Little Black Girl

di Wild One
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** She. ***
Capitolo 2: *** Walking Contradiction. ***
Capitolo 3: *** All By Myself. ***
Capitolo 4: *** When i come around. ***
Capitolo 5: *** I walk a lonley road. ***
Capitolo 6: *** It's OK. ***
Capitolo 7: *** Turn out the lights, close your eyes. ***
Capitolo 8: *** Good Riddance. ***
Capitolo 9: *** Let Yourself Go. ***
Capitolo 10: *** Sex, Drugs And Violence. ***
Capitolo 11: *** Lead Me Out Of The Dark. ***
Capitolo 12: *** Call me only if you are coming home. ***
Capitolo 13: *** I wanna be your boyfriend. ***
Capitolo 14: *** AVVISO. ***
Capitolo 15: *** Happy Birthday To You. ***
Capitolo 16: *** I don't care if you don't care. ***
Capitolo 17: *** I Wanna Be Your Dominated Love Slave. ***



Capitolo 1
*** She. ***


                              SHE.


God Save The Queen risuonò all’improvviso. Suo fratello aveva nuovamente preso tra le mani i vinili, ed il basso cadenzato e semplice di Vicious si udiva fino nella sua stanza, rimbombando contro i muri fino a farli tremare.
Lily non ascoltava Punk.
Lily non ascoltava musica.
Ma suo fratello la viveva. Lui ci affogava. Lui, e i suoi amici.

Lily non amava il modo di essere di Alan, suo fratello maggiore. Lily amava la tranquillità. Lui la prendeva sempre in giro dicendole che aveva personalità. Ma Lily, spesso, non capiva di cosa parlasse il fratello. Lei aveva il suo carattere, le sue passioni. Non aveva bisogno di essere una “ragazza-eccentrica-in-cerca-di-guai”, come spesso definiva i Punk.

Il sole ormai faceva capolino dalla finestra della camera di Lily, ma non era stato di certo questo a far svegliare la ragazza. Si tolse lentamente le coperte di dosso. La sua folta chioma bionda non era mai stata tanto disordinata. Qualche boccolo le andò davanti al viso chiaro, coprendo leggermente i suoi occhi verdi, ancora socchiusi.
“Alaaaaan! Vuoi abbassare questa dannata musica?!”

Nulla.

La musica non cessava. Si faceva sempre più forte. Le pareti continuarono a tremare a tempo con la gran cassa. Sarebbero potute crollare giù da un momento all’altro. Finalmente Lily si fece coraggio e si alzò dal letto, ancora non avendo piena coscienza di ciò che stava per fare, confusa dal sonno.
Infuriata com’era, del brusco risveglio, la riccia si diresse verso la camera del fratello, e spalancò la porta quasi sbraitando.
“Hai capito che devi abbassare o no?!”
Disse lei furibonda. Ma la risposta del fratello fu solo un: “Buongiorno sorellina!”, accompagnato da un furbo sorrisetto. La ragazza sospirò, capendo che era una guerra persa lottare con quel ragazzo, dopo di che, fece dietro front, e si diresse verso il bagno.

 Alle 8 avrebbe dovuto iniziare la scuola.

Infilatasi un paio di Blue Jeans stretti, e una felpa celeste, uscì di casa insieme al fratello. Come al solito Alan era vestito con una maglia a maniche corte -così larga che ci sarebbe entrato ben due volte- ,un paio di pantaloni che gli arrivavano appena sotto le ginocchia, ed un paio di Converse slacciate, come al solito.
“Sembri un barbone.” Disse la ragazza al fratello.
“Aw, amo quando mi fai i complimenti piccolo mostriciattolo!” rispose lui con il solito sorriso beffardo sul volto. Lily gli lanciò uno dei suoi soliti sguardi omicidi.

Arrivati davanti scuola i due fratelli si separarono. Lily andò verso la sua migliore amica Abigail, una ragazza semplice, che amava la normalità, come Lily del resto. La riccia corse in contro all’amica, abbracciandola come se fossero passati anni dall’ultima volta che l’avesse vista.
“Abby! Dio, quanto mi sei mancata!” disse la riccia ancora abbracciata all’amica.
La mora scoppiò a ridere.
“Ma, lily! Sono solo due settimane che non ci vediamo! Che diamine ti prende?”
“Mi prende che mi sei mancata tanto. Come faccio a sopportare quel punk da strapazzo e i suoi amici se non ci sei tu che mi fai compagnia, eh?” disse la ricca con una voce da bimba, e degli occhioni da cane bastonato.

Erano scoppiate a ridere entrambe, quando alle loro spalle si udirono delle voci.
“Ohh, ma che piacere rivedere le piccole Best Friends Forever. Come avete passato le vacanze? A pettinare le Barbie?” Disse un ragazzo dai capelli verdi, con aria di scherno, che di solito era sempre in compagnia del fratello della riccia.
“Ah-ah-ah. Molto spiritoso Frank. Davvero molto. Bhè, credo che voi non abbiate nulla di meglio da fare se siete venuti qui ad infastidire le piccole ‘Best Friends Forever ’.” Disse la riccia con aria molto seccata.

“Mh… no. In effetti, ora che mi ci fai pensare no.” Rispose l’altro ragazzo.
“Dai Billie! Lascia divertire me con loro!” Ribattè Frank indicandosi con il pollice.
“Cos’è? Sei geloso dei tuoi giocattolini?”  Disse Billie con aria scherzosa.
“Ma che?!”  I due scoppiarono a ridere fragorosamente. La riccia ne approfittò per togliersi da quella assurda situazione.
“Ci dispiace interrompere i vostri intelligentissimi discorsi, ma noi, a differenza vostra abbiamo di meglio da fare. Quindi direi che noi ce ne andiamo.” Detto questo, lily e Abby se ne andarono sotto gli sguardi perplessi dei due ragazzi.

                        ***
Ora di pranzo.
Le due amiche si erano sedute a uno dei tavoli in fondo alla mensa. Chiacchieravano tranquillamente dei ragazzi della scuola, quando d'un tratto, l’amica della riccia si rabbuiò e smise di parlare.
Il chiacchiericcio del resto dei ragazzi nella mensa rendeva parlare quasi impossibile, ed era anche terribilmente fastidioso.

“Lily…”
“Dimmi.”
“Devo dirti una cosa.”
“Hem, ok. Forza, che aspetti?”
 
Lo strillare del resto della mensa era insopportabile, tanto che Lily non riuscì a capire le parole dell’amica.

“Cosa? Puoi ripetere? Credo di star diventando sorda a forza di sentire la musica di mio fratello.”
“Oh… no, nulla. Non era nulla di importante. Te lo dico domani. Ok?”
“Si, perfetto.” Disse la riccia con un sorriso dolcissimo che fece stringere in una morsa il cuore dell’amica.

Finite le lezione le due amiche non tornarono a casa insieme. Lily preferì aspettare il fratello all’uscita da scuola. Così, si appostò vicino ai cancelli della scuola, aspettando il fratello, che come al solito aveva ritardato, probabilmente, perché era finito in presidenza.
5 minuti erano passati, e dal portone della scuola, si cominciavano a sentire le voci di un gruppetto di ragazzi. Lily andò in contro ad un ragazzo con la cresta nera.
“Forza Al, dobbiamo tornare.” Disse la riccia al fratello.
“Okok… senti, non ti dispiace se vengono a casa anche Mike, Billie e Trè, vero?”
La ragazza sospirò.
“Farebbe differenza?” disse con aria rassegnata.
I ragazzi si fermarono in una risata.


ANGOLETTO DELL'AUTRICE-------------------------------------------------------------------
Ciao a tutti cari :3 sono l'autrice della storia e in questo momento sono anche terrorizzata dai tuoni  e della pioggia che batte contro il vetro della finestra della mia camera T_T. Insomma, questa è la mia prima storia :) Ovviamente fatemi sapere come vi sembra he! Perche se -detto tra noi- è una cagata xD è meglio che me lo dite subito prima che continuo :'D  Quindi direi di fare così: se ricevo almeno 3 recensioni la continuo :D Mi raccomando. Fatemi sapere :3 
CORDIALI SALUTI <3

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Capitolo 2
*** Walking Contradiction. ***


                                                                walking contradiction

 
 
Il  viaggio di ritorno a casa non fu molto entusiasmate. Lily praticamente non aveva aperto bocca. Aveva solo provato di proibire a Frank di chiamarla ‘Barbie’, ma con scarsi risultati.
Arrivati a casa, ovviamente lei si chiuse in camera sua, per provare a rilassarsi. In effetti, quei ragazzi non erano poi così antipatici, erano solo...
 
Eccentrici.
 
 Proprio come li aveva sempre etichettati lei.  
 
La riccia si lasciò cadere sul letto, esausta dalla giornata di scuola. L’estate si faceva sentire ormai. Il sole picchiava forte, e il caldo non risparmiava nessuno. La ragazza scostò la sua maglietta dalla pancia, in un disperato tentativo di sentire meno il caldo. Si lasciò li distesa per circa una quindicina di minuti, pensando.
 
A cosa doveva pensare poi? La sua vita sembrava perfetta.
 
Stava quasi per addormentarsi. Il silenzio incombeva nella sua stanza. Un silenzio, che pensava lei, sarebbe durato ancora per poco. E così fu infatti, ma alla solita musica Punk, questa volta c’erano dei colpi sulla porta di camera sua.
“Arrivo!” Disse la ragazza infastidita dall’interruzione del suo riposo.
Aprì la porta. Davanti a se trovò un ragazzo biondo, con i lineamenti morbidi, occhi azzurissimi e un sorriso appena accennato. La riccia rimase spiazzata, soprattutto perché il ragazzo, era alto circa una quindicina di centimetri in più di lei.
 
“Hem, Mike..? Giusto?” Disse la ragazza con un pizzico di insicurezza.
“Si, giustissimo” Disse lui, mantenendo quel suo sorriso.
“Io e i ragazzi volevamo chiederti se ti andava di unirti a noi. Che ne dici?”
 
La ragazza si perse negli occhi del giovane. Erano davvero belli. Ricordavano esattamente il colore del cielo in quella giornata estiva.
 
Ritornò in se quando il biondo le fece appena un cenno con la testa, come per dire “yuhuu, ci sei?”.
La riccia arrossì appena.
“Oh, hem.. si, cioè. Certo aspettatemi di la.”
E si richiuse la porta alle spalle.
Il suo lieve rossore sul viso si stava facendo sempre più color pomodoro maturo. Perché quel ragazzo le aveva scaturito una reazione del genere?
Come se in vita sua non avesse mai parlato con un ragazzo carino.
Comunque sia non ci pensò molto. Si fece coraggio e si diresse verso la camera del fratello.
 
Con aria da nonchalance entrò nella camera del ragazzo con la cresta. Le pareti verdi della stanza erano ricoperte da poster, disegni, e foto di lui e i suoi amici.
 
La riccia riconobbe immediatamente Frank, indistinguibile per i suoi capelli verdi, che era appoggiato alla finestra della camera, mentre fumava una sigaretta.
Billie era sdraiato sul letto del fratello, mentre Mike ed Alan erano beatamente seduti per terra accanto a Frank, che, di tanto in tanto gli passava la sigaretta.
Nella stanza regnava il silenzio. Ogni tanto, Frank tamburellava con le mansi sul davanzale della finestra.
Anche la riccia restò per parecchio in silenzio, dato che, in un contesto del genere non sapeva assolutamente come comportarsi; ma alla fine si decise a dire qualcosa, dato che nessuno sembrava voler interrompere la propria ‘emozionante’ attività.
 
“Quindi..?”
 
Billie si tirò su dal letto. Scrutò per bene la bionda, che intanto guardava gli altri ragazzi, intenti a nascondere una risatina sotto i baffi.
 
 Ridevano tutti.
Tutti tranne Mike.
 
“Quindi… Hai 15 anni.” Disse il moro.
“Perspicace.” Si limitò a dire lei.
“Secondo te reggerebbe?” Chiese il moro ad Alan.
“Si, per me potrebbe.” Rispose lui.
 
“Potete cortesemente spiegarmi di cosa state parlando?” Intervenne la ragazza con aria seccata
 
Nella stanza regnò il silenzio.
 
“Mettiti qualcosa di decente, per favore. Non abbiamo intenzione di portarti in giro vestita da Barbie. “ Disse il ragazzo con i capelli verdi, rompendo il silenzio.
 
“In giro?! Non ci penso proprio!”
                                                                                        *** 
 
I pantaloni neri le stavano davvero stretti. Quasi che non riusciva a muoversi.
La maglietta, però, doveva ammettere, era caccetabile.
Un teschio bianco, esibiva le sue sfumature su di uno sfondo nero, e le scarpe, ovviamente, nere anch’esse, erano delle Converse.
 
“Ma guardatela! La Barbie si sta trasformando in una ragazza!”
 
Disse Frank, fingendo che una lacrima gli scendesse dall’occhio destro.
La riccia alzò un sopracciglio.
 
“Ora che mi avete travestita per Halloween, potete gentilmente dirmi dove volete portarmi?”
“Ma certo principessa, ci scusi per i nostri modi rozzi. Ma sa, noi a differenza vostra, non abbiamo mai avuto un’educazione. “
Intervenne dopo averla accompagnata alla porta il biondo ragazzo dagli splendidi occhi azzurri.
La riccia sorrise appena.
 
“Ragazzi, chi di voi va a prendere la BookMobile?” Chiese Billie, subito dopo che tutti i presenti uscirono dalla casa della riccia.
 
“Dai, vado io. Papà l’aveva portata dal meccanico.” Disse Frank, che stava già per andare; quando d’un tratto si voltò verso la riccia.
 
“Però mi porto Barbie.”
 
 
 
I due ragazzi stavano percorrendo la via centrale del quartiere. Ormai era quasi il tramonto, e la luce andava sempre più scemando.
Persi  nelle chiacchiere, i due non si resero conto che ormai avevano raggiunto la BookMobile.
 
Frank salì dentro quello che sembrava un normale furgoncino da trasporto.
 
“Cosa dobbiamo farci con un furgoncino?” Chiese la bionda.
“Scusa, come pensi che dovremmo portare gli strumenti?”
“strumenti?”
 
Il ragazzo dai capelli verdi fece manovra con quel furgone malridotto. Dopo di che, scese, a e aprì le gli sportelli del cassone.
 
Un paio di chitarre, un basso, ed una batteria completamente smontata, erano sistemate disordinatamente.
 
“E che pensate di farci con quelli?”
“Mhh.. non so. Forse ce li mangeremo.” Disse il ragazzo con un sorriso beffardo sul volto.
“Sei simpatico Frank. Molto.” Rispose la riccia senza un minimo di enfasi nella voce.
Il ragazzo rise.
“Ok, ma ora devo chiederti due cose.”
“Spara.”
“Cosa numero uno;  te lo chiedo per favore. Non chiamarmi Frank, ok? Io sono Trè. Solo Trè.”
“D’accordo ‘Trè’. E la cosa numero due?”
“Chi arriva ultimo a quel muretto…” Indicò un muro a un centinaio di metri dai due. “…Porta la gran cassa!”
 
Il ragazzo dai capelli verdi cominciò a correre come un pazzo verso quel muro. Era davvero buffo.
La riccia, avendo avuto una reazione un po’ lenta, corse subito dietro al ragazzo che ormai era quasi arrivato alla meta. 

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Capitolo 3
*** All By Myself. ***


ALL BY MYSELF

 

“Che te ne pare, Barbie? A quanto pare dovrai portare la gran cassa.”
Disse Trè, che aveva ancora il fiatone a causa della corsa.
La riccia, che evidentemente aveva meno resistenza del ragazzo si sedette esausta con la schiena appoggiata a quel dannato muretto.
“Senti….Tu….Uff..”  La ragazza si prese un attimo per respirare a pieni polmoni “Io ero impreparata. Altrimenti ti  avrei battuto ad occhi chiusi.”
“Aha…” Si limitò a dire il ragazzo dai capelli verdi, che aiutò poi la ragazza ad alzarsi.
 
“Senti, siccome mi fai tenerezza, Barbie,  la gran cassa per questa volta la porto io. Ma non accetto compromessi per la nostra prossima scommessa. Ci stai?” Disse il ragazzo tendendo la mano alla riccia, che con un sorriso compiaciuto gli strinse la mano e sputò un secco “Ci sto.”
I due salirono sulla BookMobile, dirigendosi verso casa della bionda, per andare a prendere i loro amici.
 
‘Amici’.
 
Più che altro erano amici di Trè.
 
Forse da quel giorno Lily avrebbe potuto cominciare a vedere Trè come un amico. Ma non si fidava ancora ciecamente. Infondo fino al  giorno prima pensava che i tipi come lui fossero dei buoni a nulla, capaci solo di farsi di marjuana tutto il giorno.
 
“Eccoci arrivati.”
 
Annunciò Trè, dopo una decina di minuti di viaggio passati in silenzio.
 
“Ti conviene restare davanti, non penso ti farà piacere farti scarrozzare nel cassone del furgone in mezzo agli strumenti.”
 
“Hem, ok. ”
 
Il ragazzo dai capelli verdi aprì lo sportello e scese.
 
“Forza Mike, guida tu, a me non va.”
 
Il biondo salì, e si sedette accanto alla riccia, mentre Billie, Trè ed Alan si sistemavano nel cassone.
La BookMobile partì, e l’unica cosa che Lily udiva erano gli sghignazzi provenire da dietro di lei, dei 3 ragazzi.
 
“Dove stiamo andando esattamente?” Chiese poi lei a Mike.
“Al Gilman.”
“Al che?!” Richiese confusa la ragazza, che si pentì subito di aver fatto quella domanda, vedendo il ragazzo che ridacchiava, sentendosi infinitamente stupida.
“Gilman” Ripetè calmandosi lui. “Sai, un locale dove le Band emergenti cercano di farsi un po’ di strada. Un localino… non proprio innocuo, però ci si sballa un mondo.”
“Oh, e voi avete una Band…” Disse la ragazza quasi parlando da sola. “Bhe, figo.”
“E da chi è composta?” continuò.
“Billie è il cantate ed il chitarrista, Trè si occupa della batteria, e poi ci sono io, che suono il basso. Alan, invece, ci fa praticamente da supporto morale.”
“E che tipo di musica fate?
“Beh, principalmente Punk.”
“Ah.. ok.”
 
Per minuti che parvero infiniti, nessuno dei due ragazzi aprì bocca, ma poi la riccia si girò di scatto verso Mike.  “Aspetta un secondo. E io che c’entro?” chiese la ragazza confusa.
“Oh, tu nulla tranquilla.” Fece una pausa. “Tuo fratello voleva solo portarti a divertire un po’, dato che dice che sei sempre chiusa in casa sui libri o a parlare con quella tua amica.”
 
Abby.
 
Ora che ci pensava, avrebbe dovuto chiamarla. A scuola si comportava stranamente.
“Bhè, so badare a me stessa.”
Il biondo sospirò ridacchiando.
“Cosa c’è ora?” chiese lei.
“Sei uguale a tuo fratello.” Continuò lui ridacchiando.
“Oh, ottimo direi.” Disse lei incrociando le braccia e appoggiandosi comoda sullo schienale del sedile.
 
Il silenzio incombeva nella BookMobile. Sta volta anche Billie, Alan e l’implacabile Trè , sembravano essersi calmati. Lily di tanto in tanto si girava verso Mike per guardarlo, che a sua volta ricambiava lo sguardo, sorridendole dolcemente.
 
“Eccoci arrivati.” Annunciò solenne Mike.
 
Fermò la BookMobile davanti ad un localino che aveva tutta l’aria di essere in rovina.
“Benvenuta a Gilman Street, principessa.” Disse alla riccia sorridendo, che di tutta risposta scuotè la testa sospirando
”Quand’è che mi chiamerete con il mio vero nome?”
Il ragazzo scese senza risponderle, con quel sorrisetto stampato sul volto.
 
Così anche la ragazza.
 
 I 3 ragazzi che prima erano nel cassone del furgone, si stavano già dando da fare, e tutti quanti facevano avanti e indietro, entrando e uscendo da quel locale completamente pieno di graffiti sia all’esterno, che all’interno.
Lily era lì, in piedi, davanti a l’entrata del Gilman,  indecisa se aiutare i ragazzi, o se darsela a gambe da quello strano posto che trovava assolutamente inquietante.
 
“Allora sorellina, che hai intenzione di fare?” Le chiese il ragazzo dalla cresta nera.
“Veramente aspettavo che me lo dicessi tu, Al.”
“Mmh…” si guardò in giro cercando qualcosa da far fare alla sorella. Vide Trè, che stava trasportando a fatica la gran cassa della batteria.
“Vai ad aiutare quel poveraccio, va.” Esclamò in una risata che fece sorridere anche lei.
 
Così la ragazza si avvicinò al ragazzo dai capelli verdi.
 
“Serve aiuto, Trè? Non mi sembri molto stabile portando la gran cassa da solo.” Le disse lei con tono beffardo.
“Pff, ma… no. Ti pare?” Quasi inciampò, e per lo spavento il ragazzo lanciò un gridolino.
 
La ragazza era la, che guardava quella scena esilarante.
 
“Invece di stare la a ridere potresti darmi una mano come ha detto quella testa di zucchina di tuo fratello.”
“Agli ordini capo.” Rispose semplicemente lei.
 
Così, i due portarono la gran  cassa sul palco del Gilman.
 
Anche se erano solo le 18:30, il Gilman era mezzo pieno. Ovviamente  Lily non si aspettava di vedere ragazze vestite di pezzo e merletti, ma non si aspettava nemmeno un pubblico del genere.
Ragazzi con creste altissime, sfoggiavano i loro strani colori di capelli, jeans completamente distrutti, maglie di Band massacrate, per le troppe volte messe, e delle lattine di Soda Pop in mano.
 
Soda pop.
 
Ci doveva essere qualcosa che non quadrava. Voglio dire, Punk che bevono Soda pop?!
 
“Al, ma è possibile che nessuno dei ragazzi che sono al Gilman bevano bevande alcoliche?”
 
Il fratello scoppiò in una risata.
“Impara a leggere, mostriciattolo.” E le indicò un cartello proprio sulla sua testa: DON’T SMOKING, DON’T DRINKING.
Il quel momento la ragazza si sentì ,di nuovo, incredibilmente stupida.
 
                                                                                       ***
 
Gli strumenti erano sistemati. I ragazzi pronti sul palco, e Lily, in mezzo a quel sudicio locale che puzzava vagamente di sudore e piscio, si sentiva decisamente fuori posto.
 
Era esattamente sotto al palco, ma avrebbe voluto sinceramente scambiarsi di posto con gli ultimi della fila di ragazzi che sei era creata.
Il Gilman era pieno fino a scoppiare ora. E lei sentiva sempre più soffocarsi. Non riconosceva nulla che fosse del suo mondo li dentro.
 
Quasi nulla.
 
La voce di Billie Joe  risuonava nelle suo orecchie a volume parecchio alto.
“BERKELEY!”
La folla si alzò in grida di emozione.
“Siete pronti?!”
 
Altre urla.
 
Lily era completamente spaesata. Perché si trovava li? Come ci era capitata? Cosa le aveva detto il cervello?! Seguire dei punk scatenati in un locale di punk ancora più scatenati di loro.
 
Voleva solo andarsene.
 
Ma lo avrebbe voluto ancora per poco.
I primi accordi di chitarra segnavano l’intro della canzone.
Poi la gran cassa, ed ora stava entrando anche il basso.
 
Billie cominciò a cantare.
 
Non aveva una voce particolarmente bella, o tanto meno potente, ma riusciva a coinvolgerti. Trè alla batteria esibiva più smorfie possibili che si intonavano perfettamente ai suoi capelli.
Mike era serio, concentrato. Saltellava sul palco a tempo, ogni tanto, ma si vedeva che non si era ancora lasciato andare. Il caldo cominciava a farsi sentire. Sia per i tre ragazzi sul palco. Sia per Lily, che aveva cominciato a muoversi a tempo di musica. La musica continuava, e continuava. Non si fermava, e cominciava a piacerle.
 
Le piaceva davvero.
 
Come poteva essere?
 
Non lo sapeva.
 
Ben tre canzoni avevano suonato loro, una più bella dell’altra.
“So che vi sarete stancati di sentirci” Disse Billie grondante di sudore al microfono “Ma abbiamo un’ultima canzone, di pochi muniti, scritta dal nostro batterista Mister Trè Cool. Che ne dite?”
 
Il pubblico era in delirio.
 
Trè si alzò dalla batteria e si diresse verso il microfono. Prese la chitarra di Billie, e cominciò a strimpellare qualcosa, poi la sua voce.
 
 
“I was alone
I was all by myself
No one was looking
I was thinking of you
Oh yeah,I had an erection
I was all by myself?

All by myself
All by myself
All by myself

I went to your house
But no one was there
I went in your room
I was all by myself
You and me had
Such wonderful times
When I'm all by myself
All by myself”

Una canzone stupida, ma che a Lily era piaciuta.
 




ANGOLO AUTRICE 
Ciao belli :D vi sono mancata? ahahahah no ok. stop.
Allora, mi ci sono messa di cuore a scrivere questo capitoletto. u.u so che non è nulla -.- ma mi accontento per ora. Fatemi sapere se vi piace recensendo. :D Aspetto anche critiche però, altrimenti non so dove migliorare. <3 Un bacione, e ci tenevo a ringraziare alcuni in particolare, che hanno recensito entrambe i miei primi due capitoli, supportandomi <3 (sapete chi siete... hihihihh)
Mi scuso perché so che la canzone All By Myself é 'recente', peró mi sembrava adatta a quello che scriveró in futuro:3
Baci, e a presto :D



 

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Capitolo 4
*** When i come around. ***


Ciao belli, prima di iniziare volevo fare dei ringraziamenti speciali:3 Ringrazio SaraRocker, che se non fosse per lei starei ancora scrivendo il capitolo. Ringrazio Ashleyofsuburbia, LillyBJ_Armstrong e ultima ma non ultima Whatsername_xx, che mi motivano davvero molto a continuare questa storia. Grazie <3
Ps: Preparatevi ad un capitolo intenso hihihihihih
 
 
WHEN I COME AROUND.
 
Il buio incombeva per le strade di Rodeo, come il silenzio del resto.
Lily era riuscita a convincere i 4 ragazzi a tornare a casa. Ovviamente, tutti e 4 fatti da far paura.
Camminavano ciondolando, riuscendo a seguire a malapena la linea del marciapiede.
Ormai era notte fonda, e Lily si sentiva  decisamente fuori posto, come aveva passato il resto della giornata.
“Sapevo che sarebbe andata a finire così” Sospirò lei.
“Avanti Lily! Dopo tutto quello stress sul palco abbiamo tutti bisogno di sballarci.” Intervenne Billie Joe che aveva sentito la ragazza.
Alan e Trè smisero di parlare, interrompendo la loro eccitante conversazione che era iniziata da Trè:
‘Al, è nato prima l’uovo, o prima la gallina?’.
“Non è una scusa.” Disse lei, anche se inutilmente.
“Sei una ragazza troppo seria.” Sbuffò il moro biascicando.
“E voi troppo irresponsabili.” Sputò acida.
Billie, che era dietro di lei, insieme ai suoi tre amici, accelerò il passo e le se avvicinò, fino a che non camminarono a pari passo.
“Cosa vuoi?”
“Ti è piaciuta la nostra musica?”
“Si, mi è piaciuta.”
Il moro mise in mostra un ghigno soddisfatto.
“Sono contento che ti sia piaciuta.” Continuò “Sai, io e te dovremmo conoscerci meglio.”
“E tu credi che sia strettamente necessario?”
“Nah, ma sei una ragazza interessante, Lily.”
 
Ovviamente la ragazza non stava dando peso alle parole del cantante. Stra fatto com’era, avrebbe potuto vedere un calzino al posto di un gatto.
 
Dopo pochi minuti di silenzio e di sguardi inquietanti da parte di Billie, ai due si unì anche il ragazzo dai capelli verdi, che passò un braccio sulla spalla della riccia, poco più bassa di lui.
“Di che parlate?”
“E togli sto braccio Trè!”  Lo rimproverò la ragazza, che scostò bruscamente il braccio del batterista.
“Sentite. Grazie per avermi fatto passare la serata in modo diverso. Ma con voi in queste condizioni  non mi va proprio di starci. Me ne torno a casa da sola.”
Billie fece per seguirla, il volto improvvisamente più cupo.
Anche se fatto, poteva capire che la situazione era degenerata. Coinvolgere una ragazzina di 15 anni e trattarla in quel modo alla sua prima serata, non doveva essere stato molto ‘stimolante’
 
Il cantante mosse qualche passo verso  la ragazza –ormai distante-, ma  una mano appoggiata sulla sua spalla lo fermò.
“Faccio io.”
Mike stava osservando gli occhi lucidi e rossi dell’amico di sempre.
“Al momento è un po incazzata.” Prese una pausa voltandosi verso Trè e lanciandogli un’occhiata decisamente eloquente. “Con entrambi.”
 
Il biondo si incamminò poi in silenzio, i suoi passi echeggiavano per la strada buia.
Intravide la ragazza seduta per terra, con la schiena poggiata ad una parete.
Il biondo si avvicinò, prudente.
“Lily?”
La chiamò a bassa voce.
La ragazza si voltò piano.
“Sei venuto per riportarmi dai tuoi amici drogati? Hai sprecato le tue energie.”
Si alzò e fece per andarsene.
Mike afferrò il suo polso, impedendole così di andare.
“Senti, è vero. Siamo 4 coglioni. Trè e Billie quando sono fatti non ci capiscono più un cazzo,  ci proverebbero pure con un palo.”
“Lo dici come se me ne importasse qualcosa di quello che fanno loro, o di quello che fai tu.”
“Che vorresti dire?”
“Che sei fatto anche te. E poi scusa, analizziamo la situazione. Mi avete portata in un locale di drogati, mentre suonavate musica da drogati. Io mi sono fidata di mio fratello, e sono venuta, ma non mi sembra una cosa molto da persone normali. Tu che dici?”
“Dico che eri liberissima di non venire.” Improvvisamente gli occhi più rossi, ed una voce più fredda.
“Perfetto, la prossima volte ci penserò due volte.” Disse lei, alzando il tono della voce. “Ed ora ritorna dai tuoi amichetti.”
“Col cazzo che vai da sola, ti accompagno fino a casa.”
“Fa come ti pare…”
 
I due camminavano, uno affianco all’altro.
Gli sguardi che puntavano la strada.
Il freddo, il buio, e la tensione creavano un aria decisamente spiacevole.
I due arrivarono davanti a casa della riccia. Senza voltarsi, ne parlare, la ragazza entrò in casa, lasciando sulle labbra del biondo un ‘ciao’ che cadeva a pezzi.
                                                                                        ***
La sveglia suonava come ogni mattina.
La riccia quella notte non aveva chiuso occhio.
Ripensava al modo in cui aveva reagito a Billie e Trè, che aveva cercato il più possibile di metterla a proprio agio, alla discussione con Mike, a come lo aveva lasciato sulla porta.
Si sentiva tremendamente in colpa, quasi una merda.
Per quanto cazzo doveva suonare ancora quella sveglia?! Stop.
In quel momento non le fotteva nulla della scuola. Voleva solo riposarsi, dopo una notte passata in bianco.
Riaccovacciatasi sotto il lenzuolo bianco, sospirò, fino a cadere finalmente nel sonno.
 
Fu la musica del fratello a risvegliarla.
Come al solito il volume era così alto da fare cadere le pareti.
La riccia si alzò, continuando a pensare a quella dannata sera prima.
Si guardò allo specchio prima di andare dritta verso il bagno.
I lunghi capelli ricci le cadevano morbidi sulle spalle. Gli occhi verdi, leggermente lucidi per lo sbadiglio di poco prima. Le sue forme erano perfettamente nascoste sotto quellal maglia, presa dall’armadio del fratello.
Sospirò.
Si vestì.
Quel giorno avrebbe sfoggiato una T-shirt più grande del normale di un rosso acceso, un paio di jeans, e delle Converse rosse anch’esse. Ma rigorosamente allacciate.
Si diresse verso la camera del fratello.
“Abbassa almeno un po’ se non vuoi che quella  rompi scatole della signora Smith si venga di nuovo a lamenta…”
Aprì la porta della camera del fratello.
Non riuscì a finire la frase.
Billie era seduto sul letto, vicino ad Alan, che teneva in mano una sigaretta.
Restò a guardare quella scena per una decina di secondi, quando poi si rese conto.
“Perfetto” Sospirò.
Prima il rumore della porta che si chiudeva bruscamente, poi la voce di Billie, che veniva dall’altra stanza.
“Lily! Cristo, aspetta!”
La ragazza che percorreva il corridoio della casa, non gli era mai sembrato tanto lungo.
Nel frattempo il moro era uscito dalla stanza del fratello, rincorrendo la riccia.
“E dai Lily! Ascoltami.”
“Dammi una buona motivazione per cui dovrei farlo.” Disse la ragazza che si era fermata davanti alla porta della sua camera, con le braccia incrociate.
“Beh.. Ecco, io..”
“Appunto.” Lo interruppe lei. Entrò nella stanza e chiuse la porta. Sbattendola.
“Cosa pensi di fare chiudendoti nella tua stanza? Sappi che starò qui fuori finchè non mi darai la possibilità di scusarmi.”
 
Secondi, minuti.
La ragazza non si era degnata di rispondergli, ma nemmeno lui aveva mai pensato di muoversi da davanti quella stanza.
“Ok..” cedette alla fine lei.
Aprì la porta e fece accomodare il Punk sul proprio letto.
“Carina.” Fece una pausa “La camera intendo.”
La ragazza lo fulminò con lo sguardo, facendogli capire che si doveva sbrigare.
“OK, allora, mi dispiace tanto per ieri sera. Dico davvero. Io ero fattissimo. Mi hanno raccontato tutto quanto Mike e Trè stamattina. Figurati che non mi ricordavo nulla.” Abbassò lo sguardo “Ho fatto lo stronzo, perdonami.”
“si, ok.” Disse secca lei.
In realtà aver sentito pronunciare i nomi di Mike e Trè le aveva causato una morsa nello stomaco. Doveva vederli. Doveva scusarsi, proprio come aveva fatto Billie con lei.
 
Il ragazzo si alzò dal letto dove era seduto.
Si portò una mano dietro la nuca, imbarazzato.
“Beh, ci si vede Lily.” Disse alla fine il moro.
“Ciao Billie.” Le rispose lei, con un sorriso appena accennato, che fece risollevare visibilmente l’animo del moro.
                                                                      
                                                                         
                                                                                         ***
 
“Al, dove posso trovarli?
“Dipende da chi cerchi.”
“Mike e Trè”
“Penso siano al 7-11.”
“Ok.”
La riccia senza pensarci su uscì di casa, senza sapere nemmeno dove fosse precisamente questo famoso 7-11.
Camminava con la testa tra le nuvole, pensando a cosa avrebbe dovuto dire ai due ragazzi una volta trovati.
Avrebbe dovuto delle scuse a Mike soprattutto, ma prima, doveva trovare questo dannato posto..
Le sembrava che una volta avesse sentito Alan dire che si trova accanto ad un mini-market, così si diresse verso il supermercato.
Le fonti di Alan erano giuste, ma aveva una tremenda paura.
Un enorme tetto copriva quello che sembrava un  parcheggio abbandonato, e ormai riabilitato per essere un covo di ragazzi che si volevano allontanare dalle proprie case.
Poster di Band ovunque, poltrone rotte, brandine, sedie, quantità industriali di birra.
La puzza di fumo si sentiva leggera nell’aria già a parecchi metri di distanza.
Si fece coraggio.
Passo dopo passo si addentrava sempre di più in quel ‘Covo’.
Riceveva sguardi cupi dai ragazzi che al momento erano li.
Un gran fracasso che tutti quei ragazzi avrebbero potuto paragonare ad un canto angelico riempiva il silenzio.
La riccia avvistò Trè, intento a infilare la sua lingua in gola ad una ragazza, che aveva decisamente troppi pochi vestiti addosso.
Sempre più insicura si avvicinò verso il ragazzo dai capelli verdi.
“Trè?”
Il ragazzo spostò la rossa che gli era seduta sulle ginocchia per vedere chi lo stesse chiamando.
Alla vista di Lily trasalì quasi. Si liberò della presa della ragazza che decisamente infastidita, che lo salutò con un ‘Vaffanculo’.
Scattò in piedi, e prendendola per il braccio, la portò via sotto gli sguardi tetri dei ragazzi.

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Capitolo 5
*** I walk a lonley road. ***


Trè: Capitolo speciale.

I Walk a lonley road.




 La presi per un braccio, facendo attenzione a non strattonarla troppo.

 Il suo sguardo era perso nel mio.
 A volte quella ragazza mi faceva davvero tenerezza. Rallentai il passo, ma continuai a camminare per un altro paio di minuti.
 Superammo Christie Road e ci fermammo.
 
“Volevo parlarti, così sono venuta a cercarti.”
“Non saresti dovuta venire al 7-11 da sola.” Le risposi abbassando lo sguardo.

Cercai di dire qualcosa ma la mia bocca emetteva solo dei suoni soffocati.

“Scusa.”

 Nello stesso istante le nostre voci si unirono, lei con un tono mortificato e lo sguardo basso.
 Io con la mia stridula voce poco convincente, e con una smorfia che, in teoria, avrebbe dovuto assomigliare ad un faccino dispiaciuto.

 Mi resi conto solo in quel momento che io, Frank Edwin Wright III, stavo chiedendo scusa ad una ragazzina.

Lei alzò gli occhi dalle sue Converse, che di bianco, non avevano più nulla. Mi sorrise dolce.

“Sei una brava bambolina, Barbie.” Le dissi tamburellando con le mani sulla sua testa.

 Lei mi guardò acida, assumendo il suo comportamento di sempre.
Scoppiai a ridere, seguito poi dalla sua risata.

Ci incamminammo facendo la strada inversa a quella percorsa prima, ma sta volta con più calma.

“Hai parlato con Billie?” Mi chiese.
“Si, ci ho parlato.” Dissi tirando fuori le mani dalle tasche.
“E cose gli hai detto?”
“Gli ho raccontato di ieri sera, e delle cazzate che abbiamo combinato.”
“Sai, mi sembrava fin troppo gentile sta mattina quando si è scusato.”
“Che ne dici se cambiamo argomento?” Strinsi istintivamente i pugni.
 La conversazione stava prendendo una brutta piega. ‘Idiota Trè, sei un emerito idiota.’ Mi ripetevo nella mente.
“Ok.” Disse semplicemente lei guardandomi.
 
Mi accesi una sigaretta, e feci una profonda tirata, respirando a pieno il fumo amaro che mi penetrava nei polmoni.

“Chi era quella rossa?” Mi sentii tutto il fumo ritornare su. Cominciai a tossire, rimanendoci quasi secco.
“Non so di chi tu stia parlando.” Provai a ribattere, poco convincente, continuando a tossire.
“Sai… Quella che ti stavi per mangiare.” Il suo tono improvvisamente più…schifato?
“Christine? Oh, nono. Hem, siamo solo...”

Cominciai a cercare nel mio vocabolario una parola, una qualsiasi.
Avanti Trè!
 Cazzo, pensa.

 “Conoscenti.” Dissi poi.

 Lei alzò un sopracciglio, lanciandomi uno sguardo decisamente poco rassicurante.

“Bel modo di conoscere la gente che hai. Farai così anche con me per caso?”
“Può essere.”

 Alzai un sopracciglio, e mi gustai la sua meravigliosa espressione.
 Un mix di sorpresa, disgusto, incredulità e spavento comparve sul suo volto.
Io scoppia a ridere divertito, mentre il suo visino carino cominciava a farsi sempre più rosso.

 Mi diede una spintarella, che ovviamente non mi smosse nemmeno di un centimetro.

“Frank, sei un idiota.”
 “Ti voglio bene anche io.”

Feci un altro profondo tiro. Mille pensieri avevo per la testa in quel momento.
 Forse troppi.

“Che ne dici se ci fermiamo un po’?”La vidi tentennare.
“Si ok, ma dopo ho bisogno di un’informazione.”

Ci sedemmo su una panchina che si affacciava ad un campetto.
 Era ancora pieno pomeriggio, e il sole picchiava forte anche quel giorno.
 Dei ragazzini giocavano allegramente a calcio su quel campo decisamente malridotto, riempiendo con le loro voci quel silenzio che, pensavo io, si sarebbero andato a creare molto facilmente.

 “Allora di cosa vuoi parlare?” Gli chiesi.
“Non so, sei tu che hai proposto di fermarci.” “Mh…” Gettai la sigaretta ancora non finita e infilai le mani nei miei verdissimi capelli.
 Pensai.

 “Idea!!” Esclamai.
“Allora Barbie, raccontami un po’.”
 Mi avvicinai.
“Da dove è nato questo tuo disprezzo verso i Punk? Mi pare di aver capito che sei molto scettica” Gli dissi con una faccia da finto offeso. Mi squadrò e poi sorrise.
“Non è disprezzo..” Disse tentennante.
“Solo che non mi piacciono i vostri modi di fare, e la vostra prospettiva di vista della vita. Tutto qui.”
“E come dovrebbe essere allora?”
“Seguire le regole, avere dei principi, un’idea per il futuro.”
“Mh..” cominciai a pensare.
“Forse hai ragione.”
“Davvero?” Le si illuminarono gli occhi
“O forse no.” Mi uccise letteralmente con lo sguardo.
“Tocca a te, forza, chiedimi qualsiasi cosa.”

Sta volta si mise a pensare lei. I folti boccoli le coprivano sempre l’occhio sinistro.
 Lo dovevo ammettere. Anche se piccola, era proprio una bella ragazza.

“Non so cosa chiederti…” Disse.
“Forza, la prima cosa che ti passa per la testa!” Continuai io.
“Ricordi la canzone che hai cantato al Gilman?” “Ovvio”
 “Su cosa ti sei basato per scriverla?”

E ti pareva.

“Una ragazza.” Risposi vago.
“Una ragazza… che fai, mi diventi un romanticone, Trè?” Mi lanciò una piccola gomitata che mi fece sobbalzare appena.

 Possibile che quella ragazza riusciva a toccare gli unici argomenti di cui non avevo minima intenzione di parlare?!

Avevo il suo sguardo furbo puntato contro, e sembrava non volerlo abbassare.

“E’… una mia… si, un’amica.” Cercai di non diventare rosso, ma evidentemente fallii.
“Uhuuu, e da quanto la conosci?”
“Da sempre, per così dire. Ma, ma ho cominciato poco tempo fa a frequentarla.”

 Si rimise seduta composta sulla panchina, soddisfatta delle informazione ricevute.

“E così il nostro Punk da strapazzo si è preso una bella cotta.”
“N-Non è una cotta.” Cercai di obbiettare.
“Aha..” Incrocia lei braccia.

 Ragazzina ficcanaso.

Cercai di cambiare velocemente discorso.

“Tu piuttosto, non mi dovevi chiedere qualcosa?”
 “Oh, già.”

 Si alzò, e si posizionò esattamente davanti a me.

“Devo trovare Mike. Sai dov’è?”
“Probabilmente a casa sua, non era a Christie Road.”

Il mio tono improvvisamente più… Freddo?

Si, mi dava fastidio.
 Perché mi doveva chiedere di Mike? Ora eravamo solo io e lei, e nessun altro.

“Puoi accompagnarmi?”
“Ok.”

 La casa fortunatamente era poco distante. Il resto del viaggio non aprii bocca, accennando un movimento della testa di tanto in tanto per rispondere alle sue domande, o mugugnando qualcosa.

“Si può sapere che ti è preso?”
“Nulla.”
“Non è vero.” Scossi il capo.
“Guarda, quella è la casa di Mike.”

 La indicai accendendomi un’altra sigaretta.

“Lo sai che fumare fa male?”
Feci spallucce, e tirai una bella boccata.
“Probabilmente troverai anche Billie.”
“Perché dovrebbe esserci anche lui?”
“Vivono insieme.”
“Ah…”

Sembrava sorpresa.

“Ora io vado. Sai come tornare, no?”

 Annuì debolmente, poi mi girai e cominciai a camminare.
 Non controllai nemmeno se fosse entrata, o avesse suonato al campanello.
In quel momento avevo solo voglia di tornare a Christie Road a spassarmela con qualche puttanella disponibile.

 E così fù.

 Nell’arco di un’ora e io e quella ragazza di cui non sapevo nemmeno il nome eravamo su una brandina del cazzo a scopare come se non ci fosse un domani.

Ovviamente questo non mi impedì di farmi un paio di spinelli, ma il mio pensiero era rigorosamente bloccato su una persona.

No.

Non poteva essere.

Non ancora.

                                                                                                               


Ormai era sera tardi, ed ero decisamente ubriaco.
 
Non era proprio stata una genialata quella di farsi un paio - o forse di più - di spinelli, e poi scolarsi due lattine di birra.
No, decisamente non lo era stato.

Mi reggevo in piedi a malapena, sentivo la forza nelle gambe che veniva a mancare ogni passa che facevo.

Perchè mi ero ridotto così?
Per lei? Probabile.
Perchè per una sera non ci volevo capire più un cazzo? Si, decisamente.

Mi ricordo che quel giorno ci avevo dato dentro parecchio con le scopate.

Fino a pochi minuti prima mi era avvinghiata la rossa con cui pociavo la mattina stessa.
Christine.
Cazzo se ci sapeva fare quella.
Un pensiero decisamente poco sano mi passò come un lampo nella mente.

Merda, dovevo decisamente vomitare.

Mi appostai in un angolo, cercando di rimanere in piedi -Cosa che mi risultò mooolto difficile -, e cominciai a gettare fuori l'anima.
Cristo. Mai più quella roba tutta insieme.

"I was alone, i was all by myself..."
Cominciai a cnticchiare, dopo essermi ripreso.

Vagavo come un'anima in pena. O forse lo ero.

In effetti non avevo una meta ben precisa, e la strada era decisamente vuota. Non passava un macchina.
Nulla.

Dio.
Vuoi uscire dalla mia testa, riccia del cazzo?!







-----------------------------------------------------------------------ANGOLETTO DELL'AUTRICE.

Eccomi con questo capitolo decisamente no-sense, e  mooolto inquietante.

Si, lo ammetto, ora sono depressa e da una cosa solare e carina mi è uscita sta pena. Povero Trè :c poco si è capito che IO lo amo vero??? *^*
 Ok, erano sei gironi buoni che non pubblicavo, ma capitemi, anche io vado a sccuola, e se non mi steccano, tra due settimane sarò molto più libera :3

Recensite, mi raccomando <3 :D Ho visto che siete aumentati :3 continuate a darmi ste soddisfazioni, vi prego. <3

Baci
 

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Capitolo 6
*** It's OK. ***


It's OK.




Trè che le dava le spalle e si incamminava.
 
Deglutì, era davvero messa male per provare quella paura. Soprattutto se doveva pronunciare un semplice: ‘Scusami’
Eppure quando l’aveva detto a Trè, non sembrava farsi tutti questi problemi.
 
Bussò alla porta di quella casa decisamente sgangherata.
Un rumore di passi proveniva dall’interno.
 
‘Stai calma Lily, calma. Non è nulla.’
 
Continuava a ripetersi la ragazza.
La porta si aprì di scatto.
 
La ragazza strinse istintivamente i pugni e chiuse gli occhi.
Un odore non molto gradevole di fumo la invase completamente, quasi fosse una nuvola imprigionata in quella casa, che fremeva per usciere.
 
Li riaprì istintivamente solo quando, passati alcuni secondi dall’apertura della porta, il proprietario della casa non emetteva alcun tipo di suono.
 
“Billie?”
“Oh, sei tu.”
“Mike è in casa?”
“Si, certo.”
 
Il moro, che aveva in mano una sigaretta spenta, fece gesto alla ragazza di entrare.
 
“Mettiti seduta, se vuoi.”
 
Le disse, mentre con la sigaretta in bilico sulle sue labbra, e un accendino nella mano destra, cercava di riaccendersela.
 
Il punk si diresse nell’altra stanza, probabilmente per chiamare l’amico, mentre la riccia, seduta su una sedia pieghevole dall’aria decisamente poco stabile, si rigirava nervosamente i pollici.
 
Una sagoma, decisamente troppo alta per essere quella di Billie si faceva avanti nel corridoio.
 
Appena entrò nell’ingresso, la ragazza si alzò di scatto da quella sedia, facendola quasi cadere.
Le goti le diventavano sempre più rosse, e non osava alzare lo sguardo da terra per guardare gli occhi del biondo, che era li fermo.
Quasi pietrificato.
 
Aveva due opzioni.
La prima: Scappare via da quella casa, attraverso la porta che era poco distante.
La seconda: Dire in qualche modo a Mike quello che voleva dirgli.
 
Per un’istante guardò la porta chiusa, esaminando la prima opzione, ma alla fine, fcendosi forza, puntò i suoi occhi su quelli del biondo, che non si era mosso di un centrimentro.
 
“Scusami per ieri sera Mike. Mi dispiace davvero, non avrei dovuto trattarti in quel modo. Perdonami ti prego.”
Le parole le erano scivolate così velocemente dalla bocca che il biondo ci mise qualche istante più del normale a capire la situazione che gli si era presentata.
 
La ragazza intanto era li.
Immobile,  sentendosi spaventosamente stupida.
 
Per quanto tempo quel ragazzo avrebbe voluto ancora giocare alla bella statuina!?
 
“Oh, cazzo Mike! Dì qualcosa!”
 
Il biondo si risvegliò dal suo ‘Trance’.
 
“No,no. Tranquilla. Non è nulla. Cioè, è tutto ok.”
“Tutto bene quindi?” Chiese la ragazza preoccupata.
“Si, facciamo come se non fosse successo nulla.” Le sorrise, spostando così un macigno che la ragazza si sentiva dalla sera prima sullo stomaco.
 
Lei ricambiò il sorriso.
 
Nello stesso istante Billie entrò nella stanza, senza curarsi minimamente della presenza di Mike e della riccia.
 
 
“Vuoi qualcosa da bere, Lily ?”
 
Chiese il moro mentre tirava fuori una lattina di birra da quello che le persone normali non avrebbero mai chiamato frigorifero.
 
“Nono, grazie. Devo scappare.”
“Mh, ok.” fece spallucce il moro.
“Ci vediamo ragazzi.” Rivolse un sorriso ad entrambi e uscì da quella casa, riuscendo finalmente a respirare aria ‘pulita’.
 
Si guardò un po’ intorno. Billie e Mike abitavano a circa una quindicina di minuti da casa di Lily, ma la ragazza non aveva alcuna intenzione di tornare.
 
Aveva voglia di farsi quattro passi e una bella chiacchierata.
Senza pensarci due volte si presentò a casa della sua migliore amica.
 
Suonò più volte il campanello.
Bussò insistentemente alla porta.
Nulla.
 
Dove diavolo si era cacciata?
 
Solitamente non usciva.
 
Si allontanò delusa dalla casa della mora.
Si stava facendo tardi, e con il senno di poi, pensò che sarebbe stato meglio tornare a casa.
 
 
Come al solito, tornata casa si ritrovò da sola.
 Il sole stava per tramontare e un color arancio rendeva il cielo uno spettacolo meraviglioso.
La ragazza, che aveva puntato lo sguardo su quel cielo non riusciva più a distoglierlo.
Le trasmetteva un senso di pace, che finalmente avrebbe potuto provare dopo una giornata come quella.
 
 
 
                                                                             ***
 
 
“Oh merda! La scuola!”
 
La ragazza si alzò di soprassalto dal letto in cui stava beatamente dormendo. Si era completamente dimenticata della scuola.
 
“Cristo, sono già le 7.30!”
 
Senza fare colazione si diresse subito in bagno, prese un paio di vestiti a caso dall’armadio e si li infilò in men che non si dica.
 
 Prese lo zaino nero con i libri dentro, e corse fuori di casa.
 
Correva  da minuti, la scuola ormai era vicina, e lei non aveva più fiato per continuare a correre. Fu in quel momento che andò a sbattere contro un individuo decisamente singolare, cadendo catastroficamente.
 
“Trè?! Ma che cazzo?!”
“Oddio! Lily!”
 
Il ragazzo dai capelli verdi le tese una mano, che lei afferò senza fare troppi complimenti.
 
“Mi spieghi perché diamine stavi correndo?”
 
Le chiese il ragazzo mentre le raccoglieva lo zaino.
 
“Sai com’è…” la ragazza si diede una spolverata. “…a differenza tua io non posso permettermi di arrivare tardi a scuola.”
 
La riccia prese di mano lo zaino dal ragazzo e se lo rimise in spalla.
 
“Hey Trè, tutto ok? Non hai una bella cera stamattina.”
“Oh, una piccola sbronza di ieri sera.”
 
La ragazza storse il naso.
Non le sembrava per nulla leggera.
 
Sotto gli occhi aveva due occhiaie violacee decisamente poco rassicuranti che spiccavano sulla pelle cadaverica.
 
“Io vado, non mi va di fare tardi.”
“Prego per averti aiutato a rialzarti, Barbie!” Le aveva urlato il giovane mentre la ragazza aveva ripreso a correre.
La ragazza –ormai distante- si fermò.
 
“Grazie per avermi fatto cadere!” Gli sorrise, e continuò il suo percorso.
 
La campanella suonava la fine terza ora.
 
‘Meno due’
 
Pensava la ragazza, che non aveva retto, e alla lezione di storia si era addormentata.
Fortunatamente l’ora dopo sarebbe stata nello stesso corso di Abby, che stranamente, non aveva ancora visto in giro per la scuola.
 
Si dirigeva verso il secondo piano della scuola per raggiungere il laboratorio di chimica.
 
La folla di ragazzi che saliva e scendeva per quelle scale era una cosa assolutamente inconcepibile.
 
Un ragazzo decisamente bassino per la sua età si fece spazio accanto a lei.

“Dovrebbero mettere dei fottuti ascensori qua dentro.”
“Già, lo penso anche io.” Sospirò
“Hey Billie, che lezione hai ora?”
“Ma che ne so. Penso che uscirò a fumare.”
 
Che ragazzo strano.
Alla ragazza scappò una risata quasi impercettibile.
 
Era quasi arrivata davanti alla classe in cui le sarebbe dovuta entrare da un momento all’altro.
Infilò la testa nell’aula per vedere se la sua amica fosse già arrivata.
 
Nella classe però c’erano solo tre ragazzi, di cui Lily non sapeva nemmeno il nome.
Aspettò per minuti interi fuori dalla classe.
 
La campanella ormai era suonata, ma sembrava che Abby non aveva intenzione di arrivare.
 
11:15
 
‘Fanculo, ormai è tardi.’
 
Pensò.
 
Decise di non entrare in classe, si sarebbe solo che risparmiata una bella sgridata dal professore.
Ma che diamine poteva fare in 45 minuti di ‘libertà’?
 
Scese le scale che aveva percorso una ventina di minuti prima, stavolta più facilmente.
Attraversò i corridoi e uscì nel giardino della scuola.
Quel giorno il tempo era bello. Né troppo caldo, né troppo freddo.  Il vento le aveva scompigliato i capelli ricci appena aveva messo piede fuori dall’edificio.
Il giardino era praticamente vuoto, se non fosse stato per 4 sagome che erano seduti su una panchina nell’angolo del cortile.
 
La riccia riconobbe la cresta nera del fratello, i capelli verdi di Trè, e le due teste di Mike e Billie che facevano contrasto l’una vicino all’altra.
 
La ragazza era parecchio indecisa se dirigersi verso i 4 ragazzi, o se andarsene dalla parte opposta del cortile.
Ok, che aveva da perdere?
A passo svelto si diresse verso i 4 ragazzi. Quando la videro tutti i rgazzi si stupirono, tranne Billie, che le lanciò un malizioso sorrisetto.
 
“Sapevo che non potevi resistere al mio fascino.” Disse il moro con tono di scherno.
“Certo Billie. Non vedevo l’ora di rivederti.” Il suo tono completamente piatto.
 
Trè intanto  lanciava occhiate da Billie a Lily. Evidentemente poco ci stava capendo.
 
La riccia si sedette vicino a quest’ultimo.
 
“Che ci fai fuori in un’ora di lezioni?” Le chiese il fratello.
“Mi prendo un’ora d’aria, Al.”
 
La ragazza era turbata. Dal giorno prima non faceva che pensare a dove si fosse andata a cacciare l’amica.
 
“Tutto bene?”
 
La voce calda di Mike fece sobbalzare di poco la riccia, che lanciò una gomitata nelle costole del povero Trè.
 
“Aio!”
“Oddio scusami Trè!”
 
Lily continuava ad arrossire.
La scena decisamente esilarante fece scoppiare a ridere Mike, che poi venne seguito dalle risate di tutti quanti.
 
“Forza, dicci. Come mai questo momenti di ribellione? Non avari una bella reputazione facendoti vedere con noi, Barbie.”
“Piuttosto la vostra di reputazione si abbasserà facendovi vedere in giro con una ragazzina come me. I GRANDI punk della scuola, che fanno compagnia a una scolaretta del primo anno. Wow ragazzi, mi state calando.” Disse scuotendo la testa, ma con un sorriso stampato in faccia.
“Ah si?”
 
Alan e Trè si scambiarono uno sguardo complice.
“Molto bene allora. Adesso ti facciamo vedere noi!”
 
I due ragazzi le saltarono addosso, cominciando a farle il solletico.
Ormai la riccia era nelle loro grinfie, e difficilmente sarebbe riuscita a liberarsene.
 
“No, vi prego! Basta!”
 
Rossa in viso, e con le lacrime agli occhi la ragazza continuava a ridere.
 
“Per favore!”
 
I ragazzi mollarono la presa.
La riccia si ritrovò sdraiata per terra con i capelli che le coprivano completamente il volto.
 
“Bastardi! Me la pagherete cara voi due!”
“D’accordo Barbie, vedremo che sai fare.”
 
 
   
Finalmente le lezioni erano terminate. Una massa di studenti usciva dalla scuola.
 
“Al, torniamo a casa insieme o hai da fare?”
“Io e i ragazzi avevamo intensione di andare al Gilman e poi di fermarci ad un Pub li vicino. Ti va di venire?”
“Non saprei…”
“Ma sì, dai!” Voglio presentarti Amy!”
“Oh, ok.”
 
Rassegnata all’idea di passare un altro pomeriggio con quei 4 strampalati, Lily cominciò a seguire il fratello alla ricerca dei suoi amici dispersi tra la folla di ragazzi.
 
 
 
 
 
Angolo autrice------------------------------------------------------------------------------------------------------
 
Lo so, lo so. È una merda.
L’ho finito 5 minuti fa. Alle 21:45.
 
Mi dispiace per il ritardo della pubblicazione. Imploro il vostro perdono, ma questo capitolo non ne voleva sapere di uscire. E in fatti è venuto una cagata.
Magari lasciatemi una recensione per capire dove sbaglio. Amche solo per dirmi che fa schifo.
 
-Una Asia depressa

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Capitolo 7
*** Turn out the lights, close your eyes. ***


Turn out the light, close your eyes.



Non ci volle molto prima che tutti i ragazzi si fossero radunati alla fermata dell’autobus che li avrebbe portati a Gilman Street. Lily si sentiva incredibilmente a disagio. La presenza di Mike la metteva sotto pressione nonostante il giorno prima i due avessero chiarito.
 
L’autobus arrivò dopo pochi minuti e tutti e cinque i ragazzi salirono a bordo, occupando i posti più in fondo per poter dire e fare quello che volevano indisturbati. Lily si sedette tra Billie e Trè che cominciarono a parlare dei grandi successi dei Ramones e dei Sex Pistols. La ragazza si sentì decisamente fuori luogo, e forse il ragazzo dai capelli verdi se ne accorse.
 
“Hey Barbie, tu invece che musica senti?”
 
La ragazza fece spallucce senza rispondere. Fu suo fratello a parlare per lei.
 
“Non ascolta musica.”
 
Sui visi dei tre ragazzi si dipinse un espressione di puro stupore. La ragazza interpretò molto male quel gesto, prendendola quasi come un’offesa personale.
 
Quando la ragazza era arrabbiata, infatti, lo si capiva bene. Si poteva leggere nei suoi occhi e nelle gote leggermente arrossate.
 
Lo sguardo di Billie era parecchio interdetto.
 
“Hey Lily, non prendertela! Per noi la musica è tutto. Semplicemente non riusciamo ad immaginare una persona che vive senza la musica. Sarebbe come vivere senza canne, una noia mortale!”
 
La ragazza scrollò le spalle sospirando, cercando poi, per il resto del viaggio, di evitare ogni genere di conversazione con i ragazzi.
Arrivarono a destinazione una quindicina di minuti dopo, la fermata era esattamente davanti a quello che la ragazza aveva riconosciuto come il Gilman.
 
Scesero dall’autobus uno dietro l’altro.
Davanti all’entrata del locale era posizionata una figura decisamente insolita.
Una ragazza dai capelli neri decorati da striature rosse scolorite, era appoggiata al muro.
Sigaretta in mano, un trucco decisamente troppo scuro si confondeva con gli occhi, altrettanto scuri, il tutto accompagnato da un brillante rossetto rosso fuoco.
Una mini gonna   -forse anche troppo corta-, e un corpetto nero la coprivano quel tanto che bastava per non farla andare in giro nuda.
 
Il fratello della riccia le si accostò.
 
“Quella è Amy.”
 
La ragazza trasalì. Possibile che il fratello frequentasse ragazze di questo tipo?
Billie, Trè e Mike le si avvicinarono, scoccandole dei rumorosi baci sulle guance.
Alan invece le sommerse la faccia di bava. Una scena davvero disgustosa.
 
Lily era l’unica che non aveva ancora salutato la ragazza. Così, un po’ per gentilezza, un po’ per curiosità, la riccia fece un leggero gesto con la mano alla mora, che di tutta risposta ricambiò con una smorfia.
 
I ragazzi presero delle sigarette da Amy, lasciando la più piccola un po’ in disparte a respirare quell’aria rarefatta.

“Alan.”
 
Chiamò la riccia il fratello, interrompendo la sua pomiciata.
 
“Prendo il prossimo autobus per tornare a Berkley . Amy non mi piace, e in queste circostanze il pomeriggio diventerà un catastrofico biss di quella sera al Gilman.”
“Andiamo Lily! Non puoi tornare da sola.”
“E allora accompagnami.”


Il ragazzo dalla cresta nera si girò a guardare i suoi amici, per poi rigirarsi verso la sorella.
 
“Tu non ti muovi da qui.”
 
La ragazza sbuffò, decisamente infastidita dal comportamento del fratello.
 
“Allora ragazzi! Che ne dite di andare a magiare qualcosa? Io sto letteralmente morendo di fame!”
 
La voce di Mike la riportò alla realtà.
I due fratelli si scambiarono un ultimo sguardo per poi seguire il biondo verso qualche Pub.
 
 
                                                                              ***
 
Tardo pomeriggio.
La riccia aveva sopportato a fatica la compagnia della ragazza del fratello, che non faceva altro che lanciarle fastidiose frecciatine mettendola in ridicolo davanti ai ragazzi.
Mike compreso.
 
Fortunatamente, se così si può dire, una volta arrivati al 7-11, il fratello e la ragazza si divisero dal gruppo, lasciando così Lily insieme ai ragazzi.
 
“Hey Trè, come mai non c’è nessuno oggi? Quando sono venuta era pieno di ragazzi.”
 
Mike e Billie lanciarono un’occhiata ai due ragazzi, probabilmente sorpresi del fatto che la ragazza avesse già fatto visita a Christie Road con Trè.
 
“A quest’ora di solito è sempre vuoto. Soprattutto se è un giorno nella settimana.” Rispose semplicemente Trè alla domanda della ragazza.
 
I ragazzi si sedettero sparsi per il parcheggio vuoto. Chi su una poltrona, chi su una brandina, o come Trè, direttamente per terra. Lily invece rimase in piedi vicino a Billie, che si era beatamente spaparanzato su una poltrona che aveva tutta l’aria di essere davvero scomoda.
 
“Visto che siamo tutti, che ne dite di provare qualche canzone?” propose di colpo Mike.
“Si, cazzo! Non vedevo l’ora di suonare!” Rispose il moro rialzandosi di scatto. “Ho dei pezzi nuovi da farvi sentire!” Continuò lui.
“Illuminaci allora, nano!” Disse Trè che si stava svogliatamente alzando dal pavimento freddo.
 
Fu solo in quel momento che Lily si accorse della presenza di vari strumenti posizionati a caso infondo al parcheggio.
Un basso, una chitarra elettrica, una batteria, una chitarra acustica, due amplificatori, uno per il basso,  uno per la chitarra e un microfono.
“Sentite qua.”
 
Il moro impugnò la chitarra, collegando poi, il cavo all’amplificatore.

Una scarica di note partirono senza preavviso dallo strumento del chitarrista riempiendo il silenzio del parcheggio. Durò un paio di istanti, prima che Billie iniziò a cantare.
 
“Do you have the time
to listen to me whine
About nothing and everything all at once?
I am one of those,
Melodramatic fools.
Neurotic to the bones
No doubt about it.
 
Sometimes I give myself the creeps.
Sometimes my mind
plays tricks on me.
It all keeps adding up
I think I'm cracking up
Am I just paranoid?
Or am I just stoned.”
 
L’adrenalina era racchiusa in quella canzone. Lily, Mike e Trè erano più che estasiati da quell’insieme di suoni.
 
“Cazzo.” sussurrò Trè con un sorriso ebete stampato sulla faccia.
 
Lily invece era rimasta a bocca aperta.
Davvero quell’insieme di suoni così fastidiosi le piacevano?
Aveva sempre odiato quella musica. Eppure c’era qualcosa in quella canzone. Qualcosa di speciale.
 
La ragazza riconobbe subito Billie nelle parole del brano. Quel ragazzo era davvero in grado di esprimere ogni suo sentimento in quel modo? Scrivendo semplicemente canzoni?
A quanto pare si, e lo faceva con un grande stile.
 
Billie posò la chitarra, e soffermò gli occhi sulla riccia.
 
“Allora, che ne dici?”
“E’… bellissima.” Ammise lei con un pizzico di amarezza nella voce. Non le andava giù che le cominciassero a piacere cose del genere.
 
“Ovviamente devo ancora finire di scrivere gli accordi per il resto del testo, ma per ora non ho intenzione di suonarla al Gilman. Deve restare un pezzo nascosto.” E mise tra delle virgolette ipotizzate con le dita la parola ‘nascosto’.
 
Mike era entusiasta quanto Trè del nuovo pezzo. L’idea di Billie era stata un vero successo.
 
 
I ragazzi rimasero a suonare fino a tarda sera, con Lily che si divertiva sempre di più ad ogni pezzo che i tre amici eseguivano.
La luce ormai stava scomparendo, di conseguenza le temperature scendevano, e Lily, coperta solo da una misera canottiera bianca, cominciava a sentire un gran freddo.
Stretta nelle spalle, lei e i ragazzi cominciarono a tornare verso Berkeley.
Non aveva avuto più notizie del fratello dopo che se ne era andato con quella Amy. Probabilmente a casa non lo avrebbe trovato, quindi tanto valeva prendersela con calma.
Trè e Billie erano due passi avanti a Mike e Lily, che discutevano animatamente su quale marca di birra fosse la migliore.
 
“Lily, vuoi che ti presti la mia felpa? Stai tremando come una foglia.”
 
La ragazza arrossì violentemente alla richiesta del biondo.
 
“N-no. Grazie, sto bene.”
 
Si faceva sempre più stretta nelle spalle.
 
“Andiamo!” Insistette Mike.
 
Non avendo alcuna risposta dalla ragazza, il biondo si sfilò la felpa, lasciando intravedere il fisico snello leggermente marcato da una lieve serie di muscoli sull’addome.
La ragazza avvampò alla vista, maledicendosi di non essersi portata qualcosa per coprirsi.
 
Il ragazzo, con un gesto quasi paterno gliela porse, e lei ringraziando con un dolce sorriso se la infilò.
Le maniche le superavano le mani di una decina di centimetri, e la parte inferiore della felpa le arrivava quasi alle ginocchia.
Il calore del corpo del bassista invase quella della ragazza, provocandole un piacevole sensazione.
 
Fu la voce di Trè a riportarla alla realtà.
 
“Lily! Sei semplicemente dolcissima con quella felpa! Sembri quasi una bambina innocua! ”
Lily squadrò Trè, che insieme a Mike cominciò a ridere alla sua stessa affermazione.
La riccia scosse il capo, ormai  rassegnata alla demenza dell’amico.
 
Camminarono per circa una trentina di minuti prima di arrivare nel loro quartiere.
 
“Ragazzi, io me la filo dritta verso casa.” Disse Billie.
“Non accompagniamo Lily?” chiese Trè.
“Oh, tranquilli, l’accompagno io. Voi andate pure.”
 
L’idea di restare da sola con Mike fece trasalire Lily, che per qualche secondo implorò con lo sguardo Trè di restare. Ma evidentemente il ragazzo non potè opporsi alla forza del moro che lo trascinò via per un braccio.
 
I due rimasero soli, uno accanto all’altra. Il respiro di Lily si faceva sempre più veloce, come il battito del suo cuore del resto.
 
“Allora…” Il ragazzo si girò verso la ragazza. “Casa tua è da quella parte, giusto?”

La riccia fece un leggero cenno con il capo.
L’imbarazzo era palpabile, tanto che nessuno dei due ragazzi spiccicò parola fino a quando non furono arrivati quasi davanti alla porta della casa della ragazza.
 
“Sai, Lily.” Ruppe il silenzio Mike.
 
La ragazza si voltò verso l’amico, che si era fermato non appena aveva aperto bocca.
 
“E’ strano dirlo, o meglio, non ci sono abituato.”
 
La ragazza lo guardava sempre più perplessa.
Cosa voleva dirle?
Il ragazzo si fece scappare una risata.
 
“Lily, io, ecco…”
 
Oh cazzo.
 
“Penso che tu mi piaccia.”
 
La riccia rimase immobile a quella affermazione. Non riusciva a parlare, tanto meno a pensare.
Continuava a guardare la figura scura del biondo, che avanzava lentamente verso di lei, accorciando la distanza passo dopo passo, fino ad annullarla completamente.
Le labbra del ragazzo sfiorarono quelle della riccia. A quel contatto un brivido percorse la schiena della ragazza.
Quel tocco leggero, però si cominciò a fare sempre più profondo, più caldo.
Il ragazzo,  che si era piegato di qualche centimetro per baciare la ragazza, le prese i fianchi, facendo aderire il proprio corpo a quella della bionda. Una piacevole sensazione invase entrambi.
 Rimasero in quella posizione per quelli che a Lily sembravano essere minuti interi.
 
I loro visi si allontanarono lentamente, perdendosi l’uno negli occhi dell’altra per alcuni secondi.
 
“Puoi anche tenerti la felpa.” Le sussurrò lui dolcemente.
 
Lily era incapace di proferire parola. Rimase lì immobile a guardare la figura del ragazzo che si allontanava sorridendole.
 
Entrò in casa.
Come pensava, era sola.
Si chiuse la porta alla spalle, per poi appoggiarcisi e scivolare lentamente a terra.
Ginocchia rannicchiate al petto sotto la felpa che le aveva prestato Mike un’ora prima.
 
Cos’era successo esattamente tra loro due?
Lui l’aveva baciata.
E a lei era piaciuto. Molto.
 
Il profumo della felpa le stava cominciando a creare dipendenza.
 
Si diresse verso la sua camera. Si spogliò e si infilò sotto le coperte del suo letto.
Le bastò ricordarsi delle sensazioni provate poco prima per addormentarsi con un sorriso appena accennato sul volto.






ANGOLO DELL’AUTRICEEE-------------------------------------------------------------------------------------------------------
 
PERDONATEMIIIII!!! ERANO ANNI CHE NON AGGIORNAVO T_T mi dispiace, giuro. Ma era caduta in un blocco, poi sono dovuta partire, e… e… WAAAAA. Come avete visto questo capitolo è alquanto dolcioso:3 muahahahaha  saranno felici coloro che shippavno la MikexLily ahahaha :P heheheh ma la storia non è ancora finita qua u.u no signore! Capiteranno un sacco di casini in futuro :3
 
Baci e a presto.
UN GRANDE GRAZIE A LINDA CHE MI HA AIUTATA MOLTISSIMO! <3 GRAZIE LINDIIII -Asiaaa

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Capitolo 8
*** Good Riddance. ***


RINGRAZIO LillyBJ_Armstrong, che mi supporta e mi da dei fantastici consigli.  Ti voglio Bene <3
 

                                                                                                                       "Good

                                                                                                                   Riddance"                                                                                     

 
 
 
"Svegliati, coglione!"
 
La voce di Billie fece sussultare l'amico dormiente.
Era solito ad un risveglio del genere, soprattutto la domenica mattina.
Le lenzuola attorcigliate al corpo del biondo impedivano qualsiasi movimento.
 
"Non rompere i coglioni, Billie. Lasciami dormire."
 
La voce impastata e decisamente scazzata dell'amico.
A quell'affermazione un ghigno malefico si dipinse sul volto del ragazzo.
Fù un istante dopo, che infatti, circa una settantina di chili piombarono sopra il povero ragazzo. Il biondo emise un suono soffocato, prima di imprecare contro il ragazzo.
 
"Credo che tu mi stia fracassando qualche costola."
"Oh, bhè, ne hai altre."
 
Dopo alcuni secondi Billie decise di mettere fine alle torture dell'amico, spostandosi da sopra il corpo del ragazzo. Mike aprì gli occhi lentamente, provando un enorme senso di leggerezza non appena il ragazzo si tolse da sopra di lui.
 
"Billie?"
"Mh?"
"Ma che cazzo hai fatto ai capelli?"
 
-L'ex- moro rise di gusto alla domanda dell'amico.
 
"Ti piace? Purtroppo ho perso una scommessa con Tré, ieri sera. Avevamo bevuto, ed ecco il risultato."
 
Billie si indicò i ricci, tinti di un biondo paglia, che non facevano per nulla risaltare gli occhi verdi.
 
"Non avevi detto che saresti voluto venire subito a casa?" Billie si lasciò sfuggire una risatina.
"Tsk, sei un idiota."
 
Mike guardò l'amico in modo perplesso.
 
"Hey, ma stai ancora dormendo o cosa?" Aprì le braccia in un gesto esasperato.
 
Silenzio.
 
“Hai davvero creduto che me ne fossi andato perché volevo tornare a casa?” Scoppiò in una risata “Amico, scusa se te lo dico, ma sei un vero coglione.”
“Continuo a non capire.”
“Cazzo, ma la bionda ti ha mangiato il cervello ieri sera? Ti ho lasciato sola con lei perché vedevo che la stavi spogliando con gli occhi da qualche giorno. E poi scusa, non hai visto che non ero a casa quando sei tornato?”
“Oh, no. Non ci avevo fatto caso…”
“Allora, raccontami. Te la sei fatta?”
 
Billie si sedette sul letto vicino all’amico con un sorriso disegnato da guancia a guancia.
Mike accennò un sorriso.
 
“Ma va a cagare, Billie.”
“No, forza! Raccontami!”
“L’ho baciata.”
 
Il sorriso di Billie si affievolì.
 
“E basta?”
“Billie, ha a malapena 15 anni, e per di più è la sorella di uno dei nostri migliori amici.”
"Giusto, non ci aveva pensato."

Fece spallucce deluso.
Mike si fermò a pensare alla sera prima.
Cazzo, avrebbe giurato che la ragazza dopo il bacio lo avrebbe mandato a fanculo. Invece era rimasta lì. Imbambolata.

“Vatti a lavare. Puzzi.”
 
Mike scosse il capo alle parole di Billie, rassegnato e divertito.
Billie si alzò dal letto di Mike, dirigendosi verso l’uscita per andare al lavoro.
 
“Agli ordini, pannocchia.”
“Fanculo.” Disse mentre varcava la soglia della porta.
 
 
                                  
                                                                          ***
 
La musica, come al solito.
Dentro quella casa la parola ‘tranquillità’ non esisteva, fino a che Alan fosse dentro casa.
Le scatenate note della canzone trapassavano le pareti come fossero di carta stagnola.
Lily si stava quasi abituando a quel tipo di risveglio, cominciava anche a piacerle.
Come ogni mattina si guardò allo specchio, la solita maglietta rubata dall’armadio del fratello, i soliti capelli ricci scompigliati, le solite occhiaie e i soliti occhi verdi. Nulla di nuovo all’apparenza.
Era dentro, che infatti, i fuochi d’artificio più belli scoppiavano.
Ripensava alla sera prima. Non avrebbe mai immaginato nulla.
Si chiedeva cosa avessero pensato gli amici se fossero venuti a sapere dell’accaduto.
Doveva dirlo a qualcuno. Ma non qualcuno come Billie. Alan tanto meno.
Forse Trè sarebbe potuta essere la persona più adatta…No. Meglio di no.
 
Abby!
 
Sarebbe stato anche un buon pretesto per sentirla, dato che ormai erano parecchi giorni che non si faceva né vedere, né sentire.
Prese il telefono che era poggiato sul comodino di fianco al letto.
Compose il numero e lasciò squillare…
Una volta.
Due.
Tre volte.
Quattro.
 
Il rumore della cornetta che si alzava dall’altra parte.
 
“Pronto?”
“Si, hem, sono Lily.”
“Oh, Lily, sono io, Abby.”
“Abby! Che bello risentirti. Come stai? Non ti vedo a scuola da un po’.”
“Già… Vedi Lily, il fatto è che…” La voce sempre più insicura e bassa.
“Si?”
“Senti, tra mezz’ora davanti scuola. Ok?”
“Si, va bene… Abby, mi sto preoccupando.”
“Ci vediamo dopo.”
“Ok.”
 
Fù una telefonata svelta. Troppo per i gusti di Lily.
Riposò la cornetta al suo posto.
 
Di corsa si vestì, mettendosi un velo di trucco sugli occhi.
 
“Alan, io esco!”
 
Urlò poco prima di aprire la porta e uscire, ma non fu sicura che il fratello l’avesse sentita.
 
Il passo svelto.
Impiegò molto meno tempo del solito per raggiungere la scuola quel giorno.
Il cielo era coperto dalle nuvole. Avrebbe scommesso su qualsiasi cosa che di lì al pomeriggio avrebbe piovuto.
 
Raggiunse la scuola.
La figura dell’amica dai capelli corvini che le coprivano gli occhiali per la testa bassa non le diceva nulla di buono. Nulla le dava la sensazione che l’amica avesse buone notizie per lei.

“Eccoti.”
 
Disse lei con un sorriso amareggiato.
 
“Dimmi tutto.”
 
La ragazza andò dritta al sodo.

“Lily… Me ne vado.”
 
La riccia sentì la terra mancarle sotto i piedi.
 
“Come?”
“Mi trasferisco…”
“Quando?”
“Domani…” Un pizzico di amarezza si potè sentire nel tono dell’amica.
 
Tutto ciò che la ragazza sentì crescere in lei in quel momento fù rabbia, delusione.
 
“E me lo dici solo adesso? Cosa sarebbe successo se io non ti avessi chiamata stamattina?”
“…”
“Cosa?!”
 
Stava urlando.
 
“Ho provato… a scuola, ti chiamavo a casa, ma tu non c’eri, e nemmeno tuo fratello.”
“Oh, ma anche io chiamavo te. Sono venuta sotto casa tua una volta. Tu dov’eri?”
La ragazza non rispose.
 
“Dove vai?”
“New York, mio padre ha trovato li, e appena ha saputo ha colto l’occasione al volo.”
“Perfetto.”
 
Gli occhi erano lucidi.
 
“Quindi, questo è un arrivederci, Abby?” Una lacrima le aveva rigato il viso.
“Si. E’ un arrivederci.”
 
Un abbraccio. L’ultimo, probabilmente.
Fu questo a farle male.
La consapevolezza.
 
Rimasero strette per un po’.
Giusto il tempo di non scordare più quell’abbraccio.
Ma si sapeva. Tutti volevano fuggire da quella merda di posto. Rodeo, cittadina sperduta nel nulla.
E lei che ci stava riuscendo, bhè, era davvero fortunata.
 
Si divisero. Lily le sorrise. Un sorriso finto, pieno di dolore.
 
Si incamminò di nuovo. Non verso casa. Non avrebbe sopportato la presenza di qualcuno come suo fratello in quel momento.
I passi lenti, trascinati.
Camminava per le lunghe strade, apparentemente tutte uguali.
Si sentiva vuota. In colpa.
Erano giorni che non parlava con Abby, se ne era ricordata solo quando aveva bisogno di lei, e ora se ne era andata. Per sempre, forse.
 
Superava case, negozi, parchi.
Riconobbe un posto.
Giorni prima, era andata lì con Trè.
La panchina, il campo. Tutto uguale.
Si sedette, avvicinando le gambe al petto.
 
Fù in quel momento, forse, che sentì la mancanza di qualcuno di importante vicino a lei.
Che le mettesse una mano sulla spalla e le dicesse ‘Hey, io sono qui.’
Ma se lo meritava?
 
Scoppiò in lacrime un secondo dopo questo stesso pensiero.
Non si preoccupava della gente che passava e la guardava, non gliene importava un bel niente.
Appoggiò la testa sulle ginocchia, lasciando che i boccoli le andassero vicino alle guance arrossate.
I singhiozzi erano tanti da mozzarle il respiro.
Il cielo si faceva sempre più scuro. Come lei, d’altronde.
I singhiozzi pian piano scemavano.
Per quanto tempo era rimasta li?
Per parecchio, a quanto pare.
 
Era intenta a guardare le punte delle scarpe, quando sentì la presenza di qualcuno sedersi vicino a lei.
Uno scocciatore? Probabile.
 
Si girò piano, con la poca forza che le era rimasta in corpo.
Il verde dei capelli le risaltò subito agli occhi.
Trè.
 
“Barbie?”
“Mh?”
 
Il ragazzo capì dal verso rotto della ragazza che stava piangendo.
 
“Tutto ok?” la voce sinceramente preoccupata.
 
La ragazza puntò gli occhi arrossati su quelli del giovane, che si accorse solo in quel momento, fossero azzurri anch’essi. Non come quelli di Mike. Quelli di Trè erano puliti, cristallini.
 
“Certo, a meraviglia.”
 
Riuscì a mugugnare tra un singhiozzo e l’altro.
L’amico storse il naso.
 
“Avanti, non piangere.”
La pregò inutilmente.
 
Si guardò un po’ attorno, prima di improvvisare qualcosa.
Scese dalla panchina per sedersi per terra, e spostarsi davanti a Lily, che lo stava guardando decisamente stranita.
 
“Trè, ma che diavolo stai facendo?!”
 
Il ragazzo le fece un occhiolino, poi si stirò la piccola cresta verde sbiadito.

“Co..coco…”
Una gallina?

“Ma che cazz..”
 
Prima che Lily finisse la frase il ragazzo cominciò a sbattere le braccia, su e giù, imitando un movimento di ali, forse.
La ragazza guardava storto il batterista, non capendo cosa diamine stesse facendo.
Sorrise appena.
 
“Sei fatto, vero?”
 
Il batterista si fermò di colpo.

“Perché dovrei essere fatto?”
“Ah, non lo so. Tutte le persone normali si mettono sedute per terra e cominciano a sbattere le braccia come polli.”
“Fiuu, pensavo di essere l’unico!”
 
La ragazza rise di gusto alla battuta dell’amico.
 
“Vedi, donna di poca fede, sono riuscito nel mio intento.”
 
La ragazza guardò storto il ragazzo che si stava alzando.
“Hai smesso di piangere, no?”
 
Aveva ragione.
Aveva smesso di piangere, e non se ne era nemmeno resa conto.
Il suo sguardo passò da interdetto, a stupito.
 
“Hai ragione…”
“Io ho sempre ragione.” Si apprestò a dire, con tono solenne.
 
La riccia lo guardò, sinceramente grata al ragazzo per averle fatto dimenticare l’accaduto, o almeno, per un paio di minuti.
 
“Che ci fai tu qui, piuttosto?”
“Io? Facevo una passeggiata qui intorno, nulla di chè.” Fece spallucce e si risedette di fianco alla riccia.
 
Seguirono parecchi secondi di silenzio a quella risposta.
I gomiti di lui appoggiati sulle ginocchia e le mani che reggevano il viso.
 
“Ti va se ci prendiamo una birra e qualcosa da mangiare? Ormai è quasi ora di pranzo.”
“Vorrei, Trè. Ma non ho soldi con me.” La ragazza si alzò, seguita subito dopo da Trè.
“Dai, offro io!”
“No, davvero. Non preoccuparti.”
 
Il ragazzo le lanciò uno sguardo da cucciolo.
La ragazza sospirò.
 
“E va bene, adiamo.”

Il ragazzo sorrise.
 
“Ti va di arrivare fino al 7-11? Altrimenti passiamo in qualche Pub nei dintorni.”
“Come vuoi tu. Sei stato tu a chiedermi di venire. Stupiscimi adesso.”
 
Il ragazzo ghignò.
 
“Agli ordini, Barbie.”
 
I ragazzi si incamminarono. Parlarono di tutto. Lily si sentiva davvero bene con Trè.
Era uno dei pochi ragazzi che la faceva ridere veramente.
Non ci volle molto prima che Lily si accorse che la stupidità del ragazzo non aveva limite, ma la faceva divertire, e questo le bastava.
Per tutto il viaggio il ragazzo, per quanto curioso, non chiese mai a Lily il motivo che l’aveva spinta a piangere così tanto, e Lily dentro di lei gliene era davvero grata. Non voleva aprirsi, o almeno non ora.
Le ferite erano fresche, non avrebbe rischiato di peggiorarle.
Camminarono ancora per un paio di minuti, fino a che Trè non esclamò un: “Et voilà, madame. Questo è il Rod’s! Buon cibo e buona birra a buon prezzo!”
 
La ragazza rise, entrando poi nel locale, preceduta dall’amico.
Occuparono uno dei tavoli infondo al locale. Non era un posto molto spazioso. Il rosso era il colore principale della sala, che faceva un bel contrasto con i tavoli e le sedie marroni.
Una musichetta country riempiva il silenzio delle poche persone che erano lì.
 
“Benvenuti al Rod’s, cosa posso portarvi?”
 
La voce familiare di un ragazzo li prese alla sprovvista.
 
“Billie?!”
 
Il ragazzo tirò su la testa dal taccuino che teneva in mano per le ordinazioni.

“Oh, cazzo. Trè, Lily? Che diamine ci fate voi qua?”
 
Trè scoppiò a ridere.
 
“Noi? Cosa ci fa tu qui, piuttosto.”
“E cosa vuoi che faccia. Mi porto qualcosa a casa.”
 
Billie puntò lo sguardo su Lily, che nel frattempo era rimasta imbambolata alla vista della nuova pettinatura dell’amico.
 
“Ti piacciono?” Le chiese “E’ colpa di questo testa di cazzo che hai seduto davanti se ora sono diventato un girasole ambulante.”
 
Trè scoppiò a ridere.
 
“Allora, cosa vi posso portare ragazzi?”
“Per me una birra e un piatto di patatine fritte.”
“D’accordo.” Billie segnò l’ordine sul taccuino. “Tu, Lily?”
“La stessa cosa che ha preso lui. Ah, senza la birra.”
 
Billie ghignò alla richiesta della ragazza.
 
“Peeerfetto.”
 
L’amico lasciò soli i due ragazzi.
 
“Si può sapere perché gli hai fatto tingere i capelli?”
“E’ stato divertente, per quel poco che mi ricordo.”
 
La ragazza scosse il capo.
 
“Ma che diamine stavate facendo?”
“Da quel che mi ricordo, mi ha chiesto di baciare un ragazzo.” Si portò una mano dietro alla testa.
“E tu l’hai fatto?!”
“Certo,  io non perdo mai le scommesse. Ricordatelo.” La ragazza rise.
“E tu gli hai ordinato, per penitenza, di tingersi i capelli?”
“Ovvio, una umiliazione per un’altra.” Mosse il capo in modo di assenso alle sue stesse parole.
 
“A proposito di baci” Billie tornò con due piatti fumanti di patatine fritte, scoccando un’occhiata maliziosa all’amica. “Sai Trè, non sei stato l’unico a baciare ieri sera.”
La riccia avvampò alle parole del presunto cameriere.
Trè spostò rapidamente lo sguardo da Billie a Lily.
 
“Io.. Hem..”la riccia non sapeva cosa dire.
“Dai Lily, non fare la finta tonta con me!” Billie prese parola.
“I-io non faccio la finta tonta con nessuno!”
“E allora non negare che hai baciato Mike ieri sera.” Billie si appoggiò al tavolo con fare malizioso.
Trè, che intanto aveva cominciato a sorseggiare la birra quasi si strozzò dopo le parole dell’amico.
 
“Io, io non ho negato. E finiscila poi.”
 
Un sorriso amareggiato comparve sul viso di Trè.
 
“Hey Armstrong! Non ti pago per farti gli affari tuoi. Torna al lavoro.” Un uomo panciuto e con la barba rimproverò il povero Billie.
“Agli ordini, capo.”
 
Billie fece un occhiolino a Lily prima di allontanarsi.
I ragazzi cominciarono a magiare.
 
“E così tu e Mike vi siete baciati…” Disse cercando di fingere indifferenza. “E non mi dici nulla? Mi sento offeso.” Sta volta puntò sul sarcasmo.
La ragazza sorrise.
 
“Già…”
“E lui ti piace?” La ragazza arrossì appena.
“Io… io penso di si.”
“Pensi?”
 
Non rispose subito.
 
“Trè, è un interrogatorio per caso?”
“Ovvio. Devo sapere che combina la mia Barbie quando non è con me.” Disse, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
“Perché, tu mi dici tutto quello che fai quando esci?” Lo sguardo furbo della ragazza.
“No, ma non penso ti farebbe piacere saperlo. Mettiamola così.” Il ragazzo ghignò malizioso.
“Si, mi ricordo di una certa… Christine, giusto? Probabilmente farete quello che stavate facendo al 7-11 l’altra volta, se non peggio.”
“Uouo, non dovevamo parlare di te?”
“Perché non parliamo d’altro invece?”
“Hey! Non puoi rispondermi con una domanda!”
 
La ragazza rise all’affermazione del ragazzo.

“Scommettiamo?”
 
Il ragazzo fingendosi indignato cominciò a tirare patatine alla povera ragazza, che rispose al gesto tirando altre patatine, fino a che entrambi non furono completamente coperti di olio.
 
“Ok, ok! Te la do vinta! Tregua, per favore!”
“Sapevo che avrei vinto. Nessuno batte il grande Trè.”
 
La ragazza le sorrise.
Aveva notato un pizzico di malinconia nell’amico negli ultimi minuti di conversazione.
O meglio, da quando Billie se ne era andato.
 
“La sai una cosa?”
“Cosa?” Disse Trè infilandosi l’ultima delle poche patatine che erano rimaste nel suo piatto.
“Penso proprio che dobbiamo fare una doccia.”
 
I due scoppiarono a ridere.
 
Pagarono Billie, che li aveva massacrati di insulti per aver sporcato così tanto, e uscirono.
Il cielo era più che nuvoloso.
 
“Vuoi fare qualcosa o torniamo a casa? Anche se… il cielo non la dice buona.” Storse il naso.
“Mh… penso che tornerò a casa. Ho davvero bisogno di una doccia.” Si indicò la maglia con svariate chiazze d’olio di tutte le dimensioni.
“Vuoi che ti accompagni?” Puntò i suoi occhi in quelli della ragazza.
“Oh, no. Tranquillo, oggi hai già fatto troppo. Dico davvero.”
“Sicura?” Alzò un sopracciglio.
“Certo.”
“Ok Barbie. Ci vediamo allora.”
“Ci vediamo.” La ragazza le sorrise.
 
L’amico ricambiò il sorriso.
Aveva già infilato le mani in tasca e aveva cominciato ad incamminarsi quando sentì la sua voce distante.
 
“Trè!”
“Dimmi, Barbie!”
La ragazza mimò con le labbra la parola ‘grazie’ prima di girare l’angolo e scomparire.
 
Il ragazzo si ritrovò da solo, immerso nei propri pensieri, con il finto sorriso che fino ad un attimo prima aveva rivolto alla ragazza.
La rabbia saliva in lui.
L’invidia, forse.
Davvero gli piaceva Lily?
Era solo una ragazzina, infondo. Nulla di più.
Era semplice.
E forse era proprio questo che lo aveva colpito.
Prese a camminare il più velocemente possibile, cercando invano di cancellare l’immagine distorta di Mike e Lily che si baciavano.
Intanto la pioggia era scesa.
Più di quanto lui si aspettasse.
In pochi minuti tutti i suoi vestiti si impregnarono d’acqua, ma poco gli importava.
Raggiunse il 7-11 a piedi, sapendo, o almeno sperando, di essere solo.
Così fù infatti.
Si diresse verso la batteria, si sedette sullo sgabello posizionato dietro di essa ed impugnò le bacchette.
Si diede il tempo con il charleston, prima di iniziare a picchiare con tutta la forza che aveva sui tamburi.
Andò avanti così per minuti interi, lasciando che la rabbia in corpo si andasse a ripercuotere su quel povero strumento.
Non sapeva come fare. Quella ragazza lo stava mandando fuori di testa. Doveva parlarne con qualcuno.
Ma chi?
 
 
 
 
ANGOLO DELL’AUTRICE------------------------------------------------------------------------------------------------
OMMIODDIOQUANTOCAZZOMIE’USCITOLUNGOQUESTOCOSO?!
Si, è decisamente lungo questo capitolo :3 in questi giorni ero particolarmente ispirata, ed infatti, ho pubblicato prima.
Bhè, che dire?
Trè rosica come un matto :’D Povero ahahahaha
Lily all’inizio del capitolo ha subito una bella botta!
E vi starete chiedendo.
E Mike? E Amy?
Hehehehe tutto nel prossimo.
Questo capitolo è dedicato maggiormente al rapporto tra Trè e la protagonista, che dovrà essere sempre più confidenziale per proseguire la storia.
OK basta. Mi sento molto professorina.  GOOD BYEEEE!!!! <3
 
-ASIA °^°

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Capitolo 9
*** Let Yourself Go. ***




                                                                                                                 Let yourself go.
 






La piacevole sensazione del calore sulla pelle la avvolgeva completamente. La pioggia l’aveva sorpresa prima che fosse riuscita ad arrivare a casa, per sua sfortuna, e non aveva tardato un attimo ad infilarsi subito dopo sotto la doccia. Si infilò l’accappatoio, maledicendosi di non aver preso prima il cambio dall’altra stanza, dato che i suoi vestiti erano completamente sporchi. Si infilò le ciabatte dirigendosi verso la propria camera da letto, cercando in tutti i modi possibili di non bagnare il pavimento con le gocce d’acqua che le scivolavano dai capelli ancora bagnati.
Raggiunse la stanza, frugando in tutta fretta nei cassetti per cercare qualcosa da mettersi. Alla fine optò per una canottiera nera ed un paio di pantaloncini corti.
I riff di chitarra che provenivano dalla stanza del fratello rendevano il tutto molto meno seccante del solito.
Si guardò allo specchio, colorando la lima dell’occhio con un velo di nero.
Soddisfatta del risultato, uscì dalla propria camera per dirigersi verso quella del fratello.
Spalancò la porta e un’ondata di note la travolse. Ci volle più del previsto prima che si accorse che il fratello era beatamente sdraiato sotto una ragazza che riconobbe immediatamente come quell’odiosa di Amy.
Lily lanciò un gridolino, che solo lei riuscì a sentire per colpa di quella musica.
 
“Alan! Ma che cazzo…?!”
 
Il fratello spostò la ragazza mezza nuda da sopra di lui.
 
“Lily… io… hem….” Amy lanciò sguardi di sfida alla riccia, cercando visibilmente di farla innervosire ancora di più.
“Nono. Non dire niente, non voglio sapere nulla, assolutamente.”
 
La ragazza si richiuse rumorosamente la porta alle spalle.
Furibonda si diresse verso la cucina, aprì il frigorifero e si versò in un bicchiere dell’acqua fresca.
Il fratello non ci mise molto a raggiungerla.
 
“Lily, ma insom-“
“Alan, ti ho detto che non voglio sapere nulla.” Il tono piatto.
“Non stavamo facendo nulla di male.”
“Non ho detto il contrario.”
 
Mise il bicchiere ormai vuoto nel lavandino, prima di dirigersi verso il salone.
 
“E allora qual è il problema?”
 
La ragazza esitò un attimo.
 
“E’ quella là, il problema.” Disse indicando ipoteticamente la stanza del fratello dove probabilmente Amy si stava rivestendo.
“Cos’ha che non va?”
“Tutto, forse. Chi lo sa? So solo che non mi piace per niente.”
 
Una terza voce si intromise nel discorso.
 
“Sappi che è una cosa ricambiata, nanerottola.”
 
Lily lanciò uno sguardo ad Alan. La mora si avvicinò provocante al ragazzo, stampandogli un bacio sulle labbra. Si staccò solo per sussurragli qualcosa, prima di lanciare un sorriso strafottente a Lily. Poi si dileguò uscendo dalla porta.
 
“E la lasci andare via così!? Non le dici nulla?!” Sbottò.
“E che dovrei dirle, scusa?”
“Senti, fa come ti pare. Hai 17 anni suonati. Ti chiedo solo di tenermela alla larga.”
 
 
 
               
                                                                         ***
 
 
L’aria fresca della prima mattina le scompigliava dolcemente i capelli. Amava uscire di casa a quell’ora, se solo non fosse stato che di li a 20 minuti sarebbe stata rinchiusa in un’aula al secondo piano di una prigione comunemente chiamata ‘scuola’.
Quella mattina però , i suoi pensieri vagavano altrove.
Avrebbe rivisto Mike dopo il fatidico bacio, cosa che la metteva parecchio a disagio. E poi ci sarebbero state le frecciatine da parte di Billie, che al Rod’s non si era risparmiato. E poi Lo avrebbe saputo Alan -con il quale no aveva più parlato dopo l’uscita di scena di Amy- e da lì sarebbe scoppiato il finimondo.
Scosse il capo come per cercare di rimuovere dalla testa quegli assurdi pensieri, anche se, abbastanza inutilmente.
Riusciva ad intravedere la scuola, e con essa, gruppi di ragazzi appostati sotto il cancello principale in attesa del suono della campanella.
Solo allora le venne in mente di allungare i tempi andando il più lenta possibile.
Sarebbe entrata a scuola spedita, senza che nessuno la vedesse, e poi sarebbe stata al sicuro nell’aula di filosofia.
Sembrava un piano perfetto.
Sembrava.
 
Come previsto arrivò ai cancelli esattamente al suono della campanella, riuscendosi a mimetizzare fra gli altri ragazzi.
Non aveva ancora visto il gruppo di Mike, e forse era stato un bene.
 
‘Se io non vedo lui, lui non vede me’
 
Continuava a ripetersi tenendo lo sguardo puntato verso il basso.
Superò il primo corridoio.
Si sentiva tremendamente sola in quel momento. L’amica l’aveva lasciata li, a marcire, mentre lei era andata a fare la bella vita.
Un pizzico d’odio le salì in corpo a quel pensiero.
Stava  per entrare in classe. Pochi metri e sarebbe stata salva.
Ancora poco…
 
Una mano le toccò la spalla facendola girare. Davanti a se, la ragazza trovò due splendidi occhi azzurro cielo che la guardavano fissa.
 
‘Merda.’
 
“Hey…” Disse lei, cercando di sorridere in modo più vero possibile.
 
Il ragazzo afferrò le mani della riccia, come per immobilizzarle, prima di sfiorarle le labbra con le proprie.
A quel contatto la riccia sobbalzò, facendosi poi trasportare dal ragazzo che approfondiva sempre di più il bacio.
Un ragazzo la urtò, interrompendo così il contatto tra i due.
 
‘Grazie al cielo!’ Pensò lei.
 
“Ciao.” Le sussurrò lui.
 
Lily non ancora ripresa completamente dal bacio non proferì parola.
 
“Come è andata ieri?” Aggiunse lui.
“Oh, hem… benissimo.  Invece… a te?”
“Bene, ma aspettavo con ansia oggi.” Le sorrise.
 
‘E sta dolcezza?’
 
Lei ricambiò il sorriso.
 
“Hem, io devo entrare a lezione… Potremmo vederci a pranzo, se ti va?” Chiese lui.
“Si, perfetto.”
“Perfetto.” Ripetè lui rubandogli un leggero bacio.
 
Tutto questo era decisamente nuovo, e strano per lei.
Insomma, non era andata poi tanto male la cosa, ma non ci era abituata.
Entrò in classe, e si ritrovò tutti gli sguardi dei compagni puntati addosso.
 
‘Ma perché tutte a me?!’
 
Abbassò la testa, andandosi a sedere in uno dei banchi in fondo.
L’arrivo del professore salvò la situazione.
L’ora di filosofia poteva cominciare.
 
 
Riuscì a seguire poco e niente, dei discorsi del professore.
Inutile specificare la sua testa a cosa pensava.
Lo sguardo ipnotizzante del ragazzo, il contatto fra i due corpi e le loro labbra che si sfioravano dolcemente.
Un brivido le percorse la schiena. Mike le faceva uno strano effetto. Di questo ne era sicura.
Si risvegliò dal suo trance al suono della campanella. Come al solito i corridoi erano un via vai di ragazzi che si dirigevano verso le proprie aule. La scuola era un vero caos in quei momenti.
Riuscì a scivolare tra i ragazzi più grandi di lei fino ad arrivare all’aula di storia dell’arte.
Lily amava quella materia. Le aveva sempre suscitato un grande interesse.
Prese posto ad uno dei banchi in prima fila. Ovviamente nessun’altro era così interessato alla lezione da condividere il primo banco con lei, così sistemò comodamente la borsa sulla parte libera del banco, cominciando ad ascoltare la lezione del professore.
 
“Ovviamente i colori principali di questo dipinto sono il rosso e il giallo, che sulla tavola dei colori vengono identificati come due dei colori caldi…”
 
La porta dell’aula si aprì improvvisamente. Dalla soglia comparve una figura traccagnotta, che sfoggiava una ‘meravigliosa’ crocchia biancastra sul retro del capo, seguita dopo da una testa color paglia che camminava strafottente di fianco alla professoressa.
 
“Mi scusi per il disturbo professore, ma questo ragazzo ha seriamente bisogni di rivedere alcuni concetti basi dell’arte. Le dispiace se glielo lascio? Nella mia classe è solo uno degli elementi disturbanti!”
 
La donna parlava svelta e contrariata.
 
“Oh, non c’è problema. Fa sempre piacere vedere vecchie facce. Vero, Armstrong?”
 
Il ragazzo sbuffò prendendo posto vicino alla riccia.
La donnona uscì dalla classe, lasciando il povero Billie al suo destino da ripetente.
 
“Dove diavolo eri stamattina?” le chiese a bassa voce.
“Che vuoi dire?”
“Non ti abbiamo vista entrare. Pensavamo non fossi venuta.”
“Oh, e da quando in qua vi preoccupate delle mie presenza a scuola?”
“Senti, miss so-tutto-io, non eravamo di certo io, Trè ed Alan a preoccuparci.” La ragazza trasalì.
“Oh, bhè… tranquillo. Alla fine mi ha trovata.”
 
Il biondo lanciò un’occhiata maliziosa alla ragazza, facendola arrossire visibilmente.
 
“Piantala.”
“Ma io non ho fatto niente.” Rispose lui in tono di scherno.
 
La ragazza sbuffò rumorosamente, tanto che il professore lanciò un’occhiata in direzione dei due ragazzi.
 
 
Ora di pranzo.
Il caos incombeva come sempre nei corridoi. La maggioranza dei ragazzi era diretta verso la mensa.
Entrò nella grande sala mettendosi in fila per prendere il pranzo, facendosi poi spazio tra i ragazzi per cercare Mike e gli altri.
Da dietro due mani le si posizionarono sul viso, coprendole gli occhi.
 
“Indovina!”
“Frank, riconoscerei la tua voce ovunque.”
 
Sentì il ragazzo ridacchiare
 
“Siamo da quella parte, vieni.” Il ragazzo le indicò un tavolo all’angolo della sala.
 
La ragazza lo seguì svelta, cerando di non perderlo di vista.
Billie e Mike erano già seduti al tavolo. La ragazza si sedette vicino a quest’ultimo, mentre Trè si posizionò davanti a lei, vicino a Billie.
 
“Alan?” Chiese la riccia.
“E’ tornato a casa alle seconda ora. Ha detto che non si sentiva bene.” Rispose Billie.
 
Forse solo in quel momento la riccia si rese conto che era rimasta sola con Mike e gli altri.
Billie lanciava continue frecciatine ai due ragazzi, che provavano ad ignorarlo il più possibile.
Trè era per le sue, con lo sguardo fisso sul piatto.
Un silenzio parecchio imbarazzante circondava il tavolo dove loro erano seduti.
 
“Hem… allora, che di dice ragazzi?” chiese Mike.
“Oh, bhè, diccelo tu, Mike.” Rispose Billie mentre si infilava un pezzo di pane in bocca.
 
Mike stava per aprire bocca, probabilmente per mandare a fanculo Billie, ma Trè fù più veloce.
Si alzò dal tavolo, visibilmente seccato.
 
“Trè, che ti prende?” Gli chiese Lily prima che non potesse più sentirla.
“Niente.” Grugnì lui.
 
Mike e Billie si lanciarono un’occhiata confusa.
 
“Forse oggi gli girano le palle. Capita” Affermò Billie, che si stava alzando.
“Ok piccioncini. Vado a vedere che gli prende. Ci vediamo dopo.” Detto questo billie si incamminò nella stessa direzione dell’amico, lasciando i due ragazzi da soli.
 
“Hem.. Vogliamo andare fuori?”
“Ok, andiamo.” Rispose la riccia.
 
Stavano per uscire dal cortile quando la campanella dell’inizio delle lezione risuonò.
 
“Cazzo.” Mormorò il biondo.
“Senti, che ne dici di saltare l’ultima ora?”
 
Inizialmente la ragazza storse il naso.
 
“Mi farete sospendere un giorno. Me lo sento.” Ammiccò prima che il biondo, ridendo,  gli contornasse le spalle con il braccio, dirigendosi verso l’uscita della scuola.
 
 
“Possibile che non ci sia mai il controllore che si occupi dei ragazzi che entrano e escono senza permessi?”
“A quanto pare no. Ma a me non sembra un male, in fin dei conti.” Scherzò Mike.
“E invece lo è. Non è una cosa proprio giustissima saltare le lezioni.”
“Ah si, senti chi parla. Vorrei ricordarti che è già la seconda volta che salti.”
“Ecco, insomma. E’ diverso.”
“Ah, si? E perché?”
“Senti. Lasciamo perdere. Forse non sarei dovuta venire.”
“I sensi di colpa ti divorano, principessa? Vorresti dire che questa fuga d’amore non ti piace?” La ragazza avvampò.
“Tanto per precisare, n-non ho nessun senso di colpa.” Il ragazzo la guardò divertito.
“Lasciamo perdere.” Rise “Vieni, ti porto in un posto.”
 
Mike prese la ragazza per mano. Un brivido le percorse la schiena al tocco.
 
“Dove?” Chiese la ragazza curiosa.
“Diciamo che è una sorpresa.”
“Mh, ok.”
 
I due camminarono a lungo, restando sempre mano nella mano.
La maggior parte del viaggio fù parecchio silenzioso, e l’imbarazzo era parecchio percepibile.
Lily non riusciva a capire dove Mike volesse portarla dato che la loro era un buco di cittadina, sperduta nella California.
 
“Ci siamo quasi.”
La avvertì Mike.
 
Sorpassarono un edificio andato quasi in rovina fino a ritrovarsi davanti ad un cancello.
Mike lo aprì come se niente fosse prima di fare cenno alla ragazza di seguirlo.
Dietro al cancello era nascosta una grande distesa d’erba giallastra, probabilmente bruciata dal sole.
Al di là di essa il mare e gli scogli facevano un bell’ingresso, creando un paesaggio mozzafiato.
Mike continuava a camminare e lei lo seguiva.
Si fermò solo quando fù arrivato agli scogli.
“Si, lo so che è una cagata di posto. Ma io lo trovo molto rilassante.” Disse, come per cercare una scusa al suo comportamento.
“Mike… E’ bellissimo.”
“Trovi?” La ragazza annuì con il capo.
 
L’aria della mattina ancora si faceva sentire, nonostante il caldo pomeridiano la sovrastasse piano piano.
I due ragazzi si sedettero sulla sabbia, con la schiena appoggiata agli scogli.
Il rumore del mare rendeva il tutto incredibilmente rilassante.
 
“Lily…”
“Si, Mike?”
“Mh… No, niente.”
“Avanti, dimmi.” Lo incitò lei.
“Niente” Rise. “Era una cazzata.”
 
Lei lo guardò, dritto negli occhi, che la facevano tanto impazzire.
 
“Mike, pretendo di sapere cosa stavi per dirmi.” Disse lei con un tono giocoso, ma al tempo stesso curioso.
 
Mike scrollò le spalle.
 
“Sei davvero sicura di volerlo sapere, Lily?”
“Certo che lo sono.”
 
Seguirono parecchi secondi di silenzio.
 
“I-insomma…” Il suo tono che era sempre stato sicuro cominciava a far trapelare un briciolo di timidezza. “Sai di piacermi, cioè, mi pare di avertelo fatto capire. Quindi, ti volevo domandare…”
 
‘Oddio, non può essere.’
 
“Si, sai, se ti andrebbe di essere la mia ragazza…”
 
BEM.
Un colpo dritto al cuore.
Per un attimo la ragazza sentì il panico salirle dentro.
Prese un bel respiro prima di rispondere. Lo sguardo del giovane era basso, quasi come se trovasse i granelli di sabbia terribilmente interessanti.
 
“Mike…”
“Mh?” Il ragazzo alzò lo sguardo.
“Credevo che non me lo avresti mai chiesto.” Mike sorrise leggermente, prima di avvicinarsi alla ragazza, premendo dolcemente le sue labbra su quelle della riccia.
 
Mike si alzò di scatto, come preso da non so quale idea.
Lily rimase seduta, e guardava il ragazzo con sguardo interrogativo. Mike lanciò prima uno sguardo all’acqua, poi a Lily.
Si tolse in men che non si dica scarpe e maglietta, lasciano il petto e l’addome  -di una perfezione che la ragazza non aveva mai visto- completamente scoperti. I pantaloni  portati a vita bassa lasciavano intravedere l’elastico dei boxer del ragazzo.
In un attimo si lanciò contro l’infinita distesa d’acqua, immergendocisi completamente.
La ragazza si alzò in piedi.
 
“Mike, ma che diavolo stai facendo?!” Urlò la ragazza dalla spiaggia.
“Un bagno, credo. Vieni principessa! L’acqua è stupenda!”
“Ma non ci penso proprio!” Disse con il tono contrariato.
 
Il ragazzo tornò alla riva con fare minaccioso.
 
“Adesso vediamo se vieni oppure no.” Le lanciò un sorriso sghembo.
“No, Mike, non ti avvicinare! Che diavolo…?! No!”
 
Il ragazzo la abbracciò, bagnandole completamente la maglietta. Lui scoppiò in una risata fragorosa, mentre lei, più che incazzata imprecava terribilmente.
 
“Lily, è questo il modo di parlare per una principessa?” Le chiese lui sarcastico.
“Adesso te la do io la principessa.”
 
La riccia corse incontro al ragazzo che si stava dirigendo di nuovo verso il mare, facendolo cadere catastroficamente.
 
“La delicatezza di un elefante.” Sbuffò lui.
“O forse, farti cadere era esattamente il mio intento.” Ridacchiò lei.
 
Il biondo si rialzò in piedi.
 
“Vuoi la guerra?” Le lanciò un’occhiata di sfida. “Guerra sia.”
 
La ragazza sgranò gli occhi indietreggiando.
Mike la prese in braccio- con un po’ di difficoltà dato che Lily non sembrava voler stare ferma-, portandola dentro l’acqua e lanciandola tra le onde del mare.
 
“Tu.. tu sei…”
“Bellissimo? Lo so.” La ragazza per quanto arrabbiata scoppiò a ridere.
“Stavo per dire ‘un idiota’, veramente.”
“Oh, bhè. Sono anche quello.” Disse lui schizzando la ragazza.
 
Uscirono dall’acqua completamente fradici.
 
“Se adesso ci prende un polmonite darò la colpa a te, Mike Dirnt.” Disse lei con tono di rimprovero.
“Però non puoi negare che ne è valsa la pena.” Ammiccò lui.
“D’accordo. Lo ammetto.” Sbuffò lei divertita.
 
I due si sdraiarono sulla sabbia.
 
“Però hai ragione. Dobbiamo decisamente asciugarci.”
“Già.” Rispose lei, lo sguardo perso nel cielo, che gli ricordava gli occhi del ragazzo sdraiato di fianco a lei.
“Vieni a casa mia? Se vuoi ti presto qualcosa da metterti. O alle brutte freghi qualcosa dall’armadio di Billie. Non è molto più alto di te.” La ragazza rise.
“Se continui a prestarmi le cose ti va a finire che avrai l’armadio vuoto.” Rise.
 
Lui si alzò per primo aiutando ad alzare lei.
Cominciarono ad incamminarsi a passo svelto verso casa di Mike, mano nella mano.
I due si scambiarono uno sguardo, prima di continuare a camminare. Gli occhi di lui erano qualcosa di imparagonabile, a confronto dei suoi, di un verde smorto.
Gli unici che reggevano il paragone con gli occhi di Mike erano quelli di Trè.
Un veloce pensiero la riportò alla realtà, che subito decise da mettere da parte, per godersi quei momenti che avrebbe voluto non finissero mai.
 
 
 
 
 
 
 
ANGOLO DELL’AUTRICE-----------------------------------------------------------------------------------------------
Ci risiamo, lo so. Non aggiorno da secoli. Scusatemi, ma a volte manca la voglia di scrivere.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto :D Tanto felici le Fan della LIKE hihihihhi:3 che patati.
No ok. Stop.
Ho visto che siete dimunuiti T_T vi prego. Non abbandonatemi, ho bisogno di voi. :c
Si, tu soprattutto, lettore che sta –per l’appunto- leggendo questo e che non recensirai.
Vi prego ancora di non abbandonarmi. <3 baci
 
-Asia

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Capitolo 10
*** Sex, Drugs And Violence. ***


Ok, vi rubo questi 3 secondi prima del capitolo per parlarvi di una cosa.
Mi dispiace davvero di non pubblicare regolarmente, ma a casa ho problemi con il PC. Fatto sta che mi ritrovo a scrivere solo la sera, dalle 11 in poi. Prendetemi pure a pomodorate in faccia se volete, ne avete tutto il dirtitto.
Ora però sono io a farvi una richiesta. Volevo incitarvi a recensire dicendomi cosa dovrei cambiare nel mio modo di scrivere, se trovate che la storia stia prendendo una piega noiosa e blablabla. Recensite in tanti, che fa sempre piacere. <3
Scusatemi ancora e buona lettura.
 
 
Ringrazio Lily_BJArmstrong, che oramai è diventata la mia beta personale.  Ti lovvo.
-Asia.
 
 
 
                                                    Sex, drugs & violence.


 
 
Billie Joe:  Point Of View.
 


Mi alzai dal tavolo lanciando un’ultima occhiata maliziosa ai due miei amici rimasti seduti, prima di andare a cercare Trè.
Mancavano cinque minuti all’inizio della lezione. Non che me ne importasse, ovviamente, ma dovevo sbrigarmi a trovarlo.
Cercai in tutta la mensa, con scarsi risultati.
Non andai a cercare nelle classi, non mi sembrava da lui rifugiarsi in una cella di prigione.
Andai spedito in cortile, quasi sicuro che si trovasse li.
Così fu, infatti.
Era seduto per terra, con la schiena appoggiata al tronco di un albero, sigaretta in mano, e troppe cose per la testa.
Mi avvicinai e senza fare troppi complimenti mi sedetti accanto a lui.
 
“Hey, amico. Che ti prende?”
 
Si girò per guardarmi, come se la risposta fosse più che ovvia.
 
“Cazzo…”
 
Mormorò in una risata palesemente forzata.
Si avvicinò la sigaretta alla bocca per tirare un’ultima volta, prima di buttare il filtro davanti a lui.
 
“Allora?” Insistetti.
“Allora cosa?”
“Che cazzo hai?”
 
Trè girò la testa, come per rifiutare di rispondere alla mia domanda.
 
“Oh, no. Non è per lei, vero?”
 
I suoi occhi parlavano al posto suo.
 
“Trè, cazzo, è una ragazzina, non puoi farti fottere la vita così da lei.”
“Non se sei un coglione come me, Billie.” Rise. “Poi tanto ora sta facendo coppia con Mike, no? E’ finita qua. Ha scelto.”
 
Non dissi nulla per alcuni secondi. Stavo cercando qualcosa da potergli dire. Per farlo sentire meglio, in qualche modo.
 
“Trè, so cosa fare dopo la scuola.” Mi guardò incuriosito.
“Certo, scommetto che tu l’abbia già fatto da solo, ma in compagnia è più divertente.” Scrollai le spalle.
 
Lui afferrò subito il concetto. Mi lanciò un sorriso amareggiato prima di alzarsi.
 
“Quindi sta sera, sbronze e puttane per tutti?”
“Io avrei detto ‘birra e ragazze’, ma anche come l’hai detto tu credo posso andare bene.”  Sorrise leggermente.
“Però prima andiamo al 7-11. Devo assolutamente provare.”
“E io devo fare l’accompagnamento, vero?”
“Ci puoi giurare.”
 
Ci dirigemmo in classe, con 10 minuti di ritardo, ovviamente, ma poco importava.
Entrammo nell’aula come se nulla fosse, accolti da sguardi omicidi della professoressa, che però non ci rimproverò. Prendemmo posto all’ultimo banco rimasto libero, in terza fila, e cominciammo a  fare qualsiasi cosa tranne che seguire il discorso di quella vecchia megera.
 
“E sentiamo, quali erano i paesi alleati nella seconda guerra mondiale contro le potenze dell’asse, Wright?”
 
Guardai il mio amico. Non alzò lo sguardo dalle sue mai poggiate sul banco per rispondere.
 
“Gran Bretagna, Stati Uniti, Francia, l’Unione Sovietica e la Cina Nazionalista, professoressa.”
 
Come cazzo faceva quel ragazzo ad avere la media dell’8 e non  fare un cazzo tutto il giorno?
Lo guardai sbigottito, come la professoressa del resto.
 
“Perfetto…” Riuscì solo a dire, prima di proseguire con la sua noiosissima lezione.
 
 
 
Uscimmo dalla classe al suono della campanella, dirigendoci subito verso l’uscita dell’edificio.
Al contrario del giorno prima il tempo era bello, ma si poteva percepire nell’aria dell’umidità.
 
Ci incamminammo subito verso il 7-11, fermandoci prima al Mini-Market per prendere un paio di bottiglie di birra e un panino.
Quel giorno il 7-11 non era particolarmente popolato, c’erano un paio di ragazze e una decina circa di ragazzi, ognuno per i cazzi loro con la solita lattina di birra in una mano, e sigaretta o canna nell’altra.
Io e Trè li ignorammo e ci dirigemmo verso gli strumenti.
Presi la chitarra e suonai qualche corda, giusto per sentire se il suono era fluido.
 
“Allora, la mia idea era questa.”
“Ti ascolto.”
“Ho scritto alcuni pezzi che penso potrebbero andare. Tra cui anche Basket Case, quella che ho suonato l’altro giorno. Comunque…” Mise una mano in tasca per estrarne un foglio ripiegato varie volte su se stesso. “Leggi questo testo e dimmi che ne dici.”
 
Gli porsi il foglio che lui aprì, cominciando a leggerne il contenuto.
 
“Bite my lips and close my eyes, take me away to paradise…?” Trè mi guardò maliziosamente.
“Lo sai che ti dico Billie? Sei un cazzo di genio.”
 
Improvvisai un rovinoso e sgraziato inchino.
 
“Hai già una base per questa canzone?”
“Per la prima strofa pensavo all’accompagnamento di sola batteria… Dovrebbe essere una cosa tipo…”
 
Mi sfilai la chitarra, prendendo posto dietro la batteria. Impugnai le bacchette che mi porse Trè e improvvisai un ritmo.
Si suonava bene…
Ripetei lo stesso ritmo per circa 5 giri prima di iniziare a canticchiare.
 
“Sit around and watch the tube but nothing’s on. Change the channel for an hour or two.”
 
Si, suonava dannatamente bene.
 
“Twiddle my thumbs just for a bit, i’m sick of all the same old shit, in house with unlocked doors, and i’m fucking lazy… E qui inizia la rullata, hai capito più o meno?”
 
Trè mi guardò annuendo.
“Si, mi piace.”
“Sta sera ne parliamo con Mike. Avevo intenzione di inserire un pezzo di basso verso l’inizio.”


Mi alzai dallo sgabello per poi lasciarmi cadere su una poltrona lì vicino. Trè mi seguì, sedendosi per terra, ai piedi della poltrona dov’ero seduto io.
 
“Allora?”
“Cosa?” Chiese lui.
“Da quanto tempo va avanti questa storia?”
“Che storia?”
“Di Lily.”
“Oh, hem… Non ne ho idea. So solo che negli ultimi tempi che ha iniziato ad uscire con noi la mia testa è un casino.”
 
Abbandonò la testa sul bracciolo della poltrona su cui ero seduto.
Capii che forse non era il caso di parlare dell’argomento, così, passati alcuni minuti in silenzio mi alzai.

“Allora, passiamo a casa mia a prima di andare?” Chiesi con un sorriso sghembo.
 
Lui annuì, sorridendo a sua volta, prima di alzarsi e seguirmi verso casa.
 
 
Quando arrivammo davanti al cortile di casa mia erano le cinque passate, ma il sole era ancora alto.
Girai la chiave nella serratura della porta, ma non scattò, segno che Mike era in casa.
Aprii la porta, aspettandomi di trovare Mike seduto sul divano a sorseggiare una birra. Fù così infatti. L’unica cosa che non mi aspettai era di trovarlo completamente bagnato, dalla testa ai piedi.
Io e Trè ci fermammo a guardarlo, cercando di non ridere, mentre lui ci guardava in cagnesco.
 
“Hai dimenticato di toglierti i vestiti prima di farti la doccia, Mike?”
 
Scoppiai a ridere alle parole di Trè, che prese la birra di Mike per finirla.
 
“Idioti.”
 
Sussurrò Mike mentre si alzava.
Mi diressi verso la nostra camera, infilandomi una sigaretta in bocca. Aprii appena la porta prima che Mike mi impedì i farlo.

“Io non lo farei fossi in te.”
“Perché?”
 
Non aspettai che rispose, spalancando la porta chiusa della camera da letto.
Non misi a fuoco subito quello che vidi.
Ho un vago ricordo di Lily in reggiseno, prima che potesse infilarsi una maglia, che riconobbi come una delle mie magliette.
Avvampai appena mi resi conto di quello che avevo visto.
Lily mi venne incontro, con la faccia rossa dall’imbarazzo, e anche dalla rabbia, credo.
Fatto sta che mi beccai uno schiaffo in piena guancia da parte sua.
 
“Ti fa tanto schifo bussare?!” Mi urlò contro Lily.
“Oh, mi scusi se devo bussare per entrare in camera mia!” Allargai le braccia esasperato. Mike e Trè ci raggiunsero di corsa, probabilmente si erano spaventati dopo aver sentito l’urlo di Lily.
Mike rideva sotto i baffi, mentre Trè era letteralmente scoppiato a ridere vedendo l’impronta della mano che Lily aveva lasciato sulla mia faccia.
 
“Ti sta bene la maglietta.” Indicai la maglia che Lily si era appena messa.
“Oh, Mike mi ha detto di prenderne una tua, dato che le sue mi sarebbero state grandi. Non ti dispiace, vero?”
 
Guardai Mike.
 
“No, figurati. ” Mi sorrise.
“Di sicuro sta meglio a lei che a te.”
 
Guardai Trè in cagnesco, prima di scoppiare a ridere.
 
“Però trattala bene, intesi?”
“Agli ordini signor capitano!” scattò sull’attenti.
 
Tornammo in salone, sedendoci per terra intorno ad un tavolino che era al centro della stanza.
 
“Mike, ho delle nuove canzoni. O meglio, ho i testi. Contavo su te e Trè per gli arrangiamenti.”
“illuminami.”
 
Mike si avvicinò di più al tavolo, e gli passai il foglio con la canzone che feci leggere qualche ora prima a Trè.
Vedevo gli occhi del mio amico scorrere veloce  da un lato all’altro del foglio, fino ad arrivare al ritornello della canzone, dove la sua faccia si dipinse di un’espressione sbigottita.
 
“Vuoi davvero scrivere una canzone… su questo?”
“Certo.” Risposi semplicemente.
“Allora io sono con te.”  Gli sorrisi.
“Appena posso vi do gli altri testi. Per ora non sono ancora finiti.”
 
I due ragazzi annuirono.
 
 
 
Dopo aver arrangiato qualche pezzo col basso e dopo un paio di birre e qualche canna si erano già fatte le otto di sera. Mike era davanti a noi con il basso in mano, e Lily seduta sul divano.
 
“Ok, direi che può bastare per oggi.”
 
Mi lasciai cadere sdraiato sul tappeto, mentre Trè si stava alzando per andare a prendere l’ennesima birra.
Lo afferrai con la mano per la caviglia per bloccarlo.
 
“No dai, lascia un po’ di spazio anche per dopo.”
“Ti prometto che è l’ultima, mamma.”
“Fanculo.”
 
Gli lasciai la gamba.
 
“Ragazzi, io e Mike ora dovremmo andare. Ci si vede.”
“Ok Barbie. Ci vediamo.”
 
Io feci un gesto con la mano per salutarla.
 
“Ci vediamo dopo, mi aspetta una serata al cinema.” Mike si alzò dalla sedia dove si era seduto poco prima, per seguire la riccia fuori di casa.
 
“Sai Trè, penso che mi andrò a fare una doccia.”
“D’accordo, ma sbrigati.”

Mi diressi verso il bagno, mi spogliai e mi infilai sotto il getto d’acqua fredda. Ne avevo davvero bisogno.
Uscii dalla doccia, infilandomi i boxer, per poi andare verso camera mia.
 
“Trè, ma che cazzo fai?”
 
Rimasi allibito nel vedere che Trè stava annusando una maglia.
 
“Non è mia quella maglia, vero?”
 
Trè arrossì visibilmente.
 
“Ma sei pazzo!? Non mi metto a sniffare le tue maglie.”
“E allora di chi cazzo… oh no. Trè, non dirmi che è la maglia di Lily quella.”
 
Silenzio.
 
“Amico, ti sei eccitato. Hai bisogno di toglierti dalla testa quella riccia.”
 
Mi vestii di corsa, prendendo una maglia dei Ramones, un paio di jeans e le solite Converse.
 
 
 
“Allora, ti va di imbucarti a qualche festa o vaghiamo in cerca di qualche puttanella nei paraggi?”
“Non mi va di andare ad una festa.” Storse il naso.
“Perfetto, vada per il vagare.”
 
Rubammo qualche birra al 7-11, e comprammo da un tizio un po’ di ‘Mary Jane’ -o anche semplicemente Marijuana –.
Eravamo in una delle strade più isolate della cittadina. Ormai erano le 10 passate, ma per noi la notte era ancora giovane.
Ci sedemmo su un muretto, sotto un lampione. Amavo stare fuori casa a quell’ora. C’è quella bellissima sensazione che ti avvolge, quasi una sensazione di libertà.
Passai una mano nei miei capelli biondi, per dargli una sistemata, poi misi una mano in tasca, estraendo dell’erba da un sacchetto.
Presi una cartina, e cominciai a rollarla, passando la lingua all’estremità, per poi chiuderla. Ripetei lo stesso gesto, poi ne passai una a Trè, che estraè un accendino dalla tasca.
Non ricordo esattamente quanti spinelli riuscimmo a fumare, ma arrivammo a un punto in cui cominciammo a dire cazzate su cazzate.

“Mary Jane…”
“Cosa?” Chiesi.
"No nulla, stavo pensando a chi le ha dato questo nome, doveva essere una donna importante.” Scrollai le spalle, facendo l’ennesimo tiro.
“Sai come me la immagino?” Continuò.
“Chi?”
“Questa Mary Jane.”
“Spara.”
“Bionda, una bella bionda. Capelli ricci, occhi verdi, un bel carattere… Una tosta, ecco.”
“Sembra le descrizione perfetta e dettagliata di Lily, sai?”
“Perché, tu trovi che sia bella?” Sentii dell’amarezza nel suo tono di voce, ma l’erba mi aveva dato alla testa, quasi come fosse un siero della verità.
“Si, trovo che sia davvero bella.”
“E Mike?”
“Se trovo bello Mike?” Rise.
“Idiota. Intendo, che ne pensi di Mike? Di loro insieme.”
“Non lo so. Penso che stiano bene insieme.”
“E credi che l’abbiano fatto prima, a casa vostra?”
“No.” Tirai un’altra boccata di sigaretta, facendomi scendere il fumo aspro nei polmoni. “Ne sono sicuro.”
 
Restammo qualche minuto in silenzio, per finire i nostri spinelli e le birre. Trè interruppe il silenzio con una assurda canzoncina.
 
“Roll, roll, roll a joint, twist it at the end. Light it up, take a puff and pass it to your friend.”
“Che cazzo è?”
“Non lo so, era una canzoncina nascosta da qualche parte nella mia testa.”
“Ah, la stessa testa piena di segatura?” Scrollò le spalle.
“Si, probabile.”
 
Gli diedi un leggero pungo sulla spalla, facendolo dondolare appena.
 
“Hey trè.”
“Mh?”
“Guarda quelle due.”
 
Gli indicai con un gesto due ragazze. Una era alta, capelli neri liscissimi. L’altra leggermente più bassa, lentiggini sparse sul viso. I capelli ricci e rossi le ricadevano sul viso, nascondendo gli occhi verdi. Quasi quanto i miei.
 
“Io prendo la riccia.” Si affettò a dire, scendendo dal muretto. Lo guardai storto, prima di raggiungerlo.
 
Ci avvicinammo alle due ragazze con disinvoltura, probabilmente grazie alle canne fumate poco prima.
 
“Ago e filo?”
La riccia squadrò Trè.
“Bhè, cercavo di… attaccare bottone.”
La ragazza lo guardò dal alto al basso, con una espressione divertita.
“Scusatelo, questo ragazzo è un idiota. Piacere Billie Joe.”
 
Tesi la mano alle due ragazze, che me la strinsero a loro volta. Parlò la mora.

“Io sono Angelina, e questa è la mia amica Carly. E tu sei?” Si riferì a Trè.
“Piacere, Frank Edwin Wright III. Ma per gli amici Trè Cool.”
“Molto Figo?” Chiese la riccia.
“Già, sono io.” Trè  le fece l’occhiolino, facendole scoppiare a ridere.
 
Cominciammo a chiacchierare incamminandoci verso l’ignoto.
Dovetti ammettere a me stesso che Trè era un vero donnaiolo,  a differenza mia, che riuscivo a portarmene una al letto solo se eravamo tutti e due molto ubriachi.
Alla fine della serata però, nessuno dei due concluse nulla. Salutammo le due ragazze, che probabilmente non avremmo più rivisto e ci dirigemmo verso casa.
 
“La riccia ti sbavava praticamente dietro, e tu te la sei fatta sfuggire. Pollo.”
“Non era la riccia giusta.” Fece spallucce, accennando un sorriso.
“Anche Angelina però mi pare che con te volesse concludere qualcosa.”
“Si, e io andavo a casa sua e ti lasciavo da solo con quella, no?”
“Aw, che carino. Billie ha rinunciato alla sua scopata mensile per me. Mi sento così onorato.”
“Idiota.”
“E dai, ammettilo. Ti sei innamorato di me.”
“Spero tu stia scherzando.”
“Ovviamente si.”
 
Gli diedi uno scappellotto, prima di continuare a camminare, dirigendoci verso casa.
 
Camminammo per un bel pezzo, superando case e lampioni che illuminavano quelle schifo di strade.
Il silenzio era snervante, tanto che decisi di canticchiare la stessa canzone che cantò Trè poche ore prima.
 
“Roll, roll, roll a joint, twist it at the end…” Una voce mi fece girare, interrompendo così il mio motivetto.
“Hey Armstrong, certo che tu senza musica non ci sai proprio stare, vero?”
 
Lanciai un’occhiata a Trè, per poi guardare il ragazzo che ci veniva incontro.
I pantaloni lunghi erano coperti di catene, la maglia a maniche corte era parecchio grande, che faceva risaltare il suo fisico magro.
Solo quando il ragazzo si spinse sotto la lice di uno della lunga serie di lampioni lo riconbbi.

“Chuck! Brutto figlio di puttana! Si può sapere dove sei stato per 4 dannati mesi?”
 
Mi avvicinai al mio amico d’infanzia abbracciandolo e tirandogli qualche pacca sulle spalle.
 
“Ho viaggiato, Billie. Sono stato un po’ fuori. Mi ero stufato di questo buco di città. Ma i soldi prima o poi finiscono, così sono tornato.” Si accese una sigaretta. “ Quando non si ha posto dove andare, niente è meglio di casa, no?”
 
Annuii a quelle sante parole, ricordandomi solo in quel momento che Trè era vicino a me.
 
“Oh, Trè, questo è Chuck. Chuck, Trè.”
 
I due si fecero a vicenda un cenno con il capo.
Chuck mi porse la sigaretta, e io non rifiutai a fare qualche tiro.
Ci distrasse solo un ragazzo, che veniva verso di noi correndo.
Lo riconobbi immediatamente.
Alan.
 
“Billie, cazzo!”
 
Si fermò con il fiatone accanto a me, accovacciandosi un attimo per prendere fiato.
 
“Hey, amico. Che succede?”
“Lily… lei… a casa, non c’è. La sto cercando.. ovunque. Era con voi?”
 
Io e Trè ci lanciammo uno sguardo allarmato, indecisi sul dirsi.
Alla fine parlai io.
 
“Lily è uscita con Mike. Mi pare fossero andati al cinema.”

Vidi negli occhi di Alan un velo di ira.
 
“Sono andati dove?! E voi li avete lasciati andare da soli? Che cazzo vi passa per la testa?!”
 
Stavo per rispondergli a tono,  ma Trè si mise in mezzo, e con una calma inaspettata gli spiegò la situazione.
 
“Alan, tranquillo. Guarda che quei due stanno assieme. Non c’è niente di male a…” Gesticolò leggermente poco convinto di quello che stava dicendo “…passare una serata da soli.”
“Aspetta, cosa? Mike e Lily, assieme?”
 
Annuimmo amareggiati, sapendo che di lì a poco, le cose tra Alan e Mike si sarebbero andate a complicare parecchio.
 
“Cazzo, se quel figlio di puttana la tocca, Dio solo sa cosa gli faccio.”
 
Alan cominciò ad imprecare tirando giù tutti i santi in paradiso.
 
“Cristo, io lo ammazzo.”
“Alan, calma. E’ uno dei tuoi migliori amici. Sai che non è un coglione.”
“E’ mia sorella, Billie. Mia sorella.”
 
Aveva iniziato a camminare avanti e indietro sul marciapiede instancabilmente.
 
“Hey, facciamo così. Adesso Trè ti accompagna a casa. Ok?”
 
Guardai il mio amico dai capelli verdi, che annuì al mio ordine.
Salutai prima i due, poi salutai Chuck, con la promessi di farci una birra prima o poi.
Io presi una direzione diversa, allungando di poco il percorso.
Davanti a me camminava una figura di una ragazza. Tacchi a spillo, minigonna, capelli neri.
Aspetta, Angelina!
Mi avvicinai a lei chiamandola.
Lei si girò e sul suo viso si dipinse un sorriso.
Non so per quale motivo, non ricordo, le proposi di accompagnarla a casa.
Lei mi chiese di salire per una birra, io accettai, e non so come mi ritrovai mezzo nudo nel suo letto.
Non ricordo assolutamente di aver fatto qualcosa con lei. Probabilmente. Ma sta di fatto che la mattina dopo, verso l’alba, mi risvegliai con in dosso solo i boxer. Mi vestii di fretta e corsi fuori da quella casa, con l’intento di tornare nella mia.
 


 

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Capitolo 11
*** Lead Me Out Of The Dark. ***


                                 Lead me out of the dark.
 
 
 
 
I due ragazzi si allontanarono da Billie, immergendosi nell’oscurità, a volte annullata dalle luci dei lampioni.
Alan Era furioso. Poteva capirsi dal suo sguardo puntato a terra, i pugni contratti, il respiro pensante e il passo veloce. Trè dovette accelerare di tanto in tanto, per riuscire a stargli dietro.
 
“Non penso dovresti prendertela tanto.” Azzardò insicuro.
 
Alan rivolse a Trè uno sguardo colmo di rabbia.
 
“La situazione sarebbe potuta essere peggiore.  E almeno conosci Mike, e sai che lui non è tipo da una botta e via.” Alan abbassò lo sguardo.
“Si, ma lei è una ragazzina. La classica ragazzina del primo anno che si prende una cotta per il capitano della squadra di football della scuola, non per il migliore amico punk di suo fratello!”
“Forse prima di farla inserire nel gruppo, avresti dovuto calcolare anche la possibilità che qualcuno di noi potesse ‘innamorarsi’.” Enfatizzò l’ultima parola, per poi fare una pausa. “O che lei potesse innamorarsi di qualcuno di noi.” Riprese distrattamente.
 
Alan sbuffò, prendendo a calci una lattina di soda trovata per terra.
 
“Cosa hai intenzione di dirgli?”
“A Mike?”
“Si.”
“Che deve stare attento a quello che fa. Molto attento.” In gelo trapelava dalle sue parole.
 
Trè ingoiò a vuoto la saliva, prima di lasciare il ragazzo sulla porta di casa sua.
 
“Ci vediamo.” Alan fece cenno svogliato con la mano a Trè, che ricambiò con altrettanto entusiasmo.
 
Il ragazzo entrò in casa, ovviamente ancora vuota.
Si lasciò cadere sul divano, accendendosi una sigaretta dopo l’altra, più che altro per essere sicuro di non addormentarsi prima del rientro a casa della sorella.
Non so dire esattamente quante sigarette Alan riuscì a fumare, o quanto aspettò.
Fatto sta che passato un tempo che parve infinito, sentì la porta aprirsi.
Senza pensarci un attimo si fiondò su di essa. Gli occhi iniettai di sangue. In un lampo spalancò la porta che Lily stava aprendo lentamente. La riccia capì subito che il fratello era di pessimo umore, così fece cenno a Mike di andarsene. Fu Alan, però a richiamarlo.
 
“Mike! Vecchio mio. Dove vai tanto di corsa?”
 
Il biondo si girò verso Alan, lo sguardo fisso sugli occhi color nocciola dell’amico.
 
“E’ così che fai? Porti al cinema la sorella del tuo migliore amico, la riporti a casa alle due di notte, e te ne vai via così, senza nemmeno salutare?”
Il moro fece scoccare la lingua sul palato per tre volte, in segno di disapprovazione.
“Non si fa, amico.” Continuò.
 
Mike continuava a sostenere lo sguardo del moro, distante da lui non più di cinque passi.
Lily intanto lanciava sguardi preoccupati dal fratello a Mike, più spaventata che altro.
 
“Ti avverto Mike, stai attento a quello che fai. E tu entra dentro casa.” Si riferì alla ragazza, che guardò Mike mortificata.
 
Il moro si richiuse la porta alle spalle, anticipato dalla sorella.
“Ma che cazzo ti prende?!” Sbottò lei, una volta che il ragazzo le si posizionò davanti.
“Non puoi stare con Mike.”
“E chi sei tu per dirmelo? Mio padre? Sappi che lui ormai non c’è più da 7 anni, brutto idiota che non sei altro.” Sentì le lacrime fare forza per uscire.
“So benissimo che papà è morto, così come lo è anche la mamma. E tocca a me occuparmi di te.”
“Non puoi dirmi con chi stare.”
“Non ci giurerei.” La riccia gli scoccò uno sguardo omicida prima di riprendere a parlare.
“Disse quello che stava con la più puttana di Rodeo.” Un suono soffocato uscì dalla bocca del ragazzo.
“Non chiamarla in questo modo.”
“Come se non lo fosse.”
“Vuoi fare la grande? Allora vattene e lasciami stare. Una scocciatura in meno!” Si sedette sul divano, improvvisamente calmo, ma guardando la sorella con aria di sfida.
“Con molto piacere.”
 
La riccia si diresse al piano di sopra, prendendo la felpa che Mike le aveva prestato un paio di giorni prima, per infilarsela sopra alla maglia leggera e i Jeans lunghi.
Tornò in salone, per aprire poi la porta, sibilare uno ‘Stronzo’, e uscire.
Solo quando passati interi minuti, la ragazza non accennava a tornare, Alan uscì - di nuovo – di corsa per cercare la sorella.
 
 
                                                                                   ***
 
 
‘Sei un’idiota.’
 
Aveva queste 3 parole scolpite nella mante da quando aveva deciso di aprire la porta e allontanarsi dalla propria casa.
Erano le due e un quarto di notte, e le strade erano praticamente deserte.
Tutti sapevano che Rodeo di notte era la città meno sicura sulla faccia della terra, ma lei si era imposta di non poter tornare indietro.
Camminava velocemente, insicura di dove avrebbe passato la notte.
Il 7-11? No. Se mai sarebbe uscito di casa Alan la sarebbe andata a cercarla esattamente lì.
Pensò ad Abby in quel momento. Lei l’avrebbe sicuramente ospitata senza ‘ma’, né ‘però’, ma lei ora non c’era, e non ci sarebbe più stata.
Scacciò quel pensiero scuotendo la testa e respirando l’aria gelida che le schiarì la mente.
Si lasciò cadere su una panchina nei pressi del centro di Rodeo. Solo poco dopo notò una cabina telefonica qualche metro più avanti.
Controllò di avere qualche spicciolo in tasca, prima di avvicinarsi alla cabina illuminata da un piccola lampadina.
Rimase per minuti interi, a guardare i numeri sui tasti per metà cancellati sotto la cornetta.
Chi poteva chiamare se non Mike?
Inserì la moneta e formulò il numero prima di avvicinare la cornetta all’orecchio.

Passarono parecchi squilli prima che una voce palesemente impastata dal sonno rispose.
 
“P-pronto?”
“…”
“Hey, c’è nessu-”
 
In un gesto veloce rimise la cornetta al suo posto, interrompendo così la telefonata.
Ripensandoci, avrebbe combinato solo un gran casino a parlare con lui. Mike la sarebbe andata a cercare, a costo di farsi tutta Rodeo a piedi, e lei aveva paura che una volta raccontatogli le cose, tra il fratello e il ragazzo la tensione sarebbe andata a crescere ancora di più. Non voleva procurare problemi a nessuno. O forse, pensò per un attimo, il problema era lei.
Si accovacciò a terra, esasperata da quella situazione, ritrovandosi a singhiozzare.
Si alzò poco dopo, asciugandosi l’ultima lacrima che le rigava il viso, imponendosi di non piangere più.
 
 
Il suono del vetro che si infrangeva contro qualcosa, poi voci. Voci forti, di uomini.
Lily accelerò il passo ancora di più, correndo, quasi.
Era spaventata. Troppo.
Sapeva che da sola in piena notte, una quindicenne se incontrava un gruppo di uomini per strada era spacciata. Ne era più che consapevole.
Cercava di infilarsi nei vicoli più isolati, pur di seminarli, con il terrore che potessero spuntarle davanti da qualsiasi lato della strada.  
Non era ancora troppo lontana da casa. In una ventina di minuti sarebbe riuscita a tornare, ma l’orgoglio, quella sera, era più forte della paura.
I rumori erano cessati, e ormai la circondavano solo silenzio, freddo, e buio.
Continuò camminare, stanca, ma con la speranza di riuscire a trovare un posto dove essere al sicuro.
 
Entrò in quartiere poco lontano dal suo.
Le case erano ordinate in fila, con i rispettivi giardini.
Non era un quartiere di periferia, quello.
Camminava sul marciapiede, stando attenta a rimanere sotto la luce dei lampioni il più possibile.
 
In lontananza la sagoma di un uomo. Il cappuccio della felpa tirata su impediva di vedere il volto, ma a Lily poco importava.
Un improvviso vuoto allo stomaco la colse alla vista dell’uomo che si avvicinava piano a lei.
Cominciò a correre, sicura che l’uomo avesse accelerato il passo, pur di starle dietro.
La strada dritta e isolata era terribilmente inquietante.
Troppo, forse.
Il freddo del vento contro il volto le gelava il sangue , mentre i suoi occhi cominciavano ad inumidirsi, di nuovo.
Si maledisse, ancora, ancora e ancora per non essere rimasta a casa in quel momento.
Il terrore le saliva, dallo stomaco, al cuore e alla gola, che man mano si seccava, vedendo che l’uomo c’era ancora.
Per quanto aveva corso? 10 minuti?
Ma quello non ne voleva sapere.
Era stremata, da tutto.
Dalla corsa, dai pensieri che si facevano spazio nella sua testa, dal suo cuore che sembrava dovesse esplodere da un momento all’altro, dalla paura.
In un lampo il marciapiede si avvicinò rapido e minaccioso al suo volto.
Tirò su il busto, rassegnata, e girò appena la testa. Una figura seduta sulle scale esterne della casa cominciò ad avvicinarsi a lei.
Ancora.
Sempre più vicina.
Bottiglia in mano, non troppo alto, robusto.
Sentì mancarsi per qualche istante, prima che la sagoma scura e sfocata si piegò su di lei velocemente, quasi allarmata.
 
“Ma che diavolo…?!”
 
Pace.
Finalmente.
Quella voce. L’avrebbe riconosciuta tra mille
Fine, stridula, ma che le trasmetteva un enorme senso di sicurezza.
 
“Frank?”
 
Il ragazzo alzò la riccia di peso, caricandosela sulle spalle. In un attimo la ragazza si ritrovò tra le braccia dell’amico.
Ringraziò Dio, perché quella volta non era stato il solito stronzo.
Guardò in direzione dell’uomo che fino a poco prima la stava seguendo, accorgendosi che era sparito.
Tirò un sospiro di sollievo, prima di stringere Trè ancora più forte.
Le sarebbe stata debitrice a vita, doveva.
Trè spalancò la porta di casa sua con un calcio. Entrarono e un piacevole calore li avvolse entrambi.
Il ragazzo la posò delicatamente sul divano della propria casa, coprendola poi con una coperta leggerissima, sedendosi vicino a lei.
 
“Avevi intenzione di correre una maratona? Se è così ti consiglio di stare attenta. Tonta come sei riusciresti ad inciampare ogni due metri.”
 
La ragazza si lasciò scappare un sorriso, strofinandosi l’occhio ancora rosso dalle lacrime di prima.
 
“Penso che se non fosse stata per la mia sbadataggine, a quest’ora chissà dove sarei.”
“Di sicuro non a casa del ragazzo più figo del mondo. Sai, alcune ragazze pagherebbero per essere sdraiate sul divano di casa mia.” Accennò un pizzico di malizia nella voce, sorridendo sghembo.
 
Lily rise di gusto, dando un colpetto alla guancia del ragazzo.
 
“Grazie, Frank” La voce della ragazza era mortificata.
“Hey, chi è Frank? Non conosco nessuno con questo nome.” Si finse indignato.
“Idiota.” Sussurrò.
 
La riccia scosse la testa rassegnata.
 
“Perché eri in giro?”
“Mh?”
“Intento, che ci facevi in giro alle 3 di notte da sola?”
“Sono scappata. Tu piuttosto?”
 
Il ragazzo rimase allibito dalla naturalezza con cui rispose la riccia.
 
“Ero seduto sui gradini qui davanti casa, quando ho visto qualcuno correre e poi cadere rovinosamente a terra. Ringrazia che i capelli sono la prima cosa che ho notato.” Sbuffò quasi preoccupato “Altrimenti saresti ancora là distesa.”
 
Seguirono parecchi minuti di silenzio alla risposta di lui, ma non c’era imbarazzo tra loro, quanto complicità.
 
“Posso restare qui per sta notte?
 
Bum.
Un colpo dritto al cuore del ragazzo.
Sentì lo stomaco chiudersi in una morsa, per poi tossire.
 
“S-si, i miei sono in viaggio e torneranno prima di dopo domani.”
Cominciò a tamburellare le mani sulle proprie gambe dal nervosismo.
 
Un implacabile gonfiore cominciò a riempire il cavallo dei pantaloni corti leggermente fino sotto al ginocchio del ragazzo.
 
“Mi farò andare bene in divano.” Sorrise grata lei.
“Perfetto Barbie, ora si va a nanna. Buonanotte.”
 
Con uno scatto olimpionico raggiunse la porta che collegava l’altra stanza, spegnendo la luce.
La ragazza rimase sola, al buio, prima di cadere in un sonno profondo.
 
 
 
 
 
                                                                          ***
 
 
Aprì gli occhi di scatto, ma il buio le impediva di vedere qualsiasi cosa.
Dei colpi sordi risuonavano sulla porta  di casa Wright.
La riccia si tirò su appena, prima di vedere un Trè con addosso solo un paio di pantaloni che si dirigeva svelto, accendendo la luce, verso la porta.
 
“Chi cazzo è alle 5 di mattina?” Sbuffò da dietro la porta ancora chiusa.
“Trè, sono Alan.”
 
Il ragazzo lanciò un’occhiata verso Lily, che scosse la testa.
 Trè spense la luce che aveva acceso nel salone, per evitare che Alan vedesse Lily semi sdraiata sul divano.
Aprì piano la porta, lasciando che uno spiraglio di luce dei lampioni  proveniente da fuori, illuminasse una parte della stanza.
 
“Trè, sono nel panico. Cazzo.”
 
Trè uscì con Alan nel cortile, socchiudendo la porta.
 
“Che succede?” Le voci che ora sentiva Lily erano distanti, ma riusciva a capire perfettamente ogni cosa.
“Ho fatto una cazzata.”
“L’hai messa incinta?” Scherzò il batterista.
“Coglione, Lily è scappata di casa circa due ore fa. E’ tutta la notte che la cerco!” Urlava, quasi.
“Cazzo…” Sussurrò Trè.
“Tu non l’hai vista, vero?” Il tono quasi implorante.
“Oh, n-no. Io non la vedo da quando se n’è andata con Mike. Hai provato a casa sua?”
“Ma certo che ho provato. Billie non c’era e Mike non ne sapeva nulla.”
“Trè, sono preoccupato, cazzo. Se qualche stronzo l’avesse presa? Cristo, non me lo perdonerei mai.” La voce era rotta, e Lily giurò di sentire un singhiozzo.
 
Che lei sapesse, Alan non aveva più pianto dalla morte dei loro genitori.
Un senso di colpa sovrastò la ragazza, spingendola quasi ad alzarsi ed andare ad abbracciare il fratello, fregandosene della reazione che avrebbe avuto lui.
Ma qualcosa le impedì di farlo. Anzi, qualcuno.
Trè.
Cosa avrebbe pensato Alan se fosse uscita da casa del migliore amico, che gli aveva appena detto di non sapere nulla di lei?
Cancellò il pensiero rannicchiandosi sotto la coperta che le aveva prestato Trè qualche ora prima.
 
“Hey, Alan. Calmo. Terrò gli occhi aperti, ok?”
“Grazie.” Sussurrò lui.
“Domani mattina se non salta fuori ti aiuto a cercarla.”
“Va bene, grazie Trè. Ci vediamo.”
 
Rientrò in casa, chiudendosi la porta alle spalle, per poi accendere la luce e guardarla dritta negli occhi.
 
“Credo che tu mi debba delle spiegazioni.” Il volto contratto in una espressione seria.
“Già.”
 
Il ragazzo raggiunse la riccia, sedendosi accanto  a lei.
Mise Lily a disagio il fatto che Trè si trovasse seduta vicino a lei senza maglia, lasciando intravedere una tartaruga appena marcata all’altezza dell’addome.
La ragazza cercò di non pensarci, raccontando per filo e per segno ciò che le era successo la notte prima.
Finito di raccontare il ragazzo circondò con un braccio le spalle dell’amica, restando abbracciati per tutto il resto della nottata.
 
 
 
 
 
ANGOLO DELL’AUTRIX.
(si, fa figo con la X)
 
Che dire?
Nulla.
*Scappa dalle secchiate d’acqua*
Ahahahah ho cercato di aggiornare il prima possibile. E calcolate che ho dovuto dividere il capitolo in due parti sennò veniva una cosa tipo la divina commedia sui rotoloni di carta igenica Foxy. Lol
Ancora non l’ho scritto ahaha non vi fate strane idee *le arriva un pomodoro dritto in faccia*
Ma comunque giro tutto nella mia testolina bacata, e alcuni pezzi sono pronti, devo solo trovare il modo di collegarli.
Dopo questa noiosissima cosa, fatemi sapere che ne pensate del capitolo, mi raccomando °^° Altrimenti GNA.
Pretendo recensioni c:
Adiosss
 
-Asia
 
Gna.

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Capitolo 12
*** Call me only if you are coming home. ***




                                                                                                         Call me only if you're coming home.




Mattina.
Aprì gli occhi in una casa che non era la sua, prima di ricordarsi cosa effettivamente fosse successo la notte precedente.
Diede uno sguardo al grande orologio posizionato in uno degli angoli della stanza, prima di rendersi conto che una figura dai capelli color verde sbiadito le era beatamente sdraiata sopra.
Con uno scatto scostò il ragazzo da vicino a lei, che finì per cadere malamente per terra.

“Hey, ma che cazzo fai?!” La rimproverò il ragazzo da per terra, massaggiandosi il sedere.
“Buongiorno Frank!” Gli sorrise lei, facendo finta di non aver sentito il ragazzo.
“Che ore sono?” Domandò rigettandosi a terra .
“Le sette e un quarto, quindi se non ti dispiace torno a dormire.”
“Ma come a dormire? Non vai a prepararti?” Chiese Trè confuso.
“Prepararmi per cosa?”
“Per la scuola, sai, quel posto dove stai cinque ora seduto ad un banco ad ascolta-“
“So cos’è, Einstein!” Sospirò “Ma hai davvero voglia di andarci?”
“Bhè, non è che ‘voglia’ sia il termine giusto.”
“E allora non andiamo.” Trè guardò serio Lily.
“E’ per Alan, non è vero?”
“Si.”
“Tu sai che io gli avevo detto che lo avrei aiutato a cercarti, no?”
“Facciamo così, noi oggi non andiamo. Mi porti da qualche parte, e poi all’uscita da scuola vai da Alan dicendogli che ero al 7-11, e io mi farò trovare li. Che ne pensi?”
“Che se non funziona tuo fratello mi ammazza. E poi preoccupato com’era non penso che andrà a scuola oggi.”
“Allora prendi la BookMobile e portami da qualche parte lontano da Rodeo! Trè, per favore.”

Lily si buttò in ginocchio davanti al volto esasperato di Trè.

“Ahh, e va bene.” Lily sorrise “Da non credersi però.” Sussurrò lui.
“Quindi, dove mi porti?”
“Vedremo.”
“Trè, non puoi tenermi sulle spine.”
“Accidenti, Lily. Non so dove portarti… Christie Road potrebbe andare bene, penso.”
“Che c’è a Christie Road?”
“Nulla, esattamente per quello. E’ un posto tranquillo dove di solito con Mike e Billie ci facciamo le canne in santa pace. Sia affaccia sulla vecchia ferrovia di Rodeo. Hai presente?” Si alzò, accendendosi una sigaretta.
“Si, direi che si può fare.”

Seguirono parecchi secondi di silenzio all’affermazione della ragazza, scrutata da Trè, decisamente poco convinto della situazione.

“Ok, vado a preparami. Non è che potresti prestarmi una maglia?” Chiese la ragazza alzandosi dal divano.
“Si, se entri in camera mia c’è una cassettiera. Vedi se nel terzo cassetto trovi qualcosa.”

La ragazza annui, dirigendosi verso una delle stanze da letto della casa.
Si affacciò a tre stanze, prima di trovare quella del ragazzo, che riconobbe grazie alla quantità di lattine di birra gettate a terra, pantaloni, calzini e mutande sparse per la stanza.
Si avvicinò alla cassettiera, scavalcando gli abiti del ragazzo, per poi aprire il terzo cassetto e cercare una maglietta decente da indossare.
Diamine, ma quel ragazzo aveva una maglietta normale?
Rassegnata, alla fine prese la prima cosa che le capitò sotto mano.
Andò in bagno per cambiarsi, ricordandosi solo in quel momento che in dosso aveva ancora la maglietta di Billie. Se la sfilò, gettandola poi in un angolo della stanza, per poi infilarsi quella presa dal cassetto di Trè. Si guardò allo specchio per un attimo. In fondo non era male.
Sistemò la chioma ribelle e uscì dal bagno tornando in salone.

“Ti stava meglio la maglia di Billie.”
“Che?”
“Intendo, questa che hai preso ti sta un po’ lunga. Figurati che sta lunga a me.” Sbuffò il ragazzo, ancora sdraiato per terra.
“Oh, bhe. Non importa, è solo una maglietta.” Sorrise “E grazie per avermela prestata.”
“Tranquilla. Va bene, vado a vestirmi.”

Aspettò il ragazzo per un po’ sul divano, prima di vederlo avvicinarsi alla porta e poggiarsi allo stipite.

“Allora, adiamo Barbie?”

La ragazza si legò la felpa intorno ai fianchi, prima di uscire di casa, seguendo Trè verso la BookMobile. Salirono a bordo di quel pulmino sgangherato, prima di imboccare la strada per Christie Road. Restarono a bordo una quindicina di minuti, con la radio che riempieva il silenzio creatosi.
Passavano buona musica alla radio quel giorno, veramente buona.
Trè alzò quando iniziò un pezzo dei Guns’n Roses.
“Senti questa, è bellissima.” Si affrettò a dire prima che Axl Rose cominciasse a cantare.

Talk to me softly
There's something in your eyes
Don't hang your head in sorrow
And please don't cry
I know how you feel inside I've
I've been there before
Somethin's changin' inside you
And don't you know

Don't you cry tonight
I still love you baby
Don't you cry tonight
Don't you cry tonight
There's a heaven above you baby
And don't you cry tonight.


“Un po’ malinconica, oserei dire.”Disse la riccia storcendo il naso.
“Fidati, un giorno amerai questa canzone.” Disse poi, cambiando stazione, riuscendo a trovare qualcosa di un po’ più allegro.


Arrivarono a Christie Road, più tardi del previsto.
Lily lasciò la felpa sul sedile, per poi scendere dal furgone e ammirare il paesaggio. Non era gran che, a dirla tutta.
Anzi, non c’era assolutamente nulla, oltre ai binari del treno e un muretto distrutto dal tempo, che sembrava fosse l’unico punto di riferimento in quella distesa di terriccio e erba bruciata dal sole della California.

“Welcome to Christie Road.” Pronunciò Trè prima di appoggiare il bacino contro il muro poco più alto di un metro.
“Entusiasmante.” Disse sarcasticamente la ragazza.
“Aspetta di farti una canna qua seduta, poi ne riparliamo.” La riprese.

La riccia lo raggiunse appoggiandosi al muro, per poi lasciarsi scivolare fino a toccare terra.
Trè tirò fuori dalla tasca una cartina e dell’erba, per poi rollarla.

“Non ti vorrai fare mica una canna ora, vero?” Lo riprese la ragazza.
“Perché no?”
“Perché no.”
“Si, dai.” Si sedette anche lui, dandole una leggero colpo sulla spalla.
“No.”
“Si.”
“Ahh, fai come ti pare.”

Il ragazzo sorrise sghembo, prima di tirare fuori l’accendino e dar fuoco all’estremità dello spinello.
Fece un lungo tiro, facendo poi fuoriuscire il fumo dalla bocca.

“Vuoi?” Chiese porgendole lo spinello.
“No.” Seccata, la ragazza scostò il braccio del ragazzo che le aveva posizionato la canna davanti al viso.
“Sicura?”
“Ovvio.”
“Sicura sicura?”
“Ti ho detto che non la voglio.” Trè ritrasse il braccio, avvicinandolo di nuovo alla bocca e prendere un’altra boccata di quel fumo.
“Hai mai fumato?”
“Certo che no!” Esclamò lei.
“E non hai voglia di provare?”
Tentennò prima di rispondere. “…No”
“Dai, che lo vuoi.”
“Dio, ti ho detto di no.”
“Lo so che lo vuoi.” Le sventolò lo spinello, per metà consumato, sotto il naso.
“Sai di essere davvero pesante?”
“Si. Ma tu ora devi provare.”
“…Fanculo, dammi qua.”

La ragazza prese dalle mani dell’amico lo spinello, per avvicinarlo alle labbra e fare un piccolo tiro.
Ovviamente tossì inevitabilmente, provocando delle risate da parte dell’amico.

“Piaciuto?” le chiese prima che la ragazza si riprendesse completamente dalla tosse.
“Diciamo che, tosse a parte, non è male.”
“Vedi, il vecchio Trè ha sempre ragione.”
“Ora però devi spiegarmi da dove è nato il nome Trè.”
“Prima di suonare con i Green Day ero il batterista dei Lookouts, è stato uno di loro a soprannominarmi Trè Cool.”
“Oh, capisco.”
“Vuoi fare un altro tiro?” Le chiese porgendole lo spinello quasi finito.
“Si, dai.”

A quel tiro ne seguirono altri, fino a che non arrivarono a finire uno spinello e mezzo in due.
Mezzo quello fumato da Lily, e uno fumato da Trè.

“Che ne dici di accendere la radio del pulmino e di metterla a tutto volume?" Propose Trè.
“Si, dai. Perché no?”

Trè si alzò a fatica, dirigendosi verso la BookMobile, infilando poi la testa e busto nel veicolo per accendere la radio.
In quel momento passò Blitzkrieg Bop, storica canzone dei Ramones.

“Diamine adoro questa canzone.”
“C’è esattamente qualche canzone che non adori?”
Ci pensò un attimo prima di rispondere. “Nah.”
“Capisco.”

Si risedette vicino alla ragazza, prima di appoggiare la propria testa su quella dell’amica e chiudere gli occhi.


“Dai, Trè, piantala.”
“Guarda che io non sto facendo nulla.” Rispose lui con gli occhi ancora chiusi.

Lily alzò di scatto le palpebre, prima di cacciare un urlo acutissimo, che fece sobbalzare l’amico, per poi scattare in piedi.

“Hey ma che cazzo ti prende?!”
“Un…Un… Un cane! E mi stava leccando per giunta!”

Trè passò gli occhi da Lily a un batuffolo di pelo bianco e nero che si aggirava scodinzolando intorno ai piedi della ragazza.

“Guarda, gli piaci!” Affermò indicandolo.
“Allontanalo.Da.Me.”

Il ragazzo scoppiò a ridere, prendendo poi il cucciolo in braccio.

“Dai, non dirmi che ti dà fastidio un coso così carino!” Disse accarezzandogli il musetto.
“Si, e anche parecchio. Tienimelo lontano. Intesi?”
“Ah si?”

Il ragazzo dai capelli verdi si alzò da terra, avvicinando il cane a Lily che indietreggiava spaventata.
Trè stava morendo dal ridere, ma non si poteva dire lo stesso di Lily, che cercava dei modi più disperati di fuggire dal ragazzo che la inseguiva.

“Trè, piantala.”
“Ok, ok.” Disse continuando a ridere, per poi risedersi continuando ad accarezzare il cucciolo, che sembrava non volersi più staccare da Trè.

“Da dove è sbucato, poi?”
“Non ne ho idea.” Affermò Trè. “Potrei portarmelo a casa.”
“Ma sei matto?!”
“Sinceramente, non so cosa rispondere a questa domanda.” Rise. “Altrimenti, potrei regalarlo a Billie.”
“Perché a Billie?”
“E’ da quando è piccolo che vuole un cane.” Spiegò.
“Fai come vuoi, ma basta che me lo tieni lontano.”
“Perfetto allora, andiamo a portaglielo. Ci metterò due minuti per parlare con Billie, e tu rimarrai nel furgone. Chiaro?”
“Mhmh”
“Ah, e indovina con chi dovrai condividere il posto…?” Lily strabuzzò gli occhi.
“Te lo scordi, io torno a piedi.”
“E dai! Non è male. E’ un cucciolo calmo!”
“Va bene, ma ti giuro che se tira fuori la lingua lo lancio dal finestrino.” Il ragazzo rise all’affermazione di Lily, prima di salire su quella vecchia carretta e metterla in moto.
“Ok, cerca di non farti vedere.”
“D’accordo capo.” Disse lei seccamente prima di distendersi sul sedile del veicolo.

Trè scese dal furgone, prendendo in braccio il cucciolo e avvicinandoselo al petto come fa una mamma con il proprio figlio.
Quella scena fece sorridere Lily, che ricevette un’occhiata fulminante da parte dell’amico. Trè attraversò la strada, trovandosi subito dopo davanti alla porta di casa di Billie. Suonò il campanello un paio di volte, prima che una voce palesemente seccata rispose da dietro la porta.

“Chi cazzo è?”
“Buon compleanno, Billie!” Esclamò Trè, prima che il ragazzo dai capelli color paglia aprì la porta.
“Ma che diamine?!” Trè passò il cucciolo tra le mani di Billie, che lo afferrò sgraziatamente.
“Questo è… hem, credo che tu debba decidere un nome per il tuo regalo di compleanno, Billie.”
“Ma oggi non è il mio compleanno!”
“Lo so. Io vado, ciao!”
“Wowo, fermo! Da dove l’hai pescato?”
“Hem, l’ho trovato a Christie Road.”
“E che ci facevi a Christie Road da solo?” Billie si guardò intorno.
“Bhè, tante cose si possono fare a Christie Road.” Tagliò corto.
“Ora vado.”

Billie rimase per qualche secondo sulla porta con gli occhi sbarrati, guardando il cane che poggiò a terra, prima di strillare all’amico ormai distante.

“Hey Trè, hai saputo qualcosa di Lily? Mi ha raccontato Mike ‘sta mattina.”

Senza rispondere Trè scrollò le spalle, per poi rientrare nel furgoncino.

“Ok, missione compiuta.” Disse mentre faceva manovra.
“Ora ti porto al 7-11 e vado ad avvisare Alan, se lo trovo, ok?”
“Ok.”
“Ah e quando ritorno con Alan ricorda di indossare la felpa per coprire la maglia.”
La ragazza annuì.


Il resto del viaggio fu stranamente silenzioso e, per fortuna, non molto lungo. In una decina di minuti Trè lasciò Lily al 7-11 ripartendo per andare a cercare Alan, dirigendosi verso casa sua.
Suonò il campanello almeno una decina di volte prima che Alan si decidesse ad aprire la porta. Cercò di essere il più convincente possibile.

“Alan, ho trovato Lily! E’ al 7-11!”
“D-dici sul serio?”

Alan sembrava parecchio preoccupato.

“Si, l’ho vista 10 minuti fa. Sbrighiamoci, forza.”Il ragazzo annuì, per poi seguirlo sul furgoncino.

Nessuno dei due fino al 7-11 spiccicò parola. Trè aveva una tremenda paura di dire qualcosa che potesse far capire all’amico quello che in realtà era accaduto di lì a 12 ore prima.
Mentre Alan probabilmente era solo intento a pensare a come comportarsi una volta trovatosi davanti alla sorella.
Scesero dal veicolo e Alan si diresse subito verso una delle poltrone dove era seduta Lily.
La ragazza si alzò in piedi, non appena vide il fratello che si avvicinava a lei a grandi passi. Veramente, aveva paura di cosa potesse dirgli.
Lily scavalcò Alan con lo sguardo, passando a Trè, che era dietro di lui, per poi puntare il pavimento.
Il fratello continuò ad avvicinarsi alla riccia. Le lacrime spingevano per uscire dagli occhi color nocciola, ma non poteva farsi vedere debole.
Abbracciò d’impulso la sorella.

“Stronzetta, non ti azzardare mai più a fare una cosa del genere.” Le sussurrò lasciando che una lacrima gli rigasse il viso.

In risposta Lily lo strinse a se, senza parlare.
Il ragazzo si voltò poi verso Trè, ringraziandolo.

Arrivati a casa Alan non le fece il cazziatone, come lei aveva pensato, bensì si sedettero sul divano davanti al televisore, senza parlare. Se già l’aveva abbracciata, pensò Lily, non avrebbe più espresso quanto preoccupato potesse essere stato davvero. Non era da lui.

“Vuoi che vada a prendere delle pizze?” Se ne uscì improvvisamente.
“Si, non è una cattiva idea.” Lily gli sorrise.

Sapeva che Alan si stava comportando in quel modo perché, magari, si sentiva in colpa per quello che le aveva detto la sera precedente. Ma le piaceva quando di tanto in tanto si comportava da ‘fratello premuroso’, anche se non lo avrebbe voluto diversamente da quello che era.



                                                                                                                                          ***



“Ti dispiace se te la lascio, Trè?” chiese indicando Lily.
“Oh, no tranquillo.”
“Più che altro dovresti chiedere a me se va di stare con lui.”Le strizzò l’occhio provocando una risata da entrambi.

Il locale quella sera era davvero pieno. I green Day si erano appena esibiti e il delirio ancora regnava.
Era da quando era tornata a casa che Lily non vedeva l’ora di rivedere Mike. Si era chiesta per tutto il giorno se anche lui si fosse preoccupato per lei. Era strano come le importasse tanto quello che lui pensava.

“Trè, io vado a cercare Mike.”
“Va bene, se hai bisogno fammi un fischio.” Disse allontanandosi insieme a una ragazza con i capelli viola.

Lily cominciò a farsi spazio tra la folla, cercando di riconoscere Mike tra quei ragazzi. Si avvicinò ai divani del locale, giusto per essere sicura che non fosse li seduto.
Eppure era così. Era seduto sotto una ragazza decisamente poco vestita che gli baciava il collo.
Anche se cercava di staccarsela di dosso, non ci stava provando davvero.
Lily percepì un tuffo al cuore. Si avvicinò svelto al ragazzo, per poi pararglisi davanti.

“Mike, vaffanculo.” Sibilò a denti stretti per poi fargli un sorriso carico di odio.
Si allontanò per uscire per qualche minuto dal locale, ma un individuo gli afferrò il braccio.

“Lily, aspetta!” si voltò.
“Aspetta re cosa?! Sono sparita per una notte e ti ritrovo appiccicato ad una puttana. E ora mi chiedi di aspettare? Magari monterai anche una scusa come ‘Mi è saltata sopra, io non volevo.’”

Nel frattempo Trè era arrivato con un lattina di birra in mano, cercando di passare il più inosservato possibile.

“Cazzate.” Continuò lei sospirando, prima di uscire.

Il biondo rimase imbambolato alle parole della ragazza, per poi guardare Trè come per dire ‘E ora che cazzo faccio?’. Trè scosse la testa, senza sapere cosa rispondergli, per seguire Lily fuori dal locale.

“Hey Barbie” Gli si accostò.
“Puoi anche rientrare, non serve che mi stai appiccicato come la colla.”
Trè lasciò correre questo ultimo commento.
“Scusa, non lo penso davvero.” Disse come per riprendersi dalla cavolata appena detta.
“Tranquilla. Vuoi una sigaretta?”
“Si, passa. Altrimenti ammazzo qualcuno sta sera.”
“Guarda che Mike non è stronzo come pensi che sia.”
“Io credo di si.” Si accese la sigaretta e prese una boccata.
“E’ vero, ha fatto una cazzata, ma…” Non sapeva nemmeno lui come finire la frase.

In quel momento Mike uscì dal locale e si diresse verso la ragazza.
Quella sera aveva una canotta nera e dei pantaloni a tema scozzese color crema con i quadri neri.
Lily trovò divertente il modo in cui era vestito, ma non ci fece troppo caso.
Trè vedendo il ragazzo decise di rientrare nel locale, strizzandogli l’occhio.

“Vattene.”
“Non ci penso proprio.” Mike prese le mani di Lily, che subito ritrasse.
“Avanti, ascoltami.”
“Non ho intenzione di farlo.” Fece per andarsene, ma lui la fece voltare.
“Ascolta, combinerò dei casini, ma tu devi perdonarmi. E non è vero che non ero preoccupato per te. Anzi. Ti prego, scusami.”

Per un attimo sembrò che la ragazza stesse per tirargli un pugno, ma poi lo abbracciò velocemente.

“Come vuoi.”
“Sei arrabbiata, vero?”
“Mi pare ovvio.”
“Ma mi hai perdonato?”
“Vedremo.” Gli lanciò un sorriso sghembo.

I due rientrarono, per essere poi separati da una cinquantina di punk che pogavano allegramente.




Le luci che illuminavano il palco erano l'unico punto di riferimento che si aveva nel locale; il resto, completamente buio.
La musica era talmente alta da perforare quasi i timpani, ma ormai Lily si era abituata ad un tale caos.
Il sapore dell'alcool le impregnava completamente la bocca, forse aveva bevuto troppo quella sera.
Tutto era confuso nella sua testa, e non solo. Una cinquantina di ragazzi riempivano il locale saltando e pogando come matti. Probabilmete tutti più fatti o ubriachi di lei. Ogni tanto le luci regalavano qualche falsh alla folla facendo intravedere i ragazzi che sfoggiavano le loro creste colorate.
Aveva perso Mike e Trè da ormai d u na mezz'ora buona. Probabilmente erano in prima fila, sotto il palco a godersi qualla musica spacca timpani.
La ragazza si appoggiò ad una delle 4 pareti del locale, spostandosi indietro il ciuffo di ricci che aveva davanti agli occhi.

"Tutto bene?"Un ragazzo non esageratamente alto si accostò vicino a lei.
"Si, grazie."
"Io sono Larry." Dovette strillare un pò per farsi sentire.
"Lily."

Passarono alcuni secondi prima che il ragazzo riprese a parlare.

"Sei qui da sola?"
"No, ci sono anche il mio ragazzo e il mio migliore amico."
"E hanno avuto il coraggio di lasciare una bella ragazza come te qui, tutta sola?" La ragazza sospirò, capendo quali fossero le intenzini del ragazzo.
"Hem si, ora è meglio che vada a cercarli." Disse.
"E dai, chiacchieriamo un pò, giuro che non ti mangio." Si mise una mano sul cuore.
"Dico davvero, Larry. Ora è meglio che vada."
"Va bene. Ci vediamo, ok?"
"Ok." la taglió corta.

Si scostò da vicino al ragazzo per dirigersi in un punto ignoto dentro al locale. Non fù molto facile passare in mezzo ad una mandria scatenata di ragazzi, soprattutto se si è alti un metro e un plettro, circa. Spintonò un pò prima di arrivare dalla parte opposta del locale, dove capeggiavano centinaia di bottiglie di birra. Non fece in tempo a fare altri passi che sentì un peso schiacciarla dalle spalle.
Si giró di scatto, ritrovandosi faccia a faccia con Trè, che decisamente non era sobrio.
Riusciva a reggersi a malapena sulle proprie gambe.
Lily lo afferró di peso prima che il ragazzo si lasciò cadere, non facendo più forza sulle gambe.

"Cazzo Trè! Dov'è Mike?"
"Non lo so." Biascicò il ragazzo.
"Non sei solo ubriaco, vero?"
"Probabile." Ridacchió.

Grazie ad un miracolo Lily riuscì a portare fuori Trè, provndo - senza successo - a farlo sedere delicatamente contro il muro esterno del locale. La ragazza si accovacciò vicino a lui.

"Che diavolo hai fatto, Trè?" Chiese preoccupata.
"La birra. Tanta. Forse ho esagerato. Ah si, c'era un tipo che regalava canne." Lily scosse la testa contrariata.
"Spero che Mike non sia messo nelle tue stesse condizioni." Il ragazzo rise.

La ragazza fece sdraiare l'amico, facendogli poggiare la testa sulle proprie gambe.

"Va meglio?" Chiese.
"Si, decisamente." Biascicó.
La ragazza prese a giocherellare con i capelli verdi dell'amico.

"Lily?"
"Si, Trè?"
"Penso di amarti." La ragazza rise.
"Sei davvero così fatto? Caspita."
"Guarda che sono serio." Puntó i suoi occhi di ghiaccio in quelli della ragazza.
"Sei ubriaco."
"Sai, solo tre tipi di personone dicono la verità." Cominciò a contarli sulle dite della mano. "I bambini, chi si è rotto il cazzo..." aspettò un paio di secondi prima di finire la frase. "E gli ubriachi."

Lily rimase in silenzio. Non ci credeva. Era ubriaco fradicio.

"Va bene Trè, adesso aspettiamo 10 minuti che riprendi mobilità alle gambe e ce ne andiamo." Disse con fare quasi materno.
"E Mike?"
"Penso che riuscirà a tornare a casa da solo. Tu non ne sei davvero in condizioni."
"Ok, mamma." Lily ridacchiò avvertendo una morsa allo stomaco. Si avvicinò leggermente al volto del ragazzo.
"Sei davvero un bambino disubbidiente." Trè chiuse gli occhi.
"No, Trè non azzardarti a dormire, altrimenti non so come portarti a casa!" Gli diede un paio di colpetti sul volto facendogli riaprire gli occhi.
"Forza, prova ad alzarti." Lily sfilò le gambe da sotto la testa di Trè per farlo tirare su più facilmente.

Con un pó di difficoltà il ragazzo si trovó in piedi, con un braccio che circondava le spalle della ragazza. Il viaggio fu completamente silenzioso. Lily parlò solo per avvertire il ragazzo.

"Sta notte la passi da me, ok? "
"Ok."

Entrati in casa Lily fece sdraiare Trè sul divano.

"Ti vado a prendere un bicchiere d'acqua."

Si diresse verso la cucina per prendere un bicchiere di vetro e poi riempirlo con dell'acqua fredda.
Alzò la testa al ragazzo per evitare che si strozzasse.

"Grazie." Lily gli sorrise.
"Lily, pensaci." La ragazza storse la testa.
"A cosa?"
"A quello che ti ho detto prima. Qundo ti ho detto che credo di amarti."
"Avanti Trè, falla finita."
"Non penso me lo sentirai dire più molto facilmente."
"Va bene, ora dormi, domani starai meglio. Buonotte." Spense la luce, lascindo il ragazzo stesto sul divano.

Entrò nella propria camera, spoglianodosi, infilandosi la solita maglietta del fratello e poi rannicchiarsi sotto le coperte.
Non prese subito sonno. Anche se non avevano peso, ripensava alle parole di Trè.

Credo di amarti.

No, era impossibile. Infodo era il suo migliore amico. Ed era anche molto ubriaco.
Annuì, come per concincersi di quest'ultimo pensiero prima di addormentarsi.




ANGOLO AUTRICIAHHHHH-------------------------------------------------------------------------------
Lungo, molto più del previsto.
Ho vosto che state aumentando *^* si pimpe, fatemi contentaah.
Allora, forza, che aspettate! Dovete assolutamente dare un parere a sto capitolo perchè a me non convinceva tutto :c
Non fatevi prendere dalla sindrome delle dita di piombo e lasciatemi una recensioncina piccina picciò:c
Baci

-Asia

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Capitolo 13
*** I wanna be your boyfriend. ***


                                          I wanna be your boyfriend.


“Svegliati, Trè!”
“Mamma…” Mugolò “Ancora 5 minuti”

La riccia sospirò.

“Ma quale mamma! Alza il culo ho detto.”

Il ragazzo dai capelli verdi alzò piano le palpebre.

“Cucù”
“Stronza, che ore sono?”
“Mezzogiorno, e oggi avevamo scuola.”
“E io un mal di testa terribile.”

Si girò dall’altra parte del divano, ma in risposta ricevette solo una cuscinata sul sedere.

“Potevi evitare di ubriacarti ieri sera.”
“A proposito di ieri sera.” Provò a mettersi seduto composto sul divano “Che è successo dopo che hai litigato con Mike? Alla fine avete fatto pace?"
"Si... Più o meno." Fece una pausa. "E comunque niente di che. Un tizio ha cercato di rimorcharmi, io me ne sono andata e ti ho incontrato, ed uri ubriaco fradicio. Poi ti ho portato a casa mia dato che non mi ricordavo la tua dove fosse. E ti sei addormentato."
"Mi dispiace per te che hai dovuto sopportarmi. Immagino le cazzate che avrò detto."
"Già..."

Ripensò per un istatante alle parole dette dal ragazzo la sera prima.

"Vado a svegliare Alan. Vuoi che ti prepari un caffè?"
"Non faccio complimenti, Barbie."

Lily scrollò le spalle dirigendosi verso la  camera dal letto del fratello.
Aprì piano la porta e si avvicinò alla finestra. Spalancò le tende, facendo pennetrare un fascio di luce nella stanza

"Alan, avanti svegliati. E' tardi." Lo smosse un pò per svegliarlo.
"Buongiorno." Sbadigliò.
"Ti vado a preparare il caffè. Trè è di la che sta notte ha dormito sul divano." Fece per uscire "Ah, e la prossima volta ch vai a dormire, ricordati di infilare le mutande. Il tuo 'amico' mi sembra un pò 'nervoso'." Alluse con un pizzico di malizia.
"Cazzo!" Si coprì con il lenzuolo, palesemnte imbarazzato.
"Avanti, come se non lo avessi mai visto."
"Esci, mostricciatolo!" Le tirò dietro un cuscino.

Lily si diresse verso la cucina, trovando Trè seduto al tavolo a giocherellare con le proprie dita.
Mise la macchinetta con acqua e caffè a bollire. Aspettò, e una volta pronto, versò il caffè in due tazze.

"Caffè in arrivo." lo avvertì.

Gli porse poi la tazza con il caffè fumante.

"Grazie."
"Nulla, vado a chiamare Alan, conoscendolo si sarà rimesso a dormire."

Bussò alla porta chiusa della camera del fratello un paio di volte.

"Qualunque cosa tu stia facendo, smetti di farla che il caffè è pronto!"
"Arrivo."Si sentì urlare dall'altra parte della porta.

Lily ritornò nuovamente in cucina.

"Ti piace il caffè?" Chiese a Trè.
"Molto." Lily sorrise.
"Giusto per sapere" Ammiccò Trè "C'è qualcosa di particolarmente stupido che ho fatto o detto ieri sera?"
Lily ammutlì.
"Hem... una cosa si, ma... nulla di importante. Eri talemente ubriaco."
"Sarebbe?" Chiese aggrottando le sopracciglia per poi avvicinarsi nuovamente la tazza alla bocca.
"Hey Trè!" Alan entrò in cucina dando una pacca sulla schiena all'amico che quasi si strozzò.
"Hey." ricambò il saluto.

'Salva per un perlo.' Pensò.
Non che avesse paura di dire a Trè quello che lui e aveva detto la sera prima. Solo, le sembrava così stramaledettamente strano.

"Allora ragazzi, che fate dopo?"

Alan lanciò a Trè un'occhiata.

"Andiamo a prendere Mike e Billie a scuola?" Chiese.
"Va bene." Scrollò le spalle Trè. "Vieni anche tu?" Si voltò verso Lily.
"Nah, vorrei rimettermi in pari con lo studio oggi." Alan alzò gli occhi al cielo.
"Dai puoi studiare anche domani!" Lily sospirò.
"Se proprio insistete."


                                               ***                                                                                                                                                                          

"Era necessario arrivare fino da Trè, prendere il furgoncino e tornare indietro?! La scuola dista 10 minuti a piedi da casa nostra!"
"Mostricciatolo, ma tu ti lamenti sempre?"
"No, siete voi che fate cose senza senso." Ammiccò. "E ti dispiace spostare un pò la gamba? Mi stai trapanando il sedere."

In effetti era un quadretto davvero buffo.
Alan era seduto sul sedile posteriore del furgoncino, con Lily in braccio. A nessuno dei due ragazzi andava di stare da solo nel cassone, così a rimetterci fu  Lily, che essendo minuta occupava meno spazio di tutti. E poi c'era Trè al volante, visibilmente infastidito dai battibecchi dei due fratelli.

"Se non la piantate vi faccio scendere a calci nel sedere e ve la fate a peidi."
"Ecco vedi, un'altro che si lamenta."

Trè e Lily lanciarono uno sguardo omicida ad Alan, che si fece piccolo piccolo  sul sedile.

Trè accostò il furgoncino vicino ai cancelli della scuola, in attesa che i due amici uscissero dall'edificio.
Lily scese dal furgone, e si appoggiò ad un lato del veicolo.
Riconobbe una testa color pannocchia ciondolare avanti e indietro, seguita subito da un'altra testa, altrettanto bionda, ma circa dieci centimetri più alta della prima, camminare in  mezzo ai gruppi dei ragazzi.
Billie le si avvicinò sorridendo, per poi scompigliarle i capelli.
Nel frattempo erano scesi anche Al e Trè dal veicolo.
Mike appena arrivato salutò gli amici con un leggero gesto con la mano, per pio baciare Lily.

"Hey."
"Hey." Rispose secca.
"Ancora arrabbiata?"
"Dipende." Mike aaggrottò le sopracciglia.
"Da cosa?"
"Mettiti in gincchio e chiedi scusa."
"Sei seria?"
"Molto seria." Mike sopirò.
"Ok, solo perchè sei tu."

Mike si inginocchiò davanti a Lily.

"Mi può mai perdonare per l'enorme cazzata comessa ieri sera mia principessa?"
Lily scoppiò a ridere.
"Ti dovrei fare un video e farlo vedere in giro."
"Non lo faresti." Si alzò ridacchiando.
"Eccome se lo farei." Gli strizzò l'occhio.

Mike la prese per i fianchi e le baciò le labbra rosee.

"Hey, Mike. Te la posso rubare?"

Il biondo non fece nemmeno in tempo a rispondere che Billie afferrò Lily per un braccio portandola dietro il furgone.

"E logicamente ieri sera ti sei coccolata il cespuglio ambulante, te lo sei portata  casa e ora bacci Mike." Ammiccò Billie sorridendo sghembo.
"Io non... ma che diavolo ne sai?"
"Ieri, alla festa. Sono stato sempre fuori dal locale per 'affari', e diciamo che vi ho visti." Affermò.
"Billie, l'ho trovato ubriaco fradicio e l'ho portato fuori per farlo riprendere. Poi dato non ricordassi dove fosse casa sua l'ho piazzato sul divano di casa mia." Sospirò seccata.
"Va bene, va bene. Come vuoi tu, Broncio."
"Broncio? Ma che è 'sta moda dei soporannomi ora!?"

Billie scoppiò a ridere. Mike li raggiunse di li a pochi secondi.

"Allora ragazzi, di che parlate qui tutti soli?"
"Di niente Mike." Si affrettò a rispondere la riccia."Tranquillo." Lo rassicurò, lanciando uno sguardo omicida a Billie.

"Hey piccioncini più Bille, vi costa tanto stare con noi comuni mortali? Se proprio volete stare soli affittatevi una stanza."

Alan si affacciò da uno di dei lati del furgone, continuando a guardare storto la coppia.
I tre li raggiunsero.



"Ragazzi io torno a piedi." Avvertì Lily "Non mi piace farmi scarrozzare su quel coso."
"Wowo, piano con le parole! 'Coso' ci chiami tuo fratello. La BookMobile ci porterà in giro per il mondo...Se tutto va bene." Ammiccò Trè.
"In giro per il mondo? Che mi sono persa?"
"Che una casa discografica sta esaminando il nostro disco, e se piace ci farà un contratto." Rispose Billie.
"E se i dischi vendono ci finanzieranno un Tour." Continuò Trè.
"E' fantastico! E quando sarebbe questo grande Tour?"
"Il punto è.... che non lo sappiamo." Rispose Mike passando un braccio intorno alle spalle della ragazza. "Intanto speriamo bene."
"Ma certo che andrà bene! Guardateci, siamo i Green Day! I ragazzi più fighi sulla faccia della terra."
"Billie, tu sei il primo a non essere figo qua in mezzo. Sono io il più bello." Rispose Trè altezzoso per poi pulirsi sulla maglia le unghie dellle mano destra.
"E' arrivato vostra signoria, il clown di corte."
"E che clown, oserei dire." Continuò Trè, provocando le risa di tutti.

"Comunque sia, su quella carretta non ci salgo."
"Ahh, fa come ti pare." La riprese Alan. "Noi andiamo al 7-11 a provare. Billie, vieni?"
"Si, ma più tardi. Devo passare a casa e portare fuori Rocky." Trè trattenne una risata.
"Chi cazzo è Roky?" Domandò Alan confuso.
"Quel cane della malora." Commentò Mike "Sarà la nostra rovina. E sarà tutta colpa tua Trè."

Lily e Trè si lanciarono un'occhiata complice, scoppiando a ridere, seguiti da gli altri.
Mike salì sul furgone, seguito da Alan e trè.

"Quindi torni a piedi, Bill?"
"Sisi, andate. Ci vediamo dopo."

Mike fece cenno di saluto. La BookMobile partì subito dopo, lasciando Lily e Billie soli.

"Rocky? L'hai davvero chiamato Rocky?" Cominciarono ad incamminarsi verso casa.
"Si, perchè?"
"Sei pessimo."
"Lo so." Il ragazzo accennò un sorriso. "Che fai dopo?" Azzardò.
"Mha, penso che andrò a casa a ripassare. O a leggere. Non so."
"Hai mai letto Il Giovane Holden?"
"No, mai."
"Io quel libro me lo sono divorato letteralmente."
"Con i cereali per colazione?"
"Questa... è la più brutta battuta che io abbia mai sentito." Lily rise.
"E dai! cercavo di fare la simpatica."
"Non lo fare mai più allora."
"Antipatico." Al ragazzo scapppò un sorriso.
"Ti va di venire da me? Volevo farti leggere il testo di una canzone."
"A me? Hem, va bene."



"Allora, che te ne pare?"
"La trovo fantastica Billie. Davvero."
"Dici sul serio?" Non devo cambiare nulla?"
"Assolutamente nulla. Sfonderà questa canzone."

Lily restituì il testo di Welcome to Paradise a Billie, soddisfatto dei commenti dell'amica.

"Allora... Tra te e Mike sembra sia una cosa seria, he?"
"Potrebbe, sempre se ogni volta che sparisco non si fa montare da qualcuna." Commentò sarcastica.
"Però mi pare che tu l'abbia già perdonato."
"Mi fido di lui."
"E che mi dici di Trè?" Si accese una sigaretta.
"Cosa dovrei dirti di Trè? E' il mio migliore amico."
"Solo?"
"Certo."
"Ed è per questo che ogni volta che vi vedete finite abbracciati? E poi ho visto come vi guardate."
"Ti riferisci ancora a quando eravamo fuori dal locale? Ti ho detto che era ubriaco." Cominciava ad innervosirsi.
"A Mike ha dato fastidio quando l'ha saputo."
"Cosa?"
"Che poi è rimasto a dormire da te."
"Dio..." Sospirò seccata.
"Hai combinato un bel casino."
"Io non ho conmbinato nessun casino!" Alzò il tono della voce.
"E allora perchè i miei migliori amici si incasinano la vita per la stessa persona?"
"Ma che diavolo stai dicendo?"
"Anche Trè sta male, forse più di Mike."
"Cos-."
"Ragazzi, si può sapere perchè state urlando?" Mike entrò in quell'istante nella stanza.
"Ahh, fottiti Mike." Billie si lasciò cadere sul divano tirando dalla sigaretta, mentre Lily si alzò dalla sedia prendendo Mike per il polso e porandolo fuori.

Lei lo strinse forte a se.

"Hey, piccola. Che ti prende?"
"Niente."
"Non si direbbe."
"Mi dispiace."
"Per cosa?"
"A te da fastidio il rapporto che ho con Trè? Sii sincerò."
"Non è che mi dia fastidio.E' stato Billie a dirtelo?"
"Si, ma non c'entra. Ti da fastidio si o no?"
"Un pò. Quando mi ha detto che ha dormito da te, mi sono ingelosito più che altro."
"Geloso..." Ripetè la riccia, annuendo un paio di volte.

Si staccò da Mike. Lui le stava rivelando in tutta tranquillità che si sentiva geloso. Quella rivelazione la infastidì notevolmente.

"Ed io come dovrei sentirmi?" Domandò quindi Lily, alzando il tono della voce.
Mike la osservò confuso, la fronte corrugata.
"Come dovrei sentirmi, sapendo che non appena mi distrarrò un istante ti farai nuovamente cavalcare da una troia come quella la?" Gli domandò rifferendosi chiaramente alla ragazza con cui lo aveva colto solo poco tempo prima.
"Io non ho mai cavalcato Trè come una maledettissima puttana come hai invece fatto tu con quella! Io e Frank siamo solo amici." Gridò la riccia furiosa.
"Amici!" Ribadì infine col fiatone.

Mike la osservava stanco, esaspersto da quelle parole. Non ci credeva. Non credeva alla parola 'amici'.
Il biondo lo aveva notato. Si comportava in modo incredibilmente naturale con Trè. Con lui, invece, era troppo impacciata e goffa. Era imbarazzata e si sentiva a disagio.

"No Lily, io non dormo con le mie amiche. Non le abbraccio così tanto." Il biondo serrò le proprie mani in due pugni frustrati. "Lily, noi due siamo amici. Tu e Trè sembrate fidanzati." Sputò secco.

Una strana sensazione la colse all'improvviso. Una morsa le strinse il cuore, sentiva potesse scoppiare da un momento all'altro.

"Mike, ma io non voglio questo!" Le lacrime fremevano per uscire. "Io e te non siamo amici. Io e Trè lo siamo, e non voglio andare oltre all'amicizia con lui. Perchè non lo capisci?"
"Lily, io ci tengo a te. Ma se non è un sentimento ricambiato è inutile andare avanti."
"Mike, sei una delle persone più importanti per me. Non ti voglio perdere. Anche io a te ci tengo e... te lo dimostrerò." Abbassò lo sguardo.
"Come?"
"Se è Trè il problema, perfetto. Non ho bisogno di lui."
"Non dire idioz-"
"No, Mike. Sono disposta a farlo per te."
"Lily, non voglio fare il rgazzo geloso che ti sta addosso e ti vieta di fare ciò che vuoi."
"Tu infatti non mi stai vietando nulla. E' una mia scelta." Lo sguardo incredibilmente deciso.

Mike annullò nuovamente le distanze tra i loro corpi con un abbraccio.

"Non sei obbligata a farlo."
"Lo so."

Una voce li sorprese alle spalle della ragazza.
Billie era appena uscito di casa, al guinsaglio scodinzolava allegramente un batuffolo di pelo bianco e nero.

"Intterrompo qualcosa?" La sigaretta accesa era bloccata tra le labbra del ragazzo.
"No, Billie. Non interrompi nulla" Rispose Mike, allontanandosi da Lily.
"Porto fuori Rocky. Tu piuttosto, Mike, non dovevi essere al 7-11?"
"Si, ma senza di te era inutile provare. Trè e Al sono andati in giro, io sono tornato a casa." Scrollò le spalle.
"Va bene, vi lascio alle vostre cose. Ci vediamo sta sera Mike." Guardò la riccia."Lily." Fece un cenno con il capello da Baseball rigirato.

I due guardarono Billie allontanarsi.

"Allora, vuoi fare un giro?" Propose Mike.
"Si, dai." Lily gli sorrise. "Dove mi porti?"
"Che ne dici di andare a prendere un gelato?"
"Vada per il gelato."

Mike le tese la mano, che subito le afferrò intrecciando le dita con quelle del ragazzo.

"Posso farti una domanda, Lily?"
"Certo."
"La mia felpa è ancora da te?" Chiese lasciandosi scappare una risata.
"Si, precisamente buttata da qualche parte su letto."
"Ah, è così che tratti le mie cose?" Disse in tono di scherno.
"Sono sicura che tu non l'avresti trattata meglio."
"Ma io sono un ragazzo, e tu una ragazza."
"Però, che occhio." Sorrise sghemba.
"Intendevo che le ragazze sono più posate e ordinate, mentre noi ragazzi siamo più cazzoni sotto questo punto di vista."
"Ti sbagli. Tu non sei mai entrato in camera mia. E' una trappola, e per giunta non è abitata solo da me, ma anche dal mostro sotto il letto. Butto tutto la sotto, sono troppo pigra per mettere in ordine." Sorrise.
"E quando avrò l'onore di occupare quel letto con te? Sempre se il mostro non mi rapisce, eh."
"Mike!" Lily diede una leggera spinta al ragazzo facendolo barcollare.
"Hey, che ho detto?" I due cominciarono a ridere, continuando a cammina uno accanto all'altro.

Trascorsero il viaggio da casa di Billie al carro dei gelati parlando del più e del meno, rimanendo abbraccati.
Mike raccontò a Lily dell'adozione e della separazione dei genitori adottivi quando aveva 7 anni.
Disse che Billie, anche negli anni a venire gli restò molto vicino, e sua madre, Ollie, era quasi una seconda madre per lui.

"Che mi dici dei tuoi?"
Domandò Mike. Lily temeva quella domanda, aveva fatto di tutto per evitarla.
"I miei... Loro sono morti quando avevo 7 o 8 anni. Non ricordo bene. Ho cancellato gran parte dei fatti che riguardano la loro morte. So solo che sono stati coinvolti in un in cidente stradale. Inizialmente io ed Alan, ancora ragazzino, restammo da mio zio a Londra per un pò. Appena Alan decidette, però, scappammo e ritornammo qui, forse perchè ci ricordava i nostri genitori."
"Oh.. Scusami. Non ne avevo idea."
"Tranquillo, era naturale non lo sapessi. Alan non ne parla mai."

Parlava della morte dei genitori con inaspettata fredezza. Aveva versato fin troppe lacrime alla loro morte. Non aveva senso disperarsi ancora.

"Crema o cioccolato?"
"Uh? Oh, cioccolato, grazie."
Lily afferrò il gelato che Mike le stava porgendo. Dopo un'infinita discussione sul pagamento dei geleati, si sedettero su una panchina nel parco, all'ombra di un albero.

Continuarono a parlare. Lily cercava di essere il più sciolta possibile negli argomenti, ma era palese che nonostante i suoi sforzi fosse imbarazzata.

"Che ne dici di fare un salto al negozio di dischi?" Domandò d'untratto Mike.
"Hem, si. Va bene." Rispose sorridendo.

i due si diressero al negozio di dischi più vicino.

"Tu aspettami qui, ok?" Le fece cenno di rimanere fuori, mentre lui entrò nel negozio.

Uscì un paio di minuti dopo, con la copertina di un vinile in mano.

"Sappi che ti sto costringendo ad ascoltarlo." Mike porse il vinile a Lily, che inizialmente storse il naso.
"Ramones?"
"Esatto piccola. Il loro primo album. E sai che ti dico? La quarta traccia." Concluse.
"No, aspetta. Non ti capisco. In che senso la quarta traccia?"
"Ascoltala attentamente."
"Oh, ok."

Mike sorrire alla ragazza confusa, passandole un braccio intorno alle spalle.

"Ora ti accompagno a casa che tra mezz'ora ho il turno al negozio."
"Anche tu lavori?"
"Si, ad un'altro negozio di dischi non lontano da qui."

Il ragazzo accompagnò la riccia fino a casa, salutandola con un leggero bacio sulla guancia.
Lily entrò in camera del fratello, inserendo il vinile nel giradischi.

La prima traccia partì, poi la seconda e la terza. Scorrevano troppo in fretta.
Ci mese qualche minuto prima di abituarsi alla voce di Joey Ramone, ma pian piano cominciava ad apprezarla.
Una melodia più calma delle altre si propagò nella stanza.
Mike le aveva detto di ascolltare molto bene quella canzone.
Di nuovo comincò a cantare.




Hey, little girl
I wanna be your boyfriend
Sweet little girl
I wanna be your boyfriend
Do you love me babe?
What do you say?
Do you love me babe?
What can I say?
Because I wanna be your boyfriend


Al termine della canzone alla riccia scappò un sorriso.
Mike, quel ragazzo la stupiva ogni giorno di più.

Tutte le traccie del disco terminarono, e quasi le dispiacque. Rientrò in camera sua per poi aprire il libro di filosofia e cominciare a studiare.




----------------------------------------------------------------------ANGOLO DELL'AUTRICIAH.

SCUUUUUSAAATEMI. Ero in vacanza, e lo sono utt'ora a dirla tutta, ma poi mi son ricordata che su sta merda di pc avevo le note, e mi sono messa a scrivere su quelle. Scusate er gli erorri, la pubblicazione in ritardo, il capitolo inutile e la cortezza. Cercherò di rifarmi con il prssimo. Intanto fatemi sapere cosa ne pensate di questo, peffvore:c

Rage&Nutella.

Ah, a proposito di nutella. Ho pubblicato una storia che approfitto per "pubblicizare". Il titolo è: Hai ingoiato?
Ambiguo, lo so.

Ci sentiamo presto. Spero.

-Asia

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Capitolo 14
*** AVVISO. ***


Salve a tutti... che dire? Questo è un capitolo/avviso per informarvi sulla storia 'Little Black Girl'. È da un pó ormai che ogni volta che scrivo non riesco a soddisfare me stessa. Sento di poter fare meglio di quanto stia facendo ora, scrivendo una storia del genere con capitoli 'sciapi', senza quel particolare che li renda speciali. Stavo pensado di mettere un freno a questo storia, o almeno finchè non sia pienamente soddisfatta del mio modo di scrivere. Siete libere di insultarmi, se volete, e so che non è un comportamento corretto da parte mia. Sono dell'idea che una cosa va iniziata, e finita. Fatemi sapere cosa pensate della mia decisione. Chiarisco: Potrei riprenderla da un momento all'altro. Mi scuso con quelli che mi hanno sempre sostenuta, in particolare con LilyBJ_Armstrong e Whatsername_xx, che hanno da sempre recensito ogni santo capitolo fino ad ora, e con i lettori silenziosi e non. Spero di risentirci presto. Appena avrò un colpo di genio. -Asia, l'autrice.

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Capitolo 15
*** Happy Birthday To You. ***



                              Happy Birthday to you.












Quella mattina si svegliò abbastanza presto, o almeno, più del solito.
Erano le sei e un quarto.
Pigramente Lily si alzò con le note di 'I wanna be your boyfriend' che le risuonavano in testa.
Come ogni mattina, si guardò allo specchio.
Niente di nuovo.
 
"Hey Little Girl, i wanna be your boyfriend."
 
Cominciò a intonare quel motivetto, sommersa dall'acqua calda che le scivolava sul corpo provocandole brividi di piacere.
Uscì dalla doccia svogliatamente, avvolgendosi nell'accappatoio per poi dirigersi verso la proprio camera per prendere i vestiti.
Tirò fuori dall'armadio un paio di Blue Jeans stretti, una maglia scura, e prese dalla scarpiera le sue amate Converse.
Pigramente si infilò il tutto, colorando poi la lima degli occhi con un tratto di matita nera, più scura del solito.
Sistemò la chioma ribelle in qualche modo, per poi dirigersi verso la camera de fratello. Finalmente avrebbe avuto la sua vendetta.
Sogghignò.
Silenziosamente prese un vinile a caso dalla grande raccolta del fratello, lo posizionò nel giradischi alzando il volume al massimo. Di corsa uscì dalla stanza, appena in tempo per evitare un riff di chitarra veloce e potente.
 
"Ma che cazzo?!" Sbottò Alan dall'interno della stanza.
La riccia scoppiò a ridere.
 
"Buongiorno fratello! Piaciuto il risveglio?"
 
Lily rientrò nella stanza con un sorriso da bastarda stampato sul volto, per poi dare un sonoro bacio sulla guancia ancora segnata dal cuscino di Alan.
 
"Piccola stronza..." Sputò acido. "Ti conviene correre!"
Alan alzò di colpo le lenzuola dalle gambe, cominciando a rincorrere la sorella.
Fra le risate Lily uscì velocemente di casa, prendendo lo zaino che prima aveva prontamente posizionato all'ingresso.
 
L'aria quella mattina era davvero molto fresca.
Respirò a pieni polmoni prima di incamminarsi verso la scuola.
Controllò se in tasca avesse qualche soldo, e sorridendo soddisfatta di aver trovato magicamente 10 dollari si diresse verso il bar di fronte alla scuola.
Entrò, dirigendosi a passo spedito verso il bancone.
 
"Buongiorno, un caffè latte, grazie."
 
Il ragazzo dietro il bancone che non sembrava avesse più di 19 anni le sorrise, cominciando a preparare il caffè latte.
Lily notò qualcosa di familiare in lui, ma decise di non farci troppo caso.
 
"Ecco a te."
"Grazie." Sorrise lei.
"Scusa, posso chiederti il nome?"
Il ragazzo intento a pulire un bicchiere di vetro sempre nello punto sorrise sghembo alla ragazza, che quasi si strozzò.
 
"L-Lily." Balbettò.
"Avevo ragione, allora. Sei la ragazza della festa." Sorrise sincero.
 
Lily lanciò uno sguardo confuso al giovane.
 
"Larry, sono Larry. Ricordi?"
 
La riccia strabuzzò gli occhi.
I quintali di Jel per capelli che quella sera lo avevano fatto sembrare un porco spino erano spariti lasciando spazio ad bel ciuffo spettinato e all'insù di un colore che si avvicinava a quello della pece.
 
"Oh, si. Ricordo, sei il ragazzo che ha cercato di rimorchiarmi." Sorrise.
"He già. Proprio quello." Sorrise a sua volta. Sembrava molto più tranquillo nelle vesti di un commesso di un bar. Non avresti mai definito un ragazzo come lui un punk che la notte va in giro a far danni.
"Vieni a questa scuola?" Domandò.
"Si, sono al primo anno." Rispose Lily sorseggiando dalla sua tazza.
"Hai 14 anni?!" Chiese esterrefatto.
"Oh, no. Ne faccio 16 tra poco. Ho solo perso un anno di studi."
"Ah, capisco. Sembri più grande."
"Ora devo andare. Quanto ti devo?"
"Ma nulla, tranquilla. Vai pure. Offre la casa." Le strizzò l'occhio.
"Grazie mille." Lily si rimise lo zaino in spalla. "Ci vediamo."
"Contaci." Rispose lui salutandola con un sorriso, che la riccia ricambiò.
 
Lily uscì dal locale, accostandosi ai cancelli della scuola, esattamente a 10 metri dal bar dove era stata poco prima.
Erano le sette e mezza, ed era ancora presto perché qualche ragazzo -o almeno quelli della sua compagnia- già si presentasse.
Dopo un'attesa che le parve infinita, Lily avvistò in lontananza un puntino verde che si incamminava verso di lei.
Trè la salutò da lontano, fresco di nuova tinta per capelli verde shocker.
Il ragazzo le corse incontro sorridendole.
 
"Sono le sette e quaranta! Che ci fai qui tutta sola, Lily?"
"Aspettavo voi, cos'altro posso fare? Parlare con i miei amici immaginari?"
"Bhè, non sarebbe una cattiva idea a dirla tutta."
 
La vista di due teste gialle la fece sobbalzare, aveva la sensazione di essersi dimenticata qualcosa, qualcosa di veramente importante... Vide Mike che guardava nella loro direzione. Oh si, se si era dimenticata qualcosa. E infatti...
 
"Lily, che ti prende? Sembri una mummia."
"N-niente." Si guardò intorno non sapendo che fare. "Hey Mike!" La ragazza cominciò a correre verso il ragazzo, lasciando Trè li imbambolato.
 
"Non aspettarmi, he!" Gli strillò quando lei era già abbastanza lontana.
 
Di getto la riccia abbracciò Mike, facendo finta di non aver sentito le parole di Trè.
 
"Hey, principessa. Buongiorno anche a te." Scherzò il biondo
"I wanna be your boyfriend, he?"
"L'hai ascoltato allora?"
"Dall'inizio alla fine."
"Ciao, he." La voce offesa di un Billie Joe con un nuovo piercing al naso la fece sorridere.
"Buongiorno, Billie."
"Non è che per caso Mike ti sta convertendo alla buona musica?"
"Forse, è un inizio." Lily strizzò l'occhio a Billie che ricambiò con un sorriso sghembo.
 
I tre raggiunsero Trè, rimasto appoggiato al muro che contornava quella specie di gabbia di .
"Avresti potuto aspettarmi" Sputò secco Trè.
 
Lily non rispose.
Ma cominciò a guardarsi le punte delle scarpe, sicura che Mike la stesse guardando, al suo solito, con lo sguardo contrariato.
 
Il trillo metallico della campanella riportò Lily alla realtà. Alzò lo sguardo da terra, per notare suo fratello che correva come un disperato verso di loro.
 
"Ecc..mi... Forza, a...iamo." Cercò di parlare ma le parole venivano spezzate dal fiatone.
"Si Al, si." Billie gli diede una pacca sulla spalla facendolo pericolosamente inclinare in avanti.
"A proposito, Mike!"  Billie lo afferrò per le spalle. "Domani sono 18, he?"
"Non mi ci far pensare. Mi sento già vecchio."
"18? Domandò Lily confusa.
"Hey Lily, ma cadi dalle nuvole? Domani è il compleanno del tuo ragazzo!" La riprese il ragazzo dai capelli color pannocchia.
"Wowo, frena! Mike, perchè non me lo hai detto?!"
"E' un giorno come un altro."
"No, il compleanno non è un giorno come un altro!" Lily si era messa ad agitare le mani come una matta, e per giunta aveva cominciato a fare avanti e indietro sussurrando cose incomprensibili.
"Ok, frena però. Ora dobbiamo salire in classe." La riprese la voce di Trè.
 
Tutti annuirono, notando solo in quel momento che erano rimasti gli ultimi fuori dalla scuola.
 
Lily imboccò il corridoio del secondo piano di corsa, ma arrivando comunque in ritardo.
 
"Signorina Watson, le sembra questa l'ora di entrare in classe."
"No professore, mi scusi. Ho avuto un contrattempo."
 
Sotto gli sguardi di tutti Lily si sedette all'ultimo banco.
Non fece molto caso alle parole dette dal professore per tutta la lezione.
Stava spiegando qualcosa come le particelle degli atomi... o roba simile. La chimica non era mai stato il suo forte.
Piuttosto la sua mente vagava alla ricerca di un regalo per Mike.
Un disco? Ma siamo matti? Lui lavora in un negozio di dischi!
Un bracciale? Nah, ma quale bracciale!
Un cartello con... no. Era decisamente fuori strada.
 
Decise di non pensarci su molto. Sarebbe solo che diventata pazza.
 
Finita la lezione Lily uscì dall'aula di chimica, dirigendosi verso il campo sportivo.
Odiava l'educazione fisica. Soprattutto perchè nelle ore di buco le altre classi si appostavano sugli scaloni a guardare i poveracci che invece si facevano delle belle corse.
Rassegnata entrò nello spogliatoio per cambiarsi, infilandosi quei pantaloncini -decisamente troppocorti secondo i suoi gusti- e la canottiera da allenamento.
 
Fece appena in tempo a mettere piede sulla pista da corsa che Mike, Alan, Billie e Trè, che erano appiccicati alla rete che divideva gli scaloni dal campo, urlavano il nome di Lily come per incitarla.
La ragazza si passò una mano sul volto esasperata.
 
"Ma li conosci quelli?" Le chiese una ragazza dai corti capelli biondi, indicando Mike e gli altri.
"No..."
 
Lily sgattaiolò via da quella situazione imbarazzante.
 
"Potreste evitare di mettermi in ridicolo davanti a mezza scuola?" Si avvicinò a grandi passi alla rete.
"Noi? In ridicolo? Ma dove?" Alan si girò verso Billie, che annuì.
"Piantatela." Sputò acida.
"Come vuoi, broncio." Ammiccò Billie, lanciandole un'occhiata di sfida, ma che lei decise di ignorare.
 
 
 
 
L'ora in fin dei conti trascorse in fretta.
Così come la seguente, e quella dopo ancora.
In un attimo arrivò l'ora di pranzo.
 
La riccia scese in sala mensa, passando con lo sguardo tutti i tavoli, per riconoscere la cresta nera del fratello.
 
"Lily! Siamo qui giù!"
 
Trè era in piedi sul tavolo, sventolando le mani per farsi riconoscere.
Come se l'assurdo colore di capelli non fosse già abbastanza.
Lily accennò appena un sorriso, senza accorgersene, ma ritrovandosi subito dopo a doverlo nascondere.
Si avviò verso gli amici, sedendosi vicino a Billie.
 
"Hey, ragazzi." Salutò poggiando il vassoio pieno di una schifosa poltiglia marroncina sul tavolo. "Che si dice?"
"Ma niente di che. Le solite cose." Rispose Trè, sbadigliando.
"Come mai hai deciso di farti un piercing?" Domandò Lily indicando l'anellino al naso di Billie.
"Mi andava." Rispose solo.
"Ti...Andava?"
"Si."
 
Lily aggrottò le sopracciglia. Non lo capiva quel ragazzo.
 
"Quindi, che si fa domani?" Chiese Alan. "Usciamo?"
"Questo mi sembrava ovvio." Lo riprese Billie.
"Guardate che non è necessario fare nulla di specia-"
"Stai zitto, Mike. Tu non hai voce in capitolo." Lo riprese Lily facendolo ammutolire.
"Io propongo di fare qualcosa come... Che so, una festa tra intimi."
"Hey, ragazzi. Io sono qui."
"Vuoi stare zitto! Stiamo organizzando la tua festa!" Ammiccò Billie.
"A casa di chi?"
"Casa nostra è piccola... Alan?"
"No, da me no. Vi devo ricordare come è andata l'ultima volta?"
 
L'ultima volta che i ragazzi avevano organizzato una festa a casa di Alan e Lily avevano combinato una tale confusione che Lily ed Alan ci misero tre giorni per far tornare la casa come prima.
 
"Va bene, va bene."  Sbuffò Billie. "Trè?"
"Per me non ci sono problemi. I miei ancora non sono tornati."
"Perfetto allora!" Billie saltò in piedi.
"Domani sera alle 7 tutti a casa di Trè."
"Si, ma io non-"
"Mike, taci."
 
Alla fine concluse la conversazione con un sonoro:' Ma andatevene a fanculo'.
 
Ora era rimasto solo un problema.
 Il regalo.
 
Al ritorno a casa Lily prese da parte Billie, sperando che potesse aiutarla a scegliere qualcosa per Mike.
 
"Billie, scongiuro il tuo aiuto."
"Cosa?" Chiese seccamente.
"Tu cosa fai a Mike?"
“Io, Trè e Alan ci siamo messi d'accordo per comprargli un basso nuovo dato che ormai il suo fa schifo."
"E io cosa potrei regaragli?"
"Che ne so."
"Ma è il tuo migliore amico!"
"E anche il tuo ragazzo."
"Hey, aspetta."
"Che c'è?"
"Cos'hai al collo?"
"Questo?"
 
Billie tirò fuori dalla maglia una lunga catenina con all'estremità un plettro di ferro.
 
"Dove l'hai perso?"
"Ad un negozio qui vicino."
"Dove esattamente?"
"Di fronte al 7-11."
 
A Lily si illuminarono gli occhi.
 
"Mi ci puoi portare?"
 
Billie tentennò per qualche istante, poi tirò fuori un lungo sospiro.
 
"E va bene."
 
I due si allontanarono dal gruppo con qualche scusa stupida a cui nessuno credette, ma li lasciarono andare senza fare domande.
 
 
“Quindi gli vorresti regalare un plettro di ferro?”
“Più o meno.”
“Spiegati” Squadrò confuso Lily.
“Avevo intenzione di comprargli il plettro,  ma volevo anche inserire  qualcosa di personale. Vicino casa nostra c’è un negozio che vende bigiotteria, e incide anche sui metalli. Pensavo di far incidere una M… Come ti sembra?”
Billie si grattò la testa confuso.
“Perché non ci ho pensato io?”
“Bhè, è ovvio. Io sono più intelligente di te.”
“Cosa? Ma dai, ma non farmi ridere!”
“…Ti diverte tanto prendermi per il culo, non è vero?”
“Molto.” Si accese una sigaretta.
“Ti voglio bene anche io, Billie.” Sorrise.
 
Passarono il resto del tragitto parlando del più e del meno. Non avevano molti argomenti in comune, ma riuscivano, comunque, a trovare qualcosa di interessante di cui parlare.
 
“Eccolo qui il negozio.”
 
Billie indicò un negozietto all’angolo della strada.
Entrarono, era un negozio di musica. Ma la cosa bella era che oltre ad avere la vetrina piena zeppa di chitarre e vinili, si potevano trovare anche accessori di qualsiasi tipo.
 
Lily pagò il plettro di metallo ad un vecchietto rachitico, faceva quasi paura.
 
“Vuoi che ti accompagni anche a casa?”
“Grazie Mr pannocchia, ma so come si arriva.”
“Hey, cercavo solo di essere carino!”
“Tu? Proprio tu, Billie Joe Testa A Girasole Armstrong, cerchi di essere carino? Ma fammi il piacere!” Rise.
“Hey, ragazzina! Mi offendi così.”
“Raccontamene un’altra Billie.” Lily gli strizzò l’occhio dispettosamente, mentre Billie la salutò con un dolcissimo dito medio alzato nella sua direzione.
 
I due presero due strade opposte.
Erano appena le tre e mezza. Aveva tutto il pomeriggio davanti, e decise di prendersela con calma.
Certo, doveva ancora passare al negozio dove avrebbe fatto incidere la M sulla targhetta di ferro, ma per quello c’era ancora tempo.
A passo lento cominciò ad avviarsi verso casa.
Senza accorgersene, cominciò a intonare -per l’ennesima volta- I Wanna Be Your Boyfriend.
Avrebbe dovuto imparare qualche altro pezzo, pensò, persino lei si stava stancando di quelle quattro parole in croce.
Scosse un poco la testa, continuando a fischiettare qualche melodia sconosciuta.
 
 
 
 
                                                                             ***
 
Giorno dopo, ore 19 in punto.
Lily e Alan si erano presentati davanti casa di Trè estremamente in orario.
Mai successo al fratello della riccia di arrivare in orario per qualcosa. Doveva tenerci molto.
Lily suonò il campanello.
Una volta.
Due volte.
Alla terza finalmente quel cespuglio ambulante andò ad aprire ai due fratelli. A quanto pareva, erano i primi. Tipico di Billie arrivare tardi.
Lily entrò in quella stanza che ormai, dopo averci passato la notte, le era diventata pericolosamente familiare.  Accennò appena un sorriso a Trè, prima di dargli le spalle e chiedergli freddamente se fosse tutto pronto per la festa.
 
“Si, tutto pronto. Mancano solo il festeggiato e quel coglione di Billie.”
 
Lily appoggiò la borsa su una sedia, con il cuscino rivestito di una stoffa colorata, prima di sprofondare nel divano.
Non vedeva Mike dal giorno prima. A scuola non si era presentato. Lo aveva chiamato subito dopo essere uscita da scuola per fargli gli auguri. Ma non vedeva l’ora di poterlo abbracciare.
La raggiunse Trè, sedendole accanto.
 
“Tutto ok?”
“Certo. Quali sono quindi i programmi della festa?”
“Ho birra, musica, anche un po’ d’erba, volendo. Quindi direi che lo scopriremo solo quando inizierà il party.” Lily annuì.
 
In quel momento sperava solo che dalla porta dell’ingresso sbucasse la faccia brufolosa di Billie, i suoi capelli gialli, e la testa bionda del suo ragazzo, a salvarla da quella situazione.
E infatti i suoi desideri vennero esauditi in fretta.
Dalla finestra che dava sul vialetto della casa riconobbe due sagome ben familiari dirigersi verso la porta di casa Wright.
 
Trè stava per dirle qualcosa, ma fece solo in tempo ad aprire bocca che Lily si alzò rapida dal divano.
 
“Vado io.” Disse frettolosamente, aggrappandosi alla maniglia della porta come se fosse un’ancora di salvezza.
 
Lily aprì la porta ai ragazzi, che subito entrarono senza fare troppi complimenti. Dovevano essere abituati ad entrare in quella casa ormai.
 
“Hey Lily!” Billie la salutò scompigliandole i capelli, già poco ordinati, poi corse ad abbracciare Mike.
“Tanti auguri.” Gli sussurrò per poi baciarlo sulla guancia.
“Hey, Mike!” Trè chiamò l’amico. “Occhio al tappo!”
 
Frank aprì una bottiglia di spumante, facendo pericolosamente saltare il tappo, che per poco, non cavò l’occhio del povero Billie.
Alan mise su un pezzo dei Replacemts, mentre Billie Joe, ripreso dal colpo in testa, distribuiva allegramente ai presenti una lattina di birra, cosicché, iniziò la festa.
Non doveva essere una cosa movimentata. Il tanto che basta per non annoiarsi.
 
“Ah, ragazzi, mi sono scordato di dirvi che…”
Il campanello suonò un paio di volte.
“Appunto… Ho chiamato delle conoscenze mie e di Trè, non vi dispiace, vero?”
Trè squadrò Billie confuso, recandosi alla porta per andare ad aprire.
 
“Hey, ciao Trè Cool.” La voce dolce di una ragazza aveva riempito l’ingresso, per poi dare spazio ad una voce, decisamente più squillante.
“Billieeeee!”
“Hey, ma voi siete quelle dell’altra sera!” Sbotto Trè.
“Se è così che ti piace ricordarci, si, siamo quelle dell’altra sera.” Rispose la rossa sorridendo e giocando distrattamente con uno dei suoi folti boccoli.
“Carly e… Angelica?” Chiese Trè confuso.
“Angelina.” lo riprese Billie dando un bacio sulla guancia della mora.
Ormai tutti i presenti si erano precipitati all’ingresso per capire cosa diavolo stesse succedendo.
Ci fù una presentazione generale, prima che tutti si diressero in camera di Frank.
 
Inevitabilmente Trè aveva tirato fuori dell’erba. Fortunatamente avevano fumato solo Billie e Alan.
Erano tutti seduti in cerchio sulla moquette della camera da letto di Trè.
Billie teneva in mano una chitarra, e suonava note del tutto a casaccio e dedicando delle frasi senza senso apparente ad Angelina che sghignazzava divertita. La torta l’avevano lasciata per dopo, preoccupati che la fame chimica potesse assalire Billie o Alan dopo la canna.
 
“Ragazzi!” Urlò Alan “Cazzo, giochiamo al gioco della bottiglia?”
 
Lily, che si era comodamente appoggiata a Mike si tirò su dio scatto.
 
“Da quando fate queste cose?!”
“Mai fatte..”
“Immaginavo.” Rispose divertita.
“Dai Lily, gioca anche tu! Giochiamo tutti, vero ragazze?” Le due amiche annuirono divertite.
“E tu, Trè?” Gli domandò Carly timidamente.
 
Trè scrollò le spalle poco convinto, ma alla fine si sedette per bene  tra Billie ed Alan chiudendo il cerchio.
Billie posò la chitarra e prese una bottiglia vuota di birra alle sue spalle.
Fece girare velocemente la bottiglia su se stessa. Sembrava non fermarsi mai.
Girava e girava sempre più lentamente, fino a fermarsi davanti alle gambe incrociate del festeggiato.
 
“Bene bene, Mike.” Billie sorrise maligno.
“Obbligo o verità?”
“Obbligo” Rispose non lasciando trapelare un minimo di curiosità.
“Vediamo… Mike, ti obbligo ad infilarti del ghiaccio nelle mutande.” Mike sbiancò.
“Dici davvero?”
“Si, cazzo!”
 
Trè si alzò per andare in cucina a prendere il ghiaccio, sorridendo divertito, mentre Mike aggrediva Billie insultandolo come un dannato.
Trè tornò con un bicchiere pieno zeppo di cubetti di ghiaccio.
 
“Ecco a te.”  Mike gli ringhiò contro prima di prendere il bicchiere, allargarsi la cintura dei pantaloni, sollevare il bordo e infilarsi il ghiaccio nelle mutande.
 
Per un attimo parve tutto ok. Solo per un attimo.
Mike divenne quasi paonazzo. Tutti i presenti nella stanza scoppiarono a ridere di gusto.
 
“Mike, tutto bene?” Gli domandò Lily tra una risata e l’altra.
“Cazzo, credo di aver bisogno di una protesi.”
 
Mike si precipitò in bagno.
 
“Hey, Lily. Mi sa che ti sei giocata la nottata con il tuo ragazzo.” Sghignazzò Billie, facendo arrossare le gote della riccia. Alan lo guardò truce.
“Va bene, va bene. Continuiamo.” Mike si risedette al suo posto massaggiandosi il cavallo dei pantaloni.
Prese la bottiglia e la fece girare.
Questa volta si fermò su Lily.
 
“Obbligo o verità?” Mike le sorrise.
“Verità.”
“Vero che se ora ammazzo il nano giallo tu non chiami la polizia e mi fai arrestare?” Mike saltò addosso all’amico provocando le risate di tutta la stanza.
“Lo giuro. Fai pure.” Rispose Lily allegramente.
“Piccola stronza!” La voce soffocata di Billie la fece ridere ancora di più.
 
Quando tutti si furono calmati Lily prese parola.
“Ok, tocca a me.” Lily prese possesso della bottiglia facendola girare, che si fermò davanti ad Alan.
“Obbligo o verità?”
“Obbligo.”
 
Lily lanciò uno sguardo furbo al fratello.
 
“Devi raccontare la cosa più imbarazzante che ti sia mai successa.”
“Devo per forza?”
“Devi.”  Alan sospirò.
“Ecco… Hem...Ero in seconda media, eravamo in palestra e ecco… c’era una ragazza che indossava un paio di pantaloncini cortissimi, aveva un culo…veramente fantastico per avere 12 anni, per la precisione, e mi sono eccitato.” Pausa imbarazzante. “Sono corso nello spogliatoio e mi sono fatto una sega per far passare l’erezione e quella stronza mi ha seguito con tutte le sue amiche e dieci minuti dopo lo sapeva tutta la scuola.”
Scoppiarono tutti a ridere, mentre il viso di Alan si dipingeva di rosso.
“Ah, ecco chi era il signor erezione della palestra!” Esclamò Billie per ricevere un cuscino in faccia e mille insulti di svariate sfumature da parte del ‘signor erezione’.
 
Alan girò forte la bottiglia, da farla spostare di qualche paio di centimetri. Quando si fermò prese in pieno la rossa, seduta vicino a Trè.
 
“Obbligo.” Pronunciò, senza nemmeno farselo chiedere.
“Ok, devi limonarti un ragazzo a scelta in questa stanza.”
“Cosa?!”
“Devi farlo piccola, sono le regole.” La riprese Alan.
“Per forza?”
“Si.”
 
Si guardò un po’ intorno imbarazzata. Lily pensò a quanto fosse stato bastardo il fratello a chiederle una cosa del genere.
Con un movimento rapido si voltò verso Trè, afferrandolo delicatamente per il collo e premendo le sue labbra rosee su quelle del ragazzo.
Inizialmente Trè strabuzzò gli occhi, sobbalzando, ma poi cominciò ad approfondire il bacio, che si tramutò in una vera e propria pomiciata.
Billie e Mike si scambiarono uno sguardo complice, prima di rimanere a fissare l’amico invreduli.
Quei due non sembravano voler staccarsi.
Dopo un tempo che sembrava infinito Lily lanciò uno sguardo prima a Billie, poi a Trè.
 
“Ma stiamo scherzando?!” Sbottò.
Angelina scoppiò in una fragorosa risata.
“Gli dici tu di staccarsi o devo usare un piede di porco?!”
“Hey Lily, stai calma!” La riprese Alan ridendo.
 
Trè si staccò bruscamente dalla ragazza sentendo Lily che quasi urlava. Il ragazzo diventò estremamente rosso, facendo scoppiare a ridere tutti i presenti.
 
Billie prese la bottiglia dalle mani di Trè.
 
“Hey nano! Toccava a me!”
“Non fare storie cespuglio ambulante.  E’ ora dei regali!”
Billie strizzò l’occhio a Mike, facendogli alzare gli occhi al cielo.
“Forza! Tutti in salone!”
Tutti si alzarono, seguendo Billie che saltellava allegramente verso il salone con Angelina sotto braccio.
“Ok, allora. Trè, vai a prendere il regalo in camera dei tuoi.”
“Vado, capo!”
Trè si precipitò in una stanza uscendone qualche secondo dopo con una custodia un po sbiadita in mano.
La porse a Mike.
“Puoi aprirla, caro il mio coglionazzo.”
Mike spalancò gli occhi quando si trovò davanti agli occhi un basso nuovo di zecca.
Stava per piangere dalla felicità.
 
“Si, ok, siamo i migliori. Ma ora non fare la checca.” Lo riprese Billie.
“Ragazzi, cazzo se lo siete!”
“A cosa serve un bassista senza un basso decente?” Lo riprese Alan.
“Sto per piangere.”
“Ce ne siamo accorti, Mike.”
 
Mike richiuse la federa con il basso nuovo e la posò delicatamente sul divano.
 
“Mike, puoi venire un attimo?”
Lily chiamò il suo ragazzo. Billie le fece segno alzando il pollice.
 
“Anche io ho qualcosa per te. Ma è una cazzata… davvero.”
“Heyhey, Lily, sei tu il mio regalo. Chiaro?” Lily annuì.
“Però tieni questo.”
 Lily perse a Mike un cofanetto rivestito di pelle nera.
Mike lo aprì e al suo interno trovò una lunga catenina, con all’estremità un plettro abbastanza spesso, e una M incisa sopra in un corsivo molto ben fatto.
Mike sorrise.
“Lily, è….”
“Una cazzata, lo so.”
“No, stupida. Stavo per dire bellissima. Al diavolo il basso, è fantastica.”
Mike abbracciò la ragazza, poggiando il mento sopra la testa di lei.
“Grazie.”
Le sussurrò, prima di baciarla.
 
 
 
 
--------------------------------------------------------------Angolo dell’autriceeee.
 
Sono tornata. Temete popoloooo!!!
No allora. E’ STRAlungo. E non aggiornerò regolarmente, purtroppo. Ci proverò, giuro, ma tra scuola e pallavolo penso di avere tempo di scrivere solo nel week end.
Comunque sia. Che ve ne pare?
Continuo col dire che è davvero MOOOOOLTO lungo, e ve ne siete accorti, se siete arrivati fin qui. Quindi, a voi i commenti. Mi scuso ancora per il Capitolo\Avviso, ma avevo bisogno di una pausa di riflessione(?)
Recensite, vi plego:c Ah, e ringrazio tutti quelli che nel capitolo avviso mi hanno incitata ad andare avanti.<3

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Capitolo 16
*** I don't care if you don't care. ***


                              I don't care if you don't care.                          


Lily
Point of View:

 



Finalmente la festa stava per finire.
Non reggevo davvero più. Alan e Clay -o come cavolo si chiama.- si erano ubriacati da far schifo, e Billie era mezzo fatto, ma ci capiva ancora qualcosa.
Angelina era sobria quasi quanto me e Mike, e Trè, beh,  diciamo che era in condizioni decenti. Forse un po’ rincoglionito e filosofico, ma ci stava.
Erano le due passate ed eravamo magicamente in tre sdraiati sul divano del salone.
Io rannicchiata all’estremità, Billie stravaccato al centro e Trè dal lato opposto.
Mike e Angelina - che dovevo ammetterlo, era molto simpatica- Chiacchieravano allegramente su quale fosse il miglior bassista del momento.
 
“Ai! Cazzo Billie, togli i piedi!”
Gli avevo urlato contro quando mi aveva impiantato un piede nella costola per stiracchiarsi.
“Oh, scusa.” Borbottò  lui.
“Che ne dite se andiamo a dormire?” Proseguì guardando angelina.
Io e Mike ci guardammo annuendo.
“Hey Trè, ti dispiace se accasiamo da te questa notte?” Frank si risvegliò come da un trans.
“E’? ah, nono. Fate pure. Io esco a comprare le sigarette.”
“Alle due di notte?” Incalzò Mike.
“Si, c’è un tabaccaio aperto 24 ore” Rispose pacato, alzandosi dal divano. “Ci vediamo.” Salutò e uscì.
Sospirai. Che idiota. Non poteva aspettare la mattina per andare a comprare le sigarette?
 
Diedi un’occhiata ad Al, che si era addormentata insieme alla rossa sul tappeto.
Almeno da addormentata non avrebbe infilato la lingua in gola a nessuno.
Sospirai di nuovo, alzandomi dal divano.
Io e Mike ci dirigemmo la camera degli ospiti – Diavolo, quella casa era davvero immensa.- e Billie e Angelina si sistemarono nella matrimoniale, lasciando la camera di Trè libera per lui.
Mi fiondai sul letto come se fosse la cosa più bella mai vista.
Poi mi resi conto.
Io e Mike.
Nella stessa stanza.
Con un letto matrimoniale.
Di notte.
Cazzo.
Avvampai per qualche secondo, finchè non mi parlò.
 
“Hey, tutto ok?”
“Uh? Sisi.” Gli sorrisi.
Ricambiò.
Ci togliemmo le scarpe e ci sdraiammo bene sul letto.
Passammo qualche minuto in silenzio. Io fissavo il soffitto e non avevo il coraggio di guardare Mike.
Il letto era enorme, o meglio, era un letto normalissimo, ma io e Mike eravamo così distanti che fra noi ci potevano benissimo stare altre tre persone.
 
‘ma che cazzo sto facendo?’ pensai.
Il mio era un comportamento da bambina. Di che avevo paura?
Mike era il mio ragazzo e non mi avrebbe mai toccata senza il mio consenso.
Rotolai sul fianco destro  e mi ritrovai a guardare i suoi bellissimo occhi azzurri, che mi fissavano a loro volta.
 
“Hey.” Sussurrò Mike.
“Hey.” Sussurrai a mia volta sorridendo.
“Hai sonno?”
“Non tanto.” Lo vidi annuire. In realtà ero davvero stanca, ma volevo rimanere sveglia per lui.
“Piaciuta la festa?” Chiesi. Fantasia saltami addosso!
“Certo! Una festa con alcool, erba, i miei migliori amici di una vita e una ragazza fantastica, la mia ragazza.” Si fermò qualche secondo dopo aver marcato la parola ‘mia’.
“Cosa si poteva desiderare di più?” Sorrisi, e lui sorrise a sua volta.
 
Mi baciò. Un bacio lento e profondo.
Mi circondò con le braccia facendomi aderire al suo petto, io gli circondai il collo con le braccia approfondendo il bacio.
Dopo qualche minuto di pomiciata Mike cominciò ad accarezzarmi il fianco, lentamente. Sobbalzai lievemente.
Cazzo.
Cazzo, cazzo, cazzo, cazzo!
Ero nel panico più totale.
La sua mano aveva preso ad accarezzarmi la schiena. Sentivo le guance arrossarsi, il battito accelerare….oddio, magari era un infarto!
No, era tutto vero e io stavo benissimo.
Presi il coraggio a due mani.
Forse se stava succedendo tutto questo voleva dire che sarebbe arrivato il momento giusto.
Senza staccarmi dalle sue labbra mi misi a cavalcioni su di lui.
Mike teneva le mani sui miei fianchi e ogni tanto le faceva salire per accarezzarmi la schiena.
Mi staccai e lo guardai negli occhi perdendomi in quel mare blu.
 
“Nei sei sicura?” Mi sussurrò. Lo zittii poggiando un dito sulle sue labbra.
Gli sfilai la maglia e un brivido mi attraversò la schiena vedendo quel fisico magro e ben definito.
Mi morsi il labbro, non sapevo cosa fare. Mike sghignazzò.
Lo baciai nuovamente, poi gli baciai il collo e lo sentii tremare. Forse per via dei brividi di piacere.
Lentamente scesi a baciargli il petto, lo sentii tramare ancora di più. Alzai lo sguardo, aveva gli occhi chiusi e la bocca semi aperta.
Cominciai a baciargli il ventre. Mike aveva iniziato ad avere un respiro affannoso e ogni volta che mi avvicinavo senza accorgermene all’elastico dei boxer ansimava.
Un moto di paura si fece largo dentro di me.
Avevo paura di quelle che sarebbe successo dopo.
Non sapevo cosa fare, come farlo. Avrebbe fatto male? Forse… E se Mike lo avesse detto a quella bocca larga di Billie?
No, impossibile. Ma avrebbe potuto saperlo e non ci sarebbe voluto molto prima che Alan lo scoprisse a sua volta. Sarebbe stata la fine mia e di Mike.
Mi alzai di scatto e lo guardai.
 
“Hey… che hai?”
“Scusa Mike…”
“Per cosa?”
“Io… non… me la sento…” Mi coprì il viso con le mani dall’imbarazzo.
Mike si tirò su e mi abbracciò.
“Hey.” Mi sussurrò, e io nascosi il viso nel suo petto.
“Se non te la senti non sei obbligata. Non abbiamo fretta, no?” Mi prese il viso fra le mani in modo che potessi guardarlo bene negli occhi. Annuii lievemente
Mi baciò e ricambiai imbarazzata. Poi ci sdraiammo, e io mi accoccolai al suo petto mentre Mike mi stringeva tra le sue braccia.
Nella stanza accanto si sentirono improvvisamente i gemiti di Billie e Angelina.
Cavolo…
Angelina gemeva e urlava come un pappagallo, e Billie ansimava come un maiale e le diceva frasi non proprio dolci.
 
“Spero che tu non ansimerai così.” Dissi, guardando Mike seria, e lui scoppiò a ridere.
 
                                                                  
                                                                            ***
 
Mi svegliai fra le braccia di Mike, che era ancora addormentato. Mi spostai piano, cercando di non svegliarlo. Lo guardai d’istinto.
Sorrisi e uscii dalla camera. Erano le undici e mezza.
Mi affacciai in salone, e vidi Alan e la rossa nella stessa identica posizione della sera prima.
Mi diressi in cucina, e rovistai nella dispensa per cercare il caffè. Lo trovai e lo preparai per tutti, ma soprattutto per me.
-Sono una caffeinomane. Senza caffè non sopravvivo.-
Billie non tardò a raggiungermi.
 
“Buongiorno.” Mugugnò.
“Giorno.” Lo salutai porgendogli la tazza con il caffè.
“Oh, grazie.” Gli sorrisi.
“Insomma tu e Angelina ci avete dato dentro ieri sera, he.” Mi sdetti sulla sedia davanti alla sua soffiando sul mio caffè.
“Si sentiva?” Chiese ridendo.
“Oh, no. Avete svegliato solo tutto il vicinato.” Sorrise sghembo.
“E voi, invece? Eravate piuttosto silenziosi…” Alzò lo sguardo dalla tazza e guardò me.
“Vuoi un biscotto?” Gli chiesi avvicinandomi al pacco di biscotti lasciato sul tavolo la sera prima, e gliene tirai uno in testa.
Soddisfazione.
Gli sorrisi mentre lui si massaggiava la fronte dove lo avevo appena colpito.
“Stronza.” Sussurrò.
Chiudemmo lì l’argomento.
“Sai Trè a che ora è tornato?” Mi chiese.
“Non l’ho sentito entrare. Starà dormendo.”
“Non è nella sua stanza.”
“Come sarebbe che non è nella sua stanza?” Scrollò le spalle.
“Chissà che cazzo ha combinato.” Sopirai alzandomi e andando a sciacquare la tazza.
Presi quella di Billie, che aveva finito e feci lo stesso.
 
Piano piano la cucina diventava sempre più popolata. Dopo Billie arrivò Alan, poi Mike, e Angelina e la rossa.
 
“Quindi non è tornato stanotte?” Chiese Mike.
“A quanto pare.” Rispose Alan.
“Se volete andare voi andate. Io rimango ad aspettarlo.”
“Sei sicuro Billie?”
“Si, Mike. Prima o poi dovrà pur tornare, no? E’ normale che sparisca così. Non è la prima volta che lo fa. State sereni.” Alan e Mike annuirono.
 
Io e Mike aiutammo Billie a sistemare il disordine lasciato in salone.
Fortunatamente non avevamo fatto granchè.
Solo qualche lattina di troppo per terra.
Una volta finito salutammo Billie e assieme a Mike ci dirigemmo verso casa
Alan era uscito dieci minuti prima di noi proponendosi per accompagnare Angelina e Curly o come si chiama.
Mi sta talmente antipatica che non ricordo nemmeno il suo nome.
Ammetto che è bellissima, ma non mi è piaciuto il modo in cui si è avventata su Trè.
Non che fossi gelosa. Assolutamente.
Anche se da quel che ho capito a Billie lo sono sembrata parecchio. Ha continuato a lanciarmi frecciatine per tutta la serata. L’ho ignorato, ovviamente.
 
“A cosa pensi, piccola?”
“oh… Nulla. Pensavo a sta notte.” La voce leggermente imbarazzata. Lo avevo mandato in bianco e mi sentivo una grandissima cogliona. “Scusami…Davvero.”
“E’ stato fantastico.” Ha commentato. “E smetti di scusarti. Quando arriverà il momento giusto lo saprai, no?”
“Già, hai ragione.” Gli sorrido.
 
Mi piace troppo quando è felice.
Mentre camminiamo intreccia le sue dita con le mie.
 
“E’ stato bello passare il mio compleanno con gli altri e con te. Sono stato benissimo.”
 
Mi abbracciò, e io mi immersi nel suo profumo.
 
“Anche io, Mike.” Lo guardai, e mi sorrise.
“Metterai la collana che ti ho regalato?” Gli chiedo.
“Scherzi?! Certo che la metterò!” Mi allontana un po’ per guardarmi negli occhi.
Niente a paragone con i suoi, ovviamente.
 
“Senti, ma con Trè…”
Con Trè niente. Argomento chiuso, ok?”
“Puoi anche riprendere a parlare con lui, a me non da fastidio.”
“No, Mike. Non voglio, ok?”
“Va bene…”
 
Arrivammo davanti a casa mia. Le luci erano spente. Alan non era ancora rincasato.
Mi diede un lungo bacio.
 
“Grazie di tutto.” Mi sorrise.
“Grazie a te, Mike.”
 
Gli sorrisi ed entrai in casa,.
 
 
 
 
 
Poco dopo il mio rientro rincasò anche Alan.
 
"Che  c'è per pranzo?" Mi  domandò stravaccandosi sulla sedia del tavolo in cucina.
"Ti va bene se ti faccio un pó di pasta?"
"Benissimo."
 
Non aspettai un attimo e cominciai a preparare.
Mi è sempre piaciuto cucinare.
In un quarto d'ora avevo messo la pasta nei piatti e li avevo posizionati alle due estremità del tavolo.
Ci sedemmo ai rispettivi posti e cominciammo a mangiare.
Aveva un'aria strana.
Quasi volesse dire qualcosa, ma non ci riusciva.
Si schiarì la gola.
Bevvi un sorso d'acqua e lo guardai.
 
"Mi devi dire qualcosa?" Incalzai.
"Io?"
"No, quello che passa." Lo ripresi sbuffando.
"Simpatica."
"Dai Al, che devi dirmi?"
Posai la forchetta sul tavolo e incrociai le braccia.
Si schiarì di nuovo la voce e mugugnò qualcosa.
"Che?"
Stessa risposta.
"Ti dispiace parlare la mia stessa lingua?!"
"Che diavolo hai fatto ieri notte con Mike?" Chiese serio.
Per un attimo sentii mancarmi il fiato.
"Abbiamo...dormito."
"Dormito?"
"Si."
"E basta?" Non ci credeva.
"Te lo giuro."
"Lily..."
"Cazzo ma non mi credi? Vuoi controllare?!"
Lo zittii. Anche se mi resi conto dopo che quello che avevo detto non aveva alcun senso.
Mi lanciò uno sguardo truce prima di iniziare a torturare la povera pasta che aveva nel piatto.
"Tu hai combinato qualcosa con la rossa?" Non si aspettava quella domanda. Sobbalzò.
Presi un altro sorso d'acqua.
"Macché, quella voleva Trè."
Presa alla sprovvista cominciai a tossire, e l'acqua mi andó di traverso.
"Ah...bene." sussurrai dopo essermi ripresa.
"E con Amy?" Mi finsi interessata.
"Va normale."
"Mh.. buono."
"Già."
 
Finimmo il pranzo, lavammo i piatti e ci buttammo vicini sul divano.
Ultimamente mi mancavano quei momenti di intimità con Alan. Mi accoccolai al suo braccio, mentre lui accendeva annoiato la TV. Era sempre così, ma era bello.
Restammo una mezz'ora buona sul divano.
 
"Ti va di andare a fare un giro?" Mi propose.
"Devi vedere qualcuno...?"
"No, solo facciamoci una passeggiata." Gli sorrisi.
"Va bene."
Spense la TV mentre io mi infilavo le scarpe, e subito dopo uscimmo.
 
Passeggiammo per il nostro quartiere, la periferia, prima di dirigerci verso il centro di Rodeo. In fondo non era male, se vivevi in  una villa come quelle.
E con quelle intendo quelle belle.
La nostra non faceva schifo. A me piaceva. Era una casa normale.
 
Alan ed io eravamo presi in una interessante conversazione -se non mi sbaglio stavamo parlando della lunaticità di Billie.- quando Alan si fermó di scatto.
 
"Hey, ma quello...?" Guardai lui, poi il punto in cui guardava, poi di nuovo lui, e di nuovo il punto indefinito che indicava il suo naso.
Mi accorsi dopo che un ragazzo dai capelli verdi camminava a testa bassa con una sigaretta in bocca.
"È Trè!" Esclamai.
 
Io e mio fratello ci dirigemmo verso di lui.
 
"Frank! Hey, Frank!" Lo chiamó Alan dall'altra parte della strada.
 
Lui alzó la testa per controllare da dove provenisse la voce, poi ci vide.
Non so dirvi se fosse stato contento di
Vederci. Dalla sua faccia sembrava non lo capisse nemmeno lui.
Alla fine ci raggiunse.
 
"Hey, ragazzi! Che ci fate qui?"
"Noi?!" Chiese Alan.
"Billie é a casa tua da sta mattina che ti aspetta." Sputai piatta. Peró, ero brava a fingermi disinteressata.
"Già, diciamo che mi sono trattenuto fuori." Mise una mano dietro la testa, imbarazzato.
"Allora... hem... dove andavate di bello?"
"Girovaghiamo. Non abbiamo una meta precisa." Sentenziò Alan.
"Oh, praticamente la stessa cosa che stavo facendo io."
"Unisciti a noi, no?"
"Alan, Billie é a casa sua che lo aspetta!" Mi girai verso mio fratello.
"Tornerà più tardi, non fare la rompiscatole ora."
Misi il broncio.
Non era giusto nei confronti di Billie, e poi a me non andava che ci fosse.
Avrei dovuto ignorarlo. E sarebbe stato difficile.
Ormai quanto era che cercavo di non parlarci...3 o 4 giorni?
Scossi la testa, cercando di non pensarci.
 
"Tré, ti posso offrire qualcosa?"
"Tranquillo Al, ho già dato."
"E dai! Una birra che fa? Non ti ho ancora ringraziato a dovere per avermi riportato il mostriciattolo." Mi indicó.
 
Fantastico.
Trè mi guardò.
Io guardai altrove.
Ormai era normale. Lui guardava me, e io guardavo da un'altra parte. Semplice.
Ritornó a parlare con Alan, mentre io rimasi dietro di loro.
 
Ci incamminammo verso un Mini-Market li vicino.
Non fù un viaggio entusiasmante. Per nulla.
Alan e Trè erano davanti a me che continuavano a  parlare di non so cosa, e io ero dietro di loro. Imbronciata.
 
“Allora, vado a comprare le birre. Lily, tu vuoi qualcosa?” Scossi la testa.
“Bene, aspettatemi qui fuori.”  Grazie Alan, restare sola con Trè era esattamente quello che volevo.
 
Stavo per chiedergli di poter entrare con lui, ma era già scomparso dietro le porte del supermercato.
Sospirai.
Nell’aria c’era tensione.
Diavolo, se ce n’era. Si era andato a creare un imbarazzante silenzio, che venne spezzato dalla voce di Trè.
 
“Per quanto ancora vuoi far finta che non esista?”
Mi gelò il sangue.
“I-io non sto facendo finta che tu non esista.” Non ci credevo nemmeno io. Sospirò.
“Almeno vuoi darmi un motivo? Fino a pochi giorni fa andava tutto a meraviglia.”
“Ma non c’è nessun motivo perché non è cambiato nulla. Non ti sto evitando.”
“A no? E come ti spieghi che ogni volta che cerco di parlarti corri via, e che non vuoi mai rimanere sola con me? Sembra quasi che mi sopporti.”
“Ma che ti sei fumato?”
“Va bene, come vuoi tu.”
Restammo in silenzio per un po’.
“E’ per Mike, vero?” Non risposi.
“E fortuna che ero il tuo migliore amico.” Strinse i pugni fino a far sbiancare le nocche, ma il suo viso non esprimeva quello che invece faceva capire il resto.
 
Alan uscì dal supermercato sorridendo, con all’interno della busta circa 5 birre.
Mi stavo sentendo uno schifo.
Subito mio fratello tirò fuori una birra, tirandola a Trè, che la afferrò al volo , la aprì, e la mando giù manco fosse acqua.

“Vuoi?” Mi domandò Alan.
Scossi la testa. Se c’era una cosa che non volevo fare era bere come Trè dopo quella dannata festa.
 
Alan prese una delle altre birre e la finì in 4 sorsi.
Lo guardai un pò schifata.
 
“Ragazzi, io tra 20 minuti devo essere in spiaggia.”
“Perché in spiaggia?” Chiese Alan guardando nel boccale della birra per controllare se ne fossero rimasti dei residui.
“Sta sera fanno una cosa tipo falò… ci sono un paio di miei amici. Se volete potete venire”
“E non passi a casa per avvisare Billie che sei ancora vivo?” Mi intromisi.
“Se ne sarà già andato.” Scrollò le spalle.
“Mi piace l’idea del falò. Dai Lily, ci andiamo?” Mi guardò con gli occhi da cerbiatto inginocchiandosi davanti a me. Sospirai.
“Va bene.”
Lo aiutai ad alzarsi e ci avviammo verso la spiaggia.
Era abbastanza distante da dove ci trovavamo in quel momento, ma grazie a non so quale magia entro una ventina di minuti arrivammo a destinazione.
Erano le 6 e mezza, e il cielo si stava già scurendo.
La spiaggia era già abbastanza popolata.
Nessuno che io conoscessi, ovviamente.
Due ragazzi raggiunsero Trè.
 
“Frank!”
“Hey Joe, Harry.” Si batterono il pugno.
I due guardarono me e Alan storto, quasi si stessero chiedendo cosa ci facessimo li. Trè se ne accorse.
“Oh, lui è Alan, e lei è sua sorella Lily.” Parlò il più alto.
“Piacere, io sono Joe. E il tappo alla mia destra è Harry.” Sorrisi, sembrava fossero simpatici.
Parlarono un po’ con Trè, poi si allontanarono.
Non erano tutti punk da strapazzo. C’era anche gente normale, se così si può chiamare.
Restammo per circa un’ora attaccati a Trè, che ci presentava persone a caso, dopodiché ci prendemmo un angolo della spiaggia e restammo per un po’ li a chiacchierare.
O meglio, io non proferivo parola, se non con Alan.
 
Ormai il cielo si era del tutto oscurato.
Avevano acceso il falò, e la maggior parte dei ragazzi era radunato intorno ad esso. Chi con una chitarra in mano, chi con una birra, o chi, come i tizi che ci aveva presentato Trè un paio d’ore prima, con una canna.
C’era una bella atmosfera.
Fino a che….
 
“Amoooooore!”
 
Io Alan e Trè ci girammo di scatto, sentendo una voce gracchiare da qualche metro più in la.
Amy.
Fantastico.
Guardai mio fratello, come per dire: ‘e ora sono cazzi tuoi.’
Lui mi guardò supplichevole, ma io sorrisi sghemba.
In un lampo quella ragazza era abbracciata a mio fratello, con la solita aria da puttanella.
 
“Non mi avevi detto che saresti venuto, amore.”
“Non pensavo di venire.” Disse allontanandola un po’, giusto per respirare.
“Oh, ok. Vedo che si sono anche Trè e l’impiastro di tua sorella.”
“Ma certo, dillo come se non ci fossi.” La rimbeccai.
Mi fece una smorfia e strattonò Alan da qualche parte, lasciandomi sola con Trè.
Di nuovo.
Magnifico.
Mi sedetti sulla sabbia, decisamente seccata.  Mi raggiunse anche Trè, sedendosi vicino a me.
 
“E’ insopportabile.” Disse, probabilmente riferendosi ad Amy.
“Già.” Annuii
 
Rimanemmo in silenzio per un po’, poi riprese parola lui.
 
“Davvero hai deciso di ignorarmi completamente?”
“Trè, piantala.”
“No, non la pianto. Diamine, voglio sapere!” Sbottò, ma comunque trattenendosi.
“Ma non c’è nulla da sapere!”
“Lily, stando zitta quando ti ho chiesto di Mike hai confermato tutto. Ora voglio sapere perché.”
“Non puoi accettarlo e basta?”
“No.”
“Senti io-”
“Lily!” Una terza voce mi salvò la vita. Aguzzai la vista e riconobbi quel ciuffo nero.
“Larry!” Scattai in piedi verso di lui. Trè mi seguì. Non so quale neurone del mio cervello me lo consigliò, ma lo abbracciai, e lui non si tirò indietro.
“Che ci fai qui?” Mi chiese.
“Oh, nulla di che, mi ha portato mio fratello.”
“Oh, bene.” Guardò Trè.
“Piacere, Lerry.”
“Frank.” Si strinsero la mano.
“Hem, che ne dici di prendere qualcosa da bere? La scorsa volta mi hai liquidato alla grande, me lo devi.” Ammiccò, e aveva ragione. Infondo non era male. Io e Trè lo seguimmo fino al falò, dove erano ammassante una cinquantina di birre.
Ne prendemmo una e ci allontanammo di nuovo dalla massa.
 
“Quindi lavori al bar davanti alla scuola?” Domandai.
“Già, mio padre è il gestore e a volte lo aiuto. Non è una cosa fissa, ma almeno prendo qualcosa.”
“Wow.” Ammiccò Trè sarcastico. Lo guardai storto.
“Già, non è granché, ma meglio di niente. Tu Frank, fai qualcosa?”
“Do lezioni di batteria ad un impiastro incapace.”
“Suoni la batteria?” Domandò curioso.
“Evidentemente.” Ok, non si stava comportando bene per niente.
Mi intromisi prima che Larry potesse spazientirsi.
“Ragazzi, che ne dite di fare una passeggiata sul lungo mare?”
“Per me non c’è problema.” Larry mi sorrise.
“Trè?”
“Come vi pare.”  Si accese una sigaretta per poi anticiparci sulla strada asfaltata.
Larry mi si avvicinò.
“Ma è lui il tuo ragazzo? Mi sembra un pò geloso.”
“Cosa? Nono… lui è.. era il mio migliore amico.”
“Non si direbbe da come si comporta, fossi stata in te avrei già scaricato una pressa come lui. ”
 
Evidentemente Trè lo sentì, e non reagì bene.
Si girò di colpo.
 
“Ma perché non ti fai un pacco di cazzi tuoi?”
Gettò con rabbia il mozzicone della sigaretta a terra, prendendo a camminare velocemente verso il falò.
Guardai Larry mortificata, prima di lasciarlo da solo e correre verso Trè.
 
“Trè! Dannazione! Ti vuoi fermare?”
“Sono una pressa. Che vuoi da me?”
“No, non sei una pressa, stai facendo l’idiota però.”
“Me lo dici proprio tu, che hai deciso di mandare a fanculo tutto, Lily?”
 
Non lo avevo mai visto così. Sembrava avesse gli occhi iniettati di sangue, ma la scarsa luce del falò mi impediva di vederlo chiaramente.
 
“Te la stai prendendo per una cazzata!”
“Si può sapere perché stai perdendo tempo con un idiota come me? Vai! Vattene dal tuo leccaculo o da Mike, forza! Che aspetti!”  Sputò tutto con rabbia, come se avesse faticato troppo per trattenere quelle parole. Non riuscii a proferire parola. Non me lo aspettavo.
“Trè io non vogl-”
“Vattene.” Ripeté irato.
“Si può sapere cosa c’entro io?!” Sbottai.
“Cosa c’entri? Non c’entri un cazzo, è per questo che ti sto dicendo di sparire.”
 
Tenevo a Trè.
Non doveva andare così.
Quello che aveva detto mi aveva ferita, ma cosa potevo aspettarmi? Lo trattavo di merda da giorni.
 
“Hey, Lily!”  Mi giunse alle orecchie la voce preoccupata di Larry.
“Lily che succede?” cercò di alzarmi delicatamente il viso con una mano, per controllare se stessi bene, ma io non riuscii a trattenere le lacrime.
Si diresse verso Trè. Cercai di fermarlo tirandolo per una manica, ma riuscì a raggiungerlo.
 
“Hey amico, datti una calmata, l’hai fatta piangere. Non sapevo come stavano le cose.”
Fece per toccargli la spalla, ma Trè rapido gli sferrò un pugno sul naso.
“Hai ragione. Non sai come stanno le cose, stronzo.”
 
Larry era a terra, con il naso che grondava sangue.
 
“Merda.” Mi precipitai su di lui, tamponandogli il viso con la giacca.
“Togliti.” Mi spinse via.
Si alzò e con una scatto atterrò Trè, restituendogli il colpo, per poi continuare a colpirlo.
 
“Smettetela!”  Avevo cominciato a strillargli contro, ma nessuno dei due sembrava ascoltarmi. Intanto intorno a loro si era formata una cerchia di ragazzi per lo più fatto o ubriachi, che li incitavano a continuare.
Le persone raddoppiavano, fino a che un ragazzo strillò qualcosa che riuscii a stento a capire.
 
“Ragazzi, stanno arrivando gli sbirri!”
 
La folla scomparì in un lampo lasciando spazio ad Alan, che si era precipitato su Larry e Trè per separarli.
 
“Che cazzo state facendo?! Idioti.”  Riuscì a tirare via Trè da Larry, che le stava prendendo di brutto.
“Vattene, stanno arrivando i piedi piatti.” Larry annuì guardandomi, poi se ne andò.
 
Con rapidità ci dileguammo anche noi dalla spiaggia.
 
"Trè, sei una fottutissima testa di cazzo!"  Alan diede una spinta a Trè, facendolo barcollare.
Aveva un occhio nero e il labbro spaccato.
"Non ti posso lasciare solo con mia sorella che ti ubriachi o dai inizio a una cazzo di rissa! Ma che hai nel cervello? Segatura?"  Si appoggiò una mano sulla tempia, massaggiandola.
Trè abbassò lo sguardo.
"Ok, forza, ti accompagnammo a casa." Trè annuì.
"Lily, tu tutto ok?"
"Si, io sto bene." Balbettai.
 
Non so se ero piú scossa per l'inizio della rissa, o per le parole di Tré.
Decisi di rimanere un passo indietro a loro. Non volevo parlare. Avrei preferito do gran lunga stare per le mie.
 
"Tré, che diamine é successo prima?"
"Vallo a chiedere a tua solerella e al suo grande amicone Larry." Sbottai.
"Scusa che razza di problemi hai con Larry?!"
"Quello é una grande testa di cazzo!"
"Tu non lo conosci!"
"Ragazzina sono abbastanza grande per capire che quello porta solo guai"
"Parli tu che frequenti la feccia della feccia? E poi non sei ne mio fratello ne tanto meno mio padre. Non puoi scegliere le mie amicizie!" Strillai.
"Come cazzo devo fare per farti capire che a te ci tengo?! Come?! Come faccio a proteggerti se tu non mi parli nemmeno?!" Aveva un tono esasperato, carico di rancore.
Restai in silenzio.
Lui teneva a me?
Guardai velocemente mio fratello, notai su di lui la mia stessa espressione.
Non pensavo Trè tenesse a me.
Io tenevo a lui, certo, ma non avrei mai immaginato che tenesse a me fino a fare a botte con il primo che cercava di avvicinarmisi .
Davvero voleva proteggermi?
Quelle parole mi avevano preso alla sprovvista.
"Certo" cominciò "Quando devi affrontare la realtà dei fatti stai zitta" sputò acido accendendo si una sigaretta con le mani che tremavano di rabbia
"Tré calmati" lo ammonì Alan "Lily" mi chiamò "Conosco da troppo tempo Tré e mi fido di quello che dice, forse dovresti non frequentare Larry"
"Ma chi cazzo siete voi per dirmi chi frequentare?!"
"Siamo tuo fratello e...e..."
"E nulla, non sono più nulla per lei" Tré buttò il mozzicone per terra e accelerò il passo. Alan gli corse dietro urlandogli di calmarsi, ma nulla lui continuò a camminare.
Non proferii parola e rimasi dietro di loro per evitare un'altra conversazione fino a quando non Arrivammo davanti casa di Trè.
 
"Ragazzi, mi dispiace di avervi incasinati. Scusatemi. Non era mia intenzione."
 
Scossi la testa con lo sguardo puntato a terra, come per fargli capire che non doveva scusarsi di nulla. Non avevo il coraggio di guardarlo negli occhi.
 
"Ci vediamo domani a scuola." Mio fratello lo salutó con un cenno. Non era arrabbiato, ma molto confuso.
"TESTA DI CAZZO, BRUTTO FIGLIO DI PUTTANA! TI GIURO CHE SE NON ENTRI IN 10 SECONDI DI SPACCO BLUE SULLE GENGIVE!" La voce di Billie fece eco da dentro la casa.
Uscì di corsa dalla casa, per dare uno spintone a Trè.
 
"Cazzo amico, ci ha già pensato qualcun altro, vedo."
Trè non rispose, entrò solo in casa facendo un flebile cenno con la mano.
Billiè ci guardò confuso, poi lo riseguì dentro.
Avevo bisogno di tornare a casa.
Alan mi prese per mano, e insieme ci dirigemmo verso la nostra abitazione, qualche isolato più in là.





|Angolo dell'autrice|

Che dire? Non mi piace. Perdonatemi. 
Anche se è lungo non penso sia venuto granchè. Sono curiosa però di sapere cosa ne pensate voi :)
Ringrazio tutti coloro che hanno recensito il capitolo precedente, e invito anche i lettori silenziosi a darmi qualche consiglio. Non mi stancherò mai di ripetervelo ahahah!
Recensite in tanti e fatemi sapere che ne pensate,e per quale coppia siete muahahaha (è importanet[?])
Baci.

|ASIA|

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Capitolo 17
*** I Wanna Be Your Dominated Love Slave. ***



Hi Guys! I'm Backk!
Con quale coraggio ancora pubblico non lo so hehehe
Bhu, che dire, pardone per non aver più aggiornato. mancava la voglia di scrivere, ma siccome a scuola ho occupazione ho ripreso e sta sera ho finito il capitolo. (RINGRAZIO ANDERA, COME AL SOLITO.)
Anyway... hem, spero di ricevere qualche recensione di incoraggiamento per continuare... lo so che fa schifo. Scusate. 
Spero vi piaccia, e che a fine lettura non penserete:'Ho sprecato 10 minuti della mia vita.' ahahahah
Buona lettura e scusate ancora.






Trè: Point of view.
 
 
I wanna be your dominated love slave.
 
 
Entrammo in casa.
Billie sbatté forte la porta continuando ad urlarmi contro.
Ma quel ragazzo zitto mai?!
 
“Cazzo Trè! Mi stai ascoltando?! E in più si può sapere che cazzo hai fatto alla faccia?!”
“Parli dell’occhio nero? Ce le ho prese da un tizio. Ma gliele ho restituite.”
“E potresti anche spiegarmi il motivo, dato che ci sei!” Continuava ad urlare, e io avevo la testa che mi scoppiava. Non risposi.
“Va bene che sei permaloso come pochi, ma non mi sembra il caso di fare a botte con tutti quelli che ti capitano a tiro, mister Ho-i-capelli-verdi-suono-la-batteria-e-sono-figo!”
“Non sono permaloso!” Ok, forse lo ero. “E poi sta volta era diverso.” Dissi quasi in un sussurro.
“Per te è sempre diverso. Riesci a trovare sempre una scusa. Oltre al fatto che mi ha fatto girare i coglioni dato che sono dentro casa tua da tutto il giorno e tu non ti sei nemmeno degnato di venire ad avvisarmi che eri ancora vivo.” Sputò tutto ad un fiato. “Ma adesso sentiamo, perché questa volta è diverso?”
Mi buttai apatico sul divano.
“C’entra Lily.”
Alzò un sopracciglio.
“Un tizio cercava di rimorchiarla, e poi pretendeva di sapere come stavano le cose tra me e lei, e non ci ho visto più.”
 
Restò un attimo in silenzio, guardandomi come se fossi l’uomo più pazzo della terra. Cosa che forse ero.
 
“Trè, quando cazzo capirai che sta con Mike e ama lui?” Si sedette vicino a me, sta volta abbassando il tono della voce, grazie a Dio.
“Quando me lo dirà in faccia.” Sputai acido. “Ma tanto non mi parla, quindi…”
“Non ci sei ancora arrivato?” Alzai un sopracciglio. Di che stava parlando?
“Lily fa così per non litigare con Mike! Cristo, ci sono arrivato anche io!” Non risposi.
 
Fra tutte le ipotesi a cui avevo pensato non credevo che il non parlarmi per paura di litigare con Mike fosse fra quelle. Sono, o meglio, ero il suo migliore amico e fa così per non litigare col fidanzato?
Non la credevo tanto ‘bambina’, ma soprattutto non credevo che Mike potesse permetterle di fare una cosa del genere.
 
“io… non ci avevo pensato.” Ammisi per poi ricevere un sorriso sghembo da parte di Billie.
“Per l’appunto, non pensarci, amico.” Mi diede una pacca sulla spalla.
“Per quanto mi costi ammetterlo, hai centinaia di ragazze che ti crollano ai piedi. Non deprimerti per una figa di legno.”
“E sentiamo, chi sarebbero le ragazze che mi muoiono dietro?”
“Bhè, la rossa, per esempio.”
“Non la sopporto. Ok che è la versione rossa di Lily, ma non credevo fosse così… così…”
“Così pazza da saltarti addosso  e baciarti senza indugi?”
“Fosse solo quello! E’ una ninfomane! Te lo dico io. Tu non immagini quante volte ha cercato di infilarmi la lingua in gola o mettermi una mano nelle mutande.”
Billie mi squadrò.
“E hai anche il coraggio di lamentarti?!” Indugiai nel rispondergli.
 
Il motivo era che non volevo che Lily vedesse una scena simile, avevo notato le occhiatacce che tirava alla povera Curly. Per questo avevo provveduto a farla ubriacare e scaricarla ad Alan.
 
“Comunque…” Cominciò notando che non rispondevo. “Perché non sei tornato ieri sera?”
“Dovevo pensare.”
“A che marca di sigarette comprare?” Chiese sarcastico.
“Idiota.” Sbuffai, accennando un sorriso.
“Neanche una battuta si può fare con te he…” Sbuffò a sua volta.  “Dovevi pensare a cosa?”
“A tutta sta situazione di merda. Ne sono davvero stufo.”
“E hai risolto qualcosa alla fine?”
“No.”
“Ti sei preso solo una bella sbronza, ti sei addormentato al 7-11 e poi hai preso a vagare come un coglione, giusto?”
“Sai dirmi anche con quale marca di birra mi sono ubriacato, per caso? Ah, e visto che ci sei, dammi anche i numeri, magari vinco alla schedina.”
“Idiota.” Rise. “Allora, vogliamo mangiare qualcosa?! Cazzo, sto morendo di fame!” Si alzò e aprii il frigorifero.
 
“Hey, da quant’è che non fai la spesa?!”
“4 giorni.”
“Ok, andiamo al Rod’s?”
“Rod’s.”
 
Prendemmo la giacca e uscimmo.
Erano quasi le dieci, ma da quando Billie lavorava li era diventato il cocco del proprietario.
In dieci minuti arrivammo a destinazione.
Entrammo. Solita musichetta country, solite pareti rosse, soliti tavoli. Ci appostammo ad un tavolo in fondo. A quell’ora il locale era vuoto.
Non aspettammo molto che una cameriera venne a prendere gli ordini.
 
“Buonasera ragazzi, cosa posso portarvi? Oh, ciao Billie.” Era molto bella. E probabilmente una possibile conquista andata male di Billie, dal modo in cui l’aveva salutato.
“Estelle!”  La ragazza alzò gli occhi al cielo, appoggiando una mano sul fianco. “Due CheesBurger e due birre.”
“Bene.”  Se ne andò, lasciandoci di nuovo soli.
 
“Odio il country.” Affermai.
“Amico, ci sono cresciuto col country, e fidati che non è una bella esperienza.”
“Immagino. Se mia madre ascoltasse country come la tua mi sarei già suicidato un po.’” Accennai un sorriso sghembo. “Ci scriverò una parodia un giorno.”
“Pf, ma fammi il piacere! Tu che scrivi una canzone che non abbia 4 parole in croce… non ci credo. E magari la canterai anche.” Scoppiai a ridere.
“Se è per questo la suonerò con la chitarra, caro il mio Billie.” Lo rimbeccai, facendolo scoppiare a ridere.
Io che cantavo e suonavo? Era davvero una scena ridicola.
Mi era bastata la mia performance al Gilman con All By Myself.**
“A proposito.” Mi guardò confuso. “La Lookout ti ha più fatto sapere qualcosa?”
"Oh si, si, ho parlato un paio di giorni fa con Larry e ha detto che vuole ascoltare qualche nostro brano."
"Sembrava entusiasta?"
"Più che entusiasta."
"Fantastico! Questa è la volta buona che sfondiamo!”
“Potremmo fargli sentire Welcome to Paradise o Christie Road o One of my lies o..."
"O la canzone che pensavi di scrivere." mi interruppe e con le parole che mi morivano in gola. Lo guardai storto "Non è male come idea, hai mai visto un gruppo punk scrivere una canzone con base country?!" scoppiammo a ridere.
"Quanto tempo abbiamo?" mi chiese e contemporaneamente arrivò quello che avevamo ordinato. Billie fece per toccare il culo ad Estelle ma lei con uno scatto fulmineo gli tirò un ceffone per poi andarsene imprecando contro Billie il quale rise.
"Sei sempre il solito." commentai scrollando la testa
"Fa così perché è pazza di me." ammiccò
"Certo Casanova. Comunque abbiamo parlato di vederci sabato."
"Fra due giorni?!"
"Che problema c'è? E' un amico di famiglia, praticamente il contratto è già firmato!"
"Domani, a casa mia, decidiamo che canzoni portare e come chiamare l'album."
"Hai già qualche nome in mente?"
"Mi piace Kerplunk!"
"Tu sei pazzo" ridemmo all'unisono.
 
Finimmo di mangiare in poco tempo ma ci fermammo a chiacchierare fino a che il proprietario gentilmente non ci cacciò.
 
"...E io gli faccio: Cara, ti chiamano gola profonda, non fare la santa con me!"
"Billie con le donne sei un caso perso." accennai un sorriso rassegnato
"Sono fottutamente simpatico e ho un faccino niente male, chi non mi amerebbe?"
"Ascolta faccia da schiaffi, domani da te allora?"
"Certo, più tardi chiamo Mike."
"All'una di notte?!"
"Tanto o si sta masturbando o si sta fottendo Lily quindi è più che sveglio." A quelle parole sentii lo stomaco rivoltarsi e il cuore perdere un battito, Billie doveva essersene accorto "Trè io no..."
"Fa nulla Bill." lo interruppi "Stanno assieme in fin dei conti, no?"
Annuì.
"A domani."
"A domani."
 
Ci dirigemmo in due direzioni opposte nonostante un tratto di strada fosse comune. Ero intenzionato a trovare un bar e prendermi un'altra sbronza colossale per non pensare alle parole di quel coglione di Billie.
                                                                                            ***
 
 
 
La mattina successiva mi risvegliai con mia grande sorpresa nel mio letto. Le coperte tirate fin sopra al naso e la tapparella abbassata. Mi misi seduto tutto intorpidito e  subito la mia attenzione cadde su una bacinella alla sinistra del letto, una fitta mi partì in testa. Ripensai a quello che poteva essere successo la notte precedente e a parte le parole di Billie il resto era come cancellato.
Mi misi un paio di pantaloni e una felpa che mi stava enorme sopra la maglia che indossavo e scesi in cucina.
"Buon pomeriggio signor vomitello!" mi salutò allegra mia sorella Lori.
"Ma cosa...?" La guardai storto "Quando sei tornata?!" sbottai
"Ieri sera."
"Oh..." dissi solo "Com'era l'Africa?" chiesi notando l'abbronzatura troppo accentuata per essere solo inizio maggio.
 
Lori era partita quasi un anno prima per una missione umanitaria in Africa non appena finito l'università di medicina, ovviamente a pieni voti.
 
"Bellissima, calda, piena di insetti e terra secca, ma bellissima." sorrise "Ma parliamo di te, perché ti ho trovato alle quattro del mattino sulle scale di casa ubriaco marcio che farneticavi su una certa Lily?" Avvampai.
"Ero ridotto così male?" chiesi imbarazzato ma soprattutto per sviare il discorso da Lily.
"Messo male è un complimento, hai rischiato il coma etilico." oh no! Adesso comincia uno dei suoi discorsi medici…
 "Frankie, lo sai che col coma etilico si rischia la vita?" annuii "E perché cazzo ti sei ridotto così se lo sai?!" sbottò.
"Lo sai che se non ti avessi aperto la porta io ma papà, ti avrebbe mandato lui al pronto soccorso?!"
"Si e grazie per non avergli detto nulla. Ma lui e la mamma sono tornati?”
"Si, stamattina. E poi era' già abbastanza incazzato per quello che ha trovato nel suo letto, era meglio non infierire." scosse la testa sospirando "La prossima volta che fai sesso con una ragazza almeno buttalo via il preservativo."
"Cos..?" improvvisamente ricordai che Billie mi aveva raccontato che la sera precedente era andato in camera di mio padre con Angelina "Brutto stronzo." sputai a denti stretti "Non è mio."
"Di chiunque sia sei pregato di dire con i tuoi amici di non fare certe cose in camera di papà, sai quanto odia chi tocca le sue cose."
"Si, lo so." dissi sedendomi al tavolo e accendendomi una sigaretta presa dalla tasca della felpa "Mi prepari un caffè?" chiesi per poi ricevere un sguardo pieno d'astio da Lori.
"Quella roba uccide."
"Non ho mai sentito parlare di uno morto per del caffè."
"Coglione." mi prese la sigaretta di mano e la buttò dentro al lavandino "Il fumo e l'alcool sono la causa maggiore di morte lo sai?!"
"Di qualcosa bisogna pur morire! E per tua informazione quella era l'ultima sigaretta che avevo."
 
Mi alzai di scatto e mi diressi in camera a prendere i soldi e a mettermi le scarpe.
"Io esco." dissi prendendo le chiavi di casa appese al muro vicino alla porta d'ingresso.
"E dove vai?"
"Da Billie" Aprì la porta "E a comprare le sigarette." la chiusi alle mie spalle.
 
Mi avviai prima in tabaccheria a prendere le mie amate Marlboro e poi mi diressi verso casa di Billie che si trovava da tutt'altra parte.
 
 
 
 
"Quindi ora avete le prove?"
"Una specie, dobbiamo concordare un paio di cose per la band, anche se preferirei stare con te, lo sai." la serratura scattò ma non feci in tempo a nascondermi che subito una testa riccia mi si parò davanti a gli occhi. Lily sussultò e Mike si aprì in un sorriso.
"Ciao Tré!" mi salutò.
"Mike." risposi cercando di accennare un sorriso e di non guardare Lily.
 "Ero passato per le prove....no...sai...c'è Billie mi aveva detto..." cominciai a balbettare senza un motivo apparente, o meglio, il motivo c'era: due occhi verdi puntati su di me.
"Ehi tranquillo." mi sorrise "Entra pure." Senza farmelo ripetere due volte corsi in casa per evitare quella situazione imbarazzante.
"Ti chiamo appena finiamo le prove."
"Va bene."
"A dopo piccola." anche se non potevo vederla sapevo bene che Lily era diventata rosso peperone, si imbarazzava sempre per queste piccole cose.
Sentii la porta di casa richiudersi.
Mi diressi verso il divano e mi misi seduto.
 
“Allora, a quando le nozze?” Lo stuzzicai.
“Fanculo, amico.” Rise sotto i baffi.
“Ma Billie non c’è?”
“No, era andato a comprare le sigarette e portare a spasso Rocky circa un’ora fa.”
“Ah, siamo messi bene.”
“Già..” Sospirò.
 
Restammo in un silenzio imbarazzante per qualche secondo.
 
“Allora…”Cominciò lui. “Che hai fatto alla faccia?”
“Cosa?” Mi taccai istintivamente il labbro, sentendo subito dolore. Giusto, mi avevano pestato nemmeno 24 ore prima.
“Ah... penso che tu lo sappia.” Lo rimbeccai accennando una risatina.
“Già, me lo ha detto Lily.” Si sforzò di emettere un suono che doveva assomigliare a quello di una risata.
"Ascolta, volevo parlarti di lei."
 "Oh no, tranquillo, so già tutto." Mi guardò confuso
"Sai che è per me che fa così?" annuii.
 "E che pensa che a me dia fastidio il vostro rapporto di amicizia?" Alzai un sopracciglio.
 "Ma che...?"
 "E che per me va benissimo che voi siate amici ma che lei è una testa dura e non vuole darmi ascolto?"
“Ok, forse mi sono perso qualcosa.”  Appoggiai i gomiti sulle ginocchia inarcando la schiena e sporgendomi in avanti.
“Ho detto più di una volta a Lily che quello che stava facendo con te non era una cosa giusta. Voglio dire, siete amici! Che c’è di male?” Annuii, seguendo con attenzione il suo discorso.
“Ma è testarda come un toro, e non riesco a farle capire che per me va bene che voi ritorniate in rapporti, dato che non ti parla nemmeno.” Si grattò la testa, come se stesse cercando una soluzione a quella faccenda.
Trattenni a stento una risata.
“Fanculo! Ho fatto tardi!” La porta si aprì con un sonoro tonfo.
 
Billie slegò il guinzaglio a Rocky, per poi gettarlo in un angolo.
Subito il cagnolino corse in contro a Mike, continuando ad abbaiare incessantemente.
Quel cane era fastidioso come il padrone.
 
“Allora, vi faccio un breve riassunto.” Iniziò senza nemmeno sedersi.
“Larry della Lookout ha chiamato Trè, mettendosi d’accordo per vederci questo sabato. A quanto pare le canzoni gli suono piaciute molto. Ma quell’idiota del cespuglio avendogli dato appuntamento per sabato non ha calcolato che dovremmo lavorare sulle canzoni tutti i giorni a partire da oggi. Quindi, dite addio entrambi alla vita sociale, perché questa volta ci giochiamo qualcosa di grosso. Chiaro?”  Annuimmo.
“Bene. Qualche proposta per qualche canzone?”
“Going to Pasalaqua?” Proposi. Quella canzone era abbastanza vecchiotta. L’aveva scritta Billie un sacco di tempo prima, e l’avevano registrata quando c’era ancora Al, l’altro batterista, ma mi era sempre piaciuta.
“Accettata.” Billie prese un pezzo di carta, appoggiandosi sul tavolino della cucina per scrivere.
“Ora però dobbiamo introdurre qualche pezzo dell’EP.”
“Io propongo 2000 light years away. E Welcome to Paradise.” Io e Billie annuimmo all’unisono. Se c’era qualcuno che sapeva scegliere bene le canzoni, era Mike. Billie prese nota.
“Anche No one knows spacca.” Segnò anche questo.
“Direi che come singoli possono bastare… Ah, Trè! Il tuo pezzo!”
“…Che pezzo?” Alzai un sopracciglio confuso.
“Quello country! Hai scritto il testo?”
“Oh…hem… Certo!” Mentii. “Domani ve lo porto he!” Ero poco credibile, ma non fecero domande.
“Perché volete portare un pezzo country?” Domandò Mike.
“Storia lunga… Domani proviamo ad arrangiarlo con il testo pronto che ci porterà Trè.” Mi scoccò un’occhiata.
“Va bene… e ora che ne dite di provare qualcosa?” 
“Ci sto.” Mi alzai. Sedendomi dietro la batteria che Billie Joe aveva dentro casa. Quel salone era allestito come una sala prove ormai.
 
 
                                                                             ***
 
 
Le prove si erano dilungate più del previsto, forse anche per via delle canne che avevamo fumato, senza però non c’è ispirazione!
 
Erano le undici passate e il pensiero di quella stupida canzone country non smetteva di navigarmi nella testa. Stupido me che dicevo di voler fare una stupida canzone country.
Stavo camminando per la via di casa, quando abbassando lo sguardo notai una scritta color rosso sul marciapiede.
 
‘I wanna be your dominated love slave.’
 
Ok, chiunque fosse stato a scriverla aveva seriamente problemi. Ridacchia tra me e me.
 
“I wanna be your dominated love slave… and the one who takes the pain.” Ok, per dire certe cose dovevo aver fumato troppo. Però suonava bene. Cazzo se suonava!
 
Entrai in casa ripetendo quella assurda frase, cercando di fare il meno rumore possibile.
speravo con tutto me stesso che in casa tutti dormissero, o meglio, che non ci fosse nessuno.
E le mie aspettative andarono a farsi fottere in tre nano secondi, mio padre e mia sorella erano in cucina che fissavano l'ingresso come se aspettassero qualcuno, o meglio, come se aspettassero me.

"Sera" alzai una mano in segno di saluto
"Siediti" la voce fredda e severa di mio padre mi fece raggelare, era l'unica persona che mi spaventava seriamente sulla faccia della Terra. Feci come mi ordinò e con lo sguardo cercai quello di mia sorella per saperne di più su questa "riunione di famiglia" improvvisata, ma anche lei mi lanciò uno sguardo severo.
"Dove sei stato?"
"Da Billie" scosse la testa facendo schioccare la lingue un paio di volte, odiavo quando lo faceva.
"Non mi piace quel ragazzo" feci spallucce, non mi interessava quello che diceva sui miei amici, erano i miei non i suoi.
"Cosa hai fatto da Billie Joe fino a quest'ora?"
"Abbiamo provato, sabato Larry vuole che gli facciamo sentire un paio di pezzi, molto prob-"
"Larry è un coglione che sponsorizza ragazzini che credono di sfondare nel mondo della musica. Quando capirai che la musica non è il futuro di nessuno?" Non risposi, se lo avessi fatto avrei scaricato tutta la rabbia che avevo in corpo sotto forma di parole per poi pentirmene.
"Guardati, a 17 anni suonati non hai una vera ambizione. Passi le tue giornate a suonare quella maledetta batteria, a bere e fumare erba comprata con i miei soldi, sei ridicolo sai? Sii realista, se non sfondate dove pensi di andare? Devi pensare alla scuola, al tuo futuro!"
"Il mio futuro è la musica!" Sbottai "Il mio futuro è farmi il culo a suonare la batteria e poi esibirmi con i miei amici per gente che ci apprezza veramente!" Lo sentii ridire.  Era una causa persa parlare con lui.
"Non siete i Beatles, non arriverete da nessuna parte."
"Papà..." Lori provo a parlare ma papà la fulminò con lo sguardo
"Sai cosa? Te lo dico io dove arriverete: Billie Joe e quell'altro ragazzo, come si chiama? Ah si, Alan. Billie Joe e Alan finiranno come due drogati ubriaconi a fare a botte nei più squallidi bar e Michael, che ha più testa di voi, finirà la scuola e andrà all'università. E tu farai lo stesso."
"No" affermai deciso
"Come?"
"Ho detto no."
"Osi contraddirmi?"
"Si"
"Bene, quella è la porta." Disse indicando un punto oltre le mie spalle.
"Bene!" Mi alzai di scatto sbattendo la mano sul tavolo per poi dirigermi a grandi passi verso camera mia.
Presi un vecchio zaino logoro e ci ficcai dentro un paio di vestiti, soldi e accendini, quelli non bastano mai. Mi tirai il cappuccio delle mia fedele felpa nera sopra la testa e uscì.
Appena fuori dalla mia porta Lori mi guardava storto
"Dove vai?"
"Via" dissi semplicemente superandola.
"Via dove?!" Sbottò
"Non sono cazzi tuoi!"
"Lascialo andare" la voce al piano inferiore di mio padre mi arrivo alle orecchie, il tono era molto di presa per il culo "Andrà a ubriacarsi e tornerà a casa strisciando come sempre" queste parole furono la goccia che fece traboccare il vaso.
Scesi le scale velocemente e mi fiondai in cucina come una furia
"Qualche problema vecchio?"
"Io nessuno, a parte che ho un disonore come figlio.”
"Sai cosa? Capisco perché mamma ti ha lasciato, sei un grandissimo figlio di puttana." sputai a denti stretti e senza aspettare una risposta uscì velocemente da quella che ormai non potevo più considerare "casa".
"Bravo! Scappa! Sei solo bravo a scappare!" Mi urlò mio padre, di risposta mi voltai continuando a camminare, sorrisi e alzai il dito medio in sua direzione.
Per nulla al mondo sarei più tornato in quella casa, se non per prendere le mie ultime cose.



Vagai per i quartieri di Rodeo, camminare mi aiutava a calmarmi, ma l'unica cosa che volevo fare adesso era andare da una persona cara a cercare un po' di conforto.
Non mi piace esporre i miei sentimenti ma in fin dei conti sono un essere umano pure io.
Chiamare Alan? Nah, non capirebbe.
Mike? Sarà con Lily di sicuro, voglio evitare di fare ancora il terzo in comodo fra quei due.
Billie? Pff, figurati, con quel coso peloso e chiassoso che definisce "cane" si è totalmente rincoglionito e non mi ascolterebbe.
Mh...forse....
Mi avviai alla cabina telefonica più vicina, buttai dentro qualche spiccio e chiamai Billie.
Dopo un paio di squilli rispose.


"Pronto?"
"Billie?"
"Si?"
"Sono Tré"
"Oh dimmi amore!" Rispose imitando una vocina femminile, risi.
"Mi devi fare un favore."
"Spara."


Arrivai davanti alla casa che mi aveva detto Billie, il numero e la via erano giusti, il dubbio che potesse aver sbagliato città era alto.
Non poteva vivere in quella mega villa Carly!
Mal che vada avrei detto di aver sbagliato casa, mi avviai alla porta e suonai il campanello. Dopo pochi secondi la porta si aprì e una massa di capelli rossi ricci mi si parò davanti.
"Tré?!" Senza darmi tempo di rispondere Carly mi prese per la felpa e mi trascinò dentro casa, mi spinse verso le scale e mi trascino fino in camera sua.
"Ma sei impazzito?!"
"Ciao anche a te eh."
"Se ti vedono i miei mi uccidono!"
"Me ne vado se vuoi..."
"No...no, no rimani" si sedette sul letto e io feci lo stesso "Perché sei qua?"
"Mh, così, facevo un giro." feci spallucce e lei sorrise divertita
"Certo, ammetti che ti mancavo." disse, o meglio, miagolò.
"Un po' lo devo ammettere." feci buon viso a cattivo gioco, volevo guadagnarmelo un posto dove dormire sta notte!
"Sembri strano, è successo qualcosa?"
"Nah, nulla di che."
"No dai, racconta, a me puoi dire tutto."
"Hai una decina di minuti e della birra? Ah e un posacenere."


Dopo due ore, tre lattine di birra, dodici sigarette e una canna condivisa le avevo raccontato, involontariamente, tutta la storia della mia vita.
"Che stronzo..."
"Non è mai stato un padre molto affettivo ecco..."
"E tua sorella?"
"Se la caverà, lui la adora, non le succederà nulla."
"Quindi...sta notte non sai dove stare?" Mi chiese
"Già."
"Rimani da me, i miei domani mattina escono presto e non entrano mai in camera mia."
"Oh, grazie mille." sorrisi sincero.
"Ma, scusa la domanda, Lily...voi...non...avete..."
"Cos-? No, ma va la! Nulla di nulla"
"Ti va di..."
"Mh?" In un nano secondo le labbra di Carly erano sulle mie, in ancora meno la sua lingua nella mia bocca.
I vestiti scomparvero in pochi secondi, inutili per quello che stavamo per fare.
Le mie mani vagavano per tutto il suo corpo, esplorando ogni centimetro della sua pelle, anche le parti più nascoste e private. La sentivo fremere sotto i miei tocchi e questa cosa mi eccitava come non mai, mi sentivo potente.
"Sicura?" Domandai e Carly con le gote rosse annuì. Per un secondo quei capelli da rossi mi parvero biondi, scacciai subito via quel pensiero.
Presi un preservativo dal mio zaino.




***

"Tré?"
"Mh..."
"Tré, svegliati."
"Mmmh...no."
"Svegliati pelandrone!" Una sensazione di vuoto mi prese allo stomaco e un dolore lancinante mi colpi alla schiena.
"Ma che cazzo!" Sbottai "Perché vengo sempre svegliato così male?!" Poi mi accorsi di non essere nella mia camera, o in camera di Alan, o di Mike, o di Billie...dove cazzo ero?!
"Buongiorno cespuglio col tronchetto della felicità!" La voce squillante e allegra di Carly mi arrivo subito alle orecchie, poi la sua folta chioma di capelli rossi mi si pari davanti alla faccia e le sue labbra si ritrovarono sulle mie.
"Ehi." la salutai dolcemente, per quanto possa essere dolce il saluto di uno che fino a pochi secondi prima aveva sbottato.
Inutile dire che finimmo a fare quella cosa magica e bellissima chiamata sesso mattutino.

"Cristo, il detto sulle rosse è vero a quanto pare..." Sbuffai soddisfatto e sudato.
"Che detto?"
"Nulla, lascia perdere." mi alzai e cominciai a vestirmi
"Che fai?"
"Mi vesto." mi allacciai la cintura
"L'ho notato genio!" Esclamò allargando le braccia "Ma perché lo fai?"
"Ho le prove con la band." mi infilai la maglia.
"Te ne vai?" Il tono un po' deluso.
"Abbiamo un incontro importante sabato, non posso saltare le prove della band." mi avvicinai per darle un bacio di saluto ma girò il viso dall'altra parte.
 "Ehi" cominciai prendendole il mento fra l'indice e il pollice girando il viso nella mia direzione in modo che potesse guardarmi negli occhi "È stato fantastico, tu sei fantastica, ma la band ha bisogno di me ora."
"Certo...Certo! Vai a fare la figura del cretino mentre ti logori lo stomaco a guardare Mike e Lily che tubano come piccioni in amore e a seguire i consigli di Billie che in fatto di amore non sa un cazzo!"


La guardai sbigottito. Che avesse capito che mi piaceva Lily?

"Che ne sai tu?"
"Di Billie che non sa un cazzo di amore?"
"No, quello lo sapevo pure io. Intendo della cosa che hai detto prima."
"Svegliati, la guardi come se fosse la quantitá d'erba piu grande che tu avessi mai visto. E te la vedi fumare davanti tutta da Mike."
"Bel paragone." Mi chiusi nelle spalle, prendendo il mio zaino e facendo per uscire.
"Eddai, Tré. Rimani."
"No, Carly, devo provare con la band."
"Per favore. Tu mi piaci..."
Abbassó lo sguardo, puntando gli occhi semi lucidi ad un lebo del lenzuolo bianco che la copriva fasciandole dolcemente il corpo.
"Carly, non ti azzardare a piangere." la pregai, forse in un modo un po' rude, ma purtroppo non funzionò. Infatti scoppiò in lacrime.
"Mi piace e-e-e n-non lo ca-apisci!"
"Carly tu mi piaci, e non poco, ma..."
"Allora se ti piaccio rimani." Non mi fece finire la frase che mi disse quelle parole con tono freddo, quasi a minacciarmi.
"Carly, te l'ho detto, ho le prove e..." Non riuscì a finire la frase che mi baciò.
"Ti prego, ti prego, ti prego, ti prego."
"Carly..."
"Ti prego, farò tutto quello che vuoi."
"Non mi abbasso a questi giochetti..."
"Almeno rimani ancora un po', ti prego."
"E va bene" sbuffai e mi rimisi nel letto, Carly tutta felice si accoccolò al mio petto e finimmo a farci le coccole, senza sfociare in altro.
"Almeno rimani ancora un po', ti prego"
Per quanto mi fossi lamentato con Billie di lei devo ammettere che aveva ragione: a cosa serviva andare alle prove e stare male a vedere quei due? Siamo dei grandi, non abbiamo bisogno di prove e sinceramente ero molto più impegnato a pensare ai grattini che mi stava facendo Carly, a quelli non posso resistere.

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