Le perle perdute.

di GionnyScandal
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La calma prima della tempesta. ***
Capitolo 2: *** Il primo incontro. ***
Capitolo 3: *** Attacco a Konoha. ***
Capitolo 4: *** La fuga. ***
Capitolo 5: *** Un assaggio del pericolo. ***
Capitolo 6: *** La missione. ***
Capitolo 7: *** Il conflitto è alle porte. ***
Capitolo 8: *** ll sogno. ***
Capitolo 9: *** L'eternità è soggettiva. ***
Capitolo 10: *** L'attacco di Manda. ***



Capitolo 1
*** La calma prima della tempesta. ***


Capitolo 1: La calma prima della tempesta.

 
 Il sole era alto nel cielo. Il vento smuoveva le ombre delle foglie. La corteccia dell’albero a cui ero appoggiato scricchiolava ad ogni movimento. Un po’ di riposo era ciò che serviva dopo una mattinata di allenamento. Eravamo migliorati. Oramai eravamo professionisti nell’usare  le arti oculari. Il mio sharingan. Il suo rinnegan. Insieme potevamo portare a termine qualunque impresa: due perle in un mare di ostriche. I due manichini di legno che ci accompagnavano da anni nell’allenamento erano ormai ridotti in frantumi dal mio kamui e dal suo shinra tensei. Eravamo accampati sopra un precipizio per riposare. Da lì vedavamo i bambini del villaggio vicino giocare, vedere i loro volti spensierati mi fece ritornare alla memoria me e il mio compagno da piccoli quando giocavamo insieme, il primo giorno dell’accademia e la prima missione. Eravamo in squadra con Kakashi Hatake, anche se era di un’altra squadra e non c’erano maestri disponibili. Neanche i compagni di squadra. Siamo sempre stati soli, io e lui contro il mondo. Ci consideravano pericolosi per i nostri poteri e solo a sentire i nostri nomi la gente tremava: io Pier Uchiha e lui, Alex Ultimavia. Lo stesso purtroppo capitava anche a Naruto, anche se noi per fortuna avevamo una famiglia, mentre lui no. Eravamo sempre i più esclusi evitati da chiunque. Invece oggi richiesti da tutti per le nostre capacità, ma non ci lasciavamo usare così facilmente da chi prima c’aveva voltato le spalle, ora ci temono più che mai. Tradimmo il villaggio.
 
Alex continuava a dormire. Neanche una grande guera ninja lo avrebbe svegliato. Miracolosamente dopo un po’ si svegliò. Prese lui il turno di guardia, mi chiese se volevamo spostarci da quel dirupo, che a parer suo troppo alto. Ci addentrammo nella boscaglia e iniziai finalmente a riposare.

P.O.V of Alex:

Il sonno mi aveva portato fame. Il mio stomaco brontolava e io camminavo intorno a Pier intento a cercare cibo. Desideravo mangiare qualsiasi cosa: ghiande, noci e, se non avessi trovato niente, sarei anche stato disposto a mangiare insetti o piccoli animali. Avevo troppa fame. Dovevo svegliare Pier, ma non feci in tempo, ci pensò il mio stomaco facendo un brontolio davvero forte, così forte che Pier si alzò di scatto sguainando la katana che aveva dietro la schiena, sotto la veste nera con le rifiniture grigie. Anche io ne avevo una uguale anche se la mia katana non era dietro la schiena ma attaccata alla cinta dentro la proprio fodera.

<< Scusa, è che ho fame. Sai come sono >>

<< A dir la verità ho fame anch’io… Andiamo a cercare qualcosa da mangiare. >>

<< Ho cercato qui intorno, ma non c’è nulla >>

<< Andiamo in un villaggio vicino? >>

<< Hm.. D’accordo >>

P.O.V of Pier:

Dopo circa un’ora di cammino arrivammo ad un piccolo gruppo di case. Avanzando sullo sterrato notammo dietro una fattoria ai confini delle case, un vecchietto: l’unica persona in tutto il villaggio. Ci avvicinammo con cautela, si respirava un’aria piena di tensione.

<< Vecchio, come mai solo tu in questo villaggio? >>

<< Voi avete fame giusto forestieri? >>

Come faceva a saperlo? Probabilmente una coincidenza o il vecchio ci stava spiando. Meglio tenergli il gioco.

<< Beh non hai tutti i torti, vecchio >>

<< Voi si invece, siete dei traditori di Konoha. In questo villaggio i traditori non sono i benvenuti >>

Il vecchio si voltò e sul lato sinistro del collo era presente il segno maledetto che si stava attivando, ma un attimo prima della traformazione, gli strinsi il collo con la mano destra, sollevai da terra e attivai il mio sharingan, ma all’improvviso un kunai trafisse l’aria molto velocemente verso di me. Non c’era tempo. Quando pensavo che avesse scalfito il mio corpo, la voce di Alex rimbombò nel vento.

<< Shinra Tensei! >>

Un’energia mi passò accanto. Subito dopo il rumore di un kunai che si schianta al suolo. Mi girai e vidi Alex con un braccio teso verso di me. Ci fu un movimento tra le foglie degli alberi.

<< Eccolo lì >> gridai. Il mio compagno si girò e disse:

<< Visto >> e subito si precipitò verso la boscaglia.

Era meglio eliminare i testimoni. Puntai il mio sharingan verso il vecchio pazzo.
 
P.O.V of Alex:
Lasciai al mio amico il piacere di uccidere il vecchio e mi precipitai all’inseguimento. Intravedevo la sagoma di un uomo sempre più vicina. Lo raggiunsi.

<< Shinra Tensei! >> gridai rivolto verso il fuggitivo.

Un secondo dopo precipitò verso il suolo. Sentì un tonfo sotto di me. Raggiunsi il luogo dove era caduto il corpo di quell’uomo. Era steso supino. La faccia spigolosa, il pizzetto, i capelli corti, le palpebre custodivano il colore dei suoi occhi. Era un uomo adulto: un ninja, era evidente. Non aveva però targhe con se. Non ci pensai molto, lo caricai in spalla e mi incamminai verso il mio compagno di vita.

P.O.V of Pier:

Era passato quasi un quarto d’ora e Alex non tornava ancora, così decisi di uccidere il vecchio mentre aspettavo. Di solito Alex ci metteva pochi minuti per uccidere qualcuno, ma stavolta non fu così ed era anche abbastanza lontano tanto che non percepivo il suo chakra. Presi la katana e colpì il vecchio alla tempia. Decisi di raggiungere Alex nel bosco. Lo trovai dopo un paio di minuti, portava un ninja sulla spalla destra. Gli chiesi chi fosse.

<< Non lo so, non ha segni di riferimento. E tu? Cos’hai fatto con quel vecchio? >> mi disse.

<< Non parlava neanche sotto lo sharingan, ha qualcosa che non mi convince. >>

Raggiungemmo il cadavere dell’anziano fattore.
Il mio compagno fece una smorfia di disgusto quando vide che dalla ferita sulla tempia del contadino scorrevano fiotti di sangue che imbrattarono tutto il terreno circostante.

<< Come mai ha la tempia spaccata? >> mi chiese.

<< Beh, non tornavi e l’ho.. càpita >> dissi con tono sbarazzino.

P.O.V of Alex:

<< Hm… >>

Posai il ninja accanto al vecchio. Erano simili, avevano molti tratti in comune. Una coincidenza o cosa?
Aspettammo finchè l’uomo non riprese i sensi.

<< Ahh! Che male alla testa! >> disse

Lo presi per la gola intimorendolo.

<< Chi sei? Perché ci hai attaccato? >> gli chiesi in maniera brusca.

<< Perché fate questo? Maltrattare i vecchi.. è questo il vostro scopo?! >>

<< Non ti ho chiesto lezioni su cosa facciamo, mi pare. >>

<< Sono un ninja della città. Proteggo gli esperimenti del maestro Orochimaru. E anche voi sarete un mio impegno se non ve ne andrete da qui in fretta! >>

<< Uhh che paura! >> gli dissi con un tono sarcastico.

<< Scherzate finchè potete, stupidi!>>

Pier rise sguaiatamente.
Il ninja si arrabbiò. Una luce tenue proveniva da sotto le mie dita. Lo lasciai e lui cadde a terra. Sul suo collo c’era il segno maledetto.

<< Andiamocene. >> dissi.

<< Ma tu non avevi fame? Te ne vuoi andare senza cibo? >> mi rispose Pier.

<< Già. Ma non vedo fonte di cibo qui intorno. >>

<< Ti sbagli. >> Pier guardò l’uomo dolorante. Sguainò la sua katana. Si avvicinò al pover’ uomo. Gli afferrò la caviglia.

<< No … Lasciami! >> Urlò il malcapitato.

Pier lo alzò da terra sollevandolo per la caviglia. Portò indietro il braccio dove c’era la mano  con la katana e la fece abbattere sulla testa del femore. La gamba si staccò dal resto del corpo facendo spruzzare sangue dappertutto. Poi si girò verso di me e disse con tono sicuro:

<< Ecco la cena >>

<< Bene , ora andiamocene. >>

Così corremmo nel bosco con la cena rincorsi dai rumori improvvisi provocati dalle altre guardie del villaggio.

 

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Capitolo 2
*** Il primo incontro. ***


Capitolo 2: Il primo incontro.


P.O.V. Pier:

Arrivammo lì dove i rumori non si percepivano più, così, prendendo un po’ di fiato, chiesi al mio compagno:

<< Secondo te perché avevano entrambi il segno maledetto? >>

<< Non lo so … Probabilmente era un villaggio di esperimenti genetici. >> Rispose ansimando.

<< Lo penso anch’io … Quel vecchio emanava anche … un forte senso d’odio. Ho avuto questa percezione. >> Dissi girandomi verso in direzione del piccolo villaggio.

<< L’ho notato. >> Disse annuendo.

<< Bene, basta aspettare … Mangiamo. >> Dissi alzando la gamba troncata ancora sanguinante.

Ci accampammo lì vicino, sotto una grande quercia, protetti dalle sue radici. Consumammo la gamba del pover’uomo fino all’osso. Un pasto alquanto insolito che non fu sufficiente. Lo stomaco di Alex brontolava ancora e mi stava dando sui nervi, avrei voluto infilargli qualsiasi cosa in bocca purché smettesse.

<< Ho ancora fame. >> Disse Alex con aria triste mentre si ripuliva le mani dal sangue.

<< Che ne diresti di ritornare al villaggio … Quello nostro … Dopo tanto tempo ci farebbe bene una visita dai nostri. >> Proposi.

<< Konoha … Avrei voglia anch’io, ma se poi ci scoprono? >> Mi domandò lui con ria pensierosa.

<< “Tentar non nuoce” diceva il saggio … In ogni evenienza userò il kamui. >>

<< Allora partiamo. >> Disse il mio amico iniziando a camminare.

Dopo circa due ore di cammino arrivammo alle grandi porte del villaggio di Konoha, imponenti e grandi come sempre. Varcata la soglia feci notare i cambiamenti del villaggio nel corso del tempo in cui eravamo assenti.

<< Già … Chissà se quei falliti dell’accademia sono riusciti a diventare Jonin. >> Disse il mio compagno con tono beffardo.

<< A chi ti riferisci? >> Dissi con tono intimidatorio.

<< Non ti scaldare. >> Disse con molta calma. << Non parlo mica di Ino. Mi riferisco a Choji, Shino, Lee, Kiba e il suo stupidissimo cane. >> Concluse con altrettanta calma.

<< Hmm. Pensavo … >> Dissi guardandolo con la coda dell’occhio.

<< Perché quando si parla di Ino sei sempre presente? Eh? >> Mi disse con tono scherzoso.

<< Non sono affari tuoi. >> Gli risposi in maniera seria.

Rise.

<< Dai, lo sanno tutti che l’ultima sera che eravamo al villaggio l’hai passata con lei. >>

<< Vogliamo parlare di te e Hinata? Pst. Ora è meglio nasconderci, siamo in bella vista qui. >>

<< Allora andiamo a vedere i nostri? Fai attenzione quando sei da solo. >> Mi raccomandò.

<< Ah già, ho dimenticato di dirtelo, ora i nostri vivono in una bifamiliare. >> Dissi colpendomi leggermente la testa.

<< Meglio così. Almeno non ci dovremo dividere. >>

<< Non stiamo in strada uso il kamui. Presto avvicinati. >> Dissi tendendogli la mano.


<< Si eccomi. >> Disse appoggiando la mano destra sulla mia spalla.

In un istante venimmo trasportati nel mio kamui e successivamente di fronte alla porta della casa.

<< Bene, il tuo kamui è essenziale. Ricordi quando non sapevi usarlo ancora bene e mi stavi per staccare il braccio? >> Disse Alex incominciando a ridere.

Risi ricordando la scena.

<< Già, ma ora è meglio se entriamo. >> Dissi avvicinandomi alla porta.

Tesi il braccio e bussai. Dopo alcuni secondi nessuno aprì. Dopo svariati tentativi nessuno rispondeva. Era ovvio dall’altra parte della porta si percepiva qualcuno, ma noi sostavamo ancora lì davanti
alla porta di legno. Decidemmo di sfondare la porta.

P.O.V. Alex:

Pier si apprestava a prendere la rincorsa per sfondare la porta. Dopo un paio di passi e un calcio potente la porta di ruppe in numerosi pezzi. Noi entrammo in fretta. Arrivati al centro della buia sala in
cui ci trovavamo venimmo attaccati da due sagome scure che si nascondevano nell’ombra. Lanciarono dei kunai che furono deviati dalle nostre lame. I due avversari scivolarono dietro di noi con una corsa fulminea, ma erano troppo lenti e riuscimmo a bloccarli.

<< Chi siete? Perché ci avete attaccato? >> Urlai contro il tipo che bloccavo.

<< Ci viviamo … Ed ora lasciateci ed andate via! >> Mi rispose l’uomo che bloccava Pier.

Il mio compagno sorrise.

<< E’ così che si accolgono i propri figli in questo periodo? E’ una moda alquanto pessima. >>  Disse Pier con tono divertito.

<< P-Pier … Sei davvero tu? >> Disse l’uomo che bloccavo tentando di guardarlo in faccia.

<< E’ strano … Non ci riconoscete … Siamo stati via per così tanto tempo? >> Dissi pensieroso.

<< Sembrava un’eternità, ma finalmente siete ritornati. >> Disse mio padre, Sentoki.

<< Se ci lasciate … Vi portiamo dalle vostre madri. >> Disse il padre di Pier, Dansei, tentando di liberarsi.

Li lasciammo contemporaneamente. Si girarono e ci abbracciarono con forza. Ruppero l’abbraccio e si avviarono verso il corrdoio.

<< Venite le vostre madri vi aspettano dal primo istante in cui avete lasciato il villaggio. >> Disse Dansei.

<< Comunque non rimarremo per molto. Eravamo inseguiti dalle guardie di un villaggio non molto lontano da qui. Non vogliamo mettervi in pericolo. E’ una storia lunga, ve la racconteremo quando
avremo più tempo. >> Dissi continuando a seguire i nostri padri.

Percorremmo tutto il corridoio. L’atmosfera era molto tesa, d’altronde non ci vedevamo con le nostre madri da tanto tempo. I nostri padri erano sempre gli stessi: le stature imponenti, il passo pesante
e i capelli un po’ bianchi li caratterizzavano da sempre. Arrivati alla porta della cucina mio padre aprì la porta. La luce calda lambiva i nostri volti. Le nostre madri erano sedute al tavolo con un’espressione sia preoccupata che triste. Erano così per i rumori creatisi nel piccolo scontro tre noi e i nostri vecchi. Quell’espressione corrugava i visi delle nostre belle madri. Mia mamma era cambiata. I lunghi capelli bruni ora erano corti e un po’ più chiari. Era comparsa anche qualche ruga. La mamma di Pier, invece, era quasi la stessa, i suoi lunghi capelli biondi erano sempre gli stessi. L’unica differenza erano alcune rughe, ma dopotutto era passato molto tempo. I loro volti passarono da un’espressione preoccupata ad una sconvolta. Ci avevano riconosciuto. Entrambe si alzarono di scatto dalle sedie e corsero verso di noi pronunciando i nostri nomi:

<< Alex! >>

<< Pier! >>

P.O.V.Pier:

Ci abbracciarono con forza. Quell’abbraccio era ricolmo d’affetto e di felicità. Ci serviva davvero un tale segno d’affetto. Parlammo per tutto il pomeriggio di cosa facevamo, dei successi dei nostri fratelli che ormai erano diventati genin. Seppellimmo ogni sospetto dicendo che facevamo i cacciatori di taglie e fortunatamente ci credettero. Di tutta la conversazione solo una parte attirò la mia attenzione: quella riguardante l’Akatsuki. L’organizzazione era passata due giorni prima del nostro arrivo chiedendo di noi. Fortunatamente si era ritirata senza una precisa descrizione su di noi. Eravamo in pericolo. Ringraziammo i nostri e corremmo fuori dal villaggio, ma mentre ci apprestavamo ad uscire, sentimmo un gruppo di anziani parlottare. Discutevano sui recenti scontri tra l’Akatsuki e i ninja di Konoha. Avevamo quindi trovato un piano di viaggio. L’accampamento era a due giorni di cammino  verso nord, era un viaggio lungo, ma non impossibile. Tornammo nel villaggio, facemmo rifornimento d’acqua e cibo, preparammo lo zaino e partimmo. Decidemmo di utilizzare una scorciatoia dato che la strada normale era tutte curve. Si risparmiava di molto, ma all’improvviso Alex ebbe un’idea.

<< E se usassimo lo shinra tensei? >> Propose.

<< Come lo vorresti usare? >> Gli dissi perplesso.

<< Vieni aggrappati a me. >> Disse facendo segno di aggrapparmi alle sue spalle.

Feci come previsto.

<< Perfetto. >> Disse puntando la mano verso il suolo.

Lo stava davvero per fare?

<< Ehi aspett- >>

<< Shinra tensei! >> Urlò il mio compagno.

Fu una pessima idea. Venimmo sparati in aria con una forza esagerata. Da lì su si vedeva tutta la foresta, ma era una vista temporanea dato che ci stavamo per schiantare.  Afferrai il mio amico che per lo sbalzo si era staccato e qualche istante prima dello schianto riuscii ad utilizzare il kamui. Venimmo trasportati in un istante sul ramo di un albero in una posizione alquanto scomoda. Ci ricomponemmo e notammo che al di sotto di esso si stava svolgendo uno scontro. Il team 10, composto da Shikamaru, Choji e Ino, si stava scontrando contro due dei membri più potenti dell’Akatsuki: Madara e Pain. Non avevano molte possibilità di uscirne vivi dallo scontro.

<< Ehi, Pier, secondo te chi vince? >> Mi sussurrò in tono scherzoso Alex.

<< Noi. >> Gli risposi sicuro di me scendendo dall’albero.

Il mio compagno scese subito dopo di me. Il combattimento si fermò per un secondo, gli sguardi dei presenti erano tutti rivolti verso di noi.

<< Chi sono questi due? >> Disse Pain.

<< E così vi fate finalmente vedere Pier Uchiha e Alex Ultimavia. Sono contento che vi siete fatti vivi. Ci avete risparmiato il lavoro. >> Disse fissandoci Madara.

P.O.V.Alex:

Pain scattò verso di me molto velocemente, ma si fermò improvvisamente quando mi guardò dritto negli occhi.

<< Due portatori di rinnegan che si affrontano … sarà uno scontro ricordato nei secoli. >> Disse Pain sicuro di sé.

<< Ricordato sì, ma non da te. >> Gli risposi in maniera altrettanto fiera.

Puntai il mio braccio verso di lui.

<<  Shinra tensei. >> Urlai.

Lo colpii ma lui attutì il colpo impuntando le mani e le gambe nel suolo.

<< Ti ho sottovalutato a quanto pare … >> Disse rialzandosi.

P.O.V. Pier:

<< Voi del team 10 volete aiutarci? >> Dissi senza voltarmi e continuando a fissare Madara.

<< Sì >> Dissero all’unisono i membri.

<< Allora levatevi di torno. >> Dissi sicuro di me.

Sentii che tutti loro mi stavano fissando, ma poi si rifugiarono nella boscaglia, tutti tranne Ino che esitò. La guardai e feci cenno di andarsene e lei ubbidì. Alex continuava lo scontro contro Pain. Madara mi fissava. Scomparve nel suo kamui e riapparì dietro di me tentando di intrappolarmi dentro il suo occhio, ma riuscii a liberarmi. Sapevo che poteva smaterializzarsi a suo piacimento, ma nonostante ciò lui non sapeva a che velocità potevo muovermi. Corse verso di me e sapevo che se avessi tentato di colpirlo sarebbe diventato intangibile arrivò a distanza ravvicinata e ci scambiammo una serie di colpi con dei kunai. Nessuno riuscì a colpire l’altro. Ci portammo a distanza e attivai il mille falchi, imparato anni fa con il maestro Kakashi.

P.O.V. Alex:

Il mio avversario non era come gli altri, era diverso, forse perché aveva il mio stesso potere.

<< Tecnica del richiamo. >> Dissi gesticolando e posando una mano sul terreno.

Una piccola esplosione seguita da una foschia. E dopo un paio di secondi da essa si ergeva il mio fedele compagno a tre teste, Tricanus.

<< Tecnic- >> Pain venne attaccato da Tricanus prima che potesse finire il sigillo. Il colpo lo scaraventò contro un albero lì vicino fracassandolo e lasciando una scia sul suolo. Si stava rialzando, ma
a fatica. Congedai Tricanus che mi salutò con un ululato. Mi avvicinai a lui. Mentre mi avvicinavo a lui il chakra mi fluiva nella mano destra. Di tutte le tecniche che conoscevo decisi di usare il rasengan, imparato sbirciando gli insegnamenti di Jiraiya quando Pier stava imparando ad usare il kamui. Riuscendo a manipolare ogni tipo di chakra per me è stato alquanto semplice.

P.O.V. Pier:

Corsi verso di lui tenendo il braccio piegato all’indietro. Non sembrava preoccuparsi del colpo che stavo per infliggergli. Era immobile. Una calma glaciale. Poteva avere qualsiasi asso nella manica, ma decisi di provare lo stesso. A pochi passi da lui mi resi conto che la mia ombra era collegata da un filo scuro alla sua. Shikamaru era in azione. Non persi tempo e con tutta la forza del mio braccio trafissi la sua testa come un budino. Si sentì un rumore secco. Mi resi conto di avere brandelli della sua maschera che mi penzolavano dall’avambraccio. Nessuna traccia di Madara. Shikamaru aveva ceduto un attimo prima dell’impatto. Dietro di me, in lontananza, sentì il suono della sua voce dire:

<< Te la sei cavata bene oggi, ma la prossima volta non sarai così fortunato … Non avrai nessuno su cui fare affidamento. >>

Mi voltai e lo vidi sullo stesso ramo dov’eravamo appostati prima io ed Alex. Si teneva la mano destra sul volto, lasciando libero solo l’occhio dello sharingan.

<< Non ti lascerò andare così alla leggera … Tieni questo regalo. >> Dissi attivando lo sharingan ipnotico. << Amaterasu! >>

La fiamma nera prese piede sulla manica della mano sinistra. Madara non sembrava preoccuparsene. Mi lanciò un’ ultima occhiata e scomparve nel suo kamui.

P.O.V. Alex:

Correvo sempre più veloce verso di lui. Gli arrivai vicino e gli scaraventai il rasegan contro all’altezza del torace. Un’energia insolita mi risalì il braccio fino alla testa. Subito dopo il corpo di Pain perse vitalità e stramazzo al suolo. Sospirai e mi girai verso Pier. Rivoli di sangue scendevano dalla sua guancia e si teneva l’occhio sinistro con la mano.

<< Amaterasu? >> Gli domandai.

Lui annuì con la testa. I membri del team 10, che avevano assistito allo scontro, uscirono dal nascondiglio e ci vennero incontro. Ci ringraziarono e Choji con la sua tecnica dell’espansione del corpo prese il corpo di Pain in mano e lui e il suo team si avviarono verso il villaggio.

<< Aspettate! >> Urlai ai ninja che stavano per andarsene. << L’ho eliminato io, mi merito una ricompensa … >>

Mi avvicinai al cadavere del mio avversario. Con la mano destra aprii la sua palpebra e con l’altra mano tirai con forza il bulbo oculare che si stacco facilmente. Avevo una passione per gli occhi. Pensare che avevano visto storie che solo il proprietario poteva aver visto, mi intrigava. Possederle ancora di più. Misi quel rarissimo bulbo in un contenitore apposito che tengo sempre per queste occasioni. Lasciai un po’ inorriditi i miei vecchi compagni, ma furono felici di andarsene. Dopo un po’ di pausa Pier incominciò a lamentarsi.

<< Il dolore non passa. >> Disse Pier tenendosi stretto l’occhio.

<< Fammi vedere. >> Dissi come un dottore che visita il suo paziente.

Appena tolse la mano fui pervaso da un brivido. Non era un bello spettacolo. Il sangue aveva pervaso tutto l’occhio e ora sembrava che avesse lo sharingan in tutto l’occhio, ma senza tomoe*. Era ridotto male.

<< L’hai perso mi sa … >> Dissi dispiaciuto.

<< C- Cosa? N-Non è possibile! >> Urlò disperato Pier.

Il mio compagno si sedette per terra sconvolto.

<< L-L’unico modo per recuperarlo è quello di impiantarmi un altro sharingan. E’ un’antica tradizione del mio clan per guarire dalla cecità dovuta all’utilizzo dello sharingan. >> Mi disse pensieroso.

<< Gli unici del tuo clan ancora in vita che hanno lo sharingan sono Sasuke e Itachi Uchiha. Due pezzi duri. >> Dissi in tono serio.

<< Già. Non sarà facile prenderli. >> Disse Pier tenendosi l’occhio.

<< Ti vedo sofferente … Ti metto un po’ di stoffa per tenere pulito l’occhio. >> Dissi strappando un lembo di tessuto dalla mia casacca.

Feci girare la striscia di tessuto intorno alla testa di Pier e la legai.

<< Mi ci vuole un po’ di riposo. >> Disse il mio compagno sdraiandosi sull’erba soffice.

Mentre lui si addormentava salii su un albero piuttosto alto lì vicino per esaminare l’area circostante, ma quando fui sulla cima notai una nube nera che proveniva da Konoha. Cosa stava succedendo? Chi poteva fare una cosa del genere?

 

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Capitolo 3
*** Attacco a Konoha. ***


Capitolo 3 : Attacco a Konoha


Scesi dall’albero. Mi avvicinai a Pier e tentai di svegliarlo agitandolo per un braccio.

<< Dai su svegliati, c’è del fumo che non mi piace proveniente dalla parte del villaggio. >> Lo informai.

<< Ahh … L’occhio mi fa male, non vedo bene nemmeno più con l’altro! >> Urlò in preda al panico.

<< Calmati è il dolore che fa questi effetti, non preoccuparti. >> Gli dissi rassicurandolo.

<< Ad ogni modo non riesco a vedere bene, se dobbiamo camminare mi dovrò appoggiare a te. >> Mi propose Pier.

Come dargli torto. Non esitai. Presi il braccio di Pier, lo portai sulla mia spalla e incominciammo a camminare, ma eravamo lenti. Camminammo per tutta la notte, il fumo era sempre più intenso: il luogo di provenienza era sempre più vicino. Era l’alba e si intravedeva il villaggio. Ero allo stremo. Pier non era da meno. Arrivammo alle porte del villaggio e dall’interno proveniva un’inquietante trambusto. Corremmo nella piazza adiacente ad esse e osservammo la situazione. Il villaggio era quasi tutto distrutto, era come se fosse passata di nuovo la volpe a nove code. Eravamo disorientati. Camminammo per le strade totalmente deserte, come se gli abitanti fossero stati sterminati un ad uno, ma non era così perché le loro urla lambivano l’aria dall’interno delle case. Dei rumori in particolare provenivano dal tetto del palazzo dell’ Hokage. Io e Pier cercammo di capire cosa stesse succedendo lì. Salimmo a fatica e ci nascondemmo dietro due dei sei pilastri presenti sul tetto. Il trambusto proveniva da uno scontro tra le guardie di Konoha e un nostro vecchio compagno d’ Accademia: Sasuke Uchiha con un suo compagno, che a parer nostro mai visto prima d’ora. Le guardie stavano avendo la peggio. Anche se non avevamo più niente a che fare con il villaggio, un impulso irrefrenabile ci spingeva a proteggerlo, forse per i nostri genitori, forse per i vecchi “amici”. Sasuke era un abile ninja, uno dei più forti in circolazione, utilizzatore dello sharingan e quindi avversario davvero difficile da battere come Pier, anche se lui non aveva un occhio fasciato e era in grado di combattere: era uno dei più abili utilizzatori dello sharingan.

<< Intrattieni il tipo che sta aiutando Sasuke, a lui ci penso io anche perché non sei in grado di combattere. >> Dissi a Pier.

<< Me ne occupo io. >> Mi rispose.

Con uno scatto Pier salì sul pilastro e attirò l’attenzione del compagno di Sasuke. Urlò contro di lui qualcosa di incomprensibile da me, ma non dal tizio, che rincorse Pier fino all’uscita del villaggio.

Uscii dal mio nascondiglio.

<< Ehi Sasuke! Da quanto tempo! Vieni facciamo due chiacchiere da vecchi compagni! >> Gli urlai attirando la sua attenzione.

<< Alex è da un bel po’ che non ti vedo … Vuoi morire salvando lo stesso villaggio che hai tradito anni fa? Una scelta alquanto stupida da parte tua. >> Ribatté lui
urlando.

<< Non sarai tu a dirmi quando e come morire, ma io posso dirti una cosa: non vincerai questo scontro! >>

<< Staremo a vedere. >> Disse.

Incominciò a correre verso di me. Sfilò la sua katana dalla fodera e caricò un fendente che scagliò contro di me appena giunto a tiro. Non ero in forma smagliante, ma riuscii a schivare l’attacco facendo un balzo all’indietro. Appena posai i piedi sul cemento del tetto, ormai quasi totalmente distrutto, sfilai la mia katana provocando un rumore metallico.

P.O.V. Pier:

Mentre Alex stava intraprendendo il combattimento contro Sasuke, io attiravo il suo compagno alle porte del villaggio per evitare ulteriori danni. Arrivammo lì in poco tempo.

<< Così sei all’altezza di essere il compagno di Sasuke … Qual è il tuo nome? >>

<< Giustamente vorrai sapere il nome di colui che ti ucciderà … Beh io sono Suigetsu >> Mi rispose.

Una voce familiare risuonò nel vento.

<< Non sarà Pier il tuo avversario, sarò io. >> Disse.

Mi voltai verso destra e vidi il maestro Kakashi. Era sul ciglio delle mura nella sua classica posa con le mani in tasca. Scese da lì e atterrò non molto lontano da me.

<< Maestro Kakashi è un piacere rivederla dopo tanto tempo. >> Gli dissi.

<< Non c’è tempo da perdere, va da Alex e aiutalo. Vi ho visti entrare al villaggio, non siete al massimo delle forze. Insieme non avrete problemi contro Sasuke. Me la vedo io qui. >> Disse il maestro con tono serio.

<< Vado. >> Dissi mentre incominciavo a correre.

<< Sei uno sfacciato, credi di sconfiggermi? Non sai con chi hai a che fare! >> Disse Suigetsu.

<< Fatti sotto. >> Lo rispose Kakashi alzando la benda dall’occhio.

Dopo pochi minuti di corsa, arrivai al palazzo dell’ Hokage. Rumori metallici provenivano dal tetto. Alex stava sfidando Sasuke in un corpo a corpo.

P.O.V. Alex:

Stoccata. Parata. Fendente. Parata. Era uno scontro alla pari, ma la fatica del viaggio mi indeboliva sempre di più ogni minuto che passava. Non so fin quando avrei potuto resistere.

<< Mi sto incominciando ad annoiare, rendiamo lo scontro più divertente. >> Disse Sasuke attivando il suo sharingan ipnotico.

Ora era più pericoloso che mai. Non solo dovevo stare attento ai suoi colpi, ma ora non potevo nemmeno guardarlo negli occhi. La situazione si complicava. Scattò verso di me pronto a menare un fendente con la katana, ma riuscii a pararlo e a respingerlo spingendo Sasuke con un calcio qualche metro più in avanti. Quel poco spazio era sufficiente per poter tendere il braccio verso di lui senza correre il rischio di perderlo.

<< Shinra Tensei! >> Urlai contro di lui.

L’energia provocata dalla mia tecnica lo spinse contro un pilastro dall’altro lato del tetto.  Sembrava stordito. Mi avvicinai di corsa pronto per attaccarlo ancora una volta con la katana, ma appena la lama stava per trafiggerlo alla spalla lui schivò lateralmente, anche se il colpo non fu del tutto inutile: riuscii a graffiargli la parte esterna del tricipite. Lui non si accorse della ferita. Sembrava fosse ipnotizzato dallo scontro, prestando attenzione ad ogni movimento che compivo.

<< Metterò fine a quest’incontro. >> Disse Sasuke.

<< Provaci. >> Gli risposi facendogli segno di avvicinarsi.

In un istante iniziò a correre con un mille falchi nella mano destra. Dovevo sbrigarmi, utilizzai la prima tecnica che mi passò per la testa in quel momento.

<< Rasengan! >> Urlai correndo a mia volta contro di lui con il braccio intorpidito per il consumo di chakra, infatti la sfera nel mio palmo sembrava davvero
pesante, quasi come un masso. Con le mie ultime forze tesi il braccio verso di lui a distanza debita e …

P.O.V. Pier:

Assistevo allo scontro di Alex dal tetto del palazzo vicino miracolosamente intatto. Era uno scontro davvero emozionante. I colpi sferrati dai due si riuscivano a sentire sul proprio corpo: era così coinvolgente che quasi sembrava di combattere personalmente. Sasuke urlò qualcosa contro Alex e subito dopo corse verso di lui con un mille falchi pronto per essere scagliato. Alex corse a sua volta verso di lui con un rasengan a mio parere non molto potente, ma sufficiente per contenere la potenza del mille falchi di Sasuke. Arrivarono entrambi con il braccio teso. Alla collisione delle due tecniche posizionate sui palmi dei rispettivi utilizzatori, un lampo viola diretto verso il cielo provenne dallo scontro. Era uno spettacolo mozzafiato. La potenza sprigionata dai due avversari era palpabile. Subito dopo il lampo ci fu un’esplosione accecante. Dovetti coprirmi l’occhio sano con entrambe le mani per proteggerlo dalla luce candida. Subito dopo diradarsi della luce aprii l’occhio e vidi entrambi  i rivali stesi sul freddo cemento del palazzo dell’ Hokage, apparentemente senza vita. Mi allarmai. Corsi sul tetto e mi avvicinai ad Alex. Gli alzai il busto e cercai di farlo riprendere schiaffeggiandolo. Dopo una lunga serie di schiaffi Alex mi afferrò il braccio e mi disse di smetterla. Fortunatamente si era ripreso. Confortato, mi avvicinai a Sasuke. Aveva ciò che desideravo. Senza esitare mi inginocchiai e iniziai ad avvicinare la mano al suo volto. Già assaporavo la vista dei miei nuovi occhi, ma fu troppo presto per cantare vittoria. Dal volto di pietra del Primo Hokage si librò in aria una figura scura. Volava in tondo sopra di noi e sembrava puntare a Sasuke. Mentre tutto sembrava calmo, con un movimento tanto fluido quanto veloce, lo strano rapace si avvicinò in picchiata verso di me. Le sue dimensioni erano fuori dal normale. Era un animale da richiamo, non c’era dubbio, ma chi lo stava comandando?
Arrivato a circa cinque metri dal tetto del palazzo dell’Hokage, il rapace s’inclinò verso l’alto rallentando e spostando una corrente tanto forte da riuscir a farmi perdere l’equilibrio. Caddi a terra. Mentre mi riprendevo il rapace atterrò a qualche passo da me, ma non sembrava avere cattive intenzioni. Approfittai della disattenzione dell’uccello e riuscii ad allontanarmi. Sentii dietro di me un forte tonfo di ali. Voltandomi notai Sasuke tra gli artigli dell’uccello, il quale era ormai troppo in alto per essere fermato. Guardai ancora il corpo incolume di Sasuke mentre si allontava, il mio desiderio doveva ancora aspettare. Alex mi sorprese toccandomi la spalla destra con la sua mano.

<< Pier … Guarda un po’ chi c’è. >> Mi disse Alex.

Mi voltai e vidi una squadra ninja che ci puntava contro dei kunai e degli shuriken. Sarebbe stato troppo pericoloso trasportarci nel kamui, ci saremo potuti ferire. Trasportare tutte le armi dei ninja che ormai ci circondavano avrebbe richiesto un dispendio esagerato di energie. Non avevamo via di fuga. Eravamo stati catturati.

 

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Capitolo 4
*** La fuga. ***


Capitolo 4: La fuga

 
P.O.V. Pier:

Venimmo scortati fino ad un bivio dove c’erano tre insegne. La prima diceva: ospedale; la seconda: carcere; la terza: terme. Guardai il viale che conduceva alle terme sperando di andare nella direzione della terza insegna, ma date le circostanze, non era molto probabile. Iniziavamo ad andare verso sinistra, verso la prigione, ma ad un certo punto successe qualcosa. Qualcuno mi colpii alla nuca facendomi perdere i sensi.Era giorno. Il sole era alto nel cielo e la sua luce trapassava la tenda della camera creando un’atmosfera di calma. La stanchezza era scivolata via di colpo, ma non sapevo dove mi trovavo. La stanza non era per niente cupa, delle flebo in un angolino e quattro lettini, di cui due occupati da me e da Alex. Non c’era dubbio, eravamo in una stanza d’ospedale. Mi sedetti sul lettino e mi sgranchii le articolazioni e mi alzai in piedi. Mi accostai al letto di Alex senza provocare rumori superflui oltre a quello del mio leggero respiro. Notai che si era parzialmente ripreso, sembrava tutto apposto a parte per il braccio tutto ingessato e qualche fascia intorno al busto. Dopo un paio di minuti trascorsi a sbirciare fuori dalla finestra, bussarono alla porta facendo svegliare di soprassalto Alex. La porta si aprì lentamente lasciando intravedere la sagoma di un membro della squadra speciale Anbu.

<< Oh, siete già svegli. L’Hokage vuole vedere uno di voi. >> Disse l’uomo coperto dalla maschera a forma di capo d’uccello.

Era inquietante. L’aria misteriosa e il fatto che era coperto da una mantella che non lasciava intravedere altro che la maschera e le mani mi dava sui nervi.
Alex si stava alzando, ma io feci segno con la mano di rimanere lì, così seguii fuori la porta quello strano uomo senza pronunciare parola. Egli chiuse la porta alle sue spalle e ci incamminammo nel lungo corridoio che affacciava sula cortile centrale. Il cortile era in parte ricoperto d’erba e fiori, in parte ricoperto di sterrato. Entrambe le parti però erano illuminate dai raggi del sole, ad eccezione di una piccola ombra provocata dall’edificio. Doveva fare davvero caldo lì fuori. Continuai a camminare e ad ogni passo dalla camera dove riposava Alex, mi sentivo sempre più indifeso. Mi feci coraggio e riuscii ad arrivare alla fine del corridoio. Alla fine di esso c’era a destra l’entrata del cortile, a sinistra le scrivanie dove svolgevano i propri compiti le infermiere e al centro iniziava un altro corridoio.  L’uomo fece strada a destra, aprendo la porta. Calpestai il terreno caldo del cortile e immediatamente i raggi del sole mi abbagliarono e d’istinto misi la mano davanti al’occhio sano per proteggerlo da quella, in parte fastidiosa, luce. Mi guardai attorno. Non c’era niente a parte l’ospedale che sorgeva come una mezzaluna intorno al cortile. Mi accentrai nello spazio disponibile e subito venni accerchiato da sei membri dell’Anbu, senza contare il tizio che vi aveva scortato fin lì. Erano sette. Non potevo scappare, ero in trappola, poi riflettei: se avessero voluto farci fuori lo avrebbero fatto fin dall’inizio, c’era qualcosa dietro tutto questo. Qualche secondo dopo, dietro un membro dell’Anbu, giunse dal nulla Tsunade, quinto Hokage. Spostò l’uomo davanti a sé e s’incammino verso di me. Si fermo ad un paio di metri da dove sostavo.

<< Pier Uchiha, ricercato di grado S e traditore del villaggio di Konoha, sei circondato. Fa una sola mossa e verrai eliminato … >> Disse e dopo una manciata di secondi continuò dicendo: << Ti ho salvato e convocato qui non perché volessi farti del male, ma per parlare. Sai benissimo che sei ricercato dall’Akatsuki, da Orochimaru e, se vogliamo dirla tutta, anche qui lo sei, ma ti do, anzi vi do, una possibilità per riscattarvi. Sarete dei ninja rispettati all’interno del villaggio se giurerete fedeltà a me e al villaggio sottostando alla mia volontà. >>

Sentendo queste parole mi venne da ridere, ma mi trattenni e lasciai scappare solo un sorriso. Ripresi la calma e sputai in terra a destra di Tsunade in segno di ribrezzo nei suoi confronti.

<< Siete così disperati voi di Konoha che ricattate anche i criminali per ottenere il più misero aiuto possibile per combattere contro i vostri nemici. Mi fate schifo! >> Urlai di fronte all’Hokage. << Se pensate che cederò a questo inutile ricatto siete solo degli illusi! Siete senza speranza! Perché non chiedete aiuto a Naruto, eh?! O magari a qualche clan già che ci siete, e a questo punto perché non a Jiraya? Oh, giusto … è morto! >> Dissi urlando ancora più forte.

Tsunade disse urlando a sua volta : << Non posso concepire nemmeno una parola di ciò che dici … Nemmeno una … E poi ti prendi gioco anche di Jiraya ?! Questa volta non la passerai liscia! >>

<< Staremo a vedere >> Dissi con tono sicuro.

Ormai ero quasi guarito, l’occhio sinistro non ancora, ma il destro ero in grado di controllarlo. Quando tutti e sette gli agenti dell’Anbu mi attaccarono, usai il kamui e scomparii dalla circolazione un attimo prima che avessero modo di colpirmi.

P.O.V. Alex:

Vedevo la scena dalla finestra. Pier discuteva animatamente con Tsunade. Alla fine di ciò il mio compagno era scomparso. Se lui era nei guai, lo ero anch’io. Dovevo scappare. Non avevo le abilità di Pier e quindi non potei smaterializzarmi a piacere, ma dovetti trovare una via di fuga. Rientrai in camera e quando stavo per richiudere la porta sentii il quinto Hokage dire con molta rabbia repressa:

<< Eliminateli … tutti e due … e sbrigatevi! >>

Non c’era più tempo. Mi guardai intorno e vidi l’unica via di fuga: la finestra. Aprii l’infisso ed uscii correndo come un forsennato verso la strada in cerca di un riparo. Dietro di me sentii degli uomini urlare:

<< Qui non c’è ! Trovatelo e fatelo fuori ! >>

Dopo qualche secondo le parole che in quel momento speravo non dicessero.

<< Eccolo lì, prendetelo! >>

Impallidii. Incrementai il ritmo della corsa e, senza mai fermarmi, adocchiavo punti strategici in cui non potessero vedermi. Fortunatamente dopo circa due minuti di inseguimento, trovai un buon nascondiglio in un piccolo vicolo. Era uno spazio molto stretto e riparato dai cassonetti dell’immondizia. Era perfetto per scappare da quella situazione. Schivai lateralmente il più velocemente possibile verso destra e mi riparai dietro uno dei cassonetti. Aspettai in silenzio che quei ninja perdessero le mie tracce. Sentii uno di loro dire:

<< Lo abbiamo perso, ritiriamoci … >>

Fu un sollievo. Uscii cautamente dal nascondiglio e  mi affacciai in strada. Non c’era nessuno, una calma innaturale per quella parte della giornata. Uscii fuori dal vicolo, ma era una trappola. Mi ritrovai accerchiato da molti uomini e conciato com’ero non potevo di certo affrontarli tutti insieme. Dovevo scappare, ma dove? Non c’era via di fuga. Contemporaneamente tutti quegli energumeni mi si avventarono contro. All’improvviso una figura nera comparve dal nulla di fronte a me, ero preso in contrattempo non potevo reagire. Senza distinguere cosa fosse, quella misteriosa figura si abbatté contro di me avvolgendomi con delle braccia. Un istante dopo divenne tutto nero. Immediatamente dopo quel nero divenne verde. Caddi di schiena. Quella figura nera era caduta anch’essa dietro un albero. Il verde era dovuto all’erba e alle foglie che ci circondavano. Da dietro all’albero provenne una voce alquanto familiare che diceva:

<< Ahahaha, dobbiamo farlo più spesso sai! >>

La riconobbi immediatamente, era la voce di Pier.

<< Tu sei pazzo … Dopo un accaduto del genere hai ancora tutto questo spirito? >> Dissi con un tono che man mano divenne scherzoso.

<< Ti sei divertito però … ammettilo >> Disse Pier ridendo.

<< Va bene, hai ragione, ma non rifarlo. >> Gli risposi.

Una voce interruppe la nostra conversazione.  Anch’essa familiare.

<< Quello stupido di Gai non capisce quando è tempo di giocare o di lavorare. Uff che scocciatura … >>

Era la voce del maestro Kakashi. Anche Pier la riconobbe siccome ci guardammo con un’aria felice. Di tutte le persone che potevamo incontrare, il maestro era la persona giusta con cui poter parlare. Uscimmo entrambi dal nostro nascondiglio e ci avvicinammo al nostro vecchio maestro.

<< Salve maestro Kakashi! >> Disse Pier con aria allegra.

<< Oh ragazzi è da un bel po’ che non ci si vede tutti insieme. Come va? >> Disse Kakashi rispondendo al saluto di Pier.

<< Di certo non alla grande, ma infondo stiamo bene: è questo l’importante. >> Dissi.

<< Mi fa piacere sentirtelo dire Alex, dopo tutto quello che avete passato ce ne avete di fegato a mostrare ancora le vostre facce da queste parti. >> Mi rispose il maestro.

<< Lo sa vero che stiamo parlando con lei perché è l’unico di cui ci possiamo fidare, vero? >> Disse Pier con tono incredibilmente serio.

<< Sarei senza cuore se osassi tradire i miei stessi alunni, non trovi? >> Rispose Kakashi.

<< Già … E inoltre non sarebbe nel suo stile. >> Risposi fissandolo.

Non so perché, ma ogni volta che i nostri sguardi si incrociavano il maestro cambiava espressione, diventava … strano.

<< Ad ogni modo volevo chiederle com’è andata con Suigetsu, il compagno di Sasuke. E’ riuscito a batterlo vero? >> Gli domandò Pier.

<< Non è stata semplice, era davvero formidabile, aveva delle abilità notevoli, ma non c’è più bisogno di preoccuparci, sono riuscito ad eliminarlo. Era anche in svantaggio, il suo chakra era d’acqua e l’ho battuto grazie ad un “millefalchi”. >>

<< Non c’era che d’aspettarselo da uno pieno di risorse come lei maestro Kakashi!  >> Disse Pier pieno d’entusiasmo.

D’altronde Kakashi era la persona più stimata da Pier. C’era d’aspettarselo questo tono. In lontananza si sentì echeggiare la voce del maestro Gai.

<< Kakashi ho vinto! Non c’è stata sfida! Ahahahah, sono passato in testa! 53 a 52! >>

Dovevamo andarcene prima che ci vedesse.

<< Arrivederci maestro … E acqua in bocca. >> Dissi sottovoce.

Kakashi annuì con la testa.

Venimmo trasportati dal kamui di Pier su un’altura che emergeva dal bosco ai confini del villaggio dov’eravamo prima. Fortunatamente il luogo era ricoperto di verdeggianti alberi e cespugli. Ci accampammo lì vicino in una rientranza naturale e decidemmo di riposare.

 

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Capitolo 5
*** Un assaggio del pericolo. ***


Capitolo 5 : Un assaggio del pericolo


P.O.V. Pier:

Ci svegliammo all’imbrunire. L’atmosfera era pervasa dai raggi arancioni del sole creando un’atmosfera di pace e quiete. In lontananza i corvi gracchiavano provocando un rumore sordo. Quel riposo era servito a recuperare interamente le forze. Almeno per me. Alex stava osservando le bende sul suo corpo, o almeno quel che ne rimaneva. Le strappò con forza dicendo:

<< Sto bene … di queste non ne ho bisogno. >> 

Lasciò ciò che rimaneva di esse sul terreno caldo senza produrre rumore. Mi guardai attorno. Era tutto esattamente come prima. Fortunatamente non eravamo stati avvistati dai ninja del villaggio, né tantomeno dagli altri nostri rivali. Raccogliemmo i nostri effetti e iniziammo a camminare in direzione opposta al villaggio con l’intenzione di trovare qualche piccolo villaggio in cui alloggiare.
Procedemmo per quasi tutta la notte, la stanchezza non era il nostro più grande problema, potevamo camminare ancora a lungo. Notammo uno strano movimento tra la boscaglia. Ci insospettimmo, così decidemmo di andare a controllare. Ci appostammo dietro un’albero senza destare sospetti. Sbirciammo. Era Orochimaru con il suo aiutante Kabuto intenti a sperimentare qualche strana tecnica su persone innocenti. 

<< Kabuto, prendi quella pergamena e portamela. >> Disse Orochimaru.

<< Certo, maestro >> Disse il suo aiutante senza esprimere alcuna emozione.

Orochimaru aprì la pergamena e posò la mano sulla testa di una delle tre persone che giacevano inermi sul terreno di fianco a lui. Sentimmo pronunciare una strana formula, ma non ne capimmo le parole. Il corpo dello sfortunato uomo fu pervaso da una strana energia, così potente da poter essere vista ad occhio nudo. Era nera. L’atmosfera s’incupì. La salma dell’uomo sprigionò un chakra eccezionale e, incredibilmente, essa si alzò e si mise a fluttuare di fronte ad Orochimaru. Sul volto dello scienziato comparì un sorriso. Il corpo smise di fluttuare e perse di vitalità. Improvvisamente l’espressione di Orochimaru fu ricolma di rabbia.

<< Un altro esperimento fallito … devo ricorrere ad una maggiore quantità di chakra … Kabuto, portami altri corpi. >> Disse in maniera brusca.

<< Signore, quello era l’ultimo a nostra disposizione. Vado a prenderne altri? >>

<< Continuerò fino all’alba, se necessario … Si, me ne servono altri. >> Rispose al suo aiutante con aria leggermente meno aggressiva.

Kabuto s’incamminò verso di noi. Sempre più vicino … Sempre di più … Doveva averci scoperto, ma il suo volto non lasciava traspirare alcuna espressione. D’altronde non eravamo sicuri che ci avesse captato, ma non potevamo correre questo rischio. Dovevamo creare un diversivo. Fortunatamente il fato era dalla nostra parte. Un’animale mosse un cespuglio dall’altro lato dell’area, dov’erano i corpi. Kabuto, come un felino, si abbatté su di esso pensando ad un attacco furtivo da parte di qualcuno. Si rese conto dell’errore e tornò sui suoi passi. Cogliemmo l’attimo e ci smaterializzammo grazie alla mia abilità. Riapparimmo ad un centinaio di metri a sud del luogo dove Orochimaru stava conducendo i suoi strani esperimenti. Iniziammo a correre nella direzione opposta. Dopo una cinquantina di metri sentimmo delle voci davanti a noi. Era possibile che Kabuto ci avesse scoperto e che fosse già lì? No, subito smentii quest’idea dato che le voci erano più di una e perlopiù erano voci di giovani. Ci incuriosimmo e Alex propose di indagare. Salimmo sulle cime degli alberi che coprivano l’immagine delle persone che interferivano con la quiete della notte attraverso le loro voci. Scendemmo dagli alberi e atterrammo di nascosto indietro alla loro posizione. Ci nascondemmo nella boscaglia. Li stavamo pedinando, ma i loro aspetti erano confusi. C’erano tre ragazzini e un adulto. Che fosse una squadra in missione? O era una trappola per i teppisti della notte? Dovevamo capirlo. Riducemmo la distanza. Non eravamo più nascosti come prima, ormai ci separava solo un piccolo strato di vegetazione dallo scoprire chi fossero quei quattro individui. Vidi Alex dall’altro lato del gruppetto che faceva un segno con la testa. Dovevamo uscire dai nascondigli. Sorpassato anche l’ultimo strato di vegetazione, non c’erano più nascondigli dove occultarsi, perciò dovetti uscire allo scoperto. Anche Alex fece lo stesso, ma in direzione opposta. Finalmente i volti dei malcapitati erano ben distinguibili. Uno sguardo e mi accorsi che la mia ipotesi era giusta. Davanti a me c’era l’accampamento di una squadra del villaggio di Konoha formata da tre genin e un jounin. Ci avvicinammo contemporaneamente. Gli sguardi dei quattro erano rivolti verso di noi. Le espressioni delle loro facce terrificate erano addirittura divertenti. Si alzarono tutti di scatto e si strinsero al loro maestro. Guardai meglio quella scena e riconobbi il maestro Ebisu,anche se era diverso dalle altre volte. Portava una maglietta con la manica destra molto corta che lasciava intravedere una cicatrice molto lunga sul braccio. Dal gomito al dorso della mano. Riconobbi anche Konohamaru, l’amico di Naruto. Non ci avevo mai parlato, ma in quel momento era davvero in preda al panico. Gli altri due genin avevano un’aria familiare, ma non riuscivo a focalizzare la loro immagine nei miei ricordi. Non riflettei a lungo su questo particolare, ma iniziai ad avanzare fissando i volti dei ragazzini impauriti. Ebisu voleva nascondere la paura, ma non ci riuscì, infatti disse con voce tremolante:

<< C-Chi siete? C-Cosa volete? >>

<< Abbiamo solo un po’ fame … Non vi preoccupate prenderemo il cibo dalle vostre bisacce e ce ne andremo, state calmi. >> Dissi avanzando.

A circa tre metri dal gruppetto. Ebisu urlò con voce più sicura rispetto a prima:

<< Non vi avvicinate, o dovrò eliminarvi entrambi! >>

Scoppiai a ridere. Anche ad Alex quella frase suscitò ilarità.

<< Davvero divertente Ebisu … Davvero divertente … >> Dissi lentamente.

<< Non mi avete lasciato altra scelta. >> Disse Ebisu estraendo due kunai dalla tasca.

Il maestro si avventò contro di me lanciando i due kunai. Li evitai entrambi schivando lateralmente. Giunse a portata di tiro. Attivai il mio sharingan. Cercò di darmi un pugno, ma lo bloccai. Tentò lo stesso con la mano libera, ma l’esito fu lo stesso. Avvicinai il mio occhio al viso di Ebisu, coperto dagli occhiali scuri che portava ormai da sempre. Per sua sfortuna gli occhiali non ebbero una grande resistenza contro lo sharingan e, in un attimo, cadde a terra sotto l’effetto del mio genjutsu. Avevamo via libera, non pensavo che quei marmocchi potessero in qualche modo ostacolarci, così mi avvicinai a loro sicuro di me.

<< Avete visto cos’è successo al maestro? Se non fate i bravi succederà lo stesso a voi. >> Dissi minacciando il gruppetto.

<< Pier prendi le bisacce e andiamocene. >> Mi disse Alex.

All’improvviso il gruppo formato dai ragazzini, due maschi e una femmina, si sciolse e quello più alto fra essi mi disse con voce impaurita:

<< Pier … Pier Uchiha? Il ricercato? >>

<< Si, proprio io, in carne ed ossa >> Dissi con tono beffardo.

All’improvviso il bambino ai miei piedi si commosse.

<< Fratello! >> Disse quasi piangendo.

<< C-Come? F-Fratello? >> Dissi balbettando.

Com’era possibile? Mio fratello? Quel piccolo marmocchio che mi scocciava sempre era diventato il ragazzino che avevo davanti? Com’era possibile? Ero stato via per quasi un lustro, ma non avrei mai immaginato un tale cambiamento. Alzai lo sguardo e notai che la bambina della squadra abbracciava Alex allo stesso modo del ragazzino ai miei piedi. Abbassai di nuovo lo sguardo e mi abbassai piegando le ginocchia fino ad eguagliare l’altezza del giovane davanti a me.

<< Sei tu … Hikari … Uchiha? >> Dissi guardando sbalordito il volto del ragazzino.

<< Si … E se non ci credi … >> Disse con voce traboccante di gioia.

Attivò il suo sharingan. Era la prova indiscutibile che era mio fratello. Nel mio profondo ero felice di rivederlo dopo tutto questo tempo, ma sapevo che, per quanto lo volessi, non potevo rimanere con lui. Lo abbracciai con forza. Sentii il suo corpo stringersi al mio e le sue braccia attorno al mio collo. Era davvero una bella sensazione. Sentii Alex parlare con sua sorella, Yumeina,anch’essa cresciuta in modo esagerato.

<< Che bello rivederti Yumeina! >> Disse Alex con tono traboccante di felicità.

<< Già è una fortuna averti ritrovato qui! >> Disse Yumeina con altrettanta allegria.

Già era stata una vera fortuna incontrare i nostri fratelli qui … E pensare che volevamo derubarli. Ad ogni modo avevamo ancora fame.

<< Non è che potreste darci qualcosa da mangiare? >> Dissi a mio fratello sorridendo.

Mio fratello si avviò verso uno zaino, prese una pillola e me la porse.

<< Tieni con questa ti riempi davvero. >> Disse mio fratello lasciando cadere la pillola nella mia mano.

Guardai quella sfera di colore scuro. Non aveva un aspetto invitante, ma meglio di niente. La misi in bocca senza fare storie. Era dura, senza sapore. La spezzai con i molari provocando un rumore strano. All’improvviso un’aroma di erba medica si propagò in bocca. Era un sapore davvero acre, ma non così tanto da doverlo sputare. Masticai ancora un po’ e lo mandai giù. Mi sentii subito sazio. Se non fosse stato per il gusto sarebbe stata una pillola miracolosa. Ringraziai Hikari e iniziai a parlare con lui. Alex fece lo stesso con Yumeina. Konohamaru ci guardava con aria stupita. Ebisu dormiva sul terreno ricoperto d’erba. I nostri fratelli erano davvero cambiati: mio fratello era cresciuto incredibilmente. I suoi capelli scuri erano più corti di quanto ricordassi, la sua statura era rimasta sempre sottile e magra e questo favoriva l’agilità. Dei particolari del volto mi colpirono i suoi occhi, erano come pozzi neri e profondi rispetto al volto chiaro e leggermente marcato. Era molto simile a me. Anche Yumeina era cambiata: i lunghi capelli arancioni scivolavano leggeri sulle spalle. I suoi occhi blu erano ammalianti come sempre e le conferivano un’aria angelica, il contrario del suo carattere. Era davvero insopportabile, quando abitavamo al villaggio Alex mi riferiva spesso episodi di discussione tra lui e sua sorella. Dopo un po’ di tempo rimasti a parlare delle avventure trascorse da quando erano diventati genin, domandai nostri fratelli: 

<< Dove siete diretti a quest’ora della notte? >>

<< Stiamo andando verso nord, a controllare il passaggio per una carovana che passerà di qui all’alba … sapete è la nostra prima missione di grado B >> Disse Yumeina in tono sbarazzino.

A nord. Di certo non potevano andare a nord se volevano portare a casa la pelle.

<< Voi non potete andare lì >> Disse Alex con tono preoccupato.

<< Cosa? Perché no? >> Disse Hikari.

<< Perché c’è Orochimaru lungo la via, sta conducendo esperimenti e ha mandato Kabuto a cercare altri corpi, ecco perché siamo qui. >> Risposi.

<< Dobbiamo dirlo a Ebisu. >> Disse mio fratello con tono sicuro.

Si avvicinò a lui e lo agitò per una spalla. Il maestro gemette e disse con tono sofferente:

<< Che male alla testa … sono stato vittima di un genjutsu. Sono andati via? >>

<< Salve maestro Ebisu. >> Dicemmo io e Alex con tono imbarazzato.

<< V-Voi? Ne volete ancora? >> Disse con tono insicuro mettendosi in posizione d’attacco.

<< Certo, certo … Non vorremmo mai sfidare la sua bestia interiore >> Disse Alex in maniera sarcastica.

<< Si … >> Disse ingoiando. << Vi conviene. >>

<< Maestro, con i vostri piani di viaggio state andando incontro ad Orochimaru. A circa centocinquanta metri da qui sorge un piccolo accampamento dove quel pazzo sta conducendo i suoi esperimenti e ha accennato a rimanere lì fino all’alba. >> Dissi indicando verso nord.

<< Capisco … dovremo avvisare l’ Hokage, anche se non penso che si potranno rimandare i piani. Sarà un problema per la carovana. >> Disse Ebisu riflettendo sui piani da egli stesso formulati.

Se avessero continuato sarebbero andati incontro a morte certa. Fortuna che siamo arrivati in tempo.

<< Tornate indietro, sarebbe meglio non rischiare in questi casi. >> Dissi ad Ebisu.

<< Già non hai tutti i torti, ragazzo. Vedrò cosa posso fare per ritardare il più possibile la partenza, ma chi ci può garantire che all’alba Orochimaru se ne andrà? >> Si domandò il maestro.

<< Vedremo cosa potremmo fare >> Dissi ad Alex lanciandogli un’occhiata che lui ricambiò.

 

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Capitolo 6
*** La missione. ***


Capitolo 6 : La missione.


P.O.V. Alex :

Il maestro Ebisu rifletteva seduto su una roccia. Tutti gli altri erano seduti e parlavano tra di loro. Io fissavo il manto del bosco intento nel cercare tracce di Kabuto o Orochimaru. Ebisu smise di pensare e si alzò.

<< Ora dobbiamo per forza partire, non possiamo più temporeggiare, la carovana sta per partire dal villaggio. Abbiamo circa un’ora di tempo per eliminare gli
ostacoli. >> Disse Ebisu ancora pensieroso.

<< Ma maestro! Lì davanti c’è Orochimaru, non possiamo passare indisturbati. >> Disse Konohamaru con aria preoccupata.

Pier si avvicinò a me con aria sicura. Sembrava avesse avuto un’idea. Infatti era così. Mi spiegò il suo piano e, a mio avviso, davvero astuto. Addirittura insolito da uno come lui. Non dicemmo niente agli altri, siccome avrebbero sicuramente intralciato i nostri piani.

<< Ehi, voi cosa state bisbigliando? >> Urlò il maestro Ebisu.

<< Abbiamo deciso … >> Dissi con aria decisa, ma rattristita. << Andremo noi per primi e vi libereremo la strada. >> Completò la frase Pier con altrettanta espressione.

<< Ma è rischioso, molto rischioso, finirete per farvi uccidere da quel mostro! >> Esclamò Ebisu.

<< Non si preoccupi, sarà un piacere eliminare quel viscido serpente. >> Disse Pier stringendo il pugno.

<< D’accordo, ma cercate di non farvi uccidere. >> Disse Ebisu fissandoci.

Ci voltammo contemporaneamente e iniziammo a camminare verso il luogo dove Orochimaru stava conducendo i suoi bizzarri esperimenti. Era l’alba e il cielo era colorato di rosa e i tiepidi raggi del sole venivano filtrati dalla boscaglia creando numerose macchie rosee sul terreno. Dopo un paio di minuti il team incominciò a seguirci con aria ansiosa. Noi, noncuranti dello stato d’animo degli altri, continuammo a camminare sicuri di noi. Il posto incominciava ad essere familiare: ci stavamo avvicinando ad uno dei nostri nemici più temibili. Dopo una decina di passi riconobbi in lontananza l’albero che ci nascondeva da Kabuto e Orochimaru la notte prima. Esitai a fare un altro passo verso di loro, ma poi presi coraggio e continuai il mio cammino al fianco di Pier. Attraverso le foglie non si intravedeva alcuna persona. Era strano, le parole di Orochimaru erano state dette con convinzione, non doveva essere lontano. Spostammo le foglie del cespuglio di fronte a noi e in inaspettata vicinanza notammo Orochimaru e Kabuto ancora assorti nei loro esperimenti, purtroppo c’erano altri corpi di persone innocenti oltre ai malcapitati della notte prima, era uno spettacolo davvero macabro.

<< A quanto pare abbiamo degli ospiti Kabuto, accoglili calorosamente. >> Disse Orochimaru senza neanche voltarsi.

<< Lo vedo, sarà un’accoglienza degna di nota. >> Rispose con tono sicuro Kabuto.

Kabuto si precipitò su di noi con l’intento di eliminarci, quando Orochimaru gli ordinò di catturarci per i suoi esperimenti. Pier ingaggiò il primo scontro con Kabuto.

P.O.V Pier :

<< Pier perché non ti unisci a noi insieme al tuo compagno Alex, sarete anche voi dei fedeli servi del maestro Orochimaru. >> Affermò con tono sicuro Kabuto.

<< Si certo, e magari gli portiamo anche la colazione a letto. >> Risposi con tono sarcastico.

<< Beh, l’hai voluta voi! >> Gridò Kabuto.

Kabuto si avventò su di me lanciando aghi avvelenati, sicuro di riuscire ad andare a segno. Contrariamente ai suoi piani i suoi aghi vennero risucchiati nel mio kamui, e risposi lanciando a mia volta una serie di shuriken per attirare la sua attenzione. Mentre era impegnato a schivare gli shuriken, mi trasportai dietro di lui in maniera repentina e lo colpii in pieno con il mille falchi, tanto da scaraventarlo violentemente contro un albero. Sia io che lui sapevamo che quel mille falchi non era al massimo della potenza e che se avrei voluto lo avrei trapassato, ma ebbi pietà nei confronti di un topo di biblioteca. Infondo era Orochimaru il mio obiettivo e non il suo assistente. Quando Orochimaru si voltò e vide Kabuto in difficoltà disse con disprezzo:

<< Incapace che non sei altro, hai sottovalutato il nemico. >> Cercò di intervenire ma fu fermato da Alex.

P.O.V. Alex:

Scattai di fronte ad Orcochimaru, il quale si fermò di scatto. Ci fissammo intensamente.

<< Sai meglio di me che non ne uscirai vivo da questo scontro. >> Dissi con tono sicuro continuando a fissare i suoi strani occhi gialli.

Erano davvero particolari, quando sarebbe stato tutto finito, avrei di certo avuto un paio di orbite oculari davvero rare. Un vero pezzo da novanta.

<< Staremo a vedere, pivello! >> Esclamò Orochimaru scattando verso di me.

Al suon di quella parola, in me si accese qualcosa. Non avevo mai sopportato che qualcuno mi insultasse con questa parola. Ero un utilizzatore del rinnegan, come potevo essere un pivello? Quel viscido verme di terra, non conosceva la mia potenza. Meglio provvedere. Scattai incontro al mio avversario sguainando la katana. Ero arrivato a distanza di tiro. Menai un fendente, ma lui la schivò saltando verso destra. La sua gola si ingrossò. Era davvero raccapricciante. Aprì la bocca e dalla sua gola spuntò una spada. La lama era luminescente, evocava una luce azzurra molto attraente, quasi ipnotizzante. La spada cadde a terra e colsi quell’istante per attaccarlo. In un instante egli prese la spada e parò il colpo. Lui era inginocchiato, in una posizione non molto comoda per parare un colpo. Tesi il braccio e lo allontanai con un calcio sul petto. Cadde a terra. Saltai sopra di lui e cercai di trafiggerlo con la mia lama, ma si rialzò con agilità felina e tornò in posizione d’attacco. Dietro di me sentii crollare un albero, e, subito dopo, la voce di Kabuto riecheggiò nell’aria:

<< Se pensavi di avermi sconfitto con questo colpo scadente devi ricrederti. >> Disse Kabuto ricomponendo le ferite ricevute.

Orochimaru era nella stessa posizione di prima, intento nello scrutare un mio punto debole. Mi avvicinai a lui lentamente, accumulando energia nel colpo seguente: avevo intenzione di eliminarlo con un colpo solo. Avanzando aumentavo la velocità della corsa. Il mio colpo doveva essere letale. Tentai di menargli quel colpo sulla spalla, ero sicuro che avrebbe potuto staccargli il braccio. Incredibilmente Orochimaru non mosse un muscolo. Il colpo andò a segno, ma quando stavo per convincermi di aver vinto, una nebbia improvvisa avvolse la mia spada. Avevo di certo colpito qualcosa. Al diradarsi della nebbia la mia katana era infilzata in un ceppo d’albero: la tecnica della sostituzione. Nemmeno il tempo di voltarmi e dietro di me Orochimaru posò la spada sul mio collo.

<< Hai perso, mi sa. >> Disse Orochimaru con tono beffardo.

Mollai la katana a terra caddi in ginocchio. Avevo perso contro un tipo come Orochimaru. Non potevo crederci.

P.O.V. Pier:

Quando Kabuto riprese le forze, il suo palmo venne pervaso di chakra, era una tecnica insolita che a mio avviso era il bisturi di chakra. Corse verso di me tentando di toccarmi il braccio destro, ma invano. Cercai di portarlo nella luna insanguinata, uno dei genijutsu più potenti dello sharingan, ma lui riuscì a chiudere gli occhi in tempo, così colmo di rabbia mi avventai su di lui con il mille falchi ma schivò anche quest’ultimo colpo. Dopo riuscì a toccarmi il braccio sinistro di striscio, ma riuscì ugualmente a staccarmi il tricipite. Sguainai la katana e riuscii a ferirli il collo. Subito dopo il colpo non potè fare a meno di tenersi il collo per il dolore, nonostante ciò riuscì a moltiplicarsi e bloccarmi. Anche io come Alex purtroppo ero stato sconfitto molto facilmente rispetto ai miei standard, era nuovo per noi perdere, eravamo abituati a vincere, trionfare se non uccidere in certi casi il nemico, ma stavolta non fu così.

<< Maestro anche Pier è sistemato. >> Disse Kabuto con aria soddisfatta.

<< Bravo Kabuto, vedo che inizi finalmente ad imparare come si combatte da veri ninja. >> Rispose Orochimaru.

<< E’ solo grazie ai suoi insegnamenti che sono migliorato. >> Ribattè Kabuto entusiasta del complimento ricevuto dal suo maestro.

Kabuto legò sia me che Alex ad un albero e iniziò a interrogarci.

<< Sapete vero che ora sarete solo cavie di laboratorio per Orochimaru ? >>

<< Si, sarà proprio questo il nostro futuro da ora in poi. >> Disse Alex prendosi gioco di Kabuto.

<< Sai che paura, perché siete così convinti che riuscirete nei vostri intenti ? >> Assecondai Alex.

Kabuto, arrabbiandosi per le nostre risposte e prese in giro, non esitò a sfilare un kunai e puntarcelo.

<< Se non la smettete i vostri giorni finiranno qui! >> Gridò Kabuto convinto di se.

<< Su Alex smettiamola altrimenti questo topo da biblioteca ci fa fuori. >>

<< Va bene, ora sto iniziando a tremare dalla paura.. capirai. >> Rispose Alex.

<< V-Voi farete una brutta fi- >> Disse quasi esitando Kabuto quando fu interrotto da Orochimaru.

<< Su Kabuto porta questi due individui al laboratorio, è un oridine. >> Gli impose Orochimaru.

<< Si, subito maestro. >> Rispose Kabuto senza batter ciglio.

Mentre i due si incamminavano spediti verso il laboratorio di Orochimaru, Konohamaru sbucò da un cespuglio gridando:

<< No, fermatevi! Non potete portarli via, io ve lo impedisco! >>

<< E chi saresti tu? >> Disse Orochimaru con tono beffardo.

<< So cosa significa perdere un compagno di squadra, ed è davvero doloroso, è come perdere un fratello per me. Non permetterò che i miei compagni soffrano
allo stesso modo! >> Urlò Konohamaru.

<< Sarò clemente con te ragazzino, non mi interessi, sei fortunato. >> Affermò sicuro Orochimaru.

<< Non cred- >> Konohamaru venne colpito allo stomaco da Orochimaru.

<< Parli troppo per i miei gusti. >> Gli sussurrò nell’orecchio lo scienziato pazzo.

Konohamaru cadde a terra inerme. Orochimaru si allontanò verso il suo assistente mentre noi eravamo trascinati con una corda legata ai nostri polsi. Arrivati al laboratorio, Orochimaru, soddisfatto del successo ottenuto contro di noi, annunciò con convinzione :

<< Ecco, benvenuti all’inferno, non potete neanche immaginare cosa vi capiterà qui dentro. >>

 

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Capitolo 7
*** Il conflitto è alle porte. ***


Capitolo 7: il conflitto è alle porte.


P.O.V. Alex:

La risata soddisfatta di Orochimaru riecheggiò nell’intero locale.

<< Kabuto inizia a preparare la sala. >> Disse al suo assistente.

Kabuto si avviò verso una porta lontana illuminata da una candela. Dietro di noi, dal muro poco distante dalle nostre schiene fuoriuscirono due persone dall’aspetto cadaverico. Non sembravano avere vita propria. Camminarono entrambi verso Orochimaru e si fermarono di fronte a lui.

<< Prendeteli e portateli nella sala oscura. >> Impose a quei due burattini.

I due corpi senza vita ci caricarono in spalla, attraversarono un lungo corridoio e aprirono una porta di legno, gli stessi movimenti compiuti prima da Kabuto. Ci sistemarono con le spalle al muro. Eravamo legati, non potevamo fare molto se non parlare. La camera era totalmente al buio: non si riusciva a vedere ad un palmo dal naso. Trascorremmo tutto quel tempo senza fiatare. Sembravano passassero delle ore. In lontananza, oltre la porta di legno, si sentirono dei passi che camminavano a ritmo costante. Il suono di essi si avvicinava. Dopo pochi minuti i passi terminarono fuori alla porta alla nostra sinistra. Essa si aprì con un rumore sinistro. Si intravide la sagoma nera di Orcohimaru che entrava e si dileguava nell’oscurità della stanza. Con un rumore improvviso le candele che erano posizionate negli angoli della stanza si accesero creando una luce cupa. La poca luce era sufficiente a lasciare intravedere la sagoma di un lettino al centro della stanza. Orochimaru si girò verso di noi.

<< Inizierò con te. >> Disse indicandomi.

La porta si riaprì. Questa volta nella stanza entrò Kabuto. Portava con se una scatola piuttosto grande. La posò su una superficie e disse:

<< Maestro Orochimaru, gli strumenti sono pronti. >>

<< Molto bene. Ora prendilo e legalo su questo lettino. >> Disse Orochimaru indicandomi e fissandomi con i suoi occhi gialli.

Kabuto, senza pronunciare parola, mi afferrò il colletto della giacca e, con un movimento molto rapido, mi strattonò e mi fece alzare in piedi. Mi gettò con violenza sul lettino e, con velocità fulminea, mi legò le caviglie a delle cinghie di pelle incorporate al lettino. Le mie braccia erano rimaste bloccate dalla stessa corda con la quale ero già legato. Kabuto mi pressò la testa contro il lettino e mi fece passare un’altra cinghia sul collo, facendo in modo che non riuscissi a opporre resistenza. Ero legato saldamente a quello scomodissimo lettino, non potevo sbraitare o alzarmi.   Orochimaru incominciò a frugare nella scatola portata da Kabuto. Dopo qualche secondo lo scienziato pazzo si girò verso di me con aria soddisfatta: aveva trovato ciò che gli serviva. Uno strano bisturi. Quello strano oggetto era simile ad un bisturi, con il piccolo manico e la lama, ma era accompagnato da due fili di metallo rigido. Mi stavo domandando a cosa servisse, ma la risposta era più vicina di quanto mi aspettassi. Orochimaru si avvicinò a me con un beffardo sorriso sulle labbra.

<< Sei pronto Alex? >> Disse sogghignando.

<< E tu? Sei convinto? >> Risposi con altrettanta disinvoltura.

<< Hai ancora tutto questo spirito? Mi dispiace per te dovertelo rovinare. >> Mi rispose senza farsi intimidire.

<< Staremo a vedere >> Dissi sorridendo.

Si avvicinò al mio volto impugnando quello strano aggeggio.

<< Ora ti mostro a cosa serve. >> Disse provocandomi un piccolo taglio sulla guancia.

Non mostrai segni di sottomissione. Pier rimaneva impassibile appoggiato al freddo muro di pietra. Non sembrava essere preoccupato. La mia attenzione però fu spezzata quando Orochimaru posò i fili di metallo dello strano strumento, uno sulla fronte e uno sullo zigomo. Tra i due c’era il bisturi. Con un gesto del pollice sul manico, i due pezzi di metallo si avvicinarono tra di loro toccando le mie palpebre, sia quella superiore , che quella inferiore. Con un altro gesto del pollice i due fili tirarono le mie palpebre costringendomi ad aprire l’occhio destro in maniera sproporzionata. Guardavo sicuro di me lo strano volto dello scienziato. Il bisturi iniziava ad avvicinarsi sempre di più al mio bulbo. L’immagine del bisturi non mi era più nitida come prima. Era incredibilmente vicina. Sentii un sogghigno nella stanza. Orochimaru era pronto per asportarmi il bulbo. Un millimetro dopo l’altro … più vicino … sempre più vicino …

<< Kai! >>

P.O.V.  Pier:

Era arrivato il momento di intervenire. Mi era venuta voglia di vedere la faccia di Orochimaru quando avrebbe capito che era tutto programmato, da noi ovviamente. Pronunciai la parola che serviva per far esplodere il corpo di Alex e, dopo qualche istante il mio compagno esplose in un centinaio di piume.

<< C-Cosa? C-Che è successo?! >> Urlò sconvolto Orochimaru.

Scoppiai a ridere. L’espressione sul volto di Orochimaru era davvero divertente. Si voltò di scatto e mi indicò:

<< T-Tu! >> Urlò più disperato di prima.

<< Ci vediamo ragazzi. >> Dissi ancora ridendo. << Kai! >> Urlai beffardo.

Il mio corpo si dissolse in falchi.

<< Ehi Pier il piano ha funzionato? >> Mi domandò Alex che era lì vicino seduto su una roccia.

Non ebbi il tempo di rispondere. Un urlo di rabbia in lontananza squarciò il silenzio della foresta. Mi sembrava fosse la voce di Orochimaru, dopo una beffa così anch’io me la sarei presa.

<< Lo prendo per un sì. >> Disse Alex sogghignando.

<< Andiamo da Ebisu. Saranno preoccupati. >> Gli proposi scendendo a grandi passi dall’altura.

Alex non esitò e mi seguì a ruota. L’altura non era molto distante dal luogo dell’ incontro. Giungemmo lì in pochi minuti.

Ebisu e gli altri del team erano raccolti attorno a Konohamaru. Aveva bisogno di cure mediche dopo il pugno di Orochimaru. Il corpo del povero ragazzino era fasciato tutto intorno al ventre.

<< Come sta? >> Chiese Alex attraendo l’attenzione dei presenti, compreso Konohamaru che aprì un’ occhio per sbirciare.

<< Alex … Pier? >> Disse perplesso il maestro Ebisu.

<< Ma io vi ho visti essere catturati da Orochimaru? Com’è possibile? >> Disse sorpreso Hikari.

<< Ora vi spieghiamo il piano, ma prima come sta lui? >> Dissi indicando Konohamaru.

<< Eh eh eh … Me la posso cavare. >> Disse dolorante Konohamaru con un sorriso stampato sulle labbra.

<< Bene. >> Disse Alex.

<< Quelle che avete visto erano delle copie. Noi siamo stati appostati su un’altura qui vicino, dietro una roccia. >> Disse Pier guardando l’altura che emergeva dal bosco.

<< Capisco … >> Disse con aria stupita Ebisu. << Beh, io l’avevo capito fin dall’inizio! >> Continuò assumendo un’aria spavalda.

<< Certamente, una persona attenta avrebbe capito subito il nostro piano … >> Disse Alex sorridendo al maestro.

<< Oh, ti ringr- >> Ebisu fu interrotto.

<< Purtroppo nessuno l’ha capito questa volta. >> Dissi ridacchiando.

Il maestro sospirò rassegnato. In lontananza si sentì un gruppo di persone marciare.

<< Cosa? Sono già qui? >> Disse sconcertata Yumeina.

<< A quanto pare la carovana sta per arrivare. Ragazzi vi ringrazio per il vostro aiuto, ma ora dovete proprio andare. >> Disse Ebisu con voce seria.

<< Già arrivederci ragazzi. >> Dicemmo io ed Alex salutando con la mano.
 
Venimmo risucchiati entrambi nel mio kamui e riapparimmo molto in alto rispetto alla valle. Eravamo su una montagna davvero alta. La vegetazione era pressoché inesistente esclusi dei licheni. Il panorama era davvero emozionante, l’alba era passata e ora il sole donava una luce che colorava il paesaggio. Si distinguevano il verde della foresta a sinistra, Il marroncino della sabbia a destra. La boscaglia lasciava intravedere anche il villaggio di Konoha. Era un panorama stupendo. All’improvviso qualcosa all’orizzonte corruppe l’immobilità del paesaggio. Non riuscivo a capire cos’era quella striscia che avanzava all’orizzonte.

<< Alex guarda lì. Cos’è quello? >> Chiesi al mio compagno.

<< Non ne ho idea, ma sembra muoversi. >> Mi rispose fissando la strana linea.

Dopo alcuni minuti la linea s’inspessì e, man mano che il tempo passava, la linea era sempre più spessa invadendo il marroncino della sabbia. Non riuscivamo a capire di cosa si trattasse.

P.O.V. Alex:

<< Pier. >> Dissi mettendogli una mano sulla spalla.

<< Cosa c’è? >> Rispose lui girandosi verso di me.

<< Seguimi, ti spiego mentre andiamo. >> Dissi al mio compagno iniziando a scivolare sul pendio ciottoloso della montagna.

<< Dove dobbiamo andare? >> Urlò mentre io continuavo a scivolare sempre più a valle.

<< Dai sbrigati! >> Urlai prestando attenzione a dove mettevo i piedi.

Non esitò e iniziò a scivolare anche lui. A valle lo aspettai. Arrivato anche Pier feci un cenno con la mano di avanzare e iniziai a correre. Lui mi seguiva a ruota. Pier mi domandò senza accenno di fatica:

<< Dove stiamo andando? Allora? >>

<< Non c’è tempo da perdere. Spero che mi sia sbagliato, anche se è piuttosto evidente. >> Dissi correndo a perdi fiato. << Non lo hai notato? >>

<< Cosa avrei dovuto notare? >> Mi domando perplesso Pier.

<< Portaci ai confini con il paese del suono, presto! >> Gli imposi.

<< D’accordo vieni. >> Disse facendo segno di avvicinarmi.

Smisi di correre e mi avvicinai a lui. In un attimo ci ritrovammo proprio nel luogo nel quale volevo essere trasportato. Lì vicino c’era una masso piuttosto alto, si poteva avere una grande visione del paese del suono. Salii sopra all’ammasso di rocce con pochi salti. Era molto chiaro. Un’ esercito si stava per abbattere sul paese del fuoco. 

 

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Capitolo 8
*** ll sogno. ***


Capitolo 8 : Il sogno.


P.O.V  Alex :

Saltai giù dalle rocce e mi avvicinai a Pier.

<< Sali lì e dimmi cosa ti sembra. >> Dissi indicando la sommità delle rocce.

Pier ubbidì e appena fu in cima spalancò gli occhi di fronte all’ esercito che distava pochi kilometri da noi. Scese con un salto e atterrò vicino a me.

<< A quanto pare tra poco ci sarà uno scontro mozzafiato. L’esercito sembra diretto verso Konoha. Andiamo a prendere i posti? >> Disse scherzosamente.

<< In prima fila per favore! >> Dissi appoggiando la mia mano sulla sua spalla.

Venimmo trasportati dal kamui di Pier sulla testa incisa nella roccia del terzo Hokage. Da lì si aveva una vista completa di tutto il villaggio. Un panorama davvero magnifico, almeno per ora.                                                                                                                         

Ad un certo punto Pier disse fissando le nuvole:

<< Sai una cosa, questo attacco un po’ mi preoccupa. >>

<< In che senso? >> Gli chiesi inarcando un sopracciglio.

<< Ho paura che Konoha venga rasa al suolo, dopotutto è la casa dei nostri cari. >> Disse rivolgendo lo sguardo verso il palazzo dell’Hokage.

<< Vuoi avvertirli ? >> Dissi fissandolo.

<< Già … Manderò un falco all’ Hokage. >> Disse Pier gesticolando. << Tecnica del richiamo! >>

Un piccolo falco apparve sulla spalla di Pier subito dopo una leggera foschia.

<< Alex hai un po’ di pergamena? >> Mi domandò continuando a guardare il rapace.

<< Si, incomincio a scrivere il messaggio. >> Dissi aprendo la pergamena e tirando fuori una piuma inchiostrata.

<< Stupiscimi! >> Disse accarezzando il falco.

Sul rotolo di pergamena scrissi:

Attenzione Konoha sta per essere attaccata. Un esercito si abbatterà sulle mura tra un giorno circa. Non è uno scherzo.
                                                                                    - 
                                                                                 - A                                                             ”
 
Diedi il rotolo a Pier che lo legò alla zampa del falco.

<< Vai, e fai il tuo dovere. >> Disse Pier lasciando il falco in volo.

La sagoma del rapace scomparve dopo qualche secondo dietro il palazzo dell’Hokage. Dopo un paio di minuti un gruppo di ninja si riunì sul tetto al seguito di Tsunade, quinto Hokage. La formosa donna impartiva ordini ai numerosi ninja presenti. L’ Hokage urlava:

<< Presto, date l’allarme e iniziate ad aprire il rifugio del monte Hokage! >>

Al termine del discorso i ninja scomparvero in un batter d’occhio. Tsunade si girò ed entrò nel palazzo. I primi segni di scompiglio erano già evidenti. Gente che urlava, che si riuniva nelle piazze, che discutevano sull’imminente attacco. Passammo la giornata sdraiati a guardare il movimento delle nuvole e lo sviluppo delle difese del villaggio. La notte sopraggiunse in fretta e noi ci accampammo sulla fredda roccia del monte. Quella notte non mi sentii in forma, non riuscivo a dormire a causa di un forte dolore al braccio. Altrettanto l’occhio di Pier non sembrava voler guarire. Trovai la giusta posizione e riuscii ad addormentarmi. Quella notte feci un sogno, uno strano sogno. Mi ritrovai a vagare per una terra arida e senza vita alle ultime luci del sole. Appena la luna sorse cambiò colore e divenne rossa. Venni ammaliato dal panorama e non mi accorsi della sagoma scura che avanzava verso di me. La figura si avvicinava sempre più fino a quando iniziò a parlarmi.

<< Alex … era da un po’ che volevo parlarti. Avvicinati. >> Disse.

<< Chi sei, cosa vuoi da me? >> Dissi in tono diffidente.

<< Avvicinati, non avere paura … Io sono … >> Disse con lo stesso tono piatto di una persona triste.

<< Chi sei? >> Urlai sfilando la katana dal fodero.

<< Sono colui che ti ha donato quel potere. >> Disse aprendo le palpebre e mostrando il rinnegan ad entrambi gli occhi.
Sobbalzai e caddi all’indietro.

<< Cosa vuoi da me? Perché mi hai scelto? >> Dissi rialzandomi.

<< Ho visto la necessità di potere nel tuo animo, prima che tu nascessi, prima della mia morte. Sapevo che prima o poi un discendente del mio figlio maggiore avrebbe alterato il corso degli eventi gettando il mondo nel caos e nella paura. Quindi ho imposto un sigillo sui miei occhi e quando sarebbe arrivato il momento si sarebbero risvegliati nella persona che avessi ritenuto capace dell’impresa. >> Disse la strana figura.

<< Q-Quindi … tu sei … L’eremita delle sei vie? >> Dissi incredulo.

<< Così mi chiamavano quando ero vivo, ma comunque ho bisogno di te. >> Disse puntando un dito contro di me.

<< Cosa vuoi che faccia, allora? >> Dissi rinfoderando la katana.

<< Tu devi salvare il mondo, ti darò parte del mio potere, sommalo al tuo e svilupperai una nuova tecnica, una tecnica che nemmeno lui possiede. >>
Mi sentii pervadere da una strana energia, molto simile a quella nello scontro contro Pain.

<< Cosa devo fare, chi è il mio avversario? >> Gli chiesi con insistenza.

<< Tu dovrai … >> Il sogno venne interrotto.

Il volto di Pier era vicinissimo al mio.

<< Hey, Alex stai delirando! Ti senti bene? >> Mi disse punzecchiandomi con le dita.
Mi sentii pervadere da un senso di rabbia e collera. Volevo eliminarlo, ma mi trattenni.
<< Aaaaah, perché mi hai svegliato?! >> Urlai in faccia a Pier.

<< Sembravi pallido e parlavi nel sonno. >> Mi disse squadrandomi.

<< Sono già pallido di mio come fai a capirlo? E poi può capitare che parlo nel sonno. >> Dissi continuando ad urlare.

<< Va bene, ma perché te la stai prendendo così tanto? >> Disse perplesso Pier.

<< Stavo facendo un sogno … >> Continuai a sbraitare.

<< Si tratta per caso di Hinata? >> Mi domandò girando lo sguardo.

<< Sei proprio fissato, vero? >> Continuai.

<< Allora cosa stavi sognando di tanto importante? >>

<< Nel sogno mi è apparso l’eremita delle sei vie… >> Risposi.

<< E.. ? Che cosa ti diceva ? >> Continuò domandando.

<< Lo saprei se non mi avessi svegliato! >> Gli gridai in faccia.

<< Aah, capisco >> Girai di nuovo lo sguardo verso il palazzo dell’Hokage.

P.O.V   Pier :

Notai la squadra speciale Anbu inginocchiarsi a Tsunade che come al solito impartiva ordini ai suoi ninja sul tetto riguardo l’attacco che tra qualche ora sarebbe giunto. Erano le prime luci del mattino quando Alex notò Naruto e Hinata passeggiare per le strade del villaggio continuando a chiacchierare, mi accorsi subito lo sguardo di Alex che continuava a fissarli dal alto con uno sguardo triste perso nel vuoto. E gli domandai se secondo lui saremmo dovuti intervenire ancora per proteggere Konoha, per distrarlo dalla vista di Naruto e Hinata assieme.

<< Secondo me si, ci sarà ancora bisogno del nostro intervento, tu non credi? >>

<< Si, credo che tu abbia proprio ragione.>> Gli risposi.

<< Come sta l’occhio? >> Mi domandò.

<< Non bene, ho ancora delle fitte. >> Gli dissi toccandomi le bende.

All’improvviso si sentì uno scoppio che rimbombò nell’aria e catturò subito la nostra attenzione, toccai Alex e fummo immediatamente trasportati alla porta principale di Konoha dal mio kamui. Riconoscemmo subito i ninja del suono che attaccavano Konoha dalla divisa e dal copri fronte che indossavano.

<< Possiamo stare tranquilli, un esercitò così esile come quello del suono non può scalfire le difese del villaggio. >> Dissi rivolgendomi al mio compagno.

<< Mi sa che sta volta hai proprio ragione. >> Affermò con tono sicuro.

Le nostre aspettative furono smentite. Ad un certo punto comparve dal nulla un serpente enorme, che fosse quello del nostro acerrimo nemico Orochimaru ? Il serpente dalle possenti dimensioni continuava la sua avanzata verso il villaggio senza fermarsi, nonostante i numerosi attacchi dei ninja della foglia, era una scena spaventosa. Forse Konoha non avrebbe retto un simile attacco reso più pericoloso dall’intervento di un individuo pericoloso come Orochimaru?

 << Alex avrei una sorpresa per i nemici ma forse è troppo rischiosa, d'altronde ho ancora l’occhio fuori uso. >> Dissi indicando l’occhio.

<< Speriamo che le dif- >> All’improvviso Alex cadde a terra.

Vedendo Alex perdere i sensi non seppi cosa fare, diedi retta al mio istinto, gli appoggiai la mano sulla nuca e venimmo trasportati dal kamui nel rifugio situato dentro il monte Hokage, dove venimmo “accolti” dalla squadra speciale Anbu del villaggio.  Non appena ci videro ci accerchiarono e uno di loro disse :

<< Siete voi la causa di questo attacco ! Non è vero ?! >>

<< No, al contrario siamo qui per aiutarvi >> Gli affermai

<< Si, certo. >>

<< Sta a voi crederci o meno, ho solo bisogno di un ninja medico che curi Alex ! >> Esclamai.

L’uomo della squadra speciale mi credette e chiamò subito un ninja medico, per nostra fortuna venne la nostra ex compagna Sakura Haruno. Subito dopo aver visto i nostri volti Sakura sembrò essere sconvolta, forse per chi eravamo ora, per cosa avevamo fatto in questi ultimi anni. Non appena la calmai e le spiegai la situazione si mise subito a lavoro cercando di capire cosa avesse Alex.

<< Allora Sakura, cos’ha ? >> Le domandai ansioso di una risposta.

<< Non so, è come se fosse in un fase di trance, ma non ha gravi danni al sistema nervoso. Possiamo stare tranquilli. >> Affermò con voce convinta.

<< Se lo dici tu, c’è da essere tranquilli, almeno spero. >> Ammisi rincuorato. << Ah, quasi dimenticavo … potresti fare qualcosa per il mio occhio ? E’ messo piuttosto male. >> Le chiesi alzando le bende.

Sakura si avvicinò a me scrutò l’occhio insanguinato dopo aver levato completamente le bende. Subito dopo aver visto l’occhio sobbalzò e disse :

<< Posso solo alleviare il dolore dandoti queste pillole, difficilmente potrà guarire. >>

Mi diede delle piccole pillole rotonde di colore scuro, che io misi subito in bocca. Erano decisamente dure e avevano un sapore orrendo, la mia faccia assunse un’espressione di disgusto. Ringraziai Sakura e mi e portando con me Alex mi diressi verso l’uscita quando fui fermato da un uomo della squadra speciale Anbu.

<< Avevi detto di aiutarci o sbaglio? >> Allargando le braccia in modo da non farmi passare.

<< Si, e lo faremo ma non ora, credo che possiate resistere per un po’ anche da soli. >>

L’uomo abbassò le braccia e mi fece passare. Appena usciti appoggiai Alex al suolo e gridai gesticolando :

<< Tecnica del richiamo !>>

Apparve un falco delle dimensioni delle dimensioni di un inaudite, il che richiese un di dispendio enorme di chakra. Caricai Alex sul dorso del falco e io mi misi seduto sulla piumosa testa del rapace. Partimmo e in volo.

P.O.V  Alex :

Buio. Il deserto. La stessa ombra che la notte scorsa mi parlò in sogno. L’ultima cosa che ricordavo fu la vista del bosco fuori Konoha e poi buio. L’eremita aprì i suoi occhi e iniziò a parlarmi.

<< L’altra volta siamo stati interrotti dal tuo compagno … Ora possiamo riprendere il discorso in santa pace. >>

<< Come fai a sapere che è stato il mio compagno a svegliarmi? >> Dissi perplesso alla imponente figura dell’eremita.

<< Hai i miei occhi ricordi? Posso vedere ciò che tu vedi. >> Disse con tono piatto.

<< Ah, già … Comunque l’altra volta stavi per dirmi cosa devo fare. >> Dissi ricordando il sogno.

<< Aspetta, prima voglio aiutare il tuo amico. Come saprai io sono il possessore di quasi tutte le tecniche fin’ora conosciute. Ti insegnerò una tecnica curativa per il suo occhio. I sigilli della tecnica sono rispettivamente … Toro … Cinghiale … Tigre … Drago e Cavallo. Dopo di ché basterà toccare l’occhio. >> Disse gesticolando i sigilli.

<< Grazie … Lo terrò a mente. >> Dissi chinando la testa.

<< Il tuo obiettivo … La tua missione … Devi … Eliminare gli altri due utilizzatori del rinnegan. >> Disse voltandosi e iniziando a svanire.

<< Chi sono? Come faccio a trovarli? >> Urlai alla sagoma scura.
Nessuna risposta. Aprì gli occhi e mi ritrovai a guardare le nuvole, sul dorso di un falco enorme, con Pier seduto sulla sua testa.

<< Aah >> Dissi mentre mi sgranchivo le braccia.

<< Finalmente ti sei svegliato. Sakura aveva ragione allora. >> Disse senza voltarsi.

<< Come? Sakura? Quando l’avremmo incontrata scusa? >> Dissi grattandomi la testa.

<< Prima … Ti ho portato da lei per vedere se stavi bene … e … in cambio ho offerto il nostro aiuto a Konoha. >> Disse guardandomi con la coda dell’occhio sano.

<< Se le cose si sarebbero messe male l’avremmo aiutata comunque. >> Dissi stendendomi sulla schiena. << Ah quasi dimenticavo … >> Continuai gesticolando la tecnica dell’eremita.

<< Che stai facendo? >> Disse Pier voltandosi.

<< Questo è un regalo dell’eremita per te. >> Dissi toccando con la punta dell’indice l’occhio malmesso di Pier.

<< Hey … che? >> Disse sobbalzando.

Il chakra scorrette dalla spalla al dito.

<< Togliti le bende e dimmi se va meglio. >> Gli chiesi.

Pier si tolse le bende che coprivano l’occhio e iniziò a battere le palpebre. Il suo occhio era notevolmente migliorato. Era tornato allo stato originario. Ormai eravamo pronti, potevamo scendere in campo.

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Capitolo 9
*** L'eternità è soggettiva. ***


Capitolo 9: Il risveglio del Magenkyou Eterno

 
P.O.V. Alex:
 
Nonostante il suo occhio fosse guarito completamente, c’era un qualcosa di diverso in lui, era cambiato. Intravedevo un movimento all’interno del suo occhio, le tomoe da quattro si stavano moltiplicando: una di esse si era divisa in due così da formare cinque tomoe intorno ad una specie di stella, una scena agghiacciante, cosa più unica che rara; non si erano mai viste più di tre tomoe.
 
<< Senti qualcosa? >> Chiesi a Pier.
 
<< Sì, mi sento strano … E’ normale? La tua tecnica è sicura? >> Mi disse mentre i suoi occhi continuavano a vorticare.
 
<< A quanto pare la tecnica è molto è più potente di quanto credessi. Hai risvegliato il Magenkyou Sharingan Eterno. >> Gli dissi sbalordito.
 
 << Ecco cos’è questa sensazione di … Potenza. >> Disse toccandosi l’occhio destro con la rispettiva mano.
 
<< Andiamo, facciamoli vedere come si annienta un esercito. >> Dissi guardandolo con fierezza.
 
Pier annuì e diresse il falco verso le mura del villaggio. Atterrammo su una torre di guardia, collegata alle mura difensive da uno stretto corridoio di pietra. Scendemmo dalla groppa del rapace e percorremmo il corridoio di pietra, dove ci attendevano le guardie.
 
 << Siete voi i due ninja che ci dovrebbero aiutare? >> Ci chiese una delle guardie di fronte a noi.
 
<< Esatto, siamo noi, ma non ti arrabbiare se non dovrai lanciare nemmeno un kunai, d’accordo? >> Dissi con aria spavalda.
 
<< Sì, certo … La guerra deciderà se dovrò pestarti dopo. >> Disse avvicinandosi a me così da potermi guardare dall’alto verso il basso, siccome era più grosso e alto di me.
 
<< Allora … Ti aspetto. >> Dissi sogghignando.
 
<< Invece di litigare, focalizzatevi sui ninja che si stanno avvicinando. >> Disse Pier indicando degli alberi inondati da armate di centinaia ninja del suono.
 
P.O.V. Pier:
 
<< Ehi Alex, ho una sorpresa per te. >> Gli dissi con aria sicura.
 
<< Davvero …? >> Rispose con tono curioso. << Tra poco la vedrai. >> Affermai portando lo sguardo verso all’esercito nemico ormai giunto a pochi metri dalle mura.
 
 All’improvviso un gruppo formato da una decina di élite del suono comparve vicino al palazzo dell’Hokage. Alex mi fece segno di seguirli mentre lui avrebbe protetto le mura per evitare la penetrazione nel villaggio degli intrusi. Mi diressi, trasportato dal kamui, nell’ufficio dell’Hokage. La signorina Tsunade si voltò verso di me ed io la informai della situazione.
 
<< Signorina, lasciamo i vecchi rancori alle spalle, lei è in pericolo. >> Le dissi avvicinandomi alla scrivania.
 
<< Lo farò, è necessario. >> Affermò con tono sicuro e fiero.
 
<< Ora dimmi perché sei qui, ci sono forse novità dal fronte? >> Disse con altrettanta fierezza.
 
<< Dei ninja d’élite del suono giungeranno qua tra poco. La dovrò mettere al sicuro. >>
 
Così le proposi di trasportarla in luogo sicuro attraverso il mio kamui, ma lei, diffidente, rifiutò. Era la massima priorità mettere al sicuro l’Hokage.
 
<< Signorina, devo farlo, lei è in pericolo ! >> Dissi con tono preoccupato.
 
<< No! Sono l’Hokage e proteggerò il mio villaggio a tutti i costi. >> Affermò fermamente.
 
 << Mi dispiace ma non mi resta altra scelta … >> Risposi sbuffando.
 
 << No aspett- ! >> Cercò di ribattere, ma venne risucchiata dal kamui.
 
Dopo un paio di minuti i ninja del suono arrivarono nell’ufficio, ma per loro sfortuna trovarono me.
 
<< Chi sei tu?! Dov’è l’Hokage?! Mi avevano informato che fosse una donna. >> Gridò uno di loro puntandomi un kunai.
 
<< Sono Pier Uchiha, non credo che abbiate bisogno di altre informazioni … >> Dissi sicuro di me.
 
 << Cosa? Pier Uchiha?! >> Domandò uno di loro esitando.
 
<< Sì, esatto. >> Affermai in tono sicuro attivando il Magenkyou Sharingan Eterno.
 
I ninja caddero al tappeto paralizzati dalla mia illusione. Osservai dalla finestra aperta dell’ufficio dell’Hokage la scena. L’esercito nemico era arrivato ai confini del villaggio e s'iniziavano a sentire le prime urla dei caduti.
 
<< Kuchiyose no jutsu! >> Dissi gesticolando.
 
 Apparve Takabunta, re dei falchi. Montai in groppa al mio compagno e ci librammo in volo. Non mi aspettavo che gli abitanti del villaggio restassero indifferenti vedendo un falco enorme, ma evidentemente erano troppo presi dalla paura dell’invasione del nemico. Dall’alto sulla groppa di Takabunta riuscivo a individuare Alex già in battaglia.
 
P.O.V. Alex:
 
<< Shinra tensei! >> Gridai puntando il palmo della mano verso il volto di un nemico.
 
 Lo sfortunato ninja insieme ai suoi compagni che mi stavano accerchiando furono catapultati all’indietro facendo crollare qualche albero. Il tonfo degli alberi sovrastò per un secondo le urla di terrore dei nemici impauriti. Intorno a me si formò uno spazio vuoto che nessuno osava profanare.
 
<< Qualcun altro? >> Dissi camminando con scioltezza. << Nessuno che voglia affrontarmi? Nemmeno un eroe che voglia farsi valere? >> Urlai ammirando l’espressione di paura sui volti dei ninja che mi accerchiavano.<< Siete grandi e grossi fuori e cagnolini impauriti dentro, a quanto pare. Allora darò una mossa alla situazione. >>
 
Unii i palmi e gridai:
 
<< Chibaku tensei! >> Una scarica di chakra mi pervase gli avambracci fino alle mani.
 
 Allontanando i palmi l’uno dall’altro la piccola sfera nera incominciò a volteggiare sulla mia testa. Dopodiché la sfera si librò in aria e iniziò il suo lavoro: la forza di gravità attirò a sé ogni cosa nelle vicinanze eccetto me. Centinaia di ninja erano attratti verso il nucleo dell’agglomerato di rocce e cadaveri dei precedenti ninja catturati dalla mia tecnica. Era uno spettacolo in parte sbalorditivo, in parte macabro. Dopo qualche minuto di continua attrazione, l’agglomerato era quasi come una piccola Luna, troppo grande per rimanere nell’atmosfera. Allontanai la nuova Luna verso l’alto facendola diventare sempre più piccola, finché non fu più percettibile. Ripresi la concentrazione e focalizzai sul territorio distrutto intorno a me. Le guardie mi guardavano in lontananza dalle mura del villaggio. Sentii un tonfo dietro di me e mi voltai di scatto. Il rumore sordo era stato provocato dall’atterraggio di Takabunta, il compagno di richiamo di Pier.
 
<< E’ sempre uno spettacolo il Chibaku tensei. >> Mi disse Pier guardando in cielo.
 
<< Più facile a dirsi che a farsi. >> Risposi avvicinandomi e accarezzando la testa piumata di Takabunta.
 
<< Comunque non vedo più il serpente che c’era prima da queste parti. >> Disse Pier scrutando il paesaggio circostante distrutto.
 
<< Non l’ho attratto, questo è sicuro. Dove sarà andato a finire? >> Mi chiesi ammirando il mio capolavoro di distruzione.
 
 << Meglio così, no? Vieni ritorniamo al villaggio. >> Disse facendomi segno di salire sulla groppa del rapace.
 
Appena spiccammo il volo sulla groppa del falco, il gigante serpente viola spuntò con un sibilo da sotto terra: era rimasto nascosto in profondità nel terreno per non subire l’attrazione gravitazionale della mia tecnica. Per alcuni secondi rimbombò nell’aria il suono prodotto dal serpente. La situazione aveva preso una brutta piega.

 

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Capitolo 10
*** L'attacco di Manda. ***


 Capitolo 10: L’attacco di Manda

 
P.O.V. Alex:

Le scaglie viola dell’enorme serpente rilucevano alla luce del Sole. Il sibilo che proveniva dalla sua bocca faceva accapponare la pelle. Lo sguardo di Manda ci studiava e cercava il momento giusto per attaccare. Improvvisamente l’enorme serpente si gettò in avanti con la bocca spalancata mostrando i giganteschi denti sprizzanti di veleno. Schivai lateralmente e lo stesso fece Pier. Manda andò a sbattere con il muso sulla terra dura e scorticata a causa del mio Chibaku tensei. Con un movimento fulmineo si voltò e spruzzò una quantità enorme di veleno verso di me. Riuscii a schivare quei letali spruzzi con un salto e atterrai poco lontano. Il veleno sfrigolava e corrodeva il terreno circostante. Notai Pier con la coda dell’occhio arrampicarsi sulla coda del serpente, corsi incontro al capo dell’enorme rettile attirando la sua attenzione. Cercò di accecarmi con un altro della sua sostanza letale, ma schivai lateralmente. Qualche goccia mi finì sul vestito oramai forato dall’acidità del veleno. Guardai in su e vidi Pier in cima alla testa del serpente aggrappato con forza alle sue scaglie. Avevo intenzione di bloccare Manda e, se Pier avesse capito il piano, saremmo riusciti a sconfiggerlo.

<< Fuuinjutsu : Sigillo delle sei vie! >>  Urlai gesticolando.

Completai i sigilli e dal cielo caddero, come previsto, sei torii che bloccarono il corpo di Manda a terra. Il serpente sibilò a lungo. Pier si ergeva in piedi sul cranio del rettile. Feci per avvicinarmi, ma un’ondata di chakra proveniente da Pier mi costrinse ad esitare. L’aura che si espandeva dal corpo di Pier era inusuale, mai vista una cosa del genere.

<< Pier! Cos’è que- >>  Venni interrotto da un’altra ondata di chakra.

Chiusi gli occhi per proteggermi dalla polvere e quando la raffica di vento finì alzai lo sguardo verso quello che sembrava un susano’o nero. Era davvero imponente. Nella mano destra impugnava una spada di chakra dello stesso colore tetro dell’armatura. Nella sinistra e classico potente magatama. Pier portò la spada in alto come per ammirarla, ma improvvisamente la fece abbattere sul cranio del serpente infilzandolo da parte a parte. La spada si illuminò assorbendo di una specie di nube bianca dalle spoglie di Manda, si intravedevano volti di persone dannate e sconfitte del rettile diretti verso l’elsa della spada. Man mano che assorbiva le anime, Pier sembrava cambiare, aveva un’espressione strana ed emanava un chakra bianco, un bianco molto intenso, mentre dal cranio spuntavano delle strane corna e comparvero tre strisce nere sulle guance. Era davvero spaventoso. La sclera attorno al magenkyou divenne nera. Ci fu un attimo di calma seguito da un’irrefrenabile ed esplosiva rabbia. Il suo sguardo gelido mi fece rabbrividire e, dopo aver lanciato un urlo agghiacciante quanto la sua espressione, iniziò a correre verso di me portandosi intorno un’aria che ribolliva.

<< Ehi Pier, cosa ti prende?! >>  Gridai preoccupato.

Non ci fu risposta. Il mio compagno continuò a correre minaccioso verso di me e, appena fui a portata di tiro, il susano’o mi scagliò un fendete all’altezza del bacino, ma, grazie ai miei favoreggianti riflessi, riuscii a schivare con un salto.

<< Cosa significa questo , eh? Cos’hai intenzione di fare?! >>  Gli urlai contro.

Ma ancora una volta non ci fu risposta. Continuava a fissarmi con uno sguardo inquietante ricolmo di odio, si avvicinò ancora una volta e, facendo scomparire il magatama, impugnò la spada con due mani. Caricò un colpo portando la spada dietro la schiena. Prima che potesse colpirmi lancia uno shinra tensei, ma invano. Il susano’o era come fissato al terreno. Non potei far altro che girarmi lateralmente per schivare il colpo. Vidi la potente spada passare davanti ai miei occhi poi abbattersi sul duro terreno portandosi via un ciuffo di capelli. Un centimetro più avanti e mi avrebbe tranciato il volto. Il possente susano’o oscuro portò nuovamente la spada all’indietro, ma fui più rapido. Riuscii a trasformare il mio braccio asura in un cannone a chakra. Puntai verso il petto del susano’o e non esitai a sparare. Riuscii a sbilanciare Pier e a creare una breccia nella sua attenzione. Corsi verso il mio compagno e mi arrampicai in fretta fino alla testa del suo susano’o. Con la mano sinistra cercavo di mirare meglio tenendomi l’avambraccio destro mentre caricavo il colpo. All’impatto si creò stranamente un polverone. Al dileguarsi di esso notai che il susano’o era ancora perfettamente integro e che Pier al suo interno era ancora più adirato. Mi fece schiantare al suolo con il dorso della mano. Rimasi stordito per un po’ e, mentre ero sdraiato al suolo, guardai in alto e vidi il susano’o puntarmi con la spada. Non riuscivo ad alzarmi ed il susano’o si avvicinava sempre di più. Arrivò proprio accanto a me e teneva la spada con entrambe le mani per infliggermi il colpo di grazia, io caricai il cannone ancora una volta per poi sparare al momento giusto in modo da poterlo disarmare. All’improvviso Pier si fermò e notai incuriosito il rumore sibilante provenire dal cadavere di Manda. Che il nostro nemico sia ancora vivo?


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