Have we met before?

di Lumos960
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Flashback ***
Capitolo 3: *** You don't have to remember me. I'm a bad person. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Cassandra Sophia Marie Mulciber era figlia di Steven Mulciber, un Mangiamorte molto temuto nel mondo Magico e di Marillon, MagiAvvocato di origini francesi, si trasferì in Inghilterra non appena ricevette la sua lettera per la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Quando Marillon conobbe Steven, da subito vi furono scintille, almeno per lei. Lui amò sempre un'altra donna che non pote mai avere. Cosi, appena i genitori di Steven vennero a conoscenza di ciò, fecero subito sposare i due. Dopo essersi sposati e aver avuto i primi due figli, Kevin e Damon, arrivò anche la terza e ultima figlia, Cassandra. Quella ragazza, da ciò che molte persone dissero il giorno quando lei venne al mondo, era portata a fare grandi cose ma nessuno capiva che tipo di cose. Crescendo, la ragazza ricevette un'educazione ben diversa da quella dei fratelli, la quale fu più dura e severa. Cassandra era la luce degli occhi di Steven, quella che portava gioia e sorrisi ai due coniugi. Non era molto legata a Kevin, forse perchè era troppo severo con lei e la controllava sempre, standole con gli occhi addosso. Lei adorava Damon. Il suo fratellone preferito. Quello che la portò per la prima volta alle lezioni di danza perchè aveva troppa energia in se' e ballava sempre, anche se poteva sembrare imbranata dato che aveva quattro anni. La proteggeva sempre, dovunque e comunque. Andava sempre ai suoi spettacoli, sostenendola e facendole i complimenti. Le aveva insegnato come difendersi, anche se lei era il tipo che odiava la violenza ed era molto più diplomatica. La copriva sempre quando andava dai suoi migliori amici, Lucas e Horion. Le erano sempre stati accanto, fin da piccola. L'avevano sempre protetto come una sorellina anche se, per uno di loro, era molto più che una sorella. Per Lucas, era colei che lo rimproverava, con il quale litigava ventiquattro ore su ventiquattro, stavano lontani per un paio d'ore ma poi correvano l'uno dall'altro e si abbracciavano, chiedendosi sempre scusa. La loro “storia d'amore” durò poco e niente. Non si erano parlati per due anni, a causa di uno stupido litigio. Entrambi erano fin troppo orgogliosi per chiedersi scusa e quindi, erano finiti con il non parlarsi per due anni. Verso il loro ultimo anno, dopo due anni che lei fu felicemente fidanzata, iniziarono a parlarsi. Per quale motivo tornò? Il ragazzo con il quale lei fu fidanzata per due lunghi e bellissimi anni morì tragicamente, alla Durmstrang. Era a pezzi. E lui tornò, confortandola e chiedendosi scusa come quando erano piccoli. Ma poi, per un'altro litigio, si separarono, ancora una volta. Lei, ancora una volta, ferita e fatta a pezzi, si chiuse in se stessa. Non fu mai abbastanza forte da soffrire in silenzio. Non fu mai abbastanza per nessuno. Nessuno la capiva e la accettava. O avevano paura del padre o non volevano avvicinarsi a colei che fece morire un ragazzo. Ma non fu lei. Il punto era questo. Non avrebbe mai ucciso chi amò cosi tanto. Ma poi, un giorno, incontrò quel ragazzo misterioso della scuola, quello al quale tutti stavano lontani perché venne considerato pericoloso, per la sua natura. Un mezzo vampiro e un mezzo mago. Eppure in lui c'era qualcosa di molto familiare, qualcosa che le faceva tornare in mente vaghi ricordi, alcuni da piccola e alcuni da pochi anni prima. Ma non riusciva a riconoscerlo, a capire chi fosse. Un qualcuno che, le era sempre stato accanto anche quando lei non lo vedeva, qualcuno che l'aveva sempre protetto da lontano e non si era mai avvicinato a lei per paura di farle del male, romperla in mille pezzi. Ma lei era già fatta a pezzi, aveva solo bisogno di qualcuno che l'avrebbe salvata da tutto ciò, facendola tornare la ragazza di qualche anno prima

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Capitolo 2
*** Flashback ***


 

~Flashback


Londra 2O14

 

 

Cassandra era una dolcissima ragazza di sette anni a quel tempo. Era bellissima e aveva quei lineamenti morbidi e delicati, ricevuti dalla madre, insieme agli occhi marroni. Dal padre aveva ricevuto il carattere. Sempre testarda e orogliosa. In tutto e per tutto. Aveva lunghi capelli biondi, che iniziavano a diventare castani, occhi che spiccavano appena sulla pelle leggermente abbronzata, labbra rosee e carnose e un corpo molto slanciato per la sua età.
Quel giorno, era insieme alla madre in un parco di Londra, facendo la solita passeggiata pomeridiana, quando vide la madre fermarsi e guardare un ragazzino dai capelli neri e gli occhi di ghiaccio, chiedere alla madre di prendere un gelato anche a lui, così come facevano gli altri bambini. La madre, riconobbe quella donna e le si avvicinò, salutandola. Era una vecchia amica della madre, Eliana, con la quale andò insieme a scuola. Iniziarono a parlare mentre i due bambini si guardavano, non sapendo cosa fare. Marillon si alzò, dicendo ad Eliana che sarebbe arrivata subito. Prese i due bimbi per mano, portandoli a prendere un gelato. A Cassandra prese il solito gelato alle fragole e lampone mentre al ragazzo, che, da quanto capì, si chiamava Aleksej, un gelato al cioccolato. Dopo, tutti e tre tornarono alla panchina, mentre i due ragazzini andavano verso le altalene, iniziando a mangiare i propri gelati. Nessuno dei due parlò. Erano entrambi troppo intenti a mangiare il proprio dolce e lei era troppo timida, anche se non lo era mai. Marillon, guardava la figlia e le fece l'occhiolino, dicendole di prendere l'iniziativa. E cosi fece. Cassandra si alzò dalla propria altalena e si avvicinò al ragazzo, sfoggiando un sorriso smagliante.
-Bonjour. Io sono Cassandra. E tu sei? -Disse con voce dolce mentre il ragazzo si fermava dal dondolarsi e dal mangiare il proprio gelato, guardando poi la ragazza davanti a se. Le sue guance arrossirono e i suoi occhi si illuminarono per un momento, pulendosi poi la bocca con il bordo della maglietta, continuando a guardarla.-
-Io sono Aleksej. Sei francese? -La guardò ancora, mangiando di tanto in tanto il suo gelato per non farlo sciogliere mentre la ragazza, con molta timidezza, annuiva.-
-Si. Cioè, per metà. Solo mia madre lo è. Mio padre è inglese.
-Capisco. Cassandra, ti va di giocare insieme? -Finì il gelato, scendendo dall'altalena e guardandola, spostandole una ciocca disordinata dietro l'orecchio.-
-Mhm. Certo. Perché no? -In quel momento, nel sentire le sue dita sfiorare la sua pelle così delicata, si sentì avvampare le guance mentre i suoi occhi si illuminavano.-

I ragazzi, continuarono cosi per un bel pò di tempo. Lui, scappava sempre di casa e si incontravano ogni giorno allo stesso posto e alla stessa ora. Il padre di lui non voleva che frequentasse una figlia di Steven Mulciber, poteva essere troppo pericoloso. Ma nessuno dei due lo capiva, insomma, erano dei bambini e per loro, la parola "pericolo" , significava cadere e farsi male. Nulla di più. Avevano continuato a vedersi di nascosto per dei mesi ma poi, lui e la sua famiglia tornarono in Bulgaria. Il giorno prima, si erano visti e lui le disse che era l'ultima volta quando si sarebbero visti. Quello, era il primo momento quando lei si sentì cadere il mondo addosso, anche se aveva solo sette anni.
-Cassandra, promettimi una cosa. -Le disse lui, accarezzandola con dolcezza sul viso, prima di stringerla in un forte abbraccio.-
-Dimmi. -Sussurrò lei, debolmente, mentre affondava il viso nel suo petto e lo accarezzava sulle spalle.-
-Non dimenticarti mai di scrivermi. Prenditi cura di te, nana. Non cacciarti nei guai. Okay? -Le disse lui, quasi in una risata melanconica, lasciandole tanti baci tra i suoi morbidi capelli.-
-Non te lo assicuro ma te lo prometto. -Sussurrò divertita, tirando un pò su con il naso e stando ancora stretta a lui.-
-Ti amo. L'ho sentito dire ai grandi. E' una buona cosa, no? -Disse lui, lasciandole un bacio sulla fronte, prima di staccarsi.-
-Si, penso di si. Anche io ti amo.
-Bene. Non dimenticarti mai di me, Cassie. Prometto che ci rivedremo presto. Te lo prometto, nana. -Le lasciò un'ultimo bacio sulla fronte e corse via.-
Ecco come finì la sua prima "storia d'amore." Cosi. Il ragazzo con il quale aveva giocato per dei buoni mesi ora ritornava nel suo paese d'origine mentre a lei toccava restare sola. Sapeva che, molto probabilmente, non sarebbe tornato. Ma aveva un ricordo di lui. Un giorno, andarono tutti al mare, lei, lui e suo fratello Jeremy e i loro genitori. Là fecero la prima foto e cosi, la madre gliela mise in un ciondolo d'oro, da indossare sempre, per non dimenticarsi.
"I ricordi sono importanti." Le disse la madre.

 



 

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Capitolo 3
*** You don't have to remember me. I'm a bad person. ***


Cassandra, ormai, era una bellissima ragazza di quindici anni, appena compiuti da una settimana. Aveva un corpo molto sensuale e slanciato. Lunghi capelli castani che le arrivavano fino al fondoschiena, occhi marroni che spiccavano sulla pelle leggermente abbronzata e labbra rosee che chiunque avrebbe tentato di baciarle, per quanto esse fossero morbide.
Quel sabato sera, era in giro per Londra, sola e immersa fra i suoi pensieri. Indossava dei semplici jeans blu, alquanto attilati, una maglietta bianca, semplice e messa nei pantaloni, un cardigan rosso e delle ballerine nere. Passeggiava tranquilla, cercando di non scoppiare in lacrime da un momento all'altro. In fin dei conti, aveva perso tutti. Alexander e sua madre, coloro ai quali teneva di più, erano morti. E poi Aleksej. Quel ragazzo che aveva promesso di tornare ma che in verità non era mai tornato e non si era fatto mai sentire o ricambiato le sue lettere. E Cassandra aveva rinunciato a mandarle. Era inutile. Lui non rispondeva e lei si era illusa, come faceva ogni ragazza della sua età.
Passeggiava per le strade appena illuminate di Londra, quando, da lontano, vide una persona, seduta al centro della strada, pronto ad aspettare che qualcuno lo colpisse e togliesse cosi la sua vita. Cassandra si avvicinò, assicurandosi che non vi passasse nessuna macchina e scosse l'uomo un paio di volte.
-Ma lei è pazzo!? Qua possono passarvi le macchina! Lei potrebbe morire! Ma cosa le passa per la zucca? - Disse guardando l'uomo che, a poco a poco apriva gli occhi e fissava la ragazza, quasi meravigliato di trovarla davanti ai suoi occhi.-
-Intanto, ragazzina, ho la tua stessa età. Poi, lei non dovrebbe girare sola su queste strade, di notte. La notte nasconde pericoli e mostri. Non glielo hanno mai detto? -Il ragazzo si alzò del tutto e guardò la ragazza, ancora più incredulo nel vedere quanto bella fosse diventata.-Devo aver bevuto troppo. E' l'unica spiegazione. Senti, come ti chiami ragazzina?-mormorò ancora, assotigliando lo sguardo e fissandola con i suoi occhi di ghiaccio, occhi cosi familiari a lei ma non era capace di riconoscerli.-
-Cassandra. Perchè? E comunque, questo vale per te, straniero. La gente non si mette in mezzo alla strada. A meno che non vogliano uccidersi. Ma sai, non ne vale la pena. Chiunque ella sia, meglio lasciarla andare, no? -Prese un respiro profondo e incrociò le braccia al petto, guardando attentamente il ragazzo mentre nella sua testa c'erano varie immagini di quei occhi che la guardavano cosi pieni d'amore.-
-Cassandra, eh? Ho perso tutto. Mio fratello e lei. L'ho allontanata, non ho risposto alle sue lettere, non sono tornato mai per vederla, per nessuno dei suoi compleanni, quando mi invitava, preferivo restarmene in Bulgaria, solo. Ho avuto e ho ancora paura di ferirla, se torno.-Disse tutto d'un fiato mentre il suo sguardo si spostava lentamente sulla collana che lei aveva al collo, ora aperta. Si avvicinò a lei e prese la collana tra le mani, accarezzandovi la foto che c'era dentro. Prese ancora un respiro profondo per poi spostare i suoi occhi su quelli di lei.-Cassie, ti ricordi di me? Il ragazzo con il quale ti giurasti amore eterno, quello che incontravi di nascosto al parco? Te lo ricordi?-Sussurrò, quasi spaventato che qualcuno potesse sentirlo. In quel momento, Cassandra lo guardò negli occhi e portò una mano sopra la sua che, stava ancora stringendo la sua collana.-
-Aleks? Sei davvero tu? Cosa diamine ci fai qua? Perchè sei tornato? -abbassò lo sguardo, respirando profondamente mentre a poco a poco i suoi occhi diventavano lucidi.-
-L'unico e inimitabile stronzo che non ha risposto mai ai ai tuoi gufi e che ha preferito restare in Bulgaria per il giorno del tuo compleanno.
-Perché Aleks? Ti ho mai fatto qualcosa? Se si dimmelo. Voglio sapere cosa ho fatto.
-Tu non hai fatto nulla. Sono io. Sono un mostro e io non posso amare. Rovino le cose che amo. Uccido le persone. Questo sono ora. E tu non potrai fare nulla per cambiarmi. Sono cosi. Basta. -Quelle sue parole "Sono un mostro" la fecero deglutire con forza mentre lui la prendeva per le braccia, scuotendola un paio di volte e il suo viso si trasformava. Le vene divennero sempre più evidenti sul suo viso e due canini molto appuntiti e sporgenti, fuoriuscirono dalla sua bocca. Cassandra si spaventò, deglutendo mentre lui chiudeva gli occhi e respirava profondamente, in modo che tornasse come prima. La ragazza indietreggiò, deglutendo ancora e ancora, stringendo la collanina che aveva al collo.-
-A-Aleks...cosa sei?
-Sono un vampiro! E vuoi sapere la verità? Mi piace esserlo. Posso andare con chi voglio a letto, uccidere chi voglio e nessuno di loro potrà mai ricordare qualcosa.
-T-Tu non sei l'Aleks che io conobbi. Dove è lui?
-E' morto! E non tornerà. -Si avvicinò a lui mentre lei chiudeva gli occhi, quasi pronta ad essere uccisa. Lui, con la punta del naso, sfiorò la linea del suo collo, annusandola e sorridendo tristemente mentre le sue mani si posavano sui suoi fianchi, accarezzandoli lentamente. Poi, lui spostò i suoi occhi in quelli suoi e la guardò, mentre i suoi occhi color ghiaccio diventavano lucidi.- Ma il bello è che ancora ti amo. E questo sentimento mi fa sentire cosi perso. Non so cosa fare. Vorrei stringerti e chiedermi scusa ma non posso. Non voglio. Io ti amo, Cassandra e lo farò per il resto della mia vita. -In quel momento, una sfilza di lacrime fuoriuscirono dai suoi occhi, rigando cosi il suo viso mentre lui le teneva la testa. La stava soggiogando e lei non se ne rendeva neanche conto.- Tu non ricorderai nulla di questa serata. Non ricorderai di avermi incontrato. Non ricorderai che io abbia detto di amarti. Non ricorderai nulla. Tornerai a casa, ti infilerai a letto e vivrai la tua vita da adolescente spensierata. Tu non devi ricordarmi. Sono una brutta persona. -Con calma, le sue mani scesero verso il suo collo e levò con cura la sua collanina, in modo che lei non ricordasse nulla. Non voleva che lei lo ricordasse come un bravo ragazzo perchè non lo era più. Le lacrime rigarono ancora il viso del ragazzo e poi posò un bacio sulla fronte di lei, allontanandosi, ma non prima di guardarla ancora un'ultima volta.- Addio Cassandra. -Le sussurrò, prima di allontanarsi e sparire nel nulla.-
Dopo quella serata lei tornò alla sua vita normale da adolescente, non ricordandosi nulla di lui. Ma i suoi occhi la tormentavano. Quel paio di occhi color ghiaccio le comparivano in sogno ma non sapeva a chi appartenessero. Si sentiva vuota, incompleta, come qualcuno che aveva appena perso una persona amata.

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