La voce oltre il sogno

di Iridia Mightygrom99
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo ***
Capitolo 2: *** Come sono io ***
Capitolo 3: *** Beatrice ***
Capitolo 4: *** Arianna e l'ombra ***



Capitolo 1
*** prologo ***


PROLOGO
C’è un’ antica leggenda che narra dell’ esistenza di esseri magici dalla bellezza sovrannaturale e dai forti poteri chiamati Demoni dei sogni.
Essi erano demoni potenti nati dall’ odio celato nei cuori delle persone. Creature dagli occhi magnetici, loro si nutrivano dei sogni delle persone. Le più fortunate se la cavavano con malattie più o meno gravi, le altre principalmente cadevano in una specie di coma fino alla morte, in un sogno da dove era quasi impossibile risvegliarsi salvo casi eccezionali.
Alcune voci dicevano che fossero ritornati dall’ abisso dove erano stati rinchiusi anni orsono e che si fossero mescolati per trovare la persona che secondo la leggenda gli avrebbe potuti distruggere per poterla eliminare e continuare a vivere indisturbati uccidendo le persone  per potersi nutrire.
Fu allora che lo vidi, se ne stava seduto all’ ombra di un grande cigliegio, i capelli castano scuro con riflessi dorati gli coprivano lievemente gli occhi socchiusi, la carnagione chiara era messa in risalto dalla camicia nera che indossava risaltava il fisico magro e palestrato al punto giusto. Lentamente lui aprii gli occhi e mi fissò sorridendo dolcemente, quegli occhi profondi guardavano proprio me "Angel" disse.
Ignoravo che quell’ incontro avrebbe sconvolto totalmente la mia vita.
 
 
 
 
Spazio autrice:
………………………………..*compare dal nulla senza fare rumore* Salve a tutti! Spero che qualcuno legga questa storia *tira fuori un pugnale e inizi a fissarti con un sorriso maligno* o non vorrete mica farvi male?...Scherzavo scherzavo!!!!(^-^). Allora piacere io sono Iridia Mightygrom99. Sono la mente maligna e perversa dietro questo racconto apparentemente innocuo(^-^) che vi assillerà coi suoi racconti. Se leggerete le mie storie mi scuso in anticipo per gli eventuali errori grammaticali.
Bene finiti i presentamenti (non so se si scrive così) ora vi lascio per immergermi in ore di mal di testa, caffè e ringo per pensare ai prossimi capitoli!!!
Arrivederci a presto! *scompare nell’oscurità*

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Capitolo 2
*** Come sono io ***


Come sono io La musica dei Nightwish mi riportò nella mia stanza. Dalle tende lilla della finestra filtrava uno spiraglio di luce che illuminava lievemente la camera dai toni del viola. Tastai con una mano il comodino alla ricerca del mio cellulare, il display illuminò il mio viso pallido ancora assonnato. Erano le 06:35, spensi l’applicazione sveglia e mi alzai di malavoglia in direzione del bagno scostando le lenzuola bianche del mio letto in legno stile ottocento. Entrai in una stanza azzurrina che fungeva da bagno con tutti gli optional in ceramica bianca. Accesi la luce che proveniva da un lampadario in vetro e mi diressi verso il lavandino in marmo e alzai lo sguardo. Lo specchi rettangolare di grandezza media rifletteva la mia immagine. I miei capelli castano ramati scendevano sulle spalle fino all’estremità delle scapole formando dei ricci disordinati, il mio pigiama estivo corto azzurro in pizzo bianco risaltava i miei occhi grigio tempesta lievemente arrossati per la mancanza di sonno. Era da più di un mese che quel sogno mi perseguitava facendomi svegliare di soprassalto nel cuore della notte, lo stesso posto, lo stesso ragazzo, le stesse azioni. Scacciai quel pensiero dalla mia testa e ritornaii in camera. Aprii la finestra e fui investita da un’ondata di luce mattutina che illuminò tutta la stanza. Abitavo in una villetta di due piani in periferia di un paese quasi sconosciuto ancora attaccato alle vecchie usanze e alle leggende. Mia nonna era solita raccontarmele da piccola per farmi dormire “se farai la brava i Demoni dei sogni non ti rapiranno”, me lo diceva sempre e io obbedivo sicura che fosse vero per paura di incontrarne uno. Presi i primi vestiti che avevo fuori sparsi su una poltrona viola vicino all’armadio in legno attaccato al muro. Mi vestii in un attimo: jeans blu attillati e maglietta degli ACDC bordeaux. Presi lo zaino a tracolla con dentro tutto l’occorrente,cellulare e cufiette,misi un filo di trucco, mangiai un biscotto alla marmellata di cigliegie per colazione e poi via a scuola.

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Capitolo 3
*** Beatrice ***


Beatrice “Angel!Ma mi ascolti quando parlo?” Beatrice si era piazzata a braccia conserte davanti al mio banco e mi stava rimproverando. Era una mia carissima amica, aveva i capelli scalati corti fino alle spalle di color nocciola e gli occhi azzurri come il mare, come sempre anche quella volta aveva il trucco perfetto e un abbigliamento curato alla moda. Lei era una delle ragazze più popolari del liceo praticamente l’opposto di me, ci eravamo conosciute il primo anno al corso di arti pittoriche e da la non ci eravamo più separate. “Allora ci vai anche oggi pomeriggio a lezione di canto?” mi chiese. Già il canto. Io adoravo cantare, era la cosa più bella al mondo e anche l’unica che mi riuscisse bene “Si si, ci vado!Ma perché me lo chiedi?” ci fu un attimo di silenzio “Beh la lezione finisce tardi e sai le voci che si dicono in giro riguardo a quello… tutti ne parlano ormai si dice che sono tornati ci sono stati pure alcuni casi di aggressioni…” aveva la voce tremante, intuii subito di cosa stava parlando. Feci finta di mettere il broncio “Ma va! Sai meglio di me che i Demoni dei sogni non esistono e non attaccherebbero mai me! Loro cercano persone attraenti per potersi cibare dei loro sogni, non gente come me!”dissi per rassicurarla. Poi mi alzaii e l’andai a abbracciare “E poi se mi si avvicinano ci penso io a stenderli con un pugno! So che ti fa paura ma lascia che sia io a proteggerti. Anche se penso che le uniche persone da cui dovrei salvarti siano solo dei ragazzi che cercano di provarci con te!” dissi indicandogli con lo sguardo un gruppo di ragazzi della nostra classe, che la guardavano rossi in viso, per poi scoppiare a ridere insieme a lei. Dopo scuola “Allora a domani Bea!” dissi alla mia amica fuori da scuola “Ok buona lezione!” rispose avviandosi verso casa sua dopo il nostro speciale abbraccio da orso come lo chiamava lei. A differenza di me Beatrice abitava in centro a dieci minuti da scuola. Rientrai nell’edificio. Il nostro liceo si chiamava Saint White Rose High School abbreviato in S.W.R.H.S, un nome alquanto lungo per una mera scuola superiore in un paese totalmente isolato fra i boschi e le colline delle Montagne Rocciose negli Stati Uniti. Come edificio non era molto grande ma almeno avevamo una palestra e alcune aule dedicate alle attività dei club scolastici fra cui quello di canto a cui ero iscritta fin dalla prima. Le lezioni del club si svolgevano tre volte alla settimana dalle sei alle sette e mezza di sera, mezzora e ero a casa per le otto. Quando entrai suor Mariagrazia era già arrivata, era lei che ci insegnava le varie tecniche di canto, non che la scuola fosse cattolica, ma per la mancanza di insegnanti. “Angel vedo che sei in anticipo!” disse guardando l’orologio appeso alla parete giallina dell’aula che segnava le cinque e quarantacinque. Era una vecchia amica di mia nonna, una vecchia signora che sprizzava energia e felicità da tutti i pori “Si sorella, le lezioni sono finite prima e ho pensato di venire” la suora mi sorrise dolcemente nel suo vestito candido in cotone “Sei proprio uguale a tua nonna avete lo stesso carattere fiero e determinato e gli stessi occhi,deve mancarti molto, è passato più di un mese ormai…” disse stringendomi le mani in modo affettuoso “Si molto”. Mia nonna, la mia unica parente rimasta era morta il due luglio scorso lasciandomi sola in una casa troppo grande per me. Prima i miei genitori, poi mio nonno, il mio nonno, avevamo passato tantissimi giorni insieme ridendo e scherzando cancellati improvvisamente da una maledetta malattia e poi come se il mondo non fosse stato abbastanza crudele da non avermi fatto soffrire abbastanza mi ha portato via pure te come aveva portato via il nonno. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Spazio autrice *compare alle spalle* salve cari lettori rieccomi qui di ritorno dall’oltretomba solo per voi!(Ade e Persefone vi salutano) Contenti di riavermi ancora fra i piedi????^-^ ……………………………silenzio………………………………………………..ehm… ok vabbè non importa… ora me ne ritorno nel mio angolino sing sing *si rannicchia in un angolo oscuro e inizia a dondolarsi avanti e indietro a mo’ di bambina * TUTTI I CAPITOLI CHE PARLERANNO DI BEATRICE LI DEDICO A bea13_1991 ps: scusate se scrivo tutta attaccata ma non trovo il modo per staccare i paragrafi per questo metto tanti puntini fra il capitolo e lo spazio autrice. Scusate la mia ignoranza per i computer e le lacune in grammatica!!!!

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Capitolo 4
*** Arianna e l'ombra ***


Arianna e l’ombra
Dopo alcuni minuti entrarono anche gli altri “Arianna!” dissi mentre correvo per abbracciare una ragazzina elegante dall’ aspetto minuto che era appena entrata seguita da altre persone.
Lei era un’altra mia amica, veniva al corso da più di un anno e io mi ci ero affezionata. Aveva gli occhi e i capelli cioccolato fondente che gli arrivavano alle spalle formando una chioma ondulata. Indossava un abito azzurro giaccio che risaltava la tipica abbronzatura dorata delle filippine, la sua terra natia.
Passammo la lezione a cantare noiosissime canzoni d’amore a tempo di pianoforte, non che le odiassi ma troppa dolcezza e smielatezza non facevano proprio al caso mio. Diciamo che il mio genere era un po’ più ehm… movimentato.
Finite quelle ore di agonia ci salutammo e ognuno si incamminò verso casa propria.
Il sole era ormai calato lasciando il posto all’oscurità così mi incamminai velocemente per tornare a casa al più presto. Le tenebre oscuravano la stradina facendogli assumere una strana versione inquietante.
Non mi ero mai resa conto di quanto fosse tetro quel luogo prima d’ora… no. C’era qualcos’altro.
Mi bloccai in mezzo alla strada stringendo la fibbia della tracolla fra le mani. Qualcun altro era lì. Sentii un rumore alle mie spalle, feci appena in tempo a girarmi di scatto per intravedere un’ombra passarmi d’avanti per poi scomparire nell’oscurità. Ok, lì c’era sicuramente qualcuno!Per una volta mi sarebbero tornate utili le lezione di karate che avevo preso l’anno passato. Un altro rumore mi fece sobbalzare e optare per la fuga. Iniziai a correre verso casa senza mai voltarmi sempre più veloce col cuore in gola finchè stremata mi ritrovai davanti a un cancello in ferro battuto. Rapidamente mi ci fiondai dentro chiudendolo con un calcio, percorsi il breve vialetto in ghiaia bianca che collegava il cancello al portone massiccio in legno scuro, salii i tre scalini con un salto e infilai le chiavi, con le mani che minacciavano di farle cadere, nella serratura in ottone. Girai due, tre volte e quando, finalmente, sentii quel click aprii la porta e entrai chiudendola alle mie spalle come un fulmine.
Avevo il fiatone per la corsa, lasciai cadere la borsa a tracolla, che avevo stretto per tutto il tempo, per terra e accasciandomi alla porta scivolai giù lentamente sedendomi sulle mattonelle fredde al contatto con la mia pelle accaldata. Rimasi dieci minuti abbondanti in quella posizione cercando di assimilare l’accaduto e per mettere in ordine le idee con un senso logico decente. Per la casa si sentiva solo il mio respiro che diventava col passare del tempo più regolare.
Cos’era quello?Chi era?Cosa voleva da me?
‘No calma’ dissi fra me e me ‘devo essermelo immaginata, si sarà lo stress che mi gioca brutti scherzi. Dopotutto sono gli ultimi giorni di scuola e sono molto stanca. Sramaledetta immaginazione!’.
Mi alzai lentamente mi girai e chiusi la porta con tutte le possibili serrature, raccolsi la tracolla e la appesi allo schienale di una sedia in velluto rosso vicino all’entrata e mi diressi in camera mia.
Salii le scale in legno appoggiandomi al corrimano arrivando in un corridoio che si divideva in due, svoltai a destra e entrai nella seconda porta a lato. Entrai in camera chiudendo dietro di me la porta in legno di cigliegio.
Mi tolsi le converse rosse e le gettai vicino alla scrivania, mi buttai sul letto disfatto dalla sera precedente, ancora vestita, rannicchiandomi su me stessa per poi cadere dolcemente fra le braccia di Morfeo.



SPAZIO AUTRICE *appare dal nulla* mi spiace per aver aggiornato così tardi ma essendo l’ultimo periodo di scuola avevo qual cosina da recuperare^-^ Spero che questo capitolo vi piaccia e per favore RCENSITE VE NE PREGO O NON SAPRO’ MAI COSA NE PENSATE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!STO’ ANDANDO IN PARANOIA PER FAVORE!!!!!
Detto questo vi lascio al prossimo capitolo!<3
*tira fuori un bacchetta e scompare dentro una nuvola di fumo*

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