Somebody - The begin

di HOPE87
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Me, myself and I ***
Capitolo 2: *** Home ***
Capitolo 3: *** The end... and a new beginning ***
Capitolo 4: *** Who are you? ***
Capitolo 5: *** Around the temples (Part one) ***
Capitolo 6: *** Around the temples (Part two) ***
Capitolo 7: *** Escape ***
Capitolo 8: *** Trust ***
Capitolo 9: *** Fog and confusion ***
Capitolo 10: *** The bait ***
Capitolo 11: *** Found! ***
Capitolo 12: *** Synagein ***
Capitolo 13: *** Me, She and the madness ***
Capitolo 14: *** New sensations ***
Capitolo 15: *** A surreal day ***
Capitolo 16: *** Broken dreams e nightmares ***
Capitolo 17: *** The beginning of the end ***
Capitolo 18: *** Countdown - part one ***
Capitolo 19: *** Countdown - part two ***
Capitolo 20: *** Face to face ***
Capitolo 21: *** Sharasoju ***
Capitolo 22: *** Missteps ***
Capitolo 23: *** Despite everything... ***
Capitolo 24: *** Sanctuary, sweet Sanctuary ***
Capitolo 25: *** The only certainty ***
Capitolo 26: *** Misunderstandings ***
Capitolo 27: *** Unexpected events ***
Capitolo 28: *** Suicide plan ***
Capitolo 29: *** Past, present and future ***
Capitolo 30: *** Between ***
Capitolo 31: *** Public relation ***
Capitolo 32: *** Missing pieces ***
Capitolo 33: *** Towards the end ***
Capitolo 34: *** Hurricane ***
Capitolo 35: *** Resurrection ***
Capitolo 36: *** Once upon a time ***
Capitolo 37: *** Collision ***
Capitolo 38: *** Requiem ***
Capitolo 39: *** Chaos ***
Capitolo 40: *** Awakening ***
Capitolo 41: *** Airplanes ***



Capitolo 1
*** Me, myself and I ***


Ah, l’autunno…che magnifica stagione…

Me, myself and I

 

 

 

Ah, l’autunno…che magnifica stagione…

La temperatura fresca che va a sostituirsi con quella afosa dell’estate, tenuta viva da leggeri venticelli… il colore dorato delle foglie che si staccano delicatamente dai rami degli alberi spogli andando a creare tappeti dai colori caldi… le castagne! La loro morbida consistenza e il loro inconfondibile dolce sapore… tutti ottimi presupposti per starmene distesa in un verde prato a contemplare il cielo e rilassarmi…

-         NONOMURA!!!! -.

… se qualcuno non venisse puntualmente a rompermi le scatole.

-         Sì? – chiedo indifferente e diplomatica al mio interlocutore, senza curarmi di vedere di chi si tratti, continuando a starmene distesa sull’erba con gli occhi chiusi.

-         Ti sarei grato se perlomeno mi degnassi di uno sguardo… - mi dice dopo aver sospirato ed essersi avvicinato, al che io apro un occhio, lo guardo e sbuffo infastidita. Molto infastidita.

-         Che vuoi? – gli faccio, alzandomi e mettendomi seduta, pronta ad una parola di troppo per allontanarmi e rimanerlo imbambolato come la mattina precedente.

Lui non mi risponde ed infila una mano nella tasca dei pantaloni, estraendone subito dopo una scatolina quadrata dal rivestimento in velluto turchese, ponendomela davanti, pronto ad aprirla. Di nuovo.

Mi alzo, batto le mani sui pantaloni blu per liberarli dai fili d’erba rimasti impigliativi e scuoto i lunghi capelli neri per fare lo stesso. Sapete, avere i capelli ricci a volte può essere davvero irritante. Riuscita nel mio intento, mi allontano, volgendo le spalle all’idiota di turno e dirigendomi verso il centro della città, sentendolo subito dopo corrermi incontro.

-         Reiko! – urla, afferrandomi per un braccio costringendomi a girarmi.

-         Cosa vuoi, Sakada? – chiedo paziente, inarcando leggermente un sopracciglio per sottolineare quanto mi stia trattenendo per non riempirlo d’insulti.

-         Una risposta! – mi risponde con ovvietà, come se gli avessi chiesto la cosa più scontata del mondo.

-         Di nuovo? – gli chiedo, roteando gli occhi e liberandomi dalla sua presa, tornando poi a dirigermi verso il centro cittadino che pullula di gente. Sento di nuovo afferrami il braccio. Questa volta lo faccio fuori.

-         Toglimi-le-mani-di-dosso… SUBITO! – gli ordino, incenerendolo coi miei occhi scuri, sperando di ottenere l’effetto desiderato. Ma lui scoppia a ridere.

-         Sei adorabile quando fai così…- mi dice con un tono che credo voglia risultare suadente ma che invece alle mie orecchie è apparso come ridicolo, prendendo poi ad avvicinare il suo volto al mio.

Lo spingo con forza, finendo con l’allontanarlo. Lui allora alza un braccio, con sguardo offeso, e fa per colpirmi.

Ecco cosa aspettavo.

In un attimo l’albero che era alle sue spalle perde tutte le sue foglie. Il corpo dell’imbecille scivola lentamente contro il tronco, arrivando poi a toccare terra con le ginocchia.

-         MA SEI IMPAZZITA??? – urla fuori di se, con gli occhi iniettati di sangue.

-         Rompimi di nuovo l’anima e giuro che ti rompo la testa – . Tronco così la conversazione e riprendo a camminare, questa volta senza più voltarmi verso il biondo.

-         STUPIDA RAGAZZINA!!! – sento urlare Sakada, ma io ormai sono lontana e lo lascio sbraitare. – TE LA FARO’ PAGARE, STANNE CERTA! -.

Trattengo una risata e mi volatilizzo tra la folla che popola la strada principale della città, che ormai è stata attirata dalle urla del principe.

Sento mormorare di me… tsk! Ma quanto sono ridicoli! Come se non li sentissi…

Giungo di fronte alle scale che conducono al tempio e le faccio tutte di corsa, superando gli allievi che ogni mattina si allenano percorrendole in salita e discesa più volte, e salutandoli con un gesto della mano quando li supero.

-         Reiko! – mi saluta Yami, l’allievo più giovane del maestro Shin. Mi limito a salutarlo a mia volta, inchinando leggermente la testa per non dargli modo di parlare ancora e sprecare fiato.

So per esperienza quanto possa essere faticoso parlare e moderare il fiato per fare gli esercizi… se s’insiste col fare entrambe le cose si rischia col spalmarsi sugli scalini prima di aver completato l’allenamento…

Aumento la velocità per trovarmi finalmente di fronte al tempio, di cui spalanco le porte di legno, assaporando a pieno l’odore d’incenso che m’invade le narici non appena sono dentro.

Trovo il maestro in meditazione di fronte all’enorme statua del Buddha posta in fondo alla sala.

Resto in silenzio per non disturbarlo, togliendomi silenziosamente le scarpe e apprestandomi a sedermi sul parquet di legno chiaro, che scricchiola appena sotto i miei passi.

-         Reiko… - . La voce del maestro Shin è appena udibile, roca, per via della veneranda età, ma vellutata, allo stesso tempo, come quella di un genitore che si rivolge ad un figlio. Nonostante non abbia utilizzato un tono particolare, riesco a scorgere nella pronuncia del mio nome un velo di rimprovero…

-         Maestro Shin… - rispondo, ma non finisco la mia frase che il maestro si gira e apre gli occhi, precedentemente chiusi per la concentrazione, lasciando intravedere uno sguardo grave.

-         Sai cos’hai fatto? – mi chiede con lo stesso tono usato in precedenza, alzandosi e venendomi incontro.

-         Ehm… - cerco di temporeggiare. – No? – chiedo ingenuamente, sperando di non affrontare di nuovo l’argomento che è stato trattato nei giorni scorsi, assumendo poi la mia classica espressione da bambina che sa di aver combinato un pasticcio, sperando di passarla liscia come al solito.

Non è facile essere donna in un ambiente di uomini in cui vige una mentalità prettamente maschilista secondo la quale le donne devono “solo” limitarsi a sposarsi e ad allevare i figli.

É dunque ancor meno facile essere una donna che ha mandato al diavolo questi preconcetti del cavolo e che si è rifiutata per ben tre volte di prender marito per

continuare ad allenarsi.

Sì, signori. Reiko Nonomura, una donna, badate! si allena. E, badate! è anche l’allieva migliore del migliore maestro di arti marziali d’India. Che quindi i preconcetti nei confronti del cosiddetto “sesso debole” siano infondati?

È anche vero che sono l’eccezione alla regola… qui intorno, nel raggio di chilometri e chilometri, non c’è una sola donna che svolga una vita simile alla mia che, anziché alzarsi di buon’ora ogni mattina solo e unicamente per badare alle faccende di casa come una brava domestica, si alza praticamente all’alba per fare degli esercizi che la tengano impegnata per tutta la giornata.

Dalla meditazione alle arti marziali, o, come direbbe il maestro Shin, “dalla cura dell’anima alla cura del corpo”.

Però in effetti… questa volta… donna emancipata o donna non emancipata… l’ho fatta un tantino grossa.

Il maestro Shin continua a guardarmi con aria grave, al che io abbasso lo sguardo sconfitta, mettendomi poi seduta sul parquet con le gambe incrociate, continuando a tenere il viso basso e aspettando la paternale.

Lo sento sospirare, alzarsi e avvicinarsi, sedendosi subito dopo di fronte a me.

-         Rei… - .

-         PERCHÉ AVREI DOVUTO ACCETTARE LA SUA PROPOSTA??? – scoppio, prima che lui dica una parola.

So fin troppo bene di aver esagerato… ma l’idea di essere rimproverata per non aver fatto qualcosa che invece “sarebbe stato il caso fare” mi dà sui nervi!

-         Non si tratta di non aver fatto qualcosa che invece avresti dovuto fare… ma il contrario - mi risponde il maestro, facendosi d’un tratto pensieroso, iniziando a lisciarsi la lunga barba bianca con una mano, richiudendo gli occhi.

Odio quando mi legge nel pensiero!!!

-         Ma sa che è stata la terza volta??continuo imperterrita a sfogarmi, per evitare che lui possa comunque trovare un modo per farmi la paternale.

-         Ciò non ti autorizzava ad usare la psicocinesi… -.

Merda. L’ha avvertito.

Mi fermo di scatto, imponendomi d’impedirmi di continuare a sbraitare.

-         M-ma… l-lui… -. Non riesco a farmi uscire le parole di bocca, è troppo imbarazzante.

-         Cosa? – mi chiede il maestro, facendosi attento.

-         Solo perché ha un titolo nobiliare non era autorizzato a mancarmi di rispetto! – mi decido a dire, anche se so che l’ultima frase è un po’ esagerata.

Vedo il maestro aggrottare la fronte… per poi sorridere, finendo col ridere sommessamente.

Mi ha letto di nuovo nel pensiero!!!

-         Capisco… - dice, ignorando il mio volto in fiamme su cui padroneggia un’ espressione seccata. – La terza volta? – mi chiede poi, per cambiare di poco il discorso.

-         Esattamente – rispondo sbuffando e volgendo il volto seccato su un punto a caso del parquet.

-         A quanto pare, promesse di ricchezze e corone non sono serviti a farti innamorare… -. E ride di nuovo.

Mi limito a guardarlo ridere, non sapendo cosa rispondergli, e scoppio a ridere anch’io per l’ennesima situazione assurda in cui mi sono ritrovata.

Sakada è stato il terzo ragazzo che mi abbia chiesto di sposarlo, solo che lui non si è limitato a chiedermelo una sola volta. Credo che lo abbiate ormai capito, me l’ha chiesto per ben tre volte! E come se ciò non bastasse…

Per voi è normale chiedere la mano ad una perfetta sconosciuta di cui si è venuto a sapere il nome tramite dei conoscenti e a cui si dice di amarla solo perché la si considera “bella”??? Io dico di no… solo che, sapete, dopo il terzo che mi chiede la mano per lo stesso motivo, comincio seriamente a pensare di essere io l’anormale.

-         E se provassi a non lavarmi, a tagliarmi i capelli e andar in giro vestita di stracci?? Secondo lei, risolverei? -.

-         Mmmm… potresti provare – mi risponde lui, riprendendo a ridere.

Se non ci fosse il maestro Shin…

-         Reiko – dice poi, tornando serio. – Ad ogni modo, che lui sia stato insistente o che sia stato poco rispettoso… - .

-         Lo so – lo anticipo. – Non devo usare la psicocinesi… - .

-         Anche perché credo che Mu ti abbia elencato questa regola prima ancora di insegnarti a svilupparla - .

-         Già! – rispondo con più enfasi del dovuto, ricordandomi del giovane eremita del Jamir. Tra due giorni dovrò ritornare da lui… non oso immaginare la strigliata che mi darà…

-         Riesce a incutere terrore, eh? – mi chiede il maestro, ridendo sotto i baffi.

-         Terrore no… anzi… la sua persona è così gentile e delicata che non gli si potrebbe mai far andare a pennello questo termine… ma il luogo di addestramento ne incute, eccome! Lui si limita semplicemente a raddoppiarmi o a triplicarmi gli esercizi… -.

E come si diverte! Il maestro Shin ha tanti amichetti sadici, e Mu è fra questi…

FLASH BACK…

-         Devi piegare di più le ginocchia per sorreggere meglio la schiena! Di questo passo non arriverai a farne nemmeno dieci… e devi averne concluse cinquecento entro il calar del sole! - .

Di addominali.

Appesa a testa in giù al ramo di un albero.

Ma mica un ramo qualsiasi… quello che sporge di più sopra l’immensa voragine che costeggia il ponte che conduce al suo palazzo.

Ovviamente con un peso da venti chili tra le mani.

Sì… effettivamente se ripenso agli anni addietro che mi hanno vista sua allieva, il termine “terrore” è perfetto per indicare la sensazione che provavo quando Mu apriva la bocca per informarmi sui “programmi per la giornata”.

Improvvisamente Miki, una delle domestiche che si occupano della pulizia del tempio, viene ad annunciare l’arrivo del mio simpaticone preferito.

-         Maestro Shin, il maestro Shaka è arrivato – dice con la sua voce sottile, inchinandosi con reverenza davanti all’anziano, facendo cadere davanti le lunghe trecce di capelli castani.

-         Fallo entrare – le chiede il maestro, mentre io mi appresto ad alzarmi e a togliere il disturbo.

-         Sai benissimo che non disturbi, figliola – mi dice tempestivamente lui, avendo ascoltato i miei pensieri.

-         Lo so, maestro… ma temo possa disturbare qualcun altro – gli rispondo mentre il portone principale viene aperto da due allievi, che s’inchinano fino a toccare terra con la testa di fronte alla figura del simpaticone. – E onde evitare spiacevoli inconvenienti – dico, mentre il biondo ossigenato è ormai a pochi passi da noi. – Vado ad allenarmi – concludo, facendo un inchino e congedandomi, ignorando completamente lo stangone alto più di un metro e ottanta che si è ormai avvicinato.

-         Buongiorno, maestro Shin – dice, inchinandosi anche lui.

Perfino la sua voce mi è antipatica.

Non c’è un motivo particolare… o meglio, lui in particolar modo non mi ha fatto niente, solo che le persone che si danno delle arie e che sprizzano superbia da tutti i pori non le ho mai potute digerire.

Se poi non ti guardano nemmeno in faccia quando, colta da un improvviso rimorso, credendo di essere tu la causa di tanta ostilità, li degni di un saluto, allora la guerra dell’indifferenza è dichiarata.

Sono diciassette anni che conosco Shaka, da tutta la mia vita insomma, il maestro usava recarsi spesso nel tempio che lo ospitava per parlare con lui perché lo considerava una specie di fenomeno da baraccone… da premettere che non ho mai capito cos’è che vedesse in lui il maestro… solo che tutte le volte che provava a farmelo capire usava sempre le parole “comunicazione” “spiritualità” e “Buddha”… boh.

Non c’ho mai capito nulla e nulla me ne importa sinceramente, soprattutto se il discorso verte sulle divinità, a cui non credo nella maniera più assoluta.

Ecco. Ho perso il filo del discorso… ah, sì! Il simpaticone.

Dicevo, lo conosco da tutta la vita… e mai una volta che abbia avuto “l’onore” di vedere di che cavolo di colore avesse gli occhi.

Mai una volta che li abbia aperti, o meglio, che li abbia aperti davanti a me! Per “la concentrazione”! È così complicato concentrarsi e tenere allo stesso tempo gli occhi aperti?? …misteri della vita…

Devo aver pensato di nuovo “troppo forte” perché adesso il maestro Shin sembra essere particolarmente imbarazzato.

Shaka è come sempre impassibile, anche se comunque credo che, per essere stati avvertiti dal maestro Shin, i miei pensieri siano stati avvertiti anche da lui.

Improvvisamente accade il miracolo.

Shaka… molto lentamente… udite, udite… apre gli occhi.

Con la stessa lentezza delle sue palpebre, la mia bocca si apre, arrivando al risultato che quando lui ha aperto completamente gli occhi, la mia mandibola ha toccato completamente terra.

Meglio se non l’avesse mai fatto… adesso mi trovo a fissare come una rincoglionita quei due pozzi turchesi che si ritrova al posto delle pupille.

Già, turchesi, ma mica un turchese qualsiasi! Un turchese che va tra l’azzurro e il blu… di un’intensità tale da farmi accapponare la pelle.

-         Contenta? – mi chiede con la sua voce. Superba pure quella. E al diavolo gli occhi belli, se devi continuare a sprizzare antipatia!!! Sentitelo!! Sembra che mi abbia fatto un favore.

-         Non ce n’era bisogno – rispondo secca, riprendendo il pieno controllo della mia mandibola e utilizzandola per articolare frecciatine. – Anzi, richiudili… non vorrei che venisse a mancarti la concentrazione! - .

-         REIKO! – urla il maestro, spalancando anche i suoi di occhi, solo che di un grigio scuro.

Mi mordo la lingua. È l’unico modo che ho per tenerla a freno.

-         Perdonatela, nobile Shaka… - .

Nobile?

-         È piuttosto insolente da quel che avrete potuto notare – gli fa notare il maestro, facendomi mordere ancora di più la lingua.

Ma questo va bene. Finché si tratta del maestro Shin… “insolente” può anche andare.

-         Ho notato – risponde Shaka, sempre con espressione impassibile.

Giuro che prima o poi lo uccido.

Ma prima che potessi formularne il modo, il portone principale da cui siamo entrati io e il simpaticone si spalanca di botto, mostrando uno Yami impietrito alle spalle di un omaccione grasso… grosso e…

No. Addirittura portarsi dietro il padre??? Patetico!

-         MAESTRO NONOMURA!!!!! – urla l’orso appena entrato, facendo echeggiare il suo vocione tra le pareti porpora del tempio.

Già, l’orso. Ergo, il padre di quell’insetto di Sakada, nonché il sovrano di un paese vicino che un giorno, per mia sfortuna, venne a visitare l’India.

Altro discorso che avevo lasciato in sospeso… ecco perché vi dicevo di averla combinata “un tantino grossa”…non tanto perché avessi usato la psicocinesi su qualcuno… ma perché quel qualcuno era nientepocodimenoche sua maestà il principe!

E qui ci starebbe bene un bel conato di vomito. Solo che in questo preciso momento non mi viene, aspetto di avere di fronte il figlio, anziché il padre. Ammesso che sia venuto anche lui, ovvio.

E infatti eccolo sbucare da dietro il padre, facendo irruzione nella sala urtando con una tal violenza Yami da togliermelo dalla visuale.

Dopo gli faccio pagare anche quella.

-         Eccellenza! – esclama il maestro Shin senza scomporsi. Probabilmente se lo aspettava. – Quale onore! – dice alzandosi in piedi, imitato da Shaka che guarda, attraverso le palpebre chiuse naturalmente, primo l’uno e poi l’altro, incapace di capire cosa stia succedendo.

-         Sa perché sono qui?! – sbraita ancora l’orso, avanzando di un passo, imitato dall’insetto, che mi lancia occhiate di fuoco.

Che paura!

-         No… - risponde con voce mesta il maestro Shin. – Ma se si fosse fatto annunciare come conveniva avrei potuto far preparare del the anche per lei… - .

Grande! Poi mi chiedono perché adoro quell’uomo. Volete far irritare particolarmente qualcuno? Chiedete al maestro Shin! Oltre ad essere un maestro di arti marziali, vanta anche di possedere lodevoli doti di prese per il culo. Solo che riesce a rifilarle in maniere molto diplomatica... ecco il motivo per cui ve lo consiglio. Credetemi, è una garanzia!

Ecco.. infatti! “Sua maestà” ha assunto un colorito più tendente al nero. Meglio che mi prepari al meglio… dove ho messo la katana?

Shaka, oltre ad essere superbo fino alla nausea, manca anche di senso dell’umorismo.

Infatti mi ha appena incenerita con uno sguardo che definire “freddo” è riduttivo.

Che emozione… ho visto i suoi occhi due volte in un sol giorno… se andiamo avanti così mi commuovo sul serio!

Ma lui m’incenerisce di nuovo con lo sguardo… uff… devo ricordarmi di chiedere a Mu di darmi un ripasso sul come si alzano le barriere mentali. Così evito di emozionarmi in una giornata così tante volte!

-         Non sa cos’ha fatto la sua allieva?! – urla di nuovo l’orso, facendo un altro passo avanti, imitato di nuovo dall’erede.

Ah… cosa mi tocca vedere…

-         Maestà – dico, stampandomi in faccia un bel sorriso innocente e avanzando verso di lui tranquillamente. – Il maestro Shin è impegnato con un ospite, come Sua Signorìa avrà certamente notato… - indico Shaka, che inarca un sopracciglio perplesso.

-         Mi stai cacciando, mocciosa? – mi urla contro la bestia, rivolgendosi a me finalmente in prima persona.

-         Assolutamente no! – gli rispondo, continuando a mantenere inalterata la mia espressione facciale. – La sto solo invitando a venire al dunque… sa, questo è un tempio… e in quanto luogo sacro un comportamento consono prevederebbe il silenzio e il rispetto… - .

La bestia si blocca improvvisamente, incapace di rispondermi a tono. Non deve aver capito dove stia l’offesa.

Deve averci pensato su, perché adesso è paonazzo… manca solo che cacci il fumo dalle orecchie.

-         Come osi rivolgerti così a mio padre?!? - .

Uh. L’insetto ha ricordato di avere la lingua. Ma deve essersi scordato il fegato, perché non appena l’ho guardato ha indietreggiato di un passo.

Mi sbagliavo. Non è un insetto, è un coniglio… oppure un incrocio tra le due razze, chissà.

-         Come hai osato usare la psicocinesi su mio figlio?!? - .

-         La psicocinesi?? – chiede a quel punto Shaka, aprendo di nuovo gli occhi e guardandomi stupefatto.

Non te l’aspettavi eh, Adone??

Sto per un attimo a guardarli tutt’e tre, poi sbuffo e mi allontano, dirigendomi verso la porta.

-         Dove credi di andare?? Porgi immediatamente le tue scuse! -.

La bestia mi ha afferrato un braccio, stringendomelo. Per la precisione me lo sta stritolando.

Quando ho deciso come agire, e cioè recidergli il braccio a partire dalla spalla, un altro braccio fa la sua comparsa. Questa volta non a trattenere me, ma a trattenere quello della bestia.

Oh… ma che razza di giornata è questa??? L’Adone che mi difende??

Shaka ha gli occhi completamente aperti, puntati in quelli dell’uomo, che continua a trattenermi.

-         Sarebbe il caso di parlare civilmente e risolvere la faccenda in modo altrettanto civile, non crede? - .

Fermate il tempo. Questo non sta succedendo davvero! Ha ragione quando il maestro Shin dice che sono una calamita per gli eventi assurdi! In una giornata sono riuscita a: far arrabbiare il figlio del re, far aprire gli occhi a Shaka, farglieli aprire una seconda volta, farglieli aprire una terza, far incavolare il re e a farmi difendere Shaka con gli occhi aperti, il che implica l’essere riuscita a farglieli aprire una quarta volta… giornata più ricca di eventi di questa!

“Sua maestà” sembra essere intimorito, perché mi ha appena lasciato il braccio.

Riusciamo infine a metterci tutti seduti come dei bravi bambini a ragionare sulla situazione.

La seduta si scioglie dopo circa un paio d’ore, dopo varie minacce e diversi tentativi indiretti, da parte dei due membri reali, di farmi cambiare idea sul matrimonio, sancendo, finalmente, la mia mancata condanna a morte per aver rifiutato, o meglio, “osato rifiutare”, di sposare il principe.

E adesso anche Shaka sa come va la mia vita privata.

Altro evento da aggiungere alla lista precedentemente compilata.

Avrei preferito di gran lunga uccidere entrambi i coglioni reali e farla finita non appena la zampa reale mi aveva afferrato il braccio.

Ma non si può avere tutto dalla vita…

La testa sta per scoppiarmi, il livello di tolleranza per le cose stupide questa settimana ha raggiunto e superato il limite... credo proprio che anticiperò la mia partenza per il Jamir.

Mi congedo nuovamente dal maestro Shin, riservando un accenno di saluto anche a Shaka… stavolta, nonostante tutto, credo proprio di doverglielo, in fondo ha evitato una strage.

Esco dal tempio e corro giù dalle scale, dirigendomi, sempre correndo, vero il centro, precisamente al negozio di dolciumi di cui sono cliente fedele, pensando a cosa portare allo scricciolo dagli occhioni verdi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo dell’autrice…

 

Hola! Ebbene sì, ho deciso di realizzare quel progetto di cui ho accennato nella precedente fan fiction, solo che non so ancora con quale ritmo lo scriverò, avendo ancora il finale di un’altra fan fiction che ancora bolle in pentola, e siccome sono una persona che detesta gli “arrangiamenti”, preferisco prendermi più tempo, piuttosto che tirar fuori una storia senza capo ne coda.

Perché no, la storia non ce l’ho ancora scritta. Una parte della trama è scritta ovviamente nella mia mente, solo che pensarla è un conto e renderla viva su carta ne è un altro, e chi scrive sa di cosa parlo.

Beh… fatta questa piccola premessa… non posso che augurarmi che qualche anima pia mi segua in questo esperimento e che man mano mi dia i suoi pareri, i suoi consigli e, perché no, mi faccia delle critiche, a patto che siano costruttive però.

Come ho gia detto precedentemente (nell’altra ff) questa è la prima storia che scrivo su Saint Seiya… quindi abbiate bontà ç__ç

Detto ciò vi lascio, ringraziando tutte le persone che hanno commentato, supportato, o semplicemente letto la mia precedente ff. Ringrazio in particolar modo chi l’ha messa tra i preferiti *inchino* e vi do appuntamento al prossimo capitolo, sperando che la protagonista non venga subito e facilmente fraintesa.

 

HOPE87

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
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II Capitolo

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Porca… mise… riaccia!!! Ma come diavolo mi è saltato il mente di portarmi tutta ‘sta roba??

FLASHBACK…

-         Mi raccomando figliola, equipaggiati per bene, in questo periodo nello Jamir le temperature sono molto basse! - .

Grazie, maestro Shin. Grazie davvero. Allora com’è che sto camminando con uno zaino pesante quanto un quintale con addosso solo un paio di pantaloni alla pescatora ed un top senza bretelle… e sto sudando??

È il secondo giorno di cammino… e dovrei cominciare ad intravedere il palazzo di Mu attraverso la nebbia che è solita calarsi quando è in avvicinamento qualcuno.

No, non chiedetemi della nebbia… è un mistero anche per me.

La prima volta che sono stata in Jamir, pensavo si creasse per via delle temperatura umida che è tipica del posto, ma mi sbagliavo. É uno dei tanti misteri che avvolgono il palazzo di Mu… come l’ubicazione di quest’ultimo, per dirne una.

Lo Jamir è una regione formata prevalentemente da territori montuosi… affascinante per certi versi e triste per altri.

Il sole, quando ovviamente il cielo è sgombro di nuvole, non arriva se non verso l’ora di pranzo e scompare ancor prima dell’inoltrarsi del tardo pomeriggio… il palazzo di Mu, poi! Un punto strategico migliore per vivere in solitudine non poteva trovarselo! È situato esattamente al centro delle catene montuose, su una delle pochissime fasce pianeggianti della regione, collegata ad un’altra fascia pianeggiante tramite un ponte che dà su uno strapiombo che da tempo immane funge da cimitero per tutti gli sventurati che non sono riusciti a superarlo.

Paesaggio lugubre… perfetto per passarci Halloween, non certo per viverci. Ma Mu, ahimè, ci vive, anche se mi son sempre chiesta come ci riesca. Io sarei già impazzita da tempo! Automaticamente verrebbe da pensare che Mu abbia qualche rotella fuori posto e, lo ammetto, è stato il primo pensiero che ho formulato quando ho messo per la prima volta piede qui.

Ho pensato che fosse pazzo e vecchio, vecchio perché… cavoli! qui è un mortorio, gente!... Quando il maestro Shin me ne ha parlato, mi ero immaginata un tipo più o meno della sua età…  invece mi ero completamente sbagliata.

Innanzitutto è giovane, ha all’in circa tre o quattro anni più di me e non è per niente pazzo, tranne quando mi fa da coach ovviamente. Dispone di una calma impressionante… è da sette anni che lo conosco e, credetemi, non l’ho mai visto arrabbiarsi una volta!

Supero l’ennesimo monte che ho davanti, ritrovandomi finalmente sulla lingua pianeggiante che dovrebbe condurmi al fatidico palazzo.

“Dovrebbe”… perché puntualmente sbaglio strada e mi perdo! No che non abbia senso dell’orientamento… è che questi monti sono tutti uguali…

Ok, non ho senso dell’orientamento, lo ammetto.

Ah! Questa volta ce l’ho fatta!!! Ecco il palazzo!! Ed ecco ovviamente la nebbia…

Mi avvicino al ponte con cautela, tastandolo prima con un piede per constatare se, nonostante gli scricchiolii sinistri, sia ancora relativamente affidabile o se sia il caso di lanciare un urlo a Mu per farmi venire a prendere.

Il ponte scricchiola ma non sembra cedere… così m’incammino, stando bene attenta a dove metto i piedi e percorrendolo tenendomi ben aggrappata alle corde laterali, evitando accuratamente di guardare giù, nel caso in cui la sfiga decidesse di venire dalla mia parte…

Avevo parlato di sfiga?

Improvvisamente il ponte traballa senza un apparente motivo… mi volto e vedo una delle due corde cedere… cedere??? Eh no, maledizione!! Sono quasi a metà strada!!

Lascio le corde laterali e mi metto a correre, come se avessi un demone alle costole, verso l’altra estremità del ponte...

Proprio mentre sto per fare l’ultimo passo che mi consentirebbe di essere al sicuro, il ponte cede, costringendomi ad aggrapparmi al bordo della superficie pianeggiante. Fiuw… c’è mancato un pelo! Mu potrebbe anche fare qualche lavoro di ristrutturazione di tanto in tanto!

Adesso il problema è un altro… come diavolo faccio a salire?? Tutta colpa di questo dannatissimo zaino!!! Forse se provassi a sfilarmelo tenendomi con una mano per volta… PESSIMA MOSSA!!! Si è sgretolata la parte a cui ero aggrappata, sto precipitando nel vuoto!!!

Improvvisamente mi sento afferrare per un braccio… avvertendo successivamente un brivido lungo la schiena e una sensazione di vuoto nello stomaco… Chiudo gli occhi per la strana sensazione e resto in attesa di risentire il terreno sotto ai piedi.

-         Adesso puoi anche aprirli! – esclama una vocina tanto familiare. Apro quindi gli occhi, trovandomi davanti il buffo ragazzino dai capelli rossi e gli occhi verdi a cui avevo associato la voce.

Tiro un altro sospiro di sollievo, portandomi una mano al petto per la paura appena provata, mentre Kiki comincia a sbellicarsi dalle risate.

E continua… ma sentitelo come si diverte!!

Decido quindi di sfilarmi finalmente il dannato zaino e di mettermi seduta con le gambe e le braccia incrociate, aspettando che la smetta di prendermi in giro… solo dopo un po’ si ferma un istante, saltandomi letteralmente addosso e abbracciandomi, riprendendo poi a ridere successivamente contro la mia spalla.

Non resisto e scoppio a ridere anch’io, scompigliandogli i capelli e schioccandogli un bacio sulla guancia.

-         Divertito?? – gli chiedo con un tono di rimprovero finto. Lui annuisce, continuando a ridere.

-         Avevi una faccia così buffa! – esclama con le lacrime agli occhi e automaticamente fa ridere anche a me. Beh… in effetti non devo aver avuto una bella cera, specie quando mi ha teletrasportata… non ho mai retto il teletrasporto! Mi ha sempre fatta sentire strana…

-         Grazie per aver evitato di farmi sbriciolare… - gli dico dopo un po’. – Avrai un bel premio… -.

-         Preparerai una delle tue torte?? – mi chiede ansioso, spalancando i suoi occhioni verdi.

Io assumo un’espressione pensierosa, portandomi una mano al mento per rendere il tutto più realistico.

-         Vedremo… - dico, osservando i suoi occhi che si spalancano di più alla mia risposta, trovandomelo un secondo dopo di nuovo tra le braccia.

-         Al cioccolato, al cioccolato, al cioccolatooooooo! - . Scoppio a ridere, non avevo dubbi che me la chiedesse di quel gusto.

-         E cioccolato sia – gli rispondo, alzandomi subito dopo con lo scricciolo ancora incollato addosso, mentre prendo con una mano lo zaino, trascinandomelo verso il palazzo.

-         Il tuo fratellone? – chiedo a Kiki, al che lui si stacca da me tentando di nascondermi un’espressione triste ora che ho il suo volto ben in vista.

-         È via – mi risponde, lasciando intendere dal tono la parola che ha mancato di pronunciare. È “ancora” via.

Kiki è il fratellino acquisito di Mu. E con quest’affermazione potrei chiudere questa parentesi così come l’ho aperta, perché è l’unica informazione certa che ho sul loro conto. Quando incontrai per la prima volta Mu, Kiki mi arrivava più o meno alle ginocchia e trotterellava ancora in modo ancora poco stabile sulla gambe paffutelle… sapeste com’era dolce!!! Era un fagotto tenero a prova di baci e coccole di cui ho sempre adorato gli occhioni! Li ha sempre avuti di quel colore meraviglioso… erano così belli che m’inducevano a strapazzarlo più del dovuto, portandolo a farlo ridere sull’orlo delle lacrime, tanto che Mu era costretto a sottrarmelo se non voleva che glielo scatenassi! Cosa che non posso più fare… gli occhi belli ce li ha ancora… ma ogni volta che gli racconto di quand’era piccolo, lui arrossisce e sta ben attento a specificare, senza “ferirmi”, che adesso “non può più fare quei giochi perché è grande”… un vero ometto, non c’è che dire!

Ed ecco che mi perdo di nuovo in ricordi… dov’eravamo rimasti? Ah sì, la parentela tra Mu e Kiki… beh… non saprei proprio. Ogni volta che, in passato, ho provato ad indagare più a fondo, Mu mi ha sempre risposto con brevi frasi dal contenuto semi soddisfacente che mi hanno fatto pensare che forse non ne voleva parlare…

FLASHBACK…

-         È tuo figlio? – chiesi a Mu la prima volta che c’incontrammo, mentre, sorpresa dalla scoperta di un fagotto dagli occhi grandi e vispi avvolto in una coperta in una culla in legno all’interno del palazzo, ci giocherellavo, mettendomi ad accarezzargli una guancia con un dito.

Sentì Mu tossire animatamente. Stava strozzandosi col the che aveva appena bevuto dalla tazza ancora fumante. Ed era arrossito.

     -    No – rispose, mettendosi poi a ridere.

-         Allora è tuo fratello – affermai io, più che chiedere, imperterrita, voltandomi verso di lui.

-         No… ma è come se lo fosse – mi rispose col suo solito tono pacato e gentile, sorridendomi.

-         Però vi somigliate tanto! – esclamai, un po’ perché realmente lo pensavo, un po’ perché volevo indagare più a fondo.

-         Sì – mi rispose Mu sorridendo. – La nostra razza ci caratterizza per tratti somatici molto simili gli uni agli altri. - .

-         La vostra razza? - . Allora avevo una faccia tosta molto meno diplomatica di quella di ora. Mu annuì, senza rispondermi, sorseggiando ancora il the, ormai diventato freddo. Restai in silenzio, aspettandomi un continuo che non arrivò mai.

Evitai di proposito di ritornare sull’argomento… evidentemente non voleva parlarne… e so bene quanto possa essere fastidioso sentirsi chiedere cose che si desidererebbe solo dimenticare.

-         Vai! – esclama Kiki, staccandosi da dosso e osservandomi con un sorriso sornione. Spiritoso! Come se non sapesse che non ci riesco…

-         Kiki… - .

-         Ma devi imparare! – esclama allora il birbante, sorridendo quando vede la mia faccia disperata.

Il punto è questo. Che il palazzo di Mu non ha porte.

Sì, avete capito bene, non ci sono porte d’entrata… è un palazzo alto comprendente cinque o sei piani, pieno di finestre e senza nemmeno una porta.

Come si entra? Esattamente nel modo in cui Kiki sta incitandomi a fare… col pensiero. Dovrei concentrarmi e teletrasportarmi all’interno come fanno lui e il fratello. Un giochetto da ragazzi insomma… se solo sapessi farlo! E adesso lo scricciolo ce la sta mettendo tutta per farmi sentire una nullità…

-         Dai, chiudi gli occhi! - .

Ok. Ci provo. Tanto di questo passo non mi teletrasporterà mai all’interno di sua spontanea volontà… tanto vale provare.

Chiudo gli occhi… estraniandomi completamente da tutto ciò che mi circonda… un attimo e non sento più nulla intorno a me… perfino il vento sembra essersi fermato…

Focalizzo il palazzo all’interno dei miei pensieri… immaginando esattamente di trovarmici all’interno… così come mi ha sempre suggerito di fare Mu e…

-         Non così - .

Spalanco gli occhi terrorizzata.

Cazzo, Mu!!! Volevi farmi venire un infarto?? Ci sei andato vicino!!!

Kiki ride, così tanto da arrivare a mantenersi la pancia, mentre i miei occhi, ancora spalancati per la paura, si soffermano sulla figura gentile del ragazzo che mi è arrivato affianco senza che me ne accorgessi. Poco dopo sento un rumore assurdo provenire dal palazzo… è.. caduto… ??? Oh cielo, l’ho sollevato!!!

-         Mu… - riesco solo a dire, finalmente espirando. – Mi hai spaventata! - .

-         Buongiorno anche a te, Reiko – mi dice pacatamente lui, sorridendomi e afferrando il mio zaino come se avesse sollevato un cuscino, portandoselo su una spalla. – Devi concentrarti su te stessa, non sul palazzo - .

-         Ma… - cerco di contestare io, ma lui mi sorride di nuovo, arretrando di un passo.

-         Coraggio, riprova – m’incita, riportando il palazzo in posizione eretta coi suoi poteri, al che io, senz’altra scelta, mi concentro di nuovo, richiudendo gli occhi.

 

Fortuna che si è deciso a portarmi dentro lui… sono distrutta!!! Dopo il quarto tentativo fallito, Mu ha deciso di graziarmi, afferrandomi una spalla e teletrasportandomi con lui all’interno del palazzo.

Adesso sono spaparanzata sul divano del salotto… lui è in cucina a preparare del the per entrambi, mentre Kiki sta bevendo della cioccolata seduto a terra, poco distante da me.

Sono in estasi… credo che i miei piedi, se sapessero parlare, mi ringrazierebbero per averli liberati dalle scarpe… scalare i monti non è mica una passeggiata! Certo, per una persona allenata non dovrebbe essere una tale tragedia, ma se la persona in questione… che so… magari non avesse senso dell’orientamento e si fosse vista costretta a scalare più monti del solito per trovare la giusta strada, forse i piedi farebbero bene a lamentarsi…

Ed ecco arrivata la parte delle giornata in cui deliro… sto cominciando ad immaginare i miei piedi litigare su chi debba stare uno sopra l’altro…

Li separo per precauzione, non vorrei che prendessero vita sul serio…

E mentre la mia mente è impegnata in tali elucubrazioni, arriva Mu con in mano due tazze fumanti di… dall’odore sembrerebbe the verde.

Già, da quando conosco Mu, ho imparato a distinguere l’aroma di ogni tipo di the presente sulla faccia di questo pianeta.

Diciamo… che Mu ne è un appassionato… o un ossessionato, come preferite. Fatto sta che, ogni qual volta mi sia trovata alle prese con la sua dispensa perché in preda ad un raptus di fame, mi son sempre trovata a fare i conti con svariati tipi di the di ogni genere… deprimendomi tantissimo, scovando, solo alla fine, praticamente in fondo alla dispensa, qualcosa che somigliasse anche solo lontanamente a qualcosa di commestibile: riso, biscotti e qualche conserva di legumi.

“Solo lontanamente”… perché io non sono abituata a mangiare… così. Dal fisico non si direbbe, perché sono piuttosto mingherlina, ma divoro quantità industriali di cibo… quindi capirete che sofferenza atroce è per me soggiornare da Mu per periodi piuttosto lunghi!!!

Ma mi adatto… in fondo, se ci riesce lui, alto più di un metro e ottanta e col fisico ben piazzato… perché non dovrei riuscirci io?

Ho pensato anche che sia quel tipo di alimentazione a donargli quegli splendidi capelli che si ritrova. Sono lucidi e lunghi. E con questo ho detto tutto… anch’io ho i capelli lunghi, solo che i miei non sono per niente lucidi… sono solo indomabili!!!

-         Grazie – gli dico, afferrando la tazza fumante, constatando, con amarezza, che non mi sbagliavo sul tipo di the. Lanciò un’occhiata a Kiki, invidiandolo mentre si bea della sua cioccolata.

-         Preferivi la cioccolata? – mi chiede Mu, cogliendomi in fallo. Brava Reiko, iniziamo con le figuracce!

-         No no – mi affretto a rispondere, scuotendo una mano come a sottolineare la risposta, mentre lui ne beve un primo sorso, sorridendo sornione.

Ne bevo un sorso anch’io, constatando che in fondo non è poi così male. Deve essersi ricordato di aggiungere del dolcificante al mio. A volte mi ritrovo a pensare a come sarei se non mi allenassi… una mucca probabilmente!!! O simile a qualcosa di altrettanto grosso, se non di più.

Benedetti siano gli addominali e gli esercizi spacca schiena che mi consentono ancora di mantenere un corpo decente.

-         Sei in anticipo – mi dice Mu, distraendomi dai miei pensieri deprimenti.

-         Beh… sì, scusami – gli rispondo, ricordandomi improvvisamente il motivo che mi ha costretta alla pseudo fuga improvvisata, aggrottando poi la fronte.

-         È successo qualcosa? – mi chiede preoccupato, poggiando la tazza sul tavolino in legno poco lontano e facendosi serio.

-         Vorrai dire… cosa “non” è successo!!! – esclamo io, ripensando agli avvenimenti delle ultime settantadue ore, innervosendomi a tal punto da stringere la tazza con una forza tale da frantumarla e scottarmi col contenuto ancora caldo. Sembra proprio che la nuvoletta nera che mi ha perseguitata in India non ne abbia avuto ancora abbastanza…

-         Mi dispiace… - dico mortificata, dopo aver lanciato un mezzo urlo per essermi ustionata e per avergli bagnato il tappeto tibetano. Che qualcuno mi faccia fuori adesso… prima che mi faccia fuori Mu perché incapace di sopportarmi!

Lui non si scompone, si limita solo a farsi materializzare tra le mani uno straccio della cucina per soccorrermi la mano sanguinante. Non mi ero nemmeno accorta di sanguinare…

-         Che disastro… - dico, mentre osservo i vari cocci della tazza sparsi per terra, mentre Kiki, armato di un altro straccio, li raccoglie uno per uno con cautela, sollevando con la psicocinesi quelli più piccoli e apparentemente più affilati per non farsi male, per poi sparire in cucina.

-         Scusami – mi dice improvvisamente Mu, non alzando i suoi occhi verdi dalla mia mano lesionata. Io lo guardo stralunata. Devo essermi persa qualcosa.

-         Avrei dovuto accorgermene dall’emanazioni del tuo spirito che qualcosa non andava… e ti ho posto la domanda meno adatta - .

Sì, certo… io ho fatto irruzione nella sua terra in anticipo senza averlo prima avvertito… io gli ho rotto la tazza, io gli ho sporcato il tappeto tibetano di the, io gli ho rovinato uno straccio di cucina imbrattandolo di sangue… e lui si scusa per “avermi posto la domanda meno adatta”!

-         Mu… guarda che quella che dovrebbe sentirsi in colpa qui, sono io… - cerco di fargli capire, spostando il mio sguardo dalla mano al povero tappeto ormai non più tale.

Lui mi sorride, mettendosi poi a liberarmi le mani dallo straccio diventato di un rosso vivo. Apre una sua mano, portandone il palmo sulle mie ferite che, dopo aver bruciato un pò, si cicatrizzano, scomparendo poi definitivamente, come se non me le fossi mai procurate.

Chiudo e riapro le mani più volte, girandomele e rigirandomele verso il volto.

-         Poi me lo insegni? – gli chiedo procurandogli una risata.

-         Quando avrai imparato l’abc – mi risponde, alzandosi poi dal divano per riportare lo straccio in cucina.

-         Quindi mai – rispondo, mettendo il broncio.

Lo sento ridere di nuovo… e rido appena anch’io.

È incredibile il modo in cui riesca a sentirmi qui, nonostante non sia la mia casa.

Ho detto di conoscere Mu da sette anni, da premettere, però, che ci ho passato insieme massimo tre o quattro mesi all’anno, il periodo necessario per fare una full immersion in allenamenti psicocinetici e via, di nuovo in India ad allenarmi col maestro Shin. Eppure… nonostante le poche parole confidenziali scambiate durante tutto questo tempo… si è instaurata una bella amicizia.

-         Reiko! – esclama improvvisamente Kiki, correndo verso di me con uno sguardo triste.

-         Cosa c’è, Kiki? – gli chiedo, piegandomi sulle ginocchia per portarmi alla sua altezza.

-         Non c’è la cioccolata! - .

Scoppio a ridere senza ritegno. Aveva una faccia da funerale… perché manca la cioccolata!! Ma io l’adoro!!!

Mu è rientrato nel salone e ci sta guardando con un grande punto interrogativo stampato in viso. Mi alzo, avvicinandomi a lui.

-         Ma tu la spesa non la fai mai?? – lo rimprovero, facendogli poi una linguaccia ed entrando in cucina per raggiungere la dispensa che, ahimè, già so che troverò vuota.

-         Reiko preparerà una torta! – sento dire Kiki a Mu con tutta l’enfasi di cui dispone, ma non riesco a sorridere. Lo scenario che mi si è parato davanti agli occhi non appena ho aperto le porte della dispensa è molto simile ad un paesaggio desertico. Con tanto di cactus, palla di fieno rotolante ma senza oasi. Ma come si fa a campare così??? Che tristezza!

-         Mu, sei un criminale! – gli urlo, mentre tento, già lo so, invano, di trovare qualcosa che possa soddisfare le papille gustative.

Lo sento ridere mentre si avvicina.

-         Cosa ti serve? – mi chiede, appena mi è più vicino.

-         Praticamente tutto! – esclamo ormai rassegnata, richiudendo la dispensa e mettendomi a braccia incrociate verso di lui… che è arrossito.

-         Contavo di rifornirmi entro domani… - dice, evitando il mio sguardo, mentre sogghigno maleficamente dentro di me.

Questa è un’altra caratteristica di Mu, s’imbarazza facilmente, facendomi sentire meno idiota quando sono io ad arrossire perché incapace di fare gli esercizi da lui impartitimi. Almeno siamo pari.

-         Potresti avere un po’ di pietà almeno per questa povera creatura che vive con te! – esclamo melodrammatica, mentre poggio una mano su una spalla di Kiki, che si è avvicinato.

Mu sorride, afferrandomi lievemente un braccio… ma non ci teletrasportiamo

Lo guardo interrogativamente fino a che non capisco… e tocca a me arrossire. Appunto, che vi dicevo?

-         Tu la torta non la vuoi, vero? – lo minaccio facendolo scoppiare a ridere, mentre la stanza intorno a me si fa sfocata fino a scomparire.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo dell’autrice…

 

Posso esordire con una sola parola: WOW!

Grazie mille ad anemone333 e sabri92 per aver aggiunto la mia storia tra le preferite e a coloro che hanno recensito *__*:

-         YamaMaxwell: Mi ha fatta ridere pensare che ti piace pronunciare “Shaka”… effettivamente è un suono gradevole XD Dovrai aspettare un po’ per il TUO scricciolo dagli occhi verdi… ma ci sarà, sarà compreso nella storia u__ù;

-         Mon-chan: Lo sapevo che Reiko ti sarebbe piaciuta! XD Ebbene sì… lo ammetto… Hyde mi ha aiutata MOLTO a creare Reiko… e poi dai, come hai potuto vedere anche lei, a sorpresa, ha un lato romantico… ;

-         Stellina_8787: Eh sì che mi è venuto un infarto! E chi si aspettava una tua recensione!! XD Chissà fino a che punto mi seguirai… Naaaa… Reiko certamente mi somiglia molto, ma non è me… poi ad ognuno la sua interpretazione XD;

-         Roxrox: O___O Sta tranquilla che quel capitolo a se stante non è la fine della fan fiction, non avrebbe avuto senso scrivere una fan fiction rendendo noto già il finale! Quindi abbi fede… e, se sei ancora interessata, fammi sapere se ti sorprenderò XD Shaka… un nome un progetto… le cose non sono mai come sembrano… non posso dirti altro >___< Beh, sì! Da quel che avrai capito leggendo questo capitolo lo scricciolo è Kiki! Spero alla prossima XD Ciao! ;

-         Sabri92: Grazie mille ^  ^ Sia per la recensione che per aver messo la storia tra i preferiti ^  ^.

Ed ora alcune note che avrei dovuto aggiungere dal primo capitolo ma che per mancanza di tempo e calata delle palpebre incombente (poiché ho postato il capitolo a mezzanotte passata), non ho aggiunto.

Dunque u__ù In questa storia intendo usare i nomi originali e i colori dell’anime. Non me ne vogliate, ma ho fatto queste scelte per puro gusto personale >__< Riguardo la parentela tra Mu e Kiki… avrete capito che ho mischiato le due versioni, dell’anime e del manga per intenderci ma, sempre per scelta personale, ho preferito instaurare la loro “parentela” in questo modo, ossia attenermi alla versione del manga, in cui Mu e Kiki non sono effettivamente fratelli ma quest’ultimo è stato cresciuto dal primo, e facendo comunque chiamare “fratello” Mu perchè considerato da Kiki tale.

Per il momento è tutto. Nel caso in cui dovessi fare ulteriori precisazioni, troverete tutto in quest’angolino, che sarà presente in ogni capitolo.

Per finire, ringrazio anche tutti coloro che leggono in silenzio senza recensire!

 

HOPE87

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** The end... and a new beginning ***


Capitolo III

The end… and a new beginning

 

 

Fermate il mondo… fermate il mondo… fermate il mondo…

-         Reiko, fermati – sento dirmi col solito tono fermo e dolce da Mu, che mi afferra per un braccio con l’intento di aiutarmi a fare quello che mi ha chiesto, visto che da quando ci siamo teletrasportati non la smetto di ondeggiare a destra e a manca come una trottola ubriaca.

E finalmente il mondo intorno a me, molto lentamente, comincia a fermarsi. Chiudo gli occhi per disperazione. Mi sta salendo la nausea.

     -   Va tutto bene? -  mi chiede Mu, portandomi un braccio intorno alle spalle e sporgendosi verso di me, guardandomi dritto in faccia. Ha capito che da un momento all’altro le gambe mi cederanno… ma farebbe meglio a spostarsi se non vuole essere inondato da quello che si sta ostinando ad uscirmi dallo stomaco.

Annuisco, scostandolo delicatamente da me per precauzione, ricordandomi poi di non aver mangiato nulla e che quindi non corre rischi, appendendomi col peso di un cadavere al suo braccio quando si scosta di pochi centimetri da me.

Ve l’ho già detto che il teletrasporto mi fa uno strano effetto?

-         Quante sono? – mi chiede Kiki, portandomi davanti agli occhi l’indice e il medio della mano destra. E se sono riuscita a distinguere le due dita che mi ha messo davanti agli occhi vuol dire che sto decisamente meglio.

-         Due? – chiedo per sicurezza, facendolo ridere e con lui Mu.

-         Tu… - mi rivolgo a quest’ultimo, con un dito puntato verso di lui in segno d’accusa. – Non hai il diritto di ridere, è colpa tua se tutta la gente lì fuori mi guarda come se avessi un terzo braccio che mi spunta dalla fronte! - . Kiki scoppia a ridere di nuovo.

-         Questo succede perché non ti alleni abbastanza – mi risponde pacatamente lui, sorridendo divertito, facendo qualche passo per immettersi nel mercato.

Un momento. Com’è che questo posto mi è familiare??

-         Siamo In India -  mi conferma Mu, leggendomi nel pensiero.

Ma và!

-         E… come mai? – gli chiedo, tentando, intanto, di arrivarci da sola.

-         Devo parlare col maestro Shin – mi risponde, prendendo ad incamminarsi verso il tempio, senza darmi il tempo di replicare.

E uffa!! A saperlo, non mi sarei fatta tutta quella sfacchinata su e giù per i monti improvvisandomi Heidi, tentando di trovare la strada giusta e massacrandomi i piedi!!!

     -   Devo parlare col maestro Shin! – gli faccio il verso, non sapendo in che altro modo vendicarmi, facendo scoppiare a ridere di nuovo Kiki e sentendomi sollevare, improvvisamente, leggermente da terra.

Lo sapevate che gli arieti sono piuttosto permalosi?

-         Mu… - dico, smettendola di scherzare, quando mi sento sollevare ulteriormente dal suolo della stradina isolata in cui siamo magicamente comparsi per non far venire un colpo a qualcuno. – Mu! – urlo in preda al panico quando mi trovo faccia a faccia con un volatile che stava svolazzando tranquillamente da quelle parti.

-         Dicevi? – mi chiede lui ironico, senza però abbandonare i suoi modi dolci.

Che un giorno te la farò pagare!

-         Che anch’io devo parlare col maestro Shin… – mento, sapendo benissimo che sto risultando ridicola come un gatto che tenta di arrampicarsi su uno specchio. – Per dirgli che sfrutti i tuoi poteri telecinetici su di me per prendermi in giro!!! - .

Scoppia a ridere mentre, delicatamente, mi rimette a terra. Poi improvvisamente cambia espressione, facendosi serio e immobile, concentrando il suo sguardo in un punto a caso dietro di me.

Mi volto, cercando di capire se c’è qualcosa che mi sono persa, quando avverto la sua aura espandersi.

-         Resta qui con Kiki – mi dice, prima di scomparire nel nulla, lasciandomi a bocca aperta e con tanti punti interrogativi a ballarmi intorno.

-         Ma dov’è andato?? – chiedo più a me stessa che al suo fratellino che è rimasto con me.

-         Non ne ho idea – mi risponde Kiki, portandosi le mani dietro la testa.

Resto come un ebete ancora in attesa per un po’, come se Mu potesse ricomparire da un momento all’altro e dirmi che accidenti gli è preso, ma ci rinuncio, uscendo dal vicolo in cui siamo rintanati, immettendomi così nella strada del mercato.

-         Conviene fare la spesa, no? – mi chiede lo scricciolo, distraendomi dai pensieri che mi frullano in testa.

Non ho mai visto Mu così preoccupato e non è mai successo che riuscisse a trasmettermi ansia. Dove diavolo è andato? Che è successo?

Ad un certo punto vedo qualcuno di mia conoscenza correre verso la strada che conduce al tempio… una capigliatura che riconoscerei tra mille.

-         Shaka! – urlo, collegando in un lampo la scomparsa di Mu a qualcosa che abbia a che fare col tempio. – Kiki – dico allo scricciolo, portandomi alla sua altezza e afferrandolo per le spalle per fare in modo che mi ascolti. – Lì c’è un negozio di dolciumi – gli dico, indicando il negozio in questione. – Aspettami lì, torno subito – concludo, aspettando che annuisca, e in un attimo mi metto a correre per il mercato, constatando, con amarezza, di aver perso di vista Shaka.

Vi è mai capitato di sentirvi stringere lo stomaco in una morsa, mentre il cuore comincia a battervi all’impazzata e la testa comincia a pulsarvi fastidiosamente? C’è chi lo chiama “sesto senso” e chi “brutta sensazione”… io so solo che, in questo momento, qualsiasi cosa stia accadendo non è nulla di piacevole.

 

Mi slogo quasi una gamba nel saltare gli ultimi quattro scalini che mi separano dal tempio. Sono sudata, affannata e il cuore sembra abbia deciso di  uscirmi da un momento all’altro dal petto. Senza fermarmi a riposare raggiungo il portone principale, incurante del sinistro silenzio che sembra aver avvolto in un mantello il tempio, e lo spalanco.

Non l’avessi mai fatto…

-         Reiko! – esclama Mu, venendomi incontro e ponendomisi davanti col chiaro intento d’impedirmi di guardare. Troppo tardi.

I discepoli sono tutti morti. I loro corpi sono sparsi su tutta la superficie della grande sala di meditazione. La statua del Buddha in oro è quasi completamente sporca di sangue… che è ovunque… sulle pareti, sul pavimento… sembra che l’intera sala strabordi di sangue.

Ad un certo punto i miei occhi si posano sulla figura di Shaka, che è di spalle, chino sul pavimento… e la mia mente riesce a realizzare un solo motivo.

Scanso bruscamente Mu, liberandomene, correndo poi in mezzo a quel mare vermiglio in cui le mie scarpe affondano, tingendosi dello stesso colore.

Raggiungo Shaka… che ha gli occhi aperti… e che sta chiudendo quelli del maestro Shin.

-         NO! – urlo con tutto il fiato che ho in gola, lasciandomi cadere sul corpo del mio maestro, avvertendone l’immobilità e la totale mancanza di vita.

-         No…-  ripeto, iniziando poi a piangere, prendendo la sua testa tra le mani, da cui Shaka si è allontanato, sollevandolo piano da terra quasi come se potessi fargli male e stringendolo a me.

In un vulcano di sensazioni e emozioni che mi sta divorando l’anima… non riesco a far altro che continuare a piangere e a chiedere perché, quasi come se volessi farmelo spiegare direttamente da lui.

-         Maestro Shin… - lo chiamo un’ultima volta, prima di sentirmi afferrare da una presa gentile alle spalle, infischiandomene e continuando a tenere stretto quel corpo ormai diventato freddo tra le mie braccia, quasi timorosa che potessero portarmelo via.

-         Reiko…- . Di nuovo la voce di Mu, al quale non bado, fino a che non sento afferrarmi da lui questa volta con più forza, avvolgendomi le sue braccia intorno alle spalle, con l’intento di farmi lasciare il corpo del maestro e di allontanarmi da lui.

-         LASCIAMI! – gli urlo, completamente fuori di me, vedendo di sfuggita Shaka, ora con gli occhi chiusi, seduto nella posizione del loto davanti al corpo del maestro. A quel punto sento un’energia sproporzionata avvolgermi, con decisione ma con tatto, persuadendomi a lasciarmi andare… facendomi sentire sfinita e priva di forze.

È solo allora che rimetto giù il corpo del maestro Shin, senza opporre resistenza quando Mu mi avvolge protettivo tra le braccia, allontanandomi lentamente da lì… e mi sembra quasi di essere sospesa su una nuvola… non avverto più nulla… i miei sensi sembrano ostruiti… riesco solo a distinguere due forti energie che si espandono nell’aria.

Vedo un gruppo di persone, vestite di bianco, entrare precipitosamente nella sala… ma non riesco a sentirne le voci…

Sento le palpebre pesanti e, mentre Mu mi accarezza delicatamente i capelli, permetto loro di abbassarsi completamente, sprofondando nel buio totale.

 

Ho un dolore lancinante alla testa… senza contare che c’è un ronzio di sottofondo insopportabile!

-         Quanti anni credete che abbia?-.

-         A giudicare dall’aspetto, non più di 18 - .

Un applauso, avete indovinato! Ora vi togliete dalle scatole?? Voglio dormire!

-         Niente male davvero… - .

-         Milo… - .

-         E dai, Camus! Non dirmi che non lo pensi anche tu! Dov’è quel furbastro di un ariete?? Si finge eremita solitario per poi rincasare con questa bellezza! - .

Guance, non imporporatevi adesso! Io in teoria starei ancora dormendo!

-         Ahahahahah! Spiegato il motivo per cui se ne tornava sempre in Jamir! - .

-         Non dargli corda, Aldebaran, o non lo recuperiamo più - .

-         Potreste spettegolare su di me altrove, per favore? Lasciatela riposare - .

Ma questa voce…

-         Ecco l’uomo del momento!! Mu, vecchio marpione, raccontaci chi è! - .

Mu??? Ma allora non sto sognando!! Chi è tutta questa gente??

-         Più tardi, Milo… -.

-         E più tardi ti troviamo, o scappi con questa bambola in Jamir?? - .

-         Scorpio, meglio che leviamo le tende se non vogliamo essere investiti da una Starlight Extinction! - .

-         Grazie, Aldebaran - .

Sembra che se ne stiano andando…

-         Se volessi una mano a fargliela pagare, conta pure su di me - .

-         Me ne ricorderò Camus, ti ringrazio -.

-         Cosa confabulate??? - .

La porta si è chiusa con un colpo secco, ovattando i discorsi che proseguono all’esterno. Adesso direi che posso anche svegliarmi…

Apro gli occhi lentamente… come una buona attrice, stropicciandomene uno con una mano per rendere il tutto più verosimile.

Vedo Mu rivolgermi un sorriso mentre trascina una sedia accanto al letto, sedendocisi poi sopra.

-         Ben svegliata – mi dice gentilmente, rivolgendomi un altro sorriso.

-         Mu… - mi limitò a pronunciare, incapace di dire altro nonostante le tremila domande che mi frullano in testa.

-         Scusa il baccano – mi dice lui, riferendosi molto probabilmente alle voci che ho sentito prima. Deve aver capito che ero già sveglia.

-         Chi erano? – gli chiedo quindi.

-         Ogni cosa a suo tempo… - mi dice lui, troncando sul nascere qualsiasi altra domanda in merito.

-         Bene, allora… dove mi trovo?? – chiedo, scattando sul letto e portandomi seduta, notando per la prima volta l’enorme camera da letto in stile etnico in cui mi trovo.

-         Nella mia casa – si limita a rispondermi lui, confondendomi ulteriormente.

Rivolgo automaticamente lo sguardo oltre la finestra alle sue spalle, dal quale entrano dei vivaci seppur flebili raggi di un sole al tramonto. E se c’è il sole non può trattarsi del Jamir. Dove diavolo sono???

-         Sei ad Atene, in Grecia – mi risponde lui, avendo avvertito il mio pensiero.

-         In Grecia?? – gli chiedo, e lui sospira, abbassando un po’ la testa. Sembra che non sappia neanche lui da dove iniziare.

-         Hai fame? – mi chiede, cambiando discorso. – Ti va di mangiare qualcosa?- .

Mi porto una mano allo stomaco inconsciamente.

-         No, ti ringrazio… - . Perché è chiuso, ermeticamente sigillato, dopo tutto quello che è successo…

-         Chi è stato? – chiedo dopo un attimo di silenzio, prendendo a stringere le lenzuola convulsamente tra le mani. Ed ecco che riavverto quella strana sensazione di pace che mi ha avvolta quando ero all’interno del tempio.

Focalizzo la mia attenzione su di lui, avvertendo distintamente che è da Mu che proviene.

Con uno strattone mi scopro completamente, facendo precipitare le lenzuola di lino color avorio ai piedi del letto, facendogli avvertire tutto il mio disappunto e il mio nervosismo attraverso l’aura.

-         Stai cercando di ammansirmi??? – gli chiedo, urlandogli praticamente contro, vedendo i suoi occhi verdi spalancarsi e la sua bocca aprirsi appena, probabilmente per rispondermi, ma non gliene lascio il tempo. – Di tutte le cose che ti ho chiesto non hai saputo fornirmi una sola misera risposta! Hai cercato di addormentarmi di nuovo e di offrirmi del cibo! Come se potessi avvertirne anche solo un minimo bisogno dopo… dopo quello… - . Non riesco a finire la frase che sento delle lacrime rigarmi le guance senza che abbia dato loro il permesso di farlo.

Mi sento così…

La verità è che non mi sento niente… oppure tutto e niente…

Impotente… perché il maestro Shin è morto senza che io potessi fare niente per aiutarlo...

Inutile… perché anziché ragionare a mente lucida sul perché sia accaduto, mi sto mettendo ad urlare e a frignare come una mocciosa…

Ingrata… perché mi sto comportando così con la persona che sta cercando in tutti i modi di starmi vicina in questo momento…

Incapace di sostenere ancora lo sguardo di Mu, mi siedo sul letto, portandomi entrambe le mani sul volto, a coprirmi gli occhi, puntando i gomiti sulle ginocchia per aiutarmi.

Poco dopo, accanto a me, sento il materasso abbassarsi lievemente e una mano posarsi su una mia spalla per un attimo.

-         Sono un mostro… - sussurro, sentendo di nuovo la mano di Mu sulla mia spalla. – Tu non centri niente… - dico tra i singhiozzi, mentre sento Mu invitarmi a smettere di parlare.

-         Non sei un mostro Reiko, sei solo scossa – mi dice col suo solito tono gentile.

-         Scusami… - gli chiedo, sentendomi subito rispondere: - Non ce n’è bisogno –. Decido di poggiare la testa sulla sua spalla, mentre lui prende ad accarezzarmi la cascata di capelli ricci.

-         Avrai tutte le risposte che vuoi in merito a me, alle persone che hai sentito prima e al motivo per cui ci troviamo qui. Sto aspettando a parlartene perchè vorrei prima dimostrartelo, o non mi crederesti mai. – mi dice poi in un fiato, ma credo di essermi persa qualcosa mentre ero concentrata nei miei pensieri. Non gli crederei? A cosa non dovrei credere? E perché mai?

-         Quando sarai pronta ti condurrò dalla persona che detiene questo posto, per metterla al corrente dell’accaduto e per chiederle di aiutarci a far più luce su ciò che è accaduto al maestro Shin – prosegue… ma io ugualmente non ci ho capito un tubo.

-         Chi è questa persona? – gli chiedo, dal momento che è l’unica domanda intelligente che mi viene da formulare, ma mentre lui sta per rispondermi, lo precedo. - …lo scoprirò a tempo debito - .

-         Esatto – mi risponde Mu, sorridendomi e alzandosi.

-         Beh… allora andiamo – gli propongo, alzandomi a mia volta, notando l’espressione di Mu farsi preoccupata.

-         Sto bene, Mu – lo anticipo. – Ma starò ancora meglio quando ci avrò capito di più in tutta questa storia, e se questa persona di cui parli è realmente in gradi di aiutarci, voglio incontrarla. Adesso. – dico, calcando l’ultima parola non in un ordine ma in una muta preghiera di acconsentimento… che viene esaudita.

Lo vedo annuire, facendomi poi strada attraverso l’immensa casa in cui ci troviamo, conducendomi poi all’esterno di questa.

 

Mai visto niente di simile. E ne ho girati di posti, eh.

Questa è la volta buona che mi si sloga la mascella… altro che Shaka con gli occhi aperti!! É un… un…

-         Un sogno… - mi lascio sfuggire mentre mi guardo intorno con occhi sognanti, sotto lo sguardo divertito di Mu.

E non solo la sua “casa” è un sogno… ma l’intero posto!!! Praticamente quello che quest’uomo ignorante ha appena definito indegnamente “casa” è un tempio greco, con tanto di colonne esterne a fare da struttura portante. E più in su, lunga questa… scalinata… chilometrica… su cui adesso non mi voglio soffermare perché a guardarla mi viene già il fiatone, ce ne sono altri… uno, due, tre…

     -   Sono tredici in tutto – mi dice Mu, interrompendo la mia conta elementare con tanto di dito sospeso in aria a indicare ogni tempio, avvicinandosi poi a me. – Siamo diretti al tredicesimo – m’informa, indicandomi a sua volta il tempio più lontano… ma i miei occhi cadono volontariamente sulle scale che ci separano da esso…

Lo sento ridere, mentre mi afferra per un braccio e ci teletrasportiamo.

 

Ecco il vantaggio di farsi leggere nel pensiero. Mu ha capito che sono ancora troppo giovane per morire. Perfino l’effetto da teletrasporto non si fa sentire tanto se ripenso a cosa mi sono risparmiata!

Mi guarda, prima di aprire l’enorme porta di quel tempio mastodontico, quasi come a voler accertarsi che sia pronta. Ma cosa ci sarà mai dietro a quella porta?? Un assassino armato di sega elettrica??

Gli faccio comunque segno di assenso, annuendo, cosicché la porta viene finalmente aperta… facendomi rimanere… perplessa?

-         Benvenuta ad Atene – mi dice un esemplare di sesso femminile dal fondo della lunga e grande sala che mi si è parata davanti. “Esemplare di sesso femminile” solo e unicamente per la voce, perché dalla gran quantità, a mio parere un tantino eccessiva, di pizzi e merletti con la quale è vestita non riesco a capire nient’altro.

Rimango imbambolata ad osservarla, immobile sul ciglio della porta, tanto che ad un certo punto sento la mano di Mu spingermi al centro della sala, sotto le risate appena percepibili di qualche presente. Sì, perché intorno a quell’ammasso informe e improponibile di tessuto viola, è riunito un gruppo cospicuo di strane armature…

No, effettivamente le armature non ridono, così come i miei piedi non parlano, devo ricordarmelo.

Dentro a quelle armature dorate ci sono dei ragazzi. Dei bei ragazzi.

Dei gran bei pezzi di figlioli, ecco, forse è meglio disfarmi della maschera imperturbabile, ho degli ormoni anch’io in fondo!

-         Ti trovi nel tempio di Athena. Io sono Saori Kido, la sua reincarnazione. E questi sono i cavalieri d’oro, miei difensori. - .

Stop.

Rewind, please.

Che?????

Athena? Reincarnazione?? Cavalieri?? Ma il medioevo è passato da un pezzo! Mu, dannato! Mi hai portato in un manicomio!!!

Sollevo lentamente lo sguardo verso Mu, che ha il suo rivolto verso la “reincarnazione di Athena”… sbaglio, o sta evitando di guardarmi?

-         Capisco che per te possa sembrare tutto irrealistico… - continua a dirmi la tizia pomposa, ma io la ignoro deliberatamente, continuando a fissare la persona che mi ha condotta lì dentro.

-         E tu, in tutto ciò, chi saresti? – gli chiedo, interrompendo il parlare insensato della pseudo dea e prendendo a fissarlo in modo ostile, ma prima che possa rispondermi, la femmina saccente lo precede.

-         Egli è Mu… - .

-         Lo so come si chiama. E non l’ho chiesto a te. – le rispondo, senza guardarla e senza alterare la voce, facendole avvertire comunque chiaramente il tono tagliente.

-         Porta rispetto alla dea Athena! - .

Questa voce…

Faccio vagare lo sguardo su tutti i cosiddetti cavalieri, fino a riconoscere la fonte di quell’esclamazione… è ovvio che non l’avessi visto! I capelli sembrano essere un tutt’uno con l’armatura!!!

-         Shaka? – chiedo interdetta, osservandolo basita, sotto lo sguardo altrettanto attonito degli altri, che probabilmente non s’aspettavano che lo conoscessi. - Che diavolo ci fai qui?!? – gli chiedo, urlando e puntandogli contro un dito in segno d’accusa, mettendomi poi a guardare Mu, portandomi a debita distanza da lui come se potesse prendere sembianze aliene da un momento all’altro.

No, che non sono pazza! Vorrei vedere voi in questa circostanza!! Ormai mi aspetto di tutto!

-         Reiko, stai bene? – mi chiede Mu, vedendomi portare una mano alla testa, che sta per scoppiarmi, ma non faccio in tempo a rispondergli con una delle mie frasi sadiche elaborate che mi sento… strana.

Lo stomaco sotto sopra, la vista annebbiata e un senso di vertigini mi portano a sbandare per un po’, fino a che non riesco ad appoggiarmi, per caso, da qualche parte. Non appena sento che gli occhi hanno ripreso il controllo della loro principale funzione, li apro… richiudendoli e riaprendoli di nuovo per cercare di capire se ho un’allucinazione.

Non sono più nella sala del tredicesimo tempio! Mi sono teletrasportata!!!























*******************************************************************************************

Angolo dell’autrice…

 

Hola XD Como estas?? (Smettila di rovinarmi l’idioma! ndShura) Ok u__ù *cof cof* Brutto di un capricorno! Cioè… brutto proprio no… è una bestemmia… antipatico, và!

Tornando a noi XD

Ripeto, ancora una volta, GRAZIE.

Grazie a NinfaDellaTerra, roxrox e Snow Fox per aver messo la mia storia tra le preferite ç__ç Non mi aspettavo minimamente che la mia storia potesse piacere a tal punto… merçi u__ù (Ti pregherei di non usare neanche il mio idioma ndCamus). Cavalieri preziosi ò__ò Passiamo alle recensioniste, và, che è meglio!

-         Snow Fox: Ciao!! Altro che Reiko, l’uragano sei tu! XD Mi fa piacere che la storia ti stia piacendo a tal punto da farti esultare quando ti sei accorta che c’era un altro capitolo XD Fammi sapere che ne pensi di questo! ^__^;

-         Manila: Ciao ^__- No, non ho assolutamente intenzione di abbandonare questo progetto… ci sto mettendo molto me stessa in questi capitoli e ho intenzione di portarla avanti e concluderla, quindi puoi stare tranquilla! Grazie per il tuo appoggio! Anch’io spero di “rivederti” presto!;

-         Roxrox: Grazie dei complimenti *__* E non preoccuparti se non riesci a leggere “subito”, io sto qua tanto XD tenero Mu, eh? chissà che ne penserai di questo capitolo… baci!;

-         Sabri92: Mi sono immedesimata molto quando ho descritto Kiki senza cioccolata… perciò ne è venuta fuori una tragedia XD contenta che continui a piacerti!;

-         NinfaDellaTerra: Finirò con l’essere ripetitiva, ma davvero non posso far altro che ringraziarvi tutte, non ho parole ç___ç Grazie per aver deciso di seguirmi, spero non ne rimarrai delusa XD;

-         Ai91: Ahahahahahah! Ma povero Mu! Cosa ti ha fatto?? Dai, dimmelo così magari gli faccio passare un brutto quarto d’ora nella fic ^__^ Anche se avrai già capito che lo passerà comunque… poi fammi sapere se ne sei soddisfatta XD;

-         Mon-chan: Cos’hai da dire del mio senso dell’orientamento? Eh? Eh?? XD Alla fine non è propriamente il senso dell’orientamento semplice… ma il “senso dell’orientamento temporale che fa…*censura*ahahahahah! Amica, contenta che ti piaccia! Spero ti faccia “azzeccare” anche a questa, così come ho fatto con Saiyuki XD Baci!!.

Ringrazio infine tutte le persone che leggono anche senza recensire XD.

 

HOPE87

 

 

 

 

 

 

 

 

  

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Who are you? ***


Friends or Enemies

Who are you ?

 

 

 

Sto saltellando da un paio d’ore in preda all’euforia, cercando, per quanto mi riesca, di non andare a sbattere contro qualcosa. Ma vi rendete conto??? Mi sono teletrasportata!! Datemi un calendario, questo giorno va cerchiato col pennarello rosso!! L’unica cosa… è che non capisco perché sia finita qui… dal momento che non era qui dove volevo finire…

Mi trovo nella casa di Mu, purtroppo non in quella in Jamir, precisamente nella camera in cui mi sono svegliata. Bah… pazienza! Sono già a metà strada per lo meno. Esatto, avete capito, me ne vado! Prima che il “cavaliere d’Athena” si faccia venire la brillante idea di venire a recuperarmi.

Sì, me la svigno, perché ho altre cose da fare piuttosto che farmi prendere per il culo! Anzi, sarebbe il caso che Mu non si faccia vedere per il suo bene…

Nel momento esatto in cui mi sono decisa a scappare da questo manicomio, uno scintillio proveniente dalla sala in fondo all’enorme corridoio che sto percorrendo, ha attirato la mia attenzione. Mi volto verso la sala, cercando di cambiare angolazione per capire se mi sono sbagliata, quando un altro scintillio raggiunge i miei occhi.

La curiosità è tanta, ma il tempo è poco… e se arrivasse qualcuno mentre…?

Ah, al diavolo! Sono curiosa di natura, non riuscirei mai ad uscire fuori di qui senza prima aver capito da dove proviene quello scintillio dorato... non dormirei sogni tranquilli. Mi volto verso l’uscita della casa, ripromettendomi di raggiungerla e varcarla al più presto, prima di mettermi a correre per il corridoio, in direzione della sala.

Raggiunta la soglia mi fermo, spalancando gli occhi e mettendomi ad osservare lo strano affare posto su un piedistallo di marmo al centro dell’enorme stanza.

Ma cos’è???

Sembra essere un… mmm… scrigno? È grande, quadrato e dorato… adornato di strane incisioni in rilievo che sembrano voler richiamare un animale… sembra essere un ariete. Ariete? Com’ è che adesso ho la netta sensazione che quest’affare abbia a che fare con la storia assurda che ho appena ascoltato??

Mi avvicino, con cautela… non so… ma ho come l’impressione che, in un certo senso... Oh cielo… sto impazzendo! Stavo per dire: “Ho come l’impressione che quest’affare sia vivo”. Reiko ricapitoliamo: le armature non ridono, i piedi non parlano e gli scrigni non sono vivi!

Ok, soddisfatta la curiosità, posso anche andarmene.

Ma non faccio in tempo a realizzare il mio intento che un fascio di luce dorato m’investe, costringendomi a voltarmi di nuovo verso lo scrigno. È da lì che proviene la luce... ma…com’è possibile??

Faccio per indietreggiare, intimorita dallo strano fenomeno a cui sto assistendo, quando mi vedo costretta a fermarmi di botto, avvertendo una presenza dietro di me. Merda.

-         Reiko! – esclama Mu, comparso improvvisamente sul ciglio della porta. Ma non comparso nel senso che si sia teletrasportato, anzi… sta affannando… sembra quasi che abbia corso. – Sei qui – constata ricomponendosi, mentre la luce dorata svanisce. Mi volto esterrefatta verso lo scrigno, mentre una mano di Mu si posa sulla mia spalla.

-         Sono le sacre vestigia d’ariete, non temere… - lo sento dire, ma non gli do il tempo di concludere che mi volto di scatto inviperita, liberandomi della sua mano con uno schiaffo e allontanandomi da lui.

-         Non mi toccare… - sibilo, lanciandogli uno sguardo ostile e indietreggiando contemporaneamente. Vedo il suo volto assumere un’espressione sorpresa, trasformandosi poi in un’espressione triste.

-         Reiko… - ritenta lui, avvicinandosi di un passo.

-         Non ti avvicinare! – esclamo, continuando ad indietreggiare, mentre vedo la sua espressione farsi grave. Gran buon attore, non c’è che dire.

I suoi occhi verdi si fissano nei miei, probabilmente per trovare una risposta alle mie azioni.

     -   Non c’è bisogno che tu mi legga la mente, posso dirti tutto quello che penso mio caro Mu… anzi! Io voglio che tu sappia cosa penso! – dico, cercando di moderare il tono nonostante la rabbia stia per esplodere.

Lui rimane in silenzio, le braccia abbandonate lungo i fianchi, l’espressione combattuta tra la sorpresa… e quello che, credo, sia il dispiacere.

Anche se non ho ancora parlato e non ho alzato la voce, la mia aura sta urlando e lui deve averla avvertita chiara e tonda.

Il dispiacere… si sta dispiacendo! Come se ne avesse il diritto!

-         Reiko, lascia che ti spieghi… - ritenta lui, fermandosi da solo quando sente la mia aura ancora più forte.

-         Spiegarmi? Cosa?? Vuoi cercare di rifilarmi un’altra storiella mitologica??? – urlo a quel punto, stringendo i pugni convulsamente.

-         Non è una storiella mitologica – mi risponde prontamente lui. – È la verità - .

-         La verità… cos’è la verità, Mu? Eh?? Come mai di questa verità me ne stai parlando solo adesso, dopo sette anni?!? - .

-         L’ordine dei cavalieri d’Athena è un ordine segreto… - .

-         Segreto – lo interrompo ancora io. – Sì, questo termine non mi è nuovo, sai, conosco una persona che ne ha tanti! -  comincio a blaterare per cercare di sbollire la rabbia.

-         Se avessi potuto te ne avrei parlato… - dice Mu, non facendo caso a quello che ho appena detto. Ma la smettiamo??

-         Mu, in tutti questi anni, sei giunto alla conclusione che sia così idiota? – gli chiedo, senza badare alla freddezza e al cinismo che mi stanno sprizzando da tutti i pori.

-         Non l’ho mai pensato – mi risponde lui prontamente, tenendo testa al mio sguardo.

-         No? E allora come mai stai continuando a sparare stronzate? – gli chiedo, vedendolo a quel punto sospirare.

-         Non ti sto mentendo… non ne avrei motivo adesso che hai incontrato la dea… - mi spiega, e dal tono che ha usato sembra quasi essere arrivato al limite anche lui. Perfetto!! Se non l’hai capito, mio caro Mu, voglio i fuochi d’artificio!!!

-         La dea??? – gli chiedo, spalancando gli occhi e scoppiando in una risata sarcastica. – La dea! Giusto... – continuò, calcando la mano. – Mi stai dicendo che quella… specie di damina con la puzza sotto al naso dai pessimi gusti stilistici sarebbe la tua dea? - .

È a quel punto che Mu chiude gli occhi, aggrottando la fronte in un chiaro segno di nervosismo e rilasciando un’energia immensa… spaventosa... tale da farmi passare per un attimo la voglia di continuare a irritarlo.

Passano minuti, prima che riassorbi la sua energia, minuti terribili e interminabili, nei quali riesco ad avvertire, nitidamente, tutti gli stati d’animo che stanno combattendo dentro di lui, tra i quali spiccano principalmente rabbia, tristezza… e infine anche affetto.

Tutti intorno a me… quasi come se fossi stata risucchiata improvvisamente da un tornado.

Mi sento… svuotata. La mia vena combattiva è stata spazzata via dalla sua… e ne ho paura.

Le mie gambe traballano un attimo, prima di lasciarmi cadere sulle ginocchia.

Lui continua a starsene sul ciglio della porta, immobile, con ancora gli occhi chiusi, incurante dell’effetto che mi ha provocato.

Ma chi è? Chi diavolo è? Possibile che in tutto questo tempo abbia finto di essere un’altra persona? Non riesco a crederlo…

-         Va tutto bene, amico? - .

È un ragazzo dalla stazza enorme a rompere quel silenzio inquietante, entrando velocemente nella sala e ponendosi di fronte a Mu, che, ancora con gli occhi chiusi, si limita, dopo un po’, ad annuire.

     -  Cos’è successo? – chiede un secondo ragazzo appena entrato, dai lunghi capelli leggermente mossi, guardando prima Mu e poi me, chiedendo poi spiegazioni con lo sguardo al ragazzone, che scuote la testa, come a indicargli che non ne sa nulla.

Entra anche una terza persona nella sala, ma, a differenza dei primi due, si limita a starsene in silenzio, prendendo poi ad avvicinarsi a me lentamente.

Non ci faccio caso più di tanto, presa come sono dal cercare di rimanere immobile per tentare di mimetizzarmi con la sala. È inutile descrivere come mi senta... sarebbe uno spreco di energie inutile. Se volete averne solo una minima idea, prendete un coltello e squarciatevi il petto, poi moltiplicate il dolore per tre.

Improvvisamente sento una lieve sensazione di sollievo… e la attribuisco alla sensazione di freddo che sto provando al polso destro.

Mi volto verso il ragazzo che precedentemente ho visto avvicinarsi, notando il suo sguardo serio e assorto concentrato sull’emanazione di quel potere così particolare che sta rilasciando dalla mano sul mio polso.

-         Va meglio? – mi chiede senza guardarmi, allentando appena la presa.

Io mi limito ad annuire, vedendolo poco dopo sollevarsi da terra e raggiungere gli altri sul ciglio della porta.

Sento dei passi affrettati rimbombare nel lungo corridoio della casa… sembra che qualcuno stia correndo in questa direzione.

-         Reiko! – esclama Kiki, scostando appena uno dei ragazzi entrati precedentemente, correndomi poi incontro col volto illuminato dal suo dolce sorriso.

Cielo… me ne ero completamente dimenticata! Gli ho detto di aspettarmi nel negozio di dolciumi e… cavoli! Figurarsi che razza di madre sarei, se questo scricciolo fosse figlio mio!

-         Finalmente! – esclama una volta che mi è arrivato vicino, abbracciandomi, ridestandomi così dallo stato catatonico nel quale ero caduta. Lo abbraccio a mia volta, accarezzandogli la testolina color fuoco con una mano. Invidio i bambini… perché hanno l’abilità innata di trasmettere in modo del tutto spontaneo tenerezza e tranquillità… sensazioni che mi hanno raggiunta subito non appena questo scricciolo adorabile ha pronunciato il mio nome.

-         Ma che hai, non stai bene? – mi chiede poi, prendendomi il volto tra le mani e osservandomelo per scorgerne probabilmente la risposta.

Sia benedetta la tua tenerezza, Kiki

-         Mi dispiace tanto… - dice improvvisamente, intristendosi, senza aspettare che gli risponda, facendomi sussultare. – Ma sta tranquilla! Qui sei al sicuro! Mu e gli altri cavalieri ti aiuteranno a trovare la persona che ha ucciso il maestro! La dea Athena è buona e saggia! Ti darà una mano anche lei… - .

Un momento… è al corrente di tutto?

-         Vero, ragazzi? – chiede subito dopo alle persone che sono alle sue spalle, che gli annuiscono tutti, chi sorridendogli e chi guardandolo teneramente.

-         Visto? – mi chiede esultante, regalandomi un altro sorriso. – Dai, non stare giù – mi dice, alzandosi e afferrandomi una mano, incitandomi a fare lo stesso, al che io, totalmente sconcertata di fronte a tanta innocenza e forza messe insieme, finisco con l’ubbidirgli.

-         Kiki - lo chiama improvvisamente Mu, ricevendo in risposta dal ragazzino un sì con la testa.

-         Adesso scappo! Ci vediamo più tardi! – esclama, sollevando una mano per salutarmi mentre, di corsa, scompare così come è comparso.

Il ragazzo dai capelli mossi scoppia a ridere.

-         Certo che ci sa fare! Tuo fratello ha una strada da latin lover davanti! - esclama, dando una pacca sulla schiena a Mu, sotto lo sguardo di rimprovero del ragazzo che mi ha soccorsa gelandomi il polso.

-         Bene, allora se è tutto a posto noi togliamo il disturbo – dice il ragazzone, lanciando un breve sguardo a Mu, voltandosi poi verso la porta per andarsene, imitato dal ragazzo dal contatto gelido.

-         Voi andate pure avanti – dice il tizio dai capelli mossi. – Io faccio conoscenza con questa dolcezza… - .

Ah… e ti pareva. Ti avverto amico, non è giornata.

-         Milo – lo chiama il ragazzo dallo sguardo serio, afferrandogli un braccio per impedirgli di avvicinarsi a me. – Avrai modo di far conoscenza, adesso non disturbare - .

-         Disturbare? Ma che dici, Camus! Piuttosto mi sembrava scortese non presentarsi a questa bella signorina… in fondo prima è scomparsa così velocemente che non ne abbiamo avuto il tempo – si difende, facendo il simpatico, lanciandomi uno sguardo da tipico marpione che ci sa fare e tendendomi la mano.

-         Reiko – mi presento, stringendogli al volo la mano per farla finita subito. Per incazzarmi ho esaurito tutte le mie energie con Mu, tanto vale abbreviare i tempi per togliermelo dalle scatole.

-         Milo, cavaliere di Scorpio – si presenta lui, con voce sensuale. Cielo… che tipo! – Al tuo servizio… - aggiunge poi, portandosi la mia mano alla bocca e baciandomela senza staccare gli occhi dai miei, mentre alle sue spalle il ragazzone si porta una mano sul viso e il tipo glaciale imposta un’espressione infastidita.

In un’altra occasione avrei già fatto pagare a questo Milo tutta questa sfrontatezza, ma adesso sono troppo stanca per fare qualsiasi cosa. Ritraggo la mano come se nulla fosse successo, degnandolo appena di un sorriso forzato di circostanza.

-         Camus, cavaliere d’Acquario – si presenta subito dopo il tipo glaciale, non appena Milo si è allontanato da me, stringendomi la mano in una morsa più salda e… cavolo! Ghiacciata!!!

-         Aldebaran, cavaliere del Toro – dice al suo turno il ragazzone, inghiottendo con la sua manona la mia manina, che al confronto sta per avere delle crisi esistenziali. Ma, stazza a parte, Aldebaran sembra essere davvero una persona simpatica. – Non badare a quello che ha detto Milo – mi dice, dopo aver mollato la mia mano. – Perdonaci se non ci siamo presentati subito, non era prevista la nostra venuta alla casa dell’Ariete… pensavamo di lasciarti riposare, ci saremmo presentati domani, quando Mu ti avrebbe portata a fare il giro delle case… - .

Il mio sguardo finisce inevitabilmente sull’interpellato, che evita di proposito di guardarmi, incrociando le braccia sul petto e mettendosi a guardare terra.

Domani? Credeva davvero che dopo tutto questo io sarei rimasta ancora qui?

-         Nessun problema – mi affretto a rispondere, per mettere le cose in chiaro. – È stato un bene che ci siamo presentati adesso, dal momento che domani non sarò più qui - .

Gli occhi scuri di Aldebaran si spalancano un po’, sorpresi, mentre Milo lancia un’occhiata interrogativa a Camus, che si limita a guardarmi, senza battere ciglio.

-         Deduco che non gliene hai ancora parlato… - dice Milo a Mu, che adesso ha lo sguardo fisso nel mio.

-         Non me ne ha dato il tempo – risponde, sostenendo il mio sguardo di nuovo ostile.

     -   Parlato di cosa? – taglio corto io, guardandoli poi uno ad uno e aspettando che qualcuno si degni di rispondermi. Aldebaran si porta una mano tra i corti capelli scuri. Sembra imbarazzato, come un bambino che ha appena capito di aver combinato un guaio. - Allora? – chiedo nuovamente, spazientita.

-         La dea Athena è del parere che tu debba stare qui – dice finalmente Mu, spiazzandomi.

-         Come, prego? – gli chiedo, sollevando un sopracciglio per scetticismo. Devo aver sicuramente capito male.

-         Non hai capito male, Reiko – dice una voce purtroppo, ahimè, nota.

Sposto il mio sguardo sulla porta, dal quale è appena entrato il mio simpaticone preferito. Mi sei mancato, Shaka!

-         Perdona l’irruzione, Mu, abbiamo sentito il tuo cosmo espandersi e siamo venuti a vedere se fosse tutto a posto – si scusa il ragazzo entrato insieme a Shaka, guardando poi nella mia direzione.

-         Nessun problema, Aioria – risponde il padrone della casa, spostando poi il suo sguardo sul biondo.

-         C’eravamo già noi, avreste anche potuto non scomodarvi – dice Milo, rivolgendosi a Shaka, con una chiara nota sarcastica nella voce. Qualcosa mi dice che non scorra buon sangue tra di loro, ma questo adesso è il mio ultimo pensiero…

-         Invece credo proprio di aver capito male – dico, ignorando il loro scambio di battute e riprendendo il discorso interrotto, affrontando il biondo.

-         La dea Athena è stata chiara, non devi allontanarti dal santuario, ma questo non potevi saperlo dal momento che sei scomparsa nel bel mezzo della riunione - .

Stringo gli occhi fino a farli diventare due fessure, concentrandomi su quello che ha appena… osato… dirmi quel dannato.

Mi parte una risata isterica che non riesco a fermare. Succede sempre così quando il mio nervosismo arriva al limite. O rido, o salto addosso alla fonte del mio nervosismo e lo uccido.

I “cavalieri” mi guardano stralunati, mentre mi porto le mani allo stomaco per cercare di trattenermi, ma l’azione non ha l’effetto desiderato.

      -  Divertente… davvero divertente… - dico, non appena la crisi di riso mi è passata un po’, asciugandomi delle lacrime ai bordi degli occhi. – Ok… il cabaret è finito? - .

      -  Questo non è un cabaret – mi risponde quel tipo che Mu ha chiamato Aioria.

      -  Invece di risponderle con mezze frasi, le spiegate a questo punto cosa sta succedendo? - interviene improvvisamente Aldebaran, avvicinandosi a Mu e mettendogli una mano su una spalla. L’ho già detto che mi è simpatico Aldebaran, vero?

      -  Reiko… - inizia Mu, avvicinandosi di un passo con l’intento di stabilire un contatto pacifico con me. Non è la prima volta che assiste ad una mia crisi di nervosismo. É stato lui, il più delle volte, a placarmela, ascoltandomi e aiutandomi a risolvere i problemi che mi affligevano. È ironico di come adesso sia diventata lui la causa di questa mia ennesima crisi.

      -  Smettila di pronunciare il mio nome con tanta disinvoltura! Smettila di tentare di calmarmi e dammi per una buona volta delle risposte!!! – gli urlo contro, rovesciandogli addosso una parte della rabbia che mi porto dentro, quando all’improvviso sento un’energia sovrastarmi. La riconosco e mi volto come una belva verso Shaka.

      -  E tu smettila immediatamente di sovrastare la mia aura! – gli urlo, battendo per la rabbia un piede in terra, dando libero sfogo alla mia energia, vedendo poco dopo i presenti tramutare le loro espressioni in sorpresa.

L’arredamento della sala comincia a tremare, sotto lo sguardo sbigottito dei cavalieri, tranne quello di Mu che ha lo sguardo basso e le mani strette a pugno.

Shaka sembra intenzionato a voler intraprendere una sfida tra energie. Bene.

Mi concentro al massimo, dando libero sfogo anche alla psicocinesi, cominciando a far fluttuare per aria i quadri, i candelabri e gli altri oggetti che compongono l’arredamento della sala, mentre il lampadario comincia a roteare, illuminando a intermittenza tutto l’ambiente.

Improvvisamente la temperatura cala di botto, facendomi rabbrividire.

-         La smettete? – chiede Camus, guardando di sbieco me e Shaka, per nulla intimorito e con l’aura ancora ben percepibile.

-         Dolcezza, calmati – mi dice Milo con espressione seria, nonostante l’appellativo che mi ha affibbiato.

-         Calmarmi? Calmarmi??? Quello lì da ordini elargiti da una presunta divinità del cavolo con quel tono altezzoso e arrogante ed io dovrei calmarmi??? – gli sbraito contro, fulminando con lo sguardo Shaka che ancora continua a mantenere quella cazzo di espressione impassibile! Lo vedo aggrottare la fronte, gia sapendo, probabilmente, cosa si sta apprestando a rispondermi, quando decido di precederlo.

-         E prova solamente a dire di portare rispetto alla tua dea che ti ficco un candelabro nel… - ma non riesco a terminare la mia scaricata di finezze che sono costretta a gemere leggermente per il dolore.

Sono stata letteralmente sbattuta al muro. La mia schiena aderisce perfettamente alla parete e i miei piedi non toccano terra…

Sono bloccata dalla psicocinesi di Mu.

-         Basta – mi ordina quest’ultimo, non appena i miei occhi si sono riaperti, affondando nei suoi smeraldi non più dolci, ma severi.

Cerco di fare resistenza con la psicocinesi, provando a muovermi, ma un’orrenda fitta alla testa mi convince a desistere.

-         Basta – mi ripete Mu, scandendo così bene la parola da farmela rimbombare più volte nella mente.

Mi sento male… e non mi riferisco al male fisico…

-         Spero tu sia contento! – esclama improvvisamente Milo, rivolgendosi a Shaka.

-         Cosa stai insinuando? – chiede quest’ultimo al cavaliere di Scorpio, alzando appena un sopracciglio.

-         Perché hai scomodato il tuo di dietro per venire fin qui, Virgo? – gli chiede a sua volta Milo, alterandosi di più.

-         Milo… - cerca di calmarlo, invano, Camus.

-         Volevo accertarmi dell’effettiva esistenza del cosmo di cui si è parlato, Scorpio, dal momento che non abbiamo avuto modo di appurarlo prima, così come ha ordinato di fare la dea - .

-         Innanzitutto a dare l’ ”ordine” è stata Saori – puntualizza il cavaliere dello Scorpione, cercando di mantenere il controllo della voce. – La dea le ha concesso di teletrasportarsi perché ha avvertito lo stress che stava accumulando. – dice, indicandomi. -  E poi non bastava Mu ad accertarsi del cosmo? Dovevi necessariamente accertartene di persona? - .

-         Non è questo il punto… – ribatte infastidito Shaka, ma non ha il tempo di concludere che viene nuovamente attaccato verbalmente da Milo.

-         Allora quel è ? - .

-         Ehi, fatela finita! – s’intromette Aldebaran, ponendosi tra i due, ostruendo così a entrambi la visuale dell’altro.

-         Questa non è la sede per parlare di questo problema, attenderemo di discuterne nella prossima riunione – aggiunge Camus, spalleggiando così il cavaliere del toro.

E in tutto ciò… io quanto conto, dal momento che si sta parlando di me quasi come se non fossi presente e si sta disponendo della mia presenza come meglio piace?

Ho un groppo in gola incredibile… ma non voglio piangere… non di fronte a loro… non di fronte a lui.

Mi sento scivolare lentamente lungo la parete fino a toccare terra, acquisendo di nuovo la padronanza delle mie azioni, permettendomi così di rannicchiarmi quanto più possibile, quasi in posizione fetale, in modo da nascondere quasi completamente il volto tra le ginocchia e di avvolgermi quest’ultime con le braccia.

Mi scivola una lacrima sul viso… e poi un’altra, e un’altra ancora… fino a che il mio corpo non viene scosso da violenti singhiozzi.

Mi afferro i capelli, tirandomeli per provocarmi dolore e impormi un po’ di autocontrollo, ma inutilmente.

Nella sala cala il silenzio.

      -  Grandioso, l’abbiamo spaventata! – esclama Milo palesemente irritato, dandomi la schiena e portandosi le mani tra i capelli in un gesto probabilmente di stizza.

Sento qualcuno avvicinarsi a me e accarezzarmi la testa.

Mi ritraggo di scatto, sollevando di poco lo sguardo per capire, a stento, attraverso le lacrime, che si tratta di Aioria.

    -   Non devi avere paura, non vogliamo farti del male – mi dice, facendo trasparire dai suoi occhi di un verde intenso tutto il suo appoggio, riprendendo ad accarezzarmi la testa, non sbilanciandosi più di tanto, quando mi vede piangere di nuovo.

-         IO DI TE MI FIDAVO!!! – urlo senza più ritegno verso Mu, ignorando Aioria e scostandomi da lui, rialzandomi e lasciando libere le lacrime di bagnarmi il viso. – CHI SEI??? – inveisco di nuovo, avanzando un po’ verso di lui, vedendo Camus abbassare lo sguardo, voltarsi e uscire dalla stanza.  – CHI DIAVOLO SEI??? – urlo ancora, raggiungendolo e tirandogli un pugno dalla potenza ridicola contro il petto, senza, infatti, sbilanciarlo di un millimetro, mentre Aioria, Aldebaran e Milo seguono l’esempio di Camus. Shaka li imita subito dopo, tentennando appena, prima di abbandonare la sala, mentre io continuo a tirare pugni contro Mu, senza che lui reagisca.

Ad ogni colpo che va a segno mi sento, assurdamente, più leggera.

Sono sicura di non stargli facendo male, eppure, nonostante tutto, mi sento presa da un terribile senso di colpa.

Infine mi fermo, senza più forze, ne di picchiarlo ne di piangere, poggiando, nonostante tutto, la testa contro il suo ampio petto, ed è allora che sento le sue braccia avvolgermi in una salda presa, circondandomi la schiena con fare protettivo, mentre la sua testa raggiunge la mia.

-         Perché mi fai questo? Cosa ti ho fatto? – gli chiedo con ancora la voce rotta dal pianto, avvertendo la sua stretta farsi più salda.

-         Nulla, Reiko… tu non hai fatto nulla! Hai solo avuto la sventura di nascere sotto un cielo caotico… - mi risponde, confondendomi ancora di più.

-         Reiko… c’è un motivo preciso per cui il maestro Nonomura è stato ucciso… così come c’è un motivo per cui ti ho condotta qua… - continua a spiegarmi, senza allentare la presa, probabilmente per impedirmi di ergere altre difese come ho fatto fin’ora. – Tu possiedi un cosmo, una forma di energia particolare differente da quella che sei abituata a chiamare aura, che manifesti in rari momenti… come prima, ad esempio, quando stavi cercando di difenderti da Shaka… lui ti ha provocata per metterti alla prova - .

E quello stronzo doveva per forza farmi esplodere in quel modo?

Mu sorride, probabilmente perché ha avvertito il pensiero che ho rivolto al cavaliere ossigenato… vuoi vedere che non sono l’unica a cui sta sulle palle?

-         Il motivo per cui ti ho condotta al tredicesimo tempio è lo stesso, lady Saori ha voluto incontrarti per verificare se possedessi un cosmo… particolare - .

Particolare?

-         E tutto questo cos’ha a che fare col maestro Shin? – trovo la forza di chiedergli.

Lo sento sospirare, prima di riprendere a parlare.

-         Il maestro Shin, dal primo momento che ti ha preso con se… si è accorto di quanto tu fossi particolare… e più volte si è trovato ad avere a che fare con persone che sapevano altrettanto, avanzando delle pretese sul tuo conto che lui si è sempre rifiutato di assecondare… addestrandoti a tal punto da renderti in grado di saperti difendere da sola in futuro, nel caso fosse servito… - .

Persone che hanno avanzato delle pretese sul mio conto… ? Sapevo di essere stata raccolta dal maestro Shin che ero ancora in fasce, ricevendo in seguito il suo nome di famiglia… ma non sapevo che delle persone fossero venute a reclamarmi… il maestro non me ne ha mai parlato…

-         Per questo ti ha mandata anche da me… affinché t’insegnassi a saperti difendere anche con la psicocinesi oltre che con le arti marziali… - .

Una difesa mentale oltre che una difesa fisica… il maestro aveva pensato ad ogni evenienza… ed io ho sempre e solo pensato che fossero esercizi fini a se stessi, senza alcuna effettiva utilità. Quanto sono stata ingenua…

Ancora non comprendo il collegamento con la dea, comunque.

-         Athena è la dea della giustizia, Reiko – mi dice, rispondendo al mio pensiero. – E chiunque trami nell’ombra arrivando a spargere sangue per entrare in possesso di un potere particolare, mira inevitabilmente ad andarle contro, com’ è già capitato in passato. - .

Cielo caotico aveva detto? Cielo di merda, intendeva dire!!!

-         Per questo Lady Saori ha espresso il desiderio che tu rimanga al santuario, per il tuo bene, perché saresti al sicuro, e per permettere a noi cavalieri di studiare meglio la situazione e prepararci ad un eventuale attacco - .

Ha “espresso il desiderio” ? Mi era sembrato di capire, piuttosto, che lo avesse ordinato, la bomboniera!

-         Non lasciare al tuo orgoglio di giudicarla subito, non hai avuto modo di conoscerla – mi dice, sorridendo appena.

Seh… per quel che ho visto potrei farle già la radiografia… ehi!! Orgoglio???

-         E allora dimmi – dice, separandosi da me, afferrandomi le spalle e guardandomi negli occhi. – Cos’è stato a far nascere tutto quell’astio nei miei confronti? - .

Ma è possibile che dopo un discorso così logico e intelligente, debba perdersi in un bicchier d’acqua così??

-         La paura di aver perso un amico? – mi chiede, avvicinandosi un po’ alla realtà dei fatti.

-         La paura di non averlo mai avuto – gli rispondo, prendendo a fissarlo con la stessa intensità con cui mi sta fissando lui. – La paura di aver avuto a che fare con un estraneo in questi sette anni, che si è solo finto mio amico per doppi fini… - aggiungo, vedendo la sua espressione farsi triste.

-         Non era mia intenzione… - dice, abbassando lo sguardo e lasciandomi le spalle.

-         Adesso lo so – gli rispondo prontamente io, afferrandogli le spalle come lui ha fatto con me. – E ti chiedo scusa… per aver dubitato - .

Lo vedo sorridere e gli regalo un sorriso anch’io.

-         Ho un solo favore da chiederti per tutta la durata di questa… bizzarra e assurda avventura… - gli dico, attirando così la sua attenzione. - Tienimi alla larga Shaka – concludo, vedendolo trattenere una risata.

-         Non essere così dura nei suoi confronti… - mi dice lui, ma io lo interrompo, prima che il fumo mi esca dalle orecchie.

-         Eh no! Se con la reincarnazione della dea devo mettere da parte l’orgoglio, con Shaka devo mettere da parte il fegato roso in una vita intera!! Non posso assicurarti di riuscirci… - .

-         Promettimi almeno di provarci – mi chiede nel suo solito tono gentile, sorridendomi. Come faccio a dirgli di no dopo una giornataccia simile? Sono perfino riuscita, dopo sette anni, a fargli perdere la pazienza! Questa almeno gliela devo.

Sospiro rassegnata, chiudendo gli occhi ed annuendo, vedendolo poi dopo sorridere di nuovo. Mi propone di mettere qualcosa sotto i denti ed io annuisco, e con piacere anche, dal momento che il mio stomaco è vuoto da stamattina!, seguendolo, facendomi condurre lungo quel corridoio infinito.

-         A parte Shaka – dico, mentre ci dirigiamo verso un’altra sala – Chissà che avranno pensato i tuoi amici… -.

Mu si gira per osservarmi… non deve aver capito a cosa mi riferisco.

-         Se dovessi rincontrarli armati di camicia di forza non mi sorprenderei… - aggiungo, sentendolo ridere appena.

-         I cavalieri presenti stasera hanno compreso la situazione, Reiko… l’idea che ho di loro m’impedisce di credere che possano essersi fatti un giudizio su di te valutandoti in un momento di confusione e disorientamento - .

Opinione a parte, caro Mu, la figura di merda l’ho fatta. E grossa anche. E davanti a degli uominiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!! A cosa mi sono ridotta!!!

-         Ah, ma quel Milo – attacco di nuovo, ricordandomi di un particolare. -  Cosa intendeva quando ha detto che la dea “mi aveva concesso di teletrasportarmi” eccetera eccetera… - .

-         Esattamente quello che ha detto – mi risponde lui, facendomi venire una gran voglia di spaccarmi la testa contro una di queste colonne che fanno da abbellimento al corridoio per la poca chiarezza che sta usando contro la mia mente risentita.

-         Ossia? – gli chiedo cordialmente, trattenendomi dall’istinto suicida.

-         Che nel santuario di Athena non ci si può teletrasportare… la dea lo ha concesso a me per portarti seduta stante da lei, per poter appurare la reale attendibilità del suo dubbio, e a te, per allontanarti quando ne hai sentito il bisogno, comprendendo il tuo stato d’animo, per scusarsi, in un certo senso, per averti sottoposta ad un tale stress… - .

La mia mente sta facendo non poca fatica per comprendere quella risposta… forse perché semplicemente si rifiuta di accettare ciò che ne ha dedotto.

-         Questo significa che… è grazie alla dea… se mi sono… -.

-         Esatto - .

NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!


















*******************************************************************************************

Angolo dell’autrice…

E anche questo è andato ^__^ Noto con piacere che la storia è seguita! Grazie fedeli lettori *__*

 

Ora… prima di fare ringraziamenti vari, voglio aggiungere delle piccole note prima che me ne dimentichi come mi è già capitato di fare nel precedente capitolo u__ù  

L’ambientazione. La storia si svolge dopo i fatti di Hades e tutti i cavalieri d’oro sono tornati in vita… ora… quest’ultima nota (cioè che i cavalieri d’oro siano tutti ritornati in vita) non so quanto possa essere influente dal momento che non ho ancora avuto modo di vedere tutta la serie Hades… ad ogni modo sappiate che saranno presenti tutti i Gold Saints ^__^

 

Grazie a YamaMaxwell e RedStar12 per aver aggiunto la mia storia tra le preferite *__*

 

Ora passiamo ai recensionisti XD:

-         Gufo_Tave : Mea culpa ç__ç Chiedo venia ç___ç Con tutto il rispetto per Kurumada sensei… ma me ne ero completamente dimenticata!!! Pensa che quando me ne sono accorta la mia espressione è diventata uguale al soggetto dell’urlo di Munch! Ma non mi sembrava molto coerente modificare il capitolo dopo averlo già pubblicato (correndo il rischio di confondere chi il capitolo lo avesse già letto), considerando soprattutto che fin dall’inizio, indipendentemente dal fatto che me ne fossi dimenticata o meno, avevo intenzione di far usare il teletrasporto al santuario solo in quel capitolo, e credo che in quest’ultimo si sia capito. Ad ogni modo grazie mille per avermi fatto notare l’errore u__ù Spero di rileggerti presto ^__^ Ciao! ;

-         Sabri92 : Contenta che anche lo scorso capitolo ti sia piaciuto e che ti sia dispiaciuta per la morte del maestro Shin ç___ç Ci vorrà un po’ di tempo prima che la matassa venga sbrogliata… Grazie ancora! ;

-         NinfaDellaTerra : Ogni volta che leggo una tua recensione mi commuovo ç___ç Graziegraziegraziegraziegrazie!!! Spero che anche questo capitolo ti piaccia, nonostante, lo ammetto, sia un tantino “pesante” >__< Baci! ;

-         Mon_chan : Fantastico che mi fai pubblicità anche all’altra fan fiction XD Sono contenta che ti sia piaciuto… nonostante sia stato un tantino strappalacrime XD alla prossima, amica! ;

-         Snow Fox : Credo che Kurumada abbia creato la Kido col chiaro intento di farla prendere in giro XD Chissà che Reiko non le faccia notare che il suo abbigliamento è.. come dire… un po’ “retrò” XD Ti consiglio di procurarti carta e penna e segnarti ogni qual volta Reiko farà una figuraccia, perché non capiterà raramente XD spero alla prossima! ;

-         Roxrox : Mmmm… non so se gli elefanti siano pazienti, ma comunque mi hai fatta morire dal ridere XD Come vedi in questo capitolo Mu ha perso un po’ della sua pazienza elefantesca (??)… curioso di come sia piaciuta la scena nel vicolo XD non sei stata l’unica a cui sia piaciuta ^__^ Grazie mille! ;

-         YamaMaxwell : Tu invece sei stata conquistata dai punti interrogativi che ballano… ahahahahah! XD Non sopporti la Kido? Guarda che qui c’è un fan club anti Saori, hai di che esserne soddisfatta *___* Grazie sensei, alla prossima!.

 

Volevo infine ringraziare, come sempre, tutte le persone che leggono anche senza commentare ^__^

 

HOPE87

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** Around the temples (Part one) ***


No

Around the temples (Part one)

 

 

 

 

No. Vi prego gli uccellini, no.

Mi giro su un lato, volgendo le spalle alla finestra, sperando che così facendo quel loro dannatissimo cinguettare mi giunga meno fastidioso. Ci ho messo così tanto ad addormentarmi ieri sera! E non ho fatto nemmeno sogni tranquilli… ho sognato Shaka che mi costringeva ad indossare degli abiti simili a quelli della Kido.

Già, terrificante. Capirete quindi perché vorrei starmene un altro po’ a letto… ma sembra che gli amici pennuti non siano dello stesso avviso.

Sollevo la testa di scatto, lanciando loro un’occhiata truce, che sembra intimorirli perché non appena lo faccio si ammutoliscono, e cambio nuovamente posizione, mettendomi a pancia sotto. Non appena, però, poggio la testa sul cuscino, riprende la snervante sinfonia, alla quale sembra essersi aggiunto un altro aspirante suicida.

-         Ok dannati volatili, volete la guerra?!? – dico improvvisamente, stufa, sollevandomi e lanciando il cuscino verso i pennuti, quando la porta della stanza si apre di scatto ed io mi trovo di colpo lo scricciolo sulla pancia.

-         BUONGIORNO!!! – esclama abbracciandomi, costringendomi a distendermi di nuovo per l’irruenza con la quale mi si è lanciato addosso.

-         Buongiorno anche a te, scricciolo! – gli rispondo schioccandogli un bacio sulla guancia e sollevandomi con lui ancora addosso, quando lo vedo farsi serio e voltarsi verso la finestra.

-         Parlavi con gli uccellini? – mi chiede, rivolgendomi uno sguardo confuso, reclinando un po’ la testa su un lato.

Scoppio a ridere. Ha una faccia troppo buffa.

-         Ci litigavo, mi hanno svegliata – gli dico poi, annuendo e imbronciando il viso, fingendomi arrabbiata, facendolo poi scoppiare a ridere a sua volta.

-         Mi sa che ci litigherai tutti i giorni allora, perché vengono sempre – mi risponde Kiki, con fare saccente.

Ma che bella notizia.

Scendo finalmente dal letto, sollevo le braccia  e mi stiracchio, concludendo poi con un bello sbadiglio tipico da orso uscito dal letargo. Mi dirigo poi verso il bagno, mentre lo scricciolo si stende sul letto, a pancia sotto, poggiando la testa sulle mani e vedendomi scomparire dietro la porta di legno.

Mi avvicino cautamente allo specchio, preparandomi psicologicamente allo spettacolo horror a cui assisteranno a breve i miei occhi… sorprendendomi tantissimo quando noto di non avere nemmeno l’ombra di un’occhiaia. Sarà stato merito del letto… Shaka e Saori a parte, quel sonno è stato davvero rigenerante… mi è servito. Ora sarà meglio che rigeneri lo stomaco però, dai brontolii che sta emettendo presumo stia protestando per la fame. Esco dal bagno, vedendo lo scricciolo, con lo sguardo rivolto oltre la finestra, voltarsi, sorridermi e avviarsi alla porta.

-         Hai fame? – mi chiede.

-         Altro che! – esclamo io, portandomi una mano sulla pancia. – Non senti come si lamenta? – gli chiedo, facendolo ridere.

-         Vieni, allora! – dice, sorridendomi e conducendomi attraverso l’enorme corridoio. I miei piedi aderiscono al marmo perfettamente e, passo dopo passo, riesco a goderne a pieno la frescuria, facendo vagare lo sguardo di qua e di la, sulle pareti chiare, sulle colonne sulle quali avrei voluto sbattere la testa la sera prima, sulle innumerevoli porte ad arco che conducono verso altre innumerevoli stanze. È incredibile… non sono mai stata in un’abitazione tanto grande… così come non ho mai visto un così grande tavolo imbandito!

-         Eccoci qui! – esclama Kiki non appena entriamo in un’enorme sala al cui centro troneggia un’enorme tavola lunga e rettangolare imbandita di ogni tipo di prelibatezza che il palato possa immaginare e desiderare!!

Frutta, croissants, crostate, torte, dolci vari, teiere contenenti varie bevande… il paradiso!!!!

-         Fa pure colazione – mi dice improvvisamente Kiki, mentre i miei occhi brillano ancora per l’emozione, distraendomi dall’ardua scelta che mi vede optare prima per la crostata a cioccolata e dopo per il pane tostato con burro e marmellata, o viceversa.

-         Dove vai? – gli chiedo curiosa, vedendolo avviarsi verso l’uscita.

-         Ad allenarmi – mi risponde, voltandosi e sorridendomi. – Tra poco Mu sarà qui per portarti a fare il giro delle case – mi avvisa, ricordandomi dei programmi della giornata che mi erano sfuggiti. – Ci vediamo più tardi! – mi dice infine, mettendosi a correre fuori dalla sala, lasciandomi sola.

Il mio sguardo si posa di nuovo sul banchetto… che differenza con la dispensa vuota nello Jamir!

Proprio quando mi sono decisa ad afferrare la mia prima vittima commestibile, vedo entrare una delle inservienti che ieri sera ci hanno servito la cena, così la mia mano si sposta inevitabilmente sull’uva del vassoio accanto a quello della crostata a cioccolata, staccandone un chicco.

Non è il caso che dimostri la mia avidità a degli sconosciuti, non voglio farmi subito riconoscere.

-         Buongiorno! – mi dice la donna, dall’aspetto basso e robusto, sorridendomi e affrettandosi ad attraversare la sala per entrare in un’altra collegata a questa da una delle porte ad arco.

-         ‘giorno… - rispondo appena, venendo colta alla sprovvista, sorridendo a mia volta innocentemente come a spiegare “no-non-mi-stavo-avventando-sulla-crostata”, portandomi poi il chicco d’uva bianca alla bocca e dandogli un leggero morso, dividendolo a metà e masticandolo lentamente.

Non appena la vedo scomparire attraverso la porta ad arco, ingoio anche l’altra metà del chicco, senza curarmi di masticarla, e afferro una fetta di crostata a cioccolato già tagliata, portandomela subito alla bocca, mordendola… e perdendomi nelle sensazioni che scaturiscono da quel contatto…

Io adoro la cioccolata… riesce a trasmettermi un’assuefazione impressionante.

un altro morso, masticando lentamente per prolungare questa valanga di piacevoli sensazioni gustative, chiudendo gli occhi per amplificare il tutto… accorgendomi così troppo tardi di un’altra presenza nella sala.

-         Buongiorno – sento dirmi dalla voce pacate e gentile di Mu, costringendomi ad aprire di scatto gli occhi e a ingoiare velocemente il pezzo che stavo tanto accuratamente gustando.

-         Ciao! – esclamo euforica, voltandomi sorridente… quando la mia espressione muta di punto in bianco, trasformandosi in puro stupore.

Mu indossa una di quelle armature d’oro che ho visto la mattina prima nella sala del tredicesimo tempio.

Rimango imbambolata, con la mano che regge la crostata sospesa a mezz’aria e lo sguardo fisso su di lui. É… incredibile. Un conto è vedere una cosa simile indossata da qualcun altro… e un conto vederla indossata da Mu, che sono abituata a vedere con addosso semplici abiti tibetani. É… difficile da spiegare… è come vedere un’altra persona…

Nonostante il suo viso sia sempre lo stesso, mite e gentile, per niente diverso dal solito, quell’armatura riesce a dargli un tono di unicità e magnificenza… che non sarei mai riuscita ad affibbiargli in altre occasioni.

Perfino il portamento… sembra essere più regale. Il busto dritto, il mento alto… il braccio destro a reggere l’elmo tra la mano e il fianco…

Poggio il pezzo rimanente di crostata sul tavolo, senza staccare gli occhi da lui e senza, allo stesso tempo, guardarlo, non sapendo cosa possa star pensando a vedermi così stralunata, e prendo ad avvicinarmi.

Arrivatagli proprio di fronte, poso il mio sguardo sul braccio sinistro, protetto da un guantale che parte dal bicipite e arriva alla mano, fasciandogliela. Senza pensarci due volte, sollevo una mano e ne poggio il palmo sopra, facendolo scorrere per tutta la sua lunghezza. Faccio lo stesso con la parte che gli protegge il busto, prendendo ad accarezzargli i pettorali scolpiti nel metallo, sempre più affascinata da tutte quelle rifiniture… completamente ipnotizzata da tutti quei giochi di luce che emanano al contatto coi raggi del sole, che filtrano dalla finestra aperta.

L’ipnosi si spezza quando sento un rumore provenire alla mia destra. Io e Mu voltiamo la testa nello stesso momento, vedendo l’inserviente di prima raccogliere impacciata un vassoio da terra e arrossire.

-         Scu-scusatemi! – esclama balbettando, con lo sguardo rivolto su di noi, portandosi poi il vassoio a nascondersi parte del volto in fiamme e uscendo di corsa dalla sala.

Ripercorro il tragitto del suo sguardo… capendo il motivo del suo comportamento non appena scorgo la mia mano ancora sui pettorali di Mu. Senza contare che sono in pigiama, con una spalla scoperta per via del largo collo della maglia e sono a pochi millimetri da lui. Situazione più ambigua di questa!

Ritraggo la mano di scatto, allontanandomi a mia volta di un passo da lui, abbassando poi lo sguardo imbarazzata.

-         Scu-scusa… - balbetto, sollevando lo sguardo senza però avere il coraggio d’incontrare i suoi occhi. – È che… non… non ti avevo mai visto così… - .

Yeah!!! Qualcuno traduce ciò che ho appena detto per favore??

-         È… strano vederti… - ritento, fallendo di nuovo miseramente.

Grandioso come riesca a tirar fuori delle situazioni imbarazzanti dal niente. Complimenti, Reiko! Però…

Non resisto… e improvvisamente inizio a ridere. Prima silenziosamente, poi più rumorosamente, portandomi una mano alla bocca e abbassando la testa per non far riecheggiare la risata che sto cercando di trattenere, tanto che mi vengono le lacrime agli occhi per lo sforzo.

Mi volto verso il punto in cui l’inserviente ha fatto cadere il vassoio… ripenso alla sua faccia e scoppio a ridere di nuovo, sotto lo sguardo sbigottito di Mu.

-         Mi dispiace… - riesco a dire, mentre mi asciugo gli angoli degli occhi con un dito. – Non volevo farle credere… chissà che! – concludo, riprendendo a ridere, ancora più sonoramente non appena vedo, questa volta, il volto di Mu andare in fiamme e volgere lo sguardo su un punto a caso del soffitto.

Avrà anche l’armatura d’oro… ma non credo che questa possa ripararlo dall’imbarazzo tipico del suo carattere.

-         Ok… la smetto – dico, imponendomi di non ridere più e sollevando i palmi per indicare l’atto di arresa. – Queste sono… le sacre vestigia d’ariete? – gli chiedo, per cambiare discorso.

Lui annuisce, sorridendomi appena, ma si vede lontano un miglio che è ancora imbarazzato.

-         Molto belle… - continuo, abbassando lo sguardo non appena mi rendo conto di aver detto l’ennesima cosa ambigua.

-         Sei riuscita a riposare? – mi chiede improvvisamente lui, rompendo nuovamente il silenzio e cambiando discorso.

-         Oh, altro che! – gli rispondo prontamente, cogliendo la palla al balzo per uscire dall’ennesima situazione imbarazzante. – Ho dormito benissimo! – dico, tralasciando il particolare dell’incubo e la lotta mattutina coi volatili.

Lui mi sorride, soffermandosi poi sul pigiama che indosso e sulla tavola alle mie spalle.

-         Mi sono svegliata da poco… se non fosse stato per lo scricciolo avrei continuato a dormire! – mi giustifico… e non so nemmeno perché lo faccio, dal momento che non mi ha chiesto nulla.

-         Nessun problema – mi risponde infatti lui, sorridendomi. – Finisci di far colazione, così ti accompagno a conoscere gli altri cavalieri -.

Annuisco, diventando improvvisamente nervosa.

Altri cavalieri. Altra gente importante che vive in case simili a questa e che indossa armature d’oro. Discorso contorto, lo so… è solo che mi sento come… una formica in un campo di elefanti. Perfino Mu mi mette soggezione.

Dannazione… i miei pensieri devono essergli arrivati, perché adesso ha spalancato gli occhi e mi sta fissando con espressione interrogativa.

Mi costringo a sorridere per rassicurarlo, scuotendo la testa come a dirgli di lasciar perdere.

-         Ritorno alla mia crostata, allora! – esclamo non appena lo vedo aprire la bocca per dire qualcosa, voltandomi, sedendomi a tavola e riprendendo a mangiare come se niente fosse.

Non devo averlo convinto, perché lo sento abbandonare la sala solo un attimo dopo. In compenso non ha detto nulla.

Lascio andare di nuovo il pezzo di crostata che sto cercando di finire dalla prima volta che l’ho agguantato, abbandonandomi sullo schienale della sedia, portandomi una mano al volto e chiudendo gli occhi.

E chi viene nuovamente a rompere le scatole? I pennuti! Sentendo il classico “cipcip” mi volto verso la finestra, vedendone uno poggiato sul davanzale, dall’aria curiosa. Ovvio… chi non sarebbe stato attirato da tutto questo ben di dio?

Come immaginavo, vedo il pennuto saltellare verso l’estremità del davanzale, pronto probabilmente a decollare e atterrare sul tavolo.

-         Non ci provare! – esclamo, afferrando una mela e facendo il gesto di lanciargliela. Lui piega la testolina su un lato, facendo un saltello all’indietro e osservandomi.

-         Hai capito bene! – continuo, minacciandolo. – Tu e i tuoi amichetti vi siete divertiti stamattina? - . Quando lo vedo rifarsi avanti, raggiungendo nuovamente l’estremità del davanzale saltellando, gli lancio la mela, facendola volare fuori la finestra e facendolo scappare. Ben gli sta. Mai infastidire Reiko Nonomura!

-         Ahi! - .

Oh, cavolo.

-         Ma che… - sento dire da un’altra voce.

-         Una mela! - . Una terza voce.

-         Ti sei fatto male, Seiya? - . E una quarta. Perfetto, sono riuscita di nuovo a fare danni!

-         Che accoglienza! – esclama la prima voce che si è lamentata. – Da quando il Grande Mu si è dato al lancio della mela? - .

Doveva essere una battuta? Ehi!!! Un momento… ha detto…

-         Grande Mu!!! – urla di nuovo quello che ho colpito.

Conosce Mu???

-         Ah… buongiorno cavalieri – risponde il chiamato in causa.

Cavalieri??? ALTRI cavalieri??

Mi avvicino di più alla finestra, abbassandomi e gattonando fino a raggiungerla per sentire meglio. Dai diversi “Da quanto tempo” e vari convenevoli simili deduco che siano vecchie conoscenze di Mu.

     -   Come mai dalla tua casa escono mele? – chiede di nuovo il tizio che ho colpito.

-         Mele? – sento chiedere da Mu.

-         Sì, ne è arrivata una da quella finestra – .

Merda, merda, merda.

Ok… tanto non posso stare qui in eterno…

Mi sollevo, tossicchiando appena per attirare la loro attenzione e mi trovo cinque paia d’occhi puntati addosso.

-         Ehm… salve – alzo la mano a mò di saluto, sorridendo. – Chi ho colpito? – chiedo subito dopo, cercando d’ignorare lo sguardo divertito di Mu, concentrandomi sui quattro ragazzi che mi guardano come se avessi un terzo occhio sulla fronte.

Dopo un po’ un ragazzo dalla maglia rossa con le maniche arrotolate fino sopra le spalle, alza una mano, continuando a fissarmi confuso.

-         Scusami! – gli dico, congiungendo i palmi delle mani a mò di preghiera. – Non era mia intenzione! - . Poi mi rivolgo a Mu.

-         Vengo subito – gli dico, ignorando ancora una volta il suo sguardo divertito e ritornando velocemente dentro, correndo verso la camera nella quale ho dormito per cambiarmi. Corro in bagno, mi do una rinfrescata e corro alla mia borsa, estraendone al volo un paio di pantaloni elasticizzati neri e una canotta rosa, infilandomeli alla velocità della luce così come le scarpe da ginnastica nere. un colpo in avanti con la testa e mi passo una mano tra i capelli ribelli ricci, ridando poi un altro colpo, questa volta indietro, per disciplinarli. Cosa inutile dal momento che i miei capelli non sanno neanche lontanamente cosa sia la disciplina… infine corro a perdifiato verso la porta d’ingresso della casa, facendo riecheggiare i miei passi lungo tutto il corridoio, arrivando in breve all’esterno e raggiungendo Mu ai piedi della scalinata, trovandomi di fronte ai ragazzi, notando che della mela lanciata al ragazzo dalla maglia rossa è ormai rimasto quasi solo il torsolo.

-         Eccoti qui – mi fa il tizio che ho colpito, con la bocca piena.

-         Eccomi qui… - ripeto io, cercando di distogliere lo sguardo dal suo modo di mangiare e articolare le parole, spostando lo sguardo su Mu che mi ha portato una mano sulla spalla.

-         Lei è Reiko – mi presenta Mu. 

-         Salve – dico, stringendo ad ognuno di loro la mano.

-         Seiya – si presenta il divoratore di mele, allungandomi la mano fortunatamente pulita.

-         Shun – si presenta il ragazzo dagli occhi verdi, regalandomi un sorriso meraviglioso, che riesce a trasmettermi tanta positività.

-         Shiryu - . È la volta di un ragazzo dai lunghi capelli neri. Dove ho già sentito il suo nome… ?

-         Hyoga - . Cavoli… questo qui potrebbe far concorrenza a Camus in quanto a stretta gelida! Perfino lo sguardo è molto simile… se non fosse biondo potrei scambiarlo tranquillamente per il cavaliere che ho conosciuto ieri.

-         È la tua ragazza? – chiede improvvisamente Seiya a Mu con nonchalance, addentando nuovamente la mela. E che possa strozzarsi!

Non mi volto nemmeno verso Mu, conosco fin troppo bene la tonalità che acquisisce il suo volto nelle situazioni imbarazzanti. Tonalità che deve aver acquisito anche adesso, visto che il ragazzo dai capelli lunghi lancia un’occhiata ammonitrice al compagno.

-         Seiya! – lo riprende.

-         Che c’è? – gli chiede il genio, facendogli chiudere gli occhi per disperazione, mentre Shun li spalanca e Hyoga ciondola la testa visibilmente imbarazzato.

-         No, Seiya – gli risponde Mu con mia somma sorpresa. – Reiko è un’amica che starà qui al santuario per un determinato periodo di tempo e che ospiterò - .

-         Ok… - fa lui con la stessa nonchalance di prima, lanciando il torsolo della mela alle sue spalle. Un vero signore, non c’è che dire.

-         Il giro per le case? – chiedo a quel punto a Mu, impaziente di allontanarmi da quell’essere, prima di trovarmi a stringergli il collo col preciso intento di farlo fuori.

Mu annuisce, voltandosi appena per allontanarsi.

-         Potete passare, cavalieri – dice ai ragazzi prima di avviarsi verso la scalinata, seguito a ruota da me. Prima di sparire all’interno della casa, mi volto verso di loro e li saluto con una mano.

-         Aspetta, Grande Mu! - .

Lo strozzo. Giuro che lo strozzo.

-         Fate il giro delle case? – chiede Seiya a Mu, ricevendo da quest’ultimo un cenno di assenso con la testa.

-         Beh, dal momento che le tappe sono quelle, saliamo con voi! – esclama, girandosi poi verso i compagni e facendo loro il gesto di raggiungerci.

Mentre arrivano, Mu si volta verso di me e mi sorride.

-         Pronta? – mi chiede.

-         Insomma… - gli rispondo sinceramente, guadagnandomi un suo sguardo divertito.

-         Rilassati… - mi consiglia, riprendendo a camminare non appena i ragazzi ci hanno raggiunti.

“Rilassati”. Più facile a dirlo che a farlo…senza contare le innumerevoli scale che ci separano solo dalla seconda casa!

-         Per curiosità… quante scale sono in tutto? – chiedo a Mu, vedendolo sorridere divertito.

-         Tante – si limita a rispondermi lui beffardo, facendomi cadere in depressione. Forse se riesco a sentirmi particolarmente male, la dea mi concederà di teletrasportarmi di nuovo…

-         Non credo – mi risponde prontamente Mu, leggendomi nel pensiero, continuando a sorridere divertito.

Sbuffo sconsolata, sentendo raggiungermi da qualcuno.

-         Già stanca? – mi chiede Seiya, irritandomi ancora di più.

-         No – mi limito a rispondergli, senza neanche guardarlo, concentrandomi sulle scale per non capitombolare e travolgere i ragazzi dietro di me. Ci fosse stato lui dietro di me mi sarei lasciata cadere a posta.

-         Effettivamente per una ragazza non deve essere facile - .

Se sentite un rumore acuto e ripetitivo non preoccupatevi. È appena scattato l’allarme del “superamento-soglia-di-tolleranza”.

Vedo Mu voltarsi velocemente verso di me con sguardo preoccupato.

-         Per una ragazza? - chiedo appena, elaborando uno dei tanti modi per attuare vendette e schiaffi morali nei suoi confronti.

-         Se dovessi stancarti non farti problemi, ti porto in braccio! - .

Lui fa cosa… ?

-         Seiya – sento dire improvvisamente da Mu, che deve avermi letto nel pensiero tutti i modi che ho pensato per ucciderlo. – Reiko è perfettamente in grado… - .

-         Caspita! – interrompo Mu, rivolgendo a Seiya uno dei miei migliori sguardi finti ammirevoli perfettamente credibili. – che cavaliere! – lo lusingo, sbattendo le ciglia amorevolmente come farebbe una perfetta donnina qualunque. Lo vedo arrossire. Ci è cascato in pieno.

-         Per propormi una cosa simile devi essere davvero allenato! – continuo imperterrita, vedendo sottecchi Mu abbassare la testa e tossicchiare appena per camuffare una risata. Ha capito.

-         Beh… in effetti… - balbetta lui, portandosi una mano dietro la testa imbarazzato.

-         Guarda che muscoli! – esclamo, afferrandogli il bicipite e strusciandomigli addosso, continuando a guardarlo con adulazione, mentre il suo volto va in fiamme. – Qualche volta mi fai una dimostrazione della tua forza? - .

-         Certo! Anche adesso se vuoi!!! – esclama euforico. È fatta.

-         Davvero??? – gli chiedo per rassicurarmi.

-         Certo! Tutto quello che vuoi! – mi ribadisce lui, ormai completamente andato.

-         Tutto, tutto, tutto?? – gli chiedo, continuando a stare stretta a lui.

-         Tutto, tutto, tutto! – mi conferma lui, cosicché mi porto un dito al mento, fingendo di riflettere.

-         Ho trovato! – esclamo improvvisamente. – No… forse è meglio di no… - dico, fingendo di ripensarci.

-         Cosa? – mi chiede lui curioso.

-         No… nulla… temo di esagerare… potresti non farcela… - la butto lì, sperando di aver centrato in pieno il suo orgoglio.

-         Cosa?? – mi chiede infatti lui. – Dimmi, avanti! – m’incita.

-         Beh… ecco… mi chiedevo se riuscissi a raggiungere il tredicesimo tempio di corsa - .

Il silenzio che è seguito mi è sembrato essere durato un minuto.

-         Tutto qui? – mi chiede all’improvviso, dopo aver deglutito. E mi sembra di aver scorto anche una goccia di sudore sulla sua fronte.

-         Ne saresti davvero capace?? – gli chiedo, spalancando gli occhi in segno di meraviglia. – Sarebbe fantastico! - .

Gli mollo il braccio, fermandomi con lui, vedendolo mettersi in posizione di partenza e sparire subito dopo avermi ammiccato.

-         Idiota – mi lascio sfuggire non appena lo vedo lontano, venendo travolta da numerose risate.

Mi volto, vedendo Shun praticamente piegato in due, Hyoga che si tiene sulle ginocchia e Shiryu che ride in maniera un po’ più sostenuta. Allibita, mi volto verso Mu, scoprendolo ridere a sua volta e scoppio a ridere anch’io.

Riprendiamo la salita dopo esserci ripresi un po’, arrivando quasi nei pressi della seconda casa.

-         Manterrete il segreto? – chiedo ai ragazzi dietro di me, voltandomi verso di loro.

-         Certo! – mi risponde subito Shun, affiancandomi, regalandomi un sorriso cristallino. Che bell’aura che emana… non ne ho mai avvertita una così trasparente e positiva.

-         Che sia chiaro – decido di specificare. – Non era mia intenzione prenderlo in giro, ma… - .

-         Se l’è cercata – sento dire da Hyoga alle mie spalle, sorprendendomi che abbia capito.

-         Seiya è piuttosto impulsivo – aggiunge Shiryu. – Scusalo, a volte non si rende conto di esagerare - .

Mi volto verso Mu, incrociando il suo sguardo e sorridendogli.

-         Eccoci arrivati alla seconda casa – annuncia, volgendo lo sguardo verso il tempio che ci si para davanti e sul cavaliere poggiato di schiena ad una delle colonne portanti.

-         Che sorpresa! – esclama il cavaliere del Toro, facendo guizzare il suo sguardo su tutti noi.

-         Buongiorno, Aldebaran – lo saluta Mu nel suo solito modo pacato, rivolgendogli un sorriso amichevole, venendo imitato da tutti gli altri ragazzi.

Cavoli, con l’armatura sembra ancora più grande!

-         Il vostro amico è appena passato – si rivolge a Shiryu, indicandosi con un pollice le spalle. – Ho dovuto placcarlo per farmi spiegare perché diavolo stesse correndo in quel modo – dice, sollevando poi gli occhi su di me, che mi trattengo a stento dal mettermi a ridere di nuovo. – Ottimo modo per toglierselo dalle scatole! – mi dice, scoppiando anche lui in una fragorosa risata. Nessuno che creda nelle doti seduttive di quel ragazzo… povero!

-         Sarà meglio se andiamo a recuperarlo, prima che Kanon, Saga e Death Mask lo facciano a fettine! – esclama Shun, scatenando un’altra risata generale. – È stato un piacere, Reiko! – mi dice, sorridendomi. – Se nei giorni successivi starai qui avremo modo d’incontrarci ancora! - .

-         Senz’altro! – gli rispondo io, sollevando una mano per salutare lui e gli altri due che, dopo aver ricambiato il saluto, si mettono subito a correre verso il terzo tempio.

-         Allora… Reiko, giusto? – mi chiede Aldebaran.

-         Come va? – mi chiede, dopo avergli annuito.

-         Meglio… - gli rispondo, capendo che si sta riferendo a quel che è successo ieri. – Decisamente meglio – rispondo convinta, ricordandomi del chiarimento avuto con Mu, voltandomi verso di lui e sorridendogli, venendo subito ricambiata.

-         Mi fa piacere! – esclama.

-         In merito a ciò che è successo… volevo scusarmi… - dico appena, vedendo la sua manona alzarsi, incitandomi a non continuare.

-         Non ce n’è bisogno – mi risponde risoluto, abbassando la mano e togliendosi l’elmo.

-         Sì che ce n’è… - continuo imperterrita io.  – Vi ho sbraitato contro senza darvi il tempo di spiegarvi… - .

-         Eri spaventata – m’interrompe nuovamente lui. – Chiunque lo sarebbe stato – dice, volgendo poi lo sguardo verso Mu che ha abbassato il capo.

-         Beh… ciò comunque non mi autorizzava a comportarmi da psicolabile! - esclamo io, facendolo scoppiare in un’altra fragorosa risata.

-         Puoi stare tranquilla… qui nessuno è sano mentalmente! – mi risponde, continuando a ridere, mentre io cerco di capire se mi stia prendendo in giro.

-         Non le hai ancora raccontato nulla, Mu? – chiede Aldebaran, voltandosi verso Mu che scuote la testa per rispondergli.

-         Cosa… avrebbe dovuto raccontarmi? – chiedo preoccupata, aspettandomi da un momento all’altro altre rivelazioni poco rassicuranti.

-         Niente che tu non abbia modo di accertartene conoscendo gli altri cavalieri! – mi risponde, guadagnandosi un’occhiata di rimprovero da Mu.

-         Allora, buon proseguimento! – mi augura, rimettendosi l’elmo e facendosi da parte per farci passare. M’inchino, ricambiando il saluto e ringraziandolo, procedendo oltre insieme a Mu.

-         Ah, Reiko! – mi chiama improvvisamente Aldebaran. Mi volto curiosa, imitata da Mu. – Sei tipo da baldoria? - . Vedo Mu roteare gli occhi e alzare la testa sconsolato.

Se sono un tipo da baldoria, IO????

-         Certo! – gli rispondo euforica, prestando attenzione ad una successiva spiegazione alla domanda.

-         Lo reggi l’alcool? – mi chiede ancora.

-         No – sento rispondere categoricamente Mu al posto mio.

-         Sì! – rispondo invece io, non prestando attenzione al mio accompagnatore.

-         Bene! – mi risponde il cavaliere del Toro, facendomi un sorriso a trentadue denti. – Domani sera c’è una cena a casa mia, sei invitata! - .

Aldebaran sa sicuramente come sollevare l’animo alle persone.

-         Ci conto, eh? – mi dice, lanciando un’occhiata di intesa anche a Mu, che sembra essersi arreso agli eventi.

-         Sicuro, grazie! – gli rispondo euforica, salutandolo con una mano e incamminandomi di nuovo con Mu.

-         Com’è simpatico! – gli dico, non appena ci allontaniamo dalla seconda casa, vedendolo sorridere. – Ci sarai anche tu alla cena, vero?? – gli chiedo poi, ricordandomi di non essermene accertata, tranquillizzandomi quando lo vedo annuire.

-         Niente alcool – dice Mu improvvisamente, facendomi sbuffare. Infatti stavo cominciando a chiedermi quand’è che me l’avrebbe detto…

-         Intesi? – mi chiede, sollevando lo sguardo verso di me.

-         Ok… - rispondo a malapena, non convincendolo.

-         Promettimelo - .

-         Promesso… - .

-         Senza incrociare le dita - . Scoppio a ridere, se n’è accorto!

Diciamo che… non è totalmente fuori luogo la sua preoccupazione. In passato ne ho combinate di tutti i colori…

No, non sono un’alcolizzata… solo che, quando si festeggia, tendo a prenderci un po’ troppo la mano, compromettendo lo stomaco e la testa… arrivando a vedere elefanti rosa che mi danzano intorno. E più volte Mu è stato presente in questi momenti, andando a recuperarmi ovunque cascassi per via delle gambe molli e reggendomi la fronte mentre vomitavo…

    -   Eccoci alla terza casa, quella dei Gemelli – lo sento dire improvvisamente, alzando la testa verso il terzo tempio, vedendo uscirne due persone.

Focalizzo la vista per cercare di capire se vedo doppio…

No!!! Due gemelli per la casa dei gemelli!!!! Più originali di così!! E non indossano l’armatura… chissà perché… non voglio credere che ne abbiano una sola, come farebbero? Farebbero ogni volta la conta per decidere chi la debba indossare?

-         Kanon... Saga… - dice Mu, salutando entrambi con un cenno della testa, al quale i due rispondono allo stesso modo, rivolgendo poi l’attenzione su di me.

-         Buongiorno… - dico appena io, alzando la solita manina, perdendomi nel guardare prima l’uno e poi l’altro…

-         Buongiorno anche a te – ricambia quello sulla destra, dai capelli leggermente più scuri, mentre l’altro mi guarda con uno strano cipiglio. Ricordo di aver letto da qualche parte che i gemelli hanno carattere opposto… chissà… non ho mai avuto a che fare con dei gemelli prima d’ora.

-         Reiko, loro sono Kanon – m’indica Mu il gemello taciturno. – E Saga di Gemini – m’indica quello che mi ha rivolto la parola.

-         Piacere di conoscerti, Reiko – mi dice ancora Saga, sorridendomi. Mi soffermo sulla sua espressione, ricambiando anch’io il sorriso.

Così uguali… eppure così diversi…

Non li conosco… questa è la prima volta che li vedo in vita mia… eppure… sento aleggiare tanta tristezza intorno a loro e a questa casa…

Saga ha un bel sorriso, sincero… seppur molto illusorio… sembra nascondere del dolore dietro quell’espressione di calma apparente…

Kanon invece evita di guardarmi negli occhi… ho incontrato le sue iridi verde mare solo quando io e Mu siamo comparsi nei pressi della soglia della loro casa… sembra quasi si vergogni a mostrare il suo volto…

-         Beh, sarà meglio che proseguiate, la strada è ancora lunga – dice ancora Saga.

-         Quanto lunga? – mi lascio sfuggire, ripensando alle scale.

-         Mancano ancora nove templi – risponde con mia somma sorpresa Kanon, voltandosi appena verso di me.

Giustamente i segni dello zodiaco sono dodici…

-         Conviene riprendere allora… - dico, voltandomi sconsolata verso Mu.

-         Possiamo? – chiede lui ai gemelli.

-         Naturalmente – risponde Saga. – È stato un piacere conoscerti, Reiko – mi dice, rivolgendomi un altro sorriso.

-         Altrettanto… Saga – rispondo, ricordandomi del nome, riuscendo a non confonderlo. – Grazie e buona giornata a entrambi! – li saluto, facendo un breve inchino e seguendo Mu all’interno della casa.

-         Tutto bene? – mi chiede Mu, non appena siamo arriviamo dall’altra parte, riprendendo a salire le scale.

-         Sì – gli rispondo. – Perché? – gli chiedo, sorpresa dalla domanda.

Lui scuote la testa, indicandomi di lasciar perdere… ma ormai mi ha incuriosito.

-         C’è qualcosa che vuoi sapere? – mi chiede ancora, vedendolo voltarsi verso di me, sorridendo.

-         C’è qualcosa che dovrei sapere? – chiedo a quel punto io.

-         Magari alla fine della scalinata – mi risponde lui, riprendendo a guardare avanti.

Dal fatto che abbia rinunciato a parlarmene subito, sembra trattarsi di qualcosa di molto delicato… Mu è sempre stato rispettoso delle storie altrui, non è il tipo di cui si spera di poter venire a sapere qualche pettegolezzo, si può dire che detesti questo genere di cose… quindi mi chiedo davvero di che diavolo si tratti

Sono curiosa!!! Ma naturalmente rispetterò il suo silenzio…

-         Qual è la quarta casa? – gli chiedo, cambiando discorso.

-         Quella del Cancro – mi risponde lui. Sbaglio… o si è fatto d’un tratto pensieroso?

-         Mu… - lo chiamo d’un tratto, attirando la sua attenzione. – Qual è la vera ragione di quest’ampliamento di conoscenze? – gli chiedo. – Non fraintendermi! No che mi dispiaccia conoscere i tuoi… “colleghi”… solo che me ne chiedevo la ragione… sembra quasi che più che conoscere loro, stiano conoscendo loro me… - .

Discorso contorto, ma è esattamente quello che penso, e Mu deve avermi capito al volo, perché non accenna a rispondere.

-         Per arrivare al tredicesimo tempio, occorre chiedere il permesso a tutti i custodi delle case che lo precedono – mi risponde, rispondendomi, ne sono sicura, solo al cinquanta per cento di quello che avrei voluto sapere.

-         Capisco… - mi limito a rispondere delusa, mentre si delinea la facciata della quarta casa.

Ed eccoci finalmente di fronte alla casa del Cancro… solo che all’ingresso non c’è nessuno ad accoglierci.

-         Death Mask di Cancer – sento urlare improvvisamente Mu, facendomi sobbalzare. – Chiediamo il permesso di passare - .

Quanta formalità… qualcosa mi dice che con questo cavaliere Mu non sia tanto in armonia, quando snobba in questo modo significa che la persona in questione non gli va tanto giù…

Un momento… Death Mask??? Che nome è??

Solo dopo un po’ compare sulla soglia della porta una figura, dalla quale vedo provenire un luccichio e capisco che indossa anch’essa un’armatura d’oro.

Quando finalmente esce dall’ombra, mi accorgo con dispiacere che non indossa maschere… ma allora perché quel nome?

-         Tu saresti? – esordisce, rivolgendosi a me e ignorando Mu, rivolgendomi uno sguardo di sufficienza misto ad arroganza.

-         Solitamente ci si presenta, prima di chiedere il nome a qualcuno – gli rispondo, senza staccare gli occhi dai suoi provocatori.

-         Solitamente? – mi chiede ancora lui, inarcando un sopracciglio con fare derisorio.

-         Perdonami, credevo che il galateo facesse parte degli ordini cavallereschi… non ho pensato che qualcuno potesse rappresentare lo strappo alla regola - .

Tradotto in linguaggio corrente, ti ho appena chiamato cafone, mio caro “maschera di morte”!

È a quel punto che lui imita un inchino, prendendomi palesemente in giro,senza abbandonare il ghigno che ha stampato in faccia.

     -    Death Mask di Cancer

     -    Reiko Nonomura – gli rispondo, sorridendogli fintamente.

     -    Che razza di nome è Reiko? - .

     -    Che razza di nome è Death Mask? - . Ed è a quel punto che il suo ghigno si trasforma in pura ilarità, e il “cavaliere” scoppia a ridere, senza abbandonare però la sua espressione sadica.

     -   Attento a non farla perdere tra le teste! – si rivolge a Mu, sghignazzando ancora, rientrando poi nella sua stessa casa.

Solo allora mi volto verso Mu, notando la sua espressione tesa e i suoi occhi non abbandonare un attimo la figura di Death Mask.

-         Ci ha dato il permesso di passare? – gli chiedo allora, vedendolo distendere di colpo il viso e guardarmi, per poi annuirmi. Forse non avrebbe voluto che lo vedessi così… sembra che abbia colto la sua espressione a sorpresa.

-         Quando saremo all’interno – lo sento sussurrarmi quasi. – Sentiti libera di metterti a correre, io sarò al tuo fianco - .

Ignoro appositamente di analizzare la sua frase… fino a quando non ne comprendo il senso quando entro all’interno della casa.

Non ho mai visto niente di così… angosciante.

Santo cielo… ci sono teste ovunque! Sui muri, sul pavimento, sul soffitto! C’è pochissima luce, che serve a malapena a evitare di farmi cadere sul pavimento irregolare. Cerco di non calpestare nessun volto sul pavimento… sì, sembrerà stupido, sono solo riproduzioni… stupide, sadiche ed eccentriche riproduzioni! Eppure sembrano… vive.

Vedo Death Mask camminare velocemente lungo il corridoio e l’effetto che mi provoca quel luogo… mi fa quasi immaginare che tutte quelle teste lo osservino muoversi, costringendolo a velocizzare il passo per non sentirsi più osservato.

Come per incanto, quello strano effetto svanisce non appena il cavaliere di Cancer scompare all’interno di una sala, facendomi intravedere in lontananza la luce che proviene dall’altra uscita.

Sobbalzo, quando sento la mano di Mu sulla mia spalla. Sollevo lo sguardo verso di lui, vedendo i suoi occhi puntati verso l’uscita. La stessa espressione tesa… più tendente alla tristezza, questa volta.

Lo seguo quando comincia a muoversi, attraversando velocemente quel corridoio che sembra essere diventato lunghissimo tutto d’un tratto… e riprendo a respirare… quando finalmente la luce del sole ritocca la mia pelle.

Mi accascio, piegandomi sulle gambe e portando la testa sulle ginocchia.

Vedo Mu abbassarsi a sua volta e scostarmi i capelli, probabilmente per cercare di capire cos’abbia.

-         Mi gira la testa…- gli confesso, sentendomi subito afferrarmi dal suo tocco gentile, che mi invita ad alzare la testa per potermi prendere in braccio e condurmi su uno scalino, sul quale mi fa stendere alzandomi le gambe.

Solo dopo un po’ riesco a sentirmi meglio, e riapro gli occhi, vedendo il suo sguardo preoccupato fisso su di me.

-         Va meglio? – mi chiede, al che io annuisco, facendomi lasciare le gambe e mettendomi seduta, portandomi la testa tra le mani.

-         Cos’era? – trovo il coraggio di chiedergli, riferendomi al turbine di sensazioni che stava quasi facendo venirmi la nausea all’interno della quarta casa.

-         Death Mask non ha sempre condotto una vita esemplare… in passato si è macchiato di orribili crimini – mi riassume… ed allora mi è tutto chiaro.

È stato un assassino… ecco spiegata tutta la rabbia, la tristezza, l’odio, la voglia di vendetta che riecheggiava in quella casa… una cosa ben diversa da quel che ho avvertito nella casa di gemini… questa volta non si trattava del cavaliere… si trattava delle sue vittime.

Evito di farmi spiegare perché fossero raffigurate tutte quelle teste e gli chiedo di proseguire, rassicurandolo quando mi chiede se sto bene.

 

Raggiungiamo la quinta casa, quella del leone, al cui ingresso vedo il ragazzo che ieri mi ha accarezzato la testa per consolarmi… Aioria, credo si chiami.

Lo saluto, mi saluta, chiedo nuovamente venia per il comportamento assurdo che ho tenuto il giorno prima, sentendomi ripetere di non preoccuparmi e che il mio comportamento è stato più che normale. Infine lo salutiamo e proseguiamo oltre, fino a raggiungere la casa della vergine.

-         Mu… non è che questa casa si può saltare? – chiedo al mio accompagnatore quando siamo nei pressi della soglia, vedendolo sorridere divertito.

-         Uff… - sbuffo, vedendolo scuotere la testa a mò di no, vedendo delinearsi il profilo dell’adone man mano che ci avviciniamo.

-         Buongiorno Shaka – lo saluta Mu.

-         Buongiorno Mu – risponde il simpatico, ovviamente ad occhi chiusi impassibile come sempre.

Un “Buongiorno Reiko” no, eh?

-         giorno… - dico appena, non ricevendo in cambio neanche un gesto di considerazione.

-         Potete proseguire – si limita  a dire dopo un po’ l’adone, con la solita aria di superiorità, facendomi rimpiangere di non avergli ficcato per davvero quel candelabro su per…

-         Andiamo? – mi chiede Mu, mentre la mia rabbia sta ribollendo, convincendomi a non ricominciare e ad uscire dalla sesta casa, non prima di aver alzato il medio verso Shaka.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo dell’autrice…

 

Chiedo venia per il ritardo mostruoso!!! Ho cercato di fare il prima possibile… purtroppo vado piuttosto di fretta, ragion per cui non potrò ringraziare ognuno di voi singolarmente, ma sappiate che mi sono prostrata di fronte ad ogni vostra recensione e ogni volta che qualcuno ha aggiunto la mia storia tra i preferiti… GRAZIE INFINITE!!! Non avete idea di quanto sia emozionante per me sapere che questa storia stia riuscendo a trasmettervi qualcosa!

In merito a questo capitolo, posso dirvi che ho deciso di fermarmi alla sesta casa per ragioni di lunghezza… spero vi piaccia come prima parte XD

Vi do appuntamento alla prossima, mandando un bacio a tutti!!! Quelli che recensiscono, quelli che aggiungono la mia storia tra i preferiti e quelli che solamente leggono!!!

A presto! (spero ç___ç)

 

HOPE87

 

 

 

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Capitolo 6
*** Around the temples (Part two) ***


Around the temples (Part two)

Around the temples (Part two)

 

 

-         Me l’avevi promesso… - tenta Mu, prima di guadagnarsi una mia occhiataccia seccata.

-         È vero… ma devi darmi un po’ di tempo… non riesco a digerirlo in una botta sola! – esclamo, vedendolo quasi incenerirmi con uno sguardo severo, con perfetta espressione da paternale.

-         E questa che casa è? – gli chiedo, prima che apra di nuovo bocca, pur sapendo già la risposta. Il suo sguardo si sposta dal mio solo dopo un po’.

-         È la casa di Dohko, cavaliere della Bilancia – mi risponde ugualmente, mentre saliamo gli ultimi gradini che ci separano dalla casa di Libra.

-         Benvenuti! – esclama un ragazzo vestito con la solita armatura d’oro, dal cui elmo spiccano un paio di occhi vivaci verdi e dei ciuffi di capelli castani.

Mentre Mu china il volto come suo solito per salutarlo, mi soffermo sull’armatura di quest’altro cavaliere. A differenza dalle altre che ho appena visto, questa ha uno scudo su entrambe le braccia… mi chiedo se non sia troppo scomodo per combattere…

-         Tu devi essere Reiko – incalza improvvisamente, distraendomi dall’analisi che stavo facendo alle sue vestigia. Sul suo volto è dipinto uno sguardo divertito, ma non sembra stia deridendomi.

-         Già… - butto lì, aspettandomi di sentire il continuo e capire se riservargli un trattamento come mister maschera di morte.

-         Piacere di conoscerti – continua, con mio sommo piacere e sorpresa. – Il mio nome è Dohko! – e detto questo mi tende la mano, che io afferro subito con la mia, sentendomela appena dopo stringere in una morsa salda ma non particolarmente forte da farmi male.

-         Piacere mio – rispondo a quel punto, scorgendo Mu sospirare come se avesse trattenuto il respiro. Che diavolo aveva da trattenere il fiato??

-         Come sta procedendo la visita alle case? – mi chiede Dohko, facendo in modo che io guardi Mu solo brevemente.

-         Insomma… – gli rispondo, riportando il mio sguardo su di lui, concedendogli un sorriso amichevole – Non mi è mai capitata una cosa simile… ma tutto sommato, per il momento, sta procedendo bene! - .

-         Avrai tutto il tempo per abituarti! – asserisce lui, facendomi rimanere perplessa.

-         Cosa significa…? – gli chiedo, senza spostare di un solo millimetro il mio sguardo dal suo, che non cambia… infastidendomi a dismisura.

Dohko guarda Mu con sguardo interrogativo, ed a mia volta volgo il mio sguardo verso quest’ultimo, che avanza appena, avvicinandosi di più a noi.

-         La questione di cui abbiamo parlato – interviene Mu, rivolgendosi a me, rispondendo così al mio sguardo interrogativo.

Riepilogo velocemente tutto il discorso che abbiamo fatto io e lui ieri, ricordandomi della questione del cosmo. E le cose sono due: o non ho capito… o devo aver capito fin troppo bene.

Non posso fare a meno di provare una punta di delusione… e mi dispiace che Dohko stia osservando perplesso il mio viso cambiare espressione, ma anche questa sembra essere una giornata decisamente no…

-         Ti auguro un buon soggiorno al santuario, Reiko! – si affretta a dire, quando mi vede lanciare uno sguardo truce al mio accompagnatore. – Buon proseguimento! – fa alla mia guida, permettendoci così di passare.

M’incammino all’interno della casa senza degnare di uno sguardo il cavaliere dell’Ariete. Prima di assalirlo, questa volta, voglio sentire con le mie orecchie se ho capito bene. Quindi prima raggiungiamo questo stramaledettissimo tredicesimo tempio, meglio è!

Mentre mi cammina affianco, lo vedo di sottecchi voltare il viso più volte verso di me. Lo ignoro, prendendo a salire velocemente le scale che conducono all’ottava casa.

-         Reiko, cos’hai? – mi chiede, non permettendo che lo sorpassi. Accelero volontariamente, per lasciarlo dietro, ma lui continua a stare al mio passo… che nervi!

-         Niente… - m’impongo di dirgli, per non sentire più la sua presenza fastidiosa all’interno della mia testa.

-         E smettila! – esclamo, rivolgendomi alla sua intrusione tra i miei pensieri. – Rispetta la mia privacy per una buona volta! - .

Lo vedo spalancare gli occhi e abbassare la testa. Sembra essere dispiaciuto.

-         Potrei avere il ciclo, non credi? – decido di rispondergli, non per la reale intenzione di fornirgli una risposta, quanto per imbarazzarlo e impedirgli di continuare a farmi domande. Cosa che mi riesce perfettamente, appena mi accorgo che ha riabbassato la testa e le sue gote si sono imporporate.

 

Percorriamo le scale in silenzio, sotto la protesta dei miei muscoli, quando finalmente vediamo delinearsi anche il profilo dell’ottava casa. E questa volta davvero non c’è bisogno di alcuna presentazione.

-         Buongiorno, dolcezza! – esclama Milo, coperto anch’egli dall’armatura d’oro, grazie alla quale ha assunto un’aria ancora più attraente. Trattengo una risata di divertimento di fronte alla sua espressione da marpione.

-         Buongiorno anche a te, Milo – rispondo complice, avendo capito ormai il tipo, porgendogli una mano che lui si porta alla bocca per baciarla sensualmente, non prima di aver salutato anche Mu.

-         Come va stamattina? – mi chiede, senza mollare la mia mano, invitandomi ad avvicinarmi a lui, sotto lo sguardo attento di Mu, di cui riesco a sentire ogni fibra muscolare tesa… Ma che reputazione avrà questo Milo??

-         Molto meglio… - gli rispondo, irrigidendomi per non avvicinarmi a lui, riavendo finalmente di nuovo libera la mano.

-         Bene… - risponde. – Nel caso in cui volessi sentirti ancora meglio sentiti libera di venirmi a trovare quando vuoi… - dice, facendo un’allusione maliziosa che viene percepita anche dalle orecchie di Mu, che si appresta a intervenire subito con un richiamo semplice e diretto.

-         Scorpio! - .

Mi sfugge una risata che finisce col sorprendere entrambi.

Non me la sento di trattare Milo come ho trattato Seiya… ricordo come ha reagito ieri, quando sono scoppiata a piangere, e anche se fa la parte del latin lover incallito scommetto che sotto a quella corazza, e non mi riferisco all’armatura d’oro, abbia molto di più di frasi e allusioni maliziose.

-         D’accordo, cavaliere marpione… me ne ricorderò! – gli rispondo, guadagnandomi un suo sguardo sorpreso e poi divertito. Forse immaginava che mi sarei imbarazzata.

È a quel punto che Milo scoppia a ridere, facendo riecheggiare la sua risata tra le mura del tempio di cui è custode.

     -  In bocca al lupo per la custodia! – si rivolge poi a Mu, riferendosi a me. Poi scompare all’interno della sua casa, non prima di avermi fatto un occhiolino.

Attraverso l’ottava casa sorridendo. Milo è riuscito a farmi tornare di buon umore!

Mu invece sembra essersi incupito… ma che succede oggi?? Vuoi vedere che lui il ciclo ce l’ha per davvero??

 

Arriviamo infine anche alla casa del Sagittario… ed io davvero non ce la faccio più!!!!

Per poco non cado una volta salito l’ultimo scalino, quando improvvisamente mi sento afferrare per le spalle.

Nella posizione in cui sono stata afferrata non può trattarsi di Mu… ma allora…

-         Tutto bene? - .

No. Un momento. Ma… non l’abbiamo già passata la casa del Leone???

-         Buongiorno Aiolos – sento salutare gentilmente Mu, vedendo poi voltarsi verso di lui il ragazzo che mi tiene per le spalle.

-         Buongiorno Mu – gli risponde semplicemente colui che ha impedito di spiaccicarmi per terra, aggrottando poi la fronte e sorridendo per tentare di capire probabilmente perché lo stia guardando imbambolata.

-         Aiolos? – gli chiedo infine, vedendolo annuire.

-         E tu sei Reiko, giusto? – mi chiede lui, continuando a sorridere sornione.

-         Quindi no Aioria… Aiolos… - ripeto ancora una volta come un ebete, più per confermarlo a me stessa che a lui, quando lo sento ridere.

-         No… Aioria è il mio fratellino… - dice lui scherzosamente ammiccandomi, capendo che mi stessi riferendo alla loro incredibile somiglianza.

Chiamalo fratellino poi, quella valanga di muscoli proporzionati perfettamente in quel metro e ottanta e più di altezza!

Mi limito ad annuire come un idiota, mentre Aiolos si fa serio, trascinandomi letteralmente all’ombra di una colonna della casa.

-         Va tutto bene? – mi chiede, mentre vedo avvicinare anche Mu col suo solito sguardo preoccupato.

Mu si fa più vicino nel momento in cui sto per dire “Non lo so”, e a quel punto decido di alzarmi, con la precisa intenzione di non farmi aiutare da lui.

-         Sto bene – mento, tentando di focalizzare un punto a caso dell’ambiente che mi circonda per impedire agli occhi di offuscarsi. Non avrei dovuto digiunare stamattina.

-         Sicura? – mi chiede Aiolos, accompagnando la mia schiena con una mano, assicurandosi probabilmente che non ricada indietro, mentre tento di alzarmi.

Mi limito ad annuire, mentre con non poca difficoltà, finalmente, mi rialzo.

     -  Riposati quanto vuoi, se ne senti la necessità – mi dice il custode della casa, e nel momento esatto in cui mi volto per rispondergli non posso fare a meno di notare ancora quanto lui e Aioria si somiglino. E non intendo solo fisicamente… quella è una somiglianza ovvia dal momento che sono fratelli… quanto più negli atteggiamenti.

Stesso portamento fiero, stesso sguardo profondo e analitico, stessa strana luce che sembra accomunarli e allo stesso tempo differenziarli… Ora ho capito cosa intendeva prima Aldebaran. Se da Mu non riuscirò a cavarne nulla, andrò a farmi una bella chiacchierata con lui!

-         Grazie Aiolos, non ce n’è bisogno – mi decido a rispondergli, alzandomi completamente e regalandogli un sorriso riconoscente, che lui ricambia subito.

-         È questo sole… - decido di confessargli, sollevando lo sguardo verso il cielo sgombro di nuvole e portandomi una mano a ripararmi gli occhi.

-         È il clima tipico di Atene – mi risponde lui, dopo aver accennato una risata. – Ma tranquilla, tra un paio di case avrai modo di rinfrescarti! – aggiunge poi, ammiccandomi e sorridendomi. E devo dire che sono davvero tutti fantastici quando ammiccano e sorridono a quel modo. Così fantastici che abbandono la casa del Sagittario completamente inebetita, tanto da essermi dimenticata di chiedergli a cosa si riferisse.

 

La visita alla casa del Capricorno è stata… fugace. Cavoli, che simpaticone Shura! Eppure ricordavo che gli spagnoli fossero… come dire… “calorosi”.

Il cavaliere della decima casa a momenti sembrava comunicare solamente tramite gesticolazioni. Un breve “ciao”, una stretta di mano ed è scomparso. Che tenebroso…

-         Il cavaliere di questa casa lo conosci già – dice improvvisamente Mu, dopo un periodo infinito di tempo durante il quale non ci siamo rivolti la parola. E se Mu, tipica persona silenziosa, che preferisce di gran lunga il silenzio alle chiacchiere, cerca d’intavolare una conversazione improvvisamente vuol dire che ha la coda di paglia. E se le mie supposizioni risulteranno valide, sarò io stessa a dargli fuoco!

Annuisco appena, sorridendo quando capisco a cosa si riferiva Aiolos.

 

E non si sbagliava per niente… è vero che il sole di Atene è particolarmente scottante… ma nella casa di Camus si gela! Questa volta sono stata io a salutarlo velocemente, mettendomi a correre senza ritegno verso l’esterno della casa per paura di congelarmi, sotto lo sguardo divertito di Mu, che questa volta ho ricambiato appena, sorridendogli.

 

Mentre saliamo gli ultimi scalini che ci separano dall’ennesima casa riepilogo mentalmente il numero dei templi da cui siamo passati… dodici… sììììììììì!!! Questo è il dodicesimo!!!

Man mano che avanziamo il mio olfatto percepisce un profumo a dir poco gradevole…

-         Custode della dodicesima casa è Aphrodite dei Pesci – dice Mu, presentandomi in anteprima il prossimo cavaliere. Aphrodite?

-         Benvenuti alla casa dei Pesci – pronuncia soavemente una voce melodiosa, che quasi sembrerebbe essere quella di una donna se un orecchio più attento non scorgesse il timbro, appena celato, tipico maschile.

Per l’amor del cielo.

Ma è… è…

-         Tu devi essere Reiko – dice il cavaliere dei Pesci, una volta uscito allo scoperto, avanzando verso di noi, volgendo un sorriso di saluto a Mu e ponendosi di fronte a me, porgendomi una mano col palmo all’in su, sulla quale poggio la mia, ormai completamente andata.

-         Notevole – pronuncia dopo avermi guardata dalla testa ai piedi con attenzione, senza sorvolare nessun particolare, portandosi poi la mia mano alla bocca per baciarla dolcemente.

Notevole io? Notevolissimo lui! Ma è bellissimo!!! Non ho mai visto una persona così tanto curata in vita mia… soprattutto un maschio.

Perfino le mani… è un guerriero, non dovrebbe averle così… lisce!!! Sono perfino più lisce delle mie…

-         Sì… sono io… - riesco ad articolare alla fine, vedendolo sorridere di nuovo in quel modo ammaliante che credo sia una delle caratteristiche più riuscite del suo fascino.

-         Lieto di conoscerti – mi dice Aphrodite, lasciandomi la mano e abbassandosi per guardarmi meglio negli occhi. Ed io non posso fare a meno che perdermi nei suoi azzurri.

-         Davvero notevole – ripete, voltandosi sorridente verso Mu, che assume un’espressione imbarazzata, anche se neanche lontanamente paragonabile alla mia.

-         Possiamo proseguire? – chiede infine il cavaliere dell’ariete, muovendo un primo passo verso la casa dei pesci.

-         Naturalmente – risponde soavemente Aphrodite, regalandomi un altro sorriso e facendosi da parte, allontanandosi elegantemente e facendo svolazzare altrettanto elegantemente il mantello bianco dell’armatura…

Ok, sto decisamente esagerando. Vedi di farla finita Reiko!!

Mi dirigo subito a passi spediti verso Mu, che durante tutta la mia ipnosi è rimasto con lo sguardo rivolto alla casa dei pesci. Mi avvicino, e questa volta è lui ad incamminarsi subito per primo, senza rivolgermi una parola.

 

Ed ecco… finalmente… il tanto sospirato tredicesimo tempio…

La mia euforia si calma di botto non appena ricordo il modo in cui mi sono rapportata alla cosiddetta dea il giorno prima.

-         E adesso…? – chiedo a Mu, che mi precede, dal momento che ho rallentato volontariamente il passo per allungare di più il tempo che mi separa dall’incontro con la bomboniera.

Non che abbia paura, sia chiaro, di quella specie di macchia viola ho paura solo degli abiti! Sono così voluminosi che potrebbero nascondere benissimo qualche tipo di mostro sotto ai merletti.

E rieccoci.

Ok… allora… riepiloghiamo… i piedi non parlano, le armature non ridono, gli scrigni non sono vivi… e i merletti della pseudo dea non nascondono mostri!

Mu non mi risponde, si volta un attimo verso di me e mi guarda. Sembra tentennare un attimo prima di entrare… quasi come se lui stesso non volesse aprire la porta… sembra addirittura più preoccupato di me. E il bello è che ancora non ho capito cosa c’è da essere preoccupati.

Alla fine, con mia somma sorpresa, allunga un braccio, sorridendomi e porgendomi la mano.

Non so proprio come interpretare questo suo gesto… come interpretare quel suo sorriso…

Nonostante tutto, pur essendo un gesto compiuto per la prima volta da quando ci conosciamo, allungo ugualmente a mia volta il braccio, facendo toccare le nostre mani, e lui afferra con decisione e allo stesso tempo con delicatezza la mia, stringendola nella sua, trasmettendomi così tutta la sicurezza di cui dispone… e riesco a sentirmi più tranquilla.

Dopo avermi trascinata lentamente verso di se, mi lascia e porta la stessa mano che ha stretto la mia sulla spalla, aprendo infine la porta.

La sala sembra essere decisamente più grande senza i cavalieri ai lati del trono… ma anche senza la loro presenza riesce a risultare ugualmente suggestiva.

La damina vestita di pizzi e merletti siede sul trono, con lo stesso atteggiamento pomposo e autoritario del giorno prima, che mi porta a pensare che sia stata congelata da Camus, per avere un atteggiamento così impassibile.

Mu mi conduce nuovamente al centro della sala, con passi calcolati, inchinandosi di fronte alla dea per poi allontanarsi da me… ma dove va?? Mi volto costernata verso di lui, vedendolo allontanarsi sempre di più…

Quando apro bocca per chiedergli che stesse facendo, vengo attirata da un’energia spropositata venire dal trono, e mi volto di scatto… constatando con somma sorpresa si tratta della bomboniera.

La tizia pomposa ha lo sguardo fisso su di me… ed ora che lo noto non sembra essere la stessa persona che ho incontrato ieri.

Sto decisamente impazzendo! È lei! Stessi capelli color lavanda, stessi occhi chiari, stessi abiti ridicoli… ma quell’energia…

Ad un certo punto sento spingermi da una strana forza gravitazionale, mentre un vento impetuoso si alza improvvisamente, facendomi volare i ricci ribelli dietro alle spalle, costringendomi a irrigidirmi per far in modo di non perdere l’equilibrio.

Quando mi rendo conto che non può trattarsi di semplice vento, concludo che tutto ciò è provocato da quella lì, che, seduta composta e fiera sul trono, con ancora lo sguardo fisso su di me, sta emanando la sua energia…

Allora sul serio è una dea. Merda.

-         Ok! – urlo allora, cercando di sovrastare l’energia che sta cercando di avvolgermi. – Ho capito, ho capito… chiedo scusa per aver dubitato! - . Ma le mie parole non sembrano sortire alcun effetto e, anzi, la vedo alzarsi dal trono e aumentare allo stesso tempo il suo potere, continuando ad investirmi a raffiche ancora più forti delle precedenti.

Spalanco gli occhi quando sento il suo potere aumentare, incrociando gli avambracci davanti agli occhi per impedire a quel vento assurdo di infastidirmi gli occhi e irrigidendomi ancora di più quando sento che da un momento all’altro potrei perdere l’equilibrio sotto la sua pressione. Ma che cazzo sta facendo??? Che vuole?? Possibile che sia incazzata per come le ho risposto ieri?? E dov’è Mu? Perché non interviene?

Domande che ricevono in risposta solo un’altra ondata di energia, che mi fa piegare le ginocchia per bilanciare il peso in avanti per non cadere. Ok, mi sono rotta!

Avanzo di un passo, battendo il piede a terra così come ho fatto con Shaka il giorno precedente e scateno tutto ciò che gli anni di addestramento mi hanno insegnato. Fondo la psicocinesi con l’aura, creando un’offensiva capace di fungermi anche da difensiva ed espando il tutto, raggiungendo la damina dei miei stivali, che, spalancando gli occhi incredula, è costretta ad indietreggiare di un passo quando la mia energia la raggiunge. A-ha! Come la mettiamo adesso, faccina di porcellana?

Oh ca… ma che…?

Prima ancora di aver realizzato cosa stia succedendo, mi sento colpita e sbalzata in aria ad un’altezza vertiginosa… non ho provato, ma se avessi allungato un braccio avrei sicuramente toccato il soffitto.

-         Cazzo! – impreco quando la mia schiena tocca terra, scivolando ancora più lontana dal trono, raggiungendo quasi la porta, e in quello stesso istante l’aura della dea si assopisce, fino a scomparire del tutto poco dopo.

Per la miseria… sono tutta indolenzita… quella troia!!!

Alzo il viso, contratto in una smorfia di dolore, giusto in tempo per notare che la stronza si è riseduta sul trono e la sua espressione è cambiata, ritornando ad essere quello della aristocratica perbenino che ho visto ieri. La vedo annuire con lo sguardo perso su un punto a caso del pavimento, e sento dei passi raggiungermi frettolosamente, quasi correndo, accorgendomi subito dopo che si tratta di Mu.

Sento una sua mano poggiarsi delicatamente sulla mia schiena, mentre si sporge verso di me, senza dire una parola, osservandomi con occhio attento e preoccupato. Lo ignoro deliberatamente, cercando prima di mettermi seduta e poi di alzarmi… ma mi sento… stanca…

-         Riesce ad alzarsi? – chiede dopo un po’ la bomboniera a Mu, con la sua voce antipatica che mi provoca subito l’effetto di gonfiarmi delle venette sulla fronte. Certo che riesco ad alzarmi! Razza di scarto di pessima sartoria!

Così, senza che Mu mi aiuti, mi rimetto in piedi poco alla volta, lanciandole uno sguardo truce, venendo ricambiata da uno sguardo completamente smarrito e perplesso.

-         Cosa diavolo stavi cercando di… - provo a chiederle, cercando di moderare il tono, col risultato di farne uscire un sibilo sinistro, quando la bomboniera aggrotta la fronte, sconsolata.

-         Non capisco – dice, continuando a guardarmi.

Come?

-         Proprio non capisco… - ripete, poggiando un gomito su un bracciolo e portandosi la mano alla testa.

Inarco un sopracciglio incredula, socchiudendo appena la bocca, quando un mormorio alle mie spalle mi costringe a voltarmi… facendomi spalancare gli occhi sorpresa. Ma quando sono entrati??? Ci sono tutti i custodi delle dodici case!! Di cui solo uno dei gemelli non è rivestito dell’armatura… se la memoria non m’inganna deve essere Kanon

Mentre alcuni confabulano tra di loro, altri mi guardano come se fossi uno strano esemplare di essere vivente in mostra in un circo. Perfino Death Mask sembra essere perplesso, a giudicare dalla sua espressione sadica, che è attraversata appena da un leggero stupore.

-         Milady – interviene improvvisamente Mu, facendomi riavere dal mio stato catatonico. – È riuscita a capire la natura del suo potere? - .

-         È un cosmo senza dubbio – risponde lei dopo un po’ di tempo. E risposta più intelligente non poteva dare.

Volto lentamente il capo verso di lei, per cercare di capire che reazione avere di fronte a tutto ciò, quando vedo la sua bocca muoversi di nuovo.

-         Shaka? - .

-         Mi duole doverlo ammettere… ma questa volta la situazione è più complicata di quanto pensassimo – risponde all’appello il simpatico, avanzando, superando me e Mu e avvicinandosi alla tipa, che annuisce al termine di quell’eloquente risposta… ma che cazzo ha detto??

-         Reiko – sento pronunciare improvvisamente da quell’ammasso di merletti viola, pensando che finalmente si sia decisa a spiegarsi decentemente.  – Chi sei? – mi chiede infine.

-         Non credo di aver capito la domanda… - le rispondo, con un self control da invidia, mentre i miei occhi s’iniettano di sangue, tradendo così la mia apparente calma.

-         Sai di che natura è il tuo cosmo? – mi chiede ancora, sporgendosi col busto in avanti e guardandomi con espressione comprensiva, come se si stesse rivolgendo ad una bambina.

Sto per scoppiare. Lo sento.

-         Milady, Reiko non era nemmeno a conoscenza di possedere un cosmo – risponde Mu, venendomi in soccorso, dopo aver avvertito chiaramente i miei pensieri ostili.

-         Questa è un’altra cosa che va a nostro sfavore… - dice la dea, come se avesse detto la cosa più ovvia del mondo.

-         Reputa necessaria un’altra prova? – le chiede Shaka, perennemente con gli occhi chiusi.

Prova?

-         Senz’ altro… -.

-         EHI! – irrompo improvvisamente, arcistufa dei loro discorsi insensati. - Parlate in modo che vi possa comprendere! Non ci sto capendo un accidenti! -.

-         Tu possiedi un cosmo, Reiko… - ripete l’ebete vestita di viola.

-         È L’ENNESIMA VOLTA CHE ME LO SENTO RIPETERE, HO CAPITO! - .

-         Modera il tono – mi ammonisce il biondo ossigenato.

-         NON DARMI ORDINI! - .

-         Modera il tono, Reiko – ripete come un pappagallo il bastardo, facendomi rodere il fegato.

-         Shaka, per favore… - interviene Mu, chiedendo al cavaliere della Vergine probabilmente di darci un taglio.

-         Non c’è alcun bisogno di alzare la voce – gli risponde Shaka, senza abbandonare la sua postura altezzosa.

-         Non c’è alcun bisogno di aggredirla in questo modo – replica Mu, senza allontanarsi dal mio fianco.

-         È stata lei ad aggredire la dea - .

Ora basta.

-         IO AVREI AGGREDITO LA DEA??? – esplodo, ripensando allo scricchiolio che ho sentito quando la mia schiena ha toccato il suolo dopo il volo di prima. – Presumo quindi che prima quel volo sia stato un gesto di cortesia mal interpretato! - .

-         È stato necessario per verificare la natura del tuo cosmo… - riprova la bomboniera, tentando, inutilmente, di giustificarsi.

-         E non potevi chiedermelo, invece di farmi quasi venire un’ernia al disco??? - .

-         Non era possibile, il mio primo obiettivo era verificare se fossi un nemico - .

Spalanco gli occhi incredula.

-         UN NEMICO??? IO, CHE NEMMENO SAPEVO CHI CAZZO FOSSI??? - .

-         Modera il linguaggio, Reiko - .

-         VAFFANCULO, SHAKA! - .

-         Reiko – interviene allora Mu, afferrandomi un braccio con la chiara intenzione di trasmettermi un po’ della sua calma.

-         TU SPARISCI! – urlo, voltandomi inviperita verso di lui, strattonando il braccio che mi ha afferrato per allontanarmi da lui. – STA LONTANO DA ME, E QUESTA VOLTA DEFINITIVAMENTE! - .

-         Per favore Reiko… - dice la stronza, volgendomi uno sguardo compassionevole.

-         PER FAVORE UN CAZZO! MI SONO ROTTA DI ESSERE MANOVRATA A PIACIMENTO DA GENTE CHE MI ANALIZZA COME FOSSI UN FENOMENO DA BARACCONE! - .

-         È comprensibile ciò che provi… chiunque al tuo posto… - ritenta lei.

-         Non c’è “chiunque” al mio posto… ci sono IO al mio posto! E sono stanca di non ricevere risposta alle domande che pongo mentre voi sembrate sapere perfettamente cosa succede! – riprendo, zittendola nuovamente. E la cosa che m’infastidisce incredibilmente è che Mu non parla. Se ne sta zitto, ad osservarmi con la sua solita espressione grave, confermando il fatto che abbia ragione! Così come avevo ragione prima, nella casa del sagittario, quando ho pensato che lui avesse omesso di spiegarmi qualcosa!

-         Me ne vado – dico infine, lanciando uno sguardo esasperato verso Shaka, la damina e infine verso Mu, al quale indirizzo un’occhiata più inceneritrice delle altre, prendendo a raggiungere a grandi falcate l’uscita.

-         Temo che ciò non sia possibile… - sento dire improvvisamente dalla pseudo dea, ma non l’ascolto, continuando ad avanzare verso il portone, quando vedo sbarrarmi la strada da Camus e Milo. Il primo guardandomi col suo solito sguardo gelido, il secondo con una punta di dispiacere appena accennata.

Mi fermo di scatto, osservando entrambi con fare minaccioso, che non li scalfisce per niente. Lo sapevo. Avrei dovuto immaginarlo…

-         Reiko, non prendere tutto ciò come una violenza nei tuoi confronti… - mi dice ancora la dea, facendomi risalire la rabbia.

Valuto velocemente come attaccarli, venendo raggiunta improvvisamente dal cosmo di Mu, che sembra volermi dissuadere dall’intento.

-         Ormai avrai capito di essere un soggetto particolare… sei riuscita a rispondere all’attacco di un potere divino, non è cosa da comuni mortali… - sento continuare la bomboniera, la cui voce mi arriva ovattata, dal momento che Mu non lascia che la sua aura mi abbandoni, intensificandola sempre di più.

-         Hai un cosmo di natura… particolare… e vorrei poterlo approfondire di più per capire di cosa si tratti, dal momento che da quello dipende anche la natura dei nostri stessi nemici. - .

Nemici. Ecco di cosa si preoccupa.

-         È per il tuo bene… - compie l’errore di dire, facendomi voltare di scatto, con un sorriso agghiacciante sarcastico sulle labbra.

-         È per il mio bene o per quello del tuo culetto? – le chiedo, vedendola spalancare gli occhi e aprire la bocca indignata. Colpita e affondata, Miss Violet.

-         Porgi immediatamente le tue scu… - si pone immediatamente Shaka, ma io lo interrompo.

-         Tu temi per la tua incolumità. È per questo motivo che mi trovo qui, stessa ragione per la quale mi hai messa alla prova… ma ancora non capisco perché t’interessa così tanto che io rimanga nel tuo santuario… - continuo, vedendola concentrata su ciò che le sto dicendo. È evidente che non potrei mai uscirmene utilizzando la forza. Se ognuno dei cavalieri presenti in questa stanza ha anche solo il cinquanta per cento della potenza che caratterizza Mu, non posso pensare neanche lontanamente di farcela. Optando per il dribbling con successiva fuga dalla porta… mi viene da ricordare Aldebaran. Credo che solo un suo placcaggio sia letale, considerando la stazza. Tanto vale puntare sulla diplomazia.

-         Se rappresento una preoccupazione ed una potenziale fonte di pericolo… non sarebbe più saggio da parte tua tenermi alla larga chilometri e chilometri da te? – le chiedo, vedendola aggrottare la fronte e portarsi una mano al mento in un chiaro segno di riflessione. Forse riesco a fregarla.

È a quel punto che vedo Mu spalancare gli occhi, guardando prima me e poi la fanciullina aristocratica preoccupato. Riesco a sentire la sua agitazione anche se siamo lontani l’una dall’altro un paio di metri. Ha capito il gioco che sto facendo, ma sinceramente non capisco cosa lo preoccupi.

     -   Ciò che dici non è sbagliato – asserisce alla fine la reincarnazione di Athena, sollevando i suoi occhi chiari di nuovo su di me.

     -   Senza contare che se fossi stata un nemico te ne saresti accorta presumo… prima non mi hai forse messa alla prova? – continuo, vedendola annuire. – E hai constatato tu stessa che non lo sono… quindi che ragioni hai per tenermi qui? - .

Segue un lungo silenzio dopo la mia domanda, un silenzio carico d’attesa, che viene infranto da un sospiro della mia interlocutrice.

-         Ritengo comunque più opportuno che tu rimanga qui – mi dice alla fine, facendomi trattenere il fiato.

-         COL CAZZO!!! – sbraito, prima di espandere al massimo la mia aura e mettermi a correre verso l’uscita, vedendo subito Milo avanzare.

Prima di raggiungerlo completamente spicco un salto, arrivando all’altezza del suo viso e posizionando una gamba per colpirlo in piena faccia, ma lui para con una facilità inaudita, afferrandomi subito dopo la caviglia per riportarmi ad altezza uomo, ma una volta toccata nuovamente terra giro prontamente su me stessa per cercare di colpirlo nuovamente, questa volta su di un lato, ma lui para di nuovo, facendomi emettere l’ennesima imprecazione.

Approfitto del fatto che non mi afferri nuovamente per la caviglia e spicco un balzo all’indietro, valutando come attaccarlo di nuovo… quando la consapevolezza del fallimento si fa largo tra i miei pensieri...

Non ce la posso fare.

Quando cerco di usare la psicocinesi, la presenza di Mu nella mia testa che me lo impedisce mi colpisce come un pungo allo stomaco.

Blocco immediatamente il groppo che mi è salito alla gola, rimandandolo giù, senza abbandonare la mia espressione fiera e combattiva… ma credo che il mio stato d’animo sia decisamente palpabile… perché vengo subito raggiunta dai cosmi dei cavalieri. A parte la strafottenza di Death Mask e l’indifferenza di Camus e Shaka… sento nitidamente il cosmo di Aldebaran, Aioria, Aiolos raggiungermi e avvolgermi… ma non con ostilità… piuttosto come appoggio…

Poco dopo avverto anche il cosmo di Milo che, nonostante la presa di posizione nei miei confronti, sembra condividere a pieno le intenzioni degli altri. Non vogliono farmi del male.

-         Mu di Aries – pronuncia allora l’ammasso di merletti, quando avverte che mi sono rassegnata. – Reiko è affidata a te - .

 

Non ha capito niente.

Se crede che mi arrenda così facilmente si sbaglia di grosso.

Mentre formulo questi pensieri ripercorro per l’ennesima volta nella giornata il corridoio della prima casa, raggiungendo spedita la camera che mi è stata assegnata da quello che una volta chiamavo “amico”.

Sollevo il borsone da viaggio sul letto, decidendo così di assegnare un posto a tutta la roba che c’è dentro, quando sento raggiungermi da Mu, che si ferma sul ciglio della porta. Lo ignoro, continuando a svuotare il borsone, sentendolo immobile dietro di me.

-         Hai bisogno di qualcosa? – mi chiede improvvisamente.

Che tu sparisca.

-         No – gli rispondo acida, senza voltarmi a guardarlo, continuando a percorrere avanti e indietro la stanza per sistemare la mia roba.

Lo sento sospirare, vedendolo poi con la coda dell’occhio allontanarsi un po’ dal ciglio.

-         Non esitare a chiedermi nulla – dice, abbassando la testa e facendo un passo per allontanarsi… quando la mia rabbia torna a spumeggiare.

Afferro un bicchiere di vetro posto su un comò in vimini accanto al letto, lo alzo e lo lancio a terra con tutta la violenza di cui dispongo, tramutandolo in un ammasso di schegge numerose e piccole.

Il rumore secco che produce fa voltare Mu nuovamente verso di me, che spalanca gli occhi quando mi vede tremare, riprendendo ad avanzare verso il ciglio.

-         …Il modo in cui mi hai teso la mano… - riesco infine a pronunciare, combattendo le lacrime e il groppo che mi è nuovamente salito alla gola, facendolo fermare di nuovo.

-         Mi sono fidata… convinta che volessi davvero aiutarmi… - dico, facendo partire una risatina isterica, passandomi poi una mano sugli occhi.

-         Ed è così! – aggiunge subito lui, senza però entrare all’interno della stanza, quasi come se la porta fosse il limite che ci separa.

-         CAZZATE! Non te ne frega un cazzo di me! Non te ne frega un cazzo di ritrovare quelli che hanno ucciso il maestro! Tu vuoi solo aiutare la tua dea a capire cosa la minaccia! - .

-         Comprendere ciò che minaccia la dea equivale a comprendere il motivo per cui è stata tolta la vita al maestro Shin e il pericolo che corri tu! – replica lui, ma io lo ignoro, rispondendogli a tono imperterrita.

-         Ciò non vi autorizza ad usarmi! Non vi autorizza a prelevarmi, portarmi qui, mostrarmi come se fossi un oggetto esposto in una vetrina e a rompermi le ossa per “verificare che non fossi un nemico”! - . Lo vedo addolcire lo sguardo, assumendo un’espressione di scusa.

-         Per quanto tu possa averlo considerato ingiusto… per noi è stato davvero necessario Reiko… - .

-         Necessario… più necessario di scomodarsi a spiegarmi che succede e a chiedermi se sono d’accordo… ho capito, non conto nulla! - .

-         Non è così… - ma io rimuovo lo sguardo dal suo, abbassando la testa, chiudendo gli occhi e mordendomi il labbro, per trattenere le lacrime. Non piangerò di nuovo davanti a lui.

-         Reiko… - lo sento pronunciare di nuovo dopo un po’ di tempo.

Alzo gli occhi stanchi su di lui, vedendo il suo viso contratto in un’espressione mista tra disappunto, convinzione… e quella dolcezza che tanto lo contraddistingue. Per un attimo ho davvero la sensazione di aver a che fare ancora con quel ragazzo che io ho tanto imparato a rispettare e a voler bene e che per me è stata la persona migliore dopo il maestro Shin. Poi i miei occhi si fermano sulla sua armatura… tanto bella quanto odiosa, che mi ha lanciato la realtà dei fatti addosso come un secchio d’acqua gelida… e capisco che quella persona, come avevo temuto all’inizio… non esiste più.

Esistono le sacre vestigia d’ariete, la casta dei valorosi e antichi guerrieri e la dea Athena. Punto.

Avanzo lentamente verso la porta, senza staccare gli occhi dai suoi, vedendo la sua espressione triste farsi appena un po’ sorpresa. Mi fermo a meno di un metro da lui, guardandolo per l’ultima volta negli occhi per poi chiudere la porta, sentendolo ripetere ancora una volta il mio nome.

Mi volto, faccio aderire la schiena alla porta e scivolo lentamente a terra, piegando le ginocchia e poggiandovi contro la fronte… quando il mio sguardo ricade sul borsone da viaggio.

Forse ho trovato il modo per andare via da qui.

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo dell’autrice…

 

Chiedo umilmente scusa per l’immenso ritardo! Ma sono stata via per un po’ e con me non ho avuto nessun tipo di forma tecnologica avanzata >___< Spero che la pazienza sia valsa a qualcosa XD

Capitoli di transizione che apparentemente possono sembrare inutili… ma non è così >__> Sappiate che ho sparso degli indizietti di qua e di là a partire dal primo capitolo… che naturalmente saranno più chiari mano a mano che la storia procederà.

Volevo fare un piccolo appunto che nello scorso capitolo non ho potuto fare per mancanza di tempo. So perfettamente che il nome originale del cavaliere del leone sia “Aiolia” e non “Aioria”… ma volendo rimanere intatto il nome del fratello, ho preferito cambiare quella consonante perchè li reputo nomi TROPPO simili, quindi si è trattata di una scelta puramente personale.

Per quanto riguarda la scelta di dare le vestigia di gemini a Saga… è una scelta nata dal fatto che ho sempre avuto una predilezione per questo gemello (senza nulla togliere a Kanon, che amo altrettanto).

Finiti gli appunti passiamo ai ringraziamenti XD:

 

-         YamaMaxwell : Ma tu vedi amore ovunque!! XD Visto la nostra eroina come ha conosciuto i bronzes? XD Solo lei poteva farsi riconoscere così u__ù Eccoti il capitolo, purtroppo non ho potuto fare più presto, spero che questo non mi penalizzi ç__ç Grazie per le recensioni cara, baci!;

-         Mon-chan : Leggere le “capate cosmiche” mi fa piegare in due anche adesso XD Già, i volatili non avranno vita facile con Reiko… così come non ce l’avrà Seiya! XD uhuh ;

-         Sabri92 : Ebbene sì, il genio di Seiya è arrivato fino in cima di corsa =___= Uh… hai una predilezione per il cavaliere del cigno a quanto pare… approvo in pieno u__ù vabbè che io approvi chiunque abbia una predilezione per chiunque… sono tutti fantastici i cavalieri *___* ;

-         Gufo_Tave : Reiko cerca di fare le cose più grandi di lei… mettersi contro di Mu non è stata una grande idea… mi fa piacere di aver rimediato come si deve al buco narrativo che avevo oltraggiato ^__^, anche Reiko ormai si è rassegnata al fatto di non potersi più spostare in quel modo XD ;

-         Manila : Non ho potuto dedicarti una risposta nel precedente capitolo… e non sai quanto mi sia mangiata le mani ç___ç GRAZIE, davvero… non ti nascondo che muovere un personaggio con una personalità come quella di Reiko nel mondo di Saint Seiya non sia molto facile. Reiko si troverà a scontrarsi con molte realtà che non condividerà e contro le quali si troverà perennemente in disaccordo. Una di queste è Shaka. Shaka rappresenta “la regola fatta uomo”, ragion per cui con Reiko non andrà molto d’accordo. Ciò non significa che i due non potranno trovare un punto d’incontro… Reiko è testarda e molto sarcastica, ma fa del sarcasmo una propria difesa, non basandolo sulla superficialità, che le è totalmente estranea essendo cresciuta in un ambiente particolare…quindi chissà che il suo carattere profondamente analitico non le faccia cambiare idea sul biondo ossigenato (XD). No, tranquilla, Virgo non mi è affatto antipatico. Ti assicuro che man mano capirai…Ti ringrazio per la scelta di chiudere un occhio sul fatto che non ho seguito tutta la serie Hades ç___ç E ti ringrazio anche per la disponibilità nel darmi informazioni, nel caso in cui dovessero servirmi non esiterò a contattarti ^___^, anche se comunque ne dubito dal momento che la storia verterà in una direzione particolare…Infine la Kido. Stesso discorso di Shaka. Non posso dirti di più o farei troppi spoiler XD Spero tu abbia abbastanza pazienza ç___ç Grazie davvero per tutti i complimenti, spero vivamente di non deluderti mai, così come spero di non deludere chiunque stia seguendo e si stia appassionando alla mia storia. A presto spero ^__^ ;

-         Ai91 : Ahahahahah!!! Sei uno spasso XD È interessante l’amore e l’odio che provi per determinati personaggi… ma allora di Reiko che ne pensi, che sta sempre a litigare con Shaka??? ;

-         Roxorox : Ciao! Ti chiedo umilmente scusa per avere liquidato Aiolia in due righe ç__ç Ciò non significa che non mi stia simpatico o mi piaccia meno, come avrai potuto notare non è stato l’unico che ho “liquidato”, mi sono semplicemente soffermata sulle personalità – a mio parere – più particolari, ma ciò non significa che nel corso della storia il cavaliere del leone avrà un ruolo più marginale… anzi… hihi… XD ;

-         NinfaDellaTerra : È una forza della natura Reiko, eh? XD Con Shaka? Chissà… Sono contenta che le personalità dei Gold siano venute fuori bene! Fammi sapere del resto della scalinata che ne pensi ^__^ E… GRAZIE ç___ç Davvero, le recensioni riescono sempre a commuovermi e a spronarmi ç___ç ;

-         Snow Fox : Ma ciao!!! Sì, Reiko è uno spasso ^__^ Ma ultimamente (cioè da questo capitolo in poi XD) il suo umore è molto giù… magari le rifaccio colpire Seiya XD ;

-         Anzy : Ti ringrazio! Eh… intrecci amorosi dici? Non posso proprio sbilanciarmi… mi spiace ^__^ Mi fa piacere che hai deciso di seguirmi! Spero che la storia continui a piacerti! Ciao!!! ;

-         Picciottina75 : Ciao! Grazie mille per i complimenti! Guarda… spero vivamente di non ritardare più in un modo così mostruoso… ma se temi che la storia possa non continuare, sta tranquilla, che non l’abbandono ò___ò Un saluto, spero continuerai a seguirmi!.

 

Ringrazio infine le 14 persone che hanno aggiunto la mia storia tra le preferite e le persone che leggono solamente!

 

HOPE87

  

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** Escape ***


Escape

Escape

 

 

Mi avvicino al letto titubante, afferrando poi il borsone e infilandoci una mano dentro, tastando ogni centimetro del tessuto fino a quando non trovo quello che sto cercando, e sorrido soddisfatta.

Perfetto!

Mi volto verso la porta, assicurandomi che sia chiusa, e corro verso l’altra estremità del letto, infilando la mia ancora di salvezza tra il materasso e il cuscino, coprendo poi il tutto per bene con le lenzuola. Ora devo solo pensare al modo migliore per attuare il piano di fuga.

 

Passo il resto della giornata nella mia stanza, uscendo solo quando sento il cosmo di Mu allontanarsi, concedendomi brevi passeggiate – se così si possono definire, dal momento che rimango comunque tra quattro mura – per la casa, arrivando ad esplorarla quasi tutta… e devo constatare che è davvero ben arredata. I tappeti e le tende, presenti in ogni stanza, sono di tessuti pregiati, di colori principalmente caldi, che vanno dall’ocra al rosso porpora, risaltando sul pavimento in marmo e sulle pareti dalle tonalità pastello, che danno un tocco di armonia dappertutto.

I mobili sono di ciliegio, di ottima manifattura, e sono ben distribuiti in ogni sala, arredata a volte con un lungo tavolo rettangolare compreso di sedie, a volte con credenze e via discorrendo, creando un arredamento impeccabile, che mi porta a paragonarlo a quello della casa in Jamir… che è invece composto dall’essenziale.

Involontariamente – o forse no – raggiungo la sala che custodisce l’armatura, l’unica arredata principalmente col marmo, sorprendendomi di trovare le vestigia d’ariete al loro posto… sullo stesso piedistallo dal quale attirarono la mia attenzione quando tentai…

-         Dannate!!! – urlo in preda alla rabbia scaturita dal ricordo. Se non fosse stato per quel maledetto luccichio dorato, a quest’ora starei già chilometri lontana da questo covo di matti!

-         Va tutto bene? - .

Oh merda.

Mi giro lentamente, intravedendo con la coda dell’occhio la figura dell’inserviente che stamattina ha frainteso gli atteggiamenti miei e di Mu. Involontariamente arrossisco, ripensando all’accaduto, abbassando lo sguardo imbarazzata per l’ennesima figuraccia.

-         Sì… - rispondo dopo un lungo periodo, senza alzare gli occhi su di lei. – Va tutto bene… - ripeto come un automa, vedendola sorridere lievemente.

-         Scusi se l’ho disturbata… volevo solo avvisarla che il pranzo sarà servito tra poco, se vuole accomodarsi nella sala… - .

-         No! – esclamo stizzita, rendendomi conto solo dopo del tono che ho usato… devo esserle sembrata impazzita… e piuttosto maleducata. Infatti adesso mi sta fissando confusa, spalancando i suoi piccoli occhi castani dal tratto orientale.

-         Mi scusi… - mi affretto ad aggiungere, abbandonando la mia postura tesa. – Sono mortificata… non volevo risponderle così… solo che… non ho molta fame… - .

La donna scioglie la sua espressione stupita in un sorriso rincuorante, facendomi capire che non è successo niente di grave.

-         D’accordo – mi risponde, inchinando lievemente il capo per congedarsi. - Conserverò tutto in caldo… dal momento che lei non desidera mangiare adesso e il nobile Mu rientrerà tardi… - .

Sollevo un sopracciglio sentendole pronunciare l’ultima frase, capendo all’istante che non è stata detta “tanto per”. Il mio sesto senso mi dice che questa donna ha fiutato la ragione del mio malumore.

-         Beh… - aggiungo quindi, sentendo il mio stomaco brontolare. – Magari qualcosina la metto sotto ai denti… - concludo, portandomi una mano sullo stomaco.

L’inserviente sorride divertita, facendomi poi cenno di seguirla.

 

Ho dovuto pregarla in tutte le lingue che conosco per permettermi di mangiare in cucina e non nella sala da pranzo. Quel tavolo grande e lungo mi metteva angoscia, ed è già abbastanza triste mangiare da soli…

Ciò comunque non mi ha evitato di mangiare seduta ad una tavola apparecchiata con ogni cosa che l’uomo abbia inventato per mettere in ridicolo gente come me che del galateo non ne sa nulla. Per esempio… a che diavolo servono tre forchette???

Mi pare di aver letto da qualche parte che, man mano che vengono servite le portate, s’inizi inforcando la prima all’esterno, per poi procedere verso l’interno.

E che noia. Datemi un paio di bacchette e una ciotola di riso, che non mi offendo mica!

Mentre porto alla bocca l’ultimo pezzo di carne – scelta tra le innumerevoli portate poste sul tavolo, nonostante io sia la sola a mangiare - vedo l’inserviente darsi da fare con fuoco, fornelli e stoviglie, e nel breve lasso di tempo che impiego per mangiare lei ha già finito di sistemare tutto. Sorprendente.

Nel momento in cui sto per alzarmi per portarle il piatto e il bicchiere, la vedo raggiungermi velocemente e togliermi tutto da mano con un’abilità incredibile, guardandomi come se stessi per commettere una cosa inaudita.

-         Non si preoccupi… - mi affretto a dirle, vedendola quasi sconvolta dal mio comportamento.

-         È il mio lavoro – mi spiega lei sorridendomi. – Lasci – mi chiede, contendendosi il bicchiere con la mia mano, che lascia la presa dopo un po’. Mi risiedo, vedendola sparecchiare velocemente e sistematicamente, sentendomi completamente fuori luogo.

Non sono abituata a tutti questi servigi. Al tempio cucinavo il più delle volte io, lavando i piatti a turno con gli altri allievi. E nessuno si è mai preoccupato di fare qualcosa al posto mio quando capitava il mio turno, così come non me ne preoccupavo io.

-         Gradisce qualcos’altro? – mi chiede l’inserviente, sorridendomi nel suo solito modo amorevole.

-         No, la ringrazio – le rispondo, facendo cadere lo sguardo su un vassoio coperto posto su un marmo della cucina. E involontariamente mi si stringe lo stomaco.

A proposito. Forse dovrei mettere in chiaro la faccenda di stamattina. Ho come la sensazione che sia così tesa per quello.

     -  Ehm… - inizio incerta, vedendola subito voltarsi verso di me, pronta a recepire ogni mio comando. Ma siamo sicuri che sia un’umana??

     -  Riguardo stamattina… - aggiungo dopo un po’, vedendo subito il suo volto impallidire e abbassarsi, e con lui anche le spalle.

     -  Sono desolata! – esclama improvvisamente, continuando a tenere il volto basso. – Non accadrà più! - .

Oh cielo, questa qui veramente pensa che io e Mu…

-         No, ascolti… - tento, ma lei riparte di nuovo a raffica.

-         E non ne farò parola con nessuno, stia tranquilla! - .

OK, devo fermarla ASSOLUTAMENTE.

-         Ascolti… - .

-         La prima regola per ogni inserviente che lavora al santuario è la discrezione. Io non ho visto nulla. - .

-         Ma non è successo nulla!! – mi viene da alzare la voce, facendole rialzare di scatto la testa e guardarmi con occhi sbarrati. Cielo… ma è possibile che debba comunicare sempre urlando??

-         Volevo semplicemente che si rilassasse… stamattina è scappata via come se avesse commesso un crimine… - riprendo, vedendole dipinto sul volto la stessa identica espressione impaurita di prima.

-         Respiri pure… - le consiglio, quando la vedo farsi cianotica. E fortunatamente mi da retta.

Possibile che la mia presenza in questa casa abbia portato tanto scompiglio???

-         Lasci stare – dico alla fine, accompagnando la frase con uno sventolio della mano per sottolinearne il significato. È inutile, che creda pure quello che vuole!

Mentre sto per abbandonare la sala, volgo uno sguardo all’esterno della finestra, facendomi prendere da un’ altra idea.

Forse potrei evitare di…

-         Nobile Mu! – sento esclamare all’improvviso l’inserviente, mentre i miei muscoli s’irrigidiscono al solo pronunciare di quel nome. Cerco di dimostrare una postura più rilassata, mentre faccio violenza su me stessa, costringendomi a non voltarmi verso la direzione da cui giungono i passi che conosco così tanto bene.

Ma il corpo non sembra rispondere ai comandi, e così la mia testa si gira appena, riuscendo ad intravedere Mu che alza una mano per indicare all’inserviente di non preoccuparsi, così quest’ultima fa un breve inchino e si allontana velocemente, dopo avermi lanciato una rapida occhiata.

Ormai è convinta.

Bene… e adesso? Come ci si comporta quando non si ha voglia di vedere e parlare con una persona quando quest’ultima, per un ironico scherzo del fato, è esattamente a pochi metri di distanza da noi?

Potrei continuare a ignorarlo, avvicinandomi di più alla finestra e mettendomi ad osservare il paesaggio noioso all’esterno, dimostrandomi però interessata, cosicché lui capisca che sono più presa dallo svolazzare degli uccellini che da lui.

Oppure potrei ritornarmene spedita in camera, senza degnarlo di uno sguardo… ma finirei col confinarmi di nuovo in uno spazio ristretto… e se non si allontanasse più dalla casa per tutto il giorno?? Impazzirei chiusa tra quattro mura!

Improvvisamente avverto la sua presenza nella mia testa. Mi volto di scatto, fulminandolo, vedendolo sedersi al tavolo precedentemente apparecchiato per pranzo, con la precisa intenzione, usuale solitamente, di conversare. Col cavolo!!!

Faccio per andarmene, optando esattamente per la seconda opzione tra quelle che ho elencato prima, con la piccola differenza che, anziché risultare indifferente, risulto esplicitamente incazzata e i miei occhi seguono la sua figura fino a quando non esce dal mio campo visivo.

Ma ad un certo punto le mie gambe si muovono a vuoto e dopo un po’ mi rendo conto che sono stata sollevata da terra. Questa si chiama violenza!!!

Comincio ad agitarmi, venendo ugualmente e inesorabilmente trascinata verso il tavolo.

-         Lasciami! – gli intimo, continuando a cercare di divincolarmi da quella presa psicocinetica. Ma in breve raggiungo il tavolo, riuscendo a vedere Mu seduto con le braccia incrociate e gli occhi chiusi, quasi come se stesse meditando, e la sedia di fronte a lui si scosta dal tavolo, in un gesto di sadica galanteria innaturale che mi fa rabbrividire.

Vengo infine costretta a sedermi, e la sedia viene nuovamente accostata al tavolo.

Quando sento la sua presa svanire scatto in direzione dell’uscita, facendo stridere la sedia sul pavimento, ma lui mi riafferra subito, facendomi nuovamente sedere, questa volta tenendomi bloccata contro di essa, con le gambe letteralmente incollate a quelle della sedia e le braccia incrociate dietro lo schienale.

Lui continua a tenere gli occhi chiusi e li riapre solo quando ha garantito la solidità della mia presa.

-         Parliamo – pronuncia infine, mostrando finalmente i suoi occhi verdi.

-         Non ho niente da dirti – gli rispondo sprezzante, riprendendo a divincolarmi e trovandomi a gemere quando provo ad usare anch’io la psicocinesi.

Chiudo gli occhi, stringendoli per il dolore alla testa che sto provando, o meglio… che mi sta facendo provare…

-         Reiko… - .

-         NON HO NIENTE DA DIRTI! – urlo, riaprendo gli occhi, continuando a muovermi, incurante del dolore che provano i miei muscoli nel contrastare quella morsa invisibile che mi costringe immobile.

-         Per favore – dice, senza abbandonare il suo tono fermo ma allo stesso tempo gentile. Dannato ariete! No che non voglio parlarti!!!

Mi concentro ancora di più, chiudendo gli occhi, facendo più forza che posso contro di lui… ma è puro masochismo. Non sono mai riuscita a contrastarlo. Mai.

-         Voglio solo parlare - .

-         IO NO! – sbotto, continuando a tenere gli occhi chiusi per non perdere la concentrazione. – NON PUOI COSTRINGERMI! - .

Anche se lo sta facendo. Idiota.

Ed è a quel punto che faccio la mossa sbagliata. Rettifico, doppia idiota!

Mi sforzo nel modo in cui non dovrei, nel modo che lui si è sempre raccomandato di non fare. Raggiungo il limite delle mie capacità e mi auto demolisco, non potendo demolire le sue, e improvvisamente sento un dolore acuto alla testa, seguito da un dolore lancinante all’orecchio sinistro, e, nella confusione mentale procuratami da quell’insensato gesto, avverto qualcosa di caldo scivolarmi all’esterno dell’orecchio.

-         Sciocca! – esclama Mu, spalancando gli occhi, sollevandosi di scatto e venendo verso di me. Ha smesso di usare la psicocinesi, così posso alzarmi, barcollando, accasciandomi poi sul pavimento, mantenendomi la fronte.

Lui si porta alla mia altezza, portando una mano verso il mio orecchio sinistro, ma appena ne tocca soltanto il padiglione auricolare sento di nuovo quella fitta, e stringo i denti mentre con tutta la mia forza, ridicola, rispetto alla sua, gli schiaffeggio la mano, allontanandolo e allontanandomi da lui a mia volta.

I miei occhi si posano sulle sue dita, che sono appena ricoperte di liquido cremisi. Non posso averlo ferito in quel modo.

     -  Stai sanguinando… - mi dice infatti lui, aggrottando la fronte, per farmi capire la gravità della situazione. Mi rendo conto di ciò che ha detto solo quando porto a mia volta una mano verso la fonte di calore che sento scivolare lungo il mio collo, accorgendomi che ha ragione.

Mi si riempiono gli occhi di lacrime mentre mi rialzo, distogliendo lo sguardo dal suo, che sento scrutarmi a fondo.

Non posso andarmene.

Non posso difendermi.

Non posso decidere se voler parlare o meno.

E tutto per colpa sua.

Imperterrita riprendo la direzione della porta, a testa bassa, quando lo vedo sbarrarmi la strada, ponendomisi davanti e allungando una mano verso il mio volto.

Mi ritraggo di scatto, stringendomi tra le spalle e serrando gli occhi, in attesa. Solo allora mi rendo conto di provare ciò che non ho mai provato nei confronti di Mu. Paura.

Apro appena un po’ gli occhi, continuando a tenere questa cazzo di posizione da codarda, vedendo gli occhi di Mu spalancati in una pura espressione di incredulità, mentre la sua mano destra sembra essere rimasta sospesa a mezz’aria.

Credo che ci siamo resi conto contemporaneamente di quello che ho provato io di fronte al suo gesto, perché, così come io stessa non riesco a spiegarmi il mio comportamento, lui sembra smarrito, incapace di rompere, al contrario del suo solito, quest’innaturale silenzio che sembra aver riempito la sala.

-         Reiko, io non ti farei mai del male… - riesce a dire in un sussurro alla fine, arrivando al punto della questione, continuando a fissarmi incredulo, mentre il suo braccio si abbassa lentamente e i suoi occhi saettano sul mio volto, alla ricerca di qualche segno che gli faccia credere il contrario di quanto ha pensato.

E chi può dirlo? Chi può dire che non mi farebbe mai del male?

Non lo credevo capace di costringermi a fare qualcosa contro la mia volontà e lo ha fatto. Non lo credevo capace di mentirmi e usarmi eppure lo ha fatto.

Continuo a mantenere la mia posizione sulla difensiva, facendo un altro, quasi impercettibile, passo indietro.

Ed è a quel punto che lui richiude gli occhi, abbassando la testa e scostandosi sulla destra per farmi passare. Tentenno un attimo prima di raggiungere a passo spedito la mia camera. È stato un attimo… solo un attimo… eppure… mi è sembrato davvero di aver avvertito tristezza. Della profonda tristezza, provenire da lui.

E non è giusto… non è giusto che, dopo tutto quello che ha fatto, i sensi di colpa non riescano a darmi pace.

Una volta raggiunta quella che ormai sembra essere diventata la mia prigione, chiudo la porta e mi ci appoggio con le spalle contro, e una lacrima scivola indisturbata dai miei occhi chiusi.

Non posso continuare così. Non posso continuare a frignare e a scappare. O meglio, con la seconda azione posso continuare, ma per bene, ragionando in modo accurato sulle diverse opzioni di fuga.

Opzioni di fuga… seh. Quante probabilità potrei avere di scappare da un luogo in cui risiede il cosmo di una dea circondata da dodici persone del livello di Mu? Anzi tredici, volendo contare il gemello senza armatura. Zero, direi!

Ragioniamo… dunque…

Un’idea ce l’avrei, ma non so fino a che punto possa essere fattibile…

Escludendola un attimo, direi che non mi resta altro. Mi trovo alla prima casa, sì, ma ciò non significa che potrei riuscire a svignarmela indisturbata senza che qualcuno non si scomodi a fermarmi. Se Miss Organza vuole che resti al santuario, non significa nulla che la mia custodia sia stata affidata a Mu. Se decidessi di allontanarmi nel momento in cui Mu è lontano dalla casa, sicuramente verrei raggiunta da qualcuno dei bronzi di Riace che occupano le altre case.

Senza contare la velocità della luce. Che Mu ha, che gli altri sicuramente hanno e che io non ho. Miserabile che non sono altro.

Non mi resta che la fatidica idea che mi è balenata in mente… d’altronde tentar non nuoce. Sempre che qualcuno non se ne accorga e decida seduta stante di porre fine alla mia patetica vita, ovvio. Spero vivamente che Aldebaran non abbia cambiato idea.

 

 

-         Posso? – .

Dei… vi ringrazio!!!

Oh cielo… ho… ringraziato gli dei?? Ma io non credo negli dei!!! Stare qui mi sta facendo decisamente male…

-         Accomodati Aldebaran - .

Accomodati Aldebaran… accomodati…

Il suo vocione riesce ad essere ben udibile anche a porta chiusa, quindi mi limito a tenerla tale, accostandomi solo lievemente ad essa e premendole un orecchio contro, imprecando quando, da idiota quale sono, mi dimentico che il sinistro è infortunato, avvicinando dunque l’altro.

Uff… devono essersi allontanati… perché adesso non riesco a sentire più nulla…

 

*****

 

-         Come va? – mi chiede, andando dritto al punto com è suo solito, dopo essersi seduto sul divano, di fronte a me.

Socchiudo istintivamente gli occhi, facendo ciondolare la testa, incapace di articolare una risposta. Il suo viso dal colorito bruno si contorce in un’espressione di dispiacere, mentre i suoi piccoli occhi s’intristiscono, rendendosi partecipi del mio stato d’animo. Come sempre, ha capito senza che parlassi.

-         È difficile… immagino… - dice impacciato, strofinandosi le mani sui pantaloni, volgendo lo sguardo sul pavimento. Annuisco, sospirando e chiudendo gli occhi per l’ennesima volta. Il suo stato d’animo è ancora palpabile… non avrei mai creduto di poter farla reagire in quel modo. Non avrei mai voluto.

-         È spaventata? – . La voce di Aldebaran infrange per un attimo quella condensa in cui si erano avviluppati i miei pensieri, facendomi riaprire gli occhi e annuire nuovamente.

-         Molto – aggiungo, richiudendo gli occhi, cercando di raggiungere il suo cosmo in maniera impercettibile per riuscire per lo meno a sentire se si è calmata, rendendomi conto, purtroppo, che la rabbia ha sostituito la paura.

Aldebaran improvvisamente sbuffa, marcando il suo volto in un’espressione infastidita.

-         Tutta colpa dell’ereditiera… - dice infine, con una tale naturalezza da farmi temere per lui le possibili conseguenza di una tale sfrontatezza.

-         Non è colpa di Lady Saori, Aldebaran… è colpa mia. – lo correggo, tralasciando l’ennesimo appellativo con cui usa solitamente indicare la reincarnazione della nostra dea. – Non avrei mai dovuto portarla qui… - .

-         Ah! – sbotta lui, in un gesto di rimprovero nei miei confronti tipico del suo animo spontaneo. – Esistono modi e modi per rivolgersi ad una persona! Non è stata Athena ad essersi presentata a Reiko! Se Athena le si fosse presentata dall’inizio, probabilmente Reiko non avrebbe avuto quella reazione! Qualsiasi persona con un po’ di cervello e di dignità si sarebbe rivolta alla reincarnazione della dea in quel modo! - .

Sospiro, rendendomi perfettamente conto che ha ragione.

-         Purtroppo non è questo il punto – lo interrompo, prima che il suo giustificato nervosismo riprenda a ribollire. – Il danno, se così lo si può definire, ormai è stato fatto. Reiko ormai non si fida di nessuno. Nemmeno di me… - aggiungo, facendomi morire le ultime parole sulle labbra, intravedendo quelle di Aldebaran stringersi in tono di disappunto, mentre volgo lo sguardo altrove.

Segue un momento di silenzio, in cui entrambi rilassiamo i nostri cosmi, intenti a ragionare sulla situazione.

-         Stavo pensando… - dice improvvisamente, tentennando, indeciso se esporre o meno il suo pensiero, al che, incuriosito, gli rivolgo tutta la mia attenzione. – È un’idea decisamente avventata, considerato il modo in cui si sono messe le cose…ma… - s’interrompe, portandosi una mano al mento in segno di riflessione.

-         Stamattina l’ho invitata alla cena che ho organizzato per domani… - aggiunge, interrompendosi di nuovo. – Cena che non ho intenzione di annullare, dal momento che non ci troviamo in una situazione di emergenza e che le occasioni per distrarsi sono poche. – aggiunge subito dopo ancora, impedendomi di proferire opinione contraria alle sue intenzioni, che ora mi sono più chiare. – Nostra Signora, naturalmente, non è invitata - . Mi sfugge un sorriso per l’ennesimo nuovo appellativo dato a Lady Saori. – Il santone, come al solito, declinerà l’invito per dedicarsi ai suoi noiosissimi esercizi spirituali - . Questa volta trattengo una risata. La fantasia di Aldebaran nel descrivere le persone è singolare. Ma non mi trattengo dal lanciargli una semi occhiataccia per il modo di cui parla di un suo compagno, anche se lui mi risponde con una risata. – E… considerando che la presenza di Saints è assicurata per la custodia della nuova arrivata…non infrangeremmo nessuna regola, presumo, se le riproponessi di aggregarsi a noi - .

Resta in silenzio mentre io richiudo gli occhi per riflettere.

-         Uniremmo il dovere al piacere, l’utile al dilettevole… e Reiko avrebbe modo di respirare un po’! Rendendosi conto che non mordiamo - .

Riapro gli occhi, assistendo al cambiamento repentino della sua espressione. È decisamente soddisfatto dell’idea che ha avuto, i suoi occhi scuri brillano di una luce vivace mentre mi guarda sorridendo.

Non c’è nulla, nell’idea che ha avuto, che stoni.

-         Pensa… bandirò perfino l’alcool! – esclama infine, emettendo una delle sue grosse risate, alla quale segue una mia, ringraziandolo poi mentalmente per quello che sta cercando di fare.

-         Dov’è? Glielo dico io – si propone, anticipando e risolvendo la mia ennesima preoccupazione.

 

*****

 

Ok… non posso stare qui dentro per sempre, no? Tanto vale uscire… e cercare di capire cosa stiano confabulando! Apro così lentamente la porta, uscendo in modo felino e camminando altrettanto felinamente per il corridoio, riuscendo a percepire man mano in modo più nitido le loro parole.

-         È in camera sua – sento dire da Mu, bloccandomi immediatamente, rimproverandomi mentalmente per l’idea geniale che ho avuto. Se non sentono i passi, sentono la mia aura… o il mio cosmo… quel che è, insomma!!! Riprendo a camminare quindi in modo naturale, avvicinandomi ugualmente lentamente alla sala dalla quale sento provenire le voci.

-         E se provassi a bussare? - .

Che vuole da me, Aldebaran?? Poi non sento più nulla… e probabilmente perché si sono accorti del mio cosmo che sta avanzando. Cammino quindi più speditamente, ripassando le battute per giocare la mia carta. O la va o la spacca.

Continuo a camminare con nonchalance, trattenendo le imprecazioni ogni volta che l’orecchio torna a farmi male. Forse lavare via il sangue con l’acqua fredda non è stata una grande idea.

-         Ah, Reiko! – esclama Aldebaran, nel momento in cui, con finta indifferenza, sto per oltrepassare la sala in cui si trovano loro.

Torno indietro, rivolgendogli un sorriso nonostante sia ancora a pezzi, cercando di non posare il mio sguardo su Mu. Merda! Non posso continuare ad avere questo stato d’animo…non posso farmi cogliere dai ripensamenti adesso… in fondo lui non ci ha pensato due volte a trattarmi come mi ha trattata!

Riprendo possesso del mio self control, imponendomi di recitare una parte perfetta, senza lasciar trapelare nulla dai miei pensieri, disarmati di fronte alle capacità di Mu.

-         Salve Aldebaran – dico pacata, entrando appena nella sala.

-         Cercavo proprio te! – fa lui, senza, stranamente, tergiversare. La mia espressione stupita vale più di mille parole, e involontariamente – porca miseria! – volgo il mio sguardo verso Mu, che, fortunatamente, abbassa il suo non appena i miei occhi incontrano i suoi. Fiuw

-         Domani sera sei dei nostri, vero? – mi chiede, sorprendendomi a dismisura. Ed io che mi ero preparata in tutt’altro modo…

Ok. Dov’è il trucco?

-         Qui usate invitare i nemici a cena? – gli chiedo quindi, ribaltando la situazione che avevo pensato di creare, tentando di capire dove vuole arrivare.

Vedo Mu sollevare la testa e puntare i suoi occhi verso di me, mentre Aldebaran apre la bocca per replicare.

-         Non sei un nemico. – lo anticipa però Mu, scandendo ogni singola parola con la sua calma invidiabile. – E non lo siamo nemmeno noi… vorremmo semplicemente potertelo dimostrare - .

Guardo entrambi in cagnesco per un po’, senza nascondere il mio scetticismo.

“Vorremmo”… cos’è, adesso parla al plurale? Che vuole che me ne freghi degli altri? Ho una gran voglia di prendere a testate una di quelle colonne che fanno da abbellimento al corridoio…

-         Andiamo, Reiko! – interrompe i miei pensieri il vocione di Aldebaran. – Non ci saranno presenze sgradevoli! – aggiunge, facendo chiudere gli occhi a Mu in un gesto che sembra essere di rassegnazione. – Te lo garantisco! - .

Non ho la più pallida idea di cos’abbiano in mente… ma… direi che le cose non potevano mettersi meglio. La cosa puzza… puzza tantissimo… ma che importa, se riesco a fare ciò che ho in mente? Non avranno il tempo di reagire!

-         Beh… direi che, anche se rappresentassi un potenziale nemico, essendo guerrieri, saprete sicuramente il fatto vostro… - comincio a dire, senza guardarli. – Se mi garantisci l’assenza della bomboniera e del saccente ossigenato, accetto volentieri… - concludo, venendo investita subito da una risata del cavaliere della seconda casa, mentre Mu si limita a tenere gli occhi chiusi, aprendoli di tanto in tanto per controllare che Aldebaran non si strozzi.

La sua risata è così contagiosa che dopo un po’ ne fa scappare una anche a me, indipendentemente dal ruolo che avevo programmato di recitare. Aldebaran, mi ripeto, è davvero simpatico.

Dopo aver smesso di ridere ed essersi asciugato un occhio lacrimante con una mano, il cavaliere del Toro si alza, volgendo uno sguardo d’intesa  a Mu.

Sì, trasmettetevi tutta l’intesa che volete, fate pure.

-         Allora ci conto – mi dice, avvicinandosi a me e tendendomi una mano, che io stringo dopo un po’ di titubanza, accompagnando il gesto con un sorriso.

-         A domani! – esclama infine, voltandosi verso Mu, salutandolo con un cenno della mano, per poi uscire dalla sala e poco dopo anche dalla casa.

Rimaniamo quindi io e il cavaliere dell’ariete, che si ostina a tenere ancora gli occhi chiusi e a restare nella stessa posizione. Immobile.

Ma dopo un po’ apre gli occhi, puntandoli su di me, cominciando a squadrarmi il volto. M’irrigidisco, temendo che s’intrufoli di nuovo tra i miei pensieri e che scopra quello che ho intenzione di fare… ma quando mi sorride lievemente, invitandomi a sedermi accanto a lui con un gesto della mano, ogni mio timore scompare… lasciando nuovamente posto a quel maledettissimo senso di colpa.

Lo assecondo, andando però a sedermi dove precedentemente era seduto Aldebaran, lasciando perdere il divano più piccolo su cui è seduto lui e soffermando lo sguardo sul tavolino che ci divide.

-         Possiamo parlare adesso? – mi chiede, col suo solito tono gentile, senza staccare gli occhi dai miei, che si riflettono nei suoi solo dopo un po’.

-         Adesso che mi è stato chiesto come solitamente si chiede ad una creatura dignitosa, sì – gli rispondo, vedendolo abbozzare un sorriso alla mia battuta sarcastica e abbassare la testa.

-         Mi dispiace… - aggiunge dopo un po’, interrompendosi, dandomi l’idea di non sapere cosa aggiungere. O meglio, di non sapere “come” aggiungere qualcosa. – Tu… - riprende dopo un po’, interrompendosi nuovamente, mentre il suo cosmo prende ad avvolgermi. Ed io lo lascio fare, non sentendomi minacciata. – Non devi avere paura – dice tutto d’un fiato, alzando poi i suoi occhi.  – Non di me - .

E mi sale di nuovo il groppo in gola… quando mi rendo conto che il Mu che conoscevo, quello che mi rassicurava e tranquillizzava, esiste ancora.

Non rispondo, abbassando nuovamente la testa, incapace di sostenere il suo sguardo, quando lui si alza e si avvicina, sedendosi poi alla mia sinistra, mettendosi ad osservarmi l’orecchio.

-         Non mi fa più male – gli dico, anticipando una sua probabile domanda, girando il viso verso di lui, vedendo la sua espressione dispiaciuta.

-         Mi dispiace Reiko… - ripete lui, dopo avermi accostato un palmo della mano all’orecchio ed avermelo risanato con le sue capacità.

-         Lo hai già detto – gli faccio notare, decisa a ritornare al punto di partenza, ma in un modo decisamente più civile di quello di perforare timpani e utilizzare la psicocinesi violentemente.

-         Mu… voglio andare via da qui – gli dico, vedendo che non si accinge a replicare. Mi volto con l’intero busto verso di lui, piegando una gamba e portandomela sotto l’altra per sistemarmi meglio. – Ho compreso questa realtà – inizio a spiegargli con calma, attirando la sua attenzione, vedendolo sollevare il volto e guardarmi. – Ho capito che esiste una gerarchia da rispettare, e che tu, in quanto cavaliere di Athena, devi rispetto alla divinità che servi, ubbidendo ad ogni suo ordine, come il dovere di cui ti riveste la tua armatura ti richiede di fare… ma tutto ciò non ha niente a che fare con me. - .

Lo vedo osservarmi e ascoltarmi in silenzio, lasciando così che continui a spiegarmi.

-         Athena non è la mia dea. Sai bene che, prima di venire a conoscenza di questa vita parallela che conducevi, io non credevo neanche minimamente nelle divinità. E, per quanto apprezzi… - m’interrompo un attimo, cercando di riuscire a trovare le parole giuste. – ciò che simboleggia la tua dea, non posso assecondarla, acconsentendo a restare qui solo e unicamente perché esiste una remota possibilità che ciò che è successo al maestro abbia a che fare con me… per capire ciò che realmente è accaduto bisogna indagare… non limitarsi a trattenermi qui per studiarmi o, paradossalmente, proteggermi…- .

-         Non ci si limiterà a questo, si sta già indagando Reiko – m’interrompe lui, sistemandosi meglio a sua volta sul divano.

-         Non è questo il punto! – esclamo, impedendogli di continuare. – Voglio essere io a indagare! Voglio essere io a trovare quel bastardo che ha compiuto quella strage e fargliela pagare! – stringo i pugni, mentre la vista mi si offusca per via di alcune lacrime che mi sono salite agli occhi al ricordo di quello scempio.

-         Indagheremo, Reiko… - dice lui, cercando, invano, di tranquillizzarmi, provocando l’effetto opposto.

-         Non parlare al plurale, se sto venendo esclusa da tutto! – urlo a quel punto, stringendo i pugni e mordendomi il labbro per la rabbia.

Gira e rigira, ogni volta deve andare a finire così. Trattengo il fiato, per auto impormi di non continuare a sbraitare, distogliendo lo sguardo dal suo e inspirando profondamente per cercare di calmarmi.

-         Mu… voglio andare via da qui – ribadisco, ritornando abbastanza calma da riuscire a moderare il tono della voce, rendendolo di nuovo normale.

-         Non è possibile Reiko… - mi risponde lui, dandomi così la possibilità di scegliere definitivamente che decisione prendere in merito al mio piano di fuga.

-         Perché? – gli chiedo quindi, puntando le mie iridi nelle sue, senza distogliere un attimo lo sguardo.

-         Perché la dea… - inizia a dire, ma io alzo prontamente una mano con un palmo rivolto verso di lui, inducendolo a fermarsi. Fermatosi, distolgo lo sguardo, alzandomi e dirigendomi a passo calcolato fuori dalla sala e successivamente verso la mia camera, nella quale mi chiudo per l’ennesima volta nella giornata.

Ed è passata un altro giorno senza aver risolto un emerito cazzo.

 

 

Fortuna che quest’altra giornata è passata in fretta. Sono stata a vegetare per tutta la mattinata a letto, venendo visitata di tanto in tanto da Kiki che, aprendo leggermente la porta, credendo che non me ne accorgessi, poiché fingevo di dormire, entrava e si avvicinava al mio letto.

A volte stendendosi accanto a me e abbracciandomi, a volte accarezzandomi i capelli e a volte asciugandomi una lacrima che di tanto in tanto mi sfuggiva dalle palpebre abbassate.

Ogni volta avrei voluto stritolarlo e sbaciucchiarlo fino allo sfinimento per l’immensa tenerezza di cui era capace, e ogni volta pensavo che, di quella tenerezza, il fratello maggiore acquisito ormai ne possedeva ben poca.

Sospiro, mentre mi rendo decente per la serata da Al, indossando un paio di pantaloni bianchi – un tantino elasticizzati per rendere più fattibile la fuga ma non tanto da dare troppo nell’occhio per una tale possibilità – e una maglietta blu notte con la scollo a barca e le maniche che arrivano al gomito.

-         Sta zitto! – intimo al mio stomaco brontolante, che non la smette di emettere strani rumori, mentre mi pettino i capelli legandomeli poi in una lunga treccia laterale, dalla quale, ovviamente, sfuggono ugualmente delle ciocche.

Mi dirigo poi verso l’estremità del letto dove il giorno prima ho nascosto la mia ancora di salvezza e la recupero, osservandola, rigirandomela continuamente tra le mani.

Quando sento bussare alla porta, la nascondo velocemente sotto ai pantaloni a zampa di elefante, in una delle calze che ricopre le caviglie, assicurandomi che non oscilli e che non corra il rischio di rompersi. Poi mi dirigo alla porta, sospirando prima di aprire, vedendo Mu appoggiato allo stipite in un’ennesima versione che non conoscevo. Abituata, com’ero, a vederlo vestito solitamente con semplici abiti tibetani, i pantaloni neri che indossa, abbinati alla casacca in stile etnico lilla, mi fanno uno strano effetto. No che stia male, anzi…

-         Sono pronta – lo informo, interrompendo l’analisi che stavo facendo, uscendo dalla camera e chiudendomi la porta alle spalle, mentre lui mi precede nel corridoio. Ma ad un certo punto vengo presa da un capogiro, che mi costringe a fermarmi. Devo piantarla di saltare i pasti e allenarmi ugualmente!

-         Stai bene? – mi chiede, voltandosi verso di me, prendendo a studiarmi come suo solito. Io annuisco, riprendendo a camminare, sentendomi ancora i suoi occhi addosso.

-         Non hai mangiato nulla oggi… - dice allora, mentre sono io a precederlo. – Non ti sarai allenata ugualmente? - .

Ecco gli svantaggi di conoscere qualcuno come le proprie tasche…

 

Arriviamo alla casa del toro venendo accolti da Aioria, che mi saluta cordialmente, stringendomi la mano, e da Milo, che mi stringe ugualmente la mano, provandoci però spudoratamente, attirandomi a se con la chiara intenzione di stampare le sue labbra sulle mie, trovando invece, con suo sommo disappunto, la mia guancia.

Appena riesco a liberarmi dalle sue braccia faccio velocemente il punto della situazione. La seconda casa sembra avere la stessa disposizione delle camere della prima. So quindi dove si trova la cucina e quanto dista da essa l’uscita. Primo punto a mio favore.

Fin’ora sono presenti, senza contare il padrone di casa e il mio cosiddetto custode, Milo, Aioria, Aiolos e Camus. Sono in pochi, rispetto al numero di persone che mi ero immaginata partecipassero alla cena. Secondo punto a mio favore. Ma solo se agisco subito.

Mi dirigo dunque in cucina, trovando Al ai fornelli, con tanto di grembiule, impegnato nel far saltare delle verdure in padella. Scena epocale... vedere un colosso del genere impegnato in tali mansioni è davvero un evento singolare! Trattengo una risata mentre mi avvicino ad esso per salutarlo.

-         Ehilà! – esclama col suo vocione, stando allo stesso tempo attento alla padella che ha tra le mani. – Benvenuta! - .

-         Grazie… - rispondo, abbozzando un sorriso. – Posso aiutarti? – gli chiedo poi, cominciando a far guizzare lo sguardo per la cucina alla ricerca di qualche bevanda e, con mia somma fortuna, intravedo un contenitore in plastica trasparente poggiato su un ripiano di marmo poco lontano contenente del liquido rosso.

-         No! Tu sei un ospite e in quanto tale non dovrai muovere un solo dito! – mi risponde, voltandosi poi verso di me, vedendomi osservare ancora il liquido rossastro. – Gradisci un po’ di sangria? Produzione della decima casa! - .

Mi volto a guardarlo confusa, non avendo afferrato quella che è sembrata essere una battuta.

-         Ci ha pensato Shura! – mi spiega, mentre io collego la nazionalità del cavaliere della decima casa alla bevanda.

-         Ehi, Al! Vieni un attimo? - . Urla qualcuno dal salone, facendo voltare il cavaliere del toro, che borbotta qualcosa prima di spegnere il fuoco e togliersi il grembiule.

-         Arrivo! – risponde urlando Aldebaran, voltandosi poi con un sorriso verso di me. – Serviti pure da sola, Reiko! – mi dice, prima di allontanarsi dalla cucina. Ed io non me lo faccio ripetere due volte. Mi affaccio leggermente dalla porta, notando tutti i cavalieri presenti - compreso Mu, che è al centro del gruppo palesemente… imbarazzato? Bah…- coinvolti in una allegra conversazione, ritirandomi, senza farmi vedere, e avvicinandomi poi al marmo su cui è poggiato il contenitore della sangria, ponendomici direttamente davanti e guardandomi sottecchi intorno per controllare che non mi veda nessuno.

Afferro poi un bicchiere di plastica lì vicino, riempiendolo del liquido rosso. Piego all’indietro la gamba sotto il cui strato di pantalone ho nascosto il flaconcino contenente un sonnifero - che mi porto sempre dietro nei casi di emergenza come questi - e l’afferro velocemente, sfilandolo dalla calza. Guardandomi ancora intorno, lo privo della chiusura ermetica, versandone il contenuto nella sangria. Quando le due sostanze sono diventate di un colore uniforme, mi allontano, afferrando il bicchiere precedentemente riempito di sangria non contaminata e apprestandomi ad uscire innocentemente dalla cucina… ma una volta voltata mi fermo di scatto, spaventata da una figura appoggiata allo stipite della porta.

Merda… ma quando è entrato???

-         Salve Kanon… - lo saluto, sorridendo tranquillamente, riprendendo ad avanzare lentamente verso la porta. I suoi occhi verde mare mi scrutano a fondo, saettando da me alla sangria alle mie spalle continuamente, facendomi trattenere il fiato.

Merda, merda, merda.

-         Ne gradisci un po’? – gli chiedo, azzardando, mostrandogli il bicchiere che ho in mano e portandomelo alla bocca per assaggiarlo, bevendone un sorso davanti a lui. – È davvero ottima! Aldebaran mi ha detto che l’ha fatta Shura… - .

Lui continua a guardarmi in cagnesco senza dire una parola. Per non avermi polverizzata subito, deve essere entrato nel momento in cui avevo già compiuto tutto… ma qualche mio comportamento deve averlo insospettito.

Devo ricordarmi che sono guerrieri. Non stupidi. La stupida sono io che ho creduto che potesse andare tutto liscio come l’olio... dannazione!

Improvvisamente si scosta dallo stipite, prendendo ad avanzare verso di me e continuando allo stesso tempo a scrutarmi. Mi sorpassa, senza rivolgermi una parola e senza neanche sfiorarmi, ed io mi volto, vedendolo avvicinarsi alla sangria sul marmo.

Merda, merda, merda.

I suoi lunghi capelli scuri mi impediscono di osservargli il volto. Ma molto probabilmente sta osservando il liquido…

Mentre rimetto in moto i miei neuroni alla ricerca disperata di un piano B, inaspettatamente, afferra anche lui un bicchiere e lo riempie del liquido, prendendo poi ad agitare il bicchiere e mettendosi ad osservare il liquido rosso.

Ha capito… ha capito, ha capito, ha capito!

-         Reiko! – esclama improvvisamente una voce alle mie spalle, facendomi sobbalzare. Oh, no. Mancava solo lui. Ma Al non aveva detto che non ci sarebbero state presenze sgradevoli??

Seiya avanza con fare da figo all’interno della cucina, facendomi un occhiolino e sorpassandomi, arrivando di fronte a Kanon, che, ignorandolo, continua ad osservare il bicchiere.

-         Oh, grazie amico! – esclama, prendendo senza tanti complimenti il bicchiere da mano a Kanon e bevendone subito un sorso, girandosi poi verso di me.

-         Allora Reiko… - comincia, continuando a bere a piccoli sorsi la sangria e rivolgendosi a me con fare… cielo… con fare… suadente??

-         Idiota!! – sbotta improvvisamente Kanon, rimasto stralunato di fronte alla reazione del ragazzo, strappandogli letteralmente il bicchiere da mano e fulminandolo con lo sguardo.

-         Ehi!! Ma che ti prende?? Non ti facevo così permaloso Kanon! È solo un bicchiere di sangria! - .

-         Ma che succede qui? - .

Perfetto… mancavano solo gli amici di Seiya... se seduta stante si aprisse una voragine e m’inghiottisse non mi dispiacerebbe affatto…

-         Cos’hai combinato Seiya? – chiede Shun all’amico, che continua a guardare Kanon in modo stralunato. Ma Kanon, improvvisamente, prende a guardare me, avvicinandosi poi con fare per niente amichevole.

-         Cosa c’è qui dentro? – mi chiede in un sibilo, fissando i suoi occhi verde mare nei miei.

-         Sangria? – trovo il coraggio di chiedergli, fingendo di non sapere a cosa si stia riferendo, non volendo cedere. Ma proprio in quel momento Seiya inizia a sbadigliare sonoramente. Avrei dovuto ucciderlo il giorno prima sulle scale.

E in più, quando ormai tutti si sono affacciati nella cucina per cercare di capire cosa stesse succedendo, chi entra pure?

     -   Che problema c’è, Kanon? – .

     -  La tua amichetta ha versato qualcosa nella sangria – risponde a Mu, pronunciando ogni singola parola senza staccare gli occhi dai miei. E a quel punto Mu spalanca i suoi, rivolgendomi uno sguardo tra lo stupito e l’incredulo.

     -  Non so di cosa tu stia parlando – butto fuori tutto d’un fiato, senza staccare i miei occhi dai suoi, sfidandolo a mia volta, mentre Hyoga, Shiryu e Shun non si perdono una sola battuta. Se cedo adesso è finita.

Ma tutti sembrano dar più conto a quello che ha detto Kanon, così spalanco gli occhi, fingendomi indignata, sollevando poi il bicchiere di sangria intatta che ho in mano e mostrandolo a tutti.

-         È follia! – esclamo, prima di berlo tutto in un fiato, per dimostrare che si sta sbagliando. – Contenti? – chiedo, girandomi a guardare negli occhi ognuno con una sfacciataggine che non ricordavo di avere. Cosa non fa fare l’istinto di sopravvivenza!

Ma a quel punto Kanon ritorna verso il marmo, prendendo un altro bicchiere e riempiendolo della sangria in cui ho versato il sonnifero.

-         No – risponde alla domanda retorica che ho fatto, porgendomi il bicchiere con aria di sfida, mentre fingo l’ennesima espressione indignata.

Nel frattempo Seiya sbadiglia ancor più rumorosamente, cominciando a barcollare pericolosamente, andando a finire addosso a Camus che si limita a osservarlo meravigliato, scrollandoselo poi di dosso.

È a quel punto che Mu spalanca gli occhi, in un chiaro segno che lascia intendere di aver capito, prendendo poi a fissarmi severamente.

    -   Chi ha bevuto la sangria? – chiede a Kanon, nel momento in cui anche Shura è ormai arrivato, affacciandosi sulla porta della cucina insieme ad Aldebaran che, dall’espressione cupa che ha, da l’aria di aver capito anche lui.

    -  Solo Seiya – gli risponde Kanon, con uno sguardo d’intesa, comunicando, tramite quella frase, tutti i suoi sospetti. Tutti volgono lo sguardo verso il ragazzo bruno, che collassa subito sul ripiano di marmo posto al centro della cucina come ripiano d’appoggio, venendo soccorso subito da Shiryu e Hyoga, che prendono a chiamarlo insistentemente senza ricevere risposta.

Gli sguardi di tutti i presenti si spostano subito su di me, che non decido ad accingermi a prendere il bicchiere che mi ha offerto Kanon. Così come non mi accingo a proferire parola.

Voglio solo morire. In modo indolore o meno non ha importanza, poiché si tratti di una cosa breve.

Improvvisamente il bicchiere di plastica vuoto che ho tra le mani mi viene strappato via da una forza invisibile, che lo accartoccia in un’unica stretta morsa, gettandolo poi in un cestino dei rifiuti poco lontano. Faccio per alzare il volto verso Mu, che ha usato la psicocinesi per fare ciò, ma una sua mano si chiude saldamente su un mio braccio, mentre i suoi occhi sembrano essere diventati due fessure, trascinandomi via di peso fuori dalla cucina.

-         Accertati di gettare via tutto – dice con volto funereo ad Aldebaran, che si limita ad annuire con espressione seria e a lasciarlo strascinarmi via dalla casa senza dire una parola, così come fanno tutti gli altri.

Non ho mai sentito il cosmo di Mu così ostile in tutta la mia vita.

 

 

 

 

 

 

Angolo dell’autrice…

 

Ebbene no, non ce l’ho fatta a postare in tempo come avrei preferito fare ç__ç Comunque, anche se un po’ in ritardo XD, Buon Natale a tutti! Spero l’abbiate passato tutti serenamente! Che bella l’atmosfera natalizia *___*

Ritornando al capitolo, prima che mi dilunghi troppo e superficialmente su una festa già trascorsa u__ù vi chiedo ancora una volta scusa per il ritardo, sperando che questo non influisca particolarmente sul procedere della storia, che spero stia continuando a interessare e piacere.

Come avrete potuto notare ho inserito il punto di vista anche di un altro personaggio XD Non  è stata una cosa casuale… con l’avanzare della storia utilizzerò lo stesso metodo, rendendo i punti di vista di più personaggi. Servirà necessariamente ai fini della storia per spiegare cose che, altrimenti, agli occhi del lettore rimarrebbero incomprensibili avendo a disposizione una sola ottica su cui riflettere.

Il capitolo, in realtà, era venuto decisamente più lungo del previsto, quindi ho deciso di lasciarvi col fiato sospeso sulla possibile reazione di Mu nei confronti della povera Reiko XD Non vogliatemene u__ù in compenso, avendo già scritto metà del capitolo successivo, il prossimo aggiornamento non arriverà con tutto questo ritardo XD

Passiamo ora ai ringraziamenti:

 

YamaMaxwell : Interessante l’idea del rapimento XD E poi come la giustifico la presenza di Shun? XD ti eri immaginata un tentativo di fuga del genere? No… direi che sedurre Mu non era tra le alternative ^__^ e Seiya… fa delle entrate e delle uscite del tutto originali XD spero continui a piacerti, bacioni!!!! Ps: fammi sapere se sogni qualcos’altro XD :

Roxrox : Ma sta tranquilla se non riesci a recensire in tempo ^__^ le recensioni fanno sempre piacere, ma l’importante è che la storia venga letta *__* ti aspettavi un risvolto simile? ;

NinfaDellaTerra : Continuo a ringraziarti per tutti i complimenti *__* Tu non sei per niente ripetitiva… piuttosto temo di esserlo io con tutti questi “grazie” XD ma davvero *__* GRAZIE *__* Mi dispiace se ti aspettavi una riappacificazione… altro che riappacificazione! Il cavaliere della prima casa tra un po’ caccia fumo dalle orecchie! ^__^ ;

Mon-chan : Ribadisco che Reiko non è il mio alter ego d’inchiostro… ha sicuramente qualche piccolo tratto del mio carattere… ma, essendo la prima sperimentazione che compio col racconto in prima persona, mi è sembrato troppo azzardato creare un personaggio del tutto “estraneo”…ciao amica!!! E preparati psicologicamente al 2 gennaio *__* muahahahah (Hyde version u__ù) XD ;

Sabri92 : Reiko ti ringrazia per il tempietto in suo onore XD e ti ringrazio anch’io per la tua recensione puntuale ad ogni capitolo ^__^ Ciao! ;

Gufo_Tave : Reiko non ama gli ordini… quel mondo le è del tutto estraneo… lei è autonoma e ha ben altri progetti. Deve solo cercare di capire come togliersi dai piedi coloro che le mettono i bastoni fra le ruote… cosa ardua, dal momento che tra questi c’è il anche il suo migliore amico. Chissà >__> spero continui a interessarti e piacerti ^__^ ;

Sabaku no Yugi : Ehi, non voglio avere nessuno sulla coscienza…cerca di perdonare i miei ritardi e non starmi male ç__ç Grazie dei complimenti ^__^ spero di rileggerti presto ^__^ ;

AI91 : Secondo me, ti starai proprio divertendo… eh? XD Ma missà che adesso Mu si è stancato un po’… insomma…. Adesso non si è semplicemente innervosito… si è arrabbiato O__O XD Grazie per la recensione, bacioni! ;

Picciottina75 : In questo capitolo non ci sono stati altri passi in avanti… tagliandolo non ho avuto modo di inserire sviluppi… anche se… una cosa in particolare potrebbe far pensare sul probabile proseguimento della storia… (me sadica XD la pianto u__ù). Ecco cos’aveva in mente Reiko… per capire cos’ha in mente la bomboniera ci vorrà un altro po’ di tempo… spero che l’attesa ne valga la pena ^__^ baci!

 

Ringrazio inoltre l’ennesima persona che ha aggiunto la mia storia tra i preferiti, approfittandone per ringraziare tutt’ e sedici le persone che lo hanno fatto *sbaciucchia il monitor* e auguro a tutti, visto che ormai manca poco, di concludere quest’anno e iniziare l’anno nuovo nel migliore dei modi!

Auguri a tutti per tutto!!!

 

 

HOPE87

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Capitolo 8
*** Trust ***


Scendiamo le scale che ci separano dalla prima casa velocemente

Trust

 

 

 

Scendiamo le scale che ci separano dalla prima casa velocemente. O meglio, lui le scende velocemente, perché io non riesco nemmeno a stabilire l’andamento, impegnata come sono a cercare di non cadere.

La presa sul mio braccio è salda, le sue dita sono strette in modo tale da darmi fastidio ma non da farmi necessariamente male.

Non riesco a parlare. Non ne ho il coraggio. Il suo cosmo è una massa densa di negatività che mi avvolge in continuazione, a volte riuscendo a togliermi perfino il fiato.

Arrivati alla prima casa le porte delle sale si aprono con un unico grande frastuono tutte insieme, creando un’eco che rimbomba in tutto l’ambiente con fare sinistro e minaccioso, facendomi sobbalzare.

Continua a trascinarmi fino ad arrivare nel salone in cui abbiamo discusso il giorno prima, lasciandomi il braccio e spingendomi con la psicocinesi a sedermi sul divano grande, mentre lui si volta, prendendo a camminare nervosamente per la sala, senza degnarmi di uno sguardo.

Mi massaggio il braccio, quasi timorosamente, senza, ancora, avere il coraggio di proferire parola. Non l’ho mai visto così arrabbiato. Mai.

I suoi capelli color lavanda svolazzano elegantemente ad ogni colpo d’aria che ricevono quando cambia direzione. I suoi occhi verdi sono celati dalle palpebre, abbassate, che danno un senso grave all’intera espressione che, seppur apparentemente calma agli occhi di chi non lo conosce, non sfugge a me, che ho imparato ogni piccola reazione di quel viso gentile. Rettifico, un tempo gentile.

Sta cercando di calmarsi... ma il suo cosmo aleggia ancora nell’aria, cupo e minaccioso, andando, fortunatamente, lentamente a diminuire. Ed è solo quando di esso ne è rimasta una piccola traccia che gli occhi di Mu si riaprono, incontrando i miei, facendomi trattenere il fiato per il modo gelido con cui mi stanno fissando.

Poi improvvisamente allunga un braccio, rivolgendo il palmo della mano verso l’alto e tendendolo verso di me.

Meccanicamente recupero il flacone vuoto da sotto ai pantaloni, remissiva, mostrandoglielo, e lui se lo porta alla mano aperta con la psicocinesi.

Lo osserva per un tempo infinitamente lungo, probabilmente per accertarsi che si tratti di quello che ha pensato, annusandolo e osservandolo a tratti, per un numero di volte imprecisabile.

Quando lo riconosce, chiude gli occhi e la mano contenente il flacone allo stesso tempo, facendo in modo che la stretta disintegri la boccetta di vetro, riducendola in polvere.

Fu lui a insegnarmi come si produceva… quali piante erano necessarie a crearlo… affinché, se mi fossi trovata in una situazione pericolosa, ne sarei potuta uscire con un pizzico di furbizia e tanta buona fortuna. Non è rimasta nessuna probabilità che mi faccia pensare che non si sia pentito di averlo fatto.

-         Cosa ti è saltato in mente? – mi chiede in modo incredibilmente calmo, nonostante il suo cosmo sia ancora nero come la pece.

Boccheggio, nel vano tentativo di dargli una risposta, ma tutto quello che riesco a fare è abbassare la testa.

L’eco prodotto dalle porte delle sale che si richiudono di scatto tutte insieme mi fa sobbalzare e puntare gli occhi spalancati su di lui.

-         Gradirei avere una risposta – pronuncia nello stesso modo cortese, tipico del suo carattere, ma con la stessa identica cera di prima. Se non ancora più incazzata.

-         …Non è chiaro? – trovo il coraggio di chiedergli in un sussurro, cercando di non farmi intimorire dal suo cosmo e dal suo sguardo.

Lui continua a fissarmi in modo severo.

Presumo che, dal modo in cui mi sta fissando, quella pseudo risposta non gli sia bastata, e non perché voglia realmente avere delle spiegazioni ad un comportamento che ha già compreso… quanto per sbollire la rabbia. Credo voglia farmela pagare facendomi passare un brutto quarto d’ora.

E va bene. Tanto non credo si possa degenerare più di quanto non si sia già fatto.

    -  Il mio piano era quello di togliervi tutti dai piedi per il tempo necessario a svignarmela – gli rispondo tutto d’un fiato, abbassando leggermente lo sguardo con noncuranza e sistemandomi meglio sul divano.  – Ma purtroppo mi è andata male – aggiungo, in un chiaro tentativo di provocarlo col mio comportamento, che mi riesce alla grande, dal momento che il suo cosmo riprende a farsi minaccioso.

I suoi occhi verdi brillano di una luce che non ho mai visto prima. Il volto è contratto in una forzata espressione rilassata, mentre le sue iridi fissano con un’intensità penetrante le mie.

    -  Ricordo di avertelo detto – continuo imperterrita, mentre lui continua a fissarmi. – Voglio andare via da... - .

    -  Hai la più pallida idea di cosa sarebbe potuto accadere, in caso di attacco, se tutti i custodi del santuario lì presenti non fossero stati nel pieno delle loro capacità fisiche e mentali? – mi chiede gelido, interrompendomi, alzando di un tono la voce e continuando a fissarmi in modo truce.

No, che non ci avevo pensato. Semplicemente perché quando ho agito non ho pensato ad altro che a tentare di scappare. A qualunque costo.

Prima che riesca a tramutare i miei pensieri in parole, lui riesce a leggerli e spalanca gli occhi, aggrottando la fronte allo stesso tempo, indignato.

-         A qualunque costo… è dunque ciò che hai imparato dal maestro Shin? I suoi sforzi di tramandarti i suoi insegnamenti non si sono rivelati che questi? Servirsi degli altri per i propri scopi? - .

Scatto in piedi come una vipera a quella insinuazione, rendendo palpabile la mia ira, cominciando a far traballare il tavolino che ho davanti con la psicocinesi, in preda alla rabbia più cieca.

-         Non osare nominare il maestro! – esclamo, prendendo a far vibrare anche tutti gli oggetti posti su tutta la mobilia della sala. – Non ne hai il diritto! - .

-         Non pronunciare parole che non ti si addicono Reiko! Il modo in cui ti sei comportata è riprovevole… e la cosa più grave è che non te ne sia ancora resa conto, presa come sei dalla tua testardaggine e avvolta dal tuo ego orgoglioso! – sbotta tutto d’un fiato, facendomi rimanere letteralmente a bocca aperta. Rimango a fissarlo come un’idiota per un tempo infinto, incapace di replicare, vedendo i suoi smeraldi furenti non abbandonare nemmeno per un attimo il loro cipiglio battagliero…

No. Non è arrabbiato, perché a quest’ora mi ritroverei già con le spalle inchiodate al muro così com’è successo la prima volta, quando stavo per riempire di epiteti poco carini Shaka. Sembra essere…

-         Offeso – termina al posto mio. – E lo sono, Reiko. Parecchio anche. - .

Continuo a guardarlo stralunata per un tempo infinitamente lungo… non riesco proprio ad articolare nessuna frase.. nessun suono… niente. Mi sento svuotata. E non perché sia io ad essere offesa… ma… perché quel briciolo di consapevolezza che io avevo tanto accuratamente esiliato per non farmi venire sensi di colpa sta ritornando lentamente a galla.

-         Ma dico… - riprende, portandosi una mano alla fronte, forse per radunare e riordinare le idee. Santo cielo… sono riuscita a sconvolgere l’imperturbabile e pacifico Grande Mu!

-         Ti ho spiegato come stanno le cose – riprende, tornando a guardarmi con lo stesso sguardo, agitando la mano come ad elencare quello di lì a poco butterà fuori. – Ti ho spiegato che è necessaria la tua presenza al Santuario… che la dea Athena, seppur reincarnata in una persona a te poco gradevole, indipendentemente dal corpo che le permette di manifestarsi, vuole intervenire per comprendere quella che sembra essere una nuova minaccia per l’umanità… ti ho detto che così facendo potremmo riuscire anche a capire chi ha tolto la vita al maestro Shin… ti ho ripetuto che è strettamente necessario che TU rimanga qui… affinché tutto questo avvenga… - s’interrompe un attimo, prendendo fiato, distogliendo un attimo lo sguardo e tornando a guardarmi con più determinazione. – E tu… hai tentato di somministrarci del sonnifero perchè non ritenevi dignitoso il modo in cui eri stata informata e perché la quantità e la qualità delle informazioni non ti aggradava? - .

Non cerco neanche d’impegnarmi a rispondere. Sono diventata una statua di sale. Non riesco a muovermi… e quasi non riesco a respirare…

La sua fronte è aggrottata in un’espressione mista tra sarcasmo e scetticismo. I suoi occhi sono ancora fissi nei miei, intenzionati molto probabilmente a non volersi schiodare per un bel po’ di tempo… impedendo allo stesso tempo ai miei di sfuggirgli.

-         Io… - tento, riuscendo a emettere un sibilo appena percettibile, ma non riuscendo di fatto a formulare una frase di senso compiuto.

-         … Taci. Per favore. – mi dice, distogliendo lo sguardo e sollevando un palmo di una mano verso di me, impedendomi di continuare a parlare e spingendomi delicatamente, con la psicocinesi, a sedermi sul divano.

Rimango a fissarlo incredula, mentre la sua espressione sembra trasmettere ansia, rassegnazione e quella traccia di delusione – che tanto mi ha rapita – tutte insieme… quasi come se fosse combattuto.

Io faccio vagare lo sguardo a vuoto… perdendomi tra i tanti dettagli dell’ambiente circostante in un modo quasi automatico e allo stesso tempo superfluo, presa come sono dai miei pensieri. Poi la mia testa rielabora ciò che ha detto, soffermandosi su un verbo in particolare.

-         Potremmo… - sussurro, ricordandomi di ciò che mi ha detto in merito al maestro Shin. Lui solleva di nuovo lo sguardo, incuriosito, attirato da ciò che ho detto.

-         No, Mu – rispondo dopo un po’, rialzandomi, evitando il tavolino e ponendomi di fronte a lui. – Starò zitta, se è questo che vuoi… anche perché a quanto pare è superfluo continuare a parlare, dal momento che sembriamo conoscere due lingue diverse – gli dico, vedendo il suo sguardo posarsi di nuovo su di me severo. – Ma non starò ferma, aspettando che qualcuno si decida a ragionare seriamente. Io andrò via da qui, con o senza il tuo consenso. – lo apostrofo, vedendo, però, il suo sguardo non infervorarsi.

È assolutamente inconcepibile per me il suo ragionamento. Ha sicuramente avuto le sue ragioni per innervosirsi… in effetti non è stato molto corretto da parte mia cercare di addormentarli, ma d’altronde anche il loro non è stato un comportamento che può definirsi tale.

Non m’interessano le supposizioni e le probabilità.

M’interessano le certezze, e l’unica certezza che ho è che il maestro Shin ha smesso di respirare da tre giorni a questa parte, e ancora non è stato vendicato.

-         Vendicato? – mi chiede pacato, sorpreso, leggendomi nel pensiero.

-         Ancora?!? – gli chiedo quasi urlando, riferendomi alla sua ennesima intromissione nei miei pensieri.

-         È dunque questo che vuoi? – mi chiede ancora, portandosi le mani sui fianchi, assumendo una posizione analitica e quasi di rimprovero nei miei confronti.

Ma dove vuole arrivare? Certo che è quello che voglio!

-         Staresti cercando di scappare solo e unicamente per un desiderio di vendetta? – mi richiede ancora, facendomi pulsare pericolosamente una venetta sulla fronte, prendendo a guardarmi come se fossi una strana esposizione museale.

Io rimango in silenzio, prendendo a guardarlo a mia volta, equilibrando il peso su una sola gamba e incrociando le braccia, spazientita.

Lui continua a guardarmi, facendo saettare i suoi occhi verdi continuamente nei miei, scrutandomi nel profondo… dipingendo la sua espressione di delusione.

-         LA SMETTI DI PRENDERMI PER IL CULO?? – sbotto, superando per l’ennesima volta il limite, vedendo il suo sguardo tornarsi a fare severo.

-         Non so più chi sei… - mi risponde in un sussurro, quasi sprezzante, arretrando addirittura di un passo, quasi come se fosse ripugnato.

Spalanco gli occhi, con l’incazzo ormai a mille, pronta a lacerarmi di nuovo. Lacerarmi, sì. Perché la sua stabilità emotiva e il suo equilibrio sono disarmanti… alla fine di ogni conflitto, verbale o no, sono sempre io a rimetterci. E quell’espressione ripugnata… cielo… mi sta disintegrando.

-         Bene! Siamo in due! E adesso togliti dalle palle! – esclamo, volendo rompere all’istante qualsiasi rapporto e contatto una volta e per tutte, avanzando minacciosamente verso di lui, ricevendo in risposta un suo sguardo furente e un volo dall’altra parte della sala, così com’è avvenuto nel tredicesimo tempio. Questa volta, forse per via delle dimensioni ridotte dell’ambiente, il volo non è stato tanto lungo… ma ciò non toglie che la mia schiena abbia nuovamente imprecato, cominciando a contarsi tutte le ernie che le usciranno di lì a poco.

Incapace di continuare a offenderlo, nonostante tutto, mi mordo il labbro per il dolore provato e mi rimetto in piedi, pronta da avanzare di nuovo… ma vengo nuovamente bloccata dalla sua psicocinesi, impossibilitata a muovermi.

Mi sforzo, incurante del dolore ancora persistente alla schiena, prendendo a far volare gli oggetti della sala contro di lui, senza successo.

Gli arrivano addosso contemporaneamente un candelabro, due libri e una sedia… tutt’e quattro sbalzati via dal cosmo che sta facendo bruciare.

-         È una guerra persa in partenza. Dovresti saperlo. – mi dice, guardandomi dall’alto in basso dalla sua superiorità, effettiva ed evidente, trattandomi a sua volta come se davvero non mi conoscesse più. E solo adesso riesco a capire cosa si provi. E quanto tutto ciò me lo sia cercato.

-         Smettila di opporre resistenza. Tu resterai qui – aggiunge piatto, facendomi venire un senso di angoscia allucinante.

-         … dovrai uccidermi… - riesco a pronunciare con tutte le mie forze, che stanno lentamente scemando di fronte alla sua potenza. Sono decisamente debilitata. Non ho mangiato per tutto il giorno… e quel dannato capogiro che mi ha colta prima che uscissimo mi ha raggiunta nuovamente, facendomi roteare gli occhi e piegarmi sulle ginocchia.

La sua presa psicocinetica mi lascia, facendomi accasciare al suolo, sul quale riesco a reggermi con le ginocchia e le braccia.

Mi rialzo a fatica, scrollando la testa confusa per via della velocità con cui si sono susseguiti gli eventi, e vedo Mu avanzare verso di me con passo lento e calcato, mentre la stretta invisibile torna a farsi sentire all’altezza delle spalle, sollevandomi e sbattendomi contro il muro. Chiudo gli occhi al contatto della mia schiena col muro, pensando, nonostante il tumulto, all’assurdità della situazione.

FLASHBACK…

-         Reiko, non ti farei mai del male… - .

-         Credi di intimorirmi? – riesco a chiedergli, evitando di emettere un tono di voce troppo basso per via della paura che effettivamente sto provando, riuscendo anche a guardarlo negli occhi. – È dunque a ciò che ti sei ridotto? È dunque questo ciò che sei veramente? - .

-         Sei un’immatura, Reiko! – sbotta improvvisamente lui, ancora visibilmente rammaricato, sovrastando la mia voce. – Un’immatura… - ripete con voce più bassa. – Una bambina! Il maestro Shin credeva in te! - .

-         CREDEVA ANCHE IN TE! – urlo, senza riuscire più a trattenere le lacrime che premono ai lati degli occhi, lasciando che la voce s’incriniPER QUESTO MOTIVO HA VOLUTO CHE TI CONOSCESSI! PER QUESTO MOTIVO HA VOLUTO CHE IMPARASSI DA TE! IL MAESTRO DI TE SI FIDAVA! SE SOLO AVESSE SAPUTO… - .

-         Sapeva – pronuncia così solennemente da farmi pensare di non aver capito bene.

-         …cosa? – gli chiedo dopo un po’, cercando di non farmi sopraffare da un ennesimo giramento di testa.

-         Sapeva del santuario, sapeva dell’Ordine dei cavalieri di Athena e sapeva che io e Shaka ne facessimo parte - .

Rimango a fissarlo imbambolata per un periodo di tempo indefinibile, bloccando per un attimo tutte le mie funzioni vitali, arrivando a dimenticarmi quasi di respirare.

Non è possibile. Non può essere… non è vero…

Poi la mia testa in un attimo riesce a mettere insieme tutti i tasselli, rispondendo così a tutti i miei perché.

Perché s’incontrasse così spesso con Shaka… perché me lo avesse fatto conoscere da quando eravamo bambini… perché, tra i diversi psicocineti esistenti al mondo, avesse voluto farmi addestrare da Mu…

-         Da quando ti ha trovata ha capito che avrebbe dovuto dedicarsi a qualcosa di più grande di lui – continua, mentre io cerco ancora di razionalizzare.

-         Difendendoti - .

E mi tornano in mente tutte le volte in cui il tempio ha dovuto difendersi da attacchi apparentemente senza senso di cui il maestro sembrava saperne già qualcosa…

     -   Addestrandoti - .

… le volte in cui insisteva affinché imparassi alla perfezione una tecnica…

-         Circondandoti di persone che fossero state in grado di continuare ciò che lui aveva iniziato - .

… l’incontro con Shaka e Mu…

   - …E assicurandosi che qualcuno si prendesse cura di te quando lui non l’avrebbe più potuto fare – dice più dolcemente alla fine, rimettendomi giù lentamente, accertandosi che i miei piedi riescano a piantarsi stabilmente sul pavimento…

Il ricordo della morte del maestro mi colpisce come un secchio di acqua gelida… facendomi affrontare ciò che durante tutto questo tempo avevo cercato di evitare di pensare così direttamente… e non posso fare a meno di scoppiare a piangere a dirotto, ricordandomi delle mie braccia che stringevano il suo corpo esanime.

Per un po’ non si sentono che i miei singhiozzi e i miei lamenti, interrotti da brevi frasi sconnesse.

Non ha senso. Tutto questo non ha senso.

Un conto è che il maestro fosse stato ucciso per qualche strano motivo di cui egli stesso non era a conoscenza… e un conto è che fosse stato sempre consapevole che…

Un altro singhiozzo si disperde nell’ambiente, seguito da altre numerose lacrime.

Quindi sapeva i rischi che correva… sapeva che allevandomi… avrebbe potuto…

Scoppio in un altro singhiozzo disperato, giungendo alla conclusione che il maestro mi ha cresciuta e tenuta con se nonostante sapesse che prima o poi avrebbe potuto fare una brutta fine…

Il ricordo del tempio e della statua di Buddha imbrattata di sangue e i corpi straziati degli allievi mi scatena un conato di vomito che non riesco a frenare.

Il mio corpo viene scosso da spasmi violenti, che mi costringono a piegarmi su me stessa, facendomi reggere sui gomiti per non sbattere con la testa a terra. Nonostante dalla mia bocca non esca niente, per via del digiuno volontario al quale mi sono sottoposta per tutto il giorno, gli spasmi continuano ugualmente, violenti, facendomi rimbombare la testa.

Il maestro è morto per colpa mia… solo a questo riesco a pensare per un periodo di tempo indefinibile, mentre le immagini di tutto quel sangue si susseguono imperterrite, nella mia testa.

Così come l’immagine dei corpi dilaniati degli allievi…

Sono tutti morti per colpa mia… Per colpa mia!!!

Ma perché… perché??? Chi sono io??? Chi sono?!?

Raggiungo un angolo della sala gattonando, mentre altre lacrime continuano a scorrermi lungo il viso…

Improvvisamente sento qualcuno pronunciare il mio nome, avvicinarsi e chinarsi accanto a me, mentre una mano mi accarezza i capelli… ma io mi volto di scatto, spingendo via con una mano la persona in questione, allontanandola da me… rendendomi conto poco dopo che si tratta di Kiki.

-         Reiko… - mi chiama lo scricciolo, con gli occhioni lucidi, guardandomi con l’espressione più triste che gli abbia mai dipinto il volto.

Mi maledico per la violenza con cui l’ho allontanato, voltandomi e riprendendo a dirigermi, sempre gattonando, verso l’angolo della sala.

Riesco a intravedere Kiki continuare a guardarmi.

-         Reiko… - pronuncia di nuovo, facendo un passo per tentare di riavvicinarsi, ma io sollevo una mano, fermandolo.

-         Sta lontano da me… NON AVVICINARTI! – gli urlo contro, continuando a piangere e a singhiozzare, mentre lui comincia a fare lo stesso, chiedendomi il perché con quei suoi splendidi occhioni.

     -  Fratello! – esclama Kiki, - in una chiara richiesta d’aiuto - voltandosi in lacrime verso Mu, che ha ora gli occhi chiusi, la postura tesa e il capo leggermente inclinato.

Ignorando per un istante Kiki, mi viene in mente, ingenuamente, la probabilità più assurda…

    -   Stai mentendo – pronuncio a denti stretti, rivolgendomi a Mu, che alle mie parole risolleva la testa e riapre gli occhi.

Quando lo vedo scuotere la testa in senso di negazione, la rabbia torna a impadronirsi di me e mi sollevo in piedi di scatto, furente.

-         STAI MENTENDO! PERCHÉ DIAVOLO AVREBBE DOVUTO PROTEGGERMI SE SAPEVA CHE PRIMA O POI AVREBBE TIRATO LE CUOIA??? – urlo con tutta la forza e il cinismo di cui dispongo, vedendo il suo volto irrigidirsi di nuovo e lo scricciolo arretrare di scatto, spaventato dalla mia irruenza. - SAPEVA I RISCHI CHE CORREVA E MI HA PROTETTA? - .

-         Esattamente – pronuncia, innervosito, riprendendo a fulminarmi con lo sguardo.

Trasalisco… asciugandomi poi entrambi gli occhi con i polsi e mettendomi a guardare un punto a caso del pavimento.

-  Perché? – chiedo infine, continuando a guardare le piastrelle chiare che compongono il pavimento. – Perché lo ha fatto… ? – ripeto, cominciando a guardarmi intorno confusa, senza sollevare mai il volto, quasi come se fossi ipnotizzata. – Io non capisco… - .

Gesticolo a vuoto, ormai completamente andata, mentre tremila pensieri mi si affacciano nella testa. Il maestro Shin non aveva nessun obbligo nei miei confronti… trovatami, avrebbe potuto lasciarmi perdere… resosi conto dei guai che procuravo, avrebbe potuto abbandonarmi così come altre persone avevano già fatto precedentemente, probabilmente, per lo stesso motivo… perché lui mi ha tenuto con se?

Mentre proseguo con le mie elucubrazioni mentali vedo Mu avanzare un po’, abbassarsi all’altezza di Kiki e sussurrargli qualcosa nelle orecchie. Dopo un po’ lo scricciolo annuisce, asciugandosi gli occhi, lanciandomi un’ultima occhiata e allontanandosi dalla sala, scomparendo oltre la porta.

Continuo a far saettare lo sguardo sul pavimento, senza quasi accorgermi che Mu si sta avvicinando. Quando lo vedo sollevare una mano verso di me mi ritraggo di scatto, indietreggiando, alzando una mano a mia volta per indurlo a starmi lontano.

-         Non ti avvicinare… - .

-         Reiko… - .

-   Sta lontano da me! STA LONTANO DA ME! – riprendo a urlare, riprendendo così anche a piangere. E mi viene da pensare che, forse, se avessi fatto lo stesso col maestro Shin a quest’ora sarebbe ancora vivo… Ma Mu avanza imperterrito, prendendo a fissarmi, mentre le mie gambe, traballanti, continuano a farmi indietreggiare, fino a che le mie spalle non entrano in contatto col muro freddo, ed ho un sussulto.

-         …Io non ho chiesto niente a nessuno… - dico infine, balbettando, continuando a tremare, cercando di trovare una giustificazione a tutto quello che è successo. – Avrebbe dovuto uccidermi… tu avresti dovuto uccidermi… non dovresti sopportarmi, non dovresti permettermi di vivere sotto il tuo stesso tetto, di conoscere i tuoi amici e far correr loro il rischio di avermi accanto… di insultare la tua dea, di insultare te – continuo, in pieno stato confusionale, ricordandomi degli ultimi avvenimenti con una tale frenesia da farmi venire di nuovo il mal di stomaco.

-         Ti prego, basta… - lo supplico, in preda alle lacrime, in una muta richiesta di porre fine alla mia vita, mentre le gambe mi cedono. Ma invece di sentire nuovamente il freddo del pavimento sotto di me, sento le sua mani afferrami le spalle, trattenendomi, impedendomi di cadere.

-         Basta… uccidimi… uccidimi, ti prego… - lo supplico, sfinita, desiderando davvero la morte con tutta me stessa… purchè il ricordo di ciò che è accaduto non torni a tormentarmi. Ma il suo volto diventa grave… non sento più il suo cosmo arrabbiato… ma nemmeno nervoso… lo sento… incredibilmente triste, per l’ennesima volta.

-         Perché credi che il maestro ti abbia tenuta con se? – mi chiede improvvisamente. Il tono della voce di nuovo dolce. Io scuoto la testa, rassegnata a quella presa salda – ma gentile – che sta esercitando sulle mie spalle, impedendomi di sfuggirgli.

Lui a quel punto chiude gli occhi e sospira, restando nella stessa identica posizione, senza abbandonare le mie spalle.

Chiudo gli occhi anch’io, cercando un attimo di tregua, ma vengo scossa dal calore delle sua mani sulle mie guance, ed apro di scatto gli occhi, andando a incontrare i suoi smeraldi… ora lucidi.

     -  È così difficile comprendere di essere amata? – mi chiede con un’intensità tale da farmi accapponare la pelle.

I miei occhi s’incatenano ai suoi per un breve istante… ma non riesco a realizzare il significato di quelle parole che gli occhi mi si chiudono… e vengo inghiottita dal buio.

 

*****

 

A giudicare dal cosmo di Mu, devono essersi calmati entrambi.

     -   Può bastare - . La voce di Camus mi giunge gelida e diretta, come sempre, facendomi trasalire, impegnato com’ero a ragionare sul rapporto che lega il cavaliere della prima casa alla sua ospite.

     -   Tu credi a quello che ha detto Mu? – gli chiedo, mentre riprendiamo a scendere la scalinata, ma Camus non mi risponde, lanciandomi appena un’occhiata di sbieco che mi fa intendere di non voler tornare sull’argomento e approfondirlo ulteriormente.

     -  Avrei dovuto farmi accompagnare da Aiolos! Con te non c’è mai sfizio! – sbotto, vedendo un suo sopracciglio inarcarsi con scetticismo, procurandomi una risatina.

     -  Andiamo… che ne pensi?? – riattacco, notando i suoi lineamenti francesi tendersi, mostrando un’espressione appena infastidita.

     -   Non sono affari che ci riguardano, Milo – mi risponde seccato, tentando di chiudere l’argomento, continuando a scendere i gradini, senza voltarsi.

     -  C’è da dire che ha un caratterino niente male, però! – constato, ridendo mentalmente.

     -  E un savoir-faire pessimo… - aggiunge lui, incupendosi ancora di più di quanto già non lo fosse. Non è stato l’unico ad essersi innervosito per quello che è accaduto. Shura starà ancora maledicendola… e Al sembrava essere visibilmente risentito. Ma l’espressione di Mu non era paragonabile a quella di nessuno… mi chiedo che intenzioni abbia, date le circostanze.

     -   Credi che il trambusto sia arrivato fino alla sesta casa? – gli chiedo, vedendo la sua fronte aggrottarsi in segno di riflessione.

    -   È probabile – risponde. – Ad ogni modo sarebbe la cosa migliore, considerando la sua ostinazione e il suo pessimo agire – aggiunge, ripetendosi, riferendosi alla ragazza.

    -  Andiamo Camus… - intervengo, non riuscendo a trattenere un sorriso di fronte al suo solito orgoglio. – Chi credi si sarebbe comportato in modo diverso? - .

    -  Una persona sana di mente, sicuramente – mi risponde loquacemente, senza però voltarsi. E da ciò posso dedurre che con ogni probabilità è ancora nervoso. Non credo sia stato tanto saggio recarmi da Mu con lui…

    -  Comprendo che nel villaggio della landa desolata indiana dalla quale proviene non abbia avuto modo di confrontarsi adeguatamente con diverse tipologie gerarchiche… - continua, rallentando un po’ per fare in modo da avermi accanto, dal momento che ha ingranato la marcia non appena ho cominciato a parlare di lei. – Ma credere di poter raggirare in un modo così scontato dei cavalieri d’oro…- .

    -  Con le unghie e con i denti. Io direi piuttosto che è apprezzabile, non si è fatta intimorire. – gli rispondo subito, esponendo il mio punto di vista.

    -  Apprezzabile? È un’offesa bella e buona! – riprende, arrivando al nocciolo della questione. Poi si offende quando lo accuso di essere permaloso…

    -  Ad ogni modo non è questo il punto – lo interrompo io, cambiando discorso, arrivando al punto realmente serio e preoccupante della situazione. – Se Shaka dovesse venire a sapere ciò che è accaduto… decidendo di agire differentemente da come abbiamo deciso di agire noi altri di comune accordo… come pensi potrebbe essere gestita la situazione? - .

    -  Adesso capisci perché sarebbe stato meglio se fosse stata affidata a qualcun altro? – mi chiede lui retoricamente, fermandosi e voltandosi, guardandomi col solito sopracciglio inarcato, con fare canzonatorio. – Sinceramente non lo so –risponde infine alla domanda precedentemente fattogli, rivoltandosi e riprendendo a scendere.

   -  Camus… stiamo parlando di Mu – gli faccio notare, rimproverandolo in modo mesto per la superficialità con cui ha risposto. – Se questa storia raggiungesse i piani alti… non credo che Mu lascerebbe rinchiudere la sua protetta, considerando il rapporto palese che li lega - .

   -  Non credo che potremmo impedirglielo, se ciò che temiamo si verificasse – mi risponde lui, non aiutandomi per niente a dipanare lo sconforto che mi ha assalito non appena ho riflettuto sulla possibilità che il cavaliere d’Ariete possa essere accusato di alto tradimento.

   -  … e non credo che loro potrebbero impedire noi di non permettere che accada – aggiunge un momento dopo il signore delle energie fredde, con un sorriso a incurvargli le labbra sempre serie. – Noi serviamo Athena, Milo, non Shaka… ne tanto meno Saori Kido - .

Quando varchiamo la soglia della prima casa mi sento decisamente più sollevato.

 

*****

 

Il tempio è decisamente inquietante vuoto.

Il silenzio lo avvolge in un modo altrettanto inquietante… e nemmeno il cinguettare tipico degli uccelli che solitamente volano nei paraggi si sente.

Tutto è immobile… silenzioso… surreale…

Il parquet freddo scricchiola, mentre avanzo con cautela, e i miei piedi lo pestano con delicatezza… per non infrangere il silenzio che regna, quasi timorosi di interrompere qualcosa. Man mano che avanzo, lì, dove prima c’era l’enorme statua del Buddha contemplata dal maestro e dagli allievi, vedo l’ombra causata dal sole in tramonto infittirsi… e la luce, conseguentemente, infievolirsi.

-         Reiko - .

Mi volto di scatto… non riuscendo a credere a quello che vedo…

-         Figliola - .

-         Maestro Shin… - le mie labbra pronunciano… tremolanti per la commozione… incapaci di articolare altro.

È vivo… è vivo!!! È lì, di fronte a me! Ma il suo sguardo… non sembra essere altrettanto contento di vedermi…

     -   Maestro… - riformulo, avanzando di un passo, incerta, verso di lui.

     -  Cosa ci fai qui? – mi chiede ansioso, incurante dei miei occhi lucidi e dei miei continui richiami. Poi i suoi occhi prendono a fissare, spaventati, un punto dietro di me. – Vieni fuori di lì! Presto! – esclama, senza muoversi dalla sua postazione iniziale, all’esterno del tempio, con la luce del sole calante a illuminargli la figura.

Ipnotizzata dai suoi occhi, che non la smettono di guardare dietro alle mie spalle, mi volto… e spalanco gli occhi e la bocca, in un’espressione di puro stupore… misto a smarrimento e timore.

La statua del Buddha è ricomparsa, in tutta la sua grandezza e magnificenza… ma il suo volto è contratto in un espressione di dolore… e dalla sua bocca esce…

-         Sangue… - pronuncio ad alta voce, sconcertata, quando il liquido cremisi che non smette di uscirgli a fiotti dalla bocca raggiunge i miei piedi, imbrattandoli.

-         Reiko! – sento urlare il maestro Shin alle mie spalle… ma sono immobilizzata… e il mio terrore aumenta quando vedo la statua del Buddha contorcersi… quasi come se fosse animata…

Il viso tondo e pieno si assottiglia, divenendo più piccolo e ovale, deformando la sua espressione già contorta, facendogli assumere un’espressione sadica…

Il fisico grosso e corpulento si assottiglia a sua volta… arrivando ad assumere delle fattezze femminili… e la mia paura, inspiegabilmente, cresce.

Incurante del resto della trasformazione, non ancora terminata, mi volto e mi metto a correre verso l’uscita, vedendo il maestro Shin allungare una mano verso di me. Quando sto per toccare le sue dita con le mie, sento afferrarmi da due braccia a scuotermi violentemente, bloccandomi, impedendomi di avanzare…e la figura del maestro Shin si allontana… divenendo man mano sempre meno visibile...

-         Reiko! – sento esclamare da una voce diversa da quella del maestro, e apro di scatto gli occhi… rendendomi conto di averli avuti chiusi per tutto questo tempo… e di non trovarmi nel tempio in India…

Era un sogno. O meglio, un incubo.

Con gli occhi ancora spalancati, mi sollevo, sentendo scivolarmi lungo la schiena della goccioline di sudore, e mi porto un polso alla fronte, asciugandomela, constatando che anche lei è madida.

-         Reiko… - .

Mi volto, vedendo due smeraldi tenerissimi guardarmi.

-         Kiki… - lo chiamo, riconoscendolo. I suoi occhioni lucidi si chiudono, lasciandosi scivolare delle lacrime all’esterno,  e con uno slancio mi si lancia addosso, abbracciandomi così forte da farmi mancare il fiato.

In un attimo mi ritorna in mente il modo animalesco con cui l’ho allontanato prima… e lo abbraccio forte a mia volta, chiudendo anch’io gli occhi, baciandogli una guancia di tanto in tanto e accarezzandogli la chioma rossa per calmarlo.

Povero cucciolo… deve essersi spaventato quando ha visto me e Mu litigare e i nostri cosmi così amplificati…

Continuo a massaggiargli la schiena e ad accarezzargli la testa fino a quando non si calma e si allontana da me, sedendomisi di fronte a gambe incrociate, portandosi una mano stretta a pugno verso un occhio per stropicciarselo.

Mi sento un tantino confusa… ormai nemmeno più il senso di fame si fa sentire… e temo di aver rimosso gli ultimi avvenimenti. Cos’è accaduto? Sono svenuta? E prima? Ricordo la cena… il tentativo – fallito tra l’altro – di addormentare i gold… il cosmo di Mu a livelli di incazzo astronomici… il litigio… il mio tentativo di andarmene e la sua imposizione nei miei confronti…

Cielo… quanto abbiamo degenerato.

Quanto ho degenerato io… che non mi decido a dare una ripulita al mio vocabolario “colorito”. Mi sento tremendamente in colpa per tutto quello che gli ho detto.

Se tutta questa storia dei cavalieri d’oro e di Athena non fosse mai venuta fuori a quest’ora non saremmo a questo punto.

Io di qua a rimuginare sull’accaduto e lui altrove – chissà dove – a fare chissà cosa. Per non parlare del sogno… ma che cazzo mi vado a sognare? E menomale che non ho mangiato nulla, solitamente questi sintomi vengono attribuiti ad una cattiva digestione!

Il maestro Shin… è la prima volta che lo sogno da quando è… e non mi è nemmeno piaciuto il modo in cui l’ho sognato.

-         Come stai? - . La voce di Kiki interrompe le mie elucubrazioni, facendomi rivolgere lo sguardo verso di lui, che ha finito di asciugarsi le lacrime, riacquistando il contegno – se così si può definire – di omino serio.

-         Sono stanca… - gli rispondo sinceramente, portandomi una mano alla testa per il pulsare frenetico interno che mi sta disturbando.

Passano alcuni istanti prima che riprenda a parlare.

-         Perché vuoi andare via, Reiko? – mi chiede improvvisamente, dopo aver abbassato gli occhi e averli rialzati su di me.

Resto per un attimo senza rispondergli. Per farmi una domanda del genere, deve essere a conoscenza di tutta la situazione. Sarebbe quindi inutile tergiversare e rispondergli con mezze frasi… se davvero ha la maturità che credo che abbia, abituato a vivere in un ambiente del genere.

-         Non stai bene qui? – mi richiede, questa volta aggiungendo un pizzico di quella ingenuità che più si addice ad un bambino ella sua età.

-         Non è questo… - biascico, vedendolo interrompermi di nuovo.

-         Mu ti ha trattata male? - .

A quella domanda qualcosa dentro di me si rompe, avvolgendomi nella consapevolezza che sono dalla parte del torto. Semmai io ho trattato male lui, presa come sono dal guardarmi continuamente le spalle.

     -  No… - gli rispondo, scuotendo la testa per sottolineare la risposta, ricordandomi di tutte le cose che il fratello acquisito ha fatto per me…

Il modo in cui mi ha avvolta nel suo cosmo gentilmente e delicatamente per allontanarmi dal corpo esanime del maestro… il tatto che ha usato nel ricordarmi la situazione quando mi ha svegliata… lo spalleggiamento che mi ha messo a disposizione contro Shaka e contro qualche altro cavaliere non tanto simpatico… il modo in cui… cielo… il modo in cui ha sempre cercato di comunicare, nonostante io scalciassi e fremessi come un animale in gabbia, offendendo il suo rango e la divinità che deve aver servito una vita intera…e che io ho schiacciato e buttato nel cesso senza troppe esitazioni. Dannazione.

Mi risalgono le lacrime agli occhi ripensando a tutto ciò…

Cos’ho fatto? Cos’ho fatto…

Nascondo la testa tra le ginocchia piegate per tentare di frenare le lacrime, sottraendomi agli occhi di Kiki, che sono ancora puntati su di me, alla ricerca di una risposta ai miei precedenti comportamenti.

Poi mi viene in mente una cosa. L’ennesima cosa che non avevo calcolato, presa com’ero dalla mia testardaggine e avvolta dal mio ego orgoglioso... e spalanco gli occhi allibita.

Sono stata affidata a Mu direttamente dalla cosiddetta dea… per cui si tratta di un ordine…

In seguito al mio ridicolo tentativo di somministrare a tutti del sonnifero, e quindi di attentare alla stabilità fisica e mentale di altri cavalieri di Athena… quali saranno le conseguenze? Ricadranno su di me, vero? Mu non centrerà nulla, giusto? Spalanco gli occhi all’idea che a Mu possano essere addossate delle colpe per il mio comportamento avventato, e li punto su Kiki, che, in seguito al mio gesto, ha abbassato i suoi, prendendo a torturare le lenzuola sotto di se con una mano.

-         Kiki… - tento così, delicatamente, di chiedergli ulteriori informazioni senza farlo preoccupare del fatto che possano riguardare il fratello.

Lui alza gli occhi, prendendo a guardarmi in modo curioso. Devo avere un’espressione assurda ai suoi occhi. – Tu sei qui da molto, giusto? Insomma… conosci tutte le leggi che vigono qui… perché ci sono delle leggi… delle regole da rispettare… giusto? – gli chiedo incerta, vedendolo guardarmi spaesato, per poi annuirmi con convinzione.

-         E… dimmi… - riprovo, sentendo i battiti del cuore accelerarmi. – Cosa succede se un cavaliere non rispetta gli ordini della dea? – gli chiedo nel modo più semplice possibile.

-         Viene punito – mi risponde, naturalmente, nel modo più semplice.

-         In che modo? – gli chiedo ancora, vedendolo guardarmi spaesato, per poi alzare gli occhi in segno di riflessione.

-         Chi non rispetta gli ordini della dea va automaticamente contro la dea… viene quindi accusato di Alto tradimento… - mi risponde in modo più dettagliato lui, e i miei neuroni si fermano insistentemente sulle ultime due parole.

Alto tradimento… Alto tradimento… vuol dire che…? Oh cielo, cielo, cielo, cielo… NO!!!

Piombo giù dal letto, incurante di indossare qualcosa ai piedi e ignorando il richiamo allarmato di Kiki, che non deve averci capito un’acca del mio comportamento insensato, prendendo a correre a perdifiato lungo il corridoio. Mu aveva il compito di tenermi in custodia… e allo stesso tempo, considerando il tutto, di tenermi d’occhio. Se il mio comportamento dovesse fargli affibbiare un’accusa di Alto tradimento… io… io…

 

*****

 

-         Non voglio che vi mettiate in una posizione simile – dice per l’ennesima volta Mu che, da quando gli abbiamo spiegato la decisione presa unanimemente con tutti gli altri, nella seconda casa, di non farne parola coi piani alti, si è intestardito, preoccupandosi tremendamente per le nostre sorti e temendo che questo possa metterci in una posizione di congiura nel caso in cui si venisse a sapere.

-         Fiato sprecato, cavaliere – gli rispondo allora io. – Continuo a non capire di cosa tu stia parlando… - gli dico, vedendo dipingergli un’espressione di disappunto sul volto.

Quando lui e Reiko hanno abbandonato la casa del toro, abbiamo deciso tutti unanimemente di far finta che i due non siano mai stati invitati alla cena. La ragazza perché si è messa in una posizione che potrebbe farle avere l’incarcerazione… Mu perché è incaricato della sua custodia, e sapere che lei si trovasse con lui quando ha tentato di addormentarci tutti, non lo metterebbe in una posizione tanto vantaggiosa… quanto addirittura sospetta. Anche se stiamo parlando del cavaliere dell’ariete, la persona più fidata, a mio parere, tra tutte le persone qui che indossino l’armatura, è meglio non rischiare con la ragazzina dispotica e viziata nei paraggi.

-         Siamo venuti qui solo per informarti sulla decisione presa in merito a ciò che è accaduto, sta a te decidere come agire – interviene allora Camus. – L’unico consiglio che ci sentiamo in dovere di darti è quello di rivedere il ruolo che ricopri, la tua investitura, e ponderare bene se tutto ciò che stai facendo potrebbe metterti in seri problemi. - .

Questa volta mi limito ad annuire, vedendo il volto di Mu abbassarsi lievemente, in segno di ringraziamento nei nostri confronti… quando un’ombra passa velocemente dietro di lui, all’esterno della sala. Ditemi che non sta ancora tentando di scappare… o questa volta Camus la riduce ad una statua di ghiaccio!

 

*****

 

Freno in un modo così improvviso, che sono sicura di aver visto del fumo ed aver sentito una puzza di bruciato provenire dai miei talloni.

Ritorno indietro, affacciandomi sulla sala nella quale ho visto Mu in compagnia di Milo e Camus.

No, no, no, no! Dalle facce funeree che hanno tutti sembrerebbe che…

-         Fermi un attimo! – esclamo, vedendo Camus e Milo alzarsi.

 

*****

 

Adesso cosa c’è? Ha un’aria sconvolta… ma non è niente male nemmeno coi capelli in disordine. Comincio seriamente a invidiare il cavaliere dell’ariete… la voglio anch’io una protetta così…

-         Aspettate, vi prego! – esclama, senza però avere il coraggio di entrare nella sala. Io e Camus di tutta risposta non ci muoviamo, curiosi di vedere dove vuole andare a parare stavolta. Se è un altro escamotage sarò costretto a darle asilo politico… vai con l’escamotage, tesoro!

A quel punto entra nella sala, tenendosi comunque a debita distanza da noi, mentre Mu la guarda altrettanto confuso. Poi s’inchina… e manca poco che non tocchi terra o che si spezzi, tanto che si è abbassata.

    -   Sono desolata – dice improvvisamente. – Tremendamente desolata – ripete, poi rialza la testa e rivolge gli occhi verso Camus, che tra i due deve avere l’aria più severa, come al solito. Se solo lo conoscesse…

Rivolge poi gli occhi verso Mu… e i suoi si fanno lucidi, poi… s’inginocchia??? Si è inginocchiata! E ha unito le mani a mò di preghiera!

-         Mu non centra niente! – esclama, abbassando la testa di tanto in tanto. – È stata solo mia l’idea di somministrarvi del sonnifero! - .

Questo lo avevamo capito… non continuo però a comprendere questa reazione… a meno che non sappia che rischi corra Mu…

-         Dunque sarebbe stata solo tua l’idea? – le chiedo solennemente, tossicchiando appena per non tradirmi con una risata.

-         Sì, solo mia! – mi risponde lei con enfasi. E mi sa mi sa che c’ho azzeccato.

-         Sai di cosa potrebbe essere accusato il cavaliere dell’ariete per via del tuo comportamento indisciplinato? – le chiedo ancora, vedendo la sua testa annuire in continuazione, in preda ad un tic nervoso probabilmente.

La cosa divertente è che Camus, dopo una breve occhiataccia, mi sta spalleggiando, senza dire una parola, è chiaro, ma almeno non mi ha contraddetto! Mu invece sta guardando incredulo l’intera scena.

-         Come intendi rimediare all’accaduto, dunque? Bada! Che da te dipendono le sorti di Mu di Aries! - . Quanto sono perfido… spero vivamente che in seguito non venga a sapere mai del tiro che le ho giocato… o col carattere che si ritrova, come minimo, mi distruggerà la casa!

-         Non tenterò più di scappare! - . Adesso Mu mi deve un favore… – Ubbidirò agli ordini e rispetterò la dea… - .

-         Pensi possa bastare alla dea, cavaliere dell’acquario? – mi rivolgo a Camus, che ha chiuso gli occhi probabilmente per non fulminarmi. Così si limita solo, e prontamente – probabilmente per darci un taglio - , ad annuire.

-         E così sia – rispondo solennemente, seguendo Camus, che si è avviato verso l’uscita, emanando un cosmo alquanto infastidito.

Lasciamo la sala con Reiko ancora inginocchiata e un Mu particolarmente perplesso, al quale alzo il pollice approfittando del fatto che la ragazza sia girata, poi riprendo la scalinata col cavaliere dell’acquario particolarmente seccato.

-         Sono un genio! – esclamo, provocandolo.

-         L’importante è crederci – mi risponde secco lui, facendomi scappare una risata, fortunatamente quando siamo un bel po’ lontani dalla prima casa.

 

*****

 

Santo cielo… sono arrivata in tempo! Cosa sarebbe successo se…

-         Reiko - .

Non sono mai stata così contenta di sentire la voce di Mu.

Alzo appena gli occhi, ancora frastornata per la valanga di avvenimenti accaduti, e lo vedo abbassarsi, raggiungendo la mia altezza, preoccupato probabilmente per lo sguardo vacuo che ho. D’istinto, lo abbraccio, gettandomigli direttamente addosso, sbilanciandolo appena, dato che probabilmente non si aspettava una reazione simile.

-         Scusa… - gli sussurro nell’incavo del collo, sentendolo immobile sotto la mia stretta. – Mi dispiace… per tutto… per tutto… - ripeto, mentre delle lacrime cominciano a scorrermi lungo il viso e il mio corpo trema debolmente.

Una sua mano si poggia sulla mia testa e fa per dirmi qualcosa, ma io lo interrompo nuovamente.

-         Hai ragione tu… sono stata un’immatura… una bambina…tu volevi solo aiutarmi, e invece io… - mi mordo il labbro ripensando al rischio che gli ho fatto correre.

Ancora ancorata al suo collo, sento un suo braccio passarmi sotto le gambe, e dopo un po’ vengo sollevata e portata sul divano, con lui sedutomi accanto.

Ora che non riesco più a nascondere la mia espressione nel suo abbraccio, quasi mi vergogno a farmi vedere ancora in lacrime. Lui non da cenno di voler parlare, probabilmente perché ha capito che c’è dell’altro che ho da dire.

-         Avevo paura – mi decido a dirgli, terribilmente imbarazzata. – Avevo paura… di questo posto - . La sua espressione s’intristisce, ma ancora non si decide a parlare.

-         Tutta questa storia della dea Athena… dei cavalieri suoi difensori… di un probabile nemico che sta spargendo sangue al costo di trovarmi… - . Vengo bloccata da un ennesimo groppo che mi sale alla gola, ma m’impongo di mandarlo giù e di continuare, anche se la voce ne risente un po’, incrinandosi.

-         Ho paura Mu… ho paura che chi ha ucciso il maestro possa fare del male anche a… - ma non riesco a terminare con “te” che vengo attirata verso di lui, delicatamente, ma con fermezza, e vengo avvolta da un abbraccio. Inevitabilmente riprendo a piangere, mentre lui si limita a starsene in silenzio e ad avvolgermi col suo cosmo.

-         Perdonami… - riesco a dire dopo un po’ di tempo, durante il quale una sua mano si è messa ad accarezzarmi i capelli.

È un gesto puramente inconsueto questo. Tra di noi c’è sempre stata molta affinità, ma non c’è mai stato un contatto così ravvicinato, e addirittura così frequente…

Ci stacchiamo dopo un po’, e lui mi regala un sorriso rincuorante, mentre mi passo le mani sulle guance per asciugarmi alla bene e meglio le ultime lacrime che le hanno bagnate.

Quando lo scricciolo si affaccia appena dallo stipite della porta, probabilmente per capire le cose come si sono messe, e mi corre incontro per abbracciarmi, riesco di nuovo a sentire il calore dello Jamir, che stava cominciando a mancarmi terribilmente.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo dell’autrice…

 

Vi aspettavate un aggiornamento così rapido rispetto ai precedenti? Per di più è un capitolo anche abbastanza lungo, spero non secchi a nessuno, ma spezzarlo ulteriormente (poiché la prima parte sarebbe dovuta finire nel capitolo precedente) seccava me.

Ho voluto aggiornare prima di dedicarmi ad una full immersion nei libri. Gli esami sono alle porte ed io sto andando in panico (come sempre -.-).

Ringrazio quindi brevemente tutti i fantastici recensionisti *__* nonché lettori *__* prostrandomi di fronte alle altre 5 persone che hanno aggiunto questa storia tra le preferite. Grazie mille a tutti ç__ç Io mi commuovo davvero quando accadono queste cose ç__ç

Spero di ricevere commenti anche in merito a questo capitolo… ah! Un favorino-ino-ino… se, e dico, SE (dato che è ancora un tantino presto… ma non si sa mai >__<) qualcuno avesse anche solo lontanamente capito… mmmm… come dire… che tipo di risvolti avrà la storia (in merito alla trama intendo)… potrebbe tenerli top secret?? Sono curiosa di vedere (o meglio leggere >__>) ognuno di voi, singolarmente, che tipo di deduzioni ha man mano e a che tipo di conclusioni giunge senza essere influenzato da nessuno >__<.

Vi ringrazio anticipatamente u__ù dandovi appuntamento al prossimo capitolo, sperando che questo vi abbia incuriosito ancora!

 

 

HOPE87

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 9
*** Fog and confusion ***


Da una testa

Fog and confusion

 

 

 

Da una testa? Athena sarebbe nata da una testa? Già adulta e armata di tutto punto?

Dovrò allenarmi quotidianamente se voglio cercare di non ridere in faccia a Saori ogni qual volta la rivedrò… ricordandomi che ospita una divinità nata nel modo più assurdo che Zeus o la fantasia popolare avessero mai potuto inventare.

E dovrò farlo a partire da oggi, visto che più tardi dovrò incontrarla nuovamente.

“Per illustrarti le regole del santuario” mi ha spiegato Mu ieri sera, parlandomene.

Bah.

Volto l’ennesima pagina del libro di mitologia greca che ho trovato in una delle diverse librerie presenti in alcune sale della casa, sollevando la tazza di the e portandomela alle labbra, soffiandoci dentro prima di berne un sorso, ancora presa dalla storia della divinità della giustizia.

L’improvvisa entrata di Mu, provocata dal suo passo silenzioso, non mi scompone per niente, concentrata come sono nello scorrere lo sguardo sulle immagini che ritraggono la dea.

-         Buongiorno – lo anticipo, non sentendolo proferire parola, continuando a tenere gli occhi bassi sul libro. Fino a quando, incuriosita dal suo silenzio, non sollevo la testa, sorprendendolo a guardare il ripiano della cucina stupefatto.

-         Buongiorno a te… - mi risponde dopo un po’, riportando gli occhi su di me, sorridendomi. - Anche se presumo tu non abbia dormito affatto – scherza subito dopo, indicando col capo la torta di mele, la crostata al cioccolato e i biscotti posti sul ripiano della cucina.

Mi sfugge una breve risata, e riporto gli occhi sul libro, mentre lui avanza verso la dispensa, intenzionato probabilmente a imitarmi.

-         C’è ancora del thè caldo. L’ho preparato da poco. – gli dico, sollevando la mia tazza ancora fumante per mostrargliela, al che lui porta il suo sguardo sul pentolino posto sui fornelli, e lo osserva a lungo, quasi come se lo stesse analizzando, per poi tornare a osservare i dolci.

-         Ho pensato… di portare qualcosa ad Aldebaran… per scusarmi… dal momento che gli ho rovinato la cena… - prendo a spiegare, come per cercare di anticipare qualche eventuale domanda e comprendere il suo comportamento.

Mu si limita ad annuire, senza lasciar trapelare nessuna reazione dalla sua espressione pacata. Eppure sembra essere diventato pensieroso da un momento all’altro…

-         Ti ha aiutata l’inserviente? – mi chiede improvvisamente, voltandosi verso la dispensa, aprendola ed estraendone… degli infusi di thè…

Questa volta è il mio sguardo a cadere sul pentolino contenente la bevanda. È abbastanza grande da far intendere di contenere del liquido sufficiente per più di due persone. Escludendo l’ipotesi che non se ne sia accorto… significa che…

Sono un’idiota.

-         No… - rispondo quasi sospirando, chiudendo gli occhi e il libro con un unico gesto, quasi automatico, della mano, il cui rumore attira la sua attenzione.

-         Cosa stavi leggendo? – mi chiede tranquillamente, fingendosi interessato… o interessato realmente – è ininfluente per quanto mi riguarda - posizionando poi un altro bollitore sul fuoco.

Apro appena un po’ gli occhi, riuscendo a vedere che si tratta di the verde. Lo stesso che ho preparato io.

Richiudo gli occhi, cercando di inspirare e espirare lentamente. Li riapro nel momento stesso in cui lui viene a sedersi di fronte a me, con la tazza di the “sicuramente-non-contaminato” in mano.

Sorrido, mio malgrado, riuscendo a trasformare la delusione in tristezza, anziché in rabbia. Osservo nuovamente la copertina del libro, raffigurante una serie di costellazioni, prendendo ad accarezzarne il bordo con un dito lentamente, sollevando poi gli occhi su di lui, che si sta godendo il suo the, assaporandolo a piccoli sorsi e ad occhi chiusi, completamente estraneo a quello che ha intorno.

Potrei perfino riuscire a paragonarlo a Shaka con quell’atteggiamento.

Al solo pensare una cosa del genere mi viene la pelle d’oca.

Mi sa che dovrò abituarmi…

Sorpreso probabilmente dalla mia mancata risposta, Mu riapre gli occhi volgendo lo sguardo su di me, accortosi di essere osservato, senza abbandonare il suo atteggiamento teso, nonostante la perenne espressione finta rilassata.

-         Mi stavo informando sulla dea Athena… - decido di rispondergli, vedendo la sua fronte aggrottarsi impercettibilmente, probabilmente incuriosito dalla mia risposta. Nel frattempo mi alzo, volgendogli le spalle.

-         Ho sfogliato diversi libri prima di soffermarmi su questo… e in tutti… c’era un capitolo che parlava delle sue origini… che spiegava della sua nascita bizzarra dalla testa di Zeus… che raccontava che incarnasse la giustizia… la sapienza… la saggezza… - elenco, soffermandomi un attimo, preda dal lasciar correre la lingua velenosamente. – Ma nessuno… - continuo, riuscendo a darmi un contegno, non volendo più minimamente infierire, avendo già detto tutto. – Ma nessuno indicava come rapportarsi ai suoi cavalieri… e a come si potesse cercare di rimediare ad un rapporto degenerato oltre i limiti - . Nello stesso momento in cui finisco la frase, faccio levitare tutti i dolci nella pattumiera posta dall’altra parte della cucina, badando bene che finiscano tutti dentro.

Fatto, sempre con l’aiuto della psicocinesi, riconduco tutti i vassoi sul marmo dove precedentemente erano poggiati, e mi volto, sempre col libro in mano, vedendo l’espressione di Mu questa volta appena sconcertata.

Fa per aprire bocca, ma io lo precedo.

-         … ne tantomeno cosa fare per far recuperare la fiducia persa – concludo, riallacciandomi al discorso che stavo facendo. Lui assottiglia gli occhi, nel suo tipico modo, evitando però d’indirizzare lo sguardo verso di me, chiudendoli e poggiando contemporaneamente la tazza che ha tra le mani sul tavolo.

E a giudicare dal suo comportamento, non sono diventata paranoica. Ci ho centrato in pieno, continua a non fidarsi di me.

Continuo a fissarlo, aspettando, inutilmente, una sua reazione, per poter iniziare una nuova giornata all’in segna dell’ “urlarci contro”… ma lui, capite in anticipo le mie intenzioni, non si scompone, ne tantomeno riapre gli occhi per degnarmi di un’occhiata.

Prima che la mia mente ricolleghi la sua postura di nuovo a quella di Shaka, mi volto stizzita ed esco dalla cucina.

Tante belle parole e abbracci per niente. Quanto sono stupida…

-         Va al diavolo… - sibilo tra i denti, prima di lanciare il libro che ho tra le mani nel salotto dal quale l’ho preso, senza curarmi di riposarlo come una persona civile.

Con mia somma sorpresa, non sento alcun tonfo provenire dalla sala appena sorpassata, così mi fermo in mezzo al corridoio, cominciando a chiedermene il motivo… quando un urlo proveniente dall’esterno della casa attira la mia attenzione.

Spalanco gli occhi… riconoscendo la voce… mentre sento dietro di me Mu uscire dalla cucina e dirigersi velocemente verso la sala nella quale ho lanciato il libro.

Prendo a camminare all’indietro a rallentatore e mi sporgo con la testa nella sala, vedendo Mu affacciato alla finestra… aperta.

Oddio.

Viene da ridere anche a me nel sentire Shun, Shiryu e Hyoga ridere a crepapelle, mentre Seiya, probabilmente molto incazzato, impreca a destra e a manca, venendo ripreso più volte da Mu che, infine, si gira verso di me con un’espressione severa poco promettente… al che io mi defilo, prendendo a correre per il corridoio, investendo quasi Kiki appena sveglio, e chiudendomi la porta della mia camera alle spalle per vestirmi in fretta.

 

-         Non capisco perché tu ce l’abbia con me - .

-         Non ce l’ho con te, Seiya… - gli rispondo, voltandomi verso di lui, che sta procedendo con me sulle scale, mentre davanti a noi Shiryu parla con Mu, vestito con l’ “adorabile” cloth d’oro, e dietro Hyoga e Shun ci osservano, cercando di non scoppiare a ridere come prima.

Il cavaliere di Pegaso prende a guardare avanti, mettendo il broncio, mentre a me ritorna in mente l’episodio appena trascorso, portandomi poi una mano davanti alla bocca per non scoppiare a ridere di nuovo.

-         Diciamo… - riprendo io, mantenendo un tono vago. – Che tu hai la particolare abilità nel trovarti nel posto sbagliato al momento sbagliato… -.

-         Ah, quindi è colpa mia se mi è arrivato lo spigolo di un libro esattamente sulla tempia… - .

La voce cristallina di Shun infrange quel momento di pseudo serietà che Seiya ha utilizzato per dimostrarsi contrariato dalla mia affermazione, e la sua risata mi porta a girarmi verso di lui, che ha chiuso gli occhi e portato una mano alla bocca. Hyoga ne viene presto contagiato e il suo viso serio si piega nuovamente in un sorriso divertito, mentre i suoi occhi di ghiaccio si posano sulle scale che stiamo salendo.

-         Ti assicuro che non ho preso la mira, se è questo che ti preoccupa! – continuo io, rivolgendomi a Seiya, che prende a fissarmi in modo stranito e quasi spaventato, allontanandosi da me di un po’.

-         È proprio questo che mi preoccupa! Non hai preso la mira e mi hai beccato in pieno! Se vogliamo aggiungere poi la tua particolare abilità nel rendere le bibite letali, sei un soggetto più che pericoloso, Reiko! - .

Mi blocco istantaneamente sulle scale, abbassando la testa e accusando il colpo, mentre dentro di me qualcosa si rompe…e si ribella allo stesso tempo.

È questo che pensano di me? Che sia pericolosa?

Non avvertendo più la mia presenza accanto a se, il cavaliere di Pegaso si ferma su uno scalino più in alto, voltandosi poi indietro, a guardarmi. Allo stesso tempo Hyoga e Shun si fermano qualche scalino più in basso.

Cosa dovrei ribattere? Che è stata legittima difesa? Che non era mia intenzione arrivare a quel punto? Che l’ho fatto solo e unicamente perché ero spaventata? E mi crederebbero, dal momento che non sembra esserci nemmeno una persona che abbia considerato il mio comportamento più che lecito, dal momento che sono stata letteralmente sequestrata senza avere la possibilità di oppormi?

Lascio invece perdere tutti questi noiosi e ridicoli bla bla bla e decido di comportarmi, anche se scorrettamente nei suoi confronti, nel modo che più mi sta riuscendo in questi giorni. Attaccando.

-         Se ti fossi trovato al mio posto, dubito che ti saresti comportato diversamente – ribatto infine, con lo sguardo e il tono più gelido che mi riesce, prendendo poi a fissarlo con ostilità.

-         Cos… - fa per rispondermi Seiya, ma io lo interrompo.

-         Ne ho piene le scatole di essere considerata una psicolabile attentatrice alla sanità fisica e mentale dei cavalieri di Athena…qui avete tutti torto marcio - .

Meglio che il ragionamento sia comprensibile anche a loro una volta e per tutte.

Seiya, nel frattempo, ha aggrottato la fronte, prendendo a fissarmi anche lui in modo ostile.

-         Torto marcio? Di che stai parlando, ragazzina? – mi chiede allora con tono altezzoso, inarcando un sopracciglio, facendomi imbestialire ancora di più.

In quel momento anche Mu e Shiryu interrompono la loro salita, attirati probabilmente dall’agitazione del cosmo del cavaliere di Pegaso.

-         Il fatto che indossiate un’armatura, d’oro o di bronzo che sia, non vi da alcun diritto di trattare le persone come meglio vi pare. – continuo nel mio tono gelido. – Se tornassi indietro, rifarei esattamente la stessa cosa -.

Inutile dire che livelli stia raggiungendo il mio nervosismo sentendolo ridere…

Sì, sta ridendo. Trova divertente ciò che ho appena detto.

Stringo le nocche, fino quasi a fermarmi il sangue, mentre la mia mente elabora febbrilmente un modo per togliergli quell’espressione divertita dalla faccia.

Non ce l’ho con lui, no. O meglio, non ce l’avevo. Ma la sua uscita di poco prima mi ha dato un ottimo motivo per renderlo il mio capro espiatorio.

-         Seiya… - . La voce di Shun non lo raggiunge nemmeno, preso com’è dallo scompisciarsi.

Solo dopo un po’ decide di riprendere fiato, rivolgendomi uno sguardo altezzoso, che più volte ho visto qui al santuario. Dev’essere un elemento accomunante i “servi” di Athena.

-         Credi davvero che se tentassi di rifare quello che hai fatto riusciresti a farla franca? Lo hai capito o no con chi hai a che fare? -.

A quel punto è la mia espressione ad assumere un ghigno sarcastico, ricordandomi di quella sera.

     -   Ma da che pulpito…sbaglio o sei stato il primo ad abboccare, genio? – gli chiedo retoricamente, vedendo la sua espressione tornare a farsi seria.

     -   Davvero molto sveglio, non c’è che dire… - continuo imperterrita, senza minimamente curarmi dell’atmosfera pesante che si è creata improvvisamente. – Con gente come te, Athena ha di che essere sicura…- . Stavolta sono i pugni di Seiya a stringersi convulsamente, e sono le sue nocche a sbiancare.

     -   E, giusto per non vedermi costretta a rifilarti del veleno la prossima volta, anzichè del sonnifero… - pronuncio quasi sibilando, avvicinandomi di qualche passo a lui. – Non azzardarti più a chiamarmi ragazzina. Chiamaci tua sorella piuttosto. - .

BUM! Bomba sganciata… e a giudicare dall’espressione furiosa di Seiya, la bomba deve aver procurato effetti piuttosto considerevoli.

Non era mia intenzione prendermela con lui… stavamo risalendo le scale nel modo più spensierato possibile… ma quella frase…

-         Ripetilo! – mi sibila lui a due passi, gli occhi nocciola puntati nei miei, intenzionato probabilmente a volermi demolire col solo sguardo.

L’intervento improvviso di Hyoga, che mi sorpassa velocemente per allontanarlo da me, mi fa finalmente intendere di averlo fatto davvero arrabbiare.

-         Quante volte vuoi che te lo ripeta, genio? Dì pure! – lo provoco ulteriormente, vedendolo sbracciarsi improvvisamente col tentativo di liberarsi dalla presa di Hyoga, mentre anche Shun mi sorpassa, frapponendosi fra me e lui.

In quel preciso istante Shiryu scende velocemente le scale, mettendo una mano sulla spalla del compagno, probabilmente per calmarlo.

Anche se non lo sto guardando, sento gli occhi di Mu fissi su di me. E a giudicare dal suo cosmo non deve essergli piaciuto per niente il siparietto.

-         Perché non lo lasci? – intimo a Hyoga, che si volta a guardarmi tra il nervoso e il seccato, senza però spiccicare una parola, così come fa Shun, i cui occhi sono invece velati però di tristezza.

-         Adesso basta! - . La voce del cavaliere d’ariete giunge profonda e severa come il suo cosmo, che c’investe, sollevando un vento freddo che deve rispecchiare il suo stato d’animo attuale.

Solo allora sollevo i miei occhi verso di lui, vedendo le sue iridi mettermi a fuoco nel vero e proprio senso della parola, mentre la sua postura è tesa, rigida e vigile, pronta probabilmente a passare ai fatti nel caso in cui il suo richiamo non venga ben inteso.

Intraprendiamo una battaglia di sguardi per qualche minuto buono, durante i quali ne io ne lui demordiamo. Le proteste di Seiya a farci da sottofondo.

È patetico. Assolutamente patetico che questa situazione non si sblocchi.

Siamo tutti arrivati ad una situazione di non ritorno. Indipendentemente da Mu, la cui amicizia è andata a farsi benedire dalla prima volta che ci siamo affrontati ostilmente, qui tutti al santuario ormai non si fidano di me.

“Pericolosa”… mi considerano pericolosa.

Mi mordo il labbro inferiore nel ripercorrere con la mente tutti gli avvenimenti vissuti da quando ho messo piede qui.

Nello stesso momento in cui l’ho fatto ho perso tutto. Tutto.

E tutto per colpa di…

     -  Athena – sibilo sinistramente, mentre il mio obiettivo si fa finalmente più chiaro in testa. Qui la baracca viene portata avanti da lei. Ed è a lei direttamente che chiederò spiegazioni. E me le farò dare. Con le buone o le cattive.

Scosto malamente Shun davanti a me, afferrandolo per una spalla e sbilanciandolo – maledicendomi mentalmente per l’ennesima volta che me la prendo con qualcuno che non centra niente – dribblando poi i tre cavalieri più avanti e superandoli, sentendo raggiungermi subito dalla voce irata di Seiya.

-         Scappi?! – mi urla quasi, facendomi fermare su un paio di scalini poco più in alto di lui. Ma la sua espressione cambia nel vedere la mia altrettanto mutata, non più provocatoria, ma risentita.

-         Ne riparliamo dopo – gli comunico piatta, riprendendo poi ad avanzare, ignorando bellamente anche Mu, che decide di seguirmi solo dopo un po’, non appena avverte la mia velocità nel salire le scale aumentare.

 

Il cavaliere dell’ariete riesce ad afferrami il polso solo poco dopo che con la mano libera ho spalancato le porte del tredicesimo tempio. S’aspettava anche che bussassi??

In piedi attorno al trono, come al solito, ci sono gli altri servi d’oro, che sussultano e spalancano bocche e occhi – chi sorpreso, chi indignato – per l’irruenza con la quale sono entrata.

Miss Organza spalanca gli occhi quel tanto che basta a non sciuparle il trucco che rende il suo perfetto visino tondo una ceramica sulla quale vedrei volentieri delle crepe. Magari causate dalle mie poco delicate manine.

I suoi occhi chiari si spostano stralunati da me a Mu, che, dal modo in cui mi sta stringendo il polso, tra poco stringerà della carne in cancrena.

    -   A noi due – pronuncio a denti stretti, mentre cerco di non farmi uscire qualche imprecazione per il dolore che mi sta causando la stretta del mio “amico”.

    -  Voleva vedermi, milady ? – le chiedo, calcando volutamente l’ultima parola con fare derisorio, inarcando un sopracciglio scetticamente per l’appellativo affibbiatole da me stessa.

I suoi occhi si spostano nuovamente sul cavaliere di Aries, prendendo a fissarlo severamente, mentre questi ha ormai mollato il mio polso, abbassando il capo e inginocchiandosi di fronte alla sua dea mestamente.

Azione che la bambolina non vedrà mai compiuta da me.

-         Questa volta la cosa è reciproca – aggiungo ferma, riportando la sua attenzione su di me, puntandole addosso il mio sguardo deciso.

-         Lieta di saperlo – mi risponde lei senza una punta di colore, riuscendo comunque a far trasparire il suo tono altezzoso, aggiungendo una punta di sarcasmo, prendendo a fissarmi dall’alto verso il basso più e più volte.

Vai tesoro, fammi incazzare.

-         Il motivo per cui sei stata convocata oggi – riprende, ignorando il mio comportamento e la mia provocazione, nello stesso tono adorabile di prima. – È per illustrarti le regole del santuario… - .

-         Non me ne frega un accidenti ne di te, ne del santuario, ne delle tue regole – mi affretto ad aggiungere, guardandola di sbieco, mentre il suo sguardo altezzoso si assottiglia. E poco ci manchi che le unghie le si allunghino e sputi fuoco.

Si solleva istantaneamente un brusìo di sottofondo, attraverso il quale riesco a sentire diverse soffuse imprecazioni e qualche risatina accennata. Quella la riconosco all’istante. Se esco viva da qui prometto di offrire una cena a Death Mask.

-         Impertinente! – scoppia - come d’altronde mi aspettavo – Shaka, spalancando i suoi occhi azzurro intenso e prendendo a fissarmi con ostilità.

-         Porgi le tue scuse – mi ordina letteralmente Mu, facendomi arrivare tramite il suo cosmo tutto il suo disappunto.

-         Fatela finita tutt’e due, siete noiosi! – urlo, volgendo lo sguardo prima ad Aries che è accanto a me e poi a Virgo.

-         Falla finita tu, ragazzina! – esclama, inaspettatamente, Shura, avanzando di un passo per far riconoscere la propria voce, mentre i suoi tratti ispanici sono corrugati, tesi per il piglio minaccioso con cui mi sta fissando.

Ignoro bellamente anche lui, prendendo a fissare nuovamente la bambolina di porcellana.

-         Fammi parlare con la dea - . E la mia non è una richiesta, è un ordine… che giunge alle orecchie di tutti come tale, tanto che a protestare per la mia mancanza di rispetto e per la faccia tosta che sto dimostrando non è solo Shura stavolta. In un attimo si risolleva il brusìo precedente, questa volta più animato.

-         Come osi rivolgerti a me con quel tono, insolente?! – urla a quel punto Saori, colpita probabilmente nell’orgoglio, spalancando gli occhi e guardandomi rabbiosamente, mentre la sua mano stringe convulsamente i braccioli del trono.

-         Non perdiamo altro tempo – le rispondo di rimando io. – Sono stanca quanto te di tutta questa pagliacciata! Fammi parlare con Athena e facciamola finita! - .

-         IO sono Athena! – urla di rimando lei, sporgendosi col busto sdegnata verso di me, con gli occhi ancora sbarrati.

-         Non farmi perdere tempo – ribatto placida, senza scompormi.

-         Nonomura! La tua posizione è già stata messa in discussione per gli stessi motivi di cui ti stai rendendo artefice adesso… non infierire oltre, o prenderemo seriamente in considerazione di addomesticare la tua indole animalesca con metodi diversi da quelli che sono stati usati fin’ora! – sbotta Shaka tutto d’un fiato, puntandomi addosso quei due pezzi di cielo che adesso sembrano essere diventati di ghiaccio.

Il mio sguardo si assottiglia quando passa a scrutare la sua persona.

-         Mi stai forse minacciando? – gli chiedo sibilando, mentre dentro di me sento ardere uno strano calore… molto simile a quello che mi è esploso dentro quando sono stata attaccata dalla dea la prima volta.

-         Ti sto semplicemente avvertendo – mi risponde pacato lui, scrutandomi – per una ragione a me estranea – da capo a piedi con attenzione.

Non è un semplice sguardo altezzoso… sembrerebbe piuttosto uno sguardo indagatore…

Senza rendermene conto, il calore che avvertivo dentro di me esplode, riversandosi all’esterno del mio corpo sotto forma di luce rossa, infuocata…

Ma che diavolo…

-         Non osare darmi ordini, cavaliere d’Athena! – articola la mia voce prima ancora che possa rendermene conto, avanzando di un passo minacciosa, emettendo ancora più luce, tanto che Mu, accanto a me – ancora inginocchiato - è costretto a schermarsi il volto con una mano, impedendosi con l’altra – puntata a terra - di retrocedere, dal momento che la forza che sto emanando sembra respingerlo.

Shaka spalanca gli occhi e sul suo volto si dipinge un’espressione di pura sorpresa… mista a inquietudine.

Solo poco dopo rivolgo la mia attenzione di nuovo a Saori, giusto in tempo per scorgere la sua espressione tramutarsi, e il suo volto farsi serio… regale… mentre si alza e sprigiona anch’essa una forza inaudita, ben più potente di quella che sto emanando – inspiegabilmente – io adesso.

Senza avere il tempo di replicare, stavolta il mio corpo vola ad una velocità superiore a quella della volta precedente. Tanto superiore, che riesco ad accorgermi di aver raggiunto le pareti alle mie spalle solo quando la testa ci finisce contro, non dandomi neanche il tempo di realizzare il dolore provocato dall’urto.

 

*****

 

Ma che accidenti…

-         …era quello? – chiede Aiolos accanto a me, completando la domanda che aveva iniziato e dando voce ai miei stessi pensieri.

Rimaniamo tutti imbambolati per un periodo di tempo indefinito. A destarci dalla sorpresa è Shaka, che chiude la bocca per primo e s’inginocchia di fronte alla dea con tutta la reverenza di cui dispone, venendo poi imitato da noialtri, nonostante lo stupore sorto alla scena appena assistita ci impedisca di farlo coordinatamente.

Apro appena un po’ gli occhi volgendoli verso il santo di ariete che – anch’egli nella nostra stessa postura - , nonostante l’inquietudine emanata dal suo cosmo, ha il volto temprato in una perfetta maschera distaccata e pacata come sempre.

Non posso fare a meno di appoggiarlo moralmente. Non so se nella sua stessa situazione riuscirei a mantenere la calma. Seppur apparente.

-         Penso che ormai abbiate compreso tutti – sentenzia improvvisamente Athena, usufruendo del corpo mortale di Saori Kido, che ne assume i connotati spirituali ogni qual volta la dea decida di manifestarsi.

Un lieve accenno affermativo della testa proviene da tutti noi, quando improvvisamente Shaka decide di porre la domanda che dissiperebbe il dubbio che si è insinuato in tutti noi presenti.

-         Divina Athena, è dunque in Reiko che risiederebbe il potere bramato dall’artefice dei disastri in India? – chiede, con tono appena titubante, incredulo anch’egli, probabilmente, della conferma ottenuta dall’incredibile emanazione di potere della ragazza.

-         Ne sono certa – risponde Athena, facendo risedere il corpo della fanciulla che la ospita. – Ora che il potere di questa fanciulla si è mostrato in tutta la sua grandezza, non vi sono più dubbi. È giunto quindi il momento di agire, nobili cavalieri. Benché la fonte dei disastri sia adesso a noi nota, va fatta più luce sulla causa. - .

-         È proprio ciò che ci tormenta, Divina. Come possiamo far luce sulla causa se non ci è data alcun informazione utile sulla fonte? – interviene improvvisamente Milo, rialzando il capo e ponendo lei un’altra domanda che tutti ci siamo già posti da che sono iniziate le cose. – Cosa sappiamo di Reiko, se non che è un’orfana cresciuta in un tempio buddista situato in India? – chiede nuovamente Scorpio, senza smettere di dar voce anche ai pensieri di noi tutti. – Lo stesso Mu di Aries ha confermato più volte, nell’ultimo synagein, che Reiko ha sviluppato un cosmo solo recentemente. – aggiunge poi, voltandosi verso il cavaliere dell’ariete, rendendolo partecipe al suo discorso, che si limita a voltarsi appena verso di lui e ad annuire col capo per dargli conferma, tornando poi ad assumere un’espressione grave, che questa volta, probabilmente, non riesce a nascondere.

Più volte ci ha confessato di sentirsi colpevole per non essere riuscito ad avvertire i primi sviluppi del cosmo di Reiko. E per un cavaliere così dedito e profondamente incanalato nelle vesti del ruolo che ricopre, quell’incapacità, per Mu, è risultata essere una terribile mancanza.

-         Questo non è esatto – interviene Athena, scandendo meticolosamente le ultime tre parole. – Per quanto apprezzi e ritenga, nel modo più assoluto, incredibili le capacità percettive di Mu di Aries – pronuncia, passando a osservare il volto teso e impassibile di Mu. – Sento di non poter prendere in considerazione, Milo di Scorpio, l’ultima affermazione pronunciata. - .

Segue un silenzio tombale, durante il quale scambio più e più occhiate con mio fratello, accanto a me, che solleva le spalle impercettibilmente per rispondere al mio ennesimo tentativo di chiedergli spiegazioni riguardo ad un probabile significato celato dietro le parole della dea.

-         Il fatto che il cavaliere dell’ariete non sia riuscito ad avvertire il cosmo manifestatosi nella ragazza, non equivale a presumere che il cosmo sia sorto solo recentemente… - .

-         Intende dire… - interviene questa volta l’abitante del Jamir. – Che Reiko ha sempre posseduto un cosmo e che lo abbia manifestato solo adesso? - .

Il volto di Saori Kido si china per annuire, lanciandogli uno sguardo eloquente, che viene intercettato da tutti. Oltre alla mia, riesco a sentire chiaramente l’inquietudine di ognuno dei miei compagni agitarsi attraverso il cosmo.

-         Non ci troviamo nel buio più totale – interviene di nuovo la dea, a ridare sollievo ai nostri animi. – Non ho messo alla prova quella fanciulla più di una volta per procurarle solo e unicamente del dolore fisico… sebbene quest’ultimo sia stato meritato per aver messo alla prova la mia negligenza - .

Questa volta Mu richiude gli occhi, avvertendo probabilmente – come sarebbe consono al suo carattere – un tono di rimprovero nei suoi confronti, anche se questo effettivamente non ci sia stato.

-         Per ora c’è nebbia, miei cavalieri… ma non è fitta, nonostante avrei preferito lo fosse stata per non arrivare a maturare questi dubbi. - .

Ha dunque lontanamente un’idea su che cosa abbiamo a che fare…

-         Il cosmo di quella fanciulla verte in due direzioni diverse ma ambivalenti… e, se i miei timori sono fondati, una nuova guerra è alle porte - .

“Due direzioni diverse ma ambivalenti”… di qualunque cosa si tratti… non promette nulla di buono..

-         Fino a quando non ne sarò completamente certa, e la creatura che detiene la mia essenza non maturerà le stesse convinzioni, affido a voi il compito di proteggere e addestrare Reiko Nonomura per la gestione del suo cosmo, indipendentemente dalla sua volontà… - s’interrompe un attimo, per volgere il suo sguardo di nuovo si Mu. - … nonostante questo, lo comprendo, possa essere fonte di spiacevoli reazioni. – Torna nuovamente a volgere lo sguardo sull’intera sala, includendoci tutti nel suo campo visivo. – Una nuovo nemico minaccia la pace sulla Terra. Dobbiamo fermarlo. - .

E così come si è manifestata Athena, così ritorna in sè Saori Kido, che sbatte appena un po’ le palpebre per riprendere probabilmente coscienza della realtà, fino a quando il suo sguardo non si sposta sul corpo immobile di Reiko, in fondo alla sala, e il suo volto s’incupisce.

    -   Credo non ci sia nient’altro da aggiungere… - esordisce, guardandosi attorno frastornata, restando un attimo in silenzio, probabilmente non sapendo come organizzarsi.

    -   Se lei è d’accordo, milady, mi recherei in India per approfondire le ricerche – le propone Shaka, aiutandola ad uscire da quello stato di torpore da cui sembra essersi avviluppata.

    -   Sono d’accordo – si limita a rispondere Saori, ricadendo di nuovo in un silenzio simile al precedente. – Il synagein può ritenersi concluso, cavalieri - aggiunge poi, quasi con una sorta di rassegnazione, per poi concentrare lo sguardo su Reiko, ancora inerme in fondo alla sala. – Ma prima – dice improvvisamente, bloccandoci tutti sul posto, bloccando istantaneamente anche le nostre genuflessioni per congedarci. – Mu di Aries – si rivolge al cavaliere in questione, che le presta la sua massima attenzione, seguendo poi il suo sguardo, spostatosi sul tavolo al centro del tempio reggente le maschere destinate alle sacerdotesse guerriere, ragione iniziale per la quale era stata convocata la ragazza. – Illustrale il regolamento. E fa in modo che lo rispetti. – aggiunge tagliente, prima di alzarsi dal trono e congedarsi prima di noi.

Solo quando Saori scompare dalla sala Mu tira un sospiro di sollievo, prendendo a guardare perplesso le maschere poste al centro del tavolo. E non ci vuole molta fantasia per capire a cosa sta pensando.

Volto conseguentemente il capo indietro, giusto in tempo per vedere Aiolos sollevare delicatamente il corpo di Reiko e aspettarci all’uscita della sala.

Prese le maschere, Mu si volta, prendendo a camminare piuttosto fiaccamente, per poi sollevare lo sguardo su di me, che, insieme a Aiolos, sono l’unico ad averlo aspettato.

-         Se dovesse servirti qualcosa… non esitare a chiedermelo – trovo solo il coraggio di dirgli, seppur la mia espressione sia – scommetto – abbastanza perplessa.

-         Grazie, Aioria – mi risponde ugualmente, rivolgendomi anche un sorriso, prendendo ad avanzare il passo per raggiungere Aiolos.

-         Scommettiamo che non la indossa? – chiede bisbigliando Milo, all’esterno del tredicesimo tempio, a Camus e Aldebaran, piuttosto seccati, guadagnandosi poi una gomitata nelle costole e una scappellata  rispettivamente da entrambi, accorgendosi del nostro passaggio.

Io comunque scommetto di no.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo dell’autrice…

 

Eh… beh. No, non mi scuso. Anche perché – a proposito di scommesse - scommetto che non mi perdonate ç___ç

Altro ritardo mostruoso… ma ahimè… gli esami non si sostengono da soli u__ù esami poi… vabbè… stendiamo un velo pietoso u__ù

 

Prima di procedere col commento di questo capitolo, volevo ringraziare YamaMaxwell, Whitesary, Mon-chan, Beatrix, Mems, NinfaDellaTerra, Roxrox, Darkalexandra85 e Lostris 86 per aver commentato quello sclero che la mia mente malsana ha partorito per il compleanno di Shura XD Non mi aspettavo che ottenesse tutto quel successo XD Grazie infinite!

Nel caso in cui qualcuno voglia sclerale come hanno fatto queste masochiste citate sopra che hanno deciso di assecondare la mia idiozia, questo è il link della suddetta storia: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=316095

Leggete la premessa prima di addentrarvi nella malsana lettura XD

Grazie ancora ragazze! Grazie a Beatrix che l’ha addirittura aggiunta tra i preferiti! *sbaciucchia il monitor*

 

Dunque…

About this chap:

 

- È ancora un capitolo di transizione, sarebbe dovuto essere più lungo, ma avrei rischiato col farlo “troppo” lungo, così ho preferito suddividerlo in due parti, magari nella seconda parte riuscirete a capirci di più (e con questo non intendo dire che non abbiate capito, solo che mi rendo conto che fin’ora sono state ripetute più o meno le stesse cose… anche se questa volta qualcuno - alias Athena - anche se apparentemente non sembra, ha detto di più…);

 

- Ammetto che ho azzardato un po’ nello scrivere un intervento così lungo di Athena. D’altronde, che io mi ricordi, nell’anime (perché sempre sull’anime mi baso, non avendo letto il manga) Athena non è mai così… eloquente ecco. E, detto francamente, a volte quei suoi sporadici interventi sono riusciti a farmi innervosire più degli interventi inutili della Kido stessa… considerandoli solo e unicamente tante belle parole messe insieme per fare effetto (della serie: siete voi i mortali, crepate e difendetemi il c***). Ovviamente è sempre e solo un parere personale, discutibile quanto e come vogliate, ma Athena mi è sempre apparsa così nell’anime. La mia Athena, invece, è più come una madre che si rivolge ai figli… paragone magari non propriamente adatto… ma alle 23 e 52 non riescono a venirmene in mente altri… fatto sta che la mia Athena, si dimostra più “vicina” ai suoi cavalieri rispetto a come l’avverto io nell’anime.

Spero solo non me ne vogliate.

Riguardo Reiko… che dire? Sembra proprio non voglia calmarsi! XD Non garantisco nulla al suo risveglio… a meno che quella botta in testa non le abbia fatto perdere la memoria XD Probabilmente questo suo comportamento così insistentemente “selvaggio” avrà seccato qualcuno… il fatto è che deve ancora accadere qualcosa che la faccia veramente ragionare, ammansirla solo per renderla più sopportabile mi sembrava un crimine ò__ò l’avrei resa OOC per intenderci XD E non me lo sarei mai perdonata u__ù Quindi, se ci riuscite, abbiate pazienza… e seguitela…

 

Che altro? Beh… se avete dubbi o perplessità (cosa molto difficile, suppongo, dal momento che la trama vera e propria, fin’ora, è stata solo “lievemente” accennata…) non esitate a pormi domande, eh.

Che Athena abbia svelato qualcosa e “diradato la nebbia” nella mente di qualcuno che già aveva fatto qualche pensierino in merito alla povera Reiko?

Degli indizietti sono stati dati… ora sta a voi, cadetti di Holmes!

XD

 

E ora i saluti u__ù:

Sabaku No Yugi : Cara… perdono… non ti è successo niente vero?? Non voglio portarti sulla coscienza ç__ç Grande Milo eh? XD E Camus… beh… in fondo è amico suo… un po’ dovrà fargli da spalla, no? XD grazie per il commento! ;

NinfaDellaTerra : Quanto frigna Reiko, eh? Bah.. forse lo fa a posta… così Mu s’intenerisce e non si arrabbia più… XD A me verrebbe da dire di più: Povero Mu! Tra le tante fanciulle dolci, docili e indifese che abitano il pianeta terra… lui ha beccato Reiko… XD Grazie mille per il commento cara XD ;

Roxrox : Milo ha destato scalpore XD E… dai… non preoccuparti che… mmmm… insomma… Reiko, l’avrai capito, non è stupida… e dalle mie parti si dice “Solo quello che non si fa, non si viene a sapere”… Visto da chi ho fatto narrare la seconda parte? XD un bacio cara!!;

Ai91 : Hai combinato un bel pasticcio… allora… ti dico solo che Mu, stanco, umiliato, e spaventato dalle tue innumerevoli minacce e violenze psicologiche, si è rivolto a un avvocato… Reiko sta cercando di farlo ragionare… ma come avrai capito, le cose tra di loro non vanno esattamente bene… XD No, sul serio, perché ti è così antipatico?? Comunque… tranquilla tranquilla… XD ;

Ti con zero : Avvincente e ben descritto? Grazie ç__ç Non sono riuscita ad aggiornare proprio prestissimo… spero comunque non sia un problema ç__ç Baci e grazie ancora! ;

Snow Fox : Carissima grazie! XD Eh… ma come vedi Mu ha fatto di nuovo arrabbiare Reiko… mah, insomma, ‘sti due non ci vogliono proprio dare un taglio! Camus… beh… è pure sempre l’uomo dei ghiacci u__ù Come vedi non è stato l’unico a innervosirsi… diciamo poi che comunque Reiko non abbia esattamente un carattere facile, eh…Per quanto riguarda Shaka… beh… io dico invece di sì, lo avrebbe fatto il macello, eccome! XD Ogni cosa a suo tempo…i ruoli non sono stati ancora ben definiti… un bacio!! ;

Mon-chan : Vediamo se ora qualcosa ti viene in mente… Athena non ha parlato a vanvera… Poi ti chiederò se hai capito qualcosina XD Un bacio cara! Ci sentiamo e vediamo presto! ;

YamaMaxwell : Capperi capperi… Mu ti ha fatta davvero arrabbiare eh? Dai… però è un po’ giustificato… adesso ancora non è chiaro… sai che amo mantenere la suspence… però… dai dai, ulteriori spiegazioni avverranno presto u__ù Visto di chi ti ho fatto leggere ancora? XD Piaciuto il capitolo? XD Bacioni Yama!!!!

 

Voglio inoltre ringraziare le 22 persone che hanno messo la mia storia tra i preferiti… e tutti coloro che leggono solamente… GRAZIE A TUTTI!!

 

(Spero) a presto!

 

HOPE87

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 10
*** The bait ***


-

The bait

 

 

 

 

 

-         Non si è ancora svegliata? - .

-         No, Shiryu… deve aver preso una bella botta probabilmente - .

-         Tsk! Se l’è meritata! Rivolgersi a quel modo a Lady Saori! - .

-         Smettila Seiya, stai inveendo contro di lei da quando Aiolos l’ha portata qui! E poi non sappiamo esattamente cos’è successo… - .

-         Stai forse dicendo che sarebbe stata provocata, Shun?? Piuttosto mi è sembrato di capire che in quest’arte è lei ad essere molto brava! - .

Che qualcuno uccida questo nanerottolo per favore…

Cielo… ho ripreso conoscenza più o meno da quando Shun ha iniziato a tamponarmi la fronte con qualcosa di umido… ma non ho nemmeno la forza di sollevare le palpebre…che senso di spossatezza assurdo…

-         Non urlare – gli intima, fortunatamente, una voce ferma e seria… bah… forse Hyoga… in fondo se gli altri tre sono qui… Cielo, che mal di testa!

Il dolore mi costringe a stringere gli occhi, inducendo – molto probabilmente – i presenti a prestarmi attenzione, dal momento che quando compio questo gesto non sento più volare una mosca.

-         Tsk! – sento pronunciare di nuovo improvvisamente prima che possa aprire gli occhi, e giurerei di aver capito di chi si tratta…

Il rumore di una sedia strusciata a terra con “grazia”, seguito dal rumore di passi che si allontanano e dalla porta che si apre e si chiude, mi fanno intendere che qualcuno ha abbandonato la camera…

-         Meglio di no! – mi consiglia la voce dolce di Shun, che mi afferra per le spalle nel momento in cui apro un po’ gli occhi e che mi sollevo un po’ col busto, inducendomi poi a sdraiarmi nuovamente, accompagnandomi nei gesti per assicurarsi che non compia movimenti bruschi.

Non tento nemmeno di oppormi, concentrata come sono nel ricordare gli ultimi avvenimenti… tentativo che mi comporta un’ennesima fitta alla testa.

-         Come ti senti? – mi chiede premuroso. Se non avessi ogni singolo muscolo del corpo indolenzito, gli sorriderei volentieri.

-         Dove sono? – riesco a chiedergli invece con un filo di voce, ignorando momentaneamente la sua domanda, richiudendo gli occhi, infastidita dalla luce che filtra dalla finestra. – Che è successo? – chiedo poi, senza aspettare che qualcuno mi risponda, cercando di trovare da sola le risposte. Ma non ci riesco...

Devo aver senz’altro battuto la testa. Ma perché? Dove mi trovavo quando è successo? Perché, inoltre, mi sento così debole? È come se fossi stata sottoposta ad uno stress perentorio e durevole…

Riapro appena un po’ gli occhi, giusto in tempo per vedere Shun e Shiryu rivolgersi un’occhiata, per poi richiuderli e cercare di spostare il capo in un punto più comodo del cuscino. Devo essere rimasta nella stessa posizione per tutta la durata di questa specie di sonnellino.

Improvvisamente dall’esterno della porta giungono delle voci. Qualcuno sta discutendo animatamente… ma non riesco a riconoscere nessuna delle voci coinvolte…

Riapro nuovamente gli occhi, vedendo questa volta Shiryu e Hyoga – era lui, c’avevo azzeccato! –, scambiarsi un’occhiata eloquente, e in men che non si dica escono fuori, in un modo piuttosto frettoloso pure.

-         Ti ha dato di volta il cervello, Seiya? – sento dire da Hyoga, mentre il soggetto a cui è rivolto continua a sbraitare frasi che, purtroppo, non riesco a comprendere – un po’ perché deve trovarsi più lontano dalla porta rispetto a Hyoga, un po’ per il mal di testa - . Quindi uno è Seiya.

-         Perdonalo grande Mu – sento invece pronunciare da Shiryu… grande Mu??? Seiya starebbe sbraitando con Mu?? Ma come osa, quella sottospecie di nanerottolo rozzo e sbruffone?!

Mi costringo, nonostante il dolore fisico, a sollevare di nuovo il busto, venendo, come immaginavo, bloccata di nuovo dalle mani gentili di Shun.

-         Che sta succedendo? – gli chiedo, supplicandolo con lo sguardo a rispondermi, avendo difficoltà a pronunciare altro per via dei dolori che accuso al costato.

-         Niente di preoccupante, sta tranquilla – mi risponde gentilmente lui, senza mollarmi le spalle, mentre io continuo a stare avvinghiata alle sue, intenzionata a non ristendermi fino a quando non mi giunge una risposta più esaustiva.

-         Quando tu e il grande Mu, durante la salita delle tredici case, vi siete allontanati, abbiamo faticato non poco per calmare Seiya… - comincia a spiegarmi, mentre a me torna in mente il modo in cui abbiamo attaccato briga improvvisamente. Suscettibile, il nanerottolo. – Lo abbiamo tenuto con noi fino a quando non abbiamo avuto la certezza che la sua impulsività non gli avrebbe fatto dire qualcosa che avrebbe potuto mettere nei guai il cavaliere dell’ariete… - .

Mettere nei guai il cavaliere dell’ariete?

-         Quando ci ha ripetuto per l’ennesima volta che non ne avrebbe mai fatto parola con gli altri cavalieri assenti quella sera, nonché con Lady Saori, per la grande stima che nutre nei confronti di Mu, lo abbiamo lasciato andare, riprendendo a salire le scale per raggiungere il tredicesimo tempio. Due cosmi di enormi dimensioni da lì provenienti ci hanno indotto a risalirle di corsa, ma quando siamo giunti… - .

-         Alt, alt… aspetta… - lo interrompo, facendo il punto della situazione. Io dove accidenti ero quando tutto ciò è successo? Ricordo di aver litigato col cosiddetto cavaliere di pegaso… ma…

Prima ancora che possa continuare a ragionare, una fitta acuta alla testa m’induce a portarmi una mano alla tempia e a stringere gli occhi per cercare, inutilmente, di contenere il dolore.

Incapace nuovamente di opporre resistenza, mi faccio condurre sul cuscino da Shun, che lascio andare, portandomi anche l’altra mano, con cui mi tenevo a lui, alla testa.

-         Dannazione… - pronuncio a denti stretti, mentre nella mia testa sembra quasi si sia scatenata una danza tribale, a giudicare da come mi pulsa. – Cosmi…? – riesco comunque a chiedergli. – Che cosmi? – gli chiedo ancora, riaprendo gli occhi e vedendo la sua espressione sorpresa.

-         N… non ricordi niente? – mi chiede invece lui, balbettando un po’, quasi come se stesse cercando le parole giuste. Che accidenti dovrei ricordare?

Il mio sguardo frastornato deve essergli sembrato molto eloquente, perché dopo un po’ riprende a parlare.

-         Beh… comunque non preoccuparti. Adesso Seiya starà probabilmente sfogandosi con Mu per quello avvenuto stamattina sulle scale… - .

Ha cambiato discorso…

Un momento. Cos’è che ha detto in merito al nanerottolo?

-         Shun… - lo chiamo, voltandomi verso di lui e notando la sua attenzione focalizzarsi su di me. – Cos’è che ha fatto Seiya per la grande stima che nutre per Mu? – gli chiedo, sperando di essere stata abbastanza chiara sul tipo di informazione che desidero avere.

-         Non ha parlato di ciò che è accaduto alla festa ai cavalieri assenti quella sera… - mi rispiega lui, rendendo più grande ancora il punto interrogativo creatosi nella mia testa, mentre un campanello d’allarme comincia a smuovermi la coscienza. Qui c’è qualcosa che non va.

-         Aspetta… aspetta un attimo… - gli chiedo dunque, girandomi di un po’ verso destra per visualizzare meglio il cavaliere di andromeda.

-         C’è qualcosa che mi sfugge… - mi convinco a confessargli, vedendo la sua espressione  farsi interrogativa. – Che centrano i cavalieri assenti? - .

-         Beh… meno persone sanno ciò che è accaduto, meno possibilità vi sono che Mu si cacci nei guai… considerando che non tutti sono così accondiscendenti… - .

I miei occhi si spalancano ancora di più. No, sul serio, sarà colpa del dolore alla testa che mi permette di ragionare bene… ma io non ho capito un acca di ciò che ha detto.

     -   Shun… quella stessa sera sono venuti alla prima casa Milo dello scorpione e Camus dell’acquario… e avevano tutta l’aria di prendere provvedimenti per Mu… - mi decido a spiegargli, tentando, in questo modo, di avvicinare i nostri ragionamenti per cercare di trovare dei punti d’incontro che mi rendano più comprensibile la situazione… ma l’espressione che ha assunto in questo momento il viso di Shun è inqualificabile. Sembra quasi che sia indeciso su che tipo di espressione far assumere al suo volto… prima ha strabuzzato gli occhi, poi ha contorto la bocca per ridere e poi è ritornato serio e attento. Che anche Shun sia affetto dai disturbi psicologici accennatimi da Aldebaran la seconda volta che c’incontrammo?

     -  Ehm… oh Athena! – esclama dopo un po’ il mio interlocutore, scoppiando poi a ridere sommessamente. Lo sapevo… si sta approfittando del fatto che non riesca a muovermi!

     -   Dimmi una cosa, Shun… - dico, attirando così nuovamente la sua attenzione. – Il vostro obiettivo qui è di indurmi al suicidio? - .

Altra espressione inqualificabile. Questa volta però trionfa l’espressione scioccata.

-         No, perché di questo passo ci arrivo sicuramente! – mi affretto a spiegargli, vedendolo afferrare con entrambi i palmi la sedia sotto di se e avvicinarsi al letto.

-         Non hai tutti i torti, Reiko -. Oh, ma grazie eh! – Ci sono molte cose di cui non sei stata informata – aggiunge poi, voltandosi un attimo verso la porta prima di proseguire. -  Presupponendo tu abbia capito il motivo per cui sei qua… - .

-         Presupponendo male, aggiungerei – lo interrompo, vedendo la sua espressione farsi dispiaciuta, per poi riprendere a parlare.

-         … non credo che ti siano state spiegate le cose fondamentali – s’interrompe nuovamente, alzando lo sguardo sul muro di fronte a se, alle mie spalle. – È chiaro che il grande Mu abbia agito in questo modo per proteggerti – comincia a spiegare frettolosamente, molto probabilmente perché deve aver avvertito qualche cosmo avvicinarsi. Non lo interrompo, sperando che riesca a darmi informazioni a sufficienza per riuscire a capire almeno qualcosa di quella cena. – Ma così facendo, a mio parere, non ti ha messa nelle condizioni adatte per poterti rendere conto perfettamente della situazione in cui si trova, negandoti così anche la capacità di giudizio che ne sarebbe derivata da alcuni suoi comportamenti. - .

Mi sono già persa.

-         Shun… non ho ben capito dove vuoi andare a parare, ma se questo è un altro modo per giustificare il cavaliere dell’ariete… sappi che non sono disposta a sentire altro... – lo avverto, vedendo il suo sguardo farsi deciso.

-         E se ti dicessi che col tuo comportamento hai rischiato di farlo accusare di Alto tradimento? - .

-         Questo lo so già . Camus e Milo quella sera sono venuti a… - .

-         Aquarius e Scorpio non centrano niente. Non spetta a loro giudicare, specie un cavaliere del loro stesso grado - .

-         Sai che per quel tuo gesto saresti stata incarcerata in un’altra occasione? E che Mu ti ha portata via dalla festa probabilmente col presupposto di impedirlo, passando automaticamente dalla parte del torto, nonostante l’armatura che lo riveste lo impegni a prendere provvedimenti nell’eventualità in cui qualcuno agisca contro le regole del santuario? - .

-         Quello che sto cercando di farti capire, Reiko… - continua, voltandosi nuovamente verso la porta per accertarsi che non arrivi nessuno. – È che tu, seppur giustamente, considerando che non sei stata messa al corrente di nulla, hai già superato il limite da un bel po’… ti è andata bene solo perché il cavaliere dell’ariete ha deciso di proteggerti e perché gli altri cavalieri, considerando il rapporto di fratellanza che li lega a lui, non si metterebbero mai contro Mu - .

-         Fossi in te… riconsidererei la persona che ho smesso di chiamare amico…- s’interrompe, osservando dispiaciuto le lacrime solcarmi il viso, che non riesco a fermare…

-         Reiko… - mi chiama Shun, e seppur la mia vista sia offuscata dalle lacrime, riesco a intravedere i suoi occhi lucidi. È incredibile la sensibilità di cui dispone questo ragazzo…dev’ essere empatico anche lui.

-         Io… n-non… non volevo - mi decido a dirgli, aprendomi con lui, senza timori o imbarazzo, sicura che possa comprendermi. – Anche Seiya… io non volevo offenderlo… non volevo arrivare a tanto… ma… - mi mordo un labbro, costringendomi a non darla vinta agli scossoni a cui il pianto mi sta inducendo. – Sto impazzendo, Shun – finisco col dire, cominciando a piangere miseramente. – Ho capito che volete aiutarmi… ma mi vedo trattata come un oggetto… vorrei fare di più e voi mi segregate nella prima casa, decidendo come e quando muovermi! Mi sento inutile! – sbotto, facendomi prendere per un attimo dalla rabbia, tornando con la mente alla ragione principale del mio malessere. - Il maestro ha vissuto una vita intera per proteggermi… e alla fine… - ma sono costretta a interrompermi, i singhiozzi non riescono a farmi articolare una frase intera. Stringo i pugni, mordendomi il labbro inferiore e costringendomi a fermare la scena misera di cui sono diventata protagonista, sentendo improvvisamente il tocco gentile della mano di Shun avvolgere la mia, rivolgendomi poi un’occhiata comprensiva.

-         Ti senti in colpa… e temi che possa accadere lo stesso anche a lui… non è così? – mi chiede, venendomi incontro e trasmettendomi tramite il suo cosmo tutta la sua comprensione. Mi limito ad annuire, chiudendo gli occhi per scacciare l’immagine del corpo straziato del maestro insinuatomi nella testa.

Improvvisamente sento aprirsi nuovamente la porta, e dei passi felpati avanzano nella camera, avvicinandosi al letto. Mi costringo ad aprire gli occhi, osservando gli occhi di Mu, spalancati dalla sorpresa, scrutarmi preoccupato, rivolgendosi infine a Shun, che ha ancora la sua mano sulla mia, ancora stretta a pugno.

-         Abbiamo parlato un po’. – risponde Shun allo sguardo interrogativo del cavaliere dell’ariete, che continua a scrutarci pensieroso, per poi far riassumere al suo volto un’espressione rilassata. Deve averci rivoltato la mente come un calzino per avere una sorta di riepilogo di ciò che è successo… sono così intontita dai dolori muscolari e dalle lacrime che non l’ho nemmeno sentito intrufolarsi…

Poco dopo Shun fa per alzarsi per lasciarci da soli, ma io gli trattengo la mano che fino a quel momento ha avvolto la mia, e gli rivolgo uno sguardo di gratitudine, che lui ricambia, sorridendomi fiducioso, per poi stringermi appena la mano per salutarmi e uscire dalla stanza, non prima di aver rivolto uno sguardo d’intesa a Mu, che annuisce appena.

Non appena la porta si richiude, Mu si siede, chinandosi col busto fino a poggiare i gomiti sulle ginocchia, dalle quali fa pendere anche le braccia, di cui fa congiungere le mani, prendendo a osservarle distrattamente… forse per aspettare che sia io a parlare.

Non ho niente da dire. Se non che sono un’egoista.

-         Hai dei bei compagni – pronuncio dopo essermi calmata e aver riacquisito una parvenza di voce decente, rompendo il silenzio, vedendo le sue labbra stendersi in un sorriso appena accennato. – E non in senso estetico – aggiungo, cercando di dare una parvenza ironica al tutto per cercare di ricostruire la trama rilassata che ci ha sempre legati. – Non solo in quel senso, per lo meno. – mi affretto ad aggiungere, sentendolo finalmente liberarsi in una delle sue solite risate brevi, mentre un rossore appena accennato gli colora il viso.

Come sono stata stupida a pensare che non sarebbe più stato lui…

-         Almeno c’è un lato positivo del mio soggiorno al santuario – mi decido a dire ancora, evitando di proposito di parlare di me, e del mio ultimo piagnisteo. A giudicare dal colorito più accentuato del suo volto, che non si decide ad abbandonarlo, sarebbe il caso che la smettessi di tentare di fare ironia come sto facendo… anche se è uno spasso vederlo imbarazzato, è così carino!

Per la prima volta da quando sono qui, prego vivamente Athena – nonostante i casini che le ho combinato – che Mu non mi legga nel pensiero in questo momento… colpa dello stato confusionale in cui riverso… sìsì, non c’è altra spiegazione altrimenti!

-         Non stai bene? – mi chiede improvvisamente lui, facendomi quasi sobbalzare, ma fortunatamente riesco a camuffare la reazione con un colpo di tosse finto che mi fa vedere le stelle per via dei dolori che accuso al costato.

Una sua mano va a posarmisi sulla fronte, ed io allora comprendo che il rossore dovuto a quello stramaledettissimo pensiero di prima non è ancora passato.

-         Eh… no… a dire il vero mi sento un po’ accaldata – la butto lì, continuando a pregare Athena – poiché è l’unica divinità di cui ho avuto prova dell’esistenza - ininterrottamente, che non mi legga nel pensiero.

-         Sarà meglio che ti riposi un po’ – .

Splendida idea, così, se nessuno mi guarda, posso prendermi a schiaffi con tutta calma!

-         Già…- esce invece dalla mia bocca, mentre lui annuisce un’ultima volta con sguardo serio, prima di scompigliarmi i capelli, sciogliersi in un sorriso e abbandonare – finalmente – la camera.

Mi conduco velocemente una mano al volto, constatando con disappunto che non è caldo… è letteralmente in fiamme!

-         Che darei per sapere che accidenti ti ho fatto per farmi passare tutto questo! – esclamo, con un tono di voce abbastanza basso, rivolgendomi alla dea che detiene questo posto, pensando che, molto probabilmente, gli unici due neuroni che mi popolavano il cervello, dopo quest’ultima cavolata, si siano suicidati.

 

*****

 

Poggio la schiena alla porta, rilasciando un sospiro e chiudendo appena gli occhi.

Conduco una mano al cuore, che sta battendo in modo anomalo, ed inspiro ed espiro più volte per cercare di riprendere almeno il controllo dei miei pensieri.

I miei occhi si riaprono attirati da un raggio di sole al tramonto proveniente dall’esterno, filtrato attraverso l’uscita posta alla fine del corridoio che conduce verso le scale che separano la prima casa dalla seconda, e mi convinco ad uscire fuori da queste mura, che, mai come adesso, mi sembrano così opprimenti.

Sorpreso, volgo lo sguardo verso la figura del cavaliere di Virgo, che è ormai a pochi passi dalla mia dimora.

Anch’egli non rivestito più del cloth, con gli occhi chiusi come la sua abitudinaria espressione e il portamento elegante che lo contraddistingue dall’intera casta d’oro, seppur l’eleganza non sia una caratteristica a lui esclusiva, mi si avvicina, indugiando appena.

-         Disturbo? – mi chiede con un tono di voce basso come di consueto.

-         Affatto – gli rispondo, sorridendogli e facendogli segno di seguirmi all’interno della casa, precedendolo e facendogli strada.

 

-         Si è ripresa? – mi chiede inaspettatamente, dopo aver sorseggiato appena la tisana calda che gli ho offerto, aspettando pazientemente che gli risponda.

-         Non del tutto – gli rispondo. – Il suo fisico è molto risentito, così come il suo spirito – aggiungo, vedendolo annuire, per poi porre la tazza che ha tra le mani sul tavolo di fronte.

Resta in silenzio, facendo diffondere il suo cosmo all’interno delle mura della casa dell’ariete.

-         Dorme – pronuncio, comprendendo il suo intento, inducendolo così a venire al punto della sua visita.

-         É un cosmo divino – scandisce con calma, mentre i miei occhi si sollevano a osservarlo in viso, illudendosi di poter scorgere un sorriso accennato e un tono scherzoso nella voce pacata del loro soggetto.

Non gli rispondo, cercando di contenere l’angoscia che mi ha assalito come prima, limitandomi a posare anch’io la mia tazza sul tavolo e concentrandomi sul mio ospite.

Lui resta in silenzio, in attesa di una mia replica. Mai come adesso il silenzio è stato per me più frustrante…

-         Ho intenzione di portarla con me in India – pronuncia la voce di Shaka, giuntami ovattata, immerso com’ero nelle mie riflessioni.

-         È fuori discussione – mi sfugge prima che possa ponderare razionalmente la risposta.

Il cavaliere della vergine resta in silenzio, per nulla turbato dalla mia risposta.

-         Milady è d’accordo – aggiunge, lasciandomi intendere di averne discusso già con lei. Cosa che m’infastidisce un po’, dal momento che al synagein non se n’era parlato…

-         È avventato – gli faccio notare, cercando di temporeggiare per pensare a qualcosa di migliore.

-         È necessario – mi risponde lui irremovibile.

-         È palese che stiano cercando lei…la esporresti ad un serio rischio - .

-         È per questo che dopo essere passato dalla casa di Aioria sono venuto qui da te… - . Sollevo lo sguardo, andando ad incontrare, con somma sorpresa, il suo. – Accompagnaci - .

Sottrarre al santuario tre cavalieri d’oro?

-         Ho chiesto a Kanon di presiedere la sesta casa in mia assenza. Aldebaran non si muoverà dalla seconda fino a quando non saremmo ritornati – continua, illustrandomi il suo piano.

-         La prima casa resterebbe scoperta, così come la quinta… ma col teletrasporto potremmo spostarci più velocemente. La tua presenza è necessaria, se vogliamo agire in fretta. - .

Continuo a stare in silenzio, cercando di farmi venire in mente qualche altra idea, quando sento il cosmo di Virgo agitarsi.

-         Mu, comprendo le tue perplessità, ma è l’unico modo per capire se tutte le nostre supposizioni sono fondate. - . Non ha torto… - Dobbiamo capire se dietro le carneficine avvenute in quasi tutti i templi indiani ci sia solo un gruppo di fanatici impazziti – cosa paradossale, ma non da escludere - , o ci sia una mente organizzata mirante a qualcosa di specifico… - .

-         La setta Thuggee – aggiungo io, capendo a cosa voglia riferirsi nella seconda alternativa elencatami.

È stata la prima cosa a cui abbiamo pensato non appena siamo venuti a conoscenza delle carneficine praticate oltre quella del tempio del maestro Shin.

Sia lui e i suoi discepoli, che tutte le altre vittime, sono stati uccisi allo stesso modo: strangolati. Le ferite inferte successivamente ai corpi sono state provocate per confondere, per far sì che non si risalisse subito alla causa primaria della morte, e quindi di conseguenza a loro.

Credendo questa setta estinta da oltre un secolo… nessuno avrebbe ricondotto gli omicidi ai thugs. La cosa che non riusciamo a spiegarci… è perché siano ricomparsi… e perché stiano agendo proprio adesso, dopo tutto questo tempo.

-         Potremmo riuscire finalmente a capire a cosa mirino, dal momento che Athena non ha avvertito un cosmo maligno, in Reiko – aggiunge Shaka, completando i miei pensieri, esprimendo la questione più grande alla quale non riusciamo a venire a capo.

Non è il cosmo di Kalì che alberga in lei.

-         D’accordo – capitolo infine, passando velocemente ai dettagli del viaggio, prima che si svegli Reiko.

 

 

*****

 

Ecco cosa si ottiene nel pensare positivo e nell’avere tanti buoni propositi e fiducia nel prossimo: UNA FREGATURA STRATOSFERICA!

-         Reiko… non guardarmi così… - .

Oh, povero scricciolo! Il mio volto deve essere diventato più freddo e minaccioso di questo… questa… quest’affare!!!

-         Non ti arrabbiare… a me è stato solo chiesto di dirtelo… - dice Kiki mettendo un broncio dispiaciuto, abbassando appena la testa quasi come se avesse paura di essere sgridato.

-         Ma no, tesoro, non ce l’ho con te! – lo rassicuro, passandogli una mano tra i folti capelli rossi per scompigliarglieli. – Ce l’ho con chi ha avuto questa brillante idea… avendo il coraggio (leggasi anche “paura”) di mandare una creatura innocente come te a dirmelo, invece di venire di persona! - .

Se solo ci ripenso…

Stamattina mi sono svegliata decisamente molto meglio – e già questo avrebbe dovuto darmi da pensare, dal momento che non c’è stata una sola volta, da quando sono finita in questo manicomio, che mi sia svegliata bene.  

Da contare che comunque ho dormito quasi un giorno intero – se la versione secondo la quale sarei svenuta in mattinata è vera – e che il riposo ha beneficiato e ho recuperato un po’ di forze.

Al risveglio ho trovato Kiki seduto ai piedi del letto, che mi ha regalato uno dei suoi splendidi sorrisi per poi passare a darmi la “bella” notizia, ossia che più tardi, “con calma” – quasi come se chi avesse avuto quest’idea avesse calcolato i miei tempi di sbollimento d’incazzo – avrei dovuto scegliere e indossare una maschera.

Quando gli ho chiesto se fosse in programma una festa per la serata, Kiki è scoppiato a ridere, per poi tornare serio e composto, spiegandomi che è… udite udite… una regola del santuario.

All’inizio ho riso, e anche tanto, per poi alzarmi dal letto e apprestarmi a uscire dalla camera per andare a fare colazione, ma Kiki mi si è praticamente messo davanti, impedendomi di uscire, spiegandomi che avrei dovuto prima scegliere e indossare una maschera per non correre il rischio d’incontrare qualche maschio.

Potrete immaginare perfettamente la mia faccia che espressione ha assunto di fronte a quella stramba spiegazione.

Alla fine, di tacito accordo, abbiamo deciso di aspettare che Mu ritornasse dalla riunione al tredicesimo tempio per farmi spiegare meglio che senso ha questo strano scherzo.

No, perché, deve SICURAMENTE trattarsi di uno scherzo.

-         Eccolo! – esclama improvvisamente Kiki, sporgendosi fuori dalla stanza con metà busto per essere certo che si tratti di lui, impedendomi in questo modo di passare. Ma io delicatamente lo sposto, trovandomi però subito in difficoltà per via della forza che sta esercitando sul suo corpo per fornire un contrappeso alla mia spinta. Un po’ di solletico nei fianchi lo dissuade subito dal suo intento, così, lasciandolo ancora in preda al riso, sgattaiolo nel corridoio con una delle tre maschere in una mano, a passo felpato, raggiungendo così la sala dalla quale sento provenire il suo cosmo.

-         Mu di Aries! – esordisco, facendolo voltare di scatto  - sorpreso, non di certo spaventato -. – Cos’è questa storia?! - .

Lo osservo guardare sconcertato prima me e poi la maschera che gli sto mostrando, per poi sospirare piuttosto rumorosamente – per quanto concerne la sua persona, quindi immaginate un sospiro normalissimo – e sedersi infine su uno dei divani della sala, sul quale mi invita a raggiungerlo, battendoci una mano sopra come di consueto.

Lo raggiungo, sedendomici accanto, piegando come al solito una gamba ad angolo retto e portandola sotto un ginocchio, per avercelo direttamente di fronte e non sforzare troppo il collo, che ogni tanto continua a farmi male.

-         Tutte le sacerdotesse guerriere del santuario ne indossano una – mi spiega in modo pacato, stendendo una mano per invitarmi a consegnargli la maschera. – Hai scelto questa? - .

Esco dallo stato catatonico non appena sento il tono di domanda, prendendo ad agitare freneticamente la testa a mò di no, come a sottolineare la risposta più e più volte.

La sua espressione si fa improvvisamente grave... e non faccio a meno di dispiacermi per stargli arrecando, probabilmente, un altro problema.

-         Andiamo, Mu! – sbotto, sollevandomi dal divano, incapace di sostenere quello sguardo che ho provveduto a procurare, senza, naturalmente, alzare la voce, mettendoci solo un po’ più di enfasi.

-         È una regola del santuario, Reiko, e fino a quando resterai qui e ti allenerai dovrai indossarne una - .

Ed eccolo, il suo tono impositorio.

Rimango nuovamente senza parole, incapace di pronunciare sillaba per l’ennesima assurdità che sento.

-         Ma… perché?? – decido di chiedere infine, un po’ per andargli incontro – come lui innumerevoli volte ha fatto con me – un po’ per curiosità… e un po’ per disperazione.

-         Ho capito che è una regola del santuario – ci tengo poi subito a precisare, onde evitare che mi rifili la stessa risposta. – Kiki mi ha spiegato che solo le donne la indossano… e che nessun uomo deve poterle vedere in viso… - .

-         È esatto – si limita a rispondermi lui, probabilmente per vedere dove voglio andare a parare.

-         Ma perché? Che succede qui se un uomo vede in faccia una donna? - .

-         La maschera rappresenta per una sacerdotessa guerriero un simbolo d’onore.  – comincia a spiegarmi, mentre i miei neuroni già incappano nella prima difficoltà, ossia capire che razza di donna possa considerare un “onore” coprirsi la faccia. – Se un uomo dovesse scoprirle il viso, lei avrebbe due possibilità: o affrontare in un combattimento l’uomo che l’ha disonorata, e ucciderlo – santo cielo…da un’assurdità all’altra. – Oppure amarlo - .

-         Eh?? – gli chiedo, credendo di essermi persa qualcosa stando dietro alle mie elucubrazioni.

Lui abbassa il volto, mostrandosi improvvisamente interessato al pavimento della sala.

Allora ho capito bene.

Raduno le idee, dando poi un piccolo colpetto di tosse per attirare nuovamente la sua attenzione.

-         E allora… - inizio, decidendo velocemente il tipo di linguaggio col quale esprimermi. – Stando a questa regola… com’è che non sono ancora morta? - .

Leggasi pure l’altra versione: “Com’è che non siamo ancora finiti a letto?”.

Meno principesca. Per questo gliel’ho risparmiata… non avrei saputo come spegnere l’incendio che gli si sarebbe scatenato in volto. Il fatto che ci conosciamo da tempo immemore non significa che lui si sia abituato alle mie espressioni variopinte…

-         Sbaglio, o mi hanno vista senza maschera TUTTI i cavalieri? Che differenza fa se la indosso adesso? - .

Lui continua a stare in silenzio, portandosi poi le dita di una mano a massaggiarsi le palpebre… dandomi l’idea di non essere esattamente in forma…

Oddio! Vuoi vedere che sono riuscita a fargli avere un crollo nervoso??

-         Mu… - lo chiamo preoccupata, chinandomi leggermente verso di lui e portandogli una mano su una spalla, decidendo infine di inginocchiarmici di fronte per poterlo vedere meglio in viso.

Poche volte l’ho visto comportarsi così… e tutte le volte l’ho letteralmente “colto in fragrante”, perché non è il tipo che si lasci andare con gli altri… per quanto possa ripetere all’infinito che non è un male dimostrare la propria umanità, lui è il primo che evita accuratamente di farlo.

-         Che hai? – gli chiedo, ottenendo in risposta un sorriso forzato che avrei potuto tranquillamente bermi se il suo cosmo non fosse così palesemente… giù…

Poi mi torna in mente la riunione di cui ha parlato Kiki. Ora che ci penso Mu sta partecipando ad un sacco di riunioni…cos’è che avranno da dirsi così frequentemente è un mistero. A proposito di misteri…

Non ho dimenticato la conversazione con Shun. E sono due le cose che mi ero prefissata di fare una volta che la mia testa avesse smesso di martellare senza sosta:

1) chiedere approfondimenti sulla questione dei due cosmi avvertiti dai bronze al tredicesimo tempio;

2) farla pagare a Milo.

Riguardo la prima… posso approssimativamente ipotizzare, a rigor di logica, che uno dei due cosmi appartenesse ad Athena. Ma l’altro?

Shun ha espressamente associato l’aggettivo “enorme” al termine “cosmo”. Due cosmi di enormi dimensioni. Vuol forse dire che abbiano la stessa portata e intensità? E se così fosse, e uno dei due appartenesse ad Athena come presumo, vuol dire che anche l’altro appartenesse ad una divinità? BAH.

Per quanto riguarda invece la seconda cosa da fare… ah! Povero Saint di Scorpio… ho già programmato la vendetta!

-         Nulla, tranquilla – pronuncia improvvisamente Mu, rispondendo alla domanda precedentemente fattagli, facendomi cadere dalle nuvole… tanto che per un attimo rimango a guardarlo imbambolata. Ero così impegnata coi miei ragionamenti che mi sono dimenticata della ragione per cui le mie ginocchia cominciano a dolere. Ma si può essere così stupidi?

Ed ecco che l’immagine di Seiya fa capolino nella mia mente – molto probabilmente – come risposta… hihi

Prima o poi dovrò parlare anche con lui…

Quanti casini che ho combinato da quando sono qui. Ho cercato di sfogare le mie frustrazioni su persone che non centravano niente…e tra queste c’è anche il saint di pegaso.

Nel ricordare tutto il trascorso, rivolgo nuovamente lo sguardo su di Mu, che sembra perso in chissà quali pensieri…

Qualsiasi cosa stia succedendo, non deve essere proprio niente di buono per ridurlo così…

Lui, così pacato, gentile, risoluto, sicuro, rassicurante, sembra essere ora il ritratto… dell’indecisione? Della frustrazione? Il suo cosmo è così… strano e anomalo -  per me – abituata a non vederlo mai turbato, che non riesco neanche a definirlo.

Non deve essere facile ricoprire un ruolo del genere.

Mi riferisco al suo di ruolo… di cavaliere di Athena. Che detto in termini così stilistici, ha anche il suo “non so che” di poetico e favoleggiante. Detto in termini pratici è il protettore, oltre che di una divinità, di un ideale.

La prima volta che mi è stata piazzata davanti la verità, a differenza di quanto qualcuno abbia potuto pensare - a giudicare dalla crisi isterica in cui sono esplosa – ho razionalizzato subito cosa significava per Mu indossare quell’armatura.

Le armature - d’oro, di bronzo, di platino, d’acciaio o di qualsiasi altro materiale vogliate - hanno la funzione di proteggere fisicamente.

Il fatto che Mu indossasse un’armatura mi turbava. Mi è subito stato chiaro che il suo compito era quello d’impegnarsi anche fisicamente nel difendere la dea che riveriva. Ossia, mettere in rischio la sua stessa vita nel caso in cui ce ne fosse stato bisogno.

E il fatto che una come Saori Kido rappresentasse quella divinità… o anche solo semplicemente quell’ideale, mi ha mandata in bestia.

Così ho decido di odiarla a priori, senza neanche darle il tempo di rivolgermi più di una ventina di parole in tutto da quando sono qui.

E ho odiato il cloth d’oro dell’ariete – che avrei preferito vedere indosso a qualcun altro, piuttosto che a Mu - , finendo con l’odiare la dea stessa che ha creato la ragione per cui, ogni volta che ci penso, mi sale l’ansia e l’angoscia di poter perdere da un momento all’altro un’altra delle poche persone che amo.

Risollevo lo sguardo , andando a incontrare il suo, che dà tutta l’impressione che il suo possessore si sia appena riscosso da chissà quali pensieri come me.

-         Non è freddo il pavimento? – mi chiede, facendomi ricordare di essere ancora, effettivamente, con le ginocchia a contatto con le piastrelle di marmo. Resto un attimo a osservarmi le ginocchia, prendendo a pensare a tutt’altro.

Non voglio gravargli più. Mi ha dimostrato più di una volta di tenere a me… non voglio dargli più problemi di quelli che ha già avuto. Anche se questo significherà sottostare a questa patetica regola maschilistica che impone alle donne di portare quell’affare in faccia… uff…

Afferro la maschera dalla mano di Mu lasciata a penzoloni da un ginocchio, per poi prendere a girarmela e rigirarmela tra le mani… constatando ancora una volta la freddezza del materiale di cui è composta, l’opacità del colore – una sorta di bianco-argento per la precisione – che non la rende per niente graziosa e l’inespressività raccapricciante…

Me la porto lentamente al viso, facendo violenza su me stessa, ripetendomi continuamente che lo sto facendo per non dar problemi a Mu.

“Ma non finisce qui” penso non appena il materiale ha toccato la mia pelle, prendendo a spostare gli occhi attraverso le fessure adibite alla visuale, inquadrando poi Mu, intento a guardarmi con uno sguardo indecifrabile.

-         Non si vede un accidente – esclamo atona, vedendo dipingersi sul volto del cavaliere d’ariete un sorriso di gratitudine. Almeno quello…

-         Preparati – mi dice improvvisamente, continuando a sorridermi fiero.

-         È previsto un corso che spieghi come farla aderire perfettamente al volto, ignorarne la puzza e cercare di focalizzare almeno un punto sugli orientativamente cento che potrebbe focalizzarne di norma una comune vista? – gli chiedo sarcastica, cercando di capire come diavolo debba reggersi al volto, prendendo a posizionarla e riposizionarla continuamente senza mai mollarla, chiedendomi a mia volta a cosa debba prepararmi. Se si tratta di una preparazione psicologica alla convivenza con la maschera, ho già provveduto.

Lui scuote la testa, senza abbandonare il sorriso divertito che gli dipinge il volto, e, anche se era proprio a quel sorriso che miravo, per un momento mi assale il desiderio di vederlo, anche solo per un istante, con una maschera uguale alla mia e chiedergli come si senta.  

-         Iniziano le indagini vere e proprie – continua, facendo una pausa molto probabilmente per vedere la mia reazione. – Si va in India - .

Rimango imbambolata per un periodo di tempo indefinibile… la mia faccia sarebbe uno spasso, se solo potesse vederla.

-         Stai scherzando? – gli chiedo per precauzione, non credendo alle mie orecchie, sentendo improvvisamente scorrermi l’adrenalina nelle vene.

Quando lo vedo scuotere la testa ancora una volta, mi ci lancio letteralmente addosso, abbracciandolo, ringraziandolo mentalmente per quel barlume di speranza che mi ha donato.

Unico, piccolo problema. Geniale e attenta come sono, mi è scivolata la maschera.

Il che sarebbe una cosa passabilissima, ma…

-         Oh! – sento esclamare improvvisamente, avvertendo Mu irrigidirsi, inducendomi poi delicatamente con le mani a spostarmi da lui.

Mi volto lentamente, vedendo Kiki sulla soglia della porta osservarci incredulo, per poi spostare i suoi occhioni sulla maschera riversa a terra.

Il suo sguardo tutt’a un tratto s’incupisce e i suoi smeraldi si dilatano ancora di più, impallidendo.

Quando sto lì per lì per preoccuparmi sul serio per quella sua reazione, ecco che ci corre incontro e si pone davanti a me, come per… difendermi? Prendendo a osservare il fratello con sguardo misto tra il determinato, lo spaventato e il supplichevole.

Cambia posizione, ponendosi esattamente tra noi, allargando le braccia come a volerci separare.

Oh cielo. Non ditemi che…

-         Non fatelo! – esclama, alternando lo sguardo sull’uno e l’altro, mentre io e Mu, nello stesso momento, aggrottiamo la fronte perplessi.

-         Tu… - pronuncia, balbettando appena, osservando Mu. – E tu… - dice poi, voltandosi verso di me, indeciso probabilmente sul come o sul se continuare.

-         Insomma… - riprende dopo un attimo, prendendo a osservarsi improvvisamente le punte dei piedi, mentre il suo volto sta tendendo velocemente a diventare dello stesso colore dei capelli – Voi due vi conoscete da tanto… non dovete per forza combattere… - .

OH, ATHENA.

-         Vi volete bene, no? – chiede quasi in un sussurro, arrossendo vistosamente, volgendoci una sorta di domanda retorica il cui tentativo di camuffamento è andato a farsi benedire.

Il silenzio che segue a quella domanda dura giusto un battito di ciglia, prima che, in preda ad un momento d’isterismo, scoppio a ridere sommessamente.

Così sommessamente, che sono costretta ad asciugarmi gli angoli degli occhi più e più volte con una mano, costringendo l’altra a tapparmi la bocca per non far giungere la risata fino ad Aphrodite.

E così Mu riprende di nuovo a respirare, cercando di camuffare l’imbarazzo con qualche colpo di tosse, prendendo poi a grattarsi la nuca, abbassando la testa, nascondendo così il colore che si è impossessato del suo volto.

Kiki mi guarda stralunato, mentre la mia risata sale di un tono, e quasi mi strozzo per trattenermela.

No. Io di questo passo muoio sul serio.

-         Che c’è da ridere?? – mi chiede improvvisamente lo scricciolo, prendendo a fissarmi severamente, dimostrandosi imbarazzato e offeso. Così, placando momentaneamente le risa, allungo una mano a scompigliargli i capelli, ma lui si sposta, indispettito, convincendomi così a inginocchiarmi per portarmi alla sua altezza, assumendo poi un tono e un’espressione seria per fargli intendere di starlo trattando da ometto, quale si è dimostrato poc’anzi… ahimè…

-         Scusami, non hai detto niente di… - tentenno un attimo, indecisa su quale termine scegliere. - … divertente. – decido di dire infine, optando per quest’aggettivo, anziché “sbagliato” per non trovarmi poi costretta a mentirgli...

-         Ho riso perché la situazione è stata divertente – la butto lì, dicendo la verità al cinquanta per cento. – Hai frainteso… quella era una prova, stavo cercando di capire come mi stava e come s’indossava correttamente, e non devo averlo capito perché come hai visto mi è scivolata… - gli spiego, ipotizzando che, per aver avuto quella reazione, deve aver visto anche quando ho deciso d’indossarla. – Essendo stato un incidente non posso accusare Mu di avermi disonorata – che terminologia assurda. – Quindi io e Mu non siamo tenuti a prendere nessuna decisione – concludo, sperando di essere stata sufficientemente chiara.

Lo scricciolo mi guarda per un attimo perplesso, per poi passare a osservare il volto – ritornato composto – del fratello che, senza che gli faccia cenno d’intesa alcuno, annuisce. E giurerei di averlo visto rispondere un po’ troppo prontamente…

-         Quindi puoi stare tranquillo – aggiungo ancora, riuscendo a passare una mano tra quelle folte ciocche rosse, poiché questa volta me lo consente.

Un sorriso radioso gli illumina il viso, mentre una risata liberatoria riempie la stanza, facendo sorridere anche il fratellone… che sembra faccia a posta a non spostare lo sguardo su di me.

Sarò diventata paranoica?

Kiki ci guarda sorridendo un’ultima volta, per poi correre fuori dalla stanza col suo solito sguardo birichino. E questo vuol dire una sola cosa: che gli è venuto in mente qualcosa di divertente.

Conto mentalmente fino a tre, aspettando di vederlo ricomparire, e come immaginavo, la chioma rossa sbuca nuovamente dallo stipite della porta, mostrando il viso furbo del suo piccolo possessore.

-         Indosserai la maschera anche qui, alla prima casa? – chiede subito dopo… senza abbandonare la sua espressione furba… la piccola peste.

È chiaro cos’è che abbia voluto intendere, no?

     -   Certo – risponde prontamente Mu, non lasciandomi tempo di rispondere.

     -  E se a Reiko dovesse scivolare di nuovo la maschera? – chiede ancora, senza abbandonare la sua espressione sorniona, facendomi spalancare appena la bocca per lo stupore…

Accidenti! Io mica ero così maliziosa alla sua età! Eppure Mu è tranquillo… l’unica spiegazione plausibile è che frequenti troppo l’ottava casa…

-         È affar suo, a te non riguarda – lo richiama infatti istantaneamente Mu. Kiki è adorabile… ma va pur sempre tenuto a bada come tutti i bambini della sua età. – Adesso fila ad allenarti! – esclama il cavaliere dell’ariete, abbandonando i panni del fratello accondiscendente e imponendosi nei panni di maestro.

-         Corro! – risponde subito lo scricciolo, capendo al volo l’antifona, volatilizzandosi all’istante dallo stipite della porta.

-         Caspiterina! – esclamo io dopo una leggera risata divertita, voltandomi verso Mu, che si è allontanato un po’ per recuperare la maschera finita alle spalle del divano. Nel rivedere quel lugubre aggeggio di tortura e nel ripensare a ciò che è successo, un’idea divertente mi balena in mente… e riprendo a ridacchiare sommessamente.

-         Però… non sarebbe una cattiva idea. – dico, vedendo Mu dirigersi verso di me, aggrottando la fronte per indurmi a continuare. – Far finta che mi scivoli, ovviando poi alle soluzioni estremistiche spiegando che non ho ancora imparato a indossarla bene! – gli spiego, sorridendo trionfante, soddisfatta e divertita dalla mia stessa idea.

-         Ma sì, è geniale! – continuo entusiasta. – Me la faccio scivolare davanti ad ogni cavaliere del santuario, ripeto a tutti la stessa litania e induco tutti ad accettare l’idea che sia un’incapace nell’indossarla! – esclamo, ancora sorridente. – Così sarò libera da ogni vincolo che impone la maschera, perdonando generosamente ogni persona che avrà la sfortuna d’incappare nella disgrazia del vedermi senza, non ritenendola poi responsabile dell’atto, a me solo riconducibile. E se qualcuno s’innamorerà lo stesso, beh, pazienza! – concludo mostrandomi fintamente dispiaciuta, portandomi perfino una mano alla fronte con fare teatrale per sottolineare l’atto… ritornando seria non appena scorgo il volto funereo di Mu, orientato ovunque fuorché sulla mia traiettoria.

-         Tra un’ora all’esterno della casa – mi ordina gelido, riconsegnandomi con gesti meccanici la maschera, dirigendosi poi a passo spedito all’esterno della sala… lasciandomi da sola come un’idiota a capire che accidenti gli sia preso così all’improvviso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo dell’autrice…

 

Ecco a voi! Contenti? In tempi piuttosto brevi dal solito e con un bel po’ di novità!

Parte delle cose sono state accennate… ma ci sono ancora dei punti interrogativi, vero? Leggendo la storia dall’inizio, avrete capito che tendo a disseminare indizi e informazioni come briciole, man mano, a poco a poco, capitolo per capitolo… magari incappando nell’errore dello scrivere capitolo semi vuoti – come quello precedente – o ricchi – come questo.

Ma a volte non riesco proprio a farne a meno, dal momento che la storia, seppur avendone tracciata la trama già in mente, la scrivo poco alla volta, pubblicandola non appena ne esce fuori qualcosa che mi soddisfi.

Quindi siete vittime dell’esaltazioni della mia mente bacata XD Spero non vi dispiaccia troppo u__ù

Questa volta sono di fretta ç__ç Saluto e ringrazio velocemente tutte le persone che hanno commentato anche lo scorso capitolo e i silenziosi lettori che hanno fatto raggiungere “Somebody” a quota mille visualizzazioni!

VI AMO *__* Non ho altro da aggiungere u__ù

Ovviamente ulteriori delucidazioni in merito a questo (apparente) caos che è venuto fuori in questo capitolo verrà spiegato in seguito… Reiko dovrà prima o poi sapere chi accidenti è e chi accidenti la cerca, no?

Quindi abbiate fede u__ù E io continuerò ad amarvi XD E ditemi se a qualcuno era passato anche solo per l’anticamera del cervello che si potesse arrivare a parlare di ciò che si è letto in questo capitolo ^__^

Un bacio a tutti! Alla prossima!

 

HOPE87

 

 

 

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Capitolo 11
*** Found! ***


-

Found!

 

 

 

 

 

 

-         Oh no… - mi lascio sfuggire nel vedere Shaka e Aioria attendermi con Mu all’esterno della prima casa… non tanto per il secondo, quanto per il primo. Ma è così difficile per Mu accettare che lo detesto???

-         Salve… - saluto diplomaticamente dopo aver emesso un leggero colpo di tosse, scendendo le scale per raggiungerli… e giurerei di aver visto il cavaliere del leone spalancare i suoi occhioni verdi poco prima che prendessi ad avvicinarmi a loro. Eh già… sarei pronta a scommettere che non si aspettava che avessi indossato la maschera!

Chissà quante esultazioni avverranno al santuario nel sapere della mia patetica sottomissione…

Faccio appena in tempo ad immaginarmi Saori che stappa una bottiglia di champagne, che i miei occhi cadono sull’abbigliamento dei miei tre accompagnatori.

Come Mu, anche Aioria e Shaka non indossano il cloth. L’abbigliamento del cavaliere della vergine è come al solito semplice e essenziale, indossa dei pantaloni bianchi di lino in stile orientale e una casacca azzurra dello stesso tessuto e stile, la cui scollatura a “v” – appena accennata – è congiunta da una sorta di laccio di spago sottile color sabbia tenuto non tanto stretto, mostrando la pelle diafana del suo torace.

Perfetto e impeccabile come sempre…che darei per lanciargli addosso un secchio di vernice nera…

Aioria invece indossa un paio di jeans larghi chiari, sbiaditi all’altezza delle ginocchia, e una maglietta a mezze maniche blu. Un braccio è piegato per far da leva alla mano che tiene un giubbino di jeans poggiato su una spalla, l’altra invece è immersa in una tasca dei pantaloni.

Mu indossa dei pantaloni color sabbia con chiusura a sbuffo sulle caviglie e casacca verde scuro dalle maniche lunghe e a tre quarti.

La loro analisi sul mio abbigliamento è altrettanto approfondita… perché non sono riusciti a staccarmi gli occhi di dosso da quando sono comparsa sulla soglia della prima casa, hihihi… (ad eccezion fatta di Shaka naturalmente… la cui espressione è rimasta immutata per tutto il tempo… tsè…).

-         Ebbene? – chiedo fingendomi spazientita, godendo dietro la maschera, invece, delle loro espressioni beote.

Mu mi analizza un’ennesima volta, aprendo la bocca e tentennando appena nel rivolgermi la parola.

-         Sicura di non voler indossare qualcosa di più… - s’interrompe e un lieve rossore gli colora le guance.

-         Di più? – lo incalzo io, volendolo mettere di proposito in difficoltà, ringraziando mentalmente la maschera che sta evitandomi di mostrare il ghigno che mi si è dipinto sul volto.

Aioria aggrotta la fronte rapidamente, intendendo e facendo intendere di aver capito che non ho abbandonato il piede di guerra, volgendo lo sguardo verso terra, mostrandosi così improvvisamente interessato al suolo polveroso.

-         Decoroso – risponde al posto di Mu, Shaka, facendo assumere alla sua espressione impassibile una nota severa.

Gne, gne, gne!

-         E perché mai? – chiedo tra l’ingenuo e il provocatorio, reclinando la testa per osservarmi i pantaloncini neri – lunghi appena sotto ai glutei per intenderci – e il top panna con scollo a “v” aderente.

-         Ho già il burqa – dico ironicamente, indicandomi con un dito la maschera che indosso. – Il mio onore è al sicuro, no? – aggiungo, facendo liberamente riferimento all’assurda regola rifilatami.

I cavalieri rimangono in silenzio: uno a contemplare ancora il terreno, un altro a osservare le nuvole e un altro ancora a fissarmi – se così si può dire – attraverso le palpebre. Che fenomeni da baraccone...

    -   Non puoi entrare nei luoghi sacri vestita in quel modo – puntualizza, come d’altronde immaginavo, il mio adorato cavaliere ossigenato, facendomi sbuffare sonoramente.

    -   E chi ci vuole entrare? – chiedo con enfasi, sollevando i palmi in segno di difesa per sottolineare la mia intenzione a non profanare con la mia nefandezza i luoghi sacri… puah!

È Aioria a interrompere lo pseudo battibecco, prendendo parola e interrompendo il cavaliere della vergine.

    - Andiamo? – sbotta più che chiedere, rivolgendosi tra lo speranzoso e l’esaurito a Mu, che si limita ad annuire e ad avvicinarsi di più a noi.

    - Non sperare di ricevere un applauso dopo questa trovata. Ti stai solo dimostrando nuovamente infantile… nonché indecente - .

Alzo gli occhi verso Shaka lanciandogli uno sguardo inceneritore, ricordandomi troppo tardi che non può coglierlo… cominciando così a pensare a come rispondergli a tono facendo magari riferimento alla sua abilità innata nell’essere il miglior lecca culo di Saori… quando vedo sottecchi Mu e Aioria lanciarsi uno sguardo d’intesa. Subito dopo vedo quest’ultimo afferrare con una mano una spalla di Shaka e con l’altra quella di Mu, mentre una mia mano viene avvolta dal cavaliere d’aries… ma prima che possa comprendere la ragione per cui il volto sembra mi sia andato in fiamme e lo stomaco in subbuglio, la nausea tipica dei viaggi nello spazio torna a farmi visita, facendomi salire l’intestino in gola.

 

Sbando a lungo, una volta risentito il terreno sotto ai piedi, cominciando a zigzagare in modo irregolare per cercare di assecondare il moto circolare con il quale si sta muovendo il mondo attorno a me…

Sento una mano afferrarmi prontamente una spalla… ma non è la stessa che mi ha afferrata altre volte.

-         Dobbiamo andare nella direzione opposta – sento dirmi da Aioria, mentre la mia vista, che visualizza tre cavalieri del leone anziché uno, tenta di mettere a fuoco non solo lui ma anche il posto in cui ci siamo teletrasportati.

-         Respira – sento dirmi subito dopo da Mu, mentre una sua mano si porta sulla mia schiena per invogliarmi ad eseguire il suo consiglio. A differenza di Aioria, che non è riuscito a vedere, per via della maschera, che sono diventata cianotica, Mu, pur non vedendomi il volto, ha capito subito che avrei avuto bisogno di aiuto dopo il teletrasporto.

Cerco di regolarizzare il respiro come mi ha suggerito, ma questo dannato affare non fa filtrare aria a sufficienza… o forse sono io che sono diventata improvvisamente claustrofobia?

Me la scosto appena dal viso, per far passare un po’ d’aria, riuscendo ad avvertire l’improvviso e repentino spostamento di Mu, che si è portato alle mie spalle.

Innervosita, mi riposiziono la maschera sul viso e mi volto verso di lui, lanciandogli un’occhiataccia – che naturalmente non coglie –, preparandomi a dirgli quanto penso sia diventato ridicolo… quando un vociare animato attira la mia attenzione e quella dei tre cavalieri che sono con me, inducendoci a sporgerci dall’altura sulla quale siamo comparsi, notando così una folla numerosa accorrere velocemente attorno ad un uomo al centro della piazza cittadina.

Volgendo lo sguardo un po’ ovunque, mi accorgo che siamo finiti, sì, in India – a confermarmelo la catena montuosa dell’Himalaya che abbraccia in lontananza l’intero paesaggio - ma non nel mio villaggio natìo… ehm… o perlomeno nel villaggio in cui sono cresciuta… considerando che non ho la più pallida idea di dove sia nata…

Focalizzo la mia attenzione sull’uomo attorno al quale si sono ammassate le persone, scorgendo i capelli corti brizzolati e la corporatura snella, la cui postura, a differenza delle rughe che gli compongono l’ormai non più giovane pelle del viso e delle mani, dà l’impressione di essere ancora una persona atletica.

Dal modo in cui gesticola e in cui tiene la testa alta deve trattarsi sicuramente di una persona carismatica… un leader… un… maestro?

M’intristisco, nel ripensare alla corporatura più esile e bassa del maestro Shin, sorridendo appena nel ricordarmi dei suoi occhi saggi e del suo sorriso dolce…

Scuoto fastidiosamente la testa nel sentire un solletichìo provenirne dall’interno, voltandomi di scatto verso Mu, al mio fianco, per fargli capire una buona volta che non deve più azzardarsi a frugare nella mia mente… ma vengo dissuasa dal suo sorriso accennato e dal suo sguardo comprensivo…

Se non ci fosse quest’affare malefico a fungere da barriera, potrebbe scorgere nei miei occhi lucidi un briciolo di tristezza.

Ma non ce ne bisogno. Sa. Sa come mi sento… con o senza intrusione telepatica… con o senza maschera… e un po’ questo riesce a rincuorarmi.

Gli sorrido, sperando che colga il gesto attraverso il mutamento del mio animo, e in risposta la sua espressione ritorna composta, anche se il sorriso non gli abbandona l’espressione.

Mi fa cenno con la testa di seguirlo quando spicca un salto dall’altura, portandomi a guardare verso il basso, accorgendomi che Shaka e Aioria si sono già avviati.

Non mi faccio invitare due volte e scendo giù anch’io.

 

-         Un altro tempio è stato profanato! – esclama il tipo che è riuscito a guadagnarsi l’attenzione di quasi tutta la gente della strada.

-         Quale stavolta, sommo Tadij? – chiede qualcuno dalla parte opposta a quella in cui ci troviamo, che non riesco a vedere.

Gli occhi del sommo Coso – di cui non ricordo già il nome – si spalancano di botto con fare teatrale, mostrando un paio di iridi celesti… chiarissime… quasi cristalline, tanto che sembrano tendenti al bianco… e la sua espressione si contorce in una pessima imitazione dell’urlo di Munch.

Ed io che stavo quasi per prenderlo sul serio…

-         Un tempio shivaita! - .

Alla sua risposta un’esclamazione di puro stupore si alza dalla folla, creando un coro che si estende per tutta la piazza fino a disperdersi e a creare un’eco…

Non vorrei essermi fatta influenzare troppo dalla reazione della gente… ma ho avuto la sensazione che i cosmi del leone, dell’ariete e della vergine si siano un tantino alterati...

Volgo lo sguardo verso di loro squadrando minuziosamente le loro espressioni serie e compite, tutte concentrate sul tizio teatrale.

Bah.

Gli occhi di Aioria saettano improvvisamente per tutto l’ambiente circostante, inquieti, come se stessero cercando qualcosa. Mi concentro al massimo, cercando di percepire una minima anomalia sensoriale che possa allarmare anche me - come credo abbia allarmato lui - ma non avverto nulla…

In un attimo i suoi occhi ritornano a fissare davanti a sé, accorgendosi probabilmente del mio volto girato appena verso di lui… Dannazione a questa maschera! Con lei che mi copre il viso l’espressione “guardare sottecchi” mi è praticamente impossibile! Che merda di visuale! Sarei proprio curiosa di sapere chi l’ha inventata e chi l’ha imposta alle sacerdotesse guerriero…

-         Che reazione esagerata… - decido di dire, sottovoce, rivolgendomi a lui, mirata a sentire la sua risposta e a sondare così il terreno. È chiaro che non mirava a farsi scoprire intento a guardarsi intorno… chiedergli cosa c’è che non va equivarrebbe a indurlo a star più attento alle sue azioni future, cosa che non mi gioverebbe affatto.

Il suo sguardo interrogativo si sposta su di me.

-         Mi sembra di ricordare che ultimamente è cosa frequente venire a sapere di attacchi, carneficine e distruzioni in templi indiani… - riprendo, tentando accuratamente di distanziarmi dal discorso per non ripiombare nel ciclone dei ricordi. – Perché si sorprendono così tanto? Credevano che fosse una cosa passeggera? Una marachella, magari? -.

Aioria scuote la testa in senso negativo, ritornando a guardare avanti e assumendo un’aria vagamente pensierosa.

-         È la prima volta che viene attaccato un tempio dedicato al dio Shiva – dice, girandosi di nuovo verso di me e guardandomi… come se… si aspettasse qualche reazione?

-         Ah sì? – è tutto ciò che riesco a formulare, interdetta dal suo sguardo indagatore e confusa dalla notizia appena appresa. Che significa che è la prima volta? Le distruzioni dei templi sarebbero mirate?

-         Finora sono stati attaccati templi di ogni tipo… da quelli dedicati ai culti minori a quelli maggiori, compresi quelli dedicati ai membri della Trimurti… - mi spiega, ritornando a osservare pensoso il tipo al centro della calca di gente. - Meno che quelli dedicati a Shiva… - s’interrompe, prendendo a fissare il Sommo Coso - Fino a poco tempo fa, s’intende – aggiunge, dando un colpo di mento per indicare l’oggetto delle sue attenzioni.

-         Non può essersi trattato di una pura casualità? – chiedo ingenuamente, mordendomi la lingua subito dopo essermi lasciata sfuggire la cavolata.

-         Direi di no – mi risponde Aioria, riportando i suoi occhi per un attimo nuovamente su di me, sorpreso dalla domanda che gli ho posto.

Ecco, appunto.

No, che non può essersi trattata di una casualità.

Il culto della Trimurti è quello più praticato qui in India, ma, delle tre divinità che la compongono, a Shiva sono dedicati i maggiori culti, venendo considerato superiore a Brama e Vishnu per questioni teologiche induiste che non sto qui a spiegarvi…

Fatto sta che l’India è strapiena di templi dedicati a Shiva. Se chiunque guidi quegli psicopatici avesse voluto attaccare a caso, prima o poi ne avrebbe fatto le spese anche un tempio dedicato al dio pluri valente. E invece è stato attaccato dopo… significa che il folle prima citato sta seguendo un piano preciso…

Presa come sono dal riflettere febbrilmente, mi porto una nocca alla bocca per mordermela come faccio di consueto… imprecando poi per l’ostacolo che incontro durante il tragitto! Cavolo! Non mi ci abituerò mai!

Accidenti… mi sono persa le ultime parole pronunciate dallo pseudo maestro! Mi volto seccata verso i miei accompagnatori, rimanendo un attimo perplessa… ma… che sta facendo Mu?

Riesco a vedere i suoi capelli color lavanda svolazzare solo per un attimo prima che si disperda tra la gente, quando Shaka mi limita la visuale, avvicinandosi a me.

-         Dopo aver saputo precisamente quale tempio shivaita sia stato attaccato, ci recheremo lì – m’informa, perentorio e inflessibile… ma non è che m’importi molto del suo solito atteggiamento ora. Più che altro non comprendo questa decisione…

-         Perché dobbiamo concentrarci su un tempio? – gli chiedo, incapace sul serio di comprendere che intenzioni hanno. Con mia somma sorpresa, Shaka apre gli occhi, prendendo a fissarmi... ma non con ostilità… quasi con… introspezione? Che ha da guardarmi così?

Passa un po’ di tempo prima che a rispondere alla mia domanda ci pensi Aioria.

-         Dirigendoci sul luogo dell’ultimo attacco potremmo cercare delle tracce che ci riconducano agli assalitori - .

Il mio sguardo perplesso si sposta su di lui, prendendo a scrutarlo attentamente.

-         Volete dire che vaghiamo nel buio? – chiedo leggermente astiosa, leggendo negli occhi di Aioria una risposta negativa nonostante lui non si muova di un millimetro e non faccia nulla per farmelo intendere.

I lunghi anni di addestramento col maestro Shin, immersa in un ambiente maschile e maschilista in cui tutti non facevano altro che puntarmi contro innumerevoli dita per indicarmi come inferiore e ridicolizzarmi, e gli ultimi sette anni passati a farmi addestrare da una persona ermetica come Mu – che ho imparato a capire non proprio dall’inizio della nostra conoscenza –, mi hanno insegnato a capire le persone dai soli sguardi e recepirne dagli occhi qualsiasi tipo di messaggio, seppur accennato e non voluto.

Senza contare che, ahimè, sono altamente empatica, e per quanto si cerchi di camuffare le proprie reazioni con me non la si spunta.

Maledizione…

È vero, non li sopporto, li considero una casta guerriera sprecata, ma per quanto mi stiano sulle scatole mi rifiuto di credere che siano degli idioti.

Venire qui in India senza uno scopo preciso, senza avere una minima idea di con chi si ha a che fare, per poi dirigersi nell’ultimo tempio attaccato per cercare informazioni su degli squilibrati?

Bah… e continuano a credere che mi beva tutto!

Ancora una volta mi stanno escludendo... e la domanda mi sorge spontanea: che diavolo ci faccio allora qui?

-         È in un villaggio vicino al Gange, poco lontano da qui… mi è stata indicata la strada - .

Ecco un altro che continua a prendermi per fessa.

-         Perché non gli hai letto nel pensiero? – chiedo a Mu indispettita, ricordandomi di tutte le volte che invece ha usato quel metodo con me.

-         L’ ho fatto – mi risponde in modo ovvio, sorridendomi come suo solito. Rimango a fissarlo per un periodo di tempo indefinito, chiedendomi per quale accidente di motivo si sia allora rivolto personalmente al Sommo Coso.

-         Ha omesso di dirmi la località, e per non sondare sospetti gliel’ho letta nella mente - .

Uff… uno a zero per lui.

-         Andiamo? – chiedo allora, dopo aver abbassato un attimo la testa sconsolata, vedendo Shaka richiudere gli occhi e avviarsi senza dire una parola tra la folla, che si apre al solo vederlo arrivare, scrutandolo sottecchi avanzare maestosamente come suo solito. Qualche donna resta a osservarlo – anche se mi verrebbe da dire “contemplarlo” – qualche minuto di più, voltandosi poi nella direzione opposta col volto in fiamme e allontanandosi il più velocemente possibile.

Eh beh… senza considerare che è inconsueto scorgere un biondo puro in una località la cui etnia vanta di caratteristiche corporee comprendenti il colore scuro dei capelli e della pelle, Shaka – pur se infinitamente odioso, antipatico e altezzoso – non è mica male… mi chiedo cosa succederebbe se aprisse gli occhi di fronte a tutti!

Ridacchio lievemente, vedendo Mu sorpassarmi – senza degnarmi di uno sguardo – e procedere nella stessa direzione di Shaka. Non che mi aspetti che mi guardi ogni volta che mi ha intorno… ma… AH! Nulla… sto solo diventando seriamente paranoica!

Tutt’a un tratto avverto una sensazione che definire fastidiosa e orripilante sarebbe un eufemismo… e, indecisa se fare direttamente una strage o comportarmi diplomaticamente senza troppi spargimenti di sangue, mi volto fulminea, mettendo a fuoco il volto disgustoso del suicida che ha osato… palparmi il sedere…

-         Niente male – pronuncia la mia prossima vittima, mostrando un sorriso a tratti sdentato, reso obliquo dalla soddisfazione del gesto che ha compiuto e che non sa gli costerà la vita…

Indignata, stringo i pugni fino a farmi sbiancare le nocche, notando un paio di individui - altrettanto ripugnanti al solo vederli - avvicinarsi al suicida e calare delle pacche sulle sue spalle, probabilmente per complimentarsi.

Tre, dunque. Ci sarà da divertirsi.

-         Ehi, dolcezza, perché non togli la maschera e ci mostri il tuo bel visino? – dice quello alla destra dell’insulso che mi ha toccata, mostrando un altrettanto sorriso pessimo.

-         Non essere scortese, fratello! – fa quello a sinistra, avanzando un po’ verso di me. – Potrebbe essere menomata… - aggiunge “delicatamente”, facendomi scongiurare contro l’intero santuario, escluso Kiki.

-         Chiedete scusa e allontanatevi immediatamente – giunge improvvisamente la voce severa di Aioria, nelle vesti di protettore di fanciulle indifese – che attualmente non vedo in giro… - , che deve probabilmente aver assistito.

-         Ma tu guarda… - fa il tipo che ha osato toccarmi, venendo poi preceduto da uno dei suoi compari.

-         Cosa credi di fare contro noi tre? – chiede, sbruffone fino al midollo. E permetterei davvero ad Aioria di accartocciarli come dei fogli di carta per soddisfare il suo orgoglio, se non volessi soddisfare prima il mio.

-         Non volevate vedermi in viso? – chiedo agli idioti, modulando perfettamente la voce, riacquistando così la loro attenzione. Si voltano, prendendo a osservarmi sbalorditi, per poi sghignazzare come delle iene fameliche.

Aioria indirizza il suo sguardo attento verso di me. Ha i nervi tesi, pronti a scattare, ma non si muove… incuriosito probabilmente dalla mia uscita.

-         Non vogliamo vedere mica solo quello, tesoro… - dice lo stesso idiota di prima, avanzando verso di me con la solita, illusa, espressione famelica.

Allora mi tolgo la maschera, sorridendogli amabilmente, vedendo la sua espressione farsi curiosa, mentre io mi accingo a mostrarmi dispiaciuta.

-         Che peccato… - esordisco. – Niente colpo di fulmine… - pronuncio, incurante del fatto che loro non ci stiano capendo niente, lanciando la maschera verso Aioria e avventandomi su di loro per massacrarli.

 

-         Hai esagerato - .

-         Guastafeste - .

-         L’intento era di non attirare attenzione - .

-         Guastafeste - .

Aioria sbuffa, volgendo lo sguardo verso il cielo, chiedendo probabilmente l’aiuto della sua dea.

Alla fine è intervenuto comunque. Non certo per aiutare me… ma per aiutare gli idioti che mi hanno provocata. Questa discussione sta andando avanti da quando abbiamo abbandonato la città.

Non bastavano solo Mu e Shaka, che -  al sentire il vociare concitato delle donne che tifavano per me, e avvertendo il cosmo del leone agitarsi un po’ per tentare di calmarmi - sono ritornati indietro di corsa, rivolgendomi uno uno sguardo sconsolato e un altro uno sguardo severo, per poi costringermi ad acquistare qualcosa da indossare definito dal secondo più “decente”, ma Aioria mi ha riempito la testa di paternali. E che palle…

Calcio lontano una pietra incrociata lungo la strada, incurante della polvere che, sollevatasi all’azione, mi sporca i pantaloni blu a sbuffo, stavolta “rigorosamente” lunghi (indovinate grazie a chi?).

Ho accettato di cambiarmi solo perché la canotta mi si era imbrattata di sangue. Adesso ne indosso una arancione, ben più accollata, ma ugualmente aderente, fermata poco sopra i pantaloni da una cintura di seta, doppia e striata di blu e arancione per richiamare entrambi i colori che indosso.

Sbuffo anch’io.

Stiamo camminando da un bel po’ e ancora non siamo giunti a destinazione. Abbiamo attraversato ben due villaggi… ma non doveva essere “poco lontano da qui”?

-         Eccoci – pronuncia improvvisamente Mu, fermandosi altrettanto improvvisamente, tanto che, non accorgendomene, gli rovino addosso.

-         Scusa – gli dico quando si volta verso di me, sorridendomi poi tranquillamente e invogliandomi a seguirlo all’interno del tempio shivaita.

Mi blocco poco prima di entrare, facendo conseguenzialmente rovinare addosso a me Aioria, che impreca sottovoce, senza però smuovermi e convincermi ad avanzare.

Una paura inspiegabile mi attanaglia lo stomaco.. e improvvisamente rivedo i corpi martoriati dei discepoli del mio tempio.

-         Non vi è nulla che hai già visto - .

La voce di Shaka mi arriva alle orecchie ovattata, presa com’ero dal ricordare, ma ciò nonostante riesco a riconoscerla… così come riesco a comprenderne il senso, seppur mi meravigli che l’abbia pronunciata per tranquillizzarmi.

Annuisco, riprendendo ad avanzare all’interno del tempio… constatando coi miei occhi che, effettivamente, è stato tutto ripulito.

In fondo alla sala principale, così come in quello del maestro c’è il Buddha, una statua di enormi dimensioni raffigura il dio Shiva.

Seduto nella posizione del loto, con l’espressione del volto rilassata e gli occhi chiusi, un sorriso appena accennato conciliante e quattro braccia: due intrecciate in grembo, coi palmi rivolti all’in su, e le altre due rivolte verso l’alto, una a reggere un tridente, l’altra a reggere un tamburo.

Al centro dell’ampia fronte il terzo occhio, quello che io una volta pensavo si trattasse di un tao e che il maestro mi spiegò si trattasse invece dell’occhio della saggezza e dell’onniscienza.

Mi guardo intorno, scorgendo sulle pareti raffigurazioni pittoriche che ritraggono il dio in varie posizioni e in situazioni, così come racconta di lui il culto.

Inizio a girovagare per la sala, mentre Shaka inizia un qualche discorso sul come muoverci, infischiandomene e continuando a far scorrere gli occhi sulle pareti e sui ripiani in pietra su cui scorgo, mal volentieri, cocci e resti di quelli che una volta dovevano essere vasi e altro.

Calpestandola, m’imbatto poi in una rappresentazione del dio in una posizione diversa da come l’ho visto finora.

Prendo due pezzi di quella che una volta era una statua in miniatura e li avvicino, cercando di incastrarli, riconoscendo poi la rappresentazione di Shiva in veste di danzatore cosmico. Lasciando perdere l’ormai impossibile riparazione della mini statua, mi alzo e riprendo a gironzolare per la sala, arrivando quasi alle spalle dell’enorme statua posta al centro della sala.

Con mia somma sorpresa, sul muro di fronte a me, praticamente alle spalle della statua, c’è un dipinto, sospeso ad altezza d’uomo, ne troppo in alto, ne troppo in basso, rappresentante il dio nella sua forma ermafrodita, che lo ritrae con la sua consorte.

Avanzo, ammaliata dai colori vivaci che caratterizzano la rappresentazione pittorica, urtando col piede improvvisamente contro qualcosa, evitando per un pelo di finire a terra.

Un uomo giace a terra, inerme, il corpo in una posizione innaturale, le palpebre aperte, gli occhi bianchi a mostrare solo la pupilla, la bocca semi aperta e contratta in una smorfia di dolore.

Sobbalzo inorridita, arretrando di un passo incosciamente, per poi inginocchiarmi accanto al suo corpo con l’illusione di essere ancora in tempo.

Sento Mu chiamare il mio nome più volte, mentre in un impeto di rabbia mi tolgo la maschera, che mi è d’intralcio, e la lancio lontano, cominciando poi a stracciargli all’altezza del petto la tunica porpora che indossa.

Come mi aspettavo dal colorito bluastro del volto, è morto per soffocamento. Intorno al collo vi sono ancora i segni dell’oggetto con cui è stato ucciso.

Singhiozzo, ricordandomi di nuovo del corpo inerme del maestro Shin che ho stretto tra le braccia, ricordandomi anche dello stesso identico colore di pelle…

Scaccio le lacrime, portando due dita al collo dell’uomo per assicurarmi un’ultima volta della triste conclusione a cui sono giunta.

-         Sono qui… - rispondo all’ennesimo richiamo di Mu, sentendo i suoi passi accelerati, come quelli degli altri due cavalieri, dirigersi verso di me.

Faccio per ritrarre la mano e alzarmi, ma una mano dell’uomo scatta ad afferrarmi il polso, e la testa si alza con un rumore sinistro. Dopo essermi ripresa relativamente dallo shock, istintivamente provo a divincolarmi… ma un paio di occhi gialli si fissano nei miei, dissuadendomi all’istante da ogni tentativo di fuga e immobilizzandomi col solo timore e raccapriccio che riescono a incutere…

-         Ma che accidenti! – sento esclamare Aioria, mentre innumerevoli colpi sembrano abbattersi su un… muro. Li ha bloccati dall’altra parte.

Incapace di muovermi, sofferente per il dolore che la stretta del non morto sta esercitandomi sul polso, tento perlomeno di articolare qualche frase di senso compiuto al posto delle parole sconnesse che mi stanno uscendo di bocca, cercando di fermare il tremolio convulso che mi sta scuotendo violentemente le membra.

Improvvisamente sento propagarsi all’interno del mio corpo uno strano calore…che mi sale dalle viscere… fino a raggiungermi la testa… che sento diventarmi incandescente…

Chiudo gli occhi in preda ad un altro dolore, questa volta proveniente precisamente dal centro della fronte e faccio per ribellarmi sia a questa forza che a quella del non morto, ma, senza che lo voglia, la mia mano libera va a stringersi attorno al collo del cadavere che avevo tentato di soccorrere.

I suoi occhi diventano liquidi… facendo assumere al bizzarro colore delle sue iridi un colore più intenso… poi piega la bocca in un ghigno sadico e si volta verso il dipinto che avevo notato precedentemente.

Pur se lottando con tutte le mie forze, riesco a voltarmi anch’io, e spalanco gli occhi, nel vedere una luce provenire dal terzo occhio della figura ermafrodita… o, più precisamente, dal crescente di luna posta vicinissimo al terzo occhio, altro tratto caratteristico del dio della trimurti, che lo accomuna alla consorte.

La mia mente, incapace di trovare spiegazioni razionali, collega automaticamente quel fenomeno al bruciore persistente che avverto al centro della fronte.

Mi volto con occhi sgranati di nuovo verso il non morto, trovandolo ancora a sorridere sinistramente.

-         Shakti… - pronuncia improvvisamente, quasi sussurrando, con voce sinistra e doppia, e la mano che gli stringe il collo rinsalda la presa, mentre la mia mente tenta di capire che diamine abbia detto e perché diavolo non riesca a controllare le mie azioni.

-         Ti ho trovata! – esclama, scaraventandomi poi al muro alle mie spalle, lungo il quale scivolo, arrivando a toccare terra dolorante, come se avessi tutte le ossa rotte.

Mi mordo il labbro inferiore per non urlare, sentendo liberarsi in aria un grido acuto e sinistro…

Riapro appena un po’ gli occhi, giusto in tempo per vedere il non morto richiudere la bocca – dalla quale è provenuto l’urto raccapricciante – e accasciarsi al suolo, sentendo le ossa toccare terra. Dalla bocca aperta esce improvvisamente del… fumo nero… denso… che si libra nell’aria, fino a raggiungere la sommità della statua di Shiva.

Seguendo i suoi spostamenti, riesco a scorgere con la coda dell’occhio i ragazzi abbattere finalmente quella sorta di muro invisibile che li ha trattenuti, e prima che possano reagire in qualche modo, la nube nera schizza alla velocità della luce all’esterno del tempio.

-         Reiko! – esclamano all’unisono i ragazzi, mentre, incapace di tenere aperti gli occhi, le mie palpebre calano, facendomi avvolgere dal buio.

-         Reiko! – sento chiamarmi ancora… ma questa volta non riesco a distinguere la voce… mi sento solo trascinare velocemente ma delicatamente a terra, facendomi poggiare la testa su un paio di gambe…mentre qualcun altro mi afferra un polso, probabilmente per sentirne il battito.

-         Ritorniamo al Santuario! – sento esclamare ancora da qualcuno dei tre, e in men che non si dica, la richiesta viene ascoltata.

Intontita come sono, non ho accusato nemmeno l’effetto del teletrasporto. Riapro gli occhi solo per assicurarmi che siamo ritornati al Santuario… poi mi lascio sopraffare dalla stanchezza.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo dell’autrice…

 

Hola ^  ^ Giusto un po’ di movimento, contenti? Vi meritavate un capitolo un po’ più concreto dopo tutta la suspence che ho creato… e, anche se non ufficialmente, penso che ormai si sia capito Reiko chi sia, no? No… ? Su, fatemi sapere a che conclusioni siete giunti!

Inutile dirvi che vi spiegherò successivamente perché i Gold non siano riusciti a contrastare quella specie di “muro”… anche se lo si potrebbe immaginare ^  ^

Ora passo alle risposte dirette, saltando tutti coloro che hanno commentato il precedente capitolo:

Snow Fox : Ti dirò… Reiko si è già prenotata per un trapianto! XD Il fatto è che non ci si mette solo Shaka… lo avrai capito no? XD XD Uhm… chissà se nascerà qualcosa tra la scapestrata e il cavaliere della Prima casa… chissà chissà, ho così tante idee in testa che stanno facendo a gara per farsi assecondare, che non posso proprio pronunciarmi in merito! XD Fammi sapere cos’è che avevi pensato… vediamo se c hai preso… ma penso di sì, dai! Un bacio! ;

RedStar12 : Uh uh… conosci i thugs quindi, ottimo! Sappi però che la storia che sto sviluppando non farà riferimento a nessun romanzo che contenga gli “strangolatori rompiscatole” (XD) però è interessante sapere che stai già cominciando a sviluppare idee in merito… ne sono contenta ^  ^ Chi è Reiko? Sì è capito adesso? Bacioni anche a te! ;

Ai91 : È stato un incidente tranquilla ^  ^ Kiki si è nascosto subito alla tua minaccia… dice che non ti assicura nulla, ma spera ugualmente di non incorrere nella tua ira nel caso si verificasse di nuovo qualcosa del genere ^  ^ Sai già cosa voglio combinare con la maschera? Ma no… tranquilla, dai! *incrocia le dita dietro alla schiena e fischia facendo finta di nulla* XD ;

Bloody_Star : Oddio… mi dispiace tanto che ti abbia fatto quest’effetto la mia storia O///O anche se sinceramente non ho capito bene perché >__> ti ha fatta piangere per due ore di fila per l’alto contenuto demenziale XD o perché è riuscita a commuoverti *__* ? Fammi sapere che mi preoccupo >__< Un bacio, a rileggerci presto! (spero!) ;

YamaMaxwell : Tu sei semplicemente uno spasso quando commenti XD Non so mai da dove iniziare a risponderti XD Allora… i bronze… giuro che, anche se non si nota, stimo molto anche loro XD Compreso Seiya, anche se lo sfotto sempre… ma aspettati qualche nuova XD Shun è tanto dolce *__* chi meglio di lui da aspettare che Reiko si svegli? Seiya poi non stava usando termini coloriti con Mu… stava semplicemente sbraitando come al solito XD Come ti è sembrato il quartetto? ^   ^ Chi ti è sembrato il più martire? XD Tisifone non l’ho fatta scomparire… tranquilla tranquillaEeeeeeeeh… la maschera… hihi… aspetta e vedrai! Un bacio sensei!! ;

Roxrox : Kiki è fenomenale… non sai quanto mi stia divertendo a manovrarlo nella storia ^   ^ La maschera… eh… questa sconosciuta… chissà chissà… a presto cara! ;

mon_chan : Siccome sei tu…continuerò col procedere con entrambe le storie (anche se mi massacrerò ç__ç) ma non aspettarti aggiornamenti lampo per l’altra ò__ò E con questo nuovo capitolo… di questa che te ne pare?? Hai capito chi è Reiko?? XD Vedremo… XD Ciao collega-amica-martire-di-shopping-compagna-di-sbronze! Alla prossima!

 

Ritornando un attimo alla storia… volevo fare un paio di precisazioni.

La base che ho usato per la realizzazione di questa storia… ha innumerevoli interpretazioni… io, ovviamente, spiegherò, man mano che sarà necessario, la strada su cui ho deciso di realizzare la storia, spiegando di volta in volta le decisioni e gli avvenimenti che accadranno, che non saranno tutto frutto delle mie licenze letterarie, ma avranno dei riferimenti attinenti ad informazioni reali.

Per esempio, per la statua all’interno del tempio shivaita mi sono rifatta alla statua di Shiva presente a Bangalore, in India.

Shiva in versione danzatore cosmico è piuttosto conosciuta… questa è invece la forma ermafrodita.

 

Ora vi lascio ad immaginare chi possa essere il nuovo nemico… *ride sadicamente* XD

 

Saluto e ringrazio le 25 persone che hanno aggiunto la storia tra i preferiti e i silenziosi lettori che continuano a seguirmi… sperando di riuscire a leggere qualche volta (non chiedo tanto ç__ç) qualche commentuccio di tutte le persone che mi seguono. [Chiedi troppo ndKanon] [… ndMe] [È già tanto che leggano, non credi? ndSaga] [ç__ç ndMe].

 

Ora vi saluto u__ù dandovi appuntamento alla prossima u__ù Sperando di avervi incuriositi ç__ç

 

HOPE87

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 12
*** Synagein ***


-

Synagein

 

 

 

 

 

 

-         E milady cos’ha detto? - .

-         Mi è sembrata essere sconvolta quanto lei… è stato Shun a spiegarmi marginalmente la situazione… - .

-         Fortuna che non c’era solo quel maggiordomo rompiscatole! - .

-         Milo… - .

-         Vuoi che ti ricordi da chi ho sentito chiamare mister leccapiedi in quel modo, Camus? –

-         Ahahahahah! A volte mi viene da pensare al putiferio che scoppierebbe se voi due foste vicini di casa! - .

-         Il fato per fortuna ha voluto che vestissi le sacre vestigia d’acquario, Aldebaran… - .

-         Maniera implicita di denigrazione, cavaliere dell’acquario? - .

-         Direi anche esplicita, cavaliere dello scorpione - .

-         AHAHAHAHAHAHAHAHAH! - .

-         Potremmo, per favore, ritornare al discorso di partenza? - .

-         Un po’ di pazienza Shura, stiamo aspettando che si svegli, non possiamo pretendere nulla di istantaneo - .

Magari fossi riuscita ad addormentarmi… sono nella prima casa da più di un’ora e non sono riuscita a chiudere occhio! Probabilmente il mio cosmo deve essere avvertito dagli altri come molto debole… per questo pensano che stia ronfando…

-         Indubbiamente Dohko, ma considerando che siamo qui riuniti da circa mezz’ora, considererei più saggio farla riposare e decidere successivamente cosa fare, senza perdere ulteriore tempo e occupare a vuoto la casa di Aries - .

Bravo!!! Concordo in pieno, Shura!

-         Davvero nessuno ha ricevuto istruzioni? - .

-         L’unico tra noi che si è presentato alla tredicesima è stato Mu, Saga - .

-         Sei riuscito a portarla via senza interloquire con milady? - .

-         Ho incontrato Milady all’ingresso del tredicesimo tempio, Aiolos, ma ho evitato di porle domande, considerando lo stato confusionale in cui versava…- .

-         Stato confusionale? Addirittura? - .

Hi, hi… per un cavaliere così dedito come Aioria deve essere impensabile concepire la propria dea nelle vesti di una comune mortale vera e propria... se l’avesse vista mentre indietreggiava, spaventata dalla mia reazione, penso che ne sarebbe rimasto scioccato a sua volta!

-         Hai avvertito anche tu il suo cosmo turbato, fratello, non avevi compreso che fosse per questo motivo? - .

-         Immagino che non deve essere stata una bella sorpresa venire a conoscenza di trovarsi di fronte ad un’altra reincarnazione! Specie di quell’indole! Ahahahahahahah! - .

AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!

-         Spieghi a tutti noi cosa c’è da ridere, Scorpio? Considerando lo stato in cui versano le cose, non mi sembra una situazione tanto divertente - .

… capita sempre a puntino, oh…

-         Perdonami Shaka… cercavo di smorzare un po’ la tensione… ma immagino che tu, di ritorno dalla tredicesima, saprai risollevare i nostri animi in maniera diversa e illuminarci… dicci, dunque, come intende agire la nostra dea? - .

Hai appena guadagnato altri dieci punti, mio caro Milo!

-         Milady si è riservata la facoltà di non prendere decisioni e di non esporre proposte al momento. È confusa, non essendole la situazione ancora ben chiara, e non avendo avuto modo di interloquire con la reincarnazione della dea Parvati sull’eventualità future. Quando quest’ultima lo riterrà opportuno potrà chiedere un synagein, col consenso della dea Athena, ed illustrare a noi tutti le sue intenzioni e i suoi piani - .

Oh… ma quanta riverenza nel parlare della “reincarnazione della dea Parvati”… tsè! Ad ogni modo non deve essere piaciuto a tutti il suo discorsetto… ho appena sentito qualcuno sbuffare…

-         Quando, quando, quando… - .

-         Qualche problema, Kanon? - .

-         Lo stesso che abbiamo tutti, Scorpio! Forse non l’avete capito, ma siamo nuovamente immischiati in un’altra pessima situazione! E invece di organizzare una strategia, non dico offensiva, dal momento che non sappiamo contro chi combattere, ma perlomeno difensiva, siamo qui ad aspettare, quando invece il tempo è l’unica cosa che non abbiamo! - .

-         Quindi cosa proporresti di fare? - .

Appoggio in pieno la domanda di Aldebaran…

-         Prendere in mano la situazione prima che questa ci precipiti addosso cogliendoci in pieno! -.

…sbaglio… o ho appena sentito una sedia venir strusciata per terra?

-         È ora che alla dea Parvati suoni la sveglia, con tutte le volte che è svenuta e rinvenuta non credo proprio che verranno a mancarle le forze! - .

Oh, cazzo! Un momento, un momento, un momento… è vero che ho cercato deliberatamente di prenderlo per il culo e farlo passare per psicopatico con la precedente questione della sangria… ma questa la vedo una vendetta un po’ eccessiva! Senza contare che non è colpa mia se mi fanno sbattere il cranio a destra e a manca e successivamente non riesco a mantenermi all’in piedi! Mu in passato è stato un aguzzino durante gli allenamenti… ma non mi ha mai insegnato a non crollare sfinita per il dolore in seguito ad un impatto violento avvenuto con una superficie solida!

-         È appena venuta a conoscenza di una verità esistenziale, se le altre volte il tempo non le sarebbe stato necessario, adesso lo è più che mai - .

-         Mu ha ragione, Kanon. Non puoi pretendere questo adesso. Devi darle del tempo, d’altronde anche milady se n’è preso… non vedo perché proprio a lei, che ne ha più bisogno, debba essere negato. - .

… ed io gli ho rovinato anche la cena…

Dal grugnito susseguito all’esclamazione di Aldebaran e dall’ennesimo spostamento poco delicato della sedia sul pavimento, Kanon deve aver rinunciato ai suoi propositi. Fiuw

O-oh… e adesso chi è che si è alzato??

     -   Dove stai andando? - .

     -  Ho di meglio da fare che stare qui a perder tempo, aspettando che una mocciosa si svegli ed un’altra si ricordi di essere una dea - .

     -   Death Mask! Non essere blasfemo! - .

     -   E voi non siate ridicoli! Kanon non ha tutti i torti… qui si sta perdendo solo tempo! Non è il momento di avvolgere nell’ovatta nessuno! Se non ci sbrighiamo finiremo di nuovo tutti nell’Ade, ed io non ho alcuna intenzione di sprecare l’opportunità che mi è stata offerta standomene ad aspettare! - .

…che accidenti voleva dire con “finiremo tutti di nuovo nell’Ade”? Ma… l’Ade non è… oddio… aspettate… cos’era? Ricordo bene che è una sorta di aldilà? Ma perché ho passato ronfando alla grande tutte le lezioni in cui il maestro Shin ha tentato di acculturarmi? Dannazione!

-         Pensa quel che ti pare, Aries! Ma non coinvolgerci nei tuoi patetici sentimentalismi! - .

Ehi, ehi, ehi, modera i toni, essere grottesco!

-         Temo di dovermi ripetere… non reputo necessario agire in modo così immediato, considerando che Milady non abbia dato specifici ordini e che dunque le decisioni relative alla sua persona, in quanto suo custode, spettano a me… devo dunque avvisarti, Cancer, che nel caso in cui decidessi di agire come ti conviene nonostante quest’ennesimo chiarimento, sarò costretto a comportarmi di conseguenza - .

-         Ti consiglio allora di agire di conseguenza prima ancora di essere provocato dalla causa, se vuoi avere qualche chance di fermarmi! - .

Oh porca pucazzo!!! Mai una volta che nell’alzarmi di corsa dal letto rimanessi in piedi senza inciampare in lenzuola, coperte e similia! Questa volta dovevo anche andare a sbattere col ginocchio contro il capezzale… ma mandatemi qualcuno a benedirmi, porca miseria!

-         Ehi, non mi sembra il caso di fare storie adesso - .

-         Vedete di calmarvi, andiamo! - .

E intanto i cosmi dei due litiganti si espandono a dismisura… ma perché, grandi e valorosi guerrieri, anziché parlare a vanvera non si pongono saggiamente tra i due direttamente???

Mi rialzo da terra fulminea, incurante dei dolori muscolari che continuano a persistere, scattando all’esterno della camera, tenendomi per un breve tratto il ginocchio dolorante, decidendo di lasciarlo perdere quando comprendo di star solo rallentando la corsa, fermandomi poi in prossimità della porta che dà su una delle sale principali della prima casa, dalla quale sento provenire le voci.

La discussione tra i cavalieri si è nel frattempo infervorata, coinvolgendo anche altri che durante tutto questo tempo erano stati in silenzio… e l’ansia mi assale… nel trovarmeli tutti davanti.

Nonostante dalle voci lo avessi capito, non mi aspettavo davvero di trovare la prima casa invasa da tutti i custodi delle dodici case.

Mi schiarisco un po’ la voce per la tensione, pentendomene subito dopo, temendo di aver attirato l’attenzione, notando poi invece di non esserci riuscita… sorprendendomene, capendo dunque di avere un cosmo quasi inesistente.

Certo che l’incontro con Parvati mi ha sfibrata non poco…

Volgendo timidamente lo sguardo per la sala mi accorgo di un paio di occhi verdi osservarmi con una curiosità mista a dolcezza, ma con la stessa sicurezza che ricordo di aver già scorto.

Dohko si è accorto di me, e si è allontanato un po’ dagli altri, prendendo ad osservarmi e invogliandomi con lo sguardo ad intervenire per placare l’animata discussione. Poco dopo anche Aiolos e Saga si accorgono di me, come Kanon e Camus, che prendono a imitare Dohko, osservandomi incuriositi.

Incrociati anche i loro sguardi, decido di attirare l’attenzione del resto dei cavalieri in un modo singolare, che non ho mai usato prima.

Chiudo gli occhi, concentrandomi solo e unicamente su me stessa, distendendo ogni fibra del mio corpo e rilasciando lentamente e gradualmente la mia energia… scoprendo presto di aver subito una sorta di mutazione.

Per la prima volta, riesco a emanare luce oltre che energia, e il mio corpo sembra essere avvolto da un manto invisibile incredibilmente – ma non fastidiosamente - caldo, che si diffonde nell’ambiente circostante, andando a raggiungere i posti più nascosti e apparentemente fuori portata, fino a riempirlo completamente, raggiungendo e avvolgendo, così, anche i cavalieri, di cui riesco ad avvertire per la prima volta quella che deve essere la “reale” essenza dei loro cosmi… scorgendo luci e ombre… sfumature chiaro-scure… altre calde e invitanti… altre fredde come il più gelido degli inverni…

É incredibile scoprire che le sensazioni che avevo avuto a loro riguardo quando li ho conosciuti la prima volta combacino esattamente col riconoscimento dei loro cosmi… Parvati, pur non essendosi propriamente manifestata dall’inizio, deve avermi dotata di un sesto senso simile all’attuale capacità di sondare gli animi più celati…

Decido di riassorbire il cosmo divino solo quando sono certa di essere stata riconosciuta come reincarnazione da ognuno di loro… e a giudicare dai numerosi visi stupefatti devo esserci riuscita.

-         Girare attorno all’argomento sarebbe decisamente superfluo, e considerando che più di uno di voi ha tenuto più volte a ricordare la mancanza di tempo che ci attanaglia, arriverò subito al dunque. Io conosco voi, e voi conoscete ormai più che bene me, l’unica cosa nuova che posso aggiungere seduta stante riguarda qualcosa che già sapete o che sicuramente poco fa avrete avuto modo di capire. Nonostante le apparenze possano dimostrare il contrario, io sono quanto di più simile esista a Saori Kido, in quanto la dea Parvati, consorte di Shiva, dio supremo della Trimurti induista, si è a me poco fa mostrata, rivelandomi di essere la sua reincarnazione. Intendo aggiungere dettagli in merito a ciò durante una riunione in cui sia presente anche Saori Kido, in quanto reincarnazione della dea Athena, che la dea Parvati ha riconosciuto come propria alleata, e in quanto tale in diritto di venir a conoscenza di altre informazioni e discuterne con me. Tra due ore mi dirigerò al tredicesimo tempio e chiederò di poter parlare con lei e con voi tutti per mettervi al corrente di ciò che so, nel frattempo… - chiudo gli occhi, portandomi due dita a massaggiarmi le palpebre, abbassando la testa e abbandonando la posizione fiera e eretta che avevo assunto. – Qualcuno di voi avrebbe un’aspirina? - .

A giudicare dagli sguardi confusi che mi sono stati diretti addosso, direi che nessuno s’aspettava una capitolazione del genere.

       - Reincarnazione o no… sono umana anch’io… se non volete assistere ad un altro dei miei patetici cali di pressione, e rimandare così, conseguentemente, la riunione, dovreste procurarmi qualcosa che m’impedisca di farmi venire meno le forze… ve ne sarei molto grata… - termino così il mio sproloquio e mi lascio cadere su una poltrona vicina, portandomi i gomiti sulle ginocchia e le mani a coprirmi la faccia… non mi sento ancora bene…

Incurante di ciò che mi accade attorno, poco dopo vedo apparirmi davanti un bicchiere d’acqua. Sollevo lo sguardo, andando ad incontrare quello di Aiolos, che mi rivolge un caloroso sorriso.

-         Grazie… - gli dico sorridendogli a mia volta e bevendo l’acqua in un sol sorso. Era zuccherata.

Poco dopo la prima casa si sfolla, non prima che qualcuno di loro – quelli con cui ho, insomma, stabilito un qualche tipo di rapporto o quel che più gli si avvicina – mi rivolga un cenno di saluto, che sia un cenno della testa come quello di Aioria o un ammiccamento come quello di Milo.

-         Come stai? – chiediamo all’unisono, l’uno all’altro, io e Mu quando siamo rimasti soli, ridendo poi per la tempestività dimostrata da entrambi nel fare la stessa domanda. Prima che inizi a parlare, il cavaliere di aries si avvicina a me, voltandosi indietro e guardandosi intorno, decidendo poi di trascinare il tavolino centrale più vicino a dove sono seduta, per poggiarcisi sopra.

-         Intontita… confusa… e terribilmente in colpa per star continuando a procurarti dei guai… - decido di dire dopo aver soppesato cosa rispondergli, abbassando il capo per l’ultima cosa che ho elencato.

Sollevo lo sguardo, per invogliarlo a rispondermi a sua volta… anche se so che come al solito non ammetterà mai nulla, continuando a dimostrare la classica espressione pacata e la solita tranquillità che lo contraddistingue.

-         Ritengo sia normale… hai appena scoperto… - .

-         Stavi per azzuffarti con Death Mask, senza sapere se il resto dei cavalieri avesse preso le tue o le sue parti… - decido d’interromperlo, esprimendo ciò che più mi ha preoccupata nell’ultimo quarto d’ora.

La sua espressione si fa profonda, come quando capisce cosa sto cercando di dirgli prima ancora di arrivare al nocciolo.

-         E non provare a rifilarmi la storia del “avevo tutto sotto controllo”, che avrò battuto la testa, ma di certo so avvertire l’alterigia nei cosmi, soprattutto adesso che sembra mi sia stato tutto amplificato…- .

Mu accenna un sorriso, per poi sospirare appena, abbassare lo sguardo e rialzarlo verso di me, e questa volta riesco ad avvertire il suo sguardo trafiggermi come una spada, nonostante l’espressione sia quella più pacifica che gli abbia mai visto… il senso di colpa è immenso…

Mi mordo un labbro, scostando per un solo attimo lo sguardo su un punto a caso alle sue spalle per radunare le idee.

-         Quante hai dovute passarne? Contro quante persone ti sei dovuto scontrare? - .

Lui non risponde, limitandosi a distendere le gambe e far raggiungere le mani alle ginocchia, sulle quali si posa il suo sguardo tranquillo successivamente.

In preda al nervosismo accumulato mi alzo, abbandonando la mia postazione e mettendomi a camminare avanti e indietro davanti a lui, conducendomi di tanto in tanto una mano agli occhi per dare un po’ di sollievo alla vista.

-         E io… - mi mordo nuovamente il labbro, per impedire alle lacrime di abbandonarmi gli occhi, per poi voltarmi di scatto verso di lui per fissare il mio sguardo nel suo. – Io sono arrivata ad odiarti, Mu - .

Lui non si scompone, limitandosi a chiudere gli occhi e a incrociare le braccia, lasciandosi andare ad una posizione più comoda. Come se… come se gli avessi appena detto una cosa… ovvia.

Riprendo a parlare, incurante delle lacrime che cominciano a solcarmi il volto.

-         Io ti ho odiato, arrivando a desiderare di non averti mai conosciuto… - .

Lui non si muove, continuando a mantenere quell’espressione calma e quella posizione impassibile.

-         Se qualcuno mi avesse chiesto di descriverti non ci avrei pensato due volte nel dirgli che eri l’essere più ipocrita che avessi avuto la sfortuna d’incontrare… - .

Stringo i pugni, arrivando a farli tremare e a far sbiancare le nocche.

-         Come… - mi blocco, temendo che le lacrime possano prendere il sopravvento, riprendendo quando sono certa di averle fermate marginalmente. – Come faccio adesso? - .

I suoi occhi si socchiudono, continuando a rimanere rivolti a terra.

-         Non dovrebbe esserci nessuna riunione tra due ore… dovrei radunare le mie cose e lasciare il santuario…adesso, seduta stante, senza coinvolgervi, ma… - .

Sospiro pesantemente, vedendo i suoi occhi aprirsi un po’ di più.

-         Ho paura… -. Adesso il tremito nella mia voce è incontrollabile, così come lo è questa dannata cascata che mi sta fuoriuscendo dagli occhi. – Io… non sono pronta… non… - sono costretta a chiudere gli occhi, stringendoli, incapace di continuare senza frignare. – Non so cosa fare… io non… - .

Cielo… è troppo… troppo!

Senza pensarci due volte mi porto una mano alla bocca per impedirmi di continuare, voltandomi di scatto, intenzionata ad andare il più lontano possibile da lui… ma me lo impedisce. Mi volto nel momento esatto in cui si alza e la sua mano si stringe attorno al mio polso, racchiudendomelo in modo fermo ma delicato, senza farmi male, conducendomi poi verso di lui.

Scoppio a piangere per l’ennesima volta in modo patetico contro il suo petto, singhiozzando in maniera incontrollata, desiderando di sparire… per l’ennesima scena ridicola di cui mi sono resa protagonista.

-         Come puoi… come posso?! – urlo contro il suo petto, senza però staccarmi da lui, sentendomi ancora più male quando una sua mano comincia ad accarezzarmi i capelli dolcemente.

-         Tu… io… - . È inutile. Più tento di trasformare i pensieri in parole, più queste non riescono a fuoriuscirmi.

Mi sento un verme. O, se possibile, un essere ancora più viscido.

Quando lui mi ha rivelato la verità, presentandosi come cavaliere d’Athena, prima ancora di cercare di comprenderlo, ho tentato in tutti i modi di allontanarlo.

Ogni pretesto era buono per tenerlo alla larga, ogni parola era buona per essere sfruttata come “affronto”. Senza curarmi di come si sarebbe potuto sentire, venendo denigrato da una persona a lui tanto vicina, l’ho allontanato e mi sono allontanata a mia volta. Comportandomi da perfetta egoista.

Lui, invece, è appena venuto a conoscenza del fatto che sono una reincarnazione… e poco fa si è esplicitamente schierato a mio favore. Incurante dei suoi colleghi… e del cosmo aggressivo poco promettente del cavaliere della quarta.

Come posso guardarlo ancora negli occhi dopo tutto questo? Gli chiedessi ripetutamente scusa, fino alla nausea, non basterebbe…

-         Perché? – gli chiedo inaspettatamente, avvertendolo poi subito irrigidirsi.

In un attimo il suo cosmo si turba… ritirandosi prontamente, quasi come se il suo possessore non volesse mostrarlo.

Dopo un po’ Mu si separa da me, rivolgendomi un sorriso appena accennato e dirigendosi verso la porta.

Prima ancora di realizzarlo i miei occhi riprendono a lacrimare e un freddo insolito s’impadronisce del mio corpo.

Lo sto avvertendo allontanarsi… non solo fisicamente… ed è una sensazione orrenda.

-         Mu… - lo chiamo, vedendolo, nonostante ciò, scomparire oltre la porta.

-         A dopo - .

La sua voce mi giunge lontana… e non solo per via dell’effettiva lontananza.

Che senso ha offrirmi il suo appoggio se poi…

Abbasso la testa, stringendo i pugni e i denti, mentre calde lacrime di rabbia e frustrazione si sostituiscono a quelle di paura.

Adesso è giunto davvero il momento di piantarla.

È stato quel che è stato… finto o vero è avvenuto… non posso continuare a stare ancorata ad un ricordo di lui diverso dal modo in cui mi si presenta adesso.

Non posso più piangermi addosso.

Le cose stanno così. Lui è un cavaliere al servizio d’Athena, io sono la stupida reincarnazione di Parvati. Più di darmi un po’ di sollievo morale non può. Ed io non posso pretendere altro… senza contare tutto ciò che è accaduto.

Devo ristabilire le mie priorità.

Se all’inizio la mia missione era puntualizzare l’uguaglianza tra i sessi e distruggere moralmente chiunque sostenesse la superiorità maschile… ora devo scovare un nemico – un nemico con la “n” maiuscola - , capire cosa trama e infine fermarlo.

Posso contare sull’aiuto di Athena e quindi, suppongo, sulla sua casta guerriera.

Devo imparare a gestire questi nuovi poteri per sfruttarli al massimo, entro il più breve tempo possibile.

Poi… poi so cosa farò.

Prima di tutto devo imparare a camminare sulle mie gambe. Più di quanto abbia già fatto fino ad ora.

 

 

-         Dunque il corpo si è rianimato - .

-         Esattamente - .

-         Sicura che fosse privo di vita? - .

-         Ho controllato personalmente. A parte il collo inclinato in maniera innaturale, il colorito eccessivamente pallido del viso e le labbra violacee, non ho avvertito alcun battito - .

Non andiamo bene. Quello che loro qui chiamano synagein è iniziato da circa mezz’ora, ho finito di raccontare ciò che è avvenuto nel tempio shivaista venti minuti fa, durante i quali Saori non ha fatto che chiedermi le cose più inutili.

Non ho tralasciato l’improvvisa rianimazione avvenuta apparentemente grazie a qualche possessione, eppure lei continua a chiedermi del corpo del poveraccio a cui è capitata la sfortuna di essere sfruttato da morto da uno spirito maligno. I cavalieri? Credo si siano addormentati. Gli unici sui quali nutro dei dubbi sono Aioria – troppo dedito alla sua dea per addormentarsi nel bel mezzo di un synagein – e Shaka – che coi suoi occhi chiusi ha sempre avuto l’abilità di confondermi in merito - .

Passa un altro interminabile minuto, durante il quale il silenzio incentiva il sonno anche a me, prima che Saori si decida a parlare di nuovo.

-         Ricominciamo da capo - .

-         Milady, avrei una domanda da porre - .

Milo… ti ho già detto che ti adoro???

Il cavaliere di scorpio rivolge il suo sguardo verso di me, dopo che la Kido ha dato il consenso al suo intervento.

-         Prima che tu, aries, virgo e leo vi dirigeste in India per indagare, non hai avuto alcun avvertimento? Un… presagio, un sogno… - .

-         Non è un oracolo, cavaliere, è una reincarnazione - .

“É una reincarnazione”… puah!

-         Questo l’ho capito, Shaka, ma dal momento che Reiko ci ha raccontato di aver potuto usufruire di una sorta di sesto senso prima ancora di venir a conoscenza della verità, mi chiedevo se questa particolare abilità potesse essersi riversata anche sulla sua dimensione onirica o in qualche altro modo che non riguardasse semplici sensazioni. Non avendo ben chiaro il modo in cui la dea Parvati ha deciso di disporre del suo corpo, avendo comunicato a Reiko di volerne disporre solo per un tempo limitato, così come lei stessa ci ha detto poc’anzi, mi sento di non dover escludere nulla. Magari riflettendoci potrebbe rivelarci qualche evento avvenutole precedentemente che, inizialmente, potrebbe esserle risultatole insignificante e che invece adesso potrebbe assumere sfaccettature diverse. È un synagein, al quale ho partecipato innumerevoli volte come te, so che è bene evitare di intervenire inutilmente, ma volevo ricordarti che è bene anche evitare d’interrompere o contraddire chi vi partecipa per evitare di risultare inutile ugualmente - .

Accidenti… ecco che viene a galla la fantomatica coda velenosa… quando Milo s’innervosisce sa essere perfino più acido di me… ma vorrei ben dire… con Shaka che ti fiata sul collo è inevitabile perdere la pazienza!

Rivolgo lo sguardo verso il cavaliere della vergine, che non ha modificato la sua rigida postura, ma ha comunque tutta l’aria di non voler rispondere.

Aria di tempesta…

Dal tempo immemore che lo conosco, posso affermare che è difficile che Shaka intervenga o risponda a caso, accettando di lasciare l’ultima parola al suo interlocutore, ammettendo così di aver sbagliato. E la cosa sorprendente sta proprio nel fatto che si sia permesso di sbagliare.

Shaka. L’essere ascetico indifferente e superbo. Ho la netta sensazione che non sia così indifferente come voglia far credere… questa situazione ambigua e pericolosa allo stesso tempo è stata capace di innervosire anche lui.

Ora che ci penso, da quando siamo ritornati dall’India, ha accuratamente evitato qualsiasi tipo di contatto con me. Anche alla casa di aries… è andato via con tutti gli altri senza aggiungere una parola. Capisco che tutto ciò possa aver sorpreso e turbato anche lui, ma…

-         Puoi dunque rispondere alla questione esposta dal cavaliere di scorpio? – mi chiede inaspettatamente virgo, sorprendendomi, facendomi uscire dallo stato catatonico nel quale ero caduta. Ad ogni modo le riflessioni sono solo rimandate…

-         A dire il vero… non saprei - .

Mi sembra di ricordare solo avvenimenti legati alla sorta di sesto senso che mi ha accompagnata fino ad ora… però… !!!

-         Ora che mi ci fate pensare… c’è una cosa in particolare… - .

Gli occhi di tutti i presenti al synagein, compresi quelli degli annoiati e dei distratti, s’incollano su di me.

-         Non so quanto possa essere attendibile a dire il vero… si tratta di un sogno.. che mi è capitato di fare uno dei primissimi giorni in cui sono stata costret… - .

Ops.

-         … in cui sono stata invitata a stare qua al santuario. - .

Perfino Shaka ha aggrottato la fronte. Spero tanto non si tratti per aver confuso i due termini.

-         Che genere di sogno? - .

Scrollo la testa sconsolata, lasciandomi andare contro lo schienale della sedia sulla quale sono seduta, volgendo lo sguardo sul lungo tavolo attorno al quale siamo tutti riuniti, concentrandomi poi su un punto a caso di esso.

-         Mi trovavo nel santuario dove sono cresciuta. Più precisamente al suo esterno… solo successivamente ci sono entrata…-.

Dal modo in cui mi stanno guardando tutti, sembra quasi stia raccontando loro una storia dell’orrore!

-         L’atmosfera era… strana… cupa… gli alberi circostanti sembravano voler avvolgere e inghiottire l’intera struttura… ma nonostante ciò, decido di entrarci… trovandolo sorprendentemente vuoto... con la sola statua di Buddha, in fondo alla sala principale, a riempirlo - .

Ora Shaka ha aperto gli occhi, prendendo ad osservarmi profondamente con quei zaffiri che si ritrova al posto degli occhi.

-         Tutto apparentemente tranquillo… ma in un attimo succedono diverse cose contemporaneamente - .

Nel ricordarmelo mi viene la pelle d’oca.

-         Mi sento chiamare… sento qualcuno pronunciare il mio nome… mi volto indietro e mi accorgo che si tratta del mio maestro… - .

Sollevo lo sguardo per osservare le reazioni dei cavalieri, notando le espressioni di alcuni distendersi e addolcirsi, così, capiti i loro pensieri, mi affretto ad agitare la mano e a scuotere la testa in senso di diniego.

-         Nonostante si trattasse di un sogno, ero sorpresa, sapevo che il maestro Shin non avrebbe dovuto trovarsi lì, e mi chiedevo come fosse possibile che invece fosse proprio di fronte a me. Ciò che non riuscivo assolutamente a spiegarmi era la sua espressione… contrita. Sembrava volesse dimostrarmi il suo disappunto per essermi recata al tempio, mostrandomi allo stesso tempo la sua preoccupazione e la sua… paura. - .

I volti precedentemente distesi ritornano ad aggrottare la fronte, riprendendo a scrutarmi interessati.

    -   Spinta da un richiamo insolito, decido di voltarmi nuovamente verso la statua di Buddha… rabbrividendo quando la vedo… deformata. - .

Tiro un lungo sospiro, prima di continuare, cercando di allentare la tensione che mi è salita ricordandomi dell’incubo.

-         Un’espressione crudele si era sostituita a quella bonaria con cui solitamente viene raffigurato il dio… e dalla sua bocca, innaturalmente spalancata, scorreva del sangue - .

Non so se gli altri se ne sono accorti, ma Saori, accanto a me, ha appena sussultato. Delicatuccia… se lo avesse sognato lei cosa avrebbe fatto?

-         Mentre il maestro continua a chiamare ininterrottamente il mio nome, per invogliarmi ad andare via, la statua del Buddha cambia completamente forma. Diventa longilinea… assume connotati femminili… e alle braccia che già possiede se ne aggiungono altre due. - .

Anche al più sbadato non sarebbe sfuggita l’illuminazione che deve aver colto tutti i cavalieri, a giudicare dal mutamento improvviso e repentino delle loro espressioni.

-         … poi mi sono svegliata – concludo semplicemente, aspettando che qualcuno prenda la parola, dandomi così il tempo per calmarmi.

Quell’incubo è stato orribile…

Dopo essersi schiarita la voce, è Saori a prendere la parola.

-         A giudicare dalla descrizione che ci hai fornito in merito alla statua del dio Buddha in seguito alla trasformazione che subisce nel tuo sogno… - .

Annuisco, continuando a tenere lo sguardo su un punto a caso del lungo tavolo.

-         Considerando tutto quello che è accaduto successivamente, l’ho interpretato anch’io come un chiaro riferimento alla dea Parvati… però… - .

Saori si volta verso di me, guardandomi interrogativamente.

-         Non ho avvertito nulla di positivo provenire dal Buddha deforme. E anche successivamente, quando ha assunto delle sembianze longilinee… - .

-         Kalì – pronuncia improvvisamente Dohko, osservando profondamente me e Saori.

-         Presumo di sì… - rispondo, dopo aver annuito nuovamente.

-         Chi è Kalì? - .

Ma dico… è stato in silenzio fino ad adesso… diventando quasi parte integrante della mobilia… a tal punto che me ne ero completamente dimenticata… e interviene… per fare una domanda scema??

-         Fa parte dell’a,b,c della religione induista, Seiya… - gli risponde pazientemente Camus, alludendo diplomaticamente ed elegantemente alla sua ignoranza, senza però fornirgli una risposta.

-         Cioè? – domanda ancor più intelligentemente il cavaliere di pegaso, senza probabilmente captare il richiamo velato celato dietro alle parole del cavaliere dell’acquario.

Camus chiude gli occhi, inducendo Milo a sghignazzare, mentre Shura si volta seccato verso Seiya, borbottando qualcosa in spagnolo, che purtroppo non riesco a sentire, tornando a guardare poi davanti a sé, rivolgendo di tanto in tanto un’occhiata supplichevole a Saori, che sta osservando il cavaliere di pegaso… imbarazzata.

Uhm…

-         Si tratta, detto in parole povere, della manifestazione negativa della dea Parvati, Seiya… - prova a spiegargli Saori, non ottenendo alcun risultato.

-         Manifestazione negativa? Esisterebbero due Parvati? - .

-         No. Kalì, per quanto complementare a Parvati, è esattamente l’opposto di quest’ultima – gli spiega sistematicamente Shaka, rivolgendogli un cipiglio infastidito, senza voltarsi nemmeno a guardarlo.

-         Un momento… mi sono perso… - .

-         Ma Shiva… ah… - . Sospira, il cavaliere di pegasus, portandosi una mano tra i folti capelli castani, confuso. – Di chi delle due è il consorte, allora? - .

MA CHE ACCIDENTI CENTRA, ADESSO???

In un attimo si diffonde nella sala un borbottìo intenso, dettato dall’esasperazione di tutti i cavalieri. Nonostante la ribellazione all’idiozia di Seiya, nessuno si decide però a dargli una ripassata di mitologia, compresa Saori, che sembra essere più avvilita degli altri.

Nella confusione, non avendo alcuna intenzione di urlare, faccio schioccare le dita più volte, scuotendo anche la mano, cercando di attirare l’attenzione del cavaliere geniale, riuscendoci in poco tempo, e ottenendo, successivamente, anche l’attenzione degli altri nuovamente su di me.

-         Che mitologia conosci? – gli chiedo in soldoni, vedendolo sbattere le palpebre più volte, per poi guardarmi sbigottito e confuso.

Gli rivolgo l’occhiata più seccata possibile… trattenendomi dal riempirlo di epiteti poco carini… per poi sospirare pesantemente e riprendere a parlare.

-         La greca suppongo… - cerco di andargli incontro, vedendolo annuire. – Zeus… - continuo, indicando con l’indice verso l’alto. – Athena… - rivolgo poi il dito verso Saori al mio fianco, per rendergli ancora più chiaro il tutto. – Ci siamo fin qui, no? – gli chiedo per sicurezza, vedendolo poi successivamente annuire convinto.

-         Dunque, iniziamo col dire che… – mi fermo un attimo solo, giusto il tempo per decidere che tipo di linguaggio utilizzare, ricordandomi poi con chi sto parlando e decidendo così di adoperare quello infantile. – Come per la mitologia greca esistono diverse divinità, sulle quali regna supremo Zeus, così per la mitologia induista, che comprende altrettante varie divinità, regnano supremi tre dei… – m’interrompo nuovamente per non cercare di non perdere la compostezza che ho acquisito.

C’è Milo che sta tentando in tutti i modi di non scoppiare in una delle sue solite fragorose risate, ma il modo in cui mi sta guardando sta inducendomi a farlo al posto suo. - … che costituiscono la Trimurti – riprendo, riuscendo a rimanere seria. – Brahma, Vishnu e Shiva. Tra questi, però, per vari motivi che non ti racconterò perché in questo momento sono irrilevanti… ah – troppo difficile, presumo. - Irrilevante vuol dire inutile, che non serve… - .

-         Lo so cosa vuol dire irrilevante, cosa credi?! – attacca improvvisamente Seiya, facendo scappare una risata appena accennata a qualcuno, avvilendo ancora di più i propri compagni – alle sue spalle -  e sorprendendomi non poco.

Ma che sorpresa!

-         Shiva viene considerato superiore agli altri due, nonostante anche Brahma e Vishnu facciano parte della Trimurti come lui. – continuo imperterrita, senza raccogliere la provocazione. – Parvati è la consorte di Shiva, la… -.

-         Moglie – mi anticipa lui con un cipiglio misto tra il severo e l’offeso, facendo piegare letteralmente Milo in due, costringendolo ad alzarsi e ad allontanarsi, dirigendosi verso una finestra, per non dar troppo nell’occhio, seguito dallo sguardo severo di Camus, che molto probabilmente non approva il comportamento dell’amico.

-         Esatto. Ora, la storia è questa. Per vari motivi, attualmente irrilevanti, come quelli riguardanti la superiorità di Shiva nella Trimurti, Parvati fu costretta a scindersi, andando a creare una controparte, Kalì… una sorta di alter ego, con delle caratteristiche opposte alle proprie. Se Parvati era la dea della benevolenza e della pace, Kalì era la dea dell’odio e della guerra. Bene e male. Luce e ombra. – chissà se comprende le metafore. – E questo è quanto. Fin qui ci siamo? – gli chiedo speranzosa, vedendolo annuire animatamente, mentre alle sue spalle il resto dei bronzes, dal modo in cui si è rimpicciolito - molto probabilmente – per la vergogna dell’amico – sembra quasi stia scomparendo. Tranne il tizio arrivato ultimamente di cui non riesco a ricordarmi il nome… quello che ha sfondato la porta del bagno della Kido per intenderci. Dall’espressione corrucciata e indifferente, dà bene l’idea di infischiarsene oltremodo di tutto ciò che si sta dicendo, e sicuramente di tutto ciò che si è detto. Ma chi è?

-         Ma – interviene improvvisamente di nuovo Seiya. – Perché il non morto ti ha chiamata Shakti? - .

-         Shakti non è un nome proprio. – gli risponde Shaka, aprendo gli occhi e rivolgendoli verso il bronze. – Nella religione induista indica l’energia vitale che scaturisce da Shiva. Shiva e Parvati sono complementari, ciò significa che l’energia vitale che confluisce nel primo, confluisce nella seconda. E se il nemico, chiunque egli sia, ha chiamato “shakti” Reiko, significa che ha riconosciuto in lei la presenza di Parvati. - .

-         Senza contare che il mio braccio s’è mosso da solo per afferrargli il collo. Chiunque fosse, Parvati l’ha riconosciuto a sua volta – aggiungo io, ricordandomi della strana forza che mi dominava pur continuando ad essere cosciente e ad assistere tutto in prima persona.

-         E durante il vostro incontro, la dea non te ne ha parlato? – mi chiede Aphrodite, uscendo dal silenzio a cui si è limitato per tutto questo tempo, mentre accanto a lui Death Mask mi rivolge uno sguardo seccato, poggiando poi il viso su una mano e volgendo la sua attenzione altrove.

-         No… non ha fatto alcun riferimento a quanto avvenuto nel tempio shivaita… mi ha solo spiegato di essersi reincarnata in me, aggiungendo che il suo sarà una sorta di soggiorno temporaneo nel mio corpo… - .

-         Quando dunque questa storia sarà finita… - .

-         Credo che abbandonerà il mio corpo, sì. Per il momento sembra che gli serva. – rispondo ad Aldebaran, capendo anticipatamente cosa intenda dirmi, vedendolo impensierirsi più di quanto già non lo fosse.

Già, troppe cose strane. Alcune adesso sono sicuramente più chiare… ma rimane ancora da capire il ruolo dei thugs in tutto ciò. A occhio e croce dovrebbe essere abbastanza chiaro… ma…

-         E i thugs, in tutto ciò, che accidenti vogliono? – chiede nuovamente Seiya, mandando al diavolo la compostezza che si dovrebbe tenere durante una riunione del genere.

-         Dobbiamo farti una lezione di storia oltre quella di mitologia? – è la domanda che gli porge senza mezzi termini Kanon, voltandosi seccato verso il bronze e fulminandolo con lo sguardo, mentre il fratello gemello, accanto a lui, lo osserva in ansia, temendo forse una reazione eccessiva da parte sua.

-         Ti dispiacerebbe? – è la domanda provocatoria di Seiya.

-         Indovina – risponde altrettanto sarcasticamente Kanon, girandosi ancora di più verso di lui per poterlo fulminare meglio, mentre una mano di Saga va a poggiarsi sul suo braccio per calmarlo.

-         I thugs sono i componenti della setta Thuggee, formatasi in India secoli fa per venerare Kalì – interviene a quel punto Aioria.

-         Secoli fa? – chiede allora Seiya, lasciando perdere le provocazioni di Kanon e concentrandosi sulla spiegazione del cavaliere del leone, che gli annuisce.

-         Secondo fonti attendibili la setta fu sgominata e massacrata intorno al 1890… è da allora non se ne sono avute più notizie. Ecco il perno attorno al quale ruotano le nostre domande… se sono ritornati alla ribalta, uscendo dall’ombra e ritornando ad agire dopo più di un secolo… - aggiunge Saga, interrompendosi nel vedere l’espressione del cavaliere di pegasus farsi nuovamente confusa.

-         Un momento – aggiunge infatti subito dopo il bronzino. – Siamo sicuri che si tratti dei thugs? Se sono scomparsi da più di un secolo, come facciamo ad esserne così sicuri? - .

Questa volta non ha posto una domanda tanto deficiente.

-         È vero… e se fossero dei fanatici imitatori? – interviene a quel punto Shiryu, illuminandosi, probabilmente, alla domanda dell’amico, per venirgli poi molto probabilmente in soccorso.

-         I thugs credevano che per risvegliare la dea Kalì servisse sacrificare in suo onore un numero spropositato di vittime, la maggior parte degli omicidi, infatti, venivano eseguiti in templi dedicati al suo culto. La loro pratica di uccisione consisteva nello strangolamento – spiega pazientemente Dohko, rivolgendosi al cavaliere del dragone. – Tutte le persone sterminate nell’ultimo periodo in India sono state strangolate… -.

-         Se si fosse trattato solo di fanatici imitatori, stento a credere che la dea Parvati sarebbe intervenuta – aggiunge successivamente Aiolos, seguendo il ragionamento portato fin ora da Dohko, volgendo poi lo sguardo verso di me. – Tutti i giorni al mondo vengono commessi degli omicidi. Il fatto che ultimamente se ne siano concentrati un gran numero in India, non l’avrebbe indotta a intervenire se la minaccia di Kalì non fosse stata palese. - .

Annuisco nello stesso momento in cui annuisce anche Saori. Il discorso non fa una piega. Purtroppo.

-         A giudicare dalla frequenza con cui sono avvenuti, significa che i thugs stanno seguendo uno specifico piano. – conclude, prendendo nuovamente la parola, Dohko.

-         Sarebbe a dire? – chiede a quel punto Hyoga, facendo sentire finalmente anche la sua voce.

-         È questo che dobbiamo cercare di capire. – gli risponde Camus, limitandosi a quella sola risposta.

-         Non sappiamo cos’abbiano in mente. Ne come intendano risvegliare Kalì. Probabilmente, come Reiko reincarna Parvati, allo stesso tempo ci sarà qualcun altro che reincarni Kalì… ma sono solo e unicamente supposizioni. Potrebbero esistere diversi modi per risvegliare la dea… riti… procedure particolari… - .

-         Non dimentichiamoci di ciò che è avvenuto nel tempio dedicato al dio Shiva – aggiunge saggiamente Aiolos alle parole di Milo, voltandosi verso di me e puntandomi un dito contro per indicarmi. – Reiko è stata riconosciuta. Il nemico, in un certo senso, si è manifestato. Resta solo da capire chi è, scovarlo e fermarlo. - .

-         E capire se centri con i thugs – aggiunge a quel punto Aldebaran, sollevando lo sguardo puntato sul tavolo e sciogliendo le braccia precedentemente intrecciate sul petto. – Sbaglio – dice poi, rivolgendosi a me. – O il tuo maestro in passato ha dovuto difenderti più volte? - .

Rimango confusa alla domanda postami, guardando poi tentennante Mu, dall’altra parte del tavolo, per indurlo a rispondere al posto mio. Fu lui a svelarmi questo particolare. Non saprei cos’altro aggiungere.

-         Non ha mai raccontato dettagliatamente i fatti come si svolsero – prende allora la parola il cavaliere dell’ariete, senza però sollevare lo sguardo su di me. Non vorrei sbagliarmi, ma prima che prendesse a parlare era chiaramente immerso nei suoi pensieri... cosa insolita per un tipo come lui, attento a non mostrare i suoi lati umani nonostante invogli gli altri, paradossalmente, a farlo. – Ma quando mi chiese di addestrarla a sviluppare capacità psicocinetiche, mi spiegò che in futuro le sarebbero state necessarie per difendersi da alcuni fastidi a cui allora, probabilmente, aveva provveduto lui. -.

-         Fui io che cercai di dare un significato alle sue parole, accettando la sua richiesta. Quando poi, successivamente, ebbe il dubbio che Reiko possedesse un cosmo, ed io, addestrandola, lo avvertii a mia volta, compresi allora che molto probabilmente i “fastidi” di cui parlava il maestro Shin avessero a che fare con questo - .

-         Ma non diede un nome a ciò che definiva “fastidi” – trae come conclusione Kanon, ricevendo in risposta un senso di diniego con la testa da parte di Mu.

-         Quindi il nemico potrebbe essere più di uno – dice ad un certo punto Shura, traendo un’altra conclusione, ricevendo un’occhiata eloquente da Aldebaran, che molto probabilmente ha tentato, prima, di arrivare allo stesso punto.

Sbuffo sonoramente, portandomi entrambe le mani alla testa, stropicciandomi successivamente anche gli occhi.

-         Temo che gli argomenti, al momento, siano esauriti – pronuncia Saori, decretando così in maniera ufficiosa la fine della riunione. – Hai richieste da fare, Reiko? - .

Non può non sfuggirmi un sorriso divertito. Se non mi fossi rivelata come la reincarnazione di Parvati, mi sarebbe mai stata posta una domanda simile?

-         Vorrei approfondire la gestione dei miei poteri – rispondo dopo averci pensato un po’, voltandomi poi verso di lei, che mi annuisce, riportando i suoi occhi chiari sui cavalieri.

-         Per quanto sia stata affidata la sua custodia a Mu di aries, chiedo a ognuno di voi di contribuire al suo allenamento, qualora Reiko lo ritenesse necessario. - .

-         Vorrei che anche il loro intervento al di fuori della sfera dell’allenamento avvenisse solo nel caso in cui lo ritenga necessario. – butto fuori tutto d’un fiato, giocandomi l’asso nella manica, confidando nella nuova posizione che ho raggiunto.

Dagli sguardi sorpresi di tutti, compreso quello di Saori, credo che nessuno si aspettasse una richiesta del genere.

-         La dea Parvati ha detto che posso contare sull’aiuto della dea Athena, essendo, quest’ultima, dichiaratasi in precedenza alleata del dio Shiva – inizio a spiegare a Saori, che ha lo sguardo puntato su di me, in ansia, probabilmente, per quello che sto per dirle. – Ad ogni modo, trattandosi di una cortesia che la dea Athena mi riserverebbe, dal momento che i problemi da affrontare riguarderebbero fondamentalmente me, preferirei che il suo intervento avvenisse solo ed esclusivamente sotto mia richiesta - .

Ecco… sapevo che il primo cosmo ad agitarsi sarebbe stato quello di Mu.

-         Non posso garantirti una cosa simile – mi risponde Saori, senza perdere la sua compostezza. – Per quanto i problemi, come tu stessa hai appena affermato, riguardino te, coinvolgono comunque la popolazione terrestre, che io, in quanto reincarnazione della dea della giustizia, sono tenuta a preservare e proteggere - .

-         Indubbiamente – le rispondo, senza perdere anch’io l’atteggiamento tenuto fin ora. – Non sto, infatti, chiedendoti di farti da parte. Non avrebbe avuto senso, altrimenti, il nostro incontro e la riunione appena svoltasi. Ti chiedo semplicemente di non interferire nelle mie scelte future, qualora queste riguardassero solo ed esclusivamente la mia persona - .

La sua fronte si aggrotta e il suo sguardo si fa analitico, osservandomi profondamente… quasi come a volermi leggere dentro.

-         Se è questo che intendi, naturalmente. -.

Ottimo.

-         Sei libera di agire come meglio credi… tenendo sempre presente la situazione e garantendo di non prendere decisioni da sola se queste potrebbero coinvolgere noi tutti. Sei dunque libera di spostarti come e quando vuoi, se è questo a cui alludevi. Il santuario di Athena sarà sempre aperto per te, così come potrai conferire con me e chiedere sostegno ai miei cavalieri nel caso in cui lo ritenessi necessario. - .

Non potevo chiedere di meglio.

Senza staccare gli occhi dai suoi, mi volto completamente verso di lei, tendendole una mano, aspettando che accetti di stringermela con la sua per sancire decentemente il patto. Gesto che avviene quasi subito, seguito dai nostri sorrisi soddisfatti e i nostri sguardi d’intesa, dopo i quali la riunione si scioglie definitivamente.

 

Seguita la massa dei cavalieri, facendomi condurre così all’esterno della sala in cui si è tenuto il synagein, decido di rallentare il passo per rimanere un po’ sola con i miei pensieri.

Mi guardo attorno, accertandomi che non ci sia nessuno che possa rompermi le scatole, e imbocco il corridoio sulla sinistra completamente persa nei miei pensieri… quando qualcuno mi afferra un braccio, trascinandomi ancora più lontano prima ancora che io possa emettere qualche suono.

Quando finalmente la persona che mi ha fermata e condotta con se si ferma, permettendomi di focalizzare il suo volto, rimango senza parole…

-         Shaka… ? - .

I suoi occhi dal celeste intenso s’inchiodano nei miei, inchiodando, così, tutta la mia persona.

     -  Non compiere gesti sconsiderati – è la sola frase che gli esce dalla bocca, prima di mollarmi il polso e allontanarsi con nonchalance verso l’uscita.

Rimango inebetita per un periodo indefinito, con tanto di bocca aperta a mò di pesce in piena crisi respiratoria, decidendo poi di abbandonare la posizione di statua di ghiaccio e avviarmi, seguendo il suo esempio, verso l’uscita.

Arrivata all’esterno, mi porto una mano davanti al viso per schermarmi gli occhi, avvertendo solo successivamente una presenza alle mie spalle.

Mu è poggiato al muro adiacente alla porta, con braccia e gambe incrociate, gli occhi chiusi. Posizione naturale… o perlomeno normale… se non fosse per la strana espressione che gli contrae il volto…

Quando apre gli occhi, riesco a leggere nei suoi smeraldi uno sguardo che non gli avevo mai visto prima d’ora.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo dell’autrice…

 

Sono stata brava, eh? Non vi ho fatto aspettare molto, nono u__ù Ed è anche un capitolo lunghetto… ma so che non vi dispiacerà… XD

Tornando al synagein u__ù volevo precisare che, seppur l’intera storia sia inventata, i personaggi siano di Kurumada sensei e Reiko appartiene invece alla sottoscritta, tutti i riferimenti alla religione induista e alla setta Thuggee sono presi dal web e da vari libri su cui ho spulciato per ottenere più informazioni… quindi, qualora voleste sapere di più, wikipedia, una delle mie più carissime amiche, sarà lieta di stringere amicizia anche con voi ^__^ chiedete al web e vi sarà dato!

Poi se volete che sia io a darvi delle precisazioni, naturalmente non mi tirerò indietro, sappiate però che qualunque risposta vorrete io la preleverò dalle fonti sopra citate.

Ciò che invece spiegherò personalmente… sarà il seguito. È inutile parlarvene adesso, dal momento che non ce n’è ancora bisogno, ma, essendo la religione induista MOLTO particolare e intricata e MOLTO ricca di sfaccettature, successivamente, quando lo riterrò opportuno, vi spiegherò i vari perché che vi si affolleranno in testa… nel frattempo, spero che questo synagein vi sia piaciuto ^_^

 

E nel frattempo un’altra persona ha aggiunto la storia tra le preferite… War se non erro… il fatto è che, per quanto adori tutti i nomi che mi compaiono nella lista cliccando sul numerino dei preferiti *__*, non riesco a ricordarmeli tutti a memoria >__< ragion per cui quando man mano la storia viene aggiunta tra le preferite da qualcun altro, mi limito solo a ringraziare genericamente, cosa a cui rimedierò alla fine della storia, ringraziando tutti citandovi uno per uno *__* splenderrimi lettori *__*

Quindi è probabile che con War abbia toppato… in caso contrario mi scuso sentitamente u__ù ringraziando comunque, altrettanto sentitamente, l’ennesima persona che ha aggiunto questa storia tra i preferiti, facendo raggiungere i favoritismi a quota 26! Thanks *______*

 

Passiamo ora a chi ha recensito u__ù :

-         YamaMaxwell : accipicchia, questa volta sei stata la prima! XD Non temere per i bronzes… non ho intenzione di usarli solo comparse XD Lieta che la storia ti abbia presa così tanto *___* ora ho spiegato meglio il tutto… spero sia più chiaro ^__^ già sento gli ingranaggi del tuo cervello muoversi…fammi sapere dei tuoi trip, mi raccomando! XD baciottoli! ;

-         Gufo_Tave : *gli occhi le si riempiono di lacrime* ma allora stai continuando a seguirla!!! Ed io che credevo di averti annoiato ç__ç Contenta che ti sia piaciuto il capitolo ^__^ mi sono allontanata dal pantheon greco… lanciandomi in quello indù… e non è ancora finita qui u__ù non so chi me l’abbia fatto fare di creare una cosa tanto contorta o__O spero che i vari risvolti continuino a interessarti comunque ^__^ ma… perdona l’ignoranza… cos’è il bashing? O___o ;

-         Roxrox : eeeeeeeeeh! Bella visione, eh? ci voleva Ikki u__ù non oso immaginare come si relazionerà con Reiko… o meglio, come Reiko si relazionerà con lui XD Mu… ah! Meglio che non aggiunga altro… *si tappa la bocca per non parlare… rendendosi conto di doversi legare le mani per non scrivere -__-° grazie per i complimenti cara ç__ç a presto! ;

-         Mon-chan : non hai vinto niente caVa u__ù come hai detto tu, era facile u__ù in compenso in questo capitolo hai ottenuto un vero e proprio chiarimento (finalmente!) XD continua a piacerti? ç__ç bacino ç__ç ;

-         SnowFox : è incredibile l’allegria che riesci a trasmettermi soltanto esordendo con “tesooooooooooro”! XD grande Snow! XD anche se Reiko non è dello stesso avviso u__ù si è offesa quando ha letto che adori le sue sfighe XD mentre Saga si è piacevolmente lusingato… vuoi che ti organizzi un incontro?? Fammi sapere! XD ;

-         Spartaco : Ciao! ^__^ periodo intenso per tutti, comprendo comprendo u__ù spero comunque che riuscirai a trovare sempre qualche minutino per continuare a leggere la storia ç__ç mi fai sapere che ne pensi di questo capitolo? Pena: un doppio abbraccio stritolante! XD baci!;

-         Ti con zero : ma figurati *__* anch’io non commento spesso la tua storia… ?... *cof cof* *va a controllare se in realtà l’ha MAI commentata* oddio @_@ so messa proprio bene… ad ogni modo non mi perdo un solo capitolo della tua splendida storia *__* per questo mi emoziono ogni qual volta TU fai dei complimenti a ME. Mi commuovo ç__ç *cof cof* un abbraccio stritolante anche a te! (che ultimamente ne sto diffondendo molti XD) ciao!

 

Dovrei scrivervi “A presto!” ma siccome la mia ispirazione va a momenti…

[ma guarda che è meglio se non continui ndShura]

[Shura… capisco che esistono le eccezioni… ma gli spagnoli sono simpatici e calorosi… ndHope]

[e con ciò? Che vorresti dire? ndShura]

[ma nulla… ndHope-che-fa-finta-di-niente].

Tutticontro di me sono, va beh u__ù

Besos a todos!

[Non mi storpiare l’idioma! ndShura]

[Che qualcuno se lo prenda per favore @_@ ndHope]

 

HOPE87

 

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Capitolo 13
*** Me, She and the madness ***


Sono avvolta dal buio da un tempo indefinito…

Me, She and the madness

 

 

 

 

Sono avvolta dal buio da un tempo indefinito…

È come se mi trovassi sospesa nello spazio e nel tempo…

Sono chiaramente incosciente… ma il fatto che sia arrivata a questa conclusione non è molto coerente con lo stato in cui dovrei essere… non dovrei capire nulla! E invece mi rendo perfettamente conto di trovarmi in una sorta di limbo.

Cammino, senza sentire la consistenza del suolo sotto i miei piedi nudi, che vagano incessantemente in questo spazio senza forma… ritornando indietro quando sento le voci dei cavalieri chiamare il mio nome.

Avverto il cosmo di Virgo tentare di raggiungermi, per poi andare a scontrarsi contro una sorta di barriera posta alle mie spalle, che emette una luce chiara e vivace quando si scontra col suo cosmo.

La voce di Mu mi raggiunge come un’eco flebile, che va a disperdersi subito, perdendosi tra i meandri di questo posto infinito, per poi ritentare di raggiungermi, riuscendoci ogni volta di meno… come se i suoi continui tentativi non facessero che indebolirlo.

Non avverto nulla. Ne i dolori muscolari dovuti al precedente scontro, ne il bruciore che avvertivo alla fronte, ne… il mio peso. Mi muovo, ma è solo la mia vista a darmi una percezione del movimento… come se fossi… incorporea…

Ad un certo punto il cosmo di Virgo, come la voce di Mu, rinuncia nel suo intento, e un silenzio profondo e solenne mi avvolge… mentre il buio sembra infittirsi…

Ma ciò non mi spaventa. Nonostante la solitudine e il totale isolamento da quella che definisco realtà, non avverto nulla di minaccioso…

Continuo a camminare, fino a quando, con mia somma sorpresa, su quello che definisco suolo si formano dei cerchi concentrici… simili a quelli che si formano in una pozza d’acqua quando la superficie viene turbata…

Mi fermo, restando a guardare i cerchi assumere man mano dimensioni sempre più grandi, fino a raggiungermi e inghiottirmi.

Continuo a stare immobile, notando ad un certo punto un luccichio… un riflesso… per poi veder comparire dal nulla uno specchio di dimensioni umane incorniciato d’oro… che dopo un po’ riflette la mia immagine.

Resto a guardare incantata il mio riflesso… soffermandomi su un simbolo che ritrae un crescente di luna, posto al centro della mia fronte…

In un attimo, si fa largo in me la consapevolezza che il riflesso non rifletta esattamente la mia immagine…

Ciò che mi accomuna all’immagine riflessa sono i capelli ricci e lunghi, scuri, come gli occhi, il cui taglio anche è molto simile al mio. Le sue forme sono però più armoniose… rivestite da un abito lungo, simile ad un sari, dai colori caldi in cui prevale il rosso, ornato da rifiniture dorate e dalle maniche ampiamente sbracciate, dalle quali fuori escono due braccia a testa…

Questo particolare, seppur a tratti impressionante e suggestivo, non m’infastidisce… ma mi da, più che altro, un senso di familiarità… così come il sorriso che mi rivolge la donna… che ho ormai capito non essere me… o forse…

-         Mi hai riconosciuta? – sento chiedermi improvvisamente, senza però assistere al muoversi della sua bocca…avvertendo le sue parole arrivarmi scandite con infinita grazia e meticolosa lentezza.

Annuisco titubante, rispettando il religioso silenzio che sembra averci avviluppate, pronta ad ascoltare ciò che ha da dirmi.

Ma il suo di silenzio m’induce a pensare che si aspetti qualche domanda…

-         Dove siamo? – riesco a chiederle, sorprendentemente, senza muovere le labbra, così come ha fatto lei, sorvolando poi sul sistema di comunicazione, guardandomi intorno ricordandomi del posto surreale in cui ci troviamo.

-         All’interno della tua anima – mi risponde semplicemente lei, senza sorprendermi. Paradossalmente… mi aspettavo anche questo…

-         Cos… perché? – le chiedo, aggrottando la fronte per sottolineare la domanda postale, mentre, con difficoltà, riesco a stento a tenere a freno altre domande che mi affiorano improvvisamente in mente, desiderose di trovare finalmente risposta.

-         Chiedere il motivo per il quale avvengono determinate cose è la domanda più superflua che l’uomo possa porsi… così come è un dispendio di energie inutili affaticarsi tanto per trovare delle risposte… - .

Resto a guardarla incantata… un po’ amareggiata per il responso.

-         Ogni uomo segue il percorso che gli dei hanno scelto per lui – continua, con la stessa grazia e meticolosa lentezza usata dall’inizio. – Ciò nonostante… non viene considerata una colpa il desiderio di chiarezza. – Un briciolo di speranza si rifà vivo in me. – L’unico rischio nel quale possono incorrere gli esseri umani sta nel perdersi nei meandri di una verità a loro ignota… ma se saranno tenaci, come hai dimostrato di essere tu, potranno godere della luce della sapienza… - .

Tenace? Mi è precipitato tutto addosso improvvisamente…

La vedo scuotere la testa e sorridere, come a dare una risposta a ciò che ho appena pensato. Forse, se ci troviamo dentro di me come dice, riesce ad avvertire chiaramente i miei pensieri senza che le porga direttamente la domanda intenzionalmente… sistema che mi confonde un po’ a dirla tutta…

-         È da sempre che stai cercando la verità. Puoi negarlo? - .

Rifletto, per poi scuotere la testa negativamente, ricordandomi di tutte le volte in cui, in passato, mi sia sempre chiesta chi fossi e da dove venissi.

Sto per chiederle perché si sia manifestata solo adesso, se è da tutta la vita che cerco delle risposte, poi però mi zittisco, ricordandomi ciò che ha detto in merito agli uomini che si pongono domande superflue…

-         Non eri pronta. – mi risponde, sorprendendomi. – Non eri ancora pronta ad accettare una realtà diversa da quella che eri abituata a considerare tale. -.

Rimango senza parole, valutando attentamente le sue.

-         Sono riuscita a farmi accettare da te solo perché Athena per prima si è manifestata, mostrandoti il reale dal quale provengo e permettendomi di accedere e farmi spazio in te grazie alla consapevolezza che ti aveva colta. - .

Non capisco…

-         La tua convinzione basata sulla non esistenza delle divinità era più forte della mia presenza in te, tanto forte da riuscire a relegarmi in uno spazio insulso rispetto alla tua reale capacità di accogliermi. - .

-         Sono stata sempre in te… dalla nascita - .

Tutt’a un tratto mi passa davanti agli occhi l’immagine di Saori Kido

Lei annuisce, rispondendo positivamente alla domanda che mi sono posta.

-         Sei come lei – mi conferma la figura che scorgo nello specchio, annuendo appena col capo per sottolineare la sua affermazione. – Ma la mia presenza all’interno del tuo corpo è provvisoria -.

-         Provvisoria? – le chiedo confusa, continuando a comunicare mentalmente.

-         Se non si fosse manifestato il nemico il mio intervento non sarebbe stato necessario, e tu avresti continuato a condurre la tua vita normalmente, inconsapevole della mia presenza in te - .

Resto a guardarla perplessa, senza interromperla, timorosa che possa smettere di spiegarsi.

-         Potrai comunque contare in questa guerra dell’aiuto di Athena, che più di una volta si è dichiarata alleata del nostro signore, vertendo entrambi nella stessa direzione - .

Certo…

Shiva è una divinità benefica… immagino che con Athena vada più che d’accordo, trattandosi quest’ultima della dea della giustizia.

Un momento… guerra???

Improvvisamente la pseudo barriera posta alle mie spalle ricomincia a emanare scintillii, e la voce di Mu torna a farsi sentire, invogliandomi a svegliarmi.

Mi volto leggermente alle mie spalle, per poi scorgere sul viso della dea fiorire un sorriso.

-         Lascia che ti indichino la strada – dice infine, prima di sollevare un palmo verso di me e spingermi lontana da lei.

 

Riapro gli occhi lentamente, sbattendo le palpebre più volte per riuscire a focalizzare l’ambiente circostante. Le prime cose che riesco a mettere a fuoco sono gli occhi apprensivi di Mu, che mi scrutano attentamente, senza far trasparire eccessiva ansia, così com’è tipico del loro possessore, di cui, nonostante tutto, riesco a sentirne il cosmo turbato, ridimensionarsi, però, non appena il mio sguardo si posa su di lui.

Solo allora sento qualcosa allontanarsi dalla mia fronte, e spostando lo sguardo alla mia destra riesco a scorgere la mano candida di Shaka scostarsi da me, vedendo poi i suoi occhi chiudersi, ricostituendo la sua solita classica espressione.

-         È tornata in se – pronuncia, rivolgendosi a qualcuno alle sue spalle, e poco dopo vedo sporgersi verso di me un viso noto, a cui ho pensato anche durante la conversazione svoltasi poco fa.

Resto a guardare Saori per un momento, chiedendomi se sappia o se perlomeno abbia capito che, a quanto pare, siamo molto più simili di quanto pensassi.

-         Lasciateci sole, cavalieri – chiede ai ragazzi, che ubbidiscono subito ai suoi ordini, facendole un leggero inchino e abbandonando la camera, sotto la cui soglia, appoggiato al muro, c’era anche Aioria, a braccia conserte e con un’espressione indecifrabile a governargli il viso.

Inspiro ed espiro a fondo, cercando di assimilare a pieni polmoni l’aria proveniente dalle finestre aperte, porgendo particolare attenzione alla stoffa pregiata di cui sono costituite le tende che le adornano, il cui stile non ha nulla a che fare con la prima casa.

Probabilmente devo trovarmi in una delle stanze private della Kido.

-         Ti trovi al tredicesimo tempio - .

Ecco, appunto.

Provo a sollevare la schiena lentamente, per poi puntare i gomiti sul soffice materasso per agevolarmi nell’intento.

-         Non sforzarti – mi consiglia Saori, sistemandosi su una delle poltrone in stile liberty poste accanto al letto.

Indipendentemente dal voler o meno darle ascolto, mi ritrovo, mal volentieri, a ristendermi. Mi sento incredibilmente debole.

-         Come ti senti? – mi chiede lei, dimostrandosi perspicace.

-         Come se mi avessero fatto fare un viaggio dimensionale… - rispondo sarcasticamente, riferendomi chiaramente a ciò che, credo, mi sia accaduto poc’anzi.

I suoi occhi chiari si spalancano un po’, dandomi l’impressione di essere sorpresa, più che infastidita, da quella risposta.

     -   L’hai dunque… - .

     -   Incontrata – termino io per lei, comprendendo a volo a cosa volesse riferirsi, portandomi poi una mano a massaggiarmi la testa, incappando subito nei grovigli che si spacciano per capelli. Prima di entrare in contatto col cranio passano strati e strati di ricci ribelli… prima o poi mi faccio rasare tutta la testa!

Un pensiero mi distrae dalla mia guerra dichiarata ai capelli, facendomi riaprire gli occhi e spostare lo sguardo su Saori.

-         Tu lo sapevi - .

I suoi occhi, rivolti alle mani intrecciate sul grembo, si risollevano a loro volta su di me.

     -   Non esattamente - .

Volente o nolente, decido di fare un piccolo sforzo e di mettermi, se non proprio seduta, perlomeno più rialzata, piegandomi il cuscino sotto la schiena, che riesce ad offrirmi una migliore visuale di quella che avevo precedentemente.

-         Nonostante qualche dubbio sulla tua identità insinuatomi dalla prima volta che hai messo piede nel santuario, non ho capito subito esattamente chi fossi… - .

Il mio sguardo si ferma su di lei, immobile nella sua postura composta.

-         Non facendo parte della mia famiglia, non mi è stato facile attribuire un riferimento al tuo cosmo. - .

Continuo a osservarla, incapace di spiccicare parola, sorpresa come sono dal notare la sua naturalezza nel parlare di tutto ciò.

-         Solo quando sono venuta a conoscenza delle tragedie che hanno travolto l’India mi è venuto qualche dubbio… ma sinceramente, considerando l’irruenza del tuo carattere, pensavo reincarnassi l’opposto di ciò che invece ti ritrovi a dover reincarnare…-.

Ah ah ah.

-         Pensavi dunque che reincarnassi Kalì - .

Saori annuisce immediatamente, senza scomporsi.

-         Per questo mi hai trattata a pesci in faccia? - .

Sul suo volto si dipinge un’espressione mista a stupore e sdegno.

-         Oppure t’infastidiva il semplice fatto di dover dividere il suolo del santuario con un’altra reincarnazione, indipendentemente dalla sua natura? -.

Al diavolo i conformismi! Scopriamo le carte una volta e per tutte! Non mi è mai piaciuto agire per ripicche!

-         Io mi sono semplicemente limitata ad accoglierti come un’ospite, prima ancora che come un qualsiasi tipo di… - .

-         Oh, ho dunque frainteso io la tua imposizione imperiosa e il tuo atteggiamento altezzoso nel trattarmi come l’ultima ruota del carro nonostante fosse di me che vi sareste dovuti occupare, facendomi sentire come una cavia! Perdonami per non aver afferrato… la mia concezione di “ospitalità” non combacia esattamente con la tua! - .

Gli occhi violacei della mia interlocutrice si spalancano ulteriormente, mentre le sue mani afferrano i braccioli della poltrona, prendendo a stringerli convulsamente.

-         Non mi hai dato modo di spiegarti! - .

-         Non mi hai dato modo di capire! - .

-         Perché sembrava non volessi in alcun modo utilizzare le orecchie, presa com’eri dall’utilizzare in modo sconveniente la bocca! - .

-         Non potendo difendermi fisicamente, ho dovuto perlomeno difendermi verbalmente, non credi? -.

-         Sei partita dal presupposto che volessimo farti del male! - .

-         Forse perché anche la mia concezione di “vita” non combacia esattamente con la tua… l’esperienza mi ha insegnato a non fidarmi degli altri ciecamente! Ma non mi aspetto che una avvolta dall’ovatta e dal lusso possa comprendere tal tipo di ragionamento…- .

-         Cosa centra la mia condizione sociale? Credi che questo, nel corso del tempo, abbia evitato di espormi a rischi in prima persona? In quanto reincarnazione della dea Athena ho delle responsabilità! - .

-         Certo, ma hai anche una ventina di persone pronte a schierarsi in prima fila per difenderti per evitare di “esporti in prima persona” - .

Colpita e affondata.

Ha richiuso la bocca, prendendo a fissarmi stralunata, probabilmente incapace di replicare.

-         Tu credi davvero che… - .

-         Io non credo nulla, Saori. – la interrompo nuovamente, continuando a esporre i miei pensieri per dare un taglio a questa conversazione, che su tutto avrebbe dovuto volgere tranne che su uno sfogo personale. – È più che ovvio che io non possa nemmeno lontanamente immaginare cosa significhi ricoprire un ruolo come il tuo, avendo scoperto a mia volta da poco di ricoprirne uno praticamente uguale… - .

La presa sui braccioli sembra allentarsi, così come la sua espressione posta sulla difensiva.

-         Non è questo di cui ti sto accusando. Il fatto che tu abbia dato tutto per scontato mi ha fatta incazzare. E non poco. - .

Ora la sua espressione è ritornata lievemente sorpresa.

Abbasso per un attimo lo sguardo, rialzandolo poi in direzione di una delle finestre aperte, prendendo a osservare la luce del sole che proviene da fuori.

-         Io non ce l’ho mai avuta con te in prima persona. Mai. - .

Non la sto guardando, ma riesco perfettamente a immaginare che lei invece mi stia osservando.

-         Il solo sentir parlare di “giustizia” mi dava sui nervi… - .

Inchiodo letteralmente lo sguardo alla finestra, perdendomi tra vari ricordi.

-         Per me il nome di Athena non aveva alcun valore – mi volto verso di lei, vedendola assumere un’espressione infastidita. – Non riuscivo a concepire alcun tipo di giustizia nel pensare che il mio maestro fosse stato ucciso per colpa mia. Mi sono letteralmente rifiutata di accettare… - .

Le mani di Saori hanno smesso di stringere i braccioli di poltrona e le si sono ricongiunte in grembo, in un gesto apparentemente calmo, ma in realtà meccanico.

-         Di accettare che Athena, dea della giustizia, esistesse, nonostante di giustizia al mondo se ne veda ben poca. Che tu, plurimiliardaria, la reincarnassi, chiedendomi quindi in che razza di modo potesse agire qualcuno che non abbia ricevuto un addestramento volto al combattimento, considerando che Athena, che io ricordi, viene considerata dalla mitologia greca una guerriera, e tu non sembri essere nemmeno lontanamente il tipo che si sporca le mani. A meno che le apparenze, come al solito, non ingannino, e sotto tutti quegli strati di tessuto non nasconda qualche arma segreta - . Al diavolo, le ho detto anche questo! -  Che Shaka e Mu ti servissero… che indossino un’armatura per proteggere se stessi, ma prima di tutto te… - .

Lei ha adesso chiuso gli occhi, in un gesto di consueta calma. Non so se aspettarmi una risposta altrettanto pacata, o uno dei trattamenti che mi ha riservato più volte nel salone principale della tredicesima. Per sicurezza afferro con entrambi le mani i bordi del materasso. Non vorrei che mi defenestrasse, considerando soprattutto che le risulterebbe semplicissimo, vista la vicinanza del letto alle finestre…

-         Dal tuo parlare al passato devo dunque dedurre che le tue idee siano cambiate? – mi chiede inaspettatamente, con molta calma, riaprendo gli occhi e prendendo ad osservarmi attenta, ma senza astio.

-         Beh… sono appena stata contattata dalla consorte di Shiva, che sembra risieda nel mio corpo da quando sono nata e che ha tutta l’aria di voler partecipare ad una certa guerra di cui non ho capito un granchè… considerando che non faccio uso di sostanze stupefacenti poiché le considero altamente dannose per l’organismo… e che non bevo dall’ultima volta che Mu ha promesso di farmela pagare se avessi sbrattato di nuovo in seguito ad una bravata… - .

A giudicare dall’espressione sconcertata di Saori, quest’ultima avrei anche potuto risparmiarmela.

     -   … considerando, insomma, che non c’è nulla, a parte le botte in testa da te stessa procuratemi precedentemente, che possa aver mandato in tilt il mio sistema nervoso, direi che non ho mezzi per mettere in discussione ciò a cui ho appena assistito. Sono la reincarnazione di Parvati. - .

Solo nel momento in cui lo pronuncio lo realizzo davvero, spalancando gli occhi di botto, impallidendo e cominciando a sudare fredda, mentre le membra cominciano a tremarmi.

-         Sono la reincarnazione di Parvati?! IO??? No, no, no, no, no, no… non è possibile! - . Lancio letteralmente via le coperte che mi coprono, facendole volare ai piedi del letto, mentre Saori sobbalza, particolarmente sorpresa per la mia improvvisa reazione.

-         No… è sicuramente uno scherzo… senz’alcun ombra di dubbio! – esclamo, prendendo a camminare nervosamente in tondo per la stanza.

-         Reiko… calmati - .

-         Calmarmi? Calmarmi?! No, dico… CALMARMI?! – sbraito contro Saori, che si è ormai alzata in piedi e allontanata da me, portandosi alle spalle della poltrona sulla quale sedeva.

-         Non c’è motivo di reagire così… - .

Questa volta è la mia espressione a diventare sbigottita, mentre i miei occhi tendono a darle fuoco.

-         Non c’è motivo? – le chiedo, avvicinandomi di più a lei, che si allontana, ponendo una bella distanza tra noi, raggiungendo così la porta. – Non c’è motivo?!? - .

Mi volto verso la finestra, portandomi entrambe le mani tra i capelli, prendendo a stringerli tra le dita.

-         Tatsumi! – urla alle mie spalle Saori, dopo aver aperto la porta. – Tatsumi! Prepara della camomilla, svelto! - .

La lascio perdere, cominciando a ricordarmi di tutta la conversazione che abbiamo avuto…

Anziché concentrarmi su quello che mi è successo, ci siamo messe a parlare di tutt’altro… cioè… io… e ripeto, IO… no… no, no, no, no, no!

Senza pensarci due volte mi rivolto verso Saori, la raggiungo e la supero, dandole una piccola spinta per farla spostare dall’uscio della porta, che la manda a sbattere contro il muro di fronte, senza però procurarle alcun danno.

Le avessi riservato lo stesso trattamento che lei ha riservato a me per ben due volte allora sì che si sarebbe fatta male!

-         Dove stai andando? - .

La sua voce allarmata mi raggiunge ovattata… tutto intorno a me sembra… estraneo…

Percorro il lungo corridoio elegante, tralasciando i particolari lussuosi che lo caratterizzano, raggiungendo poi la sommità della lunga scalinata che conduce al piano di sotto. Poggio una mano al muro per darmi un po’ di equilibrio… non so da cosa dipenda… probabilmente dal fatto che non mi sia ancora completamente ripresa… ma continua a girarmi la testa…

-         Ehi! Cosa stai facendo? - .

Non c’è bisogno nemmeno che focalizzi la persona che mi ha posto questa domanda tanto intelligente… senza contare che ormai il suo timbro di voce lo riconoscerei tra mille…

-         Scendo le scale – rispondo con ovvietà, guadagnandomi un’occhiata sorpresa da parte di tutti i bronzini, comodamente seduti sui divani che arredano il piano sottostante, accorgendomi solo in quel momento di una quinta persona, in piedi accanto ad una finestra, con le braccia e le gambe incrociate e con un’espressione imbronciata stampata sul volto, che dà chiaramente l’impressione di essere una personcina poco trattabile.

-         Torna immediatamente indietro! - .

Un uomo in tenuta nera elegante, di mezz’età e dal capo pelato mi si para davanti, aspettandomi con sguardo arcigno all’imbocco delle scale, che sto quasi per raggiungere.

Il pelato viene subito raggiunto da Hyoga e da Shiryu, entrambi ancora notevolmente sorpresi dalla mia andatura barcollante, a cui sto cercando in tutti i modi di dare una parvenza normale.

-         Fate in modo che non si faccia del male, è confusa! – urla Saori, sporgendosi dalla balaustra del piano di sopra. Intorno a me continua ad essere tutto stranamente ovattato… perfino le voci continuano ad arrivarmi così…

-         È un sogno. Nient’altro che un sogno – pronuncio, non accorgendomi di essere arrivata praticamente davanti al pelato, che mi ha letteralmente placcata, ponendosi davanti a me in modo da non darmi possibilità di movimento.

-         Ritorna su! – pronuncia, infondendo nella voce un tono di ordine che mi da sui nervi.

-         È già un miracolo che sia riuscita a venire giù… - mi viene da rispondergli, riferendomi alla difficoltà riscontrata nel trascinarmi come un peso morto, incurante del suo sguardo severo e di quello perplesso dei ragazzi che sono alle sue spalle.

Capendo che non ha alcuna intenzione di spostarsi, mi vedo costretta e spostarlo da me allo stesso modo con cui ho spostato Saori dalla porta, facendolo indietreggiare e inciampare su un grosso tappeto posto alle sue spalle, sul quale cade - alquanto fortunato – attutendo marginalmente la caduta.

Approfittando del fatto che Shiryu e Hyoga si siano chinati ad aiutarlo, mi sposto, continuando a tenermi con una mano al muro, che diventa il mio punto di riferimento per gli spostamenti.

-         Reiko - .

Mi volto, riuscendo a riconoscere – con somma difficoltà, dal momento che lo vedo offuscato – Shun, che mi osserva coi suoi occhi di cerbiatto, affiancandosi poi a me per offrirmi probabilmente il suo aiuto.

Alzo il palmo libero della mano e lo rivolgo verso di lui, rifiutando il suo aiuto, intravedendo alle sue spalle Seiya, precedentemente stravaccato sul divano, alzarsi e dirigersi a passo spedito verso di noi, e l’altro tipo che non ho mai visto continuare a restare accanto alla finestra, osservandomi all’erta coi suoi occhi scuri come braci.

-         Che accidenti fai? Possibile che ogni volta ti vedo sempre peggio? – mi chiede Seiya, aggrottando la fronte e aspettandosi probabilmente una risposta, che non arriva, concentrata come sono dal tenermi in piedi.

-         Perché ti devo sopportare anche nei sogni? – chiedo con un filo di voce, incurante del fatto che mi abbia sentito o meno, riprendendo a camminare tenendomi sempre con una mano al muro.

-         Eh? Che ha detto? – chiede lo sveglio cavaliere di Pegasus al cavaliere di Andromeda, che, com’è tipico della sua gentilezza, inizia a seguirmi, tenendosi però a debita distanza da me per non creare contatti fisici che possano infastidirmi.

-         Cos’è successo? – mi chiede col suo solito tono dolce, invogliandomi ad essere gentile grazie solo al tono che ha usato nel rivolgersi a me.

-         Non lo so… so solo che non riesco a svegliarmi… nonostante il sogno stia diventando alquanto strano… - .

-         Non stai sognando, Reiko - .

-         Oh, sì che sto sognando… non può essere altrimenti… - .

-         Per quale motivo? - .

Mi sfugge una risata divertita, che lo fa zittire e prestare attenzione.

-         Ti sembra possibile che io, nella realtà, sia la reincarnazione della dea Parvati? La sposa di Shiva? Eh? – riprendo a ridere, in preda ad un attacco di euforia simile a quello che mi coglie in seguito ad una sbronza.

Shun sembra essere rimasto pietrificato… ma non mi soffermo più di tanto sulla sua reazione, presa come sono dal non piegarmi sulle mie stesse gambe, che sembrano non voler reggere più il mio peso.

Mi trascino lungo il muro, stando ben attenta a non cadere, mentre alle mie spalle sembra sia scoppiato il caos. Sento qualcuno chiamarmi… qualcun altro ripetere ciò che ho detto a Shun… la porta principale aprirsi e dei passi avvicinarsi.

Quasi non mi accorgo di essere arrivata in prossimità di una porta, e quando sento la consistenza del pomo della maniglia sotto alle mie mani, senza pensarci due volte, la apro, intrufolandomici all’interno e chiudendomela a chiave alle spalle.

Mi lascio scivolare lungo il muro accanto, sedendomi finalmente a terra e raccogliendomi la testa tra le mani, mentre dei fastidiosi battiti percuotono la porta e delle voci chiamano il mio nome…

Piantatela… Piantatela tutti…

Rialzo lo sguardo, cercando di focalizzare l’ambiente circostante, riuscendo a capire quasi subito di trovarmi in un bagno… un gran bel bagno, non c’è che dire…

Cielo… se comincio ad ammirare la manifattura della vasca e il fascino del water devo stare seriamente male…

Mi trascino a gattoni verso la vasca, sedendomi sul gradino che la tiene rialzata dal pavimento di mattonelle bianche dalle striature rosate, prendendo poi a dondolarmi su me stessa per cercare di contribuire al mio inconscio… che da solo non riesce a farmi uscire da questo incubo…

Io la reincarnazione di Parvati

Mi sollevo, afferrando con una mano il lavandino, posto poco lontano da me, aprendolo e rinfrescandomi il viso con l’acqua fredda, osservando poi il mio volto pallido nello specchio, conducendo poi una mano verso il mio riflesso…

Ormai i richiami all’esterno della porta non mi raggiungono quasi più… nonostante non smettano un attimo di cercare di attirare la mia attenzione…

Le voci che mi chiamano si alternano e si confondono… creando nient’altro che un brusio che fa da sottofondo ai miei ragionamenti…

-         È tutto un sogno – ripeto ad alta voce, come a confermare a me stessa che sia effettivamente così.

-         Non è un sogno – ripete inaspettatamente il mio riflesso, facendomi spalancare gli occhi e immobilizzare la mano sullo specchio. Il sudore che m’imperla la fronte si è ormai confuso alle goccioline d’acqua della quale mi sono servita poc’anzi… ma ciò non m’importa. Ogni singolo muscolo del mio corpo è teso, ed io sono incapace di fare qualsiasi cosa. Che sia urlare, tremare, piangere o reagire in qualsiasi altro modo.

-         Reagisci! – mi ordina il mio riflesso, nel quale riconosco i lineamenti della dea, con una sfacciataggine più pronunciata della mia, e prima ancora che possa pensarlo, la mano che precedentemente accarezzava lo specchio è adesso immersa nella parete che lo reggeva, chiusa a pugno. Attorno a me schegge di diverse misure s’infrangono al suolo, emettendo dei rumori secchi, alcune delle quali mi arrivano ai piedi, graffiandomeli, ma non ferendomeli particolarmente. A differenza della mano, che è quasi irriconoscibile, coperta com’è dal sangue, di cui qualche goccia va a infrangersi, come le schegge sul pavimento, nel lavandino, rovinando la sua limpidezza.

Appena ho razionalizzato il gesto appena compiuto, ritraggo la mano, lasciando sfuggire appena qualche lacrima per il dolore lancinante che sto avvertendo.

E se riesco ad avvertire dolore… vuol dire che non sto sognando.

La porta viene buttata letteralmente giù, provocando un fracasso immenso, e istintivamente, con la mano non ferita, sollevo una delle schegge di vetro più grandi, volgendola minacciosamente verso la persona appena entrata, che mi accorgo solo dopo essere il ragazzo che mi osservava indifferente accanto alla finestra.

-         Ikki! – sento urlare Shun, appena entrato, rivolgendo uno sguardo preoccupato al ragazzo che ha sfondato la porta, per poi rivolgere uno sguardo basito verso di me. – Oh, Athena… Reiko! - .

-         Sta lontano! – gli intimo, volgendo la scheggia verso di lui. – State lontani! – urlo nuovamente, incurante delle lacrime che continuano a bagnarmi il volto, rivolgendo poi l’improvvisata arma verso l’altro ragazzo.

-         Lasciatemi sola… per favore… - supplico infine… esausta dal dovermi difendere sempre da tutto e tutti… mortificata per l’ennesima scenata di cui mi sono resa protagonista… imbarazzata dal farmi vedere continuamente in lacrime… non ne posso più, non ne posso davvero più…

Lancio la scheggia che impugnavo contro il muro di fronte, facendola disintegrare ulteriormente, volgendo poi uno sguardo supplichevole verso il ragazzo che Shun ha chiamato Ikki, che mi osserva per un attimo, con un’ermetica e impassibile espressione, per poi voltarsi e fare un cenno con la testa a Shun per farsi seguire.

Il dolce cavaliere di Andromeda lancia al ragazzo, ormai uscito dal bagno, uno sguardo smarrito, per poi voltarsi verso di me e rivolgermi un’occhiata dispiaciuta, prima di seguire – lo avverto – mal volentieri l’esempio del primo, e lasciarmi finalmente da sola.

Chiudo gli occhi, poggiando la testa sul freddo e duro bordo della vasca alle mie spalle, lasciando che il silenzio che ormai si è diffuso nella casa mi consoli.

 

Quando riapro gli occhi non riesco minimamente a immaginare quanto tempo sia trascorso. La mano ferita mi si è ormai addormentata. Non la sento quasi più. La macchia di sangue, sotto di lei, si è allargata all’inverosimile… ma non sembra stia sanguinando ancora… altrimenti avrei già detto addio alla mia patetica esistenza…

Improvvisamente un rumore leggero di passi attira la mia attenzione, facendomi mettere in all’erta, nonostante non abbia la forza di muovere un solo singolo muscolo. Ma non ce n’è bisogno…

Non mi sorprendo minimamente nel vedere la figura di Mu stagliarsi sul ciglio della “fu” porta, osservando con discrezione i danni procurati dalla mia ultima follia, senza mai però sollevare lo sguardo su di me, così mi limito a chiudere nuovamente gli occhi, per non dover sostenere il suo sguardo indagatore, qualora volesse delle spiegazioni.

Inaspettatamente, lo sento entrare e andare a sedersi all’altra estremità del gradino sul quale sono seduta io, senza emettere un minimo sospiro o segno di spazientimento.

Si limita a stare in silenzio… senza neanche tentare di scavarmi dentro per cercare qualche risposta…

Improvvisamente, senza sapere per quale preciso motivo e soprattutto perché adesso, mi ritornano in mente alcune parole di una canzone che mi capitò di sentire un po’ di tempo fa… un gruppo occidentale se non erro…

Com’è che faceva? And Iuhm And I don’t

C’è qualcuno che la sta sentendo nel santuario… a volume anche piuttosto alto… considerando che riesco a sentirla pur stando nel bagno della tredicesima casa…

Death Mask? Ce lo vedo tranquillamente ad ascoltarsela sbattendosene altamente di abbassare il volume… solo che il genere non gliel’avrei mai attribuito… e considerando che detiene la quarta casa… un tantinello distante dalla tredicesima…

-         Finirà col farsi richiamare di nuovo… - pronuncia improvvisamente Mu, sospirando e scrollando la testa.

Mi volto lentamente verso di lui, incurante dei dolori muscolari, che a quanto pare non hanno alcuna intenzione di abbandonarmi.

-         Milo – continua Mu, rispondendo alla domanda che mi sono posta.

Ma certo… perché non ci ho pensato prima?

-         Conosco questa canzone – riesco a mugugnare, cercando di far uscire un minimo di voce decente.

Mu si volta verso di me, mentre io prendo a fissare un punto a caso davanti a me.

-         Ma non riesco a ricordarmi le parole… mi è tornata in mente grazie a Milo… se solo alzasse un po’ più il volume… - .

Mi volto, vedendo gli occhi di Mu spalancarsi appena, preso alla sprovvista.

-         Solo un po’… - .

Mi sorride, portando lo sguardo a sua volta davanti a se e chiudendo gli occhi.

Un attimo dopo, oltre alla melodia appena accennata, riesco a sentir riecheggiare anche le parole, e prendo a canticchiarle sotto voce nel punto che preferisco in assoluto.

-         And I don’t want the world to see me… ‘cause I don’t think that they’d understand… when everything’s made to be broken… I just want you to know who I am… - .

Tossisco, riuscendo a portarmi solo successivamente una mano a coprirmi la bocca, scusandomi mentalmente col cantante per avergli rovinato il finale.

Sento Mu ridacchiare, per poi vederlo scostarsi appena dal gradino per abbassarsi la zip della felpa che indossa e sfilarsela, per poi passarmela attorno alle spalle, invitandomi a imitare il suo gesto. Aiutatami a spostarmi con la schiena dalla vasca, mi aiuta anche a riposizionarmi più comoda.

Chiusi per un attimo gli occhi, li riapro, spostando lo sguardo sulla mano ferita, che continua a farmi male.

-         Morirò dissanguata… - sussurro, riferendomi al sangue che ha ripreso a fuoriuscire in seguito ai movimenti compiuti per agevolare Mu nel coprirmi.

La sua mano, velocemente e delicatamente, si porta subito sulla mia, cicatrizzandomi all’istante ogni ferita, dopodiché mi afferra il braccio e lo conduce intorno alle sue spalle, mentre l’altra mano passa sotto alle mie ginocchia, sollevandomi di peso, uscendo infine dal bagno.

-         Non morirai, Reiko – lo sento dirmi, mentre mi conduce fuori dalla tredicesima casa, che sembra essere diventata deserta.

-         Non lo permetterò… - sento aggiungergli in un sussurro dopo un momento.

Stando ad occhi chiusi, con un orecchio poggiato al suo petto – e con quindi una buona percentuale uditiva fuori uso – non so se ho davvero sentito quello che credo di aver sentito… ma il fatto di averlo anche solo immaginato mi consola… queste sarebbero state sicuramente le parole che mi avrebbe rivolto… e il suo cosmo così caldo e accogliente ne è la conferma.

-         Ehi, voi due - .

Sollevo appena un po’ il capo, vedendo la figura di Aphrodite stagliarsi all’imbocco delle scale conducenti alla sua casa.

-         Dite a quel cafone di abbassare il volume? Ve ne sarei grato, grazie. - . E la sua andatura elegante lo riconduce all’interno della propria casa.

Quando siamo abbastanza lontani, sia la mia risata che quella di Mu si diffonde nell’ambiente.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo dell’autrice…

 

Ce l’ho fatta!!! Questo capitolo era previsto per maggio… in questo mese ho un mucchio di cose da fare… ma temevo vi foste dimenticati di me nel frattempo ç__ç senza contare che è passato già un mucchio di tempo dall’ultimo aggiornamento… quindi…

Ebbene, capito chi è Reiko? Come al solito, ulteriori chiarimenti nei prossimi capitoli ^__^

Il chiarimento che va fatto assolutamente adesso, però, riguarda la canzone che sente e canticchia Reiko, che io ho segnalato in corsivo per indicare che non mi appartiene e i diritti appartengono ai rispettivi autori… che non vi svelerò per vedere se la riconoscete… dai che è facile!!! Senza contare che è bellissima *Q* un abbraccio stritolante doppio a chi indovina! XD

Ora passiamo ai ringraziamenti… ma prima di ringraziare i commentatori di Somebody, volevo inchinarmi di fronte alle persone che hanno preso in considerazione il tributo partorito dalla mia mente malsana per il compleanno di Mu, quindi GRAZIE MILLE a Manila, Spartaco e YamaMaxwell per aver commentato “Un giorno qualunque” *inchino* lieta di sapere che vi sia piaciuta ^__^ Senza contare la sorpresa di:

a)     essere riuscita a guadagnarmi un’altra lettrice di Somebody (Spartaco, per l’appunto);

b)     aver riletto un commento di Manila *__* che credevo ormai annoiata dalla mia storia ç__ç lieta di averti riletta caVa *__*.

Ora passiamo alle fedelissime della storia u__ù:

-         mon-chan: caVa, come vedi qui le cose sono sempre imprevedibili (o almeno spero di averle rese tali >__>) e succedono sempre un mucchio di cose di tanto in tanto… pensavi che mi fossi dimenticata di una certa personcina, eh? fammi sapere se sei contenta di aver letto anche di lui u__ù che ovviamente non farà solo questa comparsa XD baci;

-         SnowFox: carissima, come vedi gli scatti di Reiko non sono terminati… ma capitano tutte a lei poverina!! Una sana di mente avrebbe accettato le cose tranquillamente? Reiko fa la spavalda… ma in fondo è tanto spaventata, piccina ç__ç Lì è tutto più grande di lei ç__ç spero che questo capitolo, seppur a tratti confusionario, introspettivo e alquanto pesantuccio, ti sia piaciuto ^__^ un bacione!;

-         YamaMaxwell: guarda… con Reiko non si può mai sapere… chissà che non concretizzi sul serio ciò che pensa di fare ^__^ Continui a non sopportare Mu? Fammi sapere… adoro i tuoi trip mentali… perché senza saperlo m’ispiri! Un abbraccio stritolante!!!;

-         Semplicementeme: devo chiedere a Saga e Kanon di intervenire più spesso *__* Caaaaaaaaaaaara, lieta di leggerti! Oddio, oddio, oddio… una nuova recensitrice! *si strappa i capelli e piange di gioia* XD Grazie per aver speso due parole nonostante non avessi tempo! Non devi assolutamente scusarti, è ovvio che ognuno di noi abbia una vita “reale” all’in fuori di quella “virtuale”, se non fosse così non sarebbe normale e ci dovremmo un po’ tutti preoccupare e riflettere… grazie *__* visto chi è Reiko? Dunque si era capito u__ù complimenti a te che ci hai beccato! Ulteriori spiegazioni prossimamente… don’t worry… nulla viene lasciato in sospeso! Un abbraccio stritolante anche a te!;

-         Ai91: no, non è ancora morto… ma poverino ç__ç non ti sta simpatico nemmeno un po’?? XD grazie mille dei complimenti nonostante un “certo personaggio” sempre presente non ti piaccia ^__^ Bacioni!!!!;

-         Roxrox: cara… e ti perdi con una visione così “casta”? E se te lo facessi apparire sotto la doccia?? XD XD *sbav* effettivamente sbavavo anch’io nell’immaginarmelo vestito così *Q* XD Non sono riuscita ad aggiornare proprio prestissimo… ma aggiornando, stavolta, una certezza ve l’ho data. Curiosa di sapere i risvolti di questa novità? Alla prossima!!;

-         NinfaDellaTerra: caraaaaaaaaaaaaa! Tranquillissima! Vale lo stesso discorso che ho fatto per Semplicementeme! Sono contenta di rileggerti però *__* Pensavo ti avessi annoiata ç__ç Uhm… ti pare di scorgere una sfumatura di leggero rosa, dici? Bah… *fischietta incurantemente*  XD Spero che questo capitolo un po’ più contorto sia piaciuto ugualmente ^__^ un abbraccio stritolante anche a te! Ciao!!;

-         BloodyStar: oh chica ç__ç mi dispiace che ti sia dispiaciuta per Mu ç__ç ma ogni causa ha la sua conseguenza… questo che sto descrivendo e raccontando è un percorso di crescita… ne vedrai a bizzeffe di discussioni poco felici… dovrai abituatici se non vorrai finire col far fallire tutte le fabbriche di tovaglioli di carta XD Fammi sapere se almeno questo ti ha fatta riflettere u__ù e grazie per aver commentato! Un bacione!;

-         Spartaco: *s’inchina, non avendo altre parole per esprimere la commozione di avere una nuova lettrice… per poi saltarle addosso e praticarle l’abbraccio stritolante di persona* XD Unica piccola precisazione… quella che hai letto... la lettera per intenderci… non è il finale…*si porta le mani dietro la testa, fischiettando incurante e allontanandosi* Grazie, grazie, grazie!

 

E grazie ancora una volta (non smetterò mai di ripetermi *__*) alle 25 persone che hanno aggiunto la mia storia tra le preferite, nonché a tutte le persone che leggono in silenzio, sperando un giorno, di leggere qualche vostro commentuccio

Uhm… ora che ci penso… *si volta, afferrando di malo modo Saga e Kanon e portandoli davanti a lei*

[Dite qualcosa! ndHope]

[Ovvero? ndSaga]

[Che dovremmo dire? ndKanon]

[Qualsiasi cosa! Se la volta scorsa siete riusciti a invogliare Semplicementeme a lasciarmi un commentino… potete ripetere la magia… ndHope-con-occhi-languidi]

la ragazza che pecca di troppo altruismo… noi non abbiamo fatto niente…ndSaga]

[E non faremo niente neanche adesso!ndKanon]

[ç__ç ndHope]

 

Un saluto caloroso a tutti!!!

 

HOPE87

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 14
*** New sensations ***


Restiamo immobili per un po’, a squadrarci, mentre il vento soffia e scuote i ca-pelli di entrambi, infrangendo quella che sembrava tanto essere una scena di su-spence di un film

New sensations

 

 

 

Restiamo immobili per un po’, a scrutarci, mentre il vento soffia e scuote i capelli di entrambi, infrangendo quella che sembrava tanto essere una scena di suspence di un film.

Lui continua a fissarmi… con una tale intensità... da farmi ad un certo punto paura…

Non gli ho mai visto quello sguardo così… ah… non saprei nemmeno come descriverlo!

In quelle iridi verdi sono passate così tante emozioni da quando ha sollevato le palpebre, che, per la prima volta da quando lo conosco, non ho saputo ben identificare il suo stato d’animo.

Sembra quasi… che in lui si stia agitando un mare in tempesta…

È agitazione quella che colgo nel suo cosmo… ma un tipo di agitazione… che non saprei se attribuire all’ira, colta nel suo sguardo non appena ha aperto gli occhi, o all’inquietudine, che ho sentito agitarglisi dentro subito dopo…

    -  Che c’è? – trovo il coraggio di chiedergli, rompendo per prima il silenzio, non totalmente convinta di voler sentire la risposta. Risposta che, seppur lo volessi, non mi giunge d’altronde.

Per un attimo riesco nuovamente a intravedere l’ira attraversargli gli occhi

-         Nulla… - mi risponde, abbassando lo sguardo e avvicinandosi, come se poco fa i suoi occhi non avessero quasi preso vita per darmi fuoco.

Il mio sguardo scettico si posa su di lui per poco, giusto il tempo per lasciargli intendere che non mi ha fregata, poi mi volto, non curandomi minimamente del fatto che mi stia seguendo o meno, e inizio a scendere le scale.

Prima lentamente… poi più velocemente, fino a che non mi ritrovo a correre, raggiungendo e superando in breve le prime tre case – o le ultime, volendo prendere in considerazione chi invece sale – fino a quando i miei occhi non vengono calamitati da una folta chioma castana e una maglia rossa dalle maniche rivoltate.

Sarà il pretesto della mia corsa.

-         Seiya! – urlo, riuscendo ad attirare la sua attenzione e quella degli altri bronzes, che stavano scendendo tranquillamente le scale con lui, parlando tra loro fittamente.

Il cavaliere di pegaso si volta, senza curarsi di nascondere un’espressione infastidita non appena capisce chi l’ha chiamato.

-         Sì, dea Parvati? – mi chiede sarcasticamente lui, calcando le ultime due parole volutamente, probabilmente con l’intento di prendermi in giro.

Mi fermo a pochi passi da lui, respirando a pieni polmoni due volte per riprendere fiato – e per non innervosirmi - , spostando gli occhi su tutti i suoi compagni per poi puntarli nei suoi.

-         Posso parlarti un attimo? – gli chiedo, rivolgendogli un tono più cortese e mite possibile, così come i miei occhi, dai quali lascio trapelare un sincero senso di colpa per alcuni degli avvenimenti precedenti che l’hanno coinvolto.

Indipendentemente dal fatto che si sia dimostrato un tale ignorante in maniera mitologica e un tantino sbruffone nel modo di porsi, non avevo alcun diritto, la volta scorsa, di tirare in ballo sua sorella. Che ne abbia o meno una, non avrei mai dovuto fare alcun tipo di riferimento a un suo parente. Non ne avevo il diritto.

Credo che dal modo in cui gliel’abbia chiesto, qualcosa sia riuscita a fargli capire, a giudicare dal modo intenso in cui mi ha guardata di rimando, per poi sollevare il volto e rispondermi fieramente:

-         Non c’è nulla che i miei compagni non possano sapere. Qualunque cosa mi riguardi, non sarà un problema parlarne davanti a loro - .

Ma quante belle parole… quant’è bravo! E se io adesso, invece che scusarmi, m’inventassi che “sono mortificata per averlo beccato a leggere di nascosto delle riviste per gay e che non avevo alcuna intenzione d’interrompere la sua lettura volta alla pratica successiva di auto soddisfacimento fisico personale”?

In quel momento il suo sguardo si fa tentennante, quasi come se temesse o non avesse calcolato qualche mia ipotetica reazione successiva.

Se non sa leggere nel pensiero, è senz’altro più sveglio di quanto pensassi.

Fortuna per lui che intenda unicamente scusarmi…

Resto a guardarlo per un attimo, concentrata, però, sulla formulazione del discorso che intendo fare, per poi sospirare e agitare una mano come a voler scacciare qualcosa.

-         Tanti giri di parole non servono. Da quando sono qui ci siamo incontrati non poche volte, e non sempre i nostri incontri si sono svolti nei modi più pacifici. Specie l’ultima volta… - e nel pronunciare queste tre semplici parole il suo sguardo sembra indurirsi, mentre le sue braccia vanno a incrociarsi sul petto. Ricorda a quanto pare. – Per quanto tu ti sia dimostrato molto superficiale, sbruffone e per niente simpatico… - continuo, vedendo il suo sguardo farsi questa volta ostile. – Non avevo alcun diritto di dire quello che ho detto. L’offesa che ti ho rivolto è andata oltre la tua persona. Non avrei dovuto tirare in ballo persone a te legate da vincoli affettivi superiori a quelli relativi alla semplice amicizia. Mi dispiace. Rimangio ciò che ho detto. - .

Una folata di vento scuote nuovamente la mia chioma e quella del mio interlocutore… sembra quasi che oggi qualcuno lassù si sia messo d’impegno per crearmi degli effetti speciali alla giornata.

“La palla di fieno non la fate rotolare?” penso rivolta al cielo, assistendo al cambiamento espressivo dei volti dei bronzes. Quando ho iniziato a parlare, anche i loro sguardi si sono induriti, ora invece sembrano essersi rilassati.

Shun sta perfino sorridendo, sembra quasi sollevato da ciò che ho appena detto al suo compagno.

     -  Scuse accettate… - brontola infine Seiya, sospirando pesantemente e voltandosi, osservandomi con la coda dell’occhio finchè il suo corpo non s’è totalmente girato.

Sorrido mio malgrado. Non so se lo faccia a posta, ma il cavaliere di pegaso è davvero un personaggio singolare. Pur non facendo nulla di particolare, riesce a farmi ridere.

Sopprimo con la forza l’impulso di scoppiargli a ridere in faccia improvvisamente per non infrangere la pace che si è andata a creare.

Volgo lo sguardo verso Shiryu che, osservato l’amico allontanarsi, si è voltato verso di me, per poi… fare un inchino???

-         Con permesso, dea Par… - .

-         No, sentite un attimo – lo interrompo, chiudendo gli occhi, indietreggiando di un passo e ponendo entrambi i palmi in avanti. Quando riapro gli occhi, posso vedere gli occhi a mandorla del cavaliere del dragone osservarmi perplessi. – Questa storia deve finire… anzi, non deve neanche iniziare! – mi correggo, ricordandomi che praticamente solo da oggi ho scoperto di essere la reincarnazione di una divinità. – Non fraintendermi, Shiryu – mi affretto a dire. – Apprezzo il rispetto che mostri nei miei confronti… ma non riuscirei mai… a sopportare tanta formalità! - .

Sono riuscita di nuovo a calamitare tutta la loro attenzione su di me, compresa quella di Seiya, che si è voltato per ascoltarmi, con un punto interrogativo enorme stampato in faccia.

-         Reiko, ok? Solo Reiko. Mi andrebbe bene perfino “tizia”. Ma non chiamatemi più “dea Parvati”. Ne tantomeno inchinatevi… per l’amor del cielo – concludo, agitando le mani per indicare a Shiryu di risollevare le spalle e piantarla con l’inchino.

-         Ma…- cerca di obiettare lui, venendo subito interrotto dalla sottoscritta.

-         Niente ma. Per favore. - .

Dopo un attimo di tentennamento, il bronze risolleva le spalle, rivolgendomi poi un saluto cortese normalissimo, facendomi intendere di aver capito.

Mentre mi accingo a fare un piccolo inchino per ringraziarlo, un borbottio attira l’attenzione di tutti, facendo girare i volti al lato opposto al mio.

-         Ci mancherebbe solo un’altra mocciosa a cui dar conto… - .

Finalmente sento la sua voce…

-         Ikki! – esclama Shun con un tono tra l’imbarazzo e il rimprovero, rivolgendosi al tipo che deve a lady Saori i lavori di riparazione del bagno della tredicesima.

-         Tsk! - è l’unica cosa che esce dalle labbra a quest’ultimo, voltandosi – dando così a noi tutti le spalle – e riprendendo ad avanzare.

-         Sempre il soli… - riprende Shun, ma lo interrompo fulmineamente.

-         È così che ti chiami allora - .

Quello che presumo sia anch’egli un cavaliere - a giudicare dal cosmo che emana – si volta, lanciandomi uno sguardo vago, scrutatore.

-         Volevo ringraziarti per il tentativo di soccorrimento di stamattina, ma non sapevo quanto potesse andarti a genio l’idea di essere chiamato “tizio” – continuo, facendo un riferimento a ciò che ho poco fa detto a Shiryu. – Ora che so il tuo nome posso ringraziarti come si deve… anche se presumo che lady Saori invece non abbia le mie stesse intenzioni nei tuoi confronti… - gli dico, riferendomi alla porta del bagno ormai inutilizzabile. A quel punto il cosiddetto Ikki rivolge tutta la sua attenzione su di me, rivoltandosi verso la mia direzione completamente.

Quando gli tendo la mano, dopo un attimo che sembra durare un’eternità, il tipo qui allunga anche la sua verso la mia, senza staccare gli occhi dai miei.

-         Ikki di Phoenix - .

-         Reiko Nonomura -.

-         La reincarnazione di Parvati… - prosegue con un tono monocorde, senza smettere di fissarmi.

-         Il fantomatico cavaliere della fenice… - . Ne avevo sentito parlare da Shaka durante una delle tante volte che era venuto a trovare Mu durante il mio soggiorno alla prima casa. Sono riuscita a recepire poco e niente sul suo conto, dal momento che ogni volta che Shaka arrivava io cercavo di tenermi sempre il più lontana possibile da lui, cambiando completamente stanza, ma da ciò che sono riuscita a capire grazie a varie frasi intercettate a distanza – non che li spiassi, eh! - , questo tizio, per quanto bronze anch’egli, non ha niente a che fare coi suoi compagni… mi è parso di capire che si contraddistingua da loro soprattutto per il caratterino che si ritrova…

-         Hai intenzione di spodestare Athena? - .

Rimango per un attimo perplessa dalla sua domanda… capendo solo successivamente con chi in realtà sto avendo a che fare.

-         Non credo rientri nei piani della divinità che mi ha scombussolato la vita sfruttando il mio corpo per le sue azioni… ma a giudicare dal lusso da cui è avvolta la reincarnazione di Athena e dalla vista panoramica che si vede dalla tredicesima… più il clima piacevole e il sole che sembri garantire un’abbronzatura niente male… sì, potrei anche suggerirglielo - .

Con uno della mia stessa pasta. Un provocatore.

La stretta di mano che segue ha tutta l’aria di essere una sorta di dimostrazione di forza fisica reciproca più che un puro gesto di presentazione… e il dannato ce la sta mettendo tutta per farmi arrivare, probabilmente, il suo disappunto per ciò che ho appena detto!

Mi sono allenata per tutta la vita nel non dar soddisfazioni agli altri… figuriamoci se vedrà comparirmi sul volto un’espressione di dolore…

Proprio nel momento in cui mi concentro sulla mia mano, è sul volto di Ikki che vedo apparire una smorfia… mista tra lo stupore e il dolore.

In un attimo ritrae velocemente la mano, quasi come se si fosse… scottato???

Mi porto il palmo della mano che gli ho teso davanti agli occhi, vedendo uno strano rossore, diffuso su tutta la mano, ritrarsi velocemente.

Sollevo gli occhi sulla mano di Ikki, a cui lui sta cercando di dar sollievo massaggiandola…

-         Fratello! – esclama Shun improvvisamente, dopo aver assistito al sussulto di Ikki… e il mio cuore perde un battito.

CHE HA DETTO?!

-         Cos’è stato? – chiede Hyoga improvvisamente, avvicinandosi al cavaliere della fenice, venendo imitato presto dagli altri… mentre la mia bocca è aperta ancora per quello che ha appena detto Shun.

No, devo senz’altro aver capito male…

Solo dopo un po’ mi rendo conto che adesso tutti i loro sguardi sono nuovamente puntati su di me, presa come sono nelle varie congetture che mi si sono affacciate alla mente in seguito a quelle otto lettere che sono venute fuori dalla bocca del cavaliere di andromeda.

-         Eh? – chiedo come un’ebete dopo un po’, non ricordandomi quasi più cosa sia successo, vedendo poi ad un certo punto del fumo sprigionarsi dalla mia mano e la chiazza rossa estinguersi completamente.

-         Ah… - aggiungo in modo eloquente, rialzando titubante lo sguardo su di loro. – Non lo so. È la prima volta che mi succede… - dico con nonchalance, riabbassando lo sguardo e scrutandomi nuovamente il palmo strano.

Solo successivamente mi ritorna in mente la reazione che ha avuto Ikki.

-         Che ti ho fatto? – gli chiedo titubante, risollevando gli occhi su di lui, o più precisamente sulla sua mano.

Dopo essersi massaggiato nuovamente la mano, il cavaliere di phoenix sorride sarcasticamente, per poi rivolgermi uno sguardo beffardo.

-         Nulla – mi risponde monocorde come sempre.

Eppure quel colore accentuato della pelle ha tutta l’aria di trattarsi di un’ustione.

-         Fratello dovresti medicarlo… secondo me… - .

-         Non è niente, Shun - .

-         Ma… - .

-         Ma sul serio siete fratelli? – chiedo a quel punto, interrompendo nuovamente Shun, che mi lancia uno sguardo spaesato, mentre Ikki sembra volermi incenerire con lo sguardo.

-         Sì – mi rispondono in coro loro, Shun in modo allegro e fiero e Ikki nel classico tono monocorde e incolore, con uno sguardo che ha tutta l’aria di voler aggiungere “fatti-gli-affaracci-tuoi”.

-         Oh… - mi limito solo a dire, continuando a spostare lo sguardo dall’uno all’altro per riuscire a scorgere qualche somiglianza… riuscendo a scorgerne… zero.

Sposto automaticamente lo sguardo sugli altri bronzes, come a chiedere conferma di ciò che ho appena sentito, vedendo Shiryu annuire, Hyoga abbassare la testa a disagio e Seiya portarsi una mano davanti alla bocca e sghignazzare, venendo fulminato subito da Ikki, mentre Shun sembra contemplare quest’ultimo, incurante di tutto.

-         Ok… - rispondo infine, intenzionata a levare le tende... e magari fare un salto da Aldebaran per chiedere ulteriori informazioni… quando sento un cosmo fin troppo noto raggiungerci e scombussolarmi di nuovo i sensi.

-         Grande Mu! – esclama Shiryu, salutandolo nel suo classico modo cortese, venendo seguito a ruota da tutti gli altri, meno che da Ikki, che si limita a incrociare le braccia sul petto e a fargli un lieve cenno di saluto con la testa.

Non mi volto, immaginandolo salutarli allo stesso modo e sorriderli nel solito modo cortese che lo contraddistingue.

-         Ci vediamo, ragazzi! – saluto velocemente i bronzes, con tono allegro, nonostante sul mio viso sia stampata l’espressione più falsa del mondo, che non cerco di nascondere in alcun modo, come a palesare il fatto che la presenza appena aggiuntasi mi da fastidio.

-         Comunque… - dico, sorpassati tutti e giunta di fronte e Ikki. – Parvati ha di meglio da fare che minacciare la tua dea – continuo, senza curarmi di abbassare la voce, per far in modo che mi senta anche l’ultimo arrivato.

Senza aspettare la risposta di Ikki, mi dileguo, avvertendo gli sguardi di tutti seguirmi fino a quando non scompaio dalla loro visuale.

 

 

È rientrato più tardi di quanto pensassi.

Meglio così.

Verso un cucchiaino di zucchero nella tazza di thè che mi sono appena preparata, continuando a restare impassibile anche quando lui è ormai entrato nella cucina, muovendosi con disinvoltura tra le credenze e i fornelli.

Sghignazzo mentalmente quando, con la coda dell’occhio, lo vedo sollevare il coperchio del pentolino contenente il thè, non trovandone all’interno nemmeno più una goccia.

Il coperchio ricade sul pentolino provocando un rumore metallico fastidioso, che ha tutta l’aria di essere stato provocato di proposito…

Se n’è sempre preparato una dose da parte da quando sono qui, adesso quale sarebbe il problema?

-         Perché non me l’hai detto? - .

La sua voce, seppur scandita, mi arriva con un tono basso, incolore.

Rimango interdetta alla domanda postami, ma decido di non voltarmi, continuando a sorseggiare tranquillamente la bevanda che reggo tra le mani.

-         Che intenzioni hai, Reiko? - .

La tazza mi sfugge di mano senza quasi accorgermene, presa come sono dal boccheggiare per lo spavento.

Ma… COME DIAVOLO GLI È SALTATO IN MENTE DI UTILIZZARE LA VELOCITA’ DELLA LUCE PER COMPARIRMI DAVANTI ALL’IMPROVVISO?!

-         Sei impazzito?! – gli chiedo di rimando, con un tono di voce acuto, puntando gli occhi nei suoi dopo aver contemplato ciò che rimane dell’ormai fu tazza, ridottasi in diverse schegge entrando a contatto col pavimento.

Senza contare che mi sono anche bagnata e parzialmente scottata… psicolabile di un cavaliere d’Athena!

Non udendo risposta, dopo aver agitato le mani per scrollarle dalle gocce di thè che le hanno beccate, risollevo lo sguardo su di lui, scrutando quella che ha tutta l’aria di essere una posizione offensiva.

La braccia sono tese, le mani puntate sul tavolo, sul quale i polpastrelli sembrano aderire più del dovuto, considerando la tensione che sono costretti a sopportare dal loro proprietario.

Anche il volto di Mu, sempre rilassato, è contratto in un’espressione tesa, in una maschera che non avrei mai contato di vedergli in viso.

-         Che accidenti ti prende? – chiedo a quel punto, avvertendo il suo cosmo agitarsi in maniera poco promettente.

Restiamo a guardarci in cagnesco per un periodo di tempo indefinito, fino a quando, sorprendentemente, Mu chiude gli occhi, in un gesto - a me incomprensibile -  di rassegnazione, e quando li riapre l’espressione ostile è ormai sparita.

Resto a guardarlo a bocca aperta mentre ritrae le mani dal tavolo e riprende la sua postura composta, allontanandosi successivamente come se nulla fosse accaduto.

Scuoto la testa per ridestarmi dallo stato di trance in cui sono precipitata e, velocemente, mi alzo dalla sedia, evitando i cocci della tazza con un breve salto.

-         Ehi! – esclamo rivolgendomi a lui, seguendolo all’interno della sala che funge da salotto.

Male. Se ricordo che in questa sala l’ultima volta la mia schiena ha toccato il muro non troppo delicatamente…

-         È normale farmi prendere un colpo per poi ritirarti e comportarti facendo finta di nulla? – gli chiedo, vedendolo trafficare con alcuni libri riposti su una mensola della libreria a muro, incurante, quasi come se poc’anzi non avessi parlato.

-         Mu! - .

-         Da quando ti interessano le mie reazioni? – mi chiede improvvisamente lui, continuando a rivolgermi le spalle.

Ma che accidenti significa?

Chiudo gli occhi e mi porto le mani sui fianchi, prendendo a inspirare ed espirare per tener sotto controllo il nervosismo.

-         Potresti gentilmente voltarti e dirmi a chiare lettere che succede? - . Quando riapro gli occhi, riesco a vedere finalmente i suoi.

-         Nulla - .

-         Lo hai detto anche all’uscita del tredicesimo tempio. Credi che sia tanto stupida? - .

-         No. Solamente molto superficiale. - .

Non posso fare a meno che spalancare gli occhi e incassare il colpo… accusandolo quasi subito.

-         Ma cos… - .

-         Perdonami, ma adesso ho da fare. - .

Mi si è seccata la gola. Continuo a guardarlo stranita, cercando nei suoi occhi un qualsiasi tipo di risposta al suo comportamento… ma sembra essersi chiuso ermeticamente. Perfino il suo cosmo è calmo. O almeno apparentemente. Fatto sta che sembra aver eliminato ogni tipo di… contatto.

     – Devo raggiungere Shaka per fare ricerche approfondite sulla divinità che rappresenti. Nel caso in cui avessi bisogno di qualcosa sai dove trovarmi. Ad ogni modo, come ti ha detto Lady Saori, puoi contare sull’aiuto di tutti i cavalieri qui al santuario. - .

Presi tre libri dallo scaffale vicino al quale si trova, si dirige verso di me, sorpassandomi tranquillamente, come se mi avesse appena augurato di trascorrere una buona giornata.

-         Voglio delle spiegazioni – sfugge dalla mia bocca prima che lui possa abbandonare completamente la stanza. Il rumore dei suoi passi sul pavimento mi fa salire il cuore in gola. – Ne ho bisogno… - aggiungo, con un tono di voce basso e vibrante, che riesce probabilmente a trasmettergli il mio stato d’animo, dal momento che lo sento finalmente fermarsi.

-         No, non ne hai - .

Quattro semplici parole. Poi il ritorno del vuoto.

 

 

*************

 

 

Altri dieci minuti di cottura e il roast beef è pronto… a seconda di quanto dice qui almeno. Risfoglio la pagina del libro di cucina di cui mi sono servito, ripassando tutte le fasi che sono state necessarie eseguire per la riuscita della cena di stasera, congratulandomi con me stesso per il profumino che sta venendo fuori dal tegame.

Altro che mensa della tredicesima! Nemmeno se spruzzassero sulla carne del profumo al roast beef riuscirebbero a spacciarlo per tale!

Oh… una visita a quanto pare.

Mi sfilo i guanti, togliendomi successivamente anche il grembiule, dirigendomi infine verso l’ingresso, quando il cosmo dell’ospite… mi si fa man mano più familiare.

Questa sì che è una sorpresa.

-         Salve! - .

-         Salve a te… ehm... a lei – ricambio il saluto, rimanendo… perplesso.

Dal modo in cui sta scuotendo la testa non sembra andargli molto a genio il secondo modo in cui le mi sono rivolto. Ma a giudicare dal modo in cui il suo intero corpo si stia muovendo, il gesto della testa potrebbe essere attribuito tranquillamente allo stato in cui riversa…

Non è possibile. Mu non è tipo da tenere in casa…

    -  Ehm… Reiko? Dove stai andando? – le chiedo, vedendola barcollare per poi proseguire arrancando oltre la seconda casa..

    -  Come, dove sto andando?? A complimentarmi con Shura per la sua sangria! – mi risponde con voce acuta, sorridendo con espressione vacua, chiudendo gli occhi e portandosi una mano davanti ad essi, per poi fare un gesto brusco con la schiena, che mi fa quasi temere un’improvvisa caduta.

-         Tranquillo! So stare in perfetto equilibrio! Guarda! - .

Naturalmente la prova alla quale si sottopone è quella della gru, solo che non le riesce molto bene. Non riesce neanche a sollevare il piede.

-         Reiko… - .

-         Oh, Aldebaran sei tu! - .

-         Cos’ hai bevuto? - .

-         Sangria! – esclama, allargando le braccia al cielo.

-         Dove l’hai trovata? – le chiedo a quel punto, curioso di scoprire i segreti del cavaliere della prima. E per poco non mi metto a ridere, immaginando un Mu ubriaco che barcolla così come sta barcollando lei. Mai avuto il piacere di vederlo sbilanciarsi una volta.

-         Eh… sapessi! Quel tirchio di un ariete l’aveva nascosta in un punto quasi introvabile… “Quasi”… nel senso che gli ho ribaltato casa! - .

Se davvero si è trattata della sangria… doveva risalire a un paio di mesi fa… considerando che Shura, ultima cena a parte, ne ha preparata allora un bel po’, per poi distribuirla a tutti noi. Considerando, poi, che Mu sta lontano dall’alcool come un topo sta lontano da una trappola…

-         Ah… se Mu lo scopre… - .

-         Cosa? Che fa? – chiede lei subito, inarcando un sopracciglio con scetticismo.

-         Si arrabbierà… - .

È a questo punto che spalanca gli occhi, guardandomi come se fossi uno strano fenomeno da baraccone.

     -   Si arrabbierà? Ma è già arrabbiato! - .

     -   Come? – le chiedo stralunato, ricordandomi solo dopo che, in queste condizioni, non potrebbe mai darmi una risposta plausibile.

     -   È già arrabbiato marcio… - continua poi, abbassando lo sguardo… intristendosi… e lasciandosi cadere seduta per terra.

Segue un minuto di silenzio, durante il quale resto a osservarla. Forse la risposta è più plausibile di quanto pensassi.

Mi avvicino, piegandomi poi sulle ginocchia per arrivare più o meno alla sua altezza, anche se mi risulta un po’ difficile, considerando la mia stazza.

-         Avete litigato? – le chiedo cautamente, vedendola intristirsi ulteriormente.

Mi annuisce, in un modo che riesce a suscitarmi tanta tenerezza. Sembra quasi una bambina che è stata sgridata dopo aver commesso una marachella.

-         Ultimamente abbiamo litigato abbastanza - .

-         Potete chiarirvi e fare pace… -.

-         No, non credo. Prima magari, ma ora non più. Prima eravamo maestro e allieva. Amici. Confidenti. Adesso siamo… due completi estranei… - .

Non sono mai stato bravo con le parole… e il suo discorso sta vertendo su un campo minato… devo stare attento a come parlo…

-         Ti va… - . Mi volto indietro, verso la seconda casa, cercando di fare mente locale sulle cose che potrei offrirle.

-         Ti va una cioccolata calda? -.

Mi rendo conto che non è il massimo, ma so che per le donne è un toccasana per i problemi d’amo…

Scuoto la testa violentemente, voltandomi indietro per accertarmi che la mia mente sia ben lontana da intrusori che non potrebbero gradire i miei pensieri.

D’altronde non lo penso solo io. Milo ha perfino fatto delle scommesse con Aiolia e Camus!

Lo scuotersi della testa di Reiko mi fa ritornare con la mente al problema principale: lei.

-         Sono ridicola, vero? -.

Questa è decisamente la giornata delle domande a premio.

-         Sono tanto tanto ridicola… oltre che tanto tanto pesante… - .

-         Pesante? - .

-         Sono un peso… nient’altro. -.

Improvvisamente la sua espressione triste diventa ironica… e in un attimo scoppia a ridere. Prima leggermente… poi scoppia in una vera e propria fragorosa risata.

-         Parvati è stata un genio… un vero e proprio genio… - riesce a dire dopo un pò, cercando di soffocare le risate. – Scegliere un’idiota come me… ahahahahahahah! - .

-         Entra un po’, dai – le chiedo, toccandole una spalla per distrarla dai suoi pensieri.

-         No, ti ringrazio… - . quindi si alza - a stenti, ma ci riesce - rifiutando anche il mio aiuto, tramutando l’espressione del viso in un’espressione seria.

-         Dove vai? – le chiedo, vedendola voltarsi e incamminarsi verso la prima casa.

In risposta mugugna qualcosa che non riesco a comprendere… per poi sollevare una mano e agitarla un po’ in segno di saluto. La seguo attentamente con lo sguardo fino a quando non scompare nei meandri del primo tempio, restando poi in allerta per tener sotto controllo il suo cosmo… che si affievolisce quasi subito.

 

 

************

 

 

-         Amico - .

Nonostante siano passati diversi anni, il cavaliere del toro non smette mai di rivolgersi a me con quell’appellativo, che non può non farmi sorridere riconoscente ogni volta.

Mi volto, chiedendomi quale sia il motivo che gli abbia dipinto sul viso quell’espressione preoccupata.

-         Mi rendo conto che è tardi... – inizia, sollevando la testa verso il cielo bruno e stellato come a sottolineare la sua constatazione. – Posso rubarti cinque minuti? - .

Annuisco senza pensarci troppo su, ritornando indietro e accettando il suo invito, mentre dentro di me una strana forma di ansia riesce a rendermi inquieto.

 

-         Perdonami Aldebaran, ma non riesco a capire – gli confesso, dopo che il cavaliere del toro ha concluso per l’ennesima volta un discorso che, in teoria, non è mai iniziato, considerando la sua inconsistenza.

A quel punto Aldebaran sospira pesantemente, avvolgendo la sua tazza di caffè ormai vuota con entrambe le mani, prendendo poi a contemplarne il fondo con finto interesse.

È raro che capitino momenti d’incomprensione. Ammetto di essere stanco, la ricerca con Shaka è stata lunga e si è conclusa con un nulla di fatto, dal momento che siamo riusciti a ricavare solo informazioni di cui eravamo già in possesso, ma il cavaliere del toro sembra quasi che ce la stia mettendo tutta per non farsi comprendere.

Mi ha chiesto della ricerca, di cosa ne pensassi degli argomenti discussi al synagein… tutte cose che non riesco proprio a far collimare con la sua espressione… imbarazzata…

-         La tua ospite, Mu - .

La mia…ospite?

-         O l’ospite del santuario di Athena, se vogliamo dirla in altri termini - .

-         Reiko? - .

Cosa centra Reiko?

-         Centra eccome – risponde improvvisamente, prendendomi alla sprovvista per la tempestività avuta.

A quel punto Aldebaran sospira di nuovo, abbandonando la sua posizione lasciva sul tavolo e riprendendo una posizione composta, a braccia conserte e a occhi chiusi.

     -   Sei per caso stanco? Vuoi che me ne occupi io? Non ci sono problemi, basta dirlo - .

Non posso fare a meno di sbattere più volte le palpebre per cercar di comprendere il senso di ciò che ha detto.

-         Aldebaran… - .

-         Non ci sarebbe niente di male. Capitano momenti no a tutti, magari hai bisogno di dedicarti un po’ solo a te stesso… in fondo la notizia di questa nuova minaccia non ha giovato a nessuno, e anche se, come sempre, tendi a nascondere ciò che realmente provi, è chiaro che l’hai accusata anche tu… - .

-         Aldebaran - . Questa volta la mia voce non gli permette di continuare.

-         Di cosa stai parlando? – gli chiedo, scandendo ogni parola singolarmente, sperando che questa volta riesca ad ottenere una risposta più chiara e netta.

Lo vedo sospirare ancora una volta, per poi riaprire gli occhi e puntarli nei miei.

-         Qualche ora fa, mentre mi preparavo la cena, ho avvertito il suo cosmo allontanarsi dalla prima casa e avvicinarsi - .

Nulla di nuovo, insomma.

-         Sono uscito a controllare… e sai cosa stava facendo? Anzi, mi correggo, sai cosa aveva intenzione di fare prima che l’eccessiva oscillazione glielo impedisse? - .

Oscillazione? Non…

-         Cosa? – gli chiedo istantaneamente, quasi senza rendermene conto.

-         Voleva andare da Shura per congratularsi per la sangria - .

Scuoto la testa più volte, come a voler respingere ciò che le mie orecchie hanno udito… ma... come…

-         L’avevi conservata, vero? Non avresti mai pensato che qualcun altro avrebbe potuto servirsene al di fuori di te… - .

Continuo a tenere gli occhi spalancati puntati su di lui, senza dire una parola… aspettando che lui continui a parlarmi per poter credere di più a tutto quello che sto sentendo…

-         L’ha trovata e l’ha finita. Almeno a giudicare dallo stato in cui riversava… non sorprenderti se troverai qualcosa fuori posto alla prima casa… deve aver cercato ovunque… - .

-         Era ubriaca? – ora il mio tono è decisamente più severo.

-         Io credo che si senta molto sola, Mu - .

-         Ho cercato di parlarle… l’ho invitata ad entrare… ma non ha voluto, se n’è andata - .

-         Credo che, nonostante la sbronza, si sia resa conto di essersi sbilanciata un po’ troppo… e, a giudicare dal caratterino orgoglioso che si ritrova, deve aver battuto in ritirata per non continuare a mostrarsi in quello stato… - .

-         In che senso si è sbilanciata? – gli chiedo dopo un po’, cercando di tener sotto controllo l’agitazione che ormai mi sta divorando.

Aldebaran sospira di nuovo, questa volta senza staccare gli occhi dai miei… facendomi trattenere il fiato.

-         È convinta di essere un peso… - .

Ancora…

-         …soprattutto per te - .

-         Perdonami se mi sono permesso di parlartene… non sono affari che mi riguardano… ma… mi si è stretto veramente il cuore a vederla in quello stato… - .

-         Per questo ti rinnovo la proposta… qualora volessi… - .

-         Grazie Aldebaran, apprezzo la tua sincerità e le tue intenzioni onorevoli, ma non ritengo ce ne sia bisogno - .

Questa volta è lui a non pronunciare parola.

-         Reiko ha solo bisogno di adattarsi alla sua nuova situazione. Ne io ne tu possiamo esserle d’aiuto, se non marginalmente - .

-         È certo che non posso esserle d’aiuto io! – esclama spazientito, recuperando la sua indole battagliera, accantonata nell’introdurmi il discorso. – Ne tantomeno Kanon, Saga, Death Mask, Aiolia… - .

Mi alzo dalla sedia, non riuscendo ad evitare di farla stridere al contatto col pavimento.

     -   Si è fatto davvero tardi, domani abbiamo tutti da fare - .

     -  …ne Aiolos, ne Dohko, ne Milo… – continua lui mentre io, comprese le sue intenzioni, decido di togliere il disturbo.

     -  … ne Shura, ne Camus, ne Aphrodite… Mu! Andiamo! – lo sento esclamare in lontananza, mentre sono ormai in prossimità dell’uscita.

     -  Prima o poi dovrai farci i conti! – lo sento urlare in lontananza, nel momento in cui varco la soglia della prima casa.

 

Da quando è qui, non ho mai avvertito così tanto silenzio.  

Le luci sono tutte spente, e le ombre procurate dai raggi di luna filtranti dalle finestre sembrano dare un aspetto molto più cupo delle volte precedenti.

Non ho mai desiderato così tanto avvertire un suono diffondersi tra queste mura… ma gli unici suoni che si diffondono sono quelli dei miei passi sul pavimento.

Quando arrivo in prossimità della cucina, un’ombra attira la mia attenzione, facendomi prestare più attenzione.

-         Kiki - . Al mio richiamo sobbalza, concentrato com’era a… osservare una bottiglia dall’aria familiare…

-         Mu! Ciao! – mi saluta con la sua solita voce squillante, spostando lo sguardo imbarazzato da me alla bottiglia. – No, no! Non è come pensi! L’ho già trovata vuota! Era nel lavello insieme ad altre due… - .

-         Perché non sei a letto? – gli chiedo, spostando l’attenzione dalle bottiglie.

Il suo sguardo s’intristisce e la sua testa si abbassa… lasciandomi già intendere la risposta…

-         Ho voluto far compagnia a Reiko… -.

-         Quando sono rientrato l’ho trovata distesa su uno dei divani del salotto… mi sono avvicinato per farle uno scherzo ma lei non ha reagito… mi è sembrato che stesse dormendo… poi ho notato che aveva il volto umido…e così… le sono stato vicino… aspettando che si svegliasse per andare a dormire in camera sua… ma non s’è mossa… - .

Spinto da un brutto presentimento, abbandono fulmineo la cucina, lasciando Kiki ancora a parlare, sentendolo seguirmi mentre mi dirigo velocemente nel salotto.

È la prima cosa che mi appare davanti agli occhi non appena entro.

È distesa su un fianco, con le spalle rivolte alla porta, rannicchiata in posizione fetale… illuminata dal chiarore lunare proveniente da una finestra non coperta ancora dalle tende…

Senza pensarci due volte su mi avvicino, afferrandola delicatamente per le spalle e posizionandola supina su un mio braccio, mentre con la mano libera le controllo il polso.

Che stupido pensiero che mi ha attraversato la mente.

Accertatomi che il battito sia regolare – e cercando di riprendere il controllo del mio - , mi soffermo a osservarle il volto… rigato dalle lacrime… passandole il dorso delle dita sulle guance umide per…

Mi volto, vedendo Kiki osservarmi perplesso.

-         La porto in camera sua. Va a dormire, arrivo subito - .

Ancora perplesso, Kiki annuisce, lanciando un ultimo sguardo a Reiko, uscendo infine dalla stanza.

Udendo la porta della sua camera chiudersi, riporto il mio sguardo su di lei… passandole un braccio sotto alle ginocchia per bilanciare il peso e sollevarla.

Inaspettatamente il suo braccio avvolge il mio collo, facendomi sussultare.

Attraverso il corridoio facendo attenzione a non compiere movimenti bruschi che possano svegliarla, aprendo con la mente la porta della sua camera non appena ci sono di fronte. Utilizzo lo stesso sistema con le coperte, posizionandola sul letto delicatamente, vedendola subito prendere confidenza col nuovo giaciglio, senz’altro più comodo del divano su dove era stesa.

Tentenno nell’abbandonare la stanza, continuando ad osservarla respirare ritmicamente… col volto incorniciato dai capelli ricci ribelli.

Senza quasi rendermene conto mi siedo accanto a lei, in un punto dove non possa darle fastidio, senza staccare gli occhi dal suo volto inumidito…

Non mi è mai capitato di osservarla così a lungo… se non durante gli allenamenti, per correggerle qualche errore… ma, anche allora, non ho posato gli occhi su di lei come sto facendo adesso…

Sembrerà assurdo… e probabilmente lo è senz’altro… ma è come… se i miei occhi la stessero vedendo per la prima volta…

Dunque li chiudo. Io non…

Inevitabilmente, una volta riaperti, ritornano, come calamitati, sul suo volto.

Le sfioro con le dita i capelli, poggiando poco dopo il palmo sul materasso, poco lontano da loro.

Come un lampo a ciel sereno, prendo consapevolezza di ciò che sto per fare… e mi fermo, a pochi centimetri dal suo volto… dalle sue labbra.

Mi allontano di scatto, sollevandomi dal letto, uscendo poi velocemente dalla sua stanza, tirandomi dietro la porta, per porre quanta più distanza possibile tra noi.

Ancora stralunato passo velocemente da Kiki, verificando, con sollievo, che si è già addormentato.

Entrato nella mia stanza, mi abbandono con le spalle alla porta, portandomi una mano sugli occhi.

Cosa stavo per fare?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo dell’autrice…

 

Perdonooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo!!!

L’ispirazione mi ha abbandonata per un po’ ç__ç Nonostante abbia ben in mente la trama mi risulta difficile scrivere meccanicamente ç__ç

Ad ogni modo sono tornata u__ù come state???

Io un tantino esaurita per il modo in cui ci stanno trattando all’università… so che non centra nulla… ma sono un po’ imbestialita per il fatto che, a quindici giorni – più o meno - dell’inizio della sessione estiva, ancora non ci abbiano comunicato le date d’esame @_@ e questo solo alla nostra facoltà è__é

Ma stendiamo un velo pietoso che è meglio u__ù***

Aperta e chiusa la parentesi sui miei problemi di sopravvivenza u__ù** (>__>) …spero davvero che il capitolo vi piaccia… ovviamente è sempre la stessa storia… dopo un po’ di tempo che non aggiorno… devo rientrare un attimino nell’intera ottica della faccenda… e in questo capitolo succedono… un po’ di cose… cioè… alla fine niente di che… dipende da ciò che uno si aspettava… ma… ecco, ve lo aspettavate? XD

Bando alle ciance, fatemi sapere che ne pensate XD

Riguardo la questione OOC (che non è un avvertimento incluso nella mia storia) spero che l’ottica che ho io dei personaggi rispecchi più o meno la vostra… come mi fece notare Gufo_Tave io tendo molto a umanizzare i personaggi di Kurumada, cercando di non farli uscire dai loro caratteri (non essendo assolutamente mia intenzione) ma è ovvio che non a tutti possa piacere e che non proprio tutti possano trovarsi concordi con la mia ottica. C’è magari chi un personaggio non ce lo vedrebbe mai nel fare una certa cosa e chi invece sì… io comunque (ci tendo a precisarlo) tendo a rendere i personaggi così come me li sono sempre immaginati nel contesto dei rapporti interpersonali, che sensei Kurumada ci mostra marginalmente… soffermandosi su altro.

Saranno anche cavalieri, ma sono uomini (d’inchiostro XD) anche loro. Questo ovviamente è ciò che penso io.

 

Ora passiamo ai saluti u__ù:

 

ti con zero: guarda che non sei l’unica ad avere difficoltà nel muovere Mu… non so quanti consensi riceverà questo capitolo… comunque, come ho specificato sopra, sono esattamente le reazioni che immagino. Grazie per i complimenti *___* ma non devi complimentarti con me, è stata Reiko ad essere sufficientemente chiara u__ù (XD);

 

Snow Fox: cosa pensi che volesse dire con quello sguardo enigmatico, Mu? XD la povera Reiko non è riuscita a capirlo… proprio no… ma è anche l’ariete che non si sbilancia mai più del solito u__ù** ciccina cara, grazie di tutto! XD;

 

mon_chan: toh… dopo la lezione sulla religione induista, si pone un altro problema: “i sentimenti umani, questi sconosciuti”. Chissà se verrà risolto così com’è stato risolto quello sulla religione indù u__ù tu che dici? XD

 

Gufo_Tave: grazie per avermi acculturata *___* no, ma infatti il mio non è bashing, lo evito proprio non lo ritengo necessario… come hai potuto leggere, addirittura Reiko si è scusata con Seiya (nonostante il tipino u__ù). Che grande donna, eh? XD aspetto di leggere un tuo parere su questo capitolo… e grazie per continuare a seguirmi!

 

Roxrox: roxrox cara! Qua le cose non riescono proprio ad arrivare ad una svolta! E poi ci sono tanti problemi di comunicazione e d’incomprensione reciproca alla base… chissà come andrà a finire…;

 

stantuffo: *inchino* grazie mille! Grazie davvero! Mi dispiace, però, non posso svelarmi XD vabbè che qua, come vedi, sono i personaggi a svelarsi da soli XD lo avresti mai detto? ^__^ baci e grazie per il commento!;

 

Spartaco: ecco a te il seguito ^__^ un po’ meno movimentato… e molto più introspettivo… ma tra un po’ ci sarà così tanto movimento che… *si porta una mano davanti alla bocca e prende ago e cotone per chiudersela* vabbè, vedrai XD spero solo che continui a risultarti interessante! Ciao!

 

YamaMaxwell: … scommetto che quando Mu nell’ultima parte ha… te hai avuto tanta voglia di ucciderlo, eh ? XD tutti a farsi seghe mentali u__ù io dico loro di essere più sciolti e disinvolti, ma loro non mi danno ascolto u__ù XD Grazie sempre per i tuoi commenti in tempo reale XD un abbraccio forte!

 

Ringrazio inoltre tutte le persone che hanno aggiunto la mia storia tra le preferite, tra le seguite e chi semplicemente, pur non facendo nulla di tutto ciò, continua a perdere anche solo cinque minuti del suo tempo per leggere la mia storia *inchino*

 

Prima di lasciarvi, volevo dirvi che, viste la situazione problematica all’università, per il prossimo mese sarò completamente immersa nei libri… quindi non aspettatevi aggiornamenti a breve ç__ç Volevo avvisarvi perché mi è dispiaciuto avervi abbandonati per così tanto tempo senza darvi alcun preavviso ç__ç.

Detto questo, spero che continuiate a seguirmi (nonostante tutto ç__ç).

 

Tanti saluti e in bocca al lupo per chi dovrà sostenere esami come me! Forza, forza, forza! Che spacchiamo! [più che un incitamento per gli altri, sembra essere più un’opera di auto convincimento… ndCamus] [sparisci ndHope] [la verità fa male, eh?… ndCamus] [aspetta, no! Vieni qui e congela un po’ l’ambiente, che si muore di caldo! ndHope che si avvinghia al cavaliere] [approfittatrice… ndCamus infastidito].

 

 

HOPE87

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 15
*** A surreal day ***


Ahi… che mal di testa assurdo…

A surreal day

 

 

 

 

Ahi… che mal di testa assurdo…

Provo ad aprire gli occhi, trovando le palpebre incredibilmente pesanti, mentre con una mano mi schermo gli occhi, che sembrano trovarsi proprio in direzione degli spiragli di luce provenienti dalla finestra.

Facendomi violenza – considerando che ogni movimento che compio equivale ad una fitta atroce all’interno del cranio – riesco finalmente ad aprire gli occhi, chiudendoli e riaprendoli poi più volte per dar loro modo di adattarsi alla luce.

Non che sia particolarmente forte, in fondo ne filtra solo qualche spiraglio dalla finestra rimasta socchiusa, ma per i miei poveri sensi intorpiditi sembra essere addirittura troppo.

-         Ben mi sta – pronuncio con la bocca ancora impastata dal sonno, che sembra non avermi ancora abbandonata, mentre piego un gomito per alzarmi facendomi leva su un braccio. Riesco appena a mettermi seduta che un tremendo capogiro mi fa vedere la stanza ruotare… e ciò che temevo accadesse… accade.

Riesco appena a portarmi una mano alla bocca, prima di mettermi a correre in direzione del bagno, sperando di centrarne il water.

 

 

-         Non è stato piacevole, ma ci voleva – dico tra me e me, ripiegando l’ultimo indumento di cui mi sono svestita prima di fare la doccia. ai vestiti un’ultima annusata prima di lanciarli in una cesta destinata agli indumenti sporchi, posta nel bagno. Ma che schifo! Ho dormito per tutta la notte avvolta nell’odore della…

Oh, cazzo.

Spalanco gli occhi, ricordandomi…

uno sguardo alla porta, titubante, indecisa se mettere piede fuori dalla stanza o no. Faccio vagare lo sguardo per la camera, posandolo infine sulla finestra socchiusa, avvicinandomi poi a quest’ultima per aprirla, schermandomi nuovamente gli occhi a causa del sole. Sì, direi proprio che uscirò da qui.

Ritorno in bagno, decisa a darmi una spazzolata ai capelli – per quanto mi sia possibile, dal momento che i capelli ricci non sono assolutamente propensi alle spazzolate – quando un rumore proveniente al di là della finestra mi fa fermare sui miei passi.

Con la coda dell’occhio sbircio alle mie spalle, non riuscendo però a individuare nulla di sospetto, scrollo quindi le spalle – convinta di essermi sbagliata – e ritorno sui miei passi.

Deve essere ancora l’effetto della sbron… AHI!!!

Mi massaggio la nuca, voltandomi velocemente, scorgendo l’ombra di un oggetto cadere a terra dopo aver centrato in pieno la mia testa… una…

-         Mela? – mi chiedo, chinandomi a raccogliere l’oggetto incriminato, osservandolo poi quasi come se fosse tutto fuorché un frutto.

Uno sghignazzo attrae la mia attenzione, facendomi rimettere all’in piedi e guardare al di là della finestra. Il mio sesto senso non avverte nulla di pericoloso. Come se ci fosse bisogno del sesto senso poi. Quale ipotetico nemico attaccherebbe lanciando mele in testa?

Improvvisamente un paio di mani spuntano nella mia visuale, afferrando il marmo della finestra per tirare su il loro possessore.

Trattengo a stento una risata, vedendo con sorpresa di chi si tratta. Avrei dovuto aspettarmelo.

Inarco le sopracciglia, mostrando la mela al colpevole, che, sorridendo beffardo e appoggiando il mento sulle braccia incrociate sul marmo, ha tutta l’aria di starsi divertendo.

-         Uno a uno – dice improvvisamente, spiegandomi così il motivo del suo gesto. A quel punto scoppio a ridere, con sua somma sorpresa, considerando che smette di sorridere, prendendo a guardarmi con aria interrogativa.

-         Credi davvero che quella volta abbia aspettato che passassi per prendere la mira? – gli chiedo, dopo aver smesso di ridere, osservando la mela rossa racchiusa nella mia mano e dandole un primo morso, mentre mi avvicino al bordo del letto, sedendomici poi sopra, a gambe incrociate.

-         Non lo so, ho pensato solo a un tornaconto person… AAAH! – urla, tentando… disperatamente? di afferrare in tempo il marmo prima di cascare giù, con un gran bel tonfo.

Stupefatta, spalanco gli occhi, alzandomi poi velocemente per andare a vedere che diavolo sia successo, vedendo Seiya steso a terra, supino e con lo sguardo leggermente assente, con attorno gli altri tre cavalieri di bronzo che solitamente sono con lui.

Shiryu ha le braccia incrociate, è dietro di lui e scuote la testa, come a rimproverare il gesto dell’amico. Allo stesso tempo Hyoga ha le mani sui fianchi e lo guarda con aria truce, mentre Shun, dal lato opposto a quello di Hyoga, si massaggia la testa, in un gesto di puro smarrimento, dispiaciuto della capitolazione che ha avuto il gesto dell’amico. Poi alza la testa, sorridendomi come suo solito non appena mi vede.

-         Buongiorno, Reiko! - .

Al suo saluto anche Shiryu e Hyoga sollevano la testa, guardandomi, però, un tantino imbarazzati, volgendomi poi successivamente un cenno di saluto.

Di tutta risposta volgo loro un cenno della mano per salutarli tutti, per poi tornare a guardare il cavaliere di pegaso riprendere i sensi e sollevare la schiena, mettendosi seduto a gambe incrociate, mentre una mano va a massaggiargli l’osso sacro… uhuh.

-         Sei caduto? – chiedo a quest’ultimo, immaginando, però, un diverso tipo di risvolto, osservando poi sottecchi gli altri cavalieri volgere i loro sguardi all’amico ancora in terra.

-         Mi hanno tirato giù loro! – esclama, come immaginavo, Seiya, indicando risentito i suoi compagni, che riprendono a guardarlo in modo truce, escluso Shun, che dopo aver guardato l’amico mi rivolge un altro sorriso imbarazzato.

Mi limito a sorridere, sentendo Shiryu riprendere Seiya per il gesto appena compiuto, Seiya ribellarsi e spiegare che non stava facendo nulla di male, Hyoga lanciargli un’altra occhiataccia e zittendolo con quella… mentre Shun solleva entrambe le mani, rivolgendo i palmi verso di loro, come a voler placare la discussione.

Mi viene da ridere di nuovo, attirando la loro attenzione, mostrando loro la mela mezza mangiucchiata.

-         Se non altro, mi ha portato la colazione! – esclamo, sorridendo divertita, salutandoli di nuovo con una mano per poi ritirarmi, sottraendomi così alla loro visuale.

Che tipi! Sorrido di nuovo divertita, gettando il torsolo della mela nel cestino posto accanto alla porta, aprendo poi quest’ultima con titubanza e sbirciando all’esterno, per cercare di capire che aria tiri. Sembra che Mu non ci sia.

Metto il primo piede fuori, continuando a stare ben attenta a non fare rumore, guardandomi con circospezione attorno, in attesa di avvertire il primo piccolo rumore per ritornare in camera e calarmi dalla finestra. Non avvertendo nulla, tocco il pavimento del corridoio anche con il secondo piede, chiudendomi poi la porta alle spalle.

Che silenzio.

Ora che ci penso… che mattina surreale. Da quando sono qui, non c’è stato un giorno in cui non sia stata convocata dalla dea, che non abbia trovato Mu ad aspettarmi per darmi ulteriori delucidazioni sulle mia posizione al santuario o che… insomma, per la prima volta ho la giornata libera!

Sorrido, per poi inclinare gli angoli della bocca verso il basso.

Davanti a me si staglia il pavimento del corridoio della prima casa ingombro di cocci… familiari. Un inserviente li sta spazzando via tutti, recuperando, quando gli capita, con le mani guantate dei pezzi più grossi.

Resto a osservare la scena imbambolata… dandomi dell’idiota più e più volte… e vergognandomi tantissimo…

Mi avvicino lentamente al ragazzo biondo chino su alcuni cocci alquanto affilati, chinandomi a mia volta e aiutandolo nel lavoro.

Sobbalza alla vista delle mie mani. Doveva essere sopra pensiero.

-         Oh…- esclama non appena mi vede, imbarazzandosi a tal punto da diventare rosso. – No! Faccio io, la prego! – aggiunge, vedendomi avvicinare dei cocci tra loro con rapidità. Incurante dei suoi continui richiami, continuo a recuperarne, avvicinandoli gli uni agli altri, mettendomi ad un certo punto a cercare di - paradossalmente – farli combaciare…

In quel momento un’ombra si staglia su me e l’inserviente, creata dai raggi che battono alle spalle della persona che è appena entrata nella casa.

Buffo come riesca a riconoscerlo anche solo semplicemente dalla sua ombra, senza dovermi concentrare per avvertire il suo cosmo…

Sollevo gli occhi, con tranquillità, andando a incontrare i suoi.

Anche il suo sguardo è placido, anche se… sembra tinto da una tonalità nuova…

Nessuno dei due abbassa lo sguardo, continuando a osservare l’altro senza dire una parola, fino a quando lui imbocca la strada per entrare in una sala vicina, sottraendosi così alla mia vista.

L’inserviente ha continuato il suo lavoro senza fermarsi, incurante dell’entrata in casa di Mu.

Osservo ancora una volta i cocci a terra, circondati dalle mie mani, che prima stavo tentando di rimettere insieme. Li sollevo, con delicatezza, preoccupandomi quasi di non disordinarli… per poi alzarmi, guardarli un’ultima volta e gettarli nella pattumiera.

 

 

Ribadisco: che giornata surreale!

Sono riuscita ad attraversare la seconda e la terza casa senza ricevere sguardi truci o domande. Alla seconda Aldebaran stava dando delle disposizioni a degli inservienti in merito a degli spostamenti di mobilia all’interno di una sala. Gli sarà venuta voglia di cambiare arredamento, chissà! Fatto sta che quando sono passata ho fatto di tutto per non incrociare il suo sguardo… mi sono limitata ad un “buongiorno” chiaro, affinché venisse udito, ma abbastanza fievole per non attirare, assurdamente, troppo l’attenzione.

Non ero sicura di voler farmi vedere o meno… non dopo la scena patetica di ieri…  non ne avevo il coraggio… non so come abbia fatto ad avere così tanta pazienza con me…

Fatto sta che si è limitato anch’egli a rispondermi, solo che in modo molto più squillante del mio. Deve aver fracassato i timpani agli inservienti che gli erano accanto.

Alla terza ho incontrato solo Saga, stranamente Kanon non c’era. Figuriamoci se ho chiesto informazioni! Mi sono limitata a rispondere al sorriso di saluto del primo, che si è premurato anche di offrirmi del thè, ma che ho gentilmente rifiutato.

È già tanto che il mio stomaco sia riuscito a sostenere la mela lanciatami da Seiya.

- Ah! – esclamo soddisfatta, toccando col piede l’ultimo scalino che mi separa dalla quarta casa. Non riuscirò mai ad abituarmi a quest’assurda scalinata.

Senza curarmi di chiedere il permesso di passare, così come ho fatto con i primi due, mi avvio speditamente verso l’ingresso della casa del cancro, fermandomi di botto, nella semi oscurità, non appena mi ricordo del cosiddetto arredamento interno…

D’altronde non so volare, devo quindi passare obbligatoriamente anche da qui… quindi…

-         Merda! – esclamo, curandomi di farlo sottovoce, non appena un mio piede scivola sul pavimento irregolare. So di cosa si tratta… mi sforzo di non osservare i volti scolpiti su di essa, continuando a guardare davanti a me… ma, molto intelligentemente, mi appoggio ad una parete, venendo in contatto con uno dei tanti volti riprodotti su di essa.

Mi sfugge immancabilmente un’altra esclamazione intollerante mentre mi stacco velocemente dalla parete… compiendo poi l’errore di guardarla… e impietrirmi sul posto…

Spalanco gli occhi nel notare le dimensioni del volto scolpito che ho urtato, trovandolo decisamente più piccolo rispetto a quelli che lo circondano…

Che sia…

-         Oh, dei… - pronuncio flebilmente, avvicinandomi per osservare le fattezze, appena accennate, del viso che sto osservando.

“Death Mask non ha condotto sempre una vita esemplare… in passato si è macchiato di orrendi crimini”.

Gli “orrendi crimini” a cui si riferiva Mu comprendevano anche lo stroncare la vita a dei bambini?

-         Cosa vuoi? - .

Mi giro lentamente fino ad inquadrare la persona - che ormai conosco - dalla quale proviene questa voce grottesca.

Resto in silenzio, osservando il cavaliere del cancro squadrarmi con aria di sufficienza, fino a posare gli occhi sulla mia mano, che tengo ancora appoggiata alla parete, in corrispondenza di quello che sembra essere il volto di un bambino.

Mi lascio andare completamente alle sensazioni derivanti da quella riproduzione facciale, stringendo gli occhi per concentrami, focalizzando l’attenzione sull’uomo che ho davanti.

Ed ecco che arrivano le amplificazioni donatemi da Parvati.

Cosa voglio? Vorrei dirti che sei un grande figlio di puttana Death Mask di Cancer. Vorrei sputare su quell’armatura del cazzo che ti ha protetto il culo mentre uccidevi, indistintamente, uomini, donne e bambini. Vorrei poter assistere meglio alla scena per poter vedere il tuo fottuto ghigno mentre ti diverti a scagliare i tuoi  colpi su vittime innocenti… le percezioni di cui dispongo grazie alla dea che ospito non mi permettono di “vedere”, ma solamente di “avvertire”, ed io ho avvertito distintamente del “piacere”. Ti sei divertito nel massacrare anche questo bambino?

Solo dopo un momento – che sembrava a tratti interminabile – mi rendo conto di aver contratto tutti i muscoli facciali, in un’espressione – a giudicare dalla fronte aggrottata – astiosa. Sbatto le palpebre più volte, prima di staccare la mano dalla parete e ritornare a guardare Death Mask… presa com’ero dal concentrarmi, per un attimo è come se lo avessi perso di vista.

È ancora di fronte a me… ma decisamente diverso da come l’ho visto appena entrata nella quarta casa.

Il volto è leggermente abbassato, l’espressione non è più sarcastica, ma tesa. Le mani, lungo i fianchi, sono strette a pugno.

Non lo conosco… non così bene da poter affermare che, visto così, sembra intimorito… attualmente, considerando il tipo, mi è impensabile… ma… senz’altro deve essersi reso conto che ho, in un certo senso, scavato nel suo passato…

-  Stavo attraversando la casa e sono scivolata – rispondo improvvisamente,  dopo un periodo di tempo indefinito dalla domanda che mi ha posto.

-         Abituatici – mi risponde cupo, recuperando subito dopo il suo tono provocatorio. – Qui non tutte le case sono candide e immacolate - .

-         Notavo – gli rispondo a tono, pentendomene subito dopo. Non so che accidenti mi stia prendendo. Fino a un attimo fa, se me ne avessero data l’occasione, l’avrei fatto a pezzi con le mie stesse mani. Quelle sensazioni derivanti dal volto riprodotto sulla parete erano… erano… insostenibili…

Riproduzioni… accidenti… tendo a dimenticarmi che sono riproduzioni… quindi, l’unica spiegazione è che queste abbiano incanalato, in un certo senso, le sensazioni del cavaliere che custodisce la casa.

Ma come? Se sono dei semplici oggetti inanimati, senza quindi un vissuto, non dovrebbero essere in grado di accogliere, concentrare e disperdere sensazioni…

A meno che non fungano da specchio…

-   Ehi, ti sei incantata? O ti aspetti per caso che ti offra qualcosa? Reincarnazione o meno, io servo Athena, di te me ne sbatto, quindi non aspettarti alcun tipo di ospitalità o formalità! - .

-   No no! – tendo ad aggiungere subito dopo, non raccogliendo la provocazione e muovendo le mani davanti a me come a sottolineare la risposta data. –  Mi aspettavo addirittura che mi afferrassi di peso e mi sbattessi fuori, figuriamoci se mi ero posta tali aspettative! - .

L’espressione di Cancer ridiventa altezzosa, continuando però a squadrarmi curioso. Giustamente, ai suoi occhi non accingo a muovermi.

-         Stavo… riflettendo. Il che, normalmente, non impiega tutto questo tempo, ma, detto francamente, mi sento rintronata. Ospitare una divinità è più… difficile di quanto pensassi… vorrei tanto potermene sbattere anch’io, ma credo proprio di non poterlo fare. - . L’ultima aggiunta m’è venuta fuori spontaneamente. So che a lui non importa un emerito cazzo ma… sto temporeggiando. Vorrei toccarlo… anche solo sfiorarlo…

So che detto così è alquanto ambiguo, ma naturalmente attualmente sto pensando a tutto fuorché ad un risvolto erotico col cavaliere di Cancer. Per quanto non sia affatto un brutto ragazzo, non impazzisco esattamente per gli stronzi.

Piuttosto… mi chiedevo se, toccandolo, le sensazioni avvertite sulla parete risultassero più… nitide.

Perché è improvvisamente arretrato? Non disporrà anche lui della capacità di leggere nel pensiero, vero?

-         Buona giornata – mi limito infine a dirgli, oltrepassandolo e uscendo velocemente dalla sua casa.

Non credo ci sarebbe stato bisogno di avere un contatto diretto con lui. Come pensavo prima, la casa deve, in un certo senso, rispecchiare… i suoi pensieri… le sue sensazioni… i suoi ricordi.

Perché riprodurre proprio dei volti sulle sue pareti? Ve n’erano appesi di… reali all’inizio?

Deglutisco, cercando di pensare ad altro ma fallendo miseramente. Ciò nonostante, mi sorprende riuscire a provare una sensazione diversa dal timore…

Compassione. Un minuto prima volevo ucciderlo, mentre adesso mi fapena.

E quando mi troverò in pieno ciclo mestruale cosa accadrà?

Mi sa che Parvati dovrà fornirmi un libretto d’istruzioni al più presto.

 

 

Non ci posso credere. Quasi non ci speravo più.

Ho di fronte a me un’esemplare… di sesso FEMMINILE!!! Una donna, comprendete?? Una donna!

-         Dea Parvati, lei è Marin dell’Aqui… -.

-         Piacere di conoscerti, Marin! Il mio nome è Reiko, ti prego, almeno tu non perderti in formalismi! Ti avranno raccontato che sono una pseudo reincarnazione, ma credimi, mi sento tutto fuorché quello! Quindi non farti problemi di sorta! – dico tutto d’un fiato improvvisamente, interrompendo la presentazione di Aiolia e stringendo convulsamente la mano della DONNA tra le mie, che, confusa, asseconda ogni mio gesto.

Devo averla presa alla sprovvista, considerando che sembra non sapere esattamente come comportarsi. L’ho costretta a stringermi la mano nel momento in cui stava salutandomi col solito inchino che usano qui… e Aiolia sembra essere confuso quanto lei. Nonché imbarazzato.

Mi affretto a lasciarle la mano. Non che attraverso la maschera che indossa riesca a capirci un granchè, ma vedendola agitare le dita in modo continuo, ho pensato che stesse cercando di garantire ancora la circolazione alla mano che le stavo quasi stritolando.

-         Perdona l’irruenza! Non intendevo spaventarti, ne tantomeno passare per pazza – tanto questo avrà modo di constatarlo in fretta da sola – è solo che… credevo che qui il maschilismo fosse imperante! Non mi aspettavo di fare la conoscenza di un cavaliere del mio stesso sesso! - .

-         Sacerdotessa guerriera – pronuncia Aiolia improvvisamente, questa volta interrompendo lui me. Lo guardo interrogativa, aspettandomi una spiegazione, che non tarda ad arrivare.

-         Marin dell’Aquila è una sacerdotessa guerriera – risponde Aiolia, ergendosi fiero nella sua armatura scintillante.

-         Che, nello specifico, cosa significa? – chiedo, guardando quindi Marin, aspettandomi da lei ulteriori delucidazioni, ma lei sembra essere presa alla sprovvista nuovamente, solo che questa volta rivolge lo sguardo mascherato verso Aiolia.

Il cavaliere del leone tentenna, quasi incerto sul cosa dire…

-         Intendevo dire che non è un cavaliere d’oro - .

Non posso che aggrottare la fronte. La spiegazione del cavaliere del leone può essere paragonata tranquillamente al tentativo di un micio di arrampicarsi sugli specchi. Indaghiamo.

-         Beh… l’avevo capito… insomma, vi ho conosciuti tutti voi cavalieri d’oro… semplicemente mi chiedevo che differenza ci fosse tra un cavaliere ordinario e una sacerdotessa guerriera… - dico, rivolgendo lo sguardo a Marin, che non sembra voler staccare lo sguardo da Aiolia.

-         Nessuno! – si affretta a rispondere quest’ultimo.

-         E perché prima mi hai corretta? – gli chiedo innocentemente, osservando il suo colorito farsi ceruleo.

-         Vorrei saperlo anch’io – risponde freddamente la rossa, continuando a tenere rivolto il viso in direzione di Aliolia. Che darei per vedere la sua espressione…

Aiolia, invece, sembra impallidito un pochino.

Ciò mi fa supporre che, come immaginavo, il maschilismo imperante c’è eccome.

-         Uhm… proseguo… vado a trovare un po’ Shaka… - mento spudoratamente, sapendo che Aiolia conosce i rapporti che intercorrono tra me e il cavaliere della vergine. – È stato un piacere, Marin! Perdona ancora la mia presentazione poco formale… ma, in tutta franchezza, mi ha fatto davvero piacere conoscerti! Spero d’incontrarti ancora in futuro per scambiare quattro chiacchiere! – aggiungo, sollevando una mano per salutarla mentre corro verso l’esterno della casa, distanziandomi velocemente da Aiolia, che, senza curarsi di me, sta osservando sottecchi Marin salutarmi gentilmente.

L’impressione che ho avuto in merito a quei due mi viene confermata nell’intravedere, di sfuggita, mentre imbocco l’ennesima scalinata, Marin sferrare un pugno sulla spalla di Aioliauhuh.

 

 

Inutile dire che sono giunta alla sesta casa con le lacrime agli occhi. L’espressione di Aiolia è stata impagabile! Chissà se poi Marin si sarà limitata solo a quel pu

Interrompo il flusso dei miei pensieri nel trovarmi di fronte la persona che meno mi aspettavo di vedere.

Insomma… è vero che dispone della verità della luce… ma avrei perlomeno dovuto avvertirlo… come accidenti ha fatto a trovarsi qui prima di me?!

-         Ciao – lo saluto inaspettatamente, sorprendendomi da sola.

-         Buongiorno Reiko – mi risponde tempestivamente Mu, sorpreso anch’egli dal trovarmi – a quanto pare – lì, di fronte a lui.

Segue un interminabile minuto di silenzio, durante il quale nessuno dei due accenna al dire qualcosa.

-         Come mai qui? – mi chiede improvvisamente lui, interrompendo nuovamente il flusso dei miei pensieri.

-         Sono venuta a trovare Shaka – mento anche a lui, notando, naturalmente, la sua espressione farsi interrogativa. – A parlare con Shaka – mi correggo subito, dandomi dell’idiota. D’altronde che potrei dirgli? Che sono giunta fin alla sesta casa senza uno scopo ben preciso? Semplicemente perché non sapevo come ammazzare il tempo?

-         Tu come mai sei qui, invece? – gli chiedo, distogliendo la sua attenzione dai miei propositi poco chiari, nonché superflui.

Anziché rispondermi, mi mostra un libro, abbastanza voluminoso, inerente alla mitologia indù.

-         Oh… - mi limito a dire, ricadendo di nuovo nel baratro del silenzio.

Lui invece si limita a sorridermi come suo solito.

Bene.

Saremmo perfetti in un film di Charlie Chaplin.

-         Entro – dico infine, decretando la fine di tale supplizio. Se non abbiamo niente da dirci è inutile continuare a rimanere qui come due babbei.

-         Reiko – mi chiama prima che possa mettere piede nella sesta casa. Mi fermo di botto. Perché il suo tono mi è apparso così… urgente?

Mi volto, lentamente, cercando i suoi occhi… ma lui è ancora di spalle. Non si è voltato nel chiamarmi.

-         Cosa c’è, Mu? - . Questa volta è il mio tono di voce a fuoriuscire strano… anch’io, inspiegabilmente, nutro una certa fretta nel sapere cos’ha da dirmi.

-         Anche Shaka voleva parlarti - .

Stringo le mani a pugno, frustrata, cercando di mantenere la calma.

-         Meglio che vada, allora – rispondo risoluta, entrando velocemente nella casa, senza curarmi di sentire, eventualmente, una sua risposta.

 

 

Un tantino azzardato dipingere TUTTE le pareti della casa di bianco. L’ambiente risulta senz’altro più luminoso… ma a me, sinceramente, verrebbe la paranoia nel dover stare sempre attenta a dove metto le mani.

M’incammino lungo il corridoio, indirizzando, di tanto in tanto, lo sguardo nei dintorni. Ora posandolo su un vaso dalle fatture orientali, ora osservando un quadro dai colori caldi richiamanti l’India, ora scrutando attentamente le buffe statue del Buddha sparse un po’ dappertutto, di diverse dimensioni.

-         A cosa devo la vostra visita, dea Parvati? -.

Mi guardo attorno, cercando di orientarmi in direzione della voce che ho appena udito, riuscendo a capire che è provenuta da una sala… dalla quale proviene della luce…

Ecco come riesce a vivere in una casa dalle pareti interamente bianche. M’ero scordata che il passatempo preferito di Shaka consiste nel levitare per ore e ore nella posizione del loto.

-         Come ho detto anche agli altri che oggi ho avuto modo d’incontrare, preferirei essere chiamata col mio nome originario, se non ti dispiace - .

Com’era ovvio che accadesse, non mi giunge risposta. Uff… ricominciamo d’accapo.

-         Comunque buongiorno, Shaka… - .

È a quel punto che la luce proveniente dalla sua figura diminuisce, fino a scomparire definitivamente, e i suoi occhi si aprono, mostrando il loro colore particolare e intenso. Deve essersi sorpreso del fatto che l’abbia salutato…

- Buongiorno, Reiko – mi risponde, alzandosi subito dopo aver abbandonato la posizione del loto. Accidenti! Ha ricambiato il salu

- Anche se non sarebbe esattamente il saluto più corretto, considerando che è quasi ora di pranzo - .

Inspira Reiko… espira Reiko…

Mi sforzo di sorridergli, seguendolo con lo sguardo uscire dalla sala e dirigersi verso un’altra.

Lo seguo anche fisicamente, nonostante non mi stia invitando a farlo.

-         Dal momento che non prosegui oltre deduco che ciò che hai detto a Mu è vero - .

Scuoto la testa un paio di volte nel tentativo di tradurre ciò che mi è appena stato detto.

-         Dubitavo che avessi in mente già un piano, non sei mai stata brava a programmare all’istante le cose piovuteti addosso, ma a quanto pare stavolta dovrò ricredermi – dice ancora, arrivando al centro della sala nel quale l’ho seguito e sedendosi a terra, accanto ad un tavolino. – Accomodati pure – mi chiede, chiedendomi di occupare il posto accanto al suo, indicandomelo con una mano.

Cercando di non curarmi della provocazione appena lanciatami, decido di seguire il suo invito e mi siedo al suo fianco, sorprendendomi ancora una volta della calma che incredibilmente sto riuscendo a dimostrare.

-         Sai anche tu che in una circostanza diversa ti avrei già mandato al diavolo – comincio a spiegargli, introducendogli il discorso per poi passare alle domande. – ma il fatto è che… nonostante sappia che ciò che hai detto dovrebbe farmi innervosire, non riesco a farlo… non riesco a reagire… - .

-         T’intimorisco? - .

Ma lo fa a posta??

-         Niente affatto – rispondo, sorprendendomi di nuovo del mio tono moderato. – Non dipende da te, ma da me… -.

Resta immobile, con le perenne palpebre a coprirgli gli occhi, dando il tempo a un inserviente di portarci e servirci del the.

-         Starai maturando – risponde Shaka, portando la propria tazza alle labbra, non appena l’inserviente ci lascia nuovamente soli.

-         Shaka, sto parlando seriamente – rispondo in tono perentorio, limitandomi a lanciargli un’occhiataccia.

-         Perdonami allora, non m’è mai capitato prima di adesso - .

-         Prego? - .

-         Non m’è mai capitato di sentir fuoriuscire dalla tua bocca un discorso serio - .

……

Resto a guardarlo per un periodo indefinito, valutando come reagire… finendo poi con lo sbuffare e con l’abbassare il capo arrendevolmente.

Rialzatolo, per assaggiare il the, rivedo gli occhi di Shaka spalancarsi, per poi osservarmi minuziosamente da capo a piedi.

Accidenti… non… non m’è mai capitato che mi guardasse più a lungo di due secondi…

Arrossisco, contro il mio volere, impercettibilmente, tossendo appena per camuffare l’imbarazzo.

-         Sorprendente – pronuncia ad un certo punto, continuando a tenere gli occhi aperti e fissandoli nei miei.

-         …cosa? – gli chiedo, cercando di concentrarmi sulla bevanda che sto mandando giù nonostante il sapore pessimo. Avevo dimenticato che “per far in modo da mantenere inalterato il sapore del the” preferisse non farlo zuccherare. Se non per evitare questi spiacevoli inconvenienti, a che diavolo è servito frequentarlo contro la mia volontà per all’in circa diciott’anni?

-         Ho tentato più volte di farti perdere la pazienza, e, oltre che non alzare minimamente la voce, non sei ricorsa nemmeno al linguaggio variopinto che tanto ti caratterizza - .

-         Ehi – dico allora, puntando un indice contro di lui. – Ora vedi di non esagerare - . Al mio pseudo richiamo allora richiude gli occhi, nascondendo un sorriso appena accennato dietro la tazza del the, dal quale beve un altro sorso.

-         Ad ogni modo, sei arrivato dritto al punto. Mi sento strana – gli dico, proseguendo poi a spiegare le sensazioni avvertite nella casa del cancro.

-         Non mi sorprende. Reincarnando una divinità hai senz’altro acquisito una sensibilità più sviluppata. – mi risponde, dopo aver ascoltato in silenzio tutto il mio racconto.

-         A questo ci ero arrivata, infatti non è questo a sorprendermi. È che… è come se passassi da un livello di rabbia ad un livello di calma interiore così – schiocco le dita per rendere l’idea. – Passo da un estremo all’altro senza quasi rendermene conto - .

A quel punto Shaka aggrotta le sue bionde sopracciglia, dandomi l’impressione di star trovando le parole giuste per esporre un concetto.

-   Oltre che venirmi in mente fenomeni biologici alla tua condizione di donna correlati - …quanti giri di parole per non dire semplicemente “ciclo” – probabilmente si tratta della tua nuova condizione. Ti ricordo che sei… - .

-   Un involucro – finisco per lui.

-   Se preferisci tal tipo di sinonimo… comunque è esatto. -.

-  Quindi la calma che avverto è la sua… mentre agli antipodi c’è il mio stato d’animo… - . Lo vedo annuire in risposta.

-   Capisco… - aggiungo, sospirando e alzandomi.

-   Ah… - pronuncio poi, ricordandomi di una cosa che avrei voluto chiedergli già tempo prima. Mi volto, incontrando i suoi occhi perennemente chiusi. – Cosa intendevi dire la volta scorsa? - .

Lo vedo farsi pensieroso, senza accennare ad alcuna risposta.

-         Alla fine del synagein… quando mi prendesti in disparte… - dico, cercando di rinfrescargli la memoria.

-         Cosa non ti è stato chiaro? – mi chiede a quel punto.

-         Non certo il senso. - . Dal momento che mi rivolge domande enigmatiche, vada che gli risponda altrettanto enigmaticamente.

-         Sarebbe stata una domanda valida se l’avessi posta ad una persona che non ti conosce affatto, Reiko - .

-         Ah, quindi mi conosceresti – rispondo prontamente, fermandomi d’un botto. Ma dove diavolo sta andando a parare quest’assurda conversazione? Da quando Shaka è così eloquente? Da quando io gli così tanta corda?

-         Meglio che vada – mi affretto ad aggiungere, voltandomi e dirigendomi a passo spedito verso l’uscita, non prima di avergli urlato un ringraziamento per il thè offertomi.

 

 

Facendo un attimo il punto della situazione: che diavolo di senso ha avuto questa mattinata?

Ero quasi tentata dal continuare a salire, perlomeno per andare a trovare Milo, ma sinceramente…

Mi blocco a metà della scalinata che separa la sesta casa dalla quinta, guardandomi poi attentamente attorno.

È meglio che vada a mettere qualcosa sotto ai denti… o comincerò a dare seriamente i numeri!

Arrivata alla quinta casa, sorprendentemente, scorgo ancora Marin discutere – questa volta animatamente – con Aiolia.

-         Quindi cosa m’impedirebbe, con l’esattezza, di togliermi la maschera: il fatto che a te darebbe fastidio in quanto maschilista megalomane possessivo o perché è una regola della dea Athena? - .

-         La seconda naturalmente, Marin… - .

-         Allora come mai quando ti ho parlato di quello che stiamo organizzando io e le altre hai assunto il ruolo dell’uomo colpito nell’orgoglio, cavaliere di Leo? Credi di dissuadermi dal mio intento così facendo? Se sì, perché accidenti ti nascondi dietro alla regola della dea Athena?! - .

… Accidenti… meglio che tolga subito il disturbo… magari senza soffermarmi a tratti, come sto facendo adesso, per sentire chi la spunta…

Ad ogni modo: grande, Marin! Sono proprio curiosa di sapere di cosa stava parlando prima in merito a lei e le altre!

 

 

Riattraversare la casa del cancro è meno spaventoso quando alla seconda incontri Aldebaran, che ti saluta con uno dei suoi sorrisoni, facendoti scordare ciò che hai visto.

Questa volta non sono riuscita ad evitarlo, mi ha letteralmente placcata – con garbo, s’intende – parlandomi continuamente, inducendomi così a non allontanarmi. Non so come, ma alla fine è riuscito perfino a convincermi a rimanere a pranzo da lui. La simpatia del cavaliere del toro, unita alle sue abilità culinarie, mi hanno fatta desistere dal raggiungere la prima casa!

Tra un bicchiere di vino rosso e diverse portate di grigliata di carne, accompagnata da dell’insalata condita a pennello, mi ha raccontato parecchi aneddoti divertenti del santuario, nonché sciolto parecchi dubbi in merito ai suoi colleghi e alla questione delle sacerdotesse guerriero.

Quando gli ho raccontato l’episodio di Marin e Aiolia è letteralmente scoppiato a ridere, coinvolgendomi, confermandomi che quei due fanno coppia fissa ormai da un po’, ma che è solo merito di Marin se stanno insieme.

A quanto ho capito, Aiolia, oltre ad essere orgoglioso, severo e ligio ai suoi doveri è anche tanto tanto timido!

Aldebaran è stato così delicato da non parlare di ciò che è avvenuto la sera precedente, che quando gliel’ho accennato, per porgli le mie scuse un’ennesima volta, ha fatto finto di “essersene quasi dimenticato”.

Si è limitato a ricevere le mie scuse, senza chiedermi i motivi che mi avessero spinto ad una tale idiozia… inutile dire che gliene sono stata davvero grata.

-         Direi che basta, no? – chiedo al mio riflesso, girando poi la testa da un lato all’altro per controllare di aver beccato con la spazzola tutti i maledetti ricci ribelli.

Ma sì, direi proprio che basta!

Soddisfatta dell’operato appena compiuto, mi alzo dallo sgabello posto di fronte al lavello del bagno e rientro in camera, tuffandomi letteralmente sul letto, senza curarmi di infilarmi sotto alle lenzuola. Fa un caldo pazzesco,qui!

Mentre abbraccio il cuscino, portandomene metà sotto al busto, ripenso velocemente alla giornata di oggi.

Quando sono rientrata – sono stata quasi tutto il pomeriggio con Aldebaran – ho trovato Mu intento a leggere un ennesimo volume di mitologia induista.

Nonostante fossi sicura che m’avesse sentita, non s’è curato minimamente di sollevare lo sguardo dal libro, così come io non mi sono minimamente curata di salutarlo, raggiungendo speditamente la mia camera e chiudendomici dentro.

Che strazio… uff…

Decisa a non pensarci più, chiudo gli occhi, facendomi prendere dal sonno.

 

Come non detto. Nonostante la stanchezza, continuo a muovermi, girandomi e rigirandomi, senza riuscire ad addormentarmi!

In più questo dannato brusio di sottofondo non m’aiuta per niente… ma Mu non era quello che andava a coricarsi col sole? Con chi sta parlando a quest’ora della notte?

Spazientita, decido di alzarmi per andargliene a dire quattro, così sbuffo, mettendomi seduta e accendendo l’abat-jour che ho sul comodino accanto al letto.

-         OH, CAZZO!!! – esclamo spaventata, indietreggiando subitaneamente nel letto, fino a toccare la testiera e a piegare le ginocchia contro il petto.

Sono completamente circondata da uomini. Uomini dal viso dipinto reggenti una torcia, dalla quale una flebile fiamma si sprigiona, illuminando a intermittenza l’intera stanza, rimasta nell’oscurità nonostante abbia acceso la luce.

Le loro bocche si muovono, sincronizzate, come se stessero recitando qualcosa in coro, ma dalle quali non si eleva un minimo suono. Gli occhi sono sbarrati, privi di pupilla. Occupano tutta l’intera area della stanza.

 

Vieni in India.

 

Boccheggio, nel tentativo di razionalizzare… questa voce…

 

Vieni in India, sarai al sicuro.

 

… è la stessa che ho sentito sulle scale stamattina… quando ho creduto che i morsi della fame mi stessero facendo avere delle allucinazioni…

Tutto ad un tratto il braccio libero degli uomini che occupano la camera si stende in avanti, dandomi la sensazione di volermi afferrare…

Incapace di muovermi, per la paura che mi fa tremare le gambe, provo a urlare, con tutta la forza che ho dentro, rivolgendomi alla porta che ho di fronte, e dalla quale spero veder apparire qualcuno che venga ad aiutarmi.

Continuo ad urlare, rendendomi conto di non star emettendo un solo sibilo… e che la bocca è impastata… da una sostanza che non riesco a identificare…

Mi porto una mano alle labbra, andando in panico quando vedo sulle dita del sangue… sangue che sta scorrendomi lungo il corpo, fuoriuscendo dalla mia bocca… andando a tingere di rosso le lenzuola che sono sotto di me… arrivando a inondare perfino il pavimento, sporcando i piedi degli uomini che ho davanti, che non sembrano però accorgersi di nulla…

Sto… mi sto dissanguando!

Continuo a urlare disperata, con le lacrime agli occhi, vedendo la porta di fronte a me… sanguinare anch’essa…

Lancio un ultimo disperato urlo, chiudendo gli occhi, sentendo una voce chiamarmi ripetutamente e delle mani afferrarmi le braccia.

 

Mi sveglio di soprassalto, alzandomi col busto tutto d’un botto, andando a scontrarmi con un torace robusto…

-         Shh… tranquilla… - articola una voce dolcemente, mentre una mano va a portarsi dietro la mia schiena, ad un’altra sulla mia testa.

Dei capelli lilla vanno a solleticarmi il volto, e solo allora mi lascio andare ad un pianto disperato liberatorio, afferrando con tutte le mie forze la maglia di Mu.

-         Calmati… calmati, Reiko… va tutto bene… - lo sento sussurrarmi ad un orecchio, mentre le sue mani mi massaggiano delicatamente e lentamente la schiena e la testa, e le mie vanno ad abbracciarlo, portandomi a far aderire un orecchio al suo torace.

Non riesco a respirare. Il cuore mi batte all’impazzata… così come il suo, che riesco ad avvertire nonostante il panico. Non ne sono sicura… ma prima che riprendessi a piangere disperatamente un’altra volta, giurerei di aver avvertito le sue labbra poggiarsi tra i miei capelli.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo dell’autrice…

 

Prima d’iniziare…

 

UN RINGRAZIAMENTO PARTICOLARE VA A YAMA MAXWELL, CHE MI HA FATTO PASSARE IL MALEDETTO BLOCCO DELLO SCRITTORE GRAZIE ALLE CANZONI CHE SI È PREMURATA DI PASSARMI IERI SERA!

“WHAT HURTS THE MOST” È STATO PROVVIDENZIALE! *_____________*

                                                *INCHINO*

 

Tornando a noi…

Sì, sono ancora viva! XD Per il momento sopravvivo, ritornerò a vivere a tutti gli effetti non appena si sarà conclusa questa sessione estiva (ossia, precisamente, lunedì prossimo!).

Vi sono mancata??? (NO! ndTutti) (ç__ç ndHOPE)

E babbè u__ù

 

Purtroppo non ho tempo a sufficienza per rompervi le scatole con i miei sproloqui (l’unica cosa che tengo a dirvi è di non pensare che delle cose, magari, siano state lasciate in sospeso…verrà spiegato tutto), passerò quindi direttamente ai ringraziamenti delle persone che hanno recensito l’ultimo capitolo:

 

roxorox: chiederò a Mu di vendere la sua dolcezza! XD Al inpsichiatric version” l’ho pensato proprio per la sua sensibilità. È grande e grosso e, anche se sensei Kurumada non ne ha mai parlato, come d’altronde per gli altri personaggi, in termini più approfonditi, me lo sono sempre immaginato con un grande cuore! Direi proprio che è il più adatto ;-) bacioni!!!;

 

Bloody_star: non devi assolutamente scusarti! Certo, mi fa piacere senz’altro ricevere recensioni, ma non deve diventare assolutamente un obbligo, deve essere e restare un piacere! Grazie mille, quindi! Mi fa piacere anche che condividi il mio punto di vista sul trattamento dei personaggi e sul ruolo di Aldebaran! XD Ciao!;

 

Ai91: ahahahahahahah! Ma ciao cara! Mi sono mancati tanto i tuoi accanimenti nei confronti di Mu! XD (a me no… ndMu) (zitto te! Non piaci a tutte, fattene una ragione! ndHOPE) (ç__ç ndMu). Comunque sì, Mu è senza speranze u__ù che posso mai farci? XD ciao carissima!;

 

Gufo_Tave: Ma noooooooo! Quale rating rosso?? Guarda che intendeva darle solo un bacetto piccino picciò! insignificante! XD XD Che d’altronde non le ha dato, lo stolto u__ù’’ tsk! Comunque, se ti va, continua di tanto in tanto a farmi sapere cosa ne pensi! ;-)

 

Anzy: ripeto la stessa cosa anche a te, non scusarti! Già il solo fatto di sapere che stiate leggendo la storia per me è una grandissima soddisfazione *__* certo, ribadisco, le recensioni mi fanno piacere! Ma non fatevene un problema se vi assentate per un po’! L’importante è che stia continuando a piacerti… alla capitolazione si giungerà più presto di quanto possiate immaginare tutti… ma mi servono dei passaggi affinché avvenga! Grazie mille per la recensione e per i complimenti, a presto!

 

Mon-chan: non ho potuto essere rapida e tu sai il perché… bando alle ciance, te gusta? U__U tivibì amica bedda <3

 

Spartaco: Altro capitolo… di transizione? Sì e no… uhm… non posso dire nulla! *si cuce la bocca* è stata divertentissima la conversazione tra te e Mu! XD Ma credimi… Mu non ha bisogno di uno psicologo e/o psichiatra… deve solo… AAAH!!! *si ricuce la bocca* come non detto u__ù spero che anche questo capitolo ti piaccia! Besos!

 

Yama Maxwell: oltre a dire che ti adoro perché grazie a te in una giornata ho scritto quello che avrei dovuto scrivere perlomeno in una settimana, che altro vuoi che aggiunga?? *___* *bacio*

 

Inoltre ringrazio le 24 persone che hanno aggiunto la storia tra le preferite e le 10 persone che l’hanno invece aggiunta tra le seguite! *inchino*.

Un altro inchino va alle persone che semplicemente leggono, facendo aumentare vertiginosamente il numero delle visite di ogni capitolo *___*

 

Scappo, alla prossima!!!

 

 

HOPE87

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 16
*** Broken dreams e nightmares ***


Molto delicatamente, cerco di farla allontanare da me per poterla guardare negli occhi

Broken dreams and nightmares

 

 

 

 

Molto delicatamente, cerco di farla allontanare da me per poterla guardare negli occhi. Dubito che in queste condizioni possa raccontarmi cosa le sia accaduto, leggendo la sua espressione potrei almeno farmene un’idea… ma nel momento in cui le mie mani vanno ad afferrarle le braccia per invitarla a staccarsi, la sua presa, dietro alla mia schiena, si fa più serrata, e il suo tremolìo aumenta.

Dissuadendomi dal mio iniziale intento, la riabbraccio, riprendendo ad accarezzarle la schiena, massaggiandole di tanto in tanto la testa e sussurrandole delle parole di conforto all’orecchio.

Accosto di più la mia testa alla sua, chiudendo gli occhi e concentrandomi per leggergli nella mente senza risultare troppo invasivo. Così facendo non riesco a capire esattamente cosa sia successo, mi arrivano solo pochi e frammentati pensieri… ma tra questi, ciò che viene ribadito più volte nella sua testa, è…

Spalanco gli occhi, staccandola delicatamente, ma in modo deciso, da me, osservandola attentamente per cercare di capire se sia ferita.

Sangue…

Dove, Reiko, dove?

Sospiro sollevato, quando associo quella parola ripetuta con insistenza e terrore a quello che deve essere stato l’incubo che le ha procurato questa reazione…

Solo quando mi sono completamente tranquillizzato mi ricordo di non essere stato l’unico a venir attratto dalle sue urla.

-         Kiki – lo chiamo, voltandomi e incrociando i suoi occhi lucidi e preoccupati. – Va a chiamare Shaka - .

-         M-ma lei… - . Sta bene?, mi giunge nella mente la sua domanda. Annuisco, facendogli un cenno d’intesa con la testa, e poco dopo lo vedo abbandonare l’uscio della porta e correre lungo il corridoio, diretto all’esterno della casa.

Ritorno a concentrare le mie attenzioni su Reiko non appena avverto la sua presa abbandonarmi poco a poco. Nonostante stia cercando di recuperare lucidità e contegno, trema a tal punto da darmi l’idea di essere ancora scossa.

Senza alzare la testa, con lo sguardo fisso davanti a lei, indietreggia lentamente sulle lenzuola, rannicchiandosi, piegando le gambe e abbracciandole, conducendosi le ginocchia al petto.

No, non chiuderti di nuovo…

Sollevo una mano per accarezzarle il volto rigato dalle lacrime, ma lei chiude gli occhi, facendomi capire di non volere questo tipo di contatto…

Ad un palmo dal suo viso, decido di abbassare la mano per non turbarla, continuando ad osservarla piangere e sussultare per i singhiozzi.

Quando provo ad infiltrarmi nella sua mente scuote la testa e stringe gli occhi… non vuole che faccia neanche questo…

-         Io… - pronuncia tra le lacrime, fermandosi poi improvvisamente per trattenere un ennesimo singhiozzo. – M-mi dispiace… era tu-tutto così reale… - .

-         Non scusarti – le dico, senza staccare gli occhi dalle sue mani strette a pugno. – Raccontami cos’hai sognato…- le chiedo, sistemandomi meglio sul letto per poterla osservare altrettanto meglio.

La mia richiesta le fa di nuovo serrare gli occhi.

… non possiamo continuare così.

-         Mu – la voce di Shaka ci raggiunge dall’esterno della stanza, rendendoci nota la sua presenza.

-         P-perchè  è qui? – mi chiede Reiko, sollevando gli occhi e rivolgendo lo sguardo all’esterno della camera, infastidita.

-         Vieni – le dico, ignorando la sua domanda perché intenzionato a spiegarle tutto dopo, invitandola a sporgersi un po’ verso di me per permettermi di prenderla in braccio.

Dopo avermi guardato con reticenza, con mia somma sorpresa, cede. E non perchè le vada davvero di assecondarmi… dalla sua mente mi giungono delle nitide immagini di uomini… che lei avverte minacciosi… numerosi a tal punto da occupare l’intera camera. È chiaro che non voglia restare da sola…

Guidato dal cosmo di Shaka, fatto accomodare da Kiki nel salone, entro in quest’ultimo, vedendo il cavaliere della vergine alzarsi di scatto, rivolgendomi con la testa un segno di saluto e aspettando che sistemi Reiko sul divano di fronte, che ritorna a rannicchiarsi nella stessa posizione assunta sul suo letto, senza degnare d’attenzione Shaka.

Fattogli cenno di seguirmi, il cavaliere della vergine abbandona il salone e mi segue altrove, mentre Kiki si avvicina con titubanza a Reiko per darle, come al solito, il suo conforto.

-         Sono desolato per averti fatto chiamare a quest’ora – mi scuso, invitandolo a sedersi su uno dei divani della sala dell’armatura, mentre io raggiungo, pensieroso, la finestra più vicina, per guardarci attraverso.

-         Francamente, sarei giunto pur non essendo stato chiamato. Il cosmo della dea Parvati è sembrato allarmato, sono convinto che anche la dea Athena l’abbia avvertito. - .

Dunque siamo entrambi d’accordo che non si sia trattato di un semplice sogno.

-         Ti ha raccontato il suo incubo? - .

Scuoto la testa, ritornando a guardarlo.

-         Temo che l’abbia terrorizzata a tal punto da spingerla a non rievocarlo - .

-         Eppure dobbiamo sapere cos’ha visto – mi risponde lui, pacato, parlandone come si trattasse di una cosa semplice.

-         Senza dubbio… ma temo abbia bisogno di tempo… - .

-         … che noi non abbiamo. – conclude Shaka per me, rimanendo poi in silenzio come faccio io, ognuno assorto nei propri pensieri.

-         Qual è il vero motivo per cui mi hai fatto chiamare, Mu? – mi chiede improvvisamente, precedendo quella che sarebbe stata la mia risposta di lì a poco.

Mi volto, inspirando a fondo per convincermi a buttar fuori la risposta.

-         Temo di non essere più la persona adatta ad ospitarla -.

Non credevo che dire una cosa simile sarebbe stato così difficile…

Il cavaliere della vergine continua a rimanere impassibile, ascoltando ciò che sto dicendo.

-         Non più… perlomeno. – aggiungo subito dopo, soppesando bene le parole.

Shaka continua a rimanere in silenzio e in ascolto.

-         Ha smesso di fidarsi di me non appena ha saputo la verità, Shaka. - .

-         Complicando le cose più di quanto già non lo fossero col suo carattere ribelle e scontroso – termina nuovamente al posto mio, utilizzando, però, termini diversi da quelli che avrei utilizzato io.  – Mi stai chiedendo di prendermene cura, Aries? - .

Sapevo che avrebbe capito.

-         Non esattamente. Reiko sa badare a se stessa e questo credo che l’abbia dimostrato più volte. Tutto sommato, ha bisogno di un tetto sotto al quale dormire fino a quando questa situazione non sarà conclusa. - .

Il silenzio che segue dura un’infinità di tempo.

-         Non è da te scrollarti da dosso problemi. Grandi o piccoli che siano. Ciò mi porta a pensare che questa sia stata una decisione presa in seguito ad una riflessione approfondita… - .

Annuisco.

-         Mi duole doverlo chiederlo a te, so che non siete in buoni rapporti ma, tutto sommato, tu, a parte me, sei la persona che conosce da più tempo… - .

-         Lo comprendo – mi risponde semplicemente lui, aprendo, con mia somma sorpresa, i suoi occhi e puntandoli nei miei. – Sei sicuro? - .

Sospiro, chiudendo gli occhi.

-         Non vedo altre alternative, Shaka – rispondo in un soffio… quasi come se mi stessi rivolgendo più a me che a lui… ritornando con la mente alla posizione difensiva che Reiko ha assunto quando ha compreso di essersi esposta troppo, prima, quando ho cercato di aiutarla.

Solo allora il cavaliere della vergine richiude gli occhi, annuendo semplicemente, racchiudendo in quel cenno tutti gli accordi presi silenziosamente e tacitamente.

Poi si alza, avvicinandosi e riaprendo gli occhi.

-         Se riuscissi a convincerla a seguirmi potrei aiutarla a prendere confidenza col suo cosmo da subito, oltre che analizzare l’incubo che l’ha turbata stanotte… - . Stavolta tocca a me annuire, con gli occhi e la mente rivolti altrove però. So cos’ha inteso dire.

-         La convincerò io - .

 

 

*********************************

 

 

Sto inspirando ed espirando da tempo immemore ormai… e ancora non riesco a farmi abbandonare da questi maledetti brividi!

Stringo i denti, a tal punto da farli stridere e da far sobbalzare Kiki, che ha la testa appoggiata sulle mie gambe.

Senza incrociare gli occhi con i suoi, tristi e spaventati, gli metto una mano sulla testa rossa, invitandolo a ristendersi, prendendo ad accarezzarlo lievemente, facendogli capire che va tutto bene.

Un attimo dopo rientrano Mu e Shaka, prendendo posto, ognuno, su divani differenti, lontano l’uno dall’altro ma entrambi di fronte a me.

Non ho ancora capito che accidenti ci faccia qui Shaka…

-         Cosa ci fai qui? – gli chiedo quindi, dando voce alla mia curiosità, rendendomi conto di avere la voce roca. – Non ti avrò mica svegliato? - .

-         Credo che tu abbia svegliato l’intero santuario, Reiko… – mi sussurra inaspettatamente Kiki, sollevando la testa dalle mie gambe e abbandonando il divano, sotto invito implicito di Mu, che l’ha fulminato poco dopo la sua battuta.

-         Malgrado il senso delle parole di Kiki sia veritiero, sono qui per altri motivi – mi risponde allora Shaka, facendomi pendere letteralmente dalle sua labbra.

-         Ovvero? – gli chiedo, passando subito al punto. Ho un mal di testa bestiale, le scene di quel maledetto incubo ancora davanti agli occhi e lui se ne esce coi giochi di parole!

-         Chiederti di venire con me alla sesta - .

EH?

Lo sguardo da pesce lesso che ho in questo momento sembra essere più eloquente di qualsiasi discorso inerente alla risposta appena datami, dal momento che Mu decide di prendere la parola, forse per tradurmi ciò che ha appena detto il collega…

-         Non è un’imposizione. Non l’avvertire come tale. Sai benissimo che sei libera di fare ciò che vuoi, ma, detto francamente, sarebbe la scelta più saggia da compiere da parte tua - .

Mi guardo attorno spaesata, con ancora la stessa identica faccia da pesce lesso. Perché non c’è una terza persona a far la traduzione ad entrambi?!

-         Shaka è l’essere più vicino alla dea Athena, Reiko - . Più vicino? Cosa significa? Che… oh… uhuh… hai capito, Shaka!

Uhm… dalla faccia seccata di quest’ultimo direi di aver toppato… o magari ho semplicemente toccato più del dovuto la sua estremissima e pateticissima sensibilità… a proposito: ma, in qualsiasi lingua vogliate, esistono le due parole poc’anzi citate?

-         A livello spirituale, naturalmente – puntualizza allora Mu, sospirando appena poco dopo e lanciandomi uno sguardo di ammonimento, senza voltarsi a incrociare lo pseudo sguardo di Shaka. Scommettiamo che se il cavaliere della vergine solleva le palpebre, vengo fatta arrosto da dei raggi x?

-         E quindi? – chiedo, recuperando parzialmente serietà e concentrando nuovamente l’attenzione sulla proposta fattami da poco.

-         È la persona che fa davvero al caso tuo – ribadisce Mu, facendomi innervosire.

-         E… - . E tu?, vorrei chiedergli ma…

-         Posso parlarti un secondo, Mu? – gli chiedo invece, rimanendo… spaesata dall’espressione spazientita di quest’ultimo…

-         Possibile che tu non comprenda che non abbiamo tempo?  - sbotta subito, senza urlare, ma con un tono di voce… rigido. - Sei stata posta di fronte ad una scelta che va completamente a tuo vantaggio e invece di prendere una decisione ti perdi in sarcasmo fuori luogo e interventi poco incisivi! Reincarni una divinità, Reiko! E in quanto tale devi assumerti le tue responsabilità e prendere le decisioni più giuste per annientare l’ombra di questa minaccia che ha tutta l’aria di star agendo in fretta! La salvezza dell’umanità dipende da te, lo capisci? - .

Resto imbambolata per un tempo indefinito… ingoiando, in bocconi amari, tutto ciò che mi ha vomitato addosso l’uomo che ho davanti.

Mu di Aries, cavaliere d’oro dell’ariete al servizio della dea Athena… eppure prima, quando ho avvertito il tocco delle sue labbra sulla testa, mi era sembrato semplicemente…

-         D’accordo – capitolo velocemente, impedendomi di approfondire i pensieri, sapendo a cosa andrei incontro se lo facessi. – D’accordo Shaka, ti seguirò alla sesta e ci resterò, sperando che il tuo aiuto possa davvero aiutarmi a migliorarmi – butto fuori tutto d’un fiato, alzandomi poi dal divano e allontanandomi con andamento regolare dalla sala per recarmi nella mia stanza, incurante degli sguardi puntatimi sulla schiena.

Accesa la luce, recupero velocemente il borsone da viaggio con cui sono arrivata al santuario, riempiendolo velocemente di tutta la mia roba, senza curarmi di posarvela piegata, asciugandomi stizzita una lacrima che è sfuggita al mio controllo ma alla quale sono grata per non essermi sfuggita prima.

Quando ritorno nella sala, Shaka è sull’uscio e sembra stia scambiandosi ancora delle parole con Mu, che, non appena mi vede, alle spalle dell’amico, non cambia la sua espressione di una virgola.

Poco dopo Shaka si volta, dandomi tutta l’aria di essere sorpreso.

-         Preferirei seguirti adesso se non ti dispiace – dico con tono fermo, facendogli capire che un rifiuto non mi dissuaderebbe dall’intento. Al costo di restare a dormire sulle scale esterne della sesta.

Dopo un attimo di perplessità, Shaka, senza dire una sola parola, annuisce, precedendomi poi nel dirigersi all’esterno della casa.

Un solo attimo, e il mio sguardo, un misto tra il gelido e il menefreghismo, incrocia quello di Mu, che non sembra aver abbandonato il suo tono accusatorio.

-         Ci vediamo – lo saluto piatta, indossando alla bene e meglio una felpa che ho evitato di infilare nella borsa, pensando alla temperatura bassa che avrei trovato nell’affrontare la scalinata in piena notte.

Prima di uscire finalmente dalla prima casa, il mio sguardo viene attirato da una figura piccina… che mi da l’impressione di aver voluto diventare un tutt’uno col muro.

Accarezzo la testolina rossa con enfasi, inducendo lo scricciolo a guardarmi, e gli sorrido, ammiccando scherzosamente prima di abbandonare il tempio.

 

 

Come sospettavo, anche se all’interno si muore dal caldo, all’esterno la temperatura è decisamente più bassa. Badando a non far cadere lo zaino e a perdere di conseguenza tempo, mi sistemo meglio la felpa che ho indossato, tenendo lo sguardo sulla scalinata, indirizzandolo, poco dopo, su dei piedi nivei calzanti dei sandali. Sollevo gli occhi, fino a farmi occupare l’intera visuale da Shaka che, da quando abbiamo abbandonato la prima casa, non ha spiccicato parola.

Non che sia una persona eloquente di solito… sono io che in questo momento muoio dalla voglia di sentire qualcosa, qualsiasi cosa, che mi distragga dai miei pensieri.

-         Non era sarcasmo premeditato – dico improvvisamente, senza badare al fatto che una frase pronunciata così, improvvisamente, possa suonare strana. - Volevo solo tenere occupati i pensieri… e mi sono soffermata sulla prima sciocchezza che m’è venuta in mente… così, senza cattiveria alcuna, credimi, specie in una circostanza simile, in cui ti sei dimostrato tanto gentile da salvarmi la vita… - .

Continuo a vaneggiare, trattenendo imperterrita l’impulso di scoppiare a piangere da un momento all’altro.

Tutto quello che vorrei fare adesso è scagliarmi contro qualcosa, alzare gli occhi al cielo e gridare, gridare con tutto il fiato che ho in gola, fino a farmela sanguinare. Poi mi tirerei i capelli e inveirei contro i miei occhi, impedendogli di lacrimare, nonostante le lacrime spingerebbero ad uscire presto dal dolore autoprocuratomi.

E invece, tutto ciò che faccio è parlare. Blaterare, mi correggo, poiché ciò che sto dicendo non ha alcun senso logico.

Shaka continua a precedermi di poco. Per quanto gli occhi chiusi possano trarre in inganno in merito alla sua effettiva capacità di vedere, non v’è alcun dubbio che ci senta benissimo.

E resta in silenzio anche quando comincio ad inveire verbalmente contro tutte le divinità che la mia mente ha immagazzinato nel corso del tempo.

Non ricordo di essergli stata tanto grata quanto in questo momento.

 

 

Che strana sensazione svegliarsi in un luogo diverso dal quale ci si è abituati a stare…

Svegliarsi poi. Non ho propriamente “dormito”, ho… bah, insomma, mi sono riposata, ecco.

Stanotte Shaka mi ha indicato la stanza nella quale avrei potuto stare momentaneamente affinché “potessi poi passare ad una camera sistemata a dovere”. Non ho capito cosa c’è che non vada in questa, io la trovo perfetta.

A differenza di quella in cui ero ospitata nella prima casa, questa è interamente bianca. Niente colori vivaci, a parte qualche vaso dorato o bronzato contenenti… beh… contenenti nulla. Presumo servano solo a dare un po’ di colore all’ambiente, ecco.

Dovrebbe farmi impazzire il pensiero di dover soggiornare in una camera monocolore, invece, sorprendentemente, lo trovo piacevole.

Anche se il bianco regna, il modo in cui sono posizionati gli oggetti che ne compongono l’arredamento danno vita ad un gioco di ombre che permette di intravedere diverse tonalità di bianco. Per quanto sia possibile naturalmente, ma è un effetto visivo davvero rilassante.

Il sole, pur filtrando tranquillamente dalle finestre, non risulta invasivo, sembra quasi che s’insinui tra le fenditure della finestra con delicatezza…

Tutto l’ambiente, qui, richiama delicatezza. Forse è per questo che sono riuscita a rilassarmi un po’.

Stanotte non ho fatto caso a tutti questi particolari. Innanzitutto, la luce artificiale non era certo adatta a farmi notare tutte queste piccole particolarità, senza contare, poi, che non ero dell’umore giusto.

Il tempo di salutare Shaka e…

No, non lo dico. Tanto lo si immagina, no?

Uff…

Non capisco. Il punto è che non capisco. Per quanto mi sforzi di non pensarci… non riesco a capacitarmene.

Mu si è liberato di me. Tante storie per far in modo che restassi, tante raccomandazioni, promesse implicite… e poi? Mi ha scaricata a Shaka.

Forse ho elencato il punto attorno al quale ruota tutta la situazione.

Promesse implicite. Quali promesse? Lui in effetti non mi ha promesso nulla… in modo implicito poi…ho voluto vedercele io delle promesse nelle sue parole di conforto…

Esatto. Nient’altro che conforto. Cosa nella quale è più bravo Kiki, per giunta. Perlomeno lui sa guadagnarsi le torte e i manicaretti che ogni tanto preparo.

No. Niente torte o manicaretti. Sto blaterando di nuovo.

Che razza d’idiota, maledizione…

Mi alzo, sgranchendomi le braccia e raggiungendo, sbadigliando, la finestra.

Cielo, che pace qui…

Forse dipende dal fatto che è spuntato il sole giusto da una mezz’oretta…

Sì, forse è perché probabilmente l’intero santuario sta ancora dormendo.

Bene. L’unico che doveva starsene buono buono e non dare fastidio fino a nuovo avviso s’è svegliato prima di tutti. Mi riferisco al mio stomaco, che ha cominciato a brontolare come un forsennato.

Prima ancora che pensi a come rimediare sono già fuori dalla mia stanza… senza avere la minima idea di cosa fare.

Non ho confidenza con questo posto. Presumo che la disposizione delle stanze sia più o meno uguale a quella della prima casa. E se così non fosse? Dovrei aprire porta per porta col rischio di beccare la camera di Shaka? Magari… ahah… magari beccandolo a russare! Ahahahahah!

No, andiamo. Ti sta offrendo ospitalità, sii più seria Reiko.

Anche se il solo pensiero che ho appena fatto m’induce, irreparabilmente, a portarmi entrambe le mani alla bocca per non scoppiare a ridere a prima mattina.

Vengo distolta dal mio attacco d’ilarità da un’improvvisa manifestazione di… cosmo… che sembra essersi diffusa in un attimo per tutto l’ambiente.

A passo lento mi dirigo verso la fonte, concentrandomi sul non far rumore per non infrangere la tranquillità del luogo, raggiungendo, in breve, una sala dalla porta aperta, dal cui ingresso giunge una luce…

Rimango esterrefatta quando i miei occhi incontrano la figura di Shaka, nella posizione del loto, sospeso ad una spanna da terra, circondato da una luce dorata che sembra dargli un alone di… divino?

“Shaka è l’essere più vicino alla dea”.

Era questo ciò che intendeva dire Mu?

Credo mi abbia avvertita… perché poco dopo essere entrata nella sala ha ritoccato terra e aperto gli occhi.

-         Buongiorno - .

La sua voce mi giunge ovattata… forse perché i miei sensi sono ancora intorpiditi… non che storditi da tutta questa nonchalance che sta usando il cavaliere della vergine nel mostrarmi i suoi preziosissimi occhi color cobalto! A cosa devo questo onore?

-         Buongiorno a te – gli rispondo dopo un po’, tossendo imbarazzata. – Scusami, non intendevo disturbarti… mi sono svegliata e… - meglio dissimulare la mia ricerca della cucina. – sono andata alla ricerca del bagno, solo che non sapendo dove fosse e ho vagato un po’ per la casa… - .

Shaka si limita ad annuirmi, per poi alzarsi, sorpassarmi e voltarsi indietro ad osservarmi. Anche se nuovamente a palpebre abbassate.

-         Stanotte, considerando lo svolgimento degli attimi precedenti al tuo trasferimento qui, non m’è sembrato il caso tenerti sveglia – mi spiega con garbo, facendomi rimanere di stucco, riprendendo poi a parlare. – Seguimi -.

 

 

-         E il sangue? - .

-         Ne io, ne il cavaliere della vergine siamo riusciti a comprendere di cosa si tratti - .

Saori Kido annuisce pensierosa, mentre conduce la tazza di nuovo alle labbra, ripiombando nel silenzio.

Resto ad osservarla un po’, torturandomi le mani per l’irrequietezza, sperando che almeno a lei possa venir in mente qualche idea.

A quanto pare gli incubi che mi turbano e tormentano riproducono la situazione che sto vivendo.

Stamattina, dopo che Shaka mi ha fatta fare un giro approssimativo della casa, mi ha chiesto di raccontargli l’incubo che mi ha scombussolata. È restato in silenzio per un periodo indefinito, a sorseggiare il suo thè – ne abbiamo parlato durante la colazione – e solo dopo un po’ ha osato accennarmi ciò che pensava. A suo parere, per quanto non sia dimostrabile, è probabile che la mia dimensione onirica sia influenzata da Parvati, e che gli uomini che ho visto attorno al letto possano rappresentare i thugs.

Naturalmente non è sicuro. Non c’è nulla che possa confermarcelo, ma andando per deduzione, è sembrata essere la conclusione più logica.

Il sangue però, come me, non ha saputo spiegarselo.

Abbiamo confrontato insieme l’incubo di stanotte e il primo che ebbi appena arrivata al santuario. In quest’ultimo era la statua di Buddha a sanguinare…

Shaka ha pensato possa trattarsi di una simbologia mirante a indicare un attacco rivolto alle divinità benevole. Buddha e Parvati in questa circostanza. Non è escluso, quindi, che anche Athena possa avvertire qualcosa nei prossimi giorni o che io stessa la veda in uno dei miei sogni.

Bah.

Alla fine della conversazione mi ha  consigliata di iniziare un addestramento mirato alla gestione del cosmo. Secondo lui se riuscissi a prendere più confidenza col potere che mi domina, potrei allo stesso tempo riuscire a farmi aiutare da questo.

Mi sono sottoposta da subito, quindi, ad una prima fase di addestramento, meditativa, aiutata e indirizzata da lui, che è durata all’in circa tutto il pomeriggio.

Non mi sono mai sottoposta alla meditazione così a lungo, l’ho sempre considerata una grande perdita di tempo, invece devo ammettere che, tutto sommato, per quanto non particolarmente incisiva, serve senz’altro a schiarirsi la mente.

È stata questa a farmi venire l’idea di parlare con la Kido.

Ho pensato che, forse, parlandone con una mia simile che ha più esperienza di quanto non ne abbia io, sarebbe stata la giusta soluzione per ricevere un aiuto, anche minimo.

Invece, come al solito, sembra non sapere che pesci prendere neppure lei.

Quando le ho raccontato l’intero sogno mi è apparsa addirittura più turbata di quanto non lo fossi io. Temo che, per quanto voglia, non riesca davvero ad aiutarmi.

-         Non pretendo che tu mi dia delle risposte – le dico dopo un po’, facendole rivolgere lo sguardo verso di me. – Certo… ho pensato di venire qui a raccontarti tutto ciò perché sinceramente speravo che tu, vivendo la condizione di reincarnazione con consapevolezza da più tempo di me, potessi in un certo senso darmi qualche consiglio… ma ciò non significa che tu debba farlo necessariamente se non te la senti - .

Saori resta in silenzio, senza staccare gli occhi miei. Pur senza parlare, riesco comunque a comprendere dal suo sguardo che ho centrato il punto.

E così non può davvero funzionare.

-  Ho intenzione di seguire il consiglio del cavaliere della vergine e iniziare, condurre e concludere nel più breve tempo possibile un addestramento concentrato mirato alla gestione del mio cosmo. Quando mi riterrò sufficientemente pronta, fisicamente, mentalmente e spiritualmente, mi recherò in India - .

Come pensavo, la Kido spalanca gli occhi.

-         Hai un piano? – mi chiede subito dopo, posando la tazza sul tavolino rotondo che ci separa e concentrando la sua attenzione su di me.

-         È stata l’ultima volta che ho visitato l’India che il nemico si è manifestato… ed allora non ero pronta. Se mi ripresentassi, è probabile che anch’egli si ripresenterebbe. - .

Scuote la testa, abbassando la gamba precedentemente accavallata e accavallando l’altra. Non so come accidenti ci riesca sotto tutti quegli strati di tessuto.

-         Non possiamo basarci sulle probabilità - .

-         Tu no – l’interrompo subito, volendo mettere le cose in chiaro. – Io sì - .

-         Non è una buona idea – ribatte lei.

-         Restare fermi con le mani in mano non è una buona idea – ribatto allora io, inflessibile almeno il doppio di quanto lo è lei.

-         La situazione va studiata… organizzata... gestita… - blatera quindi, agitando la mano ogni volta che aggiunge un nuovo verbo alla sua ininfluente lista.

-         NON… - alzo la voce, per far in modo che la smetta di parlare a vanvera, riuscendoci perfettamente. – Non sono venuta qui a chiederti il permesso… - continuo, recuperando un tono basso e calmo. – Sono venuta a renderti note le mie intenzioni. Punto. - .

Le sue mani stringono i lembi del tessuto del vestito… violaceo… - puah! – che indossa, facendo tremare le labbra, strette anch’esse. Sa benissimo che non può impedirmelo.

-         Quanti cavalieri hai intenzione di portare con te? – mi chiede dopo aver recuperato la calma.

-         Nessuno – mi limito a risponderle, vedendo i suoi occhi chiari spalancarsi a dismisura. – Ripeto che la mia intenzione è quella di partire DOPO aver seguito un addestramento mirato all’approfondimento e alla gestione delle mie capacità. E tra queste intendo includere anche la capacità di saper controllare la manifestazione del cosmo. - .

-         Vuoi dunque recarti in India… - .

-         Senza manifestare Parvati – concludo la sua frase.

Sospira pesantemente.

-         Ti rendi conto… che è rischioso? - .

Mi limito ad annuire.

-         Tanto rischioso – aggiungo, vedendola sbiancare e spalancare gli occhi.

-         E con tale consapevolezza ti recheresti in India, da sola, ad affrontare un nemico che non conosci? - .

-         Facciamo… che ti autorizzo a mandarmi un paio di gold nell’eventualità in cui il mio cosmo si metta a strombazzare come una sirena impazzita – le rispondo con nonchalance, portandomi la mia tazza alla bocca.

-         Reiko! - .

-         Saori? - .

-         Vuoi riacquistare un po’ di lucidità mentale? - .

Questa volta sono io a sospirare. E anche pesantemente.

-         Quante volte vuoi che mi ripeta? Se temi un attacco al tuo santuario evita pure tranquillamente di mandarmi le tue guardie del corpo, saprò cavarmela  da sola! - .

-         Non è questo il punto! Abbiamo sancito un accordo e questo prevedeva il mio aiuto… oltre che la tua ragionevolezza! - .

-         È l’unico modo - .

-         No, non lo è - .

-         E sentiamo… quale altra alternativa hai in mente, Missi Kido? Aspettare, per caso, che il fantomatico nemico si presenti qui al tuo santuario, stufo di aspettarmi, dopo aver sterminato tutta la popolazione indiana? –

-         Qui saresti al sicuro… - .

-         Sono stufa di stare al sicuro mentre il mio popolo rischia ogni giorno la vita! Quante persone sono state uccise finora? Non ho intenzione di farne aumentare il numero! - .

Non mi ero accorta che nell’enfasi dell’esclamazione avessi stretto i braccioli della poltrona sulla quale sono seduta.

-         Ascolta… - pronuncio dopo un po’ di tempo, espirando e portandomi una mano sul volto, vedendo lei di sfuggita portarsi la sua agli occhi. – Mi rendo conto che è un gesto azzardato… ma è anche allo stesso tempo necessario - .

Lei resta in silenzio, intenzionata probabilmente ad ascoltare tutto ciò che ho da dire stavolta.

-         Qualora… dovessi fallire… - ingoio involontariamente, sentendomi la gola stringermi. – Resteresti tu. Di chiunque si tratti, se mira all’instaurazione di un regno del terrore, eliminando me, dovrebbe comunque aver a che fare con te. Sbaglio? - .

La vedo agitare la testa in senso di diniego, continuando a tenere gli occhi chiusi.

-         Mettendomi in bella mostra, avrei l’opportunità di far uscire questo figlio di… - mi blocco in tempo, vedendo gli occhi di Saori stringersi più marcatamente. - … buona donna allo scoperto, cosicché tu e i tuoi cavalieri possiate sapere in modo più preciso con chi avete a che fare e in che modo contrastarlo e combatterlo - .

I suoi occhi si riaprono, posandosi poi sulle mani incrociate in grembo.

-   E poi… diamine! Non è detto poi che debba andarmi necessariamente male! – aggiungo infine, rivolgendomi più a me stessa che a lei.

È a questo punto che Saori mi guarda, incatenando gli occhi ai miei.

Ho come la sensazione che voglia dirmi qua…

-         Non… - .

-         Non commettere sciocchezze - .

-         Nell’eventualità in cui dovessi trovarti in difficoltà, farò in modo che dei cavalieri d’oro ti raggiungano al più presto - .

Annuisco, sospirando più sollevata per l’ennesima decisione accordata.

Bizzarro come questo pseudo rapporto instaurato si sia sviluppato così velocemente rispetto all’inesistente rapporto iniziale.

Difficile dire cosa l’abbia cambiato… forse la consapevolezza, per entrambe, di aver a che fare con un proprio simile… insomma… quante reincarnazioni esisteranno al mondo?

Noi due abbiamo avuto anche la fortuna – se tale la si può definire - di stare dalla stessa parte! E non nascondo… che il sapere di non essere l’unica creatura a dover affrontare una cosa di questo spessore… mi sollevi un po’…

Mi volto lentamente, guardando sottecchi la sua espressione tesa e la sua fronte corrugata. Chissà quante ha dovute affrontarne anche lei…

-         Meglio che inizi allora – capitolo, evitando che il silenzio riempia il tempo che corre veloce, alzandomi e avviandomi verso l’esterno del salotto.

Il tempo di voltarmi nuovamente un attimo indietro – ribadisco, un attimo – che vado a sbattare contro… boh?! Una colonna di marmo?? Una casa di mattoni?? Un muro di cemento armato??

-         Ikki – decido di pronunciare infine, capendo cosa – in questo caso “chi” - mi ha quasi smontato una spalla.

Il sopracitato cavaliere della fenice si limita a lanciarmi uno sguardo di sufficienza, prima di concentrare la sua attenzione su Lady Kido, che l’ha appena richiamato per la mancata “accortezza” avuta nei miei confronti, mentre alle sue spalle uno Shun desolato si accosta velocemente a me per accertarsi che non mi sia fatta niente.

-         Tranquillo… piuttosto mi sono immedesimata nella porta della toilette… non deve essere stato piacevole venir buttata giù da cotanta grazia! – esclamo, sottolineando le ultime due parole con sarcasmo, avvertendo… un improvviso silenzio calarsi nella sala.

-         La porta della toilette? – chiede innocentemente Saori mentre sono di spalle, immaginandomela guardarsi confusa attorno…

-         Con permesso! – esclamo, svignandomela alla grande non appena avverto il cosmo della fenice farsi un tantino minaccioso nei miei confronti.

AHAHAH! Ma non gliel’hanno detto? Ad ogni modo, semmai Saori decidesse di improvvisare Ikki ristrutturatore, provvederò a procurarmi una macchina fotografica!

 

 

-         Ehilà! – esclamo nello scorgere la figura di Shaka avvicinarsi alla tredicesima casa. – Sentivi già la mia mancanza? - .

Il cavaliere della vergine continua ad avvicinarsi come se poc’anzi non avessi detto nulla, fermandosi per un breve attimo davanti a me.

-         Sei ancora convinta di voler procedere con l’addestramento? – mi chiede, con la sua solita flemma impassibile.

-         Naturalmente – gli rispondo semplicemente io, vedendolo annuire.

-         Riprendi la fase meditativa. Torno subito - .

E in quattro e quattr’otto mi lascia lì, sulla scalinata che conduce verso i templi sottostanti, a chiedermi come accidenti farò a sopportare una persona come lui per così tanto tempo.

 

 

Raggiunta la sesta casa vi entro, disfandomi con un gesto secco del nastro che mi tiene legati i capelli, passandomi una mano tra questi per ravvivarli.

Sobbalzo nel trovarmi di fronte, nella sala in cui sono appena entrata, una persona che non credevo di vedere così tanto presto.

Ci guardiamo, entrambi non sapendo che dire.

-         Sono qui per la ricerca - .

Continuo a fissarlo come un ebete, annuendo, ad un certo punto, ricordandomi della ricerca che lui e Shaka stanno conducendo già da un po’ di tempo sulla religione induista.

Distolgo lo sguardo dal suo, risistemandomi la maglia precedentemente sollevata – tanto da scoprirmi il bacino – quando ero convinta che in casa fossi da sola.

Mi limito ad annuire, come un automa, limitandomi a rivolgere uno sguardo sul libro che sta leggendo, soffermandomi…

Mi volto con uno scatto, uscendo dalla sala così come sono entrata, avvertendo la sua mente tentare di sondare la mia.

Ed è piacevole…rilassante… confortante…

Se solo non lo stesse facendo la persona sbagliata al momento sbagliato… o quella giusta al momento sbagliato… o…

MA CHE ACCIDENTI MI PRENDE?

Mi volto nuovamente di scatto, incontrando i suoi occhi verdi, che sembrano non aver abbandonato un attimo la mia figura, anche quando mi sono allontanata.

-         Smettila - .

-         Di fare cosa? – mi chiede istantaneamente lui, senza smettere di…fissarmi…

Faccio un passo indietro, abbassando inevitabilmente lo sguardo… maledicendomi per il modo… assurdo? Sì, assurdo! In cui mi sto comportando.

-         Lady Saori ha dato dunque l’autorizzazione all’approfondimento dei tuoi poteri al santuario - .

Benché non riesca a comprendere come diamine abbia fatto ad essere così veloce, la voce di Shaka funziona come un’ancora nel bel mezzo di un mare agitato.

Riesce a calmarmi.

Il suo silenzio seguente deve essere dipeso dal fatto di aver trovato, da parte nostra, tanta di quella tensione da poter essere tagliata con un coltello.

-         Bene… - pronuncio ad un certo punto io, cercando di recuperare ancor di più la calma. – Stavo giusto chiedendo al cavaliere dell’ariete di insegnarmi ad allenare le mie difese psichiche - .

Lo sguardo di Mu si fa sorpreso e attento, pronto a capire a cosa mi riferisca.

-         Voglio imparare a ergere barriere mentali – dico, vedendo Shaka, accanto a me, annuire convinto e d’accordo con la mia richiesta… e lo sguardo della persona di fronte a me tentare di mascherare un’espressione… ferita.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo dell’autrice…

 

Hola, hola! Questa volta non vi ho fatto aspettare tantissimo, no? ^__^ Beh… c’è un motivo… d’altronde esiste un perché a tutto, no? Basta tergiversare u__ù

Il punto è che questo è l’ultimo capitolo prima delle vacanze, riprenderò ad aggiornare a settembre, per la precisione il prossimo aggiornamento avverrà venerdì 4. Mi è sembrato giusto darvi una data come punto di riferimento, per correttezza più che altro.

 

Voglio ringraziare Mon_chan, Ai91, Spartaco, YamaMaxwell e NinfaDellaTerra per aver commentato il precedente capitolo! Nonostante sia periodo di vacanza per tutti, non mi avete abbandonata e ve ne sono grata *___*

 

Inoltre voglio ringraziare per l’ennesima volta le 25 persone che hanno aggiunto la storia tra le preferite, le 10 che l’hanno aggiunta tra le seguite e tutto il restante che contribuisce a far salire vertiginosamente il numero di visite per ogni capitolo!

 

Grazie mille! *________________*

 

Auguro a tutti di trascorrere delle serene vacanze!

 

Ci becchiamo a settembre!

Un bacione!

 

HOPE87

Ps. Mi mancherete! ç__ç

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 17
*** The beginning of the end ***


-

The beginning of the end

 

 

 

 

 

-         Aspetta! Aspetta, aspetta! - .

Col cavolo che quel maledetto aspetta! L’avessi pregato con le lacrime agli occhi avrei ottenuto lo stesso risultato!

Decido quindi di mettermi in posizione difensiva, piegando lievemente le ginocchia, bilanciandomi in avanti e incrociando le braccia davanti al volto per parare il colpo appena lanciatomi da quel granchio rinsecchito.

-         Che minchia fai?! – sbraita, ovviamente, il mio addestratore della giornata, guardandomi in cagnesco con quelle braci infernali che si ritrova al posto degli occhi. – In difesa?! Attacca, ragazzina! – continua a sbraitare, mentre io, concentrata al massimo sulla manifestazione del mio cosmo, riesco a concentrarlo abbastanza da deviare il suo, lanciandolo verso l’alto e facendolo disperdere in cielo, nel quale scompare, non prima di aver emesso una flebile luce argentea.

-         Mocciosa! – inveisce di nuovo il cavaliere della quarta, avvicinando i palmi e concentrando nuovamente in essi del cosmo. Più cosmo per la precisione.

-         Vediamo se riesci a deviare questo! – esclama poco prima di lanciare un nuovo attacco, facendomi sudare fredda. Decisa a non perdere per alcuna ragione la concentrazione, eseguo nuovamente la stessa tattica di prima. Richiamo il cosmo nei palmi delle mani, velocemente, puntando lo sguardo diritto sull’ammasso di cosmo lanciatomi da Death Mask, sul cui volto riesco a leggere di sfuggita un’espressione vittoriosa e compiaciuta…sostituita in un brevissimo lasso di tempo da un’espressione sconfitta e sorpresa! Ahahahahahah!!! Alè!

Mentre il cavaliere della quarta si sposta alla velocità della luce per evitare il colpo rilanciatogli, non posso fare a meno di esternare tutta la mia contentezza mettendomi a saltellare come una bimba di cinque anni!

-         Ce l’ho fatta, ce l’ho fatta! – canticchio continuando a saltellare e a battere le mani, mettendomi poi a correre incontro a Death Mask e gironzolandogli intorno a mò di sfotto, mentre lui è ancora intento ad analizzare la crepa creatasi alle sue spalle, su una delle rocce che delimitano il campo d’allenamento. Mi fermo anch’io, imitandolo nell’espressione, portandomi una mano al mento con fare critico, spostandomi a distanza di sicurezza ond’evitare spiacevoli reazioni da parte sua.

Solo a quel punto si volta, lentamente, osservandomi minacciosamente con la coda dell’occhio.

-         A giudicare dalla misera crepa creatasi non era esattamente ciò che si definisce un colpo ad effetto. Dovresti impegnarti di più, sai? - .

Prima ancora di terminare la frase sono costretta ad allontanarmi velocemente per evitare un calcio diretto grossolanamente al mio fondoschiena.

-         Anche nel corpo a corpo dovresti fare qualche ripassata! – aggiungo, intenta allo stesso tempo a schivare i suoi colpi, con non poca difficoltà, questa volta più precisi e veloci.

-         Basta così! – esclama improvvisamente Dohko, sopraggiungendo nel momento più adatto come al solito, mentre io ero stata messa con le spalle al muro, Death Mask mi aveva mormorato un “Fottiti, stronza” ed io mi ero complimentata per il savoir-faire cavalleresco che sembrava migliorarlo ogni giorno di più. Ordinaria amministrazione, insomma.

-         I risultati neanche oggi hanno tardato a mostrarsi – mi dice il cavaliere della settima, complimentandosi e sorridendomi soddisfatto, rivolgendo velocemente uno sguardo d’ammonimento al cavaliere della quarta. Accetto volentieri l’asciugamano tesomi dal cavaliere di libra, portandomelo velocemente dietro al collo, poggiandomelo sulle spalle, facendo poi un inchino per ringraziarlo.

Dohko è la cortesia fatta persona… al contrario di quel tipo alle mie spalle che si ostinano a chiamare cavaliere. Mi volto a guardarlo, giusto il tempo per appurare per l’ennesima volta che le mie considerazioni sul suo conto sono vere, vedendolo elegantemente voltarsi a sua volta e sputare poco lontano, tornando a voltarsi verso di noi con nonchalance, dirigersi verso la delimitazione dell’area da combattimento, sollevare una bottiglia di plastica contenente dell’acqua, aprirla, e versarsela in testa.  Ad ogni modo non posso fare a meno che sorridere divertita… è un personaggio singolare quello lì!

-         Sei pronta per la prossima fase? – mi chiede il cavaliere di libra, distraendomi dai miei pensieri. Annuisco, riportando lo sguardo su di lui, seguendolo quando prende ad allontanarsi verso le scale che conducono alle tredici case, fermandomi ad un tratto per rivolgere le mie attenzioni di nuovo su Cancer.

-         Ci vediamo, Angelo! – esclamo, mettendo le mani attorno alla bocca a mò di megafono affinché possa sentirmi. – Ripassa, mi raccomando! - .

-         E tu trapassa, mocciosa! – mi urla di rimando lui, facendomi scoppiare a ridere, provocandolo ulteriormente, vedendolo improvvisamente afferrare la bottiglia – ormai vuota – e lanciarmela contro, che io riesco a evitare per un pelo solo grazie allo scatto che eseguo in direzione delle tredici case.

 

 

-         Indovina? – chiedo euforica a Shaka non appena tocco finalmente il suolo della sesta coi piedi, vedendolo sollevare lievemente la testa rispetto alla posizione che assume quand’è in piena fase meditativa, che io ignoro bellamente come al solito. – Ho respinto il colpo di Angelo! - .

Il cavaliere di Virgo aggrotta la fronte prima di abbandonare, sospirando - presumibilmente sconsolato –, la sua posizione del loto.

-         Non dovresti chiamarlo col suo nome proprio – mi ammonisce pacatamente lui, dirigendosi a lenti e calcolati passi verso di me, per poi superarmi e dirigersi verso la cucina.

-         Tutto qui? – mi viene da chiedergli nuovamente, delusa dalla sua mancanza d’attenzione nei confronti dei miei progressi, seguendolo prima con lo sguardo e poi fisicamente all’interno della cucina.

-         Ne prepari una anche per me? – gli chiedo poi, vedendolo armeggiare con delle bustine di thè in prossimità dei fornelli, sedendomi con disinvoltura su uno degli alti sgabelli bianchi – gli unici della casa -, del tavolo rettangolare - bianco… - posto di fronte al cucinotto.

-         Dohko? – gli chiedo ancora, non appena lo vedo voltarsi nuovamente verso di me, poggiandosi poi con la schiena al ripiano in marmo – miracolosamente! – grigio, adiacente ai fornelli.

-         Sarà di ritorno tra poco – pronunciano finalmente le sue labbra, chiudendosi nuovamente in maniera ermetica.

È da ormai sei giorni che vivo da Shaka, e in sei giorni non sono riuscita a fargli uscire più di cinque parole di fila da bocca. Ogni qual volta volessi far della semplice conversazione, s’intende, perché per quanto riguarda il parlare di allenamenti, meditazione, piani, strategie e religione induista non diventa eloquente, no. Diventa LOGORROICO.

Ma perlomeno il nostro rapporto non è più ostile e la nostra convivenza non s’è dimostrata più scioccante di quanto immaginassi.

A parte quando non ho potuto usufruire del bagno in camera (sì, alla fine mi ha fatta cambiare stanza) per dei problemi alle tubature e mi ha permesso di utilizzare il suo, facendomi impallidire per la perfezione patologica con cui erano disposti gli oggetti che io poi, successivamente, ho dimenticato di riporre nel modo corretto e che lui mi ha fatto pignolamente notare (stiamo parlando della disposizione del VERSO degli asciugamani, eh).

O a parte quando, in vena culinaria, sono andata alla ricerca di ingredienti simili a uova, burro e cioccolata, scoprendo, con somma tristezza, che, a giudicare dal suo contenuto, la dispensa di Shaka non sapesse nemmeno lontanamente cosa stessi cercando, invogliandomi così a chiedere a un inserviente di procurarmi ciò che mi serviva con sommo disappunto del padrone di casa, che ha ritenuto ECCESSIVA la mia richiesta. Quando l’ho chiamato tirchio, aggiungendo che avrei pagato tutto io, lui ha tenuto ad aggiungere che non si riferiva di certo al costo degli alimenti ma al loro apporto calorico, per niente necessario al mio fisico.

Voi non l’avreste presa come un’offesa? Beh, fatto sta che l’arrivo del cavaliere della settima è stato tempestivo come al solito, mi ha bloccata proprio nel momento in cui stavo per saltare addosso al suo collega. Ma questa è un’altra storia.

Che altro? Ah sì. Quando, parlando della rinfrescata alla pittura che aveva intenzione di fare alla casa, io, capendo tutt’altro, mi sono proposta volontaria per iniziare dalla mia stanza. Non capendo la mia eccessiva esultanza per la cosa, Shaka ha risposto che avrebbe ordinato a degli inservienti d’iniziare al più presto, se la camera affidatami urgeva di essere ridipinta. E non si è opposto nemmeno quando ho chiesto di accompagnare gli inservienti ad acquistare la pittura.

Si è incazzato di brutto, invece, quando mi ha beccata a dipingere l’ultima parete della mia camera. D’arancio.

Anche quella volta l’intervento di Dohko è stato provvidenziale. È grazie a lui se ho ancora tutti e cinque i sensi!

Oh, beh… non era mica stato chiaro! Non avevo mica capito che si riferiva al bianco!

Ok, diciamo che quella volta ho colto la palla al balzo per tirargliene una delle mie! In fondo non ho fatto nulla di male…

Sì, all’inizio mi piaceva il fatto di essere circondata da questo colore… inizialmente riusciva a trasmettermi un senso di serenità… a lungo andare, invece, è riuscito a darmi sui nervi.

Mi svegliavo, ed ero avvolta dal bianco. Andavo a dormire ed ero avvolta dal bianco. Mangiavo ed ero avvolta dal bianco. Vedevo Shaka stagliarsi all’ingresso della cucina al mattino… ed era vestito di bianco!

Mi stava venendo l’emicrania! E poi non ho dipinto tutt’e quattro le pareti d’arancio, ma soltanto due, in modo che su quelle rimaste bianche si riflettesse il primo colore!

-         Grazie – dico non appena vedo porgermi una tazza di thè fumante davanti, afferrandone il manico e portandomela alle labbra.

-         È bollente – mi dice Shaka, sedendosi al lato opposto al mio, con la sua tazza di thè a netta distanza. Ma il suo avviso, presa come sono dai miei pensieri, mi giunge troppo tardi.

-         Ahi! – mi lamento quando le mie labbra entrano in contatto col liquido ambrato, prendendo poi a soffiare convulsamente sul recipiente affinché il liquido al suo interno si raffreddi. Mi scappa infine una leggera risata divertita, pensando a quanto a volte riesca ad essere così goffa.

Dal modo in cui ha sollevato impercettibilmente la testa Shaka presumo voglia sapere il motivo della mia reazione.

-         Avevi ragione! – gli spiego, continuando a sorridere e a soffiare nella tazza, assaggiandone di tanto in tanto il contenuto per verificarne il calore. Lui, altrettanto impercettibilmente, scuote la testa.

-         Anche nelle cose più banali tendi a non voler seguire consigli – pronuncia, sollevando la sua tazza con entrambe le mani e portandosela alla bocca, bevendone un sorso con la solita compostezza che lo contraddistingue.

Resto in silenzio, a riflettere.

-         A volte i consigli non sono sufficienti a indicare la cosa giusta da fare - rispondo, innescando una paradossale conversazione fatta di metafore…no… l’ho fatto di nuovo…

-         I consigli servono a questo. Chi ha percorso più strada ha la possibilità di indicare a chi è ancora all’inizio del cammino dov’è giusto condurre i suoi passi – ribatte Shaka con sicurezza, assecondando questa mio bizzarro tentativo di approfondimento psicologico, continuando a bere dalla sua tazza.

-         No, ognuno deve avere la possibilità di camminare da solo, condurre i suoi passi dove gli pare, inciampare e rialzarsi. E magari inciampare e rialzarsi ancora. – continuo, approfittando del suo assecondarmi. Non è la prima volta che io e Shaka c’immergiamo in discorsi apparentemente privi di senso scaturiti dal nulla. Fondamentalmente cos’ha a che fare il thè col cammino spirituale? Ecco, appunto. Ed è pazzesco… perché non m’è mai capitato. Penso si tratti dell’influenza di Parvati, è senz’altro lei che mi porta ad essere così pallosamente filosofica… se poi, dall’altra parte, becco una persona che è più pallosa di me a prescindere dal fatto che reincarni o meno anch’essa una  divinità, è finita!

Il silenzio che segue ha tutta l’aria di voler fare da prologo a un’ulteriore approfondimento della questione.

-         Non comprendo il tuo ragionamento. Una persona che ha percorso più strada di chi non ha ancora mosso i suoi passi può indicare a quest’ultima gli eventuali vuoti di terreno in cui potrebbe imbattersi. Potrebbe indicargli dove non muovere i passi affinché trovi sempre del terreno stabile sul quale camminare - .

-         E cosa imparerebbe la persona ai primi passi seguendo tali consigli? – gli chiedo, senza ricevere risposta ma ricevendo, invece, più attenzione. – Non credi che imbattendosi in tali difficoltà ne uscirebbe più forgiato? Non credi che, magari, la persona ai primi passi, non voglia necessariamente evitare gli ipotetici pericoli, ma affrontarli, buttandocisi a capofitto per testarli e testar soprattutto se stesso? - .

-         Correrebbe un rischio – mi risponde dopo un po’ il mio imperturbabile interlocutore.

-         Ma non avrebbe rimpianti –.

-         Potrebbe avere rimorsi - .

-         Questo è più accettabile – ribatto prontamente, stringendo convulsamente la tazza tra le mani, incurante del fatto che sia ancora abbastanza calda da darmi fastidio. – Meglio un rimorso che un rimpianto - .

Shaka non risponde, limitandosi a tenere ancora con entrambe le mani la tazza e a osservare davanti a se, naturalmente ad occhi chiusi. Potrei sbagliarmi, ma ho avuto la sensazione che si sia irrigidito

-         Mi riferisco a chi decide di vivere la vita, naturalmente – aggiungo infine,  abbassando la testa e correndo coi pensieri… a tutt’altro che a passi e fossi. Uff…

-         Scusate il ritardo! – esclama la voce squillante di Dohko, proveniente dall’esterno della casa, che distrae dai pensieri entrambi, facendoci muovere insieme, dirigendoci all’esterno come se poc’anzi la conversazione non fosse mai avvenuta.

 

E anche la seconda fase è andata. Meditazione con Shaka e concentrazione del cosmo con Dohko, il tutto sincronizzato. Ormai riesco a manifestare il cosmo di Parvati a mio piacimento, senza particolari difficoltà.

Non credevo davvero di riuscire ad ottenere dei risultati così soddisfacenti in un così breve lasso di tempo!

-         È permesso? – chiedo a voce alta, in prossimità dell’ottava casa, avvertendo dei rumori, nonché la solita musica rock, provenire dall’interno.

-         Altrochè! – mi giunge in risposta da una voce allegra, che poco dopo sento affannare, seguita da dei rumori facilmente attribuibili a dei colpi inferti ripetutamente su una superficie semi solida.

E infatti la prima cosa che vedo entrando nella casa dello scorpione, è il custode malmenare un povero sacco da box, che Camus tende a rilanciargli a ogni sequenza di colpi, impregnandolo di cosmo. Sì, è bizzarro assistere ad un allenamento del genere da parte di due combattenti appartenenti probabilmente ad una delle caste guerriere più potenti al mondo, ma loro lo chiamano “allenamento leggero”, ergo, una di quelle cosa che si fanno “giusto per perdere un po’ di tempo”. Passatempo o meno, fatto sta che la prima e ultima volta che provai a tirare un pugno a quell’affare dovetti correre in infermeria.

-   Ehi! – mi saluta amichevolmente Milo rivolgendomi per un attimo lo sguardo, riconcentrandolo poi velocemente sul sacco rilanciatogli dal cavaliere dell’acquario.

     -   Ciao Milo! – lo saluto bonariamente, rivolgendomi poi in maniera meno confidenziale al suo amico. – Camus – mi limito a pronunciare, vedendo quest’ultimo farmi con la testa un cenno di saluto in risposta, senza però degnarmi di ulteriori attenzioni.

Se in questi sei giorni sono riuscita, più o meno, a instaurare uno pseudo rapporto con alcuni, con altri non è stato molto semplice. Camus fa parte di quest’ultima schiera menzionata. Milo ha teso più volte a smentire le mie supposizioni in merito al collega, ma il sentore che il cavaliere dell’undicesima non mi sopporti non s’è mai dipanato.

Non che si sia mai comportato scorrettamente nei miei confronti. Piuttosto, mi ha sempre dato modo di pensare che non gli stia molto a genio perché ha tenuto continuamente a ignorarmi. Anche quando è toccato a lui allenarmi le cose non sono state diverse. A tratti non mi guardava nemmeno negli occhi quando mi spiegava le cose.

Il che, ribadisco, non lo penalizza… non mi è antipatico, fondamentalmente non mi fa ne caldo ne freddo, nonostante sia molto scostante, solo che ha un carattere praticamente identico alle energie che governa. Glaciale.

A volte mi chiedo come lui e Milo siano diventati amici… devo ricordarmi di chiederglielo…

-   Allora? Com’è andata? – mi chiede improvvisamente Milo, colpendo nuovamente il sacco, scostandosi poi lateralmente per evitarne la battuta di ritorno dovuta all’ondeggiamento dell’oggetto, proprio nel momento in cui la musica cambia. Sembra quasi stia andando a ritmo!

-   Mah… è andata. Nessuno ha avuto da ridire. Anzi, sono riuscita a far innervosire Angelo! – esclamo trionfante, mostrando la lingua a mò di bambina che ha appena commesso una marachella. Gesto che di solito fa sorridere Milo… ma che invece, stavolta, gli fa fermare il sacco con entrambe le mani e voltarsi con espressione indecifrabile verso di me.

-   Come? – mi chiede confuso.

-   Come, cosa? – gli chiedo ancor più confusa, alternando lo sguardo tra lui e Camus, che s’è voltato a osservarmi anch’egli, ma in maniera molto meno vistosa.

-    Di chi stai parlando? - . Ma cos’è? Un quiz a premi??

-    Di Death Mask! – esclamo, non riuscendo a trattenermi dal ridere.

-   E come fai a conoscere il suo vero nome? – mi chiede nuovamente Milo, in modo più chiaro, osservandomi come se pendesse letteralmente dalle mie labbra. Probabilmente voleva accertarsi che stessi parlando del cavaliere della quarta per non tradirsi da solo.

-   Ah! – esclamo allora con enfasi, capendo a cosa si stesse riferendo. – Tutto merito di Shura e Saori! -.

Dall’espressione interrogativa di entrambi i cavalieri che ho di fronte, mi sa che dovrò essere più chiara.

-         Un paio di giorni fa, mentre stavo dirigendomi al tredicesimo tempio, passando per la casa del capricorno ho sentito il suo custode discutere animatamente col cavaliere della quarta casa. Francamente non ho capito un tubo di quello che dicessero. Shura parlava in uno spagnolo tanto stretto che è stato praticamente un miracolo il fatto che sia riuscita a captare e capire alcune parole, Cancer invece parlava in una lingua ancor più incomprensibile di quella del collega – ma di dov’è? Mah – ad ogni modo, mentre discutevano, a Shura è sfuggita una parola che io non avevo per nulla memorizzato nel mio registro linguistico spagnolo, così, quando Death Mask ha abbandonato la casa, ho finto di essere appena arrivata – anche se presumo che mi abbiano avvertito un po’ di tempo prima, visto che Cancer s’è allontanato – e gli ho chiesto cosa significasse la parola “Angelo” nella sua lingua. Non ne sono sicura, ma l’ho intravisto sorridere nel momento in cui s’è voltato, fatto sta che non ha voluto spiegarmelo, cambiando totalmente discorso. Quando sono arrivata alla tredicesima, beh, l’ho chiesto a Saori… e lei mi ha rivelato il grande segreto!  – concludo, facendomi scappare una risata, venendo seguita a ruota da Milo, che non si cura minimamente, al contrario di me, di contenersi per rispetto al cavaliere del cancro.

Beh… in effetti chi avrebbe mai immaginato che un tipo come Death Mask potesse mai chiamarsi realmente in quel modo? Ad ogni modo, per quanto non gli sia addica tanto, lo preferisco di gran lunga a al suo nome d’arte.

Inizialmente credo gli stesse sulle scatole il fatto che lo chiamassi col suo nome proprio – ho iniziato ad accantonare il nome d’arte non appena sono venuta a conoscenza dell’originale - , ma dopo varie minacce – che non hanno sortito alcun effetto – si è arreso. Anche se ogni volta che può non manca occasione per farmela pagare.

Specie quando passo dalla sua casa. Mi fa prendere ogni volta un colpo quel maledetto!

-         Milo – lo richiama ad un certo punto Camus, presumibilmente perché teme che, dall’andazzo che ha preso, l’amico possa andar in iperventilazione.

-         Ehi, piantala! Non voglio averti sulla coscienza! – esclamo scherzando, procurandogli un ennesimo attacco di risa, che va a dipanarsi pian piano poco dopo.

I miei occhi vengono calamitati, improvvisamente, dalla luce arancione del sole al tramonto filtrante dalla finestra alle spalle dei ragazzi.

-         Accidenti, il sole sta già tramontando – dico quasi inconsapevolmente dopo un pò, perdendomi nuovamente, e per l’ennesima volta nella giornata, nei miei pensieri. Riesco solo ad avvertire la canzone di sottofondo cambiare nuovamente, venendo sostituita da una melodia di gran lunga più… dolce… rispetto a quelle che si sono susseguite fin’ora.

-         Mh… finiamola qui, dai – dice ad un certo punto Milo a Camus, lanciandogli contro il sacco da box, che il signore delle energie fredde non perde tempo a rimandargli prontamente indietro e ad allontanarsi verso l’uscita della casa.

Non seguo tanto attentamente le loro azioni così come non ascolto le loro battute… presumo dai toni che si stiano prendendo in giro a vicenda… ma la mia mente è rivolta a tutt’altro…

-         Dea Parvati - .

-         Scusa! – esclama Milo con la sua tipica espressione scherzosa non appena mi volto verso di lui, un tantino infastidita. – Ti ho chiamata diverse volte e ho pensato che quello sarebbe stato il modo migliore per attirare la tua attenzione! - .

Continuo a guardarlo con sguardo interrogativo, chiedendomi da quanto tempo mi fossi immersa nei miei pensieri.

-         Ti ho chiesto se t’andava un thè… ma a giudicare dai riflessi spenti direi che sarebbe più adatto un caffè! – aggiunge, mentre io faccio vagare lo sguardo in giro, scoprendo con sorpresa che Camus non c’è più. Milo segue il mio sguardo fino all’uscita della casa, capendo al volo a cosa stessi pensando.

-         Ti ha salutata, eh - .

Questa volta viene a me da ridere, vedendo lui sorridere a sua volta.

-         Accetto volentieri il caffè, cavaliere – capitolo alla fine, abbassando la testa sconsolata e incamminandomi verso la cucina.

-         Il tempo di fare una doccia al volo e sono subito da te – dice, prima di avviarsi lungo il lungo corridoio dell’ottava casa.

-         Ehm… Milo – lo chiamo, prima che sparisca dalla mia visuale, facendolo voltare. – Posso rimettere l’ultima canzone? - .

Un sorriso misto tra lo stupito e il divertito si fa spazio sul suo volto dai tratti tipicamente greci.

-         Non sapevo ti piacessero i Depeche Mode. – dice ritornando indietro e avvicinandosi all’impianto stereo, continuando a sorridermi, per poi farmi cenno di avvicinarmi a lui per mostrarmi come funzioni quell’affare.

-         A dire il vero non so nemmeno chi siano… - ammetto con riluttanza, arrendendomi all’evidenza schiacciante che davvero, in tutti questi anni trascorsi in India, ho vissuto fuori dal mondo.

-         Ascoltali quanto vuoi – m’invita a fare infine scorpio, sparendo nuovamente nei meandri dell’ottava casa.

I miei occhi si focalizzano sulle lucette blu del display che compongono il nome della canzone, mentre le mie orecchie cercando di non farsi sfuggire nessuna parola, per quanto il significato di alcune mi sia completamente sconosciuto.

I want somebody to share… share the rest of my life…

Mh.

Che bell’utopia.

 

 

-         E che n’è stato della caffettiera? - .

-         L’abbiamo mimetizzata tra i pezzi dell’armatura! - .

-         Ahahahahahahah! - .

Non ce la faccio più…! Altro che caffè, quello è ancora nella tazzina! Milo mi sta raccontando così tanti aneddoti del passato che ogni volta che tento di berne un sorso sono costretta ad allontanarmi di scatto la tazza dalla bocca se non voglio rischiare di combinare un macello!

Venire a trovare il cavaliere dello scorpione a fine giornata è decisamente un toccasana. Al di là di ogni mia aspettativa sul suo conto, Milo, in questi giorni, si è saputo rivelare quello che più si avvicini al significato di “amico”. Oltre ad Aldebaran, s’intende. E per fortuna, aggiungerei. Da come si erano messe le cose all’inizio, non contavo neanche lontanamente di riuscire a instaurare un qualche tipo di rapporto del genere con i cavalieri d’oro.

Con quelli di bronzo sono riuscita a instaurare un rapporto abbastanza socievole con tutti. Quasi con tutti, se vogliamo calcolare quello pseudo conflittuale col cavaliere della fenice. E nemmeno tanto conflittuale, se vogliamo. Diciamo, che con lui ho un rapporto molto simile a quello che ho con Death Mask e Camus messi insieme. A tratti ci prendiamo per il culo, a tratti c’ignoriamo bellamente.

-         E con Shaka come va? – mi chiede ad un certo punto il cavaliere di Scorpio, riprendendo a sorseggiare dalla sua tazza, aspettando che finissi di fare lo stesso con la mia per poter rispondere.

-         Uhm… va. – gli rispondo, inducendolo a sorridere divertito. – Diciamo che ci sopportiamo sufficientemente da non indurci l’un con l’altro ad ucciderci nel sonno - . Sapevo che un’affermazione del genere l’avrebbe fatto sbellicare. Milo ha la risata molto facile, per questo adoro la sua compagnia. Mi mette allegria, cosa di cui in questo periodo ho estremamente bisogno.

-         È permesso? – chiede improvvisamente una vocina fin troppo riconoscibile dall’esterno della casa, che fa sorridere sia me che Milo.

-         Dipende a chi debba dare il permesso! – esclama con enfasi Milo, sorridendo sornione, ricevendo una sberla da parte mia sul braccio, che naturalmente non lo smuove di un centimetro, ma lo induce solo a sorridere di più.

-         Al futuro cavaliere di aries! – esclama orgogliosa la voce all’esterno della casa… facendomi assalire da un improvviso… attacco di malinconia…

-         Allora va bene! Permesso accordato! - esclama nuovamente Milo con enfasi, continuando a sorridere divertito, rivolgendo poi gli occhi su di me. Volgo all’istante gli occhi altrove.

Milo non mi stacca gli occhi da dosso nemmeno quando entra lo scricciolo ed io mi costringo a cambiare espressione.

-         Reiko! – esclama contento il possessore della vocina orgogliosa, procurandomi automaticamente un sorriso sincero senza aver bisogno necessariamente di una maschera.

-         Ciao tesoro! – lo saluto, allungando le braccia e invitandolo così ad avvicinarsi per potergli schioccare un bacio sulla guancia. Invito che Kiki accoglie al volo, per poi allontanarsi irrigidito e arrossire di botto, rivolgendo uno sguardo incerto a Milo che, con una mano a sostenersi il viso e un’altra piegata sul tavolo, lo guarda sornione, aspettandosi un’ulteriore reazione.

-         Ehm… - inizia titubante, schiarendosi poi la voce. Ahahahahahah! Ma quant’è dolce? – Sono qui in veste d’intermediario di Milady! – esclama tutto d’un fiato, gonfiando il petto orgoglioso. – I cavalieri di bronzo sono ritornati dalla loro missione, portando con se scoperte interessanti. – Già di ritorno?? Sono partiti solo quattro giorni fa! - Milady vuole rendere tutti i cavalieri, compresa la reincarnazione di Parvati, partecipi della sua conclusione! - .

Non so se ridere per il tono e il linguaggio altisonante utilizzato dallo scricciolo, sentirmi offesa per essere ridefinita con quell’appellativo che tanto mi sta sulle palle – nonostante purtroppo rispecchi la realtà – o sentirmi in ansia per il fatto di essere probabilmente raggiunti finalmente ad una svolta e quindi, con molta probabilità, alla resa dei conti.

Anche Milo aggrotta, come me, la fronte, cambiando la posizione delle mani, intrecciando le dita e congiungendole davanti a se.

-         L’incontro si terrà alla tredicesima casa tra un’ora! – conclude lo scricciolo, facendo un inchino per congedarsi, andando via subito dopo, non prima di avermi rivolto uno dei suoi dolci sorrisi.

Non riesco a muovere un solo muscolo dalla tensione che improvvisamente mi assale… e Milo sembra accorgersene, perché subito mi versa dell’altro caffè nella tazza, senza emettere un solo suono.

-         Forse ci siamo – dice dopo un periodo indefinito, distraendomi momentaneamente dai miei pensieri.

-         Già… - .

 

 

Cazzo, se ci siamo. Cazzo, cazzo, cazzo.

-         Siamo a cavallo, Reiko. Andrà tutto bene – mi sussurra fiducioso Aldebaran, carezzandomi i capelli e scompigliandomeli allo stesso tempo, avviandosi poi lungo la scalinata che lo riconduce alla sua casa, non prima di avermi rivolto un sorriso fiducioso.

Annuisco appena, non riuscendo a ricambiare lo stesso sorriso rivoltomi poc’anzi, avvertendo in modo confusionario le voci degli altri cavalieri, attorno a me, salutarsi e salutarmi… ai quali ugualmente non rivolgo particolare attenzione.

Eh, per la miseria. Sono rimasta imperturbabile – o almeno lo spero – per tutto il tempo della riunione… ora lasciate che riordini le idee e che… me ne faccia una ragione…

Presa da un improvviso e decisamente eccessivo attacco d’ansia, mi appoggio per un secondo ad una delle colonne di marmo esterne al tredicesimo tempio. La maggior parte dei cavalieri ha già intrapreso la discesa della scalinata che conduce alle loro case.

Non ho la più pallida idea di cosa mi porti a sollevare improvvisamente la testa… fatto sta che mi ritrovo irrimediabilmente a guardare davanti a me e a incrociare i miei occhi… con quelli della persona con cui ho smesso di parlare da molto tempo…

È un istante, insignificante e intenso, breve ma che ugualmente sembra durare un’eternità…

A parte il turbamento esteriore, ho imparato a mascherare perfettamente il turbamento del cosmo… così come ormai ho imparato a ergere barriere mentali per far in modo che nessuno ficchi il naso nella mia testa…non può dunque essere stato attratto da qualche segnale in particolare… perché allora si è voltato nella mia direzione? Che…

No. Ha posto fine allo sguardo prima che io potessi illudermi ancora una volta.

Prima che m’illudessi, giusto? E allora perché accidenti mi sono salite le lacrime agli occhi?

-         Va tutto bene? - .

Non ho mai avvertito la voce di Milo così… sembra quasi che, oltre che giungermi, mi stia quasi chiedendomi scusa per averlo fatto.

-         Sì… sì – pronuncio, recuperando una postura composta e annullando all’istante le lacrime, spingendole indietro. – Sto aspettando Shaka – aggiungo con voce più ferma, evitando di guardare Milo negli occhi.

Lui si limita solo ad annuire… anche se poco dopo lo vedo rivolgere lo sguardo verso Mu…

 

Accidenti a Shaka. Non posso andarmene di punto in bianco così! Ho detto a Milo che stavo aspettando lui… e quest’ultimo non s’è smosso di qui. Ha perfino fatto un cenno con la testa a Camus per invitarlo ad andarsene quando questi lo ha invitato a seguirlo, vedendolo impalato accanto a me, probabilmente chiedendosi che accidenti stesse facendo. Eh, domanda che mi pongo anch’io a dirla tutta.

-         Ma… - bofonchia tutto ad un tratto, improvvisando poi successivamente una sorta di tosse. Credo sia la terza volta che tenta d’instaurare quello che sembra essere, a mio parere, un tentativo di conversazione. Cosa che mi lascia ancora più basita, considerando che Milo non è affatto una persona timida e più volte abbiamo avuto di dialogare. Che gli prende?

-         Ma… perché? – mi chiede improvvisamente, sorprendendomi e confondendomi allo stesso tempo.

-         Perché? – gli chiedo, cercando di ottenere più informazioni su ciò che gli interessa. Lui si limita ad annuire con un semplice cenno della testa, per invitarmi a rispondere.

-         Perché cosa? – gli chiedo allora, vedendolo allora sospirare, rivolgere lo sguardo in un punto imprecisato nel buio che accompagna la scalinata e riportare gli occhi su di me, non prima di aver indicato con un cenno della testa la scalinata in questione.

-         Perché non vi parlate più? - .

In un attimo mi si ghiaccia il sangue nelle vene… e a questo punto verrebbe da chiedermi da sola il “perché”. Forse perchè in fondo sapevo che una domanda del genere mi sarebbe stata rivolta prima o poi…?

-         Perché hai accettato di andare a stare alla sesta? - .

-         Perché non lo chiedi a lui? – mi viene da rispondergli prima che un qualsiasi tipo di ragionamento razionale mi si affacci in testa. Cazzo…

A questa mia uscita, Milo cambia espressione, rivolgendomi uno sguardo… intenerito…

-   La battaglia è alle porte ormai… riponete l’ascia da guerra… - .

-   Si può sapere di che accidenti stai parlando, Milo? – gli chiedo irritata e diretta, aggrottando la fronte infastidita, decidendo finalmente di guardarlo negli occhi.

-   Il tempo scorre velocemente… hai avuto modo di constatarlo. Non lasciatelo scorrere a vuoto, potreste non trovarvi più nella condizione di poterlo fare. - .

Spalanco la bocca… inorridita da quelle parole. Che diavolo sta… ?

Non ho idea cosa stia blaterando, so solo che improvvisamente avverto un forte impulso di andare via da qui.

Volgo lo sguardo alle spalle del cavaliere dell’ottava casa, sperando d’intravedere sull’uscio della tredicesima stagliarsi la figura di Shaka, illudendomi alla grande quando, purtroppo, ne vedo uscire solo Saga, che mi rivolge un saluto di cortesia, prima di fissare in modo confuso il collega, che mi sta riempiendo le orecchie di cose senza senso che io sto facendo di tutto per non ascoltare.

-         … sei tu quella che può sbloccare la situazione, quella testa di ariete è tremendamente negato! Ho sempre pensato che… - .

-         Vuoi stare zitto?! – esclamo, al colmo dell’esasperazione, con i nervi a fior di pelle, interrompendo il suo inutile sproloquio di frasi senza senso.

-         Perché? – mi chiede… sfrontato! Dopo avermi guardata basito per la reazione avuta poc’anzi.

-         Perché stai dicendo un mucchio di cavolate, ecco perché! – rispondo, non curandomi di star alzando la voce, mentre lui fino a quel momento si è solo limitato a sussurrare – Perdona la franchezza cavaliere, ma dopo una giornata del genere sono alquanto stanca! Pensavo potessi arrivarci da solo considerando la maturità che contraddistingue, o che perlomeno dovrebbe contraddistinguere, voi grandi e valorosi guerrieri, ma a quanto pare non riesci a comprendere quali siano i limiti da non varcare. Sono stanca e suscettibile, non riesco a sostenere i tuoi giochi provocatori, ti sarei molto grata se quindi la smettessi! - .

-         Giochi provocatori? - .

-         Finiscila - .

Il volto di Milo, durante tutta questa breve ma intensa discussione, è variato un numero infinito di volte.

Da stupito è passato all’ostile, per poi concludersi con un sorriso amaro e una scrollata di capo, dietro al quale ha condotto una mano per massaggiarselo.

Se per mantenere la calma o no, non m’interessa, sono sicura che se dovessimo sfidarci con dei veleni ed io ne fossi provvista, il mio batterebbe il suo sicuramente!

-         Chissà perché sei diventata suscettibile appena s’è toccato l’argomento “Mu” – ribatte dopo un paio di secondi il cavaliere dello scorpione, facendo crollare definitivamente l’ultimo briciolo di pazienza che m’era rimasto. Il sopraggiungere di Shaka blocca la mia ennesima risposta velenosa, facendo concentrare le mie attenzioni su di lui.

-         Dove accidenti eri finito?! – gli chiedo in preda alla rabbia, vedendo la sua espressione da calma farsi interrogativa, e altri tre cavalieri d’oro, che erano ancora all’interno del tempio con lui, avvicinarsi lentamente a noi. Chissà se la mia sfuriata è giunta fino a loro.

-         Ah, poco importa ormai! Mi avvio! – esclamo ancora irritata, incurante di avere tutti gli sguardi puntati addosso, partendo a razzo verso la sesta!

 

 

Ma come si fa ad essere così stupidi?! Ho passato la sesta senza accorgermene, con la testa completamente altrove! Mi sto rincoglionendo, maledizione!

Faccio per riprendere a salire le scale, come una perfetta deficiente, quando un’idea si fa spazio in testa.

No. È stata una giornata lunga e faticosa, gli allenamenti mi hanno sfiancata, senza contare lo stress accumulato durante la riunione e il nervosismo arrivato al top grazie al cavaliere dell’ottava! La cosa più saggia è che adesso vada a dormire, domani sarà un’altra lunga giornata.

Mi volto nuovamente in direzione delle case poste più in basso, decidendo di proseguire, da perfetta masochista quale sono.

 

 

Stranamente, nessuno dei cavalieri ha chiesto spiegazioni in merito alla mia discesa. Perfino Aldebaran, che ha addirittura fatto finta di non vedermi nonostante non avessi per niente occultato la mia presenza…

E quindi eccomi qui.

-   Reiko! - .

… maledizione, Kiki, mi hai fatto prendere un colpo!

-         Ehi… - lo saluto flebilmente, poggiandogli una mano sulla testolina rossa, non riuscendo a impedire che mi trascini con forza all’interno della casa, esultante… facendomi trovare, prima ancora che mi prepari psicologicamente, di fronte al cavaliere dell’ariete.

La sua espressione sorpresa è senz’altro più eloquente di qualsiasi parola.

-         Disturbo? – riesco a chiedere, nonostante avessi senza dubbio potuto impegnarmi nel farmi uscire qualche parola in più, considerando il tempo che è passato dall’ultima volta che ho messo piede qui.

-         Affatto – risponde prontamente Mu, distogliendo lo sguardo, portando poi la sua attenzione su dei libri poggiati sul tavolo del salone, che rimette a posto utilizzando la psicocinesi.

E adesso?

Intensifico immediatamente la mia barriera mentale, in modo che non possano crearsi spiacenti equivoci. Anche se qui non c’è nulla da equivocare. Perché si dovrebbe equivocare d’altronde? Cosa, per giunta? Ah! Dannato Milo!

-         Accomodati - .

-         No – rispondo prima che possa rendermene conto, maledicendomi per la solita avventatezza, sentendo a poco a poco la mano dello scricciolo scivolare dalla mia, abbandonandola poi definitivamente.

Rivolgo lo sguardo verso il basso, assistendo al mutamento dell’espressione di Kiki. Sembra… essersi intristito… ma non ne sono così sicura, dal momento che tiene la testa bassa.

-         Io vado a dormire – pronuncia improvvisamente, sollevando la testa, mostrandomi uno dei suoi sorrisoni – uno di quelli forzati però – e tirandomi per i pantaloni per indurmi ad abbassarmi alla sua altezza. Datomi un bacio sulla guancia, scompare velocemente, senza prestare molte attenzioni al fratello, che a sua volta non presta attenzioni a lui.

Uhm…

-         Sono… di sfuggita – decido di dire ad un certo punto, vedendolo ancora indaffarato coi libri. Si volta a guardarmi, senza però dire nulla.

-         Era… da molto che non venivo qui – continuo, abbassando lo sguardo e concentrandolo sul tavolo che ci separa, sul quale passo delicatamente delle dita, a delinearne i contorni.

-         Meglio che vada – capitolo infine, rivolgendogli un triste sorriso, che purtroppo non riesco a nascondere, voltandomi velocemente e attraversando altrettanto velocemente il corridoio che mi separa dall’uscita, avvertendo la sgradevole sensazione di avere ancora una volta i suoi occhi puntati addosso, dritti sulla mia schiena. Non resta che questa sensazione, uscita dalla prima casa.

Sgradevolezza. Per tutto.

 

 

Quando metto piede nella sesta casa la tristezza che mi ha avvolto appena uscita dalla prima non scompare. Attraverso il corridoio quasi trascinandomi, fermandomi poco dopo la sala di meditazione, dalla quale ho intravisto provenire l’energia che è solita circondare Shaka quando è in piena fase di concentrazione.

Ritorno indietro, affacciandomi leggermente nella sala, decidendo poi di entrarvi e andare a posizionarmi accanto a lui.

Sgombrare la mente non può farmi che bene… ma quando assumo la posizione del loto, chiudendo gli occhi, espirando e inspirando profondamente, la testa, svuotatasi, si riempie subito di diverse immagini riguardanti la giornata appena trascorsa… tra le quali fanno la loro comparsa anche vecchi ricordi del passato…

 

Mi lascio andare sui cuscini orientali che ho sotto di me, portandomi le mani sugli occhi per trattenere l’impulso di piangere, per poi prendere a lacrimare silenziosamente, avvertendo il cosmo di Shaka prima turbarsi… per poi avvolgermi delicatamente.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo dell’autrice…

 

Lo so, lo so. Avevo scritto nel precedente capitolo che sarei ritornata venerdì 4 settembre… solo che non avevo fatto i conti con la sessione universitaria, che inizierà proprio in quei giorni @_@ ed ho preferito pubblicare questo capitolo in anticipo, altrimenti avrei finito col farlo slittare a metà settembre…

 

GIAMMAAAAAAAAI! Mi avreste uccisa XD e quindi eccolo qui.

 

Ringrazio YamaMaxwell, Spartaco e mon_chan per aver recensito il precedente capitolo.

Le ringrazio dal profondo del cuore *__* così come ringrazio le 26 persone che hanno aggiunto la mia storia tra le preferite, le 11 che l’hanno aggiunta tra le seguite e le persone che continuano a seguirla fedelmente nonostante i miei ritardi stratosferici >__>

 

Naturalmente tutto ciò che non è stato spiegato in questo capitolo, come al solito, verrà spiegato nel successivo (giusto per farmi odiare ancora un pò da voi… XD), nulla, ripeto per l’ennesima volta, verrà lasciato al caso.

 

Attendo commenti in merito a questo, che spero sia all’altezza delle vostre aspettative e che vi abbia incuriosito come i precedenti.

 

Con affetto, augurandovi un buon proseguimento di vacanze e sperando che chi le abbia terminate le abbia trascorse bene ^__-

 

HOPE87

…che vi dà appuntamento per il prossimo capitolo intorno al 14 settembre!

Hola!

 

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Capitolo 18
*** Countdown - part one ***


Sbadiglio rumorosamente nello svegliarmi, portandomi solo successivamente una mano alla bocca per rimediare alla mia cafonaggine

Countdown – part one  

 

 

 

 

 

Sbadiglio rumorosamente nello svegliarmi, portandomi solo successivamente una mano alla bocca per rimediare alla mia cafonaggine.

Ahah… come se mi fosse mai importato il bon ton!

Solo in un secondo momento mi rendo conto che qualcosa non va…

Spalanco gli occhi, alzandomi di scatto dal letto, facendo volare di conseguenza le lenzuola immacolate che mi coprivano fino a poco tempo fa… LENZUOLA??? Ecco perché stavo morendo dal caldo! Ma…

Ok. Riepiloghiamo. Gli allenamenti… la riunione… il – mh – mio gesto sconsiderato e masochista… e il tentativo di meditazione che si è trasformato brevemente in un patetico piagnisteo…

Perché non ricordo nient’altro? Che ci faccio in camera mia?

Decido di alzarmi, risedendomi subito dopo sul materasso a causa di un capogiro che mi coglie improvvisamente.

Conduco una mano alla testa, chiudendo gli occhi, cercando di far smettere alla stanza di girare vorticosamente, ma fallisco miseramente, costringendomi quindi a ristendermi.

Solo quando il dannato capogiro sparisce decido di tentare di rialzarmi… più lentamente, facendo attenzione a non compiere gesti bruschi che possano infastidirmi.

Altrettanto lentamente mi metto all’in piedi, dirigendomi all’esterno della camera per andare alla ricerca di qualcuno che mi dia delucidazioni in merito a ciò che è successo ieri, ergo Shaka.

Cielo che silenzio… ma dov’è?

M’incammino seccamente per il corridoio, tentando di concentrami per avvertire la sua emanazione di cosmo… ma sembra proprio non esserci.

Entro quindi in cucina, senza pensarci due volte, decisa a risollevarmi la pressione mettendo qualcosa nello stomaco, quando la mia attenzione viene calamitata… da uno “strano” contenitore posto sul tavolo.

Mi avvicino circospetta, tentando di capire cosa contenga

Oddio. Non ci credo.

Afferro il barattolo con una mano, delicatamente, portandomelo all’altezza degli occhi, svitando il tappo con altrettanta meticolosa attenzione… inebriandomi all’istante del profumo che ne fuoriesce.

Cioccolata! Non ci credo! E finisco col ripeterlo anche a voce alta, arrivando ad abbracciare il barattolo come se fosse il bene più prezioso che abbia.

Tutto ad un tratto mi sorge un dubbio.

Mollo prontamente il barattolo sul tavolo, richiudendolo come se non fosse mai stato aperto, guardandomi poi attorno con circospezione.

Che Shaka mi stia spiando? Che sia tutto uno scherzo per constatare la mia concentrazione e il mio “distacco dalle cose materiali” fin dove giunge?

AL DIAVOLO!

In un attimo apro tutte le ante della credenza, alla ricerca di qualcosa di commestibile su cui spalmare quella droga culinaria, afferrando al volo dei biscotti – bleah! - al riso soffiato…

Ah! Basta non pensarci, in fondo tra poco saranno cosparsi di cioccolata!

Procuratami un coltello e una tazza in cui versare il thè che tra poco metterò a fare, mi siedo, iniziando a cospargere il primo triste biscottino…

-         Ti sei svegliata - .

… temo proprio che qui amino farmi perdere anni di salute facendomi spaventare!

-         Buongiorno – dico, o perlomeno cerco di dire - dal momento che non ci ho pensato due volte a infilarmi l’intero biscotto in bocca - a Shaka, battendomi un pugno sul petto per farmi scendere il boccone e poter così ripetere il saluto più correttamente.

-         Come ti senti? – mi chiede nuovamente, con una tale tempestività che sono costretta a masticare velocemente e a mandare giù il secondo boccone a forza di nuovo.

-         Dopo questa splendida sorpresa, meglio! – esclamo senza pensarci due volte, rendendolo partecipe del mio peccato di gola, che sicuramente non approverà. – A proposito, come mai? – gli chiedo, riferendomi allo straordinario evento del barattolo di cioccolato.

Impiega un po’ di tempo per rispondermi.

-         Ho pensato volessi variare la colazione – mi risponde come se fosse la cosa più naturale del mondo, facendomi venire in mente i precedenti tentativi di convincimento che ho cercato di infliggergli per far entrare una cosa simile nella sesta casa nei giorni scorsi.

-         Grazie… - pronuncio nel momento in cui si dirige ai fornelli, ritornando con due tazze di the. Presa com’ero dal volermi ingozzare, non m’ero nemmeno accorta che ce ne fosse di già pronto.

-         Ehm… Shaka - .

Il cavaliere di virgo, sedutosi di fronte a me, solleva appena la testa, giusto per farmi intendere di star ascoltando.

-         Cosa è successo ieri sera? - .

-         Hai perso i sensi - .

-         Presumo sia dipeso dallo stress accumulato durante tutta la giornata. Non ti sei neanche nutrita a sufficienza. - .

Sposto gli occhi sul barattolo di cioccolata, spiegandomene finalmente il motivo… attribuendo, paradossalmente, la sua presenza…

…al desiderio concessomi in qualità di ultimo pasto.

D’altronde i condannati a morte non hanno diritto a ricevere un’ultima concessione che esaudisca i loro desideri?

Mi viene la pelle d’oca.

Ritraggo le mani dal barattolo, incrociando poi le braccia sul petto, in preda ad un improvviso freddo che avverto fin dentro le ossa.

Continuo a tenere gli occhi incollati sul tavolo, perdendomi nei miei pensieri, fin quando non avverto il cosmo di Shaka raggiungermi… mellifluo.

Credo stia cercando di sondarmi l’animo.

-         Puoi anche chiedermelo tranquillamente – gli dico, capendo che voglia sapere come sto.

Le mie parole lo colgono alla sprovvista, facendolo ritrarre il cosmo all’istante.

-         Se la mia parte razionale decidesse di non abbandonarmi ti risponderei, con spavalderia, che va tutto bene… e che è normale essere un po’ agitati alla vigilia di una grande guerra… - .

Shaka rimane impassibile… o almeno è ciò che immagino faccia, dal momento che ho lo sguardo puntato su un punto a caso del tavolo davanti  me.

-         Se invece la razionalità mi abbandonasse, cosa che credo stia già facendo… - .

Respiro profondamente prima di continuare.

-         …ti risponderei… che ho paura. - .

Il silenzio tombale che segue mi da modo di continuare, senza curarmi di accertarmi delle reazioni del cavaliere di virgo, senza curarmi di pensare a ciò che lui possa star pensando di me in questo momento.

-         Che non mi sento pronta. Che non lo trovo giusto. E magari potresti considerare blasfeme le mie parole, aspettandoti da una reincarnazione divina del coraggio… piuttosto che delle parole di sconforto. -.

M’interrompo un attimo, giusto il tempo di sospirare silenziosamente un’altra volta.

-         Ma non ci riesco. Non mi sento più in grado di fingere di riuscirci. -.

Non so perché sto dicendo tutto questo proprio a Shaka… non lo so. Sento solo l’impulso irrefrenabile di parlare.

Ieri sera andai da Mu per fare la stessa cosa. Stupidamente, immaginai che potessimo parlare del synagein, che potessimo confrontare i nostri stati d’animo.

Insomma, io affronterò la reincarnazione della mia antagonista… lui sarà senz’altro chiamato a combattere se necessario…

Ebbene, alla fine ciò che temevamo è avvenuto.

I bronze, mandati all’avanscoperta in India alla ricerca di ulteriori indizi sul pericolo che sta minacciandoci, hanno scoperto l’esistenza della reincarnazione di Kalì.

Già. Kalì.

Non vi dico l’”oh!” di sorpresa, pronunciato perfino all’unisono – tanto che Seiya ha pensato che lo stessimo prendendo per il culo - che ha seguito l’udire di questa sconvolgente notizia.

L’hanno scovata in un tempio shivaita, profanato e sconsacrato, che i thugs hanno adibito e dedicato al culto della loro dea, ergendo un trono per quest’ultima di fronte al quale posizionarsi e lodarla, pronunciando preghiere e celebrando riti blasfemi in suo onore.

I bronze sono giunti nel momento in cui gli psicopatici sostenitori della dea delle nefandezze hanno posto fine alla vita di due uomini, proprio davanti ai loro occhi, strangolandoli, come di consueto, in onore di Kalì.

Quest’ultima, abbandonato il trono, ha afferrato una sciabola offertagli da uno dei suoi servitori e ha decapitato i cadaveri dei due uomini offertigli in sacrificio, le cui teste sono state aggiunte a quella che è sembrata essere una pseudo collezione posta alle spalle del trono.

Secondo Hyoga il modo in cui erano disposte le teste, con due fori praticati nelle tempie, attraverso i quali passava quella che sembrava essere una corda, aveva tutta l’aria di comporre una sorta di ornamento. Una collana per la precisione. E questo spiegherebbe anche l’attribuzione al mito della dea.

In più raffigurazioni Kalì è rappresentata con indosso una collana composta da teste.

Come se ciò non fosse bastato a farmi rabbrividire, Shiryu ha aggiunto che la donna che reincarna la dea mi assomiglia in un modo incredibile, fatta eccezione per il colore della pelle, che è più scuro rispetto al mio.

Tsk… d’altronde è coerente. Kalì è sempre stata raffigurata quasi completamente uguale a Parvati, fatta eccezione per il colore della pelle e gli ornamenti stravaganti che indossa, come la collana di teste per l’appunto.

Ciò che mi ha lasciato perplessa del loro racconto è stato il comportamento che ha tenuto la dea quando ha scoperto di avere ospiti e di essere stata spiata.

Ikky ha avuto la chiara sensazione che lei abbia avvertito la loro presenza prima di mostrare di essersene accorta, e quando li ha scoperti, attirando così l’attenzione dei suoi servitori, che hanno seguito il suo sguardo fino a scovarli, ha chiaramente ordinato di non intervenire, lasciando così che abbandonassero velocemente il tempio e che ritornassero in Grecia.

I bronze avevano avuto il preciso ordine di indagare - soltanto indagare - per cercare di avere più informazioni in merito. Qualora avessero scoperto qualcosa non sarebbero dovuti intervenire, ma tornare al santuario e rendere note le loro scoperte a tutti, in modo tale da organizzare una strategia. Cosa che hanno fatto, anche se hanno faticato non poco per tener calmo Seiya, a cui non è andato giù, come agli altri d’altronde, il dover assistere all’uccisione di due innocenti senza poter far nulla per evitarlo.

Questi cazzo di thugs… stanno senz’altro agendo secondo un piano ben congeniato.

Punto che non ha lasciato perplessa solo me. Shura è stato il primo a ipotizzare che il tutto facesse parte di un piano, ricevendo consensi dalla maggior parte dei cavalieri.

Innanzitutto, i bronze hanno trovato la reincarnazione di Kalì quasi subito, venendo attratti da un cosmo fuori dalla norma che li ha condotti nel tempio poc’anzi citato. Punto numero uno, per niente sottovalutabile di per sé.

Punto numero due, la beneamata reincarnazione di Kalì ha permesso loro di scappare… quasi come se… volesse far sapere… che si era reincarnata?

Un chiaro invito ad affrontarla, insomma?

Altre diverse domande sono quindi sorte spontanee a tutti: perché? Ci sta sottovalutando? Sa che esiste anche colei – ossia io – che reincarna Parvati? Non la teme minimamente? Sa che esiste anche la reincarnazione di Athena? Che adesso la reincarnazione di Parvati si trova al suo santuario e che quindi dovrà affrontare non una, ma ben due divinità?

Che, come me, a sua volta Kalì abbia qualche alleato?

Per ultima, non certo per importanza, la domanda che funge da ciliegina sulla torta: a chi accidenti apparteneva quel cosmo che mi ha affrontata nel tempio shivaita la volta scorsa? Ha a che fare con la risposta inerente al probabile alleato di Kalì?

Ecco a cosa è dovuta la fottuta paura che mi sta lentamente divorando. Non ho la più pallida idea di che diavolo andrò ad affrontare domani.

Mossa da un impulso spontaneo, che sfugge completamente al mio controllo - e che in ben altre circostanze probabilmente non avrei mai compiuto - afferro la mano di Shaka poco prima che abbandoni il tavolo, costringendolo così a rinunciare ad alzarsi e ad allontanarsi.

I suoi occhi – chiusi – si posano sulla mia mano, stretta convulsamente attorno alla sua, incurante di sapere se gli stiano facendo male o meno.

-         Insegnami - .

La voce mi fuoriesce quasi in un sibilo… ma sono certa che Shaka mi abbia udita, anche se resta immobile, con gli occhi ancora rivolti sulla mia mano.

-         Insegnami… ad essere imperturbabile… - finisco col sussurrare ancora, ritraendo lentamente la mano che ha afferrato la sua per portarmela al volto, insieme all’altra, per nascondermi il viso.

-         Ti scongiuro - .

E con questo la mia dignità può anche andare a farsi un giro e ritornare quando avrò riacquisito i sensi.

-         Non è di questo che hai bisogno – sento rispondermi prontamente dal cavaliere della vergine, quasi come se… si aspettasse che gli chiedessi una cosa del genere, avvertendolo poi successivamente alzarsi.

Ma è proprio di questo invece che ho bisogno. Ho bisogno… di isolarmi dal mondo… non avvertire più nulla… tutta quest’ansia… mi sta divorando! Io… Come… come diavolo faccio a…

-         Seguimi – m’invita a fare improvvisamente, pronunciando quella parola tempestivamente, quasi come se… contenesse le soluzioni a tutti i miei problemi.

Non so cosa mi spinge a seguire il suo consiglio, pronunciato con quella strana inflessione nella voce… diversa da com’è solito rivolgersi a me. Se non lo conoscessi bene potrei addirittura considerare quel tono… dolce… ma…

So solo che ad un certo punto mi alzo, seguendolo in un punto della sesta casa… che non immaginavo neanche lontanamente esistesse.

 

-         È dunque tutto organizzato – conclude Saori alla fine della nostra ultima conversazione, ricontrollando attentamente per l’ennesima volta dei depliant consegnategli da Tatsumi, che è ora in piedi, alle sue spalle.

-         Non c’era bisogno di prenotarmi un volo in prima classe…- pronuncio imbarazzata, non riuscendo minimamente ad immaginare quale sfarzo mi si presenterà davanti sull’aereo che mi porterà in India alle prime luci dell’alba.

Saori solleva le spalle in segno di non curanza lasciandomi intendere che non è un problema, ritornando poi a sorseggiare il suo thè, ormai diventato freddo, posto sul tavolino che ha fatto da spettatore ai nostri incontri privati.

Si vede lontano un miglio che è tesa come una corda di violino, ma naturalmente, come me, mostrarlo apertamente non rientrerebbe tra le gestualità della maschera di distaccata indifferenza che abbiamo tenuto a indossare in veste di reincarnazioni.

Se non manteniamo la calma noi…

Domattina, prestissimo, abbandonerò il santuario, in piena anonimia, celando il cosmo di Parvati fino al mio arrivo in India, dove… beh… dove farò praticamente da esca.

Al solo pensarci mi si mozza il respiro.

-         Sei libera di scegliere i cavalieri da portare con te – mi ricorda per l’ennesima volta, non avendo ricevuto risposta in precedenza, mettendomi più ansia di quanta già non ne abbia.

-         Non ha importanza. Sceglili tu – le rispondo, vedendole sollevare le palpebre impercettibilmente, probabilmente per cercare di comprendere le motivazioni di quella risposta.

-         È già abbastanza che alcuni di loro mi accompagnino in questa missione suicida… non lasciare a me l’ingrato compito di scegliere quali tra essi dovranno diminuire le loro percentuali di sopravvivenza all’imminente scontro - .

Poggia quindi nuovamente la tazza sul tavolino, afferrando un tovagliolo di carta per pulirsi minuziosamente gli angoli della bocca, congiungendosi poi le mani in grembo.

Se in questi giorni non avessi imparato a riconoscere i suoi tentativi di temporeggiamento, questi gesti di apparente non curanza mi avrebbero sicuramente fatto fluire il sangue alla testa.

Sono pur sempre suoi cavalieri, persone che l’hanno affiancata, protetta e che hanno combattuto per lei in diverse circostanze. Non deve essere facile nemmeno per lei prendere una decisione del genere.

-         Abbiamo ancora tempo per questo - .

Naturalmente. Era ovvio che rispondesse così…

Mi limito ad annuire mestamente, bevendo anch’io un sorso del thè che riempie la mia tazza. Oggi sento la gola particolarmente arsa.

-         È tutto? – le chiedo dopo un po’ di tempo, desiderando di allontanarmi da lì. Ho bisogno di stare un po’ da sola con i miei pensieri…

Questa volta è lei ad annuire, comprensiva, assumendo improvvisamente un’aria seria.

-         Se ti servisse chiedermi qualcos’altro, qualsiasi cosa… - .

-         Verrò a chiedertela senza alcun problema – termino io per lei, anticipandola, afferrando al volo ciò che intendesse dirmi.

Mi alzo subito dopo averla vista annuire di nuovo, facendole un cenno d’intesa prima di voltarmi e scomparire dalla sua visuale.

Uscita dalla tredicesima casa e avvicinatami alle scale mi volto un attimo indietro.

Con ogni probabilità, questa potrebbe essere l’ultima volta che vedrò Saori… e il mio più grande desiderio va a lei…

Spero tanto che non sia animata da tanti pensieri pessimistici come i miei e che abbia più forza di quella che anima me in questo momento.

 

 

Non credevo potesse essere così dura riattraversare le case dello zodiaco.

Ogni loro custode… ogni sorriso, gesto bizzarro, saluto particolare, intonazione di voce… caratteristiche che potrebbe smettere di esistere da un momento all’altro… una vera e propria fitta al cuore.

La ciliegina sulla torta è stata Milo. Quando sono passata per la casa dello scorpione era, come al solito, alle prese con quel bizzarro allenamento comprendente la sacca da box, ma stavolta era da solo.

Era chiaramente concentrato sull’esorcizzare qualche cattivo pensiero…

La fronte corrucciata, lo sguardo indurito, i muscoli tesi e guizzanti, i pugni stretti miranti a ridurre ad uno straccio l’improvvisato nemico davanti a se…

Mi sono avvicinata col chiaro intento di risultare… mah… di supporto? Avrei dovuto capirlo dallo stato d’animo precedente all’entrata nell’ottava casa che avrei fallito miseramente l’intento… ma… volevo anche scusarmi per aver alzato la voce il giorno prima e…

Quando s’è voltato sono scoppiata a piangere come un’idiota.

Non sono in grado di riportare esattamente tutto ciò che mi è frullato nella testa in quel momento. Un conto è provarlo… un altro conto è descriverlo.

Fatto sta che Milo, dopo un minuto di silenzio – probabilmente devo averlo, se non sconvolto, perlomeno sorpreso – ha compreso senza aver bisogno che parlassi. Si è avvicinato e mi ha abbracciata… ed a quel punto mi sono sentita ancora più in colpa.

Se dovesse morire per colpa mia…

Sì! Perché è patetico pensare positivamente! Non è pessimismo, è realismo il mio! Per quanto possa sperare che nessuno si faccia male e che nessuno venga coinvolto, la probabilità che tutto ciò avvenga è del cinquanta per cento!

E Milo non ha fatto altro che sussurrarmi che andava tutto bene…

L’abbraccio è durato poco, poi si è staccato e mi ha guardata seriamente.

-         Non dovresti farti abbracciare da me – mi ha detto ad un certo punto, prendendomi in contropiede. Ho alzato il volto per guardarlo e capire… e lui s’è limitato a sorridermi e a scompigliarmi i capelli scherzosamente. Dopodiché s’è allontanato.

Uff…

Chissà se Shaka ha gettato via la cioccolata, ho tutta l’intenzione di cenare con quella. Oltre a far ravvivare le papille gustative dicono che migliori l’umore… per quanto possa davvero avere quest’effetto, l’autosuggestione mi aiuterà a crederlo senz’altro.

 

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Se non avessi il timore di urtare la sua suscettibilità, riderei per l’espressione che le si è dipinta sul volto in questo momento. Non doveva aspettarselo minimamente…

Mi limito a sorriderle, incapace di decidere… col cosa cominciare.

Lei continua a rimanere immobile, qualche gradino più in alto rispetto a quello sul quale sono seduto io… e sul quale rimango seduto.

Stavolta non me ne vado.

 

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Che… cosa ci fa qui?

 

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-         Shaka non c’è - .

-         Lo so – le rispondo semplicemente, senza cambiare espressione.

-         È da Dohko - .

-         So anche questo - .

Trascorrono ancora diversi secondi, accompagnati da una folata di vento che… le scompiglia i capelli ribelli che le contornano il viso. Gli occhi scuri, profondi e scrutatori, non abbandonano i miei nemmeno per un momento.

Poi decide di accorciare la distanza che ci separa e si siede, titubante, accanto a me.

 

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È surreale… decisamente surreale… ma non vedo perché non dovrei assecondarlo. In fondo non sta facendo niente di male.

Mi limito a piegare le gambe e a condurmi le ginocchia al petto, andando poi ad avvolgermele con le braccia, aspettando… semplicemente aspettando.

 

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Classico atteggiamento di difesa… cosa che un po’ m’intristisce, pensando che sia rivolto nei miei confronti… ma ha tutte le ragioni di questo mondo per comportarsi così.

-         Come ti senti? – le chiedo dopo un po’, delicatamente, cercando poi, altrettanto delicatamente – se non ancora di più – di sondare il suo animo.

 

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Domanda apparentemente semplice… dalla risposta non altrettanto semplice però.

Ragion per cui sta cercando di sondarmi l’animo, eh?

Peccato, fino a poco tempo fa ci sarebbe riuscito.

 

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-         Mah… - .

Già… lo immaginavo…

Conoscendola, sarà particolarmente confusa… invasa da sentimenti contrastanti che le impediscono di esprimersi e portandola, irrimediabilmente, sull’orlo delle lacrime… conseguenze di una reazione di cui si è sempre vergognata. A torto.

Ha sempre avuto modo di dimostrare quanto valesse… quanta forza celasse nel suo cuore. È stato quello a farla arrivare lontano.

Se non avesse creduto fermamente che avrebbe potuto farcela nonostante le si parassero sul cammino tanti ostacoli… si sarebbe fermata.

E invece…

 

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     -   Sei diventata brava - .

Sorrido tra me e me. Lo so che sono diventata brava. Questa volta, a differenza di tutte le altre volte in cui non ero mai soddisfatta dei miei risultati, lo riconosco.

E non è tutto merito mio…

 

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-         Ho avuto dei buoni maestri - .

Da quanto tempo non vedevo quel sorriso sghembo che tanto la caratterizza... e ammettere che mi sia… mi sia mancato… è riduttivo.

 

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-         E tu come stai? – gli chiedo, spostando l’attenzione su di lui… anche se so… che naturalmente la risposta sarà sempre la stessa.

 

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Come sto, io?

Sorrido impercettibilmente, chiudendo gli occhi per riflettere.

 

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-         Il cosmo di Athena veglia su di me così come sugli altri cavalieri, donandoci forza e trasmettendoci fiducia nella riuscita - .

Già… il cosmo di Athena, certo.

-         Ma… - .

-         Questo avviene in quanto cavaliere… - .

-         In quanto uomo… mi sento in ansia - .

 

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     -   Esiste dunque differenza tra cavaliere e uomo? – mi chiede dopo un po’. - È questo che hai detto, no? - .

Questa volta tocca a me restare in silenzio.

È una domanda retorica quella che mi sta ponendo e lo sa.

Così come sa o come avrebbe dovuto capire che oltre questa non si va.

Non si può.

 

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    -   Scusami… è che finora sono stata completamente convinta del contrario – butto fuori, non riuscendo più a contenermi, così come non riesco a trattenere la vena sarcastica che riemerge lievemente… e che sbraita per essere lasciata libera di articolare altre frasi ad effetto che, come credo che facciano, lascino il segno.

Decido però di reprimerla, adoperando un tipo di respirazione che mi ha insegnato Shaka, che riesce a calmarmi, riordinandomi i pensieri.

 

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Colpito.

Affondato lo sono già da parecchio… le sono grato per aver deciso di non infierire oltre, come m’era parso avesse deciso di fare inizialmente.

-         Tu però non mi hai risposto… - mi viene da dirle, desiderando, infantilmente, che possa aprirsi… almeno un decimo di quanto faceva all’inizio.

A quel punto il suo volto diventa impassibile.

 

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     -   Morirò - .

Non riesco a vederlo perché ho lo sguardo puntato davanti a me, ma… credo che questo tipo di risposta l’abbia turbato.

-         Volevi sapere come mi sentissi, no? Come una che sa di avere le ore contate - .

-         Reiko, tu non…-.

-         Non dirlo. Per favore, non dirlo. - .


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     -   Reiko – la richiamo, con l’intento di farla voltare a guardarmi.

-         Mu, me lo sento. - .

-         Guardami - .

-         Puoi dire tutto ciò che vuoi…la sensazione che mi sta stringendo lo stomaco in una morsa non scompare… - .

Impaziente d’incrociare i suoi occhi e incurante dei miei presupposti iniziali, le afferro la mano che ha portato sullo scalino, avvolgendogliela e stringendogliela.

-         Guardami - .

 

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Un senso di calore familiare m’invade il corpo quando la mia mano e la sua entrano in contatto, inducendomi a voltare la testa verso di lui, che si è sporto per avvicinarsi, considerando la distanza che ci separa.

Gli occhi sono… severi… quasi come se mi stiano rimproverando per quello che ho pensato e detto.

-         Tu non morirai – ripete, scandendo meticolosamente le tre parole, fissandomi intensamente.

Sorrido mestamente per cercare di farmi scivolare tutto addosso… ma stavolta non ci riesco. Nel momento in cui gli occhi mi si riempiono di lacrime, la sua mano aumenta la stretta sulla mia.

 

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     -  Come fai a dirlo? – mi chiede con voce rotta, esternando finalmente le sensazioni che si era impegnata a celare finora. A quel punto addolcisco lo sguardo, ritornando a sorriderle come prima.

-         Le stelle hanno un disegno per tutti, Reiko. Non avrebbe senso che il tuo avesse una capitolazione del genere. - .

-         Finora nulla ha avuto senso… - .

-         Appunto -.

Lei continua a guardarmi, attendendo pazientemente che continui.

-         Hai dovuto affrontare un lungo cammino, per nulla chiaro e contornato da pericoli di ogni sorta. Hai vissuto esperienze forti che ti hanno senz’altro forgiata… al costo, però, di scalfirti. Non ne sei uscita indenne. Hai dovuto sopportare tanto. - .

Le lacrime continuano a solcarle il viso senza però farla singhiozzare. Riesce ormai pienamente a controllare i suoi sentimenti. Si sta lasciando andare consapevolmente.

-         Questa non è la fine, è l’inizio Reiko. Adesso, dopo tutti i torti subiti, puoi riscattarti. Puoi fare i conti con ciò che ti ha procurato tanto dolore. Non lasciarti andare adesso, tramuta la paura in forza! - .

Le lacrime sembrano finalmente arrestarsi. Il suo sguardo è mutato… adesso non traspare più disperazione, bensì determinazione.

-         Coraggio - .

 

**********************************

Coraggio…

Abbasso lo sguardo, rendendomi conto che per tutta la durata della conversazione… la sua mano non ha abbandonato la mia nemmeno per un secondo.

Eccolo il mio coraggio.

Muovo lievemente la mano avvolta dalla sua, osservando le sue dita distendersi, intenzionate ad allontanarsi. Ma io non glielo concedo.

Ribalto semplicemente le posizioni, facendo sì che sia la mia mano, questa volta, a stringere la sua…e, miracolosamente, me lo lascia fare.

Dura giusto un attimo, il tempo di tentare ad incrociare le mie dita con le sue, che si allontana. Di scatto, quasi come se si fosse scottato.

E per quale ragione? Perché è appena sopraggiunto qualcuno?

Mi volto esattamente come fa lui, vedendo la figura di Shaka stagliarsi su di noi, incuriosito – benché gli occhi chiusi siano difficilmente interpretabili – e… infastidito?

Poco dopo è Mu che avverto infastidito… ma così come con Shaka, non ne sono sicura. Sono circondata da una tempesta di sensazioni simili e contraddittorie… ma non riesco a capire a chi appartengano rispettivamente.

È come se mi trovassi al centro di un tornado. Tutto attorno a me si svolge, si rincorre, s’incontra, si scontra… ma mi evita. Ed io, confusa dal fenomeno, non riesco ad afferrare niente.

Riesco solo a malapena a capire che Mu si è alzato, perché ad un certo punto vengo coperta dalla sua ombra. E nel momento in cui Mu scende uno scalino, Shaka si dirige verso la sesta casa.

Quando lo vedo sparire all’interno dei meandri del tempio, mi volto confusa verso il cavaliere dell’ariete… cha ha gli occhi rivolti verso il basso e lo sguardo fisso in un punto indefinito della scalinata.

-         Mu… cos… - .

-         Sii forte, Reiko - .

-         Mu!- .

Non si volta. Procede la sua discesa senza voltarsi nemmeno un attimo, lasciandomi con quelle tre… stupide parole.

Non avrebbe senso che morissi. E questo invece che senso ha?

 

 

Quando entro nella sesta rimango… sorpresa.

Non c’è traccia del cosmo di Shaka, almeno non a livelli intensi. Non deve essersi andato ad allenare come di consueto.

Comportamento alquanto strano… ma d’altronde nemmeno quello pseudo scambio di… boh, sensazioni? Con Mu non è stato tanto normale.

Sono circondata da gente che non sa minimamente comunicare.

Tra sguardi indecifrabili che durano un’eternità, frasi non dette o pronunciate per metà e misteri vari, sembra di stare in una soap opera! O comunque l’effetto è lo stesso.

Soltanto una volta ebbi la disgrazia di dovermene sorbire una. Capitò una di quelle volte in cui il maestro Shin mi mandò a fare una delle solite commissioni della giornata, precisamente in un negozio di tessuti.

Il commesso aveva confuso alcune lettere della richiesta scritta del maestro, con la conseguenza di aver sbagliato merce da farmi prelevare. Impiegò all’in circa una mezz’oretta per recarsi a prendere, al di fuori del villaggio, la stoffa che mi serviva.

La “mezz’oretta” più lunga della mia vita, che impiegai nel vedere – ma non ditelo troppo in giro, eh -, non avendo null’altro da fare, appunto, una puntata di una soap opera che stava seguendo la proprietaria.

Dopo ne uscii con un’insofferenza accentuata per la televisione e un mal di testa atroce.

Qui ne vengo fuori con un’insofferenza nei confronti delle investiture e delle divinità e un mal di testa triplicato.

Ma che fine ha fatto… ? Sembra non esserci da nessuna pa

Le probabilità in questo momento sono due: o il mal di testa sta iniziando a farmi avere delle allucinazioni… o quello seduto sul marmo della finestra del salone principale… è proprio Shaka.

In realtà non ci sarebbe nulla di strano… se, però…

Insomma! Shaka seduto SCOMPOSTO coi PIEDI SUL ripiano di marmo della finestra, le braccia incrociate e gli occhi APERTI a guardare DISTRATTAMENTE fuori?

Per sicurezza scuoto la testa più volte stropicciandomi gli occhi, ma quando riapro quest’ultimi… l’immagine non svanisce. Se possibile, acquisisce ancor più… fascino.

Nessuna sorpresa d’altronde. Può essere un sofisticato santone con la puzza sotto al naso e un rompiballe di prima categoria, ma non ho mai negato che abbia una bella presenza.

Disfattosi dell’armatura di Virgo, ha indossato un sari bianco con dei sottili ricami dorati appena in rilievo posti ai bordi delle maniche e dei pantaloni.

I capelli, dorati anch’essi, vengono messi ancor più in risalto dalla luce lunare che filtra dalla tenda scostata. L’azzurro degli occhi riesce a risultare tanto intenso anche se riflesso nei vetri della finestra.

E lo sguardo… è davvero assorto. Chissà a cosa starà pensando.

A dirla tutta non è esattamente la prima volta che vedo Shaka in versione, per così dire, umana.

Quando il maestro Shin mi accompagnava da lui, da bambina, ricordo che più volte l’ho beccato, dopo la meditazione, a contemplare il cielo o semplicemente l’esterno della finestra del tempio.

Non capivo se in quei momenti era così tanto assorto nei suoi pensieri da non accorgersi della mia presenza e da mostrarsi così, in un certo senso, a nudo, senza curarsene così tanto quanto sembrava invece ci tenesse.

So solo che in questo momento, a distanza di diversi anni, Shaka sicuramente sa che ci sono anch’io. Non ho annullato il mio cosmo nell’entrare nella casa, ragion per cui non può non avermi avvertita entrare ed avvicinarmi.

E francamente non so cosa fare.

     -   Dovresti riposare - .

Così come non ci sono dubbi sul fatto che mi abbia avvertita, non ci son neanche dubbi che adesso abbia una difesa mentale impenetrabile.

-         Anche tu – mi viene spontaneo rispondergli, avanzando di appena un passo nella sala… e fermandomi subito, come se il pavimento che sto calpestando facesse parte… di una zona riservata.

-         Non farò parte del gruppo di Saints che ti affiancherà in India - .

I miei occhi si spostano automaticamente, quasi come se avessero appena ricevuto qualche indicazione, sull’immenso tavolo ovale della sala, sul cui bordo… c’è una lettera.

     -   È una comunicazione inerente alla missione di domani - .

Nell’avvicinarmi mi accorgo che la busta è sigillata… quindi è probabile che i saints scelti da Saori abbiano ricevuto una comunicazione personale.

-         Accidenti! – mi sfugge da esclamare appena leggo i nomi dei cavalieri che mi accompagneranno.

Angelo, Milo, Aiolios, Kanon e Shura.

Porca miseria.

Porca di quella…

Mi conduco una mano al petto, scostando velocemente una sedia per lasciarmi cadere sopra, portandomi poi alla testa la stessa mano che avevo condotto al petto, lasciando che gli occhi scorrano più e più volte su quei nomi…

Cinque.

Cinque cavalieri che combatteranno con me.

Cinque vite che peseranno sulle mie spalle.

Scuoto la testa in preda all’ansia, sentendo subito le lacrime salirmi agli occhi.

-         Desideravi ci fosse qualcun altro? - .

La domanda di Shaka si perde nella sala, senza mai ricevere risposta.

Mi alzo, stringendo il foglio da lettera tra le mani, arrivando ad accartocciarlo, uscendo poi a passo sostenuto dalla sala, senza prestargli attenzione.

Cazzo, cazzo, cazzo, cazzo!

Nel tragitto che mi separa dalla camera assegnatami non posso impedire che delle lacrime mi solchino il viso.

Cinque persone… che ragione c’è di lasciare che CINQUE persone mi accompagnino in quest’atto suicida??

Non sono pronta…

-         Non ce la faccio… - frigno prima di chiudermi la porta della camera alle spalle e lasciarmi scivolare contro, portandomi le mani a stringermi i capelli.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo dell’autrice…

 

CHIEDO UMILMENTE PERDONO.

IN GINOCCHIO, VE LO CHIEDO.

Avrei dovuto pubblicare il 15 settembre e l’aggiornamento è slittato al 26 ottobre.

Ma non è stata colpa mia ç__ç mi è partito il modem! Solo che quando è partito è stato tanto abile da confondere perfino i tecnici del gestore telefonico al quale sono abbonata, che, dopo quella che mi è sembrata essere un’attenta verifica, hanno concluso colpevolizzando il pc, per la precisione la scheda di rete.

Dopo aver avuto il piacere di avere i tecnici a casa dopo tre settimana esatte dalla prima chiamata al call center della ditta, ho dovuto aspettarne altre due per far sì che un amico che se ne intende venisse a prestarmi soccorso ç__ç

E alla fine era il f*****o modem. O meglio, le f*****e entrate lan, o come accidenti si chiamano, grazie alle quali il pc non riconosceva il modem e di conseguenza non mi consentiva l’accesso a internet @_@

Monopolizzare il pc degli altri è stata impresa ardua, poche volte ci sono riuscita e…

Insomma, per quanto possa sembrare davvero una scusa della scuola Kakashi sensei (chi conosce il personaggio di Kishimoto sa di cosa parlo XD) è la pura e sacrosanta verità ç__ç

La cosa positiva è che sono riuscita a scrivere tanto, tanto, tanto XD

Quindi, per farmi perdonare per la lunghissima assenza, aggiornerò il prossimo al massimo tra due giorni.

Vabbè, bando alle ciance, il momento della lettera s’avvicina *___*

Colgo l’occasione per ringraziare le 27 persone che hanno aggiunto la storia tra le preferite e le 13 che l’hanno aggiunta tra le seguite, nonché tutti coloro che leggono e che continuano a commentare nonostante certe volte ci sarebbe da prendermi e riempirmi di botte per quanto vi faccio aspettare >__<

Grazie mille a tutti per la pazienza e la costanza dimostratami fino ad adesso.

 

HOPE87

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  

 

 

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Capitolo 19
*** Countdown - part two ***


Countdown – part two

Countdown – part two

 

 

 

 

-         MILO!!! - .

Un’onda di luce lo travolge, colpendolo in pieno, facendolo volare lontano diversi metri.

La nube di fumo sollevatasi al contatto del corpo del cavaliere di scorpio col terreno crea un’improvvisata nebbia che genera ancora più scompiglio e difficoltà sul campo di battaglia.

Shura, circondato da diversi thugs, sta cercando di difendersi e attaccare come meglio può, usando le sue tecniche di concentrazione di cosmo e la sua excalibur negli scontri ravvicinati, affondando nei corpi dei nemici e tranciando di netto le loro teste, il cui sangue va a imbrattargli l’armatura d’oro, danneggiata in più punti, sotto i quali si scorgono diverse ferite del possessore.

Come lui, anche Death Mask sembra esausto, nonché più ferito del compagno. Per quanto s’impegnino a eliminare più thugs possibili, questi sembrano spuntare dal nulla più numerosi di prima.

Stringo i denti, distogliendo un attimo lo sguardo dallo scenario apocalittico che mi si para davanti, stringendo i pugni e colpendo con tutta la forza che ho in corpo la sfera nella quale sono imprigionata.

Non ricordo minimamente come sia successo, è accaduto tutto troppo in fretta. In un attimo si è scatenata una battaglia senza esclusione di colpi e in breve il suolo si è riempito di cadaveri. Fortunatamente nessuno dei nostri, benché qualcuno ci sia andato molto vicino.

Camus è riverso a terra ormai da tempo ma, benché sia alquanto lontano, vedo ancora il suo torace sollevarsi e abbassarsi. Ha una ferita che gli squarcia il petto da spalla a spalla. Prima di venir sbalzato lontano come Milo, poco prima che avvenisse a quest’ultimo, Dohko cercava di aiutare il compagno allontanando da lui qualsiasi nemico per dargli il tempo di riprendersi.

Aiolia è impegnato con altri compagni a fronteggiare Kalì, che avanza minacciosamente, con tutt’e quattro le braccia armate di sciabole, fendendo colpi a destra e a manca, incurante di colpire anche i suoi stessi alleati, che vengono amputati di arti o muoiono sul colpo a contatto con la sua forza devastante.

Io sono esattamente alle sue spalle, nell’incapacità di reazione più totale, ad urlare, fino a farmi bruciare la gola, ai ragazzi di non mollare, ma loro non sembrano nemmeno vedermi.

Improvvisamente Kalì apre la bocca… anzi no, la spalanca, facendo fuoriuscire un’onda simile a quella che ha colpito i cavalieri di scorpio e libra, solo questa volta più grande, che spazza via i cavalieri che le si parano davanti.

Saga, Aldebaran, Aphrodite e Aiolia vengono sbalzati via. Kanon riesce a saltare prima di venir colpito come i compagni… e il suo volto si tramuta in una maschera di terrore non appena rivolge lo sguardo verso di loro.

Tutto si svolge come fosse una scena a rallentatore.

Le mie urla rimbombano nelle mie stesse orecchie, le mani battono forsennatamente sulla dannata sfera che m’imprigiona, fino a sanguinare.

La cosa più terrificante è che non avverto più il cosmo di Parvati.

Faccio vagare lo sguardo da un punto all’altro dello scenario che ho davanti, scorgendo in lontananza una figura più minuta, riversa a terra, muoversi appena.

Quando poco lontana da quella scorgo lo scettro di Athena… comprendo.

Credo di riprendere a respirare nel momento in cui vedo Saori, seppur a fatica, rialzarsi e portarsi, a stento, verso un’altura alle sue spalle.

In quel momento Kalì, individuatala, comincia a correre verso di lei, emettendo un urlo di battaglia acutissimo, che quasi mi perfora i timpani.

Continuo ad urlare, concentrando al massimo le mie energie, il mio cosmo… ma non succede nulla.

Mi lascio cadere sulle ginocchia, esausta, sul fondo della sfera, con la vista appannata a causa delle lacrime.

Improvvisamente un’armatura d’oro invade la scena, correndo alla velocità della luce incontro a Saori per porsi tra lei e Kalì.

Non appena riesco a distinguere i lunghi capelli color lavanda mi si mozza il respiro…

Kalì spalanca nuovamente la bocca, pronta a lanciare un altro suo colpo e in quel momento Mu innalza il Crystal Wall.

La sua voce rimbomba in tutta la zona, le mura cominciano a crollare e Kalì… indietreggia.

Tutto ad un tratto mi sento… bagnata.

Abbasso lo sguardo, scrutandomi il corpo alla ricerca della causa di quella sensazione… vedendo il tessuto della maglietta di cotone bianco tingersi di rosso.

Un dolore acuto mi si propaga improvvisamente per tutto l’addome.

 

 

Mi sollevo di scatto dal cuscino, con gli occhi spalancati e una mano a comprimermi la pancia.

Ansimando, madida di sudore, mi guardo attorno, riuscendo a distinguere, nonostante il buio, l’arredamento della camera della sesta.

Continuando ad ansimare scosto le lenzuola, lasciando che i piedi tocchino il suolo della stanza e che il corpo scivoli, fino a toccare terra anch’esso.

Nonostante il clima non sia affatto freddo, tremo fino all’inverosimile, prendendo a battere perfino i denti, stringendomi tra le braccia per donarmi un po’ di calore.

Che… cazzo di incubo!

Senza curarmene troppo, avverto dei passi avvicinarsi alla camera e qualcuno entrare velocemente all’interno.

Appartiene sicuramente a Shaka questa capigliatura bionda che mi si è parata davanti – deve essersi inginocchiato per raggiungere la mia altezza – ma non riesco a sollevare lo sguardo per accertarmene.

Lo sento parlare… chiedermi qualcosa inerente ad un urlo che ha udito… ma i miei pensieri sono ancora rivolti all’incubo.

C’eravamo tutti.

La notizia che cinque cavalieri mi avrebbero accompagnata in India, ad affrontare Kalì, mi ha sicuramente scioccata. Più volte mi è capitato di pensare, negli ultimi tempi, all’eventualità che le cose non potessero svolgersi nel migliore dei modi… e sarebbe anche naturale attribuire il mio incubo a questa preoccupazione.

Ma nel sogno non eravamo solo in sei.

C’era Saori.

C’eravamo tutti.

-         Reiko - .

Anzi no…

-         Reiko! - .

-         Tu non c’eri… - sussurro, sollevando gli occhi verso Shaka, scoprendo così due occhi color cobalto, spalancati fino all’inverosimile, ridimensionarsi non appena incrociano i miei.

Non avevo mai avuto modo di leggere alcuna emozione negli occhi di Shaka a distanza tanto ravvicinata. Così come non avevo mai avuto modo di pensare quanto potessero apparire più umani di quanto avessi mai potuto credere o anche solo lontanamente immaginare.

-         Dove? – .

La sua voce mi arriva ovattata… ma bassa, calma… e dolce.

-         Dove non c’ero? – ripete, se possibile, ancor più dolcemente, non nascondendo, comunque, un certo tono di urgenza nel tono.

-         Nel mio… sogno – decido di rispondergli dopo un po’ di tempo, indecisa fino all’ultimo sul come formulare la risposta.

I suoi occhi profondi, dalla tonalità indescrivibile, mi scrutano ancora a lungo prima di venir coperti nuovamente dalle palpebre.

A mia volta distolgo lo sguardo, abbassandolo, sentendomi poco dopo un braccio di Shaka avvolgermi le spalle, invogliandomi a sollevarmi.

Con non poca difficoltà mi rimetto in piedi, venendo condotta da lui a sedermi sul bordo del letto, sul quale si siede anche lui, seppur più distante.

-         Cos’hai visto? - .

-         Cosa ti ha turbata? - .

Vorrebbe… che gli dicessi che ho visto i suoi compagni venir colpiti a morte uno a  uno…? La sua dea scappare? La sua assenza dovuta molto probabilmente… al fatto che sia stato ucciso prima?

-         Non ricordo - .

Non sono l’unica che dovrà combattere. Non posso turbarlo in questo modo.

-         Hai detto che non c’ero – mi fa notare giustamente, facendomi pentire di aver parlato in quella circostanza.

Annuisco.

-         Ricordo che c’eravate tutti… - .

La sua espressione non si rilassa.

-         Tranne te. Non ricordo altro - .

È solo un incubo. Nient’altro che uno stupido incubo. Non c’è altro da dire.

A quel punto Shaka sospira, gettando contemporaneamente anche la spugna.

Non è stupido. Probabilmente immagina che sto mentendo. Ha semplicemente compreso che è inutile insistere.

-         Devi trovarti dinanzi alla prima casa tra due ore e mezza. Hai tempo per riposarti ancora un pò – dice poi, cambiando discorso e posizione, portando entrambe le mani sulle ginocchia, nella tipica postura di chi sta per alzarsi.

-         Dubito che riuscirò a riprendere sonno… - rispondo, scuotendo la testa sconsolata.

Lui si limita ad annuire, sollevandosi delicatamente dal letto e uscendo dalla stanza, lasciandomi nuovamente sola con i miei pensieri.

 

 

Quando faccio la mia comparsa nell’atrio della casa di virgo, Shaka, vestito dell’armatura d’oro, si volta verso di me, concentrando la sua attenzione sulla borsa che ho deciso di portarmi dietro.

-         Sicura di aver preso tutto? - .

Domanda più che lecita considerando le dimensioni ridicole della mia “valigia”.

-         Sai com’è, avessi messo insieme tutte le valigie che possiedo non sarei riuscita a crearne una grossa a sufficienza da contenere un cannone - .

Dal sopracciglio alzato dubito che abbia compreso la battuta.

In effetti non credo nemmeno di averla formulata sufficientemente bene…

-         Dubito che ai metal detector ti avrebbero fatta passare, in quel caso -.

Rimango a dir poco sbalordita dalla contro-battuta ricevuta e finisco col portarmi una mano alla bocca per soffocare una risata che, senz’alcun dubbio, sarebbe rimbombata per tutto il santuario.

Prima che si volti per farmi strada riesco a scorgere sul suo volto l’ombra di un sorriso appena accennato.

 

 

-         Siederete in posti differenti, camminerete ognuno per conto proprio, non scambierete parola, ne all’inizio, ne durante, ne alla fine del viag… EHI! Metti giù quel braccio! - .

Eh beh. È naturale che alla  - uhm – trecentesima? ripetizione delle istruzioni qualcuno s’innervosisca.

Mi sorprende solo che non sia stato Angelo il primo a dare di matto.

-         Non stai parlando ai bronzes, vecchio – sibila Kanon, pronunciandosi a nome di tutti i presenti nell’atrio della prima casa, mentre Shura continua a mostrare excalibur, apparentemente per nulla interessato a rilassarsi.

Saori non ha assemblato granchè bene questo gruppo. Credo ci siano troppi individui particolarmente suscettibili.

I dubbi inizialmente ricadevano su Shura, che giusto tre secondi fa mi ha dato conferma del fatto che è meglio non farlo arrabbiare, e Aiolos, di cui francamente ancora non mi sono fatta un’idea.

Milo ha dimostrato di saper utilizzare la codina velenosa che si ritrova più volte… per quanto riguarda Kanon e Angelo… pf!

     -   Ehi! – esclama Seiya indignato, offeso probabilmente per il riferimento poco carino alla sua categoria.

     -   Faresti meglio a tacere – ribatte Kanon, guardandolo truce. E sono sicura di sapere a cosa si sia riferito poc’anzi, con quell’implicito invito a stare zitto. L’episodio della sangria è ormai passato alla storia!

Rivolgo lo sguardo verso Kanon… e poi verso Shura

No, questo gruppo non è per niente ben assortito!

-         Le automobili che vi condurranno all’aeroporto sono arrivate – pronuncia con la sua voce melliflua Saori, comparendo alle spalle dei bronzes, seduti sul divano della sala principale della prima casa – ad eccezione di Ikki, che è, come di consueto, in piedi, a braccia e gambe incrociate – seguita dal cavaliere dell’ariete, anch’egli con indosso la propria armatura.

Evito accuratamente di guardarlo in viso, soffermando lo sguardo solo sull’elmo che tiene tra la mano e il fianco.

Ho detestato dal primo momento quell’ammasso di ferraglia dai riflessi giallastri… ciò non toglie che… questa volta desideri ardentemente che possa proteggerlo.

-         È ora di andare, cavalieri. Difendete la dea Parvati come se dovreste difendere me –.

...

Dopo lo sguardo colmo di gratitudine rivolto a Saori, gli inchini dei ragazzi sanciscono finalmente la fine di questa pseudo riunione. Ognuno afferra la sua borsa da viaggio e si dirige all’esterno della casa dell’ariete, non prima di aver fatto un cenno di saluto a Mu, che sorride loro calorosamente… per poi rivolgere lo sguardo verso me.

Mi limito a rivolgergli un sorriso tirato prima di voltarmi e avanzare lentamente, quasi trascinandomi, verso l’esterno della casa. E sono quasi sicura di aver visto il suo volto mutare, divenendo… cereo… ma non riesco a pensarci di più su che i miei occhi vengono attratti da una capigliatura rossa che spunta alle spalle di una colonna ornamentale posta in prossimità dell’uscita.

Ecco dov’era finito.

Velocemente, senza dargli il tempo di reagire, mi avvicino, mi piego sulle ginocchia e schiocco un bacio su una guancia dello scricciolo. A differenza di quel che immaginassi, non si sottrae, ma mi abbraccia perfino, avvolgendomi le braccia attorno al collo.

Dopodiché corro fuori e scendo velocemente le scale per recuperare il tempo perduto a salutare Kiki, infilandomi poi nella prima automobile – una delle sei di diverso modello e colore che Saori ha provveduto a procurarci affinché giungessimo all’aeroporto singolarmente - posta ai piedi della scalinata.

Non appena mi fiondo dentro urto contro qualcosa… qualcosa che borbotta in un idioma strano e confuso.

-         Soffri di Alzaimer, mocciosa? Uno per auto - .

-         Ops… - mi viene da pronunciare d’impulso, rendendomi conto di essere capitata in quella di Angelo. Avrei dovuto capirlo dal fatto che non ci fosse nessun autista ad aprirmi la porta… che scema!

-         Ehi, crostaceo, modera i termini e ricordati che ti ha detto Saori! – sbotto imbarazzata, rendendomi conto di non potermi permettere nulla di simile con un tipo del genere!

-         Miss vestito della nonna si è raccomandata di proteggerti. Ciò non prevede che debba cederti la fait. Smamma! - .

-         Fait… non fait… per me un pulmino che ci conducesse direttamente in India sarebbe stato perfetto! – esclamo prima di abbandonare a malincuore l’auto, sorridere imbarazzata a Saori – che mi sta guardando dall’alto della scalinata abbastanza confusa – e controllare attentamente auto per auto – ond’evitare altri spiacevoli inconvenienti, magari con Kanon e Shura! - fino ad arrivare ad un tipo di auto spropositatamente lunga, nera e lucida, dai finestrini scuri all’esterno della quale un uomo mi sta aspettando con la portiera aperta

-         Accidenti! – mi viene da esclamare una volta dentro. – Ci saremmo entrati tutti quanti qui! - .

Passata la sorpresa iniziale dovuta all’impatto con lo sfarzo, vengo riassorbita dai miei pensieri.

Tutto si è svolto esattamente come avevamo programmato.

Siamo partiti in sei. I restanti cavalieri sono rimasti a difesa del santuario, più i bronzes, che custodiranno le case dei cavalieri assenti durante questo periodo.

Shaka è vivo. L’ho salutato poco prima di entrare nella prima, quindi di questo ne sono sicura.

Uff…

Mi conduco una mano alla fronte per massaggiarmela.

Ho una strana sensazione.

Una strana e brutta sensazione.

Ricapitoliamo. Non può essersi trattato di un sogno premonitore.

Mi è capitato più volte di avere incubi vari durante il mio soggiorno al santuario, ma si sono mai avverati? No.

Sognai una statua di Buddha grondante sangue dalla bocca, eppure non è successo, benché poi le statue – troppe per i miei gusti – del dio panciuto a casa di Shaka mi siano risultate sempre alquanto antipatiche.

Sognai di essere circondata da innumerevoli thugs che pronunciavano cose strane, eppure non ho mai avuto incontri ravvicinati con quegli psicopatici.

Infine quest’ennesimo incubo raccapricciante… che pure, a rigor di logica, non può verificarsi.

C’eravamo tutti. Insomma… in India stiamo andando in…

Un momento.

Ora che ripenso ai particolari del sogno… all’ambientazione…

Non eravamo in India. O almeno non vi era nulla che mi ricordasse la mia terra.

Alla fine crollano delle rocce… intravedo delle scale… Saori

Che fosse… il Santuario?

ODDIO!

E se fosse davvero un sogno premonitore??

Se tutto quello che ho sognato non fosse ancora accaduto perché non si sono verificate le circostanze necessarie perché accadesse?

La statua del Buddha si trova nel mio vecchio tempio in India… i thugs sono in  India…

Nell’ultimo incubo non eravamo in India.

E se Kalì avesse organizzato un contrattacco? E se, fondamentalmente, il suo obiettivo fosse Athena? Se non sapesse che Parvati si è reincarnata? Se i cinque cavalieri che hanno avuto il compito di accompagnarmi fossero necessari alla difesa del Santuario?

Nei primi due incubi, fondamentalmente, benché mi spaventi a morte, non mi accade nulla. È nel terzo che si scatena la guerra! E si scatena al santuario!

Presa com’ero dai tutti questi ragionamenti non mi ero nemmeno resa conto di star gocciolando! Fortuna che ho deciso d’indossare una semplice maglietta a mezze maniche bianca e un paio di pantaloni di lino neri.

Abbasso lentamente la testa, col cuore in gola, incollando letteralmente gli occhi sulla maglia che indosso.

É la stessa dell’incubo.

     -   M-mi scusi… - mi rivolgo all’autista, con un tono di voce così basso che sono costretta a schiarirmi la voce. Gli occhi dell’uomo rivolti nello specchietto retrovisore mi fanno comprendere che mi sta ascoltando. – Quanto manca all’aeroporto? - .

     -    Un quarto d’ora, signora - .

Avuta la notizia di cui necessitavo, estraggo velocemente il biglietto aereo dalla tasca interna della borsa da viaggio e controllo l’orario. Se la risposta dell’autista è esatta, dal momento in cui giungeremo in aeroporto avrò un’altra ora prima che il volo parta.

In totale 75 minuti… potrei farcela…

Sì, vabbè! Saori si è premurata di prenotare tutto anticipatamente, includendo nelle spese qualsiasi tipo d’imprevisto! Non ho soldi con me, dove vado??

 

 

Entrata nell’aeroporto la prima tappa che compio è la toilette. Ho bisogno di rinfrescarmi un po’. Prima che mi chiudessi la porta alle spalle ho intravisto Milo seguirmi con lo sguardo fino a che non sono sparita dalla sua visuale. Presumo aspetterà che esca.

DANNAZIONE!

Come accidenti faccio a seminarli?

Dalla rabbia batto entrambe le mani strette a pugno sul ripiano in cui sono incastonati i lavandini, nello spazio che divide i bagni maschili da quelli femminili, incurante di spaventare qualcuno che potrebbe trovarsi all’interno di uno dei due.

Ma sembra non esserci nessuno… tranne un tipo strano con indosso una giacca verde bottiglia di due o tre taglie più grande della sua misura e le mani affondate nelle tasche dei pantaloni marroni.

La testa è affondata a sua volta nel rialzo della giacca, a coprirgli i lineamenti, lasciandogli scoperti a malapena gli occhi azzurri dal taglio piccolo e i capelli perfettamente pettinati all’indietro.

Ce ne sono di tipi strani in giro, eh…

Ma che…

-         silenzio. Dammi immediatamente la borsa e non ti farò del male, ragazzina - .

Sollevo impercettibilmente gli occhi fino a puntarli nello specchio che ho di fronte, in cui incontro il riflesso dello sguardo pseudo minaccioso dell’idiota che stamattina ha deciso di passare un brutto quarto d’ora.

-         Non ti vergogni alla tua età di importunare le ragazzine come me? – gli chiedo retoricamente, facendogli passare un piede tra le gambe e piegando una di esse per sbilanciarlo. Dopodiché, prima che possa anche solo tentare di reagire, mi volto di scatto e gli piazzo una gomitata in pieno viso, che lo stordisce sul colpo, facendolo finire disteso a terra.

Fosse stata giornata avrei provato a farlo ragionare… ma francamente…

Mi chino a osservargli la mano che mi teneva puntata dietro la schiena,  scorgendone al suo interno… una penna.

Quante persone avrà spaventato facendo credere che invece impugnasse un’arma?

Nel momento esatto in cui sto abbandonando il bagno, non prima di avergli tirato un leggero calcio di stizza su un fianco… vengo colta da un’idea.

Allontano la mano dalla porta, ritornando sui miei passi, avvicinandomi al corpo dell’uomo e abbassandomi alla sua altezza. Dopodiché inizio a frugargli nelle tasche interne ed esterne della giacca che indossa, trovandovi, dopo un po’ di tempo, ciò che cercavo.

Apro il portafogli in pelle nera, trovandovi all’interno una cifra abbastanza cospicua. A che accidenti gli serviva rapinare?

-         Valgono per il disturbo… e per una giusta causa – pronuncio, infilandomi poi, anche se alquanto restia, i soldi in una tasca dei pantaloni e uscendo dal bagno come se nulla fosse… a parte un senso d’inadeguatezza che m’intrappola in una morsa.

Il maestro Shin non avrebbe gradito assistere a delle azioni simili…

 

Ecco Milo. Come da accordi, finge totalmente di non conoscermi. Saori ha pensato fosse una buona idea muoverci dalla Grecia allo stesso modo in cui ci muoveremo una volta giunti in India.

È un po’ come muoversi al buio con l’ausilio di una singola e misera torcia.

Date le pochissime informazioni inerenti ai nostri nemici, la probabilità che qualcuno ci spii è inclusa tra le cose da prendere in considerazione. Così com’è inclusa la probabilità che Kalì non sappia di Parvati, che non sappia di Athena e che non sappia della loro alleanza.

Ebbene sì, non sappiamo minimamente cosa aspettarci.

Il piano è presentarmi lì – uhm – a sorpresa. Tendere un’imboscata alla dea amante delle decapitazioni rilasciando il cosmo di Parvati, facendola così uscire allo scoperto, e servirmi del supporto fisico dei saints, che dovranno cercare di tenere a bada i thugs e gli altri possibili alleati della stronza che mi sta facendo venire l’ulcera.

Che piano del cazzo, eh?

Il punto è che ci hanno messi praticamente con le spalle al muro.

Se evitiamo di fare questa mega cazzata, non andando in India e standocene buoni buoni al Santuario a vedere come si evolvono le cose, rischiamo col portarci sulla coscienza altre decine di persone innocenti, che moriranno – senz’alcun dubbio – a causa del culto ripristinato di Kalì.

Andando, invece, come abbiamo deciso appunto di fare, accettiamo di metterci a giocare a mosca cieca. Perché se, perlomeno, sappiamo che c’è questa dannata che rappresenta la reincarnazione di una delle peggiori divinità induiste, aiutata dall’operato dei suoi cari sudditi, non sappiamo, però, ne se lei sa o se perlomeno suppone la mia esistenza e quella di Saori, ne se invece lo sa e ci sta tendendo una trappola, ne, qualora fosse come pensiamo, se ha un alleato e quest’ultimo chi sia.

AH! CHE MAL DI TESTA!

La cosa più sensata era farmi andare da sola in India…

È previsto che, nel caso in cui le cose si mettano male, altri cavalieri ci raggiungano dal Santuario – ragion per cui Mu è stato fatto restare in Grecia - … nell’eventualità in cui mi fossi trovata in difficoltà, i rinforzi sarebbero potuti arrivare in un batti baleno col teletrasporto.

Ho ancora quelle orribile scene dell’incubo davanti agli occhi…

Continuo a sostenere che il Santuario sia troppo scoperto. 

-         Mi scusi signore, sa dirmi che ora è? – chiedo a Milo appena raggiuntolo, con nonchalance, giusto per non destargli sospetti e comportandomi così come mi sarei comportata in una situazione priva di piano di fuga.

Beh, sì. È previsto un piano di fuga… non l’ho elencato per il semplice motivo che non ho la più pallida idea di come metterlo in atto!

Come faccio? Esco dall’aeroporto, chiamo un taxi e chiedo all’autista di raggiungere un attimino, a tutto gas, l’India, che è proprio qui dietro l’angolo?

Provo a sedurre Milo – partendo già sconfitta considerando che: a) io e l’arte della seduzione siamo due sconosciuti; b) pur volendomici mettere d’impegno dovrei gonfiarmi il seno, considerando le donne che ho visto svolazzare attorno al cavaliere dello scorpione, dal momento che… beh… uffà! – no, vabbè… nulla. Niente tecniche di seduzione a prescindere. Anche perché sedotto uno, ne rimangono altri quattro…

Durante tutto il mio sproloquio mentale non mi sono minimamente resa conto che Milo mi aveva assecondata. 

Decidendo di stare al gioco e servendosi del solito fascino da latin lover che lo contraddistingue, estrae una mano dalla tasca dei jeans scuri che indossa e se la porta davanti agli occhi, mettendo ben in mostra tutta la carrozzeria composta da bicipiti, tricipiti e quant’altro caratterizzino il suo braccio scoperto dalla maglia azzurra a maniche corte che indossa.

Involontariamente arrossisco e distolgo lo sguardo.

Sarei perfetta per sedurre, no?

Faccio non poca fatica a trattenere una risata nervosa e divertita allo stesso tempo, cercando di rimanere impassibile e impaziente di conoscere realmente la risposta.

-         Sono le sei e trenta, bella signorina – .

Altri quaranta minuti…

-         A che ora ha il volo? – mi chiede lui, rivolgendomi lo stesso tono poco confidenziale che ho usato io poco prima per rivolgermi a lui.

-         Alle sette e dieci – rispondo amorevolmente, facendomi prendere dall’ansia e cominciando a far lavorare febbrilmente i neuroni affinché mi trovino una soluzione.

Pensa… pensa, Reiko… pensa.

-         Ma che coincidenza! Il mio volo parte allo stesso orario! – risponde con enfasi il cavaliere dello scorpione, passando poi ad una tecnica di corteggiamento da manuale, presentandosi e invitandomi a prendere un caffè prima di dirigerci insieme agli imbarchi.

Se non ci trovassimo alla vigilia dell’incontro ravvicinato con Kalì, troverei l’intera situazione senz’altro molto divertente.

Adesso non posso che trovarla estremamente inquietante.

 

 

**********************************

 

 

-         Cos’è che non ti convince? - .

-         Lei - .

-         Kanon… - .

-         Cosa? – chiedo con un tono più alto, inducendolo a tossire per tentare di camuffarmi la voce, vedendolo sottecchi sfogliare distrattamente uno dei depliant offertigli da un hostess di terra.

-         Siamo in cinque – risponde dopo un po’, voltando un’altra pagina del depliant, senza guardarmi.

-         La volta scorsa ci stava fregando in tredici, Aiolos – gli ricordo, sperando che la pianti di tentare di entrarmi in testa.

-         Ma adesso… insomma, non ne avrebbe motivo - .

-         Non mi fido delle persone imprevedibili - .

-         Altrettanto… ma c’è Milo… - .

-         Appunto – puntualizzo, calcando la parola nel pronunciarla.

-         Temi possa appoggiarla in qualche gesto sconsiderato? - .

-         Non temo, prevengo semplicemente - .

-         Come vuoi… -.

Finalmente si decide ad andare ai controlli di sicurezza.

Poco dopo averlo visto allontanarsi riporto gli occhi su Milo e la cosiddetta reincarnazione di Parvati, scorgendo alle loro spalle Death Mask tentare di fare la stessa cosa che ha tentato di fare poc’anzi Aiolos con me.

A quanto pare non sono l’unico malpensante. Lo sguardo che mi lancia Shura dall’altra parte della sala d’attesa è più eloquente di qualsiasi discorso avremmo potuto fare da vicino.

 

 

*********************************************

Che accidenti faccio, che accidenti faccio, che accidenti faccio, che accidenti fa…

-         Reiko? - .

-         Sì? - .

-         Tutto bene? - .

-         Mh - .

Non credo di averlo convinto tanto…

Avrei potuto buttar fuori un monosillabo migliore!

-         Rilassati – mi suggerisce, ammiccandomi subito dopo, per poi afferrare dei depliants posti in un porta riviste alla sua sinistra.

Rilassarmi.

Sarebbe più rilassante camminare su un tappeto di carboni ardenti in questo momento…

Mi guardo attorno con attenzione, alla ricerca di qualcosa che possa farmi venire in mente qualche idea, soffermandomi prima su tutti gli oggetti della sala d’attesa che rientrano nella mia visuale… per poi passare in rassegna tutti i volti delle persone dalle quali siamo circondati.

Butto distrattamente lo sguardo sull’orologio da polso di Milo… constatando con amarezza che mancano meno di dieci minuti all’imbarco.

-   Meglio andare – mi dice improvvisamente lui, facendomi sobbalzare e venire il dubbio che mi abbia letto nel pensiero. Cosa impossibile… ma considerando il tempismo degli eventi, che sembra essere diventato una costante della mia vita…

-   Solo un secondo – mi lascio sfuggire una volta alzata, in preda all’ansia del non saper più cosa fare. Tralasciando il suo sguardo perplesso mi volto lentamente indietro, scorgendo un distributore di cibo poco lontano.

-   Compro uno snack e arrivo – butto fuori poco prima di raggiungere a passo accelerato il distributore in questione, ignorando la sua constatazione sul poter avere qualcosa da mangiare direttamente sull’aereo.

Prima di giungere davanti all’aggeggio che mi sta permettendo di temporeggiare, mi rendo conto che esattamente alle sue spalle si trovano dei check-in familiari…

Con la coda dell’occhio vedo invece Milo abbassare la testa in un gesto di non curanza e iniziare a battere un piede a terra, in attesa del mio ritorno.

Riporto nuovamente lo sguardo alle spalle del distributore… per poi riconcentrarlo su quest’ultimo e… sul riflesso di una persona.

Mi volto alla mia sinistra, trovandomi davanti un uomo alto e alquanto muscoloso, dalla pelle abbronzata e i capelli – presumibilmente - tinti di biondo.

Passo a rassegna ancora una volta la sua corporatura sottecchi, fingendo di essere indecisa sul cosa prendere dal distributore… fino a quando non lo sento tossicchiare e schiarirsi la voce.

Mi volto verso di lui imbarazzata, sorridendogli appena, vedendolo sorridermi a sua volta.

-         Ardua scelta - .

Ah ah ah. Non sei tu quello che non sa come bloccare cinque cavalieri d’oro il tempo necessario per filarsela!

Un momento…

No, no… mi uccideranno… uhm, però…

Riporto lo sguardo sui check-in alle spalle del distributore… cinque minuti…

Devo farcela, dannazione!

Immedesimandomi nella parte scelta per il povero malcapitato – al quale giuro di pagare le spese mediche nel peggiore dei casi – sospiro pesantemente, inserendo lentamente una moneta nella fessura apposita e schiacciando un tasto a caso sulla tastiera numerica lampeggiante.

A questo punto le finte lacrime dovrebbero essere visibili.

-   Signorina… - .

Uh! Sì, sì, sì ,sì, sì, sì, sì…

-         Signorina, si sente bene? - .

A quel punto mi conduco una mano alla bocca nel tentativo di simulare il trattenimento di un singhiozzo per non scoppiare a piangere.

-   Mi aiuti… per favore mi aiuti… - recito con voce rotta, sperando dia l’effetto desiderato. – La scongiuro – ripeto per tentare di essere più convincente, girandomi verso di lui e guardandolo negli occhi, sperando vivamente che nessun gesto mi tradisca.

Il poverino mi guarda con aria smarrita, agitando la testa lentamente probabilmente con l’intenzione di capire che diavolo mi sia preso.

-   Quell’uomo alle nostre spalle… dai capelli scuri lunghi, la maglia azzurra e i jeans neri… - .

Il malcapitato di turno si volta con sguardo truce verso la direzione da me indicatagli, o almeno presumo che sia quello che fa, visto che non ho il coraggio di voltarmi per quello che sto per fare a Milo…

-         Mi sta importunando… mi segue da stamattina… anche adesso non mi toglie gli occhi di dosso… se scopre che ne ho parlato con qualcuno, mi farà ciò che ha giurato prima, minacciandomi… - .

Nemmeno il tempo di concludere la frase che il tipo si allontana con passo ferrato, i pugni chiusi e un’espressione omicida verso il cavaliere di scorpio.

Che culo!

-         Chiami la polizia, a lui ci penso io! – esclama poco prima di allontanarsi completamente da me, dandomi così agio di voltarmi… per leggere l’espressione sconcertata sul bel viso di Milo, che, nel momento in cui estrae una mano dalla tasca dei jeans per indicare all’uomo di fermarsi, riceve una spinta da quest’ultimo con entrambe le mani. Chiaramente non lo sbilancia minimamente, ma lo fa rivolgere lo sguardo esterrefatto verso di me.

Gli mormoro uno “scusa” prima di afferrare la borsa posta a terra e filarmela dal lato opposto a passo svelto, cercando di non dare troppo nell’occhio per poi voltarmi un attimo solo di nuovo verso i due, attorno ai quali si è radunata una folla cospicua.

Scusa Milo… scusa, scusa, scusa!

In un lampo i miei occhi individuano Shura muoversi immediatamente insieme a me… merda! Ce lo avevo alle spalle… e ce l’ho tutt’ora!

Se mi dirigo ai check-in di fronte avrà tutto il tempo per bloccarmi e farsi seguire... adesso, senza usare il cosmo, riesco a tenergli testa. So che se volesse riuscirebbe a raggiungermi anche a passo - per così dire – “umano”, ma non sarebbe, appunto, “normale” una velocità simile agli occhi delle persone qui presenti. E so che non è così stupido da fare una cosa del genere… quindi, fin quando riesco a tenerlo a netta distanza in questo modo… mettendomi a girare in tondo come sto facendo adesso…

No, no, no, no, no, no! Spostatevi! Maledizione… perché accidenti non mi sono accorta che stavo passando davanti agli arrivi!

-         Qui finisce il gioco – pronuncia il cavaliere del capricorno con la sua tipica cadenza spagnola. – Che accidenti avevi intenzione di fare? - .

No… dannazione…

Chiaramente non mi tocca… nemmeno mi sfiora… ma mi tiene all’in circa a cinque centimetri di distanza, fingendo di star aspettando anche lui che la folla si disperda. Cazzo!

Mordendomi nervosamente il labbro inferiore, decido di attraversare la folla degli arrivati, sentendo la sua presenza alle mie spalle non abbandonarmi un attimo.

Cosa faccio, cosa faccio, cosa faccio?!

Con la coda dell’occhio vedo arrivare una donna bionda, vestita con un tailleur grigio, i capelli perfettamente in ordine, gli occhiali da sole e una valigetta di pelle in mano.

..

.

O la va o la spacca.

… e lo faccio.

Sì. Appena mi passa davanti, le… uff… palpo il sedere.

In modo consistente, per accertarmi che se ne accorga sicuramente…

Ed ha la reazione desiderata.

Mi volto verso Shura nel momento esatto in cui la bionda inchioda e si gira di scatto sui tacchi, togliendosi stizzita gli occhiali da sole, alla ricerca del colpevole.

-         Maiale! – urlo in direzione del cavaliere del capricorno, allontanandomi da lui fingendomi disgustata. – Ti ho visto, sai! Porco! - .

Shura strabuzza gli occhi… e sono certa che se potesse, senza correre il rischio di essere visto e allo stesso tempo scoperto, mi ucciderebbe seduta stante.

-         Maleducato! – urla la bionda, afferrando la sua valigetta di pelle con entrambe le mani e colpendo su un fianco Capricorn. – Come si è permesso?! – e via con una seconda valigiata, questa volta diretta allo stomaco.

Shura, completamente spiazzato, in un primo momento rimane perfettamente immobile, come una statua di sale, a incenerirmi con lo sguardo.

Quando si piega in due, immagino che… mmm… più che fingere di starsi facendo male… si sia fatto male sul serio… considerando che il terzo colpo è stato diretto in un punto più in basso dello stomaco.

Ok, Reiko… è inutile stare qui a dispiacersi per il povero Shura – anche se, poverino sul serio, gli è capitata una sorte ben peggiore di quella di Milo – adesso devi correre direttamente verso i check-in!

L’ho detto troppo presto. Hanno trovato, com’era ovvio che facessero, dei punti strategici per nascondersi, eh?

Nel momento in cui vedo Aiolos decido di riprendere un’andatura regolare - giusto per rallentare e rimandare di qualche istante l’immediato avvicinamento con lui – vedendolo provenire dal lato opposto al mio, verso la mia direzione con uno sguardo di ammonimento.

Forse le divinità induiste benefiche hanno deciso di stare dalla mia parte e darmi una mano facendomi venire delle illuminazioni!

Senza pensarci due volte, rischiando il tutto e per tutto come ho fatto fin’ora, agendo velocemente per non perdere un solo secondo del tempo ridotto che ho a disposizione, mi volto e sfilo velocemente un portafogli dalla tasca dei pantaloni di un uomo, girandomi velocemente ancora una volta e lanciandolo in direzione di Aiolos che, non avendo visto cos’ho afferrato – come almeno spero - , lo prende al volo, guardandolo solo successivamente con più attenzione e accorgendosi in quell’istante di cosa tiene tra le mani.

-         Al ladro! – urlo, attirando – com’era ovvio accadesse – l’attenzione di tutti i passanti, che si fermano a osservare il cavaliere del sagittario, indicato con fare accusatorio dall’indice della mia mano destra.

-         Il mio portafogli! – esclama subito dopo l’uomo al quale l’ho sottratto, scostandomi bruscamente per passare, dirigersi verso Aiolos e afferrandolo per la giacca di pelle marrone.

Lo sguardo che mi rivolge è identico a quello dei suoi colleghi.

Oltre a volermi morta, un giorno – chissà – potreste ringraziarmi…

Senza attendere oltre mi dirigo verso i check-in precedentemente avvistati… sperando vivamente di non incappare negli altri due cavalieri che hanno avuto il compito di seguirmi.

A proposito… dove sono finiti?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo dell’autrice…

 

Come promesso, son tornata presto u__ù

Com’è giusto che sia, vi spiego la ragione per cui Death Mask non pronuncia correttamente il nome dell’azienda automobilistica: non sapevo se era permesso fare pubblicità. Perché il menzionare un particolare tipo di azienda rispetto ad un’altra è fare pubblicità, quindi ond’evitare spiacevoli fraintendimenti – poiché NON È MIA ASSOLUTISSIMA INTENZIONE FAR PUBBLICITA’ DI ALCUN TIPO – gli ho fatto semplicemente anagrammare il nome, afcendo venir fuori il nome di un’azienda che in realtà non esiste.

Essendo italiano, volevo facesse l’antipatico pronunciando un po’ di favoritismi in questo modo XD

Spero non sia un problema per nessuno, in caso contrario vi porgo le mie più sentite scuse.

 

Che altro?

Ah sì… i poveri Gold che sono partiti con Reiko XD o che, meglio, dovevano partire XD XD XD

Magari metodi un po’ banali per farli rimanere a terra… però… mi son divertita troppo a immaginarli in una situazione simile u__ù *scoppia a ridere sguaiatamente, disintegrando la sua maschera di distaccata indifferenza*

Spero sia riuscita a farvi figurare le situazioni esattamente come me le sono immaginate io XD

 

Infine ringrazio – cosa che non mi stancherò mai di fare – tutte le persone che hanno aggiunto la storia tra le preferite, le seguite e tutti coloro che semplicemente continuano a seguirmi silenziosamente facendo aumentare vertiginosamente il numero delle visite ad ogni capitolo.

Un ringraziamento particolare sia a coloro che hanno commentato il capitolo 17(che purtroppo non ho avuto il tempo di ringraziare come si deve nel capitolo precedente @_@):

- roxrox: tu che scrivi a me di essere favolosatsk! u__ù tu sei quella favolosa! *___* che non mi abbandoni mai, aggiungendo la tua recensione nel momento di disperazione acuta che mi coglie quando sto per gettare la spugna nel vedere un numerino comparire nella sezione “commenti”. Grazie mille! J un bacio! ;

- Spartaco: quindi ti avrei procurato una sorta di sdoppiamento dell’emotività… (non dirlo troppo in giro che qualcuno potrebbe finire col paragonarti a un certo ex sacerdote… XD) battute squallide a parte, grazie mille per la recensione ^__^ e per considerare bella la mia storia ç__ç non sai quanto mi faccia piacere ç__ç ;

- YamaMaxwell: sì carissima Yama XD Death Mask è italiano, siciliano per la precisione XD Ora, io non leggo il manga, ho visto solo l’anime, in cui non viene mai chiamato col suo nome originario, ma ho letto in giro che sia proprio quello il buffo nome di battesimo XD (buffo solo e unicamente perchè Death Mask può essere considerato tutto fuorché “angelico” XD) Ma tu ce l’hai con Shaka! XD Chissà, chissà… bacioni! ;

- LaReginaAkasha: Benvenuta mia cara! Scusami se ho mancato di ringraziarti nel precedente capitolo, ma il tempo è tiranno ç__ç (o il detto era un altro? Bah O__O) Onorata di ricevere una delle tue primissime recensioni! Nonché emozionantissima ç__ç sono contenta che ti stia piacendo, è incredibile e indescrivibile la sensazione che provo quando ricevo la conferma del star riuscendo a trasmettere esattamente ciò che intendo. Liete inoltre che consideri i dialoghi il pezzo forte XD per quanto possa apparire poco probabile, è proprio su quelle che impiego più tempo! Alla prossima (spero) e grazie ancora!;

- Bloody_star: Ce l’avete tutti con Mu! XD Poverello! XD Nessuno pensa… che possa avere i suoi buoni motivi per comportarsi così? Comunque sono d’accordo con voi tutti u__u** sono io che lo gestisco e a volte fa venire il nervoso perfino a me! U__u*** contentissima di rileggerti mia cara! *___*

 

E un ringraziamento particolare a chi ha commentato il 18:

- Spartaco: Mio fedelissimo *__* scusami ancora tanto per averti fatto aspettare tutto questo tempo ç__ç e sappi ancora una volta che, per quanto ami spassionatamente Kakashi sensei, la descrizione delle disgrazie accadutemi non sono farina della sua scuola u__ù Dici che Shaka s’è affezionato? Mmmm… E ti sono antipatici Shura, Kanon e Death Mask XD Dai che sono uno spasso XD Forse avresti preferito vedere loro subire le tre sorti che ha plasmato per loro Reiko XD Grazie ancora per la tua fedelissima presenza, aspetto ancora di rileggerti eh! Ciao!;

- mon_chan: Anch’io non riuscivo a credere di star descrivendo uno Shaka più umano u__ù come hai letto le vittime vere e proprie sono state altre XD far partire Virgo con lei? Naaaaaaaa! Non sai cosa succederà tra poco u__ù Non lo sai *__* Bacio! E preparati ad Halloween ^__^ *buahahahahahah*;

- picciottina75: *______________* Pensavo fossi stufa di me! ç__ç Bentornata!!! Ecco! Ho fatto lavorare subito il modem è__é forse un po’ troppo velocemente XD ma sono in ritardo sulla tabella di marcia e voi vi meritavate due capitoli pubblicati uno dietro l’altro u__ù (anche perché il prossimo lo pubblicherò la settimana prossima XD) Grazie per la recensione, spero di rileggerti ancora!.

 

Credo di aver concluso.

Nel caso in cui mi fossi dimenticata di qualcosa e voi, giustamente, voleste saperlo, chiedete e vi sarà dato ^__^

Ci rileggiamo intorno al 2 novembre, trascorrete una buona notte delle streghe *___*

 

HOPE87

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Capitolo 20
*** Face to face ***


Face to face

Face to face

 

 

 

 

-         AHI! – esclamo per l’ennesima volta, cercando di immobilizzare i muscoli del collo per non risentire della pressione che le dita di Kanon stanno esercitando su di essi.

-         Taci -.

-         Mi fai male… KANON! - .

Nella posizione in cui mi ha costretto il cosiddetto “cavaliere” che mi sta riservando questo trattamento, a stento riesco a intravedere Angelo aprire la portiera di un taxi con fare annoiato e lanciarci dentro la mia borsa con noncuranza.

E fortuna che, nonostante l’impedimento nei movimenti, riesco ad abbassare la testa poco prima di essere scaraventata – letteralmente – all’interno dell’autovettura.

-   Che razza di modi… - continuo a lamentarmi, massaggiandomi i polsi con ancora la mano di Kanon ad avvolgermi il collo.

-   Tu ti sei dato all’omertà? – chiedo retoricamente a Death Mask, seduto alla mia sinistra, che continua a guardare davanti a se con una cera poco promettente, ma francamente me ne infischio!

-   Uno dei due dovrebbe sedersi davanti… - faccio notare ai due cavalieri non appena il tassista si volta verso di noi, osservandoci confuso e incuriosito allo stesso tempo.

- Fornisci l’indirizzo dell’albergo – mi liquida velocemente Kanon, accompagnando la richiesta con una gomitata nelle costole. Se quello scricchiolio corrisponde, come penso, a una contusione… giuro che…

-   Vacci piano – mormora sorprendentemente Angelo, continuando a guardare davanti a se con la stessa cera di prima.

-  Ci sto andando fin troppo piano… - sibila l’essere che ho alla mia destra, avvicinandosi al mio orecchio per farmi intendere bene lo spessore della minaccia.

Patetico!

-         Ci andrei anche io fin troppo piano, se Saori non ci avesse chiesto di prendercene cura - .

-         E ciò vi farebbe senz’altro onore, cavalieri. Quale modo migliore per dimostrare il proprio valore se non avventarsi in due su una donna indifesa? Ma purtroppo per voi ciò non vi è concesso… - sputo velenosamente, dopo aver fornito l’indirizzo della nostra meta all’autista indiano impaziente, col chiaro intento di innervosirli prendendoli in giro.

-         Indifesa? Qui non vedo proprio nessuno indifeso… - ribatte Angelo, uscendo ancora una volta dal suo stato catatonico. – In quanto a “donna” – s’interrompe e abbassa lo sguardo… sul mio seno?! – Parliamone - .

Inspiro profondamente, avvertendo la mano di Kanon allentare la presa e rilassare lievemente il volto, probabilmente soddisfatto della pseudo battuta del suo collega.

-         Oltre che patetici siete oltremodo scontati – sputo velenosamente di nuovo, decidendo di non andare oltre e concentrandomi sul non innervosirmi ulteriormente. Non so in queste condizioni quanto riuscirei a celare il cosmo di Parvati.

Perfetto… ci mancava solo il traffico!

Ed io che non vedo l’ora di levarmi di torno questi due gorilla!

Fortuna che sono riuscita a seminarne tre.

Il problema dei cavalieri d’oro è la poco dimestichezza col quotidiano. Non a caso sono riuscita a fregarli stando in mezzo alla gente… in una circostanza simile non hanno potuto permettersi di utilizzare i superpoteri che si ritrovano.

Una strategia sbagliata… Saori ha previsto tutto fuorché quello. Se fossi stata un nemico, a quest’ora si sarebbero trovati nei guai fino al collo.

Spero solo che i tre rimasti in Grecia siano tornati al Santuario…

Volevo convincere anche questi due primitivi a fare lo stesso, ma… insomma, non mi hanno dato nemmeno l’occasione di parlare.

Scesa dall’aereo, appena ho potuto, ho fatto sosta alla toilette… avevo ancora il cuore che mi batteva all’impazzata per tutto ciò che ero riuscita a combinare nel giro di una decina di minuti…

Ed è stata quella sosta a fregarmi.

Incurante di essere appena entrato in una toilette femminile, Kanon mi ha afferrata per un braccio – improvvisamente, facendomi venire un colpo! - e mi ha fatta sbattere gentilmente contro un muro, dopodiché mi ha gentilmente invitata a seguirlo senza aprire bocca, fino a condurmi all’esterno dell’aeroporto, dove Angelo ci stava aspettando accanto al taxi all’interno del quale siamo adesso seduti.

Considerando lo stato d’animo d’entrambi – che emanava ed emana ancora scariche elettriche – ho preferito rimandare la spiegazione del mio gesto a più tardi.

-         Ma che diavolo sta facendo? – sbotta tutto a un tratto Kanon, sporgendosi per dare un’occhiata alle macchine che intasano la strada davanti a noi. – Digli di sbrigarsi – m’incita a fare, facendomi roteare gli occhi per la seccatura.

-         Oltre alle buone maniere hai perso anche la vista? Non lo vedi che non dipende da lui? - .

Come se non avessi parlato, Kanon si sporge nuovamente verso l’autista, richiamando la sua attenzione poco garbatamente, scuotendogli una spalla e intimandogli a gesti di velocizzare l’andatura dell’autovettura.

-         Dice che se il taxi avesse le ali farebbe volentieri a meno di starsene lì immobile a strombazzare come gli altri – traduco al gentleman, scusandomi poi con l’autista per il comportamento di Kanon nel mio idioma.

-         Ma se si sta facendo sorpassare da tutti! – esclama, non contento, il gentleman, facendomi gonfiare a dismisura una venetta in testa, chiudere gli occhi e massaggiarmi le tempie per alleviare il mal di testa da lui procuratomi.

-         Non è stata una grande idea disfarti degli altri – dice improvvisamente Death Mask, rivolgendomi uno sguardo difficilmente interpretabile, senza poi preoccuparsi di trattenere un ghigno. Deve starsi divertendo a vedere Kanon perdere le staffe e me sull’orlo di una crisi di nervi.

Considerando i temperamenti di entrambi, mi chiedo quale sia stato il criterio di arruolamento di saints. Saori sa di essere circondata da sadici? E menomale che, almeno per il momento, non sto avendo a che fare col gemello affetto dalla sindrome di dottor Jekyll e mister Hyde...

-         Non ho fatto in modo che Milo, Aiolos e Shura rimanessero in Grecia per avere il piacere di stare sola soletta con voi. Ho le mie motivazioni e tra i miei piani era incluso anche il tentativo di disfarmi di voi due… - spiego pazientemente, incassando – come m’aspettavo che accadesse – la raffica di imprecazioni venute fuori dalla boccuccia di Kanon.

-         Illuminaci, dea Parvati. Qual era il tuo piano? Oltre a diminuire notevolmente le nostre possibilità di sopravvivenza allo scontro con la tua cara antagonista? - .

Santo cielo cos’ho fatto…

Abbasso la testa, desolata, estraniandomi da tutto chiudendo gli occhi e isolandomi mentalmente.

I rumori del traffico si attutiscono fin quasi a scomparire. Adesso sono semplicemente circondata dal buio. Mi guardo attorno, sperando di poter scorgere lo specchio dentro al quale scorsi per la prima volta Parvati e che più volte mi è capitato di vedere durante gli esercizi di concentrazione con Shaka e Dohko.

I miei occhi vengono attirati da un luccichio in lontananza… che mi fa comprendere che Parvati mi sta venendo in aiuto.

-         Allora? - .

-         Tornate indietro, Kanon. - .

Sento Angelo sussultare e allontanarsi impercettibilmente quel tanto che può, considerando le dimensioni ristrette dell’abitacolo.

Kanon sgrana gli occhi, osservando i miei con attenzione, cercandovi – probabilmente – traccia dello stato d’animo precedente, sradicato e sostituito da quello pacifico di adesso.

“Incredibile” definirei il fenomeno se non fossi esattamente io a procurarlo e a sapere che più volte ha dato la dimostrazione di essere credibilissimo.

La ragione per cui a volte scorgo una luce nello specchio è perché Parvati si fonde con me… come sta facendo in questo momento. Ha compreso che stessi perdendo di credibilità e mi è venuta in soccorso.

Improvvisamente Angelo attira l’attenzione dell’autista intimandogli a cenni di fermarsi, mostrandogli successivamente dei soldi per fargli intendere di volergli pagare la corsa.

Non so che tipo di espressione abbia quel povero uomo alla guida… sono concentrata a far avvertire a Kanon la presenza della divinità all’interno del mio corpo non staccando un attimo gli occhi dai suoi… e a giudicare dall’espressione intimorita e dal sudore che gli sta imperlando la fronte direi di averlo convinto.

Quando il taxi accosta sul ciglio della strada, dandoci modo di scendere, il cavaliere che detiene la terza casa apre la portiera senza prestare particolare attenzione a quest’ultima, staccando gli occhi dai miei solo nel momento in cui è costretto a scendere. Dopodiché mi porge la mano, affinché possa facilitarmi l’uscita dalla vettura.

-         Non voglio che abbiate timore… voglio che mi ascoltiate – pronuncio meticolosamente, a voce bassa, non appena il taxi riparte, permettendomi di stare da sola coi due cavalieri, diventati due statue di sale, i cui pensieri mi giungono chiari, come se fossero urlati in modo scandito.

Kanon è un misto di devozione, paura, risentimento e pentimento…sa che ha osato troppo nei confronti di una creatura simile alla dea che serve e tiene lo sguardo basso, preoccupato per le conseguenze del suo gesto e pentito perché le azioni appena compiute non rientravano nelle sue reali intenzioni…

Così come Death Mask, che è tensione allo stato puro.

Ed è incredibile – paradossalmente, considerando i soggetti e stando ad un’analisi superficiale di questi – quanta tenerezza riescano a trasmettermi.

È un ribadire la conclusione alla quale sono giunta più volte. Prima che cavalieri, sono uomini. In questo caso, uomini spaventati che non sanno cosa gli aspetta, specie adesso che sono inferiori numericamente rispetto ai piani originali.

-  Non posso non biasimarvi. È colpa mia, ho agito con avventatezza, ma ho avuto un motivo valido per farlo. Il mio desiderio è che ritorniate al santuario – pronuncio meticolosamente di nuovo, scorgendo sui loro volti diverse espressioni, che terminano con quella forse più accentuata, lo stupore.

-  Un incubo avuto stanotte mi ha convinta che il pericolo è lì – continuo, vedendo entrambi aggrottare la fronte, imperlata di sudore, mentre il cosmo di Parvati, a poco a poco, si affievolisce.

-   Ma Milady… - .

-   Ho maturato la convinzione che possa trattarsi di un sogno premonitore nel momento in cui eravamo già lontani dal santuario. Non ho avuto il tempo di consultarla, dovrete fidarvi di me – interrompo Kanon.

-   Resteresti da sola – mi fa notare, giustamente, Angelo. Mi limito ad annuire, con sguardo convinto, ma Kanon chiude gli occhi e scuote la testa, come riavutosi da uno stato di trance.

-   Per quanto il tuo ruolo in questa faccenda sia indiscutibilmente rilevante, non posso disobbedire agli ordini della dea che servo. Ti affiancherò e ti proteggerò fino alla fine di questa missione - .

Rivolgo lo sguardo a Death Mask, vedendolo annuire, come a dichiararsi d’accordo col collega.

-         SIETE DUE ZUCCONI! – esclamo stufa, fuori dai cosiddetti gangheri che io, in ben altre circostanze, magari non influenzata dal cosmo gentile di Parvati, tramuterei in un’altra poco fine espressione.

Lo sguardo stupito dei due saints è più eloquente di qualsiasi domanda di routine. Sarò anche la reincarnazione di Parvati, ma prima di tutto sono Reiko Nonomura, la donna che ha sempre detestato parlare coi muri!

-         COSA NON VI É CHIARO DI TUTTA LA FACCENDA?? SIETE IN DUE! SOLTANTO IN DUE! VERRETE FATTI A PEZZI! – urlo ancora, stringendo le mani a pugno e battendo i piedi in terra, incurante degli sguardi incuriositi delle persone che ci stanno passando accanto in questo momento.

-         GRAZIE A CHI, SIAMO SOLO IN DUE?! – riparte in quarta Kanon, con una venetta traballante sulla fronte, al quale non presto attenzione più di tanto, venendo attirata invece da uno strano… individuo, alle sue spalle, coperto dalla testa ai piedi, la cui testa è anch’essa coperta, lasciando scoperti solo gli occhi…

Lo seguo con lo sguardo per tutto il tempo, notando che anche lui ha captato il mio sguardo e mi sta fissando a sua volta, con la piccola differenza che… sembra… sembra stia… ridendo?

Non ho mai visto un verde tanto intenso… è la prima volta che vedo un paio di occhi simili…

O no?

Nel momento in cui esce dalla mia visuale – quasi a rallentatore – vengo colta da un lieve capogiro…

Potrei attribuire il fenomeno a un classico e comune deja-vù, solo che… non mi è mai capitato nulla di così intenso…

Stringo gli occhi, avvertendo appena la voce di Death Mask chiedermi che diavolo mi prenda, prima di avvertire… un tumulto interiore.

È come se… Parvati si stesse agitando.

Spalanco gli occhi di colpo, non appena avverto quel cosmo.

Prima ancor di riuscire a leggere i volti dei saints per cercar di capire se anche loro la stiano avvertendo, una mano va a poggiarmisi sulla spalla.

In un gesto automatico, dettato dallo stato di allarme in cui mi trovo, mi volto di scatto, colpendo con un calcio la persona che ho alle spalle.

… e ci metto un po’ a capire a chi appartenga il volto familiare le cui mani mi hanno bloccato il piede.

-         M-Milo? – chiedo in un momento di confusione totale, cercando di calmare il mio cuore impazzito, che sembra stia andando a ritmo con le pulsazioni negative del cosmo nemico che avverto.

-         Sorpresa – pronuncia lui sorridendomi ma non con così tanta enfasi, lasciandomi andare il piede per far sì che riacquisisca equilibrio.

-         A quanto pare siamo arrivati in tempo – pronuncia Aiolos, alle sue spalle, vedendo poco dopo Shura, al suo fianco, annuire.

L’unica spiegazione plausibile è che abbiano usato la velocità della luce… considerando che ormai ho manifestato il mio cosmo.

Merda.

Merda, merda, merda.

-         Sbrighiamoci – liquida tutti Shura, cominciando a correre – senza dare troppo nell’occhio - in direzione di un vicoletto poco distante, venendo seguito a ruota subito dai compagni coi quali è sopraggiunto.

Nel momento in cui imbocco il vicoletto, venendo poi afferrata prontamente per mano da Milo per muovermi insieme a lui a una velocità più alta, spero vivamente che le cose vadano per il verso giusto.

 

 

È un urlo disumano proveniente dall’interno della struttura di fronte alla quale ci troviamo a dipanare ogni dubbio che ci era sorto in merito alla localizzazione del tempio shivaita sconsacrato. Favorito dagli altri per la netta distanza dalla città, per garantire un agire indisturbato, com’era ovvio che fosse.

Figli di…

Il crollo di uno dei muri che fanno da perimetro al tempio, mandato giù da un pugno di Death Mask, sancisce l’inizio dello scontro.

Nei pochi istanti precedenti all’arrivo sul luogo del combattimento siamo riusciti a scambiare qualche parola per organizzare – se organizzazione la sia può definire – una pseudo strategia.

Mentre loro faranno irruzione nel tempio da ogni punto del perimetro – in modo da non garantire alcuna via di fuga alla dea e ai suoi adepti – io mi occuperò di localizzare Kalì, raggiungerla e affrontarla.

Se loro riusciranno a tenere a bada i thugs, si tratterà di uno scontro alla pari.

… spero vivamente che questa supposizione si realizzi!

Dal modo in cui sono sobbalzati i thugs mi viene da supporre che non se l’aspettavano. Primo punto a nostro favore. Significa che non ci hanno seguiti ne spiati e che il nostro arrivo non era previsto. Almeno non per oggi.

... O forse sì, considerando lo sguardo calmo con cui quella dannata mi sta osservando dall’alto del suo trono improvvisato, accavallando con nonchalance le muscolose gambe nude attraverso la gonna di velo del vestito nero aderente che indossa.

Allora mi aspettavi eh, grande stronza?

Quando il suo fottuto sorriso si allarga, non posso fare a meno che seguire la traiettoria del suo sguardo… rendendomi conto con orrore che sta puntando su uno dei suoi adepti, con una sciabola ben impugnata con entrambe le mani, pronta a calarla sul collo… di un ragazzino!

Inorridita e al tempo stesso mossa da una furia cieca comincio a correre in direzione di quel bastardo, incurante dell’inferno che mi si scatena attorno, scansando abilmente diversi thugs che cercano di pararmisi sulla strada per fermarmi ma che vengono fermati a loro volta dai saints.

Nel momento esatto in cui quel dannato cala la sciabola, a pochi centimetri di distanza da me e dal mio sguardo terrorizzato e impotente, un bagliore dorato mi saetta davanti… facendomi successivamente tirare un sospiro di sollievo.

Shura ha frapposto la sua excalibur all’arma del thugs, colpendo successivamente quest’ultimo con un pugno ben mirato in volto, allontanandolo e riprendendo a concentrarsi sugli altri nemici.

L’impulso mi porta ad avvicinarmi ugualmente, chinandomi con uno slancio verso il corpo tremante della mancata vittima, stesa sul dorso, imbavagliata e con le mani legate dietro alla schiena.

Quando mi avvicino… mi manca un battito.

Nel vedere i suoi occhi spalancati dallo stupore, immagino che mi abbia riconosciuta a sua volta.

-         Yami! – esclamo, liberandogli la bocca dal bavaglio che gli impediva di parlare, passando poi a slegargli i polsi dalla corda che lo tiene immobilizzato.

-         Reiko… - pronuncia con voce rotta, sussultando ad ogni respiro. – Allora… ma come… tu… cosa… - .

Nonostante anch’io muoia dal desiderio di rivolgergli centinaia di domande, sono costretta a bloccarlo e a tirarlo su con la forza per indurlo a velocizzare i movimenti. Anche se mi rendo conto che lo shock sia grande.

-         Non c’è tempo per parlare! Devi andare fuori di qui! Presto! Và – gli rispondo velocemente, spingendolo per le spalle verso il primo muro abbattuto da Angelo. – I cavalieri ti creeranno un varco, scappa! - .

Fortunatamente, dopo un attimo di smarrimento, Yami annuisce e si mette a correre verso l’uscita, aiutato nella fuga da Shura, che gli copre le spalle finchè non sparisce dalla nostra visuale.

Nello stesso momento, senza che riesca ad accorgermene in tempo, vengo afferrata per le spalle e sbattuta lontana da un thugs energumeno, dal volto dipinto di nero e le orbite quasi completamente fuori.

Non poteva che essere circondata da pazzi, Kalì!

Vedendolo chinarsi lentamente e afferrare la sciabola lasciata cadere precedentemente dal suo compagno, comincio ad arretrare da sdraiata, imbattendomi tutto a un tratto in… una sostanza viscida che mi fa scivolare più volte.

Cercando di tenere d’occhio il thugs che mi sta venendo incontro, provo a capire con la coda dell’occhio che diavolo mi stia impedendo di allontanarmi… lanciando un urlo stridulo, inorridita, quando mi rendo conto di star toccando con una mano la capigliatura… della testa dell’uomo a cui, probabilmente, sia appartenuto l’urlo disumano prima che entrassimo nel tempio.

Distolgo lo sguardo dallo spettacolo raccapricciante stringendo gli occhi, trattenendo a stento un conato di vomito, cercando di riconcentrami sull’energumeno davanti a me, che sta guadagnando sempre più terreno.

Arrivato all’altezza del cadavere improvvisamente si ferma – continuando a fissarmi sempre col ghigno folle di prima – si abbassa e afferra la testa del pover’uomo, voltandosi un attimo per… Dei… lanciarla! La lancia, come fosse una palla, ad un altro psicopatico come lui, situato su una rampa di scale in pietra alla sinistra del trono.

Approfittando della distrazione dell’energumeno – cercando di non distrarmi a mia volta nel ripensare al cadavere decapitato – lo colpisco con un calcio alle spalle, sbilanciandolo e facendolo cadere in avanti, cercando poi di sorpassarlo muovendomi il più lontano possibile da lui.

Azione che non mi riesce, dal momento che riesce ad afferrarmi in extremis, facendomi cadere e tenendomi ferma mentre cerca di recuperare con l’altra mano la sciabola persa durante la caduta.

Lo colpisco ripetutamente al volto col piede libero, arrivando perfino a farlo sanguinare di brutto… ma non molla! Riesce invece a rimpossessarsi dell’arma, alzandola e mirandola al piede, quando una scia di cosmo lo colpisce in pieno volto, carbonizzandolo.

Senza neanche curarmi di capire chi dei cinque saints possa avermi aiutato, mi alzo di scatto – liberandomi della mano del thugs facendo ripetutamente forza con l’altro arto – mettendomi poi a correre lungo la scalinata sopra la quale il thugs di prima… ha ricevuto la testa.

Non ho mai sentito l’adrenalina scorrermi così nel corpo… e il cosmo di Parvati sembra amplificare il tutto! Fatto sta che non mi fermo nemmeno di fronte agli ennesimi thugs che mi si parano sulla strada, concentrando il cosmo e colpendoli in quattro con un pugno attraverso il quale rilascio l’energia raggruppata, facendoli volare a diversi metri di distanza.

È questo il cosmo di Parvati… È QUESTO!

Ed eccola, finalmente, la fonte di tutte le mie disgrazie.

Nel momento esatto in cui mi ha vista correre per la scalinata laterale, ha spiccato un salto e ha abbandonato il trono, mettendosi a correre dal lato opposto, verso l’altra scalinata laterale, schivando con un’abilità impressionante tutti i colpi lanciati dai saints, impegnati già a dover tenere a bada i suoi adepti.

Considerando l’agilità e la velocità dimostrate, non posso che tentare a fare una cosa…

Concentro il cosmo in entrambi i palmi delle mani, congiungendole e chiudendo gli occhi per amplificarne la portata…

Nel momento in cui mi sento pronta, apro gli occhi di scatto e allontano le mani, rivolgendone i palmi verso l’esterno, dai quali fuoriesce un’onda di cosmo che raggiunge la scalinata verso la quale è diretta Kalì, facendola crollare.

Molti dei thugs che stavano salendo per andare in soccorso alla loro dea sono precipitati assieme alle macerie… alcuni sono stati sbalzati via dall’impatto, precipitando sui compagni al piano inferiore e creando ancora più scombussolamento.

Bene… adesso cosa t’inventerai, cara?

Lo sguardo di rabbia che mi rivolge, accentuato ancora di più dal kajal nero che le contorna gli occhi, è appena descrivibile.

Sa che non le conviene scendere per la scalinata posta davanti al trono, la porterebbe direttamente al centro dello scontro, esponendola troppo ai saints.

In poche parole: è in trappola. Le ho negato qualsiasi via d’uscita… dovrà affrontarmi per avere qualche chance di fuga.

Cosa che non ho la minima intenzione di fornirle.

-         Non dovresti sfidare troppo la sorte – pronuncia provocatoria, con una voce bassa e calda… ma soprattutto calma.

Solo nel momento in cui si volta riesco a scorgerne meglio i lineamenti… con sommo disappunto.

Secondo Shiryu mi somiglierebbe… ma in cosa, di grazia?

Forse nell’altezza e nei lunghi capelli ricci… ma per il resto…

-         Sei davvero sicura di volermi sfidare? - .

-         Smettila di blaterare cazzate e combatti! - .

-         Ma quanto garbo e che gergo elevato…tsk, Parvati doveva essere decisamente disperata per decidere di reincarnarsi in una ragazzina da quattro soldi come te - .

-         Kalì invece deve esserti andata a pescare direttamente in qualche bordello - .

-         Tanto risentimento solo perché madre natura non è stata tanto generosa con te? – mi chiede… sfacciata! Ancheggiando sinuosamente e guardandomi dalla testa ai piedi con superiorità.

-         Il vero miracolo che compie madre natura è nel riempire di materia grigia i crani. Considerando ciò, ha mancato di generosità con te. Scommetto che all’interno di quell’organo a forma di noce contenuto nella tua testa ci siano soltanto le istruzioni per come aprire le gambe con ogni adepto - .

Scaglio un’onda di cosmo esattamente nel momento in cui la scaglia lei, procurando un’esplosione al centro del piano su cui io e la reincarnazione di Kalì abbiamo deciso di fronteggiarci.

Ha capito che è inutile affrontarmi verbalmente. Vivere in un ambiente di soli uomini per tutta l’infanzia e l’adolescenza ha avuto i suoi lati positivi.

Conduco una mano davanti alla bocca per non inalare il fumo creatosi dall’esplosione, stringendo gli occhi per focalizzare meglio l’ambiente circostante.

Come sospettavo, non era che un temporeggiamento per scagliare un altro attacco. Con il braccio sinistro a coprirmi il naso e la bocca, concentro il cosmo all’interno del braccio destro, parando e contrattaccando con la stessa onda di energia scagliatami da Kalì, che spicca un salto laterale per evitarla.

Mi metto a correre sulla sua stessa traiettoria, in parallelo, in modo tale da tenerla d’occhio, continuando a concentrare piccole onde di cosmo e lanciargliele, fallendo ogni volta miseramente.

È troppo veloce! Sembra quasi che per tutta la vita non abbia fatto che combattere in questo modo! Mentre per me, invece, è il primo scontro diretto di questo spessore!

Cercando di evitare a mia volta i suoi colpi, comincio a pensare a un modo per metterla con le spalle al muro e scagliarle contro il mio colpo più potente.

Tutti gli allenamenti che ho seguito, col maestro Shin, con Mu, con Shaka e gli altri cavalieri d’Athena, hanno una costante in comune.

MAI scagliare i primi colpi ad alta intensità. Conservare le energie e aspettare il momento giusto per giocarsi il jolly.

Improvvisamente sono costretta a frenare di botto, puntando i piedi sul pavimento e scavando un po’ nelle pietre che lo compongono, - non mi ero resa conto di aver raggiunto una velocità così elevata! - per evitare di essere colpita da un’onda di cosmo più grossa delle precedenti.

-         Dannata… - sibilo a denti stretti, concedendomi un attimo per respirare a pieni polmoni, per poi ripartire all’inseguimento della reincarnazione di Kalì, arrampicatasi in prossimità di… che diavolo è quello?

Ha la forma di un semicerchio… ma…

Non riesco a completare il pensiero che sono costretta a scostarmi velocemente per non essere colpita da un’ennesima onda di cosmo… diversa, però, dalle precedenti.

Mi volto in direzione del punto in cui Kalì ha puntato… non scorgendovi, però, solo una crepa. C’è qualcosa… mi ha lanciato contro qualcosa… ma…

Mi volto nuovamente verso di lei nel momento esatto in cui mi scaglia contro… un’altra testa.

Sì, quella cosa che prima non sono riuscita a identificare… deve trattarsi dell’ornamento di cui hanno parlato i bronzes. La collana di teste. Ecco dov’era diretto quel thug che ha ricevuto la testa dall’energumeno che mi ha atterrata…

Kalì continua con questa tecnica fino ad esaurire tutti i trofei che fino a quel momento si era premurata di collezionare.

Mancatami, per l’ennesima volta, nel lanciarmi l’ultima testa, ringhia come una bestia rabbiosa e tira giù dal muro anche la corda spessa che teneva insieme le teste.

Capisco troppo tardi le sue intenzioni.

Animata dal cosmo della donna, la corda, impugnata da un’estremità da lei, prende vita, andandomi ad avvolgere una gamba e facendomi sbilanciare e cadere al suolo.

Provo a rialzarmi subito, immobilizzandomi di botto nel momento in cui il mio corpo viene attraversato da diverse… scariche elettriche.

Sono portata ad urlare diverse volte per il dolore, costretta ad udire la sua risata maligna attraversarmi le orecchie come un oggetto affilato…

È banale! Non può… non può finire così…

Chiudo gli occhi, riaprendoli subito dopo in seguito ad un’illuminazione.

Può funzionare… deve funzionare…

Ricordandomi della sensazione impadronitasi di me quando strinsi la mano a Ikki, quasi ustionandogliela, afferro la corda che mi avvolge la gambe, pur se in preda agli spasmi di dolore, utilizzando tutta la forza di volontà di cui dispongo.

Afferratala, mi concentro al massimo… vedendo subito dopo il mio cosmo sopraffare quello di Kalì e percorrere velocemente tutta la lunghezza della corda, fino a raggiungerla e a farle prendere fuoco, impedendole di aprire la mano per liberarsi della corda, dando a me, questa volta, l’opportunità di sentirla urlare dal dolore e vederla agitarsi in preda a delle convulsioni.

Le stesse che finiscono col farla cadere dall’altura dov’era posizionata, come un peso morto, che dopo un po’ smette di muoversi.

Ritraggo il cosmo solo dopo un istante, osservando incredula il corpo della reincarnazione della mia antagonista, poco lontano da me, semi carbonizzato. Mi libero la gamba dalla corda, rialzandomi – seppur a fatica – e avvicinandomi cautamente a lei…

Non da segni di vita.

Nemmeno il torace si muove… ciò vuol dire che…?

Sospiro pesantemente, piegando le spalle – come se fino a quel momento avessero sostenuto un peso smisurato – e voltandomi…

PERCHÉ SONO SEMPRE COSI’ STUPIDA?!

Anche questo era banale! Non poteva essere morta per così poco! Porca di quella…

Con la stessa velocità impressionante con la quale ha combattuto precedentemente, mi è saltata addosso e mi ha avvolto due volte la corda – ancora in suo possesso – attorno al collo, iniziando a tirarne le due estremità per soffocarmi.

Prima che riuscisse a stringermela sono riuscita a far passare le dita di una mano tra il collo e la corda, cercando di tirare a mia volta – dal lato opposto – affinché la pressione sulla giugulare diminuisca.

-         Che ingenua! - .

-         MALEDETTA! – esclamo fuori di me, cominciando ad assestarle diversi calci alle gambe. Ad un certo punto qualche colpo deve andare a segno… perché la pressione della corda diminuisce, e riesco a voltarmi su me stessa per avercela finalmente di fronte.

Senza darle il tempo di reazione comincio a colpirla con diversi pugni, diretti prima al volto, poi allo stomaco, ma nel momento in cui le afferro le spalle – con entrambe le mani – per sfondarle il torace con una ginocchiata in pieno petto, mi afferra la caviglia della gamba pronta al colpo con entrambe le mani, saltando – così da sollevarmi da terra – e facendomi atterrare sulla schiena.

Da quella posizione – estremamente vantaggiosa per lei – comincia a restituirmi tutti i colpi che le ho riservato, colpendomi ripetutamente in faccia, facendomi sputare più volte sangue.

Dopo un attimo di stordimento, passo una gamba in mezzo alle sue e, facendomi leva sui gomiti, ribalto le posizioni, trovandomi – questa volta – sopra di lei, per continuare il trattamento che avevo precedentemente iniziato.

Com’era prevedibile, rotola su di un lato per ribaltare nuovamente le posizioni, dandomi l’idea di imitarla per ritornare al vantaggio precedente.

Non riesco a dire per quanto tempo rotoliamo in questo modo, so solo che ad un certo punto… sento mancarmi il pavimento da sotto al corpo.

Sgrano gli occhi nel momento in cui comprendo il rischio che corro, decidendo di fare l’unica cosa – per il momento – sensata, per fare in modo che non mi strangoli.

Mi conduco entrambi le mani al collo, frapponendole tra quest’ultimo e la corda che è ancora avvolta attorno ad esso… e che rappresenta l’unico appiglio che non mi permette di sfracellarmi ancora al suolo.

-         O-oh… mi sa che hai perso Parvati…- pronuncia trionfante, ridendo in modo sinistro. – La tua vita è completamente nelle mie mani… sono io che deciderò la durata della tua agonia e la fine della tua patetica esistenza… - .

Per quanto mi sforzi di tenere allentata la corda con tutte le mie forze, sto cominciando ad avere difficoltà respiratorie… senza contare… che la vista mi si sta appannando…

-         E sai cos’ho deciso? Di farti rompere la testa solo quando sarai soffocata… - .

Non so che fare… non so più che fare…

-         Sai quanto può resistere un corpo umano senza che al cervello arrivi ossigeno? Lo sai? - .

Non riesco nemmeno più a seguire la battaglia che si sta svolgendo sotto di me… a stento riconosco i bagliori dorati appartenenti alle armature dei ragazzi…

-         Nemmeno io! Che ne dici di cronometrare? - .

Non riesco ad utilizzare il cosmo in questo stato… allontanare una mano dalla corda che tengo avvolta attorno al collo significherebbe suicidarmi… però…

-         Parvaaaaati! – la sento cantilenare - Come stai, tesoro? - .

Sono ancora abbastanza lucida. Devo riuscirci… devo riuscirci!

Non so se anche in questa circostanza la divinità che reincarno mi stia venendo in aiuto, so solo che ad una minima concentrazione telecinetica… riesco ad ottenere dei risultati.

-         Parvaaaaaati! Sbrigati a tirare le cuoia, mi sto stufa... – non le lascio nemmeno il tempo di completare la sua frase simpatica che, levitando, riesco a sollevarmi e a ruotare nel modo necessario a piazzarle un calcio in faccia, che la fa volare lontana, facendole abbandonare la corda che mi teneva sospesa nel vuoto.

Ond’evitare altri spiacevoli avvenimenti futuri mi libero velocemente il collo, lanciando poi la corda di sotto, per far in modo che la reincarnazione di Kalì non possa più tirarmi giochi mancini del genere.

-         Brutta… - ancora una volta la interrompo sul più bello, prendendo una rincorsa e piazzandole un calcio nello stomaco, per poi saltare e ruotare su me stessa per colpirla nuovamente alla testa, ritornando in un attimo nella posizione originaria, ponendomi infine in posizione difensiva.

Dal sangue che le scorre lungo il volto direi di averla colpita alla testa piuttosto pesantemente.

Subito dopo sono costretta ad utilizzare nuovamente il cosmo e aiutarmi con la psicocinesi nel deviare il colpo che mi lancia, che va a sfondare il soffitto del tempio, crollando esattamente nel punto in cui si trovava lei… prima di saltarmi nuovamente addosso! Ma è una mania!

La assecondo nei movimenti, lasciandomi cadere sulla schiena, afferrandole le spalle per posizionarla meglio sulle mie gambe piegate e lanciandomela alle spalle, sperando di… DANNAZIONE! È riuscita ad afferrare il bordo della struttura all’ultimo momento!

Mi avvicino velocemente, per poi rallentare... sentendola urlare terrorizzata.

Vista da questa prospettiva sì che fa paura. L’altezza è notevole…

-         Aiutami! - .

EH?

-         Ti prego! – mi supplica in lacrime, col volto contratto dalla disperazione e dal dolore. – Ti scongiuro! Salvami! - .

-         Ti prego! Ti scongiuro! – ripete come una litania… che comincia a martellarmi nel cervello. – Non volevo… - singhiozza. – Io non volevo… è lei che mi controlla! - .

-         È Kalì! Controlla le mie azioni! - .

-         Ti scongiuro! – esclama nuovamente, prima di scoppiare in un pianto dirotto.

… E per la prima volta sul suo volto scorgo dei lineamenti umani.

Quanti anni avrà? Qualcuno più di me?

Dannazione…

Nel momento in cui le forze l’abbandonano le afferro una mano… impedendole di cadere.

I suoi occhi si spalancano per lo stupore, guardandomi riconoscenti, e la mano sospesa nel vuoto va ad afferrare il mio braccio… lo stesso che le sta impedendo di cadere nel vuoto.

Lo so, lo so… sto aiutando la reincarnazione di una delle peggiori divinità induiste a vivere ancora… ma… forse… con un esorcismo… con un rito simile… con l’aiuto di qualcuno specializzato sull’argomento… forse la si può salvare sul serio… forse… AAAAAH!

-         Ahahahahahahah! Patetica! Sei patetica! Hai creduto ancora una volta nell’impossibile! – esclama… la dannata troia! Conficcandomi le unghie nel braccio e trasmettendomi delle scariche elettriche identiche a quelle che è riuscita a trasmettermi prima tramite la corda grazie alla manipolazione del cosmo…

-         Non m’interessa morire! M’interessa ucciderti! - .

Maledizione… non riesco a liberarmene! Non ci riesco!

-         Ti avevo dato la possibilità di morire per via di un’agonia più breve… quella che ti riserverò adesso durerà almeno il doppio di quella! - .

Cazzo, cazzo, cazzo! Fa male… fa dannatamente MALE!

-         Avanti… lasciati andare… cadiamo insieme, Shakti -.

I denti mi tremano a tal punto da farmi mordere la lingua involontariamente… di questo passo…

-   Ahahahahahahahahah! - .

Non ho intenzione di finire così.

NON NE HO ALCUNA INTENZIONE!

Grazie ad un impulso di tenacia innata riesco a concentrarmi ancora un’ultima volta… il tempo necessario ad ottenere i risultati desiderati.

Sì… Sì, Sì, Sì, Sì, Sì!

Avverto le mani calde… le sue scivolose… ci sto riuscendo… la sto ustionando!

Ma lei non molla. Irrigidendo lo sguardo e stringendo i denti, continua ad emanarmi le sue scariche elettriche… incurante della pessima sorte che sta toccando ai suoi arti superiori.

Ed è assurdo… ASSURDO! Che non ne risenta minimamente! Sta opponendo resistenza nonostante ormai dalle sue braccia provenga una puzza nauseabonda!

Sono costretta a chiudere gli occhi per non assistere allo spettacolo agghiacciante che io stessa sto provocando bruciandole completamente gli arti… da cui le scariche elettriche scemano lentamente… fino a non avere più alcun effetto su di me.

Sono tenuta ormai solo da due indistinti… pezzi di carne… due carboni ardenti…

Non sono rosse… ma nere, ad un passo dal disintegrarsi al minimo movimento sbagliato.

Tanto che mi basta concentrarmi solo per un’ultima volta – davvero l’ultima volta – prima di vedere le braccia di Kalì incenerirsi – tramutandosi letteralmente in polvere – e far precipitare il corpo che reggevano, il cui volto diventa una maschera di terrore puro… poco prima di precipitare al suolo, provocando un rumore sordo… e agghiacciante.

L’impatto del suo corpo col pavimento di pietra del tempio – ormai semi distrutto – riporta il silenzio nell’intero tempio… facendo terminare tutti i combattimenti all’istante e voltare tutte le teste in direzione… dell’ormai cadavere della reincarnazione di Kalì.

I thugs impiegano un po’ di tempo per capirlo, fissando costernati la macchia di sangue allargarsi sempre di più attorno alla testa della loro signora.

In men che non si dica si scatena il caos, ma questa volta non a causa della ripresa dei conflitti con i saints

I thugs cominciano a correre come impazziti tutti in direzione delle macerie dei muri abbattuti precedentemente dai cavalieri. Le urla terrorizzate che lanciano mi attraversano la testa… risultando quasi peggiori delle scariche elettriche alle quali mi ha sottoposto Kalì… non ho mai assistito a niente di tanto raccapricciante…

Alcuni solamente si avvicinano al corpo senza vita della donna… mettendosi poi a correre anch’essi in direzione di quelle che ormai rappresentano le uscite del tempio, non mancando di pronunciare – prima di abbandonare il luogo sconsacrato - maledizioni di ogni sorta.

Solo quando vedo l’ex tempio shivaita ormai privo di thugs e i cavalieri sani e salvi – seppur un tantino malconci, sporchi, sorridenti e stupiti – mi accascio al suolo, ponendomi in posizione fetale - in preda a degli spasmi di freddo - chiudendo gli occhi e sprofondando nel buio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo dell’autrice…

 

Ta-dan! Nessun ritardo stavolta u__u

XD

Si è arrivati finalmente allo scontro con la beneamata - *cof cof* - Kalì… di cui, francamente, non sono completamente soddisfatta. Lascerò dirlo come al solito a voi. Com’è venuto lo scontro? @_@

*incrocia le dita e spera bene*

Passiamo ora alle recensioni:

-         Gufo_Tave: Ecco, appunto, anche a me – nonostante non ce ne fosse stata l’intenzione – sembrava tanto uno slogan pubblicitario XD Forse avrei potuto evitare di anagrammare il nome, ma ho preferito così, ond’evitare fraintendimenti. Penso che non cambi molto d’altronde, no? Mh, Reiko – per quanto furba XD – ha dei limiti anche lei. Tre su cinque è una buona riuscita, direi che può ritenersi soddisfatta XD Anche se dopo Kanon ha tenuto a dimostrare tutto il suo dissenso, ma vabbè >__> Contentissima di averti riletto ^__^ Aspetterò di leggere la tua anche in merito a questo capitolo… ciao!;

-         Yama_Maxwell: Mh. Chissà che starai pensando adesso… come hai potuto leggere… è andato tutto bene… XD No dai, non mi dilungo molto su ciò, lascio la parola a te ^__^ appena puoi dammi delle delucidazioni su quello che sono diventati i tuoi pensieri… XD Un abbraccio stritolante!;

-         Bloody_star: Shura ti ringrazia per la preoccupazione dimostrata nei suoi confronti U__U e ti assicura che c’è mancato poco che non abbia visto gli uccellini svolazzargli attorno XD Riguardo Mu… capisco cosa intendi e lo condivido. Ma vallo a spiegare a quell’ariete da strapazzo >__< ;

-         Spartaco: Ecco servito un altro capitolo! XD Sai qual è il problema? Quando, anziché provare a confrontarsi, si ragiona da soli, arrivando alle conclusioni più disparate perché fondamentalmente non s’interpella l’altro (mi riferisco a Reiko e Mu). Poi è chiaro che si creino dei pasticci >__< Ora il punto è comprendere perché… insomma… nessuno faccia un passo avanti… a presto J (spero);

-         NinfaDellaTerra: Ma ciao! *____* Shaka può essere anche l’essere più vicino alla dea Athena, ma fondamentalmente è un essere umano anche lui J e ciò spiega tutto. Lieta che stia continuando a seguirmi cara *____* Un abbraccio!!!;

-         Picciottina75: Tranquillissima J per me è già molto aver l’onore di leggere la tua opinione di tanto in tanto. So che mi segui, me lo hai dimostrato fin’ora, quindi non posso che ringraziarti sentitamente per il tempo che mi dedichi nonostante abbia qualcuno che richiede senz’altro più attenzioni XD Spero che anche questo capitolo ti piaccia. Ciao e grazie ancora per la recensione!;

-         Mon_chan: Ma scusami… abbi bontà! Se ho scritto che per l’India sarebbero partiti in sei, come si sarebbe potuta mai verificare quella situazione descritta nel sogno?? Io ‘ste cose le faccio per vedere se siete attenti U__U XD Forse ti preoccupi che possa realizzarsi? Chissà chissà >__< Sinceramente, come m’è venuto il combattimento? ç__ç Aspetto la tua sentenza U__U Baci!.

 

Ringrazio inoltre le 30 persone che hanno aggiunto la storia tra le preferite e le 13 che l’hanno aggiunta tra le seguite. Nonché, come sempre, tutti coloro che si limitano anche solamente a leggere! *inchino*

 

Piccola comunicazione di servizio: L’inizio di novembre rappresenta per me l’inizio di una delle sessioni straordinarie di esami. Ne avrò per tutto il mese… e non so effettivamente quanto tempo avrò per completare il prossimo capitolo e aggiornare la storia… secondo i miei calcoli riuscirò a farmi rileggere non prima della fine del mese. Chissà poi che non riesca a ricavare più tempo e a farvi trovare la sorpresa prima ^__^ ma siccome non ne sono sicura, vi do appuntamento direttamente a fine novembre/inizio dicembre.

Non me ne vogliate ç__ç

 

A presto! Contando di sapere la vostra in merito a uno dei primi capitoli che contengono un po’ di tanta sospirata action!

 

HOPE87

 

 

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Capitolo 21
*** Sharasoju ***


Ahi… ohi… ahi, ahi, ahi…

Sharasoju

 

 

 

 

 

Ahi… ohi… ahi, ahi, ahi…

Ma perché lasciano sempre che quel dannato raggio di sole filtri sempre dalla fi­nestra direttamente nei miei occhi?? Voglio riposare… fatemi dormire… per fa­vore…

Dal modo in cui è stata spalancata la porta direi che le intenzioni sono tutt’altre.

-         Reikooooooooo! – esclama una vocina familiare prima di balzarmi diretta­mente sullo stomaco, facendomi mordere la lingua per non infierire verbal­mente.

L’adorabile angioletto che adesso si è infilato sotto alle lenzuola per raggiungermi, raggiuntami, mi stringe forte – facendomi nuovamente male, ma vabbè -  e mi schiocca un bacio sulla guancia.

-         Buongiorno anche a te – dico con una voce… che in ben altre circostanze non riconoscerei! Cielo… devo essere ridotta davvero male…

-         Sono così contento di vederti! - .

Che amore…

-         Io… - .

…?

Perché adesso trema? Non starà… oh, piccolo! Non starà piangendo?!

-         Kiki… - lo chiamo delicatamente, facendo fuoriuscire un sibilo appena udi­bile. – Tesoro… - riprovo, schiarendomi la voce e cercando di condurre la mano destra sulla sua folta capigliatura rossa... rendendomi conto dell’impossibilità dell’azione perché la mano in questione è fasciata e stec­cata. – Va tutto bene… - continuo, avvertendolo improvvisamente smettere di tremare... per poi riprendere più forsennatamente.

Ma che…

Ah ecco. Non stava cercando di trattenersi dal piangere… ma dal ridere!

Lo osservo arrivare a farsi venire le lacrime agli occhi fino a che, finalmente sfo­gatosi, non decide di spiegarmi la sua reazione.

-         Così fasciata sembri una mummia! - .

Scoppio a ridere poco dopo anch’io, cercando di trattenermi minimamente per evitare di avvertire dolore all’addome… ma fallisco miseramente… dovendo pian­gere, a sua differenza, non dalla gioia ma dal dolore!

-         Ti fa tanto male? – mi chiede improvvisamente, ritornato serio, osservan­domi dispiaciuto, quasi come se si sentisse in colpa per avermi fatta ridere.

-         Un po’… - mento, stringendo i denti dal dolore quando provo a sistemarmi.

-         Kiki, non disturbare Reiko – sento dire da un’altra voce familiare, in tono dolce, en­trando in camera, dietro ai cui passi ne avverto altri.

Sollevo la testa quel tanto che basta per scorgere Saori avanzare sorridente verso di me con alle spalle… APHRODITE?! Che accidenti ci fa qui?

-         Non era mia intenzione Milady, stavo andando via – risponde l’ometto, gon­fiando il petto in posizione militare, rivolgendomi un ultimo sorriso prima di uscire di corsa dalla camera.

Dal canto mio vorrei poter rispondere a Saori che mi disturba di più il suo vestito perfet­tamente stirato, i suoi capelli perfettamente in posa, il suo trucco perfetto e il per­fettamente perfetto cavaliere col quale è entrata.

Che volesse venire a trovarmi lei figuriamoci… ma non sono nelle condizioni mi­gliori nel poter ricevere altre visite!

-         ‘Giorno… - riesco appena a pronunciare prima di avvertire una raffica di do­lori provenire da ogni muscolo corporeo.

-         Buongiorno a te – mi risponde cordialmente Saori, sedendosi nei suoi soliti modi composti sulla poltrona posta accanto al letto. Ed è questo particolare a farmi pensare che, presumibilmente, mi trovo alla tredicesima casa.

-         Aphrodite è venuto a trovarti per portarti un omaggio di pronta guarigione - .

È venuto a imbarazzarmi insomma…

Sorrido mestamente… davvero imbarazzata per questa – seppur piccolissima – attenzione. Ho avuto poco tempo a disposizione per poter conoscere più appro­fonditamente il cavaliere dei pesci – come tutti gli altri d’altronde – ma ciò che ho potuto comprendere della sua persona è che riesci ad ottenere la sua attenzione – anche minima – solo se realmente interessato a concedertela.

Un tipo molto pieno di se ed egocentrico insomma.

Ragion per cui trovo sia una situazione imbarazzante… oh! Ma che bei fiori!

-         Non dovevi… - quasi balbetto, vedendolo avvicinarsi lentamente con tutto il savoir-faire di cui dispone, posizionando le rose bianche in un vaso posto sul comodino accanto, per poi chinarsi… trovandosi a pochi centimetri dal mio volto.

-         Ci tenevo – pronuncia con la sua voce soave prima… di darmi un leggero ba­cio sulla fronte… - Congratulazioni – pronuncia ancora una volta a pochi centimetri dal mio viso, per poi sorridermi, allontanarsi, inchinarsi davanti a Saori e abbandonare la camera.

Fiuw… ok, Reiko… ok… su… diciamo… che la giornata, dolori a parte, non è ini­ziata per niente male…

Ad un certo punto avverto Saori sospirare pesantemente. Mi volto verso la sua di­rezione – con non poco dolore – vedendola chiudere gli occhi in un’espressione grave… per poi sorridere e riaprire gli occhi per guardarmi soddisfatta.

-         Per la prima volta non so cosa dire… - .

Resto un attimo perplessa a quella sua frase… per poi sorridere a mia volta.

-         Sei un tantino contenta di vedermi? – chiedo ironica, facendole spalancare gli occhi in un’espressione sbalordita.

-         Oh, Reiko! – esclama, a… avvicinandosi con la poltrona?? E posando una mano sulla mia. – Mi riferivo a questo! Non sai quanto sono stata in pen­siero! - .

Decido di non rispondere. Il mio solito sarcasmo bastardo finirebbe con l’essere nuovamente fuori luogo. Per quanto, insomma, l’enfasi con cui accompagna ogni singola frase che pronuncia mi risulti un tantino eccessiva, è pur sempre un suo modo di esprimersi e comunicare… va bene così.

-         Cosa ti è saltato in mente di fare all’aeroporto? – mi chiede improvvisa­mente, cambiando tono assieme all’argomentazione, quasi come se se ne fosse ricordata poc’anzi, ritirando perfino la mano che fino a poco fa era poggiata sulla mia.

Ecco, questa non è una domanda fuori luogo? Non potrebbe semplicemente la­sciar perdere tutti i fatti precedenti alla sconfitta di Kalì?

Sconfitta… di Kalì?

Io avrei…h-ho…

Oddio.

-         Saori… - pronuncio ad un certo punto flebilmente, lasciando che il mio sguardo saetti in diverse direzioni prima di fissarsi su un punto a caso del vuoto di fronte a me… e in un attimo i ricordi della battaglia mi riaffiorano in mente.

L’irruzione nel tempio shivaita sconsacrato… i thugs… la reincarnazione di Kalì

ODDIO.

-         Sì? – mi chiede a sua volta Saori, sporgendosi col busto in avanti probabil­mente per potermi guardare meglio in volto.

-         Faresti una cosa per me? – le chiedo, continuando a fissare avanti.

-         Certo… - .

-         La faresti senza storie? – .

-         Beh… -.

-         Mi daresti un pizzicotto? - .

-         Cosa? - .

-         Un pizzicotto - .

-         Ma… Reiko… - .

-         Quante storie! Mi era sembrato di averti sentita dire “certo”! – sbotto alle sue perplessità, facendola ritrarre e squadrarmi come se fossi uno strano esemplare vivente.

-         Non lo trovo opportuno! – replica lei, spostando nuovamente la poltrona, que­sta volta più lontano, cercando comunque di continuare a tenere un’espressione dignitosa nonostante si veda lontano un miglio che l’abbia presa in contropiede.

Comincio a ridere… o perlomeno a sorridere, datosi i dolori muscolari che m’impediscono di compiere la prima azione.

-         Kalì è davvero stata sconfitta? - .

La Kido continua a guardarmi stralunata, temporeggiando prima di rispondere.

-         Sì… - .

-         Davvero, davvero? - .

-         Hai combattuto tu stessa contro di lei - .

Io... ho combattuto… contro…

Mi parte – senza che riesca a fermarla - una piccola risata.

-         I ragazzi stanno bene? – chiedo subito dopo, imperterrita, continuando a sfog­giare un sorriso a trentadue denti, voltandomi appena in tempo per ve­dere Saori sospirare nuovamente.

-         I cavalieri sono ritornati tutti al Santuario con ferite lievi – mi asseconda lei, compreso l’andazzo.

-         Tutti? - .

-         Tutti - .

-         Tutti, tutti? - .

-         Reiko, ma insomma... –

Mi parte un’altra risata, più lunga della precedente, interrompendo Saori che – prima che strizzi gli occhi per trattenere le lacrime sfuggitemi a causa dello scop­pio di risa – riesco a vedere spalancare gli occhi più di prima.

Non deve starci capendo decisamente niente…

Continuo a ridere, infischiandomene di lei, infischiandomene dei dolori, infi­schiandomene del fatto che le mie risate abbiano attirato del pubblico, conside­rando i passi avvertiti poco dopo e dei borbottii che giungono confusi alle mie orecchie.

-         Commozione cerebrale? - .

-         Dalle analisi non sembrava… - .

-         È partita proprio! - .

-         Ahahahahahahahahah! - .

-         Non ti ci mettere anche tu - .

-         Ma è contagiosa! - .

Continuo ancora a ridere, non riuscendo nemmeno ad aprire gli occhi per focaliz­zare le persone che poc’anzi hanno parlato, anche se alcune voci mi sembra di averle riconosciute.

-         Milady, che succede? - .

-         Mi duole rispondervi che non ne ho idea - .

Ahahahahahahahahahahahah!

-         È sfuggita al mio controllo… e al suo, a quanto pare! - .

-         Reiko… - .

L’ultima voce mi giunge soffusa e lontana, seppur successivamente avverta dei passi avvicinarsi.

-         Reiko – vengo chiamata ancora una volta… da colui che giurerei si tratti di Shun. E sono proprio i suoi occhioni dolci e i tratti delicati del suo viso ad apparirmi davanti non appena riapro gli occhi, lentamente, cercando di fre­nare un ennesimo attacco di risa che va a contagiare di nuovo Seiya.

-         Shun, non avvicinarti troppo – sento dire dalla voce monocorde di Ikki, che sta osservando il fratello – ora sedutosi sul letto accanto a me – preoccu­pato. Di tutta risposta Shun continua a guardarmi, cercando di capire, probabilmente, come rapportarsi in questo momento con me, senza nel frattempo proferire parola.

-         Direi che è innocua così ridotta – viene fatto notare a Ikki da Hyoga, che, a giudicare dalla mano portatosi al mento, sembra più che altro stia cercando di autoconvincersi di ciò che ha appena detto. Probabilmente si aspetta che qualcuno tranquillizzi lui a sua volta, ma Seiya – da quando è entrato – non fa che ri­dere mentre Shiryu ha gli occhi spalancati e un punto interrogativo stam­pato in faccia.

-         Siete tutti vivi! – esclamo dopo aver ripreso un po’ di fiato, bloccando la ri­sata di Seiya che prende a fissarmi confuso, come tutti gli altri.

-         E ti dispiace? – sbotta sarcasticamente Ikki, facendomi nuovamente scop­piare a ridere, trascinando con me ancora una volta Seiya.

Se mi fanno male le ferite? Altroché! Fitte ovunque, formicolii sinistri all’arto fa­sciato, stomaco sotto sopra, vista offuscata, voce ormai roca per il troppo ridere… ma sapete una cosa? Non me ne frega nienteeeeeeeeeeeeee!

Niente, niente, niente, niente, niente! AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHA!

-         Io penso sia solo contenta di avercela fatta… - pronuncia improvvisamente Shun, riuscendo a vederlo sorridere dolcemente dopo esser stato colto da questa giusta illuminazione.

-         Milady, mi ha fatto chiamare? - .

Questa voce…

-         Sì, Shaka -.

-         Credo però non ci sia più bisogno del tuo intervento… - risponde Saori… sentendomi smettere di ridere forsennatamente.

Riapro gli occhi lentamente… quasi timorosa che ciò che ho immaginato… ri­manga, per l’appunto, immaginazione.

Ma non è così.

Shaka è proprio lì, poco lontano dalla poltrona sulla quale è seduta Saori, vestito di uno dei suoi classici sari chiari, nella solita postura composta che lo contrad­distingue… proprio davanti ai miei occhi.

Gli occhi chiusi riescono comunque a tradire quello che sembra essere un certo interesse nei miei confronti. Deve senz’altro avermi sentita ridere… si sarà chiesto che accidenti mi abbia preso.

Quasi senza che me ne accorga, presa come sono dal fissare il cavaliere di Virgo, i bronzes levano le tende uno a uno, facendo dei cenni di saluto alquanto sbrigativi nei confronti di quest’ultimo, come se si sentissero di troppo.

Shun mi sorride e mi ammicca teneramente prima di sollevarsi dal letto e uscire dalla stanza insieme ai suoi amici. Per ultima la fenice, che saluta con uno sguardo più diretto Shaka, uscendo poi dalla camera come hanno fatto gli altri suoi colleghi.

Resami conto di starlo osservando come un’idiota, scoppio a ridere nuovamente, sentendo subito dopo la risata di Seiya rianimarsi, seppur questa volta più ovat­tata a causa della lontananza.

-         È riuscita a procurarmi un mal di testa – si lamenta Saori, portandosi una mano alla folta capigliatura e dissimulando una smorfia di disappunto. – Cerca di riportarla alla ragione, per favore – chiede a Shaka prima di solle­varsi velocemente e allontanarsi altrettanto velocemente dalla camera, ve­nendo soccorsa prontamente da Tatsumi, che mi lancia uno sguardo carico di ammonimento al di là della porta, inducendomi a ridere ancora di più.

È assurdo, assurdo, assurdo! Non riesco a smetterla!

-   Reiko - .

-  Non ci riesco, Shaka… - riesco a dire tra una risata e l’altra, sentendo gli oc­chi lacrimare a causa di queste.

-  Respira – m’intima, avvicinatosi e calatosi alla mia altezza come quando… ebbi quell’incubo.

-  Sgombera la mente e respira – mi ripete con voce bassa, poggiando il dorso della mano sulla mia fronte calda e sudata.

Sgomberare la mente… da… da cosa? Dal terrore che mi ha stretto lo stomaco in una morsa durante tutto questo periodo? Dall’ansia del perdere le persone che mi hanno aiutata, sostenuta e che a causa mia hanno corso il rischio di veder tron­cata la propria vita? Dall’impotenza che mi ha divorata e masticata lentamente, quasi come se le sue precedenti sorelle non fossero bastate?

-         Respira, Reiko - .

Respirare… respiro… io respiro… e lo sta facendo anche lui… al di là di tutti i cattivi pronostici che…

-         Reiko - .

-         Shaka… - biascico, prima di portargli un braccio attorno al collo e tirarlo verso di me, scoppiando a piangere improvvisamente, come se fino a quel momento le risate non avessero fatto altro che evitarmelo.

Dei… ho temuto… ho temuto…

Continuo a piangere disperatamente, arrivando perfino a tremare, non curandomi minimamente del fatto che il cavaliere di virgo sia diventato peggio di una statua di marmo costretto in quella che è ormai diventata per lui una morsa.

Dei… io… io…

Sono costretta a stringere i denti per impedirmi di sussultare. Non riesco a cre­derci… non riesco a credere che sia andato tutto bene… che stiano tutti bene… che Shaka, al contrario di quanto avessi temuto, è qui…

-         Reiko – .

Non avevo mai avuto modo di constatare quanto la voce di Shaka potesse suo­nare così dolce. Seppur il tono usato sia piuttosto basso, quasi sussurrato, è riu­scito ad avere un effetto calmante sulla mia psiche malridotta.

Prima d’allora non avevo mai avuto nemmeno modo di tastare la consistenza dei suoi capelli. Sono sottili, ma sono davvero tanti… le dita faticano a contenerli. Qualche ciocca mi è finita inevitabilmente davanti agli occhi, solleticandomi il viso, ed ora il particolarissimo profumo orientale che emanano ha preso pieno possesso del mio olfatto.

Lentamente diminuisco la presa sulle sue spalle, permettendogli di sollevarsi. Cosa che fa altrettanto lentamente.

A differenza di quanto pensassi, i tratti del suo volto non sono tesi, ne l’espressione che ora gli è dipinta sul viso mostra alcun tipo d’imbarazzo o di di­sappunto.

Lentamente, così come si son svolte le cose finora, le sue palpebre si schiudono, lasciando che quel colore indescrivibile di cui sono tinti i suoi occhi si scontri con i miei, quasi abbagliandomi. Per un lungo istante.

Nonostante abbia ormai smesso di tremare, le lacrime continuano a solcarmi il viso.

È incomprensibile la ragione per cui così tanti stati d’animo si stiano interval­lando e sostituendosi ad altri in un così breve lasso di tempo, dentro di me.

Ed è incomprensibile di come mi stia bastando guardare negli occhi Shaka, per sentirmi meglio.

 

 

********************

-         Grandioso! - .

-         Puoi dirlo forte, Al. Possiamo dirlo forte! - .

-         Non troppo forte, per favore - .

-         E perché mai, Aioria? - .

-         Detto francamente, stento ancora a credere a tutto ciò… - .

Resto a guardarlo imbambolato per un lungo momento, prima di scoppiare a ri­dere e dargli una sonora pacca su una spalla. Lui si limita a ricambiarmi con uno sguardo che in ben altre circostanze mi avrebbe trucidato, ma che stavolta viene presto sostituito da un sorriso.

-         Scorpio, vuoi spiegarmi o no come ha fatto a spappolarle le braccia? – mi chiede per l’ennesima volta Aldebaran, facendomi dipingere sul viso un sor­riso divertito.

-         Te lo spiegherà lei – gli rispondo ancora a mia volta, sentendolo sbuffare, se­gno che ormai non sta più nella pelle di incontrare la donna del mo­mento.

Aioria si lascia sfuggire una leggera risata, apparendo del tutto disinteressato a sentirsi raccontare altri dettagli della battaglia da poco conclusasi.

Quando siamo ritornati al santuario è stato l’unico a non porre domande, mentre attorno a noi è scoppiato il caos. Si è limitato a guardare noi, a guardare Reiko e a guardare il fratello.

Devono essere stati gli occhi e il sorriso di Aiolos a fargli comprendere conto che ciò che aveva davanti era reale.

Non è stato l’unico ad avere una reazione del genere… il custode della prima casa è rimasto ad osservarci, ad occhi sgranati, fino a che non abbiamo toccato il suolo del suo tempio. Si capiva lontano un miglio i suoi occhi chi stessero cercando man mano che avanzavamo… e non appena l’ha vista sulle spalle di Kanon ci è corso trafelato in contro. Credo che quel giorno Mu abbia definitivamente perso l’appellativo di impertur­babilità!

Nel momento esatto in cui i miei piedi toccano l’ultimo scalino mi sfugge un sor­riso divertito.

Il sospiro di sollievo che segue mi fa ritornare al presente, facendomi abbando­nare i pensieri inerenti al cavaliere dell’ariete e alla neo eroina, seppur, detto francamente, non vedo l’ora che ci siano degli sviluppi… e diamine! Se non si de­cidono a far un passo avanti ora che tutta questa brutta storia si è conclusa…

-         Guardalo, come corre – mi fa notare Aioria nell’osservare il cavaliere del toro, impaziente, attraversare l’androne della tredicesima casa velocemente, quasi trascinando con se uno dei divani che compongono l’arredamento della Kido.

-         Attento, che ce li fa pagare! – esclamo divertito quando, evitato il secondo di­vano, manca poco che Al sradichi una pianta ad alto fusto posta in pros­simità della porta ad arco che conduce al piano superiore.

Il rumore sordo che segue la scomparsa di Aldebaran dalla mia visuale mi fa pensare ad un incontro ravvicinato del cavaliere della seconda casa con qualcosa di grosso almeno quanto lui che, ahimè, credo i suoi sensi allenati questa volta non siano riusciti ad evitare.

-         Scusa tanto, amico! Non intendevo investirti in pieno! - .

…???

-         Non preoccuparti Aldebaran - .

Mi volto lentamente verso Aioria, con nonchalance, per verificare se per caso la sua espressione non tradisca ciò che sta pensando in questo momento…

Fortunatamente i suoi occhi, allo stesso tempo, si son voltati a incrociare i miei.

Stiamo decisamente pensando la stessa cosa.

La prossima domanda è: quale sarebbe la mossa più adatta per indagare sulla situazione senza che il Grande Mu eregga una tripla barriera mentale e scappi?

-         Ehilà! – lo saluto prima che riesca a formulare una strategia migliore, irrom­pendo con tutta la mia spavalderia nella sala in cui i due si son fermati in prossimità delle scale. Veniva da su, dunque? – Allora? Sentite le grandi gesta? Puoi ritenerti soddisfatto, Aries! È stata la psicocinesi a salvarla… e a salvare noi! – comincio a blaterare senza sosta, aspettando che la sua im­perturbabilità svanisca così com’è svanita tante volte nell’ultimo periodo. – Non che non ce la stessimo cavando anche noi, eh! In fondo si è trattato di tener a bada dei comuni esseri umani! Abbiamo un po’ fatto da babysitter mentre la tua Reiko le suonava di santa ragione a quella svitata… - .

-         Perdonatemi – pronuncia improvvisamente il cavaliere dell’ariete… con una freddezza che non ricordavo minimamente possedesse… - Devo andare – pronuncia nuovamente modulando diversamente la voce… sfoggiando poi uno dei suoi classici sorrisi di circostanza. Ipocriti.

Senza neanche darci il tempo di ricambiare il suo pseudo saluto abbandona la sala… e poco dopo la tredicesima casa.

Solo allora riesco ad avvertire nuovamente il suo cosmo.

-         È stata una mia impressione o…- .

Io e Aioria ci lanciamo uno sguardo pensieroso, prima di rivolgere entrambi la no­stra attenzione su Aldebaran, che sembra aver le nostre stesse perplessità.

 

 

No, dai…

-         È permesso? – chiede Al dopo aver bussato con le nocche sulla porta aperta della camera. A giudicare dall’espressione che ha assunto il volto di Aioria nell’osservare il cavaliere della seconda casa, anche a lui non è sfuggito il velato sarcasmo celato in quella domanda.

-         Ma ciao! – esclama Reiko, leggermente sobbalzata all’intrusione della voce im­perante di Al, sciogliendosi poi in un dolce e radioso sorriso.

Che io riesco a cogliere solo dopo essermi accertato a tutti gli effetti a chi appar­tenga quella capigliatura bionda.

-         Ciao a te, piccola grande donna! – esclama nuovamente Aldebaran, avvicinan­dosi a grandi passi al letto di Reiko, infischiandosene altamente della presenza di Shaka, alzatosi di scatto – seppur elegantemente – dal letto della ragazza, sigillando all’istante le palpebre precedentemente solle­vate.

No, non è vero.

Non s’è alzato di scatto, ne tantomeno ha richiuso gli occhi.

Sono semplicemente azioni che io mi sarei aspettato di assistere trovandomi di fronte quell’uomo in una situazione simile.

Invece è ancora seduto sul letto, con gli occhi aperti, completamente incurante della nostra presenza. E sembra essere a suo agio per giunta.

Solo dopo fin troppo tempo solleva la sua fine persona dal letto di Reiko, sigil­lando gli occhi poco prima di voltarsi verso di noi… non battendo ciglio neanche quando quella… sciocca donna gli stringe un lembo del sari in un gesto che sembrerebbe lontano un miglio affettuoso, per poi salutarlo, sorridergli e seguire con gli occhi la sua persona fino a quando non sparisce dalla stanza.

Mi rendo conto di essermene rimasto imbambolato sotto alla porta solo quando sento Al “tossicchiare”.

L’enfasi del gesto deve essere stato inteso anche da quella volpe dall’aspetto ora così debole e indifeso che giace nel letto, che mi sta osservando da un bel po’ con un sopracciglio inarcato, quasi come se fossi io l’esemplare umano sul quale ri­flettere.

-         Che succede? – chiedo direttamente all’interessata, vedendo anche l’altro suo sopracciglio guizzare verso l’alto, mentre la pianta del piede di Aioria va a schiacciare con meticolosa attenzione e lentezza la parte più esposta di uno dei miei.

Con non poca fatica, considerando che Aioria non è una piuma e l’intento – sep­pur sadico – è stato proprio quello di evitare che Reiko se ne accorgesse, mi mordo la lingua cercando di mantenere il mio volto quanto più impassibile è pos­sibile, trascinando una sedia dell’arredamento della Kido accanto a quella su cui è seduto Aldebaran, dalla porte opposta a quella in cui è andato a sistemarsi il cavaliere del leone.

Una gomitata nelle costole mi avrebbe fatto meno male, dannazione!

-         Già – fuoriesce dalle labbra di Reiko, facendo aggrottare a me, stavolta, la fronte.

-         Che succede? – si spiega… facendomi sentire come un gatto che tenta disperatamente di non scivolare su una superficie liscia.

-         Ice man – decido infine di confessarle, indicando con la testa la porta alle mie spalle, attendendo che mi risponda, mentre Aioria continua a scuotere debolmente la testa come a voler esprimere il suo dissenso per la mia trovata.

-         Beh? – mi chiede quindi Reiko.

-         Che ci faceva qui? – le chiedo a mia volta, deciso a non gettare la spugna.

Per un attimo… giurerei di averla vista arrossire…

Oh, Athena.

-         È venuto a placare un mio attacco isterico di risa! – esclama la volpe, sorridendo divertita, cambiando istantaneamente espressione.

-         Un attacco di risa? – chiede improvvisamente Aldebaran, dimostrandosi seriamente interessato a ciò, mentre Reiko inizia a spiegargli della strana reazione avuta poco fa.

-         Tranquilla, deve trattarsi di una reazione dipendente dall’alto livello di adrenalina sfruttato dal corpo… - continua Al, improvvisando una conversazione sulle reazioni del corpo umano a dir poco assurda, probabilmente per far slittare il discorso a poco a poco dalla sfera che avevo toccato io.

Eh, no.

-         E come l’ha placato quest’attacco di risa? - .

Rieccola che arrossisce, questa volta in modo molto più accentuato, prima di riprendere fulmineamente controllo di se stessa e guardarmi con una luce di consapevolezza negli occhi. Deve aver recepito il messaggio.

-         Sono riuscita a placarlo da sola – mi risponde, guardandomi seriamente, dandomi anche la risposta sottintesa alla domanda sottintesa che le avevo posto a mia volta.

… e perché è arrossita?

-         Ho sentito che quella pseudo imitazione cattiva ti ha dato un gran da fare, Reiko! – interviene improvvisamente Al, tentando di cambiare nuovamente discorso, riferendosi all’ormai ex reincarnazione di Kalì. – Sei stata un genio! Abbrustolirle le braccia si è rivelato una tecnica vincente! - .

…credo non sia sfuggito nemmeno al cavaliere del toro il cambiamento di espres­sione che ha subito il volto di Reiko… dire che è diventato cereo è poco…

-         Non ne vado fiera – pronuncia improvvisamente, aggrottando più e più volte la fronte come fosse in preda a dei tic, mentre i suoi occhi si mettono a vagare nervosamente da un punto all’altro delle lenzuola che la coprono, dando l’idea di star cercando di ricostruire qualcosa.

Il cosmo di Al ha preso ad agitarsi… deve aver compreso di aver tentato di cambiare discorso nel modo peggiore.

-         Non… - gli occhi di Reiko di fermano improvvisamente su un punto a caso di fronte a se, riducendosi poi a due fessure. - Non ho potuto fare al­tro… - conclude con voce rotta.

-         Le sue braccia… è-è incredibile quanto l’istinto di sopravvivenza possa gio­care un ruolo fondamentale… era riuscita perfino a farmi credere che fosse sotto il controllo di Kalì... e che non agisse direttamente per lei… - .

…un classico.

-         Poi… non so come ho fatto… h-ho… l-le ho sentite… sciogliersi… - .

-         C-credo di essere entrata in contatto p-perfino con le s-sue fibre musco­lari… e-e q-quel… rumore… non credevo che a quella distanza si potesse udirne il “crack” - .

-         Basta. – pronuncia prontamente Aldebaran, prima che riesca a dire qualcosa, avvicinandosi serio a lei e conducendo una mano ad accarezzarle la testa, cercando di calmare, nel limite delle proprie possibilità, i sussulti del suo corpo quando inizia a singhiozzare. Merda… – Basta così – ribadisce, serrando la mascella quando la vede strin­gere gli occhi e il viso venir ricoperto di lacrime.

-         N-non… io non… - tenta di dire, ma un ennesimo singhiozzo le fa morire le parole in gola,  portandola a interrompersi nuovamente per dar sfogo ad altre lacrime.

Come me, anche Aioria, prima concentrato sul fissarle il volto per riuscire a captarne ogni reazione, adesso ha abbassato la testa…

-         Mi dispiace… m-mi dispiace tantissimo… - si scusa appena il pianto riesce a darle un po’ d’aria. - S-sto facendo questo da quando m-mi s-sono svegliata… prima non facevo che ridere… non riuscivo a smettere… adesso non riesco a smettere di piangere… - riesce a pronun­ciare prima di lasciarsi andare liberamente al pianto, comprendendo final­mente che deve infischiarsene di noi e del fatto che siamo presenti.

C’era da immaginarselo…

Per noialtri è normale. Abbiamo condotto un’intera esistenza a combattere e a far perire nemici su nemici… facendo rientrare tutto ciò nell’ottica che comune­mente, in questo nostro mondo, ha assunto il nome di “normalità”… ma per una persona che non era minimamente abituata a tutto ciò… e che di punto in bianco si è trovata a do­ver abbracciare una sorte così diversa da quella che era stata la sua condotta fino a poco tempo prima… non deve essere stato per niente piacevole.

-         Non curartene. Non stai mostrando alcun tipo di debolezza ne nulla di di­verso da ciò che ci si aspetterebbe da chi ha vissuto una simile esperienza partendo dal vissuto che hai tu alle spalle. Sarebbe preoccupante se invece mostrassi indifferenza… - interviene improvvisamente Aioria, riaprendo gli occhi e esprimendo il suo pensiero in un breve e preciso concetto che ab­braccia appieno i miei pensieri e quelli di Aldebaran, che vedo annuire me­stamente poco dopo.

-         È insensato – pronuncia improvvisamente Reiko, dopo un periodo indefini­bile.

Alzo lo sguardo su di lei – precedentemente abbassato e concentrato sulle mani per non vederla piangere – restando in silenzio esattamente come gli altri, aspettando che aggiunga qualcos’altro.

-         Per far sì che non mietesse altre vittime ho dovuto ucciderla - .

-         Come un cane che si morde la coda. Non ha senso - .

-         Che intendi dire? – le chiede allora Al, invogliandola a continuare il suo discorso.

-         Kalì è sorta come emanazione negativa di Parvati. Ma chi dice che Parvati sia buona e giusta? Ho finito con l’agire secondo l’operato della reincarna­zione che si definisce “cattiva”. In cosa mi sarei differenziata da lei? - .

-         Reiko – questa volta la interrompe Al. – È esattamente l’agire ad avervi diffe­renziate. Lei uccideva degli innocenti per il puro gusto di farlo e radu­nava attorno a se delle persone che facessero lo stesso. Tu l’hai fermata! Riesci a renderti conto di cosa hai fatto? - .

-         Sì. Ho ucciso una persona… - risponde, portandosi una mano alla bocca per cercare di trattenere l’ennesima ondata di lacrime.

Sospiro pesantemente, distogliendo nuovamente lo sguardo dalla sua figura.

-         Che… che senso ha avuto? Come si può fermare il male se si risponde con al­tro male? Come… posso permettermi di giudicarla se adesso le mie stesse mani sono sporche di sangue?! – urla infine in preda alla rabbia, morden­dosi il labbro inferiore per impedirsi di piangere, mentre le mani vanno a stringersi sul lenzuolo convulsamente.

-         Non ha senso… non ha alcun senso… - .

-         No, non ce l’ha – rispondo al posto di Aldebaran, sul punto di ribattere sicu­ramente con un’altra frase con cui avrebbe tentato di risollevarle il mo­rale.

È inutile essere ipocriti. Reiko non è il tipo di persona con cui ci si può mettere a fare giochetti psicologici del genere.

-   Queste cose non ce l’hanno mai, Reiko. Mai. Così come non hanno mai una via di mezzo. O tu o lei – i suoi occhi si riaprono, rivolgendosi lentamente verso di me. – O i thugs o noi tutti. O il suo regno del terrore o la pace sulla terra. – mi fermo l’attimo necessario ad accertarmi che abbia fissato gli oc­chi nei miei. – Non sempre è semplice compiere una scelta.  – mi fermo nuovamente… ritornando con la memoria indietro nel tempo. – A dirla tutta non lo è quasi mai. -. Fattelo dire da uno che convive con queste cose da una vita intera.

Per quanto sia riuscita a reggere il mio sguardo fino ad ora, ormai diventato duro, ad un certo punto volta la testa.

-         Hai le mani sporche di sangue – pronuncio ancora, sollevandomi dalla se­dia e andandomi a sedere delicatamente ai piedi del suo letto. – Ma in com­penso respiri ancora. E, personalmente – inspiro profondamente, pren­dendo tempo, aspettando che si volti nuovamente verso me. – Ti ringrazio per aver permesso di far lo stesso anche a me… e ai miei compagni – concludo, dopo aver lanciato una rapida occhiata ad Al e ad Aioria.

I suoi occhi si riempiono di lacrime ancora una volta, ma questa volta le sorrido calorosamente, sapendo che ha compreso.

Mi sollevo dal punto in cui sono seduto, allungandomi verso di lei per baciarle la fronte, arruffarle i capelli ed avviandomi, infine, verso la porta, seguito a ruota da Al e Aioria, che ha ora un sorriso più rilassato in viso.

Così come ha fatto lui precedentemente, credo di aver fatto lo stesso anch’io con lui poc’anzi, esprimendomi anche da parte sua.

 

 

 

************************

Non pretendevo riuscissero a calmarmi completamente, ma le parole di Milo sono riuscite perlomeno a… sollevarmi.

Chissà quante ne avranno passate anche loro … quante ansie, rimorsi, rimpianti, dolori, lacrime…

Al solo pensarci mi si stringe il cuore… nonché la gola.

Sono stufa di versar lacrime… oggi vorrei semplicemente starmene tranquilla a pensare a tutto ciò che è accaduto, invece la testa mi viene attraversata conti­nuamente da diverse immagini, frasi, ricordi… vecchi e più recenti… che si alternano senza sosta…

-         Ah! – pronuncia improvvisamente Milo, facendomi sussultare, osservandolo poi fer­marsi di botto, condursi una mano alla testa e… imprecare tra se e se?

Al e Aioria, dopo averlo guardato interrogativamente, decidono di lasciarlo perdere, facendomi un cenno di saluto e precedendolo nell’uscire dalla camera, mentre Milo comincia a tastarsi le tasche dei pantaloni che indossa.

-         Maledizione! Me ne sono dimenticato! – esclama, facendo schioccare le dita e voltandosi nuovamente verso di me, sorridendo. – Ti ho preparato una cosa… ma per l’ennesima volta mi sono completamente scordato di portartela! - .

-         È da prima della partenza per l’India che avrei voluto dartelo… - .

…?

-         Vabbè! – esclama, per poi guardarsi intorno… alla ricerca di qualcosa... - Facciamo così – dice ancora, avvicinandosi velocemente, portandosi le mani al collo - sotto alla camicia a mezze maniche di lino bianca che indossa – per estrarne una catenina sottile argentata… ma che…? Perché me la sta mettendo? – Difficilmente me ne separo… vedendotela indosso ricorderò automaticamente il motivo! - .

Non ci sto capendo niente.

Sollevatosi dal letto, dopo avermi ammiccato, si dirige nuovamente verso la porta…

-         Milo - .

Il cavaliere dello scorpione si volta, aspettando poi pazientemente che parli.

Vorrei potergli dire tante cose.

Vorrei potergli dire che, nonostante sia ormai tutto passato, mi sento ancora in colpa per averli trascinati in quella brutta situazione…

Che mi dispiace di aver alzato la voce nei giorni scorsi, presa dall’ansia e dal nervosismo, quando sarebbe stata l’unica persona che avrei tanto voluto limitarmi ad abbracciare, correndo perfino il rischio di non poterlo più fare se le cose si fossero evolute negativamente…

Che, Al a parte, è merito suo se non sono completamente impazzita qui al Santuario.

Con Mu ritiratosi in un isolamento forzato e insensato, che tutt’oggi, nonostante si tratti di una persona che conosca da tempo, non riesco a comprendere… Con Shaka perennemente in concentrazione sul nulla, incurante della vita vera che gli scorre attorno e che, giorno dopo giorno, a causa dell’armatura di cui è il custode, rischia di perdere da un momento all’altro…

Con gli altri cavalieri, dietro i quali solo poche volte sono riuscita a scorgere gli uomini… e non sempre s’è trattata di una bella rivelazione.

Con tutto il mondo che mi ha circondata fino ad ora, lui è stato l’unico in grado di ammortizzare questa triste realtà… sorridendo laddove ci sarebbe stato posto solo per le lacrime e ironizzando sempre e comunque su tutto.

La mia ventata di umanità.

… ma potrei riassumere tutto in un semplice “grazie”?

-         Aspetta… devo sedermi? Oppure… no, no, no, no! Non sono nella posizione adatta per poter ricevere una dichiarazione! Non da te! - .

Sarebbe troppo poco.

-         A cosa accidenti volevi alludere prima? – gli chiedo accigliata, trovando il modo per riempire quel silenzio e chiedendogli la cosa che mi ha lasciata più basita della sua visita.

Il cavaliere dello scorpione sembra tentennare… prima di voltarsi a guardare la porta – probabilmente per accertarsi che non vi sia nessuno – e avanzare nuovamente verso di me, trascinandosi la sedia sulla quale si è seduto precedentemente Aioria.

-         Non fare la gnorri con me… - sussurra, chinandosi col busto per avvicinarsi di più a me.

-         Non attacca… tra volpi ci s’intende - .

… tra volpi??

-         Stai facendo il doppio gioco? – .

Il doppio…? Ma che ca-…!

Il suo sguardo sornione diventa in breve malizioso, facendomi pulsare violentemente un paio di vene in testa.

Inspiro ed espiro profondamente, facendo fuoriuscire dal naso aria come fossi un toro pronto a incornare il matador…

-         No… forse non è propriamente corretto definirlo così… anche se… beh, suvvia, ce l’ha un po’ l’aria da doppio gioco se vuoi che sia completamente sincero con te… - continua a sproloquiare, facendomi sgranare gli occhi ad ogni nuova. – Non fraintendermi, non ti sto giudicando! A dirla tutta sarei l’ultima persona a doverti fare la morale – sorride sotto i baffi, distogliendo lo sguardo dal mio e grattandosi il naso con fare che – anche se in maniera agghiacciante – non potrei che definire birichino.

-         Ma mi sento in dovere di avvisarti che così facendo rischi di perdere entrambi – riprende, ritornando serio e gesticolando come un insegnante che tenta di dare lezioni ad una bambina.

-         Volendo valutare il tutto sotto un altro punto di vista potrei considerare l’ipotesi che è una trovata geniale! La gelosia talvolta riesce a fare miracoli! - .

-         O è una prova di resistenza per vedere chi si sbilancia prima? - .

-         Milo - .

-         Anche questo ha i suoi pro e i suoi contro… potresti aspettare in eterno che quei due pezzi di marmo si decidano a fare la prima mossa! Dovresti cercare di guardare dentro te stessa e capire chi ti piac-… - .

-         SCORPIO! –  esclamo esasperata, con gli occhi fuori dalle orbite per il nervosismo, riuscendo finalmente e stopparlo.

-         Nonomura? – mi chiede con nonchalance, guardandomi sorpreso e incuriosito… facendomi saltare ancora di più i nervi!

-         CHE CAZZO STAI BLATERANDO?! – gli chiedo fuori dai gangheri, ormai incurante di tutti i dolori che mi attraversano il corpo, cercando disperatamente di sollevarmi per riuscire a guardare meglio questo psicopatico che mi ha fatto andare in escandescenza!

-         E dai… non c’è bisogno di urlare… - .

-         Che-cazzo-blateri? – scandisco rimodulando la voce, non per assecondare la sua richiesta ma per dare pace alle mie corde vocali, ancora esauste e poco propense ad assecondarmi.

Milo scuote la testa con dissenso, guardandomi come si guarda una pazza e non si sa come compatirla… ma diamine!

-         Perché reagisci sempre così? - .

-         Perché tiri in ballo questioni senza senso giungendo alle conclusioni più disparate senza saperne un tubo?! - .

-         Reiko ma io scherzo… - .

Il modo in cui pronuncia quella frase mi fa finire il cuore nei calzini, facendomi rendere conto di quanto sia stata pessima a urlargli contro in quel modo.

-         Provocarti è l’unico modo per portarti a parlare di ciò che eviti accuratamente anche solo lontanamente di sfiorare - .

-         Un motivo ci sarà se non lo sfioro… - non mi rendo nemmeno conto di aver veramente detto ciò, che sollevo gli occhi, giusto in tempo per osservare il sorriso divertito dipintosi sul viso del cavaliere dello scorpione.

-         Allora lo ammetti - .

Chiudo gli occhi in preda alla disperazione, avvertendo un fitta acuta attraversarmi la testa e intorpidirmi i sensi.

-         Ehi – pronuncia allarmato Milo, sollevandosi di scatto e avvicinandosi, mentre conduco la mano libera ad una tempia, sentendo una vena pulsare forsennatamente. - Ti senti bene? Vuoi che chiami qualcuno? - .

-         No… - biascico, chiudendo e riaprendo gli occhi, vedendo ad intervalli la vista sfocarsi e rifarsi nitida. – Sto bene -.

-         Mi dispiace… non intendevo farti agitare - .

-         Dispiace a me. Non è colpa tua… sono una bambina… - pronuncio, mentre lascio che le mani di Milo mi aiutino a ristendermi sul materasso, precedentemente abbandonato per assalirlo verbalmente.

Senza quasi rendermene conto mi lascio avvolgere dal buio… avvertendo appena la voce in lontananza di Milo scusarsi di nuovo e augurarmi un buon riposo prima di abbandonare la camera.

Nonostante la spossatezza che mi ha messa nuovamente ko, impiego tempo prima di addormentarmi, gli occhi chiusi, a differenza di quanto pensassi, non mi agevolano.

Proprio ora che lo vorrei non riesco a mettere la mente in stand by. Per quanto mi sforzi di pensare non riesco a trovare nulla che possa essere in grado di placare la guerra che le poche e apparentemente innocue frasi di Milo hanno fatto scoppiare nella mia testa.

 

 

Ero convinta che durante la mia assenza Shaka avesse fatto ridipingere le pareti della camera dove mi ha permesso di stare.

Avrebbe potuto approfittarne… insomma, se ci avesse provato in mia presenza sono convinta che sapesse che avrebbe incontrato resistenza! Con mia somma sorpresa, invece, non ha fatto toccare nulla.

Versato un po’ di thè verde, preparato poco prima, in due tazze, afferro entrambe per i manici con la mano libera – l’altra è ancora fasciata -  e mi dirigo lentamente verso la sala in cui s’è ritirato il cavaliere della sesta casa, trovandolo chino su alcuni libri inerenti alle religioni induiste.

Sono rimasta sorpresa da come certe abitudini siano cambiate da quando ho rimesso piede nella sesta.

Potrei quasi dire che mi manca prendere in giro Shaka per la sua fissa per la meditazione. Ogni giorno tendevo ad entrare quattamente – nonostante sapessi che mi avvertiva - nella sala di meditazione e associarlo al primo oggetto inanimato che potesse somigliargli e che mi veniva in mente al momento.

Da quando ho abbandonato la tredicesima per ritornare alla sesta – ossia da circa un mesetto - sarà capitato, sì e no, un paio di volte che lo abbia trovato a meditare.

Ha trascorso la maggior parte del tempo a divorare volumi su volumi, consultandosi e confrontandosi frequentemente con Dohko e Mu sull’argomento in esame.

A proposito di quest’ultimo, non lo vedo esattamente dalla prima e ultima volta che è venuto a trovarmi alla tredicesima casa, quand’assomigliavo ancora ad una mummia, come direbbe lo scricciolo.

La contentezza di vederlo entrare nella camera è svanita nel momento esatto in cui ho intravisto un sorriso di circostanza sul suo volto lasciato passare per “caloroso”.

Frequentando Shaka così assiduamente nell’ultimo periodo ho avuto modo di riconoscere a vista d’occhio quello che comunemente si definisce “distacco ascetico”.

È lo stesso tipo di atteggiamento con cui ho conosciuto Mu, agli esordi. Ma allora era comprensibile, non mi conosceva, non lo conoscevo.

Ecco, il punto è che sembra essere ritornato a comportarsi come agli esordi.

Oppure ancora una volta sono stata io ad impressionarmi.

Ipotesi plausibilissima se, come al solito, mi fossi concentrata ancora una volta solo e unicamente su me stessa. Sui miei timori, sulle mie ansie, sulle mie turbe mentali.

La convalescenza al tredicesimo tempio, in cui ricevevo, sì, delle visite, ma rade e di breve durata, mi ha dato modo di riflettere parecchio, così come avevo desiderato fare, su tutto e tutti.

Più su tutti, che su tutto a dire il vero. Ho cercato di evitare di pensare allo scontro il meno possibile, dal momento che non mancava di ripresentarsi sotto forma di incubo ogni benedettissima notte. Ed ogni volta finiva in modo diverso.

Una volta vedevo morire i ragazzi uno ad uno, un’altra volta non riuscivo a schivare le teste infuocate e diventavo una torcia umana, un’altra volta ancora ero io a vedere le mie braccia abbrustolirsi e Kalì sghignazzare.

Dohko, paziente e disponibilissimo come sempre, mi ha spiegato che non c’è nulla di cui preoccuparsi e che devo solo pazientare. Il mio spirito, ancora turbato, ha finito inevitabilmente con l’influenzare la mia attività onirica, riversando in essa ogni forma di timore che, in una situazione reale, ho temuto potesse realizzarsi.

E tra i vari sogni, incubi e affini, mai che Parvati sia venuta a farmi visita.

Non che mi aspettassi una pacca sulla spalla per l’ottimo lavoro eseguito – d’altronde sarebbe stato abbastanza inquietante beccare due delle braccia di Parvati su una spalla, avrebbero finito con l’amputarmi l’arto – ma almeno… bah… spendere qualche parolina… in fondo, sì, lei c’ha messo il cosmo, e sarebbe stato l’unica cosa che eventualmente ci avrebbe rimesso. Io ci stavo rimettendo il culo, ecco.

E invece nulla.

Ho provato più volte a concentrarmi, a provare a cercarla, ma nulla. Sono stata più volte in quello spazio dimensionale in cui l’ho vista per la prima volta, ma nello specchio non sono riuscita a scorgerla… se non rare volte, ma in lontananza.

Ho visto la sua figura avvolta dall’ombra, per niente nitida e ho pensato che… boh. Forse è in lutto. In fondo era da parecchio che combatteva contro Kalì, un po’ ci si sarà affezionata alla fine.

Questa mia constatazione è riuscita a farmi assistere ad un evento, a mio parere, straordinario.

Shura, cavaliere del capricorno, custode della decima casa del santuario di Athena, ha riso.

Io e Angelo – che tentavo di tenere a bada poiché non la piantava di prendermi in giro facendo battute infelici sulle mie condizioni – ci siamo girati verso di lui, lentamente, in contemporanea.

L’avevo buttata fuori così, per caso, usando il mio classico sarcasmo velenoso innato e lui è scoppiato a ridere di botto.

È trascorso un bel pò di tempo perché si riprendesse, tanto che Death Mask ha dovuto far ricorso al suo tipico savoir-faire cavalleresco.

-   Che minchia ridi? - .

Già “minchia” per me è risultato difficile da associare a qualche termine familiare, quando poi Shura gli ha risposto in spagnolo e Angelo ha continuato a rispondergli a sua volta nel suo particolarissimo idioma italiano, ho perso le speranze di riuscire a seguire la conversazione.

A quel punto ho cominciato a parlare nel mio idioma indiano, così, giusto per.

Vi lascio immaginare l’espressione di Saori, entrata nella camera perché attirata dalla confusione linguistica. Credo che per un minuto abbia temuto che qualche strano fenomeno causato chissà da chi, stavolta, avesse ristabilito il disordine verbale manifestatosi durante gli avvenimenti della torre di Babele.

Beh, non ho dormito durante tutte le ore di lezione del maestro Shin, ecco.

Sarebbe stato il massimo se Saori ci avesse ripresi a sua volta in greco, ma, ahimè, si è limitata a sbattere le sue lunghe ciglia tinte, perplessa, e a ritornare alle sue faccende.

Tutto ciò, per farvi meglio comprendere quanto le cose si siano rivelate sorprendenti sotto certi aspetti. Ogni cavaliere mi ha dato modo di conoscere un aspetto del proprio carattere che mai avrei immaginato gli appartenesse.

Potrei stilare un elenco lunghissimo in merito a tutte le cose che ho avuto modo di sapere sui cavalieri di Athena - non certo perché loro tutti si son dimostrati improvvisamente molto ben disposti a confidare le loro magagne alla (ex?) reincarnazione di Parvati-… semplicemente perché il cavaliere del toro è un tipo a cui piace molto parlare… e a me piace molto ascoltare!

Scherzi a parte, l’unico di cui mi aspettavo di ricevere visite più frequenti… si è presentato una volta sola.

Mi ha chiesto come mi sentissi… lasciando che gli parlassi dell’intera faccenda senza battere ciglio… limitandosi a sorridere solo di tanto in tanto…

Non so spiegarlo.

Certo, era chiaro che fosse contento di vedermi lì, davanti a lui, ancora tutta intera dopo aver affrontato una mia simile di un certo spessore… ma… mi è sembrato anche… molto triste.

Ho associato quel suo stato d’animo alla probabile spossatezza psicologica dovuta all’intera faccenda… deve senz’altro essersi preoccupato anche lui… aver valutato tutte le probabili capitolazioni della situazione, preparandosi, come me, al peggio per essere pronto ad agire di conseguenza… e cioè combattere… ma…

Per quanto possa aver tentato di darmi quel tipo di impressione, anche se è ormai da tanto che non ci parliamo come ai vecchi tempi, lo conosco.

Era palesemente triste.

Ho provato ad invogliarlo a mia volta a parlare… ma senza successo.

L’esperienza mi ha insegnato che se il Grande Mu non vuole parlare, è una pessima mossa porgli domande dirette. Si finisce con l’allontanarlo ancora di più, e con la situazione dalla quale proveniamo noi – dove l’ultima conversazione decente avuta risale ai tempi in cui ancora ero ospite nella sua casa – non mi sembra il caso.

Prima ero terrorizzata dall’idea di non riuscire a sopravvivere allo scontro… e ciò mi portava ad essere paranoica, nervosa, irrequieta e frettolosa. Una rompi coglioni di prima categoria.

Ne è conseguito un comportamento infantile al quale lui più volte si è dimostrato ben disposto ad assecondare – talvolta – e a pazientare – sempre.

 

-         Mu… - .

I suoi occhi incrociarono i miei, attendendo che continuassi.

-  Grazie – scandii, prima di rifletterci approfonditamente come usavo fare per ponderare le parole, come mio solito. Era la cosa più naturale che potessi fare, capace di riassumere interi discorsi che, in quella circostanza, sarebbero risultati troppo noiosi, troppo ripetitivi. Semplicemente di troppo.

-  Non ricordo di averlo mai fatto da quando è iniziata questa storia. E se l’ho fatto è stato sicuramente per altro… e comunque l’ho fatto poche volte - .

Continuò a guardarmi, senza distogliere lo sguardo dal mio, posandolo poi sul braccio fasciato che tenevo poggiato in grembo, retto da una fascia avvolta attorno al collo.

Il suo sguardo parve spegnersi, poi abbassò il capo.

-         Al contrario, non avresti mai dovuto farlo – mi disse, evitando di guardarmi negli occhi. Capii al volo a cosa si riferisse, agli ipotetici assurdi sensi di colpa che probabilmente lo avevano condotto a distogliere lo sguardo.

-         Guardami - .

Non fui perentoria. Quasi lo sussurrai, dolcemente, ottenendo poco dopo ciò che desideravo.

Avevo ormai gli occhi lucidi. Ond’evitare parole di troppo che avrebbero finito col farmi scoppiare a piangere, allungai una mano. Semplicemente. Rivolgendone il palmo verso l’alto per invitarlo ad afferrarla.

Lessi molta sorpresa nei suoi occhi e non trascorse poco prima che si decidesse ad assecondarmi nuovamente.

Quando ebbi stretto la sua mano nella mia lo tirai verso di me, costringendolo così a sedersi sul letto. Chiusi gli occhi nel momento in cui la stessa mano che prima stringeva la sua andò ad avvolgergli le spalle – per quanto riuscisse – facendomelo abbracciare.

-         È grazie a te se sono ancora viva – dissi tra le lacrime, non curandomi della postura rigida che aveva assunto. Lo sentii poco dopo ricambiare l’abbraccio con la stessa intensità, se non superiore, mentre una sua mano andò a poggiarsi sui miei capelli, indugiando parecchio prima di convincersi a carezzarmeli.

Ma non rispose. Andò via.

 

Sono passati quindici giorni. Non l’ho più visto da allora.

Il bello è che non ho avuto nemmeno l’occasione d’incontrarlo durante le sue brevi visite alla sesta casa.

Forse esagererò… ma, francamente, non mi sento di escludere più nulla.

Ho la netta sensazione che mi stia evitando.

Perché dovrebbe farlo? Bella domanda. L’unica cosa che mi sento di aggiungere è che, altrimenti, il suo comportamento non si spiegherebbe.

Presa come sono dai miei pensieri nemmeno mi accorgo che Shaka ha chiuso e riposto il volume che stava leggendo, prendendo a sorseggiare la sua tazza di the, chiaramente ad occhi chiusi.

Lascio vagare il mio sguardo dal suo volto alle sue mani, spostandolo poi sul libro posto sul tavolo, poco lontano da lui.

-         Cos’è che state cercando, con esattezza? – gli chiedo, continuando a soffermare il mio sguardo su quel grosso volume indiano.

-         Ulteriori informazioni sul culto di Kalì - .

Per poco non mi lascio sfuggire la tazza di mano, sgranando gli occhi.

-         Perché? - .

-         L’aver sconfitto la sua reincarnazione non significa aver sconfitto definitivamente la divinità - .

-         COSA?! - .

-         È un’ipotesi. Non siamo sufficientemente informati sui culti induisti. Ecco la ragione per cui stiamo consultando tutti i testi che facciano anche solo un piccolo riferimento all’argom-… - .

-         Ma l’ho sconfitta! – lo interrompo, irrigidendomi e stringendo convulsamente la mano attorno alla tazza, ancora piena di liquido ambrato. – Le ho sciolto le mani, le ho rotto la testa! – sbotto inorridita dalle mie stesse parole. – I ragazzi l’hanno seppellita! Non può essere ancora vi-… - .

-         Stai continuando a parlare del corpo - .

-         Nulla ci da la certezza che le reincarnazioni induiste siano uguali a quelle greche - .

-         Tu stessa ci informasti che Parvati avrebbe usufruito del tuo corpo solo momentaneamente - .

-         Il che equivale a pensare che, conclusasi la guerra contro Kalì, non avrebbe avuto più motivo di usufruire del tuo corpo. Concordi? - .

-         No – rispondo senza neanche riflettere. – No… non può essere che… no… - .

-         Parvati è ancora dentro di te. Mi sorprende che tu non riesca a comprendere che… - .

-         Non è possibile - .

-         Lo è - .

-         Non m’interessa – butto fuori in un sibilo, battendo la tazza sul tavolo e sollevandomi di scatto, scostando bruscamente la sedia.

-         Dovrebbe. Qualora i nostri timori si tramutassero in certezze dovremo tenerci pronti a… - .

-         Dovrete – lo correggo, scandendo la parola meticolosamente.

Lui s’interrompe per un attimo, senza però muoversi di una virgola, rimanendo sempre nella sua solita imperturbabile posizione.

-   Io me ne vado. E se provate anche solo minimamente a impedirmelo stavolta non avrete vita facile. Dovrete amputarmi le gambe, se non addirittura uccidermi. Ora basta – tiro fuori tutto d’un fiato, spostando la sedia in malo modo e voltandomi, per uscire dalla sala.

-         Dunque verresti meno al tuo dovere? - .

-         Quale dovere, Shaka… QUALE CAZZO DI DOVERE?! - .

Come mi aspettavo, la sua espressione muta improvvisamente, facendosi severa.

-         Il dovere della divinità che reincarni. Il dovere di assicurare la sconfitta del male e la pace sulla terra. Il dovere per il quale sei stata chiamata a combattere - .

-         Quel dovere di cui parli mi ha fatto uccidere una persona! Una persona che probabilmente non centrava nulla! Quante probabilità ci sono che la prossima a cui spacco la testa sia la cattiva giusta, eh Shaka?!-.

-         Le stesse che potrebbero decretare la tua vittoria o la tua sconfitta - .

-         La mia vita o la mia morte! - .

-         Esatto - .

-         E ciò dovrebbe tranquillizzarm? - .

-         Perché non dovrebbe? - .

-         È il tuo destino. Così come il mio è quello di proteggere Athena e combattere contro tutti coloro che possano minacciarla anche solo lontanamente. Si nasce per seguire il percorso che le stelle hanno già deciso da tempo per noi. Non serve a nulla disperarsi e tentare di rinnegarlo, fa parte di noi, va semplicemente accettato - .

Stelle? Percorsi già prestabiliti? Accettare??

-         Senza contare che non si sta parlando solo di te – pronuncia infine, sollevandosi anch’egli dalla sedia e avvicinandosi con passo cadenzato, quasi senza che me ne accorga, presa come sono dal riflettere sulle sue parole.

-         Smettila di sentirti la protagonista assoluta – sibila a pochi centimetri del mio volto, chinandosi lievemente verso di me, imprimendo in quella frase tutto l’astio che può.

Resto senza parole ancora una volta, affranta.

Non centra nulla la minaccia che continua ad aleggiare come un fantasma su di noi, continuando a farci temere il peggio.

Era una cosa alla quale avevo già pensato…

Anch’io ho ipotizzato che ci fosse un motivo importante per cui Parvati non mi avesse ancora fatto ciao ciao con le manine. Il sentirmelo dire non ha fatto che sottolinearla di più. Ma non è stato questo ad avermi sconvolta. Ero in un certo senso preparata

Il cavaliere della vergine mi ha ormai sorpassata, abbandonando la sala.

Molto lentamente seguo i suoi passi, il suo cosmo… fino a trovarmi nella sala di meditazione.

È ormai nella posizione del loto, con la sua solita espressione impassibile e i suoi occhi perennemente chiusi. Il problema principale.

-         Vuoi riprendere gli allenamenti? - .

Abbasso gli occhi, ancora più affranta, avvertendo una tristezza assoluta invadermi lo spirito e le membra.

-         No. Mi chiedevo solo su cosa avessi da meditare dal momento che non ti tange nulla - .

Abbandono la sesta casa, senza fretta, quasi trascinando i piedi.

Dopo appena un lieve turbamento il cosmo di virgo ritorna ad essere calmo.

 

 

-         Va bene così? - .

-         Va benissimo, Kiki - .

-         La prossima volta gliene portiamo altri - .

Mi limito a sorridere mestamente, posando gli occhi sulla lapide bianca su cui lo scricciolo ha adagiato dei garofani.

Il maestro Shin li adorava. Il tempio non ne era mai sprovvisto.

Non credevo che ritornare in India avrebbe potuto donarmi serenità. Se si può definire tale lo sgomberamento parziale di pensieri negativi dalla mente.

Ho riferito a Saori le mie intenzioni il giorno stesso in cui ho avuto l’ultima discussione con Shaka. Con non poca sorpresa… ma non s’è azzardata ad aggiungere nulla… sembrava aspettarselo.

E con mia somma sorpresa mi ha chiesto di pregare per lui e per gli allievi che hanno avuto la stessa sorte anche da parte sua.

Ho dovuto rimettere piede nella prima casa per chiedere a Kiki se avesse voglia di accompagnarmi… altra cosa che non mi aspettavo minimamente potesse tranquillizzarmi.

Non ho tutti bei ricordi correlati alla casa dell’ariete… ma a quanto pare i positivi sono riusciti a influire maggiormente su di me. Paradossalmente, mi sono risentita a casa. Sì, in un certo senso mi è mancata.

-         Che fai? – chiedo allo scricciolo, vedendolo portarsi a carponi sul terreno parallelo alla lapide del maestro.

-         Tolgo le erbacce – mi risponde con naturalezza, intenerendomi a dismisura, facendomi salire le lacrime agli occhi.

Beh, prima o poi doveva succedere.

 

-         Qualora avessi l’impulso di lasciarti andare… fallo - .

Guardai Mu – fino a quel momento ignorato – negli occhi, vedendolo sorridere nel suo classico vecchio modo amichevole…

-         È una peste. – continuò, riferendosi e voltandosi verso il fratello, impegnato a far altro. – Ma sa essere una peste molto discreta - .

 

Senza forzarmi in alcun modo di fare il contrario, lascio che le prime lacrime mi scorrano sul viso, sfogandomi in un pianto dirotto non appena le mie ginocchia toccano terra e la mia fronte entra in contatto col freddo della lapide.

 

 

 

-         Oh! Finalmente un raggio di sole! - .

… il solito. Mi lascio sfuggire un sorriso, abbassando poi la testa per non dargli la soddisfazione di vedermi ridere.

-         Ma se è nuvoloso! – sbotta Aldebaran, rivolgendosi all’amico come chi ha appena avuto la conferma che quest’ultimo non abbia tutte le rotelle a posto. Camus gli riserva lo stesso trattamento, solo che nella sua classica maniera glaciale.

-         Smettetela di guardare il cielo e guardate di fronte a voi! – esclama Milo, ammiccandomi e rivolgendomi un sorriso luminosissimo.

Ci credo che una marea di donne non ci pensino su due volte prima di infilarsi nel suo letto. Ci credo eccome.

-         A-ha! Guardate chi si rivede! – mi saluta Aldebaran, accorgendosi di me, avanzando il passo – incurante delle occhiatacce che gli rivolge la gente che finisce con l’urtare -  e poggiandomi una mano sulla spalla a mò di saluto. Sorrido intenerita, slanciandomi per abbracciarlo brevemente, prima di ammiccare a Milo e fare un cenno di saluto a Camus con una mano.

A questa distanza riesco a rendermi conto che il viso di Milo è un po’ più… rosso del solito.

-  Hai bevuto? – chiedo direttamente, osservandolo interdetta avanzare con spavalderia verso di me, venendo ricondotto indietro da Camus, mentre Al avvicina il pollice e l’indice di una mano per darmi un’idea di quanto sia giusta la mia ipotesi.

-         Questa volta pensavamo non saresti tornata! – scherza il cavaliere di Scorpio, riferendosi al mio ultimo ritorno in India, durato più a lungo dei precedenti.

Come la prima volta, risalente ormai a un annetto fa, Saori non ha avuto nulla da obiettare sulle mie decisioni. Ha lasciato che mi allontanassi tranquillamente ogni qualvolta lo volessi, rendendosi disponibile a riospitarmi ogni volta avessi fatto ritorno al Santuario.

Non potendosi considerare conclusa la missione Kalì – fino a prova contraria - non ha ritenuto opportuno allontanarmi completamente, nonostante non sia accaduto più un accidente da quando ho combattuto contro la reincarnazione di quest’ultima.

Ciò che ancor oggi ci rimane perplessi è il fatto che Parvati non abbia abbandonato il mio corpo.

Ho avuto modo di “rivedere” la divinità che ospito qualche mese dopo il mio ultimo tentativo di mettermi in contatto con lei.

Solo che è stato molto strano.

Sembrava arrabbiata…

No. Non è il termine giusto. Parvati sembrava incazzata nera.

Quasi come se le dessi fastidio… nemmeno fossi io l’ospite indesiderata.

Non mi ha rivolto parola, limitandosi a lanciarmi occhiatacce di fuoco ogni volta tentassi di chiederle spiegazioni. Ed ogni volta che l’ho fatto mi ha rispedito indietro senza tanti complimenti, procurandomi tachicardie e attacchi di panico per lo shock di transito. Così l’ha chiamato Dohko in termini spiccioli.

E il suo stato d’animo deve aver finito con l’influenzare anche me, che sono stata intrattabile per giorni. Non a livelli d’incazzatura… ma a livelli di angoscia.

Sono stata colta dal panico più volte nelle situazioni più disparate, così, improvvisamente, senza alcuna causa apparente.

Ho finito col riprendere la meditazione con Shaka, ma anche in alcuni di quei momenti ho avuto serie difficoltà a concentrarmi. Niente sembrava riuscire a infondermi calma.

Poi è stata la volta di Mu, che ha tentato di sondarmi la mente in profondità per cercare di stabilire un qualche tipo di contatto con la divinità mestruata che sapevo presto o tardi avrebbe finito col trapanarmi il cranio.

Non sapevamo quanto una cosa del genere potesse funzionare. Saori ha perfino assistito a questa prova, tenendosi pronta a tentar di raggiungere col suo cosmo quello di Parvati per stabilire un contatto diretto… ma ciò che ne abbiamo ricavato è stato solo un fallimento da parte loro e un indescrivibile mal di testa da parte mia.

E quando dico indescrivibile è perché davvero non saprei come spiegarvelo.

Ricordo solo di aver sentito un fischio acuto e assordante attraversarmi la testa come se volesse tagliarmela in due, e due forze che si spingevano l’una contro l’altra in maniera così violenta che ho quasi temuto potesse davvero esplodermi la testa da un momento all’altro.

Ho finito perfino con lo stringermela tra le braccia… ma ovviamente non è successo nulla di ciò che avevo temuto. Mi sono solo sanguinate le orecchie. E Mu è impallidito, chiudendosi nei giorni a venire in un mutismo peggiore dei giorni precedenti.

-         Lo speravate? – chiedo ironica, rivolgendo uno sguardo indecifrabile a Camus, cercando di captarne la reazione.

-         Non dire blasfemità! – esclama Al, spalancando i suoi piccoli occhi scuri come se ne avessi davvero pronunciata appena una.

-         E son due – ribatto, abbassando gli occhi, aspettando che il cavaliere di Scorpio, come al solito, afferri al volo le mie allusioni, nonostante attualmente sembri essere più di là che di qua.

-         Io mi offenderei – dice infatti subito dopo, sollevando un dito e un sopracciglio con fare saccente, rivolgendosi ad Aldebaran e riuscendosi a farsi perfino prendere sul serio.

Al si limita ad osservarlo interrogativamente, aspettando che si spieghi.

-         Ti ha appena paragonato a Shaka, amico mio! - .

Trattengo a stento una risata, riuscendo a intravedere le labbra di Camus inclinarsi lievemente in un sorriso.

-         Questa poi! – ribatte Al dopo un minuto di smarrimento, allontanandomi come se si fosse scottato. A quel punto scoppio a ridere, coinvolgendo anche lo scricciolo, che se n’è rimasto buono buono fino a questo momento al mio fianco, osservando divertito il solito siparietto che viene fuori ogni volta che faccio ritorno in Grecia.

-         Tu invece ne stai approfittando per andare continuamente a zonzo, eh? – gli chiede il cavaliere del toro, scompigliandogli giocosamente la folta chioma rossa.

-         Reiko ha bisogno di essere teletrasportata! – esclama orgoglioso, colpito nell’orgoglio, probabilmente credendo che Al abbia in qualche modo potuto sottovalutare il suo ruolo.

-         Chiaro. Se non fosse per te davvero avremmo potuto ricevere solo cartoline da questa sciagurata! – mi rimprovera il cavaliere dello scorpione, appoggiandosi fiaccamente ad un seccato cavaliere dell’acquario, che si limita a polverizzarlo con un’occhiataccia lanciata di sbieco.

-         Dove vado io ho difficoltà a trovare francobolli… - .

-         Figuriamoci, a maggior ragione! – ribatte in maniera fintamente indignata Al.

Rido, ascoltando divertita i vari scambi di opinione sull’argomento tra lui e Milo, mentre Camus si limita ad annuire di tanto in tanto, lanciandomi sguardi carichi di comprensione nel momento in cui rivolgo gli occhi verso l’alto.

-         Avete finito di parlare in mia presenza come se non ci fossi? - .

-         Tre, Reiko. – mi risponde Al, continuando a mantenere il punto.

Ci risiamo…

-         Tre. Tre mesi. Un telefono pubblico dovrà pur esserci in India! – aggiunge Milo.

-         Potrebbe non esserci la necessità di farsi sentire – gli fa notare giustamente Camus, sospirando poi spazientito, facendomi brillare lievemente gli occhi dalla commozione.

-         Perché quest’uomo ha capito tutto e voi no? - .

-         Ehi! – solleva le mani Milo, come a sottolineare che lui non centra. – È Al che ne fa una questione di principio, io sostengo tutt’altro! - .

-         Sarebbe? – chiediamo io e Al all’unisono.

-         Ti sei innamorata - .

-         Eh? – richiediamo io e il cavaliere del toro, entrambi stupefatti da quell’esclamazione.

-         È chiaro, ti sei innamorata! Cosa potrebbe spingerti ad abbandonare il santuario e fuggire in India? - .

-         Fuggire – ripeto, scandendo la parola come a cercar di trovarne un qualche altro tipo di significato.

-         Fuggire! – ripete con enfasi Milo, come a voler sottolineare il fatto con ovvietà. – Avresti potuto almeno avvisarci…avremmo potuto, da buoni amici, preparare psicologicamente l’ariete… adesso chi lo sente que-… - Una gomitata nelle costole di Al lo interrompe, facendogli rivolgere lo sguardo allarmato verso la creaturina che è ora alle mie spalle, (fortunatamente) distratto, intento a calciare via dei ciottoli.

-         Ops – biascica Milo, portandosi una mano al lato del torace colpito, per poi tastarselo e ritirare prontamente l’arto. – Ciò non toglie che odi te e Aioria profondamente – si rivolge ad Al, che continua a guardarlo con fare ammonitore, sfidandolo.

Ci risiamo anche qui…

Qualora si stufasse di proteggere Saori, Milo potrebbe tranquillamente fare lo scrittore di romanzi rosa.

-         Che ne direste di un bel caffè? – chiedo poi improvvisamente, tentando di cambiare discorso e allentare la tensione che sembra essersi creata dopo il fantastico intervento di Milo.

-         Doppio – pronuncia Camus, annuendo, indicando il compagno al suo fianco e trascinandoselo dietro fino ad un bar posto all’angolo della strada in cui finora abbiamo parlato.

 

 

 

-         SONO TORNATA! – urlo nell’atrio della sesta casa, sapendo benissimo di turbare l’intensissima noiosissima meditazione del custode, facendo capolino nella sala di meditazione per controllare di aver ottenuto l’effetto desiderato, mentre con una mano tento di disfarmi del manto di lana che Yami si è premurato di donarmi in occasione del mio ritorno in Grecia.

Sì, Yami. Il poverino che stava per essere decapitato dai thugs.

Ricordo ancora la sua espressione nel rivedermi fare ritorno in India, dopo tanto tempo dall’episodio del tempio shivaita.

Non sapeva da dove iniziare. Se chiedermi come stessi, come facessi ad essere viva dal momento che tutti mi credevano morta da quando il tempio del maestro Shin era stato attaccato, chi fossero quelle persone che hanno combattuto con me contro i thugs

Alla fine ha finito col piangere e con l’abbracciarmi, finendo col far piangere anche me.

Yami è l’unico sopravvissuto dello sterminio del tempio… l’unico mio appiglio col passato… coi ricordi legati a quella parte della mia vita.

Ci siamo messi a parlare a lungo… del maestro Shin… di quanto la mia vita fosse cambiata da quando sono riuscita a trovare “delle persone che mi hanno aiutata ad affrontare il tutto” (è stata l’unica cosa che gli ho detto dell’intera faccenda di Athena, non mi è sembrato il caso scendere nei particolari).

In merito ai thugs… non c’è stato bisogno che parlassi di nulla.

È stato lui stesso ad introdurre l’argomento, scurendosi in volto e tremando a tratti, ricordando quei momenti.

Mi ha raccontato dell’attacco al tempio, dettagliatamente, facendo sì che potessi rivivere quegli orribili momenti pur non essendo stata presente… di come sia riuscito a sopravvivere fingendosi morto, mimetizzandosi tra i cadaveri veri e propri, costretto poi a riaprire gli occhi su uno scenario rosso sangue… di come abbia vagato a lungo prima di trovare qualcuno disposto ad aiutarlo… la gente era diffidente. Si sono susseguiti diversi attacchi in poco tempo. Chiunque temeva di venirne coinvolto prima o poi.

Alla fine è riuscito a trovare rifugio in un tempio buddista della città vicina, che gli ha offerto ospitalità e aiuti concreti per ricostruire il tempio andato distrutto.

Progetto di cui mi ha parlato con enfasi…e a cui ho deciso di prendere parte.

Sarà senz’altro dura… ma per me, così come per lui immagino, rappresenta l’unico barlume di speranza di riportare la luce laddove è calato il buio.

Per il resto, non sono accadute poi così tante cose nell’arco di questi nove mesi, è il tempo che è passato tanto velocemente da confondermi.

Non capita di rado che perda la cognizione del tempo. Se non avessi visto coi miei occhi gli alberi perdere le foglie non avrei nemmeno immaginato che fosse trascorsa un’intera stagione.

-         Ti hanno sentita anche i muri – pronuncia placidamente il cavaliere di virgo, non componendosi minimamente.

-         Chissà, forse nella loro vita precedente sono stati così intenti a parlare in continuazione e a non ascoltare che hanno finito col subire tale sorte! - .

-         Non confondere la reincarnazione con la legge del contrappasso dell’inferno dantesco - .

-         Oh! Per un attimo ho temuto per le tue sorti, Shaka. Deve essere terribile rinascere sotto le sembianze di qualcosa che reagisce continuamente e che vive ad occhi aperti… - .

Come era prevedibile, mi ignora.

-         Ti sono mancata? – chiedo dopo un momento di pausa, avvertendo il suo cosmo turbarsi lievemente. Prima che finisca col privarmi di tutti i sensi forse è meglio che tolga il disturbo.

 

 

 

-         È permesso? – chiedo, arrivata sulla soglia della casa del capricorno.

-         Alle rotture di minchia, no! - .

E ti pareva.

-         E che ci fai tu qui? – gli chiedo di rimando mentre stringo la mano al custode della decima casa, facendo riferimento a ciò che ha appena detto a il custode della quarta, spaparanzato sul divano in pelle marrone con una mano sul bracciolo e l’altra a reggere un drink. Il solito piede poggiato sul tavolino di fronte, che Shura minaccia continuamente di amputare con excalibur per salvaguardare il proprio arredamento, ma senza successo.

-         Giù la zampa! – esclama infatti non appena si volta, cogliendo sul fatto Angelo, troppo lento a ritirare l’arto perché occupato ad atteggiarsi.

-         … deduco che qualche volta Shura deve aver calato sul serio excalibur sulla tua pellaccia! – dico osservando ancora Death Mask, che adesso sta osservando capricorn sottecchi, dandomi l’impressione di stare sulla difensiva.

-         Hai indovinato – pronuncia una voce familiare alle mie spalle. Mi volto in direzione della cucina scorgendovi la figura del custode della dodicesima fare ingresso nel salotto… e come al solito mi perdo nella sua perfezione.

Lo saluto, sorridendo e tentando di non arrossire come un’allocca – come ogni volta – quando si avvicina… e mi saluta a modo suo.

Baciandomi sulla guancia. Ad un centimetro dalle labbra.

Finalmente allontanatosi riprendo a respirare. Non che mi dispiaccia ricevere certi tipi di attenzioni da una persona che trasuda sensualità da tutti i pori – vincerei l’oscar dell’ipocrisia se ammettessi il contrario – ma ciò non toglie che m’imbarazza.

E sembra suscitare tal tipo di reazione solo a me, dal momento che qualsiasi persona presente al momento sembra non applicarcisi più di tanto.

È più che ovvio che Aphrodite si comporti così con tutte le donzelle.

-         Sono cresciuti tanto – constata il cavaliere in questione, facendosi scivolare su una mano una ciocca dei miei capelli.

-         Mh… dovrei dargli una spuntatina – dico, afferrando la stessa ciocca ora lasciata da Aphrodite e portandomi le punte di questa davanti agli occhi.

-         Non farlo, stai bene. Non è vero? – si volta verso i compagni chiedendo conferma, ricevendo un mugolio in risposta da Shura e indifferenza assoluta da Angelo.

-         Messa com’è, non credo che un taglio di capelli possa far miracoli - .

-         Cafone – risponde il cavaliere dei pesci a Death Mask, indignato, mentre io mi limito a fare il verso a quest’ultimo alle spalle del primo, fregandomene altamente del responso.

-         EHI! Si può? - .

-         Seguro, seguro! – conferma Shura, sorridendo e preparandosi ad accogliere il cavaliere della seconda casa, sparendo in cucina per poi far ritorno con un altro bicchiere e un’altra bottiglia d’amaro.

-         Ehi! – esclama ancora Al non appena fa ingresso nella casa del capricorno, questa volta sorpreso, sorridendo nella mia direzione.

-         La giornata delle visite! – ironizza Death Mask, roteando gli occhi e bevendo un altro sorso del suo drink, tracannandolo avidamente e svuotando il bicchiere.

-         Stasera tutti da me, gente! – esclama col suo vocione Al poco dopo che ho ringraziato Shura per avermi offerto un bicchierino pieno a metà di liquido ambrato.  – Si festeggia! - .

-         Che cosa? – chiede allarmato Shura, sollevandosi dal divano e dirigendosi in cucina, a sbirciare il calendario appeso sul muro accanto al frigorifero.

-         Come, cosa?! – chiede fintamente indignato il cavaliere della seconda, prima di mettermi un braccio attorno alle spalle, fornendo così la risposta.

-         Perché non festeggiamo quando riparte? – chiede con nonchalance Cancer, senza spostare lo sguardo dall’ennesimo bicchierino che si appresta a tracannare, venendo incenerito all’istante da Aphrodite e ignorato da tutti.

-         Dì piuttosto che hai trovato il pretesto per far baldoria! – esclamo divertita, sorridendo e guardando Al, costretta ad alzare la testa per quanto è alto.

-         Dettagli! – esclama di rimando lui dopo un attimo in cui ha finto di aver riflettuto, scoppiando a ridere in una delle sue classiche risate fragorose, coinvolgendomi inevitabilmente.

-         È meglio che prosegua – pronuncio infine, decidendo di raggiungere Saori, staccandomi da Al e poggiando il bicchierino – dal quale ho praticamente bevuto solo un sorso perché troppo forte – sul tavolino.

-         Mi raccomando! Non voglio sentire storie inerenti alla linea di qua e alla stanchezza di là! Ho in mente una cenetta coi fiocchi, mangia un’insalata e fatti una sana dormita! – sento la voce di Al mentre le sue mani mi afferrano le spalle e mi shakerano come si deve, facendomi leggermente girare la testa.

-         Vi aspetto tutti alla seconda alle otto! – esclama infine, prima di attraversare la decima casa velocemente, sparendo così dalla nostra vista.

-         Speriamo non condisca troppo gli alimenti come al solito… - dice in maniera melodrammatica Aphrodite, mentre Shura rotea gli occhi e Death Mask si accende una sigaretta, soffiando il fumo nella direzione del cavaliere della dodicesima casa.

 

 

 

Sono di fronte al vecchio tempio del maestro Shin, consunto dal tempo e dalle intemperie. È davvero un peccato che nessuno ne abbia avuto più cura da quando il maestro è morto.

-         Reiko? - .

Sobbalzo, voltandomi di scatto verso l’omino che ho affianco.

-         Scusami, Yami – pronuncio, prima di rivolgere lo sguardo nuovamente verso il tempio, questa volta con perplessità.

Quanto tempo è passato affinché la struttura potesse ridursi così?

-         Scusami tu… devo aver interrotto i tuoi pensieri - .

Sospiro, senza staccare gli occhi dal legno marcio che una volta costituiva il tetto.

-         Pensavo che hai avuto davvero una buona idea. Certamente sarà faticoso, ma ho tutta l’intenzione di aiutare te e gli altri volontari a ricostruirlo! – esclamo entusiasta, riferendomi al tempio di fronte a noi, mentre Yami sorride radioso, probabilmente contento della mia risposta.

Mi ci è voluto un po’ di tempo prima di convincermi – autoimponendomelo – a rientrare in quel luogo che io ricordo così pieno di sangue…

Facendovi ritorno più e più volte a poco a poco mi sono riabituata… riuscendo a scacciare tutti gli spettri che aleggiavano nei miei ricordi, riuscendo ad esorcizzarli imponendomi addirittura di dormirci dentro di notte, da sola.

E ci sono riuscita.

Se non fosse stato per gli esercizi di meditazione di Shaka probabilmente avrei avuto serie difficoltà a raggiungere buoni obiettivi in così poco tempo. Ma ce l’ho fatta. L’importante è questo.

-         Hai dato un’occhiata dentro? - .

La voce di Yami mi distoglie dai miei pensieri ancora una volta, facendomi trasalire… e rabbrividire.

Mi volto lentamente verso di lui… indugiando parecchio prima di calare lo sguardo sul suo volto… dandomi poi della scema non appena lo faccio.

Ancora i postumi della battaglia.

Per un brevissimo istante, mi era sembrato di sentire un’altra voce.

-         Sì… più volte… - rispondo alla sua domanda, sorridendo, cercando di recuperare l’impostazione vocale iniziale.

-         Intendo adesso - .

Lo guardo perplessa per un istante, cercando di comprendere la sua domanda.

-         Entra – m’invita a fare Yami, incurante del mio sguardo interrogativo puntato su di lui. – Coraggio - .

Non so perché… ma senza pensarci due volte, lo faccio.

Cautamente, passo dopo passo, tento di addentrarmi in quella coltre di polvere che si solleva al mio passaggio, cercando di scacciare la sensazione sgradevole che mi suscita l’udire le assi del vecchio e ormai malridotto parquet scricchiolare ogni qual volta lo calpesto.

Non vedo nulla… è buio, mal illuminato.

È quindi uno scherzo dei miei occhi, quello?

-   Chi sei? – chiedo alla figura seduta a terra poco lontana da me, di cui riesco a scorgere nitidamente i contorni nonostante non riesca a vedere altro, per il momento.

Strizzo gli occhi per tentar di riuscire a focalizzare meglio la persona che sembra sbattersene altamente del fatto di esser seduta nella posizione del loto al centro di un vecchio tempio buddista così, come se fosse la cosa più normale del mondo.

Per quanto mi stia facendo saltare i nervi non posso che considerare il tutto inquietante.

-         Ehi, dico a te! – esclamo quasi urlando, verso di lei… rendendomi conto, avanzando, che si tratta effettivamente di una lei.

O almeno così sembrerebbe dal corpo esile e la folta chioma di capelli ricci che le funge da criniera.

Alla sua ennesima mancata reazione giungo alla conclusione più razionale.

Non è normale tutto ciò. Non lo è affatto.

Col cuore che mi galoppa in gola, colta improvvisamente da una brutta sensazione, mi volto verso l’ingresso del tempio per urlare a Yami di scappare… ma l’unica cosa che sono in grado di fare è spalancare gli occhi. L’ingresso è sbarrato da diverse assi inchiodate le une sulle altre.

Un rumore agghiacciante che io associo in maniera ancor più inquietante ad uno scricchiolio d’ossa mi porta a farmi voltare di scatto, facendomi mancare fiato in gola per quello che sono costretta ad assistere.

La figura che era seduta poco prima poco distante da me si è alzata, raggiungendomi e afferrandomi la gola con entrambi le mani... scheletriche.

Nel disperato tentativo di liberarmi dalla sua morsa, facendo affidamento su quel briciolo di lucidità e freddezza rimastami, comincio a stringere le dita attorno alle sue braccia scheletriche… rendendomi conto della cosa più agghiacciante.

L’assalitrice ha il mio stesso volto.

 

Mi sollevo dal letto di scatto, boccheggiando e guardandomi attorno spaurita, come se la scena sognata poco fa possa realizzarsi in questo preciso istante.

Resami conto di trovarmi ancora nella casa della vergine, scendo velocemente – seppur maldestramente a causa della paura che mi ha atterrita, immobilizzandomi le gambe – dal letto, liberandomi delle lenzuola porpora e dirigendomi a passo spedito verso l’esterno, imboccando il corridoio e camminando poggiandomi al muro, fino a che, ancora boccheggiante, non riesco a ritrovare la porta che sto cercando.

La stessa che riuscì ad aiutarmi quando chiesi a Shaka di insegnarmi ad essere imperturbabile.

Entro nel nuovo spazio quasi come se in apnea avessi finalmente ritrovato il modo di risalire a galla.

Comincio a correre nel bel mezzo dello sharasoju, incontro agli alberi gemelli, lasciandomi cadere ai loro piedi esausta, cercando di placare l’affanno e imponendomi di calmarmi inspirando ed espirando a pieni polmoni l’aria che questo posto paradisiaco mi offre.

Mi stendo, facendo aderire la schiena al manto d’erba fresca, facilitandomi così la respirazione… che in breve tempo ritorna regolare.

Chiusi gli occhi, mi beo del silenzio che regna questo luogo, schiudendoli per assistere allo spettacolo che mi offrono le chiome degli alberi ai quali ho chiesto asilo, che producono un rumore rilassante agitati dal leggero e discreto venticello che soffia di tanto in tanto.

Quale divinità può aver mai creato un posto tanto spettacolare?

-         Reiko - .

… o per quale divinità sarà mai stato creato?

-         Shaka - .

Ciò che mi fuoriesce dalle labbra potrebbe assomigliare vagamente ad un sussurro per un orecchio ben teso. Ma solo per un orecchio ben teso.

-         Perdonami – gli chiedo, ricordandomi del valore sacrale che ha questo posto per lui, reso accessibile dal custode a soli pochi prescelti. – Soffocavo di nuovo - .

Il cavaliere della vergine si avvicina lentamente, dandomi tutto il tempo di richiudere e riaprire gli occhi, fino a quando non si siede poco distante da me, le gambe rilassate in una posizione da uomo comune.

-         Raccontami - .

Inizio a raccontargli dell’incubo, dell’angoscia e del senso di terrore allo stato puro provato. Non oso pronunciare i dettagli più macabri. Son fuggita qui affinché si allontanassero e che non mi raggiungessero.

-         Sei fermamente sicura che fosse il tuo volto? - .

-         Sicurissima - .

La fronte del cavaliere della vergine si aggrotta per un attimo.

-         Shaka… - lo chiamo ancora, sussurrando nuovamente, senza staccare gli occhi dai rami degli alberi gemelli. Il suo viso si volta verso di me. – Non è ancora finita, vero? - .

Il silenzio che segue è più eloquente di qualsiasi parola.

Blocco un singhiozzo in gola, conducendomi una mano alla bocca per far sì che non possa in alcun modo sfuggirmi. Quando sento le lacrime salirmi agli occhi e minacciare di fuoriuscire da un momento all’altro mi volto su un lato, ponendomi in posizione fetale, dando le spalle al custode della sesta casa.

Comincio a singhiozzare silenziosamente, pregando mentalmente a questo posto di scacciare via gli spettri che mi perseguitano… ma ciò che ottengo è solo un profondo silenzio, rotto di tanto in tanto dai miei lamenti sconnessi.

Poi una mano mi si poggia sulla spalla, portandosi all’altezza della mia testa… prendendo ad accarezzarmela lievemente.

M’immobilizzo all’istante.

Tutto mi aspettavo, fuorché Shaka si mettesse… a consolarmi.

Nel momento in cui il mio corpo s’immobilizza, lo stesso fa la mano dell’uomo che è alle mie spalle, probabilmente tentennante e indeciso quanto me sul da farsi.

Mi rialzo velocemente, evitando di guardarlo in volto, ripulendomi i pantaloni della tenuta da notte dall’erba, anche se non ne hanno bisogno.

-         Andrò via – pronuncio con un tono leggermente più alto delle volte precedenti, continuando a tenere lo sguardo basso. – Devo… devo sconfiggere i fantasmi che mi perseguitano - .

-         Andando dove? – è la domanda che mi rivolge Shaka, con un tono identico al mio.

Scuoto la testa… temporeggiando, non sapendo minimamente cosa rispondere.

-         In India… forse – rispondo, continuando a non rivolgere lo sguardo su di lui.

-         Cosa c’è lì? - . Il mio sguardo si sposta dall’erba ai suoi piedi nudi. E non si muove più di una virgola, nonostante la testa faccia il contrario, nervosamente.

Mi risalgono le lacrime agli occhi. Non c’è più nulla lì.

-         Terreno fertile per ricostruire – è ciò che invece rispondo, capendo a cosa abbia voluto alludere, inspirando profondamente e indurendo lo sguardo.

-         Il mondo è pieno di terreni fertili... – continua, facendomi irrigidire la mascella.

-         È vero – constato con la voce incrinata. – Un posto vale l’altro… - .

-         Non sempre – ribatte subito e fermamente lui. Il mio sguardo risale appena un po’, spostandosi dai suoi piedi candidi.

-         Attualmente non vedo alcuna differenza… - ribatto a mia volta, freddamente, aggrottando la fronte.

-         Nessuna? - .

Rimango perplessa alla sua domanda, chiedendomi dove voglia andare a parare.

-         Eppure tu hai sempre tenuto gli occhi aperti… - .

Scuoto la testa, amareggiata.

-         Non serve a nulla avere gli occhi aperti se non si sa dove guardare… - . Flebile. Sembro non avere più voce.

Perché è tutto maledettamente vero.

Io… non ho nulla.

Nulla.

NULLA.

Delusione, paura, rabbia, VUOTO.

Ho perso tutte quelle piccole e insulse certezze che un tempo facevano di me una persona serena.

Felice no, non lo sono mai stata.

Però andava comunque bene così.

Ma adesso…

-         Non per questo si deve chiuderli - .

Non avrei mai immaginato udir una frase del genere uscire dalla bocca di Shaka.

… ne tantomeno avrei mai immaginato… accadesse una cosa simile…

Shaka ha allungato un braccio, conducendo una sua mano a sollevarmi il volto… delicatamente… facendo sì che potessi guardarlo…

-         Si corre il rischio dell’accorgersi delle cose troppo tardi… - .

I suoi occhi sono aperti.

Le dita che mi tengono il mento sono andate a congiungersi, prendendo a carezzarmi il volto… dolcemente.

I suoi occhi continuano a rimanere aperti.

Siamo ormai a pochi passi l’uno dall’altro… e non me n’ero nemmeno accorta.

Rimango a fissare i suoi splendidi occhi incantata… immobile… col corpo svuotato… leggero… la mente unicamente rivolta a questo momento… surreale.

Lo vedo sempre più vicino.

-         La meditazione serve a sgomberare la mente - .

… ?

-         Non è vero che non mi tange nulla – sussurra a un centimetro dalle mie labbra, continuando a fissarmi intensamente, per poi stabilire un contatto con le mie.

Spalanco gli occhi, realizzando solo in quel momento cosa stia accadendo… a cosa si sia riferito poc’anzi.

“Mi chiedevo solo su cosa avessi da meditare dal momento che non ti tange nulla.”

…I suoi turbamenti di cosmo…

Ed io che…

Com’è possibile… ?

E quanta dolcezza… quanto tatto nell’attendere una mia risposta… continuando a tentennare con la mano rimasta sospesa a mezz’aria… a pochi centimetri dal mio volto.

Chiudo gli occhi, cercando di concentrami sulle sensazioni derivanti da quel contatto, inclinando leggermente la testa – seppur molto rigidamente, confusa e presa alla sprovvista come sono – avvertendo poco dopo la mano accanto al mio volto andare ad avvolgermi la nuca…

Quando una visione orribile mi fa spalancare gli occhi esterrefatta.

Indietreggio di botto, confusa e a disagio, staccandomi da lui proprio nel momento in cui l’altro braccio era andato ad avvolgermi la vita.

Per un attimo…

…ho immaginato che mi stesse baciando qualcun altro.

Sollevo gli occhi su di lui nel momento in cui mi accorgo di aver abbattuto le mie barriere mentali, lasciandomi andare a quel modo.

…Dandogli così la possibilità di comprendere da solo…

-         Shaka io… - fuoriesce dalle mie labbra, con voce rotta, vedendo la sua espressione farsi cerea… incrinarsi… spezzarsi… quando realizza il motivo.

E l’impressione che ho di lui nel momento successivo è peggiore della vista di un oggetto di cristallo andare in frantumi.

-   Io… - continuo con voce rotta, continuando ad assistere impotente ai cambiamenti – inesistenti agli occhi di qualsiasi altra persona – del suo volto, che s’irrigidisce… diventando una maschera di rabbia prima… e una maschera pacata dopo.

Apparentemente assolutamente imperturbabile.

D’arresa.

-         Io non posso… - riesco ad aggiungere solo dopo un po’, riuscendo ad attingere un po’ di quell’insulso coraggio che mi è rimasto. Il resto mi è servito ad illuderlo. – Non posso… - ripeto con voce rotta, lasciando che delle lacrime mi fuoriescano gli occhi. – Mi dispiace… - pronuncio infine, prima di chiudere gli occhi e correre alla cieca verso l’ingresso che conduce in questo posto paradisiaco… morendo… alla vista di Shaka richiudere di nuovo gli occhi.

Una volta fuori mi piego, poggiando le mani sulle ginocchia, cercando di recuperare fiato, rendendomi subito conto di trovarmi all’aperto, a piedi scalzi e con vestiti leggeri con una temperatura a dir poco gelida.

Non mi sono limitata ad abbandonare lo sharasoju.

Ho abbandonato la sesta casa.

É… è stato…

Come ho fatto a non capirlo prima…?

Perché ho dovuto ferire Shaka prima di…?

Cielo… i suoi occhi… il modo in cui mi ha guardata…

Non avrei mai voluto… io… non volevo…

Sollevo il volto solcato dalle lacrime, guardando di fronte a me, oltre alle scale che conducono alla quinta… oltre la terza casa…

Dovrei… cosa devo fare?

Mi mordo il labbro, incurante del freddo che mi sta penetrando nelle ossa simile a tanti aghi che perforano la pelle… una sensazione orribile… che mi riporta con la mente alla battaglia.

Ho rischiato di morire senza mai averglielo detto.

Con la completa incoscienza a guidarmi, scatto velocemente, cominciando a correre lungo le scale, fermandomi poco prima di fare ingresso nella quinta casa.

D’accordo l’urgenza, ma non posso svegliare l’intero santuario per un affare da romanzi harmony.

Imbocco quindi la classica scorciatoia laterale, che mi permette di giungere alla prima casa senza dover riattraversare tutte le case che mi separano da essa.

Ed entro.

Di corsa, così come ho imboccato le scale, fermandomi solo a metà corridoio, colta da una – ragionevole – titubanza.

Sarà l’ideale fare irruzione nella sua camera?

Farlo sobbalzare?

E se non sobbalzasse per la paura di trovarsi qualcuno in camera – casa abbastanza poco probabile, dal momento che dovrebbe avere dei sensi sviluppati anche mentre dorme – ma mi attaccasse, credendomi un nemico?

E se… non fosse da solo…?

 -   Reiko - .

Merda.

Mi volto lentamente… molto lentamente, a mò di rallentatore, rendendomi conto di essermi fermata esattamente in prossimità della cucina e di averle dato le spalle… venendo colta in castagna… dal momento che il custode della prima casa, boh, probabilmente non riusciva a dormire e ha pensato bene di prepararsi qualcosa.

Ora mi ritrovo con due occhi incuriositi e scrutatori puntati addosso, intenti probabilmente a cercare di farmi dei raggi x, dal momento che non hanno la possibilità di entrarmi nella testa, avendo rialzato la barriera.

-         Ciao Mu – rispondo con ovvietà. Come una cretina.

Lui continua ad osservarmi, soffermandosi particolarmente sui piedi e sul mio abbigliamento.

Perché il cervello mi sta abbandonando adesso? Che devo fare? Che faccio?

-         Scusa l’irruzione – decido di dire infine, dopo un periodo indefinito, durante il quale la tazza che ha ancora tra le mani ha smesso di fumare. – Ma dovevo vederti - .

-         Ti senti bene? – pronuncia a quel punto lui, convincendomi del fatto che non sia una statua. Ponendomi anche una gran bella domanda.

-         Io… - inizio titubante, osservando il suo sguardo non staccarsi un attimo dal mio. Mi mordo la lingua, imponendomi di portare a termine il motivo che mi ha condotto fin qua. – Mai stata meglio – rispondo decisa, mentre lui, compreso ormai l’andazzo, decide di lasciar perdere la tazza e poggiarla sulla credenza alla sua sinistra, per poi avanzare… e condurmi una mano alla fronte.

… non devo averlo convinto.

-         Sei gelida – pronuncia dopo un’attenta osservazione, scrutando ogni minimo dettaglio del mio volto, cercando probabilmente di captare qualcosa che possa aiutarlo a comprendere… tutto ciò.

-         Sì - . E non sai quanto ho dovuto esserlo poco fa, cinque case più su.

-         Vuoi sederti? - .

-         Sì… - forse è meglio. Magari mi ricordo come si fa a parlare.

Appena sedutici al tavolo della cucina… vengo colta dal panico.

Lui continua ad osservarmi incuriosito… a tratti irrequieto…per poi alzarsi, facendomi cenno con una mano di attendere un attimo, dirigendosi verso i fornelli… e armeggiando con essi.

Dall’aroma direi che si tratti di caffè.

-         Cosa ti porta qui, Reiko? – mi chiede una volta sedutosi, arrivando dritto al punto.

-         Volevo parlarti – rispondo poco dopo, cercando di ponderare bene le parole per cercare di riordinarmele in testa.

Comincio a invidiare Shaka, anziché perdersi in chiacchiere è passato subito ai fatti!

M’intristisco subito, al solo pensiero… e a giudicare dall’espressione sbigottita di Mu, deduco che l’espressione contrita che ho stampata in faccia parli da sé.

Ma lui non può sapere da cosa sia dovuta.

-         Cos’è successo? - .

Potessi dirtelo direttamente… urlarlo al cielo e alla terra… senza dovermi preoccupare di doverti dare alcuna spiegazione… immaginando che tu sappia già tutto... e che non stessi aspettando altro che sentirtelo dire…

Ma è un’utopia, vero?

-         Ti è mai capitato… - .

Il rumore assordante della caffettiera che indica che il caffè è pronto m’interrompe, facendomi precipitare l’umore sotto ai piedi non appena vedo che Mu si rialza, con naturalezza, come se stessimo parlando del tempo ed io non stessi facendo assolutamente alcuno sforzo sovrumano nel cercar di trovare il modo per rendermi il meno ridicola possibile.

Quando ritorna con le tazze colme di liquido scuro, afferro la mia e ingurgito il contenuto, desiderando per un momento che al suo posto si trovi qualcosa di simile a quello che mi ha offerto Shura oggi pomeriggio.

Pomeriggio… ora è notte fonda… l-la…

-         La cena! – esclamo improvvisamente, come colta da un’illuminazione.

-         È stata spostata a domani. – mi risponde Mu, pacando lievemente la mia preoccupazione. - Eri stanca – aggiunge, facendo rilassare di nuovo il mio volto perplesso.

Come siamo arrivati a parlare della cena?

Sto perdendo decisamente colpi!

… o sto cercando di rimandare il punto.

Bevo ancora dalla tazza, naturalmente ustionandomi la lingua.

-         Scotta… - .

-         Non importa - .

Segue un minuto interminabile di silenzio, durante il quale riesco perfino a sentire il ticchettio dell’orologio della sala accanto scandire i secondi che trascorrono.

Sospiro affranta.

Non ci riesco.

-         Hai litigato con Shaka? - . È palese che l’abbia buttata lì, non sapendo che pesci prendere…

-         No, stavolta no. – rispondo con decisione. – Stavolta Shaka mi ha aperto gli occhi… - .

I suoi occhi verdi mi fissano attenti.

-   Ovvero? - .

Gli stessi occhi verdi che ho immaginato si chiudessero e schiudessero per baciarmi…

-         Sulla questione Kalì - .

Non ci riesco.

-         Ah… - .

Già…

-         … sei preoccupata? - .

Non l’ha bevuta. Sta temporeggiando per studiare il modo migliore per farmi vuotare il sacco, probabilmente.

-         No - . I suoi occhi si assottigliano, dando l’idea di starsi concentrando a dismisura per captare ogni intonazione della mia voce. – Sono preoccupata per altro… - .

La sua espressione si distende, sorpresa.

-         Sono preoccupata di… - .

Deglutisco, dandomi coraggio.

-         Sono preoccupata di morire prima di… fare delle cose… delle cose importanti… - .

E uno.

 -  Non mi preoccuperebbe morire sapendo di non lasciare nulla in sospeso… nulla di non tentato… nulla di non confessato… - .

E son due. Mu ha cambiato espressione…

-    Ma attualmente… - .

Il suo sguardo si fa… cereo?

-         Mi preoccupa morire – fisso i miei occhi nei suoi. – Tanto - .

La mia mano si sposta di riflesso verso la sua… che si ritrae impercettibilmente. Quel tanto che basta a ristabilire le distanze.

-         È una preoccupazione comprensibile e abbastanza comune – dice improvvisamente, dopo un po’, spostando lo sguardo sul tavolo che ci separa.

-         È capitato anche a te… ? – azzardo, sperando… di farlo sbilanciare.

-         È il tipico stato d’animo di chi combatte. Si ha sempre la sensazione che la prossima battaglia sia l’ultima - .

Comincio a scuotere la testa, mostrando il mio dissenso.

-         Ma io stavo parlando di me – rispondo, cercando di fargli comprendere che i discorsi generali non centrano nulla.

-         Tu vivrai, Reiko - .

Stringo i denti, facendoli stridere.

-         Non è detto… - .

I suoi occhi si sollevano di scatto, puntandosi nei miei.

-   Tu vivrai. Parvati libererà il tuo corpo e potrai ritornare a condurre una vita normale - .

Mi sfugge, senza che possa controllarla, una risata nervosa e sarcastica.

-         Credo che dopo tutta questa storia la normalità per me non avrà più la stesso significato… e ad ogni modo non è di questo che m’importa – concludo, osservando i suoi occhi di quel verde così particolare non abbandonare i miei nemmeno un istante.

-         È naturale che adesso le tue priorità siano altre, succederà solo poi che il tuo desiderio di rimettere ordine nella tua vita ritorni a pulsare… - .

-         Non è dell’ordine che m’importa - .

-         T’importerà - .

-         Questo posso saperlo solo io - .

Il silenzio che cala dopo aver enfatizzato quel termine ferma momentaneamente il botta e risposta. Un botta e risposta che sta assumendo dei contorni ormai poco vaghi e ben definiti…

-         È giusto quindi che trascorra il tempo necessario per farti maturare certe convinzioni – capitola, afferrando le tazze di caffè ormai vuote e alzandosi per andarle a poggiare nel lavello. Dandomi così le spalle. – Quando sarà finita questa storia… - .

-         …sarà esattamente lo stesso – concludo per lui, abbandonando la sedia e portandomi alle sue spalle. – Ho già maturato le convinzioni di cui avevo bisogno… quando questa storia sarà finita non saranno diverse - .

Lui continua a darmi le spalle, aprendo il rubinetto e lasciando che l’acqua scorra nelle tazze… ma perché fa così?

Questo discorso è stato più che eloquente… non voglio credere minimamente che abbia bisogno di ulteriori delucidazioni… perché allora si sta comportando così?

-         Non dovresti chiamarle convinzioni. Vengono definite tali le cose salde - .

-         Lo sono - .

-         E sei sicura che bastino a loro stesse? Potrebbero non avere alcun tipo di riscontro… - .

-         A quel punto continuerai a basarti su di esse? - .

-         Non dovresti illuderti in questo modo - .

Illudermi.

…quello che ho fatto per una vita intera.

Illudermi che al tempio potessi riuscire a prevalere sui ragazzi, dimostrando di non essere una “debole femminuccia” come invece sostenevano…

Illudermi che il maestro mi avrebbe seguita fino a che non avrebbe chiuso gli occhi naturalmente, per il peso insostenibile dell’età, attraverso la sorte che dovrebbe toccare a tutti gli esseri viventi…

Illudermi che al santuario, col tempo, avrebbero imparato a guardarmi sotto una luce diversa e non come la reincarnazione di una divinità a cui dovere necessariamente del rispetto…

Illudermi che la persona che amo potesse ricambiare i miei stessi sentimenti.

Stringo il pugno della mano sana, fino a farmi sbiancare le nocche, abbassando il capo e imponendomi con tutte le mie forze di non cedere all’impulso irrefrenabile di rendermi ancora una volta ridicola.

È così che si è sentito Shaka?

Lacerato dentro?

-         Adesso… - pronuncio in un sussurro, quasi con voce rotta, interrompendomi subito, schiarendomi la voce e riprendendo a parlare con un tono più alto e fermo. – Adesso è meglio che vada… È davvero tardi - .

In tutti i sensi.

Mu si volta, tradendo l’espressione imperturbabile del viso con una nota di sgomento, abilmente celata, negli occhi.

O semplicemente è l’ennesima illusione che voglio regalarmi.

-   Reiko - .

Mi volto… scorgendo sull’uscio della porta probabilmente l’unica persona che tenga a me quanto io tenga a lui.

Gli sorrido, non riuscendo a impedire in alcun modo ai miei occhi di diventare lucidi.

-         Ti abbiamo svegliato, scricciolo? Scusaci… - mi riprendo subito, sorridendogli calorosamente, avvicinandomi e scompigliandogli i capelli rossi, arruffati dal sonno. – Stavo andando via – aggiungo, vedendo i suoi occhioni spalancarsi, voltandomi poi a guardare… altri occhi identici... cercando di imprimerli bene nella memoria. – Buona notte – auguro, prima di voltarmi nuovamente e avanzare verso l’uscita, cercando d’ignorare i brividi di freddo che mi stanno tormentando le membra… ma un rumore di passi alle spalle m'induce a fermarmi, facendomi voltare.

C’è mancato poco che non finissi distesa per terra.

-         Kiki – sussurro, avvertendo il suo abbraccio farsi più intenso.. mentre con la mano libera prendo ad accarezzargli i capelli.

Non… non può… averlo capito.

Ho la barriera mentale.

Mi lascia andare solo dopo un’infinità di tempo, stringendomi lo stomaco in una morsa.

-         Buona notte – mi sussurra, rispondendo al mio saluto, prendendo a correre in direzione della sua camera.

Del fratello nemmeno l’ombra.

 

 

Ho esaurito tutte le lacrime rimastemi ripercorrendo a ritroso la strada che mi ha ricondotta alla sesta casa.

Ho temuto d’incontrare Shaka… ma non è accaduto. Sono quindi filata direttamente in camera, velocemente, chiudendomi la porta alle spalle e restando con queste inchiodate alla prima per un periodo indefinito… giungendo alla conclusione più ovvia.

Non posso continuare a stare qui.

Senza più pensarci su mi dirigo verso il letto, estraendovi da sotto la mia borsa da viaggio, cominciando così a svuotare i cassetti… fino a quando i tenui raggi di luna non cadono su un oggetto posto sul bordo della scrivania poco lontana dalla finestra… catturando la mia attenzione.

Mi avvicino circospetta, scorgendovi uno scatolino quadrato di cartone… con su un bigliettino.

 

“Pigrona, la tua assenza ha dato modo ad Al di

sbizzarrirsi con piatti più elaborati, che si premurà a

a rifilarci domani sera assieme a TUTTO  il resto

che ha cucinato oggi. Sei ufficialmente responsa-

bile dei risultati delle analisi del sangue di noi tut-

ti.Per evitare che me ne dimenticassi nuovamente,

ho preferito passare oggi pomeriggio alla sesta per

lasciarti questo. Ti ho procurato due batterie di ri-

serva, ideali per i tuoi lunghi viaggi, inserendoti del-

le canzoni che credo possano piacerti. Milo.”

 

Con gli occhi lucidi a causa della malinconia, che mi ha già colta, apro lentamente il pacchetto… trovandovi all’interno… un mp3…

Con le mani che mi tremano, sciolgo con cautela le cuffie, indossandole e premendo il tasto play… venendo investita da un soffio di vento proveniente dalla finestra aperta che m’invade le narici… facendomi chiudere gli occhi… mentre una canzone conosciuta si fa largo nella mia testa... convincendomi a buttar fuori tutto ciò che ho dentro su un pezzo di carta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo dell’autrice…

 

Tanti auguri di Buon Natale a tutti voi, anche se posticipati.

Tra meno di otto ore entreremo nel 2010… affascinante quanto triste, malinconico…

Mi scuso per il ritardo mostruoso col quale ho postato questo capitolo, ma mi è risultato davvero difficile portarlo a termine, perchè è intriso di emozioni diverse, contrastanti, a tratti molto simili… che io ho cercato di rendere al meglio, sperando di esserci riuscita e di aver trasmesso a voi almeno un decimo di quanto ha trasmesso a me, scrivendolo.

Il ritardo è dovuto anche a diversi problemi di natura personale che non mi hanno reso la vita facile ultimamente… ma oggi mi sono imposta di portarlo a termine, per farvi almeno un pensierino di inizio anno nuovo J

Mi scuso quindi per la lunghezza (35 pagine di word!) ma spezzarlo non avrebbe fatto altro che allungare ulteriormente il brodo, cosa che io non volevo nel modo più assoluto, avete già aspettato fin troppo ^  ^

 

Detto questo, passo alle persone che hanno commentato lo scorso capitolo:

-         Bloody_star: Il rating arancione è dovuto fondamentalmente alla presenza di scene un tantino fuori dai canoni “tranquilli”. Mi dispiace che ti abbia disgustata la scena della testa ^  ^’ l’unica cosa che posso invitarti a fare è abituarti (semmai decidessi di continuare a seguirmi), perché in seguito ci saranno un bel po’ di scene simpatiche simili se non peggiori di quella… un bacio!;

-         Mon_chan: e mo qua ti voglio… te lo aspettavi? EH? EH? EH? Mi aspetto una recensione con i controfiocchi u__u Muà!;

-         Spartaco: Mi dispiace averti fatto aspettare non un mese, ma ben due! ^  ^’ ma eccoci qui, con un po’ di cose sbrogliate (solo un po’, eh) e con una storia che sembra intenzionata a non voler finire… guarda, non so davvero cosa aggiungere, adesso sono io ad essere curiosa della tua recensione ^  ^ grazie per i complimenti in merito alle scene di combattimento, francamente non mi sono piaciute granchè, avrei voluto renderle meglio… cercherò di riuscirci… prossimamente! Un bacio!;

-         YamaMaxwell: ♪♫ Il triangolo no! Non l’avevo considerato! ♪ Buahuahuah! Che darei per vedere la tua espressione in questo momento! Mi aspetto una gran recensione, eh! Fammi sapere tutto ciò che pensi! XD Baciottoli!;

-         LaReginaAkasha: Ecco a te un capitolo che risponde un bel po’ ai tuoi quesiti in merito a Shaka e allo scontro sbrigativo con Kalì XD Te lo aspettavi? Grazie mille per la recensione! Mi fa piacere sapere che la vediamo allo stesso modo su parecchie cose, spero che anche questo capitolo ti piaccia! Un bacio!.

 

Ringrazio poi come al solito le 30 persone che hanno aggiunta la storia tra i preferiti e le 13 che l’hanno aggiunta tra le seguite!

 

Inoltre volevo dirvi che questo è il capitolo precedente alla lettera.

A questo capitolo segue “Somebody”, la lettera scritta ad un Gold Saint al chiaro di luna, che potete trovare nella mia pagina autore.

Dopo questa, la storia continuerà sulla scia di “Somebody – the begin”, quindi, in teoria, il capitolo 22 sarà “Somebody”, che in pratica non riscriverò in questa long fic.

 

Spero di essere stata chiara @_@

 

Auguro a tutti di trascorrere un inizio anno nuovo con i fiocchi e i controfiocchi.

Che il 2010 possa portarvi tutto ciò che desiderate… o almeno l’essenziale per continuare ad essere sereni… o per diventarlo.

 

HOPE87

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 22
*** Missteps ***


-

Missteps

 

 

 

 

 

 

-         Milo! - .

È la terza volta che lo chiamo… avrei dovuto ricorrere al trucchetto dello stato d’emergenza, come più volte mi ha consigliato di fare Aiolos… vedevamo poi se non saltava subito giù dal letto!

-   Arrivo, arrivo… - biascica scorpio, degnandosi finalmente di fare capolino nell’atrio della propria casa. – Che succede? – mi chiede poi, dopo avermi sbadigliato praticamente in faccia, decidendo di condurre una mano davanti alla bocca solo alla fine, quando non serve più. Gli lancio un’occhiataccia, prima di sfilarmi dalle tasche l’oggetto del mistero e mostrarglielo, senza aggiungere una parola.

Lui si blocca di scatto, interrompendo così un ennesimo sbadiglio, proprio sul nascere, rimanendo a guardare, in quello che sembrerebbe stato confusionale, l’oggetto che gli sto tendendo. Solo dopo molto tempo si decide ad allungare una mano per afferrarlo, srotolando lentamente la minuscola pergamena che è stata avvolta attorno alla catenina.

Mi avvicino lentamente, allungando il collo per cercare di capirne qualcosa in più, dal momento che lui sembra essersi scurito in volto.

 

“Grazie. Di tutto.”

 

-         Che significa? – mi chiede improvvisamente, cogliendomi alla sprovvista, facendomi ritrarre la testa di scatto.

-         Vorrei saperlo anch’io – gli rispondo sinceramente, vedendolo aggrottare la fronte e rigirarsi più volte il ciondolo tra le mani. Milo si limita a far perdere lo sguardo nel vuoto, sprofondando in quella che sembra essere una profonda riflessione. – Perché le tue ammiratrici vengono a consegnare a me i tuoi doni? - .

-         È di Reiko, idiota! – sbotta tutto ad un tratto lui, come riavutosi dallo stato di trance, stringendo la catenina tra le mani, spostando poi nuovamente lo sguardo dal mio e immergendosi nuovamente nei suoi pensieri.

-         Reiko?! - .

Quella ragazza mi sorprende ogni volta di più. Quanto deve essere confusa per ripiegare i suoi dubbi su Milo, alla fine?

-         Aioria, dov’è lei? Quando te l’ha data? Perché non me l’ha consegnata di persona? – butta fuori a raffica, facendomi indietreggiare d’impulso, con i palmi rivolti in avanti a fargli intendere di fermarsi.

-         Ehi, ehi, frena! L’ho trovata all’esterno della mia casa, con un bigliettino su cui c’era scritto di consegnarla a te. Non sapevo nemmeno che fosse sua! - .

-         Non è sua, è mia - .

Eh?

-         Milo, che accidenti sta succedendo?! – chiedo per una buona volta, stufo di tutti quei misteri.

-         È proprio quello che vorrei sapere anch’io – è la sua assurda risposta.

 

 

-         Shaka! - .

Sobbalzo, lanciando un’occhiataccia di sbieco al cavaliere dell’ottava casa, che ha deciso di riattraversare la case più in basso con me, in semplici canottiera e boxer. Non poteva essere più svitato…

-         Lo sai che non c’è bisogno di chiedergli il permesso di passare quand-... - .

-         SHAKA! - .

-         Milo! – esclamo sottovoce, chiedendomi e chiedendogli allo stesso tempo che diavolo gli prenda, ma prima che il cavaliere di scorpio possa degnarmi della sua attenzione e voltarsi per darmi una risposta, virgo fa ingresso nell’atrio della sesta casa, con una cera a dir poco seccata in volto.

Certamente gli occhi chiusi non impediscono di potergli leggere in viso.

-         Dov’è? – gli chiede a quel punto Milo… iniziando a farmi comprendere qualcosa.

-         Non è qui – risponde in maniera a dir poco glaciale il cavaliere della sesta… girando poi sui tacchi e ritornando ai suoi affari…non degnandoci più della minima attenzione.

Giornataccia per tutti, eh?

Milo sembra non essersene fregato più di tanto, riprendendo ad avanzare oltre la sesta, per arrivare alla mia casa, a passo spedito.

Una volta oltrepassatala non ho bisogno di fare altre domande.

So quale sarà la prossima tappa.

 

 

-         Marin?! – chiedo sorpreso, seguendo perplesso con lo sguardo la sua folta capigliatura rossa andare avanti e indietro nella grande cucina della seconda casa.

-         Non chiedermi cosa ci faccio qui che non lo so nemmeno io! Sono appena ritornata da una missione che me n’è stata affidata un’altra! – sbotta, sbattendo malamente una teiera sui fornelli, facendomi sobbalzare, mentre con entrambe le mani apre delle ante poste poco lontano, iniziando a rovistarvi dentro alla rinfusa. – E adesso dove accidenti sarà lo zucchero?! - .

-         Tesoro… - tento, avvicinandomi cautamente, mentre Milo, al mio fianco, la osserva come me, se non più curioso e teso come una corda di violino.

Si fosse trattata di un’altra circostanza non ci avrebbe pensato due volte e tempestarla di domande, ma sa bene che non è affatto il caso di cercare di rapportarsi a Marin dell’Aquila quando non è in vena, anche se si muore dalla curiosità e dall’urgenza.

-         Eccolo! – esclama esultante, afferrando un barattolo contenente della polvere bianca, infilandovi poi un dito dentro e assaggiandone un po’, sollevandosi per un attimo la maschera, dando le spalle a Milo. – È sale… - quasi ringhia, facendomi trasalire, mentre Milo al mio fianco sospira pesantemente, lanciandomi poi un’occhiata eloquente.

-         Ci spieghi che è successo? Cosa ci fai alla seconda? – tento, sperando di ottenere risposta.

-         Sono arrivata fin su alla quinta ma non c’eri… - inizia, lasciandomi intendere dal prologo che probabilmente sono la causa delle sue attuali condizioni...

-         Ero da Milo – mi affretto a rispondere, avvertendola rilassarsi un po’.

-         …Ho iniziato a cercarti… finendo purtroppo qui, dove il custode della casa mi ha trascinata, costringendomi a rimanerci… - .

-         Aspetta un attimo! Che significa che ti ha costretta? – chiedo, aggrottando la fronte, intravedendo Milo al mio fianco roteare gli occhi e Marin rimanere immobile, probabilmente a fissarmi in maniera peggiore della maschera che indossa.

-         Come si fa a dire di no ad Al?? – mi chiede quindi a sua volta, sciogliendo i miei dubbi in merito alla situazione. È lei che non ha saputo dire di no, allora…

-         Ah… - mi limito a farmi sfuggire, vedendola ridarmi le spalle.

-         Mi avesse almeno spiegato il motivo! Si è solo limitato a intimarmi di abbassare la voce e a preparare qualcosa di caldo! Non è per Kiki, figuriamoci, ma diamine! Lasciarmi qui come un’allocca! - .

-         Kiki? – chiediamo all’unisono io e Milo, vedendola rigirarsi e intimarci di far silenzio, portandosi un dito davanti alla maschera, come se lei poco fa non avesse fatto altro che sussurrare.

Ah… santa Athena

-         Kiki? – le richiedo, facendola voltare di nuovo e agitarmi minacciosamente un mestolo davanti agli occhi, facendomi indietreggiare.

-         Sì, Kiki – scandisce il nome, facendomi il verso, indicando poi con un cenno del capo la sala accanto.

Io e scorpio facciamo capolino nella sala accanto con la sola testa… scorgendo il fratello di Mu dormire profondamente su uno dei divani che ne compongono l’arredamento, rannicchiato in posizione fetale e con un’espressione tesa in volto.

Nemmeno il tempo di rivolgere nuovamente lo sguardo alla cucina che Milo ha gia abbandonato la casa… ma che…!

-         Dove credi di andare?! – mi chiede Marin proprio nel momento in cui metto piede fuori anch’io.

-         Potrebbe trattarsi di una situazione delicata… - le rispondo, vedendola raggiungermi velocemente a grandi falcate, per niente propensa ad assecondarmi. – Prometto che ti spiegherò tutto al più presto! – dico ancora, lasciando velocemente la casa… vedendola appena irrigidirsi e stringere i pugni, arresa.

Sorrido, ritornando velocemente indietro.

-         A proposito – le dico avvicinandomi, prendendola alla sprovvista. – Bentornata… - le sussurro, dopo averle tolto la maschera e averla baciata a fior di labbra, ottenendo l’effetto desiderato. Vederla arrossire.

 

 

Oh, no…

Perché Al sta placcando Milo? Che mi sono perso?

-         Voglio solo vederlo - .

-         Milo, per favore, non è il caso. Non adesso almeno… - .

-         E allora spiegami il perché! - .

-         Te l’ho detto, oggi Mu non si sente tanto bene… - .

-         Ah, ne sono sicuro! - .

-         Cosa succede, Al? – intervengo a quel punto, vedendo Milo riscaldarsi più del dovuto e Al cercar di rabbonirlo con un’espressione per niente allegra e vivace come suo solito.

-         Andiamo alla seconda, vi offro la colazione… - ritenta ancora, facendo irrigidire la mascella a Milo.

-         Ti ringrazio, ma io avevo intenzione di attingere qualcosa da mangiare dalla cucina della prima. Senza alcuna offesa per la tua, sia chiaro - .

-         Piantala, Milo! – sbotta a quel punto Al, verificando ciò che temevo.

-         Piantala tu! Non capisco perché ti stia ergendo in sua difesa! Mu è grande e grosso come te, non credo ne abbia bisogno! Senza contare che non è minimamente mia intenzione attaccarlo in alcun modo, per Athena! Voglio solo parlargli! - . 

-         No! – esclama Aldebaran, afferrando al volo un polso di Milo, prima che questi gli sfugga, riuscendo ad oltrepassare la sua stazza.

-         Ragazzi… - pronuncio, mettendo le mani sulle spalle dell’uno e dell’altro come misura cautelare, osservandoli lanciarsi sguardi in cagnesco.

-         Non hai idea dello stato in cui riversasse il suo cosmo qualche ora fa - sussurra Al, quasi sibilando, avvicinando il suo volto a quello di Milo, per poterlo guardare meglio negli occhi. – Non ricordo di aver mai avvertito nulla del genere… sono rimasto atterrito a lungo prima di decidermi a venire a dare un’occhiata… e non ha voluto ricevere nemmeno me. Concorderai quindi sul fatto che abbia bisogno di un po’ di tempo prima di rispondere a qualsivoglia domanda vorremmo porgli… non credere che non sappia a cosa potrebbe essere attribuito tutto ciò… l’ho vista sgattaiolare via stanotte! - .

Dal modo in cui Milo è rimasto a fissare Al, deduco che anche lui sia rimasto senza parole.

-         Scusami… scusami, Aldebaran. Scusami… davvero – chiede improvvisamente Milo, riuscendo finalmente a calmarsi, rivolgendosi al cavaliere del toro, che ha subito rabbonito lo sguardo, lasciandogli il polso e poggiandogli la mano che prima lo teneva fermo sulla spalla.

-         Scusami anche tu, Milo – replica Al, intristendo lo sguardo, vedendo Milo scuotere la testa sconsolato.

-         Sono solo molto preoccupato… - aggiunge scorpio, guardando la prima casa, alle spalle di Aldebaran. – Per entrambi - .

-         Lo sono anch’io – gli risponde il cavaliere del toro, annuendo, avviandosi poi a testa bassa verso la scalinata che conduce alla sua casa. – Vorrei solo sapere cosa le sia saltato in testa…-.

-         Io vorrei solo sapere perché lui gliel’abbia lasciato fare – risponde a sua volta Milo… esprimendo la domanda che vortica in testa anche a me.

 

 

********************

 

-         Adesso può guardarsi! – esclama la donna che ho alle spalle, girando la sedia sulla quale sono seduta, permettendomi così di osservare la mia figura nel grosso specchio rettangolare che ho ora di fronte.

Accidenti.

-         Adesso va meglio, non trova? -.

Certo che va meglio.

Un conto è tagliarseli da soli, come ho fatto io prima di decidermi a mettere piede qui dentro, e un conto è farseli tagliare da qualcuno che se ne intende.

 

 

-         Reiko! - .

Mi volto, sorridendo raggiante in direzione del volto sorpreso di Yami. Sembra sconvolto.

-         Va tutto bene? – gli chiedo preoccupata, avvicinandomi e osservandolo più attentamente, aspettando che mi risponda.

-         I… i tuoi… - balbetta, sollevando una mano per indicarmi la testa.

-         Oh! – esclamo, capendo a cosa voglia riferirsi. – Beh… sì – confermo, dandogli così modo di capire che non se lo stia immaginando.

Lui continua a guardarmi scioccato, a bocca aperta, facendomi sfuggire una risatina divertita.

-         Erano diventati troppo lunghi, pesanti e ingombranti – gli spiego semplicemente, passando poi una mano tra essi per scuoterli, beandomi del fatto di non incappare in un groviglio di nodi fastidiosi.

Ne avevo decisamente bisogno.

Rivolgo nuovamente lo sguardo verso Yami, vedendolo ora osservarmi intensamente, come a volermi sondare l’animo.

-         Si dice che quando una persona apporti dei cambiamenti fisici radicali stia voltando pagina - .

Sospiro profondamente, sollevando lo sguardo verso il cielo, oltre le piccole e rade nuvole che lo stanno attraversando lentamente.

-         Non credo si tratti di una diceria sciocca – ammetto, prima a me stessa e poi a lui, riportando lo sguardo sulla sua persona. – Che ci facevi qui? – gli chiedo poi, con tono diverso, cambiando così discorso...

-         Stavo andando a vedere a che punto fossero i lavori - .

Aggrotto la fronte… venendo colta da un improvviso attacco d’ansia.

È passato tempo dall’ultima volta che ho messo piede nel tempio...

-   Tu quando sei arrivata? – mi chiede poi, distogliendomi dai miei pensieri.

-   Qualche ora fa – rispondo, cercando di non pensare alla stanchezza che ora sembra sia ritornata a invadermi le membra.

-   Ripartirai presto per la Grecia? - .

-         Non farò più ritorno in Grecia – gli rispondo, sforzandomi di sorridere e scuotendo la testa per enfatizzare la risposta.

Lo sguardo di Yami si fa perplesso… per poi lasciar cadere l’argomento, comprendendo dal mio modo di fare – probabilmente – che non ne voglio parlare.

-         Vuoi venire con me? – mi chiede poi, sorridendomi.

Lo seguo senza farmelo chiedere due volte, contando man mano ogni passo che mi separa dalla meta… pregando mentalmente che non si avveri nulla di ciò i miei dannati incubi mi hanno mostrato ultimamente.

 

 

-         Cavoli… - mi lascio sfuggire, osservando minuziosamente l’intero complesso del tempio, sul cui tetto degli uomini stanno martellando, fissando delle assi di legno. Yami volta la testa verso di me, probabilmente per cercar di capire a cosa mi riferisca. – Stanno lavorando velocemente… - spiego, senza staccare gli occhi dalla struttura… riuscendo a riconoscerne solo in parte quella che la mia memoria ha conservato.

Quei figli di puttana hanno distrutto tutto.

Irrigidisco la mascella, facendo stridere i denti, imponendomi di respirare a fondo per non cedere alla furia cieca.

Non serve.

Adesso servono solo buoni propositi, niente di più.

-         Hai dato un’occhiata dentro? - .

Rimango pietrificata sul posto, spalancando gli occhi… ricordandomi di riprendere a respirare solo dopo un po’.

La devo piantare.

Ho decisamente bisogno di una tisana.

-         Entra - .

-         Coraggio - .

Mi volto lentamente verso di lui, ancora pietrificata, non trovandovi altro che un suo sorriso incoraggiante.

Sì, ho decisamente bisogno di una tisana.

Senza pensarci due volte – seppur leggermente titubante – poggio la mia borsa da viaggio a terra, prendendo ad avanzare verso l’ingresso della struttura… non senza il cuore in gola.

Mi fermo non appena un pessimo ricordo mi attraversa la testa, a tradimento, facendomi trasalire. Chiudo gli occhi e li riapro, sperando che i corpi senza vita degli allievi e il mare di sangue che imbratta il pavimento scompaia dalla mia vista, permettendomi così di avanzare con tranquillità.

Ci riesco solo dopo un po’, concentrandomi sugli scricchiolii che emettono le assi del vecchio parquet calpestate dai miei piedi.

Ma quella scena ritorna a farmi visita nuovamente, più volte, simile alla luce di un lampo che squarcia la notte… tingendo nuovamente tutto di rosso…

Continuo comunque ad avanzare, cercando d’ignorare quei brutti ricordi, che mi sembrano ancora così vivi, fino a quando non giungo nel punto… in cui trovai disteso il maestro Shin.

Mi mordo le labbra fino a farle sanguinare… ascoltando, come una litania, la mia stessa voce di allora che supplicava il maestro di non morire, venendo poi scossa dai singhiozzi…

Il sollievo arriva nel momento in cui riavverto il calore delle braccia che mi sottrassero a quella visione…

Deve esser stato quello il momento in cui la mia anima si è dichiarata disperatamente bisognosa dell’eremita dello Jamir.

Mi lascio cadere a terra, sulle ginocchia, di fronte alla macchia – ormai secca – del sangue rappreso della persona che ha dato la sua vita per proteggermi… lasciando che delle lacrime mi solchino il viso ancora una volta.

 

 

Com’è che aveva detto? “Oltrepassato il fiume prosegui, senza subire alcuna deviazione. Sorpassi il campo di garofani e ti ci trovi di fronte”. Mh.

Lui s’inventa strade più contorte del paese delle meraviglie di Alice e poi sarei io quella che ha un senso dell’orientamento pessimo, eh?

Fortuna che ho insistito col farmi dare una cartina del posto… il fatto che abbia vissuto per diciassette anni poco lontano non significa che conosca tutti i luoghi che vi confinano… ah, ecco il fiume.

Eppure Yami aveva detto che non ci avrei messo molto a raggiungerlo… ho quasi impiegato l’intero pomeriggio! E no, non ha affatto ragione il grillo parlante che adesso mi sta uccidendo la salute col suo fare saccente! Non significa nulla che, poco convinta della strada più breve per raggiungere il suddetto fiume, abbia infine optato, inconsapevolmente, per la strada più lunga.

Inconsapevolmente, ecco.

Ribadisco: il fatto che abbia vissuto per diciassette anni poco lontano non significa che conosca tut-

Merda.

Da quando ci sono le sabbie mobili qui??

Estraggo, seccata, la gamba dall’insulso fosso che ha deciso di farmi capitombolare appena superato il corso d’acqua. Un modo carino della natura per farmi rendere conto del fatto che sono ingrassata? Tolti i tre quarti dei capelli che avevo, dovrei pesare almeno la metà…

Mi volto, incuriosita da un ricordo che mi fa capolino in mente un secondo dopo che ho estratto la gamba dal terreno.

 

-         Ahi… che botta – mi lamentai, massaggiandomi, con le lacrime agli occhi, ma col mio solito sguardo fiero, le natiche. Dovevo avere all’in circa nove anni…

Avvertii la risata del maestro Shin raggiungermi le orecchie, ovattata per la lontananza.

-         È così divertente vedermi cadere, maestro?! – chiesi, colta nel vivo del mio orgoglio, imbronciandomi e rialzandomi, osservando la figura esile del maestro camminare lentamente dall’altra parte del fiumiciattolo, senza voltarsi a guardarmi.

Nonostante la lontananza, ero comunque in grado di scorgere il sorriso che gli increspava le labbra.

-         Sono caduta perché un riflesso dell’acqua mi ha tratta in inganno… - decisi di aggiungere, rossa dalla vergogna. Detestavo pensare che mi considerasse un’incapace. – Una disattenzione che mi ha fatto perdere l’equilibrio - .

Lui continuò a sorridere, fermandosi e voltandosi, ad un certo punto, a osservare il corso d’acqua che aveva davanti.

-         Ti sei ascoltata mentre parlavi? Tieni bene a mente tutto ciò - .

Rimasi a bocca aperta, come al solito, aspettando che continuasse quella che sembrava essere una di quelle sue solite lezioni importanti che non avevano niente a che fare con le arti marziali.

-         Non capisco – ammisi, vedendolo allontanarsi come se poco prima non avesse detto nulla.

-         Non è esatto. Tu non presti attenzione, è diverso - .

Ricacciai dietro a forza la mia voglia di sbraitargli contro per chiedergli se per caso mi stesse prendendo in giro, quando lo vidi spiccare un salto… per poi atterrare elegantemente dall’altra parte del fiume, dove mi trovavo io.

A vederlo sembrava che non si fosse nemmeno mosso. Niente gesti inarticolati, scoordinati e frenetici.

Era quella compostezza che gli invidiavo da morire… quell’assoluta perfetta impeccabilità che volevo raggiungere a tutti i costi…

-         Perché sei caduta, Reiko? – mi chiese poi inaspettatamente, raggiungendomi, calando il volto abbastanza da potermi permettere di guardarlo negli occhi.

-         Perché mi sono distratta – replicai, sostenendo il suo sguardo paterno con un lampo di curiosità mista a sfida nel mio.

-         E cos’è successo? - .

-         …sono caduta – ripetei ancora, chiedendomi se per caso l’età già allora non stesse cominciando a giocargli qualche brutto scherzo.

-         Questa è la conseguenza. Qual è stata la causa? -.

-         … -.

Non capivo cosa si aspettasse che gli rispondessi.

Scossi la testa, abbassando lo sguardo, facendogli così capire che non riuscivo a seguirlo.

-         Hai compiuto un passo falso, no? – mi chiese con ovvietà, continuando a sorridermi. – Ti sei distratta, hai compiuto un passo falso e sei caduta - .

Annuii… senza staccare gli occhi dai suoi.

-         A volte la natura ha un modo tutto suo per darci dei consigli. Se fossimo sempre così attenti a coglierli saremmo sicuramente in grado di agire con meno avventatezza e con più saggezza nei gesti futuri - . Mi sorrise ancora, poggiandomi poi una mano sulla testa per arruffarmi i capelli e allontanarsi poco dopo, lasciandomi con le mie domande.

Quella giornata affrontai in combattimento degli allievi più grandi. Fu una distrazione a costarmi la sconfitta… un passo falso…

A detta del maestro Shin, la natura quella mattina mi aveva avvertita.

 

Resto imbambolata a osservare ancora il terreno ceduto sotto al mio piede.

Allora scossi la testa e liquidai il tutto come un semplice avvenimento del tutto indipendente dai così tanti misteriosi segni di madre natura.

…Come dovrei interpretare adesso tutto ciò?

 

 

*****************************

 

Avanzo nell’atrio della prima casa lentamente, un po’ riluttante, temendo di poterne disturbare il custode, di cui, ora, avverto un cosmo più pacato… seppur ancora agitato…

Sorprendentemente, lo trovo seduto in cucina, con le spalle rivolte alla porta, i gomiti poggiati sul tavolo e le mani incrociate, sulle quali è poggiato il mento.

Entro, consapevole che lui abbia avvertito la mia presenza, senza rivolgergli parola per non disturbarlo, poggiando sui fornelli la pentola che mi sono trascinato dalla seconda casa… constatando con amarezza che quella consegnatagli stamattina è ancora intatta.

Non ha mangiato nulla.

-         Non è trascurandoti che risolverai le cose… - azzardo, a voce bassa, dopo aver sospirato ed essermi voltato verso di lui, poggiandomi con la schiena al ripiano in marmo accanto ai fornelli, a braccia incrociate.

Lo osservo chiudere gli occhi un istante, chiaramente concorde con la mia constatazione, sciogliendo poi la sua postura in una più rilassata, scuotendo la testa.

-         Non ho fame - .

Per quanto quella frase non mi piaccia affatto è decisamente un buon segno.

Sono le prime tre parole di fila che gli sento pronunciare oggi…

Azzardo ancora, staccandomi dal marmo e avvicinandomi, a passo sostenuto, a lui, andando poi a sedermici proprio di fronte, facendo finta di nulla, scostandomi appena dal tavolo per non dargli la sensazione di chi intende ottenere delle risposte e subito.

Gli occhi mi cadono irrimediabilmente su un foglio di carta semi arrotolato che ha davanti, stropicciato in alcuni punti.

Ritorna a incrociare le mani e a chiudere gli occhi, visibilmente stanco e turbato.

-         Entra, Scorpio – pronuncia poi improvvisamente, facendomi spalancare gli occhi dallo stupore quando alle sue spalle fa capolino… quel cocciuto di un cavaliere! Ma diamine! Gli avevo detto di… !

Mu mi lancia uno sguardo pacato nel momento in cui Milo fa ingresso nella cucina, come a dirmi di non preoccuparmi…

-         Salve – saluta Milo poco prima di passarmi dietro alle spalle per andare a recuperare una sedia e sedersi al mio fianco, lontano quanto me da Mu. Salve, un corno!

Gli lancio un’occhiataccia di sbieco, intimandogli col solo sguardo di tenere a freno la lingua, quando lui mi precede, comprendendomi al volo e sollevando entrambe le mani con i palmi rivolti in avanti, in silenzio, come a spiegarmi che non dirà una sola parola.

Mu richiude gli occhi, senza sollevare la testa dalle mani incrociate che ha davanti, permettendomi così di scrutare più attentamente il volto del cavaliere dell’ottava, per accertarmi che non si azzardi nemmeno a respirare più del dovuto.

Lui dal canto suo mi rivolge uno dei suoi sorrisi sornioni, probabilmente divertito dall’occhiataccia in cagnesco che gli sto lanciando.

-         Valla a prendere - .

Ma… per tutti gli dei…

-         Scorpio – lo richiamo a voce bassa, sperando che si fermi al primo richiamo.

-         Valla a prendere, baciala appassionatamente e portala in Jamir – M-ma… c-che… ! – Scommetto su ciò che vuoi che non opporrà resistenza! - .

-         Milo! – sibilo in sua direzione, con le orecchie in fiamme, voltandomi poi lentamente verso il custode della prima… scorgendo, sorprendentemente, la stessa e identica espressione pacata di due minuti fa… come se ciò che ha appena udito non l’avesse minimamente imbarazzato o scosso… cose dell’altro mondo, per Athena! 

Quando l’espressione sul volto di Mu cambia, dipingendosi in una maschera di dolore… mi volto verso lo scorpione dei miei stivali e punto i miei occhi nei suoi.

-         Chiudi-il-becco – scandisco, osservando la sua espressione farsi seccata.

-         Non lo aiutiamo facendolo chiudere nel mutismo! D’accordo col rispettare i suoi tempi, ma se avesse avuto bisogno di una compagnia muta gli sarebbero bastati i muri, suppongo! – ribatte con enfasi, facendomi portare una mano al volto per disperazione, non prima di averlo visto voltarsi nuovamente verso il cavaliere dell’ariete.

-         Sono pronto a scommettere l’armatura che sia stata una conversazione interessante a farla allontanare perentoriamente dal santuario! E per “conversazione interessante”… intendo una conversazione… esplicita! - .

Riapro gli occhi, ormai incapace di ribattere qualsiasi cosa per tentare di fermarlo, rivolgendo poi lo sguardo verso Mu… che non sembra minimamente interessato a farlo al posto mio…

… spero solo che non esploda in una Starlight extinction improvvisamente!

-         E, a quanto mi pare di aver capito, il suo allontanamento può venir tranquillamente tradotto in un taglio netto – gli occhi di Milo si spostano quindi sul foglio che Mu ha davanti. – L’unica domanda che mi pongo e che, arrivati a questo punto, ti pongo è: perché l’hai lasciata andare? – . Il tono di voce con cui gli rivolge l’ultima domanda mi fa riaprire gli occhi, facendomi rendere conto che in realtà Milo non è che manchi completamente di tatto.

Tossisco appena, fintamente, cercando di trovare le parole giuste per esprimere il mio dubbio…

-         Credo che tu stia dando troppo per scontato che i sentimenti di Reiko siano ricambiati, amico… - è ciò che di meglio ho da buttar fuori, usando i gomiti poggiati sul tavolo per avvicinarmi lentamente ai miei due interlocutori, sebbene solo uno di essi sembra stia ascoltandomi. L’altro sarà perso in chissà quale labirinto mentale, per stare così tanto immobile e con gli occhi ancora chiusi. A tratti ho temuto perfino che non respirasse.

Milo nel frattempo ha inarcato un sopracciglio, spostando un paio di volte lo sguardo da me a Mu, decisamente dubbioso.

-         Andiamo! – è la sua risposta, buttata fuori con uno sbuffo divertito… sussultando poi, come me d’altronde, quando Mu scosta bruscamente la sedia sulla quale è seduto, sollevandosi… e avviandosi verso il lavello… ?

Afferrate due tazze e poste sul ripiano in marmo al quale ero poggiato precedentemente, rivolge la sua attenzione alla teiera… sbattendola di proposito sul lavello, in un gesto che, seppur non associabile a primo acchito alla sua persona, sembrerebbe di stizza… conducendosi poi una mano alla bocca… mentre io e – perfino – Milo cadiamo in un silenzio tombale.

Non ho mai visto Mu ridotto in questo stato… con un umore di cui non si conosce minimamente la consistenza… così soggetto a tutti questi sbalzi d’umore.

Non l’ho mai visto così in difficoltà nel mantenere la solita pacatezza che lo contraddistingue.

-         Mu… - pronuncio con un filo di voce. Mi fa male vederlo in questo stato.

-         Non doveva accadere - .

Rivolgo nell’immediato lo sguardo verso Milo, il cui sguardo, a sua volta, va a rivolgersi a me.

-         Non… doveva… accadere… - ripete nuovamente Mu, scandendo le parole una ad una… imprimendo loro un significato ben più grande di quello che farebbero trapelare in ben altre circostanze.

Milo, sorprendentemente, decide di starsene zitto.

Io, dal canto mio, non posso che fare altrettanto.

Passa un po’ di tempo prima che Mu si riconcentri nuovamente sulle tazze - diversivo su cui si è basato inizialmente, probabilmente, per sfuggire ai nostri sguardi indagatori – quando una sua mano si blocca a mezz’aria, a pochi centimetri dal manico di una di esse.

Aggrotto la fronte, cercando di capire a cosa sia dovuto quel suo blocco… riuscendo a capire che la causa è la tazza stessa.

Prima ancora che Mu la toccasse, su di essa si sono formate delle crepe.

 

*************************

 

Merda.

Merda, ri-merda e stra-merda!

E che…diamine!

Ci mancava solo che sbagliassi nuovamente strada!

-         Mappa di merda! – esclamo stizzita, giusto per ripetermi, accartocciando la cartina che mi ha fornito Yami tra le mani e lanciandola in un punto a caso di fronte a me, non curandomi minimamente di vedere dove vada a finire.

Ho seguito le istruzioni alla lettera e mi sono ritrovata in un punto cieco!

Yami non ha parlato ne di un bosco ne tantomeno di fitta vegetazione, per la miseria! Qualora continuassi per questa strada, chi mi assicura che arriverei al tempio? Sta calando anche il sole… uffà!

Nervosa, stanca e con livelli di tolleranza sotto lo zero mi avvio comunque spedita verso gli alberi che mi si parano sulla strada, sradicando senza alcun riguardo ogni radice che mi si impigli nei piedi…sono stanca, infreddolita e affamata! Dannata me che non ho seguito Yami direttamente quando ha deciso di far ritorno al tempio da so-…

Fisso l’ambiente circostante con perplessità, sorprendendomi del fatto che quella che sembrava essere fitta vegetazione all’inizio si sia poi dimostrata più che rada.

Spalanco gli occhi… una volta messa a fuoco la struttura che ho davanti, permettendo ai miei occhi di adattarsi al buio che è ormai calato in queste zone.

Come diavolo ci sono finita qui… ?

 

 

****************************

-         Che c’è? - .

La voce di Milo mi fa sobbalzare, facendomi distogliere lo sguardo dalla tazza che sto osservando da tempo indefinito. La mia mano è ancora sospesa a mezz’aria.

Osservo la tazza gemella posta poco dietro a quella su cui sto riflettendo, trovandola completamente intatta.

… se la causa fosse stata la teiera che ho fatto sbattere poco fa sui fornelli… si sarebbero rotte entrambe…

Abbandono la cucina velocemente, senza curarmi delle reazioni sorprese di Milo e Aldebaran, che stanno continuando a chiedermi cosa stia succedendo.

Devo parlare con Lady Saori il più presto possibile.

 

 

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M-maco-come c-ci sono f-finita q-qui? Che cazzo di strada h-ho fatto?

Continuo a osservare incredula l’enorme struttura del tempio shivaita che ho davanti.

Lo stesso tempio shivaita sconsacrato nel quale si è svolta la battaglia contro Kalì.

Con i sensi all’erta mi guardo attorno più e più volte, facendo vagare lo sguardo in ogni più insulso punto dello spazio che ho attorno… è ampio… alle spalle ho gli alberi… sono completamente esposta ad un qualsiasi tipo di attacco…

Trascorsi diversi minuti, durante i quali non accade nulla, mi decido a respirare profondamente per tentare di calmarmi, scuotendo la testa e avanzando di un passo per convincermi a non avere paura.

Non c’è nulla di cui avere paura…

È vero… mi trovo esattamente nel luogo in cui i miei incubi peggiori hanno preso vita… ma li ho sconfitti… la reincarnazione di Kalì è morta… l’h-ho uccisa io…

Devono trascorrere diversi secondi prima di rendermi conto che sto sbattendo i denti. M’impongo di fermarmi… ma, vuoi la tensione, vuoi il freddo pungente che è ormai calato a quest’ora, proprio non ci riesco.

Incrocio le braccia sotto il manto di lana che indosso, tentando di darmi calore, continuando a far guizzare lo sguardo intorno a me, per niente rilassata.

-         È morta… è morta… - mi ripeto a mò di litania, tentando di auto-convincermi a rilassarmi… per come si sono messe le cose dovrò passare la notte qui… ma come… MA PORCA DI QUELLA PUTTANA! Dovevo perdermi e finire proprio qui, per la miseria! Dannazione!

Improvvisamente un’idea mi balena in mente, dandomi un briciolo di speranza.

Se riuscissi a trovare il punto in cui i ragazzi hanno sepolto la tipa contro la quale ho combattuto, forse riuscirei a piegare la mia psicologia contorta alla convinzione che non c’è nulla da temere…

Avanzo quindi… scrutando il suolo scuro che circonda il tempio… alla ricerca di una zona più ammassata e irregolare che possa dare lontanamente l’idea di contenere qualcosa… fino a quando i miei occhi non ne individuano una vagamente simile… lunga almeno quanto me…

Ricordo perfettamente che Milo mi avesse rassicurata di averla sepolta personalmente assieme a Kanon poco lontano dal tempio.

Mi avvicino circospetta… iniziando a tranquillizzarmi lievemente… fino a quando, ormai esattamente di fronte, realizzo che non può che trattarsi di quello che cercavo.

La luce di un lampo squarcia improvvisamente il cielo… il rumore si sente poco dopo, in lontananza, crescere lentamente.

Alzo gli occhi verso le fitte nuvole grigie, beccando le prime piccole gocce di pioggia direttamente sul volto. Finchè è così rada non credo sarà un problema riparasi…

Riportati gli occhi sulla pseudo tomba che ho davanti vengo colta da una tristezza infinita… e da un senso di colpa immenso.

Forse si poteva davvero tentare di aiutarla…

Mi piego sulle ginocchia, portandomi più vicina all’ammasso di terra… allungando poi una mano per ripulirla da delle erbacce…ma un ennesimo lampo rimbomba, questa volta più violentemente, cogliendomi alla sprovvista e facendomi ritirare la mano di scatto.

Quale idiota immaginerebbe le scene peggiori dei più classici film horror nel momento in cui un lampo squarcia il cielo?

sospiro, affranta.

-         Era una notte buia e tempestosa… - pronuncio con enfasi e con voce baritonale, prendendomi in giro da sola, allungando nuovamente la mano sull’ammasso di terreno per tirar via quell’erbaccia infida che mi è sfuggita la prima volta… CAZZO!!!

Lancio un urlo, sbarrando gli occhi e cadendo seduta per terra, cercando di tirar via la mia mano dalla morsa gelida che l’ha avvolta… rendendomi conto solo dopo che la morsa è rappresentata da una mano… scheletrica!

No, questo è un incubo, svegliatemi! Cosa cazzo?!

Mi agito convulsamente, tentando di sottrarmi da quella stretta gelida e da quella vista agghiacciante… inorridendo a dismisura quando una seconda mano scheletrica fa capolino dal terreno, di botto, poggiandosi poi sul terreno e… aiutando il corpo alla quale è attaccata a… tirarsi su…

Uccidetemi… uccidetemi adesso!

 

 

****************************

Mi blocco di scatto, interrompendo la mia salita alla tredicesima casa, a un passo dall’entrare nella dodicesima…

-         Sbrigatevi – è ciò che pronuncia Aphrodite, rivolgendosi a me, Milo e Aldebaran, intimandoci con la testa di sorpassare velocemente la sua casa.

Allora non è stata solo una mia sensazione…

-         Mu - .

Milo mi raggiunge velocemente, voltandosi poi verso di me, con uno sguardo preoccupato a dipingergli il volto.

So cos’ha intenzione di chiedermi, non c’è bisogno che pronunci alcunché.

Anche perché non so se troverei il coraggio di dargli conferma… del fatto che quel cosmo appartenesse a Reiko.

 

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Ah… ahi…

Apro gli occhi lentamente, affaticata, avvertendo qualcosa di caldo scorrermi lungo il collo…

Mi basta un’occhiata alla mia spalla destra per rendermi conto che si tratta di sangue.

Il tempo di rendermi conto del fatto che fossero realmente delle mani scheletriche, quelle che avevo davanti, che qualcosa di molto pesante mi ha colpito alla testa violentemente, facendomi perdere i sensi sul colpo… e risvegliarmi… qui.

All’interno del tempio shivaita sconsacrato a cui temevo di avvicinarmi.

Un brusio di sottofondo m’induce a sollevare gli occhi… facendomi morire il fiato in gola. Dinanzi a me c’è un intero stuolo di thugs, armati con armi da taglio di vario genere, il volto dipinto dai classici simboli che li contraddistingue e gli occhi spiritati più che mai.

Una manica di folli ben allineata di fronte a me, completamente immobile.

Nel momento in cui provo a muovermi, un tintinnio mi dissuade dall’intento… facendomi sollevare lo sguardo verso entrambe le mie braccia, immobilizzate in dei ganci metallici fissati con una catena al soffitto del tempio… così come le mie gambe… fissate invece al pavimento.

L’ansia si reimpossessa di me, facendomi battere il cuore all’impazzata… mentre le mie orecchie vengono attratte da una risata sinistra proveniente da una figura celata da un punto buio alla mia vista.

-         Ci rivediamo, ragazzina - .

-         Sorpresa! – esclama la figura, avanzando, mostrandosi finalmente alla fioca luce delle fiaccole tenute in alto da alcuni thugs.

N-non p-può e-essere…

-         Come stai, cara? – mi chiede… la reincarnazione di Kalì, sorridendomi in modo perfido e agghiacciante, portandosi le sue mani scheletriche sui fianchi, assumendo quella che in ben altre circostanze potrebbe essere definita una postura disinvolta…

Osservo più volte le sue braccia… tralasciando momentaneamente il suo aspetto complessivo. Dalle dita al gomito… dal gomito alle dita…

Sono ossa.

Non tento nemmeno di aprire la bocca… sono completamente immobilizzata dalla paura… e dall’orrore…

-         T-tu… tu eri… - .

-         Morta? – mi chiede prontamente lei, mentre uno sguardo folle le si dipinge sul viso sporco di terreno… scoppiando poi in una risata acuta, capace di farmi venire la pelle d’oca.

I thugs continuano a rimanere immobili, osservandomi con gli occhi spalancati a dismisura.

Sperando vivamente si tratti di uno dei pessimi incubi che mi allietano le notti sempre più frequentemente, tento nuovamente di muovermi, rinunciandovi subito, dissuasa dal dolore che avverto al braccio destro, ancora fasciato a causa dell’ultima battaglia.

Se il dolore è reale… tutto ciò che accade attorno a me deve esserlo altrettanto…

Chiudo gli occhi, tentando d’impedire a quella risata di perforarmi la testa… così come sta facendo adesso… concentrandomi per estraniarmi da ciò che mi sta accadendo.

-         Sveglia! – è l’esclamazione della… donna che poco fa ha riso, afferrandomi poi il viso con una di quelle sue mani… oh, cielo… e schiaffeggiandomelo leggermente, come a volermi svegliare sul serio.

Sento lo stomaco agitarsi pericolosamente e un senso di nausea invadermi completamente. Quest’essere puzza in modo terribile…

-         Oh – pronuncia poi, mutando il viso in un’espressione di consapevolezza, voltandolo poi in modo tale da avvicinarlo quanto più riesce alla parte ancora ricoperta di carne di un suo braccio.  – Perdona il tanfo, ma nell’attesa del tuo ritorno ho dovuto confidenzializzare coi vermi! - .

Trattengo il fiato più che posso per impedirmi di rigettare, chiudendo gli occhi per allontanare quella scena disgustosa che questa stronza mi ha propinato davanti agli occhi… avvertendo improvvisamente un boato assordante.

Riapro gli occhi di scatto, vedendo dei thugs portarsi all’estremo opposto del muro appena crollato… sulla difensiva… riuscendo a intravedere cinque figure materializzarsi appena il fumo e la polvere causati dall’esplosione si dipanano un po’.

-         I soliti guastafeste… - pronuncia seccamente Kalì, lanciando loro uno sguardo di sufficienza, ripulendosi il vestito – ridotto ad uno straccio e sporco già di suo – dalla polvere sollevatasi precedentemente. – Per di più ripetitivi! - .

-         Allontanati da lei - .

Riconoscerei questa voce tra mille…

-         Subito! – aggiunge poco dopo Mu, vestito della sua armatura d’oro… puntandole addosso uno sguardo minaccioso… che non gli avevo mai visto…

Alle sue spalle posso notare l’espressione tipica di Death Mask, resosi conto dello stato in cui riversano gli arti superiori della loro nemica, mutarsi in puro disgusto… misto a curiosità.

Non sono stata l’unica a non aver creduto ai propri occhi a quanto pare

Improvvisamente un gemito di dolore mi abbandona le labbra, che prontamente mi mordo, per impedire che accada di nuovo.

Il dolore al braccio fasciato si è intensificato, facendomi avvertire delle fitte di dolore allucinanti.

-         Senti un po’, patetico scagnozzo di Athena, azzardati ancora ad aprire bocca e sarai il primo a cui staccherò la te-… - .

Un altro boato allucinante esplode… questa volta alle mie spalle, facendomi oscillare tra le catene pericolosamente a causa dell’onda d’urto.

Kalì sembra sorpresa quanto me – se non di più – a giudicare dall’espressione sbigottita che ha stampata in volto. L’esplosione l’ha presa alla sprovvista, sbilanciandola e facendola cadere.

Riesco appena a rivolgere lo sguardo verso Mu – che ha anch’egli un’espressione sorpresa quanto confusa dipinta in volto – che mi sento cadere nel vuoto e sollevare prontamente da… E ADESSO CHE DIAVOLO È QUESTO?!

Resto pietrificata a osservare lo strano esemplare animale che mi ha appena accolta in groppa, distruggendo a morsi le catene che mi tenevano sospesa tra il soffitto e il pavimento del tempio…

È difficile riuscire a identificarne la razza… è…è enorme! Si agita smisuratamente, emettendo dei versi minacciosi, sollevandosi ripetutamente sulle zampe posteriori come a intimare ai thugs – avvicinatisi per venire in soccorso alla loro signora – di stare alla larga, cosa che si premurano di fare prontamente, senza ricevere un ulteriore avvertimento.

Solo dopo un po’ rifletto sul perché non sia ancora caduta nonostante tutto quest’assurdo movimento… concentrandomi sulla presa che mi tiene ancorata all’animale per la schiena e le gambe.

Sono in braccio ad una persona.

-         REIKO! – sento esclamare da Aldebaran, prima di rivolgere lo sguardo al volto del tipo che mi tiene tra le braccia… riuscendo a scorgerne solo i suoi occhi… -  il resto è coperto da una sorta di mantello - … e rimanerne rapita. Io questi occhi li ho già visti.

-         Non temere -.

La sua voce è appena comprensibile al di sotto di quel manto di tessuto… ma è tanto efficace… da guadagnarsi subito – seppur paradossalmente – la mia fiducia.

Fino a quando non emette un fischio acuto mi distoglie nuovamente dai miei pensieri… facendomi allo stesso tempo rinsavire.

Congiungo le mani in modo da creare un pugno, mirandolo dritto al volto di quest’improvvisato salvatore delle fanciulle indifese, stringendo i denti nel tentativo di imprimere quanta più forza è possibile nel colpo… che lui riesce a schivare prontamente, immobilizzandomi entrambe le mani con la sua.

Impreco più volte, tentando questa volta di colpirlo con le ginocchia, mentre la bestia sulla quale siamo seduti si allontana a gran velocità dal tempio, lasciando dietro di se un’enorme quantità di polvere e urla non ben definibili in lontananza… deve essere iniziata la battaglia contro i thugs… MALEDIZIONE!!!

-         Chi cazzo sei?! – gli chiedo dopo aver tentato nuovamente di colpirlo al volto… ancora una volta a vuoto, fissando con astio le sue particolarissime iridi verdi.

La sua risposta mi giunge alle orecchie… facendomi bloccare di colpo, spalancare gli occhi e… sbiancare.

-         Ci sarà tempo per spiegare ogni cosa… madre – .

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo dell’autrice…

 

Buon anno a tutti!

No, suvvia, non sorprendetevi… sono stata colta dall’ispirazione e sono riuscita a scrivere questo capitolo velocemente… capitolo che dedico interamente a YamaMaxwell, artefice della mia ispirazione grazie a delle canzoni che mi ha dato modo di ascoltare e apprezzare [ “Dangerzone” – Vanilla Ninja e “End of all time” – Stars of Track and Field ] quindi, se proprio volete, ringraziate lei ^__^

 

Passo adesso, come al solito, a dedicarmi a tutti coloro che hanno recensito lo scorso capitolo (e che mi hanno fatta morire dalle risate per la loro fantasia XD siete davvero mitici!):

 

-         mon_chan: uh… ti sei ricordata della canzone! <3 eh beh… adatta alla situazione, no? Anche a me dispiace per shaka ma… c’est la vie U___U bacio;

 

-         YamaMaxwell: questa volta non vi ho fatti aspettare molto! ^__^ / ma no che non se l’era dimenticato… la povera Reiko, semplicemente, non ci credeva! XD voleva sentirselo dire così, giusto per conferma! XD /tralascio tutta la parte in cui mi chiedi di Shaka Shaka… alla fine hai avuto modo di leggere cos’è successo… /continuerai a tifare per Virgo? XD E Mu??  Poverello! XD / perché non ti convince Yami? O___o / Certo che hanno un nesso i sogni! ^__^  /Beh… è successo con Shaka ciò che è successo… perché la vita è imprevedibile, no? Si pensa sempre di tener tutto sotto controllo e invece… / No che non puoi uccidere Reiko, mi serve! XD / adesso aspetto di sapere che ne pensi di questo… e perdona le scene macabre ^__^ un bacio!;

 

-         Bloody_star:sta storia che finisco col farti piangere però mi dispiace… ç__ç mi fa piacere che ti piaccia a tal punto, però… ç__ç / Hai fatto bene a prendere quel dvd! XD credo che prepari a sufficienza ^__^ XD / Ecco, arrivata al punto del “Mu emo depresso” sappi che stavi attentando seriamente alla mia vita… senza contare l’ “ariete do it better”… lì mi stavo proprio scompisciando! XD Mitica XD / Baci e al prossimo capitolo mia cara!;

 

-         LaReginaAkasha: O_____O Che commentone!!! Ma grazie! ^///^ addirittura la lode? >///< se continui così finirai col farmi diventare una torcia umana ^__^ Mi fa piacere sapere che i pezzi tra Reiko e Shaka siano riusciti… Reiko l’ho creata io… ma Shaka, avendo un carattere già impostato, è a dir poco difficile da manovrare senza correre il rischio di farlo diventare OOC… io ce la sto mettendo tutta a far rimanere IC tutti i personaggi di Kurumada… ma è ovvio che qualche reazione potrebbe essere considerata da qualcuno che legge l’opposto…è un mio modo di vedere i personaggi d’altronde.. spero di non toppare, insomma! In merito ai tuoi dubbi su Parvati… beh… certamente non è ancora nel corpo di Reiko a causa delle sue turbe sentimentali ^__^ non posso dirti altro mi dispiace ç__ç da questo capitolo qualcosa credo l’avrai capito… ma non so fino a che punto tutti voi abbiate capito… perché è totalmente l’opposto di quanto si immagini. Dopo questo piccolissimo spoiler passo e chiudo, che è meglio U__U grazie per la recensione, fammi sapere cosa ne pensi di questo!;

 

-         Spartaco: Tu-sei-un-mito. Semplicemente. Mi hai lasciato 3 recensioni!! Ma io ti adorooooooo! Grazie *____* Tornando a noi U__U *cof cof* …comprensibile il tuo punto di vista su Shaka e Mu… quanto, però, non universale e assoluto. I sentimenti non s’impongono… non è detto che un amico debba rimanere tale a vita. Le persone cambiano, cambia il modo di vedere le cose e gli altri che ci circondano…. Shaka seppur cavaliere, è innanzitutto un uomo, teoria che sto portando avanti dall’inizio della storia. La mia intenzione è quella di scavare nei personaggi in profondità, mostrare il loro lato umano al di là dell’armatura che indossano e il senso di dovere al quale sono tenuti a rispondere. Non posso dirti altro… avrai modo di leggerlo nella storia ^__^ presumo avrai capito che tendo a rimanere “misteri irrisolti” solo all’inizio, per destare curiosità nel lettore, ma alla fine spiego sempre tutto, seppur a poco a poco, quindi abbi pazienza ^__^ e non mancare mai di farmi sapere come la pensi su ciò che scrivo J Grazie, alla prossima!.

 

 

Ed è la volta di ringraziare le persone che hanno aggiunto la mia storia tra le preferite e le seguite… che aumentano di volta in volta ad ogni capitolo *___* WOW! Ringrazio rispettivamente le 32 della prima e le 14 della seconda *inchino*

 

Grazie anche alle persone che si limitano semplicemente a leggere, di cui spero di leggere presto dei pareri sulla storia *___*

 

HOPE87   

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 23
*** Despite everything... ***


Non saprei dire con esattezza quanto tempo è trascorso da quando abbiamo ab-bandonato il tempio shivaita sconsacrato

Despite everything

 

 

 

 

 

 

-   Madre… - .

Spalanco gli occhi, sobbalzando, sentendo una fitta attraversarmi la spalla destra, dalla quale comincia a scorrere copiosamente, seppur lentamente, del sangue. Incurante di tutto ciò mi alzo velocemente, o almeno ci provo… dal momento che sembra non essermi rimasta nemmeno un po’ di energia… Athena… che dolore allucinante…

-    No, non si agiti così! – esclama il tipo che ho davanti, lanciandomi uno sguardo apprensivo, sporgendosi di scatto verso di me, col tentativo – probabilmente – di fermarmi. Riesco appena a sollevare una gamba e a colpirgli la mano tesa verso di me con un calcio che, seppur debolissimo, riesce a fermarlo momentaneamente, mentre perdo per l’ennesima volta l’equilibrio nell’indietreggiare, finendo distesa tra una marea di cuscini dalle più svariate dimensioni. Non riesco nemmeno ad alzarmi…

-   Mia Signora… - .

-    Sta lontano da me… - gli sibilo, lanciandogli uno sguardo di sbieco mentre mi trovo a stringere i denti per costringermi a non urlare dal dolore che sto avvertendo alla spalla… maledizione… dannazione!

Chiudo per un momento gli occhi per tentar di ridimensionare il dolore, concentrandomi, quando due mani vanno a chiudermisi sulle spalle, facendomi emettere un urlo strozzato.

Subito dopo la mano che mi avvolge la spalla destra si allontana di scatto, ormai sporca di sangue, e gli occhi del tipo che mi ha afferrato si sgranano dal terrore, prendendo poi a scrutarmi intensamente, scostando il tessuto che ricopre la spalla e scoprendo un bendaggio ormai intriso del liquido vermiglio.

-    Non me n’ero accorto… - lo sento sussurrare appena, mentre i suoi occhi sono ancora fissi sulla mia ferita. Successivamente sento sollevarmi velocemente, seppur con delicatezza, e venir adagiata su un ripiano alto e morbido… molto più consistente, però, della materia che compone i cuscini. Non ne sono certa perché ho ancora gli occhi chiusi e i denti stretti all’inverosimile. Mi sento completamente priva di forze… la ferita…il sangue caldo che scivola lungo il mio corpo freddo e scosso dai fremiti… questa sensazione che non riesco a identificare… e che mi confonde più di qualsiasi altra cosa… dove siamo…? Di chi è quest’energia…?

Non saprei dire con esattezza quanto tempo è trascorso da quando abbiamo abbandonato il tempio shivaita sconsacrato.

La fuga si è arrestata solamente quando siamo giunti al luogo a cui mirava arrivare questo tizio, sulle pendici di un monte di cui non conoscevo nemmeno l’esistenza, a metà tra l’India e lo Jamir

-   MU! - esclamo tutto a un tratto, ricordandomi in un baleno degli avvenimenti avvenuti precedentemente, spalancando gli occhi e cercando di liberarmi dalla presa di questo maledetto... che, per quanto mi sforzi, non mi lascia andare e, anzi, mi tiene ferma, distesa... blaterando che non devo agitarmi... che deve curarmi la ferita... ma la mia mente è completamente rivolta all'angoscia che mi ha colta non appena ho ricordato Kalì.

Cosa sarà accaduto? Staranno bene? Saranno riusciti a tenerle testa? Venire solamente in cinque… quegli imbecilli!

Improvvisamente un calore intenso, all'altezza della spalla ferita, mi porta a stringere nuovamente i denti e a socchiudere gli occhi... sentendo l'arto sottoposto allo strazio prima bruciare... poi, tutto a un tratto, ghiacciare...

Spalanco gli occhi di botto, voltandomi di scatto verso il mio pseudo rapitore, che con sguardo soddisfatto osserva più serenamente la mia spalla... che non mi fa più male.

Rimango immobile per un periodo indefinito, ad occhi sgranati, facendo saettare lo sguardo dalla mia spalla a lui e viceversa, fin quando, allontanatosi da me, mi s'inginocchia davanti... chinando il capo... come in attesa...

-   Chi cazzo sei? - chiedo senza mezzi termini, col cuore che mi batte all'impazzata, comprendendo di trovarmi nuovamente nei guai fino al collo. I miei occhi si spostano, attirati dalla curiosità, ad un dipinto posto alle spalle dell'... uomo - se tale si può definire - che ho davanti, prendendo a scrutarne preoccupati il soggetto... io quel dio l'ho già visto...

-   Madre... -.

... no... no-n... non può essere...

-   Mia Signora... - .

-   Ti ho fatto una domanda, r-rispondimi! - balbetto alla fine, incapace di accettare quella che sembra ormai essere la realtà dei fatti...

La sua bocca si assottiglia in un sorriso appena accennato... l'espressione divertita... gli occhi che mi scrutano attentamente... come a voler catturare ogni mia minima reazione...

-    La risposta è dentro di lei - .

Sento il cuore ripiombarmi in gola...

-    Dì un po’… - riesco a pronunciare dopo un po’, con voce roca, decisa a non arrendermi a quest'ennesima assurdità... richiamando a me le poche forze rimastemi per far ciò che ho in mente, distogliendo lo sguardo dal suo, chiudendo poco dopo gli occhi.

Il suo silenzio riempie l’aria… che si fa così tanto spessa da poter essere tagliata.

-    MI HAI PRESA PER SCEMA?! – sbotto irritata, tirandomi su a sedere con uno scatto che mi costa l’ennesimo crampo nella spalla e un’ennesima perdita di sangue, che va a macchiare i colori candidi di cui sono tinti i cuscini che sostengono il mio peso. Più che rimarginarmela deve avermi fermato momentaneamente l'emorragia... dannazione...

I suoi occhi, come m’aspettavo, si spalancano inorriditi, guardandomi con un sguardo misto tra ansia e stupore. Devo averlo preso sicuramente alla sprovvista.

-    Madre… - .

...

Vada per la reincarnazione di Athena.

Vada per la reincarnazione di Kalì.

Ma che questo qui sia la reincarnazione della divinità indiana dalle sembianze più particolari in assoluto…

-    MA PIANTALA! Io ho 18 anni, tu devi averne come minimo una trentina…- azzardo, lanciando un’occhiata sommaria al suo aspetto, facendo vagare lo sguardo dalla testa ai piedi e viceversa. -  è una legge fisica, CAZZO! - .

-    Mia Signora – ripete nuovamente lui, abbandonando la sua postura rigida e devota, sollevandosi e venendomi incontro, mentre io tento d’individuare gli scalini che mi separano dal suo piano, con la vista sfocata. Ho esagerato nel sollevarmi così. – Non c’entra nulla la materia con cui occupiamo questa dimensione… - .

-     Sta’ zitto… - .

-     Tutto ciò è provvisorio, mira solo e unicamente al fine ultimo… - .

-    STA’ ZITTO! – urlo in preda al panico, chiudendo gli occhi e portandomi entrambe le mani alle orecchie, in preda ad una crisi isterica che, mai come stavolta, non riesco a gestire. Vorrei poterlo riempire di calci fino a fargli pentire di avermi tirata fuori da quelli che prima avrei definito senza mezzi termini guai, ma che adesso sembrano la cosa meno peggiore potesse accadermi.

Seppur ormai profondamente disgustosa, ridotta ad un ammasso di carne umana priva di pelle, carne e muscoli a ricoprirle le braccia, mi ero abituata a Kalì… alla sua follia!

-   Madre… - .

Adesso mi ritrovo davanti all’ennesimo pazzo! Cosa cazzo ho fatto di male per meritarmi questo? Eh?!

-   La prego… - .

-    Non toccarmi! – sbotto inviperita ancora una volta, quando una sua mano si chiude delicatamente attorno ad un mio polso, lasciandomi subito andare successivamente, al mio ordine.

-    Non potrei mai farle del male… - mi risponde placido lui, in risposta alla mia reazione, dopo un po’.

I miei occhi continuano a saettare dal suo volto al dipinto che ha alle spalle, fino a che non vengo colta dall’ennesimo capogiro, che mi fa vedere nuovamente tutto offuscato…

-    Non è possibile – pronuncio con ovvietà e fermezza, intestardita a non voler accettare quella situazione… ormai così palese.

Il volto dell’uomo che ho davanti si addolcisce, prendendo a fissarmi intensamente con quei suoi occhi di quel colore… così particolare.

-   Lei reincarna la Signora celeste… - .

-   E mette ancora in dubbio la veridicità degli eventi che le accadono? - .

Poco sorpresa, riavverto una sensazione manifestatasi durante la fuga dal tempio sconsacrato shivaita...

Emicrania e stordimento a parte, dovuti all’eccessiva perdita di sangue subita in seguito al cordiale trattamento della stronza cadaverica, ho…ho avvertito Parvati.

Nuovamente, dopo un periodo indefinito, ho avvertito la sua presenza dentro di me. Ma non in qualità di semplice, quieta e apparentemente oramai offesa ospite, no.

Stavolta il suo cosmo... si è manifestato in un modo totalmente diverso dalle volte precedenti.. durante le quali si è semplicemente offerto di fornirmi l’energia di cui ho necessitato per combattere, dandomi, però, completa autonomia.

Questa volta…c’è mancato poco che non riuscisse a manovrarmi.

Un po’ come la prima volta che ho avuto a che fare con un cadavere rianimato, in quel tempio shivaita sconsacrato in cui entrai con Mu, Shaka e Aioria… solo che questa volta è stato così intenso da indurmi… a slanci d’affetto nei confronti dell’uomo che ho davanti. Sì. SLANCI D’AFFETTO.

Più volte mi sono ritrovata a sollevare le mani per chiuderle attorno al suo volto mascherato… o semplicemente per carezzarglielo… e, ora che ci ripenso, è avvenuto quando ero sul punto di perdere i sensi, quando comunque non ero propriamente cosciente e in forza. Riacquisita un po’ di lucidità, ho allontanato le mani di scatto, chiedendomi come diavolo avessi potuto anche solamente pensare di fare una cosa del genere.

Giungendo poi alla conclusione più ovvia, quella in merito alla quale non ero io a volere una cosa del genere… a desiderarlo.

Era Parvati.

La sentivo agitarsi ed emanare energia sufficiente a tenermi sveglia, a intervalli irregolari, quasi come se non sapesse più, paradossalmente, gestire se stessa.

Almeno è questa la sensazione che ha dato a me, assieme al sentore che fosse… contenta. Ma non ne comprendevo il motivo... fino a questo momento.

-   Mia Signora - .

-   Venerabile Madre… - .

 

Il mio sguardo va a posarsi nuovamente sul dipinto posto alle sue spalle, raffigurante un grosso uomo con quattro braccia, seduto nella posizione del loto, e con una testa molto diversa dal normale. Soffermo in maniera più insistente lo sguardo in quello della creatura rappresentata nel dipinto... spostando poi successivamente l'attenzione allo sguardo dell'uomo che ho davanti, avvertendo il cosmo di Parvati scombussolarmi di nuovo.

Mi avvicino all’uomo che è dinanzi a me, osservando i suoi occhi profondi non rimuovere mai lo sguardo dal mio, continuando a sorridere comprensivo, sussultando appena quando mi osserva avvicinarmi...

È tutto assolutamente assurdo, penso, trovandomi ormai a meno di tre passi da lui.

Dovrei essere spaventata… arrabbiata… in preda al panico… e invece…

Riavverto il cosmo di Parvati agitarsi, così tanto che mi conduco una mano al petto, per avvertire cosa stia riuscendo a provocarmi… ho il cuore che mi batte in maniera pazzesca…

Decido infine di assecondarla… sollevando una mano… e conducendola al volto della persona che è qui davanti a me, in una lieve e delicata carezza.

I suoi occhi s’inumidiscono, riducendosi a due fessure probabilmente per impedirsi di piangere, mentre una mano va a coprire delicatamente la mia, posta sul suo volto, attendendo poi pazientemente la mia prossima mossa.

Improvvisamente un nome si fa largo tra i miei pensieri… prendendo a rimbalzarmi freneticamente nella testa, come se volesse a tutti i costi uscire, essere pronunciato… e solo dopo un po’ riesco a comprenderne il motivo.

-    Ganesha – pronuncio semplicemente, con difficoltà, combattuta tra la mia voglia di non accettare l’ennesima assurdità e la voglia di assecondare quello che sembra essere il più profondo desiderio di Parvati.

Lui annuisce, lentamente, senza abbandonare i miei occhi, mentre la sua mano, precedentemente poggiata su quella con cui gli sto carezzando il volto, viene spostata e condotta dritta alle sue labbra, con estrema grazia.

 

 

*********************

 

-      Attenti! – urla Kanon di punto in bianco, mentre alle sue spalle Aldebaran si posiziona per scagliare l’ennesimo Great Horn, che demolisce in un attimo la valanga che stava per travolgerci, esplodendo e lanciando neve raggrumata tutto attorno a noi, impedendoci per un attimo di aver una più chiara visuale.

-    Porca pufanculo! – esclama inviperito Death Mask, probabilmente più seccato di noi per i continui rallentamenti che stiamo subendo durante la scalata. – Ariete! Teletrasportiamoci, cazzo! - .

La sequela di imprecazioni che fuoriescono dalla sua bocca viene coperta dall’ennesima valanga, causata molto probabilmente – stavolta – dall’eco procurato dalla sua voce precedentemente.

Mi volto di scatto verso Aldebaran, afferrandogli un braccio prima che possa scagliare un altro colpo, concentrandomi ed emettendo cosmo a sufficienza da poter creare una sorta di barriera che mi protegga dalla neve che ci raggiunge brevemente, sciogliendola, venendo imitato ben presto dagli altri.

Mi scrollo la testa, avvertendo il gelo penetrarmi l’armatura, sforzandomi di non rabbrividire visibilmente.

-    Vacci piano! – mi rivolgo ad Al, senza mollare il suo braccio, riferendomi al fatto che il suo dispendio di energie, di questo passo, finirà con l’esaurirsi prima di raggiungere la sommità della montagna.

Lui irrigidisce la mascella, tenendo lo sguardo basso, rialzandolo quando sente il cosmo di Mu espandersi a dismisura. Rivolgo lo sguardo verso il cavaliere dell’ariete, vedendolo stringere gli occhi e tramutare il viso in un’espressione di dolore…

Per quanto cerchi in tutti i modi di immedesimarmi in lui… so benissimo che ciò che sta provando va al di là della più blanda presunta comprensione che noi tutti potremmo provare.

Improvvisamente la sue labbra formulano una frase che non riesco ad udire a causa del vento violento che sta soffiando, ma a giudicare dalla sua espressione contrita e dall’espressione stralunata di Death Mask, temo di aver compreso comunque…

-    Che significa che non possiamo?! – chiede infatti dopo un po’ Angelo, urlando fuori di sé. Diamine, comprendo il nervosismo, ma è tanto difficile pensare che se avessimo potuto teletrasportarci, Mu ci avrebbe già pensato da tempo?

-      La montagna deve essere protetta da un cosmo divino! Come il Santuario, è impossibile scalarla in modo diverso da questo! – spiega Mu, alzando la voce e portandosi una mano davanti al volto per proteggersi dal vento.

Si avverte… è palpabile la presenza di un cosmo che avvolge l’intera montagna come un manto… ma…

-    Ma è diverso! – urlo di rimando a Mu, esponendo i miei dubbi in merito a ciò che penso. – Il cosmo che protegge la montagna è diverso da quello del rapitore di Reiko! - .

Aries si limita ad annuire, chiudendo gli occhi per un attimo e stringendo i pugni, per poi riprendere la scalata, incurante del fatto che ci siamo tutti fermati, chi per riposare, chi per riflettere, chi perché momentaneamente immobilizzato dallo scoraggiamento… come Al, che non accenna a muoversi, tenendo la testa bassa… lo sguardo coperto dall’ombra del proprio elmo.

Sospiro pesantemente, scuotendo nuovamente la testa per liberarmela dalla neve e rilasciando il cosmo, affinché le sacre vestigia del leone possano scaldarmi.

-    Avremmo dovuto inseguire Kalì! – esclama improvvisamente Kanon, infrangendo il silenzio che era calato tra noi tutti. – Un problema alla volta… di questo passo non riusciremo a concludere nulla! - .

Sospiro nuovamente, chiudendo gli occhi e avanzando di un passo, evitando di proposito di ribattere. Siamo stati costretti a decidere subito, Reiko era sparita… ciò che ci aspettavamo si verificasse era un attacco o un tentativo d’inseguimento da parte di Kalì… ma alla fine ha battuto in ritirata, trascinando con i thugs… siamo stati colti completamente alla sprovvista.

-    Il nostro obiettivo è Reiko… - ribatte invece Aldebaran, fiaccamente, senza sollevare gli occhi.

-    Il nostro obiettivo è Athena. Mentre noi stiamo intraprendendo questa scalata, Kalì può aver mirato al Santuario! - .

-    Non a caso abbiamo deciso di comune accordo di dividerci in questo modo – gli ricordo, interrompendolo, decidendomi a intervenire. – Il Santuario è protetto - .

-    Non a sufficienza… - risponde Kanon, sibilando la risposta tra i denti e riprendendo la scalata anche lui, senza voltarsi verso la nostra direzione.

Volgo il mio sguardo nuovamente verso Mu che, mentre eravamo impegnati a discutere, ci ha ormai distanziato di molti passi.

Sono sicuro che nell’eventualità in cui noi tutti decidessimo di cambiar piano, lui seguirebbe il proprio, senza mai voltarsi.

 

 

************************************

 

 

-   Eppure… - .

Deglutisco, rabbrividendo appena per l’agitazione che sta trasmettendomi il cosmo di Parvati, posando lo sguardo sulla mia mano, ancora avvolta attorno alla guancia della…

-    Sei… una reincarnazione anche tu? Siamo… siamo diversi… - pronuncio lievemente, quasi sussurrando, ponendo la domanda più a me stessa che alla figura che ho davanti, mentre i miei occhi si spostano automaticamente sul suo volto.

Parvati è in me… ma io sono… io… sono rimasta tale. Insomma, questo qui che ho davanti sembra essere Ganesha in persona. Cosa impossibile, dal momento che le dimensioni della sua scatola cranica sono uguali a quelle di un qualunque altro essere umano… niente pelle grigia… niente zanne… niente proboscide… niente orecchie gra-… Ehm. Magari quelle…

Arrossisco involontariamente, distogliendo lo sguardo e sperando ardentemente che non abbia la capacità di leggermi nel pensiero.

Ironia a parte, so anch’io che non è carino soffermare lo sguardo sui difetti altrui… anche se devo ammettere che Ganesha deve avere senz’altro un bel senso dell’umorismo per essersi scelto un corpo simile! In tutti i sensi che la parola implica!

La mano che non è impegnata a tenere la mia al volto va a raggiungere l’altra, sollevandola e congiungendola con la prima, in modo tale da averle entrambe davanti alla sua bocca.

-   Ciò che utilizzo è solamente un involucro… - .

Allora non mi sbagliavo. Lui parla di sé in qualità di divinità, non in qualità di reincarnazione divina. È come se il suo cosmo avesse preso il sopravvento… un momento!

-      Definisci “involucro” – gli chiedo istantaneamente, assottigliando lo sguardo, mentre il suo si fa interrogativo. – Stai utilizzando un cadavere? -.

-      No! – mi risponde subito, ridendo appena, divertito. – Quest’uomo ha pregato gli dei affinché potesse rendersi utile ai loro fini…- .

-      Quindi? – lo incito a spiegarsi meglio, mentre le sue sopracciglia s’inarcano leggermente, dandomi la sensazione di non aver capito di nuovo dove voglia andare a parare. O di far finta. – “Quest’uomo ha pregato gli dei affinché potesse rendersi utile ai loro fini”, ovvero? Che hai fatto? Lo hai ammazzato e ti sei preso il corpo? -.

-      È lui che ha deciso di farsi da parte. Mi ha offerto autonomamente il proprio corpo, affinché potessi usufruirne… - .

Che, tradotto, dovrebbe significare – almeno spero – che la storia mia e di Parvati è applicata anche a lui... ma al contrario.

Per quanto Parvati sosti nel mio corpo, sono io che continuo a manovrarlo. Lei funge solamente… da ricarica energetica. Mi offre il suo cosmo, punto. Ragion per cui riesce a manovrarmi quando sono incosciente.

Probabilmente, se mi lasciassi andare, Parvati riuscirebbe a manovrarmi completamente… diverrei anch’io un involucro.

Rabbrividisco.

-      E questo qui sarebbe diventato un involucro… di sua spontanea volontà? - .

-      Esattamente – mi risponde in modo soave Ganesha.

-      Idiota! – sbotto contrita, riferendomi all’involucro che ha permesso a Ganesha di impadronirsi di lui, distogliendo lo sguardo da quest’ultimo e allontanandomi, incamminandomi poi verso la porta ad arco posta poco lontana dal quadro raffigurante il figlio di Parvati, trascinandomi quasi a fatica, dal momento che ogni piccolo movimento è motivo per me di dolore… diamine… ma…

-      È e-enorme… - pronuncio appena, temporeggiando… spostando lo sguardo su tutto l’ambiente circostante… fingendo di interessarmi davvero all’arredamento tipicamente indiano che compone l’intersa sala…no, diciamo pure che non sto facendo finta di avere la bocca aperta... questo posto è davvero meraviglioso... ma non devo distrarmi! Qui sono nei guai fino al collo! Ganesha... GANESHA! Ma diamine... se tutto quello che questo tipo ha appena detto è vero... io... mi trovo di fronte alla reincarnazione del figlio di questa gentile Signora che mi occupa il corpo... e se non sto attenta... se non stessi attenta, davvero Parvati riuscirebbe a... manipolarmi?

Athena! Dove diavolo sei quando c'è bisogno di te, eh?? Riuscirei a sopportare perfino le tue variopinte vesti di tulle se mi assicurassi che in un batter di ciglia fossi qui ad aiutarmi... ah, bella coalizione... bella collaborazione! "Qualora avessi bisogno del mio aiuto non esitare a rivolgerti a me..." gne, gne, gne!

-      E questo non è niente -.

Sobbalzo, girandomi di scatto e ritrovandomi davanti di nuovo Ganesha, di cui mi ero quasi completamente dimenticata... ma stavo sul serio delirando prima? Lo dico io che c'è qualcosa che non va in questi incensi!

-      C-cosa intendi dire? - provo a chiedere per tentare nuovamente di pensare a un piano, o perlomeno a qualcosa di quantomeno sensato, mentre lui si protrarrà - spero - in spiegazioni di cui a me non interesserebbe di certo una mazza... basta annuire... sì... annuire... e ristabilire le distanze iniziali... ora ricordo per cosa era famoso Ganesha... per l'amore sviscerale che nutriva nei confronti della madre... e per sviscerale intendo proprio dire... esagerato. Non si sposò perchè non c'era essere femminile che riuscisse, ai suoi occhi, a eguagliare la madre... amava quest'ultima al pari di un'amante... nonostante si prodigasse soltanto in atti di profonda reverenza e nient'altro... ma questo è ciò che ci racconta la teologia... "teorie", dunque. Chi ci dice che qui non ci sia scappato l'incesto?

-      Madre? - .

-      Sì? - chiedo con più enfasi del dovuto, cercando di ricordarmi appena una sola sillaba di tutto quello la sua bocca ha articolato poc'anzi... ma niente da fare, i neuroni si sono dichiarati in sciopero. Non ce la fanno più a far più cose contemporaneamente... se continuo così rischierò una sommossa... e...

-     Si sente bene? - a questa domanda ne è sicuramente pervenuta precedentemente un'altra... l'ho visto muovere la bocca ma...

Sospiro profondamente, chiudendo gli occhi e portandomi una mano a massaggiarmi la fronte.

-      Dei, sto impazz... AAAAAAAAAH! - neanche il tempo di far un paio di passi che inciampo nei miei stessi piedi, continuando a guardare stralunata e terrorizzata la "cosa" che poco fa mi ha... leccato un braccio! Che diavolo è???

Mentre sento quel fottuto di un elefante con le orecchie ridimensionate e col pessimo senso dell'umorismo ridere, vedo allo stesso tempo la creatura che ho davanti sollevarsi sulle zampe anteriori e ritornare in quella che sembrerebbe essere una posizione seduta... ma che bestia è??

-       Buono, Akhu... buono - .

Akhu...? Quella sarebbe una bestia domestica?? Ma cos'è?? E che perde da... quello che sembrerebbe essere pelo?? Spalanco gli occhi, indietreggiando ulteriormente da sdraiata, trascinandomi lontana dalla pesudo bestia con i gomiti, vedendola annusare l'aria intrisa d'incensi vari con curiosità...

Mi volto alla mia sinistra, vedendo poco lontano degli incensi dalle tonalità violacee liberare nell'ambiente un fumo azzurrognolo... bene. Li raggiungo rapidamente, gattonando, colpendoli a pugno stretto, distruggendoli, per poi afferrarli e lanciarli lontani, nella sala attigua, avvertendo poco dopo il leggero rumore dovuto al loro impatto col pavimento di pietra. Devono essere senz'altro loro a farmi avere le allucinazioni... non può essere!

-     Madre... - sento la voce dell'addestratore di bestie strane, avvertendo poco dopo le sue mani chiudersi delicatamente attorno alle mie spalle, probabilmente per dissuadermi dall'agitarmi per tentare di raggiungere altri incensi posti poco lontani.

-    E... FALLA FINITA! - urlo in preda alla rabbia, voltandomi di scatto per scacciare le sua mani ancora col pugno della mano destra chiuso... facendomi scappare un singulto quando vedo la bestia scendere dallo scalino sul quale era posizionata... e avvicinarsi a me!

Ignorando Ganesha, riprendo a indietreggiare in preda al panico, fino a quando non sento la schiena aderire al muro di pietra dietro di me. M'impongo di stare immobile, in modo da non darle il sentore che sia spaventata...

-     Stammi lontana! - urlo, quasi con voce strozzata, vedendo la bestia fermarsi di colpo... facendo poi un passo indietro e chinare il capo... emettendo un verso basso ma stridulo... che, così, a primo impatto... e in preda allo shock - s'intende - assocerei ad uno... squittìo.

Dei, sono impazzita sul serio.

Spalanco gli occhi, soffermando il mio sguardo sul... lungo muso... contornato di lunghi... baffi...

E sulle orecchie... leggermente a punta...

Oh... dei.

Non è possibile.

-    Mia Signora - riprende Ganesha, in un tono basso, quasi sussurrato. -  Akhu non voleva farle del male... voleva solo darle il suo benvenuto - conclude, riavvicinandosi alla bestia e poggiandogli una mano sul dorso, che perde della roba che, vista così, da lontano, sembrerebbe polvere.

Un benvenuto, eh?

Mi faccio scappare una risatina nervosa, avvertendo un sopracciglio scattare più volte verso l'alto. Deve essermi venuto un tic. Non riesco a controllarlo.

-     Fa parte anche lui del pacchetto divino? - chiedo con voce strozzata, riuscendo a intravedere a stento - avendo ancora gli occhi puntati sulla bestia - il capo di Ganesha abbassarsi a rialzarsi più volte, per annuire.

-     Immagino, mia Signora, che lei non abbia alcun ricordo di esso a causa del suo svenimento post fuga... è stato Akhu a trasportarla lontana dal tempio sconsacrato... lontana dai suoi nemici... e considerato il fatto che la sua inequivocabile natura divina non le ha trasmesso alcuna informazione riguardo alla natura originaria di Akhu, le chiederei di stabilire un contatto diretto con lui... - .

-      No - mi sfugge prima del previsto, capite al volo le sue intenzioni. Vorrebbe davvero farmelo toccare? - Scordatelo - ripeto monocorde, continuando a fissare con gli occhi fuori dalle orbite il coso che mi sta davanti, ancora col capo chino... del quale temo ormai di aver compreso la razza. Non può essere altrimenti. Anche se le dimensioni non dovrebbero essere affatto quelle.... ma d'altronde anche le dimensioni delle orecchie di Ganesha sono fuori di misura, quindi cosa ci sarebbe di strano?

Mi sfugge un'altra risatina nervosa.

-     Che cos'è? - decido di chiedere per precauzione, sperando con tutta me stessa di essermi sbagliata.

-       Può vederlo lei stessa... - .

-      E' un roditore, confermi? - chiedo ancora velocemente e in tono monocorde, sperando ardentemente in una risposta negativa.

-       Secondo gli attuali schemi umani, sì - .

-      Oddei! - esclamo in preda al panico, chiudendo gli occhi per disperazione e voltandomi verso la parete di pietra, sperando che possa risucchiarmi per sottrarmi a tutto ciò.

-     Lo tocchi - sento invitarmi nuovamente da Ganesha, portandomi a voltarmi nuovamente verso di lui... e trovandomi la bestia più vicina di quanto l'avessi lasciata precedentemente. Si è riavvicinata!

Sobbalzo, cercando d'indietreggiare ulteriormente pur sapendo di non poterlo fare, vedendo il muso della creatura avvicinarsi a me e fermarsi a pochi centimetri di distanza, in attesa.

Faccio scorrere gli occhi sulla sua intera corporatura... è enorme...

-     Lo tocchi - m'incita a fare di nuovo Ganesha. - se avesse voluto farle del male, lo avrebbe già fatto - .

Inspiro profondamente, guardando circospetta l'enorme capo che ho davanti... scrollando la testa e dandomi della stupida. Dopo aver visto in che condizioni riversavano gli arti superiori di Kalì, questo dovrebbe farmi impressione?

Allungo una mano... tentennante... avvicinandola cautamente alla testa dello pseudo roditore... avvertendo, poco dopo che la mia mano l'ha solo leggermente sfiorato, uno strano brivido pervadermi il corpo.

Accertatami, dopo un paio di battiti di ciglia, che non s'è trattato di un'illusione ottica, vedo nitidamente delinearsi una luce sotto il palmo della mia mano, in corrispondenza del capo dello strano animale... e quando il palmo ha aderito perfettamente sulla sua testa, la mia viene invasa da una serie d'immagini sfocate...

Oserei definirli "ricordi"... se fossi certa che si trattassero effettivamente di miei ricordi...

Una donna con quattro braccia... un bambino con una testa d'elefante... una distesa immensa di verde incontaminato privo di qualsiasi tipo di traccia umana... un uomo dalla pelle bluacea voltato di spalle... e infine...

-      Akhu... - .

Riapro gli occhi, riavvertendo distintamente il cuore battere all'impazzata... e la strana sensazione di pace e benessere riavvolgermi come quando ho accarezzato il volto umano di Ganesha...

E così hai voluto mostrarmi la tua famigliola, eh Parvati?

Sorrido appena, combattuta dalla voglia di lasciarmi andare alla tenerezza, come avverto nitidamente vorrebbe Parvati, o scoppiare a ridere per le immagini appena viste. Non è per cattiveria... o per mancanza di tatto... forse semplicemente per i limiti che la mia mente m'impone. Teste d'elefante su corpi umani, quattro arti superiori e pelle bluacea non fanno parte del mondo dal quale provengo io...

Diamine.

-     Ciao, Akhu... - ripeto, aggiungendo un saluto al suo nome ad impulso, continuando ad accarezzargli l'enorme testa biancastra... accorgendomi solo in quel momento che qualcosa non va. Ritraggo appena la mano, girandola verso di me per osservare la strana polvere grigiastra ricoprirmela. - Di cosa sei fatto, Akhu? - chiedo nuovamente, con un leggero tono di stizza nella voce, avvertendo subito dopo un frastuono provenire dall'esterno del tempio, concentrandomi quindi su di esso.

Allo stesso tempo, avverto il cosmo che aleggia nell'ambiente circostante più nitidamente... accorgendomi solo in quel momento che... non è il cosmo di Ganesha. Non... un momento!

Mi concentro ulteriormente, chiudendo gli occhi e allontanando la mano dal capo di Akhu per non essere influenzata dalla sua energia spirituale... sì... non ci sono dubbi...

Il cosmo più definito è quello di Ganesha... lo avverto nitidamente... il secondo è quella "strana aria pregnante" di qualcosa d'indefinito che, per quanto stranamente familiare, m'intorpidiva i sensi... allora non erano gli incensi!

Aggrotto la fronte... un nuovo rumore esterno al tempio... un terzo cosmo... un quarto...!!!

Spalanco gli occhi un secondo prima del fracasso.

-     Galaxian Explosion! - .

... cosa non ha distrutto quel cretino!

-     Accidenti... - riesco appena a pronunciare, venendo fuori dalle macerie prodotte della parte del tempio crollata, avvertendo cinque cosmi ben conosciuti intensificarsi ulteriormente...

-       Reiko! - . La voce di Al... cielo... che splendida sensazione di sollievo!

-       Bel colpo, Kanon. Un po' più a destra e la scalata su questo fottuto monte sarebbe stata inutile! - .

... non c'è neanche bisogno che dica a quale cavaliere appartengono queste soavi parole… dannato crostaceo.

Il mio udito si concentra su un rumore di passi in rapido avvicinamento... mentre il cuore comincia a martellarmi nel petto... per poi accelerare ulteriormente... in seguito a diverse urla d'agitazione.

-      No! - esclamo appena, prima di prendere a tossire forsennatamente a causa della polvere sollevatasi precedentemente, assistendo impotente alla scena che mi si para davanti agli occhi.

Lo sapevo che quella non era una semplice reincarnazione... li ha immobilizzati!

Il primo a scattare è stato Aioria, intercettando la controffensiva di Ganesha - poco distante, immobile, con sguardo truce - che ha sollevato una mano... mandando a sbattere contro il muro laterale Kanon, tenendolo momentaneamente fuori dai piedi, per poi dedicarsi ad Aioria e riservargli lo stesso trattamento.

Prima che Aioria fosse costretto a fermarsi è riuscito a scagliare un Lighting Plasma... che ha mancato il suo avversario, colpendo la parete posta alle sue spalle, mentre questi si... rimaterializzava? ricompariva? rispostava? che diavolo ha fatto? sono solo certa che, qualsiasi cosa abbia fatto, sia riuscita a farla alla velocità della luce! Per poi ricomparire e concentrarsi su Death Mask, neutralizzandolo prima che potesse anche solo aprire bocca, riservandogli lo stesso trattamento di Aioria e dedicandosi successivamente subito a Mu... mentre Aldebaran è stato schiantato contro un ennesimo muro da Akhu...

E tutto questo... nel giro di pochi secondi...

Sento di nuovo il sopracciglio agitarsi ritmicamente, mentre la mia mente attende che Mu, sospeso a mezz'aria - ormai - come tutti gli altri riesca a liberarsi dalla morsa invisibile che sembra averlo avvolto... non serve a nulla il suo tentativo di affrontarlo con la psicocinesi... l'avverto la sua potenza... ma la difesa di Ganesha sembra essere impenetrabile... non è riuscito nemmeno a creare il Crystal Wall... ci ha provato?... perchè non c'è riuscito?... l'armatura sta stridendo... si sta incrinando... la forza che lo avvolge è troppo potente...

Il rivolo di sangue che gli fuoriesce dalla bocca mi fa accapponare a pelle.

-     NO! - .

Il mio urlo sembra non aver sortito alcun effetto, sento ancora le armature di tutti i cavalieri stridere, come quella di Mu...

-     GANESHA, SMETTILA! - .

Alle mie orecchie confuse, l'urlo è uscito più acuto e stridulo di quanto immaginassi... non sono certa che alle orecchie altrui sia giunto allo stesso modo... ma il fatto che Ganesha abbia interrotto la sua tortura mi spinge a credere che perlomeno sia riuscito a sentirmi.

-     Mettili giù...- dico con voce roca, raggiungendolo e afferrandogli una spalla. - METTILI SUBITO GIU'! - urlo, stringendogli la stessa spalla per intimargli di sbrigarsi, assolutamente certa che, scossa come sono, non sia riuscita a procurargli il minimo dolore.

Fortunatamente, poco dopo, mi dà retta.

-      NO! - urlo nuovamente, questa volta frapponendomi tra i cavalieri e Ganesha, proteggendo quest'ultimo. Era ovvio che non perdessero tempo per attaccare... così com'era ovvio che mi avrebbero guardata con gli occhi fuori dalle orbite.

-      Levati dalle palle, idiota! - sbotta Death Mask, ricevendo in risposta una pronta risposta di Ganesha, alle mie spalle, che risolleva una mano, che io tendo a bloccargli tempestivamente.

E intanto ha preso a tremarmi anche l'altro sopracciglio... morirò a breve, me lo sento.

-     No - dico ancora una volta, rimodulando la voce, che mi esce appena più udibile di un sibilo... se mi abbandona, è davvero finita. Chi fa poi da tramite tra questi? Akhu saprà parlare?

-      Reiko... - inizia Aioria, guardandomi sconvolto... mentre io sono costretta a voltare il capo e tossire forsennatamente, bloccando le sue parole sul nascere.

Continuo a tossire, sentendo lo stomaco portarmi quasi sull'orlo del vomito... è solo grazie ai profondi respiri - intervallati tra un tossire e l'altro - che riesco a impedirmelo.

-     E' ok...  - cerco di comunicare brevemente, riferendomi a Ganesha, tentando allo stesso tempo di non dare di stomaco e di dare delle spiegazioni sufficientemente esaustive ai cavalieri d'Athena... che sembrano essere anche loro sull'orlo di una crisi di nervi. Allo sguardo assassino di Kanon, riprendo:  - Sto così per te... - accentuo la tosse di proposito, provocandomi un nuovo conato. - Se avesse voluto uccidermi l'avrebbe già fatto! - dico tutto d'un fiato, ringraziando il nuovo colpo di tosse per avermi concesso il tempo necessario per farlo.

-     Stronzate! - sbotta inviperito Death Mask, preparandosi ad assestare nuovamente un colpo, ma proprio in quel momento - se purtroppo o per fortuna proprio non saprei - vengo colta da un ennesimo attacco di tosse, più acuto dei precedenti, che mi porta letteralmente in iperventilazione... ma che mi permette di attirare più attenzione.

Rannicchiata come sono per terra, cercando di non soffocare, sentendo le tempie pulsarmi, avverto un paio di mani sollevarmi quel tanto che basta per essere presa in braccio.

-      Ha bisogno di aria, una finestra! - esclama Aioria, cercando di tenermi più in alto che può rispetto alla polvere che s'è addensata poco più in alto del suolo.

-     Di qua - sento dire da Ganesha, avvertendo successivamente esser trasportata lungo tutta l'area del tempio... e dobbiamo esserci allontanati parecchio, perchè non riesco a sentire nemmeno più l'odore opprimente degli incensi.

Non appena vengo adagiata su quello che sembra essere un giaciglio simile al precedente, sento distintamente dei rumori sordi riecheggiare nella sala... riapro gli occhi giusto in tempo per vedere Kanon e Death Mask bloccare Ganesha, impedendogli di muoversi.

-      Lasciatelo... - biascico, incapace ancora di articolare bene le parole, afferrando il braccio di Aioria per sollevarmi e aver sott'occhio la situazione. - Vi avrebbe attaccati lui per primo... - decido di dire ad Aioria, essendo lui il più vicino, sperando che comprenda il mio pseudo sussurro, dopodichè tossisco violentemente.

Lui mi guarda a lungo, tentennante... per poi voltarsi per osservare i ragazzi.

-      Chi è? - mi chiede direttamente, attendendo paziente che la tosse si plachi per sentirmi rispondere.

Paradossalmente, mi viene da ridere.

-       M-mio fi-figlio... - rispondo tra un colpo di tosse e l'altro, senza riuscire a mascherare un sorriso divertito, mentre Aioria spalanca gli occhi e mi guarda esterrefatto.

-       Reiko! Come stai? - sento chiedermi da Aldebaran preoccupato, mentre la sua stazza mi fa completamente ombra.

-      Decisamente male - risponde al posto mio il cavaliere del leone, come immaginavo facesse.

Gli afferro un braccio prima che si allontani, lasciandomi alle cure di Aldebaran.

-      Se lascerete farglielo, vi spiegherà tutto... - sussurro ancora, con quel poco di voce che me lo consente, riuscendo a intravedere, sottecchi, una bacinella posta accanto alla finestra... spero solo che contenga dell'acqua.

Allontano Aldebaran gentilmente, facendogli cenno di lasciarmi passare, per poi dirigermi alla bacinella avvistata portando una mano al petto per cercare di placare gli spasmi dovuti alla tosse.

Aioria nel frattempo - a giudicar da ciò che ho udito – comportandosi da esemplare mediatore diplomatico, ha convinto Kanon e Angelo a mollare Ganesha e a farsi spiegare da quest'ultimo una serie di cose... le voci sono ormai attutite devono essersi allontanati...

Immergo entrambe le mani nella bacinella, trovandola fortunatamente piena d'acqua, portandomi poi un po' di questa alla bocca per berla e passandomi i palmi bagnati sul viso.

Cielo... a volte ci vuole davvero poco per sentirsi decisamente meglio...

Tossendo ancora una volta - questa volta più lievemente - immergo di nuovo entrambe le mani nell'acqua per ripetere ancora una volta lo stesso procedimento, questa volta soffermandomi a bere di più, sentendomi subito la gola meno arsa. Con la restante acqua mi bagno i capelli e il collo, afferrando il piccolo telo di lino bianco piegato ordinatamente accanto alla bacinella, per immergerlo nell'acqua e passarmelo dietro la testa, dove lo stringo, lasciando scorrere un po' d'acqua lungo la schiena... avvertendo improvvisamente, tutto d'un botto, la pesantezza della giornata.

Chiudo gli occhi, restando per un lungo momento a riflettere su quanto accaduto... fortuna che Ganesha abbia smesso di attaccarli... deve aver interpretato il mio urlo di prima come un ordine perentorio... d'altro canto, reincarnazione attiva o meno, devo fungere per lui come una sorta di entità da cui ricevere gli ordini... dopotutto sono sua madre.... santo cielo.

Colta da un improvviso giramento di testa, mi volto, intenzionata a stendermi nuovamente sul giaciglio su cui ero stesa precedentemente... trovandomi di fronte la persona che avevo tentato con tutta me stessa di dimenticare.

… la giornata non è ancora finita.

Sento le mani sudarmi e il cuore balzarmi letteralmente in gola, mentre una strana ansia m'immobilizza completamente, facendomi rimanere qui impalata abbastanza a lungo... da dimenticare quasi che all'esterno, in un'altra sala, qualcuno sta discutendo di problematiche più grandi.

Dopo quello che sembra essere un'infinità di tempo, decido di muovere il primo passo, facendo ben attenzione a non sollevare il volto abbastanza da poter guardare il suo... come ho già fatto in precedenza, seppur brevemente.

Raggiungo mestamente lo pseudo letto al centro della stanza, sedendomici sul bordo, dando così le spalle alla porta... a lui.

Cerco di fingere noncuranza, mentre stringo più e più volte il panno di lino ormai umido, stendendolo e stringendolo più volte, insistendo a passarmelo su un punto del braccio che non ha alcun bisogno di esser pulito... e nel frattempo erigo la barriera mentale, così forte da avvertire la tensione all'interno della mia stessa testa... decidendo così di non esagerare più... e di rilassarmi appena, almeno per cercare di recuperare il controllo del muscolo cardiaco... che sembra essere impazzito.

Chiudo gli occhi nuovamente, sperando vivamente che se ne sia andato... sentendo invece, improvvisamente, il dorso di una mano accarezzarmi lievemente la spalla...

E' dietro di me.

Mandando giù il nodo alla gola, mi alzo di scatto, allontanandomi dal letto e voltandomi, decidendo finalmente a fronteggiarlo.

-     Che cosa vuoi? Perchè non sei di là a discutere con gli altri? C'è l'ennesima reincarnazione di una divinità nella sala accanto... dovresti andare a sentire cos'ha da dire... - .

Niente. Non riesco ad imporre alla voce un tono fermo... sono così agitata che a stento riesco a far combaciare qualche parola di senso compiuto in una frase...

Ma lui non mi risponde, si limita a guardarmi, allontanandosi lentamente dal letto, girandoci attorno… e riavvicinandosi a me.

Indietreggio automaticamente.

I suoi occhi non abbandonano un attimo il mio volto, concentrandosi su ogni minimo particolare, per poi passare al corpo... e di nuovo al volto... ai capelli.

Sto tanto male psicologicamente da mettermi a pensare a stronzate come l'aspetto... sono ridotta uno schifo... mentre lui... in quell'armatura d'oro... cielo...

Abbasso lo sguardo, sentendomi inadeguata... avvertendo le lacrime riempirmi gli occhi...

Abbasso ancora di più la testa, stringendo i pugni... avvertendo le sua mani afferrarmi le spalle e avvicinarmi a lui...

-    NO! - urlo in preda alla rabbia, ridestandomi dal mio stato di trance e spingendo con entrambe le mani contro i suoi pettorali di metallo dorato per allontanarmi. - Non puoi! NON PUOI! - ormai le prime lacrime hanno bagnato le guance. - Vattene! - urlo per l'ennesima volta, spingendolo ancora e allontanandomi a mia volta... venendo poi trattenuta per un braccio e ricondotta vicino a lui.

-     No - mi risponde semplicemente, col suo solito tono pacato e calmo ma fermo... portandomi di nuovo sull'orlo delle lacrime.

-     Non puoi! Non puoi farlo, Mu! Presentarti qui e pretendere... questo!  - continuo a urlare, lasciando liberamente le lacrime scorrere, senza alcun freno. - Fino a ieri hai preteso che mi allontanassi... che ti stessi lontana! -  mi blocco, incapace di continuare a causa di un groppo alla gola più grande dei precedenti. - Mi hai liquidata come si fa con gli oggetti che non servono più... - .

-      Non... - .

-      MI HAI MANDATA DA SHAKA! Pur sapendo che lo odiassi! - lo interrompo, più arrabbiata di prima, dandogli un'ennesima spinta che finalmente riesce ad allontanarmi da lui, con la mente preda ormai di tutti i ricordi relativi a ciò che il mio soggiorno alla sesta casa ha procurato… Non riesco a fermarmi... - E alla fine si è dimostrato migliore di te! Bravo! - lo applaudo sarcasticamente... senza avere la più pallida idea di cosa mi lascerò sfuggire dalla bocca tra poco. Ormai non ho più niente da perdere... - Volevi allontanarmi così? Era questa la tua intenzione?  - continuo imperterrita, mentre le lacrime continuano a scorrere e la voce mi si alza nuovamente di un'ottava per il nervosismo. Lui ha aggrottato la fronte... sembra essere decisamente confuso... probabilmente non immagina che...

-      Ma indovina? Hai fallito di nuovo! - riprendo sarcastica, seppur il volto rigato di lacrime immagino mi dia tutt'altra aria. - Perchè non ha avuto alcuna importanza la lontananza che hai imposto tra noi... non ha avuto alcuna importanza il tuo ignorarmi... - blocco nuovamente le parole, incapace di continuare...

Lui sa, ormai, cosa voglio dirgli... lo sa... gliel'ho scritto prima di abbandonare il Santuario di Athena... e ricordarlo adesso... mi fa vergognare così tanto… quanto in basso sono caduta? ... per cosa, poi?

-     E tu lo sapevi... - riprendo dopo un po', risentita, con la voce incrinata, tornando a guardarlo negli occhi, accorgendomi solo in quel momento del suo sguardo serio, rammaricato... - Quando sono venuta da te nel cuore della notte... tu sapevi il perchè! - la voce mi trema di nuovo.

-       Ma non è questo il punto... - riprendo di nuovo, cercando di riprendere il controllo. - Hai preso la tua decisione... io l'ho accettata... ma adesso...  – sospiro profondamente, sentendo di nuovo l’angoscia montarmi dentro. - Cosa significa tutto questo? COSA?! - chiedo infine, alzando la voce nuovamente di un'ottava.

Il silenzio che segue mi fa precipitare di nuovo nella desolazione totale... mi sento così ridicola... essermi aperta così tanto... essermi messa così a nudo davanti ai suoi occhi…

Mi conduco una mano davanti alla bocca… desiderando ardentemente di poter recuperare tutte le parole pronunciate… mandarle giù e seppellirle… per far in modo che non risalgano più a galla… ma non posso…

Mi volto, abbasso nuovamente la testa nel tentativo di nascondermi ai suoi occhi, che non hanno smesso un attimo di fissarmi… fin quando non mi sento afferrare di nuovo per le spalle, avvertendo le sue mani cingermi il collo con fermezza ma delicatezza… e la sua bocca… baciarmi.

Rimango immobile, riuscendo solo - quasi come un automa – a condurre le mie mani sui suoi polsi… forse il primo tentativo era quello di allontanarlo nuovamente… ma adesso…

Chiudo gli occhi – spalancati precedentemente per la sorpresa – decidendo di rispondere al bacio… avvertendo una delle sue mani passare alla nuca… senza mai abbandonare la pelle…

Non posso crederci… Mu mi sta… io lo sto…

Mi sento avvampare… e mi sento arrossire ancora di più quando le sue labbra si separano dalle mie, delicatamente come si sono congiunte, e i suoi occhi si riaprono… svelando il verde dei suoi occhi… che mi avvolge tanto intensamente da non farmi rendere conto che ha poggiato la sua fronte alla mia.

-                     Significa che ti amo anch’io – mi sussurra senza esitare… senza abbandonare il mio sguardo… rispondendo alla domanda lasciata in sospeso precedentemente… e aprendomi la sua mente.. permettendomi così di avere libero accesso a tutti i suoi profondi pensieri… dandomi modo di venire a conoscenza di tutti gli stati d’animo di cui è stato preda da quando ho abbandonato il santuario…

Vorrei poter aggiungere così tante cose… vorrei… vorrei tanto…

Semplicemente, alla fine, mi riavvicino a lui e ricongiungo le mie labbra alle sue… lasciando perdere il raziocinio e qualsiasi altra cosa che possa impedirmi di fare ciò che sto facendo in questo momento.

Istanti… ho rischiato di perderlo… ha rischiato di perdermi ed è tornato a riprendermi…

Per il momento, questo mi basta.

Incurante del mondo assurdamente complicato che ci ruota attorno, lo bacio ancora e lo abbraccio, affondando poi la mia testa nell’incavo del suo collo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo dell’autrice…

 

Chiedo infinitamente scusa per il lungo periodo di assenza… per chi se lo fosse chiesto, sono ancora viva J nonostante il periodaccio trascorso… che mi ha accompagnata per questi lunghi mesi… (<- è il motivo per il quale non mi sono fatta più viva, perdonatemi, ma avevo altro per la testa).

Tutto sommato ci sono riuscita, sono ritornata e, anche se non c’entra niente, sono orgogliosa di annunciare che proprio oggi ho compiuto sessanta giorni senza sigarette *__* il che vuol dire proprio che il peggio è passato… J e che volere è potere! =D

Ritornando in tema u__ù vi ripropongo le mie scuse… chiaramente sono più che arrugginita… il travaglio che ha preceduto il parto di questo capitolo è stato lunghissimo… avevo così tante cose da dire che alla fine ho deciso saggiamente di dilazionarle.

Il ricongiungimento è stato uno delle parti più difficili @_@ forse è durato poco… in fondo credo che molti di voi si sarebbero aspettati molto più di questo dopo una ventina di capitoli xD ma ogni cosa a suo tempo, come al solito J

Dopo essermi persa fondamentalmente in chiacchiere inutili, volevo ringraziare immensamente tutte le persone che hanno continuato a leggere la storia… l’ammontare dei lettori sono aumentati sproporzionalmente! *___* per non parlare delle 37 persone che hanno aggiunto la storia tra i preferiti e le 17 che l’hanno aggiunta alle seguite *____________* (*mega inchino*)

Adesso devo assolutamente ringraziare singolarmente le persone che hanno commentato l’ultimo capitolo:

 

-                     Crystal Huggens 2: la prima a recensire l’ultimo capitolo di una storia che è stata lasciata in sospeso a lungo… *s’inchina* perdonami… come ho già scritto precedentemente sono stata costretta a lasciare tutto in sospeso per cause di forza maggiore… spero vivamente di recuperare il ritmo e continuare ad appassionarti J ti ringrazio per tutti i complimenti, è sempre un infinito piacere sapere di riuscire a trasmettere qualcosa J J spero mi farai sapere la tua anche in merito a questo capitolo, a rileggerci! ;)

-                     YamaMaxwell: punto numero uno: mi manchi ç__ç a prescindere dalla storia ç__ç quindi dobbiamo sentirci presto! Punto numero due: son curiosa di sapere che ne pensi ^__^ ti aspettavi tutto ciò? =D

-                     Bloody_star: … adesso avrai capito se i tuoi dubbi in merito al misterioso personaggio comparso improvvisamente si sono rivelati fondati o meno! =D Brava! Chiaramente adesso non si è capito un emerito tubo, ok, è il figlio di Parvati, ma da dove è sbucato? Perché solo adesso? Che vuole? Tranquilla, ho tralasciato tutte queste spiegazioni al momento perché giungeranno in seguito J grazie mille per il tuo commento!

-                     Kikkina90: carissima Kikkina90… spero vivamente di non averti fatto scollare dal pc così come ti ho fatto incollare! ç__ç mea culpa! Chiedo nuovamente perdono! E ti ringrazio infinitamente per la recensione! Adoro quando mi si esprime esattamente cosa si pensa di ciò che scrivo J e sapere che tutti i miei buoni propositi (ossia di non far risultare Reiko una MarySue e di riuscire a mantenere più o meno tutti i personaggi IC) stiano riuscendo, non sai quanto mi faccia piacere! Reiko è innamorata di Mu… come tu stessa hai pensato, non avrebbe mai potuto accettare il bacio di Shaka… ciò non toglie, comunque, che la storia è ancora lunga… e che io adoro i colpi di scena J *fischietta innocentemente* grazie mille per la recensione, spero di rileggerti!;

-                     Spartaco: mio fedelissimo, sono tornata! *__* rileggendo la tua recensione mi è sembrato di aver capito che non ti è molto chiara la faccenda sulla religione induista… chiedi pure senza esitazioni! Che problema c’è? Se non ti va di farlo qui, scrivimi pure in privato! Premetto che non è stato facile nemmeno per me capirla .___. Ho dovuto fare diverse ricerche prima di buttar giù qualcosa su di essa… non a caso – lo avrete notato tutti – ci vado molto coi piedi di piombo perché è una religione così ampia che, se non presa con le pinze, può finir col far confondere parecchie persone che non hanno molta dimestichezza con essa! Non a caso – e lo capirete più tardi, senza contare che sarò io stessa a segnalarvelo quando sarà il momento – io sto usando soltanto una delle tante varie versioni e interpretazioni della religione indù… per questo ti chiedo di pormi qualsiasi domanda, qualora non ti fosse chiaro qualcosa, magari ti risulta qualcosa di diverso da ciò che ho scritto semplicemente perché sto usando un’interpretazione diversa dalla tua J insomma, chiedi e ti sarà dato! ^  ^ un bacio!;

-                     LaReginaAkasha: lieta di sapere che approvi tutte le mie trovate diaboliche! xD sì, mi rifaccio all’anime, dove la sfera personale è lasciata puramente intendere… e mo qui ti voglio! Ti aspettavi un risvolto simile? .__. Ci tengo a ricordare che, come più volte ho tenuto a specificare, per me prima di essere cavalieri di Athena, Mu & Co. sono uomini… quindi… spero di non averti delusa >__< alla prossima!;

-                     cb4ever: ehi, ehi, ehi… no, eh! Primo lo studio e poi la lettura u__ù (ma a chi voglio darla a bere… scrivo, anziché mettermi a studiare per la sessione estiva! >__< che vita di stenti, Santa Athena u__ù) Ciao ^  ^’ un’altra nuova lettrice *___* a cui la storia piace *___* grazie! *cof cof* dunque… la situazione con Mu… beh… momentaneamente… si è messa così ^  ^ che ne pensi? (<- domanda di routine, voglio beccare qualcuno che sia rimasta scioccato dalla reazione dell’ariete :O… xD) per tutta la restante situazione… Kalì e reincarnazioni divine varie… eeeeeeeh, la strada è ancora abbastanza lunghetta ^  ^ ma ogni domanda troverà la sua risposta ;D spero vorrai continuare a seguirmi ^  ^ grazie per la tua recensione, a presto!;

-                     Lady Uruha: *____* grazie! *tira fuori un cuoricino da donarle* diamine, hai salvato anche altre mie storie tra i preferiti? >__< ed io che ti ripago aggiornando così tardi ç__ç spero vivamente (per me e per voi) di non ripetere più un ritardo del genere… >__>…a presto J

 

 

Un mega grazie a chiunque vorrà continuare a leggere questa storia che, tengo a ripeterlo, non abbandonerò, nonostante i mega ritardi di aggiornamento.

 

HOPE87

 

 

 

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Capitolo 24
*** Sanctuary, sweet Sanctuary ***


Non riesco ancora a crederci…

Sanctuary, sweet Sanctuary

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non riesco ancora a crederci…

Muovo le mie mani sulla sua schiena rivestita dell’armatura, incurante del freddo tipico del metallo, entrando in contatto più volte col lungo mantello bianco che è solito ricoprirgli le spalle.

È trascorso ormai un po’ di tempo da quando ci siamo… beh… “riappacificati” – arrossisco al solo pensiero, stringendolo più forte – ma non ho la benché minima  intenzione di scollarmi da lui.

E anche lui sembra non avere alcuna fretta, dal modo in cui mi sta abbracciando a sua volta, tenendo un braccio ad avvolgermi la schiena – accarezzandomi quest’ultima di tanto in tanto – e l’altro braccio avvolto attorno alle spalle, su cui la sua mano si fa leva per carezzarmi il capo, lasciando scorrere le dita tra i miei capelli.

Nessuno dei due ha detto più una parola… non ce n’è stato bisogno… non in quel momento che è seguito al gesto più naturale che potessimo rivolgerci.

No, non me l’aspettavo.

Non mi aspettavo che il docile e timido Mu accostasse le sue labbra alle mie con una tale naturalezza… e per giunta senza arrossire.

Ed io… beh… non mi aspettavo di capitolare così velocemente…

È stato… un sollievo… come se non aspettassi altro che quel momento… nonostante tutto quello che mi aveva fatto passare.

Dopo l’ultima notte al Santuario, non mi aspettavo minimamente che mi seguisse… certo… l’avevo preventivato… ma mi ero imposta di non cedere nel modo più assoluto, nel caso in cui fosse accaduto.

Beh, evviva la coerenza.

Sorrido contro il suo collo, avvertendolo muoversi un po’, probabilmente per guardarmi in volto… quando vedo nitidamente – nonostante la posizione che ha assunto la mia testa, considerando, inoltre, la stazza del soggetto - qualcuno arrivare spedito, per poi fare dietrofront con una nonchalance tale da farmi trattenere a stento dallo scoppiare a ridere.

-         Al…- pronuncio nitidamente, senza urlare, chiamandolo e avvertendo Mu irrigidirsi. Una manona compare nuovamente nella sala… ma senza il corpo del proprietario.

-         Dovreste… ehm…-  dice, facendo cenno col pollice di recarci di là da loro, per rendere il concetto più chiaro.

Cerco di soffocare una piccola risata.

-         Subito – gli rispondo perentoriamente, vedendo l’arto del cavaliere del toro sparire dalla mia vista e avvertendo Mu tornare a rilassarsi.

Sollevo la testa… verificando personalmente i miei sospetti, sorridendo sorniona.

-         Rieccoti qui…- dico sottovoce, continuando a sorridere, osservando divertita il rossore abbandonare le sue guance, riferendomi alla sua particolare caratteristica dell’arrossire… che sembrava essersi dileguata. Deve essersi imbarazzato per essere stato colto con le mani nel sacco da Al.

Gli apro la mente per far in modo che senta i miei pensieri, vedendolo arrossire nuovamente, portandogli poi le mani ai lati del viso, sollevandomi sulle punte dei piedi e poggiando le mie labbra sulle sue, gesto al quale risponde dopo un po’, socchiudendo gli occhi, sempre con quell’infinita dolcezza che riesce a farmi sciogliere.

-         Andiamo, dai… - mi sforzo di dire, trattenendomi dall’impulso di baciarlo di nuovo e separandomi da lui lentamente… per poi abbandonare velocemente la sala, raggiungendo quella attigua.

Ho bisogno di rimettere in ordine i pensieri.

Ora tocca a me cercare di non arrossire… quanto tempo ci abbiamo messo? avranno… sospettato qualcosa?

Mandando tutti i pensieri al diavolo, entro nella sala direttamente, con nonchalance, evitando di stabilire subito un contatto visivo con qualcuno – tenendo quindi lo sguardo fisso davanti a me – e camminando a testa alta… non m’importa un accidenti… quel bacio sembra avermi rinvigorita… non avverto quasi più la spossatezza della giornata… sarei pronta ad affrontare anche l’ennesima reincarnazione della giornata!

Beh… però loro mi hanno lasciata semimorente, forse sarebbe quantomeno opportuno dare l’impressione che lo sia ancora… afflosciare le spalle e avere un’andatura irregolare dovrebbe andare… e… AAAH!

-         Dannazione! – esclamo innervosita, riprendendomi all’istante dall’ennesima paura che mi ha fatto prendere Akhu, sbucato improvvisamente da dietro ad una colonna della sala e indietreggiando a sua volta. Dobbiamo esserci spaventati a vicenda.

-         E quello? – chiede con un tono decisamente seccato Kanon, indicando con un cenno del capo Akhu, ancora rannicchiato accanto alla colonna.

-         Quello è Akhu…- risponde soavemente Ganesha, sorridendo e lasciando intendere, dal modo in cui lo fa, che ne sia molto affezionato. – Mio fedele compagno e servitore da tempi immemori… - aggiunge, avvicinandosi e allungando una mano per carezzargli il muso… dal quale ricomincia a cadere quella strana roba bianca di prima.

-         Quanto a lungo dura il suo stato? -. Sobbalzo, riuscendo in extremis a celare la sorpresa di risentire la voce di Mu, alle mie spalle, costringendomi a non voltarmi e allontanandomi da lui per sicurezza… non so per quanto riuscirei a nascondere l’agitazione che provo in sua presenza… e non sono certo circondata da stupidi. Meglio evitare.

-         Tanto quanto il mio – gli risponde Ganesha… ma di che stanno parlando?

Mi volto, perplessa, concentrandomi solo e unicamente sul bizzarro animale che – in modo quasi sottomissivo – accoglie le attenzioni del dio.

-         Quello sarebbe davvero un sorcio? – chiede senza mezzi termini Death Mask, nel momento in cui Mu si avvicina a sua volta ad Akhu e – con garbo ma allo stesso tempo con decisione – allunga una mano per toccarlo.

Riesco a vedere chiaramente Aioria rivolgere un’occhiataccia ad Angelo, prima che decida di sedermi su un’altura posta in prossimità della parete di fronte, avendo così una più chiara e completa visuale di tutta la sala.

-         Secondo gli attuali schemi umani, sì – rispondo al granchietto inopportuno, sospirando, utilizzando le stesse parole di Ganesha che, sedutosi su una sorta di poltrona, esattamente di fronte a me, intravedo sorridere, con sguardo complice.

-         Cosa dicevate in merito al suo stato? – chiedo precipitosamente subito dopo, riferendomi ad Akhu, distogliendo lo sguardo da quello del dio incestuoso e mettendomi a fissare - in ordine – il pavimento, le pareti, il soffitto e vari pezzi di armature, in modo del tutto confusionale, per poi posare il mio sguardo su Mu, ancora alle prese col roditore, e sentendo il calore invadermi il volto.

Non ho mai adorato tanto l’armatura dell’ariete quanto adesso…

-         Accidenti! – esclama improvvisamente Aldebaran, facendomi sobbalzare, distraendomi così dai miei pensieri.

… la devo smettere di perdermi in fantasie… che mi sono persa?

Mi guardo attorno con circospezione, notando che tutti hanno lo sguardo rivolto su Akhu, da cui Mu si è ormai allontanato, battendo le mani per pulirsele dalla sostanza grigiastra che precedentemente ha sporcato anche le mie…

-         Una statua? – chiede Aioria sorpreso, sgranando appena gli occhi.

Oh grazie, amico!

Una statua!

Akhu è una statua!

… UNA STATUA?!

Non posso impedirmi di spalancare la bocca dallo stupore… non posso aver capito male… cioè, tecnicamente potrei, ma… questo spiegherebbe almeno la sostanza grigiastra…lo strano rumore che i suoi arti emettono appena si muove un po’… la consistenza liscia e… marmorea del suo corpo.

Santo cielo.

-         Non è suo il cosmo intriso nel palazzo – dice ancora una volta Mu, con quella che sembrerebbe ovvietà, guardando ancora una volta il sorcio di pietra e rivolgendo lo sguardo a Ganesha. – E non è nemmeno il Vostro - .

I miei occhi si spostano automaticamente sulla reincarnazione del figlio di Parvati, attendendo che risponda, notando il sorriso obliquo che gli si delinea sul volto.

-   Devo ammetterlo, non immaginavo che i servi della dea Athena fossero così tanto preparati… - risponde con estrema lentezza, scandendo bene le parole - mostrando insomma quello che deve essere il lato sbruffone caratteristico di tutte le divinità – alzandosi dalla sua postazione e avvicinandosi a me. – Non fraintendetemi, è davvero eccezionale che dei comuni esseri umani abbiano una così profonda conoscenza del cosmo, mi congratulo con voi e con la dea che servite… d’altronde è a voi che devo la salvezza della mia Signora madre…-.

-   Non hai risposto alla domanda – decido d’interromperlo io, dando un taglio al suo noioso cianciare.

-   Chiedo scusa – pronuncia immediatamente dopo lui, cambiando il suo atteggiamento altezzoso con un’espressione più remissiva e prodigandosi in un profondo inchino… la figura materna ha fatto di nuovo effetto, eh?

-    La constatazione poc’anzi espressa dal cavaliere è esatta. -.

-    Di chi è, dunque… quest’energia? – chiedo perplessa, rivolgendo lo sguardo in ogni dove per tentare di captare ogni minima vibrazione per  individuarla nuovamente, quando ad un certo punto si rimanifesta.

I cavalieri sollevano tutti le teste contemporaneamente, restando come in ascolto… devono averla avvertita sicuramente anche loro.

-   Dovreste saperlo… - mi risponde dopo quello che sembra essere un infinito lasso di tempo Ganesha. – O perlomeno immaginarlo… - conclude, rivolgendomi un sorriso ambiguo.

Dovrei saperlo… o perlomeno immaginarlo.

Ok, stessa storia di Akhu praticamente… deve trattarsi di qualcuno che Parvati conosce molto bene… dunque…

Il figlio lo abbiamo – ahimè – conosciuto… stessa storia per l’animale domestico… mmmm

Diamine… allora deve trattarsi…!

-         Shiva? – chiedo tentennante, quasi sussurrando, non riuscendo a credere di aver davvero tralasciato il perno fondamentale di tutto questo ambaradan.

Ganesha si limita a rivolgermi un sorriso radioso e a far brillare gli occhi dall’emozione, per poi annuire lentamente, mentre il mio cuore perde un battito e i cavalieri sussultano tutti contemporaneamente, eccetto Mu.

-         Diamine – mi lascio sfuggire, decidendomi a respirare di nuovo, sentendo i criceti nella mia testa correre velocemente sulle loro ruote… ma la lampadina proprio non vuole decidersi ad accendersi…

-         D-dov’è? C-cioè, si è r-reincarnato anche lui? – mi sento così stupida a chiedere una cosa del genere. E dire che un tempo non credevo nemmeno alle divinità, reincarnate o meno che fossero!

Il figlio di Parvati si lascia sfuggire una risata divertita… facendola durare più del dovuto… senza decidere di smetterla…

Forse si crede simpatico.

Un mio sguardo in cagnesco basta a farlo smettere, tossicchiare imbarazzato e schiarirsi la voce.

-         No, Mia Signora… ciò non sarebbe mai potuto verificarsi… - .

-         Ovvero? – chiede Kanon, rubandomi la domanda che fremevo fargli.

-         Il Signore celeste non si reincarna… non si è mai reincarnato… ne in questa vita, ne nella precedente… ne lo farà in futuro…-.

Ah, però.

Allora esiste una divinità furba che si estranea completamente dalle vicende umane, eh?

-         Ciò non impedisce al suo Spirito di essere presente in qualsiasi luogo necessiti della sua divina protezione… - .

-         È per questo motivo che non riuscivamo a scalare la montagna? – chiede improvvisamente Aldebaran, facendomi sgranare gli occhi.

-         Non riuscivate a fare cosa? – chiedo prima che Ganesha possa rispondere.

-         Esattamente – risponde subito dopo il dio, a cui non presto minimamente attenzione, aspettando che qualcuno m’illumini su questa nuova.

-         A quanto pare il cosmo del dio Shiva funge da protezione per la montagna così come quello della dea Athena funge da protezione per il Santuario – spiega pazientemente Aioria, gesticolando appena e guardando altrove, probabilmente perso in chissà quali congetture.

Ma… il santuario è disseminato di altri templi che separano un ipotetico visitatore indesiderato dalla cima… qui…

Il puzzle manca ancora di troppi pezzi.

-         Ganesha, tu… - inizio, indecisa su cosa chiedergli, vedendo il suo sguardo concentrarsi subito su di me. - … tu e… Akhu… - aggiungo, lanciando un’occhiata in tralice al suo animale domestico, seduto compostamente nell’angolino in cui l’ho lasciato, scuotendo il muso di tanto in tanto, imbrattando così il pavimento di polvere. – Siete gli unici custodi di… questo posto? – lui annuisce, aspettando pazientemente che continui, comprendendo che ho altre domande da porgli.

Sospiro profondamente.

-         Che... che senso ha la tua reincarnazione? Perché ti sei mostrato solo adesso? - .

Ganesha mi sorride teneramente, con quella solita luce di gioia negli occhi che ho visto rivolgere solo a me, prima di avvicinarmisi – con passo cadenzato – e inginocchiarmisi di fronte.

Trattengo il fiato, sperando vivamente che la ridotta distanza che c’è tra di noi non si riduca ulteriormente. È già abbastanza imbarazzante così… perché deve essere così tanto remissivo nei miei riguardi?

Mi conduco una ciocca di capelli dietro all’orecchio, imbarazzata, sollevando un attimo gli occhi sui cavalieri di Athena, alle spalle del figlio di Parvati, in attesa quanto me di avere delle risposte, intravedendo improvvisamente Angelo sorridere nel suo solito modo derisorio… cazzo c’è da ridere? Non mi sto divertendo!

Solo allora rivolgo direttamente lo sguardo di nuovo su Ganesha, venendo colpita da un attacco di panico.

Cielo.

Perché mi è venuta in mente un’immagine agghiacciante riguardante me vestita come Saori?

Scuoto la testa lievemente, facendo in modo che l’incubo ad occhi aperti si allontani, concentrandomi poi sulla posizione assolutamente scomoda che ha assunto Ganesha.

-         Per favore, alzati… - dico ancora imbarazzata, cercando di non guardare nessuno dei cavalieri di Athena. Ho deriso più volte la reincarnazione della loro dea per essere tanto servita e riverita, ed ora mi trovo nelle sue stesse condizioni.

Com’è che si dice? Chi la fa, l’aspetti?

Conduco una mano alla spalla dell’involucro di Ganesha, per indurlo a sollevarsi, quando una sua mano va ad afferrare delicatamente la mia e ad avvolgerla con l’altra in un gesto tanto dolce da far venire il diabete.

No, non è che muoia dalla voglia di offenderlo… ma è troppo!

Quasi automaticamente vengo colta nuovamente dall’imbarazzo e da una strana sensazione che inizialmente non riesco a individuare.

Quando intravedo la testa di Aldebaran voltarsi di scatto verso Mu… comprendo.

-         Non avrei mai potuto permettere che la Signora Celeste scendesse a combattere questa guerra da sola - .

La voce di Ganesha mi distrae nuovamente dalle mie elucubrazioni mentali. Dovrò rimandare a dopo le mie supposizioni sulla gelosia del cavaliere dell’ariete…

-         Non appena la Madre Celeste ha deciso di uscire allo scoperto, l’ho seguita, manifestandomi a mia volta nel corpo di quest’umano pretendente fedele, prendendone completamente il possesso - .

Non posso fare a meno di rabbrividire nuovamente.

Faccio scivolare la mia mano dalle sue, sollevandola e ponendogli il palmo di fronte.

-         Prima che tu continui, ho assolutamente bisogno di sapere come funziona la reincarnazione -. Non mi piace questa storia dell’involucro. Parvati, da tranquilla ospite, potrebbe rivoltarmisi contro? Ed io non potrei fare niente per impedirglielo?

-         Mia Signora… è un concetto molto complesso… - . Al mio sguardo inceneritore riprende a concentrarsi, probabilmente per cercare le parole più adatte, riassuntive ed esaustive per spiegarsi. Non può liquidarmi così. – Esistono diversi sistemi che consentono a noi divinità di reincarnarci… ma tutto dipende fondamentalmente dall’essere umano che si sceglie di utilizzare… - .

Si blocca nuovamente, interdetto, quasi timoroso di aver pronunciato le parole sbagliate. Deve aver avvertito il mio nervosismo.

-         Secondo quale criterio scegliete l’essere umano da utilizzare? – chiedo meccanicamente, annuendo per comunicargli che il primo concetto è stato compreso, spronandolo così a continuare.

-         Anche in questo caso esistono diversi criteri… la scelta può dipendere da svariati fattori… - sospiro affranta, trattenendo poi un po’ il respiro e mettendomi a pensare. Il discorso è davvero lungo come diceva… e, ammesso che non lo sia come attualmente vuol far credere, sta tergiversando… e noi non abbiamo tutto questo tempo…

-         Tu hai scelto questo tipo… – indico il suo involucro con una mano. – Perché ti si è completamente concesso… - .

-         E per la sua sconfinata fedeltà - .

-         , ok… e per la sua fedeltà… - aggiungo per accontentarlo, cercando di arrivare al punto che più mi preme sapere.

-         Ma… io…- sospiro di nuovo, affranta e affaticata da tutti i pensieri che mi stanno vorticando in testa. – Perché Parvati ha scelto una come me?  - .

Non so aggiungere altro. Confido nella sua natura divina onnisciente per capire a cosa mi riferisco.

Dopo un po’, Ganesha mi sorride comprensivo.

-         Per quanto lo avessi profondamente desiderato – riprende a parlare con enfasi, portandosi una mano sul petto, all’altezza del cuore. -  Io non sono a conoscenza di tutti i motivi che spingono la Signora Madre a compiere determinate scelte… - .

Sarà un tipo un po’ troppo impiccione evidentemente.

Diamine, che darei per avere sottomano, in questo momento, un libro di teologia induista per confutare le mie supposizioni in merito a Ganesha… se, ancora una volta, non ricordo male, viene descritto come un tipo alquanto morboso nei confronti di Parvati

-         Il motivo per il quale Lei è stata scelta dalla Signora Celeste – continua, distraendomi dai miei pensieri. – è semplice. Era scritto nel suo destino - .

Destino di cacca.

Troppi occhi, non posso sollevare il viso per guardare Mu.

Ma me lo ricordo… mi disse la stessa cosa tempo fa…

Hai solo avuto la sventura di nascere sotto un cielo caotico…”

Ed io pensai che più che un cielo caotico, fosse un cielo di merda.

Sorrido impercettibilmente, avvertendo il suo cosmo raggiungermi e avvolgermi delicatamente.

Probabilmente starà ricordando la stessa cosa anche lui.

Improvvisamente quello che abbiamo appurato essere il cosmo di Shiva torna a farsi sentire in maniera più insistente, ed io avverto il cosmo di Mu abbandonarmi.

-         Ganesha… da dove proviene? – chiedo a quel punto, incuriosita, guardandomi attorno, senza soffermarmi sulle espressioni concentrate dei cavalieri di Athena, che devono averlo avvertito anche loro.

Alla mancata risposta del dio, rivolgo il mio sguardo verso di lui, per osservarlo… scorgendolo a guardare sottecchi, senza scomporre la sua posizione, con un’espressione poco raccomandabile in volto… Mu.

-         Ganesha – lo riprendo, scandendo meticolosamente il suo nome e utilizzando un tono di voce più alto perché possa sentirmi.

Il suo sguardo, nello spostarsi nuovamente su di me, torna a rabbonirsi, come se nulla, poc’anzi, l’avesse turbato.

-         Dalla statua che rappresenta il Signore Celeste – mi risponde soave, con il classico tono di ovvietà che lo contraddistingue.

Aggrotto la fronte, continuando a guardarmi attorno.

-         Ci hai adagiato sopra il tuo fondoschiena un quarto d’ora fa – interviene improvvisamente Angelo, facendomi sgranare gli occhi e sollevarmi di scatto, voltandomi poi… ad ammirare l’enorme statua, rappresentante il consorte di Parvati seduto nella classica posizione del loto.

Come diavolo ho fatto a non accorgermene?? Mi ci sono seduta proprio in grembo!

A questo punto una domanda mi sorge spontanea…

-   C’è qualche possibilità che… - non so come spiegarmi. - …che questa statua prenda… vita? – chiedo infine, posando nuovamente il mio sguardo su Akhu e riportandolo nuovamente sulla statua di Shiva, completamente immobile.

-   Assolutamente no – mi risponde Ganesha, con lo stesso tono dolce di prima… nonostante abbia uno sguardo cereo rivolto verso Death Mask, che tende subito a sviare non appena si accorge che lo sto osservando.

Angelo dal canto suo ha sostenuto lo sguardo, non scomponendosi minimamente.

prima o poi qui scatterà nuovamente una rissa…

-         Non abbia paura – riprende dopo un po’ Ganesha, avvicinandosi e portandomi una mano dietro la schiena, per invogliarmi ad avvicinarmi nuovamente alla rappresentazione di Shiva.

Sarà anche innocua… ma ciò non toglie che sia comunque… strana.

Il suo cosmo si è rimanifestato nel momento in cui Mu mi ha avvolta col suo… è stato un caso? E lo è stato anche lo pseudo sguardo assassino che ha rivolto Ganesha a quest’ultimo?

-         Nulla potrebbe indurre il suo consorte a farle del male… - riprende il dio, senza che io gli presti particolare attenzione, continuando invece a concentrarmi sul cosmo di Shiva, che sembra essersi ridimensionato.

È bizzarro di come si rivolga a me in qualità di divinità e non d’involucro… insomma, sì, dentro di me c’è Parvati… ma…

-  Io credo che in tutto questo vostro progetto di reincarnazione ci sia una grossa falla… - decido ad esporre, esprimendo i miei dubbi e le mie perplessità. - Riepilogando brevemente – riprendo, voltandomi verso di lui per poterlo guardare negli occhi. – C’è questo pericolo, rappresentato da Kalì, che minaccia il mondo… Parvati decide dunque di reincarnarsi per fronteggiarla… - m’indico col pollice di una mano. - Così come decidi di farlo tu, non volendo lasciar tua madre da sola… e ti porti dietro Akhu… - mi volto verso la bestiola appena menzionata, sorprendendomi per l’ennesima volta per l’assurdità che rappresenta. – A conti fatti, a fronteggiare Kalì, ci sarebbero una tipa che di cosmi e roba varia non ha mai sentito parlare e di cui ha appreso conoscenza solo da pochissimo… - mi indico ancora una volta. – Tu che, per quanto indiscutibilmente potente, essendo una divinità, hai deciso di far capolino solo ultimamente e un… - mi rivolto nuovamente verso la bestia. – Una statua! Dico… - mi porto entrambe le mani alla testa, per tentare di concentrarmi. – Cos’è, contavate sul sicuro intervento della dea Athena? – chiedo sarcastica, indicando i cavalieri qui presenti.

-   Non contavamo su alcun aiuto esterno – mi risponde prontamente lui, con sufficienza e superiorità. – Contavamo sul concentrarci sulle nostre uniche forze - .

-   Ecco, appunto, quali forze Ganesha? – chiedo ancor più sarcastica, spalancando gli occhi per sottolineare la domanda retorica. – Qui, Shiva non si muove – mi rivolgo alla statua.  – Ne tantomeno, da come mi sembra di aver capito, ha intenzione d’intervenire in altro modo, dico bene? – chiedo, senza aspettare però che mi giunga risposta. – Akhu… - mi rivolgo verso lo pseudo animale, che agita la coda in quel che si definirebbe, in altri contesti, scodinzolando. - Akhu! Insomma, è una statua! Sarà senz’altro potente anch’egli, ma è materialmente fragile! Se qualcuno riuscisse a colpirlo, non… - .

Non riesco nemmeno a completare la frase che Ganesha solleva prontamente una mano, rivolgendone il palmo verso la creatura marmorea e colpendola con un getto di energia tanto potente da distruggerla, facendola esplodere.

Sussulto spaventata, sollevando le braccia per schermirmi il volto, così come fanno i cavalieri, presi alla sprovvista quanto me, guardando increduli il punto in cui un secondo prima c’era la statua di Akhu, scodinzolante.

Atterrita, mi chiedo che diavolo sia preso a Ganesha, vedendolo subito dopo mormorare qualcosa che non riesco a comprendere e utilizzando la stessa mano che ha distrutto il suo animale domestico portarsi prima verso il basso e poi verso l’alto.

Tutta la polvere e i detriti appartenenti a quello che era il corpo della creatura si ricompongono man mano che la mano di Ganesha si sposta verso l’alto, brillando poi di una luce luminosa e mostrando nuovamente il corpo di Akhu… intatto.

-         Non confonda mai le divinità con i comuni mortali – mi dice Ganesha, riscuotendomi dai miei pensieri, mentre avverto chiaramente i cosmi dei ragazzi agitarsi, inquieti. – Questi ultimi sono limitati – dice ancora, avvicinandomisi. – Noi non lo siamo – aggiunge nuovamente, portando il suo volto a pochi centimetri dal mio, lanciandomi un’occhiata lasciva e sorridendomi nel suo solito modo ambiguo.

-         Cavalieri di Athena – pronuncia improvvisamente Ganesha con un tono di voce più alto, facendomi uscire dallo stato di trance in cui ero caduta. – Potete andare. Ringraziate la Vostra dea per i servigi offertici… il Signore Shiva non se ne dimenticherà. - .

COSA?!

In un baleno sento il cosmo di tutti gli altri agitarsi, tra cui spicca principalmente quello di Mu, che sposta lo sguardo velocemente da me a Ganesha… probabilmente col chiaro intento di sottrarmi fisicamente alla sua presenza.

No… continua a stare calmo, ti prego

Comincio a pensare febbrilmente.

-         G-Ganesha… cosa…? – decido di chiedergli, vedendolo sollevare una mano – come precedentemente ha fatto con Akhu – e rivolgerla in direzione dei Saints, facendomi sgranare gli occhi. Prima che riesca a gettarmi su di lui, per impedirgli di agire, la forza scaturita dal suo cosmo spinge lontano i ragazzi, che si pongono tutti in posizione di difesa, probabilmente aspettandosi – come me – un colpo simile a quello che hanno visto prima.

Ma l’intenzione di Ganesha è semplicemente quella di accelerare la loro uscita dal tempio… e sembra che nessuno tra di loro riesca a opporsi… nonostante riesca ad avvertire chiaramente i loro cosmi bruciare.

-         Non abbiamo bisogno di loro – risponde il dio al mio sguardo sconvolto e interrogativo, voltatosi verso di me non appena ha avvertito le mie braccia cingere in una stretta morsa il suo, alzato verso i Saints. – Ho permesso loro di restare solo per udire ciò che avrebbero poi riportato alla loro dea - .

Prima che riesca a ribattere, intravedo con la coda degli occhi Mu – approfittando di quello che credeva un momento di distrazione del dio – teletrasportarsi al di là della forza creata da Ganesha e ricomparire davanti a noi… ma è bastato che questo dannato dio del cavolo compiesse un leggero movimento del polso per mandare a sbattere Mu contro un muro posto alla parte opposta, sotto lo sguardo sbigottito degli altri Saints, meno quello di Death Mask, che adesso sta cercando di scagliare il suo colpo più potente pur essendo notevolmente affaticato e impedito… sta cercando, come tutti gli altri, di non arrendersi alla forza che cerca di farlo indietreggiare.

In men che non si dica, un altro leggero movimento della mano di Ganesha rivolge a tutti gli altri lo stesso trattamento che ha riservato precedentemente a Mu.

Il muro sul quale vanno a sbattere i cavalieri crolla a causa del violento impatto, sollevando una densa nube bianca, che fa perdere temporaneamente la visuale sul loro stato.

Alle nostre spalle, Akhu si solleva sulle zampe posteriori, rivolgendo un verso minaccioso ai ragazzi, ancora a terra.

-         Smettila! – esclamo costernata, cercando di scuoterlo, ma non riuscendo a muoverlo minimamente. – Ganesha! - .

-         Avevo invitato loro ad abbandonare il tempio gentilmente. La presunzione di opporsi al volere di una divinità non può essere tralasciata, per quanto possano starvi a cuore - .

Nonostante la polvere sollevatasi, riesco ad un certo punto scorgere Aioria sollevarsi e mettersi in posizione d’attacco… e Ganesha rivolgergli contro nuovamente il palmo della mano.. questa volta materializzando la stessa energia che prima ha disintegrato Akhu.

È chiaro che non mi abbandonino… così com’è chiaro che Ganesha non demorda… non sembrano fargli effetto nemmeno più le mie richieste… cosa…?

Istintivamente, mi gioco il tutto e per tutto.

Incapace di pensare a un piano alternativo, decido di pormi tra lui e i ragazzi, spalancando le braccia.

Come speravo accadesse, lui tentenna, rivolgendomi uno sguardo misto tra lo stupito e l’incredulo. La mano ancora alzata.

-         Madre… - .

-         Avanti, colpisci! – gli intimo, mentre una goccia di sudore mi attraversa la fronte. Potrebbe farlo tranquillamente. Potrei trovarmi spazzata via prima di battere nuovamente le ciglia… d’altronde mi ci sono messa palesemente contro. E sono un involucro anch’io, dopotutto. Un comune essere umano.

-         Reiko! – sento esclamare Aldebaran, in ansia, avvertendo poi un rumore confuso alle mie spalle. Probabilmente staranno cercando di rimettersi in piedi. Sollevo una mano per intimare loro di non intervenire, sperando con tutto il cuore che mi diano retta, mentre avverto nuovamente il cosmo di Mu raggiungermi, agitato.

Fidati di me…

-         Siete dunque dalla loro parte… - .

-         Siamo tutti dalla stessa parte, Ganesha! – rispondo al dio, quasi urlando, cercando di osservarlo in volto al di là della mano che tiene ancora rivolta verso di noi, che ne impedisce la visuale. – Credi che la dea Athena mi avrebbe offerto il suo aiuto se le sue intenzioni fossero state altre? - .

-         Hanno osato pormisi contro! Per quanto le loro intenzioni nei Vostri confronti siano state onorevoli, non è tollerabile! – esclama alterato, facendo brillare più intensamente la sfera di energia all’interno della sua mano.

-         Perfetto, allora dovrai colpire anche me – dico con una calma allucinante, con la quale riesco a impressionarmi da sola, avvertendo poco dopo… il cosmo di Parvati agitarsi.

… ?

-         Spostatevi – m’invita a fare Ganesha, con sguardo cereo… seppur visibilmente combattuto.

-         No – pronuncio in modo chiaro, avvertendo nuovamente Parvati agitarsi… impensierendomi… perché è agitata? Mi sarei aspettata di avvertirla arrabbiata, combattiva… mi sarei aspettata perfino che cominciasse ad utilizzarmi come un burattino, come il figlio sta facendo col proprio involucro… allora perché… ?

Come un lampo a ciel sereno, vengo colta da un dubbio… che mi fa spalancare gli occhi… e poi sorridere.

-         Adesso è tutto chiaro – pronuncio lievemente, abbassando lo sguardo per pensarci più approfonditamente. Non può essere altrimenti.

-         Dimmi, Ganesha… - inizio, continuando a sorridere appena – non riuscendo a impedirmi di farlo – avvertendo il cuore battermi all’impazzata… sperando vivamente di non aver toppato. – Io non sono altro che un involucro… - gli occhi del dio si spalancano appena, facendomi credere che il proprietario – o il manovratore, in questo caso – sia stato colto dalla consapevolezza. – E’ vero… reincarno la dea Parvati… ma tutto sommato non sono che una comune mortale… come lo è la persona che tu stai utilizzando… insomma… - continuo, cercando di non perdere il filo del discorso, avvertendo i cosmi dei ragazzi, alle mie spalle, ancora agitati. – Cosa t’impedirebbe di colpirmi? Morirei, ma Parvati potrebbe tranquillamente reincarnarsi in un altro corpo che le aggrada, o no? - .

Adesso Ganesha sta abbassando la mano… gli occhi fissi su di me… il braccio tremante.

-         Evidentemente no – rispondo al suo posto, comprendendo che l’illuminazione dalla quale sono stata colta è giusta. – Evidentemente non funziona così… -.

Le mani del dio adesso sono strette a pugno e tremano visibilmente.

-         In merito alla reincarnazione invece… Parvati non è riuscita a manovrarmi come tu sei riuscito a fare con quel poveretto che ti sta ospitando… semplicemente perché non voglio… - .

Ho avvertito nitidamente i ragazzi avvicinarmisi.

-         Non eri ancora pronta ad accettare una realtà diversa da quella che eri abituata a considerare tale… fu così che Parvati rispose quando le chiesi perché non si fosse manifestata prima… lo ricordo come se fosse ieri…-.

E come potrei dimenticarlo? Da quel momento la mia vita è completamente cambiata…

-   “Accettare”… prima allora tergiversavi sul serio… - riprendo, ricordandomi della ridicola spiegazione che Ganesha voleva rifilarmi. – Dipenderà senz’altro anche dalle divinità… ma dipende soprattutto dalla volontà di noi comuni esseri umani… il tipo che stai manovrando ti ha, appunto, offerto il corpo… Parvati non ha potuto manifestarsi finchè non ho avuto la certezza che voi divinità esisteste davvero… e, così come allora, evidentemente non può agire senza il mio – diciamo così – consenso… - continuo a guardare Ganesha negli occhi, non scorgendovi alcuna contestazione. - … la Signora Madre sa che se tentasse di far qualcosa di particolarmente incisivo contro il mio volere non ci penserei su due volte a condurmi una lama alla gola o a gettarmi nel primo precipizio a portata di mano… - .

Avverto nuovamente il cosmo di Mu avvolgermi… la mia irritazione sarà sicuramente palpabile…

Sono stufa… stufa di questi dei che si comportano come se tutto gli sia dovuto… strafottendosene degli esseri umani…

Vada per Kalì… che fa parte della cerchia delle divinità cattive… ma GaneshaParvati… lo stesso Shiva che ha deciso di non sporcarsi le mani…

Mi sta venendo la nausea.

-         Non siete un comune essere umano… - mi risponde Ganesha dopo quella che sembra un’infinità di tempo.- …in Voi attualmente risiede una delle divinità più potenti in assoluto… avete a disposizione i suoi poteri… ciò vi rende nettamente superiore… perché mischiarvi con loro? - .

… pezzente di un dio.

-         Spiacente, ma non sono affetta da manie di grandezza, con me non attacca – gli rispondo a tono, vedendo la sua espressione farsi grave.

-         Io e lei possiamo fronteggiare il pericolo che minaccia la Terra senza alcun bisogno di ricevere aiuti esterni… - rivolge il suo sguardo ai Saints. – Sarò io ad occuparmi di Lei adesso… non ha nulla di cui temere… - .

-         Senza l’aiuto di quelli che tu definisci aiuti esterni, io a quest’ora sarei morta! Dici di esserti reincarnato a tua volta per correre in aiuto di tua madre… ma dov’eri quando sono stata attaccata la prima volta nel tempio shivaita sconsacrato? – gli chiedo, alzando di un tono la voce, vedendolo sussultare… avvertendo poi il cosmo di Parvati manifestarsi…

Cazzo, senza volerlo devo aver toccato le corde giuste per far scatenare lei e far intimorire lui.

-         Dici di possedere le capacità necessarie a difendermi e risolvere la situazione, dov’eri dunque quando la dea Athena s’è offerta di darmi il suo appoggio e mi ha messo a disposizione la sua casta guerriera? - .

Ganesha adesso si è inchinato nuovamente, abbassando il capo… mortificato.

Non so se si tratti effettivamente di paura… ma Parvati deve avere un forte ascendente su di lui… la sua approvazione, per Ganesha deve essere sacra.

La mia sorta di rimprovero, associata al cosmo di Parvati, deve rappresentare per lui come un rimprovero della dea stessa.

Una cosa per lui micidiale, a quanto pare.

Sia benedetto il complesso di Edipo!

-         Dov’eri quando ho combattuto contro Kalì?! – inveisco ancora, venendo colta da un’illuminazione che potrebbe rappresentare una vittoria psicologica schiacciante.

-         Alla luce di tutte queste tue considerevoli mancanze… quanto t’importa davvero di tua madre? - .

BOOM! Diamine… non avrei mai immaginato che spalancasse gli occhi e prendesse ad agitarsi così tanto!

… improvvisamente fa una cosa che mi lascia del tutto interdetta.

Prende ad avvicinarsi, da inginocchiato, e si lancia letteralmente sui miei piedi… ma che diamine fa?? Me li sta baciando!

Mi allontano quel tanto che mi riesce – avendo le sue mani ancorate attorno alle mie caviglie – e gli intimo di lasciarmi andare… avvertendo un profondo senso di inadeguatezza avvolgermi.

-         Perdonatemi! Perdonatemi, ve ne prego! Ho potuto reincarnarmi solo nel momento in cui vi siete manifestata sulla Terra… e con questo corpo mortale non è stato facile trovarvi! - .

… assurdo come, in men che non si dica, confonda nuovamente l’involucro con la dea… sta di nuovo parlandomi come se fossi Parvati in persona…

-         Il motivo per cui non mi sono mostrato è dipeso da loro! – continua, sollevando il capo un attimo e rivolgendo ai Saints un’occhiataccia. – Non capivo chi fossero… perché fossero con voi… da che parte stessero… non sapevo come avvicinarmi a voi senza mettervi in pericolo! - .

-         É solo e unicamente per voi che l’ho fatto! Quando ho capito che con loro stareste stata al sicuro, ho solo atteso che decideste di ritornare in India… ho anche provato a mettermi in contatto col vostro cosmo per indurvi a raggiungermi… - .

Eh? Quando avrebbe fatto una cosa del ge-

Un momento.

L’incubo alla prima… quando mi sono vista circondata dai thugs e la porta ha preso a sanguinare… quella voce che mi chiedeva di andare in India…

Mi conduco una mano alla testa, chiudendo gli occhi, sbilanciandomi appena e accasciandomi, venendo prontamente sorretta da Ganesha.

Il cosmo di Mu ha ripreso ad agitarsi… rilascio un po’ del mio per tranquillizzarlo.

-         … in merito a Kalì… - aggiunge dopo un po’ Ganesha, attendendo che riprenda un po’ di concentrazione, non curandosi minimamente del mio stato e dimostrando così di non curarsi minimamente delle condizioni umane. – Non so di cosa stiate parlando - .

...

Sbatto le palpebre più volte, allontanando le mani dalle tempie e voltandomi a guardarlo, ritirando in fretta la testa non appena mi accorgo che siamo troppo vicini.

-         Cosa? – gli chiedo, assolutamente convinta di non aver capito bene.

Lui scuote la testa, lasciandomi intendere di non aver compreso a sua volta la mia domanda precedente.

-         Kalì… - pronuncio nuovamente, vedendo la sua espressione farsi concentrata e annuire. – Quando ho affrontato la sua reincarnazione nel tempio shivaita… - lui continua ad osservarmi come uno strano fenomeno da baraccone. Si vedrebbe lontano un miglio la sua sincera intenzione di tentare di capirmi… ma a quanto pare non ci riesce. Quando aggrotta la fronte, lo faccio anch’io. – Ganesha, la tipa dalla quale mi hai sottratta poche ore fa! – sbotto, convinta che si stia divertendo a confondermi e prendermi in giro.

Le sopracciglia del suo involucro s’inarcano all’inverosimile, dandogli un aspetto buffo, lontano anni luce dall’espressione minacciosa di pochi minuti fa.

Non se ne starà rendendo nemmeno conto, considerando che con la sua testa originale probabilmente non è mai riuscito a fare nulla del genere… gli elefanti non hanno le sopracciglia, giusto?

-         Kalì? – mi chiede dopo un’infinità di tempo lui, facendo imprecare quelli che sembrerebbero essere – a giudicare dal ricordo che ho delle loro voci – Kanon, Angelo e Al. Ma Ganesha non sembra essersene accorto minimamente. Le mie sopracciglia, come le sue, sono alzate. – Voi credete… che quella sia Kalì? - .

ma che accidenti significa?

Mentre un’orribile sensazione comincia a gelarmi le membra, avverto due mani afferrarmi delicatamente ma saldamente il bacino. Gli occhi di Ganesha si rivolgono prontamente alla persona che sta cercando di aiutarmi ad alzarmi, diventando nuovamente minaccioso.

Le mie mani vanno a posarsi sul suo torace, delicatamente, in una sorta di carezza e in una muta richiesta a lasciarmi andare… solo allora il suo sguardo si rabbonisce nuovamente, senza però staccarsi da quello di Mu, alle mie spalle, che – non facendosi minimamente intimorire – non mi ha lasciata fino a quando non è stato Ganesha a farlo, rimettendomi in piedi delicatamente e allontanandomi volontariamente da lui, continuando a starmi accanto.

-         Vorreste dire che non era la dea Kalì quella da cui avete sottratto la dea Parvati? – gli chiede diplomaticamente Mu, nel suo classico tono calmo e gentile, arrivando al punto a cui io non ero capace di arrivare.

-         No che non lo era. Affatto- gli risponde gelidamente Ganesha, sollevandosi a sua volta e squadrandolo con un cipiglio misto tra il disgustato e l’infastidito.

Solo successivamente sposto la mia attenzione dal suo volto e la focalizzo sulla sua risposta… prendendo a boccheggiare.. e avvertendo l’ansia impadronirsi di me.

-         Co-cosa significa? C-come sarebbe a dire? Tu come…? - .

Nel frattempo anche Aioria ci si è avvicinato, fissando stralunato il dio.

Non ho la forza di voltarmi ad osservare le reazioni degli altri… ma a giudicare dai loro cosmi, anche loro non devono averla presa bene.

-         Conosco il cosmo della dea Kalì, e non era quello appartenente alla creatura contro la quale mi dite di aver combattuto, mia Signora – mi risponde Ganesha con l’impeccabile tono rispettoso che è solito rivolgermi, scuotendo la testa per sottolineare ciò che ha appena detto.

Mi conduco una mano prima al petto, poi al collo.

Non riesco a respirare.

-         Allora chi diavolo era? – gli chiedo subito dopo, atterrita, cominciando ad annaspare, avvertendo nuovamente il cosmo di Mu avvolgermi… nonostante sia anch’egli agitato.

-         A questo non so risponderle… - pronuncia Ganesha, scuotendo la testa.

-         No, un attimo, come sarebbe a dire? È sicuro di quello che dice? Non potrebbe starsi sbaglia-… - . Al viene investito da un’occhiataccia che, se fosse stata dotata di cosmo proprio, l’avrebbe sicuramente ucciso.

-         Athena… - sento pronunciare Aioria, in tono scoraggiato, mentre qualcuno impreca nuovamente e qualcun altro fa schioccare la lingua con disappunto.

-         Ganesha  - trovo la forza e il coraggio di pronunciar ancora, cercando di combattere il forte mal di testa che sembra volermi trapanare il cranio. – Ne va della vittoria della tua Signora Madre… sei sicuro di ciò che affermi? La donna che era nel tempio non era la reincarnazione di Kalì? - .

Il suo sguardo si fa triste, risentito… finchè non mi si avvicina nuovamente e prende le mie mani tra le sue, senza smettere di guardarmi negli occhi.

-         L’unico motivo per il quale abbia deciso di reincarnarmi, mischiarmi a degli insulsi esseri umani, utilizzare uno di essi, risvegliare Akhu e usufruire della dimora più protetta dal Signore Shiva è quello di proteggervi… null’altro m’importa… non avrei motivo di mentirvi… - solleva poi lo sguardo verso Mu. – Ho perfino risparmiato la vita a questi esseri insulsi per non arrecarvi dolore… che motivo avrei di mentirvi? - .

Prima che riesca a impedirlo delle lacrime mi solcano il viso.

E il gesto deve essere completamente frainteso da Ganesha, perché dopo un po’ anche i suoi occhi diventano lucidi e mi stringe le mani, con l’intenzione di attirarmi a sé, ma io mi allontano, voltandomi a guardare ognuno degli uomini che, ancora una volta, sono venuti a soccorrermi, rivolgendo loro uno sguardo colmo di dispiacere, dal quale faccio trasparire tutto il mio senso di colpa, a cui loro mi rispondono con sguardi vacui, confusi, ancora sorpresi.

Non trovo il coraggio di guardare Mu, di cui continuo ad avvertire il cosmo ancora avvolgermi.

-         Appurato ciò… - pronuncia improvvisamente Kanon , rompendo quel silenzio innaturale. – Se non vi è più nulla da aggiungere, è nostro dovere ritornare al Santuario e riferire tutto alla dea Athena – al suo fianco Death Mask sospira, chiudendo gli occhi e muovendo la testa, facendola scricchiolare per distendere il collo.

-         Concordo – aggiunge Aioriadopo un po’, parlando a nome anche di Al, che annuisce subito dopo.

-         Considerando il legame che vi lega alla mia Signora, farò un ennesimo strappo alla regola e mi ripeterò, cavalieri: il vostro intervento non è più necessario – risponde Ganesha, mantenendo un tono neutrale e guardando ognuno dei ragazzi dall’alto in basso.

Pur non ricambiando lo sguardo, sento quello di Mu puntatomi addosso.

Starà probabilmente aspettandosi che mi esprima… ma… io non… non posso obiettare.

Non perché tema Ganesha… niente del genere.

Semplicemente perché… perché ritengo che loro abbiano rischiato la vita fin troppo…

Prima ero scoperta, completamente ignara di ciò che mi stava accadendo… non ho mosso obiezioni dal momento che ho capito che Athena e i suoi cavalieri avessero davvero potuto aiutarmi… ho accettato a malincuore l’essere accompagnata in ogni passo… sono stata in ansia per le loro sorti, sentendomene responsabile, sentendomene in colpa…

Adesso che si è finalmente manifestato un alleato di Parvati… quanto sarebbe giusto permettere che loro continuassero a rischiare le loro vite?

-         Reiko - .

Sollevo lo sguardo, andando a incontrare lo sguardo di Aioria.

-         Cosa intendi fare? - .

Vengo avvolta dallo sconforto.

Non lo so… non lo so cosa devo fare…

Se penso che a causa mia potrebbero trovarsi nuovamente in pericolo mi sento male… ma il solo pensare di dovermene separare… mi fa sentire male ugualmente.

Sollevo lo sguardo su Mu.

Per quanto possa risultare impassibile come al solito, so che anche dentro di lui è in corso una lotta… lo vedo nel suo sguardo, lo avverto nel suo cosmo… ma la sua natura, come la mia, gli impedisce di essere egoista…

-         Athena ti ha dato il suo totale appoggio – pronuncia improvvisamente, senza staccare gli occhi dai miei. – Non devi far altro che decidere se comunicarle la tua scelta di persona o lasciare a noi il compito di farlo - .

Io lo amo… LO AMO!!!

-         Ganesha – mi volto verso di lui decisa, afferrandogli le mani come lui più volte ha fatto con me, lasciandolo di stucco.  – Andrò in Grecia con loro a interloquire con la dea Athena – come immaginavo, i suoi occhi si spalancano, così come la sua bocca, ma non gli lascio il tempo d’intervenire. – Non immagini quanto sia felice che tu sia qui… con me… per me! -. Fantasia, non mi abbandonare adesso! – Il pensiero che… - m’interrompo un attimo, pensando a cos’altro dirgli per ammorbidirlo. - …mio figlio abbia deciso di proteggermi e combattere al mio fianco è per me fonte d’immensa gioia! -. Cazzo Angelo… non sghignazzare! È già abbastanza difficile così! – Ma la dea Athena ha il diritto di ricevere un trattamento degno delle attenzioni che si è premurata di riservarmi in qualità di nostra alleata, non posso limitarmi a usufruire dei suoi cavalieri come portavoce… devo incontrarla di persona e discutere con lei dell’intera faccenda e dell’eventualità futura di un suo ennesimo appoggio nella guerra che ci stiamo preparando a combattere! - … cercando di convincerla a ritirarsi…

Prima che Ganesha ritenti d’intervenire, lo interrompo nuovamente: – Non ha tentennato un solo istante nell’offrirmi il suo aiuto prima che tu rendessi nota la tua esistenza… non troverei quindi nulla da ridire se lei, di sua spontanea volontà, ci spalleggiasse nuovamente in futuro. -.

-         Madre, ma… - .

-         Terrai d’occhio la situazione in India, mentre starò via? – mi ci avvicino… restia a fare ciò che la mia mente ha elaborato poc’anzi. Il problema è che ha ancora un’aria troppo incerta…. È pur sempre una divinità… non posso rischiare che gli vengano i cinque minuti di morbosità folle -  Attenderai il mio ritorno? Farai questo per la tua Venerabile Madre? – gli chiedo nel modo più amorevole che riesco a farmi venire fuori… trovando il coraggio di abbracciarlo, sentendolo, come mi aspettavo che facesse, irrigidirsi. Parvati nel frattempo ha ripreso ad agitarsi… sorrido. Deve essere al settimo cielo per aver rivolto a Ganesha un gesto che in altre circostanze gli avrebbe rivolto sicuramente lei…. E ciò non può che andare a mio vantaggio… col cosmo di Parvati così in festa, Ganesha non può avere dubbi sulle mie parole. – Grazie... - gli sussurro in un orecchio, baciandogli poi una guancia… allontanandomi subito dopo velocemente, afferrando Mu per una mano – prendendo così alla sprovvista anche lui – e facendo un cenno col capo agli altri cavalieri, che, senza farselo ripetere due volte, mi seguono all’esterno del tempio.

 

Quando atterriamo sul suolo della Grecia, in seguito al teletrasporto effettuato ai piedi di quello che ho ribattezzato “il monte delle assurdità”… mi viene quasi da piangere.

Avverto le braccia di Mu stringermi più di quanto non stessero già facendo, per infondermi coraggio, mentre attorno a noi gli altri Saints tirano tutti un sospiro di sollievo.

Nonostante la scalinata infernale, la vista del Santuario non è mai stata così bella.

Con gli occhi rivolti ancora al luogo che avevo deciso di abbandonare definitivamente, conduco una mano sul torace di Mu – ancora ricoperto dall’armatura d’oro – per distanziarmi, comunicandogli così la mia intenzione a voler camminare con le mie gambe, visto e considerato che, prima di teletrasportarci, a causa di un malore lui non ha perso tempo a prendermi in braccio.

Quando mi rimette a terra, la mia mano va a cercare subito la sua, che non si fa attendere per ricambiare la stretta, intrecciando perfino le dita con le mie.

Inspiro profondamente, avanzando insieme al resto del gruppo lungo la scalinata che conduce alle tredici case… trovando all’altezza della prima… una marea di gente!

-         Reiko! – esclamano all’unisono Kiki e Shun, mentre il primo mi corre incontro, tuffandomisi tra le braccia e facendomi sbilanciare un po’, ma la mano di Mu, dietro alla schiena, mi sostiene. Quando lo scricciolo mi lascia andare, rivolgo la mia attenzione al centro della folla che si è radunata davanti alla prima casa, sorridendo mestamente a Saori, che, oltre a ricambiare il sorriso, non riesce a non far trasparire dell’ansia.

-         Ho un mucchio di cose da raccontarti – esordisco, continuando a sorridere.

-         Più tardi… ora riposati… non hai un bell’aspetto! – mi liquida velocemente lei… facendomi così traballare pericolosamente una venetta sulla fronte…. Ma a giudicare dai suoi occhi sgranati, non deve star scherzando… devo essere ridotta davvero in uno stato pietoso… senza contare che mi sento debilitata… a dirla tutta non mi dispiace affatto questa volta seguire il suo consiglio.

-         Convoca un synagein il più presto possibile… - aggiungo solamente, vedendola annuire e rivolgersi finalmente ai cavalieri che ha mandato a recuperarmi in India, circondati dagli altri amici e colleghi, compresi i bronzes, che ascoltano in ansia diversi frammenti di conversazione.

Mi volto un attimo – prima di riprendere ad avanzare sulle scale – per vedere Mu scambiare qualche parola con Dohko. Deve aver avvertito il mio sguardo, perché ha sollevato il suo e mi ha sorriso.

Gli sorrido a mia volta… tornando a voltarmi e riprendendo la scalata.

Avremo tempo… ora che sono di nuovo qui, poco o molto che ci verrà concesso, avremo tempo…

Contenta che nessun’altro, a parte Shun e Aphrodite – che ha spalancato i suoi occhioni celesti, scandalizzato, nell’ammirare il mio nuovo taglio – mi abbia fermata a lungo per sapere come stessi, sono costretta a fermarmi, impedita a proseguire a causa di qualcuno stagliatosi di fronte a me con le braccia incrociate.

Solleva lo sguardo giusto un po’… per rendermi conto che si tratta di Milo.

Il suo sguardo è serio… quasi imbronciato… ma ciò nonostante non accenna a muoversi ne a parlare.

I suoi occhi si riaprono, lanciandomi uno sguardo carico di rimprovero, e quando il mio si abbassa per un attimo, e un sospiro affranto mi fuoriesce prima che riesca a fermarlo, mi sorride teneramente, spalancando le braccia… tra le quali mi fiondo senza farmelo chiedere due volte.

Non avrei sopportato un rimprovero verbale… sono spossata… non avrei saputo tenergli testa, ne tantomeno ribattere… ma a quanto pare quello di Milo era solo uno scherzo.

Continuiamo ad abbracciarci, io ho chiuso perfino gli occhi, rilassandomi sotto le carezze delle sue mani sulla mia schiena… nessuno dei due dice una parola.

-         Dimmi solo una cosa… - pronuncia ad un certo punto lui, discostandomi quel tanto che basta a guardarmi negli occhi. – La prima cosa che ha fatto, è stato baciarti, vero? - .

Devo essere arrossita all’inverosimile, perché subito sul suo bel volto si delinea un sorriso divertito e scoppia a ridere, prendendo a scompigliarmi affettuosamente i capelli più volte. Ma diamine, è così evidente??

Non sapendo in che modo ribattere, presa come sono dal tentare di non andare a fuoco, non faccio altro che fiondarmi nuovamente tra le sue braccia, questa volta semplicemente per nascondere il volto.

Quando gli chiedo di smetterla, pestandogli un piede per ripicca che, oltre a non toccarlo minimamente, lo induce a ridere di nuovo e più forte, lui, con un braccio ancora avvolto attorno alle mie spalle, allunga l’altro e dà una spinta a Camus, poco lontano da lui, prendendolo alla sprovvista e facendolo urtare contro il suo allievo Hyoga nel bel mezzo di una conversazione.

-         Che ti dicevo?? – chiede Milo all’amico, retoricamente, riprendendo a ridere forsennatamente, facendomi rimpiangere di non essere rimasta in India!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 











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Angolo dell’autrice…

 

Santo cielo, che divertimento con Ganesha! Un personaggio più spostato non potevo crearlo! xD Il complesso di Edipo è giustificato… chiaramente è enfatizzato ^  ^ poi, come al solito, in seguito avrete le dovute spiegazioni!

Detto questo, passo direttamente ai ringraziamenti, che saranno piuttosto brevi a causa dei libri che mi aspettano ç__ç:

 

Ai91: Ahahahahahahahahah!!! xD Mu ti ha sconvolta! Eh beh, tu però l’hai sottovalutato u__ù ci ha messo un “po’” di tempo… ma alla fine ha capito che quello era l’unico modo per far comprendere a Reiko ciò che provava ^  ^ mi fa piacere che il capitolo ti sia piaciuto J… grazie per i complimenti e per la recensione, spero di rileggerti!;

Bloody_star: io cupido?? Ha fatto tutto il saggio Mu u__ù è rinsavito l’ariete xD mmm… se nel capitolo precedente Ganesha ti dava fastidio… adesso che dirai? XD;

cb4ever: filmini mentali? Uuuuuuh… me ne rendi partecipe? xD che pensi accadrà ai nostri piccioncini? ^ ^ scherzi a parte, grazie per il commento, spero di rileggerti;

LaReginaAkasha: … ho continuato a sviluppare la storia come speravi si sviluppasse? ^  ^ bizzarra questa cosa xD sono contenta che ti piaccia a tal punto *__* stavolta ho aggiornato più in fretta, contenta? ;) ma non prenderci l’abitudine, eh xD;

Spartaco: NuoooooooooooooMu ti è apparso davvero rude?? ç__ç ma guarda che è stato semplicemente “deciso”… il bacio è stato dolce ^  ^ se non ti aspetti romanticismo, mi sa che riuscirò a sorprenderti ;) Mh, se all’inizio Ganesha ti stava antipatico… adesso che ne pensi?? xD Sì, Akhu è un topo gigante, non è stato introdotto nella storia a caso, in seguito avrai le tue risposte ^  ^ Shaka? Eh boh… *ride tra se e se* chissà come si evolverà il tutto… ^  ^;

Kikkina90: Caspiterina, hai fatto un’analisi di Ganesha a dir poco perfetta! xD congratulazioni ^  ^’’ fino ad ora Reiko è riuscita a gestirlo… ma non posso assicurare niente in futuro J posso solo sperare di non annoiarti mai e d’indurti a seguirmi J a presto! (spero).

 

Non posso inoltre ringraziare le 38 persone che l’hanno aggiunta tra le preferite e le 21 che invece l’hanno aggiunta tra le seguite! *___* *mega inchino* *___________*

Grazie inoltre a tutti coloro che semplicemente, pur decidendo di non dire la loro, si fermano qualche minuto a leggere la storia! J *altro mega inchino*

Alla prossima!

 

HOPE87

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 25
*** The only certainty ***


- La pianti di ridere

The only certainty

 

 

 

 

 

 

 

-   La pianti di ridere?! - inveisce di nuovo, pestandomi per l'ennesima volta un piede e facendomi ridere nuovamente.

-  L'indomita Reiko che arrossisce... - continuo a prenderla in giro, divertendomi a vederla tanto imbarazzata, bloccando ogni suo tentativo di protesta fisica nei miei confronti, costringendola così a nascondere ancora il viso, abbracciandomi.

-  Uffa... - la sento mormorare con una vocina tenerissima, che m'induce ad avvolgerla nuovamente tra le braccia e a scompigliarle affettuosamente i capelli.

Prima che riesca a ribattere, intravedo il cavaliere di Aries avvicinarsi.

É visibilmente stanco... presumo che sia riuscito a distendere i nervi solo da poco... ciò nonostante l'espressione del suo volto - su cui solitamente è dipinto un sorriso gentile, di circostanza - è sincera. Esprime chiaramente contentezza... e non può che farmi piacere.

Gli ammicco scherzosamente, riferendomi alla fanciulla che ho tra le braccia, per poi schioccare un bacio a questa tra i capelli e invitarla a discostarsi da me.

-   C'è un certo cavaliere che ti sta aspettando... - .

Nonostante stia cercando di non renderlo particolarmente evidente, i suoi occhi non possono che illuminarsi e le sue labbra distendersi in un tenero sorriso.

Sorrido a mia volta, nel mio tipico modo sornione e mi abbasso quando lei m'invita ad avvicinarmi per potermi baciare una guancia. La vedo poi allontanarsi con Mu, mano nella mano, all'interno della prima casa.

Non riesco a impedirmi di sorridere ancora una volta.

-   Tutto a posto? - chiedo ad Aldebaran non appena lo vedo avvicinarsi, dandogli una pacca su una spalla. Deve essere stanco anche lui, a giudicare dal modo in cui sta massaggiandosi insistentemente il collo.

-   Insomma... - borbotta, guardando altrove... dandomi chiaramente la sensazione di non sapere esattamente cosa rispondere. Il mio sguardo si fa serio. Lui sospira pesantemente.

-   É un macello, Milo... - pronuncia infine, volgendo gli occhi stanchi alla casa dell'ariete, continuando a tenere una mano sul collo, pur non massaggiandoselo più.

Dalla frase lasciata in sospeso, deduco che siano accadute un mucchio di cose... la confusione che sembra averlo avvolto è quasi palpabile.

Non indago oltre, annuendo semplicemente, battendogli nuovamente una mano su una spalla per incoraggiamento, spingendolo poi a proseguire oltre. Cosa che fa poco dopo, facendomi un cenno di saluto, senza più parlare, riprendendo a trascinarsi lungo la scalinata che conduce alla sua casa.

I miei occhi intravedono poco dopo Saga avvicinarsi ad un altrettanto esausto Kanon, che scuote la testa ad una domanda del fratello - con sguardo seccato -

riprendendo poi ad avanzare sulla scalinata - con più vigore, però, rispetto ad Aldebaran - seguito sempre da un insistente Saga.

Quando mi raggiungono, rivolgo al primo un cenno di saluto con la testa, che lui ricambia subito dopo, continuando ad avanzare.

Lo stesso fa Death Mask che, rispetto agli altri, ha una cera ancor più seccata, ma che non perde tempo a pronunciarsi con nessuno, seppur Dohko gli si sia avvicinato, decidendo poi di assecondare il suo volere di essere lasciato in pace, ad un suo gesto della mano.

Dulcis in fundo, Aioria. Anche lui non presenta particolari danni fisici. L'armatura, come quella degli altri, è un po' ammaccata, ma lui non sembra aver riportato particolari danni. Ha semplicemente lo stesso sguardo vacuo e spento degli altri.

Quando mi ci avvicino, però, solleva la testa, rivolgendomi un sorriso amichevole.

-   É... - .

-   Un macello? - lo interrompo. - Me lo ha detto poco fa, Al. Presumo vi riferiate tutti al cosmo che qui al santuario ci è apparso come completamente nuovo... - .

-  É un dio - risponde il cavaliere del leone, facendomi voltare verso di lui - mentre saliamo le scale - e spalancare occhi e bocca allo stesso tempo.

-   Già... - si limita ad aggiungere Aioria, facendo un mezzo sorriso sarcastico e riprendendo a guardare davanti a , venendo assorto nuovamente dai suoi pensieri.... mentre io precipito nei miei. Diamine. Un altro?

-   Shaka? - mi chiede ad un certo punto, distraendomi.

-   É su alla sesta - gli rispondo distrattamente dopo un po', indicando col mento qualche tempio più su, continuando a vagare tra i miei pensieri. Intravedo Aioria scuotere leggermente la testa, a di disappunto. Mi volto nuovamente a guardarlo.

-  É un compagno... - dice, facendomi subito capire di essersi riferito a Mu. Sorrido sornione, inarcando le sopracciglia, divertito.

-   É un rivale in a-... - mi blocco appena in tempo, ricordandomi solo in quel momento che Dohko è alle nostre spalle. Mi volto verso di lui… e quando lo vedo rivolgermi uno sorriso ambiguo, sorrido anch'io. Ormai chi è che non sa?

-   Beh... sono suo vicino di casa! - esclama con ovvietà, quasi come a voler giustificarsi, continuando a sorridere ambiguamente.

Al mio fianco, Aioria sorride divertito anch'egli.

-   Considerando la vicinanza... non mi è stato difficile paragonare i turbamenti del suo cosmo a quelli di Shiryu quand'era in compagnia di Shun-rei... - .

-   Oh, beh... insomma, a conti fatti non ti si può attribuire la colpa di aver "origliato" i suoi turbamenti... sei suo vicino di casa! - esclamo con enfasi, scherzando su ciò che ha appena detto, vedendolo continuare a sorridere divertito, come Aioria.

-   E lei, quando è agitata, talvolta fa crollare momentaneamente la sua barriera mentale... - .

...

Mi fermo, voltandomi completamente verso di lui, venendo colto da una strana sensazione.

Lui continua a sorridere innocentemente... ma, dal modo in cui lo sta guardando Aioria, anche a lui non è sfuggito il tentativo da parte di Dohko d'incuriosirci sull’argomento...

-   Mmm... quindi, sempre in virtù del fatto che sei suo vicino di casa, non hai potuto sottrarti nemmeno dall'intrufolarti nella testa di Reiko... - continuo ironico, continuando a osservare quell'espressione finta innocente dipintagli in volto. -   ... che sai che noi non sappiamo? - .

-  Oh, ma che domande sono, Cavaliere? - rigira la frittata lui, mantenendo uno sguardo serio che viene tradito dal tono scherzoso con cui ha parlato.

Era dunque a questo che voleva arrivare...

-   Ok, ok, ci sei riuscito, mi hai incuriosito da morire! – mi arrendo, seguendolo con lo sguardo man mano che avanza, superandoci e preparandosi a salire verso la sesta, senza di noi.

-   E no, Dohko! Non è giusto! - protesto, riuscendo a farlo voltare nuovamente verso di noi, questa volta con uno sguardo impassibile.

-   Non capisco proprio a cosa tu ti stia riferendo, mio caro Milo - mi risponde con sufficienza, inarcando le sopracciglia per farmi capire che lo sta facendo a posta!

Resto a guardarlo in cagnesco per un'infinità di tempo, durante il quale lui ricambia il mio sguardo con uno completamente calmo.

-   Stai bluffando... - pronuncio ad un certo punto, vedendo sottecchi Aioria sorridere ancora divertito e liberarsi dell'armatura del leone, che va a ricomporsi nello scrigno posto all'interno della quinta casa.

-   Se ti piace crederlo... - risponde lui, sollevando le spalle con noncuranza e riprendendo a salire.

-  Dohko! - lo richiamo, con un tono di protesta nella voce. L'ho visto quel mezzo sorriso divertito, prima che si voltasse!

-   Buona giornata, cavalieri! - esclama lui, sollevando una mano per salutare me e Aioria, senza più voltarsi.

Rimango a guardarlo allontanarsi, incredulo.

-   Bella statuina... - mi distrae dai miei pensieri Aioria, dopo un po', prendendomi in giro. - Perdonami se non t'invito ad entrare, ma ora andrei a riposare un po'...- .

-   Oh, certo Aioria! Perdonami, tu! - gli rispondo, riprendendomi dal mio stato di torpore, voltandomi verso di lui. - Senza contare che dovresti sapere che determinati inviti li accetto solo dalle signore... - lo prendo in giro, ricevendo un pugno su una spalla, che mi sbilancia appena, per poi vederlo sparire all'interno della propria casa, non prima di averlo intravisto ridere.

Sorrido anch'io, volgendo nuovamente lo sguardo verso il punto in cui è sparito Dohko… venendo poi colto improvvisamente da un’illuminazione.

-   Aioria! – richiamo il cavaliere di Leo, ricordandomi tutt’a un tratto che anche lui, come Dohko, è vicino di casa di Shaka! Uff... Dannato Libra!

-   Mu? - chiedo sorpreso e perplesso, quando lo vedo arrivare poco dopo, a passo spedito, senza fermarsi, intenzionato molto probabilmente a ignorare il mio richiamo.

-   Non adesso, Milo - mi risponde prontamente lui, pensando molto probabilmente che voglia farmi raccontare di lui e di Reiko... ma la mia sorpresa sta più che altro nell'urgenza che dimostra spostandosi così velocemente nel Santuario appena poco dopo il suo arrivo...

Mi è sembrato di capire che a breve verremo tutti convocati per un synagein, perchè non è a riposare come tutti gli altri?

Ma prima che riesca anche solo a pensare a un modo per chiederglielo, lo vedo sparire oltre la quinta casa...

...

Rivolgo dunque lo sguardo al lato opposto, verso la quarta....

Sorrido impercettibilmente, iniziando a scendere.

 

**********************************************

 

Esco dal bagno continuando a stropicciarmi i capelli... che sollievo sentirsi la testa così leggera! Niente lunghi ricci ribelli che si attorcigliano attorno al corpo, facendomi imprecare a raffica!

Mi porto dinanzi allo specchio ovale posto al centro del corridoio, osservandomi con immensa soddisfazione, scuotendo la testa per ammirare i capelli agitarsi senza alcun impedimento, mentre tante piccole goccioline d'acqua vanno a colpire il mio riflesso.

Afferro l'asciugamano adagiato sulle spalle e cerco di rimediare al danno, allontanandomi e raggiungendo la cucina... quando, appena varcata la soglia, mi si blocca il fiato in gola - insieme alla voce - e gli occhi mi si spalancano dalla paura.

A giudicare dal punto in cui mi trovo adesso, devo anche aver fatto un bel balzo all'indietro.

Rimango in questa posizione ridicola - con tanto di occhi ancora fuori dalle orbite - per un periodo indefinito, continuando a fissare con un'espressione indecifrabile il braccio di Milo allungatosi per offrirmi quello che sembrerebbe essere un bicchiere d'acqua assolutamente innocuo, mentre la risata di Kiki fa da sottofondo all'intera scenetta.

-  Sbaglio o sei un tantino tesa? - mi chiede sarcasticamente il cavaliere di Scorpio, guardandomi con un'espressione perplessa ma continuando a rimanere immobile... probabilmente in attesa di qualsiasi mia reazione.

-   Non farlo mai più - riesco a buttar fuori con enorme difficoltà, imponendo al mio battito cardiaco di decelerare, riprendendo a muovermi con estrema lentezza solo qualche secondo dopo.

Cazzo, che paura...

-   Chi credevi che fossi? - mi chiede a quel punto Milo, a ragione, rinunciando a offrirmi ciò che stava bevendo lui qualche minuto prima che facessi capolino in cucina.

Mi limito a sbuffare, frustrata e affranta, lasciandomi cadere su una sedia accanto a quella su cui è seduto Kiki, e poggiando la testa sul tavolo, poco delicatamente a giudicare dal rumore che riesco a produrre.

Dopo un po' Kiki prende ad accarezzarmi dolcemente i capelli, facendo in modo che nessuna ciocca vada ad infastidirmi gli occhi, riuscendo a rilassarmi...

Un tocco più deciso raggiunge il mio cuoio capelluto, afferrandomi una ciocca e sollevandola... probabilmente per comprendere quanto sia lunga.

-   Hai dato una bella spuntatina, eh? - mi chiede Milo, dopo aver lasciato andare la ciocca.

-   Mh - riesco a malapena ad emettere senza scompormi minimamente... cielo... mi sento così stanca...

-   Perchè non riposi un po'? - mi chiede a quel punto Kiki, facendomi voltare il viso verso di lui e poggiare l'altra guancia sul tavolo.

-   Non mi va di dormire adesso... - biascico, avvertendo chiaramente gli occhi chiudersi sotto il tocco della mani di Kiki sulla mia testa.

-   Non riesci ad essere molto convincente - mi fa notare giustamente Milo, facendo sghignazzare lo scricciolo.

Mi sforzo a riaprire gli occhi, portando le braccia a incrociarsi sul tavolo e poggiandoci sopra il mento, in modo da poterlo guardare in faccia, scoprendolo - bizzarramente - nella mia stessa posizione... solo che con uno sguardo molto più sveglio, s'intende.

-   Ho solo voglia di rilassarmi... nulla di più... - .

Il suo volto si distende in uno dei suoi classici sorrisi maliziosi.

-   Un ottimo pretesto per farti massaggiare la schiena, no? - mi chiede, beccandosi uno dei miei sguardi inceneritori e un calcio sotto al tavolo.

C'è Kiki, maledizione!

-    É vero! Mu sa farne, ed è anche molto bravo! - .

...

Nello stesso momento, io e Milo ci giriamo moooolto lentamente verso Kiki... guardandolo con l'espressione più perplessa che riusciamo a ricavare, probabilmente incapaci di accettare che una frase del genere sia uscita dalla sua bocca...

Al diavolo! Che tipo di frase ha mai tirato fuori, poi?? É un bambino! Il doppio senso ce l'ho visto io! Influenzata, per di più, dal malizioso per eccellenza che mi è seduto di fronte!

-  Oh, no! - esclama improvvisamente Kiki, dandoci la reale impressione di non essersi accorto che lo stessimo osservando. - Mu mi aveva chiesto di andare a cercare Shiryu! - esclama ancora, seriamente preoccupato per la dimenticanza, alzandosi e correndo all'esterno della cucina. - Ci vediamo! - ci saluta prima di sparire dalla nostra visuale.

Mi volto di scatto verso Milo, allungando un braccio e dandogli uno scappellotto dietro la testa. Non gli ho fatto male - chiaramente - ma dal modo in cui si è voltato a guardarmi evidentemente non se lo aspettava.

-   Davanti a lui! - protesto con enfasi, spiegandogli così la mia reazione.

-   Ehi, mica è colpa mia se travisi qualsiasi frase che abbia per soggetto il cavaliere di Aries! - .

Assottiglio lo sguardo, minacciandolo implicitamente, vedendolo portarsi il bicchiere d'acqua alla bocca con assoluta tranquillità, come se lui davvero non c'entrasse nulla con la mia reazione, poco fa.

-  Che ci fai qui? - mi decido finalmente a chiedergli, rendendomi effettivamente conto - solo in quel momento - che è strana la sua presenza alla prima casa.

-   Pensavo avessi bisogno di un diversivo... dal momento che Mu non c'è... - mi risponde lascivamente lui, con fare suadente, scoppiando poi in una fragorosa risata non appena incrocia nuovamente il mio sguardo, particolarmente seccato.

-   Devo dedurre che non mi lascerai più in pace sull'argomento, vero? - chiedo rassegnata, sospirando profondamente e appoggiando nuovamente la testa in modo tale da far aderire una guancia al tavolo, sentendolo ridere ancora lievemente.

-  Racconta, dai! - m'incita, allungandosi e spingendomi una spalla con la mano, per ottenere una mia reazione.

-   Tra qualche ora ci sarà il synagein... non puoi aspettare come tutti gli altri? -.

-   Oh... non credevo che aveste deciso di rendere la cosa pubblica in quell'occasione... - .

Riesce a farmi sollevare la testa di scatto ancora una volta.

-   Neanche per sogno! - esclamo, colta sul vivo, sentendo nuovamente le guance andare a fuoco.

-   Ma no, infatti... che bisogno c'è? Lo sanno tutti ormai - .

...

-   ... che diavolo significa? - riesco a chiedergli con un tono basso e minaccioso, assottigliando lo sguardo, vedendolo subito sollevare le mani a di difesa.

-   Significa che Mu non è esattamente… il tipo di persona da cui ci si sarebbe mai aspettato... - tentenna. - ... Qualcosa del genere. E ciò fa sì che le novità si diffondano molto più velocemente del solito. -.

Continuo a guardarlo, in attesa che prosegua.

-   Insomma, è un eremita... - continua cautamente, probabilmente a causa del mio sguardo poco amichevole. - ... che quando non è presente al Santuario è confinato in Jamir. E tu ci sei stata in Jamir, vero? Insomma, non è esattamente il tipo di luogo... - .

-   E ciò, secondo le vostre ingegnose e brillanti menti, farebbe di lui una persona incapace di amare? - chiedo, non riuscendo a capacitarmi di come stia riuscendo a rimanere tanto calma. Probabilmente perchè l'idea che ho di Milo sul suo rapporto con Mu m'impedisce di credere che stia parlando in questo modo di lui per deriderlo, ma semplicemente per esporre un suo punto di vista. Sbagliatissimo, aggiungerei.

-  No, assolutamente! - si affretta infatti ad aggiungere Scorpio, scuotendo la testa e rivolgendomi un'espressione dispiaciuta probabilmente per l'equivoco. - Semplicemente di lui non se n'è mai sentito parlare... - tentenna ancora, ponderando bene le parole. - ... Sotto certi aspetti. È sempre stata una persona molto restia a parlare di se, essendo un tipo molto chiuso perfino con i suoi migliori amici, e ciò ha fatto sì che venisse avvolto da un alone di mistero - misticistico direi - quasi quanto Shaka... - .

Sobbalzo a quel nome, sperando con tutto il cuore di non averlo reso tanto evidente... ma dal modo in cui mi sta guardando Milo, non direi...

Indipendentemente da Milo, non posso non constatare con amarezza quanta superficialità si usi, nel giudicare le persone…

-   Per farti un esempio, diametralmente opposto a ciò di cui stiamo parlando, qualora si vedessero uomini e donne entrare e uscire dalla dodicesima casa, in piena notte, non sorprenderebbe nessuno, perchè il cavaliere dei pesci non si è mai curato di nascondere le sue tende-.... - .

Si blocca, al mio sguardo misto tra l'allibito e il confuso.

-   Non lo sapevi - appura poco dopo, guardandomi sorpreso a sua volta.

Scuoto la testa, ridestandomi dallo stato di torpore assunto nel far quadrare tutti i pezzi del puzzle.

-   Non è corretto... - inizio, distogliendo lo sguardo dal suo per continuare a pensare - Insomma... il lucidalabbra rendeva evidente... - mimo il gesto del truccare le labbra, continuando a riflettere. - L'avevo capito che non fosse solo semplicemente eccentrico, ecco - riesco a rispondere infine, riguardandolo negli occhi. – Solo che non credevo che bazzicasse su entrambe le spo-... - .

Sì, stupida Reiko. Sì che potevi crederlo.

Il suo truccarsi le labbra è da donna.

Ma il suo baciarti le guance, vicinissimo agli angoli della bocca, non è affatto da donna.

Mi gratto la testa, confusa.

-   Perchè siamo passati ad Aphrodite? - chiedo tutto ad un tratto, guardando Milo ancora più confusa, vedendolo sorridere divertito.

-    Per fare un esempio di ciò che può sorprendere e ciò che non può farlo - .

-    Ok... - replico dopo un po', riprendendo il filo del discorso, seppur a fatica.

-   Spero solo tu abbia capito cosa intendessi dire in merito a Mu - riprende poi, guardandomi seriamente.

Questa volta tocca a me sorridere.

-  Sì... credo di aver capito, Milo - gli rispondo, continuando a pensare alla questione, tenendo per me i miei pensieri.

-   Lui non ci ha mai parlato di te. Sapevamo che talvolta venisse raggiunto in Jamir da qualcuno che volesse il suo aiuto, o in qualità di maestro di psicocinesi o in qualità di riparatore di armature... - .

-  ... riparatore di armature? - gli chiedo perplessa, chiedendogli allo stesso tempo, in modo implicito, se ho capito bene.

Lui annuisce, mentre i miei occhi si spostano di nuovo cercando di rievocare vari ricordi confusi... a cui adesso riesco a dare finalmente un senso...

-   Per caso fa... questa cosa, utilizzando... - scuoto leggermente la testa, tentando di trovare un termine adatto per definirle. - ... delle polverine? - .

Milo ritorna a sorridere, rispondendo così, chiaramente, in modo affermativo, alla mia domanda.

... Che cretina.

-  Così come il luccichio dorato che intravidi alle spalle delle montagne... – mormoro, parlando tra me e me, continuando a collocare ancora dei ricordi… incurante della fronte aggrottata di Milo. – Immagino che voi cavalieri, pur non indossandola, dobbiate avere l'armatura a portata di mano... - mi decido ad alzare la voce, coinvolgendolo nei miei pensieri.

Lui si limita ad annuire avendo compreso, molto probabilmente, che stia facendo due più due su alcune faccende che avevo lasciato in sospeso.

Scuoto la testa nuovamente, assumendo un'espressione di scherno.

-   Certo che sono stata proprio una babbea - sputo fuori con disgusto, rendendomi effettivamente conto di quanto sia stata ingenua.

-   Sarà stato lui molto abile - mi risponde sorridendo Milo, capendo a cosa mi sia riferita.

-   Ciò fa di me comunque una babbea - ribadisco, per poi sbuffare e poggiare i gomiti sul tavolo, avvolgendomi il volto con le mani.

-   Ad ogni modo – recupera il filo del discorso Milo, sospirando, capendo che è inutile contraddirmi sulla questione. – Sei stata per noi tutti una sorpresa! – conclude, sorridendo amorevolmente… facendo scemare la sua espressione man mano che il mio sguardo si fa triste.

-   E devo esser stata proprio una bella sorpresa... - dico dopo un po', sorridendo amaramente, guardando un punto a caso del tavolo, di fronte a me...

Milo adesso mi sta osservando serio, attentamente, come a volermi studiare.

-   Ma che hai? - mi chiede infatti, poco dopo, facendomi sospirare. - Pensavo fossi entusiasta del modo in cui si sono evolute le cose con Mu...- .

Chiudo gli occhi, sorridendo di nuovo amaramente.

-    Mu è l'unico motivo che mi spinge ancora a lottare, Milo... - .

Il suo sguardo mi fissa intensamente e insistentemente, ma prima che possa aggiungere qualcosa la sua attenzione viene attirata dalla porta.

-   Ehilà! – esclama improvvisamente, con lo stesso tono gioviale di prima, mentre i miei occhi si spostano sulla figura di Mu, appena rientrato con una pila di libroni di ogni sorta tra le mani.

Mi sollevo automaticamente, andandogli incontro per aiutarlo - pur non avendone alcun bisogno - sporgendomi poi oltre i volumi per dargli un leggero bacio, al quale lui risponde senza alcun imbarazzo, nonostante ci sia Milo... che ha discretamente distolto lo sguardo, riprendendo a sorseggiare l'acqua dal suo bicchiere.

-   Li hai trovati? - gli chiedo dopo, cercando di sfilargli i libri dalle mani, vedendolo annuire, in risposta.

-   ... perchè ritieni sia così urgente informarsi sulla Trimurti? - chiede cautamente Milo a Mu, facendo trasparire una punta di preoccupazione dalla voce, sollevando la copertina del primo libro di quelli che ho adagiato accanto a lui.

-  Perchè siamo troppo poco informati e abbiamo troppo poco tempo per sopperire a questa mancanza - gli risponde in modo molto pratico e sbrigativo Mu, riuscendo a sorridere nel suo classico modo gentile nonostante sia particolarmente stanco e teso.

Ritiro un braccio precedentemente allungato per afferrare un libro con un verso strozzato, di dolore, portandomi istintivamente una mano alla spalla ferita, che sembra abbia ripreso a sanguinare… a giudicare dalla sensazione fredda e spiacevole che mi sta percorrendo il braccio.

-   Non sei ancora stata in infermeria? - mi chiede istantaneamente Mu, rivolgendomi uno sguardo di ammonimento misto ad ansia, abilmente celato subito dopo, sostituito dall'espressione mite che tanto lo caratterizza.

-   Ci vado adesso – pronuncio a fatica, costringendomi ad alzarmi, seppur le forze non riescano ad assecondarmi nei movimenti... e lui sembra accorgersene, perchè subito si solleva dalla sedia sulla quale è seduto e mi si avvicina, afferrandomi delicatamente per la vita e facendosi passare il braccio non ferito attorno alle sue spalle. Milo scatta in piedi a sua volta.

-   Ce la faccio, Mu - protesto debolmente, non osando - però - divincolarmi dalla sua stretta per il terrore che un movimento falso possa farmi sentire nuovamente dolore.

-    Andiamo, ti accompagno - .

Testardo di un caprone.

-    No. Tu sta qui, io ritorno subito - .

-    Non riesci a stare all'in piedi - .

-    Ce la faccio - .

-    Sei affaticata - .

-   Lo sei anche tu! Non ti sei fermato un attimo da quando abbiamo rimesso piede al Santuario! Se mi avessi lasciata cinque minuti fa adesso sarei già di ritorno! - .

-    Non mi costa alcuno sforzo accompagnarti - .

-    Cielo, Mu... ho le gambe integre! Ce-la-fac-cio! - .

Improvvisamente Milo si schiarisce la voce... ricordandoci della sua presenza.

...

-   Posso accompagnarla io - propone mite. - Se non è un problema per nessuno dei due - tiene ad aggiungere subito dopo, cautamente, rivolgendosi ad entrambi, per poi avvicinarsi e sporgendosi verso di me dopo avermi vista annuire.

Gli occhi di Mu seguono attentamente tutte le azioni di Milo... e se ad un occhio estraneo quello potrebbe rappresentare un segno inequivocabile di eccessiva ansia... io ho capito che la testa è rivolta completamente altrove...

-  Te la riporto tra un po' - pronuncia Milo, recuperando il suo tipico tono scherzoso, salutando Mu con un cenno del capo e conducendomi all'esterno della prima casa.

Appena allontanatici un po', la sua presa mi abbandona delicatamente così come mi ha afferrata, probabilmente convintosi - prima - che dicessi sul serio.

La vista mi si appanna e le gambe mi vengono meno...

-   Cazzo! - esclama preoccupato Scorpio, afferrandomi prontamente per non farmi cadere, chinandosi per permettermi di non affaticarmi. – Oh! Reiko! - mi chiama, dandomi dei leggeri buffetti sul volto per impedirmi di perdere i sensi... cielo, che mal di testa...

-    Allora faceva bene Mu a preoccuparsi! - . Mi viene da sorridere.

-   Mi conosce troppo bene... - dico in un sussurro, avvertendo una sua mano passare sotto alle mie gambe e la sua andatura veloce dirigersi verso l'infermeria.

 

 

Un'esclamazione di puro stupore si solleva all'unisono da parte di più cavalieri partecipanti alla riunione. Perfino Camus questa volta non è riuscito a mascherare il suo stato d'animo, sgranando gli occhi e guardandomi come stanno facendo ormai tutti: allibito.

Solamente Shaka non sembra dimostrarsi minimamente toccato, limitandosi a sollevare un sopracciglio. Gli occhi chiusi, la postura rigida che è solita conferirgli quell'aria altezzosa e distaccata...

Mi rendo conto di aver soffermato gli occhi su di lui solo quando vedo le sue labbra muoversi.

-   Era prevedibile - risponde alla fine della mia esposizione sulla questione Kalì.

Aphrodite lascia cadere elegantemente sul tavolo il braccio più vicino al cavaliere della sesta, discostandosi da quest'ultimo quel tanto che basta a poterlo guardare

meglio in volto, incredulo.

-   E come, di grazia? - chiede sarcasticamente Death Mask, incazzato nero, seduto tre posti più distante, sporgendosi sul tavolo con l'intento di fare la stessa cosa di Aphrodite, probabilmente.

-   É stato troppo semplice sconfiggere quella che credevamo essere Kalì, la prima volta -.

... SEMPLICE?! M'irrigidisco sulla sedia, sconvolta, prendendo a osservare il custode della sesta casa con un'espressione allucinata... certi atteggiamenti non li cambierà mai...

Sollevo una mano, attirando la sua attenzione e rivolgendomi a lui in modo mite.

-   Scusa se mi permetto di dissentire, ma non lo è stato - .

Per quanto ritenga di essere assolutamente dal lato della ragione, mi risulta così difficile rivolgermi a lui... è così strano...

Shaka sembra soppesare seriamente le mie parole per qualche istante, prendendo a fissarmi intensamente allo stesso tempo - con le palpebre rigorosamente abbassate, s'intende -  per poi voltarsi nuovamente verso Angelo.

Inspiro profondamente, abbassando prima lo sguardo sul tavolo e poi spostandolo alla mia destra, due posti più in là, sentendomi vagamente osservata.

I dolci occhi verdi che vado a incontrare me ne danno la conferma...

Cazzo.

Lui non sa... io non gli ho detto del...

...

Tentando di risultare il più naturale possibile, rispondo al suo sorriso accennato, trattenendo l'istinto di prendere ad annaspare.

Perchè me ne sto preoccupando così tanto? In fondo è accaduto prima che...

-   In merito, invece, al cosmo che abbiamo avvertito soccorrerti? - mi chiede improvvisamente Saori, ridestandomi di colpo dai miei pensieri... facendomi cadere letteralmente dalle nuvole. - Era un cosmo divino, è esatto? - .

-   Oh, sì... - inizio, cercando d'incanalarmi nuovamente nel discorso. - Si tratta di Ganesha - concludo con nonchalance, alla fine, agitando perfino una mano in un gesto puramente automatico, come se stessi scacciando via una mosca. Non mi ha lasciato una bella sensazione quel pachiderma, proprio no.

... Ad ogni modo devo ricordarmi di misurare bene le parole... perchè qui devo essere sicuramente l'unica che si mette a fare del cinismo sull'intera faccenda...

Sono tutti nuovamente sussultati, Dohko ha perfino fatto cadere il bicchiere d'acqua che stava riempiendo, dallo stupore.

Shaka questa volta, invece, ha aggrottato la fronte.

-   ...perdonatemi. - riesco a dire dopo essermi accertata che tutti abbiano ripreso a respirare, sollevando le mani e rivolgendone i palmi all’esterno per sottolineare l'intenzione. - Non ho pensato di preparare un discorso introduttivo potenzialmente adatto a prepararvi psicologicamente... - quasi sussurro, sorridendo nervosamente, voltandomi poi verso Saori, che mi sta osservando spiazzata.

-   Chi? - chiede poi una ben nota voce, che gran parte dei partecipanti al synagein ignora bellamente, non scomponendosi nemmeno a voltarsi verso la fonte per lanciar un'occhiataccia seccata.

-   Mio figlio - rispondo in maniera spicciola al cavaliere di pegaso, guardandolo assumere un'espressione confusa e allo stesso tempo atterrita, mentre Shun, al suo fianco, si sporge verso di lui probabilmente per spiegargli meglio di cosa stiamo parlando.

-   Il... il dio Ganesha? - mi chiede Saori, attirando nuovamente la mia attenzione, scuotendo poi la testa per lasciarmi intendere di non aver ben chiara la situazione.

-   Da quel che ho capito si è reincarnato a sua volta, in un altro corpo mortale - come Parvati ha fatto con me - nel momento in cui ha avvertito il cosmo di sua madre manifestarsi... - .

Saori continua a guardarmi incredula.

-   Sì, anch'io ho fatto quella faccia quando me l'ha detto - non riesco a trattenermi di dire, vedendola recuperare subito un'espressione consona alla sua persona.

-  Ma... - interviene improvvisamente Saga, dopo essersi schiarito la voce, rivolgendosi a me, tentennando appena, forse, per cercare il modo migliore per esprimere ciò che vuole.  - ... Lei ha avuto modo di... - s'interrompe nuovamente, osservando la mia occhiata ammonitrice scherzosa, per poi chiudere un attimo gli occhi - come se si fosse ricordato in quel momento di qualcosa - e riprendendo a parlare. - Tu hai avuto modo di appurare la veridicità delle sue parole? - .

Quando annuisco, il suo volto torna a farsi perplesso.

-   Me l'ha mostrato - rispondo, prima di cominciare a raccontare la visione che mi ha colta non appena ho poggiato la mano sul corpo di Akhu, raccontando poi, in seguito, di quest'ultimo.

-   ... una statua? - chiede a quel punto Aiolos, dal momento che non mi sono soffermata molto su questo particolare.

-  Immagino che non avrebbe mai potuto lasciar confluire il cosmo della sua cavalcatura all’interno di un comune roditore terrestre, considerando le dimensioni tipiche di quest’ultimo - risponde al mio posto Shaka... dimostrando di saperne più di quanto immaginassi. – Ritenendo quindi più opportuno sfruttare la statua presente nel tempio sul Monte Kailasa - .

Che cosa assurda…

Avevo letto che il Monte Kailasa fosse stato scelto dal dio Shiva come luogo in cui stabilire la sua dimora sulla terra…ma non avrei mai neanche lontanamente pensato, se non vi fossi trovata personalmente, così com’è accaduto, che anche questa informazione fosse vera…

-   La creatura per eccellenza che rappresenta la mente... - continua il discorso Dohko, con un sorriso a curvargli le labbra. - Fonte di tutti i desideri umani… -.

-  Sarà - interviene nuovamente a sproposito Seiya, questa volta guadagnandosi qualche borbottio infastidito. - Ma... che se ne fa Ganesha di un un topo? - chiede poi, facendo saltare – sorprendentemente - i nervi di Milo, che non perde tempo a rispondergli in modo piuttosto acido...

-   Seiya, per l'amor del cielo, qui nessuno si aspetta che tu sia culturalmente preparato per comprendere ciò di cui si sta parlando in questa sede, ma abbi almeno la compiacenza di non intervenire a sproposito! - .

...

Camus comincia a fissare l'amico in maniera insistente... probabilmente sorpreso, anch'egli, dalla reazione impulsiva di quest'ultimo... anche se, a giudicare dall’espressione poco sorpresa, doveva aspettarsi una cosa del genere...

Se perfino io, che posso tranquillamente affermare di non conoscere affatto Milo, mi sono accorta della fronte corrucciata di quest'ultimo in seguito alla notizia relativa alla dea Kalì, Camus non deve aver avuto alcuna difficoltà a comprendere che la notizia l'abbia innervosito parecchio...

...

-   Da quando è vietato porre delle domande, cavaliere di Scorpio? - chiede sarcasticamente, nonchè visibilmente colpito e offeso, Seiya. - Il mio non era sarcasmo, qualora fosse stato inteso il contrario chiedo scusa, trovo comunque che la tua reazio-... - .

-    Milo - .

Al richiamo quasi sussurrato di Camus, Milo si limita a far schioccare la lingua – ingoiando così la risposta che probabilmente stava per dare a Seiya - ignorando quest’ultimo, chinando poi il capo verso Saori e scusandosi.

La reincarnazione della dea Athena, visibilmente confusa per il velocissimo scambio di battute avvenuto sotto ai propri occhi, recupera velocemente il controllo della situazione.

-   Comprendo che vi sia molta tensione a causa dello sconforto conseguito alle notizie appena apprese da Reiko - . Abbasso gli occhi, puntandoli su un punto a caso del tavolo... avvertendo subito dopo il cosmo di Mu avvolgermi dolcemente.

Maledizione.

-   Gradirei comunque che voi cavalieri teniate sotto controllo il vostro temperamento... non è così facendo che giungeremo ad una conclusione adeguata per far fronte alla situazione che ci si è presentata... Seiya, per quanto l'intervento del cavaliere di Scorpio sia stato eccessivo, ti pregherei di effettuare delle ricerche per colmare le tua lacune sulla materia... in altre circostanze l'informarti durante il synagein non avrebbe rappresentato un problema... ma considerando che stiamo lottando contro il tempo... - .

-   Ho capito - pronuncia subito Seiya, monocorde, facendo assumere prima un lieve rossore al viso e poi facendosi serio, annuendo. - Chiedo scusa per l'intervento fuori luogo... - aggiunge poi, lanciando un'occhiataccia di sbieco a Milo che, a braccia incrociate e con lo sguardo rivolto dinanzi a , sembra avere l'intenzione di non considerarlo più minimamente.

-   Ad ogni modo, visto e considerato che la domanda è stata comunque posta, non vedo come possa rappresentare un incisivo problema supplementare il non fornire una risposta anche a questo... il dio Ganesha rappresenta l'intelletto - spiega Saori. - La creatura scelta in qualità di cavalcatura rappresenta la mente, in modo più specifico indica l'assoggettare la mente da parte dell'intelletto... il domare, di quest'ultimo, di tutti desideri dei quali potrebbe cadere preda... -.

-  ... meno che i desideri incestuosi nei confronti della madre... - mi lascio sfuggire, attirando così l'attenzione di tutti, compresa quella di Saori, che mi osserva con le sopracciglia inarcate, perplessa. - É davvero agghiacciante - mi giustifico, rivolgendomi a lei, che distende i tratti delicati del viso, prendendo a guardarmi interrogativamente.

-   Conosco la storia del dio Ganesha - tengo a specificare, ond'evitare di correre il rischio di essere paragonata a Seiya. - Delle sue origini... del desiderio di Parvati di avere un figlio, non condiviso però dal consorte Shiva, che non sentiva la necessità di avere un erede, considerandosi, lui, eterno... del volere di Ganesha di restare nubile fino a quando non fosse esistita una donna lontanamente paragonabile alla madre, considerando Parvati la creatura femminile perfetta che nessuna sarebbe mai riuscita ad equiparare... comprendo anche, quindi, la devozione del dio dalla testa d'elefante nei confronti della sposa di Shiva... ma... - .

Mi fermo, ricordandomi delle ultime ore trascorse in India.

-   ... un conto è leggere tutte queste cose su un libro di mitologia o teologia induista... e un conto è trovarsi di fronte la reincarnazione di un dio che soffre di una sindrome di Edipo particolarmente accentuata, legato così tanto morbosamente alla madre da dimenticare che s'è reincarnata nel corpo di una che farebbe volentieri a meno di determinate attenzioni! - .

Mi rendo conto di aver parlato tutto d'un fiato e con una tale enfasi... solo quando un profondo silenzio s’impadronisce della sala in cui si sta svolgendo il synagein.

-   Da quel che ci riporti... il ricongiungimento non è stato per te un'esperienza da ricordare. - constata semplicemente Saori, cercando di anagrammare, probabilmente, la mia espressione inorridita dal ricordo di Ganesha.

-   Esatto - mi limito a rispondere, tentando di sviare lo sguardo da tutti i cavalieri presenti nella sala... posandolo poi di sfuggita su Angelo, che sembra essere particolarmente divertito. Il bastardo.

-  Cosa intendi, dicendo che ti confonde con la dea Parvati? - mi chiede improvvisamente Dohko, guardandomi attentamente.

-   ... che si comporta come se fossi realmente sua madre... - gli rispondo, tentennando appena, tentando di soppesare le parole.

-  Ma tu lo sei - interviene tutt'a un tratto Shaka, prendendo a osservarmi nuovamente col suo solito sguardo celato. - In quanto reincarnazione della dea Parvati, seppur per necessità momentanea di quest'ultima, tu sei Parvati. - .

... mi viene la pelle d'oca al solo pensarci.

Scuoto la testa, tentando di rimettere ordine tra i miei pensieri.

-  Non era esattamente questo che intendevo dire... - inizio. - Chiedo scusa perchè sono stata decisamente poco chiara... - porto due dita a massaggiarmi gli occhi. Avrei dovuto riposarmi, uff...

-  Io, Reiko Nonomura – riprendo dopo un po’. - Sono attualmente la reincarnazione di Parvati... ma continuo a preservare i miei ricordi... la mia personalità... il mio potere decisionale... continuo ad essere io - .

-  Intendi dire che la reincarnazione dei dio Ganesha... ? - interviene nuovamente Dohko.

-   É stata completamente soppiantata dal dio! - continuo a spiegare con enfasi, non riuscendo ancora a capacitarmi di quanto si possa essere stupidi... - É un corpo mortale manovrato totalmente da una divinità! - .

-  Perchè con te non è accaduta la stessa cosa? - mi chiede improvvisamente Saori, aggrottando la fronte.

-   Da quel poco che sono riuscita a tirar fuori da Ganesha, dal momento che si è dimostrato molto restio a fornire dettagliate informazioni sull'argomento, ciò dipenderebbe soprattutto dalla volontà della persona che “ospita” la divinità... Ganesha ha potuto usufruire del corpo che utilizza perchè il proprietario di quest'ultimo gliel'ha concesso... - distolgo nuovamente lo sguardo da Saori, andandolo a posare sul tavolo per l'ennesima volta da quando è iniziata la riunione. - Parvati evidentemente è a conoscenza della mia scarsa propensione all’assoggettamento…- spiego a loro la conclusione alla quale sono giunta io, più volte passata al setaccio e più volte promossa a idea migliore.

-   Se così fosse… non avrebbe potuto tentare di prendere completamente possesso del tuo corpo quando, più volte, sei stata incosciente? – chiede a sorpresa Shura, facendomi spalancare gli occhi di botto. – Intendo dire… ammesso che la dea Parvati assecondi, per così dire, le tue scelte perché secondo quello che noi pensiamo sia il suo giudizio non riuscirebbe a costringerti a fare altrimenti… - continua, attirando la massima attenzione di tutti i presenti in sala. - Perchè non approfittarne quando ti sei trovata incosciente? E non intendo riferirmi solo ai crolli dovuti alla spossatezza o allo stress psicologico… lo stesso sonno notturno. Si è parzialmente incoscienti quando si dorme, no? Se è riuscita a far sì che toccassi il volto di quello che ha riconosciuto essere suo figlio, perché non ha mai tentato di farti fare altro in altrettanti momenti che le avrebbero assicurato una certa autonomia? - .

-         Evidentemente non lo ritiene necessario – interviene a quel punto Shaka… dimostrandosi sempre simpaticamente superiore ai più futili ragionamenti umani…

-         Perché? – chiede allora Kanon, tracciando finalmente la linea di demarcazione che pone in evidenza il punto principale della situazione.

-         Non credo sia questa la domanda che necessita della risposta più urgente – risponde il cavaliere di Virgo, facendomi venire una forte emicrania.

Allora quale cazzo è il punto? Non ci sto capendo più niente…

Mi porto una mano alla testa, chiudendo gli occhi e aggrottando la fronte, infastidita… sentendo improvvisamente Saori chiedermi – sussurrando – se mi sento bene… no che non mi sento bene, dannazione…

Le intimo di non preoccuparsi con un gesto secco della mano.

-         L’unica cosa evidente è che, indipendentemente da quali siano i reali piani dei thugs e di colui o colei che li guida, Reiko serve loro viva - .

Gli occhi di tutti si spostano questa volta su Death Mask, che ha a sua volta gli occhi puntati su di me.

-         Erano in un notevole vantaggio numerico – riprende a spiegare, non appena i miei occhi incrociano, restii, i suoi. – Una volta immoblizzatala, non avrebbero impiegato molto per ucciderla, se avessero voluto - .

-         È vero – mi ritrovo sorprendentemente a sentir rispondere Aioria, i cui occhi si spostano rapidamente su Mu, per poi tornare a rivolgersi al resto dei compagni. – Credo, come Death Mask, che questa sia una cosa da non sottovalutare…-.

-         Perché dovrei servire viva? – chiedo allora, non riuscendo a impedire alla voce di tremare leggermente, avvertendo nuovamente il cosmo di Mu raggiungermi e avvolgermi.

-         È questa la cosa che più ci urge capire – interviene ancora una volta Shaka, parlando nel suo solito tono monocorde.

-         Ma in che modo? – interviene allora Aphrodite, sollevando scettico un sopracciglio, senza rivolgersi direttamente al cavaliere della sesta. – Abbiamo già compiuto l’errore di credere che il nemico fosse la reincarnazione di Kalì, quando invece quest’ultima sembra non essersi ancora reincarnata e, detta in tutta franchezza, fino ad ora siamo stati fortunati… ci siamo trovati di fronte un nemico che evidentemente ci conosce quanto noi conosciamo lui, in altre circostanze non credo di essere l’unico a pensare che avremmo potuto riportare delle gravi conseguenze. - .

-         Nemmeno agire in difesa sarebbe ideale, finiremmo con lo stagnarci e perdere tempo… -.

Aldebaran ha ragione… ma non credo che Aphrodite intendesse dire questo.

Infatti, poco dopo, il cavaliere della dodicesima riprende la parola.

-         Io dico che dovremmo tendere una trappola - .

-         Potrebbero rivoltarcela contro! – ribatte prontamente Aldebaran, infervorandosi. –

-         Non necessariamente. Senza contare che finora non credo che abbiamo agito proprio con la massima cautela…- pronuncia, guardandomi sottecchi… probabilmente riferendosi, tra le righe, alle mie genialate passate, che hanno più volta rischiato di combinare macelli.

-         Questa volta potremmo sfruttare la strategia d’attacco per sottrarre informazioni al nemi-… - .

-         Non credo sia la strategia più idonea al momento – interviene improvvisamente, nel suo classico modo pacato, Mu, facendomi voltare gli occhi verso di lui. – Non che quella che proponi non sia una strategia attuabile a priori, ma ritengo che attualmente, considerando gli ultimi fatti svoltisi, ritornare in India abbia una buona probabilità di risultare controproducente - .

-         Vogliono Reiko… non si faranno scappare l’opportunità di rimetterle le mani addosso… - pronuncia lentamente Aphrodite, come se così facendo riuscisse a far giungere più chiaro il suo messaggio… mentre a me viene la pelle d’oca. – Quale occasione migliore…? - .

Prima che il cosmo di Mu raggiunga dei livelli esorbitanti - a giudicare da come si sta agitando – Aioria e Milo aprono la bocca nello stesso istante, ma quello che riesce a parlare per primo è quest’ultimo.

-         Offrirgliela su un piatto d’argento? – chiede sarcastico, guardando scettico Aphrodite, la cui espressione concentrata subisce un lieve turbamento.

-         Se ritieni che dei cavalieri d’oro non siano in grado di gestire un manipolo di comuni esseri umani armati barbaramente… - .

-         Stai dimenticando la signora dalle braccia scheletriche. – risponde prontamente il cavaliere di Scorpio, facendo del sarcasmo. – Ti pare sia cosa comune ritornare dall’aldilà? - .

-         Potrebbe non essere morta… - .

-         Ah, questo sono io a garantirtelo! Ho controllato accuratamente che il suo cuore non si azzardasse a battere ancora, prima di seppellirla sotto cinque metri di terreno. – volta il capo verso Kanon. – Il cavaliere di Gemini, con cui ho eseguito tutto ciò, può assicurartelo - .

Non rivolgo lo sguardo su Kanon, impegnata come sono nel far lavorare febbrilmente i miei pochi neuroni su ciò che sta spiegando Milo…

-         Indipendentemente dal modo in cui sia riuscita a venire fuori da lì, non è assolutamente da sottovalutare. - . I suoi occhi blu si spostano su di me, prendendo a guardarmi intensamente, con quella che riesco ad identificare come ansia… - Chi ci dice che non abbia già un piano di riserva nell’eventualità in cui Reiko ritorni in India? Sul fatto che Reiko le servi, credo sia superfluo discutere. È palese, oramai. Non ritengo dovremmo rischiare in questo modo tanto avventato - .

Senza aggiungere una parola, il cavaliere dei pesci solleva entrambe le mani, sottolineando la sua intenzione del non voler supportare ancora la sua idea…. mentre io vengo avvolta dallo sconforto.

Allora come può risolversi questa situazione?

-         Beh… considerando che non riusciamo a venire a capo di questa problematica… mi riserverei del tempo per riflettere e studiare ancora più attentamente la situazione… avverto chiaramente che qualcosa ci sta sfuggendo… - .

Eccola.

Ecco la sensazione che non riuscivo a identificare…

La sensazione di vuoto e di caos… quella che ti fa presente che il mancante pezzo del puzzle è proprio davanti ai tuoi occhi, ma che comunque non riesci a vedere…

Cosa diavolo è che sta sfuggendo a tutti quanti?

Sollevo lo sguardo, sentendomi improvvisamente osservata… incontrando, sorprendentemente, lo sguardo di Shaka fisso su di me…

Gli occhi sono aperti.

-         Milady – pronuncia il cavaliere della sesta casa, distogliendo lo sguardo dal mio e puntandolo in quello della donna che serve. – In realtà ci sarebbe qualcosa su cui ancora non ci siamo soffermati a riflettere, ma che a mio parere andrebbe considerato, e anche piuttosto seriamente - .

La fronte di Saori si aggrotta, se è possibile, ancor più della mia.

-         Finora abbiamo dato per scontato che la dea Kalì si reincarnasse in un corpo diverso da quello di Reiko… ma la dea Parvati è a conti fatti la generatrice della sua controparte -.

… no… non è possibile… cosa sta dicendo?

Mi volto, con occhi sbarrati, a guardare Mu, non curandomi minimamente di renderlo noto agli altri, cercando disperatamente il suo sguardo come conforto… scoprendolo coperto dalle palpebre, in un’espressione grave, contratta.

…pensa la stessa cosa? Non… non può pensare davvero che io… no…

Il respiro comincia a farsi affannoso…

-         Intendi dire… ? – sento chiedere dalla voce sottile di Saori, mentre faccio spostare velocemente i miei occhi sull’intera sala, riuscendo a intravedere di sfuggita Ikki assottigliare lo sguardo e puntarlo su di me… mi sento male… mi sento male…

-         Sono solo supposizioni dal momento che non si è manifestato nu… - .

-         Reiko! – esclama improvvisamente la voce di Shun, allarmato, senza curarsi d’interrompere il cavaliere di Virgo.

Saori, accanto a me, non s’è nemmeno accorta che, nell’urgenza di allontanarmi dalla sala per respirare un po’ d’aria, abbia perso l’equilibrio – non venendo retta dalle gambe, che sembrano aver perso sensibilità – trovandomi così ad annaspare a terra.

-         Non riesco a respirare… - mormoro con difficoltà quando avverto due mani afferrarmi le spalle per sollevarmi.

-         Una crisi di panico – odo pronunciare da qualcuno… in lontananza… mentre la vista comincia ad annebbiarsi…

-         Respira, Reiko… coraggio…-.

La voce di Mu mi giunge ovattata… così come quella di Saori… che sembra stia congedando velocemente i Saints, chiedendo che venga prestatomi soccorso… mentre gli occhi del cavaliere della prima casa mi guardano ansiosi…

Avverto un freddo gelido attraversarmi la schiena… poi il buio mi circonda.

 

 

Che è successo? …Dove mi trovo?

Sbatto le palpebre più volte, prima di riuscire ad aver una più chiara visuale… riuscendo a scorgere il tipico arredamento orientale… i colori tenui delle pareti della prima casa.

Chiudo gli occhi lentamente, beandomi del silenzio che vi è al momento... quando avverto un lieve fruscio, piuttosto vicino.

Riapro gli occhi nel momento in cui Camus volta il viso verso di me, accortosi probabilmente che mi sono svegliata.

-         Come ti senti? - .

È surreale sentire la sua voce… fino ad ora non si era mai rivolto a me così direttamente. Ed evidentemente io sono ancora rintronata, per pensare una cosa simile.

Apro la bocca, scoprendola spiacevolmente impastata, portandomi poi, lentamente, una mano dietro al collo.

-         È gelido… - riesco a biascicare, riferendomi al punto che sto tastando con la mano… cercando di capire cosa diavolo sia successo

-         Ho cercato d’impedire che perdessi i sensi – mi risponde subito dopo… spiegandomi così il collo congelato… - Ma ho agito troppo tardi - .

-         Grazie, comunque… - biascico ancora in risposta, vedendolo rispondermi con un lieve cenno del capo, per poi afferrare la cosa per la quale molto probabilmente era entrato nella stanza e uscire da questa subito dopo, scontrandosi però con Milo, sull’uscio, che guarda l’amico e torna a concentrarsi su di me.

Chiudo gli occhi, facendo scivolare la mano precedentemente adagiata dietro al collo, su di essi.

Una mano stretta attorno ad un mio polpaccio, però, m’induce a riaprirli e fissarli sul volto canzonatorio di Milo.

-         Sveglia! – esclama sottovoce, stringendomi scherzosamente il polpaccio un altro paio di volte – ricevendo così da parte mia un mugolio di protesta – lasciandomi poi andare, ammiccandomi scherzosamente e abbandonando la camera.

Prima ancora che abbia abbandonato quest’ultima, fa il suo ingresso Mu… e il mio cuore, come al solito, perde un battito.

-         Credo che la Bella Addormentata stia aspettando il bacio del principe – scherza Milo, dando una pacca sulle spalle di Mu – che si limita a guardarlo sottecchi con uno sguardo tra l’ammonitore, il rassegnato e il divertito – mentre io mi sento avvampare.

E arrossisco ancora di più quando lo vedo dirigersi verso il letto, osservandomi col suo tipico dolce sorriso e sedendosi poi accanto a me.

Il mio sguardo non si distoglie dal suo nemmeno quando una sua mano va ad avvolgere delicatamente la mia… e il suo pollice prende ad accarezzarmene il dorso.

-         Ah, ti ho detto di Aioria, eh? – chiede Milo improvvisamente, sbucando nuovamente dalla porta, facendomi sobbalzare. Ero così persa nel verde degli occhi dell’uomo che ho qui con me, da essermi quasi completamente estraneata dal mondo.

Mu si volta verso Milo e annuisce, in senso di assenso, senza curarsi di separare le nostre mani.

Diamine, possibile che sia solo io l’unica cretina in imbarazzo?

-         Sì – aggiunge nuovamente il cavaliere dell’ottava casa, sorridendo in modo sornione e sollevando una mano per agitarla con aria di sufficienza. – Mi premurerò di dirgli che declinerai l’invito per faccende ben più… - .

-         Scorpio -.

-         Vado! – esclama prontamente Milo, capendo al volo l’antifona di Mu, facendo poi riecheggiare la sua risata divertita nella prima casa, man mano che si allontana.

Quando si volta nuovamente verso di me, scorgo sul suo viso l’ombra di un sorriso divertito, sostituitosi all’espressione seria di poco prima, che non ammetteva repliche. Poi i suoi occhi tornano a scrutarmi… e i miei si perdono nuovamente in essi.

Come un fulmine a ciel sereno, mi ritornano in mente tutti i discorsi fatti al synagein, facendomi ripiombare nell’ansia… e la mia espressione deve essere cambiata repentinamente per far aggrottare la fronte di Mu.

Senza dire una parola, ritraggo la mano che sta stringendo, facendola scivolare lentamente lontano da  lui… distogliendo poi lo sguardo e voltandomi su un lato, dandogli le spalle.

La sua natura delicata non gli fa emettere una sillaba… attendendo pazientemente che sia io a parlare… ad aprirmi senza forzature.

Ancor più lentamente di come sono riuscita a voltare il corpo, mi sollevo, facendo poggiare i piedi a terra e raggiungendo la finestra posta poco lontana… la cui vista mi fa comprendere di non trovarmi nella camera che ho occupato in questa casa, tempo addietro.

Che sia la sua camera?

M’irrigidisco nell’avvertire le sue mani passare lentamente e delicatamente attorno alla mia vita… e il mio irrigidimento deve essere stato interpretato da lui negativamente, dal momento che si è bloccato a sua volta, non concludendo il gesto, lasciando, tentennante, le mani sospese a mezz’aria.

Sorrido intenerita… ero solo sorpresa… tutto qua… è ancora così strano vivere il nostro rapporto come stiamo facendo adesso... è così strano vederlo così lanciato… così spontaneo nelle sue dimostrazioni d’amore…

Ma è pur sempre inesperto… come me d’altronde… non mi sono lasciata mai avvicinare da nessuno in questo modo…

Gli afferro con decisione le mani, invitandolo gentilmente ad abbracciarmi la vita, sollevando poi una di esse per condurla alle labbra e baciarla dolcemente, riconducendola poi all’altra per permettergli così d’intrecciarle.

Quando lo sento rilassarsi, reclino la testa all’indietro, poggiandola contro la sua spalla… chiudendo gli occhi quando avverto le sue labbra poggiarsi delicatamente sul mio capo…  non riuscendo ad impedire ad una lacrima di solcarmi il volto.

-         Non vi è nulla, di ciò che si è discusso al synagein, d’irrisolvibile – mormora, distanziatosi appena dai miei capelli, continuando ad abbracciarmi. – Così come non vi è nulla di assolutamente certo nelle parole di Shaka… - .

-         Sai bene anche tu – lo interrompo. – Che quell’ipotesi è ragionevolissima… - .

-         Ma non è certa - .

-         Ma potrebbe rivelarsi tale ben presto – replico a mia volta, sentendomi improvvisamente voltare verso di lui, andando a incontrare nuovamente i suoi splendidi occhi, ora seri.

-         Anche qualora accadesse, non saresti sola – afferma con fermezza, senza distogliere un attimo lo sguardo dal mio, che fa fatica a contenere le lacrime che sta accumulando. – Athena non ti ha voltato le spalle – mi fa notare con sicurezza, passandomi una mano sul volto per cancellare la scia lasciata dalle lacrime appena versate silenziosamente.

-         Forse semplicemente perché ancora non ci ha riflettuto a sufficienza - rispondo, sollevando le spalle e concedendomi una lieve ironia per tentare di smorzare la tensione accumulatasi alla bocca dello stomaco.

Il viso di Mu torna a illuminarsi grazie a un sorriso appena accennato, ma sincero.

-         Non lo farà… - pronuncia nuovamente con sicurezza, carezzandomi il volto col dorso delle dita nel momento in cui io lo abbasso, per riordinare le idee, sorridendo poi amaramente… deridendo me stessa.

-         Vorrei avere anche solamente una certezza… una soltanto… non penso di chiedere troppo… - mormoro, continuando a tenere lo sguardo basso, facendo scorrere distrattamente le dita sulla stoffa dei suoi abiti.

Una sua mano raggiunge il mio volto, carezzandolo lievemente per poi reclinarmelo… facendo in modo di sollevarlo tanto da poter permettere alle sue labbra di poggiarsi sulle mie… in un bacio semplice ma intenso…

I miei occhi, a differenza dei suoi, rimangono aperti un po’ a causa della sorpresa del gesto, chiudendosi quando decido di lasciarmi andare e ricambiare… anche se ciò mi viene permesso per poco.

Subito dopo una sua mano conduce la mia sul suo petto… facendomi risalire le lacrime agli occhi…

-         Evidentemente in India non sono riuscito a fartelo capire… - .

La mano adagiata sul suo torace ora trema.

-         Al momento è l’unica certezza che sono in grado di darti… - sussurra infine, arrossendo lievemente, senza però smettere di guardarmi.

Lascio scivolare la mano dietro il suo collo, spingendolo verso di me e baciandolo intensamente, sentendo i miei battiti rispondere freneticamente ai suoi.

Dopo l' incertezza iniziale, dovuta probabilmente allo slancio improvviso che ho avuto nei suoi confronti, Mu risponde con il mio stesso ardore, avvolgendomi con le mani la vita e sorprendendomi ancora una volta… svelandomi questo lato incredibilmente passionale del suo carattere.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo dell’autrice…

 

Mamma mia che caldo! (<- doppio senso implicito xD) Suvvia, scherzavo! Mi riferivo al caldo vero, che – finalmente direi, considerando la stagione – ha ripreso a tormentarci…che darei per piazzarmi al sole come una lucertola e tuffarmi in un mare dall’acqua cristallina *___* e invece ho ancora la sessione estiva tra le balls, santa Athena U___U

Meglio passare alle recensioni, xD

 

Ai91: Io non ci posso credere O__o… chi sei tu, in realtà?? Che fine ha fatto la Ai che conoscevo?? Che detestava a morte Mu?? Non che adesso mi dispiaccia del tuo cambiamento d’opinione, s’intende ^  ^ sono solo piacevolmente sorpresa =D accipicchia… adesso lo adori perfino! Good ^  ^;

 

Bloody_star: Sapevo che saresti stata d’accordo con me, su Ganesha ^  ^ oh capperi, tu saresti la reincarnazione della madre di Mu? Ho capito bene?? O__o se è così, fammi sapere cosa ne pensi della nuora xD xD;

 

cb4ever: Ma davvero hai ancora dubbi sul fatto che al Santuario non si siano messi a scommettere sulla love story? xD Come poteva, uno come Milo, farsi scappare l’occasione? xD xD è naturale che ti sia venuta la curiosità in merito alla vera identità della tipa che ha rotto le scatole a Reiko… ma non posso dirtelo adesso ^  ^’ come al solito, ogni cosa a suo tempo J se hai qualche idea non mancare di rendermene partecipe, eh! =D;

 

Kikkina90: Sei la prima a cui piaccia seriamente Ganesha xD il tuo ragionamento, d’altronde, non fa una piega: complesso di Edipo imperante a parte potrebbe risultare davvero moooooooolto utile ^  ^’ eh no, Shiva non si reincarna, spiacente J so che sarebbe stato curioso vedere Mu in disputa con il signore celeste induista… ma poverino, però! Ganesha credo proprio varrà per due =D in merito alla questione Kalì... solo il tempo risponderà! Spero che nel frattempo, come tutti gli altri, non ti farò perdere la curiosità J

 

E il numero delle persone che aggiungono la storia alle preferite cresce *___* ringrazio infinitamente queste 39 splendide personcine *fa spuntare un cuoricino* così come ringrazio le altre 20 splendide personcine che invece hanno aggiunto la storia alle seguite *fa spuntare un altro cuoricino*.

Sarebbe una cosa ancor più magnifica se coloro – tra questi – che non hanno ancora commentato la storia, dessero una loro opinione…e penso che sia chiaro il concetto di “opinione”… non mi riferisco, chiaramente, solo ai commenti positivi… potrebbe starci tranquillamente qualcuno che, sì, segue la storia, ma semplicemente spinto dalla curiosità e da null’altro… ebbene, date voce ai vostri pensieri! ò__ò io sono qui per questo *fa spuntare un ennesimo cuoricino… che Death Mask si premura di farle scoppiare ç__ç*

 

Infine, ma non per importanza, ringrazio tutti i silenziosi lettori

*fa spuntare un altro cuoricino, fermando in tempo Death Mask – che stava per farglielo scoppiare di nuovo – avvicinandosi poi cautamente con quest’ultimo a Shaka, seduto nella posizione del loto, immerso nella concentrazione… facendo esplodere il cuoricino accanto alle sue orecchie*

 

HOPE87 

 

 

 

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Capitolo 26
*** Misunderstandings ***


Apro di scatto gli occhi, trattenendo il fiato a causa della paura e avvertendo qualcosa urtarmi il gomito

Misunderstandings

 

 

 

 

 

 

 

 

Apro di scatto gli occhi, trattenendo il fiato a causa della paura e avvertendo qualcosa urtarmi il gomito. Riesco a ritornare completamente alla realtà non appena mi rendo conto del disastro che ho combinato.

-         Cazzo… - impreco sottovoce, chinandomi a recuperare la catasta di libri che ho urtato nel risvegliarmi di colpo dall’ennesimo incubo che ho avuto.

Ho ancora il cuore che mi batte all’impazzata… se non avvertissi nitidamente il fondoschiena intorpidito ben aderito alla sedia mi sembrerebbe quasi di star correndo ancora…

Di nuovo. Ho sognato di nuovo di scappare, di essere inseguita da… bah… un’ombra, una forma indefinita che protende le braccia verso di me, procurandomi la pelle d’oca anche adesso che sono sveglia.

Com’è frustrante sognare di scappare! Per un brevissimo lasso di tempo, nel sogno, avverto la necessità di fermarmi a guardare da chi sto scappando… ma alla fine la fifa – che io tendo accuratamente a definire invece “istinto di sopravvivenza” per non farmi arrivare il morale a terra più di quanto già non lo sia – ha il sopravvento.

Eppure qualcosa mi dice che anche se riuscissi a voltarmi e a guardare il mio inseguitore, molto probabilmente non vedrei niente… se non, forse, una forma dai lineamenti femminili.

Kalì.

È lei il mio incubo, dopotutto… e ciò basta a spiegarmi il perché di tutti questi risvegli traumatizzanti. Scappo da un qualcosa di cui non conosco nemmeno la forma… perché in fin dei conti, discorsi eroici a parte, me la faccio sotto.

Sospiro pesantemente, mordendomi poi il labbro inferiore e continuando a recuperare i tomi volati giù dal tavolo sul quale precedentemente erano ordinatamente posizionati, maledicendo il genio che me li ha posizionati così vicino!

… e naturalmente dovevo anche urtare la testa sotto al tavolo. Nulla da fare… non si diventa tanto facilmente come me… ci si deve solo nascere in certe condizioni…

La persona che ho di fronte solleva il volto dal tomo che stava consultando quel tanto che basta a ricambiare il mio stesso sguardo perplesso. Semmai si possa parlare di “sguardi” e “perplessità” con…

-         Cosa… ? – chiedo confusa, rendendomi conto di essere rimasta con la bocca aperta troppo a lungo. – Dov’è…? - . Saga. Dov’è Saga? E soprattutto: quando recupererò la facoltà di parlare?

-         È andato via un’ora fa, aveva altre faccende di cui occuparsi – risponde nel suo classico tono monocorde il mio interlocutore, come un automa.

Mi gratto il mento distrattamente, facendo vagare lentamente lo sguardo attorno a me, constatando – con un certo disappunto - che io e lui siamo le uniche anime vive presenti nell’immensa biblioteca della tredicesima.

Inspiro profondamente, tentando di allentare la tensione.

-         Mi… mi spiace essermi addormentata… - quasi sussurro, sperando comunque di esser stata abbastanza udibile, dal momento che era quella l’intenzione …

I suoi occhi rimangono incollati alla pagina che sta consultando.

-         Ricordi il motivo per cui sei sussultata? - .

La sua voce giunge alle mie orecchie come una stilettata. Così fredda…

-         Il solito – rispondo sbrigativamente, abbassando gli occhi per non dover più incrociare i suoi.

Quando l’istinto mi fa rialzare lo sguardo… noto il suo volto diafano leggermente rivolto verso di me.

Abbasso gli occhi, automaticamente, afferrando con agitazione un libro qualsiasi accanto a me e prendendo a sfogliarlo distrattamente, cercando così di non dar l’impressione di esser turbata… ma riuscendo a fare, molto probabilmente, il contrario.

Improvvisamente un gesto secco della sua mano attira la mia attenzione, distogliendomi dalle mie elucubrazioni…

Ha chiuso il tomo che stava consultando.

-         Shaka – pronuncio prima che il raziocinio me lo impedisca… pentendomene poi subito dopo. Che mi salta in mente?

Com’era ovvio che accadesse, ormai voltatosi e datemi le spalle, volge appena il capo al di là di una di quest’ultime, indicando così di starmi ascoltando… ma io non so cosa dire.

-         … vai via? – chiedo con un filo di voce, intendendo in realtà porre un “perché” dinanzi alla domanda.

Se non fossi così impegnata a pensare febbrilmente a cos’altro dire per trattenerlo, adesso sarei più che sicura che quello che mi è sembrato fuoriuscire dalle sue labbra fosse un sospiro.

-         Mi sembra ovvio – lo sento poi rispondere alla mia domanda nel momento in cui abbasso la testa, rassegnata, sollevandola per puntarla di nuovo sulla sua schiena.

-         Perché? – non posso fare a meno di chiedere, incapace di vedergli compiere quel gesto. Sono tante le cose che vorrei dirgli… ma non riesco ad esprimerne neanche una.

Non mi aspettavo di dover vivere una situazione che coinvolgesse me e lui da soli dopo tutto quello che…

Ed evidentemente deve essersi accorto che non sono a mio agio con lui… ma continuo a non comprendere…

-         Abbiamo entrambi un lavoro da sbrigare e una situazione di tensione non gioverebbe a nessuno dei due – mi risponde sbrigativamente, sorprendendomi.

-         …deve esserci necessariamente tensione tra di noi? – trovo il coraggio di chiedergli, seppur ancora con voce flebile.

Perché sono consapevole di aver sparato l’ennesima stronzata.

Mi dichiara il suo amore - seppur a modo suo - per giunta baciandomi, ed io lo ripago rispondendo al bacio ma pensando ad un altro. E adesso mi aspetto anche che si comporti come nulla fosse accaduto. Bella stronza egoista che sono.

Il rumore conseguito allo spalancarsi delle porte della biblioteca della tredicesima mi fa ritornare coi piedi per terra… costringendomi a risultare impassibile quasi quanto l’uomo che ho davanti.

Shaka accenna un leggero saluto col capo come suo solito quando Mu lo saluta, nello stesso identico modo, venendo poi a sedersi accanto a me, non prima di avermi carezzato dolcemente il capo per rendermi nota la sua presenza.

Ancora a disagio, cerco di mascherare questo stato d’animo voltandomi – dando così le spalle a Shaka – e sorridendo gioviale al custode della prima casa… che mi fa gelare il sorriso sul volto.

Quando i suoi occhi – precedentemente socchiusi – si riaprono e mi osservano interrogativamente… mi rendo conto di essere indietreggiata… impedendogli di baciarmi.

-         I volumi del terzo scaffale li ha Dohko – sento pronunciare improvvisamente Shaka… che, in cuor mio, ringrazio – seppur paradossalmente - per avermi tirata momentaneamente fuori da questa situazione. – Quelli del secondo li prendo io – c’informa, salutando nuovamente con un cenno del capo, questa volta entrambi, e avviandosi verso la porta.

Una volta sparito, l’espressione di Mu – da pura cordialità – prende a riconcentrarsi su di me, cercando insistentemente i miei occhi… che io mi premuro di rivolgere altrove… da brava codarda quale sono!

-         Come stai? – mi chiede dopo un po’, nel suo classico tono gentile, mentre io fingo di essere impegnata a cercare qualcosa nell’indice del libro che ho davanti, con uno pseudo sorriso da “non-chiedermi-nulla-ti-prego-non-so-che-inventarmi” stampato in faccia…che io tendo, però, a far passare per un sorriso rilassato. In maniera poco credibile, naturalmente.

-         Bene – indugio nel rispondergli, ben consapevole di averci messo troppo tempo per farlo. Lui, infatti, non distoglie lo sguardo da me nemmeno per un attimo. – Beh, gli incubi non mi lasciano in pace, ma… - .

-         Scusami - .

… decido di voltarmi verso di lui, lentamente, tentando di capire cosa sia successo.

-         Non intendevo metterti in imbarazzo - .

In imbarazzo…?

-         Tu non… - tento di dire, non trovando però le parole. Tu non, cosa? Tu non c’entri nulla, sono io che non me la sento di baciarti davanti a Shaka ben sapendo cosa possa significare per lui assistere ad una scena simile?

… dannazione.

Prima che riesca a trovare le parole giuste per esprimermi, Mu mi afferra delicatamente una mano e me la bacia, sorridendomi, facendomi così intendere di non preoccuparmi a trovare una risposta… mentre il senso di colpa galoppa incontrastato, facendomi abbassare nuovamente lo sguardo.

-         Cosa dicevi a proposito degli incubi? – mi viene in soccorso il cavaliere dell’ariete, cambiando discorso. Non avendo alcuna idea su come affrontare il discorso che tentavo in tutti i modi di apprestarmi a fare, decido di cogliere la palla al balzo.

-         Fondamentalmente niente di nuovo – dico, per poi sospirare. – Stessa storia di sempre, ma credo che questa volta siano chiari segnali di spossamento psicologico… tanto per cambiare – decido di scherzarci su, vedendolo sorridermi con una leggera punta di disapprovazione in viso.

Per lui sto affrontando questa situazione egregiamente…ma la sua valutazione non è certamente obiettiva, dunque non fa carta.

Sorrido a mia volta, soffermando lo sguardo su ogni particolare del suo bel viso gentile, afferrandogli delicatamente il volto con entrambi le mani e sporgendomi verso di lui…

Un tossicchiare imbarazzato c’interrompe prima ancora che le nostre labbra si sfiorino, facendoci voltare la testa verso l’entrata della sala.

-         Perdonate il disturbo – si scusa Dohko, avanzando lentamente nella sala per darci il tempo di ricomporci, durante il quale ho avuto modo di osservare il volto di Mu andare in fiamme.

Beh, involontariamente adesso siamo pari. Anche se non è proprio la stessa cosa.

Trattengo forzatamente una risata, concentrando il mio sguardo sul cavaliere della bilancia che, depositati dei libri sul terzo scaffale – quelli a cui si riferiva Shaka probabilmente – si accinge ad abbandonare la sala.

-         Ah, Mu – esclama Dohko, ritornando sui suoi passi. – La riunione di stasera è stata anticipata di un’ora - .

Apparentemente incurante della comunicazione, improvvisamente focalizzo la mia attenzione sulla frase del cavaliere di Libra non appena quest’ultimo abbandona definitivamente la sala.

-         No…  - mi lascio sfuggire, sconsolata, comprendendo cosa comporti.

Mu si gira a guardarmi, inarcando le sopracciglia, visibilmente sorpreso dal mio pseudo gemito contestatario.

-         Niente – mi affretto ad aggiungere, rendendomi conto che fondamentalmente la mia potrebbe risultare una contestazione superficiale. Ma il suo sguardo, stavolta, sembra non voler abbandonare il mio fino a quando non mi sarò spiegata.

-         È che… - inizio, prendendo ad arrossire prima ancora di dare delle spiegazioni. - …contavo di… beh… stare un po’ insieme - .

E che ti basti e avanzi, Grande Mu, come spiegazione.

Diamine, non voglio credere che sia l’unica a cui manchi un po’ d’intimità. E per intimità intendo coccole, anche se ogni volta che associo questo termine alla faccia di Milo – che è la persona più spudorata che conosca – capisco quanto possa essere facilmente fraintendibile come termine.

Ma no, io e Mu…

Insomma no.

… anche se quella sera in cui portò una mia mano al suo petto per farmi sentire quanto battesse il suo cuore… beh… ci sfuggì un tantino la situazione di mano.

A giudicare dal caldo che sto avvertendo il mio volto deve essere diventato incandescente… ma tu guarda che razza di pensieri devo fa-…

-  Mi dispiace – mi sussurra il cavaliere di aries avvicinandosi pericolosamente al mio volto, avvolgendo entrambe le mie mani con le sue e conducendole alla bocca per baciarle. – So di essere stato poco presente in quest’ultimo periodo, ma le riunioni sono fondamentali - .

Già, anche se non riesco pienamente a comprendere in che senso siano fondamentali. Insomma, sono indubbiamente utili, confrontare più teste in maniera abbastanza frequente prima o poi darà i suoi frutti…

No, la verità è che queste riunioni non servono a un cazzo. Infiniti bla, bla, bla trita e ritrita che fondamentalmente non fanno altro che far venire l’emicrania a chi vi partecipa.

-         Potreste proporre a Saori un’interruzione dei synagein… - azzardo, cogliendo subito il cambiamento improvviso del suo sguardo, che sembra essersi quasi scandalizzato. - … almeno fino a quando non avrete nulla di concreto da comunicarvi, Mu! – aggiungo, facendogli così intendere cosa esattamente intendessi, vedendo nuovamente il suo volto cambiare espressione, tramutandosi in uno sguardo determinato.

-         Non ci riuniremmo se non lo considerassimo necessario - .

-         Mh, necessario a cosa? – gli chiedo dunque, avvertendo una sua mano abbandonare le mie e indicare alcune delle librerie presenti, dagli scaffali vuoti.

-         Intere generazioni di professionisti hanno scritto quei libri, e ritengo fuori discussione che la loro conoscenza possa rivelarsi inutile - .

Sospiro profondamente, distogliendo lo sguardo dal suo, sconsolata, e prendendo a cercare un tomo che stavo consultando poco prima che mi addormentassi.

-         Non ho mai considerato i vostri tentativi di approfondimento sulla materia inutili - .

-         Ma contesti la necessità di scambiarci informazioni grazie ai synagein - .

-         Esattamente! – replico ostinata, lasciandomi andare ad un ennesimo sospiro – questa volta liberatorio – quando riesco a trovare il volume che m’interessava. – Contesto l’inutile dispendio di energie a cui vi sottoponete - .

Prima che possa replicare a sua volta, sfoglio velocemente il tomo fino a quando non ritrovo il paragrafo che m’interessa, per poi mostrarglielo.

… e non mi sfugge l’ombra che gli attraversa gli occhi, turbandolo.

-         Secondo… - sollevo leggermente il libro che ha ora tra le mani Mu, leggendone il nome impronunciabile dell’autore. - …questo tizio – capitolo infine.  – Un’ipotetica reincarnazione di Parvati dovrebbe assumere le fattezze della divinità che reincarna. Ora, premettendo che io non arrivo neanche lontanamente alla bellezza di quest’ultima… - mi blocco, vedendo lo sguardo di Mu sollevarsi lentamente dal tomo e passare in rassegna ogni parte del mio corpo e del mio viso… facendomelo andare in fiamme.

-         Consentimi di dissentire – quasi sussurra, allungando la mano che non regge il libro per avvolgermi delicatamente una mano, prendendo ad accarezzarmene il dorso con il pollice, mentre il suo sguardo ritorna al tomo ed io tento di non andare in iperventilazione. – Continua – m’incita poi a fare.

-         … Qualora Kalì si svegliasse – riprendo, dopo essermi schiarita la voce. – Il corpo che ospita la divinità dovrebbe subire delle mutazioni a causa di un particolare processo… - m’interrompo, allungandomi verso di lui per voltargli la pagina di riferimento, per poi gesticolare in maniera molto vaga, a fargli intendere che non ricordo esattamente per filo e per segno il procedimento lì descritto. - … che coinvolge l’aura dell’essere umano che funge da scrigno e il cosmo della divinità. – riassumo, distogliendo lo sguardo dall’illustrazione di Kalì e concentrandolo sul volto di Mu, contratto in un’espressione seria e tesa.

Avvolgo entrambe le mani attorno alla sua, carezzandone dolcemente le dita, finchè non riesco ad attirare nuovamente la sua attenzione.

-         Beh, come vedi niente pelle bluastra e altre braccia che mi escono dai fianchi – scherzo, cercando di smorzare la tensione e vedere un sorriso affiorare sul suo volto… ma tutto ciò che ottengo è, sì, un sorriso, ma amaro.

-         Per concludere… ciò che prima cercavo di spiegare è che, per quanto tutte queste persone abbiano tentato di studiare il fenomeno della reincarnazione… nessuna di esse lo è mai stata. - .

Gli occhi di Mu tornano a riconcentrarsi sull’immagine di Kalì che riporta il tomo.

-         Quindi… non è affatto inutile che voi tentiate di documentarvi, solo che è chiaro che le informazioni che memorizziate non possano mai essere attendibili al cento per cento… non possano mai esservi concretamente utili… - .

Faccio perdere lo sguardo nel vuoto, in un punto imprecisato alle spalle di Mu, venendo colta improvvisamente da una sorta d’illuminazione…forse…

-         No - .

Monosillabo secco, che mi fa sobbalzare e ritornare con lo sguardo sull’uomo che ho davanti, che sembra stia perforandomi con quelle iridi dal verde intenso che si ritrova.

-         … non posso distrarmi un attimo, eh? – chiedo retoricamente, riferendomi al fatto che non ci abbia pensato su due volte a leggermi nel pensiero in un momento in cui avevo lasciato cadere momentaneamente la barriera mentale.

Il suo sguardo torna ad addolcirsi, mentre la mano che sorregge il tomo chiude quest’ultimo con un colpo secco e raggiunge il mio volto, prendendo a carezzarlo lievemente.

-         Non accadrà…-.

Sospiro profondamente.

Anche a me piacerebbe esserne così tanto sicura.

Prima ancora che i miei pensieri si riconcentrino troppo sulle orribili prospettive che vedono avverarsi le supposizioni del dannato paragrafo che ha attirato la mia attenzione, avverto una mano di Mu andare ad appoggiarsi delicatamente su una mia guancia, per poi avvolgermi la nuca e condurmi verso il suo volto…

-         Oh… scusate! – esclama la voce di un Aldebaran imbarazzato che, a giudicare dai rumori che seguono alla sua entrata nella biblioteca, deve aver fatto cadere qualcosa.

Riapro gli occhi nello stesso momento in cui li riapre anche Mu, scoppiando a ridere insieme a lui per l’ennesima interruzione.

 

 

 

*********************************

 

 

 

Sbadiglio sonoramente, conducendomi solo alla fine dell’atto una mano alla bocca, intravedendo subito dopo Camus lanciarmi uno sguardo ammonitore di sbieco.

-         Che c’è? – gli chiedo, in procinto di farne un altro.

-         Aspetta almeno di essere uscito dalla tredicesima - .

-         Perché? Credi sia in grado d’identificarmi? Fino a prova contraria potresti essere stato anche tu – scherzo, vedendolo sorridere divertito subito dopo.

-         ‘Notte, ragazzi! - .

Provo a rispondere ad Aldebaran ma uno sbadiglio mi riempie nuovamente la bocca, così sollevo una mano per salutarlo, mentre Mister Ice, accanto a me, si limita a rivolgergli uno dei suoi soliti cenni col capo.

Che poi non è che disponga di svariati cenni, è l’interpretazione che varia.

Lo stesso cenno sta per: “Buongiorno”, “buona sera”, “buona notte”, “arrivederci”, “addio”, “accomodati”, “non provarci nemmeno”, “ti uccido”… Ouch!

-         Ehi! – protesto, cercando di rimanere serio e trattenere la risata.

-         E la gomitata per cosa sta? - .

-         “Ti pesto?” - .

-         Promosso, Scorpio – mi rende noto Camus, scuotendo la testa quando io scoppio a ridere di nuovo.

-         Buona notte a tutti – ci saluta Aioria, venendo ricambiato subito dalla maggior parte di noi… no, mi correggo.

La maggior parte di noi se l’è già filata… sono così rintronato da non essermene accorto? All’ennesimo sbadiglio, suppongo di sì.

Oh, Athena.

Cosa vedono i miei occhi…

-         Che fai? – mi chiede Camus seccato, quando poggio un mio braccio grossolanamente su una sua spalla, impedendogli di avanzare.

-         Mi godo la scena… - .

A quel punto il cavaliere di Aquarius si volta, guardando nella stessa direzione verso cui sono diretti i miei occhi.

-   Ehi! – protesto nuovamente quando una sua mano va a chiudersi attorno ad un mio polso, trascinandomi lontano da lì come un peso morto.

-   Pur finirai col combinare qualche guaio… – mi spiega Camus nel suo classico modo spicciolo, trovando non poca difficoltà nello spostarmi a causa della mia profonda reticenza ad allontanarmi da lì.

-   Non mi sembra che tu abbia bevuto qualcosa di diverso dall’acqua durante la riunione, Milo – ci si avvicina Dohko improvvisamente, allontanandosi dal duo che aveva attirato la mia attenzione.

-  La stanchezza riesce a metterlo fuori uso più della sangria di Shura… - borbotta Camus accanto a me, continuando a reggermi e a tenermi sufficientemente lontano dai cavalieri su cui i miei occhi si depositano nuovamente, per poi spostarsi sul volto del cavaliere di Libra, davanti a me, che ha chiuso gli occhi, evidentemente per aver compreso quali siano i miei pensieri.

-   Cosa ti spinge a cercare una verità che non ti riguarda? – mi chiede ad un certo punto, dopo aver sospirato.

-   Curiosità, direi – gli rispondo sinceramente, spostando nuovamente gli occhi da lui ai due e dai due a lui.

-   Non è sufficiente per ficcanasare nella vita degli altri, direi – mi fa il verso lui, riprendendomi bonariamente. A quel punto mi sento in dovere di mettere i cosiddetti puntini sulle “i”.

Punto i miei occhi nei suoi.

-         Il “ficcanasare”, come lo chiami tu, non implica lo “sparlare”… due delle tre persone di cui voglio delle informazioni sono miei amici…- .

Dohko, di tutta risposta, inarca un sopracciglio, con scetticismo.

-         Ma mi hai preso per una vecchia pettegola?! -.

Il cavaliere di Libra, dopo aver sorriso per lasciarmi intendere di avermi preso in giro, punta i suoi occhi nei miei, stando ben attento a incanalare i suoi pensieri solo e unicamente nella mia direzione… facendomi letteralmente sbiancare.

Spalanco la bocca, facendo vagare lo sguardo da lui a loro e da loro a lui nuovamente…

-         Fila – praticamente mi ordina quando capisce di avermi scioccato, incurante, come me, di Camus, al mio fianco, il cui sguardo sta – invece – spostandosi da me a Dohko e da Dohko a me, tentando probabilmente di capirci qualcosa.

Dobbiamo essere un bello spettacolo visti dall’esterno.

Mi autoimpongo di non rivolgere più il mio sguardo verso Shaka e Mu, che nel frattempo stanno ancora amorevolmente parlando, incuranti del fatto che i loro affari privati siano stati condivisi in pubblica piazza. Specie il primo.

… Non posso crederci.

-         Filo – concordo, lanciando uno sguardo d’intesa al cavaliere di libra, dando una pacca sulla spalla a Camus a di saluto e urlando un saluto anche agli altri due, decidendomi a percorrere di corsa le scale.

Devo assolutamente averne la certezza.

 

 

 

Mi basta un sì o un no, un sì o un no, un sì o un… eccola!

-         Sh! – le intimo non appena mi ci trovo di fronte, mettendole una mano davanti alla bocca per impedirle di urlare. Devo averle fatto prendere un colpo a giudicare da come ha spalancato gli occhi, terrorizzata. – Ahi! – urlo subito dopo io, ritirando la mano che ha impedito alla sua bocca di far uscire anche solo una sillaba, per poi osservarmene i danni avvicinandomela agli occhi, alla luce di una lampada esterna alla prima casa. Cavoli, che morso! – Hai delle tenaglie al posto dei denti… - .

Lei continua a guardarmi, giustamente, esterrefatta.

-         Ma ti sei rincoglionito?! – sbraita poi improvvisamente, facendo un passo indietro e guardandomi dall’alto in basso come uno strano esemplare vivente da cui stare alla larga. A quel punto mi limito solamente ad alzare entrambe le mani verso di lei per intimarle di abbassare la voce, per poi sillabare attentamente la parola “scusa”, affinché possa calmarsi.

Solo allora mi accorgo della tazza che regge tra le mani, ma nel momento in cui il mio sguardo si posa sulle sue mani, sollevate a metà busto, lei conduce una mano a chiudersi all’altezza del petto la leggera vestaglia che indossa.

-         Conto fino a tre. Se entro tale termine non mi avrai dato una motivazione sufficientemente esaustiva per spiegare la tua presenza qui, a mezzanotte passata: ti castro! - .

-         Shaka ti ha baciata? - .

Apre la bocca in una pseudo espressione orripilata… per poi richiuderla ed aprirla di nuovo, prendendo ad annaspare.

-         Cosa? – mi chiede con un filo di voce, facendosi nel frattempo di un altro passo più lontana da me, spalancando gli occhi.

Oh, Athena.

Questa volta tocca a me spalancare gli occhi, per poi ridurli a due fessure nel tentativo d’impedirmi di scoppiare a ridere.

-         Non posso crederci…- dico tra una risata trattenuta e l’altra, vedendo gli occhi di Reiko spalancarsi, se possibile, ancor più di prima.

-         Ma che… diamine di domanda è, Milo? – mi chiede, rimanendo a bocca aperta, basita dal fatto che stia continuando a ridere.

-         Athena, che donna! Hai la capacità di risvegliare i morti, tu! – esclamo, prodigandomi in diversi inchini per renderle omaggio a mo di sfottò, venendo afferrato improvvisamente per la maglia dalla mano che regge la tazza e venir coperto di pugni dall’altra.

Continuo a ridere, incapace di fermarmi, afferrandole entrambe le mani con la mia e capovolgendo la situazione, neutralizzandola e facendole il solletico con l’altra.

-         Idiota… ma che vi siete bevuti al synagein?! – riesce a chiedermi, non riuscendo a trattenersi dal ridere anche lei.

-         E brava la nostra Reiko… sei riuscita a smuovere il cavaliere di Virgo! -.

-         Ma piantala! Di che diavolo stai parlando?! - .

-         Del fatto che il tuo volto abbia assunto delle tonalità imbarazzanti non appena ho associato il nome “Shaka” al termine “bacio”… Athena! Altro che Kalì, questa è la fine del mondo! – non posso impedirmi di scoppiare a ridere nuovamente, avvertendo i pugni di Reiko colpirmi vari punti del torace, con un certo impegno. Devo averla innervosita parecchio.

-         Ok, smammo! – esclamo improvvisamente, rendendomi conto che sta passando troppo tempo. – Grazie per l’informazione, spogliati di più e buona notte! – le dico tutto d’un fiato, afferrandole la testa per baciargliela, facendole un occhiolino e lasciandola lì su due piedi a inveirmi verbalmente contro, con tanto di pugno alzato a di minaccia.

Riprendo a ridere, risalendo le scale velocemente, pensando all’assurda situazione… finchè non sono costretto a fermarmi.

Alzo lo sguardo, trovandomi puntati addosso un paio d’occhi familiari… ora per niente amichevoli.

Cazzo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo dell’autrice…

 

 

Come al solito, no. Non avevo abbandonato la storia J ma avevo la storia della mia vita da scrivere e gestire… che ultimamente non sta ottenendo affatto dei buoni epiloghi.

Non intendo ammorbarvi, ognuno ha la sua storia da scrivere e gestire dopotutto, spero solo che stiate tutti bene e che questa storia continui – nonostante i mostruosi ritardi – ad appassionarvi.

 

 

-         erica0501: costituisce un onore per me l’essere riuscita a dar voce a un membro appartenente alla cricca silenziosa J e mi rende ancora più onorata il sapere che addirittura la passione per la mia storia t’induca a rileggerla più volte da capo… vorrei poter offrire a te, così come ad altri come te, una decente puntualità per gli aggiornamenti, ma – con tutto il cuore – proprio non ci riesco. Se può bastarti, sappi che indipendentemente possa far passare tra un capitolo e l’altro, non l’abbandonerò J qualora vorrai seguirmi – al costo di essere ripetitiva – ne sarò onorata *inchino*;

-         Ai91: Shaka presume che Kalì possa manifestarsi in Reiko… non so se con quest’altro capitolo la cosa ti sia più chiara. Siccome questi benedetti thugs sembrano essere molto interessati alla povera ragazza… e siccome, nonostante le svariate occasioni, nonostante qualche ammaccatura riportatele, non le hanno mai torto un capello, Shaka ha riflettuto sul fatto che probabilmente il motivo dipenda dal fatto che Reiko, oltre che essere la reincarnazione di Parvati, sia anche quella di Kalì, dal momento che quest’ultima venga generata dalla prima, nella religione induista. Spero adesso ti sia più chiaro J eventualmente non esitare a chiedere ancora! Sono qui per questo! =D ;

-         ChiaraFilo: … ci son stati nuovi sviluppi sul fronte sentimentale J spero valgano lo stesso. Come prenderà Mu l’aver scoperto quel particolare su Shaka? J

 

 

Un ringraziamento profondamente sentito alle 40 persone che hanno aggiunto la storia tra le preferite, alle 20 che l’hanno aggiunta tra le seguite e a tutti i silenziosi lettori! *inchino*

 

Ci rileggiamo presto, spero.

Buon proseguimento a tutti J

[E, se potete, scusatemi ancora una volta…]

 

 

 

HOPE87

 

 

 

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Capitolo 27
*** Unexpected events ***


XXVII

Unexpected events

 

 

 

 

 

 

 

 

-         Mu… - riesco a pronunciare a malapena, rendendomi conto di aver quasi sussurrato.

Nonostante il cordiale breve cenno del capo, i suoi occhi non smettono di fissare i miei, probabilmente alla ricerca del motivo che mi vede di ritorno dalla prima casa.

-         Sono passato a salutare Reiko – giustifico la mia presenza lì, facendo in modo che non possa leggermi nel pensiero, dandomi poi un tono scherzoso per cercare di sviare qualsiasi suo dubbio. Al suo continuo silenzio è in me che inizia a insinuarsi il dubbio. – Spero non costituisca un problema… - .

I suoi occhi, dopo un ultimo rapido studio dei miei, si focalizzano rapidamente alle mie spalle, verso la prima casa.

-   Orario insolito per le visite – pronuncia infine nel suo classico tono calmo, sebbene sia estremamente lampante che la cosa l’abbia insospettito. – Un’urgenza, suppongo. - .

-         Beh… - mi lascio sfuggire una risata, sperando non gli sia parsa troppo nervosa, come invece lo è in realtà. – Ok… è un tantino imbarazzante, ma ti prego di non saltare a conclusioni affrettate! – mi decido a dirgli, vedendo il suo volto farsi istantaneamente serio.

Sto cercando davvero di fregare il Grande Mu?... Athena, fa che non venga mai a sapere della verità! O finirò col fare la fine delle vecchie vittime di Death Mask pur non essendo sotto il suo tiro!

-         Abbiamo fatto una scommessa su Aioria e Marin – tiro fuori tutto d’un fiato, vedendo un suo sopracciglio inarcarsi leggermente. – Ed io ho perso! – esclamo infine, sollevando le spalle per dare più enfasi alla frase. – Le donne hanno sempre quella briciola d’intuito in più, non c’è niente da fare! – continuo a dire, facendo un passo in avanti per andarmene finalmente da lì. – La tua poi è incredibile! – concludo, dandogli una pacca sulla spalla per complimentarmi, trovando quindi l’occasione per riprendere la scalinata. – A domani! – lo saluto, continuando a vederlo, sottecchi, in un primo momento ancora fermo sullo scalino dove l’ho salutato.

Dopo qualche istante riprende a dirigersi verso la prima casa, ignorandomi completamente.

 

*************

 

 

Come accidenti è riuscito a saperlo, Milo? COME?!

Con le mani completamente immerse nei capelli, continuo a camminare nervosamente per l’ampio atrio della prima casa, incapace di smettere di pensare alle parole del cavaliere di Scorpio.

Maledizione…

Rivolgo lo sguardo all’ingresso del tempio, avvertendo Improvvisamente dei passi riecheggiare all’esterno della casa… è ritornato…

Quando la sua figura si delinea completamente, i miei occhi non possano fare a meno di notare i suoi. C’è qualcosa che non va… e non può fare a meno di battermi il cuore all’impazzata.

Poco fa è andato via Milo… che l’abbia incontrato?

Scuoto la testa violentemente. Ma che diamine vado a pensare? Ammesso e concesso che si siano incontrati, Milo avrà tenuto sicuramente la lingua a posto!

… vero?

Il suo viso non si volta verso di me nonostante abbia avvertito la mia presenza… non ho fatto nulla per celarla.

I pezzi dell’armatura si scompongono dal suo corpo per poi ricomporsi nella sala dello scrigno, facendo sì che il rumore del riassemblaggio si propaghi per tutta la casa, immersa fino a poco tempo fa nel più assoluto silenzio.

Non una parola fuoriesce dalla sua bocca… ed io temo di farne uscire una qualsiasi dalla mia… finchè il cuore non inizia a battermi più veloce, nel vederlo dirigersi verso di me.

Mi sta guardando.

Completamente incapace di muovermi, resto ad osservare la sua figura avvicinarsi sempre di più, i suoi occhi delinearsi meglio, la sua espressione indecifrabile non mutare minimamente…

Quando è finalmente davanti a me, faccio per dire qualcosa, qualsiasi cosa possa infrangere quel silenzio carico d’ansia… ma lui me lo impedisce afferrandomi con una mano la nuca e poggiando le sue labbra sulle mie, approfondendo il bacio subito dopo.

Completamente sorpresa da un tale gesto, mi sciolgo però immediatamente, rispondendo al bacio con la stessa passione che lui sta impiegando con me.

È incredibile come muti in questi frangenti… riesce sempre a spiazzarmi.

La persona mite e calma che conoscono tutti stravolge completamente il suo modo di essere nell’intimità, pur conservando la delicatezza nei gesti, che a un primo impatto potrebbero apparire troppo decisi, ma non per me.

Come la mano che avverto scivolare lentamente al di sotto del tessuto della leggera vestaglia che indosso, privandomene. Come il movimento fluido che fa compiere alla stessa nell’insinuarla, stavolta, al di sotto dell’altrettanto leggero tessuto del pigiama, per entrare a contatto con la mia pelle, provocandomi un sussulto.

Come l’altra mano che scivola al di sotto dell’elastico dei pantaloni quando le mie braccia vanno a circondargli il collo per impedire alle nostre bocche di separarsi, facendo sì che le mie gambe vadano a circondargli il corpo, in modo che lui possa condurmi altrove… che con mia somma sorpresa si rivela essere semplicemente la parete che ho alle spalle.

Cielo…

Mi lascio sfuggire un gemito quando le sue labbra prendono a torturarmi il collo, che io tento di esporgli meglio piegando la testa all’indietro… per quanto il muro possa concedermelo.

Al contatto tra i nostri bacini comincio ad ansimare, lasciando scorrere le mie mani tra i suoi splendidi capelli, mentre con le labbra prendo a torturargli la pelle sottile dietro all’orecchio, passando poi a questo, che fa sfuggire un gemito anche a lui.

Non… non è mai capitato che ci lasciassimo prendere dalla passione in questo modo… questa è la prima volta in assoluto.

Gli occhi mi si sbarrano di colpo al breve pensiero razionale di ciò a cui potrebbe condurci tutto questo e il cuore prende a battermi forsennatamente nel petto.

Lui deve aver avvertito la mia ansia, cosicché smette di torturare il mio collo per potermi guardare negli occhi.

I miei cercano d’interpretare i suoi… non so se dipenda in particolar modo da questo momento… ma… è come se fossero… avvolti da qualcosa. C’è un’ombra in essi a cui non riesco a dare una ragione.

In breve sento nuovamente il pavimento sotto ai piedi.

Non potendomi leggere nel pensiero, deve aver interpretato quella mia pausa come un ripensamento.

Un suo braccio continua a circondarmi la schiena comunque, per assicurarsi, evidentemente, che le gambe mi reggano. E infatti è a fatica che riesco a non perdere l’equilibrio, ma quando sono certa di esserci riuscita ecco che Mu si allontana da me, guardandomi per un’ultima volta prima di prendere la direzione della sua stanza.

Gli afferro una mano istintivamente, fermandolo di colpo. L’ombra che ho intravisto precedentemente non è sparita.

Vorrei potergli chiedere a cosa è dovuta, ma tutto quello che sono in grado di fare è portarmi dinanzi a lui, sollevarmi sulle punte dei piedi e baciarlo di nuovo, questa volta delicatamente, avvolgendogli il volto tra le mani.

Lui, dopo un primo momento d’immobilità, risponde al bacio allo stesso modo, afferrandomi poi le mani che gli ho condotto sul volto per allontanarle da se, e allontanare anche me da lui dopo un po’.

I miei occhi cercano i suoi per trovarne una ragione, ma il suo sguardo è sfuggente. Quando non trovo per l’ennesima volta delle parole da dirgli, l’unica cosa che mi viene da fare è anticiparlo sul raggiungimento della porta della sua camera, per sbarrargli il passaggio, costringendolo così a considerarmi.

-   Voglio… dormire con te… - trovo il coraggio di dire, sentendomi subito dopo le gote andarmi a fuoco. Il suo passo si arresta, sebbene il suo sguardo eviti accuratamente d’incrociare il mio. Poi si china lentamente per stamparmi un leggero bacio sulla guancia, che ha il potere di farmi rabbrividire di nuovo… soprattutto quando avverto la sua bocca poco distante dall’orecchio.

-   No – mi sussurra, prendendo ad allontanare lentamente il volto dal mio.

-  Perché? – non riesco a fare a meno di chiedergli, impedendo alla voce d’incrinarsi.

Lui impiega un po’ di tempo per rispondermi, sospirando.

-         Non sarei in grado di controllarmi – mi sussurra nuovamente, riavvicinandosi al mio orecchio.

Vado di nuovo a fuoco.

-         Non voglio che tu lo faccia… - dico, chiudendo poi gli occhi.

Non riesco a credere di averlo detto.

La mia mano percorre la leggera stoffa della casacca che indossa, entrando in contatto contemporaneamente anche col fisico perfetto che cela.

Dopodichè riapro gli occhi, puntandoli nuovamente nei suoi.

-         Mu, io… voglio… voglio appartenerti… - .

La mia voce risulta poco più di un sussurro perfino alle mie orecchie, ma sono sicura che lui mi abbia sentita, considerando le dita che sento scorrere sulla pelle del mio volto.

Poi non c’è più spazio per le parole.

Le sue labbra ritornano a congiungersi con le mie nuovamente con la passione che ci ha colti precedentemente… la porta alle mie spalle si apre… e si chiude con la forza del suo pensiero, mentre alle mie spalle sento questo volta la morbidezza del letto e il peso del suo corpo che esercita sul mio, ormai esigente di più attenzioni… che non tardano ad arrivare.

 

 

Riapro gli occhi lentamente, venendo subito colpita dai tenui raggi di sole che attraversano la finestra. Uno stato di torpore impedisce al mio corpo di eseguire qualsiasi movimento, lasciando che siano solo gli occhi a girovagare per la camera in cui mi ritrovo che, ricordo subito dopo, non è la mia.

Sospiro profondamente, non riuscendo a impedire agli angoli della mia bocca di rivolgersi verso il basso quando mi rendo conto che accanto a me non c’è nessuno.

Lascio che una mano carezzi il punto in cui dovrebbe trovarsi l’uomo che mi ha stravolto la vita, mentre le immagini del momento che abbiamo vissuto stanotte si delineano nella mia mente… facendomi alternare momenti di beatitudine e momenti di tristezza.

Avrei preferito trovarlo accanto a me al mio risveglio… ma evidentemente aveva nuovamente altro a cui pensare.

-         Cazzo! – impreco, saltando praticamente dal letto, afferrando al volo le lenzuola che fino a poco tempo prima coprivano la mia nudità… mentre un’ennesima preoccupazione si aggiunge alla lista.

E adesso?

Non posso credere di non averci pensato… non posso credere che almeno lui non abbia potuto pensarci!

Digrigno i denti dal nervosismo, lanciandomi fuori dalle lenzuola e correndo in bagno per farmi velocemente una doccia.

 

 

-         S-sei sicura che funzioni? – chiedo a una Marin particolarmente perplessa.

Sia benedetto il giorno in cui ho scoperto che lei e il cavaliere del leone stessero insieme… altrimenti non avrei saputo dove sbattere la testa.

Lei annuisce per l’ennesima volta, mentre il mio battito cardiaco accelera e decelera a suo piacimento.

-         N-non sarebbe assolutamente l’ideale in un momento del genere… q-quindi… - .

-         Reiko, rilassati – mi consiglia lei, ponendo fine ai miei farfugliamenti.

-         Sta tranquilla, ok? È un metodo collaudato – mi spiega, sorridendomi e facendomi un occhiolino d’intesa.

Se lo dice lei…

-         Se… se non mi fosse venuto in mente, invece? – le chiedo ancora, attirando nuovamente la sua attenzione. – Dico… s-se… s-se io stamattina…? – concludo grossolanamente, agitata, lasciando la frase in sospeso.

-         Beh… - fa lei, inarcando le sopracciglia, facendomi così intendere di aver capito dove volessi andare a parare. – In quel caso sì, ci sarebbero stati problemi. - .

-         Dannazione! – esclamo a denti stretti, battendo un pugno sul tavolo della cucina della quinta casa.

Fortuna che Aioria, nel vedermi arrivare come un tornado e chiedergli di Marin, ha pensato saggiamente di levare le tende per un po’, per lasciarci campo libero, altrimenti a quest’ora me l’avrebbe già fatta pagare per il trattamento che ho riservato al suo tavolo.

Allo sguardo perplesso del cavaliere dell’Aquila, sento di dovermi dare necessariamente una regolata.

-         Scusami… scusami, Marin… è che… - .

-         È naturale essere così agitate la prima volta, specie se si è tanto responsabili come stai dimostrando di essere tu… - .

-         Oh, non è certo roba da responsabili dimenticare momentaneamente come avviene la procreazione! – sbotto sarcastica, incrociando le braccia al petto e arrossendo a dismisura, distogliendolo lo sguardo dal suo.

Quando torno a voltarmi verso di lei, trovo un sorriso tenero e comprensivo ad accogliermi.

-         Non siamo macchine, Reiko, ringraziando il cielo. E per questo dobbiamo ringraziare solo l’istinto… i sentimenti… - .

Resto a guardarla per un tempo indefinito, sentendomi pervadere di nuovo da quella sgradevole sensazione che ho avvertito poco prima.

-         Avrei tanto voluto trovarlo al risveglio, sai? – .

Gli occhi di Marin mi sembrano, se possibile, ancor più comprensivi.

-         Avrei tanto voluto poter parlare con lui di queste cose… con l’imbarazzo che comporta l’argomento, l’ansia dell’attesa, la gioia del rivivere a parole il momento che ci ha uniti… l’incredulità dettata dall’ennesima dimostrazione di come le cose tra di noi siano così tanto cambiate… - .

Abbasso lo sguardo, avvertendo un enorme groppo alla gola.

-         Non fraintendermi! – riprendo poi, sollevando di scatto la testa per poterla guardare negli occhi. – Ti sono infinitamente grata del soccorso che mi hai dato… senza di te probabilmente a quest’ora sarei impazzita! Ma… - gli occhi tornano a velarmisi e sono costretta a interrompermi per non dar nuovamente dimostrazione di quanto sia patetica.

-         Avrete modo di parlarne – mi dice allora lei, poggiandomi delicatamente una mano sul braccio, per dimostrarmi la sua solidarietà.

-         E quando? – sbotto nuovamente sarcastica io, non riuscendo a impedire che una lacrima mi sfugga. – Sono stufa di venire sempre dopo! - .

-         Tu non vieni dopo, tu sei la priorità, Reiko! - .

-         No! È Parvati la priorità! Reiko è solo lo stupido involucro a cui la dea ha deciso di rovinare la vita! - .

Solo quando termino di pronunciare l’ultima frase mi rendo conto che ormai non siamo più sole.

Perfetto! Ha deciso di materializzarsi nel momento peggiore!

I suoi occhi verdi si fissano nei miei a lungo, prima di far udire la sua voce.

-  Stavo cercando Aioria… – pronuncia infine rivolgendosi a Marin, non riuscendo a impedirsi di far girovagare lo sguardo attorno a noi, alla ricerca di qualche indizio che possa farlo venire a capo della situazione che si è ritrovato davanti.

Farebbe prima a guardarsi in uno specchio.    

-         Cercava Aioria – gli faccio il verso io, rivolgendomi però a Marin, sollevando le spalle con noncuranza per sottolineare ciò di cui discutevamo prima. Non mi sfugge il colorito particolarmente pallido di cui si tinge il volto della donna prima d’indossare nuovamente la maschera che aveva tolto nel saperci da sole.

-         È andato da Camus – risponde poi il cavaliere dell’Aquila a Mu, voltandosi verso di lui e trovandolo nuovamente a fissarmi smarrito. – Vado a chiamartelo… - aggiunge poi, decidendo saggiamente di lasciarci da soli, sparendo subito dopo dalla sala e dalla stessa quinta casa, sena aspettare risposta dall’uomo che mi è ora davanti.

-         Reiko… - .

-         Dove sei stato? - .

Il suo silenzio pesa più di un macigno dentro di me.

-         DOVE ACCIDENTI SEI STATO? - .

-         Da Athena per un colloquio privato – si decide a rispondermi, alzando per un attimo anche lui la voce. Io mi limito ad annuire, rivolgendo lo sguardo altrove per tentare di non esplodere di nuovo.

Il colloquio privato doveva necessariamente farlo alle prime luci dell’alba?

-         Cos’è successo? – mi chiede poi, quando è il mio turno di stare in silenzio.

-         Niente – gli rispondo lapidaria, continuando a tenere lo sguardo sul tavolo precedentemente colpito.

-         La tua non mi sembra una reazione da niente - .

-         Perspicace! – sbotto sarcastica, inarcando le sopracciglia per enfatizzare l’esclamazione, continuando però a non guardarlo.

Lo sento sospirare sommessamente e fare un passo, senza riuscire a capire però se in avanti o all’indietro.

-         Quando sarai nelle condizioni di poter parlare civilmente saprai dove trovarmi - .

-         Davvero? – gli chiedo a quel punto io, sollevandomi dalla sedia e rivolgendomi verso di lui poco prima che abbandoni la sala. – Strano… stamattina ero convinta di trovarti accanto a me. A quanto pare no, ti sbagli, non so dove trovarti – sibilo, vedendo un repentino cambiamento nei suoi occhi.

-         … è questo il motivo? – mi chiede lui quasi con un filo di voce. L’espressione dispiaciuta.

-         Oh, non crucciarti! – esclamo, facendomi beffe di lui, smettendo nuovamente di guardarlo e dirigendomi verso il frigorifero di Aioria, sperando ardentemente non contenga solo acqua. – Prima Athena, poi Parvati e poi forse io. Tranquillo, è chiarissimo! – esclamo sarcastica, tirando fuori dal frigorifero, alla fine, una bottiglia d’acqua. – Cristallino! – aggiungo, facendo riferimento alla bottiglia che ho appena tirato fuori.

-         Mi dispiace non esserci stato stamattina… - dice dopo un po’, aggiungendo un’inflessione dolce alla voce.

-         Acqua passata! – gli rispondo di rimando, mostrandogli il bicchiere vuoto da cui ho appena bevuto tutto d’un sorso. – Mettiamoci una pietra su – aggiungo, avvitando il tappo di plastica sulla bottiglia. - Come tutto il resto! – concludo, riponendo la bottiglia in frigo.

-         Sono stato indelicato nel lasciarti in un momento del genere… - riprende lui, riportando lo sguardo sul tavolo su cui c’ ancora la scatola dei contraccettivi con cui mi ha soccorsa Marin.

-         Non utilizzare troppi giri di parole per esprimere semplicemente che non te n’è fregato niente – sputò fuori velenosamente io, vedendo il suo sguardo cambiare repentinamente, facendosi serio e particolarmente alterato.

-         Bada Reiko – riprende nuovamente, dopo essersi accertato che i miei occhi siano alla stessa portata dei suoi. – Non tollererò ancora che i miei sentimenti vengano messi in dubbio! - .

-         Se vengono messi in dubbio dovrà pure esserci un motivo, non trovi? – replico, senza distogliere lo sguardo dal suo questa volta, affrontandolo a viso aperto.

-         Spiegami cosa ti aspetti da me… - .

-         Sincerità, Mu! Sincerità! – esclamo esasperata, accompagnando le parole con gesti enfatici. – Non voglio che tu debba ritornare sui tuoi passi dopo che ti si è fatto notare di aver sbagliato, se è in linea con la tua condotta! - .

Il suo sguardo, se possibile, è diventato ancora più cereo.

I suoi occhi sembrano quasi mi stiano perforando.

-  Sincerità? -  ripete lui, impostando un tono duro. – Sei sicura di poter essere in diritto di avanzare una pretesa simile? - .

Improvvisamente un brivido mi corre lungo la schiena… facendomi ammutolire.

Che si stia riferendo…? Non può essere…

-         Guardami – m’impone lui, quando i miei occhi scivolano verso il basso. – Abbi almeno il coraggio di guardarmi - .

Con lo stomaco schiacciato come da un macigno, mi trovo ad eseguire la sua richiesta.

-         Credi che non sarei mai venuto a saperlo? - .

-         Di cosa… ? - .

-         So cos’è successo tra te e Shaka. -.

L’impulso di mettermi a urlare è irrefrenabile.

E anche il suo, a giudicare dall’emanazione del suo cosmo.

Non riesco che a scuotere la testa ripetutamente, incapace di articolare parola.

-         N-non… non è successo nulla… - .

-         Un bacio lo consideri nulla? – mi chiede, visibilmente alterato, mentre l’emanazione del suo cosmo aumenta. – O vorresti negarlo? - .

-         Non è come credi… - riesco a malapena a sussurrare, sentendomi le lacrime raggiungermi rapidamente gli occhi e varcarli. – Tu… tu non sai niente… - .

-         Invece tu credi di sapere tutto, vero Reiko? Credi di poter essere in diritto di sentirti male, abbandonata, frustrata, arrabbiata perché le cose non vanno come vorresti che andassero. - .

Io continuo a scuotere la testa, preda delle parole che mi sta rovesciando addosso Mu… che non credevo potesse mai giungere ad un punto simile…

-         Credi di poterti sentire abbandonata perché stamattina non ho visto con te le prime luci dell’alba, senza però sapere, ne tantomeno curarti, del fatto che non abbia chiuso occhio per tutta la notte nel contemplare la creatura che ha deciso di donare il suo cuore, il suo corpo e la sua anima a me… - riprende, ammansendo il cosmo e abbassando di un tono la voce, mentre il mio cuore perde un battito. - Senza sapere l’ansia che mi assale quando ricevo una convocazione di Lady Saori che mi spinge ad arrivare prima di tutti gli altri miei compagni perché potrebbe riguardare le tue sorti… - aggiunge, mentre ormai le lacrime hanno smesso di rigare il mio volto. - … senza sapere l’incredibile contrasto di sensazioni che mi ha provocato il sapere di Shaka. - .

Scuoto di nuovo la testa, tentando di avvicinarmi per spiegargli le mie ragioni, ma non un solo filo di voce mi fuoriesce.

-         Rabbia, gelosia, possessione… non le avevo mai conosciute, prima di capire quanto tu contassi per me. Mai. - .

-         Mi dispiace… - riesco finalmente a dire una volta raggiuntolo, circondandogli il torace con le braccia e affondando il viso nel suo ampio petto, venendo raggiunta subito nuovamente dall’odore che è ancora impregnato sul mio corpo. – Avrei dovuto dirtelo… - .

-         Perché non l’hai fatto? – mi chiede lui, senza rispondere al mio abbraccio.

-         T-temevo le tue reazioni… ho avuto paura… - .

Segue un silenzio interminabile in cui riescono ad udirsi solo i nostri due respiri.

-         Provi qualcosa per lui? - .

Spalanco gli occhi, inclinando il capo all’indietro per fare in modo da poterlo guardare.

-         No! – esclamo, accorgendomi solo allora che ha chiuso gli occhi, probabilmente provato dallo sforzo che gli è costato chiedermi una cosa simile. – Mu – lo chiamo, afferrando dolcemente le sue spalle con le mie mani, per indurlo ad aprire gli occhi. – Io ti amo… -.

I suoi splendidi smeraldi rimangono immersi nei miei occhi per un periodo indefinito, durante il quale riesco a intravedere la tempesta di sentimenti contrastanti che sembrano stiano battendosi dentro di lui. Finchè le palpebre non vanno a celarli nuovamente e le sue mani vanno ad allontanare le mie dalle sue spalle.

-   Devo andare. - .

Vorrei morire in questo preciso istante.

Adesso, subito.

Questa volta tocca a me chiudere gli occhi, presa consapevolezza di ciò che sono riuscita a creare, finchè non avverto più i suoi passi rimbombare all’interno della quinta casa.

 

 

*********************

 

 

-         Niente male, Ice Man. Adesso ti dispiacerebbe sbrinarmi il sacco da box? – Chiedo ad un Camus particolarmente divertito, che scuote la testa a di dispetto, invitando dunque ad arrangiarmi da solo.

Scuoto la testa a mia volta, divertito quanto lui, prendendo ad avvolgermi le fasce che uso per quest’esercizio attorno alle mani, intravedendo entrare nell’ottava casa una figura conosciuta.

-         Salve, dolcezza! – la saluto, dedicandomi all’ultima fasciatura prima di voltarmi ad accoglierla come si deve. – Dammi un secondo, che… - non riesco a terminare la frase che vengo colpito alla schiena da qualcosa di particolarmente pesante e duro, che mi fa sbilanciare e sussultare allo stesso tempo.

Mi volto in tempo per vedere Reiko prepararsi a sferrare un altro pugno al sacco ormai privo del ghiaccio creato da Camus, che sta guardando la scena più perplesso di me.

-         Ma che…? – sono costretto a ripararmi gli occhi con le mani a causa delle schegge di ghiaccio ancora depositate sul sacco da box nuovamente lanciatomi. Questa volta la catena che lo regge al soffitto emette un brutto stridio.

-         Lurido bastardo! – sento urlarmi contro dalla ragazza, con il volto contratto in una maschera di rabbia e dolore. – Come hai osato dirglielo? COME?! –.

Gli occhi di Camus si posano istantaneamente su di me, perforandomi da parte a parte. A quanto pare deve aver capito prima di me a cosa possa starsi mai riferendo quella tigre, ma…

NO.

-         Un momento… Reiko, aspetta un attimo! - .

-         TACI! – replica lei, sferrando un altro pugno al sacco da box, che questa volta cede e si sgonfia completamente. Non contenta, Reiko comincia a lanciarmi contro tutti gli oggetti che le vengono a tiro con la psicocinesi, con alcuni dei quali riesce a colpirmi.

-         Vuoi darmi una mano?! – chiedo esasperato al mio pseudo amico che, alla mia richiesta d’aiuto non fa che lanciarmi un’ultima occhiataccia e andarsene. Non posso crederci!

-         Aspetta, aspetta… - provo a domare la belva che mi sono ritrovato improvvisamente di fronte, riuscendo infine a catturarle i polsi con le mani, rendendomi conto che sta piangendo… - Lo ha saputo? – chiedo con un fil di voce, dispiaciuto, assistendo nuovamente alla mutazione del suo volto.

-         GLIEL’HAI DETTO! – urla inviperita, tentando di liberarsi dalla mia stretta.

-         NO! Te lo giuro sul sacro nome di Athena, non gli ho detto niente! - .

Lei pare calmarsi per un attimo, prendendo a guardarmi dritta negli occhi eventualmente per cogliere qualsiasi cosa possa darle l’aria di menzogna… ma il mio volto completamente esterrefatto deve averla convinta, considerando che si allontana da me, dandomi le spalle e passandosi le mani sul volto.

Prendo ad avvicinarmi a lei lentamente dopo un po’, per darle ancora il tempo di sbollire, per poi posarle una mano su una spalla.

Si volta quasi istantaneamente, affondando il viso rigato di lacrime nell’incavo del mio collo. Sospiro profondamente, baciandole i capelli.

-         Deve aver estrapolato qualcosa dalla mia mente poco prima che innalzassi la barriera mentale… dannazione… me lo sono trovato davanti subito poco dopo esser andato via dalla prima…-.

-         La colpa è solo mia – quasi bisbiglia Reiko, tirando su col naso. – Non avrei dovuto nasconderglielo… - .

-         Ma è successo prima che voi due concretizzaste, no?  - .

-         Sì… - .

-         Beh, allora non dovrebbe essersela presa tanto, dai! – le dico, cercando di trasmetterle un po’ di positività, non assistendo però ad alcun cambiamento del suo volto. Si limita semplicemente a scuotere la testa.

-         Si sono accumulate troppe cose… - aggiunge sempre con voce mesta, riprendendo a lacrimare.

-         Passerà, vedrai… - decido di limitarmi a dirle alla fine, accarezzandole la schiena e la testa. – Dà tempo al tempo. – concludo, ammiccandole scherzosamente.

Lei si sforza di ricambiare il sorriso, poi rivolge lo sguardo alle mie spalle, dove giace il vecchio e caro sacco da box.

-         Scusami per prima… ti ho fatto male? - .

-         Un po’ – le rispondo, muovendo le spalle per sgranchirmele lievemente. – Colpa di Camus che l’ha rivestito di ghia-… - .

Mi blocco, restando in ascolto.

Che succede?

-         È il cosmo di Saori, questo? – mi chiede Reiko con una nota di urgenza nella voce, capendo la gravità della situazione.

Senza perdere tempo a risponderle, scatto fuori dal tempio per avere più chiarezza su quanto sta accadendo, richiamando contemporaneamente l’armatura dello Scorpione, che mi riveste velocemente prima che un mio piede possa toccare l’esterno del tempio, intravedendo così di sfuggita Death Mask correre per raggiungere la sua casa.

Ho capito bene ciò che ha detto?

-         Milo! Che succede?! – mi chiede ansiosa Reiko una volta raggiuntomi.

Guadagno tempo prima di risponderle.

-         Concentrati, non avverti niente di particolare? - .

Il suo sguardo si fa attento, poi scuote la testa.

-         Credo di aver appena udito Death Mask far riferimento alla “prole della mocciosetta”… - le vado incontro, vedendola istantaneamente spalancare gli occhi.

-         O dei! È fuori dal tempio! - .

-         Chi?! – le chiedo allarmato, poggiandole le mani sulle spalle per farla rinsavire.

-         GANESHA! -.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo dell’autrice…

 

Cu-cù!

Ciao a tutti J Buon anno nuovo, cari vecchi amici lettori che continuate a seguire la mia storia!

No, che l’abbandono.

No, no e no!

I ritardi sono praticamente inevitabili, posso scusarmi all’infinito, ma non posso davvero rimediare…

Posso solo sperare, invece, che questo capitolo sia almeno stato di vostro gradimento J Tra un po’ riprende l’action, gente! E… (però non ditelo troppo in giro) … ci stiamo avvicinando alla parte conclusiva della storia.

Prometto i fuochi d’artificio, quando ciò avverrà! xD

 

Nel frattempo volevo ringraziare ChiaraFilo per la recensione al capitolo precedente (come vedi, mia cara, la povera Reiko non ha riso per niente… ma tutto sommato se l’è andata a cercare, quindi!) J

In più volevo ringraziare le 39 persone che hanno aggiunto questa storia tra le preferite e le 23 che l’hanno aggiunta tra le seguite, nonché tutti i silenziosi lettori di cui un giorno spero ardentemente di sapere almeno un parere J

Insomma, grazie davvero.

Nonostante lo sproporzionato calo di recensioni (assolutamente comprensibile, considerando i miei ritardi estenuanti!) questa storia continua ad essere letta… e a quanto pare apprezzata! (<- fatevi sentire anche in caso contrario!).

Grazie, grazie davvero a tutti *s’inchina commossa*.

Alla prossima!

Buon proseguimento a tutti J

 

HOPE87

  

 

 

 

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Capitolo 28
*** Suicide plan ***


Suicide Plan


     - Lasciami! – mi urla in volto, mentre i capelli le saettano intorno, assecondando ogni direzione che decida di far prendere alla testa. – Affatto! Dove pensi di andare? – replico subito, non mollando nemmeno per un attimo la presa sul suo polso. Non so che diavolo ci faccia qui Ganesha, né tantomeno intendo scoprirlo lasciando che lei gli vada incontro! – Non sappiamo cosa aspettarci! – aggiungo, vedendola dibattersi forsennatamente, prendendo questa volta anche a scalciare, finchè, inaspettatamente, non mi morde le nocche talmente forte da farmi sanguinare e lasciare la presa allo stesso tempo.
Sembra essere sorpresa quanto me del gesto appena compiuto e mi rivolge appena uno sguardo dispiaciuto e uno “Scusa” appena sussurrato, prima di mettersi a correre verso la prima casa.
     - Maledizione, Reiko! – urlo con tutta la forza che ho in corpo. Come diavolo le è venuto da scappare esattamente verso la fonte d’allarme?! Non posso abbandonare l’ottava casa per darmi al suo inseguimento! … devo solo sperare che non commetta sciocchezze come suo solito e che le cose, considerato lo svolgersi degli ultimi avvenimenti, non precipitino come temo possa accadere.


*********

Ho il cuore in gola, e non solo perché sto praticamente costringendo i miei muscoli a uno sforzo sovrumano nel correre a questo modo, ma anche perché questo proprio non ci voleva. Sento un piede sbilanciarsi dopo l’ultimo pensiero formulato, ma con l’altro riesco a spiccare un balzo abbastanza ampio da permettermi in tempo di controbilanciare nuovamente il peso e atterrare con entrambi gli arti inferiori sullo stesso scalino, consentendomi di riprendere per un secondo un po’ di fiato, prima di rimettermi a correre finchè, attraversate tutte le case, non giungo finalmente in prossimità della prima, riuscendo a intravedere la figura di Ganesha stagliarsi ai piedi della scalinata, sicuro di sé, con un sorriso lascivo che lascia rilassare appena, quando mi vede.
Fin a quando gli occhi non tornano a diventargli due fessure per un motivo che inizialmente non riesco a capire… per poi comprenderlo, prima di andarci a sbattere contro.
Mu ha raggiunto il mio obiettivo poco prima che ci riuscissi io, parandomisi davanti a di scudo, con indosso l’armatura di Aries che dorata, lucente, ha riempito il mio campo visivo senza che me l’aspettassi.
“Torna indietro” lo sento sussurrarmi telepaticamente. E giurerei che volesse farmelo passare per un ordine, se all’ultimo momento, forse senza che se l’aspettasse neanche lui, non avesse assunto un tono di preghiera.
     - Dunque è qui, ove risiede la Dea Athena... -.
     - Cosa la porta qui, Dio Ganesha? – chiede cordialmente Mu, tenendo il tono della voce fermo, in un misto tra la gentilezza e l’allerta, senza spostarsi di un centimetro dal punto in cui si trova, continuando a farmi da scudo. Ma cosa teme?
     - Spostati immediatamente dal cospetto di mia madre, mortale. – sibila sinistramente il dio, facendomi temere il peggio, costringendomi, così, a uscire allo scoperto, sebbene Mu rimanga rigido come una statua di sale, seguendo i miei movimenti, pronto a contrastare una qualsiasi reazione della figura che gli si para di fronte, nonostante abbia già avuto modo di constatare di che pasta sia fatto.
Faccio appena a intravedere l’ombra passare nello sguardo di Ganesha, prima di afferrare il mantello dell’armatura di aries per convincere il suo possessore ad acconsentire. “Spostati, per l’amor del cielo. Non farlo innervosire. Lascia che capisca cosa voglia” gli sussurro telepaticamente, sperando mi dia retta, completamente terrorizzata da ciò che Ganesha possa riservargli.
E dev’esser stato, forse, l’ultimo mio stato d’animo a convincere il cavaliere, dopo aver stretto i pugni a lungo, di acconsentire, lasciando giusto uno spiraglio tra me e la reincarnazione del figlio di Parvati che, nonostante sia riuscito nel suo intento, non smette di guardare in cagnesco Mu.
     - Ganesha… - cerco di distrarlo, fallendo miseramente e peggiorando, se possibile, la situazione.
     - Mi recate un dispiacere, madre. – risponde lui subitamente, senza guardarmi, continuando a fissare Mu in un modo che vorrei cancellargli dalla faccia a suon di pugni. Apro di nuovo bocca per riprovare ad attirare la sua attenzione, quando lui mi precede. – Vi avevo detto di non mischiarvi a dei comuni mortali… - dice, chiudendo improvvisamente gli occhi e… inspirando profondamente? Ma che sta facendo?? - …E voi lo avete fatto. – conclude, in un modo tanto sinistro da farmi rabbrividire, riaprendo gli occhi e mostrando un colore verde chiaro, a tratti fosforescente, che non gli avevo mai visto prima.
Trattengo il respiro, mentre cerco di capire a cosa si riferisca, rabbrividendo non appena giungo alla conclusione più ovvia.
Non so come abbia fatto, ma sa. Sa di me e di Mu. Sa.
Me lo suggerisce perfino Parvati¸ che… sento improvvisamente dimenarsi dentro di me, in preda a quella che riesco a definire come… indignazione. Porca miseria, se la sento. Si sta incazzando!
     - E tu, cavaliere di Athena – aggiunge, mentre dentro di me il disarmo viene sostituito alla stessa rabbia che prova Parvati – Pagherai con la vita, questo affronto… - pronuncia lentamente, sollevando una mano verso il cavaliere di aries, che agisce subito per sollevare il Crystal Wall… non prima che il cosmo di Parvati ruggisca, facendo emettere al mio corpo un’energia esponenziale, capace di placare all’istante gli animi dei due uomini che, interdetti, hanno preso a guardarmi con un misto tra incredulità a timore. Sebbene l’ultimo stato d’animo possa appartenere propriamente solo a Ganesha. Mu è spaventato. Ma non per quello che Parvati potrebbe fare a lui. Ma a me.
     - Non osare darmi ordini, Ganesha! – esclamo con la mia voce, ma con volontà altrui, iniziando a sudare fredda. Cos’è questa storia? Chi delle due ha pronunciato quella frase?
La
reincarnazione del dio dalla testa d’elefante arretra, investito da tutta quell’energia ostile, prendendo a guardarmi in modo reverenziale, sebbene si veda lontano un miglio che sia spaventato. Accipicchia.
     - Madre… - biascica costernato, mentre io finalmente capisco che Parvati ce l’ha esattamente con lui. Non con me o con Mu. – Taci, miserabile! E inginocchiati immediatamente! – fuoriesce subito dopo dalla mia bocca. E finalmente giungo anche ad un’altra conclusione. Parvati non mi sta manovrando come ho temuto in un primo momento. Mi sta suggerendo cosa dire.
Non capisco…
     - Madre, perdonatemi… io… - riprova a dire Ganesha, ormai completamente sottomesso all’aura della madre.
Chiedigli cosa lo porta qui”.
     - Cosa ti porta qui? – chiedo immediatamente, avvalendomi ancora dello spalleggiamento della dea, non comprendendo minimamente il perché si sia slanciata così, nell’aiutarmi, andando contro la sua progenie.
Questo lo saprai a tempo debito. Ora cerca di condurlo da Athena e, qualsiasi cosa lui ti proponga, accetta.
EH?? Ma che senso ha, scusa?! Dovrei essere alla completa mercè di questo psicolabile??” penso, sentendo un’improvvisa voglia di mettermi a urlare!
Fidati di me
“Col cazzo!” ribatto subito al pensiero. “Tu hai il fondoschiena parato, io no! E soprattutto…” … “Da quando comunichi con me in questo modo??”
Ogni cosa a tempo debito.
“Eh no! Non ci sto, divinità dei miei stivali! Qui rischiamo tutti la pelle, e tutto a causa tua! Ricordati che posso sempre mettere fine alla mia patetica esistenza costringendo il tuo fondoschiena divino a sloggiare e occupare un’altra povera sfigata, quindi ti conviene spiegarmi…”
Attuando ciò di cui mi hai appena minacciata, non faresti altro che anticipare il medesimo esito di questa faccenda”.

La Terra soccomberà di fronte a forze oscure, Athena verrà sconfitta, i tuoi amici moriranno. Compreso lui.”.
Sento
improvvisamente mancarmi l’aria e un senso di oppressione attanagliarmi la gola. Compio uno sforzo indescrivibile per non voltarmi a guardarlo… sebbene so che lui lo sta facendo, maledicendosi per non riuscire a infrangere le mie barriere mentali.
Stai mentendo”.
Ti sto offrendo una possibilità.
     - Madre… -. La voce di Ganesha mi distoglie da quella pseudo conversazione, facendomi rendere conto di star piangendo.
Che tu possa avere la misericordia che tanto decantano delle divinità benefiche, Parvati.”
     - Non osare mai più… - inizio, rivolgendomi al dio. – Mai. più. – scandisco, senz alcun suggerimento dalla regia, avvalendomi ancora dell’energia della stessa. – Minacciare e importi in maniera offensiva nei confronti del cavaliere di aries. Né di nessun altro posi i piedi all’interno del suolo di questo santuario, Ganesha. Mai. Più. – sibilo, vedendo la reincarnazione del dio dalla testa d’elefante abbassarsi timorosa… e adesso che diavolo ha da sorridere? E’ stato un attimo… ma giuro di averlo visto sorridere per davvero…
     - Necessito di parlare con lei, Madre – decide poi di rispondere alla mia domanda iniziale, decisamente ammansito. O fintamente tale. Ormai non sono più sicura di niente. Niente.
     - Lo farai. Ma lo farai dinanzi al cospetto della dea Athena. Qui è ove risiede ed è qui che ho trovato asilo e protezione. Ti ascolterò solo se ciò di cui hai intenzione di parlarmi venga messa a conoscenza anche lei.” concludo perentoria, vedendo poco dopo Ganesha annuire mestamente, guardandomi però negli occhi.
Ed è con gli occhi della persona che in tutto quel tempo ho deciso di non guardare, che adesso devo avere a che fare, scorgendo uno sguardo che mai, da quanto ho avuto modo di conoscerlo, ho visto.
Lo sto uccidendo.
     - Chiediamo il permesso di passare, cavaliere dell’ariete – pronuncio gelidamente, sperando vivamente non mi costringa ad aggiungere altro. Non so come stia riuscendo a mantenere tutto questo contegno.
E sembrano interminabili i secondi dopo cui sento finalmente pronunciargli parola.
     - Permesso accordato – sancisce in modo monocorde, facendosi da parte lentamente… quasi come se volesse ritardare quel momento, non potendo impedirlo.
E ne ho la conferma con il suo ultimo, disperato tentativo di fermarmi – non appena Ganesha è passato – avvolgendomi un polso con le dita, imprimendo in quel gesto più del significato che chiunque, dall’esterno, possa attribuirgli.
Compreso lui, mi rimbomba nelle orecchie, squarciando la mia mente come un fulmine a ciel sereno.
Tenendo lo sguardo basso, stringo i denti – imponendomi di non piangere – e strattono via la mano, riprendendo la scalinata con Ganesha mentre, alle mie spalle, nonostante la mia visuale sia orientata altrove, giurerei di aver visto le spalle di Mu, coperte dall’armatura dorata, cedere sotto il peso degli eventi.

********************

Il synagein, paradossalmente, è stato breve. Mai come ora si sta muovendo tutto frettolosamente, freneticamente… proprio ora che dovremo pensare sul serio a cosa, effettivamente, stiamo andando incontro.
     - Reiko! – urlo, sperando di essere considerato, ricevendo in risposta il nulla. – REIKO! - .
La
reincarnazione di Parvati si volta verso di me con uno sguardo palesemente spento. Diamine. Non è da lei. Non è assolutamente da lei.
     - Cosa vuoi, Milo? – finalmente mi chiede, con una voce talmente flebile da farmi dubitare, quasi, di averla immaginata.
La raggiungo in prossimità della sesta casa, laddove si è fermata mentre ripercorreva il santuario a ritroso, parandomici davanti e guardandola in cagnesco, con l’implicita intenzione di mettermici a litigare… finchè i suoi occhi mi convincono che no, non è quello di cui ha bisogno, non è quello che serve. Non so che fare.
     - Perché non hai battuto ciglio?  - le chiedo, rabbonendo lo sguardo. – Perché non ci hai consultati? Perché non hai seguito il suggerimento di Shaka e Athena? E Mu… cielo, Reiko. Ma l’hai sentito il suo cosmo? Che diavolo ti è pre…-. 
     - Milo – m’interrompe lei, dopo un’infinita di tempo in cui ha tenuto chiusi gli occhi, sospirando profondamente. Dopodichè resta in silenzio ed io resto in attesa. E il suo petto si alza e si abbassa diverse volte, in un tentativo di regolare il respiro, mentre i suoi occhi diventano lucidi e prendono a guardare in un punto imprecisato dietro di me. – Mi devi promettere una cosa – interviene di nuovo, guardandomi questa volta fisso negli occhi, sebbene i suoi siano quasi… vitrei. E ho paura… sì. Paura. Quando le sue mani vanno a circondarmi le spalle, per poi scendere lungo le braccia, immobili, considerando la sostanziale differenza d’altezza che ci separa.
Tutto a un tratto non sono più così convinto di volerla ascoltare… ma mi costringo a farlo.
     - Qualsiasi cosa accada, non… non devi mollare - .
Ma
che dia…?
     - E sta accanto a Mu. – aggiunge, richiudendo gli occhi e mordendosi il labbro. – Non fargli commettere sciocchezze. Di qualunque tipo. - .
E
’ il mio turno di stringerle le spalle, scuotendola, non riuscendo a contenere più la frustrazione.
     - Ma che diavolo stai dicendo?! Ci sarai tu! – le urlo contro, non mollando per un attimo il suo sguardo, vedendo il suo cedere alle lacrime, sconfitto.
     - Non ne sono più così sicura… - aggiunge, dando sfogo al pianto nel momento esatto in cui decido di porre fine alle parole e condurla verso di me, abbracciandola, incurante di star indossando ancora l’armatura d’oro dello scorpione, mentre parte degli altri cavalieri sta ritornando alle loro case, affiancandoci, sostando appena alla nostra vista e sospirando.

*
********************

     - Allora?? - .
Quasi
sobbalzo al tocco di Marin alla mia spalla, per poi prenderle delicatamente la mano e portarmela alle labbra. E temo che questo gesto la faccia andare in ansia ancora di più.
     - Aioria- .
     - Marin. La situazione è molto, molto, molto delicata – le dico, guardandomi intorno e conducendola all’interno della casa del leone, lontani da occhi e orecchie indiscrete.
Sembra quasi non respiri per davvero, avendo lasciato il fiato in sospeso, cosicchè le tolgo la maschera per permettermi di accertarmi di ogni sua reazione. Lascio che l’armatura del leone si scomponga e vada a riporsi nel proprio scrigno, mentre io e lei ci sediamo sul divano del salone. Dopodichè tocca a me sospirare, non sapendo da dove iniziare. – Hai sentito quel cosmo che si è introdotto al santuario qualche ora fa? - . La vedo annuire, interdetta, e una mia mano si muove automaticamente a scostarle una ciocca di capelli dal viso, cercando di darle un po’ di sollievo. – Era del dio Ganesha. - .
Gli
occhi le si spalancano, mentre i miei si riducono a due fessure.
     - E’ venuto a prendere Reiko per portarla con sé in India - .
     - Cosa?! – chiede a quel punto lei, presa completamente alla sprovvista, iniziando a esigere più informazioni.
     - Il dio Ganesha sostiene di sapere come fermare Kalì. - .
     - E cioè? Ma come… - .
     - Ti prego, non interrompermi – le chiedo, portandole un dito davanti alle labbra. So che è preoccupata, ma è una cosa talmente contorta e complicata che per assorbirla ho dovuto fare uno sforzo non indifferente. – Lasciami spiegare – aggiungo, vedendola finalmente fare un profondo respiro e la sua attenzione aumentare. – Stando alla spiegazione del dio Ganesha, ogni tot di anni Kalì si reincarna. E’ indefinibile il lasso di tempo, non ha una data prefissata, non si può prevedere. Se non quando è anche Parvati a reincarnarsi. Laddove si manifesti la reincarnazione di Parvati, significa che è prossima la reincarnazione di Kalì. L’unica cosa certa è che la prima preceda la seconda. E ciò… - .
     - … avvalorerebbe la teoria di Shaka secondo cui la reincarnazione di Parvati sia anche la reincarnazione di Kalì. Nel nostro caso, Reiko. – giunge al nocciolo Marin, lasciando che il suo sguardo si perda un attimo nel vuoto, prima che si concentri nuovamente su di me.
     - … se non fosse per il fatto che, sempre stando alla spiegazione di Ganesha, Parvati si reincarni per impedire la resurrezione della sua controparte. – aggiungo allora, vedendola aggrottare la fronte, pensierosa.
     - E come? – mi chiede appunto lei.
     - Bevendo il suo sangue - .
     - Aioria, ti prego… - mi dice, come immaginavo facesse, spalancando gli occhi e scostandosi un po’ da me, sia per guardarmi meglio che per – suppongo – prendere le distanze da ciò che è stata costretta a sentire. – Cosa significa? L’unica cosa che mi viene in mente è il cannibalismo… dimmi che puoi cancellarmi all’istante quest’ipotesi dalla testa -. Mi lascio sfuggire un breve sorriso, mentre cerco il modo di spiegarle il resto, iniziando a scuotere la testa.
     - Se Parvati sceglie di sua spontanea volontà in chi reincarnassi – inizio con lo spiegare. – La reincarnazione di Kalì viene designata dai sostenitori di quest’ultima - .
     - I thugs – aggiunge lei, arrivando a capire a pieno ancora una volta – E come fanno quei miserabili a…? - .
     - Si danno ad un mucchio di sacrifici in onore della dea della distruzione, raccogliendo il sangue delle vittime degli omicidi di cui si macchiano e custodendolo in un’ampolla riposta su un altare di un tempio sconsacrato. Dopodichè scelgono una donna da sacrificare e la obbligano a bere quel sangue - . Lo sguardo di Marin mi fa intendere di essere un passaggio arduo da comprendere.
     - E quindi? – infatti mi chiede.
     - La donna designata a bere quel sangue diventa la reincarnazione di Kalì - .
, tesoro. E’ la stessa espressione che mi sono stampato in volto non appena l’ho sentita anch’io.
     - Ok… - dice dopo un lasso di tempo indefinibile, in cui i suoi splendidi occhi prendono a saettare nuovamente altrove, ricomponendo probabilmente i pezzi del puzzle per cercare di dargli una forma. – E Parvati come riesce a fermare Kalì? - .
     - Bevendo il sangue al posto della persona designata, impedendo così direttamente la resurrezione della sua controparte. Cosa c’è? – le chiedo, vedendola piuttosto perplessa.
     - Non lo so. E’ che… insomma. Ok. Paese che vai, usanza che trovi. Ok. Ma… - inizia a tergiversare, cercando di trovare le parole adatte per esprimersi, finendo poi col guardarmi senza più l’ombra del dubbio in volto. -  Solo io ho la netta sensazione che qualcosa non torni? - .
Sorrido
compiaciuto, nell’appurare la perfezione della donna che ho di fronte, scuotendo negativamente la testa.
     - Non torna a Shaka – rispondo, vedendola spalancare gli occhi a dismisura, quasi come se avesse ricevuto un’illuminazione.
     - Shaka? – mi chiede infatti, scandendo il nome del cavaliere di virgo. – Sbaglio o è lui quello ferrato in materia? Insomma, se non torna a lui! -
     - Non sbagli. – le confermo infatti, riprendendo a raccontarle. – Quando Athena ha chiesto a Shaka cosa ne pensasse, quest’ultimo ha espressamente dichiarato – piuttosto indignato, anche – di non aver mai sentito e/o letto niente del genere. - .
     - Quindi Ganesha sta cercando di fregarci! - .
     - Cosa di cui l’ha accusato anche Mu. Non in questi termini, s’intende. – mi affretto subito ad aggiungere, anche se dubito che, omettendo di farlo, Marin non ci sarebbe arrivata da sola. – Ha chiesto al dio il motivo per cui si sia deciso a parlarne solo adesso, nonché con una certa urgenza, dando corpo allo scetticismo che aleggiava nella sala riunioni. Sai di che ottima proprietà di linguaggio disponga il cavaliere dell’ariete e che abilità innata abbia nell’arrivare dritto al punto percorrendo la strada di corsa seppur in punta di piedi. Il problema è che Ganesha non l’ha presa bene. -.
     - In che senso? - .
     - Sostiene che gli sia stato mancato di rispetto. -.
     - Cioè?? -.
     - Marin… Ganesha sa. - .
Il
cavaliere dell’aquila si conduce istantaneamente una mano alla bocca, sbarrando gli occhi in un gesto di smarrimento. - …Sa? - .
Annuisco
mestamente, portandomi una mano al mento e scoprendo, sorprendendomi, lievi accenni di barba incolta.
     - Ganesha è venuto a prendere Reiko. E’ stata lei a volere che si facesse immediatamente un synagein, il dio non aveva la minima intenzione di parlare nemmeno con Athena stessa, che ha ignorato e liquidato – in maniera sottile ed elegante – frequentemente, durante la riunione. L’unico motivo che gli ha impedito di attaccare tutti, afferrare Reiko per i capelli e condurla fuori da qui, è che, per fortuna, riconosce in lei davvero il cosmo della sua creatura generatrice. Di conseguenza ne riconosce il ruolo e identifica automaticamente il proprio che, per fortuna, è subordinato a quello di Reiko. - .
     - Alla faccia del dio generoso e pacifico! - .
     - Lo è. Il dio Ganesha è sempre stato venerato dalla cultura induista come la figura a cui far riferimento nel chiedere qualcosa di positivo, in abbondanza per giunta. E’ ostile perché si sente limitato e contrastato. Si aspettava che Reiko lo seguisse senza battere ciglio, invece… -.
     - Senza battere ciglio, certo! Come se Reiko fosse una sprovveduta! – esclama, battendosi le mani sulle gambe per sfogare minimamente la rabbia. – La cosa mi puzza. E molto! – poi spalanca gli occhi prendendo a fissarmi intensamente, improvvisamente spaventata. – Qual è stato l’esito del synagein? - .
Impiego
un po’ di tempo per risponderle… cosa che la fa scattare, inviperita, all’in piedi.
     - Ma siete impazziti?! – mi urla contro, prendendo ad allontanarsi dal divano che fino a poco tempo prima ospitava anche lei e mettendomisi a girare intorno. – Avete assecondato un folle! - .
E
’ il mio turno a scattare in piedi, raggiungendola in un soffio e mettendole una mano davanti alla bocca, per farla tacere.
     - E’ un dio – scandisco, accertatomi di essere riuscito a calmarla. – Athena non può imporvisi. Può solo offrire il suo appoggio. Cosa che ha fatto, naturalmente.
     - Santo cielo! – esclama lei, riprendendo la verve che sembrava aver ammansito precedentemente, rispegnendosi a poco a poco, giungendo alla conclusione che abbiamo tutti, indistintamente, le mani legate. - … deve pur esserci una soluzione. Ganesha, dio o meno, sta mentendo! -.
     - Questo non lo possiamo stabilire. – la correggo io.
     - Ma se Shaka e Mu… - .
     - Ed è qui che arriva il problema. – le rispondo. – Ganesha è il figlio di Parvati. E’ una divinità benefica… è…. - .
     - E allora?! Diatribe familiari? Sindrome di Edipo galoppante? Che ne sai se… mah, stia cercando di spodestare il padre? Insomma Aioria, saranno pure divinità induiste, quindi completamente alla larga da quelle greche, ma quanto possono differenziarsi, nel concreto, le problematiche? Dimentichi che la stessa dea Athena si è trovata in situazioni complesse a causa di motivi che in un primo momento a nessuno sarebbe venuto in mente di prendere in considerazione, e invece… - la vedo rabbrividire al ricordo degli ultimi avvenimenti che hanno investito il Santuario e non posso fare a meno che tirarla verso di me ed avvolgerle le spalle con un braccio.
E’ passato del tempo dall’ultima guerra al santuario, eppure l’ombra di Ade non ci ha mai abbandonati. L’incontro con la morte, il timore di fallire, la resurrezione… sembrano ancora così vicini…
E adesso questa.
Una guerra con la rappresentazione negativa del pantheon più variegato e ambiguo possa esserci, dove ogni membro può rappresentare tutto e il contrario di tutto.
E’ questa, al di là del pericolo della guerra in se per se, la cosa più frustrante. L’ansia del non sapere cosa combattere. Nel non sapere chi sia veramente il nemico.
     - Purtroppo il dio Ganesha ha ovviato alla richiesta del santo di virgo e alla pseudo accusa di aries, proponendo loro di far ricerche in merito agli eventi passati che hanno visto la resurrezione di Kalì prendere forma e verificare, così, coi loro stessi occhi, l’esistenza del calice di sangue. Che a sua detta è una costante. – riprendo a spiegarle, sentendola d’un tratto irrigidirsi.
     - Ecco, appunto. E se Parvati fallisce e non riesce a impedire che Kalì risorga? - .
     - E’ costretta a combatterla… il dio Ganesha ha anche aggiunto che il corrispondente, in termini umani, della potenza della dea della distruzione è pari al doppio di quella scatenata da una bomba atomica. - .
     - Athena… - sento pronunciarle infine, staccandosi da me e prendendo a guardarmi mestamente negli occhi.
Preferisco non aggiungere che anche la nostra dea si sia rivolta a se stessa quando Reiko ha accettato di seguire Ganesha nel suo folle piano.

*
****************

Non sono sfinita. Di più.
Se non fosse solo per quello che mi sono appena accinta ad acconsentire… mi tocca sostenere anche gli sguardi turbati di tutti gli altri. Evitandoli, incrociandoli, sostenendoli. Solo con Milo sono crollata. Ma era ovvio che con lui accadesse, sebbene non avessi dovuto. E’ preoccupato come tutti gli altri. Non è giusto che si prenda i miei sfoghi.
Sbuffo amareggiata, vergognandomi per l’ultimo gesto compiuto, rendendomi conto di essere appena entrata nella casa dell’ariete senza l’attenzione che mi ero raccomandata di utilizzare.
E non so nemmeno cosa ci faccio qui.
Non ho la forza di affrontare anche lui. Non adesso. Per dirgli cosa?
Sono
stanca.. stanca, stanca, stanca, sta-…
… non è solo. Potrei rabbrividire se il mio corpo – come dicevo prima – stanco me lo consentisse, non appena la mia testa fa corrispondere la seconda voce che sento alla persona che mai mi sarei aspettata di trovare qua.
Non ho manifestato il mio cosmo nel fare ingresso qui… posso sempre cercare di avvicinarmi cautamente alla stanza da dove provengono le due voci e cercare di comprendere il motivo dell’incontro.. sebbene, un po’, me lo immagini.
Ed è così che, attraverso uno spiraglio, riesco a intravedere il volto funereo di Mu guardare impassibile… Shaka inveirgli contro?? Shaka che inveisce? Sbatto le palpebre più volte, in preda alla confusione più totale… ma quello è davvero il cavaliere di virgo o me lo sto sognando?
     - Esporti così al synagein in una situazione tanto delicata, ti facevo più prudente Aries! – esclama Shaka con voce pacata ma con tono piuttosto irato. Gli occhi sono chiusi, ermeticamente, seppur – ne sono convinta – stiano trapassando il loro interlocutore.
     - Non ritengo di essermi esposto così come dici, Shaka. Ho solo palesato le mie perplessità, come hanno fatto tutti gli altri cavalieri e la dea stessa.. Ti sei chiesto se non siano state le tue orecchie ad udire cose scomode, seppur non pronunciate? - .
Oddio

Mi ritraggo appena, lasciandomi scivolare contro il muro adiacente la porta, indecisa se continuare ad ascoltare o meno, impedendo così ai miei occhi di continuare ad assistere a tutto quello.
     - E tu ti sei chiesto come mai lui guardasse in cagnesco te e disseminasse provocazioni mal celate sempre con te e non con me? Abbiamo sentito tutti lo scontro di cosmi avvenuto precedentemente. - .
     - In qualità di custode della prima casa ne stavo difendendo l’accesso. - .
     - No, tu stavi difendendo lei. - .
     - E’ il minimo! – esclama a quel punto Mu, facendomi sobbalzare per il tono che ha usato.
     - No, Mu, è il superfluo. Lei è perfettamente in grado di difendersi, così come di tenere testa alla reincarnazione del figlio della divinità che reincarna a sua volta. Ma lasciare che si trovi a gestire anche le tue noncuranze, che potrebbero metterla in un pericolo peggiore di quello che già non corra… - .
Shaka

Mi rimetto in una posizione tale da potermi permettere di guardare di nuovo attraverso lo spiraglio… intravedendo Mu accusare il colpo e chiudere gli occhi, abbassando la testa, a di colpa.
La figura di Shaka si staglia dinanzi a lui, con ancora la testa alta, gli occhi chiusi, inflessibile, implacabile.
     - Immagino sia superfluo chiederti il motivo di tanto accanimento nei miei riguardi… - lancia improvvisamente la bomba Mu, riaprendo gli occhi e riprendendo a guardarlo, questa volta mesto. Consapevole.
Avverto nitidamente Shaka irrigidirsi, guardingo. Anche se, a giudicare dalla piega che ha preso la conversazione – a meno da quando ho avuto modo di sentirla io – quei due stanno giocando al: Io so che tu sai che egli sa.
Tutta quella forma è puramente cavalleresca, inculcatagli dal loro ordine. Nulla toglie che sicuramente, diatribe a parte, si rispettino molto l’uno con l’altro… ma sono sicura che in certe circostanze, come queste, si azzufferebbero volentieri, facendo a meno di quel garbo fasullo.
     - Kalì va fermata. Non credo a Ganesha, ma non ho gli strumenti necessari a contrastarlo. Saprai meglio di me che vi sono miriadi di modi in cui la resurrezione può avvenire e il più accreditato, fino ad ora, è che Kalì sia la stessa Reiko. Ma la presenza di un fantomatico calice di sangue che consentirebbe ad una seconda mortale di prendere in carico l’antagonista di Parvati fa crollare anche quest’ultima supposizione che a fatica eravamo riusciti a tirar su. Ora… - riprende la parola Shaka, facendo chiudere a me gli occhi, per disperazione. – Non abbiamo materiale con cui contrastare il dio Ganesha. Non possiamo impedire che Reiko lo segua, per non scatenarne le ire. Non sappiamo perché la dea Parvati non abbia condiviso con la mortale in cui abbia deciso di reincarnarsi tutto ciò di cui ha parlato l’altra reincarnazione, se quest’ultima – ovvio – non abbia mentito. L’unica cosa che possiamo fare è seguire Ganesha e Reiko nel luogo in cui il primo la condurrà… - .
COSA
?!
     - Ma ti ha dato di volta il cervello?! – esclamo, facendo irruzione nella sala dove si stava svolgendo la conversazione, completamente allibita per quello che ho appena udito.
Entrambi si voltano di scatto verso di me, sorpresi. Anche se non troppo come immaginavo.
     - Finalmente – pronuncia Shaka quando sono arrivata ad un paio di passi da lui, facendomi bloccare sul posto. – Cominciavamo a pensare volessi entrar a far parte dell’arredamento della prima. - .
EH
?!
     - Non sei bilanciata abbastanza, in questo momento, per tenere a bada il tuo cosmo. Ti abbiamo sentita subito. – mi risponde ancora il cavaliere di virgo, mentre i miei occhi si spostano verso Mu, che annuisce appena, dopo avermi osservata a lungo, abbassando subito dopo lo sguardo.
     - Voi non farete proprio un bel niente, Shaka! – riprendo il discorso che lui aveva lasciato in sospeso, con la stessa irruenza di prima.
     - La mia obbedienza è devota alla dea Athena, non sarà un’esclamazione di questo genere a far-…-.
-
MA E’ MAI POSSIBILE CHE TU DEBBA ESSERE SEMPRE TANTO…! - .
Impossibile
. Antipatico. Saccente. Indisponente. Stronzo.
Lasciamo stare. 
     - Se se ne accorgesse… - riprendo, sospirando nuovamente e rimodulando il tono della voce. - …Ganesha schioccherebbe le dita e vi spazzerebbe via!  - schiocco le mie, sottolineando il gesto appena pronunciato.
     - Sinceramente mi preoccupa più il tuo ermetismo che quello che potrebbe fare Ganesha in una situazione del genere – si lascia sfuggire Mu, che ha ora entrambe le mani poggiate sul tavolo di fronte a sé con le nocche. Lo sguardo perso e i pensieri, probabilmente, in subbuglio. – Non hai motivato la tua decisione di seguirlo in questo presunto piano, non hai chiesto opinioni ad Athena e non hai risposto a nessuna domanda da parte di nessuno fuori dal synagein. - .

     - Vuoi farlo adesso? - .
     - No. - .
     - Perfetto – risponde in tono monocorde Mu, battendo appena le nocche sul tavolo e allontanandosi da questo, mentre le labbra di Shaka assumono una piega rigida, evidentemente deluso anche lui.
     - Allora allontanati da questa sala e non interromperci più. – sibila a denti stretti il cavaliere di virgo, al quale non lascio il tempo di aggiungere nient’altro, poiché lo prendo alla lettera, voltando le spalle ad entrambi e dirigendomi all’esterno per andare verso la stanza dove dormivo prima che io e Mu… insomma, prima.
E chiudo loro la porta.


Ancora sveglio.
Osservo la sua schiena curva sul tavolo della cucina, con quella che a primo acchitto deve essere una tazza di thè, davanti. Le sue mani sono congiunte e la sua bocca poggia su di esse. Gli occhi chiusi, in profonda meditazione.
Non batte ciglio quando invado il suo spazio personale, andando a circondargli il torace con le mie braccia, posandogli un leggero bacio tra i capelli e poggiando la testa sulla sua schiena, ascoltando il suo ritmico respirare.
Quando non lo vedo reagire, mi decido a separamene lentamente, sentendolo improvvisamente infrangere il silenzio.
     - Parlamene. – mi chiede. Ed io mi allontano completamente, dirigendomi verso la credenza dove sono conservate le bustine di thè, dandogli le spalle.
     - Non voglio parlarne – gli rispondo, alzando una mano per raggiungere la maniglia della credenza, a vuoto, sentendomi afferrare improvvisamente e girare verso la fonte di quel cambiamento di posizione.
I capelli di Mu volano scomposti a causa dello spostamento d’aria repentino, andando a circondargli il volto in modo disordinato, conferendogli più fascino di quanto già non ne disponga. Gli occhi sono puntati nei miei. E sono arrabbiati. Tristi. Preoccupati. Agguerriti. Tutto insieme.
Prima che possa dire qualsiasi cosa, le sue mani vanno ad afferrarmi le spalle per avvicinarmi a lui. Ma non per il motivo che speravo che fosse.
     - Tu devi parlarmene, Reiko. – mi sussurra ad un palmo dal viso, tentando di mantenere un tono di voce pacato, sebbene immagini quanta fatica gli stia costando, a questo punto. – Non puoi pretendere di affrontare tutto questo da sola, tu… io non ti permetterò di lanciarti in questo piano suicida, al costo di tenerti relegata in una delle stanze della prima casa o nel condurti nuovamente in Jamir e… - spingo le labbra contro le sue, impedendogli di continuare, andando a circondargli il collo con entrambe le braccia e imprimendo nel bacio tutta la passione di cui dispongo. E di cui necessito per non impazzire.
Dopo l’iniziale sorpresa, lo sento rispondere al bacio allo stesso modo, faticando a starmi dietro, conducendo le sue mani verso le mie, con l’intento di allontanarmi. Ma glielo impedisco. Contrastando i suoi gesti e continuando a baciarlo, muovendo il mio corpo contro il suo, nel tentativo di non fargli opporre resistenza.
     - Reiko… - mi sussurra con voce roca, guardandomi per un attimo e cercando, con ogni probabilità, la ragione di tutta quell’urgenza.
     - Amami… - gli sussurro tra un bacio e l’altro, rallentando il ritmo, affinchè comprenda davvero. – Questa sera amami e basta. Niente domande… - gli dico, continuando a baciarlo e spingendolo indietro. – Niente divinità… niente cavalieri… - lo spingo ancora indietro, avvertendolo venir fermato da qualcosa che corrisponde essere il tavolo. – Niente di niente… - gli spingo le spalle, costringendolo a stendercisi su, mentre gli salgo a cavalcioni, stendendomici sopra e prendendogli a stuzzicare il lobo sinistro, mentre il suo torace si espande e il suo sguardo, tipicamente pacato e gentile, sebbene ancora combattuto cede, infine, alla libidine, tenuta subito nascosta dalle palpebre, che vanno ad abbassarsi sui suoi splendidi occhi. – … Solo io e te. - .
Un
attimo, e le sue mani dalla mia schiena si spostano più in basso e con un colpo di reni fa cambiare a entrambi posizione, invertendoci.
Ora mi sovrasta. Il suo respiro è affannoso e le sue dita mi circondano i polsi, condotti sopra la mia testa. Nonostante tutto, sta cercando di leggermi la mente. Me ne accorgo appena in tempo, fortificando – con non poca fatica – la barriera mentale e prendendo a muovere il mio bacino, coinvolgendo il suo, per distrarlo.
Il gesto ottiene il risultato sperato… e per una notte riesco ad amare ed essere amata da lui in un modo che ricorderò, ne sono sicura, per il resto dei miei giorni.













*
**************************************************************************
Angolo dell’autrice…

Cambio città: check!
Cambio lavoro: check!
Cambio corso di laurea: check!
Sono stati i tre anni più corposi, impegnativi e costruttivi della mia vita.
Ho dovuto prendermi una pausa da tutto, anche dalle cose che amo, finchè queste non sono venute a bussare alla mia porta esigendo l’attenzione a lungo negata.
Sono decisamente cambiata. Ma rileggendo questa storia, per fortuna, son poche le cose che cambierei. E’ nata così come volevo. Finirà in un modo che ancora non mi è chiaro. O meglio: lo è. Solo che forse non lo voglio ammettere.
Che sia chiaro: se son tornata, è per continuare e concludere.
Che sia chiaro (parte2): non so con che cadenza avverranno gli aggiornamenti.
La scaletta è pronta. La storia, in un abbozzo, è bell e conclusa.
Ma è da una vita che non scrivo e a questa storia ci tengo troppo, devo carburare.

Ringrazio chi ci è stato e chi ci sarà ancora.


Sono tornata.



HOPE87

 

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Capitolo 29
*** Past, present and future ***


Past, present and future.

 

E’ l’alba. Il baluginio delle prime luci del mattino filtra dalla finestra spalancata della camera illuminandola lievemente, quasi non volesse disturbare. Ma sono già sveglia da un pezzo. Ammesso che questo aggettivo sia corretto, considerando che non ho chiuso occhio.
Sdraiata supina sul letto, il braccio di Mu mi avvolge ancora il corpo. Le nostre gambe incrociate tra le lenzuola scomposte. I nostri capelli giacciono sui cuscini, mischiati, quasi formassero un’unica, folta chioma.
Ne ho carezzato una sua ciocca per tutta la notte, perdendomi nella piacevole sensazione che lasciano i suoi capelli al tatto, sicura di non disturbarlo. Anche lui, come me, non ha affatto dormito, sebbene abbia tenuto gli occhi chiusi, mentre io sentivo ancora le sue parole rimbombarmi nella mente e le sue mani amare il mio corpo, anche dopo molto tempo che ci eravamo uniti.
Volto lentamente il capo, a guardarlo.
Se c’è una cosa… una soltanto, che non rimpianga affatto di tutta questa vicenda, è di essermi innamorata di lui. Anche se non è corretto. Credo proprio di essermi innamorata di lui tanto tempo fa… e di essermene resa conto solo recentemente. Per fortuna.
Non mi ha più chiesto di Ganesha. Né di Parvati. Ha accettato di rispettare il mio silenzio, dando sfogo alla sua frustrazione stanotte, prendendomi con decisione e amore a lungo… amandomi cose se fosse l’ultima volta che potesse farlo.
Ha capito.
Sento spostarmi una ciocca di capelli dal viso e la mia testa si volta a guardarlo un’altra volta. L’ennesima volta, quella notte.
     - E’ ora di alzarsi. – mi sussurra. E quasi potrei dire di avvertirlo più tranquillo adesso. Ma forse è solo rassegnazione.
     - Guastafeste… - gli rispondo, sorridendo e stiracchiandomi, lasciando andare uno sbadiglio che tengo subito a spegnere con una mano. – Sei più tranquillo. – decido di esprimere, voltandomi di nuovo a guardarlo.
     - Perché lo sei tu. E questo, sebbene non sia da me, m’influenza. – mi risponde con una certa logica, distogliendo poi lo sguardo dal mio e prendendo a guardare il soffitto, posizionandosi supinamente e conducendosi una mano dietro alla testa, mentre l’altra va a stringere la mia, distesa lungo il suo fianco.
     - E’ vero, sono tranquilla. Perché penso che, nonostante tutto, poteva andare molto peggio. – gli spiego, ascoltando il suo respiro farsi irregolare. – Potevamo correre il rischio di non incontrarci mai. - .
Sento
la sua mano stringere di più la mia, vedendo poco dopo i suoi occhi chiudersi, tentando di nascondere ciò che sta provando.
     - Ti amo, Mu… - gli sussurro ad un palmo dalle labbra, baciandogliele dolcemente, stendendomi su di lui per poggiare un orecchio al suo torace, mentre le sue braccia vanno a stringermi in modo protettivo.


Il cavaliere del toro sospira, nel vedermi arrivare.
     - Buongiorno. – gli auguro sorridendo, vedendo i suoi occhi guardarmi dalla testa ai piedi, per poi incrociare di nuovo i miei.
     - Buongiorno a te, amica mia. – mi risponde dopo un po’, chinando il capo a di saluto e sorridendomi a sua volta, seppur in modo piuttosto triste. – Pronta? – mi chiede poi, cambiando tono e sguardo, ora più determinato. Annuisco, sicura di me.
     - Forse non ci crederai. – mi decido a dirgli. – Ma non vedo l’ora che tutta questa storia finisca. In qualunque modo sia essa destinata a farlo. E, a proposito… - dico, avvicinandomi alla sua enorme stazza, con sua somma sorpresa, circondandogli l’ampio torace con le braccia. – Grazie… - .
Avverto
il suo cosmo incrinarsi e mi sbrigo a slacciarmi da lui.
Non sollevo lo sguardo verso il suo, lasciandogli così la possibilità di ricomporre lo stato d’animo per non sentirsi inadeguato come temo farebbe.
     - Ci vediamo più tardi per gli allenamenti… - lo saluto infine, sorpassando la sua casa per dirigermi alla Tredicesima, vedendolo con la coda dell’occhio portarsi una mano al volto come per scacciare qualcosa, scuotere la testa e rientrare nel tempio del toro.


Busso leggermente alla porta, sebbene questa sia aperta, vedendo Saori focalizzare l’attenzione allo specchio ovale di fronte a sé e nel quale si specchia la mia figura, mentre – da un angolo recondito dell’ampia camera – il maggiordomo scatta verso la mia direzione col proposito, probabilmente, di sbattermi fuori.
     - Puoi andare, Tatsumi. – lo liquida in fretta Saori, precedendolo, invitando lui ad accomodarsi fuori e me ad entrare, chiedendomi di chiudere la porta per garantirci più privacy.
     - Perdona l’ora. – mi scuso, avanzando verso la poltrona da lei indicatami per sedermi. Si alza, avvolta dai suoi onnipresenti strati di tulle e raggiunge un tavolo disposto accanto al balcone, su cui si trova una teiera che lei adopera per riempire due tazze.
     - Non ve n’è bisogno.- .
Viene a sedermisi di fronte, non prima di avermi offerto una delle due tazze che ha tra le mani, restando poi in silenzio, a sorseggiare il contenuto di quella che ha tra le mani.
     - Il cavaliere di aries ti è molto fedele, Athena. –.
La
vedo sollevare gli occhi, sorpresa, prendendo a guardarmi interdetta e curiosa allo stesso tempo.
     - Lo so. – mi risponde lei semplicemente, deponendo la tazza sul tavolo, portandosi le mani in grembo.
     - Non ti ha mai mancato di rispetto. Mai. Ti ha sempre difesa a spada tratta. E quando non ha avuto bisogno di farlo indossando l’armatura, lo ha fatto da uomo. Mu di Aries crede fermamente e indiscutibilmente nella tua figura. - .
Lei
annuisce. – Ho avuto modo di appurarlo più volte. Ripongo fiducia nella mia casta di guerrieri, ma in lui e in pochi altri la mia fiducia è massima. Perché mi stai dicendo questo, Reiko? - .
     - Per ricordartelo. Perché tu ricorda quanto i tuoi cavalieri ti siano fedeli, per poterlo essere anche tu con loro. La battaglia è alle porte, avranno bisogno di tutto il tuo sostegno. - .
     - Reiko- .
     - Non mi fido di Ganesha. Sebbene non abbia nulla che possa mettere in dubbio la sua versione, non mi fido. -.
E
’ allora che i suoi occhi si spalancano appena, aprendo bocca per prendere parola.
     - Parvati ieri mi ha parlato. E’ stata lei a chiedermi di fidarmi di lui, dicendomi che, se l’avessi fatto, forse l’esito dell’intera storia sarebbe stato diverso. Sì, sembra proprio che lei sappia come questa storia andrà a finire. E che del suo adorato figliolo non si fidi affatto. - .
     - Aspetta un attimo, Reiko. – si decide finalmente a dire la reincarnazione di Athena, dopo aver boccheggiato più e più volte. – Aiutami a comprendere. Parvati ti ha parlato e ti ha narrato anche dell’esito della missione che dovrai svolgere col dio Ganesha? Tutto questo, pur non fidandosi di quest’ultimo? - .
Scuoto
mestamente la testa, cercando di riordinare le idee, portandomi una mano davanti agli occhi.
     - No. Andiamo un attimo a ritroso. – inizio, sporgendomi col busto in avanti, per coinvolgerla di più, poggiando poi i gomiti sulle ginocchia e iniziare la conta. – In India, quando i cavalieri sono venuti a liberarmi, avevo detto a Ganesha di aspettarmi, fino a nuovo avviso. Non passano che pochi giorni e ce lo ritroviamo alle porte del Santuario. - .
Saori
ha gli occhi fissi su di me, non perdendosi nemmeno una battuta, attenta.
     - Mu corre a difendere la prima casa e rischia di essere attaccato perché… - tentenno, non sapendo se sbilanciarmi o meno, vedendo poco dopo Saori annuire, ad indicarmi che ha capito. – Perché? – le chiedo allora, lasciando che sia lei a completare la frase.
La vedo roteare gli occhi.
     - Credevo che la tua opinione nei miei riguardi fosse mutata, Reiko. -.
     - Scusa? – le chiedo allora, sollevando un sopracciglio, rendendo quella conversazione ancor più enigmatica di quanto già non lo fosse.
     - Ganesha ha riconosciuto il rapporto che lega il cavaliere dell’ariete alla reincarnazione della sua generatrice e, propenso a confondere continuamente la natura divina con la natura umana di quest’ultima, l’ha attaccato, considerandolo blasfemo. – mi risponde lei, gesticolando con una mano continuamente come a sottolineare di star pronunciando una litania, una cosa ovvia.

     - Va avanti. – m’incita poi, facendomi strabuzzare gli occhi.
     - Aspetta un attimo. – le dico, decidendo di andare a fondo. – Quale rapporto legherebbe il cavaliere dell’ariete alla reincarnazione della generatrice di Ganesha? – le faccio il verso, guardandola scettica… assumendo un’espressione da pesce lesso quando la vedo sorridere divertita e scuotere la testa, a di rimprovero.
     - Tu non hai mai smesso di considerarmi una sprovveduta, non è vero Reiko? - .

     - Il cavaliere dell’ariete, identificatosi in un carattere pacato, schivo, solitario da che ha iniziato a servirmi, soggetto a turbamenti di cosmo e materialmente presente alla prima casa e non in Jamir sebbene non sia mai stato lanciato uno stato d’urgenza vero e proprio. - .

     - avanti. – m’invita a fare ancora una volta, sorridendomi conciliante, palesemente soddisfatta dello smacco che è riuscita a darmi, anche se tenta di dissimularlo, ricomponendosi quando prendo a guardarla seriamente.
     - … Non t’infastidisce? – decido di chiederle infine, cercando di chiudere quella parentesi in modo soddisfacente. E lei sembra capire subito a cosa, esattamente, mi riferisca.
     - E’ ancora presente tra le mie fila guerriere, indossa l’armatura spettatagli e difende la prima casa, il santuario e me con la stessa devozione che l’ha contraddistinto dall’alba dei tempi. Perché dovrebbe? - .
Sospiro
profondamente, ritornando per un attimo con la schiena dritta. Sono veramente sorpresa.
     - Possiamo andare avanti, adesso? - .
Annuisco
, rifacendo il punto della situazione. La parentesi di Mu mi ha fatto dimenticare cosa stavo dicendo.
     - Dicevo: Ganesha. Prima che Parvati iniziasse a comunicare con me, l’ho sentita irata, nei confronti della sua progenie. In un primo momento l’ho attribuito al fatto che lui abbia tentato di darle degli ordini… sai… io ho cercato di convincere Mu a spostarsi – le spiego, per non farle perdere nessun passaggio. - Avendo capito che ce l’avesse con lui e non col tuo santuario, e Ganesha mi ha chiesto di spostarmi. E in modo perentorio. L’ho avvertita scombussolarsi e manifestare il suo cosmo, attaccandolo, ma successivamente mi ha chiesto di ascoltare cosa avesse da dirmi e di condurlo da te, affinchè anche tu potessi ascoltare cosa avesse da dire. - .
Il
volto di Saori è contratto in un’espressione concentrata, gli occhi ridotti quasi a due fessure.
     - Sembrerebbe che Parvati, al contrario di quanto si sia pensato, voglia il mio intervento… - conviene lei, facendo prendere forma anche alla mia convinzione. - … ma allora perché non dirtelo chiaramente? Perché lasciare che Ganesha ti porti con sé, se quest’ultimo non vuole intralci di alcun genere? – dà forma anche alle mie perplessità, facendomi scuotere la testa, affranta dal non saper dare una risposta a nessuna di queste domande.
     - Forse Ganesha la sta tradendo – ipotizza ancora, facendomi quasi pensare che mi stia leggendo nella mente. – Reiko, perché non ne hai parlato al synagein? – mi chiede, giustamente.
Inspiro profondamente.
     - La terra soccomberà di fronte a forze oscure – inizio a recitare, ricordandomi delle parole della divinità che ospito, sentendo un brivido percorrermi la schiena. – Athena verrà sconfitta. I tuoi amici moriranno. – gli occhi di Saori ora sono spalancati. – Hai idea di cosa avrebbero potuto provocare queste frasi alle orecchie dei ragazzi? Sapere di star combattendo qualcosa che comunque finirà con l’ucciderli… - scuoto la testa. – Non me la sono sentita. – le spiego, notando che la sua espressione sconcertata non è cambiata di una virgola, da quando ho espresso l’ultima di Parvati. – Saori? – la chiamo, vedendola, assente, chinare il capo… per poi risollevarlo con una luce diversa negli occhi ametista.
     - Io non so perché Parvati abbia deciso di essere tanto enigmatica in una situazione che sembra stare tanto a cuore anche a lei, considerando si sia reincarnata. Non so nemmeno che genere di accordo o meno la leghi a Ganesha. Se quest’ultimo la stia realmente tradendo. tantomeno se esista davvero la possibilità che Kalì si reincarni in un corpo differente dal tuo… ammesso che, a questo punto, sia davvero lei il nemico in tutta questa faccenda. – dice con fermezza, recuperando il suo tono altezzoso e fiero. – Ma se è davvero scritto nelle stelle che dovremo soccombere, lo faremo combattendo. - .
Dalla
prima volta che la conosco, desidererei davvero abbracciarla. Ma naturalmente mi contengo, sorridendole solo riconoscente e commossa dalle sue parole. Per un attimo ho temuto di aver sbagliato a rivelare a lei tutto questo… ma a quanto pare ho sbagliato nel credere il contrario.
     - Oltre me, chi altri sa tutto questo? – mi chiede lei, riferendosi, evidentemente, in maniera sottile alla persona di cui abbiamo parlato prima.
     - Nessuno. – scandisco, vedendola farsi pensierosa.
     - Hai un piano? – mi chiede allora lei, ancora una volta.
     - Non esattamente… però… - inizio col dire, fermandomi giusto n tempo per dare la precedenza ad una cosa più importante. – Saori, devi promettermi una cosa. - . Lei si fa nuovamente attenta, facendomi intendere di aver drizzato le orecchie. – Qualunque cosa accada, promettimi che fermerai Kalì. - .
I
suoi occhi quasi si addolciscono.
     - Qualunque. – tendo a sottolineare, vedendo la sua espressione farsi comprensiva e il suo sguardo determinato riemergere.
     - Te lo prometto. - .

 

     - Reiko! -.
Mi
volto, intravedendo l’intera schiera dei bronzes, fatta eccezione per Ikki, correre verso di me. A quanto pare si muovono in sincrono.
Buon per loro.
Mi sforzo di sorridere e di essere accondiscente, sebbene non mi senta di rispondere a nessuna domanda.
     - Buongiorno – li saluto mesta, sorridendo affabile, vedendoli annuire col capo, in risposta.
     - Pensavamo fossi già partita! – esclama Shun, facendo trasparire dal tono di voce un po’ di preoccupazione.
Lo immaginavo.
     - Sono riuscita a convincere il divin pargolo a rimandare la partenza di venti giorni. – rispondo senza mezzi termini, cercando d’imprimere un tono simil simpatico alla faccenda. Ma, come m’immaginavo, almeno due su quattro spalancano gli occhi – rispettivamente neri e azzurri – in un’espressione che a primo acchitto sembrerebbe scandalizzata. Ora non so se sia per il “pargolo” o per, comunque, la quasi imminente partenza.
     - Ma la minaccia di Kalì è alle porte! Pensavo avessi già mandato giù quello che c’era da mandare! - .
Calma
, Reiko. E’ allarmato. Come tutti.
     - Scusa. – mi precede sorprendentemente Seiya, abbassando il capo, sconsolato. – Ammetto di essere piuttosto in ansia. - .
Resto
a guardarlo per un po’, indecisa sul cosa dire. Ricordandomi tutt’a un tratto di un episodio raccontatomi da Mu.
     - Mi è stato raccontato di un certo Piè veloce e del suo gruppo di amici che si è precipitato ad aiutare Lady Saori in una situazione di estremo pericolo più volte. – inizio, inclinando la testa di lato e sorridendo, quando vedo Seiya sollevare la sua, guardandomi sorpreso. – Anch’io sono in ansia. Ma lo divento meno pensando che ci siate anche voi a sostenere Athena, a fronteggiare tutto questo. – mi faccio loro più vicina, poggiando le mani sulle spalle dei cavalieri a me più prossimi, Shun e Seiya. – Quando avrò bevuto quel sangue… - storco appena la bocca, pensando cosa mi aspetta. - …potrebbe accadere di tutto… non abbassate mai la guardia. E non esitate ad attaccare, se lo ritenete necessario. Chiaro? - .
Mi
annuiscono tutti, chi più chi meno.
Quanto vorrei avere anche solo un briciolo della fiducia che sta brucando nei loro occhi, in questo momento.



La casa della vergine non è mai stata tanto silenziosa, da quando sono qua.
I raggi del sole appena sorto s’infrangono sul bianco delle mura che la compongono, lasciando che la luce si rifletta, andando a colpire gli angoli più nascosti, dove la luce sembra davvero inarrivabile.
E’ in uno di quegli angoli che scorgo in meditazione Shaka.
E’ avvolto in un’aura dorata, sospeso ad una spanna dal pavimento, in piena concentrazione, gli occhi chiusi ermeticamente, come suo solito. L’espressione impassibile.
Mi ritorna in mente venti anni or sono.
Il corpo minuto, i capelli lunghi, le mani candide a coprirsi gli occhi chiari, per nascondere il pianto. Rannicchiato per terra. Le spalle curve, piegate dal peso della carica che le sue stelle avevano deciso di relegargli. La statua del Buddha alle sue spalle con quella perenne espressione divertita, il sorriso sornione, lo sguardo indecifrabile. La mano alzata dal grembo a di saluto… che io, allora, seppi già interpretare a di condanna. Non ricordo in che modo riuscii a intrufolarmi in quel posto per lui tanto intimo, ricordo solo che lo vidi. Lo vidi a volto scoperto, con unicamente quell’orribile statua a tenergli compagnia.
Lo vidi sollevare il volto ancora rigato di lacrime e guardarmi. Lo sguardo troppo severo per un bambino, ma non spiccicò parola. Non so se fu per il modo in cui lo guardai, completamente privo di riso e derisione, o il fatto che mi convinsi, dentro di me, a non dirgli niente. Non gli chiesi né perché si trovasse là, né perché stesse piangendo. Stetti solo a guardarlo finchè non sentii il maestro Shin chiamarmi a gran voce, in lontananza. Lui sostenne il mio sguardo fino all’ultimo, finchè non fui uscita dalla sua visuale.
Così com’è cambiata la mia adesso, ponendo fine ai ricordi e riprendendo a guardare davvero davanti a me, rendendomi conto, solo in quel momento, che Shaka mi è davanti.
Il sari bianco a coprirgli il corpo pallido, i piedi nudi, le braccia distese lungo i fianchi, i lunghi capelli biondi a coprirgli le spalle, gli occhi aperti. Il suo volto non è più rigato dalle lacrime, come lo era allora. Anche se riesco a scorgere uno sguardo mesto che, seppur lontanamente, mi ricorda tanto quel bambino.
Restiamo in silenzio entrambi, a guardarci. Ed io non riesco ad avvertire il minimo imbarazzo. Solo ora mi rendo conto che, seppur in modo diverso, abbiamo finito col condividere lo stesso destino. Ma immagino che non avrei mai potuto comprenderlo, se non avessi attraversato tutto questo, no?
Resto
ancora poggiata allo stipite della porta che sta sostenendo il mio peso da quando ho fatto ingresso in quella camera, le braccia incrociate sul petto, lo sguardo basso, pensierosa.
Avevo quasi rimosso quel ricordo di tanti anni fa… e ora mi si è riaffacciato prepotentemente alla mente. Così. Senza un apparente motivo. Non ricordo nemmeno cosa esattamente mi abbia condotta alla sesta casa. Cosa mi abbia convinta ad entrare. Cosa mi abbia convinta a sostare.
Lui continua a starmi davanti nella stessa posizione in cui l’ho descritto poc’anzi. Gli occhi sempre aperti.
Nessuno dei due sembra voler infrangere il silenzio. Finchè i suoi passi non si muovono verso la mia direzione, facendomi prestare attenzione, curiosa.
Tutto a un tratto non voglio che se ne vada.
E riesco perfino a sorprendermi quando una mia mano va ad afferrargli un polso, poco prima che lasci la camera.
Non riesco ad articolar frase o parola di senso compiuto, restando in silenzio, mentre l’aria si riempie dei miei tentativi di esprimere qualcosa che non so dove fosse rimasto nascosto, per tutto questo tempo.
Mi sono sempre costretta ad odiare Shaka perché mi somigliava troppo. Nell’arroganza, nella saccenza, negli occhi chiusi. Sì. Lui aveva le palpebre a fargli da scudo. Io miriadi di scuse autorifilatemi per comprendere la mia stessa origine. Crescevo sola in un ambiente di soli maschi sotto le cure di un anziano e fingevo di non vedere.
Le bambine accompagnate dalle madri, tra le braccia dei padri. Ragazzine con indosso adorabili vestiti colorati, i capelli raccolti in splendide pettinature, le risate spensierate. Giovani donne accompagnate da giovani uomini. Gli abiti bianchi, il riso lanciato, i pianti dei loro bambini.
Ed io a combattere perennemente contro il mio stesso status. Le unghie corte, i pantaloni sfilacciati, i capelli raccolti grossolanamente, la fronte imperlata di sudore, le mani chiuse a pugno a colpire volti di uomini. Allievi e non. Finchè il maestro Shin sorrideva, mi dicevo, andava bene. Stavo andando bene.
Poi il maestro Shin aveva smesso di sorridere e, a quanto pare, a causa mia. Gli abiti neri, il suo corpo rimesso in comunione con la terra, i pianti di dolore.
Poi Mu e il suo amore puro, la sua incapacità nel saperlo riconoscere e gestire, la sua protezione.
E Shaka. Ritrovato tra le pareti di un altro tempio bianco, troppo bianco allora per un bambino solo e troppo bianco ora per un adulto solo. Il portamento fiero, la risposta pronta, i suoi occhi aperti. Solo per me.
Non so se Mu lo accetterebbe. So solo che sarei io stessa a non accettare di perderlo, a causa mia.
E non so perché.
Così come non so come giustificare la mia presa sul suo polso, ora fattasi ancor più salda. Non è giusto.
Ritraggo la mano lentamente, sentendo gli occhi pizzicarmi e avvertendo i suoi continuare ad osservarmi. Aperti. L’espressione corrucciata, infastidita. Ferita. E confusa. Forse è questa sensazione, ad infastidirlo di più.
Lo avverto osservarmi anche quando vado a sollevare entrambi i palmi delle mani, a di scusa, sfuggendo il suo sguardo e sentendo il volto venirmi ricoperto dalle lacrime, sebbene dalle mie labbra non fuoriesca un singulto.
Che sto facendo?
Poi
la sua mano, improvvisamente, rivolge il palmo verso l’alto, in un chiaro gesto d’invito. Mi vergogno. Sono qui a frignare dalla persona che ha confessato di amarmi e da cui sono fuggita per scappare da un’altra, a cui ho confessato di amare. Sono riprorevole.
E lo sono ancora di più quando Shaka, con estrema naturalezza, si avvicina a me, sollevandomi il viso e baciandomi. Con naturalezza. Cingendomi la schiena con un braccio, delicatamente. Con naturalezza. Approfondendo il bacio e prendendo a farlo come se lo facesse da sempre. Con naturalezza. Mentre io resto ferma, senza allontanarlo. Con naturalezza.
Finchè, dopo un ultimo bacio, non si allontana, sbilanciandomi, e una mano va a cancellarmi via dal viso le ultime lacrime rimastemi, allontanandosi subito dopo, non senza aver richiuso gli occhi, quando mi rivolge le spalle, uscendo dalla sesta casa.
Decido di muovermi nel momento in cui sento mancarmi il fiato, considerando che, non so come, sono entrata in apnea… prendendo a guardarmi intorno e a convincermi che quello che ho sulle labbra non sia davvero il… sapore di Shaka.
Dev’essersi trattato di un sogno.
Non può essere.
Mi lascio cadere a terra, sulle ginocchia, sentendo Parvati agitarsi dentro di me… preoccupata.















**********************************************************************************************
Angolo dell’autrice…

Non dovreste sorprendervi di quest’aggiornamento, considerate le mie premesse precedenti
J
Forse dovreste farlo per altro (come immagino starete facendo…).
Io dichiaro omertà.
Reiko è venuta a bussare alla mia porta qualche notte fa, sfondandola e afferrandomi per la collottola.
Sosteneva di esser stata trascurata troppo, così mi son premurata di riprestarle più attenzioni del dovuto.
Ed è incredibile di quanto l’abbia trovata cambiata, la mia bambina.
Sebbene mica tanto… questa è solo una consapevolezza tramutatasi in reale. Punto.
Non ho nient’altro da aggiungere.
A parte le lacrime versate poco fa, sulla scaletta che mi ero preparata.
Ve lo dico: erano dieci capitoli. Poi ci avrei messo su un bel “the end” a caratteri cubitali, e vi avrei lasciati stare.
E invece no.
Questi qui han preso vita propria. La trama, per quanto mi concerne, è immutata. Ma altro che dieci capitoli. Ce ne vorrà il doppio, di questo passo -.-

Ringrazio sentitamente chi ha commentato lo scorso capitolo, chi l’ha letto, chi leggendolo s’è riletto tutta la storia. Masochisti!

A
presto.

HOPE87

ps: giusto per precisare… se notate qualche differenza di forma dai capitoli precedenti… è dovuto al fatto che ho cambiato il pc, installandoci su un recente pacchetto office. Non l’avessi mai fatto. Quindi non pensate che sia dovuto, qualche cambiamento, a trascuratezza nei confronti della forma. E’ che devo ancora capire PERCHE’ se evidenzio il titolo cercando di centrarlo, non solo non ci riesco, ma mi vien fuori anche il controllo vocale inglese…>__>
ci siamo capiti.

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Capitolo 30
*** Between ***


Between

 

 

 

 

 

Mi conduco una mano al petto, sentendolo battere forsennatamente.
No, non è per quello che è appena accaduto. O meglio, lo è… Ma…
Il mio corpo viene percorso da una fitta non ben indentificata che mi fa piegare in due dal dolore… e inizio ad ansimare, ad occhi sbarrati, stringendo i denti e poggiando la fronte al pavimento nel vano tentativo di darmi un po’ di sollievo, con scarsi risultati.
Non so quanto tempo trascorra da quando inizio ad accusare tutto questo, né semmai passerà, considerando che l’intensità con cui mi ha colpito non accenna a scemare.
So solo che improvvisamente un urlo mi raggiunge le orecchie e una voce femminile comincia ad urlare in quello che sembra essere greco, anche se non ne sono sicura
     - Fuori di qui. – sento dire da Shaka improvvisamente che, a giudicare dai passi che sono riuscita a sentire provenire dal corridoio, deve essersi precipitato qui di corsa.
Mi sento afferrare per le spalle, con fermezza ma con estrema delicatezza, e ciò mi costringe ad abbandonare la mia posizione iniziale, permettendo al cavaliere di Virgo di vedere l’espressione contrita che ha trasformato il mio volto in una maschera di dolore.
I suoi occhi, aperti, vagano a lungo sul mio viso, alla ricerca della ragione che mi vede ridotta in quello stato, finchè, ormai inginocchiatosi, non decide di farmi sdraiare tra le sue braccia.
     - Cos’è successo? – mi chiede, lasciando che la preoccupazione s’impadronisca del suo volto sempre impassibile, notando che non accenno a smettere di soffrire.
     - Parv… -. - tento di dirgli, mordendomi la lingua per non urlare all’ennesima fitta di dolore. Ma a giudicare dalla sua espressione capisce subito, sebbene lo smarrimento gli si legga ancora in volto.
A quel punto lo vedo chiudere gli occhi, avvertendo il suo cosmo tentare di raggiungere il mio… e una luce dorata comincia ad avvolgerci. Sta tentando di raggiungere Parvati.
Lo avverto da quest’ultima che, dopo essersi agitata ancora, infine, smette di dilaniare il mio corpo.
La luce dorata si spegne lentamente, così come ci ha circondati e il mio cuore riprende a battere regolarmente, mentre anche il mio respiro torna normale.
Il dolore è svanito, lasciando il posto ad un senso di nausea che non so a cosa attribuire.
     - Virgo, cosa succede? -. La voce di Dohko ci raggiunge quasi subito dopo tutto questo e a giudicarne dal volume dev’essersi precipitato nella stanza senza curarsi che Shaka glielo concedesse.
Gli occhi del saint di virgo mi scrutano a lungo, chiusi, la fronte aggrottata.
Si è allontanato da me prendendo a guardarmi dall’alto, mentre Dohko l’ha sostituito, irrompendo nel mio campo visivo, e iniziando a farmi domande per accertarsi delle mie condizioni, afferrandomi un polso per controllarne il battito.
La mia testa è rivolta verso la porta, sul cui ciglio vedo stagliarsi Aioria, con la stessa espressione allarmata di Dohko, indeciso sul da farsi. Finchè non vedo Mu irrompere nella stanza con urgenza, spostando Aioria bruscamente e precipitandosi verso di me, come Dohko, ignorando il cavaliere della vergine e prendendo a guardarmi preoccupato.
Vorrei potergli carezzare il volto per rassicurarlo… ma non riesco a muovermi.
Una sua mano va a cingermi il polso per assicurarsi, anch’egli, delle mie condizioni. Il cavaliere di libra gli sta parlando per tranquillizzarlo, ma Mu sembra non lo stia ascoltando affatto.
La sua mano libera prende ad accarezzarmi la testa, facendomi chiudere gli occhi, arresa a quell’evento che non riesco, non posso evitare.
E’ un attimo.
I suoi occhi – che a degli estranei sembrerebbero non aver assunto alcuna sfumatura – improvvisamente vengono attraversati da qualcosa… e la sua figura scatta ad afferrare Shaka per il collo del sari, mentre Dohko scatta a sua volta, col chiaro tentativo di fermarlo.
Aioria decide di entrare nella stanza e raggiungermi, facendo sì che la mia testa non tocchi più il pavimento gelido.
     - Cavalieri di Athena! – esclama il cavaliere di libra, sperando che pronunciare il nome della dea che servono riesca a dissipare gli animi. Ha arpionato la spalla di Mu non appena questi ha afferrato Shaka.
Se Mu è riuscito a leggermi nella mente, significa che anche Dohko può averlo fatto, temendo, giustamente, la piega che avrebbe potuto prendere la faccenda.
Aioria mi sostiene il capo e le spalle, ma i suoi occhi sono incatenati a quella scena surreale.
Sconvolgere  due dei cavalieri più calmi e posati dell’intero santuario di Athena. Ottimo lavoro, Reiko. Brava.
Shaka né Mu spiccicano parola. Ma il modo in cui si stanno aggredendo i loro cosmi farebbe accapponare la pelle a chiunque.
Chissà se Saori li sente.
Trascorre un tempo indefinito primo che Milo e Camus facciano capolino nella stanza. Il primo con gli occhi saettanti tra me e i suoi compagni. Il secondo con lo sguardo fisso solo su questi ultimi.
Mu non accenna a voler lasciare Shaka.
     - Hai passato il segno, Virgo. – lo sento pronunciare infine, con un timbro di voce minaccioso, che ho sentito fuoriscirgli rarissime volte.
Shaka sembra non voler reagire, sebbene, dall’espressione che ha assunto il suo volto e dall’intensità del suo cosmo, non sembra aver abbassato nemmeno la guardia.
Smettetela, vi prego.
Intravedo sottecchi Milo trascinare Camus nella stanza e dirigersi verso di me, portandosi entrambi alla mia altezza.
     - Cos’è successo? – chiede Milo ad Aioria, vedendo quest’ultimo scuotere la testa.
     - Ne so quanto voi. -  gli risponde il cavaliere del leone, lasciando Camus avvicinarmisi quando quest’ultimo glielo chiede.
Il cavaliere dell’acquario prende a guardarmi attentamente, scrutando ogni regione del mio viso e toccandomi la fronte con una mano. E’ gelida.
     - E’ chiaramente cosciente, ma il suo corpo non risponde ad alcuna reazione. Linguaggio compreso. – gli rende noto Aioria, mentre Camus mi afferra delicatamente una mano e inizia a piegarmi il polso, lentamente, passando poi a fare la stessa cosa anche con tutte le dita e con le gambe, piegandomi, a turno, le ginocchia, prestando la massima attenzione al mio volto per tentare di scorgerne la minima espressione.
Non mi fa male, vorrei potergli dire. Ma tutto ciò che riesco a fare è chiudere gli occhi, con la speranza che quel trio, in piedi, davanti a me, scompaia.
     - Ma che diamine sta succ-…! Oh, Santi Numi. - .
Anche
il santo dei pesci ha raggiunto la casa della vergine, richiamato dal cosmo di Parvati prima e dagli altri dopo. I suoi splendidi occhi sono spalancati sulle persone che mai, scommetterei, avrebbe giurato di vedere in una situazione del genere.
Dietro di lui, Death Mask osserva la scena con la sua solita espressione sghemba, sebbene decisamente più serio. Deve aver capito che non c’è assolutamente bisogno di fare del sarcasmo, in un momento del genere.
     - Grande Mu. – sento riprovare Dohko, con un tono di voce calmo e conciliante, ben conscio degli occhi che hanno attirato.
Ed è solo dopo lunghi… interminabili secondi, che Mu riesce a ridimensionare il suo cosmo, lasciando poi – per fortuna – l’abito di Shaka, che ridimensiona a propria volta il proprio cosmo, sebbene appaia ancora scosso. Ma, come al solito, questa è una cosa che riesco a vedere solo io.
Tutti quegli spettatori non autorizzati assistono solo a Mu che si volta e prende a riavvicinarsi a me, con sguardo indecifrabile.
Aioria si è già spostato da un po’. Camus si è già premurato di farlo con Milo, afferrandolo per un braccio.
     “Ti fa male?” sento chiedermi subito dopo telepaticamente dal cavaliere dell’ariete, in procinto di sollevarmi, studiando come fare.
     “No…” faccio in tempo a rispondergli… prima che mi si annebbi la vista e che tutto, attorno a me, diventi buio.

*
**************************

     - Merda! – mi lascio sfuggire a denti stretti, non appena Mu è corso fuori dalla camera con Reiko quando questa ha perso i sensi.
Death Mask e Aphrodite se ne sono andati… non prima di aver guardato dalla testa ai piedi Shaka, il primo, e aver inarcato le sopracciglia, il secondo.
Simpaticoni del cazzo.
     - Andiamo. – sento dirmi perentoriamente da Camus, subito dopo, avviandosi verso l’uscio, badando ad aspettarmi, stavolta.
Il mio sguardo, infatti, va a posarsi ancora una volta sul cavaliere della vergine. Lo sguardo – se tale si può definire – ancora rivolto sul punto dov’era riversa Reiko.
Ma cosa cazzo credeva di fare?
Appena
concludo questo pensiero, avverto una mano di Dohko posarmisi sulla schiena per condurmi all’esterno, non prima di aver rivolto qualche parola di sollievo a Shaka, che sembra non averlo minimamente sentito.

L’ha baciata. Quello stronzo l’ha baciata!
Non
posso fare a meno di pensarci da quando ci siamo allontanati dalla sesta, così piena di sentimenti tanto contrastanti. Sono stato sull’orlo di un mal di testa, prima di capire che diavolo stesse succedendo.
La prima volta non conta.
Non vi era alcun rapporto consolidato tra il cavaliere della prima casa e Reiko. Ma ora…
Fossi stato Mu, gli avrei spaccato la faccia.
Dohko si ferma sullo scalino che stava superando, girandosi e prendendo a guardarmi con severità.
Devo aver pensato un po’ troppo forte. Ma non riesco a crederci. E lei… ma che diavolo ha che non va, quella ragazza?
     - Non compiere l’errore di giudicare situazioni di cui non fai parte, cavaliere di scorpio. – mi ammonisce poco dopo il cavaliere di libra, come avevo immaginato che facesse. – E non essere tanto duro col tuo compagno d’arme, non l’ha nuociuta in alcun modo. - .
     - Non ho alcun dubbio, su questo. – gli rispondo, avvertendo lo sguardo di Camus trapassarmi, mentre quello di Dohko si fa, d’un tratto, più comprensivo.
     - E, soprattutto, non dimenticare cosa c’è dietro l’armatura, Milo. – continua Dohko, rivolgendomisi confidenzialmente, abbandonando il tono severo. – Uomo sei tu. Uomo è Mu. Uomo è Shaka. Sarà l’uomo più vicino agli dei, ma è pur sempre un uomo. - .
Tocca
a me lasciar cadere la maschera di compostezza e distacco… ammettendo che ha ragione.
     - Cosa pensi sia accaduto? – mi decido a chiedergli, palesando il dubbio che mi sta consumando da dentro.
     - Esattamente quello che pensi tu… - mi risponde dopo un momento di riflessione, il cavaliere di libra. – Parvati ha reagito. - .
Per
la prima volta ho desiderato che le mie teorie fossero sconclusionate.
Camus aggrotta la fronte per un attimo, prima di ricomporre la sua maschera d’indifferenza. Deve aver pensato la stessa cosa che penso io.
     - Perché non… - inizio, indeciso sul come esprimermi. – Perché Parvati avrebbe reagito solo adesso? - .
Dohko
sembra vagliare a lungo la mia domanda, lasciandomi intendere di averci pensato anche lui.
     - Perché deve essercene uno soltant… - lo sento pronunciare infine, in un tono talmente basso da farmi quasi dubitare di averlo udito davvero, facendomi aggrottare la fronte, perplesso. Sembra aver formulato un pensiero ad alta voce, piuttosto che aver risposto a me.
Che diamine significa?
Non
faccio in tempo a chiederglielo che il cavaliere di libra mi volta le spalle, non prima di aver salutato me e Camus, riprendendo a salire la scalinata che conduce alla sua casa.
     - Cam! – chiamo il cavaliere dell’acquario, in procinto di fare la stessa cosa del collega, riuscendo a convincerlo a girarsi. – Hai avuto anche tu la sensazione che ne sapesse più di noi? - .
Aquarius
sembra pensarci molto, prima di convincersi a rispondermi.
     - Non può sapere nulla di diverso da ciò che sappiamo anche noi. – dice, immergendosi di nuovo in una profonda riflessione, chiudendo gli occhi e riprendendo la sua strada – Ma forse è arrivato a conclusioni a cui noi non siamo riusciti ad arrivare. - .
Perché
non condividerle, allora?
     - ad allenarti, Milo. – mi dice ad un certo punto, continuando a salire le scale. – Si avvicinano giorni funesti. - .
Rimango
a guardare la sua figura elegante fin quando non abbandona la mia visuale, riflettendo sulle sue parole… maledicendomi, per non riuscire a venirne a capo.
“Perché deve essercene uno soltanto.”
per fare cosa?

****************************************

Riapro gli occhi lentamente… conscia di non trovarmi più alla sesta.
Prima che rinvenissi ho sentito le voci di Saori e Mu intervallarsi continuamente…
La testa mi fa male. In compenso, sembro essermi riappropriata delle mie articolazioni.
Con non poca fatica sollevo prima la testa… e con lei la schiena, vedendo la vista appannarmisi appena, invasa improvvisamente da tanti punti neri… che dopo un po’ spariscono.
Mu mi osserva apprensivo, lasciandomi, però, libera di muovermi come meglio credo, evidentemente per accertarsi che riesca a farlo.
Non è solo apprensione quella che leggo sul suo volto. Ed è la stessa cosa che riesco a dire di Saori, seduta accanto a me, su di una poltrona posta in prossimità del letto su cui giaccio.
Poco dopo il cosmo di Athena mi raggiunge mellifluo. Le sorrido di rimando, comprendendone il motivo.
     - Sono io. – dico, rispondendo ad una domanda implicita di entrambe le persone che mi si trovano davanti, vedendo le loro espressioni rimanere all’erta per un po’, rilassandosi, poi.
     - Ricordi cos’è successo? – mi chiede allora Saori. Gli occhi di Mu mi osservano il volto per non lasciarsi sfuggire un solo particolare. Non può più leggermi nella mente.
     - Sì. – mi limito a risponderle, sperando che le basti. Le avrà già raccontato tutto Mu. Ma chissà se proprio tutto, tutto.
     - Sai perché è accaduto? – mi chiede ancora Saori, mentre il volto del cavaliere di aries non riesce a nascondere una punta d’inquietudine.
     - No… - rispondo sinceramente, sospirando. – Ma so che questa dannata divinità che ha deciso di rovinarmi la vita mi ha riempito di balle! – aggiungo, perdendo la compostezza, la pazienza… e tutto ciò che mi sta trattenendo dal non scoppiare. Posso ancora avvertire il dolore provocatomi da questa stronza dal culo troppo grosso per non venir a combattere personalmente, sulla Terra.
Vaffanculo, Parvati.
     - Lei può controllarmi. – dico, e i miei occhi si riempiono di lacrime di frustrazione. – E’ a sua discrezione, evidentemente. Se solo si degnasse di spiegarmi che cosa intende davvero farne di me… - aggiungo, portandomi una mano alla bocca per impedirmi di singhiozzare. – Uccidimi. – esclamo decisa, guardando la reincarnazione di Athena negli occhi, spalancati, ignorando il cosmo di Mu, che ha ripreso a farsi sentire. – Che io debba fermare l’ipotetica reincarnazione di Kalì, o che sia io stessa destinata a tramutarmi in quest’ultima, ponendo fine alla mia esistenza sarete comunque sicuri di scongiurare il pericolo, per il momento. – continuo, facendo prendere forma ai miei pensieri.
Saori mi ascolta, in silenzio. Dubito che stia realmente prendendo in considerazione la mia proposta, devo averla sicuramente turbata.
Non ho il coraggio di guardare Mu, di cui sento gli occhi puntati addosso, insistentemente. Che darei, perché non fosse qui, ad ascoltarmi.
     - Se ogni volta che mi sia trovata a fronteggiare un pericolo, consapevole di esserne stata la causa, avessi chiesto ai miei cavalieri di porre fine alla mia vita, sì, forse ne avrei tratto sollievo. – inizia Saori, con un tono di voce che non le ho mai sentito prima. – Ma il pericolo non avrebbe cessato di esistere. Si sarebbe trattata solo di una scelta egoistica. Comoda, oserei dire. E cosa ne sarebbe stato delle persone da me abbandonate? - .

     - Qui non si parla solo di te, Reiko. Non metto in discussione il tuo stato emotivo. I tuoi timori. Sei esausta. Non saprò cosa significa vagare nel buio totale, ma so come ci si sente a sentirsi così. -.
Accuso
il colpo, incassandolo.
Abbasso la testa, conscia del fatto che il suo discorso… non faccia una piega.
     - Fossi in te rivaluterei ciò che hai appena espresso. – mi dice dopo un po’, sospirando, distogliendo lo sguardo, visibilmente stanca. – Senza contare che, dal mio canto, pur essendo disposta a tutto per sconfiggere questo ennesimo nemico che minaccia la pace sulla terra, non avrei mai pensato di arrivare a compiere un gesto tanto estremo. Pensaci. – conclude, poggiando le mani sui braccioli della poltrona e sollevandosi rivolgendo un sorriso e un saluto cordiale a Mu, prima di abbandonare la camera, per lasciarci da soli.
La voce di Saori mi rimbomba ancora nelle orecchie.
     - Dunque è questo il tuo volere. -. La voce di Mu infrange il silenzio dopo un periodo indefinito. Io non spiccico parola.
So quanto possa averlo ferito, sentendomi parlare a quel modo.
     - Non infierire. Ti prego. – lo supplico, vedendo il suo sguardo farsi più duro.
     - Infierire? - .
     - Ti prego… - . Sono disposta a tapparmi le orecchie, pur di non sentirlo… amareggiato con me. Ben consapevole di quanto questo atteggiamento mi renda inqualificabile. Non sono capace di rivolgergli nemmeno parole di sollievo lontanamente simili a quelle che lui, più volte, ha rivolto a me.
Che va tutto bene. Che andrà tutto bene.
Stamattina riuscivo a crederci ancora.
Ora non ci credo più.
     - Noi non abbiamo futuro. – soffio fuori in una volta, quasi in un sussurro, lasciando che altre lacrime mi solchino il volto, incapace di guardarlo.
Sento il suo cosmo raggiungere un picco d’incazzo preoccupante, dopo questa mia ultima frase. E il motivo per cui lo ridimensiona quasi immediatamente, dipende dal fatto che ci troviamo alla tredicesima casa.
Riapro gli occhi, vedendolo muoversi rapidamente verso la porta della camera, dandomi le spalle.
     - D-… dove stai andando? – gli chiedo preoccupata, non ricevendo risposta, vedendolo fermarsi solo un attimo, prima di aprire la porta.
     - Dimmi solo una cosa. – lo sento chiedermi, invece di rispondermi. – Hai maturato quest’ultima convinzione solo a causa di Kalì, o per qualcos’altro? - .
Boccheggio
. Osservando la sua figura continuare a darmi le spalle. La mano sulla maniglia, la porta semi aperta.
E incredibilmente, inspiegabilmente, mi ritrovo a non avere parole.
     - Come pensavo… - gli sento sussurrare e per la prima volta, in assoluto, riesco a leggergli un sorriso amaro sul volto sempre gentile.
Le lacrime non hanno smesso di scorrere un solo momento. Eppure non lascio sfuggire singhiozzi, lamenti.
Sorprendentemente, lo vedo richiudere la porta… e voltarsi verso di me. Gli occhi lucidi, un’espressione amareggiata a dipingergli il volto.
     - Stai continuando a scappare. - .
Sobbalzo
, nell’udire quello che le mie orecchie recepiscono come accusa, sebbene il suo tono sia basso e la sua voce pacata.
Taccio… assistendo a ciò che giurerei di non aver mai visto prima d’ora.
Mu sta piangendo.
Non un solo singulto, non un solo lamento.
La sua compostezza si manifesta in tutta la sua magnificenza anche adesso che le lacrime gli attraversano il volto provato.
     - Volevi scappare dal Santuario. – riprende. La voce chiara, per niente incrinata. Non crederei mai a come si stia lasciando andare se non lo stessi vedendo con i miei occhi. – Vuoi scappare da Kalì. Vuoi scappare da me e da Shaka- .
Solleva
le mani quando faccio per prendere parola… e a giudicare dal modo in cui chiude gli occhi e mi mostri i palmi, deve stargli costando spropositatamente quello che sta per dirmi.
     - Sarei disposto perfino a saperti con lui, se ciò potesse farti stare bene. Renderti lontana dai pericoli. Più sicura per affrontarli. – scuote la testa, mentre io spalanco occhi e bocca allo stesso tempo, vedendolo chinare il capo per poi risollevarlo, mostrando uno sguardo più determinato. – Io ti amo, Reiko. E niente potrebbe mutare ciò che provo per te. Niente. – ripete, mentre il mio cuore, al centro del petto, si stringe in una morsa dolorosa. – Ma ogni giorno che passa ti vedo più fragile. Più instabile. Non m’importa dover soffrire nel sapere che i tuoi sentimenti nei miei confronti possano mutare. Ma saperti affrontare una cosa di una tale portata con uno stato altalenante come questo, quando dovresti essere armata di convinzione e sangue freddo… mi angoscia. Non sopravvivrai allo scontro con Kalì se continuerai a fuggire dalla realtà come stai facendo adesso. E non sai quanto mi detesti nel sapermi inutile mentre ti vedo alla mercè di te stessa. Non riesco a sopportarlo. – conclude, stringendo entrambe le mani a pugno.
     - Credevo che quel sentimento che eravamo riusciti a costruire fosse sufficiente, a darti la motivazione per affrontare tutto questo… ma evidentemente non è abbastanza… - le sue parole mi muoiono tra i capelli, mentre le mie braccia vanno a cingergli il collo, conducendolo verso di me, come a volerlo proteggere.
Lui accetta subito quella posizione, sottraendosi al mio sguardo, di cui, con ogni probabilità, si vergogna.
Come ho potuto…
Come ho potuto confondere l’amore che provo per lui, per l’affetto, l’empatia e il passato comune che mi lega a Shaka?
Ripercorro a ritroso tutta la nostra storia, dalla prima volta in cui ci siamo conosciuti… lasciando i pensieri navigare liberi, rendendolo partecipe. Tutti i tasselli vanno a ricomporsi come i pezzi di un puzzle… i sorrisi, le cortesie reciproche, le situazioni imbarazzanti, gli allenamenti stenuanti seguiti da confidenze, gli accenni al reciproco passato… la prima volta che abbiamo fatto l’amore.
E lo stesso faccio con Shaka, alla cui vista lo sento irrigidirsi. Lo stringo più forte, affinchè capisca che voglio che veda, che veda tutto, perché possa comprendere davvero, quali siano la differenze… e che le ho capite… e che non ho più dubbi, di alcuna natura, sulla persona che amo.
Senza rendercene conto siamo scivolati a terra, tenendoci sulle ginocchia, una a far da pilastro portante all’altro, senza separarci.
Quando la carrellata d’immagini è finita, Mu mi stringe più forte… mentre Parvati intona, dentro di me, una canzone bellissima, straziante, facendomi arrivare tutta la felicità e tutta la malinconia che prova, trasmettendomi però, più di tutto… tanta tristezza.












******************************************
Angolo dell’autrice…

Oh… suvvia.
Avevo bisogno di capitoli cuscinetto. E ne avevate bisogno anche voi J Non ho idea di come riuscirò a descrivere e scrivere dell’action che ho in mente… mi vien la pelle d’oca solo a pensarci.

44 preferiti
24 seguiti
6000 (6000!!!) visualizzazioni.

No, non sto dando i numeri. Li state dando voi!
E
– dulcis in fundo – “Somebody – The begin” compare al 5° posto tra le “Storie più popolari” del fandom di Saint Seiya.

“MINCHIA!” urlerebbe garbatamente Death Mask.

E le recensioni, i messaggi privati.

GRAZIE.

About the story… immagino che qualcuno abbia gridato al “SACRILEGIO!” nel leggere di un Mu in lacrime.
Ecco.
In primis, ci tengo a dire che personalmente, Kurumada sensei a parte, ho sempre immaginato che ne fosse capace, la mia capra preferita.
In secundis (??): io, per ripeterlo e ricordarlo, non ho visto la serie Hades. Leggerla manco a parlarne. Ma su youtube mi sono imbattuta in numerosi video in cui, proprio nella serie sopracitata, Mu appare proprio in lacrime.
Quindi vorrete perdonarmi, se ritengo di non essere andata OOC (con due o con una O? Manco da troppo tempo, su questo sito).

Credo
che basti.

Se avete dubbi o perplessità che vi affliggono, sono qua
J

A presto!

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Capitolo 31
*** Public relation ***


 

Public relation

 

 

 

 

 

 

 

E’ la seconda volta che mi bacia la testa. Così com’è la seconda volta che richiudo i miei occhi, mugugnando di lasciarmi dormire altri cinque minuti… quando avverto un soffio d’aria investire in pieno il mio corpo nudo adagiato sulle lenzuola…!
La
mia mente si risveglia subito, definitivamente, quando scatto seduta, tentando di recuperare un po’ di quel tessuto che mi ha tolto di dosso, senza che me l’aspettassi.
     - MU! – urlo scandalizzata, avvertendo le gote imporarmisi, mentre sul suo viso si delinea un sorriso divertito e i suoi occhi prendono a vagare sul mio corpo, lentamente, per poi incrociare di nuovo i miei.
     - Ben svegliata. – mi augura tranquillamente, in un modo tanto sfacciato che non avrei mai pensato gli appartenesse. Sorrido divertita, portando due dita a stropicciarmi gli occhi per far sì che non se ne accorga e non dargli soddisfazioni, riprendendo poi un’espressione seria.
     - Con Kiki nei paraggi! Scriteriato! – lo rimprovero, mentendo per metà. Kiki ha sempre fatto irruzione nella mia camera, ma alla camera di Mu non s’è mai accostato. Nemmeno quando quest’ultimo era assente.
Lui si porta una mano al mento, fintamente pensieroso.
     - Non ricordo che ti sia curata di accertarti che fosse nei paraggi la notte scorsa, in cucina. - .
OH.CAZZO.
Chiudo gli occhi, facendo sprofondare il mio io tra le viscere infernali… finchè non sento il materasso abbassarsi e le labbra di Mu posarsi sulle mie, delicatamente.
     - L’ho mandato a Goro-Ho quattro giorni fa. Non è ancora rientrato. – mi tranquillizza, quando i miei occhi si sono riaperti, specchiandosi nei suoi. Non mi abituerò mai a questa versione tanto diversa da come sono abituata a conoscerlo, nell’intimità… sebbene mi piaccia, naturalmente. – Adesso alzati. Ti aspetta una giornata impegnativa. - .
Già
. Gli allenamenti.
Lui vuole davvero che io abbandoni un paradiso del genere per catapultarmi nell’inferno di Death Mask.
     - Pensavo che l’allenamento di stanotte bastasse… - sussurro maliziosamente, avvicinandomigli, lasciando andare le lenzuola che tenevo al petto, cercando di procurare a lui lo stesso imbarazzo di cui sono stata preda io, poco fa.
Ma, sebbene le mie labbra tocchino quasi le sue, la sua espressione contrariata mi fa fare retromarcia.
     - Reiko. – mi riprende, infatti, poco dopo. Non perché sia scandalizzato. Non vuole che escogiti stratagemmi per perdere tempo.
     - Ok, ok… - mi premuro a rassicurarlo, sollevandomi dal letto subito dopo che l’ha fatto anche lui, avvolgendomi il corpo nell’unico lenzuolo rimasto e avviandomi verso il bagno… prima però mi volto, gli sorrido e mi ci riavvicino, sollevandomi sulle punte dei piedi per stampargli un bacio innocente sulle labbra, a cui lui non si oppone. – Faccio una doccia veloce e mi attivo. – gli comunico… rimpiangendo amaramente che il tempo passato insieme sia già trascorso tanto velocemente. – …Vuoi farla con me? – gli chiedo, vedendolo sospirare e addolcire lo sguardo. Ha capito il mio stato d’animo e, sebbene si stia comportando da autoritario, probabilmente lo condivide.
Inclina la testa e mi bacia… a lungo. Ed io improvvisamente sento il bisogno impellente di strappargli i vestiti.
Mi sto trasformando in una pervertita.
Riesco a costringermi a non ridere poco prima che lui si allontani da me.
     - Vuoi fare una doccia veloce… - mi ricorda. – Non mi sembra una buona idea. – conclude, scuotendo la testa e rispondendo così alla mia domanda di prima.
Mi ritrovo nuovamente ad arrossire.
Mu non è mai banale, in questi casi. Non è prevedibile, come la sua persona gentile potrebbe lasciare intendere. Per questo mi sorprendo ogni volta, scoprendo tutte queste sfaccettature del suo carattere.
Cosa mi sono persa, in tutto questo tempo.
     - Vai. – m’invita a fare dopo un ultimo bacio. Obbedisco, soddisfatta, senza, stavolta, sollevare obiezioni.

*
*********************************

     - Reincarnazione di ‘sta minchia, sei in ritardo! – esclama il cavaliere della quarta casa, facendomi roteare gli occhi e provocando il cipiglio di Aiolos, che prende a guardarlo in cagnesco.
     - Buongiorno anche a te, adorabile cavaliere del cancro! – gli risponde ironicamente Reiko, avanzando verso di noi e rivolgendo un cenno col capo a me e mio fratello, a di saluto.
Sorrido, vedendo poco dopo Aiolos imitarmi, non potendo fare a meno di notare quanto sia cambiata, da quando ha messo piede al santuario. In un’altra circostanza non avrebbe fatto attendere una replica della stessa portata… complice, sicuramente, l’influenza di Mu.
Solo quando mi si avvicina riesco a rendermi conto che mi sta offrendo del caffè, versatomelo in un bicchiere di plastica senza aspettare che annuissi per accettarlo.
     - Grazie… - mi lascio sfuggire, realmente sorpreso.
     - E’ il minimo. – mi risponde lei, versando il contenuto del bicchiere di cui si è servita prima per riempirne altri due, rispettivamente per Aiolos e Death Mask, lasciandone un po’ anche per sé.
Noto con una certa apprensione e curiosità che Aiolos non ha smesso di guardarla un attimo.
     - Come va? – le chiede poco dopo, infatti, prendendo a sorseggiare il contenuto del suo bicchiere, senza staccare gli occhi da lei.
     - . – risponde evasivamente Reiko, avendo capito, con ogni probabilità, a cosa si stia riferendo mio fratello. Distoglie lo sguardo, nel bere, per poi fare spallucce. – Manca poco. Dei venti giorni sanciti con Ganesha, ne sta già trascorrendo il secondo. – sorride, come se avesse ricordato qualcosa. – Mu vorrebbe che trascorressi, fino a quel giorno, tutto il tempo ad allenarmi. -. Fa una pausa, prendendo ad agitare il bicchiere che ha tra le mani per muoverne il contenuto, senza staccare gli occhi da quest’ultimo. – Ma qualcosa mi dice che meno lo faccio, meglio è. – conclude, sorridendo amaramente.
     - Che tu lo faccia o meno, sarà comunque una passeggiata prenderti a calci nel sedere, nell’eventualità. – interviene Death Mask col suo solito assente garbo, mentre Aiolos continua a guardare Reiko, voltatasi improvvisamente verso Cancer… con uno sguardo a dir poco enigmatico.
     - Me lo auguro, angioletto. – gli risponde in modo sarcastico, sebbene sembri che il significato vada ben oltre quella semplice affermazione.
     - Temi che Kalì possa reincarnassi in te, come più volte si è pensato? – le chiede a quel punto Aiolos, palesando finalmente le sue perplessità, appoggiandosi ad una roccia e incrociando le braccia.
     - Me lo stanno chiedendo tutti… Sinceramente, Aiolos, non ho convinzioni, io. La definirei più che altro una sensazione… indotta, per giunta. - .
Il
cavaliere del sagittario aggrotta la fronte, visibilmente confuso.
     - Temo mi stia lasciando influenzare dalle conversazioni precedenti tenutesi ai synagein… considerando che, ahimè, non ho alcun motivo per pensarlo davvero. Il fantomatico calice del sangue esiste. - .
Death
Mask, con la testa penzoloni, la alza di scatto nello stesso momento in cui io spalanco appena gli occhi dallo stupore. Ma non v’è bisogno di chiederle nulla.
Reiko, alzatasi dalla roccia su cui si era adagiata dopo aver bevuto il caffè, porta una mano ad una tasca posteriore dei pantaloni che indossa, estraendone quello che sembra essere un pezzo di carta… rivelandosi poi essere un foglio bello grande, una volta aperto.
Aiolos lo afferra non appena la ragazza glielo passa. Mi avvicino curioso e piuttosto ansioso, rendendomi conto che si tratta di un articolo di giornale… no, mi correggo. Si tratta di una sorta di collage con diversi stralci di articoli di giornali, corredati da foto, con un tema comune: i massacri indiani.
Focalizzo l’attenzione sulle foto, notando che Reiko ha cerchiato in rosso, in ognuna, una cosa in particolare, una costante che le accomuna tutte.
     - I giornalisti, nei loro articoli, ovviamente non ne fanno alcuno accenno. – inizia a spiegare la ragazza. – Quelle foto, se ci fate caso, sono state scattate da angolazioni diverse, da mani diverse e in anni diversi. Se le confrontate non c’impiegherete molto a notare che ritraggono tutte lo stesso luogo… - .
     - Quello della resurrezione? – le chiedo allora io, facendo caso solo adesso che anche Death Mask s’è avvicinato ad Aiolos per guardare.
     - Dovrebbe. – risponde approssimativamente Reiko, inarcando le sopracciglia come a sottolineare che sia stata l’unica cosa che le sia venuta in mente, in merito.
     - Allora Dumbo non ci ha presi per il culo! E inoltre sappiamo quei figli di puttana dove hanno intenzione di agire, che ti preoccupa? – interviene Cancer, in un modo che oserei definire entusiasta.
Aiolos riprende a guardare sottecchi Reiko, che calcia via un ciottolo, prendendo poi a ciondolare su se stessa.
     - Resta comunque che debba mandar giù, a forza, sangue cadaverico. Scusa tanto se sono paranoica. – fa del sarcasmo lei, riprendendosi il foglio che mio fratello le restituisce, non prima di averlo ripiegato, pensieroso. – Non avete idea… - riprende la reincarnazione di Parvati, chiudendo gli occhi per un attimo, come ad allontanare qualcosa di sgradevole. - ...non avete idea da quanto tempo si pratichi quest’orribile rito. Se solo ci si voglia attenere agli anni successivi all’invenzione della stampa, ovviamente. E a quelli della fotografia. - .
Fa
una lunga pausa, in cui restiamo tutti in silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri.
     - Avanti. – pronuncia poi, lo sguardo illuminato da una luce diversa. – Iniziamo. - . E prima ancora che il suo invito ci arrivi per quello che realmente è, spicca un balzo per colpire con un calcio ben assestato Death Mask… centrandolo in pieno.
     - Oh… avanti, Cancretto! – esclama, ritoccando con i piedi terra, mentre io e Aiolos smettiamo di schermirci il viso, dalla sorpresa, e il polverone sollevato dall’impatto del cavaliere della quarta casa col suolo si dirada. – Ho ancora sole due braccia! – lo schermisce, urlandogli contro, alzando gli arti superiori per mostrarglieli.
Non faccio a meno di trattenere un sorriso.
Si preannuncia una mattinata impegnativa.


*
***************************************************

Oh… le vestigia di Taurus non sono mai state così belle!
     - Grazie, Mu! – esclamo riconoscente, prendendo ad ammirare l’elmo dell’armatura rimesso in sesto dopo l’ultimo scontro in India. Aries chiude gli occhi in risposta, rispondendomi come la sua figura gentile è abituata a fare, vedendolo poi afferrare una delle due protezioni delle braccia, prendendo ad analizzarlo attentamente, cercando di capire quanto sia stato danneggiato, battendoci le nocche internamente, con sguardo concentrato e assorto… finchè, sentendosi osservato, non solleva gli occhi, guardandomi interrogativamente.
Beccato.
Sorrido, scuotendo la testa per intimargli di lasciar perdere, vedendolo incuriosirsi ancora di più.
     - Stavo facendo un’osservazione. – gli spiego, catturando ancor di più la sua attenzione. – Notavo solo quanto fossi cambiato, amico mio. – lo tranquillizzo, vedendo le sue sopracciglia inarcarsi, sinceramente sorpreso.
Dopo un attimo di quello che giurerei essere smarrimento, sebbene abbia tentato abilmente di dissimularlo, il Grande Mu si reimpossessa della sua espressione pacifica, riportando gli occhi sull’armatura del toro posta di fronte a sé, annuendo, prendendo ad armeggiare con le sue polveri alchemiche.
     - Tutto muta continuamente, Aldebaran – mi risponde, come m’aspettavo, diplomaticamente lui, senza distogliere lo sguardo dalla polvere che filtra lentamente dalle sue mani in movimento. – E’ il moto lineare del mondo. -.
Sorrido
, senza spostare lo sguardo dalle sue mani, finchè, sorprendentemente, la sua voce non mi giunge di nuovo.
     - Perché mi dici questo? – mi chiede poi.
     - Perché potrei quasi dire di non averti mai visto tanto partecipe di questo moto lineare! – esclamo dopo un po’, cercando le parole giuste da utilizzare, scherzando. – E’ bello averti qui, al di là di ciò che spinga tutti a farlo. E’ bello vederti… coinvolto. – scelgo di dire infine, tentando di esprimermi al meglio.
Non che sia difficile parlare con Mu, anzi. Ma le nostre conversazioni non si sono mai svolte su un piano strettamente personale. La nostra amicizia si è sempre basata, più che altro, su pensieri condivisi silenziosamente, tramite gesti di spontanea confidenzialità. Per questo mi risulta difficile esprimermi così, con lui. Non voglio turbare quella che è la sua natura.
Per questo resto… basito, quando una sua mano va a circondarmi una spalla, in modo amichevole.
     - Grazie per essermi amico, Aldebaran. – pronuncia gentilmente, con un tono di colore che mai gli avevo sentito prima, nel tono della voce.
Faccio appena in tempo a sorridergli anch’io che entrambi sentiamo, improvvisamente, uno scalpiccio di passi affrettati scendere dall’alto verso il basso della scalinata che collega i templi tra loro.
Scoppio a ridere senza ritegno non appena vedo, con Mu, Reiko scappare da un particolarmente arrabbiato Death Mask, che sembra, da quel che ci giunge all’interno della casa del toro, per niente intenzionato a darle un time out.
     - Ehi, credo che tu abbia una fanciulla indifesa da salvare! – scherzo, con ancora l’espressione pseudo spaventata della ragazza davanti agli occhi a farmi venire un attacco di risa, quando il cavaliere dell’ariete prende a guardarmi apparentemente confuso.
     - Dove? – sta al gioco, sorridendo poi divertito quando io scoppio nuovamente a ridere per l’allusione che molto sottilmente ha fatto alla sua ragazza… vedendo poco dopo una figura più che conosciuta avanzare verso l’ingresso della seconda casa.
Reiko dimostra di avere riflessi attivissimi nel riuscire a dribblarlo in un modo assurdo, trovandosi a correre inconsapevolmente sulla sua stessa traiettoria e trovandosi costretta a roteare su se stessa per cambiare la propria poco prima di andarci a sbattere contro, restandoci a debita distanza e lanciando uno sguardo preoccupato all’interno del tempio, prima di riprendere a scappare da Cancer.
Pochi secondi e il cavaliere di Virgo mi chiede il permesso di entrare… dicendo di aver bisogno di parlare con Mu, il cui volto si è fatto improvvisamente inespressivo.

*******************************

Scanso l’ennesimo colpo diretto alla testa da Angelo senza smettere di guardare in direzione della seconda casa. Adesso ho cose ben più importanti di cui essere davvero preoccupata.
     - Basta, Death. – gli dico perentoriamente, senza mai rivolgere lo sguardo verso di lui, intravedendolo voltarsi a guardare anch’egli ciò che ha attirato la mia attenzione.
     - Hai intenzione di dire la stessa cosa alla divinità che vorrà aprirti come una noce? Combatti! - .
     - Cancer- .
La
voce di Aldebaran ci giunge poco prima dell’arrivo della sua mole, stancamente, come ad ammonire il cavaliere del cancro. – L’hai stremata, poverina. – aggiunge, dando una rapida occhiata ai miei abiti sgualciti e sporchi di terreno e alla mia fronte madida di sudore, che io mi premuro di asciugarmi sommariamente con un polso. – Lasciala stare. - .
     - Che rottura di minchia, oh! Proprio a mìa dovevi venire a rompere le balle! - .
     - Mìa? – gli chiedo sconcertata, fingendo di non aver compreso. – Ma come accidenti parli? – lo canzono, trovandomi a scansare istantaneamente un altro colpo che è il cavaliere del toro a parare, incitandolo con un gesto della mano a togliere il disturbo, senza proferire parola.
     - Tsk… poltrite e pettinate le bambole, all’inferno tutt’e due andrete! – esclama infine Death Mask, guardandoci in cagnesco e non perdendo più tempo, allontanandosi.
     - Grazie! – dico rivolta ad Aldebaran quando Cancer si è definitivamente allontanato, non prima di essermi lasciata andare ad una risata a causa dell’ilarità che puntualmente mi suscita il modo di parlare di quest’ultimo. Poi mi lascio cadere su un gradino, sedendomici, salutando con un gesto della mano Kanon che è appena entrato nella casa dei gemelli.
Aldebaran mi imita subito dopo, muovendosi in modo piuttosto meccanico, come se fosse incapacitato nell’esprimersi.
Entrambi i nostri sguardi sono puntati sulla sua casa.
     - Dici che dovrei andare a dare un’occhiata? – .
     - No, meglio di no. – mi risponde prontamente lui, mentre dentro di me qualcosa si dispera. E non è Parvati.
     - Che cosa ho combinato… - mi lascio sfuggire, amareggiata, scuotendo la testa.
     - Cos’hai combinato? – mi fa eco dopo un po’ Al, cercando, evidentemente, di offrirmi il suo ascolto prendendo l’argomento molto alla larga.
E mi ritrovo improvvisamente senza parole, capendo a quel punto che, con ogni probabilità, l’intenzione del cavaliere del toro, nonché persona empatica, nonché grande uomo, nonché grande amico, abbia cercato d’invitarmi alla riflessione.
     - Io… - inizio, tentennando, voltandomi col corpo verso di lui. – Io sono sempre stata certa di essere innamorata di Mu. Sai… le farfalle nello stomaco… - arrossisco, rendendomi conto del tipo di discorso che sto facendo, vedendo Al guardarmi con la coda dell’occhio di tanto in tanto. – Sai… - tento di passare oltre. – Quella cosa di cui parlano tutti… oh! ‘nsomma. – mi decido, rendendomi conto di averci ormai perso la faccia. – Io, ogni volta che Mu solo semplicemente mi guarda, sento tutte ‘ste farfalle fare proprio una danza tribale! - .
Aldebaran
scoppia a ridere in modo grossolano, lasciandosi completamente andare, venendo seguito a ruota da me, imbarazzatissima per il discorso sdolcinato di cui mi sono resa protagonista.
     - Insomma, hai capito? – mi accerto quando abbiamo smesso entrambi di ridere, vedendo Al inarcare le sopracciglia, divertito, e fare no con la testa, prendendomi in giro.
     - Con Shaka invece… beh. – riprendo, spegnendo il sorriso divertito e assumendo un’espressione malinconica. – Io con Shaka ci sono in un certo senso cresciuta… - .
Lascio
la frase in sospeso, rivolgendo lo sguardo in un punto imprecisato davanti a me, perdendomi in ricordi lontani…
     - Ho commesso un errore. – ammetto, riprendendo il filo. – Ma non ho alcun dubbio di chi io sia realmente innamorata. – concludo con fermezza, sentendo poco dopo una mano di Aldebaran atterrarmi grossolanamente sulla testa, prendendo a frizionarmela con affetto, senza guardarmi direttamente.
Gli rivolgo uno sguardo riconoscente.
Come al solito il cavaliere del toro ha saputo dimostrarsi un uomo capace di capire le poche cose che riesci a dirgli.
     - Non ho più visto Milo. – mi lascio sfuggire ancora, con un sospiro, vedendo, questa volta, Aldebaran voltarsi incuriosito e perplesso verso di me.
     - Come, non l’hai più visto? – mi chiede infatti, continuando a guardarmi.
     - Dopo che… beh… - lascio la frase in sospeso, sperando che lui capisca, come in effetti, per fortuna, fa. – E’ scomparso. Sono andata a fargli visita all’ottava e ha mandato fuori Camus a dirmi che aveva da fare. -.
Aldebaran
, se possibile, aggrotta le sopracciglia più di quanto non abbia già fatto.
     - Temo ce l’abbia con me. – confesso, tirando fuori tutto in una volta.
     - Per quello che è accaduto? -.
     - Sì… - .
     - Mh. - .
Si
porta una mano al mento, immergendosi in un profondo silenzio.
     - Beh, prova a parlargli. – mi suggerisce dopo un po’ lui.
     - Ma ci ho già provato. – gli rispondo io, vedendolo inarcare con scetticismo un sopracciglio.
     - Non mi sembra che tu abbia insistito poi così tanto… - .
     - Ma se è arrabbiato con me… - .

     - Reiko, Milo ti vuole bene! – mi riprende bonariamente Al poco dopo. – Figurati se riesce a tenerti il broncio! - .
Uff.
     - Oh, parli del diavolo…! – esclama improvvisamente, mentre la figura del cavaliere di Scorpio ci sorpassa in quel preciso momento, senza voltarsi.

     - Scorpio, stavamo giusto parlando di te! - .
Non
così, Al…
     - Questa sciocca stava chiedendosi se tu non la stessi evitando! – esclama taurus, cercando d’imprimere un tono scherzoso nella frase, enfatizzandola lievemente, mentre Milo si ferma qualche gradino più in basso di noi, portandosi una sigaretta alla bocca e cercando di accenderla, inclinando la testa in avanti e aiutandosi con una mano a proteggersi dal vento che gli sta sollevando i capelli e creando degli sbuffi nella camicia che indossa.
     - E tu chi sei, l’intermediario? – chiede ironicamente lui, continuando a darci le spalle, aspirando una boccata di fumo dietro l’altra, in gesti meccanici.
Guardo sottecchi Aldebaran, vedendo lui fare la stessa cosa con me.
Credo che adesso abbia capito a cosa mi stessi riferendo.
     - Vabbè… - conviene infine Al, lasciando cadere la risposta e alzandosi, sotto il mio sguardo triste e spaventato.
     - Dove vai? – gli chiedo con un filo di voce, non potendo fare a meno di pensare che si sta costringendo a spostarsi per la seconda volta per lo stesso motivo nel giro di pochi minuti.
     - Faccio un giro. – risponde con tono di voce più alto del precedente, col chiaro tentativo di farlo arrivare alle orecchie di Milo. Faccio per alzarmi anch’io, ma i suoi occhi m’inchiodano lì dove mi trovo, prendendo ad agitare l’indice e ad indicare successivamente l’amico col pollice.
Devo proprio farlo, eh?
E
, sorprendentemente, poco dopo che Aldebaran ci lascia, riprendendo a salire ancora la scalinata, Milo si siede, continuando a darmi le spalle e non proferendo parola.
Non so da dove iniziare.
     - Non sapevo che fumassi. – butto lì, imprimendo alla voce un tono sicuro, vedendolo sollevare appena un po’ il mento e guardare la sigaretta che ha in mano, assumendo un’espressione da “adesso lo sai”.
Ok
.
     - Milo, qualcosa non va? – mi decido a chiedergli direttamente, cercando di controllare l’ansia.
     - Secondo te? – mi chiede dopo un po’ lui, con un tono strafottente che mi urta non poco.
     - Senti, ti ritengo una persona intelligente abbastanza da intavolare una conversazione in modo pacifico e replicare ad una domanda con una risposta. – butto fuori, risentita, cambiando posizione per prepararmi ad alzarmi da lì. – Qui-… - .
     - Ed io ti ritengo una persona intelligente abbastanza da renderti conto di che persona hai accanto e quali limiti non vadano assolutamente superati. - .
… Sta difendendo Mu.
     - Quindi, se ritieni opportuno andartene ed evitare l’argomento, sei liberissima di farlo. – sputa fuori, lanciando la cicca lontano e afferrando nuovamente il pacchetto di sigarette per sfilarne un’altra.
Lo guardo allibita… stralunata… ma chi diavolo si crede di essere?
     - Ti rendi conto che mi stai facendo una partaccia che non mi ha fatto nemmeno Mu? – gli faccio notare, senza smettere di guardarlo in cagnesco, parlando ancora con le sue spalle.
     - Per l’ariete va bene così? – mi chiede allora, voltandosi appena verso di me.
     - Sì. - .
     - A posto! – sancisce alla fine, accompagnando l’esclamazione con un gesto della mano che va a tagliare l’aria orizzontalmente, accendendosi un’altra sigaretta.
Non ho parole.
     - Tu… - tento di articolare una frase di senso compiuto, fallendo miseramente a causa del nervosismo. – Tu non mi hai fatto nemmeno spiega-… - .
     - Non c’è niente da spiegare. – mi aggredisce di nuovo, monocorde, voltandosi ancora una volta di un po’ verso di me, lasciandomi a bocca aperta. – Non m’interessa, non lo voglio sapere. - .
     - Cazzo. – mi lascio sfuggire, non riuscendo più a condurre la discussione. – Non t’interessa, eh? – replico sarcasticamente, vedendolo girarsi di scatto verso di me, questa volta completamente, prendendo a puntarmi contro un dito. Letteralmente.
     - Non me ne frega un cazzo né di te, né delle tue giustificazioni, né delle tue paturnie! – sputa, puntandomi il dito ad ogni nuova. – Mi frega solo che Mu si è fatto il culo per te. – continua, annullando del tutto il tono di voce nel pronunciare la parola che poi va ad imitare nei gesti. – Shaka ti ha baciata. – riprende. - Per la seconda volta… - sibila, mimando il numero con le mani. – E tu ci sei stata! Le vedi quelle? – continua a inveire, indicando e facendo riferimento, stavolta, a due dannate lacrime che mi sono sfuggite dagli occhi. – Non servono a niente! – sancisce, continuando a fissarmi negli occhi per un po’, prima di perdere la verve e tornare a girarsi, ridandomi le spalle.
Caccio a fatica un singulto in gola, col rischio di strozzarmi, restando a guardare le sue spalle per un lungo momento, prima di esplodere.
     - Ma tu che ne sai… che ne sai! – inizio da dove mi trovo, stringendo i pugni convulsamente, scendendo poi velocemente le scale per andare a piazzarmici proprio di fronte. – Che ne sai! Dei sensi di colpa, della lotta interiore, del come mi sia sentita uno schifo… CHE NE SAI!! Di quando ho dovuto convincere Mu che l’amassi, di come non abbia avuto la stessa capacità di spiegare a Shaka che tenessi a lui lo stesso… CHE NE SAI! – continuo come un torrente in piena, con le lacrime che ormai mi solcano il volto ininterrottamente.
Mi pare quasi di scorgere un cedimento nel volto marmoreo del cavaliere dello scorpione mentre vado avanti col mio sproloquio… ma non me ne curo molto, continuando a lasciarmi andare.
     - Che ne sai di come mi abbia guardato Shaka quando la prima volta mi ha baciato e ha visto che stessi immaginando un altro al suo posto… o di come le mie budella si siano completamente attorcigliate l’ultima volta che ho discusso con Mu, vedendolo piangere… - mi mordo un labbro quasi a sangue, resami conto di aver sbandierato troppo, vedendo, poco prima che chiudessi gli occhi per disperazione, il volto di Milo completamente diverso da quando mi ha attaccata. La sigaretta sospesa a mezz’aria, lasciata consumare dal vento.
-
Ma tu che ne sai… Ma che cazzo ne sai?! – riapro gli occhi, continuando a stringere i pugni. – Quando Parvati ha smesso di squartarmi dall’interno sono venuta a cercarti. – ammetto, riacquisendo un tono più calmo, sebbene continui a piangere, singhiozzando. – Siccome ha iniziato a farlo dopo che Shaka mi ha baciata, volevo chiederti un consiglio sul come comportarmi. Volevo chiedergli un parere in merito, ma non è che mi potevo presentare di punto in bianco alla sesta dopo quello che era successo. E non volevo farlo senza dirlo a Mu. E non volerlo dirlo a Mu per paura di turbarlo ancora. Volevo venire da te. Menomale che non l’ho fatto! – concludo, desiderando ardentemente di avventarmi su di lui per riempirlo di botte, convenendo di girare sui tacchi e allontanarmi, non prima di avergli lanciato un ultimo sguardo sprezzante.
     - Vieni qua… - sento pronunciare dolcemente da Milo, all’improvviso, mentre una sua mano va ad afferrare un mio polso, che io mi premuro prontamente di strattonare, facendogli mollare la presa.
     - Vieni qua… - ripete di nuovo lui, con un tono sempre dolce, ma con un’inflessione più decisa, allungandosi a riafferrarmi di nuovo il polso, sempre da seduto, trovandomi a intraprendere con lui una battaglia sul possesso di entrambe le mie mani che – ahimè – viene vinta da lui, dopo avermele immobilizzate entrambe, trascinandomi verso di lui, costringendomi ad esser abbracciata. Per quanto fosse nelle sue possibilità, dal momento che mi opponevo.
     - LASCIAMI! – gli urlo praticamente nell’orecchio.
     - Scusa scusa scusa scusa scusa scusa scusa… - sussurra lui nel mio, mentre io continuo a scalpitare per liberarmi, scoppiando nuovamente a piangere per la frustrazione, la stanchezza e la collera.
Lui lo capisce e prende a baciarmi continuamente la guancia che è alla sua portata in modo affettuoso, senza mai cambiare posizione, continuando a tenere lo sguardo nascosto.
     - Stronzo! – gli urlo ancora, continuando a dimenarmi. Ma, tra le sue braccia, è come se non mi muovessi affatto. E’ pur sempre un Gold Saint, porca puttana!
     - Come sei bella quando ti arrabbi… - .
     - VAFFANCULO! - .
     - Le gote rosse, gli occhi lucidi, i capelli arruffati… ah, se lo capisco Mu! E poi tutta questa grinta… grrrr! - .
In
un’altra circostanza sarei scoppiata a ridere, ma in questo momento l’unica cosa che riesco a fare è arrendermi, comprendendo, naturalmente, che Milo ce la sta mettendo tutta per ottenere redenzione. Avrebbe già sollevato lo sguardo, è una scusa quella di sussurrarmi nelle orecchie. Gli dispiace.
     - KANON! – chiamo il cavaliere, riuscendo a intravederlo oltre la spalla di Milo, in quel po’ di visuale che mi ha concesso, vedendolo voltarsi e aggrottare la fronte, prima di capire che sta succedendo. – AIUTO! – urlo sinceramente disperata.
     - Scorpio! – urla questi, una volta afferrata la situazione.
     - Oh, non disturbarci Gemini! – risponde sarcasticamente Milo, assecondando ciò che può aver tranquillamente frainteso Kanon.
     - Vuoi che ti stacchi la testa?! – riferendosi, ovviamente, alla mia dolce metà.
     - Oh, ma io sono quello ufficiale e autorizzato! – replica il cavaliere dello scorpione, voltandosi a guardarlo, intravedendo delinearsi il puro sconcerto sul suo volto, afferrata l’allusione al cavaliere di Virgo. - L’unico solo e vero amante ufficiale… - continua, rigirandosi verso di me e riprendendo a baciarmi la guancia, rendendo gli schiocchi più sonori per prendere in giro Kanon.
Completamente sconcertata di fronte a tanta stupidità, mi arrendo definitivamente, lasciandomi sfuggire un lieve sorriso. Lui se ne accorge e alza finalmente la testa, guardandomi sorridente e trionfante. Ritorno subito seria. E lui rivolge il labbro inferiore verso il basso, a di cucciolo bastonato.
Da ricordarsi che questi è il temibile cavaliere dell’ottava casa del santuario della dea Athena, eh.
Kanon nel frattempo ha borbottato qualcosa e se n’è andato, lasciandoci nuovamente soli.
Lo guardo in modo serio insistentemente, vedendo il suo sguardo, finalmente, farsi serio a sua volta.
A quel punto spingo con le mani verso di lui, allontanandomici e alzandomi, vedendolo sospirare profondamente.
     - Invece di dare luogo a tutta questa pagliacciata, sta attento a non superare il limite, la prossima volta. - .
So
che si sente in colpa, ma se vuole la tanto agognata redenzione dopo tutte le lacrime che mi ha fatto versare deve faticare almeno un po’.
     - Mea culpa. – ammette, portandosi una mano al petto, come a voler sottolineare il gesto. – Ciò non toglie che le balle me le hai fatte girare, dolcezza. – continua, ritornando all’attacco. – Ma… - aggiunge subito, per non dare adito ad altri fraintendimenti. – Ho sbagliato. Perché ho giudicato la situazione senza realmente conoscerla. Scusa. - .
A
braccia incrociate, di fronte a lui, lo guardo dalla testa ai piedi, notandolo ad un certo punto palesemente in ansia.
     - Scuse accettate… - convengo infine, sciogliendo la posizione dei miei arti superiori. – Tu in fondo non hai fatto altro che difendere un compagno che, immagino, devi rispettare molto… - .
Lui
annuisce, guardandomi negli occhi, palesemente contento che sia stata trovata anche la sua motivazione.
     - Pochi sono i cavalieri per cui nutro sinceramente del rispetto. Mu è tra questi. - .
Sorrido
intenerita, pensando a questo gesto, seppur inusuale, di fratellanza.
     - Certo che tu ne hai portati di scombussolamenti al Grande Tempio. – pronuncia infine, dopo essersi perso per un attimo con lo sguardo nel vuoto, prendendo poi a sorridere divertito.
     - Ti prego… - lo supplico. – Non farmici pensare. - . Vado a sedermi accanto a lui, che si allontana un po’, per farmi più spazio.
     - Io parlo di scombussolamenti positivi! – tende a precisare lui, ritornando serio. – Da quando sei qui Mu si è innamorato, Shaka è sceso dalle nuvole sulle quali alloggiava ricordandosi di essere fatto di carne e ossa, Saori è cognitivamente più orientata ad assecondare la dea che reincarna agendo con cognizione di causa e in modo più autonomo di quanto non abbia fatto precedentemente, Seiya è più acculturato! - .
Rido
alle ultime due voci del suo elenco, prendendo a sciorinare il mio.
     - Kalì ha preso a minacciare la terra, un morto vi ha quasi fatti fuori, Ganesha si è presentato al Santuario di Athena senza essere stato invitato, Mu ha quasi ucciso Shaka. – lo sento ridere, finchè i miei occhi non vanno a poggiarsi sulla seconda casa dalla quale, da quando sono qui, non è ancora uscito nessuno.
     - Milo, seriamente, quei due sono ancora là dentro. – confesso la mia preoccupazione, vedendo il cavaliere dello scorpione aggrottare la fronte, perplesso.
     - Quei due chi? - .
     - Secondo te? - .
Spalanca
gli occhi, indirizzandoli anche lui verso la casa del toro.
     - Da quanto tempo? - .
     - Sarà almeno un’ora… - rispondo con un filo di angoscia, vedendolo spalancare la bocca.
     - Oh, Athena. Chi avrà fatto fuori chi? - .
     - STUPIDO! – esclamo, colpendolo con un pugno che lo muove appena, non scalfendolo minimamente.
     - Santi numi… - continua con enfasi. – La prima o la sesta resterà senza custode? -. Roteo gli occhi. – Kiki potrà prendere in eredità le sacre vestigia d’ariete appartenute al suo mentore… Ma chi mai potrà sostituire l’uomo più vicino agli dei? Chi mai potrà essere considerato all’altezza di cotanta responsabilità? – gonfia il petto, esibendosi in una pessima interpretazione teatrale.
     - Non sei divertente. – gli rispondo monocorde, per poi prendere una decisione. – Vado a vedere! - .
     - Ma dai che sto scherzando… - interviene subito lui, afferrandomi nuovamente per un braccio, facendomi partire uno sguardo omicida.
     - Toglimi le mani di dosso. – scandisco, vedendolo assecondarmi subito.
     - Sì, però lasciali. I cosmi sono tranquilli, staranno parlando. – mi fa notare giustamente lui, accendendosi un’altra sigaretta e attirando nuovamente la mia attenzione.
Poco dopo i suoi occhi tornano a puntarsi nei miei, velandosi un attimo di tristezza.
     - Perdonami se ho alzato la voce – mi chiede.
E’ stato terribile esser attaccata così tano duramente da lui… ma è ciò che ha in mano ad inchiodarlo.
Gli saranno pure girate le balle, come ha detto lui, per il mio pseudo triangolo amoroso… ma Milo è palesemente nervoso.
Allungo una mano per stringergli affettuosamente una guancia, vedendolo subito sorridermi.
     - Mi fai provare? – gli chiedo ad un tratto, vedendolo voltarsi di scatto verso di me.
     - No. - .
     - Dai! – esclamo risentita, vedendolo farmi ripetuti cenni di diniego con la testa. – Ma perché? - .
     - Vuoi farmi veramente ammazzare?! – esprime finalmente le sue perplessità.
     - Ma insomma! Sarò pur libera di decidere per la mia vita senza avere qualcuno puntualmente ad interferire, o no?? – lui sembra valutare per un attimo la cosa, facendo intervallare lo sguardo tra me e la seconda casa.
     - Senza contare che praticamente me lo devi, considerando il modo in cui ti sei comportato. – mi gioco, incrociando le braccia a di rimprovero, vedendolo guardarmi con un sopracciglio inarcato, mentre butta fuori del fumo precedentemente aspirato.
     - Sai che non mi potevi chiedere cosa più scema, vero? - .
Allungo
verso di lui una mano col palmo rivolto verso l’alto, in attesa. Lui scuote la testa.
     - Un tiro. – propone, categorico, dando un’occhiata alla seconda casa. – Muoviti, dai! - .
Gongolo
trionfante, afferrando la sigaretta che stava fumando lui e prendendo a guardarla con curiosità, portandomela all’altezza degli occhi.
     - Si fuma con la bocca, non col pensiero. - .
Lo
guardo come a fargli notare di essere stato molto spiritoso, decidendomi, infine, a portare la sigaretta alle labbra e ad aspirare, imitando il modo in cui l’ho visto fare a lui… sentendo una sgradevolissima sensazione tapparmi la gola e farmi tossire animatamente.
     - Ciao, polmoni di Reiko. E’ stato un piacere. – saluta con la mano Milo in prossimità del mio volto, mentre tossisco ancora forsennatamente, restituendogli schifata quella roba, sentendo un senso di nausea raggiungermi poco dopo la bocca dello stomaco, che però, per fortuna, non trova riscontro.
Mi volto verso di lui per chiedergli come diavolo faccia a buttarsi quello schifo nel sangue, vedendolo improvvisamente irrigidirsi – quasi come se fosse stato colto alla sprovvista – e girarsi.
Seguo la direzione del suo sguardo… trovando, all’esterno della seconda casa, in perfetta linea d’aria con noi, Mu. Solo dopo un po’ capisco che molto probabilmente stanno comunicando telepaticamente, considerando che Scorpio non accinge né a parlare, né a muoversi.
Domanda mi sorge spontanea.
     - Milo, tutto bene? - .
Deglutisce
.
     - No. - .













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Angolo dell’autrice…

Ah, Milo di Scorpio… si è capito che mi sono divertita a manovrarlo?
J

Grazie per tutti i commenti, i preferiti, i seguiti, i ricordati e, non meno di tutti, i silenziosi lettori che si accostano a questa storia senza pretese.

HOPE87

ps: About the story… non rilassatevi troppo.
J



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Capitolo 32
*** Missing pieces ***


 

Missing pieces

 

 

 

 

 

 

 

Il sole d’Atene oggi è cocente. O forse è solo il mio continuo andirivieni che mi sta facendo sudare in modo tanto osceno. Sarà almeno la quinta volta che percorro i gradini che conducono dalla quinta alla sesta casa. Avanti e indietro, avanti e indietro, avanti e indietro, avanti e indietro, avanti e indietro.
Ad un certo punto mi sono pure seduta su uno di essi, essendo tanto psicolabile da contarli tutti e scegliere esattamente quello centrale, incrociando gambe e braccia e mettendomi a contemplare il cielo alla ricerca di un’illuminazione. Che ovviamente non è mai arrivata.
Ieri Mu è uscito dalla casa del toro nel momento esatto in cui io tentavo di non morire soffocata e ripassavo la sigaretta a Milo. Non ha torto un solo capello a quest’ultimo, ma il modo in cui Milo è sbiancato, inventandosi di sana pianta di essersi ricordato improvvisamente di un impegno, deve averglielo fatto veramente temere. Chissà quali terribili minacce gli ha fatto telepaticamente, il tanto pacato e gentile cavaliere di Aries.
Mi sono precipitata da lui subito, seguendolo alla prima, mentre Shaka faceva ritorno alla sua casa, senza voltarsi a guardarci.
Una volta dentro mi sono trovata costretta a pedinarlo, cercando allo stesso tempo allo stare attenta a non mettergli troppa pressione ond’evitare altri spiacevoli fraintendimenti. Ma ero curiosa. L’ansia non era scomparsa e non credevo affatto che i due si fossero messi a giocar a sasso, carta, forbici per decidere chi dovesse sorbirmi per tutto quel tempo.
Ho provato a sondare il terreno partendo mooooolto alla larga, chiedendogli di non esser troppo duro con Milo, considerando che l’avessi quasi praticamente costretto a cedermi quella robaccia. Lui allora mi ha chiesto di cosa stessi parlando ed io per un attimo ho davvero creduto di essermi sbagliata, se non che Mu, in realtà, mi stava solamente mettendo alla prova, dicendomi poi che difficilmente si sarebbe avvicinato a me, sentendomi quello sgradevole odore addosso. Io allora gli ho promesso solennemente che si era trattata solo di curiosità e che non sarebbe accaduto più, soprattutto perché stavo per lasciarci le penne.
Tutto questo mentre lui non mi guardava. Aggirandosi per la prima casa a recuperare pezzi di armatura di vari cloth lasciati da diversi cavalieri, alcuni dei quali non erano dorati, ragion per cui ho immaginato dovessero essere dei bronzes. Finchè non mi è capitato l’elmo di Death Mask tra le mani, che lui, per pura combinazione – avendolo osservato – stava cercando. Gliel’ho allungato sotto al naso, sottraendoglielo di nuovo poco prima che lo afferrasse, costringendolo a guardarmi. E l’ha fatto a lungo, sostenendo il mio sguardo, che cercava di comprendere il suo, avvolto in quell’ermetismo che sempre lo ha contraddistinto, in silenzio.
Poi se n’è accorto, deviando così l’attenzione da sé. Avevo ancora gli occhi rossi per la sbraitata con Milo e lui, manifestando un accenno di sincera preoccupazione su quel bel volto imperturbabile, mi ha chiesto cosa fosse successo.
Gli ho detto la verità, omettendo i dettagli, spiegandogli che avevamo discusso e che ci ero rimasta male per come mi aveva trattata, vedendo subito un lampo scuro passare negli occhi chiari di Mu, che ho provveduto a spegnere chiedendogli di non interferire, poiché gli stavo raccontando la cosa solo per non dar modo a nessun fraintendimento d’insinuarsi tra noi, ma che me la sarei cavata benissimo da sola.
Dopodichè è toccato a me chiedergli cosa fosse successo. Lui ha deviato di nuovo lo sguardo. Facendomi incazzare e inquietare allo stesso tempo. Nonché sospirare profondamente, vedendolo allontanarsi, in direzione, questa volta, del bagno.
L’ho seguito, approfittandone per guardare il mio riflesso allo specchio e reprimere un moto d’orrore, mentre lui scompariva nel vano doccia.
Gli ho detto della mia intenzione di parlare con Shaka per chiarire una volta e per tutte il nostro rapporto – o quello che ne era rimasto – avvertendo il cosmo di aries incrinarsi pericolosamente.
L’ho raggiunto al vano doccia, spalancandovi la porta e trovandolo con la fronte appoggiata al muro, di spalle, con un getto d’acqua apparentemente bollente a scorrergli sul corpo.
Non ho saputo che fare.
Poi si è girato, prendendo a guardarmi con quello sguardo tipico dei momenti in cui si parla di Shaka. Mi addolorava vederlo così, sebbene poco dopo lui si sia girato, avvicinandosi a me, continuando a stare nel vano doccia mentre io continuavo a restarne fuori. Mi ha chiesto cos’avessi intenzione di dirgli. O meglio, il senso che ne ho tratto è stato quello. La sua è stata più una domanda camuffata, ma la mia risposta non ha tardato ad arrivare.
Gli ho detto che, al di là di dirgli di non permettersi più di superare certi limiti, gli avrei chiesto, secondo lui, che senso avesse quello che mi era successo immediatamente dopo. Che dovevo farlo. Anche se l’espressione di Mu era mutata di nuovo, in un modo che oserei definire preoccupato.
E’ passato un po’ prima che annuisse, senza spiccicare parola, passandosi una mano sul volto per allontanare delle gocce d’acqua che evidentemente lo stavano infastidendo, finchè il suo sguardo non si è posato di nuovo su di me… trasmettendomi i brividi.
Mi ha ricordato cosa gli avessi chiesto quella mattina, facendomi vistosamente arrossire. Avevo voglia di raggiungerlo nel vano doccia, ma desideravo molto di più cancellargli quell’espressione pensierosa ed enigmatica dalla faccia. Ho provato a dirglielo, ma lui ha chiuso la mia bocca con la sua, trascinandomi con sé con addosso ancora tutti i vestiti, richiudendo la porta del vano doccia, che stava disperdendo calore.
Adesso mi ritrovo a dover andare da Virgo, completamente indecisa sul cosa dirgli. O meglio, da dove iniziare.
Sospiro profondamente, decidendomi finalmente ad alzarmi e raggiungere a grosse falcate la casa della vergine.

Non so se ho fatto bene ad entrare qui… ma d’altronde è da qui che proviene il suo cosmo… ed io voglio parlargli… quindi…
Deglutisco sonoramente, avanzando nello Sharasojo… la sua figura è al centro dei due alberi gemelli… un leggero vento gli scompiglia appena i capelli… è nella classica posizione del loto… ed i suoi occhi sono chiusi, ermeticamente.
Non li riapre neanche quando mi ci avvicino, nonostante abbia reso nota la mia presenza… e il mio cuore stia martellandomi nel petto incessantemente.
M’innervosisce questa situazione. Da morire.
     - Non dovresti essere qui. - .
Riapro
gli occhi di scatto – precedentemente chiusi, lasciandomi cullare dalla tranquillità del posto – e vado a poggiarli nuovamente sulla sua figura, che non si è mossa di una virgola.
     - Mu sa, che sono qui. - .
La
mia risposta non sembra sortirgli alcun effetto… e il silenzio ritorna a impadronirsi di quell’incantevole posto.
     - Shaka, io… - .
Io
, cosa?
Richiudo gli occhi per disperazione, sentendomi completamente fuori luogo… avvertendo quelle dannatissime lacrime raggiungermi nuovamente gli occhi. Perché mi sento sempre alla completa mercè delle mie sensazioni quando sono con lui, perché?
Ad
un certo punto mi viene in mente che potrei comunicare con lui in tutt’altro modo… non ci riesco, verbalmente. Così gli apro la mia mente, lasciando che tutto ciò che penso, che provo e che desidero possa essere letto da lui così com’è, senza alcun filtro… ma il suo sguardo, improvvisamente, s’indurisce…
     - Smettila, Reiko. – mi ordina perentorio, facendomi rialzare di botto le barriere mentali… lasciandomi completamente interdetta. – Tu non dovresti essere qui. – mi dice ancora una volta. E questa volta… giurerei di aver avvertito la sua voce incrinarsi lievemente. Ma a giudicare dal cipiglio severo che ha su ancora, devo essermelo sicuramente immaginato…
     - Sono una lurida stronza egoista. E che questo posto sacro possa perdonare le mie parole fuori luogo… ma… - mi mordo un labbro, mentre lui rimane completamente immobile, per niente scalfito. - …temo non possa esserci un futuro in cui riesca a dirti tutto questo, Shaka. Non vi sono parole sufficientemente adatte ad esprimere ciò che vorrei realmente comunicarti, che vorrei tu capissi… e tutto quello che è successo tra di noi non aiuta. So solo che… mi dispiace… - dico, mentre le prime lacrime cominciano a solcarmi il volto, senza lasciare che la voce subisca delle modifiche. – …Mi dispiace tanto. - .
Una
folata di vento attraversa i nostri corpi, muovendo le foglie degli alberi sacri, dalle cui chiome alcune foglie si staccano, andando a creare una danza, tutt’attorno a noi.
     - So che quanto ti sto dicendo può farti male più di quanto non te ne abbia già fatto… così come so che potresti odiarmi, arrivando a maledirmi per quello che forse faresti a meno di sentirti dire… ma la guerra si avvicina, e… - . Traggo un profondo respiro, lasciando andare le parole tanto temute. – Anche se non ti amo come tu vorresti… non significa che tu per me non sia importante. E non immagini quanto… - dico tutto in una volta, voltandomi appena per scacciare una lacrima adagiatasi troppo a lungo sulla mia guancia. – Te ne prego… resta vivo. - .
Gli
volto le spalle e me ne vado, sentendo i passi farsi sempre più pesanti man mano che mi allontano dalla figura del cavaliere della vergine che, così come l’ho trovato, non ha accennato a muoversi.


     - Allora? - .
Quasi
sobbalzo nell’avvertire la voce di Milo, così, all’improvviso, che sento il cuore accelerare di botto, calmandosi poi non appena mi rendo conto che si tratta effettivamente di lui.
Vedo i suoi occhi scrutare a lungo i miei, alla ricerca di una risposta che impiega un po’ ad arrivare.
     - Stavo ritornando da Mu… - mi lascio sfuggire mestamente, riprendendo a scendere gli scalini che separano la sesta casa dalla quinta, quando lui scuote la testa.
     - Con quegli occhi lì? – chiede retoricamente, facendo riferimento alle lacrime che ancora li bagnano. – Meglio di no. – mi suggerisce… ed io capisco perfettamente cosa intenda dire.
Sospiro.
     - Che ci fai qui? – gli chiedo, tentando di cambiar discorso, sebbene immagini che la sua presenza sia conseguente alla mia visita alla sesta.
     - Sono passato a trovare Aioria e ti ho vista salire. – giustifica la sua presenza lì, mentre io prendo a dondolarmi su un piede, le mani in tasca, lo sguardo basso. Sono ancora reduce della mega litigata del giorno precedente… non mi va di parlare di Shaka con lui. – Gli hai chiesto… spiegazioni? – azzarda, ed io mi trovo costretta a scuotere la testa negativamente, senza aggiungere nulla. Sospira. – Comunque ci ho pensato, sai? -.
Mi
volto lentamente verso di lui, perplessa, chiedendomi se per caso non mi sia persa un passaggio.
I suoi occhi si fissano su un punto alle mie spalle.
     - A voi tre. – mi risponde allora, continuando a tenere lo sguardo rivolto altrove, mentre la mia mandibola cade.
     - Scusa? - .
     - Ti faccio una domanda così, a freddo:… - . Oh, no… - …Se Mu non ci fosse, tu proveresti a stare con Shaka? - .
OH
, ATHENA.
     - Milo… - .
     - Sì o no? Non ti ho chiesto di articolare alcuna risposta particolare. -.
A
quel punto decido di giocarmi la mia carta.
     - Io credo che tu debba seriamente iniziare a impicciarti degli affari tuoi… - gli dico seria, vedendolo sorridere.
     - Forse. Ma tu non hai risposto alla domanda. - .
Mi
porto entrambe le mani sui fianchi, piazzandomi in faccia un’espressione di disappunto.
     - Vuoi litigare di nuovo? – gli chiedo semplicemente, vedendolo farsi serio.
     - Assolutamente no. Sto solo cercando di… - .
     - Stai solo cercando qualche altro pretesto per puntarmi il dito contro e giudicarmi. - .
A
quel punto la sua espressione si fa grave, conducendosi le mani sul petto e scendendo i pochi gradini che ci separano,  per piazzarmisi davanti.
     - Potessi tornare indietro non rifarei quello che ho fatto, te lo giuro su Athena. - .
Resto
a guardarlo per un periodo di tempo indefinibile. E’ più forte di me. Mi ha fatto troppo male.
Devio lo sguardo dal suo e riprendo a scendere le scale che mi separano dalla mia meta, dribblandolo quasi come non esistesse, intravedendolo sottecchi voltarsi per seguire la mia figura, che ora gli sta dando le spalle.
     - Però così facendo stai evitando te, non me… - .
Mi
blocco di colpo, prendendo a voltarmi lentamente nuovamente verso di lui, scorgendolo osservarmi con un sorriso canzonatorio sul bel volto greco, le braccia incrociate, la postura eretta e sicura, lo sguardo alto.
     - Ma tu che cazzo vuoi? – gli chiedo allora senza mezzi termini, non riuscendo più a comprendere il suo comportamento sfacciato.
     - Ci staresti o no con Shaka? - .
E
’ un attimo. Non faccio nemmeno in tempo a capire che la rabbia che sento ribollirmi dentro mi appartenga solo in parte, che sento i palmi delle mani diventare roventi. Li alzo entrambi contro la mia volontà, vedendo lo sguardo di Milo farsi perplesso e allarmato… assistendo subito dopo ad uno spettacolo raccapricciante.
     - NO!!! – urlo con tutta la voce che ho in corpo, vedendo il corpo del cavaliere di Scorpio dimenarsi tra le fiamme che l’hanno avvolto. Cerco di correre verso di lui, vedendo il fuoco divampare ad ogni passo che faccio verso la sua direzione, costringendomi, così, ad indietreggiare e continuare ad urlare disperata.
Finalmente sopraggiungono Aioria e Shaka, e con quest’ultimo Dohko, contemporaneamente, il primo afferrandomi per le spalle e innalzando il suo cosmo a di difesa – non riesco a capire se perché non abbia compreso la natura del fuoco o il contrario… - e gli altri due utilizzando il loro per aiutare il compagno dell’ottava casa, che non accenna a smettere di dimenarsi per contrastare l’energia che lo sta avvolgendo, finchè Dohko non smette di usare il cosmo di Libra, sfilandosi velocemente il sari che indossa e prendendo a batterlo violentemente su Milo che, per fortuna, dopo un po’ di tempo, sorprendentemente, smette di bruciare.
In tutto quel tempo non mi sono neanche accorta di essermi letteralmente aggrappata alle braccia del cavaliere del leone… e a giudicare dalle striature nerastre che ho lasciato sulle maniche dei suoi abiti… sono stata davvero io, a fare tutto quello.

     - Cosa diamine è successo? – sento chiedere improvvisamente da Shaka. Gli occhi sbarrati, domanda retorica di chi immagina, di chi sa, di chi ha capito, eppur vuole accertarsene.
     - No-… non sono stata io… io… - . La voce rotta, le lacrime che scorrono copiosamente. Come ha osato quella lurida bastarda di una divinità fare questo a Milo? Non riesco a smettere di singhiozzare… così come non riesco a non notare di come le braccia di Aioria non abbiano smesso di tenermi. In modo decisamente diverso, rispetto a prima.
     - Certo che non sei stata tu! – l’esclamazione di Scorpio arriva forte e chiara, mentre il suo corpo si scrolla per liberarsi della cenere che è andata a depositarsi sulla sua schiena, in prossimità delle ustioni che lo ricoprono seppur, sembrerebbe, in maniera per niente grave. Alzo appena lo sguardo verso di lui… vedendo il suo… trionfante? – La gentil signora che ospiti non vuole assolutamente che si tocchi un determinato argomento. Non vuole che ti s’insinui il dubbio. – i suoi occhi si girano esplicitamente verso Shaka, che ha richiuso da un bel pezzo i suoi, mentre Dohko – che non ho la più pallida idea da dove sbuchi fuori – continua ad osservarlo interessato.  – Sapevo non sareste riusciti a parlare di niente, ho preferito confutare personalmente il dubbio sortovi. E’ esattamente come avevate pensato, signori. Adesso ne abbiamo la conferma. -.
… Quello scellerato avrebbe messo alla prova Parvati?
Shaka
è immobile, apparentemente impassibile, davanti a Milo, che ha su ancora l’espressione di prima, mentre mi guarda intensamente e Aioria… non accenna a lasciarmi andare.
     - Lasciala, Cavaliere. – chiede confidenzialmente Libra al cavaliere del Leone, che sembra essersi perso in chissà quali pensieri, allungando una mano per intimarlo a gesti, mentre quest’ultimo – finalmente – mi lascia… ed io arretro di un passo, prima che la mano di Milo mi raggiunga e la sua espressione si faccia grave.
Chiudo gli occhi e scuoto la testa, abbassando quest’ultima e ricacciando indietro altre lacrime che sembra vogliano prendere ancora il sopravvento, mentre nessun altro dei presenti accenna a muoversi o aggiungere altro..
     - Reiko… - pronuncia dolcemente Milo, cercando di attirare la mia attenzione… ma io non ho alcuna intenzione di lasciarmi avvicinare di nuovo.
     - Potevo ucciderti… - biascico, stringendo gli occhi ancor di più e portandomi una mano alla bocca per impedire a un conato di riaffacciarmisi alla bocca.
     - Non l’avresti fat-… - .
     - POTEVO UCCIDERTI! – urlo sconvolta, ignorando la risposta di Milo, voltandomi e prendendo a correre… verso una direzione che non vedo più.

 

**********************************************

     - Che succede ancora?! - .
Quasi
non odo la voce di Aldebaran, preso come sono dal far le scale quattro a quattro, sorpassando la casa del Toro per dirigermi alla quinta. Erano i cosmi di Shaka, Milo, Dohko, Aioria e Parvati quelli intervallatisi poco fa. Non oso immaginare cosa sia accaduto, adesso è quello di Reiko a turbarmi di più. Si sta avvicinando. Devo riuscire a bloccarla prima che riesca a fare ciò che ha già fatto ripetutamente in passato. E stavolta non intendo permetterglielo.
Arrivo alla quarta col cuore in gola… ed è lì, che mi si ferma completamente.
Riversa sul pavimento, piegata sulle ginocchia, sta dimenandosi per liberarsi dalla presa di Cancer, che, sebbene nel suo caratteristico modo, sta cercando palesemente di calmarla. E’ completamente fuori di sé.
     - Potevi spezzarti l’osso del collo, scimunita! – esclama Death Mask, senza smettere di tenerle i polsi, che lei sta agitando ripetutamente contro di lui, per colpirlo. – Ha fatto un volo da rimetterci le penne! – tenta di giustificarsi non appena mi vede arrivare trafelato, allontanandola da sé per sottolinearmi le sue intenzioni e rimettendosi in piedi, con lei. – L’ho afferrata prima si fracassasse la testa! E’ indemoniata, non si capisce un cazzo! – la spinge, lasciando che sia io ad occuparmene. Le sue spalle toccano il mio sterno e lei si volta di scatto, inviperita, digrignando i denti e guardandomi ad occhi sbarrati.
Non mi vede davvero.
     - Reiko… - tento, cercando di avvicinarmi quanto basta per stabilire un contatto fisico con lei. – Tesoro… - riprovo, incurante degli occhi di Death Mask fissi su di noi, sinceramente costernato per ciò a cui sta assistendo. Ogni passo indietro che lei fa di fronte a me è un pugno allo stomaco… finchè decido di smettere d’incassare e avventarmi letteralmente su di lei, cingendole il corpo con entrambe le mie braccia, bloccando le sue, lasciandomi cadere con lei sul pavimento esterno della quarta casa.
     - NO! – urla disperata. Sento lo stomaco contorcersi e mi costringo a deglutire, imponendomi di mantenere la calma. – Ucciderò anche te… UCCIDERO’ ANCHE TE! - .
Una paura irrazionale si fa largo in me e, sebbene non sia facile, mi concentro per raggiungere col cosmo l’intero Santuario.
Non manca nessuno all’appello.
Solo allora mi concedo di espirare e rendermi conto che si tratta di un attacco di panico… molto diverso dal solito.
     - Calmati… - provo a dirle, sebbene debba essere io a farlo per primo. Non riesco più a capire dove finiscano i suoi battiti e inizino i miei… finchè non riacquisto la compostezza che sempre mi ha contraddistinto. – Calmati, Reiko. – riesco a imporre un tono più fermo alla mia voce e avverto il suo corpo vibrare un po’ in più, prima di riprendere a tremare, questa volta meno, rispetto a prima. Solo adesso mi rendo conto che ha le mani… stranamente calde. Mi riprometto di controllargliele in seguito, mentre lei le conduce verso il suo petto, come a volerle nascondere alla mia vista e alla sua e, infine, la crisi raggiunge il suo picco.
Mi ritrovo, impotente, a vederla annaspare, alla ricerca di aria, mentre il mio cosmo va ad avvolgerla completamente per cercare di calmarla, fallendo miseramente.
Mi ritrovo a chiudere gli occhi nel momento in cui lei inizia a boccheggiare, poggiando il mento sulla sua testa e stringendola forte a me.
Athena, ti prego…
Il suo corpo in preda agli spasmi riprende a tremare. La voce di Dohko mi raggiunge ovattata.
Ti supplico, mia Dea…
Le mani del cavaliere della bilancia mi cingono gentilmente le spalle. Ha compreso in che mare stavo perdendomi e me l’ha impedito, invitandomi ad alzarci.
     - Questo non è un luogo dove sostare. – mi dice, riferendosi alla casa di Cancer e ai turbamenti che vi dimorano. – Ho mandato Milo ad avvertire Kanon. Vieni. - .
Tentenno
a lungo, abbassando lo sguardo per osservare la donna rannicchiata tra le mie braccia. Ha un aspetto tanto fragile da farmi temere di poterla spezzare al solo sollevarla.
     - Mu. - . La voce di Dohko mi riscuote di nuovo dai miei pensieri. – Coraggio… -.
Faccio
un profondo respiro e mi alzo, mettendomi a correre più veloce che riesco verso la terza casa.

     - Venite! -. Kanon appare sinceramente preoccupato quando ci vede arrivare, e non so se sia per i rantoli di Reiko o per l’aspetto che devo avere io in questo momento. Individuo immediatamente la camera che il cavaliere della Terza ha destinato al nostro arrivo e mi ci fiondo, adagiando immediatamente, con estrema delicatezza, il corpo della donna che ho tra le braccia sul letto.
Avverto vagamente Kanon chiedere a Dohko se può essere in qualche modo d’aiuto e quest’ultimo tranquillizzarlo lievemente, conducendolo fuori dalla sala e chiudendosi la porta alle spalle.
Erano ustioni quelle sul corpo di Milo, non posso fare a meno di ricordare, afferrando delicatamente una mano di Reiko e portandomene il palmo dinanzi agli occhi. Parvati ha attaccato il cavaliere di Scorpio. E l’unico motivo per cui deve averlo fatto è perché quest’ultimo deve averla provocata.
     - Io vi ucciderò… ti ucciderò… vi ucciderò… - .
I
miei occhi si soffermano sui suoi, a lungo, mentre conduco la mano che stavo osservando alle mie labbra, perdendomi in riflessioni profonde e diverse… finchè non sono costretto a fermarla per l’ennesima volta, afferrandola per le spalle per fare in modo che non si precipiti giù dal letto. Avverto distintamente le sue unghia entrarmi nella pelle delle spalle attraverso i vestiti, ma non me ne curo. I suoi occhi non hanno smesso un attimo di lacrimare.
     - Potevo ucciderlo… - dice, ed io capisco che si sta riferendo al cavaliere di scorpio… e a nulla valgono i miei tentativi di tranquillizzarla… lei non vede nient’altro, non sente nient’altro… che ciò che pensa possa avvenire tra breve. – Io ti amo… - mi confessa, singhiozzando più forte. – Ti amo, Mu… io… io non voglio… Oddio… - .
La stringo forte a me, portandole la testa nell’incavo del mio collo, una mano a carezzarle i capelli, l’altra a cingerle la schiena.
Se solo sapesse, se solo immaginasse… il modo in cui mi sento dilaniato dallo scorrere degli eventi…
Ma non deve.
Assicuro il mio cosmo attorno a lei, protettivo, cercando di essere un’ancora su cui fare affidamento per non andare alla deriva.
A volte provo a immaginare a come sarebbe stata la mia vita se non l’avessi mai incontrata… e non ci riesco.
Ho camminato per le strade dell’India, della Grecia e di altri luoghi di cui i miei piedi non ricordano nemmeno più il nome, incrociando occhi femminili di ogni genere, di ogni colore, di ogni fattezza, di ogni razza… senza mai vincere il confronto con i suoi.
Sorrisi ammalianti, aggraziati, seducenti… ma mai neanche lontanamente paragonabili al suo.
Mai ho avuto modo di conoscere un ideale femminile che racchiudesse grazia, forza, intelligenza, dolcezza e determinazione in un sol corpo. Un corpo che il mio ha imparato a fare suo, come solo e unico, e che a sua volta ha imparato a fare altrettanto col mio… rianimando ciò che gli anni trascorsi tra guerre e battaglie credevo avessero annullato, relegandolo in un anfratto che il tempo, poi, avrebbe fatto sparire del tutto.
Il mio cosmo è sempre bruciato per la Dea Athena. E mai si spegnerà per servirla. Mai.
Ma questa donna, inconsapevolmente, ha acceso dentro di me qualcosa che credevo di non avere nemmeno io. Qualcosa di simile, sebbene per niente comparabile. Qualcosa che arde con la stessa intensità crescente della devozione che ho per la mia dea.
Questo ed altro ancora vorrei poterle dire per cercare di tranquillizzarla… ma non ne sono capace. Non sono mai stato abile con le parole in materia di sentimenti umani estranei, figurarsi adesso che mi riguardano e coinvolgono più di quanto avessi mai potuto immaginare…
L’unica cosa che sono in grado di fare è continuare a stringerla, lasciando che le sue lacrime scorrano su di me, trovando conforto.
Ti scongiuro, Dea Parvati.
Qualunque progetto tu abbia in serbo per questa donna, abbi pietà di lei.
Farò tutto ciò che è in mio potere per assecondare il corso degli eventi, affiancandoti e sostenendoti, in nome della Dea che servo.
Ma ti prego.
Se i tuoi progetti esigono un sacrificio… che non sia il suo.
Te ne prego.

***********************************

Non si è incazzato.
Ho appena raccontato a Shaka di aver provocato la gentil signora che dimora in Reiko proponendo a quest’ultimo di riflettere sui suoi sentimenti… e non si è incazzato.
E Dohko non mi ha tirato alcuna occhiataccia e Aioria nessun calcio nei calcagni.
Anzi.
Sembrano aver raggiunto tutti la fase zen. Ognuno immerso nei suoi pensieri, placidamente.
Il primo rigorosamente ad occhi chiusi, una tazza di schifosissimo thè verde tra le mani.
Il secondo coi gomiti appoggiati sul tavolo della cucina della quinta, le mani congiunte, il mento poggiatovi sopra, gli occhi ugualmente chiusi.
Il terzo a braccia conserte, espressione persa nel vuoto, rigorosamente seria.
Non riesco a non avvertire una punta di disagio. L’aria qui potrebbe tagliarsi con un coltello.
     - Cavalieri. – decido di rompere il silenzio, cercando di dar voce alle perplessità di tutti. – Parvati ci ha chiaramente presi per il culo tutti, reincarnazione compresa. – Dohko sospira pesantemente, senza però spostarsi di una virgola. – Avrebbe potuto disporre di Reiko a suo piacimento e non l’ha fatto, dandole libero arbitrio. Relativamente, considerando che ha deciso di… - mi schiarisco la gola. - …d’impicciarsi. E ancora non riesco a spiegarmi perché diamine stia facendo tutto questo! – esplodo infine, vedendo che le tre statue di cera, di fronte a me, sembrano non respirare nemmeno più. – Questa benedetta divinità dei miei stivali la vuole fermare o no la reincarnazione di Kalì? Siamo sicuri che non sia, in realtà, una manifestazione di quest’ultima anziché, a questo punto, la controparte buona, come ci ha fatto credere? -.
     - E’ fuori discussione, Milo. – si decide a rispondermi finalmente Dohko, scuotendo vistosamente la testa.
     - E che gliene frega se Reiko sta con Mu anziché con Shaka o viceversa? -.
Sorprendentemente
, sebbene Dohko abbia un’espressione severa e Aioria scandalizzata per l’ardire che ho avuto nel pronunciare quella domanda, è Shaka a rispondermi. Seraficamente.
     - Shiva non si reincarna. -.
che centra adesso Shiva?
     - La Dea Parvati non ha espresso alcuna preferenza, Scorpio. – mi viene in soccorso Libra, calibrando le parole. – Piuttosto… coerenza. - .
Mi
sto perdendo.
     - Chiedervi di essere meno enigmatici è pretendere troppo? - . Fanculo.
     - Milo. – interviene a quel punto nuovamente Dohko, abbandonando la sua posizione concentrata e rilassandosi brevemente, voltandosi finalmente verso di me. – Tutte le domande che ti poni tu, ce le poniamo anche noi. - . Solleva una mano prontamente non appena faccio per aprir bocca… a me non sembra affatto che abbiamo le stesse perplessità. Loro delle risposte ce le hanno. E a giudicare dal modo in cui lo sta osservando Leo deve esserne convinto anche lui. - Ti sembreremo giunti chissà a quali tipi di conclusioni. -. Appunto. – Ma non è così. Mai ci siamo trovati di fronte al pantheon indiano e tutto ciò che sappiamo sui membri che lo compongono è attinto da inchiostro su carta. Nient’altro. Non riusciamo a comprendere come sia stato possibile che le vicende attribuibili precedentemente ai thugs e Kalì non ci siano giunte mai prima d’ora. - .

     - Se Mu e Shaka non avessero condotto Reiko al Santuario quando il tempio del maestro Shin è stato attaccato, con ogni probabilità non avremmo mai saputo che Parvati si fosse reincarnata… né che Kalì stessa lo stia per fare. - .
     - E’ solo un caso? Intendo… Reiko prima di conoscere il resto, conosceva due cavalieri d’oro… anche se a sua insaputa. - . La domanda che ha sporto Aioria è una di quelle che non ha mai smesso di frullarmi in testa. Io dico che un senso tutto questo ce l’ha.
     - Questo lo si deve al maestro Shin. E’ grazie a lui se la sua allieva è cresciuta tessendo dei rapporti di un certo tipo. Anche se non comprendeva tutto a fondo, sapeva in un certo senso a cosa stesse andando in contro. L’ha fatto per tutelarla. - .
E
’ incredibile di come Shaka riesca a fingersi ancora una volta per niente turbato da tutto questo… E comunque ha ragione. Questa cosa la spiegò anche Mu durante un synagein, ora che ci penso. Quindi, almeno questo, un caso non è stato.
     - Le divinità indiane sono davvero… particolari. – aggiunge improvvisamente Dohko dopo un momento di silenzio, stropicciandosi gli occhi con una mano, apparentemente provato. – Ognuna di esse ha un significato polivalente. Finchè non assisteremo al vero e proprio manifestarsi degli eventi, non potremo mai sapere in che modo si svolgeranno le cose. Se Parvati ci ha mentito, se Ganesha è un nemico, se Kalì mai si reincarnerà e come. L’unica cosa che possiamo fare è tenerci pronti a qualsiasi evenienza… e so perfettamente che non è facile. -. Dohko si alza, poggiando entrambe le mani sul tavolo e scostando la sedia dietro di sé. Io, Aioria e Shaka lo seguiamo a ruota, sancendo la fine di quella pseudo riunione.


Chissà se Mu sarà riuscito a calmarla.
Athena… a volte ci penso e mi vien la pelle d’oca. Sapere che la persona che ami potrebbe morire o ucciderti o fare entrambe… No. Non lo invidio affatto.
Faccio schioccare le nocche dal nervoso, intravedendo Shaka, con cui sto ripercorrendo le scale che ci separano dalle nostre case, voltarsi appena verso di me.
     - Dovrai tenere i nervi saldi, Scorpio, se vorrai avere qualche chance di sopravvivere. - .
Non
posso fare a meno che voltarmi a guardarlo. Lentamente. In silenzio.
Quest’uomo non riuscirò mai a comprenderlo.
Pieno di passione per la donna che ama e completamente asettico per il resto del mondo.

Chissà che l’amore di Reiko non avrebbe fatto più bene a lui…
…Ma che vado a pensare??
Scuoto la testa, sconvolto dai miei stessi pensieri. La verità è che non mi sono ancora abituato all’idea che il cavaliere della vergine… abbia dei sentimenti. Cioè. Che sappia manifestarli, ecco.
Per esempio… io, lui che bacia Reiko non riesco proprio a immaginarlo. Per ben due volte, per giunta!
     - Il cosmo di Parvati è nullo e quello di Reiko si è placato… - Dohko risponde ad una domanda che non ho posto, ma che evidentemente deve leggermisi in faccia.
Mi ritrovo a sorridere amaramente…
     - E dire che quella sciocca in India ci vuole tornare… - mi lascio sfuggire, continuando a sorridere mentre Shaka prosegue la sua salita, apparentemente incurante, e Dohko si volta appena verso di me, palesemente incuriosito. Scuoto la testa, divertito. – Una volta le ho chiesto se… - mi mordo la lingua appena in tempo per omettere di aver chiesto a Reiko se dopo tutto quel casino lei e Mu sarebbero convolati a nozze, trattenendo una risata al ricordo del rossore che avessero assunto entrambi i volti dei miei interlocutori. - … se avesse dei progetti, conclusasi tutta questa situazione. – Riprendo a sorridere, questa volta intenerito. – Lei mi ha risposto che, semmai riuscirà a sopravvivere, è nelle sue intenzioni ritornare in India per rimettere in piedi la scuola del suo maestro, riprendendone i principi ma accogliendo solo e unicamente donne. -.
Sul
volto di Dohko si allarga un sorriso.
     - E’ veramente una nobile intenzione. – giudica. – Sebbene piuttosto impegnativa… ma una persona come lei ha dimostrato di saper muovere le montagne… - spalanca gli occhi, poi, resosi conto del doppio senso che può esser attribuita alla sua frase, lanciando un’occhiata preoccupata a Shaka, che è davanti a sé. – Quindi dubito fortemente che non possa farcela. - .
Annuisco
, d’accordo.
     - A parte. Senza contare che fortunatamente può contare sull’aiuto di qualcuno… - .
Questa
volta Dohko si volta verso di me… spalancando gli occhi quel tanto che basta da lasciarmi intendere di non proseguire, indicando col capo Virgo per sottolineare la cosa.
Ma no.
     - …Quel suo amico, lì. – riprendo, questa volta sperando di spiegarmi meglio senza dar adito a fraintendimenti. – E’ stato lui a proporre di rimettere in piedi la scuola del maestro Shin. -.
Questa
volta l’espressione di Dohko si fa perplessa e il suo sguardo indagatore.
Effettivamente, presi come sono tutti dall’imminente apocalisse, nessuno deve aver pensato di fare una domanda del genere a Reiko. Io per primo non ricordo nemmeno più quand’è che gliel’ho chiesto.
     - Quel suo compagno di corso… com’è che l’ha chiamato? – Mi chiedo a voce alta, fermandomi un attimo per portarmi una mano al mento, sforzando di ricordarmi.
     - …compagno di corso? – chiede a quel punto di nuovo Dohko, fermandosi sul mio stesso scalino e prendendo a osservarmi insistentemente.
     - Sì, insomma! Un altro degli allievi del maestro ShinJa-… Ya-… Bah! Non mi ricordo! – concludo, arrendendomi, risalendo giusto uno scalino prima di accorgermi… che Shaka è voltato verso di me, immobile, a guardarmi… con gli occhi aperti.
     - Di cosa stai parlando, Scorpio? – mi chiede, con quella che sembra essere una certa urgenza.
Resto a guardarlo un attimo confuso e spaesato. Sembra stia trapassandomi con quello sguardo severo che si ritrova, per giunta aperto!, ed io, mai come stavolta, non ho la più pallida idea di cosa posso aver detto per provocargli quella reazione.
     - Reiko ti ha confessato di voler ritornare in India per aprire una scuola d’arti marziali femminile improntata sulla scia del maestro Shin… aiutata da chi? – mi viene allora in soccorso Dohko, non smettendo, però, di perforarmi anche lui con lo sguardo.
     - …Un altro allievo del maestro Shin. – quasi sussurro, avvertendo improvvisamente un brivido percorrermi la schiena e tutti i pezzi del puzzle mischiarsi vorticosamente per andare a ricomporre velocemente l’intero quadro della situazione.
     - Reiko esclusa, tutti gli allievi del maestro Shin sono stati massacrati dai thugs, Milo. – pronuncia Shaka, scandendo meticolosamente le parole. O forse è questo l’effetto che procura a me.
     - Reiko a parte, non c’è stato alcun superstite… - aggiunge Dohko, ugualmente informato sui fatti, scuotendo la testa come si fa con un bambino che ha appena detto una bugia e lo si è preso in castagna.
     - Ehi, ehi, ehi! – faccio infatti, sentendomi attaccato sebbene non lo stia facendo nessuno e infastidito da quella situazione che non riesco a capire. – Io in quel momento ero perfettamente sveglio e sobrio. Reiko ha esplicitamente parlato di un tale sopravvissuto miracolosamente – sue testuali parole - … - . Perché più vado avanti e più capisco che tutto ciò non suoni affatto bene? - … al massacro. Che per giunta lei ha incontrato più volte quando è ritornata in India da sola… è con lui che lei ha intenzione di riaprire la scuola e mi sembra di aver capito che lui abbia già attuato delle opere di ricostruzione… Oddio. – convengo infine, sconvolto da ciò che sto raccontando e ricordando le parole di Shaka, che non ha smesso un attimo di fissarmi ad occhi piuttosto spalancati. – Aspetta un attimo. – gli faccio, sollevando una mano verso di lui per sottolineare il gesto e portandomi l’altra alla testa, che sta per scoppiarmi, ricordandomi improvvisamente che sia Mu che lui misero piede nel Tempio del maestro Shin potendo, automaticamente, accertarsi della situazione. – Un momento. – ripeto, racquisendo un briciolo di lucidità. – E se quel giorno uno o più allievi fossero stati via per missioni, commissioni o fatti vari? Ciò darebbe una bella spiegazione, no? - . Non fa una piega!
     -  Cerca di ricordartene il nome, Milo, potrebbe essere importante… - mi chiede improvvisamente Dohko, facendomi innervosire. Ma non è realmente lui la mia fonte di nervosismo. Maledizione!
     - Non mi ricordo, dannazione! – infatti sbotto, battendo perfino un piede per terra per stizza. Come ho potuto essere tanto negligente, superficiale e stupido? – Era un certo… Ja- … Ya-… Ja-… - . CAZZO.
     - Yami. - .
     - Sì!!! – quasi urlo, schioccando le dita, sorridendo trionfante, sollevando lo sguardo vittorioso… per andare a incontrare quello funereo di Shaka, mentre il mio cuore perde un battito.
     - Sono stato io a seppellire il suo corpo. -.






















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Angolo dell’autrice…

Ennesimo trasloco: CHECK!
Fiuw.
Un camaleonte. Ecco cosa devo farmi tatuarmi sulla clavicola sinistra. Altro che fenice! Ahahahahahahahahahah
Come state??
Immagino abbiate temuto fossi scomparsa nuovamente.
E invece no.
Per rispondere a più di una persona: il proseguio di questo progetto va al di là di qualsiasi non commento che la storia otterrà. Le visualizzazioni son tantissime. E poi non c’è mai il tempo per far nulla. Se la mia vita è cambiata drasticamente in questi ultimi tre anni, chissà la vostra.
Tranquilli <3 Tanto lo so che ci siete
J E dopo i titoli di coda vi ringrazierò anche uno per uno.
Si sta avvicinando la parte tosta. Ed io non so quanti segni della croce mi sia già fatta, per prepararmi a questo momento.

Grazie a tutti per star seguendo la storia che abbia scritto a cui sia più che affezionata.

HOPE87

p.s.: Per chi se la fosse persa e non avesse intenzione di farlo, qui trovate un missing moment di “Somebody – The begin”, collocabile all’interno del capitolo 27, quando Mu incontra Milo in prossimità della prima casa in piena notte e riesce a carpirgli da quella mente bacata che si ritrova che Shaka ha baciato Reiko (la prima volta, nello Sharasojo). Rating espressamente ROSSO.
<3


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Capitolo 33
*** Towards the end ***


Towards the end

 

 

 

 

 

 

 

Lo sfinimento, alla fine, ha avuto la meglio.
Reiko si è addormentata da poco, il volto rigato dalle lacrime, l’espressione ancora disperata. Dubito perfino che non stia avendo degli incubi.
Sospiro pesantemente, concedendomi di rilassare per un attimo le spalle e poggiare la fronte sulle braccia incrociate al suo capezzale… intravedendo, improvvisamente, della luce provenire dalla porta appena aperta illuminare il buio della camera della terza in cui ci troviamo. Mi volto lentamente, socchiudendo appena gli occhi per tentare di capire di chi si tratta… restando ad osservare, sorpreso, il volto del cavaliere della sesta contratto in un’espressione più severa di quanto sia abituato a vederlo ultimamente.
Seguimi, Ariete.” M’invita a fare telepaticamente, sebbene il suo più che un invito mi sia sembrato un ordine.
Lo osservo intensamente ancora un po’, prima di lanciare un rapido sguardo a Reiko e dirigermi, insieme a lui, all’esterno della camera.

L’espressione preoccupata di Kanon, nel vederci insieme, non mi sfugge, così propongo a Shaka di dirigerci verso la mia casa per discutere di qualunque cosa lui voglia.
     - Non abbiamo tempo da perdere, Mu. – mi risponde sorprendentemente lui, avanzando perentoriamente verso l’ennesima stanza che Gemini ci ha messo gentilmente a disposizione, sparendo dalla circolazione per lasciarci la giusta privacy. Mi aspetto si sieda su uno dei divani che la sala mette a disposizione per parlare, come precedentemente mi ha proposto. Invece i miei occhi vedono la sua figura avvicinarsi inquieta vicino ad una delle finestre, prendendo a darmi le spalle. – Ti ricordi di Yami? - .
Quasi
sobbalzo nel sentire quella domanda, comprendendo subito, come avevo già pensato, sia un motivo più che valido quello che ci veda entrambi di nuovo a parlar della stessa persona.
     - L’allievo del terzo anno del Maestro Shin. – convengo, rispondendo così affermativamente alla sua domanda, ricordandomi della figura minuta del ragazzo… non riuscendo assolutamente a capire cosa possa centrare.
Shaka annuisce.
     - Ti ricordi sia sopravvissuto? – mi chiede ancora… facendomi vagamente intuire dove voglia arrivare. Chiudo gli occhi, sospirando pesantemente.
     - Non eri stato tu a seppellire il suo corpo, Shaka? – gli chiedo, temendo in anticipo la risposta.
     - A quanto pare ha trovato il modo di ritornare dall’al di là. Anche lui. - .
Quando
Virgo si volta, i miei occhi sono ancora chiusi. La mia espressione grave.
Non so quanto ho pregato perché questo non fosse possibile.
     - Come… - . Non ho neanche la forza di chiederglielo. Come lo sappia. Che certezze abbia. Cosa…
     - Ha parlato con Milo. Perché Milo, seppur poco più di un conoscente, le ha fatto delle domande che forse, oserei pensare, se fossero state poste almeno da una persona a lei più vicina, a quest’ora ci avrebbero fatto sbrigliare un po’ di nodi. - .
Come
pensavo, mi sta attaccando.
M’impongo di stare calmo, inspirando ed espirando profondamente e lentamente, come ho sempre fatto, sentendomi per la prima volta realmente sopraffatto dagli eventi.
Forse… forse avrei dovuto lasciare che fosse Shaka… a starle accanto…
E a giudicare dal modo in cui le mie spalle improvvisamente toccano il muro, deve aver capito cosa stessi pensando.
Non ho mai avuto gli occhi del cavaliere di Virgo così vicini ai miei. E in modo tanto minaccioso. E’ una situazione talmente surreale che, per l’ennesima volta, non so come affrontare…
     - E’ completamente inutile pensare a cosa sarebbe accaduto se le cose fossero andate diversamente. E’ troppo tardi. – quasi sibila… sebbene è certamente dolore, quello che riesco, nonostante tutto, a recepire. – E’ da quando l’hai lasciata andare via la prima volta che ho capito non fossi in grado di starle vicino… - . Quasi le sussurra, quelle parole. Ma colpiscono il mio spirito peggio di quanto riuscirebbe a farlo un qualsiasi suo colpo lanciato col cosmo. – Addirittura non sapere chi incontrasse in India, Mu… sarebbe potuto accadere di tutto. - . E’ paura, quella che avverto nella sua voce stavolta. La stessa che sta invadendo le mie viscere. E’ da quando lo spettro di Sion mi ha chiesto di portargli la testa della dea Athena, che non mi sentivo così.
Da quando ci è stata offerta la possibilità di un’altra vita ho creduto che le cose, in un modo o nell’altro, sarebbero state diverse. Sarei potuto stare vicino a Kiki meglio di prima, accompagnandolo nella crescita ordinaria e preparandolo all’investitura che gli sarebbe spettata quando il mio cosmo si sarebbe spento, definitivamente.
E adesso… la storia si ripete.
Non avrei dovuto innamorarmi di Reiko.
Non avrei dovuto permettere che le cose si evolvessero a un punto tale… da rendermi tanto disarmato e impotente.
La presa di Shaka sui miei abiti si fa più salda. I suoi occhi sono aperti.
     - Ringrazia il trascorso che ci unisce e il futuro imminente, Aries. – sibila. Solo allora mi convinco a sostenere il suo sguardo. Con ogni probabilità… lui deve amarla almeno quanto la amo io.
Sospiro profondamente… non riuscendo a venir fuori dallo sconforto, che mi ha attanagliato.
     - Non funzionerà, Shaka. – esclamo infine, scostando con un unico gesto la mano del cavaliere della vergine e allontanandomi da lui.
     - Lei è sicura di amarti. - . Non mi sfugge l’inflessione che ha usato sulla prima parola…
Mi volto verso di lui, oramai seccato da tutte quelle supposizioni, trovando la sua espressione… pacata.
Non sono mai stato tipo da raccogliere le provocazioni, penso con rammarico, constatando, ancora una volta, quando tutto questo mi abbia scombussolato.
E non solo me.
     - … C’è un synagein tra poco meno di un quarto d’ora. - .
Ci
voltiamo entrambi verso la figura di Kanon, affacciatosi cautamente sul ciglio della sala dove ci troviamo, palesemente consapevole delle tensioni che vi dimorano.
     - L’ho convocato io. – rende noto Virgo, riacquisendo il suo solito tono, gli occhi chiusi.
Lancio un rapido sguardo alla porta della camera dentro cui Reiko sta dormendo… trovandomi nuovamente la figura di Shaka davanti, senza che me l’aspettassi.
Il suo sguardo sulle prime tradisce una punta di pentimento per ciò compiuto poc’anzi. Anche lui si sta trovando a rapportarsi con una nuova parte di sé. Come me, evidentemente non riesce a trovar pace.
Sostengo il suo sguardo enigmatico per un po’, finchè non lo vedo nuovamente mutare, rifacendosi sicuro, tipicamente suo.
     - Vedi di darti una regolata, Ariete. O giuro solennemente, nel nome di Athena, che farò di tutto per farla ricredere sui suoi sentimenti. - .
Detto questo, mi sorpassa, sfiorandomi appena, lasciandomi nella sala da solo, meditabondo.
Mi ritrovo inevitabilmente a sorridere lievemente.
Seppur a modo suo, mi ha appena dato fiducia sull’uscita dall’inferno in cui ci ritroveremo tutti, tra poco.

*****************************

Credo che tutti, eccetto chi, come sostenevo, già lo sapeva, abbiamo gli occhi sbarrati.
Lady Saori ha congiunto le mani in grembo, prendendo a strofinarsele ripetutamente, in cerca di quel calore e sostegno che, ultimamente, stava dandole l’altra reincarnazione con cui aveva imparato a condividere tutto questo.
Mu non è mai stato più pallido di adesso, sebbene, com’è nel suo stile, tenta – stavolta inutilmente – di dissimularlo.
Shaka invece sembra – e sottolineo il “sembra” – al solito. Altezzoso, saccente e menefreghista. Ha esposto il tutto con una calma e una compostezza quasi come sciorinasse la lista della spesa. L’avrei preso a calci in faccia.
     - Dov’ è adesso? – chiede improvvisamente Saori, distraendomi dai miei pensieri.
     - Alla terza casa, Milady. – le risponde prontamente Kanon, guadagnandosi un’occhiataccia da parte di Death Mask, che prende subito dopo a guardare in cagnesco Dohko. Dev’essersela presa per i riferimenti poco carini fatti alla sua casa, quando Reiko si è sentita male.
     - Cavaliere di Scorpio – mi sento chiamare d’un tratto, piazzandomi in faccia la migliore espressione da cane bastonato. – Sei sicuro… ? - .
Sono
sicuro, maledizione.
Non avevo idea di cosa celassero quelle rivelazioni.
Non ero andato in India con Mu e Shaka a prendere Reiko per portarla al Santuario.
Non sapevo chi cazzo fosse questo fottuto Yami.
Non sapevo che nemmeno una formica fosse sopravvissuta a quel dannato massacro.
Le informazioni sono state trasmesse erroneamente. Superficialmente. Ci si è basati su frivolezze. Siamo stati avventati. Stupidi. Io il triplo.
E quel dannatissimo elefante ci ha confusi ancora di più le idee.
Ma chiedermi per la sesta volta di fila se Reiko mi abbia davvero parlato di quel tale sopravvissuto al massacro del tempio del maestro Shin…!
     - Sì, Milady. – mi ritrovo unicamente a rispondere, con lo sguardo apprensivo di Camus piantato addosso. – Purtroppo sono costretto a riconfermare per l’ennesima volta la mia versione. - . Chiudo gli occhi, preda dell’ansia che mi sta assalendo… mentre quel tremendo deja-vù che mi ha colto non appena la situazione si è dipanata continua a torturarmi…
Un leggero bussare alla porta mi fa alzare di scatto la testa.
Mi infastidisce pensarlo… ma se è Reiko, potremmo essere nella merda.
     - Avanti. – invita a fare Saori… vedendo entrare nella sala subito dopo i bronzes, questa volta al completo. Giusto per risottolineare che siamo nella merda.
Non dicono una parola una volta dentro, accennano solo ad un leggero cenno con la testa a di saluto, prima di prendere i posti assegnatigli. A giudicare dalle espressioni che hanno dipinte in volto, una convocazione così tanto improvvisa deve averli scombussolati e fatto temere il peggio.
Non è il peggio, ragazzi.
Di più.
     - Grazie per essere accorsi, Cavalieri. – inizia la reincarnazione della dea Athena, in quel modo esclusivo che ha di parlare con loro.
Camus mi lancia nuovamente un’occhiataccia.
Mi conosce troppo bene, per non sapere a cosa sto pensando in questo momento.
Mi ritrovo, con mia somma sorpresa, a sorridere per la prima volta da quando è iniziata la riunione.
Vecchio mio…
Potevamo goderci la vita un po’ in più. E invece ci troveremo a dover affrontare la versione indù di Hades.
Speriamo solo non finisca come l’ultima volta.

*
************************

La porta del tempio è spalancata.
Da dentro non proviene alcun rumore, né vi illumina alcuna luce.
Sarei tentata di ritornare indietro, ma qualcosa mi spinge, nonostante tutto, ad entrare.
Il crepuscolo non aiuta la vista e la paura non mi aiuta nell’avanzare… ma i miei piedi si muovono automaticamente, come spinti da una volontà non mia, e così avanzo… avanzo finchè l’ombra non si dirada e uno spiraglio di luce rossastra, proveniente con ogni probabilità da una fiamma, non illumina una sala situata alla fine di questo lungo corridoio che sto percorrendo…
Giurerei di sentire altri passi dietro di me… ma ho il cuore in gola, non riesco a voltarmi per appurarmene… poi la vedo.
Parvati non è dietro di me. Mi è accanto. Percorre con me tutta la strada che mi separa dalla meta, imitando i miei gesti quasi come stessi riflettendomi in uno specchio… e quando mi volto verso di lei, lei si volta verso di me…
Se non fosse per il fatto che lei ha un paio di braccia in più e che sia vestita in abiti tipicamente indiani, giurerei che si tratti davvero di un mio riflesso, considerando quanto siamo identiche. Forse ancor più di quanto non lo fossimo state altre volte, mi ritrovo a pensare, nonostante colga da me l’assurdità della situazione.
Finalmente… giungo in prossimità della fonte di luce… sbarrando immediatamente gli occhi dall’orrore.
Il sangue impregna ogni centimetro di quel luogo in cui sono giunta, schizzando ovunque ogni volta che la mano di… un’ombra… si abbatta sui colli delle vittime che, volontariamente, s’inginocchiano di fronte a lei, autosacrificandosifinchè questa sembra vedere Parvati, e si ferma.
Osservo allibita la figura interamente nera correre verso la divinità che reincarno, macete alla mano, mirando alla testa.
Trattengo un urlo poco prima che tutto attorno a me si dissolva, lentamente, e si ricomponga in altro modo…
Questa volta mi trovo in quella che sembrerebbe l’interno di una anfratto roccioso… e attorno a me, inizialmente, non sembra esserci niente… finchè i miei occhi non si focalizzano su un luccichio dorato, in lontananza, che attira la mia attenzione. Percorro di corsa le scale che me ne separano… scoprendo con maggiore orrore che si tratta dello scettro di…
     - … Saori… - sussurro con voce spezzata.
Il suo corpo è prono… disteso su una chiazza di sangue.
Lo scettro, spezzato a metà, è conficcato nella sua schiena.
Dietro di lei, dall’altura su cui si trova… riesco a vedere, dopo un po’, il resto dello spettacolo agghiacciante che mi si para davanti.
Tutti i custodi delle case del suo santuario… tutti gli uomini che ho imparato a conoscere… sono tutti morti.
Piango silenziosamente, preda dell’orrore, cercando con gli occhi la figura della persona che più di tutte temo di vedere ridotta nello stesso stato… scorgendone poco dopo… la sua capigliatura… innaturalmente lontana dal corpo.
Mi lascio cadere sulle ginocchia di botto, incurante del dolore procuratomi, portandomi entrambe le mani alla bocca, le lacrime che annegano gli occhi.
Poco prima che rigetti… tutto si dissolve di nuovo… e sono costretta ad arretrare di botto alla vista di centinaia di thugs, dagli occhi vitrei, braccia sporte in avanti come morti viventi, avanzare verso di me pronunciando una strana litania indiana.
Mi ritrovo a penzolare nel vuoto, afferrata miracolosamente ad una roccia, mentre sotto di me un mare di lava incandescente minaccia d’inghiottirmi… ma a giudicare dalla puzza nauseabonda che emana… non si tratta di lava… ma di sangue.
Poi una figura femminile fa capolino improvvisamente dalla roccia a cui sono aggrappata, facendomi prendere un colpo e lasciare la presa, ma le sue braccia mi afferrano… e solo in quel momento mi rendo conto che si tratta di quella che credevo fosse Kalì, la prima volta.
Le sue braccia scheletriche reggono le mie, il suo ghigno sadico mi preannuncia ciò che succederà… ma prima di mollare la presa… pronuncia qualcosa che in un primo momento non riesco a capire.
Risorgerò.
E’ con un urlo che vedo precipitarmi in quell’inferno… ed è con lo stesso urlo che mi sveglio da quel terribile incubo… affannando come se non respirassi da decenni, madida di sudore, gli occhi saettanti per questa stanza che non vedo e che per quel che vedo non riconosco…
“Non c’è più tempo.”
Mi volto di scatto, verso il vuoto, rendendomi conto solo dopo che si tratta della reale voce di Parvati, dentro di me.
“E’ ora che tutto si compia. Abbandona il santuario di Athena e corri in India… o ciò che hai visto, si realizzerà.”
L’immagine
della testa di Mu scostata innaturalmente dal corpo torna a fare capolino tra i miei pensieri…
     - NO! – mi ritrovo ad urlare, fuori di me… rendendomi conto solo dopo di essere inciampata e conseguenzialmente caduta. Sono così scossa che a stento ricordo chi sono… ma ciò che devo fare è perfettamente chiaro.
Mi reimpadronisco dei miei nervi, cercando di orientarmi nella stanza e concentrandomi per avvertire se ci sono presenze che potrebbero impedire i miei piani, nei dintorni.
Con mia somma sorpresa… riesco a capire che sono tutti al tredicesimo tempio.
E riesco anche a capire, stavolta subito, che sia stata Parvati, attraverso le capacità donatemi, a farmelo capire, come a fornirmi un motivo in più per agire subito, approfittando dell’occasione.
E’ con questa convinzione che, quattamente, sebbene velocemente, raggiungo la casa dell’ariete, entrandovi per raggiungere il luogo dove sono solite riposare le vestigia di Aries.
Alla vista dello scrigno d’oro che le custodisce, mi ci avvicino… avvolgendolo con entrambe le braccia e baciandolo, sentendo le lacrime che mi bagnano il volto andare a depositarsi su di esso.
     - Proteggetelo… - supplico sussurrando… poggiandovi contro la fronte, nella muta preghiera che possano davvero esaudire il mio desiderio.
Quando la voce di Parvati si fa nuovamente udire, urgente, poggio un’ultima volta le labbra sullo scrigno e mi ci allontano, correndo oltre la prima casa… fuori… raggiungendo il centro della città… imbucando un vicoletto, lontana da occhi indiscreti, e lì, col cuore in gola, completamente inconsapevole di ciò a cui andrò incontro tra poco… mi teletrasporto in India.

***********************

Ci voltiamo tutti l’uno verso l’altro contemporaneamente, nervi tesi.
Saori ha sollevato la testa, come se avesse concentrato l’attenzione più di tutti.
Improvvisamente la sedia su cui Mu è seduto provoca attrito col pavimento in modo sinistro e questi, alzatosi di scatto, viene immediatamente placcato da Aioria, che viene subito aiutato da Shura, seduto dall’altro lato, ancora sulla propria sedia, tentando di fermare il cavaliere di Aries.
     - Mu! – esclama Dohko, precipitandosi ad aiutare Capricorn e Leo, palesemente in difficoltà… sia nel compiere quel gesto, sia nel dover assistere a quella scena.
La reincarnazione di Athena si è condotta una mano alla bocca, palesemente provata dal vedere uno dei cavalieri più posati del suo santuario perdere la ragione a quel modo… ma non richiama all’ordine, cosicchè tutti possono agire come meglio credono, sebbene più della metà non si siano schiodati dal loro posto e la maggior parte abbiano voltato solo la testa verso il cavaliere della prima casa, ora inginocchiato a terra, mentre Aioria e Dohko tentano di calmarlo.
Volto istantaneamente gli occhi verso Virgo… trovandolo così come l’ho lasciato. Anche se giurerei, a giudicare dall’espressione che un attimo fa gli ha dipinto il viso, quando tutti abbiamo avvertito nitidamente Reiko teletrasportarsi all’esterno del Santuario, che sia stata intaccata la sua imperturbabilità…
     - Milady. – lo sento rivolgersi improvvisamente a Lady Saori, tirandola fuori dalla catalessi in cui era caduta. – Gli eventi sono irreversibilmente precipitati. Col suo permesso chiederei di dirigermi in India immediatamente per far fronte alla situazione nel frattempo che organizziate una strategia per affrontare l’emergenza. - . Quando Saori fa per ribattere, Shaka la precede nuovamente. – Credo di aver capito dove possa avvenire la resurrezione. Reiko è sempre stata relegata in un decimo di quello che rappresenta davvero il territorio indiano in cui potenzialmente potrebbero scatenarsi gli eventi. Conosco il posto meglio di lei. Muovendomi adesso potrei riuscire a precederla. - .
La
Kido sembra soppesare a lungo le parole di Virgo, convenendo poi che non le rimane davvero altro da fare.
     - Che sia. – conviene. – Ma non da solo, Shaka. – aggiunge… ma non faccio in tempo a propormi che la fenice, sorprendentemente, mi batte sul tempo.
     - Lo accompagno io. – espone senza mezzi termini, com’è nel suo stile, alzandosi dalla sua postazione senza sciogliere le braccia conserte in grembo, sorriso sghembo in volto, mentre il fratello Shun lo guarda allontanarsi, non senza un’ombra di apprensione in volto.
Anche stavolta, Shaka non sembra sorpreso.
     - Come volete. – risponde Virgo candidamente, congedandosi con un cenno del capo da Lady Kido, seguito a ruota da Ikki, abbandonando poco dopo la sala del synagein.
Mi lascio sfuggire un’imprecazione, del tutto incurante di investitura e affini… - doveva rimanere qualcuno con Reiko, maledizione! – e faccio per avvicinarmi a Cam, immobile come una statua di ghiaccio ad osservare tutto ciò che avviene… quando lo vedo sollevare una mano per fermarmi… spostando lo sguardo laddove si è spostato, sorpreso, il suo.
Saori Kido, in un gesto che non ha mai compiuto prima d’ora, si è appena inginocchiata di fronte a Mu per portarsi alla sua altezza, poggiandogli poi entrambe le mani sulle spalle, mentre questi sgrana gli occhi, mortificato, sotto allo sguardo costernato di tutti gli altri presenti.
Conoscendolo, se potesse si sotterrerebbe con le sue stesse mani, l’ariete.
     - Non ho intenzione di lasciarla da sola. – gli occhi di Mu s’inumidiscono, ma continua a reggere il suo sguardo senza scomporsi più di quanto non abbia già fatto… chissà quanto si starà maledicendo, per questo. – Non ho intenzione di restare qui, mentre lei espone se stessa, in prima persona, a qualcosa di terribile e sconosciuto. Nessuno resterà qui a fare la guardia al Santuario. – si rivolge a tutti, sollevando lo sguardo, fiero, mentre le sue mani continuano a cingere le spalle di Mu. – Troppo a lungo siamo stati con le mani in mano, ad aspettare che le cose si sistemassero da sole. Non eravamo preparati e non lo siamo tutt’ora… ma non resteremo al Santuario ad aspettare che il nemico avanzi. Saremo noi a recarci lì, me per prima. – Si solleva, Milady. Fiera. Sicura di sé. Come da tempo non la vedevamo.
In un gesto del tutto spontaneo, Saga le porge lo scettro di Nike, che lei impugna senza un minimo di esitazione. - Se è destino che qualcosa di tremendo si compia… allora si compirà mentre noi lo combatteremo. - .
Il
cosmo di Athena ci raggiunge in tutta la sua magnificenza… e le nostre ginocchia si genuflettono, di fronte alla luce che emette.
     - Richiamate le vostre vestigia, Cavalieri. E’ giunta l’ora. -.























*
***************************************************************************************
Angolo dell’autrice…

*Si mette a suonare il corno di guerra*
Fiiiico. Sto per cimentarmi in scene movimentate *____* Che, ovviamente, ho già in mente… ma chissà se riuscirò a renderle come voglio >_______<

Ringrazio sentitamente tutte le persone che stanno continuando a seguire questa storia.

Come sempre: con infinita passione, ma senza alcuna pretesa.

HOPE87

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Capitolo 34
*** Hurricane ***


Hurricane

 

 

 

    - Non capisco, Virgo. Perché Ganesha vorrebbe si realizzasse la resurrezione? - .
     - Per motivi che a noi non è concesso di comprendere, naturalmente. -.
Sbuffa
, il cavaliere di Phoenix, saltando sull’ennesimo tronco d’albero che ci si para sulla strada. Al mio sorriso enigmatico, sbotta com’era prevedibile avvenisse.
     - Le divinità induiste sono di gran lunga peggiori di quelle greche. - .
     - Definisci “peggiori”. – lo invito, sarcastico, scostando con una mano un lungo ramo di un grosso albero secolare che sorpassiamo subito dopo, scorgendo, in lontananza, finalmente la nostra meta.
Avverto il cosmo di Reiko… ma, come pensavo, è decisamente lontano da qui. Siamo arrivati in tempo.
     - Allora. - . Ikki della Fenice si sfila lo scrigno del proprio cloth dalle spalle, lasciandoselo cadere davanti ai piedi. – Tu li distrai, io li massacro. - .
Mi
ritrovo a fermarmi a mia volta, ruotando il capo, scettico, verso di lui.
     - Spiacente dover mettere in discussione la tua infinità umiltà, ma, ammesso riusciremo a tener testa alla situazione, qualunque ci si pari davanti, ho intenzione di raccogliere il maggior numero d’informazioni possibili prima di trovarmi nel bel mezzo del primo atto di guerra. - .
E
’ disappunto quello che si delinea sul suo volto… ma, benchè mi aspetti una replica della stessa portata, è la curiosità, alla fine, a trionfare, anche se titubante.
     - Non ti chiederò che razza d’informazioni tu voglia ricavarne… ma credi davvero che questa possa tramutarsi in una spedizione diplomatica, Virgo? - .
Inarco
le sopracciglia, concedendogli uno dei pochi sorrisi ironici che la mia persona è abituata, poco, a fare.
     - Sbaglierò, ma leggo paura tra le righe, Ikki di Phoenix… non dirmi che il tempo trascorso lontano dal Santuario di Athena ti ha disabituato al rapportarti con eventi di una tale portata? - .
Sorprendentemente
, sorride a sua volta, sarcastico.
     - E sia. – conviene infine. – Tu intrattieni pubbliche relazioni. Io li massacro. - .
     - Indossa il cloth, Phoenix. – lo invito a fare, richiamando il mio, avvertendo nitidamente un’energia maligna, diversa da quelle recepite fino ad ora, provenire dall’interno del luogo in cui stiamo apprestandoci ad entrare.

 

Incredibile di come le descrizioni dei luoghi visti in sogno da Reiko… combacino. Non credevo potesse ricavarsi uno spazio ampiamente organizzato scavando in un tipo di roccia come questo. Perfino le mura di questo posto, noto, ritirando il dito adagiatovi sopra, portandomelo poi davanti agli occhi, sono permeati di negatività… accumulata probabilmente da secoli.
Tutto per arrivare a questo momento.
     - Virgo. - .
Sollevo
lo sguardo verso il punto su cui Phoenix ha richiamato la mia attenzione, scorgendo in lontananza, attraverso il buio, una figura che in altre circostanze sarebbe risultata inesistente… se non fosse per il fatto che ce l’aspettavamo.
     - Chi non muore si rivede. – decido a dire, rompendo quel silenzio innaturale, lasciando echeggiare la mia voce nell’anfratto roccioso in cui ci troviamo.
E’ solo dopo poco che una leggera risata si disperde nell’aria, arrivando alle nostre orecchie più innaturale di quanto non lo fosse stato il silenzio di prima… poi un battere di mani si ripercuote nel vuoto, mentre la figura man mano avanza, uscendo allo scoperto.
     - Mi perdoni, Venerabile Shaka. Ho commesso un gravissimo errore nel sottovalutarla. - .
Non
mi sfugge il movimento che Ikki fa compiere alla propria testa, portandola in avanti per focalizzare la vista sull’oggetto della nostra attenzione.
     - E quello sarebbe l’artefice di tutto? – chiede grossolanamente, facendo riferimento, con ogni probabilità, alla bassa statura, alla corporatura esile e all’evidente giovane età della figura che abbiamo davanti.
     - Assolutamente no. – scandisco io, vedendo la sorpresa balenare sul volto dell’ex allievo del maestro Shin.
     - E chi altri sarebbe, Venerabile Shaka? – chiede a quel punto lui. Indisponente.
     - Smettila, Yami! E avanzare il burattinaio, ne abbiamo veramente abbastanza adesso. Siete stati smascherati, oramai. Hai compiuto un errore nel farti vedere da Reiko duranti i suoi rientri in India… anche se presumo che il tuo intento fosse davvero quello di rifilare la storia della miracolosa sopravvivenza, accattivandotela sufficientemente da trarla nella tua trappola. - .
E
’ nervosismo quello che vedo passare nei suoi occhi, sebbene lo metta da parte subito per continuare a sorridere nel suo modo sinistro, come ha fatto fino ad ora.
     - Hai scoperto il mio segreto, Venerabile. – replica sarcastico, mutando repentinamente espressione e mettendosi a seguire con lo sguardo la cosa che avverto trascinarsi e nascondersi alle mie spalle, facendo voltare di scatto Ikki, per controllare. – Ma a quanto pare non ero l’unico ad averne uno. – aggiunge, ricomponendosi, posando il suo sguardo sul cloth della Vergine che riveste il mio corpo, per poi scuotere la testa. – Non credo ti baster-… - .
     - Cosa ti ha promesso? – lo interrompo, ignorando l’ennesimo spostamento insito alle mie spalle, mentre il cosmo di Phoenix prende ad agitarsi, inquieto. – Da quale assurdità ti sei fatto abbindolare? Ricchezze, conquiste, gloria? Il tuo corpo si sta decomponendo. – gli faccio notare, riuscendo a fargli abbassare lo sguardo sui polsi, non coperti da rimedi artificiali, come le mani, del tipico colore della cancrena. – Nemmeno in Antartico riusciresti a salvaguardare ciò che resta di te. Figurarsi in un posto dal clima simile. - .
     - Sempre meglio che far da servetto a quel lurido vecchio rimbambito e alla sua allieva preferita. - . Può essere dunque solo invidia, a far da cornice ad un quadro tanto grottesco? – Chissà quante volte quella sgualdrinella ha allietato il caro maestro per ricevere una tale attenzione e protezione… - .
Lascio
che il mio cosmo già turbato superi gli argini, sia per intimargli timore – che non tardo a provocare – sia per ottenere, a quel punto, il secondo riscontro… che ugualmente non tarda ad arrivare…
     - Virgo! – esclama Ikki, vedutolo prima di me, giratosi appositamente per non ricevere sorprese, sebbene io l’abbia già avvertito da un pezzo.
     - Dunque sei tu, il prescelto… - .
Solo
allora la sua energia negativa si manifesta completamente… e qualcosa colpisce l’armatura della vergine laddove protegge una spalla.
Liquido cremisi.
Il cavaliere della Fenice, testimone di una cosa simile, solleva gli occhi, spalancati, verso il soffitto… spalancandoli ancora di più, all’inverosimile.
     - Ma da dove viene tutto quel sangue?! – esclama, ovviamente sconvolto, non riuscendo a staccare gli occhi da quello spettacolo inusuale, incomprensibile e raccapricciante… mentre la risata di Yami torna a riecheggiare in quel luogo spettrale, più forte e trionfante di quanto non abbia fatto in precedenza.
Mi decido a voltarmi, lentamente, preparando il cosmo nell’affrontare, finalmente, il nemico vero… che mi sta osservando in modo morbosamente curioso.
     - Non sopravviverete abbastanza per scoprirlo! – esclama, spiccando un balzo per avventarsi su di me, mentre Yami sparisce e un manipolo di thugs viene fuori dagli angoli più impensabili, diretti contro di noi.
Spalla contro spalla col folle che ha deciso di seguirmi in questo massacro… lascio che la mia mente raggiunga un attimo quella del cavaliere della prima casa. Poi lascio che il cosmo di Virgo esploda in tutta la sua forza dirompente.


*
*************************************

     - Un momento! Come faremo a trovare Ikki e Shaka? – chiede Shun improvvisamente, interrompendo di punto in bianco Aiolos, che stava proponendo un piano d’attacco diretto, alternativo a quello proposto dal fratello, propenso, invece, a raggirare il nemico per prenderlo di sorpresa.
     - Conosco il posto dove deve essersi recato il cavaliere della Vergine, Shun. Ne abbiamo parlato l’altro giorno, confrontando le nostre conoscenze geografiche, rapportandole alle descrizioni degli incubi di Reiko e alle eventuali corrispondenze mitologiche religiose indù. Ci recheremo direttamente lì. - .
Il
cavaliere della prima casa ha riacquisito tutta la compostezza spazzata via dagli eventi, noto, lasciandomi scappare un sospiro di sollievo. E’ stato terribile vederlo ridotto in quelle condizioni, prima…
     - Gli incubi di Reiko potrebbero trovare reale riscontro? – chiede a quel punto Camus, sorprendentemente, sollevando gli occhi per andare ad incontrare quelli di Mu, dando voce alla perplessità, credo, comune del momento.
Aries sospira lievemente, prima di riprendere a parlare.
     - Reiko ha più volte raccontato di aver visto, nei propri incubi, dettagli caratteristici di un luogo realmente esistente in India… ma in cui lei non ha mai messo piede, nella realtà. - .
Un
pesante silenzio piomba nella sala riunioni.
     - Sì… - aggiunge poco dopo Mu, manifestando, stavolta, comprensibile difficoltà nel continuare. – Nulla esclude che i suoi possano essersi trattati di sogni premonitori. - . Abbassa lo sguardo, l’ariete, grave. Ma questa volta il peso che grava sulle sue spalle è condiviso da tutti i presenti.
     - Agli uomini non è stato dato libero arbitrio affinchè potessero soccombere inevitabilmente al proprio destino, Cavalieri. - . Milady ha lo stesso sguardo determinato con cui ha pronunciato la chiamata ai cloths. Lo scettro di Nike troneggia ancora, stretto nella sua mano sicura. Sicura come giurerei di non averla più vista, da tempo… - L’ultima volta che ho parlato con Reiko… - si sente poi, evidentemente, in dovere di spiegare, a quel punto, viste le continue sorprese dipinte sui nostri volti. – Mi ha fatto riflettere più di quanto non abbia fatto altre volte… Mi ha ricordato la fedeltà dei miei cavalieri. -. Il suo sguardo prende a guardare ognuno di noi… e quando si poggia su di me non posso fare a meno di sentire quel calore che ha sempre animato il mio cosmo farsi più intenso, al pensiero di servirla. – I sacrifici degli uomini che sono dietro ogni armatura forgiata nel tempo, affinchè ciò che rappresento venga sempre protetto… - . Lascia che le palpebre calino sugli occhi chiari, Milady. Il volto contratto dal dolore a parlare per sé. – Sarò io a proteggere voi, stavolta. - . Gli occhi nuovamente aperti. – Scenderò in guerra con voi. - .
     - Milady… - pronuncia Saga in una muta preghiera. Gli occhi sbarrati. La preoccupazione a dipingergli il volto. Il mio, oramai, viene solcato dalle lacrime… come quello di molti altri miei compagni.
     - Radunate coraggio e risoluzione. Andiamo a fermare Kalì… o chi per lei. - . Sottrae lo sguardo da quello di Mu, nel pronunciare le ultime parole e si dirige verso l’esterno della sala, compagni al seguito, Ariete in testa.
Rispondo all’occhiolino scherzoso di Scorpio, sorpassatomi poco dopo insieme ad Aquarius, indossando finalmente l’elmo di Taurus e avanzando insieme agli altri all’esterno della tredicesima casa… finchè l’improvviso bloccarsi di Mu, occhi spalancati, ci fa fermare tutti e voltarci verso di lui, in trepidante attesa
     - Shaka di Virgo sta combattendo. – .


******************************************

Mi costringo a fermarmi un attimo, preda dell’affanno, poggiando le mani sulle ginocchia e guardandomi attorno freneticamente, incurante di star grondando sudore e degli sguardi curiosi delle persone su di me. Devo assolutamente riuscire a orientarmi, o finirò col trascorrere le altre prossime tre ore a girare in tondo, come, malauguratamente noto, ho già fatto!
     - Cazzo, Parvati! – esclamo, incurante che qualcuno mi senta. – Acqua, fuoco, acqua, fuoco, acqua, fuoco… hai rotto le balle perché mollassi tutto per venire qua ed ora ti dai alla latitanza?! Vuoi far pace con quel cervello immortale che ti ritrovi una volta e per tutte? Non è che ha bisogno di una revisione?? Da quant’è che non lo fai controllare?? - .
Finchè, ad un certo punto, non la sento.
Un’energia spropositata… aumentare esponenzialmente… fino al massimo delle sue possibilità… per poi ridimensionarsi di botto, spegnendosi gradualmente.

Solo quando attorno a me sento urla di terrore, mi rendo conto che la terra sta tremando e automaticamente guardo ai miei piedi… intravedendo una sottilissima crepa raggiungermi… da un punto che i miei occhi non riescono ad identificare.
Mi sento sbiancare di botto, identificata la natura di quell’energia.
Era… era…
     - NO! – mi ritrovo involontariamente ad urlare, vedendo passarmi davanti agli occhi il volto della persona a cui sto pensando, in uno dei suoi rarissimi sorrisi.
Mi metto a correre come mai ho fatto prima.
Era il cosmo di Shaka, quello di prima.

Resto a guardare l’ingresso di quella strana grotta solo un attimo, prima di piombarci dentro.
La crepa è iniziata da lì. E’ lì che è avvenuta quell’estensione di energia ed è lì che… No. Non voglio pensarci…
Rallento appena un po’, all’impatto con quel buio fitto, cercando di orientarmi… andando a tentoni… concentrandomi quanto più riesco per cercare d’individuare il cosmo di Virgo… che sembra… essere sparito.
Mi trovo a deglutire.
Una morsa mi attanaglia lo stomaco… ma non mi fermo.
E’ appena accaduto qualcosa di terribile, qui dentro. Prendo ad avanzare lentamente per fare in modo che i miei occhi si abituino al buio e per lasciare che i miei nervi ritornino saldi… non posso permettermi di…

Abbasso lo sguardo, all’erta, avvertendo uno dei miei piedi urtare qualcosa… che prende a rotolare un po’, prima di fermarsi e rifulgere… di luce dorata.
Con mani tremanti mi abbasso ad afferrare quello che si rivela essere l’elmo del cloth di Virgo… mentre la vista inizia ad annebbiarsi a causa delle lacrime che iniziano a risalire…
Che ci faceva Shaka qui?... Cos… Cosa voleva fare…? Contro chi…!
Spalanco
gli occhi, quando il mio sguardo si posa su una figura riversa a terra, poco distante da me, del tutto familiare.
Lascio andare l’elmo e mi metto a correre, raggiungendo un punto precedente a quello in cui giace il corpo… abbastanza vicino da farmi vedere lo stato pietoso in cui riversa.
     - NO!!! – urlo disperata, fiondandomi sul cavaliere della sesta casa, riverso in una pozza del suo stesso sangue… immobile… il cloth di Virgo… disintegrato in pieno torace… gli occhi chiusi…
     - SHAKA! – urlo, inginocchiandomi accanto al suo corpo inerme, le mani sospese a mezz’aria… pezzi di cloth e sangue sparsi ovunque, intorno a noi…
Inizio a singhiozzare senza freni… non sapendo cosa fare…
     - No…ti prego, ti prego, ti prego… - inizio come una litania, facendomi più vicina per toccargli il volto immobile, prendendo a carezzarglielo… temendo di fargli del male anche solo semplicemente sfiorandolo…
Anche se, in quelle condizioni, niente mi garantisce sia ancora in grado di avvertire dolore… o qualsiasi altra cosa.
     - Shaka… - sussurro a un centimetro dalle sue labbra… poggiando poi le mie sulla sua fronte… avvertendolo incredibilmente freddo…
Mi lascio scappare un altro singhiozzo… allontanandomi dal suo volto… e spalancando gli occhi, esterrefatta! Ha appena schiuso i suoi! E’ vivo! E’ VIVO!
     - SHAKA! Oddio… -. I suoi occhi, opachi, mi osservano a lungo… forse non riuscendo a riconoscermi… o forse sì… non so cosa pensare… non so cosa fare…
Non riesco a impedirmi di piangere di nuovo, stringendo i denti per non scoppiare a farlo davanti a lui, sebbene, mi rendo conto, sia perfettamente inutile. – Che cosa hai fatto… - non posso fare a meno di chiedergli, rivedendo lo stato in cui riversa. – Cosa… tu… - . Lascio perdere le parole e, in modo del tutto spontaneo, porto le nocche di una mano a carezzargli una guancia… vedendo i suoi occhi chiudersi… e delle lacrime percorrergli il volto. Poi, continuando a tenere gli occhi chiusi…il suo capo, con estrema lentezza e fatica, si volta… e le sue labbra vanno a baciarmi delicatamente le nocche. I miei occhi non smettono di lacrimare neanche quando lo vedo lasciarsi sfuggire un sospiro e il suo volto contrarsi in una maschera di dolore.
Riapre gli occhi, quasi completamente, e riprende a guardarmi… ma in quel momento un’ombra si muove velocemente su un muro alle sue spalle, di fronte a me e la bocca dello stomaco mi si chiude, contorcendosi quasi dolorosamente.
“Non avere paura.”
Riprendo a guardarlo, sorpresa che sia riuscita a comunicare telepaticamente… prestando solo dopo attenzione alle parole che mi ha rivolto.
“Andrà tutto bene. Il cosmo di Virgo ti seguirà finchè ne avrà la forza. Non sarai sola.”
Sollevo
una mano verso di lui, preoccupata per il duplice significato di quelle parole ma temendo, ancor di più, che così facendo sprechi la poca energia rimastagli…
Una risata sinistra si propaga per l’aria… e mi ritrovo a chiudere gli occhi e a tremare.
Reiko, guardami.”
Rivolgo i miei occhi offuscati dalle lacrime verso di lui… vergognandomi terribilmente per la debolezza che sto dimostrando in questo momento… vedendo il suo sguardo puntato dritto nel mio… in un modo che vorrebbe poter comunicare milioni di cose… ma che non riesce a fare.
“Andrà tutto bene.” Si limita a ripetere… ed io mi chino su di lui, affondando il volto nell’incavo del suo collo, per quanto riesco, lasciandomi andare ad un pianto a dirotto, di sconforto… avvertendo poco dopo una sua mano andare a poggiarsi sulla mia testa.
Athena… ti prego…
     - Resta vivo… - gli sussurro, vedendolo chiudere nuovamente gli occhi, provato… mentre quella dannata risata si diffonde ancora nell’aria.
Sollevo gli occhi con un animo diverso.
Non so se per consapevolezza.
Non so se per arrendevolezza.
Non so cosa mi spinge a reagire.
Mi alzo… lancio un’ultima occhiata a Shaka e mi allontano da lui… mettendomi a correre verso l’origine di quell’ombra che si allarga sul muro, derisoria.
Attraverso innumerevoli corridoi.
Il rumore dei miei stessi passi mi rimbomba nelle orecchie… poi li sento. Decine, centinaia di passi, dietro di me… mi volto col cuore in gola, senza smettere di correre… vedendo con orrore decine e decine di thugs rincorrermi, venuti fuori chissà da dove.
E stavolta non si tratta di uno dei miei soliti incubi, convengo, osservando il sangue fuoriuscire da una ferita autoprocuratami durante la corsa, su un braccio.
Poi arriva.
L’ennesimo corridoio sembra stia per terminare… in lontananza intravedo una luce calda provenire dall’interno di un’altra sala… e mi metto a correre più veloce, distanziandomi, sebbene di poco, dai reietti che ho alle mie spalle… che non hanno smesso un attimo di urlare parole incomprensibili in indiano stretto.
Quando la luce m’investe… mi sento, se possibile, più angosciata di prima.
Davanti a me non ho alcuna porta attraverso cui passino spiragli. Né finestre. Né qualcosa di lontanamente simile. La luce non è per niente chiara… è rossastra… claustrofobica. Evito accuratamente di pensare al cavaliere della sesta, completamente indifeso, in balìa di tutti quei thugs… cercando di focalizzarmi sull’ambiente paratomisi davanti… vedendo finalmente, in lontananza, la figura della fasulla Kalì correre verso una direzione che non riesco a capire.
Non so chi diavolo sia.
Né come cavolo faccia a trovarmela sempre tra i piedi quando mi trovo con la merda fino al collo.
So solo che dev’essere stato qualcuno a ridurre Shaka in quel modo e, anche se apparentemente assurdo, è su lei che mi avventerò in mancanza del reale colpevole.
Qualcuno dovrà pagare per tutto questo.
Raggiungo la sommità su cui è arrivata, percorrendo di corsa le scale che mi separano da lei, riuscendo allora a vederla correre… verso quello che sembrerebbe essere… un altare.

Ecco chi cazzo è quella dannata!
Mi blocco, congiungendo le mani e concentrando all’interno dei palmi energia sufficiente a manifestare il cosmo… sparandole contro una sfera di energia rossa… che la colpisce in pieno! SI’!
Recupero
terreno approfittando del suo momentaneo k.o., rivedendola rialzarsi non appena sia riuscita a raggiungerla per afferrarmi una caviglia, prendendomi alla sprovvista e facendomi rovinare a terra.
Adesso che ce l’ho quasi ad un palmo dal naso, lo vedo bene.
Il calice… il calice contenente il sangue delle vittime sacrificali… quello per cui è accaduto tutto… per cui il maestro Shin è morto, i suoi allievi e miei compagni son stati massacrati, l’India è stata scossa da carneficine, Athena è stata minacciata, i suoi cavalieri hanno rischiato la vita…
Quando sento afferrarmi anche l’altra caviglia da quello pseudo essere che mi tiene inchiodata a terra, quando dovrei mettere fine a tutto quello… non ci vedo più.
Carico un calcio imprimendo tutta l’energia di cui dispongo, colpendola in pieno volto… sgranando gli occhi, quando vedo partirle a razzo la mandibola, disintegratasi sotto il mio colpo.
E’ il momento.
Con una freddezza che non credevo neanche di avere, approfitto del suo attimo di smarrimento e mi alzo, mettendomi a correre verso lo stramaledettissimo altare, constatando sia incredibilmente alto, spesso e lungo.
Non mi lascio scoraggiare e con un balzo ci salgo su, dirigendomi velocemente verso il centro, dove troneggia l’origine di tutti i miei mali…
     - Ci siamo… - dico tra me e me, osservandone il contenuto ripugnante… dal colore intenso, denso, nauseabondo. – Coraggio, Reiko. – mi dico ancora, inginocchiandomi e afferrando il calice con entrambe le mani, per portarmelo alla bocca… allontanandomelo subito dopo, preda da conati improvvisi e ripetuti. – Non ci riesco… - biascico, sentendomi le lacrime pungermi nuovamente gli occhi, esausta… poi vedo la Kalì fasulla sollevarsi ancora da terra, dandomi le spalle. E nello stesso istante orde di thugs fanno irruzione nella sala, maceti alla mano, dirigendosi verso di me.
O adesso o mai più, Reiko.
Avvicino il calice alle labbra, trattenendo il respiro, e mando giù… ignorando i conati che continuano a minacciare di ribaltarmi lo stomaco come un calzino… rendendomi conto solo in quel momento, testa in alto, che il sangue che ha riempito il calice… proviene... dal soffitto?
Chiudo gli occhi, quando una goccia di liquido cremisi va a infrangersi sulla mia fronte e allontano il calice dalla bocca, ormai vuoto.
Devo essere terribile, in questo momento.
Il volto coperto per metà di sangue, dalla bocca in giù.
I capelli bagnati di sudore.
La pelle sporca di polvere.
Il volto contratto in una maschera di orrore, terrore e disgusto.
No. Non devo essere affatto un bello spettacolo.
Forse è per questo… che i thugs non mi hanno attaccata. Prendendo a fissarmi imbambolati, completamente immobili, respiro trattenuto, occhi puntati addosso, maceti abbassati.
Resto per un attimo a guardarli… preda momentaneamente di un terribile dubbio… che inizia a prendere forma… esattamente quando sento qualcosa spezzarsi, dentro di me.
Sgrano gli occhi dal terrore… sentendo quello squarcio avvertito internamente allargarsi, sempre di più.
Che sta… che sta succedendo?
Mi ritrovo a gorgogliare sinistramente, sentendomi mancare l’aria a causa del terribile dolore che sto avvertendo provenirmi da un punto imprecisato del corpo.
Oddio.
Parvati.
E’ Parvati… che sta subendo tutto questo…
     - Ce ne hai messo, di tempo! - .
Non
so da dove sia provenuta quella voce… stranamente familiare. Non oso voltarmi verso nessuna direzione, temendo di avvertire ancor più dolore di quanto non stia già provando… senza contare che non so nemmeno se riuscirei a farlo.
Finchè i miei occhi non inquadrano una figura diversa dalle altre… più bassa, più esile, più… Oddio. Oddio, no.
     - Yami… - sussurro con voce roca, subendo una distorsione non volontaria del mio stesso corpo, che mi porta a piegarmi e a sbattere il mento sulla superficie del grosso altare sul quale mi trovo. I miei occhi però non si sono scollati un attimo dalla figura di quel… di quel…
     - Eh, no. Non osare guardarmi a quel modo! – mi urla, e per un attimo il suo volto si contrae in una maschera minacciosa, sconosciuta. – Lurida dannata. – sibila, sputandomi poi addosso.
     - Tu… per-…perché? – riesco a chiedergli nonostante il mio corpo sia vittima di altri e nuovi spasmi, che mi portano a prendere posizioni di volta in volta più innaturali, facendomi stringere i denti per il dolore, raschiandoli.
Il suo volto si fa sdegnato a quella domanda.
Mi guarda dall’alto in basso prima di rispondermi… nemmeno per un attimo, l’astio l’abbandona.
     - In quel dannato tempio, nessuno era meglio o peggio di nessun altro. – inizia a raccontare, mentre avverto nitidamente Parvati urlare, dentro di me. – Conducevamo tutti una vita abbastanza insignificante, ma dignitosa. Accettabile. Finchè non sei arrivata tu. – I suoi occhi tornano ad assottigliarsi… e solo in quel momento mi accorgo di un particolare che non avevo notato, prima. – Tu e il tuo dono. L’unica, la preziosa, la prescelta. Non riuscivo ancora a capire perché, ma dalla tua entrata al Santuario… il maestro Shin smise di occuparsi di noi come faceva. Tu diventasti la priorità. A te gli oneri, gli onori, le glorie, gli insegnamenti personalizzati… - .
… Io… tutte queste cose non le sapevo. Ho sempre creduto che… il maestro Shin trattasse tutti allo stesso modo… io non…
     - A te la facoltà di scegliere quando, quanto e dove allenarti. A te l’incontro con uno dei più grandi psicocineti al mondo. A te gli incontri col Venerabile Shaka… che adesso… - mi guarda, come a voler aprire una parentesi che già conosco… - … più tanto venerabile, non è! - .
Scoppia
a ridere, il bastardo.
Vorrei tanto spaccargli la lurida faccia da doppiogiochista che si ritrova… ma dentro di me è in corso una battaglia senza eguali…
     - A te tutto. Perfino la vita. - . Yami s’adombra. I miei occhi ricadono inevitabilmente sui suoi polsi e le cavità orbitali… - Perfino la vita. - .
Non lo sento, quando mi raggiunge sull’altare su cui sto morendo lentamente.
Sento però nitidamente il suo calcio assestatomi nello stomaco, che mi ribalta, facendomi rotolare su me stessa, in preda ad un dolore lancinante e allo sgomento. – Perché la giustizia andava salvaguardata, il destino doveva compiersi, tu andavi protetta… tu, tu, tu, TU! – esclama stizzito facendo il verso al maestro Shin, assestandomi l’ultimo calcio della lunga serie che si è apprestato a darmi, facendomi sputare sangue, mentre i miei occhi, inevitabilmente immobili sui thugs, hanno visto questi ultimi spostarsi… per far passare qualcuno, perplimendomi.
Ero straconvinta che avrei visto Ganesha fuoriuscire da quella folla. Invece è nuovamente la fasulla Kalì. Braccia scheletriche e lingua penzoloni. Sguardo fisso su me e Yami.
     - Quando ho sentito di orde di thugs assalire templi shivaiti alla tua ricerca… mi sono devoto all’unico e solo che avrebbe potuto ascoltare le mie preghiere… l’unico e solo che io avrei potuto aiutare… e che sempre, avrei aiutato e servito… - .
Lo
psicopatico si decide finalmente a scendere dall’altare, prendendo ad avvicinarsi alla fasulla Kalì… e inginocchiandocisi di fronte. Spalanco gli occhi quel tanto che riesco nel frattempo che le mie clavicole si muovono in modo anomalo, facendomi emettere un urlo strozzato, che non attira l’attenzione di nessuno dei presenti… eccetto quella a cui ho staccato la mandibola, che non smette di osservarmi in modo più che interessato, ignorando bellamente Yami, che ha ripreso a parlare.
     - Ho dovuto sacrificare la mia stessa vita, ma non l’ho fatto per te… ho lasciato che la mia anima abbandonasse il mio corpo per risorgere a nuova vita… come la Signora Eterna che tu stai contribuendo a riportare tra noi… - continua Yami con un’enfasi fastidiosa… mentre le unghia delle mie mani vanno affilandosi lentamente. – Ho servito il dio indiano più potente in assoluto! – annuncia poi trionfante, non rendendosi conto di aver appena perso un brandello di carne di polso, andata in decomposizione… - E grazie al mio fedele aiuto, quando Kalì sarà risorta, insieme, governeremo il mondo! - .
E
’ un attimo.
Il tempo che le dita scheletriche della falsa Kalì producano uno schiocco, che il corpo di Yami cade, sottoforma di polvere fumante, a terra, fungendo da cumulo per i suoi vestiti, oramai inutili.
I thugs indietreggiano tutti di colpo, spaventati, mentre io mi ritrovo costretta a gridare con tutta la forza che ho in corpo, avvertendo qualcosa farsi strada attraverso la gabbia toracica e spingere verso le coste.
La falsa Kalì spalanca gli occhi contenti, prendendo a battere le mani come se stesse assistendo ad uno spettacolo, e la sua lingua si muove non emettendo, naturalmente, alcun verso.
La vedo roteare gli occhi all’indietro seccata, sospirare profondamente e sollevare con una mano la massa che le fuoriesce penzoloni dalla bocca, inutile, guardandosi poi intorno, mettendo gli occhi su un thugs, allungare una mano verso il suo mento e spezzargli il collo… il tutto in poche frazioni di secondo. Le stesse che impiega, poi, il corpo della falsa Kalì a lasciarsi andare a terra, come un sacco vuoto, e il corpo del thugs morto rialzarsi da terra come se nulla fosse successo.
Anche se si è svolto tutto frettolosamente, non mi è sfuggita l’ombra che da un corpo morto è passata all’altro, rianimandolo…
Gli occhi del nuovo morto vivente prendono a guardarmi con la stessa identica luce con cui mi guardavano i precedenti… osservando attentamente la pelle bluastra dei miei gomiti andare a contagiare, come un veleno, quella del resto delle braccia, raggiungendomi le dita arcuate.
     - Reiko Nonomura. – pronuncia poi improvvisamente quell’essere, sorridendomi in un modo che oserei definire caloroso. – Tu non sai da quanto aspetto questo momento… - .
I
miei occhi lo guardano insistentemente… alla ricerca di una risposta che non tarda ad arrivare.
     - Prima il vecchio Shin… - inizia ad elencare. – Poi la dea della giustizia greca con tutti i suoi soldatini di piombo. L’elefantino molesto. – Scuote la testa, con finto disappunto. – Quanto mi hai fatto penare! – esclama fintamente indignato, ridendo di gusto e avvicinandomisi per osservare quello che temo… stia uscendo dal mio costato.
     - Immagino tu sappia, chi sono. - .
Sebbene
con enormi difficoltà, riesco a scuotere la testa, ormai abituata alle lacrime che mi stanno solcando il viso da tempo indefinibile.
     - Come no?! -. E questa volta è vera indignazione, quella che riesco a intravedere sul volto che non gli appartiene. – Non c’è più religione. - . E passano minuti interminabili… pima che si riprenda dalla pseudo battuta che ha fatto, con ampio riferimento a tutto ciò che sta accadendo, arrivando perfino ad asciugarsi gli angoli degli occhi con le dita. Poi, finalmente, si ricompone, facendo un colpo di tosse e riassumendo serietà. – Allora lascia che mi presenti. - .
Mi
si avvicina nuovamente, portandosi a pochi centimetri da me, occhi chiusi, mani intrecciate dietro la schiena.
     - Il mio nome è Tharaka. – pronuncia… mentre la mia schiena, o quel che ne resta, viene percorsa da un brivido. – E sono il dio degli inferi. Futuro padrone della Terra. - .



















*******************************************************************************************
Angolo dell’autrice…

Bleah.
No, non ditemi che questo è un capitolo a rating rosso, per favore… piuttosto un bell’arancione intenso. Ma, insomma, se avessi voluto scriverne uno realmente rosso, allora sì che mi sarei sbizzarrita coi dettagli.
L’unica cosina poco carina è l’effetto The Grudge, non ditemi che non ve n’eravate accorti ;)

Ringrazio sentitamente chiunque stia seguendo questa storia, chiunque non stia impazzendo troppo nel cercare di capirci qualcosa, chiunque abbia deciso di avere pietà di me dopo aver letto del biondone ossigenato e Jared Leto per avermi accompagnata nella stesura di questo capitolo che porta l’omonimo titolo della canzone che ho ascoltato.
I 44 preferiti, i 27 seguiti e chiunque perda un po’ del suo tempo prezioso a recensire in modo costruttivo questo pastrocchio che sembra non voler finire più.

Se avete dubbi, domande, perplessità: chiedete e vi sarà dato.

Senza alcuna pretesa.

HOPE87

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Capitolo 35
*** Resurrection ***


Resurrection

 

 

 

 

 

 

Quando la vista si fa più chiara e i piedi toccano finalmente terra, non c’è nessuna parete rocciosa a stagliarsi di fronte a noi. Mu deve averci teletrasportati tutti in un punto abbastanza lontano dall’obiettivo, a giudicare dal verde che ci circonda.
Restiamo per un po’ in attesa e con le orecchie ben drizzate non scorgendo, però, alcun cosmo di nessuna natura, intorno a noi. Questo posto è completamente deserto.
Milady solleva i suoi occhi chiari sullo psicocineta, che in risposta le fa un cenno di assenso con la testa.
     - I cosmi di Virgo e Phoenix… - pronuncia Seiya improvvisamente, avanzando un passo e guardando di fronte a sé, grave. - …Io non li avverto. - .
Le labbra di Lady Saori si stringono un attimo, prima di pronunciarsi.
     - Andiamo. – la sentiamo dire, vedendola poi afferrarsi con la mano libera la lunga gonna del vestito candido che indossa per non avere intralci lungo il cammino, iniziando poi ad avanzare.
     - Dov’è l’entrata? – chiede Milo, rivolgendosi a Mu, che alza un braccio per meglio indicare il punto. Scorpio annuisce, pensieroso. – Funge anche da uscita o possiamo contare su un altro varco? - .
     - Tempo addietro un terremoto provocò un crollo ad est… si potrebbe controllare. – risponde Aries, ponderando la risposta, voltando poi il capo verso l’entrata principale, indicataci precedentemente da lui.
     - Allora dividiamoci. – conviene Milady, precedendo prontamente gli sguardi preoccupati puntati su di sé. – Ci siamo materializzati abbastanza lontani dal luogo per non far avvertire troppo i nostri cosmi. Adesso dobbiamo tentare di giocare d’astuzia. Un gruppo con me, uno con Mu. - .
Quest’ultimo
si volta istantaneamente verso di lei, sorpreso. Non sono stato l’unico a intendere che lui volesse dirigersi nel punto che sta guardando insistentemente da quando siamo arrivati, ma ora che è stato scoperto sembra sentirsi… quasi in colpa.
     - Non intendo lasciarla senza la mia presenza, Milady. – pronuncia dopo un attimo di smarrimento il cavaliere dell’ariete, intendendo di non voler venire meno al suo ruolo.
     - E invece lo farai. – gli ordina Lady Saori, sebbene un sorriso conciliante le si distenda sul volto giovane. – Ma, come ho già detto, non da solo… - si volta, guardando ognuno di noi. – Chi voglia accompagnarlo, si faccia avanti. - .
Faccio
immediatamente un passo avanti, cercando di non far trasparire troppo l’ansia che ho di non lasciarlo da solo, vedendo poco dopo imitarmi dal cavaliere di Andromeda – palesemente in ansia per il fratello – e il cavaliere del Dragone.
Anche Milo fa un passo avanti, ma viene bloccato da un’occhiata inceneritrice di Kanon.
     - Credo che due cavalieri d’oro e due di bronzo siano sufficienti, Scorpio. – fa infatti notare poco dopo, mentre Dohko, sebbene dispiaciuto dalla disparità numerica, gli dà ragione.
     - Dobbiamo salvaguardare Milady, Milo. – spiega infatti il cavaliere di Libra. Non mi sfugge l’espressione risentita che si dipinge sul volto di Scorpio.
     - Magari riuscite a trovarla prima di noi! – esclamo per smorzare un po’ la tensione, vedendo poco dopo Milo guardarmi e annuire mestamente, salutandoci poi con lo sguardo tutti e ritornando tra le fila di Athena, che ci osserva intensamente per una frazione di secondo, prima di salutarci e allontanarsi ad est con gli altri.


****************************************

E’ da ore che sto urlando… perfino la mia voce, oramai, è cambiata… ed io non so più quale sia lo stato che domina la mia mente. Paura, orrore, rassegnazione.
Temo di essermi abituata al dolore… e, se così non fosse, è davvero l’ultima cosa che mi preoccupa.
Ho avvertito nitidamente il cosmo di Athena poco fa… non molto lontano da qui.
Anche Tharaka l’ha avvertito, sebbene, evidentemente, non deve averlo riconosciuto preso com’era dal fare le feste al mostro che sto contribuendo a creare.
I thugs, dopo che il loro signore mi si è presentato, sotto il suo consenso mi hanno letteralmente trascinata giù dall’altare, prendendo a spogliarmi e a vestirmi di strani monili… uno dei quali, con mio sommo disgusto, ho riconosciuto.
Sono decisamente troppo piccole le teste che adornano la collana che Tharaka si sta premurando di passarmi attorno al collo… affinchè la indossi.
Ed è completamente inutile sottrarmi. Sono cosciente ma è come se questo corpo… non mi appartenesse più.
Lancio un urlo più acuto del solito, quando il secondo braccio destro mi fuoriesce completamente dal costato… e roteo gli occhi all’indietro, accasciandomi sulle ginocchia – blu come il resto del corpo – non curandomi minimamente di essere svestita piuttosto che vestita… non riuscendo però a fare a meno di correre con la mente a Mu.
Chissà cosa direbbe… chissà cosa farebbe se mi vedesse ridotta in queste condizioni…
Attorno a me vedo i thugs inneggiare grida di giubilo e Tharaka parlare col corpo di uno di essi, guardandomi entusiasta, ma non li sento… sento che anche la mia coscienza sta abbandonando questo corpo non più mio… così chiudo gli occhi.
Chiudo gli occhi e mi concedo di pensare alle persone che amo per un’ultima volta, prima che questa creatura immonda prenda il sopravvento.
Penso all’ultimo litigio con Milo e ai suoi abbracci fraterni…
Al cuore grande di Aldebaran e ai suoi ascolti silenziosi…
Agli occhi aperti di Shaka e a uno dei suoi rari sorrisi…
Al verde vivace degli occhi di Kiki…
Agli occhi di Mu. Che mi guardano dolci, severi, preoccupati, riverenti, con ardore… Alle sue mani che mi cingono il corpo… A come ci siamo amati… A come non lo faremo più…
Nonostante non lo ritenga possibile, avverto una lacrima scorrermi lungo una guancia, destando perplessità nello sguardo di Tharaka… poi chiudo di nuovo gli occhi… e l’oblìo mi avvolge completamente.

Il buio più fitto m’inghiotte, circondandomi come un manto… sinistro e per niente confortante.
Sento dei brividi attraversarmi la schiena e il cuore martellarmi al centro del petto come impazzito, anche se… è come se fossi… incorporea.
Sono sospesa a mezz’aria in uno spazio non definito, da sola.
Questo posto somiglia vagamente a quello che fece da cornice al mio primo incontro con Parvati… ma adesso lei non c’è… e nemmeno lo specchio dentro il quale l’ho sempre vista.
Vorrei potermi muovere, ma sono completamente paralizzata. Le braccia lungo il corpo, le gambe distese, i capelli che mi fluttuano attorno al viso incontrollati.
Finchè, di fronte a me, qualcosa accade.
Nel buio si delineano due occhi, chiusi, contornati da lunghe ciglia.
E’ impressionante quanto siano grandi…
Ho come la sensazione di sapere cosa mi appresterò ad assistere tra poco e faccio per chiudere anche i miei, senza, però, riuscirci.
Non ho alcun controllo sul mio corpo… per questo, alla fine, sono costretta a guardare.
Gli occhi si aprono piano mostrando uno sguardo prima placido… che riconosco essere quello di Parvati… poi si richiudono e riaprono subito dopo… mostrando uno sguardo per cui, se avessi potuto, avrei urlato.
Gli occhi sembrano emanare fiamme tanto che sembrano indemoniati.
Lì, non vi è rimasto più niente di Parvati
E’ con mia somma sorpresa che mi ritrovo, questa volta, ad urlare, rendendomi conto di star precipitando nel vuoto… che ben presto dimostra di avere un confine, sul quale atterro malamente, avvertendo non poco dolore, dal quale mi riprendo subito per voltarmi e mettermi a scappare… andando a sbattere contro una parete che non sembrava esistere.
Faccio allora per tornare indietro… dirigendomi ai lati, esplorandone l’intero perimetro con un’ansia sempre crescente in corpo… finchè, inorridita, non mi rendo conto di essere capitata in una sorta di gabbia, in trappola.
Attorno a me, vedo il nero farsi, paradossalmente, ancor più nero e quella che riconosco essere una sfera altri non è che un modo per, evidentemente, isolarmi.
Solo allora la consapevolezza si fa largo dentro di me…
Kalì, infine, è risorta.



***********************************

     - Non sento il cosmo di mio fratello… - pronuncia dopo interminabili secondi il cavaliere di Andromeda, palesando finalmente i suoi timori.
     - Forse l’ha celato come abbiamo fatto noi. – gli suggerisce Shiryu, correndogli accanto, tenendo il passo mio e di Aldebaran, oramai in prossimità dell’entrata principale.
     - Tra poco lo scopriremo… - risponde loro saggiamente Taurus, lanciandomi uno sguardo preoccupato e facendomi intendere dall’intensità del suo cosmo, ormai manifesto, che mi è vicino.

E’ bastato varcare la soglia di quell’ingresso… per avvertire un’incredibile cosmo permeato di negatività avvolgerci, soffocante…
     - Athena… - pronuncia in modo devozionale Shiryu, mentre i nostri occhi cercano di adattarsi al buio… ma non dura molto che Aldebaran brucia il proprio cosmo, minaccioso, ottenendo anche l’effetto di illuminare per un attimo l’ambiente…
     - Avete visto? – chiede Shun improvvisamente, mettendosi a correre verso ciò che ha attirato l’attenzione di tutti, informandoci circa la sua natura poco dopo… dando modo alle mie preoccupazioni di farsi salde. – E’ l’elmo di Shaka! - .
E
’ un pugno allo stomaco quello che avverto… così come deve averlo avvertito Aldebaran, nel correre, precedendomi, verso il cavaliere di Andromeda, seguito a ruota da Shiryu, poi da me.
Se è davvero accaduto che… la situazione è peggiore di quanto immaginassimo…
Afferro l’elmo che mi porge il cavaliere del toro con entrambe le mani, chiudendo gli occhi e concentrandomi subito dopo, avvertendo un residuo di cosmo familiare materializzarsi e smaterializzarsi, a intermittenza…
Reiko.
Faccio un respiro profondo, tentando di mantenere la calma, avvertendo, contro ogni mia volontà, il cuore battermi forsennatamente nel petto.
Reiko è stata qui.
Era spaventata… inorridita…
     - Grande Mu. – mi chiama Shiryu, venendo interrotto prontamente da una mano di Aldebaran sospesa a mezz’aria. I suoi occhi non hanno abbandonato la mia figura nemmeno per un attimo.
Faccio un respiro profondo e riprendo a concentrarmi… sono passate ore da quando tutto ciò che può essere accaduto qui, è avvenuto… e mi aggrappo disperatamente agli ultimi brandelli di cosmo dell’ultima persona che ha retto tra le mani questo elmo… avvertendo nitidamente ad un certo punto questo cosmo abbandonare quest’oggetto e allontanarsi…
Abbandonare quest’oggetto e allontanarsi…
Schiudo gli occhi seguendo la linea immaginaria che ho visto fare nella mia mente al cosmo di Reiko… decidendo di assecondarla.
Senza lasciare andare l’elmo, seguo la strada delineatami in testa… avanzando cautamente a tentoni nel buio… per poi spalancare gli occhi, incredulo.
     - Mu! – sento chiamarmi da Aldebaran, alle spalle, ma quando lo fa io sono già inginocchiato al capezzale improvvisato del cavaliere di Virgo. – Oh, Dea… - sussurra poi, raggiuntomi subito dopo insieme agli altri due cavalieri.
Non lo so.
Non lo so, come sia stato possibile.
Ma non rispondo alle domande che avverto pensare a Shun e Shiryu, prendendo a studiare la situazione, sebbene sembri non ci sia più nulla da studiare.
     - Shaka. –. Il mio richiamo non sortisce alcun effetto… ma non mi arrendo. Non è morto. E’ spaventosamente debole. Ma non è morto.
Mi sembra quasi di vederla, adesso, Reiko qui, inginocchiata come me, che si dispera per ciò a cui sta assistendo, indecisa sul da farsi, impotente.
     Shaka. – pronuncio con più convinzione, sollevando le mani su di lui, i palmi rivolti al suo costato, che subito dopo si rischiara, le persone alle mie spalle che trattengono il respiro.
Quando gli occhi del cavaliere di Virgo si schiudono appena, mi concedo di sorridere amaramente per la situazione, rispondendo al suo sguardo interrogativo.
     - Non te l’avrebbe mai perdonato. - .
Aldebaran
tossicchia imbarazzato, mentre alle sue spalle i compagni e cavalieri non hanno smesso un attimo di osservarci, incuranti dello scambio di battute che si è svolto davanti ai loro occhi.
     - Shaka… dov’è… dov’è mio fratello? - .
Domanda
lecita quella di Shun… ma la risposta che Virgo mi trasmette telepaticamente non mi convince affatto.
     - Raggiungete immediatamente Lady Saori e gli altri. – ordino loro, imprimendo nella mia voce più autorevolezza di quanto avrei voluto usare, vedendoli subito dopo scattare e ascoltarmi, senza chiedermi delucidazioni. Evidentemente dev’essere bastato il mio sguardo, a parlare.
Annuisco verso di loro al cenno di saluto che mi rivolgono, voltandomi verso il cavaliere del Toro, che, non appena incrocia il mio sguardo, scuote la testa.
     - Non me la sento di lasciarvi da soli – pronuncia, precedendomi. Dopo aver appreso tutto questo… l’ultima cosa che voglio è che Athena resti scoperta.
     - Cosa succede, Mu? – mi chiede, capendo di non poter intercedere nelle conversazioni mentali mie e di Virgo.
     - Il nemico è Tharaka, il dio degli inferi. – inizio a spiegare, vedendo gli occhi di Aldebaran spalancarsi, compreso evidentemente il motivo per cui Shaka sia ridotto in quelle condizioni. – La leggenda vuole… - mi passo una mano sul volto, cercando di placare la mia inquietudine. - … che per fermare la sua avanzata sulla terra, Parvati abbia bevuto il suo sangue, interrompendo la contaminazione maligna da lui iniziata che stava trasformando gli esseri umani in demoni, finendo, però, con l’essere contaminata a sua volta… - . Chiudo gli occhi non prima di aver visto quelli di Aldebaran spalancarsi, se possibile, ancora di più. – Adesso Reiko starà bevendo il suo sangue, qui, da qualche parte… - .
     - Ma Ganesha…! Quel… - è con difficoltà che lo vedo trattenersi dall’inveire verbalmente contro il dio indiano, ma i suoi occhi parlano per sé. – Aveva detto… MALEDIZIONE! – . Un suo piede tocca terra violentemente, facendola tremare per un attimo, lasciando che della polvere calcarea ci investa. – Scusa, Virgo! – esclama preoccupato dagli effetti che può aver procurato il suo gesto sulle condizioni del compagno.
     - Athena sarà costretta ad affrontare Tharaka, Kalì e, con ogni probabilità, Ganesha. Per favore, Aldebaran… raggiungila.  - .
     - E voi cosa farete? – mi chiede ansioso, alzatosi in piedi comunque per adempiere al suo ruolo di cavaliere.

     - Ce la caveremo. – gli rispondo, sentendo il suo sguardo posarsi su di me a lungo.
E’ solo dopo un attimo, che il cavaliere del toro decide di allontanarsi, seguendo la direzione che hanno preso precedentemente i cavalieri di bronzo.
Mi dispiace. Non sono riuscito ad impedirlo, Mu.”
Anche
se dovrebbero, le parole di Shaka non mi sorprendono…
Assottiglio lo sguardo, chiudendo poi gli occhi, arreso.
Evidentemente, così era scritto.
Sospiro profondamente, ritornando a voltarmi verso di lui e rivolgendo nuovamente i palmi verso il suo costato.
“Devo ricordarti come finisce la storia che stavi raccontando ad Aldebaran? Che stai facendo?”
Mi
sembra ovvio.
“Il tuo concetto di sintesi va riveduto, Ariete.”
Mi lascio sfuggire un sorriso divertito mentre, sotto le mie mani, la ferita di Shaka va rimarginandosi lentamente.
“Mu!”
     - Non possono restar scoperte due case, Virgo. - .
Chiaro
e semplice.
I pensieri del cavaliere della vergine si acquietano un attimo, spiazzati, lasciandomi proseguire il lavoro di rimarginamento.
Alla fine sono riuscito a sorprenderti, a quanto pare.
E’ un sospiro quello che gli sfugge dalle labbra, questa volta.
“Mai quanto lo sia stato guardare dentro di me… a fondo…”.
Il solito egocentrico.
E’ il suo turno, stavolta, di sorridere. Sebbene farlo gli costi ancora fatica.
     - Fatto. – pronuncio dopo un po’, accertatomi di aver fermato l’emorragia e di aver rimarginato parte dell’ampia ferita che gli attraversava il costato, sollevandomi poi in piedi, pronto.
     - Mu… - .
Non
mi volto verso di lui sentendomi chiamare… ma mi fermo.
Troppo difficile da esprimere questo turbinio, Shaka. Lascia stare.
     - …Sii prudente. Abbi cura di te. - .

     - E tu di loro. - .
Poi i miei piedi avanzano verso l’ignoto.
Prima lentamente, poi velocemente… finchè non mi ritrovo a correre verso la fonte da cui provengono il cosmo di Athena e quello degli altri cavalieri… preparandomi a ciò che mi aspetta… avvertendo improvvisamente un urlo agghiacciante squarciare l’aria… e un cosmo di dimensioni spropositate esplodere in tutta la sua potenza.
Ci siamo.

***************************************

Il varco indicatoci da Mu, per fortuna, esiste.
Siamo riusciti ad attraversarlo con non poche difficoltà, allargandolo bruciando, ahimè, un po’ del nostro cosmo.
E’ stato questo a metterci spalle al muro.
In un attimo orde di thugs ci hanno assaliti, sollevando i loro maceti per calarli implacabili sulle nostre teste, venendo respinti indietro inizialmente piuttosto facilmente… finchè non abbiamo notato, con nostro sommo stupore, che non solo sembravano venirne fuori a bizzeffe da ogni punto fosse contornato da una porta… ma che quelli periti ai nostri piedi… davanti ai nostri occhi… sotto alle nostre mani… si rialzavano.
Sento una manata spingermi improvvisamente via e un thugs privo della testa, diretto precedentemente verso di me, polverizzarsi a un colpo di Aquarius.
Non fossi abituato a questo genere di scontri potrei dire di essere scioccato… ma non ci è mai capitato di affrontare dei nemici… simili…
Colpisco con un pugno in pieno torace uno di quei non morti, facendo volare il suo corpo lontano metri da me, preparandomi ad affrontarne altri, controllando di tanto in tanto che Lady Saori sia al sicuro…
Non so quanto sia stato giusto portarla qui, con noi, in piena battaglia, ma la sua volontà è stata perentoria e nessuno ha potuto contraddirla.
Saga, Kanon, Dohko, Aioria e Aiolos si sono disposti attorno a lei, come scudo, respingendo gli attacchi senza mai lasciarla scoperta.
Seiya brucia il cosmo di Pegasus l’ennesima volta, spiccando un balzo per avere un raggio d’azione più ampio, toccando poi terra con un’espressione di palese sconforto.
     - Ma quanti ne sono?! – lo sento urlare poco lontano da me mentre io, spalla a spalla con Camus, abbatto alcuni corpi che, poco dopo, si rialzano come non fossero stati affatto scalfiti.
Un attimo dopo sento il cosmo di Athena bruciare, quasi come se stesse urlando, e mi volto giusto in tempo per vedere Aiolos e Saga venire assaliti da un gruppo spropositato di thugs, che, per un attimo, sembrano avere la meglio.
     - Cam, Milady! – urlo in direzione del mio migliore amico, ma quando mi volto verso di lui vedo che è già partito a razzo in direzione di Saori Kido, per andare in aiuto ai compagni e fungere da controffensiva al loro posto.
Sgrano gli occhi, quando mi rendo conto che la battaglia ha portato inevitabilmente e contro ogni volontà, il resto dei cavalieri che la circondava ad allontanarsi da lei, lasciandola alla mercè di questi psicopatici… Camus è ancora troppo lontana da lei… un thugs le è quasi arrivato di fronte…
     - Athena! – urlo, voltandomi completamente verso di lei, infischiandomene di aver dato le spalle al nemico, congiungendo le mani per far partire un mio colpo, mentre un thugs mi balza sulla schiena, afferrandomi il collo con le sue mani… quando un boato assordante, seguito da una leggera scossa di terremoto, ci fa sbilanciare tutti leggermente e, successivamente, spalancare gli occhi.
Un’enorme bestia ha appena fatto irruzione in questo posto dimenticato dagli dei, entrandovi abbattendone una parete e caricando tutta la sua potenza in direzione dei thugs che erano diretti verso Milady, spazzandoli via.
Incredula, Saori Kido, caduta all’indietro per la forza esercitata da quella creatura nell’attraversare velocemente quello spazio, si volta verso il punto da cui ha fatto la sua entrata, spalancando gli occhi, compreso il motivo.
Prima che possa rendermi conto anch’io di ciò che ha visto, l’oggetto del suo interesse si fa avanti, attraversando lo spazio percorso precedentemente dalla sua creatura con la stessa velocità, palmo delle mani alzate, fasci di energia divina ad investire i corpi dei malcapitati che avanzano, incuranti del pericolo a cui vanno incontro.
Ganesha si ferma esattamente in prossimità di Saori, dandole le spalle, congiungendo i palmi delle mani per poi ricondurli all’esterno, verso i thugs, che vengono ribaltati e allontanati lontani metri da noi tutti, come se una forza invisibile avesse impedito loro di avanzare nuovamente.
Ma allora…?
     - Dov’è la mortale? – chiede improvvisamente il dio indiano, rivolgendosi questa volta verso Athena con uno sguardo misto a preoccupazione e rabbia… ma Milady non fa in tempo a rispondergli che un grido acuto si eleva, assordante, facendoci sollevare tutti la testa, in ascolto… e un cosmo maligno, di dimensioni spropositate, permea l’aria.
     - No… - mi ritrovo a dire come il dio, il cui sguardo, se possibile, è diventato ancora più cereo.
     - No… - ripete ancora, come in trance, prendendo a stringere convulsamente un oggetto legato alla cintura dei pantaloni, che precedentemente non avevo notato.
Il silenzio, nel frattempo, ha dominato la scena.
Nessuno osa muoversi, né fiatare.
Perfino Death Mask e Aphrodite, ostentanti di solito sicurezza sfacciata, ora hanno uno sguardo che oserei definire preoccupato.
Guardo Camus e Aioria per un attimo, come per accertarmi che ciò che sto avvertendo non sia frutto della mia fantasia… e i loro sguardi me ne danno conferma.
     - NO! – urla Ganesha tutto ad un tratto, irato, battendo violentemente un piede a terra, facendola tremare.
Poco dopo, quella che definirei essere qualcosa simile ad… un’ombra… arriva da un imbocco che sembra condurre ad un lungo corridoio… raggiungendo velocemente il punto in cui si trova Ganesha e fermandosi poco lontano da esso, piazzandocisi di fronte.
     - TU! – urla il dio dalla testa d’elefante, indignato, non appena da quell’ammasso di tenebre, rimasto sospeso, incorporeo, a mezz’aria, non si delinea un volto.
     - Anche io sono lieto di rivederti, Ganesha. – lo prende in giro l’entità, sciogliendosi poi in una risata sinistra… che ha la capacità di farmi accapponare la pelle. Ma chi diavolo è? – Oh, grazie! Ma non vi è bisogno che ti complimenti per il mio operato eccelso, non me lo merito, è stato piuttosto facile… - continua, precedendo il dio indiano, palesemente irritato per ciò sia stato costretto ad ascoltare. - … Gli esseri umani sono così stupidi. Pieni di propositi, sentimenti… - .
Athena
si è infine alzata da terra, lo scettro di Nike stretto più di prima tra le sue mani.
     - Chi sei, creatura immonda? – gli chiede poco dopo, continuando a rimanere alle spalle di Ganesha ma rivolgendoglisi in modo altezzoso e fiero, sentendo l’oggetto della sua domanda sciogliersi in un’altra, seppur breve, risata sinistra.
     - Mia cara dea Athena, se solo non vi foste impicciata di affari che non le riguardavano a quest’ora lei e i suoi adorati cavalieri avreste avuto la vita salva. Forse… - .
     - Egli è Tharaka, dio degli inferi indù. – le risponde Ganesha mentre l’ennesima risata di quell’entità si diffonde melliflua per l’aria.
Dio degli inferi? Ma allora…
     - E’ a causa sua che quelle creature corrotte si rialzano continuamente, le ha bagnate col proprio sangue. – continua a spiegare il dio, riferendosi ai thugs.
Non mi è nuova questa storia… forse… forse avremmo dovuto immaginarlo…
     - Cosa ne hai fatto di Reiko? – chiede a quel punto Athena, con un’inflessione se possibile ancor più dura nella voce, scatenando nuovamente l’ilarità del nostro nemico.
     - Quante domande sciocche, mia cara. Non è evidente? - .
In
quel momento, un altro urlo, del tutto uguale al precedente, squarcia l’aria.
I thugs, immobili alle spalle del dio degli inferi, sussultano tra l’euforico e lo spaventato.
     - Di quella creatura mortale non è rimasto più niente. – risponde, scandendo meticolosamente l’ultima parola.

Reiko
     - Che cosa significa?! Che cosa ne hai fatto di lei?! – urla, in preda all’ira, il cavaliere di Pegasus, stringendo i pugni minaccioso e avanzando di un passo.
     - L’ha costretta a bere il proprio sangue… - .
Le
parole di Dohko, rimasto in ascolto fino a quel momento, sorprendono tutti.
     - Quando il dio Tharaka scese sulla Terra, implacabile, spargendo morte e distruzione ovunque passasse la sua essenza, corrompendo gli uomini bagnandoli col proprio sangue per trasformarli in demoni… - inizia a recitare il cavaliere di Libra, facendomi assottigliare gli occhi. Questa deve essere una delle versioni del credo indù presa in considerazione quando ancora non si capiva che cosa sarebbe potuto succedere a Reiko. – …Parvati abbandonò il cielo e scese anch’essa sulla Terra, in soccorso dell’umanità, per cercare di proteggerla. -.

     - Quando capì che il sangue che Tharaka utilizzava per corrompere l’umanità veniva raccolto in un calice, ella lo cercò, lo trovò, e ne bevve il contenuto per far sì che più nessuna goccia si posasse sugli uomini, corrompendoli. Ma tanto era il male contenuto in esso che Parvati finì con l’essere corrotta a sua volta… trasformandosi nella terribile Kalì… implacabile seminatrice di distruzione e morte. - .
… Oh, dea…
     - I miei complimenti, cavaliere! – esclama il dio degli inferi quando Dohko termina, sciogliendosi in una delle sue ennesime risate del cazzo. – E, dimmi… - si avvicina di un po’ verso la sua direzione, facendo tendere i nervi a tutti, sebbene tutti sembriamo incapaci di muoverci. - … Sai anche come prosegue la storia? - .
Il
sorriso che si delinea su quello pseudo volto nero non mi piace per niente, e per la prima volta da quando sono qui avverto dei brividi attraversarmi la schiena.
Lo sguardo che gli rivolge il cavaliere di Libra è pieno di astio… ciònonostante, prosegue.
     - Compresa la terribile ascesa di Kalì, Shiva decise di raggiungerla sulla Terra per tentare di placarla. Quella che un tempo era stata la sua consorte benevola e misericordiosa non aveva più la capacità di distinguere gli amici dai nemici, gli innocenti dai colpevoli… - .
… Dal racconto di Dohko… capisco che con ogni probabilità il cavaliere di Libra stia cercando di essere il più dettagliato possibile non per accontentare il dio degli inferi… ma per informare noi…
     - …Cosicchè, alla fine, decise di lasciarsi colpire da lei, soccombendo ai suoi piedi, che si posarono su di esso come avevano precedentemente fatto con le altre vittime. Ma una parte di Parvati, rimasta in quel corpo corrotto dal male, si accorse del terribile errore che aveva compiuto, rendendosi conto di aver colpito a morte la persona che amava. La disperazione per aver ucciso il proprio consorte fu talmente tanta che quel briciolo dell’essenza di Parvati rimasta intatta scosse nelle profondità delle viscere Kalì, che dopo una lotta estenuante con la sua controparte, alla fine si arrese, soccombendo. - .

     - Non illuderti Tharaka! – esclama improvvisamente Ganesha. – Non accadrà di nuovo! Stavolta le cose sono diverse! Ci sono io, c’è la dea Athena, ci sono i suoi cavalieri… - .
     - Ma non c’è papà, caro! Sbaglio o il caro Shiva ha deciso di non reincarnarsi? – lo deride, sciogliendosi in un’ennesima risata.
     - C’è chi per lui! – replica orgogliosamente il dio dalla testa d’elefante… facendomi, finalmente, capire l’andazzo della situazione…
Oh, Athena.
     - NON PIU’! – esclama però trionfante Tharaka… facendomi battere forsennatamente il cuore nel petto, mentre Milady, alle spalle di Ganesha, spalanca gli occhi esterrefatta…
…Eppure il cosmo di Mu c’è.
Oddio.
     - Era un valido e valoroso guerriero… mi si è stretto il cuore porre fine alla sua esistenza…! - .

In un attimo comprendo.
Il modo in cui Parvati ha reagito nel corpo di Reiko… sia su di lei, che su di me… le parole di Dohko sul dovercene essere soltanto uno…
Tharaka ha confuso Mu con Shaka!
Ci siamo! Tutti i nodi stanno venendo al pettine!
Mi
sfugge ancora il motivo per cui sia riuscito a confondersi… ma non posso fare a meno che tirare un sospiro di sollievo. Ma Shaka
Non posso credere che il cavaliere di Virgo sia caduto.

Improvvisamente, alcuni dei thugs situati molto posteriormente alla folla che non sta aspettando altro che attaccarci, urlano.
L’enorme cosmo avvertito precedentemente s’innalza di nuovo… e con lui rumori sinistri e urla si alternano nell’aria, mentre un odore nauseante di sangue ci raggiunge le narici.
Mi ritrovo a deglutire, nell’osservare decine di thugs cercare di scappare da qualcosa che è alle loro spalle… e mi ritrovo a doverne respingere alcuni, avvicinatisi nuovamente troppo a noi, sebbene questa volta non in modo offensivo…
     - Kalì avanza. Sarà un piacere, ricevervi nel mio regno! – e dopo un’ultima risata sinistra, quello che componeva lo pseudo volto del dio degli inferi si contorce su se stesso, fino a sparire completamente.
In quel preciso momento qualcosa mi atterra davanti ai piedi, facendomi sgranare gli occhi dall’orrore.
Una testa mozzata, sguardo pietrificato dal terrore, guarda nella mia direzione… come per preannunciare ciò che accadrà.
La terra trema lievemente una volta… due… tre… dei rumori di passi si propagano per il punto in cui ci troviamo… mi costringo a sollevare lo sguardo… posandolo su quello che mai avrei giurato di poter vedere…
     - Reiko… - mi sento pronunciare poco dopo, guardando esterrefatto ciò che resta della ragazza, assunte le stesse identiche sembianze della divinità risvegliatasi.
Quando quel mostro apre la bocca, generando un’enorme sfera di energia diretta su noi tutti… comprendo che di lei… non è rimasto più niente.
















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Angolo dell’autrice…

Piccolo regalo di Natale per voi tutti!
Ho fatto una fatica non indifferente per cercare di pubblicarlo prima dell’anno nuovo, ma alla fine ci sono riuscita!

Ringrazio sentitamente tutte le persone che leggono, commentano, mi scrivono in privato, aggiungono la storia tra le preferite, seguite, da ricordare.

Prima di salutarvi, volevo fare una piccola precisazione, forse superflua, ma che mi sento in dovere di fare: questa non è una storia su commissione. Ho ricevuto messaggi privati in cui mi si chiedeva di non far morire Shaka… se Shaka non è morto è avvenuto solo ed esclusivamente per motivi di copione strettamente personali. Non scrivo per la gloria, ma per piacere. Mai ho scritto storie su commissione, né inizierò con questa, mai lo farò in seguito.
Se una storia piace, qualsiasi risvolto prenda, la si segue.
Altrimenti arrivederci e grazie.

Senza alcuna pretesa.

HOPE87

…e Buon Natale e Felice Anno Nuovo a tutti!







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Capitolo 36
*** Once upon a time ***


Once upon a time

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

     - Great Horn! -
     - Catena di Andromeda! -
     - Colpo segreto del Drago Nascente! - .
Le mani di Ganesha mi afferrano poco prima che quell’enorme quantitativo di energia esploda a pochi passi da me, facendo ribaltare indietro tutti i miei Saints e fermando, per un momento, Kalì.
Socchiudo gli occhi a causa della polvere alzatasi, in pena per loro, non potendo fare a meno di volgere lo sguardo a quest’ultima…
Il corpo bluaceo, i quattro arti superiori, la lingua penzoloni, gli occhi gialli, gli artigli alle mani e ai piedi, il cosmo divino maligno… non riesco a credere che quella sia Reiko.
     - Giù! – sento esclamare dalla voce del dio a cui devo la vita, assecondando la mano che va a posarsi sul mio capo per farmi scansare i detriti rimbalzanti dall’impatto col colpo di poc’anzi.
Mi volto verso il mio improvvisato salvatore, guardandolo dritto in volto benchè lui abbia lo sguardo vigile e all’erta rivolto alla nuova reincarnazione. Sebbene sia ormai palese che non si tratti di un nemico, ciò non lo assolve affatto.
     - Lei mi deve un mucchio di spiegazioni, Ganesha! – esclamo, cercando di rendere udibile la mia voce nonostante l’ennesimo urlo di Kalì si abbatta sui miei cavalieri. Solo allora il dio indiano volge il capo a sua volta verso di me, guardandomi con un’espressione colpevole mista al risentimento.
     - Credo di sì. – conviene, congiungendo due dita che vanno ad agevolarlo nel fare un fischio per richiamare la sua bestia sacra. – AKHU! - .
L’enorme roditore, scricchiolando, si volge verso di noi, prendendo poi a correre nella nostra direzione mentre un gruppo di thugs, accortosi di noi, solleva i maceti, minaccioso.
Quando l’animale divino si ferma, Ganesha vi sale su senza grosse difficoltà, aiutando me a fare altrettanto… sebbene non mi fidi affatto di quella reincarnazione improvvisata.
     - Non faccia la schizzinosa. – mi deride il dio, facendomi dipingere un’espressione di disappunto sul volto. – Scelga: o lui, - indica con un dito la sua cavalcatura. – O loro. – finisce con l’indicare invece i thugs precedenti… correre velocemente verso di noi.
A quella vista mi sollevo quanto posso l’abito che indosso e accetto di afferrare la sua mano per sedermi alle sue spalle, senza mai lasciare lo scettro di Nike, che utilizzo per colpire in pieno viso uno dei servi di Tharaka, che era quasi giunto a toccare Akhu.
     - Bel colpo! – si complimenta Ganesha, facendo sì che il compagno di lotta si sollevi sulle zampe posteriori, facendomi trattenere un urlo di spavento, prendendo poi a caricare verso la nuova reincarnazione che ci si para davanti.
     - Che sta facendo?! – urlo inebetita, incredula della piega che sta prendendo quella corsa, vedendo sul volto del dio indiano delinearsi un sorriso quando Akhu abbatte con la sua enorme stazza diversi thugs che avevano preso di mira Aphrodite.
A stento riesco a sentire quest’ultimo urlare il mio nome preoccupato… l’unica cosa che riesco a captare perfettamente è il suo sguardo incredulo misto a preoccupazione…
Credo che ne avrei stampato su uno perfettamente identico se mi vedessi in questo momento dall’esterno.
Akhu investe altri thugs diretti sui custodi delle dodici case, più e più volte, dando loro modo di prendere un attimo di respiro prima di dover affrontare il pericolo più grande. Gli ultimi che investiamo sono diretti a ridosso di Dohko… che, a differenza di Aphrodite, vedo sorridere enigmatico e seguirmi con lo sguardo finchè non sparisco dalla sua visuale.
Certo. Forse da che è al mondo, nonostante sia decisamente più anziano dei suoi colleghi, non ha mai visto niente del genere. Ma con un altro sguardo del genere potrei lo stesso declassarlo!
     - Oh, Zeus! – mi ritrovo ad esclamare, vedendoci in prossimità di Kalì che, accortasi di noi, ha riaperto la bocca come prima, accumulando il proprio cosmo lì.     Ganesha! - .
     - Pronta a saltare? - .
     - NO! - .
Un boato assordante, se non peggiore di prima, si abbatte sotto di noi… solo riaprendo gli occhi – chiusi per lo spavento – mi rendo conto di esser saltata con Ganesha, letteralmente aggrappata alle sue spalle, le ginocchia afferrate saldamente dalle sue mani… mentre, sotto di noi, Akhu è stato ridotto in polvere.
Atterriamo su un roccia posta nelle vicinanze, mentre i miei occhi osservano con attenzione i granelli di polvere appartenenti a quella che una volta era stata la bestia sacra del figlio di Parvati… ritornare all’origine, andando a ricomporre ciò che era la creatura marmorea, mentre, attorno, la battaglia tra i miei Saints e i nemici imperversa.
     - Affascinante, vero? – chiede retoricamente al mio sguardo spaesato, facendomi richiudere la bocca aperta per lo stupore e fissarlo severamente.
     - Lei è sempre tanto spiritoso? - .
Ma non fa in tempo a rispondermi che ci ritroviamo costretti a difenderci da altri thugs, sbucati fuori improvvisamente e accerchiatici.
     - Quello scettro che stringe tanto gelosamente è solo un elemento ornamentale o ha anche una sua utilità? -.
Boccheggio, scioccata. Come ha osato?
     - Insolente! – esclamo solamente, imprimendo lo scettro del mio cosmo e piantandolo con tutta la forza di cui dispongo a terra, creando una forza che fa capitolare i nostri nemici, alcuni dei quali finiscono col cadere nel vuoto, dall’altezza alla quale ci troviamo.
     - Interessante… - giudica lui, osservandomi curioso, portandosi una mano al mento, critico. – Ma in qualità di dea della giustizia è un pochino… - .
… ?
     - Scarso. - .
Sento il sangue fluirmi velocemente e raggiungere la testa, mentre il suo sorriso non smette un attimo di deridermi… per poi farsi serio.
     - In compenso i suoi cavalieri sono veramente in gamba. -.
Osservo il suo sguardo farsi pensieroso, rivolto ai miei Saints, laggiù, che per l’ennesima volta stanno rischiando la vita per una causa giusta.
Per questo sono nati, per questo sono stati allenati, per questo hanno ricevuto l’investitura… ma non sono carne da macello. Se solo la situazione fosse stata più chiara non li avrei mai costretti a scendere in campo a questo modo…
Mi ritrovo a stringere a pugno la mano che non tiene lo scettro di Nike, lasciando che la collera, stavolta, abbia il sopravvento.
     - Perché mi ha salvata, Ganesha? Se il suo tentativo era quello di risvegliare Kalì, e dunque minare la pace sulla Terra, perché si è erto a mia difesa? Perché non ha ucciso i miei Saints quando sono venuti a sottrarle Reiko sul monte Kailasa? - . Lo sguardo del dio torna a posarsi su me, questa volta la verve che lo animava prima è completamente assente.
     - Perché non è nelle mie intenzioni farle del male, dea Athena. Temo non mi crederà, ma tutto ciò che ha mosso me è identico a ciò che ha mosso lei. L’ultima cosa che volevo era che si scatenasse un’ennesima guerra. - . Le terra trema per un attimo e i suoi occhi vengono calamitati nuovamente dalla figura di Kalì. – Soprattutto di questa portata. - .
Continuando a fissarlo, mi ritrovo a scuotere la testa, incredula.
     - Se davvero voleva che tutto ciò s’impedisse, avrebbe dovuto collaborare. - . Il suo sguardo scatta di nuovo verso di me e una luce verde, sinistra, s’impadronisce dei suoi occhi.
     - Con chi? Con colei che per tredici anni è stata lontana dal suo santuario, lasciando che un folle vi governasse al suo posto? Con colei che ha permesso a quello stesso folle di ricoprire nuovamente la carica di suo braccio destro nonostante tutto quello che era accaduto? Con colei che ha accettato tra le sue schiere guerriere uomini dalla dubbia moralità? Non dovrebbe essere tanto sorpresa. – dice poi, rispondendo alla mia espressione scioccata. - Io, a differenza sua, mi sono premurato d’informarmi sul pantheon diverso da quello da cui ho avuto origine. Senza contare che queste non equivalgono alle scappatelle del suo Sommo Padre Celeste, di cui ogni pantheon sa, parlandone con simpatia, come passatempo. Di ciò che è accaduto al suo Santuario se ne è parlato e se ne parla tutt’oggi. E, se lo lasci dire, senza alcuna simpatia. Piuttosto con preoccupazione. Come può pretendere che abbia dovuto collaborare? Lei collaborerebbe con qualcuno di cui non si fida? - .
     - E allora perché ad un certo punto, comunque, l’ha fatto? - .
Il suo sguardo torna a farsi perplesso, ma sono così umiliata da tutto ciò che mi ha vomitato addosso che a stento riesco a trovare le parole per spiegarmi.
     - Ha accettato che Reiko abbandonasse il monte Kailasa, ha convenuto nell’attendere venti giorni per riportarla in India… - .
     - Ho dovuto. Assecondandola, ho sperato che le cose filassero per il verso giusto… e invece così non è stato. - . I miei occhi non abbandonano i suoi nemmeno quando questi tornano a rivolgersi altrove, pensierosi. – E poi cos’avrei dovuto fare? Sterminare tutti i suoi cavalieri? Riconosco che ad un certo punto l’ho anche valutata come ipotesi. – ammette, facendomi sgranare gli occhi dall’orrore. – Ma tutto sommato, perché? Eravamo dalla stessa parte! Anche se voi eravate tanto ciechi da non comprenderlo neppure lontanamente… senza contare che sarebbe stato controproducente. Ah, se solo il Padre Celeste si fosse deciso a reincarnarsi, tutto questo non sarebbe accaduto! Ed io che ero anche sul punto di porre fine all’esistenza di chi per lui… - scuote la testa, grave, mentre la sua espressione si fa ancora più grave. – Ha idea di quanto mi è costato sapere… - si trattiene, stringendo per un attimo i denti, come se gli costasse fatica parlare di quell’argomento che si sta apprestando ad affrontare. - … di quanto mi sia costato sapere che il corpo terreno della mia sacra madre era stato profanato? - .
Impiego un po’ di tempo a capire a cosa si stia riferendo, arrossendo fino alla punta delle orecchie quando associo la figura di Reiko alla figura di Mu, ricordandomi poi d’un tratto della sindrome di Edipo di cui più volte ha parlato la reincarnazione di Parvati nel descrivere Ganesha. Mi chiedo solo… come abbia fatto a saperlo… convenendo poi che, evidentemente, considerati i precedenti, tra madre e figlio dev’esserci sicuramente un legame particolare tale per cui…

Considerando la fama che lo precede, ringrazio il Cielo per non avere lo stesso tipo di rapporto con Zeus.
Deglutisco più volte, avvertendo la gola decisamente arida, lanciando uno sguardo di sotto per accertarmi delle condizioni dei Saints, pensando a un modo per cambiare discorso.
     - …E per giunta dalla persona sbagliata! - .

     - Prego? – mi costringo a chiedergli, sperando vivamente di aver compreso male. In compenso Ganesha scuote la testa, palesemente provato.
     - Il libero arbitrio... – pronuncia ad un certo punto, come se stesse prendendo dimestichezza con dei termini che non conosce. – Da quando gli uomini sono liberi di agire come meglio conviene per se stessi e non per le divinità che venerano? - .
     - In qualità di divinità, mi riservo di non considerare, nel modo più assoluto, gli esseri umani dei burattini manovrabili senza istinto e sentimento alcuno solo per compiacere quelle che potrebbero essere delle mie stravaganze. – gli rispondo melliflua, replicando equamente alle sue accuse precedenti e riappropriandomi dell’identità e del rispetto che mi è stato sottratto.
     - Stravaganze? – replica lui, palesemente offeso.
     - Senza contare che molti uomini e donne vengono al mondo crescendo poi con la convinzione della completa assenza di divinità. – aggiungo, vedendolo spalancare gli occhi, inorridito. – E ciò, per loro, non comporta necessariamente il perseguire una condotta immorale. E’ proprio questo il fascino dell’umanità: la capacità di affrontare la propria esistenza facendo, talvolta, affidamento solo e unicamente su se stessi, sui propri mezzi e limiti, cercando di raggiungere i propri obiettivi lasciandosi alimentare dai sentimenti, dai valori… - lo sguardo di Ganesha continua ad essere scettico, dando modo d’infervorarmi. – Se Aiolos non mi avesse condotta in salvo anni addietro al costo della sua stessa vita… se Saga non si fosse redento combattendo la sua parte oscura… se Shaka non avesse riconosciuto la sua origine mortale, smettendola di elevarsi al di sopra dei suoi pari… se tutti loro, - li indico, sentendomi il cuore stringere nel petto. – Non si fossero sacrificati davanti al Muro del Pianto… - Il dio indiano osserva incuriosito le lacrime raggruppatesi nei miei occhi, ma non me ne curo. – Se Reiko non avesse mai aperto il suo cuore a Mu… - decido di portare quest’esempio, alla fine. – Adesso non saremmo tutti qui a combattere per la stessa causa. Eppure non sono stata io a manovrare le loro scelte. Né in carne né in spirito. - .
Lo sguardo del dio non ha smesso di osservarmi per un attimo. Non mi ha interrotta, né ha aggiunto poi alcuna inflessione sarcastica al suo volto. Mi ha semplicemente ascoltata.
     - Forse allora c’è ancora speranza… - conviene pronunciando, dopo aver sospirato profondamente.


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     - AL! – urlo in direzione di Taurus non appena la battaglia ce lo concede, evitando le mannaie di alcuni thugs diretti verso di me, scaraventandoli lontano bruciando cosmo, intravedendoli con la coda dell’occhio rialzarsi poco dopo come hanno già fatto precedentemente.
Athena.
     - SHAKA E’ VIVO! – mi urla di rimando il cavaliere del toro caricando la sua stazza per liberarsi di quelli che a primo acchitto dovrebbero essere dei semplici esseri umani… ma che si stanno rivelando più impegnativi del previsto! – MU E’ CON LUI, STA CERCANDO DI FERMARGLI UN’EMORRAGIA! – aggiunge, ringhiando poi in direzione di un thugs appesosi al corno del suo elmo.
Indietreggio per prepararmi a lanciare il colpo del Sacro Leo, trovandomi improvvisamente spalla a spalla con Death Mask, in palese difficoltà come me.
     - Che minchia avranno da rialzarsi continuamente! - .
     - E’ il sangue! – gli rispondo di rimando, mantenendo ancora quella posizione per offrire ad entrambi la possibilità di avere le spalle coperte, indicando con un cenno del capo il soffitto, da cui il liquido cremisi non ha smesso un attimo di gocciolare. – Dobbiamo trovare un modo per impedire che continui a bagnarli! - .
     - E come cazzo facciamo, di grazia?! - .
Se fossimo in una situazione diversa da questa gli tirerei una testata al rovescio, da questa posizione… Poi i miei occhi puntano su una zona dell’ampia costruzione interna rocciosa in cui ci troviamo, rimasta… miracolosamente intatta.
     - Guarda! – gli indico, voltandomi trascinando con le mie spalle le sue per fare in modo che il suo sguardo si trovi sulla stessa traiettoria del mio. – Dove ci sono le scale! - .
Cancer sembra valutare per un momento la mia considerazione, continuando a respingere i nemici.
     - Non vi è sangue sul soffitto! – gli indico ancora, immaginandolo pensare come me, febbrilmente.
     - E che facciamo? Li lanciamo di peso da quella parte sperando schiattino definitivamente senza cagarci più il cazzo? - .
     - Avrei trovato termini decisamente migliori per esprimermi… - mi volto a guardarlo, dritto negli occhi. - … ma sì! - .
Inizio a mettere in pratica le mie intenzioni, colpendo con decisione qualunque thugs mi si pari davanti e spedendolo dall’altra parte dello spazio roccioso, venendo imitato subito dopo da Angelo.
Intravedo Shura osservare la traiettoria aerea dei corpi, spalancando gli occhi non appena si rende conto di ciò di cui ci siamo accorti anche noi, prendendo ad imitarci, trovandosi costretto ad abbassare il capo velocemente per non essere decapitato dalla mannaia retta da una delle mani di Kalì.
Excalibur contrasta per un attimo un secondo colpo della dea… e per un attimo temo che il braccio di Shura si stacchi… ma ciò che accade gli si avvicina. Mai prima d’ora Excalibur ha ceduto, sanguinando… ed è mentre la dea della distruzione è impegnata, che Aphrodite ne approfitta per lanciarle per l’ennesima volta le sue rose avvelenate… che nuovamente non sortiscono alcun effetto.
     - Maledizione! – lo sento esclamare a denti stretti, trovandosi costretto a sfuggire ad una delle mani della dea, diretta al suo collo mentre la sua gemella disintegra in un pugno il fiore che avrebbe dovuto ucciderla.
Pisces fa per abbassarsi nuovamente per rotolare su se stesso e cogliere la dea alle spalle, ma un piede di questa ferma il corpo del cavaliere, per poi sollevarlo senz’alcuna difficoltà e sbatterlo violentemente a terra, prendendo poi a schiacciarlo.
Prima che Shura la colpisca ancora, si blocca, costringendosi ad indietreggiare per non essere investito da Aldebaran, che ha caricato tutta la sua forza in corsa, colpendo Kalì violentemente e riuscendo, sorprendentemente, a spostarla un po’, facendola indietreggiare.
     - Scusa, piccola. – sento pronunciare Taurus con espressione grave, prima di scagliare nuovamente il suo Great Horn… che oltre a sollevare un mucchio di polvere non la scalfisce minimamente.
     - Quel cretino si farà ammazzare! – esclama improvvisamente Death Mask alle mie spalle, allontanandosi da me per dirigersi verso la divinità. – Scemunito! – urla in direzione di Aldebaran, costrettosi ad inginocchiarsi per rispondere ad una controffensiva di Kalì. – Quella lì non è la mocciosa! - .
… E’ dall’inizio dello scontro che ho avuto la sensazione che il cosmo di Aldebaran fosse… controllato. No, non è semplice. Sapere che quell’essere grottesco una volta era Reiko. Non sapere se e quanto sia rimasto di lei… Se scalfendo il corpo di Kalì si scalfisca inevitabilmente anche il suo… Ma non vi è niente, che possiamo fare.
Sollevo la testa, alla ricerca di Lady Saori, nel punto dove l’ho vista sparire con Ganesha… e li trovo. Spero vivamente trovino una soluzione… e che ciò che ha raccontato Dohko non sia costretto ad avverarsi.
Improvvisamente l’oggetto dei miei pensieri fa capolino dal corridoio da cui è venuto fuori Tharaka precedentemente, trovandosi costretto ad arrestarsi… a causa di un motivo che non avrei mai immaginato.
      - Fratello! – sento urlare Shun alla vista di Phoenix, balzato improvvisamente fuori allo stesso tempo di Aries. Ma quando vedo Ikki sollevare il palmo della mano contro il cavaliere della prima casa, offensivo, capisco che Tharaka ha colpito ancora.


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     - Ad ogni modo, se Tharaka lo scopre, il cavaliere giusto potrebbe subire le stesse sorti di quello sbagliato. -.
     - Sarebbe così gentile da spiegarmi di cosa sta parlando? – chiedo per l’ennesima volta, memore del fatto di non aver ricevuto risposte, precedentemente.
     - Ha appena concluso un gran bel discorso sul libero arbitrio. Che senso avrebbe spiegarglielo? - .
Sgrano gli occhi per un attimo, venendo colta da una voglia immensa di colpirlo.
     - I Saints a difesa del mio Santuario stanno combattendo un nemico venuto fuori dal suo pantheon! Il minimo che possa fare, caro Ganesha, è cominciare tutto da capo nel modo più chiaro possibile! - .
     - ATTENTA! – mi urla improvvisamente, afferrandomi per un polso e conducendomi verso di se, impedendo, così, che un thug arrampicatosi fin lì mi colpisse con la sua mannaia. Basta un calcio del dio indiano per spedirlo da dov’è arrivato, ma a giudicare da quelli raggiunti le spalle di Ganesha, ben presto avremo altre visite. – Possibile che la dea della giustizia debba farsi continuamente difendere? I suoi cavalieri non le hanno mai rimproverato questa sua passività? - .
     - Non oserebbero mai! – è l’unica cosa che mi viene da esclamare, arrossendo fino alla punta dei capelli quando vedo il suo volto farsi ironico.
     - Ma non ha parlato di libero arbitrio, prima? – replica deridendomi lui, prendendomi alla sprovvista alzandomi di peso tra le sue braccia e spiccando un balzo su un’altra altura posta alla stessa linea d’aria di quella che stiamo accingendoci ad abbandonare.
     - Non cambi discorso e mi spieghi a cosa si riferiva. – gli intimo, vedendolo stringere le labbra con disappunto, evitando accuratamente di guardarmi. – Ganesha… - .
     - La Venerabile Madre aveva ragione. - .
     - …Parvati? - .
Annuisce, guardandosi intorno all’erta, individuando presto altri thugs e colpendoli senza indugio col proprio cosmo.
     - Involontariamente mi ha fornito la stessa spiegazione sugli esseri umani che mi ha fornito lei poco tempo fa, Athena. - .
Resto in attesa, sperando stavolta prosegua senza farsi più pregare.
     - Prima ancora che Reiko Nonomura venisse al mondo, la Venerabile Madre si aggirava per i giardini celesti meditabonda. – provo ad immaginare ciò che mi sta raccontando, riuscendo, ad un certo punto, forse grazie al suo stesso volere, vederla davvero… - Vedendola in pensiero, mi avvicinai ad ella per chiederle cosa la rendesse irrequieta. Allora mi sorrise e una sua mano andò a poggiarsi sul mio capo, affettuosa. – il volto della reincarnazione di Ganesha si distende in un dolce sorriso, al ricordo della madre… non riesco a impedirmi di sorridere lievemente anch’io. – Mi confessò di non riuscire a trovare nessuna mortale in cui reincarnassi per adempiere al ciclo del mondo. - .
     - Ciclo del mondo? - .
     - Yin e Yiang… mi è ignoto il modo in cui voi greci lo chiamiate. - .
Yin e Yiang… si riferisce alla complementarietà di luce ed ombra, senza cui l’una non può esistere senza l’altra e viceversa.
Volto il mio sguardo verso Kalì, che continua a spargere sangue di thugs, affrontata con difficoltà dai Saints… evidentemente, la sua resurrezione era una cosa inevitabile.
     - Continui pure. – gli chiedo, vedendolo concentrarsi nuovamente su quel ricordo, mentre dentro di me un po’ di nebbia inizia a dissiparsi.
     - Trascorse così diverso tempo… finchè, un giorno, non ebbi l’onore di assistere ad uno dei suoi sorrisi. Mi confessò che in India era nata una creatura dalla fisionomia angelica, da un potere immenso e un destino glorioso. Il Buddha stesso lo aveva scelto come sua rappresentanza sulla Terra, mentre le stelle che avevano vegliato sulla sua venuta al mondo, disposte nella costellazione della Vergine, lo avevano destinato alla protezione di un altro dio… - .
     - Shaka… - mi lascio sfuggire, spalancando bocca e occhi allo stesso tempo, sgomenta.
     - Mi chiesi cosa ci trovasse la mia Venerabile Madre in un mortale… - è con una punta di astio che lo sento pronunciare quelle parole… comprendendone, naturalmente, il motivo. - …Ero convinto che intendesse reincarnarsi in una donna: perché, dunque, perdere del tempo prezioso con l’esatto opposto? Quanto mi sbagliavo. - .
In un attimo il dio indiano mi afferra nuovamente per la vita e salta sull’ennesima altura sospesa nel vuoto… ero così presa dal suo racconto che non mi ero quasi accorta che Kalì avesse puntato un colpo, involontariamente, verso la nostra direzione.
     - Essendo stata a lungo ad osservare gli uomini per decidere chi avrebbe dovuto essere la prescelta, la Venerabile Madre era stata ad osservare le loro azioni, le loro relazioni, il modo che avevano di congiungersi, di allontanarsi, di amarsi, di farsi la guerra… tutte cose per me incomprensibili. Senza consultarmi, conscia che il Venerabile Padre Shiva, come sempre, non si sarebbe reincarnato, scelse una mortale il cui destino si sarebbe intrecciato inevitabilmente col nascituro della costellazione della Vergine, vedendone, mi diceva, il perfetto risvolto che avrebbe fatto sì che il pericolo di Kalì venisse scongiurato. - .
     - … Parvati aveva visto in Shaka ciò che Shiva aveva rappresentato per lei? - .
     - In altri termini, sì. - .
Distolgo un attimo lo sguardo, cercando di radunare le idee.
Secondo la leggenda… che a questo punto non è più tale… per fermare l’avanzata di Kalì, Shiva finge di venir colpito a morte da quest’ultima facendo risvegliare così Parvati, devastata dal timore di averlo ucciso.
     - Capisce cos’ha potuto significare per me l’apprendere che ciò non era avvenuto? - .
Sbatto gli occhi più volte, respirando profondamente.
     - Sì. Ma provi ugualmente a spiegarmelo lei. - .
     - La Venerabile Madre aveva deciso di reincarnarsi di punto in bianco, raccomandandomi di non peccare di superbia e d’intervenire non appena le cose sarebbero precipitate. Solo allora. - . I suoi occhi si stringono un attimo, risentiti. – Quando ho avvertito Tharaka allontanarsi dal regno degli Inferi a cui era stato relegato, ho compreso che stava avvenendo qualcosa di terribile. Intransigendo gli ordini di mia madre, mi sono recato sulla Terra, reincarnandomi nel corpo di questo giovane sostenitore del mio culto, prendendo ad aggirarmi per l’India curioso di sapere se quei massacri che la stavano dilaniando fossero frutto dell’ennesima follia umana o qualcosa di più grande. Facendo la conta delle vittime e tenendo conto del modo in cui erano state fatte trapassare, ho capito che Tharaka aveva trovato il modo di radunare attorno a se i thugs, mettendo a fuoco e fiamme l’India, pur di trovare la mortale in cui si era reincarnata mia madre. -. Al mio sguardo interdetto, Ganesha mi fornisce subito la risposta alla domanda che non ho bisogno di pronunciare. – In abiti umani, la Venerabile Madre è più debole che non nella sua interezza divina. Preda facile per una creatura immonda come il dio degli inferi, abituato com’è a manovrare i morti, ottime pedine perché prive di energia – e quindi non facilmente individuabili – nonché corpi veri e propri con cui poter operare. - .
     - Non capisco, Ganesha. Cosa voleva in realtà Tharaka? - .
     - Ciò che voleva la Venerabile Madre, ma per ragioni completamente diverse. Se Parvati voleva risvegliare Kalì per l’ordine cosmico, Tharaka voleva che questa girovagasse incontrollata sulla Terra solo e unicamente per spargere morte e distruzione, arricchendo così il suo regno del terrore. -.
E’ costretto ad abbassare la testa, evitando che una mannaia lanciata ad alta velocità lo ferisca.
     - E come pretendeva di farlo, avendo, sua madre, escogitato già tutto affinchè non avvenisse? - .
     - Eliminando la fonte di speranza di Parvati e la sua fonte di preoccupazione. – mi risponde, mentre ci spostiamo per l’ennesima volta in un posto più sicuro. – Tharaka sapeva che Shiva, come sempre, non si sarebbe reincarnato, così come sapeva anche che, Parvati, previdente, avrebbe trovato un modo per bere il suo sangue senza far correre pericoli all’umanità. Gli restava solo da individuare l’uomo che rischiava di rovinargli i piani di conquista. - .
Se non fossi io stessa la reincarnazione della dea Athena sulla Terra, troverei tutto questo decisamente assurdo.
Vengo afferrata per un polso e costretta a fermarmi nel momento esatto in cui Akhu mi passa velocemente davanti, andando a schiantarsi su Kalì, che lo disintegra, per l’ennesima volta.
     - Ancora non riesco a capire, Ganesha… - riprendo, non prima di aver lanciato una rapida occhiata ai miei cavalieri ed essermi accertata di aver raggiunto un posto sicuro. - … Perché non ce ne ha parlato? Perché si è ostinato a fare tutto da solo? Alla luce di tutti questi eventi, avremmo potuto… - .
     - Cosa? Chiedere al suo cavaliere di sacrificare la propria vita per una causa più grande e nobile? - .
Sfilo con un solo gesto il mio polso dalla sua stretta, sfidandolo con lo sguardo.
     - Crede non ne sarebbe capace? Dice di aver fatto delle ricerche sul nostro conto… - .
     - Ho dovuto. – mi precede lui, afferrata l’accusa velata che gli ho rivolto. Sollevo prontamente una mano verso di lui, convincendolo a lasciarmi continuare.
     - Dalle sue ricerche avrà sicuramente avuto modo di constatare l’immenso coraggio che anima i miei cavalieri e gli sfibranti sacrifici a cui si sono dovuti sottoporre durante l’intero corso della loro esistenza… - .
     - Fabule. – m’interrompe lui, facendomi sgranare gli occhi. – Non è mai stato nei miei interessi constatare quanto fossero coraggiosi e valorosi i suoi guerrieri, Athena. So solo che la mortale nella quale si è reincarnata la Venerabile Madre è andata contro tutti i progetti della Divina… e tutto solo perché Parvati, nella sua infinità bontà, ha deciso di non annullarle la volontà, confidando nel cuore della giovane che, a sua detta, avrebbe salvato l’intera umanità grazie all’amore nei confronti del giovane di cui lei era convinta si sarebbe innamorata! - .
E’ una personalità tanto ambigua che non riesco a comprendere. Si può parlar di tutto, fuorchè del modo in cui si sia relazionata sulla Terra La sua Venerabile Madre… questo, direi, sembra davvero mandarlo in bestia e fargli perdere il controllo.
Ed io che mi sono lamentata sempre del mio Pantheon, Santo Cielo.
     - Ganesha – riprendo, vedendomi costretta a fargli abbassare la testa per un colpo scagliato da qualche guerriero, laggiù. – Non mi ha ancora detto perché è venuto a riprendere di punto in bianco Reiko presentandosi al mio Santuario con una certa urgenza. - .
     - Tutti quegli uomini… - .
…?
     - Quando ho visto materializzarsi sul Monte Kailasa tutti quei guerrieri rivestiti dalle armature d’oro contraddistinguenti la sua casta… Athena, mi perdoni… ma non ci ho visto più. - .

     - Mia madre era ospitata in un luogo pullulante di uomini… perfino la statua di Shiva, in quel tempio, ha urlato oltraggiata! - .
Oh, Zeus.
     - Non volendo intraprendere una guerra inutile contro il suo Santuario ben sapendo che tra i suoi guerrieri, d’altronde, vi era colui che avrebbe dovuto scongiurare la minaccia di Kalì… che la Venerabile Madre mi perdoni, ho disubbidito. - .
… Ed eccoci.
     - Quando Reiko se n’è andata, sono stato giorni a pensare a un modo per sottrarvela in modo pacato, senza traumi. La personalità forte della ragazza mi sarebbe stata d’intralcio se mi fossi imposto senza mezzi termini, così come lei ed i suoi cavalieri… ma la Venerabile Madre, ahimè, ha capito le mie intenzioni. Ha fatto sì che Reiko abbandonasse il suo Santuario in uno dei giorni di attesa pattuiti insieme, facendola recare qui in India, consapevole che l’avreste seguita. - .
Tentenno un attimo, prima di replicare.
     - Sapeva anche che Shaka si sarebbe presentato prima di Reiko sul luogo della resurrezione? – gli chiedo, vedendolo impensierirsi un attimo e aggrottare le sopracciglia, prima di rispondermi… scuotendo la testa.
     - Questo presumo sia dipeso dalle immense conoscenze del suo cavaliere nei confronti del nostro culto. – mi risponde Ganesha, impettito.
     - Ad ogni modo il suo gesto ha fatto comprendere a Tharaka che quello che aveva davanti, con ogni probabilità, doveva essere l’uomo che avrebbe fatto le veci di Shiva… - convengo, riuscendo finalmente a far incastrare un pezzo alla volta, vedendolo annuire. Ecco perché il cavaliere di Virgo ha chiesto immediatamente il permesso di recarsi qui. Sapeva che se vi ci fosse recato Mu per primo avrebbe potuto incappare nel pericolo che lui stesso si è ritrovato costretto a capitolare.
Mu e Shaka.
Semmai riusciremo a sopravvivere a tutto questo, un giorno dovrai spiegarmi come hai fatto, mia cara Reiko .
     – Come mai la sua Venerabile Madre non si è fidata di lei? – gli chiedo ritornando al punto lasciato in sospeso, prendendolo alla sprovvista. – E soprattutto… - mi fermo un attimo, rifacendo il punto della situazione. – Lei che ruolo ha, in tutto questo? - .
Sorprendentemente Ganesha mi sorride, portandosi una mano alla cintura dei pantaloni che indossa, facendomi impugnare lo scettro di Nike più forte di quanto non abbia già fatto fino ad ora… mostrandomi, infine, un oggetto dalla forma ovale… non tanto grande, con una base d’appoggio piana.
Oggetto apparentemente insulso, ma non mi lascio trarre in inganno dal suo aspetto, concentrandomi, invece, sull’energia che emana…
- …Un sigillo? - .
Quando Ganesha annuisce, mi ritrovo a deglutire rumorosamente.
































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Angolo dell’autrice…

Tsk, queste divinità.
La battaglia imperversa, fiumi di sangue bagnano il terreno, teste volano… e loro si raccontano i loro trascorsi divini.

…Era voluto.
La derisione di Ganesha nei confronti di Athena non è assolutamente un tentativo di bashing. La Kido la conosciamo. Nella mia storia subisce un’evoluzione introspettiva, ma per quanto sia animata, stavolta, da tanti buoni propositi, in guerra lei non è mai scesa in prima persona. E l’aver indossato di nuovo un abito con gonna lunga sottolinea la sua totale inettitudine alla praticità.
Pazienza. Così è, così ce la teniamo
J

Ganesha, invece, è stata una bella gatta da pelare.
Domanda rivolta agli autori che vi sono tra i miei lettori: vi è mai capitato di dover gestire i vostri personaggi avendo in mente per loro un piano ma trovandovi poi, sorprendentemente, ad assecondare le loro mosse anziché le vostre? Non so se mi sono spiegata, ma a me così succede! Ragion per cui non ho la più pallida idea di come finirà questa storia… staremo a vedere.
Ganesha nel culto indù viene descritto… sostanzialmente come una divinità buonacciona. Allegro, tranquillo, generoso, scherzoso.
Ma il complesso di Edipo, ahimè, ce l’ha.
Fonti: web.

La descrizione fisica di Kalì potete trovarla tranquillamente digitando il nome della dea della distruzione in Google immagini. Noterete che alcune riporteranno una versione di Kalì con sei braccia, ma le più accreditate sono quelle che la ritraggono con quattro, ed è con quattro che ho deciso fosse la mia Kalì.

GIURO solennemente di non aver mai visto interamente la serie Hades di Saint Seiya, né, tantomeno, di averne letto il fumetto. Ma sì, della storia mi sono informata ed è sempre sul web (fonte: Wikipedia) che ho letto del sacrificio dei Saints davanti al Muro del Pianto (sigh…)… avendo completamente rimosso che Hades si fosse impossessato di Shun! Cioè.
Sembra quasi fatto a posta che stavolta sia Ikki quello posseduto.
E, a pensarci bene, non è che mi dispiaccia tanto… è come se avessi dato involontariamente un senso di continuità alla sfiga con gli dei degli inferi xD

Scherzi a parte, ho voluto fosse Ikki a seguire Shaka perché è da quando si sono oscurati in un mondo di luce (cit.), che ritengo che tra i due sia sorto un legame profondo. Non a caso non disdegno neanche le yaoiste che li accoppiano, ma in questa storia non vedrete MAI niente del genere, quindi arrendetevi al fatto che, in Somebody, siano diventati solamente buoni amici
J

Che altro? Ah sì: Shaka.
Più volte mi è stato chiesto il perché non abbia mai raccontato dal suo punto di vista questa storia.
Ma io dico: siete impazzite? Mettersi nella testa di Shaka? E chi ne esce più??
Scherzi a parte… ammetto non sia… affatto facile…
Già l’aver impostato una storia su Mu mi ha dato un bel po’ da fare.
La mia paura più grande? Rendere un personaggio di un tale spessore banale.
Sebbene siano entrambi asceti, il carattere di Mu lo rende più propenso alle relazioni. Mu si distacca dal mondo che lo circonda, ma non lo rifugge. Ci cammina, lo esplora, si fa delle domande, cerca delle risposte
Shaka invece se ne distacca e lo rifugge.
Per anni ha creduto di essere superiore, IL giusto, colui che tutto vede… è stata la fenice a spaccargli il piedistallo su cui si era eretto e ricordargli da dove proveniva. Immaginate che trauma cadere da tanto in alto? Che botta? Che dolore…?
Ecco, io questi due li immagino così.
Mu apre il suo cuore, ci si adatta, si mette in discussione, entra in patti con se stesso.
Shaka no. E’ stata un’impresa farlo innamorare! Reiko ha funto da Phoenix2: la vendetta. Non potendo più ergersi al di sopra di tutti, Shaka se n’è distaccato chiudendosi in una gabbia di cristallo che Reiko a poco a poco ha scardinato. Immaginate il secondo trauma: il sentirsi mettere in discussione, il mettersi in discussione. Pe una seconda volta. Terribile, per un uomo come Virgo.
Ragion per cui i due sono assolutamente diversi anche in amour.
Se Mu può avere dei tentennamenti, dettati dal suo animo più soggetto, più sensibile, alle debolezze… Shaka, attraversata quella fase di trasformazione interiore e consapevolezza, non può che esporsi nel modo che più gli si addice, arrivati a questo punto: con sicurezza.
Cercando di spiegarmi ancor meglio: se l’amore rende Mu debole, rende Shaka forte.
Almeno, io li vedo così. Questa, chiaramente, è la mia personalissima interpretazione.
Tornando a noi… raccontare dal punto di vista di Shaka? Riuscissi a decifrare quell’oscuramento di segnale che precede ogni sua azione, volentieri. Ma ci vuole un’introspezione approfondita per riuscire a fare una cosa simile.
Poi, oh. Chissà!
J
Come vi dicevo prima i miei personaggi hanno vita propria.
Chi vivrà, vedrà.

Dulcis in fundo:
“Catena di Andromeda!”
“Colpo segreto del drago nascente!”
Mi sono suonati di un brutto… ho provato a cercare su internet alle alternative linguistiche, ma non mi ha dato niente! Se qualcuno ha da correggermi, intervenga!

Come al solito, senza alcuna pretesa… ringrazio chiunque legga, commenti, aggiunga la mia storia tra i preferiti, i seguiti, da ricordare!

HOPE87

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Capitolo 37
*** Collision ***


Collision




 

 

 



     - ODDIO, NO! - .
Il
colpo di Camus mi colpisce in pieno ma questo nuovo corpo non sembra averne risentito minimamente.
     - Spostati, spostati, spostati! – urlo, sperando possa in qualche modo sentirmi, vedendolo, impotente, volare letteralmente dall’altra parte dello spazio entro cui stiamo combattendo a causa di un pugno… doppio, se vogliamo considerare entrambe le braccia.
Era sangue quello che ho visto fuoriuscirgli dalla bocca.
Gli ho scalfito l’armatura.
Mi lascio crollare sulla superficie di questo posto apparentemente intangibile che mi ha segregata qui, impossibilitandomi a muovermi e interagire in qualsiasi altro modo voglia.
E non so cosa sia peggio… se la possibilità di vedere con gli occhi di Kalì pur non potendone muovere il corpo oppure il modo in cui si stiano avventando su di me.
Non sono convinti.
Kalì deve prima colpirli di santa ragione perché loro facciano esplodere il proprio cosmo in tutta la sua dirompenza. Maledizione!
Chiudo
gli occhi di scatto, quando davanti mi compare improvvisamente Shura con la sua excalibur… dannato Capricorno! Finirò col staccartelo quel benedetto braccio se ti ostini a usarlo contro di me! Come diavolo c’è da fartelo capire che non funziona?!
A giudicare dal cambiamento di scena Kalì deve essere stata colpita su di un fianco… e a giudicare dal suo cosmo dev’essersi incazzata di brutto… Shun! NO! Spostati, spostati, spostati…! BENEDETTO SEIYA! Gli si è praticamente lanciato addosso poco prima che lo colpissi con la mia mannaia!
Quando Milo compare nella mia visuale, mi nascondo il volto tra le ginocchia, rifiutandomi di guardare.
Santo Cielo.
Ho tentato di tutto per riappropriarmi del mio corpo… fallendo miseramente.
Parvati mi ha mentito dal primo momento.
Lei, se avesse voluto, avrebbe potuto fare di me ciò che voleva.
Come Ganesha ha fatto col corpo di quel tipo.
Come Kalì sta facendo praticamente adesso.
Per ragioni a me ancora ignote, ha preferito lasciarmi in un certo senso campo libero.
Anche quel pachiderma del cazzo mi ha mentito!
Ma come diavolo sperava di contrastare l’ascesa di Kalì facendomi bere quel sangue? Altro che vittime sacrificali, quella merda che ho bevuto appartiene al signore degli inferi!
Eppure
adesso quel bastardo sta parlottando amorevolmente con Athena… che nemmeno si decide a trapassarlo con quel suo benedetto scettro! La battaglia imperversa e lei si mette a parlare, cazzo Saori!
Alla
fine Shaka, per fortuna, è ancora tra noi. O tra loro, a seconda da come si voglia vedere la cosa.
Io sinceramente non so se definirmi morta… e forse avrei fatto meglio a portare a compimento ciò di cui più volte ho minacciato Ganesha e Parvati stessa: uccidermi.
Saori ha ragione col dire che comunque il pericolo si sarebbe semplicemente rimandato… ma… tra il vedere Milo, Al e Aioria soffrire di frustrazione, indecisione e dolore a causa mia e il chiudere gli occhi per sempre riservando una sfiga del genere a qualcun altro… avrei dovuto optare decisamente per la seconda.
Se Mu non mi avesse aperto il suo cuore, forse… forse lo avrei fatto davvero.
Quanto siamo infinitamente piccoli noi esseri umani… prede dei nostri stessi sentimenti… pieni di contraddizioni… ma che ci guadagna Tharaka a riceverci tutti nel suo fottuto regno?
Ecco perché le divinità mi sono sempre state sul cazzo. Me l’ha ricordato lui e me lo stanno ricordando adesso quei due, lassù, a parlare ancora… se solo potessi manovrare questo corpo è su di loro che mi avventerei, non su questi poverini, attorno a me.
Dovrebbero avere un potere equivalente a quello di Kalì e in più sono in due: che stanno aspettando?
Quando risollevo lo sguardo allontanandolo dalle mie ginocchia per vedere che sta accadendo là fuori… per poco non mi viene un colpo.
Scatto in piedi, muovendomi in avanti finchè quell’ampia bolla trasparente me lo consente, sgranando gli occhi.
Ikki si è appena avventato su Mu!


****************************************

Scanso il colpo, alternando lo sguardo dalla figura che mi si para davanti a ciò in cui Reiko si è trasformata, ansioso di tentare di porre fine a tutta questa triste storia, sebbene, da quanto ho capito, non me lo si voglia far fare.
     - Fratello! – urla il cavaliere di Andromeda, venendo trattenuto saggiamente da Saga, che lancia sguardi allarmati a me, Ikki e Kalì, alternandoli ininterrottamente.
     - Quello non è tuo fratello. – scandisco a voce abbastanza alta affinchè Shun mi senta, ottenendo il risultato voluto, intravedendolo spalancare gli occhi, riportando i miei sull’impostore che mi sta spezzando i passi. – Perché non dimostri il tuo valore affrontandomi senza l’ausilio di trucchetti tanto bassi? - .
     - Bada, mortale! – esclama la creatura che sta manovrando Phoenix, guardandomi minacciosamente e prendendo a bruciare il suo cosmo divino così tanto intensamente da polverizzare i thugs che erano troppo vicini a lui. – E’ con un dio che hai l’onore di combattere! - .
     - Appunto. – decido di provocarlo ancora, trovandomi a scansare velocemente un suo secondo colpo diretto alla testa.
     - Porta rispetto! – urla indignato, vedendo che il mio sguardo duro non smette di penetrarlo.
     - Portare rispetto ad un essere immortale che ha utilizzato un comune e indifeso essere umano per i suoi sporchi fini? - . Mi teletrasporto alle sue spalle, prendendolo, sorprendentemente, alla sprovvista. – Mai. – lo colpisco abbastanza forte da scaraventarlo lontano, chiedendo mentalmente scusa al reale possessore del corpo. Ikki non è morto. Esiste ancora.
Shaka mi ha raccontato dello scontro terribile che si è trovato a dover sostenere…. E con lui Phoenix, che alla fine ha ceduto, perdendo i sensi.
Non ritengo di essere in alcun modo superiore al Saint di Virgo in quanto a potenza, anzi... ma devo assolutamente trovare un modo per liberarmi di Tharaka.
Ha capito l’errore commesso… e ha potuto farlo solo leggendo nella mente della persona di cui ha preso possesso, assoggettandola al suo potere. Sono dunque chiari i suoi intenti… e non posso assolutamente permetterglielo.
Sarò pronto a morire solo quando avrò portato a compimento quello che le stelle hanno riservato per me, pregando intensamente affinchè almeno lei ce la faccia…
La testa mi si sposta violentemente di lato e del sangue perso dalla bocca mi si posa sul cloth, ma prima che riesca a intervenire un’onda immensa di cosmo mi colpisce, investendomi in pieno.


**************************************

Ma che ca-…!
Mi sollevo inviperito appena quell’ammasso di metallo piovutomi improvvisamente addosso si degna di spostarsi, pronto a investirlo con la mia Scarlet Needle… accorgendomi in tempo si tratti di Mu.
     - Principe! – esclamo sconvolto con ancora il dito alzato. – Che onore! La principessa la stava attendendo… - dico, facendo un cenno col capo a Kalì, poco distante da noi, bocca amorevolmente spalancata per fare una strage. – Dovrebbe sapere che le donne non vanno fatte attendere, s’innervosiscono… - .
     - Ho dovuto rimarginare una ferita a Shaka prima che il cosmo l’abbandonasse. – mi spiega lui accigliato, evidentemente mal interpretando la mia ironia.
     - Shaka? Sta bene?! – chiedo ansioso, vedendolo annuire mestamente, concentrandomi abbastanza per individuare il suo cosmo… accidenti se è debole.
     - Crystal Wall! – urla Mu poco prima che un Ikki particolarmente strano ci colpisca con del cosmo… divino??
     - Cazzo! – mi lascio sfuggire una volta compreso il tutto, trovandomi poi costretto a staccarmi un paio di braccia avvinghiatemi attorno al collo, voltandomi per poi vedermi attaccato da una decina di thugs contemporaneamente. Con gli occhi completamente fuori dalle orbite prendo a colpirli ripetutamente a suon di pugni, con quanta forza ho, inveendo su di loro verbalmente ad ogni colpo… MI STANNO ESAURENDO!
Smesso
di sfogarmi torno a voltarmi verso Mu, che ha ormai ingaggiato col dio degli inferi, nel corpo di Ikki, uno scontro senza esclusioni di colpi… o quasi.
Ad Aries non deve far piacere dover combattere contro il corpo di Phoenix… Santo Cielo.
Stringo i denti e i pugni contemporaneamente, frustrato. Vorrei tanto poter andare in suo aiuto, ma qui è un delirio… PER ATHENA!
     - CAM! – urlo allibito, vedendo una ferita profonda aprirsi pericolosamente sul torace di Aquarius, colpito brutalmente da Kalì… che conduce la mannaia colpevole alla bocca per leccarne il sangue.
Quella non è Reiko… non lo sono i suoi occhi alimentati di follia… non lo è la sua tremenda sadicità… e di questo passo…
Mi volto verso Mu, osservandolo combattere da lontano, senza risparmiarsi.
Di questo passo non resterà più niente neanche di noi.

*
*******************************


     - AIORIA! - .
Il
cavaliere di Sagipter salta sulle spalle di un thugs per darsi più slancio, ma la strada che lo separa dal fratello è ancora tanta.
Mi volto verso Leo per tentare di capire se possa in qualche modo intervenire, studiandone la distanza per disarmare il thugs che mi ha aggredito e lanciare la sua mannaia al suo simile che ha preso di mira Aioria, colpendolo, di spalle, al centro della testa, tramortendolo provvisoriamente.
Finito di affrontare il gruppo di thugs che l’aveva aggredito frontalmente, Aioria si volta nel momento esatto in cui tutto si è compiuto e il thugs che ho colpito sta precipitando a terra… versando fiumi di sangue… ma riprendendo a muoversi dopo un po’, come se niente fosse avvenuto.
Sono anni e anni che questo Cielo mi protegge e questa Terra mi ospita, ma posso affermare con sicurezza di non aver mai assistito a niente del genere.
Sollevo la sguardo alla ricerca della dea Athena, che sta ancora parlando con Ganesha. Con ogni probabilità adesso sarà tutto più chiaro anche a lei…
La mia mano si muove fulminea a fermare quella dell’ennesimo thugs espostosi per uccidermi e inevitabilmente il mio sguardo si posa su Aries e quello che in apparenza potrebbe sembrare Phoenix.
Mu ha già impiegato del cosmo per aiutare Shaka, perdere altro cosmo a questo modo potrebbe risultargli davvero fatale.
Faccio per scattare nella sua direzione per sostituirlo nell’incontro… ma i miei occhi captano qualcosa che m’inquieta, costringendomi a tentennare nel prestare soccorso a Mu per tentare di capire cosa sta succedendo.
Kanon, Aphrodite e Shura si sono avvicinati appositamente per parlarsi… non riesco a sentirli da questa distanza… ma dal modo in cui li sta guardando anche Milo, dall’altra parte, rispetto a me, ma decisamente più vicino… con ogni probabilità è quello che temo.
Non possono averlo pensato.
Mi rifiuto di crederlo.


*****************************************

     - EHI! – urlo in direzione del trio che mi si para davanti agli occhi… ma sono usciti fuori di senno?? – PISCES! – urlo in direzione del cavaliere a me più vicino, riuscendo ad ottenere la sua attenzione… e lo sguardo che mi rivolge non mi piace per niente.
Non c’è bisogno di scambiarsi alcuna parola per intendersi.
Loro hanno esattamente intenzione di fare ciò che ho temuto d’intendere.
     - E’ l’unico modo. – risponde alle mie domande inespresse Aphrodite, con sguardo seccato e tono monocorde.
No, che non lo è.
NO, CHE NON LO E’. MALEDIZIONE!
     - Guardaci le spalle, Scorpio. - . Ed è quasi in tono di preghiera, che mi rivolge quelle parole.
I miei piedi scattano nella loro direzione e fanno per raggiungerli velocemente… ma senza che me l’aspetti Camus, accanto a me, ad un certo punto ha un mancamento che gli fa perdere l’equilibrio.
Con uno scatto cambio direzione e lo prendo al volo, prima che le vestigia d’Aquarius tocchino terra, respingendo col cosmo di Scorpio gli altri fottuti thugs che ci si stanno avventando addosso.
     - CAM! – gli urlo praticamente nelle orecchie, preoccupato per le sue condizioni, vedendolo digrignare i denti dal dolore e ritirando poi la mano dal suo costato… sporca di sangue.
I miei occhi si allontanano dalla mia mano e si fermano sulla sua espressione sofferente… poi si rivolgono fulmineamente a Mu… poi a Kalì… poi al trio… tutto come fosse una scena a rallentatore… finchè, preso dallo sconforto, non inizio ad urlare il nome della mia dea con tutta la forza che ho in corpo.


********************************

     - E’ stato un incosciente a pensare di poter sigillare Kalì da solo! Voleva davvero recarsi con Reiko qui, farla bere il sangue di Tharaka e sperare di riuscire a sigillarla con uno schiocco delle dita?! E tutto per un’immatura e ingiustificata gelosia che non le faceva accettare che il corpo terreno della sua madre celeste condividesse lo stesso suolo con degli uomini?! - .
     - Si calmi, Athena… per favore… - quasi mi prega Ganesha, mostrandomi i palmi delle mani e indietreggiando di un passo, palesemente preoccupato dal mio cosmo puramente ostile.
     - E se non avesse funzionato? Come avrebbe fatto?? E se costringendola via dal mio Santuario avesse in qualche modo impedito che lei si sentisse sicura del sentimento che secondo Parvati avrebbe vinto su tutto?? Si rende conto del terribile pericolo a cui avrebbe sottoposto l’umanità intera?! E’ colpa sua se è accaduto tutto questo! – sbotto, dando sfogo alla rabbia e alla frustrazione come mai mi era capitato prima… facendo poi un respiro profondo e permettendo a lui di fare altrettanto.
Arrivata a questo punto avrei preferito di gran lunga che non mi avesse confessato i suoi piani primari.
Inventarsi la storia del sangue delle vittime sacrificali… della fanciulla scelta dai thugs che avrebbe dovuto berne per trasformarsi in Kalì e combattere Parvati… si è inventato tutto, TUTTO! E per una causa così…
…?
Spalanco
gli occhi, tendendo le orecchie… mentre Ganesha, davanti a me, cerca altri modi per giustificarsi… ma non lo sto ascoltando.
Era la voce di Milo, quella di prima.
Sollevo una mano verso il figlio di Parvati, invitandolo a zittirsi, dando uno sguardo di sotto… alla ricerca del motivo per cui il cosmo di Scorpio sia così disperato.
Lo individuo tra quel vorticare di anime dannate… tra le braccia regge il corpo di Camus, palesemente provato e ferito – sembrerebbe – gravemente… Seiya e gli altri bronzes combattono contro i loro nemici spalleggiando con animo gli altri cavalieri… cu sui i miei occhi focalizzano l’attenzione, nel vedere qualcosa…
Oh, no.
Prima che possa dire qualunque cosa o espandere il mio cosmo, vengo nuovamente afferrata di peso da Ganesha e costretta a spostarmi, vedendomi atterrare, sorprendentemente nonché con una certa ansia, nel punto laddove il cosmo di Tharaka, che genera sangue, non c’è.
     - I nostri timori hanno preso forma! – esclama il dio indiano, limitandosi poi a guardare in una direzione che in un primo momento non riesco ad afferrare… per poi capire.
     - Mu… -  sussurro a me stessa, vedendo il cavaliere della prima casa combattere contro Ikki della Fenice, di cui Tharaka ha preso possesso.
     - Stia qui. – mi si rivolge nuovamente Ganesha, guardandomi attentamente negli occhi. – Non possono raggiungerla i thugs, Kalì è ben circondata e a quel bastardo lì… adesso ci penso io! – pronuncia, poi si accerta che i miei piedi tocchino terra, richiama la sua bestia sacra e cavalca rapidamente verso i due… lasciando che i miei occhi si posino di nuovo su ciò che mi ha profondamente turbata.
Mi alzo in piedi, stringendo lo scettro di Nike e lasciando che il mio cosmo si espanda… andando a fondersi con quello dei custodi delle dodici case… e li sento.
Kanon, Aphrodite e Shura sono a loro volta turbati per ciò che stanno apprestandosi a compiere… ed espando ancora il mio cosmo, come monito, affinchè desistano… ma ciò che avverto subito dopo sono le loro lacrime…

Perdonaci, Athena

Dopodichè mi ritrovo a chiudere gli occhi, facendo di tutto affinchè il groppo alla gola resti tale.


*******************************


     - NOOOOOOOOOOO! – sento urlare Milo disperato, rivolgendo gli occhi al trio che, purtroppo, non sono riuscito a fermare.
Quando Kanon, Aphrodite e Shura si sono disposti secondo regola, è ormai troppo tardi.
     - ATHENA EXCLAMATION! - .
Faccio
appena in tempo a buttarmi su un incredulo Seiya e a tirarmi dietro anche il Cigno, che una luce immensa esplode all’interno di questo posto maledetto insieme all’incredibile quantitativo di cosmo che la racchiude, creando un boato assordante che ne fa tremare le fondamenta, insieme ai nostri animi… a lungo.
La Dea si dispera e piange… sa che i suoi cavalieri non avrebbero mai usato il colpo proibito se non se ne fossero visti costretti…
     - Ma che accidenti era quello, Dohko?! – mi chiede il giovane Seiya non appena il peggio è passato, la polvere si sta diradando e coloro che hanno lanciato il colpo si stanno accasciando, uno dopo l’altro, sulle propria ginocchia.
     - Una follia, ragazzo. Una follia… - pronuncio monocorde… trovandomi a sgranare gli occhi… quando questi… vedono l’impossibile.


*
******************************

Reiko
     - Ora! – pronuncia improvvisamente il dio Ganesha, accorso in mio aiuto e fermatosi, come me e Tharaka, non appena quell’unione di cosmi ha preso corpo, esplodendo in tutto il suo terribile potenziale.
Hanno lanciato l’Athena Exclamation, non curandosi minimamente che…
No.
Stringo i pugni convulsamente, scendendo a patti con me stesso.
Il passato è passato.
Non lo avrebbero fatto se non l’avessero ritenuto necessario.
Mi sento il volto umido e mi costringo a scacciare le lacrime che l’hanno percorso… sentendo le sacre vestigia di aries incredibilmente pesanti…
Poi spalanco gli occhi, trovandomi ad aprire, incredulo, anche la bocca.
La nebbia si sta diradando, mostrando, poco a poco, ciò che cela.


*******************************

Inaspettatamente l’enorme stazza di Aldebaran si abbatte sul trio che ha appena lanciato il colpo proibito, sbilanciandoli tutt’e tre a causa della debolezza dovuta dalla complessità del colpo.
Kanon gli rivolge un’occhiata sconvolta ed è lui che Taurus afferra per primo per la collottola, sollevandolo alla sua altezza, portandoselo incredibilmente vicino, minaccioso… sebbene quelle che gli bagnino il volto siano lacrime.
     - Quella lì è Reiko… - pronuncia tra i denti il cavaliere del toro. L’espressione rabbiosa mista alla frustrazione e al risentimento.
Anche l’espressione di Kanon muta, mostrandosi… dispiaciuta.
     - No, Aldebaran. Reiko non c’è più. - .

E’ con estrema difficoltà che Al si decide a rimetterlo giù, non curandosi minimamente che gli occhi gli stiano lacrimando copiosamente, adesso. Fa per dire qualcosa ma non un solo suono gli fuoriesce dalle labbra. E’ una diga pronta a cedere e lui lo sa, Kanon lo sa, quando gli poggia una mano – in un gesto per lui inusuale – su una delle grosse spalle, abbassando poi il capo, abbattuto.
Quanto vorrei riuscirci anch’io, Al.
E invece ho questo peso al centro del petto che mi ha completamente immobilizzato in questa posizione, con Camus ancora addosso, gli occhi chiusi, i sensi persi.
In compenso, un buon cinquanta per cento dei thugs qui prima presenti non esiste più.
L’Athena Exclamation è stato capace di far volatilizzare, letteralmente, anche loro.
Quelli scampati all’esplosione di cosmo sono, stranamente, immobili. Quando il colpo è esploso si sono tutti fermati, quasi come si fosse, per loro, fermato il tempo.
Quando è avvenuto mi sono voltato verso Tharaka, vedendolo fissare con palese ansia il punto in cui è scomparsa Kalì, perfettamente immobile.
E’ chiaro. I thugs sono collegati a lui.
Non mi è sfuggita l’espressione di Mu… il modo in cui il suo volto è mutato nell’apprendere ciò che era avvenuto. Poi il suo repentino mutamento di espressione mi ha trasmesso i brividi… e mi sono costretto a guardare nuovamente laddove la nebbia si sta diradando… spalancando gli occhi, inebetito.
     - Non è possibile… - sento pronunciare Aioria, accanto a me, mentre entrambi vediamo la figura di Kalì avanzare… quasi come se qualcosa l’avesse costretta semplicemente ad allontanarsi momentaneamente da lì.
L’Athena Exclamation avrebbe dovuto disintegrarla, letteralmente.
Invece l’ha solo spostata!
Mi ritrovo a sbattere gli occhi più e più volte, scioccato.
Non so se sentirmi felice, annientato, preoccupato, spaventato, sollevato… so solo che ad un certo punto preoccupato lo sono davvero… e nel vedere Kalì… inizialmente rozza… congiungere entrambe le paia di mani e guardare intensamente verso la nostra direzione… mi fa accapponare la pelle.
     - Aioria. - .
     - Sta per attaccare! - .

     - OM. -.


Non mi è chiaro cosa sia avvenuto. Semmai sia avvenuto. O stia per avvenire.
Kalì ha pronunciato quelle due semplici lettere… quella semplice sillaba… e tutto ha continuato a tacere.
Poi al centro delle sue mani ha iniziato a nascere… una specie di vortice… e un’energia terribilmente sproporzionata ha iniziato a manifestarsi… crescendo… crescendo… crescendo!
Sta per scagliarci addosso un’Athena Exclamation al quadrato!
E lo fa.

I sensi mi si attutiscono di colpo tutti… eccetto la vista…
Vedo nitidamente il cloth dello scorpione andare a pezzi e tutto attorno a me esplodere… a rallentatore…
Cerco con lo sguardo Camus, non trovandolo… gli altri miei compagni sembrano volare mille miglia lontano da me, sebbene sappia che sia solo un effetto ottico provocato dal devasto…
Avverto un grumo di sangue risalirmi dallo stomaco e spingere insistentemente alla bocca… costringendomi a sputarlo… trovandomi a constatare fosse molto più di un grumo…
Poi lo sento.
Il cosmo di Athena avvolgermi, avvolgerci, come un manto protettivo… caldo, accogliente.
Mi permetto di chiudere per un attimo gli occhi, lasciandomi cullare da quella sensazione… riportando lo sguardo alla realtà nello stesso momento in cui la mia schiena tocca rovinosamente terra.
Sento qualche costa incrinarsi e mi ritrovo improvvisamente a tossire forsennatamente, maledicendo le fitte che sento attraversarmi tutto il corpo come degli spilli lunghi e acuminati.
Quando riesco, faccio forza su me stesso, sollevando la testa quel tanto che basta a darmi uno sguardo in giro… temendo per la prima volta cosa i miei occhi possano vedere…
E la vedo.
Milady abbandonare solo in quel momento la presa convulsa sullo scettro di Nike, ritraendo il cosmo emanato per contrastare l’attacco di Kalì, gli occhi lucidi dal pianto, le ginocchia piegate, la bocca aperta per l’affanno.
E’ stata lei.
Senza il suo intervento, saremmo tutti morti.
Poi il mio sguardo viene nuovamente calamitato da Kalì, gli occhi spalancati per la confusione, muoversi continuamente per cercare il motivo del suo fallimento… finchè… dopo lunghi… interminabili minuti, si volta, scorgendola.
La Dea trattiene il fiato, consapevole.
Kalì la guarda una volta… due… tre… poi alza la testa e libera un urlo che ha la capacità di sgretolare appena il soffitto della zona non coperta dal cosmo di Tharaka, facendomi chiudere gli occhi dal dolore alla testa.
Quando li riapro… la dea della distruzione è scattata verso la dea della giustizia, prendendola di mira.























******************************************************************************************
Angolo dell’autrice…

Io sono un geniaccio.
Cioè. Nello scorso capitolo, in quest’angolino a noi riservato, mi sono lasciata sfuggire lo spoiler secondo cui Tharaka si sarebbe servito di Ikki… ma si può??
Questa volta non dico un bel niente! (Anche perché non c’è niente da dire… solo disperarsi! Muahuahuahuahuah)

No
un momento, una cosa c’è: Perché Kalì nell’attaccare pronuncia proprio quella parolina?
Cito Wikipedia tal e quale, cosicchè non vi confondiate le idee: “O è il mantra più sacro e rappresentativo della religione induista […] Esso è considerato il suono primordiale che ha dato origine alla creazione, la quale viene interpretata come manifestazione stessa di questo suono. Secondo le scritture induiste, il mantra O rappresenta la sintesi e l'essenza di ogni mantra, preghiera, rituale, testo sacro, essere celeste o aspetto del Divino […] Viene venerata dagli induisti come il 'suono originario […]”
Direi
che più chiari di così si muore, l’unica cosa che voglio aggiungere è che, ovviamente, nel caso di Kalì non si parla di creazione ma di distruzione. E questa – ovviamente parte2 – è una licenza che ho voluto prendermi io *sorride amorevolmente*

Ringrazio sentitamente chiunque stia seguendo questa storia, dedicando questo rapido aggiornamento in particolare a tutti coloro che mi abbiano fatto leggere una loro opinione nei capitoli trascorsi *manda cuoricini*

Senza pretese

HOPE87

 

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Capitolo 38
*** Requiem ***


Requiem






  

     - ATHENA! - .
     - MILADY, SCAPPI! - .
Nonostante
lo shock iniziale, l’istinto di sopravvivenza fa sì che le mie gambe scattino nello stesso momento in cui Kalì smette di urlare, prendendo poi a correre verso di me.
Sento le voci dei Saints ancora in sé disperarsi per prestarmi soccorso ma so che il colpo della dea distruzione è stato pericolosamente vicino a togliergli la vita, se non fossi intervenuta… e non credevo nemmeno di poterci riuscire.
Non ho mai avuto a che fare con un cosmo del genere. Adesso capisco cosa intendesse Ganesha nel paragonarla ad una bomba atomica… pentendomi amaramente di essere stata tanto superficiale. Shaka, Mu e Dohko avevano individuato l’esito di questa grottesca situazione prima ancor si verificasse… e ho acconsentito ad aspettare. Che cosa, poi?
     - LADY SAORI! – sento urlare improvvisamente Seiya e a quel punto mi convinco a girarmi, usando nello stesso momento lo scettro di Nike per scagliare il mio cosmo, riuscendo momentaneamente a fermare la sua avanzata… per poi vederla riprendere velocità subito dopo… finchè i miei occhi non si sgranano… nel vederla fermarsi e aprire la bocca per attaccarmi…

****************************

      - NO! – urlo ancora, maledicendo le vestigia di Scorpio e il mio stesso corpo per non riuscire a muovermi per intervenire. E’ ad un soffio da lei… la colpirà in pieno!
I miei occhi intravedono Aldebaran sollevarsi da terra, interamente ricoperto di sangue, riuscendo a portarsi in ginocchio e tentare di concentrarsi per scagliare il suo Great Horn… condannandosi così a morte… quando una figura che inizialmente non riconosco si volatilizza accanto a Milady poco prima che il colpo la raggiunga, con velocità, afferrandola, proteggendola con le braccia e rotolando con lei sul pavimento roccioso, salvandole così la vita.
Athena.
Ma quello è…

**********************************

     - Mu… - .
Rivolgo lo sguardo immediatamente alle nostre spalle, cercando di intravedere attraverso la polvere sollevatasi che fine abbia fatto Kalì, scorgendone, a poco a poco, la sua figura.
Torno a rivolgermi alla mia dea affinchè possa assumere una posizione dignitosa, accertandomi rapidamente che non si sia fatta del male durante il mio soccorso in extremis. Un secondo più tardi e sarebbe stata colpita. Sono stato fortunato ad essermi teletrasportato quando Kalì ha scagliato la sua controffensiva.
     - Attento! - .
L’armatura che mi riveste il braccio contrasta rapidamente un suo colpo di mannaia… ora mi è pericolosamente vicina… troppo vicina ad Athena… che tento disperatamente di tenere alle mie spalle, mentre continuo a parare i colpi di questa divinità che di umano non ha più niente.
Riesco ad afferrarle due delle mani che tentano di colpirmi con le mie, tenendola abbastanza lontana da me affinchè le altre due non riescano ad afferrarmi, ma abbastanza vicina da poterla guardare negli occhi…
Come immaginavo, non riesco a scandagliare la sua mente. Non è un’anima quella che mi si mostra, ma qualcosa di molto simile ad un buco nero, ricolmo di oscurità e perversione, talmente negativo da darmi la nausea… come il sorriso sadico che le si dipinge sul volto comprese le mie intenzioni.
Avutone abbastanza, la costringo ad allontanarsi da me assestandole un calcio in pieno ventre, che riesce a farla indietreggiare ed emettere suoni gutturali di disappunto, per poi farla ritornare alla carica peggio di prima.
Le vado incontro a mia volta, sperando che da quella distanza non lanci più cosmo come ha fatto precedentemente, ingaggiando un corpo a corpo con lei senza eguali, con non poche difficoltà, a giudicare dal suo potenziale.
Non che in altre circostanze riuscirei a contrastare il cosmo di una divinità, ma lo scontro avuto con Tharaka precedentemente è andato a mio svantaggio. Non sono nel pieno delle mie forze e lo riconosco. Lo riconoscono i miei muscoli, doloranti ad ogni pugno, calcio, parata di altrettanti… lo riconosce il mio spirito quando sono costretto a subirne, quando, inavvertitamente, Kalì mi afferra come ho fatto io precedentemente con lei, colpendo con la sua testa la mia… che prende a sanguinare…
     - Aries! - .
     - Scappi! – urlo in direzione di Milady non appena mi rendo conto di aver perso il controllo dello scontro, subendone i danni, avvertendo il cosmo di Athena raggiungermi per prestarmi soccorso… attirando nuovamente le attenzioni del demone che mi si para di fronte.
Spalanco gli occhi inorridito, scansando un suo ennesimo colpo e teletrasportandomi da Athena, per poi afferrarla e teletrasportarmi nuovamente con lei più lontano… trovandomi a difendere me e lei nuovamente, subito, raggiunti da Kalì immediatamente.
     - Crystal Wall! – urlo, creando il muro di cristallo da me più volte eretto… vedendolo disintegrarsi contro un pugno pregno di cosmo che va a colpirmi in pieno volto, mandandomi a sbattere lontano, lasciando Athena scoperta.
Mi riteletrasporto più velocemente che posso, scostando con la mia mole quella della dea della distruzione un attimo prima che si avventi nuovamente sulla Dea, che questa volta decide di mettersi al sicuro e nascondersi, finchè la tengo occupata.
Per un attimo sembro avere la meglio. Utilizzando la velocità della luce la colpisco ripetutamente senza darle tregua, vedendola accusare i colpi uno dopo l’altro, impossibilitata momentaneamente a rispondere. Approfittando del momento me ne distanzio un attimo, congiungendo le mani per lanciarle contro il mio cosmo… quando il cuore perde un battito.
Per un frangente di secondo… ho avuto quasi la sensazione che quegli occhi, di nuovo lucidi di follia, fossero stati sostituiti dallo sguardo di Reiko


*********************************

     - Al! Per l’amor del cielo, sdraiati! – urla Aphrodite, miracolosamente in piedi, tentando di tenersi chiuso un brutto squarcio sul ventre, un occhio malconcio, solo i calzari dell’armatura a rivestirlo, avvicinandosi lentamente al cavaliere del toro… rimasto in quella posizione innaturale… gli occhi chiusi, come se dormisse. – Taurus non fare scherzi! – e una sua mano va ad afferrarlo per una spalla bruscamente, scuotendolo quel tanto che basta a fargli schiudere gli occhi e far sospirare di sollievo lui, sebbene tenti di tutto per non dimostrarlo. Poi gli occhi di Pisces sondano tutto lo spazio in cui siamo riversi noi, più e più volte. – Alzi una mano chi è ancora vivo! - .
Stringendo
convulsamente i denti riesco a ruotarmi su un fianco ed alzarmi… facendo leva prima sul mento, poi su una spalla… riuscendo a far collaborare le ginocchia quel tanto che basta a farmi assumere la stessa posizione di Aldebaran… avvertendo non poca fatica a respirare…
A poco a poco vedo tutti i miei compagni reagire… chi alzando una mano come ha suggerito Pisces, chi muovendo una parte del corpo, chi facendo sentire un po’ del briciolo di cosmo rimastogli in corpo…
     - In questo momento mi si alza solo una cosa... - .
     - Animale! – sbotta infastidito il cavaliere dei Pesci, rivolgendosi sdegnato a Death Mask, rimproverandolo del modo originale che ha avuto per non farsi credere morto. - Avresti fatto meglio a raggiungere le anime del tuo posto infernale! - .
     - E chi avrei preso per il culo per la sua virile collezione di rossetti? – replica Cancer ottenendo in risposta una sequela di parole poco ripetibili... che non ascolto, intento come sono a focalizzare la mia attenzione per cercare Aiolosfinchè una mano non mi cinge una spalla e mi costringe a voltarmi, spaventato, di scatto, trovandomelo proprio davanti.
     - Fratello… - riesco a pronunciare stranito, vedendolo ammiccarmi scherzosamente, sebbene il suo corpo non sia conciato meglio del mio.
Poi un movimento alla nostra sinistra fa rivolgere entrambi i nostri sguardi… su un Milo agitato, mal messo, ansioso nel raggiungere quello che da lontano sembrerebbe essere il corpo di Camus… ma è così tanto ricoperto di sangue e polvere da non rendersi riconoscibile dagli altri.
Attendiamo con la stessa ansia che lo raggiunga e si accerti delle sue condizioni… vedendolo terribilmente preoccupato portare un suo orecchio sul torace del cavaliere dell’acquario, ormai scoperto dall’armatura in quel punto, le mani a reggersi il torace probabilmente dolorante, se non peggio… finchè Shura, lentamente, non gli si avvicina, per tentare, nel suo piccolo – malconcio anch’egli – di prestargli soccorso… vedendo infine entrambi sospirare sollevati e il volto di Milo rischiararsi un breve sorriso…
Non mi ero reso conto di star trattenendo il fiato, penso, quando rilascio l’aria accumulata nei polmoni, riprendendo a guardarmi intorno per accertarmi ancora delle condizioni dei miei compagni… accorgendomi solo in quel momento che un esausto Shiryu sta tentando di tenere a bada uno psicolabile Seiya, con apparentemente più di un paio d’ossa rotte.
     - Non sei nelle condizioni di poter combattere, gli saresti solo d’intralcio! - .
     - Milady è in pericolo! Dobbiamo aiutarla! – replica furibondo il cavaliere di Pegasus… e mi chiedo veramente da dove prenda tutta quella energia che lo anima, sebbene comprenda pienamente le sue intenzioni.
     - Aiolos – chiamo improvvisamente mio fratello, vedendolo girarsi mesto verso di me, probabilmente consapevole di cosa intenda dirgli. – I cloth sono andati distrutti, i nostri cosmi sono al limite… cosa possiamo fare? - .
I
suoi occhi si chiudono per un attimo e sospira, tornando poi a rivolgere lo sguardo allo scontro che si sta consumando poco lontano da noi… finchè una pessima idea mi balena in mente, facendomi sgranare gli occhi.
     - Non penserai che… - .
Quando
i suoi occhi si chiudono di nuovo, gravi, il respiro mi si mozza.
Non può essere.
     - Aiolos! - .
     - Non possiamo più fare niente, Aioria. - .

Poi insieme, i nostri sguardi tornano a rivolgersi verso il cavaliere dell’ariete e la dea della distruzione… che sembra stia avendo la meglio.


************************************

     - E’ finita, pachiderma! - .
     - Per te è finita, Tharaka! – urlo in direzione del reietto che mi si para di fronte, lo sguardo lucido di follia. – Kalì ha spazzato via tutti i tuoi thugs lanciando quel colpo, non hai più nessuno da manipolare! - .
Per
un attimo, il suo sguardo tentenna, indeciso probabilmente se sul constatare le mie parole o non distrarsi da me… poi il suo sorriso perverso torna a riaffacciarsi sul volto che non gli appartiene.
     - Non andrà come sperate. Quel patetico mortale che sta tentando di fronteggiarla sarà anche animato da quell’amore di cui tanto vi riempite la bocca… ma la tua venerabile mammina aveva altri progetti per la propria reincarnazione, o mi sbaglio? - .
Inevitabilmente
, mi trovo a spalancare gli occhi… permettendo al suo sorriso di allargarsi ancora di più.
     - Gran begli stolti gli esseri umani che vi ostinate tanto a proteggere, naso lungo. Immolarsi in cose più grandi di loro… tentando di raggirare il destino che gli spetta... folli. - .
     - Sei tu il folle che spera ancora di veder realizzate utopie! - .
     - Utopie? Vorresti dunque dirmi che quell’umano è l’uomo più vicino agli dei? O lo era quello che mi sono premurato personalmente di addomesticare? - .
Sgrano
gli occhi… nell’apprendere le sue parole.
L’uomo più vicino agli dei…
Shaka è l’uomo più vicino agli dei…
     - Credevi che la tua venerabile madre avesse scelto Shaka solo perché Gold Saint di Athena? - .
Ride
Tharaka… ride a lungo… riempiendo l’aria di quel suono tanto fastidioso… permeando il luogo della sua negatività…
Io non… non ci avevo pensato…
     - Buon trapasso! – mi augura il dio degli inferi subito dopo aver interrotto la sua risata, abbandonando il corpo che ha occupato fino ad allora, sollevandosi come l’ombra che è fino al soffitto dov’è adagiato grazie ai suoi artefici il proprio sangue, richiamandolo tutto in un’unica macchia… che presto sparisce, quasi come fosse stata assorbita dalla roccia.
Afferro il ragazzo utilizzato come burattino prima che cadendo possa farsi del male… non riuscendo a capacitarmi… di come possa non averci pensato.
Sconvolto, rivolgo il mio sguardo in direzione dello scontro che sta avvenendo da minuti oramai… trovandomi a pregare intensamente per il destino di quel giovane uomo...

**********************************

Approfittando del mio momento di smarrimento, Kalì mi ha colpito… prendendo a restituirmi il trattamento riservatole poco fa, senza risparmiarsi.
Sono ancora abbastanza in me da non considerarmi pazzo… ma quegli occhi erano di Reiko.
Li riconoscerei tra mille.
     - Reiko… - pronuncio avutala di nuovo di fronte, venendo colpito per l’ennesima volta, stavolta talmente violentemente da avvertire il cloth di aries cedere, così come quello che protegge.
Vengo sbattuto indietro perdendo sangue più scuro del dovuto dalla bocca… comprendendo di esser stato ferito gravemente… per poi riavermi dall’intorpidimento, assecondare la direzione che sta prendendo il mio corpo, e seguirne volontariamente il senso non appena riesco, decidendo di attaccare Kalì dal basso, evitando un suo ennesimo colpo e teletrasportandomi alle sue spalle per prenderla alla sprovvista… senza rendermi conto di averla avvicinata troppo ad Athena
Faccio per riparare al danno quando vedo il dio Ganesha materializzarsi al suo fianco, osservarmi intensamente per un attimo e sparire con lei velocemente com’è arrivato, preparandomi a respingere nuovamente un assalto della dea, per niente accortasi di ciò che è avvenuto alle sue spalle.
Quando lo scontro ci riporta vicini, non posso fare a meno che guardarla di nuovo negli occhi, tentando di scorgere frammenti della donna che amo…
     - Reiko! – riprovo con più convinzione, sgranando gli occhi nel vedere Kalì spalancare la bocca per colpirmi col suo cosmo, lasciandola andare e allontanandomi velocemente da lei… non abbastanza da evitare il suo colpo… che riesce a colpirmi di striscio, facendomi perdere sensibilità al braccio destro.
Mi ritrovo a stringere i denti dal dolore e per un attimo la vista mi si offusca… ottenendo un contorno più definito solo quando sento afferrarmi per i capelli, costretto in questo modo a rialzarmi e riavere di fronte la mia carnefice.
Non riesco ad arrendermi all’idea di non poterle più parlare.
Sono rimaste ancora troppe cose non dette… non fatte… non condivise.
Mi costringo a guardare il suo aspetto prestando attenzione a tutti i particolari… Athena solo sa quanto debba essere stata terrorizzata, in quel momento… ed io non ho potuto impedirlo.
Ho giurato che l’avrei protetta al costo della mia stessa vita… e non sono riuscito a impedire nulla di ciò che le è accaduto.

… Sono tranquilla. Perché penso che, nonostante tutto, poteva andare molto peggio.

Le sue parole mi ritornano in mente come un fulmine a ciel sereno, facendomi sgranare gli occhi, ancora sospeso tra le braccia di Kalì.

Potevamo correre il rischio di non incontrarci mai.

Le lacrime ormai mi offuscano la vista, ma decido ugualmente di liberarmi da quella presa… da quelle mani che non sono le sue, da quello sguardo che non le appartiene… di sottrarmi da quella creatura che l’ha oscurata.
     - STARLIGHT EXTINCTION! - .


********************************

     - Dobbiamo intervenire! – esclamo per l’ennesima volta rivolta al figlio di Parvati, convinto a fare il contrario.
     - Ha avuto modo di appurare lei stessa che non serve a niente! – replica lui, senza staccare gli occhi dalla scena che ci si sta parando davanti da un po’, facendomi ribollire di rabbia.
     - Ero da sola! In due potremmo… - .
     - …lasciare questo mondo così come chiunque altro! - .
Sgrano
gli occhi, fumante di rabbia, liberandomi dalla sua presa e sollevandomi all’in piedi, venendo fermata prontamente, di nuovo, da Ganesha. Stavolta puntandomi addosso uno sguardo che non ammette repliche. Ma non mi lascio intimorire.
     - Non lascerò un mio cavaliere ad affrontare una cosa più grande di lui! E’ mio compito dargli sostegno! - .
     - Ma non capisce che se dovesse annientare anche noi per questa Terra non ci sarebbe più alcuna speranza?! – replica, ed io mi sento mancare quasi come se fossi stata schiaffeggiata violentemente. E’ la verità. – Dobbiamo tenerci pronti! Se davvero il destino ha riservato per me la stessa sorte di molti altri, allora intendo andargli incontro con criterio. – termina, prendendo ad armeggiare col sigillo ancora appeso ai suoi pantaloni, slacciandolo da quelli e tenendolo stretto in una mano, pronto.
Mi volto verso il cavaliere della prima casa del mio Santuario… raggiungendolo col mio cosmo… mentre delle calde lacrime prendono ad attraversarmi il volto.


***********************************

Se non ha funzionato l’Athena Exclamation… come ho potuto pensare che lo Starlight Extinction sortisse qualche effetto?
Mi dispiace Shaka.
Ti ho promesso che avrei badato a me stesso… ma in questa situazione la sicurezza vacilla, il cosmo si spreca, le speranze volano lontane… Ho davanti la donna che amo.
Che amiamo.
Chissà cos’avresti fatto se fossi stato al posto mio… ma non ho più la possibilità di chiedertelo… ne potrò più farlo. Me lo sento.
Le sacre vestigia di aries vengono meno, così come le forze… La storia sta apprestando a concludersi.

Con un movimento fulmineo mi porto davanti a Kalì, afferrandola col braccio ancora sano per portarla ancor più vicino a me, prendendo a guardarla negli occhi.
     - Se puoi sentirmi… - inizio, parlando a comunicandole telepaticamente tutto contemporaneamente, sperando che così facendo sortisca l’effetto desiderato. – Se puoi sentirmi… sappi che anche se è stato difficile riconoscerlo… ammetterlo… scenderne a patti… io non rimpiango nulla, Reiko. - .


***************************

Da quando questo… mostro ha lanciato quel colpo maledetto, investendo tutti i ragazzi… mi sono rifiutata categoricamente di riaprire gli occhi.
Non voglio vedere. Non voglio sentire. Voglio solo che questo buio che mi circonda m’ighiotta definitivamente… definitiva-…?

Se
puoi sentirmi… Se puoi sentirmi… sappi che anche se è stato difficile riconoscerlo… ammetterlo…

…Questa voce.

Mi rialzo, in trance, quasi temendo possa trattarsi di un’allucinazione, riaprendo gli occhi per guardarmi intorno, pensando provenga da ciò che circonda questa sfera che mi isola qui… finchè non lo vedo. Sentendo il cuore riprendere a battere, dopo tanto.


*
***************************

Kalì prova a ribellarsi tentando di colpirmi, ma dev’essere così stranita dalla tattica che secondo lei stia utilizzando, che costringendomi ad utilizzare tutta la forza che ho in corpo riesco a ricondurla all’immobilità.
     - Potessi tornare indietro, forse accetterei di accoglierti nella mia vita molto prima di quanto mi sia deciso a farlo. Eviterei che il tuo viso si bagni di lacrime superflue. Ti amerei di più. Semmai fosse possibile, farei l’amore con te con quanta più passione sia riuscito già a trasmetterti… ma tutto ciò che adesso mi è concesso fare… è ricordarti che ti amo. Ti ho sempre amato e continuerò a farlo anche se non mi sarà più possibile dimostrartelo. - .


*****************************

I miei occhi non hanno smesso di lacrimare da quando l’ho sentito… e non hanno intenzione di fermarsi adesso… Mu… amore mio… cosa… Perché queste sue parole hanno la capacità di trasmettermi i brividi? Cosa sta… NO!

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Kalì, ormai stufa di ascoltare le mie parole per lei prive di senso, mi ha spintonato lontano, spalancando nuovamente la bocca per colpirmi col suo cosmo… mandando a segno il colpo, facendo saltar via ciò che restava del mio cloth
Consapevole di ciò che sta per avvenire, sollevo lo sguardo su di lei… sperando ardentemente possa servire almeno a qualcosa… e avanzo.

Pugno alzato, mira presa, obiettivo centrato.
Per Athena.
Perché Kiki possa avere un futuro.
Per te, costretta ad un destino tanto crudele.
Per i Saints che sono sempre stati al mio fianco… e che adesso urlano il mio nome, atterriti.

Quasi non mi accorgo di ciò che è avvenuto, preso come sono dal tentare di vedere per un’ultima volta lo sguardo di Reiko in quegli occhi assassini, che ora stanno gridando di giubilo. Ma non vi riesco.
Sputo sangue nel momento in cui mi costringo, combattendo contro il dolore lancinante… che a poco a poco si fa sempre più acuto, ad abbassare lo sguardo su ciò che me lo sta provocando, sorprendendomi di come possa avere ancora i sensi attivi.
L’ultima cosa che vedo è il braccio di Kalì, attraversato completamente il mio costato, estrarsi da questo, portando con sé tanto di quel sangue da farmi dimenticare di quello di Tharaka.
Dopodichè il buio mi avvolge… e con lui tutto il resto scompare.


























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Angolo dell’autrice…

… Propongo un minuto di silenzio.
Le spiegazioni nei prossimi capitoli.

Grazie come sempre a tutte le persone che mi seguono e sostengono.
Auguro a tutti una buona fine d’anno e un meraviglioso inizio!

Senza pretese.

HOPE87
*spegne il pc e inizia ad urlare il nome di Mu disperatamente, abbracciandosi il monitor*
xD



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Capitolo 39
*** Chaos ***


Chaos





Quando il corpo del Cavaliere della Prima Casa del Santuario d’Athena, il Grande Mu, tocca terra, il silenzio s’impadronisce di questo posto maledetto, facendo trattenere a tutti il fiato.
Non una parola, non un sospiro, nulla.
Impotenti, assistiamo tutti alla sua caduta per mano della dea Kalì, reincarnatasi nel corpo della donna che il grande condottiero della Dea amava.
Quando noi cavalieri riceviamo l’investitura, sappiamo che non sarà nostra in eterno. Che insieme a quelle vestigia si accompagna un grosso incarico. Che innumerevoli battaglie ci attendono.
Quando noi cavalieri riceviamo l’investitura, sappiamo che non sarà nostra in eterno, perché con quella non ci sarà concesso d’invecchiare.
Eppure… io, Dohko di Libra, che ho vissuto più di tutti i miei compagni qui presenti, credevo davvero di averne viste tutte, ed a tutte essermi abituato.
Ma questa… questa è la cosa più triste in assoluto che la mia anziana memoria ricorderà finchè il mio corpo mortale camminerà sul suolo di questa terra.

Scuotendoci dal torpore, l’urlo disperato di Adebaran si eleva, rauco a causa dei precedenti affanni, acuto per il dolore provato.
Poco dopo, al suo si accompagna quello di Milo, più alto, più rabbioso, che non riesce a far meno di attirare la mia attenzione, lasciando che scorga sul suo giovane volto contratto in una maschera grottesca, lacrime.
Si alza, il cavaliere di Scorpio. Si solleva lottando contro il palese cedimento del suo corpo, che fatica a muoversi. Si alza, lotta e corre. Incontro a cosa non lo sa. Non gli interessa. Ed è lì che mi costringo a intervenire, sebbene il primo impulso sia quello di imitarlo.
Invece mi volto, e nel momento esatto in cui lui avanza, lo placco, contrapponendomi alla sua forza, che per poco non mi sbilancia.
Urla, Milo. Di aiutarlo, di fermarla. Invoca Athena. Una, due, tre volte. Infinite volte. Invoca anche il suo, di nome. Chiama a gran voce la fanciulla che è stata costretta ad un destino tanto crudele. Le chiede di svegliarsi, di guardare cos’ha fatto. Invoca il suo nome più di quello della Dea.
Non so chi dei due ceda prima. So solo che ci troviamo inginocchiati nel momento esatto in cui il corpo di Mu tocca il suolo, dopo essere stato lanciato lontano da Kalì… dopo che questa lancia un urlo, trionfante.


******************

Continuo ad osservare la mano che ha trapassato il cavaliere della prima casa, non riuscendo a staccare gli occhi dal sangue scuro, intenso, che la permea, rendendola un ammasso di carne grondante.
La mia mano è sospesa a mezz’aria anch’essa… in una perfetta imitazione della prima.
Non riesco… non riesco a capacitarmi di cosa sia successo… finchè non vedo il corpo di Mu, lanciato poc’anzi lontano da questo mostro, immobile. E, al contrario, una chiazza di liquido cremisi, sotto di lui, allargarsi a dismisura.
  - Mu… - quasi sussurro, ritornando con la mente all’ultima volta in cui ho potuto vedere i suoi occhi… diventare vitrei.
Non credevo potessi riuscire a urlare così tanto potentemente. Non lo credevo possibile finchè non ho aperto la bocca e l’ho fatto, prendendo a tirarmi i capelli dalla disperazione, mentre delle calde lacrime hanno bagnato il mio volto e le mani hanno poi iniziato a prendere a pugni la fottuta sfera in cui sono rinchiusa, fino a che Kalì non ha iniziato a correre verso il corpo straziato, riverso a terra, di Mu.


*
********************

  - Perché non funziona…? - .
Sono
completamente allibita, bocca aperta, davanti all’orribile scena che mi si sta parando davanti agli occhi.
  - Ganesha, perché non funziona?! – chiedo fuori di me, allarmata alla vista della reazione di Kalì, afferrando il dio per la maglia con entrambe le mani per tentare di scuoterlo. Ma, se possibile, i suoi occhi sono più spalancati dei miei, intenti a non perdersi un solo movimento di quella scena infernale.
  - Io… - tenta di dire il figlio di Parvati, completamente imbambolato, mentre altre lacrime prendono a bagnare il mio volto.
  - GANESHA! - .
  - Milady… - .
Io
e Ganesha spalanchiamo gli occhi e voltiamo il capo nello stesso momento, restando completamente esterrefatti dinanzi alla scena che ci si para di fronte.


*********************

  - Shaka! – urla la Dea Athena, lasciando andare lo scettro di Nike, prendendo a correre in direzione… di quell’ammasso di ferraglia dorato, ricoperto di sangue…
Ignoro come abbia fatto a sopravvivere conciato a quel modo. Stiamo pur sempre parlando di un essere umano, per Shiva! Proprio per questo non riesco a capacitarmi di come sia possibile che…
Un momento.
  - Shaka! Santi Numi… - ripete la reincarnazione di Athena, afferrandolo poco prima che un mancamento gli faccia cedere le gambe. Intervengo giusto in tempo a non permettere che avvenga, evitando così che la dea greca debba sobbarcarsene tutto il peso.
Provo a farle cenno di spostarsi per permettermi di aiutarlo a stendersi, supino, ma concentrata com’è nell’osservare lo squarcio in pieno petto del cavaliere, sono costretto a fare da me, riuscendoci con non poche difficoltà.
  - Cavaliere di Virgo… come… - .
  - Milady… – riesce a sussurrare con enorme fatica il ragazzo, tenendo aperti gli occhi quel tanto che gli consenta di guardare la sua dea in volto, che fa per replicare, ma che io mi premuro di far tacere, per permettergli di continuare. – Reiko… n-non può riuscire a battere Kalì… non o-ora che ha compreso di aver ucciso Aries. - .


************************

  - Ma dovrebbe essere il contrario! – non riesce a impedirsi di esclamare, indignato, Ganesha. – L’umana adesso dovrebbe disperarsi per le sorti toccate al suo amato e combattere la sua controparte malvagia! -.
Sebbene
abbia ascoltato attentamente ciò che ha appena pronunciato il figlio di Parvati, non mi è sfuggito l’accenno di sorriso amaro delineatosi sul volto di Shaka.
  - Reiko ora sarà troppo c-concentrata sul ritenersi l’unica responsabile di tutto… - .

  - Si lascerà oscurare piuttosto che averne la conferma… - .

  - Milady… -.

  - La prego… -.

  - Mi dia la possibilità d’intervenire. - .


*****************************

NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO! MUUUUUUUUUU! No, no, no, no, no… NO!
Ad un certo punto la sfera che mi racchiude subisce una distorsione tale per cui per un attimo mi convinco sia riuscita a distruggerla… ma senza che me l’aspetti questa ritorna intatta… con mio sgomento ed orrore.
Mentre nuovamente mi avvento su di essa, sento la risata di Kalì propagarsi all’interno della mia testa… vittoriosa.


******************************

  - Dohko, non si ferma… Dohko, non si ferma! Non si ferma! NON SI FERMA! - .
Mi volto di scatto, continuando a sorreggere il corpo di Milo, che ha ora un’espressione peggiore di quella di prima… lasciando che il mio volto imiti il suo.
Kalì ha puntato verso Mu, di quel che ne resta, con la mannaia alzata… pronta a farlo a pezzi.
Solo allora mi accorgo che Seiya è riuscito a sfuggire a Shiryu, seguito da un’Aioria zoppicante, da un Shun implorante, da Shura, che assicurato il corpo di Camus a terra, si è messo a seguirli…
Tutti i cavalieri, bronzo e d’oro, ancora in grado di portare un piede davanti l’altro, sono scattati in difesa del cavaliere della prima casa.
Le rispettive costellazioni a ruggirgli dentro, i loro corpi ridotti allo stremo. Nessun’armatura a difenderli. Semplici uomini mossi da ideali, principi, coraggio, volontà… uno dopo l’altro si avventano sulla dea della distruzione, completamente incuranti di ciò che possa capitar loro… in quelle condizioni, a quella ridotta distanza da un dio…
Kalì a quell’attacco è costretta a fermare la sua avanzata, ed urla. La mannaia cala sui corpi dei miei compagni colpendoli di striscio, in pieno, trapassandoli, sbattendoli lontani, impregnando il suolo di questo posto sconsacrato del loro sangue.
Le rose di Aphrodite ci piovono addosso, prive del loro effetto, molto più rosse di quanto il loro padrone non riesca a crearne.
Seiya viene afferrato per i capelli dalla dea della distruzione. Un braccio pronto a calare la mannaia sporca del sangue dei suoi compagni sul suo collo… ma – che Athena mi perdoni – a quel punto chiudo gli occhi.
E il tempo, improvvisamente, pare fermarsi.
Non più un rumore, non più un urlo, non più un singulto. Nulla.
Riapro gli occhi convinto si tratti del silenzio post morte… ma ciò che sento dire da Milo, in quel momento, temo si tratti di un’allucinazione uditiva.


*
***********************

  -
Kān! - .

  - SEIYA! – urla la dea Athena con tutta la forza che ha in corpo, tanto che mi sporgo per evitare che quell’irruenza sconsiderata possa farle commettere qualche sciocchezza.
Incredibilmente, al di là dei miei pronostici, la testa del cavaliere invocato dalla dea greca non rotola, sebbene continui ad essere tenuta in pugno dalla dea della distruzione che, con ogni probabilità, starà cercando di capire contro cosa si sia esattamente scontrata la sua mannaia…
Incredibile.
Mi consento di sorridere, osservando soddisfatto il cavaliere della Vergine, privo ormai dell’armatura andata distrutta, ergersi in difesa dei suoi compagni, contrastando il nemico sedendo nella posizione del loto, esattamente davanti al corpo inerme del cavaliere della prima casa.
  - Ce la facciamo. – scuoto Athena, rimasta imbambolata di fronte al potere di Shaka, a cui ha concesso tramite il suo cosmo di recuperare tutte le forze, rimarginandogli la ferita sul costato. – Questa volta ce la facciamo! - .


******************************

  - SHAKA! – urla Milo, apparentemente nuovamente rincuorato, portandomi a voltarmi, finalmente, verso lo scenario su cui si sono consumati gli ultimi scontri.
E’ stato il cosmo del cavaliere della Vergine a salvarli tutti, a salvare Seiya.
  - SHAKA! – sento urlare in lontananza Aldebaran, entusiasta quanto Milo, sebbene le condizioni in cui riversa anch’egli non gli consentano di manifestarlo a pieno.
  -
Tenkū Haja Chimi Mōryō! – pronuncia Virgo subitamente, non appena Kalì accenna a voler replicare il precedente attacco. Gli spiriti evocati dal Santo della Vergine servono a dare il tempo ai nostri compagni di allontanarsi dal terreno di scontro, attaccando Kalì per confonderla momentaneamente… ma qualcuno sembra non essere intenzionato ad andarsene.
  - Via di qui, cavaliere di Pegaso. – pronuncia nella sua solita flemma Shaka, contro un Seiya conciato peggio di tutti, ma tenace.
  - Io resto ad aiutar-…! Ehi! – tenta di esclamare lui, vedendosi venir meno sulle gambe a causa di una mossa di Aiolos, che, da sdraiato, ha eseguito sui suoi arti inferiori con l’intento di farlo cadere, esercitando poi una pressione con entrambe le sue gambe per colpirlo alla schiena e lanciarlo lontano, di nuovo tra noi, per poi rotolare su un fianco, rivolgendosi nuovamente al cavaliere della Vergine.
  - Restiamo. - .
  - Andate. – gli risponde Shaka, occhi chiusi.
Aiolos, sebbene restio, sa che non può essergli d’aiuto… e dopo averlo guardato un’ultima volta, accetta di lasciarlo combattere da solo.
Ma prima che riesca ad alzarsi completamente, Kalì, disfattasi dell’ultimo spirito, emana il suo ennesimo grido di battaglia, pronta a colpire di nuovo.
  -
Tenma Kōfuku! - . All’urlo di Shaka segue un intensissimo bagliore dorato che porta tutti a schermarsi gli occhi, dando il tempo necessario agli ultimi cavalieri in balia della dea della distruzione di allontanarsi da lì, approfittando della momentanea cecità di quest’ultima.
Solo quando vado a guardarmi intorno per accertarmi che siano ritornati tutti, mi accorgo che Death Mask ha raggiunto, strisciando, la postazione mia e di Milo, evidentemente per assistere meglio allo scontro.
  - Benedetto Verginello, dove cazzo eri? - .


**************************

Mi schermo gli occhi con entrambe le mani, fermandomi momentaneamente dall’inveire contro la sfera che mi tiene prigioniera, cercando di capire cosa possa essere successo. Da dove… da dove proveniva quella luce dorata?...

Reiko

Questa voce… non è quella di Mu… non può essere… lui è…
Mi costringo a deglutire, non riuscendo a ricacciare indietro le lacrime… sobbalzando, quando un paio d’occhi enormi d’ossidiana compaiono nel mio campo visivo, a di visione.
Shaka?

Smettila di frignare e combatti!

E’ lui… ed io credevo che…
Mi conduco una mano alla bocca, devastata, riprendendo a piangere disperatamente.
Credevo… credevo fosse morto…

Spiacente deluderti, ma hai una morte in meno di cui accusare la tua coscienza.

Continuo a piangere disperatamente, correndo con la mente alle ultime immagini di Mu che viene trapassato dal braccio di Kalì, le sue parole, i suoi occhi che perdono luce…
Mi lascio cadere a terra, sulle ginocchia, non riuscendo a impedirmi di piangere e tremare convulsamente.

Non lasciarti vincere. Non è ancora finita.

Io non ci riesco… non ci riesco… non ci riesco! Non ne ho la forza, Shaka… non ce la faccio…
Faccio per rialzare la testa per guardarlo attraverso il campo visivo offertomi da questa divinità malefica, e il respiro mi si mozza in gola.
Kalì è scattata in direzione di Shaka, pronta a colpirlo.


*
*************************

Come immaginavo, è vinta dai suoi sensi di colpa.
Oramai è scaduto il tempo delle parole.
Abbandono la posizione del loto, rimettendomi in piedi, preparandomi a ricevere il suo colpo. Non ho idea di quale braccio mi colpirà per primo. L’unico modo che ho di accertarmi momentaneamente la sopravvivenza è andarle incontro a mia volta.
Lascio gli occhi aperti, costringendoli a sgranarsi a colpo ricevuto, modulando il respiro per gestire meglio la soglia del dolore.
Le dita di una delle mani destre ha trapassato la mia spalla sinistra, facendola sanguinare copiosamente. Il cosmo della Dea Athena mi ha consentito di recuperare solo parzialmente le mie forze. Non sono in grado di contrastare una divinità, ma devo assolutamente riuscire a smuovere chi vi è dentro.
Per questo, alla fine, mi convinco a giocare l’ultima carta.
Sollevo una mano in prossimità dei suoi occhi, lasciando che un bagliore dorato ci circondi.


*
*******************

In un attimo, un’intensissima luce dorata invade il mio campo visivo, portandomi a schermarmi gli occhi con le mani. Poi miriadi d’immagini mi raggiungono la mente, facendomi sentire confusa e sbilanciando il mio già precario equilibrio.
Una dopo l’altra, si mostrano a me… facendomi sentire… strana.
La prima vede me e Shaka nello Sharasojo… il discorso tenuto in merito al mio voler andar via, il suo tentativo di convincermi a fare il contrario…
Nella seconda io e Shaka ci scambiamo ostilità al tempio del maestro Shin. L’arrivo di Sakada, la mano del cavaliere della Vergine che ferma il braccio di suo padre…
Un’altra immagine mostra me e lui da bambini. Lui intento a pregare una statua del Buddha, io seduta accanto a lui in una sua pessima imitazione, fatta a posta per innervosirlo…
Poi è la volta legata al momento in cui lo colsi a piangere…
… Seguita subito dopo dal bacio datomi nella sua casa…
… Il litigio avuto a causa della mia intenzione nel voler scappare dal mio destino…
… Il suo corpo riverso tra le macerie di questo tempio sconsacrato…
… Il bacio datomi nello Sharasojo

Faccio appena in tempo a ritornare in me, da vedere Kalì, con ogni probabilità precedentemente spinta indietro da Shaka, fare di nuovo carica su di lui, mannaia alzata… in un modo che so lo ucciderà.
  - SHAKA! – urlo completamente fuori di me, lanciando un urlo… capace di far letteralmente esplodere tutto… intorno a me… la sfera che mi racchiudeva e oltre…
Ogni cosa, in seguito all’invocare il suo nome, va in frantumi.
Inizio a cadere nel vuoto, insieme alle schegge permeate di buio che fino a poco fa componevano il perimetro della mia prigione, avvertendo un vuoto incredibile salirmi su per lo stomaco, attorcigliandomi le budella.
Agito gambe e braccia febbrilmente, cercando un qualsiasi appiglio che possa fermare la mia discesa… continuando a precipitare, inevitabilmente, in un vuoto senza fine.


**********************

  - ORA! – mi urla improvvisamente il dio Ganesha, quasi non riuscendo a contenere la gioia, invitandomi ad uscire allo scoperto per approfittare dell’improvvisa innaturale paresi subita dal corpo della dea Kalì. La mannaia a un passo dal volto di Shaka, completamente immobile, a reggersi la spalla.


*
*********************

  - Qualcuno mi spieghi che cazzo si è sacrificato a fare l’ariet…! - .
S’interrompe
Cancer, portando entrambe le mani a coprirsi le orecchie, preda dell’urlo acutissimo lanciato dopo pochi istanti dalla dea della distruzione, apparentemente impazzita, con le mani a tirarsi i capelli e graffiarsi il corpo, preda – probabilmente – di un dolore insopportabile.
  - Dohko… che sta succedendo? – mi chiede Milo, con un filo di voce, gli occhi incollati alla scena grottesca che ci si sta parando davanti. Ma non sono in grado di rispondergli e, completamente rapito dalla scena, taccio.
Kalì continua a urlare, prendendo a strapparsi la pelle del corpo, del volto, i capelli, ferendosi, facendosi sanguinare.
Shaka assiste, inorridito, alla scena come noi. Palesemente disorientato. Gli occhi spalancati. Il respiro mozzato. Poi, dopo un po’, sembra comprendere… e il suo volto ritorna serafico. Gli occhi chiusi.
Con cautela, indietreggia, allontanandosi dalla dea quel tanto che basta a non restar coinvolto nei suoi movimenti scordinati, dopodichè riprende la posizione del loto, incurante del braccio ferito, lasciando che un alone dorato lo circondi.
  - REIKO! – urla Milo, d’un tratto, facendomi rivolgere, di scatto, lo sguardo nuovamente su Kalì. Per un attimo non vedo altro che la dea della distruzione afferrarsi le scapole intrecciando tutte le braccia sul petto, abbracciandosi il corpo… con l’intento di aprirsi.
Poi la vedo.
Una testa separarsi del resto. La pelle chiara. Un timbro di voce diverso… Come qualcosa che cerchi disperatamente di separarsi dal suo guscio…
  - REIKO!!! – urla un coro alle mie spalle, in trepidante attesa.
  - Coraggio, figliola… - mi lascio sfuggire a mia volta, scorgendo, sottecchi, arrivare nel punto in cui si sta svolgendo questa scena la dea Athena e il dio Ganesha.
Ci siamo.


*
*******************************

  - Reiko! – urlo, sporgendomi verso di lei, venendo tirata indietro prontamente dal figlio di Parvati, non ancora convinto del tutto di ciò che sta accadendo.
I miei occhi non riescono a staccarsi da ciò che vedono.
E’ palesemente in atto una lotta. In un modo o nell’altro, Reiko sembra essere riuscita a sfuggire all’oblio nel quale l’aveva relegata Kalì, intraprendendo con lei una battaglia senza pari, tentando disperatamente di scacciarla dal suo corpo.
Quando vedo Reiko tentare di separarsene ancora un volta, prendendo a sanguinare copiosamente, sposto lo sguardo, rivolgendolo al dio Ganesha.
  - Cosa sta aspettando?! – gli urlo, cercando di sovrastare la voce che da un po’ si sta diffondendo nell’aria, a più riprese.
  - Non ora! – mi urla di rimando, senza staccare gli occhi da ciò che sta accadendo.
Mi mordo le labbra, chiudendo gli occhi, cercando di mantenere la calma sebbene oramai mi risulti praticamente impossibile, finchè un braccio non mi viene quasi staccato dall’irruenza con cui viene sballottato per attirare la mia attenzione, facendomi sussultare. – ORA! - .


*********************************

D’un tratto, un’incredibile ombra nera sovrasta l’intero spazio, partendo dal torace di Reiko, ora completamente abbandonata, testa penzolante all’indietro, ginocchia ad un palmo da terra… quasi come se quella cosa si stesse elevando da lei, continuando a tenerla in pugno.
Non me ne accorgo subito… ma in breve quello che sembra essere un leggero vento diventa più intenso… riuscendo a spostare anche le pietre che ci circondano.
I miei occhi si spostano nella direzione da cui vengono attirate… scorgendo, finalmente, il motivo.
Oh, Athena.
  - Finalmente possiamo avvicinarci! – esclama il cavaliere dello scorpione, un attimo prima che io gli salti letteralmente addosso, con l’intento di fermarlo e abbassarlo allo stesso tempo.
  - GIU’! – urlo, maledicendomi per essermi sollevato per farlo. L’elmo di Libra mi è volato in faccia, colpendomi in pieno viso, beccandomi il naso. – METTETEVI GIU’, GIU’, GIU’! – urlo a tutti i cavalieri, con voce nasale, impregnandomi la mano di sangue, decidendo di mettermi al riparo non appena i detriti di tutti i cloth prendono a volare all’impazzata, come pericolosissimi oggetti acuminati, attirati dal tornado energetico che si sta manifestando alle nostre spalle.


*
*****************************

Non ho mai avuto tra le mani un sigillo tanto potente. Ho perfino paura a toccarlo…
  - Entro oggi, Dea Athena! – mi prende in giro il dio Ganesha, inducendomi a reagire, piantando lo scettro di Nike alle spalle dell’anfora che funge da sigillo, orientando così la direzione da far prendere a Kalì, intervenendo qualora il vortice dovesse risucchiare qualcos’altro.
Poco dopo, infatti, ottengo l’effetto sperato.
L’ombra troneggiante di Kalì, dopo un minimo di resistenza, prende a piegarsi in direzione del sigillo, emettendo urla e rantoli senza eguali…
  - Ganesha! – urlo quando mi accorgo che non sta funzionando come vorremmo, indicandogli il punto in cui i miei occhi si sono calamitati.
Kalì sta portando con sé Reiko! Il suo corpo è ora sospeso in aria, in balia della direzione che le sta facendo prendere la divinità… ancora ancorata a lei!
  - GANESHA! – urlo nuovamente, sbarrando gli occhi, alla sua risposta.
  - Non possiamo fare niente! - .
Gli
afferro un braccio, sperando rinvenga, si renda conto di cosa sta dicendo, ma ciò che successivamente pronuncia mi fa perdere qualunque speranza.
  - Non posso chiudere il sigillo! Non finchè Kalì non sarà dentro! - .
Spalanco gli occhi, prendendo a boccheggiare, osservando il corpo di Reiko avvicinarsi sempre più pericolosamente… finchè non vedo due braccia afferrarla da dietro, iniziando a contrastare la forza che cerca di portarla via, venendo colpite più volte da scariche elettriche provocate dalla collisione di energie.
Shaka sta cercando di opporsi alla forza di trascinamento, senza ottenere risultati.
Chiudo gli occhi, cercando di concentrarmi quanto più possibile sull’offrirgli il mio sostegno, prestando attenzione nel ripartire equamente il mio cosmo tra il sigillo e lui, affinchè a nessuno dei due venga meno.
… Sottovalutando grossolanamente il tutto.
Urlo dal dolore, accasciandomi sulle ginocchia, avvertendo una tempesta pervadermi dentro, impazzita, scatenata… qualcosa che non avevo idea nemmeno esistesse.
  - Ha intenzione di spaccarsi in due?! – mi urla Ganesha, palesemente irritato.
La forza concentrata su Shaka per tenerlo fermo è automaticamente sottratta all’efficacia del sigillo. Se crollo, Ganesha sarà costretto a cavarsela da solo, con meno probabilità di riuscita. Per questo, ad un certo punto, concentra più energia e potenza sul sigillo, velocizzando, in questo modo, il procedimento.
Boccheggio, cercando di rimanere lucida a tutti i costi, sebbene io m’immagini già completamente, letteralmente, divisa in due.


*************************

E’ indescrivibile ciò che sta accadendo…
Se Shaka non fosse corso ad afferrarla, Reiko sarebbe già stata risucchiata.
Dannato pachiderma malefico!
Poi, l’inevitabile accade.
Kalì, con un ultimo urlo agghiacciante, si stacca definitivamente dal corpo della ragazza, venendo risucchiata dal sigillo con una velocità spropositata, continuando ad emettere urla disumane finchè non sparisce la sua intera ombra all’interno dell’anfora.
E’ un attimo.
Lady Saori cede, annullando il suo cosmo di botto, lasciando dunque che Ganesha completi il rito e che Shaka e Reiko… vengano sbattuti indietro violentemente, volando ad una velocità impressionante a ritroso, a causa del rinculo.
  - SHAKA! – urlo, sperando ardentemente non la lasci andare, afferrandomi un pezzo dell’armatura dello scorpione affondatomi da tempo nella gamba e tirandolo fuori di botto, dal nervoso.
Contro ogni mio utopistico pronostico, Virgo, alla fine, non riesce a trattenerla. Il rinculo è arrivato troppo presto del previsto perché potesse prepararsi e, dopo un ultimo, disperato, tentativo di afferrarle una mano, inevitabilmente, se ne separa.
Non capisco il suo gesto inizialmente… visto così, da lontano, sembrerebbe privo di senso.
Poi lo vedo. L’unico componente del cloth della Vergine, l’elmo, reagire al richiamo del suo padrone, raggiungendo la testa di Reiko per riparargliela poco prima che l’impatto col suolo arrivi… facendoci temere il peggio per entrambi.
















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Angolo dell’autrice…


Ho a mia giustifica:
- Ennesimo trasloco (sì, ne ho fatto uno a novembre e uno a febbraio :D );
- Esami;
- Tirocinio;
- Lezioni;
- Lavoro.

*E chissenefrega! Ci hai lasciati di merda!* <- voce fuori dal coro.
Giusto.
Pardon.
Mea Culpa.
Ma non potevo fare altrimenti >_____<

Oggi mi sono completamente dedicata a Somebody. Il bello è che prima di dedicarmi a scrivere questo capitolo, ho scritto un bel po’ di roba del contin-…! *viene afferrata di soppiatto da Milo, imbavagliata a costretta a tacere*
Il bello è che questi qui *indica l’intero cast della storia* non seguono indicazioni, non seguono le battute, non seguono il copione, non seguono niente! Ma posso mai trascorrere il resto della mia vita a scrivere ‘sta storia?? Da quand’è che va avanti? 4? 5? 6 anni?? *riceve pacca sulla spalla da Dohko, cavaliere del suo segno, sapendo, esattamente, cosa significa*

Ok. Ritorno seria.
Se avete bisogno di delucidazioni (Aaaaaaaaaaaaahahahahahahahahahahahahahahah :’D ), chiedete e vi sarà dato.

Ho letto i vostri commenti e giuro solennemente che vi risponderò. Datemi solo il tempo di capire che sono ritornata a vivere.

Grazie per le 45 persone che preferiscono.
Le 29 che seguono.
Quello/a che si ricorda.
TUTTI voi, anime belle, anime pie, anime buone, che vi sottoponete allo strazio di questa storia infinita che sta apprestando a concludersi ma che in realtà non è finita. *Scansa l’ennesimo attacco di Milo, prendendo a correre verso la Tredicesima casa*

Per eventuali cose del tipo: Ma cos’è? Ma com’è? Ma non stava lì? Ma non doveva andare così? Ecc, ecc, ecc… tutto, ma proprio tutto, verrà spiegato in seguito (seguito, seguito, seguito…).

Scusate
infinitamente per il ritardo.

Senza pretese.
HOPE87






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Capitolo 40
*** Awakening ***



                                                                                                          
Awakening















   - ALLONS ENFANTS DE LA PATRIE… LE JOUR DE GLOIRE, ET ARRIVE’! - .
   - Milo… - .
   - CONTRE NOUS DE LA TYRANNIE, L’ETENDARD SANGLANT EST LEVE’! - .
Camus sospira, roteando gli occhi per poi chiuderli, non potendo reagire altrimenti a causa della momentanea immobilità che lo costringe a letto. In altre circostanze mi avrebbe già tirato un pugno per aver osato “stuprare” la sua lingua madre.
   - Hai finito? – chiede speranzoso, sollevando un sopracciglio, scettico.
   - Solo perché il mio pubblico è troppo esigente! – replico, facendo il finto offeso, spingendo in avanti le ruote posteriori della sedia a rotelle su cui mi è stato consigliato di spostarmi per il momento, avvicinandomi in prossimità di un tavolo su cui sono poggiati dei bicchieri di plastica ed un succo di frutta all’ananas.
   - Vuoi bere? – gli chiedo, sollevando il tetrapack per farglielo vedere, tentando di dissimulare una fitta che mi attraversa improvvisamente lo stesso braccio.
Lui si limita a scuotere la testa, riprovando a chiudere gli occhi per riposarsi, trovandosi poi costretto a rispalancarli, infastidito, a causa del solletico che ho preso a fargli, leggermente, sotto ai piedi.
   - Ma che diavolo fai?! – sbotta, mentre io scoppio a ridere senza ritegno, andando a sbattere con lo schienale della carrozzina contro un muro posto alle mie spalle, emettendo un lamento improvviso per il dolore acuto che ho fatto inevitabilmente provare alla testa, nel farle subire la stessa sorte della carrozzina.
   - Che scemo… - pronuncia Aquarius prontamente, mettendosi a ridere, interrompendosi subito a causa delle fitte al torace, continuando però a mantenere il sorriso.
   - Che sta succedendo, qui? – esclama, ovviamente, la Dottoressa che monitora i nostri progressi, spalancando la porta e conducendo immediatamente gli occhi alla crepa creatasi nel muro, a causa mia.
   - Mi sono rotto la testa! - .
   - Si è rotto il muro. – esclamiamo rispettivamente io e Cam, all’unisono, guardandoci e scoppiando a ridere di nuovo, mentre l’Acquario tenta di seppellire la sua risata signorile dietro una mano, causandosi ancora più dolore alle cicatrici in via di guarigione.
   - Le ho già detto che il suo amico ha bisogno di riposo… - mi rimprovera lei, non dopo averci guardati in cagnesco entrambi. – E ne ha bisogno anche lei, Milo! – conclude, portandosi due ciocche di capelli biondi dietro alle orecchie e raggiungendomi sui suoi tacchi a spillo, più che decisa a sbattermi fuori di qui.
   - Oh… si preoccupa per me… potrei avere un arresto cardiaco in questo preciso istante, cara… - la provoco suadente, cercando di sedurla.
   - Per la cronaca, c‘è mancato poco che non l’avesse sotto anestesia, caro. Quindi smetta di sottovalutare la situazione e si comporti da degente disciplinato! -.
Per quanto Milady possa essere azionista all’ottanta per cento di questa struttura privata che si occupa di strapparci alla morte con ogni mezzo quando ci capita, riservandoci un’intera ala dell’ospedale, dubito che il personale sia a conoscenza del Santuario, dei cloth e del cosmo. Non abbiamo tempi di recupero equivalenti a qualsiasi altro essere umano, noi. Possiamo sì, subirne le stesse sorti. Ma recuperare nel più veloce tempo possibile.
   - Perché non viene lei a disciplinarmi nella mia camera, Dottoressa… - la provoco, sollevando la testa per osservarla in volto mentre spinge la mia carrozzina oltre la porta della stanza di Camus, vedendola assumere un cipiglio minaccioso per poi sobbalzare spaventata, come me, a causa di un tonfo sordo, rivolgendo gli occhi verso… AAAAAAAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH…
   - Ehi, ragazzi, tutto a posto? Vi siete fatti male?? – chiede un preoccupato Aldebaran ai due fisioterapisti stramazzati a terra, ai suoi lati, sotto al suo peso. Non hanno ancora capito che devono inventare ausili a parte per Taurus… sarà almeno il quinto deambulatore che distrugge!
   - Dottoressa! – chiama la donna che è alle mie spalle Aldebaran, seriamente preoccupato, facendomi venire le lacrime agli occhi, vedendo poco dopo l’invocata accorrere in soccorso dei due malcapitati, chiamando a gran voce l’intero personale infermieristico per farsi aiutare a rimettere in piedi Aldebaran, palesemente mortificato per l’accaduto.
   - IO NON CE LA FACCIO PIU’! – si sente urlare alla fine del lungo corridoio da una voce apparentemente femminile, seguita da un rimbombo assordante dovuto ad una porta sbattuta con forza, poi riapertasi e lasciata tale. Solo poco dopo si vede avvicinarsi la figura di un’infermiera dall’aria non più giovane, dall’aspetto tarchiato e robusto, espressione feroce dipinta in volto. – E i gelsomini no perché non sono di stagione, e i gigli no perché non siamo al cimitero, e le margherite no perché non siamo a pascolar le mucche… Gliele ho portate, quelle benedette rose! Gliele ho portate! - .
… Solo allora, comprendo a chi possa starsi riferendo.
   - Gialle, rosse, bianche, fucsia, nere-grigie-bordeaux! MA NON VA BENE! – esclama la stessa infermiera, andando in escandescenza in prossimità della camera di Aiolos, che la guarda stralunato - sulla sedia a rotelle anche lui, gamba destra ingessata, quattordici punti alla mano destra - scuotendo la testa, comprendendola. – NON VA BENE! – urla di nuovo, facendo incassare la testa tra le spalle a Seiya, venuto fuori dalla sua camera nel momento sbagliato, trovandosi costretto a gemere per il collo ingessato. – NON VA MAI BENE! – conclude, disintegrando tra le dita dei boccioli di quelle che presumibilmente dovevano essere rose, sparpagliandole per tutto il corridoio, il volto rosso, la giugulare in evidenza, sotto agli occhi della Dottoressa, Aldebaran e dell’intera equipe che stava tentando di cimentarsi nell’impresa di sollevarlo, fermatisi tutti a guardarla.  – IO MI LICENZIO! - .
   - MA NO! – partiamo in coro io e molti altri, vedendola scoppiare in lacrime nel bel mezzo del corridoio, venendo stretta poi tra le braccia del cavaliere di Andromeda che, conciliante, l’invita a non prendersela in quel modo.
   - Che se le inghiottisse, se non gli piacciono! – urlo, abbastanza forte affinchè il diretto interessato riesca a sentirmi, iniziando ad avanzare con la carrozzina in prossimità della donna che ha fatto scoppiare in lacrime. L’animale.
   - Guarda che ti ho sentito, Milo! – arriva infatti subito dopo dalla camera in fondo al corridoio.
   - Vedi di piantarla, Pisces! – gli urlo di rimando io, tirando su da terra qualche petalo dei fiori precedentemente martoriati e lanciandoli nel vuoto con violenza, stizzito. Qui nessuno può ancora usare il proprio cosmo come vorrebbe. Dove cazzo vuole che crescano dei fiori come quelli che ha dietro alla sua casa? Tsk! Ops
Faccio per allontanarmi velocemente dalla porta dinanzi a cui ho sostato, ma la persona che vi fuoriesce risulta essere più veloce di me… cosicchè poco dopo mi trovo seduto addosso una bella fanciulla in divisa bianca… dal volto piuttosto disgustato e spaventato…
   - Maiale! – urla in direzione della camera da cui è appena scappata via, voltandosi poi, completamente imbarazzata, verso di me. – Mi scusi! Io non intendevo… - .
   - Ma ci mancherebbe! – esclamo, cogliendo la palla al balzo. – Stia pure comoda… - proseguo, continuando a vederla fissare l’interno della camera con la stessa espressione di prima. – Cos’è successo? - .
   - Ogni volta che io o una mia collega va a fargli un prelievo… - arrossisce… dandomi perfettamente modo di capire di cosa stia parlando. – Ogni benedettissima volta! – esclama nauseata, seguita subito dopo da una delle risate sinistre di Death Mask, a cui, ovviamente, si sta riferendo.
Guardo in quella tana malefica giusto in tempo per vederlo sorridere allusivamente all’infermiera, facendole poi un saluto con la mano, apparentemente innocente.
Mi allungo, con ancora lei in braccio, verso la porta, chiudendogliela solo dopo aver alzato il medio nella sua direzione.
   - Dove posso portarla, signorina? – le chiedo, iniziando a spingere le ruote, vedendola imbarazzarsi nuovamente, ma in modo completamente diverso da come v’era riuscito quel bastardo di Cancer, riuscendo a strapparle anche un sorriso. Lei fa per dire qualcosa in merito a quanto sia poco opportuno, ma io, scherzosamente, insisto. – Mi hanno detto di deambulare solo in presenza di personale qualificato. Lei mi sembra più che qualificata… come ha detto di chiamarsi? - .
E’ a quel punto che lei sfoggia un sorriso sornione, di quelli che lasciano intendere di aver compreso. Ma quando sto per proseguire la mia conquista, mi accorgo di essere praticamente sotto lo sguardo di tutti i cavalieri prima presenti in corridoio, escluso il personale ospedaliero.
Milady e Ganesha sono davanti a noi. L’una con l’espressione stanca, affranta. L’altro con una del tipo: “come-se-non-fosse-successo-nulla”.
Nemmeno mi accorgo che l’infermiera se la sia defilata, nel sentire con le mie orecchie le paroline magiche tanto attese da interi giorni, trascorsi tra preghiere, silenzi e brevi e banali siparietti per allentare un po’ la tensione.
Terapia intensiva.
Ci sono delle nuove.
   - Si è svegliato. – pronuncia Saori, non facendo propriamente comprendere chi dei due ce l’abbia fatta.


************************

Kiki sistema il vaso contenente i fiori in prossimità della finestra, dandosi così modo di ripulire il comodino dal terreno e dai petali dei fiori appassiti precedentemente, premurandosi di risistemare il primo al proprio posto, non prima di avergli cambiato l’acqua. Poi avvicina l’unica sedia della camera al letto del fratello e, sedutoci vicino, si appoggia al letto con entrambe le braccia. Sfiorandolo di tanto in tanto, parlandogli della sua giornata. Del tempo. Degli ultimi progressi fatti.
   - Gli hanno detto che può sentirlo, e lui non se l’è fatto ripetere due volte. -.
Volto la mia figura lentamente verso Shaka, in piedi, al mio fianco, scorgendolo avere gli occhi schiusi, stanchi, vuoti, rivolti alla figura del cavaliere della prima casa, disteso nel letto della camera che gli hanno destinato.
   - L’operazione è durata diverse ore… aveva perso molto sangue. Siamo arrivati in tempo. – pronuncio, lasciandomi sfuggire un lieve sospiro di sollievo, seguito da un sorriso accennato, voltandomi nuovamente verso il cavaliere della sesta, ora con gli occhi rivolti alla sacca contenente il sangue utilizzato per la trasfusione fatta a Mu.
Poi si volta, Shaka, prendendo ad avvicinarsi alle sedie d’attesa poco distanti, scegliendone una e adagiandovi, lentamente, sopra, non senza che una fitta di dolore gli attraversi il viso fasciato da un bendaggio volto ad avvolgergli il capo. Un braccio legato con un sistema simile al collo. Il costato ricoperto uguale.
L’infermiera che era andata a rilevargli i parametri ha lanciato l’allarme che si fosse risvegliato solo qualche ora fa. Ma a giudicare da come l’hanno trovato – seduto al centro del letto, nella classica posizione del loto, in piena fase meditativa – il suo risveglio dev’essere avvenuto sicuramente molto tempo prima. Inutile dire come ci sia rimasto il personale ospedaliero nel trovarlo a quel modo, dopo le pessime condizioni con cui l’avevano ricoverato.
   - Dohko, di lei non si sa niente ancora? – mi chiede improvvisamente Milo, avvicinandomisi con la sua carrozzina, seguito a breve distanza da Aioria e Shura, il primo dei quali va a prendere posto accanto a Shaka, facendo attenzione a non piegare troppo il ginocchio sinistro, come gli è stato raccomandato, il secondo osservandosi di tanto in tanto la mano erta più volte ad excalibur, completamente ingessata.
Faccio qualche passo anch’io, aiutandomi con le stampelle, andando a sedermi di fronte a Shaka, di cui scruto l’espressione, ma il cui volto è ritornato impassibile, l’aria mite, gli occhi chiusi.
Se non ha perso tempo appena ridestatosi, immergendosi nella meditazione nonostante le sue condizioni fossero appena migliorate di un po’, è stato senz’altro per avere informazioni su Reiko e Mu.
   - No. – mi limito a pronunciare, sospirando profondamente di nuovo, sentendo un cigolare sinistro avvicinarsi a noi.
   - Scusate! – chiede mellifluo Aldebaran, incassando la testa tra le spalle per il rumore provocato con i deambulatori avvicinandosi, prendendo, stavolta, a sollevarli entrambi, guardandosi continuamente attorno, finchè non ci raggiunge.
   - Scusa, e a che ti servono? – gli chiede bonariamente Milo, indicando col capo i due ausili sfruttati dal cavaliere della seconda casa per spostarsi.
   - Io riesco a camminare anche senza. Ma non vogliono. – gli risponde Aldebaran, continuando a guardarsi attorno, alla ricerca di qualche camice bianco che possa riprenderlo.
   - Stamattina sei caduto, però. – gli fa notare giustamente Aioria, cogliendolo visibilmente in fallo. – Non strafare, Al.- .
   - Piuttosto, dov’è la tua dolce metà? – chiede Milo ad Aioria, cambiando discorso, comprendendo l’imbarazzo provato da Aldebaran a causa dell’osservazione fatta dal cavaliere del leone.
   - Oggi ha avuto un po’ da fare, la sua dolce metà. - .
Ci giriamo tutti, eccetto Shaka, in direzione del cavaliere dell’Aquila, neo arrivata… trovandoci tutti costretti a far compiere un veloce, brusco movimento ai nostri colli a causa di un particolare che non ci aspettavamo minimamente di trovare…
   - Marin! – esclama infatti il cavaliere del Leone, dopo essersi ripreso dallo sgomento.
   - Aioria. – replica tranquillamente la guerriera, continuando ad avanzare nella nostra direzione. – Prego, signori, non temete. E’ rischiarata l’alba di un nuovo giorno, stamattina, al Santuario. La legge che obbligava le sacerdotesse guerriere ad indossare una maschera, pena il relativo obbligo nel dover donare il cuore o togliere la vita all’uomo che vi avrebbe guardato oltre, oggi è stata ufficialmente abrogata! - .
   - Che cosa?! – chiede Aioria, completamente preso alla sprovvista, mentre le mie sopracciglia scattano verso l’alto, insieme a quelle di qualcun altro, sorpreso. – Ma come… - .
   - Ecco. – pronuncia dopo un po’ Marin dell’Aquila, estraendo quello che a primo acchito sembrerebbe un foglio di carta, considerando che non posso voltarmi a guardare. – Per evitare qualsiasi cosiddetto beneficio del dubbio, qui vi è la firma apposta in calce di Lady Saori Kido. Alias Dea Athena. – pronuncia in modo più gioviale alla fine, strappandomi un sorriso.
   - Permetti, Cavaliere? – le chiedo cortesemente, allungando una mano alle mie spalle per invitarla a farmi vedere quel foglio.
   - Certo, sommo Dohko! – esclama entusiasta, passandomelo subito, dandomi così modo di appurare la veridicità dei fatti. Anche se l’unico dubbio che avevo è che davvero Milady avesse potuto acconsentire a una cosa del genere.
   - Le mie congratulazioni, Sacerdotessa guerriero – pronuncio voltandomi verso di lei, battendo le mani per sottolinearne il riconoscimento, ricevendo in risposta uno splendido sorriso di gratitudine.
   - Come puoi essere d’accordo, Dohko?! - .
   - Oh, andiamo Leo. Sappiamo tutti quanto fosse ridicola quella legge! – la butto sul ridere, ricevendo in risposta uno sguardo se possibile ancor più stralunato. – Brave. – sancisco, ritornando a rivolgermi a lei.
   - In realtà è tutto merito di Reiko… - si lascia sfuggire il cavaliere dell’Aquila, abbassando lo sguardo, trovandosi forse per la prima volta in assoluto a dover gestire il manifestarsi delle proprie emozione in volto. – Ci eravamo incontrate diverse volte io, lei e le altre sacerdotesse guerriero per trovare un modo valido per esporre le nostre richieste e motivazioni a Milady… aveva una bella inventiva. - .
Palesemente in difficoltà, riprende ad esternare la sicurezza che la contraddistingue solo dopo un po’.
   - Ha una bella inventiva. – si corregge, dondolando lievemente sulla gamba destra, in chiaro segno di voler prendere le distanze dal cavaliere della sesta, al lato opposto. – Prima sono passata a trovarla per darle la bella notizia. Ci abbiamo lavorato così tanto su, che ho subito pensato dovesse essere la prima, tra le altre, a saperlo… - .
   - E brave! – la interrompe Milo, nel momento meno adatto, iniziando a prenderla in giro. – Quando il gatto non c’è… Quale migliore momento per approfittare della debolezza della Dea? - .
   - Ma? – le chiedo prontamente, sperando non raccolga la provocazione di Milo, interrompendo il filo del discorso.
   - Ma non ho potuto farlo… - riprende infatti, per fortuna, Marin, non prima di aver guardato in cagnesco Scorpio. – Perché l’equipe addetta al suo monitoraggio non lo ha ritenuto opportuno. - .
Impercettibilmente, il volto di Shaka, rimasto completamente impassibile per tutto questo tempo, sembra subire un lieve turbamento.
   - Per quale motivo? – le chiede stavolta Aioria, esponendo le perplessità di tutti.
Solleva le spalle, Marin, chiudendosi in se stessa. Con ogni probabilità vorrebbe trovare altre parole di quelle che le vengono in mente. Ma non ne trova.
   - Il dottore ha detto che è stata agitata piuttosto frequentemente negli ultimi due giorni… - .
   - Agitata? – chiede, a ragione, Milo, ora palesemente turbato.
Reiko è stata portata qui in uno stato identico se non peggiore di quello di Mu. Hanno dichiarato coma reversibile anche per lei. Ecco perché risulta a tutti assurdo sentire che sia stata agitata… equivarrebbe a dire che, a quanto pare, stia ritornando, attraverso chissà quale strada, cosciente.
   - Mi hanno spiegato che l’elettrocardiogramma ha subito diversi picchi durante l’arco della giornata, ma non hanno saputo attribuire la tachicardia a niente in particolare… - .
   - Beh, questo è ovvio. – mi sento di risponderle io, sorridendole bonariamente. I medici trattano la scienza, non il cosmo.
D’un tratto, il cavaliere della Vergine abbandona il posto che aveva occupato, sorprendendoci tutti.
Nessuno tenta di chiedergli dove stia andando.
   - Shaka, perché non usi una di queste? – osa solamente proporgli Milo, battendo le mani sui braccioli della carrozzina su cui è seduto per indicarla, temendo probabilmente per il colorito molto più pallido del solito di Virgo, e per la sua andatura claudicante, che più di tutto, con ogni probabilità, lascia basiti tutti. Nessuno è abituato a vederlo in difficoltà.
   - Non preoccuparti della mia persona, Milo. – .
… Come lui non è abituato ad ammettere di esserlo.
E’ a quel punto che il cavaliere di Scorpio cambia espressione, sollevando i palmi delle mani a di scusa, sarcastico.
   - Non sia mai, Shaka. Scusa anche solo per aver osato pensarlo! - .
Mi volto a guardarlo in cagnesco, affinchè percepisca l’ammonimento. E’ sarcasmo gratuito, quello che gli sta offrendo. E lo sa.
   - Era fuori luogo, Milo. – pronuncia con sincerità il cavaliere della quinta casa, non appena Shaka è ben lontano da noi.
Scorpio non risponde, tenendo lo sguardo basso, con un’espressione tra il menefreghista e il colpevole stampata in volto.
   - Non puoi pretendere sia diverso da com’è… - aggiunge saggiamente Aldebaran, interpretando perfettamente i pensieri dello Scorpione. – Shaka non verrà mai a parlarti dei suoi problemi o anche semplicemente di quello che gli frulla per la testa come facciamo noi. Lo conosci, no? - .
   - Potrebbe fargli bene – replica Milo, senza abbandonare l’espressione precedente.
   - O potrebbe fargli ancora più male… - cerco di farlo ragionare io, ottenendo, stavolta, i suoi occhi alzarsi, andando ad incontrare i miei. Consapevoli.


****************************

Sapevo che le condizioni in cui riversava non fossero delle migliori. L’ho percepito subito, appena ridestatomi, ma ho voluto ugualmente accertarmene personalmente, cercando di entrare in contatto con la sua persona… fallendo.
Il mio spirito è ancora scosso, sebbene faccia fatica ad ammetterlo. Lo urla il mio corpo, arrancante ad ogni passo. Mi risulta difficoltoso anche solo il semplice atto di respirare, accentuato dal temere che il suo possa arrestarsi.
Temere.
Fossi davvero in me, non avrei mai osato formulare un verbo così tanto estraneo, alla mia persona. Neanche lontanamente.
Presto il turbinare dei miei pensieri subisce un brusco arresto.
La camera che mi era stata indicata appartenerle… è vuota.
Faccio scorrere gli occhi in lungo e in largo, sostando a lungo sulla porta aperta e lasciata tale.
Tutti i supporti per la respirazione giacciono a terra, poco lontani dal letto, disordinati.
L’elettrocardiogramma risulta piatto, emettendo un rumore sordo.
Dall’ago lasciato sul letto, goccia dopo goccia, il sangue trasfusionale fuoriesce incontrastato, sporcando le lenzuola immacolate, allargandosi su di esse a macchia d’olio.
Possibile nessuno se ne sia accorto? Mi chiedo… intravedendo solo dopo dei piedi spuntare al di là di un paravento posto poco distante dal letto.
E’ li che scorgo un uomo in camice bianco riverso a terra, tra diversi fogli, su cui mi piego subito, con non poche difficoltà, per accertarmi del battito del suo polso.
E’ solamente svenuto, ho modo di appurare con un certo sollievo… trovandomi poi a voltarmi, avvertendo una presenza alle mie spalle.
   - Dov’è? - .
Non mi è mai apparso tanto allarmato, il dio Ganesha, ancora nel corpo dell’uomo con cui ha condotto la battaglia che ci ha visti tutti protagonisti.
   - Lo ignoro. Ma non può essere andata lontano. - .
Il dio indiano abbandona la stanza poco prima che pronunci la seconda frase, lasciando che innumerevoli dubbi mi assalgano.


***********************

   - Cos’è tutto questo fracasso? – chiede improvvisamente Aioria, dando voce con ogni probabilità al pensiero che è balenato in mente a tutti quanti, nell’udire diverse persone urlare e diverse porte sbattere.
   - Ehi. – interviene Aldebaran, mentre siamo tutti in allerta, a sentire che succede. – Ma quella di cui stanno urlando, non è la stanza di Reiko? - .


   - MUOVITI AL! A DESTRA, A DESTRA, A DESTRA! – urlo al cavaliere del Toro, in piedi, alle mie spalle, autista improvvisato della mia carrozzina.
Quando abbiamo capito cosa stava succedendo abbiamo provato tutti a muoverci, chi in un modo, chi nell’altro, ma ultimamente gli scatti felini non sono proprio il nostro forte. Dohko stava per impalarsi sulle sue stesse stampelle, Aioria stava spezzandosi la gamba che gli era stato raccomandato caldamente di non muovere e Shura, complice l’istinto da Saint, ha provato ingenuamente a invocare il cosmo in corrispondenza della sua Excalibur, trovandosi immediatamente dopo ad urlare come chissà cosa a causa del dolore lancinante autoprocuratosi.
E’ bastato che io e Taurus ci guardassimo per capire cosa fare.
Lui ha lasciato perdere i suoi deambulatori ed io mi sono messo alla sua mercè, fungendogli da ausilio e sfruttando le sue gambe, considerando che le mie sono ko. Ora stiamo cercando di non andarci a schiantare contro i muri che incontriamo svoltando ogni angolo e, sebbene i movimenti di Al, purtroppo, sono troppo scordinati, finora siamo riusciti a non ammazzarci.
Poi, finalmente, la vedo.
Il corpo incredibilmente magro, pallido, coperto dalla sola biancheria intima, qualche fasciatura a coprirgli gli arti, quasi mimetizzatesi con la pelle, a causa del colore incredibilmente simile.
Un braccio percorso da una scia di sangue. I piedi nudi. La testa interamente rasata. Gli occhi spalancati all’inverosimile, circondati da delle occhiaie particolarmente pronunciate. L’espressione stravolta da qualcosa d’indefinibile.
Ridotti in questo stato, non possiamo usare il cosmo. Ma possiamo ugualmente percepirlo. E da lei, in questo momento, non ne proviene alcuno.
   - Al mio tre! – esclamo a Taurus, avvertendo le ruote della sedia a rotelle stridere sul pavimento all’ennesima sterzata. – TRE! – urlo dopo essermi portato sul bordo del sedile, tirando poi entrambi i freni, ancora in corsa, preparandomi a darmi lo slancio al momento opportuno, che arriva subito. Impreparato, Aldebaran si abbatte con tutta la sua stazza sulla sedia a rotelle, dandole una botta capace di farmi letteralmente volare su da essa, atterrando, fortunatamente, su Reiko, com’era da piano, sottraendola a quegli infermieri che, alle sua spalle, la stavano rincorrendo da un pezzo, calmante da cavallo alla mano.
   - Placcaggio riuscito! – urlo al mio collega, entusiasta, sovrastando la ragazza con l’intero mio peso… trovandomi poi improvvisamente sotto di lei, senza che riesca anche solo lontanamente ad immaginarmelo… - Cazzo! – impreco, trovandomi paradossalmente a dover gestire una forza fuori dal comune, completamente inaspettata, che, a causa delle mie pessime e ridicole condizioni, quasi non riesco a contrastare. – Reiko! – urlo, avvertendo le sue braccia cercare di divincolarsi dalle mie e le sue gambe fare lo stesso… facendomi un male cane, che mi porta ad urlare più volte dal dolore.
   - Tutto bene? – sento chiedere cautamente da Aldebaran poco lontano, rovinato a terra dopo aver distrutto col suo peso la carrozzina, al quale rispondo subito di non preoccuparsi.
   - Reiko! – riprovo, cercando di stabilire un contatto visivo con lei, i cui occhi sono incredibilmente sbarrati, incredibilmente vuoti… Talmente vuoti da farmi venire la pelle d’oca. Talmente vuoti da farmi compiere un gesto di cui mi pentirò per tutta la vita.
All’impatto col palmo della mia mano, il volto di Reiko subisce un brusco movimento, che la porta a girare la testa di scatto, facendola temporaneamente fermare, dandomi giusto il tempo di riafferrarle per bene le spalle, la schiena, di condurre, con un dolore lancinante, le mie gambe sulle sue, per bloccarla completamente su di me, prima che riprenda ad agitarsi, come, chiaramente, fa.
   - Sono io, Milo! – ritento, vedendola, finalmente, indugiare. – Sono io – riprendo, addolcendo il tono della voce, avvertendola distendersi un po’. – Sono io, dolcezza… calmati. -. E sembra ascoltarmi, smettendo completamente di agitarsi. Sguardo perso nel vuoto. Dita di entrambe le mani incrociate con le mie. - Sei all’ospedale… calmati adesso. Respira… - .
E, incredibilmente, reagisce.
Si distanzia quel tanto che le basta a sistemarsi meglio su di me, andando a circondare con le gambe il mio bacino, stendendosi completamente sul mio corpo, poggiando la testa sul mio torace.
Dissimulo un sospiro di sollievo perché temo che, con lei così tanto appiccicata a me, riuscirei a turbarla.
   - Non.Osare. – scandisco minacciosamente all’infermiere raggiuntoci, che stava per iniettarle del calmante. Non potrò usare il cosmo, non avrò l’armatura e nemmeno l’aspetto adatto a incutere timore. Ma fortunatamente lo sguardo mi è rimasto. E quello è bastato ad allontanarlo subito.
A questa vicinanza… non ho il coraggio di guardarla.
Non per il fatto che sia seminuda, non perché sia stesa su di me. Questi sono pensieri che oserei tranquillamente definirei incestuosi.
Quanto… il modo in cui tutto ciò che è accaduto… l’abbia completamente stravolta.
   - Non riuscirò mai a capirvi. – pronuncia improvvisamente una voce alle nostre spalle, che io riesco solo poco dopo ad identificare come quella di Ganesha, che ci sovrasta, in tutta la sua altezza. – Voi esseri umani siete… assurdi. -.
Dopo quell’espressione di infinità bontà, il dio indiano si allontana da noi, non prima di averci guardati da capo a piedi, sorriso ironico a sottolineare la nostra inferiorità.
E pensare che qui vi è quella che si è aperta il fondoschiena per il sederino della venerabile mamma.
   - Dov’è Mu? - .
Spalanco gli occhi, completamente preso alla sprovvista, cercando di calmarmi affinchè lei non senta il mio cuore battere forsennatamente.
   - Dov’è Mu? – chiede di nuovo, con una voce talmente flebile da farmi dubitare di averla udita, dandomi così il tempo di deglutire, cercando le parole giuste che in questo momento faccio fatica a trovare.
   - E’ vivo, Reiko. – dico quasi con un fil di voce, attento a scandire meticolosamente le parole. – E’ sott’osservazione – mi concedo di dirle. – Conciato un pochino maluccio. – decido di confessarle. D’altronde non è stupida. Ed io non la considero tale. – Ma è vivo. – concludo, lasciandomi andare ad un sospiro di sollievo, prendendo a carezzarle lentamente, in modo dolce, la schiena. – Vuoi vederlo? - .
Non ho idea di quanto tempo trascorra, in attesa di una risposta che no, non arriva.
Alla fine mi decido ad abbassare il viso, quel tanto che mi basta a poter osservare il suo, sentendomi un brivido attraversarmi la schiena.
Reiko non si è mossa di un solo millimetro. Espressione assente. Volto imperturbabile. Sguardo vuoto.





















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Angolo dell’autrice…

Sì, sì, sì. Lo so.
Non ditemi che faccio o 1 o 90. Lo so da me.
D’altronde le scelte erano due: o aggiornare quanto prima, pur non lasciando trascorrere che qualche ora tra un capitolo e l’altro, o aggiornare ad agosto. Dopo gli esami, il tirocinio, la fine della vita sociale.
Mi auguro che saputo questo siate più contenti
J

Passando alle cose serie, ho un annuncio importante da darvi *rullo di tamburi*: il prossimo, sarà l’ultimo capitolo di Somebody – The begin.
Siccome sarà bello tosto, avevo pensato di non inserirvi, come faccio di solito, l’angolo autrice. Ma limitarmi solamente a titolo e contenuto. Voglio che parli da solo, che siate voi a trarne o meno significato.

Proprio per questo motivo, ho deciso di ringraziarvi tutti, ma proprio tutti, adesso. Non perché sia corretto, non perché lo fanno tutti, non perché vi è dovuto. Ma perché è una cosa che sento terribilmente di voler fare e che già so non riuscirò a fare come vorrei.
Ringrazio chiunque si sia accostato a questa storia con curiosità, con noncuranza, con scetticismo, con entusiasmo. E vi sia rimasto.
Ringrazio tutti i preziosi commenti che avete lasciato ai capitoli, spettatori interattivi di una trama – lo ammetto – abbastanza difficile da portare avanti.
Il mio intento primario era – l’ho già detto e lo ribadisco – scrivere una storia sull’incredibile opera di Saint Seiya “stravolgendola” solo e unicamente nel punto di vista che di lei si possa avere. Umanizzandone i personaggi, rendendoli “reali”, più vicini a noi. Per questo mi scuso se qualcuno possa aver urlato all’OOC in certi casi. Ma i personaggi hanno subito una crescita e una trasformazione insieme alla protagonista di cui io stessa, più volte, mi sono sorpresa, a tal punto di scrivere, cancellare e riscrivere dei pezzi, convinta che fosse “troppo”, che stessi azzardando “troppo”. Ho lavorato sui personaggi, scavandoci a fondo, traendone, alla fine, una mia particolare interpretazione. Una conseguenziale interpretazione di ciò che sarebbe stata la loro “trasformazione” se
Gioia e giubilo, quando ho scoperto che molti di voi condividevano il mio stesso punto di vista.
Quindi, GRAZIE.
Grazie per aver amato questa storia quasi quanto abbia amato io scriverla, sebbene a volte mi sia vista costretta a interromperla.
E mi sto dilungando svisceralmente perché questa è la prima storia, in tutta la mia vita, che sia riuscita a portare a termine.
Ha un valore affettivo che fatico ad esprimere a parole.
Per questo la chiuderò qui, dandovi appuntamento alla prossima. Semmai ci sarà. Semmai mi riterrò in grado di poter fare di meglio. SEMPRE senza alcuna pretesa.

Un enorme abbraccio e un grazie di cuore.

HOPE87

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Capitolo 41
*** Airplanes ***


“Can we pretend that the airplanes
in night sky are like shooting stars?
I
could really use wish right now, wish right now, wish right now
Can we pretend that the airplanes
in night sky are like shooting stars?

I could really use wish right now, wish right now, wish right now…”
(Hayley Williams – Airplanes)                    

 

 

 

 

 

 

 

                                                Airplanes







Inspiro profondamente, infondendomi quel coraggio che in altre circostanze non mi è mai mancato, evitando accuratamente gli sguardi di tutti quelli che in questo preciso momento ci stanno guardando. Chi sorpreso, chi sollevato, chi sgomento, chi preoccupato. Chi incredulo.
Non l’avevano ancora vista e molti, al nostro avvicinarsi, si sono condotti una mano alla bocca, spalancato quest’ultima, stropicciandosi gli occhi, con l’intento di coprirli. Le rare volte che il mio sguardo li ha beccati sottecchi, ho mancato di invitar loro a defilarsela. C’è troppa gente, qui. Ed io non so ancora come accidenti abbia fatto nel riuscire nel mio intento.
Dopo essermi assicurato che si fosse calmata, l’ho invitata ad alzarsi… e lì è arrivata la prima fatica. Mi si era praticamente appiccicata addosso, ed io non ho avuto le forze sufficienti ad allontanarla da me. Mi son tirato su a sedere, con lei completamente abbracciata al mio corpo, cercando un modo che consentisse di aiutare entrambi.
Poco dopo, Dohko ha fatto capolino nel corridoio dove ci eravamo fermati bruscamente noi, osservando attentamente la situazione, valutando, poi, di avvicinarsi molto cautamente. Complice un mio sguardo.
Quando ci è giunto abbastanza vicino, con non poche difficoltà, si è abbassato, senza curarsi di dissimulare una smorfia di dolore, riponendo le stampelle distanti sufficientemente da non fungergli da intralcio.
L’ha salutata. Con tono dolce e basso. Le ha detto ciao e ha pronunciato il suo nome, chiedendole se si ricordasse di lui.
Lei non ha detto niente. Non una parola, né una sillaba. Niente di niente.
Il cavaliere di Libra si è allora sbilanciato, osando. Con la stessa cautela con la quale si è rapportato a lei, ha provato ad allungare una mano, lentamente, verso la sua testa, per farle una carezza.
Solo allora lei ha reagito. Si è letteralmente accartocciata su se stessa. E sul sottoscritto. Un fascio di nervi teso, il battito che correva impazzito.
Ho istantaneamente fatto cenno di no a Dohko con la testa, e lui non se l’è fatto ripetere due volte. Le ha chiesto scusa e, dopo averle rivolto un sorriso, si è allontanato, prendendo a guardarci da lontano, ad una distanza che consentisse a Reiko di “rilassarsi”. Così è tornata a respirare. Ed io con lei.
Sono seguiti poi dei momenti estremamente lenti ed estenuanti. Per tutt’e due.
Compreso che, momentaneamente, non si sarebbe lasciata avvicinare con ogni probabilità da nessuno, ho dovuto rimettermi in piedi.
Il suo braccio continuava a sanguinare e la sua pelle era diventata terribilmente fredda. Aggiunto il tutto al pallore e alle occhiaie che le marcavano gli occhi, sembrava uscita direttamente da un film di Rob Zombie. E con ogni probabilità lo sarebbe diventata veramente, se non mi fossi deciso a darmi una mossa.
Tutto sommato la sedia a rotelle mi serviva solo per evitare l’affaticamento. Non potrò certamente correre, ma camminare sì. Molto lentamente, aggiungerei.
Ma alla fine ce l’abbiamo fatta.
Dopo esserci alzati, l’ho convinta ad indossare perlomeno una camicia da notte. Di quelle bianche, sterili, che solitamente si trovano in qualsiasi ospedale, figurarsi in una clinica all’avanguardia come questa. Poi, esattamente come una bambina, l’ho presa per mano, facendomi seguire.
Arrivati in prossimità della camera di Mu, si è irrigidita di nuovo. Prima che corresse il rischio di bloccarsi, l’ho attirata a me, portandole un braccio ad avvolgerle le spalle, in modo tale che potesse appoggiarsi. Sentirsi protetta. Per quanto potesse riuscirci, nelle sue condizioni.
Aldebaran, poggiandosi cautamente al muro, passo dopo passo, ci seguiva a distanza. Davanti a noi c’erano tutti. O almeno così sembrava. Ma quando ho alzato gli occhi per accertarmene, Shaka non c’era.
Lei non ha sollevato la testa per un solo istante, continuando a guardarsi insistentemente i piedi, sguardo vuoto, come prima.
Anche adesso che siamo arrivati davanti al vetro divisorio della camera di Aries, non riesco a farle alzare lo sguardo.
Continua a fissarsi i piedi, preda di quell’abisso profondo che sembra averla risucchiata.
   - Eccoci. – quasi le sussurro, sentendo alle mie spalle qualcuno muoversi, inquieto. Riesco a malapena a scorgere uno pseudo riflesso di Aldebaran, che, pur trascinandosi lungo il muro, è arrivato silenziosamente. Alza la mano libera, Taurus, attirando l’attenzione dell’improvvisato pubblico, invitandolo ad allontanarsi, incitandolo a gesti più e più volte, riuscendoci, alla fine, portandosi anch’egli il più lontano possibile da noi, da lei, per lasciarle la privacy che sarebbe dovuto spettarle dall’inizio.
   - Vuoi entrare? – le chiedo allora, vedendola, sorprendentemente, alla fine, sollevare la testa, lentamente, andando a posare lo sguardo sul letto su cui giace Mu.
Senza che alcuna espressione le attraversi il volto, Reiko annuisce, stringendomi appena la mano, prima di separarsi da me, altrettanto lentamente. Poi si accosta alla porta, la apre e la varca, richiudendosela subito dopo alle spalle.
C’è una parte di me che non vorrebbe lasciarla da sola. L’altra invece sa che deve. Ed è questa, alla fine, che prevale, non senza qualche titubanza. Decido infine di allontanarmi da lì, non prima di essermi accertato e aver visto coi miei occhi che sia riuscita a sedersi, lì dove prima c’era Kiki.
Raggiungo le sedie d’attesa, trovandovi, sorprendentemente, seduti Camus e Hyoga. Di fronte a loro, Kiki siede fiacco, gli occhi spenti, sguardo rivolto alla punta delle sue scarpe. Passandogli di fianco, lascio che una mia mano si poggi sulla sua testa, scompigliandogli i capelli, senza suscitare alcuna reazione.
Non riesco a fare a meno di domandarmi cosa starà pensando.


*
***************************
 
Eccoci.
Non era esattamente questo il modo in cui ce l’eravamo immaginato, non è vero Mu?
Ridipingere le pareti della camera da letto della Prima Casa. L’ergere un memoriale degno di nota al tempio del maestro Shin. Andare a vedere l’Aurora Boreale. Fare l’amore in tutti gli angoli della casa in Jamir

Mi porto una mano allo stomaco, avvertendo improvvisamente un senso di nausea divorarmi le membra.

Fare l’amore… non riuscirai nemmeno a guardarmi… quando ti sarai svegliato…

Mi conduco rapidamente una mano a scacciare una lacrima da una guancia, stizzendomi perché sia riuscita a sfuggirmi.

Parvati è sparita, sai? Come una figura evanescente, un qualcosa che sembra non esser mai esistito…
Non una spiegazione, non una parola. Niente. Mentre ero in coma ho visto la sua figura più di una volta… in lontananza. Ma non era nitida. Più cercavo di focalizzarla, più si allontanava. Più cercavo di urlarle contro di darmi delle spiegazioni… di dirmi qualcosa… qualsiasi cosa… più la voce non mi usciva.
Mi sono svegliata in un bagno di sudore, consapevole che non c’era più. Ho aperto gli occhi sul soffitto bianco della camera in cui mi avevano sistemata, credendo di essere morta. Poi ho avvertito i rumori dell’elettrocardiogramma, che viaggiava impazzito, e mi sono staccata da dosso tutto ciò che mi teneva ancorata al letto… mentre la mente cercava di rimettere insieme tutti quei frammenti sparpagliati che con fatica cercava di ricomporre… e l’ho rivisto.
Quel tornando nero gigantesco… fuoriuscirmi dal petto… andando a raggiungere il cielo… enorme…
La sfera in cui ero stata segregata durante la resurrezione rompersi in mille pezzi… facendomi precipitare nel vuoto…
I tuoi occhi vitrei… la mano di Kalì che ti aveva attraversato il costato…
Ad un certo punto credo di aver urlato… o perlomeno di averci provato… di averlo desiderato. Ho iniziato a tremare convulsamente, continuando a lottare contro quell’infinità di tubi che mi avevano messo ovunque. Ad un certo punto credo anche di aver avvertito dolore ad un braccio, ma non me ne sono curata molto.
Mi sono guardata attorno terrorizzata, l’immagine di Kalì che mi rincorreva ancora nella mente… le sue braccia che si agitavano indemoniate a colpire a destra e a manca… mietendo vittime…
Ho vomitato, accasciandomi accanto al letto, rendendomi conto solo in quel momento che… desideravo uno specchio. Urgentemente, dove potessi guardarmi.
Ero casualmente entrata in contatto con la mia testa, nell’abbassarmi a rigettare… avevo capito che c’era qualcosa che non andava…
Così ho iniziato a cercarne uno, ma senza successo. Finchè non mi sono accorta che vi era uno vetro divisorio, in quella camera… un vetro divisorio che fungeva, appena un po’, da specchio… e l’ho vista.
Quella cosa eccessivamente magra, smunta… dal colorito grigiastro… le occhiaie profonde… gli occhi sbarrati, come quelli di un’orribile bambola di porcellana… dalla testa completamente… irrimediabilmente rasata.
Mi sono vista. Ed ho urlato di nuovo. Ho urlato e ho rivisto delle mani andarsi a squarciare la schiena, con l’intento di farne uscire qualcosa. Ho urlato e mi sono rivista compiere quel movimento. Ho urlato e non è uscito che un filo di voce, non potente come avrei voluto.
Mi è raschiata, ad un certo punto, la gola, ed ho tossito, lasciandomi cadere a terra, sulle ginocchia, cercando di portarmi le mani laddove avevo visto portarmele in quel ricordo… e le ho sentite…
Delle bende percorrermi il punto che avevo visto… individuato…
Le ho strappate con una rabbia cieca, una paura infinita… trovandole, infine.
Delle cicatrici lunghe, profonde, arrivarmi fin dove le mie dita non sono riuscite a giungere.
Non so quante lacrime abbia versato, sconvolta, finchè qualcuno non è entrato nella stanza, cogliendomi alla sprovvista. Ho reagito alla paura come un animale preda di un altro, aggredendo il mio predatore per cercare di avere la meglio, avvertendolo troppo tardi urlare, terrorizzato a sua volta.
Ho continuato a sbattergli la testa sul pavimento, in fondo alla camera, fin dove l’avevo spinto, fermandomi solo quando non ho sentito più la sua voce.
Combattendo un altro attacco di nausea sono corsa via, spaventata da come avevo reagito, orripilata per quello che avevo fatto… non curandomi minimamente dell’essere quasi completamente svestita… non riuscivo ad avvertire nemmeno il freddo delle mattonelle sotto ai piedi nudi che, invece, sto sentendo adesso.
Mentre correvo, Milo mi è venuto incontro… ed ho aggredito anche lui.
Non l’avevo riconosciuto, Mu.
Ha dovuto parlarmi più di una volta per convincermi che non fosse uno di quei thugs che vedevo continuamente rincorrermi, macete alla mano, espressione grottesca a dipingergli il volto… che sembrava sbucare da tutte le parti…
Milo mi ha definita “sotto shock”…
Io invece credo di essermi completamente persa, Mu.
Cammino in un corpo che non è più il mio… vedo cose che non ci sono, sento voci che non esistono più… ma la cosa che è stata più sconvolgente apprendere è che io… non sono mai stata io… niente di ciò che ho fatto è stato dettato dalla mia volontà… come un pupazzo di pezza lasciato in mani infantili che l’hanno usato a loro piacimento… abbandonandolo come uno straccio vecchio quando non hanno più avuto bisogno di lui…
Ti guardo giacere in questo letto e l’unica cosa che riesco a provare è ribrezzo verso me stessa. Nulla di ciò che fino a poco tempo fa definivamo amore, è rimasto dentro di me. Niente. Forse nemmeno l’ho mai provato per davvero, quell’amore di cui parlavamo. Sono stata manovrata dall’inizio alla fine, in una storia che tutti sapevano come sarebbe andata a finire… eccetto me.
Non riesco neanche più a ricordare il perché ci siamo tanto avvicinati, io e te… il senso di quei baci, di quelle carezze, di quelle parole sussurrate nella notte tra un affanno e l’altro… cosa ci dicevamo, Mu? Perché? Era tutto vero o è stato un sogno? Perché non riesco più a credere che sia reale. Che sia esistito. Che possa averlo provato. Un deserto, la mia anima. Quel cuore che batteva col tuo si fermato, Mu. Proprio quando avrebbe dovuto battere più forte… non si è rianimato neanche al ricordo delle parole sussurratemi quando Kalì ancora vagava incontrastata su questa terra…
Saresti potuto morire, e non sarebbe cambiato niente.
Non mi sono ribellata a Kalì, vedendoti cadere… se Shaka non fosse intervenuto ora saremmo tutti morti. Il tuo sacrificio sarebbe stato vano. E con lui le tue parole, i tuoi gesti, i tuoi sentimenti.
Parvati placò la sua ira accortasi di aver nuociuto Shiva, l’amore della sua vita.
Kalì non ha placato la sua ira dinanzi a te.
Ed io non so più cosa pensare.
Da fare ci sarebbe una sola cosa… che non compirò mai. E’ l’unico modo che ho per restituire dignità al tuo sacrificio. Anche se non so più che farmene, di quest’esistenza fasulla, non eliminerò una cosa per cui tu eri pronto a dare la vita, per proteggerla.
Attenderò il tuo risveglio per dirti addio, Mu.
Non ha senso.
Non avrebbe senso condurre la vita accanto a te divorata dai dubbi, mossa unicamente dal senso di colpa per ciò che la mia condizione infelice ti ha spinto a compiere. Non avrebbe senso.
Lo capisci? Lo capirai mai?
Mi
perdonerai mai, Mu?

Mi stendo accanto a lui, adagio, soffocando il pianto nell’incavo del suo collo… consapevole che mi sta ascoltando… che abbia ascoltato tutto ciò comunicatogli con la psicocinesi… che non sarei riuscita a dirgli altrimenti… lasciando che il mio corpo venga scosso da violenti singhiozzi e la mia voce si riduca ad un sibilo disumano…


****************************

   - Avanti. – scandisco, non riuscendo a non mutare la mia espressione in sorpresa, nel vedere chi entra dalla porta della sala della Tredicesima sulla cui scrivania stavo sistemando dei documenti, completamente persa nei miei pensieri. – Entra, Shaka. – aggiungo, lasciando trasparire, ne sono consapevole, una certa ansia, nel far vagare il mio sguardo sulla persona del cavaliere della Sesta Casa… non potendo fare a meno di meravigliarmi per il sorprendente recupero che sembri aver subito da un giorno all’altro.
Sebbene il suo classico atteggiamento dignitoso ed elegante potrebbe trarre certamente in inganno.
   - Milady. – pronuncia lui, compiendo un lieve inchino, chiedendo così il permesso di poter parlare, che gli accordo prontamente. – Sono venuto a chiederle la possibilità di congedarmi per un periodo di tempo dal Grande Tempio. Ho intenzione di ritornare in India per dedicar… - .
Lo
interrompo, sollevando un palmo della mano.
   - Congedo accordato, cavaliere di Virgo. – pronuncio solamente, vedendolo sollevare appena il capo, aprire gli occhi e guardarmi, dandomi l’opportunità di veder la sorpresa attraversare per un attimo i suoi occhi, prima di richiuderli.
Annuisce, Shaka di Virgo, non essendogli data l’opportunità di fare altro, venendo colto alla sprovvista.
Cosa ti aspettavi ti dicessi, Shaka? Cosa pensavi potessi dire ad un asceta come te… lasciatosi travolgere dalle emozioni umane, con ogni probabilità senza rendersene conto…? Ricordandosi di essere un essere umano anch’egli… ripresosi solo il giorno prima ed ora, a poco più di ventiquattr’ore di distanza, già in fuga da se stesso?
Scappa
, se è quello di cui hai bisogno.
Va dove il tuo animo inquieto possa credere di trovare la pace.
Potessi, lo farei anche io.
   - Abbi cura di te, cavaliere della Vergine. Che possa tu trovare la serenità che la tua persona merita… - .
   - A lei sempre fedele, Dea Athena. – mi risponde lui… avendo perfettamente compreso l’entità della mia concessione.
Poi si alza, Shaka, genuflettendosi dinanzi a me prima di andare, abbandonando il Santuario finchè non avrà bisogno di nuovo di lui.
Mi lascio cadere su una delle poltrone della sala, prendendo ad osservare il fondo di una tazzina vuota, posta su un tavolino poco lontano da me, permettendomi di chiudere per un istante gli occhi.
Ganesha se n’è andato.
Era rimasto solo per accertarsi dell’effettiva riuscita della sigillazione di Kalì. E’ bastato che Reiko si risvegliasse per rendersene conto, per rendercene conto tutti. In lei non dimorava più alcun cosmo.
La Dea Parvati aveva abbandonato il suo corpo mortale… non lasciandole altro che ancor più confusione con cui fare i conti.
Kalì. Mu. Shaka.
Shaka. Mu. Kalì.
Mi conduco una mano alla fronte, appoggiandovi l’intera testa.
Cos’è successo?
Ho
provato a chiederlo al figlio della Dea Parvati, ma lui non ha saputo fare altro che ripetere ciò che già avevo appreso precedentemente: lui non era a conoscenza dei reali piani della madre.
Che quindi abbia fatto le veci di Shiva Mu, Shaka o le abbiano fatte entrambi insieme… non si sa.
Reiko è impazzita.
Ho avuto modo d’incontrarla una sola volta dal suo risveglio… ed è bastato a farmi capire che qualcosa, in lei, si era irrimediabilmente rotto. In piccolissimi, numerosissimi, pezzi.
Non sono riuscita a tenere lo sguardo fisso nel suo a lungo. Avevo la sensazione di precipitare in un abisso di tenebre… profondo. Profondo abbastanza da inghiottire tutto ciò che aveva attorno.
Complice, con ogni probabilità, l’influenza di Kalì.
Un’energia negativa di una tale portata…
Non vi sono più dubbi sul fatto che quella creatura appartenente alle tenebre sia stata sigillata. Ma non oso immaginare cos’abbia potuto lasciare, al suo passaggio, dentro Reiko
Improvvisamente il telefono squilla, facendomi sobbalzare.
   - Pronto? – chiedo.
Poi sgrano gli occhi, non riuscendo a immaginare, adesso, che cosa accadrà.


******************************


Ringraziando il cielo, alla fine anche Mu si è svegliato.
Non so precisamente quando sia avvenuto e come sia avvenuto… per quanto sia riuscito a gestire la soglia del dolore, nel cercare di occuparmi di Reiko mi sono stancato. D’accordo che è appena il sesto giorno di ricovero… d’accordo che altre persone, nelle stesse identiche circostanze, non si sarebbero nemmeno risvegliate. Ma che vergogna, per un cavaliere d’Athena. Son finito a sbavare allegramente sui miei stessi vestiti, collo reclinato all’indietro, contro il muro che avevo alle spalle quando ho deciso di sedermi accanto a Camus e Hyoga. Di loro non c’era più traccia. E nemmeno di Kiki.
E’ venuta a svegliarmi l’infermiera che avevo finito casualmente col salvare dalle grinfie di Death Mask, sorridendomi coi suoi occhi da cerbiatta e facendomi un sorriso che avrebbe mandato in estasi qualunque estimatore del gentil sesso.
Non mi sono dilungato nel farle delle avances, come avevo pensato di continuare a fare se le cose fossero andate diversamente… ma, a giudicare dal risvolto che ha preso la situazione, non mi è dispiaciuto affatto.
Reiko era stata fatta accomodare fuori, attendendo pazientemente che l’equipe si occupasse di Aries, risvegliatosi evidentemente da poco, a giudicare dal via vai di gente.
L’ho raggiunta cautamente, affiancandomi a lei, in religioso silenzio.
Non sono riuscito a impedirmi di lasciarmi sfuggire un sospiro di sollievo. E un sorriso. Ce l’ha fatta. Ce l’abbiamo fatta tutti, ringraziando gli dei.
Per modo di dire.
Quando mi volto verso Reiko, il sorriso mi si spegne.
   - Ehi… - pronuncio appena, vedendo delle lacrime attraversarle il viso ininterrottamente. Non un singulto, non un lamento. L’espressione impassibile come sempre. Faccio per carezzarle con le nocche di una mano una spalla, ma lei si sposta impercettibilmente…
Poi si allontana, senza guardarmi. Non una parola, non uno sguardo. Niente. Si allontana verso la porta che dà sull’esterno. L’andatura claudicante, le mani ad abbracciarsi le spalle…
Spalanca la porta mentre un infermiere le dice più volte di non uscire, che è pericoloso, che nelle sue condizioni è meglio non farlo. Spalanca la porta e vi scompare dietro… mentre le palpebre di Mu si aprono per la prima volta da quando si sono chiuse.


*
********************************

   - MU! -.
Menomale
che gli avevamo raccomandato di non saltargli addosso. Dohko si lascia sfuggire una risata appena accennata alla vista di Kiki correre tra le braccia del fratello, che, nonostante sia ancora palesemente malconcio, e sebbene “malconcio” sia assolutamente un eufemisma, non lo respinge, lasciando che l’allievo lo abbracci, nascondendo il volto in lacrime, prendendo a carezzargli la testolina rossa.
   - Milo. – mi richiama appena Camus, afferrandomi lievemente per un braccio per farmi spostare, dando modo a Saori Kido, di cui non mi ero minimamente accorto, preso com’ero ad assistere a quella scena, di passare.
Avanza Milady, mentre io e gli altri presenti sostiamo ancora all’esterno, per non occupargli la camera. Sorride la Dea quando il piccolo Kiki si ricompone, scendendo dal letto del fratello, impettito, orgoglioso, non prima di essersi asciugato le lacrime, ed è con una carezza sul volto che lo congeda, facendolo arrossire e sparire velocemente, tanto velocemente da ignorare anche i nostri sguardi.
Fa per togliersi la maschera dell’ossigeno Mu, ma Milady glielo impedisce, poggiando una mano sulla sua, sorridendogli conciliante. La sua figura sedutagli accanto, sulla sedia prima occupata a lungo dal fratello.
   - Dov’è? – chiede improvvisamente Aldebaran, interrompendo il filo dei miei pensieri… ma non faccio in tempo a riordinare le idee che vengo nuovamente interrotto, questa volta da Milady, appena uscita dalla camera. Gli occhi appena umidi di pianto. Una mano che va a chiudersi la porta della camera di Aries alle spalle.
   - Lasciatelo riposare ancora un po’. – ci chiede con un filo di voce, sollevando poi lo sguardo verso di noi, guardandoci uno per uno… come a cercare qualcuno.
   - E’ fuori. – oso dire, comprendendo. Ed è con un sorriso appena accennato che si congeda, sollevando appena una mano verso Saga, che era pronto ad accompagnarla… lasciandoci tutti basiti.


*
*******************************

Oggi è stata una splendida giornata, qui ad Atene. Il sole ha illuminato incontrastato, riscaldando ogni creatura vivente con i suoi splendidi raggi. Anche ora che sta per giungere il tramonto lascia il suo fascino, posandosi sull’erba, gli alberi, la pelle. I suoi raggi sono ormai tiepidi. Il vento soffia appena.
Lei è seduta sull’unica panchina all’ombra. Le spalle piegate, la mani abbracciate alle gambe, la testa tra le ginocchia. Il vento le sposta appena i bordi della lunga camicia ospedaliera che indossa, unico indumento dell’involucro della sua anima fatta a pezzi.
Deglutisco, avvertendo lo scettro di Nike estremamente pesante, gli abiti che indosso inadatti.
Per la prima volta in vita mia… mi sento inadeguata.
Poggio lo scettro in prossimità della porta, compiendo un gesto con la testa che vada ad allontanarmi i capelli dal volto. Avanzo.
Mi appare incredibilmente lunga la strada che ci separa, ma nulla compio per abbreviarla. Quando arrivo al posto in cui è seduta, semplicemente, mi siedo, congiungendo le mani in grembo e guardandomele, lasciandomi andare ad un profondo sospiro.
Tutta questa sofferenza…
So che mi ha sentita, che si è accorta di me. Anche se a giudicare dalla sua immobilità sembrerebbe il contrario.
Incredibile di come le parole che avrei voluto formulare in sua presenza, alla sua vista siano scomparse…
Chiudo gli occhi, avvertendo l’impellente desiderio di non trovarmi più lì.
Ho avuto la stessa identica sensazione con il Grande Mu. Guardavo la sua figura nel letto… e non riuscivo a trovare le parole.
Guardo lei su questa panchina, ridotta all’ombra di sé stessa…e non trovo le parole.
Gli occhi iniziano ad inumidirmisi.
Forse se non mi avesse trattata alla stregua di un’umana comune, non avrei mai provato tutto questo.
Vorrei poterla ringraziare per quello che ha fatto. Non per la pace sulla Terra. Non per la Dea della Giustizia. No. Ma per quello che ha fatto per Saori Kido… per Mu… per Shaka… per tutti gli altri…
   - Io ti chiedo perdono. – mi decido a pronunciare alla fine, traendo un profondo respiro. Gli occhi ricolmi di lacrime, le mani a stringere la lunga gonna, la voce rotta. – Per il dolore arrecatoti… per la vita stravolta… per l’insensibilità divina di cui sei stata vittima… - . E’ a nome del dio Ganesha e della dea Parvati che, soprattutto, parlo. Nonché della mia insensibilità nell’averla attaccata, all’inizio.
Inspiro profondamente nel ricordare quei momenti.
   – Per tutto quello che non mi sarà dato modo di comprendere e cambiare… io ti chiedo perdono, Reiko. - .
Allora
accade qualcosa che mi sbalordisce, a dismisura. Reiko prende a singhiozzare a dirotto. Il corpo scosso, come se da un momento all’altro potesse spezzarsi. Poi, prima che riesca anche solamente a rendermi conto di ciò che è accaduto… mi abbraccia. Mi ritrovo stretta tra le braccia di Reiko. Il suo volto tra i miei capelli, le sue lacrime sui miei abiti. Sento sussurrarmi un grazie arrancato, prima di decidermi a ricambiare quel gesto… sebbene la mia inesperienza nel rapportarmi a questo modo non mi dia modo di fare altrettanto.
Ma di una cosa sono certa, in questo momento. Mi ha perdonata. Mi ha perdonata perché ha compreso… com’è sempre stata in grado di fare.




*
****************************

7 GIORNI DOPO…



E’ stato strano ritornare al Santuario.
Ogni volta che ritorno, da un lungo viaggio o meno, mi sembra sempre che qui il tempo si sia fermato…
E’ rimasto tutto come lo avevamo lasciato.
In caso di emergenza viene dato l’ordine ai commensali di non avvicinarsi alle Dodici Case per nessuno motivo in assoluto. Ragion per cui è tutto irrimediabilmente come l’abbiamo lasciato.
Mi avvicino ad un vassoio di mele rosse, riposte giorni fa sul tavolo della cucina, mai consumate. Ne afferro una e me la conduco al volto, osservandone l’incredibile colore che ancora la caratterizza, nonostante il passare del tempo. Nonostante sia stata sottoposta alle intemperie.
Poi la volto… scorgendovi un buco dentro cui degli insetti hanno creato la loro tana.
Molto spesso le cose sembrano non essere mutate affatto. Invece lo sono.
Mi volto di scatto ad un rumore proveniente alle mie spalle, intravedendo Reiko sbuffare e maledirsi per non essere riuscita a tenere la presa su una scatola ricolma di libri.
Molto spesso le cose sembrano non essere mutate affatto. Invece lo sono, eccome.
   - Faccio io dopo. – pronuncio nella sua direzione, sentendola armeggiare ancora con altre scatole.
   - Non preoccuparti. – mi risponde, insistendo col risollevare quella precedentemente cadutale, rinunciandovi stizzita, prendendo poi a spingerla con i piedi. Ansiosa di concludere.
In un attimo sono alle sue spalle, sulle scatole di cui stava tentando di disfarsi, sollevandole e lanciandole nella sala in cui stava cercando di spostarle, provocando rumori assordanti, distruggendole.
Reiko sobbalza, incassando la testa tra le spalle. E’ la prima reazione che vede compiermi da quando mi sono svegliato, da quando ci siamo visti. Non una parola, non uno sfiorarsi. Non un ricordarsi di essere vivi.
Fa per voltarsi verso di me, ma prima che ci riesca sono io a voltarla, avvicinandola al mio corpo. Una mano sulla sua schiena, che le garantisce la presa a me, un’altra dietro la sua testa. Le mie labbra sulle sue, immediatamente esigenti.
Spalanca gli occhi quando sente il divano sotto di sé. Ancor di più quando i bottoni della camicia nera che indossa saltano, e una manica scorre a scoprirle una spalla.
Cerco di mantenere il controllo di me stesso rallentando, approfondendo i baci, dilungandomi sui suoi punti più sensibili… ma tutto ciò che ottengo in reazione è il suo pianto.
   - Mu… - mi sussurra tra un singhiozzo e l’altro… e una rabbia cieca mi assale. Qualcosa d’indefinibile, che non ho mai provato prima. Non così.
Continuo a baciarle il collo, i seni, l’addome piatto, disfandomi del tessuto che m’intralcia, sentendo solo in quel momento le sue mani far più forza sulle mie spalle. Come per allontanarmi, come per impedirmelo.
E le vedo.
Le cicatrici provenirle dalla schiena, sfigurarle il corpo. Dei cerchi bluacei… lividi… sotto alle sue braccia… come fossero marchiati a fuoco. L’ombra delle braccia di Kalì.
Mi ritrovo ad irrigidire la mascella e stringere le mani fino a farmi sbiancare le nocche, mentre il suo pianto disperato continua, aumentando d’intensità… facendomi abbassare la testa, appoggiando la fronte sul suo ventre, scosso dai singhiozzi.
Non voleva che vedessi. “Non riuscirai nemmeno a guardarmi”. Era a questo che si riferiva… a ragione.
Approfittando della mia titubanza, si libera di me, divincolandosi fino a scendere dal divano, toccando bruscamente con le ginocchia il tappeto.
La vedo strisciare fino alla camicia sfilatale, tentando di coprirsi, velocemente, sottraendosi ai miei occhi… puntati sulle sue spalle attraversate da altre innumerevoli cicatrici.
Athena
Chiudo gli occhi mentre delle lacrime iniziano ad attraversarmi il volto.
Non è mai stata tanto fragile, quanto adesso, ai miei occhi…
E non mi sono mai sentito tanto fragile neanch’io…
La raggiungo sul tappeto, aspettando che si ricopra, abbracciandola da dietro, sentendola subito irrigidirsi di nuovo.
   - Ti amo… - le sussurro con voce flebile, rotta dal pianto… avvertendo un dolore insopportabile attanagliarmi le viscere ogni volta che la vedo scuotere la testa.
   - Ma non sono stato io a salvarti… - . E, come ogni volta che mi attraversa la mente questo pensiero, la rabbia… l’orgoglio, s’impossessano di me. La lascio, vedendola approfittarne subito per aumentare le distanze. Le divinità, dall’alto, avevano visto ciò che noi uomini non eravamo riusciti a vedere dal basso… l’uno con l’altra.
Come sono stato cieco.
Come sono stato ingenuo.
Si è abbandonata nelle sue braccia più di una volta… ed io non ho voluto vedere.
Mi rialzo lentamente, stringendo gli occhi al dolore acuto che sento in prossimità della cicatrice rimastami sul torace…
   - , se devi farlo. - .
Le
parole escono dalla mia bocca come non fossi io a controllarle. I suoi singhiozzi permeano la stanza… entrandomi nelle orecchie, nell’anima, sotto pelle.
   - Se devi sentirti inadeguata, se devi sentirti colpevole, se devi ridurti all’ombra di te stessa… - . Reiko mi raggiunge, prendendo ad avvolgermi le caviglie con le sue braccia… come in cerca di perdono, di remissione, di pietà.
Stringo le nocche convulsamente, chiudendo gli occhi per non doverla vedere più… trovando, infine, il coraggio di darle l’assoluzione che cerca.
   - Vattene, Reiko. - .
Scoppia
a piangere di nuovo, disperatamente… iniziando a pronunciare il mio nome… formulare frasi sconnesse… prive di senso, pregne di dolore.
Mi lascio cadere a terra per portarmi alla sua altezza, sciogliendo quella postura che non riesco a sopportare, abbracciandola. Stretta, forte abbastanza da non nuocerle, sentendola fare lo stesso istantaneamente, continuando a piangere.
   - - .





*********************************


L’aeroporto di Atene pullula di gente. Fortuna che non abbia insistito col non farmi fare il check-in da Tatsumi, altrimenti a quest’ora starei già dando di matto.
Non ho salutato una Saori piuttosto insistente che poco fa, reduce da una pessima nottata alla Prima Casa, trascorsa metà su un pavimento gelido, metà su un divano dal rivestimento presumibilmente da cambiare. Non sono quella che si definirebbe una persona simpatica, quindi.
Sospiro profondamente, per poi sbadigliare subito dopo, senza curarmi di coprirmi la bocca con una mano.
Al risveglio ho immediatamente fatto le valigie, memore di ciò che era accaduto, preferendo non soffermarmi troppo sul focalizzarmi su ogni singolo evento… o avrei ridato il via alla stagione delle piogge.
Sono andata da Saori, le ho comunicato la mia decisione e mi sono fatta la strada al ritroso approfittandone per salutare i ragazzi.
Seh. Magari fosse stato così facile.
Cosa non ha provato la Kido per convincermi a non partire. Case in cui avrei potuto alloggiare gratuitamente, occupazioni da ricoprire senza averne il minimo requisito… l’unica cosa che non sono riuscita a rifiutarle – non perché non lo volessi, ma perché mi ha quasi praticamente minacciata – è stato il pagarmi il viaggio di ritorno in aereo.
Sono ancora ridotta alla stregua di uno straccio, priva di vita e senza alcuna voglia di trovarla. Non sarei mai riuscita ad utilizzare il teletrasporto. Così come non avrei mai e poi mai accettato un passaggio da terzi.
   - Scusi. – esclama un passante, urtandomi casualmente, sgranando gli occhi quando questi si posano su di me.
Vorrei potergli dire grazie. Che è molto gentile a farmi notare il mio terribile aspetto, ma che sarebbe di gran lunga peggio il suo se decidessi a replicare a modo mio.
Chiudo gli occhi, inspirando profondamente per cercare di calmarmi… avvertendo l’angoscia riassalirmi e le lacrime risalirmi agli occhi.
Inevitabilmente, qualcuna ci scappa, venendo prontamente tamponata da due dita andate ad adagiarsi sugli occhi, a coprire questi e l’intera espressione.
Quanto vorrei che una voragine m’inghiottisse…
   - Reiko! - .
Faccio
per voltarmi, allarmata, verso la fonte da cui ho sentito provenire il mio nome… vedendo poco dopo fuoriuscirne Milo, cercando di divincolarsi dal gruppo di studenti che per poco non l’ha investito. Sorride, avvicinandomisi… e l’angoscia ritorna. Prepotentemente.
Se ho salutato tutti velocemente c’è stato un motivo.
Non voglio sentire niente che la mia mente, adesso, in queste condizioni, non potrebbe tollerare.
Invece, sorprendentemente, il cavaliere dell’ottava casa non fa nessuna delle cose che temevo facesse. Resta in silenzio, di fronte a me, a guardarmi per un periodo indefinito… probabilmente combattuto. Infine, mi abbraccia. Stringendomi così tanto da farmi mancare il fiato.
Nessuna domanda sul futuro, nessuna considerazione sul presente, nessuna rievocazione del passato. Niente di niente.
Semplicemente, ad un certo punto, tira fuori un pacchetto dalle dimensioni di una mano, quadrato, da cui estrae, senz’aspettare lo faccia io, un telefono cellulare, insieme ad un pezzo di carta.
   - Voglio che mi chiami. – pronuncia tra il dolce e il perentorio. – Ho stipulato un contratto col gestore telefonico tramite la mia carta di credito. Non dovrai preoccuparti di far altro che afferrarlo, recuperare questo numero e digitarlo in qualunque momento tu possa averne bisogno… - .
Abbasso
la testa… avvertendo una tristezza infinita invadermi, facendomi sentire ancor più sconquassata.
   - Hai capito? – mi chiede, mentre sentiamo la voce dell’altoparlante annunciare il mio volo.
   - Ti voglio bene, Milo… - pronuncio con le lacrime agli occhi, affondando il viso nel suo giubbotto di pelle e avvolgendogli il torace con le mie braccia, sentendo fare subito lo stesso anche a lui, ancor più intensamente.
   - Non giudico né condanno alcuna tua scelta, Reiko. – mi dice con voce bassa, rotta dall’emozione che sta cercando con ogni probabilità di combattere, memore dell’ultimo errore che l’ha visto protagonista nel nostro rapporto fraterno. – Credo fermamente che tutto questo abbia un senso… che noi facciamo fatica a scorgere perché troppo affannati nel restare in piedi. -.
Mi
lascio andare ad un pianto liberatorio, sentendolo, se possibile, stringermi a lui ancor di più.
   - Qui avrai sempre una casa in cui tornare. Abbi cura di te. -.
Con un ultimo bacio datomi dolcemente sulla fronte, Milo se ne va, in tempo da non permettermi di vedergli gli occhi lucidi, l’espressione triste.
Seguo la sua figura finchè non raggiunge l’uscita, scorgendo ad aspettarlo, su una moto, Camus, che solleva una mano, intercettato il mio sguardo, a di saluto. Di arrivederci.
Poi Milo lo raggiunge e insieme partono prima che il primo indossi il casco… lasciando che io raggiunga il mio gate d’imbarco… col cuore appena più leggero.




*******************************

INDIA…



Dicono che il Gange sia un posto dove gli uomini accorrano perché consapevoli di star abbandonando questa vita o perché siano convinti di starne entrando in una nuova.
Evidentemente, se si vuole credere alla reincarnazione, le due cose combaceranno sicuramente… eppure io non riesco a scorgervi né l’una né l’altra ipotesi, su queste rive…
I miei occhi percorrono la calma del suo scorrere da giorni.
Ma a parte l’imperturbabilità… la staticità di ciò che lo circonda, niente riesce a trasmettermi.
Eppure qui continuo a venire. Come calamitata, come attratta. Senza un apparente motivo plausibile.
   - Oh my God! – sento esclamare da qualcuno nei paraggi, facendo scorrere lo sguardo attorno a me, posandolo poi subito su una famiglia di turisti composta da due giovani genitori e un bambino, che sembra aver fatto volare qualcosa d’infinitamente prezioso nelle acque del Gange.
Trascorrono diversi minuti prima che mi decida ad abbandonare la letargia che mi ha avviluppato le membra da giorni, dando un taglio anche al pianto ininterrotto e disperato del bambino che, appena alzatami, sebbene non l’abbia degnato di un solo sguardo, sembra aver capito.
Mi tuffo dopo essermi tolta solo la felpa, lasciando le scarpe a riva, prendendo a nuotare verso la riva opposta, col sole negli occhi… imbattendomi, improvvisamente, dopo un po’ di tempo, in qualcosa che mi costringe a fermarmi, prendendo a solleticarmi il viso.
Apro gli occhi quel tanto che mi basta a capire di cosa si tratti… avvertendo, improvvisamente, una sensazione partirmi dal centro del corpo, andando a propagarsi per tutto il resto.

Dicono che il Gange sia un posto dove gli uomini accorrano perché consapevoli di star abbandonando questa vita o perché siano convinti di starne entrando in una nuova.
Ci ripenso, quando decido di afferrare quegli inspiegabili fili dorati paratimisi davanti, sollevandomi dall’acqua con ancora essi in mano. Li osservo a lungo, fino a quando non mi sento osservata anch’io, trovandomi a sollevare gli occhi… per specchiarli in un paio di un incredibile color pervinca. Curiosi. Attenti. Sgomenti.

Dicono che il Gange sia un posto dove gli uomini accorrano perché consapevoli di star abbandonando questa vita o perché siano convinti di starne entrando in una nuova.
E forse, effettivamente, è così.

















                                                                                                 FINE










                                                                                                   










                                                                                                    (?)







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