A Thousand Years

di Roryinfinity8
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Let it go ***
Capitolo 2: *** First Look ***
Capitolo 3: *** First Meet ***
Capitolo 4: *** Call me, maybe? ***



Capitolo 1
*** Let it go ***


Meghan stava cominciando a stancarsi di questa storia, "Dai Pat! E' un mese che non esci da questo posto dimenticato da Dio!", la risposta di Patrick è quella di sedersi pesantemente sul divano e incrociare la braccia, "Patrick, ti prego! Non ho speso un mucchio di soldi per dei biglietti in prima fila per andarci da sola, avanti!", lei era una ragazza paziente ma a volte il suo migliore amico era impossibile. "No, ooh no! Io non vengo allo stadio con te stasera!", Meghan rotea gli occhi e sbuffa. "Ma perché? Cosa hai di meglio da fare?"
"Dipingere!"
"Non puoi sempre stare chiuso qua dentro a dipingere!", dice lei.
Patrick sospira, forse la sua amica non aveva tutti i torti, "ma a me non piace il baseball", dice lui quasi in un sussurro. Meghan sorride, si vedeva che Pat stava per cedere, "E dai, fallo per me! È la finale di campionato e gli Yankee's sono i favoriti! Ti preeego!"
"Ora fai la bambina petulante?"
"Sì, e tu il bimbo testardo! È per questo che andiamo d'accordo!", lei gli fa l'occhiolino e lui di rimando gli fa un sorriso, "va bene, non può farmi male uscire un po', mi sto deprimendo qua dentro e i miei quadri cominciano a risentirne". 
Meghan inizia a saltellare per poi afferrare Patrick e tirarlo fuori dal monolocale prima che lui cambi idea.
"Dai, susu hop-hop! Siamo in ritardo!"
"Fammi almeno prendere la giacca, hei!"
In tutta risposta Meg chiude la porta di casa e lo spinge fuori dal palazzo. 
"Ci aspetta una gran bella serata, vedrai!"
Pat la ignora, fa solo un gemito il risposta, mentre allunga una mano per fermare un taxi. "Spero che almeno ne valga la pena e che gli Yankee's vincano!", un taxi si ferma davanti a loro e salgono in cabina, "Beh, anche se non vincessimo magari faremo qualche conquista con tutti quei bei maschioni!"
Patrick rise, in effetti era da un po' che non aveva una relazione e sicuramente gli mancava il contatto fisico. 
"Sì, forse.", rispose lui uscendo dai suoi pensieri mentre la macchina si dirigeva verso lo stadio.

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Capitolo 2
*** First Look ***


Capitolo II
First look

Quando Meghan e Patrick arrivarono allo Yankee's Stadium, rimasero per un momento sbigottiti a fissare la folla davanti a loro. Ci saranno state più di 90mila persone, c'era talmente tanto caos che quando Meg provò a dire qualcosa, Pat vide solo le sue labbra muoversi. Allora lei capendo che lui non aveva capito niente di quello che aveva detto si avvicinò per parlargli in un orecchio.
"Andiamo a cercare i nostri posti! Siamo proprio sopra la panchina dei giocatori!"
"Oh ma che bella notizia..", disse lui pieno di sarcasmo.
Pochi secondi dopo Meghan lo stava trascinando da una parte all'altra. Quando finalmente raggiunsero i loro posti, Patrick rimase affascinato da quello che i suoi occhi stavano vedendo. Il campo illuminato, i tifosi che urlavano l'uno con l'altro pieni di eccitazione sportiva, i giornalisti che correvano da una parte all'altra per accaparrarsi qualche dichiarazione "esclusiva" e i giocatori che si scaldavano provando qualche lancio. Fu in quel momento che lo sguardo di Patrick si incrociò con uno di quest'ultimi. 
Patrick ovviamente lo aveva riconosciuto subito, come non avrebbe potuto riconoscere l'idolo di New York City, la punta di diamante dei NY Yankee's Gabriel Macht? Il battitore quando vide che Patrick lo stava fissando con sgomento fece un sorriso sornione e distolse lo sguardo. No, Patrick sicuramente si era sbagliato. Figuriamoci se il grande Gabriel Macht stava guardando lui, era un pensiero ridicolo. No probabilmente Macht stava semplicemente sorridendo alla folla davanti a lui.
Patrick non si era mai soffermato troppo sulla bellezza di quell'uomo.
Cazzo, se era bello. 
No, bello è riduttivo. Era fottutamente perfetto.
Capelli biondissimi, occhi color cioccolato e labbra carnose. Per un breve attimo Pat immaginò come dovesse essere baciarle quelle labbra, almeno finché non fu riportato alla realtà da una gomitata di Meghan. 
"Hei! Ti sei imbambolato? La partita sta per cominciare!", disse lei ridacchiando. Era così perso nei suoi pensieri che non si era più reso conto di quello che accadeva intorno a lui. 
"Scusami, ero sovrapensiero."
"Me ne ero accorta! Comunque visto che avevo ragione? Te l'avevo detto che sarebbe stata una buona idea venire qui stasera!"
Patrick all'improvviso notò lo sguardo malizioso negli occhi di Meghan.
"Cosa vuoi dire?"
"Oh andiamo. Stavi facendo la radiografia a Gabriel Macht!"
"Non è vero!"
"Sì che è vero!"
Patrick roteo gli occhi, sedendosi e provando a cercare ancora quei occhi cioccolato. La partita stava iniziando e Gabriel era il primo battitore. Sui suoi capelli color miele aveva messo il berretto della squadra. Tutto il pubblico iniziò ad acclamarlo. Mentre camminava per raggiungere la posizione di lancio, non si girò mai per guardare la folla o i suoi compagni, si vedeva che stava cercando di concentrarsi. Patrick smise di seguire la partita, qualsiasi cosa accadesse, il suo cervello non registrava altro che Gabriel e le sue azioni, Gabriel e le sue battute, Gabriel e i suoi sorrisi quando faceva punto. Inutile dire che gli Yankee's stavano vincendo. Meghan vicino a lei era tutta esaltata (come tutti gli altri tifosi intorno a loro), ma Patrick era seduto, immobile che fissava l'oggetto del suo desiderio. 
"Ma come fai a stare così tranquillo con quello che sta accadendo?!!"
"Ehm.. Sì, Meghan scusa ma non credo di stare bene, vado un attimo al bagno.", lei ora lo stava guardando come se avesse detto chissà che, "Sei fuori di testa o cosa?"
"Oh senti Meg, non mi sento bene ok? Torno in 5 minuti!"
Lei si mise a sbuffare ma alla fine disse solo un "ok" rassegnato.
Come Patrick si alzò per andarsene vide la palla venire contro di lui per poi finire nelle sue mani
"Patrick!!!", Meghan urlò.
Lui alzò lo sguardo per incontrare per la seconda volta lo sguardo di Gabriel Macht, solo che questa volta lui gli fece l'occhiolino e un sorriso che, Patrick era sicuro, riscaldava più del sole.
"Oh mio Dio... Lo ha fatto apposta!", era l'unica cosa che Pat riuscì a dire.
Meghan incredula fissava tutta la scena senza riuscire a crederci.

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Capitolo 3
*** First Meet ***


Capitolo III
First Meet

"Non posso ancora credere che tu hai preso la palla! Non posso ancora credere che stai per incontrare Gabriel Macht! E pensare che te ne stavi per andare!"
Meghan, neanche a dirlo, era euforica. Patrick era ancora sotto shock.
"È come se me l'avesse fatto apposta."
Lei ora stava osservando il suo migliore amico come se fosse impazzito.
 "Che vuoi dire?"
Patrick la fissò per un momento, indeciso se esporgli i suoi pensieri o se non dire niente, alla fine decise che la seconda opzione era la migliore e se ne uscì solo con un "lascia perdere".
Era li, fuori dagli spogliatoi dello Yankee's Stadium, mentre aspettava di incontrare il grande idolo di Newyorkese che, neanche a dirlo, aveva appena portato gli Yankee's alla vittoria del campionato. 
Pat era, incredulo, agitato, in ansia.. Signore, stava davvero per incontrarlo? All'improvviso l'ansia abbe la meglio su di lui, "Meg, io me ne vado, so già che se resto farò qualcosa di stupido o resterò a fissarlo come un cretino, andiamo via!", ma mentre lui stava per andarsene lei lo afferrò e lo rimise seduto, "Ma non ci pensare proprio! Tu hai preso la sua palla e ora te la fai autografare come qualsiasi tifoso farebbe!"
"Ma.."
"Niente 'ma'! Tu ora ti siedi, ti dai una bella calmata e aspetti! Hai idea della fortuna che hai avuto?"
A quel punto Patrick non poteva fare a meno di ubbidire. Il solo pensiero che avrebbe incontrato Gabriel Macht lo stava mandando al manicomio; era quasi certo che il battitore aveva mandato apposta la palla nella sua traettoria, perché, se no, lo avrebbe guardato e gli avrebbe fatto quel sorrisetto? 
La parte razionale di Patrick gli diceva che era una sciocchezza, che era stata tutta una coincidenza, che era stata fortuna, insomma, perché un grande giocatore di baseball come lui avrebbe dovuto fare un fuori campo, solo per far si che prendesse la pallina?
Patrick era confuso, e molto anche.
"È tutta colpa tua! Se non fosse per te io non sarei qui ma sarei a casa mia a dipingere tranquillo, bevendo una birra con in sotto fondo Lana Del Rey!", lui disse alzandosi è affrontando Meghan esasperato, mentre una voce sconosciuta, dietro di lui, disse: "Oh, anche a me piace Lana Del Rey!"
Patrick si voltò lentamente, trovandosi davanti Gabriel Macht.
Meghan si appoggiò contro il muro quasi non riuscisse a stare in piedi da sola e Patrick lo fissava immobile, incapace di fare o dire qualcosa.
Gabriel, dal canto suo, capendo il momento di difficoltà fece per avvicinarsi cordialmente, "Hey tranquillo, non ti mangio! Piacere io sono Gabriel, ma questo lo sai già. Qual'è il tuo nome?"
Meghan diede un colpetto a Pat per dargli coraggio e allora il pittore si decise a parlare. 
"I-il mio nome e-è Patrick."
Il volto di Gabriel si illuminò quando sentì l'altro parlare, "è un bellissimo nome". 
Meghan fece un sorrisetto, Patrick arrossì; Ci stava provando con lui?
"Grazie", disse lui con un debole sorriso. 
"Oh non c'è di che, insomma, pensavo che avessi capito che ti avrei lanciato la palla prima o poi."
"Cosa? Allora avevo ragione! Lo hai fatto apposta!", una strana gioia si formò nel petto di Pat.
Gabriel, per tutta risposta allargò il suo sorriso, "È ovvio che l'ho fatto apposta, volevo la possibilità di poterti incontrare."
"Davvero? Perché?"
"Patrick!", Meghan lo rimproverò.
"Tranquilla, lui a tutti i diritti di chiedere spiegazioni a proposito, tu chi sei?"
Fino a quel momento la povera Meg era stata praticamente ignorata.
"Oh sì scusa, lei è la mia migliore amica Meghan Markle."
"Piacere di conoscerti Meghan."
"Il piacere e tutto mio signor Macht."
"Oh ti prego, chiamami Gabriel, non sono così vecchio", disse lui provocando le risate di tutti e tre.
"Ascoltami Patrick, so che ti può sembrare strano ma mi piacerebbe invitarti a cena una di queste sere."
Patrick tra un po' si stava per strozzare con la sua stessa saliva, "Oh mio Dio, davvero?"
"Sì, davvero. Prima ti ho notato subito sugli spalti e per tutta la partita, non ho smesso di pensare che dovevo conoscerti, quindi.. Ti va di uscire con me?"
La risposta di Patrick fu quella di spalancare la bocca e dire: "Sì, certo, certo che mi va!", forse con un po' troppo entusiasmo.
Gabriel fece una risatina, prese la pallina che fino a quel momento era rimasta nelle mani del pittore e ci scrisse sopra il suo numero personale privato. 
"Scusami, ora devo andare, devo continuare con le interviste, sai avendo vinto il campionato.. Chiamami, così ci mettiamo d'accordo.", disse rivolgendosi a Pat per poi restituirgli la pallina, dargli un bacio sulla guancia, e sussurrargli all'orecchio: "non sai quanto ti ho aspettato". Poi se ne andò prima ancora che Patrick potesse rispondere. 
Pat si girò e prese il braccio Meghan con euforia.
"Io ti adoro!!! Grazie per avermi costretto a venire!!"
La sua migliore amica rise e restituì l'abbraccio. 

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Capitolo 4
*** Call me, maybe? ***


Capitolo IV

"Call Me, Maybe?"

Era passata quasi una settimana da quel giorno allo stadio e Patrick non aveva ancora trovato il coraggio di chiamare Gabriel.
"Tu devi essere impazzito, sì, non c'è altra spiegazione!"
Meghan era furibonda, ogni giorno perdeva sempre più la pazienza, non riusciva a capire come il suo migliore amico fosse così idiota.
"Il giocatore di baseball più famoso (e bello), degli Stati Uniti ci prova con te, ti da il suo numero di telefono, ti invita a cena e tu, tu non lo chiami?! Ma che cos'hai al posto del cervello? Red Bull?"
Patrick si passò una mano sul viso in maniera frustata, col chiaro significato che era indeciso sul da farsi.
"Non è così semplice Meghan, è più complicato di così..", la voce di Patrick era quella di una persona stanca e spazientita.
"Allora spiegami! Perché proprio non capisco! Di che cosa hai paura?"
"Devo avere cervello Meg, lui è un personaggio famoso, una "star"! Sicuramente non ha problemi a portarsi a letto una persona diversa ogni sera e io so per certo che se uscissi con lui inizierei a provare qualcosa, per poi finire con il cuore spezzato! Mi conosco bene Meghan e quindi non ci tengo, va bene?"
Le paure di Patrick erano più che lecite, non era un segreto a nessuno quanto Gabriel Macht fosse desiderato e nemmeno la sua nomina di Casanova era un mistero, infatti Meg sembrò capire l'indecisione del suo migliore amico, perché la sua espressione si addolcì.
"Sì, okay, hai paura di soffrire. Questo lo capisco Pat, ma andiamo, devi solo uscirci a cena, non ti ha mica chiesto chissà che! Tu devi solo essere educato, accettare il suo invito a cena, vedere come si comporta e poi tu a quel punto saprai agire di conseguenza!"
Patrick guardò Meghan, incontrando uno sguardo deciso e furbetto. 
"Se la cena andrà male puoi dare la colpa a me e mangiare tutto il burro d'arachidi che vuoi, okay? Ti sei convinto così?" 
Lui non le rispose, prese la pallina con il numero sopra e se la rigirò tra le mani, con fare pensieroso.
"Mi stai dicendo che devo rischiare?"
Meg si sedette accanto a lui sul divano e gli accarezzò il braccio.
"Ti sto dicendo che se non provi lo rimpiangerai per sempre."
A quelle parole Patrick prese il telefono e compose il numero.
"Sì, hai ragione."
Meghan sorrise di rimando.

~~

Uno squillo, due squilli, tre squ-
"Pronto?", come Patrick sentì quella  voce dentro l'orecchio, ebbe l'istinto di chiudere gli occhi e sorridere.
Meghan si mise a ridacchiare per la reazione.
"Pronto?", ripete una voce spazientita al di la della cornetta.
"Ehm.. Pr-pronto Gabriel? So-sono Patrick.."
Ci fu qualche secondo di silenzio dall'altra parte.
"Stavo cominciando a perdere le speranze sai?", disse Gab con voce molto più morbida,,ridendo. 
Sbaglio o era felice di sentirlo?
"Ehm, si-si scusami io, non sapevo se l'invito per andare a cena era ancora valido." 
Meghan diede uno scappellotto a Pat per farlo smettere di balbettare e pronunciò un "Idiota", sottovoce.
"Vuoi scherzare? È una settimana che non mi tolgo dalla mente quei tuoi occhini azzurri da cucciolo."
Okay. Inutile dire che Patrick era diventato color rosso Ferrari.
"Davvero? Grazie."
"Perché mi ringrazi? Ho semplicemente detto la verità. Sfido chiunque a non innamorarsi all'istante di quei zaffiri che ti ritrovi al posto degli occhi."
Patrick fece una sorride imbarazzato e come se se ne fosse accorto, Gabriel ridacchiò leggermente.
"Allora Pat, posso chiamarti così?"
"Sisi certo che puoi.."
"Domani sera andrebbe bene se venissi a prenderti per, uhm.. Facciamo le 20, 30? Scusami ma prima ho un'intervista e non credo di farcela a liberarmi."
Meghan che stava ascoltando tutta la conversazione con l'orecchio attaccato al telefono dal lato opposto di Patrick si alzò e si mise a saltellare come una bambina di sei anni con un nuovo giocattolo tra le mani.
"Per me è perfetto..", rispose Patrick con un tono talmente dolce che stupì persino lui stesso.
"Perfetto, allora inviami il tuo indirizzo per sms così domani sera ti passo a prendere e... Patrick?"
"Si-si Gabriel?"
"Vestiti casual.. Nulla di troppo elegante."
"O-okay..."
"Bene, a domani Pat."
"A domani."
Quando chiuse la chiamata Patrick rimase immobile a fissare il suo iPhone per circa 10 minuti abbondanti, per poi inviare il suo indirizzo (si spera giusto), a Gabriel.
Meg invece, una volta finito di fangirleggiare come una pazza, si accasciò sul divano col fiatone, come se avesse appena finito di correre la maratona di New York.
"È stupendo Pat! Hai sentito quello che ti ha detto? È stato dolcissimo!"
Patrick si stupì che la sua amica non avesse gli occhi a forma di stellina.
"Quindi non l'ho sognato? È succedendo veramente?"
"Sì scemotto! Sì!", rispose lei ridendo, "ed ora andiamo al centro commerciale!"
Patrick sgranò gli occhi.
"Cosa?! Perché?"
"Come perché! Dobbiamo comprarti qualcosa di carino da metterti domani sera no?"
Patrick si alzò, dirigendosi verso il frigo per una birra.
"Hai sentito quello che ha detto, nulla di troppo elegante..", disse lui prima di bere un sorso di birra.
Meghan gli staccò la bottiglia dalle mani e lo fissò come una gazzella fissa la zebra prima di attaccare.
"Tu ora muovi il culo e vieni con me al centro commerciale perché se no io venga dannata se ti faccio andare vestito con quei stracci che ti metti addosso tutti i giorni all'appuntamento più importante della tua vita!"
Patrick non poté, anzi non osò, provare a ribattere.

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