Flotsam and jetsam

di Geilie
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La prigione dell'anima (Loki) ***
Capitolo 2: *** Predatori e prede (Natasha, Loki) ***
Capitolo 3: *** Looking back (Tony) ***
Capitolo 4: *** Fenice (Bruce) ***
Capitolo 5: *** Beliefs (Tony) ***
Capitolo 6: *** Drink (Tony, Loki) ***
Capitolo 7: *** Conigli (Tony, Loki) ***
Capitolo 8: *** Refrigerio (Tony, Loki, Bruce, Thor) ***
Capitolo 9: *** La staccionata bianca (Steve) ***
Capitolo 10: *** Alghe (Pepper, Loki, Tony) ***
Capitolo 11: *** In silenzio (Bruce) ***
Capitolo 12: *** Lokitty (Pepper, Loki, Tony) ***
Capitolo 13: *** LMS - Long Message Service (Steve, Tony, Fury) ***
Capitolo 14: *** Colazione (Steve, Tony, Avengers vari) ***
Capitolo 15: *** Ouroboros (Loki, vari) ***
Capitolo 16: *** Tecnofobia (Tony, Steve, Natasha) ***



Capitolo 1
*** La prigione dell'anima (Loki) ***


Scritta in occasione della Drabble Night del 25/01/13, organizzata per festeggiare il compleanno di Nadia.
Ancora una volta i pacchetti sono stati creati da me e di nuovo, poiché erano parecchio sostanziosi, mi limito a riportare le caratteristiche della singola storia.

PACCHETTO SEI
Fandom: The Avengers
Personaggio: Loki
Prompt: Lonely Day - System Of A Down




La prigione dell'anima
200 parole - angst, non betata.
 
«Fratello, ti prego…»
La voce di Thor gli scivolò addosso senza far presa.
«Loki…»
Lui continuò a fissare il vuoto davanti a sé senza dar segno di aver sentito.
Ci fu una pausa in cui Thor parve voler aggiungere qualcosa, ma non era mai stato quello abile con le parole, tra loro, e si arrese con un sospiro pesante, lasciando la stanza con passi altrettanto pesanti.
Tutto a Loki pareva pesante in quel mondo dorato e luccicante e così finto
A turno, insistenti come le onde e implacabili come il vento, i membri della famiglia reale venivano a fargli visita e tentavano di strapparlo all’apatia in cui era precipitato - no, in cui si era gettato lui stesso.
Loki preferiva stare solo e non ne faceva un segreto.
E non era sempre stato solo, in fondo?
Mai si era sentito parte di qualcosa, mai se non in un piccolo insignificante momento, quel momento in cui Thor -Thor, non lui - era stato reputato il figlio indegno.
Prima aveva avuto la compagnia dei libri, della magia, dell’orgoglio per il timore dipinto sui volti di chi lo incrociava; ora i suoi pensieri gorgoglianti di oscurità erano tutta la compagnia di cui godeva.

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Capitolo 2
*** Predatori e prede (Natasha, Loki) ***


Scritta in occasione della Drabble Night del 27/01/13, secondo round di quella del 25 (sempre in onore di Nadia).
Pacchetti sempre di mia creazione, indico solo le caratteristiche della singola storia.

PACCHETTO POMPEI
Fandom: The Avengers
Personaggi: Natasha, Loki
Prompt: fronteggiarsi; immagine




Predatori e prede
132 parole - non betata e sicuramente assai poco originale.

 
Per come la vedeva Natasha, lei era un felino e Loki la sua preda. Gli girava simbolicamente attorno in cerchi concentrici sempre più stretti, attendendo pazientemente di poter chiudere gli artigli attorno alla sua gola.
Per come la vedeva Loki, lui era un ragno e lei una mosca troppo avventurosa. Aveva intrecciato centinaia di fili invisibili con minuzia, la tela era tesa e lui si leccava le labbra, famelico, man mano che lei si avvicinava.
 
A conti fatti, era una questione di tempi giusti e passi falsi. Entrambi sarebbero stati costretti a cedere qualcosa per ottenere una vittoria ed entrambi avevano calcolato con snervante precisione l’ampiezza del filo di rasoio su cui si muovevano.
La loro non era altro che una danza, avrebbe vinto il gioco chi avesse perso prima il ritmo.

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Capitolo 3
*** Looking back (Tony) ***


Scritta in occasione della Drabble Night del 27/01/13, secondo round di quella del 25 (sempre in onore di Nadia).
Pacchetti sempre di mia creazione, indico solo le caratteristiche della singola storia.

PACCHETTO CARTAGINE
Fandom: The Avengers
Personaggio: Tony
Prompt: Chi semina vento, raccoglie tempesta.




Looking back
206 parole - non betata, con un Tony che, strano ma vero, non pensa solo a se stesso.
 
Tony ha parlato un po’ con Thor, dopo la faccenda dei Chitauri. Non che il biondone sia un conversatore brillante, non per gli standard di Tony-genio-milionario-playboy-filantropo-Stark, ma le curiosità insoddisfatte lo lasciano con un antipatico senso di vuoto che chiede a gran voce di essere riempito e Tony non è abituato a ignorare i propri desideri.
Chiede di Loki, del suo passato, delle sue origini… Non ha dimenticato quell’affermazione di Thor, quella frase usata a mo’ di giustificazione per l’alieno psicotico: è adottato.
Thor non si risparmia, probabilmente sull’onda dello scossone emotivo. Parla, parla, parla; parla delle brillanti idee di suo padre Odino e dei piani grandiosi che il vecchiaccio aveva per Loki. Parla, e racconta senza remore anche episodi che non lo mettono esattamente in buona luce, episodi in cui lui e i suoi amichetti guerrieri trattavano il piccolo Loki come la Romanoff tratta i geni-miliardari-playboy-filantropi: spazzatura.
 
Ci ripensa mentre finisce una saldatura sul prototipo di un nuovo modello di robot tuttofare, nascosto dietro ai suoi occhialoni protettivi, e un sorriso cinico gli tira le labbra.
«Chi semina vento, raccoglie tempesta» dice ad alta voce; l’immagine dei missili targati Stark nei teatri di guerra di tutto il mondo non vuole abbandonare la sua mente traditrice.

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Capitolo 4
*** Fenice (Bruce) ***


Scritta per la Drabble Night del 05/04/13, organizzata per celebrare l'EFP-compleanno di Charme e il compleanno (quello vero) di Rowena e LauriElphaba. Pacchetti di Charme.

PACCHETTO MARTELLO + ELMO
Fandom: Avengers/Marvel
Personaggio: Bruce Banner/Hulk
Prompt: coperta




Fenice
208 parole - non betata; angst e introspettiva.
 
I sogni di Bruce non sono mai piacevoli.
Prima degli Avengers sognava esplosioni, distruzione, morte; sognava di perdere il controllo e far del male alle persone che ama - di nuovo. Ora sogna esplosioni, distruzione, morte e uomini in armatura di ferro che cadono dal cielo, e alieni con insane manie di protagonismo che tentano di soggiogare un pianeta intero; sogna di perdere il controllo e ferire, di nuovo, persone con cui ha condiviso più di quanto avrebbe desiderato, persone che l’hanno accolto e fatto sentire parte di qualcosa, per una volta.
Bruce va a dormire con l’onnipresente nervosismo e l’ordinata pacatezza che lo contraddistinguono, ma quando si sveglia non vede altro che buio. Allora strizza gli occhi, cerca di riattivare in fretta il cervello e si rende conto di essere rannicchiato in mezzo al letto, piccolo e immobile, completamente nascosto dalle coperte.
Da quando l’altro è entrato a far parte della sua vita, ogni mattina Bruce striscia fuori dall’intrico di lenzuola a fatica, emerge piano, lotta per ritrovare l’aria e la luce e tornare in superficie.
Ogni mattina è una rinascita, un po’ come Bruce rinasce dalle ceneri di Hulk ogni volta che la rabbia, dopo averlo accecato e ridotto in schiavitù, lo lascia di nuovo libero.

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Capitolo 5
*** Beliefs (Tony) ***


Scritta per la tripla Drabble Night organizzata tra il 05/04/13 e il 07/04/13 in onore di Charme, LauriElphaba e Rowena. Pacchetti di Charme.

PACCHETTO ARIETE + SCHINIERI
Fandom: Avengers/Marvel
Personaggio: Tony Stark
Prompt: “Non crediamo al male finché non lo vediamo.” - Jean de la Fontaine




Beliefs
192 parole - non betata; introspettiva, con un tocco di dramma e uno di ironia. In effetti gli avvenimenti narrati nella drabble sono pre-Avengers, ma questa riflessione di Tony si può considerare come una sorta di flashback interiore, perciò la lascio in questa raccolta e in questa categoria senza sentirmi troppo in colpa.
 
Non è che Tony non fosse consapevole dell’esistenza del “male nel mondo” - ehi, costruiva armi: non si campa in un mondo tutto fiori, cuori e amore con un business del genere! - ma prima di finire in mezzo a un deserto con una bomba targata Stark che gli esplodeva in faccia non se n’era mai preoccupato granché.
Non si doveva preoccupare di niente se non di chi portarsi a letto ogni notte: Pepper badava a organizzare la sua esistenza cercando di dargli una vaga parvenza di dignità, Obie era addetto a gestire tutte quelle cose noiose che lui non aveva alcuna voglia di gestire; aveva un paio di buoni amici, una collezione di belle macchine e un mobile pieno zeppo di alcolici e tutto quello che doveva fare era assecondare i giornalisti ogni tanto, sfruttare i suoi (continui) colpi di genio e indulgere in qualche atto filantropico per accattivarsi un pubblico già stregato dal suo sorriso smagliante.
Poi è arrivata quella bomba targata Stark, è arrivato il reattore Arc, è arrivato Iron Man e Tony ha visto il male, l’ha sentito, l’ha provato sulla sua pelle. E ha cominciato a credere.

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Capitolo 6
*** Drink (Tony, Loki) ***


Scritta in occasione del Writing Day Weekend! organizzato da 24 hours of fun tra il 13/04/13 e il 14/04/13.


PROMPT #3 - Esercizio #1: scrivere una storia composta di soli dialoghi.
 
Autore: Geilie
Fandom: Avengers
Personaggi: Tony Stark, Loki
Rating: verde; G
Avvertimenti: post-Avengers, ambientata in un futuro ipotetico in cui Loki ha scontato la sua pena (qualunque essa sia) e ha il permesso di viaggiare per i vari mondi, se accompagnato da Thor. Ironica, idiota, un po’ nonsense e con accenni molto molto vaghi di Tony/Loki, forse.
 

Drink
(336 parole)
 
«Oh, ma guarda chi si rivede! La principessina è tornata a farci visita! A cosa dobbiamo l’onore?»
«Stark. Dovresti ringraziare che io sia di indole meno violenta rispetto a mio fratello. Per essere stato chiamato in quel modo ha quasi scatenato una guerra, una volta.»
«C’è qualcuno abbastanza idiota da chiamare Thor “principessina”?»
«C’era. Ha fatto una fine piuttosto ingloriosa. Non dovresti stupirtene, in ogni caso, visto che tu sei abbastanza incauto da rivolgerti in questi termini a me
«Sono certo che me la farai pagare quando ne avrai l’occasione. Non avvisarmi in anticipo, ti prego, adoro le sorprese! Quindi, cosa ci fai tra noi comuni mortali? Stanco di essere tenuto a briglie corte dal tuo paparino?»
«Sai, Stark, ero venuto qui con l’intenzione di non distruggere niente, questa volta, ma non è troppo tardi per avere dei ripensamenti in merito.»
«Finché non hai intenzione di usare me per sfondare una finestra, prego, divertiti pure. Manderò il conto dei danni direttamente ad Asgard.»
«Mi piacerebbe vederti provare… E, prima che me lo domandi per la terza volta, sono qui perché dalla tua torre si gode di un bel panorama.»
«Sì, mi piace guardare il mondo dall’alto e sentirmi grandioso, immagino che tu capisca il sentimento - sei qui per quella questione urgentissima di cui non so assolutamente niente che ha attirato l’attenzione di Thor e che include giganti, strani campi di energia elettromagnetica e inspiegabili terremoti in aree asismiche? Lo sospettavo.»
«Non si tratta di giganti e i terremoti hanno una spiegazione molto semplice. Anche se non abbastanza semplice per il cervello sottosviluppato di Thor, a quanto pare.»
«Ti hanno mandato a fare da mente dell’operazione, eh? E quale sarebbe la tua area di competenza?»
«Magia.»
«Ah. Certo. E…?»
«La mia area di competenza non richiede la mia presenza al fronte. Soddisfatto?»
«Mh. Sì. Credo.»
«Sei un pessimo ospite, Stark. Dimmi, è ancora valida l’offerta di quel drink?»
«No, è scaduta da un pezzo. Perciò ne farò una nuova: drink?»
«Con piacere…»
«Bene. Non aspettavo altro».

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Capitolo 7
*** Conigli (Tony, Loki) ***


Autore: Geilie
Fandom: The Avengers
Personaggi: Loki, Tony Stark
Rating: verde; Pg
Avvertimenti: ironica, post-Avengers e What If? - Loki ha scontato la sua pena e ha iniziato a “collaborare” con l’allegra combriccola, per la precisione. Ah, mi sono inventata di sana pianta quasi tutti i dettagli riguardanti la magia.
Word count: 516 (Word)
Note: partecipa ai Prompt Days indetti da Pseudopolis Yard per inaugurare la sezione contest.
Prompt: Magico


Conigli

«Mostrami qualcosa di magico» disse Stark non appena Loki ebbe messo piede nel suo laboratorio, dove era stato convocato per mezzo di quella fastidiosa voce senza volto(1) che pareva eseguire ogni ordine del padrone di casa.
«Prego?» chiese con un’alzata di sopracciglio. Non perché non avesse inteso la domanda, o perché fosse incerto su cosa l’umano gli stesse effettivamente chiedendo; semplicemente, in quel momento non aveva voglia di essere troppo accomodante.
«Qualcosa di magico. Una di quelle tue… cose in cui agiti le dita e puff!, appaiono conigli» precisò Stark, agitando le dita macchiate di grasso in un’interessante quanto involontaria pantomima di un’evocazione di secondo livello. «Mister Muscolo sostiene che sul vostro pianeta tu sia il primo della classe, quando si tratta di questa roba» continuò l’uomo, imperterrito. “Mister Muscolo” non poteva essere altri che Thor, stando alla logica. Non era affatto certo di comprendere la questione dei conigli, piuttosto, ma decise di soprassedere.
«Thor dice il vero. Mi chiedo tuttavia in che modo le mie arti magiche possano interessare te.»
Domanda più che legittima. L’uomo di metallo era uno scienziato, come quel Selvig di cui tempo prima lui si era servito per dare il via all’invasione dei Chitauri: nella sua pur ridotta esperienza, gli scienziati non erano particolarmente propensi ad affidarsi alla magia.
«Sono un miliardario con un QI da urlo e un ego spropositato: mi interessa tutto ciò che non possiedo e su cui posso mettere le mani, e tutto ciò che voglio cercare di capire e sfugge alla mia comprensione. È frustrante, capisci?»
Sopracciglio inarcato.
«…e vorrei evitare che la mia armatura venisse messa fuori gioco da un gingillo come quelli con cui tu e i tuoi amichetti vi divertite a giocare, sai. La prudenza non è mai troppa!» concluse con un sorriso tutto fuorché sincero. «Quindi - ho pensato - perché non testare i miei nuovi scudi energetici con qualcosa di diverso? Ed eccoti qui.»
«Vuoi acquisire maggior conoscenza sulla magia per intensificare le tue difese e hai scelto me come consigliere? Stark, ti facevo più intelligente» replicò Loki dopo una lunga pausa condita dal suo ghigno più sardonico. Prima che l’umano potesse aprir bocca, però, continuò a parlare: «Sono a tua completa disposizione. Quando cominciamo? Distruggere qualcuna delle tue preziose corazze sarà un delizioso passatempo.»
Stark sgranò gli occhi e mormorò qualcosa riguardo alla provvidenziale carenza di finestre in quella stanza, ma poi si mise al suo fianco e diede il via ai giochi.
Per tutta risposta, Loki fece esplodere la Mark XLIV alzando una sola falange. «Abbastanza magico per i tuoi gusti, Stark?».

Tre ore e sette armature polverizzate più tardi, gli scudi anti-magia della nuova Mark XLVII erano stati portati a un livello di impenetrabilità quasi ineguagliabile.
«Gran bel lavoro, Rudolf. La prossima volta che vuoi giocare al tiro al bersaglio vieni a trovarmi, invece di tentare di distruggere il primo pianeta che ti sta antipatico: ho quintali di vecchia ferraglia da rottamare» disse Stark, allungandosi sulla sedia girevole; poi si voltò, lo squadrò per un attimo, e infine aggiunse: «Però prima o poi voglio il trucchetto del coniglio».


(1) Si tratta di Jarvis, ovviamente.

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Capitolo 8
*** Refrigerio (Tony, Loki, Bruce, Thor) ***


Autore: Geilie
Fandom: The Avengers
Personaggi: Tony Stark, Bruce Banner, Thor, Loki
Rating: verde; Pg
Word count: 1470 (Word)
Avvertimenti: comica, missing moment ambientato tra la sconfitta e cattura di Loki e la sua partenza per Asgard insieme a Thor.
Note: partecipa al Summer Writing Day di 24hours_of_fun.
Summer Prompt #10: Cliché #1: due o più personaggi si trovano chiusi in uno spazio ristretto senza aria condizionata durante una calda giornata estiva. Che cosa succede?
 


Refrigerio

 
Barton e la Romanoff prendono - requisiscono, sarebbe meglio dire - il primo ascensore libero e li lasciano lì, al trentunesimo piano del quartier generale dello SHIELD, con ben poche opzioni: fare trenta piani di scale, e farli fare al fratellino mentecatto di Thor, o prendere tutti insieme l’unico ascensore rimasto. Di aspettare che l’altro torni su dopo aver depositato i due agenti al piano terra non se ne parla nemmeno. Fa un caldo dannato e Tony non è un uomo paziente, tutto quello che vuole è mettersi al più presto alla guida della sua Maserati col buon dottor Banner e fuggire da lì a tutta velocità.
Rogers è rimasto a parlare con Fury, se non altro, perciò almeno ci sarà un po’ più di spazio nella cabina metallica - che è disegnata per dodici, ma a Tony sembra comunque fin troppo piccola, in quel momento. Ripensandoci? Probabilmente gli sembrerebbe troppo piccola in qualunque momento.
In questo preciso momento, comunque, è costretto a metterci piede insieme a, in ordine sparso: un genio con gravi problemi di autocontrollo che non ama gli spazi stretti, un omone gigantesco fornito di martello proporzionato alle sue dimensioni e un dio pazzo che ha già provato a distruggere il pianeta due volte e a far fuori Tony stesso, fisicamente, personalmente, direttamente, lanciandolo da una finestra. Qualcuno potrebbe biasimarlo per il suo sentirsi vagamente a disagio? E il “vagamente” potrebbe benissimo essere cancellato.
 
Ovviamente, siccome la fortuna assiste gli Stark da generazioni e generazioni - il sarcasmo no, quella è tutta farina del suo sacco - l’ascensore decide di fermarsi a metà strada tra il dodicesimo e l’undicesimo piano.
«Grandioso…» mormora.
Così, a naso, Tony direbbe che c’è stato un blackout improvviso, perché la città si sta riprendendo da un attacco alieno, grazie tante, e qualche cavo elettrico è sicuramente stato danneggiato.
Quindi l’ascensore si blocca, con un sussulto e un borbottio sinistro, e a Tony non resta che fare quello che gli riesce meglio: analizzare la situazione.
Quattro persone, tutte poco inclini a rimanere chiuse lì dentro più dello stretto necessario; niente aria condizionata, ma l’impianto di areazione funziona; luci di emergenza accese, SOS già inviato (da Banner, che sta prendendo la cosa con molta più calma del previsto, per fortuna); ma nessun gingillo tecnologico utile a portata di mano. Niente JARVIS. Nessun pannello elettrico in vista.
Pare che dovranno restare dove sono, per ora, e Tony decide che l’unica cosa che può fare è alleggerire l’umore.
«Niente panico, biondone, nessun nemico in vista. Siamo solo vittima di un corto circuito» dice a Thor, perché il ragazzone ha iniziato a guardarsi intorno con aria sospettosa.
«Potrei aprire questa scatola di metallo con Mjolnir, Anthony figlio di Howard» risponde lui. Ha l’aria di voler essere d’aiuto, ma Tony rabbrividisce all’idea: non vuole neanche pensare a cosa potrebbe succedere se Thor cominciasse a prendere a martellate l’ascensore e non vuole assolutamente scoprirlo. Ha scoperto di recente di tenere parecchio alla sua pellaccia e di non amare troppo le discese in caduta libera, se privo di armatura.
«Gli ascensori sono marchingegni delicati, Thor, io non lo considererei saggio…» consiglia la vocina pacatamente nervosa di Banner. Il dottore si toglie gli occhiali, li lucida sulla camicia e se li risistema sul naso. A Tony non sfugge il tremito sottile delle sue mani.
L’unico che pare non essere minimamente disturbato dalla situazione è Loki, ovviamente, che si è accomodato sul pavimento dell’ascensore ed è rimasto impassibile. Tony non si stupirebbe se saltasse fuori che il blackout è da imputare proprio al signor corna d’oro. Lo riterrebbe assai probabile, anzi, se Thor non li avesse assicurati che così ammanettato e senza scettro il fratello non può usare i suoi poteri.
«Nervoso, Stark?» lo riscuote Loki stesso. Tony si rende conto con orrore di essere rimasto a fissarlo, dritto negli occhi, per una considerevole e per niente consigliabile quantità di secondi. Il dio allarga la bocca in un sorriso tetro e continua a guardarlo, anche quando Tony borbotta un “niente affatto” e sposta la sua attenzione su Bruce. Che sta sudando. Copiosamente.
All’inizio pensa sia un brutto segno e fa per dire qualcosa, anche se non è ben certo di cosa, vista la compagnia, ma in effetti il problema è che c’è caldo. Davvero tanto, troppo caldo. Thor si scosta i capelli dal viso e si accascia contro la parete dell’ascensore, accanto al suo prigioniero. Bruce lancia uno sguardo all’orologio e poi si siede a gambe incrociate il più lontano possibile dagli asgardiani. Tony fa avanti e indietro nella cabina per qualche minuto, cercando una qualsiasi soluzione al loro problema - e crede di averne trovata una davvero geniale, peccato che non abbia un cacciavite a stella e una fiamma ossidrica a portata di mano - ma alla fine è costretto ad arrendersi e ad accucciarsi anche lui sul pavimento. Fin troppo vicino a Loki per i suoi gusti, ma non ha scelta: sa di dover lasciare un po’ di spazio a Banner, se vuole evitare incidenti ben più gravi di un ascensore bloccato, e l’unico altro posto libero sarebbe al suo fianco.
«Scommetto che ti stai divertendo un mondo, eh, Rudolf?» chiede allora al dio, che non ha smesso di fissarlo con quel sorrisetto sghembo e, Tony è costretto ad ammetterlo, un tantino inquietante.
Thor gli lancia un’occhiata stanca, ma non interviene.
Loki, per parte sua, pare in vena di chiacchiere.
«Credimi, Stark, esistono cose ben più dilettevoli del guardarvi evaporare lentamente in una scatola di metallo, ma ci si accontenta di quel che il fato ci offre.»
«Invadere e provare a distruggere la Terra era la tua maniera di accontentarti in che modo, esattamente?»
Lo sta stuzzicando, sì, e sa per esperienza diretta che di solito non è una buona idea, ma è anche vero che in ascensore non ci sono finestre e che è sinceramente curioso di scoprire perché un principe immortale straricco dovrebbe curarsi di occupare un pianetucolo come il loro. Per noia, probabilmente, ma avere una conferma (o una smentita) dal diretto interessato non gli dispiacerebbe.
«Quello era il mio modo di insegnare a voi umani ad accontentarvi» gli risponde Loki, freddo come il ghiaccio.
Ghiaccio, ecco cosa gli ci vorrebbe. Si sta sciogliendo, Bruce non è da meno e perfino Thor, grande e grosso e immortale com’è, sembra non essere in migliori condizioni. Loki, ancora una volta, è l’unico a distinguersi: sembra fresco come una rosa - il paragone non è dei più felici, ma ehi!, i modi di dire non se li inventa lui!
«Oh, sì, accontentarsi è bello. Accontentarsi è cosa buona e giusta. Sto imparando a farlo anch’io, sai? Un sacco di gente preme perché ci riesca, perciò voglio dare una prova del mio impegno: adesso, per esempio, mi accontenterei di sapere perché ci stiamo tutti liquefacendo tranne te» domanda quindi. La curiosità è un’altra di quelle caratteristiche che accompagnano gli Stark da generazioni, lui ci può fare poco.
«Oh, questo…» sussurra Loki, studiandosi una mano. E poi, e poi, le dita di quella mano cominciano a prendere un’intensa tonalità di azzurro, dalle unghie fin su, sempre più su, finché il blu non scompare sotto la manica della veste del dio e la sua pelle non si ricopre di quello che pare essere un sottilissimo strato di ghiaccio. Poi la mano torna rapidamente al suo colore naturale. O a quello che aveva prima, se non altro, perché di cosa sia naturale e cosa no Tony non è più tanto sicuro.
«Ok, mi hai stupito, uno a zero per te. Che diavolo era quello?»
Loki non risponde, pare perso nei suoi pensieri, e Tony si volta verso Thor, perplesso.
«Avevo detto che è adottato» dice il biondone. Spiega tutto e niente, ma è già qualcosa.
«Favoloso. Quindi non sei un asgardiano. Che cosa sei?»
Loki apre bocca per rispondere - in modo molto poco pertinente alla domanda e decisamente contrariato, a giudicare dalle due fessure che sono diventati i suoi occhi - quando l’ascensore fa un balzello e riprende, prima a tentoni e poi con sempre più sicurezza, la sua discesa.
Banner sospira un “grazie al cielo”, Thor si rimette in piedi con una grazia insospettabile per un uomo così grosso e Loki lo imita, in silenzio.
Tony si solleva, si spolvera i pantaloni e non dice altro.
 
Poco prima che si separino per raggiungere Central Park e rispedire i due vichinghi al loro pianeta d’origine, Loki lancia un’occhiata a Tony e lo chiama:
«Ah, Stark, mi sovviene che avrei potuto alleviare le vostre sofferenze procurandovi un po’ di refrigerio, prima. Che sbadato, non ci ho proprio pensato» sibila, una scintilla di divertimento nello sguardo, prima che il fratello lo trascini via.
«Brutto figlio di puttana» si ritrova a mormorare Tony, ma quando si volta per raggiungere Banner, e la sua Maserati, sta sorridendo.

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Capitolo 9
*** La staccionata bianca (Steve) ***


Scritta per la Drabble Night d'emergenza indetta da Trick (con suoi pacchetti) il 12/04/13.

PACCHETTO LED ZEPPELIN + CAPPUCCETTO ROSSO
Fandom: Avengers
Personaggio: Steve Rogers
Prompt: Micheal Bolton - Go the distance
Parole: 179 (Word)
Note: non betata; post-Avengers, introspettiva, malinconica e con un pizzico di ottimismo targato Rogers.

 

La staccionata bianca
 
A volte si chiede come sarebbe stata la sua vita se avesse accettato di essere Steve - solo Steve, fisico minuto, cuore grande e tutto il resto.
Qualcun altro sarebbe diventato Capitan America, probabilmente, e lui avrebbe avuto una casa con staccionata dipinta di bianco e magari una moglie abituata a cucinare stufato di verdure il venerdì. Oppure Capitan America non sarebbe mai esistito e forse l’America sarebbe caduta in mano nemica, nel qual caso la sua vita sarebbe stata molto meno pacifica.
Ma Steve Rogers, il piccoletto col cuore grande e una forza di volontà altrettanto grande, aveva così tanta voglia di gettarsi nella mischia e crearsi un suo posto nel mondo che ha finito per non averne uno.
Perciò va avanti, Steve, con la caparbietà che l’ha sempre contraddistinto. Ogni mattina riserva un pensiero a ciò che è andato perduto per sempre e va avanti, continua a cercare, perché sa che un giorno troverà ciò che ha sempre desiderato, troverà un luogo in cui sentirsi a casa.
E in verità, tra gli Avengers, forse l’ha già trovato.

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Capitolo 10
*** Alghe (Pepper, Loki, Tony) ***


Scritta per la Drabble Night estemporanea del 03/10/13, con pacchetti di Emme.

PACCHETTO "ORNITORINCO"
Fandom: The Avengers
Personaggi: Pepper Potts, Tony Stark, Loki
Prompt: “So che questa è una domanda indiscreta, ma lei, per caso, è clinicamente pazzo?” - N. Gaiman (Nessun dove)
Parole: 255 (Word)
Note: è stupida, ma che ci si può fare? Stark e Loki mi fanno quest’effetto.

 

Alghe

«Mi rendo conto di come la domanda possa suonare indiscreta, ma la discrezione non è stata programmata nel mio codice genetico, perciò lasciatelo chiedere, Rudolph: ti hanno mai suggerito di trovarti un bravo strizzacervelli?»
Tony. E chi, sennò? Solo un uomo con l’istinto di sopravvivenza di mister Stark avrebbe la faccia tosta di andare a dire al loro dio del male domestico di procurarsi uno psicologo. Ah, no, peggio ancora: di andare a chiedere a lei il numero dello psicologo migliore della città. Naturalmente.
Pepper si aspetta di sentire una risposta non ripetibile davanti a bambini e il fracasso di un’altra finestra andata in frantumi, con conseguente caduta libera del suo fidanzato dal tetto della Avengers Tower.
Quello che non si aspetta, e che invece accade, è di veder comparire Loki in tutto il suo regale contegno, appena qualche istante più tardi, e di sentirsi rivolgere la parola: «Signorina Potts. Mi rincresce arrecarle disturbo, ma la pregherei di andare a tirar fuori il signor Stark dall’acquario: credo che se mi avvicinassi potrebbe venirmi il desiderio di trasformare i pesci rossi in squali. Dopotutto, sono clinicamente pazzo. Le auguro una buona giornata.»
E in un battito di ciglia è sparito di nuovo.
 
Pepper passa il resto della sua “buona giornata” a tirar via dai capelli di Tony quantità del tutto innaturali di alghe - una varietà di alghe che, ne è certa, l’acquario del trentunesimo piano non ha mai contenuto.
Quando non comprendono finestre da riparare, decide, gli scherzi di Loki non sono poi così male.

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Capitolo 11
*** In silenzio (Bruce) ***


Scritta durante la Drabble Night di compleanno organizzata per Maiwe e lady hawke il 09/10/13, con pacchetti di Trick.

PACCHETTO “JANE AUSTEN”
Fandom: Avengers
Personaggi: Bruce Banner
Prompt: L’urlo - Munch; Skillet - Monster; AU
Parole: 211 (Word)
Note: ok, non so bene cosa sia, ma so che nella mia testa è un’AU ambientata in un ospedale psichiatrico, o qualcosa del genere, in cui Bruce è uno schizofrenico e Hulk è una “voce” rinchiusa nel suo cervello. Ho scelto Cap per il ruolo dello psichiatra solo per rimanere nel fandom, ma in realtà poteva essere una persona qualunque. Spero sinceramente di non offendere nessuno, visto il tema delicato...



In silenzio
 
Lo sento. Lo sento, lo sento, lo sento.
Lo sento, lì, lì dentro. Nella testa.
«Cosa senti, Bruce?»
No, no, non cosa. Chi.
«Chi senti?»
L’altro. Lo sento nella mia testa.
«E cosa sta dicendo?»
Non sta dicendo niente. Niente di niente. Io parlo, io dico, lui no, lui non parla.
Però urla. Urla e urla e urla e urla e urla e urla…
Sta urlando anche adesso, sa?
«Perché credi che stia urlando, adesso?»
Urla sempre.
«Urla sempre, non smette mai di urlare? E perché pensi che lo faccia?»
Urla perché è in trappola. E allora urlo anch’io, perché ho paura che esca.
«Non uscirà, Bruce. Non uscirà. Dobbiamo solo tenerlo a bada.»
Solo tenerlo a bada, sì. Però quando urla mi fa uscire di testa, sa, dottor Rogers? E lo sa perché? Eh, lo sa?
«No, Bruce. Perché?»
Perché urla, però lo fa in silenzio. Gli si contorce tutta la faccia, e urla, io lo so che sta urlando, ma non esce nessun suono. E allora io penso, penso: urla perché nessuno lo sente, si arrabbia perché lui urla e nessuno lo sente, e forse è proprio come me. Forse è davvero come me. Forse quello che urla in silenzio sono io.
Lei mi sente, dottore?
Mi sente?
 
Dottore…?

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Capitolo 12
*** Lokitty (Pepper, Loki, Tony) ***


Fandom: The Avengers
Personaggi: Tony Stark, Pepper Potts, Loki
Rating: verde; Pg
Avvertimenti: comica, idiota, post-Avengers con What if?
Parole: 686 (Word)
Note: partecipa alla Triple Fabulous Halloween Week! indetta su Pseudopolis Yard per festeggiare Halloween.
Modalità: Tabella
Prompt: Gatto

 

Lokitty


 
«A quel punto mi sono arrabbiata e gli ho detto che se le condizioni del contratto non gli stanno bene è liberissimo di rivolgersi a un’altra aziend- ATTENTO!»
È così che inizia.
Un attimo sei al volante di una delle tue Porsche e stai ascoltando il resoconto della “stressantissima e meno produttiva del previsto” giornata di Pepper mentre la riaccompagni a casa e un attimo dopo, venuto chissà da dove, un gatto si para davanti alle ruote della suddetta Porsche e solo la tua peculiare prontezza di riflessi, quella che fa di te e di qualsiasi trionfo d’ingegneria meccanica un tutt’uno, ti permette di non metterlo sotto.
Inizia così, e poi è tutto un susseguirsi di congiunzioni astrali sfavorevoli (a te, di sicuro non al gatto): siete quasi arrivati alla villa, è tarda sera, la strada è deserta, ma “non possiamo lasciarlo qui, e se qualcuno lo investe?”; ed è vero che non sei mai stato un grande amante degli animali, ma tra un cane e un gatto, se proprio devi scegliere, un gatto ti sembra il male minore. Si farà le unghie sui tuoi divani, probabilmente, ma dei tuoi divani non ti è mai importato granché. Anzi.
Il gatto in questione, che è nero e ha gli occhi verdi ed è rimasto seduto in mezzo alla strada a leccarsi pacificamente una zampa per tutto il (breve) tempo della vostra discussione, viene infine avvicinato da Pepper e, senza porre alcuna resistenza, le si acciambella in grembo e inizia a fare le fusa. Lo sguardo compiaciuto che ti sembra di ricevere da parte del felino viene relegato a puro scherzo della fantasia e sul momento rimetti in moto e non ci pensi troppo.
Ovviamente, quando scopri la verità, quello sguardo è la prima cosa che ti viene in mente.
Perché il gatto nero con gli occhi verdi e il profilo regale che si installa a casa tua e viene viziato da Pepper come un pascià somiglia pericolosamente a qualcuno, e tu lo noti subito.
«Dovremmo dargli un nome, Tony, non pensi?»
«Loki» dici subito tu. Pepper ti guarda strano, ma poi coglie l’ironia e inizia a chiamarlo Lokitty.
Appena arrivato in casa, Lokitty ha preso possesso di un grosso cuscino a stelle e strisce, uno dei tanti gadget che ti ostini a produrre per infastidire Steve, e ne ha fatto la sua cuccia.
Il secondo giorno trascorre senza grandi novità: tu stai chiuso nel tuo laboratorio e Lokitty, principalmente, dorme. Al terzo giorno, le tende (rosse) della stanza che Thor usa quando è nei paraggi vengono trovate sbrindellate. Al quinto, trovi un bolo di pelo vomitato in mezzo ai tuoi saldatori. Dopo poco più di una settimana, tutte le tue camicie sono ricoperte di peli di gatto e hai dovuto inventare in fretta e furia uno spela-vestiti automatico.
Passa un mese intero, un mese in cui il tuo tempo è diviso tra il lavoro in laboratorio, le ronde con gli Avengers e il rimediare ai pasticci combinati dal nuovo abitante della casa (che di pasticci ne combina come se la distruzione indiscriminata di ciò che lo circonda fosse la sua ragion d’essere).
Passa un mese intero e poi, una mattina, vai a cercare Lokitty per dargli la sua colazione, come ti sei abituato a fare, e al suo posto trovi Loki, quello vero, bipede, con l’armatura addosso e tutto il resto, comodamente appollaiato sul divano. E l’occhiata che ti lancia prima di sparire nel nulla, completa di sorrisetto sardonico, è proprio la stessa che credevi di esserti sognato quella prima sera.
 
A Pepper dici che il gatto è scappato e lei ti guarda male ma se ne fa una ragione. Le tende della stanza di Thor, nuove di zecca, tornano al loro posto e lo spela-vestiti automatico viene messo in vacanza. Stai per eliminare anche il cuscino a stelle e strisce, che è troppo rovinato per poter essere recuperato e regalato a Steve.
Venti giorni dopo, Pepper entra in casa con Lokitty in braccio e un “guarda chi ho trovato qui fuori!” e tu capisci che i tuoi guai sono appena iniziati. Il cuscino rimane in soggiorno.

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Capitolo 13
*** LMS - Long Message Service (Steve, Tony, Fury) ***


Autore: Geilie
Fandom: The Avengers
Personaggi: Steve Rogers, Tony Stark, Nick Fury
Rating: verde; Pg
Word count: 1115 (Word)
Avvertimenti: comica, idiota, movieverse e post-Avengers
Note: partecipa al 24 Norse Hours di 24hours_of_fun.
Norse Prompt #3: Esercizio #1: un personaggio è costretto, come lo scoiattolo Ratatoskr, a fare da messaggero tra altri due o più personaggi che non possono o non vogliono comunicare direttamente.


 
LMS - Long Message Service


Per Steve la giornata inizia nel migliore dei modi. Pancake ai mirtilli, caffè, uova strapazzate e una corsa nel parco, seguita da una bella doccia ristoratrice.
Quando entra nell’ufficio di Fury per consegnare il rapporto mensile, si sente quasi in pace col mondo. Per quanto un uomo non del tutto umano come lui possa sentirsi in pace con un mondo che ancora gli è più che altro ostile, s’intende. Lui e la macchinetta del caffè supertecnologica progettata da Tony ancora non vanno troppo d’accordo.
La giornata, comunque, presenta una brusca inversione di tendenza appena le parole “Stark è uscito dal suo laboratorio solo… tre volte nell’ultimo mese, signore” lasciano la sua bocca e vengono assimilate da Fury.
«Tre volte?»
«Sissignore.»
«Spero che il tuo conteggio non comprenda le ronde degli Avengers, capitano.»
Steve si prepara coraggiosamente alla lavata di capo che ne seguirà e risponde onestamente:
«Il conteggio è omnicomprensivo, signore.»
Fury lo squadra per un minuto buono e poi esplode.
Steve ha rapidamente imparato che Nick Fury è capace di esplodere in almeno cinque modi diversi, in ordine di gravità crescente: c’è l’esplosione violenta, quella in cui si mette a sbraitare e prende tutti a brutte parole, ed è la meno pericolosa di tutte; segue quella in cui sbraita e poi si blocca a metà, lancia allo sventurato interlocutore uno sguardo che farebbe sciogliere l’intera calotta polare artica in tre secondi netti e tanto basta; poi c’è quella silenziosa, in cui si limita a chiudere gli occhi, poggiare la fronte su una mano e parlare con tutta calma, ed è una di quelle che più terrorizzano Steve; la quarta e la quinta comprendono minacce fisiche, armi da fuoco e atroci sofferenze e fortunatamente Steve non ne è mai stato oggetto. Tony, in compenso, ha sperimentato l’intero spettro.
Stanno parlando di lui ed è per questo, presumibilmente, che Fury passa direttamente al terzo stadio.
Steve si prepara a incassare il colpo.
«Capitano… dica al signor Stark che se non porta il suo culo metallico fuori da quel suo paese dei balocchi almeno per le ronde, mi premurerò di fargli avere una lunga sessione di allenamento con l’agente Romanoff. Tutte le mattine.»
 
 
E così Steve è costretto a scendere nel “paese dei balocchi” di Tony, a cercarlo in mezzo a una montagna di chiavi inglesi e scarti di produzione di chissà che marchingegno diabolico, a tirarlo fuori da sotto una delle sue Rolls e riferirgli il messaggio.
«Fury dice che ti darà in pasto a Natasha, se non vieni fuori di qui almeno per le ronde.»
Tony inarca un sopracciglio.
«Credevo di aver già chiarito il mio punto di vista in merito. Più posso lavorare, più in fretta posso finire; prima finisco, prima posso tornare operativo» risponde, come se l’avessero costretto a spiegare Pitagora a un branco di bambini delle elementari.
«Mi piacerebbe sapere a cosa stai lavorando di tanto importante, a proposito... Comunque io lo so, tu lo sai, gli altri lo sanno, ma sai com’è fatto Fury.»
«E proprio non potevi mentire nel tuo bel rapporto perfetto, eh? Bravo il mio soldatino!»
«Tony…»
«Puoi dire al vecchio orbo che come decido di passare il mio tempo non lo riguarda affatto. Quello che faccio in camera da letto rimane in camera da letto!»
«Se in camera da letto ci mettessi piede, ogni tanto, non sarebbe male!» lo rimprovera Steve, perché un po’ è sempre stato una mamma chioccia.
Il punto è che ogni volta scopre il fianco per una battuta pungente e non se ne accorge mai in tempo.
«Oh, ghiacciolino del mio cuore, ti sei sentito ignorato? Perdonami, non era mia intenzione! Il paparino deve lavorare, adesso, ma ti prometto una notte bollente non appena avrò finito, eh?»
Steve arrossisce, Tony ride. Ordinaria amministrazione.
«Ricordagli che la metà dell’operazione Avengers è direttamente finanziata dal sottoscritto e l’altra metà è finanziata da una sezione dell’esercito che, guarda un po’?, è largamente finanziata dal sottoscritto» dice alla fine, quando si stanca di ridere e Steve comincia a diventare irrequieto, e poi gli fa un finto saluto militare e rotola di nuovo sotto la sua Rolls.
 
 
Steve torna da Fury pensando per tutto il tempo a come indorare la pillola e il risultato del suo rimuginare lo soddisfa a sufficienza.
«Signore, Stark mi ha assicurato che tornerà operativo nel giro di pochi giorni. Il suo progetto è della massima urgenza, ma sostiene di essere quasi giunto al termine della fase di assemblaggio e ‒»
«Capitano. I progressi di Stark sul suo ultimo modello di aspirapolvere non mi interessano. Lo voglio fuori da quel laboratorio e in volo sulla città entro sera. Sono stato chiaro?»
«…sissignore.»
 
 
«Ah sì? Ha detto proprio così, “il suo ultimo modello di aspirapolvere non mi interessa”?»
«All’incirca, sì, ma ‒»
«Voglio che tu gli dica queste esatte parole, Steve: il suo unico occhio buono non è più tanto buono, signore, se le ha fatto scambiare il mio modello di Doombot da infiltrazione per un aspirapolvere. Si faccia controllare, potrebbe essere demenza senile precoce. Passo e chiudo.»
«Non credo che ‒»
«Scommetto che non gli hai ricordato quella storia dei finanziamenti, mh?»
Steve trattiene l’impulso di dargli un pugno, sospira e se ne va.
 
 
La giornata procede così, in un continuo andirivieni tra il laboratorio di Tony e l’ufficio di Fury, a sentire parolacce e battutacce da una parte e dall’altra e riferirle a una parte o all’altra, finché Steve non si stufa e comincia a fare da intermediario per telefono.
Si stufa in fretta anche di quello, comunque, quando tre ore dopo ancora non si è giunti a nessuna conclusione utile, e dice a entrambi che se vogliono prendersi a urla possono benissimo farlo senza passare per le sue orecchie supersensibili, grazie tante.
Il dibattito va avanti per un’altra ora buona.
Bruce osserva con cipiglio divertito e non interviene, per il bene di tutti gli interessati; Natasha e Clint non se ne curano (o paiono non curarsene) e continuano indisturbati a giocare a Zombie Apocalypse; Thor non è sul pianeta, al momento, e Coulson è in missione da qualche parte in Sudamerica.
Steve si tuffa in palestra e non ne esce per i successivi quarantacinque minuti.
Quando ne viene fuori, in un bagno di sudore e di nuovo (quasi) in pace col mondo, trova la signorina Potts con un asciugamano e una bottiglia d’acqua.
«Pare che siano giunti a un accordo» gli annuncia con un sorriso, e Steve tira un sospiro di sollievo.
 
 
La giornata successiva inizia nel migliore dei modi, con uova e pancetta, una spremuta d’arancia e una bella nuotata in piscina. Steve non potrebbe sentirsi più rilassato.
Poi Tony fa esplodere mezzo laboratorio.
 
 
A volte, Steve rimpiange davvero la guerra.

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Capitolo 14
*** Colazione (Steve, Tony, Avengers vari) ***


Scritta per il primo round della mia Drabble Night di compleanno (), con pacchetti di Emme.

PACCHETTO "LADY"
Fandom: The Avengers
Personaggi: Steve Rogers, Tony Stark e allegra compagnia
Prompt: Prima volta
Parole: 453 (Word)
Note: post-Avengers, movieverse, idiota e con possibile OOC


Colazione

Quando Steve entra in cucina, la mattina dopo, c’è un’aria assai tesa. Seduti al tavolo della colazione, Tony, Bruce e Clint lo guardano come se stessero cercando di vedergli attraverso, chi più e chi meno discretamente, tanto che per un attimo Steve sente quasi il bisogno di voltarsi e controllare di non avere alle spalle un qualche alieno munito di tentacoli. Ma no, tutto a posto su quel fronte, ne è quasi certo. Ne è completamente certo, poi, quando dopo un minuto di silenzioso occhieggiarsi a vicenda Tony non riesce più a trattenersi, prevedibilmente, e sbotta:
«Non ce la faccio più, qualcuno deve chiederglielo!»
Steve ha un’idea abbastanza chiara di quale sarà la domanda in questione. Cerca di prepararsi psicologicamente al colpo prima che Tony possa parlare, ma viene colto di sorpresa dalla voce vellutata di Natasha, alle sue spalle:
«Vogliono sapere se il tuo orgasmo dura più o meno di quello dei leoni.»
Steve si strozza con la saliva e trascorre i successivi cinque minuti a tossire violentemente.
«Vogliamo anche sapere se ci sarà un secondo round o se la signorina ha ricevuto una dose sufficiente di patriottismo da bastarle per tutta la vita» aggiunge Tony, sorseggiando il suo caffè con finta indifferenza.
Steve ringrazia l’accesso di tosse appena superato, che l’ha reso paonazzo in viso e ha nascosto il rossore di ben altro tipo che gli sale alle gote a quelle parole.
Balbetta qualcosa di poco sensato, in risposta, e si rassegna a venir tartassato di domande per tutta la durata della sua colazione. Che – prevede – stamattina sarà assai rapida!
All’ennesimo “vogliamo i dettagli, Ghiacciolo” di Tony, Steve si arrende e dice l’unica cosa di rilievo che gli viene in mente, l’unica che non abbia il potere di fargli attorcigliare la lingua per l’imbarazzo.
«Abbiamo… fatto tremare i muri.»
«E urrà per il nostro Capitano!» lo prende in giro Tony. Ma Steve l’ha detto con un’aria talmente affranta che l’altro gli dà una pacca sulla spalla e gli dice, evidentemente confuso:
«Non mi pare una cosa negativa, Rogers… se i vicini si sono lamentati posso mandare uno dei miei avvocati, nessun problema.»
«No,» fa Steve, sempre più rosso in viso, «non è quello. È che… abbiamo fatto tremare i muri. Letteralmente tremare. Il lampadario è crollato sul letto nel bel mezzo di… be’.»
C’è un attimo di pausa e poi la risata parte da Tony e si diffonde per prossimità, come un’onda, e passa prima a Bruce, poi a Clint, poi a Natasha e alla fine allo stesso Steve.

Pepper li trova ancora piegati in due dalle risate, quando arriva per prendere il suo secondo caffè mattutino, e non ha bisogno di fare domande: la faccia di Steve la dice lunga.

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Capitolo 15
*** Ouroboros (Loki, vari) ***


Autore: Geilie
Titolo: Ouroboros
Fandom: Thor, Avengers
Personaggi: Loki +  vari ed eventuali
Rating: verde; Pg
Avvertimenti: nonsense puro, Missing Moment con un pizzico di What if?
Parole: 620 (Word)
Note: la storia partecipa agli Easter Egg Days di Pseudopolis Yard ed è parzialmente ispirata a Slaughterhouse-five di Kurt Vonnegut: i Tralfamadoriani, abitanti del pianeta che nomino nella storia, sono degli alieni che percepiscono la realtà in quattro dimensioni e che quindi, in pratica, esistono contemporaneamente in ogni tempo. Sono infatti capaci di vedere – di vivere – qualsiasi momento del passato, del presente e del futuro a comando; conoscono l’intera storia dell’universo, dalla sua genesi alla sua distruzione, ma poiché non possono cambiare né evitare in alcun modo un futuro che per loro deve ancora venire e al contempo è già avvenuto (W i paradossi!), sono creature estremamente fataliste e preferiscono limitarsi a vivere e rivivere in eterno i loro momenti migliori. Ho immaginato che le doti di preveggenza di Frigga fossero in realtà il risultato dell’applicazione di questo modo di vedere l’universo, e che Frigga abbia insegnato a Loki la stessa arte.
Prompt #1: Viaggi nel tempo e nello spazio


Ouroboros

Tanti si chiedono cosa gli sia successo quando è caduto. Qualcuno osa addirittura chiederglielo. Lo fa Thor, perché Thor non è mai stato capace di smettere di preoccuparsi per lui, nonostante tutto; lo fa Stark, perché evidentemente Thor non è diventato più bravo a tenersi le preoccupazioni per sé, col tempo; lo fa l’agente Romanoff, con lo sguardo, ma è uno sguardo più loquace di mille parole.
Loki non si prende la briga di mentire, non attivamente, ma è sicuro cha la Romanoff concorderebbe con lui sul fatto che omettere parti di verità sia paragonabile a dire una menzogna – solo molto meno impegnativo.
A Thor dice solo di essere precipitato nel vuoto per un tempo indefinibile, e non è falso. A Stark parla di pianeti inesplorati, di galassie sconosciute, di universi paralleli intravisti da finestre tagliate nel tessuto della realtà, e sono tutte cose che ha visto davvero. A Natasha non racconta nulla, come lei non aveva chiesto nulla, ma è la sua domanda silenziosa quella che ottiene la risposta più esaustiva.
La verità, tutta la verità, Loki la racconta solo a sua madre, perché Frigga è l’unica a conoscerla senza aver bisogno di chiedere. È stata lei la prima a parlargli di Tralfamadore, quand’era ancora un bambino; è stata lei la prima a spiegargli i rudimenti della visione pandimensionale; è stata lei la prima a metterlo in guardia dalla conoscenza di ciò che non si ha il potere di cambiare.
E Loki ha ricordato, mentre cadeva. Loki ha messo in pratica gli antichi insegnamenti, ha sbloccato il fluire del tempo e ha abbandonato il suo presente colmo di oscurità per tornare ai momenti felici.
È un ragazzino sottile e ancora allegro, tra i prati fioriti di Asgard, e si allena a tirar di spada con Thor, spensierato, sudato, sicuro.
È un allievo diligente, mentre ascolta le storia di antiche battaglie e antichi misteri.
È orgoglioso quando mostra al Padre degli Dèi il suo primo serpente fatto di fumo e illusioni. Suo padre sorride, gli accarezza il capo.
È già appesantito dall’odio e dal rimorso, quando viene incoronato re di Asgard al posto di un padre dormiente e di un fratello diseredato, ma lo sguardo di sua madre è caldo ed è un balsamo per il suo rancore.
E poi Loki tocca terra, tra i Chitauri, e sa che un giorno che è già stato e che ancora deve arrivare, Midgard si inginocchierà al suo volere e ci sarà una grande battaglia, e che finirà male.
Sa che un giorno che è già stato e che ancora deve arrivare, rivedrà suo fratello, e suo fratello gli chiederà cosa gli fosse accaduto durante la caduta, e lui risponderà che c’era il vuoto.
E sa che un giorno che è già stato e che ancora deve arrivare, un uomo che non conosce ancora, che presto conoscerà, che già ha conosciuto gli chiederà cosa avesse visto durante la sua caduta, e lui a Tony Stark narrerà di pianeti inesplorati, e di galassie sconosciute, e di universi paralleli.
E sa che un giorno che è già stato e che ancora deve arrivare, una mortale con il fuoco nei capelli lo interrogherà con lo sguardo, e lui con lo sguardo risponderà e le svelerà segreti che lei non capirà.
E sa che un giorno che è già stato e che ancora deve arrivare, sarà di nuovo tra le braccia di sua madre, a chiederle perché, a piangerle sulle vesti, a maledire il fato.
Ma tutto è già accaduto, e sta accadendo, e accadrà. Tutto ruota e ruota, e lui è rimasto indietro, a guardare, guardare, guardare… Finché non chiude gli occhi, per non vedere più.
Loki perde ogni appiglio, Loki perde il senno.
E cade.

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Capitolo 16
*** Tecnofobia (Tony, Steve, Natasha) ***


Autore: Geilie
Titolo: Tecnofobia
Fandom: The Avengers
Personaggi: Tony Stark, Steve Rogers, Natasha Romanoff
Rating: verde; Pg
Avvertimenti: post-Avengers con un pizzico di What if?
Parole: 315 (Word)
Note: partecipa agli Easter Egg Days di Pseudopolis Yard.
Prompt #7: Macchine


Tecnofobia

A Tony piace il modo di pensare di Natasha. Quella donna gli fa ancora una paura fottuta, sia ben chiaro, ma ha scoperto in lei uno splendido senso dell’umorismo e ne ha fatto la sua alleata numero uno quando si tratta di importunare il povero Steve.
Nel caso specifico, “importunare Steve” significa metterlo davanti alla tv e costringerlo a vedere l’intera trilogia di Matrix, perché “devi farti una cultura sulla cinematografia moderna, Capitano”. Tony non ha mai amato tanto le capacità persuasive di Natasha.
L’idea di un mondo governato dalle macchine si pianta nel cervello di Steve e mina irreparabilmente la sua già debolissima fiducia nella tecnologia. Vivere in un luogo progettato da Tony Stark, Tony-ehi, qualcuno ha chiamato l’ingegnere migliore del pianeta?-Stark, non può che peggiorare la situazione.
 
Osservare un omone grosso come un armadio aggirarsi per la Torre occhieggiando con evidente sospetto qualsiasi apparecchio elettronico – e la Torre, ovviamente, ne è piena – è mostruosamente divertente. Gettare sale sulla ferita è ancora meglio.
«Rogers, capiti a fagiolo! Puoi aiutare Dita di Burro a portare questa roba al laboratorio di Bruce? Ho paura che si faccia di nuovo cadere lo zolfo per il corridoio.»
«Cap,  potresti tenere ferma la macchinetta del caffè mentre avvito la base?»
«Ehi Cap, tu che sei così grande e forte e magnanimo, potresti sollevare questo aggeggio tecnologico di dubbia natura e ancor più dubbia origine e metterlo sul bancone laggiù?»
Steve, povero il suo buon cuore, esegue ogni volta e ogni volta con sguardo più terrorizzato.
Tony e Natasha si riuniscono la sera e riguardano il feed delle telecamere di sicurezza, facendo lo zoom sulla faccia di Steve e immortalando i suoi migliori momenti di panico. Stanno mettendo insieme gli scatti più divertenti in una raccolta da regalargli per il suo compleanno.
 
Natasha gli fa ancora una paura fottuta, sia ben chiaro, ma Tony non avrebbe potuto trovare complice migliore.

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