Contro Natura

di Sev_394
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Impossibile ***
Capitolo 2: *** Bolidi ***
Capitolo 3: *** Bene e Male ***
Capitolo 4: *** Scelta ***
Capitolo 5: *** Non lasciarmi sola. ***
Capitolo 6: *** Solo noi ***
Capitolo 7: *** Pericolo ***
Capitolo 8: *** La parte migliore di noi ***
Capitolo 9: *** La vera Hermione ***
Capitolo 10: *** Legati dalla notte ***
Capitolo 11: *** L'ombra di se stessa ***
Capitolo 12: *** Amore amaro ***
Capitolo 13: *** Questione di Orgoglio. ***
Capitolo 14: *** L'inizio di qualcosa di bello ***
Capitolo 15: *** Ti devo salvare. ***
Capitolo 16: *** Mi fido di te. ***
Capitolo 17: *** I Malfoy non amano... o forse si. ***
Capitolo 18: *** La musica del mare ***
Capitolo 19: *** Istante dopo Istante ***
Capitolo 20: *** Uno di quei sorrisi. ***
Capitolo 21: *** Trappola ***
Capitolo 22: *** Famiglia ***
Capitolo 23: *** La nuova missione ***
Capitolo 24: *** La morte nel cuore ***
Capitolo 25: *** A un passo dall'incubo ***
Capitolo 26: *** L'esistenza della felicità ***
Capitolo 27: *** La fine di tutto. ***



Capitolo 1
*** Impossibile ***


Capitolo 1 Impossibile
~~Aprì gli occhi di scatto, aveva sognato ancora quella lurida Mezzosangue. Come accadeva ormai da una settimana, lei non implorava perché le risparmiasse la vita ma invece stava lì in piedi davanti a lui spingendolo a ucciderla; lui si rifiutava, in lacrime. Sicuramente era stato sottoposto a una qualche specie di fattura. Proprio in quel momento la piovra gigante passò davanti alla sua finestra. Era a quello che lui apparteneva, a Serpeverde, ai Mangiamorte; lei era una Grifondoro so tutto io. Gli dava i nervi trovarsela costantemente in mezzo ai piedi, figuriamoci ora che se la ritrovava nei sogni. Sempre dietro a quel Potter, come un cagnolino fedele. Solo perché era il “Prescelto”. Figuriamoci, sarebbe stato una passeggiata ucciderlo, se solo il Signore Oscuro gli avesse dato il permesso…
Scese in Sala Grande e entrando si sedette con passo spedito al suo tavolo, premurandosi di avere la visuale aperta sui Grifondoro. Lei non era ancora scesa. Addentò una mela che aveva a portata di mano e attese. Dopo circa quattro minuti qualcosa di svolazzate varcò la porta. Lunghi capelli castani che affollavano i suoi sogni. Qualcosa dentro di lui decise che aveva bisogno dei suoi occhi. Si alzò senza pensarci e urlò “Ei, Granger! Come stanno mamma e papà? Altri morsi di bambini famelici?” La ragazza si voltò confusa lasciando cadere uno sguardo gelido su di lui. Questo bastò a bloccargli il fiato per un istante. Hermione trattenne Ron Weasley per la divisa mentre lui rispondeva “Problemi Malfoy? Che c’è il lato oscuro non è divertente e hai bisogno di sfogarti con Hermione?” dicendo questo si voltò e mise un braccio attorno alla spalla della Granger. Draco si lasciò cadere sulla sedia, continuando a fantasticare su come tranciare il braccio di Weasley, quando Hermione si girò e gli lanciò un occhiata da sopra una spalla. Il suo cuore batté più forte. Si sicuramente aveva subito una brutta fattura.

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Capitolo 2
*** Bolidi ***


~~Capitolo 2 : Bolidi
“Draco che hai? Sembri assente”. Pansy Parkinson lo guardava preoccupata, tentando di toccargli la mano. Lui la ritrasse brusco; gesto dal quale Pansy sembrò ferita. “Non ho nulla. E ora lasciami solo.” La ragazza si alzò sdegnata e uscì in tutta fretta dalla sala comune dei Serpeverde. E invece Draco qualcosa aveva, eccome se ce l’aveva. Tutta la mattinata a pensare al sogno che per la prima volta, quella notte, era cambiato “Fallo Draco, se mi ami davvero, fallo.” E lui l’aveva fatto. Un lampo di luce verde si era stagliato contro quel viso dolce, lasciandola tramortita a terra. In quell’istante qualcosa di caldo e stranamente umido era scivolato sul volto pallido di Draco Malfoy. Lacrime. Continuavano a scendere, dolorose e amare. Lui si era inginocchiato accanto al corpo ansimante di lei, prendendola tra le braccia, con il viso a pochi centimetri dal suo. “Ti amo anche io.” E si era spenta, con quelle parole dolci ancora sulle labbra. “Malfoy! Andiamo! Tra dieci minuti inizia la partita!” Zabini lo riscosse dai suoi pensieri riportandolo alla realtà. Ora non c’era tempo per rimuginare, doveva battere quei Grifondoro… ci sarebbe stata anche lei. Scosse la testa violentemente, lasciando ondeggiare i capelli biondo platino. Avrebbe battuto Potter, si, e gli avrebbe fatto capire chi era il migliore. Si cambiò in frette negli spogliatoi, uscì e montò sulla sua Nimbus  2001. Faceva freddo e le mani si aggrappavano alla scopa a fatica. Lo sguardo andò verso gli spalti e intercettarono una massa di capelli castani che nascondevano gli occhi nocciola. “Hermione!” si voltò di scatto. Tra gli anelli c’era Ron Weasley che salutava allegramente Hermione Granger. Si voltò ancora e vide la ragazza ricambiare il saluto con la mano, mentre con l’altra si spostava i capelli dal volto accarezzandosi la pelle. A Draco ribollì il sangue nelle vene, improvvisamente non faceva più tanto freddo. La partita cominciò e localizzò Harry Potter a un paio di metri sopra di lui. Sfrecciò giusto in tempo per evitare un bolide che si diresse dritto dritto sugli spalti di Grifondoro, mancando per poco Hermione. Le parole uscirono dalla bocca senza il suo consenso dirette al battitore della sua squadra “Hey brutto idiota! La stavi per colpire!” Agitandosi sulla scopa non si accorse del bolide che si stava scagliando verso di lui, e lo colpì proprio in mezzo alle scapole, facendolo cadere dalla scopa. Un dolore lancinante alla testa lo svegliò. L’infermeria era buia, probabilmente era sera. Sembrava essere da solo. Abbandonò la testa sul cuscino, permettendo ai pensieri di riaffiorare. L’aveva difesa, aveva difeso una Mezzosangue. Se suo padre lo avesse saputo sarebbe stata la fine per lui. Come gli era saltato in mente? Non lo sapeva, la sua bocca aveva fatto tutto da sola, agendo per una causa silenziosa portata avanti dal cuore. Chiuse gli occhi e le sue narici vennero invase dal suo profumo, così dolce e delicato. Un’allucinazione a cui decise di non opporsi, d’altronde era solo. L’allucinazione si evolse; sentì qualcuno sedersi sul materasso accanto a lui e prendergli la mano. L’altra mano era calda e morbida, sembrava reale. Si divertì a immaginare che fosse proprio Hermione Granger quella accanto a lui. E forse ci riuscì bene perché sentì addirittura la sua voce, come era nei sogni, soave e armoniosa, talmente chiara da suonare reale. “Draco, svegliati. Draco! Sono io, Granger.” Quando la mano morbida allentò la presa sulla sua, Draco si oppose e la strinse più forte. Aveva paura di aprire gli occhi e accorgersi che era tutto un sogno, ma se non lo fosse stato? Aprì gli occhi lentamente e subito si accorse di una luce che prima non c’era, una lampada appoggiata sul comodino. Gli occhi vagarono verso la mano che stringeva la sua. E effettivamente la mano c’era. Sollevò lo sguardo fino ad incrociare gli occhi dell’ospite. “Ciao Draco.” Disse Hermione sorridendo.
 

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Capitolo 3
*** Bene e Male ***


~~Capitolo 3 :Bene e Male

 
“Granger? S-sei tu? Co-cosa ci fai tu qui?” balbettò il biondo sicuro di essere ancora addormentato.

“Da quando Draco Malfoy balbetta?” chiese lei beffarda. La lampada le illuminava solo parte del volto, ma questo bastava a far vedere la sua bellezza.

“Sono stato colpito da un bolide” rispose lui mettendosi meglio a sedere. Era davvero lei. E lo stava guardando, sorridendo. Il cuore accelerò. Doveva ricordarsi di chiedere a Madama Chips quale tipo di fattura gli avessero fatto.

“Me ne sono accorta, veramente se ne è accorta tutta Hogwarts. E si è resa conto anche del motivo per il quale ti sei beccato quel bolide in piena schiena…” Hermione arrossì lievemente e abbassò lo sguardo sulle dita che ancora erano intrecciate a quelle di Malfoy. Strattonò la mano e le guance le si colorarono del tutto. “Mi hai difeso, Draco. Grazie molte.”

Lui fissò lo sguardo su di lei, deciso a godersi ogni istante di quel bellissimo sogno.
 
“Non si tratta solo di questo. Una Grifondoro perfettina come te non esce dal dormitorio in piena notte solo per ringraziare.” Con queste parole si avvicinò ancora di più a lei. Tra i loro visi c’era spazio solo per i respiri caldi dei due giovani che si guardavano negli occhi spaventati da ciò che stava accadendo. Draco era affascinante, sicuro e Hermione era attratta da lui nonostante sapesse quanto questo fosse sbagliato. Se era possibile, Draco Malfoy stava peggio; si era perso in quegli occhi caldi che promettevano cose meravigliose che lui era sicuro di non poter mai conoscere, annaspava in un mare di debolezze verso la luce che emanavano gli occhi di lei, ma veniva irrimediabilmente tirato a fondo dal peso di quel tatuaggio scuro che ardeva sul suo braccio sinistro.

 “Sei tu il problema! In queste ultime settimane non fai altro che guardarmi di sottecchi, addirittura mi difendi ad una partita di Quidditch! Che cosa c’è, per caso mi stai studiando per consegnarmi nelle mani del tuo padrone?” Draco rabbrividì al pensiero di Hermione nelle mani del Signore Oscuro. E poi una voce dentro di luì si levò fredda e sibilante “è solo una Mezzosangue”. No. Non era solo una mezzosangue per Draco Malfoy, non più. Ma non poteva ammetterlo, non poteva rinnegare quello che era sempre stato.

“Tu vaneggi.” Disse lui allontanandosi da Hermione. Reprimeva il desiderio di incrociare i suoi occhi ancora, temendo di leggervi il disgusto che in quel momento lui provava per se stesso.

“No. So benissimo cosa sto dicendo. E io non mollerò, Draco Malfoy, io scoprirò cosa ti ronza per la testa. Non preoccuparti.” Con queste parole si alzò dal materasso ma Draco le afferrò un polso tirandola verso di se. Tanto valeva provocarla un po’.

“Sta attenta Granger, non si sa cosa si può trovare nella mia testa.” Le ammiccò.

“Non preoccuparti Malfoy, so cavarmela da sola.” Rispose lei con una scintilla di determinazione che fece fremere il ragazzo. Hermione si allontanò dal letto con passo deciso ed estremamente sensuale, che fece pensare Draco. Hermione Granger non era più la ragazzina insopportabile di sei anni prima, ora era una donna forte e coraggiosa quanto bella, che stava affrontando una guerra magica che la riguardava in prima persona a sangue freddo e con ingegno. Ma era una Mezzosangue amica dello Sfregiato che dovevano uccidere. Non sarebbe stato prudente affezionarsi a lei. In nessun caso. Chiuse gli occhi e si abbandonò ai suoi soliti sogni.

Quella mattina in Sala Grande la Granger non c’era. Il Rosso, Potter e la ragazza Weasley stavano confabulando tra loro. Malfoy non parlò con nessuno dei suoi compagni che sembravano ignorarlo completamente, forse credevano che fosse impazzito. Non sopportava più tutti quegli sguardi accusatori, anche da Pansy Parkinson che prima stravedeva per lui.

“Cosa avete da guardare eh?” e sbuffando uscì dalla sala. Davanti all’ingresso della Sala Comune, Draco indugiò un momento. Chissà dove si era cacciata la Granger. No, non poteva essere preoccupazione quella che gli fermentava nel petto, stritolandogli lo stomaco. Ma senza pensare uscì dai sotterranei e si diresse in biblioteca sicuro di poterla facilmente stanare in quel posto. Entrò dalla porta di legno e venne subito investito dal profumo di libri antichi e cera di candele vecchie. Cercò tra tutte le scrivanie ma della ragazza non c’era traccia. Ma sull’ultimo scrittoio in un angolo buio c’era un libro aperto . Malfoy si avvicinò e lesse l’ultima riga della pagina su cui era rimasto aperto “Per sconfiggerlo, devi conoscere ogni arma del tuo avversario” Gli affiorò tra le labbra un ghigno soddisfatto. Voleva ‘Conoscerlo Meglio’. E dove poteva una ragazza conoscere meglio un Mangiamorte? Lo sguardo di Draco indugiò tra gli scaffali. Un cancello di ferro era leggermente accostato. Il Reparto Proibito, certo. Coraggiosa la ragazza senza dubbio. Si avvicinò alla soglia di metallo quando un grido straziante gli strappò il cuore dal petto. Corse dentro e cominciò a vagare tra i ripiani carichi di Maledizioni e Incantesimi Oscuri. Non riusciva a immaginare cosa potesse essere successo a una creatura così fragile in un mondo del genere, il suo mondo. Troppo diversi, il bene e il male. Finalmente la trovò, accasciata a terra con un mantello di fianco a se e un libro nero come la pece a pochi passi dal corpo inerte. Rimase in ascolto attendendo di sentire i passi di Madama Pince, che non arrivarono mai. Si gettò quindi a terra, di fianco al corpo di Hermione. La prese tra le braccia come aveva fatto nel sogno, respirava ancora. La scosse leggermente ma non rinsavì. Teneva gli occhi chiusi ma cominciò ad agitarsi tra le braccia del Serpeverde.  Borbottava parole incomprensibili e smaniava. Draco la strinse più forte contro il petto e le sussurrò all’orecchio

“Tranquilla, va tutto bene, tutto bene.” I borbottii tacquero per un’istante e lasciarono posto alle parole.

“Non andare via, Draco, non lasciarmi sola.”

 

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Capitolo 4
*** Scelta ***


   
~~Capitolo 4: Scelta

“Non andare via, Draco, non lasciarmi sola”.

Quelle parole entrarono di prepotenza nel cuore di Draco Malfoy,
che fino a quel momento non aveva voluto accettare il nuovo sentimento
che gli metteva radici dentro, sempre più forte, sempre più sbagliato.

Guardava la ragazza che era svenuta tra le sue braccia e si rimproverava ogni cosa.
Se non fosse stato per lui, lei non sarebbe andata nel reparto proibito.
Lei era la luce, lui il buio più profondo.

Era un pericolo per Hermione Granger, Mezzosangue. Era un pericolo per quella
creatura che aveva risvegliato il suo cuore di ghiaccio. Perché ‘I Malfoy non amano’.
E se lui fosse stato l’eccezione?

Non poteva rischiare di trascinare nel suo mondo malvagio la persona che ora stringeva fra le braccia.

Destino crudele quello di Draco Malfoy. Innamorato di qualcuno che per lui sarebbe rimasto irraggiungibile,
ma si sarebbe sacrificato per lei, sarebbe rimasto nell’ombra, perché quello era il suo posto.
Il posto che gli era stato destinato fin dalla sua nascita.

Sarebbe stato meglio per tutti. Hermione sarebbe rimasta al sicuro,
tra le persone che l’amavano. Ma lui non aveva il diritto di esserci, lui era il suo nemico naturale.
E i nemici non possono amarsi.

Probabilmente non si sarebbe ricordata di aver parlato,
probabilmente non era cosciente quando ha detto ciò che ha detto.
Draco si sarebbe rassegnato, l’avrebbe dimenticata. Per il bene di Hermione.

Si alzò e prese la ragazza ancora svenuta tra le braccia, sollevandola. 
Coprì entrambi con il mantello, che sapeva benissimo essere un mantello dell’invisibilità,
e uscì con passi felpati dalla biblioteca.

L’ infermeria era deserta e lui adagiò il corpo di Hermione su un lettino.
Strappò un pezzo di pergamena e vi scrisse con una piuma nera:

                                                                                                         Addio Amore Mio.

Ancora una volta stava piangendo. Se suo padre lo avesse visto cosa avrebbe pensato di lui?
Ma ora suo padre non c’era e lui era solo con la ragazza che amava.

Perché si, quello per Draco Malfoy era amore.
Un amore contro natura che andava soppresso immediatamente.

Poggiò il biglietto nelle pieghe del mantello dell’invisibilità,
che ripose con cura sotto la veste di Hermione. Per un attimo fremette al contatto con quella pelle candida e calda,
sperando solo che lei si svegliasse e gli chiedesse di restare.

Lui non aspettava altro, se lei glielo avesse chiesto sarebbe rimasto,
se lei glielo avesse chiesto sarebbe addirittura morto. 

Ma lei non aprì gli occhi e non parlò, abbandonandolo alla sua decisione, estremamente dolorosa, estremamente difficile.

Si piegò su di lei e la guardò. Così bella, così delicata.
Il suo compito era proteggerla e lo avrebbe fatto allontanandosi per sempre da lei.
Avrebbe lasciato che Hermione Granger vivesse la sua vita.

Continuò a guardare per un attimo quelle labbra perfette, tentato di assaggiarne il sapore,
anche solo per un momento… e così fece.
Fu un attimo e le sue labbra erano adagiate delicatamente su quelle della ragazza immobile.

Erano così morbide, così dolci. Come avrebbe voluto che rispondessero al bacio.
E invece rimasero inerti, bagnate dalle lacrime del ragazzo che ancora continuavano a scendere copiosamente.

Staccarsi dalla ragazza fu la cosa più dolorosa che Draco dovette fare.
Procedette verso la porta senza guardarsi indietro sicuro che nel vederla ancora una volta si sarebbe arreso.

“Non andare via, Draco, non lasciarmi sola”

E ora lui la stava lasciando sola.

La stava abbandonando per il suo bene, per permetterle di sopravvivere.

Lui l’amava. Lei non lo sapeva e non lo sarebbe mai venuto sapere.

Ma lui l’avrebbe continuata ad amare in silenzio,
nascosto dalla maschera che egli stesso si era costruito.                     
                                     

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Capitolo 5
*** Non lasciarmi sola. ***


                                                                                                                                                                    Ciao a tutti!! Ora ci saranno un paio di
                                                                                                                                                                    di capitoli riservati alla nostra Hermione.
                                                                                                                                                                    Spero vi piacciano! Buona lettura!



 

Capitolo 5: Non lasciarmi sola.
 

Da quel giorno in infermeria, Hermione Granger non aveva pensato ad altro.

Doveva scoprire ad ogni costo cosa nascondevano quegli occhi color della tempesta.

Non aveva parlato con nessuno dei suoi sospetti e non aveva intenzione di far trapelare nulla.

Scese in sala comune pronta per un’altra giornata di ricerca.

“Herm!” una voce cristallina attirò la sua attenzione.

“Oh Ginny, buon giorno.”

“Cosa stai combinando in questi ultimi giorni, Hermione?”

“Che cosa intendi?” Hermione si irrigidì.

“Sono la tua migliore amica, mi accorgo se mi stai nascondendo qualcosa.

E ho la netta sensazione che si tratti di Malfoy”

Come….?

“Malfoy? Ginny cosa stai dicendo…”

“Quando ti sentirai pronta per parlarne io sono qui”

Strofinò la mano sulla spalla della ragazza e uscì dal buco del quadro della Signora Grassa.

Hermione Granger rimase lì a guardare la parete senza vederla davvero.

Doveva capire cosa le stava facendo Draco Malfoy,

doveva capire il motivo per il quale da due settimane non faceva altro che pensare a lui.

E sicuramente la risposta si trovava in biblioteca.

Una fattura potente, decisamente. Forze una Maledizione Imperius.

Ma quale era il suo obbiettivo? Torturarla fino alla follia?

Si riscosse e uscì, diretta alla biblioteca.

Percorse i corridoi a testa bassa, terrorizzata all’idea di poter scorgere il ragazzo che era entrato di

prepotenza nei suoi pensieri.

Varcò il grande portone di legno della biblioteca stando bene attenta a non essere seguita da nessuno.

Amava la biblioteca, l’odore dei libri e del legno,

tutto questo la faceva sentire a casa, al sicuro.

Per quanto conoscesse a memoria ogni paragrafo e ogni parola di tutti i libri presenti,

non si stancava mai di sfogliare quelle pagine sottili come un alito di vento

ma preziose come un diamante.

Da dove cominciare una ricerca come quella?

Alzò la testa e iniziò a leggere ogni titolo:

Piante medicinali delle montagne dell’Ovest,

Sirene del Mar Baltico,

Incantesimi di Levitazione e Disillusione.


E poi il suo sguardo si posò su un grosso tomo dall’aria molto antica.

Sulla copertina era stampato, in un’elegante grafia dorata, il titolo:

Tattica difensiva.

Era un libro babbano.

Hermione ne era certa. Lo aveva già visto in una biblioteca a Londra.

Ma cosa ci faceva un libro Babbano nella biblioteca di Hogwarts?

Si diresse verso un leggio in un angolo buio della sala e si mise a sfogliare le pagine.

Probabilmente era stato scritto negli anni della Prima Guerra Mondiale.

Non si parlava di incantesimi, ma di fucili e ritirate.

Una frase in particolare attirò l’attenzione della ragazza:

“Per sconfiggerlo, devi conoscere ogni arma del tuo avversario”

Ma certo. Doveva conoscere meglio la Magia Oscura.

Per entrare nella mente di Draco Malfoy doveva prima entrare nel suo mondo.

Ma dove trovare notizie sulla Magia Oscura?

Il Reparto Proibito.

“No, Hermione è troppo rischioso.”
Devo farlo.
“Potrebbero espellerti o rinchiuderti ad Azkaban!”
Devo farlo.
E lo fece.

Entrò nel cancello di ferro e annusò l’aria.

Non c’era più odore di libri, ma l' odore della paura, odore di Morte.

Prese un respiro profondo e proseguì.

Madama Pince probabilmente era andata a fare colazione.

Le copertine dei libri erano scure e tetre, come probabilmente quello che contenevano.

Con tutto il coraggio che aveva nel cuore si avvicinò a uno scaffale.

Modificare la mente di un mago.

Perfetto. Avrebbe cominciato da lì.

Il libro sembrava vivo. Sussultava e respirava mentre Hermione Granger lo sfilava dal ripiano.

Lo aprì con mani tremanti, pronta al peggio.

E invece dalle pagine opache si alzò una dolce melodia che entrava in ogni cellula del suo corpo,

rilassandola e tranquillizzandola.

Osservando le pagine, Hermione notò che assumevano un colore sempre più chiaro,

dal nero al grigio, dal grigio al bianco,

dal bianco a pura luce.

La ragazza dovette strizzare gli occhi per non rimanere abbagliata.

E poi la Luce si interruppe.

Al suo posto era apparsa una figura che si muoveva sinuosa tra le pagine.

Si trattava di una donna.

Era bellissima, ma non sorrideva.

Anzi, guardava cupa la ragazza che l’aveva svegliata. E poi parlò.

“Sei una Mezzosangue.”

“Si.” Rispose con voce strozzata la ragazza.

“È per causa tua che moriranno.” Ribadì la donna freddamente.

“Cosa… chi? Chi morirà?” Hermione era spaventata.

“Se davvero vuoi conoscere, devi pagare un pegno.”

“Cosa devo darle?” la ragazza non rispondeva più di se stessa.

Bramava con ogni fibra del suo corpo di conoscere il futuro.

Di conoscere la sorte dei suoi amici.

“Il tuo sangue.”

Sangue.

Hermione prese senza pensare la bacchetta e si ferì il braccio con un incantesimo.

Tenendo lo sguardo fisso sulla donna, fece cadere una goccia di sangue  sulla pagina candida.

La sua mente fino a un attimo prima completamente vuota, fu riempita di immagini.

C'era un odore stantio, come se si trovasse in una cantina.
Lentamente si abituò alla flebile luce che proveniva da una feritoia in alto.
Si trovava in una cella di pietra. Faceva freddo ed aveva paura.
D’un tratto una luce illuminò alcune sbarre che costituivano l’unica via d’uscita.
La ragazza si gettò sulla porta tentando di aprirla. ovviamente era chiusa.
Indietreggiò spaventata ma inciampò su qualcosa, o meglio qualcuno.
A terra giacevano una dozzina di corpi, tra cui quello di Harry, Ron, Ginny e di tutti i suoi amici.

                                                                                                                                                     Rimase senza fiato,
                                                                                                                                                        con gli occhi sbarrati dallo sgomento.
                                                                                                                                                        La luce si mosse verso la parete opposta
                                                                                                                                                        sulla quale lampeggiava,
                                                                                                                                                        scritta con il sangue di quei cadaveri,
                                                                                                                                                        MEZZOSANGUE MORIRAI.
                                                                                                                                                        Hermione urlò come mai aveva urlato in vita sua.
                                                                                                                                                        Con ancora riflessi negli occhi i volti dei suoi cari, morti.


 

Qualcuno stava riscaldando il suo corpo, ma lei non riusciva a vederlo.

Si sentiva stretta in un abbraccio confortevole, come il sole dopo un uragano.

“Tranquilla, va tutto bene, tutto bene.”

Quella voce. Dolce come il miele.

Le narici furono invase dal suo odore, mela verde e menta fresca.

 Non aveva bisogno di vederlo per capire che senza di lui n sarebbe stata nulla, in quel momento.

Si aggrappava a quel profumo con tutte le sue forze, per non cadere ancora nell’oblio della paura.

Con lui era al sicuro, non le sarebbe successo nulla.

Non sapeva il perché, ma ne era sicura.

Come se lo avesse sempre saputo.

“Non andare via, Draco, non lasciarmi sola.”

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Capitolo 6
*** Solo noi ***


Ciao ragazzi!
Ecco un altro capitolo!
da qui la storia comincia a prendere forma.
Spero vi piaccia. Baci! :)


 

~~Capitolo 6: Solo Noi.


Le faceva male la testa.

Non sapeva dove fosse.

Gli occhi faticavano ad aprirsi.

Dalla pelle sottile delle palpebre, filtrava della luce.

Probabilmente era mattino.

Attorno a lei c’era un brusio sommesso.

“Cosa dite le sia successo?”

“Non lo so. Ma Madama Chips ha detto che si dovrebbe svegliare da un momento all’altro”

Madama Chips. Doveva trovarsi in infermeria.

Ma perché?

Un lampo nella sua mente fece riaffiorare il volto morto di Harry Potter.

Il dolore aumentò insieme alla paura.

“Oh miseriaccia! Mi sembra che si stai svegliando! Guarda Harry.”

Hermione sentì qualcuno muoversi vicino a lei.

“No Ron. Non mi sembra. Magari sta avendo un incubo.”

“Povera Herm.” Sospirò Ginny. “Beh ora lasciamola riposare. Su fuori”

E la stanza cadde ancora nel silenzio totale.

Quando fu sicura di essere completamente sola, aprì gli occhi.

La luce era forte e calda.

Attorno a lei tutto sembrava risplendere.

Si mise a sedere e la stanza le vorticò attorno.

Hermione si prese la testa tra le mani e cercò di fermare il mondo che continuava a girare, violento.

Finalmente tutto si fermò e Hermione avvertì la presenza di qualcosa di morbido sotto la divisa.

Infilò la mano ed estrasse un mantello.

Sorrise. Aveva preso l’idea da quello di Harry.

Un vecchio mantello protetto attraverso degli incantesimi di Disillusione.

Da quando Lord Voldemort aveva fatto ritorno lo portava sempre con se.

Ma qualcosa non andava. Il mantello scricchiolava come se fosse stato di carta.

La ragazza lo aprì e vide che effettivamente conteneva un pezzo di carta.

Lo prese in mano delicatamente e lo lesse trattenendo il respiro.
 

                                                                                  Addio Amore mio.
 

Quelle tre parole esplosero nella mente vuota di Hermione Granger come dinamite.

Chi diavolo poteva averlo scritto?

Chi poteva essere così folle da innamorarsi di lei in un momento difficile come quello?

Era una Mezzosangue!

 E se poi l’amava davvero come diceva nel messaggio per quale ragione non si era fatto avanti?

Osservò attentamente la scrittura.

Era sottile ed elegante. Non familiare.

Portò la pergamena al naso e annusò.

Odore di…. Mela verde.

Mela verde.

Senza pensarci un istante saltò in piedi e corse fuori dall’infermeria.

Era ancora in tempo per la prima ora di lezione.

Aveva Trasfigurazione. In comune con Serpeverde.

Perfetto.

Avrebbe saputo la verità.

Mentre correva verso l’aula estrasse la bacchetta:

“Accio libro di trasfigurazione!” e il libro sfrecciò dritto tra le sue mani direttamente dalla Torre di Grifondoro.

Trafelata varcò la soglia dell’aula nell’esatto momento in cui la campana segnava l’inizio della lezione.

Doveva trovare un buon posto.

E finalmente lo vide.

Una testa bionda faceva capolino tra le ultime file, era solo e accanto a lui c’era un posto vuoto.

Ci si fiondò senza riflettere.

Il biondo parve sorpreso.

“G-Granger.”

“Malfoy.” Rispose lei gelida.

Non disse nulla del biglietto e attese che la McGranitt desse qualcosa da scrivere.

E finalmente il momento arrivò.

“Ora, se non vi dispiace scrivete questa formula sulla vostra pergamena”.

Hermione si addrizzò sulla sedia e prese la pergamena continuando a fissare Draco con la coda dell’occhio.

Il ragazzo iniziò a scrivere.

Elegante e Sottile. Identica a quella del messaggio.

Hermione gioì e si rabbuiò allo stesso tempo.

Malfoy… Malfoy era innamorato di lei? Come era possibile?

Lui era un Mangiamorte.

Avrebbe dovuto ucciderla non amarla.

La campanella suonò.

Preparò la borsa in fretta e lasciò il biglietto sotto lo sguardo attonito di Draco.

Lui alzò gli occhi di ghiaccio, scioccato.

Hermione uscì dalla classe certa che lui l’avrebbe seguita.

“Herm! Cosa ci fai qui? Dovresti essere in infermeria!”

“Non ora Ron, dopo ti racconterò tutto.”

No, non lo avrebbe fatto.

Non avrebbe mai raccontato ad uno dei suoi migliori amici che sospettava che Draco Lucius Malfoy,

Mangiamorte,

figlio e nipote di un Mangiamorte,

fosse innamorato di lei.

Camminò a passo svelto lontano dalla folla fino a quando giunse all’entrata di una classe vuota.

Si appoggiò allo stipite della porta aspettando il ragazzo.

Stringeva i libri contro il petto e poteva sentire il suo cuore rimbombare contro di essi.

Lui arrivò come una furia.

Le passò accanto entrando nella classe e le prese un polso,

tirandosela dietro, dopodiché chiuse accuratamente la porta.

Stringeva nel pugno il biglietto.

“Cos’è questa roba?” chiese, rosso in volto.

“Dimmelo tu” Hermione cercava di mantenere un comportamento distaccato e sicuro,

mentre dentro aveva voglia di correre incontro al ragazzo e picchiarlo, e poi baciarlo e poi ancora picchiarlo.

Dio, quanto era bello.

Era sempre stato così bello?

Forse si, ma lei lo aveva visto solo adesso.

“Senti Mezzosangue, forse tu credi di…”

Ma lei si avvicinò a lui con sguardo minaccioso, impedendogli di finire la frase.

“Draco, so che tu mi hai salvato dal reparto proibito. Me lo ricordo.”

Lui ammutolì.

“E so anche che quel biglietto è tuo. Coincide con la tua scrittura.”

Per un attimo balenò nello sguardo di lui un lampo di sorpresa mista a paura.

Ma poi il Draco di sempre tornò, con un sorriso malizioso e uno sguardo arrogante.

“Cosa ti fa credere che sia proprio io?”

“Ne sono certa.”

“E se magari ti stessi prendendo in giro perché… mi annoio?”

Lei non rispose. Era una possibilità che non aveva valutato.

Che stupida era stata. Lui l’aveva solo presa in giro.

Draco scoppiò in una risata arrogante.

Era ancora più bello quando rideva.

No Hermione! Lui ti ha preso in giro! Ti ha umiliata.

Suo malgrado gli occhi le si riempirono di lacrime e istintivamente alzò la mano per colpire il ragazzo.

Lui smise di ridere, ma manteneva un sorrisetto odioso sulle labbra.

“Avanti, Granger, fallo. Se sei una vera coraggiosa fallo.”

E lei lo fece.

La sua mano si scagliò contro il viso angelico di lui che però nascondeva più di un demone.

Draco rimase colpito per un istante.

“Complimenti Mezzosangue.”

Bloccò la mano ancora tremante di lei e la spinse alla parete, premendola contro il suo corpo.

Hermione riusciva a sentire il suo odore, il suo cuore e ogni singolo muscolo guizzare per l’eccitazione.

Gli occhi di ghiaccio si perdevano lenti in quelli nocciola.

Si affrettò a poggiare le labbra su quelle di Hermione,

prima castamente e poi con sempre più passione.

I giovani si sciolsero nel calore di un bacio proibito, quanto meraviglioso,

scoprendosi lentamente perfetti l’uno per l’altra.

Le lingue giocavano a rincorrersi al ritmo sfrenato dei loro cuori che per la prima volta battevano all’unisono.

Non c’erano più Mezzosangue e Purosangue.

C’erano solo loro due.

Draco e Hermione.

Persi nel loro amore.

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Capitolo 7
*** Pericolo ***


~~Capitolo 7: Pericolo

 

Bloccò la ragazza contro il muro, trattenendola con il peso del suo corpo.

Il suo fiato caldo era come un’eccitante per lui,

non vedeva altro che le sue labbra carnose.

Moriva dalla voglia di assaggiarle, di assaporarle, di viverle.

È sbagliato, Draco. Non farlo.                                                                                                                                                                                                          Fanculo.

Poggiò le labbra su quelle di lei.

Sapevano di buono, sapevano di casa.

Aveva voglia di lei, di strapparle quei vestiti da dosso per godere della sua presenza,

per poter assaporare la sua pelle e farla vivere di lui, farla vivere insieme a lui.

Mentre stringeva Hermione ancora più forte a sé,

passò la mano sotto la sua maglietta, accarezzandole i fianchi.

Salì sempre più su.

Lei gemette leggermente e poi si staccò da lui.

Fu come se l’avessero privato dell’ossigeno.

Ma lei sembrava felice.

“Vieni con me” gli disse prendendolo per mano.

Corsero per i corridoio nel più totale silenzio, fino all’ingresso della Torre di Grifondoro.

“Cosa…” chiese Draco, sbigottito.

Lei si guardò intorno e poi si avvicinò al ragazzo.

“Zitto.” E gli diede un lieve bacio sulle labbra.

“Ottimo modo per azzittire una persona Granger” sorrise lui.

Entrarono nel buco del ritratto.

“A quest’ora sono tutti a lezione. Seguimi.”

Salirono delle ripide scalette e arrivarono in una sala circolare con quattro letti  coperti da tende rosse.

E in quel momento Draco capì.

Lì, in quella stanza, lei sarebbe stata sua.

La prese per i fianchi e la fece stendere sul letto.

Hermione gli gettò le braccia dietro il collo, baciandolo.

Draco muoveva le mani lentamente sul suo corpo.

Tenendo gli occhi fissi nei suoi, toglieva ogni strato di abiti che lo divideva da diventare parte di lei.

E finalmente successe.

Entrò dentro il suo corpo, dentro la sua anima, consapevole che da quel momento sarebbe vissuto solo per lei.

Draco era sopra di lei e si muoveva lento, dolcemente.

La ragazza lo tirò per un braccio, rotolando di lato, portandolo sotto di se.

Lui l’ammirava prendere in mano la situazione, lasciando che la donna dentro di lei esplodesse in un’ondata di passione.

Ruotava il bacino sopra di lui, gettando i capelli all’indietro.

Solo in quel momento, Draco Malfoy si accorse di quanto quella creatura fosse meravigliosa.

Si stesero l’uno accanto all’altra, contemplandosi a vicenda.

Il sole entrava di sbieco dalla finestra, illuminandole il corpo nudo.

Era bellissima. Non come le altre dozzine di ragazze che aveva avuto. No.

Lei era diversa, unica.

Non era solo una valvola di sfogo, Hermione Granger era qualcosa di più.

Qualcuno che era riuscito a sciogliere il cuore di Malfoy.

Lei spostò la mano sulla sua guancia.

“Perché?” chiese sussurrando.

“Perché cosa?”

“Perché ti interessi a me?”

Draco rise.

“Io ho provato a resisterti, te lo giuro, ci ho provato con tutto me stesso. Eppure ho fallito. Tu sei entrata nella mia testa e non sei più uscita. Io non mi interesso a te, Hermione, io ho scelto te.”

Hermione sorrise e gli diede un altro dolce bacio.

“Non abbandonarmi, Draco”

Quanto suonava dolce il suo nome pronunciato da quelle labbra di velluto.

“Mai.”

“teniamo questa… cosa per noi, ok? Non credo che i miei amici approverebbero.” E lo sguardo di lei si mosse istintivamente vero il suo braccio sinistro, dove il Marchio Nero avvampava.

“Giusto, lo Sfregiato non approverebbe.”

“Non chiamarlo così, Draco. Lui è la nostra ultima speranza.”

La nostra ultima speranza.

Ma per lui era l’ultima minaccia da eliminare.

Hermione si strinse ancora di più a Draco e gli sussurrò

“Tu non sei come loro Draco. Sei diverso. Sei ancora in tempo per fare la cosa giusta.”

“Mi ucciderebbero, ucciderebbero te Hermione! Io devo proteggerti.”

“Se tu sei con me non può succedermi nulla. Quello non è il tuo mondo.”

“è complicato.”

Lei sorrise radiosa

“Lo so, Draco Malfoy, ma io ti salverò. E lo sai che io mantengo sempre le promesse.”

Quella ragazza sarebbe stata sua per sempre. Nessuno gliel’avrebbe portata via.

Per nessuna ragione.

  ----------------------------------
 

Nei giorni seguenti Draco fu di splendido umore.

Cosa poteva andare storto, quando la ragazza perfetta era al tuo fianco?

L’unica cosa davvero dolorosa era doversi trattenere,

dover evitare di correre verso di lei e prenderla fra le braccia, di stringerla e baciarla fino a toglierle il fiato.

Si vedevano ogni giorno, in segreto.

Lui l’aspettava in uno sgabuzzino delle scope e poi la tirava dentro.

“Ciao, Mezzosangue.” Disse quel giorno accarezzandole una guancia.

“Malfoy” rispose lei sorridendo.

Si alzò in punta di piedi per raggiungere il volto di lui, appoggiando le labbra sulle sue.

Draco le cinse la vita e la sollevò da terra, spingendola contro il muro.

Hermione circondò la vita di lui con le gambe lasciandosi baciare il collo.

Si stavano riprendendo ogni momento che gli era stato tolto.

Ogni istante che avevano dovuto nascondere, ogni secondo che avevano dovuto sacrificare.

Non si accorsero nemmeno quando la porta si spalancò.

“Draco?!”

“Pansy!”

“Quella è la Granger? Cosa cazzo stai facendo con una Mezzosangue?!”

Era furiosa.

La vena della fronte pulsava deformandole il volto.

“Non sono affari tuoi Pansy.”

“Oh si invece che sono affari miei, Draco Malfoy. Stai mettendo in pericolo la reputazione di ogni Purosangue per una sgualdrina del genere!”

Draco guardò prima Hermione e poi abbassò lo sguardo sull’altra ragazza, con aria di sfida.

“E cosa intenderesti fare Parkinson?”

“L’unica cosa giusta da fare.”

Così dicendo sollevò la manica sinistra del mantello rivelando un teschio nero avvolto tra le spire di un serpente.

Anche Pansy è una Mangiamorte?

La bacchetta della ragazza si avvicinava sempre di più al tatuaggio.

“Mi dispiace Draco. Dovete essere puniti. Tu e la Mezzosangue.”


 

Ciaoo!! spero vi sia piaciuto questo capitolo.
Lasciate un recensio
ne mi raccomando!
Baci!
Sev


 

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Capitolo 8
*** La parte migliore di noi ***


~~Capitolo 8: La parte migliore di noi.


“Mi dispiace Draco. Dovete essere puniti. Tu e la Mezzosangue.”

Quella Serpe lo avrebbe fatto. Avrebbe chiamato il Signore Oscuro.

Li avrebbe consegnati nelle sue mani e per loro sarebbe stata la fine.

Hermione non riusciva a distogliere lo sguardo dal ragazzo che stava accanto a lei.

Aveva paura per lui.

Pensava a quello che avrebbe dovuto affrontare se Voldemort avesse scoperto la loro relazione.

Lo avrebbero torturato, persino ucciso.

E tutto per colpa sua.

Aveva messo a repentaglio la sua vita e quella degli altri.

I suoi pensieri furono interrotti da una risata terrificante.

Si guardò attorno per cercare la provenienza.

Si accorse che era Draco.

Rideva senza sentimento, freddamente.

Poi si interruppe rivolgendosi alla Mangiamorte.

“Cara Pansy! Ti ritenevo più intelligente. Credi davvero che io, Draco Lucius Malfoy, possa stare con una sudicia Mezzosangue?”

La Parkinson sembrò rilassarsi un momento.

Hermione invece si sentì mancare.

Credi davvero che io, Draco Lucius Malfoy, possa stare con una sudicia Mezzosangue?

Sudicia Mezzosangue.

L’aveva presa in giro tutto questo tempo.

E lei ci era cascata.

Che stupida era stata a credere che lui fosse cambiato, che fosse pronto a cambiare per lei.

Lui era un Mangiamorte, un Serpeverde e un Purosangue. E lo sarebbe sempre stato.

Non avrebbe mai smesso di essere quello che era per una ragazza qualsiasi.

Hermione sentiva l’eco del suo cuore spezzato.

Sentiva il vuoto lasciato da Lui crescere ogni secondo.

Gli occhi bruciavano delle lacrime che avrebbe voluto versare.

Poi Draco si voltò verso di lei.

Con un ghigno sul volto, ma uno sguardo cupo, quasi… devastato.

“Sei stato solo un passatempo, Mezzosangue.”

Mentre diceva quelle parole non la guardava in volto, ma teneva gli occhi fissi sul pavimento di pietra.

Hermione non aveva intenzione di interpretare lo sguardo di Draco,

non voleva costruirsi speranze che poi sarebbero crollate miserabilmente.

Per la seconda volta in quella settimana, la ragazza sollevò la mano e colpì il volto di Malfoy.

Questa volta concentrò tutto il dolore che provava in quel momento, tutto il male che lui le stava facendo, tutto l’odio che provava per se stessa e per la sua
ingenuità.

Rimase un istante ad osservare la guancia del ragazzo diventare più rossa,

e poi corse fuori,

spingendo di lato la Parkinson,

con le lacrime calde che cominciarono a scendere.

Qualcosa era morto nel suo cuore.

L’amore che provava per Draco Malfoy, forse.

Si, l’amore era morto e con lui la parte migliore di lei.

__________________________
 

“Sei stato solo un passatempo, Mezzosangue”

Il suo cuore urlava di dolore.

Il suo cervello ripeteva che era la sola cosa giusta da fare.

Doveva tenerla al sicuro.

Lei sarebbe stata felice lo stesso.

E cosa ne è della tua felicità?

Non riusciva a guardarla negli occhi.

Temeva di vedere il male che lui le stava facendo riflesso in essi.

Sapeva che c’era, ne sentiva la presenza, ma non voleva vederlo.

Sarebbe stato come morire.

Eppure lui stava morendo, moriva dentro, lentamente.

Poi lei lo colpì.

Lo meritava.

La stava facendo soffrire.

Ma Hermione non poteva sapere che lo stava facendo per proteggerla dal suo Padrone.

Cosa ne sarebbe stato di lei?

Sarebbe stata uccisa per causa sua.

E se salvarla voleva dire la morte del cuore ne sarebbe stato lieto.

Avrebbe ucciso il suo cuore per salvare quello di lei.

Era stato debole, aveva ceduto al suo profumo, al suo sapore;

l’aveva messa in pericolo per un capriccio personale.

Si era ripromesso che mai sarebbe stato costretto ad assistere alla morte di Hermione Granger.

Stava mantenendo la promessa, sarebbe stata al sicuro con Potter.

“Draco… perdonami. Credevo che l’ama…”

“Non dire stronzate Pansy.”

Era frustrato, arrabbiato, devastato.

Nel giro di una settimana aveva sfiorato il cielo con un dito,

a un passo dal paradiso.

Ma lui non meritava il Paradiso, doveva marcire all’Inferno,

costretto a vedere la ragazza che gli aveva sconvolto la vita da lontano, costretto a proteggerla dall’esterno.

Mai più avrebbe parlato di Hermione Granger.

Non avrebbe mai più cercato il calore dei suoi occhi, la dolcezza della sua carne.

Avrebbe ricucito il suo cuore e resettato la mente.

L’avrebbe fatta sparire per sempre.

Avrebbe coperto con l’odio l’amore.

Avrebbe soppresso la parte migliore di lui.


 

Ciao a tutti!!
Questo è più che altro un capitolo di passaggio per inquadrare
meglio la situazione di entrambi i protagonisti.
Spero che vi sia piaciuto ugualmente!
Il prossimo sarà un capitolo interessante e pieno di colpi di scena.
Continuate a seguire la storia!!
Baci
Sev

 

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Capitolo 9
*** La vera Hermione ***


~~Capitolo 9: la vera Hermione.



Mentre correva per il corridoio Hermione chiuse la mente.

Aveva intenzione di lasciarsi andare per sempre,  e per farlo doveva stare da sola.

Si sarebbe chiusa nel suo dolore, senza farne parola con nessuno.

Le lacrime le rigavano il viso, impedendole di vedere dove stava andando.

I piedi si muovevano da soli, passando tra dozzine di ragazzi diretti alla Sala Grande per il pranzo.

Ad un tratto qualcuno le andò addosso.

“Cosa diavolo…. Hermione? Cosa è successo? Herm dannazione parla!”

La sua amica dai capelli rossi la stava scuotendo per le spalle, sperando in una reazione.

Ma Hermione non aveva assolutamente voglia di reagire,

aveva lo sguardo basso e vitreo, i capelli più disordinati del solito e la bocca socchiusa, priva di colore.

“Hermione!”

Ora Ginny urlava e la trascinava da qualche parte, ma la Granger non aveva la curiosità di guardarsi attorno per scoprire dove erano dirette.

L’unica cosa di cui si rendeva conto erano le lacrime che continuavano la loro copiosa discesa.

Sentì in lontananza Ginny Weasley pronunciare degli incantesimi di protezione.

“Ora Hermione, se non ti dispiace, mi dici cosa cazzo è successo?”

Hermione si riscosse un secondo al tono preoccupato dell’amica.

La guardò negli occhi, gelida.

Le lacrime non scendevano più e nei suoi occhi non si leggeva disperazione,

ma indifferenza e dolore, un dolore tanto forte da aver già divorato ogni barlume di vita.

“Sono una sudicia Mezzosangue.”

“Lo sapevo, Malfoy. Cosa ti ha fatto Herm per farti stare così?”

“Mi ha amata. O almeno me lo ha fatto credere.”

Ginny si irrigidì, il volto pallido.

Si avvicinò alla ragazza e l’abbracciò.

“Continua” disse in un sussurro.

E Hermione le raccontò tutto,

dalla prima volta in infermeria al biglietto,

dal primo bacio alla loro prima volta nel dormitorio.

E infine raccontò l’accaduto che le aveva strappato il cuore dal petto.

Non versò nemmeno una lacrima.

Non aveva più senso piangere una vita che ormai l’aveva abbandonata.

Ma Ginny piangeva, guardava gli occhi inespressivi della sua amica e piangeva.

“Hermione, ti prego. Devi reagire! Ci sono centinaia di ragazzi pronti ad uscire con te! La tua vita non è finita, non sei morta. Il tuo cuore batte.”

E così dicendo le posò una mano sul petto.

“Il mio cuore batteva per lui, Ginny. Ora non ce n’è più bisogno.”

“Herm, cosa dici?! Ha fatto lo stronzo, ti ha usata. Devi vivere, andare avanti! Il cuore si aggiusta con il tempo.

In questa settimana sembravi la ragazza più felice del mondo, è vero.

Ma vale la pena sacrificare tutto per lui?

Credi che ha lui importerebbe qualcosa adesso?”

Quelle parole solleticarono l’orgoglio della Grifondoro.

Fu come se qualcuno la prendesse per le caviglie e la riportasse alla vita reale.

Si trovavano nel bagno di Mirtilla Malcontenta.

“N-no.”

“Ecco. Meriti di essere felice Hermione, lo meriti davvero.”

“Hai ragione. Devo vivere.”

Nonostante avesse detto lei quelle parole, Hermione si sentì svuotare sempre di più.

Ora che era uscita da quello stato di incoscienza quasi confortevole, sentiva riaffiorare il dolore.

Il cuore che era sicura di possedere veniva stretto in una morsa sempre più dolorosa.

“Ora andiamo a mangiare.”

Non oppose resistenza, non ne aveva voglia.

Pensandoci non aveva voglia di fare nulla.

Era consapevole di dover voltare pagina, ma per il momento il dolore che provava era troppo forte.

Sperava solo di non dover incontrare Draco Malfoy mai più.

In una settimana era diventato il suo sole,

tutto orbitava intorno a lui.

Eppure lei non avrebbe mai creduto possibile.

Si guardò allo specchio.

Gli occhi erano vuoti, il viso pallido come le labbra.

Avrebbe represso il dolore in fondo allo stomaco,

fingendo di essere felice.

Lo aveva sempre fatto d’altronde.

Nella Sala Grande tutto continuava a svolgersi tranquillamente.

All’oscuro di tutta la voglia di morire che cresceva nel suo cuore.

“Ei Ginny! Herm! Dove miseriaccia eravate? È quasi finito il pranzo!”

Un’occhiata eloquente dalla sorella azzittì Ron.

Hermione Granger tenne gli occhi fissi sul piatto per tutto il tempo.

Senza parlare.

Senza pensare.

A fine banchetto si alzò.

“Vado in biblioteca”

Senza aspettare la risposta di nessuno, corse fuori.

Percorse i corridoi lentamente,

senza guardarsi attorno.

Varcò la soglia della biblioteca meccanicamente, con la testa sgombra.

Si sedette a una scrivania e Appellò un paio di libri.

Passarono sei ore, e lei rilesse per la sesta volta lo stesso capitolo.

Ringraziò mentalmente il fatto che fosse sabato e che non ci fossero le lezioni.

Ormai era sera, e la luce del crepuscolo non bastava ad illuminare tutta la sala.

Madama Pince si allontanò dalla sua cattedra per cercare delle candele.

In quel momento Hermione vide qualcosa di strano.

Una figura incappucciata sgattaiolava fuori dal portone principale, verso la foresta proibita.

La ragazza rimase a guardare la figura sparire nel bosco, sbigottita.

E poi un lampo le illuminò la mente.

Se qualcuno scappava dal castello a tarda sera, non poteva avere buone intenzioni.

La curiosità fece capolino nel suo cuore, spingendola a correre fuori.

L’aria era fredda e la neve le bagnava l’orlo dei vestiti.

Ma le orme lasciate dall’incappucciato erano ancora distinguibili.

Il vuoto nel corpo di Hermione veniva colmato da un’irresponsabile eccitazione.

Entrando tra gli alberi, la ragazza avvertì la presenza di qualcuno a pochi passi davanti a lei.

Estrasse quindi il mantello da sotto la divisa, e lo indossò.

Continuò a seguire lo sconosciuto.

La foresta era talmente buia che non riusciva a vedere nulla e il fuggitivo non accendeva la bacchetta.

Potrebbe essere pericoloso! Stupida irresponsabile…
Al diavolo. Orami nulla importa.


Arrivarono in una piccola radura baciata dai raggi della luna già alta.

E vide finalmente chi stava seguendo.

Era ovviamente un uomo,

ma il mantello copriva interamente il suo corpo.

Si fermò di scatto nel bel mezzo della radura, dando sempre le spalle a Hermione.

Non disse nulla quando un’altra figura nera avanzò.

“T'oh guarda!” disse l’altra figura, esponendosi alla luce.

Era Bellatrix Lestrange.

La sola voce bastò a far venire i brividi alla ragazza.

“Il Signore Oscuro ti ha affidato una missione. Ci hanno informati che una certa Mezzosangue sta dando numerosi problemi. Tu hai il dovere di ucciderla.”

E scoppiò in una risata agghiacciante.

Chi mai era stato incaricato di ucciderla?

Hermione rimase immobile, terrificata, aspettando che le due figure da brividi se ne andassero,

trovando ancora una volta la mente piena di pensieri.

In una situazione pericolosa come quella sarebbe tornata la vera Hermione?
 

Ciao a tutti!
Purtroppo non potrò pubblicare fino a Sabato.
Spero che anche questo capitolo vi piaccia.
Baci.
Sev

 

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Capitolo 10
*** Legati dalla notte ***


~~Capitolo 10: Legati dalla notte.
 

 

Erano passate ormai due settimane.

Da quel giorno non aveva mai più parlato di Hermione Granger.

Ci stava riuscendo, la stava dimenticando.

I sogni che la vedevano protagonista scemavano e la sua mente era sempre meno piena di lei.

Nonostante questi segni incoraggianti, Draco sapeva che sarebbe sempre rimasta nel suo cervello.

La vedeva lì tutti i giorni.

Nuda, distesa sul quel letto, mentre gli carezzava una guancia con le dita morbide.

Come gli accadeva ogni giorno, si lasciò trasportare nei ricordi.

Ricordi dolorosi e al tempo stesso dolcissimi.

Venne riscosso da una voce sgradevolmente acuta.

“Tesoro, cos’hai?”

Che brillante idea avevano avuto i signori Malfoy.

Combinare un matrimonio con una mocciosa senza cervello.

Astoria Greengrass continuava a sfiorargli la mano.

Lui la guardò acido, senza amore negli occhi.

Era bella certo, ma non era Lei.

Era molto tardi, cosa ci faceva ancora nella Sala Comune?

“Cosa ci fai ancora alzata?”

“Volevo farti una sorpresa” disse con un sorriso malizioso, facendo scorrere la mano sul petto del ragazzo.

Le si sedette sulle ginocchia, tentando di baciarlo.

Lui la scostò brusco.

Astoria non ne sembrò colpita, ma spostò le mani sempre più in basso.

Draco non aveva nessuna intenzione di farsi toccare da quella ragazza.

E lui non avrebbe toccato lei.

Le prese il polso e la spinse via.

Astoria non reagì, ma si avvicinò ancora una volta a Draco.

“Buonanotte tesoruccio” sussurrò prima di mordergli il lobo.

Draco si alzò di scatto e corse fuori dalla stanza.

Camminava a passo veloce, pensando.

Per quale motivo non riusciva a fare sesso con Astoria?

Aveva tutti i requisiti al posto giusto.

Eppure non riusciva a toccarla.

Camminò per circa dieci minuti fino a quando si trovò davanti ad un quadro terribilmente familiare.

Una donna grassa dormicchiava appoggiata alla cornice.

Come ci era finito lì?

E perché?

Guardò ancora una volta la donna.

Ricordava la parola d’ordine, a meno che non l’avessero cambiata.

La disse.

“Puoi entrare” biascicò la signora grassa senza aprire gli occhi.

Il quadro scattò di lato e Draco attraversò il buco.

La Sala Comune dei Grifondoro era illuminata dalla luce della luna e da dei tizzoni nel camino.

L’aria era calda e le pareti di pietra rivestite di tappezzeria brillavano sotto i raggi lunari.

Le poltrone erano vuote.

Il cuore prese a martellare così forte nel petto come non faceva ormai da due settimane.

Salì la scala trattenendo il fiato per paura di essere scoperto.

Ricordava ogni dettaglio di quel posto, il posto in cui era stato felice.

Rimanevano solo un paio di porte e poi l’avrebbe rivista.

Aprì la prima e percorse il corridoio.

L’ultima porta odorava di lei.

Odorava di amore.

La socchiuse per timore che scricchiolasse.

Ma quella si aprì fluida.

Sembrava che nulla avesse intenzione di impedirgli di rivederla, di rivedere il suo cuore.

Quattro letti erano davanti a lui, tutti con le pesanti tende rosse tirate.

Tese le orecchie e sentì i tipici rumori del sonno provenire da tutti.

Le Grifondoro dormivano tranquille.

Si avvicinò al letto dei suoi ricordi.

Sul comodino c’era un biglietto scolorito e consumato per le volte che era stato toccato.

“Addio amore mio”

Il suo biglietto.

Lo aveva conservato.

Il ragazzo sorrise a un pensiero che gli balenò in mente.

Strano come il loro rapporto fosse basato sull’osservarsi a vicenda,

da lontano, di notte,

mentre l’altro non poteva vederlo.

Scostò la tenda e lei era lì.

Adagiata sopra il lenzuolo con una sottana che lasciava ben poco all’immaginazione.

I capelli sparpagliati sul cuscino, lasciavano il viso scoperto.

Era così dannatamente bella.

Draco si sedette accanto a lei, accarezzandole una guancia candida.

A quel tocco la ragazza girò la testa di lato.

Chissà se stava sognando.

Draco sperò per un attimo che stesse sognando lui.

Sperò di apparire nei suoi pensieri anche la metà delle volte che lei appariva nei suoi.

Quanto avrebbe voluto svegliarla, abbracciarla e baciarla fino a toglierle il fiato,

fino ad appagarla completamente,

fino ad eliminare tutto il male che le aveva fatto.

Ma ovviamente non poteva.

Da settimane si ripeteva con non poteva fare nulla di quello che ora stava facendo,

e lui lo faceva ugualmente.

Mollava, si arrendeva al richiamo silenzioso di Hermione.

Si stese accanto a lei.

Godeva del suo respiro caldo sulla faccia,

delle gambe di lei a contatto con le sue,

del corpo contro il suo.

Capì perché non riusciva a fare sesso con la Greengrass.

Aveva bisogno di Amore, non sesso.

E quello riusciva a darglielo solo Hermione Granger.

Chiuse gli occhi cullato dai battiti dei loro cuori, allacciati e legati.

Passarono le ore, e Draco Malfoy rimase lì, steso ad occhi chiusi beandosi del suo profumo.

Quando la notte schiarì leggermente, si alzò.

Prese ancora una volta lo stesso foglio di carta e vi scrisse sopra

Siamo legati dalla notte.
La luna protegge il tuo cuore, amore mio.
Non avere paura del buio. È lì che mi troverai se vuoi.
Io ti aspetterò per sempre.


e con un ultimo sguardo all’angelo che dormiva ignaro di tutto,

uscì dal pezzo di Paradiso che gli era stato concesso per poche ore,

ma da cui era stato bandito per l’eternità.







Ciao a tutti! :D
premetto che mi dispiace molto per non aver potuto aggiornare.
Da adesso in poi pubblicherò un capitolo da punto di vista di Draco,
e uno dal punto di vista di Hermione, alternati.
Spero che la storia non vi stia deludendo.

Baci
Sev :)

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Capitolo 11
*** L'ombra di se stessa ***


~~Capitolo 11: L'ombra di se stessa



“Due settimane disastrose, davvero.”

Sbuffò l’amico dai capelli scuri sedendosi su una poltrona.

“Stasera tocca a Ginny il turno di notte.”

“Harry ti prego, non è necessario!”

“Hermione, miseriaccia, certo che è necessario! Qualcuno ha intenzione di ucciderti!” Sbottò Ron.

“Malfoy, sicuramente è Malfoy.” Disse Harry Potter.

“Harry! Quanto volte ti devo ripetere di non dire queste sciocchezze?” sibilò Ginny con voce stridula.

“No Ginny. È inutile che mi trattiate con i guanti di velluto, potrebbe davvero essere lui.”

Quel pensiero la torturava dal giorno in cui aveva sentito la decisione dei Mangiamorte.

Era stato affidato a Draco l’incarico di ucciderla.

Doveva per forza essere così.

Lui doveva essere messo alla prova.

“Ma Herm, ragiona, credi davvero che uno come Malfoy possa farlo?”

“Non so cosa credere, Ronald. Vi ho già raccontato tutta la storia. Lo ha ammesso lui, sono stata solo un passatempo.”

Hermione si rabbuiò.

“Oh Herm…”

Mentre Ginny si avvicinava alla ragazza dalla porta entrò Neville.

“Ragazzi ascoltate! La McGranitt ha deciso di organizzare una festa!”

“Una festa?” chiese Harry perplesso.

“Si si! Una festa! Si terrà la notte di Natale e domani verranno avvertite anche le altre Case.”

“Ovvio organizzare una festa in questo momento. Davvero geniale.” Borbottò Ron.

“Dovrete invitare una ragazza.”

Ron sussultò, Ginny guardò Harry e arrossì.

A Hermione non importava della festa.

Non ci sarebbe andata.

Le era arrivata all’orecchio la voce della relazione tra Draco e Astoria Greengrass e non aveva nessuna intenzione di vederli insieme.

Non avrebbe retto, lo sapeva.

Il ragazzo che amo deve uccidermi.

Ma lui non mi ama, non mi ha mai amata.

Mi ucciderà senza pensarci due volte.


Non aveva paura di Draco Malfoy.

Aspettava il momento in cui lo avrebbe rivisto,

probabilmente per l’ultima volta.

Sarebbe morta per proteggere gli altri.

Era l’unica cosa possibile.

Non poteva festeggiare con la consapevolezza di essere condannata a morte.

Da due settimane non viveva più.

Controllata 24 ore su 24 dai suo amici,

sognava Draco ogni notte,

lo aspettava,

desiderava che lui tornasse anche solo per ucciderla,

ma lo voleva con lei.

Non aveva scoperto nulla in biblioteca, d’altronde non sapeva cosa cercare.

I suoi amici tentavano di supportarla e di farla parlare,

ma Hermione non voleva parlare con nessuno di niente.

Cosa doveva dire?

Che aveva il cuore spezzato?

Che non riusciva più ad andare avanti?

Che aspettava che la morte giungesse per mano dell’unica persona capace di portarle sollievo?

Ginny parlò ancora

“Mi sembra un’ottima idea, ci divertiremo tutti. Giusto Hermione?”

“Io non ci verrò.”

“Oh si che ci verrai Herm. Non hai nessuna scelta. Andremo a comprare un abito.”

“Ginny…”

“No Herm! Ora basta lo dico io!

 È da due settimane che stai così, e sai la cosa peggiore?

 Qualcuno vuole ucciderti, cazzo, e a te non importa nulla!

Pensi solo a quello stronzo di Malfoy a cui non importa un accidenti di te e che probabilmente è stato incaricato di ammazzarti.

 Credi che ora lui stia piangendo per la disperazione di averti perso?

NO!

Probabilmente si sta scopando quella sgualdrina della Greengrass!

Tu non parli, non dici niente.

 Sei diventata l’ombra di te stessa.

La notte sento quando piangi, Hermione.

Quando guardi le stelle e chiedi che il giorno della tua morte arrivi presto.

Tu hai bisogno di aiuto ma non lo chiedi.

Non sei infallibile Herm.

Anche se non lo vuoi ammettere hai bisogno di me,

hai bisogno di noi.”

La rossa aveva il fiatone.

Tutti gli altri fissavano le ragazze senza parlare o respirare.

Hermione Granger guardò l’amica con il volto impassibile,

lo stesso da due settimane.

Si alzò dalla poltrona e sia avvicinò a quella della giovane Weasley.

La guardò un’istante e poi cadde in ginocchio, in lacrime.

Tuffò la testa sulle gambe di Ginny

“Aiutami, Ginny, ti prego aiutami.”

Finalmente la barriera che si era costruita cadde sotto il tocco delicato delle mani di Ginny.

“Siamo qui per te, Herm. Non ti farà male mai più. E ora preparati. Andiamo ad Hogsmade.”

 

Dopo essersi fatte dare un permesso speciale le due ragazze varcarono i cancelli della scuola.

Faceva molto freddo e nevicava.

Arrivate al villaggio entrarono in una bottega.

Era molto piccola, ma calda e ben arredata.

Alle pareti erano appesi moltissimi abiti da cerimonia.

“Come posso aiutarvi care?” chiese una vecchina da dietro un bancone.

“Salve, cerchiamo due abiti per una festa.”

“Seguitemi, prego.”

La vecchina uscì dal bancone, non era più alta di un metro e mezzo.

Camminava velocemente verso il retrobottega incitando le ragazze a seguirla.

Arrivarono quindi in una piccola stanza circolare piena di abiti meravigliosi.

“Sono bellissimi” si lasciò sfuggire Ginny.

La vecchia si avvicinava con due abiti in mano, coperti da delle fodere.

“Tu, cara, prova questo. E tu quest’altro.”

Presero gli abiti e si recarono in camerino.

Hermione aprì la fodera e guardò il vestito.

Era un lungo abito rosso dalla gonna ampia. Il corpetto ricoperto di brillanti.

Lo indossò e volse lo sguardo allo specchio.

Si sentiva bella.

Chiuse gli occhi e lasciò che la mente volasse ad Hogwarts,

scendesse nei sotterranei fino alla sala comune dei Serpeverde,

fino al suo Draco.

Lui l’aspettava davanti al camino, più bello che mai, nel suo smoking inamidato.

Si voltò verso di lei e le sorrise.

"Ciao Mezzosangue”

Le prese la mano e la baciò.

Avvicinò la ragazza a se e le rubò un bacio.

Poi le porse il braccio,

"Allora andiamo?”

Hermione annuì e, appoggiandosi al ragazzo, uscì dalla stanza.

La Sala Grande era addobbata a festa.

Tutti brindavano e festeggiavano ma Hermione non li vedeva,

aveva occhi solo per Draco.

La faceva volteggiare leggera sulla pista,

con sicurezza e eleganza la conduceva nella danza.

Il suo corpo si muoveva in sincrono con quello di lei,

come se ne fossero stati uno solo.

Destinati a stare insieme per sempre.

I suoi amici le sorridevano e la salutavano.

Tutto era perfetto.

orecchio le parole più dolci che Hermione avesse mai udito

"Ti amo”

Hermione si sentì completa, come se il vuoto che portava nel petto si fosse finalmente colmato.

Sarebbe stata felice per sempre.

Avrebbero vissuto insieme, lontano da tutti.

Niente si sarebbe messo tra loro, non più.

Lui era suo.

Lei era sua.

Perfettamente sbagliati.

Perfettamente complicati.

Perfettamente insieme.

Lei lo guardò negli occhi.

Quegli occhi color del ghiaccio, che si erano sciolti per farla entrare,

avevano accolta dentro di loro,

scaldandola, proteggendola.

Promettevano cose fantastiche,

amore infinito, in silenzio.

Tutto il dolore che aveva provato si annullò.

Risultava lontano, inconsistente.

Finalmente tutto era tornato al posto giusto.

Draco era tornato al posto giusto.

Cioè al suo fianco.

"Ti amo anche io”

“Hermione! Apri su!”

Ginny batteva sulla porta violentemente.

Hermione si riscosse e si guardò ancora una volta allo specchio.

Draco non c’era, non ci sarebbe mai stato, almeno non più.

Quel senso di appagamento evaporò con la velocità con cui era arrivato.

Il dolore le dilaniò l’anima ancora una volta.

Così forte che le sembrò di morire.

Non riusciva più a pensare a nulla se non al dolore di ciò che aveva perso.

O meglio di qualcosa che avrebbe potuto avere ma che le era stato strappato dal destino.

Un destino che a quanto pare ce l’aveva con lei.

Si accaniva su Hermione Granger, torturandola e tormentandola.

Il cuore non batteva più, si era frantumato nel petto due settimane prima,

e ora le cicatrici era stato riaperte.

La mancanza di Draco si era fatta sentire come se fosse appena andato via.

Forte come due settimane prima.

Dolorosa come mai.

Aprì la porta del camerino all’amica.

Indossava un bell’abito lungo stile impero color acquamarina.

“Sei bellissima Herm!”

“Anche tu, Ginny.”

Ma Draco ancora non c’era.
 

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Capitolo 12
*** Amore amaro ***


~~Capitolo 12: Amore amaro



Quella notte Hermione sognò ancora Draco

Danzavano tranquilli nella Sala Grande,

sotto lo sguardo ammaliato di tutti.

Lei con il suo abito rosso,

lui bello come un principe.

orecchio di lei e le sussurrò

"Scorpius”

"cosa?!”

"Nostro figlio, si chiamerà Scorpius”

Scorpius.

E così dicendo sorrise al suo bel Serpeverde,

gustando ancora il dolce suono del loro futuro.


La scena cambiò,

Si trovavano a casa dei suoi genitori.

Lei era seduta sul divano mentre sua madre le accarezzava il pancione.

“Allora sarà un maschietto?”


La ragazza annuì e strinse la mano di Draco, che le sorrideva amabilmente.

“Avete già in mente un nome?” Chiese Mr. Granger.

“Si Signore. Si chiamerà Scorpius”.

Ancora una volta la scena cambiò.

Erano in una chiesa.

Hermione stava salendo dei gradini.

Le gambe erano avvolte da un abito bianco.

Luminoso come luce.

Dietro di lei, Ginny diceva a un piccolo bimbo dai capelli biondi di non calpestare lo strascico.

Il bambino che non aveva più di due anni incrociò lo sguardo di Hermione e aprì la bocca delicata

“Mamma”

Hermione sorrise alla dolce parola e si incamminò per la navata.

Intorno a lei tutti i suoi amici le sorridevano benevoli.


Davanti a lei stava l’uomo più bello che avesse mai visto.

Il suo uomo.

“Signora Malfoy.” Disse baciandole la mano

“Sono ancora la tua Mezzosangue.”

“Sarai sempre la mia Mezzosangue.”

Il sogno evaporò piano, dolce e fin troppo bello per durare.


“Oh Herm! Buon giorno! Stiamo meglio questa mattina?”

Ginny le urtava i nervi con la sua gioia e vitalità.

“Si, grazie.”

Bugia.

Non stava per niente meglio.

Ogni volta che vedeva o sognava Draco Malfoy si accorgeva di quanto le mancasse,

e il dolore esplodeva più forte di prima.

E questa volta aveva sognato anche ciò che avrebbero potuto avere.

Una famiglia, il piccolo Scorpius.

“Io comincio a scendere, ci vediamo al campo di Quidditch.”

“Hm”. Gli allenamenti.

Aveva promesso che avrebbe assistito.

Appena l’amica fu uscita Hermione si guardò un po’ attorno.

La luce entrava come un fiume dalla finestra,

c’era il sole anche quel giorno, e la luce abbagliante si rifletteva sulla neve candida.

Forse sarebbe stata una giornata migliore.

Lo sguardo volò al comodino.

Lì stava il biglietto la cullava ogni notte prima di addormentarsi.

Ma c’era qualcosa di diverso,

era più… nero.

Lo prese tra le mani e sobbalzò.
 
Siamo legati dalla notte.
La luna protegge il tuo cuore, amore mio.
Non avere paura del buio. È lì che mi troverai se vuoi.
Io ti aspetterò per sempre.

Era stato scritto quella notte.

Non c’era mai stato prima d’allora.

La stessa scrittura fine ed elegante.

La stessa del primo messaggio.

Draco era entrato nel dormitorio.

Ma perché?

Non aveva per caso ammesso di non avere nessuna intenzione di stare davvero con lei?

Di amarla?

Era pazzo.

Completamente folle.

Forse si sentiva solo e aveva bisogno di qualcuno con cui sfogarsi.

Forse potrei…
Taci stupida! Ti sta usando! Si diverte a prenderti in giro e a vederti confusa.
Ma mi manca così tanto.


La sua mente sputava idee contrastanti.

Il suo cuore gridava aiuto.

Le faceva tanto male.

L’idea che Draco la stesse prendendo in giro la distruggeva.

Ancora più male le faceva la consapevolezza di non riuscire ad andare avanti senza di lui,

di essere disposta a farsi prendere in giro pur di riassaggiare il calore delle sue labbra.

E lui cosa voleva?

Se ne era andato per orgoglio?

O per paura?

Magari voleva solo proteggerla…

Sei una stupida.

Se ti avesse voluto proteggere sarebbe sparito per sempre,

non avrebbe mai fatto in questo modo.

Non ha assolutamente senso.

È da… da folli.

Le lacrime pizzicavano ancora.

Spingevano per uscire e lavare via il dolore.

Hermione soffriva perché era cosciente di quello che succedeva.

Era cosciente del fatto che probabilmente se lui fosse tornato da lei,

lo avrebbe seguito senza pensarci due volte.

Cosciente del fatto che lui la stesse prendendo in giro,

ma che non le importava affatto.

Cosciente del fatto che avrebbe voluto solo averlo al suo fianco,

beandosi dell’illusione di un amore perfetto,

come quello dei suoi sogni.

Si alzò dal letto con lo sguardo coperto dalle lacrime.

Afferrò un cappotto e corse fuori.

Era domenica, nessuno l’avrebbe cercata.

Corse a perdi fiato per circa un’ora.

Passò accanto al Lago Nero,

alla casa di Hagrid,

alla tana dei figli di Aragog,

ma continuò a correre.

Arrivò in una radura dove la neve era fitta e candida.

Dietro di lei le guglie del castello si stagliavano ancora imponenti.

Era ancora molto presto,

nessuno a parte lei e la squadra di Quidditch di Grifondoro poteva essere sveglio.

Si accovacciò sul terreno e accese un fuoco.

Vi si sdraiò accanto e osservò le fiamme ondeggiare.

Il dolore si intorpidì lentamente,

lasciando posto al sonno,

e a nuovi sogni.

Tutto era bianco.

Hermione si sollevò da terra lentamente.

Era sola.

Oscillava nell’oblio.

Ad un tratto qualcuno le mise una mano sulla spalla.

“Hermione”

“Draco”

“Dove siamo?” chiese lei.

“Non lo so.”

“Perché?”

“Perché cosa?”


“Perché mi fai questo Draco?”

“Io… io non lo so.”

“È un sogno giusto?”

“Credo di si, Hermione.”


“Bene allora dimmi la verità Draco. Dopotutto è tutta finzione.”

“Io…. Io ti amo. E non so cosa fare. Voglio, devo proteggerti. Ma allo stesso tempo non riesco a resisterti.

Sei come la migliore qualità di cocaina.

Appena decido di allontanarmi, tu irrompi di prepotenza nei miei pensieri.

Ma il nostro amore è contro natura.”

Hermione esplose in lacrime.

Era solo un sogno,

uno dei suoi stupidi sogni.

Nulla era vero.


Stava vivendo solo quello che il suo cuore le voleva mostrare.

“Mi confondi Draco,

mi fai male.

Perché non sparisci e basta?

Perché se vuoi proteggermi non te ne vai?

Se solo tu me lo chiedessi io mi ucciderei, anche ora.

Questo mi spaventa.

Mi terrorizza.

Non so cosa fare, Draco.


Tu non sai cosa fare.”

“Io so cosa fare.”

“Cosa?!” ora lei urlava.

Lui le se avvicinò.

“Spogliati”.

E fecero l’amore con tanta dolcezza,

quasi da sembrare realtà.

Da ogni loro movimento trasudava amore e dolore,

tristezza immensa legava i loro sguardi innamorati,

condannati ad inseguirsi per sempre,

senza mai raggiungersi.


Hermione si svegliò sulla neve.

Intorpidita e gelata.

Il cuore colmo di amore amaro.

Per la prima volta il sogno sembrava realtà.

Avevano fatto l’amore.

Si erano completati ancora una volta.

Era di questo che erano fatti Draco e Hermione,

di amore amaro,

un amore destinato a spezzare i cuori con la sua potenza.

Ma ancora una volta Hermione guardò al passato e mai si era sentita felice come in quel sogno,

mai si era sentita sola come in quel momento.

Era sera.

Si alzò e si asciugò il volto.

Ancora bagnato, come nel sogno.

Tornò a scuola, e si sedette in cortile.

La panchina di pietra era rivolta verso il sole che stava tramontando.

Si infilò le mani nelle tasche, tentando di riscaldarle.

Toccarono qualcosa.

Era il biglietto di Draco.

Lo strinse più forte e chiuse gli occhi.

Sperava ancora che quel sogno potesse diventare realtà da un momento all’altro.

““Hermione! Ti ho trovata!”

“Ginny.”

Quella ragazza aveva il potere di apparire nei momenti in cui ne aveva più bisogno.

“Si può sapere dove sei stata tutto il giorno?”

“Nella foresta.”

“Oh Herm. Andiamo dentro forza.”

Mai si era sentita felice come nel sogno,

e mai si era sentita sola come in quel momento.

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Capitolo 13
*** Questione di Orgoglio. ***


~~Capitolo 13: Questione di orgoglio.




“Malfoy! Dove sei stato tutta la notte?”

“Non sono affari tuoi, Zabini. E comunque cosa ci fai già sveglio?”

“È arrivato un gufo per te.”

Un grande gufo bianco era appollaiato  sul caminetto.

“Non ha voluto darmi la lettera, mi ha morso.”

Era il gufo di famiglia, addestrato a consegnare la posta solo ai membri della famiglia Malfoy.

Draco si avvicinò e il gufo gli porse la zampa.

La lettera era scritta su carta ingiallita che odorava di whisky incendiario.

Per quale motivo mio padre mi scrive?

Si accomodò su una poltrona di pelle e aprì il messaggio.

Le lettere scomparivano man mano che le leggeva.

Caro figlio,

sei pregato di raggiungere me e tua madre al Manor stanotte stessa.

Abbiamo delle notizie da darti.

Firmato

Tuo padre, Lucius.




Cosa mai avrebbe dovuto dirgli?

Per ora decise di non pensarci.

Avrebbe solamente escogitato un piano per fuggire dalla scuola.

Draco annuì a se stesso e poggiò la testa sul cuscino,

ripensando a Hermione, ai suoi occhi e al suo profumo.


Si svegliò immerso nella luce,

apparentemente solo.

Qualcosa però apparve poco distante da lui.

"Hermione”

"Draco"

"Dove siamo?" chiese lei.

"Non lo so"

"Perchè?"

"Perchè cosa?"

"Perchè mi fai questo, Draco?"

Lo sguardo deciso negli occhi di lei lo fece trasalire.

"Io.... io non lo so"

"è un sogno giusto?"

"Credo di si"

"Allora dimmi la verità. è solo finzione, un sogno."


Io…. Io ti amo. E non so cosa fare. Voglio, devo proteggerti. Ma allo stesso tempo non riesco a resisterti.

Sei come la migliore qualità di cocaina.

Appena decido di allontanarmi, tu irrompi di prepotenza nei miei pensieri.

Ma il nostro amore è contro natura”

Era un sogno.

Poteva parlar chiaro.

Soprattutto poteva dire la verità al suo cuore.

Hermione esplose in lacrime.

Gli faceva male vederla piangere.

Anche se sapeva che era solo un sogno, lo distruggeva.

 “Mi confondi Draco,

mi fai male.

Perché non sparisci e basta?

Perché se vuoi proteggermi non te ne vai?

Se solo tu me lo chiedessi io mi ucciderei, anche ora.

Questo mi spaventa.

Mi terrorizza.

Non so cosa fare, Draco.

Tu non sai cosa fare.”

Era vero.

Non sapeva cosa fare della sua vita, del loro amore.

Sapeva che stare insieme era sbagliato ma inevitabile.

Ma sapeva cosa era giusto fare in quel momento.


Io so cosa fare.

"Cosa?!” ora lei urlava.

Lui le se avvicinò.

Spogliati”.

amore con tanta dolcezza,

quasi da sembrare realtà.

Da ogni loro movimento trasudavano amore e dolore,


tristezza immensa legava i loro sguardi innamorati,

condannati ad inseguirsi per sempre,

senza mai raggiungersi.



“Draco!” una voce mielosa e straziante urlò dal dormitorio delle ragazze.

Il ragazzo si alzò dal letto, scuro in volto.

Salì le scale e entrò nel dormitorio.

“Cosa vuoi?”

“Una festa! Ci sarà una festa la sera di Natale! Ci credi?”

“Cosa? Una festa? E chi te lo avrebbe detto scusa?”

“Pansy lo ha sentito dire da una Corvonero.”

“Non ci andremo, Astoria.”

Voleva tutto tranne che farsi vedere in giro con quella ragazzina,

soprattutto davanti ad Hermione.

“C-ci saranno anche i Grifondoro?”

“Certo Draco che ci saranno anche i Grifondoro! Ma scusa, a te cosa importa?”

“È per questo che non ci andremo, non mi va di vedere lo Sfregiato e la sua amichetta Mezzosangue…”

Si bloccò.

Era la prima volta che la nominava dopo due settimane.

Dopo il sogno di poco prima,

dove si erano ritrovati,

più uniti che mai,

più tristi che mai.

“Tesoro, non preoccuparti. Starai tutta la sera con me.” Disse Astoria.

Si avvicinò e prese le mani del ragazzo, mettendosele sul seno.

Non provò nulla,

nessun fremito,

nessun eccitamento.

Niente poteva essere paragonato a quello che provava quando stava con Hermione.

Passione allo stato puro.

Amore allo stato puro.

Astoria era nulla.

Scostò bruscamente le mani e uscì dalla stanza.

Mentre usciva si sentì urlare dietro le spalle.

“Comprerò un vestito stupendo! Non preoccuparti!”

Come se gliene importasse qualcosa.




La sera arrivò presto.

Tutto era pronto per la fuga.

Sarebbe uscito dal castello mentre tutti erano a cena,

avrebbe percorso la Foresta fino fuori i confini di Hogwarts e lì si sarebbe smaterializzato.

Si ripeté ancora una volta il piano nella mente,

prima di sgattaiolare fuori dai sotterranei.

Davanti alla Sala Grande c’era un leggero brusio attutito dal grande portone di legno, chiuso.

Chissà se la mia dolce Hermione mi sta pensando.

Avrà trovato il biglietto che le ho scritto?

Probabilmente si, ma è naturale che non voglia parlarmi, insomma sono stato uno stronzo.


Un giorno capirai amore mio.

Un giorno capiremo, insieme.

Nel frattempo, non capisco nulla neanche io.



Scese i gradini che conducevano al cortile nel più assoluto silenzio,

mentre il cervello rimuginava sul sogno.

Era stato così reale,

ma non esistono Magie di questo tipo.

Indossò il mantello nero e fece per andarsene quando sentì un rumore sommesso.

Il sole non era ancora tramontato del tutto e quindi riusciva a vedere anche il fondo del cortile.

Sotto ad un salice carico di neve stava una ragazza.

Era piegata su un qualcosa che stringeva forte tra le mani tramanti.

Piangeva.

Prima che la ragazza potesse alzare lo sguardo,

Draco si rintanò addosso alla parete, ben nascosto dall’ombra.

In quell’istante un uragano di capelli rossi spuntò dall’ingresso della scuola.

“Hermione! Ti ho trovata!”

Corse verso la ragazza che nel frattempo aveva sollevato il volto.

Hermione Granger. La sua Hermione Granger.

“Ginny.”

“Si può sapere dove sei stata tutto il giorno?”

“Nella foresta.”

“Oh Herm. Andiamo dentro forza.”

Sollevò l’amica di peso e la trascinò verso la porta.

Aveva un aspetto devastato.

Come se le fosse stata succhiata via l’anima fino all’ultima goccia.

E se fosse stata colpa sua?

Oh perché si illudeva, certo che era colpa sua.

Stava uccidendo la ragazza che amava, lentamente.

Grazie a lui ora lei lo odiava.

Aveva fatto sfumare anche l’ultima remota possibilità di farla tornare ad essere felice, con lui.

Era confusa ovviamente.

Come le aveva detto nel sogno.

Prima, lui la lasciava dicendole che era stata solo un passatempo.

Ora le scriveva biglietti d’amore e la guardava dormire.

Può un uomo essere così sciocco? l'ho persa per sempre.

Continuando a vedere la voglia di vivere rimpicciolire negli occhi di Hermione,

Draco si allontanò verso la foresta Proibita,

pregando che qualcosa, qualunque cosa, ponesse fine alla sua patetica vita.

Nulla lo attaccò.

La Foresta Proibita dormiva placidamente al calore degli ultima raggi solari, che si accingevano a sparire dietro le montagne.

Dopotutto cosa poteva aspettarsi di male colui che era il male in persona?

Colui che stava distruggendo il cuore di una creatura solo perché non riusciva a rassegnarsi all’idea di vivere senza di lei?

Arrivò fuori i confini di Hogwarts quando il sole era già scomparso da un paio di ore.

Si voltò e guardò in lontananza l’ombra del castello.

E se fosse stata l’ultima volta che lo avesse visto?

Scosse il capo muovendo i capelli dorati e sparì.

Il buio lo comprimeva impedendogli di respirare,

impedendogli di pensare.

Quando i suoi polmoni riassaggiarono l’aria si trovava davanti ad un grande palazzo di pietra scura.

Era tornato a casa.

Ma qualcosa non andava.

Ai lati del cancello stavano due uomini che non aveva mai visto, sicuramente Mangiamorte.

Si avvicinò

“Devo parlare con mio padre.”

Senza dire nulla i due si spostarono lasciando che il cancello si aprisse.

Draco percorse tutto il viale che portava al portone d’ingresso, e poi bussò tre volte.

Sua madre aprì all’istante, più scomposta e stanca del solito.

“Mamma.”

“Oh Draco!” disse la donna gettando le braccia al collo del figlio.

Quella guerra stava sfinendo Narcissa Malfoy.

L’aspetto algido e altero era stato sostituito da un’aria stanca e ansiosa.

I capelli perfettamente biondi e ordinati ora erano leggermente spenti e arruffati.

“Tuo padre ti aspetta in biblioteca.”

Draco salì le scale di pietra fino ad arrivare in uno stanzone buio.

Le finestre erano state sbarrate con delle aste di legno,

i candelabri erano spenti.

L’unica luce proveniva da una tremolante candela poggiata su una credenza.

Sotto di questa, c'era un uomo seduto comodamente su una poltrona.

Teneva in mano un bicchiere di whisky.

Non si alzò quando si accorse della presenza del figlio.

“Ciao Draco.”

“Papà.”

“Prego, siediti.”

E gli indicò una poltrona davanti alla sua.

“Perché mi hai chiamato? Ho una missione da compiere?”

“No, nessuna missione ti è stata assegnata. Ti ho fatto venire qui per una missione che è stata ideata per mettere a tacere delle, diciamo così, voci.”

“Voci?”

“Il signore Oscuro non vuole che io te lo dica ma credo che sia mio compito avvisarti.

Da circa due settimane i Mangiamorte sono a conoscenza di un presunto fatto accaduto ad Hogwarts tra te e una certa Mezzosangue…”

Sapevano, loro sapevano di Hermione.

Il cuore di Draco accelerò il battito.

“E da circa sempre due settimane è stata presa la decisione di eliminare il problema alla radice.

Se le male lingue non ti credono in grado di resistere al fascino di una SangueSporco ,

la SangueSporco verrà uccisa.”

“Cosa?”

Non riusciva a credere alle sue orecchie.

Uccidere Hermione Granger.

Ucciderla.

Nella mente di Draco balzò un sogno risalente a molte settimane prima.

Hermione stesa tra le sue braccia, morente.

Lui l’aveva uccisa.

La paura lasciò il posto alla rabbia.

Aveva passato queste ultime due settimane a fare nulla.

Confondendo la ragazza che amava e addirittura se stesso.

Facendo continuamente dietrofront,

incapace di decidere se rischiare tutto e amarla fino all’ultimo respiro,

oppure sacrificare ogni cosa per proteggerla.

Eppure non l’aveva protetta da nulla.

Le aveva spezzato il cuore per la stupida convinzione che attraverso un biglietto tutto potesse tornare ad essere come prima,

ed ora i Mangiamorte dovevano ucciderla.

Se solo non si fosse mai innamorato di lei,

se solo avesse resistito al suo cuore.

“Chi deve ucciderla?”

“Non ti serve saperlo. È meglio così figliolo. Le voci erano andate troppo oltre.”

Si trattava ancora una volta di orgoglio quindi,

quella stupida convinzione degli esseri umani.

Possibile che lui stesso era stato così cieco?

Così stupido da rischiare di perdere tutto per un nome?

Una cosa era certa,

LEI l’aveva già persa, non avrebbe potuto fare nulla.

A parte l’ultimo, stupido, sconsiderato tentativo di sfidare il destino che tanto li odiava.

 

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Capitolo 14
*** L'inizio di qualcosa di bello ***


~~Capitolo 14: L'inizio di Qualcosa di Bello


Era il giorno di Natale a casa Malfoy.
Il piccolo Scorpius aveva ricevuto una scopa da corsa giocattolo.
Hermione lo sentiva giocare con gli elfi in salotto.
Aprì gli occhi e tastò il letto.
Un corpo caldo respirava piano accanto a lei.
“Buongiorno luce dei miei occhi”
“Hm Buongiorno.”

Si stiracchiò coccolata dalle parole di suo marito.
Si voltò verso il volto di lui e lo guardò intensamente.
La luce della mattina entrava dalle tende bianche,
emanando una luce forte ma allo stesso tempo opaca.
Il volto di Draco era rilassato,
contornato dalla luce che gli donava tantissimo.
La barba leggermente incolta,
gli occhi profondi come pozze di oceano in cui avrebbe amato affogare.
I capelli biondi che lo distinguevano, leggermente spettinati e ribelli.

Era così bello,
ed era suo marito.
Suo per sempre.


 

Hermione Granger si svegliò come tutte le mattine.

Era passata una settimana dal sogno nella foresta,

tre settimane da quando la sua vita era finita.

In quel periodo era riuscita ad abituarsi al vuoto,

al nulla.

Si, perché il suo cuore era vuoto,

privo di battito, privo di sentimento.

Non viveva più,

lei sopravviveva,

aspettando solamente la notte, per poterlo risognare.

Conduceva due esistenze.

Una nel mondo reale,

dove era costretta a tirare avanti,

a non crollare,

mentre dentro era solo un cumolo di macerie.

E quella nel mondo dei sogni,

felice, perfetta,

l’esistenza che si meritava di avere,

ma che le era stata strappata via.

Ma era forte Hermione Granger.

Sopravviveva a testa alta,

sorridendo e nascondendo le lacrime,

risparmiando agli amici il suo dolore.

Realizzò che doveva essere la mattina di Natale.

Il dormitorio era pieno di vischio.

“Herm! Sveglia!”

Affacciata dalla balaustra di legno della Sala Comune osservava i suoi amici.

Non meritavano di conoscere il dolore che si trascinava nel petto vuoto.

Non meritavano di sapere quanto i loro sforzi fossero inutili.

Ginny, Ron, Harry e persino Neville.

Tutti le erano stati accanto in quelle tre settimane.

Dovevano essere felici.

“Buon Natale ragazzi!”

“Hermione! Scendi dai. Ci sono molti regali anche per te!”

Harry Potter le faceva cenno con la mano.

La ragazza voltò le spalle ai suoi amici per un istante.

Prese una bella boccata d’aria,

si asciugò un lacrima solitaria

e si stampò il solito sorriso,

quello di tutti i giorni,

quello finto.

 “Ci sono alcuni regali anche per te!” disse Ginny indicandole una piccolo pila.

Dei regali.

“Forza aprili! Cosa aspetti? Un invito formale?” insisté la rossa.

Hermione si avvicinò al primo regalo.

Era morbido e odorava di erba tagliata.

Guardando i suoi amici notò che tutti,

tranne Neville,

indossavano un maglione con un’iniziale sopra.

Sorrise.

Scartò il pacchetto e le sue dita accarezzarono della lana morbida.

Un maglione color pervinca con incisa la sua iniziale ruzzolò fuori.

“Grazie mille. È bellissimo.” E lo indossò.

Prese un altro pacco.

Era dei suoi genitori.

Sembrava un libro.

Lo scartò.

“È un raccoglitore fotografico.”

Sussurrò, emozionata.

Erano foto babbane, non si muovevano.

Lei da piccola con i suoi genitori,

la prima volta in piscina,

il primo giorno alla scuola babbana,

il giorno della lettera di Hogwarts,

Diagon Alley.

Un’altra lacrima solitaria le attraversò il volto.

Le mancavano molto,

ma al tempo stesso era felice che fossero all’oscuro di tutto quello che le stava accadendo.

Altri regali la aspettavano,

un pacco di Cioccorane,

un libro sui draghi della Romania,

un paio di scarpe per la festa…

la festa.

Ci sarebbe stata quella sera.

Non era pronta!

Per nulla.

Né per dover mantenere il sorriso per tutta una serata,

né per vedere Draco ballare con Astoria.

“Allora ti piace il mio regalo?” chiese Ginny rivolta alle scarpe.

Erano molto alte,

color argento.

“Moltissimo, grazie.”

Hermione non guardò l’amica negli occhi,

sapeva che avrebbe capito che stava mentendo.

In quell’istante una civetta bianca volò dalla finestra.

Edvige evitò Harry e si posò in grembo alla giovane Weasley.

“Edvige!” strillò lei rivolta al bambino sopravvissuto.

“Che significa Harry?”

“Non so… prova ad aprire la lettera.”

Hermione capì all’istante,

non aveva bisogno di guardare il suo migliore amico.

Ron faceva girare lo sguardo scioccato da Harry a sua sorella.

La rossa aprì la busta e si mise a leggere, avida.

Dopo circa un minuto chiuse la lettera di scatto e si alzò.

Harry fece la stessa cosa.

Fu tutto molto veloce.

Ginny corse verso di lui,

gli buttò le braccia al collo e lo baciò.

Un bacio pieno di passione repressa per troppo tempo.

Lui le stringeva la vita.

Hermione non poté fare a meno di sorridere.

Almeno qualcuno di loro era felice.

Lo meritavano.

Forse se lo meritano più di te.

Si alzò, guardò un’ultima volta i suoi amici intenti ad amarsi e uscì.

Le mancava l’aria.

Vedere e sentire tutta quella felicità le faceva sentire sporca,

indegna,

come se qualcosa dentro marciasse contro di lei,

contro la sua felicità.

Corse in Sala Grande per fare colazione.

Era molto presto, non ci sarebbe stato nessuno.

Non si era mai sbagliata così tanto.

Ad aspettarla trovò due pozze d’oceano.

Stava seduto da solo al tavolo dei Serpeverde.

Prima che potesse accorgersi di lei,

Hermione si guardò attorno,

sperando che ci fosse qualcun altro.

Nessuno.

Solo il professor Vitious che sistemava delle decorazioni.

Mentre arretrava lenta,

 il ghiaccio le toccò il cuore.

Draco l’aveva inchiodata con lo sguardo,

costringendola a trattenere il respiro.

La scrutava senza inibizione,

come se stesse cercando qualcosa sotto lo strato di vestiti che aveva addosso.

Avvampò.

Quanto avrebbe voluto correre da lui e…

Hermione contegno.

Lui è morto per te, tu sei morta per lui.


Con quel ritornello che le girava ancora nella testa si andò a sedere.

Gli scatoloni del professor Vitious occupavano tutto un lato del tavolo dei Grifondoro,

così si dovette sedere esattamente con lo sguardo rivolto verso Malfoy.

Possibile che continuasse a guardarla con tanta insistenza?

Possibile che non capisse il male che le stava procurando?

Non capiva quanto tempo le ci era voluto per rassegnarsi al dolore?

Per abituarcisi?

E ora lui, con i suoi occhi imperturbabili, riapriva tutte le ferite.

Come se fosse stato il padrone del mondo.

Padrone del mondo di Hermione.

Lei alzò lo sguardo, furiosa.

Draco invece sembrava tranquillo, quasi curioso.

Senza sciogliere il contatto visivo uscì dalla stanza,

lasciandosi dietro una straziante scia di assenza e solitudine

che travolsero Hermione come un uragano.

Sul tavolo delle Serpi c’era però qualcosa di strano, un pacchetto.

Hermione si avvicinò.

Era un pacchetto verde accompagnato da un biglietto.

La ragazza lo odorò.

Mela verde e menta.

Il suo profumo.

Lo stava quasi dimenticando.

Le era mancato tantissimo.

Scartò il messaggio con mani tremanti,

aveva paura di ciò che potesse riservare.

Altro dolore forse?

Altre bugie?

La calligrafia la conosceva bene.


Cara Hermione,

Buon Natale,
spero che troverai il regalo. Più che per il regalo, scrivo questo messaggio per avvertirti.
Sei in pericolo, in grave pericolo.
Ti ho abbandonata con la speranza che potessi trovare la pace e la sicurezza che meriti.
Non è stato così.
Per colpa mia il tuo cuore si è spezzato,
l’ho visto,
lo vedo tutti i giorni rimpicciolire nei tuoi bellissimi occhi gonfi di lacrime che sinceramente non merito.
Non credere però che per me sia stato semplice.
Io ti sogno tutte le maledettissime notti.
Mi addormento pensando a te.
Mi risveglio sperando di sentire il tuo profumo accanto.
Credevo che per essere al sicuro,
avessi bisogno di stare lontana da me.
Ma evidentemente sono in grado di farti del male anche a distanza.
E questo non me lo posso perdonare.
Per quanto sarebbe stata dura vivere senza di te,
ci avrei provato,
sarei sopravvissuto.
Ma non posso continuare a vivere sapendo che non sei felice,
questo mi distrugge,
mi annienta,
peggio della più grande distanza che potrebbe esserci tra noi.
Ti ho confusa, lo so, ma anche io ero confuso.
Molto.
Ti vedo tutti i giorni,
così triste ma anche così vulnerabile.
E forse finalmente sono arrivato alla conclusione.
Io ho bisogno di te,
proprio come tu hai bisogno di me.
Volevo proteggerti,
ma forse non sapevo che la prima persona da cui dovevo proteggerti era te stessa.
Ho bisogno di starti accanto,
di vederti felice.
E se per essere felice hai bisogno di me,
credo che sarà il sacrificio più bello che avrò l’onore di compiere.
Se vorrai mai perdonare la mia stupidità indossa questo ciondolo stasera,
alla festa.
Io ti aspetterò Mezzosangue.
Ti aspetterò per sempre.

DLM


Hermione chiuse la lettera senza accorgersi che stava piangendo.

Aprì veloce il pacchetto e accarezzò il ciondolo con le dita.

Era un serpente avvolto lungo la lama di una spada.

Era interamente d’argento e gli occhi del serpente erano due smeraldi.

Ti aspetterò sempre.

Non lo avrebbe mai fatto aspettare.

Mai.


-------------------------------------------------------



Era la mattina della festa.

Il giorno che avrebbe cambiato la sua vita.

Si alzò prestissimo e prese carta e penna.

Doveva attuare il suo piano.

Doveva salvarla.

Scriveva rapido lasciando che le parole scorressero sul foglio da sole.

Tutti i sentimenti che provava per Hermione Granger sgorgarono fuori.

Incontrollati, puri, selvaggi.

Sperava solo che la sua Hermione gli credesse,

che fosse disposta ad accoglierlo ancora una volta nel suo cuore.

Lui l’avrebbe fatto.

Si, ma lei non è mai uscita dal mio cuore.

Prese il ciondolo appartenuto a sua nonna e lo incartò.

Solo la vera signora Malfoy avrebbe potuto indossare quel ciondolo.

E Draco era sicuro che nessuno lo avrebbe portato meglio che l’amore della sua vita.

Scese in Sala Grande di buon’ora.

Solo il professor Vitious era arrivato.

Attese per mezz’ora quando finalmente qualcuno arrivò.

Capelli arruffati, occhi color del cioccolato.

Lo guardava terrificata come se fosse la cosa più raccapricciante di questo mondo.

Senza guardarlo ancora una volta si mise a sedere.

Draco Malfoy non riusciva a staccare gli occhi da quella visione.

Così perfetta nella sua semplicità da lasciarlo senza fiato.

Gli tornarono alla mente quando quegli occhi erano suoi, e suoi solo.

Quando poteva godere di quel corpo angelico e di quell’intelligenza pura,

di quell’amore senza riserve che gli veniva offerto come regalo più grande.

Rigirò la lettera tra le mani,

sperando che bastasse a farle cambiare idea,

sperando che bastasse a far tornare la vita negli occhi che rappresentavano la sua.

Perché Hermione Granger era la sua vita.

La ragione più grande per continuare a respirare.

Lasciò il regalo sul tavolo e uscì.

Sapeva che avrebbe stimolato la curiosità della ragazza e quindi rimase appartato nell’ombra.

Pochi minuti dopo la vide uscire, trafelata.

Il viso umido di pianto,

gli occhi luccicanti come qualcosa che portava al collo.

La ragazza si guardò velocemente attorno, senza vederlo,

e poi corse su verso la torre di Grifondoro.

Il resto della giornata passò troppo rapidamente.

Il tempo venne assorbito completamente da un paio di occhi cioccolato che non avevano nessuna intenzione di andarsene dai suoi pensieri.

Era riuscito ad evitare Astoria e la sua vocetta straziante,

rifugiandosi nel mondo disperato dell’immaginazione.

Immaginava di ballare con Hermione,

di stringerla nuovamente a se come non faceva da tre settimane.

E quel momento era arrivato.

“Draco! Sei pronto o no?” Astoria urlava dalla Sala Comune

Draco si guardò di sfuggita allo specchio, sistemandosi i capelli.

Si fiondò in fondo alle scale e afferrò Astoria per un braccio, tirandosela dietro.

“Tesoro quanta fretta! Non mi dai nemmeno un’occhiata?”

Il ragazzo si voltò e la scrutò.

Indossava un abito lungo e molto attillato, verde smeraldo.

“Ti piace?”

“Hm. Andiamo ora.”

“Certo tesoro.”

 

Ecco qui un altro capitolo!
Purtroppo sono stata costretta a dividere il capitolo originale in due parti.
Ora pubblicherò la seconda parte!
spero vi piaccia.
Magari se vi va lasciate un commentino! :)
Saluti.
Sev

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Capitolo 15
*** Ti devo salvare. ***


~~Capitolo 15: Ti devo salvare.


Corse fuori dalla Sala Grande,

diretta da Ginny.

Non voleva più chiudersi tutto dentro,

aveva voglia di urlare,

ridere e piangere,

e voleva farlo con la sua migliore amica.

Urlò quasi la parola d’ordine e raggiunse la migliore amica nel dormitorio.

Cantava e ballava.

“Herm! È il giorno più bello della mia vita.”

“Anche il mio” disse lei agitando la lettera.

“Cos’è?”

“Leggi”

L’amica lesse velocemente,

alternando la lettura a qualche breva sospiro o sussultò.

“Cosa hai intenzione di fare, Hermione?”

Hermione non disse nulla ma le mostrò il ciondolo che le splendeva sul petto.

“Sono felice! Te lo meriti” disse abbracciandola.

“Ce lo meritiamo, Ginny, ce lo meritiamo entrambe.”

Finalmente qualcosa andava per il verso giusto.

Il destino sembrava placare la sua furia.

La vita le stava dando una seconda opportunità,

la possibilità di essere felice,

la possibilità di far avverare quello che ormai sognava tutte le notti.

Nonostante il dolore l’avesse abbandonata solo da dieci minuti,

Hermione si sentiva viva,

come se quel ciondolo avesse riempito il vuoto che si portava dietro.

“Allora che aspettiamo? Prepariamoci per i nostri fidanzati.”

Fidanzato.

Draco era il suo fidanzato?

Non ne era sicura.

Era stato tante cosa per lei.

Un carnefice,

un amante,

un amore.

Ma mai un fidanzato.

Avrebbe accettato una Mezzosangue?

Lui mi ama. Tutto andrà benissimo.


Il pomeriggio trascorse tra rossetti e vestiti,

senza lasciare posto alla mente.

Le ragazze indossarono i loro abiti,

guardandosi allo specchio e sentendosi come principesse,

sentendo di meritare un briciolo di felicità.

Scesero in Sala Comune e trovarono ad attenderle Harry, Ron e Neville.

Sorridevano tutti.

La tristezza sembrava essere evaporata.

Harry camminò verso Ginny e le baciò la mano.

“Sei bellissima”

La Weasley diventò rossa come i suoi capelli.

Ron teneva al braccio una ragazza bionda, che indossava un vestito viola.

“Lavanda!”

Ron le accarezzò il braccio mentre lei poggiava la testa sulla sua spalla.

Tutti sembravano aver trovato un equilibrio.

Fuori dalla Sala Comune, Luna aspettava Neville, sorridendo.

Tutto emanava così tanta sicurezza che Hermione si sentì fuori posto.

Lei non sapeva cosa sarebbe avvenuto.

Cosa avrebbero fatto lei e Draco alla fine?

Sarebbero potuti stare insieme?

Nulla era certo,

tranne il loro amore.

Nella Sala Grande tutti ballavano felici.

Ridevano e emanavano gioia,

come se fuori non stesse impazzando una guerra.

E in quel momento lo vide.

La stava fissando e sorrideva,

bello come il sole,

pericoloso come la notte.

Era solo.

Astoria stava ballando con Zabini.

Hermione si avvicinò, con il cuore in gola.


-----------------------------------------------------


Lei era arrivata.

Avvolta in un abito di seta rossa che le valorizzava ogni curva,

i capelli raccolti in un elegante chignon.

Al collo brillava un gioiello,

il suo ciondolo.

Vederla lì,

così vicina a lui,

gli fece bloccare il cuore.

Ora c’erano solo loro due.

Draco riusciva a sentire il suo profumo anche a quella distanza.

Quando gli occhi di lei incrociarono i suoi,

non poté fare a meno di sorridere.

Erano così belli,

così veri,

così suoi.

Ogni notte nei suoi sogni apparivano quegli occhi.

Ed ora, finalmente, erano ancora davanti a lui,

incatenati ai suoi, esattamente dove dovevano trovarsi.

“Mezzosangue.”

“Malfoy”


-----------------------------------------



“Mezzosangue”

“Malfoy”

“Vieni con me.”

E lo seguì fuori dalla sala.

Il cortile della scuola era deserto.

Il freddo pizzicava la pelle nuda delle spalle di Hermione, che rabbrividì.

Draco si sfilò la giacca e gliela posò sulle spalle.

Odorava meravigliosamente di lui.

“Hermione ascoltami.” Disse prendendole le mani.

“I Mangiamorte vogliono ucciderti.”

“Lo so, Draco, lo so da tre settimane.”

“Cosa… Mezzosangue non smetterai mai di sorprendermi”

“Non finirò mai”

Malfoy si sciolse in un sorriso sghembo che bruciò la mente della ragazza.

Poi si fece serio di colpo.

Avvicinandosi vertiginosamente al corpo di lei,

lasciando spazio solo per i loro respiri.

“Io devo salvarti, Granger.

Te lo devo.

Sono stato così stupido.

Ti ho lasciata morire, Hermione.

Non riuscivo a vedere più la voglia di vivere nei tuoi occhi.

Ti devo salvare.”

Hermione prese il polso del braccio sinistro del ragazzo, sollevando la manica.

Il Marchio Nero dardeggiò minaccioso.

La ragazza portò il braccio di lui alle labbra

E baciò il tatuaggio.

Il contatto con la sua pelle la fece trasalire,

così potente da sconvolgerla.

Erano tornati insieme,

come nel sogno,

come una cosa sola.

Destinati dallo stesso fato che combatteva per dividerli.

Ma non si arrendevano,

combattevano in nome di quell’amore più forte dell’orgoglio,

più forte della paura,

più forte del dolore.

Avrebbero dimenticato il sangue o il nome,

sarebbero stati insieme,

uniti inesorabilmente come il giorno e la notte.

Negli occhi di Draco si leggeva l’amore,

amore per quella ragazza che gli aveva risvegliato il cuore.

“Cosa fai?” chiese il Serpeverde.

“Ti salvo” rispose la Grifondoro.
 

Eccolo qui il capitolo mancante!
Spero che abbiate un quadro più o meno chiaro della situazione.
Ma da adesso la storia sarà tutt'altro che semplice!
Continuate a leggere! :)
Baci
Sev

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Capitolo 16
*** Mi fido di te. ***


~~Capitolo 16: Mi fido di te.


“Cosa fai?”

“Ti salvo”

Le sue labbra erano così morbide.

Risvegliarono i ricordi dentro di lui,

il desiderio di riassaporarle ancora una volta.

Con poca gentilezza le passo le mani dietro la schiena e se la premette sul corpo.

Ogni curva coincideva perfettamente.

Il bacio che venne fu uno di quei baci che non si dimenticano,

quei baci che riempiono il vuoto più di mille parole,

che assorbono ogni angoscia convertendola in pura passione.

Le loro lingue si accarezzavano,

separate da troppo tempo,

i sensi vincevano sulla razionalità.

Sconvolgendo ogni ordine naturale,

i loro corpi si chiamavano,

chiedevano di tornare a respirare il profumo dell’altro.

La mani di Draco si muovevano egoisticamente sul corpo di Hermione,

cercando di recuperare ogni attimo passato lontano da lei,

ogni attimo in cui era stato costretto a sognare quel corpo che gli apparteneva di diritto.

Si accorse appena quando le mani di Hermione scivolarono sotto la camicia,

frementi e curiose.

Gli tastavano il petto e l’addome,

registrando ogni dettaglio.

Draco si abbassò lievemente per prendere la gonna della ragazza, sollevandola.

Per quanto questo vestito le stia divinamente,

è davvero poco pratico.


Sorridendo del suo stesso pensiero,

senza mai staccare le labbra da quelle di lei,

cominciò ad esplorare le sue gambe,

il bacino,

il sedere,

ogni parte che potesse risvegliare la fame di lei.

Hermione gemette leggermente quando le sue mani arrivarono al seno.

Come la prima volta che si erano baciati,

la ragazza si staccò bruscamente dalle labbra di lui.

Lo guardò insistentemente negli occhi.

Draco sperò che potesse leggervi tutte le cose che avrebbe voluto dirle,

ma che non aveva il coraggio di pronunciare.

Quanto le era mancata quella scintilla di malizia negli occhi della Grifondoro,

quella scintilla di vita da cui non si sarebbe mai dovuta separare.

Aveva preso tante decisioni Draco Malfoy,

per la maggior parte sbagliate.

L’unica che non si rimproverava era quella di aver accettato Hermione Granger nella sua esistenza.

Non si rimproverava la scelta di quasi un mese prima,

quando aveva deciso che nulla gli avrebbe impedito di trovarla sempre.

Ed ora che si erano ritrovati,

mai più l’avrebbe lasciata andare via.

Nessun tipo di pericolo,

o Maledizione,

o famiglia,

gli avrebbe impedito di starle accanto.

“Draco… che faremo ora?” chiese Hermione riportandolo bruscamente alla realtà.

“Cavolo Mezzosangue, devi sempre rovinare tutto?” rispose lui, tentando di baciarle il collo.

Lei lo respinse gentilmente, inchiodandolo con lo sguardo.

“Davvero Draco… cosa ci aspetta? Io… io ho paura.”

“Non lo so Hermione.

So solo che ti porterò via da tutto questo.

Non mi importa se mi uccideranno, tu sarai salva.”

Hermione iniziò a piangere sommessamente e si buttò tra le braccia del biondo,

poggiando il capo sul suo petto.

“Dobbiamo fuggire,

quando capiranno cosa sta succedendo ti verranno a cercare,

e in quel momento ci uccideranno entrambi.”

“Dove andremo? Londra è troppo banale, ci troverebbero in un’istante.”

“Pensavo a qualcosa di un pochino diverso da Londra… il Sud della Francia. Ho una zia lì.

La sorella di mio padre.

È una Maganò che ha sposato un uomo babbano.

Mio padre non ne ha mai parlato, se ne vergogna.

L’ho saputo da mia madre.

Lei ci accoglierà.”

“E Harry? Ginny? Ron? Non pensi a loro Draco?

Cosa gli dirò?

Cosa penseranno quando mi vedranno sparire?”

Hermione tremava violentemente,

preda di una crisi di pianto.

“Tranquilla, gli scriveremo una lettera. Staranno bene.”

La ragazza continuava a tremare.

Draco la prese per le spalle e la guardò prepotentemente negli occhi gonfi.

“Hermione ascoltami, ora l’importante sei tu.

Nessun altro.

Nessuno può capire quanto dolore abbia provato in questo periodo.

E ora la sola idea di vedere i Mangiamorte fare scempio del tuo corpo mi…”

Girò la testa di lato e strinse fortissimo i pugni,

tentando di controllare la rabbia.

“No, nessuno oserà toccarti finché ci sono io.”

La ragazza si sollevò sulle punte e baciò castamente il Serpeverde.

Il viso era ancora umido.

“Mi fido di te.”

--------------------------------


Venti  minuti più tardi Hermione si ritrovò a correre giù dalle scale,

diretta fuori i confini di Hogwarts.

Aveva lasciato una lettera ai suoi amici.


Cari amici,
non sapete quanto mi faccia male scrivervi queste brevi righe.
Me ne vado,
non cercatemi.
Sappiate solo che sono al sicuro,
Draco mi tiene al sicuro,
mi protegge.
Vi prego, fatelo per me,
non scrivetemi,
non mi venite a cercare.
Affronterò la sorte con la consapevolezza di essere felice,
perché Draco Malfoy mi rende felice,
senza di lui sono persa, un pallino nel bel mezzo del nulla.
Finalmente ho trovato la pace,
ma questa pace è compromessa.
Come sapete i Mangiamorte mi cercano per uccidermi.
Rimanendo ad Hogwarts metto in pericolo anche voi.
Spero che riuscirete a capirmi.
Con infinito affetto
La vostra Hermione.


Dopo aver posto la lettera sul cuscino di Ginny,

era corsa fuori dalla Sala Comune.

Aveva avuto solo il tempo di prendere la borsetta.

Ora stavano correndo davanti alla Sala Grande, tenendosi per mano.

La festa stava andando avanti,

nessuno si accorgeva della loro presenza,

nessuno si accorgeva di due innamorati che fuggivano per proteggere il loro amore dannato.

-------------------------------------------

I due ragazzi correvano verso l’uscita,

senza accorgersi della figura che stava appostata nell’ombra.

Staccò brusca le labbra da quelle di Blaise per osservare la scena, infuriata.

Il suo Draco fuggiva con la Mezzosangue.

Con un fruscio di seta verde smeraldo,

la giovane di casa Greengrass sparì dentro la Sala Grande,

decisa a farla pagare a colei che aveva osato strapparle ciò che era suo di diritto.


 

Ciao a tutti!! Ecco un altro capitolo! Domani non potrò aggiornare :(
 ma l’appuntamento è fissato a Lunedì!
Spero che non siate rimasti delusi da questo capitolo e che decidiate di lasciare una piccola recensione!
Datemi la vostra opinione!
Grazie a tutti quelli che mi seguono! :D
Baci.
Sev.

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Capitolo 17
*** I Malfoy non amano... o forse si. ***


~~Capitolo 17: I Malfoy non amano… o forse si.


Correvano a perdifiato attraverso la Foresta Proibita.

Il cervello di Draco non riusciva a comporre pensieri di senso compiuto,

sapeva solo che sarebbero dovuti andare in Francia.

Come riconoscerò la casa della zia?

Dove si trova?


Nulla sembrava essere giusto,

era un piano fin troppo improvvisato.

Quante possibilità avrebbero avuto due ragazzi di quasi diciassette anni?

Costretti a fuggire per potersi amare,

costretti a fuggire per poter vivere.

Fuori dai confini, Draco si fermò a riprendere fiato.

Hermione era accanto a lui,

il vestito strappato dai rami più bassi e sporco di fango.

Aveva lasciato le scarpe nel cortile e aveva continuato a piedi nudi,

senza lamentarsi,

senza lasciare la presa sulla mano del biondo.

“Dobbiamo smaterializzarci adesso.”

“Conosci il posto, Draco?”

“No”

“O-ok.” Balbettò Hermione avvicinandosi ancora di più.

Draco le strinse più forte la mano,

girò su se stesso,

e poi vennero inghiottiti dal nulla.




Si ritrovarono su una spiaggia bassa e sabbiosa,

il mare era piatto e placido come un gigante addormentato.

Alle loro spalle non c’erano scogliere o altipiani,

solo una vasta distesa di steppa.

I ragazzi si guardarono attorno, smarriti.

Non c’era nessun tipo di abitazione.

Hermione ruppe il silenzio.

“Forse dobbiamo andare un po’ più avanti.” Sussurrò.

Sempre tenendosi per mano cominciarono a camminare lungo la spiaggia.

La luna si specchiava nel mare,

regalando uno scenario da favola.

Ma Draco non era in vena di romanticismo,

nonostante la ragazza della sua vita gli camminasse accanto,

lui si sentiva in colpa.

L’aveva messa in pericolo ed ora, come se non bastasse, l’aveva trasportata nel bel mezzo del niente.

Ma cosa ti è saltato in mente?

Cosa c’è più sicuro di Hogwarts?

Sei soltanto un egoista.

La volevi tutta per te e hai agito irresponsabilmente.


Mentre era immerso nell’ autocommiserazione,

la Granger lo strattonò per una manica.

“Guarda!”

Indicava una piccola casetta di mattoni rossi,

con il tetto piatto e bianco.

Le tendine rosse erano tirate,

ma lasciavano passare della luce soffusa.

Era come se gli avessero tolto un masso dal petto.

Sentì riaccendersi flebile la fiamma della speranza.

Se quella era la casa di sua zia allora, forse, avevano una chance.

Si voltò verso Hermione che gli sorrideva raggiante.

La prese per la vita e la sollevò in aria, volteggiando.

“Ce l’abbiamo fatta! Possiamo salvarci, Hermione!”

La poggiò a terra.

“No, Draco. Ce l’hai fatta. È merito tuo, io non ho fatto nulla.”

Il ragazzo si avvicinò e le posò una mano sulla guancia.

“Non è vero. Hai fatto la cosa più importante,

ti sei fidata.

Ti sei fidata di me, Hermione.

Io non lo meritavo, ma tu hai deciso di darmi una seconda occasione.”

“Ti darò sempre una seconda occasione.”

Draco avvertì un crampo allo stomaco.

Amore?

Si chinò sulla Grifondoro e la baciò dolcemente,

senza nessuna pretesa,

godendo solamente di quel semplice contatto.

Hermione Granger lo guardò negli occhi e gli disse amabilmente

“Combatteremo insieme?”

“Combatteremo sempre insieme.”

Riprendendosi per mano si avviarono verso l’ingresso della casetta.

Draco avanzò e bussò piano.

Dopo poco un rumore di catenacci li fece sobbalzare.

La porta si aprì leggermente e apparve il volto di una donna.

“Chi siete? Cosa volete?”

Hermione si nascose leggermente dietro di lui,

stringendogli ancora di più  il braccio.

“Sono Draco, Draco Malfoy.”

La donna strabuzzò gli occhi e chiuse la porta di scatto

Draco si voltò verso Hermione,

che continuava a sorridere, fiduciosa.

Cosa avrò mai fatto per meritarmi una cosa meravigliosa come lei?

La porta di legno si spalancò con un cigolio rivelando sulla soglia una donna che era la perfetta incarnazione di una Malfoy.

Alta e bionda,

li squadrava dall’alto in basso con sguardo altero,

gli occhi di ghiaccio risaltavano sul viso affilato.

Non aveva più di quarant’anni.

Senza staccare lo sguardo da quello del nipote, parlò

“Cosa porta l’erede di casa Malfoy qua giù?”

“Avremmo bisogno di aiuto.

Dobbiamo fuggire, i Mangiamorte vogliono ucciderla.

Io ho il dovere di salvarla.”

Carezzò la mano della ragazza mentre la Signora Malfoy iniziava a squadrare anche lei.

“Non è un mio problema.”

Il rumore della porta sbattuta riecheggiò nel cuore di Draco come un altro fallimento.

Aveva deluso ancora una volta la persona più importante,

non era stato in grado di mantenere una promessa.

Come se sapesse leggere nel pensiero, la Granger lo raggiunse di corsa.

“Draco, non è colpa tua. Non ti arrendere! Vedrai che ce la faremo, dobbiamo solo resistere, insieme.”

“Sono solo un cazzo di fallimento, Hermione! Non sono in grado di proteggerti,

saresti stata più al sicuro ad Hogwarts,

con Potter,

lontana da me.

Eri al sicuro fino a quando non sono arrivato io.

Ma cosa mi è saltato in mente?

Innamorarmi … i Malfoy non amano.

Ma io ho dovuto fare eccezione, sono patetico…”

Si interruppe guardando il volto della ragazza.

“Basta!” urlò lei;

“Credi davvero che potrei andarmene?

Credi che possa tornare ad Hogwarts senza di te?!

Draco, io ho bisogno di te!” Piangeva e urlava.

“Ogni cellula del mio corpo ha bisogno di te,

del tuo profumo,

della tua pelle,

dei tuoi occhi!

Non mi importa se potrebbero uccidermi per questo,

non mi importa!

Io voglio stare con te.

Ho sofferto per tre settimane, Draco!

Tre settimane passate a sognarti ogni notte,

a vedere i tuoi occhi dietro ogni fottuto angolo.

Tre settimane passate a vedere NOI in ogni coppia che passeggiava in riva al Lago.

Sai cosa significa non aver più voglia di vivere?!

Non hai più voglia di aprire gli occhi ogni mattina,

respirare diventa un processo inutile e doloroso,

ogni boccata d’aria evidenzia l’enorme vuoto che porti nel petto,

dove prima c’era un cuore che batteva per qualcuno.

E il mio qualcuno eri tu!

Si proprio tu.

Draco Lucius Malfoy.

Il cui cuore di ghiaccio si sta sciogliendo!

E ti assicuro che il suono del tuo cuore che batte all’unisono con il mio è quello che mi fa andare avanti,

quello che non mi fa crollare più.

Perché io so come ci si sente a crollare.

Ma tu sei tornato! Sei tornato per salvarmi.

Ma non mi stai salvando da Voldemort, no.

Mi stai salvando dal vuoto,

dal nulla,

dal silenzio,

che ti giuro fa più male di qualsiasi Maledizione.

Sei tu la mia salvezza,

e non tornerò nell’oblio finché sei con me,

mai più.”

Draco non aveva parole.

La forza di quella ragazza lo sconvolgeva ogni giorno di più.

Non aveva paura di morire,

né di soffrire a causa di un Cruciatus,

lei aveva paura di ricadere nel vuoto.

Lo stesso vuoto che provava lui senza di lei.

Hermione non sapeva che era lei che lo stava salvando.

Che lo trascinava in superficie lentamente,

con la forza di un amore impossibile.

La donna meravigliosa che ora stava davanti a lui,

con il viso arrossato e gli occhi gonfi di lacrime,

 era la sua ragione di vita.

La ragione per cui sconfiggeva la paura che lo seguiva ovunque,

come un’amica fidata.

Draco non aveva parole per rispondere ad un amore tanto grande,

che non sentiva di meritare ma che sentiva immensamente suo.

Si avvicinò solamente alla ragazza e le prese il volto tra le mani.

“Ti amo Hermione Jean Granger,

sei la cosa migliore che mi sia mai capitata.”

La porta si aprì di nuovo.

“Tuo padre non ti ha ripetuto milioni di volte che i Malfoy non amano?”

Ecco quaa! Spero vi sia piaciuto...
domani pubblicherò un altro capitolo (POV Hermione).
Questa fase della storia è piuttosto romantica... ma l'idillio non durerà XD
Continuate a leggere!!
Grazie a tutti, davvero!
Baci
Sev :)

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Capitolo 18
*** La musica del mare ***


~~Capitolo 18: La musica del mare


“Tuo padre non ti ha ripetuto un milione di volte che i Malfoy non amano?”

La voce fredda della donna spezzò l’incantesimo.

Hermione sospirò forte guardando Draco voltarsi verso la zia.

“Forse io sono diverso.”

“Non si può essere diversi da quello che si è per natura.”

“Io non sono più fedele ha mio padre.”

“Non puoi voltare le spalle al tuo passato Draco.”

“Tu lo hai fatto.”

“Tu non sai niente, ragazzino.”

La Grifondoro osservava quello scambio di battute, attonita.

Erano palesemente parenti,

troppo simili per non esserlo,

troppo simili per andare d’accordo.

Erano a circa trenta centimetri l’uno dall’altro e i loro sguardi di ghiaccio si lanciavano fiamme gelate.

A Hermione parve di sentire il freddo fino a dove si trovava lei.

“So quanto basta.

Per esempio che sei fuggita poco prima della salita al potere del Signore Oscuro.

Che hai sposato un babbano.

Hai rinnegato la tua famiglia,

come ho fatto io.”

“Mio fratello ti ha parlato di me?”

“No. Lui non parla mai di te.”

“Narcissa…”

“Esatto.”

“Ho sempre pensato che quella ragazza avesse fatto il più grande sbaglio della sua vita,

era troppo diversa da tuo padre.”

Draco abbassò lo sguardo.

“Ora prima che prendiate una polmonite entrate.”

Non c’era traccia di dolcezza nella sua voce,

solo tanta durezza e… frustrazione.

La donna si avvicinò al camino,

con le braccia conserte.

La casa era piccola e calda,

non c’era traccia di qualsiasi altra persona.

Vedendo il camino,

il divanetto e la tavola,

Hermione non poté fare a meno che sentirsi stanca,

non ancora del tutto consapevole di quello che le stava accadendo.

Era fuggita da Hogwarts.

Si trovava in una casa chissà dove in Francia.

Draco Malfoy aveva appena rinnegato la sua famiglia per stare con lei.

Quanto vorrei baciarlo ancora…

La voce dura della donna la riportò alla realtà.

“E tu precisamente chi saresti?” chiese lanciando un’occhiata bieca alla ragazza,

che stava ancora in piedi davanti alla porta chiusa.

“Oh, mi scusi. Hermione Granger , signora.”

“Dominique Dubois.”  Rispose lei girando la testa verso il nipote.

“E ora, se non vi è di troppo disturbo, gradirei capire il motivo della vostra visita. Dall’inizio.”

Si accomodò sul divano e fece cenno ai ragazzi di imitarla.

Draco cominciò a raccontare la storia. La loro storia.

Hermione non prestò attenzione.

Non voleva riascoltare il dolore.

Era come se ogni volta che ci pensava,

quello facesse capolino nel suo cuore,

scucendo uno a uno i punti che si era cucita sul petto.

Draco continuò a parlare,

mentre Hermione si guardava intorno.

Sul piccolo salotto dava una porticina di legno scuro.

Da dove si trovava, la Grifondoro poteva scorgere un piccolo cucinino.

Dietro al divano delle scale di ferro battuto a chiocciola portava al piano di sopra.

La signora Dubois sospirò rumorosamente.

“Voi vorreste rimanere qui? A nascondervi dai Mangiamorte che hanno intenzione di uccidervi?”

“Si.” Rispose Draco, secco.

“Tu cosa hai da dire?” disse rivolgendosi a lei.

“Ehm… Io… Abbiamo bisogno di aiuto.

Ne abbiamo passate davvero tante.

Ma non stiamo scappando per paura.

Stiamo fuggendo per poter avere una possibilità,

per poter sfidare tutti e dimostrare che forse il sangue non conta.

La prego, ci dia la possibilità di cambiare il nostro destino”

Hermione aveva parlato trattenendo le lacrime,

sperando che potesse risvegliare il cuore della donna di ghiaccio.

Cosa poteva dire di più?

Cosa c’era di peggio?

La ragazza non riusciva a immaginare una sofferenza più grande di quella che aveva provato in quelle tre settimane.

Guardando ora gli occhi color della tempesta della signora Dubois,

a Hermione sembrò di vedere lo stesso lampo di vuoto che aveva visto nei suoi nelle settimane precedenti.

Sono sicura che lei può capirmi. Lo leggo nei suoi occhi.

Infatti Dominique abbassò lo sguardo,

giocherellando con un anello d’oro.

Si alzò senza guardare i giovani

“Seguitemi”

Iniziò a camminare svelta verso la cucina.

Attraversarono una piccola porticina di legno accanto al frigorifero,

e presero a scendere una scala di legno.

Nonostante stessero scendendo in una cantina,

non faceva freddo e il corridoio era ben illuminato.

Alla fine delle scale c’era un'altra porta.

La signora Dubois l’aprì,

permettendo ai ragazzi di entrare.

Era una piccola cameretta in parte sottoterra,

circondata da finestrelle nella parte più alta della parete.

Si sentiva il rumore del mare,

incessante e inesorabile .

Cera un solo letto, piccolo e basso,

un’ armadio di legno chiaro e una scrivania bianca.

La stanza fu illuminata da una luce tenue e rossastra,

l’alba.

“Potrete rimare qui per un po’.

Ora riposate, ci vediamo stasera per la cena.”

Con queste parole li lasciò soli,

chiudendosi la porta alle spalle.

Draco si sedette pesantemente sul letto,

tenendosi la testa tra le mani.

Hermione era rimasta lì,

impalata a fissare il vuoto con occhi vitrei.

-Cosa stai facendo? Reagisci stupida! Tutto sta andando meravigliosamente!

-Zitta coscienza. Nulla va bene, siamo due ragazzi soli,

che non hanno assolutamente nulla.

-Dimentichi l'amore, mia cara Hermione…


L’amore.

Sarebbe riuscito a tirarli fuori dai guai questa volta?

Era stato messo alla prova già così tante volte,

eppure rimaneva lì,

appostato nel suo cuore e nella sua mente,

riflesso negli occhi tempestosi di Draco Malfoy.

Chissà a cosa pensi, amore mio.

Per rispondere alla sua domanda,

Hermione si sedette accanto a Draco,

senza parlargli,

reprimendo gli impulsi più reconditi.

Teneva le mani tra le ginocchia,

guardando il pavimento di legno.

“Sei stanca?”

“Un po’.”

“Vieni qui, ti prego.” Disse il biondo sdraiandosi sul letto con la schiena attaccata alla parete fredda.

Allargò le braccia invitandola ad entrare.

La ragazza non ci pensò neppure.

Si fiondò in quell’abbraccio caldo e sicuro,

certa che lì non le sarebbe accaduto nulla.

Poggiò la testa contro il petto forte di lui,

ascoltando la musica melodiosa del suo cuore.

Il suono più bello che io abbia mai sentito.

Lasciandosi cullare dalla melodia meravigliosa formata dal cuore di Draco e dalle onde del mare,

Hermione Granger venne inghiottita dal sonno.

Non sognò questa volta.

Non aveva bisogno di farlo.

Finché sentiva quelle braccia forti stringerla,

non le sarebbe servito barricarsi in sogni di vita perfetta.

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Hogwarts, Sera della festa.


Ginny stava tentando disperatamente di slacciare quella dannata camicia.

Harry, diamine, potevi metterne una più pratica!

Mentre il Prescelto le percorreva il collo con le labbra,

la rossa si lasciava trasportare dalla passione repressa per troppo tempo.

Da quanto lo stava aspettando.

Harry Potter la sollevò da terra,

buttandola sul letto.

A quel contatto le lenzuola fecero uno strano rumore,

come di… carta.

Ginny sollevò la testa di scatto e si guardò attorno.

Cominciò a tastare ogni centimetro del letto,

fino a quando riudì il medesimo scricchiolio.

Proveniva da sotto il cuscino.

Era una pergamena ripiegata in quattro parti,

scritta di fresco.

Si mise a sedere mentre Harry la imitava,

incuriosito dalla lettera.

La piccola Weasley iniziò a leggere.

Cari amici,
non sapete quanto mi faccia male scrivervi queste brevi righe.
Me ne vado,
non cercatemi.
Sappiate solo che sono al sicuro,
Draco mi tiene al sicuro,
mi protegge.
Vi prego, fatelo per me,
non scrivetemi,
non mi venite a cercare.
Affronterò la sorte con la consapevolezza di essere felice,
perché Draco Malfoy mi rende felice,
senza di lui sono persa, un pallino nel bel mezzo del nulla.
Finalmente ho trovato la pace,
ma questa pace è compromessa.
Come sapete i Mangiamorte mi cercano per uccidermi.
Rimanendo ad Hogwarts metto in pericolo anche voi.
Spero che riuscirete a capirmi.
Con infinito affetto
La vostra Hermione.

Hermione.

Me ne vado.

Mille domande affollarono il cervello della ragazza,

sempre più confusa.

Prima di alzarsi passò la lettera al suo ragazzo.

Mentre lui leggeva, sbarrando gli occhi,

lei prese a camminare su e giù per la stanza,

sbuffando e passandosi le mani tra i capelli.

Cosa ti è saltato in mente, Herm?

Dove sei?

Perché, Hermione?!


Una lacrima silenziosa le solcò il volto.

“Ginny.”

Harry le prese la mano,  tirandosela al petto.

“Harry! Dobbiamo trovarla! Chissà dov’è!”

“Ginny, calmati!

Hai letto anche tu la lettera,

non dobbiamo cercarla.

È insieme a Malfoy…

Per quanto io non approvi questa cosa,

che sinceramente mi ha sconvolto,

dobbiamo accettarlo per lei.

Per la sua felicità.”

La ragazza annuì.

Col cavolo che la lascerò sperduta chissà dove.

L'aiuterò.

Non potrà mai farcela da sola.

Ha bisogno di me,

aiuterò,

quanto è vero che sono una Weasley.


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Malfoy Manor, sera della festa.

 

“La verità è questa mio Signore” disse la ragazza con un piccolo inchino.

“Il piccolo Draco è fuggito? Con una Mezzosangue?” sibilò Bellatrix Lestrange.

“Taci Bellatrix” la zittì una voce fredda e sibilante.

Un paio di occhi rossi e serpenteschi si fissarono al volto della ragazza che aveva parlato.

Pansy Parkinson stava in piedi con la testa china aspettando che il suo Padrone dicesse qualcosa.

La piccola di casa Greengrass era rintanata in un angolo,

senza parlare.

Era stata costretta a riferire tutto a Pansy,

nonostante si fidasse poco di lei.

Solo il Marchio Nero poteva darle il diritto di partecipare alle decisioni dei Mangiamorte.

Quanto vorrei avere il Marchio per poter uccidere quella sudicia sgualdrina con le mie stesse mani.

Il sangue le ribolliva nelle vene,

implorando vendetta.

Il Signore Oscuro si volse verso di lei,

con voce falsamente cordiale.

“Astoria! Non è forse vero che Draco è il tuo fidanzato?”

“S-s-si mio Signore…”

“Posso solo immaginare la rabbia che covi nel petto ora,

vedersi portare via qualcosa di proprio da una lurida Nata Babbana.”

Poi si rivolse a tutti i Mangiamorte.

“Perché impedire che si compia il destino?

Perché lasciare che una giovane donna come lei non sfoghi la sua rabbia direttamente sulla fautrice del problema?

Direttamente sul problema.”

Si avvicinò alla Greengrass che piegò il capo, intimorita.

“Questa notte riceverai il Marchio.”

Astoria spalancò le palpebre,

gustando già il sapore del sangue che sarebbe stato versato.

Sangue sporco e maledetto,

come la ragazza a cui apparteneva.

    

Ciao a tutti!
ecco un capitolo un po' particolare...
Diciamo che ho voluto dare spazio a tutti i punti di vista dei personaggi.
Inoltre qui compare un personaggio inventato (Dominique Dubois, la zia di Draco),
che prende ispirazione direttamente da una mia professoressa XD
Spero che vi sia piaciuto!
Baci baci
Sev

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Capitolo 19
*** Istante dopo Istante ***


~~Capitolo 19: Istante dopo Istante

Faceva freddo ed era buio.
Non riusciva più a sentire il rumore del mare,
oppure il calore del corpo di Hermione sul suo.
Quando gli occhi si abituarono al buio,
Draco riuscì a identificare il luogo dove si trovava.
Era sdraiato nella sua camera,
al Malfoy Manor.
“Cosa ci faccio qui?”
Prima che potesse darsi una risposta,
un urlo lancinante lo fece sobbalzare.
Si alzò dal letto, correndo giù per le scale.
Nel grande Salone c’erano molte persone.
Erano tutte radunate attorno ad un cumolo di stracci raggomitolati sul pavimento.
Nessuno si accorse della sua presenza mentre avanzava verso il cerchio di folla.
Riconobbe molti Mangiamorte,
e poi sua madre e suo padre,
Bellatrix e, seduto su una sedia dallo schienale molto alto,
il Signore Oscuro.
Tutti ridevano di gusto indicando il fagotto di pezze.
“Tocca a me, tocca a me!” sua zia Bellatrix prese a saltellare con aria infantile.
Fece un passo avanti e puntò la bacchetta contro gli stracci.
“Crucio!” urlò con voce agghiacciante.
Un urlo terrificante invase tutta la sala.
Non erano stracci.
Si guardò attorno,
sbalordito da tutti quei Mangiamorte che si scioglievano in orripilanti risate.
Ancora nessuno si era accorto di lui.
Draco avanzava verso il centro della sala,
mentre il cumolo di stracci continuava a strillare .
Passò davanti a Narcissa Malfoy,
che continuava a guardargli attraverso,
senza vederlo.
“Mamma…”
La donna non rispose.
“n-non mi vedono.”
L’urlo si era placato,
ma ora continuava a gemere come un cucciolo ferito.
Draco si avvicinò ancora di più al corpo inerte.
Cominciò a distinguere le gambe e le braccia,
ma il volto era ancora coperto dai capelli aggrovigliati.
Il malcapitato non si mosse quando il ragazzo si inginocchiò accanto a lui e gli scostò i capelli dal volto.
Gli occhi del Serpeverde si perdettero in un paio color del cioccolato,
caldi nonostante tutto quel dolore.
Il cuore del ragazzo crollò in fondo allo stomaco,
spezzato in tanti piccoli pezzi.
La ragazza sorrise.
“Draco.”



 

Spalancò gli occhi, tastando il letto.

Le sue mani incontrarono dei fianchi morbidi e caldi.

Il corpo di lei si sollevava piano,

segno che stava ancora dormendo beatamente.

Oh Hermione.

Draco rimase ad osservare il viso angelico di Hermione,

così bello e delicato da sembrare irreale.

Teneva le gambe incrociate a quelle di lui,

rannicchiata contro il suo corpo.

Non resistette e le carezzò una guancia.

“Ciao” bofonchiò lei, tenendo gli occhi chiusi.

“Ben svegliata.”

“Che ore sono?”

Draco volse lo sguardo verso una piccola sveglia posta sulla scrivania.

“Le sei e mezzo.”

“Tua zia ci aspetta per la cena.”

“Aspetterà” rispose lui, stringendola ancora di più e baciandole la fronte.

Hermione aprì gli occhi e li fissò in quelli di lui.

“Cosa hai sognato?”

“Cosa?” chiese lui sbalordito.

“Hai bofonchiato cose senza senso tutto il tempo”

“Oh… non ricordo.”

La ragazza si alzò dal letto.

Indossava ancora il vestito della sera prima, stropicciato e malconcio.

Si diresse verso la scrivania e prese una piccola borsetta di perline.

Draco la osservava incuriosito,

godendosi ogni singolo istante che passava con lei ora che ne aveva l’occasione.

Avrebbero mai avuto un futuro?

Nulla era certo,

nulla era stato programmato.

Quell’amore era arrivato come una tempesta,

rompendo gli equilibri,

spezzando ogni altro rapporto.

Dopotutto quell’amore aveva bisogno di mille attenzioni,

di mille energie.

Come una creatura che sarebbe cresciuta con loro,

cullata dalle loro esperienze e nutrita dai loro sbagli,

rinforzata dalla distanza,

uccisa dal dolore della morte.

La morte.

Amica fedele,

li accompagnava lungo il loro percorso e lo avrebbe fatto sempre,

dipinta di rosso come il sangue che sarebbe stato versato,

dipinta di nero come la paura che li cullava la sera.

Si sarebbe goduto ogni secondo che il destino gli concedeva,

ogni secondo in cui avrebbe potuto scrutare quegli occhi scuri,

ogni secondo in cui avrebbe potuto sentire ancora il suo sapore.

Hermione infilò un braccio nella borsetta,

fino all’altezza del gomito.

“Co…?”

“Incantesimo estensibili irriconoscibile. La tenevo pronta da un po’.”

Con queste parole tirò fuori un paio di jeans e un maglione color pervinca.

Poi si voltò verso il biondo.

“Devo cambiarmi.”

“E quindi?” rispose lui ridendo.

Draco si alzò e la raggiunse,

cingendole a vita con le braccia.

“Ti desidero, Hermione.

Ti desidero più di ogni altra cosa al mondo.

Voglio riassaporare la tua pelle. Adesso.”

Hermione si sollevò sulle punte e lo baciò.

La razionalità di Draco si annebbiò a quel lieve contatto.

Prese ad armeggiare con i bottoni dell’abito,

sempre più impaziente.

Quando finalmente il vestito cadde a terra con un suono ovattato,

la prese per la mano facendola stendere sul letto.

Hermione gli sbottonò la camicia e la gettò ai piedi del letto.

Per mezz’ora furono impegnati ad amarsi,

a recuperare il tempo perso,

a chiarire tutto quello che ancora non era stato chiarito, senza parlare.

Godere di ogni istante sembrava essere l’unica possibilità per continuare a vivere,

o almeno per condurre un’esistenza degna di essere chiamata “Vita”.

E per Draco l’unica esistenza degna di questo nome,

era quella che veniva seguita direttamente dal nome Hermione.

 

Dominique mescolava animatamente una zuppa che emanava un fantastico profumo.

“La cena è pronta.” Disse appena varcarono la soglia della porticina.

“Possiamo aiutarti ad apparecchiare.” Propose Hermione, cordiale.

“Grazie, Hermione. Le stoviglie sono dentro quella credenza.”

Mentre la ragazza si avviava verso il mobile,

Draco estrasse la bacchetta dalla tasca dei pantaloni.

“Accio piat…”

“Fermo là ragazzino! Quella roba non entra in casa mia chiaro?

Se volete rimanere qui vivrete come la gente comune,

come i Babbani o come li chiamate voi.” Disse la zia puntandogli contro un cucchiaio di legno.

Il ragazzo non rispose,

si limitò a riporre la bacchetta, attonito.

Hermione si lasciò sfuggire una risatina.

Draco la raggiunse e le sussurrò

“Ti diverti eh, Mezzosangue?”

“Direi proprio di si Malfoy” rispose lei lasciandogli un bacio a stampo sulle labbra.

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Vedere la faccia sbalordita di Draco all’idea di dover vivere come un babbano la fece ridere.

“Ti diverti eh, Mezzosangue?”

“Direi proprio di si Malfoy” rispose baciandolo.

Si sedettero a tavola, scaldandosi dopo ogni cucchiaiata.

Chissà cosa staranno facendo Ginny, Harry e Ron.

Chissà se mi verranno a cercare…


I pensieri di Hermione vennero interrotti da un paio di occhi verdi bosco che la fissavano dal caminetto.

La foto di un uomo di circa trent’anni la scrutava con sguardo allegro.

I capelli scuri ricadevano morbidi sulla fronte,

la barba leggermente incolta.

“Signora Dubois chi è quell’uomo?” chiese spinta da un lampo di intraprendenza.

“È mio marito.” Disse incupendosi all’istante. “È morto dieci anni fa in un incidente in barca.”

A Hermione parve di vedere gli occhi di ghiaccio della signora Dubois svuotarsi per un attimo.

“M-mi dispiace…”

“Non potevi saperlo, non fartene una colpa.

È per questo che ho accettato di ospitarvi,

vedo che c’è qualcosa di vero tra di voi,

come quello che c’era tra me e Armand.

Io so cosa significa perdere l’amore della propria vita,

è una ferita che non si rimarginerà mai.

Il tuo cuore se ne va via con lui,

e tu non puoi farci assolutamente nulla,

solo guardare la tua vita cadere a pezzi istante dopo istante.”

Hermione non voleva vedere la sua vita andare in frantumi.

Voleva vivere,

attimo dopo attimo.

Perché la vita non si ferma ad aspettarti,

la vita procede,

lasciandosi alle spalle milioni di cuori spezzati,

milioni di amori impossibili.

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Capitolo 20
*** Uno di quei sorrisi. ***


~~Capitolo 20: Uno di quei sorrisi.

 

La luna era alta ancora una volta in quel cielo scuro.

Quel mare lo aveva visto solo di notte,

mai i raggi del sole lo avevano baciato,

allietando con il suo splendore gli occhi stanchi della ragazza.

Deve essere il 26 dicembre…

Tutto emanava pace e serenità,

tutto tranne il cuore di Hermione.

Quello continuava a fare rumore,

chiedendo all’universo di non essere fermato,

chiedendo al destino di poter continuare a battere.

La ragazza teneva il mento appoggiato sulle ginocchia,

scrutando l’orizzonte che si confondeva con la coperta stellata.

La sabbia era fredda e morbida,

non ancora umida.

Le onde si infrangevano sulla riva dolcemente,

cullando la mente,

stimolando l’inconscio.

Era facile abbandonarsi alle fantasticherie,

era semplice lasciarsi tirare a fondo da quel suono così leggero.
 


Un bambino biondo correva sulla spiaggia a piedi nudi.

Rideva forte quando le onde gli bagnavano i piedini.

La guerra era finita da tempo,

i Mangiamorte erano stati sconfitti,

tutto era tornato alla normalità.

Il bambino cadde sulla sabbia, ridendo.

Il sole gli colpiva il volto di sbieco,

rendendolo meravigliosamente simile a suo padre.

Hermione camminava tranquilla,

sorridendo al piccolo che giocava con delle conchiglie.

“Scorpius!” lo chiamò ridendo.

Il bimbo si alzò impacciatamente e corse verso di lei,

allargando le braccia.

Hermione lo prese in braccio e lo baciò.

Qualcuno li abbracciò da dietro.

Menta fresca e mela.

L’odore forte della salsedine non riusciva a coprire il suo profumo.

“Ciao Mezzosangue” disse dandole un bacio sulla guancia.

“Ciao piccolo Scorpius.” Disse sempre lui carezzando una guancia del figlio.

Il piccolo si sporse dalle braccia della mamma, verso Draco.

Il ragazzo lo prese e gli sorrise.

Uno di quei sorrisi che Hermione aveva visto davvero pochissime volte,

quelli che arrivano come un regalo tanto atteso.

Uno di quei sorrisi che l’avevano fatta innamorare del buio.


Si svegliò intorpidita dal freddo.

Le onde ancora promulgavano quel suono melodioso, incessante.

Doveva aver dormito davvero poco,

perché Draco non l’aveva ancora raggiunta.

Si era trattenuto in casa con sua zia, per conoscersi meglio.

Hermione aveva preferito tenersi a distanza e perdersi nel labirinto dei pensieri .

Proprio in quel momento sentì la porta richiudersi.

Draco avanzava a passi incerti verso di lei,

con le maniche della camicia arrotolate che lasciavano scoperto il Marchio.

Si sedette accanto alla ragazza che lo guardava curiosa.

“Cosa c’è?” chiese lui abbozzando un sorriso sghembo.

“Nulla” rispose la ragazza arrossendo visibilmente.

Possibile che tu debba ancora arrossire guardandolo solamente in faccia?

Insomma ti ha vista nuda!


Hermione arrossì, se possibile, ancora di più.

Draco Malfoy le prese il mento tra le dita, portandosi molto vicino alla Grifondoro.

“Mi piace un sacco quando arrossisci” disse in un sussurrò.

Hermione sentiva l’irrazionalità montarle dentro.

Ti odio Malfoy, sei capace di farmi dimenticare ogni buon senso.

Quando ci sei tu ogni obbiettivo impallidisce miserabilmente.


La ragazza saltò in piedi, sfilando dalla tasca dei pantaloni la bacchetta.

“Forza Malfoy, fammi vedere di cosa sei capace!”

Vedendo la faccia allibita del biondo aggiunse

“Oh aspetta com’era? Ah ecco… Paura?!” chiese lei lasciando intendere il sarcasmo.

E poi arrivò la botta… uno di quei sorrisi.

Così luminoso da compensare il buio della notte,

così bello da far scomparire il tatuaggio nero che dardeggiava sull’avambraccio sinistro.

Hermione abbassò per un secondo la bacchetta.

“Paura di cosa, Mezzosangue?” la sfidò Draco, mantenendo quel sorriso.

“Fatti sotto allora!”

Il ragazzo sollevò la bacchetta e poi fece un piccolo inchino.

“Prima le signore.”

“Stupeficium!”

Dalla bacchetta della ragazza si scagliò un raggio rosso vivo che, colpendo il biondo al petto,

lo fece cadere all’indietro.

“Wow, Mezzosangue. Ti avevo sottovalutata.” Disse lui rialzandosi a fatica.

“Grosso errore Malfoy.”

“Incarceramus!” urlò il ragazzo.

“Protego!”

“Hm, forse sei davvero la strega più brillante della tua generazione Granger.”

Mentre sul volto di Draco si manteneva la luce,

sul volto di Hermione si dipinse un ghigno compiaciuto, soddisfatto.

“Aguamenti!” l’urlo del ragazzo la colse di sorpresa, impedendole di proteggersi.

Una cascata d’acqua l’avvolse, coprendogli la visuale sul suo angelico avversario.

“Oh! Tutto qui Malfoy?”

Approfittò della risata compiaciuta del ragazzo per contro attaccare.

“Pietrificus Totalus!”

Il ragazzo si immobilizzò all’istante e cadde sulla sabbia.

Hermione si avvicinò a lui e gli si inginocchiò accanto.

“Si, è stato un grande errore sottovalutarmi.” Gli sussurrò all’orecchio.

“Non trattarmi come una bambola fragile, Draco.

Trattami come la Grifondoro che sono, so badare a me stessa, ricordalo.”

Gli stampò un bacio sulla guancia e poi si alzò.

“Finite Incantatem.”

Il Serpeverde si riscosse e seguì la Grifondoro lungo la spiaggia.

Hermione non lo vedeva ma poteva sentire i suoi passi ovattati alle spalle.

Il ragazzo le prese un polso,

costringendola a voltarsi.

“Tu non sei una bambola fragile, Hermione.

Sei come la mia bambola preferita.

Se si rompesse, il mio cuore si spezzerebbe con lei.”

“Mi sono già rotta Draco. Mi sono rotta molto tempo fa.

È inutile continuare a fingere.

Ora dobbiamo solo ricostruire, insieme.”

Draco la strinse forte a sé.

“Ora spera solo che tua zia non ti abbia visto fare magia, furetto.”

Il ragazzo scoppiò a ridere e poi si sciolse in un sorriso malizioso.

“Come mi hai chiamato Granger?”

Prima che la ragazza potesse rispondere,

il biondo si mise a ricorrerla.

Correvano sulla sabbia,

ridendo come se non ci fossero mai state lacrime.

Hermione sentì un frammento del suo cuore tornare al suo posto.

Il freddo scivolava via dai loro volti, dai loro cuori.

Troppo impegnati a dimenticare il dolore,

i due ragazzi lasciavano che il mondo li guardasse vivere.

Da due giorni muovevano i primi passi verso il destino,

che li attendeva a braccia aperte e forse,

per la prima volta,

meno buio.

La luce del sorriso di Draco Malfoy risplendeva ancora negli occhi cioccolato di Hermione.

Uno di quei sorrisi che ogni giorno la faceva innamorare sarebbe stata la sua unica ancora di salvezza,

la luce che l’avrebbe guidata attraverso la notte profonda.



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Greengrass Manor, 26 dicembre.


Astoria si svegliò nella sua camera da letto.

La luce del sole era già molto forte.

Era riuscita a rimanere a casa per le vacanze natalizie.

Si stirò la schiena, muovendo i lunghi capelli scuri.

Sorrise allo specchio accanto al letto.

Qualcosa non andava però.

Un disegno scuro lambiva l’avambraccio sinistro.

Guardandolo attentamente, sorse sulle labbra un ghigno compiaciuto.

“Preparati Mezzosangue. Sarai mia.”

Si beò dell’eco di quelle parole,

pregustando la vista del corpo di quella sgualdrina privo dell’ultimo soffio di vita.

“Dixie!!”  urlò con tutto il fiato che aveva in gola.

Dopo neanche un secondo un piccolo elfo domestico si materializzò ai piedi del letto.

“La padroncina Astoria ha chiamato Dixie?”

“Si, stupida creatura. Vai a chiamare Lucius Malfoy, ho bisogno di parlargli.”



Dixie tornò accompagnata da un uomo dal volto scarno e dai capelli spenti.

“Signor Malfoy!”

“Buongiorno Astoria, volevi conferire con me?”

“Si, signor Malfoy. Come saprà il Signore Oscuro mi ha incaricato di trovare la Mezzosangue.” Mostrò altezzosamente il Marchio.

“Per questo ho bisogno di sapere da lei ogni luogo dove si potrebbe trovare Draco.”

Non c’era rispetto o gentilezza nel suo tono,

solo superbia e cattiveria.

Negli occhi della giovane lampeggiavano le fiamme dell’odio.

“Astoria io…”

“No! Signor Malfoy, lei ha il dovere di dirmi dove si trova suo figlio.

Se non me lo dirà farà un torto al Signore Oscuro.

Lei non vuole deludere il suo padrone vero, Signor Malfoy?” 

Estrasse la bacchetta e la avvicinò pericolosamente al tatuaggio scuro.

“Ferma! Non so dove si trovi Draco. So solo che ci sono ben pochi posti dove potrebbe nascondersi.”

“È un inizio.”

“Tu però devi promettermi che nessuno gli farà del male.

Uccidete la Mezzosangue certo, ma non torcerete nemmeno un capello a Draco.”

“Ma certo signore. Andrebbe contro ogni mio interesse. Non distruggerei mai qualcosa di mio.”

La follia aleggiava palpabile attorno alla sagoma della ragazza.

“Va bene. Cercalo nella Francia del Sud, a casa di… mia sorella.”

Gli occhi di Astoria brillarono.

“Grazie Signore, le prometto che io e Draco saremo felici.”

Eccomi qui! Ecco un altro capitolo.... spero vi sia piaciuto.
Se non lo avete ancora capito, odio profondamente Astoria Greengrass XD
Lasciatemi la vostra opinione!
Grazie a tutti coloro che recensiscono, che seguono o che semplicemente leggono la mia storia.
Spero proprio di non deludervi!
Saluti
Sev :)

 

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Capitolo 21
*** Trappola ***


~~Capitolo 21: Trappola.


Il sole accarezzò per la prima volta da due giorni gli occhi del ragazzo.

Erano rimasti tutta la notte seduti sulla spiaggia, a parlare.

Ora Draco guardava quella ragazza che gli riposava sulla spalla.

Trattami come la Grifondoro che sono.

Pessimo affare innamorarsi di una Grifondoro…

Così orgogliosa e testarda,

coraggiosa fino all’incoscienza.

E se io non fossi abbastanza coraggioso per lei?

Magari preferisce quel Weasley a me,

un Grifondoro come lei.

Io sono una serpe.


Le serpi scappano davanti ai leoni.

L’immagine della sua Hermione tra le braccia di Ron Weasley balenò nella sua mente.

Strinse i pugni fino a far sbiancare la nocche.

Quanto avrebbe voluto tornare ad Hogwarts e…

“Draco.”

Una donna alta e bionda era apparsa sulla soglia della piccola casetta.

“Dominique.”

“Entrate forza.”

Hermione si risvegliò e balzò in piedi.

“Oh, buongiorno signora Dubois.”

La donna non rispose.

Mentre entravano Draco colse l’occhiata bieca di sua zia,

ma non ci fece molto caso.

“Se vuole la posso aiutare a preparare la colazione.” Si offrì la riccia.

“Vattene, immediatamente.” Disse con tono glaciale Dominique.

La sua voce…

No, non è possibile.


“Cosa succede?” chiese il ragazzo guardando gli occhi di sua zia riempirsi di odio,

mentre quelli di Hermione venivano riempiti di incredulità e sdegno.

Senza aggiungere nient’altro la ragazza si voltò e scomparve dietro la porta della cucina.

“Allora? Vuoi dirmi che ti prende?” chiese lui cominciando a sentire le vene pulsare.

Sul volto della donna crebbe un ghigno malvagio,

accompagnato da un lampo nero negli occhi.

“Perché sei scappato con lei?”

“Cosa?”

Draco non capiva.

Era confuso dal comportamento di sua zia,

dalla luce malvagia nei suoi occhi,

una luce che aveva visto solo negli occhi di Bellatrix Lestrange.

“Perché sei scappato con una Mezzosangue, Draco?

Hai voltato le spalle alla tua famiglia.

Non si voltano le spalle alla famiglia, tesoro.”

Questa voce.

“Astoria.”

“Ma che bravo!” disse lei battendo le mani e saltellando sul posto.

All’aria giocosa e infantile si sostituì presto uno sguardo serio e cupo,

che presagiva pericolo.

“E sono venuta a riprendermi quello che mi appartiene di diritto.”

I capelli biondi di Dominique cominciarono ad ondeggiare lasciando pian piano posto a lunghi capelli scuri,

gli occhi di ghiaccio vennero sostituiti da due fessure cariche d’ira repressa.

Astoria Greengrass stava davanti a lui, adesso.

Più terrificante di quanto fosse stata mai.

Hermione.

Devo salvarla.


“Dov’è Hermione?”

“Hermione?! intendi la Mezzosangue?

Tesoro, non è degna di essere chiamata per nome da te!”

Draco sentì il sangue ribollire nelle vene.

“Dimmi immediatamente dov’è!” le urlò in faccia.

Lei fece un gran sorriso.

“Draco, non arrabbiarti, la rabbia non ti dona affatto.”

Poi si voltò verso la porta della cucina.

Sull’uscio apparvero tre figure.

Blaise Zabini e Pansy Parkinson sorreggevano per le braccia Hermione,

che si divincolava e strattonava le braccia.

Il suo migliore amico l’aveva tradito, proprio nel momento del bisogno.

Draco estrasse la bacchetta e la puntò contro Astoria.

“Lasciala andare.”

“Non ti conviene fare passi falsi caro.”

Arrotolò la manica della felpa e mostrò il Marchio.

Lo mostrava con orgoglio,

come se fosse stato il privilegio più grande.

Non sapeva quanto Draco desiderasse non averlo mai ricevuto.

“Dov’è Dominique?”

“L’abbiamo mandata a Malfoy Manor,

penserà il suo caro fratello a lei”. Si lasciò scappare un risolino maligno.

“Cosa vuoi Astoria?

Cosa ti abbiamo fatto?” urlò Hermione.

“Come osi rivolgermi la parola, lurida puttana!”

Astoria si avvicinò così velocemente a lei che Draco non se ne accorse neppure.

Estrasse la bacchetta e la puntò sotto il mento della Grifondoro.

“Tutto questo coraggio… ti ucciderà un giorno.

E perché questo giorno non dovrebbe essere oggi?”

Con uno sguardo carico d’odio urlò

“Avada Keda…”

“Stupeficium!” Draco urlò con tutto il fiato che aveva in corpo.

La Greengrass venne scagliata dall’altro lato della stanza.

Gli altri due mollarono la presa su Hermione,

per concentrarsi sul loro compagno di casa.

In quel momento la Grifondoro estrasse la bacchetta dalla tasca esterna dei jeans.

“Pietrificus Totalus!” Pansy venne scaraventata a terra, immobile.

Blaise si guardò attorno confuso.

Il biondo fissò lo sguardo sul volto del ragazzo.

“Perché Blaise?”

L'amico abbassò lo sguardo.

"Perdonami. Dovevo strapparti la felicità,

e non ce l'ho fatta."

"Tu Blaise? Tu dovevi ucciderla?"

"Perdonami..."

Prima che potesse continuare un urlo lancinante ruppe l’aria.

Hermione era a terra, tremante.

In piedi davanti a lei, stava Astoria.

La bacchetta puntata contro la ragazza,

lo sguardo sadico di chi ha sete di sangue.

“Hermione!!”

Draco non riuscì a fare altro che urlare.

Il suo cuore urlava.

Hermione gemeva e tremava in attesa di un’ altra scarica di dolore.

Era paralizzato davanti a quella vista.

Cosa aveva fatto.

Era tutta colpa sua.

E ora, per di più, non riusciva a fare altro che guardare.

Assisteva alla morte lenta del proprio cuore,

senza intervenire.

Sii coraggioso.

Coraggioso come lei.


Prese la bacchetta mentre Astoria ripeteva ancora la Maledizione.

L’urlo che seguì dilaniò il petto del biondo, senza pietà.

Puntò la bacchetta verso Astoria, troppo impegnata a gustare la sua vendetta.

“Stpeficium!”

Per la seconda volta la Greengrass venne colpita da un raggio rosso.

Draco corse verso Hermione e le afferrò il polso,

per poi smaterializzarsi in un luogo sconosciuto.


 

Si trovarono su un terreno paludoso,

l’acqua arrivava alle caviglie.

Hermione barcollò un momento,

per poi cadere nell’acqua stagnante, svenuta.

Il ragazzo si precipitò su di lei,

sollevandole la testa.

Il respiro era debole e affannoso,

il viso pallido di chi ha visto in faccia la morte.

“Hermione. Hermione!”

Draco Malfoy avvertì una strana sensazione.

Un vuoto più profondo del nulla,

un dolore più grande della morte.

Vide la sua vita senza la ragazza che ora stringeva fra le braccia.

Una vita pallida,

una vita di sopravvivenza.

Nulla avrebbe più brillato se la luce che lo avvolgeva era spenta.

E la luce era Hermione.

Senza di lei, solo notte.

Qualcosa di caldo e umido gli bagnò le guance.

Malfoy si scoprì a piangere,

a piangere sul corpo della ragazza che amava.

Il vuoto lasciato al posto del cuore rimbombò,

un suono basso e cupo lo avvolse,

impedendogli di vedere tutto a parte il volto privo di vita della sua amata.

“Hermione… Hermione ti prego svegliati.”

Prese a scuoterla per le braccia,

bruciando l’ultima speranza di sentire ancora il suono della sua voce.

La sollevò leggermente dal terreno e premette le labbra contro quelle pallide di lei.

Un bacio mosso dalla disperazione,

mosso dalla speranza di sentire un flebile alito di vita.

Le mise una mano sul petto, cercando il rumore del suo cuore.

Un piccolo movimento lo fece sussultare.

Era viva.

Per quanto una persona svuotata di ogni singola cosa potesse vivere,

lei era ancora con lui,

pronta a far splendere ancora una volta le sue giornate,

pronta ad affollare ancora i suoi sogni.

La prese in braccio e si incamminò,

sussurrandole all’orecchio di tenere duro.

“Fallo per me Hermione,

fallo per noi.”

Le lacrime continuavano a scendere copiose,

mescolate alla pioggia che aveva cominciato a picchiettare sui loro corpi affranti.

“Sei una Grifondoro, ricordi?

Sei venuta per salvarmi, me lo hai promesso.

Voi Grifondoro mantenete sempre la parola data.

Ti prego, amore mio, mantieni la promessa.

Torna da me!

Salvami.

Salvaci.”

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Capitolo 22
*** Famiglia ***


~~Capitolo 22: Famiglia.


Dolore.

Ogni cellula del corpo implorava la morte.

Gli occhi sbarrati, incapaci di chiudersi, erano fissi sul volto della sua carnefice.

Quante volte l’aveva incrociata per i corridoi di Hogwarts,

quante volte l’aveva ignorata.

Eppure eccola là, Astoria Greengrass,

intenta a infliggerle dolore più di quanto avrebbe mai potuto immaginare.

Draco dove sei?

Il cervello rimuginava su quelle tre parole,

senza andare avanti,

senza tornare indietro.

Gli occhi scuri di Astoria ardevano d’odio,

un odio così profondo da lasciare senza fiato.

Ma Hermione non aveva più fiato per urlare,

né lacrime per piangere.

Il suo corpo veniva dilaniato ma mille spade,

ferito da milioni di spilli,

bruciato tra le fiamme più alte dell’inferno.

Ma al dolore era abituata.

Draco dove sei?

La ragazza si fermò e le sussurrò qualcosa che Hermione capì solo dopo.

“Non si ruba la roba d’altri, cara Granger.

Non si fa.

I ladri devono pagare col sangue!”

Urlò nuovamente la maledizione.

Dolore le piombò ancora sulle membra.

Draco dove sei?

Riuscì a urlare.

Lui ancora non era arrivato.

La stanza prese a vorticare incessantemente attorno a lei,

come se si trovasse nell’occhio del ciclone.

Poi una piacevole sensazione di silenzio si impossessò di lei.

Il dolore era scomparso,

l’odio negli occhi di Astoria anche.

Chiuse le palpebre e lasciò che tutto scorresse all’esterno,

le lacrime,

il tempo,

il male.

Non sentì quando qualcuno le afferrò il polso.

Non sentì lo stretto vuoto della Materializzazione.

Non sentì l’acqua bagnarle le gambe.

Tutto era perfetto, adesso.



Una profonda luce bianca la inghiottì,

come quella volta nella foresta proibita.

Non era sola.

Davanti a lei c’era una donna, incinta.

“Ciao.” Le disse sorridendo.

“Chi sei?” chiese lei, priva di ogni paura.

“Io sono te, cara.”

La cosa non la sorprese.

“E lui è il mio, il nostro bambino.”

Hermione si avvicinò e toccò la pancia della donna del futuro.

“Come si chiamerà?”

“Credo che tu lo sappia, Hermione”

“Scorpius.”

La Lei del futuro sorrise e la prese per mano.

“Hai paura?” le chiese la vera Hermione.

“Di cosa dovrei aver paura?”

“Di tutto questo. Della guerra.

Della solitudine.

Della lontananza.”

“Non sono mai sola.”

“Draco.”

“Lui ci ama.”

“Cosa ci succederà adesso? Tu devi saperlo.”

“Io non esisto, Hermione.”

“Dove siamo?”

“Hai mai sentito parlare del Limbo? Il luogo dove vanno tutte le anime prima di…”

“Prima di morire.” Disse Hermione con tono pacato.

“Esatto” rispose la donna, carezzandosi la pancia.

“Q-quanto mi resta?”

“Questo sta a te deciderlo.

Tu sola puoi ritardare la morte.”

“E Draco?”

“Seguimi cara.”

La donna la prese per mano e camminò verso una luce più tenue.

Si ritrovarono in una palude.

Due figure davanti a loro erano accucciate nell’acqua.

“Ma quella sono io.”

“No, cara, quello è solo il tuo corpo. Un guscio vuoto ormai.

A meno che tu decida di tornare a vivere.”

“Posso scegliere?”

“Tutto può essere scelto tesoro. Ma ora guarda.”

Draco stringeva il suo corpo.

Lo stringeva forte e lo scuoteva spasmodicamente.

“Hermione… Hermione ti prego svegliati.”

Un bagliore sulle sue guance attirò l’attenzione dell’anima della Grifondoro.

“Piange.”

“Piange per te cara.”

Le sollevò il corpo e premette le labbra contro quelle fredde di lei.

A Hermione parve di sentire qualcosa di umido sfiorarle la bocca.

Sfiorò con i polpastrelli la parte che Draco aveva baciato.

Sentì il suo dolore invaderle il petto.

Hermione si voltò verso la donna.

“Come…”

Quella sorrise bonaria, piegando la testa di lato.

“Devi solo volerlo. Volerlo fortemente.”

E Hermione si impegnò.

Guardò il ventre gonfio della Lei del futuro,

pregustando il profumo della pelle di SUO figlio.

Si voltò verso Draco e lo vide accanto a lei,

per sempre,

legati da qualcosa di più profondo dell’amore,

legati a doppio filo dal dolore.

Non avrebbe rinunciato a lui.

Un rumore lontanamente simile ad un battito cancellò il silenzio.



 



Qualcosa di piacevolmente bollente le percorse la gola.

Ingoiò e a fatica aprì una palpebra.

Le parve di scorgere qualcosa di rosso ai piedi del letto.

Sono morta?

Non riusciva a mettere a fuoco la stanza.

Le braccia erano pesanti,

le gambe immobilizzate.

Tentò di muovere la testa.

“Ei, sta giù.”

“Ginny?” si sentì dire con voce impastata.

Finalmente la nebbia che le offuscava lo sguardo evaporò.

Ginny Weasley era seduta accanto a lei e le stringeva la mano.

“D-Draco?”

L’amica mosse la testa in direzione della poltrona accanto alla finestra.

Un ragazzo biondo dormiva a bocca spalancata.

“Non se ne è mai andato. Ti ha portata qui sei ore fa.”

“Sono rimasta svenuta per tutto questo tempo?”

“Si.”

In quel momento la porta della camera di Ginny si spalancò.

“Ho portato altra zuppa… oh santo cielo!”

“Salve signora Weasley.”

Molly Weasley si gettò su Hermione, stringendola forte tra le braccia, come farebbe una madre.

“Hermione, come ti senti? Dovresti riposare! Ci hai fatto prendere proprio un bello spavento!”

“Sto bene, Signora Weasley, grazie. Vorrei alzarmi.”

“Ma certo cara! Se te la senti.”

Le due donne Weasley l’aiutarono a sollevarsi dal letto.

Scesero in cucina dove furono accolte dal resto della famiglia.

I gemelli l’abbracciarono rapidamente e poi si misero a parlare fitto in un angolo della stanza.

“Herm! Miseriaccia mi hai fatto preoccupare a morte!”

“Mi dispiace Ron, ma davvero, era necessario.”

“Come stai, Hermione?” chiese il Prescelto.

“Bene, Harry.”

Bugia.

Non stava bene.

Quante volte si era ritrovata a mentire alle persone che amava in quell’ultimo periodo.

“Sappiamo cosa è successo. Ce lo ha detto… Malfoy.”

Ron sputò fuori quel nome come se fosse la cosa più disgustosa del mondo.

“È grazie a lui se sono viva, Ronald.” Disse lei accigliandosi.

Ginny prese a torcersi le mani, imbarazzata.

“No, Herm! È grazie a lui che sei quasi morta!”

“Tu non sai come sono andate le cose.”

“Oh si che lo so! Sei scappata con il nostro peggior nemico voltando le spalle agli amici.”

Quello che rimaneva del fragile cuore della ragazza venne pugnalato violentemente.

“N-non è vero.”

“Si che è vero! Noi ti avremmo protetto più di quanto ti abbia protetto lui. Con noi saresti stata al sicuro.”

Hermione abbassò la testa, ferita profondamente.

“Finiscila Ron, credo che possa bastare.” Lo ammonì Harry.

“Se penso che ora qual viscido dorme in casa mia…”

“Hai qualche problema Weasley?”

Sulla porta della cucina era apparso Draco Malfoy,

leggermente pallido,

ma comunque perfetto.

Ron si alzò di scatto e si precipitò di fronte al Serpeverde.

Nonostante fosse più basso del rosso,

Draco manteneva la solita aria fiera e arrogante.

“Sei tu il mio problema, Malfoy! L’hai quasi fatta ammazzare!”

“Lo so.”

Il biondo abbassò un momento il capo,

lasciando basiti tutti i presenti.

Ron lasciò che le braccia cadessero lungo i fianchi e che la bocca si spalancasse.

“Come scusa?”

“So di essere l’unico responsabile. È colpa mia.”

Hermione si alzò così velocemente da far ribaltare la sedia.

“Cosa stai dicendo?! Non puoi abbandonarmi ancora!”

Il ragazzo le se avvicinò,

incurante di tutte le persone che li stavano fissando a bocca aperta.

“Io non ti abbandono, Hermione. Starò con te sempre.”

“Ma ora te ne andrai non è così?”

“Devo.”

Hermione sospirò forte,

tentando di cacciare dentro le lacrime.

“Credi che se tu te ne andassi smetterebbero di cercarmi?

Credi che Astoria Greengrass smetterebbe di volermi morta?

Credi che io smetterei di amarti, Draco? Lo credi davvero?”

Il ragazzo la pese per le braccia e l’abbracciò forte.

L’odore del suo corpo le pervase le narici,

dolce e intenso,

proprio come il colore dei suoi occhi maledetti.

“Ho fatto fin troppi danni.”

“È vero, quindi sta a te rimediare. E non puoi farlo scappando da me.”

Ron uscì con passo svelto dalla cucina,

borbottando cose contro il bel Serpeverde.

Molly Weasley prese a spolverare il piano del tavolo,

mentre Harry e Ginny fingevano di chiacchierare amabilmente.

La ragazza si staccò dal biondo.

“C’è posto per un Serpeverde, signora Weasley?”

La donna fece un gran sorriso e poi corse ad abbracciare Draco.

“Benvenuto in famiglia, Draco”

 


Ciao a tutti!
Questo capitolo tratta temi come il futuro (terribilmente incerto) a la famiglia.
Spero che non vi abbia deluso.
Grazie a tutti!!
Baci
Sev.

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Capitolo 23
*** La nuova missione ***


~~Capitolo 23: La nuova missione.


Draco continuava a sognarlo tutte le sere.

Il corpo di Hermione tra le sue braccia,

freddo e duro come il marmo.

Era notte inoltrata e si era svegliato dall’ennesimo incubo.

Ormai viveva nel terrore costante di poterla perdere.

Incrociò le braccia dietro la testa e lasciò che lo sguardo vagasse fuori dalla finestra.

Casa Weasley era una topaia, come si era sempre immaginato.

Ma qualcosa faceva di quelle mura sbilenche una vera casa.

Forse le costanti cure della madre dell’esercito dei Rossi,

oppure lo strano calore che si respirava nell’aria.

Mai una casa lo aveva fatto sentire così…

Quella famiglia possedeva ben poco,

eppure andava avanti tutti i giorni, sorridendo.

Cosa avevano in più dei Malfoy?

Lo sai cosa hanno in più, Draco…

La signora Weasley lo aveva accolto dal primo giorno,

mentre il resto della famiglia ancora dubitava.

Ora, a distanza di un mese,

solo il signor Weasley sembrava essersi addolcito appena.

Ginevra non si lasciava fuggire l’occasione di lanciargli frecciatine,

supportata abbondantemente dai gemelli.

Ron, invece, non lo considerava,

evitandolo se si incrociavano nei corridoi,

non guardandolo mai in volto.

Draco gli era segretamente grato.

Fuori dalla finestra le stelle brillavano,

illuminando in parte il cielo scuro.

Mentre era intento ad ammirare l’infinito firmamento,

un’asse del pavimento fuori la sua porta cigolò.

Si rizzò a sedere ed afferrò la bacchetta dal comodino.

Attese per un istante.

Un’ombra fece capolino da sotto la porta.

Scattò fuori dal letto,

non preoccupandosi minimamente di indossare solamente un paio di boxer.

Si appiattì accanto alla porta,

favorito dal buio,

mentre il suo cuore batteva all’impazzata.

La porta si aprì cigolando e Draco non attese un secondo.

Balzò alle spalle dell’intruso puntandogli la bacchetta alla gola.

L’intruso sobbalzò.

Qualcosa di svolazzante gli fece il solletico al naso.

Scuotendo piano la bacchetta sussurrò “Lumos”

La punta si accese illuminando una chioma di capelli indomabili.

“Cazzo Granger! Sarei potuto morire!”

“Non sei tu quello che si è ritrovato una bacchetta puntata alla gola, Malfoy!” sibilò lei, per tutta risposta.

Lui sospirò e si allontanò verso la finestra.

Poggiando le mani sul davanzale si voltò verso la ragazza.

Lei si fece avanti prendendo le mani di Draco tra le sue.

“Cosa c’è, Draco?”

Il ragazzo guardò ancora una volta il cielo stellato e poi abbassò lo sguardo verso il Marchio Nero.

Da un paio di giorni non faceva altro che bruciare,

contorcersi e pretendere l’attenzione del giovane.

“È lì fuori Hermione.

Tutti loro sono lì fuori,

ci stanno cercando,  lo sento.

Quanto potrà passare prima che ci trovino?

Un mese? Forse, un anno?

Ma loro ci troveranno, ci troveranno ovunque.

Troveranno te.”

“Si, e noi saremo qui, pronti a combattere”.

La sua determinazione lo lasciava ogni giorno più scioccato.

“Sei incredibile, Granger.” Sogghignò.

Probabilmente moriremo entro due settimane ma tu dici che noi,

‘Saremo pronti a combattere’”

La ragazza sorrise abbassando lo sguardo.

“Io mi fido di te.”

Draco le sollevò il mento,

portando il viso a pochi centimetri dal suo.

“È l’errore più grande che tu abbia mai fatto.”



La mattina dopo Hermione non c’era.

Il Serpeverde si vestì in tutta fretta e scese nella cucina di casa Weasley.

La ragazza lo attendeva lì, leggendo una copia della Gazzetta del Profeta.

La casa, come tutte le mattine, da una settimana a questa parte,

era silenziosa e quieta,

fatta eccezione per il costante sciabordio dell’acqua aperta nel lavandino della cucina.

La signora Weasley non si fermava un minuto;

lavava,

cuciva,

rassettava la casa,

aiutata dalla giovane Hermione che non aveva nessuna intenzione di fare pesare alla donna la sua presenza.

Il resto dei figli Weasley erano tornati ai loro impegni,

chi Hogwarts e chi il lavoro.

Draco si sedette al grande tavolo di legno,

salutando la donna che gli sorrideva porgendogli una tazza di liquido fumante.

Dalla finestra che illuminava la stanza si vedeva bene il cortile.

La neve che copriva il suolo si stava lentamente sciogliendo,

segno che la primavere era in procinto di arrivare.

In quei giorni pigri,

Draco lasciava che la mente vagasse lontano dalla realtà,

lontano da tutto quello.

Quasi si dimenticava dello sguardo truce della sua malvagia promessa sposa,

dell'urlo agghiacciante di Hermione che non attendeva altro che morire,

fino a quando le fiamme che ardevano sull’avambraccio sinistro non lo facevano ripiombare nella realtà.

Come è possibile che non ci abbiano ancora trovato?

Staranno organizzando le loro forze al meglio.


E la paura riprendeva a dilaniare il cuore del giovane, senza pietà.

 
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Hermione stava ricomponendo la sua vita.

Stava ricomponendo la speranza.

Si teneva occupata ogni giorno,

aiutando la signora Weasley,

tenendo fuori ogni paura,

o almeno ci provava.

Ma quella paura la vedeva riflessa negli occhi di Draco Malfoy.

Così convinto di dover salvare lei,

che non si era accorto che prima doveva salvare se stesso.

Stava andando a fondo,

strozzato da quel disegno scuro che gli imbrattava il corpo.

Si sentiva come uno di loro,

si sentiva sporco,

come uno che ha tutto da dimostrare.

Non sapeva che a Hermione le dimostrazioni non servivano.

Le bastava vederlo accanto a lei ogni giorno,

le bastava vedere i suoi occhi bisognosi di aiuto,

ma troppo orgogliosi per chiederlo.

La ragazza si era caricata di due destini,

così intrecciati tra loro da formarne uno solo.

Ora dipendeva solo da lei,

solo lei avrebbe potuto portare alla luce il cuore nero di Draco.

Appariva forte,

 ricacciando le lacrime quando il ricordo di tutto il dolore che aveva provato riaffiorava nei suoi pensieri.

Quando gli incubi andavano a bussare, terrificanti,

alle porte della sua mente,

la Grifondoro pensava al ragazzo che aveva promesso di salvare,

al ragazzo che le aveva strappato il cuore.



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E così passarono i mesi,

lenti e pigri,

affogati in una paura silenziosa coperta solamente dalla voglia di reagire.

La scuola stava per finire e ancora in Mangiamorte non avevano bussato alla porta di casa Weasley.

Stanno tramando qualcosa di grande.

Draco si sentiva sempre peggio.

Ogni cigolio,

ogni scricchiolio di quella vecchia baracca lo faceva sobbalzare e chiamare a gran voce il nome di Hermione.

La ragazza arrivava ogni volta,

carezzandogli una guancia.

Che razza di uomo sei tu?

Era la domanda che imperversava nella mente del giovane.

La paura lo divorava da dentro,

distruggendogli il cuore,

devastandogli i sogni.

Ma qualcosa cambiò un giorno.

All’alba furono svegliati dall’urlo della signora Weasley proveniente dalla cucina.

Sono arrivati.

Draco scese le scale, sobbalzando ad ogni ombra.

La bacchetta puntata contro qualsiasi cosa sembrasse muoversi.

Hermione lo seguiva, stringendogli il polso.

Molly Weasley teneva le mani sulla bocca mentre suo figlio Ron trascinava dentro casa lo Sfregiato.

Il ragazzo era in stato di shock, fissando un punto imprecisato difronte a lui.

Perdeva sangue dal labbro superiore.

La signora Weasley non aprì bocca,

si limitò a stringere tra le braccia Ginny, che era arrivata un attimo dopo i due ragazzi, assieme a suo padre.

“Cosa è successo?” chiese Hermione con un filo di voce.

“I Mangiamorte, ci hanno attaccati.” Rispose Ron.

“Ha-hanno ucciso Silente…” fece una piccola pausa

“Piton lo ha ucciso. C’era anche… Astoria Greengrass.”

A quel nome il rosso lanciò uno sguardo glaciale verso Draco, che però non ci fece caso.

Nella sua mente balenarono ancora gli occhi sadici della ragazza.

Hermione barcollò e poi ebbe un mancamento,

Draco la sostenne stringendole la vita.

Il suo cuore batteva troppo forte in confronto a quello del Serpeverde,

che sembrava non avere nessuna intenzione di far rumore,

come se anche un minimo cigolio potesse far crollare tutto come in un castello di carte.

Il Marchio Nero sussultò e bruciò,

avvolto da fiamme scure.

Il Signore Oscuro è felice.



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“I Mangiamorte ci hanno attaccati.

Ha-hanno ucciso Silente. Piton lo a ucciso.

C’era anche Astoria Greengrass.”

Silente.

Piton.

 Astoria.

Harry.

I Mangiamorte.


Quei nomi vorticavano pericolosamente tra i pensieri di Hermione,

urtando prepotentemente tutto quello che aveva ricostruito.

Le gambe si fecero troppo fragili per sostenere il peso,

e cedettero.

Due braccia forti le sorressero la vita.

Il suo amico continuò il racconto.

“Silente era appena tornato da una… missione… assieme ad Harry.

Sono tornati nella Torre di Astronomia e lì gli hanno teso la trappola.

Ora sono fuggiti.

L’Ordine è riuscito a respingere l’attacco solo in parte.”

Mentre si appoggiava strenuamente alla spalla del biondo,

Hermione fissava Harry Potter.

Lui fissava il muro, senza vederlo davvero.

La ragazza prese coraggio e si mosse verso l’amico.

“Harry.” Si sedette accanto a lui e le poggiò una mano sul ginocchio.

Il ragazzo voltò la testa verso di lei, con sguardo vacuo.

“Hermione” sussurrò.

Nonostante uno strato di indifferenza fosse calato davanti agli occhi del ragazzo,

la Grifondoro non si fece ingannare.

Riconosceva la profonda disperazione nascosta dietro a quel velo,

riconosceva il dolore celato dietro ad una lacrima non versata.

Lo guardò più a fondo,

scavando giù fino a toccargli il cuore.

Era il suo migliore amico.

Il ragazzo tremò impercettibilmente prima di gettarsi tra le braccia dell’amica,

strozzato dal pianto.

Mentre tutto intorno a lei continuava a cadere,

Hermione si sentiva più forte,

costretta in qualche modo a portare avanti il destino di tutti.

Nulla è meglio delle lacrime di qualcuno che si ama,

per superare il proprio dolore.

E in quel momento Hermione lo comprese.

Comprese finalmente la sua missione.

Doveva rimanere a galla,

trascinando con sé  tutto il dolore che comprimeva i cuori dei suoi cari.

Lei sapeva gestirlo, controllarlo.

Loro no.

Non poteva lasciarli crollare nell’oscuro oblio della disperazione,

da dove lei stava ancora combattendo per uscire.
 

Ciao a tutti!!
Questo si deve considerare più che altro un capitolo di passaggio,
per introdurre i prossimi capitoli che saranno più importanti.
Spero lo stesso che vi sia piaciuto!
Lasciate una recensione mi raccomando ;)
Baci
Sev.

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Capitolo 24
*** La morte nel cuore ***


~~Capitolo 24: La morte nel cuore.


“Come stai, Hermione?”

“Bene Ginny, bene.” Rispose con un debole sorriso.

“No, Herm, intendo come stai realmente.

Quando chiudi gli occhi,

quando sei sola.

Come stai?”

“Sopravvivo.

Per Draco,

per Harry,

per Ron e per tutti voi.”

L’amica sospirò,

come se non fosse affatto sorpresa.

“Sai che non sei tenuta a farlo, vero?”

“Sono l’unica che può farcela”

“Non sei sola, Hermione.”

“No, ma so come ci si sente ad esserlo.”

“Non sei mai stata sola!”

Hermione abbassò la testa sorridendo malinconicamente.

“Il ragazzo che amo passa le giornate ad aspettare di vedere i Mangiamorte alla porta,

aspetta di perdermi.” Disse con tono sereno.

“E ha paura,

più di quanta tu possa immaginare.

Sta vivendo la sua esistenza scolpendola giorno dopo giorno nella paura.

Parla la notte, sai?” proseguì tranquillamente,

senza staccare gli occhi dalla tazza di tè che stringeva tra le mani.

“È strano stare ad ascoltarlo.

Sussurra spesso il mio nome,

mi implora di tronare da lui,

mi ricorda la promessa che gli avevo fatto.

Gli promisi che lo avrei salvato.

Ci sto provando.

Ma è dura.

È dura stare nascosta per mesi,

senza sapere nulla di nessuno,

senza sapere cosa accade fuori da qui.

Draco assorbe completamente il mio tempo,

i miei pensieri,

mi aiuta a tenere fuori i ricordi.

A modo suo, mi sta salvando,

anche lui sta mantenendo la promessa.

Non vuole ammettere di aver bisogno di aiuto,

ma pur non volendo lo chiede ogni notte,

quando urla il mio nome in preda al panico,

 per poi sorridere vedendomi ancora lì accanto.

Nonostante sia diventato l’ombra di ciò che era prima,

riesce ancora a farmi sentire felice,

protetta.

È una cosa strana, sai, l’amore intendo.

Sembra che non si voglia arrendere a tutte le pugnalate che gli sono state inflitte,

anzi,

si fa beffa di tutto e continua ad avvolgerci,

ingenuamente.

E quando sento il suo profumo nell’aria,

non posso fare a meno di stupirmi di quanto possa ancora farmi sentire bene,

nonostante io non stia affatto bene,

lui riesce ancora a darmi quell’illusione perfettamente reale di come tutto potrebbe essere.

È l’unica cosa che ancora rimane forte e solida tra le macerie,

lo scoglio a cui mi sto aggrappando con tutte le mie forze per non tornare a fondo.”

Sollevò lo sguardo stanco di chi ne ha passate tante,

incrociando gli occhi umidi della sua amica.

Le tremava il labbro inferiore,

mentre le guance venivano rigate da lacrime calde.

Hermione le asciugò, sorridendo.

“Vedrai Ginny, porterò in superfice anche te.”

Ginny non rispose,

ma si lasciò avvolgere dalle braccia dell’amica.

Poi Hermione si alzò dal divano,

stranamente appagata,

come se quelle parole fossero indirizzate al suo cuore invece che alla piccola di casa Weasley.

Salì le scale in silenzio,

gustandosi il battito del cuore che continuava a vivere nonostante tutto.

Tutto era stato immerso in una pace irreale,

silenziosa,

come se l’aria fosse stata intrisa di un potente calmante.

Arrivò davanti alla porta della stanza che lei e Draco condividevano.

Ron stava scendendo le scale proprio in quel momento.

“Come sta Harry?” sussurrò lei.

“Meglio. Ora dorme.”

“È stato terribile, immagino.”

“Già.”

Non erano mai stati bravi nelle conversazioni.

Una gelida nebbia di imbarazzo calò tra i due.

“Herm… p-posso farti una domanda?”

“Certo Ron.”

“Perché hai scelto lui?”

“Ron…” iniziò lei, leggermente scocciata.

“No, Hermione, rispondi.

Cosa ha lui in più?”

“In più rispetto a chi, Ronald?”

“Rispetto a me, miseriaccia!

Cosa può darti lui che io non posso darti?

Perché non mi hai mai dato una chance?”

Quelle parole crollarono addosso ad Hermione tutte assieme,

come una doccia fredda,

facendo sparire tutta la sensazione di pace.

“I-io… Non lo so.

Credevo stessi con Lavanda.”

“Si, Lavanda è fantastica.

Solo che lei non è te.

Non mi hai mai dato una possibilità.

Non mi hai mai permesso di amarti,

non mi hai mai permesso di fare questo…”

si avvicinò alla ragazza, prendendole un polso e tirandola verso di sé.

Prima che potesse fermarlo,

Hermione si ritrovò le labbra del rosso sulle sue.

Premevano insistenti,

umide e salate di lacrime.

Mentre lui la stingeva forte,

lei non si divincolava.

Gli aveva fatto fin troppo male.

Aveva preferito Draco a lui,

lo avrebbe preferito sempre.

Ron sarebbe stato sempre e solo uno dei suoi più grandi amici.

Solo quello.

Mentre ancora si trovava avvolta nell’abbraccio disperato del rosso,

la porta della stanza si aprì.

Prima di allontanare il corpo di Ron dal suo, bruscamente,

Hermione vide con la coda dell’occhio,

uno sguardo color della tempesta carico di emozioni,

emozioni che erano sparite da tempo.

L’odio e la rabbia coprirono del tutto il mare negli occhi di Draco Malfoy.


---------------------------------------------


Draco stava aspettando Hermione.

Aspettava che tronasse da lui per poterla abbracciare,

per dirle che non era sola,

che non doveva caricarsi del dolore di tutti,

che non doveva caricarsi del suo dolore.

Sedeva su una sedia cigolante,

con lo sguardo fisso sulla porta.

Ripensava, suo malgrado, allo sguardo dello Sfregiato quando aveva varcato la porta della Tana.

Era uno sguardo perso,

molto simile a quello che troneggiava negli occhi cioccolato di Hermione, prima della fuga.

Come se la voglia di vivere fosse scivolata via con le lacrime.

Ecco perché Draco faceva di tutto per non versarne neanche una,

non voleva che la voglia di vivere gli scivolasse addosso,

abbandonandolo per sempre.

La sua guerra non era ancora finita.

Non poteva permettersi di scivolare nella depressione,

anche se quest’ultima lo attendeva ogni sera,

aprendogli le braccia,

offrendogli un’allettante futuro.

Un futuro lontano da ogni sentimento,

da ogni emozione.

Quel futuro però non era contemplabile,

nel suo futuro aveva bisogno di Hermione,

e come avrebbe potuto darle l’amore che meritava se la voglia di amare era scomparsa?

Quindi combatteva con tutte le sue forze per mantenere viva la scintilla,

per aizzare le fiamme del sentimento che ardevano deboli nel suo petto.

In quel periodo, il Re delle Serpi aveva imparato ad osservare.

Scrutava le persone cercando di decifrarle,

di leggere i loro sguardi alla ricerca dei significati nascosti.

Aveva finalmente capito cosa nascondevano gli occhi caldi della Grifondoro.

Senso di colpa.

Si sentiva responsabile nonostante non avesse nessuna colpa,

nonostante non fosse lei quella che li aveva trascinati in quella situazione,

e che passava le giornate ad autocommiserarsi.

Non era tenuta a sentirsi in colpa.

Due ombre fecero capolino da sotto la porta.

Non riusciva a distinguerle e si confondevano con quelle degli oggetti in corridoio.

Si avvicinò alla porta per sentire quello che i due sconosciuti si stavano dicendo.

“Come sta Harry?”

Era la voce di Hermione.

Sussurrava, forse credeva che stesse dormendo.

“Meglio. Ora dorme.”

Ron Weasley le rispose.

“È stato terribile, immagino.”

“Già.”

Ci fu una breve pausa che,

Draco immaginò, era piena di imbarazzo.

 “Herm… p-posso farti una domanda?”

“Certo Ron.”

“Perché hai scelto lui?”

“Ron…” la voce della ragazza era come una supplica.

“No, Hermione, rispondi.

Cosa ha lui in più?”

“In più rispetto a chi, Ronald?”

“Rispetto a me, miseriaccia!

Cosa può darti lui che io non posso darti?

Perché non mi hai mai dato una chance?”

 “I-io… Non lo so.

Credevo stessi con Lavanda.”

Stavano parlando di lui.

“Si, Lavanda è fantastica.

Solo che lei non è te.

Non mi hai mai dato una possibilità.

Non mi hai mai permesso di amarti,

non mi hai mai permesso di fare questo…”

Non seguì più nulla.

Un silenzio straziante quanto il più atroce dei rumori.

Draco attese che uno dei due parlasse.

Attese di sentire la voce di Hermione dire al rosso che non lo avrebbe mai amato.

Ma la voce non giunse mai alle orecchie del biondo.

Afferrò la maniglia e, girandola, spalancò la porta.

Esattamente di fronte a lui i due ragazzi si stavano baciando.

Lei non si divincolava,

non dava nessun segno di non gradire il bacio,

aveva solamente gli occhi sbarrati.

Potrebbe averli aperti quando ha sentito la porta aprirsi.

Una lama affondò lenta nel petto del ragazzo,

mentre la depressione che gli comprimeva lo stomaco lanciò un urlo di vittoria.

Hermione spintonò via il Rosso che dopo aver barcollato un attimo,

incrociò le braccia al petto con aria corrucciata.

Un lampo nero attraversò la mente del Serpeverde.

La mano corse verso la bacchetta ma venne fermata da un sibilo freddo e metallico.

Pensa a quanto sarebbe sublime ucciderlo a mani nude,

sentire il respiro indebolirsi sempre di più,

vedere la vita abbandonare i suoi occhi.


Lasciò la bacchetta nella tasca dei jeans e si fiondò addossò al rosso.

Lo prese per il colletto della camicia,

con una forza che non credeva gli appartenesse.

“Brutto stronzo!” urlò prima di sbatterlo a terra.

Il ragazzo non poté far altro che trattenere il fiato e tentare di staccare le mani del biondo,

che facevano sempre più pressione sulla gola.

Hermione urlò parole che suonarono lontane alle orecchie di Draco.

Quando il volto del bastardo raggiunse il colore dei suoi capelli,

il Serpeverde staccò le mani dal collo e gli diede un pugno sullo zigomo.

La testa del rosso scattò di lato.

Un brutto ematoma si formò immediatamente.

Draco non si diede il tempo di ragionare.

Prima di alzarsi scaricò la sua furia sul naso del ragazzo,

che mentre tentava di contorcersi prese a sanguinare irrimediabilmente.

“Draco, basta! Così lo ammazzi!”

Il biondo si alzò con sguardo stravolto dalla rabbia e dal dolore.

Si avvicinò ad Hermione che si appiattì alla parete.

“Dimenticami. Sei morta per me. Non esisti più.”

Rientrò in camera e si sbatté la porta alle spalle.

Aprì l’armadio con così tanta forza da rompere l’anta già malandata.

La scaraventò a terra e raccolse tutti i suoi abiti in un borsone.

Riuscì dalla stanza dopo pochi secondi.

La furia ancora gli pulsava nelle vene,

aumentò vedendo tutta la famiglia raccolta attorno a Ron, ancora sanguinante.

Hermione era raggomitolata addosso alla parete di fronte,

con gli occhi sbarrati e il corpo tremante.

Quando vide Draco scattò in piedi.

Si avvicinò al ragazzo.

“Draco…”

Lui prese a scendere le scale senza ascoltarla.

“Draco ti prego!” stava alzando il tono della voce.

“Draco ascoltami!” ora urlava.

Gli faceva male sentirla urlare,

ma gli aveva fatto ancora più male vederla tra le braccia di quello.

Non voleva sapere cosa aveva da dirgli,

non voleva vedere i suoi occhi e ricadere ancora nella speranza cieca di cui si nutrono i deboli.

Non voleva ricadere in quella debolezza di cui era stato vittima per tutto quel tempo,

quella debolezza terribile che tutti chiamano Amore.

Attraversò il salotto,

ignorando le urla disperate della ragazza.

Quando fu fuori dalla porta accelerò il passo.

Hermione dovette correre per stargli dietro.

Gli afferrò il gomito,

costringendolo a voltarsi.

“Draco! Ascolta!”

Se uno sguardo avesse potuto uccidere,

quello che si leggeva negli occhi tempestosi del ragazzo lo avrebbe di sicuro fatto.

Quegli occhi tanto freddi e carichi d’odio fecero boccheggiare la Grifondoro.

Il ragazzo strattonò il braccio, sibilando parole cariche d’odio.

“Lasciami immediatamente, Mezzosangue.

Sei marcia come il tuo sangue.

Che stupido a fidarmi di una come te.”

La ragazza rimase a fissarlo mentre parlava,

lasciando cadere le braccia lungo i fianchi.

Una lacrima le rigò il volto.

Draco non si fermò ad asciugarla.

Ascoltò la parte di lui che gridava di dolore.

Le voltò le spalle e si smaterializzò.

Nello stretto buio della Smaterializzazione,

lacrime salate cominciarono a scendere.

Gli parve di vedere scivolare tra loro, anche la voglia di vivere,

per la quale aveva combattuto tanto, invano.

Non poteva trattenere qualcosa che era legata così tanto al calore degli occhi di lei.

Non poteva più permettersi il lusso di essere felice.

Era arrivato il momento di abbracciare il proprio destino.

Doveva arrendersi,

doveva permettere alla morte di entrare per sempre nel proprio cuore.




Ecco qua!!
Capitolo fondamentale che spero vivamente vi piaccia...
Ringrazio tutti quelli che leggono, recensiscono o aggiungono tra le ricordate :)
Stavo pensando di concludere a breve per poter, magari, pensare a un sequel.
Voi che ne dite? Ne vale la pena?
Fatemi sapere!
Baci
Sev. 

 

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Capitolo 25
*** A un passo dall'incubo ***


~~Capitolo 25: A un passo dall'incubo.


Cadeva.

Cadeva ancora una volta,

sempre più giù,

sempre più a fondo.

Mentre la notte l’avvolgeva tiepida,

un freddo glaciale le saliva nel petto,

demolendo tutto quello che trovava lungo il cammino.

Un dolore che non aveva mai provato cominciò a ardere  nel suo corpo,

partendo dalle punte dei piedi,

spezzava ogni convinzione,

sbriciolava ogni certezza.

Fissava ancora il punto in cui la chioma bionda era scomparsa,

battendo forte le palpebre, sperava che lui tornasse.

Ora torna.

Passarono i secondi.

La terra cominciava a scomparire da sotto i piedi.

Il macigno che si era impegnata a distruggere in quei mesi si stava ricostruendo,

sempre più rapidamente,

trascinandola nell’oscurità.

Un grido le nacque dentro,

un grido forte che nessuno avrebbe potuto sentire

Quando il peso si fece troppo, le gambe cedettero.

Finì a terra, ma quasi non se ne accorse.

Hermione si strinse le ginocchia al petto,

tentando di colmare il vuoto.

Provò a parlare,

ma dalla sua bocca uscì solamente un verso strozzato.

La vista si appannò,

le lacrime ripresero a scendere dopo tanto tempo.

Si era dimenticata del male che facevano,

del male che riuscivano a causare delle piccole gocce di acqua salata.

Tese un braccio verso l’oscurità che l’avvolgeva,

tentando di afferrare il buio.

-Sei sempre stata irrimediabilmente attratta dall’impossibile.

-Draco non era impossibile, tornerà da me.


-Ne sei sicura, Hermione? Sei certa che tornerà?

-Io…

-Arrenditi, Hermione. Hai giocato con il fuoco e ti sei bruciata.

-No. Lui mi ama.


-Se ti avesse amato ora vi stareste abbracciando. Lui non ti ama, non ti ha mai amata.

“No!”  il suono disperato che uscì dalla sua bocca la fece sobbalzare.

Si stava abituando al silenzio.

“Hermione!”

Qualcuno uscì di corsa dalla Tana,

gettandosi sul terreno accanto a lei.

Dei lunghi capelli rossi le sfiorarono il volto bagnato.

“Stai bene?”

L’amica la prese per le spalle, agitandola piano.

Dopo poco giunsero anche gli altri.

“S-se ne è andato?” chiese timidamente Harry.

Hermione non rispose nuovamente,

non sapendo cosa sarebbe potuto venir fuori se avesse aperto bocca.

“Mione.”

Dalla piccola folla avanzò Ron che torcendosi le mani si sedette accanto a lei.

Ginny si alzò e raggiunse il suo fidanzato.

Il rosso iniziò a borbottare.

“È tutta colpa mia.

Se non ti avessi baciata non sarebbe successo nulla.

Sono uno stupido, proprio uno stupido.

Ti chiedo scusa.

Ti capisco se ora non vorrai più rivolgermi la parola.”

Hermione fece calare uno sguardo carico di indifferenza sul ragazzo.

Non ce l’aveva con lui.

In quel momento ce l’aveva con il mondo,

con il destino,

e con quel dannato giorno.

Il giorno in cui aveva capito di essere irrimediabilmente legata a Draco Malfoy.

Legata al suo sguardo tempestoso,

alle sue labbra carnose,

al suo respiro caldo,

al modo in cui incurvava le labbra quando era divertito,

alla sua paura,

alla sua insicurezza.

Legata per sempre al suo profumo, di cui ormai le si era impregnata l’anima.

Ed ora tutto le era stato strappato via.

Una parte di lei se ne era andata con lui, andata per sempre.

Continuò a non aprire bocca.

Si alzò da terra e provò a fare affidamento sulle gambe.

Quelle parvero reggere.

Ron la sorresse per un braccio,

con sguardo ansioso.

Hermione continuava a fissare il punto in cui il ragazzo si era Smaterializzato,

 quando si accorse del senso di nausea che le mordeva lo stomaco.

Nulla in confronto a quello che aveva provato pochi minuti prima.

Ma evidentemente fu la goccia che fece traboccare il vaso.

La ragazza sgranò gli occhi prima di perdere del tutto conoscenza.

Solo un sussurro le cresceva sulle labbra, desideroso di uscire

“Draco”.

----------------------------------------------------



Con un suono sordo si ritrovò davanti al Malfoy Manor.

L’aria era umida e pesante.

Il tatuaggio pulsava irrefrenabilmente,

a dimostrazione di tutta la rabbia che gli fermentava nel corpo.

Si asciugò rapidamente il volto prima di entrare dal cancello di ferro.

Bussò tre volte alla porta prima che un piccolo elfo domestico giunse ad aprire.

“Signorino Draco…”

“Spostati, elfo.”

Quello obbedì.

“Dov’è mia madre?”

“In sala da pranzo, signore.

Insieme a suo padre e a tutti gli altri.”

Senza rispondere si avviò con passo deciso verso la sala da pranzo.

Davanti al grande portone si fermò un’istante ad ascoltare.

Numerose voci provenivano dall’interno,

sembravano eccitate.

“Ora che il vecchio è morto tutto sarà più facile, mio Signore.”

Disse una languida voce femminile.

“Non cantare vittoria troppo presto, Bellatrix.

Ovviamente io vincerò,

ma non sottovalutare Silente, anche da morto.”

“Si mio Signore.”

Draco si fece coraggio e bussò alla porta,

la quale si spalancò da sola.

Appena il ragazzo apparve sulla soglia,

Narcissa Malfoy si alzò di scatto, seguita da suo marito Lucius.

“Narcissa, Lucius, sedetevi.”  Disse con voce sibilante ma mielosa il Signore Oscuro.

Poi si rivolse al ragazzo, allargando le braccia.

“Quale onore. Il piccolo Malfoy.

Hai ritrovato la retta via?”

Il ragazzo annuì a testa bassa,

evitando di incrociare lo sguardo dei suoi genitori.

“Bene bene.

Sei fortunato.

Il tuo Signore è misericordioso e ti darà un’altra occasione.

Sono certo che la signorina Greengrass non si opporrà di certo alla vostra unione.

Si è dimostrata una più che utile aiutante.”

Con una mano pallida indicò un punto poco distante da lui,

sulla destra.

Draco sollevò la testa e incrociò lo sguardo eccitato della giovane Mangiamorte.

Colui-che-non-deve-essere-nominato si alzò dal suo posto a capo tavola.

“La riunione è conclusa. Bentornato a casa, Draco” disse con voce terrificante, prima di scomparire.

Uno dopo l’altro i Mangiamorte lo imitarono, lanciando occhiate truci al biondo.

“Bene, bene, bene.” Bellatrix si avvicinava al ragazzo con passo strascinato,

passandosi la lingua sulle labbra.

Quando gli fu vicina gli prese il mento tra le dita.

“Sta’ attento Draco.

Il Signore Oscuro sembra fidarsi di te,

ma io no.

Prova a tradirci e tornare da quella sudicia Mezzosangue e io ti ucciderò.

Anzi, prima torturerò lei, lentamente, fino a quando non mi implorerà di toglierle la vita.

Dopo che l’avrò accontentata sarà il tuo turno.”

Si sciolse in un risolino malvagio.

“Basta Bella.”

La zia si voltò, fulminando la signora Malfoy, che si era alzata e avanzava tranquillamente.

“Come desideri Cissy.” Rispose accennando un inchino sarcastico.

Uscì dalla sala da pranzo, lasciandolo solo con i suoi genitori e Astoria.

La madre gli passò accanto prima di uscire, lasciandogli un dolce bacio sulla guancia e carezzandogli il viso.

Il padre lo ignorò, seguendo la moglie.

Draco era rimasto in piedi per tutto il tempo,

travolto dagli avvenimenti.

Una voce soave lo riscosse.

“Sei tornato da me finalmente.” Disse la ragazza prendendogli una mano.

“Sapevo che prima o poi avresti capito chi è la donna giusta per te.”

Si sollevò sulle punte e lo baciò.

Per quanto Draco non desiderasse quel contatto,

 non la scansò.

Le afferrò la vita violentemente, sollevandola da terra e sbattendola sul tavolo.

Lei rimase senza fiato per un istante, per poi sciogliersi in un sorriso languido.

“Mi sei mancato anche tu, Draco.”

In quel rapporto non ci fu amore,

ma solo rabbia e tanto dolore.

Nulla nei movimenti del giovane lasciava intendere il profondo squarcio che gli attraversava il cuore,

tanto profondo che probabilmente non si sarebbe mai più rimarginato.

Gli occhi scuri di Astoria si trasformarono ben presto in due pozze di cioccolato puro.

Il corpo della Greengrass, prosperoso e generoso, si tramutò in un corpo più esile ed elegante.

I capelli setosi mutarono in una chioma riccia e selvaggia che gli solleticava il naso.

E il dolore si fece più forte.

-È colpa tua, Draco. Se solo ti fossi comportato da uomo lei non sarebbe corsa da Weasley.

-No.

-Davvero?


-Lei mi ha tradito perché non mi ha mai amato.

-E tu la ami?

-Non più.

-Non mentire, Draco. Tu la ami?

-Tantissimo.


--------------------------------------------------



Nessun suono.

Una luce bianca la abbagliava, impedendole di vedere dove si trovava.

Sono morta finalmente.

Strizzò le palpebre forte per abituarsi alla luce.

Sollevò la testa e per un attimo le mancò il fiato.

L’odore di mela e menta fresca le punse il naso,

più forte e reale di quanto fosse mai stato.

Il mare in tempesta le balenò davanti agli occhi,

e la ragazza desiderò più che mai di poterci annegare dentro un’altra volta,

un’altra singola volta,

per poterci affogare e non tornare più su,

per potercisi perdere e non vedere più il sole.

“Hermione sei sveglia” disse una voce impastata dal sonno.

Hermione voltò la testa sperando di incrociare il mare.

Invece Harry le teneva stretta una mano, seduto su una sedia traballante al suo fianco.

"Draco?"

"Non... non c'è, Hermione."

Non c'era.

Era andato via da lei.

Una lacrima solitaria le solcò la guancia.

“Harry, dove siamo?” Farfugliò asciugandola.

“Al San Mungo.

Sei svenuta e ti abbiamo portata qui.

Gli altri sono andati via da un paio d’ore”.

“Da quanto…”

“Cinque ore. Sei rimasta svenuta per cinque ore.”

“Cosa hanno detto i medimaghi?”

“Credo che debbano dirtelo loro.”

A Hermione non importava di dover morire,

sperava che i medimaghi le dicessero che non ci sarebbe stato più nulla da fare.

Dalla porta bianca entrò una donna,

molto paffuta e dal viso dolce.

“Salve signorina Granger!”

“Salve.”

“Vuole sapere il motivo per il quale si trova da noi, immagino.”

La ragazza annuì.

“Beh, mentre era in stato di incoscienza ci siamo presi la libertà di sottoporla ad alcuni incantesimi,

numerosi devo dire,

dato che la causa del suo malessere non ci era molto chiara.

Quando stavamo per arrenderci abbiamo provato con un ultimo incantesimo,

ed è saltato fuori questo.”

Sorrideva dolcemente mentre agitava la bacchetta a mezz’aria.

Davanti a loro apparve un’immagine,

leggermente sfocata e confusa.

Si vedeva un piccolo pallino scuro,

che pulsava e si contorceva come se fosse dotato di vita propria.

Hermione non capiva.

Cos’era?

Un tumore, forse?

Poi realizzò.

Portò le mani al ventre socchiudendo la bocca per la sorpresa.

“Un bambino?” chiese a mezza voce.

La Medimago annuì eccitata.

“Congratulazioni signorina Granger.

Lei è incinta di due settimane.”

Due settimane.

Quel piccolo innocente cresceva dentro di lei da due settimane.

E non se n’era mai accorta.

Quel piccolo essere era frutto di un amore troppo grande per essere controllato.

Frutto di un amore troppo pericoloso per essere vissuto.

Era arrivato mentre tutto andava perso.

Era arrivato mentre tutto piombava nell'oscurità.

A un passo dall'incubo.

Quel bambino sarebbe stato il suo unico aggancio al passato,

l’unica finestra che l’avrebbe condotta al mare in tempesta.

Quando avrebbe guardato quel bambino avrebbe guardato Lui.

Il suo grande amore.

Che l’aveva abbandonata da meno di sei ore e che sembrava già un ricordo così lontano.

Quell’esserino sarebbe stato il pretesto maggiore per continuare a ricordare,

il pretesto per continuare ad amare.

Ma non sarebbe riuscito a salvarla dal dolore,

nulla ci sarebbe mai riuscito.

Accarezzandosi la pancia e continuando a fissare l’immagine,

Hermione sussurrò, mentre altre lacrime le rigavano il viso.

“Ciao Scorpius.”

Il piccolo pallino pulsò più forte.

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Capitolo 26
*** L'esistenza della felicità ***


~~Capitolo 26: L'esistenza della felicità.

 

L’aria stantia gli procurò un conato di vomito,

l’odore di sangue rappreso gli diede al cervello.

Scese gli ultimi scalini e poggiò la testa sulle sbarre fredde.

Non riusciva a vedere l’interno della cella.

“Oh, sei in anticipo Bella.” Esordì una voce roca, dall’interno.

“Sono Draco”.

Un rumore di catene lo fece indietreggiare.

Dall’altra parte delle sbarre comparì una donna,

alta ed emaciata.

Dominique aveva i polsi legati da grosse catene scure,

i capelli biondi erano coperti di sangue secco,

il volto tumefatto praticamente irriconoscibile.

“Draco. Hanno catturato anche te?”

“No, Dominique.”

“E cosa… Oh no.”

Draco distolse lo sguardo dal viso della zia.

“Sei tornato.

Hai lasciato quella povera ragazza chissà dove,

e sei tornato nel tuo nido sicuro, vero?”

Chiese la donna con voce astiosa.

“Lei non mi amava.”

“Oh davvero? E cosa te lo ha fatto credere, sentiamo.”

“Ha baciato un altro.” Sibilò il ragazzo stringendo forte le sbarre della cella.

Dominique esplose in una risata senza gioia.

“Io sono qui dentro da sei mesi, ragazzino.

Sei mesi di torture quotidiane da parte di quella squilibrata.

L’ho fatto per voi!” urlò.

“Sei proprio il degno figlio di Lucius.” sussurrò allontanandosi.

Il biondo non rispose,

si limitò a scacciare dalla mente gli occhi della ragazza che lo avevano tormentato tutta la notte.

“Che ore sono.”

“Quasi le otto di mattina.”

“Sta arrivando.”

Pochi istanti dopo la veste nera di Bellatrix Lestrange fece capolino da in cima le scale.

“Draco! Sei venuto a trovare la zietta?”

La donna agitò la bacchetta e spalancò la porta della segreta.

“Togliti di mezzo” disse spingendolo di lato.

Draco osservò la Mangiamorte accendere le torce con un movimento della bacchetta.

“Buongiorno Dominique, dormito bene?” 

“Meravigliosamente oserei dire.” Rispose con tono ironico, sedendosi su un logoro materasso.

Draco era sorpreso dal coraggio che la donna dimostrava.

Era stata torturata per averlo aiutato,

per aver provato a salvare due giovani;

e ora non cedeva,

alzava la testa e rispondeva colpo su colpo,

come farebbe qualcuno che ne ha passate così tante da non avere più paura di soffrire.

“Siamo spiritose questa mattina.

Te la faccio passare io la voglia di scherzare… Crucio.”

Dominique non urlò,

non sollevò la testa e non sgranò gli  occhi.

Rimase immobile,

con la testa appoggiata alla parete fredda e lo sguardo inchiodato a quello della sua carnefice.

Bellatrix emise un suono simile a un ringhio.

“Sectumsempra!” Ancora una volta non ci fu reazione.

Nonostante Draco riuscisse a vedere i tagli che si stavano creando sul corpo poco vestito della zia,

quella non emise alcun suono.

Fissava la veste impregnarsi di sangue con un ghigno serafico sul volto.

Le gambe venivano dilaniate da milioni di graffi,

che andavano sempre più in profondità,

lasciando che il sangue ricoprisse il pavimento.

Dominique Dubois tossicchiò piano e poi parlò

“Stai aspettando che io muoia vero?

Credo che rimarrai delusa.”

“Taci lurida Maganò! Non sei degna di chiamarti Malfoy!”

La bionda si alzò dal materasso,

ignorando bellamente i tagli che le squarciavano le carni.

Si aggrappò a una colonna di grosse pietre e rise.

Una risata terribile,

che raggiunse il cuore freddo di Draco,

scuotendolo e immobilizzandolo al tempo stesso.

Era rimasto fuori dalla cella,

con gli occhi sbarrati e la paura nel petto, che ormai lo accompagnava tutti i giorni.

“Ma io non mi chiamo Malfoy, cara.

Io mi chiamo Dubois, vedova di Armand Dubois, babbano.

Quindi se questa cosa non ti sta bene puoi anche agitare quel tuo caro bastoncino e ammazzarmi,

per quello che mi interessa…”

Si avvicinò alla Mangiamorte ergendosi in tutta la sua altezza,

senza vacillare un secondo.

“Potremmo continuare all’infinito questo gioco Bella. Non sei stanca?”

Bellatrix strinse più forte la bacchetta.

“Crucio!” Urlò premendo la bacchetta contro una ferita che la donna aveva sulla pancia.

Quella Maledizione era la più potente che Draco avesse mai visto.

Gli occhi di Bellatrix Lestrange erano colmi di odio,

la bacchetta dilaniava ancora più a fondo la carne della Maganò.

Dominique cadde in ginocchio prima di sollevare ancora una volta lo sguardo.

Sorrise a Draco.

“Avada Kedavra!”

L’urlo che seguì squarciò l’aria.

Il corpo della zia che si accasciò a terra venne sostituito da quello di una giovane Grifondoro.

I capelli castani ricadevano scomposti sulla pietra fredda,

mentre il corpo scempiato continuava a sanguinare.

Hermione.

“No!” urlò avanzando all’interno della prigione.

“No?” Bellatrix mosse il polso.

Un dolore lancinante si fece largo tra i suoi pensieri.

Come se la carne venisse staccata dalle ossa,

come se qualcuno appiccasse un incendio nel suo corpo.

Si accasciò a terra, accanto al cadavere della zia.

Era morta per colpa sua.

“Ma guardati. Ti sei rammollito. Che pena.” Sogghignò la donna.

“ Amavi quella Mezzosangue, non è così? Povero piccolo…”

“N-no.”

“Ma davvero? Quindi vorresti farmi credere che era solo un passatempo?”

Draco si sollevò da terra e,

barcollando,

si rimise in piedi.

Aprì la bocca per rispondere ma fu bloccato da una voce sottile.

“Perdonatemi, i signori sono attesi in sala da pranzo.”

Bellatrix lanciò un’ultima occhiata feroce al ragazzo e poi uscì dalla cella.

Draco la seguì,

tentando di non incrociare gli occhi morti di sua zia.


La scena che si presentò in sala da pranzo era simile a quella della sera precedente.

Il lungo tavolo era occupato da alcuni Mangiamorte.

Il Signore Oscuro non c’era.

“La Maganò è morta.” Disse freddamente Bellatrix prendendo posto accanto alla sorella.

Lucius non batté ciglio.

“Siediti Draco.” Disse sua madre indicando una sedia accanto ad Astoria.

Draco prese posto,

trattenendo il fiato.

Dall’altro capo del tavolo vide i genitori di Astoria ,

la sorella Daphne,

Blaise Zabini e Pansy Parkinson.

Alla vista dei suoi ex-amici lo stomaco si contrasse violentemente.

Sua madre si alzò,

schiarendosi la voce.

“Ieri mio figlio Draco è tornato.

Ha capito da che parte deve stare,

dalla parte della sua famiglia.

La breve e fugace relazione che ha intrattenuto con la Mezzosangue Hermione Granger,

ne sono certa,

è stata condotta dalla confusione tipica di un ragazzo.

Ma ora è tornato,

pronto ad adempiere ai suoi doveri.

Per questo sono lieta di annunciare l’imminente matrimonio della giovane Astoria e di mio figlio,

Draco Malfoy.

Sono certa che le nostre due famiglie non avranno problemi e che,

anzi, saranno guidate dalla lealtà reciproca e soprattutto dalla lealtà nei confronti del Signore Oscuro.”

Draco si guardò attorno,

sicuro di aver frainteso le parole della madre.

Astoria sorrideva radiosa.

Incrociò le dita a quelle del biondo,

che si ritrasse bruscamente.

-Sei contento ora?

-Taci

-Ti sei cacciato proprio in un bel casino… come farai?

-Sta zitto!


-Come faccio a stare zitto se sono te, Draco?

-In qualche modo farò, devo andare avanti.

-Giusto, giusto. E cosa farai quando la notte sognerai ancora i suoi occhi?

Perché, non prendiamoci in giro, li sognerai ancora, e ancora.


-Non è vero.

-Ancora con questa storia? Lo sai che la ami.

-Passerà.

-Come puoi dire che passerà?


-Zitto! Lei mi ha fatto male, così male che prima, nella cella, ho desiderato di morire.

Morire, finalmente, per poter mettere fine a tutto. A tutto quanto.

Mettere fine ai sogni che mi tormenteranno all'infinito,

al desiderio di perdonarla.

Devo stare lontano da lei,

devo tronare ad essere quello di una volta.

Devo dimenticarmi di essere stato con lei.

-Davvero vuoi dimenticare di essere stato felice?


“Draco!”

Astoria lo scuoteva per le spalle, sorridendo.

“Si, si certo.” disse lui con noncuranza.

“Allora è deciso. La stampa verrà informata.

Il matrimonio si svolgerà tra due settimane.”

Due settimane.

Due settimane e tutto finirà.

Due settimane ed Hermione non potrà più farmi nulla.




Entrò nella sua stanza.

Il letto lo chiamava,

la stanchezza lo schiacciava.

Si sbottonò i primi due bottoni della camicia e aprì un piccolo armadietto.

Estrasse una bottiglia di Whisky Incendiario e se ne versò tre dita in un bicchiere.

Lo tracannò tutto sedendosi su una poltrona.

Verso sera e dopo svariate bottiglie di alcool qualcuno bussò alla porta.

“Avanti.” Biascicò.

Blaise avanzò nella stanza,

tentando di abituarsi al buio che intanto era calato.

Scuotendo la bacchetta accese il grande lampadario che pendeva dal soffitto.

“Draco.”

“Oh ciao amico! Vuoi affogare i tuoi dolori anche tu?”

“Sei ubriaco.”

“Un pochino forse.”

“Cosa succede?”

“Hm, nulla.

Sto qua seduto e mi rilasso.”

“No! Perché sei tornato?”

“Oh! Intendi cosa è successo!

Beh Hermione ha baciato Weasley davanti a me, ed io sono tornato a casa.”

“Ma tu ami Hermione!

Perché non l’hai perdonata?”

Annebbiato dai fumi dell’alcool iniziò ad aprire il suo cuore.

“Perché diamine insistete tutti col dire che la amo?” sbottò alzandosi.

“Io non la amo, non l’ho mai amata e non l’amerò mai.

Mi sono solo divertito un pochino,

come lei si è divertita a giocare con me.

Povero stupido,

la credevo così pura e fragile.

E invece è solo una puttanella.” Agitò la bottiglia in direzione del Serpeverde.

“Non dire così Draco,

avrà sbagliato,

ma quello che c’era tra voi era sincero.”

“Piantala di dire stronzate, Blaise!

Nulla era sincero!

Eravamo troppo diversi,

sarebbe stato contro natura proseguire con quella sceneggiata.

Lei ha posto la parola fine.”

“Sai perché non l’ho uccisa Draco?”

Il biondo ammutolì.

“Non l’ho uccisa perché vedevo i tuoi occhi,

vedevo come ti illuminavi quando la scorgevi per i corridoi.

Quando cercavi di nascondere la vostra storia,

quando credevi che non sapessi che vi trovavate negli sgabuzzini.

Dovevi vedere i suoi di occhi invece!

È andata contro i suoi amici,

contro Harry Potter per scappare con te!

E tu cosa avevi da offrirle a parte un briciolo di felicità?

Nulla, non avevi da darle nulla.

Non l’ho uccisa per lo stesso motivo per il quale non ho detto a nessuno che vi trovavate dai Weasley.

Per salvare te, cazzo!

Hai avuto la meravigliosa possibilità di essere felice,

avevi trovato la ragazza giusta,

e sei stato capace di mandare tutto a puttane.

Stai qua a ubriacarti sperando che in questo modo Astoria riesca a diventare l’amore della tua vita.

Mi dispiace dirtelo ma quel posto forse è già stato occupato.”

“È troppo tardi per tornare indietro. Mi fa troppo male.”

“Non è mai troppo tardi.”

“Per me si, il mio tempo è scaduto.”

Si lasciò crollare sul letto,

passandosi una mano sulla faccia.

“Ero venuto per dirti che i Mangiamorte hanno preso il ministero e la Gazzetta del Profeta.”

Draco annuì.

Cosa poteva importargli della guerra che imperversava fuori,

se dentro al suo cuore maledetto ce n’era una che lo stava lentamente trascinando nel baratro?

Nulla avrebbe potuto rimarginare quella ferita,

nulla tranne forse gli occhi di Lei.

Ma non voleva godere di nuovo di quell’amore tremendamente sbagliato.

Doveva dimenticare,

affogare nel dolore e dimenticare l’esistenza della felicità.

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Capitolo 27
*** La fine di tutto. ***


~~Capitolo 27: La fine di tutto.



Due settimane erano passate dal giorno dell’abbandono.

Due settimane erano passate dal giorno della scoperta del piccolo.

Hermione sentiva il suo bambino crescere dentro di lei.

Lo sentiva muoversi,

scalciare,

a volte le pareva persino di avvertire il battito del suo piccolo cuore.

Aveva deciso di passare l’estate a mettersi in pari con lo studio,

consultando grandi tomi e leggendo pagine infinite.

Ginny, Harry e Ronald passavano le giornate a confabulare tra loro,

misteriosamente.

Quando vedevano Hermione avvicinarsi cambiavano improvvisamente discorso.

Una sera però rimase in ascolto dietro ad una porta.

I ragazzi parlavano di Voldemort,

di un incantesimo molto oscuro,

di una missione lasciata da Silente.

Harry e Ron sarebbero partiti a fine estate.

“Cosa? Avete intenzione di partire?”  chiese entrando nella stanza.

“Ci hai sentiti!”

“Si Harry, vi ho sentiti.

Sono quasi due settimane che vi comportate in modo strano!

Ginny non fa altro che nascondermi i giornali,

Ron mi evita del tutto e tu nemmeno mi parli più!

Non sono malata, posso ancora affrontare certe cose!”

Il Prescelto abbassò lo sguardo, colpevole.

“Herm, scusaci.

Non volevamo farti preoccupare.” Bisbigliò Ginny.

“Bel modo per cercare di non preoccuparmi!” ringhiò la ragazza per tutta risposta.

“Siediti, per favore.” Riprese la rossa.

Hermione obbedì, prendendo posto su una panca.

I tre le raccontarono la verità.

Le raccontarono degli Horcrux,

dell’anima di Voldemort spezzata attraverso l’omicidio.

La ragazza rabbrividì.

“Partiremo alla fine dell’estate.”

“Bene, vengo con voi.” Affermò con decisione.

“No!” esclamarono insieme gli altri.

“Tu devi pensare al bambino,

ed è troppo rischioso.” Asserì Harry Potter. “Neanche Ginny verrà”.

“Ma Harry! Credevo che…”

“No Ginny! Niente ma. Devi tornare ad Hogwarts.”

La ragazza incrociò le braccia, imbronciandosi.

“Ed io? Cosa farò?” chiese Hermione con voce leggermente tremante.

“Devi rimanere qui. Al sicuro. Noi torneremo presto.” Esclamò Ron con tono deciso.

La ragazza annuì, rassegnata alla decisione dei suoi amici.

Mancavano ancora due mesi alla fine dell’estate,

avrebbero potuto cambiare idea.

I giorni seguenti furono impegnati nell’organizzazione del matrimonio di Bill e Fleur.

Quando poteva la signora Weasley si prendeva cura di lei,

come una madre,

preoccupandosi per ogni cosa.

La pancia, dopo un mese di gravidanza, iniziava ad essere più evidente,

anche se si trattava ancora di un lieve rigonfiamento.

Aveva cominciato a sentirsi più sicura,

i Mangiamorte non mostravano più alcun interesse nei suoi confronti.

Eppure il suo cuore non si era ancora ricomposto.

I frammenti vagano senza meta alla ricerca di un pizzico di normalità.

Si guardava attorno ed ogni cosa le ricordava lui.

Il cielo grigio durante un temporale,

il profumo delle mele fresche,

addirittura il dentifricio alla menta.

Le capitava di immaginarselo accanto,

che le sussurrava parole d’amore che non avrebbe mai più ascoltato.

Si chiedeva spesso dove fosse,

se fosse stato al sicuro,

se fosse tornato a casa.

Ogni tanto lasciava che la mente tornasse a quella maledetta sera,

quando lui se ne era andato,

portandosi via la sua anima.

In quei momenti una lacrima solitaria le attraversava il volto,

rapida ed estremamente dolorosa.

Hermione socchiudeva le palpebre e la asciugava fugacemente,

poi si accarezzava la pancia e ascoltava il suo bambino,

aggrappandosi con tutte le forze a quella piccola creatura che la faceva sentire un po’ più vicina a lui.

Quando calava la notte,

il buio l’avvolgeva,

tutto iniziava a vorticarle attorno.

Si stringeva nel letto, circondata dal freddo.

Le mancava,

le mancava come l’aria,

ma non poteva farci nulla, solo aspettare che il dolore passasse.

Nel frattempo ascoltava quel che rimaneva del suo cuore battere in simbiosi con quello del suo bambino.

Le piaceva parlargli,

raccontargli del suo papà,

di come la faceva sentire,

della luce che emanavano i suoi rari sorrisi.

Quella notte il freddo arrivò più forte del solito.

“Ei piccolo mio. Riesci a sentirmi?” sussurrò al suo ventre.

Un piccolo calcio.

“Mi manca tanto il tuo papà.

Se ne è andato due settimane fa, la notte in cui ho scoperto di aspettare te.

Sei così piccolo.

Aveva degli occhi bellissimi, sai.

Erano del colore del mare in tempesta,

un giorno lo vedrai il mare e allora capirai.

Lo amavo così tanto, lo amo ancora.

Ma era sbagliato, troppo forse.”

Le lacrime presero ad accompagnare le parole.

Parlava al passato,

come se Draco se ne fosse andato da così tanto tempo da sembrare un ricordo,

eppure lui era ancora lì,

vividissimo nei suoi pensieri.

“Siamo fuggiti insieme,

si era messo in testa di salvarmi.” Rise leggermente.

“Non si era reso conto che era lui quello che doveva essere salvato.

Lui era forte,

testardo,

coraggioso anche se non sapeva di esserlo.

Spero di riuscire ad amarti tanto quanto amo lui.

Ora lui non c’è più,

si è portato via la mia anima.

Ho sofferto davvero tanto,

ho sentito la vita sfuggirmi di mano,

ho visto il destino farsi sempre più nero.

Tu hai bisogno di una madre che ti ami,

e io non so se sarò all’altezza.

Ho paura.

Paura che tu possa conoscere il dolore che ho provato io,

paura che per causa mia tu non riesca ad essere felice.

Sento il tuo cuoricino che batte nonostante tutto,

nonostante la guerra,

nonostante il male che covo nel petto.

Sii forte, piccolo mio,

sii forte per la tua mamma.

Io ho bisogno di te.”



“Come ti senti oggi, cara?”

“Bene signora Weasley, grazie.”

La donna annuì impercettibilmente, sedendosi di fronte a lei.

“E il piccolo?” chiese mentre le brillavano gli occhi.

“Scorpius sta bene.”

“Tesoro, come fai ad essere certa che sarà un maschietto?”

“Lo so e basta.

Me lo sento dentro.”

La signora Weasley allungò una mano posandola su quella della ragazza.

“Come vuoi, cara.”

Un grosso gufo nero planò dalla finestra mentre una teiera cominciava a bollire.

“Ti dispiace Hermione?” chiese Molly indicando l’uccello.

“Oh certo.” rispose lei con un filo di voce.

Estrasse una piccola moneta dalla tasca e la fece cadere nella sacchetta legata alla zampa del gufo.

Quello tese l’altra zampa, alla quale era legato un grosso giornale.

Prese a girarselo fra le mani,

guardandosi attorno.

Ginny continuava a nasconderle tutti i giornali quotidiani,

impedendole di leggere le notizie.

Ma ora lei non c’era.

Aveva tutto il diritto di sapere cosa avveniva nel mondo.

Dispiegò la prima pagina.

Una grande foto occupava la maggior parte dello spazio.

Era in bianco e nero.

Due figure si stagliavano imponenti,

l’una accanto all’altra.

Hermione batté ripetutamente le palpebre,

sicura di stare sbagliando.

Un ragazzo estremamente elegante era accompagnato da una giovane vestita di bianco.

Il ragazzo indossava una giacca scura,

stava impettito,

con lo sguardo freddo e serio.

Nonostante fosse solo una foto,

ad Hermione parve di vedere quella scintilla negli occhi dell’uomo.

La scintilla che l’aveva fatta innamorare.

Guardava un punto dietro la macchina fotografica e poi scrutava il suolo.

La ragazza spezzava l’aria seria con un sorriso sghembo.

Guardava la macchina fotografica con occhi languidi,

abbarbicata al braccio del suo cavaliere.

Accarezzava le spalle larghe del ragazzo con le mani piccole e affusolate,

le dita simili ad artigli affilati.

Il vestito aderente oscillava mosso da una brezza invisibile.

La testata recitava parole a caratteri cubitali.

Il matrimonio Purosangue dell’anno: Draco Malfoy e Astoria Greengrass.

Hermione mosse lo sguardo verso il resto dell’articolo.

Dopo numerose peripezie finalmente questi due giovani sono riusciti a coronare il loro amore.

In data odierna, 23 Giugno 1997, si è tenuto il matrimonio di due eredi di grandi famiglie Purosangue.

I due ragazzi si sono uniti in matrimonio sotto gli occhi di tutta la comunità magica.

I loro occhi brillano di amore reciproco che non potrà essere spezzato…


La ragazza appallottolò il giornale,

 gettandolo a terra con un ringhio strozzato dal pianto.

“Hermione cosa c’è?”

Hermione non rispose alla domanda di Molly Weasley,

bensì si incamminò come una furia per le scale.

Il sangue ribolliva nelle vene,

scaldandole il corpo tremate.

Piangeva di rabbia,

di dolore e di delusione.

Si erano sposati.

Dopo tutto quello che avevano passato insieme,

lui era riuscito a sposarsi dopo due sole settimane.

“Herm che ti prende?” chiese Ginny mentre scendeva le scale.

“È arrivato il giornale questa mattina.” Le urlò contro.

“Non hai fatto in tempo a togliermelo, infatti ho letto tutto!”

Finalmente, con un lampo di lucidità,

capì per quale motivo la sua migliore amica le stesse nascondendo le notizie.

Non voleva farle capire che i Mangiamorte si erano infiltrati nella Gazzetta del Profeta.

Non voleva farle leggere gli articoli che parlavano del matrimonio.

“Oh, Hermione… mi dispiace.”

“No, non dispiacerti. Non ne vale la pena.” Sputò fuori con troppa veemenza.

In fondo alla tromba delle scale apparve la signora Weasley,

teneva tra le mani tremolanti il giornale accartocciato.

“Io l’ho fatto per proteggerti.”

“Lo so, ma ti prego… non cercare di proteggermi da tutto questo,

lasciami andare,

lasciami affogare.

Te ne prego.”

Le parole suonavano impastate a causa delle lacrime.

Anche Ginny iniziò a piangere.

Prese l’amica per le braccia e la tirò a sé,

seppellendola sotto una massa di lisci capelli rossi.

“Sei forte Hermione,

ce la farai.

Ne uscirai, vedrai, lo devi a te stessa,

lo devi a Scorpius.”


Quella notte Hermione e Ginevra dormirono insieme,

abbracciandosi come sorelle.

Nonostante il calore che il corpo della ragazza riusciva ad infonderle,

il Male sopraggiunse ancora.

Stringeva fra le mani un libro.

Più precisamente il libro che parecchi mesi prima aveva trovato nella Biblioteca.

La scena si ripeté,

uguale a quella precedente.


La luce abbagliante,

la donna della profezia,

poi il buio.

Qualcosa era diverso però,

avvertiva qualcosa di freddo tra le braccia.


Quando si abituò alla flebile luce della feritoia,

sapeva già cosa la attendeva.

Nonostante fosse preparata,

 il peso di quei volti morti, così cari e straziati dal dolore,

la schiacciò.


Quella sensazione di freddo continuava a premerle sulle gambe.

Abbassò gli occhi umidi e incrociò quelli vitrei di un bambino.

Era piccolo,

i capelli biondi erano sporchi di sangue rappreso,

mentre gli occhi grigi erano vuoti.


Scorpius non si muoveva.

Hermione tentò di urlare,

ma uscì fuori solamente un rantolo gravoso.

Prese il bambino per le spalle e lo abbracciò,

sussurrando il suo nome.


“Scorpius… no, Scorpius ti prego. Rispondimi.”

Prese ad accarezzargli i capelli che odoravano di sangue.

Lo cullava, straziata dal dolore,

canticchiando una ninna nanna.


I suoi piedi, che si accorse essere nudi, erano immersi ina una pozza ramata.

Le era stato strappato via un bambino che non aveva mai conosciuto,

suo figlio che non aveva mai avuto la possibilità di amare.

La parete opposta tentava di agganciare il suo sguardo.

Hermione cedette e non si stupì quando vide la rossa scritta di sangue,


MEZZOSANGUE MORIRAI.

Dei passi catalizzarono l’attenzione della giovane donna.

Provenivano dalla porta della cella.

Dietro le sbarre apparve una figura slanciata, seminascosta dall’oscurità.

Si muoveva sinuosa,


come se avesse indosso un lungo abito frusciante.

La figura aprì la porta e si mosse elegantemente all’interno della cella.

Hermione era raggomitolata a terra,

con il suo bambino tra le braccia,

e riusciva a scorgere a mala pena la figura che lentamente si posizionava sotto la luce.


Effettivamente era fasciata in un lungo abito bianco,

pieno di pizzi e merletti.

A contatto con le numerose pozze di sangue il vestito assunse un angosciante color rosso.

La ragazza sollevò lo sguardo fino a incrociare quello dell’individuo che le stava difronte.

La riconobbe subito.


Gli occhi sgranati sormontavano un sorriso malvagio.

Il velo le ricadeva sulle spalle,

fino al pavimento, dove si impregnava di sangue fresco.

“Ciao Mezzosangue.”

“Cosa vuoi?”


“Da te più nulla. Volevo solo chiederti come ci si sente a non avere più niente.”

Hermione non rispose.

“Ho vinto io, Mezzosangue.

Tu e quel lurido abominio che ora stringi fra le braccia non siete più nulla.

Draco ha scelto me,


mi sceglierà per sempre.

Non voglio macchiarmi del tuo sangue sporco,

mi limiterò ad attendere che lo facciano gli altri Mangiamorte.

Sono preziosa,

sono destinata a portare in grembo l’unico vero erede di casa Malfoy.


Io! Non tu! Io!” urlò.

“Morirai sola, tu e quello stupido marmocchio dal sangue putrido.”

“No.” Sibilò lei. “Taci!”

Astoria sgranò ancora di più gli occhi.

Si avvicinò impetuosa al corpo inerte della Grifondoro e le sferrò uno schiaffo in volto.


Hermione piegò la testa di lato,

incassando il colpo.

Il dolore pulsante sembrava fin troppo reale per essere un sogno.

Chiuse gli occhi per un momento e quando li riaprì si trovò di fronte alla tempesta.

Draco Malfoy la osservava con sguardo sprezzante.


“Quella cosa non è mio figlio.”

“Draco…”

“Tu non sei niente! Devi morire.”

Quelle poche parole caddero sul viso di Hermione come pioggia gelata.

Avrebbe voluto rispondere,


ma la sua gola era strozzata da una forza sorprendente.

Draco teneva le mani nelle tasche dei pantaloni eleganti,

sorridendo malignamente mentre la ragazza si passava le mani sul collo,

incapace di respirare.

L’ultima cosa che vide furono le labbra rosse di Astoria premere contro quelle di Draco,


unite in un bacio carico di passione,

un bacio che sapeva d’amore.

Un bacio che Hermione aveva assaporato e che l’aveva portata dritta alla morte.



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Nella stanza di Draco al Malfoy Manor,

Astoria si godeva gli ultimi istanti del sogno di Hermione Granger.

Sogno alimentato dalla paura e dalla sua capacità nella Legilimanzia.

Astoria era quella che tutti definivano una Legilimens naturale.

Riusciva a manovrare l’inconscio delle persone,

riusciva a capire quando queste mentivano.

Socchiuse gli occhi,

beandosi della sensazione che la Mezzosangue stava provando.

Riusciva ad assaporare il suo dolore,

a godere degli urli che avrebbe voluto lanciare ma che,

 a causa di quell’illusione,

 erano costretti a rimanerle imprigionati nel petto.

Dolce come il nettare le risultava quella vendetta,

tanto attesa.

Era finalmente arrivata alla fine di tutto,

mentre osservava il premio tanto agognato dormire tra le lenzuola.

Aveva vinto alla fine.

Non avrebbe riferito a nessuno dell’abominio che quella strega portava in grembo.

L’avrebbe lasciata marcire tra le pareti oscure della mente,

fino a quando sarebbe precipitata tra gli incubi dimenticati.

Aveva vinto.


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Mentre dormiva,

Draco ricordava come si era sentito durante le nozze,

mentre centinai di invitati assistevano gelidi alla fine della sua felicità.

Astoria aveva sorriso per tutta la cerimonia,

tentando di nascondere il mostro che celava nel petto.

Ma il Serpeverde conosceva la verità.

Non avrebbe mai potuto amare la donna che si era divertita a giocare con la cosa a lui più cara.

Non le avrebbe mai potuto donare il suo cuore,

poichè il suo cuore si trovava in una casa diroccata in mezzo alla campagna,

morente e afflitto dal dolore,

e mai sarebbe potuto tornare da lui.

Si era arreso alla vita,

si era arreso a un'esistenza priva di luce,

rilegato nell'ombra.

Costretto a convivere con il peso di quella perdita.

Draco continuava a pensare a quelle parole.

Vuoi tu, Draco Lucius Malfoy, prendere la qui presente Astoria Greengrass come tua sposa?

Lo voglio.


Due semplici parole che aveva ripetuto più che altro a se stesso,

nel disperato tentativo di scacciare gli occhi color cioccolato dai suoi pensieri.

Due semplici parole per provare a dimenticare il rumore cristallino della sua risata.

Due semplici parole per provare a cancellare l’amaro sapore delle lacrime.

 Due semplicissime parole che lo avevano incatenato per sempre al suo cupo destino.


Ciao a tutti!!
Siamo arrivati alla fine di questa storia...
So che il finale confonde parecchio, 
quindi sto lavorando ad un sequel che riguarderà la vita dopo la scuola, e che vi aiuterà a chiarirvi le idee :)
Spero che io sia riuscita ad incuriosirvi un pochino e spero anche che continuiate a seguirmi.
Grazie a tutti
Baci
Sev. :D

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