Storia di una colorata gatta nera

di silverbow
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Foglie ***
Capitolo 2: *** Sola ***



Capitolo 1
*** Foglie ***


Il vento soffia con una malinconica melodia,si insinua tra le foglie gialle,morte,stanche, che cadono silenziose,come vite che si fermano e non fanno  rumore. Cadono,cadono e cadono,come fosse una pioggia.Sto accucciata sotto un pittospero,stanca anche io,come le foglie,troppo debole per continuare a vivere,ma troppo forte,ormai,per lasciarmi cadere nella morte.
Non ho paura di morire,però. E' solo un lungo sonno. Una grande tregua dopo una lunga corsa,che è stato magnifico correre,e altrettanto meraviglioso è riposarsi,ricordando per un po' le fatiche affrontate e le sorprese offerte dalla corsa,per poi ,finalmente, finire nell'addormentarsi.
 La mia corsa è stata davvero piena di sorprese. Così comincio a ricordare.
Nacqui in uno spiazzale rigoglioso, di tante piante,alte,vive, forti. Fu piacevole vedere il mondo per la prima volta,mi sembrava così verde,pieno di speranza. Mia madre era una gatta nera,come me,ma con una grande macchia rotonda sul petto. Il suo pelo era lucido e morbido,i suoi occhi brillavano come due diamanti,erano azzurri,come il cielo. Mi leccò sulla testa, un dolce bacio materno. Guardai tutto. Accanto a me,c'erano i miei fratelli,neonati e sorpresi come me,nel rendersi già conto di far parte di un mondo magnifico,qualcosa di molto più grande di loro. Il caldo sole estivo ci riscaldava e cullava. Era tutto così bello. La mamma ci teneva sotto le sue zampe. Fu la prima  a cui ho voluto bene,davvero. Cominciai piano ad alzarmi,ma caddi ad ogni tentativo. Tenevo gli occhi  socchiusi,ero ancora debole. Avevo voglia di correre,eppure. Di smerimentare le mie fragili zampe. Ho sempre avuto voglia di muovermi.
Ma impotente,decisi di rifugiarmi nella folta pelliccia di mia madre,e dopo aver succhiato il latte,con gli altri piccoli gattini,iniziai a dormire.

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Capitolo 2
*** Sola ***


I primi mesi della mia vita furono meravigliosi,stavo ogni giorno con i miei fratelli e mia madre,avevo imparato a camminare,e poi a correre,era tutto così perfetto. Mi sentivo libera e "piena". Ma fu tutto inghiottito in un solo giorno. Ricordo perfettamente,e a volte ho paura che quei ricordi inghiottano anche me. Pioveva,a dirotto. Mi svegliai,dei goccioloni di pioggia mi stavano bagnando la pelliccia. Aprì piano gli occhi,non capendo cosa stesse succedendo. Confusa,mi alzai,cominciai a miagolare,ma non ottenni nulla. Mi girai intorno,accorgendomi che il mondo visto tempo prima era solo una terribile illusione. Mi avvicinai al ciglio della strada. Distinsi una sagoma di un gatto nero. Poi,mi accorsi della macchia bianca sul petto. Non capivo. Non avevo mai visto la morte,prima. Pensai si fosse addormentata. Così corsi da lei. Le diedi dei colpetti sul muso con la testa,ma non si muoveva. Provai e riprovai. Improvvisamente vidi venire su di me dei grandi animali,con degli occhi che illuminavano tutto. Erano veloci. Cercai di mettere in salvo mia madre. La portai spingendola piano verso un lato della strada,dove quegli strani esseri,che poi scoprì essere stati inventati dagli uomini, non correvano. Non mi resi conto di quanto fu inutile. Continuava a non muoversi.Immobile. Mi accucciai vicino a lei. Stesi tutto il pomeriggio,anche la notte,con lei;per fortuna aveva almeno smesso di piovere. Le volevo così bene. La mattina dopo quel terribile giorno,fnalmente capì. La abbandonai lì. E scappai. Corsi ,velocissima,non sapendo neanche dove stessi andando. Trovai dei grandi recipienti pieni di...cibo? Avevo visto mia madre cercare qualche volta in uno di quei cosi. Ero affamata. Con un salto riuscì a saltarci sopra. Trovai dei resti di pesce,io e i miei fratelli li avevamo mangiati spesso. Non vidi più neanche loro,da quel giorno. Quel poco già bastò per sfamarmi. Avevo capito che dovevo cavarmela. Da sola. Dovevo essere forte. Così cominciai a vedere in modo completamente diverso da prima. Ero solo una povera gattina nera,sola e impaurita? No. Decisi di non essere più nera. Decisi di essere di tutti i colori,e ogni tonalità si sarebbe aggiunta a poco a poco,vivendo,osservando. Fu anche così che il nero cominciò ad essere il colore che preferivo,capì che in qualche modo,anche se sembrava così morto,cupo, e triste era magnifico. Mi rispecchiava.

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