Our Son.

di Life_In_A_Cartoon_Motion
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Tutto iniziò più o meno per caso.

Da quando, dopo la sconfitta -questa volta definitiva- dell'HYDRA, Grant e Skye avevano iniziato una solida e stabile relazione sentimentale, FitzSimmons passavano tutto il tempo a scommettere quando sarebbe arrivato il piccolo specialista dagli occhi verdi e i capelli scuri.

E -a dispetto di Fitz- quel giorno arrivò più presto di quanto i due fidanzatini si aspettassero, cogliendoli di sorpresa come un temporale estivo. Ward fu subito stranito dalla notizia, dato che i due non avevano l'abitudine di fare l'amore senza l'uso di precauzioni.

Ma, per quanto i rapporti tra colleghi fossero vietati, i due ignorarono le continue rotture da parte di Fury e decisero di tenere il bambino. O meglio, la bambina. Perché, da pochi mesi a quella parte, in una stupenda giornata soleggiata, venne alla luce una sana e forte femminuccia, Briar Queenie Ward.

La piccola passò i primi anni della sua vita a zampettare felicemente per i corridoi del Bus, guadagnandosi amore e affetto da parte di tutti i suoi abitanti, compresa May, che di li a poco divenne per tutti la tanto adorata zia Melinda.

Di li a poco Briar -che cresceva sana e con una capigliatura riccissima e folta- non fu più l'unica bambina del Bus, perché finalmente anche Jemma e Leo decisero di mettere una nuova vita in cantiere: Hatter Fiona Fitz.

Esattamente tre anni dopo, la ormai Signora Ward stupì tutti con una seconda gravidanza, in modo da dare alla primogenita un fratellino o una sorellina. E, durante i nove mesi, Grant pregava costantemente di avere un maschio a cui passare i geni di specialista, perché già sapeva che Briar, un giorno, sarebbe diventata una nota Hacktivist, proprio come la madre.

Ed invece, sotto gli occhi gioiosi di Skye e quelli sconsolati di Ward, la piccola Raven Abbie Ward nacque in un vecchio e decaduto ospedale bulgaro, durante una missione dei genitori.

Raven dimostrò sin da subito una piccola distinzione dalla sorella maggiore: non gli stupendi occhi, uno blu ed uno verde, ma bensì  una particolare ed incredibile mutazione genetica che le permetteva di comandare a suo volere e piacimento il ghiaccio. Cosa che, a detta del nonno Coulson, era meglio tener nascosta, dato che la piccola venne al mondo durante la guerra tra mutanti e umani.

Skye e Grant, non appena seppero della sua mutazione dalle analisi mediche di Jemma, rimasero per qualche giorno allibiti, arrivando a considerare che la loro stessa figlia fosse diversa e pericolosa. Invece, dopo un pò, i due capirono che la loro piccola dai capelli scuri non aveva niente che non andava e disdirono a Simmons la loro richiesta precendete, quella di trovare un vaccino.

E, mentre sul Bus Grant impartiva lezioni di spionaggio a Briar e Fitz istruiva Hatter su come utiliazzare un tavolo olografico -cosa che, dopo svariati anni, Grant non era ancora capace di fare-, Raven se ne stava in disparte, tra le cure amorevoli dello zio Phil.

Non passo molto che, sia Jemma che Skye, tornarono gravide e particolarmente suscettibili. Le due -che negli anni erano diventate migliori ed inseparabili amiche- attraversarono la gravidanza insieme, dando alla luce, nello stesso giorno e contemporaneamente, due splendidi bambini.

Grant, trasudante di gioia ed euforia per aver finalmente avuto l'agognato maschio, aveva deciso di chiamarlo Grant Ward Jr. più per un atto di vanità che per il fatto che quel bimbo fosse, praticamente, il suo clone sputato. Dopo alcuni mesi e le continue litigate con Skye a causa del suo ego abnorme, a Grant Jr
 era stato dato il soprannome di Brett.

Per FitzSimmons scegliere il nome della secondo genita non fu difficile, dato che i due avevano le idee parecchio chiare. Solo, nessuno gli va avvertiti che chiamare una figlia Ella Fitz non avrebbe causato che una terribile infanzia per la bambina, visto che tutti, storpiando accidentalmente il cognome in Fitzgerald, si aspettavano una chissa quale straordinaria bimba prodigio della musica, come la sua omonima.

Briar fu l'unica che, nonostante le continue impressioni del padre, fin da piccola sapeva che il suo futuro non sarebbe stato quello di diventare un assassina spietata come zia Natasha oppure rimanere rinchiusa tra quattro mura a esaminare provette, ma bensì quello di diventare un importante donna d'affari come zia Pepper e, un giorno, di lavorare per le Industries.

Anche Hatter, dopo qualche anno, sconcertò il padre con un esclamazione inaspettata. "Voglio fare l'attrice" aveva detto, all'età di nove anni, mentre era con mamma ad analizzare dei campioni in laboratorio. Jemma, d'apprima sconcertata dall'affermazione, assunse un espressione dolce e, scompigliandole i riccioli castani ereditati da papà, le disse."Tutto ciò che vuoi, piccola mia.". Anche perché, le sapeva, le attrici con accento inglese erano sempre le più richieste.

Raven, invece, era l'unica che non aveva ben chiaro quale sarebbe stato il suo futuro, così come i genitori. Quando entrava in una stanza, la temperatura intorno a se calava improvvisamente e non poteva toccare una persona senza ucciderla per assideramento, fatto per cui Phil le regalava sempre un paio di bellissimi guanti, prima in lanetta soffice e colorata e poi, quando fù un pochettino più grande, in seta nera, in modo da poterla abbracciare senza congelarsi.

Brett -o Grant Jr.- andava fiero della sua futura professione, dicendo ad ogni agente che incontrava quando andavano allo SHIELD che un giorno sarebbe diventato proprio come suo padre, il famoso specialista Grant Ward. Cosa che non faceva altro che accrescere il giù gigante ego di Ward Sr.

Nonostante che la loro casa fosse una aereo, i bambini riuscirono comunque a farsi degli amici, specialmente i figli di alcuni dei vendicatori con cui avevano più contatto. Come i piccoli gemellini Rogers o la figlia di Barton, che non aspettavano altro che andare a trovarli sul Bus e correre per i corridoi, scatenando la pazienza di Coulson e l'ira di Melinda. Perché i genitori avevano consetito a Phil di strigliarli quando loro facevano casino -ed è proprio per quel motivo che, ogni settimana, il figlio di Steve Rogers portava all'agente un pacco di figurine di Captain America autografate-.

Inutile dire che Briar, raggiunti i quindici anni, lasciò nel cassetto il suo sogno di diventare una donna d'affari e si iscrisse all'Accademia Settore Operazioni -seguita dalle grida di gioia del padre-, diventando ben presto la più poplare e bella dell'Accademia, forse più per il cognome che per le sue qualità spionistiche.

Hatter fece più o meno la stessa cosa, iscrivendosi al Scienze e Tecnologie, ma senza abbandonare la sua vena recitativa e frequentando costantemente il corso di recitazioni della scuola e prendendo parte a tutti gli spettacoli trimestrali.

Ed intanto, sul Bus, Skye e Grant passavano i giorni con gli altri due figli e le sere a coccolarsi nella loro cuccetta matrimoniale, innamorati come il primo giorno. L'uomo -nonostante la moglie lo rimbeccasse continuamente per il suo ego e perché i suoi soldatini fidati facevano sempre centro- l'amava ogni giorno un pò di più, riempiendola di baci e di piccoli regali. Come il medaglione a forma di cuore, contenente una loro foto da giovani e una con tutta la famiglia al completo, che lei indossava tutti i giorni insieme ad una collanina di Tiffany -sempre regalatagli da uno Ward spendaccione, quando avevano fatto tappa a New York-.

Grant non aveva abbandonato il lavoro di specialista e continuava imperterrito ad andare in missione, fino a che, un giorno, raggiunse il decimo grado e, in una cerimonia solenne a cui parteciparono tutti gli agenti e i loro amici, gli fu consegnato una targa al valore e il grado di Maggiore Ward, nuovo co-dirigente dello SHIELD. Una cosa che, inutile dire, lo fece commuovere tantissimo -ed aumentò il suo ego a dismisura-, ricordandosi di quando aveva tradito l'agenzia per Garrett e di come, alla fine, lo avevano imprigionato in una delle carceri di massima sicurezza.

E, vedendo sua figlia diventare un agente in piena regola, doveva ammettere di aver fatto un ottimo lavoro. Così come con Raven, che diventava ogni giorni più potente senza darlo a vedere, non volendo venir rinchiusa in qualche istituto, e il piccolo Brett che, nonostante avesse cambiato eroe, passando da suo padre al capitano Rogers, voleva sempre e comunque seguire le sue orme.

La stessa cosa ha fatto Skye dopo l'ultimo Natale, guardando tutta la sua famiglia, FitzSimmons, Phil e Melinda giocare a Scarabeo -e subito la sua mente vagò a ricordare quel periodo quando aveva ancora venticinque anni e, con Grant, si divertiva a giocare, nascosti Dio solo sapeva dove-, toccandosi lievemente il ventre.

E, esattamente nove mesi dopo, i soldatini fidati di Grant avevano fatto di nuovo centro, regalando alla famiglia un nuovo membro, un bambino paffutello tutto ugale a lei: Elie Jack Ward.


Angoletto della frutta (con di sottofondo "Amazing" di Francesca Michielin)
BUON SALVE.
Sono tornata a rompervi i cocomeri con questa nuova long, basata sui figli dei nostri beniami SkyeWard -che, contando il numero di bimbi avuti, sembrano più dei conigli ma vabbè-  e sui figli di FitzSimmons.
Nel prossimo capitolo faremo una conoscenza, più o meno approfondita, dei figli di Roooooogie *_* -verrà prontamente accoppiato con Mika Stark, un personaggio frutto della mia mente malata ... e si, con il nome del cantante di cui il nome del primo album è il mio nickname-, Stark e di altri personaggio più o meno importanti.
  1. Ella Fitzgerland: Per chi non la conoscesse è una straordinaria cantante nera -deceduta- degli anni venti/trenta. Per altre delucidazioni consultare la cara, buona, vecchia wikiepedia
  2. Con la guerra dei mutanti mi riferisco più o meno a Days of Past Future -si, aspetto quel dannato film in cui metterano insieme Hugh Jackman e Michael Fassbender- dove è in atto una guerra. 
  3. Il periodo in cui lei e Grant giocavano nascosti è un chiaro riferimento al terzo capitolo della mia ff "Love Today", dove loro giocano a Indovina Chi e Cluedo. 
  4. Brett ... beh, sapete PERCHE' il terzogenito -e Gran pensava ultimo, ma invece no heheheh- si chiama così. Per chi non lo sapesse -E MI CHIEDO PERCHE' QUELLA PERSONA SIA ANCORA QUI- è un chiaro riferimento a Brett Dalton, il superfigoso attore che interpreta GrantyWaddy 
Riguardo alle altre due FF:
-Hunger Games: il capitolo due arriverà domani e parlerà dei tributi, ma non voglio spoilerarvi nulla, porcofinnick.
-Love Today: il quarto capitolo in fase di scrittura. Parlerà dei Social Network e di un improbabile conversazione tra 00Skye e GrantyWaddy

Beh, che atro dire?
A sih.

BACIONI ONI ONI
Lalla

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Capitolo 2
*** Capitolo 1. ***


our son2 Briar's Point Of View

CARACAS, VENEZUELA.

I miei cinque sensi, in questo momento, stanno impazzendo. Il sapore del mio stesso sangue mi scende in gola, mentre le mie mani continuano a toccare la fredda impugnatura della pistola. Le mie orecchie sono assordate dai continui spari, dai proitellini che perforano un corpo o dal loro tintinnio quando cadono al suo, mancando l'obbiettivo. Sono scioccata. Una missione del genere non mi è mai capitata, troppo difficile, troppo sanguinosa.

Papà me l'aveva detto chiaramente, prima di partire, quando stavano scegliendo insieme le armi. "Sarà una missione complicata," mi aveva detto mentre io, non ascoltandolo, giocherellavo con una calibro 22,"Molti dei tuoi moriranno, non ci sarà nessuno a pararti il culo questa volta. Devi sfruttare tutto ciò che ti ho insegnato". Ed ha ragione. Devo sfruttare al meglio ciò che, in questi diciassette anni di vita, ho imparato avendo come padre un agente SHIELD e come mamma un'abilissima hacker.

Mamma... .Mi manca, la mia mamma. Mi mancano lei, Raven, il piccolo Brett e Elie, anche se non l'ho ancora conosciuto. Non vedo la mia famiglia da settimane, più o meno dal giorno di Natale. Ho voglia di tornare a casa, sull'aereo, di venir coccolata da papà come quando ero piccola e di giocare con Raven. Non di stare qui, sul tetto, a gelarmi il culo mentre io e la mia squadra completiamo la missione.

Il fischio di una freccia passa poco distante dal mio viso, tranciandomi di netto una ciocca di ricci. La stringo tra le dita, arrabbiata, girandomi di scatto verso Anastasia. Me la pagherà cara, i miei capelli non si toccano.

-Scusa.- biascica, scuotendo lievemente la testa.  -Non ho fatto apposta.- aggiunge, con l'accento russo che la cottradistingue, saltando agilmente sul camino e appolandoci come un falco. E tutte le sue frecce fanno centro, nel cuore dei nostri nemici, regalandomi uno spettacolo inquietante. L'odore, adesso, di sangue, per me sta diventando insostenibile.  Per lei, invece, sentirlo non è un problema. E' abbituata, fin da piccina, sua madre è la famigerata Vedova Nera.

Mia madre, invece, è un orfanella esperta hacker, che ha conquistato il cuore di un burbero specialista dedito solo al lavoro, in pochi mesi. La coppia SkyeWard, la conoscono tutti allo SHIELD.

-BRIAR, BOMBA!- strilla Anastasia, dall'alto del suo trespolo. Sobbalzo, girandomi e trovandomi a pochi, anzi pochissimi, centimetri da un'ordigno grosso più o meno quando un pallone da calcio. Non ho tempo di disinnescarla; o corro o esplodo.

Così, mandò uno stimolo alle mie già indolenzite gambe, pregandole di resistere e di correre prima che la bomba esploda e di me rimangano solo pochi resti. Non c'è la farò mai, dannata me con la testa perennemente tra le nuvole! E, proprio quando sento i tic finire e realizzo che mi trovo ancora troppo vicino per poter vivere un altro pò da rivedere la mia famiglia, mi rendo conto di ciò che ho fatto.

Ho deluso mio padre. Morirò in missione, e per colpa di uno stupido ordigno! Scusa, papà ... .

La granata esplode e, proprio quando mi preparo al dolore, qualcosa di inaspettato accate. Un paio di braccia mi circondano e io mi ritrovo aggrappata come un Koala al busto di Ameria e protetta dal suo scudo. Deglutisco. Sono viva?

Quando i pezzi della bomba artiginale finiscono di cadere da tutte le parti -insieme a qualche arto dei cadaveri che giacevano li accanto- la bionda alza lo scudo, segno di cessato pericolo. Io mi stacco da lei proprio nel momento in cui la testa rossa di Anastasia spunta fuori dal camino, scrutando se sia tutto apposto ed, quando si è accertata, esce con il volto e il corpo completamente sporchi di fuliggine.

Si avvicina a noi, recuperando arco e faretra e masticando una gomma.-Ottima entrata, Rogers. Degna di tuo padre.-. Ana gli da un paio di colpetti sulla schiena, il suo modo per esprimere ammirazione. La bionda si aggiusta un capello dietro l'orecchio, stirando le labbra carnose in un sorriso.

-Ti ho appena parato le chiappe, potresti anche ringraziare.- dice, retoricamente, sistemando lo scudo di vibranio sulla schiena. Io roteo gli occhi al cielo, in certi casi è totalmente uguale a sua madre, una diva.

-Grazie.- ribatto io, con un sorrisetto strafottente. Finisco di sistemare le mie armi, esausta. Appena torno alla base, la prima cosa che faccio e dormire per dodici ore di filato, che Hatter lo voglia o no. Non sono mai stata così stanca nella mia vita, penso davvero che potrei dormire qui, in mezzo al sangue e ai corpi. Basta che chiudo occhio; è più o meno da sei ore che non lo faccio, che non lo facciamo, troppo impegnate a braccare Casal Ramirez e i suoi sgherri.

Loro ci potranno pure essere abbituate, a non dormire per giorni, ma io no. Sono brave, bravissime nel loro lavoro, è il loro destino, l'hanno scritto nel DNA. Nel mio, in realtà, non so cosa c'è scritto. Da piccola volevo lavorare alle Stark Industries, poi papà mi ha fatto venire in testa la mania dello spionaggio ... ed eccomi qua.

-Cosa fate stasera?- chiedo, con un sorriso.

-Viene Ginger a cena.- risponde America, infastidita, appoggiandosi con la schiena alla ringhiera di metallo.-Non la sopporto. Si crede Dio In Terra solo perché ha vinto un fottutissimo Oscar. Ed è pure una troia, è andata a letto con un casino di registi pur di avere i ruoli.-.

Anastasia ridacchia, bevendo un sorso dalla bottiglietta d'acqua magicamente comparsa dalla sua faretra.-E tuo padre come la prende, non credo che gli faccia molto piacere averla in giro per casa.-.
Mi lancia la bottiglia, da cui bevo un avido sorso d'acqua potenziata con quelli che sembrano dei sali minerali. Mi vien da vomitare.

-La detesta pure lui. L'unica a cui sta simpatica è Blondie, perché hanno lo stesso carateraccio e modi di fare da dive. Beh c'è anche mia madre, che la adora, in fondo è pur sempre sua figlia. Ma a me Gin non fa ne caldo ne freddo.-
risponde, in modo vago, lasciando ondeggiare i boccoli biondi al vento. 

Io alzo improvvisamente il capo, sentendo il ronzio dell'elicoterro di recupero in lontananza. I miei sensi non falliscono mai perchè, infatti, il rumore assordante del mezzo raggiunge le nostre orecchie e la scaletta di corda piomba giù, invitandoci a salire.

Hatter's Point Of View

LABORATORI SHIELD.

Il laboratorio di genetica è un vero disastro, ci sono carte ovunque, cassetti aperti e cestini dello sporco con il loro contenuto rovesciato per terra. Stringo la cartellina al petto, storcendo lievemente il naso. -Darring?-

Il mio compagno di corso alza la testa da un cumolo di fogli, calcandosi gli occhiali da vista sul naso.-Si, Hatter?-
chiede, retorico.

-Si può sapere cosa diamine stai facendo? Sembra che sia passata una squadra d'assalto, santo cielo!-
borbotto, esasperata, facendomi strada tra le macerie di quello che una volta era il laboratorio dell'accademia. Perché, ora, sembra uno scenario post apocalittico. 

Banner si alza da terra, reggendo tra le  mani due topini bianchi, di quelli che usiamo come cavie per i nostri esperimenti. Li rimette nelle gabbie, chiudendole accuratamente. -Qualcuno è entrato ed ha liberato tutti i topi con dentro la cura.- risponde, segnando su un blocchetto i nomi dei due topini appena catturati. Ne manca solo uno, a quanto pare ... merda. -Mi ci è voluto tantissimo a riprenderli.-

-DOVE E' TIKI?- s
trillo, preoccupata. Tiki è un ratto albino, l'unico su cui la cura abbia effettivamente funzionato. Se perdiamo lui, abbiamo molto volentieri mandato tre anni della nostra vita a fare ricerche ed esperimenti a farsi friggere. -DOBBIAMO TROVARLO, DAR. ALTRIMENTI SIAMO FOTTUTTI.- aggiungo, abbassandomi per vedere sotto gli armadi delle provette.Potrebbe essere ovunque ... ammesso che sia ancora nel laboratorio.

Correndo per la stanza come una pazza, scivolo su una buccia di banana uscita dal cestino, cadendo di sedere con un tonfo. Sussurro tra i denti una mezza bestemmia, sbuffando. -TU E LE TUE CAZZO DI BANANE.- strillo, arrabbiata come una donna durante quel periodo. Mi aggrappo al mobiletto in ferro e, con fatica, mi alzo, massaggiadomi un paio di volte le natiche indolenzite.

-Ho cercato ovunque, Hatter, è sparito nel nulla.-.
Darring si butta su uno sgabello, portandosi una mano tra i capelli, con aria preoccupata. -Ho chiesto a Tara di farmi avere le registrazioni della telecamera di sicurezza.- dice, indicando l'attrezzo nero sempre vigile e attento a tutto ciò che succede,-Ma mi ha detto che non potrà farmele avere prima di domani mattina. Ora, non ci resta che trovare Tiki e rimettere in ordine tutto, prima che arrivi tua madre.-.

Mi gelo. Mamma. Doveva venire oggi, a trovare me e Banner, per vedere come procedevano i nostri esperimenti per il vaccino. E, senza il topo, il vaccino è praticamente inesistente. -ALZA LE CHIAPPE E METTITI A CERCARE QUEL DANNATO TOPO, FOSSE L'ULTIMA COSA CHE FAI.- urlo, spazientina, aprendo alla rinfusa tutti i cassetti dell'armadio di destra. Il niente più totale. No, aspetta ... .

-Dove è che abbiamo messo tutte le provette e i fogli delle ricerche?-
chiedo, non staccando gli occhi dall'armadio completamente vuoto, con un tono stranamente baritonale. Darring mi rivolge un occhiata stranita, mentre sistema i residui del suo pranzo nel cestino. Ho un brutto, bruttissimo, presentimento.

-Nell'armadio di destra.-.
Appunto.

Divento bianca come il mio camice, sentendo le ginocchia diventare molli. -Ma non c'è niente nell'armadio di destra.- dico, deglutendo almeno una trentina di volte, aggrappandomi alle ante di metallo per evitare di cadere per terra, di nuovo.

-COSA?-.
Banner si precipita da me, scostandomi dall'armadio e osservando gli scomparti delle provette vuoti e i faldoni aperti e senza più fogli al loro interno.

-Ritrovare Tiki è l'ultimo dei nostri problemi, ci hanno appena rubato tutto. -
sussurro, prima di vedere Darring oscillare come una foglia e cadere a faccia in giù, sulle piastrelle immacolate del pavimento.

Siamo finiti.


Raven's Point Of View

BUS SHIELD

E' un altra giornata come tante, noiosa e monotona. Per me, ormai, è sempre la stessa storia. Mi sveglio, la mattina studio con zio Phil e il pomeriggio passo il tempo sui libri di medicina che mi ha regalato Simmons. Mamma è occupata a correre dietro ad Elie, ha ancora pochi mesi e ha costantemente bisogno di cure  e di essere allattato. Me ne occuperei io, cambiarlo o lavarlo, ma mamma non si fida tanto. Ha paura che io lo geli.

Ella, la mia unica amica, se ne è andata alla NYADA per studiare canto e ballo e non vedo mia sorella Briar da quanto ... un anno? Sono sempre quì, rinchiusa nel Bus, l'unico mezzo al mondo che non mi permettarà mai di fuggire, a meno che non mi crescano un paio di ali. Cosa possibile, dato che sono un fenomeno da circo uno di quegli esseri odiati da tutto il mondo.

Sospiro, guardando fuori dal finestrino. Con la punta dell'indice, tocco il vetro, formando un elegante e raffinato girighoro di ghiaccio. Come è bello il tramonto, darei ogni cosa pur di vederlo dal vivo, e non rinchiusa qua. Mi butto di peso sul letto, dando un calcio ai libri di testo e coprendomi il volto con un cuscino. Voglio andarmene.

Qualcuno bussa alla mia porta e, senza il mio consenso, la spinge appena. Dalla fessura vedo comparire la faccia allegra di zio Phil, con in mano un sacchetto nella pasticceria sulla sesta. -Raven? Posso?-

Normalmente non farei entrare nessuno, durante la mia ora di "solitudine", ma quando ci sono dei deliziosi cornetti alla crema in ballo non oserei dirgli di no. -Entra.- dico, mettendomi a sedere. -Sono quelle alla Nutella, vero?- chiedo, mordendomi il labbro inferiore ed indicando il sacchetto unto. Phil annuisce, prendendo la sedia girevole e sedendosi accanto  a me.

-Ovviamente, Milady.- risponde l'uomo, canzonatorio, aprendo il sacchetto e tirandone fuori due croissant dal profumo invitante, stendendoli sul sacchetto. Me ne porge uno e io lo accetto molto volentieri, stringendolo tra le due dita e sporcandole con lo zucchero a velo. -Eccoti. E vedi di non sporcarti, May è stufa di far lavatrici.-.

Ne addendo un pezzo, constatando che da bello caldo, tra le mie dita è diventato freddo come un cubetto di ghiaccio. Diamine.-Troppo tardi, l'ho congelato.- sbuffo, masticando la pasta fredda e dal sapore orribile. -Ora fa schifo.-. Sono un'incapace, congelo tutto ciò che tutto, neanche a farlo apposta. Ormai i miei poteri vanno da soli; devo indossare i guanti anche solo per sfogliare le pagine di un libro o per tenere in mano un bicchiere. Ed è una cosa fastidiosa.

-Oggi, ho visto un bel paio di guanti in seta neri, nella vetrina di un negozio sulla sesta. Se vuoi, il tuo compleanno potrebbe arrivare in anticipo, quest'anno.- dice, alternando le parole a grossi bocconi di cornetto. Io sorrido, addolcita.

-Grazie ma ... non dovresti proprio. Mi vanno bene quelli vecchi, in lanetta.- gli dico, indicando l'indumento riposto accuratamente sopra il comodino. Vorrei abbracciarlo.

Phil si pulisce la mani su un fazzoletto, ridacchiando. Fa per dire qualcosa, quando, dal soggiorno, un urlo spaventanto di mia madre e il pianto convulso di Elie ci fa raddrizzare le orecchie.-Hai sentito?- chiede, scattando in piedi come una molla.

Annuisco, alzandomi dal letto e preparando i miei poteri all'uso. Quando vogliono, anche loro possono essere utili. Specialmente se la mia adorata madre e il mio pestifero fratellino hanno bisogno di me. Coulson carica una pistola, impugnandola e facendomi segno con la testa di far avanzare lui. Obbedisco, seguendolo a ruota. Camminando lentamente raggiungiamo il soggiorno dove trovo mia madre, immobile, con Elie in braccio e un espressione visibilmente scioccata. Davanti a lei, due persone ci stanno sorridendo.

Un uomo, pelato ed in sedia a rotelle, mi indica.-E' lei Raven?- chiede, guardando mia madre. La donna accanto a lui, alta e con una tuta di lattex rosso indosso, mi scruta attentamente. Cosa vogliono da me? Sono dei persecutori? Mi vogliono deportare come ho letto sul libro di storia?

-COSA VOLETE?- strillo, puntando la mano contro i due e sparando un potente raggio gelante. La mora, con un veloce movimento delle mani, devia il raggio, facendo finire contro la parete. Mia madre mi guarda, scioccata. Quella donna è come me.Come è possibile? E' tutto un trucco, la mia malattia è unica. Sento la rabbia invadermi le viscere e la mia temperatura corporea scendere verticosamente. -ANDATEVENE.- strillo, di nuovo, inviando un secondo raggio verso i due.

La donna, stizzita, lo devia di nuovo, facendo finire, questa volta, contro di me. -Basta. Noi non vogliamo farti del male.-. latra, indicando se stessa e l'uomo. Sbuffo, sgranchendomi le dita. Vogliono la guerra?

-RAVEN, BASTA.- strilla mia madre, in preda ad una delle sue solite crisi isteriche post gravidanza, battendo nervosamente i piedi a terra.-E VOI DUE, SI PUO' SAPERE CHI SIETE? VI SIETE MATERIALIZZATI QUI DENTRO E ADESSO COSA VOLETE DA MIA FIGLIA?-. I suoi urli rieccheggiano per tutto il bus, probabilmente avrà svegliato Brett.

L'uomo in carrozzina ci guarda, entrambe, con un sorriso.-Il mio nome è Charles Xavier e lei è la mia aiutante, Brooklyn Summers. Voglio che sua figlia entri nella mia Accademia. Ne abbiamo bisogno.-


ANGOLETTO DELLA FRUTTA(con di sottofondo Happy di Pharrel Williams)

Eccomi qua, care lettrici.
Abbiamo conosciuto Briar Ward, Anastasia Barton e America Rogers in missione. Come vi sono parse? 
E poi ecco arrivare Hatter Fitz e Darring Banner, figlio di Bruce Banner, alla disperata ricerca di un topo.
Ed, infine, la nostra piccola Raven Ward. Dolce, la bambina? LOL. Amh, Brooklyn Summers potete trovarla in quest ff: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2422052&i=1 (sono al secondo capitolo, ma sto provvedendo a continuarla. Spero che ci farete un piccolo salto SMAK)

Vi è piaciuto questo capitolo? Spero di si.
ALTRE FF:
-Hunger Games: probabilmente domani, parlerà dell'arrivo a Capitol City.  
-Love Today: non so quando arriverà, ma so che parlerà della gelosia di Ward verso una gran bel figaccione (STEEEEEWIE *_*) e di Skye per la ormai celeberrima Mika.
-Like In A Hurricane( per chi vuole scoprire chi sia Mika): penso anche quello domani. Conosceremo la diva hollywoodiana, la figlioletta Ginger (si, quella nominata parecchie volte) e altre cose.

Ciao Ciao Ciao Ciao Ciao
Bacioni -oni -oni -oni
Lalla,

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Capitolo 3
*** Capitolo 2. ***


buck e bir BRIAR'S POINT OF VIEW

BASE AEREA SHIELD

Quando l'elicottero atterra alla base, vengo svegliata dagli violenti scossoni di America. La bionda mi sorride schifata, indicando il filo di bava che esce dalla mia bocca. Ancora frastornata mi pulisco con la manica della tuta, alzandomi con fatica. Dannatissimi lividi. Qualcuno, mentre dormivo, mi deve aver bendato il foro di proiettile sul braccio e la ferita sull'addome; sono conciata piuttosto male. Con le utlime forze che mi rimangono in corpo, esco dallla rampa di lancio e appoggio i piedi sulla terra battuta della pista.

-Ben tornata, piccola.-. Sento alle mie spalle l'inconfondibile voce di Bucky Rogers, l'unica persona che ho voglia di vedere adesso. Mi giro, gemendo debolmente di dolore quando lui mi abbraccia. Sembro una bambona di porcellana, piccola e fragile, rigida tra le sue braccia forti e i suoi muscoli tesi. -Tutto bene?-

-Stai scherzando? A momenti non cammino.-
brontolo, seccata, incrociando con fatica le braccia al seno. Il biondi si passa un mano tra i capelli, riaggiustandoseli in modo sexy. Mi mordo il labbro inferiore, è tanto tanto bello. -Ho saputo che la figliol prodiga viene a trovarvi, oggi. Felice?- chiedo, sarcastica, contraendo le labbra in un risolino.

Bucky mi lancia un occhitaccia, infastidita, stirando i muscoli della braccia. Qualcuno bandisca le canotte bianche aderenti dallo SHIELD, per favore.-Come a Natale.- brontola,-Si vanterà per tutto il tempo del ruolo che ha ottenuto nel prossimo film di Scorsese.-

-Ma devi per forza stare li? Cioè, non puoi andartene?-
chiedo, circondandogli con uno sforzo disumano il collo con le braccia,-Perché ho sentito di un nuovo Jazz Club sulla sesta ... me ne hanno parlato bene. Andiamoci insieme, stasera. Per divertici.- aggiungo, giocherellando lentamente con i capelli sparsi sulla nuca.

Bucky ridacchia, artigliandomi un fianco.-Bella idea, piccola. Mi piacerebbe molto. E, magari, dopo, potremmo andare a casa mia, a divertici ...- sussurra sulle mie labbra, suadente, facendo scendere la mano verso il mio sedere. Io deglutisco, imbarazzata. Vuole che facciamo sesso insieme. Cioè, me lo ha già chiesto parecchie volte, però mai così esplicitamente. Sa perfettamente che sono vergine e che non voglio perderla troppo infretta, senza motivo, e lui non mi fa pressioni, anzi, è disposto ad aspettare. Ma non so, per quando ancora potrà aspettarmi? Ha diciannove anni, santo cielo, stiamo insieme da due anni e non abbiamo mai combinato nulla perché io non mi sento pronta ed ho ... paura.

So perfettamente che una spia non dovrebbe aver paura di nulla -e, se Anastasia scopre che ho paura di  darla via mi prenderà per il culo tutta la vita.- ma io non ce la faccio. Forse dovrei parlarne con mia madre, quando la vedo.

-Prima pensiamo solo a divertirci, poi vediamo. Ok?- chiedo, staccandomi un poco da lui e riavviandomi un capello castano dietro l'orecchio. Bucky annuisce, dandomi un leggere e tenero bacio sulle labbra. E' un ragazzo estramamente dolce, sa sempre come farti star bene. A mamma piace, quando glielo presentato, perché dice che è buono e che è tutto uguale a suo padre. Ineffetti, è totalmente identico, tranne per gli occhi. Mi stringo a lui, appoggiandogli le braccia sul bacino
 
Un finto colpo di tosse alle nostre spalle ci fa sussultare. -Disturbo?.-. Mi stacco immediatamente da Bucky, riconoscendo la voce roca di mio padre. Entrambi ci giriamo verso di lui e, con un cenno militare come il protocollo ci impone di fare, lo salutiamo.

-Salve, Sergente Ward.- diciamo, all'uniscono, il corpo immobile come una asta di metallo. Mio padre ridacchia, facendoci segno di smettere, non si è ancora abituato a trattare la figlia come un sottoposto. Sorrido, abbracciandolo e trattenendo un gridolino di dolore. Ma, per attenerci alle rigide regole, ci stacchiamo subito dopo, ritornando alle posizioni di prima.

-Agente Briar, come è andata la missione?- chiede, schiarendosi la gola. -Agente Rogers.- aggiunge, rivolto a Bucky, che ricambia con un saluto militare in piena regola.

-Le Agenti Romanoff e Barton stanno andando in questo preciso momento a fare rapporto.- rispondo, fiera come sempre. -Io devo andare in infermeria, ho una ferita da farmi medicare.-

Lascia perdere le regole e il suo grado, lasciando uscire l'istinto di padre. -Dove? Come? Chi è stato? Quando?-. Mi bomborda con una raffica di domande, levando la benda zuppa di sangue per vedere la gravità del danno. Piego la testa di lato, in modo da vedere il sorriso che increspa le labbra carnose di Rogers Jr.

-Non è nulla pap... Sergente. Un banale foro di proiettile.-.

Papà sospira e riannoda la benda in modo rudimentale, rivolgendo tutte le sue attenzioni a Bucky. Si impala davanti a lui, dandogli un leggere buffetto sulla guancia. -Bene, ragazzo.- dice, abbottonandogli la divisa e scompigliandogli lievemente i capelli, -Vai a fare il tuo dovere, devo parlare con mia figlia. Soli.-

-Subito, Sergente Ward!.-. Ed, in modo servile e sottomesso, lo saluta, girandosi verso di me. Mi da un leggero bacio sulla guancia, sussurrandomi un "Passo da te alle nove in punto, mettiti qualcosa di carino". Quando lui è abbastanza lontano per non sentirci, papà si avvicina a me e mi prende per un braccio.

-Briar, la direttrice Hill vuole parlare con te. Subito.-

MIKA'S POINT OF VIEW

UFFICIO DEL DOTTOR WATSON

-Guarda che bel vestito ... Jen ha davvero buon gusto.-

Porgo a Steve la copia di Vanity Fair, indicandogli la foto che ritrare Jennifer alla cerimonia di premiazione degli ultimi Oscar, fasciata in uno stupendo abito di Versace. E' un pò che non le sento, sia lei che Donatella. Saranno due anni, più o meno dal giorno del matrimonio. Dovrei chiamarle. -Mi ricorda la mi giovinezza.- sospiro, vagando con la mente verso quei giorni in cui anche io camminavo sul red carpet, guadagnandomi l'attenzione di tutti i giornalisti e fotografi. Che bei tempi ... la fama, i premi, le feste, oggetti e vestiti di tendenza e costosi ... mi manca quella vita.

-Si, è carino. E con questo cosa vorresti dire?- chiede Rogers, sfogliando una rivista trovata sul piccolo tavolino in vetro della sala d'aspetto. -Che non sei più giovane? O che vorresti un ennesimo vestito?-

Un nostro nuovo litigio viene stroncato sul nascere dall'arrivo di una signorina bionda, strizzata in un tailleur color tortora. -I coniugi Stark-Rogers? Prego, seguitemi. Mr. Watson vi aspetta.- dice, sorridendo serafica. Ci accompagna in un stanza ampia e ci indica due costose e all'apparenza comode poltrone bordeaux, fatte di pelle.

Il dottore -che avrà massimo una quarantina d'anni- si presenta, tendendoci la mano. -Salve sono il dottor Benjamin Watson.-

-Steven Rogers.- dice Steve, stizzito, stringendo la mano di Benjamin con vigore.

Quando tocca a me, il dottore mi ferma. -Oh ma so perfettamente chi è lei, signorina Mika.- dice, con  sorrisetto sul volto. -Ho visto tutti  i suoi film, dal primo all'utlimo.- aggiunge, lievemente euforico, porgendomi un biglietto dorato, molto assomigliante al biglietto della Fabbrica Di Cioccolato. Sopra, campeggia il mio autografo e, dietro, il titolo di un mio vecchio film. -Sono un suo grande fan. Questo biglietto era per la prima di Frost a New York.-

Sorrido, rigirandomi i biglietto tra le dita. -Sono passati tanti anni. E' strano che qualcuno si ricordi ancora ...-

-E' impossibile dimenticarlo, signorina. Frost è stato uno dei suoi migliori film, è grazie a quello che ha vinto un Oscar..-

 Volgo la testa verso Steve che ci guarda, esasperato. A quanto pare, non ha molta voglia di perdere tempo. -Ora possiamo anche procedere ...- dico, sbrigativa, accavallando le gambe e sistemandomi al meglio nella poltroncina.

Benjamin annuisce, sedendosi dietro la scrivania.In poco tempo, come un attore professionista che si cala nella parte, torna serio e professionale. -Chi dei due a deciso?- chiede, calcandosi gli occhiali da vista sul naso a patata.

Guardo Steve, che se ne sta dritto e concentrato sul consulente matrimoniale a cui abbiamo deciso di rivolgerci. E sborsare molti soldi. Faccio dondolare lievemente il piede, battendo con un tacco lo spigolo della scrivania.

-Lei- -Noi- rispondiamo, all'unisono, senza stupirci che, come al solito, non siamo in grado di fare una squadra.

-Signorina Stark ...-. Il dottore invoglia me a prendere parola, dato che sembro essere quella più interessata alla seduta. Il che è vero, se vogliamo mettere i puntini sulle I.

-Lo abbiamo deciso insieme.-Sottolieno l'ultima parola, nonostante non fosse assolutamente vero. Io, a differenza di Steve, ci tengo molto a salvare le apparenze e a fare buona figura. Per lui, invece, questa è una più totale perdita di tempo, dato che ora dovrebbe essere allo SHIELD a litigare nuovamente con Ward e mio fratello. -Volevamo solo ... provare. -

Il medico annuisce distrattamente e batte qualcosa sui tasti del computer. -Quanto siete felici come coppia? Da uno a dieci.-

-Nove.- sussurro, con voce baritonale, ciò che mi succede quando mento. Mi mordo il labbro inferiore, accidenti a me.

-Nove.- dice Steve, stringendo i braccioli della sedia. Ha aspettato che fossi io la prima a rispondere ... evidentemente non voleva rischiare situazioni imbarazzanti o inutili.

-Dovete essere sinceri. Altrimenti la terapia non funziona. S i n c e r i.-

Io e Steve ci guardiamo e poi ritorniamo a fissare Watson. -Sette e mezzo.- dico.

-Sette.-. Steve mi segue a ruota, ma so che la sua rispsota non rispecchia veramente la verità. Steve mi ama -anche se da qualche mese abbiamo dei problemi- e io amo lui, non lo nego, mi è sempre piaciuto. E' molto bello, raffinato, educato e sempre cortese e -per quello che posso ricordare- molto bravo a letto, probabilmente il migliore con cui sia mai stata. Almeno dieci volte migliore di Michael. Per quella serie di motivi credo di averlo sposato. E anche perché America  e Bucky meritavano un padre.

Watson annota qualcosa sul pc e, poi, ci sorride rassicurante. Ed è adesso, che verrà la fatidica domanda, quella a cui ogni coppia problematica ha paura di rispondere e che causa imbarazzo più o meno a tutti. -Con che frequenza avete rapporti sessuali?-

Sento un pugno nello stomaco e mi muovo, convulsamente, sulla poltrona. Non posso fare a meno di guardare mio marito, pallido, con la schiena inccollata allo schienale della poltrona e gli avambracci abbandonati sui braccioli. -Non molti.Sono rimasta incinta di Fifth due anni fa ... dopo il parto, due volte. Una al suo compleanno e una a Capodanno. Ma eravamo ubriachi.- dico, schiarendomi la voce e puntellando le dita sulle cosce, coperte dal lieve tessuto dei jeans.

Steve sbuffa, incassando la testa nelle spalle. Credo che questa conversazione lo turbi un pochetto, non è mai stato felice di parlare della nostra vita sessuale. Normalmente avrebbe fatto storie per andarsene, ma questa volta no. Vuole far capire di essere cresciuto, il bambino... . Anche se, tecnicamente, lui è di svariati anni più grande di me. Quanti ne avrà? Cento?

Watson riprende a battere sulla tastiera, in modo concentrato. -Eravate soddisfatti a letto? Avevate dei ruoli?-.

Sento che sarà una seduta veramente luuuuuunga.


RAVEN'S POINT OF VIEW
 
BUS

-Signorina Ward, lei capisce quanto alla nostra accademia farebbe comodo una mutante come lei. Il suo potere è piuttosto raro e mutanti giovani  sono rarissimi, ormai.-.

Lancio una veloce occhiata a mia madre, seduta sul divano in pelle mentre ascolta, attenta, il discorso di Xavier. Coulson è andato via, mamma gli ha praticamente ordinato di portare Elie a giocare in palestra. -Capisco, professore.- dice, calma e rilassata, sorseggiando il te dalla tazza in ceramica che stringe tra le mani.

La donna mora, Brooklyn, mi osserva da quando mi sono calmata, rimanendo, ferma e impassibile, in piedi accanto al professore. Noto una pistola attaccata alla cintura della tuta e un paio di granate semi nascoste nella tasca anteriore. Assomiglia a Natasha, solo mora e con qualche centimetro in meno.

Grazie mille. Non sono mai stata paragonata alla Vedova Nera, la cosa mi lusinga molto.

Mi guardo intorno, alla ricerca della voce che ha pronunciato quelle parole. Mi giro verso mamma, che sta consultando un deplian datole da Xavier, quest'ultimo che continua ad esaltare il programma scolastico e le superbe lezioni di storia del professor Howlett. La donna, invece, non ha ancora aperto bocca.

E' inutile che cerchi, tanto io sono qui. Nella tua testa.

Boccheggio, scioccata, prendendomi la testa tra le mani. E' una sensazione fastidiosissima, sembra che cento martelli pneumatici mi stiamo battendo contro il cranio, contemporaneamente.

Non fare la melodrammatica, fa più male a me che a te, credimi. Ho fatto anche un giretto nella testa di tua madre e lei non ha fatto tutte queste scenate. Vuoi provare vero dolore?

Prima che io possa ribattere con la voce nella mia testa, la testa inizia a pulsarmi terribilmente, seguita dalla sensazione di vomito che sale in gola. Esprimo n piccolo lamento di dolore, con tutte le poche forze che mi sono rimaste, tentando di richiamare mia madre.

-Tutto bene?- chiede, per l'appunto lei,  posandomi una mano sulla spalla. La fisso, per qualche secondo, supplicandola con gli occhi di far andare via quei tizi strani. Mamma mi sorride, accarezzandomi con lentezza i capelli bianchi. Io annuisco,deglutendo un paio di volte e mandando via la fastidiosa sensazione. Mamma ritorna a parlare con Xavier, chiedendole delucidazioni sui ragazzi presenti in Accademia.

-Sono tutti come sua figlia, timorosi dei loro poteri e esclusi dalla società. Anche se abbiamo vinto la guerra, molti ragazzi sono ancora impauriti all'idea di diventare membri della società. Così li teniamo li e, i più anziani, lavorano presso la scuola. Molti nostri vecchi studenti, però, dovrebbero essere presi d'esempio dai nuovi. Sono riusciti a diventare qualcuno nonostante la loro natura, ce l'hanno messa tutta e sono stati ripagati. E, molti dei ragazzi che se ne sono andati, non hanno un espetto estetico del tutto ... normale. -

Io rimango ammirata, a sentire le sue parole e, timorosa, predo parola. -Quindi, lei, sta dicendo che non dovrei vergognarmi della mia natura?- chiedo, riprendendo il pieno possesso delle mie facoltà. La voce nella mia testa se ne è finalmente andata, forse mi sono immaginata tutto.

No, io sono ancora qua.

Xavier mi guarda, sorridendo bonario e pacato.-Esatto. Noi siamo una razza superiore, senza di noi non ci sarebbe l'evoluzione. Come diceva una mia vecchia amica, "Mutante e fiera".-.

Ha ragione. Dovrei accettarmi per quello che sono, sono diversa, ma in modo positivo. Questa gente è come me, vuole tenermi al sicuro da persone che non mi accettano e che vogliono solo farmi del male. Forse, decisamente, dovrei accettare la loro proposta. Non sarebbe poi così male, imparare a controllare il mio potere ead usarlo per scopi benefici. Potrei inventare metodi all'avanguardia per la medicina, sarebbe una cosa grandiosa.

Se pensi davvero di fare il medico con i tuoi poteri, preparati a ricevere una grossa delusione. I medici curano le persone, non le ghiacciano.

Mi lascio andare contro lo schienale della sedia, pensando a qualche insulto in modo che la voce nella mia testa possa sentirli.

Sono profondamente offesa, sappilo.

AH AH, quindi sei una femmina.
Le sto pure dando corda, diamine.

Dai, non dirmi che non hai capito chi sono.

Prima che io possa risponderle, Xavier mi precede, intromettendosi nei miei pensieri.
 
Brooklyn, smettila di importunare la nostra giovane promessa. Credi davvero che vorrà venire in una scuola dove gli insegnanti fanno venire l'emicrania? Non credo proprio.

-Grazie, professore.- dico. Mia madre mi guarda, interrogativa, inarcando lievemente le sopracciglia. -Comunque ... volevo chiederle ulteriori informazioni sull'Accademia ...-

Il professore gode del mio sguardo compiaciuto e, sorridendo, mi tende un deplian.


AMERICA'S POINT OF VIEW
BAGNI SHIELD

Mi appoggio con i gomiti sul lavandino bianco del bagno, riflettendomi nello specchio davanti a me.

E' un disastro. Un grandissimo disastro. Un ENORME disastro.
 
Cosa diranno i miei? Mamma potrebbe anche esserne felice, i divi di Hollywood sono sempre un pò strambi, ma mio padre? Prima ucciderà me, e poi ucciderà Lui. Dovevo fare la ragazza seria, come ho fatto da diciassette anni a questa parte, invece di finire in un tremendo cerchio di guai e bugie per colpa di dannatissima tequila e di un semi dio molto fascinoso.

Il test sul lavandino suona, i cinque minuti sono finalmente terminati. Sospiro a polmoni aperti, devo pensare che la scritta che leggerò adesso mi darà solo buone nuove. Sono piuttosto fiduciosa, i sintomi potrebbero essere solo delle banali coincidenze. Afferrò il test, sperado con tutto il cuore che ci sia scritto ciò che spero. Serrò gli occhi, rivolgendo una silenziosa preghiera come la zia Pepper mi dice sempre di fare in certi casi. Li apro e le due linette rosa dicono tutto ciò che devono dire, come guardandomi stra fottenti.

Sono incinta.

Benissimo, posso pure contare sul fatto che la mia vita finirà tra breve.



ANGOLO DELLA FRUTTA (ascoltando il Pagante- Entro in Pass)

Cucù, eccomi qui!

Il terzo capitolo è arrivato e abbiamo conosciuto Bucky, l'adorabilissimo figlio di Stewie e la sua amabile mogliettina ex star del cinema Mika. Abbiamo anche appreso che Miss America (no ok, ci stava) e' incinta di un certo semi dio nordico ... dai, che chi ci arriva vince un biscotto virtuale :3. Proprio una bella famigliola, i Rogers. LOL

La nostra adorata Raven è ancora alle prese con Brooklyn e il professor X. La frase "Mutante e fiera" è presa da Xmen:L'inizio, detta dalla mia amata Jenny <3 E il Professor Howlett è un chiaro riferimento all'impiego di Wolverine nella mia storia dove conosciamo Brooklyn.

Ringrazio tutte le sacrosante cristiane che seguono questa storia.

Alla prossima (spero breve)
Kiss
Lalla

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Capitolo 4
*** Capitolo 3. ***


our son3 LABORATORIO SHIELD

HATTER'S POINT OF VIEW

-Riguardalo.-

Darring sbuffa, premendo di nuovo "play", facendo ripartire le il video delle telecamere. Tara, quando si tratta di aiutare qualcuno, è la migliore. Ha fatto di tutto pur di darci quel maledetto nastro e, grazie a lei, ora noi stiamo guardando per la quinta volta il nulla.

Nel video -che registra le cose successe nelle ultime cinque ore- si vede solo lo spazzino che entra nel laboratorio, pulisce il tutto e poi esce, dimenticandosi il carrello dei rifiuti dentro. Dopo un pò, ritorna, ma i topi sono apposto e gli armadi ancora intatti.

-Passa al prossimo video.- dico, passadomi una mano tra i capelli. -Dobbiamo assolutamente trovare qualcosa.-

Banner fa per cliccare con il mouse sul video successivo, quando, all'improvviso, mi viene un lampo di genio. -ASPETTA.- strillo, euforica.

Il mio amico mi guarda non capendo, inarcando un sopracciglio. Gli rubo il mouse dalle mani e torno al video precedente, concentrandomi nei minuti dove lo spazzino ha dimenticato il carrello nel laboratorio. Lo riguardo, una seconda e terza volta, sicura come mai prima di aver trovato una possibile soluzione al mistero delle carte scomparse.

-Guarda qui.- dico, indicando il lasso di tempo scritto in piccolo, nel margine del video. -E' tutto così semplice.- aggiungo, tra me e me.

-Sarà anche tutto così semplice, - fa Darring, imitando alla perfezione la mia voce. Potrebbe fare il comico, ha un certo talento.-Ma io continuo a non capire.-
Resisto alla tentazione di spiaccicarmi una mano sulla faccia e mi ricompongo, facendo ripartire il video.-Guarda attentamente i minuti delle riprese. Quando lo spazzino entra sono le tredici, cinquanta minuti e ventinque secondi. Quando esce sono le tredici, cinquantadue minuti e sedici secondi. Invece, quando rientra, sono le quattordici, sei minuti e quarantatrè secondi. Cosa deduci da questo?- chiedo, retorica, aspettandomi una risposta.

Banner si accarezza il mento, pensieroso. -Che le pause bagno dello spazzino sono molto più lunge del normale?- dice, convinto. Sarà anche figlio di uno delle menti più geniali dell'ultimo secolo, ma in certi caso è un completo idiota.

-Ragiona.- dico, -Guarda bene i particolari del video.-. Lo faccio ripartire, in modo che lui capisca. -Cosa noti di particolare?-

Darring sbuffa, colpendo enericamente il bancone. -Hat, ti prego, perché non me lo dici tu senza tanti giri di parole?- piagniucola, riavviandosi il ciuffo castano. -Sarebbe tutto molto più facile. E tua madre sta per arrivare.-.

Sobbalzo. Già, mamma. Me l'ero quasi scordata.

-Perché devi arrivarci da solo.- ribatto. -Ora, riprendiamo. Oltre alla notevole distanza di tempo tra le due uscite, ci sono altri due particolari. Guarda l'anta dell'armadio e il coperchio del secchio.- dico, fermando il video ed indicando i due oggetti. -Cosa noti?-

-Mhmh ... quando lo spazzino entra, sono entrambi completamente chiusi. E quando esce anche.- dice. Finalmente ha deciso di impegnarsi come si deve.

- ... e quando rientra, come sono?-. Slitto con il mouse fino al pezzo in cui rientra, fermandolo.

-L'anta dell'armadio è semi aperta, mentre il coperchio del cestino ancora chiuso.-

Sorrido, finalmente ci è arrivato. -E quindi? Cosa ne deduci da questo?-

Darring corruga la fronte, picchiettando le sulla tastiera. Fissa il vuoto, per qualche secondo e, poi, si alza di scatto dalla sedia, entusiasta. -Che qualcuno ha cancellato lo spezzone di video in cui si vede il ladro commettere il furto..- dice, saltellando sul posto. -Sei un cazzo di genio, Hatter.- aggiunge, stampandomi un bacio sulla guancia.

Arrossisco, mordendomi il labbro inferiore. Finalmente, dopo tanti sforzi, sono riuscito a farlo ragionare. Non è l'opzione a cui avevo pensato io, all'inizio, ma la sua non fa una piega ed è più probabile. -Ma, ragioniamo, chi sarebbe così interessato a rubare una cavia e dei documenti?- chiedo, appoggiandomi con il gomito alla scrivania. -Di certo non un ladro comune, quanto ci ricaverebbe dalla vendita di certe informazioni? Qualche centinaia di dollari?- 

-Una spia? Magari qualche infiltrato di una casa farmaceutica.- nota Banner, accarezzandosi il pizzetto. Sgrana gli occhi, fissandomi, con un lampo di genio che gli percorre le iridi verdi. -Credo di aver capito. C'è solo una persona che può aver fatto una cosa simile, senza passare inosservata.-

Il lampo percorre anche i miei occhi, mentre un sorrisone si allarga sul mio volto. Come ho fatto a non pensarci prima? Sono una stupida, è tutto talmente semplice. Chi mai vorrebbe rubare la cura?

-Un mutante.- sussurriamo io e Banner all'uniscono, fissandoci negli occhi.

UFFICIO DI MARIA HILL

BRIAR'S POINT OF VIEW

Non sono mai stata  nell'ufficio della direttrice Hill e, la cosa, mi incute non poco. So che lei e mio padre non vanno molto d'accordo -una volta si sono pure presi a pugni, durante il cenone di Capodanno dello SHIELD, completamente ubriachi- e non vorrei che mi destituisse dal mio livello  4, solo per copa di papà. Se così sarà, lascerò tutto questo e mi iscriverò in una scuola normale, come tutte le adolescenti americane. 

Cammino a passo svelto per i corridoi dello SHIELD, tenendo stretta tra le mani la cartellina contenente il portfolio di Carcas. Saluto con un cenno del capo Romanoff e Barton -che escono dall'infermeria conciati  non troppo bene- e raggiungo la porta in vetro dell'ufficio di Maria, bussando lievemente. Quando sento la voce del mio capo che mi invita ad entrare, spingo la porta ed entro nell'ufficio, completamente bianco. Non solo il colore delle pareti, del soffitto e del pavimento sono di colore bianco, ma anche i mobili, le persiane, il tappeto e persino i fiori. Storgo il naso, non amo il bianco, ma non lo odio nemmeno. Mi ricoda gli ospedali, ma anche Raven e il suo potere.

-Buongiorno, direttrice Hill.- dico, facendomi avanti e raggiungendo la sua scrivania. Appoggio la cartellina sopra di essa e rimango immobile, le mani giunte sopra il grembo.

Maria alza lievemente gli occhi dal monitor del computer, fissandomi intensamente. -Buongiorno, agente Ward.- dice, chiudendo il computer e afferrando la cartellina. -Siediti pure.- aggiunge.

Mi accomodo su una delle poltroncine di pelle bianche, accavallando le gambe. Nella stanza scende un silenzio di tomba, mentre Maria legge il portfolio e io mi guardo intorno. Noto che, oltre al MacBook e al telefonino, non ci sono altri oggetti tecnologici. Nessun tavolo olografico -nemmeno papà ne ha uno, anche se Hatter gli ha insegnato ad usarlo qualche mese fa-, proiettore o aggeggi simili. Gli altri uffici, invece, ne sono pieni. Credo anche che sia l'unica che usa ancora le cartelline per avere le informazioni.

-Perfetto.-

I miei pensieri vengono interrotti dalle sue parole e, come una molla, scatto sull'attenti. -Efficente come sempre, veloce, precisa e senza lasciare tracce. Un lavoro degno di nota- dice, infilando la cartellina in un cassetto.

Sorrido, compiaciuta dei complimenti appena ricevuti. Sento che la mia promozione a livello cinque arriverà molto presto. -Grazie.- dico, non riuscendo a trattenere il rossore. Non sono mai stata così rossa .-forse una volta, quando Bucky mi ha fatto il primo complimento ed io ero una quindicenne in preda agli ormoni.-.

Maria si toglie gli occhiali da vista, puntando i suoi occhi nei miei. -Ti chiederai perché ti ho convocato qui, oltre per ricevere il porfolio su Casal.- dice, alzandosi dalla sedia e dirigendosi verso un mini frigo. -Vuoi una cola?- chiede. Io annuisco e lei mi lancia una bottiglietta di vetro ed un cavatappi, che afferrò al volo.

La apro e ne bevo un avido sorso. Ho davvero troppo bisogno di bere. E di andare in infermeria.

-In effetti me lo stavo chiedendo, signorina Hill.-

Maria appoggia la bottiglia sulla scrivania, aprendo un cassetto. Ne estrae una cartellina, nera e rilegata in cuoio. -Mi hanno parlato benissimo di te, tutti. I tuoi vecchi insegnanti all'accademia, il tuo AS, i tuoi compagni di squadra.-. Mi porge la cartellina  tra le mani, con un sorriso eloquente. -Aprila pure.- dice.

Io ubbidisco, senza domande e la apro, trovandomi tra le mani un intero porfolio. Tutto su di me. Ma non è suo, no, è di qualcuno d'altro. E' scritto in un altra lingua, in tedesco.

-Conosci il tedesco?- chiede, sedendosi a gambe accavallate sulla scrivania. Io annuisco, mio papà mi ha costretto ad imparare moltissime lingue, fin da piccola. -Bene, leggi.-.

Sbatto un paio di volte le palpebre, leggendo silenziosamente la prima parola che mi salta gli occhi. AGENTEN WARD: ZU BESEITGEN. Sgrano gli occhi, rimanendo totalmente senza fiato. Mi vogliono eliminare.

Maria ridacchia, bevendo un sorso di cola. -Hai capito di cosa si tratta, vero? Questo porfolio è stato ritrovato in una vecchia base dell'HYDRA, a Berlino, dagli agenti Barton e Romanoff.- dice, chiudendo la cartellina. Solo adesso noto, colorato con un rosso sgargiante, il simbolo dell'HYDRA, che campeggia sulla copertina.

L'HYDRA vuole uccidermi.

-Perché?- chiedo, trattenendo con tutta la mia buona forza di volontà le lacrime. Afferrò la bottiglia di cola e ne tracanno metà, in un solo sorso.

Hill mi fissa, puntellando le dita smaltate di nero sul legno della scrivania. -Tuo padre.- risponde, semplicemente.

Già. Papà. Li ha traditi. E ora, loro, vogliono vendicarsi su di me. Ma non ci riusciranno mai; hanno già provato più volte ad eliminarmi, ma io sarò forte, come sono sempre stata, e vivrò. Ancora. -Non mi faranno niente.- dico, spavalda, incrociando le braccia sotto al seno. Non ne sono molto sicura, ma è meglio autoconvincersi che non sarà così. Se non l'hanno fatto prima, perché adesso?

-Non ne sarei così sicura, Briar.- dice Maria, estraendo dalla tasca della tuta una chiavetta dello SHIELD. -La persona incaricata di ucciderti, è spietata come non pochi. E' chiamata la cacciatrice, tuo padre la conoscerà di sicuro. Ha lavorato per conto di Garrett, un volta. - aggiunge, porgendomi la pendrive. Io la afferrò, mentre una lacrima amara mi solca la guancia. -Qui troverai tutto ciò di cui hai bisogno.- conclude, ritornando dietro la scrivania.

Si siede, sulla poltrona, aprendo il computer. -Non voglio perdere uno dei miei migliori giovani agenti, inteso?- chiede, retoricamente. -Dovrai farti il culo, per sopravvivere, sappilo.- .

Io annuisco. -Lo sa benissimo, signorina Hill, sono una tipa tosta. Se questa ccacciatrice deve uccidermi, stia pur certa che non lo farà molto facilmente.-. Il mio tono, deciso e risoluto, sembra piacerle. Mi sorride e, con un mano, mi indica la porta.

-Ora puoi pure andare, ho finito.-

Mi alzo dalla sedia, stringendo la cartellina dell'HYDRA al petto e infilando la pendrive nella tasca dei jeans. -Grazie mille.- dico, -Vedrà che non la deluderò.-
E, prima che io possa uscire dalla porta, la voce di Maria mi ferma. -Vuoi un consiglio? Vai in infermeria. Quel braccio sanguina troppo, per i miei gusti.-

-Certamente.-


CASA ROGERS, ORE 19.50

BUCKY'S POINT OF VIEW

-Non ci pensare nemmeno, mamma. Io non starò qui tutta la sera a sentire te e papà litigare.-

Mamma mi fa gli occhi dolci, stringendo tra le mani un piatto di antipasti al salmone. -Ti prego, Bucky. Senza di te, la serata andrà a rotoli.- dice, appoggiando il piatto sull'enorme tavolo in legno, che zio Tony le ha regalato per il matrimonio. Insieme a tutta la villa. E al jet privato.

Sbuffo, appoggiandomi contro lo stipite della porta. -No. Ho già promesso a Briar che l'avrei portata fuori a cena.- borbotto, giocherellando con il braccialetto regalatomi della mia ragazza per il nostro anniversario. -Non posso annulare tutto all'ultimo minuto. Sai quanto ci rimarrebbe male?-

Mamma iniziare a far finta di piangere, usando il suo passato hollywoodiano. Lo fa sempre, quando vuole qualcosa; le prime ci cascavo sempre, anche papà, ora invece non le crediamo più.-Smettila mamma, non sei sul set di un film.- borbotto.

-Ah bene, vedo la considerazione che ha mio figlio della donna che lo ha messo al mondo.- sibila, tra i denti, assottigliando gli occhi verdi in due fessure. -Io per te non conto niente, tranne che per spillarmi soldi.- aggiunge, dirigendosi verso la cucina. -Sei proprio uguale a tuo padre.- conclude, uscendo dalla stanza con un enorme caraffa in cristallo, piena di vino. La appoggia sul tavolo e, poi, mi rivolge un occhiataccia truce.

-MAMAAAAAAAAAAAAAAAA.- strilla Blondie, entrando in cucina veloce come un tornado. Si aggrappa al costoso vestito di mia madre, stritolandole le gambe. -America non mi lascia in pace, continua a sparare e non ne posso più.- piagnucola, tappandosi le orecchie con le manine.

Corrugo le sopracciglia, incuriosito. Quando America spara, ci sono solo due motivi: o è particolarmente incazzata o è preoccupata. Fa sempre così, si rintana nel poligono e passa un intera giornata a migliorare la sua mira e a smontare rimontare le vecchie pistole di papà. Sfortuna vuole, che il poligono sia proprio accanto alla camera di Blondie e che, le pareti, non siano insonorizzate.

Mia madre digrigna i denti come un cane affamato, portandosi le braccia sotto al seno. -Non è ancora andata a prepararsi? Michael e Ginger saranno qui a momenti!- borbotta. Se non è tutto perfetto come programma lei, è un completo disastro. -Perché deve sempre essere così irresponsabile e cocciuta?-.  Scosta Blondie dal suo corpo e si dirige, a passo svelto e sbuffando, verso la cucina. -Tesoro, vai a dire a tua sorella che se non si sbriga a prepararsi saltera la cena non esce più per tutto il mese.- dice, a mia sorella minore, con un sorriso.

Blondie annuisce e zampetta fino alla porta del corridoio, sparendo dietro essa. Sento un rumore di piatti cadere, proveniente dalla cucina, e delle risatine lievi. Mi avvicino, quatto quatto come solo una spia sa fare, appostandomi dietro lo stipite per vedere ed ascoltare meglio. Vedo papà, in giacca e cravatta, vicino a mamma, quest'ultima appoggiata al ripiano della cucina. Ridacchiano, come due fidanzatini ai primi tempi. E, questa cosa non può far altro che scaldarmi il cuore. Anche se non lo danno a vedere, litigando sempre, si amano ancora come una volta.

-Hai rotto tutti i piatti, scemo.- ridacchia sotto voce, senza cattiveria, mordendosi il labbro inferiore.

.-Ne abbiamo molti altri.- sussurra papà, avvicinandosi sempre di più a lei, sfoderando uno dei soi migliori sorrisi da conquistatore.

-Dai, devo finire di prepare la tavola.- sussurra mamma, portandogli due mani sul petto per spingerlo via. Papà non si lascia intimorire e la prende per la vita, mordicchiandole il lobo dell'orecchio. E' una cosa disgustosa e tenera allo stesso tempo, vedere i propri genitori che stanno per farlo in cucina.

-L'ha detto anche il dottore, che dobbiamo passare più tempo insieme.- risponde a tono papà, toccandole il sedere con una mano. -Questo vestito ti sta benissimo, comunque. Mi piace.- dice, baciandola delicatamente sulle labbra.

Mamma sorride, addolcita.-Grazie, me l'ha regalato Michael.-.

Ecco, ha rovinato tutto il bellissimo momento.

Perché, infatti, papà si stacca da lei, prendendo le distanze.-Quando? Non me lo ricordo.- dice, corrugando le sopracciglia bionde. -Pensavo che ti saresti messa quello blu, l'ultimo che ti ho regalato ...- aggiunge.

Mamma sbuffa, portandosi le braccia lungo i fianchi. Ecco che inizia a scaldarsi. -Me la regalato il mese scorso, per il nostro vecchio anniversario. Mi fa sempre dei regali, non lo sai?- chiede, retorica. -E, comunque, il vestito blu me l'hai regalato tre anni fa. Non mi entra più, sono rimasta incinta. Ricordi?-. Il suo tono beffardo e il sorrisetto di sfida che le increspa le labbra non fa altro che aumentare la rabbia di papà.

Con il poco buonsenso che mi è rimasto, mi allontano subito dalla cucina, prima che litighino ancora, e mi dirigo verso l'ingresso, per recuperare il mio cellulare. Faccio per inseire la password, quando sento mia madre urlare.

-SEI UNO STRONZO, STEVEN ROGERS.-

Sbuffo, non la finiranno mai di litigare come due ragazzini idioti. Nemmeno io e Briar litighiamo così tanto, in realtà non litghiamo mai. Forse è perché non abbiamo mai fatto sesso e io non le faccio pressioni per farlo, magari è proprio per questo che il nostro piccolo e giovane rapporto non sta andando a rotoli. -IO VADO.- strillo, recuperando le chiavi dell'auto di papà dalla ciotola all'ingresso.

Faccio appena in tempo a salire in macchina che, sul vialetto, compare il lusssoso macchinone di Ginger e di suo padre. 


STARK TOWER

ANTHONY'S POINT OF VIEW

-J, sai dove si trovano i miei genitori?-

Entro in salotto, reggendo tra le mani un bicchierino di schotch liscio. Mi siedo, sul divano, osservando il panoramana della skyline di New York.

Il signor Stark è in laboratorio mentre la signorina Potts è con sua sorella Dakota

-
Grazie, J.-

L'alcolico mi scivola in gola, mentre il sole tramonta oltre la baia. Accendo, con un veloce schiocco delle dita, il mio nuovo modello di StarkPhone, regalatomi da papà. -Chiamare Kira.- dico

Tre squilli e, poi, la figura snella della mia segretaria compare nel soggiorno. I moderni proiettori olografici fanno miracoli. -Hey piccola.-

-Signor Stark, le serve qualcosa di così urgenete per interrompere il pranzo dei miei parenti a Phoenix?- chiede Kira, irritata, incarcando un sopracciglio digitale.

Io ridacchio, appoggiando il bicchiere sul mobiletto in vetro. -Nulla, K. Volevo solo sapere come andava il pranzo. Quel tuo vecchio zio di cui mi ha parlato tanto è di nuovo caduto nella ciotola del punch?-

Kira mi fissa, attraverso l'ologramma. -No, quest'anno non si è presentato. E, comunque, non era uno zio, ma un cugino. E non era la ciotola del punch, ma quella del vino.- dice, spazientita. -E' evidente che nemmeno quella volta mi stava ascoltando, tanto per cambiare.- borbotta.

-Amh, capisco.- noto alzandomi dal divano per dirigermi verso il bar. Mi verso un altro bicchierino di schotch, rivolgendomi poi a Kira.-Vuoi, piccola? A no, sei un ologramma. Scusa, a volte mi dimentico.- ridacchio, retorico. Sono tante le volte in cui lei mi ha offerto cose da mangiare, dimenticandosi che stavamo facendo una telefonata olografica.

Kira ride istericamente, portandosi due braccia sotto il seno.-Se mi ha chiamato per prendermi in giro, io torno pure al mio pranzo. Mia madre sta per servivere il primo.- dice, con un sorriso.-Arrivederci, signor Stark.-

-Chiudi chiamata.- dico, prima che possa mettere giù lei. Il mio ego maschile ne aveva profondamente bisogno.

Mi stiracchio pigramente sul divano, chiedendo a J di accendermi la televisione. Il fidato robot ubbidisce, sintonizzandosi sul mio canale preferito. La quarantaquattresima stagione dei Simpson scorre sul canale Fox ed io, svogliatamente, guardo l'episodio in cui Bart fa un casino accendendo l'accelleratore di particelle del professor Fink.

Tracanno anche il secondo bicchiere, sprofondando con la testa nei morbidi cuscini del divano. Sono stanco, troppo stanco. Quella maledetta armatura mi sta togliendo tutte le energie.

Così, delicatamente e come un bambino, sprofondo nel sonno più profondo, mentre la voce isterica di Lisa Simpson continua ad invedere tutta la sala.


ANGOLO DELLA FRUTTA (ascoltando My Baby di Zendaya)

Lo so, scusate, ma sembra che i ritardi ed io siamo una bellissima coppia.
Il fatto è che sono stata al mare nelle ultime settimane, senza pc e wi-fi. Così, ho dovuto scrivere la maggior parte degli aggiornamenti oggi e ieri perché, domenica, partirò per Londra.
Ma non demordete, mie care agents, perché lì porterò il pc e, se Dio mi avrà in gloria, proverò a postare qualcosa.

Bene bene.

Abbiamo capito chi è l'artefice del furto. Un mutante. Per chi non sapesse cosa è "la cura", consiglio vivamente di guardarsi Xmen:Conflitto finale. Oppure ve la spiego io? Eddai si, oggi mi sento buona :3
La cura è un iniezione capace di "curare" le mutazioni genetiche ma, nel film, non è definita e, dopo un pò, i mutanti riaqquistano i loro poteri.  Nella storia Fitz e Banner cercheranno di ricrearla, ma s(FORTUNATAMENTE) gli verrà rubata da ... loscopriretesolonelleprossimepuntatediOurSon *no spoiler*

Poi. Briar viene convoca nell'ufficio del "preside" e scopre che qualcuno vuole ucciderla. In merito a questa cacciatrice misteriosa, vi dico che scoprirete tutto nei prossimi capitoli <3

Nella famiglia Rogers tutti a litigare. Eh già, chissa poi quando scopriranno il piccolo segreto di America.

E poi c'è un nuovo personaggio, Anthony Starh Jr, il figlio del nostro amato genio, miliardio, playboy, filantropo e dell'adorabile signorina Potts.

Beh, io vado a scrivere le altre storie.

Un besos,

Lalla




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