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La
temperatura fresca che va a sostituirsi con quella afosa dell’estate, tenuta
viva da leggeri venticelli… il colore dorato delle foglie che si staccano
delicatamente dai rami degli alberi spogli andando a creare tappeti dai colori
caldi… le castagne! La loro morbida consistenza e il loro inconfondibile dolce
sapore… tutti ottimi presupposti per starmene distesa in un verde prato a
contemplare il cielo e rilassarmi…
-NONOMURA!!!!
-.
…
se qualcuno non venisse puntualmente a rompermi le scatole.
-Sì?
– chiedo indifferente e diplomatica al mio interlocutore, senza curarmi di
vedere di chi si tratti, continuando a starmene
distesa sull’erba con gli occhi chiusi.
-Ti
sarei grato se perlomeno mi degnassi di uno sguardo… - mi dice dopo aver
sospirato ed essersi avvicinato, al che io apro un occhio, lo guardo e sbuffo
infastidita. Molto infastidita.
-Che
vuoi? – gli faccio, alzandomi e mettendomi seduta, pronta ad una parola di
troppo per allontanarmi e rimanerlo imbambolato come la mattina precedente.
Lui
non mi risponde ed infila una mano nella tasca dei pantaloni, estraendone
subito dopo una scatolina quadrata dal rivestimento in velluto turchese, ponendomela
davanti, pronto ad aprirla. Di nuovo.
Mi
alzo, batto le mani sui pantaloni blu per liberarli dai fili d’erba rimasti impigliativi
e scuoto i lunghi capelli neri per fare lo stesso. Sapete, avere i capelli
ricci a volte può essere davvero irritante. Riuscita nel mio intento, mi
allontano, volgendo le spalle all’idiota di turno e dirigendomi verso il centro
della città, sentendolo subito dopo corrermi incontro.
-Reiko!
– urla, afferrandomi per un braccio costringendomi a girarmi.
-Cosa
vuoi, Sakada? – chiedo paziente, inarcando leggermente un sopracciglio per
sottolineare quanto mi stia trattenendo per non
riempirlo d’insulti.
-Una
risposta! – mi risponde con ovvietà, come se gli avessi chiesto la cosa più
scontata del mondo.
-Di
nuovo? – gli chiedo, roteando gli occhi e liberandomi dalla sua presa, tornando
poi a dirigermi verso il centro cittadino che pullula di gente. Sento di nuovo
afferrami il braccio. Questa volta lo faccio fuori.
-Toglimi-le-mani-di-dosso… SUBITO! – gli ordino, incenerendolo
coi miei occhi scuri, sperando di ottenere l’effetto desiderato. Ma lui scoppia
a ridere.
-Sei
adorabile quando fai così…- mi dice con un tono che
credo voglia risultare suadente ma che invece alle mie orecchie è apparso come
ridicolo, prendendo poi ad avvicinare il suo volto al mio.
Lo
spingo con forza, finendo con l’allontanarlo. Lui allora alza un braccio, con
sguardo offeso, e fa per colpirmi.
Ecco
cosa aspettavo.
In
un attimo l’albero che era alle sue spalle perde tutte le sue foglie. Il corpo
dell’imbecille scivola lentamente contro il tronco, arrivando poi a toccare
terra con le ginocchia.
-MA
SEI IMPAZZITA??? – urla fuori di se, con gli occhi
iniettati di sangue.
-Rompimi
di nuovo l’anima e giuro che ti rompo la testa – .
Tronco così la conversazione e riprendo a camminare, questa volta senza più
voltarmi verso il biondo.
-STUPIDA
RAGAZZINA!!! – sento urlare Sakada, ma io ormai sono
lontana e lo lascio sbraitare. – TE LA
FARO’ PAGARE, STANNE CERTA! -.
Trattengo
una risata e mi volatilizzo tra la folla che popola la strada principale della
città, che ormai è stata attirata dalle urla del principe.
Sento
mormorare di me… tsk! Ma quanto sono ridicoli! Come
se non li sentissi…
Giungo
di fronte alle scale che conducono al tempio e le faccio tutte di corsa, superando
gli allievi che ogni mattina si allenano percorrendole in salita e discesa più
volte, e salutandoli con un gesto della mano quando li supero.
-Reiko!
– mi saluta Yami, l’allievo più giovane del maestro
Shin. Mi limito a salutarlo a mia volta, inchinando leggermente la testa per
non dargli modo di parlare ancora e sprecare fiato.
So
per esperienza quanto possa essere faticoso parlare e
moderare il fiato per fare gli esercizi… se s’insiste col fare entrambe le cose
si rischia col spalmarsi sugli scalini prima di aver completato l’allenamento…
Aumento la velocità per trovarmi finalmente di
fronte al tempio, di cui spalanco le porte di legno, assaporando a pieno
l’odore d’incenso che m’invade le narici non appena sono dentro.
Trovo
il maestro in meditazione di fronte all’enorme statua del Buddha
posta in fondo alla sala.
Resto
in silenzio per non disturbarlo, togliendomi silenziosamente le scarpe e apprestandomi
a sedermi sul parquet di legno chiaro, che scricchiola appena sotto i miei
passi.
-Reiko…
- . La voce del maestro Shin è appena udibile, roca, per via della veneranda età, ma vellutata, allo stesso tempo, come quella di un
genitore che si rivolge ad un figlio. Nonostante non abbia utilizzato un tono
particolare, riesco a scorgere nella pronuncia del mio nome un velo di rimprovero…
-Maestro
Shin… - rispondo, ma non finisco la mia frase che il maestro si gira e apre gli
occhi, precedentemente chiusi per la concentrazione, lasciando intravedere uno
sguardo grave.
-Sai
cos’hai fatto? – mi chiede con lo stesso tono usato in precedenza, alzandosi e
venendomi incontro.
-Ehm…
- cerco di temporeggiare. – No? – chiedo ingenuamente, sperando di non
affrontare di nuovo l’argomento che è stato trattato nei giorni scorsi,
assumendo poi la mia classica espressione da bambina che sa di aver combinato
un pasticcio, sperando di passarla liscia come al
solito.
Non
è facile essere donna in un ambiente di uomini in cui vige una mentalità
prettamente maschilista secondo la quale le donne devono “solo” limitarsi a sposarsi
e ad allevare i figli.
É
dunque ancor meno facile essere una donna che ha mandato al diavolo questi
preconcetti del cavolo e che si è rifiutata per ben tre volte di prender marito
per
continuare ad allenarsi.
Sì,
signori. Reiko Nonomura, una donna, badate! si allena. E, badate! è anche
l’allieva migliore del migliore maestro di arti marziali d’India. Che quindi i
preconcetti nei confronti del cosiddetto “sesso debole” siano infondati?
È
anche vero che sono l’eccezione alla regola… qui intorno, nel raggio di chilometri
e chilometri, non c’è una sola donna che svolga una
vita simile alla mia che, anziché alzarsi di buon’ora
ogni mattina solo e unicamente per badare alle faccende di casa come una brava
domestica, si alza praticamente all’alba per fare degli esercizi che la tengano
impegnata per tutta la giornata.
Dalla
meditazione alle arti marziali, o, come direbbe il maestro Shin, “dalla cura
dell’anima alla cura del corpo”.
Però
in effetti… questa volta… donna emancipata o donna non emancipata… l’ho fatta un tantino grossa.
Il
maestro Shin continua a guardarmi con aria grave, al che io abbasso lo sguardo sconfitta, mettendomi poi seduta sul parquet con
le gambe incrociate, continuando a tenere il viso basso e aspettando la
paternale.
Lo
sento sospirare, alzarsi e avvicinarsi, sedendosi subito dopo di fronte a me.
-Rei…
- .
-PERCHÉ
AVREI DOVUTO ACCETTARE LA SUA PROPOSTA??? – scoppio, prima che lui dica una parola.
So
fin troppo bene di aver esagerato… ma l’idea di essere
rimproverata per non aver fatto qualcosa che invece “sarebbe stato il caso
fare” mi dà sui nervi!
-Non
si tratta di non aver fatto qualcosa che invece avresti
dovuto fare… ma il contrario - mi risponde il maestro, facendosi d’un
tratto pensieroso, iniziando a lisciarsi la lunga barba bianca con una mano,
richiudendo gli occhi.
Odio
quando mi legge nel pensiero!!!
-Ma
sa che è stata la terza volta?? – continuo
imperterrita a sfogarmi, per evitare che lui possa comunque trovare un
modo per farmi la paternale.
-Ciò
non ti autorizzava ad usare la psicocinesi… -.
Merda.
L’ha avvertito.
Mi
fermo di scatto, imponendomi d’impedirmi di continuare a sbraitare.
-M-ma…
l-lui… -. Non riesco a farmi uscire le parole di bocca, è troppo imbarazzante.
-Cosa?
– mi chiede il maestro, facendosi attento.
-Solo
perché ha un titolo nobiliare non era autorizzato a
mancarmi di rispetto! – mi decido a dire, anche se so che l’ultima frase è un
po’ esagerata.
Vedo
il maestro aggrottare la fronte… per poi sorridere, finendo col ridere sommessamente.
Mi
ha letto di nuovo nel pensiero!!!
-Capisco…
- dice, ignorando il mio volto in fiamme su cui padroneggia un’
espressione seccata. – La terza volta? – mi chiede poi, per cambiare di
poco il discorso.
-Esattamente
– rispondo sbuffando e volgendo il volto seccato su un punto a caso del
parquet.
-A
quanto pare,
promesse di ricchezze e corone non sono serviti a farti innamorare… -. E ride
di nuovo.
Mi
limito a guardarlo ridere, non sapendo cosa rispondergli, e scoppio a ridere
anch’io per l’ennesima situazione assurda in cui mi sono ritrovata.
Sakada
è stato il terzo ragazzo che mi abbia chiesto di sposarlo, solo che lui non si
è limitato a chiedermelo una sola volta. Credo che lo abbiate ormai capito, me
l’ha chiesto per ben tre volte! E come se ciò non bastasse…
Per
voi è normale chiedere la mano ad una perfetta sconosciuta di cui si è venuto a
sapere il nome tramite dei conoscenti e a cui si dice
di amarla solo perché la si considera “bella”??? Io dico di no… solo che,
sapete, dopo il terzo che mi chiede la mano per lo stesso motivo, comincio seriamente
a pensare di essere io l’anormale.
-E
se provassi a non lavarmi, a tagliarmi i capelli e andar in
giro vestita di stracci?? Secondo lei, risolverei? -.
-Mmmm…
potresti provare – mi risponde lui, riprendendo a ridere.
Se
non ci fosse il maestro Shin…
-Reiko
– dice poi, tornando serio. – Ad ogni modo, che lui sia stato insistente o che
sia stato poco rispettoso… - .
-Lo
so – lo anticipo. – Non devo usare la psicocinesi… - .
-Anche
perché credo che Mu ti abbia elencato questa regola prima ancora di insegnarti
a svilupparla - .
-Già!
– rispondo con più enfasi del dovuto, ricordandomi del giovane eremita del
Jamir. Tra due giorni dovrò ritornare da lui… non oso immaginare la strigliata
che mi darà…
-Riesce
a incutere terrore, eh? – mi chiede il maestro, ridendo sotto i baffi.
-Terrore
no… anzi… la sua persona è così gentile e delicata che non gli si potrebbe mai
far andare a pennello questo termine… ma il luogo di addestramento
ne incute, eccome! Lui si limita semplicemente a raddoppiarmi o a triplicarmi
gli esercizi… -.
E
come si diverte! Il maestro Shin ha tanti amichetti sadici, e Mu è fra questi…
FLASH BACK…
-Devi piegare di più le ginocchia per
sorreggere meglio la schiena! Di questo passo non arriverai a farne nemmeno
dieci… e devi averne concluse cinquecento entro il calar del sole! - .
Di
addominali.
Appesa
a testa in giù al ramo di un albero.
Ma
mica un ramo qualsiasi… quello che sporge di più sopra
l’immensa voragine che costeggia il ponte che conduce al suo palazzo.
Ovviamente
con un peso da venti chili tra le mani.
Sì…
effettivamente se ripenso agli anni addietro che mi hanno vista sua allieva, il
termine “terrore” è perfetto per indicare la sensazione che provavo
quando Mu apriva la bocca per informarmi sui “programmi per la
giornata”.
Improvvisamente
Miki, una delle domestiche che si occupano della
pulizia del tempio, viene ad annunciare l’arrivo del mio simpaticone preferito.
-Maestro
Shin, il maestro Shaka è arrivato – dice con la sua voce sottile, inchinandosi
con reverenza davanti all’anziano, facendo cadere davanti le lunghe trecce di
capelli castani.
-Fallo
entrare – le chiede il maestro, mentre io mi appresto ad alzarmi e a togliere
il disturbo.
-Sai
benissimo che non disturbi, figliola – mi dice tempestivamente lui, avendo
ascoltato i miei pensieri.
-Lo
so, maestro… ma temo possa disturbare qualcun altro –
gli rispondo mentre il portone principale viene aperto da due allievi, che
s’inchinano fino a toccare terra con la testa di fronte alla figura del
simpaticone. – E onde evitare spiacevoli inconvenienti – dico, mentre il biondo
ossigenato è ormai a pochi passi da noi. – Vado ad allenarmi – concludo,
facendo un inchino e congedandomi, ignorando completamente lo stangone alto più
di un metro e ottanta che si è ormai avvicinato.
-Buongiorno,
maestro Shin – dice, inchinandosi anche lui.
Perfino
la sua voce mi è antipatica.
Non
c’è un motivo particolare… o meglio, lui in particolar modo non mi ha fatto
niente, solo che le persone che si danno delle arie e che sprizzano superbia da
tutti i pori non le ho mai potute digerire.
Se
poi non ti guardano nemmeno in faccia quando, colta da
un improvviso rimorso, credendo di essere tu la causa di tanta ostilità, li
degni di un saluto, allora la guerra dell’indifferenza è dichiarata.
Sono
diciassette anni che conosco Shaka, da tutta la mia vita insomma, il maestro
usava recarsi spesso nel tempio che lo ospitava per parlare con lui perché lo
considerava una specie di fenomeno da baraccone… da premettere che non ho mai
capito cos’è che vedesse in lui il maestro… solo che tutte le volte che provava
a farmelo capire usava sempre le parole “comunicazione” “spiritualità” e “Buddha”… boh.
Non
c’ho mai capito nulla e nulla me ne importa sinceramente, soprattutto se il
discorso verte sulle divinità, a cui non credo nella
maniera più assoluta.
Ecco.
Ho perso il filo del discorso… ah, sì! Il simpaticone.
Dicevo,
lo conosco da tutta la vita… e mai una volta che abbia avuto
“l’onore” di vedere di che cavolo di colore avesse gli occhi.
Mai
una volta che li abbia aperti, o meglio, che li abbia aperti davanti a me! Per
“la concentrazione”! È così complicato concentrarsi e tenere allo stesso tempo
gli occhi aperti?? …misteri della vita…
Devo
aver pensato di nuovo “troppo forte” perché adesso il maestro Shin sembra
essere particolarmente imbarazzato.
Shaka
è come sempre impassibile, anche se comunque credo che, per essere stati
avvertiti dal maestro Shin, i miei pensieri siano stati
avvertiti anche da lui.
Improvvisamente
accade il miracolo.
Shaka…
molto lentamente… udite, udite… apre gli occhi.
Con
la stessa lentezza delle sue palpebre, la mia bocca si apre, arrivando al risultato
che quando lui ha aperto completamente gli occhi, la mia mandibola ha toccato
completamente terra.
Meglio
se non l’avesse mai fatto… adesso mi trovo a fissare
come una rincoglionita quei due pozzi turchesi che si ritrova al posto delle
pupille.
Già,
turchesi, ma mica un turchese qualsiasi! Un turchese che va tra l’azzurro e il
blu… di un’intensità tale da farmi accapponare la pelle.
-Contenta?
– mi chiede con la sua voce. Superba pure quella. E al diavolo gli occhi belli,
se devi continuare a sprizzare antipatia!!!
Sentitelo!! Sembra che mi abbia fatto un favore.
-Non
ce n’era bisogno – rispondo secca, riprendendo il pieno controllo della mia
mandibola e utilizzandola per articolare frecciatine.
– Anzi, richiudili… non vorrei che venisse a mancarti la concentrazione! - .
-REIKO!
– urla il maestro, spalancando anche i suoi di occhi, solo che di un grigio
scuro.
Mi
mordo la lingua. È l’unico modo che ho per tenerla a freno.
-Perdonatela,
nobile Shaka… - .
Nobile?
-È
piuttosto insolente da quel che avrete potuto notare –
gli fa notare il maestro, facendomi mordere ancora di più la lingua.
Ma
questo va bene. Finché si tratta del maestro Shin… “insolente” può anche andare.
-Ho
notato – risponde Shaka, sempre con espressione impassibile.
Giuro
che prima o poi lo uccido.
Ma
prima che potessi formularne il modo, il portone principale da cui siamo entrati
io e il simpaticone si spalanca di botto, mostrando uno Yami
impietrito alle spalle di un omaccione grasso… grosso e…
No.
Addirittura portarsi dietro il padre??? Patetico!
-MAESTRO
NONOMURA!!!!! – urla l’orso appena entrato, facendo
echeggiare il suo vocione tra le pareti porpora del tempio.
Già,
l’orso. Ergo, il padre di quell’insetto di Sakada, nonché il sovrano di un
paese vicino che un giorno, per mia sfortuna, venne a visitare l’India.
Altro
discorso che avevo lasciato in sospeso… ecco perché vi dicevo di averla
combinata “un tantino grossa”…non tanto perché avessi usato la psicocinesi su
qualcuno… ma perché quel qualcuno era nientepocodimenoche
sua maestà il principe!
E
qui ci starebbe bene un bel conato di vomito. Solo che in questo preciso momento
non mi viene, aspetto di avere di fronte il figlio, anziché il padre. Ammesso
che sia venuto anche lui, ovvio.
E infatti eccolo sbucare da dietro il padre, facendo
irruzione nella sala urtando con una tal violenza Yami
da togliermelo dalla visuale.
Dopo
gli faccio pagare anche quella.
-Eccellenza!
– esclama il maestro Shin senza scomporsi. Probabilmente se lo aspettava. –
Quale onore! – dice alzandosi in piedi, imitato da Shaka che guarda, attraverso
le palpebre chiuse naturalmente, primo l’uno e poi
l’altro, incapace di capire cosa stia succedendo.
-Sa
perché sono qui?! – sbraita ancora l’orso, avanzando
di un passo, imitato dall’insetto, che mi lancia occhiate di fuoco.
Che
paura!
-No…
- risponde con voce mesta il maestro Shin. – Ma se si fosse fatto annunciare
come conveniva avrei potuto far preparare del the anche per lei… - .
Grande!
Poi mi chiedono perché adoro quell’uomo. Volete far irritare particolarmente
qualcuno? Chiedete al maestro Shin! Oltre ad essere un maestro di arti
marziali, vanta anche di possedere lodevoli doti di prese per il culo. Solo che
riesce a rifilarle in maniere molto diplomatica...
ecco il motivo per cui ve lo consiglio. Credetemi, è una garanzia!
Ecco.. infatti! “Sua maestà” ha assunto un colorito più tendente
al nero. Meglio che mi prepari al meglio… dove ho messo la katana?
Shaka,
oltre ad essere superbo fino alla nausea, manca anche di senso dell’umorismo.
Infatti mi ha appena incenerita con uno
sguardo che definire “freddo” è riduttivo.
Che
emozione… ho visto i suoi occhi due volte in un sol giorno… se andiamo avanti
così mi commuovo sul serio!
Ma
lui m’incenerisce di nuovo con lo sguardo… uff… devo ricordarmi di chiedere a
Mu di darmi un ripasso sul come si alzano le barriere mentali. Così evito di emozionarmi
in una giornata così tante volte!
-Non
sa cos’ha fatto la sua allieva?! – urla di nuovo
l’orso, facendo un altro passo avanti, imitato di nuovo dall’erede.
Ah…
cosa mi tocca vedere…
-Maestà
– dico, stampandomi in faccia un bel sorriso innocente e avanzando verso di lui
tranquillamente. – Il maestro Shin è impegnato con un ospite, come Sua Signorìa avrà certamente notato… - indico Shaka, che inarca
un sopracciglio perplesso.
-Mi
stai cacciando, mocciosa? – mi urla contro la bestia, rivolgendosi a me
finalmente in prima persona.
-Assolutamente
no! – gli rispondo, continuando a mantenere inalterata la mia espressione
facciale. – La sto solo invitando a venire al dunque… sa, questo è un tempio… e
in quanto luogo sacro un comportamento consono prevederebbe
il silenzio e il rispetto… - .
La
bestia si blocca improvvisamente, incapace di rispondermi a tono. Non deve aver
capito dove stia l’offesa.
Deve
averci pensato su, perché adesso è paonazzo… manca solo che cacci il fumo dalle
orecchie.
-Come
osi rivolgerti così a mio padre?!? - .
Uh.
L’insetto ha ricordato di avere la lingua. Ma deve essersi scordato il fegato,
perché non appena l’ho guardato ha indietreggiato di un passo.
Mi
sbagliavo. Non è un insetto, è un coniglio… oppure un incrocio tra le due razze,
chissà.
-Come
hai osato usare la psicocinesi su mio figlio?!? - .
-La
psicocinesi?? – chiede a quel punto Shaka, aprendo di
nuovo gli occhi e guardandomi stupefatto.
Non
te l’aspettavi eh, Adone??
Sto
per un attimo a guardarli tutt’e tre, poi sbuffo e mi allontano, dirigendomi
verso la porta.
-Dove
credi di andare?? Porgi immediatamente le tue scuse!
-.
La
bestia mi ha afferrato un braccio, stringendomelo. Per la precisione me lo sta
stritolando.
Quando
ho deciso come agire, e cioè recidergli il braccio a partire dalla spalla, un
altro braccio fa la sua comparsa. Questa volta non a trattenere me, ma a trattenere
quello della bestia.
Oh…
ma che razza di giornata è questa??? L’Adone che mi difende??
Shaka
ha gli occhi completamente aperti, puntati in quelli dell’uomo, che continua a
trattenermi.
-Sarebbe
il caso di parlare civilmente e risolvere la faccenda in modo altrettanto
civile, non crede? - .
Fermate il tempo. Questo non sta succedendo davvero!
Ha ragione quando il maestro Shin dice che sono una
calamita per gli eventi assurdi! In una giornata sono riuscita a: far arrabbiare
il figlio del re, far aprire gli occhi a Shaka, farglieli aprire una seconda
volta, farglieli aprire una terza, far incavolare il re e a farmi difendere Shaka
con gli occhi aperti, il che implica l’essere riuscita a farglieli aprire una
quarta volta… giornata più ricca di eventi di questa!
“Sua
maestà” sembra essere intimorito, perché mi ha appena lasciato il braccio.
Riusciamo
infine a metterci tutti seduti come dei bravi bambini a ragionare sulla
situazione.
La
seduta si scioglie dopo circa un paio d’ore, dopo varie minacce e diversi tentativi
indiretti, da parte dei due membri reali, di farmi cambiare idea sul matrimonio,
sancendo, finalmente, la mia mancata condanna a morte per aver rifiutato, o
meglio, “osato rifiutare”, di sposare il principe.
E
adesso anche Shaka sa come va la mia vita privata.
Altro
evento da aggiungere alla lista precedentemente compilata.
Avrei
preferito di gran lunga uccidere entrambi i coglioni
reali e farla finita non appena la zampa reale mi aveva afferrato il braccio.
Ma
non si può avere tutto dalla vita…
La
testa sta per scoppiarmi, il livello di tolleranza per le cose stupide questa
settimana ha raggiunto e superato il limite... credo proprio che anticiperò la
mia partenza per il Jamir.
Mi
congedo nuovamente dal maestro Shin, riservando un accenno di saluto anche a
Shaka… stavolta, nonostante tutto, credo proprio di doverglielo, in fondo ha
evitato una strage.
Esco
dal tempio e corro giù dalle scale, dirigendomi, sempre correndo, vero il centro,
precisamente al negozio di dolciumi di cui sono cliente fedele, pensando a cosa
portare allo scricciolo dagli occhioni verdi.
Angolo
dell’autrice…
Hola! Ebbene sì, ho deciso di realizzare
quel progetto di cui ho accennato nella precedente fan fiction, solo che non so
ancora con quale ritmo lo scriverò, avendo ancora il finale di un’altra fan
fiction che ancora bolle in pentola, e siccome sono una persona che detesta gli
“arrangiamenti”, preferisco prendermi più tempo, piuttosto che tirar fuori una
storia senza capo ne coda.
Perché
no, la storia non ce l’ho ancora scritta. Una parte
della trama è scritta ovviamente nella mia mente, solo che pensarla è un conto
e renderla viva su carta ne è un altro, e chi scrive sa di cosa parlo.
Beh…
fatta questa piccola premessa… non posso che augurarmi che qualche anima pia mi
segua in questo esperimento e che man mano mi dia i suoi pareri, i suoi consigli
e, perché no, mi faccia delle critiche, a patto che siano costruttive però.
Come
ho gia detto precedentemente (nell’altra ff) questa è
la prima storia che scrivo su Saint Seiya… quindi
abbiate bontà ç__ç
Detto
ciò vi lascio, ringraziando tutte le persone che hanno commentato, supportato,
o semplicemente letto la mia precedente ff. Ringrazio in particolar modo chi
l’ha messa tra i preferiti *inchino* e vi do appuntamento al prossimo capitolo,
sperando che la protagonista non venga subito e facilmente fraintesa.
Porca…
mise… riaccia!!! Ma come diavolo mi è saltato il mente
di portarmi tutta ‘sta roba??
FLASHBACK…
-Mi raccomando figliola, equipaggiati
per bene, in questo periodo nello Jamir le temperature sono molto basse! - .
Grazie,
maestro Shin. Grazie davvero. Allora com’è che sto camminando con uno zaino
pesante quanto un quintale con addosso solo un paio di pantaloni alla pescatora ed un top senza bretelle… e sto sudando??
È
il secondo giorno di cammino… e dovrei cominciare ad intravedere il palazzo di
Mu attraverso la nebbia che è solita calarsi quando è
in avvicinamento qualcuno.
No,
non chiedetemi della nebbia… è un mistero anche per me.
La
prima volta che sono stata in Jamir, pensavo si
creasse per via delle temperatura umida che è tipica del posto, ma mi
sbagliavo. É uno dei tanti misteri che avvolgono il palazzo di Mu… come
l’ubicazione di quest’ultimo, per dirne una.
Lo
Jamir è una regione formata prevalentemente da territori montuosi… affascinante
per certi versi e triste per altri.
Il
sole, quando ovviamente il cielo è sgombro di nuvole, non arriva se non verso
l’ora di pranzo e scompare ancor prima dell’inoltrarsi del tardo pomeriggio… il
palazzo di Mu, poi! Un punto strategico migliore per vivere in solitudine non
poteva trovarselo! È situato esattamente al centro delle catene montuose, su
una delle pochissime fasce pianeggianti della regione, collegata ad un’altra
fascia pianeggiante tramite un ponte che dà su uno strapiombo che da tempo
immane funge da cimitero per tutti gli sventurati che non sono riusciti a superarlo.
Paesaggio
lugubre… perfetto per passarci Halloween, non certo
per viverci. Ma Mu, ahimè, ci vive, anche se mi son sempre chiesta come ci riesca. Io sarei già impazzita da tempo! Automaticamente
verrebbe da pensare che Mu abbia qualche rotella fuori posto e, lo ammetto, è
stato il primo pensiero che ho formulato quando ho
messo per la prima volta piede qui.
Ho
pensato che fosse pazzo e vecchio, vecchio perché… cavoli! qui
è un mortorio, gente!... Quando il maestro Shin me ne ha parlato, mi ero
immaginata un tipo più o meno della sua età… invece mi ero completamente sbagliata.
Innanzitutto
è giovane, ha all’in circa tre o quattro anni più di
me e non è per niente pazzo, tranne quando mi fa da coach
ovviamente. Dispone di una calma impressionante… è da sette anni che lo conosco
e, credetemi, non l’ho mai visto arrabbiarsi una volta!
Supero
l’ennesimo monte che ho davanti, ritrovandomi finalmente sulla lingua
pianeggiante che dovrebbe condurmi al fatidico palazzo.
“Dovrebbe”…
perché puntualmente sbaglio strada e mi perdo! No che non abbia senso
dell’orientamento… è che questi monti sono tutti uguali…
Ok,
non ho senso dell’orientamento, lo ammetto.
Ah!
Questa volta ce l’ho fatta!!! Ecco il palazzo!! Ed
ecco ovviamente la nebbia…
Mi
avvicino al ponte con cautela, tastandolo prima con un piede per constatare se,
nonostante gli scricchiolii sinistri, sia ancora relativamente affidabile o se
sia il caso di lanciare un urlo a Mu per farmi venire a prendere.
Il
ponte scricchiola ma non sembra cedere… così
m’incammino, stando bene attenta a dove metto i piedi e percorrendolo tenendomi
ben aggrappata alle corde laterali, evitando accuratamente di guardare giù, nel
caso in cui la sfiga decidesse di venire dalla mia parte…
Avevo
parlato di sfiga?
Improvvisamente
il ponte traballa senza un apparente motivo… mi volto e vedo una delle due
corde cedere… cedere??? Eh no, maledizione!! Sono
quasi a metà strada!!
Lascio
le corde laterali e mi metto a correre, come se avessi un demone alle costole,
verso l’altra estremità del ponte...
Proprio
mentre sto per fare l’ultimo passo che mi consentirebbe di essere al sicuro, il
ponte cede, costringendomi ad aggrapparmi al bordo della superficie pianeggiante.
Fiuw… c’è mancato un pelo! Mu potrebbe anche fare
qualche lavoro di ristrutturazione di tanto in tanto!
Adesso
il problema è un altro… come diavolo faccio a salire??
Tutta colpa di questo dannatissimo zaino!!! Forse se
provassi a sfilarmelo tenendomi con una mano per volta… PESSIMA MOSSA!!! Si è
sgretolata la parte a cui ero aggrappata, sto precipitando nel vuoto!!!
Improvvisamente
mi sento afferrare per un braccio… avvertendo successivamente un brivido lungo
la schiena e una sensazione di vuoto nello stomaco… Chiudo gli occhi per la
strana sensazione e resto in attesa di risentire il
terreno sotto ai piedi.
-Adesso
puoi anche aprirli! – esclama una vocina tanto familiare. Apro quindi gli
occhi, trovandomi davanti il buffo ragazzino dai capelli rossi e gli occhi
verdi a cui avevo associato la voce.
Tiro
un altro sospiro di sollievo, portandomi una mano al petto per la paura appena
provata, mentre Kiki comincia a sbellicarsi dalle
risate.
E
continua… ma sentitelo come si diverte!!
Decido
quindi di sfilarmi finalmente il dannato zaino e di mettermi seduta con le gambe
e le braccia incrociate, aspettando che la smetta di prendermi in giro… solo
dopo un po’ si ferma un istante, saltandomi letteralmente addosso e abbracciandomi,
riprendendo poi a ridere successivamente contro la mia spalla.
Non
resisto e scoppio a ridere anch’io, scompigliandogli i capelli e schioccandogli
un bacio sulla guancia.
-Divertito??
– gli chiedo con un tono di rimprovero finto. Lui annuisce, continuando a
ridere.
-Avevi
una faccia così buffa! – esclama con le lacrime agli occhi e automaticamente fa
ridere anche a me. Beh… in effetti non devo aver avuto
una bella cera, specie quando mi ha teletrasportata…
non ho mai retto il teletrasporto! Mi ha sempre fatta
sentire strana…
-Grazie
per aver evitato di farmi sbriciolare… - gli dico dopo un po’. – Avrai un bel
premio… -.
-Preparerai
una delle tue torte?? – mi chiede ansioso, spalancando
i suoi occhioni verdi.
Io
assumo un’espressione pensierosa, portandomi una mano al mento per rendere il
tutto più realistico.
-Vedremo…
- dico, osservando i suoi occhi che si spalancano di più alla mia risposta,
trovandomelo un secondo dopo di nuovo tra le braccia.
-Al
cioccolato, al cioccolato, al cioccolatooooooo! - .
Scoppio a ridere, non avevo dubbi che me la chiedesse di quel gusto.
-E
cioccolato sia – gli rispondo, alzandomi subito dopo con lo scricciolo ancora
incollato addosso, mentre prendo con una mano lo zaino, trascinandomelo verso
il palazzo.
-Il
tuo fratellone? – chiedo a Kiki,
al che lui si stacca da me tentando di nascondermi un’espressione triste ora
che ho il suo volto ben in vista.
-È
via – mi risponde, lasciando intendere dal tono la parola che ha mancato di
pronunciare. È “ancora” via.
Kiki è il fratellino acquisito di Mu. E con
quest’affermazione potrei chiudere questa parentesi così come l’ho aperta,
perché è l’unica informazione certa che ho sul loro conto. Quando incontrai per
la prima volta Mu, Kiki mi arrivava più o meno alle
ginocchia e trotterellava ancora in modo ancora poco stabile sulla
gambe paffutelle… sapeste com’era dolce!!! Era un fagotto tenero a prova
di baci e coccole di cui ho sempre adorato gli occhioni!
Li ha sempre avuti di quel colore meraviglioso… erano così belli che m’inducevano a strapazzarlo più del dovuto, portandolo a farlo
ridere sull’orlo delle lacrime, tanto che Mu era costretto a sottrarmelo se non
voleva che glielo scatenassi! Cosa che non posso più fare… gli occhi belli ce
li ha ancora… ma ogni volta che gli racconto di quand’era piccolo, lui
arrossisce e sta ben attento a specificare, senza “ferirmi”, che adesso “non
può più fare quei giochi perché è grande”… un vero ometto, non c’è che dire!
Ed
ecco che mi perdo di nuovo in ricordi… dov’eravamo rimasti? Ah sì, la parentela
tra Mu e Kiki… beh… non saprei proprio. Ogni volta
che, in passato, ho provato ad indagare più a fondo, Mu mi ha sempre risposto
con brevi frasi dal contenuto semi soddisfacente che mi hanno fatto pensare che
forse non ne voleva parlare…
FLASHBACK…
-È tuo figlio? – chiesi a Mu la prima
volta che c’incontrammo, mentre, sorpresa dalla scoperta di un fagotto dagli
occhi grandi e vispi avvolto in una coperta in una culla in
legno all’interno del palazzo, ci giocherellavo, mettendomi ad accarezzargli
una guancia con un dito.
Sentì Mu tossire
animatamente. Stava strozzandosi col the che aveva appena bevuto dalla tazza
ancora fumante. Ed era arrossito.
-No – rispose, mettendosi poi a
ridere.
-Allora è tuo fratello – affermai io,
più che chiedere, imperterrita, voltandomi verso di lui.
-No… ma è come se lo fosse – mi rispose
col suo solito tono pacato e gentile, sorridendomi.
-Però vi somigliate tanto! – esclamai,
un po’ perché realmente lo pensavo, un po’ perché volevo indagare più a fondo.
-Sì – mi rispose Mu sorridendo. – La
nostra razza ci caratterizza per tratti somatici molto simili gli uni agli
altri. - .
-La vostra razza? - . Allora avevo una
faccia tosta molto meno diplomatica di quella di ora. Mu annuì, senza
rispondermi, sorseggiando ancora il the, ormai diventato freddo. Restai in
silenzio, aspettandomi un continuo che non arrivò mai.
Evitai
di proposito di ritornare sull’argomento… evidentemente non voleva parlarne… e
so bene quanto possa essere fastidioso sentirsi
chiedere cose che si desidererebbe solo dimenticare.
-Vai!
– esclama Kiki, staccandosi da dosso e osservandomi
con un sorriso sornione. Spiritoso! Come se non sapesse che non ci riesco…
-Kiki…
- .
-Ma
devi imparare! – esclama allora il birbante, sorridendo
quando vede la mia faccia disperata.
Il
punto è questo. Che il palazzo di Mu non ha porte.
Sì,
avete capito bene, non ci sono porte d’entrata… è un palazzo
alto comprendente cinque o sei piani, pieno di finestre e senza nemmeno
una porta.
Come
si entra? Esattamente nel modo in cui Kiki sta
incitandomi a fare… col pensiero. Dovrei concentrarmi e teletrasportarmi
all’interno come fanno lui e il fratello. Un giochetto da ragazzi insomma… se
solo sapessi farlo! E adesso lo scricciolo ce la sta mettendo tutta per farmi
sentire una nullità…
-Dai,
chiudi gli occhi! - .
Ok.
Ci provo. Tanto di questo passo non mi teletrasporterà
mai all’interno di sua spontanea volontà… tanto vale provare.
Chiudo
gli occhi… estraniandomi completamente da tutto ciò che mi circonda… un attimo
e non sento più nulla intorno a me… perfino il vento sembra essersi fermato…
Focalizzo
il palazzo all’interno dei miei pensieri… immaginando esattamente di trovarmici all’interno… così come mi ha sempre suggerito di
fare Mu e…
-Non
così - .
Spalanco
gli occhi terrorizzata.
Cazzo, Mu!!! Volevi
farmi venire un infarto?? Ci sei andato vicino!!!
Kiki ride, così tanto da arrivare a
mantenersi la pancia, mentre i miei occhi, ancora spalancati per la paura, si
soffermano sulla figura gentile del ragazzo che mi è arrivato affianco senza
che me ne accorgessi. Poco dopo sento un rumore
assurdo provenire dal palazzo… è.. caduto… ??? Oh cielo, l’ho sollevato!!!
-Mu…
- riesco solo a dire, finalmente espirando. – Mi hai spaventata! - .
-Buongiorno
anche a te, Reiko – mi dice pacatamente lui, sorridendomi e afferrando il mio
zaino come se avesse sollevato un cuscino, portandoselo su una spalla. – Devi
concentrarti su te stessa, non sul palazzo - .
-Ma…
- cerco di contestare io, ma lui mi sorride di nuovo, arretrando di un passo.
-Coraggio,
riprova – m’incita, riportando il palazzo in posizione eretta coi suoi poteri, al
che io, senz’altra scelta, mi concentro di nuovo, richiudendo gli occhi.
Fortuna
che si è deciso a portarmi dentro lui… sono
distrutta!!! Dopo il quarto tentativo fallito, Mu ha deciso di graziarmi,
afferrandomi una spalla e teletrasportandomi con lui
all’interno del palazzo.
Adesso
sono spaparanzata sul divano del salotto… lui è in cucina a preparare del the
per entrambi, mentre Kiki sta bevendo della cioccolata seduto a terra, poco distante da me.
Sono
in estasi… credo che i miei piedi, se sapessero parlare, mi ringrazierebbero
per averli liberati dalle scarpe… scalare i monti non è mica una passeggiata!
Certo, per una persona allenata non dovrebbe essere una tale tragedia, ma se la
persona in questione… che so… magari non avesse senso dell’orientamento e si
fosse vista costretta a scalare più monti del solito
per trovare la giusta strada, forse i piedi farebbero bene a lamentarsi…
Ed
ecco arrivata la parte delle giornata in cui deliro…
sto cominciando ad immaginare i miei piedi litigare su chi debba stare uno
sopra l’altro…
Li
separo per precauzione, non vorrei che prendessero vita sul serio…
E
mentre la mia mente è impegnata in tali elucubrazioni, arriva Mu con in mano due tazze fumanti di… dall’odore sembrerebbe the
verde.
Già,
da quando conosco Mu, ho imparato a distinguere l’aroma di ogni tipo di the
presente sulla faccia di questo pianeta.
Diciamo…
che Mu ne è un appassionato… o un ossessionato, come preferite. Fatto sta che,
ogni qual volta mi sia trovata alle prese con la sua
dispensa perché in preda ad un raptus di fame, mi son sempre trovata a fare i
conti con svariati tipi di the di ogni genere… deprimendomi tantissimo,
scovando, solo alla fine, praticamente in fondo alla dispensa, qualcosa che
somigliasse anche solo lontanamente a qualcosa di commestibile: riso, biscotti
e qualche conserva di legumi.
“Solo
lontanamente”… perché io non sono abituata a mangiare… così. Dal fisico non si
direbbe, perché sono piuttosto mingherlina, ma divoro quantità industriali di
cibo… quindi capirete che sofferenza atroce è per me soggiornare da Mu per periodi
piuttosto lunghi!!!
Ma
mi adatto… in fondo, se ci riesce lui, alto più di un metro e ottanta e col
fisico ben piazzato… perché non dovrei riuscirci io?
Ho
pensato anche che sia quel tipo di alimentazione a
donargli quegli splendidi capelli che si ritrova. Sono lucidi e lunghi. E con
questo ho detto tutto… anch’io ho i capelli lunghi, solo che i miei non sono
per niente lucidi… sono solo indomabili!!!
-Grazie
– gli dico, afferrando la tazza fumante, constatando, con amarezza, che non mi
sbagliavo sul tipo di the. Lanciò un’occhiata a Kiki,
invidiandolo mentre si bea della sua cioccolata.
-Preferivi
la cioccolata? – mi chiede Mu, cogliendomi in fallo. Brava Reiko, iniziamo con
le figuracce!
-No
no – mi affretto a rispondere, scuotendo una mano
come a sottolineare la risposta, mentre lui ne beve un primo sorso, sorridendo
sornione.
Ne
bevo un sorso anch’io, constatando che in fondo non è poi così male. Deve essersi
ricordato di aggiungere del dolcificante al mio. A volte mi ritrovo a pensare a
come sarei se non mi allenassi… una mucca probabilmente!!!
O simile a qualcosa di altrettanto grosso, se non di più.
Benedetti
siano gli addominali e gli esercizi spacca schiena che mi consentono ancora di
mantenere un corpo decente.
-Sei
in anticipo – mi dice Mu, distraendomi dai miei pensieri deprimenti.
-Beh…
sì, scusami – gli rispondo, ricordandomi improvvisamente il motivo che mi ha
costretta alla pseudo fuga improvvisata, aggrottando
poi la fronte.
-È
successo qualcosa? – mi chiede preoccupato, poggiando la tazza sul tavolino in legno poco lontano e facendosi serio.
-Vorrai
dire… cosa “non” è successo!!! – esclamo io,
ripensando agli avvenimenti delle ultime settantadue ore, innervosendomi a tal
punto da stringere la tazza con una forza tale da frantumarla e scottarmi col
contenuto ancora caldo. Sembra proprio che la nuvoletta nera che mi ha
perseguitata in India non ne abbia avuto ancora abbastanza…
-Mi
dispiace… - dico mortificata, dopo aver lanciato un mezzo urlo per essermi
ustionata e per avergli bagnato il tappeto tibetano.
Che qualcuno mi faccia fuori adesso… prima che mi faccia fuori Mu perché
incapace di sopportarmi!
Lui
non si scompone, si limita solo a farsi materializzare tra le mani uno straccio
della cucina per soccorrermi la mano sanguinante. Non mi ero nemmeno accorta di
sanguinare…
-Che
disastro… - dico, mentre osservo i vari cocci della tazza sparsi per terra,
mentre Kiki, armato di un altro straccio, li
raccoglie uno per uno con cautela, sollevando con la psicocinesi quelli più
piccoli e apparentemente più affilati per non farsi male, per poi sparire in
cucina.
-Scusami
– mi dice improvvisamente Mu, non alzando i suoi occhi verdi dalla mia mano
lesionata. Io lo guardo stralunata. Devo essermi persa qualcosa.
-Avrei
dovuto accorgermene
dall’emanazioni del tuo spirito che qualcosa non andava… e ti ho posto la
domanda meno adatta - .
Sì,
certo… io ho fatto irruzione nella sua terra in anticipo senza averlo prima avvertito…
io gli ho rotto la tazza, io gli ho sporcato il tappeto tibetano
di the, io gli ho rovinato uno straccio di cucina imbrattandolo di sangue… e
lui si scusa per “avermi posto la domanda meno adatta”!
-Mu…
guarda che quella che dovrebbe sentirsi in colpa qui, sono io… - cerco di
fargli capire, spostando il mio sguardo dalla mano al povero tappeto ormai non
più tale.
Lui
mi sorride, mettendosi poi a liberarmi le mani dallo straccio diventato di un
rosso vivo. Apre una sua mano, portandone il palmo sulle mie ferite che, dopo aver
bruciato un pò, si cicatrizzano, scomparendo poi definitivamente, come se non
me le fossi mai procurate.
Chiudo
e riapro le mani più volte, girandomele e rigirandomele verso il volto.
-Poi
me lo insegni? – gli chiedo procurandogli una risata.
-Quando
avrai imparato l’abc – mi
risponde, alzandosi poi dal divano per riportare lo straccio in cucina.
-Quindi
mai – rispondo, mettendo il broncio.
Lo
sento ridere di nuovo… e rido appena anch’io.
È
incredibile il modo in cui riesca a sentirmi qui,
nonostante non sia la mia casa.
Ho
detto di conoscere Mu da sette anni, da premettere, però, che ci ho passato
insieme massimo tre o quattro mesi all’anno, il
periodo necessario per fare una full immersion in allenamenti psicocinetici e via, di nuovo in India ad allenarmi col
maestro Shin. Eppure… nonostante le poche parole confidenziali scambiate
durante tutto questo tempo… si è instaurata una bella amicizia.
-Reiko!
– esclama improvvisamente Kiki, correndo verso di me
con uno sguardo triste.
-Cosa
c’è, Kiki? – gli chiedo, piegandomi sulle ginocchia
per portarmi alla sua altezza.
-Non
c’è la cioccolata! - .
Scoppio
a ridere senza ritegno. Aveva una faccia da funerale… perché manca
la cioccolata!! Ma io l’adoro!!!
Mu
è rientrato nel salone e ci sta guardando con un grande punto interrogativo
stampato in viso. Mi alzo, avvicinandomi a lui.
-Ma
tu la spesa non la fai mai?? – lo rimprovero,
facendogli poi una linguaccia ed entrando in cucina per raggiungere la dispensa
che, ahimè, già so che troverò vuota.
-Reiko
preparerà una torta! – sento dire Kiki a Mu con tutta
l’enfasi di cui dispone, ma non riesco a sorridere. Lo scenario che mi si è
parato davanti agli occhi non appena ho aperto le porte della dispensa è molto
simile ad un paesaggio desertico. Con tanto di cactus, palla di fieno rotolante
ma senza oasi. Ma come si fa a campare così??? Che
tristezza!
-Mu,
sei un criminale! – gli urlo, mentre tento, già lo so,
invano, di trovare qualcosa che possa soddisfare le papille gustative.
Lo
sento ridere mentre si avvicina.
-Cosa
ti serve? – mi chiede, appena mi è più vicino.
-Praticamente
tutto! – esclamo ormai rassegnata, richiudendo la dispensa e mettendomi a
braccia incrociate verso di lui… che è arrossito.
-Contavo
di rifornirmi entro domani… - dice, evitando il mio sguardo, mentre sogghigno
maleficamente dentro di me.
Questa
è un’altra caratteristica di Mu, s’imbarazza facilmente, facendomi sentire meno
idiota quando sono io ad arrossire perché incapace di
fare gli esercizi da lui impartitimi. Almeno siamo pari.
-Potresti
avere un po’ di pietà almeno per questa povera creatura che vive con te! –
esclamo melodrammatica, mentre poggio una mano su una spalla di Kiki, che si è avvicinato.
Mu
sorride, afferrandomi lievemente un braccio… ma non ci
teletrasportiamo…
Lo
guardo interrogativamente fino a che non capisco… e tocca a me arrossire.
Appunto, che vi dicevo?
-Tu
la torta non la vuoi, vero? – lo minaccio facendolo scoppiare a ridere, mentre
la stanza intorno a me si fa sfocata fino a scomparire.
Angolo
dell’autrice…
Posso
esordire con una sola parola: WOW!
Grazie
mille ad anemone333 e sabri92 per aver aggiunto la mia storia tra le preferite
e a coloro che hanno recensito *__*:
-YamaMaxwell:
Mi ha fatta ridere pensare che ti piace pronunciare “Shaka”… effettivamente è
un suono gradevole XD Dovrai aspettare un po’ per il TUO scricciolo dagli occhi
verdi… ma ci sarà, sarà compreso nella storia u__ù;
-Mon-chan:
Lo sapevo che Reiko ti sarebbe piaciuta! XD Ebbene sì… lo ammetto… Hyde mi ha aiutata MOLTO a creare Reiko… e poi dai, come
hai potuto vedere anche lei, a sorpresa, ha un lato romantico… ;
-Stellina_8787:
Eh sì che mi è venuto un infarto! E chi si aspettava una tua recensione!! XD Chissà fino a che punto mi seguirai… Naaaa… Reiko certamente mi somiglia molto, ma non è me… poi
ad ognuno la sua interpretazione XD;
-Roxrox:
O___O Sta tranquilla che quel capitolo a se stante non è la fine della fan
fiction, non avrebbe avuto senso scrivere una fan fiction rendendo noto già il
finale! Quindi abbi fede… e, se sei ancora interessata, fammi sapere se ti
sorprenderò XD Shaka… un nome un progetto… le cose non sono mai come sembrano…
non posso dirti altro >___< Beh, sì! Da quel che avrai
capito leggendo questo capitolo lo scricciolo è Kiki!
Spero alla prossima XD Ciao! ;
-Sabri92:
Grazie mille ^^
Sia per la recensione che per aver messo la storia tra i preferiti ^^.
Ed
ora alcune note che avrei dovuto aggiungere dal primo capitolo ma che per
mancanza di tempo e calata delle palpebre incombente (poiché ho postato il capitolo
a mezzanotte passata), non ho aggiunto.
Dunque
u__ù In questa storia intendo usare i nomi originali e i colori dell’anime. Non me ne vogliate, ma ho fatto queste scelte
per puro gusto personale >__< Riguardo la
parentela tra Mu e Kiki… avrete capito che ho
mischiato le due versioni, dell’anime e del manga per intenderci ma, sempre per
scelta personale, ho preferito instaurare la loro “parentela” in questo modo,
ossia attenermi alla versione del manga, in cui Mu e Kiki
non sono effettivamente fratelli ma quest’ultimo è stato cresciuto dal primo, e
facendo comunque chiamare “fratello” Mu perchè considerato da Kiki tale.
Per
il momento è tutto. Nel caso in cui dovessi fare ulteriori precisazioni,
troverete tutto in quest’angolino, che sarà presente
in ogni capitolo.
Per
finire, ringrazio anche tutti coloro che leggono in silenzio senza recensire!
Fermate il mondo… fermate il mondo… fermate il
mondo…
-Reiko,
fermati – sento dirmi col solito tono fermo e dolce da Mu, che mi afferra per
un braccio con l’intento di aiutarmi a fare quello che mi ha chiesto, visto che
da quando ci siamo teletrasportati
non la smetto di ondeggiare a destra e a manca come una trottola ubriaca.
E
finalmente il mondo intorno a me, molto lentamente, comincia a fermarsi. Chiudo
gli occhi per disperazione. Mi sta salendo la nausea.
-Va tutto bene? -mi chiede Mu, portandomi un braccio
intorno alle spalle e sporgendosi verso di me, guardandomi dritto in faccia. Ha
capito che da un momento all’altro le gambe mi cederanno… ma
farebbe meglio a spostarsi se non vuole essere inondato da quello che si sta
ostinando ad uscirmi dallo stomaco.
Annuisco,
scostandolo delicatamente da me per precauzione, ricordandomi poi di non aver
mangiato nulla e che quindi non corre rischi, appendendomi col peso di un
cadavere al suo braccio quando si scosta di pochi centimetri
da me.
Ve
l’ho già detto che il teletrasporto mi fa uno strano
effetto?
-Quante
sono? – mi chiede Kiki, portandomi davanti agli occhi
l’indice e il medio della mano destra. E se sono riuscita a distinguere le due
dita che mi ha messo davanti agli occhi vuol dire che sto decisamente meglio.
-Due?
– chiedo per sicurezza, facendolo ridere e con lui Mu.
-Tu…
- mi rivolgo a quest’ultimo, con un dito puntato verso di lui in segno
d’accusa. – Non hai il diritto di ridere, è colpa tua se tutta la gente lì fuori
mi guarda come se avessi un terzo braccio che mi spunta dalla fronte! - . Kiki scoppia a ridere di nuovo.
-Questo
succede perché non ti alleni abbastanza – mi risponde pacatamente lui,
sorridendo divertito, facendo qualche passo per immettersi nel mercato.
Un
momento. Com’è che questo posto mi è familiare??
-Siamo
In India -mi
conferma Mu, leggendomi nel pensiero.
Ma
và!
-E…
come mai? – gli chiedo, tentando, intanto, di arrivarci da sola.
-Devo
parlare col maestro Shin – mi risponde, prendendo ad incamminarsi verso il
tempio, senza darmi il tempo di replicare.
E
uffa!! A saperlo, non mi sarei fatta tutta quella
sfacchinata su e giù per i monti improvvisandomi Heidi,
tentando di trovare la strada giusta e massacrandomi i piedi!!!
-Devo parlare col maestro Shin! – gli
faccio il verso, non sapendo in che altro modo vendicarmi, facendo scoppiare a
ridere di nuovo Kiki e sentendomi sollevare,
improvvisamente, leggermente da terra.
Lo
sapevate che gli arieti sono piuttosto permalosi?
-Mu…
- dico, smettendola di scherzare, quando mi sento sollevare ulteriormente dal
suolo della stradina isolata in cui siamo magicamente comparsi per non far
venire un colpo a qualcuno. – Mu! – urlo in preda al panico quando mi trovo
faccia a faccia con un volatile che stava svolazzando tranquillamente da quelle
parti.
-Dicevi?
– mi chiede lui ironico, senza però abbandonare i suoi modi dolci.
Che
un giorno te la farò pagare!
-Che
anch’io devo parlare col maestro Shin… – mento, sapendo benissimo che sto
risultando ridicola come un gatto che tenta di arrampicarsi su uno specchio. –
Per dirgli che sfrutti i tuoi poteri telecinetici su
di me per prendermi in giro!!! - .
Scoppia
a ridere mentre, delicatamente, mi rimette a terra.
Poi improvvisamente cambia espressione, facendosi serio e immobile,
concentrando il suo sguardo in un punto a caso dietro di me.
Mi
volto, cercando di capire se c’è qualcosa che mi sono persa, quando avverto la
sua aura espandersi.
-Resta
qui con Kiki – mi dice, prima di scomparire nel
nulla, lasciandomi a bocca aperta e con tanti punti interrogativi a ballarmi
intorno.
-Ma
dov’è andato?? – chiedo più a me stessa che al suo
fratellino che è rimasto con me.
-Non
ne ho idea – mi risponde Kiki, portandosi le mani
dietro la testa.
Resto
come un ebete ancora in attesa per un po’, come se Mu
potesse ricomparire da un momento all’altro e dirmi che accidenti gli è preso,
ma ci rinuncio, uscendo dal vicolo in cui siamo rintanati, immettendomi così
nella strada del mercato.
-Conviene
fare la spesa, no? – mi chiede lo scricciolo, distraendomi dai pensieri che mi
frullano in testa.
Non
ho mai visto Mu così preoccupato e non è mai successo che riuscisse a trasmettermi
ansia. Dove diavolo è andato? Che è successo?
Ad
un certo punto vedo qualcuno di mia conoscenza correre verso la strada che
conduce al tempio… una capigliatura che riconoscerei tra mille.
-Shaka!
– urlo, collegando in un lampo la scomparsa di Mu a qualcosa che abbia a che
fare col tempio. – Kiki – dico allo scricciolo,
portandomi alla sua altezza e afferrandolo per le spalle per fare in modo che
mi ascolti. – Lì c’è un negozio di dolciumi – gli dico, indicando il negozio in
questione. – Aspettami lì, torno subito – concludo, aspettando che annuisca, e in un attimo mi metto a correre per il mercato,
constatando, con amarezza, di aver perso di vista Shaka.
Vi
è mai capitato di sentirvi stringere lo stomaco in una morsa, mentre il cuore
comincia a battervi all’impazzata e la testa comincia a pulsarvi
fastidiosamente? C’è chi lo chiama “sesto senso” e chi “brutta sensazione”… io
so solo che, in questo momento, qualsiasi cosa stia accadendo non è nulla di
piacevole.
Mi
slogo quasi una gamba nel saltare gli ultimi quattro scalini che mi separano
dal tempio. Sono sudata, affannata e il cuore sembra abbia deciso diuscirmi da un
momento all’altro dal petto. Senza fermarmi a riposare raggiungo il portone principale,
incurante del sinistro silenzio che sembra aver avvolto in un mantello il
tempio, e lo spalanco.
Non
l’avessi mai fatto…
-Reiko!
– esclama Mu, venendomi incontro e ponendomisi
davanti col chiaro intento d’impedirmi di guardare. Troppo tardi.
I
discepoli sono tutti morti. I loro corpi sono sparsi su tutta la superficie
della grande sala di meditazione. La statua del Buddha
in oro è quasi completamente sporca di sangue… che è ovunque… sulle pareti, sul
pavimento… sembra che l’intera sala strabordi di sangue.
Ad
un certo punto i miei occhi si posano sulla figura di Shaka, che è di spalle, chino sul pavimento… e la mia mente riesce a
realizzare un solo motivo.
Scanso
bruscamente Mu, liberandomene, correndo poi in mezzo a quel mare vermiglio in
cui le mie scarpe affondano, tingendosi dello stesso colore.
Raggiungo
Shaka… che ha gli occhi aperti… e che sta chiudendo quelli del maestro Shin.
-NO!
– urlo con tutto il fiato che ho in gola, lasciandomi cadere sul corpo del mio
maestro, avvertendone l’immobilità e la totale mancanza di vita.
-No…-ripeto, iniziando
poi a piangere, prendendo la sua testa tra le mani, da cui Shaka si è
allontanato, sollevandolo piano da terra quasi come se potessi fargli male e
stringendolo a me.
In
un vulcano di sensazioni e emozioni che mi sta divorando l’anima… non riesco a
far altro che continuare a piangere e a chiedere perché, quasi come se volessi farmelo spiegare direttamente da lui.
-Maestro
Shin… - lo chiamo un’ultima volta, prima di sentirmi afferrare da una presa
gentile alle spalle, infischiandomene e continuando a tenere stretto quel corpo
ormai diventato freddo tra le mie braccia, quasi timorosa che potessero portarmelo via.
-Reiko…-
. Di nuovo la voce di Mu, al quale non bado, fino a che non sento afferrarmi da
lui questa volta con più forza, avvolgendomi le sue braccia intorno alle
spalle, con l’intento di farmi lasciare il corpo del maestro e di allontanarmi
da lui.
-LASCIAMI!
– gli urlo, completamente fuori di me, vedendo di
sfuggita Shaka, ora con gli occhi chiusi, seduto nella posizione del loto
davanti al corpo del maestro. A quel punto sento un’energia sproporzionata
avvolgermi, con decisione ma con tatto, persuadendomi a lasciarmi andare…
facendomi sentire sfinita e priva di forze.
È
solo allora che rimetto giù il corpo del maestro Shin, senza opporre resistenza quando Mu mi avvolge protettivo tra le braccia,
allontanandomi lentamente da lì… e mi sembra quasi di essere sospesa su una
nuvola… non avverto più nulla… i miei sensi sembrano ostruiti… riesco solo a
distinguere due forti energie che si espandono nell’aria.
Vedo
un gruppo di persone, vestite di bianco, entrare precipitosamente nella sala… ma non riesco a sentirne le voci…
Sento
le palpebre pesanti e, mentre Mu mi accarezza delicatamente i capelli, permetto
loro di abbassarsi completamente, sprofondando nel buio totale.
Ho
un dolore lancinante alla testa… senza contare che c’è un ronzio di sottofondo
insopportabile!
-Quanti
anni credete che abbia?-.
-A
giudicare dall’aspetto, non più di 18 - .
Un
applauso, avete indovinato! Ora vi togliete dalle scatole??
Voglio dormire!
-Niente
male davvero… - .
-Milo…
- .
-E
dai, Camus! Non dirmi che non lo pensi anche tu!
Dov’è quel furbastro di un ariete?? Si finge eremita
solitario per poi rincasare con questa bellezza! - .
Guance,
non imporporatevi adesso! Io in teoria starei ancora dormendo!
-Ahahahahah!
Spiegato il motivo per cui se ne tornava sempre in
Jamir! - .
-Non
dargli corda, Aldebaran, o non lo recuperiamo più - .
-Potreste
spettegolare su di me altrove, per favore? Lasciatela riposare - .
Ma
questa voce…
-Ecco
l’uomo del momento!! Mu, vecchio marpione, raccontaci
chi è! - .
Mu??? Ma allora non sto sognando!! Chi è tutta questa gente??
-Più
tardi, Milo… -.
-E
più tardi ti troviamo, o scappi con questa bambola in Jamir??
- .
-Scorpio,
meglio che leviamo le tende se non vogliamo essere investiti da una StarlightExtinction! - .
-Grazie,
Aldebaran - .
Sembra
che se ne stiano andando…
-Se
volessi una mano a fargliela pagare, conta pure su di me - .
-Me
ne ricorderò Camus, ti ringrazio -.
-Cosa
confabulate??? - .
La
porta si è chiusa con un colpo secco, ovattando i discorsi che proseguono
all’esterno. Adesso direi che posso anche svegliarmi…
Apro
gli occhi lentamente… come una buona attrice, stropicciandomene uno con una
mano per rendere il tutto più verosimile.
Vedo
Mu rivolgermi un sorriso mentre trascina una sedia
accanto al letto, sedendocisi poi sopra.
-Ben
svegliata – mi dice gentilmente, rivolgendomi un altro sorriso.
-Mu…
- mi limitò a pronunciare, incapace di dire altro nonostante le tremila domande
che mi frullano in testa.
-Scusa
il baccano – mi
dice lui, riferendosi molto probabilmente alle voci che ho sentito prima. Deve
aver capito che ero già sveglia.
-Chi
erano? – gli chiedo quindi.
-Ogni
cosa a suo tempo… - mi dice lui, troncando sul nascere qualsiasi altra domanda
in merito.
-Bene,
allora… dove mi trovo?? – chiedo, scattando sul letto
e portandomi seduta, notando per la prima volta l’enorme camera da letto in
stile etnico in cui mi trovo.
-Nella
mia casa – si limita a rispondermi lui, confondendomi ulteriormente.
Rivolgo
automaticamente lo sguardo oltre la finestra alle sue spalle, dal quale entrano
dei vivaci seppur flebili raggi di un sole al tramonto. E se c’è il sole non
può trattarsi del Jamir. Dove diavolo sono???
-Sei
ad Atene, in Grecia – mi risponde lui, avendo avvertito il mio pensiero.
-In
Grecia?? – gli chiedo, e lui sospira, abbassando un
po’ la testa. Sembra che non sappia neanche lui da dove iniziare.
-Hai
fame? – mi chiede, cambiando discorso. – Ti va di mangiare qualcosa?- .
Mi
porto una mano allo stomaco inconsciamente.
-No,
ti ringrazio… - . Perché è chiuso, ermeticamente
sigillato, dopo tutto quello che è successo…
-Chi
è stato? – chiedo dopo un attimo di silenzio, prendendo a stringere le lenzuola
convulsamente tra le mani. Ed ecco che riavverto quella strana sensazione di
pace che mi ha avvolta quando ero all’interno del
tempio.
Focalizzo
la mia attenzione su di lui, avvertendo distintamente che è da Mu che proviene.
Con
uno strattone mi scopro completamente, facendo precipitare le lenzuola di lino
color avorio ai piedi del letto, facendogli avvertire tutto il mio disappunto e
il mio nervosismo attraverso l’aura.
-Stai
cercando di ammansirmi??? – gli chiedo, urlandogli
praticamente contro, vedendo i suoi occhi verdi spalancarsi e la sua bocca
aprirsi appena, probabilmente per rispondermi, ma non gliene lascio il tempo. –
Di tutte le cose che ti ho chiesto non hai saputo fornirmi una sola misera
risposta! Hai cercato di addormentarmi di nuovo e di offrirmi del cibo! Come se
potessi avvertirne anche solo un minimo bisogno dopo… dopo quello… - . Non riesco a finire la frase che sento delle lacrime
rigarmi le guance senza che abbia dato loro il permesso di farlo.
Mi
sento così…
La
verità è che non mi sento niente… oppure tutto e niente…
Impotente…
perché il maestro Shin è morto senza che io potessi fare niente per aiutarlo...
Inutile…
perché anziché ragionare a mente lucida sul perché sia accaduto, mi sto
mettendo ad urlare e a frignare come una mocciosa…
Ingrata…
perché mi sto comportando così con la persona che sta cercando in tutti i modi
di starmi vicina in questo momento…
Incapace
di sostenere ancora lo sguardo di Mu, mi siedo sul letto, portandomi entrambe
le mani sul volto, a coprirmi gli occhi, puntando i gomiti sulle ginocchia per
aiutarmi.
Poco
dopo, accanto a me, sento il materasso abbassarsi lievemente e una mano posarsi
su una mia spalla per un attimo.
-Sono
un mostro… - sussurro, sentendo di nuovo la mano di Mu sulla mia spalla. – Tu
non centri niente… - dico tra i singhiozzi, mentre sento Mu invitarmi a
smettere di parlare.
-Non
sei un mostro Reiko, sei solo scossa – mi dice col suo
solito tono gentile.
-Scusami…
- gli chiedo, sentendomi subito rispondere: - Non ce n’è bisogno –. Decido
di poggiare la testa sulla sua spalla, mentre lui prende ad accarezzarmi la
cascata di capelli ricci.
-Avrai
tutte le risposte che vuoi in merito a me, alle persone che hai sentito prima e
al motivo per cui ci troviamo qui. Sto aspettando a
parlartene perchè vorrei prima dimostrartelo, o non mi crederesti mai. – mi
dice poi in un fiato, ma credo di essermi persa
qualcosa mentre ero concentrata nei miei pensieri. Non gli crederei? A cosa non
dovrei credere? E perché mai?
-Quando
sarai pronta ti condurrò dalla persona che detiene questo posto, per metterla
al corrente dell’accaduto e per chiederle di aiutarci a far più luce su ciò che
è accaduto al maestro Shin – prosegue… ma io
ugualmente non ci ho capito un tubo.
-Chi
è questa persona? – gli chiedo, dal momento che è l’unica domanda intelligente
che mi viene da formulare, ma mentre lui sta per rispondermi, lo precedo. - …lo
scoprirò a tempo debito - .
-Esatto
– mi risponde Mu, sorridendomi e alzandosi.
-Beh…
allora andiamo – gli propongo, alzandomi a mia volta, notando l’espressione di
Mu farsi preoccupata.
-Sto
bene, Mu – lo anticipo. – Ma starò ancora meglio quando
ci avrò capito di più in tutta questa storia, e se questa persona di cui parli
è realmente in gradi di aiutarci, voglio incontrarla. Adesso. – dico, calcando
l’ultima parola non in un ordine ma in una muta preghiera di acconsentimento…
che viene esaudita.
Lo
vedo annuire, facendomi poi strada attraverso l’immensa casa in cui ci troviamo,
conducendomi poi all’esterno di questa.
Mai
visto niente di simile. E ne ho girati di posti, eh.
Questa
è la volta buona che mi si sloga la mascella… altro che Shaka con gli occhi
aperti!! É un… un…
-Un
sogno… - mi lascio sfuggire mentre mi guardo intorno
con occhi sognanti, sotto lo sguardo divertito di Mu.
E
non solo la sua “casa” è un sogno… ma l’intero posto!!!
Praticamente quello che quest’uomo ignorante ha appena definito indegnamente
“casa” è un tempio greco, con tanto di colonne esterne a fare da struttura
portante. E più in su, lunga questa… scalinata…
chilometrica… su cui adesso non mi voglio soffermare perché a guardarla mi
viene già il fiatone, ce ne sono altri… uno, due, tre…
-Sono tredici in tutto – mi dice Mu,
interrompendo la mia conta elementare con tanto di dito sospeso in aria a
indicare ogni tempio, avvicinandosi poi a me. – Siamo diretti al tredicesimo –
m’informa, indicandomi a sua volta il tempio più lontano… ma i miei occhi
cadono volontariamente sulle scale che ci separano da esso…
Lo
sento ridere, mentre mi afferra per un braccio e ci teletrasportiamo.
Ecco
il vantaggio di farsi leggere nel pensiero. Mu ha capito che sono ancora troppo
giovane per morire. Perfino l’effetto da teletrasporto
non si fa sentire tanto se ripenso a cosa mi sono risparmiata!
Mi
guarda, prima di aprire l’enorme porta di quel tempio mastodontico, quasi come
a voler accertarsi che sia pronta. Ma cosa ci sarà mai
dietro a quella porta?? Un assassino armato di sega
elettrica??
Gli
faccio comunque segno di assenso, annuendo, cosicché la porta viene finalmente aperta… facendomi rimanere… perplessa?
-Benvenuta
ad Atene – mi dice un esemplare di sesso femminile dal fondo della lunga e
grande sala che mi si è parata davanti. “Esemplare di sesso femminile” solo e unicamente
per la voce, perché dalla gran quantità, a mio parere un
tantino eccessiva, di pizzi e merletti con la quale è vestita non riesco
a capire nient’altro.
Rimango
imbambolata ad osservarla, immobile sul ciglio della porta, tanto che ad un
certo punto sento la mano di Mu spingermi al centro della sala, sotto le risate
appena percepibili di qualche presente. Sì, perché intorno a quell’ammasso informe
e improponibile di tessuto viola, è riunito un gruppo cospicuo di strane armature…
No,
effettivamente le armature non ridono, così come i miei piedi non parlano, devo
ricordarmelo.
Dentro
a quelle armature dorate ci sono dei ragazzi. Dei bei ragazzi.
Dei
gran bei pezzi di figlioli, ecco, forse è meglio disfarmi della maschera imperturbabile,
ho degli ormoni anch’io in fondo!
-Ti
trovi nel tempio di Athena. Io sono SaoriKido, la sua
reincarnazione. E questi sono i cavalieri d’oro, miei difensori. - .
Stop.
Rewind, please.
Che?????
Athena? Reincarnazione?? Cavalieri?? Ma il
medioevo è passato da un pezzo! Mu, dannato! Mi hai portato in un manicomio!!!
Sollevo
lentamente lo sguardo verso Mu, che ha il suo rivolto verso la “reincarnazione
di Athena”… sbaglio, o sta evitando di guardarmi?
-Capisco
che per te possa sembrare tutto irrealistico… - continua a dirmi la tizia pomposa,
ma io la ignoro deliberatamente, continuando a fissare la persona che mi ha
condotta lì dentro.
-E
tu, in tutto ciò, chi saresti? – gli chiedo, interrompendo il parlare insensato
della pseudo dea e prendendo a fissarlo in modo
ostile, ma prima che possa rispondermi, la femmina saccente lo precede.
-Egli
è Mu… - .
-Lo
so come si chiama. E non l’ho chiesto a te. – le rispondo, senza guardarla e
senza alterare la voce, facendole avvertire comunque chiaramente il tono
tagliente.
-Porta
rispetto alla dea Athena! - .
Questa
voce…
Faccio
vagare lo sguardo su tutti i cosiddetti cavalieri, fino a riconoscere la fonte
di quell’esclamazione… è ovvio che non l’avessi visto!
I capelli sembrano essere un tutt’uno con l’armatura!!!
-Shaka?
– chiedo interdetta, osservandolo basita, sotto lo sguardo altrettanto attonito
degli altri, che probabilmente non s’aspettavano che lo conoscessi. - Che
diavolo ci fai qui?!? – gli chiedo, urlando e puntandogli contro un dito in
segno d’accusa, mettendomi poi a guardare Mu, portandomi a debita distanza da
lui come se potesse prendere sembianze aliene da un momento all’altro.
No,
che non sono pazza! Vorrei vedere voi in questa circostanza!!
Ormai mi aspetto di tutto!
-Reiko,
stai bene? – mi chiede Mu, vedendomi portare una mano alla testa, che sta per
scoppiarmi, ma non faccio in tempo a rispondergli con una delle mie frasi
sadiche elaborate che mi sento… strana.
Lo
stomaco sotto sopra, la vista annebbiata e un senso di vertigini mi portano a
sbandare per un po’, fino a che non riesco ad appoggiarmi, per caso, da qualche
parte. Non appena sento che gli occhi hanno ripreso il controllo della loro
principale funzione, li apro… richiudendoli e riaprendoli di nuovo per cercare
di capire se ho un’allucinazione.
Non
sono più nella sala del tredicesimo tempio! Mi sono teletrasportata!!!
Hola XD Como estas??(Smettila di rovinarmi l’idioma!
ndShura) Ok u__ù *cofcof* Brutto di un capricorno!
Cioè… brutto proprio no… è una bestemmia… antipatico, và!
Tornando
a noi XD
Ripeto,
ancora una volta, GRAZIE.
Grazie
a NinfaDellaTerra, roxrox e
SnowFox per aver messo la
mia storia tra le preferite ç__ç Non mi aspettavo minimamente che la mia storia
potesse piacere a tal punto… merçi u__ù (Ti pregherei
di non usare neanche il mio idioma ndCamus).
Cavalieri preziosi ò__ò Passiamo alle recensioniste,
và, che è meglio!
-SnowFox: Ciao!! Altro che Reiko,
l’uragano sei tu! XD Mi fa piacere che la storia ti stia
piacendo a tal punto da farti esultare quando ti sei accorta che c’era un altro
capitolo XD Fammi sapere che ne pensi di questo! ^__^;
-Manila:
Ciao ^__- No, non ho assolutamente intenzione di abbandonare questo progetto…
ci sto mettendo molto me stessa in questi capitoli e ho intenzione di portarla
avanti e concluderla, quindi puoi stare tranquilla! Grazie per il tuo appoggio!
Anch’io spero di “rivederti” presto!;
-Roxrox:
Grazie dei complimenti *__* E non preoccuparti se non riesci a leggere
“subito”, io sto qua tanto XD tenero Mu, eh? chissà
che ne penserai di questo capitolo… baci!;
-Sabri92:
Mi sono immedesimata molto quando ho descritto Kiki senza cioccolata… perciò ne è venuta fuori una
tragedia XD contenta che continui a piacerti!;
-NinfaDellaTerra: Finirò con l’essere ripetitiva,
ma davvero non posso far altro che ringraziarvi tutte, non ho parole ç___ç
Grazie per aver deciso di seguirmi, spero non ne rimarrai delusa XD;
-Ai91:
Ahahahahahah! Ma povero Mu! Cosa ti ha fatto?? Dai, dimmelo così magari gli faccio passare un brutto
quarto d’ora nella fic^__^ Anche
se avrai già capito che lo passerà comunque… poi fammi sapere se ne sei
soddisfatta XD;
-Mon-chan:
Cos’hai da dire del mio senso dell’orientamento? Eh? Eh?? XD Alla fine non è
propriamente il senso dell’orientamento semplice… ma
il “senso dell’orientamento temporale che fa…*censura*”
ahahahahah! Amica, contenta che ti piaccia! Spero ti
faccia “azzeccare” anche a questa, così come ho fatto con Saiyuki XD Baci!!.
Ringrazio
infine tutte le persone che leggono anche senza recensire XD.
Sto
saltellando da un paio d’ore in preda all’euforia, cercando, per quanto mi riesca, di non andare a sbattere contro qualcosa. Ma vi
rendete conto??? Mi sono teletrasportata!!
Datemi un calendario, questo giorno va cerchiato col pennarello rosso!! L’unica cosa… è che non capisco perché sia finita qui…
dal momento che non era qui dove volevo finire…
Mi
trovo nella casa di Mu, purtroppo non in quella in Jamir, precisamente nella
camera in cui mi sono svegliata. Bah… pazienza! Sono già a metà strada per lo
meno. Esatto, avete capito, me ne vado! Prima che il “cavaliere d’Athena” si faccia venire la brillante idea di venire a
recuperarmi.
Sì,
me la svigno, perché ho altre cose da fare piuttosto che farmi prendere per il
culo! Anzi, sarebbe il caso che Mu non si faccia
vedere per il suo bene…
Nel
momento esatto in cui mi sono decisa a scappare da questo manicomio, uno
scintillio proveniente dalla sala in fondo all’enorme corridoio che sto
percorrendo, ha attirato la mia attenzione. Mi volto verso la sala, cercando di
cambiare angolazione per capire se mi sono sbagliata, quando un altro
scintillio raggiunge i miei occhi.
La
curiosità è tanta, ma il tempo è poco… e se arrivasse
qualcuno mentre…?
Ah,
al diavolo! Sono curiosa di natura, non riuscirei mai ad uscire fuori di qui
senza prima aver capito da dove proviene quello scintillio dorato... non
dormirei sogni tranquilli. Mi volto verso l’uscita della casa, ripromettendomi
di raggiungerla e varcarla al più presto, prima di mettermi a correre per il
corridoio, in direzione della sala.
Raggiunta
la soglia mi fermo, spalancando gli occhi e mettendomi ad osservare lo strano
affare posto su un piedistallo di marmo al centro dell’enorme stanza.
Ma
cos’è???
Sembra
essere un… mmm… scrigno? È grande, quadrato e dorato…
adornato di strane incisioni in rilievo che sembrano voler richiamare un
animale… sembra essere un ariete. Ariete? Com’ è che adesso ho la netta
sensazione che quest’affare abbia a che fare con la storia assurda che ho
appena ascoltato??
Mi
avvicino, con cautela… non so… ma ho come
l’impressione che, in un certo senso... Oh cielo… sto impazzendo! Stavo per
dire: “Ho come l’impressione che quest’affare sia vivo”. Reiko ricapitoliamo:
le armature non ridono, i piedi non parlano e gli scrigni non sono vivi!
Ok,
soddisfatta la curiosità, posso anche andarmene.
Ma
non faccio in tempo a realizzare il mio intento che un fascio di luce dorato
m’investe, costringendomi a voltarmi di nuovo verso lo scrigno. È da lì che proviene
la luce... ma…com’è possibile??
Faccio
per indietreggiare, intimorita dallo strano fenomeno a cui
sto assistendo, quando mi vedo costretta a fermarmi di botto, avvertendo una
presenza dietro di me. Merda.
-Reiko!
– esclama Mu, comparso improvvisamente sul ciglio della porta. Ma non comparso
nel senso che si sia teletrasportato, anzi… sta
affannando… sembra quasi che abbia corso. – Sei qui – constata ricomponendosi, mentre la luce dorata svanisce. Mi volto
esterrefatta verso lo scrigno, mentre una mano di Mu si posa sulla mia spalla.
-Sono
le sacre vestigia d’ariete, non temere… - lo sento dire, ma non gli do il tempo
di concludere che mi volto di scatto inviperita,
liberandomi della sua mano con uno schiaffo e allontanandomi da lui.
-Non
mi toccare… - sibilo, lanciandogli uno sguardo ostile e indietreggiando
contemporaneamente. Vedo il suo volto assumere un’espressione sorpresa,
trasformandosi poi in un’espressione triste.
-Reiko…
- ritenta lui, avvicinandosi di un passo.
-Non
ti avvicinare! – esclamo, continuando ad indietreggiare, mentre vedo la sua
espressione farsi grave. Gran buon attore, non c’è che dire.
I
suoi occhi verdi si fissano nei miei, probabilmente per trovare una risposta
alle mie azioni.
-Non c’è bisogno che tu mi legga la
mente, posso dirti tutto quello che penso mio caro Mu… anzi! Io voglio che tu
sappia cosa penso! – dico, cercando di moderare il tono nonostante la rabbia
stia per esplodere.
Lui
rimane in silenzio, le braccia abbandonate lungo i fianchi, l’espressione combattuta
tra la sorpresa… e quello che, credo, sia il dispiacere.
Anche
se non ho ancora parlato e non ho alzato la voce, la mia aura sta urlando e lui
deve averla avvertita chiara e tonda.
Il
dispiacere… si sta dispiacendo! Come se ne avesse il diritto!
-Reiko,
lascia che ti spieghi… - ritenta lui, fermandosi da solo
quando sente la mia aura ancora più forte.
-Spiegarmi?
Cosa?? Vuoi cercare di rifilarmi un’altra storiella mitologica??? – urlo a quel punto, stringendo i pugni convulsamente.
-Non
è una storiella mitologica – mi risponde prontamente lui. – È la verità - .
-La
verità… cos’è la verità, Mu? Eh?? Come mai di questa verità me ne stai parlando
solo adesso, dopo sette anni?!? - .
-L’ordine
dei cavalieri d’Athena è un ordine segreto… - .
-Segreto
– lo interrompo ancora io. – Sì, questo termine non mi è nuovo, sai, conosco
una persona che ne ha tanti! -comincio a blaterare per cercare di
sbollire la rabbia.
-Se
avessi potuto te ne avrei parlato… - dice Mu, non facendo caso a quello che ho
appena detto. Ma la smettiamo??
-Mu,
in tutti questi anni, sei giunto alla conclusione che sia così idiota? – gli
chiedo, senza badare alla freddezza e al cinismo che mi stanno sprizzando da
tutti i pori.
-Non
l’ho mai pensato – mi risponde lui prontamente, tenendo testa al mio sguardo.
-No?
E allora come mai stai continuando a sparare stronzate? – gli chiedo, vedendolo
a quel punto sospirare.
-Non
ti sto mentendo… non ne avrei motivo adesso che hai incontrato la dea… - mi
spiega, e dal tono che ha usato sembra quasi essere arrivato al limite anche
lui. Perfetto!! Se non l’hai capito, mio caro Mu, voglio i fuochi d’artificio!!!
-La
dea??? – gli chiedo, spalancando gli occhi e
scoppiando in una risata sarcastica. – La dea! Giusto... – continuò, calcando
la mano. – Mi stai dicendo che quella… specie di damina
con la puzza sotto al naso dai pessimi gusti stilistici sarebbe la tua dea? - .
È
a quel punto che Mu chiude gli occhi, aggrottando la fronte in un chiaro segno di
nervosismo e rilasciando un’energia immensa… spaventosa... tale da farmi
passare per un attimo la voglia di continuare a irritarlo.
Passano
minuti, prima che riassorbi la sua energia, minuti terribili e interminabili,
nei quali riesco ad avvertire, nitidamente, tutti gli stati d’animo che stanno
combattendo dentro di lui, tra i quali spiccano principalmente rabbia,
tristezza… e infine anche affetto.
Tutti
intorno a me… quasi come se fossi stata risucchiata improvvisamente da un
tornado.
Mi
sento… svuotata. La mia vena combattiva è stata spazzata via dalla sua… e ne ho
paura.
Le
mie gambe traballano un attimo, prima di lasciarmi cadere sulle ginocchia.
Lui
continua a starsene sul ciglio della porta, immobile, con ancora gli occhi
chiusi, incurante dell’effetto che mi ha provocato.
Ma
chi è? Chi diavolo è? Possibile che in tutto questo tempo abbia finto di essere
un’altra persona? Non riesco a crederlo…
-Va
tutto bene, amico? - .
È
un ragazzo dalla stazza enorme a rompere quel silenzio inquietante, entrando
velocemente nella sala e ponendosi di fronte a Mu, che, ancora con gli occhi
chiusi, si limita, dopo un po’, ad annuire.
-Cos’è successo? – chiede un secondo
ragazzo appena entrato, dai lunghi capelli leggermente mossi, guardando prima
Mu e poi me, chiedendo poi spiegazioni con lo sguardo al ragazzone, che scuote
la testa, come a indicargli che non ne sa nulla.
Entra
anche una terza persona nella sala, ma, a differenza dei primi due, si limita a
starsene in silenzio, prendendo poi ad avvicinarsi a me lentamente.
Non
ci faccio caso più di tanto, presa come sono dal cercare di rimanere immobile
per tentare di mimetizzarmi con la sala. È inutile descrivere come mi senta... sarebbe uno spreco di energie inutile. Se volete
averne solo una minima idea, prendete un coltello e squarciatevi il petto, poi
moltiplicate il dolore per tre.
Improvvisamente
sento una lieve sensazione di sollievo… e la attribuisco alla sensazione di
freddo che sto provando al polso destro.
Mi
volto verso il ragazzo che precedentemente ho visto avvicinarsi, notando il suo
sguardo serio e assorto concentrato sull’emanazione di quel potere così
particolare che sta rilasciando dalla mano sul mio polso.
-Va
meglio? – mi chiede senza guardarmi, allentando appena la presa.
Io
mi limito ad annuire, vedendolo poco dopo sollevarsi da terra e raggiungere gli
altri sul ciglio della porta.
Sento
dei passi affrettati rimbombare nel lungo corridoio della casa… sembra che
qualcuno stia correndo in questa direzione.
-Reiko!
– esclama Kiki, scostando appena uno dei ragazzi
entrati precedentemente, correndomi poi incontro col volto illuminato dal suo
dolce sorriso.
Cielo…
me ne ero completamente dimenticata! Gli ho detto di aspettarmi nel negozio di
dolciumi e… cavoli! Figurarsi che razza di madre sarei, se questo scricciolo
fosse figlio mio!
-Finalmente!
– esclama una volta che mi è arrivato vicino, abbracciandomi, ridestandomi così
dallo stato catatonico nel quale ero caduta. Lo abbraccio a mia volta,
accarezzandogli la testolina color fuoco con una mano. Invidio i bambini…
perché hanno l’abilità innata di trasmettere in modo del
tutto spontaneo tenerezza e tranquillità… sensazioni che mi hanno
raggiunta subito non appena questo scricciolo adorabile ha pronunciato il mio nome.
-Ma
che hai, non stai bene? – mi chiede poi, prendendomi il volto tra le mani e
osservandomelo per scorgerne probabilmente la risposta.
Sia
benedetta la tua tenerezza, Kiki…
-Mi
dispiace tanto… - dice improvvisamente, intristendosi, senza aspettare che gli
risponda, facendomi sussultare. – Ma sta tranquilla! Qui sei al sicuro! Mu e
gli altri cavalieri ti aiuteranno a trovare la persona che ha ucciso il
maestro! La dea Athena è buona e saggia! Ti darà una
mano anche lei… - .
Un
momento… è al corrente di tutto?
-Vero,
ragazzi? – chiede subito dopo alle persone che sono alle sue spalle, che gli
annuiscono tutti, chi sorridendogli e chi guardandolo teneramente.
-Visto?
– mi chiede esultante, regalandomi un altro sorriso. – Dai, non stare giù – mi
dice, alzandosi e afferrandomi una mano, incitandomi a fare lo stesso, al che
io, totalmente sconcertata di fronte a tanta innocenza e forza messe insieme,
finisco con l’ubbidirgli.
-Kiki
- lo chiama improvvisamente Mu, ricevendo in risposta
dal ragazzino un sì con la testa.
-Adesso
scappo! Ci vediamo più tardi! – esclama, sollevando una mano per salutarmi mentre, di corsa, scompare così come è comparso.
Il
ragazzo dai capelli mossi scoppia a ridere.
-Certo
che ci sa fare! Tuo fratello ha una strada da latin lover davanti! - esclama,
dando una pacca sulla schiena a Mu, sotto lo sguardo di rimprovero del ragazzo
che mi ha soccorsa gelandomi il polso.
-Bene,
allora se è tutto a posto noi togliamo il disturbo – dice il ragazzone,
lanciando un breve sguardo a Mu, voltandosi poi verso la
porta per andarsene, imitato dal ragazzo dal contatto gelido.
-Voi
andate pure avanti – dice il tizio dai capelli mossi. – Io faccio conoscenza
con questa dolcezza… - .
Ah…
e ti pareva. Ti avverto amico, non è giornata.
-Milo
– lo chiama il ragazzo dallo sguardo serio, afferrandogli un braccio per impedirgli
di avvicinarsi a me. – Avrai modo di far conoscenza, adesso non disturbare - .
-Disturbare?
Ma che dici, Camus! Piuttosto mi sembrava scortese
non presentarsi a questa bella signorina… in fondo prima è scomparsa così velocemente
che non ne abbiamo avuto il tempo – si difende, facendo il simpatico,
lanciandomi uno sguardo da tipico marpione che ci sa fare e tendendomi la mano.
-Reiko
– mi presento, stringendogli al volo la mano per farla finita subito. Per incazzarmi ho esaurito tutte le mie energie con Mu, tanto
vale abbreviare i tempi per togliermelo dalle scatole.
-Milo,
cavaliere di Scorpio – si presenta lui, con voce sensuale. Cielo… che tipo! –
Al tuo servizio… - aggiunge poi, portandosi la mia mano alla bocca e
baciandomela senza staccare gli occhi dai miei, mentre alle sue spalle il ragazzone
si porta una mano sul viso e il tipo glaciale imposta un’espressione
infastidita.
In
un’altra occasione avrei già fatto pagare a questo Milo tutta
questa sfrontatezza, ma adesso sono troppo stanca per fare qualsiasi cosa.
Ritraggo la mano come se nulla fosse successo, degnandolo appena di un sorriso
forzato di circostanza.
-Camus,
cavaliere d’Acquario – si presenta subito dopo il tipo glaciale, non appena
Milo si è allontanato da me, stringendomi la mano in una morsa più salda e…
cavolo! Ghiacciata!!!
-Aldebaran,
cavaliere del Toro – dice al suo turno il ragazzone, inghiottendo con la sua
manona la mia manina, che al confronto sta per avere delle crisi esistenziali.
Ma, stazza a parte, Aldebaran sembra essere davvero una persona simpatica. –
Non badare a quello che ha detto Milo – mi dice, dopo aver mollato la mia mano.
– Perdonaci se non ci siamo presentati subito, non era prevista la nostra
venuta alla casa dell’Ariete… pensavamo di lasciarti riposare, ci saremmo
presentati domani, quando Mu ti avrebbe portata a fare il giro delle case… - .
Il
mio sguardo finisce inevitabilmente sull’interpellato, che evita di proposito
di guardarmi, incrociando le braccia sul petto e mettendosi a guardare terra.
Domani?
Credeva davvero che dopo tutto questo io sarei rimasta ancora qui?
-Nessun
problema – mi affretto a rispondere, per mettere le cose in chiaro. – È stato
un bene che ci siamo presentati adesso, dal momento che domani non sarò più qui
- .
Gli
occhi scuri di Aldebaran si spalancano un po’, sorpresi, mentre Milo lancia
un’occhiata interrogativa a Camus, che si limita a
guardarmi, senza battere ciglio.
-Deduco
che non gliene hai ancora parlato… - dice Milo a Mu, che adesso ha lo sguardo
fisso nel mio.
-Non
me ne ha dato il tempo – risponde, sostenendo il mio sguardo di nuovo ostile.
-Parlato di cosa? – taglio corto io,
guardandoli poi uno ad uno e aspettando che qualcuno si degni di rispondermi.
Aldebaran si porta una mano tra i corti capelli scuri. Sembra imbarazzato, come
un bambino che ha appena capito di aver combinato un guaio. - Allora? – chiedo
nuovamente, spazientita.
-La
dea Athena è del parere che tu debba
stare qui – dice finalmente Mu, spiazzandomi.
-Come,
prego? – gli chiedo, sollevando un sopracciglio per scetticismo. Devo aver
sicuramente capito male.
-Non
hai capito male, Reiko – dice una voce purtroppo, ahimè, nota.
Sposto
il mio sguardo sulla porta, dal quale è appena entrato il mio simpaticone
preferito. Mi sei mancato, Shaka!
-Perdona
l’irruzione, Mu, abbiamo sentito il tuo cosmo espandersi e siamo venuti a
vedere se fosse tutto a posto – si scusa il ragazzo entrato insieme a Shaka,
guardando poi nella mia direzione.
-Nessun
problema, Aioria – risponde il padrone della casa, spostando poi il suo sguardo
sul biondo.
-C’eravamo
già noi, avreste anche potuto non scomodarvi – dice Milo, rivolgendosi a Shaka,
con una chiara nota sarcastica nella voce. Qualcosa mi dice che non scorra buon
sangue tra di loro, ma questo adesso è il mio ultimo
pensiero…
-Invece
credo proprio di aver capito male – dico, ignorando il loro scambio di battute
e riprendendo il discorso interrotto, affrontando il biondo.
-La
dea Athena è stata chiara, non devi allontanarti dal
santuario, ma questo non potevi saperlo dal momento che sei scomparsa nel bel
mezzo della riunione - .
Stringo
gli occhi fino a farli diventare due fessure, concentrandomi su quello che ha
appena… osato… dirmi quel dannato.
Mi
parte una risata isterica che non riesco a fermare. Succede sempre così quando il mio nervosismo arriva al limite. O rido, o salto addosso alla fonte del mio nervosismo e lo
uccido.
I
“cavalieri” mi guardano stralunati, mentre mi porto le mani allo stomaco per
cercare di trattenermi, ma l’azione non ha l’effetto desiderato.
-Divertente… davvero divertente… -
dico, non appena la crisi di riso mi è passata un po’, asciugandomi delle
lacrime ai bordi degli occhi. – Ok… il cabaret è finito? - .
-Questo non è un cabaret – mi risponde
quel tipo che Mu ha chiamato Aioria.
-Invece di risponderle con mezze frasi,
le spiegate a questo punto cosa sta succedendo? - interviene improvvisamente
Aldebaran, avvicinandosi a Mu e mettendogli una mano su una spalla. L’ho già
detto che mi è simpatico Aldebaran, vero?
-Reiko… - inizia Mu, avvicinandosi di
un passo con l’intento di stabilire un contatto pacifico con me. Non è la prima
volta che assiste ad una mia crisi di nervosismo. É stato lui, il più delle
volte, a placarmela, ascoltandomi e aiutandomi a risolvere i problemi che mi
affligevano. È ironico di come adesso sia diventata
lui la causa di questa mia ennesima crisi.
-Smettila di
pronunciare il mio nome con tanta disinvoltura! Smettila di tentare di calmarmi e
dammi per una buona volta delle risposte!!! – gli urlo
contro, rovesciandogli addosso una parte della rabbia che mi porto dentro,
quando all’improvviso sento un’energia sovrastarmi. La riconosco e mi volto
come una belva verso Shaka.
-E tu smettila immediatamente di
sovrastare la mia aura! – gli urlo, battendo per la
rabbia un piede in terra, dando libero sfogo alla mia energia, vedendo poco
dopo i presenti tramutare le loro espressioni in sorpresa.
L’arredamento
della sala comincia a tremare, sotto lo sguardo sbigottito dei cavalieri,
tranne quello di Mu che ha lo sguardo basso e le mani strette a pugno.
Shaka
sembra intenzionato a voler intraprendere una sfida tra energie. Bene.
Mi
concentro al massimo, dando libero sfogo anche alla psicocinesi, cominciando a
far fluttuare per aria i quadri, i candelabri e gli altri oggetti che compongono
l’arredamento della sala, mentre il lampadario comincia a roteare, illuminando a intermittenza tutto l’ambiente.
Improvvisamente
la temperatura cala di botto, facendomi rabbrividire.
-La
smettete? – chiede Camus, guardando di sbieco me e
Shaka, per nulla intimorito e con l’aura ancora ben percepibile.
-Dolcezza,
calmati – mi dice Milo con espressione seria, nonostante l’appellativo che mi
ha affibbiato.
-Calmarmi?
Calmarmi??? Quello lì da ordini elargiti da una
presunta divinità del cavolo con quel tono altezzoso e arrogante ed io dovrei
calmarmi??? – gli sbraito contro, fulminando con lo sguardo Shaka che ancora
continua a mantenere quella cazzo di espressione
impassibile! Lo vedo aggrottare la fronte, gia sapendo, probabilmente, cosa si sta
apprestando a rispondermi, quando decido di precederlo.
-E
prova solamente a dire di portare rispetto alla tua dea che ti ficco un candelabro
nel… - ma non riesco a terminare la mia scaricata di
finezze che sono costretta a gemere leggermente per il dolore.
Sono
stata letteralmente sbattuta al muro. La mia schiena aderisce perfettamente alla
parete e i miei piedi non toccano terra…
Sono
bloccata dalla psicocinesi di Mu.
-Basta
– mi ordina quest’ultimo, non appena i miei occhi si sono riaperti, affondando
nei suoi smeraldi non più dolci, ma severi.
Cerco
di fare resistenza con la psicocinesi, provando a muovermi, ma un’orrenda fitta
alla testa mi convince a desistere.
-Basta
– mi ripete Mu, scandendo così bene la parola da farmela rimbombare più volte
nella mente.
Mi
sento male… e non mi riferisco al male fisico…
-Spero
tu sia contento! – esclama improvvisamente Milo, rivolgendosi a Shaka.
-Cosa
stai insinuando? – chiede quest’ultimo al cavaliere di Scorpio, alzando appena
un sopracciglio.
-Perché
hai scomodato il tuo di dietro per venire fin qui, Virgo?
– gli chiede a sua volta Milo, alterandosi di più.
-Milo…
- cerca di calmarlo, invano, Camus.
-Volevo
accertarmi dell’effettiva esistenza del cosmo di cui si è parlato, Scorpio, dal
momento che non abbiamo avuto modo di appurarlo prima, così come ha ordinato di
fare la dea - .
-Innanzitutto
a dare l’ ”ordine” è stata Saori
– puntualizza il cavaliere dello Scorpione, cercando di mantenere il controllo
della voce. – La dea le ha concesso di teletrasportarsi
perché ha avvertito lo stress che stava accumulando. – dice, indicandomi. -E poi non bastava Mu
ad accertarsi del cosmo? Dovevi necessariamente accertartene di persona? - .
-Non
è questo il punto… – ribatte infastidito Shaka, ma non ha il tempo di
concludere che viene nuovamente attaccato verbalmente
da Milo.
-Allora
quel è ? - .
-Ehi,
fatela finita! – s’intromette Aldebaran, ponendosi tra i due, ostruendo così a
entrambi la visuale dell’altro.
-Questa
non è la sede per parlare di questo problema, attenderemo di discuterne nella
prossima riunione – aggiunge Camus, spalleggiando
così il cavaliere del toro.
E
in tutto ciò… io quanto conto, dal momento che si sta parlando di me quasi come
se non fossi presente e si sta disponendo della mia presenza come meglio piace?
Ho
un groppo in gola incredibile… ma non voglio piangere…
non di fronte a loro… non di fronte a lui.
Mi
sento scivolare lentamente lungo la parete fino a toccare terra, acquisendo di
nuovo la padronanza delle mie azioni, permettendomi così di rannicchiarmi quanto
più possibile, quasi in posizione fetale, in modo da nascondere quasi completamente
il volto tra le ginocchia e di avvolgermi quest’ultime con le braccia.
Mi
scivola una lacrima sul viso… e poi un’altra, e un’altra ancora… fino a che il
mio corpo non viene scosso da violenti singhiozzi.
Mi
afferro i capelli, tirandomeli per provocarmi dolore e impormi un po’ di autocontrollo,
ma inutilmente.
Nella
sala cala il silenzio.
-Grandioso, l’abbiamo spaventata! –
esclama Milo palesemente irritato, dandomi la schiena e portandosi le mani tra
i capelli in un gesto probabilmente di stizza.
Sento
qualcuno avvicinarsi a me e accarezzarmi la testa.
Mi
ritraggo di scatto, sollevando di poco lo sguardo per capire, a stento, attraverso
le lacrime, che si tratta di Aioria.
-Non devi avere paura, non vogliamo
farti del male – mi dice, facendo trasparire dai suoi occhi di un verde intenso
tutto il suo appoggio, riprendendo ad accarezzarmi la testa, non sbilanciandosi
più di tanto, quando mi vede piangere di nuovo.
-IO
DI TE MI FIDAVO!!! – urlo senza più ritegno verso Mu, ignorando
Aioria e scostandomi da lui, rialzandomi e lasciando libere le lacrime di
bagnarmi il viso. – CHI SEI??? – inveisco di nuovo,
avanzando un po’ verso di lui, vedendo Camus
abbassare lo sguardo, voltarsi e uscire dalla stanza.– CHI DIAVOLO SEI???
– urlo ancora, raggiungendolo e tirandogli un pugno dalla potenza ridicola
contro il petto, senza, infatti, sbilanciarlo di un millimetro, mentre Aioria,
Aldebaran e Milo seguono l’esempio di Camus. Shaka li
imita subito dopo, tentennando appena, prima di abbandonare la sala, mentre io
continuo a tirare pugni contro Mu, senza che lui reagisca.
Ad
ogni colpo che va a segno mi sento, assurdamente, più leggera.
Sono
sicura di non stargli facendo male, eppure, nonostante tutto, mi sento presa da
un terribile senso di colpa.
Infine
mi fermo, senza più forze, ne di picchiarlo ne di
piangere, poggiando, nonostante tutto, la testa contro il suo ampio petto, ed è
allora che sento le sue braccia avvolgermi in una salda presa, circondandomi la
schiena con fare protettivo, mentre la sua testa raggiunge la mia.
-Perché
mi fai questo? Cosa ti ho fatto? – gli chiedo con ancora la voce rotta dal
pianto, avvertendo la sua stretta farsi più salda.
-Nulla,
Reiko… tu non hai fatto nulla! Hai solo avuto la sventura di nascere sotto un
cielo caotico… - mi risponde, confondendomi ancora di più.
-Reiko…
c’è un motivo preciso per cui il maestro Nonomura è
stato ucciso… così come c’è un motivo per cui ti ho condotta qua… - continua a
spiegarmi, senza allentare la presa, probabilmente per impedirmi di ergere altre
difese come ho fatto fin’ora. – Tu possiedi un cosmo,
una forma di energia particolare differente da quella che sei abituata a
chiamare aura, che manifesti in rari momenti… come prima, ad esempio, quando
stavi cercando di difenderti da Shaka… lui ti ha provocata per metterti alla
prova - .
E
quello stronzo doveva per forza farmi esplodere in quel modo?
Mu
sorride, probabilmente perché ha avvertito il pensiero che ho rivolto al cavaliere
ossigenato… vuoi vedere che non sono l’unica a cui sta
sulle palle?
-Il
motivo per cui ti ho condotta al tredicesimo tempio è
lo stesso, lady Saori ha voluto incontrarti per
verificare se possedessi un cosmo… particolare - .
Particolare?
-E tutto questo cos’ha a che fare col maestro Shin? – trovo la
forza di chiedergli.
Lo
sento sospirare, prima di riprendere a parlare.
-Il
maestro Shin, dal primo momento che ti ha preso con se… si è accorto di quanto
tu fossi particolare… e più volte si è trovato ad avere a che fare con persone
che sapevano altrettanto, avanzando delle pretese sul tuo conto che lui si è
sempre rifiutato di assecondare… addestrandoti a tal punto da renderti in grado
di saperti difendere da sola in futuro, nel caso fosse servito… - .
Persone
che hanno avanzato delle pretese sul mio conto… ?
Sapevo di essere stata raccolta dal maestro Shin che ero ancora in fasce,
ricevendo in seguito il suo nome di famiglia… ma non
sapevo che delle persone fossero venute a reclamarmi… il maestro non me ne ha
mai parlato…
-Per
questo ti ha mandata anche da me… affinché t’insegnassi
a saperti difendere anche con la psicocinesi oltre che con le arti marziali… -
.
Una
difesa mentale oltre che una difesa fisica… il maestro aveva pensato ad ogni
evenienza… ed io ho sempre e solo pensato che fossero esercizi fini a se
stessi, senza alcuna effettiva utilità. Quanto sono stata ingenua…
Ancora
non comprendo il collegamento con la dea, comunque.
-Athena
è la dea della giustizia, Reiko – mi dice, rispondendo al mio pensiero. – E
chiunque trami nell’ombra arrivando a spargere sangue per entrare in possesso
di un potere particolare, mira inevitabilmente ad andarle contro, com’ è già
capitato in passato. - .
Cielo
caotico aveva detto? Cielo di merda, intendeva dire!!!
-Per
questo LadySaori ha espresso il desiderio che tu rimanga al santuario,
per il tuo bene, perché saresti al sicuro, e per permettere a noi cavalieri di
studiare meglio la situazione e prepararci ad un eventuale attacco - .
Ha
“espresso il desiderio” ? Mi era sembrato di capire,
piuttosto, che lo avesse ordinato, la bomboniera!
-Non
lasciare al tuo orgoglio di giudicarla subito, non hai avuto modo di conoscerla
– mi dice, sorridendo appena.
Seh… per quel che ho visto potrei farle
già la radiografia… ehi!! Orgoglio???
-E
allora dimmi – dice, separandosi da me, afferrandomi le spalle e guardandomi
negli occhi. – Cos’è stato a far nascere tutto quell’astio nei miei confronti?
- .
Ma
è possibile che dopo un discorso così logico e intelligente, debba perdersi in
un bicchier d’acqua così??
-La
paura di aver perso un amico? – mi chiede, avvicinandosi un po’ alla realtà dei
fatti.
-La
paura di non averlo mai avuto – gli rispondo, prendendo a fissarlo con la
stessa intensità con cui mi sta fissando lui. – La paura di aver avuto a che
fare con un estraneo in questi sette anni, che si è solo finto mio amico per
doppi fini… - aggiungo, vedendo la sua espressione farsi triste.
-Non
era mia intenzione… - dice, abbassando lo sguardo e lasciandomi le spalle.
-Adesso
lo so – gli rispondo prontamente io, afferrandogli le spalle come lui ha fatto
con me. – E ti chiedo scusa… per aver dubitato - .
Lo
vedo sorridere e gli regalo un sorriso anch’io.
-Ho
un solo favore da chiederti per tutta la durata di questa… bizzarra e assurda
avventura… - gli dico, attirando così la sua attenzione. - Tienimi alla larga
Shaka – concludo, vedendolo trattenere una risata.
-Non
essere così dura nei suoi confronti… - mi dice lui, ma io lo interrompo, prima
che il fumo mi esca dalle orecchie.
-Eh
no! Se con la reincarnazione della dea devo mettere da parte l’orgoglio, con
Shaka devo mettere da parte il fegato roso in una vita intera!!
Non posso assicurarti di riuscirci… - .
-Promettimi
almeno di provarci – mi chiede nel suo solito tono gentile, sorridendomi. Come
faccio a dirgli di no dopo una giornataccia simile? Sono perfino riuscita, dopo
sette anni, a fargli perdere la pazienza! Questa almeno gliela devo.
Sospiro
rassegnata, chiudendo gli occhi ed annuendo, vedendolo poi dopo sorridere di
nuovo. Mi propone di mettere qualcosa sotto i denti ed io annuisco, e con
piacere anche, dal momento che il mio stomaco è vuoto da stamattina!, seguendolo, facendomi condurre lungo quel corridoio
infinito.
-A
parte Shaka – dico, mentre ci dirigiamo verso un’altra sala – Chissà che
avranno pensato i tuoi amici… -.
Mu
si gira per osservarmi… non deve aver capito a cosa mi riferisco.
-Se
dovessi rincontrarli armati di camicia di forza non mi sorprenderei… -
aggiungo, sentendolo ridere appena.
-I
cavalieri presenti stasera hanno compreso la situazione, Reiko… l’idea che ho
di loro m’impedisce di credere che possano essersi fatti un giudizio su di te
valutandoti in un momento di confusione e disorientamento - .
Opinione
a parte, caro Mu, la figura di merda l’ho fatta. E grossa anche. E davanti a
degli uominiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!! A cosa mi sono ridotta!!!
-Ah,
ma quel Milo –
attacco di nuovo, ricordandomi di un particolare. -Cosa intendeva quando ha detto che la
dea “mi aveva concesso di teletrasportarmi” eccetera eccetera… - .
-Esattamente
quello che ha detto – mi risponde lui, facendomi venire una gran voglia di
spaccarmi la testa contro una di queste colonne che
fanno da abbellimento al corridoio per la poca chiarezza che sta usando contro
la mia mente risentita.
-Ossia?
– gli chiedo cordialmente, trattenendomi dall’istinto suicida.
-Che
nel santuario di Athena non ci si può teletrasportare… la dea lo ha concesso a me per portarti
seduta stante da lei, per poter appurare la reale attendibilità del suo dubbio,
e a te, per allontanarti quando ne hai sentito il bisogno, comprendendo il tuo
stato d’animo, per scusarsi, in un certo senso, per averti sottoposta ad un
tale stress… - .
La
mia mente sta facendo non poca fatica per comprendere quella risposta… forse
perché semplicemente si rifiuta di accettare ciò che ne ha dedotto.
-Questo
significa che… è grazie alla dea… se mi sono… -.
E
anche questo è andato ^__^ Noto con piacere che la storia è seguita! Grazie fedeli
lettori *__*
Ora…
prima di fare ringraziamenti vari, voglio aggiungere delle
piccole note prima che me ne dimentichi come mi è già capitato di fare nel
precedente capitolo u__ù
L’ambientazione.
La storia si svolge dopo i fatti di Hades e tutti i
cavalieri d’oro sono tornati in vita… ora… quest’ultima nota (cioè che i
cavalieri d’oro siano tutti ritornati in vita) non so quanto possa
essere influente dal momento che non ho ancora avuto modo di vedere tutta la
serie Hades… ad ogni modo sappiate che saranno
presenti tutti i Gold Saints ^__^
Grazie
a YamaMaxwell e RedStar12 per aver aggiunto la mia
storia tra le preferite *__*
Ora
passiamo ai recensionisti XD:
-Gufo_Tave : Mea culpa ç__ç Chiedo venia ç___ç Con
tutto il rispetto per Kurumadasensei…
ma me ne ero completamente dimenticata!!! Pensa che quando me ne sono accorta
la mia espressione è diventata uguale al soggetto dell’urlo di Munch! Ma non mi sembrava molto coerente modificare il capitolo
dopo averlo già pubblicato (correndo il rischio di confondere chi il capitolo
lo avesse già letto), considerando soprattutto che fin dall’inizio, indipendentemente
dal fatto che me ne fossi dimenticata o meno, avevo intenzione di far usare il teletrasporto al santuario solo in quel capitolo, e credo
che in quest’ultimo si sia capito. Ad
ogni modo grazie mille per avermi fatto notare l’errore u__ù Spero di
rileggerti presto ^__^ Ciao! ;
-Sabri92 : Contenta che anche lo scorso capitolo ti sia piaciuto e
che ti sia dispiaciuta per la morte del maestro Shin ç___ç Ci vorrà un po’ di
tempo prima che la matassa venga sbrogliata… Grazie ancora! ;
-NinfaDellaTerra : Ogni volta che leggo una tua
recensione mi commuovo ç___ç Graziegraziegraziegraziegrazie!!!
Spero che anche questo capitolo ti piaccia, nonostante, lo ammetto, sia un
tantino “pesante” >__< Baci! ;
-Mon_chan: Fantastico che mi fai pubblicità anche
all’altra fan fiction XD Sono contenta che ti sia piaciuto… nonostante sia
stato un tantino strappalacrime XD alla prossima, amica! ;
-SnowFox: Credo che Kurumada
abbia creato la Kido col chiaro intento di farla prendere
in giro XD Chissà che Reiko non le faccia notare che il suo abbigliamento è..
come dire… un po’ “retrò” XD Ti consiglio di procurarti carta e penna e
segnarti ogni qual volta Reiko farà una figuraccia, perché non capiterà
raramente XD spero alla prossima! ;
-Roxrox: Mmmm… non so se gli elefanti siano
pazienti, ma comunque mi hai fatta morire dal ridere XD Come vedi in questo
capitolo Mu ha perso un po’ della sua pazienza elefantesca (??)… curioso di
come sia piaciuta la scena nel vicolo XD non sei stata l’unica a cui sia
piaciuta ^__^ Grazie mille! ;
-YamaMaxwell: Tu invece sei stata conquistata dai
punti interrogativi che ballano… ahahahahah! XD Non
sopporti la Kido?
Guarda che qui c’è un fan club antiSaori, hai di che esserne soddisfatta *___* Grazie sensei, alla prossima!.
Volevo
infine ringraziare, come sempre, tutte le persone che leggono
anche senza commentare ^__^
Mi
giro su un lato, volgendo le spalle alla finestra, sperando che così facendo
quel loro dannatissimo cinguettare mi giunga meno
fastidioso. Ci ho messo così tanto ad addormentarmi
ieri sera! E non ho fatto nemmeno sogni tranquilli… ho sognato Shaka che mi
costringeva ad indossare degli abiti simili a quelli della Kido.
Già,
terrificante. Capirete quindi perché vorrei starmene
un altro po’ a letto… ma sembra che gli amici pennuti non siano dello stesso
avviso.
Sollevo
la testa di scatto, lanciando loro un’occhiata truce, che sembra intimorirli
perché non appena lo faccio si ammutoliscono, e cambio nuovamente posizione,
mettendomi a pancia sotto. Non appena, però, poggio la testa sul cuscino, riprende
la snervante sinfonia, alla quale sembra essersi aggiunto un altro aspirante
suicida.
-Ok
dannati volatili, volete la guerra?!? – dico
improvvisamente, stufa, sollevandomi e lanciando il cuscino verso i pennuti,
quando la porta della stanza si apre di scatto ed io mi trovo di colpo lo
scricciolo sulla pancia.
-BUONGIORNO!!! – esclama abbracciandomi, costringendomi a distendermi
di nuovo per l’irruenza con la quale mi si è lanciato addosso.
-Buongiorno
anche a te, scricciolo! – gli rispondo schioccandogli un bacio sulla guancia e
sollevandomi con lui ancora addosso, quando lo vedo farsi serio e voltarsi
verso la finestra.
-Parlavi
con gli uccellini? – mi chiede, rivolgendomi uno sguardo confuso, reclinando un
po’ la testa su un lato.
Scoppio
a ridere. Ha una faccia troppo buffa.
-Ci
litigavo, mi hanno svegliata – gli dico poi, annuendo e imbronciando
il viso, fingendomi arrabbiata, facendolo poi scoppiare a ridere a sua volta.
-Mi
sa che ci litigherai tutti i giorni allora, perché vengono sempre – mi risponde
Kiki, con fare saccente.
Ma
che bella notizia.
Scendo
finalmente dal letto, sollevo le bracciae mi stiracchio, concludendo poi con
un bello sbadiglio tipico da orso uscito dal letargo. Mi dirigo poi verso il bagno,
mentre lo scricciolo si stende sul letto, a pancia sotto, poggiando la testa sulle
mani e vedendomi scomparire dietro la porta di legno.
Mi
avvicino cautamente allo specchio, preparandomi psicologicamente allo spettacolo
horror a cui assisteranno a breve i miei occhi…
sorprendendomi tantissimo quando noto di non avere nemmeno l’ombra di
un’occhiaia. Sarà stato merito del letto… Shaka e Saori
a parte, quel sonno è stato davvero rigenerante… mi è servito. Ora sarà meglio
che rigeneri lo stomaco però, dai brontolii che sta
emettendo presumo stia protestando per la fame. Esco dal bagno, vedendo lo
scricciolo, con lo sguardo rivolto oltre la finestra, voltarsi, sorridermi e
avviarsi alla porta.
-Hai
fame? – mi chiede.
-Altro
che! – esclamo io, portandomi una mano sulla pancia. – Non senti come si lamenta?
– gli chiedo, facendolo ridere.
-Vieni,
allora! – dice, sorridendomi e conducendomi attraverso l’enorme corridoio. I
miei piedi aderiscono al marmo perfettamente e, passo dopo passo, riesco a
goderne a pieno la frescuria, facendo vagare lo
sguardo di qua e di la, sulle pareti chiare, sulle
colonne sulle quali avrei voluto sbattere la testa la sera prima, sulle
innumerevoli porte ad arco che conducono verso altre innumerevoli stanze. È
incredibile… non sono mai stata in un’abitazione tanto grande… così come non ho
mai visto un così grande tavolo imbandito!
-Eccoci
qui! – esclama Kiki non appena entriamo in un’enorme
sala al cui centro troneggia un’enorme tavola lunga e rettangolare imbandita di
ogni tipo di prelibatezza che il palato possa
immaginare e desiderare!!
Frutta,
croissants, crostate, torte, dolci vari, teiere
contenenti varie bevande… il paradiso!!!!
-Fa
pure colazione – mi dice improvvisamente Kiki, mentre
i miei occhi brillano ancora per l’emozione, distraendomi dall’ardua scelta che
mi vede optare prima per la crostata a cioccolata e dopo per il pane tostato
con burro e marmellata, o viceversa.
-Dove
vai? – gli chiedo curiosa, vedendolo avviarsi verso l’uscita.
-Ad
allenarmi – mi risponde, voltandosi e sorridendomi. – Tra poco Mu sarà qui per portarti
a fare il giro delle case – mi avvisa, ricordandomi dei programmi della
giornata che mi erano sfuggiti. – Ci vediamo più
tardi! – mi dice infine, mettendosi a correre fuori dalla
sala, lasciandomi sola.
Il
mio sguardo si posa di nuovo sul banchetto… che differenza con la dispensa
vuota nello Jamir!
Proprio
quando mi sono decisa ad afferrare la mia prima vittima commestibile, vedo
entrare una delle inservienti che ieri sera ci hanno servito la cena, così la
mia mano si sposta inevitabilmente sull’uva del vassoio accanto a quello della
crostata a cioccolata, staccandone un chicco.
Non
è il caso che dimostri la mia avidità a degli sconosciuti, non voglio farmi subito
riconoscere.
-Buongiorno!
– mi dice la donna, dall’aspetto basso e robusto, sorridendomi e affrettandosi
ad attraversare la sala per entrare in un’altra collegata a questa da una delle
porte ad arco.
-‘giorno… - rispondo appena, venendo colta alla
sprovvista, sorridendo a mia volta innocentemente come a spiegare “no-non-mi-stavo-avventando-sulla-crostata”, portandomi poi
il chicco d’uva bianca alla bocca e dandogli un leggero morso, dividendolo a
metà e masticandolo lentamente.
Non
appena la vedo scomparire attraverso la porta ad arco, ingoio anche l’altra
metà del chicco, senza curarmi di masticarla, e afferro una fetta di crostata a
cioccolato già tagliata, portandomela subito alla bocca, mordendola… e perdendomi
nelle sensazioni che scaturiscono da quel contatto…
Io
adoro la cioccolata… riesce a trasmettermi un’assuefazione impressionante.
Dò un altro morso, masticando lentamente per prolungare questa
valanga di piacevoli sensazioni gustative, chiudendo gli occhi per amplificare
il tutto… accorgendomi così troppo tardi di un’altra presenza nella sala.
-Buongiorno
– sento dirmi dalla voce pacate e gentile di Mu, costringendomi ad aprire di
scatto gli occhi e a ingoiare velocemente il pezzo che stavo tanto accuratamente
gustando.
-Ciao!
– esclamo euforica, voltandomi sorridente… quando la mia espressione muta di
punto in bianco, trasformandosi in puro stupore.
Mu
indossa una di quelle armature d’oro che ho visto la mattina prima nella sala
del tredicesimo tempio.
Rimango
imbambolata, con la mano che regge la crostata sospesa a mezz’aria e lo sguardo
fisso su di lui. É… incredibile. Un conto è vedere una cosa simile indossata da
qualcun altro… e un conto vederla indossata da Mu, che sono abituata a vedere
con addosso semplici abiti tibetani.
É… difficile da spiegare… è come vedere un’altra persona…
Nonostante
il suo viso sia sempre lo stesso, mite e gentile, per niente diverso dal solito,
quell’armatura riesce a dargli un tono di unicità e magnificenza… che non sarei mai riuscita ad affibbiargli in altre occasioni.
Perfino
il portamento… sembra essere più regale. Il busto dritto, il mento alto… il braccio
destro a reggere l’elmo tra la mano e il fianco…
Poggio
il pezzo rimanente di crostata sul tavolo, senza staccare gli occhi da lui e
senza, allo stesso tempo, guardarlo, non sapendo cosa possa
star pensando a vedermi così stralunata, e prendo ad avvicinarmi.
Arrivatagli
proprio di fronte, poso il mio sguardo sul braccio sinistro, protetto da un guantale che parte dal bicipite e arriva alla mano, fasciandogliela.
Senza pensarci due volte, sollevo una mano e ne poggio il palmo sopra,
facendolo scorrere per tutta la sua lunghezza. Faccio lo stesso con la parte
che gli protegge il busto, prendendo ad accarezzargli i pettorali scolpiti nel
metallo, sempre più affascinata da tutte quelle rifiniture…
completamente ipnotizzata da tutti quei giochi di luce che emanano al
contatto coi raggi del sole, che filtrano dalla finestra aperta.
L’ipnosi
si spezza quando sento un rumore provenire alla mia
destra. Io e Mu voltiamo la testa nello stesso momento, vedendo l’inserviente
di prima raccogliere impacciata un vassoio da terra e arrossire.
-Scu-scusatemi!
– esclama balbettando, con lo sguardo rivolto su di noi, portandosi poi il
vassoio a nascondersi parte del volto in fiamme e uscendo di corsa dalla sala.
Ripercorro
il tragitto del suo sguardo… capendo il motivo del suo comportamento non appena
scorgo la mia mano ancora sui pettorali di Mu. Senza contare che sono in
pigiama, con una spalla scoperta per via del largo collo della maglia e sono a
pochi millimetri da lui. Situazione più ambigua di questa!
Ritraggo
la mano di scatto, allontanandomi a mia volta di un passo da lui, abbassando
poi lo sguardo imbarazzata.
-Scu-scusa…
- balbetto, sollevando lo sguardo senza però avere il coraggio d’incontrare i
suoi occhi. – È che… non… non ti avevo mai visto così…
- .
Yeah!!! Qualcuno traduce ciò che ho appena
detto per favore??
-È…
strano vederti… - ritento, fallendo di nuovo miseramente.
Grandioso
come riesca a tirar fuori delle situazioni imbarazzanti dal niente. Complimenti,
Reiko! Però…
Non
resisto… e improvvisamente inizio a ridere. Prima silenziosamente, poi più
rumorosamente, portandomi una mano alla bocca e abbassando la testa per non far
riecheggiare la risata che sto cercando di trattenere, tanto che mi vengono le
lacrime agli occhi per lo sforzo.
Mi
volto verso il punto in cui l’inserviente ha fatto cadere il vassoio… ripenso
alla sua faccia e scoppio a ridere di nuovo, sotto lo sguardo sbigottito di Mu.
-Mi
dispiace… - riesco a dire, mentre mi asciugo gli angoli degli occhi con un
dito. – Non volevo farle credere… chissà che! – concludo, riprendendo a ridere,
ancora più sonoramente non appena vedo, questa volta, il volto di Mu andare in
fiamme e volgere lo sguardo su un punto a caso del soffitto.
Avrà
anche l’armatura d’oro… ma non credo che questa possa ripararlo dall’imbarazzo
tipico del suo carattere.
-Ok…
la smetto – dico, imponendomi di non ridere più e sollevando i palmi per
indicare l’atto di arresa. – Queste sono… le sacre vestigia d’ariete? – gli
chiedo, per cambiare discorso.
Lui
annuisce, sorridendomi appena, ma si vede lontano un miglio che è ancora
imbarazzato.
-Molto
belle… - continuo, abbassando lo sguardo non appena mi rendo conto di aver
detto l’ennesima cosa ambigua.
-Sei
riuscita a
riposare? – mi chiede improvvisamente lui, rompendo nuovamente il silenzio e cambiando
discorso.
-Oh,
altro che! – gli rispondo prontamente, cogliendo la palla al balzo per uscire
dall’ennesima situazione imbarazzante. – Ho dormito benissimo! – dico,
tralasciando il particolare dell’incubo e la lotta mattutina coi volatili.
Lui
mi sorride, soffermandosi poi sul pigiama che indosso e sulla tavola alle mie
spalle.
-Mi
sono svegliata da poco… se non fosse stato per lo scricciolo avrei continuato a
dormire! – mi giustifico… e non so nemmeno perché lo faccio, dal momento che
non mi ha chiesto nulla.
-Nessun
problema – mi risponde infatti lui, sorridendomi. –
Finisci di far colazione, così ti accompagno a conoscere gli altri cavalieri -.
Annuisco,
diventando improvvisamente nervosa.
Altri
cavalieri. Altra gente importante che vive in case simili a questa e che indossa
armature d’oro. Discorso contorto, lo so… è solo che mi sento come… una formica
in un campo di elefanti. Perfino Mu mi mette soggezione.
Dannazione…
i miei pensieri devono essergli arrivati, perché adesso ha spalancato gli occhi
e mi sta fissando con espressione interrogativa.
Mi
costringo a sorridere per rassicurarlo, scuotendo la testa come a dirgli di lasciar
perdere.
-Ritorno
alla mia crostata, allora! – esclamo non appena lo vedo aprire la bocca per
dire qualcosa, voltandomi, sedendomi a tavola e riprendendo a mangiare come se
niente fosse.
Non
devo averlo convinto, perché lo sento abbandonare la sala solo un attimo dopo.
In compenso non ha detto nulla.
Lascio
andare di nuovo il pezzo di crostata che sto cercando di finire dalla prima
volta che l’ho agguantato, abbandonandomi sullo schienale della sedia, portandomi
una mano al volto e chiudendo gli occhi.
E
chi viene nuovamente a rompere le scatole? I pennuti! Sentendo il classico “cipcip” mi volto verso la finestra, vedendone uno poggiato sul davanzale, dall’aria curiosa. Ovvio… chi
non sarebbe stato attirato da tutto questo ben di dio?
Come
immaginavo, vedo il pennuto saltellare verso l’estremità del davanzale, pronto
probabilmente a decollare e atterrare sul tavolo.
-Non
ci provare! – esclamo, afferrando una mela e facendo il gesto di lanciargliela.
Lui piega la testolina su un lato, facendo un saltello all’indietro e
osservandomi.
-Hai
capito bene! – continuo, minacciandolo. – Tu e i tuoi amichetti vi siete
divertiti stamattina? - . Quando lo vedo rifarsi avanti, raggiungendo nuovamente
l’estremità del davanzale saltellando, gli lancio la mela, facendola volare
fuori la finestra e facendolo scappare. Ben gli sta. Mai infastidire Reiko
Nonomura!
-Ahi!
- .
Oh,
cavolo.
-Ma
che… - sento dire da un’altra voce.
-Una
mela! - . Una terza voce.
-Ti
sei fatto male, Seiya? - . E una quarta. Perfetto,
sono riuscita di nuovo a fare danni!
-Che
accoglienza! – esclama la prima voce che si è lamentata. – Da quando il Grande
Mu si è dato al lancio della mela? - .
Doveva
essere una battuta? Ehi!!! Un momento… ha detto…
-Grande
Mu!!! – urla di nuovo quello che ho colpito.
Conosce
Mu???
-Ah…
buongiorno cavalieri – risponde il chiamato in causa.
Cavalieri??? ALTRI cavalieri??
Mi
avvicino di più alla finestra, abbassandomi e gattonando fino a raggiungerla
per sentire meglio. Dai diversi “Da quanto tempo” e vari convenevoli simili
deduco che siano vecchie conoscenze di Mu.
-Come mai dalla tua casa escono mele?
– chiede di nuovo il tizio che ho colpito.
-Mele?
– sento chiedere da Mu.
-Sì,
ne è arrivata una da quella finestra – .
Merda,
merda, merda.
Ok…
tanto non posso stare qui in eterno…
Mi
sollevo, tossicchiando appena per attirare la loro attenzione e mi trovo cinque
paia d’occhi puntati addosso.
-Ehm…
salve – alzo la mano a mò di saluto, sorridendo. – Chi ho colpito? – chiedo
subito dopo, cercando d’ignorare lo sguardo divertito di Mu, concentrandomi sui
quattro ragazzi che mi guardano come se avessi un terzo occhio sulla fronte.
Dopo
un po’ un ragazzo dalla maglia rossa con le maniche arrotolate fino sopra le
spalle, alza una mano, continuando a fissarmi confuso.
-Scusami!
– gli dico, congiungendo i palmi delle mani a mò di preghiera. – Non era mia
intenzione! - . Poi mi rivolgo a Mu.
-Vengo
subito – gli dico, ignorando ancora una volta il suo sguardo divertito e
ritornando velocemente dentro, correndo verso la camera nella quale ho dormito
per cambiarmi. Corro in bagno, mi do una rinfrescata e corro alla mia borsa,
estraendone al volo un paio di pantaloni elasticizzati neri e una canotta rosa, infilandomeli alla velocità della luce così
come le scarpe da ginnastica nere. Dò un colpo in
avanti con la testa e mi passo una mano tra i capelli ribelli ricci, ridando
poi un altro colpo, questa volta indietro, per disciplinarli. Cosa inutile dal
momento che i miei capelli non sanno neanche lontanamente cosa sia la
disciplina… infine corro a perdifiato verso la porta d’ingresso della casa,
facendo riecheggiare i miei passi lungo tutto il
corridoio, arrivando in breve all’esterno e raggiungendo Mu ai piedi della
scalinata, trovandomi di fronte ai ragazzi, notando che della mela lanciata al
ragazzo dalla maglia rossa è ormai rimasto quasi solo il torsolo.
-Eccoti
qui – mi fa il tizio che ho colpito, con la bocca piena.
-Eccomi
qui… - ripeto io, cercando di distogliere lo sguardo dal suo modo di mangiare e
articolare le parole, spostando lo sguardo su Mu che mi ha portato una mano
sulla spalla.
-Lei
è Reiko – mi presenta Mu.
-Salve
– dico, stringendo ad ognuno di loro la mano.
-Seiya
– si presenta il divoratore di mele, allungandomi la mano fortunatamente
pulita.
-Shun
– si presenta il ragazzo dagli occhi verdi, regalandomi un sorriso meraviglioso,
che riesce a trasmettermi tanta positività.
-Shiryu
- . È la volta di un ragazzo dai lunghi capelli neri. Dove ho già sentito il
suo nome… ?
-Hyoga
- . Cavoli… questo qui potrebbe far concorrenza a Camus
in quanto a stretta gelida! Perfino lo sguardo è molto simile… se non fosse biondo potrei scambiarlo tranquillamente per il cavaliere
che ho conosciuto ieri.
-È
la tua ragazza? – chiede improvvisamente Seiya a Mu
con nonchalance, addentando nuovamente la mela. E che
possa strozzarsi!
Non
mi volto nemmeno verso Mu, conosco fin troppo bene la tonalità che acquisisce
il suo volto nelle situazioni imbarazzanti. Tonalità che deve aver acquisito anche
adesso, visto che il ragazzo dai capelli lunghi lancia un’occhiata ammonitrice
al compagno.
-Seiya!
– lo riprende.
-Che
c’è? – gli chiede il genio, facendogli chiudere gli occhi per disperazione,
mentre Shun li spalanca e Hyoga
ciondola la testa visibilmente imbarazzato.
-No,
Seiya – gli risponde Mu con mia somma sorpresa. –
Reiko è un’amica che starà qui al santuario per un determinato periodo di tempo
e che ospiterò - .
-Ok…
- fa lui con la stessa nonchalance di prima,
lanciando il torsolo della mela alle sue spalle. Un vero signore, non c’è che
dire.
-Il
giro per le case? – chiedo a quel punto a Mu, impaziente di allontanarmi da
quell’essere, prima di trovarmi a stringergli il collo col preciso intento di
farlo fuori.
Mu
annuisce, voltandosi appena per allontanarsi.
-Potete
passare, cavalieri – dice ai ragazzi prima di avviarsi verso la scalinata,
seguito a ruota da me. Prima di sparire all’interno della casa, mi volto verso
di loro e li saluto con una mano.
-Aspetta,
Grande Mu! - .
Lo
strozzo. Giuro che lo strozzo.
-Fate
il giro delle case? – chiede Seiya a Mu, ricevendo da
quest’ultimo un cenno di assenso con la testa.
-Beh,
dal momento che le tappe sono quelle, saliamo con voi! – esclama, girandosi poi
verso i compagni e facendo loro il gesto di raggiungerci.
Mentre
arrivano, Mu si volta verso di me e mi sorride.
-Pronta?
– mi chiede.
-Insomma…
- gli rispondo sinceramente, guadagnandomi un suo sguardo divertito.
-Rilassati…
- mi consiglia, riprendendo a camminare non appena i ragazzi ci hanno
raggiunti.
“Rilassati”.
Più facile a dirlo che a farlo…senza contare le innumerevoli scale che ci
separano solo dalla seconda casa!
-Per
curiosità… quante scale sono in tutto? – chiedo a Mu, vedendolo sorridere
divertito.
-Tante
– si limita a rispondermi lui beffardo, facendomi cadere in depressione. Forse
se riesco a sentirmi particolarmente male, la dea mi concederà di teletrasportarmi di nuovo…
-Non
credo – mi risponde prontamente Mu, leggendomi nel pensiero, continuando a
sorridere divertito.
Sbuffo
sconsolata, sentendo raggiungermi da qualcuno.
-Già
stanca? – mi chiede Seiya, irritandomi ancora di più.
-No
– mi limito a rispondergli, senza neanche guardarlo, concentrandomi sulle scale
per non capitombolare e travolgere i ragazzi dietro di me. Ci fosse stato lui
dietro di me mi sarei lasciata cadere a posta.
-Effettivamente
per una ragazza non deve essere facile - .
Se
sentite un rumore acuto e ripetitivo non preoccupatevi. È appena scattato
l’allarme del “superamento-soglia-di-tolleranza”.
Vedo
Mu voltarsi velocemente verso di me con sguardo preoccupato.
-Per
una ragazza? - chiedo appena, elaborando uno dei tanti modi per attuare
vendette e schiaffi morali nei suoi confronti.
-Se
dovessi stancarti non farti problemi, ti porto in
braccio! - .
Lui
fa cosa… ?
-Seiya
– sento dire improvvisamente da Mu, che deve avermi letto nel
pensiero tutti i modi che ho pensato per ucciderlo. – Reiko è
perfettamente in grado… - .
-Caspita!
– interrompo Mu, rivolgendo a Seiya uno dei miei
migliori sguardi finti ammirevoli perfettamente credibili. – che cavaliere! –
lo lusingo, sbattendo le ciglia amorevolmente come farebbe una perfetta donnina
qualunque. Lo vedo arrossire. Ci è cascato in pieno.
-Per
propormi una cosa simile devi essere davvero allenato! – continuo
imperterrita, vedendo sottecchi Mu abbassare la testa e tossicchiare
appena per camuffare una risata. Ha capito.
-Beh…
in effetti… - balbetta lui, portandosi una mano dietro la
testa imbarazzato.
-Guarda
che muscoli! – esclamo, afferrandogli il bicipite e strusciandomigli
addosso, continuando a guardarlo con adulazione, mentre il suo volto va in
fiamme. – Qualche volta mi fai una dimostrazione della tua forza? - .
-Certo!
Anche adesso se vuoi!!! – esclama euforico. È fatta.
-Davvero??? – gli chiedo per rassicurarmi.
-Certo!
Tutto quello che vuoi! – mi ribadisce lui, ormai completamente andato.
-Tutto,
tutto, tutto?? – gli chiedo, continuando a stare
stretta a lui.
-Tutto,
tutto, tutto! – mi conferma lui, cosicché mi porto un dito al mento, fingendo
di riflettere.
-Ho
trovato! – esclamo improvvisamente. – No… forse è meglio di no… - dico,
fingendo di ripensarci.
-Cosa?
– mi chiede lui curioso.
-No…
nulla… temo di esagerare… potresti non farcela… - la butto lì, sperando di aver
centrato in pieno il suo orgoglio.
-Cosa??
– mi chiede infatti lui. – Dimmi, avanti! – m’incita.
-Beh…
ecco… mi chiedevo se riuscissi a raggiungere il tredicesimo tempio di corsa - .
Il
silenzio che è seguito mi è sembrato essere durato un minuto.
-Tutto
qui? – mi chiede all’improvviso, dopo aver deglutito. E mi sembra di aver
scorto anche una goccia di sudore sulla sua fronte.
-Ne
saresti davvero capace?? – gli chiedo, spalancando gli
occhi in segno di meraviglia. – Sarebbe fantastico! - .
Gli
mollo il braccio, fermandomi con lui, vedendolo mettersi in posizione di partenza
e sparire subito dopo avermi ammiccato.
-Idiota
– mi lascio sfuggire non appena lo vedo lontano, venendo
travolta da numerose risate.
Mi
volto, vedendo Shun praticamente piegato in due, Hyoga che si tiene sulle ginocchia e Shiryu
che ride in maniera un po’ più sostenuta. Allibita, mi volto verso Mu,
scoprendolo ridere a sua volta e scoppio a ridere anch’io.
Riprendiamo
la salita dopo esserci ripresi un po’, arrivando quasi nei pressi della seconda
casa.
-Manterrete
il segreto? – chiedo ai ragazzi dietro di me, voltandomi verso di loro.
-Certo!
– mi risponde subito Shun, affiancandomi, regalandomi
un sorriso cristallino. Che bell’aura che emana… non
ne ho mai avvertita una così trasparente e positiva.
-Che
sia chiaro – decido di specificare. – Non era mia
intenzione prenderlo in giro, ma… - .
-Se
l’è cercata – sento dire da Hyoga alle mie spalle,
sorprendendomi che abbia capito.
-Seiya
è piuttosto impulsivo – aggiunge Shiryu. – Scusalo, a
volte non si rende conto di esagerare - .
Mi
volto verso Mu, incrociando il suo sguardo e sorridendogli.
-Eccoci
arrivati alla seconda casa – annuncia, volgendo lo sguardo verso il tempio che
ci si para davanti e sul cavaliere poggiato di schiena ad una delle colonne
portanti.
-Che
sorpresa! – esclama il cavaliere del Toro, facendo guizzare il suo sguardo su
tutti noi.
-Buongiorno,
Aldebaran – lo saluta Mu nel suo solito modo pacato, rivolgendogli un sorriso
amichevole, venendo imitato da tutti gli altri
ragazzi.
Cavoli,
con l’armatura sembra ancora più grande!
-Il
vostro amico è appena passato – si rivolge a Shiryu,
indicandosi con un pollice le spalle. – Ho dovuto placcarlo per farmi spiegare
perché diavolo stesse correndo in quel modo – dice,
sollevando poi gli occhi su di me, che mi trattengo a stento dal mettermi a
ridere di nuovo. – Ottimo modo per toglierselo dalle scatole! – mi dice,
scoppiando anche lui in una fragorosa risata. Nessuno che creda nelle doti seduttive di quel ragazzo… povero!
-Sarà
meglio se andiamo a recuperarlo, prima che Kanon,
Saga e Death Mask lo facciano a fettine! – esclama Shun, scatenando un’altra risata generale. – È stato un
piacere, Reiko! – mi dice, sorridendomi. – Se nei giorni successivi starai qui avremo modo d’incontrarci ancora! - .
-Senz’altro!
– gli rispondo io, sollevando una mano per salutare lui e gli altri due che,
dopo aver ricambiato il saluto, si mettono subito a correre verso il terzo
tempio.
-Allora…
Reiko, giusto? – mi chiede Aldebaran.
-Come
va? – mi chiede, dopo avergli annuito.
-Meglio…
- gli rispondo, capendo che si sta riferendo a quel che è successo ieri. –
Decisamente meglio – rispondo convinta, ricordandomi del chiarimento avuto con
Mu, voltandomi verso di lui e sorridendogli, venendo
subito ricambiata.
-Mi
fa piacere! – esclama.
-In
merito a ciò che è successo… volevo scusarmi… - dico appena, vedendo la sua
manona alzarsi, incitandomi a non continuare.
-Non
ce n’è bisogno – mi risponde risoluto, abbassando la mano e togliendosi l’elmo.
-Sì
che ce n’è… - continuo imperterrita io.– Vi ho sbraitato contro senza darvi il tempo di spiegarvi… - .
-Eri
spaventata – m’interrompe nuovamente lui. – Chiunque lo sarebbe stato – dice,
volgendo poi lo sguardo verso Mu che ha abbassato il capo.
-Beh…
ciò comunque non mi autorizzava a comportarmi da psicolabile! - esclamo io,
facendolo scoppiare in un’altra fragorosa risata.
-Puoi
stare tranquilla… qui nessuno è sano mentalmente! – mi risponde, continuando a
ridere, mentre io cerco di capire se mi stia prendendo
in giro.
-Non
le hai ancora raccontato nulla, Mu? – chiede Aldebaran, voltandosi verso Mu che
scuote la testa per rispondergli.
-Cosa…
avrebbe dovuto raccontarmi? – chiedo preoccupata, aspettandomi da un momento all’altro altre rivelazioni poco rassicuranti.
-Niente
che tu non abbia modo di accertartene conoscendo gli altri cavalieri! – mi
risponde, guadagnandosi un’occhiata di rimprovero da Mu.
-Allora,
buon proseguimento! – mi augura, rimettendosi l’elmo e facendosi da parte per
farci passare. M’inchino, ricambiando il saluto e ringraziandolo, procedendo
oltre insieme a Mu.
-Ah,
Reiko! – mi chiama improvvisamente Aldebaran. Mi volto curiosa, imitata da Mu.
– Sei tipo da baldoria? - . Vedo Mu roteare gli occhi e alzare la testa sconsolato.
Se
sono un tipo da baldoria, IO????
-Certo!
– gli rispondo euforica, prestando attenzione ad una successiva spiegazione
alla domanda.
-Lo
reggi l’alcool? – mi chiede ancora.
-No
– sento rispondere categoricamente Mu al posto mio.
-Sì!
– rispondo invece io, non prestando attenzione al mio accompagnatore.
-Bene!
– mi risponde il cavaliere del Toro, facendomi un sorriso a trentadue denti. –
Domani sera c’è una cena a casa mia, sei invitata! - .
Aldebaran
sa sicuramente come sollevare l’animo alle persone.
-Ci
conto, eh? – mi dice, lanciando un’occhiata di intesa anche a Mu, che sembra
essersi arreso agli eventi.
-Sicuro,
grazie! – gli rispondo euforica, salutandolo con una mano e incamminandomi di
nuovo con Mu.
-Com’è
simpatico! – gli dico, non appena ci allontaniamo dalla seconda casa, vedendolo
sorridere. – Ci sarai anche tu alla cena, vero?? – gli
chiedo poi, ricordandomi di non essermene accertata, tranquillizzandomi
quando lo vedo annuire.
-Niente
alcool – dice Mu improvvisamente, facendomi sbuffare. Infatti
stavo cominciando a chiedermi quand’è che me l’avrebbe detto…
-Intesi?
– mi chiede, sollevando lo sguardo verso di me.
-Ok…
- rispondo a malapena, non convincendolo.
-Promettimelo
- .
-Promesso…
- .
-Senza
incrociare le dita - . Scoppio a ridere, se n’è
accorto!
Diciamo
che… non è totalmente fuori luogo la sua
preoccupazione. In passato ne ho combinate di tutti i colori…
No,
non sono un’alcolizzata… solo che, quando si festeggia, tendo a prenderci un
po’ troppo la mano, compromettendo lo stomaco e la testa… arrivando a vedere
elefanti rosa che mi danzano intorno. E più volte Mu è stato presente in questi
momenti, andando a recuperarmi ovunque cascassi per via delle gambe molli e
reggendomi la fronte mentre vomitavo…
-Eccoci alla
terza casa, quella dei Gemelli – lo sento dire improvvisamente, alzando la
testa verso il terzo tempio, vedendo uscirne due persone.
Focalizzo
la vista per cercare di capire se vedo doppio…
No!!! Due gemelli per la casa dei gemelli!!!! Più originali di
così!! E non indossano l’armatura… chissà perché… non
voglio credere che ne abbiano una sola, come farebbero? Farebbero ogni volta la
conta per decidere chi la debba indossare?
-Kanon...
Saga… - dice Mu, salutando entrambi con un cenno della
testa, al quale i due rispondono allo stesso modo, rivolgendo poi l’attenzione
su di me.
-Buongiorno…
- dico appena io, alzando la solita manina, perdendomi nel guardare prima l’uno
e poi l’altro…
-Buongiorno
anche a te – ricambia quello sulla destra, dai capelli leggermente più scuri,
mentre l’altro mi guarda con uno strano cipiglio. Ricordo di aver letto da
qualche parte che i gemelli hanno carattere opposto… chissà… non ho mai avuto a
che fare con dei gemelli prima d’ora.
-Reiko,
loro sono Kanon – m’indica Mu il gemello taciturno. –
E Saga di Gemini – m’indica quello che mi ha rivolto la parola.
-Piacere
di conoscerti, Reiko – mi dice ancora Saga, sorridendomi. Mi soffermo sulla sua
espressione, ricambiando anch’io il sorriso.
Così
uguali… eppure così diversi…
Non
li conosco… questa è la prima volta che li vedo in vita mia… eppure… sento
aleggiare tanta tristezza intorno a loro e a questa casa…
Saga
ha un bel sorriso, sincero… seppur molto illusorio… sembra nascondere del
dolore dietro quell’espressione di calma apparente…
Kanon invece evita di guardarmi negli occhi…
ho incontrato le sue iridi verde mare solo quando io e Mu siamo comparsi nei
pressi della soglia della loro casa… sembra quasi si vergogni
a mostrare il suo volto…
-Beh,
sarà meglio che proseguiate, la strada è ancora lunga – dice ancora Saga.
-Quanto
lunga? – mi lascio sfuggire, ripensando alle scale.
-Mancano
ancora nove templi – risponde con mia somma sorpresa Kanon,
voltandosi appena verso di me.
Giustamente
i segni dello zodiaco sono dodici…
-Conviene
riprendere allora… - dico, voltandomi sconsolata verso Mu.
-Possiamo?
– chiede lui ai gemelli.
-Naturalmente
– risponde Saga. – È stato un piacere conoscerti, Reiko – mi dice, rivolgendomi
un altro sorriso.
-Altrettanto…
Saga – rispondo, ricordandomi del nome, riuscendo a non confonderlo. – Grazie e
buona giornata a entrambi! – li saluto, facendo un breve inchino e seguendo Mu
all’interno della casa.
-Tutto
bene? – mi chiede Mu, non appena siamo arriviamo dall’altra parte, riprendendo
a salire le scale.
-Sì
– gli rispondo. – Perché? – gli chiedo, sorpresa dalla domanda.
Lui
scuote la testa, indicandomi di lasciar perdere… ma
ormai mi ha incuriosito.
-C’è
qualcosa che vuoi sapere? – mi chiede ancora, vedendolo voltarsi verso di me,
sorridendo.
-C’è
qualcosa che dovrei sapere? – chiedo a quel punto io.
-Magari
alla fine della scalinata – mi risponde lui, riprendendo a guardare avanti.
Dal
fatto che abbia rinunciato a parlarmene subito, sembra trattarsi di qualcosa di
molto delicato… Mu è sempre stato rispettoso delle storie altrui, non è il tipo
di cui si spera di poter venire a sapere qualche pettegolezzo, si può dire che
detesti questo genere di cose… quindi mi chiedo davvero di che diavolo si tratti…
Sono
curiosa!!! Ma naturalmente rispetterò il suo silenzio…
-Qual
è la quarta casa? – gli chiedo, cambiando discorso.
-Quella
del Cancro – mi risponde lui. Sbaglio… o si è fatto d’un tratto pensieroso?
-Mu…
- lo chiamo d’un tratto, attirando la sua attenzione. – Qual è la vera ragione
di quest’ampliamento di conoscenze? – gli chiedo. – Non fraintendermi! No che
mi dispiaccia conoscere i tuoi… “colleghi”… solo che me ne chiedevo
la ragione… sembra quasi che più che conoscere loro, stiano conoscendo loro me…
- .
Discorso
contorto, ma è esattamente quello che penso, e Mu deve avermi capito al volo,
perché non accenna a rispondere.
-Per
arrivare al tredicesimo tempio, occorre chiedere il permesso a tutti i custodi
delle case che lo precedono – mi risponde, rispondendomi, ne sono sicura, solo
al cinquanta per cento di quello che avrei voluto
sapere.
-Capisco…
- mi limito a rispondere delusa, mentre si delinea la facciata della quarta
casa.
Ed
eccoci finalmente di fronte alla casa del Cancro…
solo che all’ingresso non c’è nessuno ad accoglierci.
-Death
Mask di Cancer – sento
urlare improvvisamente Mu, facendomi sobbalzare. – Chiediamo il permesso di
passare - .
Quanta
formalità… qualcosa mi dice che con questo cavaliere Mu non sia tanto in
armonia, quando snobba in questo modo significa che la
persona in questione non gli va tanto giù…
Un
momento… Death Mask??? Che
nome è??
Solo
dopo un po’ compare sulla soglia della porta una figura, dalla quale vedo provenire
un luccichio e capisco che indossa anch’essa un’armatura d’oro.
Quando
finalmente esce dall’ombra, mi accorgo con dispiacere che non indossa maschere…
ma allora perché quel nome?
-Tu
saresti? – esordisce, rivolgendosi a me e ignorando Mu, rivolgendomi uno
sguardo di sufficienza misto ad arroganza.
-Solitamente
ci si presenta, prima di chiedere il nome a qualcuno – gli rispondo, senza
staccare gli occhi dai suoi provocatori.
-Solitamente?
– mi chiede ancora lui, inarcando un sopracciglio con fare derisorio.
-Perdonami,
credevo che il galateo facesse parte degli ordini cavallereschi… non ho pensato
che qualcuno potesse rappresentare lo strappo alla regola - .
Tradotto
in linguaggio corrente, ti ho appena chiamato cafone, mio caro “maschera di
morte”!
È
a quel punto che lui imita un inchino, prendendomi palesemente in giro,senza abbandonare il ghigno che ha stampato in faccia.
-Death Mask
di Cancer –
-Reiko Nonomura – gli rispondo,
sorridendogli fintamente.
-Che razza di nome è Reiko? - .
-Che razza di nome è Death Mask? - . Ed è a quel punto che il suo ghigno si trasforma
in pura ilarità, e il “cavaliere” scoppia a ridere, senza abbandonare però la
sua espressione sadica.
-Attento a non farla perdere tra le
teste! – si rivolge a Mu, sghignazzando ancora, rientrando poi nella sua stessa
casa.
Solo
allora mi volto verso Mu, notando la sua espressione tesa e i suoi occhi non
abbandonare un attimo la figura di Death Mask.
-Ci
ha dato il permesso di passare? – gli chiedo allora, vedendolo distendere di
colpo il viso e guardarmi, per poi annuirmi. Forse non avrebbe voluto che lo
vedessi così… sembra che abbia colto la sua espressione a sorpresa.
-Quando
saremo all’interno – lo sento sussurrarmi quasi. – Sentiti libera di metterti a
correre, io sarò al tuo fianco - .
Ignoro
appositamente di analizzare la sua frase… fino a quando
non ne comprendo il senso quando entro all’interno della casa.
Non
ho mai visto niente di così… angosciante.
Santo
cielo… ci sono teste ovunque! Sui muri, sul pavimento, sul soffitto! C’è pochissima
luce, che serve a malapena a evitare di farmi cadere sul pavimento irregolare.
Cerco di non calpestare nessun volto sul pavimento… sì, sembrerà stupido, sono
solo riproduzioni… stupide, sadiche ed eccentriche riproduzioni! Eppure
sembrano… vive.
Vedo
Death Mask camminare velocemente lungo il corridoio e
l’effetto che mi provoca quel luogo… mi fa quasi immaginare che tutte quelle
teste lo osservino muoversi, costringendolo a velocizzare il passo per non
sentirsi più osservato.
Come
per incanto, quello strano effetto svanisce non appena il cavaliere di Cancer scompare all’interno di una sala, facendomi
intravedere in lontananza la luce che proviene dall’altra uscita.
Sobbalzo,
quando sento la mano di Mu sulla mia spalla. Sollevo lo sguardo verso di lui,
vedendo i suoi occhi puntati verso l’uscita. La stessa espressione tesa… più
tendente alla tristezza, questa volta.
Lo
seguo quando comincia a muoversi, attraversando
velocemente quel corridoio che sembra essere diventato lunghissimo tutto d’un
tratto… e riprendo a respirare… quando finalmente la luce del sole ritocca la
mia pelle.
Mi
accascio, piegandomi sulle gambe e portando la testa sulle ginocchia.
Vedo
Mu abbassarsi a sua volta e scostarmi i capelli, probabilmente per cercare di
capire cos’abbia.
-Mi
gira la testa…- gli confesso, sentendomi subito afferrarmi dal suo tocco
gentile, che mi invita ad alzare la testa per potermi prendere in braccio e
condurmi su uno scalino, sul quale mi fa stendere alzandomi le gambe.
Solo
dopo un po’ riesco a sentirmi meglio, e riapro gli occhi, vedendo il suo
sguardo preoccupato fisso su di me.
-Va
meglio? – mi chiede, al che io annuisco, facendomi lasciare le gambe e
mettendomi seduta, portandomi la testa tra le mani.
-Cos’era?
– trovo il coraggio di chiedergli, riferendomi al turbine di sensazioni che
stava quasi facendo venirmi la nausea all’interno della quarta casa.
-Death
Mask non ha sempre condotto una vita esemplare… in
passato si è macchiato di orribili crimini – mi riassume… ed allora mi è tutto
chiaro.
È
stato un assassino… ecco spiegata tutta la rabbia, la
tristezza, l’odio, la voglia di vendetta che riecheggiava in quella casa… una
cosa ben diversa da quel che ho avvertito nella casa di gemini… questa volta
non si trattava del cavaliere… si trattava delle sue vittime.
Evito
di farmi spiegare perché fossero raffigurate tutte
quelle teste e gli chiedo di proseguire, rassicurandolo quando mi chiede se sto
bene.
Raggiungiamo
la quinta casa, quella del leone, al cui ingresso vedo il ragazzo che ieri mi
ha accarezzato la testa per consolarmi… Aioria, credo si chiami.
Lo
saluto, mi saluta, chiedo nuovamente venia per il comportamento assurdo che ho
tenuto il giorno prima, sentendomi ripetere di non
preoccuparmi e che il mio comportamento è stato più che normale. Infine lo
salutiamo e proseguiamo oltre, fino a raggiungere la casa della vergine.
-Mu…
non è che questa casa si può saltare? – chiedo al mio accompagnatore
quando siamo nei pressi della soglia, vedendolo sorridere divertito.
-Uff…
- sbuffo, vedendolo scuotere la testa a mò di no, vedendo delinearsi il profilo
dell’adone man mano che ci avviciniamo.
-Buongiorno
Shaka – lo saluta Mu.
-Buongiorno
Mu – risponde il simpatico, ovviamente ad occhi chiusi impassibile come sempre.
Un
“Buongiorno Reiko” no, eh?
-‘
giorno… - dico
appena, non ricevendo in cambio neanche un gesto di considerazione.
-Potete
proseguire – si limitaa dire dopo un po’ l’adone, con la solita aria di superiorità,
facendomi rimpiangere di non avergli ficcato per davvero quel candelabro su
per…
-Andiamo?
– mi chiede Mu, mentre la mia rabbia sta ribollendo, convincendomi a non
ricominciare e ad uscire dalla sesta casa, non prima di aver alzato il medio
verso Shaka.
Angolo
dell’autrice…
Chiedo
venia per il ritardo mostruoso!!! Ho cercato di fare
il prima possibile… purtroppo vado piuttosto di fretta, ragion per cui non
potrò ringraziare ognuno di voi singolarmente, ma sappiate che mi sono
prostrata di fronte ad ogni vostra recensione e ogni volta che qualcuno ha
aggiunto la mia storia tra i preferiti… GRAZIE INFINITE!!! Non avete idea di
quanto sia emozionante per me sapere che questa storia stia riuscendo a
trasmettervi qualcosa!
In
merito a questo capitolo, posso dirvi che ho deciso di fermarmi alla sesta casa
per ragioni di lunghezza… spero vi piaccia come prima parte XD
Vi
do appuntamento alla prossima, mandando un bacio a tutti!!!
Quelli che recensiscono, quelli che aggiungono la mia storia tra i preferiti e
quelli che solamente leggono!!!
-Me
l’avevi promesso… - tenta Mu, prima di guadagnarsi una mia occhiataccia
seccata.
-È vero… ma devi darmi un po’ di tempo… non riesco a digerirlo
in una botta sola! – esclamo, vedendolo quasi incenerirmi con uno sguardo severo,
con perfetta espressione da paternale.
-E
questa che casa è? – gli chiedo, prima che apra di nuovo
bocca, pur sapendo già la risposta. Il suo sguardo si sposta dal mio
solo dopo un po’.
-È
la casa di Dohko, cavaliere della Bilancia – mi
risponde ugualmente, mentre saliamo gli ultimi gradini che ci separano dalla
casa di Libra.
-Benvenuti!
– esclama un ragazzo vestito con la solita armatura d’oro, dal cui elmo
spiccano un paio di occhi vivaci verdi e dei ciuffi di capelli castani.
Mentre
Mu china il volto come suo solito per salutarlo, mi soffermo sull’armatura di
quest’altro cavaliere. A differenza dalle altre che ho appena
visto, questa ha uno scudo su entrambe le braccia… mi chiedo se non sia
troppo scomodo per combattere…
-Tu
devi essere Reiko – incalza improvvisamente, distraendomi dall’analisi che
stavo facendo alle sue vestigia. Sul suo volto è dipinto uno sguardo divertito,
ma non sembra stia deridendomi.
-Già…
- butto lì, aspettandomi di sentire il continuo e capire se riservargli un
trattamento come mister maschera di morte.
-Piacere
di conoscerti – continua, con mio sommo piacere e sorpresa. – Il mio nome è Dohko! – e detto questo mi tende la mano, che io afferro
subito con la mia, sentendomela appena dopo stringere in una morsa salda ma non
particolarmente forte da farmi male.
-Piacere
mio – rispondo a quel punto, scorgendo Mu sospirare come se avesse trattenuto
il respiro. Che diavolo aveva da trattenere il fiato??
-Come
sta procedendo la visita alle case? – mi chiede Dohko,
facendo in modo che io guardi Mu solo brevemente.
-Insomma…
– gli rispondo, riportando il mio sguardo su di lui, concedendogli un sorriso
amichevole – Non mi è mai capitata una cosa simile… ma
tutto sommato, per il momento, sta procedendo bene! - .
-Avrai
tutto il tempo per abituarti! – asserisce lui, facendomi rimanere perplessa.
-Cosa
significa…? – gli chiedo, senza spostare di un solo millimetro il mio sguardo
dal suo, che non cambia… infastidendomi a dismisura.
Dohko guarda Mu con sguardo interrogativo,
ed a mia volta volgo il mio sguardo verso quest’ultimo, che avanza appena,
avvicinandosi di più a noi.
-La
questione di cui abbiamo parlato – interviene Mu, rivolgendosi a me, rispondendo
così al mio sguardo interrogativo.
Riepilogo
velocemente tutto il discorso che abbiamo fatto io e lui ieri, ricordandomi
della questione del cosmo. E le cose sono due: o non ho capito… o devo aver
capito fin troppo bene.
Non
posso fare a meno di provare una punta di delusione… e mi dispiace che Dohko stia osservando perplesso il mio viso cambiare espressione,
ma anche questa sembra essere una giornata decisamente no…
-Ti
auguro un buon soggiorno al santuario, Reiko! – si affretta a dire, quando mi
vede lanciare uno sguardo truce al mio accompagnatore. – Buon proseguimento! –
fa alla mia guida, permettendoci così di passare.
M’incammino
all’interno della casa senza degnare di uno sguardo il cavaliere dell’Ariete.
Prima di assalirlo, questa volta, voglio sentire con le mie orecchie se ho
capito bene. Quindi prima raggiungiamo questo stramaledettissimo tredicesimo
tempio, meglio è!
Mentre
mi cammina affianco, lo vedo di sottecchi voltare il viso più volte verso di
me. Lo ignoro, prendendo a salire velocemente le scale che conducono all’ottava
casa.
-Reiko,
cos’hai? – mi chiede, non permettendo che lo sorpassi. Accelero volontariamente,
per lasciarlo dietro, ma lui continua a stare al mio passo… che nervi!
-Niente…
- m’impongo di dirgli, per non sentire più la sua presenza fastidiosa
all’interno della mia testa.
-E
smettila! – esclamo, rivolgendomi alla sua intrusione tra i miei pensieri. –
Rispetta la mia privacy per una buona volta! - .
Lo
vedo spalancare gli occhi e abbassare la testa. Sembra essere dispiaciuto.
-Potrei
avere il ciclo, non credi? – decido di rispondergli, non per la reale intenzione
di fornirgli una risposta, quanto per imbarazzarlo e impedirgli di continuare a
farmi domande. Cosa che mi riesce perfettamente, appena mi accorgo che ha
riabbassato la testa e le sue gote si sono imporporate.
Percorriamo
le scale in silenzio, sotto la protesta dei miei muscoli, quando finalmente vediamo
delinearsi anche il profilo dell’ottava casa. E questa volta davvero non c’è bisogno
di alcuna presentazione.
-Buongiorno,
dolcezza! – esclama Milo, coperto anch’egli dall’armatura d’oro, grazie alla
quale ha assunto un’aria ancora più attraente. Trattengo una risata di
divertimento di fronte alla sua espressione da marpione.
-Buongiorno
anche a te, Milo – rispondo complice, avendo capito ormai il tipo, porgendogli
una mano che lui si porta alla bocca per baciarla sensualmente, non prima di
aver salutato anche Mu.
-Come
va stamattina? – mi chiede, senza mollare la mia mano, invitandomi ad
avvicinarmi a lui, sotto lo sguardo attento di Mu, di cui riesco a sentire ogni
fibra muscolare tesa… Ma che reputazione avrà questo Milo??
-Molto
meglio… - gli rispondo, irrigidendomi per non avvicinarmi a lui, riavendo
finalmente di nuovo libera la mano.
-Bene…
- risponde. – Nel caso in cui volessi sentirti ancora
meglio sentiti libera di venirmi a trovare quando vuoi… - dice, facendo un’allusione
maliziosa che viene percepita anche dalle orecchie di Mu, che si appresta a intervenire
subito con un richiamo semplice e diretto.
-Scorpio!
- .
Mi
sfugge una risata che finisce col sorprendere
entrambi.
Non
me la sento di trattare Milo come ho trattato Seiya…
ricordo come ha reagito ieri, quando sono scoppiata a piangere, e anche se fa
la parte del latin lover incallito scommetto che sotto a quella corazza, e non
mi riferisco all’armatura d’oro, abbia molto di più di frasi e allusioni
maliziose.
-D’accordo,
cavaliere marpione… me ne ricorderò! – gli rispondo, guadagnandomi un suo
sguardo sorpreso e poi divertito. Forse immaginava che mi sarei imbarazzata.
È
a quel punto che Milo scoppia a ridere, facendo riecheggiare la sua risata tra
le mura del tempio di cui è custode.
-In bocca al lupo per la custodia! – si
rivolge poi a Mu, riferendosi a me. Poi scompare all’interno della sua casa,
non prima di avermi fatto un occhiolino.
Attraverso
l’ottava casa sorridendo. Milo è riuscito a farmi tornare di buon umore!
Mu
invece sembra essersi incupito… ma che succede oggi?? Vuoi
vedere che lui il ciclo ce l’ha per davvero??
Arriviamo
infine anche alla casa del Sagittario… ed io davvero non ce la faccio più!!!!
Per
poco non cado una volta salito l’ultimo scalino,
quando improvvisamente mi sento afferrare per le spalle.
Nella
posizione in cui sono stata afferrata non può trattarsi di Mu… ma allora…
-Tutto
bene? - .
No.
Un momento. Ma… non l’abbiamo già passata la casa del Leone???
-Buongiorno
Aiolos – sento salutare gentilmente Mu, vedendo poi
voltarsi verso di lui il ragazzo che mi tiene per le spalle.
-Buongiorno
Mu – gli risponde semplicemente colui che ha impedito di spiaccicarmi per terra,
aggrottando poi la fronte e sorridendo per tentare di capire probabilmente
perché lo stia guardando imbambolata.
-Aiolos?
– gli chiedo infine, vedendolo annuire.
-E
tu sei Reiko, giusto? – mi chiede lui, continuando a sorridere sornione.
-Quindi
no Aioria… Aiolos… - ripeto
ancora una volta come un ebete, più per confermarlo a me stessa che a lui,
quando lo sento ridere.
-No…
Aioria è il mio fratellino… - dice lui scherzosamente ammiccandomi, capendo che
mi stessi riferendo alla loro incredibile somiglianza.
Chiamalo
fratellino poi, quella valanga di muscoli proporzionati perfettamente in quel
metro e ottanta e più di altezza!
Mi
limito ad annuire come un idiota, mentre Aiolos si fa
serio, trascinandomi letteralmente all’ombra di una colonna della casa.
-Va
tutto bene? – mi chiede, mentre vedo avvicinare anche Mu col suo solito sguardo
preoccupato.
Mu
si fa più vicino nel momento in cui sto per dire “Non lo so”, e a quel punto decido
di alzarmi, con la precisa intenzione di non farmi aiutare da lui.
-Sto
bene – mento, tentando di focalizzare un punto a caso dell’ambiente che mi
circonda per impedire agli occhi di offuscarsi. Non avrei dovuto digiunare
stamattina.
-Sicura?
– mi chiede Aiolos, accompagnando la mia schiena con
una mano, assicurandosi probabilmente che non ricada indietro, mentre tento di
alzarmi.
Mi
limito ad annuire, mentre con non poca difficoltà, finalmente, mi rialzo.
-Riposati quanto vuoi, se ne senti la
necessità – mi dice il custode della casa, e nel momento esatto in cui mi volto
per rispondergli non posso fare a meno di notare ancora quanto lui e Aioria si
somiglino. E non intendo solo fisicamente… quella è una somiglianza ovvia dal
momento che sono fratelli… quanto più negli atteggiamenti.
Stesso
portamento fiero, stesso sguardo profondo e analitico, stessa strana luce che
sembra accomunarli e allo stesso tempo differenziarli…
Ora ho capito cosa intendeva prima Aldebaran. Se da Mu non riuscirò a cavarne
nulla, andrò a farmi una bella chiacchierata con lui!
-Grazie
Aiolos, non ce n’è bisogno – mi decido a
rispondergli, alzandomi completamente e regalandogli un sorriso riconoscente,
che lui ricambia subito.
-È
questo sole… - decido di confessargli, sollevando lo sguardo verso il cielo
sgombro di nuvole e portandomi una mano a ripararmi gli occhi.
-È
il clima tipico di Atene – mi risponde lui, dopo aver accennato una risata. –
Ma tranquilla, tra un paio di case avrai modo di rinfrescarti! – aggiunge poi,
ammiccandomi e sorridendomi. E devo dire che sono davvero tutti fantastici quando ammiccano e sorridono a quel modo. Così
fantastici che abbandono la casa del Sagittario completamente inebetita, tanto
da essermi dimenticata di chiedergli a cosa si riferisse.
La
visita alla casa del Capricorno è stata… fugace. Cavoli, che simpaticone Shura! Eppure ricordavo che gli spagnoli fossero…
come dire… “calorosi”.
Il
cavaliere della decima casa a momenti sembrava comunicare solamente tramite
gesticolazioni. Un breve “ciao”, una stretta di mano ed è scomparso. Che tenebroso…
-Il
cavaliere di questa casa lo conosci già – dice improvvisamente Mu, dopo un
periodo infinito di tempo durante il quale non ci siamo rivolti la parola. E se
Mu, tipica persona silenziosa, che preferisce di gran lunga il silenzio alle
chiacchiere, cerca d’intavolare una conversazione improvvisamente vuol dire che
ha la coda di paglia. E se le mie supposizioni risulteranno valide, sarò io
stessa a dargli fuoco!
Annuisco
appena, sorridendo quando capisco a cosa si riferiva Aiolos.
E
non si sbagliava per niente… è vero che il sole di Atene è particolarmente scottante… ma nella casa di Camus
si gela! Questa volta sono stata io a salutarlo velocemente, mettendomi a
correre senza ritegno verso l’esterno della casa per paura di congelarmi, sotto
lo sguardo divertito di Mu, che questa volta ho ricambiato appena,
sorridendogli.
Mentre
saliamo gli ultimi scalini che ci separano dall’ennesima casa riepilogo
mentalmente il numero dei templi da cui siamo passati… dodici… sììììììììì!!! Questo è il
dodicesimo!!!
Man
mano che avanziamo il mio olfatto percepisce un profumo a dir poco gradevole…
-Custode
della dodicesima casa è Aphrodite dei Pesci – dice
Mu, presentandomi in anteprima il prossimo cavaliere. Aphrodite?
-Benvenuti
alla casa dei Pesci – pronuncia soavemente una voce melodiosa, che quasi
sembrerebbe essere quella di una donna se un orecchio più attento non scorgesse
il timbro, appena celato, tipico maschile.
Per
l’amor del cielo.
Ma
è… è…
-Tu
devi essere Reiko – dice il cavaliere dei Pesci, una volta uscito allo scoperto,
avanzando verso di noi, volgendo un sorriso di saluto a Mu e ponendosi di
fronte a me, porgendomi una mano col palmo all’in su,
sulla quale poggio la mia, ormai completamente andata.
-Notevole
– pronuncia dopo avermi guardata dalla testa ai piedi con attenzione, senza
sorvolare nessun particolare, portandosi poi la mia mano alla bocca per baciarla
dolcemente.
Notevole
io? Notevolissimo lui! Ma è bellissimo!!! Non ho mai
visto una persona così tanto curata in vita mia… soprattutto un maschio.
Perfino
le mani… è un guerriero, non dovrebbe averle così… lisce!!!
Sono perfino più lisce delle mie…
-Sì…
sono io… - riesco ad articolare alla fine, vedendolo sorridere di nuovo in quel
modo ammaliante che credo sia una delle
caratteristiche più riuscite del suo fascino.
-Lieto
di conoscerti – mi dice Aphrodite, lasciandomi la
mano e abbassandosi per guardarmi meglio negli occhi. Ed io non posso fare a
meno che perdermi nei suoi azzurri.
-Davvero
notevole – ripete, voltandosi sorridente verso Mu, che assume un’espressione
imbarazzata, anche se neanche lontanamente paragonabile alla mia.
-Possiamo
proseguire? – chiede infine il cavaliere dell’ariete, muovendo un primo passo
verso la casa dei pesci.
-Naturalmente
– risponde soavemente Aphrodite, regalandomi un altro
sorriso e facendosi da parte, allontanandosi elegantemente e facendo svolazzare
altrettanto elegantemente il mantello bianco dell’armatura…
Ok,
sto decisamente esagerando. Vedi di farla finita Reiko!!
Mi
dirigo subito a passi spediti verso Mu, che durante tutta la mia ipnosi è rimasto
con lo sguardo rivolto alla casa dei pesci. Mi avvicino, e questa volta è lui
ad incamminarsi subito per primo, senza rivolgermi una parola.
Ed
ecco… finalmente… il tanto sospirato tredicesimo tempio…
La
mia euforia si calma di botto non appena ricordo il modo in cui mi sono rapportata
alla cosiddetta dea il giorno prima.
-E
adesso…? – chiedo a Mu, che mi precede, dal momento che ho rallentato volontariamente
il passo per allungare di più il tempo che mi separa dall’incontro con la
bomboniera.
Non
che abbia paura, sia chiaro, di quella specie di
macchia viola ho paura solo degli abiti! Sono così voluminosi che potrebbero
nascondere benissimo qualche tipo di mostro sotto ai merletti.
E
rieccoci.
Ok…
allora… riepiloghiamo… i piedi non parlano, le armature non ridono, gli scrigni
non sono vivi… e i merletti della pseudo dea non
nascondono mostri!
Mu
non mi risponde, si volta un attimo verso di me e mi guarda. Sembra tentennare un attimo prima di entrare… quasi come se lui stesso non
volesse aprire la porta… sembra addirittura più preoccupato di me. E il bello è
che ancora non ho capito cosa c’è da essere preoccupati.
Alla
fine, con mia somma sorpresa, allunga un braccio, sorridendomi e porgendomi la
mano.
Non
so proprio come interpretare questo suo gesto… come interpretare quel suo
sorriso…
Nonostante
tutto, pur essendo un gesto compiuto per la prima volta da quando ci
conosciamo, allungo ugualmente a mia volta il braccio, facendo toccare le
nostre mani, e lui afferra con decisione e allo stesso tempo con delicatezza la
mia, stringendola nella sua, trasmettendomi così tutta la sicurezza di cui
dispone… e riesco a sentirmi più tranquilla.
Dopo
avermi trascinata lentamente verso di se, mi lascia e porta la stessa mano che
ha stretto la mia sulla spalla, aprendo infine la porta.
La
sala sembra essere decisamente più grande senza i cavalieri ai lati del trono…
ma anche senza la loro presenza riesce a risultare ugualmente suggestiva.
La
damina vestita di pizzi e merletti siede sul trono,
con lo stesso atteggiamento pomposo e autoritario del giorno
prima, che mi porta a pensare che sia stata congelata da Camus, per avere un atteggiamento così impassibile.
Mu
mi conduce nuovamente al centro della sala, con passi calcolati, inchinandosi
di fronte alla dea per poi allontanarsi da me… ma dove
va?? Mi volto costernata verso di lui, vedendolo allontanarsi sempre di più…
Quando
apro bocca per chiedergli che stesse facendo, vengo
attirata da un’energia spropositata venire dal trono, e mi volto di scatto…
constatando con somma sorpresa si tratta della bomboniera.
La
tizia pomposa ha lo sguardo fisso su di me… ed ora che lo noto non sembra
essere la stessa persona che ho incontrato ieri.
Sto
decisamente impazzendo! È lei! Stessi capelli color lavanda, stessi occhi chiari,
stessi abiti ridicoli… ma quell’energia…
Ad
un certo punto sento spingermi da una strana forza gravitazionale, mentre un
vento impetuoso si alza improvvisamente, facendomi volare i ricci ribelli
dietro alle spalle, costringendomi a irrigidirmi per far in modo di non perdere
l’equilibrio.
Quando
mi rendo conto che non può trattarsi di semplice vento, concludo che tutto ciò
è provocato da quella lì, che, seduta composta e fiera sul trono, con ancora lo
sguardo fisso su di me, sta emanando la sua energia…
Allora
sul serio è una dea. Merda.
-Ok!
– urlo allora, cercando di sovrastare l’energia che sta cercando di avvolgermi.
– Ho capito, ho capito… chiedo scusa per aver dubitato! - . Ma le mie parole
non sembrano sortire alcun effetto e, anzi, la vedo alzarsi dal trono e
aumentare allo stesso tempo il suo potere, continuando ad investirmi a raffiche
ancora più forti delle precedenti.
Spalanco
gli occhi quando sento il suo potere aumentare,
incrociando gli avambracci davanti agli occhi per impedire a quel vento assurdo
di infastidirmi gli occhi e irrigidendomi ancora di più quando sento che da un
momento all’altro potrei perdere l’equilibrio sotto la sua pressione. Ma che cazzo sta facendo??? Che vuole??
Possibile che sia incazzata per come le ho risposto
ieri?? E dov’è Mu? Perché non interviene?
Domande
che ricevono in risposta solo un’altra ondata di
energia, che mi fa piegare le ginocchia per bilanciare il peso in avanti per
non cadere. Ok, mi sono rotta!
Avanzo
di un passo, battendo il piede a terra così come ho fatto con Shaka il giorno
precedente e scateno tutto ciò che gli anni di addestramento mi hanno insegnato.
Fondo la psicocinesi con l’aura, creando un’offensiva capace di fungermi anche
da difensiva ed espando il tutto, raggiungendo la damina
dei miei stivali, che, spalancando gli occhi incredula,
è costretta ad indietreggiare di un passo quando la mia energia la raggiunge. A-ha! Come la mettiamo adesso, faccina di porcellana?
Oh
ca… ma che…?
Prima
ancora di aver realizzato cosa stia succedendo, mi sento colpita e sbalzata in
aria ad un’altezza vertiginosa… non ho provato, ma se avessi allungato un braccio
avrei sicuramente toccato il soffitto.
-Cazzo!
– impreco quando la mia schiena tocca terra, scivolando ancora più lontana dal
trono, raggiungendo quasi la porta, e in quello stesso istante l’aura della dea
si assopisce, fino a scomparire del tutto poco dopo.
Per
la miseria… sono tutta indolenzita… quella troia!!!
Alzo
il viso, contratto in una smorfia di dolore, giusto in tempo per notare che la
stronza si è riseduta sul trono e la sua espressione è cambiata, ritornando ad
essere quello della aristocratica perbenino che ho
visto ieri. La vedo annuire con lo sguardo perso su un punto a caso del
pavimento, e sento dei passi raggiungermi frettolosamente, quasi correndo,
accorgendomi subito dopo che si tratta di Mu.
Sento
una sua mano poggiarsi delicatamente sulla mia schiena, mentre si sporge verso
di me, senza dire una parola, osservandomi con occhio attento e preoccupato. Lo
ignoro deliberatamente, cercando prima di mettermi seduta e poi di alzarmi… ma
mi sento… stanca…
-Riesce
ad alzarsi? – chiede dopo un po’ la bomboniera a Mu, con la sua voce antipatica
che mi provoca subito l’effetto di gonfiarmi delle venette
sulla fronte. Certo che riesco ad alzarmi! Razza di scarto di pessima sartoria!
Così,
senza che Mu mi aiuti, mi rimetto in piedi poco alla volta, lanciandole uno
sguardo truce, venendo ricambiata da uno sguardo
completamente smarrito e perplesso.
-Cosa
diavolo stavi cercando di… - provo a chiederle, cercando di moderare il tono,
col risultato di farne uscire un sibilo sinistro, quando la bomboniera aggrotta
la fronte, sconsolata.
-Non
capisco – dice, continuando a guardarmi.
Come?
-Proprio
non capisco… - ripete, poggiando un gomito su un bracciolo e portandosi la mano
alla testa.
Inarco
un sopracciglio incredula, socchiudendo appena la
bocca, quando un mormorio alle mie spalle mi costringe a voltarmi… facendomi
spalancare gli occhi sorpresa. Ma quando sono entrati???
Ci sono tutti i custodi delle dodici case!! Di cui solo uno dei gemelli non è
rivestito dell’armatura… se la memoria non m’inganna deve essere Kanon…
Mentre
alcuni confabulano tra di loro, altri mi guardano come
se fossi uno strano esemplare di essere vivente in mostra in un circo. Perfino
Death Mask sembra essere perplesso, a giudicare dalla
sua espressione sadica, che è attraversata appena da un leggero stupore.
-Milady
– interviene improvvisamente Mu, facendomi riavere dal mio stato catatonico. –
È riuscita a capire la natura del suo potere? - .
-È
un cosmo senza dubbio – risponde lei dopo un po’ di tempo. E risposta più intelligente
non poteva dare.
Volto
lentamente il capo verso di lei, per cercare di capire che reazione avere di
fronte a tutto ciò, quando vedo la sua bocca muoversi di nuovo.
-Shaka?
- .
-Mi
duole doverlo ammettere… ma questa volta la situazione
è più complicata di quanto pensassimo – risponde all’appello il simpatico,
avanzando, superando me e Mu e avvicinandosi alla tipa, che annuisce al termine
di quell’eloquente risposta… ma che cazzo ha detto??
-Reiko
– sento pronunciare improvvisamente da quell’ammasso di merletti viola,
pensando che finalmente si sia decisa a spiegarsi decentemente.– Chi sei? – mi chiede infine.
-Non
credo di aver capito la domanda… - le rispondo, con un self control da invidia,
mentre i miei occhi s’iniettano di sangue, tradendo così la mia apparente
calma.
-Sai
di che natura è il tuo cosmo? – mi chiede ancora, sporgendosi col busto in
avanti e guardandomi con espressione comprensiva, come se si stesse rivolgendo
ad una bambina.
Sto
per scoppiare. Lo sento.
-Milady,
Reiko non era nemmeno a conoscenza di possedere un cosmo – risponde Mu,
venendomi in soccorso, dopo aver avvertito chiaramente i miei pensieri ostili.
-Questa
è un’altra cosa che va a nostro sfavore… - dice la dea, come se avesse detto la
cosa più ovvia del mondo.
-Reputa
necessaria un’altra prova? – le chiede Shaka, perennemente con gli occhi
chiusi.
Prova?
-Senz’
altro… -.
-EHI!
– irrompo improvvisamente, arcistufa dei loro discorsi insensati. - Parlate in
modo che vi possa comprendere! Non ci sto capendo un accidenti! -.
-Tu
possiedi un cosmo, Reiko… - ripete l’ebete vestita di viola.
-È
L’ENNESIMA VOLTA CHE ME LO SENTO RIPETERE, HO CAPITO! - .
-Modera
il tono – mi ammonisce il biondo ossigenato.
-NON
DARMI ORDINI! - .
-Modera
il tono, Reiko – ripete come un pappagallo il bastardo, facendomi rodere il
fegato.
-Shaka,
per favore… - interviene Mu, chiedendo al cavaliere della Vergine probabilmente
di darci un taglio.
-Non
c’è alcun bisogno di alzare la voce – gli risponde Shaka, senza abbandonare la
sua postura altezzosa.
-Non
c’è alcun bisogno di aggredirla in questo modo – replica Mu, senza allontanarsi
dal mio fianco.
-È
stata lei ad aggredire la dea - .
Ora
basta.
-IO
AVREI AGGREDITO LA DEA??? – esplodo, ripensando allo scricchiolio che ho sentito
quando la mia schiena ha toccato il suolo dopo il volo di prima. – Presumo
quindi che prima quel volo sia stato un gesto di cortesia mal interpretato! - .
-È
stato necessario per verificare la natura del tuo cosmo… - riprova la
bomboniera, tentando, inutilmente, di giustificarsi.
-E
non potevi chiedermelo, invece di farmi quasi venire un’ernia al disco??? - .
-Non
era possibile, il mio primo obiettivo era verificare se fossi un nemico - .
Spalanco
gli occhi incredula.
-UN
NEMICO??? IO, CHE NEMMENO SAPEVO CHI CAZZO FOSSI??? -
.
-Modera
il linguaggio, Reiko - .
-VAFFANCULO,
SHAKA! - .
-Reiko
– interviene allora Mu, afferrandomi un braccio con la chiara intenzione di
trasmettermi un po’ della sua calma.
-TU
SPARISCI! – urlo, voltandomi inviperita verso di lui, strattonando il braccio
che mi ha afferrato per allontanarmi da lui. – STA LONTANO DA ME, E QUESTA
VOLTA DEFINITIVAMENTE! - .
-Per
favore Reiko… - dice la stronza, volgendomi uno sguardo compassionevole.
-PER
FAVORE UN CAZZO! MI SONO ROTTA DI ESSERE MANOVRATA A PIACIMENTO DA GENTE CHE MI
ANALIZZA COME FOSSI UN FENOMENO DA BARACCONE! - .
-È
comprensibile ciò che provi… chiunque al tuo posto… - ritenta lei.
-Non
c’è “chiunque” al mio posto… ci sono IO al mio posto! E sono stanca di non
ricevere risposta alle domande che pongo mentre voi
sembrate sapere perfettamente cosa succede! – riprendo, zittendola nuovamente.
E la cosa che m’infastidisce incredibilmente è che Mu non parla. Se ne sta
zitto, ad osservarmi con la sua solita espressione grave, confermando il fatto
che abbia ragione! Così come avevo ragione prima, nella casa del sagittario,
quando ho pensato che lui avesse omesso di spiegarmi qualcosa!
-Me
ne vado – dico infine, lanciando uno sguardo esasperato verso Shaka, la damina e infine verso Mu, al quale indirizzo un’occhiata
più inceneritrice delle altre, prendendo a
raggiungere a grandi falcate l’uscita.
-Temo
che ciò non sia possibile… - sento dire improvvisamente dalla pseudo dea, ma non l’ascolto, continuando ad avanzare verso
il portone, quando vedo sbarrarmi la strada da Camus
e Milo. Il primo guardandomi col suo solito sguardo gelido, il secondo con una
punta di dispiacere appena accennata.
Mi
fermo di scatto, osservando entrambi con fare minaccioso, che non li scalfisce
per niente. Lo sapevo. Avrei dovuto immaginarlo…
-Reiko,
non prendere tutto ciò come una violenza nei tuoi confronti… - mi dice ancora
la dea, facendomi risalire la rabbia.
Valuto
velocemente come attaccarli, venendo raggiunta
improvvisamente dal cosmo di Mu, che sembra volermi dissuadere dall’intento.
-Ormai
avrai capito di essere un soggetto particolare… sei riuscita a rispondere
all’attacco di un potere divino, non è cosa da comuni mortali… - sento
continuare la bomboniera, la cui voce mi arriva ovattata, dal momento che Mu
non lascia che la sua aura mi abbandoni, intensificandola sempre di più.
-Hai
un cosmo di natura… particolare… e vorrei poterlo approfondire di più per
capire di cosa si tratti, dal momento che da quello
dipende anche la natura dei nostri stessi nemici. - .
Nemici.
Ecco di cosa si preoccupa.
-È
per il tuo bene… - compie l’errore di dire, facendomi voltare di scatto, con un
sorriso agghiacciante sarcastico sulle labbra.
-È
per il mio bene o per quello del tuo culetto? – le chiedo, vedendola spalancare
gli occhi e aprire la bocca indignata. Colpita e affondata, Miss Violet.
-Porgi
immediatamente le tue scu… - si pone immediatamente
Shaka, ma io lo interrompo.
-Tu
temi per la tua incolumità. È per questo motivo che mi trovo qui, stessa
ragione per la quale mi hai messa alla prova… ma
ancora non capisco perché t’interessa così tanto che io rimanga nel tuo
santuario… - continuo, vedendola concentrata su ciò che le sto dicendo. È
evidente che non potrei mai uscirmene utilizzando la forza. Se ognuno dei
cavalieri presenti in questa stanza ha anche solo il cinquanta per cento della
potenza che caratterizza Mu, non posso pensare neanche lontanamente di farcela.
Optando per il dribbling con successiva fuga dalla porta… mi viene da ricordare
Aldebaran. Credo che solo un suo placcaggio sia letale, considerando la stazza.
Tanto vale puntare sulla diplomazia.
-Se
rappresento una preoccupazione ed una potenziale fonte di pericolo… non sarebbe
più saggio da parte tua tenermi alla larga chilometri
e chilometri da te? – le chiedo, vedendola aggrottare la fronte e portarsi una
mano al mento in un chiaro segno di riflessione. Forse riesco a fregarla.
È
a quel punto che vedo Mu spalancare gli occhi, guardando prima me e poi la
fanciullina aristocratica preoccupato. Riesco a sentire la sua agitazione anche se siamo lontani l’una dall’altro un paio
di metri. Ha capito il gioco che sto facendo, ma sinceramente non capisco cosa
lo preoccupi.
-Ciò
che dici non è sbagliato – asserisce alla fine la reincarnazione di Athena, sollevando i suoi occhi chiari di nuovo su di me.
-Senza
contare che se fossi stata un nemico te ne saresti accorta presumo… prima non
mi hai forse messa alla prova? – continuo, vedendola annuire. – E hai
constatato tu stessa che non lo sono… quindi che ragioni hai per tenermi qui? -
.
Segue
un lungo silenzio dopo la mia domanda, un silenzio carico d’attesa, che viene infranto da un sospiro della mia interlocutrice.
-Ritengo
comunque più opportuno che tu rimanga qui – mi dice
alla fine, facendomi trattenere il fiato.
-COL
CAZZO!!! – sbraito, prima di espandere al massimo la
mia aura e mettermi a correre verso l’uscita, vedendo subito Milo avanzare.
Prima
di raggiungerlo completamente spicco un salto, arrivando all’altezza del suo
viso e posizionando una gamba per colpirlo in piena faccia, ma lui para con una
facilità inaudita, afferrandomi subito dopo la caviglia per riportarmi ad altezza
uomo, ma una volta toccata nuovamente terra giro prontamente su me stessa per
cercare di colpirlo nuovamente, questa volta su di un lato, ma lui para di
nuovo, facendomi emettere l’ennesima imprecazione.
Approfitto
del fatto che non mi afferri nuovamente per la caviglia e spicco un balzo
all’indietro, valutando come attaccarlo di nuovo… quando la consapevolezza del
fallimento si fa largo tra i miei pensieri...
Non
ce la posso fare.
Quando
cerco di usare la psicocinesi, la presenza di Mu nella mia testa che me lo
impedisce mi colpisce come un pungo allo stomaco.
Blocco
immediatamente il groppo che mi è salito alla gola, rimandandolo giù, senza
abbandonare la mia espressione fiera e combattiva… ma credo che il mio stato
d’animo sia decisamente palpabile… perché vengo subito
raggiunta dai cosmi dei cavalieri. A parte la strafottenza di Death Mask e l’indifferenza di Camus e
Shaka… sento nitidamente il cosmo di Aldebaran, Aioria, Aiolos
raggiungermi e avvolgermi… ma non con ostilità… piuttosto come appoggio…
Poco
dopo avverto anche il cosmo di Milo che, nonostante la presa di posizione nei
miei confronti, sembra condividere a pieno le intenzioni degli altri. Non vogliono
farmi del male.
-Mu
di Aries – pronuncia allora l’ammasso di merletti,
quando avverte che mi sono rassegnata. – Reiko è affidata a te - .
Non
ha capito niente.
Se
crede che mi arrenda così facilmente si sbaglia di grosso.
Mentre
formulo questi pensieri ripercorro per l’ennesima volta nella giornata il
corridoio della prima casa, raggiungendo spedita la camera che mi è stata assegnata
da quello che una volta chiamavo “amico”.
Sollevo
il borsone da viaggio sul letto, decidendo così di assegnare un posto a tutta
la roba che c’è dentro, quando sento raggiungermi da Mu, che si ferma sul ciglio
della porta. Lo ignoro, continuando a svuotare il borsone, sentendolo immobile
dietro di me.
-Hai
bisogno di qualcosa? – mi chiede improvvisamente.
Che
tu sparisca.
-No
– gli rispondo acida, senza voltarmi a guardarlo, continuando a percorrere
avanti e indietro la stanza per sistemare la mia roba.
Lo
sento sospirare, vedendolo poi con la coda dell’occhio allontanarsi un po’ dal
ciglio.
-Non
esitare a chiedermi nulla – dice, abbassando la testa e facendo un passo per
allontanarsi… quando la mia rabbia torna a spumeggiare.
Afferro
un bicchiere di vetro posto su un comò in vimini accanto al letto, lo alzo e lo
lancio a terra con tutta la violenza di cui dispongo, tramutandolo in un ammasso
di schegge numerose e piccole.
Il
rumore secco che produce fa voltare Mu nuovamente verso di me, che spalanca gli
occhi quando mi vede tremare, riprendendo ad avanzare
verso il ciglio.
-…Il
modo in cui mi hai teso la mano… - riesco infine a pronunciare, combattendo le
lacrime e il groppo che mi è nuovamente salito alla gola, facendolo fermare di
nuovo.
-Mi
sono fidata… convinta che volessi davvero aiutarmi… - dico, facendo partire una
risatina isterica, passandomi poi una mano sugli occhi.
-Ed
è così! – aggiunge subito lui, senza però entrare all’interno della stanza,
quasi come se la porta fosse il limite che ci separa.
-CAZZATE!
Non te ne frega un cazzo di me! Non te ne frega un cazzo di ritrovare quelli che hanno ucciso il maestro! Tu
vuoi solo aiutare la tua dea a capire cosa la minaccia! - .
-Comprendere
ciò che minaccia la dea equivale a comprendere il motivo per
cui è stata tolta la vita al maestro Shin e il pericolo che corri tu! –
replica lui, ma io lo ignoro, rispondendogli a tono
imperterrita.
-Ciò
non vi autorizza ad usarmi! Non vi autorizza a prelevarmi, portarmi qui,
mostrarmi come se fossi un oggetto esposto in una vetrina e a rompermi le ossa
per “verificare che non fossi un nemico”! - . Lo vedo addolcire lo sguardo,
assumendo un’espressione di scusa.
-Per
quanto tu possa averlo considerato ingiusto… per noi è
stato davvero necessario Reiko… - .
-Necessario…
più necessario di scomodarsi a spiegarmi che succede e
a chiedermi se sono d’accordo… ho capito, non conto nulla! - .
-Non
è così… - ma io rimuovo lo sguardo dal suo, abbassando
la testa, chiudendo gli occhi e mordendomi il labbro, per trattenere le
lacrime. Non piangerò di nuovo davanti a lui.
-Reiko…
- lo sento pronunciare di nuovo dopo un po’ di tempo.
Alzo
gli occhi stanchi su di lui, vedendo il suo viso contratto in un’espressione
mista tra disappunto, convinzione… e quella dolcezza che tanto lo contraddistingue.
Per un attimo ho davvero la sensazione di aver a che fare ancora con quel
ragazzo che io ho tanto imparato a rispettare e a voler bene e che per me è stata
la persona migliore dopo il maestro Shin. Poi i miei occhi si fermano sulla sua
armatura… tanto bella quanto odiosa, che mi ha lanciato la realtà dei fatti
addosso come un secchio d’acqua gelida… e capisco che quella persona, come
avevo temuto all’inizio… non esiste più.
Esistono
le sacre vestigia d’ariete, la casta dei valorosi e antichi guerrieri e la dea Athena. Punto.
Avanzo
lentamente verso la porta, senza staccare gli occhi
dai suoi, vedendo la sua espressione triste farsi appena un po’ sorpresa. Mi
fermo a meno di un metro da lui, guardandolo per l’ultima volta negli occhi per
poi chiudere la porta, sentendolo ripetere ancora una volta il mio nome.
Mi
volto, faccio aderire la schiena alla porta e scivolo lentamente a terra,
piegando le ginocchia e poggiandovi contro la fronte… quando il mio sguardo
ricade sul borsone da viaggio.
Forse
ho trovato il modo per andare via da qui.
Angolo
dell’autrice…
Chiedo
umilmente scusa per l’immenso ritardo! Ma sono stata via per un po’ e con me
non ho avuto nessun tipo di forma tecnologica avanzata >___< Spero che la
pazienza sia valsa a qualcosa XD
Capitoli
di transizione che apparentemente possono sembrare inutili…
ma non è così >__> Sappiate che ho sparso degli indizietti di qua e di là a partire dal primo capitolo… che
naturalmente saranno più chiari mano a mano che la storia procederà.
Volevo
fare un piccolo appunto che nello scorso capitolo non ho potuto fare per
mancanza di tempo. So perfettamente che il nome originale del cavaliere del
leone sia “Aiolia” e non “Aioria”… ma volendo
rimanere intatto il nome del fratello, ho preferito cambiare quella consonante
perchè li reputo nomi TROPPO simili, quindi si è trattata di una scelta
puramente personale.
Per
quanto riguarda la scelta di dare le vestigia di gemini a Saga… è una scelta
nata dal fatto che ho sempre avuto una predilezione per questo gemello (senza
nulla togliere a Kanon, che amo altrettanto).
Finiti
gli appunti passiamo ai ringraziamenti XD:
-YamaMaxwell : Ma tu vedi amore ovunque!! XD Visto la
nostra eroina come ha conosciuto i bronzes? XD Solo
lei poteva farsi riconoscere così u__ù Eccoti il capitolo, purtroppo non ho
potuto fare più presto, spero che questo non mi penalizzi ç__ç Grazie per le recensioni cara, baci!;
-Mon-chan : Leggere le “capate cosmiche” mi fa
piegare in due anche adesso XD Già, i volatili non avranno vita facile con
Reiko… così come non ce l’avrà Seiya! XD uhuh… ;
-Sabri92 : Ebbene sì, il genio di Seiya è
arrivato fino in cima di corsa =___= Uh… hai una predilezione per il cavaliere
del cigno a quanto pare… approvo in pieno u__ù vabbè
che io approvi chiunque abbia una predilezione per chiunque… sono tutti
fantastici i cavalieri *___* ;
-Gufo_Tave : Reiko cerca di fare le cose più grandi
di lei… mettersi contro di Mu non è stata una grande idea… mi fa piacere di
aver rimediato come si deve al buco narrativo che avevo oltraggiato ^__^, anche
Reiko ormai si è rassegnata al fatto di non potersi più spostare in quel modo
XD ;
-Manila : Non ho potuto dedicarti una risposta nel precedente
capitolo… e non sai quanto mi sia mangiata le mani ç___ç GRAZIE, davvero… non
ti nascondo che muovere un personaggio con una personalità come quella di Reiko
nel mondo di Saint Seiya non sia molto facile. Reiko
si troverà a scontrarsi con molte realtà che non condividerà e contro le quali
si troverà perennemente in disaccordo. Una di queste è Shaka. Shaka rappresenta
“la regola fatta uomo”, ragion per cui con Reiko non andrà molto d’accordo. Ciò
non significa che i due non potranno trovare un punto d’incontro… Reiko è
testarda e molto sarcastica, ma fa del sarcasmo una propria difesa, non
basandolo sulla superficialità, che le è totalmente estranea essendo cresciuta
in un ambiente particolare…quindi chissà che il suo carattere profondamente
analitico non le faccia cambiare idea sul biondo
ossigenato (XD). No, tranquilla, Virgo non mi è
affatto antipatico. Ti assicuro che man mano capirai…Ti ringrazio per la scelta
di chiudere un occhio sul fatto che non ho seguito tutta la serie Hades ç___ç E ti ringrazio anche per la disponibilità nel
darmi informazioni, nel caso in cui dovessero servirmi non esiterò a
contattarti ^___^, anche se comunque ne dubito dal momento che la storia
verterà in una direzione particolare…Infine la Kido. Stesso
discorso di Shaka. Non posso dirti di più o farei troppi spoiler XD Spero tu
abbia abbastanza pazienza ç___ç Grazie davvero per tutti i complimenti, spero vivamente
di non deluderti mai, così come spero di non deludere chiunque stia seguendo e
si stia appassionando alla mia storia. A presto spero ^__^ ;
-Ai91:Ahahahahah!!! Sei uno spasso XD
È interessante l’amore e l’odio che provi per determinati personaggi… ma allora
di Reiko che ne pensi, che sta sempre a litigare con Shaka??? ;
-Roxorox: Ciao! Ti chiedo umilmente scusa per
avere liquidato Aiolia in due righe ç__ç Ciò non
significa che non mi stia simpatico o mi piaccia meno,
come avrai potuto notare non è stato l’unico che ho “liquidato”, mi sono
semplicemente soffermata sulle personalità – a mio parere – più particolari, ma
ciò non significa che nel corso della storia il cavaliere del leone avrà un
ruolo più marginale… anzi… hihi… XD ;
-NinfaDellaTerra: È una forza della natura Reiko, eh? XD
Con Shaka? Chissà… Sono contenta che le personalità dei Gold siano venute fuori
bene! Fammi sapere del resto della scalinata che ne pensi ^__^ E… GRAZIE ç___ç
Davvero, le recensioni riescono sempre a commuovermi e a spronarmi ç___ç ;
-SnowFox: Ma ciao!!! Sì, Reiko è uno spasso ^__^
Ma ultimamente (cioè da questo capitolo in poi XD) il suo umore è molto giù…
magari le rifaccio colpire Seiya XD ;
-Anzy: Ti ringrazio! Eh… intrecci amorosi
dici? Non posso proprio sbilanciarmi… mi spiace ^__^ Mi fa piacere che hai
deciso di seguirmi! Spero che la storia continui a piacerti! Ciao!!! ;
-Picciottina75: Ciao! Grazie mille per i complimenti! Guarda… spero vivamente
di non ritardare più in un modo così mostruoso… ma se temi che la storia possa
non continuare, sta tranquilla, che non l’abbandono ò___ò Un saluto, spero
continuerai a seguirmi!.
Ringrazio
infine le 14 persone che hanno aggiunto la mia storia tra le preferite e le
persone che leggono solamente!
Mi
avvicino al letto titubante, afferrando poi il borsone e infilandoci una mano
dentro, tastando ogni centimetro del tessuto fino a quando non trovo quello che
sto cercando, e sorrido soddisfatta.
Perfetto!
Mi
volto verso la porta, assicurandomi che sia chiusa, e corro verso l’altra estremità
del letto, infilando la mia ancora di salvezza tra il materasso e il cuscino, coprendo
poi il tutto per bene con le lenzuola. Ora devo solo pensare al modo migliore
per attuare il piano di fuga.
Passo
il resto della giornata nella mia stanza, uscendo solo quando
sento il cosmo di Mu allontanarsi, concedendomi brevi passeggiate – se così si
possono definire, dal momento che rimango comunque tra quattro mura – per la
casa, arrivando ad esplorarla quasi tutta… e devo constatare che è davvero ben
arredata. I tappeti e le tende, presenti in ogni stanza, sono di tessuti
pregiati, di colori principalmente caldi, che vanno dall’ocra al rosso porpora, risaltando sul pavimento in marmo e sulle
pareti dalle tonalità pastello, che danno un tocco di armonia dappertutto.
I
mobili sono di ciliegio, di ottima manifattura, e sono ben distribuiti in ogni
sala, arredata a volte con un lungo tavolo rettangolare compreso
di sedie, a volte con credenze e via discorrendo, creando un arredamento
impeccabile, che mi porta a paragonarlo a quello della casa in Jamir… che è
invece composto dall’essenziale.
Involontariamente
– o forse no – raggiungo la sala che custodisce l’armatura, l’unica arredata
principalmente col marmo, sorprendendomi di trovare le vestigia d’ariete al
loro posto… sullo stesso piedistallo dal quale attirarono la mia attenzione quando tentai…
-Dannate!!! – urlo in preda alla rabbia scaturita dal ricordo. Se
non fosse stato per quel maledetto luccichio dorato, a quest’ora starei già chilometri lontana da questo covo di matti!
-Va
tutto bene? - .
Oh
merda.
Mi
giro lentamente, intravedendo con la coda dell’occhio la figura
dell’inserviente che stamattina ha frainteso gli atteggiamenti miei e di Mu.
Involontariamente arrossisco, ripensando all’accaduto, abbassando lo sguardo imbarazzata per l’ennesima figuraccia.
-Sì…
- rispondo dopo un lungo periodo, senza alzare gli occhi su di lei. – Va tutto
bene… - ripeto come un automa, vedendola sorridere lievemente.
-Scusi
se l’ho disturbata… volevo solo avvisarla che il pranzo sarà servito tra poco,
se vuole accomodarsi nella sala… - .
-No!
– esclamo stizzita, rendendomi conto solo dopo del tono che ho usato… devo
esserle sembrata impazzita… e piuttosto maleducata. Infatti
adesso mi sta fissando confusa, spalancando i suoi piccoli occhi castani dal
tratto orientale.
-Mi
scusi… - mi affretto ad aggiungere, abbandonando la mia postura tesa. – Sono
mortificata… non volevo risponderle così… solo che… non ho molta fame… - .
La
donna scioglie la sua espressione stupita in un sorriso rincuorante, facendomi
capire che non è successo niente di grave.
-D’accordo
– mi risponde, inchinando lievemente il capo per congedarsi. - Conserverò tutto
in caldo… dal momento che lei non desidera mangiare adesso e il nobile Mu
rientrerà tardi… - .
Sollevo
un sopracciglio sentendole pronunciare l’ultima frase, capendo all’istante che
non è stata detta “tanto per”. Il mio sesto senso mi dice che questa donna ha
fiutato la ragione del mio malumore.
-Beh…
- aggiungo quindi, sentendo il mio stomaco brontolare. – Magari qualcosina la metto sotto ai denti… - concludo, portandomi
una mano sullo stomaco.
L’inserviente
sorride divertita, facendomi poi cenno di seguirla.
Ho
dovuto pregarla in tutte le lingue che conosco per permettermi di mangiare in
cucina e non nella sala da pranzo. Quel tavolo grande e lungo mi metteva angoscia,
ed è già abbastanza triste mangiare da soli…
Ciò
comunque non mi ha evitato di mangiare seduta ad una tavola apparecchiata con
ogni cosa che l’uomo abbia inventato per mettere in ridicolo
gente come me che del galateo non ne sa nulla. Per esempio… a che
diavolo servono tre forchette???
Mi
pare di aver letto da qualche parte che, man mano che vengono
servite le portate, s’inizi inforcando la prima all’esterno, per poi procedere
verso l’interno.
E
che noia. Datemi un paio di bacchette e una ciotola di riso, che non mi offendo
mica!
Mentre
porto alla bocca l’ultimo pezzo di carne – scelta tra le innumerevoli portate
poste sul tavolo, nonostante io sia la sola a mangiare - vedo l’inserviente
darsi da fare con fuoco, fornelli e stoviglie, e nel breve lasso di tempo che
impiego per mangiare lei ha già finito di sistemare tutto. Sorprendente.
Nel
momento in cui sto per alzarmi per portarle il piatto e il bicchiere, la vedo
raggiungermi velocemente e togliermi tutto da mano con un’abilità incredibile,
guardandomi come se stessi per commettere una cosa inaudita.
-Non
si preoccupi… - mi affretto a dirle, vedendola quasi sconvolta dal mio
comportamento.
-È
il mio lavoro – mi spiega lei sorridendomi. – Lasci – mi chiede, contendendosi
il bicchiere con la mia mano, che lascia la presa dopo un po’. Mi risiedo,
vedendola sparecchiare velocemente e sistematicamente, sentendomi completamente
fuori luogo.
Non
sono abituata a tutti questi servigi. Al tempio cucinavo il più delle volte io,
lavando i piatti a turno con gli altri allievi. E nessuno si è mai preoccupato
di fare qualcosa al posto mio quando capitava il mio
turno, così come non me ne preoccupavo io.
-Gradisce
qualcos’altro? – mi chiede l’inserviente, sorridendomi nel suo solito modo
amorevole.
-No,
la ringrazio – le rispondo, facendo cadere lo sguardo su un vassoio coperto
posto su un marmo della cucina. E involontariamente mi si stringe lo stomaco.
A
proposito. Forse dovrei mettere in chiaro la faccenda di stamattina. Ho come la
sensazione che sia così tesa per quello.
-Ehm… - inizio incerta, vedendola
subito voltarsi verso di me, pronta a recepire ogni mio comando. Ma siamo
sicuri che sia un’umana??
-Riguardo stamattina… - aggiungo dopo
un po’, vedendo subito il suo volto impallidire e abbassarsi, e con lui anche
le spalle.
-Sono desolata! – esclama
improvvisamente, continuando a tenere il volto basso. – Non accadrà più! - .
Oh
cielo, questa qui veramente pensa che io e Mu…
-No,
ascolti… - tento, ma lei riparte di nuovo a raffica.
-E
non ne farò parola con nessuno, stia tranquilla! - .
OK,
devo fermarla ASSOLUTAMENTE.
-Ascolti…
- .
-La
prima regola per ogni inserviente che lavora al santuario è la discrezione. Io
non ho visto nulla. - .
-Ma
non è successo nulla!! – mi viene da alzare la voce,
facendole rialzare di scatto la testa e guardarmi con occhi sbarrati. Cielo… ma
è possibile che debba comunicare sempre urlando??
-Volevo
semplicemente che si rilassasse… stamattina è scappata via come se avesse
commesso un crimine… - riprendo, vedendole dipinto sul volto la stessa identica
espressione impaurita di prima.
-Respiri
pure… - le consiglio, quando la vedo farsi cianotica. E fortunatamente mi da
retta.
Possibile
che la mia presenza in questa casa abbia portato tanto scompiglio???
-Lasci
stare – dico alla fine, accompagnando la frase con uno sventolio della mano per
sottolinearne il significato. È inutile, che creda pure quello che vuole!
Mentre
sto per abbandonare la sala, volgo uno sguardo all’esterno della finestra, facendomi
prendere da un’ altra idea.
Forse
potrei evitare di…
-Nobile
Mu! – sento esclamare all’improvviso l’inserviente, mentre i miei muscoli
s’irrigidiscono al solo pronunciare di quel nome. Cerco di dimostrare una
postura più rilassata, mentre faccio violenza su me stessa, costringendomi a
non voltarmi verso la direzione da cui giungono i passi che conosco così tanto
bene.
Ma
il corpo non sembra rispondere ai comandi, e così la mia testa si gira appena, riuscendo
ad intravedere Mu che alza una mano per indicare all’inserviente di non
preoccuparsi, così quest’ultima fa un breve inchino e si allontana velocemente,
dopo avermi lanciato una rapida occhiata.
Ormai
è convinta.
Bene…
e adesso? Come ci si comporta quando non si ha voglia
di vedere e parlare con una persona quando quest’ultima, per un ironico scherzo
del fato, è esattamente a pochi metri di distanza da noi?
Potrei
continuare a ignorarlo, avvicinandomi di più alla finestra e mettendomi ad
osservare il paesaggio noioso all’esterno, dimostrandomi però interessata, cosicché
lui capisca che sono più presa dallo svolazzare degli uccellini che da lui.
Oppure
potrei ritornarmene spedita in camera, senza degnarlo di uno sguardo…
ma finirei col confinarmi di nuovo in uno spazio ristretto… e se non si
allontanasse più dalla casa per tutto il giorno?? Impazzirei chiusa tra quattro
mura!
Improvvisamente
avverto la sua presenza nella mia testa. Mi volto di scatto, fulminandolo,
vedendolo sedersi al tavolo precedentemente apparecchiato per pranzo, con la
precisa intenzione, usuale solitamente, di conversare. Col cavolo!!!
Faccio
per andarmene, optando esattamente per la seconda opzione tra quelle che ho
elencato prima, con la piccola differenza che, anziché risultare indifferente,
risulto esplicitamente incazzata e i miei occhi
seguono la sua figura fino a quando non esce dal mio
campo visivo.
Ma
ad un certo punto le mie gambe si muovono a vuoto e dopo un po’ mi rendo conto
che sono stata sollevata da terra. Questa si chiama violenza!!!
Comincio
ad agitarmi, venendo ugualmente e inesorabilmente trascinata verso il tavolo.
-Lasciami!
– gli intimo, continuando a cercare di divincolarmi da
quella presa psicocinetica. Ma in breve raggiungo il
tavolo, riuscendo a vedere Mu seduto con le braccia incrociate e gli occhi
chiusi, quasi come se stesse meditando, e la sedia di fronte a lui si scosta
dal tavolo, in un gesto di sadica galanteria innaturale che mi fa rabbrividire.
Vengo infine costretta a sedermi, e la sedia
viene nuovamente accostata al tavolo.
Quando
sento la sua presa svanire scatto in direzione dell’uscita, facendo stridere la
sedia sul pavimento, ma lui mi riafferra subito, facendomi nuovamente sedere,
questa volta tenendomi bloccata contro di essa, con le
gambe letteralmente incollate a quelle della sedia e le braccia incrociate
dietro lo schienale.
Lui
continua a tenere gli occhi chiusi e li riapre solo quando
ha garantito la solidità della mia presa.
-Parliamo
– pronuncia infine, mostrando finalmente i suoi occhi verdi.
-Non
ho niente da dirti – gli rispondo sprezzante, riprendendo a divincolarmi e
trovandomi a gemere quando provo ad usare anch’io la psicocinesi.
Chiudo
gli occhi, stringendoli per il dolore alla testa che sto provando, o meglio…
che mi sta facendo provare…
-Reiko…
- .
-NON
HO NIENTE DA DIRTI! – urlo, riaprendo gli occhi, continuando a muovermi,
incurante del dolore che provano i miei muscoli nel contrastare quella morsa
invisibile che mi costringe immobile.
-Per
favore – dice, senza abbandonare il suo tono fermo ma allo stesso tempo
gentile. Dannato ariete! No che non voglio parlarti!!!
Mi
concentro ancora di più, chiudendo gli occhi, facendo più forza che posso contro
di lui… ma è puro masochismo. Non sono mai riuscita a
contrastarlo. Mai.
-Voglio
solo parlare - .
-IO
NO! – sbotto, continuando a tenere gli occhi chiusi per non perdere la
concentrazione. – NON PUOI COSTRINGERMI! - .
Anche
se lo sta facendo. Idiota.
Ed
è a quel punto che faccio la mossa sbagliata. Rettifico, doppia idiota!
Mi
sforzo nel modo in cui non dovrei, nel modo che lui si è sempre raccomandato di
non fare. Raggiungo il limite delle mie capacità e mi auto demolisco, non potendo
demolire le sue, e improvvisamente sento un dolore acuto alla testa, seguito da
un dolore lancinante all’orecchio sinistro, e, nella confusione mentale procuratami
da quell’insensato gesto, avverto qualcosa di caldo scivolarmi all’esterno
dell’orecchio.
-Sciocca!
– esclama Mu, spalancando gli occhi, sollevandosi di scatto e venendo verso di
me. Ha smesso di usare la psicocinesi, così posso alzarmi, barcollando,
accasciandomi poi sul pavimento, mantenendomi la fronte.
Lui
si porta alla mia altezza, portando una mano verso il mio orecchio sinistro, ma
appena ne tocca soltanto il padiglione auricolare
sento di nuovo quella fitta, e stringo i denti mentre con tutta la mia forza,
ridicola, rispetto alla sua, gli schiaffeggio la mano, allontanandolo e
allontanandomi da lui a mia volta.
I
miei occhi si posano sulle sue dita, che sono appena ricoperte di liquido
cremisi. Non posso averlo ferito in quel modo.
-Stai sanguinando… - mi dice infatti
lui, aggrottando la fronte, per farmi capire la gravità della situazione. Mi
rendo conto di ciò che ha detto solo quando porto a
mia volta una mano verso la fonte di calore che sento scivolare lungo il mio collo,
accorgendomi che ha ragione.
Mi
si riempiono gli occhi di lacrime mentre mi rialzo,
distogliendo lo sguardo dal suo, che sento scrutarmi a fondo.
Non
posso andarmene.
Non
posso difendermi.
Non
posso decidere se voler parlare o meno.
E
tutto per colpa sua.
Imperterrita
riprendo la direzione della porta, a testa bassa, quando lo vedo sbarrarmi la
strada, ponendomisi davanti e allungando una mano verso
il mio volto.
Mi
ritraggo di scatto, stringendomi tra le spalle e serrando gli occhi, in attesa. Solo allora mi rendo conto di provare ciò che non
ho mai provato nei confronti di Mu. Paura.
Apro
appena un po’ gli occhi, continuando a tenere questa cazzo di posizione da codarda, vedendo gli occhi di
Mu spalancati in una pura espressione di incredulità, mentre la sua mano destra
sembra essere rimasta sospesa a mezz’aria.
Credo
che ci siamo resi conto contemporaneamente di quello
che ho provato io di fronte al suo gesto, perché, così come io stessa non
riesco a spiegarmi il mio comportamento, lui sembra smarrito, incapace di
rompere, al contrario del suo solito, quest’innaturale silenzio che sembra aver
riempito la sala.
-Reiko,
io non ti farei mai del male… - riesce a dire in un sussurro alla fine, arrivando
al punto della questione, continuando a fissarmi incredulo, mentre il suo
braccio si abbassa lentamente e i suoi occhi saettano sul mio volto, alla
ricerca di qualche segno che gli faccia credere il contrario di quanto ha pensato.
E
chi può dirlo? Chi può dire che non mi farebbe mai del male?
Non
lo credevo capace di costringermi a fare qualcosa contro la mia volontà e lo ha
fatto. Non lo credevo capace di mentirmi e usarmi eppure lo ha fatto.
Continuo
a mantenere la mia posizione sulla difensiva, facendo un altro, quasi
impercettibile, passo indietro.
Ed
è a quel punto che lui richiude gli occhi, abbassando la testa e scostandosi
sulla destra per farmi passare. Tentenno un attimo prima
di raggiungere a passo spedito la mia camera. È stato un attimo… solo un attimo…
eppure… mi è sembrato davvero di aver avvertito tristezza. Della profonda
tristezza, provenire da lui.
E
non è giusto… non è giusto che, dopo tutto quello che
ha fatto, i sensi di colpa non riescano a darmi pace.
Una
volta raggiunta quella che ormai sembra essere diventata la mia prigione,
chiudo la porta e mi ci appoggio con le spalle contro, e una lacrima scivola
indisturbata dai miei occhi chiusi.
Non
posso continuare così. Non posso continuare a frignare e a scappare. O meglio,
con la seconda azione posso continuare, ma per bene, ragionando in modo
accurato sulle diverse opzioni di fuga.
Opzioni
di fuga… seh. Quante probabilità potrei avere di
scappare da un luogo in cui risiede il cosmo di una dea circondata da dodici
persone del livello di Mu? Anzi tredici, volendo contare il gemello senza
armatura. Zero, direi!
Ragioniamo…
dunque…
Un’idea
ce l’avrei, ma non so fino a che punto possa essere
fattibile…
Escludendola
un attimo, direi che non mi resta altro. Mi trovo alla prima casa, sì, ma ciò
non significa che potrei riuscire a svignarmela indisturbata senza che qualcuno
non si scomodi a fermarmi. Se Miss Organza vuole che resti al santuario, non
significa nulla che la mia custodia sia stata affidata a Mu. Se decidessi di
allontanarmi nel momento in cui Mu è lontano dalla casa, sicuramente verrei raggiunta da qualcuno dei bronzi di Riace che occupano le altre case.
Senza
contare la velocità della luce. Che Mu ha, che gli altri sicuramente hanno e
che io non ho. Miserabile che non sono altro.
Non
mi resta che la fatidica idea che mi è balenata in mente… d’altronde tentar non
nuoce. Sempre che qualcuno non se ne accorga e decida seduta stante di porre
fine alla mia patetica vita, ovvio. Spero vivamente che Aldebaran non abbia
cambiato idea.
-Posso?
– .
Dei…
vi ringrazio!!!
Oh
cielo… ho… ringraziato gli dei?? Ma io non credo negli
dei!!! Stare qui mi sta facendo decisamente male…
-Accomodati
Aldebaran - .
Accomodati
Aldebaran… accomodati…
Il
suo vocione riesce ad essere ben udibile anche a porta chiusa, quindi mi limito
a tenerla tale, accostandomi solo lievemente ad essa e
premendole un orecchio contro, imprecando quando, da idiota quale sono, mi
dimentico che il sinistro è infortunato, avvicinando dunque l’altro.
Uff…
devono essersi allontanati… perché adesso non riesco a sentire più nulla…
*****
-Come
va? – mi chiede, andando dritto al punto com è suo
solito, dopo essersi seduto sul divano, di fronte a me.
Socchiudo
istintivamente gli occhi, facendo ciondolare la testa, incapace di articolare
una risposta. Il suo viso dal colorito bruno si contorce in un’espressione di
dispiacere, mentre i suoi piccoli occhi s’intristiscono, rendendosi partecipi
del mio stato d’animo. Come sempre, ha capito senza che parlassi.
-È
difficile… immagino… - dice impacciato, strofinandosi le mani sui pantaloni,
volgendo lo sguardo sul pavimento. Annuisco, sospirando e chiudendo gli occhi
per l’ennesima volta. Il suo stato d’animo è ancora palpabile… non avrei mai creduto
di poter farla reagire in quel modo. Non avrei mai voluto.
-È
spaventata? – . La voce di Aldebaran infrange per un attimo quella condensa in
cui si erano avviluppati i miei pensieri, facendomi
riaprire gli occhi e annuire nuovamente.
-Molto
– aggiungo, richiudendo gli occhi, cercando di raggiungere il suo cosmo in
maniera impercettibile per riuscire per lo meno a sentire se si è calmata,
rendendomi conto, purtroppo, che la rabbia ha sostituito la paura.
Aldebaran
improvvisamente sbuffa, marcando il suo volto in un’espressione infastidita.
-Tutta
colpa dell’ereditiera… - dice infine, con una tale naturalezza da farmi temere
per lui le possibili conseguenza di una tale
sfrontatezza.
-Non
è colpa di Lady Saori, Aldebaran… è colpa mia. – lo
correggo, tralasciando l’ennesimo appellativo con cui usa solitamente indicare
la reincarnazione della nostra dea. – Non avrei mai dovuto portarla qui… - .
-Ah!
– sbotta lui, in un gesto di rimprovero nei miei confronti tipico del suo animo
spontaneo. – Esistono modi e modi per rivolgersi ad una persona! Non è stata Athena ad essersi presentata a Reiko! Se Athenale si fosse presentata
dall’inizio, probabilmente Reiko non avrebbe avuto quella reazione! Qualsiasi
persona con un po’ di cervello e di dignità si sarebbe rivolta alla
reincarnazione della dea in quel modo! - .
Sospiro,
rendendomi perfettamente conto che ha ragione.
-Purtroppo
non è questo il punto – lo interrompo, prima che il suo giustificato nervosismo
riprenda a ribollire. – Il danno, se così lo si può
definire, ormai è stato fatto. Reiko ormai non si fida di nessuno. Nemmeno di
me… - aggiungo, facendomi morire le ultime parole sulle labbra, intravedendo
quelle di Aldebaran stringersi in tono di disappunto, mentre volgo lo sguardo
altrove.
Segue
un momento di silenzio, in cui entrambi rilassiamo i nostri cosmi, intenti a
ragionare sulla situazione.
-Stavo
pensando… - dice improvvisamente, tentennando, indeciso se esporre o meno il suo pensiero, al che, incuriosito, gli rivolgo
tutta la mia attenzione. – È un’idea decisamente avventata, considerato il modo
in cui si sono messe le cose…ma… - s’interrompe,
portandosi una mano al mento in segno di riflessione.
-Stamattina
l’ho invitata alla cena che ho organizzato per domani… - aggiunge,
interrompendosi di nuovo. – Cena che non ho intenzione di annullare, dal
momento che non ci troviamo in una situazione di emergenza e che le occasioni
per distrarsi sono poche. – aggiunge subito dopo ancora, impedendomi di
proferire opinione contraria alle sue intenzioni, che ora mi sono più chiare. –
Nostra Signora, naturalmente, non è invitata - . Mi
sfugge un sorriso per l’ennesimo nuovo appellativo
dato a Lady Saori. – Il santone, come al solito, declinerà l’invito per dedicarsi ai suoi
noiosissimi esercizi spirituali - . Questa volta trattengo una risata. La
fantasia di Aldebaran nel descrivere le persone è singolare. Ma non mi
trattengo dal lanciargli una semi occhiataccia per il
modo di cui parla di un suo compagno, anche se lui mi risponde con una risata.
– E… considerando che la presenza di Saints è
assicurata per la custodia della nuova arrivata…non infrangeremmo nessuna
regola, presumo, se le riproponessi di aggregarsi a noi - .
Resta
in silenzio mentre io richiudo gli occhi per riflettere.
-Uniremmo
il dovere al piacere, l’utile al dilettevole… e Reiko avrebbe modo di respirare
un po’! Rendendosi conto che non mordiamo - .
Riapro
gli occhi, assistendo al cambiamento repentino della sua espressione. È
decisamente soddisfatto dell’idea che ha avuto, i suoi occhi scuri brillano di
una luce vivace mentre mi guarda sorridendo.
Non
c’è nulla, nell’idea che ha avuto, che stoni.
-Pensa…
bandirò perfino l’alcool! – esclama infine, emettendo una delle sue grosse
risate, alla quale segue una mia, ringraziandolo poi mentalmente per quello che
sta cercando di fare.
-Dov’è?
Glielo dico io – si propone, anticipando e risolvendo la mia ennesima
preoccupazione.
*****
Ok…
non posso stare qui dentro per sempre, no? Tanto vale uscire… e cercare di
capire cosa stiano confabulando! Apro così lentamente
la porta, uscendo in modo felino e camminando altrettanto felinamente
per il corridoio, riuscendo a percepire man mano in modo più nitido le loro
parole.
-È
in camera sua – sento dire da Mu, bloccandomi immediatamente, rimproverandomi
mentalmente per l’idea geniale che ho avuto. Se non sentono i passi, sentono la
mia aura… o il mio cosmo… quel che è, insomma!!! Riprendo
a camminare quindi in modo naturale, avvicinandomi ugualmente lentamente alla
sala dalla quale sento provenire le voci.
-E
se provassi a bussare? - .
Che
vuole da me, Aldebaran?? Poi non sento più nulla… e probabilmente
perché si sono accorti del mio cosmo che sta avanzando. Cammino quindi più
speditamente, ripassando le battute per giocare la mia carta. O la va o la
spacca.
Continuo
a camminare con nonchalance, trattenendo le
imprecazioni ogni volta che l’orecchio torna a farmi male. Forse lavare via il
sangue con l’acqua fredda non è stata una grande idea.
-Ah,
Reiko! – esclama Aldebaran, nel momento in cui, con finta indifferenza, sto per
oltrepassare la sala in cui si trovano loro.
Torno
indietro, rivolgendogli un sorriso nonostante sia ancora a pezzi, cercando di
non posare il mio sguardo su Mu. Merda! Non posso continuare ad avere questo
stato d’animo…non posso farmi cogliere dai ripensamenti adesso… in fondo lui
non ci ha pensato due volte a trattarmi come mi ha trattata!
Riprendo
possesso del mio self control, imponendomi di recitare una parte perfetta,
senza lasciar trapelare nulla dai miei pensieri, disarmati di fronte alle
capacità di Mu.
-Salve
Aldebaran – dico pacata, entrando appena nella sala.
-Cercavo
proprio te! – fa lui, senza, stranamente, tergiversare. La mia espressione
stupita vale più di mille parole, e involontariamente – porca miseria! – volgo
il mio sguardo verso Mu, che, fortunatamente, abbassa il suo non appena i miei
occhi incontrano i suoi. Fiuw…
-Domani
sera sei dei nostri, vero? – mi chiede, sorprendendomi
a dismisura. Ed io che mi ero preparata in tutt’altro modo…
Ok.
Dov’è il trucco?
-Qui
usate invitare i nemici a cena? – gli chiedo quindi, ribaltando la situazione
che avevo pensato di creare, tentando di capire dove vuole arrivare.
Vedo
Mu sollevare la testa e puntare i suoi occhi verso di me, mentre Aldebaran apre
la bocca per replicare.
-Non
sei un nemico. – lo anticipa però Mu, scandendo ogni singola parola con la sua
calma invidiabile. – E non lo siamo nemmeno noi… vorremmo semplicemente
potertelo dimostrare - .
Guardo
entrambi in cagnesco per un po’, senza nascondere il mio scetticismo.
“Vorremmo”…
cos’è, adesso parla al plurale? Che vuole che me ne freghi degli altri? Ho una
gran voglia di prendere a testate una di quelle colonne che fanno da
abbellimento al corridoio…
-Andiamo,
Reiko! – interrompe i miei pensieri il vocione di Aldebaran. – Non ci saranno
presenze sgradevoli! – aggiunge, facendo chiudere gli occhi a Mu in un gesto che
sembra essere di rassegnazione. – Te lo garantisco! - .
Non
ho la più pallida idea di cos’abbiano in mente… ma…
direi che le cose non potevano mettersi meglio. La cosa puzza… puzza tantissimo… ma che importa, se riesco a fare ciò che
ho in mente? Non avranno il tempo di reagire!
-Beh…
direi che, anche se rappresentassi un potenziale nemico, essendo guerrieri,
saprete sicuramente il fatto vostro… - comincio a dire, senza guardarli. – Se
mi garantisci l’assenza della bomboniera e del saccente ossigenato, accetto
volentieri… - concludo, venendo investita subito da una risata del cavaliere
della seconda casa, mentre Mu si limita a tenere gli occhi chiusi, aprendoli di
tanto in tanto per controllare che Aldebaran non si strozzi.
La
sua risata è così contagiosa che dopo un po’ ne fa scappare una anche a me,
indipendentemente dal ruolo che avevo programmato di recitare. Aldebaran, mi
ripeto, è davvero simpatico.
Dopo
aver smesso di ridere ed essersi asciugato un occhio lacrimante con una mano,
il cavaliere del Toro si alza, volgendo uno sguardo d’intesaa Mu.
Sì,
trasmettetevi tutta l’intesa che volete, fate pure.
-Allora
ci conto – mi dice, avvicinandosi a me e tendendomi una mano, che io stringo
dopo un po’ di titubanza, accompagnando il gesto con un sorriso.
-A domani!
– esclama infine, voltandosi verso Mu, salutandolo con un cenno della mano, per
poi uscire dalla sala e poco dopo anche dalla casa.
Rimaniamo
quindi io e il cavaliere dell’ariete, che si ostina a tenere ancora gli occhi
chiusi e a restare nella stessa posizione. Immobile.
Ma
dopo un po’ apre gli occhi, puntandoli su di me, cominciando a squadrarmi il
volto. M’irrigidisco, temendo che s’intrufoli di nuovo tra i miei pensieri e
che scopra quello che ho intenzione di fare… ma quando mi sorride lievemente,
invitandomi a sedermi accanto a lui con un gesto della mano, ogni mio timore
scompare… lasciando nuovamente posto a quel maledettissimo senso di colpa.
Lo
assecondo, andando però a sedermi dove precedentemente era seduto Aldebaran,
lasciando perdere il divano più piccolo su cui è seduto lui e soffermando lo
sguardo sul tavolino che ci divide.
-Possiamo
parlare adesso? – mi chiede, col suo solito tono gentile, senza staccare gli
occhi dai miei, che si riflettono nei suoi solo dopo un po’.
-Adesso
che mi è stato chiesto come solitamente si chiede ad una creatura dignitosa, sì
– gli rispondo, vedendolo abbozzare un sorriso alla mia battuta sarcastica e
abbassare la testa.
-Mi
dispiace… - aggiunge dopo un po’, interrompendosi, dandomi l’idea di non sapere
cosa aggiungere. O meglio, di non sapere “come” aggiungere qualcosa. – Tu… -
riprende dopo un po’, interrompendosi nuovamente, mentre il suo cosmo prende ad
avvolgermi. Ed io lo lascio fare, non sentendomi
minacciata. – Non devi avere paura – dice tutto d’un fiato, alzando poi i suoi
occhi.– Non di me - .
E
mi sale di nuovo il groppo in gola… quando mi rendo
conto che il Mu che conoscevo, quello che mi rassicurava e tranquillizzava,
esiste ancora.
Non
rispondo, abbassando nuovamente la testa, incapace di sostenere il suo sguardo,
quando lui si alza e si avvicina, sedendosi poi alla mia sinistra, mettendosi
ad osservarmi l’orecchio.
-Non
mi fa più male – gli dico, anticipando una sua probabile domanda, girando il
viso verso di lui, vedendo la sua espressione dispiaciuta.
-Mi
dispiace Reiko… - ripete lui, dopo avermi accostato un palmo della mano
all’orecchio ed avermelo risanato con le sue capacità.
-Lo
hai già detto – gli faccio notare, decisa a ritornare al punto di partenza, ma
in un modo decisamente più civile di quello di perforare timpani e utilizzare
la psicocinesi violentemente.
-Mu…
voglio andare via da qui – gli dico, vedendo che non si accinge a replicare. Mi
volto con l’intero busto verso di lui, piegando una gamba e portandomela sotto
l’altra per sistemarmi meglio. – Ho compreso questa realtà – inizio a
spiegargli con calma, attirando la sua attenzione, vedendolo sollevare il volto
e guardarmi. – Ho capito che esiste una gerarchia da rispettare, e che tu, in
quanto cavaliere di Athena, devi rispetto alla
divinità che servi, ubbidendo ad ogni suo ordine, come il dovere di cui ti
riveste la tua armatura ti richiede di fare… ma tutto
ciò non ha niente a che fare con me. - .
Lo
vedo osservarmi e ascoltarmi in silenzio, lasciando così che continui a spiegarmi.
-Athena
non è la mia dea. Sai bene che, prima di venire a conoscenza di questa vita
parallela che conducevi, io non credevo neanche minimamente nelle divinità. E,
per quanto apprezzi… - m’interrompo un attimo, cercando di riuscire a trovare
le parole giuste. – ciò che simboleggia la tua dea, non posso assecondarla,
acconsentendo a restare qui solo e unicamente perché esiste una remota
possibilità che ciò che è successo al maestro abbia a che fare con me… per
capire ciò che realmente è accaduto bisogna indagare… non limitarsi a
trattenermi qui per studiarmi o, paradossalmente, proteggermi…- .
-Non
ci si limiterà a questo, si sta già indagando Reiko – m’interrompe lui,
sistemandosi meglio a sua volta sul divano.
-Non
è questo il punto! – esclamo, impedendogli di continuare. – Voglio essere io a
indagare! Voglio essere io a trovare quel bastardo che ha compiuto quella
strage e fargliela pagare! – stringo i pugni, mentre la vista mi si offusca per
via di alcune lacrime che mi sono salite agli occhi al ricordo di quello
scempio.
-Indagheremo,
Reiko… - dice lui, cercando, invano, di tranquillizzarmi, provocando l’effetto
opposto.
-Non
parlare al plurale, se sto venendo esclusa da tutto! – urlo a quel punto,
stringendo i pugni e mordendomi il labbro per la rabbia.
Gira
e rigira, ogni volta deve andare a finire così. Trattengo il fiato, per auto impormi
di non continuare a sbraitare, distogliendo lo sguardo dal suo e inspirando
profondamente per cercare di calmarmi.
-Mu…
voglio andare via da qui – ribadisco, ritornando abbastanza calma da riuscire a
moderare il tono della voce, rendendolo di nuovo normale.
-Non
è possibile Reiko… - mi risponde lui, dandomi così la possibilità di scegliere
definitivamente che decisione prendere in merito al mio piano di fuga.
-Perché?
– gli chiedo quindi, puntando le mie iridi nelle sue, senza distogliere un
attimo lo sguardo.
-Perché
la dea… - inizia a dire, ma io alzo prontamente una mano con un palmo rivolto
verso di lui, inducendolo a fermarsi. Fermatosi, distolgo lo sguardo, alzandomi
e dirigendomi a passo calcolato fuori dalla sala e successivamente
verso la mia camera, nella quale mi chiudo per l’ennesima volta nella giornata.
Ed
è passata un altro giorno senza aver risolto un emerito cazzo.
Fortuna
che quest’altra giornata è passata in fretta. Sono stata a vegetare per tutta
la mattinata a letto, venendo visitata di tanto in
tanto da Kiki che, aprendo leggermente la porta,
credendo che non me ne accorgessi, poiché fingevo di dormire, entrava e si
avvicinava al mio letto.
A
volte stendendosi accanto a me e abbracciandomi, a volte accarezzandomi i capelli
e a volte asciugandomi una lacrima che di tanto in tanto mi sfuggiva dalle
palpebre abbassate.
Ogni
volta avrei voluto stritolarlo e sbaciucchiarlo fino allo sfinimento per
l’immensa tenerezza di cui era capace, e ogni volta pensavo che, di quella
tenerezza, il fratello maggiore acquisito ormai ne possedeva
ben poca.
Sospiro,
mentre mi rendo decente per la serata da Al,
indossando un paio di pantaloni bianchi – un tantino elasticizzati per rendere
più fattibile la fuga ma non tanto da dare troppo nell’occhio per una tale
possibilità – e una maglietta blu notte con la scollo a barca e le maniche che
arrivano al gomito.
-Sta
zitto! – intimo al mio stomaco brontolante, che non la smette di emettere
strani rumori, mentre mi pettino i capelli legandomeli poi in una lunga treccia
laterale, dalla quale, ovviamente, sfuggono ugualmente delle ciocche.
Mi
dirigo poi verso l’estremità del letto dove il giorno prima
ho nascosto la mia ancora di salvezza e la recupero, osservandola,
rigirandomela continuamente tra le mani.
Quando
sento bussare alla porta, la nascondo velocemente sotto ai pantaloni a zampa di
elefante, in una delle calze che ricopre le caviglie, assicurandomi che non
oscilli e che non corra il rischio di rompersi. Poi mi dirigo alla porta, sospirando
prima di aprire, vedendo Mu appoggiato allo stipite in un’ennesima versione che
non conoscevo. Abituata, com’ero, a vederlo vestito solitamente con semplici
abiti tibetani, i pantaloni neri che indossa,
abbinati alla casacca in stile etnico lilla, mi fanno uno strano effetto. No
che stia male, anzi…
-Sono
pronta – lo informo, interrompendo l’analisi che stavo facendo, uscendo dalla
camera e chiudendomi la porta alle spalle, mentre lui mi precede nel corridoio.
Ma ad un certo punto vengo presa da un capogiro, che
mi costringe a fermarmi. Devo piantarla di saltare i pasti e allenarmi ugualmente!
-Stai
bene? – mi chiede, voltandosi verso di me, prendendo a studiarmi come suo
solito. Io annuisco, riprendendo a camminare, sentendomi ancora i suoi occhi
addosso.
-Non
hai mangiato nulla oggi… - dice allora, mentre sono io a precederlo. – Non ti
sarai allenata ugualmente? - .
Ecco
gli svantaggi di conoscere qualcuno come le proprie tasche…
Arriviamo
alla casa del toro venendo accolti da Aioria, che mi
saluta cordialmente, stringendomi la mano, e da Milo, che mi stringe ugualmente
la mano, provandoci però spudoratamente, attirandomi a se con la chiara
intenzione di stampare le sue labbra sulle mie, trovando invece, con suo sommo
disappunto, la mia guancia.
Appena
riesco a liberarmi dalle sue braccia faccio velocemente il punto della situazione.
La seconda casa sembra avere la stessa disposizione delle camere della prima.
So quindi dove si trova la cucina e quanto dista da essa
l’uscita. Primo punto a mio favore.
Fin’ora sono presenti, senza contare il
padrone di casa e il mio cosiddetto custode, Milo, Aioria, Aiolos
e Camus. Sono in pochi, rispetto al numero di persone
che mi ero immaginata partecipassero alla cena. Secondo punto a mio favore. Ma
solo se agisco subito.
Mi
dirigo dunque in cucina, trovando Al ai fornelli, con
tanto di grembiule, impegnato nel far saltare delle verdure in padella. Scena
epocale... vedere un colosso del genere impegnato in tali mansioni è davvero un
evento singolare! Trattengo una risata mentre mi
avvicino ad esso per salutarlo.
-Ehilà!
– esclama col suo vocione, stando allo stesso tempo attento alla padella che ha
tra le mani. – Benvenuta! - .
-Grazie…
- rispondo, abbozzando un sorriso. – Posso aiutarti? – gli chiedo poi,
cominciando a far guizzare lo sguardo per la cucina alla ricerca di qualche
bevanda e, con mia somma fortuna, intravedo un contenitore in
plastica trasparente poggiato su un ripiano di marmo poco lontano contenente del
liquido rosso.
-No!
Tu sei un ospite e in quanto tale non dovrai muovere un solo dito! – mi
risponde, voltandosi poi verso di me, vedendomi osservare ancora il liquido
rossastro. – Gradisci un po’ di sangria? Produzione della decima casa! - .
Mi
volto a guardarlo confusa, non avendo afferrato quella che è sembrata essere
una battuta.
-Ci
ha pensato Shura! – mi spiega, mentre io collego la
nazionalità del cavaliere della decima casa alla bevanda.
-Ehi,
Al! Vieni un attimo? - . Urla qualcuno dal salone, facendo voltare il cavaliere
del toro, che borbotta qualcosa prima di spegnere il fuoco e togliersi il
grembiule.
-Arrivo!
– risponde urlando Aldebaran, voltandosi poi con un sorriso verso di me. –
Serviti pure da sola, Reiko! – mi dice, prima di allontanarsi dalla cucina. Ed
io non me lo faccio ripetere due volte. Mi affaccio leggermente dalla porta,
notando tutti i cavalieri presenti - compreso Mu, che è al centro del gruppo
palesemente… imbarazzato? Bah…- coinvolti in una allegra
conversazione, ritirandomi, senza farmi vedere, e avvicinandomi poi al marmo su
cui è poggiato il contenitore della sangria, ponendomici
direttamente davanti e guardandomi sottecchi intorno per controllare che non mi
veda nessuno.
Afferro
poi un bicchiere di plastica lì vicino, riempiendolo del liquido rosso. Piego
all’indietro la gamba sotto il cui strato di pantalone ho nascosto il
flaconcino contenente un sonnifero - che mi porto sempre dietro nei casi di
emergenza come questi - e l’afferro velocemente, sfilandolo dalla calza. Guardandomi
ancora intorno, lo privo della chiusura ermetica, versandone il contenuto nella
sangria. Quando le due sostanze sono diventate di un colore uniforme, mi
allontano, afferrando il bicchiere precedentemente riempito di sangria non
contaminata e apprestandomi ad uscire innocentemente dalla cucina… ma una volta
voltata mi fermo di scatto, spaventata da una figura appoggiata allo stipite
della porta.
Merda…
ma quando è entrato???
-Salve
Kanon… - lo saluto, sorridendo tranquillamente,
riprendendo ad avanzare lentamente verso la porta. I
suoi occhi verde mare mi scrutano a fondo, saettando da me alla sangria alle
mie spalle continuamente, facendomi trattenere il fiato.
Merda,
merda, merda.
-Ne
gradisci un po’? – gli chiedo, azzardando, mostrandogli il bicchiere che ho in
mano e portandomelo alla bocca per assaggiarlo, bevendone un sorso davanti a
lui. – È davvero ottima! Aldebaran mi ha detto che l’ha fatta Shura… - .
Lui
continua a guardarmi in cagnesco senza dire una parola. Per non avermi polverizzata
subito, deve essere entrato nel momento in cui avevo già
compiuto tutto… ma qualche mio comportamento deve averlo insospettito.
Devo
ricordarmi che sono guerrieri. Non stupidi. La stupida sono io che ho creduto
che potesse andare tutto liscio come l’olio... dannazione!
Improvvisamente
si scosta dallo stipite, prendendo ad avanzare verso di me e continuando allo
stesso tempo a scrutarmi. Mi sorpassa, senza rivolgermi una parola e senza
neanche sfiorarmi, ed io mi volto, vedendolo avvicinarsi alla sangria sul marmo.
Merda,
merda, merda.
I
suoi lunghi capelli scuri mi impediscono di osservargli il volto. Ma molto probabilmente
sta osservando il liquido…
Mentre
rimetto in moto i miei neuroni alla ricerca disperata di un piano B, inaspettatamente,
afferra anche lui un bicchiere e lo riempie del liquido, prendendo poi ad
agitare il bicchiere e mettendosi ad osservare il liquido rosso.
Ha
capito… ha capito, ha capito, ha capito!
-Reiko!
– esclama improvvisamente una voce alle mie spalle, facendomi sobbalzare. Oh,
no. Mancava solo lui. Ma Al non aveva detto che non ci sarebbero state presenze
sgradevoli??
Seiya avanza con fare da figo
all’interno della cucina, facendomi un occhiolino e sorpassandomi, arrivando di
fronte a Kanon, che, ignorandolo, continua ad osservare
il bicchiere.
-Oh,
grazie amico! – esclama, prendendo senza tanti complimenti il bicchiere da mano
a Kanon e bevendone subito un sorso, girandosi poi
verso di me.
-Allora
Reiko… - comincia, continuando a bere a piccoli sorsi la sangria e rivolgendosi
a me con fare… cielo… con fare… suadente??
-Idiota!!
– sbotta improvvisamente Kanon, rimasto stralunato di
fronte alla reazione del ragazzo, strappandogli letteralmente il bicchiere da
mano e fulminandolo con lo sguardo.
-Ehi!!
Ma che ti prende?? Non ti facevo così permaloso Kanon! È solo un bicchiere di sangria! - .
-Ma
che succede qui? - .
Perfetto…
mancavano solo gli amici di Seiya... se seduta stante
si aprisse una voragine e m’inghiottisse non mi dispiacerebbe affatto…
-Cos’hai
combinato Seiya? – chiede Shun
all’amico, che continua a guardare Kanon in modo
stralunato. Ma Kanon, improvvisamente, prende a
guardare me, avvicinandosi poi con fare per niente amichevole.
-Cosa
c’è qui dentro? – mi chiede in un sibilo, fissando i suoi occhi verde mare nei
miei.
-Sangria?
– trovo il coraggio di chiedergli, fingendo di non sapere a cosa si stia riferendo, non volendo cedere. Ma proprio in quel
momento Seiya inizia a sbadigliare sonoramente. Avrei
dovuto ucciderlo il giorno prima sulle scale.
E
in più, quando ormai tutti si sono affacciati nella cucina per cercare di
capire cosa stesse succedendo, chi entra pure?
-Che problema c’è, Kanon?
– .
-La tua amichetta ha versato qualcosa
nella sangria – risponde a Mu, pronunciando ogni singola parola senza staccare
gli occhi dai miei. E a quel punto Mu spalanca i suoi, rivolgendomi uno sguardo
tra lo stupito e l’incredulo.
-Non so di cosa tu stia parlando –
butto fuori tutto d’un fiato, senza staccare i miei occhi dai suoi, sfidandolo
a mia volta, mentre Hyoga, Shiryu
e Shun non si perdono una sola battuta. Se cedo
adesso è finita.
Ma
tutti sembrano dar più conto a quello che ha detto Kanon,
così spalanco gli occhi, fingendomi indignata, sollevando poi il bicchiere di
sangria intatta che ho in mano e mostrandolo a tutti.
-È
follia! – esclamo, prima di berlo tutto in un fiato, per dimostrare che si sta
sbagliando. – Contenti? – chiedo, girandomi a guardare negli occhi ognuno con
una sfacciataggine che non ricordavo di avere. Cosa non fa fare l’istinto di sopravvivenza!
Ma
a quel punto Kanon ritorna verso il marmo, prendendo
un altro bicchiere e riempiendolo della sangria in cui ho versato il sonnifero.
-No
– risponde alla domanda retorica che ho fatto, porgendomi il bicchiere con aria
di sfida, mentre fingo l’ennesima espressione indignata.
Nel
frattempo Seiya sbadiglia ancor più rumorosamente,
cominciando a barcollare pericolosamente, andando a finire addosso a Camus che si limita a osservarlo meravigliato,
scrollandoselo poi di dosso.
È
a quel punto che Mu spalanca gli occhi, in un chiaro segno che lascia intendere
di aver capito, prendendo poi a fissarmi severamente.
-Chi ha bevuto la sangria? – chiede a Kanon, nel momento in cui anche Shura
è ormai arrivato, affacciandosi sulla porta della cucina insieme ad Aldebaran che, dall’espressione cupa che ha, da l’aria di
aver capito anche lui.
-Solo Seiya –
gli risponde Kanon, con uno sguardo d’intesa,
comunicando, tramite quella frase, tutti i suoi sospetti. Tutti volgono lo
sguardo verso il ragazzo bruno, che collassa subito
sul ripiano di marmo posto al centro della cucina come ripiano d’appoggio, venendo soccorso subito da Shiryu
e Hyoga, che prendono a chiamarlo insistentemente
senza ricevere risposta.
Gli
sguardi di tutti i presenti si spostano subito su di me, che non decido ad accingermi
a prendere il bicchiere che mi ha offerto Kanon. Così
come non mi accingo a proferire parola.
Voglio
solo morire. In modo indolore o meno non ha importanza, poiché si tratti di una cosa breve.
Improvvisamente
il bicchiere di plastica vuoto che ho tra le mani mi viene
strappato via da una forza invisibile, che lo accartoccia in un’unica stretta
morsa, gettandolo poi in un cestino dei rifiuti poco lontano. Faccio per alzare
il volto verso Mu, che ha usato la psicocinesi per fare ciò, ma una sua mano si
chiude saldamente su un mio braccio, mentre i suoi occhi sembrano essere
diventati due fessure, trascinandomi via di peso fuori dalla
cucina.
-Accertati
di gettare via tutto – dice con volto funereo ad Aldebaran, che si limita ad
annuire con espressione seria e a lasciarlo strascinarmi via dalla casa senza
dire una parola, così come fanno tutti gli altri.
Non
ho mai sentito il cosmo di Mu così ostile in tutta la mia vita.
Angolo
dell’autrice…
Ebbene
no, non ce l’ho fatta a postare in tempo come avrei
preferito fare ç__ç Comunque, anche se un po’ in ritardo XD, Buon Natale a
tutti! Spero l’abbiate passato tutti serenamente! Che bella l’atmosfera
natalizia *___*
Ritornando
al capitolo, prima che mi dilunghi troppo e superficialmente su una festa già
trascorsa u__ù vi chiedo ancora una volta scusa per il ritardo, sperando che
questo non influisca particolarmente sul procedere della storia, che spero stia
continuando a interessare e piacere.
Come
avrete potuto notare ho inserito il punto di vista anche di un altro personaggio
XD Nonè stata
una cosa casuale… con l’avanzare della storia utilizzerò lo stesso metodo,
rendendo i punti di vista di più personaggi. Servirà necessariamente ai fini
della storia per spiegare cose che, altrimenti, agli occhi del lettore rimarrebbero incomprensibili avendo a disposizione una sola
ottica su cui riflettere.
Il
capitolo, in realtà, era venuto decisamente più lungo del previsto, quindi ho deciso
di lasciarvi col fiato sospeso sulla possibile reazione di Mu nei confronti
della povera Reiko XD Non vogliatemene u__ù in compenso, avendo già scritto
metà del capitolo successivo, il prossimo aggiornamento non arriverà con tutto
questo ritardo XD
Passiamo
ora ai ringraziamenti:
YamaMaxwell :Interessante l’idea del rapimento XD E poi come la
giustifico la presenza di Shun? XD ti eri immaginata
un tentativo di fuga del genere? No… direi che sedurre Mu non era tra le alternative ^__^ e Seiya…
fa delle entrate e delle uscite del tutto originali XD spero continui a
piacerti, bacioni!!!! Ps: fammi sapere se sogni
qualcos’altro XD :
Roxrox :Ma sta tranquilla se non riesci a recensire in tempo ^__^
le recensioni fanno sempre piacere, ma l’importante è che la storia venga letta
*__* ti aspettavi un risvolto simile? ;
NinfaDellaTerra :Continuo a ringraziarti per tutti i complimenti *__* Tu
non sei per niente ripetitiva… piuttosto temo di esserlo io con tutti questi
“grazie” XD ma davvero *__* GRAZIE *__* Mi dispiace se ti aspettavi una
riappacificazione… altro che riappacificazione! Il cavaliere della prima casa
tra un po’ caccia fumo dalle orecchie! ^__^ ;
Mon-chan :Ribadisco che Reiko non è il mio alter ego d’inchiostro…
ha sicuramente qualche piccolo tratto del mio carattere… ma, essendo la prima
sperimentazione che compio col racconto in prima persona, mi è sembrato troppo
azzardato creare un personaggio del tutto “estraneo”…ciao amica!!! E preparati
psicologicamente al 2 gennaio *__* muahahahah (Hydeversion u__ù) XD ;
Sabri92
:Reiko ti
ringrazia per il tempietto in suo onore XD e ti ringrazio anch’io per la tua
recensione puntuale ad ogni capitolo ^__^ Ciao! ;
Gufo_Tave :Reiko non ama gli ordini… quel mondo le è del tutto
estraneo… lei è autonoma e ha ben altri progetti. Deve solo cercare di capire
come togliersi dai piedi coloro che le mettono i bastoni fra le ruote… cosa
ardua, dal momento che tra questi c’è il anche il suo migliore amico. Chissà
>__> spero continui a interessarti e piacerti ^__^ ;
SabakunoYugi : Ehi, non voglio avere nessuno sulla
coscienza…cerca di perdonare i miei ritardi e non starmi male ç__ç Grazie dei
complimenti ^__^ spero di rileggerti presto ^__^ ;
AI91
: Secondo me, ti starai proprio divertendo… eh? XD Ma missà
che adesso Mu si è stancato un po’… insomma…. Adesso non si è semplicemente
innervosito… si è arrabbiato O__O XD Grazie per la recensione, bacioni! ;
Picciottina75 :In
questo capitolo non ci sono stati altri passi in avanti… tagliandolo non ho
avuto modo di inserire sviluppi… anche se… una cosa in particolare potrebbe far
pensare sul probabile proseguimento della storia… (me sadica XD la pianto
u__ù). Ecco cos’aveva in mente Reiko… per capire cos’ha in mente la bomboniera
ci vorrà un altro po’ di tempo… spero che l’attesa ne valga la pena ^__^ baci!
Ringrazio
inoltre l’ennesima persona che ha aggiunto la mia storia tra i preferiti,
approfittandone per ringraziare tutt’ e sedici le persone che lo hanno fatto
*sbaciucchia il monitor* e auguro a tutti, visto che
ormai manca poco, di concludere quest’anno e iniziare l’anno nuovo nel migliore
dei modi!
Scendiamo le scale che ci separano dalla prima casa velocemente
Trust
Scendiamo
le scale che ci separano dalla prima casa velocemente. O meglio, lui le scende
velocemente, perché io non riesco nemmeno a stabilire l’andamento, impegnata
come sono a cercare di non cadere.
La
presa sul mio braccio è salda, le sue dita sono strette in modo tale da darmi
fastidio ma non da farmi necessariamente male.
Non
riesco a parlare. Non ne ho il coraggio. Il suo cosmo è una massa densa di
negatività che mi avvolge in continuazione, a volte riuscendo a togliermi
perfino il fiato.
Arrivati
alla prima casa le porte delle sale si aprono con un unico
grande frastuono tutte insieme, creando un’eco che rimbomba in tutto
l’ambiente con fare sinistro e minaccioso, facendomi sobbalzare.
Continua
a trascinarmi fino ad arrivare nel salone in cui abbiamo discusso il giorno prima, lasciandomi il braccio e spingendomi con la
psicocinesi a sedermi sul divano grande, mentre lui si volta, prendendo a
camminare nervosamente per la sala, senza degnarmi di uno sguardo.
Mi
massaggio il braccio, quasi timorosamente, senza, ancora, avere il coraggio di
proferire parola. Non l’ho mai visto così arrabbiato. Mai.
I
suoi capelli color lavanda svolazzano elegantemente ad ogni colpo d’aria che ricevono quando cambia direzione. I suoi occhi verdi sono
celati dalle palpebre, abbassate, che danno un senso grave all’intera
espressione che, seppur apparentemente calma agli occhi di chi non lo conosce,
non sfugge a me, che ho imparato ogni piccola reazione di quel viso gentile.
Rettifico, un tempo gentile.
Sta
cercando di calmarsi... ma il suo cosmo aleggia ancora
nell’aria, cupo e minaccioso, andando, fortunatamente, lentamente a diminuire.
Ed è solo quando di esso ne è rimasta una piccola traccia che gli occhi di Mu
si riaprono, incontrando i miei, facendomi trattenere il fiato per il modo
gelido con cui mi stanno fissando.
Poi
improvvisamente allunga un braccio, rivolgendo il
palmo della mano verso l’alto e tendendolo verso di me.
Meccanicamente
recupero il flacone vuoto da sotto ai pantaloni, remissiva, mostrandoglielo, e
lui se lo porta alla mano aperta con la psicocinesi.
Lo
osserva per un tempo infinitamente lungo, probabilmente per accertarsi che si tratti di quello che ha pensato, annusandolo e osservandolo
a tratti, per un numero di volte imprecisabile.
Quando
lo riconosce, chiude gli occhi e la mano contenente il flacone allo stesso
tempo, facendo in modo che la stretta disintegri la boccetta di vetro, riducendola
in polvere.
Fu
lui a insegnarmi come si produceva… quali piante erano necessarie a crearlo…
affinché, se mi fossi trovata in una situazione pericolosa, ne sarei potuta uscire
con un pizzico di furbizia e tanta buona fortuna. Non è rimasta nessuna
probabilità che mi faccia pensare che non si sia
pentito di averlo fatto.
-Cosa
ti è saltato in mente? – mi chiede in modo incredibilmente calmo, nonostante il
suo cosmo sia ancora nero come la pece.
Boccheggio,
nel vano tentativo di dargli una risposta, ma tutto quello che riesco a fare è
abbassare la testa.
L’eco
prodotto dalle porte delle sale che si richiudono di scatto
tutte insieme mi fa sobbalzare e puntare gli occhi spalancati su di lui.
-Gradirei
avere una risposta – pronuncia nello stesso modo cortese, tipico del suo
carattere, ma con la stessa identica cera di prima. Se non ancora più incazzata.
-…Non
è chiaro? – trovo il coraggio di chiedergli in un sussurro, cercando di non
farmi intimorire dal suo cosmo e dal suo sguardo.
Lui
continua a fissarmi in modo severo.
Presumo
che, dal modo in cui mi sta fissando, quella pseudo
risposta non gli sia bastata, e non perché voglia realmente avere delle
spiegazioni ad un comportamento che ha già compreso… quanto per sbollire la
rabbia. Credo voglia farmela pagare facendomi passare un brutto quarto d’ora.
E
va bene. Tanto non credo si possa degenerare più di quanto non si sia già fatto.
-Il mio piano era quello di togliervi
tutti dai piedi per il tempo necessario a svignarmela – gli rispondo tutto d’un
fiato, abbassando leggermente lo sguardo con noncuranza e sistemandomi meglio
sul divano.– Ma purtroppo mi è andata
male – aggiungo, in un chiaro tentativo di provocarlo col mio comportamento,
che mi riesce alla grande, dal momento che il suo cosmo riprende a farsi
minaccioso.
I
suoi occhi verdi brillano di una luce che non ho mai visto prima. Il volto è contratto
in una forzata espressione rilassata, mentre le sue iridi fissano con un’intensità
penetrante le mie.
-Ricordo di avertelo detto – continuo
imperterrita, mentre lui continua a fissarmi. – Voglio andare via da... - .
-Hai la più pallida idea di cosa sarebbe
potuto accadere, in caso di attacco, se tutti i custodi del santuario lì
presenti non fossero stati nel pieno delle loro capacità fisiche e mentali? –
mi chiede gelido, interrompendomi, alzando di un tono la voce e continuando a
fissarmi in modo truce.
No,
che non ci avevo pensato. Semplicemente perché quando ho agito non ho pensato
ad altro che a tentare di scappare. A qualunque costo.
Prima
che riesca a tramutare i miei pensieri in parole, lui
riesce a leggerli e spalanca gli occhi, aggrottando la fronte allo stesso
tempo, indignato.
-A
qualunque costo… è dunque ciò che hai imparato dal maestro Shin? I suoi sforzi
di tramandarti i suoi insegnamenti non si sono rivelati che questi? Servirsi
degli altri per i propri scopi? - .
Scatto
in piedi come una vipera a quella insinuazione, rendendo palpabile la mia ira,
cominciando a far traballare il tavolino che ho davanti con la psicocinesi, in
preda alla rabbia più cieca.
-Non
osare nominare il maestro! – esclamo, prendendo a far vibrare anche tutti gli
oggetti posti su tutta la mobilia della sala. – Non ne hai il diritto! - .
-Non
pronunciare parole che non ti si addicono Reiko! Il modo in cui ti sei
comportata è riprovevole… e la cosa più grave è che non te ne sia ancora resa conto, presa come sei dalla tua testardaggine e avvolta
dal tuo ego orgoglioso! – sbotta tutto d’un fiato, facendomi rimanere
letteralmente a bocca aperta. Rimango a fissarlo come un’idiota per un tempo
infinto, incapace di replicare, vedendo i suoi smeraldi furenti non abbandonare
nemmeno per un attimo il loro cipiglio battagliero…
No.
Non è arrabbiato, perché a quest’ora mi ritroverei già con le spalle inchiodate
al muro così com’è successo la prima volta, quando stavo per riempire di
epiteti poco carini Shaka. Sembra essere…
-Offeso
– termina al posto mio. – E lo sono, Reiko. Parecchio anche. - .
Continuo
a guardarlo stralunata per un tempo infinitamente lungo… non riesco proprio ad
articolare nessuna frase.. nessun suono… niente. Mi
sento svuotata. E non perché sia io ad essere offesa… ma… perché quel briciolo
di consapevolezza che io avevo tanto accuratamente esiliato per non farmi
venire sensi di colpa sta ritornando lentamente a galla.
-Ma
dico… - riprende, portandosi una mano alla fronte, forse per radunare e
riordinare le idee. Santo cielo… sono riuscita a sconvolgere l’imperturbabile e
pacifico Grande Mu!
-Ti
ho spiegato come stanno le cose – riprende, tornando a guardarmi con lo stesso
sguardo, agitando la mano come ad elencare quello di lì a poco butterà fuori. –
Ti ho spiegato che è necessaria la tua presenza al Santuario… che la dea Athena, seppur reincarnata in una persona a te poco
gradevole, indipendentemente dal corpo che le permette di manifestarsi, vuole
intervenire per comprendere quella che sembra essere una nuova minaccia per
l’umanità… ti ho detto che così facendo potremmo riuscire anche a capire chi ha
tolto la vita al maestro Shin… ti ho ripetuto che è strettamente necessario che
TU rimanga qui… affinché tutto questo avvenga… - s’interrompe un attimo,
prendendo fiato, distogliendo un attimo lo sguardo e tornando a guardarmi con
più determinazione. – E tu… hai tentato di somministrarci del sonnifero perchè
non ritenevi dignitoso il modo in cui eri stata informata e perché la quantità
e la qualità delle informazioni non ti aggradava? - .
Non
cerco neanche d’impegnarmi a rispondere. Sono diventata una statua di sale. Non
riesco a muovermi… e quasi non riesco a respirare…
La
sua fronte è aggrottata in un’espressione mista tra sarcasmo e scetticismo. I
suoi occhi sono ancora fissi nei miei, intenzionati molto probabilmente a non volersi
schiodare per un bel po’ di tempo… impedendo allo stesso tempo ai miei di
sfuggirgli.
-Io…
- tento, riuscendo a emettere un sibilo appena percettibile, ma non riuscendo di fatto a formulare una frase di senso compiuto.
-… Taci.
Per favore. – mi dice, distogliendo lo sguardo e sollevando un palmo di una
mano verso di me, impedendomi di continuare a parlare e spingendomi
delicatamente, con la psicocinesi, a sedermi sul divano.
Rimango
a fissarlo incredula, mentre la sua espressione sembra trasmettere ansia,
rassegnazione e quella traccia di delusione – che tanto mi ha rapita – tutte insieme… quasi come se fosse combattuto.
Io
faccio vagare lo sguardo a vuoto… perdendomi tra i tanti dettagli dell’ambiente
circostante in un modo quasi automatico e allo stesso tempo superfluo, presa
come sono dai miei pensieri. Poi la mia testa rielabora ciò che ha detto, soffermandosi
su un verbo in particolare.
-Potremmo…
- sussurro, ricordandomi di ciò che mi ha detto in merito al maestro Shin. Lui
solleva di nuovo lo sguardo, incuriosito, attirato da ciò che ho detto.
-No,
Mu – rispondo dopo un po’, rialzandomi, evitando il tavolino e ponendomi di
fronte a lui. – Starò zitta, se è questo che vuoi… anche perché a quanto pare è superfluo continuare a parlare, dal momento
che sembriamo conoscere due lingue diverse – gli dico, vedendo il suo sguardo
posarsi di nuovo su di me severo. – Ma non starò ferma, aspettando che qualcuno
si decida a ragionare seriamente. Io andrò via da qui, con o senza il tuo consenso.
– lo apostrofo, vedendo, però, il suo sguardo non infervorarsi.
È
assolutamente inconcepibile per me il suo ragionamento. Ha sicuramente avuto le
sue ragioni per innervosirsi… in effetti non è stato
molto corretto da parte mia cercare di addormentarli, ma d’altronde anche il
loro non è stato un comportamento che può definirsi tale.
Non
m’interessano le supposizioni e le probabilità.
M’interessano
le certezze, e l’unica certezza che ho è che il maestro Shin ha smesso di
respirare da tre giorni a questa parte, e ancora non è stato vendicato.
-Vendicato?
– mi chiede pacato, sorpreso, leggendomi nel pensiero.
-Ancora?!?
– gli chiedo quasi urlando, riferendomi alla sua ennesima intromissione nei
miei pensieri.
-È
dunque questo che vuoi? – mi chiede ancora, portandosi le mani sui fianchi,
assumendo una posizione analitica e quasi di rimprovero nei miei confronti.
Ma
dove vuole arrivare? Certo che è quello che voglio!
-Staresti
cercando di scappare solo e unicamente per un desiderio di vendetta? – mi
richiede ancora, facendomi pulsare pericolosamente una venetta
sulla fronte, prendendo a guardarmi come se fossi una
strana esposizione museale.
Io
rimango in silenzio, prendendo a guardarlo a mia volta, equilibrando il peso su
una sola gamba e incrociando le braccia, spazientita.
Lui
continua a guardarmi, facendo saettare i suoi occhi verdi continuamente nei
miei, scrutandomi nel profondo… dipingendo la sua espressione di delusione.
-LA
SMETTI
DI
PRENDERMI PER IL CULO?? – sbotto, superando per
l’ennesima volta il limite, vedendo il suo sguardo tornarsi a fare severo.
-Non
so più chi sei… - mi risponde in un sussurro, quasi sprezzante, arretrando
addirittura di un passo, quasi come se fosse ripugnato.
Spalanco
gli occhi, con l’incazzo
ormai a mille, pronta a lacerarmi di nuovo. Lacerarmi, sì. Perché la sua
stabilità emotiva e il suo equilibrio sono disarmanti… alla fine di ogni
conflitto, verbale o no, sono sempre io a rimetterci. E quell’espressione
ripugnata… cielo… mi sta disintegrando.
-Bene!
Siamo in due! E adesso togliti dalle palle! – esclamo, volendo rompere
all’istante qualsiasi rapporto e contatto una volta e per tutte, avanzando
minacciosamente verso di lui, ricevendo in risposta un
suo sguardo furente e un volo dall’altra parte della sala, così com’è avvenuto
nel tredicesimo tempio. Questa volta, forse per via delle dimensioni ridotte
dell’ambiente, il volo non è stato tanto lungo… ma ciò
non toglie che la mia schiena abbia nuovamente imprecato, cominciando a
contarsi tutte le ernie che le usciranno di lì a poco.
Incapace
di continuare a offenderlo, nonostante tutto, mi mordo il labbro per il dolore
provato e mi rimetto in piedi, pronta da avanzare di
nuovo… ma vengo nuovamente bloccata dalla sua psicocinesi, impossibilitata a
muovermi.
Mi
sforzo, incurante del dolore ancora persistente alla schiena, prendendo a far
volare gli oggetti della sala contro di lui, senza successo.
Gli
arrivano addosso contemporaneamente un candelabro, due libri e una sedia…
tutt’e quattro sbalzati via dal cosmo che sta facendo bruciare.
-È
una guerra persa in partenza. Dovresti saperlo. – mi dice, guardandomi
dall’alto in basso dalla sua superiorità, effettiva ed evidente, trattandomi a
sua volta come se davvero non mi conoscesse più. E solo adesso riesco a capire
cosa si provi. E quanto tutto ciò me lo sia cercato.
-Smettila
di opporre resistenza. Tu resterai qui – aggiunge piatto, facendomi venire un
senso di angoscia allucinante.
-…
dovrai uccidermi… - riesco a pronunciare con tutte le mie forze, che stanno
lentamente scemando di fronte alla sua potenza. Sono decisamente debilitata.
Non ho mangiato per tutto il giorno… e quel dannato capogiro che mi ha colta
prima che uscissimo mi ha raggiunta nuovamente, facendomi roteare gli occhi e
piegarmi sulle ginocchia.
La
sua presa psicocinetica mi lascia, facendomi
accasciare al suolo, sul quale riesco a reggermi con le ginocchia e le braccia.
Mi
rialzo a fatica, scrollando la testa confusa per via della velocità con cui si
sono susseguiti gli eventi, e vedo Mu avanzare verso di me con passo lento e calcato,
mentre la stretta invisibile torna a farsi sentire all’altezza delle spalle,
sollevandomi e sbattendomi contro il muro. Chiudo gli occhi al contatto della
mia schiena col muro, pensando, nonostante il tumulto, all’assurdità della situazione.
FLASHBACK…
-Reiko, non ti farei mai del male… - .
-Credi
di intimorirmi? – riesco a chiedergli, evitando di emettere un tono di voce
troppo basso per via della paura che effettivamente sto provando, riuscendo anche
a guardarlo negli occhi. – È dunque a ciò che ti sei ridotto? È dunque questo
ciò che sei veramente? - .
-Sei
un’immatura, Reiko! – sbotta improvvisamente lui, ancora visibilmente
rammaricato, sovrastando la mia voce. – Un’immatura… - ripete con voce più
bassa. – Una bambina! Il maestro Shin credeva in te! - .
-CREDEVA
ANCHE IN TE! – urlo, senza riuscire più a trattenere le lacrime che premono ai
lati degli occhi, lasciando che la voce s’incrini – PER QUESTO
MOTIVO HA VOLUTO CHE TI CONOSCESSI! PER QUESTO MOTIVO HA VOLUTO CHE IMPARASSI
DA TE! IL MAESTRO DI TE SI FIDAVA! SE SOLO AVESSE SAPUTO… - .
-Sapeva
– pronuncia così solennemente da farmi pensare di non aver capito bene.
-…cosa?
– gli chiedo dopo un po’, cercando di non farmi sopraffare da un ennesimo
giramento di testa.
-Sapeva
del santuario, sapeva dell’Ordine dei cavalieri di Athena
e sapeva che io e Shaka ne facessimo parte - .
Rimango
a fissarlo imbambolata per un periodo di tempo indefinibile, bloccando per un attimo tutte le mie funzioni vitali, arrivando a dimenticarmi
quasi di respirare.
Non
è possibile. Non può essere… non è vero…
Poi
la mia testa in un attimo riesce a mettere insieme tutti i tasselli, rispondendo
così a tutti i miei perché.
Perché
s’incontrasse così spesso con Shaka… perché me lo avesse fatto conoscere da quando eravamo bambini… perché, tra i diversi psicocineti esistenti al mondo, avesse voluto farmi
addestrare da Mu…
-Da
quando ti ha trovata ha capito che avrebbe dovuto dedicarsi a qualcosa di più
grande di lui – continua, mentre io cerco ancora di razionalizzare.
-Difendendoti
- .
E
mi tornano in mente tutte le volte in cui il tempio ha
dovuto difendersi da attacchi apparentemente senza senso di cui il maestro
sembrava saperne già qualcosa…
-Addestrandoti - .
…
le volte in cui insisteva affinché imparassi alla perfezione una tecnica…
-Circondandoti
di persone che fossero state in grado di continuare ciò che lui aveva iniziato
- .
…
l’incontro con Shaka e Mu…
- …E assicurandosi che qualcuno si prendesse cura di te quando lui non l’avrebbe più potuto
fare – dice più dolcemente alla fine, rimettendomi giù lentamente, accertandosi
che i miei piedi riescano a piantarsi stabilmente sul pavimento…
Il
ricordo della morte del maestro mi colpisce come un secchio di acqua gelida…
facendomi affrontare ciò che durante tutto questo tempo avevo
cercato di evitare di pensare così direttamente… e non posso fare a meno
di scoppiare a piangere a dirotto, ricordandomi delle mie braccia che
stringevano il suo corpo esanime.
Per
un po’ non si sentono che i miei singhiozzi e i miei lamenti, interrotti da
brevi frasi sconnesse.
Non
ha senso. Tutto questo non ha senso.
Un
conto è che il maestro fosse stato ucciso per qualche
strano motivo di cui egli stesso non era a conoscenza… e un conto è che fosse
stato sempre consapevole che…
Un
altro singhiozzo si disperde nell’ambiente, seguito da altre numerose lacrime.
Quindi
sapeva i rischi che correva… sapeva che allevandomi… avrebbe potuto…
Scoppio
in un altro singhiozzo disperato, giungendo alla conclusione che il maestro mi
ha cresciuta e tenuta con se nonostante sapesse che prima o poi avrebbe potuto
fare una brutta fine…
Il
ricordo del tempio e della statua di Buddha
imbrattata di sangue e i corpi straziati degli allievi mi scatena un conato di
vomito che non riesco a frenare.
Il
mio corpo viene scosso da spasmi violenti, che mi
costringono a piegarmi su me stessa, facendomi reggere sui gomiti per non
sbattere con la testa a terra. Nonostante dalla mia bocca non esca niente, per
via del digiuno volontario al quale mi sono sottoposta per tutto il giorno, gli
spasmi continuano ugualmente, violenti, facendomi rimbombare la testa.
Il
maestro è morto per colpa mia… solo a questo riesco a pensare per un periodo di
tempo indefinibile, mentre le immagini di tutto quel sangue si susseguono imperterrite,
nella mia testa.
Così
come l’immagine dei corpi dilaniati degli allievi…
Sono
tutti morti per colpa mia… Per colpa mia!!!
Ma
perché… perché??? Chi sono io??? Chi sono?!?
Raggiungo
un angolo della sala gattonando, mentre altre lacrime continuano a scorrermi
lungo il viso…
Improvvisamente
sento qualcuno pronunciare il mio nome, avvicinarsi e chinarsi accanto a me,
mentre una mano mi accarezza i capelli… ma io mi volto
di scatto, spingendo via con una mano la persona in questione, allontanandola
da me… rendendomi conto poco dopo che si tratta di Kiki.
-Reiko…
- mi chiama lo scricciolo, con gli occhioni lucidi,
guardandomi con l’espressione più triste che gli abbia
mai dipinto il volto.
Mi
maledico per la violenza con cui l’ho allontanato, voltandomi e riprendendo a
dirigermi, sempre gattonando, verso l’angolo della sala.
Riesco
a intravedere Kiki continuare a guardarmi.
-Reiko…
- pronuncia di nuovo, facendo un passo per tentare di riavvicinarsi, ma io
sollevo una mano, fermandolo.
-Sta
lontano da me… NON AVVICINARTI! – gli urlo contro,
continuando a piangere e a singhiozzare, mentre lui comincia a fare lo stesso,
chiedendomi il perché con quei suoi splendidi occhioni.
-Fratello! – esclama Kiki, - in una chiara
richiesta d’aiuto - voltandosi in lacrime verso Mu, che ha ora gli occhi
chiusi, la postura tesa e il capo leggermente inclinato.
Ignorando
per un istante Kiki, mi viene in mente, ingenuamente,
la probabilità più assurda…
-Stai mentendo – pronuncio a denti
stretti, rivolgendomi a Mu, che alle mie parole risolleva la testa e riapre gli
occhi.
Quando
lo vedo scuotere la testa in senso di negazione, la rabbia torna a impadronirsi
di me e mi sollevo in piedi di scatto, furente.
-STAI
MENTENDO! PERCHÉ DIAVOLO AVREBBE DOVUTO PROTEGGERMI SE SAPEVA
CHE PRIMA O POI AVREBBE TIRATO LE CUOIA??? – urlo con tutta la forza e il
cinismo di cui dispongo, vedendo il suo volto irrigidirsi di nuovo e lo
scricciolo arretrare di scatto, spaventato dalla mia irruenza. - SAPEVA I
RISCHI CHE CORREVA E MI HA PROTETTA? - .
-Esattamente
– pronuncia, innervosito, riprendendo a fulminarmi con lo sguardo.
Trasalisco… asciugandomi poi entrambi gli occhi
con i polsi e mettendomi a guardare un punto a caso del pavimento.
-Perché? – chiedo infine, continuando a guardare le piastrelle chiare che
compongono il pavimento. – Perché lo ha fatto… ? – ripeto, cominciando a
guardarmi intorno confusa, senza sollevare mai il
volto, quasi come se fossi ipnotizzata. – Io non capisco… - .
Gesticolo
a vuoto, ormai completamente andata, mentre tremila pensieri mi si affacciano
nella testa. Il maestro Shin non aveva nessun obbligo nei miei confronti…
trovatami, avrebbe potuto lasciarmi perdere… resosi conto dei guai che procuravo,
avrebbe potuto abbandonarmi così come altre persone avevano già fatto
precedentemente, probabilmente, per lo stesso motivo… perché lui mi ha tenuto
con se?
Mentre
proseguo con le mie elucubrazioni mentali vedo Mu avanzare un po’, abbassarsi
all’altezza di Kiki e sussurrargli qualcosa nelle orecchie.
Dopo un po’ lo scricciolo annuisce, asciugandosi gli occhi, lanciandomi
un’ultima occhiata e allontanandosi dalla sala, scomparendo oltre la porta.
Continuo
a far saettare lo sguardo sul pavimento, senza quasi accorgermi che Mu si sta
avvicinando. Quando lo vedo sollevare una mano verso di me mi ritraggo di
scatto, indietreggiando, alzando una mano a mia volta per indurlo a starmi lontano.
-Non
ti avvicinare… - .
-Reiko…
- .
-Sta lontano da me! STA LONTANO DA ME!
– riprendo a urlare, riprendendo così anche a piangere. E mi viene da pensare
che, forse, se avessi fatto lo stesso col maestro Shin a quest’ora sarebbe
ancora vivo… Ma Mu avanza imperterrito, prendendo a
fissarmi, mentre le mie gambe, traballanti, continuano a farmi indietreggiare,
fino a che le mie spalle non entrano in contatto col muro freddo, ed ho un sussulto.
-…Io
non ho chiesto niente a nessuno… - dico infine, balbettando, continuando a
tremare, cercando di trovare una giustificazione a tutto quello che è successo.
– Avrebbe dovuto uccidermi… tu avresti dovuto uccidermi… non dovresti
sopportarmi, non dovresti permettermi di vivere sotto il tuo stesso tetto, di
conoscere i tuoi amici e far correr loro il rischio di avermi accanto… di
insultare la tua dea, di insultare te – continuo, in pieno stato confusionale,
ricordandomi degli ultimi avvenimenti con una tale frenesia da farmi venire di
nuovo il mal di stomaco.
-Ti
prego, basta… - lo supplico, in preda alle lacrime, in una muta richiesta di
porre fine alla mia vita, mentre le gambe mi cedono. Ma invece di sentire
nuovamente il freddo del pavimento sotto di me, sento le sua
mani afferrami le spalle, trattenendomi, impedendomi di cadere.
-Basta…
uccidimi… uccidimi, ti prego… - lo supplico, sfinita, desiderando davvero la
morte con tutta me stessa… purchè il ricordo di ciò
che è accaduto non torni a tormentarmi. Ma il suo volto diventa grave… non
sento più il suo cosmo arrabbiato… ma nemmeno nervoso…
lo sento… incredibilmente triste, per l’ennesima volta.
-Perché
credi che il maestro ti abbia tenuta con se? – mi chiede improvvisamente. Il
tono della voce di nuovo dolce. Io scuoto la testa, rassegnata a quella presa
salda – ma gentile – che sta esercitando sulle mie spalle, impedendomi di
sfuggirgli.
Lui
a quel punto chiude gli occhi e sospira, restando nella stessa identica posizione,
senza abbandonare le mie spalle.
Chiudo
gli occhi anch’io, cercando un attimo di tregua, ma vengo
scossa dal calore delle sua mani sulle mie guance, ed apro di scatto gli occhi,
andando a incontrare i suoi smeraldi… ora lucidi.
-È così difficile comprendere di essere
amata? – mi chiede con un’intensità tale da farmi accapponare la pelle.
I
miei occhi s’incatenano ai suoi per un breve istante… ma
non riesco a realizzare il significato di quelle parole che gli occhi mi si
chiudono… e vengo inghiottita dal buio.
*****
A
giudicare dal cosmo di Mu, devono essersi calmati entrambi.
-Può bastare - . La
voce di Camus mi giunge gelida e diretta, come
sempre, facendomi trasalire, impegnato com’ero a ragionare sul rapporto che
lega il cavaliere della prima casa alla sua ospite.
-Tu credi a quello che ha detto Mu? –
gli chiedo, mentre riprendiamo a scendere la scalinata, maCamus non mi risponde, lanciandomi appena un’occhiata
di sbieco che mi fa intendere di non voler tornare sull’argomento e approfondirlo
ulteriormente.
-Avrei dovuto farmi accompagnare da Aiolos! Con te non c’è mai sfizio! – sbotto, vedendo un suo
sopracciglio inarcarsi con scetticismo, procurandomi una risatina.
-Andiamo… che ne pensi?? – riattacco,
notando i suoi lineamenti francesi tendersi, mostrando un’espressione appena
infastidita.
-Non sono affari che ci riguardano,
Milo – mi risponde seccato, tentando di chiudere l’argomento, continuando a
scendere i gradini, senza voltarsi.
-C’è da dire che ha un caratterino
niente male, però! – constato, ridendo mentalmente.
-E un savoir-faire pessimo… - aggiunge
lui, incupendosi ancora di più di quanto già non lo fosse. Non è stato l’unico
ad essersi innervosito per quello che è accaduto. Shura
starà ancora maledicendola… e Al sembrava essere
visibilmente risentito. Ma l’espressione di Mu non era paragonabile a quella di
nessuno… mi chiedo che intenzioni abbia, date le circostanze.
-Credi che il trambusto sia arrivato
fino alla sesta casa? – gli chiedo, vedendo la sua fronte aggrottarsi in segno
di riflessione.
-È probabile – risponde. – Ad ogni
modo sarebbe la cosa migliore, considerando la sua ostinazione e il suo pessimo
agire – aggiunge, ripetendosi, riferendosi alla ragazza.
-Andiamo Camus…
- intervengo, non riuscendo a trattenere un sorriso di fronte al suo solito
orgoglio. – Chi credi si sarebbe comportato in modo diverso? - .
-Una persona sana di mente, sicuramente
– mi risponde loquacemente, senza però voltarsi. E da ciò posso dedurre che con
ogni probabilità è ancora nervoso. Non credo sia stato tanto saggio recarmi da
Mu con lui…
-Comprendo che nel villaggio della
landa desolata indiana dalla quale proviene non abbia avuto modo di
confrontarsi adeguatamente con diverse tipologie gerarchiche… - continua,
rallentando un po’ per fare in modo da avermi accanto, dal momento che ha
ingranato la marcia non appena ho cominciato a parlare di lei. – Ma credere di
poter raggirare in un modo così scontato dei cavalieri d’oro…- .
-Con le unghie e con i denti. Io direi
piuttosto che è apprezzabile, non si è fatta intimorire. – gli rispondo subito,
esponendo il mio punto di vista.
-Apprezzabile? È un’offesa bella e buona! – riprende, arrivando al
nocciolo della questione. Poi si offende quando lo
accuso di essere permaloso…
-Ad ogni modo non è questo il punto – lo
interrompo io, cambiando discorso, arrivando al punto realmente serio e
preoccupante della situazione. – Se Shaka dovesse venire a sapere ciò che è
accaduto… decidendo di agire differentemente da come abbiamo deciso di agire
noi altri di comune accordo… come pensi potrebbe essere gestita la situazione?
- .
-Adesso capisci perché sarebbe stato
meglio se fosse stata affidata a qualcun altro? – mi chiede lui retoricamente, fermandosi e voltandosi, guardandomi col solito
sopracciglio inarcato, con fare canzonatorio. – Sinceramente non lo so
–risponde infine alla domanda precedentemente fattogli, rivoltandosi e
riprendendo a scendere.
-Camus…
stiamo parlando di Mu – gli faccio notare, rimproverandolo in modo mesto per la
superficialità con cui ha risposto. – Se questa storia raggiungesse
i piani alti… non credo che Mu lascerebbe rinchiudere la sua protetta,
considerando il rapporto palese che li lega - .
-Non credo che potremmo impedirglielo,
se ciò che temiamo si verificasse – mi risponde lui, non aiutandomi per niente
a dipanare lo sconforto che mi ha assalito non appena ho riflettuto sulla possibilità
che il cavaliere d’Ariete possa essere accusato di alto tradimento.
-… e non credo che loro potrebbero impedire noi di non permettere che accada –
aggiunge un momento dopo il signore delle energie fredde, con un sorriso a incurvargli
le labbra sempre serie. – Noi serviamo Athena, Milo,
non Shaka… ne tanto meno SaoriKido - .
Quando
varchiamo la soglia della prima casa mi sento decisamente più sollevato.
*****
Il
tempio è decisamente inquietante vuoto.
Il
silenzio lo avvolge in un modo altrettanto inquietante… e nemmeno il cinguettare
tipico degli uccelli che solitamente volano nei paraggi si sente.
Tutto
è immobile… silenzioso… surreale…
Il
parquet freddo scricchiola, mentre avanzo con cautela, e i miei piedi lo
pestano con delicatezza… per non infrangere il silenzio che regna, quasi
timorosi di interrompere qualcosa. Man mano che avanzo, lì, dove prima c’era
l’enorme statua del Buddha contemplata dal maestro e
dagli allievi, vedo l’ombra causata dal sole in tramonto infittirsi… e la luce,
conseguentemente, infievolirsi.
-Reiko
- .
Mi
volto di scatto… non riuscendo a credere a quello che vedo…
-Figliola
- .
-Maestro
Shin… - le mie labbra pronunciano… tremolanti per la commozione… incapaci di
articolare altro.
È
vivo… è vivo!!! È lì, di fronte a me! Ma il suo
sguardo… non sembra essere altrettanto contento di vedermi…
-Maestro… - riformulo, avanzando di un
passo, incerta, verso di lui.
-Cosa ci fai qui? – mi chiede ansioso,
incurante dei miei occhi lucidi e dei miei continui richiami. Poi i suoi occhi
prendono a fissare, spaventati, un punto dietro di me. – Vieni fuori di lì!
Presto! – esclama, senza muoversi dalla sua postazione iniziale, all’esterno
del tempio, con la luce del sole calante a illuminargli la figura.
Ipnotizzata
dai suoi occhi, che non la smettono di guardare dietro alle mie spalle, mi
volto… e spalanco gli occhi e la bocca, in un’espressione di puro stupore… misto
a smarrimento e timore.
La
statua del Buddha è ricomparsa, in tutta la sua
grandezza e magnificenza… ma il suo volto è contratto in un
espressione di dolore… e dalla sua bocca esce…
-Sangue…
- pronuncio ad alta voce, sconcertata, quando il liquido cremisi che non smette
di uscirgli a fiotti dalla bocca raggiunge i miei piedi, imbrattandoli.
-Reiko!
– sento urlare il maestro Shin alle mie spalle… ma
sono immobilizzata… e il mio terrore aumenta quando vedo la statua del Buddha contorcersi… quasi come se fosse animata…
Il
viso tondo e pieno si assottiglia, divenendo più piccolo e ovale, deformando la
sua espressione già contorta, facendogli assumere un’espressione sadica…
Il
fisico grosso e corpulento si assottiglia a sua volta… arrivando ad assumere delle
fattezze femminili… e la mia paura, inspiegabilmente, cresce.
Incurante
del resto della trasformazione, non ancora terminata, mi volto e mi metto a
correre verso l’uscita, vedendo il maestro Shin allungare una mano verso di me. Quando sto per toccare le sue dita con le mie, sento
afferrarmi da due braccia a scuotermi violentemente, bloccandomi, impedendomi
di avanzare…e la figura del maestro Shin si allontana… divenendo man mano
sempre meno visibile...
-Reiko!
– sento esclamare da una voce diversa da quella del maestro, e apro di scatto
gli occhi… rendendomi conto di averli avuti chiusi per tutto questo tempo… e di
non trovarmi nel tempio in India…
Era
un sogno. O meglio, un incubo.
Con
gli occhi ancora spalancati, mi sollevo, sentendo scivolarmi lungo la schiena della goccioline di sudore, e mi porto un polso alla fronte,
asciugandomela, constatando che anche lei è madida.
-Reiko…
- .
Mi
volto, vedendo due smeraldi tenerissimi guardarmi.
-Kiki…
- lo chiamo, riconoscendolo. I suoi occhioni lucidi
si chiudono, lasciandosi scivolare delle lacrime all’esterno,e con uno slancio mi si lancia
addosso, abbracciandomi così forte da farmi mancare il fiato.
In
un attimo mi ritorna in mente il modo animalesco con cui l’ho allontanato prima…
e lo abbraccio forte a mia volta, chiudendo anch’io gli occhi, baciandogli una
guancia di tanto in tanto e accarezzandogli la chioma rossa per calmarlo.
Povero
cucciolo… deve essersi spaventato quando ha visto me e
Mu litigare e i nostri cosmi così amplificati…
Continuo
a massaggiargli la schiena e ad accarezzargli la testa fino a quando non si
calma e si allontana da me, sedendomisi di fronte a
gambe incrociate, portandosi una mano stretta a pugno verso un occhio per
stropicciarselo.
Mi
sento un tantino confusa… ormai nemmeno più il senso
di fame si fa sentire… e temo di aver rimosso gli ultimi avvenimenti. Cos’è
accaduto? Sono svenuta? E prima? Ricordo la cena… il tentativo – fallito tra
l’altro – di addormentare i gold… il cosmo di Mu a livelli di incazzo astronomici… il litigio…
il mio tentativo di andarmene e la sua imposizione nei miei confronti…
Cielo…
quanto abbiamo degenerato.
Quanto
ho degenerato io… che non mi decido a dare una ripulita al mio vocabolario
“colorito”. Mi sento tremendamente in colpa per tutto quello che gli ho detto.
Se
tutta questa storia dei cavalieri d’oro e di Athena
non fosse mai venuta fuori a quest’ora non saremmo a questo punto.
Io
di qua a rimuginare sull’accaduto e lui altrove – chissà dove – a fare chissà cosa.
Per non parlare del sogno… ma che cazzo mi vado a
sognare? E menomale che non ho mangiato nulla, solitamente questi sintomi vengono attribuiti ad una cattiva digestione!
Il
maestro Shin… è la prima volta che lo sogno da quando
è… e non mi è nemmeno piaciuto il modo in cui l’ho sognato.
-Come
stai? - . La voce di Kiki interrompe le mie
elucubrazioni, facendomi rivolgere lo sguardo verso di lui, che ha finito di
asciugarsi le lacrime, riacquistando il contegno – se così si può definire – di
omino serio.
-Sono
stanca… - gli rispondo sinceramente, portandomi una mano alla testa per il
pulsare frenetico interno che mi sta disturbando.
Passano
alcuni istanti prima che riprenda a parlare.
-Perché
vuoi andare via, Reiko? – mi chiede improvvisamente, dopo aver abbassato gli
occhi e averli rialzati su di me.
Resto
per un attimo senza rispondergli. Per farmi una domanda del genere, deve essere
a conoscenza di tutta la situazione. Sarebbe quindi inutile tergiversare e
rispondergli con mezze frasi… se davvero ha la maturità che credo che abbia, abituato
a vivere in un ambiente del genere.
-Non
stai bene qui? – mi richiede, questa volta aggiungendo un pizzico di quella
ingenuità che più si addice ad un bambino ella sua età.
-Non
è questo… - biascico, vedendolo interrompermi di nuovo.
-Mu
ti ha trattata male? - .
A
quella domanda qualcosa dentro di me si rompe, avvolgendomi nella consapevolezza
che sono dalla parte del torto. Semmai io ho trattato male lui, presa come sono
dal guardarmi continuamente le spalle.
-No… - gli rispondo, scuotendo la testa
per sottolineare la risposta, ricordandomi di tutte le cose che il fratello
acquisito ha fatto per me…
Il
modo in cui mi ha avvolta nel suo cosmo gentilmente e delicatamente per allontanarmi
dal corpo esanime del maestro… il tatto che ha usato nel ricordarmi la situazione quando mi ha svegliata… lo spalleggiamento che mi
ha messo a disposizione contro Shaka e contro qualche altro cavaliere non tanto
simpatico… il modo in cui… cielo… il modo in cui ha sempre cercato di
comunicare, nonostante io scalciassi e fremessi come un animale in gabbia,
offendendo il suo rango e la divinità che deve aver servito una vita intera…e
che io ho schiacciato e buttato nel cesso senza troppe esitazioni. Dannazione.
Mi
risalgono le lacrime agli occhi ripensando a tutto ciò…
Cos’ho
fatto? Cos’ho fatto…
Nascondo
la testa tra le ginocchia piegate per tentare di frenare le lacrime, sottraendomi
agli occhi di Kiki, che sono ancora puntati su di me,
alla ricerca di una risposta ai miei precedenti comportamenti.
Poi
mi viene in mente una cosa. L’ennesima cosa che non avevo calcolato, presa
com’ero dalla mia testardaggine e avvolta
dal mio ego orgoglioso... e spalanco gli occhi allibita.
Sono
stata affidata a Mu direttamente dalla cosiddetta dea… per
cui si tratta di un ordine…
In
seguito al mio ridicolo tentativo di somministrare a tutti del sonnifero, e
quindi di attentare alla stabilità fisica e mentale di altri cavalieri di Athena… quali saranno le conseguenze? Ricadranno su di me,
vero? Mu non centrerà nulla, giusto? Spalanco gli occhi all’idea che a Mu possano essere addossate delle colpe per il mio
comportamento avventato, e li punto su Kiki, che, in
seguito al mio gesto, ha abbassato i suoi, prendendo a torturare le lenzuola
sotto di se con una mano.
-Kiki…
- tento così, delicatamente, di chiedergli ulteriori informazioni senza farlo
preoccupare del fatto che possano riguardare il fratello.
Lui
alza gli occhi, prendendo a guardarmi in modo curioso. Devo avere
un’espressione assurda ai suoi occhi. – Tu sei qui da molto, giusto? Insomma…
conosci tutte le leggi che vigono qui… perché ci sono delle leggi… delle regole
da rispettare… giusto? – gli chiedo incerta, vedendolo guardarmi spaesato, per
poi annuirmi con convinzione.
-E…
dimmi… - riprovo, sentendo i battiti del cuore accelerarmi. – Cosa succede se
un cavaliere non rispetta gli ordini della dea? – gli chiedo nel modo più
semplice possibile.
-Viene punito – mi risponde, naturalmente,
nel modo più semplice.
-In
che modo? – gli chiedo ancora, vedendolo guardarmi spaesato, per poi alzare gli
occhi in segno di riflessione.
-Chi
non rispetta gli ordini della dea va automaticamente contro la dea… viene quindi accusato di Alto tradimento… - mi risponde in
modo più dettagliato lui, e i miei neuroni si fermano insistentemente sulle
ultime due parole.
Piombo
giù dal letto, incurante di indossare qualcosa ai piedi e ignorando il richiamo
allarmato di Kiki, che non deve averci capito un’acca
del mio comportamento insensato, prendendo a correre a perdifiato lungo il
corridoio. Mu aveva il compito di tenermi in custodia… e allo stesso tempo,
considerando il tutto, di tenermi d’occhio. Se il mio comportamento dovesse
fargli affibbiare un’accusa di Alto tradimento… io… io…
*****
-Non
voglio che vi mettiate in una posizione simile – dice per l’ennesima volta Mu
che, da quando gli abbiamo spiegato la decisione presa unanimemente con tutti
gli altri, nella seconda casa, di non farne parola coi piani alti, si è
intestardito, preoccupandosi tremendamente per le nostre sorti e temendo che questo
possa metterci in una posizione di congiura nel caso in cui si venisse a sapere.
-Fiato
sprecato, cavaliere – gli rispondo allora io. – Continuo a non capire di cosa
tu stia parlando… - gli dico, vedendo dipingergli
un’espressione di disappunto sul volto.
Quando
lui e Reiko hanno abbandonato la casa del toro, abbiamo deciso tutti unanimemente
di far finta che i due non siano mai stati invitati alla cena. La ragazza
perché si è messa in una posizione che potrebbe farle avere l’incarcerazione…
Mu perché è incaricato della sua custodia, e sapere che lei si trovasse con lui quando ha tentato di addormentarci tutti, non lo
metterebbe in una posizione tanto vantaggiosa… quanto addirittura sospetta.
Anche se stiamo parlando del cavaliere dell’ariete, la persona più fidata, a
mio parere, tra tutte le persone qui che indossino l’armatura, è meglio non
rischiare con la ragazzina dispotica e viziata nei paraggi.
-Siamo
venuti qui solo per informarti sulla decisione presa
in merito a ciò che è accaduto, sta a te decidere come agire – interviene
allora Camus. – L’unico consiglio che ci sentiamo in
dovere di darti è quello di rivedere il ruolo che ricopri, la tua investitura,
e ponderare bene se tutto ciò che stai facendo potrebbe metterti in seri problemi.
- .
Questa
volta mi limito ad annuire, vedendo il volto di Mu abbassarsi lievemente, in
segno di ringraziamento nei nostri confronti… quando
un’ombra passa velocemente dietro di lui, all’esterno della sala. Ditemi che
non sta ancora tentando di scappare… o questa volta Camus
la riduce ad una statua di ghiaccio!
*****
Freno
in un modo così improvviso, che sono sicura di aver visto del fumo ed aver
sentito una puzza di bruciato provenire dai miei talloni.
Ritorno
indietro, affacciandomi sulla sala nella quale ho visto Mu in compagnia di Milo
e Camus.
No,
no, no, no! Dalle facce funeree che hanno tutti sembrerebbe che…
-Fermi
un attimo! – esclamo, vedendo Camus e Milo alzarsi.
*****
Adesso
cosa c’è? Ha un’aria sconvolta… ma non è niente male
nemmeno coi capelli in disordine. Comincio seriamente a invidiare il cavaliere
dell’ariete… la voglio anch’io una protetta così…
-Aspettate,
vi prego! – esclama, senza però avere il coraggio di entrare nella sala. Io e Camus di tutta risposta non ci muoviamo, curiosi di vedere
dove vuole andare a parare stavolta. Se è un altro escamotage sarò costretto a
darle asilo politico… vai con l’escamotage, tesoro!
A
quel punto entra nella sala, tenendosi comunque a debita distanza da noi,
mentre Mu la guarda altrettanto confuso. Poi s’inchina… e manca poco che non
tocchi terra o che si spezzi, tanto che si è abbassata.
-Sono desolata – dice improvvisamente.
– Tremendamente desolata – ripete, poi rialza la testa e rivolge gli occhi
verso Camus, che tra i due deve avere l’aria più
severa, come al solito. Se solo lo conoscesse…
Rivolge
poi gli occhi verso Mu… e i suoi si fanno lucidi, poi… s’inginocchia??? Si è inginocchiata! E ha unito le mani a mò di
preghiera!
-Mu
non centra niente! – esclama, abbassando la testa di tanto in tanto. – È stata
solo mia l’idea di somministrarvi del sonnifero! - .
Questo
lo avevamo capito… non continuo però a comprendere
questa reazione… a meno che non sappia che rischi corra Mu…
-Dunque
sarebbe stata solo tua l’idea? – le chiedo solennemente, tossicchiando appena
per non tradirmi con una risata.
-Sì,
solo mia! – mi risponde lei con enfasi. E mi sa mi sa che c’ho azzeccato.
-Sai
di cosa potrebbe essere accusato il cavaliere dell’ariete per via del tuo
comportamento indisciplinato? – le chiedo ancora, vedendo la sua testa annuire
in continuazione, in preda ad un tic nervoso probabilmente.
La
cosa divertente è che Camus, dopo una breve
occhiataccia, mi sta spalleggiando, senza dire una parola, è chiaro, ma almeno
non mi ha contraddetto! Mu invece sta guardando incredulo l’intera scena.
-Come
intendi rimediare all’accaduto, dunque? Bada! Che da te dipendono le sorti di
Mu di Aries! - . Quanto sono perfido… spero vivamente
che in seguito non venga a sapere mai del tiro che le ho giocato… o col
carattere che si ritrova, come minimo, mi distruggerà la casa!
-Non
tenterò più di scappare! - . Adesso Mu mi deve un favore… – Ubbidirò agli
ordini e rispetterò la dea… - .
-Pensi
possa bastare alla dea, cavaliere dell’acquario? – mi rivolgo a Camus, che ha chiuso gli occhi probabilmente per non
fulminarmi. Così si limita solo, e prontamente – probabilmente per darci un
taglio - , ad annuire.
-E
così sia – rispondo solennemente, seguendo Camus, che
si è avviato verso l’uscita, emanando un cosmo alquanto infastidito.
Lasciamo
la sala con Reiko ancora inginocchiata e un Mu particolarmente perplesso, al
quale alzo il pollice approfittando del fatto che la ragazza sia girata, poi
riprendo la scalinata col cavaliere dell’acquario particolarmente seccato.
-Sono
un genio! – esclamo, provocandolo.
-L’importante
è crederci – mi risponde secco lui, facendomi scappare una risata, fortunatamente quando siamo un bel po’ lontani dalla prima
casa.
*****
Santo
cielo… sono arrivata in tempo! Cosa sarebbe successo
se…
-Reiko
- .
Non
sono mai stata così contenta di sentire la voce di Mu.
Alzo
appena gli occhi, ancora frastornata per la valanga di avvenimenti accaduti, e
lo vedo abbassarsi, raggiungendo la mia altezza, preoccupato probabilmente per
lo sguardo vacuo che ho. D’istinto, lo abbraccio, gettandomigli
direttamente addosso, sbilanciandolo appena, dato che probabilmente non si
aspettava una reazione simile.
-Scusa…
- gli sussurro nell’incavo del collo, sentendolo immobile sotto la mia stretta.
– Mi dispiace… per tutto… per tutto… - ripeto, mentre delle lacrime cominciano
a scorrermi lungo il viso e il mio corpo trema debolmente.
Una
sua mano si poggia sulla mia testa e fa per dirmi qualcosa, ma io lo interrompo
nuovamente.
-Hai
ragione tu… sono stata un’immatura… una bambina…tu volevi solo aiutarmi, e
invece io… - mi mordo il labbro ripensando al rischio che gli ho fatto correre.
Ancora
ancorata al suo collo, sento un suo braccio passarmi sotto le gambe, e dopo un
po’ vengo sollevata e portata sul divano, con lui
sedutomi accanto.
Ora
che non riesco più a nascondere la mia espressione nel suo abbraccio, quasi mi
vergogno a farmi vedere ancora in lacrime. Lui non da cenno di voler parlare,
probabilmente perché ha capito che c’è dell’altro che ho da dire.
-Avevo
paura – mi decido a dirgli, terribilmente imbarazzata. – Avevo paura… di questo
posto - . La sua espressione s’intristisce, ma ancora
non si decide a parlare.
-Tutta
questa storia della dea Athena… dei cavalieri suoi
difensori… di un probabile nemico che sta spargendo sangue al costo di
trovarmi… - .Vengo bloccata
da un ennesimo groppo che mi sale alla gola, ma m’impongo di mandarlo giù e di
continuare, anche se la voce ne risente un po’, incrinandosi.
-Ho
paura Mu… ho paura che chi ha ucciso il maestro possa
fare del male anche a… - ma non riesco a terminare con “te” che vengo attirata
verso di lui, delicatamente, ma con fermezza, e vengo avvolta da un abbraccio.
Inevitabilmente riprendo a piangere, mentre lui si limita a starsene in silenzio
e ad avvolgermi col suo cosmo.
-Perdonami…
- riesco a dire dopo un po’ di tempo, durante il quale una sua mano si è messa
ad accarezzarmi i capelli.
È
un gesto puramente inconsueto questo. Tra di noi c’è
sempre stata molta affinità, ma non c’è mai stato un contatto così ravvicinato,
e addirittura così frequente…
Ci
stacchiamo dopo un po’, e lui mi regala un sorriso rincuorante, mentre mi passo
le mani sulle guance per asciugarmi alla bene e meglio
le ultime lacrime che le hanno bagnate.
Quando
lo scricciolo si affaccia appena dallo stipite della porta, probabilmente per
capire le cose come si sono messe, e mi corre incontro per abbracciarmi, riesco
di nuovo a sentire il calore dello Jamir, che stava cominciando a mancarmi
terribilmente.
Angolo
dell’autrice…
Vi
aspettavate un aggiornamento così rapido rispetto ai precedenti? Per di più è
un capitolo anche abbastanza lungo, spero non secchi a nessuno, ma spezzarlo
ulteriormente (poiché la prima parte sarebbe dovuta
finire nel capitolo precedente) seccava me.
Ho
voluto aggiornare prima di dedicarmi ad una full immersion nei libri. Gli esami
sono alle porte ed io sto andando in panico (come sempre -.-).
Ringrazio
quindi brevemente tutti i fantastici recensionisti
*__* nonché lettori *__* prostrandomi di fronte alle altre 5 persone che hanno
aggiunto questa storia tra le preferite. Grazie mille a tutti ç__ç Io mi commuovo
davvero quando accadono queste cose ç__ç
Spero
di ricevere commenti anche in merito a questo capitolo… ah! Un favorino-ino-ino… se, e dico, SE (dato che è ancora un
tantino presto… ma non si sa mai >__<) qualcuno
avesse anche solo lontanamente capito… mmmm… come dire… che tipo di risvolti
avrà la storia (in merito alla trama intendo)… potrebbe tenerli top secret??
Sono curiosa di vedere (o meglio leggere >__>) ognuno di voi, singolarmente,
che tipo di deduzioni ha man mano e a che tipo di conclusioni giunge senza
essere influenzato da nessuno >__<.
Vi
ringrazio anticipatamente u__ù dandovi appuntamento al prossimo capitolo,
sperando che questo vi abbia incuriosito ancora!
Da
una testa? Athena sarebbe nata da una testa? Già adulta e armata di tutto
punto?
…
Dovrò
allenarmi quotidianamente se voglio cercare di non ridere in faccia a Saori
ogni qual volta la rivedrò… ricordandomi che ospita una divinità nata nel modo
più assurdo che Zeus o la fantasia popolare avessero mai potuto inventare.
E
dovrò farlo a partire da oggi, visto che più tardi dovrò incontrarla
nuovamente.
“Per
illustrarti le regole del santuario” mi ha spiegato Mu ieri sera, parlandomene.
Bah.
Volto
l’ennesima pagina del libro di mitologia greca che ho trovato in una delle diverse
librerie presenti in alcune sale della casa, sollevando la tazza di the e portandomela
alle labbra, soffiandoci dentro prima di berne un sorso, ancora presa dalla
storia della divinità della giustizia.
L’improvvisa
entrata di Mu, provocata dal suo passo silenzioso, non mi scompone per niente,
concentrata come sono nello scorrere lo sguardo sulle immagini che ritraggono
la dea.
-Buongiorno
– lo anticipo, non sentendolo proferire parola, continuando a tenere gli occhi
bassi sul libro. Fino a quando, incuriosita dal suo silenzio, non sollevo la
testa, sorprendendolo a guardare il ripiano della cucina stupefatto.
-Buongiorno
a te… - mi risponde dopo un po’, riportando gli occhi su di me, sorridendomi. -
Anche se presumo tu non abbia dormito affatto – scherza subito dopo, indicando col
capo la torta di mele, la crostata al cioccolato e i biscotti posti sul ripiano
della cucina.
Mi
sfugge una breve risata, e riporto gli occhi sul libro, mentre lui avanza verso
la dispensa, intenzionato probabilmente a imitarmi.
-C’è
ancora del thè caldo. L’ho preparato da poco. – gli dico, sollevando la mia
tazza ancora fumante per mostrargliela, al che lui porta il suo sguardo sul
pentolino posto sui fornelli, e lo osserva a lungo, quasi come se lo stesse
analizzando, per poi tornare a osservare i dolci.
-Ho
pensato… di portare qualcosa ad Aldebaran… per scusarmi… dal momento che gli ho
rovinato la cena… - prendo a spiegare, come per cercare di anticipare qualche
eventuale domanda e comprendere il suo comportamento.
Mu
si limita ad annuire, senza lasciar trapelare nessuna reazione dalla sua espressione
pacata. Eppure sembra essere diventato pensieroso da un momento all’altro…
-Ti
ha aiutata l’inserviente? – mi chiede improvvisamente, voltandosi verso la
dispensa, aprendola ed estraendone… degli infusi di thè…
Questa
volta è il mio sguardo a cadere sul pentolino contenente la bevanda. È
abbastanza grande da far intendere di contenere del liquido sufficiente per più
di due persone. Escludendo l’ipotesi che non se ne sia accorto… significa che…
Sono
un’idiota.
-No…
- rispondo quasi sospirando, chiudendo gli occhi e il libro con un unico gesto,
quasi automatico, della mano, il cui rumore attira la sua attenzione.
-Cosa
stavi leggendo? – mi chiede tranquillamente, fingendosi interessato… o
interessato realmente – è ininfluente per quanto mi riguarda - posizionando poi
un altro bollitore sul fuoco.
Apro
appena un po’ gli occhi, riuscendo a vedere che si tratta di the verde. Lo
stesso che ho preparato io.
Richiudo
gli occhi, cercando di inspirare e espirare lentamente. Li riapro nel momento
stesso in cui lui viene a sedersi di fronte a me, con la tazza di the “sicuramente-non-contaminato”
in mano.
Sorrido,
mio malgrado, riuscendo a trasformare la delusione in tristezza, anziché in
rabbia. Osservo nuovamente la copertina del libro, raffigurante una serie di costellazioni,
prendendo ad accarezzarne il bordo con un dito lentamente, sollevando poi gli
occhi su di lui, che si sta godendo il suo the, assaporandolo a piccoli sorsi e
ad occhi chiusi, completamente estraneo a quello che ha intorno.
Potrei
perfino riuscire a paragonarlo a Shaka con quell’atteggiamento.
Al
solo pensare una cosa del genere mi viene la pelle d’oca.
Mi
sa che dovrò abituarmi…
Sorpreso
probabilmente dalla mia mancata risposta, Mu riapre gli occhi volgendo lo
sguardo su di me, accortosi di essere osservato, senza abbandonare il suo atteggiamento
teso, nonostante la perenne espressione finta rilassata.
-Mi
stavo informando sulla dea Athena… - decido di rispondergli, vedendo la sua
fronte aggrottarsi impercettibilmente, probabilmente incuriosito dalla mia
risposta. Nel frattempo mi alzo, volgendogli le spalle.
-Ho
sfogliato diversi libri prima di soffermarmi su questo… e in tutti… c’era un
capitolo che parlava delle sue origini… che spiegava della sua nascita bizzarra
dalla testa di Zeus… che raccontava che incarnasse la giustizia… la sapienza…
la saggezza… - elenco, soffermandomi un attimo, preda dal lasciar correre la
lingua velenosamente. – Ma nessuno… - continuo, riuscendo a darmi un contegno,
non volendo più minimamente infierire, avendo già detto tutto. – Ma nessuno
indicava come rapportarsi ai suoi cavalieri… e a come si potesse cercare di rimediare
ad un rapporto degenerato oltre i limiti - . Nello stesso momento in cui
finisco la frase, faccio levitare tutti i dolci nella pattumiera posta
dall’altra parte della cucina, badando bene che finiscano tutti dentro.
Fatto,
sempre con l’aiuto della psicocinesi, riconduco tutti i vassoi sul marmo dove
precedentemente erano poggiati, e mi volto, sempre col libro in mano, vedendo
l’espressione di Mu questa volta appena sconcertata.
Fa
per aprire bocca, ma io lo precedo.
-…
ne tantomeno cosa fare per far recuperare la fiducia persa – concludo,
riallacciandomi al discorso che stavo facendo. Lui assottiglia gli occhi, nel
suo tipico modo, evitando però d’indirizzare lo sguardo verso di me, chiudendoli
e poggiando contemporaneamente la tazza che ha tra le mani sul tavolo.
E
a giudicare dal suo comportamento, non sono diventata paranoica. Ci ho centrato
in pieno, continua a non fidarsi di me.
Continuo
a fissarlo, aspettando, inutilmente, una sua reazione, per poter iniziare una
nuova giornata all’in segna dell’ “urlarci contro”… ma lui, capite in anticipo
le mie intenzioni, non si scompone, ne tantomeno riapre gli occhi per degnarmi
di un’occhiata.
Prima
che la mia mente ricolleghi la sua postura di nuovo a quella di Shaka, mi volto
stizzita ed esco dalla cucina.
Tante
belle parole e abbracci per niente. Quanto sono stupida…
-Va
al diavolo… - sibilo tra i denti, prima di lanciare il libro che ho tra le mani
nel salotto dal quale l’ho preso, senza curarmi di riposarlo come una persona
civile.
Con
mia somma sorpresa, non sento alcun tonfo provenire dalla sala appena sorpassata,
così mi fermo in mezzo al corridoio, cominciando a chiedermene il motivo…
quando un urlo proveniente dall’esterno della casa attira la mia attenzione.
Spalanco
gli occhi… riconoscendo la voce… mentre sento dietro di me Mu uscire dalla
cucina e dirigersi velocemente verso la sala nella quale ho lanciato il libro.
Prendo
a camminare all’indietro a rallentatore e mi sporgo con la testa nella sala,
vedendo Mu affacciato alla finestra… aperta.
Oddio.
Viene
da ridere anche a me nel sentire Shun, Shiryu e Hyoga ridere a crepapelle,
mentre Seiya, probabilmente molto incazzato, impreca a destra e a manca, venendo
ripreso più volte da Mu che, infine, si gira verso di me con un’espressione
severa poco promettente… al che io mi defilo, prendendo a correre per il
corridoio, investendo quasi Kiki appena sveglio, e chiudendomi la porta della
mia camera alle spalle per vestirmi in fretta.
-Non
capisco perché tu ce l’abbia con me - .
-Non
ce l’ho con te, Seiya… - gli rispondo, voltandomi verso di lui, che sta
procedendo con me sulle scale, mentre davanti a noi Shiryu parla con Mu,
vestito con l’ “adorabile” cloth d’oro, e dietro Hyoga e Shun ci osservano,
cercando di non scoppiare a ridere come prima.
Il
cavaliere di Pegaso prende a guardare avanti, mettendo il broncio, mentre a me
ritorna in mente l’episodio appena trascorso, portandomi poi una mano davanti
alla bocca per non scoppiare a ridere di nuovo.
-Diciamo…
- riprendo io, mantenendo un tono vago. – Che tu hai la particolare abilità nel
trovarti nel posto sbagliato al momento sbagliato… -.
-Ah,
quindi è colpa mia se mi è arrivato lo spigolo di un libro esattamente sulla
tempia… - .
La
voce cristallina di Shun infrange quel momento di pseudo serietà che Seiya ha
utilizzato per dimostrarsi contrariato dalla mia affermazione, e la sua risata
mi porta a girarmi verso di lui, che ha chiuso gli occhi e portato una mano alla
bocca. Hyoga ne viene presto contagiato e il suo viso serio si piega nuovamente
in un sorriso divertito, mentre i suoi occhi di ghiaccio si posano sulle scale
che stiamo salendo.
-Ti
assicuro che non ho preso la mira, se è questo che ti preoccupa! – continuo io,
rivolgendomi a Seiya, che prende a fissarmi in modo stranito e quasi spaventato,
allontanandosi da me di un po’.
-È
proprio questo che mi preoccupa! Non hai preso la mira e mi hai beccato in
pieno! Se vogliamo aggiungere poi la tua particolare abilità nel rendere le
bibite letali, sei un soggetto più che pericoloso, Reiko! - .
Mi
blocco istantaneamente sulle scale, abbassando la testa e accusando il colpo,
mentre dentro di me qualcosa si rompe…e si ribella allo stesso tempo.
È
questo che pensano di me? Che sia pericolosa?
Non
avvertendo più la mia presenza accanto a se, il cavaliere di Pegaso si ferma su
uno scalino più in alto, voltandosi poi indietro, a guardarmi. Allo stesso
tempo Hyoga e Shun si fermano qualche scalino più in basso.
Cosa
dovrei ribattere? Che è stata legittima difesa? Che non era mia intenzione
arrivare a quel punto? Che l’ho fatto solo e unicamente perché ero spaventata?
E mi crederebbero, dal momento che non sembra esserci nemmeno una persona che
abbia considerato il mio comportamento più che lecito, dal momento che sono
stata letteralmente sequestrata senza avere la possibilità di oppormi?
Lascio
invece perdere tutti questi noiosi e ridicoli bla bla bla e decido di comportarmi,
anche se scorrettamente nei suoi confronti, nel modo che più mi sta riuscendo
in questi giorni. Attaccando.
-Se
ti fossi trovato al mio posto, dubito che ti saresti comportato diversamente –
ribatto infine, con lo sguardo e il tono più gelido che mi riesce, prendendo
poi a fissarlo con ostilità.
-Cos…
- fa per rispondermi Seiya, ma io lo interrompo.
-Ne
ho piene le scatole di essere considerata una psicolabile attentatrice alla
sanità fisica e mentale dei cavalieri di Athena…qui avete tutti torto marcio -
.
Meglio
che il ragionamento sia comprensibile anche a loro una volta e per tutte.
Seiya,
nel frattempo, ha aggrottato la fronte, prendendo a fissarmi anche lui in modo
ostile.
-Torto
marcio? Di che stai parlando, ragazzina? – mi chiede allora con tono altezzoso,
inarcando un sopracciglio, facendomi imbestialire ancora di più.
In
quel momento anche Mu e Shiryu interrompono la loro salita, attirati probabilmente
dall’agitazione del cosmo del cavaliere di Pegaso.
-Il
fatto che indossiate un’armatura, d’oro o di bronzo che sia, non vi da alcun
diritto di trattare le persone come meglio vi pare. – continuo nel mio tono
gelido. – Se tornassi indietro, rifarei esattamente la stessa cosa -.
Inutile
dire che livelli stia raggiungendo il mio nervosismo sentendolo ridere…
Sì,
sta ridendo. Trova divertente ciò che ho appena detto.
Stringo
le nocche, fino quasi a fermarmi il sangue, mentre la mia mente elabora
febbrilmente un modo per togliergli quell’espressione divertita dalla faccia.
Non
ce l’ho con lui, no. O meglio, non ce l’avevo. Ma la sua uscita di poco prima
mi ha dato un ottimo motivo per renderlo il mio capro espiatorio.
-Seiya…
- . La voce di Shun non lo raggiunge nemmeno, preso com’è dallo scompisciarsi.
Solo
dopo un po’ decide di riprendere fiato, rivolgendomi uno sguardo altezzoso, che
più volte ho visto qui al santuario. Dev’essere un elemento accomunante i
“servi” di Athena.
-Credi
davvero che se tentassi di rifare quello che hai fatto riusciresti a farla
franca? Lo hai capito o no con chi hai a che fare? -.
A
quel punto è la mia espressione ad assumere un ghigno sarcastico, ricordandomi
di quella sera.
-Ma da che pulpito…sbaglio o sei stato il primo ad abboccare, genio? –
gli chiedo retoricamente, vedendo la sua espressione tornare a farsi seria.
-Davvero molto sveglio, non c’è che dire… - continuo imperterrita, senza
minimamente curarmi dell’atmosfera pesante che si è creata improvvisamente. –
Con gente come te, Athena ha di che essere sicura…- . Stavolta sono i pugni di
Seiya a stringersi convulsamente, e sono le sue nocche a sbiancare.
- E,
giusto per non vedermi costretta a rifilarti del veleno la prossima volta,
anzichè del sonnifero… - pronuncio quasi sibilando, avvicinandomi di qualche
passo a lui. – Non azzardarti più a chiamarmi ragazzina. Chiamaci tua sorella
piuttosto. - .
BUM!
Bomba sganciata… e a giudicare dall’espressione furiosa di Seiya, la bomba deve
aver procurato effetti piuttosto considerevoli.
Non
era mia intenzione prendermela con lui… stavamo risalendo le scale nel modo più
spensierato possibile… ma quella frase…
-Ripetilo!
– mi sibila lui a due passi, gli occhi nocciola puntati nei miei, intenzionato
probabilmente a volermi demolire col solo sguardo.
L’intervento
improvviso di Hyoga, che mi sorpassa velocemente per allontanarlo da me, mi fa
finalmente intendere di averlo fatto davvero arrabbiare.
-Quante
volte vuoi che te lo ripeta, genio? Dì pure! – lo provoco ulteriormente,
vedendolo sbracciarsi improvvisamente col tentativo di liberarsi dalla presa di
Hyoga, mentre anche Shun mi sorpassa, frapponendosi fra me e lui.
In
quel preciso istante Shiryu scende velocemente le scale, mettendo una mano
sulla spalla del compagno, probabilmente per calmarlo.
Anche
se non lo sto guardando, sento gli occhi di Mu fissi su di me. E a giudicare
dal suo cosmo non deve essergli piaciuto per niente il siparietto.
-Perché
non lo lasci? – intimo a Hyoga, che si volta a guardarmi tra il nervoso e il
seccato, senza però spiccicare una parola, così come fa Shun, i cui occhi sono
invece velati però di tristezza.
-Adesso
basta! - . La voce del cavaliere d’ariete giunge profonda e severa come il suo
cosmo, che c’investe, sollevando un vento freddo che deve rispecchiare il suo
stato d’animo attuale.
Solo
allora sollevo i miei occhi verso di lui, vedendo le sue iridi mettermi a fuoco
nel vero e proprio senso della parola, mentre la sua postura è tesa, rigida e
vigile, pronta probabilmente a passare ai fatti nel caso in cui il suo richiamo
non venga ben inteso.
Intraprendiamo
una battaglia di sguardi per qualche minuto buono, durante i quali ne io ne lui
demordiamo. Le proteste di Seiya a farci da sottofondo.
È
patetico. Assolutamente patetico che questa situazione non si sblocchi.
Siamo
tutti arrivati ad una situazione di non ritorno. Indipendentemente da Mu, la
cui amicizia è andata a farsi benedire dalla prima volta che ci siamo
affrontati ostilmente, qui tutti al santuario ormai non si fidano di me.
“Pericolosa”…
mi considerano pericolosa.
Mi
mordo il labbro inferiore nel ripercorrere con la mente tutti gli avvenimenti
vissuti da quando ho messo piede qui.
Nello
stesso momento in cui l’ho fatto ho perso tutto. Tutto.
E
tutto per colpa di…
-Athena – sibilo sinistramente, mentre il mio obiettivo si fa finalmente
più chiaro in testa. Qui la baracca viene portata avanti da lei. Ed è a lei
direttamente che chiederò spiegazioni. E me le farò dare. Con le buone o le
cattive.
Scosto
malamente Shun davanti a me, afferrandolo per una spalla e sbilanciandolo –
maledicendomi mentalmente per l’ennesima volta che me la prendo con qualcuno
che non centra niente – dribblando poi i tre cavalieri più avanti e superandoli,
sentendo raggiungermi subito dalla voce irata di Seiya.
-Scappi?!
– mi urla quasi, facendomi fermare su un paio di scalini poco più in alto di
lui. Ma la sua espressione cambia nel vedere la mia altrettanto mutata, non più
provocatoria, ma risentita.
-Ne
riparliamo dopo – gli comunico piatta, riprendendo poi ad avanzare, ignorando
bellamente anche Mu, che decide di seguirmi solo dopo un po’, non appena
avverte la mia velocità nel salire le scale aumentare.
Il
cavaliere dell’ariete riesce ad afferrami il polso solo poco dopo che con la
mano libera ho spalancato le porte del tredicesimo tempio. S’aspettava anche
che bussassi??
In
piedi attorno al trono, come al solito, ci sono gli altri servi d’oro, che
sussultano e spalancano bocche e occhi – chi sorpreso, chi indignato – per
l’irruenza con la quale sono entrata.
Miss
Organza spalanca gli occhi quel tanto che basta a non sciuparle il trucco che
rende il suo perfetto visino tondo una ceramica sulla quale vedrei volentieri
delle crepe. Magari causate dalle mie poco delicate manine.
I
suoi occhi chiari si spostano stralunati da me a Mu, che, dal modo in cui mi
sta stringendo il polso, tra poco stringerà della carne in cancrena.
- A
noi due – pronuncio a denti stretti, mentre cerco di non farmi uscire qualche
imprecazione per il dolore che mi sta causando la stretta del mio “amico”.
- Voleva
vedermi, milady ? – le chiedo,
calcando volutamente l’ultima parola con fare derisorio, inarcando un sopracciglio
scetticamente per l’appellativo affibbiatole da me stessa.
I
suoi occhi si spostano nuovamente sul cavaliere di Aries, prendendo a fissarlo
severamente, mentre questi ha ormai mollato il mio polso, abbassando il capo e
inginocchiandosi di fronte alla sua dea mestamente.
Azione
che la bambolina non vedrà mai compiuta da me.
-Questa
volta la cosa è reciproca – aggiungo ferma, riportando la sua attenzione su di
me, puntandole addosso il mio sguardo deciso.
-Lieta
di saperlo – mi risponde lei senza una punta di colore, riuscendo comunque a
far trasparire il suo tono altezzoso, aggiungendo una punta di sarcasmo,
prendendo a fissarmi dall’alto verso il basso più e più volte.
Vai
tesoro, fammi incazzare.
-Il
motivo per cui sei stata convocata oggi – riprende, ignorando il mio comportamento
e la mia provocazione, nello stesso tono adorabile di prima. – È per illustrarti
le regole del santuario… - .
-Non
me ne frega un accidenti ne di te, ne del santuario, ne delle tue regole – mi
affretto ad aggiungere, guardandola di sbieco, mentre il suo sguardo altezzoso
si assottiglia. E poco ci manchi che le unghie le si allunghino e sputi fuoco.
Si
solleva istantaneamente un brusìo di sottofondo, attraverso il quale riesco a
sentire diverse soffuse imprecazioni e qualche risatina accennata. Quella la
riconosco all’istante. Se esco viva da qui prometto di offrire una cena a Death
Mask.
-Impertinente!
– scoppia - come d’altronde mi aspettavo – Shaka, spalancando i suoi occhi
azzurro intenso e prendendo a fissarmi con ostilità.
-Porgi
le tue scuse – mi ordina letteralmente Mu, facendomi arrivare tramite il suo
cosmo tutto il suo disappunto.
-Fatela
finita tutt’e due, siete noiosi! – urlo, volgendo lo sguardo prima ad Aries che
è accanto a me e poi a Virgo.
-Falla
finita tu, ragazzina! – esclama, inaspettatamente, Shura, avanzando di un passo
per far riconoscere la propria voce, mentre i suoi tratti ispanici sono corrugati,
tesi per il piglio minaccioso con cui mi sta fissando.
Ignoro
bellamente anche lui, prendendo a fissare nuovamente la bambolina di
porcellana.
-Fammi
parlare con la dea - . E la mia non è una richiesta, è un ordine… che giunge
alle orecchie di tutti come tale, tanto che a protestare per la mia mancanza di
rispetto e per la faccia tosta che sto dimostrando non è solo Shura stavolta.
In un attimo si risolleva il brusìo precedente, questa volta più animato.
-Come
osi rivolgerti a me con quel tono, insolente?! – urla a quel punto Saori, colpita
probabilmente nell’orgoglio, spalancando gli occhi e guardandomi rabbiosamente,
mentre la sua mano stringe convulsamente i braccioli del trono.
-Non
perdiamo altro tempo – le rispondo di rimando io. – Sono stanca quanto te di
tutta questa pagliacciata! Fammi parlare con Athena e facciamola finita! - .
-IO
sono Athena! – urla di rimando lei, sporgendosi col busto sdegnata verso di me,
con gli occhi ancora sbarrati.
-Non
farmi perdere tempo – ribatto placida, senza scompormi.
-Nonomura!
La tua posizione è già stata messa in discussione per gli stessi motivi di cui
ti stai rendendo artefice adesso… non infierire oltre, o prenderemo seriamente
in considerazione di addomesticare la tua indole animalesca con metodi diversi
da quelli che sono stati usati fin’ora! – sbotta Shaka tutto d’un fiato,
puntandomi addosso quei due pezzi di cielo che adesso sembrano essere diventati
di ghiaccio.
Il
mio sguardo si assottiglia quando passa a scrutare la sua persona.
-Mi
stai forse minacciando? – gli chiedo sibilando, mentre dentro di me sento
ardere uno strano calore… molto simile a quello che mi è esploso dentro quando
sono stata attaccata dalla dea la prima volta.
-Ti
sto semplicemente avvertendo – mi risponde pacato lui, scrutandomi – per una
ragione a me estranea – da capo a piedi con attenzione.
Non
è un semplice sguardo altezzoso… sembrerebbe piuttosto uno sguardo indagatore…
Senza
rendermene conto, il calore che avvertivo dentro di me esplode, riversandosi
all’esterno del mio corpo sotto forma di luce rossa, infuocata…
Ma
che diavolo…
-Non
osare darmi ordini, cavaliere d’Athena! – articola la mia voce prima ancora che
possa rendermene conto, avanzando di un passo minacciosa, emettendo ancora più
luce, tanto che Mu, accanto a me – ancora inginocchiato - è costretto a
schermarsi il volto con una mano, impedendosi con l’altra – puntata a terra -
di retrocedere, dal momento che la forza che sto emanando sembra respingerlo.
Shaka
spalanca gli occhi e sul suo volto si dipinge un’espressione di pura sorpresa…
mista a inquietudine.
Solo
poco dopo rivolgo la mia attenzione di nuovo a Saori, giusto in tempo per
scorgere la sua espressione tramutarsi, e il suo volto farsi serio… regale…
mentre si alza e sprigiona anch’essa una forza inaudita, ben più potente di
quella che sto emanando – inspiegabilmente – io adesso.
Senza
avere il tempo di replicare, stavolta il mio corpo vola ad una velocità superiore
a quella della volta precedente. Tanto superiore, che riesco ad accorgermi di
aver raggiunto le pareti alle mie spalle solo quando la testa ci finisce
contro, non dandomi neanche il tempo di realizzare il dolore provocato
dall’urto.
*****
Ma
che accidenti…
-…era
quello? – chiede Aiolos accanto a me, completando la domanda che aveva iniziato
e dando voce ai miei stessi pensieri.
Rimaniamo
tutti imbambolati per un periodo di tempo indefinito. A destarci dalla sorpresa
è Shaka, che chiude la bocca per primo e s’inginocchia di fronte alla dea con
tutta la reverenza di cui dispone, venendo poi imitato da noialtri, nonostante
lo stupore sorto alla scena appena assistita ci impedisca di farlo coordinatamente.
Apro
appena un po’ gli occhi volgendoli verso il santo di ariete che – anch’egli nella
nostra stessa postura - , nonostante l’inquietudine emanata dal suo cosmo, ha
il volto temprato in una perfetta maschera distaccata e pacata come sempre.
Non
posso fare a meno di appoggiarlo moralmente. Non so se nella sua stessa situazione
riuscirei a mantenere la calma. Seppur apparente.
-Penso
che ormai abbiate compreso tutti – sentenzia improvvisamente Athena, usufruendo
del corpo mortale di Saori Kido, che ne assume i connotati spirituali ogni qual
volta la dea decida di manifestarsi.
Un
lieve accenno affermativo della testa proviene da tutti noi, quando improvvisamente
Shaka decide di porre la domanda che dissiperebbe il dubbio che si è insinuato
in tutti noi presenti.
-Divina
Athena, è dunque in Reiko che risiederebbe il potere bramato dall’artefice dei
disastri in India? – chiede, con tono appena titubante, incredulo anch’egli,
probabilmente, della conferma ottenuta dall’incredibile emanazione di potere
della ragazza.
-Ne
sono certa – risponde Athena, facendo risedere il corpo della fanciulla che la
ospita. – Ora che il potere di questa fanciulla si è mostrato in tutta la sua
grandezza, non vi sono più dubbi. È giunto quindi il momento di agire, nobili
cavalieri. Benché la fonte dei disastri sia adesso a noi nota, va fatta più
luce sulla causa. - .
-È
proprio ciò che ci tormenta, Divina. Come possiamo far luce sulla causa se non
ci è data alcun informazione utile sulla fonte? – interviene improvvisamente
Milo, rialzando il capo e ponendo lei un’altra domanda che tutti ci siamo già
posti da che sono iniziate le cose. – Cosa sappiamo di Reiko, se non che è
un’orfana cresciuta in un tempio buddista situato in India? – chiede nuovamente
Scorpio, senza smettere di dar voce anche ai pensieri di noi tutti. – Lo stesso
Mu di Aries ha confermato più volte, nell’ultimo synagein, che Reiko ha sviluppato
un cosmo solo recentemente. – aggiunge poi, voltandosi verso il cavaliere
dell’ariete, rendendolo partecipe al suo discorso, che si limita a voltarsi
appena verso di lui e ad annuire col capo per dargli conferma, tornando poi ad
assumere un’espressione grave, che questa volta, probabilmente, non riesce a
nascondere.
Più
volte ci ha confessato di sentirsi colpevole per non essere riuscito ad
avvertire i primi sviluppi del cosmo di Reiko. E per un cavaliere così dedito e
profondamente incanalato nelle vesti del ruolo che ricopre, quell’incapacità,
per Mu, è risultata essere una terribile mancanza.
-Questo
non è esatto – interviene Athena, scandendo meticolosamente le ultime tre
parole. – Per quanto apprezzi e ritenga, nel modo più assoluto, incredibili le
capacità percettive di Mu di Aries – pronuncia, passando a osservare il volto
teso e impassibile di Mu. – Sento di non poter prendere in considerazione, Milo
di Scorpio, l’ultima affermazione pronunciata. - .
Segue
un silenzio tombale, durante il quale scambio più e più occhiate con mio
fratello, accanto a me, che solleva le spalle impercettibilmente per rispondere
al mio ennesimo tentativo di chiedergli spiegazioni riguardo ad un probabile
significato celato dietro le parole della dea.
-Il
fatto che il cavaliere dell’ariete non sia riuscito ad avvertire il cosmo manifestatosi
nella ragazza, non equivale a presumere che il cosmo sia sorto solo recentemente…
- .
-Intende
dire… - interviene questa volta l’abitante del Jamir. – Che Reiko ha sempre
posseduto un cosmo e che lo abbia manifestato solo adesso? - .
Il
volto di Saori Kido si china per annuire, lanciandogli uno sguardo eloquente,
che viene intercettato da tutti. Oltre alla mia, riesco a sentire chiaramente
l’inquietudine di ognuno dei miei compagni agitarsi attraverso il cosmo.
-Non
ci troviamo nel buio più totale – interviene di nuovo la dea, a ridare sollievo
ai nostri animi. – Non ho messo alla prova quella fanciulla più di una volta
per procurarle solo e unicamente del dolore fisico… sebbene quest’ultimo sia
stato meritato per aver messo alla prova la mia negligenza - .
Questa
volta Mu richiude gli occhi, avvertendo probabilmente – come sarebbe consono al
suo carattere – un tono di rimprovero nei suoi confronti, anche se questo
effettivamente non ci sia stato.
-Per
ora c’è nebbia, miei cavalieri… ma non è fitta, nonostante avrei preferito lo
fosse stata per non arrivare a maturare questi dubbi. - .
Ha
dunque lontanamente un’idea su che cosa abbiamo a che fare…
-Il
cosmo di quella fanciulla verte in due direzioni diverse ma ambivalenti… e, se
i miei timori sono fondati, una nuova guerra è alle porte - .
“Due
direzioni diverse ma ambivalenti”… di qualunque cosa si tratti… non promette
nulla di buono..
-Fino
a quando non ne sarò completamente certa, e la creatura che detiene la mia
essenza non maturerà le stesse convinzioni, affido a voi il compito di
proteggere e addestrare Reiko Nonomura per la gestione del suo cosmo, indipendentemente
dalla sua volontà… - s’interrompe un attimo, per volgere il suo sguardo di nuovo
si Mu. - … nonostante questo, lo comprendo, possa essere fonte di spiacevoli
reazioni. – Torna nuovamente a volgere lo sguardo sull’intera sala,
includendoci tutti nel suo campo visivo. – Una nuovo nemico minaccia la pace
sulla Terra. Dobbiamo fermarlo. - .
E
così come si è manifestata Athena, così ritorna in sè Saori Kido, che sbatte appena
un po’ le palpebre per riprendere probabilmente coscienza della realtà, fino a
quando il suo sguardo non si sposta sul corpo immobile di Reiko, in fondo alla
sala, e il suo volto s’incupisce.
-Credo non ci sia nient’altro da aggiungere… - esordisce, guardandosi
attorno frastornata, restando un attimo in silenzio, probabilmente non sapendo
come organizzarsi.
- Se
lei è d’accordo, milady, mi recherei in India per approfondire le ricerche – le
propone Shaka, aiutandola ad uscire da quello stato di torpore da cui sembra
essersi avviluppata.
-Sono d’accordo – si limita a rispondere Saori, ricadendo di nuovo in un
silenzio simile al precedente. – Il synagein può ritenersi concluso, cavalieri
- aggiunge poi, quasi con una sorta di rassegnazione, per poi concentrare lo
sguardo su Reiko, ancora inerme in fondo alla sala. – Ma prima – dice
improvvisamente, bloccandoci tutti sul posto, bloccando istantaneamente anche
le nostre genuflessioni per congedarci. – Mu di Aries – si rivolge al cavaliere
in questione, che le presta la sua massima attenzione, seguendo poi il suo
sguardo, spostatosi sul tavolo al centro del tempio reggente le maschere
destinate alle sacerdotesse guerriere, ragione iniziale per la quale era stata
convocata la ragazza. – Illustrale il regolamento. E fa in modo che lo
rispetti. – aggiunge tagliente, prima di alzarsi dal trono e congedarsi prima
di noi.
Solo
quando Saori scompare dalla sala Mu tira un sospiro di sollievo, prendendo a
guardare perplesso le maschere poste al centro del tavolo. E non ci vuole molta
fantasia per capire a cosa sta pensando.
Volto
conseguentemente il capo indietro, giusto in tempo per vedere Aiolos sollevare
delicatamente il corpo di Reiko e aspettarci all’uscita della sala.
Prese
le maschere, Mu si volta, prendendo a camminare piuttosto fiaccamente, per poi
sollevare lo sguardo su di me, che, insieme a Aiolos, sono l’unico ad averlo
aspettato.
-Se
dovesse servirti qualcosa… non esitare a chiedermelo – trovo solo il coraggio
di dirgli, seppur la mia espressione sia – scommetto – abbastanza perplessa.
-Grazie,
Aioria – mi risponde ugualmente, rivolgendomi anche un sorriso, prendendo ad
avanzare il passo per raggiungere Aiolos.
-Scommettiamo
che non la indossa? – chiede bisbigliando Milo, all’esterno del tredicesimo
tempio, a Camus e Aldebaran, piuttosto seccati, guadagnandosi poi una gomitata
nelle costole e una scappellatarispettivamente da entrambi, accorgendosi del nostro passaggio.
Io
comunque scommetto di no.
Angolo
dell’autrice…
Eh…
beh. No, non mi scuso. Anche perché – a proposito di scommesse - scommetto che
non mi perdonate ç___ç
Altro
ritardo mostruoso… ma ahimè… gli esami non si sostengono da soli u__ù esami
poi… vabbè… stendiamo un velo pietoso u__ù
Prima
di procedere col commento di questo capitolo, volevo ringraziare YamaMaxwell,
Whitesary, Mon-chan, Beatrix, Mems, NinfaDellaTerra, Roxrox, Darkalexandra85 e
Lostris 86 per aver commentato quello sclero che la mia mente malsana ha
partorito per il compleanno di Shura XD Non mi aspettavo che ottenesse tutto
quel successo XD Grazie infinite!
Nel
caso in cui qualcuno voglia sclerale come hanno fatto queste masochiste citate
sopra che hanno deciso di assecondare la mia idiozia, questo è il link della
suddetta storia: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=316095
Leggete
la premessa prima di addentrarvi nella malsana lettura XD
Grazie
ancora ragazze! Grazie a Beatrix che l’ha addirittura aggiunta tra i preferiti!
*sbaciucchia il monitor*
Dunque…
About
this chap:
-
È ancora un capitolo di transizione, sarebbe dovuto essere più lungo, ma avrei
rischiato col farlo “troppo” lungo, così ho preferito suddividerlo in due
parti, magari nella seconda parte riuscirete a capirci di più (e con questo non
intendo dire che non abbiate capito, solo che mi rendo conto che fin’ora sono
state ripetute più o meno le stesse cose… anche se questa volta qualcuno -
alias Athena - anche se apparentemente non sembra, ha detto di più…);
-
Ammetto che ho azzardato un po’ nello scrivere un intervento così lungo di Athena.
D’altronde, che io mi ricordi, nell’anime (perché sempre sull’anime mi baso,
non avendo letto il manga) Athena non è mai così… eloquente ecco. E, detto
francamente, a volte quei suoi sporadici interventi sono riusciti a farmi
innervosire più degli interventi inutili della Kido stessa… considerandoli solo
e unicamente tante belle parole messe insieme per fare effetto (della serie:
siete voi i mortali, crepate e difendetemi il c***). Ovviamente è sempre e solo
un parere personale, discutibile quanto e come vogliate, ma Athena mi è sempre
apparsa così nell’anime. La mia Athena, invece, è più come una madre che si
rivolge ai figli… paragone magari non propriamente adatto… ma alle 23 e 52 non
riescono a venirmene in mente altri… fatto sta che la mia Athena, si dimostra
più “vicina” ai suoi cavalieri rispetto a come l’avverto io nell’anime.
Spero
solo non me ne vogliate.
Riguardo
Reiko… che dire? Sembra proprio non voglia calmarsi! XD Non garantisco nulla al
suo risveglio… a meno che quella botta in testa non le abbia fatto perdere la
memoria XD Probabilmente questo suo comportamento così insistentemente “selvaggio”
avrà seccato qualcuno… il fatto è che deve ancora accadere qualcosa che la
faccia veramente ragionare, ammansirla solo per renderla più sopportabile mi
sembrava un crimine ò__ò l’avrei resa OOC per intenderci XD E non me lo sarei
mai perdonata u__ù Quindi, se ci riuscite, abbiate pazienza… e seguitela…
Che
altro? Beh… se avete dubbi o perplessità (cosa molto difficile, suppongo, dal
momento che la trama vera e propria, fin’ora, è stata solo “lievemente” accennata…)
non esitate a pormi domande, eh.
Che
Athena abbia svelato qualcosa e “diradato la nebbia” nella mente di qualcuno
che già aveva fatto qualche pensierino in merito alla povera Reiko?
Degli
indizietti sono stati dati… ora sta a voi, cadetti di Holmes!
XD
E
ora i saluti u__ù:
Sabaku
No Yugi : Cara…
perdono… non ti è successo niente vero?? Non voglio portarti sulla coscienza
ç__ç Grande Milo eh? XD E Camus… beh… in fondo è amico suo… un po’ dovrà fargli
da spalla, no? XD grazie per il commento! ;
NinfaDellaTerra : Quanto frigna Reiko, eh? Bah.. forse
lo fa a posta… così Mu s’intenerisce e non si arrabbia più… XD A me verrebbe da
dire di più: Povero Mu! Tra le tante fanciulle dolci, docili e indifese che
abitano il pianeta terra… lui ha beccato Reiko… XD Grazie mille per il commento
cara XD ;
Roxrox : Milo ha destato scalpore XD E… dai…
non preoccuparti che… mmmm… insomma… Reiko, l’avrai capito, non è stupida… e
dalle mie parti si dice “Solo quello che non si fa, non si viene a sapere”… Visto
da chi ho fatto narrare la seconda parte? XD un bacio cara!!;
Ai91 : Hai combinato un bel pasticcio…
allora… ti dico solo che Mu, stanco, umiliato, e spaventato dalle tue
innumerevoli minacce e violenze psicologiche, si è rivolto a un avvocato… Reiko
sta cercando di farlo ragionare… ma come avrai capito, le cose tra di loro non
vanno esattamente bene… XD No, sul serio, perché ti è così antipatico??
Comunque… tranquilla tranquilla… XD ;
Ti
con zero : Avvincente
e ben descritto? Grazie ç__ç Non sono riuscita ad aggiornare proprio
prestissimo… spero comunque non sia un problema ç__ç Baci e grazie ancora! ;
Snow
Fox : Carissima
grazie! XD Eh… ma come vedi Mu ha fatto di nuovo arrabbiare Reiko… mah,
insomma, ‘sti due non ci vogliono proprio dare un taglio! Camus… beh… è pure
sempre l’uomo dei ghiacci u__ù Come vedi non è stato l’unico a innervosirsi…
diciamo poi che comunque Reiko non abbia esattamente un carattere facile, eh…Per
quanto riguarda Shaka… beh… io dico invece di sì, lo avrebbe fatto il macello,
eccome! XD Ogni cosa a suo tempo…i ruoli non sono stati ancora ben definiti… un
bacio!! ;
Mon-chan : Vediamo se ora qualcosa ti viene in
mente… Athena non ha parlato a vanvera… Poi ti chiederò se hai capito
qualcosina XD Un bacio cara! Ci sentiamo e vediamo presto! ;
YamaMaxwell : Capperi capperi… Mu ti ha fatta
davvero arrabbiare eh? Dai… però è un po’ giustificato… adesso ancora non è
chiaro… sai che amo mantenere la suspence… però… dai dai, ulteriori spiegazioni
avverranno presto u__ù Visto di chi ti ho fatto leggere ancora? XD Piaciuto il
capitolo? XD Bacioni Yama!!!!
Voglio
inoltre ringraziare le 22 persone che hanno messo la mia storia tra i preferiti…
e tutti coloro che leggono solamente… GRAZIE A TUTTI!!
-No,
Shiryu… deve aver preso una bella botta probabilmente
- .
-Tsk!
Se l’è meritata! Rivolgersi a quel modo a Lady Saori!
- .
-Smettila
Seiya, stai inveendo contro di lei da
quandoAiolos l’ha portata qui! E poi non
sappiamo esattamente cos’è successo… - .
-Stai
forse dicendo che sarebbe stata provocata, Shun?? Piuttosto mi è sembrato di capire che in quest’arte
è lei ad essere molto brava! - .
Che
qualcuno uccida questo nanerottolo per favore…
Cielo…
ho ripreso conoscenza più o meno da quando Shun ha
iniziato a tamponarmi la fronte con qualcosa di umido… ma
non ho nemmeno la forza di sollevare le palpebre…che senso di spossatezza
assurdo…
-Non
urlare – gli intima, fortunatamente, una voce ferma e
seria… bah… forse Hyoga… in fondo se gli altri tre
sono qui… Cielo, che mal di testa!
Il
dolore mi costringe a stringere gli occhi, inducendo – molto probabilmente – i presenti
a prestarmi attenzione, dal momento che quando compio questo gesto non sento
più volare una mosca.
-Tsk!
– sento pronunciare di nuovo improvvisamente prima che possa aprire gli occhi,
e giurerei di aver capito di chi si tratta…
Il
rumore di una sedia strusciata a terra con “grazia”, seguito dal rumore di
passi che si allontanano e dalla porta che si apre e si chiude, mi fanno
intendere che qualcuno ha abbandonato la camera…
-Meglio
di no! – mi consiglia la voce dolce di Shun, che mi
afferra per le spalle nel momento in cui apro un po’ gli occhi e che mi sollevo
un po’ col busto, inducendomi poi a sdraiarmi nuovamente, accompagnandomi nei
gesti per assicurarsi che non compia movimenti bruschi.
Non
tento nemmeno di oppormi, concentrata come sono nel ricordare gli ultimi
avvenimenti… tentativo che mi comporta un’ennesima fitta alla testa.
-Come
ti senti? – mi chiede premuroso. Se non avessi ogni singolo muscolo del corpo
indolenzito, gli sorriderei volentieri.
-Dove
sono? – riesco a chiedergli invece con un filo di voce, ignorando momentaneamente
la sua domanda, richiudendo gli occhi, infastidita dalla luce che filtra dalla
finestra. – Che è successo? – chiedo poi, senza aspettare che qualcuno mi
risponda, cercando di trovare da sola le risposte. Ma non ci riesco...
Devo
aver senz’altro battuto la testa. Ma perché? Dove mi trovavo
quando è successo? Perché, inoltre, mi sento così debole? È come se
fossi stata sottoposta ad uno stress perentorio e durevole…
Riapro
appena un po’ gli occhi, giusto in tempo per vedere Shun
e Shiryu rivolgersi un’occhiata, per poi richiuderli
e cercare di spostare il capo in un punto più comodo del cuscino. Devo essere
rimasta nella stessa posizione per tutta la durata di questa specie di
sonnellino.
Improvvisamente
dall’esterno della porta giungono delle voci. Qualcuno sta discutendo animatamente… ma non riesco a riconoscere nessuna delle voci
coinvolte…
Riapro
nuovamente gli occhi, vedendo questa volta Shiryu e Hyoga – era lui, c’avevo azzeccato! –, scambiarsi
un’occhiata eloquente, e in men che non si dica escono fuori, in un modo piuttosto frettoloso pure.
-Ti
ha dato di volta il cervello, Seiya? – sento dire da Hyoga, mentre il soggetto a cui è
rivolto continua a sbraitare frasi che, purtroppo, non riesco a comprendere –
un po’ perché deve trovarsi più lontano dalla porta rispetto a Hyoga, un po’ per il mal di testa - . Quindi uno è Seiya.
-Perdonalo
grande Mu – sento invece pronunciare da Shiryu…
grande Mu???Seiya starebbe
sbraitando con Mu?? Ma come osa, quella sottospecie di nanerottolo rozzo e
sbruffone?!
Mi
costringo, nonostante il dolore fisico, a sollevare di nuovo il busto, venendo,
come immaginavo, bloccata di nuovo dalle mani gentili di Shun.
-Che
sta succedendo? – gli chiedo, supplicandolo con lo sguardo a rispondermi,
avendo difficoltà a pronunciare altro per via dei dolori che accuso al costato.
-Niente
di preoccupante, sta tranquilla – mi risponde gentilmente lui, senza mollarmi
le spalle, mentre io continuo a stare avvinghiata alle sue, intenzionata a non
ristendermi fino a quando non mi giunge una risposta
più esaustiva.
-Quando
tu e il grande Mu, durante la salita delle tredici case, vi siete allontanati,
abbiamo faticato non poco per calmare Seiya… -
comincia a spiegarmi, mentre a me torna in mente il modo in cui abbiamo
attaccato briga improvvisamente. Suscettibile, il nanerottolo. – Lo abbiamo
tenuto con noi fino a quando non abbiamo avuto la certezza
che la sua impulsività non gli avrebbe fatto dire qualcosa che avrebbe potuto
mettere nei guai il cavaliere dell’ariete… - .
Mettere
nei guai il cavaliere dell’ariete?
-Quando
ci ha ripetuto per l’ennesima volta che non ne avrebbe mai fatto parola con gli
altri cavalieri assenti quella sera, nonché con Lady Saori,
per la grande stima che nutre nei confronti di Mu, lo abbiamo lasciato andare,
riprendendo a salire le scale per raggiungere il tredicesimo tempio. Due cosmi
di enormi dimensioni da lì provenienti ci hanno indotto a risalirle di corsa,
ma quando siamo giunti… - .
-Alt,
alt… aspetta… - lo interrompo, facendo il punto della situazione. Io dove
accidenti ero quando tutto ciò è successo? Ricordo di
aver litigato col cosiddetto cavaliere di pegaso… ma…
Prima
ancora che possa continuare a ragionare, una fitta
acuta alla testa m’induce a portarmi una mano alla tempia e a stringere gli
occhi per cercare, inutilmente, di contenere il dolore.
Incapace
nuovamente di opporre resistenza, mi faccio condurre sul cuscino da Shun, che lascio andare, portandomi anche l’altra mano, con
cui mi tenevo a lui, alla testa.
-Dannazione…
- pronuncio a denti stretti, mentre nella mia testa sembra quasi si sia
scatenata una danza tribale, a giudicare da come mi pulsa. – Cosmi…? – riesco
comunque a chiedergli. – Che cosmi? – gli chiedo ancora, riaprendo gli occhi e
vedendo la sua espressione sorpresa.
-N…
non ricordi niente? – mi chiede invece lui, balbettando un po’, quasi come se
stesse cercando le parole giuste. Che accidenti dovrei ricordare?
Il
mio sguardo frastornato deve essergli sembrato molto eloquente, perché dopo un
po’ riprende a parlare.
-Beh…
comunque non preoccuparti. Adesso Seiya starà
probabilmente sfogandosi con Mu per quello avvenuto stamattina sulle scale… - .
Ha
cambiato discorso…
Un
momento. Cos’è che ha detto in merito al nanerottolo?
-Shun…
- lo chiamo, voltandomi verso di lui e notando la sua attenzione focalizzarsi
su di me. – Cos’è che ha fatto Seiya per la grande
stima che nutre per Mu? – gli chiedo, sperando di essere stata abbastanza
chiara sul tipo di informazione che desidero avere.
-Non
ha parlato di ciò che è accaduto alla festa ai cavalieri assenti quella sera… -
mi rispiega lui, rendendo più grande ancora il punto interrogativo creatosi
nella mia testa, mentre un campanello d’allarme comincia a smuovermi la
coscienza. Qui c’è qualcosa che non va.
-Aspetta…
aspetta un attimo… - gli chiedo dunque, girandomi di un po’ verso destra per
visualizzare meglio il cavaliere di andromeda.
-C’è
qualcosa che mi sfugge… - mi convinco a confessargli, vedendo la sua
espressionefarsi
interrogativa. – Che centrano i cavalieri assenti? - .
-Beh…
meno persone sanno ciò che è accaduto, meno possibilità vi sono che Mu si cacci
nei guai… considerando che non tutti sono così accondiscendenti… - .
I
miei occhi si spalancano ancora di più. No, sul serio, sarà colpa del dolore
alla testa che mi permette di ragionare bene… ma io
non ho capito un acca di ciò che ha detto.
-Shun…
quella stessa sera sono venuti alla prima casa Milo dello scorpione e Camus dell’acquario… e avevano tutta l’aria di prendere
provvedimenti per Mu… - mi decido a spiegargli, tentando, in questo modo, di
avvicinare i nostri ragionamenti per cercare di trovare dei punti d’incontro
che mi rendano più comprensibile la situazione… ma l’espressione che ha assunto
in questo momento il viso di Shun è inqualificabile.
Sembra quasi che sia indeciso su che tipo di espressione far assumere al suo
volto… prima ha strabuzzato gli occhi, poi ha contorto
la bocca per ridere e poi è ritornato serio e attento. Che anche Shun sia affetto dai disturbi psicologici accennatimi da
Aldebaran la seconda volta che c’incontrammo?
-Ehm… oh Athena!
– esclama dopo un po’ il mio interlocutore, scoppiando poi a ridere
sommessamente. Lo sapevo… si sta approfittando del fatto che non riesca a
muovermi!
-Dimmi una cosa, Shun…
- dico, attirando così nuovamente la sua attenzione. – Il vostro obiettivo qui
è di indurmi al suicidio? - .
Altra
espressione inqualificabile. Questa volta però trionfa l’espressione scioccata.
-No,
perché di questo passo ci arrivo sicuramente! – mi affretto a spiegargli, vedendolo
afferrare con entrambi i palmi la sedia sotto di se e avvicinarsi al letto.
-Non
hai tutti i torti, Reiko -. Oh, ma grazie eh! – Ci sono molte cose di cui non
sei stata informata – aggiunge poi, voltandosi un attimo verso la porta prima
di proseguire. -Presupponendo
tu abbia capito il motivo per cui sei qua… - .
-Presupponendo
male, aggiungerei – lo interrompo, vedendo la sua espressione farsi
dispiaciuta, per poi riprendere a parlare.
-…
non credo che ti siano state spiegate le cose fondamentali – s’interrompe
nuovamente, alzando lo sguardo sul muro di fronte a se, alle mie spalle. – È
chiaro che il grande Mu abbia agito in questo modo per proteggerti – comincia a
spiegare frettolosamente, molto probabilmente perché deve aver avvertito
qualche cosmo avvicinarsi. Non lo interrompo, sperando che riesca a darmi
informazioni a sufficienza per riuscire a capire almeno qualcosa di quella
cena. – Ma così facendo, a mio parere, non ti ha messa nelle condizioni adatte
per poterti rendere conto perfettamente della situazione in cui si trova,
negandoti così anche la capacità di giudizio che ne sarebbe derivata da alcuni
suoi comportamenti. - .
Mi
sono già persa.
-Shun…
non ho ben capito dove vuoi andare a parare, ma se questo è un altro modo per
giustificare il cavaliere dell’ariete… sappi che non sono disposta a sentire
altro... – lo avverto, vedendo il suo sguardo farsi deciso.
-E
se ti dicessi che col tuo comportamento hai rischiato di farlo accusare di Alto
tradimento? - .
-Questo
lo so già .Camus e Milo
quella sera sono venuti a… - .
-Aquarius
e Scorpio non centrano niente. Non spetta a loro giudicare, specie un cavaliere
del loro stesso grado - .
…
-Sai
che per quel tuo gesto saresti stata incarcerata in
un’altra occasione? E che Mu ti ha portata via dalla festa probabilmente col
presupposto di impedirlo, passando automaticamente dalla parte del torto,
nonostante l’armatura che lo riveste lo impegni a
prendere provvedimenti nell’eventualità in cui qualcuno agisca contro le regole
del santuario? - .
…
-Quello
che sto cercando di farti capire, Reiko… - continua, voltandosi nuovamente verso la porta per accertarsi che non arrivi nessuno. – È
che tu, seppur giustamente, considerando che non sei stata
messa al corrente di nulla, hai già superato il limite da un bel po’… ti è
andata bene solo perché il cavaliere dell’ariete ha deciso di proteggerti e
perché gli altri cavalieri, considerando il rapporto di fratellanza che li lega
a lui, non si metterebbero mai contro Mu - .
…
-Fossi in te… riconsidererei la persona che
ho smesso di chiamare amico…- s’interrompe, osservando dispiaciuto le lacrime
solcarmi il viso, che non riesco a fermare…
-Reiko…
- mi chiama Shun, e seppur la mia vista sia offuscata
dalle lacrime, riesco a intravedere i suoi occhi lucidi. È incredibile la
sensibilità di cui dispone questo ragazzo…dev’essere empatico anche lui.
-Io…
n-non… non volevo - mi decido a dirgli, aprendomi con lui, senza timori o
imbarazzo, sicura che possa comprendermi. – Anche Seiya… io non volevo offenderlo… non volevo arrivare a tanto… ma… - mi mordo un labbro, costringendomi a non darla
vinta agli scossoni a cui il pianto mi sta inducendo. – Sto impazzendo, Shun – finisco col dire, cominciando a piangere
miseramente. – Ho capito che volete aiutarmi… ma mi
vedo trattata come un oggetto… vorrei fare di più e voi mi segregate nella
prima casa, decidendo come e quando muovermi! Mi sento inutile! – sbotto,
facendomi prendere per un attimo dalla rabbia, tornando con la mente alla
ragione principale del mio malessere. - Il maestro ha vissuto una vita intera
per proteggermi… e alla fine… - ma sono costretta a interrompermi, i singhiozzi
non riescono a farmi articolare una frase intera. Stringo i pugni, mordendomi
il labbro inferiore e costringendomi a fermare la scena misera di cui sono
diventata protagonista, sentendo improvvisamente il tocco gentile della mano di
Shun avvolgere la mia, rivolgendomi poi un’occhiata
comprensiva.
-Ti
senti in colpa… e temi che possa accadere lo stesso
anche a lui… non è così? – mi chiede, venendomi incontro e trasmettendomi
tramite il suo cosmo tutta la sua comprensione. Mi
limito ad annuire, chiudendo gli occhi per scacciare l’immagine del corpo
straziato del maestro insinuatomi nella testa.
Improvvisamente
sento aprirsi nuovamente la porta, e dei passi felpati avanzano nella camera,
avvicinandosi al letto. Mi costringo ad aprire gli occhi, osservando gli occhi
di Mu, spalancati dalla sorpresa, scrutarmi preoccupato, rivolgendosi infine a Shun, che ha ancora la sua mano sulla mia, ancora stretta a
pugno.
-Abbiamo
parlato un po’. – risponde Shun allo sguardo
interrogativo del cavaliere dell’ariete, che continua a scrutarci pensieroso,
per poi far riassumere al suo volto un’espressione rilassata. Deve averci
rivoltato la mente come un calzino per avere una sorta di riepilogo di ciò che è
successo… sono così intontita dai dolori muscolari e dalle lacrime che non l’ho
nemmeno sentito intrufolarsi…
Poco
dopo Shun fa per alzarsi per lasciarci da soli, ma io
gli trattengo la mano che fino a quel momento ha avvolto la mia, e gli rivolgo
uno sguardo di gratitudine, che lui ricambia, sorridendomi fiducioso, per poi
stringermi appena la mano per salutarmi e uscire dalla stanza, non prima di
aver rivolto uno sguardo d’intesa a Mu, che annuisce appena.
Non
appena la porta si richiude, Mu si siede, chinandosi col busto fino a poggiare
i gomiti sulle ginocchia, dalle quali fa pendere anche le braccia, di cui fa
congiungere le mani, prendendo a osservarle distrattamente… forse per aspettare
che sia io a parlare.
Non
ho niente da dire. Se non che sono un’egoista.
-Hai
dei bei compagni – pronuncio dopo essermi calmata e aver riacquisito una
parvenza di voce decente, rompendo il silenzio, vedendo le sue labbra stendersi
in un sorriso appena accennato. – E non in senso estetico – aggiungo, cercando
di dare una parvenza ironica al tutto per cercare di ricostruire la trama
rilassata che ci ha sempre legati. – Non solo in quel senso, per lo meno. – mi
affretto ad aggiungere, sentendolo finalmente liberarsi in una delle sue solite
risate brevi, mentre un rossore appena accennato gli colora il viso.
Come
sono stata stupida a pensare che non sarebbe più stato lui…
-Almeno
c’è un lato positivo del mio soggiorno al santuario – mi decido a dire ancora,
evitando di proposito di parlare di me, e del mio ultimo piagnisteo. A
giudicare dal colorito più accentuato del suo volto, che non si decide ad
abbandonarlo, sarebbe il caso che la smettessi di tentare di fare ironia come
sto facendo… anche se è uno spasso vederlo
imbarazzato, è così carino!
…
Per
la prima volta da quando sono qui, prego vivamente Athena
– nonostante i casini che le ho combinato – che Mu non mi legga nel pensiero in
questo momento… colpa dello stato confusionale in cui riverso… sìsì, non c’è altra spiegazione altrimenti!
-Non
stai bene? – mi chiede improvvisamente lui, facendomi quasi sobbalzare, ma
fortunatamente riesco a camuffare la reazione con un colpo di tosse finto che
mi fa vedere le stelle per via dei dolori che accuso al costato.
Una
sua mano va a posarmisi sulla fronte, ed io allora
comprendo che il rossore dovuto a quello stramaledettissimo pensiero di prima
non è ancora passato.
-Eh…
no… a dire il vero mi sento un po’ accaldata – la butto lì, continuando a
pregare Athena – poiché è l’unica divinità di cui ho avuto prova
dell’esistenza - ininterrottamente, che non mi legga nel pensiero.
-Sarà
meglio che ti riposi un po’ – .
Splendida
idea, così, se nessuno mi guarda, posso prendermi a schiaffi con tutta calma!
-Già…-
esce invece dalla mia bocca, mentre lui annuisce un’ultima volta con sguardo
serio, prima di scompigliarmi i capelli, sciogliersi in un sorriso e abbandonare
– finalmente – la camera.
Mi
conduco velocemente una mano al volto, constatando con disappunto che non è
caldo… è letteralmente in fiamme!
-Che
darei per sapere che accidenti ti ho fatto per farmi passare tutto questo! –
esclamo, con un tono di voce abbastanza basso, rivolgendomi alla dea che
detiene questo posto, pensando che, molto probabilmente, gli unici due neuroni
che mi popolavano il cervello, dopo quest’ultima cavolata, si siano suicidati.
*****
Poggio
la schiena alla porta, rilasciando un sospiro e chiudendo appena gli occhi.
Conduco
una mano al cuore, che sta battendo in modo anomalo, ed inspiro ed espiro più
volte per cercare di riprendere almeno il controllo dei miei pensieri.
I
miei occhi si riaprono attirati da un raggio di sole al tramonto proveniente
dall’esterno, filtrato attraverso l’uscita posta alla fine del corridoio che
conduce verso le scale che separano la prima casa dalla seconda, e mi convinco
ad uscire fuori da queste mura, che, mai come adesso,
mi sembrano così opprimenti.
Sorpreso,
volgo lo sguardo verso la figura del cavaliere di Virgo,
che è ormai a pochi passi dalla mia dimora.
Anch’egli
non rivestito più del cloth, con gli occhi chiusi
come la sua abitudinaria espressione e il portamento elegante che lo
contraddistingue dall’intera casta d’oro, seppur l’eleganza non sia una
caratteristica a lui esclusiva, mi si avvicina, indugiando appena.
-Disturbo?
– mi chiede con un tono di voce basso come di consueto.
-Affatto
– gli rispondo, sorridendogli e facendogli segno di seguirmi all’interno della casa,
precedendolo e facendogli strada.
-Si
è ripresa? – mi chiede inaspettatamente, dopo aver sorseggiato appena la tisana
calda che gli ho offerto, aspettando pazientemente che gli risponda.
-Non
del tutto – gli rispondo. – Il suo fisico è molto risentito, così come il suo
spirito – aggiungo, vedendolo annuire, per poi porre la tazza che ha tra le
mani sul tavolo di fronte.
Resta
in silenzio, facendo diffondere il suo cosmo all’interno delle mura della casa
dell’ariete.
-Dorme
– pronuncio, comprendendo il suo intento, inducendolo così a venire al punto
della sua visita.
-É
un cosmo divino – scandisce con calma, mentre i miei occhi si sollevano a
osservarlo in viso, illudendosi di poter scorgere un sorriso accennato e un tono
scherzoso nella voce pacata del loro soggetto.
Non
gli rispondo, cercando di contenere l’angoscia che mi ha assalito come prima, limitandomi
a posare anch’io la mia tazza sul tavolo e concentrandomi sul mio ospite.
Lui
resta in silenzio, in attesa di una mia replica. Mai
come adesso il silenzio è stato per me più frustrante…
-Ho
intenzione di portarla con me in India – pronuncia la voce di Shaka, giuntami
ovattata, immerso com’ero nelle mie riflessioni.
-È
fuori discussione – mi sfugge prima che possa ponderare razionalmente la
risposta.
Il
cavaliere della vergine resta in silenzio, per nulla turbato dalla mia
risposta.
-Milady
è d’accordo – aggiunge, lasciandomi intendere di averne discusso già con lei.
Cosa che m’infastidisce un po’, dal momento che al synagein
non se n’era parlato…
-È
avventato – gli faccio notare, cercando di temporeggiare per pensare a qualcosa
di migliore.
-È
necessario – mi risponde lui irremovibile.
-È
palese che stiano cercando lei…la esporresti ad un serio rischio - .
-È
per questo che dopo essere passato dalla casa di Aioria sono venuto qui da te… - . Sollevo lo sguardo, andando ad incontrare,
con somma sorpresa, il suo. – Accompagnaci - .
Sottrarre
al santuario tre cavalieri d’oro?
-Ho
chiesto a Kanon di presiedere la sesta casa in mia
assenza. Aldebaran non si muoverà dalla seconda fino a quando
non saremmo ritornati – continua, illustrandomi il suo piano.
-La
prima casa resterebbe scoperta, così come la quinta… ma
col teletrasporto potremmo spostarci più velocemente.
La tua presenza è necessaria, se vogliamo agire in fretta. - .
Continuo
a stare in silenzio, cercando di farmi venire in mente qualche altra idea,
quando sento il cosmo di Virgo agitarsi.
-Mu,
comprendo le tue perplessità, ma è l’unico modo per capire se tutte le nostre
supposizioni sono fondate. - . Non ha torto… - Dobbiamo capire se dietro le
carneficine avvenute in quasi tutti i templi indiani ci sia solo un gruppo di
fanatici impazziti – cosa paradossale, ma non da escludere - ,
o ci sia una mente organizzata mirante a qualcosa di specifico… - .
-La
setta Thuggee – aggiungo io, capendo a cosa voglia riferirsi nella seconda alternativa elencatami.
È
stata la prima cosa a cui abbiamo pensato non appena
siamo venuti a conoscenza delle carneficine praticate oltre quella del tempio
del maestro Shin.
Sia
lui e i suoi discepoli, che tutte le altre vittime, sono stati uccisi allo
stesso modo: strangolati. Le ferite inferte successivamente ai corpi sono state
provocate per confondere, per far sì che non si risalisse subito alla causa
primaria della morte, e quindi di conseguenza a loro.
Credendo
questa setta estinta da oltre un secolo… nessuno avrebbe ricondotto gli omicidi
ai thugs. La cosa che non riusciamo a spiegarci… è
perché siano ricomparsi… e perché stiano agendo proprio adesso, dopo tutto
questo tempo.
-Potremmo
riuscire finalmente a capire a cosa mirino, dal momento che Athena
non ha avvertito un cosmo maligno, in Reiko – aggiunge Shaka, completando i
miei pensieri, esprimendo la questione più grande alla quale non riusciamo a
venire a capo.
Non
è il cosmo di Kalì che alberga in lei.
-D’accordo
– capitolo infine, passando velocemente ai dettagli del viaggio, prima che si
svegli Reiko.
*****
Ecco
cosa si ottiene nel pensare positivo e nell’avere tanti buoni propositi e fiducia
nel prossimo: UNA FREGATURA STRATOSFERICA!
-Reiko…
non guardarmi così… - .
Oh,
povero scricciolo! Il mio volto deve essere diventato più freddo e minaccioso
di questo… questa… quest’affare!!!
-Non
ti arrabbiare… a me è stato solo chiesto di dirtelo… - dice Kiki
mettendo un broncio dispiaciuto, abbassando appena la testa quasi come se avesse
paura di essere sgridato.
-Ma
no, tesoro, non ce l’ho con te! – lo rassicuro,
passandogli una mano tra i folti capelli rossi per scompigliarglieli. – Ce l’ho con chi ha avuto questa brillante idea… avendo il
coraggio (leggasi anche “paura”) di mandare una creatura innocente come te a
dirmelo, invece di venire di persona! - .
Se
solo ci ripenso…
Stamattina
mi sono svegliata decisamente molto meglio – e già questo avrebbe dovuto darmi
da pensare, dal momento che non c’è stata una sola volta, da
quando sono finita in questo manicomio, che mi sia svegliata bene.
Da
contare che comunque ho dormito quasi un giorno intero – se la versione secondo
la quale sarei svenuta in mattinata è vera – e che il
riposo ha beneficiato e ho recuperato un po’ di forze.
Al
risveglio ho trovato Kiki seduto ai piedi del letto,
che mi ha regalato uno dei suoi splendidi sorrisi per poi passare a darmi la
“bella” notizia, ossia che più tardi, “con calma” – quasi come se chi avesse
avuto quest’idea avesse calcolato i miei tempi di sbollimento
d’incazzo – avrei dovuto
scegliere e indossare una maschera.
Quando
gli ho chiesto se fosse in programma una festa per la
serata, Kiki è scoppiato a ridere, per poi tornare
serio e composto, spiegandomi che è… udite udite… una
regola del santuario.
All’inizio
ho riso, e anche tanto, per poi alzarmi dal letto e apprestarmi a uscire dalla
camera per andare a fare colazione, maKiki mi si è praticamente messo davanti, impedendomi di
uscire, spiegandomi che avrei dovuto prima scegliere e indossare una maschera
per non correre il rischio d’incontrare qualche maschio.
Potrete
immaginare perfettamente la mia faccia che espressione ha assunto di fronte a
quella stramba spiegazione.
Alla
fine, di tacito accordo, abbiamo deciso di aspettare che Mu ritornasse dalla
riunione al tredicesimo tempio per farmi spiegare meglio che senso ha questo
strano scherzo.
No,
perché, deve SICURAMENTE trattarsi di uno scherzo.
-Eccolo!
– esclama improvvisamente Kiki, sporgendosi fuori dalla stanza con metà busto per essere certo che si
tratti di lui, impedendomi in questo modo di passare. Ma io delicatamente lo
sposto, trovandomi però subito in difficoltà per via
della forza che sta esercitando sul suo corpo per fornire un contrappeso alla
mia spinta. Un po’ di solletico nei fianchi lo dissuade subito dal suo intento,
così, lasciandolo ancora in preda al riso, sgattaiolo nel corridoio con una
delle tre maschere in una mano, a passo felpato, raggiungendo così la sala
dalla quale sento provenire il suo cosmo.
-Mu
di Aries! – esordisco, facendolo voltare di scatto- sorpreso, non di
certo spaventato -. – Cos’è questa storia?! - .
Lo
osservo guardare sconcertato prima me e poi la maschera che gli sto mostrando,
per poi sospirare piuttosto rumorosamente – per quanto concerne la sua persona,
quindi immaginate un sospiro normalissimo – e sedersi infine su uno dei divani
della sala, sul quale mi invita a raggiungerlo, battendoci una mano sopra come
di consueto.
Lo
raggiungo, sedendomici accanto, piegando come al solito una gamba ad angolo retto e portandola sotto un
ginocchio, per avercelo direttamente di fronte e non sforzare troppo il collo,
che ogni tanto continua a farmi male.
-Tutte
le sacerdotesse guerriere del santuario ne indossano una – mi spiega in modo
pacato, stendendo una mano per invitarmi a consegnargli la maschera. – Hai
scelto questa? - .
Esco
dallo stato catatonico non appena sento il tono di domanda, prendendo ad
agitare freneticamente la testa a mò di no, come a sottolineare la risposta più
e più volte.
La
sua espressione si fa improvvisamente grave... e non faccio a meno di dispiacermi
per stargli arrecando, probabilmente, un altro problema.
-Andiamo,
Mu! – sbotto, sollevandomi dal divano, incapace di sostenere quello sguardo che
ho provveduto a procurare, senza, naturalmente, alzare la voce, mettendoci solo
un po’ più di enfasi.
-È
una regola del santuario, Reiko, e fino a quando resterai qui e ti allenerai
dovrai indossarne una - .
Ed
eccolo, il suo tono impositorio.
Rimango
nuovamente senza parole, incapace di pronunciare
sillaba per l’ennesima assurdità che sento.
-Ma…
perché?? – decido di chiedere infine, un po’ per
andargli incontro – come lui innumerevoli volte ha fatto con me – un po’ per
curiosità… e un po’ per disperazione.
-Ho
capito che è una regola del santuario – ci tengo poi subito a precisare, onde
evitare che mi rifili la stessa risposta. – Kiki mi
ha spiegato che solo le donne la indossano… e che nessun uomo deve poterle
vedere in viso… - .
-È
esatto – si limita a rispondermi lui, probabilmente per vedere dove voglio
andare a parare.
-Ma
perché? Che succede qui se un uomo vede in faccia una donna? - .
-La
maschera rappresenta per una sacerdotessa guerriero un
simbolo d’onore.– comincia a spiegarmi,
mentre i miei neuroni già incappano nella prima difficoltà, ossia capire che
razza di donna possa considerare un “onore” coprirsi
la faccia. – Se un uomo dovesse scoprirle il viso, lei avrebbe due possibilità:
o affrontare in un combattimento l’uomo che l’ha disonorata, e ucciderlo –
santo cielo…da un’assurdità all’altra. – Oppure amarlo - .
…
-Eh??
– gli chiedo, credendo di essermi persa qualcosa stando dietro alle mie elucubrazioni.
Lui
abbassa il volto, mostrandosi improvvisamente interessato al pavimento della
sala.
Allora
ho capito bene.
Raduno le idee, dando poi un piccolo colpetto di
tosse per attirare nuovamente la sua attenzione.
-E
allora… - inizio, decidendo velocemente il tipo di linguaggio col quale esprimermi.
– Stando a questa regola… com’è che non sono ancora morta? - .
Leggasi
pure l’altra versione: “Com’è che non siamo ancora finiti a letto?”.
Meno
principesca. Per questo gliel’ho risparmiata… non avrei saputo come spegnere
l’incendio che gli si sarebbe scatenato in volto. Il fatto che ci conosciamo da
tempo immemore non significa che lui si sia abituato
alle mie espressioni variopinte…
-Sbaglio,
o mi hanno vista senza maschera TUTTI i cavalieri? Che
differenza fa se la indosso adesso? - .
Lui
continua a stare in silenzio, portandosi poi le dita di una mano a massaggiarsi
le palpebre… dandomi l’idea di non essere esattamente in forma…
Oddio!
Vuoi vedere che sono riuscita a fargli avere un crollo nervoso??
-Mu…
- lo chiamo preoccupata, chinandomi leggermente verso di lui e portandogli una
mano su una spalla, decidendo infine di inginocchiarmici
di fronte per poterlo vedere meglio in viso.
Poche
volte l’ho visto comportarsi così… e tutte le volte l’ho letteralmente “colto
in fragrante”, perché non è il tipo che si lasci andare con gli altri… per
quanto possa ripetere all’infinito che non è un male dimostrare la propria
umanità, lui è il primo che evita accuratamente di farlo.
-Che
hai? – gli chiedo, ottenendo in risposta un sorriso
forzato che avrei potuto tranquillamente bermi se il suo cosmo non fosse così
palesemente… giù…
Poi
mi torna in mente la riunione di cui ha parlato Kiki.
Ora che ci penso Mu sta partecipando ad un sacco di riunioni…cos’è che avranno
da dirsi così frequentemente è un mistero. A proposito di misteri…
Non
ho dimenticato la conversazione con Shun. E sono due
le cose che mi ero prefissata di fare una volta che la
mia testa avesse smesso di martellare senza sosta:
1)
chiedere approfondimenti sulla questione dei due cosmi avvertiti dai bronze al tredicesimo tempio;
2)
farla pagare a Milo.
Riguardo
la prima… posso approssimativamente ipotizzare, a
rigor di logica, che uno dei due cosmi appartenesse ad Athena.
Ma l’altro?
Shun ha espressamente associato l’aggettivo
“enorme” al termine “cosmo”. Due cosmi di
enormi dimensioni. Vuol forse dire che abbiano la stessa portata e intensità?
E se così fosse, e uno dei due appartenesse ad Athena come presumo, vuol dire che anche l’altro
appartenesse ad una divinità? BAH.
Per
quanto riguarda invece la seconda cosa da fare… ah! Povero
Saint di Scorpio… ho già programmato la vendetta!
-Nulla,
tranquilla – pronuncia improvvisamente Mu, rispondendo alla domanda
precedentemente fattagli, facendomi cadere dalle nuvole… tanto che per un
attimo rimango a guardarlo imbambolata. Ero così impegnata coi miei
ragionamenti che mi sono dimenticata della ragione per
cui le mie ginocchia cominciano a dolere. Ma si può essere così stupidi?
Ed
ecco che l’immagine di Seiya fa capolino nella mia
mente – molto probabilmente – come risposta… hihi…
…
Prima
o poi dovrò parlare anche con lui…
Quanti
casini che ho combinato da quando sono qui. Ho cercato
di sfogare le mie frustrazioni su persone che non centravano niente…e tra
queste c’è anche il saint di pegaso.
Nel
ricordare tutto il trascorso, rivolgo nuovamente lo sguardo su di Mu, che
sembra perso in chissà quali pensieri…
Qualsiasi
cosa stia succedendo, non deve essere proprio niente di buono per ridurlo così…
Lui,
così pacato, gentile, risoluto, sicuro, rassicurante, sembra essere ora il
ritratto… dell’indecisione? Della frustrazione? Il suo cosmo è così… strano e
anomalo -per
me – abituata a non vederlo mai turbato, che non riesco neanche a definirlo.
Non
deve essere facile ricoprire un ruolo del genere.
Mi
riferisco al suo di ruolo… di cavaliere di Athena.
Che detto in termini così stilistici, ha anche il suo “non so che” di poetico e
favoleggiante. Detto in termini pratici è il protettore, oltre che di una
divinità, di un ideale.
La
prima volta che mi è stata piazzata davanti la verità, a differenza di quanto
qualcuno abbia potuto pensare - a giudicare dalla crisi isterica in cui sono
esplosa – ho razionalizzato subito cosa significava per Mu indossare
quell’armatura.
Le
armature - d’oro, di bronzo, di platino, d’acciaio o di qualsiasi altro
materiale vogliate - hanno la funzione di proteggere fisicamente.
Il
fatto che Mu indossasse un’armatura mi turbava. Mi è subito stato chiaro che il
suo compito era quello d’impegnarsi anche fisicamente nel difendere la dea che
riveriva. Ossia, mettere in rischio la sua stessa vita nel caso in cui ce ne
fosse stato bisogno.
E
il fatto che una comeSaoriKido rappresentasse quella divinità… o anche solo
semplicemente quell’ideale, mi ha mandata in bestia.
Così
ho decido di odiarla a priori, senza neanche darle il tempo di rivolgermi più
di una ventina di parole in tutto da quando sono qui.
E
ho odiato il cloth d’oro dell’ariete – che avrei
preferito vedere indosso a qualcun altro, piuttosto che a Mu - , finendo con l’odiare la dea stessa che ha creato la ragione
per cui, ogni volta che ci penso, mi sale l’ansia e l’angoscia di poter perdere
da un momento all’altro un’altra delle poche persone che amo.
Risollevo
lo sguardo , andando a incontrare il suo, che dà tutta
l’impressione che il suo possessore si sia appena riscosso da chissà quali
pensieri come me.
-Non
è freddo il pavimento? – mi chiede, facendomi ricordare di essere ancora,
effettivamente, con le ginocchia a contatto con le piastrelle di marmo. Resto
un attimo a osservarmi le ginocchia, prendendo a pensare a tutt’altro.
Non
voglio gravargli più. Mi ha dimostrato più di una volta di tenere a me… non
voglio dargli più problemi di quelli che ha già avuto. Anche se questo
significherà sottostare a questa patetica regola maschilistica che impone alle
donne di portare quell’affare in faccia… uff…
Afferro
la maschera dalla mano di Mu lasciata a penzoloni da
un ginocchio, per poi prendere a girarmela e rigirarmela tra le mani…
constatando ancora una volta la freddezza del materiale di cui è composta,
l’opacità del colore – una sorta di bianco-argento per la precisione – che non
la rende per niente graziosa e l’inespressività raccapricciante…
Me
la porto lentamente al viso, facendo violenza su me stessa, ripetendomi continuamente
che lo sto facendo per non dar problemi a Mu.
“Ma
non finisce qui” penso non appena il materiale ha toccato la mia pelle, prendendo
a spostare gli occhi attraverso le fessure adibite alla visuale, inquadrando
poi Mu, intento a guardarmi con uno sguardo indecifrabile.
-Non
si vede un accidente – esclamo atona, vedendo dipingersi sul volto del
cavaliere d’ariete un sorriso di gratitudine. Almeno quello…
-Preparati
– mi dice improvvisamente, continuando a sorridermi fiero.
-È
previsto un corso che spieghi come farla aderire perfettamente al volto,
ignorarne la puzza e cercare di focalizzare almeno un punto sugli orientativamente
cento che potrebbe focalizzarne di norma una comune vista? – gli chiedo
sarcastica, cercando di capire come diavolo debba reggersi al volto, prendendo
a posizionarla e riposizionarla continuamente senza mai mollarla, chiedendomi a
mia volta a cosa debba prepararmi. Se si tratta di una
preparazione psicologica alla convivenza con la maschera, ho già provveduto.
Lui
scuote la testa, senza abbandonare il sorriso divertito che gli dipinge il
volto, e, anche se era proprio a quel sorriso che miravo, per un momento mi
assale il desiderio di vederlo, anche solo per un istante, con una maschera
uguale alla mia e chiedergli come si senta.
-Iniziano
le indagini vere e proprie – continua, facendo una pausa molto probabilmente
per vedere la mia reazione. – Si va in India - .
Rimango
imbambolata per un periodo di tempo indefinibile… la mia faccia sarebbe uno
spasso, se solo potesse vederla.
-Stai
scherzando? – gli chiedo per precauzione, non credendo alle mie orecchie, sentendo
improvvisamente scorrermi l’adrenalina nelle vene.
Quando
lo vedo scuotere la testa ancora una volta, mi ci lancio letteralmente addosso,
abbracciandolo, ringraziandolo mentalmente per quel barlume di speranza che mi
ha donato.
Unico,
piccolo problema. Geniale e attenta come sono, mi è scivolata la maschera.
Il
che sarebbe una cosa passabilissima, ma…
-Oh!
– sento esclamare improvvisamente, avvertendo Mu irrigidirsi, inducendomi poi
delicatamente con le mani a spostarmi da lui.
Mi
volto lentamente, vedendo Kiki sulla soglia della
porta osservarci incredulo, per poi spostare i suoi occhioni
sulla maschera riversa a terra.
Il
suo sguardo tutt’a un tratto s’incupisce e i suoi smeraldi si dilatano ancora
di più, impallidendo.
Quando
sto lì per lì per preoccuparmi sul serio per quella sua reazione, ecco che ci
corre incontro e si pone davanti a me, come per… difendermi? Prendendo a osservare
il fratello con sguardo misto tra il determinato, lo spaventato e il supplichevole.
Cambia
posizione, ponendosi esattamente tra noi, allargando le braccia come a volerci
separare.
Oh
cielo. Non ditemi che…
-Non
fatelo! – esclama, alternando lo sguardo sull’uno e l’altro, mentre io e Mu,
nello stesso momento, aggrottiamo la fronte perplessi.
-Tu…
- pronuncia, balbettando appena, osservando Mu. – E tu… - dice poi, voltandosi
verso di me, indeciso probabilmente sul come o sul se continuare.
-Insomma…
- riprende dopo un attimo, prendendo a osservarsi improvvisamente le punte dei
piedi, mentre il suo volto sta tendendo velocemente a diventare dello stesso
colore dei capelli – Voi due vi conoscete da tanto… non dovete per forza
combattere… - .
OH,
ATHENA.
-Vi
volete bene, no? – chiede quasi in un sussurro, arrossendo vistosamente, volgendoci
una sorta di domanda retorica il cui tentativo di camuffamento è andato a farsi
benedire.
Il
silenzio che segue a quella domanda dura giusto un battito di ciglia, prima
che, in preda ad un momento d’isterismo, scoppio a ridere sommessamente.
Così
sommessamente, che sono costretta ad asciugarmi gli angoli degli occhi più e
più volte con una mano, costringendo l’altra a tapparmi la bocca per non far
giungere la risata fino ad Aphrodite.
E
così Mu riprende di nuovo a respirare, cercando di camuffare l’imbarazzo con
qualche colpo di tosse, prendendo poi a grattarsi la nuca, abbassando la testa,
nascondendo così il colore che si è impossessato del suo volto.
Kiki mi guarda stralunato, mentre la mia
risata sale di un tono, e quasi mi strozzo per trattenermela.
No.
Io di questo passo muoio sul serio.
-Che
c’è da ridere?? – mi chiede improvvisamente lo
scricciolo, prendendo a fissarmi severamente, dimostrandosi imbarazzato e
offeso. Così, placando momentaneamente le risa, allungo una mano a
scompigliargli i capelli, ma lui si sposta, indispettito, convincendomi così a
inginocchiarmi per portarmi alla sua altezza, assumendo poi un tono e
un’espressione seria per fargli intendere di starlo trattando da ometto, quale
si è dimostrato poc’anzi… ahimè…
-Scusami,
non hai detto niente di… - tentenno un attimo, indecisa su quale termine
scegliere. - … divertente. – decido di dire infine, optando per
quest’aggettivo, anziché “sbagliato” per non trovarmi poi costretta a mentirgli...
-Ho
riso perché la situazione è stata divertente – la butto
lì, dicendo la verità al cinquanta per cento. – Hai frainteso… quella era una
prova, stavo cercando di capire come mi stava e come s’indossava correttamente,
e non devo averlo capito perché come hai visto mi è scivolata… - gli spiego,
ipotizzando che, per aver avuto quella reazione, deve aver visto anche quando
ho deciso d’indossarla. – Essendo stato un incidente non posso accusare Mu di avermi
disonorata – che terminologia assurda. – Quindi io e Mu non siamo tenuti a
prendere nessuna decisione – concludo, sperando di essere stata sufficientemente
chiara.
Lo
scricciolo mi guarda per un attimo perplesso, per poi passare a osservare il
volto – ritornato composto – del fratello che, senza che gli faccia cenno
d’intesa alcuno, annuisce. E giurerei di averlo visto rispondere un po’ troppo
prontamente…
-Quindi
puoi stare tranquillo – aggiungo ancora, riuscendo a passare una mano tra
quelle folte ciocche rosse, poiché questa volta me lo consente.
Un
sorriso radioso gli illumina il viso, mentre una risata liberatoria riempie la
stanza, facendo sorridere anche il fratellone… che
sembra faccia a posta a non spostare lo sguardo su di me.
Sarò
diventata paranoica?
Kiki ci guarda sorridendo un’ultima volta,
per poi correre fuori dalla stanza col suo solito
sguardo birichino. E questo vuol dire una sola cosa: che gli è venuto in mente
qualcosa di divertente.
Conto
mentalmente fino a tre, aspettando di vederlo ricomparire, e come immaginavo,
la chioma rossa sbuca nuovamente dallo stipite della porta, mostrando il viso
furbo del suo piccolo possessore.
-Indosserai
la maschera anche qui, alla prima casa? – chiede subito dopo… senza abbandonare
la sua espressione furba… la piccola peste.
È
chiaro cos’è che abbia voluto intendere, no?
-Certo – risponde prontamente Mu, non
lasciandomi tempo di rispondere.
-E se a Reiko dovesse scivolare di
nuovo la maschera? – chiede ancora, senza abbandonare la sua espressione
sorniona, facendomi spalancare appena la bocca per lo stupore…
Accidenti!
Io mica ero così maliziosa alla sua età! Eppure Mu è
tranquillo… l’unica spiegazione plausibile è che frequenti troppo l’ottava
casa…
-È affar suo, a te non riguarda – lo richiama infatti istantaneamente Mu. Kiki
è adorabile… ma va pur sempre tenuto a bada come tutti
i bambini della sua età. – Adesso fila ad allenarti! – esclama il cavaliere
dell’ariete, abbandonando i panni del fratello accondiscendente e imponendosi
nei panni di maestro.
-Corro!
– risponde subito lo scricciolo, capendo al volo l’antifona, volatilizzandosi
all’istante dallo stipite della porta.
-Caspiterina!
– esclamo io dopo una leggera risata divertita, voltandomi verso Mu, che si è
allontanato un po’ per recuperare la maschera finita alle spalle del divano.
Nel rivedere quel lugubre aggeggio di tortura e nel ripensare a ciò che è
successo, un’idea divertente mi balena in mente… e riprendo a ridacchiare
sommessamente.
-Però…
non sarebbe una cattiva idea. – dico, vedendo Mu dirigersi verso di me,
aggrottando la fronte per indurmi a continuare. – Far finta che mi scivoli,
ovviando poi alle soluzioni estremistiche spiegando che non ho ancora imparato
a indossarla bene! – gli spiego, sorridendo trionfante, soddisfatta e divertita
dalla mia stessa idea.
-Ma
sì, è geniale! – continuo entusiasta. – Me la faccio scivolare davanti ad ogni
cavaliere del santuario, ripeto a tutti la stessa litania
e induco tutti ad accettare l’idea che sia un’incapace nell’indossarla! –
esclamo, ancora sorridente. – Così sarò libera da ogni vincolo che impone la
maschera, perdonando generosamente ogni persona che avrà la sfortuna d’incappare
nella disgrazia del vedermi senza, non ritenendola poi responsabile dell’atto,
a me solo riconducibile. E se qualcuno s’innamorerà lo stesso, beh, pazienza! –
concludo mostrandomi fintamente dispiaciuta, portandomi perfino una mano alla
fronte con fare teatrale per sottolineare l’atto… ritornando seria non appena
scorgo il volto funereo di Mu, orientato ovunque fuorché sulla mia traiettoria.
-Tra
un’ora all’esterno della casa – mi ordina gelido, riconsegnandomi con gesti
meccanici la maschera, dirigendosi poi a passo spedito all’esterno della sala…
lasciandomi da sola come un’idiota a capire che accidenti gli sia preso così
all’improvviso.
Angolo
dell’autrice…
Ecco
a voi! Contenti? In tempi piuttosto brevi dal solito e con un bel po’ di
novità!
Parte
delle cose sono state accennate… ma ci sono ancora dei
punti interrogativi, vero? Leggendo la storia dall’inizio, avrete capito che
tendo a disseminare indizi e informazioni come briciole, man mano, a poco a
poco, capitolo per capitolo… magari incappando nell’errore dello scrivere
capitolo semi vuoti – come quello precedente – o ricchi –
come questo.
Ma
a volte non riesco proprio a farne a meno, dal momento che la storia, seppur
avendone tracciata la trama già in mente, la scrivo poco alla volta,
pubblicandola non appena ne esce fuori qualcosa che mi soddisfi.
Quindi
siete vittime dell’esaltazioni della mia mente bacata
XD Spero non vi dispiaccia troppo u__ù
Questa
volta sono di fretta ç__ç Saluto e ringrazio velocemente tutte le persone che
hanno commentato anche lo scorso capitolo e i silenziosi lettori che hanno
fatto raggiungere “Somebody” a quota mille
visualizzazioni!
VI
AMO *__* Non ho altro da aggiungere u__ù
Ovviamente
ulteriori delucidazioni in merito a questo (apparente) caos che è venuto fuori
in questo capitolo verrà spiegato in seguito… Reiko
dovrà prima o poi sapere chi accidenti è e chi accidenti la cerca, no?
Quindi
abbiate fede u__ù E io continuerò ad amarvi XD E ditemi se a qualcuno era passato anche solo per l’anticamera del cervello che si
potesse arrivare a parlare di ciò che si è letto in questo capitolo ^__^
-Oh
no… - mi lascio sfuggire nel vedere Shaka e Aioria attendermi con Mu
all’esterno della prima casa… non tanto per il secondo, quanto per il primo. Ma
è così difficile per Mu accettare che lo detesto???
-Salve…
- saluto diplomaticamente dopo aver emesso un leggero colpo di tosse, scendendo
le scale per raggiungerli… e giurerei di aver visto il cavaliere del leone
spalancare i suoi occhioni verdi poco prima che
prendessi ad avvicinarmi a loro. Eh già… sarei pronta a scommettere che non si aspettava che avessi indossato la maschera!
Chissà
quante esultazioni avverranno al santuario nel sapere
della mia patetica sottomissione…
Faccio
appena in tempo ad immaginarmi Saori che stappa una
bottiglia di champagne, che i miei occhi cadono sull’abbigliamento dei miei tre
accompagnatori.
Come
Mu, anche Aioria e Shaka non indossano il cloth.
L’abbigliamento del cavaliere della vergine è come al
solito semplice e essenziale, indossa dei pantaloni bianchi di lino in stile
orientale e una casacca azzurra dello stesso tessuto e stile, la cui scollatura
a “v” – appena accennata – è congiunta da una sorta di laccio di spago sottile
color sabbia tenuto non tanto stretto, mostrando la pelle diafana del suo torace.
Perfetto
e impeccabile come sempre…che darei per lanciargli addosso un
secchio di vernice nera…
Aioria
invece indossa un paio di jeans larghi chiari, sbiaditi all’altezza delle ginocchia,
e una maglietta a mezze maniche blu. Un braccio è piegato per far da leva alla
mano che tiene un giubbino di jeans poggiato su una spalla, l’altra invece è
immersa in una tasca dei pantaloni.
Mu
indossa dei pantaloni color sabbia con chiusura a sbuffo sulle caviglie e casacca
verde scuro dalle maniche lunghe e a tre quarti.
La
loro analisi sul mio abbigliamento è altrettanto approfondita… perché non sono
riusciti a staccarmi gli occhi di dosso da quando sono
comparsa sulla soglia della prima casa, hihihi… (ad
eccezion fatta di Shaka naturalmente… la cui espressione è rimasta immutata per
tutto il tempo… tsè…).
-Ebbene?
– chiedo fingendomi spazientita, godendo dietro la maschera, invece, delle loro
espressioni beote.
Mu
mi analizza un’ennesima volta, aprendo la bocca e tentennando appena nel
rivolgermi la parola.
-Sicura
di non voler indossare qualcosa di più… - s’interrompe e un lieve rossore gli
colora le guance.
-Di
più? – lo incalzo io, volendolo mettere di proposito in difficoltà, ringraziando
mentalmente la maschera che sta evitandomi di mostrare il ghigno che mi si è
dipinto sul volto.
Aioria
aggrotta la fronte rapidamente, intendendo e facendo intendere di aver capito
che non ho abbandonato il piede di guerra, volgendo lo sguardo verso terra,
mostrandosi così improvvisamente interessato al suolo polveroso.
-Decoroso
– risponde al posto di Mu, Shaka, facendo assumere alla sua espressione
impassibile una nota severa.
Gne, gne, gne!
-E
perché mai? – chiedo tra l’ingenuo e il provocatorio, reclinando la testa per
osservarmi i pantaloncini neri – lunghi appena sotto ai glutei per intenderci –
e il top panna con scollo a “v” aderente.
-Ho
già il burqa – dico ironicamente, indicandomi con un
dito la maschera che indosso. – Il mio onore è al sicuro, no? – aggiungo,
facendo liberamente riferimento all’assurda regola rifilatami.
I
cavalieri rimangono in silenzio: uno a contemplare ancora il terreno, un altro
a osservare le nuvole e un altro ancora a fissarmi – se così si può dire –
attraverso le palpebre. Che fenomeni da baraccone...
-Non puoi entrare nei luoghi sacri
vestita in quel modo – puntualizza, come d’altronde immaginavo, il mio adorato
cavaliere ossigenato, facendomi sbuffare sonoramente.
-E chi ci vuole entrare? – chiedo con
enfasi, sollevando i palmi in segno di difesa per sottolineare la mia
intenzione a non profanare con la mia nefandezza i luoghi sacri… puah!
È
Aioria a interrompere lo pseudo battibecco, prendendo
parola e interrompendo il cavaliere della vergine.
- Andiamo? – sbotta più che chiedere,
rivolgendosi tra lo speranzoso e l’esaurito a Mu, che si limita ad annuire e ad
avvicinarsi di più a noi.
- Non sperare di ricevere un applauso dopo
questa trovata. Ti stai solo dimostrando nuovamente infantile… nonché indecente
- .
Alzo
gli occhi verso Shaka lanciandogli uno sguardo inceneritore, ricordandomi
troppo tardi che non può coglierlo… cominciando così a pensare a come rispondergli
a tono facendo magari riferimento alla sua abilità innata nell’essere il miglior
lecca culo di Saori… quando vedo sottecchi Mu e Aioria lanciarsi uno sguardo
d’intesa. Subito dopo vedo quest’ultimo afferrare con una mano una spalla di Shaka
e con l’altra quella di Mu, mentre una mia mano viene
avvolta dal cavaliere d’aries… ma prima che possa
comprendere la ragione per cui il volto sembra mi sia andato in fiamme e lo
stomaco in subbuglio, la nausea tipica dei viaggi nello spazio torna a farmi
visita, facendomi salire l’intestino in gola.
Sbando a lungo, una volta risentito il terreno sotto ai piedi, cominciando
a zigzagare in modo irregolare per cercare di assecondare il moto circolare con
il quale si sta muovendo il mondo attorno a me…
Sento
una mano afferrarmi prontamente una spalla… ma non è
la stessa che mi ha afferrata altre volte.
-Dobbiamo
andare nella direzione opposta – sento dirmi da Aioria, mentre la mia vista,
che visualizza tre cavalieri del leone anziché uno, tenta di mettere a fuoco
non solo lui ma anche il posto in cui ci siamo teletrasportati.
-Respira
– sento dirmi subito dopo da Mu, mentre una sua mano si porta sulla mia schiena
per invogliarmi ad eseguire il suo consiglio. A differenza di Aioria, che non è
riuscito a vedere, per via della maschera, che sono diventata cianotica, Mu,
pur non vedendomi il volto, ha capito subito che avrei avuto bisogno di aiuto
dopo il teletrasporto.
Cerco
di regolarizzare il respiro come mi ha suggerito, ma questo dannato affare non
fa filtrare aria a sufficienza… o forse sono io che sono diventata improvvisamente
claustrofobia?
Me
la scosto appena dal viso, per far passare un po’
d’aria, riuscendo ad avvertire l’improvviso e repentino spostamento di Mu, che
si è portato alle mie spalle.
Innervosita,
mi riposiziono la maschera sul viso e mi volto verso di lui, lanciandogli
un’occhiataccia – che naturalmente non coglie –, preparandomi a dirgli quanto
penso sia diventato ridicolo… quando un vociare
animato attira la mia attenzione e quella dei tre cavalieri che sono con me, inducendoci
a sporgerci dall’altura sulla quale siamo comparsi, notando così una folla
numerosa accorrere velocemente attorno ad un uomo al centro della piazza
cittadina.
Volgendo
lo sguardo un po’ ovunque, mi accorgo che siamo finiti, sì, in India – a
confermarmelo la catena montuosa dell’Himalaya che
abbraccia in lontananza l’intero paesaggio - ma non nel mio villaggio natìo… ehm… o perlomeno nel villaggio in cui sono cresciuta…
considerando che non ho la più pallida idea di dove sia nata…
Focalizzo
la mia attenzione sull’uomo attorno al quale si sono ammassate le persone,
scorgendo i capelli corti brizzolati e la corporatura snella, la cui postura, a
differenza delle rughe che gli compongono l’ormai non più giovane pelle del
viso e delle mani, dà l’impressione di essere ancora una persona atletica.
Dal
modo in cui gesticola e in cui tiene la testa alta deve trattarsi sicuramente
di una persona carismatica… un leader… un… maestro?
M’intristisco,
nel ripensare alla corporatura più esile e bassa del maestro Shin, sorridendo
appena nel ricordarmi dei suoi occhi saggi e del suo sorriso dolce…
Scuoto
fastidiosamente la testa nel sentire un solletichìo
provenirne dall’interno, voltandomi di scatto verso Mu, al mio fianco, per
fargli capire una buona volta che non deve più azzardarsi a frugare nella mia mente… ma vengo dissuasa dal suo sorriso accennato e dal suo
sguardo comprensivo…
Se
non ci fosse quest’affare malefico a fungere da barriera, potrebbe scorgere nei
miei occhi lucidi un briciolo di tristezza.
Ma
non ce ne bisogno. Sa. Sa come mi sento… con o senza intrusione telepatica… con
o senza maschera… e un po’ questo riesce a rincuorarmi.
Gli
sorrido, sperando che colga il gesto attraverso il mutamento del mio animo, e in risposta la sua espressione ritorna composta, anche se il
sorriso non gli abbandona l’espressione.
Mi
fa cenno con la testa di seguirlo quando spicca un
salto dall’altura, portandomi a guardare verso il basso, accorgendomi che Shaka
e Aioria si sono già avviati.
Non
mi faccio invitare due volte e scendo giù anch’io.
-Un
altro tempio è stato profanato! – esclama il tipo che è riuscito a guadagnarsi
l’attenzione di quasi tutta la gente della strada.
-Quale
stavolta, sommo Tadij? – chiede qualcuno dalla parte
opposta a quella in cui ci troviamo, che non riesco a vedere.
Gli
occhi del sommo Coso – di cui non ricordo già il nome – si spalancano di botto
con fare teatrale, mostrando un paio di iridi celesti… chiarissime… quasi
cristalline, tanto che sembrano tendenti al bianco… e la sua espressione si
contorce in una pessima imitazione dell’urlo di Munch.
Ed
io che stavo quasi per prenderlo sul serio…
-Un
tempio shivaita! - .
Alla
sua risposta un’esclamazione di puro stupore si alza dalla folla, creando un
coro che si estende per tutta la piazza fino a disperdersi e a creare un’eco…
Non
vorrei essermi fatta influenzare troppo dalla reazione della gente…
ma ho avuto la sensazione che i cosmi del leone, dell’ariete e della
vergine si siano un tantino alterati...
Volgo
lo sguardo verso di loro squadrando minuziosamente le loro espressioni serie e
compite, tutte concentrate sul tizio teatrale.
Bah.
Gli
occhi di Aioria saettano improvvisamente per tutto l’ambiente
circostante, inquieti, come se stessero cercando qualcosa. Mi concentro
al massimo, cercando di percepire una minima anomalia sensoriale che possa
allarmare anche me - come credo abbia allarmato lui - ma
non avverto nulla…
In
un attimo i suoi occhi ritornano a fissare davanti a sé, accorgendosi probabilmente
del mio volto girato appena verso di lui… Dannazione a questa maschera! Con lei
che mi copre il viso l’espressione “guardare sottecchi” mi è praticamente
impossibile! Che merda di visuale! Sarei proprio curiosa di sapere chi l’ha
inventata e chi l’ha imposta alle sacerdotesse guerriero…
-Che
reazione esagerata… - decido di dire, sottovoce, rivolgendomi a lui, mirata a
sentire la sua risposta e a sondare così il terreno. È chiaro che non mirava a farsi scoprire intento a guardarsi intorno…
chiedergli cosa c’è che non va equivarrebbe a indurlo a star più attento alle
sue azioni future, cosa che non mi gioverebbe affatto.
Il
suo sguardo interrogativo si sposta su di me.
-Mi
sembra di ricordare che ultimamente è cosa frequente venire a sapere di
attacchi, carneficine e distruzioni in templi indiani… - riprendo, tentando
accuratamente di distanziarmi dal discorso per non ripiombare nel ciclone dei
ricordi. – Perché si sorprendono così tanto? Credevano che fosse una cosa
passeggera? Una marachella, magari? -.
Aioria
scuote la testa in senso negativo, ritornando a guardare avanti e assumendo
un’aria vagamente pensierosa.
-È
la prima volta che viene attaccato un tempio dedicato
al dio Shiva – dice, girandosi di nuovo verso di me e
guardandomi… come se… si aspettasse qualche reazione?
-Ah
sì? – è tutto ciò che riesco a formulare, interdetta dal suo sguardo indagatore
e confusa dalla notizia appena appresa. Che significa che è la prima volta? Le
distruzioni dei templi sarebbero mirate?
-Finora
sono stati attaccati templi di ogni tipo… da quelli dedicati ai culti minori a
quelli maggiori, compresi quelli dedicati ai membri della Trimurti… - mi
spiega, ritornando a osservare pensoso il tipo al centro della calca di gente.
- Meno che quelli dedicati a Shiva… - s’interrompe,
prendendo a fissare il Sommo Coso - Fino a poco tempo fa, s’intende – aggiunge,
dando un colpo di mento per indicare l’oggetto delle sue attenzioni.
-Non
può essersi trattato di una pura casualità? – chiedo ingenuamente, mordendomi
la lingua subito dopo essermi lasciata sfuggire la
cavolata.
-Direi
di no – mi risponde Aioria, riportando i suoi occhi per un attimo nuovamente su
di me, sorpreso dalla domanda che gli ho posto.
Ecco,
appunto.
No,
che non può essersi trattata di una casualità.
Il
culto della Trimurti è quello più praticato qui in India, ma, delle tre
divinità che la compongono, a Shiva sono dedicati i
maggiori culti, venendo considerato superiore a Brama
e Vishnu per questioni teologiche induiste
che non sto qui a spiegarvi…
Fatto
sta che l’India è strapiena di templi dedicati a Shiva.
Se chiunque guidi quegli psicopatici avesse voluto attaccare a caso, prima o
poi ne avrebbe fatto le spese anche un tempio dedicato al dio pluri valente. E invece è stato attaccato dopo… significa
che il folle prima citato sta seguendo un piano preciso…
Presa
come sono dal riflettere febbrilmente, mi porto una nocca alla bocca per
mordermela come faccio di consueto… imprecando poi per l’ostacolo che incontro
durante il tragitto! Cavolo! Non mi ci abituerò mai!
Accidenti…
mi sono persa le ultime parole pronunciate dallo pseudo
maestro! Mi volto seccata verso i miei accompagnatori, rimanendo un attimo perplessa… ma… che sta facendo Mu?
Riesco
a vedere i suoi capelli color lavanda svolazzare solo per un
attimo prima che si disperda tra la gente, quando Shaka mi limita la
visuale, avvicinandosi a me.
-Dopo
aver saputo precisamente quale tempio shivaitasia stato attaccato, ci recheremo lì – m’informa, perentorio
e inflessibile… ma non è che m’importi molto del suo solito atteggiamento ora.
Più che altro non comprendo questa decisione…
-Perché
dobbiamo concentrarci su un tempio? – gli chiedo, incapace sul serio di
comprendere che intenzioni hanno. Con mia somma sorpresa, Shaka apre gli occhi,
prendendo a fissarmi... ma non con ostilità… quasi con… introspezione? Che ha
da guardarmi così?
Passa
un po’ di tempo prima che a rispondere alla mia
domanda ci pensi Aioria.
-Dirigendoci
sul luogo dell’ultimo attacco potremmo cercare delle tracce che ci riconducano agli assalitori - .
Il
mio sguardo perplesso si sposta su di lui, prendendo a scrutarlo attentamente.
-Volete
dire che vaghiamo nel buio? – chiedo leggermente astiosa, leggendo negli occhi
di Aioria una risposta negativa nonostante lui non si muova di un millimetro e
non faccia nulla per farmelo intendere.
I
lunghi anni di addestramento col maestro Shin, immersa in un ambiente maschile
e maschilista in cui tutti non facevano altro che puntarmi contro innumerevoli
dita per indicarmi come inferiore e ridicolizzarmi, e gli ultimi sette anni
passati a farmi addestrare da una persona ermetica come Mu – che ho imparato a
capire non proprio dall’inizio della nostra conoscenza –, mi hanno insegnato a
capire le persone dai soli sguardi e recepirne dagli occhi qualsiasi tipo di
messaggio, seppur accennato e non voluto.
Senza
contare che, ahimè, sono altamente empatica, e per
quanto si cerchi di camuffare le proprie reazioni con
me non la si spunta.
Maledizione…
È
vero, non li sopporto, li considero una casta guerriera sprecata, ma per quanto
mi stiano sulle scatole mi rifiuto di credere che
siano degli idioti.
Venire
qui in India senza uno scopo preciso, senza avere una
minima idea di con chi si ha a che fare, per poi dirigersi nell’ultimo tempio
attaccato per cercare informazioni su degli squilibrati?
Bah…
e continuano a credere che mi beva tutto!
Ancora
una volta mi stanno escludendo... e la domanda mi sorge spontanea: che diavolo
ci faccio allora qui?
-È
in un villaggio vicino al Gange, poco lontano da qui… mi è stata indicata la
strada - .
Ecco
un altro che continua a prendermi per fessa.
-Perché
non gli hai letto nel pensiero? – chiedo a Mu indispettita, ricordandomi di
tutte le volte che invece ha usato quel metodo con me.
-L’
ho fatto – mi risponde in modo ovvio, sorridendomi come suo solito. Rimango a
fissarlo per un periodo di tempo indefinito, chiedendomi per quale accidente di
motivo si sia allora rivolto personalmente al Sommo
Coso.
-Ha
omesso di dirmi la località, e per non sondare sospetti gliel’ho letta nella
mente - .
Uff…
uno a zero per lui.
-Andiamo?
– chiedo allora, dopo aver abbassato un attimo la testa sconsolata, vedendo
Shaka richiudere gli occhi e avviarsi senza dire una parola tra la folla, che
si apre al solo vederlo arrivare, scrutandolo sottecchi avanzare maestosamente
come suo solito. Qualche donna resta a osservarlo – anche se
mi verrebbe da dire “contemplarlo” – qualche minuto di più, voltandosi poi
nella direzione opposta col volto in fiamme e allontanandosi il più velocemente
possibile.
Eh
beh… senza considerare che è inconsueto scorgere un biondo puro in una località
la cui etnia vanta di caratteristiche corporee comprendenti il colore scuro dei
capelli e della pelle, Shaka – pur se infinitamente odioso, antipatico e altezzoso
– non è mica male… mi chiedo cosa succederebbe se aprisse gli occhi di fronte a
tutti!
Ridacchio
lievemente, vedendo Mu sorpassarmi – senza degnarmi di uno sguardo – e
procedere nella stessa direzione di Shaka. Non che mi aspetti che mi guardi
ogni volta che mi ha intorno… ma… AH! Nulla… sto solo diventando seriamente
paranoica!
Tutt’a
un tratto avverto una sensazione che definire fastidiosa e orripilante sarebbe un eufemismo… e, indecisa se fare direttamente una strage o
comportarmi diplomaticamente senza troppi spargimenti di sangue, mi volto fulminea,
mettendo a fuoco il volto disgustoso del suicida che ha osato… palparmi il
sedere…
-Niente
male – pronuncia la mia prossima vittima, mostrando un sorriso a tratti
sdentato, reso obliquo dalla soddisfazione del gesto che ha compiuto e che non
sa gli costerà la vita…
Indignata,
stringo i pugni fino a farmi sbiancare le nocche, notando un paio di individui -
altrettanto ripugnanti al solo vederli - avvicinarsi al suicida e calare delle
pacche sulle sue spalle, probabilmente per complimentarsi.
Tre,
dunque. Ci sarà da divertirsi.
-Ehi,
dolcezza, perché non togli la maschera e ci mostri il tuo bel visino? – dice
quello alla destra dell’insulso che mi ha toccata, mostrando un altrettanto
sorriso pessimo.
-Non
essere scortese, fratello! – fa quello a sinistra, avanzando un po’ verso di
me. – Potrebbe essere menomata… - aggiunge “delicatamente”, facendomi
scongiurare contro l’intero santuario, escluso Kiki.
-Chiedete
scusa e allontanatevi immediatamente – giunge improvvisamente la voce severa di
Aioria, nelle vesti di protettore di fanciulle indifese – che attualmente non
vedo in giro… - , che deve probabilmente aver
assistito.
-Ma
tu guarda… - fa il tipo che ha osato toccarmi, venendo
poi preceduto da uno dei suoi compari.
-Cosa
credi di fare contro noi tre? – chiede, sbruffone fino
al midollo. E permetterei davvero ad Aioria di accartocciarli come dei fogli di
carta per soddisfare il suo orgoglio, se non volessi soddisfare prima il mio.
-Non
volevate vedermi in viso? – chiedo agli idioti, modulando perfettamente la voce,
riacquistando così la loro attenzione. Si voltano, prendendo a osservarmi
sbalorditi, per poi sghignazzare come delle iene fameliche.
Aioria
indirizza il suo sguardo attento verso di me. Ha i nervi tesi, pronti a scattare,
ma non si muove… incuriosito probabilmente dalla mia uscita.
-Non
vogliamo vedere mica solo quello, tesoro… - dice lo stesso idiota di prima,
avanzando verso di me con la solita, illusa, espressione famelica.
Allora
mi tolgo la maschera, sorridendogli amabilmente, vedendo la sua espressione
farsi curiosa, mentre io mi accingo a mostrarmi dispiaciuta.
-Che
peccato… - esordisco. – Niente colpo di fulmine… - pronuncio, incurante del
fatto che loro non ci stiano capendo niente, lanciando la maschera verso Aioria
e avventandomi su di loro per massacrarli.
-Hai
esagerato - .
-Guastafeste
- .
-L’intento
era di non attirare attenzione - .
-Guastafeste
- .
Aioria
sbuffa, volgendo lo sguardo verso il cielo, chiedendo probabilmente l’aiuto
della sua dea.
Alla
fine è intervenuto comunque. Non certo per aiutare me… ma per aiutare gli
idioti che mi hanno provocata. Questa discussione sta andando avanti da quando abbiamo abbandonato la città.
Non
bastavano solo Mu e Shaka, che -al sentire il vociare concitato delle
donne che tifavano per me, e avvertendo il cosmo del leone agitarsi un po’ per
tentare di calmarmi - sono ritornati indietro di corsa, rivolgendomi uno uno sguardo sconsolato e un altro uno sguardo severo, per
poi costringermi ad acquistare qualcosa da indossare definito dal secondo più
“decente”, ma Aioria mi ha riempito la testa di paternali. E che palle…
Calcio
lontano una pietra incrociata lungo la strada, incurante della polvere che,
sollevatasi all’azione, mi sporca i pantaloni blu a sbuffo, stavolta
“rigorosamente” lunghi (indovinate grazie a chi?).
Ho
accettato di cambiarmi solo perché la canotta mi si
era imbrattata di sangue. Adesso ne indosso una arancione,
ben più accollata, ma ugualmente aderente, fermata poco sopra i pantaloni da
una cintura di seta, doppia e striata di blu e arancione per richiamare
entrambi i colori che indosso.
Sbuffo
anch’io.
Stiamo
camminando da un bel po’ e ancora non siamo giunti a destinazione. Abbiamo
attraversato ben due villaggi… ma non doveva essere
“poco lontano da qui”?
-Eccoci
– pronuncia improvvisamente Mu, fermandosi altrettanto improvvisamente, tanto
che, non accorgendomene, gli rovino addosso.
-Scusa
– gli dico quando si volta verso di me, sorridendomi
poi tranquillamente e invogliandomi a seguirlo all’interno del tempio shivaita.
Mi
blocco poco prima di entrare, facendo conseguenzialmente
rovinare addosso a me Aioria, che impreca sottovoce, senza però smuovermi e
convincermi ad avanzare.
Una
paura inspiegabile mi attanaglia lo stomaco.. e
improvvisamente rivedo i corpi martoriati dei discepoli del mio tempio.
-Non
vi è nulla che hai già visto - .
La
voce di Shaka mi arriva alle orecchie ovattata, presa
com’ero dal ricordare, ma ciò nonostante riesco a riconoscerla… così come
riesco a comprenderne il senso, seppur mi meravigli che l’abbia pronunciata per
tranquillizzarmi.
Annuisco,
riprendendo ad avanzare all’interno del tempio… constatando coi miei occhi che,
effettivamente, è stato tutto ripulito.
In
fondo alla sala principale, così come in quello del maestro c’è il Buddha, una statua di enormi dimensioni raffigura il dio Shiva.
Seduto
nella posizione del loto, con l’espressione del volto rilassata e gli occhi
chiusi, un sorriso appena accennato conciliante e quattro
braccia: due intrecciate in grembo, coi palmi rivolti all’in su, e le
altre due rivolte verso l’alto, una a reggere un tridente, l’altra a reggere un
tamburo.
Al
centro dell’ampia fronte il terzo occhio, quello che io una volta pensavo si trattasse di un tao e che il maestro mi spiegò si trattasse
invece dell’occhio della saggezza e dell’onniscienza.
Mi
guardo intorno, scorgendo sulle pareti raffigurazioni pittoriche che ritraggono
il dio in varie posizioni e in situazioni, così come racconta di lui il culto.
Inizio
a girovagare per la sala, mentre Shaka inizia un qualche discorso sul come muoverci,
infischiandomene e continuando a far scorrere gli occhi sulle pareti e sui
ripiani in pietra su cui scorgo, mal volentieri, cocci e resti di quelli che
una volta dovevano essere vasi e altro.
Calpestandola,
m’imbatto poi in una rappresentazione del dio in una posizione diversa da come
l’ho visto finora.
Prendo
due pezzi di quella che una volta era una statua in miniatura e li avvicino,
cercando di incastrarli, riconoscendo poi la rappresentazione di Shiva in veste di danzatore cosmico. Lasciando perdere
l’ormai impossibile riparazione della mini statua, mi alzo e riprendo a
gironzolare per la sala, arrivando quasi alle spalle dell’enorme statua posta
al centro della sala.
Con
mia somma sorpresa, sul muro di fronte a me, praticamente alle spalle della
statua, c’è un dipinto, sospeso ad altezza d’uomo, ne
troppo in alto, ne troppo in basso, rappresentante il dio nella sua forma
ermafrodita, che lo ritrae con la sua consorte.
Avanzo,
ammaliata dai colori vivaci che caratterizzano la rappresentazione pittorica,
urtando col piede improvvisamente contro qualcosa,
evitando per un pelo di finire a terra.
Un
uomo giace a terra, inerme, il corpo in una posizione innaturale, le palpebre
aperte, gli occhi bianchi a mostrare solo la pupilla, la bocca semi aperta e contratta
in una smorfia di dolore.
Sobbalzo
inorridita, arretrando di un passo incosciamente, per
poi inginocchiarmi accanto al suo corpo con l’illusione di essere ancora in
tempo.
Sento
Mu chiamare il mio nome più volte, mentre in un impeto di rabbia mi tolgo la
maschera, che mi è d’intralcio, e la lancio lontano, cominciando poi a stracciargli
all’altezza del petto la tunica porpora che indossa.
Come
mi aspettavo dal colorito bluastro del volto, è morto per soffocamento. Intorno
al collo vi sono ancora i segni dell’oggetto con cui è stato ucciso.
Singhiozzo,
ricordandomi di nuovo del corpo inerme del maestro Shin che ho stretto tra le
braccia, ricordandomi anche dello stesso identico colore di pelle…
Scaccio
le lacrime, portando due dita al collo dell’uomo per assicurarmi un’ultima
volta della triste conclusione a cui sono giunta.
-Sono
qui… - rispondo all’ennesimo richiamo di Mu, sentendo i suoi passi accelerati,
come quelli degli altri due cavalieri, dirigersi verso di me.
Faccio
per ritrarre la mano e alzarmi, ma una mano dell’uomo scatta ad afferrarmi il
polso, e la testa si alza con un rumore sinistro. Dopo essermi ripresa relativamente
dallo shock, istintivamente provo a divincolarmi… ma
un paio di occhi gialli si fissano nei miei, dissuadendomi all’istante da ogni
tentativo di fuga e immobilizzandomi col solo timore e raccapriccio che
riescono a incutere…
-Ma
che accidenti! – sento esclamare Aioria, mentre innumerevoli colpi sembrano
abbattersi su un… muro. Li ha bloccati dall’altra parte.
Incapace
di muovermi, sofferente per il dolore che la stretta del non morto sta esercitandomi
sul polso, tento perlomeno di articolare qualche frase di senso compiuto al
posto delle parole sconnesse che mi stanno uscendo di bocca, cercando di
fermare il tremolio convulso che mi sta scuotendo violentemente le membra.
Improvvisamente
sento propagarsi all’interno del mio corpo uno strano calore…che mi sale dalle
viscere… fino a raggiungermi la testa… che sento diventarmi incandescente…
Chiudo
gli occhi in preda ad un altro dolore, questa volta proveniente precisamente
dal centro della fronte e faccio per ribellarmi sia a questa forza che a quella
del non morto, ma, senza che lo voglia, la mia mano libera va a stringersi
attorno al collo del cadavere che avevo tentato di soccorrere.
I
suoi occhi diventano liquidi… facendo assumere al bizzarro colore delle sue
iridi un colore più intenso… poi piega la bocca in un ghigno sadico e si volta
verso il dipinto che avevo notato precedentemente.
Pur
se lottando con tutte le mie forze, riesco a voltarmi anch’io, e spalanco gli occhi,
nel vedere una luce provenire dal terzo occhio della figura ermafrodita… o, più
precisamente, dal crescente di luna posta vicinissimo al terzo occhio, altro
tratto caratteristico del dio della trimurti, che lo accomuna
alla consorte.
La
mia mente, incapace di trovare spiegazioni razionali, collega automaticamente
quel fenomeno al bruciore persistente che avverto al centro della fronte.
Mi
volto con occhi sgranati di nuovo verso il non morto, trovandolo ancora a sorridere
sinistramente.
-Shakti…
- pronuncia improvvisamente, quasi sussurrando, con voce sinistra e doppia, e
la mano che gli stringe il collo rinsalda la presa, mentre la mia mente tenta
di capire che diamine abbia detto e perché diavolo non riesca a controllare le
mie azioni.
-Ti
ho trovata! – esclama, scaraventandomi poi al muro alle mie spalle, lungo il
quale scivolo, arrivando a toccare terra dolorante, come se avessi tutte le
ossa rotte.
Mi
mordo il labbro inferiore per non urlare, sentendo liberarsi in aria un grido
acuto e sinistro…
Riapro
appena un po’ gli occhi, giusto in tempo per vedere il non morto richiudere la
bocca – dalla quale è provenuto l’urto raccapricciante – e accasciarsi al suolo,
sentendo le ossa toccare terra. Dalla bocca aperta esce improvvisamente del…
fumo nero… denso… che si libra nell’aria, fino a raggiungere la sommità della
statua di Shiva.
Seguendo
i suoi spostamenti, riesco a scorgere con la coda dell’occhio i ragazzi
abbattere finalmente quella sorta di muro invisibile che li ha trattenuti, e
prima che possano reagire in qualche modo, la nube nera schizza alla velocità
della luce all’esterno del tempio.
-Reiko!
– esclamano all’unisono i ragazzi, mentre, incapace di tenere aperti gli occhi,
le mie palpebre calano, facendomi avvolgere dal buio.
-Reiko!
– sento chiamarmi ancora… ma questa volta non riesco a
distinguere la voce… mi sento solo trascinare velocemente ma delicatamente a
terra, facendomi poggiare la testa su un paio di gambe…mentre qualcun altro mi
afferra un polso, probabilmente per sentirne il battito.
-Ritorniamo
al Santuario! – sento esclamare ancora da qualcuno dei tre, e in men che non si dica, la richiesta viene
ascoltata.
Intontita
come sono, non ho accusato nemmeno l’effetto del teletrasporto.
Riapro gli occhi solo per assicurarmi che siamo ritornati al Santuario… poi mi
lascio sopraffare dalla stanchezza.
Angolo
dell’autrice…
Hola ^^ Giusto un po’ di movimento,
contenti? Vi meritavate un capitolo un po’ più concreto dopo tutta la suspence che ho creato… e, anche se non ufficialmente, penso che ormai si sia capito Reiko chi sia, no? No… ? Su,
fatemi sapere a che conclusioni siete giunti!
Inutile
dirvi che vi spiegherò successivamente perché i Gold non siano riusciti a
contrastare quella specie di “muro”… anche se lo si
potrebbe immaginare ^^
Ora
passo alle risposte dirette, saltando tutti coloro che hanno commentato il
precedente capitolo:
SnowFox : Ti dirò… Reiko si è già prenotata per un trapianto! XD Il
fatto è che non ci si mette solo Shaka… lo avrai capito no? XD
XD Uhm… chissà se nascerà qualcosa tra la
scapestrata e il cavaliere della Prima casa… chissà chissà,
ho così tante idee in testa che stanno facendo a gara per farsi assecondare,
che non posso proprio pronunciarmi in merito! XD Fammi sapere cos’è che avevi pensato… vediamo se c hai preso… ma penso di sì, dai!
Un bacio! ;
RedStar12 : Uh uh…
conosci i thugs quindi, ottimo! Sappi però che la
storia che sto sviluppando non farà riferimento a nessun romanzo che contenga
gli “strangolatori rompiscatole” (XD) però è
interessante sapere che stai già cominciando a sviluppare idee in merito… ne
sono contenta ^^ Chi è Reiko? Sì è
capito adesso? Bacioni anche a te! ;
Ai91 : È stato un incidente tranquilla ^^ Kiki si è
nascosto subito alla tua minaccia… dice che non ti assicura nulla, ma spera
ugualmente di non incorrere nella tua ira nel caso si verificasse di nuovo
qualcosa del genere ^^ Sai già cosa
voglio combinare con la maschera? Ma no… tranquilla, dai! *incrocia le dita dietro
alla schiena e fischia facendo finta di nulla* XD ;
Bloody_Star : Oddio… mi dispiace tanto che ti abbia
fatto quest’effetto la mia storia O///O anche se sinceramente non ho capito
bene perché >__> ti ha fatta piangere per due ore di fila per l’alto contenuto
demenziale XD o perché è riuscita a commuoverti *__* ? Fammi sapere che mi
preoccupo >__< Un bacio, a rileggerci presto! (spero!)
;
YamaMaxwell : Tu sei semplicemente uno spasso quando
commenti XD Non so mai da dove iniziare a risponderti XD Allora… i bronze…
giuro che, anche se non si nota, stimo molto anche loro XD Compreso Seiya, anche se lo sfotto sempre… ma aspettati qualche
nuova XD Shun è tanto dolce *__* chi meglio di lui da
aspettare che Reiko si svegli? Seiya poi non stava
usando termini coloriti con Mu… stava semplicemente sbraitando come al solito XD Come ti è sembrato il quartetto? ^^ Chi ti è sembrato
il più martire? XD Tisifone non l’ho fatta
scomparire… tranquilla tranquilla…
Eeeeeeeeh… la maschera… hihi…
aspetta e vedrai! Un bacio sensei!!
;
Roxrox :Kiki è
fenomenale… non sai quanto mi stia divertendo a manovrarlo nella storia ^^ La maschera… eh… questa sconosciuta…
chissà chissà… a presto cara! ;
mon_chan : Siccome sei tu…continuerò col
procedere con entrambe le storie (anche se mi massacrerò ç__ç) ma non
aspettarti aggiornamenti lampo per l’altra ò__ò E con questo nuovo capitolo… di
questa che te ne pare?? Hai capito chi è Reiko?? XD
Vedremo… XD Ciao collega-amica-martire-di-shopping-compagna-di-sbronze!
Alla prossima!
Ritornando
un attimo alla storia… volevo fare un paio di precisazioni.
La
base che ho usato per la realizzazione di questa storia… ha innumerevoli interpretazioni…
io, ovviamente, spiegherò, man mano che sarà necessario, la strada su cui ho
deciso di realizzare la storia, spiegando di volta in volta le decisioni e gli
avvenimenti che accadranno, che non saranno tutto frutto delle mie licenze
letterarie, ma avranno dei riferimenti attinenti ad informazioni reali.
Per
esempio, per la statua all’interno del tempio shivaita
mi sono rifatta alla statua di Shiva presente a Bangalore,
in India.
Ora
vi lascio ad immaginare chi possa essere il nuovo
nemico… *ride sadicamente* XD
Saluto
e ringrazio le 25 persone che hanno aggiunto la storia tra i preferiti e i silenziosi
lettori che continuano a seguirmi… sperando di riuscire a leggere qualche volta
(non chiedo tanto ç__ç) qualche commentuccio di tutte
le persone che mi seguono. [Chiedi troppo ndKanon] [… ndMe] [È già tanto
che leggano, non credi? ndSaga]
[ç__ç ndMe].
Ora
vi saluto u__ù dandovi appuntamento alla prossima u__ù Sperando di avervi incuriositi ç__ç
-Mi
è sembrata essere sconvolta quanto lei… è stato Shun
a spiegarmi marginalmente la situazione… - .
-Fortuna
che non c’era solo quel maggiordomo rompiscatole! - .
-Milo…
- .
-Vuoi
che ti ricordi da chi ho sentito chiamare mister leccapiedi in quel modo, Camus? –
-Ahahahahah!
A volte mi viene da pensare al putiferio che scoppierebbe se voi due foste
vicini di casa! - .
-Il
fato per fortuna ha voluto che vestissi le sacre vestigia d’acquario, Aldebaran…
- .
-Maniera
implicita di denigrazione, cavaliere dell’acquario? - .
-Direi
anche esplicita, cavaliere dello scorpione - .
-AHAHAHAHAHAHAHAHAH!
- .
-Potremmo,
per favore, ritornare al discorso di partenza? - .
-Un
po’ di pazienza Shura, stiamo aspettando che si
svegli, non possiamo pretendere nulla di istantaneo - .
Magari
fossi riuscita ad addormentarmi… sono nella prima casa
da più di un’ora e non sono riuscita a chiudere occhio! Probabilmente il mio
cosmo deve essere avvertito dagli altri come molto debole… per questo pensano
che stia ronfando…
-Indubbiamente
Dohko, ma considerando che siamo qui riuniti da circa
mezz’ora, considererei più saggio farla riposare e decidere successivamente
cosa fare, senza perdere ulteriore tempo e occupare a vuoto la casa di Aries - .
Bravo!!! Concordo in pieno, Shura!
-Davvero
nessuno ha ricevuto istruzioni? - .
-L’unico
tra noi che si è presentato alla tredicesima è stato Mu, Saga - .
-Sei
riuscito a portarla via senza interloquire con milady?
- .
-Ho
incontrato Milady all’ingresso del tredicesimo tempio,
Aiolos, ma ho evitato di porle domande, considerando
lo stato confusionale in cui versava…- .
-Stato
confusionale? Addirittura? - .
Hi,
hi… per un cavaliere così dedito come Aioria deve essere impensabile concepire
la propria dea nelle vesti di una comune mortale vera e propria... se l’avesse vista mentre indietreggiava, spaventata dalla mia
reazione, penso che ne sarebbe rimasto scioccato a sua volta!
-Hai
avvertito anche tu il suo cosmo turbato, fratello, non avevi compreso che fosse
per questo motivo? - .
-Immagino
che non deve essere stata una bella sorpresa venire a conoscenza di trovarsi di
fronte ad un’altra reincarnazione! Specie di quell’indole! Ahahahahahahah!
- .
AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!
-Spieghi
a tutti noi cosa c’è da ridere, Scorpio? Considerando lo stato in cui versano
le cose, non mi sembra una situazione tanto divertente - .
…
capita sempre a puntino, oh…
-Perdonami
Shaka… cercavo di smorzare un po’ la tensione… ma
immagino che tu, di ritorno dalla tredicesima, saprai risollevare i nostri
animi in maniera diversa e illuminarci… dicci, dunque, come intende agire la
nostra dea? - .
Hai
appena guadagnato altri dieci punti, mio caro Milo!
-Milady
si è riservata la facoltà di non prendere decisioni e di non esporre proposte
al momento. È confusa, non essendole la situazione ancora ben chiara, e non
avendo avuto modo di interloquire con la reincarnazione della dea Parvatisull’eventualità future.
Quando quest’ultima lo riterrà opportuno potrà chiedere un synagein,
col consenso della dea Athena, ed illustrare a noi tutti le sue intenzioni e i suoi piani - .
Oh…
ma quanta riverenza nel parlare della “reincarnazione della dea Parvati”… tsè! Ad ogni modo non
deve essere piaciuto a tutti il suodiscorsetto… ho appena sentito qualcuno sbuffare…
-Quando,
quando, quando… - .
-Qualche
problema, Kanon? - .
-Lo
stesso che abbiamo tutti, Scorpio! Forse non l’avete capito, ma siamo
nuovamente immischiati in un’altra pessima situazione! E invece di organizzare
una strategia, non dico offensiva, dal momento che non sappiamo contro chi combattere, ma perlomeno difensiva, siamo qui ad
aspettare, quando invece il tempo è l’unica cosa che non abbiamo! - .
-Quindi
cosa proporresti di fare? - .
Appoggio
in pieno la domanda di Aldebaran…
-Prendere
in mano la situazione prima che questa ci precipiti addosso cogliendoci in
pieno! -.
…sbaglio…
o ho appena sentito una sedia venir strusciata per terra?
-È
ora che alla dea Parvati suoni la sveglia, con tutte
le volte che è svenuta e rinvenuta non credo proprio che verranno a mancarle le
forze! - .
Oh,
cazzo! Un momento, un momento, un momento… è vero che
ho cercato deliberatamente di prenderlo per il culo e farlo passare per
psicopatico con la precedente questione della sangria… ma questa la vedo una
vendetta un po’ eccessiva! Senza contare che non è colpa mia se mi fanno
sbattere il cranio a destra e a manca e successivamente non riesco a mantenermi
all’in piedi! Mu in passato è stato un aguzzino
durante gli allenamenti… ma non mi ha mai insegnato a
non crollare sfinita per il dolore in seguito ad un impatto violento avvenuto
con una superficie solida!
-È
appena venuta a conoscenza di una verità esistenziale, se le altre volte il
tempo non le sarebbe stato necessario, adesso lo è più che mai - .
…
-Mu
ha ragione, Kanon. Non puoi pretendere questo adesso.
Devi darle del tempo, d’altronde anche milady se n’è
preso… non vedo perché proprio a lei, che ne ha più bisogno, debba essere
negato. - .
…
ed io gli ho rovinato anche la cena…
Dal
grugnito susseguito all’esclamazione di Aldebaran e dall’ennesimo spostamento
poco delicato della sedia sul pavimento, Kanon deve
aver rinunciato ai suoi propositi. Fiuw…
O-oh… e adesso chi è che si è alzato??
-Dove stai andando? - .
-Ho di meglio da fare che stare qui a
perder tempo, aspettando che una mocciosa si svegli ed un’altra si ricordi di
essere una dea - .
-Death Mask!
Non essere blasfemo! - .
-E voi non siate ridicoli! Kanon non ha tutti i torti… qui si sta perdendo solo tempo!
Non è il momento di avvolgere nell’ovatta nessuno! Se non ci sbrighiamo
finiremo di nuovo tutti nell’Ade, ed io non ho alcuna
intenzione di sprecare l’opportunità che mi è stata offerta standomene ad
aspettare! - .
…che
accidenti voleva dire con “finiremo tutti di nuovo nell’Ade”?
Ma… l’Ade non è… oddio… aspettate… cos’era? Ricordo
bene che è una sorta di aldilà? Ma perché ho passato ronfando alla grande tutte
le lezioni in cui il maestro Shin ha tentato di acculturarmi? Dannazione!
-Pensa
quel che ti pare, Aries! Ma non coinvolgerci nei tuoi
patetici sentimentalismi! - .
Ehi,
ehi, ehi, modera i toni, essere grottesco!
-Temo
di dovermi ripetere… non reputo necessario agire in modo così immediato,
considerando che Milady non abbia dato specifici
ordini e che dunque le decisioni relative alla sua persona, in quanto suo
custode, spettano a me… devo dunque avvisarti, Cancer,
che nel caso in cui decidessi di agire come ti
conviene nonostante quest’ennesimo chiarimento, sarò costretto a comportarmi di
conseguenza - .
…
-Ti
consiglio allora di agire di conseguenza prima ancora di essere provocato dalla
causa, se vuoi avere qualche chance di fermarmi! - .
Oh
porca pu… cazzo!!! Mai una volta che nell’alzarmi di corsa dal letto rimanessi
in piedi senza inciampare in lenzuola, coperte e similia!
Questa volta dovevo anche andare a sbattere col ginocchio contro il capezzale…
ma mandatemi qualcuno a benedirmi, porca miseria!
-Ehi,
non mi sembra il caso di fare storie adesso - .
-Vedete
di calmarvi, andiamo! - .
E
intanto i cosmi dei due litiganti si espandono a dismisura… ma perché, grandi e
valorosi guerrieri, anziché parlare a vanvera non si pongono saggiamente tra i
due direttamente???
Mi
rialzo da terra fulminea, incurante dei dolori muscolari che continuano a persistere,
scattando all’esterno della camera, tenendomi per un breve tratto il ginocchio
dolorante, decidendo di lasciarlo perdere quando
comprendo di star solo rallentando la corsa, fermandomi poi in prossimità della
porta che dà su una delle sale principali della prima casa, dalla quale sento
provenire le voci.
La
discussione tra i cavalieri si è nel frattempo infervorata,
coinvolgendo anche altri che durante tutto questo tempo erano stati in
silenzio… e l’ansia mi assale… nel trovarmeli tutti davanti.
Nonostante
dalle voci lo avessi capito, non mi aspettavo davvero di trovare la prima casa
invasa da tutti i custodi delle dodici case.
Mi
schiarisco un po’ la voce per la tensione, pentendomene subito dopo, temendo di
aver attirato l’attenzione, notando poi invece di non esserci riuscita… sorprendendomene,
capendo dunque di avere un cosmo quasi inesistente.
Certo
che l’incontro con Parvati mi ha sfibrata non poco…
Volgendo
timidamente lo sguardo per la sala mi accorgo di un paio di occhi verdi
osservarmi con una curiosità mista a dolcezza, ma con la stessa sicurezza che ricordo
di aver già scorto.
Dohko si è accorto di me, e si è allontanato
un po’ dagli altri, prendendo ad osservarmi e invogliandomi con lo sguardo ad
intervenire per placare l’animata discussione. Poco dopo anche Aiolos e Saga si accorgono di me, come Kanon
e Camus, che prendono a imitare Dohko,
osservandomi incuriositi.
Incrociati
anche i loro sguardi, decido di attirare l’attenzione del resto dei cavalieri
in un modo singolare, che non ho mai usato prima.
Chiudo
gli occhi, concentrandomi solo e unicamente su me stessa, distendendo ogni
fibra del mio corpo e rilasciando lentamente e gradualmente la mia energia…
scoprendo presto di aver subito una sorta di mutazione.
Per
la prima volta, riesco a emanare luce oltre che energia, e il mio corpo sembra
essere avvolto da un manto invisibile incredibilmente – ma
non fastidiosamente - caldo, che si diffonde nell’ambiente circostante, andando
a raggiungere i posti più nascosti e apparentemente fuori portata, fino a
riempirlo completamente, raggiungendo e avvolgendo, così, anche i cavalieri, di
cui riesco ad avvertire per la prima volta quella che deve essere la “reale”
essenza dei loro cosmi… scorgendo luci e ombre… sfumature chiaro-scure… altre
calde e invitanti… altre fredde come il più gelido degli inverni…
É
incredibile scoprire che le sensazioni che avevo avuto
a loro riguardo quando li ho conosciuti la prima volta combacino esattamente
col riconoscimento dei loro cosmi… Parvati, pur non
essendosi propriamente manifestata dall’inizio, deve avermi dotata di un sesto
senso simile all’attuale capacità di sondare gli animi più celati…
Decido
di riassorbire il cosmo divino solo quando sono certa
di essere stata riconosciuta come reincarnazione da ognuno di loro… e a
giudicare dai numerosi visi stupefatti devo esserci riuscita.
-Girare
attorno all’argomento sarebbe decisamente superfluo, e considerando che più di
uno di voi ha tenuto più volte a ricordare la mancanza di tempo che ci
attanaglia, arriverò subito al dunque. Io conosco voi, e voi conoscete ormai
più che bene me, l’unica cosa nuova che posso aggiungere seduta stante riguarda
qualcosa che già sapete o che sicuramente poco fa avrete avuto modo di capire.
Nonostante le apparenze possano dimostrare il contrario, io sono quanto di più
simile esista a SaoriKido, in quanto la dea Parvati,
consorte di Shiva, dio supremo della Trimurti
induista, si è a me poco fa mostrata, rivelandomi di essere la sua
reincarnazione. Intendo aggiungere dettagli in merito a ciò durante una
riunione in cui sia presente anche SaoriKido, in quanto reincarnazione della dea Athena, che la dea Parvati ha
riconosciuto come propria alleata, e in quanto tale in diritto di venir a
conoscenza di altre informazioni e discuterne con me. Tra due ore mi dirigerò
al tredicesimo tempio e chiederò di poter parlare con lei e con voi tutti per
mettervi al corrente di ciò che so, nel frattempo… - chiudo gli occhi,
portandomi due dita a massaggiarmi le palpebre, abbassando la testa e
abbandonando la posizione fiera e eretta che avevo assunto. – Qualcuno di voi
avrebbe un’aspirina? - .
A
giudicare dagli sguardi confusi che mi sono stati diretti addosso, direi che nessuno
s’aspettava una capitolazione del genere.
- Reincarnazione o no… sono umana
anch’io… se non volete assistere ad un altro dei miei patetici cali di
pressione, e rimandare così, conseguentemente, la riunione, dovreste procurarmi
qualcosa che m’impedisca di farmi venire meno le forze…
ve ne sarei molto grata… - termino così il mio sproloquio e mi lascio cadere su
una poltrona vicina, portandomi i gomiti sulle ginocchia e le mani a coprirmi
la faccia… non mi sento ancora bene…
Incurante
di ciò che mi accade attorno, poco dopo vedo apparirmi davanti un bicchiere
d’acqua. Sollevo lo sguardo, andando ad incontrare quello di Aiolos, che mi rivolge un caloroso sorriso.
-Grazie…
- gli dico sorridendogli a mia volta e bevendo l’acqua in un sol sorso. Era
zuccherata.
Poco
dopo la prima casa si sfolla, non prima che qualcuno di loro – quelli con cui
ho, insomma, stabilito un qualche tipo di rapporto o quel che più gli si
avvicina – mi rivolga un cenno di saluto, che sia un cenno della testa come
quello di Aioria o un ammiccamento come quello di Milo.
-Come
stai? – chiediamo all’unisono, l’uno all’altro, io e Mu quando siamo rimasti
soli, ridendo poi per la tempestività dimostrata da entrambi nel fare la stessa
domanda. Prima che inizi a parlare, il cavaliere di aries
si avvicina a me, voltandosi indietro e guardandosi intorno, decidendo poi di
trascinare il tavolino centrale più vicino a dove sono seduta, per poggiarcisi sopra.
-Intontita…
confusa… e terribilmente in colpa per star continuando a procurarti dei guai… -
decido di dire dopo aver soppesato cosa rispondergli, abbassando il capo per
l’ultima cosa che ho elencato.
Sollevo
lo sguardo, per invogliarlo a rispondermi a sua volta… anche
se so che come al solito non ammetterà mai nulla, continuando a
dimostrare la classica espressione pacata e la solita tranquillità che lo
contraddistingue.
-Ritengo
sia normale… hai appena scoperto… - .
-Stavi
per azzuffarti con Death Mask, senza sapere se il
resto dei cavalieri avesse preso le tue o le sue
parti… - decido d’interromperlo, esprimendo ciò che più mi ha preoccupata
nell’ultimo quarto d’ora.
La
sua espressione si fa profonda, come quando capisce cosa sto cercando di dirgli
prima ancora di arrivare al nocciolo.
-E
non provare a rifilarmi la storia del “avevo tutto sotto controllo”, che avrò battuto la testa, ma di certo so avvertire l’alterigia
nei cosmi, soprattutto adesso che sembra mi sia stato tutto amplificato…- .
Mu
accenna un sorriso, per poi sospirare appena, abbassare lo sguardo e rialzarlo
verso di me, e questa volta riesco ad avvertire il suo sguardo trafiggermi come
una spada, nonostante l’espressione sia quella più pacifica che
gli abbia mai visto… il senso di colpa è immenso…
Mi
mordo un labbro, scostando per un solo attimo lo sguardo su un punto a caso
alle sue spalle per radunare le idee.
-Quante
hai dovute passarne? Contro quante persone ti sei dovuto scontrare? - .
Lui
non risponde, limitandosi a distendere le gambe e far raggiungere le mani alle
ginocchia, sulle quali si posa il suo sguardo tranquillo successivamente.
In
preda al nervosismo accumulato mi alzo, abbandonando la mia postazione e
mettendomi a camminare avanti e indietro davanti a lui, conducendomi di tanto
in tanto una mano agli occhi per dare un po’ di sollievo alla vista.
-E
io… - mi mordo nuovamente il labbro, per impedire alle lacrime di abbandonarmi
gli occhi, per poi voltarmi di scatto verso di lui per fissare il mio sguardo
nel suo. – Io sono arrivata ad odiarti, Mu - .
Lui
non si scompone, limitandosi a chiudere gli occhi e a incrociare le braccia, lasciandosi
andare ad una posizione più comoda. Come se… come se gli avessi appena detto
una cosa… ovvia.
Riprendo
a parlare, incurante delle lacrime che cominciano a solcarmi il volto.
-Io
ti ho odiato, arrivando a desiderare di non averti mai conosciuto… - .
Lui
non si muove, continuando a mantenere quell’espressione calma e quella posizione
impassibile.
-Se
qualcuno mi avesse chiesto di descriverti non ci avrei pensato due volte nel
dirgli che eri l’essere più ipocrita che avessi avuto la sfortuna d’incontrare…
- .
Stringo
i pugni, arrivando a farli tremare e a far sbiancare le nocche.
-Come…
- mi blocco, temendo che le lacrime possano prendere il sopravvento, riprendendo quando sono certa di averle fermate
marginalmente. – Come faccio adesso? - .
I
suoi occhi si socchiudono, continuando a rimanere rivolti a terra.
-Non
dovrebbe esserci nessuna riunione tra due ore… dovrei radunare le mie cose e
lasciare il santuario…adesso, seduta stante, senza coinvolgervi, ma… - .
Sospiro
pesantemente, vedendo i suoi occhi aprirsi un po’ di più.
-Ho
paura… -. Adesso il tremito nella mia voce è incontrollabile, così come lo è
questa dannata cascata che mi sta fuoriuscendo dagli occhi. – Io… non sono
pronta… non… - sono costretta a chiudere gli occhi, stringendoli, incapace di
continuare senza frignare. – Non so cosa fare… io non… - .
Cielo…
è troppo… troppo!
Senza
pensarci due volte mi porto una mano alla bocca per impedirmi di continuare,
voltandomi di scatto, intenzionata ad andare il più
lontano possibile da lui… ma me lo impedisce. Mi volto nel momento esatto in
cui si alza e la sua mano si stringe attorno al mio polso, racchiudendomelo in
modo fermo ma delicato, senza farmi male, conducendomi poi verso di lui.
Scoppio
a piangere per l’ennesima volta in modo patetico contro il suo petto, singhiozzando
in maniera incontrollata, desiderando di sparire… per l’ennesima scena ridicola
di cui mi sono resa protagonista.
-Come
puoi… come posso?! – urlo contro il suo petto, senza
però staccarmi da lui, sentendomi ancora più male quando una sua mano comincia
ad accarezzarmi i capelli dolcemente.
-Tu…
io… - . È inutile. Più tento di trasformare i pensieri
in parole, più queste non riescono a fuoriuscirmi.
Mi
sento un verme. O, se possibile, un essere ancora più viscido.
Quando
lui mi ha rivelato la verità, presentandosi come cavaliere d’Athena, prima ancora di cercare di comprenderlo, ho tentato
in tutti i modi di allontanarlo.
Ogni
pretesto era buono per tenerlo alla larga, ogni parola era buona per essere
sfruttata come “affronto”. Senza curarmi di come si sarebbe potuto sentire, venendo denigrato da una persona a lui tanto vicina, l’ho
allontanato e mi sono allontanata a mia volta. Comportandomi da perfetta
egoista.
Lui,
invece, è appena venuto a conoscenza del fatto che sono una reincarnazione… e
poco fa si è esplicitamente schierato a mio favore. Incurante dei suoi colleghi…
e del cosmo aggressivo poco promettente del cavaliere della quarta.
Come
posso guardarlo ancora negli occhi dopo tutto questo?
Gli chiedessi ripetutamente scusa, fino alla nausea,
non basterebbe…
-Perché?
– gli chiedo inaspettatamente, avvertendolo poi subito irrigidirsi.
In
un attimo il suo cosmo si turba… ritirandosi prontamente, quasi come se il suo
possessore non volesse mostrarlo.
Dopo
un po’ Mu si separa da me, rivolgendomi un sorriso appena accennato e dirigendosi
verso la porta.
Prima
ancora di realizzarlo i miei occhi riprendono a lacrimare e un freddo insolito
s’impadronisce del mio corpo.
Lo
sto avvertendo allontanarsi… non solo fisicamente… ed è una sensazione orrenda.
-Mu…
- lo chiamo, vedendolo, nonostante ciò, scomparire oltre la porta.
-A
dopo - .
La
sua voce mi giunge lontana… e non solo per via dell’effettiva lontananza.
Che
senso ha offrirmi il suo appoggio se poi…
Abbasso
la testa, stringendo i pugni e i denti, mentre calde lacrime di rabbia e
frustrazione si sostituiscono a quelle di paura.
Adesso
è giunto davvero il momento di piantarla.
È
stato quel che è stato… finto o vero è avvenuto… non posso continuare a stare
ancorata ad un ricordo di lui diverso dal modo in cui mi si presenta adesso.
Non
posso più piangermi addosso.
Le
cose stanno così. Lui è un cavaliere al servizio d’Athena,
io sono la stupida reincarnazione di Parvati. Più di
darmi un po’ di sollievo morale non può. Ed io non posso pretendere altro…
senza contare tutto ciò che è accaduto.
Devo
ristabilire le mie priorità.
Se
all’inizio la mia missione era puntualizzare l’uguaglianza tra i sessi e distruggere
moralmente chiunque sostenesse la superiorità maschile… ora devo scovare un
nemico – un nemico con la “n” maiuscola - , capire
cosa trama e infine fermarlo.
Posso
contare sull’aiuto di Athena e quindi, suppongo,
sulla sua casta guerriera.
Devo
imparare a gestire questi nuovi poteri per sfruttarli al massimo, entro il più
breve tempo possibile.
Poi…
poi so cosa farò.
Prima
di tutto devo imparare a camminare sulle mie gambe. Più di quanto abbia già
fatto fino ad ora.
-Dunque
il corpo si è rianimato - .
-Esattamente
- .
-Sicura
che fosse privo di vita? - .
-Ho
controllato personalmente. A parte il collo inclinato in maniera innaturale, il
colorito eccessivamente pallido del viso e le labbra violacee, non ho avvertito
alcun battito - .
Non
andiamo bene. Quello che loro qui chiamano synagein è
iniziato da circa mezz’ora, ho finito di raccontare ciò che è avvenuto nel
tempio shivaista venti minuti fa, durante i quali Saori non ha fatto che chiedermi le cose più inutili.
Non
ho tralasciato l’improvvisa rianimazione avvenuta apparentemente grazie a
qualche possessione, eppure lei continua a chiedermi del corpo del poveraccio a cui è capitata la sfortuna di essere sfruttato da morto da
uno spirito maligno. I cavalieri? Credo si siano addormentati. Gli unici sui
quali nutro dei dubbi sono Aioria – troppo dedito alla sua dea per
addormentarsi nel bel mezzo di un synagein – e Shaka
– che coi suoi occhi chiusi ha sempre avuto l’abilità di confondermi in merito
- .
Passa
un altro interminabile minuto, durante il quale il silenzio incentiva il sonno
anche a me, prima che Saori si decida a parlare di
nuovo.
-Ricominciamo
da capo - .
…
-Milady,
avrei una domanda da porre - .
Milo…
ti ho già detto che ti adoro???
Il
cavaliere di scorpio rivolge il suo sguardo verso di me, dopo che la Kido
ha dato il consenso al suo intervento.
-Prima
che tu, aries, virgo e leo vi dirigeste in India per
indagare, non hai avuto alcun avvertimento? Un… presagio, un sogno… - .
-Non
è un oracolo, cavaliere, è una reincarnazione - .
“É
una reincarnazione”… puah!
-Questo
l’ho capito, Shaka, ma dal momento che Reiko ci ha raccontato di aver potuto
usufruire di una sorta di sesto senso prima ancora di venir a conoscenza della
verità, mi chiedevo se questa particolare abilità potesse essersi riversata
anche sulla sua dimensione onirica o in qualche altro modo che non riguardasse
semplici sensazioni. Non avendo ben chiaro il modo in cui la dea Parvati ha deciso di disporre del suo corpo, avendo comunicato
a Reiko di volerne disporre solo per un tempo limitato, così come lei stessa ci
ha detto poc’anzi, mi sento di non dover escludere
nulla. Magari riflettendoci potrebbe rivelarci qualche evento avvenutole
precedentemente che, inizialmente, potrebbe esserle risultatole insignificante
e che invece adesso potrebbe assumere sfaccettature diverse. È un synagein, al quale ho partecipato innumerevoli volte come
te, so che è bene evitare di intervenire inutilmente, ma volevo ricordarti che
è bene anche evitare d’interrompere o contraddire chi vi partecipa per evitare
di risultare inutile ugualmente - .
Accidenti…
ecco che viene a galla la fantomatica coda velenosa… quando
Milo s’innervosisce sa essere perfino più acido di me… ma vorrei ben dire… con
Shaka che ti fiata sul collo è inevitabile perdere la pazienza!
Rivolgo
lo sguardo verso il cavaliere della vergine, che non ha modificato la sua
rigida postura, ma ha comunque tutta l’aria di non voler rispondere.
Aria
di tempesta…
Dal
tempo immemore che lo conosco, posso affermare che è difficile che Shaka intervenga
o risponda a caso, accettando di lasciare l’ultima parola al suo interlocutore,
ammettendo così di aver sbagliato. E la cosa sorprendente sta proprio nel fatto
che si sia permesso di sbagliare.
Shaka.
L’essere ascetico indifferente e superbo. Ho la netta sensazione che non sia così indifferente come voglia far credere… questa
situazione ambigua e pericolosa allo stesso tempo è stata capace di innervosire
anche lui.
Ora
che ci penso, da quando siamo ritornati dall’India, ha
accuratamente evitato qualsiasi tipo di contatto con me. Anche alla casa di aries… è andato via con tutti gli altri senza aggiungere
una parola. Capisco che tutto ciò possa aver sorpreso e turbato anche lui, ma…
-Puoi
dunque rispondere alla questione esposta dal cavaliere di scorpio? – mi chiede
inaspettatamente virgo, sorprendendomi, facendomi
uscire dallo stato catatonico nel quale ero caduta. Ad
ogni modo le riflessioni sono solo rimandate…
-A
dire il vero… non saprei - .
Mi
sembra di ricordare solo avvenimenti legati alla sorta di sesto senso che mi ha
accompagnata fino ad ora… però… !!!
-Ora
che mi ci fate pensare… c’è una cosa in particolare… - .
Gli
occhi di tutti i presenti al synagein, compresi
quelli degli annoiati e dei distratti, s’incollano su di me.
-Non
so quanto possa essere attendibile a dire il vero… si
tratta di un sogno.. che mi è capitato di fare uno dei primissimi giorni in cui
sono stata costret… - .
Ops.
-…
in cui sono stata invitata a stare qua al santuario. - .
Perfino
Shaka ha aggrottato la fronte. Spero tanto non si tratti per aver confuso i due
termini.
-Che
genere di sogno? - .
Scrollo
la testa sconsolata, lasciandomi andare contro lo schienale della sedia sulla
quale sono seduta, volgendo lo sguardo sul lungo tavolo attorno al quale siamo
tutti riuniti, concentrandomi poi su un punto a caso di esso.
-Mi
trovavo nel santuario dove sono cresciuta. Più precisamente al suo esterno… solo
successivamente ci sono entrata…-.
Dal
modo in cui mi stanno guardando tutti, sembra quasi stia raccontando loro una
storia dell’orrore!
-L’atmosfera
era… strana… cupa… gli alberi circostanti sembravano voler avvolgere e
inghiottire l’intera struttura… ma nonostante ciò, decido
di entrarci… trovandolo sorprendentemente vuoto... con la sola statua di Buddha, in fondo alla sala principale, a riempirlo - .
Ora
Shaka ha aperto gli occhi, prendendo ad osservarmi profondamente con quei
zaffiri che si ritrova al posto degli occhi.
-Tutto
apparentemente tranquillo… ma in un attimo succedono diverse cose contemporaneamente
- .
Nel
ricordarmelo mi viene la pelle d’oca.
-Mi
sento chiamare… sento qualcuno pronunciare il mio nome… mi volto indietro e mi
accorgo che si tratta del mio maestro… - .
Sollevo
lo sguardo per osservare le reazioni dei cavalieri, notando le espressioni di alcuni
distendersi e addolcirsi, così, capiti i loro pensieri, mi affretto ad agitare
la mano e a scuotere la testa in senso di diniego.
-Nonostante
si trattasse di un sogno, ero sorpresa, sapevo che il maestro Shin non avrebbe
dovuto trovarsi lì, e mi chiedevo come fosse possibile che invece fosse proprio
di fronte a me. Ciò che non riuscivo assolutamente a spiegarmi era la sua
espressione… contrita. Sembrava volesse dimostrarmi il suo disappunto per
essermi recata al tempio, mostrandomi allo stesso tempo la sua preoccupazione e
la sua… paura. - .
I
volti precedentemente distesi ritornano ad aggrottare la fronte, riprendendo a
scrutarmi interessati.
-Spinta da un richiamo insolito,
decido di voltarmi nuovamente verso la statua di Buddha…
rabbrividendo quando la vedo… deformata. - .
Tiro
un lungo sospiro, prima di continuare, cercando di allentare la tensione che mi
è salita ricordandomi dell’incubo.
-Un’espressione
crudele si era sostituita a quella bonaria con cui solitamente viene raffigurato il dio… e dalla sua bocca, innaturalmente
spalancata, scorreva del sangue - .
Non
so se gli altri se ne sono accorti, ma Saori, accanto
a me, ha appena sussultato. Delicatuccia… se lo
avesse sognato lei cosa avrebbe fatto?
-Mentre
il maestro continua a chiamare ininterrottamente il mio nome, per invogliarmi
ad andare via, la statua del Buddha cambia
completamente forma. Diventa longilinea… assume connotati femminili… e alle
braccia che già possiede se ne aggiungono altre due. - .
Anche
al più sbadato non sarebbe sfuggita l’illuminazione
che deve aver colto tutti i cavalieri, a giudicare dal mutamento improvviso e
repentino delle loro espressioni.
-…
poi mi sono svegliata – concludo semplicemente, aspettando che qualcuno prenda
la parola, dandomi così il tempo per calmarmi.
Quell’incubo
è stato orribile…
Dopo
essersi schiarita la voce, è Saori a prendere la
parola.
-A
giudicare dalla descrizione che ci hai fornito in merito alla statua del dio Buddha in seguito alla trasformazione che subisce nel tuo
sogno… - .
Annuisco,
continuando a tenere lo sguardo su un punto a caso del lungo tavolo.
-Considerando
tutto quello che è accaduto successivamente, l’ho interpretato anch’io come un
chiaro riferimento alla dea Parvati… però… - .
Saori si volta verso di me, guardandomi
interrogativamente.
-Non
ho avvertito nulla di positivo provenire dal Buddha
deforme. E anche successivamente, quando ha assunto delle sembianze longilinee…
- .
-Kalì
– pronuncia improvvisamente Dohko, osservando
profondamente me e Saori.
-Presumo
di sì… - rispondo, dopo aver annuito nuovamente.
-Chi
è Kalì? - .
…
Ma
dico… è stato in silenzio fino ad adesso… diventando
quasi parte integrante della mobilia… a tal punto che me ne ero completamente
dimenticata… e interviene… per fare una domanda scema??
…
-Fa
parte dell’a,b,c della religione induista, Seiya… - gli risponde pazientemente Camus,
alludendo diplomaticamente ed elegantemente alla sua ignoranza, senza però
fornirgli una risposta.
-Cioè?
– domanda ancor più intelligentemente il cavaliere di pegaso,
senza probabilmente captare il richiamo velato celato dietro alle parole del
cavaliere dell’acquario.
Camus chiude gli occhi, inducendo Milo a
sghignazzare, mentre Shura si volta seccato verso Seiya, borbottando qualcosa in spagnolo, che purtroppo non
riesco a sentire, tornando a guardare poi davanti a sé, rivolgendo di tanto in
tanto un’occhiata supplichevole a Saori, che sta
osservando il cavaliere di pegaso… imbarazzata.
Uhm…
-Si
tratta, detto in parole povere, della manifestazione negativa della dea Parvati, Seiya… - prova a
spiegargli Saori, non ottenendo alcun risultato.
-Manifestazione
negativa? Esisterebbero due Parvati? - .
-No.
Kalì, per quanto complementare
a Parvati, è esattamente l’opposto di quest’ultima –
gli spiega sistematicamente Shaka, rivolgendogli un cipiglio infastidito, senza
voltarsi nemmeno a guardarlo.
-Un
momento… mi sono perso… - .
…
-Ma
Shiva… ah… - . Sospira, il
cavaliere di pegasus, portandosi una mano tra i folti
capelli castani, confuso. – Di chi delle due è il consorte, allora? - .
…
MA
CHE ACCIDENTI CENTRA, ADESSO???
In
un attimo si diffonde nella sala un borbottìo
intenso, dettato dall’esasperazione di tutti i cavalieri. Nonostante la ribellazione all’idiozia di Seiya,
nessuno si decide però a dargli una ripassata di
mitologia, compresa Saori, che sembra essere più
avvilita degli altri.
Nella
confusione, non avendo alcuna intenzione di urlare, faccio schioccare le dita
più volte, scuotendo anche la mano, cercando di attirare l’attenzione del
cavaliere geniale, riuscendoci in poco tempo, e ottenendo, successivamente,
anche l’attenzione degli altri nuovamente su di me.
-Che
mitologia conosci? – gli chiedo in soldoni, vedendolo
sbattere le palpebre più volte, per poi guardarmi sbigottito e confuso.
Gli
rivolgo l’occhiata più seccata possibile… trattenendomi dal riempirlo di
epiteti poco carini… per poi sospirare pesantemente e riprendere a parlare.
-La
greca suppongo… - cerco di andargli incontro, vedendolo annuire. – Zeus… -
continuo, indicando con l’indice verso l’alto. – Athena…
- rivolgo poi il dito verso Saori al mio fianco, per
rendergli ancora più chiaro il tutto. – Ci siamo fin qui, no? – gli chiedo per
sicurezza, vedendolo poi successivamente annuire convinto.
-Dunque,
iniziamo col dire che… – mi fermo un attimo solo,
giusto il tempo per decidere che tipo di linguaggio utilizzare, ricordandomi
poi con chi sto parlando e decidendo così di adoperare quello infantile. – Come
per la mitologia greca esistono diverse divinità, sulle quali regna supremo
Zeus, così per la mitologia induista, che comprende altrettante varie divinità,
regnano supremi tre dei… – m’interrompo nuovamente per non cercare di non perdere
la compostezza che ho acquisito.
C’è
Milo che sta tentando in tutti i modi di non scoppiare in una delle sue solite
fragorose risate, ma il modo in cui mi sta guardando sta inducendomi a farlo al
posto suo. - … che costituiscono la
Trimurti – riprendo, riuscendo a rimanere seria. – Brahma, Vishnu e Shiva. Tra questi, però, per vari motivi che non ti racconterò
perché in questo momento sono irrilevanti… ah – troppo difficile, presumo. -
Irrilevante vuol dire inutile, che non serve… - .
-Lo
so cosa vuol dire irrilevante, cosa credi?! – attacca
improvvisamente Seiya, facendo scappare una risata
appena accennata a qualcuno, avvilendo ancora di più i propri compagni – alle
sue spalle -e sorprendendomi
non poco.
Ma
che sorpresa!
-Shivaviene considerato superiore agli altri due, nonostante
anche Brahma e Vishnu
facciano parte della Trimurti come lui. – continuo
imperterrita, senza raccogliere la provocazione. – Parvati
è la consorte di Shiva, la… -.
-Moglie
– mi anticipa lui con un cipiglio misto tra il severo e l’offeso, facendo
piegare letteralmente Milo in due, costringendolo ad alzarsi e ad allontanarsi,
dirigendosi verso una finestra, per non dar troppo nell’occhio, seguito dallo
sguardo severo di Camus, che molto probabilmente non
approva il comportamento dell’amico.
-Esatto.
Ora, la storia è questa. Per vari motivi, attualmente irrilevanti, come quelli
riguardanti la superiorità di Shiva nella Trimurti, Parvati fu costretta a scindersi, andando a creare una
controparte, Kalì… una sorta di alter ego, con delle
caratteristiche opposte alle proprie. Se Parvati era
la dea della benevolenza e della pace, Kalì era la
dea dell’odio e della guerra. Bene e male. Luce e ombra. – chissà se comprende
le metafore. – E questo è quanto. Fin qui ci siamo? – gli chiedo speranzosa,
vedendolo annuire animatamente, mentre alle sue spalle il resto dei bronzes, dal modo in cui si è rimpicciolito - molto
probabilmente – per la vergogna dell’amico – sembra quasi stia scomparendo.
Tranne il tizio arrivato ultimamente di cui non riesco a ricordarmi il nome…
quello che ha sfondato la porta del bagno della Kido
per intenderci. Dall’espressione corrucciata e indifferente, dà bene l’idea di
infischiarsene oltremodo di tutto ciò che si sta dicendo, e sicuramente di
tutto ciò che si è detto. Ma chi è?
-Ma
– interviene improvvisamente di nuovo Seiya. – Perché
il non morto ti ha chiamata Shakti? - .
-Shakti
non è un nome proprio. – gli risponde Shaka, aprendo gli occhi e rivolgendoli
verso il bronze. – Nella religione induista indica
l’energia vitale che scaturisce da Shiva. Shiva e Parvati sono
complementari, ciò significa che l’energia vitale che confluisce nel primo,
confluisce nella seconda. E se il nemico, chiunque egli sia, ha chiamato “shakti” Reiko, significa che ha riconosciuto in lei la
presenza di Parvati. - .
-Senza
contare che il mio braccio s’è mosso da solo per afferrargli il collo. Chiunque
fosse, Parvati l’ha riconosciuto
a sua volta – aggiungo io, ricordandomi della strana forza che mi dominava pur
continuando ad essere cosciente e ad assistere tutto in prima persona.
-E
durante il vostro incontro, la dea non te ne ha parlato? – mi chiede Aphrodite, uscendo dal silenzio a cui
si è limitato per tutto questo tempo, mentre accanto a lui Death Mask mi rivolge uno sguardo seccato, poggiando poi il viso
su una mano e volgendo la sua attenzione altrove.
-No…
non ha fatto alcun riferimento a quanto avvenuto nel tempio shivaita…
mi ha solo spiegato di essersi reincarnata in me, aggiungendo che il suo sarà
una sorta di soggiorno temporaneo nel mio corpo… - .
-Quando
dunque questa storia sarà finita… - .
-Credo
che abbandonerà il mio corpo, sì. Per il momento sembra che gli serva. – rispondo
ad Aldebaran, capendo anticipatamente cosa intenda dirmi, vedendolo
impensierirsi più di quanto già non lo fosse.
Già,
troppe cose strane. Alcune adesso sono sicuramente più chiare…
ma rimane ancora da capire il ruolo dei thugs
in tutto ciò. A occhio e croce dovrebbe essere abbastanza chiaro… ma…
-E
i thugs, in tutto ciò, che accidenti vogliono? –
chiede nuovamente Seiya, mandando al diavolo la
compostezza che si dovrebbe tenere durante una riunione del genere.
-Dobbiamo
farti una lezione di storia oltre quella di mitologia? – è la domanda che gli
porge senza mezzi termini Kanon, voltandosi seccato
verso il bronze e fulminandolo con lo sguardo, mentre
il fratello gemello, accanto a lui, lo osserva in ansia, temendo forse una
reazione eccessiva da parte sua.
-Ti
dispiacerebbe? – è la domanda provocatoria di Seiya.
-Indovina
– risponde altrettanto sarcasticamente Kanon,
girandosi ancora di più verso di lui per poterlo fulminare meglio, mentre una
mano di Saga va a poggiarsi sul suo braccio per calmarlo.
-I thugs sono i componenti della setta Thuggee,
formatasi in India secoli fa per venerare Kalì –
interviene a quel punto Aioria.
-Secoli
fa? – chiede allora Seiya, lasciando perdere le
provocazioni di Kanon e concentrandosi sulla
spiegazione del cavaliere del leone, che gli annuisce.
-Secondo
fonti attendibili
la setta fu sgominata e massacrata intorno al 1890… è da allora non se ne sono
avute più notizie. Ecco il perno attorno al quale ruotano le nostre domande… se
sono ritornati alla ribalta, uscendo dall’ombra e ritornando ad agire dopo più
di un secolo… - aggiunge Saga, interrompendosi nel vedere l’espressione del
cavaliere di pegasus farsi nuovamente confusa.
-Un
momento – aggiunge infatti subito dopo il bronzino. –
Siamo sicuri che si tratti dei thugs? Se sono
scomparsi da più di un secolo, come facciamo ad esserne così sicuri? - .
Questa
volta non ha posto una domanda tanto deficiente.
-È
vero… e se fossero dei fanatici imitatori? –
interviene a quel punto Shiryu, illuminandosi,
probabilmente, alla domanda dell’amico, per venirgli poi molto probabilmente in
soccorso.
-I thugs credevano che per risvegliare la dea Kalì servisse sacrificare in suo onore un numero
spropositato di vittime, la maggior parte degli omicidi, infatti, venivano eseguiti in templi dedicati al suo culto. La loro
pratica di uccisione consisteva nello strangolamento – spiega pazientemente Dohko, rivolgendosi al cavaliere del dragone. – Tutte le
persone sterminate nell’ultimo periodo in India sono state strangolate… -.
-Se
si fosse trattato solo di fanatici imitatori, stento a
credere che la dea Parvati sarebbe intervenuta –
aggiunge successivamente Aiolos, seguendo il
ragionamento portato fin ora da Dohko, volgendo poi
lo sguardo verso di me. – Tutti i giorni al mondo vengono commessi degli omicidi.
Il fatto che ultimamente se ne siano concentrati un gran numero in India, non
l’avrebbe indotta a intervenire se la minaccia di Kalì
non fosse stata palese. - .
Annuisco
nello stesso momento in cui annuisce anche Saori. Il
discorso non fa una piega. Purtroppo.
-A
giudicare dalla frequenza con cui sono avvenuti, significa che i thugs stanno seguendo uno specifico piano. – conclude,
prendendo nuovamente la parola, Dohko.
-Sarebbe
a dire? – chiede a quel punto Hyoga, facendo sentire
finalmente anche la sua voce.
-È
questo che dobbiamo cercare di capire. – gli risponde Camus,
limitandosi a quella sola risposta.
-Non
sappiamo cos’abbiano in mente. Ne come intendano
risvegliare Kalì. Probabilmente, come Reiko reincarna
Parvati, allo stesso tempo ci sarà qualcun altro che
reincarni Kalì… ma sono solo e unicamente supposizioni. Potrebbero
esistere diversi modi per risvegliare la dea… riti… procedure particolari… - .
-Non
dimentichiamoci di ciò che è avvenuto nel tempio dedicato al dio Shiva – aggiunge saggiamente Aiolos
alle parole di Milo, voltandosi verso di me e puntandomi un dito contro per
indicarmi. – Reiko è stata riconosciuta. Il nemico, in un certo senso, si è
manifestato. Resta solo da capire chi è, scovarlo e fermarlo. - .
-E
capire se centri con i thugs – aggiunge a quel punto
Aldebaran, sollevando lo sguardo puntato sul tavolo e sciogliendo le braccia
precedentemente intrecciate sul petto. – Sbaglio – dice poi, rivolgendosi a me.
– O il tuo maestro in passato ha dovuto difenderti più volte? - .
Rimango
confusa alla domanda postami, guardando poi tentennante Mu, dall’altra parte
del tavolo, per indurlo a rispondere al posto mio. Fu lui a svelarmi questo
particolare. Non saprei cos’altro aggiungere.
-Non
ha mai raccontato dettagliatamente i fatti come si svolsero – prende allora la
parola il cavaliere dell’ariete, senza però sollevare
lo sguardo su di me. Non vorrei sbagliarmi, ma prima che prendesse a parlare
era chiaramente immerso nei suoi pensieri... cosa insolita per un tipo come
lui, attento a non mostrare i suoi lati umani nonostante invogli gli altri,
paradossalmente, a farlo. – Ma quando mi chiese di addestrarla a sviluppare
capacità psicocinetiche, mi spiegò che in futuro le
sarebbero state necessarie per difendersi da alcuni fastidi a
cui allora, probabilmente, aveva provveduto lui. -.
…
-Fui
io che cercai di dare un significato alle sue parole, accettando la sua richiesta.
Quando poi, successivamente, ebbe il dubbio che Reiko possedesse un cosmo, ed
io, addestrandola, lo avvertii a mia volta, compresi allora che molto
probabilmente i “fastidi” di cui parlava il maestro Shin avessero
a che fare con questo - .
-Ma
non diede un nome a ciò che definiva “fastidi” – trae come conclusione Kanon, ricevendo in risposta un
senso di diniego con la testa da parte di Mu.
-Quindi
il nemico potrebbe essere più di uno – dice ad un certo punto Shura, traendo un’altra conclusione, ricevendo un’occhiata
eloquente da Aldebaran, che molto probabilmente ha tentato, prima, di arrivare
allo stesso punto.
Sbuffo
sonoramente, portandomi entrambe le mani alla testa, stropicciandomi
successivamente anche gli occhi.
-Temo
che gli argomenti, al momento, siano esauriti – pronuncia Saori,
decretando così in maniera ufficiosa la fine della riunione. – Hai richieste da
fare, Reiko? - .
Non
può non sfuggirmi un sorriso divertito. Se non mi
fossi rivelata come la reincarnazione di Parvati, mi
sarebbe mai stata posta una domanda simile?
-Vorrei
approfondire la gestione dei miei poteri – rispondo dopo averci pensato un po’,
voltandomi poi verso di lei, che mi annuisce, riportando i suoi occhi chiari
sui cavalieri.
-Per
quanto sia stata affidata la sua custodia a Mu di aries, chiedo a ognuno di voi di contribuire al suo
allenamento, qualora Reiko lo ritenesse necessario. - .
-Vorrei
che anche il loro intervento al di fuori della sfera dell’allenamento avvenisse
solo nel caso in cui lo ritenga necessario. – butto fuori tutto d’un fiato,
giocandomi l’asso nella manica, confidando nella nuova posizione che ho
raggiunto.
Dagli
sguardi sorpresi di tutti, compreso quello di Saori,
credo che nessuno si aspettasse una richiesta del genere.
-La
dea Parvati ha detto che posso contare sull’aiuto
della dea Athena, essendo, quest’ultima, dichiaratasi
in precedenza alleata del dio Shiva – inizio a
spiegare a Saori, che ha lo sguardo puntato su di me,
in ansia, probabilmente, per quello che sto per dirle. – Ad ogni modo,
trattandosi di una cortesia che la dea Athena mi
riserverebbe, dal momento che i problemi da affrontare riguarderebbero
fondamentalmente me, preferirei che il suo intervento avvenisse solo ed
esclusivamente sotto mia richiesta - .
Ecco…
sapevo che il primo cosmo ad agitarsi sarebbe stato quello di Mu.
-Non
posso garantirti una cosa simile – mi risponde Saori,
senza perdere la sua compostezza. – Per quanto i problemi, come tu stessa hai appena affermato, riguardino te, coinvolgono
comunque la popolazione terrestre, che io, in quanto reincarnazione della dea
della giustizia, sono tenuta a preservare e proteggere - .
-Indubbiamente
– le rispondo, senza perdere anch’io l’atteggiamento tenuto fin ora. – Non sto,
infatti, chiedendoti di farti da parte. Non avrebbe avuto senso, altrimenti, il
nostro incontro e la riunione appena svoltasi. Ti chiedo semplicemente di non
interferire nelle mie scelte future, qualora queste riguardassero
solo ed esclusivamente la mia persona - .
La
sua fronte si aggrotta e il suo sguardo si fa analitico, osservandomi profondamente…
quasi come a volermi leggere dentro.
-Se
è questo che intendi, naturalmente. -.
Ottimo.
-Sei
libera di agire
come meglio credi… tenendo sempre presente la situazione e garantendo di non
prendere decisioni da sola se queste potrebbero coinvolgere noi tutti. Sei
dunque libera di spostarti come e quando vuoi, se è questo a
cui alludevi. Il santuario di Athena sarà sempre
aperto per te, così come potrai conferire con me e chiedere sostegno ai miei
cavalieri nel caso in cui lo ritenessi necessario. - .
Non
potevo chiedere di meglio.
Senza
staccare gli occhi dai suoi, mi volto completamente verso di lei, tendendole
una mano, aspettando che accetti di stringermela con la sua per sancire decentemente
il patto. Gesto che avviene quasi subito, seguito dai nostri sorrisi soddisfatti
e i nostri sguardi d’intesa, dopo i quali la riunione si scioglie definitivamente.
Seguita
la massa dei cavalieri, facendomi condurre così all’esterno della sala in cui
si è tenuto il synagein, decido di rallentare il
passo per rimanere un po’ sola con i miei pensieri.
Mi
guardo attorno, accertandomi che non ci sia nessuno
che possa rompermi le scatole, e imbocco il corridoio sulla sinistra
completamente persa nei miei pensieri… quando qualcuno mi afferra un braccio,
trascinandomi ancora più lontano prima ancora che io possa emettere qualche
suono.
Quando
finalmente la persona che mi ha fermata e condotta con se si ferma,
permettendomi di focalizzare il suo volto, rimango senza parole…
-Shaka…
? - .
I
suoi occhi dal celeste intenso s’inchiodano nei miei, inchiodando, così, tutta
la mia persona.
-Non compiere gesti sconsiderati – è la
sola frase che gli esce dalla bocca, prima di mollarmi il polso e allontanarsi
con nonchalance verso l’uscita.
Rimango
inebetita per un periodo indefinito, con tanto di bocca aperta a mò di pesce in
piena crisi respiratoria, decidendo poi di abbandonare la posizione di statua
di ghiaccio e avviarmi, seguendo il suo esempio, verso l’uscita.
Arrivata
all’esterno, mi porto una mano davanti al viso per schermarmi gli occhi,
avvertendo solo successivamente una presenza alle mie spalle.
Mu
è poggiato al muro adiacente alla porta, con braccia e gambe incrociate, gli
occhi chiusi. Posizione naturale… o perlomeno normale… se non fosse per la
strana espressione che gli contrae il volto…
Quando
apre gli occhi, riesco a leggere nei suoi smeraldi uno sguardo che non gli avevo mai visto prima d’ora.
Angolo
dell’autrice…
Sono
stata brava, eh? Non vi ho fatto aspettare molto, nono u__ù Ed è anche un
capitolo lunghetto… ma so che non vi dispiacerà… XD
Tornando
al synagein u__ù volevo precisare che, seppur
l’intera storia sia inventata, i personaggi siano di Kurumadasensei e Reiko
appartiene invece alla sottoscritta, tutti i riferimenti alla religione
induista e alla setta Thuggee sono presi dal web e da
vari libri su cui ho spulciato per ottenere più informazioni… quindi, qualora
voleste sapere di più, wikipedia, una delle mie più
carissime amiche, sarà lieta di stringere amicizia anche con voi ^__^ chiedete
al web e vi sarà dato!
Poi
se volete che sia io a darvi delle precisazioni, naturalmente non mi tirerò indietro,
sappiate però che qualunque risposta vorrete io la preleverò dalle fonti sopra
citate.
Ciò
che invece spiegherò personalmente… sarà il seguito. È inutile parlarvene adesso,
dal momento che non ce n’è ancora bisogno, ma, essendo la religione induista
MOLTO particolare e intricata e MOLTO ricca di sfaccettature, successivamente,
quando lo riterrò opportuno, vi spiegherò i vari perché che vi si affolleranno
in testa… nel frattempo, spero che questo synagein vi
sia piaciuto ^_^
E
nel frattempo un’altra persona ha aggiunto la storia tra le preferite… War se non erro… il fatto è che, per
quanto adori tutti i nomi che mi compaiono nella lista cliccando
sul numerino dei preferiti *__*, non riesco a
ricordarmeli tutti a memoria >__< ragion per cui quando man mano la storia
viene aggiunta tra le preferite da qualcun altro, mi limito solo a ringraziare
genericamente, cosa a cui rimedierò alla fine della storia, ringraziando tutti
citandovi uno per uno *__* splenderrimi lettori *__*
Quindi
è probabile che con War abbia toppato… in caso contrario mi scuso sentitamente
u__ù ringraziando comunque, altrettanto sentitamente, l’ennesima persona che ha
aggiunto questa storia tra i preferiti, facendo raggiungere i favoritismi a
quota 26! Thanks *______*
Passiamo
ora a chi ha recensito u__ù :
-YamaMaxwell : accipicchia, questa volta sei stata la
prima! XD Non temere per i bronzes… non ho intenzione
di usarli solo comparse XD Lieta che la storia ti abbia
presa così tanto *___* ora ho spiegato meglio il tutto… spero sia più chiaro
^__^ già sento gli ingranaggi del tuo cervello muoversi…fammi sapere dei tuoi
trip, mi raccomando! XD baciottoli! ;
-Gufo_Tave : *gli occhi le si riempiono di lacrime*
ma allora stai continuando a seguirla!!! Ed io che credevo di averti annoiato
ç__ç Contenta che ti sia piaciuto il capitolo ^__^ mi sono allontanata dal
pantheon greco… lanciandomi in quello indù… e non è ancora finita qui u__ù non
so chi me l’abbia fatto fare di creare una cosa tanto contorta o__O spero che i
vari risvolti continuino a interessarti comunque ^__^ ma… perdona l’ignoranza…
cos’è il bashing? O___o ;
-Roxrox :eeeeeeeeeh!
Bella visione, eh? ci voleva Ikki
u__ù non oso immaginare come si relazionerà con Reiko… o meglio, come Reiko si
relazionerà con lui XD Mu… ah! Meglio che non aggiunga
altro… *si tappa la bocca per non parlare… rendendosi conto di doversi legare
le mani per non scrivere -__-° grazie per i complimenti cara ç__ç a presto! ;
-Mon-chan : non hai vinto niente caVa u__ù come hai detto tu, era facile u__ù in compenso in
questo capitolo hai ottenuto un vero e proprio chiarimento (finalmente!) XD
continua a piacerti? ç__ç bacino ç__ç ;
-SnowFox : è incredibile l’allegria che riesci a
trasmettermi soltanto esordendo con “tesooooooooooro”!
XD grande Snow! XD anche se Reiko non è dello stesso
avviso u__ù si è offesa quando ha letto che adori le
sue sfighe XD mentre Saga si è piacevolmente lusingato… vuoi che ti organizzi
un incontro?? Fammi sapere! XD ;
-Spartaco : Ciao! ^__^ periodo intenso per tutti, comprendo
comprendo u__ù spero comunque che riuscirai a
trovare sempre qualche minutino per continuare a
leggere la storia ç__ç mi fai sapere che ne pensi di questo capitolo? Pena: un
doppio abbraccio stritolante! XD baci!;
-Ti con zero : ma figurati *__* anch’io non commento
spesso la tua storia… ?... *cofcof*
*va a controllare se in realtà l’ha MAI commentata* oddio @_@ so messa proprio
bene… ad ogni modo non mi perdo un solo capitolo della tua splendida storia
*__* per questo mi emoziono ogni qual volta TU fai dei complimenti a ME. Mi commuovo ç__ç *cofcof* un abbraccio stritolante
anche a te! (che ultimamente ne sto diffondendo molti
XD) ciao!
…
Dovrei
scrivervi “A presto!” ma siccome la mia ispirazione va a momenti…
[ma guarda che è meglio se non continui ndShura]
[Shura… capisco che esistono le eccezioni… ma
gli spagnoli sono simpatici e calorosi… ndHope]
È
come se mi trovassi sospesa nello spazio e nel tempo…
Sono
chiaramente incosciente… ma il fatto che sia arrivata a questa conclusione non
è molto coerente con lo stato in cui dovrei essere… non dovrei capire nulla! E
invece mi rendo perfettamente conto di trovarmi in una sorta di limbo.
Cammino,
senza sentire la consistenza del suolo sotto i miei piedi nudi, che vagano
incessantemente in questo spazio senza forma… ritornando indietro
quando sento le voci dei cavalieri chiamare il mio nome.
Avverto
il cosmo di Virgo tentare di raggiungermi, per poi
andare a scontrarsi contro una sorta di barriera posta alle mie spalle, che
emette una luce chiara e vivace quando si scontra col suo cosmo.
La
voce di Mu mi raggiunge come un’eco flebile, che va a disperdersi subito, perdendosi
tra i meandri di questo posto infinito, per poi ritentare di raggiungermi,
riuscendoci ogni volta di meno… come se i suoi continui tentativi non facessero
che indebolirlo.
Non
avverto nulla. Ne i dolori muscolari dovuti al
precedente scontro, ne il bruciore che avvertivo alla fronte, ne… il mio peso.
Mi muovo, ma è solo la mia vista a darmi una percezione del movimento… come se
fossi… incorporea…
Ad
un certo punto il cosmo di Virgo, come la voce di Mu,
rinuncia nel suo intento, e un silenzio profondo e solenne mi avvolge… mentre il buio sembra infittirsi…
Ma
ciò non mi spaventa. Nonostante la solitudine e il totale isolamento da quella
che definisco realtà, non avverto nulla di minaccioso…
Continuo
a camminare, fino a quando, con mia somma sorpresa, su quello che definisco
suolo si formano dei cerchi concentrici… simili a quelli che si formano in una
pozza d’acqua quando la superficie viene turbata…
Mi
fermo, restando a guardare i cerchi assumere man mano dimensioni sempre più
grandi, fino a raggiungermi e inghiottirmi.
Continuo
a stare immobile, notando ad un certo punto un luccichio… un riflesso… per poi
veder comparire dal nulla uno specchio di dimensioni umane incorniciato d’oro…
che dopo un po’ riflette la mia immagine.
Resto
a guardare incantata il mio riflesso… soffermandomi su un simbolo che ritrae un
crescente di luna, posto al centro della mia fronte…
In
un attimo, si fa largo in me la consapevolezza che il riflesso non rifletta esattamente la mia immagine…
Ciò
che mi accomuna all’immagine riflessa sono i capelli
ricci e lunghi, scuri, come gli occhi, il cui taglio anche è molto simile al
mio. Le sue forme sono però più armoniose… rivestite
da un abito lungo, simile ad un sari, dai colori caldi in cui prevale il rosso,
ornato da rifiniture dorate e dalle maniche ampiamente sbracciate, dalle quali
fuori escono due braccia a testa…
Questo
particolare, seppur a tratti impressionante e suggestivo,
non m’infastidisce… ma mi da, più che altro, un senso di familiarità… così come
il sorriso che mi rivolge la donna… che ho ormai capito non essere me… o forse…
-Mi
hai riconosciuta? – sento chiedermi improvvisamente, senza
però assistere al muoversi della sua bocca…avvertendo le sue parole arrivarmi
scandite con infinita grazia e meticolosa lentezza.
Annuisco
titubante, rispettando il religioso silenzio che sembra averci avviluppate, pronta
ad ascoltare ciò che ha da dirmi.
Ma
il suo di silenzio m’induce a pensare che si aspetti qualche domanda…
-Dove
siamo? – riesco a chiederle, sorprendentemente, senza muovere le labbra, così
come ha fatto lei, sorvolando poi sul sistema di comunicazione, guardandomi
intorno ricordandomi del posto surreale in cui ci troviamo.
-All’interno
della tua anima – mi risponde semplicemente lei, senza sorprendermi.
Paradossalmente… mi aspettavo anche questo…
-Cos…
perché? – le chiedo, aggrottando la fronte per sottolineare la domanda postale,
mentre, con difficoltà, riesco a stento a tenere a freno altre domande che mi
affiorano improvvisamente in mente, desiderose di
trovare finalmente risposta.
-Chiedere
il motivo per il quale avvengono determinate cose è la domanda più superflua che l’uomo possa porsi… così come è un dispendio di energie
inutili affaticarsi tanto per trovare delle risposte… - .
Resto
a guardarla incantata… un po’ amareggiata per il responso.
-Ogni
uomo segue il percorso che gli dei hanno scelto per
lui – continua, con la stessa grazia e meticolosa lentezza usata dall’inizio. –
Ciò nonostante… non viene considerata una colpa il
desiderio di chiarezza. – Un briciolo di speranza si rifà vivo in me. – L’unico
rischio nel quale possono incorrere gli esseri umani sta nel perdersi nei
meandri di una verità a loro ignota… ma se saranno tenaci, come hai dimostrato
di essere tu, potranno godere della luce della sapienza… - .
Tenace?
Mi è precipitato tutto addosso improvvisamente…
La
vedo scuotere la testa e sorridere, come a dare una risposta a ciò che ho appena
pensato. Forse, se ci troviamo dentro di me come dice, riesce ad avvertire chiaramente
i miei pensieri senza che le porga direttamente la domanda intenzionalmente…
sistema che mi confonde un po’ a dirla tutta…
-È
da sempre che stai cercando la verità. Puoi negarlo? - .
Rifletto,
per poi scuotere la testa negativamente, ricordandomi di tutte le volte in cui,
in passato, mi sia sempre chiesta chi fossi e da dove
venissi.
Sto
per chiederle perché si sia manifestata solo adesso, se è da tutta la vita che
cerco delle risposte, poi però mi zittisco, ricordandomi
ciò che ha detto in merito agli uomini che si pongono domande superflue…
-Non
eri pronta. – mi risponde, sorprendendomi. – Non eri ancora pronta ad accettare
una realtà diversa da quella che eri abituata a considerare tale. -.
Rimango
senza parole, valutando attentamente le sue.
-Sono
riuscita a farmi accettare da te solo perché Athena
per prima si è manifestata, mostrandoti il reale dal quale provengo e
permettendomi di accedere e farmi spazio in te grazie alla consapevolezza che
ti aveva colta. - .
Non
capisco…
-La
tua convinzione basata sulla non esistenza delle divinità era più forte della
mia presenza in te, tanto forte da riuscire a relegarmi in uno spazio insulso rispetto
alla tua reale capacità di accogliermi. - .
…
-Sono
stata sempre in te… dalla nascita - .
Tutt’a
un tratto mi passa davanti agli occhi l’immagine di SaoriKido…
Lei
annuisce, rispondendo positivamente alla domanda che mi sono posta.
-Sei
come lei – mi conferma la figura che scorgo nello specchio, annuendo appena col
capo per sottolineare la sua affermazione. – Ma la mia presenza all’interno del
tuo corpo è provvisoria -.
-Provvisoria?
– le chiedo confusa, continuando a comunicare mentalmente.
-Se
non si fosse manifestato il nemico il mio intervento non sarebbe stato
necessario, e tu avresti continuato a condurre la tua vita normalmente, inconsapevole
della mia presenza in te - .
Resto
a guardarla perplessa, senza interromperla, timorosa che possa smettere di
spiegarsi.
-Potrai
comunque contare in questa guerra dell’aiuto di Athena,
che più di una volta si è dichiarata alleata del nostro signore, vertendo
entrambi nella stessa direzione - .
Certo…
Shiva è una divinità benefica… immagino che
con Athena vada più che d’accordo, trattandosi
quest’ultima della dea della giustizia.
Un
momento… guerra???
Improvvisamente
la pseudo barriera posta alle mie spalle ricomincia a
emanare scintillii, e la voce di Mu torna a farsi sentire, invogliandomi a
svegliarmi.
Mi
volto leggermente alle mie spalle, per poi scorgere sul viso della dea fiorire
un sorriso.
-Lascia
che ti indichino la strada – dice infine, prima di sollevare un palmo verso di
me e spingermi lontana da lei.
Riapro
gli occhi lentamente, sbattendo le palpebre più volte per riuscire a focalizzare
l’ambiente circostante. Le prime cose che riesco a mettere a fuoco sono gli
occhi apprensivi di Mu, che mi scrutano attentamente, senza far trasparire eccessiva
ansia, così com’è tipico del loro possessore, di cui, nonostante tutto, riesco
a sentirne il cosmo turbato, ridimensionarsi, però, non appena il mio sguardo
si posa su di lui.
Solo
allora sento qualcosa allontanarsi dalla mia fronte, e spostando lo sguardo
alla mia destra riesco a scorgere la mano candida di Shaka scostarsi da me, vedendo
poi i suoi occhi chiudersi, ricostituendo la sua solita classica espressione.
-È
tornata in se – pronuncia, rivolgendosi a qualcuno alle sue spalle, e poco dopo
vedo sporgersi verso di me un viso noto, a cui ho
pensato anche durante la conversazione svoltasi poco fa.
Resto
a guardare Saori per un momento, chiedendomi se
sappia o se perlomeno abbia capito che, a quanto pare,
siamo molto più simili di quanto pensassi.
-Lasciateci
sole, cavalieri – chiede ai ragazzi, che ubbidiscono
subito ai suoi ordini, facendole un leggero inchino e abbandonando la camera,
sotto la cui soglia, appoggiato al muro, c’era anche Aioria, a braccia conserte
e con un’espressione indecifrabile a governargli il viso.
Inspiro
ed espiro a fondo, cercando di assimilare a pieni polmoni l’aria proveniente
dalle finestre aperte, porgendo particolare attenzione alla stoffa pregiata di
cui sono costituite le tende che le adornano, il cui stile non ha nulla a che
fare con la prima casa.
Probabilmente
devo trovarmi in una delle stanze private della Kido.
-Ti
trovi al tredicesimo tempio - .
Ecco,
appunto.
Provo
a sollevare la schiena lentamente, per poi puntare i gomiti sul soffice materasso
per agevolarmi nell’intento.
-Non
sforzarti – mi consiglia Saori, sistemandosi su una
delle poltrone in stile liberty poste accanto al letto.
Indipendentemente
dal voler o meno darle ascolto, mi ritrovo, mal volentieri, a ristendermi. Mi
sento incredibilmente debole.
-Come
ti senti? – mi chiede lei, dimostrandosi perspicace.
-Come
se mi avessero fatto fare un viaggio dimensionale… - rispondo sarcasticamente,
riferendomi chiaramente a ciò che, credo, mi sia accaduto poc’anzi.
I
suoi occhi chiari si spalancano un po’, dandomi l’impressione di essere sorpresa,
più che infastidita, da quella risposta.
-L’hai dunque… - .
-Incontrata – termino io per lei, comprendendo
a volo a cosa volesse riferirsi, portandomi poi una mano a massaggiarmi la
testa, incappando subito nei grovigli che si spacciano per capelli. Prima di
entrare in contatto col cranio passano strati e strati di ricci ribelli… prima
o poi mi faccio rasare tutta la testa!
Un
pensiero mi distrae dalla mia guerra dichiarata ai capelli, facendomi riaprire
gli occhi e spostare lo sguardo su Saori.
-Tu
lo sapevi - .
I
suoi occhi, rivolti alle mani intrecciate sul grembo, si risollevano a loro
volta su di me.
-Non esattamente - .
Volente
o nolente, decido di fare un piccolo sforzo e di mettermi, se non proprio
seduta, perlomeno più rialzata, piegandomi il cuscino sotto la schiena, che
riesce ad offrirmi una migliore visuale di quella che avevo precedentemente.
-Nonostante
qualche dubbio sulla tua identità insinuatomi dalla prima volta che hai messo
piede nel santuario, non ho capito subito esattamente chi fossi…
- .
Il
mio sguardo si ferma su di lei, immobile nella sua postura composta.
-Non
facendo parte della mia famiglia, non mi è stato facile attribuire un riferimento
al tuo cosmo. - .
Continuo
a osservarla, incapace di spiccicare parola, sorpresa come sono dal notare la
sua naturalezza nel parlare di tutto ciò.
-Solo
quando sono venuta a conoscenza delle tragedie che
hanno travolto l’India mi è venuto qualche dubbio… ma sinceramente,
considerando l’irruenza del tuo carattere, pensavo reincarnassi l’opposto di
ciò che invece ti ritrovi a dover reincarnare…-.
Ah
ah ah.
-Pensavi
dunque che reincarnassi Kalì - .
Saori annuisce immediatamente, senza
scomporsi.
-Per
questo mi hai trattata a pesci in faccia? - .
Sul
suo volto si dipinge un’espressione mista a stupore e sdegno.
-Oppure
t’infastidiva il semplice fatto di dover dividere il suolo del santuario con
un’altra reincarnazione, indipendentemente dalla sua natura? -.
Al
diavolo i conformismi! Scopriamo le carte una volta e per tutte! Non mi è mai
piaciuto agire per ripicche!
-Io
mi sono semplicemente limitata ad accoglierti come un’ospite, prima ancora che
come un qualsiasi tipo di… - .
-Oh,
ho dunque frainteso io la tua imposizione imperiosa e il tuo atteggiamento
altezzoso nel trattarmi come l’ultima ruota del carro nonostante fosse di me
che vi sareste dovuti occupare, facendomi sentire come una cavia! Perdonami per
non aver afferrato… la mia concezione di “ospitalità” non combacia esattamente
con la tua! - .
Gli
occhi violacei della mia interlocutrice si spalancano ulteriormente, mentre le
sue mani afferrano i braccioli della poltrona, prendendo a stringerli
convulsamente.
-Non
mi hai dato modo di spiegarti! - .
-Non
mi hai dato modo di capire! - .
-Perché
sembrava non volessi in alcun modo utilizzare le
orecchie, presa com’eri dall’utilizzare in modo sconveniente la bocca! - .
-Non
potendo difendermi fisicamente, ho dovuto perlomeno difendermi verbalmente, non
credi? -.
-Sei
partita dal
presupposto che volessimo farti del male! - .
-Forse
perché anche la mia concezione di “vita” non combacia esattamente con la tua…
l’esperienza mi ha insegnato a non fidarmi degli altri ciecamente! Ma non mi
aspetto che una avvolta dall’ovatta e dal lusso possa
comprendere tal tipo di ragionamento…- .
-Cosa
centra la mia condizione sociale? Credi che questo, nel corso del tempo, abbia
evitato di espormi a rischi in prima persona? In quanto reincarnazione della
dea Athena ho delle responsabilità! - .
-Certo,
ma hai anche una ventina di persone pronte a schierarsi in prima fila per
difenderti per evitare di “esporti in prima persona” - .
Colpita
e affondata.
Ha
richiuso la bocca, prendendo a fissarmi stralunata, probabilmente incapace di
replicare.
-Tu
credi davvero che… - .
-Io
non credo nulla, Saori. – la interrompo nuovamente,
continuando a esporre i miei pensieri per dare un taglio a questa
conversazione, che su tutto avrebbe dovuto volgere
tranne che su uno sfogo personale. – È più che ovvio che io non possa nemmeno
lontanamente immaginare cosa significhi ricoprire un ruolo come il tuo, avendo
scoperto a mia volta da poco di ricoprirne uno praticamente uguale… - .
La
presa sui braccioli sembra allentarsi, così come la sua espressione posta sulla
difensiva.
-Non
è questo di cui ti sto accusando. Il fatto che tu abbia dato tutto per scontato
mi ha fatta incazzare. E non poco. - .
Ora
la sua espressione è ritornata lievemente sorpresa.
Abbasso
per un attimo lo sguardo, rialzandolo poi in direzione di una delle finestre
aperte, prendendo a osservare la luce del sole che proviene da fuori.
-Io
non ce l’ho mai avuta con te in prima persona. Mai. -
.
Non
la sto guardando, ma riesco perfettamente a immaginare che lei invece mi stia osservando.
-Il
solo sentir parlare di “giustizia” mi dava sui nervi… - .
Inchiodo
letteralmente lo sguardo alla finestra, perdendomi tra vari ricordi.
-Per
me il nome di Athena non aveva alcun valore – mi
volto verso di lei, vedendola assumere un’espressione infastidita. – Non
riuscivo a concepire alcun tipo di giustizia nel pensare che il mio maestro
fosse stato ucciso per colpa mia. Mi sono letteralmente rifiutata di accettare…
- .
Le
mani di Saori hanno smesso di stringere i braccioli
di poltrona e le si sono ricongiunte in grembo, in un
gesto apparentemente calmo, ma in realtà meccanico.
-Di
accettare che Athena, dea della giustizia, esistesse,
nonostante di giustizia al mondo se ne veda ben poca. Che tu, plurimiliardaria,
la reincarnassi, chiedendomi quindi in che razza di
modo potesse agire qualcuno che non abbia ricevuto un addestramento volto al
combattimento, considerando che Athena, che io ricordi,
viene considerata dalla mitologia greca una guerriera, e tu non sembri essere nemmeno
lontanamente il tipo che si sporca le mani. A meno che le apparenze, come al solito, non ingannino, e sotto tutti quegli strati di
tessuto non nasconda qualche arma segreta - . Al diavolo, le ho detto anche
questo! -Che
Shaka e Mu ti servissero… che indossino un’armatura per proteggere se stessi,
ma prima di tutto te… - .
Lei
ha adesso chiuso gli occhi, in un gesto di consueta calma. Non so se aspettarmi
una risposta altrettanto pacata, o uno dei trattamenti che mi ha riservato più
volte nel salone principale della tredicesima. Per sicurezza afferro con entrambi
le mani i bordi del materasso. Non vorrei che mi defenestrasse, considerando
soprattutto che le risulterebbe semplicissimo, vista la vicinanza del letto alle
finestre…
-Dal
tuo parlare al passato devo dunque dedurre che le tue idee siano
cambiate? – mi chiede inaspettatamente, con molta calma, riaprendo gli
occhi e prendendo ad osservarmi attenta, ma senza astio.
-Beh…
sono appena stata contattata dalla consorte di Shiva,
che sembra risieda nel mio corpo da quando sono nata e
che ha tutta l’aria di voler partecipare ad una certa guerra di cui non ho
capito un granchè… considerando che non faccio uso di
sostanze stupefacenti poiché le considero altamente dannose per l’organismo… e
che non bevo dall’ultima volta che Mu ha promesso di farmela pagare se avessi
sbrattato di nuovo in seguito ad una bravata… - .
A
giudicare dall’espressione sconcertata di Saori,
quest’ultima avrei anche potuto risparmiarmela.
-… considerando, insomma, che non c’è
nulla, a parte le botte in testa da te stessa procuratemi precedentemente, che
possa aver mandato in tilt il mio sistema nervoso, direi che non ho mezzi per
mettere in discussione ciò a cui ho appena assistito. Sono la reincarnazione di
Parvati. - .
Solo
nel momento in cui lo pronuncio lo realizzo davvero,
spalancando gli occhi di botto, impallidendo e cominciando a sudare fredda,
mentre le membra cominciano a tremarmi.
-Sono
la reincarnazione di Parvati?!
IO??? No, no, no, no, no, no… non è possibile! - .
Lancio letteralmente via le coperte che mi coprono, facendole volare ai piedi
del letto, mentre Saori sobbalza, particolarmente
sorpresa per la mia improvvisa reazione.
-No…
è sicuramente uno scherzo… senz’alcun ombra di dubbio!
– esclamo, prendendo a camminare nervosamente in tondo per la stanza.
-Reiko…
calmati - .
-Calmarmi?
Calmarmi?! No, dico… CALMARMI?! – sbraito contro Saori, che si è ormai alzata in piedi e allontanata da me,
portandosi alle spalle della poltrona sulla quale sedeva.
-Non
c’è motivo di reagire così… - .
Questa
volta è la mia espressione a diventare sbigottita, mentre i miei occhi tendono
a darle fuoco.
-Non
c’è motivo? – le chiedo, avvicinandomi di più a lei, che si allontana, ponendo
una bella distanza tra noi, raggiungendo così la porta. – Non c’è motivo?!? - .
Mi
volto verso la finestra, portandomi entrambe le mani tra i capelli, prendendo a
stringerli tra le dita.
-Tatsumi!
– urla alle mie spalle Saori, dopo aver aperto la
porta. – Tatsumi! Prepara della camomilla, svelto! -
.
La lascio perdere, cominciando a ricordarmi di
tutta la conversazione che abbiamo avuto…
Anziché
concentrarmi su quello che mi è successo, ci siamo messe a parlare di
tutt’altro… cioè… io… e ripeto, IO… no… no, no, no, no, no!
Senza
pensarci due volte mi rivolto verso Saori, la
raggiungo e la supero, dandole una piccola spinta per farla spostare dall’uscio
della porta, che la manda a sbattere contro il muro di fronte, senza però
procurarle alcun danno.
Le
avessi riservato lo stesso trattamento che lei ha riservato a me per ben due volte
allora sì che si sarebbe fatta male!
-Dove
stai andando? - .
La
sua voce allarmata mi raggiunge ovattata… tutto intorno a me sembra… estraneo…
Percorro
il lungo corridoio elegante, tralasciando i particolari lussuosi che lo caratterizzano,
raggiungendo poi la sommità della lunga scalinata che conduce al piano di
sotto. Poggio una mano al muro per darmi un po’ di equilibrio… non so da cosa dipenda… probabilmente dal fatto che non mi sia ancora
completamente ripresa… ma continua a girarmi la testa…
-Ehi!
Cosa stai facendo? - .
Non
c’è bisogno nemmeno che focalizzi la persona che mi ha posto questa domanda
tanto intelligente… senza contare che ormai il suo timbro di voce lo riconoscerei
tra mille…
-Scendo
le scale – rispondo con ovvietà, guadagnandomi un’occhiata sorpresa da parte di
tutti i bronzini, comodamente seduti sui divani che
arredano il piano sottostante, accorgendomi solo in quel momento di una quinta
persona, in piedi accanto ad una finestra, con le braccia e le gambe incrociate
e con un’espressione imbronciata stampata sul volto, che dà chiaramente
l’impressione di essere una personcina poco trattabile.
-Torna
immediatamente indietro! - .
Un
uomo in tenuta nera elegante, di mezz’età e dal capo pelato mi si para davanti,
aspettandomi con sguardo arcigno all’imbocco delle scale, che sto quasi per
raggiungere.
Il
pelato viene subito raggiunto da Hyoga
e da Shiryu, entrambi ancora notevolmente sorpresi
dalla mia andatura barcollante, a cui sto cercando in tutti i modi di dare una
parvenza normale.
-Fate
in modo che non si faccia del male, è confusa! – urla Saori,
sporgendosi dalla balaustra del piano di sopra. Intorno a me continua ad essere
tutto stranamente ovattato… perfino le voci continuano ad arrivarmi così…
-È
un sogno. Nient’altro che un sogno – pronuncio, non accorgendomi di essere
arrivata praticamente davanti al pelato, che mi ha letteralmente placcata,
ponendosi davanti a me in modo da non darmi possibilità di movimento.
-Ritorna
su! – pronuncia, infondendo nella voce un tono di ordine che mi da sui nervi.
-È
già un miracolo che sia riuscita a venire giù… - mi
viene da rispondergli, riferendomi alla difficoltà riscontrata nel trascinarmi
come un peso morto, incurante del suo sguardo severo e di quello perplesso dei ragazzi
che sono alle sue spalle.
Capendo
che non ha alcuna intenzione di spostarsi, mi vedo costretta e spostarlo da me
allo stesso modo con cui ho spostato Saori dalla
porta, facendolo indietreggiare e inciampare su un grosso tappeto posto alle
sue spalle, sul quale cade - alquanto fortunato – attutendo marginalmente la
caduta.
Approfittando
del fatto che Shiryu e Hyoga
si siano chinati ad aiutarlo, mi sposto, continuando a tenermi con una mano al
muro, che diventa il mio punto di riferimento per gli spostamenti.
-Reiko
- .
Mi
volto, riuscendo a riconoscere – con somma difficoltà, dal momento che lo vedo
offuscato – Shun, che mi osserva coi suoi occhi di
cerbiatto, affiancandosi poi a me per offrirmi probabilmente il suo aiuto.
Alzo
il palmo libero della mano e lo rivolgo verso di lui, rifiutando il suo aiuto,
intravedendo alle sue spalle Seiya,
precedentemente stravaccato sul divano, alzarsi e dirigersi a passo
spedito verso di noi, e l’altro tipo che non ho mai visto continuare a restare
accanto alla finestra, osservandomi all’erta coi suoi occhi scuri come braci.
-Che
accidenti fai? Possibile che ogni volta ti vedo sempre peggio? – mi chiede Seiya, aggrottando la fronte e aspettandosi probabilmente
una risposta, che non arriva, concentrata come sono dal tenermi in piedi.
-Perché
ti devo sopportare anche nei sogni? – chiedo con un filo di voce, incurante del
fatto che mi abbia sentito o meno, riprendendo a
camminare tenendomi sempre con una mano al muro.
-Eh?
Che ha detto? – chiede lo sveglio cavaliere di Pegasus
al cavaliere di Andromeda, che, com’è tipico della
sua gentilezza, inizia a seguirmi, tenendosi però a
debita distanza da me per non creare contatti fisici che possano infastidirmi.
-Cos’è
successo? – mi chiede col suo solito tono dolce, invogliandomi ad essere
gentile grazie solo al tono che ha usato nel rivolgersi a me.
-Non
lo so… so solo che non riesco a svegliarmi… nonostante il sogno stia diventando
alquanto strano… - .
-Non
stai sognando, Reiko - .
-Oh,
sì che sto sognando… non può essere altrimenti… - .
-Per
quale motivo? - .
Mi
sfugge una risata divertita, che lo fa zittire e
prestare attenzione.
-Ti
sembra possibile che io, nella realtà, sia la reincarnazione della dea Parvati? La sposa di Shiva? Eh? –
riprendo a ridere, in preda ad un attacco di euforia simile a quello che mi
coglie in seguito ad una sbronza.
Shun sembra essere rimasto pietrificato… ma non mi soffermo più di tanto sulla sua
reazione, presa come sono dal non piegarmi sulle mie stesse gambe, che sembrano
non voler reggere più il mio peso.
Mi
trascino lungo il muro, stando ben attenta a non cadere, mentre alle mie spalle
sembra sia scoppiato il caos. Sento qualcuno chiamarmi… qualcun altro ripetere
ciò che ho detto a Shun… la porta principale aprirsi
e dei passi avvicinarsi.
Quasi
non mi accorgo di essere arrivata in prossimità di una porta, e quando sento la
consistenza del pomo della maniglia sotto alle mie mani, senza pensarci due
volte, la apro, intrufolandomici all’interno e
chiudendomela a chiave alle spalle.
Mi
lascio scivolare lungo il muro accanto, sedendomi finalmente a terra e raccogliendomi
la testa tra le mani, mentre dei fastidiosi battiti percuotono la porta e delle
voci chiamano il mio nome…
Piantatela…
Piantatela tutti…
Rialzo
lo sguardo, cercando di focalizzare l’ambiente circostante, riuscendo a capire
quasi subito di trovarmi in un bagno… un gran bel bagno, non c’è che dire…
Cielo…
se comincio ad ammirare la manifattura della vasca e il fascino del water devo
stare seriamente male…
Mi
trascino a gattoni verso la vasca, sedendomi sul
gradino che la tiene rialzata dal pavimento di mattonelle bianche dalle
striature rosate, prendendo poi a dondolarmi su me stessa per cercare di
contribuire al mio inconscio… che da solo non riesce a farmi uscire da questo
incubo…
Io
la reincarnazione di Parvati…
Mi
sollevo, afferrando con una mano il lavandino, posto poco lontano da me, aprendolo
e rinfrescandomi il viso con l’acqua fredda, osservando poi il mio volto
pallido nello specchio, conducendo poi una mano verso il mio riflesso…
Ormai
i richiami all’esterno della porta non mi raggiungono quasi più… nonostante non
smettano un attimo di cercare di attirare la mia attenzione…
Le
voci che mi chiamano si alternano e si confondono… creando nient’altro che un
brusio che fa da sottofondo ai miei ragionamenti…
-È
tutto un sogno – ripeto ad alta voce, come a confermare a me stessa che sia effettivamente così.
-Non
è un sogno – ripete inaspettatamente il mio riflesso, facendomi spalancare gli
occhi e immobilizzare la mano sullo specchio. Il sudore che m’imperla la fronte
si è ormai confuso alle goccioline d’acqua della quale mi sono servita poc’anzi… ma ciò non m’importa.
Ogni singolo muscolo del mio corpo è teso, ed io sono incapace di fare
qualsiasi cosa. Che sia urlare, tremare, piangere o reagire in qualsiasi altro
modo.
-Reagisci!
– mi ordina il mio riflesso, nel quale riconosco i lineamenti della dea, con
una sfacciataggine più pronunciata della mia, e prima ancora che possa
pensarlo, la mano che precedentemente accarezzava lo specchio è adesso immersa
nella parete che lo reggeva, chiusa a pugno. Attorno a me schegge di diverse
misure s’infrangono al suolo, emettendo dei rumori secchi, alcune delle quali
mi arrivano ai piedi, graffiandomeli, ma non ferendomeli particolarmente. A
differenza della mano, che è quasi irriconoscibile, coperta com’è dal sangue,
di cui qualche goccia va a infrangersi, come le schegge sul pavimento, nel
lavandino, rovinando la sua limpidezza.
Appena
ho razionalizzato il gesto appena compiuto, ritraggo la mano, lasciando sfuggire
appena qualche lacrima per il dolore lancinante che sto avvertendo.
E
se riesco ad avvertire dolore… vuol dire che non sto sognando.
La
porta viene buttata letteralmente giù, provocando un
fracasso immenso, e istintivamente, con la mano non ferita, sollevo una delle
schegge di vetro più grandi, volgendola minacciosamente verso la persona appena
entrata, che mi accorgo solo dopo essere il ragazzo che mi osservava
indifferente accanto alla finestra.
-Ikki!
– sento urlare Shun, appena entrato, rivolgendo uno
sguardo preoccupato al ragazzo che ha sfondato la porta, per poi rivolgere uno
sguardo basito verso di me. – Oh, Athena… Reiko! - .
-Sta
lontano! – gli intimo, volgendo la scheggia verso di
lui. – State lontani! – urlo nuovamente, incurante delle lacrime che continuano
a bagnarmi il volto, rivolgendo poi l’improvvisata arma verso l’altro ragazzo.
-Lasciatemi
sola… per favore… - supplico infine… esausta dal dovermi difendere sempre da
tutto e tutti… mortificata per l’ennesima scenata di cui mi sono resa protagonista…
imbarazzata dal farmi vedere continuamente in lacrime… non ne posso più, non ne
posso davvero più…
Lancio
la scheggia che impugnavo contro il muro di fronte, facendola disintegrare
ulteriormente, volgendo poi uno sguardo supplichevole verso il ragazzo che Shun ha chiamato Ikki, che mi
osserva per un attimo, con un’ermetica e impassibile espressione, per poi
voltarsi e fare un cenno con la testa a Shun per
farsi seguire.
Il
dolce cavaliere di Andromeda lancia al ragazzo, ormai
uscito dal bagno, uno sguardo smarrito, per poi voltarsi verso di me e
rivolgermi un’occhiata dispiaciuta, prima di seguire – lo avverto – mal
volentieri l’esempio del primo, e lasciarmi finalmente da sola.
Chiudo
gli occhi, poggiando la testa sul freddo e duro bordo della vasca alle mie
spalle, lasciando che il silenzio che ormai si è diffuso nella casa mi consoli.
Quando
riapro gli occhi non riesco minimamente a immaginare quanto tempo sia trascorso. La mano ferita mi si è ormai addormentata.
Non la sento quasi più. La macchia di sangue, sotto di lei, si è allargata all’inverosimile… ma non sembra stia sanguinando ancora…
altrimenti avrei già detto addio alla mia patetica esistenza…
Improvvisamente
un rumore leggero di passi attira la mia attenzione, facendomi mettere in all’erta, nonostante non abbia la forza di muovere un
solo singolo muscolo. Ma non ce n’è bisogno…
Non
mi sorprendo minimamente nel vedere la figura di Mu stagliarsi sul ciglio della
“fu” porta, osservando con discrezione i danni procurati dalla mia ultima follia,
senza mai però sollevare lo sguardo su di me, così mi
limito a chiudere nuovamente gli occhi, per non dover sostenere il suo sguardo
indagatore, qualora volesse delle spiegazioni.
Inaspettatamente,
lo sento entrare e andare a sedersi all’altra estremità del gradino sul quale
sono seduta io, senza emettere un minimo sospiro o segno di spazientimento.
Si
limita a stare in silenzio… senza neanche tentare di scavarmi dentro per cercare
qualche risposta…
Improvvisamente,
senza sapere per quale preciso motivo e soprattutto perché adesso, mi ritornano
in mente alcune parole di una canzone che mi capitò di sentire un po’ di tempo
fa… un gruppo occidentale se non erro…
Com’è
che faceva? And
I… uhm…And I don’t…
…
C’è
qualcuno che la sta sentendo nel santuario… a volume anche piuttosto alto…
considerando che riesco a sentirla pur stando nel bagno della tredicesima casa…
Death
Mask? Ce lo vedo
tranquillamente ad ascoltarsela sbattendosene altamente di abbassare il volume…
solo che il genere non gliel’avrei mai attribuito… e considerando che detiene
la quarta casa… un tantinello distante dalla
tredicesima…
-Finirà
col farsi richiamare di nuovo… - pronuncia improvvisamente Mu, sospirando e
scrollando la testa.
Mi
volto lentamente verso di lui, incurante dei dolori muscolari, che a quanto pare non hanno alcuna intenzione di abbandonarmi.
-Milo
– continua Mu, rispondendo alla domanda che mi sono posta.
Ma
certo… perché non ci ho pensato prima?
-Conosco
questa canzone – riesco a mugugnare, cercando di far uscire un minimo di voce
decente.
Mu
si volta verso di me, mentre io prendo a fissare un punto a caso davanti a me.
-Ma
non riesco a ricordarmi le parole… mi è tornata in mente grazie a Milo… se solo
alzasse un po’ più il volume… - .
Mi
volto, vedendo gli occhi di Mu spalancarsi appena, preso alla sprovvista.
-Solo
un po’… - .
Mi
sorride, portando lo sguardo a sua volta davanti a se e chiudendo gli occhi.
Un
attimo dopo, oltre alla melodia appena accennata, riesco a sentir riecheggiare
anche le parole, e prendo a canticchiarle sotto voce nel punto che preferisco
in assoluto.
-And
I don’t want the world to see me… ‘cause I don’t think
that they’d understand… when everything’s made to be broken… I just want you to
know who I am… - .
Tossisco,
riuscendo a portarmi solo successivamente una mano a coprirmi la bocca,
scusandomi mentalmente col cantante per avergli rovinato il finale.
Sento
Mu ridacchiare, per poi vederlo scostarsi appena dal gradino per abbassarsi la zip della felpa che indossa e sfilarsela, per poi
passarmela attorno alle spalle, invitandomi a imitare il suo gesto. Aiutatami a
spostarmi con la schiena dalla vasca, mi aiuta anche a riposizionarmi più
comoda.
Chiusi
per un attimo gli occhi, li riapro, spostando lo sguardo sulla mano ferita, che
continua a farmi male.
-Morirò
dissanguata… - sussurro, riferendomi al sangue che ha ripreso a fuoriuscire in
seguito ai movimenti compiuti per agevolare Mu nel coprirmi.
La
sua mano, velocemente e delicatamente, si porta subito sulla mia, cicatrizzandomi
all’istante ogni ferita, dopodiché mi afferra il braccio e lo conduce intorno alle
sue spalle, mentre l’altra mano passa sotto alle mie ginocchia, sollevandomi di
peso, uscendo infine dal bagno.
-Non
morirai, Reiko – lo sento dirmi, mentre mi conduce fuori
dalla tredicesima casa, che sembra essere diventata deserta.
-Non
lo permetterò… - sento aggiungergli in un sussurro dopo un momento.
Stando
ad occhi chiusi, con un orecchio poggiato al suo petto – e con quindi una buona
percentuale uditiva fuori uso – non so se ho davvero sentito quello che credo
di aver sentito… ma il fatto di averlo anche solo immaginato mi consola… queste
sarebbero state sicuramente le parole che mi avrebbe rivolto… e il suo cosmo
così caldo e accogliente ne è la conferma.
-Ehi,
voi due - .
Sollevo
appena un po’ il capo, vedendo la figura di Aphrodite
stagliarsi all’imbocco delle scale conducenti alla sua casa.
-Dite
a quel cafone di abbassare il volume? Ve ne sarei grato, grazie. - . E la sua
andatura elegante lo riconduce all’interno della propria casa.
Quando
siamo abbastanza lontani, sia la mia risata che quella di Mu si diffonde
nell’ambiente.
Angolo
dell’autrice…
Ce l’ho fatta!!! Questo capitolo era
previsto per maggio… in questo mese ho un mucchio di cose da fare… ma temevo vi
foste dimenticati di me nel frattempo ç__ç senza contare che è passato già un
mucchio di tempo dall’ultimo aggiornamento… quindi…
Ebbene,
capito chi è Reiko? Come al solito, ulteriori
chiarimenti nei prossimi capitoli ^__^
Il
chiarimento che va fatto assolutamente adesso, però, riguarda la canzone che
sente e canticchia Reiko, che io ho segnalato in corsivo per indicare che non
mi appartiene e i diritti appartengono ai rispettivi autori… che non vi svelerò
per vedere se la riconoscete… dai che è facile!!!
Senza contare che è bellissima *Q* un abbraccio stritolante doppio a chi
indovina! XD
Ora
passiamo ai ringraziamenti… ma prima di ringraziare i
commentatori di Somebody, volevo inchinarmi di fronte
alle persone che hanno preso in considerazione il tributo partorito dalla mia
mente malsana per il compleanno di Mu, quindi GRAZIE MILLE a Manila, Spartaco e YamaMaxwell
per aver commentato “Un giorno qualunque” *inchino* lieta di sapere che vi sia
piaciuta ^__^ Senza contare la sorpresa di:
a)essere riuscita a guadagnarmi un’altra lettrice
di Somebody (Spartaco, per l’appunto);
b)aver riletto un commento di Manila *__* che
credevo ormai annoiata dalla mia storia ç__ç lieta di averti riletta caVa *__*.
Ora
passiamo alle fedelissime della storia u__ù:
-mon-chan: caVa, come
vedi qui le cose sono sempre imprevedibili (o almeno spero di averle rese tali
>__>) e succedono sempre un mucchio di cose di tanto in tanto… pensavi
che mi fossi dimenticata di una certa personcina, eh? fammi
sapere se sei contenta di aver letto anche di lui u__ù che ovviamente non farà
solo questa comparsa XD baci;
-SnowFox: carissima, come vedi gli scatti di
Reiko non sono terminati… ma capitano tutte a lei
poverina!! Una sana di mente avrebbe accettato le cose tranquillamente? Reiko
fa la spavalda… ma in fondo è tanto spaventata,
piccina ç__ç Lì è tutto più grande di lei ç__ç spero che questo capitolo, seppur
a tratti confusionario, introspettivo e alquanto pesantuccio,
ti sia piaciuto ^__^ un bacione!;
-YamaMaxwell: guarda… con Reiko non si può mai
sapere… chissà che non concretizzi sul serio ciò che pensa di fare ^__^
Continui a non sopportare Mu? Fammi sapere… adoro i tuoi trip mentali… perché
senza saperlo m’ispiri! Un abbraccio stritolante!!!;
-Semplicementeme: devo chiedere a Saga e Kanon di intervenire più spesso *__* Caaaaaaaaaaaara,
lieta di leggerti! Oddio, oddio, oddio… una nuova recensitrice!
*si strappa i capelli e piange di gioia* XD Grazie per aver speso due parole
nonostante non avessi tempo! Non devi assolutamente
scusarti, è ovvio che ognuno di noi abbia una vita “reale” all’in
fuori di quella “virtuale”, se non fosse così non sarebbe normale e ci dovremmo
un po’ tutti preoccupare e riflettere… grazie *__* visto chi è Reiko? Dunque si
era capito u__ù complimenti a te che ci hai beccato! Ulteriori spiegazioni
prossimamente… don’t worry…
nulla viene lasciato in sospeso! Un abbraccio stritolante
anche a te!;
-Ai91: no, non è ancora morto… ma
poverino ç__ç non ti sta simpatico nemmeno un po’?? XD grazie mille dei
complimenti nonostante un “certo personaggio” sempre presente non ti piaccia
^__^ Bacioni!!!!;
-Roxrox: cara… e ti perdi con una visione così
“casta”? E se te lo facessi apparire sotto la doccia??XD XD *sbav*
effettivamente sbavavo anch’io nell’immaginarmelo vestito così *Q* XD Non sono
riuscita ad aggiornare proprio prestissimo… ma aggiornando, stavolta, una
certezza ve l’ho data. Curiosa di sapere i risvolti di questa novità? Alla
prossima!!;
-NinfaDellaTerra: caraaaaaaaaaaaaa!
Tranquillissima! Vale lo stesso discorso che ho fatto per Semplicementeme!
Sono contenta di rileggerti però *__* Pensavo ti
avessi annoiata ç__ç Uhm… ti pare di scorgere una sfumatura di leggero rosa,
dici? Bah… *fischietta incurantemente*XD Spero che questo capitolo un po’
più contorto sia piaciuto ugualmente ^__^ un abbraccio stritolante anche a te!
Ciao!!;
-BloodyStar: oh chica
ç__ç mi dispiace che ti sia dispiaciuta per Mu ç__ç ma
ogni causa ha la sua conseguenza… questo che sto descrivendo e raccontando è un
percorso di crescita… ne vedrai a bizzeffe di discussioni poco felici… dovrai
abituatici se non vorrai finire col far fallire tutte le fabbriche di
tovaglioli di carta XD Fammi sapere se almeno questo ti ha fatta riflettere
u__ù e grazie per aver commentato! Un bacione!;
-Spartaco: *s’inchina, non avendo altre parole
per esprimere la commozione di avere una nuova lettrice… per poi saltarle
addosso e praticarle l’abbraccio stritolante di persona* XD Unica piccola
precisazione… quella che hai letto... la lettera per intenderci… non è il
finale…*si porta le mani dietro la testa, fischiettando incurante e
allontanandosi* Grazie, grazie, grazie!
E
grazie ancora una volta (non smetterò mai di ripetermi *__*) alle 25 persone
che hanno aggiunto la mia storia tra le preferite, nonché a tutte le persone
che leggono in silenzio, sperando un giorno, di leggere qualche vostro commentuccio…
Uhm…
ora che ci penso… *si volta, afferrando di malo modo Saga e Kanon
e portandoli davanti a lei*
[Dite qualcosa! ndHope]
[Ovvero?
ndSaga]
[Che dovremmo dire? ndKanon]
[Qualsiasi cosa! Se la volta scorsa siete
riusciti a invogliare Semplicementeme a lasciarmi un
commentino… potete ripetere la magia… ndHope-con-occhi-languidi]
[È la ragazza che pecca di troppo altruismo… noi non abbiamo
fatto niente…ndSaga]
Restiamo immobili per un po’, a squadrarci, mentre il vento soffia e
scuote i ca-pelli di entrambi, infrangendo quella che sembrava tanto essere una
scena di su-spence di un film
New sensations
Restiamo
immobili per un po’, a scrutarci, mentre il vento soffia e scuote i capelli di
entrambi, infrangendo quella che sembrava tanto essere una scena di suspence di un film.
Lui
continua a fissarmi… con una tale intensità... da farmi ad un certo punto
paura…
Non
gli ho mai visto quello sguardo così… ah… non saprei nemmeno come descriverlo!
In
quelle iridi verdi sono passate così tante emozioni da quando
ha sollevato le palpebre, che, per la prima volta da quando lo conosco, non ho
saputo ben identificare il suo stato d’animo.
Sembra
quasi… che in lui si stia agitando un mare in tempesta…
È
agitazione quella che colgo nel suo cosmo… ma un tipo di agitazione… che non
saprei se attribuire all’ira, colta nel suo sguardo non appena ha aperto gli
occhi, o all’inquietudine, che ho sentito agitarglisi
dentro subito dopo…
-Che c’è? – trovo il coraggio di
chiedergli, rompendo per prima il silenzio, non totalmente convinta di voler
sentire la risposta. Risposta che, seppur lo volessi, non mi giunge d’altronde.
Per
un attimo riesco nuovamente a intravedere l’ira attraversargli gli occhi
-Nulla…
- mi risponde, abbassando lo sguardo e avvicinandosi, come se poco fa i suoi
occhi non avessero quasi preso vita per darmi fuoco.
Il
mio sguardo scettico si posa su di lui per poco, giusto il tempo per lasciargli
intendere che non mi ha fregata, poi mi volto, non curandomi minimamente del fatto
che mi stia seguendo o meno, e inizio a scendere le
scale.
Prima
lentamente… poi più velocemente, fino a che non mi ritrovo a correre, raggiungendo
e superando in breve le prime tre case – o le ultime, volendo prendere in
considerazione chi invece sale – fino a quando i miei
occhi non vengono calamitati da una folta chioma castana e una maglia rossa
dalle maniche rivoltate.
Sarà
il pretesto della mia corsa.
-Seiya!
– urlo, riuscendo ad attirare la sua attenzione e quella degli altri bronzes, che stavano scendendo tranquillamente le scale con
lui, parlando tra loro fittamente.
Il
cavaliere di pegaso si volta, senza curarsi di
nascondere un’espressione infastidita non appena capisce chi l’ha chiamato.
-Sì,
dea Parvati? – mi chiede sarcasticamente lui,
calcando le ultime due parole volutamente, probabilmente con l’intento di
prendermi in giro.
Mi
fermo a pochi passi da lui, respirando a pieni polmoni due volte per riprendere
fiato – e per non innervosirmi - , spostando gli occhi
su tutti i suoi compagni per poi puntarli nei suoi.
-Posso
parlarti un attimo? – gli chiedo, rivolgendogli un tono più cortese e mite
possibile, così come i miei occhi, dai quali lascio trapelare un sincero senso
di colpa per alcuni degli avvenimenti precedenti che l’hanno coinvolto.
Indipendentemente
dal fatto che si sia dimostrato un tale ignorante in maniera mitologica e un
tantino sbruffone nel modo di porsi, non avevo alcun diritto, la volta scorsa,
di tirare in ballo sua sorella. Che ne abbia o meno
una, non avrei mai dovuto fare alcun tipo di riferimento a un suo parente. Non
ne avevo il diritto.
Credo
che dal modo in cui gliel’abbia chiesto, qualcosa sia riuscita a fargli capire,
a giudicare dal modo intenso in cui mi ha guardata di rimando, per poi
sollevare il volto e rispondermi fieramente:
-Non
c’è nulla che i miei compagni non possano sapere. Qualunque cosa mi riguardi, non sarà un problema parlarne davanti a loro - .
Ma
quante belle parole… quant’è bravo! E se io adesso, invece che scusarmi,
m’inventassi che “sono mortificata per averlo beccato a leggere di nascosto
delle riviste per gay e che non avevo alcuna intenzione d’interrompere la sua
lettura volta alla pratica successiva di auto soddisfacimento fisico
personale”?
In
quel momento il suo sguardo si fa tentennante, quasi come se temesse o non
avesse calcolato qualche mia ipotetica reazione successiva.
Se
non sa leggere nel pensiero, è senz’altro più sveglio di quanto pensassi.
Fortuna
per lui che intenda unicamente scusarmi…
Resto
a guardarlo per un attimo, concentrata, però, sulla formulazione del discorso
che intendo fare, per poi sospirare e agitare una mano come a voler scacciare
qualcosa.
-Tanti
giri di parole non servono. Da quando sono qui ci siamo incontrati non poche
volte, e non sempre i nostri incontri si sono svolti nei modi più pacifici.
Specie l’ultima volta… - e nel pronunciare queste tre semplici parole il suo
sguardo sembra indurirsi, mentre le sue braccia vanno a incrociarsi sul petto.
Ricorda a quanto pare. – Per quanto tu ti sia
dimostrato molto superficiale, sbruffone e per niente simpatico… - continuo,
vedendo il suo sguardo farsi questa volta ostile. – Non avevo alcun diritto di
dire quello che ho detto. L’offesa che ti ho rivolto è andata oltre la tua
persona. Non avrei dovuto tirare in ballo persone a te legate da vincoli
affettivi superiori a quelli relativi alla semplice amicizia. Mi dispiace. Rimangio
ciò che ho detto. - .
Una
folata di vento scuote nuovamente la mia chioma e quella del mio interlocutore…
sembra quasi che oggi qualcuno lassù si sia messo d’impegno per crearmi degli
effetti speciali alla giornata.
“La
palla di fieno non la fate rotolare?” penso rivolta al cielo, assistendo al cambiamento
espressivo dei volti dei bronzes. Quando ho iniziato
a parlare, anche i loro sguardi si sono induriti, ora invece sembrano essersi
rilassati.
Shun sta perfino sorridendo, sembra quasi
sollevato da ciò che ho appena detto al suo compagno.
-Scuse accettate… - brontola infine Seiya, sospirando pesantemente e voltandosi, osservandomi
con la coda dell’occhio finchè il suo corpo non s’è
totalmente girato.
Sorrido
mio malgrado. Non so se lo faccia a posta, ma il cavaliere di pegaso è davvero un personaggio singolare. Pur non facendo
nulla di particolare, riesce a farmi ridere.
Sopprimo
con la forza l’impulso di scoppiargli a ridere in faccia improvvisamente per
non infrangere la pace che si è andata a creare.
Volgo
lo sguardo verso Shiryu che, osservato l’amico
allontanarsi, si è voltato verso di me, per poi… fare un inchino???
-Con
permesso, dea Par… - .
-No,
sentite un attimo – lo interrompo, chiudendo gli occhi, indietreggiando di un
passo e ponendo entrambi i palmi in avanti. Quando riapro gli occhi, posso
vedere gli occhi a mandorla del cavaliere del dragone osservarmi perplessi. – Questa
storia deve finire… anzi, non deve neanche iniziare! – mi correggo,
ricordandomi che praticamente solo da oggi ho scoperto di essere la
reincarnazione di una divinità. – Non fraintendermi, Shiryu
– mi affretto a dire. – Apprezzo il rispetto che mostri nei miei confronti… ma non riuscirei mai… a sopportare tanta
formalità! - .
Sono
riuscita di nuovo a calamitare tutta la loro attenzione su di me, compresa
quella di Seiya, che si è voltato per ascoltarmi, con
un punto interrogativo enorme stampato in faccia.
-Reiko,
ok? Solo Reiko. Mi andrebbe bene perfino “tizia”. Ma non chiamatemi più “dea Parvati”. Ne tantomeno inchinatevi… per l’amor del cielo –
concludo, agitando le mani per indicare a Shiryu di
risollevare le spalle e piantarla con l’inchino.
-Ma…-
cerca di obiettare lui, venendo subito interrotto
dalla sottoscritta.
-Niente
ma. Per favore. - .
Dopo
un attimo di tentennamento, il bronze risolleva le
spalle, rivolgendomi poi un saluto cortese normalissimo, facendomi intendere di
aver capito.
Mentre
mi accingo a fare un piccolo inchino per ringraziarlo, un borbottio attira
l’attenzione di tutti, facendo girare i volti al lato opposto al mio.
-Ci
mancherebbe solo un’altra mocciosa a cui dar conto… -
.
Finalmente
sento la sua voce…
-Ikki!
– esclama Shun con un tono tra l’imbarazzo e il
rimprovero, rivolgendosi al tipo che deve a lady Saori
i lavori di riparazione del bagno della tredicesima.
-Tsk!
- è l’unica cosa che esce dalle labbra a quest’ultimo, voltandosi – dando così
a noi tutti le spalle – e riprendendo ad avanzare.
-Sempre
il soli… - riprende Shun, ma
lo interrompo fulmineamente.
-È
così che ti chiami allora - .
Quello
che presumo sia anch’egli un cavaliere - a giudicare dal cosmo che emana – si
volta, lanciandomi uno sguardo vago, scrutatore.
-Volevo
ringraziarti per il tentativo di soccorrimento di stamattina, ma non sapevo
quanto potesse andarti a genio l’idea di essere
chiamato “tizio” – continuo, facendo un riferimento a ciò che ho poco fa detto
a Shiryu. – Ora che so il tuo nome posso ringraziarti
come si deve… anche se presumo che lady Saori invece non abbia le mie stesse intenzioni nei tuoi
confronti… - gli dico, riferendomi alla porta del bagno ormai inutilizzabile. A
quel punto il cosiddetto Ikki rivolge tutta la sua
attenzione su di me, rivoltandosi verso la mia direzione completamente.
Quando
gli tendo la mano, dopo un attimo che sembra durare un’eternità, il tipo qui
allunga anche la sua verso la mia, senza staccare gli occhi dai miei.
-Ikki
di Phoenix - .
-Reiko
Nonomura -.
-La
reincarnazione di Parvati… - prosegue con un tono
monocorde, senza smettere di fissarmi.
-Il
fantomatico cavaliere della fenice… - . Ne avevo
sentito parlare da Shaka durante una delle tante volte che era venuto a trovare
Mu durante il mio soggiorno alla prima casa. Sono riuscita a recepire poco e
niente sul suo conto, dal momento che ogni volta che Shaka arrivava io cercavo
di tenermi sempre il più lontana possibile da lui, cambiando completamente
stanza, ma da ciò che sono riuscita a capire grazie a varie frasi intercettate
a distanza – non che li spiassi, eh! - , questo tizio,
per quanto bronze anch’egli, non ha niente a che fare coi suoi compagni… mi è
parso di capire che si contraddistingua da loro soprattutto per il caratterino
che si ritrova…
-Hai
intenzione di spodestare Athena? - .
Rimango
per un attimo perplessa dalla sua domanda… capendo
solo successivamente con chi in realtà sto avendo a che fare.
-Non
credo rientri nei piani della divinità che mi ha scombussolato la vita
sfruttando il mio corpo per le sue azioni… ma a
giudicare dal lusso da cui è avvolta la reincarnazione di Athena
e dalla vista panoramica che si vede dalla tredicesima… più il clima piacevole
e il sole che sembri garantire un’abbronzatura niente male… sì, potrei anche
suggerirglielo - .
Con
uno della mia stessa pasta. Un provocatore.
La
stretta di mano che segue ha tutta l’aria di essere una sorta di dimostrazione
di forza fisica reciproca più che un puro gesto di presentazione… e il dannato ce
la sta mettendo tutta per farmi arrivare, probabilmente, il suo disappunto per
ciò che ho appena detto!
Mi
sono allenata per tutta la vita nel non dar soddisfazioni agli altri…
figuriamoci se vedrà comparirmi sul volto un’espressione di dolore…
Proprio
nel momento in cui mi concentro sulla mia mano, è sul volto di Ikki che vedo apparire una smorfia… mista tra lo stupore e
il dolore.
In
un attimo ritrae velocemente la mano, quasi come se si fosse… scottato???
Mi
porto il palmo della mano che gli ho teso davanti agli occhi, vedendo uno strano
rossore, diffuso su tutta la mano, ritrarsi velocemente.
…
Sollevo
gli occhi sulla mano di Ikki, a cui
lui sta cercando di dar sollievo massaggiandola…
-Fratello!
– esclama Shun improvvisamente, dopo aver assistito
al sussulto di Ikki… e il mio cuore perde un battito.
CHE
HA DETTO?!
-Cos’è
stato? – chiede Hyoga improvvisamente, avvicinandosi
al cavaliere della fenice, venendo imitato presto
dagli altri… mentre la mia bocca è aperta ancora per quello che ha appena detto
Shun.
No,
devo senz’altro aver capito male…
Solo
dopo un po’ mi rendo conto che adesso tutti i loro sguardi sono nuovamente
puntati su di me, presa come sono nelle varie congetture che mi si sono affacciate
alla mente in seguito a quelle otto lettere che sono venute fuori
dalla bocca del cavaliere di andromeda.
-Eh?
– chiedo come un’ebete dopo un po’, non ricordandomi quasi più cosa sia successo, vedendo poi ad un certo punto del fumo
sprigionarsi dalla mia mano e la chiazza rossa estinguersi completamente.
-Ah…
- aggiungo in modo eloquente, rialzando titubante lo sguardo su di loro. – Non
lo so. È la prima volta che mi succede… - dico con nonchalance,
riabbassando lo sguardo e scrutandomi nuovamente il palmo strano.
Solo
successivamente mi ritorna in mente la reazione che ha avuto Ikki.
-Che
ti ho fatto? – gli chiedo titubante, risollevando gli occhi su di lui, o più
precisamente sulla sua mano.
Dopo
essersi massaggiato nuovamente la mano, il cavaliere di phoenix
sorride sarcasticamente, per poi rivolgermi uno sguardo beffardo.
-Nulla
– mi risponde monocorde come sempre.
Eppure
quel colore accentuato della pelle ha tutta l’aria di trattarsi di un’ustione.
-Fratello
dovresti medicarlo… secondo me… - .
-Non
è niente, Shun - .
…
-Ma…
- .
-Ma
sul serio siete fratelli? – chiedo a quel punto, interrompendo nuovamente Shun, che mi lancia uno sguardo spaesato, mentre Ikki sembra volermi incenerire con lo sguardo.
-Sì
– mi rispondono in coro loro, Shun in modo allegro e
fiero e Ikki nel classico tono monocorde e incolore,
con uno sguardo che ha tutta l’aria di voler aggiungere “fatti-gli-affaracci-tuoi”.
-Oh…
- mi limito solo a dire, continuando a spostare lo sguardo dall’uno all’altro
per riuscire a scorgere qualche somiglianza… riuscendo a scorgerne… zero.
Sposto
automaticamente lo sguardo sugli altri bronzes, come
a chiedere conferma di ciò che ho appena sentito, vedendo Shiryu
annuire, Hyoga abbassare la testa a disagio e Seiya portarsi una mano davanti alla bocca e sghignazzare, venendo fulminato subito da Ikki,
mentre Shun sembra contemplare quest’ultimo, incurante
di tutto.
-Ok…
- rispondo infine, intenzionata a levare le tende... e magari fare un salto da
Aldebaran per chiedere ulteriori informazioni… quando sento un cosmo fin troppo
noto raggiungerci e scombussolarmi di nuovo i sensi.
-Grande
Mu! – esclama Shiryu, salutandolo nel suo classico
modo cortese, venendo seguito a ruota da tutti gli altri, meno che da Ikki, che si limita a incrociare le braccia sul petto e a fargli
un lieve cenno di saluto con la testa.
Non
mi volto, immaginandolo salutarli allo stesso modo e sorriderli nel solito modo
cortese che lo contraddistingue.
-Ci
vediamo, ragazzi! – saluto velocemente i bronzes, con
tono allegro, nonostante sul mio viso sia stampata l’espressione più falsa del
mondo, che non cerco di nascondere in alcun modo, come a palesare il fatto che
la presenza appena aggiuntasi mi da fastidio.
-Comunque…
- dico, sorpassati tutti e giunta di fronte e Ikki. –
Parvati ha di meglio da fare che minacciare la tua
dea – continuo, senza curarmi di abbassare la voce, per far in modo che mi
senta anche l’ultimo arrivato.
Senza
aspettare la risposta di Ikki, mi dileguo, avvertendo
gli sguardi di tutti seguirmi fino a quando non
scompaio dalla loro visuale.
È
rientrato più tardi di quanto pensassi.
Meglio
così.
Verso
un cucchiaino di zucchero nella tazza di thè che mi
sono appena preparata, continuando a restare impassibile anche quando lui è
ormai entrato nella cucina, muovendosi con disinvoltura tra le credenze e i
fornelli.
Sghignazzo
mentalmente quando, con la coda dell’occhio, lo vedo
sollevare il coperchio del pentolino contenente il thè,
non trovandone all’interno nemmeno più una goccia.
Il
coperchio ricade sul pentolino provocando un rumore metallico fastidioso, che
ha tutta l’aria di essere stato provocato di proposito…
Se
n’è sempre preparato una dose da parte da quando sono
qui, adesso quale sarebbe il problema?
-Perché
non me l’hai detto? - .
La
sua voce, seppur scandita, mi arriva con un tono basso, incolore.
Rimango
interdetta alla domanda postami, ma decido di non voltarmi, continuando a
sorseggiare tranquillamente la bevanda che reggo tra le mani.
-Che
intenzioni hai, Reiko? - .
La
tazza mi sfugge di mano senza quasi accorgermene, presa come sono dal boccheggiare
per lo spavento.
Ma…
COME DIAVOLO GLI È SALTATO IN MENTE DI UTILIZZARE LA VELOCITA’ DELLA LUCE PER
COMPARIRMI DAVANTI ALL’IMPROVVISO?!
-Sei
impazzito?! – gli chiedo di rimando, con un tono di
voce acuto, puntando gli occhi nei suoi dopo aver contemplato ciò che rimane
dell’ormai fu tazza, ridottasi in diverse schegge entrando a contatto col
pavimento.
Senza
contare che mi sono anche bagnata e parzialmente scottata… psicolabile di un
cavaliere d’Athena!
Non
udendo risposta, dopo aver agitato le mani per scrollarle dalle gocce di thè che le hanno beccate, risollevo lo sguardo su di lui,
scrutando quella che ha tutta l’aria di essere una posizione offensiva.
La braccia sono tese, le mani puntate sul tavolo,
sul quale i polpastrelli sembrano aderire più del dovuto, considerando la
tensione che sono costretti a sopportare dal loro proprietario.
Anche
il volto di Mu, sempre rilassato, è contratto in un’espressione tesa, in una
maschera che non avrei mai contato di vedergli in
viso.
-Che
accidenti ti prende? – chiedo a quel punto, avvertendo il suo cosmo agitarsi in
maniera poco promettente.
Restiamo
a guardarci in cagnesco per un periodo di tempo indefinito, fino a quando, sorprendentemente, Mu chiude gli occhi, in un
gesto - a me incomprensibile - di
rassegnazione, e quando li riapre l’espressione ostile è ormai sparita.
Resto
a guardarlo a bocca aperta mentre ritrae le mani dal tavolo e riprende la sua
postura composta, allontanandosi successivamente come se nulla fosse accaduto.
Scuoto
la testa per ridestarmi dallo stato di trance in cui sono precipitata e, velocemente,
mi alzo dalla sedia, evitando i cocci della tazza con un breve salto.
-Ehi!
– esclamo rivolgendomi a lui, seguendolo all’interno della sala che funge da
salotto.
Male.
Se ricordo che in questa sala l’ultima volta la mia schiena ha toccato il muro
non troppo delicatamente…
-È
normale farmi prendere un colpo per poi ritirarti e comportarti facendo finta
di nulla? – gli chiedo, vedendolo trafficare con alcuni libri riposti su una
mensola della libreria a muro, incurante, quasi come se poc’anzi
non avessi parlato.
-Mu!
- .
-Da
quando ti interessano le mie reazioni? – mi chiede improvvisamente lui,
continuando a rivolgermi le spalle.
Ma
che accidenti significa?
Chiudo
gli occhi e mi porto le mani sui fianchi, prendendo a inspirare ed espirare per
tener sotto controllo il nervosismo.
-Potresti
gentilmente voltarti e dirmi a chiare lettere che succede? - . Quando riapro
gli occhi, riesco a vedere finalmente i suoi.
-Nulla
- .
-Lo
hai detto anche all’uscita del tredicesimo tempio. Credi che sia tanto stupida?
- .
-No.
Solamente molto superficiale. - .
Non
posso fare a meno che spalancare gli occhi e incassare il colpo… accusandolo
quasi subito.
-Ma
cos… - .
-Perdonami,
ma adesso ho da fare. - .
Mi
si è seccata la gola. Continuo a guardarlo stranita, cercando nei suoi occhi un
qualsiasi tipo di risposta al suo comportamento… ma sembra essersi chiuso ermeticamente.
Perfino il suo cosmo è calmo. O almeno apparentemente. Fatto sta che sembra aver
eliminato ogni tipo di… contatto.
– Devo raggiungere Shaka per fare ricerche
approfondite sulla divinità che rappresenti. Nel caso in cui avessi
bisogno di qualcosa sai dove trovarmi. Ad ogni modo, come ti ha detto Lady Saori, puoi contare sull’aiuto di tutti i cavalieri qui al
santuario. - .
…
Presi
tre libri dallo scaffale vicino al quale si trova, si dirige verso di me, sorpassandomi
tranquillamente, come se mi avesse appena augurato di trascorrere una buona
giornata.
-Voglio
delle spiegazioni – sfugge dalla mia bocca prima che lui possa
abbandonare completamente la stanza. Il rumore dei suoi passi sul pavimento mi
fa salire il cuore in gola. – Ne ho bisogno… - aggiungo, con un tono di voce
basso e vibrante, che riesce probabilmente a trasmettergli il mio stato
d’animo, dal momento che lo sento finalmente fermarsi.
-No,
non ne hai - .
Quattro
semplici parole. Poi il ritorno del vuoto.
*************
Altri
dieci minuti di cottura e il roastbeef è pronto… a seconda di quanto
dice qui almeno. Risfoglio la pagina del libro di
cucina di cui mi sono servito, ripassando tutte le fasi che sono state
necessarie eseguire per la riuscita della cena di stasera, congratulandomi con
me stesso per il profumino che sta venendo fuori dal tegame.
Altro
che mensa della tredicesima! Nemmeno se spruzzassero sulla carne del profumo al
roastbeef riuscirebbero a
spacciarlo per tale!
Oh…
una visita a quanto pare.
Mi
sfilo i guanti, togliendomi successivamente anche il grembiule, dirigendomi infine
verso l’ingresso, quando il cosmo dell’ospite… mi si fa man mano più familiare.
Questa
sì che è una sorpresa.
-Salve!
- .
-Salve
a te… ehm... a lei – ricambio il saluto, rimanendo… perplesso.
Dal
modo in cui sta scuotendo la testa non sembra andargli molto a genio il secondo
modo in cui le mi sono rivolto. Ma a giudicare dal modo in cui il suo intero
corpo si stia muovendo, il gesto della testa potrebbe
essere attribuito tranquillamente allo stato in cui riversa…
Non
è possibile. Mu non è tipo da tenere in casa…
-Ehm… Reiko? Dove
stai andando? – le chiedo, vedendola barcollare per poi proseguire arrancando
oltre la seconda casa..
-Come, dove sto
andando?? A complimentarmi con Shura per la sua
sangria! – mi risponde con voce acuta, sorridendo con espressione vacua, chiudendo
gli occhi e portandosi una mano davanti ad essi, per
poi fare un gesto brusco con la schiena, che mi fa quasi temere un’improvvisa
caduta.
-Tranquillo!
So stare in perfetto equilibrio! Guarda! - .
Naturalmente
la prova alla quale si sottopone è quella della gru, solo che non le riesce
molto bene. Non riesce neanche a sollevare il piede.
-Reiko…
- .
-Oh,
Aldebaran sei tu! - .
…
-Cos’
hai bevuto? - .
-Sangria!
– esclama, allargando le braccia al cielo.
-Dove
l’hai trovata? – le chiedo a quel punto, curioso di scoprire i segreti del
cavaliere della prima. E per poco non mi metto a ridere, immaginando un Mu
ubriaco che barcolla così come sta barcollando lei. Mai avuto il piacere di
vederlo sbilanciarsi una volta.
-Eh…
sapessi! Quel tirchio di un ariete l’aveva nascosta in
un punto quasi introvabile… “Quasi”… nel senso che gli ho
ribaltato casa! - .
…
Se
davvero si è trattata della sangria… doveva risalire a
un paio di mesi fa… considerando che Shura, ultima
cena a parte, ne ha preparata allora un bel po’, per poi distribuirla a tutti
noi. Considerando, poi, che Mu sta lontano dall’alcool come un topo sta lontano
da una trappola…
-Ah…
se Mu lo scopre… - .
-Cosa?
Che fa? – chiede lei subito, inarcando un sopracciglio con scetticismo.
-Si
arrabbierà… - .
È
a questo punto che spalanca gli occhi, guardandomi come se fossi uno strano
fenomeno da baraccone.
-Si arrabbierà? Ma è già arrabbiato! -
.
-Come? – le chiedo stralunato, ricordandomi solo dopo che, in queste condizioni,
non potrebbe mai darmi una risposta plausibile.
-È già arrabbiato marcio… - continua
poi, abbassando lo sguardo… intristendosi… e lasciandosi cadere seduta per
terra.
Segue
un minuto di silenzio, durante il quale resto a osservarla. Forse la risposta è
più plausibile di quanto pensassi.
Mi
avvicino, piegandomi poi sulle ginocchia per arrivare più o meno alla sua altezza,
anche se mi risulta un po’ difficile, considerando la mia stazza.
-Avete
litigato? – le chiedo cautamente, vedendola intristirsi ulteriormente.
Mi
annuisce, in un modo che riesce a suscitarmi tanta tenerezza. Sembra quasi una
bambina che è stata sgridata dopo aver commesso una marachella.
-Ultimamente
abbiamo litigato abbastanza - .
…
-Potete
chiarirvi e fare pace… -.
-No,
non credo. Prima magari, ma ora non più. Prima eravamo maestro e allieva.
Amici. Confidenti. Adesso siamo… due completi estranei… - .
…
Non
sono mai stato bravo con le parole… e il suo discorso sta vertendo su un campo
minato… devo stare attento a come parlo…
-Ti
va… - . Mi volto indietro, verso la seconda casa,
cercando di fare mente locale sulle cose che potrei offrirle.
-Ti
va una cioccolata calda? -.
Mi
rendo conto che non è il massimo, ma so che per le donne è un toccasana per i
problemi d’amo…
Scuoto
la testa violentemente, voltandomi indietro per accertarmi che la mia mente sia ben lontana da intrusori che
non potrebbero gradire i miei pensieri.
D’altronde
non lo penso solo io. Milo ha perfino fatto delle scommesse con Aiolia e Camus!
Lo
scuotersi della testa di Reiko mi fa ritornare con la mente al problema principale:
lei.
-Sono
ridicola, vero? -.
Questa
è decisamente la giornata delle domande a premio.
-Sono
tanto tanto ridicola… oltre
che tanto tanto pesante… - .
-Pesante?
- .
-Sono
un peso… nient’altro. -.
…
Improvvisamente
la sua espressione triste diventa ironica… e in un attimo scoppia a ridere.
Prima leggermente… poi scoppia in una vera e propria fragorosa risata.
-Parvati
è stata un genio… un vero e proprio genio… - riesce a dire dopo un pò, cercando
di soffocare le risate. – Scegliere un’idiota come me… ahahahahahahah!
- .
…
-Entra
un po’, dai – le chiedo, toccandole una spalla per distrarla dai suoi pensieri.
-No,
ti ringrazio… - .quindi si
alza - a stenti, ma ci riesce - rifiutando anche il mio aiuto, tramutando
l’espressione del viso in un’espressione seria.
-Dove
vai? – le chiedo, vedendola voltarsi e incamminarsi verso la prima casa.
In risposta mugugna qualcosa che non riesco a comprendere…
per poi sollevare una mano e agitarla un po’ in segno di saluto. La seguo
attentamente con lo sguardo fino a quando non scompare
nei meandri del primo tempio, restando poi in allerta per tener sotto controllo
il suo cosmo… che si affievolisce quasi subito.
************
-Amico
- .
Nonostante
siano passati diversi anni, il cavaliere del toro non smette mai di rivolgersi
a me con quell’appellativo, che non può non farmi sorridere riconoscente ogni
volta.
Mi
volto, chiedendomi quale sia il motivo che gli abbia
dipinto sul viso quell’espressione preoccupata.
-Mi
rendo conto che è tardi... – inizia, sollevando la testa verso il cielo bruno e
stellato come a sottolineare la sua constatazione. – Posso rubarti cinque
minuti? - .
Annuisco
senza pensarci troppo su, ritornando indietro e accettando il suo invito,
mentre dentro di me una strana forma di ansia riesce a rendermi inquieto.
-Perdonami
Aldebaran, ma non riesco a capire – gli confesso, dopo che il cavaliere del
toro ha concluso per l’ennesima volta un discorso che, in teoria, non è mai
iniziato, considerando la sua inconsistenza.
A
quel punto Aldebaran sospira pesantemente, avvolgendo la sua tazza di caffè
ormai vuota con entrambe le mani, prendendo poi a contemplarne il fondo con
finto interesse.
È
raro che capitino momenti d’incomprensione. Ammetto di essere stanco, la ricerca
con Shaka è stata lunga e si è conclusa con un nulla di fatto, dal momento che
siamo riusciti a ricavare solo informazioni di cui eravamo già in possesso, ma
il cavaliere del toro sembra quasi che ce la stia mettendo tutta per non farsi
comprendere.
Mi
ha chiesto della ricerca, di cosa ne pensassi degli
argomenti discussi al synagein… tutte cose che non
riesco proprio a far collimare con la sua espressione… imbarazzata…
-La
tua ospite, Mu - .
La
mia…ospite?
-O
l’ospite del santuario di Athena, se vogliamo dirla
in altri termini - .
-Reiko?
- .
Cosa
centra Reiko?
-Centra
eccome – risponde improvvisamente, prendendomi alla sprovvista per la
tempestività avuta.
A
quel punto Aldebaran sospira di nuovo, abbandonando la sua posizione lasciva
sul tavolo e riprendendo una posizione composta, a braccia conserte e a occhi
chiusi.
-Sei per caso stanco? Vuoi che me ne
occupi io? Non ci sono problemi, basta dirlo - .
Non
posso fare a meno di sbattere più volte le palpebre per cercar di comprendere
il senso di ciò che ha detto.
-Aldebaran…
- .
-Non
ci sarebbe niente di male. Capitano momenti no a tutti, magari hai bisogno di
dedicarti un po’ solo a te stesso… in fondo la notizia di questa nuova minaccia
non ha giovato a nessuno, e anche se, come sempre, tendi a nascondere ciò che
realmente provi, è chiaro che l’hai accusata anche tu… - .
-Aldebaran
- . Questa volta la mia voce non gli permette di continuare.
-Di
cosa stai parlando? – gli chiedo, scandendo ogni parola singolarmente, sperando
che questa volta riesca ad ottenere una risposta più chiara e netta.
Lo
vedo sospirare ancora una volta, per poi riaprire gli occhi e puntarli nei
miei.
-Qualche
ora fa, mentre mi preparavo la cena, ho avvertito il suo cosmo allontanarsi
dalla prima casa e avvicinarsi - .
Nulla
di nuovo, insomma.
-Sono
uscito a controllare… e sai cosa stava facendo? Anzi, mi correggo, sai cosa
aveva intenzione di fare prima che l’eccessiva oscillazione glielo impedisse? -
.
Oscillazione?
Non…
-Cosa?
– gli chiedo istantaneamente, quasi senza rendermene conto.
-Voleva
andare da Shura per congratularsi per la sangria - .
…
Scuoto
la testa più volte, come a voler respingere ciò che le mie orecchie hanno
udito… ma... come…
-L’avevi
conservata, vero? Non avresti mai pensato che qualcun altro avrebbe potuto
servirsene al di fuori di te… - .
Continuo
a tenere gli occhi spalancati puntati su di lui, senza dire una parola…
aspettando che lui continui a parlarmi per poter credere di più a tutto quello
che sto sentendo…
-L’ha
trovata e l’ha finita. Almeno a giudicare dallo stato in cui riversava… non
sorprenderti se troverai qualcosa fuori posto alla prima casa… deve aver
cercato ovunque… - .
-Era
ubriaca? – ora il mio tono è decisamente più severo.
-Io
credo che si senta molto sola, Mu - .
…
-Ho
cercato di parlarle… l’ho invitata ad entrare… ma non
ha voluto, se n’è andata - .
…
-Credo
che, nonostante la sbronza, si sia resa conto di essersi sbilanciata un po’
troppo… e, a giudicare dal caratterino orgoglioso che si ritrova, deve aver
battuto in ritirata per non continuare a mostrarsi in quello stato… - .
…
-In
che senso si è sbilanciata? – gli chiedo dopo un po’, cercando di tener sotto
controllo l’agitazione che ormai mi sta divorando.
Aldebaran
sospira di nuovo, questa volta senza staccare gli
occhi dai miei… facendomi trattenere il fiato.
-È
convinta di essere un peso… - .
Ancora…
-…soprattutto
per te - .
…
-Perdonami
se mi sono permesso di parlartene… non sono affari che mi riguardano…
ma… mi si è stretto veramente il cuore a vederla in quello stato… - .
…
-Per
questo ti rinnovo la proposta… qualora volessi… - .
-Grazie
Aldebaran, apprezzo la tua sincerità e le tue intenzioni onorevoli, ma non
ritengo ce ne sia bisogno - .
Questa
volta è lui a non pronunciare parola.
-Reiko
ha solo bisogno di adattarsi alla sua nuova situazione. Ne
io ne tu possiamo esserle d’aiuto, se non marginalmente - .
-È
certo che non posso esserle d’aiuto io! – esclama spazientito, recuperando la
sua indole battagliera, accantonata nell’introdurmi il discorso. – Ne tantomeno
Kanon, Saga, Death Mask, Aiolia… - .
Mi
alzo dalla sedia, non riuscendo ad evitare di farla stridere al contatto col
pavimento.
-Si è fatto davvero tardi, domani
abbiamo tutti da fare - .
-…ne Aiolos,
ne Dohko, ne Milo… – continua lui mentre io, comprese
le sue intenzioni, decido di togliere il disturbo.
-… ne Shura,
ne Camus, ne Aphrodite… Mu!
Andiamo! – lo sento esclamare in lontananza, mentre sono ormai in prossimità
dell’uscita.
-Prima o poi dovrai farci i conti! – lo
sento urlare in lontananza, nel momento in cui varco la soglia della prima casa.
Da
quando è qui, non ho mai avvertito così tanto silenzio.
Le
luci sono tutte spente, e le ombre procurate dai raggi di luna filtranti dalle
finestre sembrano dare un aspetto molto più cupo delle
volte precedenti.
Non
ho mai desiderato così tanto avvertire un suono diffondersi tra queste mura… ma gli unici suoni che si diffondono sono quelli dei
miei passi sul pavimento.
Quando
arrivo in prossimità della cucina, un’ombra attira la mia attenzione, facendomi
prestare più attenzione.
-Kiki
- . Al mio richiamo sobbalza, concentrato com’era a… osservare una bottiglia
dall’aria familiare…
-Mu!
Ciao! – mi saluta con la sua solita voce squillante, spostando lo sguardo
imbarazzato da me alla bottiglia. – No, no! Non è come pensi! L’ho già trovata
vuota! Era nel lavello insieme ad altre due… - .
…
-Perché
non sei a letto? – gli chiedo, spostando l’attenzione dalle bottiglie.
Il
suo sguardo s’intristisce e la sua testa si abbassa… lasciandomi già intendere
la risposta…
-Ho
voluto far compagnia a Reiko… -.
…
-Quando
sono rientrato l’ho trovata distesa su uno dei divani del salotto… mi sono
avvicinato per farle uno scherzo ma lei non ha
reagito… mi è sembrato che stesse dormendo… poi ho notato che aveva il volto
umido…e così… le sono stato vicino… aspettando che si svegliasse per andare a
dormire in camera sua… ma non s’è mossa… - .
Spinto
da un brutto presentimento, abbandono fulmineo la cucina, lasciando Kiki ancora a parlare, sentendolo seguirmi
mentre mi dirigo velocemente nel salotto.
È
la prima cosa che mi appare davanti agli occhi non appena entro.
È
distesa su un fianco, con le spalle rivolte alla porta, rannicchiata in
posizione fetale… illuminata dal chiarore lunare proveniente da una finestra
non coperta ancora dalle tende…
Senza
pensarci due volte su mi avvicino, afferrandola
delicatamente per le spalle e posizionandola supina su un mio braccio, mentre
con la mano libera le controllo il polso.
Che
stupido pensiero che mi ha attraversato la mente.
Accertatomi
che il battito sia regolare – e cercando di riprendere il controllo del mio - , mi soffermo a osservarle il volto… rigato dalle lacrime…
passandole il dorso delle dita sulle guance umide per…
Mi
volto, vedendo Kiki osservarmi perplesso.
-La
porto in camera sua. Va a dormire, arrivo subito - .
Ancora
perplesso, Kiki annuisce, lanciando un ultimo sguardo
a Reiko, uscendo infine dalla stanza.
Udendo
la porta della sua camera chiudersi, riporto il mio sguardo su di lei…
passandole un braccio sotto alle ginocchia per bilanciare il peso e sollevarla.
Inaspettatamente
il suo braccio avvolge il mio collo, facendomi sussultare.
Attraverso
il corridoio facendo attenzione a non compiere movimenti bruschi che possano
svegliarla, aprendo con la mente la porta della sua camera non appena ci sono
di fronte. Utilizzo lo stesso sistema con le coperte, posizionandola sul letto
delicatamente, vedendola subito prendere confidenza col nuovo giaciglio,
senz’altro più comodo del divano su dove era stesa.
Tentenno
nell’abbandonare la stanza, continuando ad osservarla respirare ritmicamente… col volto incorniciato dai capelli ricci
ribelli.
Senza
quasi rendermene conto mi siedo accanto a lei, in un punto dove non possa darle
fastidio, senza staccare gli occhi dal suo volto inumidito…
Non
mi è mai capitato di osservarla così a lungo… se non durante gli allenamenti,
per correggerle qualche errore… ma, anche allora, non ho posato gli occhi su di
lei come sto facendo adesso…
Sembrerà
assurdo… e probabilmente lo è senz’altro… ma è come…
se i miei occhi la stessero vedendo per la prima volta…
Dunque
li chiudo. Io non…
Inevitabilmente,
una volta riaperti, ritornano, come calamitati, sul
suo volto.
Le
sfioro con le dita i capelli, poggiando poco dopo il palmo sul materasso, poco
lontano da loro.
Come
un lampo a ciel sereno, prendo consapevolezza di ciò
che sto per fare… e mi fermo, a pochi centimetri dal suo volto… dalle sue
labbra.
Mi
allontano di scatto, sollevandomi dal letto, uscendo poi velocemente dalla sua
stanza, tirandomi dietro la porta, per porre quanta più distanza possibile tra
noi.
Ancora
stralunato passo velocemente da Kiki, verificando,
con sollievo, che si è già addormentato.
Entrato
nella mia stanza, mi abbandono con le spalle alla porta, portandomi una mano
sugli occhi.
L’ispirazione
mi ha abbandonata per un po’ ç__ç Nonostante abbia ben in mente la trama mi
risulta difficile scrivere meccanicamente ç__ç
Ad
ogni modo sono tornata u__ù come state???
Io
un tantino esaurita per il modo in cui ci stanno
trattando all’università… so che non centra nulla… ma sono un po’ imbestialita
per il fatto che, a quindici giorni – più o meno - dell’inizio della sessione
estiva, ancora non ci abbiano comunicato le date d’esame @_@ e questo solo alla
nostra facoltà è__é
Ma
stendiamo un velo pietoso che è meglio u__ù***
Aperta
e chiusa la parentesi sui miei problemi di sopravvivenza u__ù** (>__>)
…spero davvero che il capitolo vi piaccia… ovviamente è sempre la stessa storia…
dopo un po’ di tempo che non aggiorno… devo rientrare un attimino nell’intera ottica
della faccenda… e in questo capitolo succedono… un po’ di cose… cioè… alla fine
niente di che… dipende da ciò che uno si aspettava… ma…
ecco, ve lo aspettavate? XD
Bando
alle ciance, fatemi sapere che ne pensate XD
Riguardo
la questione OOC (che non è un avvertimento incluso
nella mia storia) spero che l’ottica che ho io dei personaggi rispecchi più o
meno la vostra… come mi fece notare Gufo_Tave io
tendo molto a umanizzare i personaggi di Kurumada,
cercando di non farli uscire dai loro caratteri (non essendo assolutamente mia
intenzione) ma è ovvio che non a tutti possa piacere e che non proprio tutti
possano trovarsi concordi con la mia ottica. C’è magari chi un personaggio non ce lo vedrebbe mai nel fare una certa cosa e chi invece sì…
io comunque (ci tendo a precisarlo) tendo a rendere i personaggi così come me
li sono sempre immaginati nel contesto dei rapporti interpersonali, che senseiKurumada ci mostra marginalmente…
soffermandosi su altro.
Saranno
anche cavalieri, ma sono uomini (d’inchiostro XD) anche loro. Questo ovviamente
è ciò che penso io.
Ora
passiamo ai saluti u__ù:
ti
con zero: guarda che
non sei l’unica ad avere difficoltà nel muovere Mu… non so quanti consensi
riceverà questo capitolo… comunque, come ho specificato sopra, sono esattamente
le reazioni che immagino. Grazie per i complimenti *___* ma non devi
complimentarti con me, è stata Reiko ad essere sufficientemente chiara u__ù
(XD);
SnowFox:
cosa pensi che volesse dire con quello sguardo enigmatico, Mu? XD la povera
Reiko non è riuscita a capirlo… proprio no… ma è anche
l’ariete che non si sbilancia mai più del solito u__ù** ciccina
cara, grazie di tutto! XD;
mon_chan: toh… dopo la lezione sulla religione induista, si pone
un altro problema: “i sentimenti umani, questi sconosciuti”. Chissà se verrà risolto così com’è stato risolto quello sulla
religione indù u__ù tu che dici? XD
Gufo_Tave: grazie per avermi
acculturata *___* no, ma infatti il mio non è bashing,
lo evito proprio non lo ritengo necessario… come hai potuto leggere, addirittura
Reiko si è scusata con Seiya (nonostante il tipino u__ù). Che grande donna, eh? XD aspetto di leggere
un tuo parere su questo capitolo… e grazie per continuare a seguirmi!
Roxrox: roxrox
cara! Qua le cose non riescono proprio ad arrivare ad una svolta! E poi ci sono
tanti problemi di comunicazione e d’incomprensione reciproca alla base… chissà
come andrà a finire…;
stantuffo: *inchino* grazie mille! Grazie
davvero! Mi dispiace, però, non posso svelarmi XD vabbè
che qua, come vedi, sono i personaggi a svelarsi da soli XD lo avresti mai
detto? ^__^ baci e grazie per il commento!;
Spartaco: ecco a te il seguito ^__^ un po’ meno
movimentato… e molto più introspettivo… ma tra un po’ ci sarà così tanto
movimento che… *si porta una mano davanti alla bocca e prende ago e cotone per
chiudersela* vabbè, vedrai XD spero solo che continui
a risultarti interessante! Ciao!
YamaMaxwell: … scommetto che quando Mu nell’ultima
parte ha… te hai avuto tanta voglia di ucciderlo, eh ?
XD tutti a farsi seghe mentali u__ù io dico loro di essere
più sciolti e disinvolti, ma loro non mi danno ascolto u__ù XD Grazie sempre
per i tuoi commenti in tempo reale XD un abbraccio forte!
Ringrazio
inoltre tutte le persone che hanno aggiunto la mia storia tra le preferite, tra
le seguite e chi semplicemente, pur non facendo nulla di tutto ciò, continua a
perdere anche solo cinque minuti del suo tempo per leggere la mia storia
*inchino*
Prima
di lasciarvi, volevo dirvi che, viste la situazione problematica
all’università, per il prossimo mese sarò
completamente immersa nei libri… quindi non aspettatevi aggiornamenti a breve
ç__ç Volevo avvisarvi perché mi è dispiaciuto avervi abbandonati per così tanto
tempo senza darvi alcun preavviso ç__ç.
Detto
questo, spero che continuiate a seguirmi (nonostante tutto ç__ç).
Tanti
saluti e in bocca al lupo per chi dovrà sostenere esami come me! Forza, forza,
forza! Che spacchiamo! [più che un incitamento per gli
altri, sembra essere più un’opera di auto convincimento… ndCamus]
[sparisci ndHope] [la verità fa male, eh?… ndCamus] [aspetta, no! Vieni qui e
congela un po’ l’ambiente, che si muore di caldo! ndHope che si avvinghia al cavaliere] [approfittatrice…
ndCamus infastidito].
Provo
ad aprire gli occhi, trovando le palpebre incredibilmente pesanti, mentre con
una mano mi schermo gli occhi, che sembrano trovarsi proprio in direzione degli
spiragli di luce provenienti dalla finestra.
Facendomi
violenza – considerando che ogni movimento che compio equivale ad una fitta
atroce all’interno del cranio – riesco finalmente ad aprire gli occhi, chiudendoli
e riaprendoli poi più volte per dar loro modo di adattarsi alla luce.
Non
che sia particolarmente forte, in fondo ne filtra solo
qualche spiraglio dalla finestra rimasta socchiusa, ma per i miei poveri sensi
intorpiditi sembra essere addirittura troppo.
-Ben
mi sta – pronuncio con la bocca ancora impastata dal sonno, che sembra non
avermi ancora abbandonata, mentre piego un gomito per alzarmi facendomi leva su
un braccio. Riesco appena a mettermi seduta che un tremendo capogiro mi fa
vedere la stanza ruotare… e ciò che temevo accadesse… accade.
Riesco
appena a portarmi una mano alla bocca, prima di mettermi a correre in direzione
del bagno, sperando di centrarne il water.
-Non
è stato piacevole, ma ci voleva – dico tra me e me, ripiegando l’ultimo
indumento di cui mi sono svestita prima di fare la doccia. Dò
ai vestiti un’ultima annusata prima di lanciarli in una cesta destinata agli
indumenti sporchi, posta nel bagno. Ma che schifo! Ho dormito per tutta la
notte avvolta nell’odore della…
Oh,
cazzo.
Spalanco
gli occhi, ricordandomi…
…
Dò uno sguardo alla porta, titubante, indecisa se mettere
piede fuori dalla stanza o no. Faccio vagare lo
sguardo per la camera, posandolo infine sulla finestra socchiusa, avvicinandomi
poi a quest’ultima per aprirla, schermandomi nuovamente gli occhi a causa del
sole. Sì, direi proprio che uscirò da qui.
Ritorno
in bagno, decisa a darmi una spazzolata ai capelli – per quanto mi sia
possibile, dal momento che i capelli ricci non sono assolutamente propensi alle
spazzolate – quando un rumore proveniente al di là
della finestra mi fa fermare sui miei passi.
Con
la coda dell’occhio sbircio alle mie spalle, non riuscendo però a individuare
nulla di sospetto, scrollo quindi le spalle – convinta di essermi sbagliata – e
ritorno sui miei passi.
Deve
essere ancora l’effetto della sbron… AHI!!!
Mi
massaggio la nuca, voltandomi velocemente, scorgendo l’ombra di un oggetto
cadere a terra dopo aver centrato in pieno la mia testa… una…
-Mela?
– mi chiedo, chinandomi a raccogliere l’oggetto incriminato, osservandolo poi
quasi come se fosse tutto fuorché un frutto.
Uno
sghignazzo attrae la mia attenzione, facendomi rimettere all’in
piedi e guardare al di là della finestra. Il mio sesto senso non avverte nulla
di pericoloso. Come se ci fosse bisogno del sesto senso poi. Quale ipotetico
nemico attaccherebbe lanciando mele in testa?
Improvvisamente
un paio di mani spuntano nella mia visuale, afferrando il marmo della finestra
per tirare su il loro possessore.
Trattengo
a stento una risata, vedendo con sorpresa di chi si tratta. Avrei dovuto
aspettarmelo.
Inarco
le sopracciglia, mostrando la mela al colpevole, che, sorridendo beffardo e
appoggiando il mento sulle braccia incrociate sul marmo, ha tutta l’aria di
starsi divertendo.
-Uno
a uno – dice improvvisamente, spiegandomi così il motivo del suo gesto. A quel
punto scoppio a ridere, con sua somma sorpresa, considerando che smette di
sorridere, prendendo a guardarmi con aria interrogativa.
-Credi
davvero che quella volta abbia aspettato che passassi per prendere la mira? –
gli chiedo, dopo aver smesso di ridere, osservando la mela rossa racchiusa
nella mia mano e dandole un primo morso, mentre mi avvicino al bordo del letto,
sedendomici poi sopra, a gambe incrociate.
-Non
lo so, ho pensato solo a un tornaconto person… AAAH!
– urla, tentando… disperatamente? di afferrare in
tempo il marmo prima di cascare giù, con un gran bel tonfo.
Stupefatta,
spalanco gli occhi, alzandomi poi velocemente per andare a vedere che diavolo
sia successo, vedendo Seiya steso a terra, supino e
con lo sguardo leggermente assente, con attorno gli
altri tre cavalieri di bronzo che solitamente sono con lui.
Shiryu ha le braccia incrociate, è dietro di
lui e scuote la testa, come a rimproverare il gesto dell’amico. Allo stesso
tempo Hyoga ha le mani sui fianchi e lo guarda con
aria truce, mentre Shun, dal lato opposto a quello di
Hyoga, si massaggia la testa, in un gesto di puro
smarrimento, dispiaciuto della capitolazione che ha avuto il gesto dell’amico.
Poi alza la testa, sorridendomi come suo solito non appena mi vede.
-Buongiorno,
Reiko! - .
Al
suo saluto anche Shiryu e Hyoga
sollevano la testa, guardandomi, però, un tantino imbarazzati,
volgendomi poi successivamente un cenno di saluto.
Di
tutta risposta volgo loro un cenno della mano per salutarli tutti, per poi tornare
a guardare il cavaliere di pegaso riprendere i sensi
e sollevare la schiena, mettendosi seduto a gambe incrociate, mentre una mano
va a massaggiargli l’osso sacro… uhuh.
-Sei
caduto? – chiedo a
quest’ultimo, immaginando, però, un diverso tipo di risvolto, osservando poi
sottecchi gli altri cavalieri volgere i loro sguardi all’amico ancora in terra.
-Mi
hanno tirato giù loro! – esclama, come immaginavo, Seiya,
indicando risentito i suoi compagni, che riprendono a guardarlo in modo truce,
escluso Shun, che dopo aver guardato l’amico mi
rivolge un altro sorriso imbarazzato.
Mi
limito a sorridere, sentendo Shiryu riprendere Seiya per il gesto appena compiuto, Seiya
ribellarsi e spiegare che non stava facendo nulla di male, Hyoga
lanciargli un’altra occhiataccia e zittendolo con quella… mentre Shun solleva entrambe le mani, rivolgendo i palmi verso di
loro, come a voler placare la discussione.
Mi
viene da ridere di nuovo, attirando la loro attenzione, mostrando loro la mela
mezza mangiucchiata.
-Se
non altro, mi ha portato la colazione! – esclamo, sorridendo divertita, salutandoli
di nuovo con una mano per poi ritirarmi, sottraendomi così alla loro visuale.
Che
tipi! Sorrido di nuovo divertita, gettando il torsolo
della mela nel cestino posto accanto alla porta, aprendo poi quest’ultima con
titubanza e sbirciando all’esterno, per cercare di capire che aria tiri. Sembra
che Mu non ci sia.
Metto
il primo piede fuori, continuando a stare ben attenta a non fare rumore,
guardandomi con circospezione attorno, in attesa di avvertire
il primo piccolo rumore per ritornare in camera e calarmi dalla finestra. Non
avvertendo nulla, tocco il pavimento del corridoio anche con il secondo piede,
chiudendomi poi la porta alle spalle.
Che
silenzio.
Ora
che ci penso… che mattina surreale. Da quando sono qui, non c’è stato un giorno
in cui non sia stata convocata dalla dea, che non abbia trovato Mu ad aspettarmi
per darmi ulteriori delucidazioni sulle mia posizione
al santuario o che… insomma, per la prima volta ho la giornata libera!
Sorrido,
per poi inclinare gli angoli della bocca verso il basso.
Davanti
a me si staglia il pavimento del corridoio della prima casa ingombro di cocci…
familiari. Un inserviente li sta spazzando via tutti, recuperando, quando gli
capita, con le mani guantate dei pezzi più grossi.
Resto
a osservare la scena imbambolata… dandomi dell’idiota più e più volte… e
vergognandomi tantissimo…
Mi
avvicino lentamente al ragazzo biondo chino su alcuni cocci alquanto affilati,
chinandomi a mia volta e aiutandolo nel lavoro.
Sobbalza
alla vista delle mie mani. Doveva essere sopra pensiero.
-Oh…-
esclama non appena mi vede, imbarazzandosi a tal punto da diventare rosso. –
No! Faccio io, la prego! – aggiunge, vedendomi avvicinare dei cocci tra loro
con rapidità. Incurante dei suoi continui richiami, continuo a recuperarne,
avvicinandoli gli uni agli altri, mettendomi ad un certo punto a cercare di -
paradossalmente – farli combaciare…
In
quel momento un’ombra si staglia su me e l’inserviente, creata dai raggi che
battono alle spalle della persona che è appena entrata nella casa.
Buffo
come riesca a riconoscerlo anche solo semplicemente dalla sua ombra, senza
dovermi concentrare per avvertire il suo cosmo…
Sollevo
gli occhi, con tranquillità, andando a incontrare i suoi.
Anche
il suo sguardo è placido, anche se… sembra tinto da una tonalità nuova…
Nessuno
dei due abbassa lo sguardo, continuando a osservare l’altro senza dire una
parola, fino a quando lui imbocca la strada per
entrare in una sala vicina, sottraendosi così alla mia vista.
L’inserviente
ha continuato il suo lavoro senza fermarsi, incurante dell’entrata in casa di
Mu.
Osservo
ancora una volta i cocci a terra, circondati dalle mie mani, che prima stavo
tentando di rimettere insieme. Li sollevo, con delicatezza, preoccupandomi
quasi di non disordinarli… per poi alzarmi, guardarli un’ultima volta e gettarli
nella pattumiera.
Ribadisco:
che giornata surreale!
Sono
riuscita ad attraversare la seconda e la terza casa senza ricevere sguardi
truci o domande. Alla seconda Aldebaran stava dando delle disposizioni a degli
inservienti in merito a degli spostamenti di mobilia all’interno di una sala.
Gli sarà venuta voglia di cambiare arredamento, chissà! Fatto sta che quando
sono passata ho fatto di tutto per non incrociare il suo sguardo… mi sono
limitata ad un “buongiorno” chiaro, affinché venisse
udito, ma abbastanza fievole per non attirare, assurdamente, troppo
l’attenzione.
Non
ero sicura di voler farmi vedere o meno… non dopo la
scena patetica di ieri… non ne avevo il
coraggio… non so come abbia fatto ad avere così tanta pazienza con me…
Fatto
sta che si è limitato anch’egli a rispondermi, solo che in modo molto più squillante del mio. Deve aver fracassato i timpani
agli inservienti che gli erano accanto.
Alla
terza ho incontrato solo Saga, stranamente Kanon non c’era.
Figuriamoci se ho chiesto informazioni! Mi sono limitata a rispondere al
sorriso di saluto del primo, che si è premurato anche di offrirmi del thè, ma che ho gentilmente rifiutato.
È
già tanto che il mio stomaco sia riuscito a sostenere la mela lanciatami da Seiya.
- Ah! – esclamo
soddisfatta, toccando col piede l’ultimo scalino che mi separa dalla quarta
casa. Non riuscirò mai ad abituarmi a quest’assurda scalinata.
Senza
curarmi di chiedere il permesso di passare, così come ho fatto con i primi due,
mi avvio speditamente verso l’ingresso della casa del cancro, fermandomi di
botto, nella semi oscurità, non appena mi ricordo del
cosiddetto arredamento interno…
D’altronde
non so volare, devo quindi passare obbligatoriamente anche da qui… quindi…
-Merda!
– esclamo, curandomi di farlo sottovoce, non appena un mio piede scivola sul
pavimento irregolare. So di cosa si tratta… mi sforzo di non osservare i volti
scolpiti su di essa, continuando a guardare davanti a
me… ma, molto intelligentemente, mi appoggio ad una parete, venendo in contatto
con uno dei tanti volti riprodotti su di essa.
Mi
sfugge immancabilmente un’altra esclamazione intollerante
mentre mi stacco velocemente dalla parete… compiendo poi l’errore di
guardarla… e impietrirmi sul posto…
Spalanco
gli occhi nel notare le dimensioni del volto scolpito che ho urtato, trovandolo
decisamente più piccolo rispetto a quelli che lo
circondano…
Che
sia…
-Oh,
dei… - pronuncio flebilmente, avvicinandomi per osservare le fattezze, appena
accennate, del viso che sto osservando.
“Death Mask non ha condotto sempre una vita esemplare… in passato
si è macchiato di orrendi crimini”.
Gli
“orrendi crimini” a cui si riferiva Mu comprendevano
anche lo stroncare la vita a dei bambini?
-Cosa
vuoi? - .
Mi
giro lentamente fino ad inquadrare la persona - che ormai conosco - dalla quale
proviene questa voce grottesca.
Resto
in silenzio, osservando il cavaliere del cancro squadrarmi con aria di sufficienza,
fino a posare gli occhi sulla mia mano, che tengo ancora appoggiata alla parete,
in corrispondenza di quello che sembra essere il volto di un bambino.
Mi
lascio andare completamente alle sensazioni derivanti da quella riproduzione
facciale, stringendo gli occhi per concentrami,
focalizzando l’attenzione sull’uomo che ho davanti.
Ed
ecco che arrivano le amplificazioni donatemi da Parvati.
Cosa
voglio? Vorrei dirti che sei un grande figlio di puttana Death Mask di Cancer. Vorrei sputare su
quell’armatura del cazzo che ti ha protetto il culo mentre uccidevi, indistintamente, uomini, donne e
bambini. Vorrei poter assistere meglio alla scena per poter vedere il tuo fottutoghigno mentre ti diverti a
scagliare i tuoi colpi su vittime
innocenti… le percezioni di cui dispongo grazie alla dea che ospito non mi
permettono di “vedere”, ma solamente di “avvertire”, ed io ho avvertito distintamente
del “piacere”. Ti sei divertito nel massacrare anche questo bambino?
Solo
dopo un momento – che sembrava a tratti interminabile
– mi rendo conto di aver contratto tutti i muscoli facciali, in un’espressione
– a giudicare dalla fronte aggrottata – astiosa. Sbatto le palpebre più volte,
prima di staccare la mano dalla parete e ritornare a guardare Death Mask… presa com’ero dal concentrarmi, per un attimo è come
se lo avessi perso di vista.
È
ancora di fronte a me… ma decisamente diverso da come l’ho visto appena entrata
nella quarta casa.
Il
volto è leggermente abbassato, l’espressione non è più sarcastica,
ma tesa. Le mani, lungo i fianchi, sono strette a pugno.
Non
lo conosco… non così bene da poter affermare che, visto così, sembra intimorito…
attualmente, considerando il tipo, mi è impensabile… ma…
senz’altro deve essersi reso conto che ho, in un certo senso, scavato nel suo
passato…
-Stavo attraversando la casa e sono
scivolata – rispondo improvvisamente, dopo
un periodo di tempo indefinito dalla domanda che mi ha posto.
-Abituatici
– mi risponde cupo, recuperando subito dopo il suo tono provocatorio. – Qui non
tutte le case sono candide e immacolate - .
-Notavo
– gli rispondo a tono, pentendomene subito dopo. Non so che accidenti mi stia
prendendo. Fino a un attimo fa, se me ne avessero data l’occasione, l’avrei
fatto a pezzi con le mie stesse mani. Quelle sensazioni derivanti dal volto
riprodotto sulla parete erano… erano… insostenibili…
Riproduzioni…
accidenti… tendo a dimenticarmi che sono riproduzioni… quindi, l’unica
spiegazione è che queste abbiano incanalato, in un certo senso, le sensazioni
del cavaliere che custodisce la casa.
Ma
come? Se sono dei semplici oggetti inanimati, senza quindi un vissuto, non
dovrebbero essere in grado di accogliere, concentrare e disperdere sensazioni…
A
meno che non fungano da specchio…
-Ehi, ti sei incantata? O ti aspetti
per caso che ti offra qualcosa? Reincarnazione o meno, io servo Athena, di te me ne sbatto, quindi non aspettarti alcun
tipo di ospitalità o formalità! - .
-No no! –
tendo ad aggiungere subito dopo, non raccogliendo la provocazione e muovendo le
mani davanti a me come a sottolineare la risposta data. –Mi aspettavo addirittura che mi afferrassi
di peso e mi sbattessi fuori, figuriamoci se mi ero posta tali aspettative! - .
L’espressione
di Cancer ridiventa altezzosa, continuando però a
squadrarmi curioso. Giustamente, ai suoi occhi non accingo
a muovermi.
-Stavo…
riflettendo. Il che, normalmente, non impiega tutto questo tempo, ma, detto
francamente, mi sento rintronata. Ospitare una divinità è più… difficile di
quanto pensassi… vorrei tanto potermene sbattere anch’io, ma credo proprio di
non poterlo fare. - . L’ultima aggiunta m’è venuta fuori spontaneamente. So che
a lui non importa un emerito cazzo ma… sto temporeggiando. Vorrei toccarlo… anche solo
sfiorarlo…
So
che detto così è alquanto ambiguo, ma naturalmente attualmente sto pensando a
tutto fuorché ad un risvolto erotico col cavaliere di Cancer.
Per quanto non sia affatto un brutto ragazzo, non impazzisco esattamente per
gli stronzi.
Piuttosto…
mi chiedevo se, toccandolo, le sensazioni avvertite sulla parete risultassero
più… nitide.
Perché
è improvvisamente arretrato? Non disporrà anche lui della capacità di leggere
nel pensiero, vero?
-Buona
giornata – mi limito infine a dirgli, oltrepassandolo e uscendo velocemente
dalla sua casa.
Non
credo ci sarebbe stato bisogno di avere un contatto diretto con lui. Come
pensavo prima, la casa deve, in un certo senso, rispecchiare… i suoi pensieri…
le sue sensazioni… i suoi ricordi.
Perché
riprodurre proprio dei volti sulle sue pareti? Ve n’erano appesi di… reali
all’inizio?
Deglutisco,
cercando di pensare ad altro ma fallendo miseramente. Ciò nonostante, mi
sorprende riuscire a provare una sensazione diversa dal timore…
Compassione.
Un minuto prima volevo ucciderlo, mentre adesso mi fa…
pena.
E
quando mi troverò in pieno ciclo mestruale cosa accadrà?
Mi
sa che Parvati dovrà fornirmi un libretto d’istruzioni
al più presto.
Non
ci posso credere. Quasi non ci speravo più.
Ho
di fronte a me un’esemplare… di sesso FEMMINILE!!! Una
donna, comprendete?? Una donna!
-Dea
Parvati, lei è Marin dell’Aqui… -.
-Piacere
di conoscerti, Marin! Il mio nome è Reiko, ti prego,
almeno tu non perderti in formalismi! Ti avranno raccontato che sono una pseudo reincarnazione, ma credimi, mi sento tutto fuorché quello!
Quindi non farti problemi di sorta! – dico tutto d’un fiato improvvisamente,
interrompendo la presentazione di Aiolia e stringendo
convulsamente la mano della DONNA tra le mie, che, confusa, asseconda ogni mio
gesto.
Devo
averla presa alla sprovvista, considerando che sembra non sapere esattamente
come comportarsi. L’ho costretta a stringermi la mano nel momento in cui stava
salutandomi col solito inchino che usano qui… e Aiolia
sembra essere confuso quanto lei. Nonché imbarazzato.
Mi
affretto a lasciarle la mano. Non che attraverso la maschera che indossa riesca a capirci un granchè,
ma vedendola agitare le dita in modo continuo, ho pensato che stesse cercando
di garantire ancora la circolazione alla mano che le stavo quasi stritolando.
-Perdona
l’irruenza! Non intendevo spaventarti, ne tantomeno passare per pazza – tanto
questo avrà modo di constatarlo in fretta da sola – è solo che… credevo che qui
il maschilismo fosse imperante! Non mi aspettavo di fare la conoscenza di un
cavaliere del mio stesso sesso! - .
-Sacerdotessa
guerriera – pronuncia Aiolia improvvisamente, questa
volta interrompendo lui me. Lo guardo interrogativa, aspettandomi una spiegazione,
che non tarda ad arrivare.
-Marin
dell’Aquila è una sacerdotessa guerriera – risponde Aiolia,
ergendosi fiero nella sua armatura scintillante.
-Che,
nello specifico, cosa significa? – chiedo, guardando
quindi Marin, aspettandomi da lei ulteriori
delucidazioni, ma lei sembra essere presa alla sprovvista nuovamente, solo che
questa volta rivolge lo sguardo mascherato verso Aiolia.
Il
cavaliere del leone tentenna, quasi incerto sul cosa
dire…
-Intendevo
dire che non è un cavaliere d’oro - .
Non
posso che aggrottare la fronte. La spiegazione del cavaliere del leone può essere
paragonata tranquillamente al tentativo di un micio di arrampicarsi sugli
specchi. Indaghiamo.
-Beh…
l’avevo capito… insomma, vi ho conosciuti tutti voi cavalieri d’oro…
semplicemente mi chiedevo che differenza ci fosse tra un cavaliere ordinario e
una sacerdotessa guerriera… - dico, rivolgendo lo
sguardo a Marin, che non sembra voler staccare lo
sguardo da Aiolia.
-Nessuno!
– si affretta a rispondere quest’ultimo.
-E
perché prima mi hai corretta? – gli chiedo innocentemente, osservando il suo
colorito farsi ceruleo.
-Vorrei
saperlo anch’io – risponde freddamente la rossa, continuando a tenere rivolto
il viso in direzione di Aliolia. Che darei per vedere
la sua espressione…
Aiolia, invece, sembra impallidito un
pochino.
Ciò
mi fa supporre che, come immaginavo, il maschilismo imperante c’è eccome.
-Uhm…
proseguo… vado a trovare un po’ Shaka… - mento spudoratamente, sapendo che Aiolia conosce i rapporti che intercorrono tra me e il
cavaliere della vergine. – È stato un piacere, Marin!
Perdona ancora la mia presentazione poco formale… ma,
in tutta franchezza, mi ha fatto davvero piacere conoscerti! Spero
d’incontrarti ancora in futuro per scambiare quattro chiacchiere! – aggiungo,
sollevando una mano per salutarla mentre corro verso
l’esterno della casa, distanziandomi velocemente da Aiolia,
che, senza curarsi di me, sta osservando sottecchi Marin
salutarmi gentilmente.
L’impressione
che ho avuto in merito a quei due mi viene confermata
nell’intravedere, di sfuggita, mentre imbocco l’ennesima scalinata, Marin sferrare un pugno sulla spalla di Aiolia…
uhuh.
Inutile
dire che sono giunta alla sesta casa con le lacrime agli occhi. L’espressione
di Aiolia è stata impagabile! Chissà se poi Marin si sarà limitata solo a quel pu…
Interrompo
il flusso dei miei pensieri nel trovarmi di fronte la persona che meno mi
aspettavo di vedere.
Insomma…
è vero che dispone della verità della luce… ma avrei
perlomeno dovuto avvertirlo… come accidenti ha fatto a trovarsi qui prima di
me?!
-Ciao
– lo saluto inaspettatamente, sorprendendomi da sola.
-Buongiorno
Reiko – mi risponde tempestivamente Mu, sorpreso anch’egli dal trovarmi – a
quanto pare – lì, di fronte a lui.
Segue
un interminabile minuto di silenzio, durante il quale nessuno dei due accenna
al dire qualcosa.
-Come
mai qui? – mi chiede improvvisamente lui, interrompendo nuovamente il flusso
dei miei pensieri.
-Sono
venuta a trovare Shaka – mento anche a lui, notando, naturalmente, la sua
espressione farsi interrogativa. – A parlare
con Shaka – mi correggo subito, dandomi dell’idiota. D’altronde che potrei
dirgli? Che sono giunta fin alla sesta casa senza uno scopo ben preciso?
Semplicemente perché non sapevo come ammazzare il tempo?
-Tu
come mai sei qui, invece? – gli chiedo, distogliendo la sua attenzione dai miei
propositi poco chiari, nonché superflui.
Anziché
rispondermi, mi mostra un libro, abbastanza voluminoso, inerente alla mitologia
indù.
-Oh…
- mi limito a dire, ricadendo di nuovo nel baratro del silenzio.
Lui
invece si limita a sorridermi come suo solito.
Bene.
Saremmo
perfetti in un film di CharlieChaplin.
-Entro
– dico infine, decretando la fine di tale supplizio. Se non abbiamo niente da
dirci è inutile continuare a rimanere qui come due babbei.
-Reiko
– mi chiama prima che possa mettere piede nella sesta casa. Mi fermo di botto.
Perché il suo tono mi è apparso così… urgente?
Mi
volto, lentamente, cercando i suoi occhi… ma lui è
ancora di spalle. Non si è voltato nel chiamarmi.
-Cosa
c’è, Mu? - . Questa volta è il mio tono di voce a fuoriuscire strano… anch’io,
inspiegabilmente, nutro una certa fretta nel sapere cos’ha da dirmi.
-Anche
Shaka voleva parlarti - .
…
Stringo
le mani a pugno, frustrata, cercando di mantenere la calma.
-Meglio
che vada, allora – rispondo risoluta, entrando
velocemente nella casa, senza curarmi di sentire, eventualmente, una sua
risposta.
Un
tantino azzardato dipingere TUTTE le pareti della casa di bianco. L’ambiente risulta
senz’altro più luminoso… ma a me, sinceramente,
verrebbe la paranoia nel dover stare sempre attenta a dove metto le mani.
M’incammino
lungo il corridoio, indirizzando, di tanto in tanto, lo sguardo nei dintorni.
Ora posandolo su un vaso dalle fatture orientali, ora osservando un quadro dai
colori caldi richiamanti l’India, ora scrutando attentamente le buffe statue
del Buddha sparse un po’ dappertutto, di diverse
dimensioni.
-A
cosa devo la vostra visita, dea Parvati? -.
Mi
guardo attorno, cercando di orientarmi in direzione della voce che ho appena
udito, riuscendo a capire che è provenuta da una sala… dalla quale proviene della
luce…
Ecco
come riesce a vivere in una casa dalle pareti interamente bianche. M’ero
scordata che il passatempo preferito di Shaka consiste
nel levitare per ore e ore nella posizione del loto.
-Come
ho detto anche agli altri che oggi ho avuto modo d’incontrare, preferirei
essere chiamata col mio nome originario, se non ti dispiace -
.
Com’era
ovvio che accadesse, non mi giunge risposta. Uff… ricominciamo d’accapo.
-Comunque
buongiorno, Shaka… - .
È
a quel punto che la luce proveniente dalla sua figura diminuisce, fino a scomparire
definitivamente, e i suoi occhi si aprono, mostrando il loro colore particolare
e intenso. Deve essersi sorpreso del fatto che l’abbia salutato…
- Buongiorno, Reiko – mi
risponde, alzandosi subito dopo aver abbandonato la posizione del loto.
Accidenti! Ha ricambiato il salu…
- Anche se non sarebbe
esattamente il saluto più corretto, considerando che è quasi ora di pranzo - .
…
Inspira
Reiko… espira Reiko…
Mi
sforzo di sorridergli, seguendolo con lo sguardo uscire dalla sala e dirigersi
verso un’altra.
Lo
seguo anche fisicamente, nonostante non mi stia invitando a farlo.
-Dal
momento che non prosegui oltre deduco che ciò che hai detto a Mu è vero - .
Scuoto
la testa un paio di volte nel tentativo di tradurre ciò che mi è appena stato
detto.
-Dubitavo
che avessi in mente già un piano, non sei mai stata brava a programmare
all’istante le cose piovuteti addosso, ma a quanto pare stavolta dovrò ricredermi
– dice ancora, arrivando al centro della sala nel quale l’ho seguito e sedendosi
a terra, accanto ad un tavolino. – Accomodati pure – mi chiede, chiedendomi di
occupare il posto accanto al suo, indicandomelo con una mano.
Cercando
di non curarmi della provocazione appena lanciatami, decido di seguire il suo
invito e mi siedo al suo fianco, sorprendendomi ancora una volta della calma
che incredibilmente sto riuscendo a dimostrare.
-Sai
anche tu che in una circostanza diversa ti avrei già mandato
al diavolo – comincio a spiegargli, introducendogli il discorso per poi passare
alle domande. – ma il fatto è che… nonostante sappia che ciò che hai detto dovrebbe
farmi innervosire, non riesco a farlo… non riesco a reagire… - .
-T’intimorisco?
- .
Ma
lo fa a posta??
-Niente
affatto – rispondo, sorprendendomi di nuovo del mio tono moderato. – Non
dipende da te, ma da me… -.
Resta
immobile, con le perenne palpebre a coprirgli gli
occhi, dando il tempo a un inserviente di portarci e servirci del the.
-Starai
maturando – risponde Shaka, portando la propria tazza alle labbra, non appena
l’inserviente ci lascia nuovamente soli.
-Shaka,
sto parlando seriamente – rispondo in tono perentorio, limitandomi a lanciargli
un’occhiataccia.
-Perdonami
allora, non m’è mai capitato prima di adesso - .
…
-Prego?
- .
-Non
m’è mai capitato di sentir fuoriuscire dalla tua bocca un discorso serio - .
……
Resto
a guardarlo per un periodo indefinito, valutando come reagire… finendo poi con
lo sbuffare e con l’abbassare il capo arrendevolmente.
Rialzatolo,
per assaggiare il the, rivedo gli occhi di Shaka spalancarsi, per poi osservarmi
minuziosamente da capo a piedi.
Accidenti…
non… non m’è mai capitato che mi guardasse più a lungo di due secondi…
Arrossisco,
contro il mio volere, impercettibilmente, tossendo appena per camuffare
l’imbarazzo.
-Sorprendente
– pronuncia ad un certo punto, continuando a tenere gli occhi aperti e
fissandoli nei miei.
-…cosa?
– gli chiedo, cercando di concentrarmi sulla bevanda che sto mandando giù
nonostante il sapore pessimo. Avevo dimenticato che “per far in modo da
mantenere inalterato il sapore del the” preferisse non
farlo zuccherare. Se non per evitare questi spiacevoli inconvenienti, a che
diavolo è servito frequentarlo contro la mia volontà per all’in
circa diciott’anni?
-Ho
tentato più volte di farti perdere la pazienza, e, oltre che non alzare minimamente
la voce, non sei ricorsa nemmeno al linguaggio variopinto che tanto ti
caratterizza - .
-Ehi
– dico allora, puntando un indice contro di lui. – Ora vedi di non esagerare - . Al mio pseudo richiamo allora
richiude gli occhi, nascondendo un sorriso appena accennato dietro la tazza del
the, dal quale beve un altro sorso.
-Ad
ogni modo, sei arrivato dritto al punto. Mi sento strana – gli dico, proseguendo
poi a spiegare le sensazioni avvertite nella casa del cancro.
-Non
mi sorprende. Reincarnando una divinità hai senz’altro acquisito una
sensibilità più sviluppata. – mi risponde, dopo aver ascoltato in silenzio tutto
il mio racconto.
-A
questo ci ero arrivata, infatti non è questo a
sorprendermi. È che… è come se passassi da un livello di rabbia ad un livello
di calma interiore così – schiocco le dita per rendere l’idea. – Passo da un
estremo all’altro senza quasi rendermene conto - .
A
quel punto Shaka aggrotta le sue bionde sopracciglia, dandomi l’impressione di
star trovando le parole giuste per esporre un concetto.
-Oltre che venirmi in mente fenomeni
biologici alla tua condizione di donna correlati - …quanti giri di parole per
non dire semplicemente “ciclo” – probabilmente si tratta della tua nuova
condizione. Ti ricordo che sei… - .
-Un involucro – finisco per lui.
-Se preferisci tal tipo di sinonimo…
comunque è esatto. -.
-Quindi la calma che avverto è la sua…
mentre agli antipodi c’è il mio stato d’animo… - . Lo vedo annuire in risposta.
-Capisco… - aggiungo, sospirando e
alzandomi.
-Ah… - pronuncio poi, ricordandomi di
una cosa che avrei voluto chiedergli già tempo prima. Mi volto, incontrando i
suoi occhi perennemente chiusi. – Cosa intendevi dire la volta scorsa? - .
Lo
vedo farsi pensieroso, senza accennare ad alcuna risposta.
-Alla
fine del synagein… quando mi prendesti in disparte… -
dico, cercando di rinfrescargli la memoria.
-Cosa
non ti è stato chiaro? – mi chiede a quel punto.
-Non
certo il senso. - . Dal momento che mi rivolge domande enigmatiche, vada che
gli risponda altrettanto enigmaticamente.
-Sarebbe
stata una domanda valida se l’avessi posta ad una
persona che non ti conosce affatto, Reiko - .
-Ah,
quindi mi conosceresti – rispondo prontamente, fermandomi d’un botto. Ma dove
diavolo sta andando a parare quest’assurda conversazione? Da quando Shaka è
così eloquente? Da quando io glidò
così tanta corda?
-Meglio
che vada – mi affretto ad aggiungere, voltandomi e
dirigendomi a passo spedito verso l’uscita, non prima di avergli urlato un
ringraziamento per il thè offertomi.
Facendo
un attimo il punto della situazione: che diavolo di senso ha avuto questa
mattinata?
Ero
quasi tentata dal continuare a salire, perlomeno per andare a trovare Milo, ma
sinceramente…
…
Mi
blocco a metà della scalinata che separa la sesta casa dalla quinta, guardandomi
poi attentamente attorno.
È
meglio che vada a mettere qualcosa sotto ai denti… o comincerò a dare seriamente
i numeri!
Arrivata
alla quinta casa, sorprendentemente, scorgo ancora Marin
discutere – questa volta animatamente – con Aiolia.
-Quindi
cosa m’impedirebbe, con l’esattezza, di togliermi la maschera: il fatto che a
te darebbe fastidio in quanto maschilista megalomane possessivo o perché è una
regola della dea Athena? - .
-La
seconda naturalmente, Marin… - .
-Allora
come mai quando ti ho parlato di quello che stiamo organizzando io e le altre
hai assunto il ruolo dell’uomo colpito nell’orgoglio, cavaliere di Leo? Credi
di dissuadermi dal mio intento così facendo? Se sì, perché accidenti ti
nascondi dietro alla regola della dea Athena?! - .
…
Accidenti… meglio che tolga subito il disturbo… magari senza soffermarmi a
tratti, come sto facendo adesso, per sentire chi la spunta…
Ad
ogni modo: grande, Marin! Sono proprio curiosa di
sapere di cosa stava parlando prima in merito a lei e le altre!
Riattraversare
la casa del cancro è meno spaventoso quando alla
seconda incontri Aldebaran, che ti saluta con uno dei suoi sorrisoni,
facendoti scordare ciò che hai visto.
Questa
volta non sono riuscita ad evitarlo, mi ha letteralmente placcata – con garbo,
s’intende – parlandomi continuamente, inducendomi così a non allontanarmi. Non
so come, ma alla fine è riuscito perfino a convincermi a rimanere a pranzo da
lui. La simpatia del cavaliere del toro, unita alle sue abilità culinarie, mi
hanno fatta desistere dal raggiungere la prima casa!
Tra
un bicchiere di vino rosso e diverse portate di grigliata di carne, accompagnata
da dell’insalata condita a pennello, mi ha raccontato parecchi aneddoti divertenti
del santuario, nonché sciolto parecchi dubbi in merito ai suoi colleghi e alla questione delle sacerdotesse guerriero.
Quando
gli ho raccontato l’episodio di Marin e Aiolia è letteralmente scoppiato a ridere, coinvolgendomi,
confermandomi che quei due fanno coppia fissa ormai da un po’, ma che è solo
merito di Marin se stanno insieme.
A
quanto ho capito, Aiolia, oltre ad essere orgoglioso,
severo e ligio ai suoi doveri è anche tanto tanto timido!
Aldebaran
è stato così delicato da non parlare di ciò che è avvenuto la sera precedente, che quando gliel’ho accennato, per porgli le mie scuse
un’ennesima volta, ha fatto finto di “essersene quasi dimenticato”.
Si
è limitato a ricevere le mie scuse, senza chiedermi i motivi che mi avessero
spinto ad una tale idiozia… inutile dire che gliene sono stata davvero grata.
-Direi
che basta, no? – chiedo al mio riflesso, girando poi la testa da un lato
all’altro per controllare di aver beccato con la spazzola
tutti i maledetti ricci ribelli.
Ma
sì, direi proprio che basta!
Soddisfatta
dell’operato appena compiuto, mi alzo dallo sgabello posto di fronte al lavello
del bagno e rientro in camera, tuffandomi letteralmente sul letto, senza curarmi
di infilarmi sotto alle lenzuola. Fa un caldo pazzesco,qui!
Mentre
abbraccio il cuscino, portandomene metà sotto al busto, ripenso velocemente
alla giornata di oggi.
Quando
sono rientrata – sono stata quasi tutto il pomeriggio con Aldebaran – ho
trovato Mu intento a leggere un ennesimo volume di mitologia induista.
Nonostante
fossi sicura che m’avesse sentita, non s’è curato minimamente di sollevare lo
sguardo dal libro, così come io non mi sono
minimamente curata di salutarlo, raggiungendo speditamente la mia camera e chiudendomici dentro.
Che
strazio… uff…
Decisa
a non pensarci più, chiudo gli occhi, facendomi prendere dal sonno.
Come
non detto. Nonostante la stanchezza, continuo a muovermi, girandomi e rigirandomi,
senza riuscire ad addormentarmi!
In
più questo dannato brusio di sottofondo non m’aiuta per niente…
ma Mu non era quello che andava a coricarsi col sole? Con chi sta
parlando a quest’ora della notte?
Spazientita,
decido di alzarmi per andargliene a dire quattro, così sbuffo,
mettendomi seduta e accendendo l’abat-jour che ho sul comodino accanto al
letto.
-OH,
CAZZO!!! – esclamo spaventata, indietreggiando
subitaneamente nel letto, fino a toccare la testiera e a piegare le ginocchia
contro il petto.
Sono
completamente circondata da uomini. Uomini dal viso dipinto reggenti una
torcia, dalla quale una flebile fiamma si sprigiona, illuminando a intermittenza
l’intera stanza, rimasta nell’oscurità nonostante abbia acceso la luce.
Le
loro bocche si muovono, sincronizzate, come se stessero recitando qualcosa in
coro, ma dalle quali non si eleva un minimo suono. Gli occhi sono sbarrati,
privi di pupilla. Occupano tutta l’intera area della stanza.
Vieni in India.
Boccheggio,
nel tentativo di razionalizzare… questa voce…
Vieni in India, sarai al
sicuro.
…
è la stessa che ho sentito sulle scale stamattina… quando
ho creduto che i morsi della fame mi stessero facendo avere delle
allucinazioni…
Tutto
ad un tratto il braccio libero degli uomini che occupano la camera si stende in
avanti, dandomi la sensazione di volermi afferrare…
Incapace
di muovermi, per la paura che mi fa tremare le gambe, provo a urlare, con tutta
la forza che ho dentro, rivolgendomi alla porta che ho di fronte, e dalla quale
spero veder apparire qualcuno che venga ad aiutarmi.
Continuo
ad urlare, rendendomi conto di non star emettendo un solo sibilo… e che la
bocca è impastata… da una sostanza che non riesco a identificare…
Mi
porto una mano alle labbra, andando in panico quando
vedo sulle dita del sangue… sangue che sta scorrendomi lungo il corpo,
fuoriuscendo dalla mia bocca… andando a tingere di rosso le lenzuola che sono
sotto di me… arrivando a inondare perfino il pavimento, sporcando i piedi degli
uomini che ho davanti, che non sembrano però accorgersi di nulla…
Sto…
mi sto dissanguando!
Continuo
a urlare disperata, con le lacrime agli occhi, vedendo la porta di fronte a me…
sanguinare anch’essa…
Lancio
un ultimo disperato urlo, chiudendo gli occhi, sentendo una voce chiamarmi
ripetutamente e delle mani afferrarmi le braccia.
Mi
sveglio di soprassalto, alzandomi col busto tutto d’un botto, andando a scontrarmi
con un torace robusto…
-Shh…
tranquilla… - articola una voce dolcemente, mentre una mano va a portarsi
dietro la mia schiena, ad un’altra sulla mia testa.
Dei capelli lilla vanno a solleticarmi il volto, e solo
allora mi lascio andare ad un pianto disperato liberatorio, afferrando con
tutte le mie forze la maglia di Mu.
-Calmati…
calmati, Reiko… va tutto bene… - lo sento sussurrarmi ad un orecchio, mentre le
sue mani mi massaggiano delicatamente e lentamente la schiena e la testa, e le
mie vanno ad abbracciarlo, portandomi a far aderire un orecchio al suo torace.
Non
riesco a respirare. Il cuore mi batte all’impazzata… così come il suo, che riesco
ad avvertire nonostante il panico. Non ne sono sicura… ma prima che riprendessi a piangere disperatamente un’altra volta,
giurerei di aver avvertito le sue labbra poggiarsi tra i miei capelli.
Angolo
dell’autrice…
Prima
d’iniziare…
UN
RINGRAZIAMENTO PARTICOLARE VA A YAMA
MAXWELL, CHE MI HA FATTO PASSARE IL MALEDETTO BLOCCO DELLO SCRITTORE GRAZIE
ALLE CANZONI CHE SI È PREMURATA DI PASSARMI IERI SERA!
“WHAT
HURTS THE MOST” È STATO PROVVIDENZIALE! *_____________*
*INCHINO*
Tornando
a noi…
Sì,
sono ancora viva! XD Per il momento sopravvivo, ritornerò a vivere a tutti gli effetti non appena si sarà conclusa questa
sessione estiva (ossia, precisamente, lunedì prossimo!).
Vi
sono mancata??? (NO! ndTutti) (ç__ç ndHOPE)
E
babbè u__ù
Purtroppo
non ho tempo a sufficienza per rompervi le scatole con i miei sproloqui
(l’unica cosa che tengo a dirvi è di non pensare che delle cose, magari, siano
state lasciate in sospeso…verrà spiegato tutto),
passerò quindi direttamente ai ringraziamenti delle persone che hanno recensito
l’ultimo capitolo:
roxorox: chiederò a Mu di vendere la sua dolcezza! XD Al in “psichiatricversion” l’ho pensato proprio per la sua sensibilità. È
grande e grosso e, anche se senseiKurumada non ne ha mai parlato, come d’altronde per gli
altri personaggi, in termini più approfonditi, me lo sono sempre immaginato con
un grande cuore! Direi proprio che è il più adatto ;-)
bacioni!!!;
Bloody_star: non devi assolutamente scusarti!
Certo, mi fa piacere senz’altro ricevere recensioni, ma non deve diventare
assolutamente un obbligo, deve essere e restare un piacere! Grazie mille,
quindi! Mi fa piacere anche che condividi il mio punto di vista sul trattamento
dei personaggi e sul ruolo di Aldebaran! XD Ciao!;
Ai91: ahahahahahahah!
Ma ciao cara! Mi sono mancati tanto i tuoi accanimenti
nei confronti di Mu! XD (a me no… ndMu)
(zitto te! Non piaci a tutte, fattene una ragione! ndHOPE) (ç__ç ndMu).
Comunque sì, Mu è senza speranze u__ù che posso mai farci? XD ciao carissima!;
Gufo_Tave: Ma noooooooo!
Quale rating rosso?? Guarda che intendeva
darle solo un bacetto piccino picciò!
insignificante! XD XD Che
d’altronde non le ha dato, lo stolto u__ù’’ tsk!
Comunque, se ti va, continua di tanto in tanto a farmi sapere cosa ne pensi!
;-)
Anzy: ripeto la stessa cosa anche a te, non
scusarti! Già il solo fatto di sapere che stiate
leggendo la storia per me è una grandissima soddisfazione *__* certo, ribadisco,
le recensioni mi fanno piacere! Ma non fatevene un problema se vi assentate per
un po’! L’importante è che stia continuando a piacerti… alla capitolazione si
giungerà più presto di quanto possiate immaginare tutti… ma
mi servono dei passaggi affinché avvenga! Grazie mille per la recensione e per
i complimenti, a presto!
Mon-chan: non ho potuto essere rapida e tu sai
il perché… bando alle ciance, te gusta? U__U tivibì amica bedda <3
Spartaco: Altro capitolo… di transizione? Sì e
no… uhm… non posso dire nulla! *si cuce la bocca* è stata divertentissima la
conversazione tra te e Mu! XD Ma credimi… Mu non ha bisogno di uno psicologo
e/o psichiatra… deve solo… AAAH!!! *si ricuce la
bocca* come non detto u__ù spero che anche questo capitolo ti piaccia! Besos!
YamaMaxwell:
oltre a dire che ti adoro perché grazie a te in una giornata ho scritto quello
che avrei dovuto scrivere perlomeno in una settimana, che altro vuoi che
aggiunga?? *___* *bacio*
Inoltre
ringrazio le 24 persone che hanno aggiunto la storia tra le preferite e le 10
persone che l’hanno invece aggiunta tra le seguite! *inchino*.
Un
altro inchino va alle persone che semplicemente leggono, facendo aumentare
vertiginosamente il numero delle visite di ogni capitolo *___*
Molto delicatamente, cerco di farla allontanare da me per poterla
guardare negli occhi
Brokendreams and nightmares
Molto
delicatamente, cerco di farla allontanare da me per poterla guardare negli
occhi. Dubito che in queste condizioni possa raccontarmi cosa le sia accaduto,
leggendo la sua espressione potrei almeno farmene un’idea… ma
nel momento in cui le mie mani vanno ad afferrarle le braccia per invitarla a
staccarsi, la sua presa, dietro alla mia schiena, si fa più serrata, e il suo tremolìo aumenta.
Dissuadendomi
dal mio iniziale intento, la riabbraccio, riprendendo ad accarezzarle la
schiena, massaggiandole di tanto in tanto la testa e sussurrandole delle parole
di conforto all’orecchio.
Accosto
di più la mia testa alla sua, chiudendo gli occhi e concentrandomi per
leggergli nella mente senza risultare troppo invasivo. Così facendo non riesco
a capire esattamente cosa sia successo, mi arrivano solo pochi e frammentati pensieri…
ma tra questi, ciò che viene ribadito più volte nella
sua testa, è…
Spalanco
gli occhi, staccandola delicatamente, ma in modo deciso, da me, osservandola
attentamente per cercare di capire se sia ferita.
Sangue…
Dove,
Reiko, dove?
Sospiro
sollevato, quando associo quella parola ripetuta con insistenza e terrore a
quello che deve essere stato l’incubo che le ha procurato questa reazione…
Solo
quando mi sono completamente tranquillizzato mi ricordo di non essere stato
l’unico a venir attratto dalle sue urla.
-Kiki
– lo chiamo, voltandomi e incrociando i suoi occhi lucidi e preoccupati. – Va a
chiamare Shaka - .
-M-ma
lei… - .Sta
bene?, mi
giunge nella mente la sua domanda. Annuisco, facendogli un cenno d’intesa con
la testa, e poco dopo lo vedo abbandonare l’uscio
della porta e correre lungo il corridoio, diretto all’esterno della casa.
Ritorno
a concentrare le mie attenzioni su Reiko non appena avverto la sua presa
abbandonarmi poco a poco. Nonostante stia cercando di recuperare lucidità e
contegno, trema a tal punto da darmi l’idea di essere ancora scossa.
Senza
alzare la testa, con lo sguardo fisso davanti a lei, indietreggia lentamente
sulle lenzuola, rannicchiandosi, piegando le gambe e abbracciandole, conducendosi
le ginocchia al petto.
No,
non chiuderti di nuovo…
Sollevo
una mano per accarezzarle il volto rigato dalle lacrime, ma lei chiude gli
occhi, facendomi capire di non volere questo tipo di contatto…
Ad
un palmo dal suo viso, decido di abbassare la mano per non turbarla, continuando
ad osservarla piangere e sussultare per i singhiozzi.
Quando
provo ad infiltrarmi nella sua mente scuote la testa e stringe gli occhi… non
vuole che faccia neanche questo…
-Io…
- pronuncia tra le lacrime, fermandosi poi improvvisamente per trattenere un
ennesimo singhiozzo. – M-mi dispiace… era tu-tutto
così reale… - .
-Non
scusarti – le dico, senza staccare gli occhi dalle sue mani strette a pugno. –
Raccontami cos’hai sognato…- le chiedo, sistemandomi meglio sul letto per
poterla osservare altrettanto meglio.
La
mia richiesta le fa di nuovo serrare gli occhi.
…
non possiamo continuare così.
-Mu
– la voce di Shaka ci raggiunge dall’esterno della stanza, rendendoci nota la
sua presenza.
-P-perchèè qui? – mi
chiede Reiko, sollevando gli occhi e rivolgendo lo sguardo all’esterno della
camera, infastidita.
-Vieni
– le dico, ignorando la sua domanda perché intenzionato a spiegarle tutto dopo,
invitandola a sporgersi un po’ verso di me per permettermi di prenderla in
braccio.
Dopo
avermi guardato con reticenza, con mia somma sorpresa, cede. E non perchè le
vada davvero di assecondarmi… dalla sua mente mi giungono delle nitide immagini
di uomini… che lei avverte minacciosi… numerosi a tal punto da occupare
l’intera camera. È chiaro che non voglia restare da sola…
Guidato
dal cosmo di Shaka, fatto accomodare da Kiki nel
salone, entro in quest’ultimo, vedendo il cavaliere della vergine alzarsi di
scatto, rivolgendomi con la testa un segno di saluto e aspettando che sistemi
Reiko sul divano di fronte, che ritorna a rannicchiarsi nella stessa posizione
assunta sul suo letto, senza degnare d’attenzione Shaka.
Fattogli
cenno di seguirmi, il cavaliere della vergine abbandona il salone e mi segue altrove,
mentre Kiki si avvicina con titubanza a Reiko per
darle, come al solito, il suo conforto.
-Sono
desolato per averti fatto chiamare a quest’ora – mi scuso, invitandolo a
sedersi su uno dei divani della sala dell’armatura, mentre io raggiungo,
pensieroso, la finestra più vicina, per guardarci attraverso.
-Francamente,
sarei giunto pur non essendo stato chiamato. Il cosmo della dea Parvati è sembrato allarmato, sono convinto che anche la
dea Athena l’abbia avvertito. - .
Dunque
siamo entrambi d’accordo che non si sia trattato di un
semplice sogno.
-Ti
ha raccontato il suo incubo? - .
Scuoto
la testa, ritornando a guardarlo.
-Temo
che l’abbia terrorizzata a tal punto da spingerla a non rievocarlo - .
-Eppure
dobbiamo sapere cos’ha visto – mi risponde lui, pacato, parlandone come si trattasse di una cosa semplice.
-Senza
dubbio… ma temo abbia bisogno di tempo… - .
-…
che noi non abbiamo. – conclude Shaka per me, rimanendo poi in silenzio come
faccio io, ognuno assorto nei propri pensieri.
-Qual
è il vero motivo per cui mi hai fatto chiamare, Mu? –
mi chiede improvvisamente, precedendo quella che sarebbe
stata la mia risposta di lì a poco.
Mi
volto, inspirando a fondo per convincermi a buttar fuori la risposta.
-Temo
di non essere più la persona adatta ad ospitarla -.
Non
credevo che dire una cosa simile sarebbe stato così difficile…
Il
cavaliere della vergine continua a rimanere impassibile, ascoltando ciò che sto
dicendo.
-Non
più… perlomeno. – aggiungo subito dopo, soppesando bene le parole.
Shaka
continua a rimanere in silenzio e in ascolto.
-Ha
smesso di fidarsi di me non appena ha saputo la verità, Shaka. - .
-Complicando
le cose più di quanto già non lo fossero col suo carattere ribelle e scontroso
– termina nuovamente al posto mio, utilizzando, però, termini diversi da quelli
che avrei utilizzato io.– Mi stai
chiedendo di prendermene cura, Aries? - .
Sapevo
che avrebbe capito.
-Non
esattamente. Reiko sa badare a se stessa e questo credo che l’abbia dimostrato più volte. Tutto sommato, ha bisogno di un
tetto sotto al quale dormire fino a quando questa
situazione non sarà conclusa. - .
Il
silenzio che segue dura un’infinità di tempo.
-Non
è da te scrollarti da dosso problemi. Grandi o piccoli che siano. Ciò mi porta
a pensare che questa sia stata una decisione presa in seguito ad una riflessione
approfondita… - .
Annuisco.
-Mi
duole doverlo chiederlo a te, so che non siete in buoni rapporti
ma, tutto sommato, tu, a parte me, sei la persona che conosce da più
tempo… - .
-Lo
comprendo – mi risponde semplicemente lui, aprendo, con mia somma sorpresa, i
suoi occhi e puntandoli nei miei. – Sei sicuro? - .
Sospiro,
chiudendo gli occhi.
-Non
vedo altre alternative, Shaka – rispondo in un soffio… quasi come se mi stessi
rivolgendo più a me che a lui… ritornando con la mente alla posizione difensiva
che Reiko ha assunto quando ha compreso di essersi esposta
troppo, prima, quando ho cercato di aiutarla.
Solo
allora il cavaliere della vergine richiude gli occhi, annuendo semplicemente,
racchiudendo in quel cenno tutti gli accordi presi
silenziosamente e tacitamente.
Poi
si alza, avvicinandosi e riaprendo gli occhi.
-Se
riuscissi a convincerla a seguirmi potrei aiutarla a prendere confidenza col
suo cosmo da subito, oltre che analizzare l’incubo che l’ha turbata stanotte… - . Stavolta tocca a me annuire, con gli occhi e la mente
rivolti altrove però. So cos’ha inteso dire.
-La
convincerò io - .
*********************************
Sto
inspirando ed espirando da tempo immemore ormai… e ancora non riesco a farmi
abbandonare da questi maledetti brividi!
Stringo
i denti, a tal punto da farli stridere e da far sobbalzare Kiki,
che ha la testa appoggiata sulle mie gambe.
Senza
incrociare gli occhi con i suoi, tristi e spaventati, gli metto una mano sulla
testa rossa, invitandolo a ristendersi, prendendo ad accarezzarlo lievemente, facendogli
capire che va tutto bene.
Un
attimo dopo rientrano Mu e Shaka, prendendo posto, ognuno, su divani differenti,
lontano l’uno dall’altro ma entrambi di fronte a me.
Non
ho ancora capito che accidenti ci faccia qui Shaka…
-Cosa
ci fai qui? – gli chiedo quindi, dando voce alla mia curiosità, rendendomi
conto di avere la voce roca. – Non ti avrò mica svegliato? - .
-Credo
che tu abbia svegliato l’intero santuario, Reiko… – mi sussurra inaspettatamente
Kiki, sollevando la testa dalle mie gambe e
abbandonando il divano, sotto invito implicito di Mu, che l’ha fulminato poco
dopo la sua battuta.
-Malgrado il senso delle parole di Kiki sia veritiero, sono qui per altri motivi – mi risponde
allora Shaka, facendomi pendere letteralmente dalle sua labbra.
-Ovvero?
– gli chiedo, passando subito al punto. Ho un mal di testa bestiale, le scene
di quel maledetto incubo ancora davanti agli occhi e lui se ne esce coi giochi
di parole!
-Chiederti
di venire con me alla sesta - .
…
EH?
Lo
sguardo da pesce lesso che ho in questo momento sembra essere più eloquente di qualsiasi discorso inerente alla risposta appena datami,
dal momento che Mu decide di prendere la parola, forse per tradurmi ciò che ha
appena detto il collega…
-Non
è un’imposizione. Non l’avvertire come tale. Sai benissimo che sei libera di
fare ciò che vuoi, ma, detto francamente, sarebbe la scelta più saggia da
compiere da parte tua - .
…
Mi
guardo attorno spaesata, con ancora la stessa identica
faccia da pesce lesso. Perché non c’è una terza persona a far la traduzione ad
entrambi?!
-Shaka
è l’essere più vicino alla dea Athena, Reiko - . Più vicino? Cosa significa? Che… oh… uhuh…
hai capito, Shaka!
Uhm…
dalla faccia seccata di quest’ultimo direi di aver toppato… o magari ho
semplicemente toccato più del dovuto la sua estremissima e pateticissima
sensibilità… a proposito: ma, in qualsiasi lingua vogliate, esistono le due
parole poc’anzi citate?
-A
livello spirituale, naturalmente – puntualizza allora Mu, sospirando appena poco
dopo e lanciandomi uno sguardo di ammonimento, senza voltarsi a incrociare lo pseudo sguardo di Shaka. Scommettiamo che se il cavaliere
della vergine solleva le palpebre, vengo fatta arrosto
da dei raggi x?
-E
quindi? – chiedo, recuperando parzialmente serietà e concentrando nuovamente
l’attenzione sulla proposta fattami da poco.
-È
la persona che fa davvero al caso tuo – ribadisce Mu, facendomi innervosire.
-E…
- . E tu?, vorrei chiedergli ma…
-Posso
parlarti un secondo, Mu? – gli chiedo invece, rimanendo… spaesata
dall’espressione spazientita di quest’ultimo…
-Possibile
che tu non comprenda che non abbiamo tempo? - sbotta subito, senza urlare, ma con un tono
di voce… rigido. - Sei stata posta di fronte ad una scelta che va completamente
a tuo vantaggio e invece di prendere una decisione ti perdi in sarcasmo fuori
luogo e interventi poco incisivi! Reincarni una divinità, Reiko! E in quanto
tale devi assumerti le tue responsabilità e prendere le decisioni più giuste
per annientare l’ombra di questa minaccia che ha tutta
l’aria di star agendo in fretta! La salvezza dell’umanità dipende da te, lo capisci?
- .
Resto
imbambolata per un tempo indefinito… ingoiando, in bocconi amari, tutto ciò che
mi ha vomitato addosso l’uomo che ho davanti.
Mu
di Aries, cavaliere d’oro dell’ariete al servizio
della dea Athena… eppure prima, quando ho avvertito il tocco delle sue labbra sulla testa, mi era
sembrato semplicemente…
-D’accordo
– capitolo velocemente, impedendomi di approfondire i pensieri, sapendo a cosa
andrei incontro se lo facessi. – D’accordo Shaka, ti seguirò alla sesta e ci
resterò, sperando che il tuo aiuto possa davvero aiutarmi a migliorarmi – butto
fuori tutto d’un fiato, alzandomi poi dal divano e allontanandomi con andamento
regolare dalla sala per recarmi nella mia stanza, incurante degli sguardi
puntatimi sulla schiena.
Accesa
la luce, recupero velocemente il borsone da viaggio con cui sono arrivata al
santuario, riempiendolo velocemente di tutta la mia roba, senza curarmi di posarvela
piegata, asciugandomi stizzita una lacrima che è sfuggita al mio controllo ma alla quale sono grata per non essermi sfuggita
prima.
Quando
ritorno nella sala, Shaka è sull’uscio e sembra stia scambiandosi ancora delle
parole con Mu, che, non appena mi vede, alle spalle dell’amico, non cambia la
sua espressione di una virgola.
Poco
dopo Shaka si volta, dandomi tutta l’aria di essere sorpreso.
-Preferirei
seguirti adesso se non ti dispiace – dico con tono fermo, facendogli capire che
un rifiuto non mi dissuaderebbe dall’intento. Al costo di restare a dormire
sulle scale esterne della sesta.
Dopo
un attimo di perplessità, Shaka, senza dire una sola parola, annuisce, precedendomi
poi nel dirigersi all’esterno della casa.
Un
solo attimo, e il mio sguardo, un misto tra il gelido e il menefreghismo, incrocia
quello di Mu, che non sembra aver abbandonato il suo tono accusatorio.
-Ci
vediamo – lo saluto piatta, indossando alla bene e
meglio una felpa che ho evitato di infilare nella borsa, pensando alla
temperatura bassa che avrei trovato nell’affrontare la scalinata in piena
notte.
Prima
di uscire finalmente dalla prima casa, il mio sguardo viene
attirato da una figura piccina… che mi da l’impressione di aver voluto
diventare un tutt’uno col muro.
Accarezzo
la testolina rossa con enfasi, inducendo lo scricciolo a guardarmi, e gli
sorrido, ammiccando scherzosamente prima di abbandonare il tempio.
Come
sospettavo, anche se all’interno si muore dal caldo, all’esterno la temperatura
è decisamente più bassa. Badando a non far cadere lo zaino e a perdere di
conseguenza tempo, mi sistemo meglio la felpa che ho indossato, tenendo lo
sguardo sulla scalinata, indirizzandolo, poco dopo, su dei piedi nivei calzanti
dei sandali. Sollevo gli occhi, fino a farmi occupare l’intera visuale da Shaka
che, da quando abbiamo abbandonato la prima casa, non
ha spiccicato parola.
Non
che sia una persona eloquente di solito… sono io che
in questo momento muoio dalla voglia di sentire qualcosa, qualsiasi cosa, che
mi distragga dai miei pensieri.
-Non
era sarcasmo premeditato – dico improvvisamente, senza badare al fatto che una
frase pronunciata così, improvvisamente, possa suonare strana. - Volevo solo
tenere occupati i pensieri… e mi sono soffermata sulla prima sciocchezza che
m’è venuta in mente… così, senza cattiveria alcuna, credimi, specie in una
circostanza simile, in cui ti sei dimostrato tanto gentile da salvarmi la vita…
- .
Continuo
a vaneggiare, trattenendo imperterrita l’impulso di scoppiare a piangere da un
momento all’altro.
Tutto
quello che vorrei fare adesso è scagliarmi contro qualcosa,
alzare gli occhi al cielo e gridare, gridare con tutto il fiato che ho in gola,
fino a farmela sanguinare. Poi mi tirerei i capelli e inveirei contro i miei
occhi, impedendogli di lacrimare, nonostante le lacrime spingerebbero ad uscire
presto dal dolore autoprocuratomi.
E
invece, tutto ciò che faccio è parlare. Blaterare, mi correggo, poiché ciò che
sto dicendo non ha alcun senso logico.
Shaka
continua a precedermi di poco. Per quanto gli occhi chiusi possano
trarre in inganno in merito alla sua effettiva capacità di vedere, non v’è
alcun dubbio che ci senta benissimo.
E
resta in silenzio anche quando comincio ad inveire verbalmente contro tutte le divinità che la mia mente ha immagazzinato
nel corso del tempo.
Non
ricordo di essergli stata tanto grata quanto in questo momento.
Che
strana sensazione svegliarsi in un luogo diverso dal quale ci si è abituati a
stare…
Svegliarsi
poi. Non ho propriamente “dormito”, ho… bah, insomma, mi sono riposata, ecco.
Stanotte
Shaka mi ha indicato la stanza nella quale avrei potuto
stare momentaneamente affinché “potessi poi passare ad una camera sistemata a
dovere”. Non ho capito cosa c’è che non vada in questa, io la trovo perfetta.
A
differenza di quella in cui ero ospitata nella prima casa, questa è interamente
bianca. Niente colori vivaci, a parte qualche vaso dorato o bronzato
contenenti… beh… contenenti nulla. Presumo servano solo a dare un po’ di
colore all’ambiente, ecco.
Dovrebbe
farmi impazzire il pensiero di dover soggiornare in una camera monocolore,
invece, sorprendentemente, lo trovo piacevole.
Anche
se il bianco regna, il modo in cui sono posizionati gli oggetti che ne compongono
l’arredamento danno vita ad un gioco di ombre che permette di intravedere
diverse tonalità di bianco. Per quanto sia possibile
naturalmente, ma è un effetto visivo davvero rilassante.
Il
sole, pur filtrando tranquillamente dalle finestre, non risulta invasivo,
sembra quasi che s’insinui tra le fenditure della finestra con delicatezza…
Tutto
l’ambiente, qui, richiama delicatezza. Forse è per questo che sono riuscita a
rilassarmi un po’.
Stanotte
non ho fatto caso a tutti questi particolari. Innanzitutto, la luce artificiale
non era certo adatta a farmi notare tutte queste piccole particolarità, senza
contare, poi, che non ero dell’umore giusto.
Il
tempo di salutare Shaka e…
No,
non lo dico. Tanto lo si immagina, no?
Uff…
Non
capisco. Il punto è che non capisco. Per quanto mi sforzi
di non pensarci… non riesco a capacitarmene.
Mu
si è liberato di me. Tante storie per far in modo che restassi, tante raccomandazioni,
promesse implicite… e poi? Mi ha scaricata a Shaka.
Forse
ho elencato il punto attorno al quale ruota tutta la situazione.
Promesse
implicite. Quali promesse? Lui in effetti non mi ha
promesso nulla… in modo implicito poi…ho voluto vedercele io delle promesse
nelle sue parole di conforto…
Esatto.
Nient’altro che conforto. Cosa nella quale è più bravo Kiki,
per giunta. Perlomeno lui sa guadagnarsi le torte e i manicaretti che ogni
tanto preparo.
No.
Niente torte o manicaretti. Sto blaterando di nuovo.
Che
razza d’idiota, maledizione…
Mi
alzo, sgranchendomi le braccia e raggiungendo, sbadigliando, la finestra.
Cielo,
che pace qui…
Forse
dipende dal fatto che è spuntato il sole giusto da una mezz’oretta…
Sì,
forse è perché probabilmente l’intero santuario sta ancora dormendo.
Bene.
L’unico che doveva starsene buono buono
e non dare fastidio fino a nuovo avviso s’è svegliato prima di tutti. Mi
riferisco al mio stomaco, che ha cominciato a brontolare come un forsennato.
Prima
ancora che pensi a come rimediare sono già fuori dalla
mia stanza… senza avere la minima idea di cosa fare.
Non
ho confidenza con questo posto. Presumo che la disposizione delle stanze sia
più o meno uguale a quella della prima casa. E se così non fosse? Dovrei aprire
porta per porta col rischio di beccare la camera di Shaka? Magari… ahah… magari beccandolo a russare! Ahahahahah!
No,
andiamo. Ti sta offrendo ospitalità, sii più seria Reiko.
Anche
se il solo pensiero che ho appena fatto m’induce, irreparabilmente, a portarmi
entrambe le mani alla bocca per non scoppiare a ridere a prima mattina.
Vengo distolta dal mio attacco d’ilarità da
un’improvvisa manifestazione di… cosmo… che sembra essersi diffusa in un attimo
per tutto l’ambiente.
A
passo lento mi dirigo verso la fonte, concentrandomi sul non far rumore per non
infrangere la tranquillità del luogo, raggiungendo, in breve, una sala dalla
porta aperta, dal cui ingresso giunge una luce…
Rimango
esterrefatta quando i miei occhi incontrano la figura
di Shaka, nella posizione del loto, sospeso ad una spanna da terra, circondato
da una luce dorata che sembra dargli un alone di… divino?
“Shaka è l’essere più
vicino alla dea”.
Era
questo ciò che intendeva dire Mu?
Credo
mi abbia avvertita… perché poco dopo essere entrata nella sala ha ritoccato terra e aperto gli occhi.
-Buongiorno
- .
La
sua voce mi giunge ovattata… forse perché i miei sensi sono ancora intorpiditi…
non che storditi da tutta questa nonchalance che sta
usando il cavaliere della vergine nel mostrarmi i suoi preziosissimi occhi
color cobalto! A cosa devo questo onore?
-Buongiorno
a te – gli rispondo dopo un po’, tossendo imbarazzata. – Scusami, non intendevo
disturbarti… mi sono svegliata e… - meglio dissimulare la mia ricerca della
cucina. – sono andata alla ricerca del bagno, solo che non sapendo dove fosse e ho vagato un po’ per la casa… - .
Shaka
si limita ad annuirmi, per poi alzarsi, sorpassarmi e voltarsi indietro ad
osservarmi. Anche se nuovamente a palpebre abbassate.
-Stanotte,
considerando lo svolgimento degli attimi precedenti al tuo trasferimento qui,
non m’è sembrato il caso tenerti sveglia – mi spiega con garbo, facendomi
rimanere di stucco, riprendendo poi a parlare. – Seguimi -.
-E
il sangue? - .
-Ne io, ne il cavaliere della vergine
siamo riusciti a comprendere di cosa si tratti - .
SaoriKido
annuisce pensierosa, mentre conduce la tazza di nuovo alle labbra, ripiombando
nel silenzio.
Resto
ad osservarla un po’, torturandomi le mani per l’irrequietezza, sperando che
almeno a lei possa venir in mente qualche idea.
A
quanto pare gli incubi che mi turbano e tormentano riproducono la situazione
che sto vivendo.
Stamattina,
dopo che Shaka mi ha fatta fare un giro approssimativo della casa, mi ha
chiesto di raccontargli l’incubo che mi ha scombussolata. È restato in silenzio
per un periodo indefinito, a sorseggiare il suo thè –
ne abbiamo parlato durante la colazione – e solo dopo un po’ ha osato
accennarmi ciò che pensava. A suo parere, per quanto non sia dimostrabile, è
probabile che la mia dimensione onirica sia influenzata da Parvati,
e che gli uomini che ho visto attorno al letto possano rappresentare i thugs.
Naturalmente
non è sicuro. Non c’è nulla che possa confermarcelo, ma andando per deduzione,
è sembrata essere la conclusione più logica.
Il
sangue però, come me, non ha saputo spiegarselo.
Abbiamo
confrontato insieme l’incubo di stanotte e il primo che ebbi
appena arrivata al santuario. In quest’ultimo era la statua di Buddha a sanguinare…
Shaka
ha pensato possa trattarsi di una simbologia mirante a
indicare un attacco rivolto alle divinità benevole. Buddha
e Parvati in questa circostanza. Non è escluso,
quindi, che anche Athena possa avvertire qualcosa nei
prossimi giorni o che io stessa la veda in uno dei miei sogni.
Bah.
Alla
fine della conversazione mi haconsigliata di iniziare un
addestramento mirato alla gestione del cosmo. Secondo lui se riuscissi a
prendere più confidenza col potere che mi domina, potrei allo stesso tempo
riuscire a farmi aiutare da questo.
Mi
sono sottoposta da subito, quindi, ad una prima fase di addestramento, meditativa,
aiutata e indirizzata da lui, che è durata all’in
circa tutto il pomeriggio.
Non
mi sono mai sottoposta alla meditazione così a lungo, l’ho sempre considerata
una grande perdita di tempo, invece devo ammettere che, tutto sommato, per
quanto non particolarmente incisiva, serve senz’altro a schiarirsi la mente.
È
stata questa a farmi venire l’idea di parlare con la Kido.
Ho
pensato che, forse, parlandone con una mia simile che ha più esperienza di
quanto non ne abbia io, sarebbe stata la giusta soluzione per ricevere un
aiuto, anche minimo.
Invece,
come al solito, sembra non sapere che pesci prendere
neppure lei.
Quando
le ho raccontato l’intero sogno mi è apparsa addirittura più turbata di quanto
non lo fossi io. Temo che, per quanto voglia, non riesca davvero ad aiutarmi.
-Non
pretendo che tu mi dia delle risposte – le dico dopo un po’, facendole
rivolgere lo sguardo verso di me. – Certo… ho pensato di venire qui a raccontarti tutto ciò perché sinceramente speravo che
tu, vivendo la condizione di reincarnazione con consapevolezza da più tempo di
me, potessi in un certo senso darmi qualche consiglio… ma ciò non significa che
tu debba farlo necessariamente se non te la senti - .
Saori resta in silenzio, senza staccare gli
occhi miei. Pur senza parlare, riesco comunque a comprendere dal suo sguardo
che ho centrato il punto.
E
così non può davvero funzionare.
-Ho intenzione di seguire il consiglio
del cavaliere della vergine e iniziare, condurre e concludere nel più breve
tempo possibile un addestramento concentrato mirato alla gestione del mio
cosmo. Quando mi riterrò sufficientemente pronta, fisicamente, mentalmente e
spiritualmente, mi recherò in India - .
Come
pensavo, la Kido
spalanca gli occhi.
-Hai
un piano? – mi chiede subito dopo, posando la tazza sul tavolino rotondo che ci
separa e concentrando la sua attenzione su di me.
-È
stata l’ultima volta che ho visitato l’India che il nemico si è manifestato… ed
allora non ero pronta. Se mi ripresentassi, è
probabile che anch’egli si ripresenterebbe. - .
Scuote
la testa, abbassando la gamba precedentemente accavallata e accavallando
l’altra. Non so come accidenti ci riesca sotto tutti quegli strati di tessuto.
-Non
possiamo basarci sulle probabilità - .
-Tu
no – l’interrompo subito, volendo mettere le cose in chiaro. – Io sì - .
-Non
è una buona idea – ribatte lei.
-Restare
fermi con le mani
in mano non è una buona idea – ribatto allora io, inflessibile almeno il doppio
di quanto lo è lei.
-La
situazione va studiata… organizzata... gestita… - blatera quindi, agitando la
mano ogni volta che aggiunge un nuovo verbo alla sua ininfluente lista.
-NON…
- alzo la voce, per far in modo che la smetta di parlare a vanvera, riuscendoci
perfettamente. – Non sono venuta qui a chiederti il
permesso… - continuo, recuperando un tono basso e calmo. – Sono venuta a
renderti note le mie intenzioni. Punto. - .
Le
sue mani stringono i lembi del tessuto del vestito… violaceo… - puah! – che indossa, facendo tremare le labbra, strette
anch’esse. Sa benissimo che non può impedirmelo.
-Quanti
cavalieri hai intenzione di portare con te? – mi chiede dopo aver recuperato la
calma.
-Nessuno
– mi limito a risponderle, vedendo i suoi occhi chiari spalancarsi a dismisura.
– Ripeto che la mia intenzione è quella di partire DOPO aver seguito un
addestramento mirato all’approfondimento e alla gestione delle mie capacità. E
tra queste intendo includere anche la capacità di saper controllare la
manifestazione del cosmo. - .
-Vuoi
dunque recarti in India… - .
-Senza
manifestare Parvati – concludo la sua frase.
Sospira
pesantemente.
-Ti
rendi conto… che è rischioso? - .
Mi
limito ad annuire.
-Tanto
rischioso – aggiungo, vedendola sbiancare e spalancare gli occhi.
-E
con tale consapevolezza ti recheresti in India, da sola, ad affrontare un
nemico che non conosci? - .
-Facciamo…
che ti autorizzo a mandarmi un paio di gold nell’eventualità in cui il mio
cosmo si metta a strombazzare come una sirena impazzita – le rispondo con nonchalance, portandomi la mia tazza alla bocca.
-Reiko!
- .
-Saori?
- .
-Vuoi
riacquistare un po’ di lucidità mentale? - .
Questa
volta sono io a sospirare. E anche pesantemente.
-Quante
volte vuoi che mi ripeta? Se temi un attacco al tuo santuario evita pure
tranquillamente di mandarmi le tue guardie del corpo, saprò cavarmelada sola! - .
-Non
è questo il punto! Abbiamo sancito un accordo e questo prevedeva il mio aiuto…
oltre che la tua ragionevolezza! - .
-È
l’unico modo - .
-No,
non lo è - .
-E
sentiamo… quale altra alternativa hai in mente, MissiKido? Aspettare, per caso, che il fantomatico nemico
si presenti qui al tuo santuario, stufo di aspettarmi,
dopo aver sterminato tutta la popolazione indiana? –
-Qui
saresti al sicuro… - .
-Sono
stufa di stare al sicuro mentre il mio popolo rischia
ogni giorno la vita! Quante persone sono state uccise finora? Non ho intenzione
di farne aumentare il numero! - .
Non
mi ero accorta che nell’enfasi dell’esclamazione avessi
stretto i braccioli della poltrona sulla quale sono seduta.
-Ascolta…
- pronuncio dopo un po’ di tempo, espirando e portandomi una mano sul volto,
vedendo lei di sfuggita portarsi la sua agli occhi. – Mi rendo conto che è un
gesto azzardato… ma è anche allo stesso tempo
necessario - .
Lei
resta in silenzio, intenzionata probabilmente ad
ascoltare tutto ciò che ho da dire stavolta.
-Qualora…
dovessi fallire… - ingoio involontariamente,
sentendomi la gola stringermi. – Resteresti tu. Di chiunque si tratti, se mira
all’instaurazione di un regno del terrore, eliminando me, dovrebbe comunque
aver a che fare con te. Sbaglio? - .
La
vedo agitare la testa in senso di diniego, continuando a tenere gli occhi
chiusi.
-Mettendomi
in bella mostra, avrei l’opportunità di far uscire questo figlio di… - mi blocco in tempo, vedendo gli occhi di Saori
stringersi più marcatamente. - … buona donna allo scoperto, cosicché tu e i
tuoi cavalieri possiate sapere in modo più preciso con chi avete a che fare e
in che modo contrastarlo e combatterlo - .
I
suoi occhi si riaprono, posandosi poi sulle mani incrociate in grembo.
-E poi… diamine! Non è detto poi che
debba andarmi necessariamente male! – aggiungo infine, rivolgendomi più a me
stessa che a lei.
È
a questo punto che Saori mi guarda, incatenando gli
occhi ai miei.
Ho
come la sensazione che voglia dirmi qua…
-Non…
- .
…
-Non
commettere sciocchezze - .
…
-Nell’eventualità
in cui dovessi trovarti in difficoltà, farò in modo
che dei cavalieri d’oro ti raggiungano al più presto - .
Annuisco,
sospirando più sollevata per l’ennesima decisione accordata.
Bizzarro
come questo pseudo rapporto instaurato si sia sviluppato
così velocemente rispetto all’inesistente rapporto iniziale.
Difficile
dire cosa l’abbia cambiato… forse la consapevolezza, per entrambe, di aver a
che fare con un proprio simile… insomma… quante
reincarnazioni esisteranno al mondo?
Noi
due abbiamo avuto anche la fortuna – se tale la si può
definire - di stare dalla stessa parte! E non nascondo… che il sapere di non
essere l’unica creatura a dover affrontare una cosa di questo spessore… mi sollevi un po’…
Mi
volto lentamente, guardando sottecchi la sua espressione tesa e la sua fronte
corrugata. Chissà quante ha dovute affrontarne anche lei…
-Meglio
che inizi allora – capitolo, evitando che il silenzio riempia il tempo che
corre veloce, alzandomi e avviandomi verso l’esterno del salotto.
Il
tempo di voltarmi nuovamente un attimo indietro – ribadisco, un attimo – che
vado a sbattare contro… boh?! Una colonna di marmo?? Una casa
di mattoni?? Un muro di cemento armato??
-Ikki
– decido di pronunciare infine, capendo cosa – in questo caso “chi” - mi ha
quasi smontato una spalla.
Il
sopracitato cavaliere della fenice si limita a
lanciarmi uno sguardo di sufficienza, prima di concentrare la sua attenzione su
Lady Kido, che l’ha appena richiamato per la mancata
“accortezza” avuta nei miei confronti, mentre alle sue spalle uno Shun desolato si accosta velocemente a me per accertarsi
che non mi sia fatta niente.
-Tranquillo…
piuttosto mi sono immedesimata nella porta della toilette… non deve essere stato
piacevole venir buttata giù da cotanta grazia! – esclamo, sottolineando le
ultime due parole con sarcasmo, avvertendo… un improvviso silenzio calarsi
nella sala.
-La
porta della toilette? – chiede innocentemente Saori mentre sono di spalle,
immaginandomela guardarsi confusa attorno…
-Con
permesso! – esclamo, svignandomela alla grande non appena avverto il cosmo
della fenice farsi un tantino minaccioso nei miei confronti.
AHAHAH!
Ma non gliel’hanno detto? Ad ogni modo, semmai Saori
decidesse di improvvisare Ikkiristrutturatore,
provvederò a procurarmi una macchina fotografica!
-Ehilà!
– esclamo nello scorgere la figura di Shaka avvicinarsi alla tredicesima casa.
– Sentivi già la mia mancanza? - .
Il
cavaliere della vergine continua ad avvicinarsi come se poc’anzi
non avessi detto nulla, fermandosi per un breve attimo
davanti a me.
-Sei
ancora convinta di voler procedere con l’addestramento? – mi chiede, con la sua
solita flemma impassibile.
-Naturalmente
– gli rispondo semplicemente io, vedendolo annuire.
-Riprendi
la fase meditativa. Torno subito - .
E
in quattro e quattr’otto mi lascia lì, sulla scalinata che conduce verso i
templi sottostanti, a chiedermi come accidenti farò a sopportare una persona
come lui per così tanto tempo.
Raggiunta
la sesta casa vi entro, disfandomi con un gesto secco
del nastro che mi tiene legati i capelli, passandomi una mano tra questi per
ravvivarli.
Sobbalzo
nel trovarmi di fronte, nella sala in cui sono appena entrata, una persona che
non credevo di vedere così tanto presto.
Ci
guardiamo, entrambi non sapendo che dire.
-Sono
qui per la ricerca - .
Continuo
a fissarlo come un ebete, annuendo, ad un certo punto, ricordandomi della
ricerca che lui e Shaka stanno conducendo già da un po’ di tempo sulla religione
induista.
Distolgo
lo sguardo dal suo, risistemandomi la maglia precedentemente sollevata – tanto
da scoprirmi il bacino – quando ero convinta che in
casa fossi da sola.
Mi
limito ad annuire, come un automa, limitandomi a rivolgere uno sguardo sul
libro che sta leggendo, soffermandomi…
Mi
volto con uno scatto, uscendo dalla sala così come sono entrata, avvertendo la
sua mente tentare di sondare la mia.
Ed
è piacevole…rilassante… confortante…
Se
solo non lo stesse facendo la persona sbagliata al momento sbagliato… o quella
giusta al momento sbagliato… o…
…
MA
CHE ACCIDENTI MI PRENDE?
Mi
volto nuovamente di scatto, incontrando i suoi occhi verdi, che sembrano non
aver abbandonato un attimo la mia figura, anche quando mi sono allontanata.
-Smettila
- .
-Di
fare cosa? – mi chiede istantaneamente lui, senza smettere di…fissarmi…
Faccio
un passo indietro, abbassando inevitabilmente lo sguardo… maledicendomi per il
modo… assurdo? Sì, assurdo! In cui mi sto comportando.
-Lady
Saori ha dato dunque l’autorizzazione
all’approfondimento dei tuoi poteri al santuario - .
Benché
non riesca a comprendere come diamine abbia fatto ad
essere così veloce, la voce di Shaka funziona come un’ancora nel bel mezzo di
un mare agitato.
Riesce
a calmarmi.
Il
suo silenzio seguente deve essere dipeso dal fatto di aver trovato, da parte nostra,
tanta di quella tensione da poter essere tagliata con un coltello.
-Bene…
- pronuncio ad un certo punto io, cercando di recuperare ancor di più la calma.
– Stavo giusto chiedendo al cavaliere dell’ariete di insegnarmi ad allenare le
mie difese psichiche - .
Lo
sguardo di Mu si fa sorpreso e attento, pronto a capire a cosa mi riferisca.
-Voglio
imparare a ergere barriere mentali – dico, vedendo Shaka, accanto a me, annuire
convinto e d’accordo con la mia richiesta… e lo sguardo della persona di fronte
a me tentare di mascherare un’espressione… ferita.
Angolo
dell’autrice…
Hola, hola!
Questa volta non vi ho fatto aspettare tantissimo, no? ^__^ Beh… c’è un motivo…
d’altronde esiste un perché a tutto, no? Basta tergiversare u__ù
Il
punto è che questo è l’ultimo capitolo prima delle
vacanze, riprenderò ad aggiornare a settembre, per la precisione il prossimo
aggiornamento avverrà venerdì 4. Mi è sembrato giusto darvi una
data come punto di riferimento, per correttezza più che altro.
Voglio
ringraziare Mon_chan, Ai91, Spartaco, YamaMaxwell
e NinfaDellaTerra per aver commentato il
precedente capitolo! Nonostante sia periodo di vacanza per tutti, non mi avete
abbandonata e ve ne sono grata *___*
Inoltre
voglio ringraziare per l’ennesima volta le 25 persone che hanno aggiunto la
storia tra le preferite, le 10 che l’hanno aggiunta tra le
seguite e tutto il restante che contribuisce a far salire
vertiginosamente il numero di visite per ogni capitolo!
Grazie
mille! *________________*
Auguro
a tutti di trascorrere delle serene vacanze!
Col
cavolo che quel maledetto aspetta! L’avessi pregato con le lacrime agli occhi
avrei ottenuto lo stesso risultato!
Decido
quindi di mettermi in posizione difensiva, piegando lievemente le ginocchia,
bilanciandomi in avanti e incrociando le braccia davanti al volto per parare il
colpo appena lanciatomi da quel granchio rinsecchito.
-Che
minchia fai?! – sbraita, ovviamente, il mio
addestratore della giornata, guardandomi in cagnesco con quelle braci infernali
che si ritrova al posto degli occhi. – In difesa?!
Attacca, ragazzina! – continua a sbraitare, mentre io, concentrata al massimo
sulla manifestazione del mio cosmo, riesco a concentrarlo abbastanza da deviare
il suo, lanciandolo verso l’alto e facendolo disperdere in cielo, nel quale
scompare, non prima di aver emesso una flebile luce argentea.
-Mocciosa!
– inveisce di nuovo il cavaliere della quarta, avvicinando i palmi e concentrando
nuovamente in essi del cosmo. Più cosmo per la
precisione.
-Vediamo
se riesci a deviare questo! – esclama poco prima di lanciare un nuovo attacco,
facendomi sudare fredda. Decisa a non perdere per alcuna ragione la
concentrazione, eseguo nuovamente la stessa tattica di prima. Richiamo il cosmo
nei palmi delle mani, velocemente, puntando lo sguardo diritto sull’ammasso di
cosmo lanciatomi da Death Mask, sul cui volto riesco a leggere di sfuggita
un’espressione vittoriosa e compiaciuta…sostituita in un brevissimo lasso di
tempo da un’espressione sconfitta e sorpresa! Ahahahahahah!!!
Alè!
Mentre
il cavaliere della quarta si sposta alla velocità della luce per evitare il
colpo rilanciatogli, non posso fare a meno di esternare tutta la mia
contentezza mettendomi a saltellare come una bimba di cinque anni!
-Ce
l’ho fatta, ce l’ho
fatta! – canticchio continuando a saltellare e a battere le mani, mettendomi
poi a correre incontro a Death Mask e gironzolandogli intorno a mò di sfotto, mentre lui è ancora intento ad analizzare la crepa
creatasi alle sue spalle, su una delle rocce che delimitano il campo
d’allenamento. Mi fermo anch’io, imitandolo nell’espressione, portandomi una
mano al mento con fare critico, spostandomi a distanza di sicurezza ond’evitare
spiacevoli reazioni da parte sua.
Solo
a quel punto si volta, lentamente, osservandomi minacciosamente con la coda
dell’occhio.
-A
giudicare dalla misera crepa creatasi non era esattamente ciò che si definisce un colpo ad effetto. Dovresti impegnarti di più,
sai? - .
Prima
ancora di terminare la frase sono costretta ad allontanarmi velocemente per
evitare un calcio diretto grossolanamente al mio fondoschiena.
-Anche nel
corpo a corpo dovresti fare qualche ripassata! – aggiungo, intenta allo stesso
tempo a schivare i suoi colpi, con non poca difficoltà,
questa volta più precisi e veloci.
-Basta
così! – esclama improvvisamente Dohko, sopraggiungendo nel momento più adatto
come al solito, mentre io ero stata messa con le
spalle al muro, Death Mask mi aveva mormorato un “Fottiti, stronza” ed io mi
ero complimentata per il savoir-faire cavalleresco che sembrava migliorarlo
ogni giorno di più. Ordinaria amministrazione, insomma.
-I
risultati neanche oggi hanno tardato a mostrarsi – mi dice il cavaliere della
settima, complimentandosi e sorridendomi soddisfatto, rivolgendo velocemente uno
sguardo d’ammonimento al cavaliere della quarta. Accetto volentieri l’asciugamano
tesomi dal cavaliere di libra, portandomelo velocemente dietro al collo,
poggiandomelo sulle spalle, facendo poi un inchino per ringraziarlo.
Dohko
è la cortesia fatta persona… al contrario di quel tipo alle mie spalle che si
ostinano a chiamare cavaliere. Mi volto a guardarlo, giusto il tempo per
appurare per l’ennesima volta che le mie considerazioni sul suo conto sono
vere, vedendolo elegantemente voltarsi a sua volta e sputare poco lontano,
tornando a voltarsi verso di noi con nonchalance, dirigersi verso la
delimitazione dell’area da combattimento, sollevare una bottiglia di plastica
contenente dell’acqua, aprirla, e versarsela in testa. Ad ogni modo non posso fare a meno che sorridere
divertita… è un personaggio singolare quello lì!
-Sei
pronta per la prossima fase? – mi chiede il cavaliere di libra, distraendomi
dai miei pensieri. Annuisco, riportando lo sguardo su di lui, seguendolo quando prende ad allontanarsi verso le scale che
conducono alle tredici case, fermandomi ad un tratto per rivolgere le mie
attenzioni di nuovo su Cancer.
-Ci
vediamo, Angelo! – esclamo, mettendo
le mani attorno alla bocca a mò di megafono affinché possa sentirmi. – Ripassa,
mi raccomando! - .
-E tu trapassa,
mocciosa! – mi urla di rimando lui, facendomi scoppiare a ridere, provocandolo
ulteriormente, vedendolo improvvisamente afferrare la bottiglia – ormai vuota –
e lanciarmela contro, che io riesco a evitare per un pelo solo grazie allo
scatto che eseguo in direzione delle tredici case.
-Indovina?
– chiedo euforica a Shaka non appena tocco finalmente il suolo della sesta coi
piedi, vedendolo sollevare lievemente la testa rispetto alla posizione che
assume quand’è in piena fase meditativa, che io ignoro bellamente come al solito. – Ho respinto il colpo di Angelo! - .
Il
cavaliere di Virgo aggrotta la fronte prima di abbandonare, sospirando - presumibilmente
sconsolato –, la sua posizione del loto.
-Non
dovresti chiamarlo col suo nome proprio – mi ammonisce pacatamente lui,
dirigendosi a lenti e calcolati passi verso di me, per poi superarmi e dirigersi
verso la cucina.
-Tutto
qui? – mi viene da chiedergli nuovamente, delusa dalla sua mancanza
d’attenzione nei confronti dei miei progressi, seguendolo prima con lo sguardo
e poi fisicamente all’interno della cucina.
-Ne
prepari una anche per me? – gli chiedo poi, vedendolo armeggiare con delle
bustine di thè in prossimità dei fornelli, sedendomi con disinvoltura su uno
degli alti sgabelli bianchi – gli unici della casa -, del tavolo rettangolare -
bianco… - posto di fronte al cucinotto.
-Dohko? –
gli chiedo ancora, non appena lo vedo voltarsi nuovamente verso di me,
poggiandosi poi con la schiena al ripiano in marmo –
miracolosamente! – grigio, adiacente ai fornelli.
-Sarà di
ritorno tra poco – pronunciano finalmente le sue labbra, chiudendosi nuovamente
in maniera ermetica.
È
da ormai sei giorni che vivo da Shaka, e in sei giorni non sono riuscita a
fargli uscire più di cinque parole di fila da bocca. Ogni qual volta volessi far della semplice conversazione, s’intende, perché
per quanto riguarda il parlare di allenamenti, meditazione, piani, strategie e
religione induista non diventa eloquente, no. Diventa LOGORROICO.
Ma
perlomeno il nostro rapporto non è più ostile e la nostra convivenza non s’è
dimostrata più scioccante di quanto immaginassi.
A
parte quando non ho potuto usufruire del bagno in camera (sì, alla fine mi ha
fatta cambiare stanza) per dei problemi alle tubature e mi ha permesso di utilizzare
il suo, facendomi impallidire per la perfezione patologica con cui erano disposti
gli oggetti che io poi, successivamente, ho dimenticato di riporre nel modo
corretto e che lui mi ha fatto pignolamente notare (stiamo parlando della
disposizione del VERSO degli asciugamani, eh).
O
a parte quando, in vena culinaria, sono andata alla ricerca di ingredienti
simili a uova, burro e cioccolata, scoprendo, con somma tristezza, che, a
giudicare dal suo contenuto, la dispensa di Shaka non sapesse nemmeno
lontanamente cosa stessi cercando, invogliandomi così
a chiedere a un inserviente di procurarmi ciò che mi serviva con sommo
disappunto del padrone di casa, che ha ritenuto ECCESSIVA la mia richiesta.
Quando l’ho chiamato tirchio, aggiungendo che avrei pagato tutto io, lui ha
tenuto ad aggiungere che non si riferiva di certo al costo degli alimenti ma al
loro apporto calorico, per niente necessario al mio fisico.
Voi
non l’avreste presa come un’offesa? Beh, fatto sta che l’arrivo del cavaliere
della settima è stato tempestivo come al solito, mi ha
bloccata proprio nel momento in cui stavo per saltare addosso al suo collega. Ma
questa è un’altra storia.
Che
altro? Ah sì. Quando, parlando della rinfrescata alla pittura che aveva intenzione
di fare alla casa, io, capendo tutt’altro, mi sono proposta volontaria per iniziare
dalla mia stanza. Non capendo la mia eccessiva esultanza per la cosa, Shaka ha
risposto che avrebbe ordinato a degli inservienti d’iniziare al più presto, se
la camera affidatami urgeva di essere ridipinta. E non
si è opposto nemmeno quando ho chiesto di accompagnare
gli inservienti ad acquistare la pittura.
Si
è incazzato di brutto, invece, quando mi ha beccata a dipingere l’ultima parete
della mia camera. D’arancio.
Anche
quella volta l’intervento di Dohko è stato provvidenziale. È grazie a lui se ho
ancora tutti e cinque i sensi!
Oh,
beh… non era mica stato chiaro! Non avevo mica capito che si riferiva al
bianco!
…
Ok,
diciamo che quella volta ho colto la palla al balzo per tirargliene una delle
mie! In fondo non ho fatto nulla di male…
Sì,
all’inizio mi piaceva il fatto di essere circondata da questo colore… inizialmente
riusciva a trasmettermi un senso di serenità… a lungo andare, invece, è riuscito
a darmi sui nervi.
Mi
svegliavo, ed ero avvolta dal bianco. Andavo a dormire ed ero avvolta dal bianco.
Mangiavo ed ero avvolta dal bianco. Vedevo Shaka stagliarsi all’ingresso della
cucina al mattino… ed era vestito di bianco!
Mi
stava venendo l’emicrania! E poi non ho dipinto tutt’e quattro le pareti
d’arancio, ma soltanto due, in modo che su quelle rimaste bianche si
riflettesse il primo colore!
-Grazie –
dico non appena vedo porgermi una tazza di thè fumante davanti, afferrandone il
manico e portandomela alle labbra.
-È
bollente – mi dice Shaka, sedendosi al lato opposto al mio, con la sua tazza di
thè a netta distanza. Ma il suo avviso, presa come sono dai miei pensieri, mi
giunge troppo tardi.
-Ahi! – mi
lamento quando le mie labbra entrano in contatto col
liquido ambrato, prendendo poi a soffiare convulsamente sul recipiente affinché
il liquido al suo interno si raffreddi. Mi scappa infine una leggera risata
divertita, pensando a quanto a volte riesca ad essere
così goffa.
Dal
modo in cui ha sollevato impercettibilmente la testa Shaka presumo voglia
sapere il motivo della mia reazione.
-Avevi
ragione! – gli spiego, continuando a sorridere e a soffiare nella tazza,
assaggiandone di tanto in tanto il contenuto per verificarne il calore. Lui,
altrettanto impercettibilmente, scuote la testa.
-Anche
nelle cose più banali tendi a non voler seguire consigli – pronuncia,
sollevando la sua tazza con entrambe le mani e portandosela alla bocca,
bevendone un sorso con la solita compostezza che lo contraddistingue.
Resto
in silenzio, a riflettere.
-A volte i
consigli non sono sufficienti a indicare la cosa giusta da fare - rispondo,
innescando una paradossale conversazione fatta di metafore…no… l’ho fatto di
nuovo…
-I
consigli servono a questo. Chi ha percorso più strada ha la possibilità di
indicare a chi è ancora all’inizio del cammino dov’è giusto condurre i suoi
passi – ribatte Shaka con sicurezza, assecondando questa mio
bizzarro tentativo di approfondimento psicologico, continuando a bere
dalla sua tazza.
-No,
ognuno deve avere la possibilità di camminare da solo, condurre i suoi passi
dove gli pare, inciampare e rialzarsi. E magari inciampare e rialzarsi ancora. –
continuo, approfittando del suo assecondarmi. Non è la prima volta che io e
Shaka c’immergiamo in discorsi apparentemente privi di senso scaturiti dal
nulla. Fondamentalmente cos’ha a che fare il thè col cammino spirituale? Ecco,
appunto. Ed è pazzesco… perché non m’è mai capitato. Penso si tratti
dell’influenza di Parvati, è senz’altro lei che mi porta ad essere così
pallosamente filosofica… se poi, dall’altra parte, becco una persona che è più
pallosa di me a prescindere dal fatto che reincarni o meno
anch’essa unadivinità, è finita!
Il
silenzio che segue ha tutta l’aria di voler fare da prologo a un’ulteriore approfondimento della questione.
-Non
comprendo il tuo ragionamento. Una persona che ha percorso più strada di chi
non ha ancora mosso i suoi passi può indicare a quest’ultima gli eventuali
vuoti di terreno in cui potrebbe imbattersi. Potrebbe indicargli dove non
muovere i passi affinché trovi sempre del terreno stabile
sul quale camminare - .
-E cosa
imparerebbe la persona ai primi passi seguendo tali consigli? – gli chiedo,
senza ricevere risposta ma ricevendo, invece, più attenzione. – Non credi che
imbattendosi in tali difficoltà ne uscirebbe più forgiato? Non credi che,
magari, la persona ai primi passi, non voglia necessariamente evitare gli
ipotetici pericoli, ma affrontarli, buttandocisi a capofitto per testarli e testar
soprattutto se stesso? - .
-Correrebbe
un rischio – mi risponde dopo un po’ il mio imperturbabile interlocutore.
-Ma non
avrebbe rimpianti –.
-Potrebbe
avere rimorsi - .
-Questo è
più accettabile – ribatto prontamente, stringendo convulsamente la tazza tra le
mani, incurante del fatto che sia ancora abbastanza calda da darmi fastidio. – Meglio
un rimorso che un rimpianto - .
Shaka
non risponde, limitandosi a tenere ancora con entrambe le mani la tazza e a
osservare davanti a se, naturalmente ad occhi chiusi. Potrei sbagliarmi, ma ho
avuto la sensazione che si sia irrigidito…
-Mi
riferisco a chi decide di vivere la
vita, naturalmente – aggiungo infine,abbassando la testa e correndo coi
pensieri… a tutt’altro che a passi e fossi. Uff…
-Scusate
il ritardo! – esclama la voce squillante di Dohko, proveniente dall’esterno
della casa, che distrae dai pensieri entrambi, facendoci muovere insieme,
dirigendoci all’esterno come se poc’anzi la conversazione non fosse mai
avvenuta.
E
anche la seconda fase è andata. Meditazione con Shaka e concentrazione del
cosmo con Dohko, il tutto sincronizzato. Ormai riesco a manifestare il cosmo di
Parvati a mio piacimento, senza particolari difficoltà.
Non
credevo davvero di riuscire ad ottenere dei risultati così soddisfacenti in un
così breve lasso di tempo!
-È
permesso? – chiedo a voce alta, in prossimità dell’ottava casa, avvertendo dei
rumori, nonché la solita musica rock, provenire dall’interno.
-Altrochè! – mi giunge in risposta da una voce allegra, che
poco dopo sento affannare, seguita da dei rumori facilmente attribuibili a dei
colpi inferti ripetutamente su una superficie semi solida.
E infatti la prima cosa che vedo entrando nella casa dello
scorpione, è il custode malmenare un povero sacco da box, che Camus tende a
rilanciargli a ogni sequenza di colpi, impregnandolo di cosmo. Sì, è bizzarro
assistere ad un allenamento del genere da parte di due combattenti appartenenti
probabilmente ad una delle caste guerriere più potenti al mondo,
ma loro lo chiamano “allenamento leggero”, ergo, una di quelle cosa che
si fanno “giusto per perdere un po’ di tempo”. Passatempo o meno, fatto sta che
la prima e ultima volta che provai a tirare un pugno a quell’affare dovetti
correre in infermeria.
- Ehi! – mi saluta amichevolmente Milo rivolgendomi
per un attimo lo sguardo, riconcentrandolo poi velocemente sul sacco
rilanciatogli dal cavaliere dell’acquario.
-Ciao Milo! – lo saluto bonariamente,
rivolgendomi poi in maniera meno confidenziale al suo amico. – Camus – mi
limito a pronunciare, vedendo quest’ultimo farmi con la testa un cenno di
saluto in risposta, senza però degnarmi di ulteriori
attenzioni.
Se
in questi sei giorni sono riuscita, più o meno, a instaurare uno pseudo rapporto
con alcuni, con altri non è stato molto semplice. Camus fa parte di
quest’ultima schiera menzionata. Milo ha teso più volte a smentire le mie supposizioni
in merito al collega, ma il sentore che il cavaliere dell’undicesima non mi sopporti non s’è mai dipanato.
Non
che si sia mai comportato scorrettamente nei miei confronti. Piuttosto, mi ha
sempre dato modo di pensare che non gli stia molto a genio
perché ha tenuto continuamente a ignorarmi. Anche quando è toccato a lui
allenarmi le cose non sono state diverse. A tratti non mi guardava nemmeno
negli occhi quando mi spiegava le cose.
Il
che, ribadisco, non lo penalizza… non mi è antipatico, fondamentalmente non mi
fa ne caldo ne freddo, nonostante sia molto scostante,
solo che ha un carattere praticamente identico alle energie che governa. Glaciale.
A
volte mi chiedo come lui e Milo siano diventati amici… devo ricordarmi di chiederglielo…
- Allora? Com’è andata? – mi chiede
improvvisamente Milo, colpendo nuovamente il sacco, scostandosi poi
lateralmente per evitarne la battuta di ritorno dovuta all’ondeggiamento
dell’oggetto, proprio nel momento in cui la musica cambia. Sembra quasi stia
andando a ritmo!
-Mah… è andata. Nessuno ha avuto da
ridire. Anzi, sono riuscita a far innervosire Angelo! – esclamo trionfante,
mostrando la lingua a mò di bambina che ha appena commesso una marachella.
Gesto che di solito fa sorridere Milo… ma che invece, stavolta, gli fa fermare
il sacco con entrambe le mani e voltarsi con espressione indecifrabile verso di
me.
- Come? – mi chiede confuso.
-Come, cosa? – gli chiedo ancor più
confusa, alternando lo sguardo tra lui e Camus, che s’è voltato a osservarmi anch’egli,
ma in maniera molto meno vistosa.
-Di chi stai parlando? - . Ma cos’è?
Un quiz a premi??
-Di Death Mask! – esclamo, non
riuscendo a trattenermi dal ridere.
-E come fai a conoscere il suo vero
nome? – mi chiede nuovamente Milo, in modo più chiaro, osservandomi come se
pendesse letteralmente dalle mie labbra. Probabilmente voleva accertarsi che stessi parlando del cavaliere della quarta per non tradirsi
da solo.
- Ah! – esclamo allora con enfasi, capendo a
cosa si stesse riferendo. – Tutto merito di Shura e
Saori! -.
Dall’espressione
interrogativa di entrambi i cavalieri che ho di fronte, mi sa che dovrò essere
più chiara.
-Un paio
di giorni fa, mentre stavo dirigendomi al tredicesimo tempio, passando per la
casa del capricorno ho sentito il suo custode discutere animatamente col
cavaliere della quarta casa. Francamente non ho capito un tubo di quello che dicessero. Shura parlava in uno spagnolo tanto stretto che è
stato praticamente un miracolo il fatto che sia riuscita a captare e capire alcune
parole, Cancer invece parlava in una lingua ancor più incomprensibile di quella
del collega – ma di dov’è? Mah – ad ogni modo, mentre
discutevano, a Shura è sfuggita una parola che io non
avevo per nulla memorizzato nel mio registro linguistico spagnolo, così, quando
Death Mask ha abbandonato la casa, ho finto di essere appena arrivata – anche
se presumo che mi abbiano avvertito un po’ di tempo prima, visto che Cancer s’è
allontanato – e gli ho chiesto cosa significasse la parola “Angelo” nella sua lingua.
Non ne sono sicura, ma l’ho intravisto sorridere nel momento in cui s’è
voltato, fatto sta che non ha voluto spiegarmelo, cambiando totalmente discorso.
Quando sono arrivata alla tredicesima, beh, l’ho chiesto a Saori… e lei mi ha
rivelato il grande segreto! – concludo,
facendomi scappare una risata, venendo seguita a ruota da Milo, che non si cura
minimamente, al contrario di me, di contenersi per rispetto al cavaliere del
cancro.
Beh…
in effetti chi avrebbe mai immaginato che un tipo come
Death Mask potesse mai chiamarsi realmente in quel modo? Ad ogni modo, per
quanto non gli sia addica tanto, lo preferisco di gran
lunga a al suo nome d’arte.
Inizialmente
credo gli stesse sulle scatole il fatto che lo
chiamassi col suo nome proprio – ho iniziato ad accantonare il nome d’arte non
appena sono venuta a conoscenza dell’originale - , ma dopo varie minacce – che
non hanno sortito alcun effetto – si è arreso. Anche se ogni volta che può non
manca occasione per farmela pagare.
Specie
quando passo dalla sua casa. Mi fa prendere ogni volta un colpo quel maledetto!
-Milo – lo
richiama ad un certo punto Camus, presumibilmente perché teme che, dall’andazzo
che ha preso, l’amico possa andar in iperventilazione.
-Ehi,
piantala! Non voglio averti sulla coscienza! – esclamo scherzando, procurandogli
un ennesimo attacco di risa, che va a dipanarsi pian piano poco dopo.
I
miei occhi vengono calamitati, improvvisamente, dalla
luce arancione del sole al tramonto filtrante dalla finestra alle spalle dei
ragazzi.
-Accidenti,
il sole sta già tramontando – dico quasi inconsapevolmente dopo un pò,
perdendomi nuovamente, e per l’ennesima volta nella giornata, nei miei
pensieri. Riesco solo ad avvertire la canzone di sottofondo cambiare
nuovamente, venendo sostituita da una melodia di gran
lunga più… dolce… rispetto a quelle che si sono susseguite fin’ora.
-Mh…
finiamola qui, dai – dice ad un certo punto Milo a Camus, lanciandogli contro
il sacco da box, che il signore delle energie fredde non perde tempo a
rimandargli prontamente indietro e ad allontanarsi verso l’uscita della casa.
Non
seguo tanto attentamente le loro azioni così come non ascolto le loro battute…
presumo dai toni che si stiano prendendo in giro a
vicenda… ma la mia mente è rivolta a tutt’altro…
-Dea
Parvati - .
…
-Scusa! –
esclama Milo con la sua tipica espressione scherzosa non appena mi volto verso
di lui, un tantino infastidita. – Ti ho chiamata
diverse volte e ho pensato che quello sarebbe stato il modo migliore per
attirare la tua attenzione! - .
Continuo
a guardarlo con sguardo interrogativo, chiedendomi da quanto tempo mi fossi immersa nei miei pensieri.
-Ti ho
chiesto se t’andava un thè… ma a giudicare dai
riflessi spenti direi che sarebbe più adatto un caffè! – aggiunge, mentre io
faccio vagare lo sguardo in giro, scoprendo con sorpresa che Camus non c’è più.
Milo segue il mio sguardo fino all’uscita della casa, capendo al volo a cosa stessi pensando.
-Ti ha
salutata, eh - .
Questa
volta viene a me da ridere, vedendo lui sorridere a sua volta.
-Accetto
volentieri il caffè, cavaliere – capitolo alla fine, abbassando la testa
sconsolata e incamminandomi verso la cucina.
-Il tempo
di fare una doccia al volo e sono subito da te – dice, prima di avviarsi lungo
il lungo corridoio dell’ottava casa.
-Ehm… Milo
– lo chiamo, prima che sparisca dalla mia visuale, facendolo voltare. – Posso
rimettere l’ultima canzone? - .
Un
sorriso misto tra lo stupito e il divertito si fa spazio sul suo volto dai
tratti tipicamente greci.
-Non
sapevo ti piacessero i Depeche Mode. – dice ritornando
indietro e avvicinandosi all’impianto stereo, continuando a sorridermi, per poi
farmi cenno di avvicinarmi a lui per mostrarmi come funzioni quell’affare.
-A dire il
vero non so nemmeno chi siano… - ammetto con
riluttanza, arrendendomi all’evidenza schiacciante che davvero, in tutti questi
anni trascorsi in India, ho vissuto fuori dal mondo.
-Ascoltali
quanto vuoi – m’invita a fare infine scorpio, sparendo nuovamente nei meandri
dell’ottava casa.
I
miei occhi si focalizzano sulle lucette blu del
display che compongono il nome della canzone, mentre le mie orecchie cercando
di non farsi sfuggire nessuna parola, per quanto il significato di alcune mi
sia completamente sconosciuto.
I want somebody to share… share the rest of my life…
Mh.
Che
bell’utopia.
-E che n’è
stato della caffettiera? - .
-L’abbiamo
mimetizzata tra i pezzi dell’armatura! - .
-Ahahahahahahah!
- .
Non
ce la faccio più…! Altro che caffè, quello è ancora nella tazzina! Milo mi sta
raccontando così tanti aneddoti del passato che ogni volta che tento di berne
un sorso sono costretta ad allontanarmi di scatto la tazza dalla bocca se non
voglio rischiare di combinare un macello!
Venire
a trovare il cavaliere dello scorpione a fine giornata
è decisamente un toccasana. Al di là di ogni mia aspettativa sul suo conto,
Milo, in questi giorni, si è saputo rivelare quello che più si avvicini al significato di “amico”. Oltre ad Aldebaran,
s’intende. E per fortuna, aggiungerei. Da come si erano messe le cose
all’inizio, non contavo neanche lontanamente di riuscire a instaurare un
qualche tipo di rapporto del genere con i cavalieri d’oro.
Con
quelli di bronzo sono riuscita a instaurare un rapporto abbastanza socievole
con tutti. Quasi con tutti, se vogliamo calcolare quello pseudo conflittuale
col cavaliere della fenice. E nemmeno tanto conflittuale, se vogliamo. Diciamo,
che con lui ho un rapporto molto simile a quello che ho con Death Mask e Camus
messi insieme. A tratti ci prendiamo per il culo, a tratti c’ignoriamo
bellamente.
-E con
Shaka come va? – mi chiede ad un certo punto il cavaliere di Scorpio,
riprendendo a sorseggiare dalla sua tazza, aspettando che finissi
di fare lo stesso con la mia per poter rispondere.
-Uhm… va.
– gli rispondo, inducendolo a sorridere divertito. – Diciamo che ci sopportiamo
sufficientemente da non indurci l’un con l’altro ad ucciderci nel sonno - . Sapevo che un’affermazione del genere l’avrebbe fatto
sbellicare. Milo ha la risata molto facile, per questo adoro la sua compagnia.
Mi mette allegria, cosa di cui in questo periodo ho estremamente bisogno.
-È
permesso? – chiede improvvisamente una vocina fin troppo riconoscibile
dall’esterno della casa, che fa sorridere sia me che Milo.
-Dipende a
chi debba dare il permesso! – esclama con enfasi Milo,
sorridendo sornione, ricevendo una sberla da parte mia sul braccio, che naturalmente
non lo smuove di un centimetro, ma lo induce solo a sorridere di più.
-Al futuro
cavaliere di aries! – esclama orgogliosa la voce all’esterno della casa…
facendomi assalire da un improvviso… attacco di malinconia…
-Allora va
bene! Permesso accordato! - esclama nuovamente Milo con enfasi, continuando a
sorridere divertito, rivolgendo poi gli occhi su di me. Volgo all’istante gli
occhi altrove.
Milo
non mi stacca gli occhi da dosso nemmeno quando entra
lo scricciolo ed io mi costringo a cambiare espressione.
-Reiko! –
esclama contento il possessore della vocina orgogliosa, procurandomi
automaticamente un sorriso sincero senza aver bisogno necessariamente di una
maschera.
-Ciao
tesoro! – lo saluto, allungando le braccia e invitandolo così ad avvicinarsi
per potergli schioccare un bacio sulla guancia. Invito che Kiki accoglie al
volo, per poi allontanarsi irrigidito e arrossire di botto, rivolgendo uno
sguardo incerto a Milo che, con una mano a sostenersi il viso e un’altra piegata
sul tavolo, lo guarda sornione, aspettandosi un’ulteriore reazione.
-Ehm… -
inizia titubante, schiarendosi poi la voce. Ahahahahahah! Ma quant’è dolce? –
Sono qui in veste d’intermediario di Milady! – esclama tutto d’un fiato,
gonfiando il petto orgoglioso. – I cavalieri di bronzo sono ritornati dalla
loro missione, portando con se scoperte interessanti. – Già di ritorno?? Sono partiti solo quattro giorni fa! - Milady vuole
rendere tutti i cavalieri, compresa la reincarnazione di Parvati, partecipi
della sua conclusione! - .
…
Non
so se ridere per il tono e il linguaggio altisonante utilizzato dallo
scricciolo, sentirmi offesa per essere ridefinita con quell’appellativo che
tanto mi sta sulle palle – nonostante purtroppo rispecchi la realtà – o
sentirmi in ansia per il fatto di essere probabilmente raggiunti finalmente ad
una svolta e quindi, con molta probabilità, alla resa dei conti.
…
Anche
Milo aggrotta, come me, la fronte, cambiando la posizione delle mani, intrecciando
le dita e congiungendole davanti a se.
-L’incontro
si terrà alla tredicesima casa tra un’ora! – conclude lo scricciolo, facendo un
inchino per congedarsi, andando via subito dopo, non prima di avermi rivolto
uno dei suoi dolci sorrisi.
Non
riesco a muovere un solo muscolo dalla tensione che improvvisamente mi assale…
e Milo sembra accorgersene, perché subito mi versa dell’altro caffè nella
tazza, senza emettere un solo suono.
-Forse ci
siamo – dice dopo un periodo indefinito, distraendomi momentaneamente dai miei
pensieri.
-Già… - .
Cazzo,
se ci siamo. Cazzo, cazzo, cazzo.
-Siamo a
cavallo, Reiko. Andrà tutto bene – mi sussurra fiducioso Aldebaran,
carezzandomi i capelli e scompigliandomeli allo stesso tempo, avviandosi poi
lungo la scalinata che lo riconduce alla sua casa, non prima di avermi rivolto
un sorriso fiducioso.
Annuisco
appena, non riuscendo a ricambiare lo stesso sorriso rivoltomi poc’anzi,
avvertendo in modo confusionario le voci degli altri cavalieri, attorno a me,
salutarsi e salutarmi… ai quali ugualmente non rivolgo particolare attenzione.
Eh,
per la miseria. Sono rimasta imperturbabile – o almeno lo spero – per tutto il
tempo della riunione… ora lasciate che riordini le idee e che… me ne faccia una
ragione…
Presa
da un improvviso e decisamente eccessivo attacco d’ansia, mi appoggio per un
secondo ad una delle colonne di marmo esterne al tredicesimo tempio. La maggior
parte dei cavalieri ha già intrapreso la discesa della scalinata che conduce
alle loro case.
Non
ho la più pallida idea di cosa mi porti a sollevare
improvvisamente la testa… fatto sta che mi ritrovo irrimediabilmente a guardare
davanti a me e a incrociare i miei occhi… con quelli della persona con cui ho
smesso di parlare da molto tempo…
È
un istante, insignificante e intenso, breve ma che ugualmente sembra durare
un’eternità…
A
parte il turbamento esteriore, ho imparato a mascherare perfettamente il turbamento
del cosmo… così come ormai ho imparato a ergere barriere mentali per far in
modo che nessuno ficchi il naso nella mia testa…non
può dunque essere stato attratto da qualche segnale in particolare… perché allora
si è voltato nella mia direzione? Che…
No.
Ha posto fine allo sguardo prima che io potessi
illudermi ancora una volta.
Prima
che m’illudessi, giusto? E allora perché accidenti mi sono salite le lacrime
agli occhi?
-Va tutto
bene? - .
Non
ho mai avvertito la voce di Milo così… sembra quasi che, oltre che giungermi,
mi stia quasi chiedendomi scusa per averlo fatto.
-Sì… sì –
pronuncio, recuperando una postura composta e annullando all’istante le
lacrime, spingendole indietro. – Sto aspettando Shaka – aggiungo con voce più
ferma, evitando di guardare Milo negli occhi.
Lui
si limita solo ad annuire… anche se poco dopo lo vedo
rivolgere lo sguardo verso Mu…
Accidenti
a Shaka. Non posso andarmene di punto in bianco così! Ho detto a Milo che stavo
aspettando lui… e quest’ultimo non s’è smosso di qui. Ha perfino fatto un cenno
con la testa a Camus per invitarlo ad andarsene quando
questi lo ha invitato a seguirlo, vedendolo impalato accanto a me, probabilmente
chiedendosi che accidenti stesse facendo. Eh, domanda che mi pongo anch’io a
dirla tutta.
-Ma… -
bofonchia tutto ad un tratto, improvvisando poi successivamente una sorta di
tosse. Credo sia la terza volta che tenta d’instaurare quello che sembra
essere, a mio parere, un tentativo di conversazione. Cosa che mi lascia ancora
più basita, considerando che Milo non è affatto una persona timida e più volte
abbiamo avuto di dialogare. Che gli prende?
-Ma…
perché? – mi chiede improvvisamente, sorprendendomi e confondendomi allo stesso
tempo.
-Perché? –
gli chiedo, cercando di ottenere più informazioni su ciò che gli interessa. Lui
si limita ad annuire con un semplice cenno della testa, per invitarmi a
rispondere.
-Perché
cosa? – gli chiedo allora, vedendolo allora sospirare, rivolgere lo sguardo in
un punto imprecisato nel buio che accompagna la scalinata e riportare gli occhi
su di me, non prima di aver indicato con un cenno della testa la scalinata in
questione.
-Perché
non vi parlate più? - .
In
un attimo mi si ghiaccia il sangue nelle vene… e a questo punto verrebbe da
chiedermi da sola il “perché”. Forse perchè in fondo sapevo che una domanda del
genere mi sarebbe stata rivolta prima o poi…?
-Perché
hai accettato di andare a stare alla sesta? - .
-Perché non
lo chiedi a lui? – mi viene da rispondergli prima che un qualsiasi tipo di
ragionamento razionale mi si affacci in testa. Cazzo…
A
questa mia uscita, Milo cambia espressione, rivolgendomi uno sguardo… intenerito…
-La battaglia è alle porte ormai… riponete
l’ascia da guerra… - .
-Si può sapere di che accidenti stai
parlando, Milo? – gli chiedo irritata e diretta, aggrottando la fronte
infastidita, decidendo finalmente di guardarlo negli occhi.
-Il tempo scorre velocemente… hai avuto
modo di constatarlo. Non lasciatelo scorrere a vuoto, potreste non trovarvi più
nella condizione di poterlo fare. - .
Spalanco
la bocca… inorridita da quelle parole. Che diavolo sta… ?
Non
ho idea cosa stia blaterando, so solo che improvvisamente avverto un forte
impulso di andare via da qui.
Volgo
lo sguardo alle spalle del cavaliere dell’ottava casa, sperando d’intravedere
sull’uscio della tredicesima stagliarsi la figura di Shaka, illudendomi alla grande quando, purtroppo, ne vedo uscire solo Saga, che mi
rivolge un saluto di cortesia, prima di fissare in modo confuso il collega, che
mi sta riempiendo le orecchie di cose senza senso che io sto facendo di tutto
per non ascoltare.
-… sei tu
quella che può sbloccare la situazione, quella testa di ariete è tremendamente negato!
Ho sempre pensato che… - .
-Vuoi
stare zitto?! – esclamo, al colmo dell’esasperazione,
con i nervi a fior di pelle, interrompendo il suo inutile sproloquio di frasi
senza senso.
-Perché? –
mi chiede… sfrontato! Dopo avermi guardata basito per
la reazione avuta poc’anzi.
-Perché
stai dicendo un mucchio di cavolate, ecco perché! – rispondo, non curandomi di
star alzando la voce, mentre lui fino a quel momento si è solo limitato a
sussurrare – Perdona la franchezza cavaliere, ma dopo una giornata del genere
sono alquanto stanca! Pensavo potessi arrivarci da solo considerando la
maturità che contraddistingue, o che perlomeno dovrebbe
contraddistinguere, voi grandi e valorosi guerrieri, ma a quanto pare non
riesci a comprendere quali siano i limiti da non varcare. Sono stanca e suscettibile,
non riesco a sostenere i tuoi giochi provocatori, ti sarei molto grata se
quindi la smettessi! - .
-Giochi
provocatori? - .
-Finiscila
- .
Il
volto di Milo, durante tutta questa breve ma intensa discussione, è variato un
numero infinito di volte.
Da
stupito è passato all’ostile, per poi concludersi con un sorriso amaro e una
scrollata di capo, dietro al quale ha condotto una mano per massaggiarselo.
Se
per mantenere la calma o no, non m’interessa, sono sicura che se dovessimo
sfidarci con dei veleni ed io ne fossi provvista, il mio batterebbe il suo
sicuramente!
-Chissà
perché sei diventata suscettibile appena s’è toccato l’argomento “Mu” – ribatte
dopo un paio di secondi il cavaliere dello scorpione, facendo crollare definitivamente
l’ultimo briciolo di pazienza che m’era rimasto. Il
sopraggiungere di Shaka blocca la mia ennesima risposta velenosa, facendo
concentrare le mie attenzioni su di lui.
-Dove
accidenti eri finito?! – gli chiedo in preda alla
rabbia, vedendo la sua espressione da calma farsi interrogativa,
e altri tre cavalieri d’oro, che erano ancora all’interno del tempio con
lui, avvicinarsi lentamente a noi. Chissà se la mia sfuriata è giunta fino a
loro.
-Ah, poco
importa ormai! Mi avvio! – esclamo ancora irritata, incurante di avere tutti
gli sguardi puntati addosso, partendo a razzo verso la sesta!
Ma
come si fa ad essere così stupidi?! Ho passato la
sesta senza accorgermene, con la testa completamente altrove! Mi sto
rincoglionendo, maledizione!
Faccio
per riprendere a salire le scale, come una perfetta deficiente, quando un’idea
si fa spazio in testa.
…
No.
È stata una giornata lunga e faticosa, gli allenamenti mi hanno sfiancata,
senza contare lo stress accumulato durante la riunione e il nervosismo arrivato
al top grazie al cavaliere dell’ottava! La cosa più saggia è che adesso vada a
dormire, domani sarà un’altra lunga giornata.
…
Mi
volto nuovamente in direzione delle case poste più in basso, decidendo di proseguire,
da perfetta masochista quale sono.
Stranamente,
nessuno dei cavalieri ha chiesto spiegazioni in merito alla mia discesa.
Perfino Aldebaran, che ha addirittura fatto finta di non vedermi nonostante non
avessi per niente occultato la mia presenza…
E
quindi eccomi qui.
- Reiko! - .
…
maledizione, Kiki, mi hai fatto prendere un colpo!
-Ehi… - lo
saluto flebilmente, poggiandogli una mano sulla testolina rossa, non riuscendo
a impedire che mi trascini con forza all’interno della casa, esultante…
facendomi trovare, prima ancora che mi prepari psicologicamente, di fronte al cavaliere
dell’ariete.
La
sua espressione sorpresa è senz’altro più eloquente di
qualsiasi parola.
-Disturbo?
– riesco a chiedere, nonostante avessi senza dubbio potuto impegnarmi nel farmi
uscire qualche parola in più, considerando il tempo che è passato dall’ultima
volta che ho messo piede qui.
-Affatto –
risponde prontamente Mu, distogliendo lo sguardo, portando poi la sua
attenzione su dei libri poggiati sul tavolo del salone, che rimette a posto
utilizzando la psicocinesi.
E
adesso?
Intensifico
immediatamente la mia barriera mentale, in modo che non possano crearsi
spiacenti equivoci. Anche se qui non c’è nulla da equivocare. Perché si dovrebbe
equivocare d’altronde? Cosa, per giunta? Ah! Dannato Milo!
-Accomodati
- .
-No –
rispondo prima che possa rendermene conto, maledicendomi per la solita
avventatezza, sentendo a poco a poco la mano dello scricciolo scivolare dalla
mia, abbandonandola poi definitivamente.
Rivolgo
lo sguardo verso il basso, assistendo al mutamento dell’espressione di Kiki.
Sembra… essersi intristito… ma non ne sono così
sicura, dal momento che tiene la testa bassa.
-Io vado a
dormire – pronuncia improvvisamente, sollevando la testa, mostrandomi uno dei
suoi sorrisoni – uno di quelli forzati però – e tirandomi per i pantaloni per
indurmi ad abbassarmi alla sua altezza. Datomi un bacio sulla guancia, scompare
velocemente, senza prestare molte attenzioni al fratello, che a sua volta non
presta attenzioni a lui.
Uhm…
-Sono… di
sfuggita – decido di dire ad un certo punto, vedendolo ancora indaffarato coi
libri. Si volta a guardarmi, senza però dire nulla.
-Era… da
molto che non venivo qui – continuo, abbassando lo
sguardo e concentrandolo sul tavolo che ci separa, sul quale passo
delicatamente delle dita, a delinearne i contorni.
-Meglio
che vada – capitolo infine, rivolgendogli un triste sorriso, che purtroppo non
riesco a nascondere, voltandomi velocemente e attraversando altrettanto
velocemente il corridoio che mi separa dall’uscita, avvertendo la sgradevole
sensazione di avere ancora una volta i suoi occhi puntati addosso, dritti sulla
mia schiena. Non resta che questa sensazione, uscita dalla prima casa.
Sgradevolezza.
Per tutto.
Quando
metto piede nella sesta casa la tristezza che mi ha avvolto appena uscita dalla
prima non scompare. Attraverso il corridoio quasi trascinandomi, fermandomi
poco dopo la sala di meditazione, dalla quale ho intravisto provenire l’energia
che è solita circondare Shaka quando è in piena fase
di concentrazione.
Ritorno
indietro, affacciandomi leggermente nella sala, decidendo poi di entrarvi e
andare a posizionarmi accanto a lui.
Sgombrare
la mente non può farmi che bene… ma quando assumo la posizione del loto,
chiudendo gli occhi, espirando e inspirando profondamente, la testa,
svuotatasi, si riempie subito di diverse immagini riguardanti la giornata
appena trascorsa… tra le quali fanno la loro comparsa
anche vecchi ricordi del passato…
Mi
lascio andare sui cuscini orientali che ho sotto di me, portandomi le mani sugli
occhi per trattenere l’impulso di piangere, per poi prendere a lacrimare silenziosamente,
avvertendo il cosmo di Shaka prima turbarsi… per poi avvolgermi delicatamente.
Angolo
dell’autrice…
Lo
so, lo so. Avevo scritto nel precedente capitolo che sarei ritornata venerdì 4
settembre… solo che non avevo fatto i conti con la sessione universitaria, che
inizierà proprio in quei giorni @_@ ed ho preferito pubblicare questo capitolo
in anticipo, altrimenti avrei finito col farlo slittare a metà settembre…
GIAMMAAAAAAAAI!
Mi avreste uccisa XD e quindi eccolo qui.
Ringrazio
YamaMaxwell, Spartaco e mon_chan per aver recensito il precedente capitolo.
Le
ringrazio dal profondo del cuore *__* così come ringrazio le 26 persone che
hanno aggiunto la mia storia tra le preferite, le 11 che l’hanno aggiunta tra
le seguite e le persone che continuano a seguirla fedelmente nonostante i miei
ritardi stratosferici >__>
Naturalmente
tutto ciò che non è stato spiegato in questo capitolo, come al
solito, verrà spiegato nel successivo (giusto per farmi odiare ancora un pò da
voi… XD), nulla, ripeto per l’ennesima volta, verrà lasciato al caso.
Attendo
commenti in merito a questo, che spero sia all’altezza delle vostre aspettative
e che vi abbia incuriosito come i precedenti.
Con
affetto, augurandovi un buon proseguimento di vacanze e sperando che chi le
abbia terminate le abbia trascorse bene ^__-
HOPE87
…che
vi dà appuntamento per il prossimo capitolo intorno al 14 settembre!
Sbadiglio rumorosamente nello svegliarmi, portandomi solo
successivamente una mano alla bocca per rimediare alla mia cafonaggine
Countdown
– part one
Sbadiglio
rumorosamente nello svegliarmi, portandomi solo successivamente una mano alla
bocca per rimediare alla mia cafonaggine.
Ahah… come se mi fosse mai importato il bon
ton!
Solo
in un secondo momento mi rendo conto che qualcosa non va…
Spalanco
gli occhi, alzandomi di scatto dal letto, facendo volare di conseguenza le
lenzuola immacolate che mi coprivano fino a poco tempo fa… LENZUOLA??? Ecco perché stavo morendo dal caldo! Ma…
…
Ok.
Riepiloghiamo. Gli allenamenti… la riunione… il – mh
– mio gesto sconsiderato e masochista… e il tentativo di meditazione che si è
trasformato brevemente in un patetico piagnisteo…
Perché
non ricordo nient’altro? Che ci faccio in camera mia?
Decido
di alzarmi, risedendomi subito dopo sul materasso a causa di un capogiro che mi
coglie improvvisamente.
Conduco
una mano alla testa, chiudendo gli occhi, cercando di far smettere alla stanza
di girare vorticosamente, ma fallisco miseramente, costringendomi quindi a
ristendermi.
Solo
quando il dannato capogiro sparisce decido di tentare di rialzarmi… più lentamente,
facendo attenzione a non compiere gesti bruschi che possano
infastidirmi.
Altrettanto
lentamente mi metto all’in piedi, dirigendomi
all’esterno della camera per andare alla ricerca di qualcuno che mi dia
delucidazioni in merito a ciò che è successo ieri, ergo Shaka.
Cielo
che silenzio… ma dov’è?
M’incammino
seccamente per il corridoio, tentando di concentrami
per avvertire la sua emanazione di cosmo… ma sembra proprio non esserci.
Entro
quindi in cucina, senza pensarci due volte, decisa a risollevarmi la pressione
mettendo qualcosa nello stomaco, quando la mia attenzione viene
calamitata… da uno “strano” contenitore posto sul tavolo.
Mi
avvicino circospetta, tentando di capire cosa contenga…
Oddio.
Non ci credo.
Afferro
il barattolo con una mano, delicatamente, portandomelo all’altezza degli occhi,
svitando il tappo con altrettanta meticolosa attenzione… inebriandomi
all’istante del profumo che ne fuoriesce.
Cioccolata!
Non ci credo! E finisco col ripeterlo anche a voce alta, arrivando ad
abbracciare il barattolo come se fosse il bene più prezioso che abbia.
Tutto
ad un tratto mi sorge un dubbio.
Mollo
prontamente il barattolo sul tavolo, richiudendolo come se non fosse mai stato
aperto, guardandomi poi attorno con circospezione.
Che
Shaka mi stia spiando? Che sia tutto uno scherzo per constatare la mia concentrazione
e il mio “distacco dalle cose materiali” fin dove giunge?
…
AL
DIAVOLO!
In
un attimo apro tutte le ante della credenza, alla ricerca di qualcosa di commestibile
su cui spalmare quella droga culinaria, afferrando al volo dei biscotti – bleah! - al riso soffiato…
Ah!
Basta non pensarci, in fondo tra poco saranno cosparsi di cioccolata!
Procuratami
un coltello e una tazza in cui versare il thè che tra
poco metterò a fare, mi siedo, iniziando a cospargere il primo triste
biscottino…
-Ti sei
svegliata - .
…
temo proprio che qui amino farmi perdere anni di salute facendomi spaventare!
-Buongiorno
– dico, o perlomeno cerco di dire - dal momento che non ci ho pensato due volte
a infilarmi l’intero biscotto in bocca - a Shaka, battendomi un pugno sul petto
per farmi scendere il boccone e poter così ripetere il saluto più
correttamente.
-Come ti
senti? – mi chiede nuovamente, con una tale tempestività che sono costretta a
masticare velocemente e a mandare giù il secondo boccone a forza di nuovo.
-Dopo
questa splendida sorpresa, meglio! – esclamo senza pensarci due volte,
rendendolo partecipe del mio peccato di gola, che sicuramente non approverà. – A
proposito, come mai? – gli chiedo, riferendomi allo straordinario evento del
barattolo di cioccolato.
Impiega
un po’ di tempo per rispondermi.
-Ho
pensato volessi variare la colazione – mi risponde come se fosse la cosa più
naturale del mondo, facendomi venire in mente i precedenti tentativi di convincimento
che ho cercato di infliggergli per far entrare una cosa simile nella sesta casa
nei giorni scorsi.
-Grazie… -
pronuncio nel momento in cui si dirige ai fornelli, ritornando con due tazze di
the. Presa com’ero dal volermi ingozzare, non m’ero nemmeno accorta che ce ne fosse di già pronto.
-Ehm…
Shaka - .
Il
cavaliere di virgo, sedutosi di fronte a me, solleva
appena la testa, giusto per farmi intendere di star ascoltando.
-Cosa è
successo ieri sera? - .
-Hai perso
i sensi - .
…
-Presumo
sia dipeso dallo stress accumulato durante tutta la giornata. Non ti sei
neanche nutrita a sufficienza. - .
Sposto
gli occhi sul barattolo di cioccolata, spiegandomene finalmente il motivo…
attribuendo, paradossalmente, la sua presenza…
…
…al
desiderio concessomi in qualità di ultimo pasto.
D’altronde
i condannati a morte non hanno diritto a ricevere un’ultima concessione che esaudisca i loro desideri?
Mi
viene la pelle d’oca.
Ritraggo
le mani dal barattolo, incrociando poi le braccia sul petto, in preda ad un
improvviso freddo che avverto fin dentro le ossa.
Continuo
a tenere gli occhi incollati sul tavolo, perdendomi nei miei pensieri, fin quando non avverto il cosmo di Shaka raggiungermi…
mellifluo.
Credo
stia cercando di sondarmi l’animo.
-Puoi
anche chiedermelo tranquillamente – gli dico, capendo che voglia sapere come
sto.
Le
mie parole lo colgono alla sprovvista, facendolo ritrarre il cosmo all’istante.
-Se la mia
parte razionale decidesse di non abbandonarmi ti risponderei, con spavalderia,
che va tutto bene… e che è normale essere un po’ agitati alla vigilia di una
grande guerra… - .
Shaka
rimane impassibile… o almeno è ciò che immagino faccia, dal momento che ho lo
sguardo puntato su un punto a caso del tavolo davantime.
-Se invece
la razionalità mi abbandonasse, cosa che credo stia già facendo… - .
Respiro
profondamente prima di continuare.
-…ti
risponderei… che ho paura. - .
Il
silenzio tombale che segue mi da modo di continuare, senza curarmi di accertarmi
delle reazioni del cavaliere di virgo, senza curarmi
di pensare a ciò che lui possa star pensando di me in questo momento.
-Che non
mi sento pronta. Che non lo trovo giusto. E magari potresti considerare
blasfeme le mie parole, aspettandoti da una reincarnazione divina del coraggio…
piuttosto che delle parole di sconforto. -.
M’interrompo
un attimo, giusto il tempo di sospirare silenziosamente un’altra volta.
-Ma non ci
riesco. Non mi sento più in grado di fingere di riuscirci. -.
Non
so perché sto dicendo tutto questo proprio a Shaka… non lo so. Sento solo
l’impulso irrefrenabile di parlare.
Ieri
sera andai da Mu per fare la stessa cosa. Stupidamente, immaginai che potessimo
parlare del synagein, che potessimo confrontare i
nostri stati d’animo.
Insomma,
io affronterò la reincarnazione della mia antagonista… lui sarà senz’altro chiamato
a combattere se necessario…
Ebbene,
alla fine ciò che temevamo è avvenuto.
I bronze, mandati all’avanscoperta in India
alla ricerca di ulteriori indizi sul pericolo che sta minacciandoci, hanno
scoperto l’esistenza della reincarnazione di Kalì.
Già.
Kalì.
Non
vi dico l’”oh!” di sorpresa, pronunciato perfino all’unisono – tanto che Seiya ha pensato che lo stessimo prendendo per il culo -
che ha seguito l’udire di questa sconvolgente notizia.
L’hanno
scovata in un tempio shivaita, profanato e
sconsacrato, che i thugs hanno adibito e dedicato al
culto della loro dea, ergendo un trono per quest’ultima di fronte al quale
posizionarsi e lodarla, pronunciando preghiere e celebrando riti blasfemi in suo
onore.
I bronze sono giunti nel momento in cui gli
psicopatici sostenitori della dea delle nefandezze hanno posto fine alla vita
di due uomini, proprio davanti ai loro occhi, strangolandoli, come di consueto,
in onore di Kalì.
Quest’ultima,
abbandonato il trono, ha afferrato una sciabola offertagli da uno dei suoi
servitori e ha decapitato i cadaveri dei due uomini offertigli in sacrificio,
le cui teste sono state aggiunte a quella che è sembrata essere una pseudo collezione posta alle spalle del trono.
Secondo
Hyoga il modo in cui erano disposte le teste, con due
fori praticati nelle tempie, attraverso i quali passava quella che sembrava
essere una corda, aveva tutta l’aria di comporre una sorta di ornamento. Una
collana per la precisione. E questo spiegherebbe anche l’attribuzione al mito
della dea.
In
più raffigurazioni Kalì è rappresentata con indosso
una collana composta da teste.
Come
se ciò non fosse bastato a farmi rabbrividire, Shiryu
ha aggiunto che la donna che reincarna la dea mi assomiglia in un modo
incredibile, fatta eccezione per il colore della pelle, che è più scuro
rispetto al mio.
Tsk… d’altronde è coerente. Kalì è sempre stata raffigurata quasi completamente uguale
a Parvati, fatta eccezione per il colore della pelle
e gli ornamenti stravaganti che indossa, come la collana di teste per
l’appunto.
Ciò
che mi ha lasciato perplessa del loro racconto è stato il comportamento che ha
tenuto la dea quando ha scoperto di avere ospiti e di
essere stata spiata.
Ikky ha avuto la chiara sensazione che lei
abbia avvertito la loro presenza prima di mostrare di essersene accorta, e
quando li ha scoperti, attirando così l’attenzione dei suoi servitori, che
hanno seguito il suo sguardo fino a scovarli, ha chiaramente ordinato di non
intervenire, lasciando così che abbandonassero velocemente il tempio e che
ritornassero in Grecia.
I bronze avevano avuto il preciso ordine di
indagare - soltanto indagare - per cercare di avere più informazioni in merito.
Qualora avessero scoperto qualcosa non sarebbero dovuti
intervenire, ma tornare al santuario e rendere note le loro scoperte a tutti,
in modo tale da organizzare una strategia. Cosa che hanno fatto, anche se hanno
faticato non poco per tener calmo Seiya, a cui non è andato giù, come agli altri d’altronde, il dover
assistere all’uccisione di due innocenti senza poter far nulla per evitarlo.
Questi cazzo di thugs… stanno
senz’altro agendo secondo un piano ben congeniato.
Punto
che non ha lasciato perplessa solo me. Shura è stato il primo a ipotizzare che il tutto facesse
parte di un piano, ricevendo consensi dalla maggior parte dei cavalieri.
Innanzitutto,
i bronze hanno trovato la reincarnazione di Kalì quasi subito, venendo attratti da un cosmo fuori dalla
norma che li ha condotti nel tempio poc’anzi citato.
Punto numero uno, per niente sottovalutabile di per sé.
Punto
numero due, la beneamata reincarnazione di Kalì ha
permesso loro di scappare… quasi come se… volesse far sapere… che si era reincarnata?
Un
chiaro invito ad affrontarla, insomma?
Altre
diverse domande sono quindi sorte spontanee a tutti: perché? Ci sta sottovalutando?
Sa che esiste anche colei – ossia io – che reincarna Parvati?
Non la teme minimamente? Sa che esiste anche la reincarnazione di Athena? Che adesso la reincarnazione di Parvati
si trova al suo santuario e che quindi dovrà affrontare non una, ma ben due divinità?
Che,
come me, a sua volta Kalì abbia qualche alleato?
Per
ultima, non certo per importanza, la domanda che funge da ciliegina sulla torta:
a chi accidenti apparteneva quel cosmo che mi ha affrontata nel tempio shivaita la volta scorsa? Ha a che fare con la risposta
inerente al probabile alleato di Kalì?
Ecco
a cosa è dovuta la fottuta
paura che mi sta lentamente divorando. Non ho la più pallida idea di che
diavolo andrò ad affrontare domani.
Mossa
da un impulso spontaneo, che sfugge completamente al mio controllo - e che in
ben altre circostanze probabilmente non avrei mai compiuto - afferro la mano di
Shaka poco prima che abbandoni il tavolo,
costringendolo così a rinunciare ad alzarsi e ad allontanarsi.
I
suoi occhi – chiusi – si posano sulla mia mano, stretta convulsamente attorno
alla sua, incurante di sapere se gli stiano facendo male o
meno.
-Insegnami
- .
La
voce mi fuoriesce quasi in un sibilo… ma sono certa
che Shaka mi abbia udita, anche se resta immobile, con gli occhi ancora rivolti
sulla mia mano.
-Insegnami…
ad essere imperturbabile… - finisco col sussurrare ancora, ritraendo lentamente
la mano che ha afferrato la sua per portarmela al volto, insieme all’altra, per
nascondermi il viso.
-Ti
scongiuro - .
E
con questo la mia dignità può anche andare a farsi un giro e ritornare quando avrò riacquisito i sensi.
-Non è di
questo che hai bisogno – sento rispondermi prontamente dal cavaliere della
vergine, quasi come se… si aspettasse che gli chiedessi una cosa del genere,
avvertendolo poi successivamente alzarsi.
Ma
è proprio di questo invece che ho bisogno. Ho bisogno… di isolarmi dal mondo…
non avvertire più nulla… tutta quest’ansia… mi sta
divorando! Io… Come… come diavolo faccio a…
-Seguimi –
m’invita a fare improvvisamente, pronunciando quella parola tempestivamente,
quasi come se… contenesse le soluzioni a tutti i miei problemi.
Non
so cosa mi spinge a seguire il suo consiglio, pronunciato con quella strana
inflessione nella voce… diversa da com’è solito rivolgersi a me. Se non lo
conoscessi bene potrei addirittura considerare quel tono… dolce… ma…
So
solo che ad un certo punto mi alzo, seguendolo in un punto della sesta casa…
che non immaginavo neanche lontanamente esistesse.
-È dunque
tutto organizzato – conclude Saori alla fine della
nostra ultima conversazione, ricontrollando attentamente per l’ennesima volta
dei depliant consegnategli da Tatsumi, che è ora in
piedi, alle sue spalle.
-Non c’era
bisogno di prenotarmi un volo in prima classe…- pronuncio imbarazzata, non
riuscendo minimamente ad immaginare quale sfarzo mi si presenterà davanti sull’aereo
che mi porterà in India alle prime luci dell’alba.
Saori solleva le spalle in segno di non
curanza lasciandomi intendere che non è un problema, ritornando poi a
sorseggiare il suo thè, ormai diventato freddo, posto
sul tavolino che ha fatto da spettatore ai nostri incontri privati.
Si
vede lontano un miglio che è tesa come una corda di violino, ma naturalmente,
come me, mostrarlo apertamente non rientrerebbe tra le gestualità della
maschera di distaccata indifferenza che abbiamo tenuto a indossare in veste di
reincarnazioni.
Se
non manteniamo la calma noi…
Domattina,
prestissimo, abbandonerò il santuario, in piena anonimia, celando il cosmo di Parvati fino al mio arrivo in India, dove… beh… dove farò
praticamente da esca.
Al
solo pensarci mi si mozza il respiro.
-Sei
libera di scegliere i cavalieri da portare con te – mi ricorda per l’ennesima
volta, non avendo ricevuto risposta in precedenza, mettendomi più ansia di
quanta già non ne abbia.
-Non ha
importanza. Sceglili tu – le rispondo, vedendole sollevare le palpebre
impercettibilmente, probabilmente per cercare di comprendere le motivazioni di
quella risposta.
-È già
abbastanza che alcuni di loro mi accompagnino in questa missione suicida… non
lasciare a me l’ingrato compito di scegliere quali tra essi
dovranno diminuire le loro percentuali di sopravvivenza all’imminente scontro -
.
Poggia
quindi nuovamente la tazza sul tavolino, afferrando un tovagliolo di carta per
pulirsi minuziosamente gli angoli della bocca, congiungendosi poi le mani in
grembo.
Se
in questi giorni non avessi imparato a riconoscere i suoi tentativi di temporeggiamento,
questi gesti di apparente non curanza mi avrebbero sicuramente fatto fluire il
sangue alla testa.
Sono
pur sempre suoi cavalieri, persone che l’hanno affiancata, protetta e che hanno
combattuto per lei in diverse circostanze. Non deve essere facile nemmeno per
lei prendere una decisione del genere.
-Abbiamo
ancora tempo per questo - .
Naturalmente.
Era ovvio che rispondesse così…
Mi
limito ad annuire mestamente, bevendo anch’io un sorso del thè
che riempie la mia tazza. Oggi sento la gola particolarmente arsa.
-È tutto?
– le chiedo dopo un po’ di tempo, desiderando di allontanarmi da lì. Ho bisogno
di stare un po’ da sola con i miei pensieri…
Questa
volta è lei ad annuire, comprensiva, assumendo improvvisamente un’aria seria.
-Se ti
servisse chiedermi qualcos’altro, qualsiasi cosa… - .
-Verrò a
chiedertela senza alcun problema – termino io per lei, anticipandola,
afferrando al volo ciò che intendesse dirmi.
Mi
alzo subito dopo averla vista annuire di nuovo, facendole un cenno d’intesa
prima di voltarmi e scomparire dalla sua visuale.
Uscita
dalla tredicesima casa e avvicinatami alle scale mi volto un attimo indietro.
Con
ogni probabilità, questa potrebbe essere l’ultima volta che vedròSaori… e il mio più grande desiderio va a lei…
Spero
tanto che non sia animata da tanti pensieri pessimistici come i miei e che
abbia più forza di quella che anima me in questo momento.
Non
credevo potesse essere così dura riattraversare le case dello zodiaco.
Ogni
loro custode… ogni sorriso, gesto bizzarro, saluto particolare, intonazione di voce… caratteristiche che potrebbe smettere
di esistere da un momento all’altro… una vera e propria fitta al cuore.
La
ciliegina sulla torta è stata Milo. Quando sono passata per la casa dello
scorpione era, come al solito, alle prese con quel
bizzarro allenamento comprendente la sacca da box, ma stavolta era da solo.
Era
chiaramente concentrato sull’esorcizzare qualche cattivo pensiero…
La
fronte corrucciata, lo sguardo indurito, i muscoli tesi e guizzanti, i pugni
stretti miranti a ridurre ad uno straccio l’improvvisato nemico davanti a se…
Mi
sono avvicinata col chiaro intento di risultare… mah… di supporto? Avrei dovuto
capirlo dallo stato d’animo precedente all’entrata nell’ottava casa che avrei
fallito miseramente l’intento… ma… volevo anche
scusarmi per aver alzato la voce il giorno prima e…
Quando
s’è voltato sono scoppiata a piangere come un’idiota.
Non
sono in grado di riportare esattamente tutto ciò che mi è frullato nella testa
in quel momento. Un conto è provarlo… un altro conto è descriverlo.
Fatto
sta che Milo, dopo un minuto di silenzio – probabilmente devo averlo, se non
sconvolto, perlomeno sorpreso – ha compreso senza aver bisogno che parlassi. Si
è avvicinato e mi ha abbracciata… ed a quel punto mi sono sentita ancora più in
colpa.
Se
dovesse morire per colpa mia…
Sì!
Perché è patetico pensare positivamente! Non è pessimismo, è realismo il mio!
Per quanto possa sperare che nessuno si faccia male e
che nessuno venga coinvolto, la probabilità che tutto ciò avvenga è del
cinquanta per cento!
E
Milo non ha fatto altro che sussurrarmi che andava tutto bene…
L’abbraccio
è durato poco, poi si è staccato e mi ha guardata seriamente.
-Non dovresti
farti abbracciare da me – mi ha detto ad un certo punto, prendendomi in
contropiede. Ho alzato il volto per guardarlo e capire… e lui s’è limitato a
sorridermi e a scompigliarmi i capelli scherzosamente. Dopodiché s’è
allontanato.
Uff…
Chissà
se Shaka ha gettato via la cioccolata, ho tutta l’intenzione di cenare con
quella. Oltre a far ravvivare le papille gustative dicono che migliori l’umore…
per quanto possa davvero avere quest’effetto, l’autosuggestione mi aiuterà a
crederlo senz’altro.
******************************
Se
non avessi il timore di urtare la sua suscettibilità, riderei per l’espressione
che le si è dipinta sul volto in questo momento. Non
doveva aspettarselo minimamente…
Mi
limito a sorriderle, incapace di decidere… col cosa
cominciare.
Lei
continua a rimanere immobile, qualche gradino più in alto rispetto a quello sul
quale sono seduto io… e sul quale rimango seduto.
Stavolta
non me ne vado.
******************************
…
Che…
cosa ci fa qui?
******************************
-Shaka non
c’è - .
-Lo so –
le rispondo semplicemente, senza cambiare espressione.
-È da Dohko - .
-So anche
questo - .
Trascorrono
ancora diversi secondi, accompagnati da una folata di vento che… le scompiglia
i capelli ribelli che le contornano il viso. Gli occhi scuri, profondi e
scrutatori, non abbandonano i miei nemmeno per un momento.
Poi
decide di accorciare la distanza che ci separa e si siede, titubante, accanto a
me.
*****************************
È surreale… decisamente surreale… ma non vedo perché non dovrei assecondarlo. In
fondo non sta facendo niente di male.
Mi limito a piegare le gambe e a
condurmi le ginocchia al petto, andando poi ad avvolgermele con le braccia,
aspettando… semplicemente aspettando.
*****************************
Classico atteggiamento di difesa…
cosa che un po’ m’intristisce, pensando che sia rivolto nei miei confronti… ma ha tutte le ragioni di questo mondo per comportarsi
così.
-Come ti senti? – le chiedo dopo un
po’, delicatamente, cercando poi, altrettanto delicatamente – se non ancora di
più – di sondare il suo animo.
*****************************
Domanda apparentemente semplice… dalla risposta non altrettanto semplice però.
Ragion per cui sta cercando di
sondarmi l’animo, eh?
Peccato, fino a poco tempo fa ci
sarebbe riuscito.
****************************
-Mah… - .
Già… lo immaginavo…
Conoscendola, sarà particolarmente
confusa… invasa da sentimenti contrastanti che le impediscono di esprimersi e
portandola, irrimediabilmente, sull’orlo delle lacrime… conseguenze di una
reazione di cui si è sempre vergognata. A torto.
Ha sempre avuto modo di dimostrare
quanto valesse… quanta forza celasse nel suo cuore. È stato
quello a farla arrivare lontano.
Se non avesse creduto fermamente che
avrebbe potuto farcela nonostante le si parassero sul
cammino tanti ostacoli… si sarebbe fermata.
E invece…
****************************
-Sei diventata brava - .
Sorrido tra me e me. Lo so che sono
diventata brava. Questa volta, a differenza di tutte le altre volte in cui non
ero mai soddisfatta dei miei risultati, lo riconosco.
E non è tutto merito mio…
*****************************
-Ho avuto dei buoni maestri - .
Da quanto tempo non vedevo quel
sorriso sghembo che tanto la caratterizza... e ammettere che mi sia… mi sia
mancato… è riduttivo.
*******************************
-E tu come stai? – gli chiedo,
spostando l’attenzione su di lui… anche se so… che
naturalmente la risposta sarà sempre la stessa.
*******************************
Come sto, io?
Sorrido impercettibilmente, chiudendo
gli occhi per riflettere.
*******************************
-Il cosmo di Athena
veglia su di me così come sugli altri cavalieri, donandoci forza e
trasmettendoci fiducia nella riuscita - .
Già… il cosmo di Athena,
certo.
-Ma… - .
…
-Questo avviene in quanto cavaliere… - .
…
-In quanto uomo… mi sento in ansia - .
…
*******************************
-Esiste dunque differenza tra cavaliere e
uomo? – mi chiede dopo un po’. - È questo che hai detto, no? - .
Questa volta tocca a me restare in
silenzio.
È una domanda retorica quella che mi
sta ponendo e lo sa.
Così come sa o come avrebbe dovuto capire che oltre questa non si va.
Non si può.
********************************
- Scusami… è che finora sono stata
completamente convinta del contrario – butto fuori, non riuscendo più a
contenermi, così come non riesco a trattenere la vena sarcastica che riemerge
lievemente… e che sbraita per essere lasciata libera di articolare altre frasi
ad effetto che, come credo che facciano, lascino il segno.
Decido
però di reprimerla, adoperando un tipo di respirazione che mi
ha insegnato Shaka, che riesce a calmarmi, riordinandomi i pensieri.
********************************
Colpito.
Affondato lo sono già da parecchio…
le sono grato per aver deciso di non infierire oltre, come m’era parso avesse deciso di fare inizialmente.
-Tu però non mi hai risposto… - mi
viene da dirle, desiderando, infantilmente, che possa aprirsi… almeno un decimo
di quanto faceva all’inizio.
A quel punto il suo volto diventa
impassibile.
********************************
-Morirò - .
Non riesco a vederlo perché ho lo
sguardo puntato davanti a me, ma… credo che questo tipo di risposta l’abbia
turbato.
-Volevi sapere come mi sentissi, no? Come una che sa di avere le ore contate - .
-Reiko, tu non…-.
-Non dirlo. Per favore, non dirlo. - .
*********************************
-Reiko – la richiamo, con l’intento di farla
voltare a guardarmi.
-Mu, me lo sento. - .
-Guardami - .
-Puoi dire tutto ciò che vuoi…la
sensazione che mi sta stringendo lo stomaco in una morsa non scompare… - .
Impaziente d’incrociare i suoi occhi e incurante dei miei presupposti iniziali, le
afferro la mano che ha portato sullo scalino, avvolgendogliela e
stringendogliela.
-Guardami - .
*********************************
Un senso di calore familiare m’invade il corpo quando la mia mano e la sua
entrano in contatto, inducendomi a voltare la testa verso di lui, che si è
sporto per avvicinarsi, considerando la distanza che ci separa.
Gli occhi sono… severi… quasi come se
mi stiano rimproverando per quello che ho pensato e detto.
-Tu non morirai – ripete, scandendo
meticolosamente le tre parole, fissandomi intensamente.
Sorrido mestamente per cercare di
farmi scivolare tutto addosso… ma stavolta non ci
riesco. Nel momento in cui gli occhi mi si riempiono di lacrime, la sua mano
aumenta la stretta sulla mia.
*********************************
- Come fai a dirlo? – mi chiede con voce rotta, esternando
finalmente le sensazioni che si era impegnata a celare
finora. A quel punto addolcisco lo sguardo, ritornando a sorriderle come prima.
-Le stelle hanno un disegno per tutti,
Reiko. Non avrebbe senso che il tuo avesse una capitolazione del genere. - .
-Finora nulla ha avuto senso… - .
-Appunto -.
Lei continua a guardarmi, attendendo
pazientemente che continui.
-Hai dovuto affrontare un lungo
cammino, per nulla chiaro e contornato da pericoli di ogni sorta. Hai vissuto
esperienze forti che ti hanno senz’altro forgiata… al costo, però, di
scalfirti. Non ne sei uscita indenne. Hai dovuto sopportare tanto. - .
Le lacrime continuano a solcarle il
viso senza però farla singhiozzare. Riesce ormai pienamente a controllare i
suoi sentimenti. Si sta lasciando andare consapevolmente.
-Questa non è la fine, è l’inizio
Reiko. Adesso, dopo tutti i torti subiti, puoi riscattarti. Puoi fare i conti
con ciò che ti ha procurato tanto dolore. Non lasciarti andare adesso, tramuta
la paura in forza! - .
Le lacrime sembrano finalmente
arrestarsi. Il suo sguardo è mutato… adesso non traspare più disperazione,
bensì determinazione.
-Coraggio - .
**********************************
Coraggio…
Abbasso lo sguardo, rendendomi conto
che per tutta la durata della conversazione… la sua mano non ha abbandonato la
mia nemmeno per un secondo.
Eccolo il mio coraggio.
Muovo lievemente la mano avvolta
dalla sua, osservando le sue dita distendersi, intenzionate ad allontanarsi. Ma
io non glielo concedo.
Ribalto semplicemente le posizioni,
facendo sì che sia la mia mano, questa volta, a stringere la sua…e,
miracolosamente, me lo lascia fare.
Dura giusto un attimo, il tempo di
tentare ad incrociare le mie dita con le sue, che si allontana. Di scatto,
quasi come se si fosse scottato.
E per quale ragione? Perché è appena
sopraggiunto qualcuno?
Mi volto esattamente come fa lui,
vedendo la figura di Shaka stagliarsi su di noi, incuriosito
– benché gli occhi chiusi siano difficilmente interpretabili – e…
infastidito?
Poco dopo è Mu che avverto infastidito… ma così come con Shaka, non ne sono sicura.
Sono circondata da una tempesta di sensazioni simili e contraddittorie… ma non
riesco a capire a chi appartengano rispettivamente.
È come se mi trovassi al centro di un
tornado. Tutto attorno a me si svolge, si rincorre, s’incontra, si scontra… ma mi evita. Ed io, confusa dal fenomeno, non
riesco ad afferrare niente.
Riesco solo a malapena a capire che
Mu si è alzato, perché ad un certo punto vengo coperta
dalla sua ombra. E nel momento in cui Mu scende uno scalino, Shaka si dirige
verso la sesta casa.
Quando lo vedo sparire all’interno
dei meandri del tempio, mi volto confusa verso il cavaliere dell’ariete… cha ha
gli occhi rivolti verso il basso e lo sguardo fisso in un punto indefinito
della scalinata.
-Mu… cos… - .
-Sii forte, Reiko -
.
-Mu!- .
Non si volta. Procede la sua discesa
senza voltarsi nemmeno un attimo, lasciandomi con quelle tre… stupide parole.
Non avrebbe senso che morissi. E
questo invece che senso ha?
Quando entro nella sesta rimango…
sorpresa.
Non c’è traccia del cosmo di Shaka,
almeno non a livelli intensi. Non deve essersi andato ad allenare come di
consueto.
Comportamento alquanto strano… ma
d’altronde nemmeno quello pseudo scambio di… boh, sensazioni? Con Mu non è stato tanto normale.
Sono circondata da gente che non sa
minimamente comunicare.
Tra sguardi indecifrabili che durano
un’eternità, frasi non dette o pronunciate per metà e misteri vari, sembra di
stare in una soap opera! O comunque l’effetto è lo stesso.
Soltanto una volta ebbi la disgrazia
di dovermene sorbire una. Capitò una di quelle volte in cui il maestro Shin mi
mandò a fare una delle solite commissioni della giornata, precisamente in un
negozio di tessuti.
Il commesso aveva confuso alcune
lettere della richiesta scritta del maestro, con la conseguenza di aver
sbagliato merce da farmi prelevare. Impiegò all’in
circa una mezz’oretta per recarsi a prendere, al di fuori del villaggio, la
stoffa che mi serviva.
La “mezz’oretta” più lunga della mia
vita, che impiegai nel vedere – ma non ditelo troppo
in giro, eh -, non avendo null’altro da fare, appunto, una puntata di una soap
opera che stava seguendo la proprietaria.
Dopo ne uscii con un’insofferenza
accentuata per la televisione e un mal di testa atroce.
Qui ne vengo fuori con
un’insofferenza nei confronti delle investiture e delle divinità e un mal di
testa triplicato.
Ma che fine ha fatto… ? Sembra non esserci da nessuna pa…
…
Le probabilità in questo momento sono
due: o il mal di testa sta iniziando a farmi avere delle allucinazioni… o
quello seduto sul marmo della finestra del salone principale… è proprio Shaka.
In realtà non ci sarebbe nulla di
strano… se, però…
Insomma! Shaka seduto SCOMPOSTO coi
PIEDI SUL ripiano di marmo della finestra, le braccia incrociate e gli occhi
APERTI a guardare DISTRATTAMENTE fuori?
Per sicurezza scuoto la testa più
volte stropicciandomi gli occhi, ma quando riapro quest’ultimi… l’immagine non
svanisce. Se possibile, acquisisce ancor più… fascino.
Nessuna sorpresa d’altronde. Può
essere un sofisticato santone con la puzza sotto al naso e un rompiballe di
prima categoria, ma non ho mai negato che abbia una bella presenza.
Disfattosi dell’armatura di Virgo, ha indossato un sari bianco con dei sottili ricami
dorati appena in rilievo posti ai bordi delle maniche e dei pantaloni.
I capelli, dorati anch’essi, vengono messi ancor più in risalto dalla luce lunare che
filtra dalla tenda scostata. L’azzurro degli occhi riesce a risultare tanto
intenso anche se riflesso nei vetri della finestra.
E lo sguardo… è davvero assorto.
Chissà a cosa starà pensando.
A dirla tutta non è esattamente la
prima volta che vedo Shaka in versione, per così dire, umana.
Quando il maestro Shin mi
accompagnava da lui, da bambina, ricordo che più volte l’ho beccato, dopo la
meditazione, a contemplare il cielo o semplicemente l’esterno della finestra
del tempio.
Non capivo se in quei momenti era
così tanto assorto nei suoi pensieri da non accorgersi della mia presenza e da
mostrarsi così, in un certo senso, a nudo, senza curarsene così tanto quanto sembrava invece ci tenesse.
So solo che in questo momento, a
distanza di diversi anni, Shaka sicuramente sa che ci sono anch’io. Non ho
annullato il mio cosmo nell’entrare nella casa, ragion per cui non può non avermi
avvertita entrare ed avvicinarmi.
E francamente non so cosa fare.
-Dovresti
riposare - .
…
Così come non ci sono dubbi sul fatto
che mi abbia avvertita, non ci son neanche dubbi che adesso abbia una difesa
mentale impenetrabile.
-Anche tu – mi viene spontaneo
rispondergli, avanzando di appena un passo nella sala… e fermandomi subito,
come se il pavimento che sto calpestando facesse parte… di una zona riservata.
-Non farò parte del gruppo di Saints che ti affiancherà in India - .
I miei occhi si spostano
automaticamente, quasi come se avessero appena ricevuto qualche indicazione,
sull’immenso tavolo ovale della sala, sul cui bordo… c’è una lettera.
-È una
comunicazione inerente alla missione di domani - .
Nell’avvicinarmi mi accorgo che la busta
è sigillata… quindi è probabile che i saints scelti
da Saori abbiano ricevuto una comunicazione
personale.
-Accidenti! – mi sfugge da esclamare
appena leggo i nomi dei cavalieri che mi accompagneranno.
Angelo, Milo, Aiolios,
Kanon e Shura.
Porca miseria.
Porca di quella…
Mi conduco una mano al petto,
scostando velocemente una sedia per lasciarmi cadere sopra, portandomi poi alla
testa la stessa mano che avevo condotto al petto,
lasciando che gli occhi scorrano più e più volte su quei nomi…
Cinque.
Cinque cavalieri che combatteranno
con me.
Cinque vite che peseranno sulle mie
spalle.
Scuoto la testa in preda all’ansia,
sentendo subito le lacrime salirmi agli occhi.
-Desideravi ci fosse qualcun altro? -
.
La domanda di Shaka si perde nella
sala, senza mai ricevere risposta.
Mi alzo, stringendo il foglio da
lettera tra le mani, arrivando ad accartocciarlo, uscendo poi a passo sostenuto
dalla sala, senza prestargli attenzione.
Cazzo,
cazzo, cazzo, cazzo!
Nel tragitto che mi separa dalla
camera assegnatami non posso impedire che delle lacrime mi solchino il viso.
Cinque persone… che ragione c’è di
lasciare che CINQUE persone mi accompagnino in quest’atto suicida??
Non sono pronta…
-Non ce la faccio… - frigno prima di
chiudermi la porta della camera alle spalle e lasciarmi scivolare contro,
portandomi le mani a stringermi i capelli.
Angolo dell’autrice…
CHIEDO UMILMENTE PERDONO.
IN GINOCCHIO, VE LO CHIEDO.
Avrei dovuto pubblicare il 15
settembre e l’aggiornamento è slittato al 26 ottobre.
Ma non è stata colpa mia ç__ç mi è
partito il modem! Solo che quando è partito è stato
tanto abile da confondere perfino i tecnici del gestore telefonico al quale
sono abbonata, che, dopo quella che mi è sembrata essere un’attenta verifica,
hanno concluso colpevolizzando il pc, per la precisione la scheda di rete.
Dopo aver avuto il piacere di avere i
tecnici a casa dopo tre settimana esatte dalla prima
chiamata al call center della ditta, ho dovuto
aspettarne altre due per far sì che un amico che se ne intende venisse a
prestarmi soccorso ç__ç
E alla fine era il f*****o modem. O
meglio, le f*****e entrate lan, o come accidenti si
chiamano, grazie alle quali il pc non riconosceva il modem e di conseguenza non
mi consentiva l’accesso a internet @_@
Monopolizzare il pc degli altri è
stata impresa ardua, poche volte ci sono riuscita e…
Insomma, per quanto possa sembrare davvero una scusa della scuola Kakashisensei (chi conosce il
personaggio di Kishimoto sa di cosa parlo XD) è la
pura e sacrosanta verità ç__ç
La cosa positiva è che sono riuscita
a scrivere tanto, tanto, tanto XD
Quindi, per farmi perdonare per la
lunghissima assenza, aggiornerò il prossimo al massimo tra due giorni.
Vabbè,
bando alle ciance, il momento della lettera s’avvicina *___*
Colgo l’occasione per ringraziare le
27 persone che hanno aggiunto la storia tra le preferite e le 13 che l’hanno
aggiunta tra le seguite, nonché tutti coloro che leggono e che continuano a
commentare nonostante certe volte ci sarebbe da prendermi e riempirmi di botte
per quanto vi faccio aspettare >__<
Grazie mille a tutti per la pazienza
e la costanza dimostratami fino ad adesso.
Un’onda di luce lo travolge,
colpendolo in pieno, facendolo volare lontano diversi metri.
La nube di fumo sollevatasi al
contatto del corpo del cavaliere di scorpio col terreno crea un’improvvisata
nebbia che genera ancora più scompiglio e difficoltà sul campo di battaglia.
Shura,
circondato da diversi thugs, sta cercando di
difendersi e attaccare come meglio può, usando le sue tecniche di
concentrazione di cosmo e la sua excalibur negli
scontri ravvicinati, affondando nei corpi dei nemici e tranciando di netto le loro teste, il cui sangue va a imbrattargli l’armatura
d’oro, danneggiata in più punti, sotto i quali si scorgono diverse ferite del
possessore.
Come lui, anche Death Mask sembra esausto, nonché più ferito del compagno. Per
quanto s’impegnino a eliminare più thugs
possibili, questi sembrano spuntare dal nulla più numerosi di prima.
Stringo i denti, distogliendo un
attimo lo sguardo dallo scenario apocalittico che mi si para davanti,
stringendo i pugni e colpendo con tutta la forza che ho in corpo la sfera nella
quale sono imprigionata.
Non ricordo minimamente come sia
successo, è accaduto tutto troppo in fretta. In un attimo si è scatenata una
battaglia senza esclusione di colpi e in breve il suolo si è riempito di
cadaveri. Fortunatamente nessuno dei nostri, benché qualcuno ci sia andato
molto vicino.
Camus
è riverso a terra ormai da tempo ma, benché sia alquanto lontano, vedo ancora
il suo torace sollevarsi e abbassarsi. Ha una ferita che gli squarcia il petto
da spalla a spalla. Prima di venir sbalzato lontano
come Milo, poco prima che avvenisse a quest’ultimo, Dohko
cercava di aiutare il compagno allontanando da lui qualsiasi nemico per dargli
il tempo di riprendersi.
Aiolia
è impegnato con altri compagni a fronteggiare Kalì,
che avanza minacciosamente, con tutt’e quattro le braccia armate di sciabole,
fendendo colpi a destra e a manca, incurante di colpire anche i suoi stessi alleati, che vengono amputati di arti o muoiono sul
colpo a contatto con la sua forza devastante.
Io sono esattamente alle sue spalle,
nell’incapacità di reazione più totale, ad urlare, fino a farmi bruciare la
gola, ai ragazzi di non mollare, ma loro non sembrano nemmeno vedermi.
Improvvisamente Kalì
apre la bocca… anzi no, la spalanca, facendo
fuoriuscire un’onda simile a quella che ha colpito i cavalieri di scorpio e
libra, solo questa volta più grande, che spazza via i cavalieri che le si
parano davanti.
Saga, Aldebaran, Aphrodite
e Aioliavengono sbalzati
via. Kanon riesce a saltare prima di venir colpito come i compagni… e il suo volto si tramuta in
una maschera di terrore non appena rivolge lo sguardo verso di loro.
Tutto si svolge come fosse una scena a rallentatore.
Le mie urla rimbombano nelle mie
stesse orecchie, le mani battono forsennatamente sulla dannata sfera che
m’imprigiona, fino a sanguinare.
La cosa più terrificante è che non
avverto più il cosmo di Parvati.
Faccio vagare lo sguardo da un punto
all’altro dello scenario che ho davanti, scorgendo in lontananza una figura più
minuta, riversa a terra, muoversi appena.
Quando poco lontana da quella scorgo
lo scettro di Athena… comprendo.
Credo di riprendere a respirare nel
momento in cui vedo Saori, seppur a fatica, rialzarsi
e portarsi, a stento, verso un’altura alle sue spalle.
In quel momento Kalì,
individuatala, comincia a correre verso di lei, emettendo un urlo di battaglia
acutissimo, che quasi mi perfora i timpani.
Continuo ad urlare, concentrando al
massimo le mie energie, il mio cosmo… ma non succede nulla.
Mi lascio cadere sulle ginocchia,
esausta, sul fondo della sfera, con la vista appannata a causa delle lacrime.
Improvvisamente un’armatura d’oro
invade la scena, correndo alla velocità della luce incontro aSaori per porsi tra lei e Kalì.
Non appena riesco a distinguere i
lunghi capelli color lavanda mi si mozza il respiro…
Kalì
spalanca nuovamente la bocca, pronta a lanciare un altro suo colpo e in quel
momento Mu innalza il CrystalWall.
La sua voce rimbomba in tutta la
zona, le mura cominciano a crollare e Kalì… indietreggia.
Tutto ad un tratto mi sento… bagnata.
Abbasso lo sguardo, scrutandomi il
corpo alla ricerca della causa di quella sensazione… vedendo il tessuto della
maglietta di cotone bianco tingersi di rosso.
Un dolore acuto mi si propaga
improvvisamente per tutto l’addome.
Mi sollevo di scatto dal cuscino, con
gli occhi spalancati e una mano a comprimermi la pancia.
Ansimando, madida di sudore, mi
guardo attorno, riuscendo a distinguere, nonostante il buio, l’arredamento
della camera della sesta.
Continuando ad ansimare scosto le
lenzuola, lasciando che i piedi tocchino il suolo della stanza e che il corpo
scivoli, fino a toccare terra anch’esso.
Nonostante il clima non sia affatto
freddo, tremo fino all’inverosimile, prendendo a battere perfino i denti, stringendomi
tra le braccia per donarmi un po’ di calore.
Che… cazzo
di incubo!
Senza curarmene troppo, avverto dei
passi avvicinarsi alla camera e qualcuno entrare velocemente all’interno.
Appartiene sicuramente a Shaka questa
capigliatura bionda che mi si è parata davanti – deve essersi inginocchiato per
raggiungere la mia altezza – ma non riesco a sollevare
lo sguardo per accertarmene.
Lo sento parlare… chiedermi qualcosa
inerente ad un urlo che ha udito… ma i miei pensieri
sono ancora rivolti all’incubo.
C’eravamo tutti.
La notizia che cinque cavalieri mi
avrebbero accompagnata in India, ad affrontare Kalì,
mi ha sicuramente scioccata. Più volte mi è capitato di pensare, negli ultimi
tempi, all’eventualità che le cose non potessero svolgersi nel migliore dei
modi… e sarebbe anche naturale attribuire il mio incubo a questa
preoccupazione.
Ma nel sogno non eravamo solo in sei.
C’era Saori.
C’eravamo tutti.
-Reiko - .
Anzi no…
-Reiko! - .
-Tu non c’eri… - sussurro, sollevando
gli occhi verso Shaka, scoprendo così due occhi color cobalto, spalancati fino
all’inverosimile, ridimensionarsi non appena incrociano
i miei.
Non avevo mai avuto modo di leggere
alcuna emozione negli occhi di Shaka a distanza tanto ravvicinata. Così come
non avevo mai avuto modo di pensare quanto potessero
apparire più umani di quanto avessi mai potuto credere o anche solo
lontanamente immaginare.
-Dove? – .
La sua voce mi arriva ovattata… ma bassa, calma… e dolce.
-Dove non c’ero? – ripete, se
possibile, ancor più dolcemente, non nascondendo, comunque, un certo tono di
urgenza nel tono.
-Nel mio… sogno – decido di
rispondergli dopo un po’ di tempo, indecisa fino
all’ultimo sul come formulare la risposta.
I suoi occhi profondi, dalla tonalità
indescrivibile, mi scrutano ancora a lungo prima di venir
coperti nuovamente dalle palpebre.
A mia volta distolgo lo sguardo,
abbassandolo, sentendomi poco dopo un braccio di Shaka avvolgermi le spalle,
invogliandomi a sollevarmi.
Con non poca difficoltà mi rimetto in
piedi, venendo condotta da lui a sedermi sul bordo del letto, sul quale si
siede anche lui, seppur più distante.
-Cos’hai visto? - .
…
-Cosa ti ha turbata? - .
Vorrebbe… che gli dicessi che ho
visto i suoi compagni venir colpiti a morte uno auno…? La sua dea scappare? La sua assenza
dovuta molto probabilmente… al fatto che sia stato ucciso prima?
-Non ricordo - .
Non sono l’unica che dovrà
combattere. Non posso turbarlo in questo modo.
-Hai detto che non c’ero – mi fa
notare giustamente, facendomi pentire di aver parlato in quella circostanza.
Annuisco.
-Ricordo che c’eravate tutti… - .
La sua espressione non si rilassa.
-Tranne te. Non ricordo altro - .
È solo un incubo. Nient’altro che uno
stupido incubo. Non c’è altro da dire.
A quel punto Shaka sospira, gettando
contemporaneamente anche la spugna.
Non è stupido. Probabilmente immagina
che sto mentendo. Ha semplicemente compreso che è
inutile insistere.
-Devi trovarti dinanzi alla prima casa
tra due ore e mezza. Hai tempo per riposarti ancora un pò – dice poi, cambiando
discorso e posizione, portando entrambe le mani sulle ginocchia, nella tipica
postura di chi sta per alzarsi.
-Dubito che riuscirò a riprendere
sonno… - rispondo, scuotendo la testa sconsolata.
Lui si limita ad annuire,
sollevandosi delicatamente dal letto e uscendo dalla stanza, lasciandomi
nuovamente sola con i miei pensieri.
Quando faccio la mia comparsa
nell’atrio della casa di virgo, Shaka, vestito
dell’armatura d’oro, si volta verso di me, concentrando la sua attenzione sulla
borsa che ho deciso di portarmi dietro.
-Sicura di aver preso tutto? - .
Domanda più che lecita considerando
le dimensioni ridicole della mia “valigia”.
-Sai com’è, avessi messo insieme tutte
le valigie che possiedo non sarei riuscita a crearne una grossa a sufficienza
da contenere un cannone - .
Dal sopracciglio alzato dubito che
abbia compreso la battuta.
In
effetti non credo nemmeno di averla formulata sufficientemente
bene…
-Dubito che ai metal detector ti
avrebbero fatta passare, in quel caso -.
Rimango a dir poco sbalordita dalla
contro-battuta ricevuta e finisco col portarmi una mano alla bocca per
soffocare una risata che, senz’alcun dubbio, sarebbe
rimbombata per tutto il santuario.
Prima che si volti
per farmi strada riesco a scorgere sul suo volto l’ombra di un sorriso appena
accennato.
-Siederete in posti differenti,
camminerete ognuno per conto proprio, non scambierete parola, ne all’inizio, ne durante, ne alla fine del viag… EHI! Metti giù quel braccio! - .
Eh beh. È naturale che alla- uhm –
trecentesima? ripetizione delle istruzioni qualcuno
s’innervosisca.
Mi sorprende solo che non sia stato Angelo il primo a dare di matto.
-Non stai parlando ai bronzes, vecchio – sibila Kanon,
pronunciandosi a nome di tutti i presenti nell’atrio
della prima casa, mentre Shura continua a mostrare excalibur, apparentemente per nulla interessato a
rilassarsi.
Saori
non ha assemblato granchè bene questo gruppo. Credo
ci siano troppi individui particolarmente suscettibili.
I dubbi inizialmente ricadevano su Shura, che giusto tre secondi fa mi ha dato conferma del
fatto che è meglio non farlo arrabbiare, e Aiolos, di
cui francamente ancora non mi sono fatta un’idea.
Milo ha dimostrato di saper
utilizzare la codina velenosa che si ritrova più volte… per quanto riguarda Kanon e Angelo… pf!
-Ehi! – esclama Seiya indignato, offeso probabilmente per il riferimento
poco carino alla sua categoria.
-Faresti
meglio a tacere – ribatte Kanon, guardandolo truce. E
sono sicura di sapere a cosa si sia riferitopoc’anzi, con quell’implicito invito a stare zitto.
L’episodio della sangria è ormai passato alla storia!
…
Rivolgo lo sguardo verso Kanon… e poi verso Shura…
…
No, questo gruppo non è per niente
ben assortito!
-Le automobili che vi condurranno
all’aeroporto sono arrivate – pronuncia con la sua voce melliflua Saori, comparendo alle spalle dei bronzes,
seduti sul divano della sala principale della prima casa – ad eccezione di Ikki, che è, come di consueto, in piedi, a braccia e gambe
incrociate – seguita dal cavaliere dell’ariete, anch’egli con indosso la
propria armatura.
Evito accuratamente di guardarlo in
viso, soffermando lo sguardo solo sull’elmo che tiene tra la mano e il fianco.
Ho detestato dal primo momento
quell’ammasso di ferraglia dai riflessi giallastri… ciò non toglie che… questa
volta desideri ardentemente che possa proteggerlo.
-È ora di andare, cavalieri. Difendete
la dea Parvati come se dovreste
difendere me –.
...
Dopo lo sguardo colmo di gratitudine
rivolto a Saori, gli inchini dei ragazzi sanciscono
finalmente la fine di questa pseudo riunione. Ognuno
afferra la sua borsa da viaggio e si dirige all’esterno della casa dell’ariete,
non prima di aver fatto un cenno di saluto a Mu, che sorride loro
calorosamente… per poi rivolgere lo sguardo verso me.
Mi limito a rivolgergli un sorriso
tirato prima di voltarmi e avanzare lentamente, quasi trascinandomi, verso
l’esterno della casa. E sono quasi sicura di aver visto il suo volto mutare,
divenendo… cereo… ma non riesco a pensarci di più su
che i miei occhi vengono attratti da una capigliatura rossa che spunta alle
spalle di una colonna ornamentale posta in prossimità dell’uscita.
Ecco dov’era finito.
Velocemente, senza dargli il tempo di
reagire, mi avvicino, mi piego sulle ginocchia e schiocco un bacio su una
guancia dello scricciolo. A differenza di quel che immaginassi,
non si sottrae, ma mi abbraccia perfino, avvolgendomi le braccia attorno al
collo.
Dopodiché corro fuori e scendo
velocemente le scale per recuperare il tempo perduto a salutare Kiki, infilandomi poi nella prima automobile – una delle
sei di diverso modello e colore che Saori ha
provveduto a procurarci affinché giungessimo all’aeroporto singolarmente -
posta ai piedi della scalinata.
Non appena mi fiondo
dentro urto contro qualcosa… qualcosa che borbotta in
un idioma strano e confuso.
-Soffri di Alzaimer,
mocciosa? Uno per auto - .
-Ops…
- mi viene da pronunciare d’impulso, rendendomi conto di essere capitata in
quella di Angelo. Avrei dovuto capirlo dal fatto che non ci fosse nessun
autista ad aprirmi la porta… che scema!
-Ehi, crostaceo, modera i termini e
ricordati che ti ha detto Saori! – sbotto
imbarazzata, rendendomi conto di non potermi permettere nulla di simile con un
tipo del genere!
-Miss vestito
della nonna si è raccomandata di proteggerti. Ciò non prevede che debba cederti
la fait. Smamma! - .
-Fait…
non fait… per me un pulmino che ci conducesse
direttamente in India sarebbe stato perfetto! – esclamo prima di abbandonare a
malincuore l’auto, sorridere imbarazzata a Saori –
che mi sta guardando dall’alto della scalinata abbastanza confusa – e
controllare attentamente auto per auto – ond’evitare
altri spiacevoli inconvenienti, magari con Kanon e Shura! - fino ad arrivare ad un tipo di auto
spropositatamente lunga, nera e lucida, dai finestrini scuri all’esterno della
quale un uomo mi sta aspettando con la portiera aperta
-Accidenti! – mi viene da esclamare
una volta dentro. – Ci saremmo entrati tutti quanti qui! - .
Passata la sorpresa iniziale dovuta
all’impatto con lo sfarzo, vengo riassorbita dai miei
pensieri.
Tutto si è svolto esattamente come
avevamo programmato.
Siamo partiti in sei. I restanti
cavalieri sono rimasti a difesa del santuario, più i bronzes,
che custodiranno le case dei cavalieri assenti durante questo periodo.
Shaka è vivo. L’ho salutato poco
prima di entrare nella prima, quindi di questo ne sono
sicura.
Uff…
Mi conduco una mano alla fronte per
massaggiarmela.
Ho una strana sensazione.
Una strana e brutta sensazione.
Ricapitoliamo. Non può essersi
trattato di un sogno premonitore.
Mi è capitato più volte di avere
incubi vari durante il mio soggiorno al santuario, ma si sono mai avverati? No.
Sognai una statua di Buddha grondante sangue dalla bocca, eppure non è successo,
benché poi le statue – troppe per i miei gusti – del dio panciuto a casa di
Shaka mi siano risultate sempre alquanto antipatiche.
Sognai di essere circondata da
innumerevoli thugs che pronunciavano cose strane,
eppure non ho mai avuto incontri ravvicinati con quegli psicopatici.
Infine quest’ennesimo incubo
raccapricciante… che pure, a rigor di logica, non può verificarsi.
C’eravamo tutti. Insomma… in India
stiamo andando in…
…
Un momento.
…
Ora che ripenso ai particolari del
sogno… all’ambientazione…
…
Non eravamo in India. O almeno non vi
era nulla che mi ricordasse la mia terra.
Alla fine crollano delle rocce…
intravedo delle scale… Saori…
…
Che fosse… il Santuario?
ODDIO!
E se fosse davvero un sogno
premonitore??
Se tutto quello che ho sognato non
fosse ancora accaduto perché non si sono verificate le circostanze necessarie
perché accadesse?
La statua del Buddha
si trova nel mio vecchio tempio in India… i thugs
sono inIndia…
Nell’ultimo incubo non eravamo in
India.
E se Kalì
avesse organizzato un contrattacco? E se, fondamentalmente, il suo obiettivo
fosse Athena? Se non sapesse che Parvati
si è reincarnata? Se i cinque cavalieri che hanno avuto il compito di
accompagnarmi fossero necessari alla difesa del Santuario?
Nei primi due incubi,
fondamentalmente, benché mi spaventi a morte, non mi accade nulla. È nel terzo
che si scatena la guerra! E si scatena al santuario!
Presa com’ero dai tutti questi
ragionamenti non mi ero nemmeno resa conto di star gocciolando! Fortuna che ho
deciso d’indossare una semplice maglietta a mezze maniche bianca e un paio di
pantaloni di lino neri.
…
Abbasso lentamente la testa, col
cuore in gola, incollando letteralmente gli occhi sulla maglia che indosso.
É la stessa dell’incubo.
-M-mi scusi… - mi rivolgo all’autista, con un tono di voce
così basso che sono costretta a schiarirmi la voce. Gli occhi dell’uomo rivolti
nello specchietto retrovisore mi fanno comprendere che mi sta ascoltando. –
Quanto manca all’aeroporto? - .
-Un
quarto d’ora, signora - .
Avuta la notizia di cui necessitavo,
estraggo velocemente il biglietto aereo dalla tasca interna della borsa da viaggio
e controllo l’orario. Se la risposta dell’autista è esatta, dal momento in cui
giungeremo in aeroporto avrò un’altra ora prima che il volo parta.
In totale 75 minuti… potrei farcela…
Sì, vabbè! Saori si è premurata di prenotare tutto anticipatamente,
includendo nelle spese qualsiasi tipo d’imprevisto! Non ho soldi con me, dove
vado??
Entrata nell’aeroporto la prima tappa
che compio è la toilette. Ho bisogno di rinfrescarmi un po’. Prima che mi chiudessi la porta alle spalle ho intravisto Milo seguirmi
con lo sguardo fino a che non sono sparita dalla sua visuale. Presumo aspetterà
che esca.
DANNAZIONE!
Come accidenti faccio a seminarli?
Dalla rabbia batto entrambe le mani
strette a pugno sul ripiano in cui sono incastonati i lavandini, nello spazio che
divide i bagni maschili da quelli femminili, incurante di spaventare qualcuno
che potrebbe trovarsi all’interno di uno dei due.
Ma sembra non esserci nessuno… tranne
un tipo strano con indosso una giacca verde bottiglia di due
o tre taglie più grande della sua misura e le mani affondate nelle
tasche dei pantaloni marroni.
La testa è affondata a sua volta nel
rialzo della giacca, a coprirgli i lineamenti, lasciandogli scoperti a malapena
gli occhi azzurri dal taglio piccolo e i capelli perfettamente pettinati
all’indietro.
Ce ne sono di tipi strani in giro,
eh…
…
Ma che…
-Fà
silenzio. Dammi immediatamente la borsa e non ti farò del male, ragazzina - .
Sollevo impercettibilmente gli occhi
fino a puntarli nello specchio che ho di fronte, in cui incontro il riflesso
dello sguardo pseudo minaccioso dell’idiota che
stamattina ha deciso di passare un brutto quarto d’ora.
-Non ti vergogni alla tua età di
importunare le ragazzine come me? –
gli chiedo retoricamente, facendogli passare un piede
tra le gambe e piegando una di esse per sbilanciarlo.
Dopodiché, prima che possa anche solo tentare di reagire, mi volto di scatto e
gli piazzo una gomitata in pieno viso, che lo stordisce sul colpo, facendolo
finire disteso a terra.
Fosse stata giornata avrei provato a
farlo ragionare… ma francamente…
Mi chino a osservargli la mano che mi
teneva puntata dietro la schiena,scorgendone al suo interno… una penna.
Quante persone avrà spaventato
facendo credere che invece impugnasse un’arma?
Nel momento esatto in cui sto
abbandonando il bagno, non prima di avergli tirato un leggero calcio di stizza
su un fianco… vengo colta da un’idea.
Allontano la mano dalla porta,
ritornando sui miei passi, avvicinandomi al corpo dell’uomo e abbassandomi alla
sua altezza. Dopodiché inizio a frugargli nelle tasche interne ed esterne della
giacca che indossa, trovandovi, dopo un po’ di tempo, ciò che cercavo.
Apro il portafogli in
pelle nera, trovandovi all’interno una cifra abbastanza cospicua. A che
accidenti gli serviva rapinare?
-Valgono per il disturbo… e per una
giusta causa – pronuncio, infilandomi poi, anche se alquanto restia, i soldi in
una tasca dei pantaloni e uscendo dal bagno come se nulla fosse… a parte un
senso d’inadeguatezza che m’intrappola in una morsa.
Il maestro Shin non avrebbe gradito
assistere a delle azioni simili…
Ecco Milo. Come da accordi, finge
totalmente di non conoscermi. Saori ha pensato fosse
una buona idea muoverci dalla Grecia allo stesso modo in cui ci muoveremo una volta giunti in India.
È un po’ come muoversi al buio con
l’ausilio di una singola e misera torcia.
Date le pochissime informazioni
inerenti ai nostri nemici, la probabilità che qualcuno ci spii è inclusa tra le
cose da prendere in considerazione. Così com’è inclusa la probabilità che Kalì non sappia di Parvati, che non sappia di Athena
e che non sappia della loro alleanza.
Ebbene sì, non sappiamo minimamente
cosa aspettarci.
Il piano è presentarmi lì – uhm – a
sorpresa. Tendere un’imboscata alla dea amante delle decapitazioni rilasciando
il cosmo di Parvati, facendola così uscire allo
scoperto, e servirmi del supporto fisico dei saints,
che dovranno cercare di tenere a bada i thugs e gli
altri possibili alleati della stronza che mi sta facendo venire l’ulcera.
Che piano del cazzo,
eh?
Il punto è che ci hanno messi
praticamente con le spalle al muro.
Se evitiamo di fare questa megacazzata, non andando in
India e standocene buoni buoni
al Santuario a vedere come si evolvono le cose, rischiamo col portarci sulla
coscienza altre decine di persone innocenti, che moriranno – senz’alcun dubbio
– a causa del culto ripristinato di Kalì.
Andando, invece, come abbiamo deciso
appunto di fare, accettiamo di metterci a giocare a mosca cieca. Perché se,
perlomeno, sappiamo che c’è questa dannata che rappresenta la reincarnazione di
una delle peggiori divinità induiste, aiutata
dall’operato dei suoi cari sudditi, non sappiamo, però, ne
se lei sa o se perlomeno suppone la mia esistenza e quella di Saori, ne se invece lo sa e ci sta tendendo una trappola,
ne, qualora fosse come pensiamo, se ha un alleato e quest’ultimo chi sia.
AH! CHE MAL DI TESTA!
La cosa più sensata era farmi andare
da sola in India…
È previsto che, nel caso in cui le
cose si mettano male, altri cavalieri ci raggiungano dal Santuario – ragion per
cui Mu è stato fatto restare in Grecia - … nell’eventualità in cui mi fossi
trovata in difficoltà, i rinforzi sarebbero potuti arrivare in un batti baleno col teletrasporto.
Ho ancora quelle
orribile scene dell’incubo davanti agli occhi…
Continuo a sostenere che il Santuario
sia troppo scoperto.
-Mi scusi signore, sa dirmi che ora è?
– chiedo a Milo appena raggiuntolo, con nonchalance,
giusto per non destargli sospetti e comportandomi così come mi sarei comportata
in una situazione priva di piano di fuga.
Beh, sì. È previsto un piano di fuga…
non l’ho elencato per il semplice motivo che non ho la più pallida idea di come
metterlo in atto!
Come faccio? Esco dall’aeroporto,
chiamo un taxi e chiedo all’autista di raggiungere un attimino, a tutto gas,
l’India, che è proprio qui dietro l’angolo?
Provo a sedurre Milo – partendo già
sconfitta considerando che: a) io e l’arte della
seduzione siamo due sconosciuti; b) pur volendomici
mettere d’impegno dovrei gonfiarmi il seno, considerando le donne che ho visto
svolazzare attorno al cavaliere dello scorpione, dal momento che… beh… uffà! – no, vabbè… nulla. Niente
tecniche di seduzione a prescindere. Anche perché sedotto uno, ne rimangono
altri quattro…
Durante tutto il mio sproloquio
mentale non mi sono minimamente resa conto che Milo mi aveva assecondata.
Decidendo di stare al gioco e
servendosi del solito fascino da latin lover che lo contraddistingue, estrae
una mano dalla tasca dei jeans scuri che indossa e se la porta davanti agli
occhi, mettendo ben in mostra tutta la carrozzeria composta da
bicipiti, tricipiti e quant’altro caratterizzino il suo braccio scoperto dalla
maglia azzurra a maniche corte che indossa.
Involontariamente arrossisco e
distolgo lo sguardo.
Sarei perfetta per sedurre, no?
Faccio non poca fatica a trattenere
una risata nervosa e divertita allo stesso tempo, cercando di rimanere
impassibile e impaziente di conoscere realmente la risposta.
-Sono le sei e trenta, bella signorina
– .
Altri quaranta minuti…
-A che ora ha il volo? – mi chiede
lui, rivolgendomi lo stesso tono poco confidenziale che ho usato io poco prima
per rivolgermi a lui.
-Alle sette e dieci – rispondo
amorevolmente, facendomi prendere dall’ansia e cominciando a far lavorare
febbrilmente i neuroni affinché mi trovino una soluzione.
Pensa… pensa, Reiko… pensa.
-Ma che coincidenza! Il mio volo parte
allo stesso orario! – risponde con enfasi il cavaliere dello scorpione,
passando poi ad una tecnica di corteggiamento da manuale, presentandosi e
invitandomi a prendere un caffè prima di dirigerci insieme agli imbarchi.
Se non ci trovassimo alla vigilia
dell’incontro ravvicinato con Kalì, troverei l’intera
situazione senz’altro molto divertente.
Adesso non posso che trovarla
estremamente inquietante.
**********************************
-Cos’è che non ti convince? - .
-Lei - .
-Kanon…
- .
-Cosa? – chiedo con un tono più alto,
inducendolo a tossire per tentare di camuffarmi la voce, vedendolo sottecchi
sfogliare distrattamente uno dei depliant offertigli da un
hostess di terra.
-Siamo in cinque – risponde dopo un
po’, voltando un’altra pagina del depliant, senza guardarmi.
-La volta scorsa ci stava fregando in
tredici, Aiolos – gli ricordo, sperando che la pianti di tentare di entrarmi in testa.
-Ma adesso… insomma, non ne avrebbe
motivo - .
-Non mi fido delle persone
imprevedibili - .
-Altrettanto… ma c’è Milo… - .
-Appunto – puntualizzo, calcando la
parola nel pronunciarla.
-Temi possa appoggiarla in qualche
gesto sconsiderato? - .
-Non temo, prevengo semplicemente - .
-Come vuoi… -.
Finalmente si decide ad andare ai
controlli di sicurezza.
Poco dopo averlo visto allontanarsi
riporto gli occhi su Milo e la cosiddetta reincarnazione di Parvati,
scorgendo alle loro spalle Death Mask tentare di fare
la stessa cosa che ha tentato di fare poc’anzi Aiolos con me.
A
quanto pare non sono l’unico malpensante. Lo
sguardo che mi lancia Shura dall’altra parte della
sala d’attesa è più eloquente di qualsiasi discorso
avremmo potuto fare da vicino.
*********************************************
Che accidenti faccio, che accidenti
faccio, che accidenti faccio, che accidenti fa…
-Reiko? - .
-Sì? - .
-Tutto bene? - .
-Mh
- .
Non credo di averlo convinto tanto…
Avrei potuto buttar fuori un
monosillabo migliore!
-Rilassati – mi suggerisce,
ammiccandomi subito dopo, per poi afferrare dei depliants posti in un porta riviste alla sua
sinistra.
Rilassarmi.
Sarebbe più rilassante camminare su
un tappeto di carboni ardenti in questo momento…
Mi guardo attorno con attenzione,
alla ricerca di qualcosa che possa farmi venire in mente qualche idea,
soffermandomi prima su tutti gli oggetti della sala d’attesa che rientrano
nella mia visuale… per poi passare in rassegna tutti i
volti delle persone dalle quali siamo circondati.
Butto distrattamente lo sguardo
sull’orologio da polso di Milo… constatando con amarezza che mancano meno di
dieci minuti all’imbarco.
-Meglio andare – mi dice improvvisamente lui, facendomi sobbalzare
e venire il dubbio che mi abbia letto nel pensiero. Cosa impossibile… ma
considerando il tempismo degli eventi, che sembra essere diventato una costante
della mia vita…
-Solo un secondo – mi lascio sfuggire una volta alzata, in preda
all’ansia del non saper più cosa fare. Tralasciando il suo sguardo perplesso mi
volto lentamente indietro, scorgendo un distributore di cibo poco lontano.
-Compro uno snack e
arrivo – butto fuori poco prima di raggiungere a passo accelerato il
distributore in questione, ignorando la sua constatazione sul poter avere
qualcosa da mangiare direttamente sull’aereo.
Prima di giungere davanti all’aggeggio
che mi sta permettendo di temporeggiare, mi rendo conto che esattamente alle
sue spalle si trovano dei check-in familiari…
Con la coda dell’occhio vedo invece
Milo abbassare la testa in un gesto di non curanza e iniziare a battere un
piede a terra, in attesa del mio ritorno.
Riporto nuovamente lo sguardo alle
spalle del distributore… per poi riconcentrarlo su quest’ultimo e… sul riflesso
di una persona.
Mi volto alla mia sinistra,
trovandomi davanti un uomo alto e alquanto muscoloso, dalla pelle abbronzata e
i capelli – presumibilmente - tinti di biondo.
Passo a rassegna ancora una volta la
sua corporatura sottecchi, fingendo di essere indecisa
sul cosa prendere dal distributore… fino a quando non lo sento tossicchiare e
schiarirsi la voce.
Mi volto verso di lui imbarazzata,
sorridendogli appena, vedendolo sorridermi a sua volta.
-Ardua scelta - .
Ah ah ah. Non sei tu quello che non sa come bloccare
cinque cavalieri d’oro il tempo necessario per filarsela!
Un momento…
No, no… mi uccideranno… uhm, però…
…
Riporto lo sguardo sui check-in alle
spalle del distributore… cinque minuti…
Devo farcela, dannazione!
Immedesimandomi nella parte scelta
per il povero malcapitato – al quale giuro di pagare le spese mediche nel
peggiore dei casi – sospiro pesantemente, inserendo lentamente una moneta nella
fessura apposita e schiacciando un tasto a caso sulla tastiera numerica
lampeggiante.
A questo punto le finte lacrime
dovrebbero essere visibili.
-Signorina… - .
Uh! Sì, sì, sì ,sì,
sì, sì, sì…
-Signorina, si sente bene? - .
A quel punto mi conduco una mano alla
bocca nel tentativo di simulare il trattenimento di un singhiozzo per non
scoppiare a piangere.
-Mi aiuti… per
favore mi aiuti… - recito con voce rotta, sperando dia l’effetto desiderato. –
La scongiuro – ripeto per tentare di essere più convincente, girandomi verso di
lui e guardandolo negli occhi, sperando vivamente che nessun gesto mi tradisca.
Il poverino mi guarda con aria
smarrita, agitando la testa lentamente probabilmente con l’intenzione di capire
che diavolo mi sia preso.
-Quell’uomo alle
nostre spalle… dai capelli scuri lunghi, la maglia azzurra e i jeans neri… - .
Il malcapitato di turno si volta con
sguardo truce verso la direzione da me indicatagli, o almeno presumo che sia
quello che fa, visto che non ho il coraggio di voltarmi per quello che sto per
fare a Milo…
-Mi sta importunando… mi segue da
stamattina… anche adesso non mi toglie gli occhi di dosso… se scopre che ne ho
parlato con qualcuno, mi farà ciò che ha giurato prima, minacciandomi… - .
Nemmeno il tempo di concludere la
frase che il tipo si allontana con passo ferrato, i pugni chiusi e
un’espressione omicida verso il cavaliere di scorpio.
Che culo!
-Chiami la
polizia, a lui ci penso io! – esclama poco prima di allontanarsi completamente
da me, dandomi così agio di voltarmi… per leggere l’espressione sconcertata sul
bel viso di Milo, che, nel momento in cui estrae una mano dalla tasca dei jeans
per indicare all’uomo di fermarsi, riceve una spinta da quest’ultimo con
entrambe le mani. Chiaramente non lo sbilancia minimamente, ma lo fa rivolgere
lo sguardo esterrefatto verso di me.
Gli mormoro uno “scusa” prima di
afferrare la borsa posta a terra e filarmela dal lato opposto a passo svelto,
cercando di non dare troppo nell’occhio per poi voltarmi un attimo solo di
nuovo verso i due, attorno ai quali si è radunata una folla cospicua.
Scusa Milo… scusa, scusa, scusa!
In un lampo i miei occhi individuano Shura muoversi immediatamente insieme a
me… merda! Ce lo avevo alle spalle… e ce l’ho
tutt’ora!
Se mi dirigo ai check-in di fronte
avrà tutto il tempo per bloccarmi e farsi seguire... adesso, senza usare il
cosmo, riesco a tenergli testa. So che se volesse
riuscirebbe a raggiungermi anche a passo - per così dire – “umano”, ma non
sarebbe, appunto, “normale” una velocità simile agli occhi delle persone qui
presenti. E so che non è così stupido da fare una cosa del genere… quindi, fin
quando riesco a tenerlo a netta distanza in questo modo… mettendomi a girare in
tondo come sto facendo adesso…
No, no, no, no, no, no! Spostatevi!
Maledizione… perché accidenti non mi sono accorta che stavo passando davanti
agli arrivi!
-Qui finisce il gioco – pronuncia il
cavaliere del capricorno con la sua tipica cadenza spagnola. – Che accidenti
avevi intenzione di fare? - .
No… dannazione…
Chiaramente non mi tocca… nemmeno mi sfiora… ma mi tiene all’in circa a cinque centimetri di
distanza, fingendo di star aspettando anche lui che la folla si disperda. Cazzo!
Mordendomi nervosamente il labbro
inferiore, decido di attraversare la folla degli arrivati, sentendo la sua
presenza alle mie spalle non abbandonarmi un attimo.
Cosa faccio, cosa faccio, cosa faccio?!
Con la coda dell’occhio vedo arrivare
una donna bionda, vestita con un tailleur grigio, i capelli perfettamente in
ordine, gli occhiali da sole e una valigetta di pelle in mano.
…
..
.
O la va o la spacca.
… e lo faccio.
Sì. Appena mi passa davanti, le… uff…
palpo il sedere.
In modo consistente, per accertarmi
che se ne accorga sicuramente…
Ed ha la reazione desiderata.
Mi volto verso Shura
nel momento esatto in cui la bionda inchioda e si gira di scatto sui tacchi,
togliendosi stizzita gli occhiali da sole, alla ricerca del colpevole.
-Maiale! – urlo in direzione del
cavaliere del capricorno, allontanandomi da lui fingendomi disgustata. – Ti ho
visto, sai! Porco! - .
Shura
strabuzza gli occhi… e sono certa che se potesse,
senza correre il rischio di essere visto e allo stesso tempo scoperto, mi
ucciderebbe seduta stante.
-Maleducato! – urla
la bionda, afferrando la sua valigetta di pelle con entrambe le mani e
colpendo su un fianco Capricorn. – Come si è permesso?! – e via con una seconda valigiata,
questa volta diretta allo stomaco.
Shura,
completamente spiazzato, in un primo momento rimane perfettamente immobile,
come una statua di sale, a incenerirmi con lo sguardo.
Quando si piega in due, immagino che…
mmm… più che fingere di starsi facendo male… si sia
fatto male sul serio… considerando che il terzo colpo è stato diretto in un
punto più in basso dello stomaco.
…
Ok, Reiko… è inutile stare qui a
dispiacersi per il povero Shura – anche se, poverino sul serio, gli è capitata una sorte
ben peggiore di quella di Milo – adesso devi correre direttamente verso i
check-in!
L’ho detto troppo presto. Hanno
trovato, com’era ovvio che facessero, dei punti strategici per nascondersi, eh?
Nel momento in cui vedo Aiolos decido di riprendere un’andatura regolare - giusto
per rallentare e rimandare di qualche istante l’immediato avvicinamento con lui
– vedendolo provenire dal lato opposto al mio, verso la mia direzione con uno
sguardo di ammonimento.
Forse le divinità induiste
benefiche hanno deciso di stare dalla mia parte e darmi una mano facendomi
venire delle illuminazioni!
Senza pensarci due volte, rischiando
il tutto e per tutto come ho fatto fin’ora, agendo
velocemente per non perdere un solo secondo del tempo ridotto che ho a
disposizione, mi volto e sfilo velocemente un portafogli dalla tasca dei
pantaloni di un uomo, girandomi velocemente ancora una volta e lanciandolo in
direzione di Aiolos che, non avendo visto cos’ho
afferrato – come almeno spero - , lo prende al volo,
guardandolo solo successivamente con più attenzione e accorgendosi in
quell’istante di cosa tiene tra le mani.
-Al ladro! – urlo, attirando – com’era
ovvio accadesse – l’attenzione di tutti i passanti,
che si fermano a osservare il cavaliere del sagittario, indicato con fare
accusatorio dall’indice della mia mano destra.
-Il mio portafogli! – esclama subito
dopo l’uomo al quale l’ho sottratto, scostandomi bruscamente per passare,
dirigersi verso Aiolos e afferrandolo per la giacca
di pelle marrone.
Lo sguardo che mi rivolge è identico
a quello dei suoi colleghi.
Oltre a volermi morta, un giorno –
chissà – potreste ringraziarmi…
Senza attendere oltre mi dirigo verso
i check-in precedentemente avvistati… sperando vivamente di non incappare negli
altri due cavalieri che hanno avuto il compito di seguirmi.
A proposito… dove sono finiti?
Angolo dell’autrice…
Come promesso, son
tornata presto u__ù
Com’è giusto che sia, vi spiego la
ragione per cui Death Mask non pronuncia
correttamente il nome dell’azienda automobilistica: non sapevo se era permesso
fare pubblicità. Perché il menzionare un particolare tipo di azienda rispetto
ad un’altra è fare pubblicità, quindi ond’evitare
spiacevoli fraintendimenti – poiché NON È MIA
ASSOLUTISSIMA INTENZIONE FAR PUBBLICITA’ DI ALCUN TIPO – gli ho fatto
semplicemente anagrammare il nome, afcendo venir
fuori il nome di un’azienda che in realtà non esiste.
Essendo italiano, volevo facesse
l’antipatico pronunciando un po’ di favoritismi in questo modo XD
Spero non sia un problema per
nessuno, in caso contrario vi porgo le mie più sentite scuse.
Che altro?
Ah sì… i poveri Gold che sono partiti
con Reiko XD o che, meglio, dovevano partire XD XDXD
Magari metodi un po’ banali per farli
rimanere a terra… però… mi son divertita troppo a immaginarli in una situazione
simile u__ù *scoppia a ridere sguaiatamente, disintegrando la sua maschera di
distaccata indifferenza*
Spero sia riuscita a farvi figurare
le situazioni esattamente come me le sono immaginate io XD
Infine ringrazio – cosa che non mi
stancherò mai di fare – tutte le persone che hanno aggiunto la storia tra le
preferite, le seguite e tutti coloro che semplicemente continuano a seguirmi
silenziosamente facendo aumentare vertiginosamente il numero delle visite ad
ogni capitolo.
Un ringraziamento particolare sia a
coloro che hanno commentato il capitolo 17(che purtroppo non ho avuto il tempo
di ringraziare come si deve nel capitolo precedente @_@):
- roxrox: tu che scrivi a me di essere favolosa… tsk! u__ù tu sei quella favolosa! *___* che non mi abbandoni mai, aggiungendo la tua recensione nel momento di
disperazione acuta che mi coglie quando sto per gettare la spugna nel vedere un
numerino comparire nella sezione “commenti”. Grazie mille! Jun bacio! ;
- Spartaco: quindi ti avrei procurato una sorta di sdoppiamento
dell’emotività… (non dirlo troppo in giro che qualcuno potrebbe finire col
paragonarti a un certo ex sacerdote… XD) battute squallide a parte, grazie
mille per la recensione ^__^ e per considerare bella la mia storia ç__ç non sai
quanto mi faccia piacere ç__ç ;
- YamaMaxwell: sì carissima Yama XD Death Mask è italiano,
siciliano per la precisione XD Ora, io non leggo il manga, ho visto solo l’anime, in cui non viene mai chiamato col suo nome
originario, ma ho letto in giro che sia proprio quello il buffo nome di
battesimo XD (buffo solo e unicamente perchè Death Mask
può essere considerato tutto fuorché “angelico” XD) Ma tu ce l’hai con Shaka!
XD Chissà, chissà… bacioni! ;
- LaReginaAkasha: Benvenuta mia
cara! Scusami se ho mancato di ringraziarti nel precedente capitolo, ma il
tempo è tiranno ç__ç (o il detto era un altro? Bah O__O) Onorata di ricevere
una delle tue primissime recensioni! Nonché emozionantissima ç__ç sono contenta
che ti stia piacendo, è incredibile e indescrivibile la sensazione che provo quando ricevo la conferma del star riuscendo a
trasmettere esattamente ciò che intendo. Liete inoltre che consideri i dialoghi
il pezzo forte XD per quanto possa apparire poco probabile, è proprio su quelle
che impiego più tempo! Alla prossima (spero) e grazie ancora!;
- Bloody_star: Ce
l’avete tutti con Mu! XD Poverello! XD Nessuno
pensa… che possa avere i suoi buoni motivi per comportarsi così? Comunque sono
d’accordo con voi tutti u__u** sono io che lo gestisco e a volte fa venire il
nervoso perfino a me! U__u*** contentissima di rileggerti mia cara! *___*
E un ringraziamento particolare a chi
ha commentato il 18:
-
Spartaco: Mio fedelissimo *__* scusami ancora tanto per averti fatto
aspettare tutto questo tempo ç__ç e sappi ancora una volta che, per quanto ami
spassionatamente Kakashisensei,
la descrizione delle disgrazie accadutemi non sono farina della sua scuola u__ù
Dici che Shaka s’è affezionato? Mmmm… E ti sono antipatici Shura,
Kanon e Death Mask XD Dai
che sono uno spasso XD Forse avresti preferito vedere loro subire le tre sorti
che ha plasmato per loro Reiko XD Grazie ancora per la tua fedelissima
presenza, aspetto ancora di rileggerti eh! Ciao!;
-
mon_chan: Anch’io non riuscivo a credere di
star descrivendo uno Shaka più umano u__ù come hai letto le vittime vere e
proprie sono state altre XD far partire Virgo con
lei? Naaaaaaaa! Non sai cosa succederà tra poco u__ù
Non lo sai *__* Bacio! E preparati adHalloween ^__^ *buahahahahahah*;
-
picciottina75: *______________* Pensavo fossi stufa di me! ç__ç
Bentornata!!! Ecco! Ho fatto lavorare subito il modem
è__é forse un po’ troppo velocemente XD ma sono in
ritardo sulla tabella di marcia e voi vi meritavate due capitoli pubblicati uno
dietro l’altro u__ù (anche perché il prossimo lo pubblicherò la settimana
prossima XD) Grazie per la recensione, spero di rileggerti ancora!.
Credo di aver concluso.
Nel caso in cui mi fossi dimenticata
di qualcosa e voi, giustamente, voleste saperlo, chiedete e vi sarà dato ^__^
Ci rileggiamo intorno al 2 novembre,
trascorrete una buona notte delle streghe *___*
-AHI! – esclamo per l’ennesima volta,
cercando di immobilizzare i muscoli del collo per non risentire della pressione
che le dita di Kanon stanno esercitando su di essi.
-Taci -.
-Mi fai male… KANON! - .
Nella posizione in cui mi ha
costretto il cosiddetto “cavaliere” che mi sta riservando questo trattamento, a
stento riesco a intravedere Angelo aprire la portiera di un taxi con fare
annoiato e lanciarci dentro la mia borsa con noncuranza.
E fortuna che, nonostante
l’impedimento nei movimenti, riesco ad abbassare la testa poco prima di essere
scaraventata – letteralmente – all’interno dell’autovettura.
-Che razza di modi… - continuo a lamentarmi, massaggiandomi i
polsi con ancora la mano di Kanon ad avvolgermi il
collo.
-Tu ti sei dato all’omertà? – chiedo retoricamente
a Death Mask, seduto alla mia sinistra, che continua
a guardare davanti a se con una cera poco promettente, ma francamente me ne
infischio!
-Uno dei due dovrebbe sedersi davanti… - faccio notare ai due cavalieri non appena il tassista si
volta verso di noi, osservandoci confuso e incuriosito allo stesso tempo.
-
Fornisci l’indirizzo dell’albergo – mi liquida velocemente Kanon,
accompagnando la richiesta con una
gomitata nelle costole. Se quello scricchiolio corrisponde, come penso, a una
contusione… giuro che…
-Vacci piano – mormora sorprendentemente Angelo, continuando a
guardare davanti a se con la stessa cera di prima.
-Ci sto andando fin troppo piano… - sibila l’essere che ho alla
mia destra, avvicinandosi al mio orecchio per farmi intendere bene lo spessore
della minaccia.
Patetico!
-Ci andrei anche io fin troppo piano, se Saori non ci avesse chiesto di prendercene cura - .
-E ciò vi farebbe senz’altro onore, cavalieri. Quale modo migliore per
dimostrare il proprio valore se non avventarsi in due su una donna indifesa? Ma
purtroppo per voi ciò non vi è concesso… - sputo velenosamente, dopo aver
fornito l’indirizzo della nostra meta all’autista indiano impaziente, col
chiaro intento di innervosirli prendendoli in giro.
-Indifesa? Qui non vedo proprio
nessuno indifeso… - ribatte Angelo, uscendo ancora una volta dal suo stato
catatonico. – In quanto a “donna” – s’interrompe e abbassa lo sguardo… sul mio
seno?! – Parliamone - .
…
Inspiro profondamente, avvertendo la
mano di Kanon allentare la presa e rilassare
lievemente il volto, probabilmente soddisfatto della pseudo
battuta del suo collega.
-Oltre che patetici siete oltremodo scontati – sputo velenosamente di nuovo, decidendo di non
andare oltre e concentrandomi sul non innervosirmi ulteriormente. Non so in
queste condizioni quanto riuscirei a celare il cosmo di Parvati.
Perfetto… ci mancava solo il
traffico!
Ed io che non vedo l’ora di levarmi di torno questi due gorilla!
Fortuna che sono riuscita a seminarne
tre.
Il problema dei cavalieri d’oro è la poco dimestichezza col quotidiano. Non a caso sono
riuscita a fregarli stando in mezzo alla gente… in una circostanza simile non
hanno potuto permettersi di utilizzare i superpoteri che si ritrovano.
Una strategia sbagliata… Saori ha previsto tutto fuorché quello. Se fossi stata un
nemico, a quest’ora si sarebbero trovati nei guai fino al collo.
Spero solo che i tre rimasti in
Grecia siano tornati al Santuario…
Volevo convincere anche questi due
primitivi a fare lo stesso, ma… insomma, non mi hanno dato nemmeno l’occasione
di parlare.
Scesa dall’aereo, appena ho potuto,
ho fatto sosta alla toilette… avevo ancora il cuore che mi batteva
all’impazzata per tutto ciò che ero riuscita a combinare nel giro di una decina
di minuti…
Ed è stata quella sosta a fregarmi.
Incurante di essere appena entrato in
una toilette femminile, Kanon mi ha afferrata per un
braccio – improvvisamente, facendomi venire un colpo! - e mi ha fatta sbattere gentilmente contro un muro, dopodiché mi
ha gentilmente invitata a seguirlo
senza aprire bocca, fino a condurmi all’esterno dell’aeroporto, dove Angelo ci
stava aspettando accanto al taxi all’interno del quale siamo adesso seduti.
Considerando lo stato d’animo
d’entrambi – che emanava ed emana ancora scariche elettriche – ho preferito
rimandare la spiegazione del mio gesto a più tardi.
-Ma che diavolo sta facendo? – sbotta
tutto a un tratto Kanon, sporgendosi per dare
un’occhiata alle macchine che intasano la strada davanti a noi. – Digli di
sbrigarsi – m’incita a fare, facendomi roteare gli occhi per la seccatura.
-Oltre alle buone maniere hai perso
anche la vista? Non lo vedi che non dipende da lui? - .
Come se non avessi parlato, Kanon si sporge nuovamente verso l’autista, richiamando la
sua attenzione poco garbatamente, scuotendogli una spalla e intimandogli a
gesti di velocizzare l’andatura dell’autovettura.
-Dice che se il taxi avesse le ali
farebbe volentieri a meno di starsene lì immobile a strombazzare come gli altri
– traduco al gentleman, scusandomi poi con l’autista per il comportamento di Kanon nel mio idioma.
-Ma se si sta facendo sorpassare da
tutti! – esclama, non contento, il gentleman, facendomi gonfiare a dismisura
una venetta in testa, chiudere gli occhi e
massaggiarmi le tempie per alleviare il mal di testa da lui procuratomi.
-Non è stata una grande idea disfarti
degli altri – dice improvvisamente Death Mask,
rivolgendomi uno sguardo difficilmente interpretabile, senza poi preoccuparsi
di trattenere un ghigno. Deve starsi divertendo a vedere Kanon
perdere le staffe e me sull’orlo di una crisi di nervi.
Considerando i temperamenti di
entrambi, mi chiedo quale sia stato il criterio di
arruolamento di saints. Saori
sa di essere circondata da sadici? E menomale che, almeno per il momento, non
sto avendo a che fare col gemello affetto dalla sindrome di dottor Jekyll e mister Hyde...
-Non ho fatto in modo che Milo, Aiolos e Shura rimanessero in
Grecia per avere il piacere di stare
sola soletta con voi. Ho le mie motivazioni e tra i miei piani era incluso
anche il tentativo di disfarmi di voi due… - spiego pazientemente, incassando –
come m’aspettavo che accadesse – la raffica di imprecazioni venute fuori dalla boccuccia di Kanon.
-Illuminaci, dea Parvati. Qual era il tuo piano? Oltre
a diminuire notevolmente le nostre possibilità di sopravvivenza allo scontro
con la tua cara antagonista? - .
…
Santo cielo cos’ho fatto…
Abbasso la testa, desolata,
estraniandomi da tutto chiudendo gli occhi e isolandomi mentalmente.
I rumori del traffico si attutiscono
fin quasi a scomparire. Adesso sono semplicemente circondata dal buio. Mi
guardo attorno, sperando di poter scorgere lo specchio dentro al quale scorsi per la prima volta Parvati
e che più volte mi è capitato di vedere durante gli esercizi di concentrazione con
Shaka e Dohko.
I miei occhi vengono
attirati da un luccichio in lontananza… che mi fa comprendere che Parvati mi sta venendo in aiuto.
-Allora? - .
-Tornate indietro, Kanon.
- .
Sento Angelo sussultare e
allontanarsi impercettibilmente quel tanto che può, considerando le dimensioni
ristrette dell’abitacolo.
Kanon
sgrana gli occhi, osservando i miei con attenzione, cercandovi – probabilmente
– traccia dello stato d’animo precedente, sradicato e sostituito da quello
pacifico di adesso.
“Incredibile” definirei il fenomeno
se non fossi esattamente io a procurarlo e a sapere che più volte ha dato la
dimostrazione di essere credibilissimo.
La ragione per cui a volte scorgo una
luce nello specchio è perché Parvati si fonde con me…
come sta facendo in questo momento. Ha compreso che stessi perdendo di
credibilità e mi è venuta in soccorso.
Improvvisamente Angelo attira
l’attenzione dell’autista intimandogli a cenni di fermarsi, mostrandogli
successivamente dei soldi per fargli intendere di volergli pagare la corsa.
Non so che tipo di espressione abbia
quel povero uomo alla guida… sono concentrata a far avvertire a Kanon la presenza della divinità all’interno del mio corpo
non staccando un attimo gli occhi dai suoi… e a giudicare dall’espressione
intimorita e dal sudore che gli sta imperlando la fronte direi di averlo
convinto.
Quando il taxi accosta sul ciglio
della strada, dandoci modo di scendere, il cavaliere che detiene la terza casa
apre la portiera senza prestare particolare attenzione a quest’ultima, staccando
gli occhi dai miei solo nel momento in cui è costretto a scendere. Dopodiché mi
porge la mano, affinché possa facilitarmi l’uscita dalla vettura.
-Non voglio che abbiate timore… voglio
che mi ascoltiate – pronuncio meticolosamente, a voce bassa, non appena il taxi
riparte, permettendomi di stare da sola coi due cavalieri, diventati due statue
di sale, i cui pensieri mi giungono chiari, come se fossero urlati in modo
scandito.
Kanon
è un misto di devozione, paura, risentimento e pentimento…sa che ha osato
troppo nei confronti di una creatura simile alla dea che serve e tiene lo
sguardo basso, preoccupato per le conseguenze del suo gesto e pentito perché le
azioni appena compiute non rientravano nelle sue reali intenzioni…
Così come Death Mask,
che è tensione allo stato puro.
Ed è incredibile – paradossalmente,
considerando i soggetti e stando ad un’analisi superficiale di questi – quanta
tenerezza riescano a trasmettermi.
È un ribadire la conclusione alla
quale sono giunta più volte. Prima che cavalieri, sono uomini. In questo caso,
uomini spaventati che non sanno cosa gli aspetta, specie adesso che sono
inferiori numericamente rispetto ai piani originali.
-Non posso non biasimarvi. È colpa mia, ho agito con avventatezza,
ma ho avuto un motivo valido per farlo. Il mio desiderio è che ritorniate al
santuario – pronuncio meticolosamente di nuovo, scorgendo sui loro volti
diverse espressioni, che terminano con quella forse più accentuata, lo stupore.
-Un incubo avuto stanotte mi ha convinta che il pericolo è lì –
continuo, vedendo entrambi aggrottare la fronte, imperlata di sudore, mentre il
cosmo di Parvati, a poco a poco, si affievolisce.
-Ma Milady… - .
-Ho maturato la convinzione che possa trattarsi di un sogno
premonitore nel momento in cui eravamo già lontani dal santuario. Non ho avuto
il tempo di consultarla, dovrete fidarvi di me – interrompo Kanon.
-Resteresti da sola – mi fa notare, giustamente, Angelo. Mi limito
ad annuire, con sguardo convinto, maKanon chiude gli occhi e scuote la testa, come riavutosi da
uno stato di trance.
-Per quanto il tuo ruolo in questa faccenda sia indiscutibilmente
rilevante, non posso disobbedire agli ordini della dea che servo. Ti
affiancherò e ti proteggerò fino alla fine di questa missione - .
…
Rivolgo lo sguardo a Death Mask, vedendolo annuire, come a dichiararsi d’accordo col
collega.
…
-SIETE DUE ZUCCONI! – esclamo stufa, fuori dai cosiddetti gangheri che io, in ben altre
circostanze, magari non influenzata dal cosmo gentile di Parvati,
tramuterei in un’altra poco fine espressione.
Lo sguardo stupito dei due saints è più eloquente di
qualsiasi domanda di routine. Sarò anche la reincarnazione di Parvati, ma prima di tutto sono Reiko Nonomura, la donna
che ha sempre detestato parlare coi muri!
-COSA NON VI É CHIARO DI TUTTA LA FACCENDA?? SIETE IN DUE! SOLTANTO IN DUE! VERRETE
FATTI A PEZZI! – urlo ancora, stringendo le mani a pugno e battendo i piedi in
terra, incurante degli sguardi incuriositi delle persone che ci stanno passando
accanto in questo momento.
-GRAZIE A CHI, SIAMO SOLO IN DUE?! – riparte in quarta Kanon, con
una venetta traballante sulla fronte, al quale non
presto attenzione più di tanto, venendo attirata
invece da uno strano… individuo, alle sue spalle, coperto dalla testa ai piedi,
la cui testa è anch’essa coperta, lasciando scoperti solo gli occhi…
Lo seguo con lo sguardo per tutto il
tempo, notando che anche lui ha captato il mio sguardo e mi sta fissando a sua
volta, con la piccola differenza che… sembra… sembra stia… ridendo?
Non ho mai visto un verde tanto
intenso… è la prima volta che vedo un paio di occhi simili…
O no?
Nel momento in cui esce dalla mia
visuale – quasi a rallentatore – vengo colta da un
lieve capogiro…
Potrei attribuire il fenomeno a un
classico e comune deja-vù, solo che… non mi è mai
capitato nulla di così intenso…
Stringo gli occhi, avvertendo appena
la voce di Death Mask chiedermi che diavolo mi prenda, prima di avvertire… un tumulto interiore.
È come se… Parvati
si stesse agitando.
Spalanco gli occhi di colpo, non appena
avverto quel cosmo.
Prima ancor di riuscire a leggere i
volti dei saints per cercar di capire se anche loro
la stiano avvertendo, una mano va a poggiarmisi sulla spalla.
In un gesto automatico, dettato dallo
stato di allarme in cui mi trovo, mi volto di scatto, colpendo con un calcio la
persona che ho alle spalle.
… e ci metto un po’ a capire a chi appartenga il volto familiare le cui mani mi hanno bloccato
il piede.
-M-Milo?
– chiedo in un momento di confusione totale, cercando di calmare il mio cuore
impazzito, che sembra stia andando a ritmo con le pulsazioni negative del cosmo
nemico che avverto.
-Sorpresa – pronuncia lui sorridendomi
ma non con così tanta enfasi, lasciandomi andare il piede per far sì che riacquisisca equilibrio.
-A quanto pare
siamo arrivati in tempo – pronuncia Aiolos, alle sue
spalle, vedendo poco dopo Shura, al suo fianco,
annuire.
L’unica spiegazione plausibile è che
abbiano usato la velocità della luce… considerando che ormai ho manifestato il
mio cosmo.
Merda.
Merda, merda, merda.
-Sbrighiamoci – liquida
tuttiShura, cominciando a correre – senza
dare troppo nell’occhio - in direzione di un vicoletto poco distante, venendo
seguito a ruota subito dai compagni coi quali è sopraggiunto.
Nel momento in cui imbocco il
vicoletto, venendo poi afferrata prontamente per mano
da Milo per muovermi insieme a lui a una velocità più alta, spero vivamente che
le cose vadano per il verso giusto.
È un urlo disumano proveniente
dall’interno della struttura di fronte alla quale ci troviamo a dipanare ogni
dubbio che ci era sorto in merito alla localizzazione del tempio shivaita sconsacrato. Favorito dagli altri per la netta
distanza dalla città, per garantire un agire indisturbato, com’era ovvio che
fosse.
Figli di…
Il crollo di uno dei muri che fanno
da perimetro al tempio, mandato giù da un pugno di Death Mask,
sancisce l’inizio dello scontro.
Nei pochi istanti precedenti
all’arrivo sul luogo del combattimento siamo riusciti a scambiare qualche
parola per organizzare – se organizzazione la sia può
definire – una pseudo strategia.
Mentre loro faranno irruzione nel
tempio da ogni punto del perimetro – in modo da non garantire alcuna via di
fuga alla dea e ai suoi adepti – io mi occuperò di localizzare Kalì, raggiungerla e affrontarla.
Se loro riusciranno a tenere a bada i
thugs, si tratterà di uno scontro alla pari.
… spero vivamente che questa
supposizione si realizzi!
Dal modo in cui sono sobbalzati i thugs mi viene da supporre che non se l’aspettavano.
Primo punto a nostro favore. Significa che non ci hanno seguiti ne spiati e che
il nostro arrivo non era previsto. Almeno non per oggi.
... O forse sì, considerando lo
sguardo calmo con cui quella dannata mi sta osservando dall’alto del suo trono
improvvisato, accavallando con nonchalance le
muscolose gambe nude attraverso la gonna di velo del vestito nero aderente che
indossa.
Allora mi aspettavi eh, grande
stronza?
Quando il suo fottuto
sorriso si allarga, non posso fare a meno che seguire la traiettoria del suo
sguardo… rendendomi conto con orrore che sta puntando su uno dei suoi adepti, con
una sciabola ben impugnata con entrambe le mani, pronta a calarla sul collo… di
un ragazzino!
Inorridita e al tempo stesso mossa da
una furia cieca comincio a correre in direzione di quel bastardo, incurante dell’inferno
che mi si scatena attorno, scansando abilmente diversi thugs
che cercano di pararmisi sulla strada per fermarmi ma
che vengono fermati a loro volta dai saints.
Nel momento esatto in cui quel
dannato cala la sciabola, a pochi centimetri di distanza da me e dal mio
sguardo terrorizzato e impotente, un bagliore dorato mi saetta davanti…
facendomi successivamente tirare un sospiro di sollievo.
Shura
ha frapposto la sua excalibur all’arma del thugs, colpendo successivamente quest’ultimo con un pugno
ben mirato in volto, allontanandolo e riprendendo a concentrarsi sugli altri
nemici.
L’impulso mi porta ad avvicinarmi
ugualmente, chinandomi con uno slancio verso il corpo tremante della mancata
vittima, stesa sul dorso, imbavagliata e con le mani legate dietro alla
schiena.
Quando mi avvicino… mi manca un
battito.
Nel vedere i suoi occhi spalancati
dallo stupore, immagino che mi abbia riconosciuta a sua volta.
-Yami!
– esclamo, liberandogli la bocca dal bavaglio che gli impediva di parlare,
passando poi a slegargli i polsi dalla corda che lo tiene immobilizzato.
-Reiko… - pronuncia con voce rotta,
sussultando ad ogni respiro. – Allora… ma come… tu… cosa… - .
Nonostante anch’io muoia dal
desiderio di rivolgergli centinaia di domande, sono costretta a bloccarlo e a
tirarlo su con la forza per indurlo a velocizzare i movimenti. Anche se mi
rendo conto che lo shock sia grande.
-Non c’è tempo per parlare! Devi
andare fuori di qui! Presto! Và – gli rispondo velocemente, spingendolo per le
spalle verso il primo muro abbattuto da Angelo. – I cavalieri ti creeranno un
varco, scappa! - .
Fortunatamente, dopo un attimo di
smarrimento, Yami annuisce e si mette a correre verso
l’uscita, aiutato nella fuga da Shura, che gli copre
le spalle finchè non sparisce dalla nostra visuale.
Nello stesso momento, senza che
riesca ad accorgermene in tempo, vengo afferrata per
le spalle e sbattuta lontana da un thugs energumeno,
dal volto dipinto di nero e le orbite quasi completamente fuori.
Non poteva che essere circondata da
pazzi, Kalì!
Vedendolo chinarsi lentamente e
afferrare la sciabola lasciata cadere precedentemente dal suo compagno,
comincio ad arretrare da sdraiata, imbattendomi tutto a un tratto in… una
sostanza viscida che mi fa scivolare più volte.
Cercando di tenere d’occhio il thugs che mi sta venendo incontro, provo a capire con la
coda dell’occhio che diavolo mi stia impedendo di
allontanarmi… lanciando un urlo stridulo, inorridita, quando mi rendo conto di
star toccando con una mano la capigliatura… della testa dell’uomo a cui,
probabilmente, sia appartenuto l’urlo disumano prima che entrassimo nel tempio.
Distolgo lo sguardo dallo spettacolo
raccapricciante stringendo gli occhi, trattenendo a stento un conato di vomito,
cercando di riconcentrami sull’energumeno davanti a me,
che sta guadagnando sempre più terreno.
Arrivato all’altezza del cadavere
improvvisamente si ferma – continuando a fissarmi sempre col ghigno folle di
prima – si abbassa e afferra la testa del pover’uomo,
voltandosi un attimo per… Dei… lanciarla! La lancia, come fosse una palla, ad
un altro psicopatico come lui, situato su una rampa di scale in pietra alla
sinistra del trono.
Approfittando della distrazione
dell’energumeno – cercando di non distrarmi a mia volta nel ripensare al
cadavere decapitato – lo colpisco con un calcio alle spalle, sbilanciandolo e
facendolo cadere in avanti, cercando poi di sorpassarlo muovendomi il più
lontano possibile da lui.
Azione che non mi riesce, dal momento
che riesce ad afferrarmi in extremis, facendomi cadere e tenendomi ferma mentre
cerca di recuperare con l’altra mano la sciabola persa durante la caduta.
Lo colpisco ripetutamente al volto
col piede libero, arrivando perfino a farlo sanguinare di brutto…
ma non molla! Riesce invece a rimpossessarsi dell’arma, alzandola e
mirandola al piede, quando una scia di cosmo lo colpisce in pieno volto,
carbonizzandolo.
Senza neanche curarmi di capire chi
dei cinque saintspossa
avermi aiutato, mi alzo di scatto – liberandomi della mano del thugs facendo ripetutamente forza con l’altro arto –
mettendomi poi a correre lungo la scalinata sopra la quale il thugs di prima… ha ricevuto la testa.
Non ho mai sentito l’adrenalina
scorrermi così nel corpo… e il cosmo di Parvati
sembra amplificare il tutto! Fatto sta che non mi fermo nemmeno di fronte agli
ennesimi thugs che mi si parano sulla strada,
concentrando il cosmo e colpendoli in quattro con un pugno attraverso il quale
rilascio l’energia raggruppata, facendoli volare a diversi metri di distanza.
È questo il cosmo di Parvati… È QUESTO!
Ed eccola, finalmente, la fonte di
tutte le mie disgrazie.
Nel momento esatto in cui mi ha vista
correre per la scalinata laterale, ha spiccato un salto e ha abbandonato il
trono, mettendosi a correre dal lato opposto, verso l’altra scalinata laterale,
schivando con un’abilità impressionante tutti i colpi lanciati dai saints, impegnati già a dover tenere a bada i suoi adepti.
Considerando l’agilità e la velocità
dimostrate, non posso che tentare a fare una cosa…
Concentro il cosmo in entrambi i
palmi delle mani, congiungendole e chiudendo gli occhi per amplificarne la
portata…
Nel momento in cui mi sento pronta,
apro gli occhi di scatto e allontano le mani, rivolgendone i palmi verso
l’esterno, dai quali fuoriesce un’onda di cosmo che raggiunge la scalinata
verso la quale è diretta Kalì, facendola crollare.
Molti dei thugs
che stavano salendo per andare in soccorso alla loro dea sono precipitati assieme
alle macerie… alcuni sono stati sbalzati via dall’impatto, precipitando sui
compagni al piano inferiore e creando ancora più scombussolamento.
Bene… adesso cosa t’inventerai, cara?
Lo sguardo di rabbia che mi rivolge,
accentuato ancora di più dal kajal nero che le
contorna gli occhi, è appena descrivibile.
Sa che non le conviene scendere per
la scalinata posta davanti al trono, la porterebbe direttamente al centro dello
scontro, esponendola troppo ai saints.
In poche parole: è in trappola. Le ho
negato qualsiasi via d’uscita… dovrà affrontarmi per avere qualche chance di
fuga.
Cosa che non ho la minima intenzione
di fornirle.
-Non dovresti sfidare troppo la sorte
– pronuncia provocatoria, con una voce bassa e calda… ma soprattutto calma.
Solo nel momento in cui si volta
riesco a scorgerne meglio i lineamenti… con sommo disappunto.
Secondo Shiryu
mi somiglierebbe… ma in cosa, di grazia?
Forse nell’altezza e nei lunghi
capelli ricci… ma per il resto…
-Sei davvero sicura di volermi
sfidare? - .
-Smettila di blaterare cazzate e combatti! - .
-Ma quanto garbo e che gergo elevato…tsk, Parvati doveva essere
decisamente disperata per decidere di reincarnarsi in una ragazzina da quattro
soldi come te - .
-Kalì
invece deve esserti andata a pescare direttamente in qualche bordello - .
-Tanto risentimento solo perché madre
natura non è stata tanto generosa con te? – mi chiede… sfacciata! Ancheggiando
sinuosamente e guardandomi dalla testa ai piedi con superiorità.
-Il vero miracolo che compie madre
natura è nel riempire di materia grigia i crani. Considerando ciò, ha mancato
di generosità con te. Scommetto che all’interno di quell’organo a forma di noce
contenuto nella tua testa ci siano soltanto le
istruzioni per come aprire le gambe con ogni adepto - .
Scaglio un’onda di cosmo esattamente
nel momento in cui la scaglia lei, procurando un’esplosione al centro del piano
su cui io e la reincarnazione di Kalì abbiamo deciso
di fronteggiarci.
Ha capito che è inutile affrontarmi
verbalmente. Vivere in un ambiente di soli uomini per tutta l’infanzia e
l’adolescenza ha avuto i suoi lati positivi.
Conduco una mano davanti alla bocca
per non inalare il fumo creatosi dall’esplosione, stringendo gli occhi per
focalizzare meglio l’ambiente circostante.
Come sospettavo, non era che un
temporeggiamento per scagliare un altro attacco. Con il braccio sinistro a
coprirmi il naso e la bocca, concentro il cosmo all’interno del braccio destro,
parando e contrattaccando con la stessa onda di energia scagliatami da Kalì, che spicca un salto laterale per evitarla.
Mi metto a correre sulla sua stessa
traiettoria, in parallelo, in modo tale da tenerla d’occhio, continuando a
concentrare piccole onde di cosmo e lanciargliele, fallendo ogni volta
miseramente.
È troppo veloce! Sembra quasi che per
tutta la vita non abbia fatto che combattere in questo modo! Mentre per me,
invece, è il primo scontro diretto di questo spessore!
Cercando di evitare a mia volta i
suoi colpi, comincio a pensare a un modo per metterla con le spalle al muro e
scagliarle contro il mio colpo più potente.
Tutti gli allenamenti che ho seguito,
col maestro Shin, con Mu, con Shaka e gli altri cavalieri d’Athena,
hanno una costante in comune.
MAI scagliare i primi colpi ad alta
intensità. Conservare le energie e aspettare il momento giusto per giocarsi il jolly.
Improvvisamente sono costretta a
frenare di botto, puntando i piedi sul pavimento e scavando un po’ nelle pietre
che lo compongono, - non mi ero resa conto di aver raggiunto una velocità così
elevata! - per evitare di essere colpita da un’onda di cosmo più grossa delle
precedenti.
-Dannata… - sibilo a denti stretti,
concedendomi un attimo per respirare a pieni polmoni, per poi ripartire
all’inseguimento della reincarnazione di Kalì,
arrampicatasi in prossimità di… che diavolo è quello?
Ha la forma di un semicerchio… ma…
Non riesco a completare il pensiero
che sono costretta a scostarmi velocemente per non essere colpita da
un’ennesima onda di cosmo… diversa, però, dalle precedenti.
Mi volto in direzione del punto in
cui Kalì ha puntato… non scorgendovi, però, solo una
crepa. C’è qualcosa… mi ha lanciato contro qualcosa…
ma…
…
Mi volto nuovamente verso di lei nel
momento esatto in cui mi scaglia contro… un’altra testa.
Sì, quella cosa che prima non sono riuscita a identificare… deve trattarsi
dell’ornamento di cui hanno parlato i
bronzes. La collana di teste. Ecco dov’era diretto
quel thug che ha ricevuto la testa dall’energumeno
che mi ha atterrata…
Kalì
continua con questa tecnica fino ad esaurire tutti i trofei che fino a quel momento si era premurata
di collezionare.
Mancatami, per l’ennesima volta, nel
lanciarmi l’ultima testa, ringhia come una bestia rabbiosa e tira giù dal muro
anche la corda spessa che teneva insieme le teste.
Capisco troppo tardi le sue
intenzioni.
Animata dal cosmo della donna, la
corda, impugnata da un’estremità da lei, prende vita, andandomi ad avvolgere
una gamba e facendomi sbilanciare e cadere al suolo.
Provo a rialzarmi subito,
immobilizzandomi di botto nel momento in cui il mio corpo viene
attraversato da diverse… scariche elettriche.
Sono portata ad urlare diverse volte
per il dolore, costretta ad udire la sua risata maligna attraversarmi le
orecchie come un oggetto affilato…
È banale! Non può… non può finire
così…
Chiudo gli occhi, riaprendoli subito
dopo in seguito ad un’illuminazione.
Può funzionare… deve funzionare…
Ricordandomi della sensazione
impadronitasi di me quando strinsi la mano a Ikki,
quasi ustionandogliela, afferro la corda che mi avvolge la
gambe, pur se in preda agli spasmi di dolore, utilizzando tutta la forza
di volontà di cui dispongo.
Afferratala, mi concentro al massimo…
vedendo subito dopo il mio cosmo sopraffare quello di Kalì
e percorrere velocemente tutta la lunghezza della corda, fino a raggiungerla e
a farle prendere fuoco, impedendole di aprire la mano per liberarsi della
corda, dando a me, questa volta, l’opportunità di sentirla urlare dal dolore e
vederla agitarsi in preda a delle convulsioni.
Le stesse che finiscono col farla
cadere dall’altura dov’era posizionata, come un peso morto, che dopo un po’
smette di muoversi.
Ritraggo il cosmo solo dopo un
istante, osservando incredula il corpo della reincarnazione della mia
antagonista, poco lontano da me, semi carbonizzato. Mi
libero la gamba dalla corda, rialzandomi – seppur a fatica – e avvicinandomi
cautamente a lei…
Non da segni di vita.
…
Nemmeno il torace si muove… ciò vuol
dire che…?
…
Sospiro pesantemente, piegando le
spalle – come se fino a quel momento avessero sostenuto un peso smisurato – e
voltandomi…
PERCHÉ SONO SEMPRE COSI’ STUPIDA?!
Anche questo era banale! Non poteva
essere morta per così poco! Porca di quella…
Con la stessa velocità impressionante
con la quale ha combattuto precedentemente, mi è saltata addosso e mi ha
avvolto due volte la corda – ancora in suo possesso – attorno al collo,
iniziando a tirarne le due estremità per soffocarmi.
Prima che riuscisse
a stringermela sono riuscita a far passare le dita di una mano tra il collo e
la corda, cercando di tirare a mia volta – dal lato opposto – affinché la
pressione sulla giugulare diminuisca.
-Che ingenua! - .
-MALEDETTA! – esclamo fuori di me,
cominciando ad assestarle diversi calci alle gambe. Ad un certo punto qualche
colpo deve andare a segno… perché la pressione della corda diminuisce, e riesco
a voltarmi su me stessa per avercela finalmente di fronte.
Senza darle il tempo di reazione
comincio a colpirla con diversi pugni, diretti prima al volto, poi allo
stomaco, ma nel momento in cui le afferro le spalle – con entrambe le mani –
per sfondarle il torace con una ginocchiata in pieno petto, mi afferra la
caviglia della gamba pronta al colpo con entrambe le mani, saltando – così da
sollevarmi da terra – e facendomi atterrare sulla schiena.
Da quella posizione – estremamente
vantaggiosa per lei – comincia a restituirmi tutti i colpi che le ho riservato,
colpendomi ripetutamente in faccia, facendomi sputare più volte sangue.
Dopo un attimo di stordimento, passo
una gamba in mezzo alle sue e, facendomi leva sui gomiti, ribalto le posizioni,
trovandomi – questa volta – sopra di lei, per continuare il trattamento che avevo precedentemente iniziato.
Com’era prevedibile, rotola su di un
lato per ribaltare nuovamente le posizioni, dandomi l’idea di imitarla per
ritornare al vantaggio precedente.
Non riesco a dire per quanto tempo
rotoliamo in questo modo, so solo che ad un certo punto… sento mancarmi il
pavimento da sotto al corpo.
Sgrano gli occhi nel momento in cui
comprendo il rischio che corro, decidendo di fare l’unica cosa – per il momento
– sensata, per fare in modo che non mi strangoli.
Mi conduco entrambi le mani al collo,
frapponendole tra quest’ultimo e la corda che è ancora avvolta attorno ad esso… e che rappresenta l’unico appiglio che non mi permette
di sfracellarmi ancora al suolo.
-O-oh…
mi sa che hai perso Parvati…-
pronuncia trionfante, ridendo in modo sinistro. – La tua vita è completamente
nelle mie mani… sono io che deciderò la durata della tua agonia e la fine della
tua patetica esistenza… - .
Per quanto mi sforzi
di tenere allentata la corda con tutte le mie forze, sto cominciando ad avere
difficoltà respiratorie… senza contare… che la vista mi si sta appannando…
-E sai cos’ho deciso? Di farti rompere
la testa solo quando sarai soffocata… - .
Non so che fare… non so più che fare…
-Sai quanto può resistere un corpo
umano senza che al cervello arrivi ossigeno? Lo sai? - .
Non riesco nemmeno più a seguire la
battaglia che si sta svolgendo sotto di me… a stento riconosco i bagliori
dorati appartenenti alle armature dei ragazzi…
-Nemmeno io! Che ne dici di
cronometrare? - .
Non riesco ad utilizzare il cosmo in
questo stato… allontanare una mano dalla corda che tengo avvolta attorno al
collo significherebbe suicidarmi… però…
-Parvaaaaati!
– la sento cantilenare - Come stai, tesoro? - .
Sono ancora abbastanza lucida. Devo
riuscirci… devo riuscirci!
Non so se anche in questa circostanza
la divinità che reincarno mi stia venendo in aiuto, so solo che ad una minima
concentrazione telecinetica… riesco ad ottenere dei
risultati.
-Parvaaaaaati!
Sbrigati a tirare le cuoia, mi sto stufa... – non le lascio nemmeno il tempo di
completare la sua frase simpatica che, levitando, riesco a sollevarmi e a
ruotare nel modo necessario a piazzarle un calcio in faccia, che la fa volare
lontana, facendole abbandonare la corda che mi teneva sospesa nel vuoto.
Ond’evitare
altri spiacevoli avvenimenti futuri mi libero velocemente il collo, lanciando poi
la corda di sotto, per far in modo che la reincarnazione di Kalì
non possa più tirarmi giochi mancini del genere.
-Brutta… - ancora una volta la
interrompo sul più bello, prendendo una rincorsa e piazzandole un calcio nello
stomaco, per poi saltare e ruotare su me stessa per colpirla nuovamente alla
testa, ritornando in un attimo nella posizione originaria, ponendomi infine in
posizione difensiva.
Dal sangue che le scorre lungo il
volto direi di averla colpita alla testa piuttosto pesantemente.
Subito dopo sono costretta ad
utilizzare nuovamente il cosmo e aiutarmi con la psicocinesi nel deviare il
colpo che mi lancia, che va a sfondare il soffitto del tempio, crollando
esattamente nel punto in cui si trovava lei… prima di saltarmi nuovamente
addosso! Ma è una mania!
La assecondo nei movimenti,
lasciandomi cadere sulla schiena, afferrandole le spalle per posizionarla
meglio sulle mie gambe piegate e lanciandomela alle spalle, sperando di…
DANNAZIONE! È riuscita ad afferrare il bordo della struttura all’ultimo
momento!
Mi avvicino velocemente, per poi
rallentare... sentendola urlare terrorizzata.
Vista da questa prospettiva sì che fa
paura. L’altezza è notevole…
-Aiutami! - .
…
EH?
-Ti prego! – mi supplica in lacrime,
col volto contratto dalla disperazione e dal dolore. – Ti scongiuro! Salvami! -
.
…
-Ti prego! Ti scongiuro! – ripete come
una litania… che comincia a martellarmi nel cervello. – Non volevo… -
singhiozza. – Io non volevo… è lei
che mi controlla! - .
…
-È Kalì!
Controlla le mie azioni! - .
…
-Ti scongiuro! – esclama nuovamente,
prima di scoppiare in un pianto dirotto.
… E per la prima volta sul suo volto
scorgo dei lineamenti umani.
Quanti anni avrà? Qualcuno più di me?
Dannazione…
Nel momento in cui le forze
l’abbandonano le afferro una mano… impedendole di cadere.
I suoi occhi si spalancano per lo
stupore, guardandomi riconoscenti, e la mano sospesa nel vuoto va ad afferrare
il mio braccio… lo stesso che le sta impedendo di cadere nel vuoto.
Lo so, lo so… sto aiutando la
reincarnazione di una delle peggiori divinità induiste
a vivere ancora… ma… forse… con un esorcismo… con un
rito simile… con l’aiuto di qualcuno specializzato sull’argomento… forse la si
può salvare sul serio… forse… AAAAAH!
-Ahahahahahahah!
Patetica! Sei patetica! Hai creduto ancora una volta nell’impossibile! –
esclama… la dannata troia! Conficcandomi le unghie nel braccio e trasmettendomi
delle scariche elettriche identiche a quelle che è riuscita a trasmettermi
prima tramite la corda grazie alla manipolazione del cosmo…
I denti mi tremano a tal punto da
farmi mordere la lingua involontariamente… di questo passo…
-
Ahahahahahahahahah!
- .
Non ho intenzione di finire così.
NON NE HO ALCUNA INTENZIONE!
Grazie ad un impulso di tenacia
innata riesco a concentrarmi ancora un’ultima volta… il tempo necessario ad
ottenere i risultati desiderati.
Sì… Sì, Sì, Sì, Sì, Sì!
Avverto le mani calde… le sue
scivolose… ci sto riuscendo… la sto ustionando!
Ma lei non molla. Irrigidendo lo
sguardo e stringendo i denti, continua ad emanarmi le sue scariche elettriche… incurante
della pessima sorte che sta toccando ai suoi arti superiori.
Ed è assurdo… ASSURDO! Che non ne
risenta minimamente! Sta opponendo resistenza nonostante ormai dalle sue
braccia provenga una puzza nauseabonda!
Sono costretta a chiudere gli occhi
per non assistere allo spettacolo agghiacciante che io stessa sto provocando
bruciandole completamente gli arti… da cui le scariche elettriche scemano
lentamente… fino a non avere più alcun effetto su di me.
Sono tenuta ormai solo da due
indistinti… pezzi di carne… due carboni ardenti…
Non sono rosse… ma nere, ad un passo dal disintegrarsi al
minimo movimento sbagliato.
Tanto che mi basta concentrarmi solo
per un’ultima volta – davvero
l’ultima volta – prima di vedere le braccia di Kalì
incenerirsi – tramutandosi letteralmente in polvere – e far precipitare il
corpo che reggevano, il cui volto diventa una maschera di terrore puro… poco
prima di precipitare al suolo, provocando un rumore sordo… e agghiacciante.
L’impatto del suo corpo col pavimento
di pietra del tempio – ormai semi distrutto – riporta il silenzio nell’intero
tempio… facendo terminare tutti i combattimenti all’istante e voltare tutte le teste
in direzione… dell’ormai cadavere della reincarnazione di Kalì.
I thugs
impiegano un po’ di tempo per capirlo, fissando costernati la macchia di sangue
allargarsi sempre di più attorno alla testa della loro signora.
In men che
non si dica si scatena il caos, ma questa volta non a
causa della ripresa dei conflitti con i saints…
I thugs
cominciano a correre come impazziti tutti in direzione delle macerie dei muri
abbattuti precedentemente dai cavalieri. Le urla terrorizzate che lanciano mi
attraversano la testa… risultando quasi peggiori delle scariche elettriche alle
quali mi ha sottoposto Kalì… non ho mai assistito a
niente di tanto raccapricciante…
Alcuni solamente si avvicinano al
corpo senza vita della donna… mettendosi poi a correre anch’essi in direzione di
quelle che ormai rappresentano le uscite del tempio, non mancando di
pronunciare – prima di abbandonare il luogo sconsacrato - maledizioni di ogni
sorta.
Solo quando vedo l’ex tempio shivaita ormai privo di thugs e i
cavalieri sani e salvi – seppur un tantino malconci, sporchi,
sorridenti e stupiti – mi accascio al suolo, ponendomi in posizione
fetale - in preda a degli spasmi di freddo - chiudendo gli occhi e sprofondando
nel buio.
Angolo dell’autrice…
Ta-dan!
Nessun ritardo stavolta u__u
XD
Si è arrivati finalmente allo scontro
con la beneamata - *cofcof* - Kalì…
di cui, francamente, non sono completamente soddisfatta. Lascerò dirlo come al solito a voi. Com’è venuto lo scontro? @_@
*incrocia le dita e spera bene*
Passiamo ora alle recensioni:
-Gufo_Tave:
Ecco, appunto, anche a me – nonostante non ce ne fosse stata l’intenzione –
sembrava tanto uno slogan pubblicitario XD Forse avrei potuto evitare di
anagrammare il nome, ma ho preferito così, ond’evitare
fraintendimenti. Penso che non cambi molto d’altronde, no? Mh,
Reiko – per quanto furba XD – ha dei limiti anche lei. Tre su cinque è una
buona riuscita, direi che può ritenersi soddisfatta XD Anche
se dopo Kanon ha tenuto a dimostrare tutto il
suo dissenso, ma vabbè >__> Contentissima di
averti riletto ^__^ Aspetterò di leggere la tua anche in merito a questo
capitolo… ciao!;
-Yama_Maxwell:
Mh. Chissà che starai
pensando adesso… come hai potuto leggere… è andato tutto bene… XD No dai, non mi dilungo molto su ciò, lascio la parola a te
^__^ appena puoi dammi delle delucidazioni su quello che sono diventati i tuoi
pensieri… XD Un abbraccio stritolante!;
-Bloody_star:
Shura ti ringrazia per la preoccupazione dimostrata
nei suoi confronti U__U e ti assicura che c’è mancato poco che non abbia visto
gli uccellini svolazzargli attorno XD Riguardo Mu…
capisco cosa intendi e lo condivido. Ma vallo a spiegare a quell’ariete da
strapazzo >__< ;
-Spartaco:
Ecco servito un altro capitolo! XD Sai qual è il problema? Quando, anziché
provare a confrontarsi, si ragiona da soli, arrivando alle conclusioni più
disparate perché fondamentalmente non s’interpella l’altro (mi riferisco a
Reiko e Mu). Poi è chiaro che si creino dei pasticci >__< Ora il punto è
comprendere perché… insomma… nessuno faccia un passo avanti… a presto J (spero);
-NinfaDellaTerra:
Ma ciao! *____* Shaka può essere anche l’essere più vicino alla dea Athena, ma fondamentalmente è un essere umano anche lui J e ciò spiega
tutto. Lieta che stia continuando a seguirmi cara *____* Un abbraccio!!!;
-Picciottina75:
Tranquillissima J
per me è già molto aver l’onore di leggere la tua opinione di tanto in tanto.
So che mi segui, me lo hai dimostrato fin’ora, quindi
non posso che ringraziarti sentitamente per il tempo che mi dedichi nonostante
abbia qualcuno che richiede senz’altro più attenzioni XD Spero che anche questo
capitolo ti piaccia. Ciao e grazie ancora per la recensione!;
-Mon_chan:
Ma scusami… abbi bontà! Se ho scritto che per l’India sarebbero partiti in sei,
come si sarebbe potuta mai verificare quella situazione descritta nel sogno?? Io ‘ste cose le faccio per
vedere se siete attenti U__U XD Forse ti preoccupi che possa realizzarsi?
Chissà chissà >__< Sinceramente, come m’è
venuto il combattimento? ç__ç Aspetto la tua sentenza U__U Baci!.
Ringrazio inoltre le 30 persone che
hanno aggiunto la storia tra le preferite e le 13 che l’hanno aggiunta tra le
seguite. Nonché, come sempre, tutti coloro che si limitano anche solamente a
leggere! *inchino*
Piccola comunicazione di servizio:
L’inizio di novembre rappresenta per me l’inizio di una delle sessioni
straordinarie di esami. Ne avrò per tutto il mese… e non so effettivamente
quanto tempo avrò per completare il prossimo capitolo e aggiornare la storia…
secondo i miei calcoli riuscirò a farmi rileggere non prima della fine del
mese. Chissà poi che non riesca a ricavare più tempo e
a farvi trovare la sorpresa prima ^__^ ma siccome non ne sono sicura, vi do
appuntamento direttamente a fine novembre/inizio dicembre.
Non me ne vogliate ç__ç
A presto! Contando di sapere la
vostra in merito a uno dei primi capitoli che contengono un po’ di tanta sospirata action!
Ma perché lasciano sempre che quel
dannato raggio di sole filtri sempre dalla finestra direttamente nei miei
occhi?? Voglio riposare… fatemi dormire… per favore…
Dal modo in cui è stata spalancata la
porta direi che le intenzioni sono tutt’altre.
-Reikooooooooo!
– esclama una vocina familiare prima di balzarmi direttamente sullo stomaco,
facendomi mordere la lingua per non infierire verbalmente.
L’adorabile angioletto che adesso si
è infilato sotto alle lenzuola per raggiungermi, raggiuntami, mi stringe forte
– facendomi nuovamente male, ma vabbè -e mi schiocca un
bacio sulla guancia.
-Buongiorno anche a te – dico con una
voce… che in ben altre circostanze non riconoscerei! Cielo… devo essere ridotta
davvero male…
-Sono così contento di vederti! - .
Che amore…
-Io… - .
…?
Perché adesso trema? Non starà… oh,
piccolo! Non starà piangendo?!
-Kiki…
- lo chiamo delicatamente, facendo fuoriuscire un sibilo appena udibile. –
Tesoro… - riprovo, schiarendomi la voce e cercando di condurre la mano destra sulla
sua folta capigliatura rossa... rendendomi conto dell’impossibilità dell’azione
perché la mano in questione è fasciata e steccata. – Va tutto bene… -
continuo, avvertendolo improvvisamente smettere di tremare... per poi riprendere
più forsennatamente.
Ma che…
Ah ecco. Non stava cercando di
trattenersi dal piangere… ma dal ridere!
Lo osservo arrivare a farsi venire le
lacrime agli occhi fino a che, finalmente sfogatosi, non decide di spiegarmi
la sua reazione.
-Così fasciata sembri una mummia! - .
…
Scoppio a ridere poco dopo anch’io,
cercando di trattenermi minimamente per evitare di avvertire dolore all’addome…
ma fallisco miseramente… dovendo piangere, a sua differenza, non dalla gioia
ma dal dolore!
-Ti fa tanto male? – mi chiede
improvvisamente, ritornato serio, osservandomi dispiaciuto, quasi come se si
sentisse in colpa per avermi fatta ridere.
-Un po’… - mento, stringendo i denti
dal dolore quando provo a sistemarmi.
-Kiki,
non disturbare Reiko – sento dire da un’altra voce familiare, in tono dolce, entrando
in camera, dietro ai cui passi ne avverto altri.
Sollevo la testa quel tanto che basta
per scorgere Saori avanzare sorridente verso di me con alle spalle… APHRODITE?! Che accidenti ci fa qui?
-Non era mia intenzione Milady, stavo andando via – risponde l’ometto, gonfiando
il petto in posizione militare, rivolgendomi un ultimo
sorriso prima di uscire di corsa dalla camera.
Dal canto mio vorrei poter rispondere
a Saori che mi disturba di più il suo vestito perfettamente stirato, i suoi capelli perfettamente in posa, il suo trucco perfetto e il perfettamenteperfetto
cavaliere col quale è entrata.
Che volesse
venire a trovarmi lei figuriamoci… ma non sono nelle condizioni migliori nel
poter ricevere altre visite!
-‘Giorno…
- riesco appena a pronunciare prima di avvertire una raffica di dolori
provenire da ogni muscolo corporeo.
-Buongiorno a te – mi risponde
cordialmente Saori, sedendosi nei suoi soliti modi
composti sulla poltrona posta accanto al letto. Ed è questo particolare a farmi
pensare che, presumibilmente, mi trovo alla tredicesima casa.
-Aphrodite
è venuto a trovarti per portarti un omaggio di pronta guarigione - .
È venuto a imbarazzarmi insomma…
Sorrido mestamente… davvero
imbarazzata per questa – seppur piccolissima – attenzione. Ho avuto poco tempo
a disposizione per poter conoscere più approfonditamente il cavaliere dei
pesci – come tutti gli altri d’altronde – ma ciò che ho potuto comprendere
della sua persona è che riesci ad ottenere la sua attenzione –
anche minima – solo se realmente interessato a concedertela.
Un tipo molto pieno di se ed
egocentrico insomma.
Ragion per cui trovo sia una
situazione imbarazzante… oh! Ma che bei fiori!
-Non dovevi… - quasi balbetto, vedendolo avvicinarsi lentamente con tutto il
savoir-faire di cui dispone, posizionando le rose bianche in un vaso posto sul
comodino accanto, per poi chinarsi… trovandosi a pochi centimetri dal mio
volto.
-Ci tenevo – pronuncia con la sua voce
soave prima… di darmi un leggero bacio sulla fronte… - Congratulazioni –
pronuncia ancora una volta a pochi centimetri dal mio viso, per poi sorridermi,
allontanarsi, inchinarsi davanti a Saori e
abbandonare la camera.
Fiuw…
ok, Reiko… ok… su… diciamo… che la giornata, dolori a parte, non è iniziata per
niente male…
Ad un certo punto avverto Saori sospirare pesantemente. Mi volto verso la sua direzione
– con non poco dolore – vedendola chiudere gli occhi in un’espressione grave…
per poi sorridere e riaprire gli occhi per guardarmi soddisfatta.
-Per la prima volta non so cosa dire…
- .
Resto un attimo
perplessa a quella sua frase… per poi sorridere a mia volta.
-Sei un tantino contenta di vedermi? –
chiedo ironica, facendole spalancare gli occhi in un’espressione sbalordita.
-Oh, Reiko! – esclama, a… avvicinandosi
con la poltrona?? E posando una mano sulla mia. – Mi
riferivo a questo! Non sai quanto sono stata in pensiero! - .
Decido di non rispondere. Il mio
solito sarcasmo bastardo finirebbe con l’essere nuovamente fuori luogo. Per
quanto, insomma, l’enfasi con cui accompagna ogni singola frase che pronuncia
mi risulti un tantino eccessiva, è pur sempre un suo
modo di esprimersi e comunicare… va bene così.
-Cosa ti è saltato in mente di fare
all’aeroporto? – mi chiede improvvisamente, cambiando tono assieme
all’argomentazione, quasi come se se ne fosse ricordata
poc’anzi, ritirando perfino la mano che fino a poco
fa era poggiata sulla mia.
Ecco, questa non è una domanda fuori
luogo? Non potrebbe semplicemente lasciar perdere tutti
i fatti precedenti alla sconfitta di Kalì?
…
Sconfitta… di Kalì?
Io avrei…h-ho…
Oddio.
-Saori…
- pronuncio ad un certo punto flebilmente, lasciando che il mio sguardo saetti
in diverse direzioni prima di fissarsi su un punto a caso del vuoto di fronte a
me… e in un attimo i ricordi della battaglia mi riaffiorano in mente.
L’irruzione nel tempio shivaita sconsacrato… i thugs… la
reincarnazione di Kalì…
ODDIO.
-Sì? – mi chiede a sua volta Saori, sporgendosi col busto in avanti probabilmente per
potermi guardare meglio in volto.
-Faresti una cosa per me? – le chiedo,
continuando a fissare avanti.
-Certo… - .
-La faresti senza storie? – .
-Beh… -.
-Mi daresti un pizzicotto? - .
-Cosa? - .
-Un pizzicotto - .
-Ma… Reiko… - .
-Quante storie! Mi era sembrato di
averti sentita dire “certo”! – sbotto alle sue perplessità, facendola ritrarre
e squadrarmi come se fossi uno strano esemplare vivente.
-Non lo trovo opportuno! – replica
lei, spostando nuovamente la poltrona, questa volta più lontano, cercando
comunque di continuare a tenere un’espressione dignitosa nonostante si veda
lontano un miglio che l’abbia presa in contropiede.
Comincio a ridere… o perlomeno a
sorridere, datosi i dolori muscolari che m’impediscono di compiere la prima
azione.
-Kalì
è davvero stata sconfitta? - .
La Kido
continua a guardarmi stralunata, temporeggiando prima di rispondere.
-Sì… - .
-Davvero, davvero? - .
-Hai combattuto tu stessa
contro di lei - .
Io... ho combattuto… contro…
Mi parte – senza che riesca a
fermarla - una piccola risata.
-I ragazzi stanno bene? – chiedo
subito dopo, imperterrita, continuando a sfoggiare un sorriso a trentadue
denti, voltandomi appena in tempo per vedere Saori sospirare nuovamente.
-I cavalieri sono ritornati tutti al
Santuario con ferite lievi – mi asseconda lei, compreso l’andazzo.
-Tutti? - .
-Tutti - .
-Tutti, tutti? - .
-Reiko, ma insomma... –
Mi parte un’altra risata, più lunga
della precedente, interrompendo Saori che – prima che
strizzi gli occhi per trattenere le lacrime sfuggitemi a causa dello scoppio
di risa – riesco a vedere spalancare gli occhi più di prima.
Non deve starci capendo decisamente
niente…
Continuo a ridere, infischiandomene
di lei, infischiandomene dei dolori, infischiandomene del fatto che le mie
risate abbiano attirato del pubblico, considerando i passi avvertiti poco dopo
e dei borbottii che giungono confusi alle mie orecchie.
-Commozione cerebrale? - .
-Dalle analisi non sembrava… - .
-È partita proprio! - .
-Ahahahahahahahahah!
- .
-Non ti ci mettere anche tu - .
-Ma è contagiosa! - .
Continuo ancora a ridere, non
riuscendo nemmeno ad aprire gli occhi per focalizzare le persone che poc’anzi hanno parlato, anche se alcune voci mi sembra di
averle riconosciute.
-Milady,
che succede? - .
-Mi duole rispondervi che non ne ho
idea - .
Ahahahahahahahahahahahah!
-È sfuggita al mio controllo… e al
suo, a quanto pare! - .
-Reiko… - .
L’ultima voce mi giunge soffusa e
lontana, seppur successivamente avverta dei passi avvicinarsi.
-Reiko – vengo
chiamata ancora una volta… da colui che giurerei si tratti di Shun. E sono proprio i suoi occhioni
dolci e i tratti delicati del suo viso ad apparirmi davanti non appena riapro
gli occhi, lentamente, cercando di frenare un ennesimo attacco di risa che va
a contagiare di nuovo Seiya.
-Shun,
non avvicinarti troppo – sento dire dalla voce monocorde di Ikki,
che sta osservando il fratello – ora sedutosi sul letto accanto a me – preoccupato.
Di tutta risposta Shun continua a guardarmi, cercando
di capire, probabilmente, come rapportarsi in questo momento con me, senza nel
frattempo proferire parola.
-Direi che è innocua così ridotta – viene fatto notare a Ikki da Hyoga, che, a giudicare dalla mano portatosi al mento, sembra
più che altro stia cercando di autoconvincersi di ciò
che ha appena detto. Probabilmente si aspetta che qualcuno tranquillizzi lui a
sua volta, maSeiya – da
quando è entrato – non fa che ridere mentre Shiryu
ha gli occhi spalancati e un punto interrogativo stampato in faccia.
-Siete tutti vivi! – esclamo dopo aver
ripreso un po’ di fiato, bloccando la risata di Seiya
che prende a fissarmi confuso, come tutti gli altri.
-E ti dispiace? – sbotta
sarcasticamente Ikki, facendomi nuovamente scoppiare
a ridere, trascinando con me ancora una volta Seiya.
Se mi fanno male le ferite? Altroché!
Fitte ovunque, formicolii sinistri all’arto fasciato, stomaco sotto sopra,
vista offuscata, voce ormai roca per il troppo ridere… ma sapete una cosa? Non
me ne frega nienteeeeeeeeeeeeee!
-Io penso sia solo contenta di
avercela fatta… - pronuncia improvvisamente Shun, riuscendo
a vederlo sorridere dolcemente dopo esser stato colto da questa giusta
illuminazione.
-Milady,
mi ha fatto chiamare? - .
Questa voce…
-Sì, Shaka -.
…
-Credo però
non ci sia più bisogno del tuo intervento… - risponde Saori…
sentendomi smettere di ridere forsennatamente.
Riapro gli occhi
lentamente… quasi timorosa che ciò che ho immaginato… rimanga, per
l’appunto, immaginazione.
Ma non è così.
Shaka è proprio lì, poco lontano
dalla poltrona sulla quale è seduta Saori, vestito di
uno dei suoi classici sari chiari, nella solita postura composta che lo contraddistingue… proprio davanti ai miei occhi.
Gli occhi chiusi riescono comunque a
tradire quello che sembra essere un certo interesse nei miei confronti. Deve
senz’altro avermi sentita ridere… si sarà chiesto che accidenti mi abbia preso.
Quasi senza che me ne
accorga, presa come sono dal fissare il cavaliere di Virgo,
i bronzes levano le tende uno a uno, facendo dei
cenni di saluto alquanto sbrigativi nei confronti di quest’ultimo, come se si
sentissero di troppo.
Shun
mi sorride e mi ammicca teneramente prima di sollevarsi dal letto e uscire
dalla stanza insieme ai suoi amici. Per ultima la fenice, che saluta con uno
sguardo più diretto Shaka, uscendo poi dalla camera come hanno fatto gli altri
suoi colleghi.
Resami conto di starlo osservando
come un’idiota, scoppio a ridere nuovamente, sentendo subito dopo la risata di Seiya rianimarsi, seppur questa volta più ovattata a causa
della lontananza.
-È riuscita a procurarmi un mal di
testa – si lamenta Saori, portandosi una mano alla folta
capigliatura e dissimulando una smorfia di disappunto. – Cerca di riportarla
alla ragione, per favore – chiede a Shaka prima di sollevarsi velocemente e
allontanarsi altrettanto velocemente dalla camera, venendo soccorsa
prontamente da Tatsumi, che mi lancia uno sguardo
carico di ammonimento al di là della porta, inducendomi a ridere ancora di più.
È assurdo, assurdo, assurdo! Non
riesco a smetterla!
-
Reiko - .
-Non ci riesco, Shaka… - riesco a dire
tra una risata e l’altra, sentendo gli occhi lacrimare a causa di queste.
-Respira – m’intima, avvicinatosi e
calatosi alla mia altezza come quando… ebbi quell’incubo.
-Sgombera la mente e
respira – mi ripete con voce bassa, poggiando il dorso della mano sulla mia
fronte calda e sudata.
Sgomberare la mente… da… da cosa? Dal
terrore che mi ha stretto lo stomaco in una morsa durante tutto questo periodo?
Dall’ansia del perdere le persone che mi hanno aiutata, sostenuta e che a causa
mia hanno corso il rischio di veder troncata la propria vita? Dall’impotenza
che mi ha divorata e masticata lentamente, quasi come se le sue precedenti
sorelle non fossero bastate?
-Respira, Reiko - .
Respirare… respiro… io respiro… e lo
sta facendo anche lui… al di là di tutti i cattivi pronostici che…
-Reiko - .
-Shaka… - biascico, prima di portargli
un braccio attorno al collo e tirarlo verso di me, scoppiando a piangere improvvisamente,
come se fino a quel momento le risate non avessero fatto altro che evitarmelo.
Dei… ho temuto… ho temuto…
Continuo a piangere disperatamente,
arrivando perfino a tremare, non curandomi minimamente del fatto che il
cavaliere di virgo sia diventato peggio di una statua
di marmo costretto in quella che è ormai diventata per lui una morsa.
Dei… io… io…
Sono costretta a stringere i denti
per impedirmi di sussultare. Non riesco a crederci… non riesco a credere che
sia andato tutto bene… che stiano tutti bene… che Shaka, al contrario di quanto
avessi temuto, è qui…
-Reiko – .
Non avevo mai avuto modo di
constatare quanto la voce di Shaka potesse suonare
così dolce. Seppur il tono usato sia piuttosto basso, quasi sussurrato, è riuscito
ad avere un effetto calmante sulla mia psiche malridotta.
Prima d’allora non avevo mai avuto
nemmeno modo di tastare la consistenza dei suoi capelli. Sono sottili, ma sono
davvero tanti… le dita faticano a contenerli. Qualche ciocca mi è finita
inevitabilmente davanti agli occhi, solleticandomi il viso, ed ora il
particolarissimo profumo orientale che emanano ha preso pieno possesso del mio
olfatto.
Lentamente diminuisco la presa sulle
sue spalle, permettendogli di sollevarsi. Cosa che fa altrettanto lentamente.
A differenza di quanto pensassi, i tratti del suo volto non sono tesi, ne
l’espressione che ora gli è dipinta sul viso mostra alcun tipo d’imbarazzo o di
disappunto.
Lentamente, così come si son svolte le cose finora, le sue palpebre si schiudono,
lasciando che quel colore indescrivibile di cui sono tinti i suoi occhi si
scontri con i miei, quasi abbagliandomi. Per un lungo istante.
Nonostante abbia ormai smesso di
tremare, le lacrime continuano a solcarmi il viso.
È incomprensibile la ragione per cui
così tanti stati d’animo si stiano intervallando e
sostituendosi ad altri in un così breve lasso di tempo, dentro di me.
Ed è incomprensibile di come mi stia bastando guardare negli occhi Shaka, per sentirmi
meglio.
********************
-Grandioso! - .
-Puoi dirlo forte, Al. Possiamo dirlo forte! - .
-Non troppo forte, per favore - .
-E perché mai, Aioria? - .
-Detto francamente, stento ancora a
credere a tutto ciò… - .
Resto a guardarlo imbambolato per un
lungo momento, prima di scoppiare a ridere e dargli una sonora pacca su una
spalla. Lui si limita a ricambiarmi con uno sguardo che in ben altre circostanze
mi avrebbe trucidato, ma che stavolta viene presto
sostituito da un sorriso.
-Scorpio, vuoi spiegarmi o no come ha
fatto a spappolarle le braccia? – mi chiede per l’ennesima volta Aldebaran,
facendomi dipingere sul viso un sorriso divertito.
-Te lo spiegherà lei – gli rispondo
ancora a mia volta, sentendolo sbuffare, segno che ormai non sta più nella
pelle di incontrare la donna del momento.
Aioria si lascia sfuggire una leggera risata, apparendo del tutto disinteressato a
sentirsi raccontare altri dettagli della battaglia da poco conclusasi.
Quando siamo ritornati al santuario è
stato l’unico a non porre domande, mentre attorno a noi è scoppiato il caos. Si
è limitato a guardare noi, a guardare Reiko e a guardare il fratello.
Devono essere stati gli occhi e il
sorriso di Aiolos a fargli comprendere conto che ciò
che aveva davanti era reale.
Non è stato l’unico ad avere una
reazione del genere… il custode della prima casa è rimasto ad osservarci, ad
occhi sgranati, fino a che non abbiamo toccato il suolo del suo tempio. Si capiva
lontano un miglio i suoi occhi chi stessero cercando
man mano che avanzavamo… e non appena l’ha vista sulle spalle di Kanon ci è corso trafelato in contro. Credo che quel giorno
Mu abbia definitivamente perso l’appellativo di imperturbabilità!
Nel momento esatto in cui i miei
piedi toccano l’ultimo scalino mi sfugge un sorriso
divertito.
Il sospiro di sollievo che segue mi
fa ritornare al presente, facendomi abbandonare i pensieri inerenti al
cavaliere dell’ariete e alla neo eroina, seppur, detto
francamente, non vedo l’ora che ci siano degli sviluppi… e diamine! Se non si decidono a far un passo avanti ora che tutta questa
brutta storia si è conclusa…
-Guardalo, come corre – mi fa notare
Aioria nell’osservare il cavaliere del toro, impaziente, attraversare l’androne
della tredicesima casa velocemente, quasi trascinando con se uno dei divani che
compongono l’arredamento della Kido.
-Attento, che ce li fa pagare! –
esclamo divertito quando, evitato il secondo divano,
manca poco che Al sradichi una pianta ad alto fusto posta in prossimità della
porta ad arco che conduce al piano superiore.
Il rumore sordo che segue la
scomparsa di Aldebaran dalla mia visuale mi fa pensare ad un incontro
ravvicinato del cavaliere della seconda casa con qualcosa di grosso almeno
quanto lui che, ahimè, credo i suoi sensi allenati questa volta non siano
riusciti ad evitare.
-Scusa tanto, amico! Non intendevo
investirti in pieno! - .
…???
-Non preoccuparti Aldebaran - .
…
Mi volto lentamente verso Aioria, con
nonchalance, per verificare se per caso la sua espressione non tradisca ciò che sta pensando in
questo momento…
Fortunatamente i suoi occhi, allo
stesso tempo, si son voltati a incrociare i miei.
Stiamo decisamente pensando la stessa
cosa.
La prossima domanda è: quale sarebbe
la mossa più adatta per indagare sulla situazione senza che
il Grande Mu eregga una tripla barriera
mentale e scappi?
-Ehilà! – lo saluto prima che riesca a
formulare una strategia migliore, irrompendo con tutta la mia spavalderia
nella sala in cui i due si son fermati in prossimità
delle scale. Veniva da su, dunque? – Allora? Sentite
le grandi gesta? Puoi ritenerti soddisfatto, Aries! È
stata la psicocinesi a salvarla… e a salvare noi! – comincio a blaterare senza
sosta, aspettando che la sua imperturbabilità svanisca così com’è svanita
tante volte nell’ultimo periodo. – Non che non ce la stessimo cavando anche
noi, eh! In fondo si è trattato di tener a bada dei comuni esseri umani!
Abbiamo un po’ fatto da babysitter mentre la tua Reiko le suonava di santa ragione a
quella svitata… - .
-Perdonatemi – pronuncia
improvvisamente il cavaliere dell’ariete… con una freddezza che non ricordavo
minimamente possedesse… - Devo andare – pronuncia nuovamente modulando
diversamente la voce… sfoggiando poi uno dei suoi classici sorrisi di
circostanza. Ipocriti.
Senza neanche darci il tempo di
ricambiare il suo pseudo saluto abbandona la sala… e
poco dopo la tredicesima casa.
Solo allora riesco ad avvertire
nuovamente il suo cosmo.
-È stata una mia impressione o…- .
Io e Aioria ci lanciamo uno sguardo
pensieroso, prima di rivolgere entrambi la nostra attenzione su Aldebaran, che
sembra aver le nostre stesse perplessità.
…
No, dai…
-È permesso? – chiede Al dopo aver
bussato con le nocche sulla porta aperta della camera. A giudicare
dall’espressione che ha assunto il volto di Aioria nell’osservare il cavaliere
della seconda casa, anche a lui non è sfuggito il
velato sarcasmo celato in quella domanda.
-Ma ciao! – esclama Reiko, leggermente
sobbalzata all’intrusione della voce imperante di Al,
sciogliendosi poi in un dolce e radioso sorriso.
Che io riesco a cogliere solo dopo
essermi accertato a tutti gli effetti a chi appartenga quella capigliatura bionda.
-Ciao a te, piccola grande donna! – esclama
nuovamente Aldebaran, avvicinandosi a grandi passi al letto di Reiko,
infischiandosene altamente della presenza di Shaka, alzatosi di scatto – seppur elegantemente – dal letto della ragazza, sigillando
all’istante le palpebre precedentemente sollevate.
No, non è vero.
Non s’è alzato di scatto, ne
tantomeno ha richiuso gli occhi.
Sono semplicemente azioni che io mi sarei aspettato di assistere trovandomi di fronte quell’uomo in una situazione simile.
Invece è ancora seduto sul letto, con gli occhi aperti, completamente incurante
della nostra presenza. E sembra essere a suo agio per giunta.
Solo dopo fin troppo tempo solleva la sua fine persona dal letto di Reiko, sigillando
gli occhi poco prima di voltarsi verso di noi… non
battendo ciglio neanche quando quella… sciocca
donna gli stringe un lembo del sari in un gesto che sembrerebbe lontano un
miglio affettuoso, per poi salutarlo,
sorridergli e seguire con gli occhi
la sua persona fino a quando non sparisce dalla stanza.
Mi rendo conto di essermene rimasto
imbambolato sotto alla porta solo quando sento Al
“tossicchiare”.
L’enfasi del gesto deve essere stato
inteso anche da quella volpe dall’aspetto ora così debole e indifeso che giace
nel letto, che mi sta osservando da un bel po’ con un sopracciglio inarcato,
quasi come se fossi io l’esemplare
umano sul quale riflettere.
-Che succede? – chiedo direttamente
all’interessata, vedendo anche l’altro suo sopracciglio guizzare verso l’alto,
mentre la pianta del piede di Aioria va a schiacciare con meticolosa attenzione
e lentezza la parte più esposta di uno dei miei.
Con non poca fatica, considerando che
Aioria non è una piuma e l’intento – seppur sadico – è stato proprio quello di
evitare che Reiko se ne accorgesse, mi mordo la lingua cercando di mantenere il
mio volto quanto più impassibile è possibile, trascinando una sedia
dell’arredamento della Kido accanto a quella su cui è
seduto Aldebaran, dalla porte opposta a quella in cui
è andato a sistemarsi il cavaliere del leone.
Una gomitata nelle costole mi avrebbe
fatto meno male, dannazione!
-Già – fuoriesce dalle labbra di
Reiko, facendo aggrottare a me, stavolta, la fronte.
…
-Che succede? – si spiega… facendomi
sentire come un gatto che tenta disperatamente di non scivolare su una
superficie liscia.
-Ice man – decido infine di
confessarle, indicando con la testa la porta alle mie spalle, attendendo che mi
risponda, mentre Aioria continua a scuotere debolmente
la testa come a voler esprimere il suo dissenso per la mia trovata.
-Beh? – mi chiede quindi Reiko.
-Che ci faceva qui? – le chiedo a mia
volta, deciso a non gettare la spugna.
Per un attimo… giurerei di averla
vista arrossire…
Oh, Athena.
-È venuto a placare un mio attacco
isterico di risa! – esclama la volpe, sorridendo divertita, cambiando
istantaneamente espressione.
-Un attacco di risa? – chiede
improvvisamente Aldebaran, dimostrandosi seriamente interessato a ciò, mentre
Reiko inizia a spiegargli della strana reazione avuta poco fa.
-Tranquilla, deve trattarsi di una
reazione dipendente dall’alto livello di adrenalina sfruttato dal corpo… -
continua Al, improvvisando una conversazione sulle
reazioni del corpo umano a dir poco assurda,
probabilmente per far slittare il discorso a poco a poco dalla sfera che avevo
toccato io.
Eh, no.
-E come l’ha placato quest’attacco di
risa? - .
Rieccola
che arrossisce, questa volta in modo molto più
accentuato, prima di riprendere fulmineamente controllo di se stessa e
guardarmi con una luce di consapevolezza negli occhi. Deve aver recepito il
messaggio.
-Sono riuscita a placarlo da sola – mi
risponde, guardandomi seriamente, dandomi anche la risposta sottintesa alla
domanda sottintesa che le avevo posto a mia volta.
… e perché è arrossita?
-Ho sentito che quella pseudo imitazione cattiva ti ha dato un gran da fare, Reiko!
– interviene improvvisamente Al, tentando di cambiare
nuovamente discorso, riferendosi all’ormai ex reincarnazione di Kalì. – Sei stata un genio! Abbrustolirle le braccia si è
rivelato una tecnica vincente! - .
…credo non sia sfuggito nemmeno al
cavaliere del toro il cambiamento di espressione che ha subito il volto di
Reiko… dire che è diventato cereo è poco…
-Non ne vado fiera – pronuncia
improvvisamente, aggrottando più e più volte la fronte come fosse in preda a
dei tic, mentre i suoi occhi si mettono a vagare nervosamente da un punto
all’altro delle lenzuola che la coprono, dando l’idea di star cercando di
ricostruire qualcosa.
Il cosmo di Al
ha preso ad agitarsi… deve aver compreso di aver tentato di cambiare discorso
nel modo peggiore.
-Non… - gli occhi di Reiko di fermano improvvisamente su un punto a caso di fronte a se,
riducendosi poi a due fessure. - Non ho potuto fare altro… - conclude con voce
rotta.
…
-Le sue braccia… è-è
incredibile quanto l’istinto di sopravvivenza possa
giocare un ruolo fondamentale… era riuscita perfino a farmi credere che fosse
sotto il controllo di Kalì... e che non agisse
direttamente per lei… - .
…un classico.
-Poi… non so come ho fatto… h-ho… l-le
ho sentite… sciogliersi… - .
…
-C-credo
di essere entrata in contatto p-perfino con le s-sue fibre muscolari… e-e
q-quel… rumore… non credevo che a quella distanza si potesse udirne il “crack”
- .
…
-Basta. – pronuncia prontamente
Aldebaran, prima che riesca a dire qualcosa, avvicinandosi serio a lei e
conducendo una mano ad accarezzarle la testa, cercando di calmare, nel limite
delle proprie possibilità, i sussulti del suo corpo quando inizia a
singhiozzare. Merda… – Basta così – ribadisce, serrando la mascella
quando la vede stringere gli occhi e il viso venir ricoperto di lacrime.
-N-non…
io non… - tenta di dire, ma un ennesimo singhiozzo le fa morire le parole in
gola,portandola
a interrompersi nuovamente per dar sfogo ad altre lacrime.
Come me, anche Aioria, prima
concentrato sul fissarle il volto per riuscire a captarne ogni reazione, adesso
ha abbassato la testa…
-Mi dispiace… m-mi dispiace
tantissimo… - si scusa appena il pianto riesce a darle un po’ d’aria. - S-sto facendo questo da quando m-mi s-sono svegliata… prima
non facevo che ridere… non riuscivo a smettere… adesso non riesco a smettere di
piangere… - riesce a pronunciare prima di lasciarsi andare liberamente al
pianto, comprendendo finalmente che deve infischiarsene di noi e del fatto che
siamo presenti.
C’era da immaginarselo…
Per noialtri è normale. Abbiamo condotto un’intera esistenza a combattere e a far
perire nemici su nemici… facendo rientrare tutto ciò nell’ottica che comunemente,
in questo nostro mondo, ha assunto il nome di “normalità”… ma
per una persona che non era minimamente abituata a tutto ciò… e che di punto in
bianco si è trovata a dover abbracciare una sorte così diversa da quella che
era stata la sua condotta fino a poco tempo prima… non deve essere stato per
niente piacevole.
-Non curartene. Non stai mostrando
alcun tipo di debolezza ne nulla di diverso da ciò
che ci si aspetterebbe da chi ha vissuto una simile esperienza partendo dal
vissuto che hai tu alle spalle. Sarebbe preoccupante se invece mostrassi
indifferenza… - interviene improvvisamente Aioria, riaprendo gli occhi e
esprimendo il suo pensiero in un breve e preciso concetto che abbraccia
appieno i miei pensieri e quelli di Aldebaran, che vedo annuire mestamente
poco dopo.
-È insensato – pronuncia
improvvisamente Reiko, dopo un periodo indefinibile.
Alzo lo sguardo su di lei – precedentemente
abbassato e concentrato sulle mani per non vederla piangere – restando in
silenzio esattamente come gli altri, aspettando che aggiunga qualcos’altro.
-Per far sì che non mietesse
altre vittime ho dovuto ucciderla - .
…
-Come un cane che si morde la coda.
Non ha senso - .
-Che intendi dire? – le chiede allora
Al, invogliandola a continuare il suo discorso.
-Kalì
è sorta come emanazione negativa di Parvati. Ma chi
dice che Parvati sia buona e giusta? Ho finito con
l’agire secondo l’operato della reincarnazione che si definisce “cattiva”. In
cosa mi sarei differenziata da lei? - .
-Reiko – questa volta la interrompe
Al. – È esattamente l’agire ad avervi differenziate. Lei uccideva degli
innocenti per il puro gusto di farlo e radunava attorno a se delle persone che
facessero lo stesso. Tu l’hai fermata! Riesci a
renderti conto di cosa hai fatto? - .
-Sì. Ho ucciso una persona… -
risponde, portandosi una mano alla bocca per cercare di trattenere l’ennesima
ondata di lacrime.
Sospiro pesantemente, distogliendo
nuovamente lo sguardo dalla sua figura.
-Che… che senso ha avuto? Come si può
fermare il male se si risponde con altro male? Come…
posso permettermi di giudicarla se adesso le mie stesse mani sono sporche di
sangue?! – urla infine in preda alla rabbia, mordendosi
il labbro inferiore per impedirsi di piangere, mentre le mani vanno a stringersi
sul lenzuolo convulsamente.
-Non ha senso… non ha alcun senso… - .
-No, non ce l’ha
– rispondo al posto di Aldebaran, sul punto di ribattere sicuramente con
un’altra frase con cui avrebbe tentato di risollevarle il morale.
È inutile essere ipocriti. Reiko non
è il tipo di persona con cui ci si può mettere a fare giochetti psicologici del
genere.
-Queste cose non ce l’hanno mai, Reiko.
Mai. Così come non hanno mai una via di mezzo. O tu o lei – i suoi occhi si
riaprono, rivolgendosi lentamente verso di me. – O i thugs
o noi tutti. O il suo regno del terrore o la pace sulla terra. – mi fermo
l’attimo necessario ad accertarmi che abbia fissato
gli occhi nei miei. – Non sempre è semplice compiere una scelta.– mi fermo nuovamente… ritornando con la
memoria indietro nel tempo. – A dirla tutta non lo è quasi mai. -. Fattelo dire
da uno che convive con queste cose da una vita intera.
Per quanto sia
riuscita a reggere il mio sguardo fino ad ora, ormai diventato duro, ad
un certo punto volta la testa.
-Hai le mani sporche di sangue –
pronuncio ancora, sollevandomi dalla sedia e
andandomi a sedere delicatamente ai piedi del suo letto. – Ma in compenso
respiri ancora. E, personalmente – inspiro profondamente, prendendo tempo,
aspettando che si volti nuovamente verso me. – Ti ringrazio per aver permesso
di far lo stesso anche a me… e ai miei compagni – concludo, dopo aver lanciato
una rapida occhiata ad Al e ad Aioria.
I suoi occhi si riempiono di lacrime
ancora una volta, ma questa volta le sorrido calorosamente, sapendo che ha
compreso.
Mi sollevo dal punto in cui sono
seduto, allungandomi verso di lei per baciarle la fronte, arruffarle i capelli
ed avviandomi, infine, verso la porta, seguito a ruota da Al
e Aioria, che ha ora un sorriso più rilassato in viso.
Così come ha fatto lui
precedentemente, credo di aver fatto lo stesso anch’io con lui poc’anzi, esprimendomi anche da parte sua.
************************
Non pretendevo riuscissero a calmarmi completamente, ma le parole di Milo sono
riuscite perlomeno a… sollevarmi.
Chissà quante ne avranno passate
anche loro … quante ansie, rimorsi, rimpianti, dolori, lacrime…
Al solo pensarci mi si stringe il
cuore… nonché la gola.
Sono stufa di versar lacrime… oggi
vorrei semplicemente starmene tranquilla a pensare a tutto ciò che è accaduto,
invece la testa mi viene attraversata continuamente
da diverse immagini, frasi, ricordi… vecchi e più recenti… che si alternano
senza sosta…
-Ah! – pronuncia improvvisamente Milo,
facendomi sussultare, osservandolo poi fermarsi di botto, condursi una mano
alla testa e… imprecare tra se e se?
Al e Aioria, dopo averlo guardato
interrogativamente, decidono di lasciarlo perdere, facendomi un cenno di saluto
e precedendolo nell’uscire dalla camera, mentre Milo comincia a tastarsi le
tasche dei pantaloni che indossa.
-Maledizione! Me ne sono dimenticato!
– esclama, facendo schioccare le dita e voltandosi nuovamente verso di me,
sorridendo. – Ti ho preparato una cosa… ma per
l’ennesima volta mi sono completamente scordato di portartela! - .
…
-È da prima della partenza per l’India
che avrei voluto dartelo… - .
…?
-Vabbè!
– esclama, per poi guardarsi intorno… alla ricerca di qualcosa... - Facciamo
così – dice ancora, avvicinandosi velocemente, portandosi le mani al collo -
sotto alla camicia a mezze maniche di lino bianca che indossa – per estrarne
una catenina sottile argentata… ma che…? Perché me la sta mettendo? –
Difficilmente me ne separo… vedendotela indosso ricorderò automaticamente il
motivo! - .
Non ci sto capendo niente.
Sollevatosi dal letto, dopo avermi
ammiccato, si dirige nuovamente verso la porta…
-Milo - .
Il cavaliere dello scorpione si
volta, aspettando poi pazientemente che parli.
Vorrei potergli dire tante cose.
Vorrei potergli dire che, nonostante
sia ormai tutto passato, mi sento ancora in colpa per averli trascinati in
quella brutta situazione…
Che mi dispiace di aver alzato la
voce nei giorni scorsi, presa dall’ansia e dal nervosismo, quando sarebbe stata
l’unica persona che avrei tanto voluto limitarmi ad abbracciare, correndo
perfino il rischio di non poterlo più fare se le cose si fossero evolute
negativamente…
Che, Al a
parte, è merito suo se non sono completamente impazzita qui al Santuario.
Con Mu ritiratosi in un isolamento
forzato e insensato, che tutt’oggi, nonostante si tratti di una persona che
conosca da tempo, non riesco a comprendere… Con Shaka perennemente in
concentrazione sul nulla, incurante della vita vera che gli scorre attorno e
che, giorno dopo giorno, a causa dell’armatura di cui è il custode, rischia di
perdere da un momento all’altro…
Con gli altri cavalieri, dietro i
quali solo poche volte sono riuscita a scorgere gli uomini… e non sempre s’è
trattata di una bella rivelazione.
Con tutto il mondo che mi ha
circondata fino ad ora, lui è stato l’unico in grado di ammortizzare questa
triste realtà… sorridendo laddove ci sarebbe stato posto solo per le lacrime e
ironizzando sempre e comunque su tutto.
La mia ventata di umanità.
… ma potrei riassumere tutto in un
semplice “grazie”?
-Aspetta… devo sedermi? Oppure… no,
no, no, no! Non sono nella posizione adatta per poter ricevere una
dichiarazione! Non da te! - .
Sarebbe troppo poco.
-A cosa accidenti volevi alludere prima?
– gli chiedo accigliata, trovando il modo per riempire quel silenzio e
chiedendogli la cosa che mi ha lasciata più basita della sua visita.
Il cavaliere dello scorpione sembra
tentennare… prima di voltarsi a guardare la porta – probabilmente per accertarsi
che non vi sia nessuno – e avanzare nuovamente verso
di me, trascinandosi la sedia sulla quale si è seduto precedentemente Aioria.
-Non fare la gnorri con me… - sussurra,
chinandosi col busto per avvicinarsi di più a me.
…
-Non attacca… tra volpi ci s’intende - .
… tra volpi??
-Stai facendo il doppio gioco? – .
Il doppio…? Ma che ca-…!
Il suo sguardo sornione diventa in
breve malizioso, facendomi pulsare violentemente un paio di vene in testa.
Inspiro ed espiro profondamente,
facendo fuoriuscire dal naso aria come fossi un toro
pronto a incornare il matador…
-No… forse non è propriamente corretto
definirlo così… anche se… beh, suvvia, ce l’ha un po’
l’aria da doppio gioco se vuoi che sia completamente sincero con te… - continua
a sproloquiare, facendomi sgranare gli occhi ad ogni nuova. – Non
fraintendermi, non ti sto giudicando! A dirla tutta sarei l’ultima persona a
doverti fare la morale – sorride sotto i baffi, distogliendo lo sguardo dal mio
e grattandosi il naso con fare che – anche se in maniera agghiacciante – non
potrei che definire birichino.
-Ma mi sento in dovere di avvisarti
che così facendo rischi di perdere entrambi – riprende, ritornando serio e
gesticolando come un insegnante che tenta di dare lezioni ad una bambina.
…
-Volendo valutare il tutto sotto un
altro punto di vista potrei considerare l’ipotesi che è una trovata geniale! La
gelosia talvolta riesce a fare miracoli! - .
…
-O è una prova di resistenza per
vedere chi si sbilancia prima? - .
-Milo - .
-Anche questo ha i suoi pro e i suoi
contro… potresti aspettare in eterno che quei due pezzi di marmo si decidano a
fare la prima mossa! Dovresti cercare di guardare dentro te
stessa e capire chi ti piac-… - .
-SCORPIO! –esclamo esasperata, con gli occhi
fuori dalle orbite per il nervosismo, riuscendo finalmente e stopparlo.
-Nonomura? – mi chiede con nonchalance, guardandomi sorpreso e incuriosito… facendomi
saltare ancora di più i nervi!
-CHE CAZZO STAI BLATERANDO?! – gli chiedo fuori dai gangheri,
ormai incurante di tutti i dolori che mi attraversano il corpo, cercando
disperatamente di sollevarmi per riuscire a guardare meglio questo psicopatico
che mi ha fatto andare in escandescenza!
-E dai… non c’è bisogno di urlare… - .
-Che-cazzo-blateri?
– scandisco rimodulando la voce, non per assecondare
la sua richiesta ma per dare pace alle mie corde vocali, ancora esauste e poco
propense ad assecondarmi.
Milo scuote la testa con dissenso,
guardandomi come si guarda una pazza e non si sa come compatirla… ma diamine!
-Perché reagisci sempre così? - .
-Perché tiri in ballo questioni senza
senso giungendo alle conclusioni più disparate senza saperne un tubo?! - .
-Reiko ma io scherzo… - .
Il modo in cui pronuncia quella frase
mi fa finire il cuore nei calzini, facendomi rendere conto di quanto sia stata pessima a urlargli contro in quel modo.
-Provocarti è l’unico modo per
portarti a parlare di ciò che eviti accuratamente anche solo lontanamente di
sfiorare - .
-Un motivo ci sarà se non lo sfioro… -
non mi rendo nemmeno conto di aver veramente detto ciò, che sollevo gli occhi,
giusto in tempo per osservare il sorriso divertito dipintosi
sul viso del cavaliere dello scorpione.
-Allora lo ammetti -
.
Chiudo gli occhi in preda alla
disperazione, avvertendo un fitta acuta attraversarmi
la testa e intorpidirmi i sensi.
-Ehi – pronuncia allarmato Milo,
sollevandosi di scatto e avvicinandosi, mentre conduco la mano libera ad una
tempia, sentendo una vena pulsare forsennatamente. - Ti senti bene? Vuoi che
chiami qualcuno? - .
-No… - biascico, chiudendo e riaprendo
gli occhi, vedendo ad intervalli la vista sfocarsi e rifarsi nitida. – Sto bene
-.
-Mi dispiace… non intendevo farti
agitare - .
-Dispiace a me. Non è colpa tua… sono
una bambina… - pronuncio, mentre lascio che le mani di Milo mi aiutino a
ristendermi sul materasso, precedentemente abbandonato per assalirlo
verbalmente.
Senza quasi rendermene conto mi
lascio avvolgere dal buio… avvertendo appena la voce in lontananza di Milo
scusarsi di nuovo e augurarmi un buon riposo prima di
abbandonare la camera.
Nonostante la spossatezza che mi ha
messa nuovamente ko, impiego tempo
prima di addormentarmi, gli occhi chiusi, a differenza di quanto
pensassi, non mi agevolano.
Proprio
ora che lo vorrei non riesco a mettere la mente in stand by. Per quanto mi sforzi di pensare non riesco a trovare nulla che possa essere in grado di placare la guerra
che le poche e apparentemente innocue frasi di Milo hanno fatto scoppiare nella
mia testa.
Ero convinta che durante la mia
assenza Shaka avesse fatto ridipingere le pareti della camera dove mi ha
permesso di stare.
Avrebbe potuto approfittarne…
insomma, se ci avesse provato in mia presenza sono convinta che sapesse che avrebbe
incontrato resistenza! Con mia somma sorpresa, invece, non ha fatto toccare nulla.
Versato un po’ di thè
verde, preparato poco prima, in due tazze, afferro entrambe per i manici con la
mano libera – l’altra è ancora fasciata -e mi dirigo lentamente verso la sala
in cui s’è ritirato il cavaliere della sesta casa, trovandolo chino su alcuni
libri inerenti alle religioni induiste.
Sono rimasta sorpresa da come certe
abitudini siano cambiate da quando ho rimesso piede
nella sesta.
Potrei quasi dire che mi manca
prendere in giro Shaka per la sua fissa per la meditazione. Ogni giorno tendevo
ad entrare quattamente – nonostante sapessi che mi
avvertiva - nella sala di meditazione e associarlo al primo oggetto inanimato
che potesse somigliargli e che mi veniva in mente al momento.
Da quando ho abbandonato la
tredicesima per ritornare alla sesta – ossia da circa un mesetto - sarà capitato,
sì e no, un paio di volte che lo abbia trovato a meditare.
Ha trascorso la maggior parte del
tempo a divorare volumi su volumi, consultandosi e confrontandosi
frequentemente con Dohko e Mu sull’argomento in
esame.
A proposito di quest’ultimo, non lo
vedo esattamente dalla prima e ultima volta che è venuto a trovarmi alla
tredicesima casa, quand’assomigliavo ancora ad una mummia, come direbbe lo
scricciolo.
La contentezza di vederlo entrare
nella camera è svanita nel momento esatto in cui ho intravisto un sorriso di
circostanza sul suo volto lasciato passare per “caloroso”.
Frequentando Shaka così assiduamente
nell’ultimo periodo ho avuto modo di riconoscere a vista d’occhio quello che
comunemente si definisce “distacco ascetico”.
È lo stesso tipo di atteggiamento con
cui ho conosciuto Mu, agli esordi. Ma allora era comprensibile, non mi
conosceva, non lo conoscevo.
Ecco, il punto è che sembra essere
ritornato a comportarsi come agli esordi.
Oppure ancora una volta sono stata io
ad impressionarmi.
Ipotesi plausibilissima se, come al solito, mi fossi concentrata ancora una volta solo e
unicamente su me stessa. Sui miei timori, sulle mie ansie, sulle mie turbe
mentali.
La convalescenza al tredicesimo
tempio, in cui ricevevo, sì, delle visite, ma rade e
di breve durata, mi ha dato modo di riflettere parecchio, così come avevo desiderato
fare, su tutto e tutti.
Più su tutti, che su tutto a dire il
vero. Ho cercato di evitare di pensare allo scontro il meno possibile, dal
momento che non mancava di ripresentarsi sotto forma di incubo ogni benedettissima notte. Ed ogni volta finiva in modo diverso.
Una volta vedevo morire i ragazzi uno
ad uno, un’altra volta non riuscivo a schivare le
teste infuocate e diventavo una torcia umana, un’altra volta ancora ero io a
vedere le mie braccia abbrustolirsi e Kalì
sghignazzare.
Dohko,
paziente e disponibilissimo come sempre, mi ha spiegato che non c’è nulla di
cui preoccuparsi e che devo solo pazientare. Il mio spirito, ancora turbato, ha
finito inevitabilmente con l’influenzare la mia attività onirica, riversando in
essa ogni forma di timore che, in una situazione
reale, ho temuto potesse realizzarsi.
E tra i vari sogni, incubi e affini,
mai che Parvati sia venuta a farmi visita.
Non che mi aspettassi una pacca sulla
spalla per l’ottimo lavoro eseguito – d’altronde sarebbe stato abbastanza
inquietante beccare due delle braccia di Parvati su
una spalla, avrebbero finito con l’amputarmi l’arto – ma
almeno… bah… spendere qualche parolina… in fondo, sì, lei c’ha messo il cosmo,
e sarebbe stato l’unica cosa che eventualmente ci avrebbe rimesso. Io ci stavo
rimettendo il culo, ecco.
E invece nulla.
Ho provato più volte a concentrarmi,
a provare a cercarla, ma nulla. Sono stata più volte in quello spazio
dimensionale in cui l’ho vista per la prima volta, ma nello specchio non sono
riuscita a scorgerla… se non rare volte, ma in lontananza.
Ho visto la sua figura avvolta
dall’ombra, per niente nitida e ho pensato che… boh.
Forse è in lutto. In fondo era da parecchio che combatteva contro Kalì, un po’ ci si sarà affezionata alla fine.
Questa mia constatazione è riuscita a
farmi assistere ad un evento, a mio parere, straordinario.
Shura,
cavaliere del capricorno, custode della decima casa del santuario di Athena, ha riso.
Io e Angelo – che tentavo di tenere a
bada poiché non la piantava di prendermi in giro facendo
battute infelici sulle mie condizioni – ci siamo girati verso di lui, lentamente,
in contemporanea.
L’avevo buttata fuori così, per caso,
usando il mio classico sarcasmo velenoso innato e lui è scoppiato a ridere di
botto.
È trascorso un bel pò di tempo perché
si riprendesse, tanto che Death Mask ha dovuto far
ricorso al suo tipico savoir-faire cavalleresco.
-Che minchiaridi? - .
Già “minchia”
per me è risultato difficile da associare a qualche termine familiare, quando
poi Shura gli ha risposto in spagnolo e Angelo ha
continuato a rispondergli a sua volta nel suo particolarissimo idioma italiano,
ho perso le speranze di riuscire a seguire la conversazione.
A quel punto ho cominciato a parlare
nel mio idioma indiano, così, giusto per.
Vi lascio immaginare l’espressione di
Saori, entrata nella camera perché attirata dalla
confusione linguistica. Credo che per un minuto abbia temuto che qualche strano
fenomeno causato chissà da chi, stavolta, avesse ristabilito il disordine
verbale manifestatosi durante gli avvenimenti della torre di Babele.
Beh, non ho dormito durante tutte le ore di lezione del maestro Shin,
ecco.
Sarebbe stato il massimo se Saori ci avesse ripresi a sua volta in greco,
ma, ahimè, si è limitata a sbattere le sue lunghe ciglia tinte,
perplessa, e a ritornare alle sue faccende.
Tutto ciò, per farvi meglio
comprendere quanto le cose si siano rivelate sorprendenti sotto certi aspetti.
Ogni cavaliere mi ha dato modo di conoscere un aspetto del proprio carattere
che mai avrei immaginato gli appartenesse.
Potrei stilare un elenco lunghissimo
in merito a tutte le cose che ho avuto modo di sapere sui cavalieri di Athena - non certo perché loro tutti si
son dimostrati improvvisamente molto ben disposti a confidare le loro magagne
alla (ex?) reincarnazione di Parvati-… semplicemente
perché il cavaliere del toro è un tipo a cui piace molto parlare… e a me piace
molto ascoltare!
Scherzi a parte, l’unico di cui mi
aspettavo di ricevere visite più frequenti… si è presentato una volta sola.
Mi ha chiesto come mi sentissi…
lasciando che gli parlassi dell’intera faccenda senza battere ciglio…
limitandosi a sorridere solo di tanto in tanto…
Non so spiegarlo.
Certo, era chiaro che fosse contento
di vedermi lì, davanti a lui, ancora tutta intera dopo aver affrontato una mia
simile di un certo spessore… ma… mi è sembrato anche…
molto triste.
Ho associato quel suo stato d’animo
alla probabile spossatezza psicologica dovuta all’intera faccenda… deve
senz’altro essersi preoccupato anche lui… aver valutato tutte le probabili
capitolazioni della situazione, preparandosi, come me, al peggio per essere
pronto ad agire di conseguenza… e cioè combattere… ma…
Per quanto possa aver tentato di darmi
quel tipo di impressione, anche se è ormai da tanto che non ci parliamo come ai
vecchi tempi, lo conosco.
Era palesemente triste.
Ho provato ad invogliarlo a mia volta
a parlare… ma senza successo.
L’esperienza mi ha insegnato che se
il Grande Mu non vuole parlare, è una pessima mossa porgli domande dirette. Si
finisce con l’allontanarlo ancora di più, e con la situazione dalla quale
proveniamo noi – dove l’ultima conversazione decente avuta risale ai tempi in
cui ancora ero ospite nella sua casa – non mi sembra il caso.
Prima ero terrorizzata dall’idea di
non riuscire a sopravvivere allo scontro… e ciò mi portava ad
essere paranoica, nervosa, irrequieta e frettolosa. Una rompi coglioni di prima categoria.
Ne è conseguito un comportamento
infantile al quale lui più volte si è dimostrato ben disposto ad assecondare –
talvolta – e a pazientare – sempre.
-Mu…
- .
I
suoi occhi incrociarono i miei, attendendo che continuassi.
-Grazie – scandii, prima di rifletterci
approfonditamente come usavo fare per ponderare le parole, come mio solito. Era
la cosa più naturale che potessi fare, capace di riassumere interi discorsi
che, in quella circostanza, sarebbero risultati troppo noiosi, troppo
ripetitivi. Semplicemente di troppo.
-Non ricordo di averlo mai fatto da
quando è iniziata questa storia. E se l’ho fatto è stato sicuramente per altro…
e comunque l’ho fatto poche volte - .
Continuò
a guardarmi, senza distogliere lo sguardo dal mio, posandolo poi sul braccio
fasciato che tenevo poggiato in grembo, retto da una fascia avvolta attorno al
collo.
Il
suo sguardo parve spegnersi, poi abbassò il capo.
-Al
contrario, non avresti mai dovuto farlo – mi disse, evitando di guardarmi negli
occhi. Capii al volo a cosa si riferisse, agli
ipotetici assurdi sensi di colpa che probabilmente lo avevano condotto a
distogliere lo sguardo.
-Guardami
- .
Non
fui perentoria. Quasi lo sussurrai, dolcemente, ottenendo poco dopo ciò che desideravo.
Avevo
ormai gli occhi lucidi. Ond’evitare parole di troppo
che avrebbero finito col farmi scoppiare a piangere, allungai una mano.
Semplicemente. Rivolgendone il palmo verso l’alto per invitarlo ad afferrarla.
Lessi
molta sorpresa nei suoi occhi e non trascorse poco prima che si decidesse ad
assecondarmi nuovamente.
Quando
ebbi stretto la sua mano nella mia lo tirai verso di me, costringendolo così a
sedersi sul letto. Chiusi gli occhi nel momento in cui la stessa mano che prima
stringeva la sua andò ad avvolgergli le spalle – per quanto riuscisse –
facendomelo abbracciare.
-È
grazie a te se sono ancora viva – dissi tra le lacrime, non curandomi della
postura rigida che aveva assunto. Lo sentii poco dopo
ricambiare l’abbraccio con la stessa intensità, se non superiore, mentre una sua
mano andò a poggiarsi sui miei capelli, indugiando parecchio prima di
convincersi a carezzarmeli.
Ma
non rispose. Andò via.
Sono passati quindici giorni. Non
l’ho più visto da allora.
Il bello è che non ho avuto nemmeno
l’occasione d’incontrarlo durante le sue brevi visite alla sesta casa.
Forse esagererò… ma,
francamente, non mi sento di escludere più nulla.
Ho la netta sensazione che mi stia evitando.
Perché dovrebbe farlo? Bella domanda.
L’unica cosa che mi sento di aggiungere è che, altrimenti, il suo comportamento
non si spiegherebbe.
Presa come sono dai miei pensieri
nemmeno mi accorgo che Shaka ha chiuso e riposto il volume che stava leggendo,
prendendo a sorseggiare la sua tazza di the, chiaramente ad occhi chiusi.
Lascio vagare il mio sguardo dal suo
volto alle sue mani, spostandolo poi sul libro posto sul tavolo, poco lontano
da lui.
-Cos’è che state cercando, con
esattezza? – gli chiedo, continuando a soffermare il mio sguardo su quel grosso
volume indiano.
-Ulteriori informazioni sul culto di Kalì - .
Per poco non mi lascio sfuggire la tazza di mano, sgranando gli occhi.
-Perché? - .
-L’aver sconfitto la sua
reincarnazione non significa aver sconfitto definitivamente la divinità - .
-COSA?! - .
-È un’ipotesi. Non siamo
sufficientemente informati sui culti induisti. Ecco la ragione per cui stiamo
consultando tutti i testi che facciano anche solo un piccolo riferimento all’argom-… - .
-Ma l’ho sconfitta! – lo interrompo,
irrigidendomi e stringendo convulsamente la mano attorno alla tazza, ancora
piena di liquido ambrato. – Le ho sciolto le mani, le ho rotto la testa! –
sbotto inorridita dalle mie stesse parole. – I ragazzi l’hanno seppellita! Non
può essere ancora vi-… - .
-Stai continuando a parlare del corpo
- .
…
-Nulla ci da la
certezza che le reincarnazioni induiste siano uguali
a quelle greche - .
…
-Tu stessa ci informasti che Parvati avrebbe usufruito del tuo corpo solo
momentaneamente - .
…
-Il che equivale a pensare che,
conclusasi la guerra contro Kalì, non avrebbe avuto
più motivo di usufruire del tuo corpo. Concordi? - .
-No – rispondo senza neanche
riflettere. – No… non può essere che… no… - .
-Parvati
è ancora dentro di te. Mi sorprende che tu non riesca
a comprendere che… - .
-Non è possibile - .
-Lo è - .
-Non m’interessa – butto fuori in un
sibilo, battendo la tazza sul tavolo e sollevandomi di scatto, scostando
bruscamente la sedia.
-Dovrebbe. Qualora i nostri timori si tramutassero in certezze dovremo tenerci pronti a… - .
-Dovrete
– lo correggo, scandendo la parola meticolosamente.
Lui s’interrompe per un attimo, senza
però muoversi di una virgola, rimanendo sempre nella sua solita imperturbabile
posizione.
-Io me ne vado. E se provate anche solo minimamente a impedirmelo
stavolta non avrete vita facile. Dovrete amputarmi le gambe, se non addirittura
uccidermi. Ora basta – tiro fuori tutto d’un fiato, spostando la sedia in malo
modo e voltandomi, per uscire dalla sala.
-Dunque verresti meno al tuo dovere? -
.
-Quale dovere, Shaka… QUALE CAZZO DI
DOVERE?! - .
Come mi aspettavo, la sua espressione
muta improvvisamente, facendosi severa.
-Il dovere della divinità che
reincarni. Il dovere di assicurare la sconfitta del male e la pace sulla terra.
Il dovere per il quale sei stata chiamata a combattere - .
-Quel dovere di cui parli mi ha fatto
uccidere una persona! Una persona che probabilmente
non centrava nulla! Quante probabilità
ci sono che la prossima a cui spacco la testa sia la
cattiva giusta, eh Shaka?!-.
-Le stesse che potrebbero decretare la
tua vittoria o la tua sconfitta - .
-La mia vita o la mia morte! - .
-Esatto - .
-E ciò dovrebbe tranquillizzarm?
- .
-Perché non dovrebbe? - .
…
-È il tuo destino. Così come il mio è
quello di proteggere Athena e combattere contro tutti coloro che possano minacciarla anche solo lontanamente.
Si nasce per seguire il percorso che le stelle hanno già deciso da tempo per
noi. Non serve a nulla disperarsi e tentare di rinnegarlo, fa parte di noi, va
semplicemente accettato - .
Stelle? Percorsi già prestabiliti?
Accettare??
-Senza contare che non si sta parlando
solo di te – pronuncia infine, sollevandosi anch’egli dalla sedia e avvicinandosi
con passo cadenzato, quasi senza che me ne accorga,
presa come sono dal riflettere sulle sue parole.
-Smettila di sentirti la protagonista
assoluta – sibila a pochi centimetri del mio volto, chinandosi lievemente verso
di me, imprimendo in quella frase tutto l’astio che può.
Resto senza parole ancora una volta,
affranta.
Non centra nulla la minaccia che
continua ad aleggiare come un fantasma su di noi, continuando a farci temere il
peggio.
Era una cosa alla quale avevo già
pensato…
Anch’io ho ipotizzato che ci fosse un
motivo importante per cuiParvati
non mi avesse ancora fatto ciao ciao con le manine. Il
sentirmelo dire non ha fatto che sottolinearla di più. Ma non è stato questo ad
avermi sconvolta. Ero in un certo senso preparata…
Il cavaliere della vergine mi ha
ormai sorpassata, abbandonando la sala.
Molto lentamente seguo i suoi passi,
il suo cosmo… fino a trovarmi nella sala di meditazione.
È ormai nella posizione del loto, con
la sua solita espressione impassibile e i suoi occhi perennemente chiusi. Il
problema principale.
…
-Vuoi riprendere gli allenamenti? - .
Abbasso gli occhi, ancora più
affranta, avvertendo una tristezza assoluta invadermi lo spirito e le membra.
-No. Mi chiedevo solo su cosa avessi da meditare dal momento che non ti tange nulla - .
Abbandono la sesta casa, senza
fretta, quasi trascinando i piedi.
Dopo appena un lieve turbamento il
cosmo di virgo ritorna ad essere calmo.
-Va bene così? - .
-Va benissimo, Kiki
- .
-La prossima volta gliene portiamo
altri - .
Mi limito a sorridere mestamente,
posando gli occhi sulla lapide bianca su cui lo scricciolo ha adagiato dei
garofani.
Il maestro Shin li adorava. Il tempio
non ne era mai sprovvisto.
Non credevo che ritornare in India avrebbe
potuto donarmi serenità. Se si può definire tale lo sgomberamento
parziale di pensieri negativi dalla mente.
Ho riferito a Saori
le mie intenzioni il giorno stesso in cui ho avuto l’ultima discussione con
Shaka. Con non poca sorpresa… ma non s’è azzardata ad aggiungere nulla…
sembrava aspettarselo.
E con mia somma sorpresa mi ha
chiesto di pregare per lui e per gli allievi che hanno avuto la stessa sorte
anche da parte sua.
Ho dovuto rimettere piede nella prima
casa per chiedere a Kiki se avesse voglia di
accompagnarmi… altra cosa che non mi aspettavo minimamente potesse tranquillizzarmi.
Non ho tutti bei ricordi correlati
alla casa dell’ariete… ma a quanto pare i positivi
sono riusciti a influire maggiormente su di me. Paradossalmente, mi sono risentita
a casa. Sì, in un certo senso mi è mancata.
-Che fai? – chiedo allo scricciolo,
vedendolo portarsi a carponi sul terreno parallelo
alla lapide del maestro.
-Tolgo le erbacce – mi risponde con
naturalezza, intenerendomi a dismisura, facendomi salire le lacrime agli occhi.
Beh, prima o poi doveva succedere.
-Qualora
avessi l’impulso di lasciarti andare… fallo - .
Guardai
Mu – fino a quel momento ignorato – negli occhi, vedendolo sorridere nel suo
classico vecchio modo amichevole…
-È
una peste. – continuò, riferendosi e voltandosi verso il fratello, impegnato a
far altro. – Ma sa essere una peste molto discreta - .
Senza forzarmi in alcun modo di fare
il contrario, lascio che le prime lacrime mi scorrano sul viso, sfogandomi in
un pianto dirotto non appena le mie ginocchia toccano terra e la mia fronte entra
in contatto col freddo della lapide.
-Oh! Finalmente un raggio di sole! - .
… il solito. Mi lascio sfuggire un sorriso, abbassando poi la testa per non dargli la
soddisfazione di vedermi ridere.
-Ma se è nuvoloso! – sbotta Aldebaran,
rivolgendosi all’amico come chi ha appena avuto la conferma che quest’ultimo
non abbia tutte le rotelle a posto. Camus gli riserva
lo stesso trattamento, solo che nella sua classica maniera glaciale.
-Smettetela di guardare il cielo e
guardate di fronte a voi! – esclama Milo, ammiccandomi e rivolgendomi un
sorriso luminosissimo.
Ci credo che una marea di donne non
ci pensino su due volte prima di infilarsi nel suo letto. Ci credo eccome.
-A-ha!
Guardate chi si rivede! – mi saluta Aldebaran, accorgendosi di me, avanzando il
passo – incurante delle occhiatacce che gli rivolge la gente che finisce con
l’urtare -e
poggiandomi una mano sulla spalla a mò di saluto. Sorrido intenerita,
slanciandomi per abbracciarlo brevemente, prima di ammiccare a Milo e fare un
cenno di saluto a Camus con una mano.
A questa distanza riesco a rendermi
conto che il viso di Milo è un po’ più… rosso del solito.
-Hai bevuto? – chiedo direttamente, osservandolo interdetta
avanzare con spavalderia verso di me, venendo
ricondotto indietro da Camus, mentre Al avvicina il
pollice e l’indice di una mano per darmi un’idea di quanto sia giusta la mia
ipotesi.
-Questa volta pensavamo non saresti
tornata! – scherza il cavaliere di Scorpio, riferendosi al mio ultimo ritorno
in India, durato più a lungo dei precedenti.
Come la prima volta, risalente ormai
a un annetto fa, Saori non
ha avuto nulla da obiettare sulle mie decisioni. Ha lasciato che mi allontanassi
tranquillamente ogni qualvolta lo volessi, rendendosi disponibile a riospitarmi ogni volta avessi fatto ritorno al Santuario.
Non potendosi considerare conclusa la
missione Kalì – fino a prova contraria - non ha
ritenuto opportuno allontanarmi completamente, nonostante non sia accaduto più
un accidente da quando ho combattuto contro la
reincarnazione di quest’ultima.
Ciò che ancor oggi ci rimane
perplessi è il fatto che Parvati non abbia abbandonato
il mio corpo.
Ho avuto modo di “rivedere” la
divinità che ospito qualche mese dopo il mio ultimo tentativo di mettermi in
contatto con lei.
Solo che è stato molto strano.
Sembrava arrabbiata…
No. Non è il termine giusto. Parvati sembrava incazzata nera.
Quasi come se le dessi fastidio…
nemmeno fossi io l’ospite indesiderata.
Non mi ha rivolto parola, limitandosi
a lanciarmi occhiatacce di fuoco ogni volta tentassi di chiederle spiegazioni.
Ed ogni volta che l’ho fatto mi ha rispedito indietro senza tanti complimenti,
procurandomi tachicardie e attacchi di panico per lo shock di transito. Così
l’ha chiamato Dohko in termini spiccioli.
E il suo stato d’animo deve aver
finito con l’influenzare anche me, che sono stata intrattabile per giorni. Non
a livelli d’incazzatura… ma a livelli di angoscia.
Sono stata colta dal panico più volte
nelle situazioni più disparate, così, improvvisamente, senza alcuna causa
apparente.
Ho finito col riprendere la
meditazione con Shaka, ma anche in alcuni di quei momenti ho avuto serie
difficoltà a concentrarmi. Niente sembrava riuscire a infondermi calma.
Poi è stata la volta di Mu, che ha
tentato di sondarmi la mente in profondità per cercare di stabilire un qualche
tipo di contatto con la divinità mestruata che sapevo
presto o tardi avrebbe finito col trapanarmi il cranio.
Non sapevamo quanto una cosa del
genere potesse funzionare. Saori
ha perfino assistito a questa prova, tenendosi pronta a tentar di raggiungere
col suo cosmo quello di Parvati per stabilire un
contatto diretto… ma ciò che ne abbiamo ricavato è
stato solo un fallimento da parte loro e un indescrivibile mal di testa da
parte mia.
E quando dico indescrivibile è perché
davvero non saprei come spiegarvelo.
Ricordo solo di aver sentito un
fischio acuto e assordante attraversarmi la testa come se volesse tagliarmela
in due, e due forze che si spingevano l’una contro l’altra in maniera così
violenta che ho quasi temuto potesse davvero esplodermi la testa da un momento
all’altro.
Ho finito perfino con lo stringermela
tra le braccia… ma ovviamente non è successo nulla di
ciò che avevo temuto. Mi sono solo
sanguinate le orecchie. E Mu è impallidito, chiudendosi nei giorni a venire in
un mutismo peggiore dei giorni precedenti.
-Lo speravate? – chiedo ironica,
rivolgendo uno sguardo indecifrabile a Camus,
cercando di captarne la reazione.
-Non dire blasfemità!
– esclama Al, spalancando i suoi piccoli occhi scuri
come se ne avessi davvero pronunciata appena una.
-E son due – ribatto, abbassando gli
occhi, aspettando che il cavaliere di Scorpio, come al
solito, afferri al volo le mie allusioni, nonostante attualmente sembri essere
più di là che di qua.
-Io mi offenderei – dice infatti subito dopo, sollevando un dito e un sopracciglio
con fare saccente, rivolgendosi ad Aldebaran e riuscendosi a farsi perfino
prendere sul serio.
Al si limita ad osservarlo
interrogativamente, aspettando che si spieghi.
-Ti ha appena paragonato a Shaka,
amico mio! - .
Trattengo a stento una risata,
riuscendo a intravedere le labbra di Camus inclinarsi
lievemente in un sorriso.
-Questa poi! – ribatte Al dopo un
minuto di smarrimento, allontanandomi come se si fosse scottato. A quel punto
scoppio a ridere, coinvolgendo anche lo scricciolo, che se n’è rimasto buono buono fino a questo momento
al mio fianco, osservando divertito il solito siparietto che viene fuori ogni
volta che faccio ritorno in Grecia.
-Tu invece ne stai approfittando per
andare continuamente a zonzo, eh? – gli chiede il cavaliere del toro,
scompigliandogli giocosamente la folta chioma rossa.
-Reiko ha bisogno di essere teletrasportata! – esclama orgoglioso, colpito
nell’orgoglio, probabilmente credendo che Al abbia in
qualche modo potuto sottovalutare il suo ruolo.
-Chiaro. Se non fosse
per te davvero avremmo potuto ricevere solo cartoline da questa sciagurata! –
mi rimprovera il cavaliere dello scorpione, appoggiandosi fiaccamente ad un
seccato cavaliere dell’acquario, che si limita a polverizzarlo con un’occhiataccia
lanciata di sbieco.
-Dove vado io ho difficoltà a trovare
francobolli… - .
-Figuriamoci, a maggior ragione! –
ribatte in maniera fintamente indignata Al.
Rido,
ascoltando divertita i vari scambi di opinione sull’argomento tra lui e Milo,
mentre Camus si limita ad annuire di tanto in tanto,
lanciandomi sguardi carichi di comprensione nel momento in cui rivolgo gli
occhi verso l’alto.
-Avete finito di parlare in mia
presenza come se non ci fossi? - .
-Tre, Reiko. – mi risponde Al, continuando a mantenere il punto.
Ci risiamo…
-Tre. Tre mesi. Un telefono pubblico
dovrà pur esserci in India! – aggiunge Milo.
-Potrebbe non esserci la necessità di
farsi sentire – gli fa notare giustamente Camus,
sospirando poi spazientito, facendomi brillare lievemente gli occhi dalla
commozione.
-Perché quest’uomo ha capito tutto e
voi no? - .
-Ehi! – solleva le mani Milo, come a
sottolineare che lui non centra. – È Al che ne fa una questione di principio,
io sostengo tutt’altro! - .
-Sarebbe? – chiediamo io e Al all’unisono.
-Ti sei innamorata -
.
…
-Eh? – richiediamo io e il cavaliere
del toro, entrambi stupefatti da quell’esclamazione.
-È chiaro, ti sei innamorata! Cosa
potrebbe spingerti ad abbandonare il santuario e fuggire in India? - .
-Fuggire – ripeto, scandendo la parola
come a cercar di trovarne un qualche altro tipo di significato.
-Fuggire! – ripete con enfasi Milo,
come a voler sottolineare il fatto con ovvietà. – Avresti potuto almeno
avvisarci…avremmo potuto, da buoni amici, preparare psicologicamente l’ariete…
adesso chi lo sente que-… - Una gomitata nelle
costole di Al lo interrompe, facendogli rivolgere lo
sguardo allarmato verso la creaturina che è ora alle
mie spalle, (fortunatamente) distratto, intento a calciare via dei ciottoli.
-Ops
– biascica Milo, portandosi una mano al lato del torace colpito, per poi
tastarselo e ritirare prontamente l’arto. – Ciò non toglie che odi te e Aioria
profondamente – si rivolge ad Al, che continua a
guardarlo con fare ammonitore, sfidandolo.
Ci risiamo anche qui…
Qualora si stufasse di proteggere Saori, Milo potrebbe tranquillamente fare lo scrittore di
romanzi rosa.
-Che ne direste di un bel caffè? –
chiedo poi improvvisamente, tentando di cambiare discorso e allentare la
tensione che sembra essersi creata dopo il fantastico intervento di Milo.
-Doppio – pronuncia Camus, annuendo, indicando il compagno al suo fianco e
trascinandoselo dietro fino ad un bar posto all’angolo della strada in cui finora
abbiamo parlato.
-SONO TORNATA! – urlo nell’atrio della
sesta casa, sapendo benissimo di turbare l’intensissima noiosissima meditazione
del custode, facendo capolino nella sala di meditazione per controllare di aver
ottenuto l’effetto desiderato, mentre con una mano tento di disfarmi del manto
di lana che Yami si è premurato di donarmi in occasione
del mio ritorno in Grecia.
Sì, Yami. Il
poverino che stava per essere decapitato dai thugs.
Ricordo ancora la sua espressione nel
rivedermi fare ritorno in India, dopo tanto tempo dall’episodio del tempio shivaita.
Non sapeva da dove iniziare. Se
chiedermi come stessi, come facessi ad essere viva dal momento che tutti mi
credevano morta da quando il tempio del maestro Shin
era stato attaccato, chi fossero quelle persone che hanno combattuto con me
contro i thugs…
Alla fine ha finito col piangere e
con l’abbracciarmi, finendo col far piangere anche me.
Yami
è l’unico sopravvissuto dello sterminio del tempio… l’unico mio appiglio col
passato… coi ricordi legati a quella parte della mia vita.
Ci siamo messi a parlare a lungo… del
maestro Shin… di quanto la mia vita fosse cambiata da
quando sono riuscita a trovare “delle persone che mi hanno aiutata ad
affrontare il tutto” (è stata l’unica cosa che gli ho detto dell’intera faccenda
di Athena, non mi è sembrato il caso scendere nei
particolari).
In merito ai thugs…
non c’è stato bisogno che parlassi di nulla.
È stato lui stesso ad introdurre
l’argomento, scurendosi in volto e tremando a tratti, ricordando quei momenti.
Mi ha raccontato dell’attacco al
tempio, dettagliatamente, facendo sì che potessi rivivere quegli orribili
momenti pur non essendo stata presente… di come sia riuscito a sopravvivere
fingendosi morto, mimetizzandosi tra i cadaveri veri e propri, costretto poi a
riaprire gli occhi su uno scenario rosso sangue… di come abbia vagato a lungo
prima di trovare qualcuno disposto ad aiutarlo… la gente era diffidente. Si
sono susseguiti diversi attacchi in poco tempo. Chiunque temeva di venirne coinvolto prima o poi.
Alla fine è riuscito a trovare
rifugio in un tempio buddista della città vicina, che gli ha offerto ospitalità
e aiuti concreti per ricostruire il tempio andato distrutto.
Progetto di cui mi ha parlato con
enfasi…e a cui ho deciso di prendere parte.
Sarà senz’altro dura…
ma per me, così come per lui immagino, rappresenta l’unico barlume di
speranza di riportare la luce laddove è calato il buio.
Per il resto, non sono accadute poi
così tante cose nell’arco di questi nove mesi, è il tempo che è passato tanto
velocemente da confondermi.
Non capita di rado che perda la
cognizione del tempo. Se non avessi visto coi miei
occhi gli alberi perdere le foglie non avrei nemmeno immaginato che fosse trascorsa
un’intera stagione.
-Ti hanno sentita anche i muri –
pronuncia placidamente il cavaliere di virgo, non
componendosi minimamente.
-Chissà, forse nella loro vita
precedente sono stati così intenti a parlare in continuazione e a non ascoltare
che hanno finito col subire tale sorte! - .
-Non confondere la reincarnazione con
la legge del contrappasso dell’inferno dantesco - .
-Oh! Per un attimo ho temuto per le tue
sorti, Shaka. Deve essere terribile rinascere sotto le sembianze di qualcosa
che reagisce continuamente e che vive ad occhi aperti… - .
Come era prevedibile, mi ignora.
-Ti sono mancata? – chiedo dopo un
momento di pausa, avvertendo il suo cosmo turbarsi lievemente. Prima che
finisca col privarmi di tutti i sensi forse è meglio che tolga il disturbo.
-È permesso? – chiedo, arrivata sulla
soglia della casa del capricorno.
-Alle rotture di minchia,
no! - .
E ti pareva.
-E che ci fai tu qui? – gli chiedo di rimando mentre stringo la mano al custode della decima casa,
facendo riferimento a ciò che ha appena detto a il custode della quarta,
spaparanzato sul divano in pelle marrone con una mano sul bracciolo e l’altra a
reggere un drink. Il solito piede poggiato sul tavolino di fronte, che Shura minaccia continuamente di amputare con excalibur per salvaguardare il proprio arredamento, ma
senza successo.
-Giù la zampa! – esclama infatti non appena si volta, cogliendo sul fatto Angelo,
troppo lento a ritirare l’arto perché occupato ad atteggiarsi.
-… deduco che qualche volta Shura deve aver calato sul serio excalibur
sulla tua pellaccia! – dico osservando ancora Death Mask,
che adesso sta osservando capricorn sottecchi,
dandomi l’impressione di stare sulla difensiva.
-Hai indovinato – pronuncia una voce
familiare alle mie spalle. Mi volto in direzione della cucina scorgendovi la
figura del custode della dodicesima fare ingresso nel salotto… e come al solito mi perdo nella sua perfezione.
Lo saluto, sorridendo e tentando di
non arrossire come un’allocca – come ogni volta – quando si avvicina… e mi
saluta a modo suo.
Baciandomi sulla guancia. Ad un
centimetro dalle labbra.
Finalmente allontanatosi riprendo a
respirare. Non che mi dispiaccia ricevere certi tipi di attenzioni da una
persona che trasuda sensualità da tutti i pori – vincerei l’oscar
dell’ipocrisia se ammettessi il contrario – ma ciò non
toglie che m’imbarazza.
E sembra suscitare tal tipo di
reazione solo a me, dal momento che qualsiasi persona presente al momento
sembra non applicarcisi più di tanto.
È più che ovvio che Aphrodite si comporti così con tutte le donzelle.
-Sono cresciuti tanto – constata il
cavaliere in questione, facendosi scivolare su una mano una ciocca dei miei
capelli.
-Mh…
dovrei dargli una spuntatina – dico, afferrando la
stessa ciocca ora lasciata da Aphrodite e portandomi
le punte di questa davanti agli occhi.
-Non farlo, stai bene. Non è vero? –
si volta verso i compagni chiedendo conferma, ricevendo un mugolio in risposta da Shura e indifferenza
assoluta da Angelo.
-Messa com’è, non credo che un taglio
di capelli possa far miracoli - .
-Cafone – risponde il cavaliere dei
pesci a Death Mask, indignato, mentre io mi limito a
fare il verso a quest’ultimo alle spalle del primo, fregandomene altamente del
responso.
-EHI! Si può? - .
-Seguro,
seguro! – conferma Shura,
sorridendo e preparandosi ad accogliere il cavaliere della seconda casa,
sparendo in cucina per poi far ritorno con un altro bicchiere e un’altra
bottiglia d’amaro.
-Ehi! – esclama ancora Al non appena
fa ingresso nella casa del capricorno, questa volta sorpreso,
sorridendo nella mia direzione.
-La giornata delle visite! – ironizza
Death Mask, roteando gli occhi e bevendo un altro
sorso del suo drink, tracannandolo avidamente e svuotando il bicchiere.
-Stasera tutti da me, gente! – esclama
col suo vocione Al poco dopo che ho ringraziato Shura
per avermi offerto un bicchierino pieno a metà di liquido ambrato.– Si festeggia! - .
-Che cosa? – chiede allarmato Shura, sollevandosi dal divano e dirigendosi in cucina, a
sbirciare il calendario appeso sul muro accanto al frigorifero.
-Come, cosa?!
– chiede fintamente indignato il cavaliere della seconda, prima di mettermi un
braccio attorno alle spalle, fornendo così la risposta.
-Perché non festeggiamo
quando riparte? – chiede con nonchalanceCancer, senza spostare lo sguardo dall’ennesimo bicchierino
che si appresta a tracannare, venendo incenerito
all’istante da Aphrodite e ignorato da tutti.
-Dì piuttosto che hai trovato il
pretesto per far baldoria! – esclamo divertita, sorridendo e guardando Al, costretta ad alzare la testa per quanto è alto.
-Dettagli! – esclama di rimando lui
dopo un attimo in cui ha finto di aver riflettuto, scoppiando a ridere in una
delle sue classiche risate fragorose, coinvolgendomi inevitabilmente.
-È meglio che prosegua – pronuncio
infine, decidendo di raggiungere Saori, staccandomi da Al e poggiando il bicchierino – dal quale ho praticamente
bevuto solo un sorso perché troppo forte – sul tavolino.
-Mi raccomando! Non voglio sentire
storie inerenti alla linea di qua e alla stanchezza di là! Ho in mente una
cenetta coi fiocchi, mangia un’insalata e fatti una sana dormita! – sento la
voce di Al mentre le sue mani mi afferrano le spalle e
mi shakerano come si deve, facendomi leggermente girare la testa.
-Vi aspetto tutti alla seconda alle
otto! – esclama infine, prima di attraversare la decima casa velocemente,
sparendo così dalla nostra vista.
-Speriamo non condisca troppo gli
alimenti come al solito… - dice in maniera
melodrammatica Aphrodite, mentre Shura
rotea gli occhi e Death Mask si accende una
sigaretta, soffiando il fumo nella direzione del cavaliere della dodicesima
casa.
Sono di fronte al vecchio tempio del
maestro Shin, consunto dal tempo e dalle intemperie. È davvero un peccato che
nessuno ne abbia avuto più cura da quando il maestro è
morto.
-Reiko? - .
Sobbalzo, voltandomi di scatto verso
l’omino che ho affianco.
-Scusami, Yami
– pronuncio, prima di rivolgere lo sguardo nuovamente verso il tempio, questa
volta con perplessità.
Quanto tempo è passato affinché la
struttura potesse ridursi così?
-Scusami tu… devo aver interrotto i
tuoi pensieri - .
Sospiro, senza staccare gli occhi dal
legno marcio che una volta costituiva il tetto.
-Pensavo che hai
avuto davvero una buona idea. Certamente sarà faticoso, ma ho tutta
l’intenzione di aiutare te e gli altri volontari a ricostruirlo! – esclamo
entusiasta, riferendomi al tempio di fronte a noi, mentre Yami
sorride radioso, probabilmente contento della mia risposta.
Mi ci è voluto un
po’ di tempo prima di convincermi – autoimponendomelo
– a rientrare in quel luogo che io ricordo così pieno di sangue…
Facendovi ritorno più e più volte a
poco a poco mi sono riabituata… riuscendo a scacciare tutti gli spettri che
aleggiavano nei miei ricordi, riuscendo ad esorcizzarli imponendomi addirittura
di dormirci dentro di notte, da sola.
E ci sono riuscita.
Se non fosse stato per gli esercizi
di meditazione di Shaka probabilmente avrei avuto serie difficoltà a
raggiungere buoni obiettivi in così poco tempo. Ma ce l’ho
fatta. L’importante è questo.
-Hai dato un’occhiata dentro? - .
La voce di Yami
mi distoglie dai miei pensieri ancora una volta, facendomi trasalire… e
rabbrividire.
Mi volto lentamente verso di lui…
indugiando parecchio prima di calare lo sguardo sul suo volto… dandomi poi
della scema non appena lo faccio.
Ancora i postumi della battaglia.
Per un brevissimo istante, mi era
sembrato di sentire un’altra voce.
-Sì… più volte… - rispondo alla sua
domanda, sorridendo, cercando di recuperare l’impostazione vocale iniziale.
-Intendo adesso - .
Lo guardo perplessa per un istante,
cercando di comprendere la sua domanda.
-Entra – m’invita a fare Yami, incurante del mio sguardo interrogativo puntato su di
lui. – Coraggio - .
Non so perché… ma senza pensarci due
volte, lo faccio.
Cautamente, passo dopo passo, tento
di addentrarmi in quella coltre di polvere che si solleva al mio passaggio,
cercando di scacciare la sensazione sgradevole che mi suscita l’udire le assi
del vecchio e ormai malridotto parquet scricchiolare ogni qual volta lo
calpesto.
Non vedo nulla… è buio, mal
illuminato.
È quindi uno scherzo dei miei occhi, quello?
-Chi sei? – chiedo alla figura seduta a terra poco lontana da me,
di cui riesco a scorgere nitidamente i contorni nonostante non riesca a vedere
altro, per il momento.
Strizzo gli occhi per tentar di
riuscire a focalizzare meglio la persona che sembra sbattersene altamente del
fatto di esser seduta nella posizione del loto al centro di un vecchio tempio
buddista così, come se fosse la cosa più normale del mondo.
Per quanto mi stia
facendo saltare i nervi non posso che considerare il tutto inquietante.
-Ehi, dico a te! – esclamo quasi
urlando, verso di lei… rendendomi conto, avanzando, che si tratta
effettivamente di una lei.
O almeno così sembrerebbe dal corpo
esile e la folta chioma di capelli ricci che le funge da criniera.
Alla sua ennesima mancata reazione
giungo alla conclusione più razionale.
Non è normale tutto ciò. Non lo è
affatto.
Col cuore che mi galoppa in gola, colta
improvvisamente da una brutta sensazione, mi volto verso l’ingresso del tempio
per urlare a Yami di scappare… ma
l’unica cosa che sono in grado di fare è spalancare gli occhi. L’ingresso è
sbarrato da diverse assi inchiodate le une sulle altre.
Un rumore agghiacciante che io
associo in maniera ancor più inquietante ad uno scricchiolio d’ossa mi porta a
farmi voltare di scatto, facendomi mancare fiato in gola per quello che sono
costretta ad assistere.
La figura che era seduta poco prima
poco distante da me si è alzata, raggiungendomi e afferrandomi la gola con
entrambi le mani... scheletriche.
Nel disperato tentativo di liberarmi
dalla sua morsa, facendo affidamento su quel briciolo di lucidità e freddezza
rimastami, comincio a stringere le dita attorno alle sue braccia scheletriche…
rendendomi conto della cosa più agghiacciante.
L’assalitrice ha il mio stesso volto.
Mi sollevo dal letto di scatto,
boccheggiando e guardandomi attorno spaurita, come se la scena sognata poco fa possa realizzarsi in questo preciso istante.
Resami conto di trovarmi ancora nella
casa della vergine, scendo velocemente – seppur maldestramente a causa della
paura che mi ha atterrita, immobilizzandomi le gambe – dal letto, liberandomi
delle lenzuola porpora e dirigendomi a passo spedito verso l’esterno,
imboccando il corridoio e camminando poggiandomi al muro, fino a che, ancora
boccheggiante, non riesco a ritrovare la porta che sto cercando.
La stessa che riuscì ad aiutarmi quando chiesi a Shaka di insegnarmi ad essere
imperturbabile.
Entro nel nuovo spazio quasi come se
in apnea avessi finalmente ritrovato il modo di risalire a galla.
Comincio a correre nel bel mezzo
dello sharasoju, incontro agli alberi gemelli, lasciandomi
cadere ai loro piedi esausta, cercando di placare
l’affanno e imponendomi di calmarmi inspirando ed espirando a pieni polmoni
l’aria che questo posto paradisiaco mi offre.
Mi stendo, facendo aderire la schiena
al manto d’erba fresca, facilitandomi così la respirazione… che in breve tempo
ritorna regolare.
Chiusi gli occhi, mi beo del silenzio
che regna questo luogo, schiudendoli per assistere allo spettacolo che mi
offrono le chiome degli alberi ai quali ho chiesto asilo, che producono un
rumore rilassante agitati dal leggero e discreto venticello che soffia di tanto
in tanto.
Quale divinità può aver mai creato un
posto tanto spettacolare?
-Reiko - .
… o per quale divinità sarà mai stato
creato?
-Shaka - .
Ciò che mi fuoriesce dalle labbra
potrebbe assomigliare vagamente ad un sussurro per un orecchio ben teso. Ma solo
per un orecchio ben teso.
-Perdonami – gli chiedo, ricordandomi
del valore sacrale che ha questo posto per lui, reso accessibile dal custode a
soli pochi prescelti. – Soffocavo di nuovo - .
Il cavaliere della vergine si
avvicina lentamente, dandomi tutto il tempo di richiudere e riaprire gli occhi,
fino a quando non si siede poco distante da me, le gambe rilassate in una
posizione da uomo comune.
-Raccontami - .
Inizio a raccontargli dell’incubo,
dell’angoscia e del senso di terrore allo stato puro provato. Non oso
pronunciare i dettagli più macabri. Son fuggita qui affinché si allontanassero
e che non mi raggiungessero.
-Sei fermamente sicura che fosse il tuo volto? - .
-Sicurissima - .
La fronte del cavaliere della vergine
si aggrotta per un attimo.
-Shaka… - lo chiamo ancora,
sussurrando nuovamente, senza staccare gli occhi dai rami degli alberi gemelli.
Il suo viso si volta verso di me. – Non è ancora finita, vero? - .
Il silenzio che segue è più eloquente
di qualsiasi parola.
Blocco un singhiozzo in gola,
conducendomi una mano alla bocca per far sì che non possa in alcun modo
sfuggirmi. Quando sento le lacrime salirmi agli occhi e minacciare di
fuoriuscire da un momento all’altro mi volto su un lato, ponendomi in posizione
fetale, dando le spalle al custode della sesta casa.
Comincio a singhiozzare
silenziosamente, pregando mentalmente a questo posto di scacciare via gli
spettri che mi perseguitano… ma ciò che ottengo è solo
un profondo silenzio, rotto di tanto in tanto dai miei lamenti sconnessi.
Poi una mano mi si poggia sulla
spalla, portandosi all’altezza della mia testa… prendendo ad accarezzarmela
lievemente.
M’immobilizzo all’istante.
Tutto mi aspettavo, fuorché Shaka si
mettesse… a consolarmi.
Nel momento in cui il mio corpo
s’immobilizza, lo stesso fa la mano dell’uomo che è alle mie spalle,
probabilmente tentennante e indeciso quanto me sul da farsi.
Mi rialzo velocemente, evitando di
guardarlo in volto, ripulendomi i pantaloni della tenuta da notte dall’erba,
anche se non ne hanno bisogno.
-Andrò via – pronuncio con un tono
leggermente più alto delle volte precedenti, continuando a tenere lo sguardo
basso. – Devo… devo sconfiggere i fantasmi che mi perseguitano - .
-Andando dove? – è la domanda che mi
rivolge Shaka, con un tono identico al mio.
Scuoto la testa… temporeggiando, non
sapendo minimamente cosa rispondere.
-In India… forse – rispondo,
continuando a non rivolgere lo sguardo su di lui.
-Cosa c’è lì? - . Il mio sguardo si
sposta dall’erba ai suoi piedi nudi. E non si muove più di una virgola, nonostante
la testa faccia il contrario, nervosamente.
Mi risalgono le lacrime agli occhi.
Non c’è più nulla lì.
-Terreno fertile per ricostruire – è
ciò che invece rispondo, capendo a cosa abbia voluto alludere, inspirando
profondamente e indurendo lo sguardo.
-Il mondo è pieno di terreni
fertili... – continua, facendomi irrigidire la mascella.
-È vero – constato con la voce
incrinata. – Un posto vale l’altro… - .
-Non sempre – ribatte subito e
fermamente lui. Il mio sguardo risale appena un po’, spostandosi dai suoi piedi
candidi.
-Attualmente non vedo alcuna
differenza… - ribatto a mia volta, freddamente, aggrottando la fronte.
-Nessuna? - .
Rimango perplessa alla sua domanda,
chiedendomi dove voglia andare a parare.
-Eppure tu hai sempre tenuto gli occhi
aperti… - .
…
Scuoto la testa, amareggiata.
-Non serve a nulla avere gli occhi
aperti se non si sa dove guardare… - . Flebile. Sembro
non avere più voce.
Perché è tutto maledettamente vero.
Io… non ho nulla.
Nulla.
NULLA.
Delusione, paura, rabbia, VUOTO.
Ho perso tutte quelle piccole e
insulse certezze che un tempo facevano di me una persona serena.
Felice no, non lo sono mai stata.
Però andava comunque bene così.
Ma adesso…
-Non per questo si deve chiuderli - .
…
Non avrei mai immaginato udir una
frase del genere uscire dalla bocca di Shaka.
… ne tantomeno avrei mai immaginato…
accadesse una cosa simile…
Shaka ha allungato un braccio,
conducendo una sua mano a sollevarmi il volto… delicatamente… facendo sì che
potessi guardarlo…
-Si corre il rischio dell’accorgersi delle cose troppo tardi… - .
…
I suoi occhi sono aperti.
Le dita che mi tengono il mento sono
andate a congiungersi, prendendo a carezzarmi il volto… dolcemente.
I suoi occhi continuano a rimanere
aperti.
Siamo ormai a pochi passi l’uno
dall’altro… e non me n’ero nemmeno accorta.
Rimango a fissare i
suoi splendidi occhi incantata… immobile… col corpo svuotato… leggero…
la mente unicamente rivolta a questo momento… surreale.
Lo vedo sempre più vicino.
-La meditazione serve a sgomberare la
mente - .
… ?
-Non è vero che non mi tange nulla –
sussurra a un centimetro dalle mie labbra, continuando a fissarmi intensamente,
per poi stabilire un contatto con le mie.
Spalanco gli occhi, realizzando solo
in quel momento cosa stia accadendo… a cosa si sia riferitopoc’anzi.
“Mi
chiedevo solo su cosa avessi da meditare dal momento
che non ti tange nulla.”
…I suoi turbamenti di cosmo…
…
Ed io che…
…
Com’è possibile… ?
E quanta dolcezza… quanto tatto
nell’attendere una mia risposta… continuando a tentennare con la mano rimasta sospesa
a mezz’aria… a pochi centimetri dal mio volto.
Chiudo gli occhi, cercando di concentrami sulle sensazioni derivanti da quel contatto,
inclinando leggermente la testa – seppur molto rigidamente, confusa e presa
alla sprovvista come sono – avvertendo poco dopo la mano accanto al mio volto
andare ad avvolgermi la nuca…
Quando una visione orribile mi fa
spalancare gli occhi esterrefatta.
Indietreggio di
botto, confusa e a disagio, staccandomi da lui proprio nel momento in
cui l’altro braccio era andato ad avvolgermi la vita.
Per un attimo…
…ho immaginato che mi stesse baciando
qualcun altro.
Sollevo gli occhi su di lui nel
momento in cui mi accorgo di aver abbattuto le mie barriere mentali,
lasciandomi andare a quel modo.
…Dandogli così la possibilità di
comprendere da solo…
-Shaka io… - fuoriesce dalle mie
labbra, con voce rotta, vedendo la sua espressione farsi cerea… incrinarsi… spezzarsi… quando realizza il motivo.
E l’impressione che ho di lui nel
momento successivo è peggiore della vista di un oggetto di cristallo andare in
frantumi.
-Io… - continuo con voce rotta,
continuando ad assistere impotente ai cambiamenti – inesistenti agli occhi di
qualsiasi altra persona – del suo volto, che s’irrigidisce… diventando una
maschera di rabbia prima… e una maschera pacata dopo.
Apparentemente assolutamente
imperturbabile.
D’arresa.
-Io non posso… - riesco ad aggiungere
solo dopo un po’, riuscendo ad attingere un po’ di quell’insulso coraggio che
mi è rimasto. Il resto mi è servito ad illuderlo. – Non posso… - ripeto con
voce rotta, lasciando che delle lacrime mi fuoriescano gli occhi. – Mi
dispiace… - pronuncio infine, prima di chiudere gli occhi e correre alla cieca
verso l’ingresso che conduce in questo posto paradisiaco… morendo… alla vista
di Shaka richiudere di nuovo gli occhi.
Una volta fuori mi piego, poggiando
le mani sulle ginocchia, cercando di recuperare fiato, rendendomi subito conto
di trovarmi all’aperto, a piedi scalzi e con vestiti leggeri con una
temperatura a dir poco gelida.
Non mi sono limitata ad abbandonare
lo sharasoju.
Ho abbandonato la sesta casa.
É… è stato…
…
Come ho fatto a non capirlo prima…?
Perché ho dovuto ferire Shaka prima
di…?
Cielo… i suoi occhi… il modo in cui
mi ha guardata…
Non avrei mai voluto… io… non volevo…
Sollevo il volto solcato dalle
lacrime, guardando di fronte a me, oltre alle scale che conducono alla quinta…
oltre la terza casa…
Dovrei… cosa devo fare?
Mi mordo il labbro, incurante del
freddo che mi sta penetrando nelle ossa simile a tanti
aghi che perforano la pelle… una sensazione orribile… che mi riporta con la
mente alla battaglia.
Ho rischiato di morire senza mai
averglielo detto.
Con la completa incoscienza a
guidarmi, scatto velocemente, cominciando a correre lungo le scale, fermandomi
poco prima di fare ingresso nella quinta casa.
D’accordo l’urgenza, ma non posso
svegliare l’intero santuario per un affare da romanzi harmony.
Imbocco quindi la classica scorciatoia
laterale, che mi permette di giungere alla prima casa senza dover
riattraversare tutte le case che mi separano da essa.
Ed entro.
Di corsa, così come ho imboccato le
scale, fermandomi solo a metà corridoio, colta da una – ragionevole –
titubanza.
Sarà l’ideale fare irruzione nella
sua camera?
Farlo sobbalzare?
E se non sobbalzasse per la paura di trovarsi
qualcuno in camera – casa abbastanza poco probabile, dal momento che dovrebbe
avere dei sensi sviluppati anche mentre dorme – ma mi
attaccasse, credendomi un nemico?
E se… non fosse da solo…?
-Reiko - .
Merda.
Mi volto lentamente… molto lentamente,
a mò di rallentatore, rendendomi conto di essermi fermata esattamente in
prossimità della cucina e di averle dato le spalle…
venendo colta in castagna… dal momento che il custode della prima casa, boh, probabilmente non riusciva a dormire e ha pensato bene
di prepararsi qualcosa.
Ora mi ritrovo con due occhi
incuriositi e scrutatori puntati addosso, intenti probabilmente a cercare di
farmi dei raggi x, dal momento che non hanno la possibilità di entrarmi nella
testa, avendo rialzato la barriera.
-Ciao Mu – rispondo con ovvietà. Come
una cretina.
Lui continua ad osservarmi,
soffermandosi particolarmente sui piedi e sul mio abbigliamento.
Perché il cervello mi sta
abbandonando adesso? Che devo fare? Che faccio?
-Scusa l’irruzione – decido di dire
infine, dopo un periodo indefinito, durante il quale la tazza che ha ancora tra
le mani ha smesso di fumare. – Ma dovevo vederti - .
-Ti senti bene? – pronuncia a quel
punto lui, convincendomi del fatto che non sia una statua. Ponendomi anche una
gran bella domanda.
-Io… - inizio titubante, osservando il
suo sguardo non staccarsi un attimo dal mio. Mi mordo la lingua, imponendomi di
portare a termine il motivo che mi ha condotto fin qua. – Mai stata meglio –
rispondo decisa, mentre lui, compreso ormai l’andazzo, decide di lasciar
perdere la tazza e poggiarla sulla credenza alla sua sinistra, per poi
avanzare… e condurmi una mano alla fronte.
… non devo averlo convinto.
…
-Sei gelida – pronuncia dopo
un’attenta osservazione, scrutando ogni minimo dettaglio del mio volto,
cercando probabilmente di captare qualcosa che possa
aiutarlo a comprendere… tutto ciò.
-Sì - . E non sai quanto ho dovuto
esserlo poco fa, cinque case più su.
-Vuoi sederti? - .
-Sì… - forse è meglio. Magari mi
ricordo come si fa a parlare.
Appena sedutici al tavolo della
cucina… vengo colta dal panico.
Lui continua ad osservarmi
incuriosito… a tratti irrequieto…per poi alzarsi, facendomi
cenno con una mano di attendere un attimo, dirigendosi verso i fornelli… e
armeggiando con essi.
Dall’aroma direi che si tratti di
caffè.
-Cosa ti porta qui, Reiko? – mi chiede
una volta sedutosi, arrivando dritto al punto.
-Volevo parlarti – rispondo poco dopo,
cercando di ponderare bene le parole per cercare di riordinarmele in testa.
Comincio a invidiare Shaka, anziché
perdersi in chiacchiere è passato subito ai fatti!
…
M’intristisco subito, al solo
pensiero… e a giudicare dall’espressione sbigottita di Mu, deduco che
l’espressione contrita che ho stampata in faccia parli da sé.
Ma lui non può sapere da cosa sia dovuta.
-Cos’è successo? - .
Potessi
dirtelo direttamente… urlarlo al cielo e alla terra… senza dovermi preoccupare
di doverti dare alcuna spiegazione… immaginando che tu sappia già tutto... e
che non stessi aspettando altro che sentirtelo dire…
Ma è un’utopia, vero?
-Ti è mai capitato… - .
Il rumore assordante della
caffettiera che indica che il caffè è pronto m’interrompe, facendomi
precipitare l’umore sotto ai piedi non appena vedo che Mu si rialza, con
naturalezza, come se stessimo parlando del tempo ed io non stessi facendo
assolutamente alcuno sforzo sovrumano nel cercar di trovare il modo per
rendermi il meno ridicola possibile.
Quando ritorna con le tazze colme di
liquido scuro, afferro la mia e ingurgito il contenuto, desiderando per un
momento che al suo posto si trovi qualcosa di simile a quello che mi ha offerto
Shura oggi pomeriggio.
…
Pomeriggio… ora è notte fonda… l-la…
-La cena! – esclamo improvvisamente,
come colta da un’illuminazione.
-È stata spostata a domani. – mi
risponde Mu, pacando lievemente la mia preoccupazione. - Eri stanca – aggiunge,
facendo rilassare di nuovo il mio volto perplesso.
Come siamo arrivati a parlare della
cena?
Sto perdendo decisamente colpi!
… o sto cercando di rimandare il
punto.
Bevo ancora dalla tazza, naturalmente
ustionandomi la lingua.
-Scotta… - .
-Non importa - .
Segue un minuto interminabile di
silenzio, durante il quale riesco perfino a sentire il ticchettio dell’orologio
della sala accanto scandire i secondi che trascorrono.
Sospiro affranta.
Non ci riesco.
-Hai litigato con Shaka? - . È palese
che l’abbia buttata lì, non sapendo che pesci prendere…
-No, stavolta no. – rispondo con
decisione. – Stavolta Shaka mi ha aperto gli occhi… - .
I suoi occhi verdi mi fissano
attenti.
-Ovvero? - .
Gli stessi occhi verdi che ho immaginato
si chiudessero e schiudessero per baciarmi…
-Sulla questione Kalì
- .
Non ci riesco.
-Ah… - .
Già…
-… sei preoccupata? - .
Non l’ha bevuta. Sta temporeggiando
per studiare il modo migliore per farmi vuotare il sacco, probabilmente.
-No - . I suoi occhi si assottigliano,
dando l’idea di starsi concentrando a dismisura per captare ogni intonazione
della mia voce. – Sono preoccupata per altro… - .
La sua espressione si distende,
sorpresa.
-Sono preoccupata di… - .
Deglutisco, dandomi coraggio.
-Sono preoccupata di morire prima di…
fare delle cose… delle cose importanti… - .
E uno.
-Non mi preoccuperebbe morire sapendo
di non lasciare nulla in sospeso… nulla di non tentato… nulla di non
confessato… - .
E son due. Mu ha cambiato
espressione…
-Ma attualmente… -
.
Il suo sguardo si fa… cereo?
-Mi preoccupa morire – fisso i miei
occhi nei suoi. – Tanto - .
La mia mano si sposta di riflesso
verso la sua… che si ritrae impercettibilmente. Quel tanto che basta a
ristabilire le distanze.
…
-È una preoccupazione comprensibile e abbastanza
comune – dice improvvisamente, dopo un po’, spostando lo sguardo sul tavolo che
ci separa.
-È capitato anche a te… ? – azzardo,
sperando… di farlo sbilanciare.
-È il tipico stato d’animo di chi
combatte. Si ha sempre la sensazione che la prossima battaglia sia l’ultima - .
Comincio a scuotere la testa,
mostrando il mio dissenso.
-Ma io stavo parlando di me – rispondo, cercando di fargli
comprendere che i discorsi generali non centrano nulla.
-Tu vivrai, Reiko -
.
Stringo i denti, facendoli stridere.
-Non è detto… - .
I suoi occhi si sollevano di scatto,
puntandosi nei miei.
-Tu vivrai. Parvati libererà il tuo
corpo e potrai ritornare a condurre una vita normale - .
Mi sfugge, senza che possa
controllarla, una risata nervosa e sarcastica.
-Credo che dopo tutta questa storia la
normalità per me non avrà più la stesso significato… e
ad ogni modo non è di questo che m’importa – concludo, osservando i suoi occhi
di quel verde così particolare non abbandonare i miei nemmeno un istante.
-È naturale che adesso le tue priorità
siano altre, succederà solo poi che il tuo desiderio di rimettere ordine nella
tua vita ritorni a pulsare… - .
-Non è dell’ordine che m’importa - .
-T’importerà - .
-Questo posso saperlo solo io - .
Il silenzio che cala dopo aver
enfatizzato quel termine ferma momentaneamente il botta e risposta. Un botta e
risposta che sta assumendo dei contorni ormai poco vaghi e ben definiti…
-È giusto quindi che trascorra il
tempo necessario per farti maturare certe convinzioni – capitola, afferrando le
tazze di caffè ormai vuote e alzandosi per andarle a poggiare nel lavello.
Dandomi così le spalle. – Quando sarà finita questa storia… -
.
-…sarà esattamente lo stesso –
concludo per lui, abbandonando la sedia e portandomi alle sue spalle. – Ho già
maturato le convinzioni di cui avevo bisogno… quando
questa storia sarà finita non saranno diverse - .
Lui continua a darmi le spalle,
aprendo il rubinetto e lasciando che l’acqua scorra nelle tazze… ma perché fa
così?
Questo discorso è stato più che
eloquente… non voglio credere minimamente che abbia bisogno di ulteriori
delucidazioni… perché allora si sta comportando così?
-Non dovresti chiamarle convinzioni. Vengono definite tali le cose salde - .
-Lo sono - .
-E sei sicura che bastino a loro
stesse? Potrebbero non avere alcun tipo di riscontro… - .
…
-A quel punto continuerai a basarti su
di esse? - .
…
-Non dovresti illuderti in questo modo
- .
…
Illudermi.
…quello che ho fatto per una vita
intera.
Illudermi che al tempio potessi
riuscire a prevalere sui ragazzi, dimostrando di non essere una “debole
femminuccia” come invece sostenevano…
Illudermi che il maestro mi avrebbe
seguita fino a che non avrebbe chiuso gli occhi naturalmente, per il peso
insostenibile dell’età, attraverso la sorte che dovrebbe toccare a tutti gli
esseri viventi…
Illudermi che al santuario, col
tempo, avrebbero imparato a guardarmi sotto una luce diversa e non come la
reincarnazione di una divinità a cui dovere necessariamente
del rispetto…
Illudermi
che la persona che amo potesse ricambiare i miei stessi sentimenti.
Stringo il pugno della mano sana,
fino a farmi sbiancare le nocche, abbassando il capo e imponendomi con tutte le
mie forze di non cedere all’impulso irrefrenabile di rendermi ancora una volta
ridicola.
È così che si è sentito Shaka?
Lacerato dentro?
…
-Adesso… - pronuncio in un sussurro,
quasi con voce rotta, interrompendomi subito, schiarendomi la voce e
riprendendo a parlare con un tono più alto e fermo. – Adesso è meglio che vada…
È davvero tardi - .
In tutti i sensi.
Mu si volta, tradendo l’espressione
imperturbabile del viso con una nota di sgomento, abilmente celata, negli
occhi.
O semplicemente è l’ennesima
illusione che voglio regalarmi.
-Reiko - .
…
Mi volto… scorgendo sull’uscio della
porta probabilmente l’unica persona che tenga a me
quanto io tenga a lui.
Gli sorrido, non riuscendo a impedire in alcun modo
ai miei occhi di diventare lucidi.
-Ti abbiamo svegliato, scricciolo?
Scusaci… - mi riprendo subito, sorridendogli calorosamente, avvicinandomi e
scompigliandogli i capelli rossi, arruffati dal sonno. – Stavo andando via –
aggiungo, vedendo i suoi occhioni spalancarsi,
voltandomi poi a guardare… altri occhi identici... cercando di imprimerli bene
nella memoria. – Buona notte – auguro, prima di voltarmi nuovamente e avanzare
verso l’uscita, cercando d’ignorare i brividi di freddo che mi stanno
tormentando le membra… ma un rumore di passi alle spalle m'induce a fermarmi, facendomi voltare.
C’è mancato poco che non finissi
distesa per terra.
-Kiki
– sussurro, avvertendo il suo abbraccio farsi più intenso..
mentre con la mano libera prendo ad accarezzargli i capelli.
Non… non può… averlo capito.
Ho la barriera mentale.
Mi lascia andare solo dopo
un’infinità di tempo, stringendomi lo stomaco in una morsa.
-Buona notte – mi sussurra,
rispondendo al mio saluto, prendendo a correre in direzione della sua camera.
Del fratello nemmeno l’ombra.
Ho esaurito tutte le lacrime
rimastemi ripercorrendo a ritroso la strada che mi ha ricondotta alla sesta
casa.
Ho temuto d’incontrare Shaka… ma non è accaduto. Sono quindi filata direttamente in
camera, velocemente, chiudendomi la porta alle spalle e restando con queste inchiodate
alla prima per un periodo indefinito… giungendo alla conclusione più ovvia.
Non posso continuare a stare qui.
Senza più pensarci su mi dirigo verso il letto, estraendovi da sotto la mia borsa
da viaggio, cominciando così a svuotare i cassetti… fino a quando i tenui raggi
di luna non cadono su un oggetto posto sul bordo della scrivania poco lontana
dalla finestra… catturando la mia attenzione.
Mi avvicino circospetta, scorgendovi
uno scatolino quadrato di cartone… con
su un bigliettino.
“Pigrona,
la tua assenza ha dato modo ad Al di
sbizzarrirsi con piatti più elaborati,
che si premurà a
a rifilarci domani sera assieme a
TUTTOil resto
che ha cucinato oggi. Sei ufficialmente responsa-
bile dei risultati delle analisi del
sangue di noi tut-
ti.Per evitare che me ne dimenticassi nuovamente,
ho preferito passare oggi pomeriggio
alla sesta per
lasciarti questo. Ti ho procurato due batterie
di ri-
serva, ideali per i tuoi lunghi viaggi,
inserendoti del-
le canzoni che credo possano piacerti. Milo.”
Con gli occhi lucidi a causa della
malinconia, che mi ha già colta, apro lentamente il pacchetto… trovandovi
all’interno… un mp3…
Con le mani che mi tremano, sciolgo
con cautela le cuffie, indossandole e premendo il tasto play… venendo investita
da un soffio di vento proveniente dalla finestra aperta che m’invade le narici…
facendomi chiudere gli occhi… mentre una canzone
conosciuta si fa largo nella mia testa... convincendomi a buttar fuori tutto
ciò che ho dentro su un pezzo di carta.
Angolo dell’autrice…
Tanti auguri di Buon Natale a tutti
voi, anche se posticipati.
Tra meno di otto ore entreremo nel
2010… affascinante quanto triste, malinconico…
Mi scuso per il ritardo mostruoso col
quale ho postato questo capitolo, ma mi è risultato davvero difficile portarlo
a termine, perchè è intriso di emozioni diverse, contrastanti, a tratti molto
simili… che io ho cercato di rendere al meglio, sperando di esserci riuscita e
di aver trasmesso a voi almeno un decimo di quanto ha trasmesso a me,
scrivendolo.
Il ritardo è dovuto
anche a diversi problemi di natura personale che non mi hanno reso la vita
facile ultimamente… ma oggi mi sono imposta di portarlo a termine, per farvi
almeno un pensierino di inizio anno nuovo J
Mi scuso quindi per la lunghezza (35
pagine di word!) ma spezzarlo non avrebbe fatto altro
che allungare ulteriormente il brodo, cosa che io non volevo nel modo più
assoluto, avete già aspettato fin troppo ^^
Detto questo, passo alle persone che
hanno commentato lo scorso capitolo:
-Bloody_star:
Il rating arancione è dovuto fondamentalmente alla
presenza di scene un tantino fuori dai canoni “tranquilli”. Mi dispiace che ti
abbia disgustata la scena della testa ^^’ l’unica cosa che posso invitarti a
fare è abituarti (semmai decidessi di continuare a seguirmi), perché in seguito
ci saranno un bel po’ di scene simpatiche simili se non peggiori di quella… un
bacio!;
-Mon_chan:
e mo qua ti voglio… te lo aspettavi? EH? EH? EH? Mi aspetto una recensione con
i controfiocchi u__u Muà!;
-Spartaco:
Mi dispiace averti fatto aspettare non un mese, ma ben due! ^^’ ma eccoci
qui, con un po’ di cose sbrogliate (solo un po’, eh) e con una storia che sembra
intenzionata a non voler finire… guarda, non so davvero cosa aggiungere, adesso
sono io ad essere curiosa della tua recensione ^^ grazie per i complimenti in merito alle
scene di combattimento, francamente non mi sono piaciute granchè,
avrei voluto renderle meglio… cercherò di riuscirci… prossimamente! Un bacio!;
-YamaMaxwell:
♪♫ Il triangolo no! Non l’avevo considerato! ♪ Buahuahuah! Che darei per vedere la tua espressione in
questo momento! Mi aspetto una gran recensione, eh! Fammi sapere tutto ciò che
pensi! XD Baciottoli!;
-LaReginaAkasha:
Ecco a te un capitolo che risponde un bel po’ ai tuoi
quesiti in merito a Shaka e allo scontro sbrigativo con Kalì
XD Te lo aspettavi? Grazie mille per la recensione! Mi fa piacere sapere che la
vediamo allo stesso modo su parecchie cose, spero che anche questo capitolo ti
piaccia! Un bacio!.
Ringrazio poi come al
solito le 30 persone che hanno aggiunta la storia tra i preferiti e le 13 che
l’hanno aggiunta tra le seguite!
Inoltre volevo dirvi che questo è il capitolo precedente alla lettera.
A questo capitolo segue “Somebody”, la lettera
scritta ad un Gold Saint al chiaro di luna,che potete trovare nella mia pagina autore.
Dopo questa,
la storia continuerà sulla scia di “Somebody – the begin”, quindi, in teoria, il capitolo 22 sarà “Somebody”, che in pratica non riscriverò in questa long fic.
Spero di essere stata chiara @_@
Auguro a tutti di trascorrere un
inizio anno nuovo con i fiocchi e i controfiocchi.
Che il 2010 possa portarvi tutto ciò
che desiderate… o almeno l’essenziale per continuare ad
essere sereni… o per diventarlo.
È
la terza volta che lo chiamo… avrei dovuto ricorrere
al trucchetto dello stato d’emergenza, come più volte
mi ha consigliato di fare Aiolos… vedevamo poi se non
saltava subito giù dal letto!
-Arrivo, arrivo… - biascica scorpio,
degnandosi finalmente di fare capolino nell’atrio della propria casa. – Che
succede? – mi chiede poi, dopo avermi sbadigliato praticamente in faccia,
decidendo di condurre una mano davanti alla bocca solo alla fine, quando non
serve più. Gli lancio un’occhiataccia, prima di sfilarmi dalle tasche l’oggetto
del mistero e mostrarglielo, senza aggiungere una parola.
Lui
si blocca di scatto, interrompendo così un ennesimo sbadiglio, proprio sul nascere,
rimanendo a guardare, in quello che sembrerebbe stato confusionale, l’oggetto
che gli sto tendendo. Solo dopo molto tempo si decide ad allungare una mano per
afferrarlo, srotolando lentamente la minuscola pergamena che è stata avvolta
attorno alla catenina.
Mi
avvicino lentamente, allungando il collo per cercare di capirne qualcosa in
più, dal momento che lui sembra essersi scurito in volto.
“Grazie. Di tutto.”
-Che
significa? – mi chiede improvvisamente, cogliendomi alla sprovvista, facendomi
ritrarre la testa di scatto.
-Vorrei
saperlo anch’io – gli rispondo sinceramente, vedendolo aggrottare la fronte e
rigirarsi più volte il ciondolo tra le mani. Milo si limita a far perdere lo
sguardo nel vuoto, sprofondando in quella che sembra essere una profonda
riflessione. – Perché le tue ammiratrici vengono a consegnare a me i tuoi doni?
- .
-È
di Reiko, idiota! – sbotta tutto ad un tratto lui, come riavutosi dallo stato
di trance, stringendo la catenina tra le mani, spostando poi nuovamente lo
sguardo dal mio e immergendosi nuovamente nei suoi pensieri.
-Reiko?!
- .
Quella
ragazza mi sorprende ogni volta di più. Quanto deve essere confusa per ripiegare
i suoi dubbi su Milo, alla fine?
-Aioria,
dov’è lei? Quando te l’ha data? Perché non me l’ha consegnata di persona? –
butta fuori a raffica, facendomi indietreggiare d’impulso, con i palmi rivolti
in avanti a fargli intendere di fermarsi.
-Ehi,
ehi, frena! L’ho trovata all’esterno della mia casa, con un bigliettino su cui
c’era scritto di consegnarla a te. Non sapevo nemmeno che fosse sua! - .
-Non
è sua, è mia - .
Eh?
-Milo,
che accidenti sta succedendo?! – chiedo per una buona
volta, stufo di tutti quei misteri.
-È
proprio quello che vorrei sapere anch’io – è la sua assurda risposta.
-Shaka!
- .
Sobbalzo,
lanciando un’occhiataccia di sbieco al cavaliere dell’ottava casa, che ha deciso
di riattraversare la case più in basso con me, in
semplici canottiera e boxer. Non poteva essere più svitato…
-Lo
sai che non c’è bisogno di chiedergli il permesso di passare quand-... - .
-SHAKA!
- .
-Milo!
– esclamo sottovoce, chiedendomi e chiedendogli allo stesso tempo che diavolo
gli prenda, ma prima che il cavaliere di scorpio possa degnarmi della sua
attenzione e voltarsi per darmi una risposta, virgo
fa ingresso nell’atrio della sesta casa, con una cera a dir poco seccata in
volto.
Certamente
gli occhi chiusi non impediscono di potergli leggere in viso.
-Dov’è?
– gli chiede a quel punto Milo… iniziando a farmi comprendere qualcosa.
-Non
è qui – risponde in maniera a dir poco glaciale il cavaliere della sesta…
girando poi sui tacchi e ritornando ai suoi affari…non degnandoci più della
minima attenzione.
Giornataccia
per tutti, eh?
Milo
sembra non essersene fregato più di tanto, riprendendo ad avanzare oltre la
sesta, per arrivare alla mia casa, a passo spedito.
Una
volta oltrepassatala non ho bisogno di fare altre domande.
So
quale sarà la prossima tappa.
…
-Marin?!
– chiedo sorpreso, seguendo perplesso con lo sguardo la sua folta capigliatura
rossa andare avanti e indietro nella grande cucina della seconda casa.
-Non
chiedermi cosa ci faccio qui che non lo so nemmeno io! Sono appena ritornata da
una missione che me n’è stata affidata un’altra! – sbotta, sbattendo malamente una teiera sui fornelli, facendomi sobbalzare,
mentre con entrambe le mani apre delle ante poste poco lontano, iniziando a
rovistarvi dentro alla rinfusa. – E adesso dove accidenti sarà lo zucchero?! - .
-Tesoro…
- tento, avvicinandomi cautamente, mentre Milo, al mio fianco, la osserva come
me, se non più curioso e teso come una corda di violino.
Si
fosse trattata di un’altra circostanza non ci avrebbe pensato due volte e tempestarla
di domande, ma sa bene che non è affatto il caso di cercare di rapportarsi a Marin dell’Aquila quando non è in
vena, anche se si muore dalla curiosità e dall’urgenza.
-Eccolo!
– esclama esultante, afferrando un barattolo contenente della polvere bianca,
infilandovi poi un dito dentro e assaggiandone un po’, sollevandosi per un
attimo la maschera, dando le spalle a Milo. – È sale… - quasi ringhia,
facendomi trasalire, mentre Milo al mio fianco sospira pesantemente,
lanciandomi poi un’occhiata eloquente.
-Ci
spieghi che è successo? Cosa ci fai alla seconda? – tento, sperando di ottenere
risposta.
-Sono
arrivata fin su alla quinta ma non c’eri… - inizia,
lasciandomi intendere dal prologo che probabilmente sono la causa delle sue
attuali condizioni...
-Ero
da Milo – mi affretto a rispondere, avvertendola rilassarsi un po’.
-…Ho
iniziato a cercarti… finendo purtroppo qui, dove il custode della casa mi ha
trascinata, costringendomi a rimanerci… - .
-Aspetta
un attimo! Che significa che ti ha costretta? – chiedo, aggrottando la fronte,
intravedendo Milo al mio fianco roteare gli occhi e Marin
rimanere immobile, probabilmente a fissarmi in maniera peggiore della maschera
che indossa.
-Come
si fa a dire di no ad Al?? – mi chiede quindi a sua
volta, sciogliendo i miei dubbi in merito alla situazione. È lei che non ha
saputo dire di no, allora…
-Ah…
- mi limito a farmi sfuggire, vedendola ridarmi le spalle.
-Mi
avesse almeno spiegato il motivo! Si è solo limitato a intimarmi di abbassare
la voce e a preparare qualcosa di caldo! Non è per Kiki,
figuriamoci, ma diamine! Lasciarmi qui come un’allocca! - .
-Kiki?
– chiediamo all’unisono io e Milo, vedendola rigirarsi
e intimarci di far silenzio, portandosi un dito davanti alla maschera, come se
lei poco fa non avesse fatto altro che sussurrare.
Ah…
santa Athena…
-Kiki?
– le richiedo, facendola voltare di nuovo e agitarmi minacciosamente un mestolo
davanti agli occhi, facendomi indietreggiare.
-Sì,
Kiki – scandisce il nome, facendomi il verso,
indicando poi con un cenno del capo la sala accanto.
Io
e scorpio facciamo capolino nella sala accanto con la sola testa… scorgendo il
fratello di Mu dormire profondamente su uno dei divani che ne compongono
l’arredamento, rannicchiato in posizione fetale e con un’espressione tesa in
volto.
…
Nemmeno
il tempo di rivolgere nuovamente lo sguardo alla cucina che Milo ha gia abbandonato la casa… ma che…!
-Dove
credi di andare?! – mi chiede Marin
proprio nel momento in cui metto piede fuori anch’io.
-Potrebbe
trattarsi di una situazione delicata… - le rispondo, vedendola raggiungermi
velocemente a grandi falcate, per niente propensa ad assecondarmi. – Prometto
che ti spiegherò tutto al più presto! – dico ancora, lasciando velocemente la
casa… vedendola appena irrigidirsi e stringere i pugni, arresa.
Sorrido,
ritornando velocemente indietro.
-A
proposito – le dico avvicinandomi, prendendola alla sprovvista. – Bentornata… -
le sussurro, dopo averle tolto la maschera e averla
baciata a fior di labbra, ottenendo l’effetto desiderato. Vederla arrossire.
Oh,
no…
Perché
Al sta placcando Milo? Che mi sono perso?
-Voglio
solo vederlo - .
-Milo,
per favore, non è il caso. Non adesso almeno… - .
-E
allora spiegami il perché! - .
-Te
l’ho detto, oggi Mu non si sente tanto bene… - .
-Ah,
ne sono sicuro! - .
-Cosa
succede, Al? – intervengo a quel punto, vedendo Milo riscaldarsi più del dovuto
e Al cercar di rabbonirlo con un’espressione per niente allegra e vivace come
suo solito.
-Andiamo
alla seconda, vi offro la colazione… - ritenta ancora, facendo irrigidire la
mascella a Milo.
-Ti
ringrazio, ma io avevo intenzione di attingere qualcosa da mangiare dalla
cucina della prima. Senza alcuna offesa per la tua, sia chiaro - .
-Piantala,
Milo! – sbotta a quel punto Al, verificando ciò che
temevo.
-Piantala
tu! Non capisco perché ti stia ergendo in sua difesa! Mu è grande e grosso come
te, non credo ne abbia bisogno! Senza contare che non è minimamente mia
intenzione attaccarlo in alcun modo, per Athena!
Voglio solo parlargli! - .
-No!
– esclama Aldebaran, afferrando al volo un polso di Milo, prima che questi gli sfugga, riuscendo ad oltrepassare la sua stazza.
-Ragazzi…
- pronuncio, mettendo le mani sulle spalle dell’uno e dell’altro come misura
cautelare, osservandoli lanciarsi sguardi in cagnesco.
-Non
hai idea dello stato in cui riversasse il suo cosmo
qualche ora fa - sussurra Al, quasi sibilando, avvicinando il suo volto a
quello di Milo, per poterlo guardare meglio negli occhi. – Non ricordo di aver
mai avvertito nulla del genere… sono rimasto atterrito a lungo prima di
decidermi a venire a dare un’occhiata… e non ha voluto ricevere nemmeno me.
Concorderai quindi sul fatto che abbia bisogno di un po’ di
tempo prima di rispondere a qualsivoglia domanda vorremmo porgli… non
credere che non sappia a cosa potrebbe essere attribuito tutto ciò… l’ho vista
sgattaiolare via stanotte! - .
…
Dal
modo in cui Milo è rimasto a fissare Al, deduco che
anche lui sia rimasto senza parole.
-Scusami…
scusami, Aldebaran. Scusami… davvero – chiede improvvisamente Milo, riuscendo
finalmente a calmarsi, rivolgendosi al cavaliere del toro, che ha subito
rabbonito lo sguardo, lasciandogli il polso e poggiandogli la mano che prima lo
teneva fermo sulla spalla.
-Scusami
anche tu, Milo – replica Al, intristendo lo sguardo,
vedendo Milo scuotere la testa sconsolato.
-Sono
solo molto preoccupato… - aggiunge scorpio, guardando la prima casa, alle
spalle di Aldebaran. – Per entrambi - .
-Lo
sono anch’io – gli risponde il cavaliere del toro, annuendo, avviandosi poi a
testa bassa verso la scalinata che conduce alla sua casa. – Vorrei solo sapere
cosa le sia saltato in testa…-.
-Io
vorrei solo sapere perché lui gliel’abbia lasciato
fare – risponde a sua volta Milo… esprimendo la domanda che vortica in testa
anche a me.
…
********************
-Adesso
può guardarsi! – esclama la donna che ho alle spalle, girando la sedia sulla
quale sono seduta, permettendomi così di osservare la mia figura nel grosso
specchio rettangolare che ho ora di fronte.
Accidenti.
-Adesso
va meglio, non trova? -.
Certo
che va meglio.
Un
conto è tagliarseli da soli, come ho fatto io prima di decidermi a mettere
piede qui dentro, e un conto è farseli tagliare da qualcuno che se ne intende.
-Reiko!
- .
Mi
volto, sorridendo raggiante in direzione del volto sorpreso di Yami. Sembra sconvolto.
-Va
tutto bene? – gli chiedo preoccupata, avvicinandomi e osservandolo più attentamente,
aspettando che mi risponda.
-I…
i tuoi… - balbetta, sollevando una mano per indicarmi la testa.
-Oh!
– esclamo, capendo a cosa voglia riferirsi. – Beh… sì
– confermo, dandogli così modo di capire che non se lo stia immaginando.
Lui
continua a guardarmi scioccato, a bocca aperta, facendomi sfuggire una risatina divertita.
-Erano
diventati troppo lunghi, pesanti e ingombranti – gli spiego semplicemente,
passando poi una mano tra essi per scuoterli, beandomi
del fatto di non incappare in un groviglio di nodi fastidiosi.
Ne
avevo decisamente bisogno.
Rivolgo
nuovamente lo sguardo verso Yami, vedendolo ora
osservarmi intensamente, come a volermi sondare l’animo.
-Si
dice che quando una persona apporti dei cambiamenti fisici radicali stia
voltando pagina - .
…
Sospiro
profondamente, sollevando lo sguardo verso il cielo, oltre le piccole e rade
nuvole che lo stanno attraversando lentamente.
-Non
credo si tratti di una diceria sciocca – ammetto, prima a me stessa e poi a
lui, riportando lo sguardo sulla sua persona. – Che ci facevi qui? – gli chiedo
poi, con tono diverso, cambiando così discorso...
-Stavo
andando a vedere a che punto fossero i lavori - .
Aggrotto
la fronte… venendo colta da un improvviso attacco d’ansia.
È
passato tempo dall’ultima volta che ho messo piede nel tempio...
-Tu quando sei arrivata? – mi chiede
poi, distogliendomi dai miei pensieri.
-Qualche ora fa – rispondo, cercando di
non pensare alla stanchezza che ora sembra sia ritornata a invadermi le membra.
-Ripartirai presto per la Grecia? - .
…
-Non
farò più ritorno in Grecia – gli rispondo, sforzandomi di sorridere e scuotendo
la testa per enfatizzare la risposta.
Lo
sguardo di Yami si fa perplesso… per poi lasciar
cadere l’argomento, comprendendo dal mio modo di fare – probabilmente – che non
ne voglio parlare.
-Vuoi
venire con me? – mi chiede poi, sorridendomi.
Lo
seguo senza farmelo chiedere due volte, contando man mano ogni passo che mi
separa dalla meta… pregando mentalmente che non si avveri nulla di ciò i miei
dannati incubi mi hanno mostrato ultimamente.
-Cavoli…
- mi lascio sfuggire, osservando minuziosamente l’intero complesso del tempio,
sul cui tetto degli uomini stanno martellando, fissando delle assi di legno. Yami volta la testa verso di me, probabilmente per cercar
di capire a cosa mi riferisca. – Stanno lavorando
velocemente… - spiego, senza staccare gli occhi dalla struttura… riuscendo a
riconoscerne solo in parte quella che la mia memoria ha conservato.
Quei
figli di puttana hanno distrutto tutto.
Irrigidisco
la mascella, facendo stridere i denti, imponendomi di respirare a fondo per non
cedere alla furia cieca.
Non
serve.
Adesso
servono solo buoni propositi, niente di più.
-Hai
dato un’occhiata dentro? - .
Rimango
pietrificata sul posto, spalancando gli occhi… ricordandomi di riprendere a
respirare solo dopo un po’.
La
devo piantare.
Ho
decisamente bisogno di una tisana.
-Entra
- .
…
-Coraggio
- .
Mi
volto lentamente verso di lui, ancora pietrificata, non trovandovi altro che un
suo sorriso incoraggiante.
Sì,
ho decisamente bisogno di una tisana.
Senza
pensarci due volte – seppur leggermente titubante – poggio la mia borsa da
viaggio a terra, prendendo ad avanzare verso l’ingresso della struttura… non senza
il cuore in gola.
Mi
fermo non appena un pessimo ricordo mi attraversa la testa, a tradimento, facendomi
trasalire. Chiudo gli occhi e li riapro, sperando che i corpi senza vita degli
allievi e il mare di sangue che imbratta il pavimento scompaia dalla mia vista,
permettendomi così di avanzare con tranquillità.
Ci
riesco solo dopo un po’, concentrandomi sugli scricchiolii che emettono le assi
del vecchio parquet calpestate dai miei piedi.
Ma
quella scena ritorna a farmi visita nuovamente, più volte, simile alla luce di
un lampo che squarcia la notte… tingendo nuovamente tutto di rosso…
Continuo
comunque ad avanzare, cercando d’ignorare quei brutti ricordi, che mi sembrano
ancora così vivi, fino a quando non giungo nel punto…
in cui trovai disteso il maestro Shin.
Mi
mordo le labbra fino a farle sanguinare… ascoltando, come una litania, la mia
stessa voce di allora che supplicava il maestro di non morire, venendo poi
scossa dai singhiozzi…
Il
sollievo arriva nel momento in cui riavverto il calore delle braccia che mi sottrassero
a quella visione…
Deve
esser stato quello il momento in cui la mia anima si è dichiarata disperatamente
bisognosa dell’eremita dello Jamir.
…
Mi
lascio cadere a terra, sulle ginocchia, di fronte alla macchia – ormai secca –
del sangue rappreso della persona che ha dato la sua vita per proteggermi…
lasciando che delle lacrime mi solchino il viso ancora una volta.
Com’è
che aveva detto? “Oltrepassato il fiume prosegui,
senza subire alcuna deviazione. Sorpassi il campo di garofani e ti ci trovi di
fronte”. Mh.
Lui
s’inventa strade più contorte del paese delle meraviglie di Alice e poi sarei
io quella che ha un senso dell’orientamento pessimo, eh?
Fortuna
che ho insistito col farmi dare una cartina del posto…
il fatto che abbia vissuto per diciassette anni poco lontano non significa che
conosca tutti i luoghi che vi
confinano… ah, ecco il fiume.
Eppure
Yami aveva detto che non ci avrei messo molto a
raggiungerlo… ho quasi impiegato l’intero pomeriggio! E no, non ha affatto ragione il grillo parlante che adesso mi sta uccidendo la
salute col suo fare saccente! Non significa nulla che, poco convinta della
strada più breve per raggiungere il suddetto fiume, abbia infine
optato, inconsapevolmente, per la strada più lunga.
Inconsapevolmente,
ecco.
Ribadisco:
il fatto che abbia vissuto per diciassette anni poco lontano
non significa che conosca tut-…
Merda.
Da
quando ci sono le sabbie mobili qui??
Estraggo,
seccata, la gamba dall’insulso fosso che ha deciso di farmi capitombolare
appena superato il corso d’acqua. Un modo carino della natura per farmi rendere
conto del fatto che sono ingrassata? Tolti i tre quarti dei capelli che avevo, dovrei pesare almeno la metà…
…
Mi
volto, incuriosita da un ricordo che mi fa capolino in mente un secondo dopo
che ho estratto la gamba dal terreno.
-Ahi… che botta – mi lamentai,
massaggiandomi, con le lacrime agli occhi, ma col mio solito sguardo fiero, le
natiche. Dovevo avere all’in circa nove anni…
Avvertii la risata del
maestro Shin raggiungermi le orecchie, ovattata per la lontananza.
-È così divertente vedermi cadere,
maestro?! – chiesi, colta nel vivo del mio orgoglio,
imbronciandomi e rialzandomi, osservando la figura esile del maestro camminare
lentamente dall’altra parte del fiumiciattolo, senza voltarsi a guardarmi.
Nonostante la lontananza,
ero comunque in grado di scorgere il sorriso che gli increspava le labbra.
-Sono caduta perché un riflesso
dell’acqua mi ha tratta in inganno… - decisi di
aggiungere, rossa dalla vergogna. Detestavo pensare che mi considerasse
un’incapace. – Una disattenzione che mi ha fatto perdere l’equilibrio - .
Lui continuò a sorridere,
fermandosi e voltandosi, ad un certo punto, a osservare il corso d’acqua che
aveva davanti.
-Ti sei ascoltata
mentre parlavi? Tieni bene a mente tutto ciò - .
Rimasi a bocca aperta,
come al solito, aspettando che continuasse quella che
sembrava essere una di quelle sue solite lezioni importanti che non avevano
niente a che fare con le arti marziali.
-Non capisco – ammisi, vedendolo
allontanarsi come se poco prima non avesse detto nulla.
-Non è esatto. Tu non presti attenzione,
è diverso - .
Ricacciai dietro a forza
la mia voglia di sbraitargli contro per chiedergli se per caso mi stesse
prendendo in giro, quando lo vidi spiccare un salto… per poi atterrare elegantemente
dall’altra parte del fiume, dove mi trovavo io.
A vederlo sembrava che
non si fosse nemmeno mosso. Niente gesti inarticolati, scoordinati e frenetici.
Era quella compostezza
che gli invidiavo da morire… quell’assoluta perfetta impeccabilità che volevo
raggiungere a tutti i costi…
-Perché sei caduta, Reiko? – mi chiese
poi inaspettatamente, raggiungendomi, calando il volto abbastanza da potermi
permettere di guardarlo negli occhi.
-Perché mi sono distratta
– replicai, sostenendo il suo sguardo paterno con un lampo di curiosità mista a
sfida nel mio.
-E cos’è successo? - .
-…sono caduta – ripetei ancora,
chiedendomi se per caso l’età già allora non stesse cominciando a giocargli
qualche brutto scherzo.
-Questa è la conseguenza. Qual è stata
la causa? -.
-… -.
Non capivo cosa si
aspettasse che gli rispondessi.
Scossi la testa,
abbassando lo sguardo, facendogli così capire che non riuscivo a seguirlo.
-Hai compiuto un passo falso, no? – mi
chiese con ovvietà, continuando a sorridermi. – Ti sei distratta, hai compiuto
un passo falso e sei caduta - .
Annuii… senza staccare
gli occhi dai suoi.
-A volte la natura ha un modo tutto suo
per darci dei consigli. Se fossimo sempre così attenti a coglierli saremmo
sicuramente in grado di agire con meno avventatezza e con più saggezza nei
gesti futuri - . Mi sorrise ancora, poggiandomi poi
una mano sulla testa per arruffarmi i capelli e allontanarsi poco dopo,
lasciandomi con le mie domande.
Quella giornata affrontai
in combattimento degli allievi più grandi. Fu una distrazione a costarmi la
sconfitta… un passo falso…
A detta del maestro Shin,
la natura quella mattina mi aveva avvertita.
Resto
imbambolata a osservare ancora il terreno ceduto sotto al mio piede.
Allora
scossi la testa e liquidai il tutto come un semplice avvenimento del tutto
indipendente dai così tanti misteriosi segni di madre natura.
…Come
dovrei interpretare adesso tutto ciò?
*****************************
Avanzo
nell’atrio della prima casa lentamente, un po’ riluttante, temendo di poterne
disturbare il custode, di cui, ora, avverto un cosmo più pacato… seppur ancora
agitato…
Sorprendentemente,
lo trovo seduto in cucina, con le spalle rivolte alla porta, i gomiti poggiati
sul tavolo e le mani incrociate, sulle quali è poggiato il mento.
Entro,
consapevole che lui abbia avvertito la mia presenza, senza rivolgergli parola
per non disturbarlo, poggiando sui fornelli la pentola che mi sono trascinato
dalla seconda casa… constatando con amarezza che quella consegnatagli stamattina
è ancora intatta.
Non
ha mangiato nulla.
-Non
è trascurandoti che risolverai le cose… - azzardo, a voce bassa, dopo aver
sospirato ed essermi voltato verso di lui, poggiandomi con la schiena al
ripiano in marmo accanto ai fornelli, a braccia
incrociate.
Lo
osservo chiudere gli occhi un istante, chiaramente concorde con la mia constatazione,
sciogliendo poi la sua postura in una più rilassata, scuotendo la testa.
-Non
ho fame - .
Per
quanto quella frase non mi piaccia affatto è decisamente
un buon segno.
Sono
le prime tre parole di fila che gli sento pronunciare oggi…
Azzardo
ancora, staccandomi dal marmo e avvicinandomi, a passo sostenuto, a lui,
andando poi a sedermici proprio di fronte, facendo
finta di nulla, scostandomi appena dal tavolo per non dargli la sensazione di chi
intende ottenere delle risposte e subito.
Gli
occhi mi cadono irrimediabilmente su un foglio di carta semi arrotolato che ha
davanti, stropicciato in alcuni punti.
Ritorna
a incrociare le mani e a chiudere gli occhi, visibilmente stanco e turbato.
-Entra,
Scorpio – pronuncia poi improvvisamente, facendomi spalancare gli occhi dallo
stupore quando alle sue spalle fa capolino… quel cocciuto di un cavaliere! Ma
diamine! Gli avevo detto di… !
Mu
mi lancia uno sguardo pacato nel momento in cui Milo fa ingresso nella cucina,
come a dirmi di non preoccuparmi…
-Salve
– saluta Milo poco prima di passarmi dietro alle
spalle per andare a recuperare una sedia e sedersi al mio fianco, lontano
quanto me da Mu. Salve, un corno!
Gli
lancio un’occhiataccia di sbieco, intimandogli col solo sguardo di tenere a freno
la lingua, quando lui mi precede, comprendendomi al volo e sollevando entrambe
le mani con i palmi rivolti in avanti, in silenzio, come a spiegarmi che non
dirà una sola parola.
Mu
richiude gli occhi, senza sollevare la testa dalle mani incrociate che ha davanti,
permettendomi così di scrutare più attentamente il volto del cavaliere
dell’ottava, per accertarmi che non si azzardi nemmeno a respirare più del dovuto.
Lui
dal canto suo mi rivolge uno dei suoi sorrisi sornioni, probabilmente divertito
dall’occhiataccia in cagnesco che gli sto lanciando.
-Valla
a prendere - .
Ma…
per tutti gli dei…
-Scorpio
– lo richiamo a voce bassa, sperando che si fermi al primo richiamo.
-Valla
a prendere, baciala appassionatamente e portala in Jamir – M-ma…
c-che… ! – Scommetto su ciò che vuoi che non opporrà resistenza! - .
-Milo!
– sibilo in sua direzione, con le orecchie in fiamme, voltandomi poi lentamente
verso il custode della prima… scorgendo, sorprendentemente, la stessa e
identica espressione pacata di due minuti fa… come se ciò che ha appena udito
non l’avesse minimamente imbarazzato o scosso… cose
dell’altro mondo, per Athena!
Quando
l’espressione sul volto di Mu cambia, dipingendosi in una maschera di dolore…
mi volto verso lo scorpione dei miei stivali e punto i miei occhi nei suoi.
-Chiudi-il-becco – scandisco, osservando la sua
espressione farsi seccata.
-Non
lo aiutiamo facendolo chiudere nel mutismo! D’accordo col rispettare i suoi tempi,
ma se avesse avuto bisogno di una compagnia muta gli sarebbero bastati i muri,
suppongo! – ribatte con enfasi, facendomi portare una mano al volto per
disperazione, non prima di averlo visto voltarsi nuovamente verso il cavaliere
dell’ariete.
-Sono
pronto a scommettere l’armatura che sia stata una
conversazione interessante a farla allontanare perentoriamente dal santuario! E
per “conversazione interessante”… intendo una conversazione… esplicita! - .
Riapro
gli occhi, ormai incapace di ribattere qualsiasi cosa per tentare di fermarlo, rivolgendo
poi lo sguardo verso Mu… che non sembra minimamente interessato a farlo al
posto mio…
…
spero solo che non esploda in una Starlightextinction improvvisamente!
-E,
a quanto mi pare di aver capito, il suo allontanamento può venir
tranquillamente tradotto in un taglio netto – gli occhi di Milo si spostano
quindi sul foglio che Mu ha davanti. – L’unica domanda che mi pongo e che, arrivati
a questo punto, ti pongo è: perché
l’hai lasciata andare? – . Il tono di voce con cui gli rivolge l’ultima domanda
mi fa riaprire gli occhi, facendomi rendere conto che in realtà Milo non è che
manchi completamente di tatto.
Tossisco
appena, fintamente, cercando di trovare le parole giuste per esprimere il mio
dubbio…
-Credo
che tu stia dando troppo per scontato che i sentimenti di Reiko siano ricambiati,
amico… - è ciò che di meglio ho da buttar fuori, usando i gomiti poggiati sul
tavolo per avvicinarmi lentamente ai miei due interlocutori, sebbene solo uno
di essi sembra stia ascoltandomi. L’altro sarà perso in
chissà quale labirinto mentale, per stare così tanto immobile e con gli occhi
ancora chiusi. A tratti ho temuto perfino che non respirasse.
Milo
nel frattempo ha inarcato un sopracciglio, spostando un paio di volte lo
sguardo da me a Mu, decisamente dubbioso.
-Andiamo!
– è la sua risposta, buttata fuori con uno sbuffo divertito… sussultando poi,
come me d’altronde, quando Mu scosta bruscamente la sedia sulla quale è seduto,
sollevandosi… e avviandosi verso il lavello… ?
Afferrate
due tazze e poste sul ripiano in marmo al quale ero
poggiato precedentemente, rivolge la sua attenzione alla teiera… sbattendola di
proposito sul lavello, in un gesto che, seppur non associabile a primo acchito
alla sua persona, sembrerebbe di stizza… conducendosi poi una mano alla bocca…
mentre io e – perfino – Milo cadiamo in un silenzio tombale.
…
Non
ho mai visto Mu ridotto in questo stato… con un umore di cui non si conosce
minimamente la consistenza… così soggetto a tutti questi sbalzi d’umore.
Non
l’ho mai visto così in difficoltà nel mantenere la solita pacatezza che lo contraddistingue.
…
-Mu…
- pronuncio con un filo di voce. Mi fa male vederlo in questo stato.
-Non
doveva accadere - .
Rivolgo
nell’immediato lo sguardo verso Milo, il cui sguardo, a sua volta, va a rivolgersi
a me.
-Non…
doveva… accadere… - ripete nuovamente Mu, scandendo le parole una ad una…
imprimendo loro un significato ben più grande di quello che farebbero trapelare
in ben altre circostanze.
Milo,
sorprendentemente, decide di starsene zitto.
Io,
dal canto mio, non posso che fare altrettanto.
Passa
un po’ di tempo prima che Mu si riconcentri nuovamente
sulle tazze - diversivo su cui si è basato inizialmente, probabilmente, per
sfuggire ai nostri sguardi indagatori – quando una sua mano si blocca a
mezz’aria, a pochi centimetri dal manico di una di esse.
Aggrotto
la fronte, cercando di capire a cosa sia dovuto quel
suo blocco… riuscendo a capire che la causa è la tazza stessa.
Prima
ancora che Mu la toccasse, su di essa si sono formate
delle crepe.
…
*************************
Merda.
Merda,
ri-merda e stra-merda!
E
che…diamine!
Ci
mancava solo che sbagliassi nuovamente strada!
-Mappa
di merda! – esclamo stizzita, giusto per ripetermi, accartocciando la cartina
che mi ha fornito Yami tra le mani e lanciandola in
un punto a caso di fronte a me, non curandomi minimamente di vedere dove vada a
finire.
Ho
seguito le istruzioni alla lettera e mi sono ritrovata in un punto cieco!
Yami non ha parlato ne
di un bosco ne tantomeno di fitta vegetazione, per la miseria! Qualora
continuassi per questa strada, chi mi assicura che arriverei al tempio? Sta
calando anche il sole… uffà!
Nervosa,
stanca e con livelli di tolleranza sotto lo zero mi avvio comunque spedita
verso gli alberi che mi si parano sulla strada, sradicando senza alcun riguardo
ogni radice che mi si impigli nei piedi…sono stanca, infreddolita e affamata!
Dannata me che non ho seguito Yamidirettamente
quando ha deciso di far ritorno al tempio da so-…
…
Fisso
l’ambiente circostante con perplessità, sorprendendomi del fatto che quella che
sembrava essere fitta vegetazione all’inizio si sia poi dimostrata più che
rada.
…
Spalanco
gli occhi… una volta messa a fuoco la struttura che ho davanti, permettendo ai
miei occhi di adattarsi al buio che è ormai calato in queste zone.
…
Come
diavolo ci sono finita qui… ?
****************************
-Che
c’è? - .
La
voce di Milo mi fa sobbalzare, facendomi distogliere lo sguardo dalla tazza che
sto osservando da tempo indefinito. La mia mano è ancora sospesa a mezz’aria.
Osservo
la tazza gemella posta poco dietro a quella su cui sto riflettendo, trovandola
completamente intatta.
…
se la causa fosse stata la teiera che ho fatto sbattere poco fa sui fornelli…
si sarebbero rotte entrambe…
…
Abbandono
la cucina velocemente, senza curarmi delle reazioni sorprese di Milo e
Aldebaran, che stanno continuando a chiedermi cosa stia succedendo.
Devo
parlare con Lady Saori il più presto possibile.
***************************
M-ma… co-come
c-ci sono f-finita q-qui? Che cazzo di strada h-ho
fatto?
Continuo
a osservare incredula l’enorme struttura del tempio shivaita
che ho davanti.
Lo
stesso tempio shivaita sconsacrato nel quale si è
svolta la battaglia contro Kalì.
…
Con
i sensi all’erta mi guardo attorno più e più volte, facendo vagare lo sguardo
in ogni più insulso punto dello spazio che ho attorno… è ampio… alle spalle ho
gli alberi… sono completamente esposta ad un qualsiasi tipo di attacco…
Trascorsi
diversi minuti, durante i quali non accade nulla, mi decido a respirare
profondamente per tentare di calmarmi, scuotendo la testa e avanzando di un
passo per convincermi a non avere paura.
Non
c’è nulla di cui avere paura…
È
vero… mi trovo esattamente nel luogo in cui i miei incubi peggiori hanno preso vita… ma li ho sconfitti… la reincarnazione di Kalì è morta… l’h-ho uccisa io…
Devono
trascorrere diversi secondi prima di rendermi conto che sto sbattendo i denti.
M’impongo di fermarmi… ma, vuoi la tensione, vuoi il
freddo pungente che è ormai calato a quest’ora, proprio non ci riesco.
Incrocio
le braccia sotto il manto di lana che indosso, tentando di darmi calore,
continuando a far guizzare lo sguardo intorno a me, per niente rilassata.
-È
morta… è morta… - mi ripeto a mò di litania, tentando di auto-convincermi a rilassarmi…
per come si sono messe le cose dovrò passare la notte qui… ma come… MA PORCA DI
QUELLA PUTTANA! Dovevo perdermi e finire proprio qui, per la miseria!
Dannazione!
Improvvisamente
un’idea mi balena in mente, dandomi un briciolo di speranza.
Se
riuscissi a trovare il punto in cui i ragazzi hanno sepolto la tipa contro la
quale ho combattuto, forse riuscirei a piegare la mia psicologia contorta alla
convinzione che non c’è nulla da temere…
Avanzo
quindi… scrutando il suolo scuro che circonda il tempio… alla ricerca di una
zona più ammassata e irregolare che possa dare lontanamente l’idea di contenere
qualcosa… fino a quando i miei occhi non ne
individuano una vagamente simile… lunga almeno quanto me…
Ricordo
perfettamente che Milo mi avesse rassicurata di averla sepolta personalmente
assieme a Kanon poco lontano dal tempio.
Mi
avvicino circospetta… iniziando a tranquillizzarmi lievemente… fino a quando, ormai esattamente di fronte, realizzo che non può
che trattarsi di quello che cercavo.
La
luce di un lampo squarcia improvvisamente il cielo… il rumore si sente poco
dopo, in lontananza, crescere lentamente.
Alzo
gli occhi verso le fitte nuvole grigie, beccando le prime piccole gocce di pioggia
direttamente sul volto. Finchè è così rada non credo
sarà un problema riparasi…
Riportati
gli occhi sulla pseudo tomba che ho davanti vengo colta da una tristezza infinita… e da un senso di
colpa immenso.
Forse
si poteva davvero tentare di aiutarla…
Mi
piego sulle ginocchia, portandomi più vicina all’ammasso di terra… allungando
poi una mano per ripulirla da delle erbacce…ma un
ennesimo lampo rimbomba, questa volta più violentemente, cogliendomi alla
sprovvista e facendomi ritirare la mano di scatto.
Quale
idiota immaginerebbe le scene peggiori dei più classici film horror nel momento
in cui un lampo squarcia il cielo?
…
sospiro, affranta.
-Era
una notte buia e tempestosa… - pronuncio con enfasi e con voce baritonale,
prendendomi in giro da sola, allungando nuovamente la mano sull’ammasso di
terreno per tirar via quell’erbaccia infida che mi è sfuggita la prima volta… CAZZO!!!
Lancio
un urlo, sbarrando gli occhi e cadendo seduta per terra, cercando di tirar via
la mia mano dalla morsa gelida che l’ha avvolta… rendendomi conto solo dopo che
la morsa è rappresentata da una mano… scheletrica!
No,
questo è un incubo, svegliatemi! Cosa cazzo… ?!
Mi
agito convulsamente, tentando di sottrarmi da quella stretta gelida e da quella
vista agghiacciante… inorridendo a dismisura quando una seconda mano scheletrica
fa capolino dal terreno, di botto, poggiandosi poi sul terreno e… aiutando il
corpo alla quale è attaccata a… tirarsi su…
Uccidetemi…
uccidetemi adesso!
****************************
Mi
blocco di scatto, interrompendo la mia salita alla tredicesima casa, a un passo
dall’entrare nella dodicesima…
-Sbrigatevi
– è ciò che pronuncia Aphrodite, rivolgendosi a me,
Milo e Aldebaran, intimandoci con la testa di sorpassare velocemente la sua
casa.
Allora
non è stata solo una mia sensazione…
-Mu
- .
Milo
mi raggiunge velocemente, voltandosi poi verso di me, con uno sguardo preoccupato
a dipingergli il volto.
So
cos’ha intenzione di chiedermi, non c’è bisogno che pronunci alcunché.
Anche
perché non so se troverei il coraggio di dargli conferma… del fatto che quel
cosmo appartenesse a Reiko.
****************************
Ah…
ahi…
Apro
gli occhi lentamente, affaticata, avvertendo qualcosa
di caldo scorrermi lungo il collo…
Mi
basta un’occhiata alla mia spalla destra per rendermi conto che si tratta di
sangue.
Il
tempo di rendermi conto del fatto che fossero realmente delle mani
scheletriche, quelle che avevo davanti, che qualcosa di molto pesante mi ha
colpito alla testa violentemente, facendomi perdere i sensi sul colpo… e
risvegliarmi… qui.
All’interno
del tempio shivaita sconsacrato a cui
temevo di avvicinarmi.
Un
brusio di sottofondo m’induce a sollevare gli occhi… facendomi morire il fiato
in gola. Dinanzi a me c’è un intero stuolo di thugs,
armati con armi da taglio di vario genere, il volto dipinto dai classici
simboli che li contraddistingue e gli occhi spiritati più che mai.
Una
manica di folli ben allineata di fronte a me, completamente immobile.
Nel
momento in cui provo a muovermi, un tintinnio mi dissuade dall’intento… facendomi
sollevare lo sguardo verso entrambe le mie braccia, immobilizzate in dei ganci
metallici fissati con una catena al soffitto del tempio… così come le mie
gambe… fissate invece al pavimento.
…
L’ansia
si reimpossessa di me, facendomi battere il cuore
all’impazzata… mentre le mie orecchie vengono attratte
da una risata sinistra proveniente da una figura celata da un punto buio alla
mia vista.
-Ci
rivediamo, ragazzina - .
…
-Sorpresa!
– esclama la figura, avanzando, mostrandosi finalmente alla fioca luce delle
fiaccole tenute in alto da alcuni thugs.
…
N-nonp-può e-essere…
-Come
stai, cara? – mi chiede… la reincarnazione di Kalì,
sorridendomi in modo perfido e agghiacciante, portandosi le sue mani
scheletriche sui fianchi, assumendo quella che in ben altre circostanze
potrebbe essere definita una postura disinvolta…
Osservo
più volte le sue braccia… tralasciando momentaneamente il suo aspetto
complessivo. Dalle dita al gomito… dal gomito alle dita…
Sono
ossa.
Non
tento nemmeno di aprire la bocca… sono completamente immobilizzata dalla paura…
e dall’orrore…
-T-tu…
tu eri… - .
-Morta?
– mi chiede prontamente lei, mentre uno sguardo folle le si
dipinge sul viso sporco di terreno… scoppiando poi in una risata acuta,
capace di farmi venire la pelle d’oca.
I
thugs continuano a rimanere immobili, osservandomi
con gli occhi spalancati a dismisura.
Sperando
vivamente si tratti di uno dei pessimi incubi che mi allietano le notti sempre
più frequentemente, tento nuovamente di muovermi, rinunciandovi subito,
dissuasa dal dolore che avverto al braccio destro, ancora fasciato a causa
dell’ultima battaglia.
Se
il dolore è reale… tutto ciò che accade attorno a me deve esserlo altrettanto…
Chiudo
gli occhi, tentando d’impedire a quella risata di perforarmi la testa… così
come sta facendo adesso… concentrandomi per estraniarmi da ciò che mi sta accadendo.
-Sveglia!
– è l’esclamazione della… donna che
poco fa ha riso, afferrandomi poi il viso con una di quelle sue mani… oh,
cielo… e schiaffeggiandomelo leggermente, come a volermi svegliare sul serio.
Sento
lo stomaco agitarsi pericolosamente e un senso di nausea invadermi completamente.
Quest’essere puzza in modo terribile…
-Oh
– pronuncia poi, mutando il viso in un’espressione di consapevolezza, voltandolo
poi in modo tale da avvicinarlo quanto più riesce alla parte ancora ricoperta
di carne di un suo braccio.– Perdona il
tanfo, ma nell’attesa del tuo ritorno ho dovuto confidenzializzare
coi vermi! - .
Trattengo
il fiato più che posso per impedirmi di rigettare, chiudendo gli occhi per
allontanare quella scena disgustosa che questa stronza mi ha propinato davanti
agli occhi… avvertendo improvvisamente un boato assordante.
Riapro
gli occhi di scatto, vedendo dei thugs portarsi
all’estremo opposto del muro appena crollato… sulla difensiva… riuscendo a
intravedere cinque figure materializzarsi appena il fumo e la polvere causati
dall’esplosione si dipanano un po’.
-I
soliti guastafeste… - pronuncia seccamente Kalì,
lanciando loro uno sguardo di sufficienza, ripulendosi il vestito – ridotto ad
uno straccio e sporco già di suo – dalla polvere sollevatasi precedentemente. –
Per di più ripetitivi! - .
-Allontanati
da lei - .
…
Riconoscerei
questa voce tra mille…
-Subito!
– aggiunge poco dopo Mu, vestito della sua armatura d’oro… puntandole addosso uno sguardo minaccioso… che non gli avevo mai visto…
Alle
sue spalle posso notare l’espressione tipica di Death Mask,
resosi conto dello stato in cui riversano gli arti superiori della loro nemica,
mutarsi in puro disgusto… misto a curiosità.
Non
sono stata l’unica a non aver creduto ai propri occhi a
quanto pare…
Improvvisamente
un gemito di dolore mi abbandona le labbra, che prontamente mi mordo, per
impedire che accada di nuovo.
Il
dolore al braccio fasciato si è intensificato, facendomi avvertire delle fitte
di dolore allucinanti.
-Senti
un po’, patetico scagnozzo di Athena, azzardati
ancora ad aprire bocca e sarai il primo a cui
staccherò la te-… - .
Un
altro boato allucinante esplode… questa volta alle mie spalle, facendomi oscillare
tra le catene pericolosamente a causa dell’onda d’urto.
Kalì sembra sorpresa quanto me – se non di
più – a giudicare dall’espressione sbigottita che ha stampata in volto.
L’esplosione l’ha presa alla sprovvista, sbilanciandola e facendola cadere.
Riesco
appena a rivolgere lo sguardo verso Mu – che ha anch’egli un’espressione sorpresa
quanto confusa dipinta in volto – che mi sento cadere nel vuoto e sollevare
prontamente da… E ADESSO CHE DIAVOLO È QUESTO?!
Resto
pietrificata a osservare lo strano esemplare animale che mi ha appena accolta
in groppa, distruggendo a morsi le catene che mi tenevano sospesa tra il soffitto
e il pavimento del tempio…
È
difficile riuscire a identificarne la razza… è…è enorme! Si agita smisuratamente,
emettendo dei versi minacciosi, sollevandosi ripetutamente sulle zampe posteriori
come a intimare ai thugs – avvicinatisi per venire in
soccorso alla loro signora – di stare alla larga, cosa che si premurano di fare
prontamente, senza ricevere un ulteriore avvertimento.
Solo
dopo un po’ rifletto sul perché non sia ancora caduta nonostante tutto
quest’assurdo movimento… concentrandomi sulla presa che mi tiene ancorata
all’animale per la schiena e le gambe.
Sono
in braccio ad una persona.
-REIKO!
– sento esclamare da Aldebaran, prima di rivolgere lo sguardo al volto del tipo
che mi tiene tra le braccia… riuscendo a scorgerne solo i suoi occhi… -il resto è coperto
da una sorta di mantello - … e rimanerne rapita. Io questi occhi li ho già
visti.
-Non
temere -.
La
sua voce è appena comprensibile al di sotto di quel manto di tessuto… ma è
tanto efficace… da guadagnarsi subito – seppur paradossalmente – la mia
fiducia.
Fino
a quando non emette un fischio acuto mi distoglie nuovamente dai miei pensieri…
facendomi allo stesso tempo rinsavire.
Congiungo
le mani in modo da creare un pugno, mirandolo dritto al volto di quest’improvvisato
salvatore delle fanciulle indifese, stringendo i denti nel tentativo di
imprimere quanta più forza è possibile nel colpo… che lui riesce a schivare
prontamente, immobilizzandomi entrambe le mani con la sua.
Impreco
più volte, tentando questa volta di colpirlo con le ginocchia, mentre la bestia
sulla quale siamo seduti si allontana a gran velocità dal tempio, lasciando
dietro di se un’enorme quantità di polvere e urla non ben definibili in lontananza…
deve essere iniziata la battaglia contro i thugs…
MALEDIZIONE!!!
-Chi
cazzo sei?! – gli chiedo
dopo aver tentato nuovamente di colpirlo al volto… ancora una volta a vuoto,
fissando con astio le sue particolarissime iridi verdi.
…
La
sua risposta mi giunge alle orecchie… facendomi bloccare di colpo, spalancare
gli occhi e… sbiancare.
-Ci
sarà tempo per spiegare ogni cosa… madre – .
Angolo
dell’autrice…
Buon
anno a tutti!
No,
suvvia, non sorprendetevi… sono stata colta dall’ispirazione e sono riuscita a
scrivere questo capitolo velocemente… capitolo che dedico interamente a YamaMaxwell, artefice della mia ispirazione grazie a delle
canzoni che mi ha dato modo di ascoltare e apprezzare [ “Dangerzone”
– VanillaNinja e “End of all time” – Stars of Track and Field ] quindi, se proprio volete, ringraziate lei ^__^
Passo
adesso, come al solito, a dedicarmi a tutti coloro che
hanno recensito lo scorso capitolo (e che mi hanno fatta morire dalle risate
per la loro fantasia XD siete davvero mitici!):
-mon_chan: uh… ti sei ricordata della canzone!
<3 eh beh… adatta alla situazione, no? Anche a me dispiace per shaka ma…
c’est la vie U___U bacio;
-YamaMaxwell: questa volta non vi ho fatti aspettare
molto! ^__^ / ma no che non se l’era dimenticato… la povera Reiko,
semplicemente, non ci credeva! XD voleva sentirselo dire così, giusto per
conferma! XD /tralascio tutta la parte in cui mi chiedi di Shaka
Shaka… alla fine hai avuto modo di leggere
cos’è successo… /continuerai a tifare per Virgo? XD E
Mu??Poverello! XD / perché non ti convince Yami?
O___o / Certo che hanno un nesso i sogni! ^__^/Beh… è successo con Shaka ciò che è
successo… perché la vita è imprevedibile, no? Si pensa sempre di tener tutto
sotto controllo e invece… / No che non puoi uccidere Reiko, mi serve! XD /
adesso aspetto di sapere che ne pensi di questo… e perdona le scene macabre
^__^ un bacio!;
-Bloody_star: ‘sta storia
che finisco col farti piangere però mi dispiace… ç__ç mi fa piacere che ti
piaccia a tal punto, però… ç__ç / Hai fatto bene a prendere quel dvd! XD credo che prepari a sufficienza ^__^ XD / Ecco, arrivata
al punto del “Mu emo depresso” sappi che stavi
attentando seriamente alla mia vita… senza contare l’ “ariete
do itbetter”… lì mi stavo
proprio scompisciando! XD Mitica XD / Baci e al prossimo capitolo mia cara!;
-LaReginaAkasha: O_____O Che commentone!!! Ma grazie! ^///^ addirittura la lode? >///< se
continui così finirai col farmi diventare una torcia umana ^__^ Mi fa piacere
sapere che i pezzi tra Reiko e Shaka siano riusciti… Reiko l’ho creata io… ma Shaka, avendo un carattere già impostato, è a dir
poco difficile da manovrare senza correre il rischio di farlo diventare OOC… io
ce la sto mettendo tutta a far rimanere IC tutti i personaggi di Kurumada… ma è ovvio che qualche reazione potrebbe essere
considerata da qualcuno che legge l’opposto…è un mio modo di vedere i
personaggi d’altronde.. spero di non toppare,
insomma! In merito ai tuoi dubbi su Parvati… beh…
certamente non è ancora nel corpo di Reiko a causa delle sue turbe sentimentali
^__^ non posso dirti altro mi dispiace ç__ç da questo capitolo qualcosa credo
l’avrai capito… ma non so fino a che punto tutti voi
abbiate capito… perché è totalmente l’opposto di quanto si immagini. Dopo
questo piccolissimo spoiler passo e chiudo, che è meglio U__U grazie per la recensione,
fammi sapere cosa ne pensi di questo!;
-Spartaco: Tu-sei-un-mito.
Semplicemente. Mi hai lasciato 3 recensioni!! Ma io ti
adorooooooo! Grazie *____* Tornando a noi U__U *cofcof* …comprensibile il tuo punto di vista su Shaka e
Mu… quanto, però, non universale e assoluto. I sentimenti non s’impongono… non
è detto che un amico debba rimanere tale a vita. Le persone cambiano, cambia il
modo di vedere le cose e gli altri che ci circondano…. Shaka seppur cavaliere,
è innanzitutto un uomo, teoria che sto portando avanti dall’inizio della
storia. La mia intenzione è quella di scavare nei personaggi in profondità,
mostrare il loro lato umano al di là dell’armatura che indossano e il senso di
dovere al quale sono tenuti a rispondere. Non posso dirti altro… avrai modo di
leggerlo nella storia ^__^ presumo avrai capito che tendo a rimanere “misteri
irrisolti” solo all’inizio, per destare curiosità nel lettore, ma alla fine
spiego sempre tutto, seppur a poco a poco, quindi abbi pazienza ^__^ e non mancare
mai di farmi sapere come la pensi su ciò che scrivo J Grazie, alla prossima!.
Ed
è la volta di ringraziare le persone che hanno aggiunto la mia storia tra le preferite
e le seguite… che aumentano di volta in volta ad ogni capitolo *___* WOW!
Ringrazio rispettivamente le 32 della prima e le 14 della seconda *inchino*
Grazie
anche alle persone che si limitano semplicemente a leggere, di cui spero di
leggere presto dei pareri sulla storia *___*
Non saprei dire con esattezza quanto tempo è trascorso da quando abbiamo
ab-bandonato il tempio shivaita sconsacrato
Despiteeverything…
-Madre…
- .
Spalanco
gli occhi, sobbalzando, sentendo una fitta attraversarmi la spalla destra,
dalla quale comincia a scorrere copiosamente, seppur lentamente, del sangue.
Incurante di tutto ciò mi alzo velocemente, o almeno
ci provo… dal momento che sembra non essermi rimasta nemmeno un po’ di energia…
Athena… che dolore allucinante…
-No, non si agiti così! – esclama il tipo che ho davanti,
lanciandomi uno sguardo apprensivo, sporgendosi di scatto verso di me, col
tentativo – probabilmente – di fermarmi. Riesco appena a sollevare una gamba e
a colpirgli la mano tesa verso di me con un calcio che, seppur debolissimo,
riesce a fermarlo momentaneamente, mentre perdo per l’ennesima volta
l’equilibrio nell’indietreggiare, finendo distesa tra una marea di cuscini
dalle più svariate dimensioni. Non riesco nemmeno ad alzarmi…
-
Mia Signora… - .
- Sta lontano da me… - gli sibilo, lanciandogli uno sguardo di sbieco mentre mi trovo a stringere i denti per costringermi
a non urlare dal dolore che sto avvertendo alla spalla… maledizione…
dannazione!
Chiudo
per un momento gli occhi per tentar di ridimensionare il dolore, concentrandomi,
quando due mani vanno a chiudermisi sulle spalle,
facendomi emettere un urlo strozzato.
Subito
dopo la mano che mi avvolge la spalla destra si
allontana di scatto, ormai sporca di sangue, e gli occhi del tipo che mi ha
afferrato si sgranano dal terrore, prendendo poi a scrutarmi intensamente,
scostando il tessuto che ricopre la spalla e scoprendo un bendaggio ormai intriso
del liquido vermiglio.
- Non me n’ero accorto… - lo sento
sussurrare appena, mentre i suoi occhi sono ancora fissi sulla mia ferita. Successivamente sento sollevarmi velocemente, seppur con
delicatezza, e venir adagiata su un ripiano alto e morbido… molto più
consistente, però, della materia che compone i cuscini. Non ne sono certa
perché ho ancora gli occhi chiusi e i denti stretti all’inverosimile. Mi sento completamente priva di forze… la ferita…il sangue caldo
che scivola lungo il mio corpo freddo e scosso dai fremiti… questa sensazione
che non riesco a identificare… e che mi confonde più di qualsiasi altra cosa…
dove siamo…? Di chi è quest’energia…?
Non
saprei dire con esattezza quanto tempo è trascorso da quando
abbiamo abbandonato il tempio shivaita sconsacrato.
La
fuga si è arrestata solamente quando siamo giunti al
luogo a cui mirava arrivare questo tizio, sulle pendici di un monte di cui non
conoscevo nemmeno l’esistenza, a metà tra l’India e lo Jamir…
-MU! - esclamo tutto a
un tratto, ricordandomi in un baleno degli avvenimenti avvenuti
precedentemente, spalancando gli occhi e cercando di liberarmi dalla presa di
questo maledetto... che, per quanto mi sforzi, non mi lascia andare e, anzi, mi
tiene ferma, distesa... blaterando che non devo agitarmi... che deve curarmi la
ferita... ma la mia mente è completamente rivolta all'angoscia che mi ha colta
non appena ho ricordato Kalì.
Cosa sarà accaduto? Staranno bene? Saranno
riusciti a tenerle testa? Venire solamente in cinque… quegli imbecilli!
Improvvisamente
un calore intenso, all'altezza della spalla ferita, mi porta a stringere
nuovamente i denti e a socchiudere gli occhi... sentendo l'arto sottoposto allo
strazio prima bruciare... poi, tutto a un tratto,
ghiacciare...
Spalanco
gli occhi di botto, voltandomi di scatto verso il mio pseudo
rapitore, che con sguardo soddisfatto osserva più serenamente la mia spalla...
che non mi fa più male.
Rimango
immobile per un periodo indefinito, ad occhi sgranati, facendo saettare lo
sguardo dalla mia spalla a lui e viceversa, fin quando, allontanatosi da me, mi
s'inginocchia davanti... chinando il capo... come in
attesa...
-Chi cazzo
sei? - chiedo senza mezzi termini, col cuore che mi batte all'impazzata,
comprendendo di trovarmi nuovamente nei guai fino al collo. I miei occhi si
spostano, attirati dalla curiosità, ad un dipinto posto alle spalle dell'...
uomo - se tale si può definire - che ho davanti, prendendo a scrutarne
preoccupati il soggetto... io quel dio l'ho già visto...
-
Madre... -.
...
no... no-n... non può essere...
-
Mia Signora... - .
-Ti ho fatto una domanda,
r-rispondimi! - balbetto alla fine, incapace di accettare quella che sembra
ormai essere la realtà dei fatti...
La
sua bocca si assottiglia in un sorriso appena accennato... l'espressione divertita... gli occhi che mi scrutano attentamente... come
a voler catturare ogni mia minima reazione...
-La risposta è dentro di lei - .
Sento
il cuore ripiombarmi in gola...
- Dì un po’… - riesco a pronunciare dopo un po’, con voce roca, decisa
a non arrendermi a quest'ennesima assurdità... richiamando
a me le poche forze rimastemi per far ciò che ho in mente, distogliendo lo
sguardo dal suo, chiudendo poco dopo gli occhi.
Il
suo silenzio riempie l’aria… che si fa così tanto
spessa da poter essere tagliata.
- MI HAI PRESA PER SCEMA?! – sbotto
irritata, tirandomi su a sedere con uno scatto che mi costa l’ennesimo crampo
nella spalla e un’ennesima perdita di sangue, che va a
macchiare i colori candidi di cui sono tinti i cuscini che sostengono il mio
peso. Più che rimarginarmela deve avermi fermato momentaneamente
l'emorragia... dannazione...
I
suoi occhi, come m’aspettavo, si spalancano inorriditi, guardandomi con un sguardo misto tra ansia e stupore. Devo averlo preso
sicuramente alla sprovvista.
-Madre… - .
...
Vada
per la reincarnazione di Athena.
Vada
per la reincarnazione di Kalì.
Ma che questo qui sia la reincarnazione della divinità
indiana dalle sembianze più particolari in assoluto…
-MA PIANTALA! Io ho
18 anni, tu devi averne come minimo una trentina…- azzardo, lanciando
un’occhiata sommaria al suo aspetto, facendo vagare lo sguardo dalla testa ai
piedi e viceversa. -è
una legge fisica, CAZZO! - .
-Mia Signora – ripete nuovamente lui,
abbandonando la sua postura rigida e devota, sollevandosi e venendomi incontro,
mentre io tento d’individuare gli scalini che mi separano dal suo piano, con la
vista sfocata. Ho esagerato nel sollevarmi così. – Non c’entra nulla la materia
con cui occupiamo questa dimensione… - .
-Sta’ zitto… - .
-Tutto ciò è provvisorio, mira solo
e unicamente al fine ultimo… - .
-STA’ ZITTO! – urlo
in preda al panico, chiudendo gli occhi e portandomi entrambe le mani alle
orecchie, in preda ad una crisi isterica che, mai come stavolta, non riesco a
gestire. Vorrei poterlo riempire di calci fino a fargli pentire di
avermi tirata fuori da quelli che prima avrei definito
senza mezzi termini guai, ma che adesso sembrano la cosa meno peggiore potesse
accadermi.
Seppur ormai profondamente disgustosa, ridotta
ad un ammasso di carne umana priva di pelle, carne e muscoli a ricoprirle le
braccia, mi ero abituata a Kalì… alla sua follia!
-
Madre… - .
Adesso
mi ritrovo davanti all’ennesimo pazzo! Cosa cazzoho fatto di male per meritarmi questo? Eh?!
-
La prego… - .
- Non toccarmi! – sbotto inviperita ancora una volta, quando una
sua mano si chiude delicatamente attorno ad un mio polso, lasciandomi subito
andare successivamente, al mio ordine.
- Non potrei mai farle del male… - mi risponde placido lui, in risposta alla mia reazione, dopo un po’.
I
miei occhi continuano a saettare dal suo volto al dipinto che ha alle spalle,
fino a che non vengo colta dall’ennesimo capogiro, che
mi fa vedere nuovamente tutto offuscato…
-Non è possibile – pronuncio con ovvietà
e fermezza, intestardita a non voler accettare quella situazione… ormai così
palese.
Il
volto dell’uomo che ho davanti si addolcisce, prendendo a fissarmi intensamente
con quei suoi occhi di quel colore… così particolare.
-
Lei reincarna la Signora
celeste… - .
…
-E mette ancora in dubbio la veridicità degli eventi
che le accadono? - .
…
Poco sorpresa, riavverto una sensazione
manifestatasi durante la fuga dal tempio sconsacrato shivaita...
Emicrania
e stordimento a parte, dovuti all’eccessiva perdita di sangue subita in seguito
al cordiale trattamento della stronza cadaverica, ho…ho avvertito Parvati.
Nuovamente,
dopo un periodo indefinito, ho avvertito la sua presenza dentro di me. Ma non in qualità di semplice, quieta e apparentemente oramai offesa
ospite, no.
Stavolta
il suo cosmo... si è manifestato in un modo totalmente diverso dalle volte
precedenti.. durante le quali si è semplicemente
offerto di fornirmi l’energia di cui ho necessitato per combattere, dandomi,
però, completa autonomia.
Questa
volta…c’è mancato poco che non riuscisse a manovrarmi.
Un po’ come la prima volta che ho avuto
a che fare con un cadavere rianimato, in quel tempio shivaita
sconsacrato in cui entrai con Mu, Shaka
e Aioria… solo che questa volta è stato così intenso
da indurmi… a slanci d’affetto nei confronti dell’uomo che ho davanti. Sì. SLANCI D’AFFETTO.
Più
volte mi sono ritrovata a sollevare le mani per chiuderle attorno al suo volto
mascherato… o semplicemente per carezzarglielo… e, ora che ci ripenso, è avvenuto quando ero sul punto di perdere i sensi, quando
comunque non ero propriamente cosciente e in forza. Riacquisita un po’ di
lucidità, ho allontanato le mani di scatto, chiedendomi come diavolo avessi
potuto anche solamente pensare di fare una cosa del genere.
Giungendo
poi alla conclusione più ovvia, quella in merito alla quale non ero io a volere
una cosa del genere… a desiderarlo.
Era
Parvati.
La
sentivo agitarsi ed emanare energia sufficiente a tenermi sveglia, a intervalli irregolari, quasi come se non sapesse più,
paradossalmente, gestire se stessa.
Almeno
è questa la sensazione che ha dato a me, assieme al sentore che fosse…
contenta. Ma non ne comprendevo il motivo... fino a
questo momento.
-
Mia Signora - .
…
-
Venerabile Madre… - .
…
Il
mio sguardo va a posarsi nuovamente sul dipinto posto alle sue spalle, raffigurante
un grosso uomo con quattro braccia, seduto nella posizione del loto, e con una
testa molto diversa dal normale. Soffermo in maniera più insistente lo sguardo
in quello della creatura rappresentata nel dipinto... spostando poi successivamente l'attenzione allo sguardo dell'uomo che ho
davanti, avvertendo il cosmo di Parvati
scombussolarmi di nuovo.
Mi
avvicino all’uomo che è dinanzi a me, osservando i suoi occhi profondi non rimuovere
mai lo sguardo dal mio, continuando a sorridere comprensivo, sussultando appena quando mi osserva avvicinarmi...
È tutto assolutamente assurdo, penso, trovandomi ormai a meno di tre passi
da lui.
Dovrei
essere spaventata… arrabbiata… in preda al panico… e invece…
Riavverto
il cosmo di Parvati agitarsi, così
tanto che mi conduco una mano al petto, per avvertire cosa stia
riuscendo a provocarmi… ho il cuore che mi batte in maniera pazzesca…
Decido
infine di assecondarla… sollevando una mano… e conducendola al volto della
persona che è qui davanti a me, in una lieve e delicata carezza.
I
suoi occhi s’inumidiscono, riducendosi a due fessure probabilmente per impedirsi
di piangere, mentre una mano va a coprire delicatamente la mia, posta sul suo
volto, attendendo poi pazientemente la mia prossima mossa.
Improvvisamente
un nome si fa largo tra i miei pensieri… prendendo a rimbalzarmi freneticamente
nella testa, come se volesse a tutti i costi uscire, essere pronunciato… e solo
dopo un po’ riesco a comprenderne il motivo.
-…Ganesha –
pronuncio semplicemente, con difficoltà, combattuta tra la mia voglia di non
accettare l’ennesima assurdità e la voglia di assecondare quello che sembra
essere il più profondo desiderio di Parvati.
Lui
annuisce, lentamente, senza abbandonare i miei occhi, mentre la sua mano, precedentemente poggiata su quella con cui gli sto
carezzando il volto, viene spostata e condotta dritta alle sue labbra, con
estrema grazia.
*********************
-Attenti! – urla Kanon di punto in bianco, mentre alle sue spalle Aldebaran si posiziona per
scagliare l’ennesimo GreatHorn,
che demolisce in un attimo la valanga che stava per travolgerci, esplodendo e
lanciando neve raggrumata tutto attorno a noi, impedendoci per un attimo di
aver una più chiara visuale.
- Porca pu… ‘fanculo! – esclama inviperito DeathMask, probabilmente più seccato di noi per i continui
rallentamenti che stiamo subendo durante la scalata. –
Ariete! Teletrasportiamoci, cazzo!
- .
La
sequela di imprecazioni che fuoriescono dalla sua
bocca viene coperta dall’ennesima valanga, causata molto probabilmente –
stavolta – dall’eco procurato dalla sua voce precedentemente.
Mi
volto di scatto verso Aldebaran, afferrandogli un braccio prima che possa scagliare un altro colpo,
concentrandomi ed emettendo cosmo a sufficienza da poter creare una sorta di
barriera che mi protegga dalla neve che ci raggiunge brevemente, sciogliendola,
venendo imitato ben presto dagli altri.
Mi
scrollo la testa, avvertendo il gelo penetrarmi l’armatura, sforzandomi di non
rabbrividire visibilmente.
- Vacci piano! – mi rivolgo ad Al, senza
mollare il suo braccio, riferendomi al fatto che il suo dispendio di energie,
di questo passo, finirà con l’esaurirsi prima di raggiungere la sommità della
montagna.
Lui
irrigidisce la mascella, tenendo lo sguardo basso, rialzandolo
quando sente il cosmo di Mu espandersi a
dismisura. Rivolgo lo sguardo verso il cavaliere dell’ariete, vedendolo
stringere gli occhi e tramutare il viso in un’espressione di dolore…
Per quanto cerchi in tutti i modi di immedesimarmi in
lui… so benissimo che ciò che sta provando va al di là della più blanda
presunta comprensione che noi tutti potremmo provare.
Improvvisamente
la sue labbra formulano una frase che non riesco ad
udire a causa del vento violento che sta soffiando, ma a giudicare dalla sua
espressione contrita e dall’espressione stralunata di DeathMask, temo di aver compreso comunque…
- Che significa che non possiamo?! –
chiede infatti dopo un po’ Angelo, urlando fuori di
sé. Diamine, comprendo il nervosismo, ma è tanto difficile pensare che se avessimo potutoteletrasportarci, Mu ci avrebbe già pensato da tempo?
-La
montagna deve essere protetta da un cosmo divino! Come il Santuario, è
impossibile scalarla in modo diverso da questo! – spiega Mu,
alzando la voce e portandosi una mano davanti al volto per proteggersi dal
vento.
Si
avverte… è palpabile la presenza di un cosmo che avvolge l’intera montagna come
un manto… ma…
-Ma è diverso! – urlo
di rimando a Mu, esponendo i miei dubbi in merito a
ciò che penso. – Il cosmo che protegge la montagna è diverso da quello
del rapitore di Reiko! - .
Aries si limita ad annuire, chiudendo gli
occhi per un attimo e stringendo i pugni, per poi riprendere la scalata,
incurante del fatto che ci siamo tutti fermati, chi per riposare, chi per
riflettere, chi perché momentaneamente immobilizzato dallo scoraggiamento… come
Al, che non accenna a muoversi, tenendo la testa
bassa… lo sguardo coperto dall’ombra del proprio elmo.
Sospiro
pesantemente, scuotendo nuovamente la testa per liberarmela dalla neve e
rilasciando il cosmo, affinché le sacre vestigia del leone possano scaldarmi.
- Avremmo dovuto inseguire Kalì! –
esclama improvvisamente Kanon, infrangendo il
silenzio che era calato tra noi tutti. – Un problema
alla volta… di questo passo non riusciremo a
concludere nulla! - .
Sospiro
nuovamente, chiudendo gli occhi e avanzando di un passo, evitando di proposito
di ribattere. Siamo stati costretti a decidere subito, Reiko
era sparita… ciò che ci aspettavamo si verificasse era
un attacco o un tentativo d’inseguimento da parte di Kalì…
ma alla fine ha battuto in ritirata, trascinando con sè
i thugs… siamo stati colti completamente alla
sprovvista.
- Il nostro obiettivo è Reiko… - ribatte
invece Aldebaran, fiaccamente, senza sollevare gli
occhi.
- Il nostro obiettivo è Athena. Mentre noi stiamo intraprendendo questa scalata, Kalì può aver mirato al Santuario! -
.
- Non a caso abbiamo deciso di comune accordo di dividerci in
questo modo – gli ricordo, interrompendolo, decidendomi a
intervenire. – Il Santuario è protetto - .
- Non a sufficienza… - risponde Kanon,
sibilando la risposta tra i denti e riprendendo la scalata anche lui, senza
voltarsi verso la nostra direzione.
Volgo
il mio sguardo nuovamente versoMu
che, mentre eravamo impegnati a discutere, ci ha ormai distanziato di molti
passi.
Sono
sicuro che nell’eventualità in cui noi tutti decidessimo di cambiar piano, lui seguirebbe il proprio, senza mai voltarsi.
************************************
-Eppure… - .
Deglutisco,
rabbrividendo appena per l’agitazione che sta trasmettendomi il cosmo di Parvati, posando lo sguardo sulla mia mano, ancora avvolta
attorno alla guancia della…
- Sei… una reincarnazione anche tu? Siamo… siamo diversi… - pronuncio
lievemente, quasi sussurrando, ponendo la domanda più a me stessa che alla
figura che ho davanti, mentre i miei occhi si spostano automaticamente sul suo
volto.
Parvati è in me… ma
io sono… io… sono rimasta tale. Insomma, questo qui che ho davanti sembra
essere Ganesha in persona. Cosa impossibile, dal momento che le dimensioni della sua scatola cranica sono
uguali a quelle di un qualunque altro essere umano… niente pelle grigia… niente
zanne… niente proboscide… niente orecchie gra-… Ehm.
Magari quelle…
Arrossisco
involontariamente, distogliendo lo sguardo e sperando ardentemente che non
abbia la capacità di leggermi nel pensiero.
Ironia
a parte, so anch’io che non è carino soffermare lo sguardo sui difetti altrui… anche se devo ammettere che Ganesha
deve avere senz’altro un bel senso dell’umorismo per essersi scelto un corpo simile! In tutti i sensi che la parola implica!
La
mano che non è impegnata a tenere la mia al volto va a
raggiungere l’altra, sollevandola e congiungendola con la prima, in modo tale
da averle entrambe davanti alla sua bocca.
-Ciò
che utilizzo è solamente un involucro… - .
Allora
non mi sbagliavo. Lui parla di sé in qualità di
divinità, non in qualità di reincarnazione divina. È come se il suo cosmo
avesse preso il sopravvento… un momento!
-Definisci “involucro” – gli chiedo istantaneamente,
assottigliando lo sguardo, mentre il suo si fa interrogativo. – Stai
utilizzando un cadavere? -.
-No! – mi risponde subito, ridendo appena, divertito. – Quest’uomo ha pregato gli dei affinché potesse rendersi
utile ai loro fini…- .
-Quindi? – lo incito a spiegarsi
meglio, mentre le sue sopracciglia s’inarcano leggermente, dandomi la
sensazione di non aver capito di nuovo dove voglia
andare a parare. O di far finta. – “Quest’uomo ha pregato gli dei affinché potesse rendersi
utile ai loro fini”, ovvero? Che
hai fatto? Lo hai ammazzato e ti sei preso il corpo? -.
-È lui che ha deciso di farsi da parte. Mi ha offerto
autonomamente il proprio corpo, affinché potessi usufruirne… - .
Che,
tradotto, dovrebbe significare – almeno spero – che la
storia mia e di Parvati è applicata anche a lui... ma
al contrario.
Per
quanto Parvati sosti nel mio corpo, sono io che
continuo a manovrarlo. Lei funge solamente… da ricarica energetica. Mi offre il
suo cosmo, punto. Ragion per cui riesce a manovrarmi quando
sono incosciente.
Probabilmente,
se mi lasciassi andare, Parvatiriuscirebbe
a manovrarmi completamente… diverrei anch’io un involucro.
Rabbrividisco.
-E questo qui sarebbe diventato un
involucro… di sua spontanea volontà? - .
-Esattamente – mi
risponde in modo soave Ganesha.
- Idiota! – sbotto contrita, riferendomi all’involucro che ha
permesso a Ganesha di impadronirsi di lui,
distogliendo lo sguardo da quest’ultimo e allontanandomi,
incamminandomi poi verso la porta ad arco posta poco lontana dal quadro
raffigurante il figlio di Parvati, trascinandomi
quasi a fatica, dal momento che ogni piccolo movimento
è motivo per me di dolore… diamine… ma…
-È e-enorme… - pronuncio appena, temporeggiando… spostando lo
sguardo su tutto l’ambiente circostante… fingendo di interessarmi davvero
all’arredamento tipicamente indiano che compone l’intersa sala…no, diciamo pure
che non sto facendo finta di avere la bocca aperta... questo posto è davvero meraviglioso... ma non devo distrarmi! Qui sono nei guai
fino al collo! Ganesha... GANESHA! Ma diamine... se
tutto quello che questo tipo ha appena detto è vero... io... mi trovo di fronte
alla reincarnazione del figlio di questa gentile Signora che mi occupa il
corpo... e se non sto attenta... se non stessi attenta, davvero Parvatiriuscirebbe a... manipolarmi?
Athena! Dove diavolo sei quando c'è bisogno
di te, eh?? Riuscirei a sopportare perfino le tue
variopinte vesti di tulle se mi assicurassi che in un batter di ciglia fossi
qui ad aiutarmi... ah, bella coalizione... bella
collaborazione! "Qualora avessi bisogno del mio aiuto non esitare a rivolgerti
a me..."gne,
gne, gne!
-E questo non è niente -.
Sobbalzo,
girandomi di scatto e ritrovandomi davanti di nuovo Ganesha,
di cui mi ero quasi completamente dimenticata... ma
stavo sul serio delirando prima? Lo dico io che c'è qualcosa che non va in
questi incensi!
-C-cosa
intendi dire? - provo a chiedere per tentare nuovamente di pensare a un piano, o perlomeno a qualcosa di quantomeno sensato,
mentre lui si protrarrà - spero - in spiegazioni di cui a me non interesserebbe
di certo una mazza... basta annuire... sì... annuire... e ristabilire le
distanze iniziali... ora ricordo per cosa era famoso Ganesha...
per l'amore sviscerale che nutriva nei confronti della madre... e per
sviscerale intendo proprio dire... esagerato. Non si sposò perchè non c'era
essere femminile che riuscisse, ai suoi occhi, a
eguagliare la madre... amava quest'ultima al pari di
un'amante... nonostante si prodigasse soltanto in atti di profonda reverenza e
nient'altro... ma questo è ciò che ci racconta la teologia...
"teorie", dunque. Chi ci dice che qui non ci
sia scappato l'incesto?
-Madre? - .
-Sì? - chiedo con più enfasi del dovuto,
cercando di ricordarmi appena una sola sillaba di tutto quello la sua bocca ha
articolato poc'anzi... ma
niente da fare, i neuroni si sono dichiarati in sciopero. Non ce la fanno più a
far più cose contemporaneamente... se continuo così
rischierò una sommossa... e...
-Si sente bene? - a questa domanda ne è sicuramente pervenuta precedentemente un'altra... l'ho
visto muovere la bocca ma...
Sospiro
profondamente, chiudendo gli occhi e portandomi una mano a massaggiarmi la
fronte.
-Dei, sto impazz...
AAAAAAAAAH! - neanche il tempo di far un paio di passi che inciampo
nei miei stessi piedi, continuando a guardare stralunata e terrorizzata la
"cosa" che poco fa mi ha... leccato un braccio! Che diavolo è???
Mentre
sento quel fottuto di un elefante con le orecchie
ridimensionate e col pessimo senso dell'umorismo ridere, vedo allo stesso tempo
la creatura che ho davanti sollevarsi sulle zampe
anteriori e ritornare in quella che sembrerebbe essere una posizione seduta...
ma che bestia è??
-Buono, Akhu...
buono - .
Akhu...? Quella sarebbe una bestia
domestica?? Ma cos'è?? E che
perde da... quello che sembrerebbe essere pelo??
Spalanco gli occhi, indietreggiando ulteriormente da sdraiata, trascinandomi
lontana dalla pesudo bestia con i gomiti, vedendola
annusare l'aria intrisa d'incensi vari con curiosità...
Mi
volto alla mia sinistra, vedendo poco lontano degli incensi dalle tonalità violacee
liberare nell'ambiente un fumo azzurrognolo... bene. Li raggiungo rapidamente,
gattonando, colpendoli a pugno stretto, distruggendoli, per poi afferrarli e lanciarli
lontani, nella sala attigua, avvertendo poco dopo il leggero rumore dovuto al
loro impatto col pavimento di pietra. Devono essere
senz'altro loro a farmi avere le allucinazioni... non può essere!
-Madre... - sento la voce
dell'addestratore di bestie strane, avvertendo poco dopo le sue mani chiudersi
delicatamente attorno alle mie spalle, probabilmente per dissuadermi
dall'agitarmi per tentare di raggiungere altri incensi posti poco lontani.
-E... FALLA FINITA! - urlo in preda alla rabbia, voltandomi
di scatto per scacciare le sua mani ancora col pugno
della mano destra chiuso... facendomi scappare un singulto quando vedo la
bestia scendere dallo scalino sul quale era posizionata... e avvicinarsi a me!
Ignorando
Ganesha, riprendo a
indietreggiare in preda al panico, fino a quando non sento la schiena aderire
al muro di pietra dietro di me. M'impongo di stare immobile, in modo da non
darle il sentore che sia spaventata...
-Stammi lontana! - urlo, quasi con
voce strozzata, vedendo la bestia fermarsi di colpo... facendo poi un passo
indietro e chinare il capo... emettendo un verso basso ma stridulo... che,
così, a primo impatto... e in preda allo shock - s'intende - assocerei ad
uno... squittìo.
Dei, sono impazzita sul serio.
Spalanco
gli occhi, soffermando il mio sguardo sul... lungo muso... contornato di lunghi... baffi...
E sulle orecchie... leggermente a punta...
Oh...
dei.
Non
è possibile.
-Mia Signora - riprende Ganesha, in un tono basso, quasi sussurrato. -Akhu
non voleva farle del male... voleva solo darle il suo benvenuto - conclude,
riavvicinandosi alla bestia e poggiandogli una mano sul dorso, che perde della
roba che, vista così, da lontano, sembrerebbe polvere.
Un
benvenuto, eh?
Mi
faccio scappare una risatina nervosa, avvertendo un sopracciglio scattare più
volte verso l'alto. Deve essermi venuto un tic. Non riesco a controllarlo.
-Fa parte anche lui del pacchetto
divino? - chiedo con voce strozzata, riuscendo a
intravedere a stento - avendo ancora gli occhi puntati sulla bestia - il capo
di Ganesha abbassarsi a rialzarsi più volte, per
annuire.
-Immagino, mia Signora, che lei non
abbia alcun ricordo di esso a causa del suo svenimento post fuga... è stato Akhu a trasportarla lontana dal tempio sconsacrato...
lontana dai suoi nemici... e considerato il fatto che la sua inequivocabile
natura divina non le ha trasmesso alcuna informazione riguardo alla natura
originaria di Akhu, le chiederei di stabilire un
contatto diretto con lui... - .
-No - mi sfugge prima del previsto,
capite al volo le sue intenzioni. Vorrebbe davvero farmelo toccare? -
Scordatelo - ripeto monocorde, continuando a fissare con gli occhi fuori dalle orbite il coso
che mi sta davanti, ancora col capo chino... del quale temo ormai di aver
compreso la razza. Non può essere altrimenti. Anche se le dimensioni non dovrebbero essere affatto quelle.... ma d'altronde anche
le dimensioni delle orecchie di Ganesha sono fuori di
misura, quindi cosa ci sarebbe di strano?
Mi
sfugge un'altra risatina nervosa.
-Che cos'è? - decido di chiedere per
precauzione, sperando con tutta me stessa di essermi sbagliata.
-Può vederlo lei stessa... - .
-E' un roditore, confermi? - chiedo
ancora velocemente e in tono monocorde, sperando ardentemente in una risposta
negativa.
-Secondo gli attuali schemi umani,
sì - .
-Oddei! -
esclamo in preda al panico, chiudendo gli occhi per disperazione e voltandomi
verso la parete di pietra, sperando che possa risucchiarmi per sottrarmi a
tutto ciò.
-Lo tocchi - sento invitarmi
nuovamente da Ganesha, portandomi a voltarmi
nuovamente verso di lui... e trovandomi la bestia più vicina di quanto l'avessi
lasciata precedentemente. Si è riavvicinata!
Sobbalzo,
cercando d'indietreggiare ulteriormente pur sapendo di non poterlo fare,
vedendo il muso della creatura avvicinarsi a me e fermarsi a pochi centimetri
di distanza, in attesa.
Faccio scorrere gli occhi sulla sua
intera corporatura... è
enorme...
-Lo tocchi - m'incita a fare di
nuovo Ganesha. - se avesse voluto farle del male, lo
avrebbe già fatto - .
Inspiro
profondamente, guardando circospetta l'enorme capo che ho davanti... scrollando
la testa e dandomi della stupida. Dopo aver visto in che condizioni riversavano gli arti superiori di Kalì,
questo dovrebbe farmi impressione?
Allungo una mano... tentennante... avvicinandola
cautamente alla testa dello pseudo roditore...
avvertendo, poco dopo che la mia mano l'ha solo leggermente sfiorato, uno
strano brivido pervadermi il corpo.
Accertatami,
dopo un paio di battiti di ciglia, che non s'è trattato di un'illusione ottica,
vedo nitidamente delinearsi una luce sotto il palmo
della mia mano, in corrispondenza del capo dello strano animale... e quando il
palmo ha aderito perfettamente sulla sua testa, la mia viene invasa da una
serie d'immagini sfocate...
Oserei
definirli "ricordi"... se fossi certa che si trattassero
effettivamente di miei ricordi...
Una
donna con quattro braccia... un bambino con una testa
d'elefante... una distesa immensa di verde incontaminato privo di qualsiasi
tipo di traccia umana... un uomo dalla pelle bluacea
voltato di spalle... e infine...
-Akhu... - .
Riapro
gli occhi, riavvertendo distintamente il cuore battere all'impazzata... e la
strana sensazione di pace e benessere riavvolgermi come quando ho accarezzato
il volto umano di Ganesha...
E così hai voluto mostrarmi la tua famigliola, eh Parvati?
Sorrido
appena, combattuta dalla voglia di lasciarmi andare alla tenerezza, come avverto
nitidamente vorrebbe Parvati, o scoppiare a ridere
per le immagini appena viste. Non è per cattiveria... o per mancanza di
tatto... forse semplicemente per i limiti che la mia mente m'impone. Teste
d'elefante su corpi umani, quattro arti superiori e pelle bluacea
non fanno parte del mondo dal quale provengo io...
Diamine.
-Ciao, Akhu...
- ripeto, aggiungendo un saluto al suo nome ad impulso, continuando ad
accarezzargli l'enorme testa biancastra... accorgendomi solo in quel momento
che qualcosa non va. Ritraggo appena la mano, girandola
verso di me per osservare la strana polvere grigiastra ricoprirmela. - Di cosa
sei fatto, Akhu? - chiedo nuovamente, con un leggero
tono di stizza nella voce, avvertendo subito dopo un frastuono provenire dall'esterno
del tempio, concentrandomi quindi su di esso.
Allo
stesso tempo, avverto il cosmo che aleggia nell'ambiente circostante più nitidamente...
accorgendomi solo in quel momento che... non è il cosmo di Ganesha.
Non... un momento!
Mi
concentro ulteriormente, chiudendo gli occhi e allontanando la mano dal capo di Akhu per non essere influenzata
dalla sua energia spirituale... sì... non ci sono dubbi...
Il
cosmo più definito è quello di Ganesha... lo avverto
nitidamente... il secondo è quella "strana aria pregnante" di
qualcosa d'indefinito che, per quanto stranamente familiare, m'intorpidiva i
sensi... allora non erano gli incensi!
Aggrotto
la fronte... un nuovo rumore esterno al tempio... un
terzo cosmo... un quarto...!!!
Spalanco
gli occhi un secondo prima del fracasso.
-GalaxianExplosion! - .
...
cosa non ha distrutto quel cretino!
-Accidenti... - riesco appena a
pronunciare, venendo fuori dalle macerie prodotte della parte del tempio
crollata, avvertendo cinque cosmi ben conosciuti intensificarsi
ulteriormente...
-Reiko! - . La voce di Al...
cielo... che splendida sensazione di sollievo!
-Bel colpo, Kanon.
Un po' più a destra e la scalata su questo fottuto monte
sarebbe stata inutile! - .
...
non c'è neanche bisogno che dica a quale cavaliere appartengono
queste soavi parole… dannato crostaceo.
Il
mio udito si concentra su un rumore di passi in rapido avvicinamento...
mentre il cuore comincia a martellarmi nel petto... per poi accelerare
ulteriormente... in seguito a diverse urla d'agitazione.
-No! - esclamo appena, prima di prendere a
tossire forsennatamente a causa della polvere sollevatasi precedentemente,
assistendo impotente alla scena che mi si para davanti agli occhi.
Lo
sapevo che quella non era una semplice reincarnazione... li ha immobilizzati!
Il
primo a scattare è stato Aioria, intercettando la
controffensiva di Ganesha - poco distante, immobile,
con sguardo truce - che ha sollevato una mano... mandando a sbattere contro il
muro laterale Kanon, tenendolo momentaneamente fuori dai piedi, per poi dedicarsi ad Aioria
e riservargli lo stesso trattamento.
Prima
che Aioriafosse costretto a
fermarsi è riuscito a scagliare un Lighting Plasma...
che ha mancato il suo avversario, colpendo la parete posta alle sue spalle,
mentre questi si... rimaterializzava? ricompariva? rispostava? che diavolo ha fatto? sono solo certa che, qualsiasi cosa abbia fatto, sia
riuscita a farla alla velocità della luce! Per poi ricomparire e concentrarsi
su DeathMask,
neutralizzandolo prima che potesse anche solo aprire bocca, riservandogli lo
stesso trattamento di Aioria
e dedicandosi successivamente subito a Mu... mentre Aldebaran è stato schiantato contro un ennesimo muro da Akhu...
E tutto questo... nel giro di pochi secondi...
Sento
di nuovo il sopracciglio agitarsi ritmicamente,
mentre la mia mente attende che Mu, sospeso a
mezz'aria - ormai - come tutti gli altri riesca a
liberarsi dalla morsa invisibile che sembra averlo avvolto... non serve a nulla
il suo tentativo di affrontarlo con la psicocinesi...
l'avverto la sua potenza... ma la difesa di Ganesha
sembra essere impenetrabile... non è riuscito nemmeno a creare il CrystalWall... ci ha provato?...
perchè non c'è riuscito?... l'armatura sta stridendo... si sta incrinando... la
forza che lo avvolge è troppo potente...
Il
rivolo di sangue che gli fuoriesce dalla bocca mi fa accapponare a pelle.
-NO! - .
Il
mio urlo sembra non aver sortito alcun effetto, sento
ancora le armature di tutti i cavalieri stridere, come quella di Mu...
-GANESHA, SMETTILA! - .
Alle
mie orecchie confuse, l'urlo è uscito più acuto e stridulo di quanto immaginassi... non sono certa che alle orecchie altrui sia
giunto allo stesso modo... ma il fatto che Ganesha
abbia interrotto la sua tortura mi spinge a credere che perlomeno sia riuscito
a sentirmi.
-Mettili giù...- dico con voce roca,
raggiungendolo e afferrandogli una spalla. - METTILI SUBITO GIU'!
- urlo, stringendogli la stessa spalla per intimargli di sbrigarsi,
assolutamente certa che, scossa come sono, non sia riuscita a procurargli il
minimo dolore.
Fortunatamente,
poco dopo, mi dà retta.
-NO! - urlo nuovamente, questa volta
frapponendomi tra i cavalieri e Ganesha, proteggendo quest'ultimo. Era ovvio che non perdessero tempo per attaccare...
così com'era ovvio che mi avrebbero guardata con gli
occhi fuori dalle orbite.
-Levati dalle palle, idiota! -
sbotta DeathMask,
ricevendo in risposta una pronta risposta di Ganesha, alle mie spalle, che risolleva una mano, che io
tendo a bloccargli tempestivamente.
E intanto ha preso a tremarmi anche l'altro sopracciglio...
morirò a breve, me lo sento.
-No - dico ancora una volta, rimodulando la voce, che mi esce appena più udibile di un
sibilo... se mi abbandona, è davvero finita. Chi fa poi da tramite tra questi? Akhu saprà parlare?
-Reiko...
- inizia Aioria, guardandomi sconvolto... mentre io
sono costretta a voltare il capo e tossire forsennatamente, bloccando le sue
parole sul nascere.
Continuo
a tossire, sentendo lo stomaco portarmi quasi sull'orlo del vomito... è solo
grazie ai profondi respiri - intervallati tra un tossire e l'altro - che riesco
a impedirmelo.
-E' ok...- cerco di comunicare brevemente, riferendomi
a Ganesha, tentando allo stesso tempo di non dare di
stomaco e di dare delle spiegazioni sufficientemente esaustive ai cavalieri d'Athena... che sembrano essere anche loro sull'orlo di una
crisi di nervi. Allo sguardo assassino di Kanon,
riprendo:- Sto
così per te... - accentuo la tosse di proposito, provocandomi un nuovo conato.
- Se avesse voluto uccidermi l'avrebbe già fatto! -
dico tutto d'un fiato, ringraziando il nuovo colpo di
tosse per avermi concesso il tempo necessario per farlo.
-Stronzate! -
sbotta inviperito DeathMask,
preparandosi ad assestare nuovamente un colpo, ma proprio in quel momento - se
purtroppo o per fortuna proprio non saprei - vengo
colta da un ennesimo attacco di tosse, più acuto dei precedenti, che mi porta
letteralmente in iperventilazione... ma che mi
permette di attirare più attenzione.
Rannicchiata
come sono per terra, cercando di non soffocare, sentendo le tempie pulsarmi,
avverto un paio di mani sollevarmi quel tanto che basta per essere presa in
braccio.
-Ha bisogno di aria, una finestra!
- esclama Aioria, cercando di tenermi più in alto che
può rispetto alla polvere che s'è addensata poco più
in alto del suolo.
-Di qua - sento dire da Ganesha, avvertendo successivamente esser trasportata lungo
tutta l'area del tempio... e dobbiamo esserci allontanati parecchio, perchè non
riesco a sentire nemmeno più l'odore opprimente degli incensi.
Non
appena vengo adagiata su quello che sembra essere un
giaciglio simile al precedente, sento distintamente dei rumori sordi
riecheggiare nella sala... riapro gli occhi giusto in tempo per vedere Kanon e DeathMask
bloccare Ganesha, impedendogli di muoversi.
-Lasciatelo... - biascico, incapace
ancora di articolare bene le parole, afferrando il braccio di Aioria per sollevarmi e aver sott'occhio la situazione. -
Vi avrebbe attaccati lui per primo... - decido di dire
ad Aioria, essendo lui il più vicino, sperando che
comprenda il mio pseudo sussurro, dopodichè tossisco
violentemente.
Lui
mi guarda a lungo, tentennante... per poi voltarsi per osservare i ragazzi.
-Chi è? - mi chiede direttamente,
attendendo paziente che la tosse si plachi per
sentirmi rispondere.
Paradossalmente,
mi viene da ridere.
-M-miofi-figlio... - rispondo tra un colpo di tosse e l'altro,
senza riuscire a mascherare un sorriso divertito, mentre Aioria
spalanca gli occhi e mi guarda esterrefatto.
-Reiko! Come stai? - sento chiedermi da Aldebaran
preoccupato, mentre la sua stazza mi fa completamente ombra.
-Decisamente male - risponde al
posto mio il cavaliere del leone, come immaginavo facesse.
Gli
afferro un braccio prima che si allontani, lasciandomi
alle cure di Aldebaran.
-Se lascerete farglielo, vi
spiegherà tutto... - sussurro ancora, con quel poco di voce che me lo consente,
riuscendo a intravedere, sottecchi, una bacinella posta accanto alla
finestra... spero solo che contenga dell'acqua.
Allontano
Aldebaran gentilmente, facendogli cenno di lasciarmi
passare, per poi dirigermi alla bacinella avvistata portando una mano al petto
per cercare di placare gli spasmi dovuti alla tosse.
Aioria nel frattempo - a giudicar da ciò che
ho udito – comportandosi da esemplare mediatore diplomatico, ha convinto Kanon e Angelo a mollare Ganesha
e a farsi spiegare da quest'ultimo una serie di
cose... le voci sono ormai attutite devono essersi allontanati...
Immergo
entrambe le mani nella bacinella, trovandola fortunatamente piena d'acqua,
portandomi poi un po' di questa alla bocca per berla e passandomi i palmi
bagnati sul viso.
Cielo...
a volte ci vuole davvero poco per sentirsi decisamente
meglio...
Tossendo
ancora una volta - questa volta più lievemente - immergo di
nuovo entrambe le mani nell'acqua per ripetere ancora una volta lo
stesso procedimento, questa volta soffermandomi a bere di più, sentendomi
subito la gola meno arsa. Con la restante acqua mi bagno i capelli e il collo,
afferrando il piccolo telo di lino bianco piegato ordinatamente accanto alla
bacinella, per immergerlo nell'acqua e passarmelo dietro la testa, dove lo
stringo, lasciando scorrere un po' d'acqua lungo la schiena... avvertendo
improvvisamente, tutto d'un botto, la pesantezza della
giornata.
Chiudo
gli occhi, restando per un lungo momento a riflettere su quanto accaduto...
fortuna che Ganesha abbia smesso di attaccarli...
deve aver interpretato il mio urlo di prima come un ordine perentorio...
d'altro canto, reincarnazione attiva o meno, devo fungere per lui come una
sorta di entità da cui ricevere gli ordini...
dopotutto sono sua madre.... santo cielo.
Colta
da un improvviso giramento di testa, mi volto, intenzionata a stendermi
nuovamente sul giaciglio su cui ero stesa precedentemente...
trovandomi di fronte la persona che avevo tentato con tutta me stessa di
dimenticare.
…
la giornata non è ancora finita.
Sento
le mani sudarmi e il cuore balzarmi letteralmente in gola, mentre una strana
ansia m'immobilizza completamente, facendomi rimanere qui impalata abbastanza a
lungo... da dimenticare quasi che all'esterno, in un'altra sala, qualcuno sta
discutendo di problematiche più grandi.
Dopo
quello che sembra essere un'infinità di tempo, decido
di muovere il primo passo, facendo ben attenzione a non sollevare il volto
abbastanza da poter guardare il suo...
come ho già fatto in precedenza, seppur brevemente.
Raggiungo
mestamente lo pseudo letto al centro della stanza, sedendomici sul bordo, dando così le spalle alla porta... a
lui.
Cerco
di fingere noncuranza, mentre stringo più e più volte il panno di lino ormai
umido, stendendolo e stringendolo più volte, insistendo a passarmelo su un punto
del braccio che non ha alcun bisogno di esser pulito... e nel frattempo erigo
la barriera mentale, così forte da avvertire la tensione all'interno della mia
stessa testa... decidendo così di non esagerare più... e di rilassarmi appena,
almeno per cercare di recuperare il controllo del muscolo cardiaco... che
sembra essere impazzito.
Chiudo gli occhi nuovamente, sperando
vivamente che se ne sia andato... sentendo invece, improvvisamente, il dorso di
una mano accarezzarmi lievemente la spalla...
E'
dietro di me.
Mandando
giù il nodo alla gola, mi alzo di scatto, allontanandomi dal letto e voltandomi,
decidendo finalmente a fronteggiarlo.
-Che cosa vuoi? Perchè non sei di là
a discutere con gli altri? C'è l'ennesima reincarnazione di una divinità nella
sala accanto... dovresti andare a sentire cos'ha da dire... -
.
Niente.
Non riesco ad imporre alla voce un tono fermo... sono così agitata che a stento
riesco a far combaciare qualche parola di senso compiuto in una frase...
Ma lui non mi risponde, si limita a guardarmi,
allontanandosi lentamente dal letto, girandoci attorno… e riavvicinandosi a me.
Indietreggio
automaticamente.
I
suoi occhi non abbandonano un attimo il mio volto, concentrandosi su ogni minimo
particolare, per poi passare al corpo... e di nuovo al volto... ai capelli.
Sto
tanto male psicologicamente da mettermi a pensare a stronzate
come l'aspetto... sono ridotta uno schifo... mentre
lui... in quell'armatura d'oro... cielo...
Abbasso
lo sguardo, sentendomi inadeguata... avvertendo le lacrime riempirmi gli
occhi...
Abbasso
ancora di più la testa, stringendo i pugni... avvertendo le
sua mani afferrarmi le spalle e avvicinarmi a lui...
-NO! - urlo in preda alla rabbia,
ridestandomi dal mio stato di trance e spingendo con
entrambe le mani contro i suoi pettorali di metallo dorato per allontanarmi. -
Non puoi! NON PUOI! - ormai le prime lacrime hanno bagnato le guance. -
Vattene! - urlo per l'ennesima volta, spingendolo ancora e
allontanandomi a mia volta... venendo poi trattenuta per un braccio e
ricondotta vicino a lui.
-No - mi risponde semplicemente, col
suo solito tono pacato e calmo ma fermo... portandomi di nuovo sull'orlo delle
lacrime.
-Non puoi! Non puoi farlo, Mu! Presentarti qui e pretendere... questo!- continuo a urlare,
lasciando liberamente le lacrime scorrere, senza alcun freno. - Fino a ieri hai preteso che mi allontanassi... che ti stessi
lontana! -mi
blocco, incapace di continuare a causa di un groppo alla gola più grande dei
precedenti. - Mi hai liquidata come si fa con gli
oggetti che non servono più... - .
-Non... - .
-MI
HAI MANDATA DA SHAKA! Pur sapendo che lo odiassi! - lo
interrompo, più arrabbiata di prima, dandogli un'ennesima spinta
che finalmente riesce ad allontanarmi da lui, con la mente preda ormai di tutti
i ricordi relativi a ciò che il mio soggiorno alla sesta casa ha procurato… Non
riesco a fermarmi... - E alla fine si è dimostrato migliore di te! Bravo! - lo
applaudo sarcasticamente... senza avere la più pallida idea di cosa mi lascerò
sfuggire dalla bocca tra poco. Ormai non ho più niente da perdere... - Volevi
allontanarmi così? Era questa la tua intenzione?- continuo imperterrita,
mentre le lacrime continuano a scorrere e la voce mi si alza nuovamente di
un'ottava per il nervosismo. Lui ha aggrottato la fronte... sembra essere decisamente confuso... probabilmente non immagina che...
-Ma indovina? Hai fallito di nuovo!
- riprendo sarcastica, seppur il volto rigato di lacrime immagino mi diatutt'altra aria. - Perchè non
ha avuto alcuna importanza la lontananza che hai imposto
tra noi... non ha avuto alcuna importanza il tuo ignorarmi... - blocco
nuovamente le parole, incapace di continuare...
Lui
sa, ormai, cosa voglio dirgli... lo sa... gliel'ho scritto prima di abbandonare
il Santuario di Athena... e
ricordarlo adesso... mi fa vergognare così tanto… quanto in basso sono caduta?
... per cosa, poi?
-E tu lo sapevi... - riprendo dopo
un po', risentita, con la voce incrinata, tornando a guardarlo negli occhi,
accorgendomi solo in quel momento del suo sguardo serio, rammaricato... - Quando
sono venuta da te nel cuore della notte... tu sapevi il perchè! - la voce mi
trema di nuovo.
-Ma non è questo il punto... -
riprendo di nuovo, cercando di riprendere il controllo. - Hai preso la tua
decisione... io l'ho accettata... ma adesso... – sospiro profondamente, sentendo di nuovo
l’angoscia montarmi dentro. - Cosa significa tutto
questo? COSA?! - chiedo infine, alzando la voce nuovamente di
un'ottava.
Il
silenzio che segue mi fa precipitare di nuovo nella desolazione totale... mi
sento così ridicola... essermi aperta così tanto...
essermi messa così a nudo davanti ai suoi occhi…
Mi
conduco una mano davanti alla bocca… desiderando ardentemente di poter
recuperare tutte le parole pronunciate… mandarle giù e seppellirle… per far in
modo che non risalgano più a galla… ma non posso…
Mi
volto, abbasso nuovamente la testa nel tentativo di nascondermi ai suoi occhi,
che non hanno smesso un attimo di fissarmi… fin quando
non mi sento afferrare di nuovo per le spalle, avvertendo le sue mani cingermi
il collo con fermezza ma delicatezza… e la sua bocca… baciarmi.
Rimango
immobile, riuscendo solo - quasi come un automa – a condurre le mie mani sui
suoi polsi… forse il primo tentativo era quello di allontanarlo nuovamente… ma
adesso…
Chiudo
gli occhi – spalancati precedentemente per la sorpresa
– decidendo di rispondere al bacio… avvertendo una delle sue mani passare alla
nuca… senza mai abbandonare la pelle…
Non
posso crederci… Mu mi sta…
io lo sto…
Mi
sento avvampare… e mi sento arrossire ancora di più quando
le sue labbra si separano dalle mie, delicatamente come si sono congiunte, e i
suoi occhi si riaprono… svelando il verde dei suoi occhi… che mi avvolge tanto
intensamente da non farmi rendere conto che ha poggiato la sua fronte alla mia.
-Significa
che ti amo anch’io – mi sussurra senza esitare… senza abbandonare il mio
sguardo… rispondendo alla domanda lasciata in sospeso precedentemente…
e aprendomi la sua mente.. permettendomi così di avere libero accesso a tutti i
suoi profondi pensieri… dandomi modo di venire a conoscenza di tutti gli stati
d’animo di cui è stato preda da quando ho abbandonato il santuario…
Vorrei poter aggiungere così tante
cose… vorrei…
vorrei tanto…
Semplicemente,
alla fine, mi riavvicino a lui e ricongiungo le mie labbra alle sue… lasciando perdere il raziocinio e qualsiasi altra cosa che
possa impedirmi di fare ciò che sto facendo in questo momento.
Istanti…
ho rischiato di perderlo… ha rischiato di perdermi ed
è tornato a riprendermi…
Per
il momento, questo mi basta.
Incurante
del mondo assurdamente complicato che ci ruota attorno, lo bacio ancora e lo
abbraccio, affondando poi la mia testa nell’incavo del suo collo.
Angolo
dell’autrice…
Chiedo
infinitamente scusa per il lungo periodo di assenza… per
chi se lo fosse chiesto, sono ancora viva J nonostante il periodaccio trascorso… che mi ha accompagnata
per questi lunghi mesi… (<- è il motivo per il quale non mi sono fatta più
viva, perdonatemi, ma avevo altro per la testa).
Tutto
sommato ci sono riuscita, sono ritornata e, anche se
non c’entra niente, sono orgogliosa di annunciare che proprio oggi ho compiuto
sessanta giorni senza sigarette *__* il che vuol dire proprio che il peggio è
passato… J e che volere è potere! =D
Ritornando
in tema u__ù vi ripropongo le mie scuse… chiaramente
sono più che arrugginita… il travaglio che ha preceduto il parto di questo
capitolo è stato lunghissimo… avevo così tante cose da dire che alla fine ho
deciso saggiamente di dilazionarle.
Il
ricongiungimento è stato uno delle parti più difficili @_@ forse è durato poco…
in fondo credo che molti di voi si sarebbero aspettati molto più di questo dopo
una ventina di capitoli xD
ma ogni cosa a suo tempo, come al solito J
Dopo
essermi persa fondamentalmente in chiacchiere inutili, volevo ringraziare
immensamente tutte le persone che hanno continuato a leggere la storia…
l’ammontare dei lettori sono aumentati sproporzionalmente! *___* per non
parlare delle 37 persone che hanno aggiunto la storia tra i preferiti e le 17
che l’hanno aggiunta alle seguite *____________* (*mega
inchino*)
Adesso
devo assolutamente ringraziare singolarmente le persone che hanno commentato
l’ultimo capitolo:
-CrystalHuggens 2: la
prima a recensire l’ultimo capitolo di una storia che è stata lasciata in
sospeso a lungo… *s’inchina* perdonami… come ho già scritto precedentemente
sono stata costretta a lasciare tutto in sospeso per cause di forza maggiore…
spero vivamente di recuperare il ritmo e continuare ad appassionarti J ti ringrazio per tutti i complimenti,
è sempre un infinito piacere sapere di riuscire a trasmettere qualcosa JJ spero mi farai sapere la tua anche in merito a questo
capitolo, a rileggerci! ;)
-YamaMaxwell: punto numero
uno: mi manchi ç__ç a prescindere dalla storia ç__ç quindi dobbiamo sentirci
presto! Punto numero due: son
curiosa di sapere che ne pensi ^__^ ti aspettavi tutto ciò? =D
-Bloody_star: … adesso avrai capito se i tuoi dubbi
in merito al misterioso personaggio comparso improvvisamente si sono rivelati
fondati o meno! =D Brava! Chiaramente adesso non si è
capito un emerito tubo, ok, è il figlio di Parvati, ma da dove è sbucato? Perché
solo adesso? Che vuole? Tranquilla, ho tralasciato
tutte queste spiegazioni al momento perché giungeranno in
seguito J
grazie mille per il tuo commento!
-Kikkina90: carissima Kikkina90… spero vivamente
di non averti fatto scollare dal pc così come ti ho
fatto incollare! ç__ç mea culpa! Chiedo nuovamente
perdono! E ti ringrazio infinitamente per la
recensione! Adoro quando mi si esprime esattamente
cosa si pensa di ciò che scrivo J e sapere che tutti i miei buoni propositi (ossia di non
far risultare Reiko una MarySue
e di riuscire a mantenere più o meno tutti i personaggi IC) stiano riuscendo,
non sai quanto mi faccia piacere! Reiko è innamorata
di Mu… come tu stessa hai
pensato, non avrebbe mai potuto accettare il bacio di Shaka…
ciò non toglie, comunque, che la storia è ancora lunga… e che io adoro i colpi
di scena J *fischietta innocentemente* grazie
mille per la recensione, spero di rileggerti!;
-Spartaco: mio fedelissimo, sono tornata! *__*
rileggendo la tua recensione mi è sembrato di aver capito che non ti è molto
chiara la faccenda sulla religione induista… chiedi
pure senza esitazioni! Che problema c’è? Se non ti va di farlo qui, scrivimi pure in privato!
Premetto che non è stato facile nemmeno per me capirla .___. Ho dovuto fare
diverse ricerche prima di buttar giù qualcosa su di essa…
non a caso – lo avrete notato tutti – ci vado molto coi piedi di piombo perché
è una religione così ampia che, se non presa con le pinze, può finir col far
confondere parecchie persone che non hanno molta dimestichezza con essa! Non a
caso – e lo capirete più tardi, senza contare che sarò io stessa a segnalarvelo quando sarà il momento – io sto usando soltanto
una delle tante varie versioni e interpretazioni della religione indù… per
questo ti chiedo di pormi qualsiasi domanda, qualora non ti fosse chiaro
qualcosa, magari ti risulta qualcosa di diverso da ciò che ho scritto
semplicemente perché sto usando un’interpretazione diversa dalla tua J insomma, chiedi e ti sarà dato! ^^ un bacio!;
-LaReginaAkasha: lieta di sapere che approvi tutte le
mie trovate diaboliche! xD
sì, mi rifaccio all’anime, dove la sfera personale è lasciata puramente
intendere… e mo qui ti voglio! Ti aspettavi un risvolto
simile? .__. Ci tengo a ricordare che, come più volte ho tenuto a specificare,
per me prima di essere cavalieri di Athena, Mu & Co. sono uomini…
quindi… spero di non averti delusa >__< alla prossima!;
-cb4ever: ehi, ehi, ehi… no, eh! Primo lo studio
e poi la lettura u__ù (ma a chi voglio darla a bere… scrivo, anziché mettermi a
studiare per la sessione estiva! >__< che vita di stenti, Santa Athena u__ù) Ciao ^^’ un’altra nuova lettrice *___* a cui
la storia piace *___* grazie! *cofcof* dunque… la situazione con Mu… beh… momentaneamente… si è messa così ^^ che ne pensi? (<- domanda di routine,
voglio beccare qualcuno che sia rimasta scioccato
dalla reazione dell’ariete :O… xD) per tutta la
restante situazione… Kalì e reincarnazioni divine
varie… eeeeeeeh, la strada è ancora abbastanza lunghetta ^^ ma
ogni domanda troverà la sua risposta ;D spero vorrai continuare a seguirmi
^^ grazie per la tua recensione, a
presto!;
-LadyUruha:
*____* grazie! *tira fuori un cuoricino da donarle* diamine,
hai salvato anche altre mie storie tra i preferiti? >__< ed io che
ti ripago aggiornando così tardi ç__ç spero vivamente
(per me e per voi) di non ripetere più un ritardo del genere… >__>…a
presto J
Un mega
grazie a chiunque vorrà continuare a leggere questa storia che, tengo a
ripeterlo, non abbandonerò, nonostante i mega ritardi di aggiornamento.
Muovo
le mie mani sulla sua schiena rivestita dell’armatura, incurante del freddo
tipico del metallo, entrando in contatto più volte col lungo mantello bianco
che è solito ricoprirgli le spalle.
È
trascorso ormai un po’ di tempo da quando ci siamo…
beh… “riappacificati” – arrossisco al solo pensiero, stringendolo più forte –
ma non ho la benché minima intenzione di
scollarmi da lui.
E anche lui sembra non avere alcuna fretta, dal modo in cui
mi sta abbracciando a sua volta, tenendo un braccio ad avvolgermi la schiena –
accarezzandomi quest’ultima di tanto in tanto – e
l’altro braccio avvolto attorno alle spalle, su cui la sua mano si fa leva per carezzarmi
il capo, lasciando scorrere le dita tra i miei capelli.
Nessuno
dei due ha detto più una parola… non ce n’è stato bisogno… non in quel momento
che è seguito al gesto più naturale che potessimo rivolgerci.
No,
non me l’aspettavo.
Non
mi aspettavo che il docile e timido Mu accostasse le
sue labbra alle mie con una tale naturalezza… e per giunta senza arrossire.
Ed io… beh… non mi aspettavo di capitolare così velocemente…
È
stato… un sollievo… come se non aspettassi altro che quel momento… nonostante
tutto quello che mi aveva fatto passare.
Dopo
l’ultima notte al Santuario, non mi aspettavo minimamente che mi seguisse…
certo… l’avevo preventivato… ma mi ero imposta di non
cedere nel modo più assoluto, nel caso in cui fosse accaduto.
Beh,
evviva la coerenza.
Sorrido
contro il suo collo, avvertendolo muoversi un po’, probabilmente per guardarmi
in volto… quando vedo nitidamente – nonostante la
posizione che ha assunto la mia testa, considerando, inoltre, la stazza del
soggetto - qualcuno arrivare spedito,
per poi fare dietrofront con una nonchalance tale da
farmi trattenere a stento dallo scoppiare a ridere.
-Al…-
pronuncio nitidamente, senza urlare, chiamandolo e avvertendo Mu irrigidirsi. Una manona
compare nuovamente nella sala… ma senza il corpo del proprietario.
-Dovreste…
ehm…-dice,
facendo cenno col pollice di recarci di là da loro, per rendere il concetto più
chiaro.
Cerco
di soffocare una piccola risata.
-Subito
– gli rispondo perentoriamente, vedendo l’arto del cavaliere del toro sparire
dalla mia vista e avvertendo Mu tornare a rilassarsi.
Sollevo
la testa… verificando personalmente i miei sospetti, sorridendo sorniona.
-Rieccoti
qui…- dico sottovoce, continuando a sorridere, osservando divertita il rossore
abbandonare le sue guance, riferendomi alla sua
particolare caratteristica dell’arrossire… che sembrava essersi dileguata. Deve
essersi imbarazzato per essere stato colto con le mani nel sacco da Al.
Gli
apro la mente per far in modo che senta i miei pensieri, vedendolo arrossire
nuovamente, portandogli poi le mani ai lati del viso, sollevandomi sulle punte
dei piedi e poggiando le mie labbra sulle sue, gesto
al quale risponde dopo un po’, socchiudendo gli occhi, sempre con quell’infinita dolcezza che riesce a farmi sciogliere.
-Andiamo,
dai… - mi sforzo di dire, trattenendomi dall’impulso di baciarlo di nuovo e separandomi
da lui lentamente… per poi abbandonare velocemente la sala, raggiungendo quella attigua.
Ho
bisogno di rimettere in ordine i pensieri.
Ora
tocca a me cercare di non arrossire… quanto tempo ci abbiamo
messo? avranno… sospettato qualcosa?
Mandando
tutti i pensieri al diavolo, entro nella sala direttamente, con nonchalance, evitando di stabilire subito un contatto
visivo con qualcuno – tenendo quindi lo sguardo fisso davanti a me – e
camminando a testa alta… non m’importa un accidenti… quel bacio sembra avermi
rinvigorita… non avverto quasi più la spossatezza della giornata… sarei pronta
ad affrontare anche l’ennesima reincarnazione della giornata!
Beh…
però loro mi hanno lasciata semimorente, forse sarebbe
quantomeno opportuno dare l’impressione che lo sia ancora… afflosciare le
spalle e avere un’andatura irregolare dovrebbe andare… e… AAAH!
-Dannazione!
– esclamo innervosita, riprendendomi all’istante dall’ennesima paura che mi ha
fatto prendere Akhu, sbucato improvvisamente da
dietro ad una colonna della sala e indietreggiando a sua volta. Dobbiamo
esserci spaventati a vicenda.
-E quello? – chiede con un tono decisamente seccato Kanon,
indicando con un cenno del capo Akhu, ancora
rannicchiato accanto alla colonna.
-Quello
è Akhu…- risponde soavemente Ganesha,
sorridendo e lasciando intendere, dal modo in cui lo fa, che ne sia molto
affezionato. – Mio fedele compagno e servitore da tempi immemori… - aggiunge, avvicinandosi e allungando una mano per
carezzargli il muso… dal quale ricomincia a cadere quella strana roba bianca di
prima.
-Quanto
a lungo dura il suo stato? -. Sobbalzo, riuscendo in extremis a celare la
sorpresa di risentire la voce di Mu, alle mie spalle,
costringendomi a non voltarmi e allontanandomi da lui per sicurezza… non so per
quanto riuscirei a nascondere l’agitazione che provo in sua presenza… e non
sono certo circondata da stupidi. Meglio evitare.
-Tanto
quanto il mio – gli risponde Ganesha… ma di che
stanno parlando?
Mi
volto, perplessa, concentrandomi solo e unicamente sul bizzarro animale che –
in modo quasi sottomissivo – accoglie le attenzioni
del dio.
-Quello
sarebbe davvero un sorcio? – chiede senza mezzi termini DeathMask, nel momento in cui Mu
si avvicina a sua volta ad Akhu e – con garbo ma allo
stesso tempo con decisione – allunga una mano per toccarlo.
Riesco
a vedere chiaramente Aioria rivolgere un’occhiataccia
ad Angelo, prima che decida di sedermi su un’altura posta in prossimità della
parete di fronte, avendo così una più chiara e completa visuale di tutta la
sala.
-Secondo
gli attuali schemi umani, sì – rispondo al granchietto inopportuno, sospirando, utilizzando le stesse parole
di Ganesha che, sedutosi su una sorta di poltrona,
esattamente di fronte a me, intravedo sorridere, con sguardo complice.
-Cosa dicevate in merito al suo stato? –
chiedo precipitosamente subito dopo, riferendomi ad Akhu,
distogliendo lo sguardo da quello del dio incestuoso e mettendomi a fissare -
in ordine – il pavimento, le pareti, il soffitto e vari pezzi di armature, in modo del tutto confusionale, per poi posare
il mio sguardo su Mu, ancora alle prese col roditore,
e sentendo il calore invadermi il volto.
Non
ho mai adorato tanto l’armatura dell’ariete quanto adesso…
-Accidenti!
– esclama improvvisamente Aldebaran, facendomi
sobbalzare, distraendomi così dai miei pensieri.
…
la devo smettere di perdermi in fantasie… che mi sono persa?
Mi
guardo attorno con circospezione, notando che tutti hanno lo sguardo rivolto su
Akhu, da cui Mu si è ormai
allontanato, battendo le mani per pulirsele dalla sostanza grigiastra che precedentemente ha sporcato anche le mie…
-Una
statua? – chiede Aioria sorpreso, sgranando appena
gli occhi.
Oh
grazie, amico!
Una
statua!
Akhu è una statua!
…
UNA STATUA?!
Non
posso impedirmi di spalancare la bocca dallo stupore… non posso aver capito male… cioè, tecnicamente potrei, ma… questo
spiegherebbe almeno la sostanza grigiastra…lo strano rumore che i suoi arti
emettono appena si muove un po’… la consistenza liscia e… marmorea del suo corpo.
Santo
cielo.
-Non
è suo il cosmo intriso nel palazzo – dice ancora una volta Mu,
con quella che sembrerebbe ovvietà, guardando ancora una volta il sorcio di
pietra e rivolgendo lo sguardo a Ganesha. – E non è
nemmeno il Vostro - .
I
miei occhi si spostano automaticamente sulla reincarnazione del figlio di Parvati, attendendo che risponda, notando il sorriso
obliquo che gli si delinea sul volto.
-Devo ammetterlo, non immaginavo che i
servi della dea Athena fossero così tanto preparati…
- risponde con estrema lentezza, scandendo bene le parole - mostrando insomma
quello che deve essere il lato sbruffone caratteristico di tutte le divinità –
alzandosi dalla sua postazione e avvicinandosi a me. – Non fraintendetemi, è
davvero eccezionale che dei comuni esseri umani abbiano una così profonda
conoscenza del cosmo, mi congratulo con voi e con la dea che servite…
d’altronde è a voi che devo la salvezza della mia Signora madre…-.
-Non hai risposto alla domanda – decido
d’interromperlo io, dando un taglio al suo noioso cianciare.
-Chiedo scusa – pronuncia
immediatamente dopo lui, cambiando il suo atteggiamento altezzoso con un’espressione
più remissiva e prodigandosi in un profondo inchino… la figura materna ha fatto
di nuovo effetto, eh?
-La constatazione poc’anzi
espressa dal cavaliere è esatta. -.
-Di chi è, dunque… quest’energia? – chiedo perplessa, rivolgendo lo sguardo in
ogni dove per tentare di captare ogni minima vibrazione perindividuarla nuovamente, quando ad un
certo punto si rimanifesta.
I
cavalieri sollevano tutti le teste contemporaneamente,
restando come in ascolto… devono averla avvertita sicuramente anche loro.
-Dovreste saperlo… - mi risponde dopo
quello che sembra essere un infinito lasso di tempo Ganesha.
– O perlomeno immaginarlo… - conclude, rivolgendomi un
sorriso ambiguo.
Dovrei
saperlo… o perlomeno immaginarlo.
Ok, stessa storia di Akhu praticamente… deve trattarsi di qualcuno che Parvati conosce molto bene… dunque…
Il
figlio lo abbiamo – ahimè – conosciuto… stessa storia
per l’animale domestico… mmmm…
…
Diamine…
allora deve trattarsi…!
-… Shiva? – chiedo tentennante, quasi sussurrando, non
riuscendo a credere di aver davvero tralasciato il perno fondamentale di tutto questo ambaradan.
Ganesha si limita a rivolgermi un sorriso
radioso e a far brillare gli occhi dall’emozione, per poi annuire lentamente,
mentre il mio cuore perde un battito e i cavalieri sussultano tutti
contemporaneamente, eccetto Mu.
-Diamine
– mi lascio sfuggire, decidendomi a respirare di nuovo, sentendo i criceti
nella mia testa correre velocemente sulle loro ruote… ma
la lampadina proprio non vuole decidersi ad accendersi…
-D-dov’è?
C-cioè, si è r-reincarnato anche lui? – mi sento così
stupida a chiedere una cosa del genere. E dire che un
tempo non credevo nemmeno alle divinità, reincarnate o meno che fossero!
Il
figlio di Parvati si lascia sfuggire una risata divertita… facendola durare più del dovuto… senza
decidere di smetterla…
Forse
si crede simpatico.
Un
mio sguardo in cagnesco basta a farlo smettere,
tossicchiare imbarazzato e schiarirsi la voce.
-No,
Mia Signora… ciò non sarebbe mai potuto verificarsi… -
.
-Ovvero? – chiede Kanon,
rubandomi la domanda che fremevo fargli.
-Il
Signore celeste non si reincarna… non si è mai reincarnato… ne
in questa vita, ne nella precedente… ne lo farà in futuro…-.
Ah,
però.
Allora
esiste una divinità furba che si estranea
completamente dalle vicende umane, eh?
-Ciò
non impedisce al suo Spirito di essere presente in
qualsiasi luogo necessiti della sua divina protezione… - .
-È
per questo motivo che non riuscivamo a scalare la montagna? – chiede
improvvisamente Aldebaran, facendomi sgranare gli
occhi.
-Non
riuscivate a fare cosa? – chiedo prima che Ganesha
possa rispondere.
-Esattamente
– risponde subito dopo il dio, a cui non presto minimamente attenzione,
aspettando che qualcuno m’illumini su questa nuova.
-A
quanto pare il cosmo del dio Shiva
funge da protezione per la montagna così come quello della dea Athena funge da protezione per il Santuario – spiega
pazientemente Aioria, gesticolando appena e guardando
altrove, probabilmente perso in chissà quali congetture.
Ma…
il santuario è disseminato di altri templi che
separano un ipotetico visitatore indesiderato dalla cima… qui…
Il
puzzle manca ancora di troppi pezzi.
-Ganesha,
tu… - inizio, indecisa su cosa chiedergli, vedendo il
suo sguardo concentrarsi subito su di me. - … tu e… Akhu…
- aggiungo, lanciando un’occhiata in tralice al suo animale domestico, seduto
compostamente nell’angolino in cui l’ho lasciato, scuotendo il muso di tanto in
tanto, imbrattando così il pavimento di polvere. – Siete gli unici custodi di…
questo posto? – lui annuisce, aspettando pazientemente che continui, comprendendo
che ho altre domande da porgli.
Sospiro
profondamente.
-Che... che senso ha la tua reincarnazione?
Perché ti sei mostrato solo adesso? -
.
Ganesha mi sorride teneramente, con quella
solita luce di gioia negli occhi che ho visto rivolgere solo a me, prima di avvicinarmisi – con passo
cadenzato – e inginocchiarmisi di fronte.
Trattengo
il fiato, sperando vivamente che la ridotta distanza che c’è tra
di noi non si riduca ulteriormente. È già abbastanza imbarazzante così…
perché deve essere così tanto remissivo nei miei
riguardi?
Mi
conduco una ciocca di capelli dietro all’orecchio, imbarazzata, sollevando un
attimo gli occhi sui cavalieri di Athena,
alle spalle del figlio di Parvati, in attesa quanto
me di avere delle risposte, intravedendo improvvisamente Angelo sorridere nel
suo solito modo derisorio… cazzo c’è da ridere? Non
mi sto divertendo!
Solo
allora rivolgo direttamente lo sguardo di nuovo su Ganesha,
venendo colpita da un attacco di panico.
Cielo.
Perché mi è venuta in mente un’immagine
agghiacciante riguardante me vestita come Saori?
Scuoto
la testa lievemente, facendo in modo che l’incubo ad occhi aperti si allontani,
concentrandomi poi sulla posizione assolutamente scomoda che ha assunto Ganesha.
-Per
favore, alzati… - dico ancora imbarazzata, cercando di non guardare nessuno dei
cavalieri di Athena. Ho
deriso più volte la reincarnazione della loro dea per essere tanto servita e
riverita, ed ora mi trovo nelle sue stesse condizioni.
Com’è
che si dice? Chi la fa, l’aspetti?
Conduco
una mano alla spalla dell’involucro
di Ganesha, per indurlo a sollevarsi, quando una sua
mano va ad afferrare delicatamente la mia e ad avvolgerla con l’altra in un
gesto tanto dolce da far venire il diabete.
No,
non è che muoia dalla voglia di offenderlo… ma è
troppo!
Quasi
automaticamente vengo colta nuovamente dall’imbarazzo
e da una strana sensazione che inizialmente non riesco a individuare.
Quando
intravedo la testa di Aldebaran
voltarsi di scatto verso Mu… comprendo.
…
-Non
avrei mai potuto permettere che la Signora
Celeste scendesse a combattere questa guerra da sola - .
La
voce di Ganesha mi distrae nuovamente dalle mie
elucubrazioni mentali. Dovrò rimandare a dopo le mie supposizioni sulla gelosia
del cavaliere dell’ariete…
-Non
appena la Madre Celeste
ha deciso di uscire allo scoperto, l’ho seguita, manifestandomi a mia volta nel
corpo di quest’umano pretendente fedele, prendendone
completamente il possesso - .
Non
posso fare a meno di rabbrividire nuovamente.
Faccio
scivolare la mia mano dalle sue, sollevandola e ponendogli il palmo di fronte.
-Prima
che tu continui, ho assolutamente bisogno di sapere come funziona la
reincarnazione -. Non mi piace questa storia dell’involucro. Parvati, da tranquilla ospite, potrebbe rivoltarmisi
contro? Ed io non potrei fare niente per
impedirglielo?
-Mia
Signora… è un concetto molto complesso… - . Al mio
sguardo inceneritore riprende a concentrarsi, probabilmente per cercare le
parole più adatte, riassuntive ed esaustive per spiegarsi. Non può liquidarmi
così. – Esistono diversi sistemi che consentono a noi divinità di reincarnarci… ma tutto dipende fondamentalmente dall’essere
umano che si sceglie di utilizzare… - .
Si
blocca nuovamente, interdetto, quasi timoroso di aver pronunciato le parole
sbagliate. Deve aver avvertito il mio nervosismo.
-Secondo
quale criterio scegliete l’essere umano da utilizzare?
– chiedo meccanicamente, annuendo per comunicargli che il primo concetto è
stato compreso, spronandolo così a continuare.
-Anche in questo caso esistono diversi
criteri… la scelta può dipendere da svariati fattori… - sospiro affranta,
trattenendo poi un po’ il respiro e mettendomi a pensare. Il discorso è davvero
lungo come diceva… e, ammesso che non lo sia come attualmente
vuol far credere, sta tergiversando… e noi non abbiamo tutto questo tempo…
-Tu
hai scelto questo tipo… – indico il suo involucro con una mano. – Perché ti si
è completamente concesso… - .
-E
per la sua sconfinata fedeltà - .
-Sì
sì, ok… e per la sua
fedeltà… - aggiungo per accontentarlo, cercando di arrivare al punto che più mi
preme sapere.
-Ma…
io…- sospiro di nuovo, affranta e affaticata da tutti
i pensieri che mi stanno vorticando in testa. – Perché Parvati
ha scelto una come me?- .
…
Non
so aggiungere altro. Confido nella sua natura divina onnisciente per capire a
cosa mi riferisco.
Dopo
un po’, Ganesha mi sorride comprensivo.
-Per
quanto lo avessi profondamente desiderato – riprende a
parlare con enfasi, portandosi una mano sul petto, all’altezza del cuore. -Io non sono a
conoscenza di tutti i motivi che spingono la Signora Madre a compiere determinate
scelte… - .
Sarà
un tipo un po’ troppo impiccione evidentemente.
Diamine,
che darei per avere sottomano, in questo momento, un libro di teologia induista
per confutare le mie supposizioni in merito a Ganesha…
se, ancora una volta, non ricordo male, viene
descritto come un tipo alquanto morboso nei confronti di Parvati…
-Il
motivo per il quale Lei è stata scelta dalla Signora Celeste – continua, distraendomi
dai miei pensieri.
– è semplice. Era scritto nel suo destino - .
…
Destino
di cacca.
…
Troppi occhi, non posso sollevare il viso per guardare Mu.
Ma me lo ricordo… mi disse la
stessa cosa tempo fa…
“Hai
solo avuto la sventura di nascere sotto un cielo caotico…”
Ed io pensai che più che un
cielo caotico, fosse un cielo di merda.
Sorrido impercettibilmente, avvertendo il suo cosmo raggiungermi e
avvolgermi delicatamente.
Probabilmente starà ricordando la stessa cosa anche lui.
Improvvisamente quello che abbiamo appurato essere il cosmo di Shiva torna a farsi sentire in
maniera più insistente, ed io avverto il cosmo di Mu
abbandonarmi.
-Ganesha… da dove proviene? – chiedo a quel punto,
incuriosita, guardandomi attorno, senza soffermarmi sulle espressioni
concentrate dei cavalieri di Athena,
che devono averlo avvertito anche loro.
Alla mancata risposta del dio, rivolgo il mio sguardo verso di
lui, per osservarlo… scorgendolo a guardare sottecchi, senza scomporre la sua
posizione, con un’espressione poco raccomandabile in volto… Mu.
…
-Ganesha – lo riprendo, scandendo meticolosamente il
suo nome e utilizzando un tono di voce più alto perché possa sentirmi.
Il suo sguardo, nello spostarsi nuovamente su di me, torna a
rabbonirsi, come se nulla, poc’anzi, l’avesse turbato.
…
-Dalla statua che rappresenta il Signore
Celeste – mi risponde soave, con il classico tono di ovvietà che lo
contraddistingue.
Aggrotto la fronte, continuando a guardarmi attorno.
-Ci hai adagiato sopra il tuo fondoschiena un
quarto d’ora fa – interviene improvvisamente Angelo, facendomi sgranare
gli occhi e sollevarmi di scatto, voltandomi poi… ad ammirare l’enorme statua,
rappresentante il consorte di Parvati seduto nella
classica posizione del loto.
Come diavolo ho fatto a non
accorgermene?? Mi ci sono seduta proprio in grembo!
A
questo punto una domanda mi sorge spontanea…
-C’è qualche possibilità che… - non so
come spiegarmi. - …che questa statua prenda… vita? –
chiedo infine, posando nuovamente il mio sguardo su Akhu
e riportandolo nuovamente sulla statua di Shiva,
completamente immobile.
-Assolutamente no – mi risponde Ganesha, con lo stesso tono dolce di prima… nonostante
abbia uno sguardo cereo rivolto verso DeathMask, che tende subito a sviare non appena si accorge che
lo sto osservando.
Angelo
dal canto suo ha sostenuto lo sguardo, non scomponendosi
minimamente.
…
prima o poi qui scatterà nuovamente una rissa…
-Non
abbia paura – riprende dopo un po’ Ganesha,
avvicinandosi e portandomi una mano dietro la schiena, per invogliarmi ad
avvicinarmi nuovamente alla rappresentazione di Shiva.
Sarà
anche innocua… ma ciò non toglie che sia comunque… strana.
Il
suo cosmo si è rimanifestato nel momento in cui Mu mi ha avvolta col suo… è stato
un caso? E lo è stato anche lo pseudo
sguardo assassino che ha rivolto Ganesha a quest’ultimo?
-Nulla
potrebbe indurre il suo consorte a farle del male… - riprende
il dio, senza che io gli presti particolare attenzione, continuando invece a
concentrarmi sul cosmo di Shiva, che sembra essersi
ridimensionato.
È
bizzarro di come si rivolga a me in qualità di
divinità e non d’involucro… insomma, sì, dentro di me c’è Parvati…
ma…
-Io credo che in tutto questo vostro
progetto di reincarnazione ci sia una grossa falla… - decido ad esporre,
esprimendo i miei dubbi e le mie perplessità. - Riepilogando brevemente –
riprendo, voltandomi verso di lui per poterlo guardare negli occhi. – C’è
questo pericolo, rappresentato da Kalì, che minaccia
il mondo… Parvati decide dunque di reincarnarsi per
fronteggiarla… - m’indico col pollice di una mano. - Così come decidi di farlo
tu, non volendo lasciar tua madre da sola… e ti porti dietro Akhu… - mi volto verso la bestiola appena menzionata, sorprendendomi
per l’ennesima volta per l’assurdità che rappresenta. – A conti fatti, a
fronteggiare Kalì, ci sarebbero una tipa che di cosmi
e roba varia non ha mai sentito parlare e di cui ha appreso conoscenza solo da
pochissimo… - mi indico ancora una volta. – Tu che,
per quanto indiscutibilmente potente, essendo una divinità, hai deciso di far
capolino solo ultimamente e un… - mi rivolto nuovamente verso la bestia. – Una
statua! Dico… - mi porto entrambe le mani alla testa,
per tentare di concentrarmi. – Cos’è, contavate sul
sicuro intervento della dea Athena? – chiedo
sarcastica, indicando i cavalieri qui presenti.
-Non contavamo su alcun aiuto esterno –
mi risponde prontamente lui, con sufficienza e superiorità. – Contavamo sul
concentrarci sulle nostre uniche forze - .
-Ecco, appunto, quali forze Ganesha? – chiedo ancor più sarcastica, spalancando gli
occhi per sottolineare la domanda retorica. – Qui, Shiva non si muove – mi rivolgo
alla statua.– Ne tantomeno,
da come mi sembra di aver capito, ha intenzione d’intervenire in altro modo,
dico bene? – chiedo, senza aspettare però che mi giunga risposta. – Akhu… - mi rivolgo verso lo pseudo
animale, che agita la coda in quel che si definirebbe, in altri contesti, scodinzolando.
- Akhu! Insomma, è una statua! Sarà senz’altro
potente anch’egli, ma è materialmente fragile! Se
qualcuno riuscisse a colpirlo, non… - .
Non
riesco nemmeno a completare la frase che Ganesha
solleva prontamente una mano, rivolgendone il palmo verso la creatura marmorea
e colpendola con un getto di energia tanto potente da
distruggerla, facendola esplodere.
Sussulto
spaventata, sollevando le braccia per schermirmi il volto, così come fanno i
cavalieri, presi alla sprovvista quanto me, guardando increduli il punto in cui
un secondo prima c’era la statua di Akhu, scodinzolante.
Atterrita,
mi chiedo che diavolo sia preso a Ganesha, vedendolo
subito dopo mormorare qualcosa che non riesco a
comprendere e utilizzando la stessa mano che ha distrutto il suo animale
domestico portarsi prima verso il basso e poi verso l’alto.
Tutta
la polvere e i detriti appartenenti a quello che era il corpo della creatura si ricompongono man mano che la mano di Ganesha si sposta verso l’alto, brillando poi di una luce
luminosa e mostrando nuovamente il corpo di Akhu…
intatto.
-Non
confonda mai le divinità con i comuni mortali – mi diceGanesha, riscuotendomi dai miei pensieri, mentre
avverto chiaramente i cosmi dei ragazzi agitarsi, inquieti. – Questi ultimi sono limitati – dice ancora, avvicinandomisi.
– Noi non lo siamo – aggiunge nuovamente, portando il
suo volto a pochi centimetri dal mio, lanciandomi un’occhiata lasciva e sorridendomi
nel suo solito modo ambiguo.
…
-Cavalieri
di Athena – pronuncia
improvvisamente Ganesha con un tono di voce più alto,
facendomi uscire dallo stato di trance in cui ero caduta. – Potete andare.
Ringraziate la Vostra
dea per i servigi offertici… il SignoreShiva non se ne dimenticherà. - .
COSA?!
In
un baleno sento il cosmo di tutti gli altri agitarsi, tra cui spicca principalmente
quello di Mu, che sposta lo sguardo velocemente da me
a Ganesha… probabilmente col chiaro intento di
sottrarmi fisicamente alla sua presenza.
No…
continua a stare calmo, ti prego…
Comincio
a pensare febbrilmente.
-G-Ganesha…
cosa…? – decido di chiedergli, vedendolo sollevare una mano – come precedentemente ha fatto con Akhu
– e rivolgerla in direzione dei Saints, facendomi
sgranare gli occhi. Prima che riesca a gettarmi su di
lui, per impedirgli di agire, la forza scaturita dal suo cosmo spinge lontano i
ragazzi, che si pongono tutti in posizione di difesa, probabilmente aspettandosi
– come me – un colpo simile a quello che hanno visto prima.
Ma
l’intenzione di Ganesha è semplicemente quella di
accelerare la loro uscita dal tempio… e sembra che nessuno tra
di loro riesca a opporsi… nonostante riesca ad avvertire chiaramente i
loro cosmi bruciare.
-Non
abbiamo bisogno di loro – risponde il dio al mio sguardo sconvolto e interrogativo,
voltatosi verso di me non appena ha avvertito le mie braccia cingere in una
stretta morsa il suo, alzato verso i Saints. – Ho
permesso loro di restare solo per udire ciò che avrebbero poi riportato alla
loro dea - .
Prima
che riesca a ribattere, intravedo con la coda degli
occhi Mu – approfittando di quello che credeva un
momento di distrazione del dio – teletrasportarsi al
di là della forza creata da Ganesha e ricomparire
davanti a noi… ma è bastato che questo dannato dio del cavolo compiesse un
leggero movimento del polso per mandare a sbattere Mu
contro un muro posto alla parte opposta, sotto lo sguardo sbigottito degli
altri Saints, meno quello di DeathMask, che adesso sta cercando di scagliare il suo
colpo più potente pur essendo notevolmente affaticato e impedito… sta cercando,
come tutti gli altri, di non arrendersi alla forza che cerca di farlo
indietreggiare.
In
men che non si dica, un
altro leggero movimento della mano di Ganesha rivolge
a tutti gli altri lo stesso trattamento che ha riservato precedentemente a Mu.
Il
muro sul quale vanno a sbattere i cavalieri crolla a
causa del violento impatto, sollevando una densa nube bianca, che fa perdere
temporaneamente la visuale sul loro stato.
Alle
nostre spalle, Akhu si solleva sulle zampe
posteriori, rivolgendo un verso minaccioso ai ragazzi, ancora a terra.
-Smettila!
– esclamo costernata, cercando di scuoterlo, ma non riuscendo a muoverlo
minimamente. – Ganesha! - .
-Avevo
invitato loro ad abbandonare il tempio gentilmente. La presunzione di opporsi
al volere di una divinità non può essere tralasciata, per quanto possano starvi a cuore - .
Nonostante
la polvere sollevatasi, riesco ad un certo punto scorgere Aioria
sollevarsi e mettersi in posizione d’attacco… e Ganesha
rivolgergli contro nuovamente il palmo della mano..
questa volta materializzando la stessa energia che prima ha disintegrato Akhu.
È
chiaro che non mi abbandonino… così com’è chiaro che Ganesha
non demorda… non sembrano fargli effetto nemmeno più le mie
richieste… cosa…?
Istintivamente,
mi gioco il tutto e per tutto.
Incapace
di pensare a un piano alternativo, decido di pormi tra
lui e i ragazzi, spalancando le braccia.
Come
speravo accadesse, lui tentenna, rivolgendomi uno sguardo misto tra lo stupito
e l’incredulo. La mano ancora alzata.
-Madre…
- .
-Avanti,
colpisci! – gli intimo, mentre una goccia di sudore mi
attraversa la fronte. Potrebbe farlo tranquillamente. Potrei
trovarmi spazzata via prima di battere nuovamente le ciglia… d’altronde mi ci
sono messa palesemente contro. E sono un
involucro anch’io, dopotutto. Un comune
essere umano.
-Reiko!
– sento esclamare Aldebaran, in ansia, avvertendo poi
un rumore confuso alle mie spalle. Probabilmente staranno cercando di
rimettersi in piedi. Sollevo una mano per intimare loro di non intervenire,
sperando con tutto il cuore che mi diano retta, mentre avverto nuovamente il
cosmo di Mu raggiungermi, agitato.
Fidati di me…
-Siete
dunque dalla loro parte… - .
-Siamo
tutti dalla stessa parte, Ganesha! – rispondo al dio,
quasi urlando, cercando di osservarlo in volto al di là della
mano che tiene ancora rivolta verso di noi, che ne impedisce la visuale. –
Credi che la dea Athena mi avrebbe
offerto il suo aiuto se le sue intenzioni fossero state altre? - .
-Hanno
osato pormisi contro! Per quanto le loro intenzioni
nei Vostri confronti siano state onorevoli, non è
tollerabile! – esclama alterato, facendo brillare più intensamente la sfera di energia all’interno della sua mano.
-Perfetto,
allora dovrai colpire anche me – dico con una calma allucinante, con la quale
riesco a impressionarmi da sola, avvertendo poco dopo…
il cosmo di Parvati agitarsi.
…
?
-Spostatevi
– m’invita a fare Ganesha, con sguardo cereo… seppur visibilmente combattuto.
-No
– pronuncio in modo chiaro, avvertendo nuovamente Parvati
agitarsi… impensierendomi… perché è agitata? Mi sarei aspettata di avvertirla
arrabbiata, combattiva… mi sarei aspettata perfino che cominciasse ad utilizzarmi
come un burattino, come il figlio sta facendo col proprio involucro… allora
perché… ?
Come
un lampo a ciel sereno, vengo
colta da un dubbio… che mi fa spalancare gli occhi… e poi sorridere.
-Adesso
è tutto chiaro – pronuncio lievemente, abbassando lo sguardo per pensarci più
approfonditamente.
Non può essere altrimenti.
-Dimmi,
Ganesha… - inizio, continuando a sorridere appena –
non riuscendo a impedirmi di farlo – avvertendo il
cuore battermi all’impazzata… sperando vivamente di non aver toppato. – Io non
sono altro che un involucro… - gli occhi del dio si spalancano appena,
facendomi credere che il proprietario – o il manovratore, in questo caso – sia
stato colto dalla consapevolezza. – E’ vero… reincarno la dea Parvati… ma
tutto sommato non sono che una comune mortale… come lo è la persona che tu stai
utilizzando… insomma… - continuo, cercando di non perdere il filo del discorso,
avvertendo i cosmi dei ragazzi, alle mie spalle, ancora agitati. – Cosa t’impedirebbe di colpirmi? Morirei, ma Parvatipotrebbe tranquillamente
reincarnarsi in un altro corpo che le aggrada, o no? - .
Adesso
Ganesha sta abbassando la mano… gli occhi fissi su di
me… il braccio tremante.
-Evidentemente
no – rispondo al suo posto, comprendendo che l’illuminazione dalla quale sono
stata colta è giusta. – Evidentemente non funziona così… -.
Le
mani del dio adesso sono strette a pugno e tremano visibilmente.
-In
merito alla reincarnazione invece… Parvati non è
riuscita a manovrarmi come tu sei riuscito a fare con quel poveretto che ti sta
ospitando… semplicemente perché non
voglio… - .
Ho
avvertito nitidamente i ragazzi avvicinarmisi.
-Non eri ancora pronta ad
accettare una realtà diversa da quella che eri abituata
a considerare tale… fu così che Parvati rispose quando le
chiesi perché non si fosse manifestata prima… lo ricordo come se fosse ieri…-.
E come potrei dimenticarlo?
Da quel momento la mia vita è completamente cambiata…
-“Accettare”… prima
allora tergiversavi sul serio… - riprendo, ricordandomi della ridicola
spiegazione che Ganesha voleva rifilarmi. – Dipenderà
senz’altro anche dalle divinità… ma dipende soprattutto dalla volontà di noi comuni esseri umani… il tipo che stai
manovrando ti ha, appunto, offerto il
corpo… Parvati non ha potuto manifestarsi finchè non ho avuto la certezza che voi divinità esisteste davvero… e, così come allora, evidentemente non
può agire senza il mio – diciamo così – consenso… - continuo a guardare Ganesha negli occhi, non scorgendovi alcuna contestazione.
- … la Signora Madre
sa che se tentasse di far qualcosa di particolarmente incisivo contro il mio volere non ci penserei
su due volte a condurmi una lama alla gola o a gettarmi nel primo precipizio a
portata di mano… - .
Avverto nuovamente il cosmo di Mu avvolgermi… la mia irritazione sarà sicuramente palpabile…
Sono
stufa… stufa di questi dei che si comportano come se tutto gli sia dovuto… strafottendosene degli esseri umani…
Vada
per Kalì… che fa parte della cerchia delle divinità cattive… maGanesha… Parvati… lo stesso Shiva che ha
deciso di non sporcarsi le mani…
Mi
sta venendo la nausea.
-Non
siete un comune essere umano… - mi risponde Ganesha
dopo quella che sembra un’infinità di tempo.- …in Voi
attualmente risiede una delle divinità più potenti in assoluto… avete a
disposizione i suoi poteri… ciò vi rende nettamente superiore… perché
mischiarvi con loro? - .
…
pezzente di un dio.
-Spiacente,
ma non sono affetta da manie di grandezza, con me non attacca – gli rispondo a
tono, vedendo la sua espressione farsi grave.
-Io
e lei possiamo fronteggiare il pericolo che minaccia la Terra senza alcun bisogno di
ricevere aiuti esterni… - rivolge il suo sguardo ai Saints.
– Sarò io ad occuparmi di Lei adesso… non ha nulla di cui temere… - .
-Senza
l’aiuto di quelli che tu definisci aiuti esterni, io a
quest’ora sarei morta! Dici di esserti reincarnato a
tua volta per correre in aiuto di tua madre… ma
dov’eri quando sono stata attaccata la prima volta nel tempio shivaita sconsacrato? – gli chiedo, alzando di un tono la
voce, vedendolo sussultare… avvertendo poi il cosmo di Parvati
manifestarsi…
Cazzo, senza volerlo devo aver toccato le
corde giuste per far scatenare lei e far intimorire
lui.
-Dici
di possedere le capacità necessarie a difendermi e risolvere la situazione,
dov’eri dunque quando la dea Athena s’è offerta di
darmi il suo appoggio e mi ha messo a disposizione la sua casta guerriera? - .
Ganesha adesso si è inchinato nuovamente,
abbassando il capo… mortificato.
Non
so se si tratti effettivamente di paura… maParvati deve avere un forte ascendente su di lui… la sua
approvazione, per Ganesha deve essere sacra.
La
mia sorta di rimprovero, associata al cosmo di Parvati,
deve rappresentare per lui come un rimprovero della dea stessa.
Una
cosa per lui micidiale, a quanto pare.
Sia
benedetto il complesso di Edipo!
-Dov’eri quando ho combattuto contro Kalì?!
– inveisco ancora, venendo colta da un’illuminazione che potrebbe rappresentare
una vittoria psicologica schiacciante.
-Alla
luce di tutte queste tue considerevoli mancanze… quanto t’importa davvero di
tua madre? - .
BOOM!
Diamine… non avrei mai immaginato che spalancasse gli occhi e prendesse ad
agitarsi così tanto!
…
improvvisamente fa una cosa che mi lascia del tutto
interdetta.
Prende
ad avvicinarsi, da inginocchiato, e si lancia letteralmente sui miei piedi… ma
che diamine fa?? Me li sta baciando!
Mi
allontano quel tanto che mi riesce – avendo le sue mani ancorate attorno alle
mie caviglie – e gli intimo di lasciarmi andare…
avvertendo un profondo senso di inadeguatezza avvolgermi.
-Perdonatemi!
Perdonatemi, ve ne prego! Ho potuto reincarnarmi solo
nel momento in cui vi siete manifestata sulla Terra… e
con questo corpo mortale non è stato facile trovarvi! - .
…
assurdo come, in men che non si dica, confonda nuovamente l’involucro con la dea… sta di nuovo
parlandomi come se fossi Parvati in persona…
…
-Il
motivo per cui non mi sono mostrato è dipeso da loro! – continua, sollevando il capo un attimo e rivolgendo ai Saints un’occhiataccia. – Non capivo chi fossero… perché fossero con voi… da che parte stessero… non
sapevo come avvicinarmi a voi senza mettervi in pericolo! - .
…
-É
solo e unicamente per voi che l’ho fatto! Quando ho
capito che con loro stareste stata al sicuro, ho solo atteso che decideste di
ritornare in India… ho anche provato a mettermi in contatto col vostro cosmo
per indurvi a raggiungermi… - .
Eh?
Quando avrebbe fatto una cosa del ge-…
Un
momento.
L’incubo
alla prima… quando mi sono vista circondata dai thugs e la porta ha preso a sanguinare… quella voce che mi
chiedeva di andare in India…
…
Mi
conduco una mano alla testa, chiudendo gli occhi, sbilanciandomi appena e
accasciandomi, venendo prontamente sorretta da Ganesha.
Il
cosmo di Muha ripreso ad agitarsi…
rilascio un po’ del mio per tranquillizzarlo.
-…
in merito a Kalì… - aggiunge dopo un po’ Ganesha, attendendo che riprenda
un po’ di concentrazione, non curandosi minimamente del mio stato e dimostrando
così di non curarsi minimamente delle condizioni umane. – Non so di cosa stiate parlando - .
...
Sbatto
le palpebre più volte, allontanando le mani dalle tempie e voltandomi a
guardarlo, ritirando in fretta la testa non appena mi accorgo che siamo troppo
vicini.
-Cosa? – gli chiedo, assolutamente convinta
di non aver capito bene.
Lui
scuote la testa, lasciandomi intendere di non aver compreso a sua volta la mia
domanda precedente.
-Kalì…
- pronuncio nuovamente, vedendo la sua espressione farsi concentrata e annuire.
– Quando ho affrontato la sua reincarnazione nel
tempio shivaita… - lui continua ad osservarmi come
uno strano fenomeno da baraccone. Si vedrebbe lontano un miglio la sua sincera
intenzione di tentare di capirmi… ma a quanto pare non
ci riesce. Quando aggrotta la fronte, lo faccio
anch’io. – Ganesha, la tipa dalla quale mi hai sottratta poche ore fa! – sbotto,
convinta che si stia divertendo a confondermi e prendermi in giro.
Le
sopracciglia del suo involucro s’inarcano all’inverosimile,
dandogli un aspetto buffo, lontano anni luce dall’espressione minacciosa
di pochi minuti fa.
Non
se ne starà rendendo nemmeno conto, considerando che con la sua testa originale
probabilmente non è mai riuscito a fare nulla del
genere… gli elefanti non hanno le sopracciglia, giusto?
-Kalì?
– mi chiede dopo un’infinità di tempo lui, facendo imprecare quelli che
sembrerebbero essere – a giudicare dal ricordo che ho delle loro voci – Kanon, Angelo e Al. Ma Ganesha
non sembra essersene accorto minimamente. Le mie sopracciglia, come le sue,
sono alzate. – Voi credete… che quella sia Kalì? - .
…
ma che accidenti significa?
Mentre un’orribile sensazione comincia a
gelarmi le membra, avverto due mani afferrarmi delicatamente ma saldamente il
bacino. Gli occhi di Ganesha si rivolgono prontamente
alla persona che sta cercando di aiutarmi ad alzarmi, diventando nuovamente
minaccioso.
Le
mie mani vanno a posarsi sul suo torace, delicatamente, in una sorta di carezza
e in una muta richiesta a lasciarmi andare… solo allora il suo sguardo si rabbonisce
nuovamente, senza però staccarsi da quello di Mu, alle mie spalle, che – non facendosi minimamente
intimorire – non mi ha lasciata fino a quando non è stato Ganesha
a farlo, rimettendomi in piedi delicatamente e allontanandomi volontariamente
da lui, continuando a starmi accanto.
-Vorreste
dire che non era la dea Kalì
quella da cui avete sottratto la dea Parvati? – gli
chiede diplomaticamente Mu, nel suo classico tono
calmo e gentile, arrivando al punto a cui io non ero capace di arrivare.
-No
che non lo era.
Affatto- gli risponde gelidamente Ganesha, sollevandosi
a sua volta e squadrandolo con un cipiglio misto tra il disgustato e
l’infastidito.
Solo
successivamente sposto la mia attenzione dal suo volto
e la focalizzo sulla sua risposta… prendendo a boccheggiare.. e avvertendo
l’ansia impadronirsi di me.
-Co-cosa
significa? C-come sarebbe a dire? Tu come…? - .
Nel
frattempo anche Aioria ci si è avvicinato, fissando
stralunato il dio.
Non
ho la forza di voltarmi ad osservare le reazioni degli altri… ma a giudicare
dai loro cosmi, anche loro non devono averla presa bene.
-Conosco
il cosmo della dea Kalì, e non era quello
appartenente alla creatura contro la quale mi dite di aver combattuto,
mia Signora – mi risponde Ganesha con l’impeccabile
tono rispettoso che è solito rivolgermi, scuotendo la testa per sottolineare
ciò che ha appena detto.
Mi
conduco una mano prima al petto, poi al collo.
Non
riesco a respirare.
-Allora
chi diavolo era? – gli chiedo subito dopo, atterrita, cominciando ad annaspare,
avvertendo nuovamente il cosmo di Mu avvolgermi…
nonostante sia anch’egli agitato.
-A
questo non so risponderle… - pronuncia Ganesha,
scuotendo la testa.
-No,
un attimo, come sarebbe a dire? È sicuro di quello che dice? Non potrebbe
starsi sbaglia-… - . Al viene
investito da un’occhiataccia che, se fosse stata dotata di cosmo proprio,
l’avrebbe sicuramente ucciso.
-Athena…
- sento pronunciare Aioria, in tono scoraggiato,
mentre qualcuno impreca nuovamente e qualcun altro fa schioccare la lingua con
disappunto.
-Ganesha…- trovo la forza e
il coraggio di pronunciar ancora, cercando di combattere il forte mal di testa
che sembra volermi trapanare il cranio. – Ne va della vittoria della tua
Signora Madre… sei sicuro di ciò che affermi? La donna che era nel tempio non
era la reincarnazione di Kalì? - .
Il
suo sguardo si fa triste, risentito… finchè non mi si
avvicina nuovamente e prende le mie mani tra le sue, senza smettere di
guardarmi negli occhi.
-L’unico
motivo per il quale abbia deciso di reincarnarmi,
mischiarmi a degli insulsi esseri umani, utilizzare uno di essi, risvegliare Akhu e usufruire della dimora più protetta dal Signore Shiva è quello di proteggervi… null’altro m’importa… non
avrei motivo di mentirvi… - solleva poi lo sguardo verso Mu.
– Ho perfino risparmiato la vita a questi esseri insulsi per non arrecarvi
dolore… che motivo avrei di mentirvi? - .
Prima
che riesca a impedirlo delle lacrime mi solcano il
viso.
E il gesto deve essere completamente frainteso da Ganesha, perché dopo un po’ anche i suoi occhi diventano
lucidi e mi stringe le mani, con l’intenzione di attirarmi a sé, ma io mi
allontano, voltandomi a guardare ognuno degli uomini che, ancora una volta,
sono venuti a soccorrermi, rivolgendo loro uno sguardo colmo di dispiacere, dal
quale faccio trasparire tutto il mio senso di colpa, a cui loro mi rispondono
con sguardi vacui, confusi, ancora sorpresi.
Non
trovo il coraggio di guardare Mu, di cui continuo ad
avvertire il cosmo ancora avvolgermi.
-Appurato
ciò… - pronuncia improvvisamente Kanon , rompendo quel silenzio innaturale. – Se
non vi è più nulla da aggiungere, è nostro dovere ritornare al Santuario e riferire
tutto alla dea Athena – al suo fianco DeathMask sospira, chiudendo gli
occhi e muovendo la testa, facendola scricchiolare per distendere il collo.
-Concordo
– aggiunge Aioriadopo un po’, parlando a nome anche di Al, che annuisce subito dopo.
-Considerando
il legame che vi lega alla mia Signora, farò un ennesimo strappo alla regola e
mi ripeterò, cavalieri: il vostro intervento non è più necessario – risponde Ganesha, mantenendo un tono neutrale e guardando ognuno dei
ragazzi dall’alto in basso.
Pur non ricambiando lo sguardo, sento
quello di Mu puntatomi addosso.
Starà
probabilmente aspettandosi che mi esprima… ma… io non…
non posso obiettare.
Non
perché tema Ganesha… niente del genere.
Semplicemente
perché… perché ritengo che loro abbiano rischiato la vita fin troppo…
Prima
ero scoperta, completamente ignara di ciò che mi stava accadendo… non ho mosso
obiezioni dal momento che ho capito che Athena e i suoi cavalieri avessero davvero potuto aiutarmi…
ho accettato a malincuore l’essere accompagnata in ogni passo… sono stata in
ansia per le loro sorti, sentendomene responsabile, sentendomene in colpa…
Adesso
che si è finalmente manifestato un alleato di Parvati…
quanto sarebbe giusto permettere che loro continuassero a rischiare le loro vite?
-Reiko
- .
Sollevo
lo sguardo, andando a incontrare lo sguardo di Aioria.
-Cosa intendi fare? -
.
Vengo avvolta dallo sconforto.
Non
lo so… non lo so cosa devo fare…
Se
penso che a causa mia potrebbero trovarsi nuovamente in pericolo mi sento male… ma il solo pensare di dovermene separare… mi fa
sentire male ugualmente.
Sollevo
lo sguardo su Mu.
Per
quanto possa risultare impassibile come al solito, so
che anche dentro di lui è in corso una lotta… lo vedo nel suo sguardo, lo
avverto nel suo cosmo… ma la sua natura, come la mia, gli impedisce di essere
egoista…
-Athena
ti ha dato il suo totale appoggio – pronuncia improvvisamente, senza staccare
gli occhi dai miei. – Non devi far altro che decidere se comunicarle la tua
scelta di persona o lasciare a noi il compito di farlo - .
…
Io
lo amo… LO AMO!!!
-Ganesha
– mi volto verso di lui decisa, afferrandogli le mani come
lui più volte ha fatto con me, lasciandolo di stucco.– Andrò in Grecia con loro a
interloquire con la dea Athena – come immaginavo, i
suoi occhi si spalancano, così come la sua bocca, ma non gli lascio il tempo
d’intervenire. – Non immagini quanto sia felice che tu
sia qui… con me… per me! -. Fantasia, non mi abbandonare adesso! – Il pensiero
che… - m’interrompo un attimo, pensando a cos’altro
dirgli per ammorbidirlo. - …mio figlio abbia deciso di proteggermi e combattere
al mio fianco è per me fonte d’immensa gioia! -. Cazzo Angelo… non sghignazzare! È già abbastanza difficile
così! – Ma la dea Athena ha il diritto di ricevere un
trattamento degno delle attenzioni che si è premurata di riservarmi in qualità dinostra
alleata, non posso limitarmi a usufruire dei suoi cavalieri come portavoce…
devo incontrarla di persona e discutere con lei dell’intera faccenda e
dell’eventualità futura di un suo ennesimo appoggio nella guerra che ci stiamo
preparando a combattere! - … cercando di convincerla a ritirarsi…
Prima
che Ganesha ritenti d’intervenire, lo interrompo
nuovamente: – Non ha tentennato un solo istante nell’offrirmi il suo aiuto prima che tu rendessi nota la tua esistenza…
non troverei quindi nulla da ridire se lei, di sua spontanea volontà, ci
spalleggiasse nuovamente in futuro. -.
-Madre,
ma… - .
-Terrai
d’occhio la situazione in India, mentre starò via? – mi ci avvicino… restia a
fare ciò che la mia mente ha elaborato poc’anzi. Il
problema è che ha ancora un’aria troppo incerta…. È pur sempre una divinità…
non posso rischiare che gli vengano i cinque minuti di morbosità folle -Attenderai il mio
ritorno? Farai questo per la tua Venerabile Madre? – gli chiedo nel modo più
amorevole che riesco a farmi venire fuori… trovando il coraggio di
abbracciarlo, sentendolo, come mi aspettavo che facesse, irrigidirsi. Parvati nel frattempo ha ripreso ad
agitarsi… sorrido. Deve essere al settimo cielo per aver rivolto a Ganesha un gesto che in altre circostanze gli avrebbe rivolto sicuramente lei…. E
ciò non può che andare a mio vantaggio… col cosmo di Parvati
così in festa, Ganesha non può avere dubbi sulle mie
parole. – Grazie... - gli sussurro in un orecchio, baciandogli poi una guancia…
allontanandomi subito dopo velocemente, afferrando Mu
per una mano – prendendo così alla sprovvista anche lui – e facendo un cenno
col capo agli altri cavalieri, che, senza farselo ripetere due volte, mi
seguono all’esterno del tempio.
Quando atterriamo sul suolo della Grecia, in
seguito al teletrasporto effettuato ai piedi di
quello che ho ribattezzato “il monte delle assurdità”… mi viene quasi da
piangere.
Avverto
le braccia di Mu stringermi più di quanto non stessero già facendo, per infondermi coraggio, mentre
attorno a noi gli altri Saints tirano tutti un
sospiro di sollievo.
Nonostante la scalinata infernale, la vista del
Santuario non è mai stata così bella.
Con
gli occhi rivolti ancora al luogo che avevo deciso di abbandonare definitivamente,
conduco una mano sul torace di Mu – ancora ricoperto
dall’armatura d’oro – per distanziarmi, comunicandogli così la mia intenzione a
voler camminare con le mie gambe, visto e considerato che, prima di teletrasportarci, a causa di un malore lui non ha perso
tempo a prendermi in braccio.
Quando mi rimette a terra, la mia mano va a
cercare subito la sua, che non si fa attendere per ricambiare la stretta,
intrecciando perfino le dita con le mie.
Inspiro
profondamente, avanzando insieme al resto del gruppo lungo la scalinata che
conduce alle tredici case… trovando all’altezza della prima… una marea di
gente!
-Reiko!
– esclamano all’unisono Kiki e Shun,
mentre il primo mi corre incontro, tuffandomisi tra
le braccia e facendomi sbilanciare un po’, ma la mano di Mu,
dietro alla schiena, mi sostiene. Quando lo scricciolo
mi lascia andare, rivolgo la mia attenzione al centro della folla che si è
radunata davanti alla prima casa, sorridendo mestamente a Saori,
che, oltre a ricambiare il sorriso, non riesce a non far trasparire dell’ansia.
-Ho
un mucchio di cose da raccontarti – esordisco, continuando a sorridere.
-Più
tardi… ora riposati… non hai un bell’aspetto!
– mi liquida velocemente lei… facendomi così traballare pericolosamente una venetta sulla fronte…. Ma a giudicare dai suoi occhi
sgranati, non deve star scherzando… devo essere ridotta davvero in uno stato
pietoso… senza contare che mi sento debilitata… a dirla tutta non mi dispiace affatto questa volta seguire il suo
consiglio.
-Convoca
un synagein il più presto possibile… - aggiungo solamente, vedendola annuire e rivolgersi
finalmente ai cavalieri che ha mandato a recuperarmi in India, circondati dagli
altri amici e colleghi, compresi i bronzes, che ascoltano
in ansia diversi frammenti di conversazione.
Mi
volto un attimo – prima di riprendere ad avanzare sulle scale – per vedere Mu scambiare qualche parola con Dohko.
Deve aver avvertito il mio sguardo, perché ha sollevato il suo e mi ha sorriso.
Gli
sorrido a mia volta… tornando a voltarmi e riprendendo la scalata.
Avremo
tempo… ora che sono di nuovo qui, poco o molto che ci verrà
concesso, avremo tempo…
Contenta
che nessun’altro, a parte Shun e Aphrodite – che ha spalancato i suoi occhioni
celesti, scandalizzato, nell’ammirare
il mio nuovo taglio – mi abbia fermata a lungo per sapere come stessi, sono
costretta a fermarmi, impedita a proseguire a causa di qualcuno stagliatosi di
fronte a me con le braccia incrociate.
Solleva
lo sguardo giusto un po’… per rendermi conto che si tratta di Milo.
Il
suo sguardo è serio… quasi imbronciato… ma ciò nonostante non accenna a
muoversi ne a parlare.
I
suoi occhi si riaprono, lanciandomi uno sguardo carico di rimprovero, e quando
il mio si abbassa per un attimo, e un sospiro affranto mi fuoriesce prima che
riesca a fermarlo, mi sorride teneramente, spalancando le braccia… tra le quali
mi fiondo senza farmelo chiedere due volte.
Non
avrei sopportato un rimprovero verbale… sono spossata… non avrei saputo
tenergli testa, ne tantomenoribattere…
ma a quanto pare quello di Milo era solo uno scherzo.
Continuiamo
ad abbracciarci, io ho chiuso perfino gli occhi, rilassandomi sotto le carezze
delle sue mani sulla mia schiena… nessuno dei due dice una parola.
-Dimmi
solo una cosa… - pronuncia ad un certo punto lui, discostandomi quel tanto che
basta a guardarmi negli occhi. – La prima cosa che ha fatto, è stato baciarti,
vero? - .
…
Devo
essere arrossita all’inverosimile, perché subito sul suo bel volto si delinea un sorriso divertito e scoppia a ridere, prendendo a
scompigliarmi affettuosamente i capelli più volte. Ma diamine, è così evidente??
Non
sapendo in che modo ribattere, presa come sono dal tentare di non andare a
fuoco, non faccio altro che fiondarmi nuovamente tra
le sue braccia, questa volta semplicemente per nascondere il volto.
Quando
gli chiedo di smetterla, pestandogli un piede per ripicca che, oltre a non
toccarlo minimamente, lo induce a ridere di nuovo e più forte, lui, con un
braccio ancora avvolto attorno alle mie spalle, allunga l’altro e dà una spinta a Camus, poco lontano da
lui, prendendolo alla sprovvista e facendolo urtare contro il suo allievo Hyoga nel bel mezzo di una conversazione.
-Che
ti dicevo?? – chiede Milo all’amico, retoricamente, riprendendo a ridere forsennatamente,
facendomi rimpiangere di non essere rimasta in India!
Santo
cielo, che divertimento con Ganesha! Un personaggio
più spostato non potevo crearlo! xD Il complesso di Edipo è giustificato… chiaramente
è enfatizzato ^^ poi, come al solito,
in seguito avrete le dovute spiegazioni!
Detto
questo, passo direttamente ai ringraziamenti, che saranno piuttosto brevi a
causa dei libri che mi aspettano ç__ç:
Ai91: Ahahahahahahahahah!!!xDMu ti ha sconvolta! Eh beh, tu però l’hai sottovalutato
u__ù ci ha messo un “po’” di tempo… ma alla fine ha
capito che quello era l’unico modo per far comprendere a Reiko
ciò che provava ^^ mi fa piacere che il
capitolo ti sia piaciuto J…
grazie per i complimenti e per la recensione, spero di rileggerti!;
Bloody_star:
io cupido?? Ha fatto tutto il saggio Mu
u__ù è rinsavito l’ariete xDmmm… se nel capitolo precedente Ganesha
ti dava fastidio… adesso che dirai? XD;
cb4ever:
filmini mentali? Uuuuuuh… me ne rendi partecipe? xD che pensi accadrà ai nostri piccioncini?
^ ^ scherzi a parte, grazie per il commento, spero di
rileggerti;
LaReginaAkasha:
… ho continuato a
sviluppare la storia come speravi si sviluppasse? ^^ bizzarra questa
cosa xD sono contenta che ti piaccia a tal punto *__*
stavolta ho aggiornato più in fretta, contenta? ;) ma
non prenderci l’abitudine, eh xD;
Spartaco: Nuooooooooooooo… Mu ti è
apparso davvero rude?? ç__ç ma guarda che è stato semplicemente “deciso”… il bacio è stato dolce
^^ se non ti aspetti romanticismo, mi
sa che riuscirò a sorprenderti ;) Mh, se all’inizio Ganesha ti stava antipatico… adesso che ne pensi?? xD Sì, Akhu
è un topo gigante, non è stato introdotto nella storia a caso, in seguito avrai
le tue risposte ^^ Shaka?
Eh boh… *ride tra se e se* chissà come si evolverà il
tutto… ^^;
Kikkina90: Caspiterina, hai fatto un’analisi di Ganesha a dir poco perfetta! xD congratulazioni ^^’’ fino ad ora Reiko è riuscita a gestirlo…
ma non posso assicurare niente in futuro J posso solo sperare di non annoiarti mai e d’indurti a
seguirmi J a presto! (spero).
Non
posso inoltre ringraziare le 38
persone che l’hanno aggiunta tra le preferite e le 21 che invece l’hanno aggiunta tra le seguite! *___* *mega inchino* *___________*
Grazie
inoltre a tutti coloro che semplicemente, pur
decidendo di non dire la loro, si fermano qualche minuto a leggere la storia! J *altro mega
inchino*
-La pianti di ridere?! - inveisce di
nuovo, pestandomi per l'ennesima volta un piede e facendomi ridere nuovamente.
-L'indomita Reiko che arrossisce... -
continuo a prenderla in giro, divertendomi a vederla tanto imbarazzata,
bloccando ogni suo tentativo di protesta fisica nei miei confronti,
costringendola così a nascondere ancora il viso, abbracciandomi.
-Uffa... - la sento mormorare con una
vocina tenerissima, che m'induce ad avvolgerla nuovamente tra le braccia e a
scompigliarle affettuosamente i capelli.
Prima
che riesca a ribattere, intravedo il cavaliere di Aries avvicinarsi.
É
visibilmente stanco... presumo che sia riuscito a distendere i nervi solo da poco...
ciò nonostante l'espressione del suo volto - su cui solitamente è dipinto un sorriso
gentile, di circostanza - è sincera. Esprime chiaramente contentezza... e non
può che farmi piacere.
Gli ammicco scherzosamente, riferendomi alla
fanciulla che ho tra le braccia, per poi schioccare un bacio a questa tra i
capelli e invitarla a discostarsi da me.
-C'è un certo cavaliere che ti sta
aspettando... - .
Nonostante stia cercando di non renderlo
particolarmente evidente, i suoi occhi non possono che illuminarsi e le sue
labbra distendersi in un tenero sorriso.
Sorrido
a mia volta, nel mio tipico modo sornione e mi abbasso quando
lei m'invita ad avvicinarmi per potermi baciare una guancia. La vedo poi allontanarsi
con Mu, mano nella mano, all'interno della prima casa.
Non
riesco a impedirmi di sorridere ancora una volta.
-Tutto a posto? - chiedo ad Aldebaran
non appena lo vedo avvicinarsi, dandogli una pacca su una spalla. Deve essere
stanco anche lui, a giudicare dal modo in cui sta massaggiandosi
insistentemente il collo.
-Insomma... - borbotta, guardando
altrove... dandomi chiaramente la sensazione di non sapere esattamente cosa
rispondere. Il mio sguardo si fa serio. Lui sospira pesantemente.
-É un macello, Milo... - pronuncia
infine, volgendo gli occhi stanchi alla casa dell'ariete, continuando a tenere
una mano sul collo, pur non massaggiandoselo più.
Dalla
frase lasciata in sospeso, deduco che siano accadute
un mucchio di cose... la confusione che sembra averlo avvolto è quasi
palpabile.
Non
indago oltre, annuendo semplicemente, battendogli nuovamente una mano su una
spalla per incoraggiamento, spingendolo poi a proseguire oltre. Cosa che fa
poco dopo, facendomi un cenno di saluto, senza più
parlare, riprendendo a trascinarsi lungo la scalinata che conduce alla sua
casa.
I
miei occhi intravedono poco dopo Saga avvicinarsi ad un altrettanto esausto
Kanon, che scuote la testa ad una domanda del fratello - con sguardo seccato -
riprendendo poi ad avanzare sulla scalinata - con
più vigore, però, rispetto ad Aldebaran - seguito sempre da un insistente Saga.
Quando mi raggiungono, rivolgo al primo un
cenno di saluto con la testa, che lui ricambia subito dopo, continuando ad
avanzare.
Lo
stesso fa Death Mask che, rispetto agli altri, ha una cera ancor più seccata,
ma che non perde tempo a pronunciarsi con nessuno, seppur Dohko gli si sia avvicinato,
decidendo poi di assecondare il suo volere di essere lasciato in pace, ad un
suo gesto della mano.
Dulcis in fundo,
Aioria. Anche lui non presenta particolari danni
fisici. L'armatura, come quella degli altri, è un po' ammaccata, ma lui non
sembra aver riportato particolari danni. Ha semplicemente lo stesso sguardo
vacuo e spento degli altri.
Quando mi ci avvicino, però, solleva la
testa, rivolgendomi un sorriso amichevole.
- É... - .
-Un macello? - lo interrompo. - Me lo
ha detto poco fa, Al. Presumo vi riferiate tutti al
cosmo che qui al santuario ci è apparso come completamente nuovo... - .
-É un dio - risponde il cavaliere del
leone, facendomi voltare verso di lui - mentre saliamo le scale - e spalancare
occhi e bocca allo stesso tempo.
-Già... - si limita ad aggiungere
Aioria, facendo un mezzo sorriso sarcastico e riprendendo a guardare davanti a sè, venendo assorto nuovamente dai suoi pensieri.... mentre
io precipito nei miei. Diamine. Un altro?
- Shaka? - mi chiede
ad un certo punto, distraendomi.
-É su alla sesta - gli rispondo
distrattamente dopo un po', indicando col mento qualche tempio più su,
continuando a vagare tra i miei pensieri. Intravedo Aioria scuotere leggermente
la testa, a mò di disappunto. Mi volto nuovamente a
guardarlo.
-É un compagno... - dice, facendomi
subito capire di essersi riferito a Mu. Sorrido sornione, inarcando le
sopracciglia, divertito.
-É un rivale in a-... - mi blocco
appena in tempo, ricordandomi solo in quel momento che Dohko è alle nostre
spalle. Mi volto verso di lui… e quando lo vedo rivolgermi uno
sorriso ambiguo, sorrido anch'io. Ormai chi è che non sa?
-Beh... sono suo vicino di casa! -
esclama con ovvietà, quasi come a voler giustificarsi, continuando a sorridere
ambiguamente.
Al
mio fianco, Aioria sorride divertito anch'egli.
-Considerando la vicinanza... non mi è
stato difficile paragonare i turbamenti del suo cosmo a quelli di Shiryu quand'era in compagnia di Shun-rei...
- .
-Oh, beh... insomma, a conti fatti non
ti si può attribuire la colpa di aver "origliato" i suoi
turbamenti... sei suo vicino di casa! - esclamo con enfasi, scherzando su ciò
che ha appena detto, vedendolo continuare a sorridere divertito, come Aioria.
-E lei, quando è agitata, talvolta fa
crollare momentaneamente la sua barriera mentale... - .
...
Mi
fermo, voltandomi completamente verso di lui, venendo
colto da una strana sensazione.
Lui
continua a sorridere innocentemente... ma, dal modo in
cui lo sta guardando Aioria, anche a lui non è sfuggito il tentativo da parte
di Dohko d'incuriosirci sull’argomento...
-Mmm...
quindi, sempre in virtù del fatto che sei suo vicino di casa, non hai potuto
sottrarti nemmeno dall'intrufolarti nella testa di Reiko... - continuo ironico,
continuando a osservare quell'espressione finta
innocente dipintagli in volto. -... che sai che noi non sappiamo? - .
-Oh, ma che domande sono, Cavaliere? -
rigira la frittata lui, mantenendo uno sguardo serio che viene
tradito dal tono scherzoso con cui ha parlato.
Era
dunque a questo che voleva arrivare...
-Ok, ok, ci sei riuscito, mi hai incuriosito da morire! – mi
arrendo, seguendolo con lo sguardo man mano che avanza, superandoci e
preparandosi a salire verso la sesta, senza di noi.
-E no, Dohko! Non è giusto! - protesto, riuscendo a farlo voltare nuovamente verso di noi,
questa volta con uno sguardo impassibile.
-Non capisco proprio a cosa tu ti stia
riferendo, mio caro Milo - mi risponde con sufficienza, inarcando le
sopracciglia per farmi capire che lo sta facendo a posta!
Resto
a guardarlo in cagnesco per un'infinità di tempo, durante il quale lui ricambia
il mio sguardo con uno completamente calmo.
-Stai bluffando... - pronuncio ad un
certo punto, vedendo sottecchi Aioria sorridere ancora divertito e liberarsi
dell'armatura del leone, che va a ricomporsi nello scrigno posto all'interno
della quinta casa.
-Se ti piace crederlo... - risponde
lui, sollevando le spalle con noncuranza e riprendendo a salire.
- Dohko! - lo richiamo, con un tono di protesta
nella voce. L'ho visto quel mezzo sorriso divertito, prima che si voltasse!
-Buona giornata, cavalieri! - esclama
lui, sollevando una mano per salutare me e Aioria, senza più
voltarsi.
Rimango
a guardarlo allontanarsi, incredulo.
-Bella statuina... - mi distrae dai
miei pensieri Aioria, dopo un po', prendendomi in giro. - Perdonami se non
t'invito ad entrare, ma ora andrei a riposare un po'...- .
-Oh, certo Aioria! Perdonami, tu! - gli
rispondo, riprendendomi dal mio stato di torpore, voltandomi verso di lui. -
Senza contare che dovresti sapere che determinati inviti li accetto
solo dalle signore... - lo prendo in giro, ricevendo un pugno su una spalla,
che mi sbilancia appena, per poi vederlo sparire all'interno della propria casa,
non prima di averlo intravisto ridere.
Sorrido
anch'io, volgendo nuovamente lo sguardo verso il punto in cui è sparito Dohko… venendo poi colto improvvisamente da un’illuminazione.
-Aioria! – richiamo il cavaliere di Leo,
ricordandomi tutt’a un tratto
che anche lui, come Dohko, è vicino di casa di Shaka!
Uff... Dannato Libra!
- Mu? - chiedo sorpreso e perplesso, quando lo
vedo arrivare poco dopo, a passo spedito, senza fermarsi, intenzionato molto
probabilmente a ignorare il mio richiamo.
-Non adesso, Milo - mi risponde
prontamente lui, pensando molto probabilmente che voglia farmi raccontare di
lui e di Reiko... ma la mia sorpresa sta più che altro nell'urgenza che
dimostra spostandosi così velocemente nel Santuario appena poco dopo il suo arrivo...
Mi
è sembrato di capire che a breve verremo tutti
convocati per un synagein, perchè non è a riposare
come tutti gli altri?
Ma
prima che riesca anche solo a pensare a un modo per
chiederglielo, lo vedo sparire oltre la quinta casa...
...
Rivolgo
dunque lo sguardo al lato opposto, verso la quarta....
Sorrido
impercettibilmente, iniziando a scendere.
**********************************************
Esco
dal bagno continuando a stropicciarmi i capelli... che sollievo sentirsi la testa
così leggera! Niente lunghi ricci ribelli che si
attorcigliano attorno al corpo, facendomi imprecare a raffica!
Mi
porto dinanzi allo specchio ovale posto al centro del corridoio, osservandomi
con immensa soddisfazione, scuotendo la testa per ammirare i capelli agitarsi
senza alcun impedimento, mentre tante piccole goccioline d'acqua vanno a
colpire il mio riflesso.
Afferro
l'asciugamano adagiato sulle spalle e cerco di rimediare al danno, allontanandomi
e raggiungendo la cucina... quando, appena varcata la soglia, mi si blocca il
fiato in gola - insieme alla voce - e gli occhi mi si spalancano dalla paura.
A
giudicare dal punto in cui mi trovo adesso, devo anche aver fatto un bel balzo
all'indietro.
Rimango
in questa posizione ridicola - con tanto di occhi
ancora fuori dalle orbite - per un periodo indefinito, continuando a fissare
con un'espressione indecifrabile il braccio di Milo allungatosi per offrirmi
quello che sembrerebbe essere un bicchiere d'acqua assolutamente innocuo,
mentre la risata di Kiki fa da sottofondo all'intera scenetta.
-Sbaglio o sei un tantino tesa? - mi
chiede sarcasticamente il cavaliere di Scorpio,
guardandomi con un'espressione perplessa ma continuando a rimanere immobile...
probabilmente in attesa di qualsiasi mia reazione.
-Non farlo mai più - riesco a buttar
fuori con enorme difficoltà, imponendo al mio battito cardiaco di decelerare,
riprendendo a muovermi con estrema lentezza solo qualche secondo dopo.
Cazzo, che paura...
-Chi credevi che fossi? - mi chiede a
quel punto Milo, a ragione, rinunciando a offrirmi ciò
che stava bevendo lui qualche minuto prima che facessi capolino in cucina.
Mi
limito a sbuffare, frustrata e affranta, lasciandomi cadere su una sedia accanto
a quella su cui è seduto Kiki, e poggiando la testa sul tavolo, poco delicatamente
a giudicare dal rumore che riesco a produrre.
Dopo
un po' Kiki prende ad accarezzarmi dolcemente i capelli, facendo in modo che
nessuna ciocca vada ad infastidirmi gli occhi, riuscendo a rilassarmi...
Un
tocco più deciso raggiunge il mio cuoio capelluto, afferrandomi una ciocca e
sollevandola... probabilmente per comprendere quanto sia
lunga.
-Hai dato una bella spuntatina,
eh? - mi chiede Milo, dopo aver lasciato andare la ciocca.
-Mh - riesco
a malapena ad emettere senza scompormi minimamente... cielo... mi sento così
stanca...
-Perchè non riposi un po'? - mi chiede
a quel punto Kiki, facendomi voltare il viso verso di lui e poggiare l'altra
guancia sul tavolo.
-Non mi va di dormire adesso... -
biascico, avvertendo chiaramente gli occhi chiudersi sotto il tocco della mani
di Kiki sulla mia testa.
-Non riesci ad essere molto convincente
- mi fa notare giustamente Milo, facendo sghignazzare lo scricciolo.
Mi
sforzo a riaprire gli occhi, portando le braccia a
incrociarsi sul tavolo e poggiandoci sopra il mento, in modo da poterlo
guardare in faccia, scoprendolo - bizzarramente - nella mia stessa posizione...
solo che con uno sguardo molto più sveglio, s'intende.
-Ho solo voglia di rilassarmi... nulla
di più... - .
Il
suo volto si distende in uno dei suoi classici sorrisi maliziosi.
-Un ottimo pretesto per farti
massaggiare la schiena, no? - mi chiede, beccandosi uno dei miei sguardi
inceneritori e un calcio sotto al tavolo.
C'è
Kiki, maledizione!
-É vero! Mu sa farne, ed è anche molto
bravo! - .
...
Nello
stesso momento, io e Milo ci giriamo moooolto lentamente verso Kiki... guardandolo con
l'espressione più perplessa che riusciamo a ricavare, probabilmente incapaci di
accettare che una frase del genere sia uscita dalla sua bocca...
…
Al
diavolo! Che tipo di frase ha mai tirato fuori, poi??
É un bambino! Il doppio senso ce l'ho visto io!
Influenzata, per di più, dal malizioso per eccellenza che mi è seduto di
fronte!
-Oh, no! - esclama improvvisamente Kiki,
dandoci la reale impressione di non essersi accorto che lo stessimo
osservando. - Mu mi aveva chiesto di andare a cercare Shiryu!
- esclama ancora, seriamente preoccupato per la dimenticanza, alzandosi e
correndo all'esterno della cucina. - Ci vediamo! - ci saluta prima di sparire
dalla nostra visuale.
Mi
volto di scatto verso Milo, allungando un braccio e dandogli uno scappellotto
dietro la testa. Non gli ho fatto male - chiaramente -
ma dal modo in cui si è voltato a guardarmi evidentemente non se lo aspettava.
-Davanti a lui! - protesto con enfasi,
spiegandogli così la mia reazione.
-Ehi, mica è colpa mia se travisi
qualsiasi frase che abbia per soggetto il cavaliere di Aries!
- .
Assottiglio
lo sguardo, minacciandolo implicitamente, vedendolo portarsi il bicchiere
d'acqua alla bocca con assoluta tranquillità, come se lui davvero non c'entrasse
nulla con la mia reazione, poco fa.
-Che ci fai qui? - mi decido finalmente
a chiedergli, rendendomi effettivamente conto - solo in quel momento - che è
strana la sua presenza alla prima casa.
-Pensavo avessi bisogno di un
diversivo... dal momento che Mu non c'è... - mi risponde lascivamente lui, con
fare suadente, scoppiando poi in una fragorosa risata non appena incrocia
nuovamente il mio sguardo, particolarmente seccato.
-Devo dedurre che non mi lascerai più
in pace sull'argomento, vero? - chiedo rassegnata, sospirando profondamente e
appoggiando nuovamente la testa in modo tale da far aderire una guancia al
tavolo, sentendolo ridere ancora lievemente.
-Racconta, dai! - m'incita, allungandosi
e spingendomi una spalla con la mano, per ottenere una mia reazione.
-Tra qualche ora ci sarà il synagein... non puoi aspettare come tutti gli altri? -.
-Oh... non credevo che aveste deciso di
rendere la cosa pubblica in quell'occasione... - .
Riesce
a farmi sollevare la testa di scatto ancora una volta.
-Neanche per sogno! - esclamo, colta
sul vivo, sentendo nuovamente le guance andare a fuoco.
-Ma no, infatti... che bisogno c'è? Lo
sanno tutti ormai - .
...
-... che diavolo significa? - riesco a
chiedergli con un tono basso e minaccioso, assottigliando lo sguardo, vedendolo
subito sollevare le mani a mò di difesa.
-Significa che Mu non è esattamente… il
tipo di persona da cui ci si sarebbe mai aspettato... - tentenna. - ... Qualcosa del genere. E ciò fa sì
che le novità si diffondano molto più velocemente del solito. -.
Continuo
a guardarlo, in attesa che prosegua.
-Insomma, è un eremita... - continua
cautamente, probabilmente a causa del mio sguardo poco amichevole. - ... che quando non è presente al Santuario è confinato in Jamir. E tu ci sei stata in
Jamir, vero? Insomma, non è esattamente il tipo di
luogo... - .
-E ciò, secondo le vostre ingegnose e
brillanti menti, farebbe di lui una persona incapace di amare? - chiedo, non
riuscendo a capacitarmi di come stia riuscendo a
rimanere tanto calma. Probabilmente perchè l'idea che ho
di Milo sul suo rapporto con Mu m'impedisce di credere che stia parlando in
questo modo di lui per deriderlo, ma semplicemente per esporre un suo punto di
vista. Sbagliatissimo, aggiungerei.
-No, assolutamente! - si affretta infatti ad aggiungere Scorpio,
scuotendo la testa e rivolgendomi un'espressione dispiaciuta probabilmente per l'equivoco.
- Semplicemente di lui non se n'è mai sentito parlare... -
tentenna ancora, ponderando bene le parole. - ... Sotto
certi aspetti. È sempre stata una persona molto restia a parlare di se, essendo
un tipo molto chiuso perfino con i suoi migliori amici, e ciò ha fatto sì che venisse avvolto da un alone di mistero - misticistico direi - quasi quanto Shaka...
- .
Sobbalzo
a quel nome, sperando con tutto il cuore di non averlo reso tanto evidente...
ma dal modo in cui mi sta guardando Milo, non direi...
Indipendentemente
da Milo, non posso non constatare con amarezza quanta superficialità si usi, nel giudicare le persone…
-Per farti un esempio, diametralmente
opposto a ciò di cui stiamo parlando, qualora si vedessero uomini e donne
entrare e uscire dalla dodicesima casa, in piena notte, non sorprenderebbe
nessuno, perchè il cavaliere dei pesci non si è mai curato di nascondere le sue
tende-.... - .
Si
blocca, al mio sguardo misto tra l'allibito e il confuso.
-Non lo sapevi - appura poco dopo,
guardandomi sorpreso a sua volta.
Scuoto
la testa, ridestandomi dallo stato di torpore assunto nel far quadrare tutti i
pezzi del puzzle.
-Non è corretto... - inizio,
distogliendo lo sguardo dal suo per continuare a pensare - Insomma... il
lucidalabbra rendeva evidente... - mimo il gesto del truccare le labbra,
continuando a riflettere. - L'avevo capito che non fosse solo semplicemente
eccentrico, ecco - riesco a rispondere infine, riguardandolo negli occhi. –
Solo che non credevo che bazzicasse su entrambe le spo-...
- .
Sì,
stupida Reiko. Sì che potevi crederlo.
Il
suo truccarsi le labbra è da donna.
Ma
il suo baciarti le guance, vicinissimo agli angoli della bocca, non è affatto da donna.
Mi
gratto la testa, confusa.
-Perchè siamo passati ad Aphrodite? - chiedo tutto ad un tratto, guardando Milo ancora
più confusa, vedendolo sorridere divertito.
-Per fare un esempio di ciò che può
sorprendere e ciò che non può farlo - .
-Ok... -
replico dopo un po', riprendendo il filo del discorso, seppur a fatica.
-Spero solo tu abbia capito cosa intendessi
dire in merito a Mu - riprende poi, guardandomi seriamente.
Questa
volta tocca a me sorridere.
-Sì... credo di aver capito, Milo - gli
rispondo, continuando a pensare alla questione, tenendo per me i miei pensieri.
-Lui non ci ha mai parlato di te.
Sapevamo che talvolta venisse raggiunto in Jamir da qualcuno che volesse il suo aiuto, o in qualità di
maestro di psicocinesi o in qualità di riparatore di
armature... - .
-... riparatore di armature? - gli
chiedo perplessa, chiedendogli allo stesso tempo, in
modo implicito, se ho capito bene.
Lui
annuisce, mentre i miei occhi si spostano di nuovo cercando di rievocare vari
ricordi confusi... a cui adesso riesco a dare finalmente un senso...
-Per caso fa... questa cosa,
utilizzando... - scuoto leggermente la testa, tentando di trovare un termine
adatto per definirle. - ... delle polverine?
- .
Milo
ritorna a sorridere, rispondendo così, chiaramente, in modo affermativo, alla
mia domanda.
...
Che cretina.
-Così come il luccichio dorato che
intravidi alle spalle delle montagne... – mormoro, parlando tra me e me, continuando
a collocare ancora dei ricordi… incurante della fronte aggrottata di Milo. –
Immagino che voi cavalieri, pur non indossandola, dobbiate avere l'armatura a
portata di mano... - mi decido ad alzare la voce,
coinvolgendolo nei miei pensieri.
Lui
si limita ad annuire avendo compreso, molto probabilmente, che stia facendo due
più due su alcune faccende che avevo lasciato in
sospeso.
Scuoto
la testa nuovamente, assumendo un'espressione di scherno.
-Certo
che sono stata proprio una babbea - sputo fuori con disgusto, rendendomi
effettivamente conto di quanto sia stata ingenua.
-Sarà stato lui molto abile - mi
risponde sorridendo Milo, capendo a cosa mi sia riferita.
-Ciò fa di me comunque una babbea -
ribadisco, per poi sbuffare e poggiare i gomiti sul tavolo, avvolgendomi il
volto con le mani.
-Ad ogni modo – recupera il filo del
discorso Milo, sospirando, capendo che è inutile contraddirmi sulla questione. –
Sei stata per noi tutti una sorpresa! – conclude, sorridendo amorevolmente… facendo scemare la sua
espressione man mano che il mio sguardo si fa triste.
-E devo esser stata proprio una bella sorpresa... - dico dopo un po',
sorridendo amaramente, guardando un punto a caso del tavolo, di fronte a me...
Milo
adesso mi sta osservando serio, attentamente, come a volermi studiare.
-Ma che hai? - mi chiede infatti, poco dopo, facendomi sospirare. - Pensavo fossi
entusiasta del modo in cui si sono evolute le cose con Mu...-
.
Chiudo
gli occhi, sorridendo di nuovo amaramente.
-Mu è l'unico motivo che mi spinge
ancora a lottare, Milo... - .
Il
suo sguardo mi fissa intensamente e insistentemente, ma prima che possa aggiungere
qualcosa la sua attenzione viene attirata dalla porta.
- Ehilà! – esclama improvvisamente, con lo
stesso tono gioviale di prima, mentre i miei occhi si spostano sulla figura di
Mu, appena rientrato con una pila di libroni di ogni
sorta tra le mani.
Mi
sollevo automaticamente, andandogli incontro per aiutarlo - pur non avendone
alcun bisogno - sporgendomi poi oltre i volumi per dargli un leggero bacio, al
quale lui risponde senza alcun imbarazzo, nonostante ci sia Milo... che ha
discretamente distolto lo sguardo, riprendendo a sorseggiare l'acqua dal suo
bicchiere.
-Li hai trovati? - gli chiedo dopo,
cercando di sfilargli i libri dalle mani, vedendolo annuire, in
risposta.
-... perchè ritieni sia così urgente
informarsi sulla Trimurti? - chiede cautamente Milo a Mu, facendo trasparire
una punta di preoccupazione dalla voce, sollevando la copertina del primo libro
di quelli che ho adagiato accanto a lui.
-Perchè siamo troppo poco informati e
abbiamo troppo poco tempo per sopperire a questa mancanza - gli risponde in
modo molto pratico e sbrigativo Mu, riuscendo a sorridere nel suo classico modo
gentile nonostante sia particolarmente stanco e teso.
Ritiro
un braccio precedentemente allungato per afferrare un
libro con un verso strozzato, di dolore, portandomi istintivamente una mano alla
spalla ferita, che sembra abbia ripreso a sanguinare… a giudicare dalla
sensazione fredda e spiacevole che mi sta percorrendo il braccio.
-Non sei ancora stata in infermeria? -
mi chiede istantaneamente Mu, rivolgendomi uno sguardo di ammonimento
misto ad ansia, abilmente celato subito dopo, sostituito dall'espressione mite
che tanto lo caratterizza.
-Ci vado adesso – pronuncio a fatica,
costringendomi ad alzarmi, seppur le forze non riescano ad assecondarmi nei
movimenti... e lui sembra accorgersene, perchè subito si solleva dalla sedia
sulla quale è seduto e mi si avvicina, afferrandomi delicatamente per la vita e
facendosi passare il braccio non ferito attorno alle sue spalle. Milo scatta in
piedi a sua volta.
-Ce la faccio, Mu - protesto
debolmente, non osando - però - divincolarmi dalla sua stretta per il terrore
che un movimento falso possa farmi sentire nuovamente dolore.
-Andiamo, ti accompagno - .
Testardo
di un caprone.
-No. Tu sta qui, io ritorno subito - .
-Non riesci a stare all'in piedi - .
-Ce la faccio - .
-Sei affaticata - .
-Lo sei anche tu! Non ti sei fermato un
attimo da quando abbiamo rimesso piede al Santuario!
Se mi avessi lasciata cinque minuti fa adesso sarei
già di ritorno! - .
-Non mi costa alcuno sforzo accompagnarti
- .
-Cielo, Mu... ho le gambe integre! Ce-la-fac-cio! - .
Improvvisamente
Milo si schiarisce la voce... ricordandoci della sua presenza.
...
-Posso accompagnarla io - propone mite.
- Se non è un problema per nessuno dei due - tiene ad
aggiungere subito dopo, cautamente, rivolgendosi ad entrambi, per poi
avvicinarsi e sporgendosi verso di me dopo avermi vista annuire.
Gli
occhi di Mu seguono attentamente tutte le azioni di Milo... e se ad un occhio
estraneo quello potrebbe rappresentare un segno inequivocabile di eccessiva ansia... io ho capito che la testa è rivolta
completamente altrove...
-Te la riporto tra un po' - pronuncia
Milo, recuperando il suo tipico tono scherzoso, salutando Mu con un cenno del
capo e conducendomi all'esterno della prima casa.
Appena
allontanatici un po', la sua presa mi abbandona delicatamente così come mi ha afferrata, probabilmente convintosi - prima - che dicessi
sul serio.
La
vista mi si appanna e le gambe mi vengono meno...
- Cazzo! - esclama
preoccupato Scorpio, afferrandomi prontamente per non
farmi cadere, chinandosi per permettermi di non affaticarmi. – Oh! Reiko! - mi
chiama, dandomi dei leggeri buffetti sul volto per impedirmi di perdere i
sensi... cielo, che mal di testa...
-Allora faceva bene Mu a preoccuparsi!
- . Mi viene da sorridere.
-Mi conosce troppo bene... - dico in un
sussurro, avvertendo una sua mano passare sotto alle mie gambe e la sua
andatura veloce dirigersi verso l'infermeria.
Un'esclamazione
di puro stupore si solleva all'unisono da parte di più cavalieri partecipanti
alla riunione. Perfino Camus questa volta non è
riuscito a mascherare il suo stato d'animo, sgranando gli occhi e guardandomi
come stanno facendo ormai tutti: allibito.
Solamente Shaka
non sembra dimostrarsi minimamente toccato, limitandosi a sollevare un
sopracciglio. Gli occhi chiusi, la postura rigida che è solita conferirgli quell'aria altezzosa e distaccata...
Mi
rendo conto di aver soffermato gli occhi su di lui solo
quando vedo le sue labbra muoversi.
-Era prevedibile - risponde alla fine
della mia esposizione sulla questione Kalì.
Aphrodite lascia cadere elegantemente sul tavolo
il braccio più vicino al cavaliere della sesta, discostandosi da quest'ultimo quel tanto che basta a poterlo guardare
meglio in volto, incredulo.
-E come, di grazia? - chiede
sarcasticamente Death Mask, incazzato nero, seduto
tre posti più distante, sporgendosi sul tavolo con l'intento di fare la stessa
cosa di Aphrodite,
probabilmente.
-É stato troppo semplice sconfiggere quella
che credevamo essere Kalì, la prima volta -.
...
SEMPLICE?! M'irrigidisco sulla sedia, sconvolta, prendendo a
osservare il custode della sesta casa con un'espressione allucinata... certi
atteggiamenti non li cambierà mai...
Sollevo
una mano, attirando la sua attenzione e rivolgendomi a lui in modo mite.
-Scusa se mi permetto di dissentire, ma
non lo è stato - .
Per
quanto ritenga di essere assolutamente dal lato della
ragione, mi risulta così difficile rivolgermi a lui... è così strano...
Shaka sembra soppesare seriamente le mie
parole per qualche istante, prendendo a fissarmi intensamente allo stesso tempo
- con le palpebre rigorosamente abbassate, s'intende -per poi voltarsi nuovamente verso
Angelo.
Inspiro
profondamente, abbassando prima lo sguardo sul tavolo e poi spostandolo alla
mia destra, due posti più in là, sentendomi vagamente osservata.
I
dolci occhi verdi che vado a incontrare me ne danno la
conferma...
Cazzo.
Lui
non sa... io non gli ho detto del...
...
Tentando
di risultare il più naturale possibile, rispondo al
suo sorriso accennato, trattenendo l'istinto di prendere ad annaspare.
Perchè
me ne sto preoccupando così tanto? In fondo è accaduto
prima che...
-In merito, invece, al cosmo che abbiamo
avvertito soccorrerti? - mi chiede improvvisamente Saori,
ridestandomi di colpo dai miei pensieri... facendomi cadere letteralmente dalle
nuvole. - Era un cosmo divino, è esatto? - .
-Oh, sì... - inizio, cercando
d'incanalarmi nuovamente nel discorso. - Si tratta di Ganesha
- concludo con nonchalance,
alla fine, agitando perfino una mano in un gesto puramente automatico, come se
stessi scacciando via una mosca. Non mi ha lasciato una bella sensazione quel
pachiderma, proprio no.
...
Ad ogni modo devo ricordarmi di misurare bene le parole... perchè qui devo essere
sicuramente l'unica che si mette a fare del cinismo sull'intera faccenda...
Sono
tutti nuovamente sussultati, Dohko ha perfino fatto cadere il bicchiere d'acqua
che stava riempiendo, dallo stupore.
Shaka questa volta,
invece, ha aggrottato la fronte.
- ...perdonatemi. - riesco a dire dopo essermi
accertata che tutti abbiano ripreso a respirare,
sollevando le mani e rivolgendone i palmi all’esterno per sottolineare l'intenzione.
- Non ho pensato di preparare un discorso introduttivo potenzialmente adatto a
prepararvi psicologicamente... - quasi sussurro, sorridendo nervosamente,
voltandomi poi verso Saori, che mi sta osservando
spiazzata.
- Chi? - chiede poi una ben nota voce, che gran
parte dei partecipanti al synagein ignora bellamente,
non scomponendosi nemmeno a voltarsi verso la fonte
per lanciar un'occhiataccia seccata.
-Mio figlio - rispondo in maniera
spicciola al cavaliere di pegaso, guardandolo
assumere un'espressione confusa e allo stesso tempo atterrita, mentre Shun, al suo fianco, si sporge verso di lui probabilmente
per spiegargli meglio di cosa stiamo parlando.
-Il... il dio Ganesha?
- mi chiede Saori, attirando nuovamente la mia attenzione,
scuotendo poi la testa per lasciarmi intendere di non aver ben chiara la
situazione.
-Da quel che ho capito si è reincarnato
a sua volta, in un altro corpo mortale - come Parvati
ha fatto con me - nel momento in cui ha avvertito il cosmo di sua madre
manifestarsi... - .
Saori continua a guardarmi incredula.
-Sì,
anch'io ho fatto quella faccia quando me l'ha detto - non riesco a trattenermi
di dire, vedendola recuperare subito un'espressione consona alla sua persona.
-Ma... - interviene improvvisamente
Saga, dopo essersi schiarito la voce, rivolgendosi a me, tentennando appena,
forse, per cercare il modo migliore per esprimere ciò che vuole.- ... Lei ha avuto modo di... - s'interrompe nuovamente, osservando la mia occhiata
ammonitrice scherzosa, per poi chiudere un attimo gli occhi - come se si fosse
ricordato in quel momento di qualcosa - e riprendendo a parlare. - Tu hai avuto modo di appurare la veridicità
delle sue parole? - .
Quando annuisco, il suo volto torna a farsi
perplesso.
-Me l'ha mostrato - rispondo, prima di
cominciare a raccontare la visione che mi ha colta non appena ho poggiato la
mano sul corpo di Akhu, raccontando poi, in seguito,
di quest'ultimo.
-... una statua? - chiede a quel punto Aiolos, dal momento che non mi
sono soffermata molto su questo particolare.
-Immagino che non avrebbe mai potuto
lasciar confluire il cosmo della sua cavalcatura all’interno di un comune
roditore terrestre, considerando le dimensioni tipiche di quest’ultimo
- risponde al mio posto Shaka... dimostrando di
saperne più di quanto immaginassi. – Ritenendo quindi più opportuno sfruttare la
statua presente nel tempio sul Monte Kailasa - .
Che cosa assurda…
Avevo
letto che il Monte Kailasa fosse stato scelto dal dio
Shiva come luogo in cui stabilire la sua dimora sulla
terra…ma non avrei mai neanche lontanamente pensato,
se non vi fossi trovata personalmente, così com’è accaduto, che anche questa
informazione fosse vera…
-La creatura per eccellenza che
rappresenta la mente... - continua il discorso Dohko, con un sorriso a
curvargli le labbra. - Fonte di tutti i desideri umani… -.
-Sarà - interviene nuovamente a
sproposito Seiya, questa volta guadagnandosi qualche
borbottio infastidito. - Ma... che se ne fa Ganesha di un un topo? - chiede
poi, facendo saltare – sorprendentemente - i nervi di Milo, che non perde tempo
a rispondergli in modo piuttosto acido...
-Seiya, per
l'amor del cielo, qui nessuno si aspetta che tu sia culturalmente preparato per
comprendere ciò di cui si sta parlando in questa sede, ma abbi almeno la
compiacenza di non intervenire a sproposito! - .
...
Camus comincia a fissare l'amico in maniera
insistente... probabilmente sorpreso, anch'egli, dalla reazione impulsiva di quest'ultimo... anche se, a
giudicare dall’espressione poco sorpresa, doveva aspettarsi una cosa del
genere...
Se
perfino io, che posso tranquillamente affermare di non
conoscere affatto Milo, mi sono accorta della fronte corrucciata di quest'ultimo in seguito alla notizia relativa alla dea Kalì, Camus non deve aver avuto
alcuna difficoltà a comprendere che la notizia l'abbia innervosito parecchio...
...
-Da quando è vietato porre delle
domande, cavaliere di Scorpio? -
chiede sarcasticamente, nonchè visibilmente colpito e
offeso, Seiya. - Il mio non era sarcasmo, qualora
fosse stato inteso il contrario chiedo scusa, trovo comunque
che la tua reazio-... - .
- Milo - .
Al
richiamo quasi sussurrato di Camus, Milo si limita a
far schioccare la lingua – ingoiando così la risposta che probabilmente stava
per dare a Seiya - ignorando quest’ultimo,
chinando poi il capo verso Saori e scusandosi.
La
reincarnazione della dea Athena, visibilmente confusa
per il velocissimo scambio di battute avvenuto sotto ai
propri occhi, recupera velocemente il controllo della situazione.
-Comprendo che vi sia molta tensione a
causa dello sconforto conseguito alle notizie appena apprese da Reiko - . Abbasso gli occhi, puntandoli su un punto a caso del tavolo...
avvertendo subito dopo il cosmo di Mu avvolgermi dolcemente.
Maledizione.
-Gradirei comunque che voi cavalieri
teniate sotto controllo il vostro temperamento... non è così facendo che
giungeremo ad una conclusione adeguata per far fronte alla situazione che ci si
è presentata... Seiya, per quanto l'intervento del
cavaliere di Scorpio sia stato eccessivo, ti
pregherei di effettuare delle ricerche per colmare le tua lacune sulla
materia... in altre circostanze l'informarti durante il synagein
non avrebbe rappresentato un problema... ma considerando che stiamo lottando
contro il tempo... - .
-Ho capito - pronuncia subito Seiya, monocorde, facendo assumere prima un lieve rossore
al viso e poi facendosi serio, annuendo. - Chiedo scusa per l'intervento fuori
luogo... - aggiunge poi, lanciando un'occhiataccia di sbieco a Milo che, a
braccia incrociate e con lo sguardo rivolto dinanzi a sè,
sembra avere l'intenzione di non considerarlo più minimamente.
-Ad ogni modo, visto e considerato che
la domanda è stata comunque posta, non vedo come possa rappresentare un
incisivo problema supplementare il non fornire una risposta anche a questo...
il dio Ganesha rappresenta l'intelletto - spiega Saori. - La creatura scelta in qualità di
cavalcatura rappresenta la mente, in modo più specifico indica l'assoggettare
la mente da parte dell'intelletto... il domare, di quest'ultimo,
di tutti desideri dei quali potrebbe cadere preda... -.
-... meno che i desideri incestuosi nei
confronti della madre... - mi lascio sfuggire, attirando così l'attenzione di
tutti, compresa quella di Saori, che mi osserva con
le sopracciglia inarcate, perplessa. - É davvero agghiacciante - mi giustifico,
rivolgendomi a lei, che distende i tratti delicati del viso, prendendo a
guardarmi interrogativamente.
-Conosco la storia del dio Ganesha - tengo a specificare, ond'evitare
di correre il rischio di essere paragonata a Seiya. -
Delle sue origini... del desiderio di Parvati di
avere un figlio, non condiviso però dal consorte Shiva,
che non sentiva la necessità di avere un erede, considerandosi, lui, eterno... del volere di Ganesha di
restare nubile fino a quando non fosse esistita una donna lontanamente
paragonabile alla madre, considerando Parvati la creatura
femminile perfetta che nessuna sarebbe mai riuscita ad equiparare... comprendo
anche, quindi, la devozione del dio dalla testa d'elefante nei confronti della
sposa di Shiva... ma... - .
Mi
fermo, ricordandomi delle ultime ore trascorse in India.
-... un conto è leggere tutte queste
cose su un libro di mitologia o teologia induista... e un conto è trovarsi di
fronte la reincarnazione di un dio che soffre di una sindrome di Edipo particolarmente
accentuata, legato così tanto morbosamente alla madre da dimenticare che s'è
reincarnata nel corpo di una che farebbe volentieri a meno di determinate
attenzioni! - .
Mi
rendo conto di aver parlato tutto d'un fiato e con una tale
enfasi... solo quando un profondo silenzio s’impadronisce della sala in cui si
sta svolgendo il synagein.
-Da quel che ci riporti... il
ricongiungimento non è stato per te un'esperienza da ricordare. - constata
semplicemente Saori, cercando di anagrammare, probabilmente,
la mia espressione inorridita dal ricordo di Ganesha.
-Esatto - mi limito a rispondere,
tentando di sviare lo sguardo da tutti i cavalieri presenti nella sala...
posandolo poi di sfuggita su Angelo, che sembra essere particolarmente
divertito. Il bastardo.
-Cosa intendi, dicendo che ti confonde
con la dea Parvati? - mi chiede improvvisamente
Dohko, guardandomi attentamente.
-... che si comporta come se fossi
realmente sua madre... - gli rispondo, tentennando appena, tentando di
soppesare le parole.
-Ma tu lo sei - interviene tutt'a un tratto Shaka, prendendo
a osservarmi nuovamente col suo solito sguardo celato. - In
quanto reincarnazione della dea Parvati, seppur per
necessità momentanea di quest'ultima, tu sei Parvati. - .
...
mi viene la pelle d'oca al solo pensarci.
Scuoto
la testa, tentando di rimettere ordine tra i miei pensieri.
-Non era esattamente questo che
intendevo dire... - inizio. - Chiedo scusa perchè sono stata decisamente
poco chiara... - porto due dita a massaggiarmi gli occhi. Avrei dovuto
riposarmi, uff...
-Io, Reiko Nonomura
– riprendo dopo un po’. - Sono attualmente la reincarnazione
di Parvati... ma continuo a preservare i miei
ricordi... la mia personalità... il mio potere decisionale... continuo ad
essere io - .
-Intendi dire che la reincarnazione dei
dio Ganesha... ? - interviene nuovamente Dohko.
-É stata completamente soppiantata dal
dio! - continuo a spiegare con enfasi, non riuscendo ancora a capacitarmi di
quanto si possa essere stupidi... - É un corpo mortale manovrato totalmente da
una divinità! - .
-Perchè con te non è accaduta la stessa
cosa? - mi chiede improvvisamente Saori, aggrottando
la fronte.
-Da quel poco che sono riuscita a tirar
fuori da Ganesha, dal momento che si è dimostrato
molto restio a fornire dettagliate informazioni sull'argomento, ciò dipenderebbe
soprattutto dalla volontà della persona che “ospita” la divinità... Ganesha ha potuto usufruire del corpo che utilizza perchè
il proprietario di quest'ultimo gliel'ha concesso...
- distolgo nuovamente lo sguardo da Saori, andandolo
a posare sul tavolo per l'ennesima volta da quando è iniziata la riunione. - Parvati evidentemente è a conoscenza della mia scarsa
propensione all’assoggettamento…- spiego a loro la conclusione alla quale sono
giunta io, più volte passata al setaccio e più volte promossa
a idea migliore.
-Se così fosse… non avrebbe potuto
tentare di prendere completamente possesso del tuo corpo quando, più volte, sei
stata incosciente? – chiede a sorpresa Shura,
facendomi spalancare gli occhi di botto. – Intendo dire… ammesso che la dea Parvati assecondi, per così dire, le tue scelte perché secondo
quello che noi pensiamo sia il suo giudizio non riuscirebbe
a costringerti a fare altrimenti… - continua, attirando la massima attenzione
di tutti i presenti in sala. - Perchè non approfittarne quando ti sei trovata
incosciente? E non intendo riferirmi solo ai crolli
dovuti alla spossatezza o allo stress psicologico… lo stesso sonno notturno. Si
è parzialmente incoscienti quando si dorme, no? Se è
riuscita a far sì che toccassi il volto di quello che ha riconosciuto essere
suo figlio, perché non ha mai tentato di farti fare altro in altrettanti
momenti che le avrebbero assicurato una certa autonomia?
- .
…
-Evidentemente
non lo ritiene necessario – interviene a quel punto Shaka… dimostrandosi sempre simpaticamente superiore ai più
futili ragionamenti umani…
-Perché? – chiede allora Kanon, tracciando
finalmente la linea di demarcazione che pone in evidenza il punto principale
della situazione.
-Non
credo sia questa la domanda che necessita della
risposta più urgente – risponde il cavaliere di Virgo,
facendomi venire una forte emicrania.
Allora
quale cazzo è il punto? Non ci sto capendo più
niente…
Mi
porto una mano alla testa, chiudendo gli occhi e aggrottando la fronte, infastidita…
sentendo improvvisamente Saori chiedermi –
sussurrando – se mi sento bene… no che non mi sento
bene, dannazione…
Le intimo di non preoccuparsi con un gesto secco
della mano.
-L’unica
cosa evidente è che, indipendentemente da quali siano
i reali piani dei thugs e di colui o colei che li
guida, Reiko serve loro viva - .
Gli
occhi di tutti si spostano questa volta su Death Mask, che ha a sua volta gli
occhi puntati su di me.
-Erano
in un notevole vantaggio numerico – riprende a
spiegare, non appena i miei occhi incrociano, restii, i suoi. – Una volta immoblizzatala, non avrebbero impiegato molto per
ucciderla, se avessero voluto - .
…
-È
vero – mi ritrovo sorprendentemente a sentir rispondere Aioria, i cui occhi si
spostano rapidamente su Mu, per poi tornare a rivolgersi al resto dei compagni.
– Credo, come Death Mask, che questa sia una cosa da non sottovalutare…-.
-… Perché dovrei servire viva? – chiedo allora, non riuscendo a impedire alla voce di tremare leggermente, avvertendo
nuovamente il cosmo di Mu raggiungermi e avvolgermi.
-È
questa la cosa che più ci urge capire – interviene ancora una volta Shaka, parlando nel suo solito tono monocorde.
-Ma in che modo? – interviene allora Aphrodite, sollevando scettico un sopracciglio, senza
rivolgersi direttamente al cavaliere della sesta. – Abbiamo già compiuto
l’errore di credere che il nemico fosse la reincarnazione di Kalì, quando invece quest’ultima
sembra non essersi ancora reincarnata e, detta in
tutta franchezza, fino ad ora siamo stati fortunati… ci siamo trovati di fronte
un nemico che evidentemente ci conosce quanto noi conosciamo lui, in altre
circostanze non credo di essere l’unico a pensare che avremmo potuto riportare delle
gravi conseguenze. - .
-Nemmeno agire in difesa sarebbe ideale,
finiremmo con lo stagnarci e perdere tempo… -.
Aldebaran
ha ragione… ma non credo che Aphrodite
intendesse dire questo.
Infatti, poco dopo, il cavaliere della
dodicesima riprende la parola.
-Non
necessariamente. Senza contare che finora non credo che abbiamo agito proprio
con la massima cautela…- pronuncia, guardandomi sottecchi… probabilmente
riferendosi, tra le righe, alle mie genialate
passate, che hanno più volta rischiato di combinare
macelli.
…
-Questa
volta potremmo sfruttare la strategia d’attacco per sottrarre informazioni al nemi-… - .
-Non
credo sia la strategia più idonea al momento – interviene improvvisamente, nel
suo classico modo pacato, Mu, facendomi voltare gli
occhi verso di lui. – Non che quella che proponi non sia una strategia
attuabile a priori, ma ritengo che attualmente,
considerando gli ultimi fatti svoltisi, ritornare in India abbia una buona
probabilità di risultare controproducente - .
-Vogliono
Reiko… non si faranno scappare l’opportunità di rimetterle le mani addosso… -
pronuncia lentamente Aphrodite, come se così facendo
riuscisse a far giungere più chiaro il suo messaggio… mentre
a me viene la pelle d’oca. – Quale occasione migliore…? - .
Prima
che il cosmo di Mu raggiunga dei livelli esorbitanti -
a giudicare da come si sta agitando – Aioria e Milo aprono la bocca nello
stesso istante, ma quello che riesce a parlare per primo è quest’ultimo.
-Offrirgliela
su un piatto d’argento? – chiede sarcastico, guardando scettico Aphrodite, la cui espressione concentrata subisce un lieve
turbamento.
-Se
ritieni che dei cavalieri d’oro non siano in grado di gestire un manipolo di
comuni esseri umani armati barbaramente… - .
-Stai
dimenticando la signora dalle braccia scheletriche. – risponde prontamente il
cavaliere di Scorpio, facendo del sarcasmo. – Ti pare
sia cosa comune ritornare dall’aldilà? - .
-Potrebbe
non essere morta… - .
-Ah,
questo sono io a garantirtelo! Ho controllato accuratamente che il suo cuore
non si azzardasse a battere ancora, prima di seppellirla sotto cinque metri di
terreno. – volta il capo verso Kanon. – Il cavaliere di Gemini, con cui ho
eseguito tutto ciò, può assicurartelo - .
Non
rivolgo lo sguardo su Kanon, impegnata come sono nel far lavorare febbrilmente
i miei pochi neuroni su ciò che sta spiegando Milo…
-Indipendentemente
dal modo in cui sia riuscita a venire fuori da lì, non
è assolutamente da sottovalutare. - . I suoi occhi blu si spostano su di me,
prendendo a guardarmi intensamente, con quella che riesco
ad identificare come ansia… - Chi ci dice che non abbia già un piano di riserva
nell’eventualità in cui Reiko ritorni in India? Sul fatto che Reiko le servi, credo sia superfluo discutere. È palese, oramai.
Non ritengo dovremmo rischiare in questo modo tanto avventato - .
Senza
aggiungere una parola, il cavaliere dei pesci solleva entrambe le mani, sottolineando la sua intenzione del non voler supportare
ancora la sua idea…. mentre io vengo avvolta dallo
sconforto.
Allora
come può risolversi questa situazione?
-Beh…
considerando che non riusciamo a venire a capo di questa problematica… mi
riserverei del tempo per riflettere e studiare ancora più attentamente la situazione…
avverto chiaramente che qualcosa ci sta sfuggendo… - .
Eccola.
Ecco
la sensazione che non riuscivo a identificare…
La
sensazione di vuoto e di caos… quella che ti fa presente che il mancante pezzo
del puzzle è proprio davanti ai tuoi occhi, ma che comunque
non riesci a vedere…
Cosa diavolo è che sta sfuggendo a tutti
quanti?
Sollevo
lo sguardo, sentendomi improvvisamente osservata… incontrando, sorprendentemente,
lo sguardo di Shaka fisso su di me…
Gli
occhi sono aperti.
-Milady
– pronuncia il cavaliere della sesta casa, distogliendo lo sguardo dal mio e
puntandolo in quello della donna che serve. – In realtà ci sarebbe qualcosa su
cui ancora non ci siamo soffermati a riflettere, ma che a mio parere andrebbe
considerato, e anche piuttosto seriamente - .
La
fronte di Saori si aggrotta, se è possibile, ancor
più della mia.
-Finora
abbiamo dato per scontato che la dea Kalì si reincarnasse in un corpo diverso da quello di Reiko… ma la
dea Parvati è a conti fatti la generatrice della sua
controparte -.
…
no… non è possibile… cosa sta dicendo?
Mi
volto, con occhi sbarrati, a guardare Mu, non curandomi minimamente di renderlo noto agli altri, cercando disperatamente il suo
sguardo come conforto… scoprendolo coperto dalle palpebre, in un’espressione
grave, contratta.
…pensa
la stessa cosa? Non… non può pensare davvero che io… no…
Il
respiro comincia a farsi affannoso…
-Intendi
dire… ? – sento chiedere dalla voce sottile di Saori,
mentre faccio spostare velocemente i miei occhi sull’intera sala, riuscendo a intravedere di sfuggita Ikki
assottigliare lo sguardo e puntarlo su di me… mi sento male… mi sento male…
-Sono
solo supposizioni dal momento che non si è manifestato
nu… - .
-Reiko!
– esclama improvvisamente la voce di Shun, allarmato, senza curarsi d’interrompere il cavaliere di Virgo.
Saori, accanto a me, non s’è nemmeno accorta
che, nell’urgenza di allontanarmi dalla sala per respirare un po’ d’aria, abbia
perso l’equilibrio – non venendo retta dalle gambe, che sembrano aver perso
sensibilità – trovandomi così ad annaspare a terra.
-Non
riesco a respirare… - mormoro con difficoltà quando
avverto due mani afferrarmi le spalle per sollevarmi.
-Una
crisi di panico – odo pronunciare da qualcuno… in
lontananza… mentre la vista comincia ad annebbiarsi…
-Respira,
Reiko… coraggio…-.
La
voce di Mu mi giunge ovattata… così come quella di Saori…
che sembra stia congedando velocemente i Saints, chiedendo che venga prestatomi soccorso… mentre gli
occhi del cavaliere della prima casa mi guardano ansiosi…
Avverto un freddo gelido attraversarmi
la schiena… poi il buio mi circonda.
…
Che è successo? …Dove mi trovo?
Sbatto
le palpebre più volte, prima di riuscire ad aver una più chiara visuale…
riuscendo a scorgere il tipico arredamento orientale… i colori tenui delle
pareti della prima casa.
Chiudo
gli occhi lentamente, beandomi del silenzio che vi è al momento...
quando avverto un lieve fruscio, piuttosto vicino.
Riapro
gli occhi nel momento in cui Camus volta il viso
verso di me, accortosi probabilmente che mi sono svegliata.
-Come
ti senti? - .
È surreale sentire la sua voce… fino ad
ora non si era mai
rivolto a me così direttamente. Ed evidentemente io
sono ancora rintronata, per pensare una cosa simile.
Apro
la bocca, scoprendola spiacevolmente impastata, portandomi poi, lentamente, una
mano dietro al collo.
-È
gelido… - riesco a biascicare, riferendomi al punto che sto tastando con la
mano… cercando di capire cosa diavolo sia successo…
-Ho
cercato d’impedire che perdessi i sensi – mi risponde subito dopo… spiegandomi
così il collo congelato… - Ma ho agito troppo tardi -
.
-Grazie,
comunque… - biascico ancora in risposta, vedendolo
rispondermi con un lieve cenno del capo, per poi afferrare la cosa per la quale
molto probabilmente era entrato nella stanza e uscire da questa subito dopo,
scontrandosi però con Milo, sull’uscio, che guarda l’amico e torna a concentrarsi
su di me.
Chiudo
gli occhi, facendo scivolare la mano precedentemente
adagiata dietro al collo, su di essi.
Una
mano stretta attorno ad un mio polpaccio, però, m’induce a riaprirli e fissarli
sul volto canzonatorio di Milo.
-Sveglia!
– esclama sottovoce, stringendomi scherzosamente il polpaccio un altro paio di
volte – ricevendo così da parte mia un mugolio di protesta – lasciandomi poi
andare, ammiccandomi scherzosamente e abbandonando la camera.
Prima
ancora che abbia abbandonatoquest’ultima,
fa il suo ingresso Mu… e il mio cuore, come al solito, perde un battito.
-Credo
che la BellaAddormentata stia aspettando il bacio del
principe – scherza Milo, dando una pacca sulle spalle di Mu – che si limita a
guardarlo sottecchi con uno sguardo tra l’ammonitore, il rassegnato e il
divertito – mentre io mi sento avvampare.
E
arrossisco ancora di più quando lo vedo dirigersi
verso il letto, osservandomi col suo tipico dolce sorriso e sedendosi poi
accanto a me.
Il
mio sguardo non si distoglie dal suo nemmeno quando
una sua mano va ad avvolgere delicatamente la mia… e il suo pollice prende ad
accarezzarmene il dorso.
-Ah,
ti ho detto di Aioria, eh? – chiede
Milo improvvisamente, sbucando nuovamente dalla porta, facendomi sobbalzare.
Ero così persa nel verde degli occhi dell’uomo che ho
qui con me, da essermi quasi completamente estraneata
dal mondo.
Mu
si volta verso Milo e annuisce, in senso di assenso,
senza curarsi di separare le nostre mani.
Diamine,
possibile che sia solo io l’unica cretina in imbarazzo?
-Sì
– aggiunge nuovamente il cavaliere dell’ottava casa, sorridendo in modo
sornione e sollevando una mano per agitarla con aria di
sufficienza. – Mi premurerò di dirgli che declinerai
l’invito per faccende ben più… - .
-Scorpio
-.
-Vado!
– esclama prontamente Milo, capendo al volo l’antifona di Mu, facendo poi
riecheggiare la sua risata divertita nella prima casa, man mano che si
allontana.
Quando si volta nuovamente verso di me,
scorgo sul suo viso l’ombra di un sorriso divertito, sostituitosi
all’espressione seria di poco prima, che non ammetteva repliche. Poi i suoi
occhi tornano a scrutarmi… e i miei si perdono nuovamente in essi.
Come
un fulmine a ciel sereno, mi ritornano in mente tutti i discorsi fatti al synagein,
facendomi ripiombare nell’ansia… e la mia espressione deve essere cambiata
repentinamente per far aggrottare la fronte di Mu.
Senza
dire una parola, ritraggo la mano che sta stringendo, facendola scivolare
lentamente lontano dalui…
distogliendo poi lo sguardo e voltandomi su un lato, dandogli le spalle.
La
sua natura delicata non gli fa emettere una sillaba… attendendo pazientemente
che sia io a parlare… ad aprirmi senza forzature.
Ancor
più lentamente di come sono riuscita a voltare il corpo, mi sollevo, facendo
poggiare i piedi a terra e raggiungendo la finestra posta poco lontana… la cui
vista mi fa comprendere di non trovarmi nella camera che ho occupato in questa
casa, tempo addietro.
Che sia la sua camera?
M’irrigidisco
nell’avvertire le sue mani passare lentamente e delicatamente attorno alla mia
vita… e il mio irrigidimento deve essere stato interpretato da lui negativamente,
dal momento che si è bloccato a sua volta, non
concludendo il gesto, lasciando, tentennante, le mani sospese a mezz’aria.
Sorrido
intenerita… ero solo sorpresa… tutto qua… è ancora
così strano vivere il nostro rapporto come stiamo facendo adesso... è così
strano vederlo così lanciato… così spontaneo nelle sue dimostrazioni d’amore…
Ma è pur sempre inesperto… come me d’altronde… non mi sono
lasciata mai avvicinare da nessuno in questo modo…
Gli
afferro con decisione le mani, invitandolo gentilmente ad abbracciarmi la vita,
sollevando poi una di esse per condurla alle labbra e
baciarla dolcemente, riconducendola poi all’altra per permettergli così
d’intrecciarle.
Quando
lo sento rilassarsi, reclino la testa all’indietro, poggiandola contro la sua
spalla… chiudendo gli occhi quando avverto le sue
labbra poggiarsi delicatamente sul mio capo… non riuscendo ad impedire ad una lacrima di
solcarmi il volto.
-Non
vi è nulla, di ciò che si è discusso al synagein,
d’irrisolvibile – mormora, distanziatosi appena dai miei capelli, continuando
ad abbracciarmi. – Così come non vi è nulla di assolutamente certo nelle parole
di Shaka… - .
-Sai
bene anche tu – lo interrompo. – Che quell’ipotesi è ragionevolissima… - .
-Ma
non è certa - .
-Ma
potrebbe rivelarsi tale ben presto – replico a mia volta, sentendomi improvvisamente
voltare verso di lui, andando a incontrare nuovamente
i suoi splendidi occhi, ora seri.
-Anche qualora accadesse, non saresti sola –
afferma con fermezza, senza distogliere un attimo lo sguardo dal mio, che fa
fatica a contenere le lacrime che sta accumulando. – Athena
non ti ha voltato le spalle – mi fa notare con
sicurezza, passandomi una mano sul volto per cancellare la scia lasciata dalle
lacrime appena versate silenziosamente.
-Forse
semplicemente perché ancora non ci ha riflettuto a sufficienza - rispondo,
sollevando le spalle e concedendomi una lieve ironia per tentare di smorzare la
tensione accumulatasi alla bocca dello stomaco.
Il
viso di Mu torna a illuminarsi grazie a un sorriso
appena accennato, ma sincero.
-Non
lo farà… - pronuncia nuovamente con sicurezza, carezzandomi il volto col dorso
delle dita nel momento in cui io lo abbasso, per riordinare le idee, sorridendo
poi amaramente… deridendo me stessa.
-Vorrei
avere anche solamente una certezza…
una soltanto… non penso di chiedere troppo… - mormoro,
continuando a tenere lo sguardo basso, facendo scorrere distrattamente le dita
sulla stoffa dei suoi abiti.
Una
sua mano raggiunge il mio volto, carezzandolo lievemente per poi reclinarmelo…
facendo in modo di sollevarlo tanto da poter permettere alle sue labbra di
poggiarsi sulle mie… in un bacio semplice ma intenso…
I
miei occhi, a differenza dei suoi, rimangono aperti un po’ a causa della
sorpresa del gesto, chiudendosi quando decido di
lasciarmi andare e ricambiare… anche se ciò mi viene permesso per poco.
Subito
dopo una sua mano conduce la mia sul suo petto…
facendomi risalire le lacrime agli occhi…
-Evidentemente
in India non sono riuscito a fartelo capire… - .
La
mano adagiata sul suo torace ora trema.
-Al
momento è l’unica certezza che sono in grado di darti…
- sussurra infine, arrossendo lievemente, senza però smettere di guardarmi.
Lascio
scivolare la mano dietro il suo collo, spingendolo verso di me e baciandolo
intensamente, sentendo i miei battiti rispondere freneticamente ai suoi.
Dopo
l' incertezza iniziale, dovuta probabilmente allo slancio improvviso che ho avuto
nei suoi confronti, Mu risponde con il mio stesso ardore, avvolgendomi con le mani la vita e sorprendendomi ancora una volta… svelandomi questo lato incredibilmente
passionale del suo carattere.
Angolo
dell’autrice…
Mamma
mia che caldo! (<- doppio senso implicito xD) Suvvia, scherzavo! Mi riferivo al caldo vero, che
– finalmente direi, considerando la stagione – ha ripreso a tormentarci…che
darei per piazzarmi al sole come una lucertola e tuffarmi in un mare dall’acqua
cristallina *___* e invece ho ancora la sessione estiva tra le balls, santa AthenaU___U
Meglio
passare alle recensioni, vàxD
Ai91: Io non ci posso credere O__o… chi sei
tu, in realtà?? Che fine ha fatto la Ai che conoscevo?? Che detestava a morte Mu??
Non che adesso mi dispiaccia del tuo cambiamento d’opinione, s’intende ^^ sono solo
piacevolmente sorpresa =D accipicchia… adesso lo adori perfino! Good ^^;
Bloody_star:
Sapevo che saresti
stata d’accordo con me, su Ganesha ^^ oh capperi, tu
saresti la reincarnazione della madre di Mu? Ho capito bene??
O__o se è così, fammi sapere cosa ne pensi della nuora xDxD;
cb4ever:
Ma davvero hai ancora
dubbi sul fatto che al Santuario non si siano messi a scommettere sulla love
story? xD Come poteva, uno
come Milo, farsi scappare l’occasione? xDxD è naturale che ti sia venuta la curiosità in
merito alla vera identità della tipa che ha rotto le scatole a Reiko… ma non
posso dirtelo adesso ^^’ come al
solito, ogni cosa a suo tempo J se hai qualche idea non mancare di rendermene partecipe,
eh! =D;
Kikkina90: Sei la prima a cui piaccia
seriamente GaneshaxD il
tuo ragionamento, d’altronde, non fa una piega: complesso di Edipo imperante a
parte potrebbe risultare davvero moooooooolto utile ^^’ eh no, Shiva non
si reincarna, spiacente J
so che sarebbe stato curioso vedere Mu in disputa con il signore celeste induista…
ma poverino, però! Ganeshacredo
proprio varrà per due =D in merito alla questione Kalì...
solo il tempo risponderà! Spero che nel frattempo, come tutti
gli altri, non ti farò perdere la curiositàJ
E
il numero delle persone che aggiungono la storia alle preferite
cresce *___* ringrazio infinitamente queste 39 splendide personcine *fa spuntare un
cuoricino* così come ringrazio le altre 20
splendide personcine che invece hanno aggiunto la
storia alle seguite *fa spuntare un altro cuoricino*.
Sarebbe
una cosa ancor più magnifica se coloro – tra questi – che non hanno ancora
commentato la storia, dessero una loro opinione…e penso che sia chiaro il
concetto di “opinione”… non mi riferisco, chiaramente,
solo ai commenti positivi… potrebbe starci tranquillamente qualcuno che, sì,
segue la storia, ma semplicemente spinto dalla curiosità e da null’altro…
ebbene, date voce ai vostri pensieri! ò__ò io sono qui per questo *fa spuntare
un ennesimo cuoricino… che Death Mask si premura di farle scoppiare ç__ç*
Infine,
ma non per importanza, ringrazio tutti i silenziosi lettori
*fa
spuntare un altro cuoricino, fermando in tempo Death Mask – che stava per
farglielo scoppiare di nuovo – avvicinandosi poi cautamente con quest’ultimo a Shaka, seduto
nella posizione del loto, immerso nella concentrazione… facendo esplodere il
cuoricino accanto alle sue orecchie*
Apro di scatto gli occhi, trattenendo il fiato a causa della paura e
avvertendo qualcosa urtarmi il gomito
Misunderstandings
Apro
di scatto gli occhi, trattenendo il fiato a causa della paura e avvertendo
qualcosa urtarmi il gomito. Riesco a ritornare completamente alla realtà non appena
mi rendo conto del disastro che ho combinato.
-Cazzo…
- impreco sottovoce, chinandomi a recuperare la catasta di libri che ho urtato
nel risvegliarmi di colpo dall’ennesimo incubo che ho avuto.
Ho
ancora il cuore che mi batte all’impazzata… se non avvertissi
nitidamente il fondoschiena intorpidito ben aderito alla sedia mi sembrerebbe
quasi di star correndo ancora…
Di
nuovo. Ho sognato di nuovo di scappare, di essere inseguita da… bah… un’ombra,
una forma indefinita che protende le braccia verso di me, procurandomi la pelle
d’oca anche adesso che sono sveglia.
Com’è
frustrante sognare di scappare! Per un brevissimo lasso di
tempo, nel sogno, avverto la necessità di fermarmi a guardare da chi sto
scappando… ma alla fine la fifa – che io tendo accuratamente a definire invece
“istinto di sopravvivenza” per non farmi arrivare il morale a terra più di
quanto già non lo sia – ha il sopravvento.
Eppure
qualcosa mi dice che anche se riuscissi a voltarmi e a
guardare il mio inseguitore, molto probabilmente non vedrei niente… se non,
forse, una forma dai lineamenti femminili.
Kalì.
È
lei il mio incubo, dopotutto… e ciò basta a spiegarmi il perché di tutti questi
risvegli traumatizzanti. Scappo da un qualcosa di cui non conosco nemmeno la forma…
perché in fin dei conti, discorsi eroici a parte, me la faccio
sotto.
Sospiro
pesantemente, mordendomi poi il labbro inferiore e continuando a recuperare i
tomi volati giù dal tavolo sul quale precedentemente
erano ordinatamente posizionati, maledicendo il genio che me li ha posizionati
così vicino!
…
e naturalmente dovevo anche urtare la testa sotto al tavolo.
Nulla da fare… non si diventa tanto facilmente come
me… ci si deve solo nascere in certe condizioni…
…
La
persona che ho di fronte solleva il volto dal tomo che stava consultando quel
tanto che basta a ricambiare il mio stesso sguardo perplesso. Semmai si possa parlare di “sguardi” e “perplessità” con…
-Cosa…
? – chiedo confusa, rendendomi conto di essere rimasta con la bocca aperta
troppo a lungo. – Dov’è…? - . Saga. Dov’è Saga? E soprattutto: quando
recupererò la facoltà di parlare?
-È
andato via un’ora fa, aveva
altre faccende di cui occuparsi – risponde nel suo classico tono monocorde il
mio interlocutore, come un automa.
…
Mi
gratto il mento distrattamente, facendo vagare lentamente lo sguardo attorno a
me, constatando – con un certo disappunto - che io e lui siamo le uniche anime
vive presenti nell’immensa biblioteca della tredicesima.
…
Inspiro
profondamente, tentando di allentare la tensione.
-Mi…
mi spiace essermi addormentata… - quasi sussurro, sperando comunque
di esser stata abbastanza udibile, dal momento che era quella l’intenzione …
I
suoi occhi rimangono incollati alla pagina che sta consultando.
-Ricordi
il motivo per cui sei sussultata? - .
La
sua voce giunge alle mie orecchie come una stilettata. Così fredda…
-Il
solito – rispondo sbrigativamente, abbassando gli occhi per non dover più incrociare
i suoi.
Quando l’istinto mi fa rialzare lo
sguardo… noto il suo volto diafano leggermente rivolto verso di me.
Abbasso gli occhi, automaticamente,
afferrando con agitazione un libro qualsiasi accanto a me e prendendo a
sfogliarlo distrattamente, cercando
così di non dar l’impressione di esser turbata… ma riuscendo a fare, molto
probabilmente, il contrario.
Improvvisamente
un gesto secco della sua mano attira la mia attenzione, distogliendomi dalle mie elucubrazioni…
Ha
chiuso il tomo che stava consultando.
-Shaka
– pronuncio prima che il raziocinio me lo impedisca… pentendomene poi subito
dopo. Che mi salta in mente?
Com’era
ovvio che accadesse, ormai voltatosi e datemi le spalle, volge appena il capo al di là di una di quest’ultime,
indicando così di starmi ascoltando… ma io non so cosa dire.
-…
vai via? – chiedo con un filo di voce, intendendo in realtà porre un “perché”
dinanzi alla domanda.
Se non fossi così impegnata a pensare febbrilmente a
cos’altro dire per trattenerlo, adesso sarei più che sicura che quello che mi è
sembrato fuoriuscire dalle sue labbra fosse un sospiro.
…
-Mi
sembra ovvio – lo sento poi rispondere alla mia domanda nel momento in cui
abbasso la testa, rassegnata, sollevandola per puntarla di nuovo sulla sua
schiena.
-Perché? – non posso fare a meno di chiedere,
incapace di vedergli compiere quel gesto. Sono tante le cose che vorrei dirgli… ma non riesco ad esprimerne neanche una.
Non
mi aspettavo di dover vivere una situazione che coinvolgesse
me e lui da soli dopo tutto quello che…
…
Ed
evidentemente deve essersi accorto che non sono a mio agio con lui… ma continuo a non comprendere…
-Abbiamo
entrambi un lavoro da sbrigare e una situazione di tensione non gioverebbe a nessuno dei due – mi risponde sbrigativamente,
sorprendendomi.
-…deve
esserci necessariamente tensione tra di noi? – trovo
il coraggio di chiedergli, seppur ancora con voce flebile.
Perché sono consapevole di aver sparato
l’ennesima stronzata.
Mi
dichiara il suo amore - seppur a modo suo - per giunta
baciandomi, ed io lo ripago rispondendo al bacio ma pensando ad un altro. E adesso mi aspetto anche che si comporti come nulla fosse
accaduto. Bella stronza egoista che sono.
Il
rumore conseguito allo spalancarsi delle porte della biblioteca della
tredicesima mi fa ritornare coi piedi per terra…
costringendomi a risultare impassibile quasi quanto l’uomo che ho davanti.
Shaka accenna un leggero saluto col capo
come suo solito quando Mu lo saluta, nello stesso identico modo, venendo poi a
sedersi accanto a me, non prima di avermi carezzato dolcemente il capo per
rendermi nota la sua presenza.
Ancora
a disagio, cerco di mascherare questo stato d’animo voltandomi – dando così le
spalle a Shaka – e sorridendo gioviale al custode
della prima casa… che mi fa gelare il sorriso sul volto.
…
Quando
i suoi occhi – precedentemente socchiusi – si riaprono
e mi osservano interrogativamente… mi rendo conto di
essere indietreggiata… impedendogli di baciarmi.
…
-I
volumi del terzo scaffale li ha Dohko – sento
pronunciare improvvisamente Shaka… che, in cuor mio,
ringrazio – seppur paradossalmente - per avermi tirata momentaneamente fuori da
questa situazione. – Quelli del secondo li prendo io – c’informa,
salutando nuovamente con un cenno del capo, questa volta entrambi, e avviandosi
verso la porta.
Una volta sparito, l’espressione di Mu – da pura
cordialità – prende a riconcentrarsi su di me, cercando insistentemente i miei
occhi… che io mi premuro di rivolgere altrove… da brava codarda quale sono!
-Come
stai? – mi chiede dopo un po’, nel suo classico tono gentile, mentre io fingo
di essere impegnata a cercare qualcosa nell’indice del libro che ho davanti,
con uno pseudo sorriso da “non-chiedermi-nulla-ti-prego-non-so-che-inventarmi”
stampato in faccia…che io tendo, però, a far passare per un sorriso rilassato.
In maniera poco credibile, naturalmente.
-Bene
– indugio nel rispondergli, ben consapevole di averci messo troppo tempo per
farlo. Lui,
infatti, non distoglie lo sguardo da me nemmeno per un attimo. – Beh, gli
incubi non mi lasciano in pace, ma… - .
-Scusami
- .
…
decido di voltarmi verso di lui, lentamente, tentando di capire cosa sia successo.
-Non
intendevo metterti in imbarazzo - .
In
imbarazzo…?
…
-Tu
non… - tento di dire, non trovando però le parole. Tu
non, cosa? Tu non c’entri nulla, sono io che non me la sento di baciarti
davanti a Shaka ben sapendo cosa possa significare
per lui assistere ad una scena simile?
…
dannazione.
Prima
che riesca a trovare le parole giuste per esprimermi,
Mu mi afferra delicatamente una mano e me la bacia, sorridendomi, facendomi
così intendere di non preoccuparmi a trovare una risposta… mentre il senso di
colpa galoppa incontrastato, facendomi abbassare nuovamente lo sguardo.
-Cosa dicevi a proposito degli incubi? – mi
viene in soccorso il cavaliere dell’ariete, cambiando discorso. Non avendo alcuna idea su come affrontare il discorso che tentavo in
tutti i modi di apprestarmi a fare, decido di cogliere la palla al balzo.
-Fondamentalmente
niente di nuovo – dico, per poi sospirare. – Stessa
storia di sempre, ma credo che questa volta siano chiari segnali di spossamento
psicologico… tanto per cambiare – decido di scherzarci su, vedendolo sorridermi
con una leggera punta di disapprovazione in viso.
Per
lui sto affrontando questa situazione egregiamente…ma
la sua valutazione non è certamente obiettiva, dunque non fa carta.
Sorrido
a mia volta, soffermando lo sguardo su ogni particolare del suo bel viso
gentile, afferrandogli delicatamente il volto con entrambi le mani e
sporgendomi verso di lui…
Un
tossicchiare imbarazzato c’interrompe prima ancora che le nostre labbra si
sfiorino, facendoci voltare la testa verso l’entrata della sala.
-Perdonate
il disturbo – si scusa Dohko, avanzando lentamente nella sala per darci il
tempo di ricomporci, durante il quale ho avuto modo di
osservare il volto di Mu andare in fiamme.
Beh,
involontariamente adesso siamo pari. Anche se non è
proprio la stessa cosa.
Trattengo
forzatamente una risata, concentrando il mio sguardo sul cavaliere della
bilancia che, depositati dei libri sul terzo scaffale – quelli a cui si
riferiva Shaka probabilmente – si accinge ad
abbandonare la sala.
-Ah,
Mu – esclama Dohko, ritornando sui suoi passi. – La riunione di stasera è stata
anticipata di un’ora - .
Apparentemente
incurante della comunicazione, improvvisamente focalizzo la mia attenzione
sulla frase del cavaliere di Libra non appena quest’ultimo
abbandona definitivamente la sala.
-No…- mi lascio
sfuggire, sconsolata, comprendendo cosa comporti.
Mu
si gira a guardarmi, inarcando le sopracciglia, visibilmente sorpreso dal mio pseudo gemito contestatario.
-Niente
– mi affretto ad aggiungere, rendendomi conto che fondamentalmente la mia
potrebbe risultare una contestazione superficiale. Ma
il suo sguardo, stavolta, sembra non voler abbandonare il mio fino a quando non mi sarò spiegata.
-È
che… - inizio, prendendo ad arrossire prima ancora di dare delle spiegazioni. -
…contavo di… beh… stare un po’ insieme - .
E che ti basti e avanzi, Grande Mu, come spiegazione.
Diamine,
non voglio credere che sia l’unica a cui manchi un po’ d’intimità. E per
intimità intendo coccole, anche se
ogni volta che associo questo termine alla faccia di Milo – che è la persona
più spudorata che conosca – capisco quanto possa essere
facilmente fraintendibile come termine.
Ma no, io e Mu…
Insomma
no.
…
anche se quella sera in cui portò una mia mano al suo petto per farmi sentire
quanto battesse il suo cuore… beh… ci sfuggì un tantino la situazione di mano.
A
giudicare dal caldo che sto avvertendo il mio volto
deve essere diventato incandescente… ma tu guarda che razza di pensieri devo
fa-…
-Mi dispiace – mi sussurra il cavaliere
di aries avvicinandosi pericolosamente al mio volto,
avvolgendo entrambe le mie mani con le sue e conducendole alla bocca per
baciarle. – So di essere stato poco presente in quest’ultimo
periodo, ma le riunioni sono fondamentali - .
Già, anche se non riesco pienamente a
comprendere in che senso siano fondamentali. Insomma, sono indubbiamente utili,
confrontare più teste in maniera abbastanza frequente prima o
poi darà i suoi frutti…
…
No,
la verità è che queste riunioni non servono a un cazzo. Infiniti bla, bla, bla trita e ritrita che
fondamentalmente non fanno altro che far venire
l’emicrania a chi vi partecipa.
-Potreste
proporre a Saori un’interruzione dei synagein… - azzardo, cogliendo subito il cambiamento
improvviso del suo sguardo, che sembra essersi quasi scandalizzato. - … almeno
fino a quando non avrete nulla di concreto da comunicarvi, Mu! – aggiungo,
facendogli così intendere cosa esattamente intendessi,
vedendo nuovamente il suo volto cambiare espressione, tramutandosi in uno
sguardo determinato.
-Non
ci riuniremmo se non lo considerassimo necessario - .
-Mh,
necessario a cosa? – gli chiedo dunque, avvertendo una sua mano abbandonare le
mie e indicare alcune delle librerie presenti, dagli scaffali vuoti.
-Intere
generazioni di professionisti hanno scritto quei libri, e ritengo fuori
discussione che la loro conoscenza possa rivelarsi
inutile - .
Sospiro
profondamente, distogliendo lo sguardo dal suo, sconsolata, e prendendo a
cercare un tomo che stavo consultando poco prima che mi addormentassi.
-Non
ho mai considerato i vostri tentativi di approfondimento
sulla materia inutili - .
-Ma
contesti la necessità di scambiarci informazioni grazie ai synagein
- .
-Esattamente!
– replico ostinata, lasciandomi andare ad un ennesimo sospiro – questa volta liberatorio – quando riesco a trovare il volume che
m’interessava. – Contesto l’inutile dispendio di
energie a cui vi sottoponete - .
Prima
che possa replicare a sua volta, sfoglio velocemente
il tomo fino a quando non ritrovo il paragrafo che m’interessa, per poi
mostrarglielo.
…
e non mi sfugge l’ombra che gli attraversa gli occhi,
turbandolo.
-Secondo…
- sollevo leggermente il libro che ha ora tra le mani Mu, leggendone il nome
impronunciabile dell’autore. - …questo tizio – capitolo infine.– Un’ipotetica
reincarnazione di Parvatidovrebbe assumere le fattezze della divinità che reincarna. Ora, premettendo che io
non arrivo neanche lontanamente alla bellezza di quest’ultima…
- mi blocco, vedendo lo sguardo di Mu sollevarsi lentamente dal tomo e passare
in rassegna ogni parte del mio corpo e del mio viso… facendomelo andare in
fiamme.
-Consentimi
di dissentire – quasi sussurra, allungando la mano che non regge il libro per
avvolgermi delicatamente una mano, prendendo ad accarezzarmene il dorso con il
pollice, mentre il suo sguardo ritorna al tomo ed io tento di non andare in iperventilazione. – Continua – m’incita
poi a fare.
-…
Qualora Kalì si svegliasse –
riprendo, dopo essermi schiarita la voce. – Il corpo che ospita
la divinità dovrebbe subire delle mutazioni a causa di un particolare processo…
- m’interrompo, allungandomi verso di lui per voltargli la pagina di riferimento,
per poi gesticolare in maniera molto vaga, a fargli intendere che non ricordo
esattamente per filo e per segno il procedimento lì descritto. - … che coinvolge l’aura dell’essere umano che funge da scrigno e
il cosmo della divinità. – riassumo, distogliendo lo sguardo
dall’illustrazione di Kalì e concentrandolo sul volto
di Mu, contratto in un’espressione seria e tesa.
Avvolgo
entrambe le mani attorno alla sua, carezzandone dolcemente le dita, finchè non riesco ad attirare
nuovamente la sua attenzione.
-Beh,
come vedi niente pelle bluastra e altre braccia che mi escono dai fianchi –
scherzo, cercando di smorzare la tensione e vedere un sorriso affiorare sul suo
volto… ma tutto ciò che ottengo è, sì, un sorriso, ma
amaro.
-Per
concludere… ciò che prima cercavo di spiegare è che,
per quanto tutte queste persone abbiano tentato di studiare il fenomeno della
reincarnazione… nessuna di esse lo è mai stata. - .
Gli
occhi di Mu tornano a riconcentrarsi sull’immagine di Kalì
che riporta il tomo.
-Quindi…
non è affatto inutile che voi tentiate di
documentarvi, solo che è chiaro che le informazioni che memorizziate non possano
mai essere attendibili al cento per cento… non possano mai esservi
concretamente utili… - .
Faccio
perdere lo sguardo nel vuoto, in un punto imprecisato alle spalle di Mu,
venendo colta improvvisamente da una sorta d’illuminazione…forse…
-No
- .
Monosillabo
secco, che mi fa sobbalzare e ritornare con lo sguardo sull’uomo che ho
davanti, che sembra stia perforandomi con quelle iridi dal verde intenso che si
ritrova.
-…
non posso distrarmi un attimo, eh? – chiedo retoricamente,
riferendomi al fatto che non ci abbia pensato su due volte a leggermi nel
pensiero in un momento in cui avevo lasciato cadere momentaneamente la barriera
mentale.
Il
suo sguardo torna ad addolcirsi, mentre la mano che
sorregge il tomo chiude quest’ultimo con un colpo
secco e raggiunge il mio volto, prendendo a carezzarlo lievemente.
-Non
accadrà…-.
Sospiro
profondamente.
Anche
a me piacerebbe esserne così tanto sicura.
Prima
ancora che i miei pensieri si riconcentrino troppo
sulle orribili prospettive che vedono avverarsi le supposizioni del dannato
paragrafo che ha attirato la mia attenzione, avverto una mano di Mu andare ad
appoggiarsi delicatamente su una mia guancia, per poi avvolgermi la nuca e
condurmi verso il suo volto…
-Oh…
scusate! – esclama la voce di un Aldebaran imbarazzato che, a giudicare dai
rumori che seguono alla sua entrata nella biblioteca, deve aver fatto cadere
qualcosa.
Riapro
gli occhi nello stesso momento in cui li riapre anche Mu, scoppiando a ridere
insieme a lui per l’ennesima interruzione.
*********************************
Sbadiglio
sonoramente, conducendomi solo alla fine dell’atto una mano alla bocca,
intravedendo subito dopo Camus lanciarmi uno sguardo
ammonitore di sbieco.
-Che c’è? – gli chiedo, in procinto di
farne un altro.
-Aspetta
almeno di essere uscito dalla tredicesima - .
-Perché? Credi sia in grado d’identificarmi?
Fino a prova contraria potresti essere stato anche tu – scherzo, vedendolo
sorridere divertito subito dopo.
-‘Notte, ragazzi! - .
Provo
a rispondere ad Aldebaran ma uno sbadiglio mi riempie
nuovamente la bocca, così sollevo una mano per salutarlo, mentre Mister Ice,
accanto a me, si limita a rivolgergli uno dei suoi soliti cenni col capo.
Che
poi non è che disponga di svariati cenni, è
l’interpretazione che varia.
Lo
stesso cenno sta per: “Buongiorno”, “buona sera”, “buona
notte”, “arrivederci”, “addio”, “accomodati”, “non provarci nemmeno”, “ti
uccido”… Ouch!
-Ehi!
– protesto, cercando di rimanere serio e trattenere la
risata.
-E la gomitata per cosa sta? - .
-“Ti
pesto?” - .
-Promosso,
Scorpio – mi rende notoCamus, scuotendo la testa quando io scoppio a ridere di
nuovo.
-Buona
notte a tutti – ci saluta Aioria, venendo ricambiato
subito dalla maggior parte di noi… no, mi correggo.
La
maggior parte di noi se l’è già filata… sono così
rintronato da non essermene accorto? All’ennesimo sbadiglio, suppongo di sì.
Oh,
Athena.
Cosa vedono i miei occhi…
-Che fai? – mi chiede Camus
seccato, quando poggio un mio braccio grossolanamente su una sua spalla,
impedendogli di avanzare.
-Mi
godo la scena… - .
A
quel punto il cavaliere di Aquarius
si volta, guardando nella stessa direzione verso cui sono diretti i miei occhi.
-Ehi! – protesto nuovamente
quando una sua mano va a chiudersi attorno ad un mio polso,
trascinandomi lontano da lì come un peso morto.
-Pur finirai col combinare qualche
guaio… – mi spiega Camus nel suo classico modo
spicciolo, trovando non poca difficoltà nello spostarmi a causa della mia
profonda reticenza ad allontanarmi da lì.
-Non mi sembra che tu abbia bevuto
qualcosa di diverso dall’acqua durante la riunione, Milo – ci si avvicina Dohko
improvvisamente, allontanandosi dal duo
che aveva attirato la mia attenzione.
-La stanchezza riesce a metterlo fuori
uso più della sangria di Shura… - borbotta Camus accanto a me, continuando a reggermi e a tenermi
sufficientemente lontano dai cavalieri su cui i miei occhi si depositano nuovamente,
per poi spostarsi sul volto del cavaliere di Libra, davanti a me, che ha chiuso
gli occhi, evidentemente per aver compreso quali siano i miei pensieri.
-Cosa ti spinge a cercare una verità
che non ti riguarda? – mi chiede ad un certo punto, dopo aver sospirato.
-Curiosità, direi – gli rispondo
sinceramente, spostando nuovamente gli occhi da lui ai due e dai due a lui.
-Non è sufficiente per ficcanasare
nella vita degli altri, direi – mi fa il verso lui, riprendendomi bonariamente.
A quel punto mi sento in dovere di mettere i cosiddetti puntini sulle “i”.
Punto
i miei occhi nei suoi.
-Il
“ficcanasare”, come lo chiami tu, non implica lo “sparlare”… due delle tre
persone di cui voglio delle informazioni sono miei amici…- .
Dohko,
di tutta risposta, inarca un sopracciglio, con scetticismo.
-Ma
mi hai preso per una vecchia pettegola?! -.
Il
cavaliere di Libra, dopo aver sorriso per lasciarmi intendere di avermi preso
in giro, punta i suoi occhi nei miei, stando ben attento a
incanalare i suoi pensieri solo e unicamente nella mia direzione… facendomi
letteralmente sbiancare.
Spalanco
la bocca, facendo vagare lo sguardo da lui a loro e da loro a lui nuovamente…
-Fila
– praticamente mi ordina quando capisce di avermi
scioccato, incurante, come me, di Camus, al mio
fianco, il cui sguardo sta – invece – spostandosi da me a Dohko e da Dohko a
me, tentando probabilmente di capirci qualcosa.
Dobbiamo
essere un bello spettacolo visti dall’esterno.
Mi
autoimpongo di non rivolgere più il mio sguardo verso
Shaka e Mu, che nel frattempo stanno
ancora amorevolmente parlando, incuranti del fatto che i loro affari privati
siano stati condivisi in pubblica piazza. Specie il primo.
…
Non posso crederci.
-Filo
– concordo, lanciando uno sguardo d’intesa al cavaliere di libra, dando una
pacca sulla spalla a Camus a mò
di saluto e urlando un saluto anche agli altri due,
decidendomi a percorrere di corsa le scale.
Devo
assolutamente averne la certezza.
Mi
basta un sì o un no, un sì o un no, un sì o un… eccola!
-Sh!
– le intimo non appena mi ci trovo di fronte, mettendole una mano davanti alla
bocca per impedirle di urlare. Devo averle fatto
prendere un colpo a giudicare da come ha spalancato gli occhi, terrorizzata. –
Ahi! – urlo subito dopo io, ritirando la mano che ha
impedito alla sua bocca di far uscire anche solo una sillaba, per poi
osservarmene i danni avvicinandomela agli occhi, alla luce di una lampada
esterna alla prima casa. Cavoli, che morso! – Hai delle tenaglie al posto dei denti…
- .
Lei
continua a guardarmi, giustamente, esterrefatta.
-Ma
ti sei rincoglionito?! – sbraita poi improvvisamente,
facendo un passo indietro e guardandomi dall’alto in basso come uno strano
esemplare vivente da cui stare alla larga. A quel
punto mi limito solamente ad alzare entrambe le mani verso di lei per intimarle
di abbassare la voce, per poi sillabare attentamente la parola “scusa”,
affinché possa calmarsi.
Solo
allora mi accorgo della tazza che regge tra le mani, ma nel momento in cui il
mio sguardo si posa sulle sue mani, sollevate a metà busto, lei conduce una mano
a chiudersi all’altezza del petto la leggera vestaglia che indossa.
-Conto
fino a tre. Se entro tale termine non mi avrai dato
una motivazione sufficientemente esaustiva per spiegare la tua presenza qui, a
mezzanotte passata: ti castro! - .
-Shaka
ti ha baciata? - .
Apre
la bocca in una pseudo espressione orripilata… per poi richiuderla ed aprirla di nuovo,
prendendo ad annaspare.
-Cosa? – mi chiede con un filo di voce,
facendosi nel frattempo di un altro passo più lontana
da me, spalancando gli occhi.
Oh,
Athena.
Questa volta tocca a me spalancare gli
occhi, per poi ridurli a due fessure nel tentativo d’impedirmi di scoppiare a
ridere.
-Non
posso crederci…- dico tra una risata trattenuta e
l’altra, vedendo gli occhi di Reiko spalancarsi, se possibile, ancor più di prima.
-Ma che… diamine di domanda è, Milo? – mi
chiede, rimanendo a bocca aperta, basita dal fatto che stia continuando a
ridere.
-Athena,
che donna! Hai la capacità di risvegliare i morti, tu! – esclamo, prodigandomi
in diversi inchini per renderle omaggio a mo di sfottò, venendo
afferrato improvvisamente per la maglia dalla mano che regge la tazza e venir
coperto di pugni dall’altra.
Continuo
a ridere, incapace di fermarmi, afferrandole entrambe le mani con la mia e
capovolgendo la situazione, neutralizzandola e facendole il solletico con
l’altra.
-Idiota…
ma che vi siete bevuti al synagein?!
– riesce a chiedermi, non riuscendo a trattenersi dal
ridere anche lei.
-E brava la nostra Reiko… sei riuscita a
smuovere il cavaliere di Virgo! -.
-Ma
piantala! Di che diavolo stai parlando?! - .
-Del
fatto che il tuo volto abbia assunto delle tonalità imbarazzanti non appena ho
associato il nome “Shaka” al termine “bacio”… Athena! Altro che Kalì, questa è
la fine del mondo! – non posso impedirmi di scoppiare a ridere nuovamente,
avvertendo i pugni di Reiko colpirmi vari punti del torace, con un certo
impegno. Devo averla innervosita parecchio.
-Ok,
smammo! – esclamo improvvisamente, rendendomi conto che sta passando troppo
tempo. – Grazie per l’informazione, spogliati di più e buona notte! – le dico
tutto d’un fiato, afferrandole la testa per baciargliela, facendole un
occhiolino e lasciandola lì su due piedi a inveirmi
verbalmente contro, con tanto di pugno alzato a mò di
minaccia.
Riprendo a ridere, risalendo le scale
velocemente, pensando all’assurda situazione… finchè
non sono costretto
a fermarmi.
Alzo
lo sguardo, trovandomi puntati addosso un paio d’occhi
familiari… ora per niente amichevoli.
Cazzo.
Angolo
dell’autrice…
Come
al solito, no. Non avevo
abbandonato la storia J
ma avevo la storia della mia vita da scrivere e gestire… che ultimamente non
sta ottenendo affatto dei buoni epiloghi.
Non
intendo ammorbarvi, ognuno ha la sua storia da scrivere e gestire dopotutto,
spero solo che stiate tutti bene e che questa storia continui – nonostante i mostruosi
ritardi – ad appassionarvi.
-erica0501:
costituisce un onore
per me l’essere riuscita a dar voce a un membro appartenente alla cricca
silenziosa J
e mi rende ancora più onorata il sapere che addirittura la passione per la mia
storia t’induca a rileggerla più volte da capo… vorrei poter offrire a te, così
come ad altri come te, una decente puntualità per gli aggiornamenti, ma – con
tutto il cuore – proprio non ci riesco. Se può bastarti, sappi che
indipendentemente possa far passare tra un capitolo e l’altro, non l’abbandoneròJ qualora vorrai seguirmi – al costo di essere ripetitiva –
ne sarò onorata *inchino*;
-Ai91:Shaka presume che Kalì possa manifestarsi in Reiko… non so se con quest’altro capitolo la cosa ti sia più chiara. Siccome
questi benedetti thugs sembrano essere molto
interessati alla povera ragazza… e siccome, nonostante le svariate occasioni,
nonostante qualche ammaccatura riportatele, non le
hanno mai torto un capello, Shaka ha riflettuto sul
fatto che probabilmente il motivo dipenda dal fatto che Reiko, oltre che essere
la reincarnazione di Parvati, sia anche quella di Kalì, dal momento che quest’ultima
venga generata dalla prima, nella religione induista. Spero adesso ti sia più
chiaro J eventualmente non esitare a chiedere
ancora! Sono qui per questo! =D ;
-ChiaraFilo: … ci son
stati nuovi sviluppi sul fronte sentimentale Jspero valgano lo stesso. Come
prenderà Mu l’aver scoperto quel particolare su Shaka?
J
Un
ringraziamento profondamente sentito alle 40 persone che hanno aggiunto la
storia tra le preferite, alle 20 che l’hanno aggiunta tra le seguite e a tutti
i silenziosi lettori! *inchino*
-Mu…
- riesco a pronunciare a malapena, rendendomi conto di aver quasi sussurrato.
Nonostante il cordiale breve cenno del capo, i
suoi occhi non smettono di fissare i miei, probabilmente alla ricerca del
motivo che mi vede di ritorno dalla prima casa.
-Sono
passato a salutare Reiko – giustifico la mia presenza lì, facendo in modo che
non possa leggermi nel pensiero, dandomi poi un tono scherzoso per cercare di
sviare qualsiasi suo dubbio. Al suo continuo silenzio è in me che inizia a insinuarsi il dubbio. – Spero non costituisca un problema…
- .
I
suoi occhi, dopo un ultimo rapido studio dei miei, si focalizzano rapidamente alle
mie spalle, verso la prima casa.
-Orario insolito per le visite –
pronuncia infine nel suo classico tono calmo, sebbene sia estremamente lampante
che la cosa l’abbia insospettito. – Un’urgenza, suppongo. - .
…
-Beh…
- mi lascio sfuggire una risata, sperando non gli sia
parsa troppo nervosa, come invece lo è in realtà. – Ok…
è un tantino imbarazzante, ma ti prego di non saltare a conclusioni affrettate!
– mi decido a dirgli, vedendo il suo volto farsi istantaneamente serio.
Sto
cercando davvero di fregare il Grande Mu?... Athena, fa che non venga mai a sapere della verità! O finirò col fare la fine delle vecchie vittime di Death
Mask pur non essendo sotto il suo tiro!
-Abbiamo
fatto una scommessa su Aioria e Marin – tiro fuori
tutto d’un fiato, vedendo un suo sopracciglio
inarcarsi leggermente. – Ed io ho perso! – esclamo
infine, sollevando le spalle per dare più enfasi alla frase. – Le donne hanno sempre quella briciola d’intuito in più, non c’è
niente da fare! – continuo a dire, facendo un passo in avanti per andarmene
finalmente da lì. – La tua poi è incredibile! – concludo,
dandogli una pacca sulla spalla per complimentarmi, trovando quindi l’occasione
per riprendere la scalinata. – A domani! – lo saluto, continuando a vederlo,
sottecchi, in un primo momento ancora fermo sullo scalino dove l’ho salutato.
Dopo
qualche istante riprende a dirigersi verso la prima casa, ignorandomi completamente.
…
*************
Come
accidenti è riuscito a saperlo, Milo? COME?!
Con
le mani completamente immerse nei capelli, continuo a camminare nervosamente
per l’ampio atrio della prima casa, incapace di smettere di pensare alle parole
del cavaliere di Scorpio.
Maledizione…
Rivolgo lo sguardo all’ingresso del
tempio, avvertendo Improvvisamente dei passi riecheggiare all’esterno della
casa… è ritornato…
Quando
la sua figura si delinea completamente, i miei occhi
non possano fare a meno di notare i suoi. C’è qualcosa che non va… e non può
fare a meno di battermi il cuore all’impazzata.
Poco
fa è andato via Milo… che l’abbia incontrato?
Scuoto
la testa violentemente. Ma che diamine vado a pensare?
Ammesso e concesso che si siano incontrati, Milo avrà tenuto sicuramente la
lingua a posto!
…
vero?
Il
suo viso non si volta verso di me nonostante abbia avvertito la mia presenza…
non ho fatto nulla per celarla.
I
pezzi dell’armatura si scompongono dal suo corpo per poi ricomporsi nella sala
dello scrigno, facendo sì che il rumore del riassemblaggio
si propaghi per tutta la casa, immersa fino a poco tempo fa nel più assoluto
silenzio.
Non
una parola fuoriesce dalla sua bocca… ed io temo di farne uscire una qualsiasi
dalla mia… finchè il cuore non inizia a battermi più
veloce, nel vederlo dirigersi verso di me.
Mi
sta guardando.
Completamente
incapace di muovermi, resto ad osservare la sua figura avvicinarsi sempre di
più, i suoi occhi delinearsi meglio, la sua
espressione indecifrabile non mutare minimamente…
Quando
è finalmente davanti a me, faccio per dire qualcosa, qualsiasi cosa possa
infrangere quel silenzio carico d’ansia… ma lui me lo
impedisce afferrandomi con una mano la nuca e poggiando le sue labbra sulle
mie, approfondendo il bacio subito dopo.
Completamente
sorpresa da un tale gesto, mi sciolgo però
immediatamente, rispondendo al bacio con la stessa passione che lui sta
impiegando con me.
È
incredibile come muti in questi frangenti… riesce sempre a spiazzarmi.
La
persona mite e calma che conoscono tutti stravolge completamente il suo modo di
essere nell’intimità, pur conservando la delicatezza nei gesti, che a un primo impatto potrebbero apparire troppo decisi, ma non
per me.
Come
la mano che avverto scivolare lentamente al di sotto del
tessuto della leggera vestaglia che indosso, privandomene. Come il movimento
fluido che fa compiere alla stessa nell’insinuarla, stavolta, al di sotto dell’altrettanto leggero tessuto del pigiama,
per entrare a contatto con la mia pelle, provocandomi un sussulto.
Come
l’altra mano che scivola al di sotto dell’elastico dei
pantaloni quando le mie braccia vanno a circondargli il collo per impedire alle
nostre bocche di separarsi, facendo sì che le mie gambe vadano a circondargli
il corpo, in modo che lui possa condurmi altrove… che con mia somma sorpresa si
rivela essere semplicemente la parete che ho alle spalle.
Cielo…
Mi
lascio sfuggire un gemito quando le sue labbra
prendono a torturarmi il collo, che io tento di esporgli meglio piegando la
testa all’indietro… per quanto il muro possa concedermelo.
Al
contatto tra i nostri bacini comincio ad ansimare, lasciando scorrere le mie
mani tra i suoi splendidi capelli, mentre con le labbra prendo a torturargli la
pelle sottile dietro all’orecchio, passando poi a questo, che fa sfuggire un gemito anche a lui.
Non…
non è mai capitato che ci lasciassimo prendere dalla passione in questo modo…
questa è la prima volta in assoluto.
Gli
occhi mi si sbarrano di colpo al breve pensiero razionale di ciò a cui potrebbe
condurci tutto questo e il cuore prende a battermi
forsennatamente nel petto.
Lui
deve aver avvertito la mia ansia, cosicché smette di torturare il mio collo per
potermi guardare negli occhi.
I
miei cercano d’interpretare i suoi… non so se dipenda in particolar modo da
questo momento… ma… è come se fossero… avvolti da
qualcosa. C’è un’ombra in essi a cui non riesco a dare
una ragione.
In
breve sento nuovamente il pavimento sotto ai piedi.
Non
potendomi leggere nel pensiero, deve aver interpretato quella mia pausa come un
ripensamento.
Un
suo braccio continua a circondarmi la schiena comunque,
per assicurarsi, evidentemente, che le gambe mi reggano. E
infatti è a fatica che riesco a non perdere l’equilibrio, ma quando sono
certa di esserci riuscita ecco che Mu si allontana da me, guardandomi per
un’ultima volta prima di prendere la direzione della sua stanza.
Gli
afferro una mano istintivamente, fermandolo di colpo. L’ombra che ho intravisto
precedentemente non è sparita.
Vorrei
potergli chiedere a cosa è dovuta, ma tutto quello che
sono in grado di fare è portarmi dinanzi a lui, sollevarmi sulle punte dei
piedi e baciarlo di nuovo, questa volta delicatamente, avvolgendogli il volto
tra le mani.
Lui,
dopo un primo momento d’immobilità, risponde al bacio allo stesso modo, afferrandomi
poi le mani che gli ho condotto sul volto per
allontanarle da se, e allontanare anche me da lui dopo un po’.
I
miei occhi cercano i suoi per trovarne una ragione, ma il suo sguardo è sfuggente.
Quando non trovo per l’ennesima volta delle parole da
dirgli, l’unica cosa che mi viene da fare è anticiparlo sul raggiungimento
della porta della sua camera, per sbarrargli il passaggio, costringendolo così
a considerarmi.
-Voglio… dormire con te… - trovo il
coraggio di dire, sentendomi subito dopo le gote andarmi a fuoco. Il suo passo
si arresta, sebbene il suo sguardo eviti accuratamente
d’incrociare il mio. Poi si china lentamente per stamparmi un leggero bacio
sulla guancia, che ha il potere di farmi rabbrividire di nuovo… soprattutto quando avverto la sua bocca poco distante
dall’orecchio.
-No – mi sussurra, prendendo ad
allontanare lentamente il volto dal mio.
-Perché? – non riesco a fare a meno di
chiedergli, impedendo alla voce d’incrinarsi.
Lui
impiega un po’ di tempo per rispondermi, sospirando.
-Non
sarei in grado di controllarmi – mi sussurra
nuovamente, riavvicinandosi al mio orecchio.
Vado
di nuovo a fuoco.
-Non
voglio che tu lo faccia… - dico, chiudendo poi gli occhi.
Non
riesco a credere di averlo detto.
La
mia mano percorre la leggera stoffa della casacca che indossa, entrando in
contatto contemporaneamente anche col fisico perfetto che cela.
Dopodichè
riapro gli occhi, puntandoli nuovamente nei suoi.
-Mu,
io… voglio… voglio appartenerti… - .
La
mia voce risulta poco più di un sussurro perfino alle
mie orecchie, ma sono sicura che lui mi abbia sentita, considerando le dita che
sento scorrere sulla pelle del mio volto.
Poi
non c’è più spazio per le parole.
Le
sue labbra ritornano a congiungersi con le mie nuovamente con la passione che
ci ha colti precedentemente… la porta alle mie spalle
si apre… e si chiude con la forza del suo pensiero, mentre alle mie spalle
sento questo volta la morbidezza del letto e il peso del suo corpo che esercita
sul mio, ormai esigente di più attenzioni… che non tardano ad arrivare.
Riapro
gli occhi lentamente, venendo subito colpita dai tenui
raggi di sole che attraversano la finestra. Uno stato di torpore impedisce al
mio corpo di eseguire qualsiasi movimento, lasciando che siano solo gli occhi a
girovagare per la camera in cui mi ritrovo che, ricordo subito dopo, non è la
mia.
Sospiro
profondamente, non riuscendo a impedire agli angoli
della mia bocca di rivolgersi verso il basso quando mi rendo conto che accanto
a me non c’è nessuno.
Lascio
che una mano carezzi il punto in cui dovrebbe trovarsi l’uomo che mi ha
stravolto la vita, mentre le immagini del momento che abbiamo vissuto stanotte
si delineano nella mia mente… facendomi alternare
momenti di beatitudine e momenti di tristezza.
Avrei
preferito trovarlo accanto a me al mio risveglio… ma
evidentemente aveva nuovamente altro a cui pensare.
…
-Cazzo!
– impreco, saltando praticamente dal letto, afferrando
al volo le lenzuola che fino a poco tempo prima coprivano la mia nudità… mentre
un’ennesima preoccupazione si aggiunge alla lista.
E adesso?
Non
posso credere di non averci pensato… non posso credere che almeno lui non abbia
potuto pensarci!
Digrigno
i denti dal nervosismo, lanciandomi fuori dalle
lenzuola e correndo in bagno per farmi velocemente una doccia.
-S-sei
sicura che funzioni? – chiedo a una Marin particolarmente perplessa.
Sia
benedetto il giorno in cui ho scoperto che lei e il cavaliere del leone
stessero insieme… altrimenti non avrei saputo dove
sbattere la testa.
Lei
annuisce per l’ennesima volta, mentre il mio battito cardiaco accelera e
decelera a suo piacimento.
-N-non
sarebbe assolutamente l’ideale in un momento del genere… q-quindi… - .
-Reiko,
rilassati – mi consiglia lei, ponendo fine ai miei farfugliamenti.
-Sta
tranquilla, ok? È un metodo
collaudato – mi spiega, sorridendomi e facendomi un occhiolino d’intesa.
Se lo dice lei…
-Se… se non mi fosse venuto in mente,
invece? – le chiedo ancora, attirando nuovamente la sua attenzione. – Dico…
s-se… s-se io stamattina…? – concludo grossolanamente,
agitata, lasciando la frase in sospeso.
-Beh…
- fa lei, inarcando le sopracciglia, facendomi così intendere di aver capito
dove volessi andare a parare. – In quel caso sì, ci
sarebbero stati problemi. - .
-Dannazione!
– esclamo a denti stretti, battendo un pugno sul tavolo della cucina della
quinta casa.
Fortuna
che Aioria, nel vedermi arrivare come un tornado e chiedergli di Marin, ha pensato saggiamente di levare le tende per un po’,
per lasciarci campo libero, altrimenti a quest’ora me
l’avrebbe già fatta pagare per il trattamento che ho riservato al suo tavolo.
Allo
sguardo perplesso del cavaliere dell’Aquila, sento di dovermi dare
necessariamente una regolata.
-Scusami…
scusami, Marin… è che… - .
-È
naturale essere così agitate la prima volta, specie se si è tanto responsabili come stai dimostrando di essere tu… - .
-Oh,
non è certo roba da responsabili dimenticare momentaneamente come avviene la
procreazione! – sbotto sarcastica, incrociando le braccia al petto e arrossendo
a dismisura, distogliendolo lo sguardo dal suo.
Quando torno a voltarmi verso di lei, trovo
un sorriso tenero e comprensivo ad accogliermi.
-Non
siamo macchine, Reiko, ringraziando il cielo. E per questo dobbiamo ringraziare
solo l’istinto… i sentimenti… - .
Resto
a guardarla per un tempo indefinito, sentendomi pervadere di nuovo da quella
sgradevole sensazione che ho avvertito poco prima.
-Avrei
tanto voluto trovarlo al risveglio, sai? – .
Gli
occhi di Marin mi sembrano, se possibile, ancor più
comprensivi.
-Avrei
tanto voluto poter parlare con lui di queste cose… con l’imbarazzo che comporta
l’argomento, l’ansia dell’attesa, la gioia del rivivere a parole il momento che
ci ha uniti… l’incredulità dettata dall’ennesima
dimostrazione di come le cose tra di noi siano così tanto cambiate… - .
Abbasso
lo sguardo, avvertendo un enorme groppo alla gola.
-Non
fraintendermi! – riprendo poi, sollevando di scatto la testa per poterla
guardare negli occhi. – Ti sono infinitamente grata del soccorso che mi hai
dato… senza di te probabilmente a quest’ora sarei impazzita! Ma… - gli occhi tornano a velarmisi e sono costretta a
interrompermi per non dar nuovamente dimostrazione di quanto sia patetica.
-Avrete
modo di parlarne – mi dice
allora lei, poggiandomi delicatamente una mano sul braccio, per dimostrarmi la
sua solidarietà.
-E quando? – sbotto nuovamente sarcastica
io, non riuscendo a impedire che una lacrima mi
sfugga. – Sono stufa di venire sempre dopo! - .
-Tu
non vieni dopo, tu sei la priorità, Reiko! - .
-No!
È Parvati la priorità! Reiko è solo lo stupido
involucro a cui la dea ha deciso di rovinare la vita! - .
Solo
quando termino di pronunciare l’ultima frase mi rendo
conto che ormai non siamo più sole.
Perfetto!
Ha deciso di materializzarsi nel momento peggiore!
I
suoi occhi verdi si fissano nei miei a lungo, prima di far udire la sua voce.
-Stavo cercando Aioria… – pronuncia
infine rivolgendosi a Marin, non riuscendo a
impedirsi di far girovagare lo sguardo attorno a noi, alla ricerca di qualche
indizio che possa farlo venire a capo della situazione che si è ritrovato
davanti.
Farebbe
prima a guardarsi in uno specchio.
-Cercava
Aioria – gli faccio il verso io, rivolgendomi però a Marin, sollevando le spalle con noncuranza per sottolineare
ciò di cui discutevamo prima. Non mi sfugge il colorito
particolarmente pallido di cui si tinge il volto della donna prima d’indossare
nuovamente la maschera che aveva tolto nel saperci da sole.
-È
andato da Camus – risponde poi il cavaliere dell’Aquila a Mu,
voltandosi verso di lui e trovandolo nuovamente a fissarmi smarrito. – Vado a
chiamartelo… - aggiunge poi, decidendo saggiamente di lasciarci da soli,
sparendo subito dopo dalla sala e dalla stessa quinta casa, sena aspettare
risposta dall’uomo che mi è ora davanti.
-Reiko…
- .
-Dove
sei stato? - .
Il
suo silenzio pesa più di un macigno dentro di me.
-DOVE ACCIDENTI SEI STATO? - .
-Da
Athena per un colloquio privato – si decide a
rispondermi, alzando per un attimo anche lui la voce. Io mi limito ad annuire,
rivolgendo lo sguardo altrove per tentare di non esplodere di nuovo.
Il
colloquio privato doveva necessariamente farlo alle prime luci dell’alba?
-Cos’è
successo? – mi chiede poi, quando è il mio turno di
stare in silenzio.
-Niente
– gli rispondo lapidaria, continuando a tenere lo sguardo sul tavolo precedentemente colpito.
-La
tua non mi sembra una reazione da niente - .
-Perspicace!
– sbotto sarcastica, inarcando le sopracciglia per enfatizzare l’esclamazione,
continuando però a non guardarlo.
Lo
sento sospirare sommessamente e fare un passo, senza riuscire a capire però se
in avanti o all’indietro.
-Quando
sarai nelle condizioni di poter parlare civilmente
saprai dove trovarmi - .
-Davvero?
– gli chiedo a quel punto io, sollevandomi dalla sedia e rivolgendomi verso di
lui poco prima che abbandoni la sala. – Strano… stamattina ero convinta di
trovarti accanto a me. A quanto pare no, ti sbagli, non
so dove trovarti – sibilo, vedendo un repentino cambiamento nei suoi occhi.
-…
è questo il motivo? – mi chiede lui quasi con un filo di voce. L’espressione
dispiaciuta.
-Oh,
non crucciarti! – esclamo, facendomi beffe di lui, smettendo nuovamente di
guardarlo e dirigendomi verso il frigorifero di Aioria,
sperando ardentemente non contenga solo acqua. – Prima Athena,
poi Parvati e poi forse io. Tranquillo, è
chiarissimo! – esclamo sarcastica, tirando fuori dal
frigorifero, alla fine, una bottiglia d’acqua. – Cristallino! – aggiungo,
facendo riferimento alla bottiglia che ho appena tirato fuori.
-Mi
dispiace non esserci stato stamattina… - dice dopo un
po’, aggiungendo un’inflessione dolce alla voce.
-Acqua
passata! – gli rispondo di rimando, mostrandogli il bicchiere vuoto da cui ho
appena bevuto tutto d’un sorso. – Mettiamoci
una pietra su – aggiungo, avvitando il tappo di plastica sulla
bottiglia. - Come tutto il resto! – concludo,
riponendo la bottiglia in frigo.
-Sono
stato indelicato nel lasciarti in un momento del genere… - riprende lui,
riportando lo sguardo sul tavolo su cui c’ ancora la scatola dei contraccettivi
con cui mi ha soccorsaMarin.
-Non
utilizzare troppi giri di parole per esprimere semplicemente che non te n’è fregato niente – sputò fuori velenosamente io, vedendo il
suo sguardo cambiare repentinamente, facendosi serio e particolarmente
alterato.
-Bada
Reiko – riprende nuovamente, dopo essersi accertato che i miei occhi siano alla stessa portata dei suoi. – Non tollererò ancora
che i miei sentimenti vengano messi in dubbio! - .
-Se
vengono messi in dubbio dovrà pure esserci un motivo,
non trovi? – replico, senza distogliere lo sguardo dal suo
questa volta, affrontandolo a viso aperto.
-Spiegami
cosa ti aspetti da me… - .
-Sincerità,
Mu! Sincerità! – esclamo esasperata, accompagnando le parole con gesti
enfatici. – Non voglio che tu debba ritornare sui tuoi passi dopo che ti si è
fatto notare di aver sbagliato, se è in linea con la tua condotta! - .
Il
suo sguardo, se possibile, è diventato ancora più cereo.
I
suoi occhi sembrano quasi mi stiano perforando.
-Sincerità? -ripete lui, impostando un tono duro. –
Sei sicura di poter essere in diritto di avanzare una pretesa simile? - .
Improvvisamente
un brivido mi corre lungo la schiena… facendomi ammutolire.
Che si stia riferendo…? Non può essere…
-Guardami
– m’impone lui, quando i miei occhi scivolano verso il basso. – Abbi almeno il
coraggio di guardarmi - .
Con
lo stomaco schiacciato come da un macigno, mi trovo ad eseguire la sua
richiesta.
-Credi
che non sarei mai venuto a saperlo? - .
-Di
cosa… ? - .
-So
cos’è successo tra
te e Shaka. -.
L’impulso
di mettermi a urlare è irrefrenabile.
E anche il suo, a giudicare dall’emanazione del suo cosmo.
Non
riesco che a scuotere la testa ripetutamente, incapace di articolare
parola.
-N-non…
non è successo nulla… - .
-Un
bacio lo consideri nulla? – mi chiede, visibilmente alterato, mentre
l’emanazione del suo cosmo aumenta. – O vorresti
negarlo? - .
-Non
è come credi… - riesco a malapena a sussurrare, sentendomi le lacrime
raggiungermi rapidamente gli occhi e varcarli. – Tu… tu non sai niente… - .
-Invece
tu credi di sapere tutto, vero Reiko? Credi di poter essere
in diritto di sentirti male, abbandonata, frustrata, arrabbiata perché le cose
non vanno come vorresti che andassero. - .
Io
continuo a scuotere la testa, preda delle parole che mi sta rovesciando addosso Mu… che non credevo potesse mai giungere ad un punto
simile…
-Credi
di poterti sentire abbandonata perché stamattina non ho visto con te le prime
luci dell’alba, senza però sapere, netantomeno curarti, del fatto che non abbia chiuso occhio
per tutta la notte nel contemplare la creatura che ha deciso di donare il suo
cuore, il suo corpo e la sua anima a me… - riprende, ammansendo il cosmo e
abbassando di un tono la voce, mentre il mio cuore perde un battito. - Senza
sapere l’ansia che mi assale quando ricevo una convocazione di Lady Saori che mi spinge ad arrivare prima di tutti gli altri
miei compagni perché potrebbe riguardare le tue sorti… - aggiunge, mentre ormai
le lacrime hanno smesso di rigare il mio volto. - … senza sapere l’incredibile
contrasto di sensazioni che mi ha provocato il sapere
di Shaka. - .
Scuoto
di nuovo la testa, tentando di avvicinarmi per spiegargli le mie ragioni, ma
non un solo filo di voce mi fuoriesce.
-Rabbia,
gelosia, possessione… non le avevo mai conosciute,
prima di capire quanto tu contassi per me. Mai. - .
-Mi
dispiace… - riesco finalmente a dire una volta raggiuntolo, circondandogli il
torace con le braccia e affondando il viso nel suo ampio petto, venendo raggiunta subito nuovamente dall’odore che è ancora
impregnato sul mio corpo. – Avrei
dovuto dirtelo… - .
-Perché non l’hai fatto? – mi chiede lui,
senza rispondere al mio abbraccio.
-T-temevo
le tue reazioni… ho avuto paura… - .
Segue
un silenzio interminabile in cui riescono ad udirsi solo i nostri due respiri.
-Provi
qualcosa per lui? - .
Spalanco
gli occhi, inclinando il capo all’indietro per fare in modo da poterlo
guardare.
-No!
– esclamo, accorgendomi solo allora che ha chiuso gli occhi, probabilmente
provato dallo sforzo che gli è costato chiedermi una cosa simile. – Mu – lo
chiamo, afferrando dolcemente le sue spalle con le mie mani, per indurlo ad
aprire gli occhi. – Io ti amo… -.
I
suoi splendidi smeraldi rimangono immersi nei miei occhi per un periodo
indefinito, durante il quale riesco a intravedere la
tempesta di sentimenti contrastanti che sembrano stiano battendosi dentro di
lui. Finchè le palpebre non vanno a celarli
nuovamente e le sue mani vanno ad allontanare le mie dalle sue spalle.
-Devo andare. - .
Vorrei
morire in questo preciso istante.
Adesso,
subito.
Questa
volta tocca a me chiudere gli occhi, presa consapevolezza di ciò che sono riuscita a creare, finchè non
avverto più i suoi passi rimbombare all’interno della quinta casa.
*********************
-Niente
male, Ice Man. Adesso ti dispiacerebbe sbrinarmi il
sacco da box? – Chiedo ad un Camus particolarmente
divertito, che scuote la testa a mò di dispetto,
invitando dunque ad arrangiarmi da solo.
Scuoto
la testa a mia volta, divertito quanto lui, prendendo ad avvolgermi le fasce
che uso per quest’esercizio attorno alle mani,
intravedendo entrare nell’ottava casa una figura conosciuta.
-Salve,
dolcezza! – la saluto, dedicandomi all’ultima fasciatura prima di voltarmi ad
accoglierla come si deve. – Dammi un secondo, che… - non riesco a terminare la
frase che vengo colpito alla schiena da qualcosa di
particolarmente pesante e duro, che mi fa sbilanciare e sussultare allo stesso
tempo.
Mi
volto in tempo per vedere Reiko prepararsi a sferrare un altro pugno al sacco
ormai privo del ghiaccio creato da Camus, che sta
guardando la scena più perplesso di me.
-Ma che…? – sono
costretto a ripararmi gli occhi con le mani a causa delle schegge di ghiaccio
ancora depositate sul sacco da box nuovamente lanciatomi. Questa volta
la catena che lo regge al soffitto emette un brutto
stridio.
-Lurido
bastardo! – sento urlarmi contro dalla ragazza, con il volto contratto in una
maschera di rabbia e dolore. – Come hai osato
dirglielo? COME?! –.
Gli
occhi di Camus si posano istantaneamente su di me,
perforandomi da parte a parte. A quanto pare deve aver
capito prima di me a cosa possa starsi mai riferendo quella tigre, ma…
NO.
-Un
momento… Reiko, aspetta un attimo! - .
-TACI!
– replica lei, sferrando un altro pugno al sacco da box, che questa volta cede
e si sgonfia completamente. Non contenta, Reiko comincia a lanciarmi contro
tutti gli oggetti che le vengono a tiro con la psicocinesi,
con alcuni dei quali riesce a colpirmi.
-Vuoi
darmi una mano?! – chiedo esasperato al mio pseudo amico che, alla mia
richiesta d’aiuto non fa che lanciarmi un’ultima occhiataccia e andarsene. Non
posso crederci!
-Aspetta,
aspetta… - provo a
domare la belva che mi sono ritrovato improvvisamente di fronte, riuscendo
infine a catturarle i polsi con le mani, rendendomi conto che sta piangendo… -
Lo ha saputo? – chiedo con un fil di voce,
dispiaciuto, assistendo nuovamente alla mutazione del suo volto.
-GLIEL’HAI DETTO! – urla inviperita, tentando di liberarsi dalla
mia stretta.
-NO!
Te lo giuro sul sacro nome di Athena,
non gli ho detto niente! - .
Lei
pare calmarsi per un attimo, prendendo a guardarmi dritta negli occhi
eventualmente per cogliere qualsiasi cosa possa darle
l’aria di menzogna… ma il mio volto completamente esterrefatto deve averla
convinta, considerando che si allontana da me, dandomi le spalle e passandosi
le mani sul volto.
Prendo
ad avvicinarmi a lei lentamente dopo un po’, per darle ancora il tempo di
sbollire, per poi posarle una mano su una spalla.
Si
volta quasi istantaneamente, affondando il viso rigato di lacrime nell’incavo
del mio collo. Sospiro profondamente, baciandole i capelli.
-Deve
aver estrapolato qualcosa dalla mia mente poco prima che innalzassi
la barriera mentale… dannazione… me lo sono trovato davanti subito poco dopo
esser andato via dalla prima…-.
-La
colpa è solo mia – quasi bisbiglia Reiko, tirando su col naso. – Non avrei
dovuto nasconderglielo… - .
-Ma è successo prima che voi due
concretizzaste, no?-
.
-Sì…
- .
-Beh,
allora non dovrebbe essersela presa tanto, dai! – le dico, cercando di
trasmetterle un po’ di positività, non assistendo però ad alcun cambiamento del
suo volto. Si limita semplicemente a scuotere la testa.
-Si
sono accumulate troppe cose… - aggiunge sempre con
voce mesta, riprendendo a lacrimare.
-Passerà,
vedrai… - decido di
limitarmi a dirle alla fine, accarezzandole la schiena e la testa. – Dà tempo
al tempo. – concludo,
ammiccandole scherzosamente.
Lei
si sforza di ricambiare il sorriso, poi rivolge lo sguardo alle mie spalle,
dove giace il vecchio e caro sacco da box.
-Scusami
per prima… ti ho fatto male? - .
-Un
po’ – le rispondo, muovendo le spalle per sgranchirmele lievemente. – Colpa di Camus che l’ha rivestito di ghia-…
- .
Mi
blocco, restando in ascolto.
Che succede?
-È
il cosmo di Saori, questo? – mi chiede Reiko con una
nota di urgenza nella voce, capendo la gravità della
situazione.
Senza
perdere tempo a risponderle, scatto fuori dal tempio
per avere più chiarezza su quanto sta accadendo, richiamando contemporaneamente
l’armatura dello Scorpione, che mi riveste velocemente prima che un mio piede
possa toccare l’esterno del tempio, intravedendo così di sfuggita Death Mask
correre per raggiungere la sua casa.
Ho
capito bene ciò che ha detto?
-Milo!
Che succede?! – mi chiede ansiosa Reiko una volta
raggiuntomi.
Guadagno
tempo prima di risponderle.
-Concentrati,
non avverti niente di particolare? - .
Il
suo sguardo si fa attento, poi scuote la testa.
-Credo
di aver appena udito Death Mask far riferimento alla “prole della mocciosetta”… - le vado incontro, vedendola istantaneamente
spalancare gli occhi.
-O dei! È fuori dal
tempio! - .
-Chi?!
– le chiedo allarmato, poggiandole le mani sulle
spalle per farla rinsavire.
-GANESHA!
-.
Angolo
dell’autrice…
Cu-cù!
Ciao
a tutti J Buon anno nuovo, cari vecchi amici
lettori che continuate a seguire la mia storia!
No,
che l’abbandono.
No,
no e no!
I
ritardi sono praticamente inevitabili, posso scusarmi
all’infinito, ma non posso davvero rimediare…
Posso
solo sperare, invece, che questo capitolo sia almeno stato di vostro gradimento
J Tra un po’ riprende l’action, gente! E… (però non ditelo
troppo in giro) … ci stiamo avvicinando alla parte conclusiva della storia.
Prometto
i fuochi d’artificio, quando ciò avverrà! xD
Nel
frattempo volevo ringraziare ChiaraFilo per la recensione al capitolo precedente (come
vedi, mia cara, la povera Reiko non ha riso per niente… ma
tutto sommato se l’è andata a cercare, quindi!) J
In
più volevo ringraziare le 39 persone
che hanno aggiunto questa storia tra le preferite e le 23 che l’hanno aggiunta tra le seguite, nonché
tutti i silenziosi lettori di cui un giorno spero ardentemente di sapere almeno
un parere J
Insomma,
grazie davvero.
Nonostante
lo sproporzionato calo di recensioni (assolutamente comprensibile, considerando
i miei ritardi estenuanti!) questa storia continua ad essere letta… e a quanto pare apprezzata! (<-
fatevi sentire anche in caso contrario!).
Grazie,
grazie davvero a tutti *s’inchina commossa*.
- Lasciami! – mi urla in volto, mentre i capelli le saettano intorno,
assecondando ogni direzione che decida di far prendere alla testa. – Affatto!
Dove pensi di andare? – replico subito, non mollando nemmeno per un attimo la
presa sul suo polso. Non so che diavolo ci faccia qui Ganesha,
né tantomeno intendo scoprirlo lasciando che lei gli vada incontro! – Non
sappiamo cosa aspettarci! – aggiungo, vedendola dibattersi forsennatamente,
prendendo questa volta anche a scalciare, finchè,
inaspettatamente, non mi morde le nocche talmente forte da farmi sanguinare e
lasciare la presa allo stesso tempo.
Sembra essere sorpresa quanto me del gesto appena compiuto e mi rivolge appena
uno sguardo dispiaciuto e uno “Scusa” appena sussurrato, prima di mettersi a
correre verso la prima casa. - Maledizione, Reiko!
– urlo con tutta la forza che ho in corpo. Come diavolo le è venuto da scappare
esattamente verso la fonte d’allarme?! Non posso abbandonare l’ottava casa per
darmi al suo inseguimento! … devo solo sperare che non commetta sciocchezze
come suo solito e che le cose, considerato lo svolgersi degli ultimi
avvenimenti, non precipitino come temo possa accadere.
*********
Ho il cuore
in gola, e non solo perché sto praticamente costringendo i miei muscoli a uno
sforzo sovrumano nel correre a questo modo, ma anche perché questo proprio non
ci voleva. Sento un piede sbilanciarsi dopo l’ultimo pensiero formulato, ma con
l’altro riesco a spiccare un balzo abbastanza ampio da permettermi in tempo di
controbilanciare nuovamente il peso e atterrare con entrambi gli arti inferiori
sullo stesso scalino, consentendomi di riprendere per un secondo un po’ di
fiato, prima di rimettermi a correre finchè,
attraversate tutte le case, non giungo finalmente in prossimità della prima,
riuscendo a intravedere la figura di Ganesha
stagliarsi ai piedi della scalinata, sicuro di sé, con un sorriso lascivo che
lascia rilassare appena, quando mi vede.
Fin a quando gli occhi non tornano a diventargli due fessure per un motivo che
inizialmente non riesco a capire… per poi comprenderlo, prima di andarci a
sbattere contro.
Mu ha raggiunto il mio obiettivo poco prima che ci riuscissi io, parandomisi
davanti a mò di scudo, con indosso l’armatura di Aries che dorata, lucente, ha riempito il mio campo visivo
senza che me l’aspettassi.
“Torna indietro” lo sento sussurrarmi telepaticamente. E giurerei che volesse
farmelo passare per un ordine, se all’ultimo momento, forse senza che se
l’aspettasse neanche lui, non avesse assunto un tono di preghiera. - Dunque è qui, ove risiede la Dea Athena... -. - Cosa la porta qui, Dio Ganesha? – chiede cordialmente Mu, tenendo il tono della
voce fermo, in un misto tra la gentilezza e l’allerta, senza spostarsi di un
centimetro dal punto in cui si trova, continuando a farmi da scudo. Ma cosa
teme? - Spostati immediatamente dal
cospetto di mia madre, mortale. – sibila sinistramente il dio, facendomi temere
il peggio, costringendomi, così, a uscire allo scoperto, sebbene Mu rimanga
rigido come una statua di sale, seguendo i miei movimenti, pronto a contrastare
una qualsiasi reazione della figura che gli si para di fronte, nonostante abbia
già avuto modo di constatare di che pasta sia fatto.
Faccio appena a intravedere l’ombra passare nello sguardo di Ganesha, prima di afferrare il mantello dell’armatura di aries per convincere il suo possessore ad acconsentire.
“Spostati, per l’amor del cielo. Non farlo innervosire. Lascia che capisca cosa
voglia” gli sussurro telepaticamente, sperando mi dia retta, completamente
terrorizzata da ciò che Ganesha possa riservargli.
E dev’esser stato, forse, l’ultimo mio stato d’animo a convincere il cavaliere,
dopo aver stretto i pugni a lungo, di acconsentire, lasciando giusto uno
spiraglio tra me e la reincarnazione del figlio di Parvati
che, nonostante sia riuscito nel suo intento, non smette di guardare in
cagnesco Mu. - Ganesha…
- cerco di distrarlo, fallendo miseramente e peggiorando, se possibile, la
situazione. - Mi recate un dispiacere, madre. –
risponde lui subitamente, senza guardarmi, continuando a fissare Mu in un modo
che vorrei cancellargli dalla faccia a suon di pugni. Apro di nuovo bocca per
riprovare ad attirare la sua attenzione, quando lui mi precede. – Vi avevo
detto di non mischiarvi a dei comuni mortali… - dice, chiudendo improvvisamente
gli occhi e… inspirando profondamente? Ma che sta facendo?? - …E voi lo avete fatto. – conclude, in un
modo tanto sinistro da farmi rabbrividire, riaprendo gli occhi e mostrando un
colore verde chiaro, a tratti fosforescente, che non gli avevo mai visto prima.
Trattengo il respiro, mentre cerco di capire a cosa si riferisca, rabbrividendo
non appena giungo alla conclusione più ovvia.
Non so come abbia fatto, ma sa. Sa di me e di Mu. Sa. Me lo suggerisce perfino Parvati¸ che… sento
improvvisamente dimenarsi dentro di me, in preda a quella che riesco a definire
come… indignazione. Porca miseria, se la sento. Si sta incazzando! - E tu, cavaliere di Athena – aggiunge, mentre dentro di me il disarmo viene
sostituito alla stessa rabbia che prova Parvati –
Pagherai con la vita, questo affronto… - pronuncia lentamente, sollevando una
mano verso il cavaliere di aries, che agisce subito
per sollevare il Crystal Wall… non prima che il cosmo
di Parvati ruggisca, facendo emettere al mio corpo
un’energia esponenziale, capace di placare all’istante gli animi dei due uomini
che, interdetti, hanno preso a guardarmi con un misto tra incredulità a timore.
Sebbene l’ultimo stato d’animo possa appartenere propriamente solo a Ganesha. Mu è spaventato. Ma non per quello che Parvati potrebbe fare a lui. Ma a me. - Non osare darmi ordini, Ganesha! – esclamo con la mia voce, ma con volontà altrui,
iniziando a sudare fredda. Cos’è questa storia? Chi delle due ha pronunciato
quella frase?
La reincarnazione del dio dalla testa d’elefante arretra, investito da
tutta quell’energia ostile, prendendo a guardarmi in modo reverenziale, sebbene
si veda lontano un miglio che sia spaventato. Accipicchia. - Madre… - biascica costernato,
mentre io finalmente capisco che Parvati ce l’ha
esattamente con lui. Non con me o con Mu. – Taci, miserabile! E inginocchiati
immediatamente! – fuoriesce subito dopo dalla mia bocca. E finalmente giungo
anche ad un’altra conclusione. Parvati non mi sta
manovrando come ho temuto in un primo momento. Mi sta suggerendo cosa dire.
Non capisco… - Madre, perdonatemi… io… - riprova
a dire Ganesha, ormai completamente sottomesso
all’aura della madre.
“Chiedigli cosa lo porta qui”. - Cosa ti porta qui? – chiedo
immediatamente, avvalendomi ancora dello spalleggiamento della dea, non
comprendendo minimamente il perché si sia slanciata così, nell’aiutarmi,
andando contro la sua progenie.
“Questo lo saprai a tempo debito.
Ora cerca di condurlo da Athena e, qualsiasi cosa lui
ti proponga, accetta.”
“EH?? Ma che senso ha, scusa?! Dovrei essere alla completa mercè di questo psicolabile??” penso, sentendo
un’improvvisa voglia di mettermi a urlare!
“Fidati di me”
“Col cazzo!” ribatto subito al pensiero. “Tu hai il fondoschiena parato, io no!
E soprattutto…” … “Da quando comunichi con me in questo modo??”
“Ogni cosa a tempo debito.”
“Eh no! Non ci sto, divinità dei miei stivali! Qui rischiamo tutti la pelle, e
tutto a causa tua! Ricordati che posso sempre mettere fine alla mia patetica
esistenza costringendo il tuo fondoschiena divino a sloggiare e occupare
un’altra povera sfigata, quindi ti conviene spiegarmi…”
“Attuando ciò di cui mi hai appena
minacciata, non faresti altro che anticipare il medesimo esito di questa
faccenda”.
…
“La Terra soccomberà di fronte a forze
oscure, Athena verrà sconfitta, i tuoi amici
moriranno. Compreso lui.”.
Sento improvvisamente mancarmi l’aria e un senso di oppressione
attanagliarmi la gola. Compio uno sforzo indescrivibile per non voltarmi a
guardarlo… sebbene so che lui lo sta facendo, maledicendosi per non riuscire a
infrangere le mie barriere mentali.
“Stai mentendo”.
“Ti sto offrendo una possibilità.” - Madre… -. La voce di Ganesha mi distoglie da quella pseudo conversazione,
facendomi rendere conto di star piangendo.
“Che tu possa avere la misericordia che tanto decantano delle divinità
benefiche, Parvati.” - Non osare mai più… - inizio,
rivolgendomi al dio. – Mai. più. – scandisco, senz alcun suggerimento dalla regia, avvalendomi ancora
dell’energia della stessa. – Minacciare e importi in maniera offensiva nei
confronti del cavaliere di aries. Né di nessun altro
posi i piedi all’interno del suolo di questo santuario, Ganesha.
Mai. Più. – sibilo, vedendo la reincarnazione del dio dalla testa d’elefante
abbassarsi timorosa… e adesso che diavolo ha da sorridere? E’ stato un attimo…
ma giuro di averlo visto sorridere per davvero… - Necessito di parlare con lei,
Madre – decide poi di rispondere alla mia domanda iniziale, decisamente
ammansito. O fintamente tale. Ormai non sono più sicura di niente. Niente. - Lo farai. Ma lo farai dinanzi al
cospetto della dea Athena. Qui è ove risiede ed è qui
che ho trovato asilo e protezione. Ti ascolterò solo se ciò di cui hai
intenzione di parlarmi venga messa a conoscenza anche lei.” concludo
perentoria, vedendo poco dopo Ganesha annuire
mestamente, guardandomi però negli occhi.
Ed è con gli occhi della persona che in tutto quel tempo ho deciso di non
guardare, che adesso devo avere a che fare, scorgendo uno sguardo che mai, da
quanto ho avuto modo di conoscerlo, ho visto.
Lo sto uccidendo. - Chiediamo il permesso di passare,
cavaliere dell’ariete – pronuncio gelidamente, sperando vivamente non mi
costringa ad aggiungere altro. Non so come stia riuscendo a mantenere tutto
questo contegno.
E sembrano interminabili i secondi dopo cui sento finalmente pronunciargli
parola. - Permesso accordato – sancisce in
modo monocorde, facendosi da parte lentamente… quasi come se volesse ritardare
quel momento, non potendo impedirlo.
E ne ho la conferma con il suo ultimo, disperato tentativo di fermarmi – non
appena Ganesha è passato – avvolgendomi un polso con
le dita, imprimendo in quel gesto più del significato che chiunque,
dall’esterno, possa attribuirgli. Compreso lui, mi rimbomba nelle
orecchie, squarciando la mia mente come un fulmine a ciel sereno.
Tenendo lo sguardo basso, stringo i denti – imponendomi di non piangere – e
strattono via la mano, riprendendo la scalinata con Ganesha
mentre, alle mie spalle, nonostante la mia visuale sia orientata altrove,
giurerei di aver visto le spalle di Mu, coperte dall’armatura dorata, cedere
sotto il peso degli eventi.
********************
Il synagein, paradossalmente, è stato breve. Mai come
ora si sta muovendo tutto frettolosamente, freneticamente… proprio ora che
dovremo pensare sul serio a cosa, effettivamente, stiamo andando incontro. - Reiko! –
urlo, sperando di essere considerato, ricevendo in risposta il nulla. – REIKO! - .
La reincarnazione di Parvati si volta verso di
me con uno sguardo palesemente spento. Diamine. Non è da lei. Non è
assolutamente da lei. - Cosa vuoi, Milo? – finalmente mi
chiede, con una voce talmente flebile da farmi dubitare, quasi, di averla
immaginata.
La raggiungo in prossimità della sesta casa, laddove si è fermata mentre ripercorreva
il santuario a ritroso, parandomici davanti e guardandola in cagnesco, con
l’implicita intenzione di mettermici a litigare… finchè
i suoi occhi mi convincono che no, non è quello di cui ha bisogno, non è quello
che serve. Non so che fare. - Perché non hai battuto
ciglio?- le chiedo, rabbonendo lo
sguardo. – Perché non ci hai consultati? Perché non hai seguito il suggerimento
di Shaka e Athena? E Mu…
cielo, Reiko. Ma l’hai sentito il suo cosmo? Che
diavolo ti è pre…-. - Milo – m’interrompe lei, dopo
un’infinita di tempo in cui ha tenuto chiusi gli occhi, sospirando
profondamente. Dopodichè resta in silenzio ed io
resto in attesa. E il suo petto si alza e si abbassa diverse volte, in un
tentativo di regolare il respiro, mentre i suoi occhi diventano lucidi e
prendono a guardare in un punto imprecisato dietro di me. – Mi devi promettere
una cosa – interviene di nuovo, guardandomi questa volta fisso negli occhi,
sebbene i suoi siano quasi… vitrei. E ho paura… sì. Paura. Quando le sue mani
vanno a circondarmi le spalle, per poi scendere lungo le braccia, immobili,
considerando la sostanziale differenza d’altezza che ci separa.
Tutto a un tratto non sono più così convinto di volerla ascoltare… ma mi
costringo a farlo. - Qualsiasi cosa accada, non… non
devi mollare - .
Ma che dia…? - E sta accanto a Mu. – aggiunge,
richiudendo gli occhi e mordendosi il labbro. – Non fargli commettere
sciocchezze. Di qualunque tipo. - .
E’ il mio turno di stringerle le spalle, scuotendola, non riuscendo a
contenere più la frustrazione. - Ma che diavolo stai dicendo?! Ci
sarai tu! – le urlo contro, non mollando per un attimo il suo sguardo, vedendo
il suo cedere alle lacrime, sconfitto. - Non ne sono più così sicura… -
aggiunge, dando sfogo al pianto nel momento esatto in cui decido
di porre fine alle parole e condurla verso di me, abbracciandola, incurante di
star indossando ancora l’armatura d’oro dello scorpione, mentre parte degli
altri cavalieri sta ritornando alle loro case, affiancandoci, sostando appena
alla nostra vista e sospirando.
*********************
- Allora?? - .
Quasi sobbalzo al tocco di Marin alla mia spalla, per poi prenderle
delicatamente la mano e portarmela alle labbra. E temo che questo gesto la
faccia andare in ansia ancora di più. - Aioria… - . - Marin. La situazione è molto,
molto, molto delicata – le dico, guardandomi intorno e conducendola all’interno
della casa del leone, lontani da occhi e orecchie indiscrete.
Sembra quasi non respiri per davvero, avendo lasciato il fiato in sospeso, cosicchè le tolgo la maschera per permettermi di accertarmi
di ogni sua reazione. Lascio che l’armatura del leone si scomponga e vada a
riporsi nel proprio scrigno, mentre io e lei ci sediamo sul divano del salone. Dopodichè tocca a me sospirare, non sapendo da dove
iniziare. – Hai sentito quel cosmo che si è introdotto al santuario qualche ora
fa? - . La vedo annuire, interdetta, e una mia mano si muove automaticamente a
scostarle una ciocca di capelli dal viso, cercando di darle un po’ di sollievo.
– Era del dio Ganesha. - .
Gli occhi le si spalancano, mentre i miei si riducono a due fessure. - E’ venuto a prendere Reiko per portarla con sé in India - . - Cosa?! – chiede a quel punto lei,
presa completamente alla sprovvista, iniziando a esigere più informazioni. - Il dio Ganesha
sostiene di sapere come fermare Kalì. - . - E cioè? Ma come… - . - Ti prego, non interrompermi – le
chiedo, portandole un dito davanti alle labbra. So che è preoccupata, ma è una
cosa talmente contorta e complicata che per assorbirla ho dovuto fare uno
sforzo non indifferente. – Lasciami spiegare – aggiungo, vedendola finalmente
fare un profondo respiro e la sua attenzione aumentare. – Stando alla
spiegazione del dio Ganesha, ogni tot di anni Kalì si reincarna. E’ indefinibile il lasso di tempo, non
ha una data prefissata, non si può prevedere. Se non quando è ancheParvati
a reincarnarsi. Laddove si manifesti la reincarnazione di Parvati,
significa che è prossima la reincarnazione di Kalì.
L’unica cosa certa è che la prima preceda la seconda. E ciò… -
. - … avvalorerebbe la teoria di Shaka secondo cui la reincarnazione di Parvati
sia anche la reincarnazione di Kalì. Nel nostro caso,
Reiko. – giunge al nocciolo Marin, lasciando che il
suo sguardo si perda un attimo nel vuoto, prima che si concentri nuovamente su
di me. - … se non fosse per il fatto che,
sempre stando alla spiegazione di Ganesha, Parvati si reincarni per impedire la resurrezione della sua
controparte. – aggiungo allora, vedendola aggrottare la fronte, pensierosa. - E come? – mi chiede appunto lei. - Bevendo il suo sangue - . - Aioria,
ti prego… - mi dice, come immaginavo facesse, spalancando gli occhi e
scostandosi un po’ da me, sia per guardarmi meglio che per – suppongo –
prendere le distanze da ciò che è stata costretta a sentire. – Cosa significa?
L’unica cosa che mi viene in mente è il cannibalismo… dimmi che puoi
cancellarmi all’istante quest’ipotesi dalla testa -. Mi lascio
sfuggire un breve sorriso, mentre cerco il modo di spiegarle il resto,
iniziando a scuotere la testa. - Se Parvati
sceglie di sua spontanea volontà in chi reincarnassi – inizio con lo spiegare.
– La reincarnazione di Kalì viene designata dai
sostenitori di quest’ultima - . - I thugs
– aggiunge lei, arrivando a capire a pieno ancora una volta – E come fanno quei
miserabili a…? - . - Si danno ad un mucchio di
sacrifici in onore della dea della distruzione, raccogliendo il sangue delle
vittime degli omicidi di cui si macchiano e custodendolo in un’ampolla riposta
su un altare di un tempio sconsacrato. Dopodichè
scelgono una donna da sacrificare e la obbligano a bere quel sangue - . Lo sguardo di Marin mi fa intendere di essere un
passaggio arduo da comprendere. - E quindi? – infatti mi chiede. - La donna designata a bere quel
sangue diventa la reincarnazione di Kalì- .
Sì, tesoro. E’ la stessa espressione che mi sono stampato in volto non
appena l’ho sentita anch’io. - Ok… - dice dopo un lasso di tempo
indefinibile, in cui i suoi splendidi occhi prendono a saettare nuovamente
altrove, ricomponendo probabilmente i pezzi del puzzle per cercare di dargli
una forma. – E Parvati come riesce a fermare Kalì? - . - Bevendo il sangue al posto della
persona designata, impedendo così direttamente la resurrezione della sua
controparte. Cosa c’è? – le chiedo, vedendola piuttosto perplessa. - Non lo so. E’ che… insomma. Ok.
Paese che vai, usanza che trovi. Ok. Ma… - inizia a tergiversare, cercando di
trovare le parole adatte per esprimersi, finendo poi col guardarmi senza più
l’ombra del dubbio in volto. -Solo io
ho la netta sensazione che qualcosa non torni? - .
Sorrido compiaciuto, nell’appurare la perfezione della donna che ho di
fronte, scuotendo negativamente la testa. - Non torna a Shaka
– rispondo, vedendola spalancare gli occhi a dismisura, quasi come se avesse
ricevuto un’illuminazione. - Shaka? – mi chiede infatti, scandendo il nome del cavaliere di virgo. –
Sbaglio o è lui quello ferrato in materia? Insomma, se non torna a lui! - - Non sbagli.
– le confermo infatti, riprendendo a raccontarle. – Quando Athena
ha chiesto a Shaka cosa ne pensasse, quest’ultimo ha
espressamente dichiarato – piuttosto indignato, anche – di non aver mai sentito
e/o letto niente del genere. - . - Quindi Ganesha
sta cercando di fregarci! - . - Cosa di cui l’ha accusato anche
Mu. Non in questi termini, s’intende. – mi affretto subito ad aggiungere, anche
se dubito che, omettendo di farlo, Marin non ci sarebbe arrivata da sola. – Ha
chiesto al dio il motivo per cui si sia deciso a parlarne solo adesso, nonché
con una certa urgenza, dando corpo allo scetticismo che aleggiava nella sala
riunioni. Sai di che ottima proprietà di linguaggio disponga il cavaliere dell’ariete
e che abilità innata abbia nell’arrivare dritto al punto percorrendo la strada
di corsa seppur in punta di piedi. Il problema è che Ganesha
non l’ha presa bene. -. - In che senso? - . - Sostiene che gli sia stato mancato di
rispetto. -. - Cioè?? -. - Marin… Ganeshasa. - .
Il cavaliere dell’aquila si conduce istantaneamente una mano alla bocca,
sbarrando gli occhi in un gesto di smarrimento. - …Sa? - .
Annuisco mestamente, portandomi una mano al mento e scoprendo,
sorprendendomi, lievi accenni di barba incolta. - Ganesha
è venuto a prendere Reiko. E’ stata lei a volere che
si facesse immediatamente un synagein, il dio non
aveva la minima intenzione di parlare nemmeno con Athena
stessa, che ha ignorato e liquidato – in maniera sottile ed elegante –
frequentemente, durante la riunione. L’unico motivo che gli ha impedito di
attaccare tutti, afferrare Reiko per i capelli e
condurla fuori da qui, è che, per fortuna, riconosce in lei davvero il cosmo
della sua creatura generatrice. Di conseguenza ne riconosce il ruolo e
identifica automaticamente il proprio che, per fortuna, è subordinato a quello
di Reiko. - . - Alla faccia del dio generoso e
pacifico! - . - Lo è. Il dio Ganesha
è sempre stato venerato dalla cultura induista come la figura a cui far
riferimento nel chiedere qualcosa di positivo, in abbondanza per giunta. E’
ostile perché si sente limitato e contrastato. Si aspettava che Reiko lo seguisse senza battere ciglio, invece… -. - Senza battere ciglio, certo! Come
se Reiko fosse una sprovveduta! – esclama, battendosi
le mani sulle gambe per sfogare minimamente la rabbia. – La cosa mi puzza. E
molto! – poi spalanca gli occhi prendendo a fissarmi intensamente,
improvvisamente spaventata. – Qual è stato l’esito del synagein?
- .
Impiego un po’ di tempo per risponderle… cosa che la fa scattare,
inviperita, all’in piedi. - Ma siete impazziti?! – mi urla
contro, prendendo ad allontanarsi dal divano che fino a poco tempo prima
ospitava anche lei e mettendomisi a girare intorno. – Avete assecondato un
folle! - .
E’ il mio turno a scattare in piedi, raggiungendola in un soffio e
mettendole una mano davanti alla bocca, per farla tacere. - E’ un dio – scandisco, accertatomi
di essere riuscito a calmarla. – Athena non può
imporvisi. Può solo offrire il suo appoggio. Cosa che ha fatto, naturalmente. - Santo cielo! – esclama lei,
riprendendo la verve che sembrava aver ammansito precedentemente, rispegnendosi
a poco a poco, giungendo alla conclusione che abbiamo tutti, indistintamente,
le mani legate. - … deve pur esserci una soluzione. Ganesha,
dio o meno, sta mentendo! -. - Questo non lo possiamo stabilire. –
la correggo io. - Ma se Shaka
e Mu… - . - Ed è qui che arriva il problema. –
le rispondo. – Ganesha è il figlio di Parvati. E’ una divinità benefica… è…. - . - E allora?! Diatribe familiari?
Sindrome di Edipo galoppante? Che ne sai se… mah, stia cercando di spodestare
il padre? Insomma Aioria, saranno pure divinità
induiste, quindi completamente alla larga da quelle greche, ma quanto possono
differenziarsi, nel concreto, le problematiche? Dimentichi che la stessa dea Athena si è trovata in situazioni complesse a causa di
motivi che in un primo momento a nessuno sarebbe venuto in mente di prendere in
considerazione, e invece… - la vedo rabbrividire al ricordo degli ultimi
avvenimenti che hanno investito il Santuario e non posso fare a meno che
tirarla verso di me ed avvolgerle le spalle con un braccio.
E’ passato del tempo dall’ultima guerra al santuario, eppure l’ombra di Ade non
ci ha mai abbandonati. L’incontro con la morte, il timore di fallire, la
resurrezione… sembrano ancora così vicini…
E adesso questa.
Una guerra con la rappresentazione negativa del pantheon più variegato e
ambiguo possa esserci, dove ogni membro può rappresentare tutto e il contrario
di tutto.
E’ questa, al di là del pericolo della guerra in se per se, la cosa più
frustrante. L’ansia del non sapere cosa
combattere. Nel non sapere chi sia veramente il nemico. - Purtroppo il dio Ganesha ha ovviato alla richiesta del santo di virgo e alla
pseudo accusa di aries, proponendo loro di far
ricerche in merito agli eventi passati che hanno visto la resurrezione di Kalì prendere forma e verificare, così, coi loro stessi
occhi, l’esistenza del calice di sangue. Che a sua detta è una costante. – riprendo
a spiegarle, sentendola d’un tratto irrigidirsi. - Ecco, appunto. E se Parvati fallisce e non riesce a impedire che Kalì risorga? - . - E’ costretta a combatterla… il dio
Ganesha ha anche aggiunto che il corrispondente, in
termini umani, della potenza della dea della distruzione è pari al doppio di
quella scatenata da una bomba atomica. - . - Athena…
- sento pronunciarle infine, staccandosi da me e prendendo a guardarmi
mestamente negli occhi.
Preferisco non aggiungere che anche la nostra dea si sia rivolta a se stessa
quando Reiko ha accettato di seguire Ganesha nel suo folle piano.
*****************
Non sono sfinita. Di più.
Se non fosse solo per quello che mi sono appena accinta ad acconsentire… mi
tocca sostenere anche gli sguardi turbati di tutti gli altri. Evitandoli,
incrociandoli, sostenendoli. Solo con Milo sono crollata. Ma era ovvio che con
lui accadesse, sebbene non avessi dovuto. E’ preoccupato come tutti gli altri.
Non è giusto che si prenda i miei sfoghi.
Sbuffo amareggiata, vergognandomi per l’ultimo gesto compiuto, rendendomi conto
di essere appena entrata nella casa dell’ariete senza l’attenzione che mi ero
raccomandata di utilizzare.
E non so nemmeno cosa ci faccio qui.
Non ho la forza di affrontare anche lui. Non adesso. Per dirgli cosa?
Sono stanca.. stanca, stanca, stanca, sta-…
… non è solo. Potrei rabbrividire se il mio corpo – come dicevo prima – stanco me
lo consentisse, non appena la mia testa fa corrispondere la seconda voce che
sento alla persona che mai mi sarei aspettata di trovare qua.
Non ho manifestato il mio cosmo nel fare ingresso qui… posso sempre cercare di
avvicinarmi cautamente alla stanza da dove provengono le due voci e cercare di
comprendere il motivo dell’incontro..sebbene, un po’, me lo immagini.
Ed è così che, attraverso uno spiraglio, riesco a intravedere il volto funereo
di Mu guardare impassibile… Shaka inveirgli contro?? Shaka che inveisce?
Sbatto le palpebre più volte, in preda alla confusione più totale… ma quello è davvero il cavaliere di virgo o me lo
sto sognando? - Esporti così al synagein in una situazione tanto delicata, ti facevo più
prudente Aries! – esclama Shaka
con voce pacata ma con tono piuttosto irato. Gli occhi sono chiusi,
ermeticamente, seppur – ne sono convinta – stiano trapassando il loro
interlocutore. - Non ritengo di essermi esposto
così come dici, Shaka. Ho solo palesato le mie
perplessità, come hanno fatto tutti gli altri cavalieri e la dea stessa.. Ti sei chiesto se non siano state le tue orecchie
ad udire cose scomode, seppur non pronunciate? - .
Oddio…
Mi ritraggo appena, lasciandomi scivolare contro il muro adiacente la porta,
indecisa se continuare ad ascoltare o meno, impedendo così ai miei occhi di
continuare ad assistere a tutto quello. - E tu ti sei chiesto come mai lui
guardasse in cagnesco te e
disseminasse provocazioni mal celate sempre con te e non con me? Abbiamo sentito tutti lo scontro di cosmi
avvenuto precedentemente. - . - In qualità di custode della prima
casa ne stavo difendendo l’accesso. - . - No, tu stavi difendendo lei. - . - E’ il minimo! – esclama a quel
punto Mu, facendomi sobbalzare per il tono che ha usato. - No, Mu, è il superfluo. Lei è
perfettamente in grado di difendersi, così come di tenere testa alla
reincarnazione del figlio della divinità che reincarna a sua volta. Ma lasciare
che si trovi a gestire anche le tue noncuranze, che potrebbero metterla in un
pericolo peggiore di quello che già non corra… - . Shaka…
Mi rimetto in una posizione tale da potermi permettere di guardare di nuovo
attraverso lo spiraglio… intravedendo Mu accusare il colpo e chiudere gli
occhi, abbassando la testa, a mò di colpa.
La figura di Shaka si staglia dinanzi a lui, con
ancora la testa alta, gli occhi chiusi, inflessibile, implacabile. - Immagino sia superfluo chiederti
il motivo di tanto accanimento nei miei riguardi… - lancia improvvisamente la
bomba Mu, riaprendo gli occhi e riprendendo a guardarlo, questa volta mesto.
Consapevole.
Avverto nitidamente Shaka irrigidirsi, guardingo.
Anche se, a giudicare dalla piega che ha preso la conversazione – a meno da
quando ho avuto modo di sentirla io – quei due stanno giocando al: Io so che tu
sai che egli sa.
Tutta quella forma è puramente cavalleresca, inculcatagli dal loro ordine.
Nulla toglie che sicuramente, diatribe a parte, si rispettino molto l’uno con l’altro…
ma sono sicura che in certe circostanze, come queste, si azzufferebbero
volentieri, facendo a meno di quel garbo fasullo. - Kalì va
fermata. Non credo a Ganesha, ma non ho gli strumenti
necessari a contrastarlo. Saprai meglio di me che vi sono miriadi di modi in
cui la resurrezione può avvenire e il più accreditato, fino ad ora, è che Kalì sia la stessa Reiko. Ma la
presenza di un fantomatico calice di sangue che consentirebbe ad una seconda
mortale di prendere in carico l’antagonista di Parvati
fa crollare anche quest’ultima supposizione che a fatica eravamo riusciti a
tirar su. Ora… - riprende la parola Shaka, facendo
chiudere a me gli occhi, per disperazione. – Non abbiamo materiale con cui
contrastare il dio Ganesha. Non possiamo impedire che
Reiko lo segua, per non scatenarne le ire. Non
sappiamo perché la dea Parvati non abbia condiviso
con la mortale in cui abbia deciso di reincarnarsi tutto ciò di cui ha parlato
l’altra reincarnazione, se quest’ultima – ovvio – non abbia mentito. L’unica
cosa che possiamo fare è seguire Ganesha e Reiko nel luogo in cui il primo la condurrà… - .
COSA?! - Ma ti ha dato di volta il
cervello?! – esclamo, facendo irruzione nella sala dove si stava svolgendo la
conversazione, completamente allibita per quello che ho appena udito.
Entrambi si voltano di scatto verso di me, sorpresi. Anche se non troppo come
immaginavo. - Finalmente – pronuncia Shaka quando sono arrivata ad un paio di passi da lui,
facendomi bloccare sul posto. – Cominciavamo a pensare volessi entrar a far
parte dell’arredamento della prima. - .
EH?! - Non sei bilanciata abbastanza, in
questo momento, per tenere a bada il tuo cosmo. Ti abbiamo sentita subito. – mi
risponde ancora il cavaliere di virgo, mentre i miei occhi si spostano verso
Mu, che annuisce appena, dopo avermi osservata a lungo, abbassando subito dopo
lo sguardo. - Voi non farete proprio un bel
niente, Shaka! – riprendo il discorso che lui aveva
lasciato in sospeso, con la stessa irruenza di prima. - La mia obbedienza è devota alla
dea Athena, non sarà un’esclamazione di questo genere
a far-…-.
- MA E’ MAI POSSIBILE CHE TU DEBBA ESSERE SEMPRE TANTO…! - .
Impossibile. Antipatico. Saccente. Indisponente. Stronzo.
Lasciamo stare. - Se se ne
accorgesse… - riprendo, sospirando nuovamente e rimodulando il tono della voce.
- …Ganesha schioccherebbe le dita e vi spazzerebbe
via!- schiocco le mie, sottolineando il
gesto appena pronunciato. - Sinceramente mi preoccupa più il
tuo ermetismo che quello che potrebbe fare Ganesha in
una situazione del genere – si lascia sfuggire Mu, che ha ora entrambe le mani
poggiate sul tavolo di fronte a sé con le nocche. Lo sguardo perso e i
pensieri, probabilmente, in subbuglio. – Non hai motivato la tua decisione di
seguirlo in questo presunto piano, non hai chiesto opinioni ad Athena e non hai risposto a nessuna domanda da parte di
nessuno fuori dal synagein. - .
… - Vuoi farlo adesso? - . - No. - . - Perfetto – risponde in tono
monocorde Mu, battendo appena le nocche sul tavolo e allontanandosi da questo,
mentre le labbra di Shaka assumono una piega rigida,
evidentemente deluso anche lui. - Allora allontanati da questa sala
e non interromperci più. – sibila a denti stretti il cavaliere di virgo, al
quale non lascio il tempo di aggiungere nient’altro, poiché lo prendo alla
lettera, voltando le spalle ad entrambi e dirigendomi all’esterno per andare
verso la stanza dove dormivo prima che io e Mu… insomma, prima.
E chiudo loro la porta.
Ancora sveglio.
Osservo la sua schiena curva sul tavolo della cucina, con quella che a primo acchitto deve essere una tazza di thè, davanti. Le sue mani
sono congiunte e la sua bocca poggia su di esse. Gli occhi chiusi, in profonda
meditazione.
Non batte ciglio quando invado il suo spazio personale, andando a circondargli
il torace con le mie braccia, posandogli un leggero bacio tra i capelli e
poggiando la testa sulla sua schiena, ascoltando il suo ritmico respirare.
Quando non lo vedo reagire, mi decido a separamene lentamente, sentendolo
improvvisamente infrangere il silenzio. - Parlamene. – mi chiede. Ed io mi
allontano completamente, dirigendomi verso la credenza dove sono conservate le
bustine di thè, dandogli le spalle. - Non voglio parlarne – gli rispondo,
alzando una mano per raggiungere la maniglia della credenza, a vuoto,
sentendomi afferrare improvvisamente e girare verso la fonte di quel
cambiamento di posizione.
I capelli di Mu volano scomposti a causa dello spostamento d’aria repentino,
andando a circondargli il volto in modo disordinato, conferendogli più fascino
di quanto già non ne disponga. Gli occhi sono puntati nei miei. E sono
arrabbiati. Tristi. Preoccupati. Agguerriti. Tutto insieme.
Prima che possa dire qualsiasi cosa, le sue mani vanno ad afferrarmi le spalle
per avvicinarmi a lui. Ma non per il motivo che speravo che fosse. - Tu devi parlarmene, Reiko. – mi sussurra ad
un palmo dal viso, tentando di mantenere un tono di voce pacato, sebbene
immagini quanta fatica gli stia costando, a questo punto. – Non puoi pretendere
di affrontare tutto questo da sola, tu… io non ti permetterò di lanciarti in
questo piano suicida, al costo di tenerti relegata in una delle stanze della
prima casa o nel condurti nuovamente in Jamir e… -
spingo le labbra contro le sue, impedendogli di continuare, andando a
circondargli il collo con entrambe le braccia e imprimendo nel bacio tutta la
passione di cui dispongo. E di cui necessito per non impazzire.
Dopo l’iniziale sorpresa, lo sento rispondere al bacio allo stesso modo,
faticando a starmi dietro, conducendo le sue mani verso le mie, con l’intento
di allontanarmi. Ma glielo impedisco. Contrastando i suoi gesti e continuando a
baciarlo, muovendo il mio corpo contro il suo, nel tentativo di non fargli
opporre resistenza. - Reiko… -
mi sussurra con voce roca, guardandomi per un attimo e cercando, con ogni
probabilità, la ragione di tutta quell’urgenza. - Amami… - gli sussurro tra un bacio
e l’altro, rallentando il ritmo, affinchè comprenda
davvero. – Questa sera amami e basta. Niente domande… - gli dico, continuando a
baciarlo e spingendolo indietro. – Niente divinità… niente cavalieri… - lo
spingo ancora indietro, avvertendolo venir fermato da qualcosa che corrisponde
essere il tavolo. – Niente di niente… - gli spingo le spalle, costringendolo a
stendercisi su, mentre gli salgo a cavalcioni, stendendomici sopra e
prendendogli a stuzzicare il lobo sinistro, mentre il suo torace si espande e
il suo sguardo, tipicamente pacato e gentile, sebbene ancora combattuto cede,
infine, alla libidine, tenuta subito nascosta dalle palpebre, che vanno ad
abbassarsi sui suoi splendidi occhi. – … Solo io e te. - .
Un attimo, e le sue mani dalla mia schiena si spostano più in basso e
con un colpo di reni fa cambiare a entrambi posizione, invertendoci.
Ora mi sovrasta. Il suo respiro è affannoso e le sue dita mi circondano i
polsi, condotti sopra la mia testa. Nonostante tutto, sta cercando di leggermi
la mente. Me ne accorgo appena in tempo, fortificando – con non poca fatica –
la barriera mentale e prendendo a muovere il mio bacino, coinvolgendo il suo,
per distrarlo.
Il gesto ottiene il risultato sperato… e per una notte riesco ad amare ed
essere amata da lui in un modo che ricorderò, ne sono sicura, per il resto dei
miei giorni.
Cambio città: check!
Cambio lavoro: check!
Cambio corso di laurea: check!
Sono stati i tre anni più corposi, impegnativi e costruttivi della mia vita.
Ho dovuto prendermi una pausa da tutto, anche dalle cose che amo, finchè queste non sono venute a bussare alla mia porta
esigendo l’attenzione a lungo negata.
Sono decisamente cambiata. Ma rileggendo questa storia, per fortuna, son poche
le cose che cambierei. E’ nata così come volevo. Finirà in un modo che ancora
non mi è chiaro. O meglio: lo è. Solo che forse non lo voglio ammettere.
Che sia chiaro: se son tornata, è per continuare e concludere.
Che sia chiaro (parte2): non so con che cadenza avverranno gli aggiornamenti.
La scaletta è pronta. La storia, in un abbozzo, è bell
e conclusa.
Ma è da una vita che non scrivo e a questa storia ci tengo troppo, devo
carburare.
E’ l’alba. Il baluginio delle prime luci del
mattino filtra dalla finestra spalancata della camera illuminandola lievemente,
quasi non volesse disturbare. Ma sono già sveglia da un pezzo. Ammesso che questo
aggettivo sia corretto, considerando che non ho chiuso occhio.
Sdraiata supina sul letto, il braccio di Mu mi avvolge ancora il corpo. Le
nostre gambe incrociate tra le lenzuola scomposte. I nostri capelli giacciono
sui cuscini, mischiati, quasi formassero un’unica, folta chioma.
Ne ho carezzato una sua ciocca per tutta la notte, perdendomi nella piacevole
sensazione che lasciano i suoi capelli al tatto, sicura di non disturbarlo.
Anche lui, come me, non ha affatto dormito, sebbene abbia tenuto gli occhi chiusi,
mentre io sentivo ancora le sue parole rimbombarmi nella mente e le sue mani
amare il mio corpo, anche dopo molto tempo che ci eravamo uniti.
Volto lentamente il capo, a guardarlo.
Se c’è una cosa… una soltanto, che non rimpianga affatto di tutta questa
vicenda, è di essermi innamorata di lui. Anche se non è corretto. Credo proprio
di essermi innamorata di lui tanto tempo fa… e di essermene resa conto solo
recentemente. Per fortuna.
Non mi ha più chiesto di Ganesha. Né di Parvati. Ha accettato di rispettare il mio silenzio, dando
sfogo alla sua frustrazione stanotte, prendendomi con decisione e amore a lungo…
amandomi cose se fosse l’ultima volta che potesse farlo.
Ha capito.
Sento spostarmi una ciocca di capelli dal viso e la mia testa si volta a
guardarlo un’altra volta. L’ennesima volta, quella notte. - E’ ora di alzarsi. – mi sussurra.
E quasi potrei dire di avvertirlo più tranquillo adesso. Ma forse è solo
rassegnazione. - Guastafeste… - gli rispondo,
sorridendo e stiracchiandomi, lasciando andare uno sbadiglio che tengo subito a
spegnere con una mano. – Sei più tranquillo. – decido di esprimere, voltandomi
di nuovo a guardarlo. - Perché lo sei tu. E questo,
sebbene non sia da me, m’influenza. – mi risponde con una certa logica,
distogliendo poi lo sguardo dal mio e prendendo a guardare il soffitto,
posizionandosi supinamente e conducendosi una mano dietro alla testa, mentre l’altra
va a stringere la mia, distesa lungo il suo fianco. - E’ vero, sono tranquilla. Perché penso
che, nonostante tutto, poteva andare molto peggio. – gli spiego, ascoltando il
suo respiro farsi irregolare. – Potevamo correre il rischio di non incontrarci
mai. - .
Sento la sua mano stringere di più la mia, vedendo poco dopo i suoi
occhi chiudersi, tentando di nascondere ciò che sta provando. - Ti amo, Mu… - gli sussurro ad un
palmo dalle labbra, baciandogliele dolcemente, stendendomi su di lui per
poggiare un orecchio al suo torace, mentre le sue braccia vanno a stringermi in
modo protettivo.
Il cavaliere del toro sospira, nel vedermi arrivare. - Buongiorno. – gli auguro sorridendo,
vedendo i suoi occhi guardarmi dalla testa ai piedi, per poi incrociare di
nuovo i miei. - Buongiorno a te, amica mia. – mi risponde
dopo un po’, chinando il capo a mò di saluto e
sorridendomi a sua volta, seppur in modo piuttosto triste. – Pronta? – mi chiede
poi, cambiando tono e sguardo, ora più determinato. Annuisco, sicura di me. - Forse non ci crederai. – mi decido
a dirgli. – Ma non vedo l’ora che tutta questa storia finisca. In qualunque
modo sia essa destinata a farlo. E, a proposito… - dico, avvicinandomi alla sua
enorme stazza, con sua somma sorpresa, circondandogli l’ampio torace con le
braccia. – Grazie… - .
Avverto il suo cosmo incrinarsi e mi sbrigo a slacciarmi da lui.
Non sollevo lo sguardo verso il suo, lasciandogli così la possibilità di
ricomporre lo stato d’animo per non sentirsi inadeguato come temo farebbe. - Ci vediamo più tardi per gli
allenamenti… - lo saluto infine, sorpassando la sua casa per dirigermi alla
Tredicesima, vedendolo con la coda dell’occhio portarsi una mano al volto come
per scacciare qualcosa, scuotere la testa e rientrare nel tempio del toro.
Busso leggermente alla porta, sebbene questa sia aperta, vedendo Saori focalizzare l’attenzione allo specchio ovale di
fronte a sé e nel quale si specchia la mia figura, mentre – da un angolo
recondito dell’ampia camera – il maggiordomo scatta verso la mia direzione col
proposito, probabilmente, di sbattermi fuori. - Puoi andare, Tatsumi.
– lo liquida in fretta Saori, precedendolo, invitando
lui ad accomodarsi fuori e me ad entrare, chiedendomi di chiudere la porta per
garantirci più privacy. - Perdona l’ora. – mi scuso,
avanzando verso la poltrona da lei indicatami per sedermi. Si alza, avvolta dai
suoi onnipresenti strati di tulle e raggiunge un tavolo disposto accanto al
balcone, su cui si trova una teiera che lei adopera per riempire due tazze. - Non ve n’è bisogno.-
.
Viene a sedermisi di fronte, non prima di avermi offerto una delle due tazze
che ha tra le mani, restando poi in silenzio, a sorseggiare il contenuto di
quella che ha tra le mani. - Il cavaliere di aries ti è molto fedele, Athena. –.
La vedo sollevare gli occhi, sorpresa, prendendo a guardarmi interdetta
e curiosa allo stesso tempo. - Lo so. – mi risponde lei
semplicemente, deponendo la tazza sul tavolo, portandosi le mani in grembo. - Non ti ha mai mancato di rispetto.
Mai. Ti ha sempre difesa a spada tratta. E quando non ha avuto bisogno di farlo
indossando l’armatura, lo ha fatto da uomo. Mu di Aries
crede fermamente e indiscutibilmente nella tua figura. - .
Lei annuisce. – Ho avuto modo di appurarlo più volte. Ripongo fiducia
nella mia casta di guerrieri, ma in lui e in pochi altri la mia fiducia è
massima. Perché mi stai dicendo questo, Reiko? - . - Per ricordartelo. Perché tu
ricorda quanto i tuoi cavalieri ti siano fedeli, per poterlo essere anche tu
con loro. La battaglia è alle porte, avranno bisogno di tutto il tuo sostegno.
- . - Reiko… - . - Non mi fido di Ganesha.
Sebbene non abbia nulla che possa mettere in dubbio la sua versione, non mi
fido. -.
E’ allora che i suoi occhi si spalancano appena, aprendo bocca per
prendere parola. - Parvati
ieri mi ha parlato. E’ stata lei a chiedermi di fidarmi di lui, dicendomi che,
se l’avessi fatto, forse l’esito dell’intera storia sarebbe stato diverso. Sì,
sembra proprio che lei sappia come questa storia andrà a finire. E che del suo
adorato figliolo non si fidi affatto. - . - Aspetta un attimo, Reiko. – si decide finalmente a dire la reincarnazione di Athena, dopo aver boccheggiato più e più volte. – Aiutami a
comprendere. Parvati ti ha parlato e ti ha narrato
anche dell’esito della missione che dovrai svolgere col dio Ganesha?
Tutto questo, pur non fidandosi di quest’ultimo? - .
Scuoto mestamente la testa, cercando di riordinare le idee, portandomi
una mano davanti agli occhi. - No. Andiamo un attimo a ritroso. –
inizio, sporgendomi col busto in avanti, per coinvolgerla di più, poggiando poi
i gomiti sulle ginocchia e iniziare la conta. – In India, quando i cavalieri
sono venuti a liberarmi, avevo detto a Ganesha di
aspettarmi, fino a nuovo avviso. Non passano che pochi giorni e ce lo
ritroviamo alle porte del Santuario. - . Saori ha gli occhi fissi su di me, non
perdendosi nemmeno una battuta, attenta. - Mu corre a difendere la prima casa
e rischia di essere attaccato perché… - tentenno, non sapendo se sbilanciarmi o
meno, vedendo poco dopo Saori annuire, ad indicarmi
che ha capito. – Perché? – le chiedo allora, lasciando che sia lei a completare
la frase.
La vedo roteare gli occhi. - Credevo che la tua opinione nei
miei riguardi fosse mutata, Reiko. -. - Scusa? – le chiedo allora, sollevando
un sopracciglio, rendendo quella conversazione ancor più enigmatica di quanto
già non lo fosse. - Ganesha
ha riconosciuto il rapporto che lega il cavaliere dell’ariete alla
reincarnazione della sua generatrice e, propenso a confondere continuamente la
natura divina con la natura umana di quest’ultima, l’ha attaccato,
considerandolo blasfemo. – mi risponde lei, gesticolando con una mano
continuamente come a sottolineare di star pronunciando una litania, una cosa ovvia.
… - Va avanti. – m’incita poi,
facendomi strabuzzare gli occhi. - Aspetta un attimo. – le dico,
decidendo di andare a fondo. – Quale rapporto legherebbe il cavaliere dell’ariete
alla reincarnazione della generatrice di Ganesha? –
le faccio il verso, guardandola scettica… assumendo un’espressione da pesce
lesso quando la vedo sorridere divertita e scuotere la testa, a mò di rimprovero. - Tu non hai mai smesso di considerarmi una
sprovveduta, non è vero Reiko? - .
… - Il cavaliere dell’ariete, identificatosi
in un carattere pacato, schivo, solitario da che ha iniziato a servirmi,
soggetto a turbamenti di cosmo e materialmente presente alla prima casa e non
in Jamir sebbene non sia mai stato lanciato uno stato
d’urgenza vero e proprio. - .
… - Và
avanti. – m’invita a fare ancora una volta, sorridendomi conciliante,
palesemente soddisfatta dello smacco che è riuscita a darmi, anche se tenta di
dissimularlo, ricomponendosi quando prendo a guardarla seriamente. - … Non t’infastidisce? – decido di
chiederle infine, cercando di chiudere quella parentesi in modo soddisfacente.
E lei sembra capire subito a cosa, esattamente, mi riferisca. - E’ ancora presente tra le mie fila
guerriere, indossa l’armatura spettatagli e difende la prima casa, il santuario
e me con la stessa devozione che l’ha contraddistinto dall’alba dei tempi. Perché
dovrebbe? - .
Sospiro profondamente, ritornando per un attimo con la schiena dritta.
Sono veramente sorpresa. - Possiamo andare avanti, adesso? - .
Annuisco, rifacendo il punto della situazione. La parentesi di Mu mi ha
fatto dimenticare cosa stavo dicendo. - Dicevo: Ganesha.
Prima che Parvati iniziasse a comunicare con me, l’ho
sentita irata, nei confronti della sua progenie. In un primo momento l’ho
attribuito al fatto che lui abbia tentato di darle degli ordini… sai… io ho
cercato di convincere Mu a spostarsi – le spiego, per non farle perdere nessun
passaggio. - Avendo capito che ce l’avesse con lui e non col tuo santuario, e Ganesha mi ha chiesto di spostarmi. E in modo perentorio. L’ho
avvertita scombussolarsi e manifestare il suo cosmo, attaccandolo, ma successivamente
mi ha chiesto di ascoltare cosa avesse da dirmi e di condurlo da te, affinchè anche tu potessi ascoltare cosa avesse da dire. - .
Il volto di Saori è contratto in un’espressione
concentrata, gli occhi ridotti quasi a due fessure. - Sembrerebbe che Parvati, al contrario di quanto si sia pensato, voglia il
mio intervento… - conviene lei, facendo prendere forma anche alla mia
convinzione. - … ma allora perché non dirtelo chiaramente? Perché lasciare che Ganesha ti porti con sé, se quest’ultimo non vuole intralci
di alcun genere? – dà forma anche alle mie perplessità, facendomi scuotere la
testa, affranta dal non saper dare una risposta a nessuna di queste domande. - Forse Ganesha
la sta tradendo – ipotizza ancora, facendomi quasi pensare che mi stia leggendo
nella mente. – Reiko, perché non ne hai parlato al synagein? – mi chiede, giustamente.
Inspiro profondamente. - La terra soccomberà di fronte a
forze oscure – inizio a recitare, ricordandomi delle parole della divinità che
ospito, sentendo un brivido percorrermi la schiena. – Athena
verrà sconfitta. I tuoi amici moriranno. – gli occhi di Saori
ora sono spalancati. – Hai idea di cosa avrebbero potuto provocare queste frasi
alle orecchie dei ragazzi? Sapere di star combattendo qualcosa che comunque
finirà con l’ucciderli… - scuoto la testa. – Non me la sono sentita. – le spiego,
notando che la sua espressione sconcertata non è cambiata di una virgola, da
quando ho espresso l’ultima di Parvati. – Saori? – la chiamo, vedendola, assente, chinare il capo…
per poi risollevarlo con una luce diversa negli occhi ametista. - Io non so perché Parvati abbia deciso di essere tanto enigmatica in una
situazione che sembra stare tanto a cuore anche a lei, considerando si sia
reincarnata. Non so nemmeno che genere di accordo o meno la leghi a Ganesha. Se quest’ultimo la stia realmente tradendo. Nè tantomeno se esista davvero la possibilità che Kalì si reincarni in un corpo differente dal tuo… ammesso
che, a questo punto, sia davvero lei il nemico in tutta questa faccenda. – dice
con fermezza, recuperando il suo tono altezzoso e fiero. – Ma se è davvero
scritto nelle stelle che dovremo soccombere, lo faremo combattendo. - .
Dalla prima volta che la conosco, desidererei davvero abbracciarla. Ma
naturalmente mi contengo, sorridendole solo riconoscente e commossa dalle sue
parole. Per un attimo ho temuto di aver sbagliato a rivelare a lei tutto questo…
ma a quanto pare ho sbagliato nel credere il contrario. - Oltre me, chi altri sa tutto
questo? – mi chiede lei, riferendosi, evidentemente, in maniera sottile alla
persona di cui abbiamo parlato prima. - Nessuno. – scandisco, vedendola
farsi pensierosa. - Hai un piano? – mi chiede allora
lei, ancora una volta. - Non esattamente… però… - inizio
col dire, fermandomi giusto n tempo per dare la precedenza ad una cosa più
importante. – Saori, devi promettermi una cosa. - .
Lei si fa nuovamente attenta, facendomi intendere di aver drizzato le orecchie.
– Qualunque cosa accada, promettimi che fermerai Kalì.
- .
I suoi occhi quasi si addolciscono. - Qualunque. – tendo a sottolineare, vedendo la sua espressione farsi
comprensiva e il suo sguardo determinato riemergere. - Te lo prometto. - .
- Reiko! -.
Mi volto, intravedendo l’intera schiera dei bronzes,
fatta eccezione per Ikki, correre verso di me. A
quanto pare si muovono in sincrono.
Buon per loro.
Mi sforzo di sorridere e di essere accondiscente,
sebbene non mi senta di rispondere a nessuna domanda. - Buongiorno – li saluto mesta,
sorridendo affabile, vedendoli annuire col capo, in risposta. - Pensavamo fossi già partita! –
esclama Shun, facendo trasparire dal tono di voce un
po’ di preoccupazione.
Lo immaginavo. - Sono riuscita a convincere il divin pargolo a rimandare la partenza di venti giorni. – rispondo
senza mezzi termini, cercando d’imprimere un tono simil
simpatico alla faccenda. Ma, come m’immaginavo, almeno due su quattro
spalancano gli occhi – rispettivamente neri e azzurri – in un’espressione che a
primo acchitto sembrerebbe scandalizzata. Ora non so
se sia per il “pargolo” o per, comunque, la quasi imminente partenza. - Ma la minaccia di Kalì è alle porte! Pensavo avessi già mandato giù quello
che c’era da mandare! - .
Calma, Reiko. E’ allarmato. Come tutti. - Scusa. – mi precede
sorprendentemente Seiya, abbassando il capo,
sconsolato. – Ammetto di essere piuttosto in ansia. - .
Resto a guardarlo per un po’, indecisa sul cosa dire. Ricordandomi tutt’a
un tratto di un episodio raccontatomi da Mu. - Mi è stato raccontato di un certo
Piè veloce e del suo gruppo di amici che si è precipitato ad aiutare Lady Saori in una situazione di estremo pericolo più volte. –
inizio, inclinando la testa di lato e sorridendo, quando vedo Seiya sollevare la sua, guardandomi sorpreso. – Anch’io
sono in ansia. Ma lo divento meno pensando che ci siate anche voi a sostenere Athena, a fronteggiare tutto questo. – mi faccio loro più
vicina, poggiando le mani sulle spalle dei cavalieri a me più prossimi, Shun e Seiya. – Quando avrò
bevuto quel sangue… - storco appena la bocca, pensando cosa mi aspetta. - …potrebbe
accadere di tutto… non abbassate mai la guardia. E non esitate ad attaccare, se
lo ritenete necessario. Chiaro? - .
Mi annuiscono tutti, chi più chi meno.
Quanto vorrei avere anche solo un briciolo della fiducia che sta brucando nei
loro occhi, in questo momento.
La casa della vergine non è mai stata tanto silenziosa, da quando sono qua.
I raggi del sole appena sorto s’infrangono sul bianco delle mura che la
compongono, lasciando che la luce si rifletta, andando a colpire gli angoli più
nascosti, dove la luce sembra davvero inarrivabile.
E’ in uno di quegli angoli che scorgo in meditazione Shaka.
E’ avvolto in un’aura dorata, sospeso ad una spanna dal pavimento, in piena
concentrazione, gli occhi chiusi ermeticamente, come suo solito. L’espressione
impassibile.
Mi ritorna in mente venti anni or sono. Il corpo minuto, i capelli lunghi, le
mani candide a coprirsi gli occhi chiari, per nascondere il pianto.
Rannicchiato per terra. Le spalle curve, piegate dal peso della carica che le
sue stelle avevano deciso di relegargli. La statua del Buddha alle sue spalle
con quella perenne espressione divertita, il sorriso sornione, lo sguardo
indecifrabile. La mano alzata dal grembo a mò di
saluto… che io, allora, seppi già interpretare a mò
di condanna. Non ricordo in che modo riuscii a intrufolarmi in quel posto per
lui tanto intimo, ricordo solo che lo vidi. Lo vidi a volto scoperto, con
unicamente quell’orribile statua a tenergli compagnia.
Lo vidi sollevare il volto ancora rigato di lacrime e guardarmi. Lo sguardo
troppo severo per un bambino, ma non spiccicò parola. Non so se fu per il modo
in cui lo guardai, completamente privo di riso e derisione, o il fatto che mi
convinsi, dentro di me, a non dirgli niente. Non gli chiesi né perché si
trovasse là, né perché stesse piangendo. Stetti solo a guardarlo finchè non sentii il maestro Shin
chiamarmi a gran voce, in lontananza. Lui sostenne il mio sguardo fino all’ultimo,
finchè non fui uscita dalla sua visuale. Così com’è cambiata la mia adesso, ponendo fine ai ricordi e riprendendo a
guardare davvero davanti a me, rendendomi conto, solo in quel momento, che Shaka mi è davanti.
Il sari bianco a coprirgli il corpo pallido, i piedi nudi, le braccia distese
lungo i fianchi, i lunghi capelli biondi a coprirgli le spalle, gli occhi
aperti. Il suo volto non è più rigato dalle lacrime, come lo era allora. Anche
se riesco a scorgere uno sguardo mesto che, seppur lontanamente, mi ricorda tanto
quel bambino.
Restiamo in silenzio entrambi, a guardarci. Ed io non riesco ad avvertire il
minimo imbarazzo. Solo ora mi rendo conto che, seppur in modo diverso, abbiamo
finito col condividere lo stesso destino. Ma immagino che non avrei mai potuto
comprenderlo, se non avessi attraversato tutto questo, no?
Resto ancora poggiata allo stipite della porta che sta sostenendo il mio
peso da quando ho fatto ingresso in quella camera, le braccia incrociate sul
petto, lo sguardo basso, pensierosa.
Avevo quasi rimosso quel ricordo di tanti anni fa… e ora mi si è riaffacciato
prepotentemente alla mente. Così. Senza un apparente motivo. Non ricordo
nemmeno cosa esattamente mi abbia condotta alla sesta casa. Cosa mi abbia
convinta ad entrare. Cosa mi abbia convinta a sostare.
Lui continua a starmi davanti nella stessa posizione in cui l’ho descritto poc’anzi.
Gli occhi sempre aperti.
Nessuno dei due sembra voler infrangere il silenzio. Finchè
i suoi passi non si muovono verso la mia direzione, facendomi prestare
attenzione, curiosa.
Tutto a un tratto non voglio che se ne vada.
E riesco perfino a sorprendermi quando una mia mano va ad afferrargli un polso,
poco prima che lasci la camera.
Non riesco ad articolar frase o parola di senso compiuto, restando in silenzio,
mentre l’aria si riempie dei miei tentativi di esprimere qualcosa che non so
dove fosse rimasto nascosto, per tutto questo tempo.
Mi sono sempre costretta ad odiare Shaka perché mi
somigliava troppo. Nell’arroganza,
nella saccenza, negli occhi chiusi. Sì. Lui aveva le
palpebre a fargli da scudo. Io miriadi di scuse autorifilatemi
per comprendere la mia stessa origine. Crescevo sola in un ambiente di soli
maschi sotto le cure di un anziano e fingevo di non vedere.
Le bambine accompagnate dalle madri, tra le braccia dei padri. Ragazzine con
indosso adorabili vestiti colorati, i capelli raccolti in splendide
pettinature, le risate spensierate. Giovani donne accompagnate da giovani
uomini. Gli abiti bianchi, il riso lanciato, i pianti dei loro bambini.
Ed io a combattere perennemente contro il mio stesso status. Le unghie corte, i
pantaloni sfilacciati, i capelli raccolti grossolanamente, la fronte imperlata
di sudore, le mani chiuse a pugno a colpire volti di uomini. Allievi e non. Finchè il maestro Shin sorrideva,
mi dicevo, andava bene. Stavo andando bene.
Poi il maestro Shin aveva smesso di sorridere e, a
quanto pare, a causa mia. Gli abiti neri, il suo corpo rimesso in comunione con
la terra, i pianti di dolore.
Poi Mu e il suo amore puro, la sua incapacità nel saperlo riconoscere e gestire,
la sua protezione.
E Shaka. Ritrovato tra le pareti di un altro tempio
bianco, troppo bianco allora per un bambino solo e troppo bianco ora per un
adulto solo. Il portamento fiero, la risposta pronta, i suoi occhi aperti. Solo
per me.
Non so se Mu lo accetterebbe. So solo che sarei io stessa a non accettare di
perderlo, a causa mia.
E non so perché.
Così come non so come giustificare la mia presa sul suo polso, ora fattasi
ancor più salda. Non è giusto.
Ritraggo la mano lentamente, sentendo gli occhi pizzicarmi e avvertendo i suoi
continuare ad osservarmi. Aperti. L’espressione corrucciata, infastidita. Ferita. E confusa. Forse è questa
sensazione, ad infastidirlo di più.
Lo avverto osservarmi anche quando vado a sollevare entrambi i palmi delle
mani, a mò di scusa, sfuggendo il suo sguardo e
sentendo il volto venirmi ricoperto dalle lacrime, sebbene dalle mie labbra non
fuoriesca un singulto.
Che sto facendo?
Poi la sua mano, improvvisamente, rivolge il palmo verso l’alto, in un
chiaro gesto d’invito. Mi vergogno. Sono qui a frignare dalla persona che ha
confessato di amarmi e da cui sono fuggita per scappare da un’altra, a cui ho
confessato di amare. Sono riprorevole.
E lo sono ancora di più quando Shaka, con estrema
naturalezza, si avvicina a me, sollevandomi il viso e baciandomi. Con
naturalezza. Cingendomi la schiena con un braccio, delicatamente. Con
naturalezza. Approfondendo il bacio e prendendo a farlo come se lo facesse da
sempre. Con naturalezza. Mentre io resto ferma, senza allontanarlo. Con
naturalezza. Finchè, dopo un ultimo bacio, non si allontana,
sbilanciandomi, e una mano va a cancellarmi via dal viso le ultime lacrime rimastemi,
allontanandosi subito dopo, non senza aver richiuso gli occhi, quando mi
rivolge le spalle, uscendo dalla sesta casa.
Decido di muovermi nel momento in cui sento mancarmi il fiato, considerando
che, non so come, sono entrata in apnea… prendendo a guardarmi intorno e a
convincermi che quello che ho sulle labbra non sia davvero il… sapore di Shaka.
Dev’essersi trattato di un sogno.
Non può essere.
Mi lascio cadere a terra, sulle ginocchia, sentendo Parvati
agitarsi dentro di me… preoccupata.
Non dovreste sorprendervi di quest’aggiornamento, considerate le mie premesse
precedenti J
Forse dovreste farlo per altro (come immagino starete facendo…).
Io dichiaro omertà. Reiko è venuta a bussare alla mia porta qualche notte
fa, sfondandola e afferrandomi per la collottola.
Sosteneva di esser stata trascurata troppo, così mi son premurata di
riprestarle più attenzioni del dovuto.
Ed è incredibile di quanto l’abbia trovata cambiata, la mia bambina.
Sebbene mica tanto… questa è solo una consapevolezza tramutatasi in reale. Punto.
Non ho nient’altro da aggiungere.
A parte le lacrime versate poco fa, sulla scaletta che mi ero preparata.
Ve lo dico: erano dieci capitoli. Poi ci avrei messo su un bel “the end” a
caratteri cubitali, e vi avrei lasciati stare.
E invece no.
Questi qui han preso vita propria. La trama, per quanto mi concerne, è
immutata. Ma altro che dieci capitoli. Ce ne vorrà il doppio, di questo passo -.-‘
Ringrazio sentitamente chi ha commentato lo scorso capitolo, chi l’ha letto,
chi leggendolo s’è riletto tutta la storia. Masochisti!
A presto.
HOPE87
ps: giusto per precisare… se notate qualche
differenza di forma dai capitoli precedenti… è dovuto al fatto che ho cambiato
il pc, installandoci su un recente pacchetto office. Non l’avessi mai fatto.
Quindi non pensate che sia dovuto, qualche cambiamento, a trascuratezza nei
confronti della forma. E’ che devo ancora capire PERCHE’ se evidenzio il titolo
cercando di centrarlo, non solo non ci riesco, ma mi vien fuori anche il
controllo vocale inglese…>__>
ci siamo capiti.
Mi conduco una mano al petto, sentendolo battere
forsennatamente.
No, non è per quello che è appena accaduto. O meglio, lo è… Ma…
Il mio corpo viene percorso da una fitta non ben indentificata che mi fa
piegare in due dal dolore… e inizio ad ansimare, ad occhi sbarrati, stringendo
i denti e poggiando la fronte al pavimento nel vano tentativo di darmi un po’
di sollievo, con scarsi risultati.
Non so quanto tempo trascorra da quando inizio ad accusare tutto questo, né semmai
passerà, considerando che l’intensità con cui mi ha colpito non accenna a
scemare.
So solo che improvvisamente un urlo mi raggiunge le orecchie e una voce
femminile comincia ad urlare in quello che sembra essere greco, anche se non ne
sono sicura - Fuori di qui. – sento dire da Shaka improvvisamente che, a giudicare dai passi che sono
riuscita a sentire provenire dal corridoio, deve essersi precipitato qui di
corsa.
Mi sento afferrare per le spalle, con fermezza ma con estrema delicatezza, e
ciò mi costringe ad abbandonare la mia posizione iniziale, permettendo al
cavaliere di Virgo di vedere l’espressione contrita che ha trasformato il mio
volto in una maschera di dolore.
I suoi occhi, aperti, vagano a lungo sul mio viso, alla ricerca della ragione
che mi vede ridotta in quello stato, finchè, ormai
inginocchiatosi, non decide di farmi sdraiare tra le sue braccia. - Cos’è successo? – mi chiede,
lasciando che la preoccupazione s’impadronisca del suo volto sempre
impassibile, notando che non accenno a smettere di soffrire. - Parv… -.
- tento di dirgli, mordendomi la lingua per non urlare all’ennesima fitta di
dolore. Ma a giudicare dalla sua espressione capisce subito, sebbene lo
smarrimento gli si legga ancora in volto.
A quel punto lo vedo chiudere gli occhi, avvertendo il suo cosmo tentare di
raggiungere il mio… e una luce dorata comincia ad avvolgerci. Sta tentando di
raggiungere Parvati.
Lo avverto da quest’ultima che, dopo essersi agitata ancora, infine, smette di
dilaniare il mio corpo.
La luce dorata si spegne lentamente, così come ci ha circondati e il mio cuore
riprende a battere regolarmente, mentre anche il mio respiro torna normale.
Il dolore è svanito, lasciando il posto ad un senso di nausea che non so a cosa
attribuire. - Virgo, cosa succede? -. La voce di
Dohko ci raggiunge quasi subito dopo tutto questo e a
giudicarne dal volume dev’essersi precipitato nella stanza senza curarsi che Shaka glielo concedesse.
Gli occhi del saint di virgo mi scrutano a lungo,
chiusi, la fronte aggrottata.
Si è allontanato da me prendendo a guardarmi dall’alto, mentre Dohko l’ha sostituito, irrompendo nel mio campo visivo, e
iniziando a farmi domande per accertarsi delle mie condizioni, afferrandomi un
polso per controllarne il battito.
La mia testa è rivolta verso la porta, sul cui ciglio vedo stagliarsi Aioria, con la stessa espressione allarmata di Dohko, indeciso sul da farsi. Finchè
non vedo Mu irrompere nella stanza con urgenza, spostando Aioria
bruscamente e precipitandosi verso di me, come Dohko,
ignorando il cavaliere della vergine e prendendo a guardarmi preoccupato.
Vorrei potergli carezzare il volto per rassicurarlo… ma non riesco a muovermi.
Una sua mano va a cingermi il polso per assicurarsi, anch’egli, delle mie
condizioni. Il cavaliere di libra gli sta parlando per tranquillizzarlo, ma Mu
sembra non lo stia ascoltando affatto.
La sua mano libera prende ad accarezzarmi la testa, facendomi chiudere gli
occhi, arresa a quell’evento che non riesco, non posso evitare.
E’ un attimo.
I suoi occhi – che a degli estranei sembrerebbero non aver assunto alcuna sfumatura
– improvvisamente vengono attraversati da qualcosa… e la sua figura scatta ad afferrare
Shaka per il collo del sari, mentre Dohko scatta a sua volta, col chiaro tentativo di fermarlo. Aioria decide di entrare nella stanza e raggiungermi,
facendo sì che la mia testa non tocchi più il pavimento gelido. - Cavalieri di Athena!
– esclama il cavaliere di libra, sperando che pronunciare il nome della dea che
servono riesca a dissipare gli animi. Ha arpionato la spalla di Mu non appena questi
ha afferrato Shaka.
Se Mu è riuscito a leggermi nella mente, significa che anche Dohko può averlo fatto, temendo, giustamente, la piega che
avrebbe potuto prendere la faccenda. Aioria mi sostiene il capo e le spalle, ma i suoi
occhi sono incatenati a quella scena surreale.
Sconvolgeredue dei cavalieri più calmi
e posati dell’intero santuario di Athena. Ottimo
lavoro, Reiko. Brava.
Né Shaka né Mu spiccicano parola. Ma il modo in cui
si stanno aggredendo i loro cosmi farebbe accapponare la pelle a chiunque.
Chissà se Saori li sente.
Trascorre un tempo indefinito primo che Milo e Camus
facciano capolino nella stanza. Il primo con gli occhi saettanti tra me e i
suoi compagni. Il secondo con lo sguardo fisso solo su questi ultimi.
Mu non accenna a voler lasciare Shaka. - Hai passato il segno, Virgo. – lo sento
pronunciare infine, con un timbro di voce minaccioso, che ho sentito fuoriscirgli rarissime volte. Shaka sembra non voler reagire, sebbene, dall’espressione
che ha assunto il suo volto e dall’intensità del suo cosmo, non sembra aver
abbassato nemmeno la guardia.
Smettetela, vi prego.
Intravedo sottecchi Milo trascinare Camus nella
stanza e dirigersi verso di me, portandosi entrambi alla mia altezza. - Cos’è successo? – chiede Milo ad Aioria, vedendo quest’ultimo scuotere la testa. - Ne so quanto voi. - gli risponde il cavaliere del leone, lasciando
Camus avvicinarmisi quando quest’ultimo glielo
chiede.
Il cavaliere dell’acquario prende a guardarmi attentamente, scrutando ogni
regione del mio viso e toccandomi la fronte con una mano. E’ gelida. - E’ chiaramente cosciente, ma il
suo corpo non risponde ad alcuna reazione. Linguaggio compreso. – gli rende
noto Aioria, mentre Camus
mi afferra delicatamente una mano e inizia a piegarmi il polso, lentamente,
passando poi a fare la stessa cosa anche con tutte le dita e con le gambe, piegandomi,
a turno, le ginocchia, prestando la massima attenzione al mio volto per tentare
di scorgerne la minima espressione.
Non mi fa male, vorrei potergli dire. Ma tutto ciò che riesco a fare è chiudere
gli occhi, con la speranza che quel trio, in piedi, davanti a me, scompaia. - Ma che diamine sta succ-…! Oh, Santi Numi. - .
Anche il santo dei pesci ha raggiunto la casa della vergine, richiamato
dal cosmo di Parvati prima e dagli altri dopo. I suoi
splendidi occhi sono spalancati sulle persone che mai, scommetterei, avrebbe
giurato di vedere in una situazione del genere.
Dietro di lui, Death Mask osserva la scena con la sua
solita espressione sghemba, sebbene decisamente più serio. Deve aver capito che
non c’è assolutamente bisogno di fare del sarcasmo, in un momento del genere. - Grande Mu. – sento riprovare Dohko, con un tono di voce calmo e conciliante, ben conscio
degli occhi che hanno attirato.
Ed è solo dopo lunghi… interminabili secondi, che Mu riesce a ridimensionare il
suo cosmo, lasciando poi – per fortuna – l’abito di Shaka,
che ridimensiona a propria volta il proprio cosmo, sebbene appaia ancora
scosso. Ma, come al solito, questa è una cosa che riesco a vedere solo io.
Tutti quegli spettatori non autorizzati assistono solo a Mu che si volta e
prende a riavvicinarsi a me, con sguardo indecifrabile. Aioria si è già spostato da un po’. Camus si è già premurato di farlo con Milo, afferrandolo
per un braccio. “Ti fa male?” sento chiedermi subito
dopo telepaticamente dal cavaliere dell’ariete, in procinto di sollevarmi,
studiando come fare. “No…” faccio in tempo a rispondergli…
prima che mi si annebbi la vista e che tutto, attorno a me, diventi buio.
***************************
- Merda! – mi lascio
sfuggire a denti stretti, non appena Mu è corso fuori dalla camera con Reiko quando questa ha perso i sensi.
Death Mask e Aphrodite se
ne sono andati… non prima di aver guardato dalla testa ai piedi Shaka, il primo, e aver inarcato le sopracciglia, il
secondo.
Simpaticoni del cazzo. - Andiamo. – sento dirmi
perentoriamente da Camus, subito dopo, avviandosi
verso l’uscio, badando ad aspettarmi, stavolta.
Il mio sguardo, infatti, va a posarsi ancora una volta sul cavaliere della
vergine. Lo sguardo – se tale si può definire – ancora rivolto sul punto dov’era
riversa Reiko.
Ma cosa cazzo credeva di fare?
Appena concludo questo pensiero, avverto una mano di Dohko
posarmisi sulla schiena per condurmi all’esterno, non prima di aver rivolto
qualche parola di sollievo a Shaka, che sembra non
averlo minimamente sentito.
L’ha baciata. Quello stronzo l’ha baciata!
Non posso fare a meno di pensarci da quando ci siamo allontanati dalla
sesta, così piena di sentimenti tanto contrastanti. Sono stato sull’orlo di un
mal di testa, prima di capire che diavolo stesse succedendo.
La prima volta non conta.
Non vi era alcun rapporto consolidato tra il cavaliere della prima casa e Reiko. Ma ora…
Fossi stato Mu, gli avrei spaccato la faccia. Dohko si ferma sullo scalino che stava superando,
girandosi e prendendo a guardarmi con severità.
Devo aver pensato un po’ troppo
forte. Ma non riesco a crederci. E lei… ma che diavolo ha che non va, quella
ragazza? - Non compiere l’errore di giudicare
situazioni di cui non fai parte, cavaliere di scorpio. – mi ammonisce poco dopo
il cavaliere di libra, come avevo immaginato che facesse. – E non essere tanto
duro col tuo compagno d’arme, non l’ha nuociuta in alcun modo. - . - Non ho alcun dubbio, su questo. – gli rispondo, avvertendo lo
sguardo di Camus trapassarmi, mentre quello di Dohko si fa, d’un tratto, più comprensivo. - E, soprattutto, non dimenticare
cosa c’è dietro l’armatura, Milo. – continua Dohko,
rivolgendomisi confidenzialmente, abbandonando il tono severo. – Uomo sei tu.
Uomo è Mu. Uomo è Shaka. Sarà l’uomo più vicino agli
dei, ma è pur sempre un uomo. - .
Tocca a me lasciar cadere la maschera di compostezza e distacco…
ammettendo che ha ragione. - Cosa pensi sia accaduto? – mi decido
a chiedergli, palesando il dubbio che mi sta consumando da dentro. - Esattamente quello che pensi tu… -
mi risponde dopo un momento di riflessione, il cavaliere di libra. – Parvati ha reagito. - .
Per la prima volta ho desiderato che le mie teorie fossero
sconclusionate. Camus aggrotta la fronte per un attimo, prima di
ricomporre la sua maschera d’indifferenza. Deve aver pensato la stessa cosa che
penso io. - Perché non… - inizio, indeciso sul
come esprimermi. – Perché Parvati avrebbe reagito
solo adesso? - . Dohko sembra vagliare a lungo la mia domanda,
lasciandomi intendere di averci pensato anche lui. - Perché deve essercene uno soltant… - lo sento pronunciare infine, in un tono talmente
basso da farmi quasi dubitare di averlo udito davvero, facendomi aggrottare la
fronte, perplesso. Sembra aver formulato un pensiero ad alta voce, piuttosto
che aver risposto a me.
Che diamine significa?
Non faccio in tempo a chiederglielo che il cavaliere di libra mi volta
le spalle, non prima di aver salutato me e Camus,
riprendendo a salire la scalinata che conduce alla sua casa. - Cam! –
chiamo il cavaliere dell’acquario, in procinto di fare la stessa cosa del
collega, riuscendo a convincerlo a girarsi. – Hai avuto anche tu la sensazione
che ne sapesse più di noi? - .
Aquarius sembra pensarci molto, prima di convincersi a rispondermi. - Non può sapere nulla di diverso da
ciò che sappiamo anche noi. – dice, immergendosi di nuovo in una profonda
riflessione, chiudendo gli occhi e riprendendo la sua strada – Ma forse è
arrivato a conclusioni a cui noi non siamo riusciti ad arrivare. - .
Perché non condividerle, allora? - Và ad
allenarti, Milo. – mi dice ad un certo punto, continuando a salire le scale. –
Si avvicinano giorni funesti. - .
Rimango a guardare la sua figura elegante fin quando non abbandona la
mia visuale, riflettendo sulle sue parole… maledicendomi, per non riuscire a
venirne a capo. “Perché deve essercene uno soltanto.” … per fare cosa?
****************************************
Riapro gli occhi lentamente… conscia di non trovarmi più alla sesta.
Prima che rinvenissi ho sentito le voci di Saori e Mu
intervallarsi continuamente…
La testa mi fa male. In compenso, sembro essermi riappropriata delle mie
articolazioni.
Con non poca fatica sollevo prima la testa… e con lei la schiena, vedendo la
vista appannarmisi appena, invasa improvvisamente da tanti punti neri… che dopo
un po’ spariscono.
Mu mi osserva apprensivo, lasciandomi, però, libera di muovermi come meglio
credo, evidentemente per accertarsi che riesca a farlo.
Non è solo apprensione quella che leggo sul suo volto. Ed è la stessa cosa che
riesco a dire di Saori, seduta accanto a me, su di
una poltrona posta in prossimità del letto su cui giaccio.
Poco dopo il cosmo di Athena mi raggiunge mellifluo.
Le sorrido di rimando, comprendendone il motivo. - Sono io. – dico, rispondendo ad
una domanda implicita di entrambe le persone che mi si trovano davanti, vedendo
le loro espressioni rimanere all’erta per un po’, rilassandosi, poi. - Ricordi cos’è successo? – mi chiede
allora Saori. Gli occhi di Mu mi osservano il volto
per non lasciarsi sfuggire un solo particolare. Non può più leggermi nella
mente. - Sì. – mi limito a risponderle,
sperando che le basti. Le avrà già raccontato tutto Mu. Ma chissà se proprio
tutto, tutto. - Sai perché è accaduto? – mi chiede
ancora Saori, mentre il volto del cavaliere di aries non riesce a nascondere una punta d’inquietudine. - No… - rispondo sinceramente, sospirando. –
Ma so che questa dannata divinità che ha deciso di rovinarmi la vita mi ha
riempito di balle! – aggiungo, perdendo la compostezza, la pazienza… e tutto
ciò che mi sta trattenendo dal non scoppiare. Posso ancora avvertire il dolore
provocatomi da questa stronza dal culo troppo grosso per non venir a combattere
personalmente, sulla Terra.
Vaffanculo, Parvati. - Lei può controllarmi. – dico, e i
miei occhi si riempiono di lacrime di frustrazione. – E’ a sua discrezione,
evidentemente. Se solo si degnasse di spiegarmi che cosa intende davvero farne
di me… - aggiungo, portandomi una mano alla bocca per impedirmi di
singhiozzare. – Uccidimi. – esclamo decisa, guardando la reincarnazione di Athena negli occhi, spalancati, ignorando il cosmo di Mu,
che ha ripreso a farsi sentire. – Che io debba fermare l’ipotetica
reincarnazione di Kalì, o che sia io stessa destinata
a tramutarmi in quest’ultima, ponendo fine alla mia esistenza sarete comunque
sicuri di scongiurare il pericolo, per il momento. – continuo, facendo prendere
forma ai miei pensieri. Saori mi ascolta, in silenzio. Dubito che stia
realmente prendendo in considerazione la mia proposta, devo averla sicuramente
turbata.
Non ho il coraggio di guardare Mu, di cui sento gli occhi puntati addosso,
insistentemente. Che darei, perché non fosse qui, ad ascoltarmi. - Se ogni volta che mi sia trovata a
fronteggiare un pericolo, consapevole di esserne stata la causa, avessi chiesto
ai miei cavalieri di porre fine alla mia vita, sì, forse ne avrei tratto
sollievo. – inizia Saori, con un tono di voce che non
le ho mai sentito prima. – Ma il pericolo non avrebbe cessato di esistere. Si
sarebbe trattata solo di una scelta egoistica. Comoda, oserei dire. E cosa ne
sarebbe stato delle persone da me abbandonate? - .
… - Qui non si parla solo di te, Reiko. Non metto in discussione il tuo stato emotivo. I
tuoi timori. Sei esausta. Non saprò cosa significa vagare nel buio totale, ma
so come ci si sente a sentirsi così. -.
Accuso il colpo, incassandolo.
Abbasso la testa, conscia del fatto che il suo discorso… non faccia una piega. - Fossi in te rivaluterei ciò che
hai appena espresso. – mi dice dopo un po’, sospirando, distogliendo lo
sguardo, visibilmente stanca. – Senza contare che, dal mio canto, pur essendo
disposta a tutto per sconfiggere questo ennesimo nemico che minaccia la pace
sulla terra, non avrei mai pensato di arrivare a compiere un gesto tanto
estremo. Pensaci. – conclude, poggiando le mani sui braccioli della poltrona e
sollevandosi rivolgendo un sorriso e un saluto cordiale a Mu, prima di
abbandonare la camera, per lasciarci da soli.
La voce di Saori mi rimbomba ancora nelle orecchie. - Dunque è questo il tuo volere. -.
La voce di Mu infrange il silenzio dopo un periodo indefinito. Io non spiccico
parola.
So quanto possa averlo ferito, sentendomi parlare a quel modo. - Non infierire. Ti prego. – lo supplico,
vedendo il suo sguardo farsi più duro. - Infierire? - . - Ti prego… - .
Sono disposta a tapparmi le orecchie, pur di non sentirlo… amareggiato con me.
Ben consapevole di quanto questo atteggiamento mi renda inqualificabile. Non
sono capace di rivolgergli nemmeno parole di sollievo lontanamente simili a
quelle che lui, più volte, ha rivolto a me.
Che va tutto bene. Che andrà tutto bene.
Stamattina riuscivo a crederci ancora.
Ora non ci credo più. - Noi non abbiamo futuro. – soffio
fuori in una volta, quasi in un sussurro, lasciando che altre lacrime mi
solchino il volto, incapace di guardarlo.
Sento il suo cosmo raggiungere un picco d’incazzo preoccupante, dopo questa mia
ultima frase. E il motivo per cui lo ridimensiona quasi immediatamente, dipende
dal fatto che ci troviamo alla tredicesima casa.
Riapro gli occhi, vedendolo muoversi rapidamente verso la porta della camera,
dandomi le spalle. - D-… dove stai andando? – gli chiedo
preoccupata, non ricevendo risposta, vedendolo fermarsi solo un attimo, prima
di aprire la porta. - Dimmi solo una cosa. – lo sento
chiedermi, invece di rispondermi. – Hai maturato quest’ultima convinzione solo
a causa di Kalì, o per qualcos’altro? - .
Boccheggio. Osservando la sua figura continuare a darmi le spalle. La
mano sulla maniglia, la porta semi aperta.
E incredibilmente, inspiegabilmente, mi ritrovo a non avere parole. - Come pensavo… - gli sento
sussurrare e per la prima volta, in assoluto, riesco a leggergli un sorriso
amaro sul volto sempre gentile.
Le lacrime non hanno smesso di scorrere un solo momento. Eppure non lascio sfuggire singhiozzi, lamenti.
Sorprendentemente, lo vedo richiudere la porta… e voltarsi verso di me. Gli
occhi lucidi, un’espressione amareggiata a dipingergli il volto. - Stai continuando a scappare. - .
Sobbalzo, nell’udire quello che le mie orecchie recepiscono come accusa,
sebbene il suo tono sia basso e la sua voce pacata.
Taccio… assistendo a ciò che giurerei di non aver mai visto prima d’ora.
Mu sta piangendo.
Non un solo singulto, non un solo lamento.
La sua compostezza si manifesta in tutta la sua magnificenza anche adesso che
le lacrime gli attraversano il volto provato. - Volevi scappare dal Santuario. –
riprende. La voce chiara, per niente incrinata. Non crederei mai a come si stia
lasciando andare se non lo stessi vedendo con i miei occhi. – Vuoi scappare da Kalì. Vuoi scappare da me e da Shaka…
- .
Solleva le mani quando faccio per prendere parola… e a giudicare dal
modo in cui chiude gli occhi e mi mostri i palmi, deve stargli costando spropositatamente
quello che sta per dirmi. - Sarei disposto perfino a saperti
con lui, se ciò potesse farti stare bene. Renderti lontana dai pericoli. Più
sicura per affrontarli. – scuote la testa, mentre io spalanco occhi e bocca
allo stesso tempo, vedendolo chinare il capo per poi risollevarlo, mostrando
uno sguardo più determinato. – Io ti amo, Reiko. E
niente potrebbe mutare ciò che provo per te. Niente. – ripete, mentre il mio
cuore, al centro del petto, si stringe in una morsa dolorosa. – Ma ogni giorno
che passa ti vedo più fragile. Più instabile. Non m’importa dover soffrire nel
sapere che i tuoi sentimenti nei miei confronti possano mutare. Ma saperti
affrontare una cosa di una tale portata con uno stato altalenante come questo,
quando dovresti essere armata di convinzione e sangue freddo… mi angoscia. Non
sopravvivrai allo scontro con Kalì se continuerai a
fuggire dalla realtà come stai facendo adesso. E non sai quanto mi detesti nel
sapermi inutile mentre ti vedo alla mercè di te
stessa. Non riesco a sopportarlo. – conclude, stringendo entrambe le mani a
pugno. - Credevo che quel sentimento che
eravamo riusciti a costruire fosse sufficiente, a darti la motivazione per
affrontare tutto questo… ma evidentemente non è abbastanza… - le sue parole mi
muoiono tra i capelli, mentre le mie braccia vanno a cingergli il collo,
conducendolo verso di me, come a volerlo proteggere.
Lui accetta subito quella posizione, sottraendosi al mio sguardo, di cui, con
ogni probabilità, si vergogna.
Come ho potuto…
Come ho potuto confondere l’amore che provo per lui, per l’affetto, l’empatia e
il passato comune che mi lega a Shaka?
Ripercorro a ritroso tutta la nostra storia, dalla prima volta in cui ci siamo
conosciuti… lasciando i pensieri navigare liberi, rendendolo partecipe. Tutti i
tasselli vanno a ricomporsi come i pezzi di un puzzle… i sorrisi, le cortesie
reciproche, le situazioni imbarazzanti, gli allenamenti stenuanti seguiti da
confidenze, gli accenni al reciproco passato… la prima volta che abbiamo fatto
l’amore.
E lo stesso faccio con Shaka, alla cui vista lo sento
irrigidirsi. Lo stringo più forte, affinchè capisca
che voglio che veda, che veda tutto, perché possa comprendere davvero, quali siano la differenze… e
che le ho capite… e che non ho più dubbi, di alcuna natura, sulla persona che
amo.
Senza rendercene conto siamo scivolati a terra, tenendoci sulle ginocchia, una
a far da pilastro portante all’altro, senza separarci.
Quando la carrellata d’immagini è finita, Mu mi stringe più forte… mentre Parvati intona, dentro di me, una canzone bellissima,
straziante, facendomi arrivare tutta la felicità e tutta la malinconia che
prova, trasmettendomi però, più di tutto… tanta tristezza.
Oh… suvvia.
Avevo bisogno di capitoli cuscinetto. E ne avevate bisogno anche voi J
Non ho idea di come riuscirò a descrivere e scrivere dell’action
che ho in mente… mi vien la pelle d’oca solo a pensarci.
No, non sto dando i numeri. Li state dando voi!
E – dulcis in fundo – “Somebody – The begin” compare al 5° posto tra le “Storie più popolari” del
fandom di Saint Seiya.
“MINCHIA!” urlerebbe garbatamente Death Mask.
E le recensioni, i messaggi privati.
GRAZIE.
About the story… immagino che qualcuno abbia gridato
al “SACRILEGIO!” nel leggere di un Mu in lacrime.
Ecco.
In primis, ci tengo a dire che personalmente, Kurumadasensei a parte, ho sempre immaginato che ne fosse
capace, la mia capra preferita.
In secundis (??): io, per ripeterlo e ricordarlo, non
ho visto la serie Hades. Leggerla manco a parlarne.
Ma su youtube mi sono imbattuta in numerosi video in
cui, proprio nella serie sopracitata, Mu appare proprio in lacrime.
Quindi vorrete perdonarmi, se ritengo di non essere andata OOC (con due o con
una O? Manco da troppo tempo, su questo sito).
Credo che basti.
Se avete dubbi o perplessità che vi affliggono, sono qua J
E’ la seconda volta che mi bacia la testa. Così
com’è la seconda volta che richiudo i miei occhi, mugugnando di lasciarmi
dormire altri cinque minuti… quando avverto un soffio d’aria investire in pieno
il mio corpo nudo adagiato sulle lenzuola…!
La mia mente si risveglia subito, definitivamente, quando scatto seduta,
tentando di recuperare un po’ di quel tessuto che mi ha tolto di dosso, senza
che me l’aspettassi. - MU! – urlo scandalizzata,
avvertendo le gote imporarmisi, mentre sul suo viso
si delinea un sorriso divertito e i suoi occhi prendono a vagare sul mio corpo,
lentamente, per poi incrociare di nuovo i miei. - Ben svegliata. – mi augura
tranquillamente, in un modo tanto sfacciato che non avrei mai pensato gli appartenesse.
Sorrido divertita, portando due dita a stropicciarmi gli occhi per far sì che
non se ne accorga e non dargli soddisfazioni, riprendendo poi un’espressione
seria. - Con Kiki nei paraggi! Scriteriato!
– lo rimprovero, mentendo per metà. Kiki ha sempre fatto irruzione nella mia
camera, ma alla camera di Mu non s’è mai accostato. Nemmeno quando quest’ultimo
era assente.
Lui si porta una mano al mento, fintamente pensieroso. - Non ricordo che ti sia curata di
accertarti che fosse nei paraggi la notte scorsa, in cucina. -
.
OH.CAZZO.
Chiudo gli occhi, facendo sprofondare il mio io tra le viscere infernali… finchè non sento il materasso abbassarsi e le labbra di Mu
posarsi sulle mie, delicatamente. - L’ho mandato a Goro-Ho quattro
giorni fa. Non è ancora rientrato. – mi tranquillizza, quando i miei occhi si
sono riaperti, specchiandosi nei suoi. Non mi abituerò mai a questa versione
tanto diversa da come sono abituata a conoscerlo, nell’intimità… sebbene mi
piaccia, naturalmente. – Adesso alzati. Ti aspetta una giornata impegnativa. - .
Già. Gli allenamenti.
Lui vuole davvero che io abbandoni un
paradiso del genere per catapultarmi nell’inferno di Death Mask. - Pensavo che l’allenamento di
stanotte bastasse… - sussurro maliziosamente, avvicinandomigli,
lasciando andare le lenzuola che tenevo al petto, cercando di procurare a lui
lo stesso imbarazzo di cui sono stata preda io, poco fa.
Ma, sebbene le mie labbra tocchino quasi le sue, la sua espressione contrariata
mi fa fare retromarcia. - Reiko. –
mi riprende, infatti, poco dopo. Non perché sia scandalizzato. Non vuole che
escogiti stratagemmi per perdere tempo. - Ok, ok… - mi premuro a
rassicurarlo, sollevandomi dal letto subito dopo che l’ha fatto anche lui,
avvolgendomi il corpo nell’unico lenzuolo rimasto e avviandomi verso il bagno…
prima però mi volto, gli sorrido e mi ci riavvicino, sollevandomi sulle punte
dei piedi per stampargli un bacio innocente sulle labbra, a cui lui non si
oppone. – Faccio una doccia veloce e mi attivo. – gli comunico… rimpiangendo
amaramente che il tempo passato insieme sia già trascorso tanto velocemente. –
…Vuoi farla con me? – gli chiedo, vedendolo sospirare e addolcire lo sguardo.
Ha capito il mio stato d’animo e, sebbene si stia comportando da autoritario,
probabilmente lo condivide.
Inclina la testa e mi bacia… a lungo. Ed io improvvisamente sento il bisogno
impellente di strappargli i vestiti.
… Mi sto trasformando in una pervertita.
Riesco a costringermi a non ridere poco prima che lui si allontani da me. - Vuoi fare una doccia veloce… - mi
ricorda. – Non mi sembra una buona idea. – conclude, scuotendo la testa e
rispondendo così alla mia domanda di prima.
Mi ritrovo nuovamente ad arrossire.
Mu non è mai banale, in questi casi. Non è prevedibile, come la sua persona
gentile potrebbe lasciare intendere. Per questo mi sorprendo ogni volta,
scoprendo tutte queste sfaccettature del suo carattere.
Cosa mi sono persa, in tutto questo tempo. - Vai. – m’invita a fare dopo un
ultimo bacio. Obbedisco, soddisfatta, senza, stavolta, sollevare obiezioni.
**********************************
- Reincarnazione di ‘sta minchia,
sei in ritardo! – esclama il cavaliere della quarta casa, facendomi roteare gli
occhi e provocando il cipiglio di Aiolos, che prende
a guardarlo in cagnesco. - Buongiorno anche a te, adorabile
cavaliere del cancro! – gli risponde ironicamente Reiko,
avanzando verso di noi e rivolgendo un cenno col capo a me e mio fratello, a mò di saluto.
Sorrido, vedendo poco dopo Aiolos imitarmi, non
potendo fare a meno di notare quanto sia cambiata, da quando ha messo piede al
santuario. In un’altra circostanza non avrebbe fatto attendere una replica
della stessa portata… complice, sicuramente, l’influenza di Mu.
Solo quando mi si avvicina riesco a rendermi conto che mi sta offrendo del
caffè, versatomelo in un bicchiere di plastica senza
aspettare che annuissi per accettarlo. - Grazie… - mi lascio
sfuggire, realmente sorpreso. - E’ il minimo. – mi risponde lei,
versando il contenuto del bicchiere di cui si è servita prima per riempirne
altri due, rispettivamente per Aiolos e Death Mask, lasciandone un po’ anche per sé.
Noto con una certa apprensione e curiosità che Aiolos
non ha smesso di guardarla un attimo. - Come va? – le chiede poco dopo,
infatti, prendendo a sorseggiare il contenuto del suo bicchiere, senza staccare
gli occhi da lei. - Và. –
risponde evasivamente Reiko, avendo capito, con ogni
probabilità, a cosa si stia riferendo mio fratello. Distoglie lo sguardo, nel
bere, per poi fare spallucce. – Manca poco. Dei venti giorni sanciti con Ganesha, ne sta già trascorrendo il secondo. – sorride,
come se avesse ricordato qualcosa. – Mu vorrebbe che trascorressi, fino a quel
giorno, tutto il tempo ad allenarmi. -. Fa una pausa, prendendo ad agitare il
bicchiere che ha tra le mani per muoverne il contenuto, senza staccare gli
occhi da quest’ultimo. – Ma qualcosa mi dice che meno lo faccio, meglio è. –
conclude, sorridendo amaramente. - Che tu lo faccia o meno, sarà
comunque una passeggiata prenderti a calci nel sedere, nell’eventualità. –
interviene Death Mask col suo solito assente garbo,
mentre Aiolos continua a guardare Reiko,
voltatasi improvvisamente verso Cancer… con uno
sguardo a dir poco enigmatico. - Me lo auguro, angioletto. – gli risponde in modo sarcastico, sebbene sembri che
il significato vada ben oltre quella semplice affermazione. - Temi che Kalì
possa reincarnassi in te, come più volte si è pensato? – le chiede a quel punto
Aiolos, palesando finalmente le sue perplessità,
appoggiandosi ad una roccia e incrociando le braccia. - Me lo stanno chiedendo tutti…
Sinceramente, Aiolos, non ho convinzioni, io. La
definirei più che altro una sensazione… indotta, per giunta. -
.
Il cavaliere del sagittario aggrotta la fronte, visibilmente confuso. - Temo mi stia lasciando influenzare
dalle conversazioni precedenti tenutesi ai synagein…
considerando che, ahimè, non ho alcun motivo per pensarlo davvero. Il
fantomatico calice del sangue esiste. - .
DeathMask, con la testa penzoloni, la alza di
scatto nello stesso momento in cui io spalanco appena gli occhi dallo stupore.
Ma non v’è bisogno di chiederle nulla. Reiko, alzatasi dalla roccia su cui si era adagiata
dopo aver bevuto il caffè, porta una mano ad una tasca posteriore dei pantaloni
che indossa, estraendone quello che sembra essere un pezzo di carta…
rivelandosi poi essere un foglio bello grande, una volta aperto. Aiolos lo afferra non appena la ragazza glielo passa.
Mi avvicino curioso e piuttosto ansioso, rendendomi conto che si tratta di un
articolo di giornale… no, mi correggo. Si tratta di una sorta di collage con
diversi stralci di articoli di giornali, corredati da foto, con un tema comune:
i massacri indiani.
Focalizzo l’attenzione sulle foto, notando che Reiko
ha cerchiato in rosso, in ognuna, una cosa in particolare, una costante che le
accomuna tutte. - I giornalisti, nei loro articoli,
ovviamente non ne fanno alcuno accenno. – inizia a spiegare la ragazza. –
Quelle foto, se ci fate caso, sono state scattate da angolazioni diverse, da
mani diverse e in anni diversi. Se le confrontate non c’impiegherete molto a
notare che ritraggono tutte lo stesso luogo… - . - Quello della resurrezione? – le
chiedo allora io, facendo caso solo adesso che anche Death Mask
s’è avvicinato ad Aiolos per guardare. - Dovrebbe. – risponde
approssimativamente Reiko, inarcando le sopracciglia
come a sottolineare che sia stata l’unica cosa che le sia venuta in mente, in
merito. - Allora Dumbo
non ci ha presi per il culo! E inoltre sappiamo quei figli di puttana dove
hanno intenzione di agire, che ti preoccupa? – interviene Cancer,
in un modo che oserei definire entusiasta. Aiolos riprende a guardare sottecchi Reiko, che calcia via un ciottolo, prendendo poi a
ciondolare su se stessa. - Resta comunque che debba mandar
giù, a forza, sangue cadaverico. Scusa tanto se sono paranoica. – fa del
sarcasmo lei, riprendendosi il foglio che mio fratello le restituisce, non
prima di averlo ripiegato, pensieroso. – Non avete idea… - riprende la
reincarnazione di Parvati, chiudendo gli occhi per un
attimo, come ad allontanare qualcosa di sgradevole. - ...non avete idea da
quanto tempo si pratichi quest’orribile rito. Se solo ci si voglia attenere agli
anni successivi all’invenzione della stampa, ovviamente. E a quelli della
fotografia. - .
Fa una lunga pausa, in cui restiamo tutti in silenzio, ognuno immerso
nei propri pensieri. - Avanti. – pronuncia poi, lo
sguardo illuminato da una luce diversa. – Iniziamo. - . E prima ancora che il
suo invito ci arrivi per quello che realmente è, spicca un balzo per colpire
con un calcio ben assestato Death Mask… centrandolo
in pieno. - Oh… avanti, Cancretto! – esclama,
ritoccando con i piedi terra, mentre io e Aiolos
smettiamo di schermirci il viso, dalla sorpresa, e il polverone sollevato
dall’impatto del cavaliere della quarta casa col suolo si dirada. – Ho ancora
sole due braccia! – lo schermisce, urlandogli contro, alzando gli arti
superiori per mostrarglieli.
Non faccio a meno di trattenere un sorriso.
Si preannuncia una mattinata impegnativa.
Oh… le vestigia di Taurus non sono mai state così
belle! - Grazie, Mu! – esclamo
riconoscente, prendendo ad ammirare l’elmo dell’armatura rimesso in sesto dopo
l’ultimo scontro in India. Aries chiude gli occhi in
risposta, rispondendomi come la sua figura gentile è abituata a fare, vedendolo
poi afferrare una delle due protezioni delle braccia, prendendo ad analizzarlo
attentamente, cercando di capire quanto sia stato danneggiato, battendoci le
nocche internamente, con sguardo concentrato e assorto… finchè,
sentendosi osservato, non solleva gli occhi, guardandomi interrogativamente.
Beccato.
Sorrido, scuotendo la testa per intimargli di lasciar perdere, vedendolo
incuriosirsi ancora di più. - Stavo facendo un’osservazione. –
gli spiego, catturando ancor di più la sua attenzione. – Notavo solo quanto
fossi cambiato, amico mio. – lo tranquillizzo, vedendo le sue sopracciglia
inarcarsi, sinceramente sorpreso.
Dopo un attimo di quello che giurerei essere smarrimento, sebbene abbia tentato
abilmente di dissimularlo, il Grande Mu si reimpossessa della sua espressione
pacifica, riportando gli occhi sull’armatura del toro posta di fronte a sé,
annuendo, prendendo ad armeggiare con le sue polveri alchemiche. - Tutto muta continuamente, Aldebaran – mi risponde, come m’aspettavo, diplomaticamente
lui, senza distogliere lo sguardo dalla polvere che filtra lentamente dalle sue
mani in movimento. – E’ il moto lineare del mondo. -.
Sorrido, senza spostare lo sguardo dalle sue mani, finchè,
sorprendentemente, la sua voce non mi giunge di nuovo. - Perché mi dici questo? – mi chiede
poi. - Perché potrei quasi dire di non
averti mai visto tanto partecipe di questo moto lineare! – esclamo dopo un po’,
cercando le parole giuste da utilizzare, scherzando. – E’ bello averti qui, al
di là di ciò che spinga tutti a farlo. E’ bello vederti… coinvolto. – scelgo di
dire infine, tentando di esprimermi al meglio.
Non che sia difficile parlare con Mu, anzi. Ma le nostre conversazioni non si
sono mai svolte su un piano strettamente personale. La nostra amicizia si è
sempre basata, più che altro, su pensieri condivisi silenziosamente, tramite
gesti di spontanea confidenzialità. Per questo mi risulta difficile esprimermi
così, con lui. Non voglio turbare quella che è la sua natura.
Per questo resto… basito, quando una sua mano va a circondarmi una spalla, in
modo amichevole. - Grazie per essermi amico, Aldebaran. – pronuncia gentilmente, con un tono di colore
che mai gli avevo sentito prima, nel tono della voce.
Faccio appena in tempo a sorridergli anch’io che entrambi sentiamo,
improvvisamente, uno scalpiccio di passi affrettati scendere dall’alto verso il
basso della scalinata che collega i templi tra loro.
Scoppio a ridere senza ritegno non appena vedo, con Mu, Reiko
scappare da un particolarmente arrabbiato Death Mask,
che sembra, da quel che ci giunge all’interno della casa del toro, per niente
intenzionato a darle un time out. - Ehi, credo che tu abbia una
fanciulla indifesa da salvare! – scherzo, con ancora l’espressione pseudo
spaventata della ragazza davanti agli occhi a farmi venire un attacco di risa,
quando il cavaliere dell’ariete prende a guardarmi apparentemente confuso. - Dove? – sta al gioco, sorridendo
poi divertito quando io scoppio nuovamente a ridere per l’allusione che molto
sottilmente ha fatto alla sua ragazza… vedendo poco dopo una figura più che
conosciuta avanzare verso l’ingresso della seconda casa. Reiko dimostra di avere riflessi attivissimi nel
riuscire a dribblarlo in un modo assurdo, trovandosi a correre
inconsapevolmente sulla sua stessa traiettoria e trovandosi costretta a roteare
su se stessa per cambiare la propria poco prima di andarci a sbattere contro,
restandoci a debita distanza e lanciando uno sguardo preoccupato all’interno
del tempio, prima di riprendere a scappare da Cancer.
Pochi secondi e il cavaliere di Virgo mi chiede il permesso di entrare… dicendo
di aver bisogno di parlare con Mu, il cui volto si è fatto improvvisamente
inespressivo.
*******************************
Scanso l’ennesimo colpo diretto alla testa da Angelo senza smettere di guardare
in direzione della seconda casa. Adesso ho cose ben più importanti di cui
essere davvero preoccupata. - Basta, Death. – gli dico
perentoriamente, senza mai rivolgere lo sguardo verso di lui, intravedendolo
voltarsi a guardare anch’egli ciò che ha attirato la mia attenzione. - Hai intenzione di dire la stessa
cosa alla divinità che vorrà aprirti come una noce? Combatti! - . - Cancer… - .
La voce di Aldebaran ci giunge poco prima
dell’arrivo della sua mole, stancamente, come ad ammonire il cavaliere del
cancro. – L’hai stremata, poverina. – aggiunge, dando una rapida occhiata ai
miei abiti sgualciti e sporchi di terreno e alla mia fronte madida di sudore,
che io mi premuro di asciugarmi sommariamente con un polso. – Lasciala stare. -
. - Che rottura di minchia, oh!
Proprio a mìa dovevi venire a rompere le balle! - . - Mìa? –
gli chiedo sconcertata, fingendo di non aver compreso. – Ma come accidenti
parli? – lo canzono, trovandomi a scansare istantaneamente un altro colpo che è
il cavaliere del toro a parare, incitandolo con un gesto della mano a togliere
il disturbo, senza proferire parola. - Tsk…
poltrite e pettinate le bambole, all’inferno tutt’e due andrete! – esclama
infine Death Mask, guardandoci in cagnesco e non
perdendo più tempo, allontanandosi. - Grazie! – dico rivolta ad Aldebaran quando Cancer si è
definitivamente allontanato, non prima di essermi lasciata andare ad una risata
a causa dell’ilarità che puntualmente mi suscita il modo di parlare di
quest’ultimo. Poi mi lascio cadere su un gradino, sedendomici,
salutando con un gesto della mano Kanon che è appena
entrato nella casa dei gemelli. Aldebaran mi imita subito dopo, muovendosi in modo
piuttosto meccanico, come se fosse incapacitato nell’esprimersi.
Entrambi i nostri sguardi sono puntati sulla sua casa. - Dici che dovrei andare a dare
un’occhiata? – . - No, meglio di no. – mi risponde
prontamente lui, mentre dentro di me qualcosa si dispera. E non è Parvati. - Che cosa ho combinato… - mi lascio sfuggire, amareggiata, scuotendo la testa. - Cos’hai combinato? – mi fa eco
dopo un po’ Al, cercando, evidentemente, di offrirmi il suo ascolto prendendo
l’argomento molto alla larga.
E mi ritrovo improvvisamente senza parole, capendo a quel punto che, con ogni
probabilità, l’intenzione del cavaliere del toro, nonché persona empatica,
nonché grande uomo, nonché grande amico, abbia cercato d’invitarmi alla
riflessione. - Io… - inizio, tentennando,
voltandomi col corpo verso di lui. – Io sono sempre stata certa di essere
innamorata di Mu. Sai… le farfalle nello stomaco… - arrossisco, rendendomi
conto del tipo di discorso che sto facendo, vedendo Al guardarmi con la coda
dell’occhio di tanto in tanto. – Sai… - tento di passare oltre. – Quella cosa
di cui parlano tutti… oh! ‘nsomma. – mi decido,
rendendomi conto di averci ormai perso la faccia. – Io, ogni volta che Mu solo
semplicemente mi guarda, sento tutte ‘ste farfalle fare proprio una danza
tribale! - . Aldebaran scoppia a ridere in modo grossolano,
lasciandosi completamente andare, venendo seguito a ruota da me,
imbarazzatissima per il discorso sdolcinato di cui mi sono resa protagonista. - Insomma, hai capito? – mi accerto
quando abbiamo smesso entrambi di ridere, vedendo Al inarcare le sopracciglia,
divertito, e fare no con la testa, prendendomi in giro. - Con Shaka
invece… beh. – riprendo, spegnendo il sorriso divertito e assumendo
un’espressione malinconica. – Io con Shaka ci sono in
un certo senso cresciuta… - .
Lascio la frase in sospeso, rivolgendo lo sguardo in un punto
imprecisato davanti a me, perdendomi in ricordi lontani… - Ho commesso un errore. – ammetto,
riprendendo il filo. – Ma non ho alcun dubbio di chi io sia realmente
innamorata. – concludo con fermezza, sentendo poco dopo una mano di Aldebaran atterrarmi grossolanamente sulla testa, prendendo
a frizionarmela con affetto, senza guardarmi direttamente.
Gli rivolgo uno sguardo riconoscente.
Come al solito il cavaliere del toro ha saputo dimostrarsi un uomo capace di
capire le poche cose che riesci a dirgli. - Non ho più visto Milo. – mi lascio sfuggire ancora, con un sospiro, vedendo, questa
volta, Aldebaran voltarsi incuriosito e perplesso
verso di me. - Come, non l’hai più visto? – mi
chiede infatti, continuando a guardarmi. - Dopo che… beh… - lascio la frase
in sospeso, sperando che lui capisca, come in effetti, per fortuna, fa. – E’
scomparso. Sono andata a fargli visita all’ottava e ha mandato fuori Camus a dirmi che aveva da fare. -. Aldebaran, se possibile, aggrotta le
sopracciglia più di quanto non abbia già fatto. - Temo ce l’abbia con me. –
confesso, tirando fuori tutto in una volta. - Per quello che è accaduto? -. - Sì… - . - Mh. - .
Si porta una mano al mento, immergendosi in un profondo silenzio. - Beh, prova a parlargli. – mi
suggerisce dopo un po’ lui. - Ma ci ho già provato. – gli
rispondo io, vedendolo inarcare con scetticismo un sopracciglio. - Non mi sembra che tu abbia insistito
poi così tanto… - . - Ma se è arrabbiato con me… - .
… - Reiko,
Milo ti vuole bene! – mi riprende bonariamente Al poco dopo. – Figurati se
riesce a tenerti il broncio! - .
Uff. - Oh, parli del diavolo…! – esclama
improvvisamente, mentre la figura del cavaliere di Scorpio ci sorpassa in quel
preciso momento, senza voltarsi.
… - Scorpio, stavamo giusto parlando
di te! - .
Non così, Al… - Questa sciocca stava chiedendosi
se tu non la stessi evitando! – esclama taurus,
cercando d’imprimere un tono scherzoso nella frase, enfatizzandola lievemente,
mentre Milo si ferma qualche gradino più in basso di noi, portandosi una
sigaretta alla bocca e cercando di accenderla, inclinando la testa in avanti e
aiutandosi con una mano a proteggersi dal vento che gli sta sollevando i
capelli e creando degli sbuffi nella camicia che indossa. - E tu chi sei, l’intermediario? –
chiede ironicamente lui, continuando a darci le spalle, aspirando una boccata
di fumo dietro l’altra, in gesti meccanici.
Guardo sottecchi Aldebaran, vedendo lui fare la
stessa cosa con me.
Credo che adesso abbia capito a cosa mi stessi riferendo. - Vabbè… - conviene infine Al,
lasciando cadere la risposta e alzandosi, sotto il mio sguardo triste e
spaventato. - Dove vai? – gli chiedo con un filo
di voce, non potendo fare a meno di pensare che si sta costringendo a spostarsi
per la seconda volta per lo stesso motivo nel giro di pochi minuti. - Faccio un giro. – risponde con
tono di voce più alto del precedente, col chiaro tentativo di farlo arrivare
alle orecchie di Milo. Faccio per alzarmi anch’io, ma i suoi occhi m’inchiodano
lì dove mi trovo, prendendo ad agitare l’indice e ad indicare successivamente
l’amico col pollice.
Devo proprio farlo, eh?
E, sorprendentemente, poco dopo che Aldebaran
ci lascia, riprendendo a salire ancora la scalinata, Milo si siede, continuando
a darmi le spalle e non proferendo parola.
Non so da dove iniziare. - Non sapevo che fumassi. – butto
lì, imprimendo alla voce un tono sicuro, vedendolo sollevare appena un po’ il
mento e guardare la sigaretta che ha in mano, assumendo un’espressione da
“adesso lo sai”.
Ok. - Milo, qualcosa non va? – mi decido
a chiedergli direttamente, cercando di controllare l’ansia. - Secondo te? – mi chiede dopo un
po’ lui, con un tono strafottente che mi urta non poco. - Senti, ti ritengo una persona
intelligente abbastanza da intavolare una conversazione in modo pacifico e
replicare ad una domanda con una risposta. – butto fuori, risentita, cambiando
posizione per prepararmi ad alzarmi da lì. – Qui-… - . - Ed io ti ritengo una persona intelligente
abbastanza da renderti conto di che persona hai accanto e quali limiti non
vadano assolutamente superati. - .
… Sta difendendo Mu. - Quindi, se ritieni opportuno andartene ed evitare l’argomento, sei
liberissima di farlo. – sputa fuori, lanciando la cicca lontano e afferrando
nuovamente il pacchetto di sigarette per sfilarne un’altra.
Lo guardo allibita… stralunata… ma chi diavolo si crede di essere? - Ti rendi conto che mi stai facendo
una partaccia che non mi ha fatto nemmeno Mu? – gli faccio notare, senza
smettere di guardarlo in cagnesco, parlando ancora con le sue spalle. - Per l’ariete va bene così? – mi
chiede allora, voltandosi appena verso di me. - Sì. - . - A posto! – sancisce alla fine,
accompagnando l’esclamazione con un gesto della mano che va a tagliare l’aria
orizzontalmente, accendendosi un’altra sigaretta.
Non ho parole. - Tu… - tento di articolare una frase
di senso compiuto, fallendo miseramente a causa del nervosismo. – Tu non mi hai
fatto nemmeno spiega-… - . - Non c’è niente da spiegare. – mi
aggredisce di nuovo, monocorde, voltandosi ancora una volta di un po’ verso di
me, lasciandomi a bocca aperta. – Non m’interessa, non lo voglio sapere. - . - Cazzo. – mi lascio
sfuggire, non riuscendo più a condurre la discussione. – Non t’interessa, eh? –
replico sarcasticamente, vedendolo girarsi di scatto verso di me, questa volta
completamente, prendendo a puntarmi contro un dito. Letteralmente. - Non me ne frega un cazzo né di te,
né delle tue giustificazioni, né delle tue paturnie! – sputa, puntandomi il
dito ad ogni nuova. – Mi frega solo che Mu si è fatto il culo per te. –
continua, annullando del tutto il tono di voce nel pronunciare la parola che
poi va ad imitare nei gesti. – Shaka ti ha baciata. –
riprende. - Per la seconda volta… -
sibila, mimando il numero con le mani. – E tu ci sei stata! Le vedi quelle? –
continua a inveire, indicando e facendo riferimento, stavolta, a due dannate
lacrime che mi sono sfuggite dagli occhi. – Non servono a niente! – sancisce,
continuando a fissarmi negli occhi per un po’, prima di perdere la verve e
tornare a girarsi, ridandomi le spalle.
Caccio a fatica un singulto in gola, col rischio di strozzarmi, restando a
guardare le sue spalle per un lungo momento, prima di esplodere. - Ma tu che ne sai… che ne sai! –
inizio da dove mi trovo, stringendo i pugni convulsamente, scendendo poi
velocemente le scale per andare a piazzarmici proprio di fronte. – Che ne sai!
Dei sensi di colpa, della lotta interiore, del come mi sia sentita uno schifo…
CHE NE SAI!! Di quando ho dovuto convincere Mu che l’amassi, di come non abbia
avuto la stessa capacità di spiegare a Shaka che
tenessi a lui lo stesso… CHE NE SAI! – continuo come un torrente in piena, con
le lacrime che ormai mi solcano il volto ininterrottamente.
Mi pare quasi di scorgere un cedimento nel volto marmoreo del cavaliere dello
scorpione mentre vado avanti col mio sproloquio… ma non me ne curo molto,
continuando a lasciarmi andare. - Che ne sai di come mi abbia
guardato Shaka quando la prima volta mi ha baciato e
ha visto che stessi immaginando un altro al suo posto… o di come le mie budella
si siano completamente attorcigliate l’ultima volta che ho discusso con Mu,
vedendolo piangere… - mi mordo un labbro quasi a sangue, resami conto di aver
sbandierato troppo, vedendo, poco prima che chiudessi gli occhi per
disperazione, il volto di Milo completamente diverso da quando mi ha attaccata.
La sigaretta sospesa a mezz’aria, lasciata consumare dal vento.
- Ma tu che ne sai… Ma che cazzo ne sai?! – riapro gli occhi,
continuando a stringere i pugni. – Quando Parvati ha
smesso di squartarmi dall’interno sono venuta a cercarti. – ammetto,
riacquisendo un tono più calmo, sebbene continui a piangere, singhiozzando. –
Siccome ha iniziato a farlo dopo che Shaka mi ha
baciata, volevo chiederti un consiglio sul come comportarmi. Volevo chiedergli
un parere in merito, ma non è che mi potevo presentare di punto in bianco alla
sesta dopo quello che era successo. E non volevo farlo senza dirlo a Mu. E non
volerlo dirlo a Mu per paura di turbarlo ancora. Volevo venire da te. Menomale
che non l’ho fatto! – concludo, desiderando ardentemente di avventarmi su di
lui per riempirlo di botte, convenendo di girare sui tacchi e allontanarmi, non
prima di avergli lanciato un ultimo sguardo sprezzante. - Vieni qua… - sento pronunciare
dolcemente da Milo, all’improvviso, mentre una sua mano va ad afferrare un mio
polso, che io mi premuro prontamente di strattonare, facendogli mollare la
presa. - Vieni qua… - ripete di nuovo lui,
con un tono sempre dolce, ma con un’inflessione più decisa, allungandosi a
riafferrarmi di nuovo il polso, sempre da seduto, trovandomi a intraprendere
con lui una battaglia sul possesso di entrambe le mie mani che – ahimè – viene
vinta da lui, dopo avermele immobilizzate entrambe, trascinandomi verso di lui,
costringendomi ad esser abbracciata. Per quanto fosse nelle sue possibilità,
dal momento che mi opponevo. - LASCIAMI! – gli urlo praticamente
nell’orecchio. - Scusa scusascusascusascusascusascusa…
- sussurra lui nel mio, mentre io continuo a scalpitare per liberarmi,
scoppiando nuovamente a piangere per la frustrazione, la stanchezza e la
collera.
Lui lo capisce e prende a baciarmi continuamente la guancia che è alla sua
portata in modo affettuoso, senza mai cambiare posizione, continuando a tenere
lo sguardo nascosto. - Stronzo! – gli urlo ancora,
continuando a dimenarmi. Ma, tra le sue braccia, è come se non mi muovessi
affatto. E’ pur sempre un Gold Saint, porca puttana! - Come sei bella quando ti arrabbi… - . - VAFFANCULO! - . - Le gote rosse, gli occhi lucidi, i
capelli arruffati… ah, se lo capisco Mu! E poi tutta questa grinta… grrrr! - .
In un’altra circostanza sarei scoppiata a ridere, ma in questo momento
l’unica cosa che riesco a fare è arrendermi, comprendendo, naturalmente, che
Milo ce la sta mettendo tutta per ottenere redenzione. Avrebbe già sollevato lo
sguardo, è una scusa quella di sussurrarmi nelle orecchie. Gli dispiace. - KANON! – chiamo il cavaliere,
riuscendo a intravederlo oltre la spalla di Milo, in quel po’ di visuale che mi
ha concesso, vedendolo voltarsi e aggrottare la fronte, prima di capire che sta
succedendo. – AIUTO! – urlo sinceramente disperata. - Scorpio! – urla questi, una volta
afferrata la situazione. - Oh, non disturbarci Gemini! –
risponde sarcasticamente Milo, assecondando ciò che può aver tranquillamente
frainteso Kanon. - Vuoi che ti stacchi la testa?! –
riferendosi, ovviamente, alla mia dolce metà. - Oh, ma io sono quello ufficiale e
autorizzato! – replica il cavaliere dello scorpione, voltandosi a guardarlo,
intravedendo delinearsi il puro sconcerto sul suo volto, afferrata l’allusione
al cavaliere di Virgo. - L’unico solo e vero amante ufficiale… - continua,
rigirandosi verso di me e riprendendo a baciarmi la guancia, rendendo gli
schiocchi più sonori per prendere in giro Kanon.
Completamente sconcertata di fronte a tanta stupidità, mi arrendo
definitivamente, lasciandomi sfuggire un lieve sorriso. Lui se ne accorge e
alza finalmente la testa, guardandomi sorridente e trionfante. Ritorno subito
seria. E lui rivolge il labbro inferiore verso il basso, a mò
di cucciolo bastonato.
Da ricordarsi che questi è il temibile cavaliere dell’ottava casa del santuario
della dea Athena, eh. Kanon nel frattempo ha borbottato qualcosa e se n’è
andato, lasciandoci nuovamente soli.
Lo guardo in modo serio insistentemente, vedendo il suo sguardo, finalmente,
farsi serio a sua volta.
A quel punto spingo con le mani verso di lui, allontanandomici e alzandomi,
vedendolo sospirare profondamente. - Invece di dare luogo a tutta
questa pagliacciata, sta attento a non superare il limite, la prossima volta. - .
So che si sente in colpa, ma se vuole la tanto agognata redenzione dopo
tutte le lacrime che mi ha fatto versare deve faticare almeno un po’. - Mea culpa. – ammette, portandosi
una mano al petto, come a voler sottolineare il gesto. – Ciò non toglie che le
balle me le hai fatte girare, dolcezza. – continua, ritornando all’attacco. –
Ma… - aggiunge subito, per non dare adito ad altri fraintendimenti. – Ho
sbagliato. Perché ho giudicato la situazione senza realmente conoscerla. Scusa.
- .
A braccia incrociate, di fronte a lui, lo guardo dalla testa ai piedi,
notandolo ad un certo punto palesemente in ansia. - Scuse accettate… - convengo
infine, sciogliendo la posizione dei miei arti superiori. – Tu in fondo non hai
fatto altro che difendere un compagno che, immagino, devi rispettare molto… - .
Lui annuisce, guardandomi negli occhi, palesemente contento che sia
stata trovata anche la sua motivazione. - Pochi sono i cavalieri per cui
nutro sinceramente del rispetto. Mu è tra questi. - .
Sorrido intenerita, pensando a questo gesto, seppur inusuale, di
fratellanza. - Certo che tu ne hai portati di
scombussolamenti al Grande Tempio. – pronuncia infine, dopo essersi perso per
un attimo con lo sguardo nel vuoto, prendendo poi a sorridere divertito. - Ti prego… - lo supplico. – Non
farmici pensare. - . Vado a sedermi accanto a lui, che si allontana un po’, per
farmi più spazio. - Io parlo di scombussolamenti
positivi! – tende a precisare lui, ritornando serio. – Da quando sei qui Mu si
è innamorato, Shaka è sceso dalle nuvole sulle quali
alloggiava ricordandosi di essere fatto di carne e ossa, Saori
è cognitivamente più orientata ad assecondare la dea che reincarna agendo con
cognizione di causa e in modo più autonomo di quanto non abbia fatto
precedentemente, Seiya è più acculturato! - .
Rido alle ultime due voci del suo elenco, prendendo a sciorinare il mio. - Kalì ha
preso a minacciare la terra, un morto vi ha quasi fatti fuori, Ganesha si è presentato al Santuario di Athena
senza essere stato invitato, Mu ha quasi ucciso Shaka.
– lo sento ridere, finchè i miei occhi non vanno a
poggiarsi sulla seconda casa dalla quale, da quando sono qui, non è ancora uscito
nessuno. - Milo, seriamente, quei due sono
ancora là dentro. – confesso la mia preoccupazione, vedendo il cavaliere dello
scorpione aggrottare la fronte, perplesso. - Quei due chi? - . - Secondo te? - .
Spalanca gli occhi, indirizzandoli anche lui verso la casa del toro. - Da quanto tempo? - . - Sarà almeno un’ora… - rispondo con
un filo di angoscia, vedendolo spalancare la bocca. - Oh, Athena.
Chi avrà fatto fuori chi? - . - STUPIDO! – esclamo, colpendolo con
un pugno che lo muove appena, non scalfendolo minimamente. - Santi numi… - continua con enfasi.
– La prima o la sesta resterà senza custode? -. Roteo gli occhi. – Kiki potrà
prendere in eredità le sacre vestigia d’ariete appartenute al suo mentore… Ma
chi mai potrà sostituire l’uomo più vicino agli dei? Chi mai potrà essere
considerato all’altezza di cotanta responsabilità? – gonfia il petto,
esibendosi in una pessima interpretazione teatrale. - Non sei divertente. – gli rispondo
monocorde, per poi prendere una decisione. – Vado a vedere! - . - Ma dai che sto scherzando… -
interviene subito lui, afferrandomi nuovamente per un braccio, facendomi
partire uno sguardo omicida. - Toglimi le mani di dosso. –
scandisco, vedendolo assecondarmi subito. - Sì, però lasciali. I cosmi sono
tranquilli, staranno parlando. – mi fa notare giustamente lui, accendendosi
un’altra sigaretta e attirando nuovamente la mia attenzione.
Poco dopo i suoi occhi tornano a puntarsi nei miei, velandosi un attimo di
tristezza. - Perdonami se ho alzato la voce –
mi chiede.
E’ stato terribile esser attaccata così tano duramente da lui… ma è ciò che ha
in mano ad inchiodarlo.
Gli saranno pure girate le balle, come ha detto lui, per il mio pseudo triangolo
amoroso… ma Milo è palesemente nervoso.
Allungo una mano per stringergli affettuosamente una guancia, vedendolo subito
sorridermi. - Mi fai provare? – gli chiedo ad un
tratto, vedendolo voltarsi di scatto verso di me. - No. - . - Dai! – esclamo risentita,
vedendolo farmi ripetuti cenni di diniego con la testa. – Ma perché? - . - Vuoi farmi veramente ammazzare?! –
esprime finalmente le sue perplessità. - Ma insomma! Sarò pur libera di decidere
per la mia vita senza avere qualcuno puntualmente ad interferire, o no?? – lui
sembra valutare per un attimo la cosa, facendo intervallare lo sguardo tra me e
la seconda casa. - Senza contare che praticamente me
lo devi, considerando il modo in cui ti sei comportato. – mi gioco, incrociando
le braccia a mò di rimprovero, vedendolo guardarmi
con un sopracciglio inarcato, mentre butta fuori del fumo precedentemente
aspirato. - Sai che non mi potevi chiedere
cosa più scema, vero? - .
Allungo verso di lui una mano col palmo rivolto verso l’alto, in attesa.
Lui scuote la testa. - Un tiro. – propone, categorico,
dando un’occhiata alla seconda casa. – Muoviti, dai! - .
Gongolo trionfante, afferrando la sigaretta che stava fumando lui e
prendendo a guardarla con curiosità, portandomela all’altezza degli occhi. - Si fuma con la bocca, non col
pensiero. - .
Lo guardo come a fargli notare di essere stato molto spiritoso, decidendomi, infine, a portare la sigaretta alle
labbra e ad aspirare, imitando il modo in cui l’ho visto fare a lui… sentendo
una sgradevolissima sensazione tapparmi la gola e farmi tossire animatamente. - Ciao, polmoni di Reiko. E’ stato un piacere. – saluta con la mano Milo in
prossimità del mio volto, mentre tossisco ancora forsennatamente,
restituendogli schifata quella roba, sentendo un senso di nausea raggiungermi
poco dopo la bocca dello stomaco, che però, per fortuna, non trova riscontro.
Mi volto verso di lui per chiedergli come diavolo faccia a buttarsi quello schifo
nel sangue, vedendolo improvvisamente irrigidirsi – quasi come se fosse stato
colto alla sprovvista – e girarsi.
Seguo la direzione del suo sguardo… trovando, all’esterno della seconda casa,
in perfetta linea d’aria con noi, Mu. Solo dopo un po’ capisco che molto
probabilmente stanno comunicando telepaticamente, considerando che Scorpio non
accinge né a parlare, né a muoversi.
Domanda mi sorge spontanea. - Milo, tutto bene? - .
Deglutisce. - No. - .
Ah, Milo di Scorpio… si è capito che mi sono divertita a manovrarlo? J
Grazie per tutti i commenti, i preferiti, i seguiti, i ricordati e, non meno di
tutti, i silenziosi lettori che si accostano a questa storia senza pretese.
Il sole d’Atene oggi è cocente. O forse è solo il
mio continuo andirivieni che mi sta facendo sudare in modo tanto osceno. Sarà
almeno la quinta volta che percorro i gradini che conducono dalla quinta alla
sesta casa. Avanti e indietro, avanti e indietro, avanti e indietro, avanti e
indietro, avanti e indietro.
Ad un certo punto mi sono pure seduta su uno di essi, essendo tanto psicolabile
da contarli tutti e scegliere esattamente quello centrale, incrociando gambe e
braccia e mettendomi a contemplare il cielo alla ricerca di un’illuminazione.
Che ovviamente non è mai arrivata. Ieri Mu è uscito dalla casa del toro nel
momento esatto in cui io tentavo di non morire soffocata e ripassavo la
sigaretta a Milo. Non ha torto un solo capello a quest’ultimo, ma il modo in
cui Milo è sbiancato, inventandosi di sana pianta di essersi ricordato
improvvisamente di un impegno, deve averglielo fatto veramente temere. Chissà
quali terribili minacce gli ha fatto telepaticamente, il tanto pacato e gentile
cavaliere di Aries.
Mi sono precipitata da lui subito, seguendolo alla prima, mentre Shaka faceva ritorno alla sua casa, senza voltarsi a
guardarci.
Una volta dentro mi sono trovata costretta a pedinarlo, cercando allo stesso
tempo allo stare attenta a non mettergli troppa pressione ond’evitare
altri spiacevoli fraintendimenti. Ma ero curiosa. L’ansia non era scomparsa e
non credevo affatto che i due si fossero messi a giocar a sasso, carta, forbici
per decidere chi dovesse sorbirmi per tutto quel tempo.
Ho provato a sondare il terreno partendo mooooolto
alla larga, chiedendogli di non esser troppo duro con Milo, considerando che
l’avessi quasi praticamente costretto a cedermi quella robaccia. Lui allora mi
ha chiesto di cosa stessi parlando ed io per un attimo ho davvero creduto di
essermi sbagliata, se non che Mu, in realtà, mi stava solamente mettendo alla
prova, dicendomi poi che difficilmente si sarebbe avvicinato a me, sentendomi
quello sgradevole odore addosso. Io allora gli ho promesso solennemente che si
era trattata solo di curiosità e che non sarebbe accaduto più, soprattutto
perché stavo per lasciarci le penne.
Tutto questo mentre lui non mi guardava. Aggirandosi per la prima casa a
recuperare pezzi di armatura di vari cloth lasciati
da diversi cavalieri, alcuni dei quali non erano dorati, ragion per cui ho
immaginato dovessero essere dei bronzes. Finchè non mi è capitato l’elmo di Death Mask tra le mani, che lui, per pura combinazione – avendolo
osservato – stava cercando. Gliel’ho allungato sotto al naso, sottraendoglielo
di nuovo poco prima che lo afferrasse, costringendolo a guardarmi. E l’ha fatto
a lungo, sostenendo il mio sguardo, che cercava di comprendere il suo, avvolto
in quell’ermetismo che sempre lo ha contraddistinto, in silenzio.
Poi se n’è accorto, deviando così l’attenzione da sé. Avevo ancora gli occhi
rossi per la sbraitata con Milo e lui, manifestando un accenno di sincera
preoccupazione su quel bel volto imperturbabile, mi ha chiesto cosa fosse
successo.
Gli ho detto la verità, omettendo i dettagli, spiegandogli che avevamo discusso
e che ci ero rimasta male per come mi aveva trattata, vedendo subito un lampo scuro
passare negli occhi chiari di Mu, che ho provveduto a spegnere chiedendogli di
non interferire, poiché gli stavo raccontando la cosa solo per non dar modo a
nessun fraintendimento d’insinuarsi tra noi, ma che me la sarei cavata
benissimo da sola. Dopodichè è toccato a me chiedergli cosa fosse
successo. Lui ha deviato di nuovo lo sguardo. Facendomi incazzare e inquietare
allo stesso tempo. Nonché sospirare profondamente, vedendolo allontanarsi, in
direzione, questa volta, del bagno.
L’ho seguito, approfittandone per guardare il mio riflesso allo specchio e
reprimere un moto d’orrore, mentre lui scompariva nel vano doccia.
Gli ho detto della mia intenzione di parlare con Shaka
per chiarire una volta e per tutte il nostro rapporto – o quello che ne era
rimasto – avvertendo il cosmo di aries incrinarsi
pericolosamente.
L’ho raggiunto al vano doccia, spalancandovi la porta e trovandolo con la fronte
appoggiata al muro, di spalle, con un getto d’acqua apparentemente bollente a
scorrergli sul corpo.
Non ho saputo che fare.
Poi si è girato, prendendo a guardarmi con quello sguardo tipico dei momenti in
cui si parla di Shaka. Mi addolorava vederlo così,
sebbene poco dopo lui si sia girato, avvicinandosi a me, continuando a stare
nel vano doccia mentre io continuavo a restarne fuori. Mi ha chiesto cos’avessi
intenzione di dirgli. O meglio, il senso che ne ho tratto è stato quello. La
sua è stata più una domanda camuffata, ma la mia risposta non ha tardato ad
arrivare.
Gli ho detto che, al di là di dirgli di non permettersi più di superare certi
limiti, gli avrei chiesto, secondo lui, che senso avesse quello che mi era
successo immediatamente dopo. Che dovevo farlo. Anche se l’espressione di Mu
era mutata di nuovo, in un modo che oserei definire preoccupato.
E’ passato un po’ prima che annuisse, senza spiccicare parola, passandosi una
mano sul volto per allontanare delle gocce d’acqua che evidentemente lo stavano
infastidendo, finchè il suo sguardo non si è posato
di nuovo su di me… trasmettendomi i brividi.
Mi ha ricordato cosa gli avessi chiesto quella mattina, facendomi vistosamente
arrossire. Avevo voglia di raggiungerlo nel vano doccia, ma desideravo molto di
più cancellargli quell’espressione pensierosa ed enigmatica dalla faccia. Ho
provato a dirglielo, ma lui ha chiuso la mia bocca con la sua, trascinandomi
con sé con addosso ancora tutti i vestiti, richiudendo la porta del vano
doccia, che stava disperdendo calore. Adesso mi ritrovo a dover andare da Virgo, completamente indecisa sul cosa
dirgli. O meglio, da dove iniziare.
Sospiro profondamente, decidendomi finalmente ad alzarmi e raggiungere a grosse
falcate la casa della vergine.
Non so se ho fatto bene ad entrare qui… ma d’altronde è da qui che proviene il
suo cosmo… ed io voglio parlargli… quindi…
Deglutisco sonoramente, avanzando nello Sharasojo… la
sua figura è al centro dei due alberi gemelli… un leggero vento gli scompiglia
appena i capelli… è nella classica posizione del loto… ed i suoi occhi sono
chiusi, ermeticamente.
Non li riapre neanche quando mi ci avvicino, nonostante abbia reso nota la mia
presenza… e il mio cuore stia martellandomi nel petto incessantemente.
M’innervosisce questa situazione. Da morire. - Non dovresti essere qui. - .
Riapro gli occhi di scatto – precedentemente chiusi, lasciandomi cullare
dalla tranquillità del posto – e vado a poggiarli nuovamente sulla sua figura,
che non si è mossa di una virgola. - Mu sa, che sono qui. - .
La mia risposta non sembra sortirgli alcun effetto… e il silenzio
ritorna a impadronirsi di quell’incantevole posto. - Shaka,
io… - .
Io, cosa?
Richiudo gli occhi per disperazione, sentendomi completamente fuori luogo…
avvertendo quelle dannatissime lacrime raggiungermi nuovamente gli occhi.
Perché mi sento sempre alla completa mercè delle mie
sensazioni quando sono con lui, perché?
Ad un certo punto mi viene in mente che potrei comunicare con lui in
tutt’altro modo… non ci riesco, verbalmente. Così gli apro la mia mente,
lasciando che tutto ciò che penso, che provo e che desidero possa essere letto
da lui così com’è, senza alcun filtro… ma il suo sguardo, improvvisamente,
s’indurisce… - Smettila, Reiko.
– mi ordina perentorio, facendomi rialzare di botto le barriere mentali…
lasciandomi completamente interdetta. – Tu non dovresti essere qui. – mi dice
ancora una volta. E questa volta… giurerei di aver avvertito la sua voce
incrinarsi lievemente. Ma a giudicare dal cipiglio severo che ha su ancora,
devo essermelo sicuramente immaginato… - Sono una lurida stronza egoista. E
che questo posto sacro possa perdonare le mie parole fuori luogo… ma… - mi
mordo un labbro, mentre lui rimane completamente immobile, per niente scalfito.
- …temo non possa esserci un futuro in cui riesca a dirti tutto questo, Shaka. Non vi sono parole sufficientemente adatte ad
esprimere ciò che vorrei realmente comunicarti, che vorrei tu capissi… e tutto
quello che è successo tra di noi non aiuta. So solo che… mi dispiace… - dico,
mentre le prime lacrime cominciano a solcarmi il volto, senza lasciare che la
voce subisca delle modifiche. – …Mi dispiace tanto. - .
Una folata di vento attraversa i nostri corpi, muovendo le foglie degli
alberi sacri, dalle cui chiome alcune foglie si staccano, andando a creare una
danza, tutt’attorno a noi. - So che quanto ti sto dicendo può
farti male più di quanto non te ne abbia già fatto… così come so che potresti
odiarmi, arrivando a maledirmi per quello che forse faresti a meno di sentirti
dire… ma la guerra si avvicina, e… - . Traggo un
profondo respiro, lasciando andare le parole tanto temute. – Anche se non ti
amo come tu vorresti… non significa che tu per me non sia importante. E non
immagini quanto… - dico tutto in una volta, voltandomi appena per scacciare una
lacrima adagiatasi troppo a lungo sulla mia guancia. – Te ne prego… resta vivo.
- .
Gli volto le spalle e me ne vado, sentendo i passi farsi sempre più
pesanti man mano che mi allontano dalla figura del cavaliere della vergine che,
così come l’ho trovato, non ha accennato a muoversi.
- Allora? - .
Quasi sobbalzo nell’avvertire la voce di Milo, così, all’improvviso, che
sento il cuore accelerare di botto, calmandosi poi non appena mi rendo conto
che si tratta effettivamente di lui.
Vedo i suoi occhi scrutare a lungo i miei, alla ricerca di una risposta che
impiega un po’ ad arrivare. - Stavo ritornando da Mu… - mi lascio sfuggire mestamente, riprendendo a scendere gli
scalini che separano la sesta casa dalla quinta, quando lui scuote la testa. - Con quegli occhi lì? – chiede retoricamente,
facendo riferimento alle lacrime che ancora li bagnano. – Meglio di no. – mi
suggerisce… ed io capisco perfettamente cosa intenda dire.
Sospiro. - Che ci fai qui? – gli chiedo,
tentando di cambiar discorso, sebbene immagini che la sua presenza sia
conseguente alla mia visita alla sesta. - Sono passato a trovare Aioria
e ti ho vista salire. – giustifica la sua presenza lì, mentre io prendo a
dondolarmi su un piede, le mani in tasca, lo sguardo basso. Sono ancora reduce
della mega litigata del giorno precedente… non mi va di parlare di Shaka con lui. – Gli hai chiesto… spiegazioni? – azzarda,
ed io mi trovo costretta a scuotere la testa negativamente, senza aggiungere
nulla. Sospira. – Comunque ci ho pensato, sai? -.
Mi volto lentamente verso di lui, perplessa, chiedendomi se per caso non
mi sia persa un passaggio.
I suoi occhi si fissano su un punto alle mie spalle. - A voi tre. – mi risponde allora,
continuando a tenere lo sguardo rivolto altrove, mentre la mia mandibola cade. - Scusa? - . - Ti faccio una domanda così, a freddo:… - . Oh, no… - …Se Mu non ci fosse, tu proveresti a
stare con Shaka? - .
OH, ATHENA. - Milo… - . - Sì o no? Non ti ho chiesto di
articolare alcuna risposta particolare. -.
A quel punto decido di giocarmi la mia carta. - Io credo che tu debba seriamente
iniziare a impicciarti degli affari tuoi… - gli dico seria, vedendolo
sorridere. - Forse. Ma tu non hai risposto alla
domanda. - .
Mi porto entrambe le mani sui fianchi, piazzandomi in faccia
un’espressione di disappunto. - Vuoi litigare di nuovo? – gli
chiedo semplicemente, vedendolo farsi serio. - Assolutamente no. Sto solo
cercando di… - . - Stai solo cercando qualche altro pretesto
per puntarmi il dito contro e giudicarmi. - .
A quel punto la sua espressione si fa grave, conducendosi le mani sul
petto e scendendo i pochi gradini che ci separano,per piazzarmisi davanti. - Potessi tornare indietro non
rifarei quello che ho fatto, te lo giuro su Athena. - .
Resto a guardarlo per un periodo di tempo indefinibile. E’ più forte di
me. Mi ha fatto troppo male.
Devio lo sguardo dal suo e riprendo a scendere le scale che mi separano dalla mia
meta, dribblandolo quasi come non esistesse, intravedendolo sottecchi voltarsi
per seguire la mia figura, che ora gli sta dando le spalle. - Però così facendo stai evitando
te, non me… - .
Mi blocco di colpo, prendendo a voltarmi lentamente nuovamente verso di
lui, scorgendolo osservarmi con un sorriso canzonatorio sul bel volto greco, le
braccia incrociate, la postura eretta e sicura, lo sguardo alto. - Ma tu che cazzo vuoi? – gli chiedo
allora senza mezzi termini, non riuscendo più a comprendere il suo
comportamento sfacciato. - Ci staresti o no con Shaka? - .
E’ un attimo. Non faccio nemmeno in tempo a capire che la rabbia che
sento ribollirmi dentro mi appartenga solo in parte, che sento i palmi delle
mani diventare roventi. Li alzo entrambi contro la mia volontà, vedendo lo
sguardo di Milo farsi perplesso e allarmato… assistendo subito dopo ad uno
spettacolo raccapricciante. - NO!!! – urlo con tutta la voce che
ho in corpo, vedendo il corpo del cavaliere di Scorpio dimenarsi tra le fiamme
che l’hanno avvolto. Cerco di correre verso di lui, vedendo il fuoco divampare
ad ogni passo che faccio verso la sua direzione, costringendomi, così, ad
indietreggiare e continuare ad urlare disperata.
Finalmente sopraggiungono Aioria e Shaka, e con quest’ultimo Dohko,
contemporaneamente, il primo afferrandomi per le spalle e innalzando il suo
cosmo a mò di difesa – non riesco a capire se perché
non abbia compreso la natura del fuoco o il contrario… - e gli altri due
utilizzando il loro per aiutare il compagno dell’ottava casa, che non accenna a
smettere di dimenarsi per contrastare l’energia che lo sta avvolgendo, finchèDohko non smette di usare
il cosmo di Libra, sfilandosi velocemente il sari che indossa e prendendo a
batterlo violentemente su Milo che, per fortuna, dopo un po’ di tempo,
sorprendentemente, smette di bruciare.
In tutto quel tempo non mi sono neanche accorta di essermi letteralmente
aggrappata alle braccia del cavaliere del leone… e a giudicare dalle striature
nerastre che ho lasciato sulle maniche dei suoi abiti… sono stata davvero io, a
fare tutto quello.
… - Cosa diamine è successo? – sento
chiedere improvvisamente da Shaka. Gli occhi sbarrati,
domanda retorica di chi immagina, di chi sa, di chi ha capito, eppur vuole
accertarsene. - No-… non sono stata io… io… - . La voce rotta, le lacrime che scorrono copiosamente.
Come ha osato quella lurida bastarda di una divinità fare questo a Milo? Non
riesco a smettere di singhiozzare… così come non riesco a non notare di come le
braccia di Aioria non abbiano smesso di tenermi. In
modo decisamente diverso, rispetto a prima. - Certo che non sei stata tu! –
l’esclamazione di Scorpio arriva forte e chiara, mentre il suo corpo si scrolla
per liberarsi della cenere che è andata a depositarsi sulla sua schiena, in prossimità
delle ustioni che lo ricoprono seppur, sembrerebbe, in maniera per niente
grave. Alzo appena lo sguardo verso di lui… vedendo il suo… trionfante? – La
gentil signora che ospiti non vuole assolutamente che si tocchi un determinato
argomento. Non vuole che ti s’insinui il dubbio. – i suoi occhi si girano
esplicitamente verso Shaka, che ha richiuso da un bel
pezzo i suoi, mentre Dohko – che non ho la più pallida
idea da dove sbuchi fuori – continua ad osservarlo interessato. – Sapevo non sareste riusciti a parlare di
niente, ho preferito confutare personalmente il dubbio sortovi. E’ esattamente
come avevate pensato, signori. Adesso ne abbiamo la conferma. -.
… Quello scellerato avrebbe messo alla prova Parvati? Shaka è immobile, apparentemente impassibile,
davanti a Milo, che ha su ancora l’espressione di prima, mentre mi guarda
intensamente e Aioria… non accenna a lasciarmi andare. - Lasciala, Cavaliere. – chiede
confidenzialmente Libra al cavaliere del Leone, che sembra essersi perso in
chissà quali pensieri, allungando una mano per intimarlo a gesti, mentre
quest’ultimo – finalmente – mi lascia… ed io arretro di un passo, prima che la
mano di Milo mi raggiunga e la sua espressione si faccia grave.
Chiudo gli occhi e scuoto la testa, abbassando quest’ultima e ricacciando
indietro altre lacrime che sembra vogliano prendere ancora il sopravvento,
mentre nessun altro dei presenti accenna a muoversi o aggiungere altro.. - Reiko… -
pronuncia dolcemente Milo, cercando di attirare la mia attenzione… ma io non ho
alcuna intenzione di lasciarmi avvicinare di nuovo. - Potevo ucciderti… - biascico,
stringendo gli occhi ancor di più e portandomi una mano alla bocca per impedire
a un conato di riaffacciarmisi alla bocca. - Non l’avresti fat-…
- . - POTEVO UCCIDERTI! – urlo
sconvolta, ignorando la risposta di Milo, voltandomi e prendendo a correre…
verso una direzione che non vedo più.
**********************************************
- Che succede ancora?! - .
Quasi non odo la voce di Aldebaran, preso come
sono dal far le scale quattro a quattro, sorpassando la casa del Toro per
dirigermi alla quinta. Erano i cosmi di Shaka, Milo, Dohko, Aioria e Parvati quelli intervallatisi poco fa. Non oso immaginare
cosa sia accaduto, adesso è quello di Reiko a
turbarmi di più. Si sta avvicinando. Devo riuscire a bloccarla prima che riesca
a fare ciò che ha già fatto ripetutamente in passato. E stavolta non intendo
permetterglielo.
Arrivo alla quarta col cuore in gola… ed è lì, che mi si ferma completamente.
Riversa sul pavimento, piegata sulle ginocchia, sta dimenandosi per liberarsi
dalla presa di Cancer, che, sebbene nel suo
caratteristico modo, sta cercando palesemente di calmarla. E’ completamente
fuori di sé. - Potevi spezzarti l’osso del collo,
scimunita! – esclama Death Mask, senza smettere di
tenerle i polsi, che lei sta agitando ripetutamente contro di lui, per
colpirlo. – Ha fatto un volo da rimetterci le penne! – tenta di giustificarsi
non appena mi vede arrivare trafelato, allontanandola da sé per sottolinearmi
le sue intenzioni e rimettendosi in piedi, con lei. – L’ho afferrata prima si
fracassasse la testa! E’ indemoniata, non si capisce un cazzo! – la spinge,
lasciando che sia io ad occuparmene. Le sue spalle toccano il mio sterno e lei
si volta di scatto, inviperita, digrignando i denti e guardandomi ad occhi
sbarrati.
Non mi vede davvero. - Reiko… -
tento, cercando di avvicinarmi quanto basta per stabilire un contatto fisico
con lei. – Tesoro… - riprovo, incurante degli occhi di Death Mask fissi su di noi, sinceramente costernato per ciò a cui
sta assistendo. Ogni passo indietro che lei fa di fronte a me è un pugno allo
stomaco… finchè decido di smettere d’incassare e
avventarmi letteralmente su di lei, cingendole il corpo con entrambe le mie
braccia, bloccando le sue, lasciandomi cadere con lei sul pavimento esterno
della quarta casa. - NO! – urla disperata. Sento lo
stomaco contorcersi e mi costringo a deglutire, imponendomi di mantenere la
calma. – Ucciderò anche te… UCCIDERO’ ANCHE TE! - .
Una paura irrazionale si fa largo in me e, sebbene non sia facile, mi concentro
per raggiungere col cosmo l’intero Santuario.
Non manca nessuno all’appello.
Solo allora mi concedo di espirare e rendermi conto che si tratta di un attacco
di panico… molto diverso dal solito. - Calmati… - provo a dirle, sebbene
debba essere io a farlo per primo. Non riesco più a capire dove finiscano i
suoi battiti e inizino i miei… finchè non riacquisto
la compostezza che sempre mi ha contraddistinto. – Calmati, Reiko.
– riesco a imporre un tono più fermo alla mia voce e avverto il suo corpo
vibrare un po’ in più, prima di riprendere a tremare, questa volta meno,
rispetto a prima. Solo adesso mi rendo conto che ha le mani… stranamente calde.
Mi riprometto di controllargliele in seguito, mentre lei le conduce verso il
suo petto, come a volerle nascondere alla mia vista e alla sua e, infine, la
crisi raggiunge il suo picco.
Mi ritrovo, impotente, a vederla annaspare, alla ricerca di aria, mentre il mio
cosmo va ad avvolgerla completamente per cercare di calmarla, fallendo
miseramente.
Mi ritrovo a chiudere gli occhi nel momento in cui lei inizia a boccheggiare,
poggiando il mento sulla sua testa e stringendola forte a me. Athena, ti prego…
Il suo corpo in preda agli spasmi riprende a tremare. La voce di Dohko mi raggiunge ovattata.
Ti supplico, mia Dea…
Le mani del cavaliere della bilancia mi cingono gentilmente le spalle. Ha
compreso in che mare stavo perdendomi e me l’ha impedito, invitandomi ad
alzarci. - Questo non è un luogo dove sostare. – mi dice, riferendosi alla casa
di Cancer e ai turbamenti che vi dimorano. – Ho
mandato Milo ad avvertire Kanon. Vieni. - .
Tentenno a lungo, abbassando lo sguardo per osservare la donna
rannicchiata tra le mie braccia. Ha un aspetto tanto fragile da farmi temere di
poterla spezzare al solo sollevarla. - Mu. - . La voce di Dohko mi riscuote di nuovo dai miei pensieri. – Coraggio… -.
Faccio un profondo respiro e mi alzo, mettendomi a correre più veloce
che riesco verso la terza casa.
-
Venite! -. Kanon appare sinceramente preoccupato
quando ci vede arrivare, e non so se sia per i rantoli di Reiko
o per l’aspetto che devo avere io in questo momento. Individuo immediatamente
la camera che il cavaliere della Terza ha destinato al nostro arrivo e mi ci
fiondo, adagiando immediatamente, con estrema delicatezza, il corpo della donna
che ho tra le braccia sul letto.
Avverto vagamente Kanon chiedere a Dohko se può essere in qualche modo d’aiuto e quest’ultimo
tranquillizzarlo lievemente, conducendolo fuori dalla sala e chiudendosi la
porta alle spalle.
Erano ustioni quelle sul corpo di Milo, non posso fare a meno di ricordare,
afferrando delicatamente una mano di Reiko e
portandomene il palmo dinanzi agli occhi. Parvati ha
attaccato il cavaliere di Scorpio. E l’unico motivo per cui deve averlo fatto è
perché quest’ultimo deve averla provocata. - Io vi ucciderò… ti ucciderò… vi
ucciderò… - .
I miei occhi si soffermano sui suoi, a lungo, mentre conduco la mano che
stavo osservando alle mie labbra, perdendomi in riflessioni profonde e diverse…
finchè non sono costretto a fermarla per l’ennesima
volta, afferrandola per le spalle per fare in modo che non si precipiti giù dal
letto. Avverto distintamente le sue unghia entrarmi nella pelle delle spalle
attraverso i vestiti, ma non me ne curo. I suoi occhi non hanno smesso un
attimo di lacrimare. - Potevo ucciderlo… - dice, ed io
capisco che si sta riferendo al cavaliere di scorpio… e a nulla valgono i miei
tentativi di tranquillizzarla… lei non vede nient’altro, non sente nient’altro…
che ciò che pensa possa avvenire tra breve. – Io ti amo… - mi confessa,
singhiozzando più forte. – Ti amo, Mu… io… io non voglio… Oddio… - .
La stringo forte a me, portandole la testa nell’incavo del mio collo, una mano
a carezzarle i capelli, l’altra a cingerle la schiena.
Se solo sapesse, se solo immaginasse… il modo in cui mi sento dilaniato dallo
scorrere degli eventi…
Ma non deve.
Assicuro il mio cosmo attorno a lei, protettivo, cercando di essere un’ancora
su cui fare affidamento per non andare alla deriva.
A volte provo a immaginare a come sarebbe stata la mia vita se non l’avessi mai
incontrata… e non ci riesco.
Ho camminato per le strade dell’India, della Grecia e di altri luoghi di cui i
miei piedi non ricordano nemmeno più il nome, incrociando occhi femminili di
ogni genere, di ogni colore, di ogni fattezza, di ogni razza… senza mai vincere
il confronto con i suoi.
Sorrisi ammalianti, aggraziati, seducenti… ma mai neanche lontanamente
paragonabili al suo.
Mai ho avuto modo di conoscere un ideale femminile che racchiudesse grazia,
forza, intelligenza, dolcezza e determinazione in un sol corpo. Un corpo che il
mio ha imparato a fare suo, come solo e unico, e che a sua volta ha imparato a
fare altrettanto col mio… rianimando ciò che gli anni trascorsi tra guerre e
battaglie credevo avessero annullato, relegandolo in un anfratto che il tempo,
poi, avrebbe fatto sparire del tutto.
Il mio cosmo è sempre bruciato per la Dea Athena. E
mai si spegnerà per servirla. Mai.
Ma questa donna, inconsapevolmente, ha acceso dentro di me qualcosa che credevo
di non avere nemmeno io. Qualcosa di simile, sebbene per niente comparabile.
Qualcosa che arde con la stessa intensità crescente della devozione che ho per
la mia dea.
Questo ed altro ancora vorrei poterle dire per cercare di tranquillizzarla… ma
non ne sono capace. Non sono mai stato abile con le parole in materia di
sentimenti umani estranei, figurarsi adesso che mi riguardano e coinvolgono più
di quanto avessi mai potuto immaginare…
L’unica cosa che sono in grado di fare è continuare a stringerla, lasciando che
le sue lacrime scorrano su di me, trovando conforto.
Ti scongiuro, Dea Parvati.
Qualunque progetto tu abbia in serbo per questa donna, abbi pietà di lei.
Farò tutto ciò che è in mio potere per assecondare il corso degli eventi,
affiancandoti e sostenendoti, in nome della Dea che servo.
Ma ti prego.
Se i tuoi progetti esigono un sacrificio… che non sia il suo.
Te ne prego.
***********************************
Non si è incazzato.
Ho appena raccontato a Shaka di aver provocato la
gentil signora che dimora in Reiko proponendo a
quest’ultimo di riflettere sui suoi sentimenti… e non si è incazzato.
E Dohko non mi ha tirato alcuna occhiataccia e Aioria nessun calcio nei calcagni.
Anzi.
Sembrano aver raggiunto tutti la fase zen. Ognuno immerso nei suoi pensieri,
placidamente.
Il primo rigorosamente ad occhi chiusi, una tazza di schifosissimo thè verde
tra le mani.
Il secondo coi gomiti appoggiati sul tavolo della cucina della quinta, le mani
congiunte, il mento poggiatovi sopra, gli occhi ugualmente chiusi.
Il terzo a braccia conserte, espressione persa nel vuoto, rigorosamente seria.
Non riesco a non avvertire una punta di disagio. L’aria qui potrebbe tagliarsi
con un coltello. - Cavalieri. – decido
di rompere il silenzio, cercando di dar voce alle perplessità di tutti. – Parvati ci ha chiaramente presi per il culo tutti,
reincarnazione compresa. – Dohko sospira
pesantemente, senza però spostarsi di una virgola. – Avrebbe potuto disporre di
Reiko a suo piacimento e non l’ha fatto, dandole
libero arbitrio. Relativamente, considerando che ha deciso di… - mi schiarisco
la gola. - …d’impicciarsi. E ancora non riesco a spiegarmi perché diamine stia
facendo tutto questo! – esplodo infine, vedendo che le tre statue di cera, di
fronte a me, sembrano non respirare nemmeno più. – Questa benedetta divinità
dei miei stivali la vuole fermare o no la reincarnazione di Kalì?
Siamo sicuri che non sia, in realtà, una manifestazione di quest’ultima
anziché, a questo punto, la controparte buona, come ci ha fatto credere? -. - E’ fuori discussione, Milo. – si
decide a rispondermi finalmente Dohko, scuotendo
vistosamente la testa. - E che gliene frega se Reiko sta con Mu anziché con Shaka
o viceversa? -.
Sorprendentemente, sebbene Dohko abbia
un’espressione severa e Aioria scandalizzata per
l’ardire che ho avuto nel pronunciare quella domanda, è Shaka
a rispondermi. Seraficamente. - Shiva non si reincarna. -.
… che centra adesso Shiva? - La Dea Parvati
non ha espresso alcuna preferenza, Scorpio. – mi viene in soccorso Libra,
calibrando le parole. – Piuttosto… coerenza. - .
Mi sto perdendo. - Chiedervi di essere meno
enigmatici è pretendere troppo? - . Fanculo. - Milo. – interviene a quel punto
nuovamente Dohko, abbandonando la sua posizione
concentrata e rilassandosi brevemente, voltandosi finalmente verso di me. –
Tutte le domande che ti poni tu, ce le poniamo anche noi. - . Solleva una mano
prontamente non appena faccio per aprir bocca… a me non sembra affatto che abbiamo
le stesse perplessità. Loro delle risposte ce le hanno. E a giudicare dal modo
in cui lo sta osservando Leo deve esserne convinto anche lui. - Ti sembreremo
giunti chissà a quali tipi di conclusioni. -. Appunto. – Ma non è così. Mai ci
siamo trovati di fronte al pantheon indiano e tutto ciò che sappiamo sui membri
che lo compongono è attinto da inchiostro su carta. Nient’altro. Non riusciamo
a comprendere come sia stato possibile che le vicende attribuibili
precedentemente ai thugs e Kalì
non ci siano giunte mai prima d’ora. - .
… - Se Mu e Shaka
non avessero condotto Reiko al Santuario quando il
tempio del maestro Shin è stato attaccato, con ogni
probabilità non avremmo mai saputo che Parvati si
fosse reincarnata… né che Kalì stessa lo stia per
fare. - . - E’ solo un caso? Intendo… Reiko prima di conoscere il resto, conosceva due cavalieri
d’oro… anche se a sua insaputa. - . La domanda che ha sporto Aioria è una di quelle che non ha mai smesso di frullarmi
in testa. Io dico che un senso tutto questo ce l’ha. - Questo lo si deve al maestro Shin. E’ grazie a lui se la sua allieva è cresciuta
tessendo dei rapporti di un certo tipo. Anche se non comprendeva tutto a fondo,
sapeva in un certo senso a cosa stesse andando in contro. L’ha fatto per
tutelarla. - .
E’ incredibile di come Shaka riesca a fingersi
ancora una volta per niente turbato da tutto questo… E comunque ha ragione.
Questa cosa la spiegò anche Mu durante un synagein,
ora che ci penso. Quindi, almeno questo, un caso non è stato. - Le divinità indiane sono davvero…
particolari. – aggiunge improvvisamente Dohko dopo un
momento di silenzio, stropicciandosi gli occhi con una mano, apparentemente
provato. – Ognuna di esse ha un significato polivalente. Finchè
non assisteremo al vero e proprio manifestarsi degli eventi, non potremo mai
sapere in che modo si svolgeranno le cose. Se Parvati
ci ha mentito, se Ganesha è un nemico, se Kalì mai si reincarnerà e come. L’unica cosa che possiamo
fare è tenerci pronti a qualsiasi evenienza… e so perfettamente che non è
facile. -. Dohko si alza, poggiando entrambe le mani
sul tavolo e scostando la sedia dietro di sé. Io, Aioria
e Shaka lo seguiamo a ruota, sancendo la fine di
quella pseudo riunione.
Chissà se Mu sarà riuscito a calmarla. Athena… a volte ci penso e mi vien la pelle d’oca.
Sapere che la persona che ami potrebbe morire o ucciderti o fare entrambe… No.
Non lo invidio affatto.
Faccio schioccare le nocche dal nervoso, intravedendo Shaka,
con cui sto ripercorrendo le scale che ci separano dalle nostre case, voltarsi
appena verso di me. - Dovrai tenere i nervi saldi, Scorpio,
se vorrai avere qualche chance di sopravvivere. - .
Non posso fare a meno che voltarmi a guardarlo. Lentamente. In silenzio.
Quest’uomo non riuscirò mai a comprenderlo.
Pieno di passione per la donna che ama e completamente asettico per il resto
del mondo.
…
Chissà che l’amore di Reiko non avrebbe fatto più
bene a lui…
…Ma che vado a pensare??
Scuoto la testa, sconvolto dai miei stessi pensieri. La verità è che non mi
sono ancora abituato all’idea che il cavaliere della vergine… abbia dei
sentimenti. Cioè. Che sappia manifestarli, ecco.
Per esempio… io, lui che bacia Reiko non riesco
proprio a immaginarlo. Per ben due volte, per giunta! - Il cosmo di Parvati
è nullo e quello di Reiko si è placato… - Dohko risponde ad una domanda che non ho posto, ma che
evidentemente deve leggermisi in faccia.
Mi ritrovo a sorridere amaramente… - E dire che quella sciocca in India
ci vuole tornare… - mi lascio sfuggire, continuando a
sorridere mentre Shaka prosegue la sua salita, apparentemente
incurante, e Dohko si volta appena verso di me, palesemente
incuriosito. Scuoto la testa, divertito. – Una volta le ho chiesto se… - mi
mordo la lingua appena in tempo per omettere di aver chiesto a Reiko se dopo tutto quel casino lei e Mu sarebbero convolati
a nozze, trattenendo una risata al ricordo del rossore che avessero assunto
entrambi i volti dei miei interlocutori. - … se avesse dei progetti, conclusasi
tutta questa situazione. – Riprendo a sorridere, questa volta intenerito. – Lei
mi ha risposto che, semmai riuscirà a sopravvivere, è nelle sue intenzioni
ritornare in India per rimettere in piedi la scuola del suo maestro,
riprendendone i principi ma accogliendo solo e unicamente donne. -.
Sul volto di Dohko si allarga un sorriso. - E’ veramente una nobile
intenzione. – giudica. – Sebbene piuttosto impegnativa… ma una persona come lei
ha dimostrato di saper muovere le montagne… - spalanca gli occhi, poi, resosi
conto del doppio senso che può esser attribuita alla sua frase, lanciando un’occhiata
preoccupata a Shaka, che è davanti a sé. – Quindi dubito
fortemente che non possa farcela. - .
Annuisco, d’accordo. - A parte. Senza contare che
fortunatamente può contare sull’aiuto di qualcuno… - .
Questa volta Dohko si volta verso di me…
spalancando gli occhi quel tanto che basta da lasciarmi intendere di non
proseguire, indicando col capo Virgo per sottolineare la cosa.
Ma no. - …Quel suo amico, lì. – riprendo,
questa volta sperando di spiegarmi meglio senza dar adito a fraintendimenti. –
E’ stato lui a proporre di rimettere in piedi la scuola del maestro Shin. -.
Questa volta l’espressione di Dohko si fa
perplessa e il suo sguardo indagatore.
Effettivamente, presi come sono tutti dall’imminente apocalisse, nessuno deve
aver pensato di fare una domanda del genere a Reiko.
Io per primo non ricordo nemmeno più quand’è che gliel’ho chiesto. - Quel suo compagno di corso… com’è
che l’ha chiamato? – Mi chiedo a voce alta, fermandomi un attimo per portarmi
una mano al mento, sforzando di ricordarmi. - …compagno di corso? – chiede a
quel punto di nuovo Dohko, fermandosi sul mio stesso
scalino e prendendo a osservarmi insistentemente. - Sì, insomma! Un altro degli
allievi del maestro Shin… Ja-…
Ya-… Bah! Non mi ricordo! – concludo, arrendendomi,
risalendo giusto uno scalino prima di accorgermi… che Shaka
è voltato verso di me, immobile, a guardarmi… con gli occhi aperti. - Di cosa stai parlando, Scorpio? –
mi chiede, con quella che sembra essere una certa urgenza.
Resto a guardarlo un attimo confuso e spaesato. Sembra stia trapassandomi con
quello sguardo severo che si ritrova, per giunta aperto!,
ed io, mai come stavolta, non ho la più pallida idea di cosa posso aver detto
per provocargli quella reazione. - Reiko ti ha
confessato di voler ritornare in India per aprire una scuola d’arti marziali
femminile improntata sulla scia del maestro Shin…
aiutata da chi? – mi viene allora in soccorso Dohko,
non smettendo, però, di perforarmi anche lui con lo sguardo. - …Un altro allievo del maestro Shin. – quasi sussurro, avvertendo improvvisamente un
brivido percorrermi la schiena e tutti i pezzi del puzzle mischiarsi
vorticosamente per andare a ricomporre velocemente l’intero quadro della
situazione. - Reiko esclusa,
tutti gli allievi del maestro Shin sono stati
massacrati dai thugs, Milo. – pronuncia Shaka, scandendo meticolosamente le parole. O forse è
questo l’effetto che procura a me. - Reiko a
parte, non c’è stato alcun superstite… - aggiunge Dohko,
ugualmente informato sui fatti, scuotendo la testa come si fa con un bambino
che ha appena detto una bugia e lo si è preso in castagna. - Ehi, ehi, ehi! – faccio infatti,
sentendomi attaccato sebbene non lo stia facendo nessuno e infastidito da
quella situazione che non riesco a capire. – Io in quel momento ero
perfettamente sveglio e sobrio. Reiko ha
esplicitamente parlato di un tale sopravvissuto miracolosamente – sue testuali
parole - … - . Perché più vado avanti e più capisco
che tutto ciò non suoni affatto bene? - … al massacro. Che per giunta lei ha
incontrato più volte quando è ritornata in India da sola… è con lui che lei ha
intenzione di riaprire la scuola e mi sembra di aver capito che lui abbia già
attuato delle opere di ricostruzione… Oddio. – convengo infine, sconvolto da
ciò che sto raccontando e ricordando le parole di Shaka,
che non ha smesso un attimo di fissarmi ad occhi piuttosto spalancati. –
Aspetta un attimo. – gli faccio, sollevando una mano verso di lui per
sottolineare il gesto e portandomi l’altra alla testa, che sta per scoppiarmi,
ricordandomi improvvisamente che sia Mu che lui misero piede nel Tempio del
maestro Shin potendo, automaticamente, accertarsi
della situazione. – Un momento. – ripeto, racquisendo
un briciolo di lucidità. – E se quel giorno uno o più allievi fossero stati via
per missioni, commissioni o fatti vari? Ciò darebbe una bella spiegazione, no?
- . Non fa una piega! -Cerca di ricordartene il nome, Milo, potrebbe essere importante… - mi
chiede improvvisamente Dohko, facendomi innervosire.
Ma non è realmente lui la mia fonte di nervosismo. Maledizione! - Non mi ricordo, dannazione! – infatti
sbotto, battendo perfino un piede per terra per stizza. Come ho potuto essere
tanto negligente, superficiale e stupido? – Era un certo… Ja-
… Ya-… Ja-… - . CAZZO. - Yami. -
. - Sì!!! – quasi urlo, schioccando le
dita, sorridendo trionfante, sollevando lo sguardo vittorioso… per andare a
incontrare quello funereo di Shaka, mentre il mio
cuore perde un battito. - Sono stato io a seppellire il suo
corpo. -.
Ennesimo trasloco: CHECK! Fiuw.
Un camaleonte. Ecco cosa devo farmi tatuarmi sulla clavicola sinistra. Altro
che fenice! Ahahahahahahahahahah
Come state??
Immagino abbiate temuto fossi scomparsa nuovamente.
E invece no.
Per rispondere a più di una persona: il proseguio di
questo progetto va al di là di qualsiasi non commento che la storia otterrà. Le
visualizzazioni son tantissime. E poi non c’è mai il tempo per far nulla. Se la
mia vita è cambiata drasticamente in questi ultimi tre anni, chissà la vostra.
Tranquilli <3 Tanto lo so che ci siete J
E dopo i titoli di coda vi ringrazierò anche uno per uno.
Si sta avvicinando la parte tosta. Ed io non so quanti segni della croce mi sia
già fatta, per prepararmi a questo momento.
Grazie a tutti per star seguendo la storia che abbia scritto a cui sia più che
affezionata.
HOPE87
p.s.: Per chi se la fosse persa e non avesse
intenzione di farlo, qui
trovate un missing moment di “Somebody
– The begin”, collocabile all’interno del capitolo
27, quando Mu incontra Milo in prossimità della prima casa in piena notte e
riesce a carpirgli da quella mente bacata che si ritrova che Shaka ha baciato Reiko (la prima
volta, nello Sharasojo). Rating espressamente ROSSO. <3
Lo sfinimento, alla fine, ha avuto la meglio. Reiko si è addormentata da poco, il volto rigato
dalle lacrime, l’espressione ancora disperata. Dubito perfino che non stia
avendo degli incubi.
Sospiro pesantemente, concedendomi di rilassare per un attimo le spalle e
poggiare la fronte sulle braccia incrociate al suo capezzale… intravedendo,
improvvisamente, della luce provenire dalla porta appena aperta illuminare il
buio della camera della terza in cui ci troviamo. Mi volto lentamente,
socchiudendo appena gli occhi per tentare di capire di chi si tratta… restando
ad osservare, sorpreso, il volto del cavaliere della sesta contratto in un’espressione
più severa di quanto sia abituato a vederlo ultimamente.
“Seguimi, Ariete.” M’invita a fare telepaticamente, sebbene il suo più
che un invito mi sia sembrato un ordine.
Lo osservo intensamente ancora un po’, prima di lanciare un rapido sguardo a Reiko e dirigermi, insieme a lui, all’esterno della camera.
L’espressione preoccupata di Kanon, nel vederci
insieme, non mi sfugge, così propongo a Shaka di
dirigerci verso la mia casa per discutere di qualunque cosa lui voglia. - Non abbiamo tempo da perdere, Mu. –
mi risponde sorprendentemente lui, avanzando perentoriamente verso l’ennesima
stanza che Gemini ci ha messo gentilmente a disposizione, sparendo dalla
circolazione per lasciarci la giusta privacy. Mi aspetto si sieda su uno dei
divani che la sala mette a disposizione per parlare, come precedentemente mi ha
proposto. Invece i miei occhi vedono la sua figura avvicinarsi inquieta vicino
ad una delle finestre, prendendo a darmi le spalle. – Ti ricordi di Yami? - .
Quasi sobbalzo nel sentire quella domanda, comprendendo subito, come
avevo già pensato, sia un motivo più che valido quello che ci veda entrambi di
nuovo a parlar della stessa persona. - L’allievo del terzo anno del
Maestro Shin. – convengo, rispondendo così
affermativamente alla sua domanda, ricordandomi della figura minuta del ragazzo…
non riuscendo assolutamente a capire cosa possa centrare. Shaka annuisce. - Ti ricordi sia sopravvissuto? – mi chiede
ancora… facendomi vagamente intuire dove voglia arrivare. Chiudo gli occhi,
sospirando pesantemente. - Non eri stato tu a seppellire il
suo corpo, Shaka? – gli chiedo, temendo in anticipo
la risposta. - A quanto pare ha trovato il modo di ritornare dall’al di là. Anche
lui. - .
Quando Virgo si volta, i miei occhi sono ancora chiusi. La mia
espressione grave.
Non so quanto ho pregato perché questo non fosse possibile. - Come… - .
Non ho neanche la forza di chiederglielo. Come lo sappia. Che certezze abbia.
Cosa… - Ha parlato con Milo. Perché Milo,
seppur poco più di un conoscente, le ha fatto delle domande che forse, oserei
pensare, se fossero state poste almeno da una persona a lei più vicina, a quest’ora
ci avrebbero fatto sbrigliare un po’ di nodi. - .
Come pensavo, mi sta attaccando.
M’impongo di stare calmo, inspirando ed espirando profondamente e lentamente,
come ho sempre fatto, sentendomi per la prima volta realmente sopraffatto dagli
eventi.
Forse… forse avrei dovuto lasciare che fosse Shaka… a
starle accanto…
E a giudicare dal modo in cui le mie spalle improvvisamente toccano il muro,
deve aver capito cosa stessi pensando.
Non ho mai avuto gli occhi del cavaliere di Virgo così vicini ai miei. E in
modo tanto minaccioso. E’ una situazione talmente surreale che, per l’ennesima
volta, non so come affrontare… - E’ completamente inutile pensare a
cosa sarebbe accaduto se le cose fossero andate diversamente. E’ troppo tardi. –
quasi sibila… sebbene è certamente dolore, quello che riesco, nonostante tutto,
a recepire. – E’ da quando l’hai lasciata andare via la prima volta che ho
capito non fossi in grado di starle vicino… - . Quasi
le sussurra, quelle parole. Ma colpiscono il mio spirito peggio di quanto
riuscirebbe a farlo un qualsiasi suo colpo lanciato col cosmo. – Addirittura non
sapere chi incontrasse in India, Mu… sarebbe potuto accadere di tutto. - . E’
paura, quella che avverto nella sua voce stavolta. La stessa che sta invadendo
le mie viscere. E’ da quando lo spettro di Sion mi ha chiesto di portargli la
testa della dea Athena, che non mi sentivo così.
Da quando ci è stata offerta la possibilità di un’altra vita ho creduto che le
cose, in un modo o nell’altro, sarebbero state diverse. Sarei potuto stare
vicino a Kiki meglio di prima, accompagnandolo nella crescita ordinaria e
preparandolo all’investitura che gli sarebbe spettata quando il mio cosmo si
sarebbe spento, definitivamente.
E adesso… la storia si ripete.
Non avrei dovuto innamorarmi di Reiko.
Non avrei dovuto permettere che le cose si evolvessero a un punto tale… da
rendermi tanto disarmato e impotente.
La presa di Shaka sui miei abiti si fa più salda. I
suoi occhi sono aperti. - Ringrazia il trascorso che ci
unisce e il futuro imminente, Aries. – sibila. Solo
allora mi convinco a sostenere il suo sguardo. Con ogni probabilità… lui deve
amarla almeno quanto la amo io.
Sospiro profondamente… non riuscendo a venir fuori dallo sconforto, che mi ha
attanagliato. - Non funzionerà, Shaka. – esclamo infine, scostando con un unico gesto la
mano del cavaliere della vergine e allontanandomi da lui. - Lei è sicura di amarti. - . Non mi sfugge l’inflessione che ha
usato sulla prima parola…
Mi volto verso di lui, oramai seccato da tutte quelle supposizioni, trovando la
sua espressione… pacata.
Non sono mai stato tipo da raccogliere le provocazioni, penso con rammarico, constatando,
ancora una volta, quando tutto questo mi abbia scombussolato.
E non solo me. - … C’è un synagein
tra poco meno di un quarto d’ora. - .
Ci voltiamo entrambi verso la figura di Kanon,
affacciatosi cautamente sul ciglio della sala dove ci troviamo, palesemente
consapevole delle tensioni che vi dimorano. - L’ho convocato io. – rende noto
Virgo, riacquisendo il suo solito tono, gli occhi chiusi.
Lancio un rapido sguardo alla porta della camera dentro cui Reiko
sta dormendo… trovandomi nuovamente la figura di Shaka
davanti, senza che me l’aspettassi.
Il suo sguardo sulle prime tradisce una punta di pentimento per ciò compiuto
poc’anzi. Anche lui si sta trovando a rapportarsi con una nuova parte di sé.
Come me, evidentemente non riesce a trovar pace.
Sostengo il suo sguardo enigmatico per un po’, finchè
non lo vedo nuovamente mutare, rifacendosi sicuro, tipicamente suo. - Vedi di darti una regolata,
Ariete. O giuro solennemente, nel nome di Athena, che
farò di tutto per farla ricredere sui suoi sentimenti. - .
Detto questo, mi sorpassa, sfiorandomi appena, lasciandomi nella sala da solo,
meditabondo.
Mi ritrovo inevitabilmente a sorridere lievemente.
Seppur a modo suo, mi ha appena dato fiducia sull’uscita dall’inferno in cui ci
ritroveremo tutti, tra poco.
*****************************
Credo che tutti, eccetto chi, come sostenevo, già lo sapeva, abbiamo gli occhi
sbarrati.
Lady Saori ha congiunto le mani in grembo, prendendo
a strofinarsele ripetutamente, in cerca di quel calore e sostegno che,
ultimamente, stava dandole l’altra reincarnazione con cui aveva imparato a
condividere tutto questo.
Mu non è mai stato più pallido di adesso, sebbene, com’è nel suo stile, tenta –
stavolta inutilmente – di dissimularlo. Shaka invece sembra – e sottolineo il “sembra” – al solito.
Altezzoso, saccente e menefreghista. Ha esposto il tutto con una calma e una
compostezza quasi come sciorinasse la lista della spesa. L’avrei preso a calci
in faccia. - Dov’ è adesso? – chiede improvvisamente
Saori, distraendomi dai miei pensieri. - Alla terza casa, Milady. – le risponde
prontamente Kanon, guadagnandosi un’occhiataccia da
parte di Death Mask, che prende subito dopo a
guardare in cagnesco Dohko. Dev’essersela presa per i
riferimenti poco carini fatti alla sua casa, quando Reiko
si è sentita male. - Cavaliere di Scorpio – mi sento
chiamare d’un tratto, piazzandomi in faccia la migliore espressione da cane
bastonato. – Sei sicuro… ?- .
Sono sicuro, maledizione.
Non avevo idea di cosa celassero quelle rivelazioni.
Non ero andato in India con Mu e Shaka a prendere Reiko per portarla al Santuario.
Non sapevo chi cazzo fosse questo fottuto Yami.
Non sapevo che nemmeno una formica fosse sopravvissuta a quel dannato massacro.
Le informazioni sono state trasmesse erroneamente. Superficialmente. Ci si è
basati su frivolezze. Siamo stati avventati. Stupidi. Io il triplo.
E quel dannatissimo elefante ci ha confusi ancora di più le idee.
Ma chiedermi per la sesta volta di fila se Reiko mi
abbia davvero parlato di quel tale sopravvissuto al massacro del tempio del
maestro Shin…! - Sì, Milady. – mi ritrovo
unicamente a rispondere, con lo sguardo apprensivo di Camus
piantato addosso. – Purtroppo sono costretto a riconfermare per l’ennesima
volta la mia versione. - . Chiudo gli occhi, preda dell’ansia che mi sta
assalendo… mentre quel tremendo deja-vù che mi ha
colto non appena la situazione si è dipanata continua a torturarmi…
Un leggero bussare alla porta mi fa alzare di scatto la testa.
Mi infastidisce pensarlo… ma se è Reiko, potremmo
essere nella merda. - Avanti. – invita a fare Saori… vedendo entrare nella sala subito dopo i bronzes, questa volta al completo. Giusto per risottolineare che siamo nella merda.
Non dicono una parola una volta dentro, accennano solo ad un leggero cenno con
la testa a mò di saluto, prima di prendere i posti
assegnatigli. A giudicare dalle espressioni che hanno dipinte in volto, una
convocazione così tanto improvvisa deve averli scombussolati e fatto temere il
peggio.
Non è il peggio, ragazzi.
Di più. - Grazie per essere accorsi,
Cavalieri. – inizia la reincarnazione della dea Athena,
in quel modo esclusivo che ha di parlare con loro. Camus mi lancia nuovamente un’occhiataccia.
Mi conosce troppo bene, per non sapere a cosa sto pensando in questo momento.
Mi ritrovo, con mia somma sorpresa, a sorridere per la prima volta da quando è
iniziata la riunione.
Vecchio mio…
Potevamo goderci la vita un po’ in più. E invece ci troveremo a dover
affrontare la versione indù di Hades.
Speriamo solo non finisca come l’ultima volta.
*************************
La porta del tempio è spalancata.
Da dentro non proviene alcun rumore, né vi illumina alcuna luce.
Sarei tentata di ritornare indietro, ma qualcosa mi spinge, nonostante tutto,
ad entrare.
Il crepuscolo non aiuta la vista e la paura non mi aiuta nell’avanzare… ma i
miei piedi si muovono automaticamente, come spinti da una volontà non mia, e
così avanzo… avanzo finchè l’ombra non si dirada e
uno spiraglio di luce rossastra, proveniente con ogni probabilità da una fiamma,
non illumina una sala situata alla fine di questo lungo corridoio che sto
percorrendo…
Giurerei di sentire altri passi dietro di me… ma ho il cuore in gola, non
riesco a voltarmi per appurarmene… poi la vedo. Parvati non è dietro di me. Mi è accanto. Percorre
con me tutta la strada che mi separa dalla meta, imitando i miei gesti quasi
come stessi riflettendomi in uno specchio… e quando mi volto verso di lei, lei
si volta verso di me…
Se non fosse per il fatto che lei ha un paio di braccia in più e che sia
vestita in abiti tipicamente indiani, giurerei che si tratti davvero di un mio
riflesso, considerando quanto siamo identiche. Forse ancor più di quanto non lo
fossimo state altre volte, mi ritrovo a pensare, nonostante colga da me l’assurdità
della situazione.
Finalmente… giungo in prossimità della fonte di luce… sbarrando immediatamente
gli occhi dall’orrore.
Il sangue impregna ogni centimetro di quel luogo in cui sono giunta, schizzando
ovunque ogni volta che la mano di… un’ombra… si abbatta sui colli delle vittime
che, volontariamente, s’inginocchiano di fronte a lei, autosacrificandosi…
finchè questa sembra vedere Parvati,
e si ferma.
Osservo allibita la figura interamente nera correre verso la divinità che
reincarno, macete alla mano, mirando alla testa.
Trattengo un urlo poco prima che tutto attorno a me si dissolva, lentamente, e
si ricomponga in altro modo…
Questa volta mi trovo in quella che sembrerebbe l’interno di una anfratto
roccioso… e attorno a me, inizialmente, non sembra esserci niente… finchè i miei occhi non si focalizzano su un luccichio
dorato, in lontananza, che attira la mia attenzione. Percorro di corsa le scale
che me ne separano… scoprendo con maggiore orrore che si tratta dello scettro
di… - … Saori…
- sussurro con voce spezzata.
Il suo corpo è prono… disteso su una chiazza di sangue.
Lo scettro, spezzato a metà, è conficcato nella sua schiena.
Dietro di lei, dall’altura su cui si trova… riesco a vedere, dopo un po’, il
resto dello spettacolo agghiacciante che mi si para davanti.
Tutti i custodi delle case del suo santuario… tutti gli uomini che ho imparato
a conoscere… sono tutti morti.
Piango silenziosamente, preda dell’orrore, cercando con gli occhi la figura
della persona che più di tutte temo di vedere ridotta nello stesso stato…
scorgendone poco dopo… la sua capigliatura… innaturalmente lontana dal corpo.
Mi lascio cadere sulle ginocchia di botto, incurante del dolore procuratomi,
portandomi entrambe le mani alla bocca, le lacrime che annegano gli occhi.
Poco prima che rigetti… tutto si dissolve di nuovo… e sono costretta ad
arretrare di botto alla vista di centinaia di thugs,
dagli occhi vitrei, braccia sporte in avanti come morti viventi, avanzare verso
di me pronunciando una strana litania indiana.
Mi ritrovo a penzolare nel vuoto, afferrata miracolosamente ad una roccia,
mentre sotto di me un mare di lava incandescente minaccia d’inghiottirmi… ma a
giudicare dalla puzza nauseabonda che emana… non si tratta di lava… ma di
sangue.
Poi una figura femminile fa capolino improvvisamente dalla roccia a cui sono
aggrappata, facendomi prendere un colpo e lasciare la presa, ma le sue braccia
mi afferrano… e solo in quel momento mi rendo conto che si tratta di quella che
credevo fosse Kalì, la prima volta.
Le sue braccia scheletriche reggono le mie, il suo ghigno sadico mi preannuncia
ciò che succederà… ma prima di mollare la presa… pronuncia qualcosa che in un
primo momento non riesco a capire. Risorgerò.
E’ con un urlo che vedo precipitarmi in quell’inferno… ed è con lo stesso urlo
che mi sveglio da quel terribile incubo… affannando come se non respirassi da
decenni, madida di sudore, gli occhi saettanti per questa stanza che non vedo e
che per quel che vedo non riconosco… “Non c’è più tempo.”
Mi volto di scatto, verso il vuoto, rendendomi conto solo dopo che si tratta
della reale voce di Parvati, dentro di me. “E’ ora che tutto si compia. Abbandona il
santuario di Athena e corri in India… o ciò che hai
visto, si realizzerà.”
L’immagine della testa di Mu scostata innaturalmente dal
corpo torna a fare capolino tra i miei pensieri… - NO! – mi ritrovo ad urlare, fuori
di me… rendendomi conto solo dopo di essere inciampata e conseguenzialmente
caduta. Sono così scossa che a stento ricordo chi sono… ma ciò che devo fare è
perfettamente chiaro.
Mi reimpadronisco dei miei nervi, cercando di
orientarmi nella stanza e concentrandomi per avvertire se ci sono presenze che
potrebbero impedire i miei piani, nei dintorni.
Con mia somma sorpresa… riesco a capire che sono tutti al tredicesimo tempio.
E riesco anche a capire, stavolta subito, che sia stata Parvati,
attraverso le capacità donatemi, a farmelo capire, come a fornirmi un motivo in
più per agire subito, approfittando dell’occasione.
E’ con questa convinzione che, quattamente, sebbene velocemente, raggiungo la
casa dell’ariete, entrandovi per raggiungere il luogo dove sono solite riposare
le vestigia di Aries.
Alla vista dello scrigno d’oro che le custodisce, mi ci avvicino… avvolgendolo
con entrambe le braccia e baciandolo, sentendo le lacrime che mi bagnano il
volto andare a depositarsi su di esso. - Proteggetelo… - supplico sussurrando…
poggiandovi contro la fronte, nella muta preghiera che possano davvero esaudire
il mio desiderio.
Quando la voce di Parvati si fa nuovamente udire,
urgente, poggio un’ultima volta le labbra sullo scrigno e mi ci allontano,
correndo oltre la prima casa… fuori… raggiungendo il centro della città…
imbucando un vicoletto, lontana da occhi indiscreti, e lì, col cuore in gola,
completamente inconsapevole di ciò a cui andrò incontro tra poco… mi
teletrasporto in India.
***********************
Ci voltiamo tutti l’uno verso l’altro contemporaneamente, nervi tesi. Saori ha sollevato la testa, come se avesse
concentrato l’attenzione più di tutti.
Improvvisamente la sedia su cui Mu è seduto provoca attrito col pavimento in
modo sinistro e questi, alzatosi di scatto, viene immediatamente placcato da Aioria, che viene subito aiutato da Shura,
seduto dall’altro lato, ancora sulla propria sedia, tentando di fermare il cavaliere
di Aries. - Mu! – esclama Dohko,
precipitandosi ad aiutare Capricorn e Leo,
palesemente in difficoltà… sia nel compiere quel gesto, sia nel dover assistere
a quella scena.
La reincarnazione di Athena si è condotta una mano
alla bocca, palesemente provata dal vedere uno dei cavalieri più posati del suo
santuario perdere la ragione a quel modo… ma non richiama all’ordine, cosicchè tutti possono agire come meglio credono, sebbene più
della metà non si siano schiodati dal loro posto e la maggior parte abbiano
voltato solo la testa verso il cavaliere della prima casa, ora inginocchiato a
terra, mentre Aioria e Dohko
tentano di calmarlo.
Volto istantaneamente gli occhi verso Virgo… trovandolo così come l’ho
lasciato. Anche se giurerei, a giudicare dall’espressione che un attimo fa gli
ha dipinto il viso, quando tutti abbiamo avvertito nitidamente Reikoteletrasportarsi all’esterno
del Santuario, che sia stata intaccata la sua imperturbabilità… - Milady. – lo sento rivolgersi
improvvisamente a Lady Saori, tirandola fuori dalla
catalessi in cui era caduta. – Gli eventi sono irreversibilmente precipitati.
Col suo permesso chiederei di dirigermi in India immediatamente per far fronte
alla situazione nel frattempo che organizziate una strategia per affrontare l’emergenza.
- . Quando Saori fa per ribattere, Shaka la precede nuovamente. – Credo di aver capito dove
possa avvenire la resurrezione. Reiko è sempre stata
relegata in un decimo di quello che rappresenta davvero il territorio indiano
in cui potenzialmente potrebbero scatenarsi gli eventi. Conosco il posto meglio
di lei. Muovendomi adesso potrei riuscire a precederla. - .
LaKido sembra soppesare a lungo le parole di
Virgo, convenendo poi che non le rimane davvero altro da fare. - Che sia. – conviene. – Ma non da
solo, Shaka. – aggiunge… ma non faccio in tempo a
propormi che la fenice, sorprendentemente, mi batte sul tempo. - Lo accompagno io. – espone senza
mezzi termini, com’è nel suo stile, alzandosi dalla sua postazione senza
sciogliere le braccia conserte in grembo, sorriso sghembo in volto, mentre il
fratello Shun lo guarda allontanarsi, non senza un’ombra
di apprensione in volto.
Anche stavolta, Shaka non sembra sorpreso. - Come volete. – risponde Virgo
candidamente, congedandosi con un cenno del capo da Lady Kido,
seguito a ruota da Ikki, abbandonando poco dopo la
sala del synagein.
Mi lascio sfuggire un’imprecazione, del tutto
incurante di investitura e affini… - doveva rimanere qualcuno con Reiko, maledizione! – e faccio per avvicinarmi a Cam, immobile come una statua di ghiaccio ad osservare
tutto ciò che avviene… quando lo vedo sollevare una mano per fermarmi… spostando
lo sguardo laddove si è spostato, sorpreso, il suo. SaoriKido, in un gesto che
non ha mai compiuto prima d’ora, si è appena inginocchiata di fronte a Mu per
portarsi alla sua altezza, poggiandogli poi entrambe le mani sulle spalle,
mentre questi sgrana gli occhi, mortificato, sotto allo sguardo costernato di
tutti gli altri presenti.
Conoscendolo, se potesse si sotterrerebbe con le sue stesse mani, l’ariete. - Non ho intenzione di lasciarla da
sola. – gli occhi di Mu s’inumidiscono, ma continua a reggere il suo sguardo
senza scomporsi più di quanto non abbia già fatto… chissà quanto si starà
maledicendo, per questo. – Non ho intenzione di restare qui, mentre lei espone
se stessa, in prima persona, a qualcosa di terribile e sconosciuto. Nessuno
resterà qui a fare la guardia al Santuario. – si rivolge a tutti, sollevando lo
sguardo, fiero, mentre le sue mani continuano a cingere le spalle di Mu. – Troppo
a lungo siamo stati con le mani in mano, ad aspettare che le cose si
sistemassero da sole. Non eravamo preparati e non lo siamo tutt’ora… ma non
resteremo al Santuario ad aspettare che il nemico avanzi. Saremo noi a recarci
lì, me per prima. – Si solleva, Milady. Fiera. Sicura di sé. Come da tempo non
la vedevamo.
In un gesto del tutto spontaneo, Saga le porge lo scettro di Nike, che lei
impugna senza un minimo di esitazione. - Se è destino che qualcosa di tremendo
si compia… allora si compirà mentre noi lo combatteremo. - .
Il cosmo di Athena ci raggiunge in tutta la
sua magnificenza… e le nostre ginocchia si genuflettono, di fronte alla luce
che emette. - Richiamate le vostre vestigia,
Cavalieri. E’ giunta l’ora. -.
*Si mette a suonare il corno di guerra* Fiiiico. Sto per cimentarmi in scene movimentate
*____* Che, ovviamente, ho già in mente… ma chissà se riuscirò a renderle come
voglio >_______<
Ringrazio sentitamente tutte le persone che stanno continuando a seguire questa
storia.
Come sempre: con infinita passione, ma senza alcuna pretesa.
- Non
capisco, Virgo. Perché Ganesha vorrebbe si
realizzasse la resurrezione? - . - Per motivi che a noi non è
concesso di comprendere, naturalmente. -.
Sbuffa, il cavaliere di Phoenix, saltando sull’ennesimo tronco d’albero
che ci si para sulla strada. Al mio sorriso enigmatico, sbotta com’era
prevedibile avvenisse. - Le divinità induiste sono di gran
lunga peggiori di quelle greche. - . - Definisci “peggiori”. – lo invito,
sarcastico, scostando con una mano un lungo ramo di un grosso albero secolare
che sorpassiamo subito dopo, scorgendo, in lontananza, finalmente la nostra
meta.
Avverto il cosmo di Reiko… ma, come pensavo, è
decisamente lontano da qui. Siamo arrivati in tempo. - Allora. - . Ikki
della Fenice si sfila lo scrigno del proprio cloth
dalle spalle, lasciandoselo cadere davanti ai piedi. – Tu li distrai, io li
massacro. - .
Mi ritrovo a fermarmi a mia volta, ruotando il capo, scettico, verso di
lui. - Spiacente dover mettere in
discussione la tua infinità umiltà, ma, ammesso riusciremo a tener testa alla
situazione, qualunque ci si pari davanti, ho intenzione di raccogliere il
maggior numero d’informazioni possibili prima di trovarmi nel bel mezzo del
primo atto di guerra. - .
E’ disappunto quello che si delinea sul suo volto… ma, benchè mi aspetti una replica della stessa portata, è la
curiosità, alla fine, a trionfare, anche se titubante. - Non ti chiederò che razza
d’informazioni tu voglia ricavarne… ma credi davvero che questa possa
tramutarsi in una spedizione diplomatica, Virgo? - .
Inarco le sopracciglia, concedendogli uno dei pochi sorrisi ironici che
la mia persona è abituata, poco, a fare. - Sbaglierò, ma leggo paura tra le
righe, Ikki di Phoenix… non dirmi che il tempo
trascorso lontano dal Santuario di Athena ti ha
disabituato al rapportarti con eventi di una tale portata? -
.
Sorprendentemente, sorride a sua volta, sarcastico. - E sia. – conviene infine. – Tu
intrattieni pubbliche relazioni. Io li massacro. - . - Indossa il cloth,
Phoenix. – lo invito a fare, richiamando il mio, avvertendo nitidamente
un’energia maligna, diversa da quelle recepite fino ad ora, provenire
dall’interno del luogo in cui stiamo apprestandoci ad entrare.
Incredibile di come le descrizioni dei luoghi
visti in sogno da Reiko… combacino. Non credevo
potesse ricavarsi uno spazio ampiamente organizzato scavando in un tipo di
roccia come questo. Perfino le mura di questo posto, noto, ritirando il dito
adagiatovi sopra, portandomelo poi davanti agli occhi, sono permeati di
negatività… accumulata probabilmente da secoli.
Tutto per arrivare a questo momento. - Virgo. - .
Sollevo lo sguardo verso il punto su cui Phoenix ha richiamato la mia
attenzione, scorgendo in lontananza, attraverso il buio, una figura che in
altre circostanze sarebbe risultata inesistente… se non fosse per il fatto che
ce l’aspettavamo. - Chi non muore si rivede. – decido
a dire, rompendo quel silenzio innaturale, lasciando echeggiare la mia voce
nell’anfratto roccioso in cui ci troviamo.
E’ solo dopo poco che una leggera risata si disperde nell’aria, arrivando alle
nostre orecchie più innaturale di quanto non lo fosse stato il silenzio di
prima… poi un battere di mani si ripercuote nel vuoto, mentre la figura man
mano avanza, uscendo allo scoperto. - Mi perdoni, Venerabile Shaka. Ho commesso un gravissimo errore nel sottovalutarla.
- .
Non mi sfugge il movimento che Ikki fa
compiere alla propria testa, portandola in avanti per focalizzare la vista
sull’oggetto della nostra attenzione. - E quello sarebbe l’artefice di
tutto? – chiede grossolanamente, facendo riferimento, con ogni probabilità,
alla bassa statura, alla corporatura esile e all’evidente giovane età della
figura che abbiamo davanti. - Assolutamente no. – scandisco io,
vedendo la sorpresa balenare sul volto dell’ex allievo del maestro Shin. - E chi altri sarebbe, Venerabile Shaka? – chiede a quel punto lui. Indisponente. - Smettila, Yami!
E fà avanzare il burattinaio, ne abbiamo veramente
abbastanza adesso. Siete stati smascherati, oramai. Hai compiuto un errore nel
farti vedere da Reiko duranti i suoi rientri in
India… anche se presumo che il tuo intento fosse davvero quello di rifilare la
storia della miracolosa sopravvivenza, accattivandotela sufficientemente da
trarla nella tua trappola. - .
E’ nervosismo quello che vedo passare nei suoi occhi, sebbene lo metta
da parte subito per continuare a sorridere nel suo modo sinistro, come ha fatto
fino ad ora. - Hai scoperto il mio segreto, Venerabile. – replica sarcastico,
mutando repentinamente espressione e mettendosi a seguire con lo sguardo la
cosa che avverto trascinarsi e nascondersi alle mie spalle, facendo voltare di
scatto Ikki, per controllare. – Ma a quanto pare non
ero l’unico ad averne uno. – aggiunge, ricomponendosi, posando il suo sguardo
sul cloth della Vergine che riveste il mio corpo, per
poi scuotere la testa. – Non credo ti baster-… - . - Cosa ti ha promesso? – lo
interrompo, ignorando l’ennesimo spostamento insito alle mie spalle, mentre il
cosmo di Phoenix prende ad agitarsi, inquieto. – Da quale assurdità ti sei
fatto abbindolare? Ricchezze, conquiste, gloria? Il tuo corpo si sta
decomponendo. – gli faccio notare, riuscendo a fargli abbassare lo sguardo sui
polsi, non coperti da rimedi artificiali, come le mani, del tipico colore della
cancrena. – Nemmeno in Antartico riusciresti a salvaguardare ciò che resta di
te. Figurarsi in un posto dal clima simile. - . - Sempre meglio che far da servetto
a quel lurido vecchio rimbambito e alla sua allieva preferita. - . Può essere dunque solo invidia, a far da cornice ad
un quadro tanto grottesco? – Chissà quante volte quella sgualdrinella ha
allietato il caro maestro per ricevere una tale attenzione e protezione… - .
Lascio che il mio cosmo già turbato superi gli argini, sia per
intimargli timore – che non tardo a provocare – sia per ottenere, a quel punto,
il secondo riscontro… che ugualmente non tarda ad arrivare… - Virgo! – esclama Ikki, vedutolo prima di me, giratosi appositamente per non
ricevere sorprese, sebbene io l’abbia già avvertito da un pezzo. - Dunque sei tu, il prescelto…- .
Solo allora la sua energia negativa si manifesta completamente… e
qualcosa colpisce l’armatura della vergine laddove protegge una spalla.
Liquido cremisi.
Il cavaliere della Fenice, testimone di una cosa simile, solleva gli occhi,
spalancati, verso il soffitto… spalancandoli ancora di più, all’inverosimile. - Ma da dove viene tutto quel
sangue?! – esclama, ovviamente sconvolto, non riuscendo a staccare gli occhi da
quello spettacolo inusuale, incomprensibile e raccapricciante… mentre la risata
di Yami torna a riecheggiare in quel luogo spettrale,
più forte e trionfante di quanto non abbia fatto in precedenza.
Mi decido a voltarmi, lentamente, preparando il cosmo nell’affrontare,
finalmente, il nemico vero… che mi sta osservando in modo morbosamente curioso. - Non sopravviverete abbastanza per scoprirlo!
– esclama, spiccando un balzo per avventarsi su di me, mentre Yami sparisce e un manipolo di thugs
viene fuori dagli angoli più impensabili, diretti contro di noi.
Spalla contro spalla col folle che ha deciso di seguirmi in questo massacro…
lascio che la mia mente raggiunga un attimo quella del cavaliere della prima
casa. Poi lascio che il cosmo di Virgo esploda in tutta la sua forza dirompente.
**************************************
- Un momento! Come faremo a trovare Ikki e Shaka? – chiede Shun improvvisamente, interrompendo di punto in bianco Aiolos, che stava proponendo un piano d’attacco diretto,
alternativo a quello proposto dal fratello, propenso, invece, a raggirare il
nemico per prenderlo di sorpresa. - Conosco il posto dove deve essersi
recato il cavaliere della Vergine, Shun. Ne abbiamo
parlato l’altro giorno, confrontando le nostre conoscenze geografiche,
rapportandole alle descrizioni degli incubi di Reiko
e alle eventuali corrispondenze mitologiche religiose indù. Ci recheremo
direttamente lì. - .
Il cavaliere della prima casa ha riacquisito tutta la compostezza
spazzata via dagli eventi, noto, lasciandomi scappare un sospiro di sollievo.
E’ stato terribile vederlo ridotto in quelle condizioni, prima… - Gli incubi di Reiko
potrebbero trovare reale riscontro? – chiede a quel punto Camus,
sorprendentemente, sollevando gli occhi per andare ad incontrare quelli di Mu,
dando voce alla perplessità, credo, comune del momento. Aries sospira lievemente, prima di riprendere a
parlare. - Reiko ha
più volte raccontato di aver visto, nei propri incubi, dettagli caratteristici
di un luogo realmente esistente in India… ma in cui lei non ha mai messo piede,
nella realtà. - .
Un pesante silenzio piomba nella sala riunioni. - Sì… - aggiunge poco dopo Mu,
manifestando, stavolta, comprensibile difficoltà nel continuare. – Nulla
esclude che i suoi possano essersi trattati di sogni premonitori. - . Abbassa
lo sguardo, l’ariete, grave. Ma questa volta il peso che grava sulle sue spalle
è condiviso da tutti i presenti. - Agli uomini non è stato dato
libero arbitrio affinchè potessero soccombere
inevitabilmente al proprio destino, Cavalieri. - . Milady ha lo stesso sguardo
determinato con cui ha pronunciato la chiamata ai cloths.
Lo scettro di Nike troneggia ancora, stretto nella sua mano sicura. Sicura come
giurerei di non averla più vista, da tempo… - L’ultima volta che ho parlato con
Reiko… - si sente poi, evidentemente, in dovere di
spiegare, a quel punto, viste le continue sorprese dipinte sui nostri volti. –
Mi ha fatto riflettere più di quanto non abbia fatto altre volte… Mi ha
ricordato la fedeltà dei miei cavalieri. -. Il suo sguardo prende a guardare
ognuno di noi… e quando si poggia su di me non posso fare a meno di sentire
quel calore che ha sempre animato il mio cosmo farsi più intenso, al pensiero
di servirla. – I sacrifici degli uomini che sono dietro ogni armatura forgiata
nel tempo, affinchè ciò che rappresento venga sempre
protetto… - . Lascia che le palpebre calino sugli
occhi chiari, Milady. Il volto contratto dal dolore a parlare per sé. – Sarò io
a proteggere voi, stavolta. - . Gli occhi nuovamente aperti. – Scenderò in
guerra con voi. - . - Milady… - pronuncia Saga in una
muta preghiera. Gli occhi sbarrati. La preoccupazione a dipingergli il volto.
Il mio, oramai, viene solcato dalle lacrime… come quello di molti altri miei
compagni. - Radunate coraggio e risoluzione.
Andiamo a fermare Kalì… o chi per lei. - . Sottrae lo
sguardo da quello di Mu, nel pronunciare le ultime parole e si dirige verso l’esterno
della sala, compagni al seguito, Ariete in testa.
Rispondo all’occhiolino scherzoso di Scorpio, sorpassatomi poco dopo insieme ad
Aquarius, indossando finalmente l’elmo di Taurus e
avanzando insieme agli altri all’esterno della tredicesima casa… finchè l’improvviso bloccarsi di Mu, occhi spalancati, ci
fa fermare tutti e voltarci verso di lui, in trepidante attesa - Shaka di
Virgo sta combattendo. – .
******************************************
Mi costringo a fermarmi un attimo, preda dell’affanno, poggiando le mani sulle
ginocchia e guardandomi attorno freneticamente, incurante di star grondando
sudore e degli sguardi curiosi delle persone su di me. Devo assolutamente
riuscire a orientarmi, o finirò col trascorrere le altre prossime tre ore a
girare in tondo, come, malauguratamente noto, ho già fatto! - Cazzo, Parvati!
– esclamo, incurante che qualcuno mi senta. – Acqua, fuoco, acqua, fuoco,
acqua, fuoco… hai rotto le balle perché mollassi tutto per venire qua ed ora ti
dai alla latitanza?! Vuoi far pace con quel cervello immortale che ti ritrovi
una volta e per tutte? Non è che ha bisogno di una revisione?? Da quant’è che
non lo fai controllare?? - . Finchè, ad un certo punto, non la sento.
Un’energia spropositata… aumentare esponenzialmente… fino al massimo delle sue
possibilità… per poi ridimensionarsi di botto, spegnendosi gradualmente.
…
Solo quando attorno a me sento urla di terrore, mi rendo conto che la terra sta
tremando e automaticamente guardo ai miei piedi… intravedendo una sottilissima
crepa raggiungermi… da un punto che i miei occhi non riescono ad identificare.
Mi sento sbiancare di botto, identificata la natura di quell’energia.
Era… era… - NO! – mi ritrovo involontariamente
ad urlare, vedendo passarmi davanti agli occhi il volto della persona a cui sto
pensando, in uno dei suoi rarissimi sorrisi.
Mi metto a correre come mai ho fatto prima.
Era il cosmo di Shaka, quello di prima.
Resto a guardare l’ingresso di quella strana grotta solo un attimo, prima di
piombarci dentro.
La crepa è iniziata da lì. E’ lì che è avvenuta quell’estensione di energia ed
è lì che… No. Non voglio pensarci…
Rallento appena un po’, all’impatto con quel buio fitto, cercando di
orientarmi… andando a tentoni… concentrandomi quanto più riesco per cercare
d’individuare il cosmo di Virgo… che sembra… essere sparito.
Mi trovo a deglutire.
Una morsa mi attanaglia lo stomaco… ma non mi fermo.
E’ appena accaduto qualcosa di terribile, qui dentro. Prendo ad avanzare
lentamente per fare in modo che i miei occhi si abituino al buio e per lasciare
che i miei nervi ritornino saldi… non posso permettermi di…
…
Abbasso lo sguardo, all’erta, avvertendo uno dei miei piedi urtare qualcosa…
che prende a rotolare un po’, prima di fermarsi e rifulgere… di luce dorata.
Con mani tremanti mi abbasso ad afferrare quello che si rivela essere l’elmo
del cloth di Virgo… mentre la vista inizia ad
annebbiarsi a causa delle lacrime che iniziano a risalire…
Che ci faceva Shaka qui?... Cos… Cosa voleva fare…?
Contro chi…!
Spalanco gli occhi, quando il mio sguardo si posa su una figura riversa
a terra, poco distante da me, del tutto familiare.
Lascio andare l’elmo e mi metto a correre, raggiungendo un punto precedente a
quello in cui giace il corpo… abbastanza vicino da farmi vedere lo stato
pietoso in cui riversa. - NO!!! – urlo disperata,
fiondandomi sul cavaliere della sesta casa, riverso in una pozza del suo stesso
sangue… immobile… il cloth di Virgo… disintegrato in
pieno torace… gli occhi chiusi… - SHAKA! – urlo, inginocchiandomi
accanto al suo corpo inerme, le mani sospese a mezz’aria… pezzi di cloth e sangue sparsi ovunque, intorno a noi…
Inizio a singhiozzare senza freni… non sapendo cosa fare… - No…ti prego, ti prego, ti prego… -
inizio come una litania, facendomi più vicina per toccargli il volto immobile,
prendendo a carezzarglielo… temendo di fargli del male anche solo semplicemente
sfiorandolo…
Anche se, in quelle condizioni, niente mi garantisce sia ancora in grado di
avvertire dolore… o qualsiasi altra cosa. - Shaka… -
sussurro a un centimetro dalle sue labbra… poggiando poi le mie sulla sua
fronte… avvertendolo incredibilmente freddo…
Mi lascio scappare un altro singhiozzo… allontanandomi dal suo volto… e
spalancando gli occhi, esterrefatta! Ha appena schiuso i suoi! E’ vivo! E’
VIVO! - SHAKA! Oddio… -. I suoi occhi,
opachi, mi osservano a lungo… forse non riuscendo a riconoscermi… o forse sì…
non so cosa pensare… non so cosa fare…
Non riesco a impedirmi di piangere di nuovo, stringendo i denti per non
scoppiare a farlo davanti a lui, sebbene, mi rendo conto, sia perfettamente
inutile. – Che cosa hai fatto… - non posso fare a meno di chiedergli, rivedendo
lo stato in cui riversa. – Cosa… tu… - . Lascio
perdere le parole e, in modo del tutto spontaneo, porto le nocche di una mano a
carezzargli una guancia… vedendo i suoi occhi chiudersi… e delle lacrime
percorrergli il volto. Poi, continuando a tenere gli occhi chiusi…il suo capo,
con estrema lentezza e fatica, si volta… e le sue labbra vanno a baciarmi
delicatamente le nocche. I miei occhi non smettono di lacrimare neanche quando
lo vedo lasciarsi sfuggire un sospiro e il suo volto contrarsi in una maschera
di dolore.
Riapre gli occhi, quasi completamente, e riprende a guardarmi… ma in quel
momento un’ombra si muove velocemente su un muro alle sue spalle, di fronte a
me e la bocca dello stomaco mi si chiude, contorcendosi quasi dolorosamente. “Non avere paura.”
Riprendo a guardarlo, sorpresa che sia riuscita a comunicare telepaticamente…
prestando solo dopo attenzione alle parole che mi ha rivolto. “Andrà tutto bene. Il cosmo di Virgo ti
seguirà finchè ne avrà la forza. Non sarai sola.”
Sollevo una mano verso di lui, preoccupata per il duplice
significato di quelle parole ma temendo, ancor di più, che così facendo sprechi
la poca energia rimastagli…
Una risata sinistra si propaga per l’aria… e mi ritrovo a chiudere gli occhi e
a tremare. “Reiko,
guardami.”
Rivolgo i miei occhi offuscati dalle lacrime verso di lui… vergognandomi
terribilmente per la debolezza che sto dimostrando in questo momento… vedendo
il suo sguardo puntato dritto nel mio… in un modo che vorrebbe poter comunicare
milioni di cose… ma che non riesce a fare. “Andrà tutto bene.” Si limita a
ripetere… ed io mi chino su di lui, affondando il volto nell’incavo del suo
collo, per quanto riesco, lasciandomi andare ad un pianto a dirotto, di
sconforto… avvertendo poco dopo una sua mano andare a poggiarsi sulla mia
testa. Athena… ti prego… - Resta vivo… - gli sussurro,
vedendolo chiudere nuovamente gli occhi, provato… mentre quella dannata risata
si diffonde ancora nell’aria.
Sollevo gli occhi con un animo diverso.
Non so se per consapevolezza.
Non so se per arrendevolezza.
Non so cosa mi spinge a reagire.
Mi alzo… lancio un’ultima occhiata a Shaka e mi
allontano da lui… mettendomi a correre verso l’origine di quell’ombra che si
allarga sul muro, derisoria.
Attraverso innumerevoli corridoi.
Il rumore dei miei stessi passi mi rimbomba nelle orecchie… poi li sento.
Decine, centinaia di passi, dietro di me… mi volto col cuore in gola, senza
smettere di correre… vedendo con orrore decine e decine di thugs
rincorrermi, venuti fuori chissà da dove.
E stavolta non si tratta di uno dei miei soliti incubi, convengo, osservando il
sangue fuoriuscire da una ferita autoprocuratami
durante la corsa, su un braccio.
Poi arriva.
L’ennesimo corridoio sembra stia per terminare… in lontananza intravedo una
luce calda provenire dall’interno di un’altra sala… e mi metto a correre più
veloce, distanziandomi, sebbene di poco, dai reietti che ho alle mie spalle…
che non hanno smesso un attimo di urlare parole incomprensibili in indiano
stretto.
Quando la luce m’investe… mi sento, se possibile, più angosciata di prima.
Davanti a me non ho alcuna porta attraverso cui passino spiragli. Né finestre.
Né qualcosa di lontanamente simile. La luce non è per niente chiara… è
rossastra… claustrofobica. Evito accuratamente di pensare al cavaliere della
sesta, completamente indifeso, in balìa di tutti quei thugs…
cercando di focalizzarmi sull’ambiente paratomisi
davanti… vedendo finalmente, in lontananza, la figura della fasulla Kalì correre verso una direzione che non riesco a capire.
Non so chi diavolo sia.
Né come cavolo faccia a trovarmela sempre tra i piedi quando mi trovo con la
merda fino al collo.
So solo che dev’essere stato qualcuno a ridurre Shaka
in quel modo e, anche se apparentemente assurdo, è su lei che mi avventerò in
mancanza del reale colpevole.
Qualcuno dovrà pagare per tutto questo.
Raggiungo la sommità su cui è arrivata, percorrendo di corsa le scale che mi
separano da lei, riuscendo allora a vederla correre… verso quello che
sembrerebbe essere… un altare.
…
Ecco chi cazzo è quella dannata!
Mi blocco, congiungendo le mani e concentrando all’interno dei palmi energia
sufficiente a manifestare il cosmo… sparandole contro una sfera di energia
rossa… che la colpisce in pieno! SI’!
Recupero terreno approfittando del suo momentaneo k.o., rivedendola
rialzarsi non appena sia riuscita a raggiungerla per afferrarmi una caviglia,
prendendomi alla sprovvista e facendomi rovinare a terra.
Adesso che ce l’ho quasi ad un palmo dal naso, lo vedo bene.
Il calice… il calice contenente il sangue delle vittime sacrificali… quello per
cui è accaduto tutto… per cui il maestro Shin è
morto, i suoi allievi e miei compagni son stati massacrati, l’India è stata
scossa da carneficine, Athena è stata minacciata, i
suoi cavalieri hanno rischiato la vita…
Quando sento afferrarmi anche l’altra caviglia da quello pseudo essere che mi
tiene inchiodata a terra, quando dovrei mettere fine a tutto quello… non ci
vedo più.
Carico un calcio imprimendo tutta l’energia di cui dispongo, colpendola in
pieno volto… sgranando gli occhi, quando vedo partirle a razzo la mandibola,
disintegratasi sotto il mio colpo.
E’ il momento.
Con una freddezza che non credevo neanche di avere, approfitto del suo attimo
di smarrimento e mi alzo, mettendomi a correre verso lo stramaledettissimo
altare, constatando sia incredibilmente alto, spesso e lungo.
Non mi lascio scoraggiare e con un balzo ci salgo su, dirigendomi velocemente
verso il centro, dove troneggia l’origine di tutti i miei mali… - Ci siamo… - dico tra me e me,
osservandone il contenuto ripugnante… dal colore intenso, denso, nauseabondo. –
Coraggio, Reiko. – mi dico ancora, inginocchiandomi e
afferrando il calice con entrambe le mani, per portarmelo alla bocca…
allontanandomelo subito dopo, preda da conati improvvisi e ripetuti. – Non ci
riesco… - biascico, sentendomi le lacrime pungermi nuovamente gli occhi,
esausta… poi vedo la Kalì fasulla sollevarsi ancora
da terra, dandomi le spalle. E nello stesso istante orde di thugs
fanno irruzione nella sala, maceti alla mano,
dirigendosi verso di me.
O adesso o mai più, Reiko.
Avvicino il calice alle labbra, trattenendo il respiro, e mando giù… ignorando
i conati che continuano a minacciare di ribaltarmi lo stomaco come un calzino…
rendendomi conto solo in quel momento, testa in alto, che il sangue che ha
riempito il calice… proviene... dal soffitto?
Chiudo gli occhi, quando una goccia di liquido cremisi va a infrangersi sulla
mia fronte e allontano il calice dalla bocca, ormai vuoto.
Devo essere terribile, in questo momento.
Il volto coperto per metà di sangue, dalla bocca in giù.
I capelli bagnati di sudore.
La pelle sporca di polvere.
Il volto contratto in una maschera di orrore, terrore e disgusto.
No. Non devo essere affatto un bello spettacolo.
Forse è per questo… che i thugs non mi hanno
attaccata. Prendendo a fissarmi imbambolati, completamente immobili, respiro
trattenuto, occhi puntati addosso, maceti abbassati.
Resto per un attimo a guardarli… preda momentaneamente di un terribile dubbio…
che inizia a prendere forma… esattamente quando sento qualcosa spezzarsi,
dentro di me.
Sgrano gli occhi dal terrore… sentendo quello squarcio avvertito internamente allargarsi,
sempre di più.
Che sta… che sta succedendo?
Mi ritrovo a gorgogliare sinistramente, sentendomi mancare l’aria a causa del
terribile dolore che sto avvertendo provenirmi da un punto imprecisato del
corpo.
Oddio. Parvati.
E’ Parvati… che sta subendo tutto questo… - Ce ne hai messo, di tempo! - .
Non so da dove sia provenuta quella voce… stranamente familiare. Non oso
voltarmi verso nessuna direzione, temendo di avvertire ancor più dolore di
quanto non stia già provando… senza contare che non so nemmeno se riuscirei a
farlo. Finchè i miei occhi non inquadrano una figura diversa
dalle altre… più bassa, più esile, più… Oddio. Oddio, no. - Yami… -
sussurro con voce roca, subendo una distorsione non volontaria del mio stesso
corpo, che mi porta a piegarmi e a sbattere il mento sulla superficie del
grosso altare sul quale mi trovo. I miei occhi però non si sono scollati un
attimo dalla figura di quel… di quel… - Eh, no. Non osare guardarmi a quel
modo! – mi urla, e per un attimo il suo volto si contrae in una maschera
minacciosa, sconosciuta. – Lurida dannata. – sibila, sputandomi poi addosso. - Tu… per-…perché? – riesco a
chiedergli nonostante il mio corpo sia vittima di altri e nuovi spasmi, che mi
portano a prendere posizioni di volta in volta più innaturali, facendomi
stringere i denti per il dolore, raschiandoli.
Il suo volto si fa sdegnato a quella domanda.
Mi guarda dall’alto in basso prima di rispondermi… nemmeno per un attimo,
l’astio l’abbandona. - In quel dannato tempio, nessuno
era meglio o peggio di nessun altro. – inizia a raccontare, mentre avverto
nitidamente Parvati urlare, dentro di me. –
Conducevamo tutti una vita abbastanza insignificante, ma dignitosa.
Accettabile. Finchè non sei arrivata tu. – I suoi
occhi tornano ad assottigliarsi… e solo in quel momento mi accorgo di un
particolare che non avevo notato, prima. – Tu e il tuo dono. L’unica, la preziosa, la prescelta.
Non riuscivo ancora a capire perché, ma dalla tua entrata al Santuario… il
maestro Shin smise di occuparsi di noi come faceva.
Tu diventasti la priorità. A te gli oneri, gli onori, le glorie, gli
insegnamenti personalizzati… - .
… Io… tutte queste cose non le sapevo. Ho sempre creduto che… il maestro Shin trattasse tutti allo stesso modo… io non… - A te la facoltà di scegliere quando, quanto
e dove allenarti. A te l’incontro con uno dei più grandi psicocineti
al mondo. A te gli incontri col Venerabile Shaka… che
adesso… - mi guarda, come a voler aprire una parentesi che già conosco… - … più
tanto venerabile, non è! - .
Scoppia a ridere, il bastardo.
Vorrei tanto spaccargli la lurida faccia da doppiogiochista che si ritrova… ma
dentro di me è in corso una battaglia senza eguali… - A te tutto. Perfino la vita. - . Yami
s’adombra. I miei occhi ricadono inevitabilmente sui suoi polsi e le cavità
orbitali… - Perfino la vita. - .
Non lo sento, quando mi raggiunge sull’altare su cui sto morendo lentamente.
Sento però nitidamente il suo calcio assestatomi nello stomaco, che mi ribalta,
facendomi rotolare su me stessa, in preda ad un dolore lancinante e allo
sgomento. – Perché la giustizia andava salvaguardata, il destino doveva
compiersi, tu andavi protetta… tu, tu, tu, TU! – esclama stizzito facendo il
verso al maestro Shin, assestandomi l’ultimo calcio
della lunga serie che si è apprestato a darmi, facendomi sputare sangue, mentre
i miei occhi, inevitabilmente immobili sui thugs,
hanno visto questi ultimi spostarsi… per far passare qualcuno, perplimendomi.
Ero straconvinta che avrei visto Ganesha
fuoriuscire da quella folla. Invece è nuovamente la fasulla Kalì.
Braccia scheletriche e lingua penzoloni. Sguardo fisso su me e Yami. - Quando ho sentito di orde di thugs assalire templi shivaiti
alla tua ricerca… mi sono devoto all’unico e solo che avrebbe potuto ascoltare
le mie preghiere… l’unico e solo che io avrei potuto aiutare… e che sempre,
avrei aiutato e servito… - .
Lo psicopatico si decide finalmente a scendere dall’altare, prendendo ad
avvicinarsi alla fasulla Kalì… e inginocchiandocisi
di fronte. Spalanco gli occhi quel tanto che riesco nel frattempo che le mie
clavicole si muovono in modo anomalo, facendomi emettere un urlo strozzato, che
non attira l’attenzione di nessuno dei presenti… eccetto quella a cui ho
staccato la mandibola, che non smette di osservarmi in modo più che
interessato, ignorando bellamente Yami, che ha
ripreso a parlare. - Ho dovuto sacrificare la mia
stessa vita, ma non l’ho fatto per te… ho lasciato che la mia anima
abbandonasse il mio corpo per risorgere a nuova vita… come la Signora Eterna
che tu stai contribuendo a riportare tra noi… - continua Yami
con un’enfasi fastidiosa… mentre le unghia delle mie mani vanno affilandosi
lentamente. – Ho servito il dio indiano più potente in assoluto! – annuncia poi
trionfante, non rendendosi conto di aver appena perso un brandello di carne di
polso, andata in decomposizione… - E grazie al mio fedele aiuto, quando Kalì sarà risorta, insieme, governeremo il mondo! - .
E’ un attimo.
Il tempo che le dita scheletriche della falsa Kalì
producano uno schiocco, che il corpo di Yami cade, sottoforma di polvere fumante, a terra, fungendo da cumulo
per i suoi vestiti, oramai inutili.
I thugs indietreggiano tutti di colpo, spaventati,
mentre io mi ritrovo costretta a gridare con tutta la forza che ho in corpo,
avvertendo qualcosa farsi strada attraverso la gabbia toracica e spingere verso
le coste.
La falsa Kalì spalanca gli occhi contenti, prendendo
a battere le mani come se stesse assistendo ad uno spettacolo, e la sua lingua
si muove non emettendo, naturalmente, alcun verso.
La vedo roteare gli occhi all’indietro seccata, sospirare profondamente e
sollevare con una mano la massa che le fuoriesce penzoloni dalla bocca,
inutile, guardandosi poi intorno, mettendo gli occhi su un thugs,
allungare una mano verso il suo mento e spezzargli il collo… il tutto in poche
frazioni di secondo. Le stesse che impiega, poi, il corpo della falsa Kalì a lasciarsi andare a terra, come un sacco vuoto, e il
corpo del thugs morto rialzarsi da terra come se nulla
fosse successo.
Anche se si è svolto tutto frettolosamente, non mi è sfuggita l’ombra che da un
corpo morto è passata all’altro, rianimandolo…
Gli occhi del nuovo morto vivente prendono a guardarmi con la stessa identica
luce con cui mi guardavano i precedenti… osservando attentamente la pelle
bluastra dei miei gomiti andare a contagiare, come un veleno, quella del resto
delle braccia, raggiungendomi le dita arcuate. - ReikoNonomura. – pronuncia poi improvvisamente quell’essere,
sorridendomi in un modo che oserei definire caloroso. – Tu non sai da quanto
aspetto questo momento… - .
I miei occhi lo guardano insistentemente… alla ricerca di una risposta
che non tarda ad arrivare. - Prima il vecchio Shin… - inizia ad elencare. – Poi la dea della giustizia
greca con tutti i suoi soldatini di piombo. L’elefantino molesto. – Scuote la
testa, con finto disappunto. – Quanto mi hai fatto penare! – esclama fintamente
indignato, ridendo di gusto e avvicinandomisi per osservare quello che temo…
stia uscendo dal mio costato. - Immagino tu sappia, chi sono. - .
Sebbene con enormi difficoltà, riesco a scuotere la testa, ormai
abituata alle lacrime che mi stanno solcando il viso da tempo indefinibile. - Come no?! -. E questa volta è vera
indignazione, quella che riesco a intravedere sul volto che non gli appartiene.
– Non c’è più religione. - . E passano minuti interminabili… pima che si riprenda
dalla pseudo battuta che ha fatto, con ampio riferimento a tutto ciò che sta
accadendo, arrivando perfino ad asciugarsi gli angoli degli occhi con le dita. Poi,
finalmente, si ricompone, facendo un colpo di tosse e riassumendo serietà. –
Allora lascia che mi presenti. - .
Mi si avvicina nuovamente, portandosi a pochi centimetri da me, occhi
chiusi, mani intrecciate dietro la schiena. - Il mio nome è Tharaka.
– pronuncia… mentre la mia schiena, o quel che ne resta, viene percorsa da un
brivido. – E sono il dio degli inferi. Futuro padrone della Terra. - .
Bleah.
No, non ditemi che questo è un capitolo a rating rosso, per favore… piuttosto
un bell’arancione intenso. Ma, insomma, se avessi voluto scriverne uno
realmente rosso, allora sì che mi sarei sbizzarrita coi dettagli.
L’unica cosina poco carina è l’effetto The Grudge,
non ditemi che non ve n’eravate accorti ;)
Ringrazio sentitamente chiunque stia seguendo questa storia, chiunque non stia
impazzendo troppo nel cercare di capirci qualcosa, chiunque abbia deciso di
avere pietà di me dopo aver letto del biondone ossigenato e Jared Leto per
avermi accompagnata nella stesura di questo capitolo che porta l’omonimo titolo
della canzone che ho ascoltato.
I 44 preferiti, i 27 seguiti e chiunque perda un po’ del suo tempo prezioso a
recensire in modo costruttivo questo pastrocchio che sembra non voler finire
più.
Se avete dubbi, domande, perplessità: chiedete e vi sarà dato.
Quando la vista si fa più chiara e i piedi toccano
finalmente terra, non c’è nessuna parete rocciosa a stagliarsi di fronte a noi.
Mu deve averci teletrasportati tutti in un punto abbastanza lontano
dall’obiettivo, a giudicare dal verde che ci circonda.
Restiamo per un po’ in attesa e con le orecchie ben drizzate non scorgendo,
però, alcun cosmo di nessuna natura, intorno a noi. Questo posto è
completamente deserto.
Milady solleva i suoi occhi chiari sullo psicocineta,
che in risposta le fa un cenno di assenso con la testa. - I cosmi di Virgo e Phoenix… -
pronuncia Seiya improvvisamente, avanzando un passo e
guardando di fronte a sé, grave. - …Io non li avverto. - .
Le labbra di Lady Saori si stringono un attimo, prima
di pronunciarsi. - Andiamo. – la sentiamo dire,
vedendola poi afferrarsi con la mano libera la lunga gonna del vestito candido
che indossa per non avere intralci lungo il cammino, iniziando poi ad avanzare. - Dov’è l’entrata? – chiede Milo,
rivolgendosi a Mu, che alza un braccio per meglio indicare il punto. Scorpio
annuisce, pensieroso. – Funge anche da uscita o possiamo contare su un altro
varco? - . - Tempo addietro un terremoto
provocò un crollo ad est… si potrebbe controllare. – risponde Aries, ponderando la risposta, voltando poi il capo verso
l’entrata principale, indicataci precedentemente da lui. - Allora dividiamoci. – conviene
Milady, precedendo prontamente gli sguardi preoccupati puntati su di sé. – Ci
siamo materializzati abbastanza lontani dal luogo per non far avvertire troppo
i nostri cosmi. Adesso dobbiamo tentare di giocare d’astuzia. Un gruppo con me,
uno con Mu. - .
Quest’ultimo si volta istantaneamente verso di lei, sorpreso. Non sono
stato l’unico a intendere che lui volesse dirigersi nel punto che sta guardando
insistentemente da quando siamo arrivati, ma ora che è stato scoperto sembra
sentirsi… quasi in colpa. - Non intendo lasciarla senza la mia
presenza, Milady. – pronuncia dopo un attimo di smarrimento il cavaliere
dell’ariete, intendendo di non voler venire meno al suo ruolo. - E invece lo farai. – gli ordina
Lady Saori, sebbene un sorriso conciliante le si
distenda sul volto giovane. – Ma, come ho già detto, non da solo… - si volta,
guardando ognuno di noi. – Chi voglia accompagnarlo, si faccia avanti. - .
Faccio immediatamente un passo avanti, cercando di non far trasparire
troppo l’ansia che ho di non lasciarlo da solo, vedendo poco dopo imitarmi dal
cavaliere di Andromeda – palesemente in ansia per il fratello – e il cavaliere
del Dragone.
Anche Milo fa un passo avanti, ma viene bloccato da un’occhiata inceneritrice di Kanon. - Credo che due cavalieri d’oro e
due di bronzo siano sufficienti, Scorpio. – fa infatti notare poco dopo, mentre
Dohko, sebbene dispiaciuto dalla disparità numerica,
gli dà ragione. - Dobbiamo salvaguardare Milady,
Milo. – spiega infatti il cavaliere di Libra. Non mi sfugge l’espressione
risentita che si dipinge sul volto di Scorpio. - Magari riuscite a trovarla prima
di noi! – esclamo per smorzare un po’ la tensione, vedendo poco dopo Milo
guardarmi e annuire mestamente, salutandoci poi con lo sguardo tutti e ritornando
tra le fila di Athena, che ci osserva intensamente
per una frazione di secondo, prima di salutarci e allontanarsi ad est con gli
altri.
****************************************
E’ da ore che sto urlando… perfino la mia voce, oramai, è cambiata… ed io non
so più quale sia lo stato che domina la mia mente. Paura, orrore,
rassegnazione.
Temo di essermi abituata al dolore… e, se così non fosse, è davvero l’ultima
cosa che mi preoccupa.
Ho avvertito nitidamente il cosmo di Athena poco fa…
non molto lontano da qui.
Anche Tharaka l’ha avvertito, sebbene, evidentemente,
non deve averlo riconosciuto preso com’era dal fare le feste al mostro che sto
contribuendo a creare.
I thugs, dopo che il loro signore mi si è presentato,
sotto il suo consenso mi hanno letteralmente trascinata giù dall’altare,
prendendo a spogliarmi e a vestirmi di strani monili… uno dei quali, con mio
sommo disgusto, ho riconosciuto.
Sono decisamente troppo piccole le teste che adornano la collana che Tharaka si sta premurando di passarmi attorno al collo… affinchè la indossi.
Ed è completamente inutile sottrarmi. Sono cosciente ma è come se questo corpo…
non mi appartenesse più.
Lancio un urlo più acuto del solito, quando il secondo braccio destro mi
fuoriesce completamente dal costato… e roteo gli occhi all’indietro,
accasciandomi sulle ginocchia – blu come il resto del corpo – non curandomi
minimamente di essere svestita piuttosto che vestita… non riuscendo però a fare
a meno di correre con la mente a Mu.
Chissà cosa direbbe… chissà cosa farebbe se mi vedesse ridotta in queste
condizioni…
Attorno a me vedo i thugs inneggiare grida di giubilo
e Tharaka parlare col corpo di uno di essi,
guardandomi entusiasta, ma non li sento… sento che anche la mia coscienza sta
abbandonando questo corpo non più mio… così chiudo gli occhi.
Chiudo gli occhi e mi concedo di pensare alle persone che amo per un’ultima
volta, prima che questa creatura immonda prenda il sopravvento.
Penso all’ultimo litigio con Milo e ai suoi abbracci fraterni…
Al cuore grande di Aldebaran e ai suoi ascolti
silenziosi…
Agli occhi aperti di Shaka e a uno dei suoi rari
sorrisi…
Al verde vivace degli occhi di Kiki…
Agli occhi di Mu. Che mi guardano dolci, severi, preoccupati, riverenti, con
ardore… Alle sue mani che mi cingono il corpo… A come ci siamo amati… A come
non lo faremo più…
Nonostante non lo ritenga possibile, avverto una lacrima scorrermi lungo una
guancia, destando perplessità nello sguardo di Tharaka…
poi chiudo di nuovo gli occhi… e l’oblìo mi avvolge
completamente.
Il buio più fitto m’inghiotte, circondandomi come un manto… sinistro e per
niente confortante.
Sento dei brividi attraversarmi la schiena e il cuore martellarmi al centro del
petto come impazzito, anche se… è come se fossi… incorporea.
Sono sospesa a mezz’aria in uno spazio non definito, da sola.
Questo posto somiglia vagamente a quello che fece da cornice al mio primo
incontro con Parvati… ma adesso lei non c’è… e
nemmeno lo specchio dentro il quale l’ho sempre vista.
Vorrei potermi muovere, ma sono completamente paralizzata. Le braccia lungo il
corpo, le gambe distese, i capelli che mi fluttuano attorno al viso
incontrollati. Finchè, di fronte a me, qualcosa accade.
Nel buio si delineano due occhi, chiusi, contornati da lunghe ciglia.
E’ impressionante quanto siano grandi…
Ho come la sensazione di sapere cosa mi appresterò ad assistere tra poco e
faccio per chiudere anche i miei, senza, però, riuscirci.
Non ho alcun controllo sul mio corpo… per questo, alla fine, sono costretta a
guardare.
Gli occhi si aprono piano mostrando uno sguardo prima placido… che riconosco
essere quello di Parvati… poi si richiudono e
riaprono subito dopo… mostrando uno sguardo per cui, se avessi potuto, avrei
urlato.
Gli occhi sembrano emanare fiamme tanto che sembrano indemoniati.
Lì, non vi è rimasto più niente di Parvati…
E’ con mia somma sorpresa che mi ritrovo, questa volta, ad urlare, rendendomi
conto di star precipitando nel vuoto… che ben presto dimostra di avere un
confine, sul quale atterro malamente, avvertendo non poco dolore, dal quale mi
riprendo subito per voltarmi e mettermi a scappare… andando a sbattere contro
una parete che non sembrava esistere.
Faccio allora per tornare indietro… dirigendomi ai lati, esplorandone l’intero
perimetro con un’ansia sempre crescente in corpo… finchè,
inorridita, non mi rendo conto di essere capitata in una sorta di gabbia, in
trappola.
Attorno a me, vedo il nero farsi, paradossalmente, ancor più nero e quella che
riconosco essere una sfera altri non è che un modo per, evidentemente,
isolarmi.
Solo allora la consapevolezza si fa largo dentro di me… Kalì, infine, è risorta.
***********************************
- Non sento il cosmo di mio
fratello… - pronuncia dopo interminabili secondi il cavaliere di Andromeda,
palesando finalmente i suoi timori. - Forse l’ha celato come abbiamo
fatto noi. – gli suggerisce Shiryu, correndogli
accanto, tenendo il passo mio e di Aldebaran, oramai
in prossimità dell’entrata principale. - Tra poco lo scopriremo… - risponde
loro saggiamente Taurus, lanciandomi uno sguardo
preoccupato e facendomi intendere dall’intensità del suo cosmo, ormai
manifesto, che mi è vicino.
E’ bastato varcare la soglia di quell’ingresso… per avvertire un’incredibile
cosmo permeato di negatività avvolgerci, soffocante… - Athena…
- pronuncia in modo devozionale Shiryu, mentre i
nostri occhi cercano di adattarsi al buio… ma non dura molto che Aldebaran brucia il proprio cosmo, minaccioso, ottenendo
anche l’effetto di illuminare per un attimo l’ambiente… - Avete visto? – chiede Shun improvvisamente, mettendosi a correre verso ciò che ha
attirato l’attenzione di tutti, informandoci circa la sua natura poco dopo…
dando modo alle mie preoccupazioni di farsi salde. – E’ l’elmo di Shaka! - .
E’ un pugno allo stomaco quello che avverto… così come deve averlo
avvertito Aldebaran, nel correre, precedendomi, verso
il cavaliere di Andromeda, seguito a ruota da Shiryu,
poi da me.
Se è davvero accaduto che… la situazione è peggiore di quanto immaginassimo…
Afferro l’elmo che mi porge il cavaliere del toro con entrambe le mani,
chiudendo gli occhi e concentrandomi subito dopo, avvertendo un residuo di cosmo
familiare materializzarsi e smaterializzarsi, a intermittenza… Reiko.
Faccio un respiro profondo, tentando di mantenere la calma, avvertendo, contro
ogni mia volontà, il cuore battermi forsennatamente nel petto. Reiko è stata qui.
Era spaventata… inorridita… - Grande Mu. – mi chiama Shiryu, venendo interrotto prontamente da una mano di Aldebaran sospesa a mezz’aria. I suoi occhi non hanno
abbandonato la mia figura nemmeno per un attimo.
Faccio un respiro profondo e riprendo a concentrarmi… sono passate ore da
quando tutto ciò che può essere accaduto qui, è avvenuto… e mi aggrappo
disperatamente agli ultimi brandelli di cosmo dell’ultima persona che ha retto
tra le mani questo elmo… avvertendo nitidamente ad un certo punto questo cosmo
abbandonare quest’oggetto e allontanarsi…
Abbandonare quest’oggetto e allontanarsi…
Schiudo gli occhi seguendo la linea immaginaria che ho visto fare nella mia
mente al cosmo di Reiko… decidendo di assecondarla.
Senza lasciare andare l’elmo, seguo la strada delineatami in testa… avanzando
cautamente a tentoni nel buio… per poi spalancare gli occhi, incredulo. - Mu! – sento chiamarmi da Aldebaran, alle spalle, ma quando lo fa io sono già
inginocchiato al capezzale improvvisato del cavaliere di Virgo. – Oh, Dea… -
sussurra poi, raggiuntomi subito dopo insieme agli altri due cavalieri.
Non lo so.
Non lo so, come sia stato possibile.
Ma non rispondo alle domande che avverto pensare a Shun
e Shiryu, prendendo a studiare la situazione, sebbene
sembri non ci sia più nulla da studiare. - Shaka.
–. Il mio richiamo non sortisce alcun effetto… ma non mi arrendo. Non è morto. E’
spaventosamente debole. Ma non è morto.
Mi sembra quasi di vederla, adesso, Reiko qui,
inginocchiata come me, che si dispera per ciò a cui sta assistendo, indecisa
sul da farsi, impotente. – Shaka. – pronuncio con più convinzione,
sollevando le mani su di lui, i palmi rivolti al suo costato, che subito dopo
si rischiara, le persone alle mie spalle che trattengono il respiro.
Quando gli occhi del cavaliere di Virgo si schiudono appena, mi concedo di
sorridere amaramente per la situazione, rispondendo al suo sguardo
interrogativo. - Non te l’avrebbe mai perdonato. - . Aldebaran tossicchia imbarazzato, mentre alle
sue spalle i compagni e cavalieri non hanno smesso un attimo di osservarci,
incuranti dello scambio di battute che si è svolto davanti ai loro occhi. - Shaka…
dov’è… dov’è mio fratello? - .
Domanda lecita quella di Shun… ma la risposta
che Virgo mi trasmette telepaticamente non mi convince affatto. - Raggiungete immediatamente Lady Saori e gli altri. – ordino loro, imprimendo nella mia voce
più autorevolezza di quanto avrei voluto usare, vedendoli subito dopo scattare
e ascoltarmi, senza chiedermi delucidazioni. Evidentemente dev’essere bastato
il mio sguardo, a parlare.
Annuisco verso di loro al cenno di saluto che mi rivolgono, voltandomi verso il
cavaliere del Toro, che, non appena incrocia il mio sguardo, scuote la testa. - Non me la sento di lasciarvi da
soli – pronuncia, precedendomi. Dopo aver appreso tutto questo… l’ultima cosa
che voglio è che Athena resti scoperta. - Cosa succede, Mu? – mi chiede,
capendo di non poter intercedere nelle conversazioni mentali mie e di Virgo. - Il nemico è Tharaka,
il dio degli inferi. – inizio a spiegare, vedendo gli occhi di Aldebaran spalancarsi, compreso evidentemente il motivo per
cui Shaka sia ridotto in quelle condizioni. – La
leggenda vuole… - mi passo una mano sul volto, cercando di placare la mia
inquietudine. - … che per fermare la sua avanzata sulla terra, Parvati abbia bevuto il suo sangue, interrompendo la
contaminazione maligna da lui iniziata che stava trasformando gli esseri umani
in demoni, finendo, però, con l’essere contaminata a sua volta… - . Chiudo gli occhi non prima di aver visto quelli di Aldebaran spalancarsi, se possibile, ancora di più. –
Adesso Reiko starà bevendo il suo sangue, qui, da
qualche parte… - . - Ma Ganesha…!
Quel… - è con difficoltà che lo vedo trattenersi dall’inveire verbalmente
contro il dio indiano, ma i suoi occhi parlano per sé. – Aveva detto…
MALEDIZIONE! – . Un suo piede tocca terra violentemente, facendola tremare per
un attimo, lasciando che della polvere calcarea ci investa. – Scusa, Virgo! –
esclama preoccupato dagli effetti che può aver procurato il suo gesto sulle
condizioni del compagno. - Athena
sarà costretta ad affrontare Tharaka, Kalì e, con ogni probabilità, Ganesha.
Per favore, Aldebaran… raggiungila.- . - E voi cosa farete? – mi chiede
ansioso, alzatosi in piedi comunque per adempiere al suo ruolo di cavaliere.
… - Ce la caveremo. – gli rispondo,
sentendo il suo sguardo posarsi su di me a lungo.
E’ solo dopo un attimo, che il cavaliere del toro decide di allontanarsi,
seguendo la direzione che hanno preso precedentemente i cavalieri di bronzo. “Mi dispiace. Non sono riuscito ad impedirlo, Mu.” Anche se dovrebbero, le
parole di Shaka non mi sorprendono… Assottiglio lo sguardo, chiudendo poi gli occhi, arreso.
Evidentemente, così era scritto.
Sospiro profondamente, ritornando a voltarmi verso di lui e rivolgendo
nuovamente i palmi verso il suo costato. “Devo ricordarti come finisce la storia
che stavi raccontando ad Aldebaran? Che stai facendo?” Mi sembra ovvio. “Il tuo concetto di sintesi va riveduto,
Ariete.” Mi lascio sfuggire un sorriso divertito mentre,
sotto le mie mani, la ferita di Shaka va
rimarginandosi lentamente. “Mu!” - Non possono restar scoperte
due case, Virgo. - .
Chiaro e semplice.
I pensieri del cavaliere della vergine si acquietano un attimo, spiazzati, lasciandomi
proseguire il lavoro di rimarginamento.
Alla fine sono riuscito a sorprenderti, a quanto pare.
E’ un sospiro quello che gli sfugge dalle labbra, questa volta. “Mai quanto lo sia stato guardare dentro
di me… a fondo…”. Il solito egocentrico.
E’ il suo turno, stavolta, di sorridere. Sebbene farlo gli costi ancora fatica. - Fatto. – pronuncio dopo un po’,
accertatomi di aver fermato l’emorragia e di aver rimarginato parte dell’ampia
ferita che gli attraversava il costato, sollevandomi poi in piedi, pronto. - Mu… - .
Non mi volto verso di lui sentendomi chiamare… ma mi fermo.
Troppo difficile da esprimere questo turbinio, Shaka.
Lascia stare. - …Sii prudente. Abbi cura di te. -
.
… - E tu di loro. -
. Poi i miei piedi avanzano verso l’ignoto.
Prima lentamente, poi velocemente… finchè non mi
ritrovo a correre verso la fonte da cui provengono il cosmo di Athena e quello degli altri cavalieri… preparandomi a ciò
che mi aspetta… avvertendo improvvisamente un urlo agghiacciante squarciare
l’aria… e un cosmo di dimensioni spropositate esplodere in tutta la sua
potenza.
Ci siamo.
***************************************
Il varco indicatoci da Mu, per fortuna, esiste.
Siamo riusciti ad attraversarlo con non poche difficoltà, allargandolo
bruciando, ahimè, un po’ del nostro cosmo.
E’ stato questo a metterci spalle al muro.
In un attimo orde di thugs ci hanno assaliti,
sollevando i loro maceti per calarli implacabili
sulle nostre teste, venendo respinti indietro inizialmente piuttosto
facilmente… finchè non abbiamo notato, con nostro
sommo stupore, che non solo sembravano venirne fuori a bizzeffe da ogni punto
fosse contornato da una porta… ma che quelli periti ai nostri piedi… davanti ai
nostri occhi… sotto alle nostre mani… si rialzavano.
Sento una manata spingermi improvvisamente via e un thugs
privo della testa, diretto precedentemente verso di me, polverizzarsi a un
colpo di Aquarius.
Non fossi abituato a questo genere di scontri potrei dire di essere scioccato…
ma non ci è mai capitato di affrontare dei nemici… simili…
Colpisco con un pugno in pieno torace uno di quei non morti, facendo volare il
suo corpo lontano metri da me, preparandomi ad affrontarne altri, controllando
di tanto in tanto che Lady Saori sia al sicuro…
Non so quanto sia stato giusto portarla qui, con noi, in piena battaglia, ma la
sua volontà è stata perentoria e nessuno ha potuto contraddirla.
Saga, Kanon, Dohko, Aioria e Aiolos si sono disposti
attorno a lei, come scudo, respingendo gli attacchi senza mai lasciarla
scoperta. Seiya brucia il cosmo di Pegasus
l’ennesima volta, spiccando un balzo per avere un raggio d’azione più ampio,
toccando poi terra con un’espressione di palese sconforto. - Ma quanti ne sono?! – lo sento
urlare poco lontano da me mentre io, spalla a spalla con Camus,
abbatto alcuni corpi che, poco dopo, si rialzano come non fossero stati affatto
scalfiti.
Un attimo dopo sento il cosmo di Athena bruciare,
quasi come se stesse urlando, e mi volto giusto in tempo per vedere Aiolos e Saga venire assaliti da un gruppo spropositato di thugs, che, per un attimo, sembrano avere la meglio. - Cam,
Milady! – urlo in direzione del mio migliore amico, ma quando mi volto verso di
lui vedo che è già partito a razzo in direzione di SaoriKido, per andare in aiuto ai compagni e fungere da
controffensiva al loro posto.
Sgrano gli occhi, quando mi rendo conto che la battaglia ha portato
inevitabilmente e contro ogni volontà, il resto dei cavalieri che la circondava
ad allontanarsi da lei, lasciandola alla mercè di
questi psicopatici… Camus è ancora troppo lontana da
lei… un thugs le è quasi arrivato di fronte… - Athena!
– urlo, voltandomi completamente verso di lei, infischiandomene di aver dato le
spalle al nemico, congiungendo le mani per far partire un mio colpo, mentre un thugs mi balza sulla schiena, afferrandomi il collo con le
sue mani… quando un boato assordante, seguito da una leggera scossa di
terremoto, ci fa sbilanciare tutti leggermente e, successivamente, spalancare
gli occhi.
Un’enorme bestia ha appena fatto irruzione in questo posto dimenticato dagli
dei, entrandovi abbattendone una parete e caricando tutta la sua potenza in
direzione dei thugs che erano diretti verso Milady,
spazzandoli via.
Incredula, SaoriKido,
caduta all’indietro per la forza esercitata da quella creatura
nell’attraversare velocemente quello spazio, si volta verso il punto da cui ha
fatto la sua entrata, spalancando gli occhi, compreso il motivo.
Prima che possa rendermi conto anch’io di ciò che ha visto, l’oggetto del suo
interesse si fa avanti, attraversando lo spazio percorso precedentemente dalla
sua creatura con la stessa velocità, palmo delle mani alzate, fasci di energia
divina ad investire i corpi dei malcapitati che avanzano, incuranti del
pericolo a cui vanno incontro. Ganesha si ferma esattamente in prossimità di Saori, dandole le spalle, congiungendo i palmi delle mani
per poi ricondurli all’esterno, verso i thugs, che
vengono ribaltati e allontanati lontani metri da noi tutti, come se una forza
invisibile avesse impedito loro di avanzare nuovamente.
Ma allora…? - Dov’è la mortale? – chiede
improvvisamente il dio indiano, rivolgendosi questa volta verso Athena con uno sguardo misto a preoccupazione e rabbia… ma
Milady non fa in tempo a rispondergli che un grido acuto si eleva, assordante,
facendoci sollevare tutti la testa, in ascolto… e un cosmo maligno, di
dimensioni spropositate, permea l’aria. - No… - mi ritrovo a dire come il
dio, il cui sguardo, se possibile, è diventato ancora più cereo. - No… - ripete ancora, come in
trance, prendendo a stringere convulsamente un oggetto legato alla cintura dei
pantaloni, che precedentemente non avevo notato.
Il silenzio, nel frattempo, ha dominato la scena.
Nessuno osa muoversi, né fiatare.
Perfino Death Mask e Aphrodite,
ostentanti di solito sicurezza sfacciata, ora hanno uno sguardo che oserei
definire preoccupato.
Guardo Camus e Aioria per
un attimo, come per accertarmi che ciò che sto avvertendo non sia frutto della
mia fantasia… e i loro sguardi me ne danno conferma. - NO! – urla Ganesha
tutto ad un tratto, irato, battendo violentemente un piede a terra, facendola
tremare.
Poco dopo, quella che definirei essere qualcosa simile ad… un’ombra… arriva da
un imbocco che sembra condurre ad un lungo corridoio… raggiungendo velocemente
il punto in cui si trova Ganesha e fermandosi poco
lontano da esso, piazzandocisi di fronte. - TU! – urla il dio dalla testa
d’elefante, indignato, non appena da quell’ammasso di tenebre, rimasto sospeso,
incorporeo, a mezz’aria, non si delinea un volto. - Anche io sono lieto di rivederti, Ganesha.
– lo prende in giro l’entità, sciogliendosi poi in una risata sinistra… che ha
la capacità di farmi accapponare la pelle. Ma chi diavolo è? – Oh, grazie! Ma non vi è bisogno che ti
complimenti per il mio operato eccelso, non me lo merito, è stato piuttosto
facile… - continua, precedendo il dio indiano, palesemente irritato per ciò
sia stato costretto ad ascoltare. - … Gli
esseri umani sono così stupidi. Pieni di propositi, sentimenti…- . Athena si è infine alzata da terra, lo scettro
di Nike stretto più di prima tra le sue mani. - Chi sei, creatura immonda? – gli
chiede poco dopo, continuando a rimanere alle spalle di Ganesha
ma rivolgendoglisi in modo altezzoso e fiero, sentendo l’oggetto della sua
domanda sciogliersi in un’altra, seppur breve, risata sinistra. - Mia cara dea Athena, se solo non vi foste
impicciata di affari che non le riguardavano a quest’ora lei e i suoi adorati
cavalieri avreste avuto la vita salva. Forse…- . - Egli è Tharaka,
dio degli inferi indù. – le risponde Ganesha mentre
l’ennesima risata di quell’entità si diffonde melliflua per l’aria.
Dio degli inferi? Ma allora… - E’ a causa sua che quelle creature
corrotte si rialzano continuamente, le ha bagnate col proprio sangue. –
continua a spiegare il dio, riferendosi ai thugs.
Non mi è nuova questa storia… forse… forse avremmo dovuto immaginarlo… - Cosa ne hai fatto di Reiko? – chiede a quel punto Athena,
con un’inflessione se possibile ancor più dura nella voce, scatenando
nuovamente l’ilarità del nostro nemico. - Quante domande sciocche, mia cara. Non è evidente?- .
In quel momento, un altro urlo, del tutto uguale al precedente, squarcia
l’aria.
I thugs, immobili alle spalle del dio degli inferi,
sussultano tra l’euforico e lo spaventato. - Di quella creatura mortale non è rimasto più niente. – risponde,
scandendo meticolosamente l’ultima parola.
…
…Reiko… - Che cosa significa?! Che cosa ne
hai fatto di lei?! – urla, in preda all’ira, il cavaliere di Pegasus, stringendo i pugni minaccioso e avanzando di un
passo. - L’ha costretta a bere il proprio
sangue… - .
Le parole di Dohko, rimasto in ascolto fino a
quel momento, sorprendono tutti. - Quando il dio Tharaka
scese sulla Terra, implacabile, spargendo morte e distruzione ovunque passasse
la sua essenza, corrompendo gli uomini bagnandoli col proprio sangue per
trasformarli in demoni… - inizia a recitare il cavaliere di Libra, facendomi
assottigliare gli occhi. Questa deve essere una delle versioni del credo indù
presa in considerazione quando ancora non si capiva che cosa sarebbe potuto
succedere a Reiko. – …Parvati
abbandonò il cielo e scese anch’essa sulla Terra, in soccorso dell’umanità, per
cercare di proteggerla. -.
… - Quando capì che il sangue che Tharaka utilizzava per corrompere l’umanità veniva raccolto
in un calice, ella lo cercò, lo trovò, e ne bevve il contenuto per far sì che
più nessuna goccia si posasse sugli uomini, corrompendoli. Ma tanto era il male
contenuto in esso che Parvati finì con l’essere
corrotta a sua volta… trasformandosi nella terribile Kalì…
implacabile seminatrice di distruzione e morte. - .
… Oh, dea… - I miei complimenti, cavaliere! – esclama il dio degli inferi quando
Dohko termina, sciogliendosi in una delle sue
ennesime risate del cazzo. – E, dimmi…
- si avvicina di un po’ verso la sua direzione, facendo tendere i nervi a
tutti, sebbene tutti sembriamo incapaci di muoverci. - … Sai anche come prosegue la storia?- .
Il sorriso che si delinea su quello pseudo volto nero non mi piace per
niente, e per la prima volta da quando sono qui avverto dei brividi
attraversarmi la schiena.
Lo sguardo che gli rivolge il cavaliere di Libra è pieno di astio… ciònonostante, prosegue. - Compresa la terribile ascesa di Kalì, Shiva decise di raggiungerla sulla Terra per tentare
di placarla. Quella che un tempo era stata la sua consorte benevola e
misericordiosa non aveva più la capacità di distinguere gli amici dai nemici,
gli innocenti dai colpevoli… - .
… Dal racconto di Dohko… capisco che con ogni
probabilità il cavaliere di Libra stia cercando di essere il più dettagliato
possibile non per accontentare il dio degli inferi… ma per informare noi… - …Cosicchè,
alla fine, decise di lasciarsi colpire da lei, soccombendo ai suoi piedi, che
si posarono su di esso come avevano precedentemente fatto con le altre vittime.
Ma una parte di Parvati, rimasta in quel corpo
corrotto dal male, si accorse del terribile errore che aveva compiuto,
rendendosi conto di aver colpito a morte la persona che amava. La disperazione
per aver ucciso il proprio consorte fu talmente tanta che quel briciolo
dell’essenza di Parvati rimasta intatta scosse nelle
profondità delle viscere Kalì, che dopo una lotta
estenuante con la sua controparte, alla fine si arrese, soccombendo. - .
… - Non illuderti Tharaka!
– esclama improvvisamente Ganesha. – Non accadrà di
nuovo! Stavolta le cose sono diverse! Ci sono io, c’è la dea Athena, ci sono i suoi cavalieri… - . - Ma non c’è papà, caro! Sbaglio o il caro Shiva ha deciso di non
reincarnarsi? – lo deride, sciogliendosi in un’ennesima risata. - C’è chi per lui! – replica
orgogliosamente il dio dalla testa d’elefante… facendomi, finalmente, capire
l’andazzo della situazione…
Oh, Athena. - NON PIU’! – esclama però trionfante Tharaka…
facendomi battere forsennatamente il cuore nel petto, mentre Milady, alle
spalle di Ganesha, spalanca gli occhi esterrefatta…
…Eppure il cosmo di Mu c’è.
Oddio. - Era un
valido e valoroso guerriero… mi si è stretto il cuore porre fine alla sua
esistenza…! - .
…
In un attimo comprendo.
Il modo in cui Parvati ha reagito nel corpo di Reiko… sia su di lei, che su di me… le parole di Dohko sul dovercene essere soltanto uno…
…Tharaka ha confuso Mu con Shaka!
Ci siamo! Tutti i nodi stanno venendo al pettine!
Mi sfugge ancora il motivo per cui sia riuscito a confondersi… ma non
posso fare a meno che tirare un sospiro di sollievo. Ma Shaka…
Non posso credere che il cavaliere di Virgo sia caduto.
…
Improvvisamente, alcuni dei thugs situati molto
posteriormente alla folla che non sta aspettando altro che attaccarci, urlano.
L’enorme cosmo avvertito precedentemente s’innalza di nuovo… e con lui rumori
sinistri e urla si alternano nell’aria, mentre un odore nauseante di sangue ci
raggiunge le narici.
Mi ritrovo a deglutire, nell’osservare decine di thugs
cercare di scappare da qualcosa che è alle loro spalle… e mi ritrovo a doverne
respingere alcuni, avvicinatisi nuovamente troppo a noi, sebbene questa volta
non in modo offensivo… - Kalì avanza. Sarà un piacere, ricevervi nel mio regno! – e dopo un’ultima
risata sinistra, quello che componeva lo pseudo volto del dio degli inferi si
contorce su se stesso, fino a sparire completamente.
In quel preciso momento qualcosa mi atterra davanti ai piedi, facendomi
sgranare gli occhi dall’orrore.
Una testa mozzata, sguardo pietrificato dal terrore, guarda nella mia direzione…
come per preannunciare ciò che accadrà.
La terra trema lievemente una volta… due… tre… dei rumori di passi si propagano
per il punto in cui ci troviamo… mi costringo a sollevare lo sguardo… posandolo
su quello che mai avrei giurato di poter vedere… - Reiko… -
mi sento pronunciare poco dopo, guardando esterrefatto ciò che resta della
ragazza, assunte le stesse identiche sembianze della divinità risvegliatasi.
Quando quel mostro apre la bocca, generando un’enorme sfera di energia diretta
su noi tutti… comprendo che di lei… non è rimasto più niente.
Piccolo regalo di Natale per voi tutti!
Ho fatto una fatica non indifferente per cercare di pubblicarlo prima dell’anno
nuovo, ma alla fine ci sono riuscita!
Ringrazio sentitamente tutte le persone che leggono, commentano, mi scrivono in
privato, aggiungono la storia tra le preferite, seguite, da ricordare.
Prima di salutarvi, volevo fare una piccola precisazione, forse superflua, ma
che mi sento in dovere di fare: questa non è una storia su commissione. Ho
ricevuto messaggi privati in cui mi si chiedeva di non far morire Shaka… se Shaka non è morto è
avvenuto solo ed esclusivamente per motivi di copione strettamente personali.
Non scrivo per la gloria, ma per piacere. Mai ho scritto storie su commissione,
né inizierò con questa, mai lo farò in seguito.
Se una storia piace, qualsiasi risvolto prenda, la si segue.
Altrimenti arrivederci e grazie.
- Great
Horn! - - Catena di Andromeda! - - Colpo segreto del Drago Nascente!
- .
Le mani di Ganesha mi afferrano poco prima che
quell’enorme quantitativo di energia esploda a pochi passi da me, facendo ribaltare
indietro tutti i miei Saints e fermando, per un
momento, Kalì.
Socchiudo gli occhi a causa della polvere alzatasi, in pena per loro, non
potendo fare a meno di volgere lo sguardo a quest’ultima…
Il corpo bluaceo, i quattro arti superiori, la lingua
penzoloni, gli occhi gialli, gli artigli alle mani e ai piedi, il cosmo divino
maligno… non riesco a credere che quella sia Reiko. - Giù! – sento esclamare dalla voce
del dio a cui devo la vita, assecondando la mano che va a posarsi sul mio capo
per farmi scansare i detriti rimbalzanti dall’impatto col colpo di poc’anzi.
Mi volto verso il mio improvvisato salvatore, guardandolo dritto in volto benchè lui abbia lo sguardo vigile e all’erta rivolto alla
nuova reincarnazione. Sebbene sia ormai palese che non si tratti di un nemico,
ciò non lo assolve affatto. - Lei mi deve un mucchio di
spiegazioni, Ganesha! – esclamo, cercando di rendere
udibile la mia voce nonostante l’ennesimo urlo di Kalì
si abbatta sui miei cavalieri. Solo allora il dio indiano volge il capo a sua
volta verso di me, guardandomi con un’espressione colpevole mista al
risentimento. - Credo di sì. – conviene,
congiungendo due dita che vanno ad agevolarlo nel fare un fischio per
richiamare la sua bestia sacra. – AKHU! - .
L’enorme roditore, scricchiolando, si volge verso di noi, prendendo poi a
correre nella nostra direzione mentre un gruppo di thugs,
accortosi di noi, solleva i maceti, minaccioso.
Quando l’animale divino si ferma, Ganesha vi sale su
senza grosse difficoltà, aiutando me a fare altrettanto… sebbene non mi fidi
affatto di quella reincarnazione improvvisata. - Non faccia la schizzinosa. – mi
deride il dio, facendomi dipingere un’espressione di disappunto sul volto. –
Scelga: o lui, - indica con un dito la sua cavalcatura. – O loro. – finisce con
l’indicare invece i thugs precedenti… correre
velocemente verso di noi.
A quella vista mi sollevo quanto posso l’abito che indosso e accetto di
afferrare la sua mano per sedermi alle sue spalle, senza mai lasciare lo scettro
di Nike, che utilizzo per colpire in pieno viso uno dei servi di Tharaka, che era quasi giunto a toccare Akhu. - Bel colpo! – si complimenta Ganesha, facendo sì che il compagno di lotta si sollevi
sulle zampe posteriori, facendomi trattenere un urlo di spavento, prendendo poi
a caricare verso la nuova reincarnazione che ci si para davanti. - Che sta facendo?! – urlo
inebetita, incredula della piega che sta prendendo quella corsa, vedendo sul
volto del dio indiano delinearsi un sorriso quando Akhu
abbatte con la sua enorme stazza diversi thugs che
avevano preso di mira Aphrodite.
A stento riesco a sentire quest’ultimo urlare il mio nome preoccupato… l’unica
cosa che riesco a captare perfettamente è il suo sguardo incredulo misto a
preoccupazione…
Credo che ne avrei stampato su uno perfettamente identico se mi vedessi in
questo momento dall’esterno. Akhu investe altri thugs
diretti sui custodi delle dodici case, più e più volte, dando loro modo di
prendere un attimo di respiro prima di dover affrontare il pericolo più grande.
Gli ultimi che investiamo sono diretti a ridosso di Dohko…
che, a differenza di Aphrodite, vedo sorridere
enigmatico e seguirmi con lo sguardo finchè non
sparisco dalla sua visuale.
Certo. Forse da che è al mondo, nonostante sia decisamente più anziano dei suoi
colleghi, non ha mai visto niente del genere. Ma con un altro sguardo del
genere potrei lo stesso declassarlo! - Oh, Zeus! – mi ritrovo ad
esclamare, vedendoci in prossimità di Kalì che,
accortasi di noi, ha riaperto la bocca come prima, accumulando il proprio cosmo
lì.– Ganesha!
- . - Pronta a saltare? - . - NO! - .
Un boato assordante, se non peggiore di prima, si abbatte sotto di noi… solo
riaprendo gli occhi – chiusi per lo spavento – mi rendo conto di esser saltata
con Ganesha, letteralmente aggrappata alle sue
spalle, le ginocchia afferrate saldamente dalle sue mani… mentre, sotto di noi,
Akhu è stato ridotto in polvere.
Atterriamo su un roccia posta nelle vicinanze, mentre i miei occhi osservano
con attenzione i granelli di polvere appartenenti a quella che una volta era
stata la bestia sacra del figlio di Parvati…
ritornare all’origine, andando a ricomporre ciò che era la creatura marmorea,
mentre, attorno, la battaglia tra i miei Saints e i
nemici imperversa. - Affascinante, vero? – chiede
retoricamente al mio sguardo spaesato, facendomi richiudere la bocca aperta per
lo stupore e fissarlo severamente. - Lei è sempre tanto spiritoso? - .
Ma non fa in tempo a rispondermi che ci ritroviamo costretti a difenderci da
altri thugs, sbucati fuori improvvisamente e
accerchiatici. - Quello scettro che stringe tanto
gelosamente è solo un elemento ornamentale o ha anche una sua utilità? -.
Boccheggio, scioccata. Come ha osato? - Insolente! – esclamo solamente,
imprimendo lo scettro del mio cosmo e piantandolo con tutta la forza di cui
dispongo a terra, creando una forza che fa capitolare i nostri nemici, alcuni
dei quali finiscono col cadere nel vuoto, dall’altezza alla quale ci troviamo. - Interessante… - giudica lui,
osservandomi curioso, portandosi una mano al mento, critico. – Ma in qualità di
dea della giustizia è un pochino… - .
… ? - Scarso. - .
Sento il sangue fluirmi velocemente e raggiungere la testa, mentre il suo sorriso
non smette un attimo di deridermi… per poi farsi serio. - In compenso i suoi cavalieri sono
veramente in gamba. -.
Osservo il suo sguardo farsi pensieroso, rivolto ai miei Saints,
laggiù, che per l’ennesima volta stanno rischiando la vita per una causa
giusta.
Per questo sono nati, per questo sono stati allenati, per questo hanno ricevuto
l’investitura… ma non sono carne da macello. Se solo la situazione fosse stata
più chiara non li avrei mai costretti a scendere in campo a questo modo…
Mi ritrovo a stringere a pugno la mano che non tiene lo scettro di Nike,
lasciando che la collera, stavolta, abbia il sopravvento. - Perché mi ha salvata, Ganesha? Se il suo tentativo era quello di risvegliare Kalì, e dunque minare la pace sulla Terra, perché si è erto
a mia difesa? Perché non ha ucciso i miei Saints
quando sono venuti a sottrarle Reiko sul monte Kailasa? - . Lo sguardo del dio torna a posarsi su me,
questa volta la verve che lo animava prima è completamente assente. - Perché non è nelle mie intenzioni
farle del male, dea Athena. Temo non mi crederà, ma
tutto ciò che ha mosso me è identico a ciò che ha mosso lei. L’ultima cosa che
volevo era che si scatenasse un’ennesima guerra. - . Le terra trema per un
attimo e i suoi occhi vengono calamitati nuovamente dalla figura di Kalì. – Soprattutto di questa portata. - .
Continuando a fissarlo, mi ritrovo a scuotere la testa, incredula. - Se davvero voleva che tutto ciò
s’impedisse, avrebbe dovuto collaborare. - . Il suo sguardo scatta di nuovo
verso di me e una luce verde, sinistra, s’impadronisce dei suoi occhi. - Con chi? Con colei che per tredici
anni è stata lontana dal suo santuario, lasciando che un folle vi governasse al
suo posto? Con colei che ha permesso a quello stesso folle di ricoprire
nuovamente la carica di suo braccio destro nonostante tutto quello che era
accaduto? Con colei che ha accettato tra le sue schiere guerriere uomini dalla
dubbia moralità? Non dovrebbe essere tanto sorpresa. – dice poi, rispondendo
alla mia espressione scioccata. - Io, a differenza sua, mi sono premurato
d’informarmi sul pantheon diverso da quello da cui ho avuto origine. Senza
contare che queste non equivalgono alle scappatelle del suo Sommo Padre
Celeste, di cui ogni pantheon sa, parlandone con simpatia, come passatempo. Di
ciò che è accaduto al suo Santuario se ne è parlato e se ne parla tutt’oggi. E,
se lo lasci dire, senza alcuna simpatia. Piuttosto con preoccupazione. Come può
pretendere che abbia dovuto collaborare?
Lei collaborerebbe con qualcuno di cui non si fida? - . - E allora perché ad un certo punto,
comunque, l’ha fatto? - .
Il suo sguardo torna a farsi perplesso, ma sono così umiliata da tutto ciò che
mi ha vomitato addosso che a stento riesco a trovare le parole per spiegarmi. - Ha accettato che Reiko abbandonasse il monte Kailasa,
ha convenuto nell’attendere venti giorni per riportarla in India… - . - Ho dovuto. Assecondandola, ho
sperato che le cose filassero per il verso giusto… e invece così non è stato. -
. I miei occhi non abbandonano i suoi nemmeno quando questi tornano a
rivolgersi altrove, pensierosi. – E poi cos’avrei dovuto fare? Sterminare tutti
i suoi cavalieri? Riconosco che ad un certo punto l’ho anche valutata come
ipotesi. – ammette, facendomi sgranare gli occhi dall’orrore. – Ma tutto
sommato, perché? Eravamo dalla stessa parte! Anche se voi eravate tanto ciechi
da non comprenderlo neppure lontanamente… senza contare che sarebbe stato
controproducente. Ah, se solo il Padre Celeste si fosse deciso a reincarnarsi,
tutto questo non sarebbe accaduto! Ed io che ero anche sul punto di porre fine
all’esistenza di chi per lui… - scuote la testa, grave, mentre la sua
espressione si fa ancora più grave. – Ha idea di quanto mi è costato sapere… -
si trattiene, stringendo per un attimo i denti, come se gli costasse fatica
parlare di quell’argomento che si sta apprestando ad affrontare. - … di quanto
mi sia costato sapere che il corpo terreno della mia sacra madre era stato
profanato? - .
Impiego un po’ di tempo a capire a cosa si stia riferendo, arrossendo fino alla
punta delle orecchie quando associo la figura di Reiko
alla figura di Mu, ricordandomi poi d’un tratto della sindrome di Edipo di cui
più volte ha parlato la reincarnazione di Parvati nel
descrivere Ganesha. Mi chiedo solo… come abbia fatto
a saperlo… convenendo poi che, evidentemente, considerati i precedenti, tra
madre e figlio dev’esserci sicuramente un legame particolare tale per cui…
…
Considerando la fama che lo precede, ringrazio il Cielo per non avere lo stesso
tipo di rapporto con Zeus.
Deglutisco più volte, avvertendo la gola decisamente arida, lanciando uno
sguardo di sotto per accertarmi delle condizioni dei Saints,
pensando a un modo per cambiare discorso. - …E per giunta dalla persona sbagliata!
- .
… - Prego? – mi costringo a
chiedergli, sperando vivamente di aver compreso male. In compenso Ganesha scuote la testa, palesemente provato. - Il libero arbitrio... – pronuncia
ad un certo punto, come se stesse prendendo dimestichezza con dei termini che
non conosce. – Da quando gli uomini sono liberi di agire come meglio conviene
per se stessi e non per le divinità che venerano? - . - In qualità di divinità, mi riservo
di non considerare, nel modo più assoluto, gli esseri umani dei burattini
manovrabili senza istinto e sentimento alcuno solo per compiacere quelle che
potrebbero essere delle mie stravaganze. – gli rispondo melliflua, replicando
equamente alle sue accuse precedenti e riappropriandomi dell’identità e del
rispetto che mi è stato sottratto. - Stravaganze? – replica lui,
palesemente offeso. - Senza contare che molti uomini e
donne vengono al mondo crescendo poi con la convinzione della completa assenza
di divinità. – aggiungo, vedendolo spalancare gli occhi, inorridito. – E ciò,
per loro, non comporta necessariamente il perseguire una condotta immorale. E’
proprio questo il fascino dell’umanità: la capacità di affrontare la propria
esistenza facendo, talvolta, affidamento solo e unicamente su se stessi, sui
propri mezzi e limiti, cercando di raggiungere i propri obiettivi lasciandosi
alimentare dai sentimenti, dai valori… - lo sguardo di Ganesha
continua ad essere scettico, dando modo d’infervorarmi. – Se Aiolos non mi avesse condotta in salvo anni addietro al
costo della sua stessa vita… se Saga non si fosse redento combattendo la sua
parte oscura… se Shaka non avesse riconosciuto la sua
origine mortale, smettendola di elevarsi al di sopra dei suoi pari… se tutti
loro, - li indico, sentendomi il cuore stringere nel petto. – Non si fossero
sacrificati davanti al Muro del Pianto… - Il dio indiano osserva incuriosito le
lacrime raggruppatesi nei miei occhi, ma non me ne curo. – Se Reiko non avesse mai aperto il suo cuore a Mu… - decido di
portare quest’esempio, alla fine. – Adesso non saremmo tutti qui a combattere
per la stessa causa. Eppure non sono stata io a manovrare le loro scelte. Né in
carne né in spirito. - .
Lo sguardo del dio non ha smesso di osservarmi per un attimo. Non mi ha
interrotta, né ha aggiunto poi alcuna inflessione sarcastica al suo volto. Mi
ha semplicemente ascoltata. - Forse allora c’è ancora speranza…
- conviene pronunciando, dopo aver sospirato profondamente.
***********************************
- AL! – urlo in direzione di Taurus non appena la battaglia ce lo concede, evitando le
mannaie di alcuni thugs diretti verso di me,
scaraventandoli lontano bruciando cosmo, intravedendoli con la coda dell’occhio
rialzarsi poco dopo come hanno già fatto precedentemente. Athena. - SHAKA E’ VIVO! – mi urla di
rimando il cavaliere del toro caricando la sua stazza per liberarsi di quelli
che a primo acchitto dovrebbero essere dei semplici
esseri umani… ma che si stanno rivelando più impegnativi del previsto! – MU E’
CON LUI, STA CERCANDO DI FERMARGLI UN’EMORRAGIA! – aggiunge, ringhiando poi in
direzione di un thugs appesosi al corno del suo elmo.
Indietreggio per prepararmi a lanciare il colpo del Sacro Leo, trovandomi
improvvisamente spalla a spalla con Death Mask, in
palese difficoltà come me. - Che minchia avranno da rialzarsi
continuamente! - . - E’ il sangue! – gli rispondo di
rimando, mantenendo ancora quella posizione per offrire ad entrambi la
possibilità di avere le spalle coperte, indicando con un cenno del capo il
soffitto, da cui il liquido cremisi non ha smesso un attimo di gocciolare. –
Dobbiamo trovare un modo per impedire che continui a bagnarli! - . - E come cazzo facciamo, di grazia?!
- .
Se fossimo in una situazione diversa da questa gli tirerei una testata al rovescio,
da questa posizione… Poi i miei occhi puntano su una zona dell’ampia
costruzione interna rocciosa in cui ci troviamo, rimasta… miracolosamente
intatta. - Guarda! – gli indico, voltandomi
trascinando con le mie spalle le sue per fare in modo che il suo sguardo si
trovi sulla stessa traiettoria del mio. – Dove ci sono le scale! - . Cancer sembra valutare per un momento la mia
considerazione, continuando a respingere i nemici. - Non vi è sangue sul soffitto! –
gli indico ancora, immaginandolo pensare come me, febbrilmente. - E che facciamo? Li lanciamo di
peso da quella parte sperando schiattino definitivamente senza cagarci più il
cazzo? - . - Avrei trovato termini decisamente
migliori per esprimermi… - mi volto a guardarlo, dritto negli occhi. - … ma sì!
- .
Inizio a mettere in pratica le mie intenzioni, colpendo con decisione qualunque
thugs mi si pari davanti e spedendolo dall’altra
parte dello spazio roccioso, venendo imitato subito dopo da Angelo.
Intravedo Shura osservare la traiettoria aerea dei
corpi, spalancando gli occhi non appena si rende conto di ciò di cui ci siamo
accorti anche noi, prendendo ad imitarci, trovandosi costretto ad abbassare il
capo velocemente per non essere decapitato dalla mannaia retta da una delle mani
di Kalì.
Excalibur contrasta per un attimo un secondo colpo della dea… e per un attimo
temo che il braccio di Shura si stacchi… ma ciò che
accade gli si avvicina. Mai prima d’ora Excalibur ha ceduto, sanguinando… ed è
mentre la dea della distruzione è impegnata, che Aphrodite
ne approfitta per lanciarle per l’ennesima volta le sue rose avvelenate… che
nuovamente non sortiscono alcun effetto. - Maledizione! – lo sento esclamare
a denti stretti, trovandosi costretto a sfuggire ad una delle mani della dea,
diretta al suo collo mentre la sua gemella disintegra in un pugno il fiore che
avrebbe dovuto ucciderla. Pisces fa per abbassarsi nuovamente per rotolare su
se stesso e cogliere la dea alle spalle, ma un piede di questa ferma il corpo
del cavaliere, per poi sollevarlo senz’alcuna difficoltà e sbatterlo
violentemente a terra, prendendo poi a schiacciarlo.
Prima che Shura la colpisca ancora, si blocca,
costringendosi ad indietreggiare per non essere investito da Aldebaran, che ha caricato tutta la sua forza in corsa,
colpendo Kalì violentemente e riuscendo,
sorprendentemente, a spostarla un po’, facendola indietreggiare. - Scusa, piccola. – sento
pronunciare Taurus con espressione grave, prima di
scagliare nuovamente il suo Great Horn… che oltre a sollevare
un mucchio di polvere non la scalfisce minimamente. - Quel cretino si farà ammazzare! –
esclama improvvisamente Death Mask alle mie spalle,
allontanandosi da me per dirigersi verso la divinità. – Scemunito!
– urla in direzione di Aldebaran, costrettosi ad
inginocchiarsi per rispondere ad una controffensiva di Kalì.
– Quella lì non è la mocciosa! - .
… E’ dall’inizio dello scontro che ho avuto la sensazione che il cosmo di Aldebaran fosse… controllato. No, non è semplice. Sapere
che quell’essere grottesco una volta era Reiko. Non
sapere se e quanto sia rimasto di lei… Se scalfendo il corpo di Kalì si scalfisca inevitabilmente anche il suo… Ma non vi è
niente, che possiamo fare.
Sollevo la testa, alla ricerca di Lady Saori, nel
punto dove l’ho vista sparire con Ganesha… e li
trovo. Spero vivamente trovino una soluzione… e che ciò che ha raccontato Dohko non sia costretto ad avverarsi.
Improvvisamente l’oggetto dei miei pensieri fa capolino dal corridoio da cui è
venuto fuori Tharaka precedentemente, trovandosi
costretto ad arrestarsi… a causa di un motivo che non avrei mai immaginato. - Fratello! – sento urlare Shun alla vista di Phoenix, balzato improvvisamente fuori
allo stesso tempo di Aries. Ma quando vedo Ikki sollevare il palmo della mano contro il cavaliere
della prima casa, offensivo, capisco che Tharaka ha
colpito ancora.
******************************************
- Ad ogni modo, se Tharaka lo scopre, il cavaliere giusto potrebbe subire le
stesse sorti di quello sbagliato. -. - Sarebbe così gentile da spiegarmi
di cosa sta parlando? – chiedo per l’ennesima volta, memore del fatto di non
aver ricevuto risposte, precedentemente. - Ha appena concluso un gran bel
discorso sul libero arbitrio. Che senso avrebbe spiegarglielo? - .
Sgrano gli occhi per un attimo, venendo colta da una voglia immensa di
colpirlo. - I Saints
a difesa del mio Santuario stanno combattendo un nemico venuto fuori dal suo
pantheon! Il minimo che possa fare, caro Ganesha, è
cominciare tutto da capo nel modo più chiaro possibile! - . - ATTENTA! – mi urla
improvvisamente, afferrandomi per un polso e conducendomi verso di se,
impedendo, così, che un thug arrampicatosi fin lì mi colpisse con la sua
mannaia. Basta un calcio del dio indiano per spedirlo da dov’è arrivato, ma a
giudicare da quelli raggiunti le spalle di Ganesha,
ben presto avremo altre visite. – Possibile che la dea della giustizia debba
farsi continuamente difendere? I suoi cavalieri non le hanno mai rimproverato
questa sua passività? - . - Non oserebbero mai! – è l’unica
cosa che mi viene da esclamare, arrossendo fino alla punta dei capelli quando
vedo il suo volto farsi ironico. - Ma non ha parlato di libero
arbitrio, prima? – replica deridendomi lui, prendendomi alla sprovvista
alzandomi di peso tra le sue braccia e spiccando un balzo su un’altra altura
posta alla stessa linea d’aria di quella che stiamo accingendoci ad
abbandonare. - Non cambi discorso e mi spieghi a
cosa si riferiva. – gli intimo, vedendolo stringere le labbra con disappunto,
evitando accuratamente di guardarmi. – Ganesha… - . - La Venerabile Madre aveva ragione.
- . - …Parvati?
- .
Annuisce, guardandosi intorno all’erta, individuando presto altri thugs e colpendoli senza indugio col proprio cosmo. - Involontariamente mi ha fornito la
stessa spiegazione sugli esseri umani che mi ha fornito lei poco tempo fa, Athena. - .
Resto in attesa, sperando stavolta prosegua senza farsi più pregare. - Prima ancora che ReikoNonomura venisse al mondo,
la Venerabile Madre si aggirava per i giardini celesti meditabonda. – provo ad
immaginare ciò che mi sta raccontando, riuscendo, ad un certo punto, forse
grazie al suo stesso volere, vederla davvero… - Vedendola in pensiero, mi
avvicinai ad ella per chiederle cosa la rendesse irrequieta. Allora mi sorrise
e una sua mano andò a poggiarsi sul mio capo, affettuosa. – il volto della
reincarnazione di Ganesha si distende in un dolce
sorriso, al ricordo della madre… non riesco a impedirmi di sorridere lievemente
anch’io. – Mi confessò di non riuscire a trovare nessuna mortale in cui
reincarnassi per adempiere al ciclo del mondo. - . - Ciclo del mondo? - . - Yin e Yiang…
mi è ignoto il modo in cui voi greci lo chiamiate. - .
Yin e Yiang… si riferisce alla complementarietà di
luce ed ombra, senza cui l’una non può esistere senza l’altra e viceversa.
Volto il mio sguardo verso Kalì, che continua a
spargere sangue di thugs, affrontata con difficoltà
dai Saints… evidentemente, la sua resurrezione era una
cosa inevitabile. - Continui pure. – gli chiedo,
vedendolo concentrarsi nuovamente su quel ricordo, mentre dentro di me un po’
di nebbia inizia a dissiparsi. - Trascorse così diverso tempo… finchè, un giorno, non ebbi l’onore di assistere ad uno dei
suoi sorrisi. Mi confessò che in India era nata una creatura dalla fisionomia
angelica, da un potere immenso e un destino glorioso. Il Buddha stesso lo aveva
scelto come sua rappresentanza sulla Terra, mentre le stelle che avevano
vegliato sulla sua venuta al mondo, disposte nella costellazione della Vergine,
lo avevano destinato alla protezione di un altro dio… - . - Shaka… -
mi lascio sfuggire, spalancando bocca e occhi allo
stesso tempo, sgomenta. - Mi chiesi cosa ci trovasse la mia
Venerabile Madre in un mortale… - è con una punta di astio che lo sento
pronunciare quelle parole… comprendendone, naturalmente, il motivo. - …Ero
convinto che intendesse reincarnarsi in una donna: perché, dunque, perdere del
tempo prezioso con l’esatto opposto? Quanto mi sbagliavo. - .
In un attimo il dio indiano mi afferra nuovamente per la vita e salta
sull’ennesima altura sospesa nel vuoto… ero così presa dal suo racconto che non
mi ero quasi accorta che Kalì avesse puntato un
colpo, involontariamente, verso la nostra direzione. - Essendo stata a lungo ad osservare
gli uomini per decidere chi avrebbe dovuto essere la prescelta, la Venerabile
Madre era stata ad osservare le loro azioni, le loro relazioni, il modo che
avevano di congiungersi, di allontanarsi, di amarsi, di farsi la guerra… tutte
cose per me incomprensibili. Senza consultarmi, conscia che il Venerabile Padre
Shiva, come sempre, non si sarebbe reincarnato, scelse una mortale il cui
destino si sarebbe intrecciato inevitabilmente col nascituro della
costellazione della Vergine, vedendone, mi diceva, il perfetto risvolto che
avrebbe fatto sì che il pericolo di Kalì venisse
scongiurato. - . - … Parvati
aveva visto in Shaka ciò che Shiva aveva
rappresentato per lei? - . - In altri termini, sì. - .
Distolgo un attimo lo sguardo, cercando di radunare le idee.
Secondo la leggenda… che a questo punto non è più tale… per fermare l’avanzata
di Kalì, Shiva finge di venir colpito a morte da
quest’ultima facendo risvegliare così Parvati,
devastata dal timore di averlo ucciso. - Capisce cos’ha potuto significare
per me l’apprendere che ciò non era avvenuto? - .
Sbatto gli occhi più volte, respirando profondamente. - Sì. Ma provi ugualmente a
spiegarmelo lei. - . - La Venerabile Madre aveva deciso
di reincarnarsi di punto in bianco, raccomandandomi di non peccare di superbia
e d’intervenire non appena le cose sarebbero precipitate. Solo allora. - . I
suoi occhi si stringono un attimo, risentiti. – Quando ho avvertito Tharaka allontanarsi dal regno degli Inferi a cui era stato
relegato, ho compreso che stava avvenendo qualcosa di terribile. Intransigendo gli ordini di mia madre, mi sono recato sulla
Terra, reincarnandomi nel corpo di questo giovane sostenitore del mio culto,
prendendo ad aggirarmi per l’India curioso di sapere se quei massacri che la
stavano dilaniando fossero frutto dell’ennesima follia umana o qualcosa di più
grande. Facendo la conta delle vittime e tenendo conto del modo in cui erano
state fatte trapassare, ho capito che Tharaka aveva
trovato il modo di radunare attorno a se i thugs,
mettendo a fuoco e fiamme l’India, pur di trovare la mortale in cui si era
reincarnata mia madre. -. Al mio sguardo interdetto, Ganesha
mi fornisce subito la risposta alla domanda che non ho bisogno di pronunciare.
– In abiti umani, la Venerabile Madre è più debole
che non nella sua interezza divina. Preda facile per una creatura immonda come
il dio degli inferi, abituato com’è a manovrare i morti, ottime pedine perché
prive di energia – e quindi non facilmente individuabili – nonché corpi veri e
propri con cui poter operare. - . - Non capisco, Ganesha.
Cosa voleva in realtà Tharaka? - . - Ciò che voleva la Venerabile
Madre, ma per ragioni completamente diverse. Se Parvati
voleva risvegliare Kalì per l’ordine cosmico, Tharaka voleva che questa girovagasse incontrollata sulla
Terra solo e unicamente per spargere morte e distruzione, arricchendo così il
suo regno del terrore. -.
E’ costretto ad abbassare la testa, evitando che una mannaia lanciata ad alta
velocità lo ferisca. - E come pretendeva di farlo,
avendo, sua madre, escogitato già tutto affinchè non
avvenisse? - . - Eliminando la fonte di speranza di
Parvati e la sua fonte di preoccupazione. – mi
risponde, mentre ci spostiamo per l’ennesima volta in un posto più sicuro. – Tharaka sapeva che Shiva, come sempre, non si sarebbe
reincarnato, così come sapeva anche che, Parvati,
previdente, avrebbe trovato un modo per bere il suo sangue senza far correre
pericoli all’umanità. Gli restava solo da individuare l’uomo che rischiava di
rovinargli i piani di conquista. - .
Se non fossi io stessa la reincarnazione della dea Athena
sulla Terra, troverei tutto questo decisamente assurdo.
Vengo afferrata per un polso e costretta a fermarmi nel momento esatto in cui Akhu mi passa velocemente davanti, andando a schiantarsi su
Kalì, che lo disintegra, per l’ennesima volta. - Ancora non riesco a capire, Ganesha… - riprendo, non prima di aver lanciato una rapida
occhiata ai miei cavalieri ed essermi accertata di aver raggiunto un posto
sicuro. - … Perché non ce ne ha parlato? Perché si è ostinato a fare tutto da
solo? Alla luce di tutti questi eventi, avremmo potuto… - . - Cosa? Chiedere al suo cavaliere di
sacrificare la propria vita per una causa più grande e nobile? - .
Sfilo con un solo gesto il mio polso dalla sua stretta, sfidandolo con lo
sguardo. - Crede non ne sarebbe capace? Dice
di aver fatto delle ricerche sul nostro conto… - . - Ho dovuto. – mi precede lui, afferrata
l’accusa velata che gli ho rivolto. Sollevo prontamente una mano verso di lui,
convincendolo a lasciarmi continuare. - Dalle sue ricerche avrà
sicuramente avuto modo di constatare l’immenso coraggio che anima i miei
cavalieri e gli sfibranti sacrifici a cui si sono dovuti sottoporre durante
l’intero corso della loro esistenza… - . - Fabule. – m’interrompe lui,
facendomi sgranare gli occhi. – Non è mai stato nei miei interessi constatare
quanto fossero coraggiosi e valorosi i suoi guerrieri, Athena.
So solo che la mortale nella quale si è reincarnata la Venerabile Madre è
andata contro tutti i progetti della Divina… e tutto solo perché Parvati, nella sua infinità bontà, ha deciso di non
annullarle la volontà, confidando nel cuore della giovane che, a sua detta,
avrebbe salvato l’intera umanità grazie all’amore nei confronti del giovane di
cui lei era convinta si sarebbe innamorata! - .
E’ una personalità tanto ambigua che non riesco a comprendere. Si può parlar di
tutto, fuorchè del modo in cui si sia relazionata
sulla Terra La sua Venerabile Madre… questo, direi, sembra davvero mandarlo in
bestia e fargli perdere il controllo.
Ed io che mi sono lamentata sempre del mio Pantheon, Santo Cielo. - Ganesha
– riprendo, vedendomi costretta a fargli abbassare la testa per un colpo
scagliato da qualche guerriero, laggiù. – Non mi ha ancora detto perché è
venuto a riprendere di punto in bianco Reiko
presentandosi al mio Santuario con una certa urgenza. - . - Tutti quegli uomini… - .
…? - Quando ho visto materializzarsi
sul Monte Kailasa tutti quei guerrieri rivestiti
dalle armature d’oro contraddistinguenti la sua casta… Athena,
mi perdoni… ma non ci ho visto più. - .
… - Mia madre era ospitata in un luogo
pullulante di uomini… perfino la statua di Shiva, in quel tempio, ha urlato
oltraggiata! - .
Oh, Zeus. - Non volendo intraprendere una
guerra inutile contro il suo Santuario ben sapendo che tra i suoi guerrieri,
d’altronde, vi era colui che avrebbe dovuto scongiurare la minaccia di Kalì… che la Venerabile Madre mi perdoni, ho disubbidito. -
.
… Ed eccoci. - Quando Reiko
se n’è andata, sono stato giorni a pensare a un modo per sottrarvela in modo
pacato, senza traumi. La personalità forte della ragazza mi sarebbe stata
d’intralcio se mi fossi imposto senza mezzi termini, così come lei ed i suoi
cavalieri… ma la Venerabile Madre, ahimè, ha capito le mie intenzioni. Ha fatto
sì che Reiko abbandonasse il suo Santuario in uno dei
giorni di attesa pattuiti insieme, facendola recare qui in India, consapevole
che l’avreste seguita. - .
Tentenno un attimo, prima di replicare. - Sapeva anche che Shaka si sarebbe presentato prima di Reiko
sul luogo della resurrezione? – gli chiedo, vedendolo impensierirsi un attimo e
aggrottare le sopracciglia, prima di rispondermi… scuotendo la testa. - Questo presumo sia dipeso dalle
immense conoscenze del suo cavaliere nei confronti del nostro culto. – mi
risponde Ganesha, impettito. - Ad ogni modo il suo gesto ha fatto
comprendere a Tharaka che quello che aveva davanti,
con ogni probabilità, doveva essere l’uomo che avrebbe fatto le veci di Shiva…
- convengo, riuscendo finalmente a far incastrare un pezzo alla volta,
vedendolo annuire. Ecco perché il cavaliere di Virgo ha chiesto immediatamente
il permesso di recarsi qui. Sapeva che se vi ci fosse recato Mu per primo
avrebbe potuto incappare nel pericolo che lui stesso si è ritrovato costretto a
capitolare.
Mu e Shaka.
Semmai riusciremo a sopravvivere a tutto questo, un giorno dovrai spiegarmi
come hai fatto, mia cara Reiko . – Come mai la sua Venerabile Madre
non si è fidata di lei? – gli chiedo ritornando al punto lasciato in sospeso,
prendendolo alla sprovvista. – E soprattutto… - mi fermo un attimo, rifacendo
il punto della situazione. – Lei che ruolo ha, in tutto questo? - .
Sorprendentemente Ganesha mi sorride, portandosi una
mano alla cintura dei pantaloni che indossa, facendomi impugnare lo scettro di
Nike più forte di quanto non abbia già fatto fino ad ora… mostrandomi, infine,
un oggetto dalla forma ovale… non tanto grande, con una base d’appoggio piana.
Oggetto apparentemente insulso, ma non mi lascio trarre in inganno dal suo
aspetto, concentrandomi, invece, sull’energia che emana…
- …Un sigillo? - .
Quando Ganesha annuisce, mi ritrovo a deglutire
rumorosamente.
Tsk, queste divinità.
La battaglia imperversa, fiumi di sangue bagnano il terreno, teste volano… e
loro si raccontano i loro trascorsi divini.
…Era voluto.
La derisione di Ganesha nei confronti di Athena non è assolutamente un tentativo di bashing. La Kido la conosciamo.
Nella mia storia subisce un’evoluzione introspettiva, ma per quanto sia
animata, stavolta, da tanti buoni propositi, in guerra lei non è mai scesa in
prima persona. E l’aver indossato di nuovo un abito con gonna lunga sottolinea
la sua totale inettitudine alla praticità.
Pazienza. Così è, così ce la teniamo J
Ganesha, invece, è stata una bella gatta da pelare.
Domanda rivolta agli autori che vi sono tra i miei lettori: vi è mai capitato
di dover gestire i vostri personaggi avendo in mente per loro un piano ma
trovandovi poi, sorprendentemente, ad assecondare le loro mosse anziché le vostre? Non so se mi sono spiegata, ma a me
così succede! Ragion per cui non ho la più pallida idea di come finirà questa
storia… staremo a vedere. Ganesha nel culto indù viene descritto…
sostanzialmente come una divinità buonacciona.
Allegro, tranquillo, generoso, scherzoso.
Ma il complesso di Edipo, ahimè, ce l’ha.
Fonti: web.
La descrizione fisica di Kalì potete trovarla
tranquillamente digitando il nome della dea della distruzione in Google
immagini. Noterete che alcune riporteranno una versione di Kalì
con sei braccia, ma le più accreditate sono quelle che la ritraggono con
quattro, ed è con quattro che ho deciso fosse la mia Kalì.
GIURO solennemente di non aver mai visto interamente la serie Hades di Saint Seiya, né,
tantomeno, di averne letto il fumetto. Ma sì, della storia mi sono informata ed
è sempre sul web (fonte: Wikipedia) che ho letto del sacrificio dei Saints davanti al Muro del Pianto (sigh…)… avendo
completamente rimosso che Hades si fosse impossessato
di Shun! Cioè.
Sembra quasi fatto a posta che stavolta sia Ikki
quello posseduto.
E, a pensarci bene, non è che mi dispiaccia tanto… è come se avessi dato
involontariamente un senso di continuità alla sfiga con gli dei degli inferi xD
Scherzi a parte, ho voluto fosse Ikki a seguire Shaka perché è da quando si sono oscurati in un mondo di
luce (cit.), che ritengo che tra i due sia sorto un legame profondo. Non a caso
non disdegno neanche le yaoiste che li accoppiano, ma
in questa storia non vedrete MAI niente del genere, quindi arrendetevi al fatto
che, in Somebody, siano diventati solamente buoni
amici J
Che altro? Ah sì: Shaka.
Più volte mi è stato chiesto il perché non abbia mai raccontato dal suo punto
di vista questa storia.
Ma io dico: siete impazzite? Mettersi nella testa di Shaka?
E chi ne esce più??
Scherzi a parte… ammetto non sia… affatto facile…
Già l’aver impostato una storia su Mu mi ha dato un bel po’ da fare.
La mia paura più grande? Rendere un personaggio di un tale spessore banale.
Sebbene siano entrambi asceti, il carattere di Mu lo rende più propenso alle
relazioni. Mu si distacca dal mondo che lo circonda, ma non lo rifugge. Ci
cammina, lo esplora, si fa delle domande, cerca delle risposte Shaka invece se ne distacca e lo rifugge.
Per anni ha creduto di essere superiore, IL giusto, colui che tutto vede… è
stata la fenice a spaccargli il piedistallo su cui si era eretto e ricordargli
da dove proveniva. Immaginate che trauma cadere da tanto in alto? Che botta?
Che dolore…?
Ecco, io questi due li immagino così.
Mu apre il suo cuore, ci si adatta, si mette in discussione, entra in patti con
se stesso. Shaka no. E’ stata un’impresa farlo innamorare! Reiko ha funto da Phoenix2: la vendetta. Non potendo più
ergersi al di sopra di tutti, Shaka se n’è distaccato
chiudendosi in una gabbia di cristallo che Reiko a
poco a poco ha scardinato. Immaginate il secondo trauma: il sentirsi mettere in
discussione, il mettersi in
discussione. Pe una seconda volta. Terribile, per un uomo come Virgo.
Ragion per cui i due sono assolutamente diversi anche in amour.
Se Mu può avere dei tentennamenti, dettati dal suo animo più soggetto, più
sensibile, alle debolezze… Shaka, attraversata quella
fase di trasformazione interiore e consapevolezza, non può che esporsi nel modo
che più gli si addice, arrivati a questo punto: con sicurezza.
Cercando di spiegarmi ancor meglio: se l’amore rende Mu debole, rende Shaka forte.
Almeno, io li vedo così. Questa, chiaramente, è la mia personalissima
interpretazione.
Tornando a noi… raccontare dal punto di vista di Shaka?
Riuscissi a decifrare quell’oscuramento di segnale che precede ogni sua azione,
volentieri. Ma ci vuole un’introspezione approfondita per riuscire a fare una
cosa simile.
Poi, oh. Chissà! J
Come vi dicevo prima i miei personaggi hanno vita propria.
Chi vivrà, vedrà.
Dulcis in fundo:
“Catena di Andromeda!”
“Colpo segreto del drago nascente!”
Mi sono suonati di un brutto… ho provato a cercare su internet alle alternative
linguistiche, ma non mi ha dato niente! Se qualcuno ha da correggermi, intervenga!
Come al solito, senza alcuna pretesa… ringrazio chiunque legga, commenti,
aggiunga la mia storia tra i preferiti, i seguiti, da ricordare!
- ODDIO, NO! - .
Il colpo di Camus mi colpisce in pieno ma
questo nuovo corpo non sembra averne risentito minimamente. - Spostati, spostati, spostati! –
urlo, sperando possa in qualche modo sentirmi, vedendolo, impotente, volare
letteralmente dall’altra parte dello spazio entro cui stiamo combattendo a
causa di un pugno… doppio, se vogliamo considerare entrambe le braccia.
Era sangue quello che ho visto fuoriuscirgli dalla bocca.
Gli ho scalfito l’armatura.
Mi lascio crollare sulla superficie di questo posto apparentemente intangibile
che mi ha segregata qui, impossibilitandomi a muovermi e interagire in
qualsiasi altro modo voglia.
E non so cosa sia peggio… se la possibilità di vedere con gli occhi di Kalì pur non potendone muovere il corpo oppure il modo in
cui si stiano avventando su di me.
Non sono convinti. Kalì deve prima colpirli di santa ragione perché loro
facciano esplodere il proprio cosmo in tutta la sua dirompenza. Maledizione!
Chiudo gli occhi di scatto, quando davanti mi compare improvvisamente Shura con la sua excalibur…
dannato Capricorno! Finirò col staccartelo quel benedetto braccio se ti ostini
a usarlo contro di me! Come diavolo c’è da fartelo capire che non funziona?!
A giudicare dal cambiamento di scena Kalì deve essere
stata colpita su di un fianco… e a giudicare dal suo cosmo dev’essersi
incazzata di brutto… Shun! NO! Spostati, spostati,
spostati…! BENEDETTO SEIYA! Gli si è praticamente lanciato addosso poco prima
che lo colpissi con la mia mannaia!
Quando Milo compare nella mia visuale, mi nascondo il volto tra le ginocchia,
rifiutandomi di guardare.
Santo Cielo.
Ho tentato di tutto per riappropriarmi del mio corpo… fallendo miseramente. Parvati mi ha mentito dal primo momento.
Lei, se avesse voluto, avrebbe potuto fare di me ciò che voleva.
Come Ganesha ha fatto col corpo di quel tipo.
Come Kalì sta facendo praticamente adesso.
Per ragioni a me ancora ignote, ha preferito lasciarmi in un certo senso campo
libero.
Anche quel pachiderma del cazzo mi ha mentito!
Ma come diavolo sperava di contrastare l’ascesa di Kalì
facendomi bere quel sangue? Altro che vittime sacrificali, quella merda che ho
bevuto appartiene al signore degli inferi!
Eppure adesso quel bastardo sta parlottando amorevolmente con Athena… che nemmeno si decide a trapassarlo con quel suo
benedetto scettro! La battaglia imperversa e lei si mette a parlare, cazzo Saori!
Alla fine Shaka, per fortuna, è ancora tra
noi. O tra loro, a seconda da come si
voglia vedere la cosa.
Io sinceramente non so se definirmi morta… e forse avrei fatto meglio a portare
a compimento ciò di cui più volte ho minacciato Ganesha
e Parvati stessa: uccidermi. Saori ha ragione col dire che comunque il pericolo si
sarebbe semplicemente rimandato… ma… tra il vedere Milo, Al e Aioria soffrire di frustrazione, indecisione e dolore a
causa mia e il chiudere gli occhi per sempre riservando una sfiga del genere a
qualcun altro… avrei dovuto optare decisamente per la seconda.
Se Mu non mi avesse aperto il suo cuore, forse… forse lo avrei fatto davvero.
Quanto siamo infinitamente piccoli noi esseri umani… prede dei nostri stessi
sentimenti… pieni di contraddizioni… ma che ci guadagna Tharaka
a riceverci tutti nel suo fottuto regno?
Ecco perché le divinità mi sono sempre state sul cazzo. Me l’ha ricordato lui e
me lo stanno ricordando adesso quei due, lassù, a parlare ancora… se solo
potessi manovrare questo corpo è su di loro che mi avventerei, non su questi
poverini, attorno a me.
Dovrebbero avere un potere equivalente a quello di Kalì
e in più sono in due: che stanno aspettando?
Quando risollevo lo sguardo allontanandolo dalle mie ginocchia per vedere che
sta accadendo là fuori… per poco non mi viene un colpo.
Scatto in piedi, muovendomi in avanti finchè quell’ampia
bolla trasparente me lo consente, sgranando gli occhi. Ikki si è appena avventato su Mu!
****************************************
Scanso il colpo, alternando lo sguardo dalla figura che mi si para davanti a
ciò in cui Reiko si è trasformata, ansioso di tentare
di porre fine a tutta questa triste storia, sebbene, da quanto ho capito, non
me lo si voglia far fare. - Fratello! – urla il cavaliere di
Andromeda, venendo trattenuto saggiamente da Saga, che lancia sguardi allarmati
a me, Ikki e Kalì,
alternandoli ininterrottamente. - Quello non è tuo fratello. –
scandisco a voce abbastanza alta affinchèShun mi senta, ottenendo il risultato voluto,
intravedendolo spalancare gli occhi, riportando i miei sull’impostore che mi
sta spezzando i passi. – Perché non dimostri il tuo valore affrontandomi senza
l’ausilio di trucchetti tanto bassi? - . - Bada, mortale! – esclama la
creatura che sta manovrando Phoenix, guardandomi minacciosamente e prendendo a
bruciare il suo cosmo divino così tanto intensamente da polverizzare i thugs che erano troppo vicini a lui. – E’ con un dio che
hai l’onore di combattere! - . - Appunto. – decido di provocarlo
ancora, trovandomi a scansare velocemente un suo secondo colpo diretto alla
testa. - Porta rispetto! – urla indignato,
vedendo che il mio sguardo duro non smette di penetrarlo. - Portare rispetto ad un essere
immortale che ha utilizzato un comune e indifeso essere umano per i suoi
sporchi fini? - . Mi teletrasporto alle sue spalle, prendendolo,
sorprendentemente, alla sprovvista. – Mai. – lo colpisco abbastanza forte da
scaraventarlo lontano, chiedendo mentalmente scusa al reale possessore del
corpo. Ikki non è morto. Esiste ancora. Shaka mi ha raccontato dello scontro terribile che si
è trovato a dover sostenere…. E con lui Phoenix, che alla fine ha ceduto,
perdendo i sensi.
Non ritengo di essere in alcun modo superiore al Saint di Virgo in quanto a
potenza, anzi... ma devo assolutamente trovare un modo per liberarmi di Tharaka.
Ha capito l’errore commesso… e ha potuto farlo solo leggendo nella mente della
persona di cui ha preso possesso, assoggettandola al suo potere. Sono dunque
chiari i suoi intenti… e non posso assolutamente permetterglielo.
Sarò pronto a morire solo quando avrò portato a compimento quello che le stelle
hanno riservato per me, pregando intensamente affinchè
almeno lei ce la faccia…
La testa mi si sposta violentemente di lato e del sangue perso dalla bocca mi
si posa sul cloth, ma prima che riesca a intervenire
un’onda immensa di cosmo mi colpisce, investendomi in pieno.
**************************************
Ma che ca-…!
Mi sollevo inviperito appena quell’ammasso di metallo piovutomi improvvisamente
addosso si degna di spostarsi, pronto a investirlo con la mia ScarletNeedle… accorgendomi in
tempo si tratti di Mu. - Principe! – esclamo sconvolto con
ancora il dito alzato. – Che onore! La principessa la stava attendendo… - dico,
facendo un cenno col capo a Kalì, poco distante da
noi, bocca amorevolmente spalancata per fare una strage. – Dovrebbe sapere che
le donne non vanno fatte attendere, s’innervosiscono… - . - Ho dovuto rimarginare una ferita a
Shaka prima che il cosmo l’abbandonasse. – mi spiega
lui accigliato, evidentemente mal interpretando la mia ironia. - Shaka?
Sta bene?! – chiedo ansioso, vedendolo annuire mestamente, concentrandomi abbastanza
per individuare il suo cosmo… accidenti se è debole. - Crystal Wall!
– urla Mu poco prima che un Ikki particolarmente
strano ci colpisca con del cosmo… divino?? - Cazzo! – mi lascio
sfuggire una volta compreso il tutto, trovandomi poi costretto a staccarmi un
paio di braccia avvinghiatemi attorno al collo, voltandomi per poi vedermi
attaccato da una decina di thugs contemporaneamente.
Con gli occhi completamente fuori dalle orbite prendo a colpirli ripetutamente
a suon di pugni, con quanta forza ho, inveendo su di loro verbalmente ad ogni
colpo… MI STANNO ESAURENDO!
Smesso di sfogarmi torno a voltarmi verso Mu, che ha ormai ingaggiato
col dio degli inferi, nel corpo di Ikki, uno scontro
senza esclusioni di colpi… o quasi.
Ad Aries non deve far piacere dover combattere contro
il corpo di Phoenix… Santo Cielo.
Stringo i denti e i pugni contemporaneamente, frustrato. Vorrei tanto poter
andare in suo aiuto, ma qui è un delirio… PER ATHENA! - CAM! – urlo allibito, vedendo una
ferita profonda aprirsi pericolosamente sul torace di Aquarius, colpito
brutalmente da Kalì… che conduce la mannaia colpevole
alla bocca per leccarne il sangue.
… Quella non è Reiko… non lo sono i suoi occhi
alimentati di follia… non lo è la sua tremenda sadicità…
e di questo passo…
Mi volto verso Mu, osservandolo combattere da lontano, senza risparmiarsi.
… Di questo passo non resterà più niente neanche di noi.
********************************
- AIORIA! - .
Il cavaliere di Sagipter salta sulle spalle di
un thugs per darsi più slancio, ma la strada che lo
separa dal fratello è ancora tanta.
Mi volto verso Leo per tentare di capire se possa in qualche modo intervenire,
studiandone la distanza per disarmare il thugs che mi
ha aggredito e lanciare la sua mannaia al suo simile che ha preso di mira Aioria, colpendolo, di spalle, al centro della testa,
tramortendolo provvisoriamente.
Finito di affrontare il gruppo di thugs che l’aveva
aggredito frontalmente, Aioria si volta nel momento
esatto in cui tutto si è compiuto e il thugs che ho colpito
sta precipitando a terra… versando fiumi di sangue… ma riprendendo a muoversi
dopo un po’, come se niente fosse avvenuto.
Sono anni e anni che questo Cielo mi protegge e questa Terra mi ospita, ma
posso affermare con sicurezza di non aver mai assistito a niente del genere.
Sollevo la sguardo alla ricerca della dea Athena, che
sta ancora parlando con Ganesha. Con ogni probabilità
adesso sarà tutto più chiaro anche a lei…
La mia mano si muove fulminea a fermare quella dell’ennesimo thugs espostosi per uccidermi e inevitabilmente il mio
sguardo si posa su Aries e quello che in apparenza
potrebbe sembrare Phoenix.
Mu ha già impiegato del cosmo per aiutare Shaka,
perdere altro cosmo a questo modo potrebbe risultargli davvero fatale.
Faccio per scattare nella sua direzione per sostituirlo nell’incontro… ma i
miei occhi captano qualcosa che m’inquieta, costringendomi a tentennare nel
prestare soccorso a Mu per tentare di capire cosa sta succedendo. Kanon, Aphrodite e Shura si sono avvicinati appositamente per parlarsi… non
riesco a sentirli da questa distanza… ma dal modo in cui li sta guardando anche
Milo, dall’altra parte, rispetto a me, ma decisamente più vicino… con ogni
probabilità è quello che temo.
Non possono averlo pensato.
Mi rifiuto di crederlo.
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- EHI! – urlo in direzione del trio
che mi si para davanti agli occhi… ma sono usciti fuori di senno?? – PISCES! –
urlo in direzione del cavaliere a me più vicino, riuscendo ad ottenere la sua
attenzione… e lo sguardo che mi rivolge non mi piace per niente.
Non c’è bisogno di scambiarsi alcuna parola per intendersi.
Loro hanno esattamente intenzione di fare ciò che ho temuto d’intendere. - E’ l’unico modo. – risponde alle
mie domande inespresse Aphrodite, con sguardo seccato
e tono monocorde.
… No, che non lo è.
NO, CHE NON LO E’. MALEDIZIONE! - Guardaci le spalle, Scorpio. - .
Ed è quasi in tono di preghiera, che mi rivolge quelle parole.
I miei piedi scattano nella loro direzione e fanno per raggiungerli velocemente…
ma senza che me l’aspetti Camus, accanto a me, ad un
certo punto ha un mancamento che gli fa perdere l’equilibrio.
Con uno scatto cambio direzione e lo prendo al volo, prima che le vestigia d’Aquarius
tocchino terra, respingendo col cosmo di Scorpio gli altri fottuti thugs che ci si stanno avventando addosso. - CAM! – gli urlo praticamente nelle
orecchie, preoccupato per le sue condizioni, vedendolo digrignare i denti dal
dolore e ritirando poi la mano dal suo costato… sporca di sangue.
I miei occhi si allontanano dalla mia mano e si fermano sulla sua espressione
sofferente… poi si rivolgono fulmineamente a Mu… poi a Kalì…
poi al trio… tutto come fosse una scena a rallentatore… finchè,
preso dallo sconforto, non inizio ad urlare il nome della mia dea con tutta la
forza che ho in corpo.
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- E’ stato un incosciente a pensare
di poter sigillare Kalì da solo! Voleva davvero
recarsi con Reiko qui, farla bere il sangue di Tharaka e sperare di riuscire a sigillarla con uno schiocco
delle dita?! E tutto per un’immatura e ingiustificata gelosia che non le faceva
accettare che il corpo terreno della sua madre celeste condividesse lo stesso
suolo con degli uomini?! - . - Si calmi, Athena…
per favore… - quasi mi prega Ganesha, mostrandomi i
palmi delle mani e indietreggiando di un passo, palesemente preoccupato dal mio
cosmo puramente ostile. - E se non avesse funzionato? Come
avrebbe fatto?? E se costringendola via dal mio Santuario avesse in qualche
modo impedito che lei si sentisse sicura del sentimento che secondo Parvati avrebbe vinto su tutto?? Si rende conto del
terribile pericolo a cui avrebbe sottoposto l’umanità intera?! E’ colpa sua se
è accaduto tutto questo! – sbotto, dando sfogo alla rabbia e alla frustrazione
come mai mi era capitato prima… facendo poi un respiro profondo e permettendo a
lui di fare altrettanto.
Arrivata a questo punto avrei preferito di gran lunga che non mi avesse
confessato i suoi piani primari.
Inventarsi la storia del sangue delle vittime sacrificali… della fanciulla
scelta dai thugs che avrebbe dovuto berne per
trasformarsi in Kalì e combattere Parvati…
si è inventato tutto, TUTTO! E per una causa così… …?
Spalanco gli occhi, tendendo le orecchie… mentre Ganesha,
davanti a me, cerca altri modi per giustificarsi… ma non lo sto ascoltando.
Era la voce di Milo, quella di prima.
Sollevo una mano verso il figlio di Parvati,
invitandolo a zittirsi, dando uno sguardo di sotto… alla ricerca del motivo per
cui il cosmo di Scorpio sia così disperato.
Lo individuo tra quel vorticare di anime dannate… tra le braccia regge il corpo
di Camus, palesemente provato e ferito – sembrerebbe –
gravemente… Seiya e gli altri bronzes
combattono contro i loro nemici spalleggiando con animo gli altri cavalieri… cu
sui i miei occhi focalizzano l’attenzione, nel vedere qualcosa…
Oh, no.
Prima che possa dire qualunque cosa o espandere il mio cosmo, vengo nuovamente
afferrata di peso da Ganesha e costretta a spostarmi,
vedendomi atterrare, sorprendentemente nonché con una certa ansia, nel punto
laddove il cosmo di Tharaka, che genera sangue, non c’è. - I nostri timori hanno preso forma!
– esclama il dio indiano, limitandosi poi a guardare in una direzione che in un
primo momento non riesco ad afferrare… per poi capire. - Mu… - sussurro a me stessa, vedendo il cavaliere
della prima casa combattere contro Ikki della Fenice,
di cui Tharaka ha preso possesso. - Stia qui. – mi si rivolge
nuovamente Ganesha, guardandomi attentamente negli
occhi. – Non possono raggiungerla i thugs, Kalì è ben circondata e a quel bastardo lì… adesso ci penso
io! – pronuncia, poi si accerta che i miei piedi tocchino terra, richiama la
sua bestia sacra e cavalca rapidamente verso i due… lasciando che i miei occhi
si posino di nuovo su ciò che mi ha profondamente turbata.
Mi alzo in piedi, stringendo lo scettro di Nike e lasciando che il mio cosmo si
espanda… andando a fondersi con quello dei custodi delle dodici case… e li
sento. Kanon, Aphrodite e Shura sono a loro volta turbati per ciò che stanno
apprestandosi a compiere… ed espando ancora il mio cosmo, come monito, affinchè desistano… ma ciò che avverto subito dopo sono le
loro lacrime…
Perdonaci, Athena…
Dopodichè mi ritrovo a chiudere gli occhi, facendo di
tutto affinchè il groppo alla gola resti tale.
*******************************
- NOOOOOOOOOOO! – sento urlare Milo disperato,
rivolgendo gli occhi al trio che, purtroppo, non sono riuscito a fermare.
Quando Kanon, Aphrodite e Shura si sono disposti secondo regola, è ormai troppo
tardi. - ATHENA EXCLAMATION!- .
Faccio appena in tempo a buttarmi su un incredulo Seiya
e a tirarmi dietro anche il Cigno, che una luce immensa esplode all’interno di
questo posto maledetto insieme all’incredibile quantitativo di cosmo che la
racchiude, creando un boato assordante che ne fa tremare le fondamenta, insieme
ai nostri animi… a lungo.
La Dea si dispera e piange… sa che i suoi cavalieri non avrebbero mai usato il
colpo proibito se non se ne fossero visti costretti… - Ma che accidenti era quello, Dohko?! – mi chiede il giovane Seiya
non appena il peggio è passato, la polvere si sta diradando e coloro che hanno
lanciato il colpo si stanno accasciando, uno dopo l’altro, sulle propria
ginocchia. - Una follia, ragazzo. Una follia… -
pronuncio monocorde… trovandomi a sgranare gli occhi… quando questi… vedono l’impossibile.
*******************************
Reiko… - Ora! – pronuncia improvvisamente
il dio Ganesha, accorso in mio aiuto e fermatosi,
come me e Tharaka, non appena quell’unione di cosmi
ha preso corpo, esplodendo in tutto il suo terribile potenziale.
Hanno lanciato l’AthenaExclamation,
non curandosi minimamente che…
No.
Stringo i pugni convulsamente, scendendo a patti con me stesso.
Il passato è passato.
Non lo avrebbero fatto se non l’avessero ritenuto necessario.
Mi sento il volto umido e mi costringo a scacciare le lacrime che l’hanno
percorso… sentendo le sacre vestigia di aries
incredibilmente pesanti…
Poi spalanco gli occhi, trovandomi ad aprire, incredulo, anche la bocca.
La nebbia si sta diradando, mostrando, poco a poco, ciò che cela.
*******************************
Inaspettatamente l’enorme stazza di Aldebaran si
abbatte sul trio che ha appena lanciato il colpo proibito, sbilanciandoli tutt’e
tre a causa della debolezza dovuta dalla complessità del colpo. Kanon gli rivolge un’occhiata sconvolta ed è lui che Taurus afferra per primo per la collottola, sollevandolo
alla sua altezza, portandoselo incredibilmente vicino, minaccioso… sebbene
quelle che gli bagnino il volto siano lacrime. - Quella lì è Reiko…
- pronuncia tra i denti il cavaliere del toro. L’espressione rabbiosa mista
alla frustrazione e al risentimento.
Anche l’espressione di Kanon muta, mostrandosi…
dispiaciuta. - No, Aldebaran.
Reiko non c’è più. - .
…
E’ con estrema difficoltà che Al si decide a rimetterlo giù, non curandosi
minimamente che gli occhi gli stiano lacrimando copiosamente, adesso. Fa per
dire qualcosa ma non un solo suono gli fuoriesce dalle labbra. E’ una diga pronta
a cedere e lui lo sa, Kanon lo sa, quando gli poggia
una mano – in un gesto per lui inusuale – su una delle grosse spalle,
abbassando poi il capo, abbattuto.
Quanto vorrei riuscirci anch’io, Al.
E invece ho questo peso al centro del petto che mi ha completamente
immobilizzato in questa posizione, con Camus ancora
addosso, gli occhi chiusi, i sensi persi.
In compenso, un buon cinquanta per cento dei thugs
qui prima presenti non esiste più.
L’AthenaExclamation è
stato capace di far volatilizzare, letteralmente, anche loro.
Quelli scampati all’esplosione di cosmo sono, stranamente, immobili. Quando il
colpo è esploso si sono tutti fermati, quasi come si fosse, per loro, fermato
il tempo.
Quando è avvenuto mi sono voltato verso Tharaka,
vedendolo fissare con palese ansia il punto in cui è scomparsa Kalì, perfettamente immobile.
E’ chiaro. I thugs sono collegati a lui.
Non mi è sfuggita l’espressione di Mu… il modo in cui il suo volto è mutato
nell’apprendere ciò che era avvenuto. Poi il suo repentino mutamento di
espressione mi ha trasmesso i brividi… e mi sono costretto a guardare
nuovamente laddove la nebbia si sta diradando… spalancando gli occhi,
inebetito. - Non è possibile… - sento
pronunciare Aioria, accanto a me, mentre entrambi
vediamo la figura di Kalì avanzare… quasi come se
qualcosa l’avesse costretta semplicemente ad allontanarsi momentaneamente da
lì.
L’AthenaExclamation
avrebbe dovuto disintegrarla, letteralmente.
Invece l’ha solo spostata!
Mi ritrovo a sbattere gli occhi più e più volte, scioccato.
Non so se sentirmi felice, annientato, preoccupato, spaventato, sollevato… so
solo che ad un certo punto preoccupato lo sono davvero… e nel vedere Kalì… inizialmente rozza… congiungere entrambe le paia di
mani e guardare intensamente verso la nostra direzione… mi fa accapponare la
pelle. - Aioria.
- . - Sta per attaccare! - .
- OM.-.
…
Non mi è chiaro cosa sia avvenuto. Semmai sia avvenuto. O stia per avvenire. Kalì ha pronunciato quelle due semplici lettere… quella
semplice sillaba… e tutto ha continuato a tacere.
Poi al centro delle sue mani ha iniziato a nascere… una specie di vortice… e un’energia
terribilmente sproporzionata ha iniziato a manifestarsi… crescendo… crescendo…
crescendo!
Sta per scagliarci addosso un’AthenaExclamation al quadrato!
E lo fa.
I sensi mi si attutiscono di colpo tutti… eccetto la vista…
Vedo nitidamente il cloth dello scorpione andare a
pezzi e tutto attorno a me esplodere… a rallentatore…
Cerco con lo sguardo Camus, non trovandolo… gli altri
miei compagni sembrano volare mille miglia lontano da me, sebbene sappia che
sia solo un effetto ottico provocato dal devasto…
Avverto un grumo di sangue risalirmi dallo stomaco e spingere insistentemente
alla bocca… costringendomi a sputarlo… trovandomi a constatare fosse molto più
di un grumo…
Poi lo sento.
Il cosmo di Athena avvolgermi, avvolgerci, come un
manto protettivo… caldo, accogliente.
Mi permetto di chiudere per un attimo gli occhi, lasciandomi cullare da quella
sensazione… riportando lo sguardo alla realtà nello stesso momento in cui la
mia schiena tocca rovinosamente terra.
Sento qualche costa incrinarsi e mi ritrovo improvvisamente a tossire
forsennatamente, maledicendo le fitte che sento attraversarmi tutto il corpo
come degli spilli lunghi e acuminati.
Quando riesco, faccio forza su me stesso, sollevando la testa quel tanto che
basta a darmi uno sguardo in giro… temendo per la prima volta cosa i miei occhi
possano vedere…
E la vedo.
Milady abbandonare solo in quel momento la presa convulsa sullo scettro di Nike,
ritraendo il cosmo emanato per contrastare l’attacco di Kalì,
gli occhi lucidi dal pianto, le ginocchia piegate, la bocca aperta per l’affanno.
E’ stata lei.
Senza il suo intervento, saremmo tutti morti.
Poi il mio sguardo viene nuovamente calamitato da Kalì,
gli occhi spalancati per la confusione, muoversi continuamente per cercare il
motivo del suo fallimento… finchè… dopo lunghi…
interminabili minuti, si volta, scorgendola.
La Dea trattiene il fiato, consapevole. Kalì la guarda una volta… due… tre… poi alza la testa
e libera un urlo che ha la capacità di sgretolare appena il soffitto della zona
non coperta dal cosmo di Tharaka, facendomi chiudere
gli occhi dal dolore alla testa.
Quando li riapro… la dea della distruzione è scattata verso la dea della
giustizia, prendendola di mira.
Io sono un geniaccio.
Cioè. Nello scorso capitolo, in quest’angolino a noi riservato, mi sono
lasciata sfuggire lo spoiler secondo cui Tharaka si
sarebbe servito di Ikki… ma si può??
Questa volta non dico un bel niente! (Anche perché non c’è niente da dire… solo
disperarsi! Muahuahuahuahuah)
No un momento, una cosa c’è: Perché Kalì nell’attaccare
pronuncia proprio quella parolina?
Cito Wikipedia tal e quale, cosicchè non vi
confondiate le idee: “Oṃ è il
mantra più sacro e rappresentativo della religione induista […] Esso è
considerato il suono primordiale che ha dato origine alla creazione, la quale
viene interpretata come manifestazione
stessa di questo suono. Secondo le scritture induiste, il mantra Oṃ rappresenta la sintesi e l'essenza di ogni mantra,
preghiera, rituale, testo sacro, essere celeste o aspetto del Divino […] Viene venerata
dagli induisti come il 'suono originario […]”
Direi che più chiari di così si muore, l’unica cosa che voglio
aggiungere è che, ovviamente, nel caso di Kalì non si
parla di creazione ma di distruzione. E questa – ovviamente parte2 – è una
licenza che ho voluto prendermi io *sorride amorevolmente*
Ringrazio sentitamente chiunque stia seguendo questa storia, dedicando questo rapido
aggiornamento in particolare a tutti coloro che mi abbiano fatto leggere una
loro opinione nei capitoli trascorsi *manda cuoricini*
- ATHENA! - . - MILADY, SCAPPI! -
.
Nonostante lo shock iniziale, l’istinto di sopravvivenza fa sì che le
mie gambe scattino nello stesso momento in cui Kalì
smette di urlare, prendendo poi a correre verso di me.
Sento le voci dei Saints ancora in sé disperarsi per
prestarmi soccorso ma so che il colpo della dea distruzione è stato
pericolosamente vicino a togliergli la vita, se non fossi intervenuta… e non
credevo nemmeno di poterci riuscire.
Non ho mai avuto a che fare con un cosmo del genere. Adesso capisco cosa
intendesse Ganesha nel paragonarla ad una bomba
atomica… pentendomi amaramente di essere stata tanto superficiale. Shaka, Mu e Dohko avevano
individuato l’esito di questa grottesca situazione prima ancor si verificasse…
e ho acconsentito ad aspettare. Che cosa, poi? - LADY SAORI! – sento urlare
improvvisamente Seiya e a quel punto mi convinco a
girarmi, usando nello stesso momento lo scettro di Nike per scagliare il mio
cosmo, riuscendo momentaneamente a fermare la sua avanzata… per poi vederla
riprendere velocità subito dopo… finchè i miei occhi
non si sgranano… nel vederla fermarsi e aprire la bocca per attaccarmi…
****************************
- NO! – urlo ancora, maledicendo le
vestigia di Scorpio e il mio stesso corpo per non riuscire a muovermi per
intervenire. E’ ad un soffio da lei… la colpirà in pieno!
I miei occhi intravedono Aldebaran sollevarsi da
terra, interamente ricoperto di sangue, riuscendo a portarsi in ginocchio e
tentare di concentrarsi per scagliare il suo Great Horn…
condannandosi così a morte… quando una figura che inizialmente non riconosco si
volatilizza accanto a Milady poco prima che il colpo la raggiunga, con
velocità, afferrandola, proteggendola con le braccia e rotolando con lei sul
pavimento roccioso, salvandole così la vita. Athena.
Ma quello è…
**********************************
- Mu… - .
Rivolgo lo sguardo immediatamente alle nostre spalle, cercando di intravedere
attraverso la polvere sollevatasi che fine abbia fatto Kalì,
scorgendone, a poco a poco, la sua figura.
Torno a rivolgermi alla mia dea affinchè possa
assumere una posizione dignitosa, accertandomi rapidamente che non si sia fatta
del male durante il mio soccorso in extremis. Un secondo più tardi e sarebbe
stata colpita. Sono stato fortunato ad essermi teletrasportato quando Kalì ha scagliato la sua controffensiva. - Attento! - .
L’armatura che mi riveste il braccio contrasta rapidamente un suo colpo di
mannaia… ora mi è pericolosamente vicina… troppo vicina ad Athena…
che tento disperatamente di tenere alle mie spalle, mentre continuo a parare i
colpi di questa divinità che di umano non ha più niente.
Riesco ad afferrarle due delle mani che tentano di colpirmi con le mie,
tenendola abbastanza lontana da me affinchè le altre
due non riescano ad afferrarmi, ma abbastanza vicina da poterla guardare negli
occhi…
Come immaginavo, non riesco a scandagliare la sua mente. Non è un’anima quella
che mi si mostra, ma qualcosa di molto simile ad un buco nero, ricolmo di
oscurità e perversione, talmente negativo da darmi la nausea… come il sorriso
sadico che le si dipinge sul volto comprese le mie intenzioni.
Avutone abbastanza, la costringo ad allontanarsi da me assestandole un calcio
in pieno ventre, che riesce a farla indietreggiare ed emettere suoni gutturali
di disappunto, per poi farla ritornare alla carica peggio di prima.
Le vado incontro a mia volta, sperando che da quella distanza non lanci più
cosmo come ha fatto precedentemente, ingaggiando un corpo a corpo con lei senza
eguali, con non poche difficoltà, a giudicare dal suo potenziale.
Non che in altre circostanze riuscirei a contrastare il cosmo di una divinità,
ma lo scontro avuto con Tharaka precedentemente è
andato a mio svantaggio. Non sono nel pieno delle mie forze e lo riconosco. Lo
riconoscono i miei muscoli, doloranti ad ogni pugno, calcio, parata di
altrettanti… lo riconosce il mio spirito quando sono costretto a subirne,
quando, inavvertitamente, Kalì mi afferra come ho
fatto io precedentemente con lei, colpendo con la sua testa la mia… che prende
a sanguinare… - Aries! -
. - Scappi! – urlo in direzione di
Milady non appena mi rendo conto di aver perso il controllo dello scontro,
subendone i danni, avvertendo il cosmo di Athena
raggiungermi per prestarmi soccorso… attirando nuovamente le attenzioni del
demone che mi si para di fronte.
Spalanco gli occhi inorridito, scansando un suo ennesimo colpo e teletrasportandomi da Athena, per
poi afferrarla e teletrasportarmi nuovamente con lei
più lontano… trovandomi a difendere me e lei nuovamente, subito, raggiunti da Kalì immediatamente. - Crystal Wall!
– urlo, creando il muro di cristallo da me più volte eretto… vedendolo
disintegrarsi contro un pugno pregno di cosmo che va a colpirmi in pieno volto,
mandandomi a sbattere lontano, lasciando Athena
scoperta.
Mi riteletrasporto più velocemente che posso,
scostando con la mia mole quella della dea della distruzione un attimo prima
che si avventi nuovamente sulla Dea, che questa volta decide di mettersi al
sicuro e nascondersi, finchè la tengo occupata.
Per un attimo sembro avere la meglio. Utilizzando la velocità della luce la
colpisco ripetutamente senza darle tregua, vedendola accusare i colpi uno dopo
l’altro, impossibilitata momentaneamente a rispondere. Approfittando del
momento me ne distanzio un attimo, congiungendo le mani per lanciarle contro il
mio cosmo… quando il cuore perde un battito.
Per un frangente di secondo… ho avuto quasi la sensazione che quegli occhi, di
nuovo lucidi di follia, fossero stati sostituiti dallo sguardo di Reiko…
*********************************
- Al! Per l’amor del cielo, sdraiati!
– urla Aphrodite, miracolosamente in piedi, tentando
di tenersi chiuso un brutto squarcio sul ventre, un occhio malconcio, solo i
calzari dell’armatura a rivestirlo, avvicinandosi lentamente al cavaliere del
toro… rimasto in quella posizione innaturale… gli occhi chiusi, come se
dormisse. – Taurus non fare scherzi! – e una sua mano
va ad afferrarlo per una spalla bruscamente, scuotendolo quel tanto che basta a
fargli schiudere gli occhi e far sospirare di sollievo lui, sebbene tenti di
tutto per non dimostrarlo. Poi gli occhi di Pisces
sondano tutto lo spazio in cui siamo riversi noi, più e più volte. – Alzi una
mano chi è ancora vivo! - .
Stringendo convulsamente i denti riesco a ruotarmi su un fianco ed
alzarmi… facendo leva prima sul mento, poi su una spalla… riuscendo a far
collaborare le ginocchia quel tanto che basta a farmi assumere la stessa
posizione di Aldebaran… avvertendo non poca fatica a
respirare…
A poco a poco vedo tutti i miei compagni reagire… chi alzando una mano come ha
suggerito Pisces, chi muovendo una parte del corpo,
chi facendo sentire un po’ del briciolo di cosmo rimastogli in corpo… - In questo momento mi si alza solo
una cosa... - . - Animale! – sbotta infastidito il
cavaliere dei Pesci, rivolgendosi sdegnato a Death Mask,
rimproverandolo del modo originale che ha avuto per non farsi credere morto. -
Avresti fatto meglio a raggiungere le anime del tuo posto infernale! - . - E chi avrei preso per il culo per
la sua virile collezione di rossetti? – replica Cancer
ottenendo in risposta una sequela di parole poco ripetibili... che non ascolto,
intento come sono a focalizzare la mia attenzione per cercare Aiolos… finchè una mano non mi
cinge una spalla e mi costringe a voltarmi, spaventato, di scatto, trovandomelo
proprio davanti. - Fratello… - riesco a pronunciare
stranito, vedendolo ammiccarmi scherzosamente, sebbene il suo corpo non sia
conciato meglio del mio.
Poi un movimento alla nostra sinistra fa rivolgere entrambi i nostri sguardi…
su un Milo agitato, mal messo, ansioso nel raggiungere quello che da lontano
sembrerebbe essere il corpo di Camus… ma è così tanto
ricoperto di sangue e polvere da non rendersi riconoscibile dagli altri.
Attendiamo con la stessa ansia che lo raggiunga e si accerti delle sue
condizioni… vedendolo terribilmente preoccupato portare un suo orecchio sul
torace del cavaliere dell’acquario, ormai scoperto dall’armatura in quel punto,
le mani a reggersi il torace probabilmente dolorante, se non peggio… finchèShura, lentamente, non gli
si avvicina, per tentare, nel suo piccolo – malconcio anch’egli – di prestargli
soccorso… vedendo infine entrambi sospirare sollevati e il volto di Milo
rischiararsi un breve sorriso…
Non mi ero reso conto di star trattenendo il fiato, penso, quando rilascio
l’aria accumulata nei polmoni, riprendendo a guardarmi intorno per accertarmi
ancora delle condizioni dei miei compagni… accorgendomi solo in quel momento
che un esausto Shiryu sta tentando di tenere a bada
uno psicolabile Seiya, con apparentemente più di un
paio d’ossa rotte. - Non sei nelle condizioni di poter
combattere, gli saresti solo d’intralcio! - . - Milady è in pericolo! Dobbiamo
aiutarla! – replica furibondo il cavaliere di Pegasus…
e mi chiedo veramente da dove prenda tutta quella energia che lo anima, sebbene
comprenda pienamente le sue intenzioni. - Aiolos –
chiamo improvvisamente mio fratello, vedendolo girarsi mesto verso di me,
probabilmente consapevole di cosa intenda dirgli. – I cloth
sono andati distrutti, i nostri cosmi sono al limite… cosa possiamo fare? - .
I suoi occhi si chiudono per un attimo e sospira, tornando poi a
rivolgere lo sguardo allo scontro che si sta consumando poco lontano da noi… finchè una pessima idea mi balena in mente, facendomi
sgranare gli occhi. - Non penserai che… - .
Quando i suoi occhi si chiudono di nuovo, gravi, il respiro mi si mozza.
Non può essere. - Aiolos!
- . - Non possiamo più fare niente, Aioria. - .
…
Poi insieme, i nostri sguardi tornano a rivolgersi verso il cavaliere
dell’ariete e la dea della distruzione… che sembra stia avendo la meglio.
************************************
- E’ finita, pachiderma! - . - Per te è finita, Tharaka! – urlo in direzione del reietto che mi si para di
fronte, lo sguardo lucido di follia. – Kalì ha
spazzato via tutti i tuoi thugs lanciando quel colpo,
non hai più nessuno da manipolare! - .
Per un attimo, il suo sguardo tentenna, indeciso probabilmente se sul
constatare le mie parole o non distrarsi da me… poi il suo sorriso perverso
torna a riaffacciarsi sul volto che non gli appartiene. - Non andrà come sperate. Quel
patetico mortale che sta tentando di fronteggiarla sarà anche animato da quell’amore di cui tanto vi riempite la bocca…
ma la tua venerabile mammina aveva altri progetti per la propria
reincarnazione, o mi sbaglio? - .
Inevitabilmente, mi trovo a spalancare gli occhi… permettendo al suo
sorriso di allargarsi ancora di più. - Gran begli stolti gli esseri umani
che vi ostinate tanto a proteggere, naso lungo. Immolarsi in cose più grandi di
loro… tentando di raggirare il destino che gli spetta... folli. - . - Sei tu il folle che spera ancora di
veder realizzate utopie! - . - Utopie? Vorresti dunque dirmi che
quell’umano è l’uomo più vicino agli dei? O lo era quello che mi sono premurato
personalmente di addomesticare? - .
Sgrano gli occhi… nell’apprendere le sue parole.
L’uomo più vicino agli dei… Shaka è l’uomo più vicino agli dei… - Credevi che la tua venerabile
madre avesse scelto Shaka solo perché Gold Saint di Athena? - .
RideTharaka… ride a lungo… riempiendo l’aria
di quel suono tanto fastidioso… permeando il luogo della sua negatività…
Io non… non ci avevo pensato… - Buon trapasso! – mi augura il dio
degli inferi subito dopo aver interrotto la sua risata, abbandonando il corpo
che ha occupato fino ad allora, sollevandosi come l’ombra che è fino al
soffitto dov’è adagiato grazie ai suoi artefici il proprio sangue,
richiamandolo tutto in un’unica macchia… che presto sparisce, quasi come fosse
stata assorbita dalla roccia.
Afferro il ragazzo utilizzato come burattino prima che cadendo possa farsi del
male… non riuscendo a capacitarmi… di come possa non averci pensato.
Sconvolto, rivolgo il mio sguardo in direzione dello scontro che sta avvenendo
da minuti oramai… trovandomi a pregare intensamente per il destino di quel
giovane uomo...
**********************************
Approfittando del mio momento di smarrimento, Kalì mi
ha colpito… prendendo a restituirmi il trattamento riservatole poco fa, senza
risparmiarsi.
Sono ancora abbastanza in me da non considerarmi pazzo… ma quegli occhi erano
di Reiko.
Li riconoscerei tra mille. - Reiko… -
pronuncio avutala di nuovo di fronte, venendo colpito per l’ennesima volta,
stavolta talmente violentemente da avvertire il cloth
di aries cedere, così come quello che protegge.
Vengo sbattuto indietro perdendo sangue più scuro del dovuto dalla bocca…
comprendendo di esser stato ferito gravemente… per poi riavermi
dall’intorpidimento, assecondare la direzione che sta prendendo il mio corpo, e
seguirne volontariamente il senso non appena riesco, decidendo di attaccare Kalì dal basso, evitando un suo ennesimo colpo e teletrasportandomi alle sue spalle per prenderla alla
sprovvista… senza rendermi conto di averla avvicinata troppo ad Athena…
Faccio per riparare al danno quando vedo il dio Ganesha
materializzarsi al suo fianco, osservarmi intensamente per un attimo e sparire
con lei velocemente com’è arrivato, preparandomi a respingere nuovamente un
assalto della dea, per niente accortasi di ciò che è avvenuto alle sue spalle.
Quando lo scontro ci riporta vicini, non posso fare a meno che guardarla di
nuovo negli occhi, tentando di scorgere frammenti della donna che amo… - Reiko! –
riprovo con più convinzione, sgranando gli occhi nel vedere Kalì
spalancare la bocca per colpirmi col suo cosmo, lasciandola andare e
allontanandomi velocemente da lei… non abbastanza da evitare il suo colpo… che
riesce a colpirmi di striscio, facendomi perdere sensibilità al braccio destro.
Mi ritrovo a stringere i denti dal dolore e per un attimo la vista mi si
offusca… ottenendo un contorno più definito solo quando sento afferrarmi per i
capelli, costretto in questo modo a rialzarmi e riavere di fronte la mia
carnefice.
Non riesco ad arrendermi all’idea di non poterle più parlare.
Sono rimaste ancora troppe cose non dette… non fatte… non condivise.
Mi costringo a guardare il suo aspetto prestando attenzione a tutti i
particolari… Athena solo sa quanto debba essere stata
terrorizzata, in quel momento… ed io non ho potuto impedirlo.
Ho giurato che l’avrei protetta al costo della mia stessa vita… e non sono
riuscito a impedire nulla di ciò che le è accaduto.
… Sono tranquilla. Perché penso che,
nonostante tutto, poteva andare molto peggio.
Le sue parole mi ritornano in mente come un fulmine a ciel sereno, facendomi
sgranare gli occhi, ancora sospeso tra le braccia di Kalì.
Potevamo correre il rischio di non
incontrarci mai.
Le lacrime ormai mi offuscano la vista, ma decido ugualmente di liberarmi
da quella presa… da quelle mani che non sono le sue, da quello sguardo che non
le appartiene… di sottrarmi da quella creatura che l’ha oscurata. - STARLIGHT EXTINCTION! - .
********************************
- Dobbiamo intervenire! – esclamo
per l’ennesima volta rivolta al figlio di Parvati,
convinto a fare il contrario. - Ha avuto modo di appurare lei
stessa che non serve a niente! – replica lui, senza staccare gli occhi dalla
scena che ci si sta parando davanti da un po’, facendomi ribollire di rabbia. - Ero da sola! In due potremmo… - . - …lasciare questo mondo così come
chiunque altro! - .
Sgrano gli occhi, fumante di rabbia, liberandomi dalla sua presa e
sollevandomi all’in piedi, venendo fermata prontamente, di nuovo, da Ganesha. Stavolta puntandomi addosso uno sguardo che non
ammette repliche. Ma non mi lascio intimorire. - Non lascerò un mio cavaliere ad
affrontare una cosa più grande di lui! E’ mio compito dargli sostegno! - . - Ma non capisce che se dovesse
annientare anche noi per questa Terra non ci sarebbe più alcuna speranza?! –
replica, ed io mi sento mancare quasi come se fossi stata schiaffeggiata
violentemente. E’ la verità. – Dobbiamo tenerci pronti! Se davvero il destino
ha riservato per me la stessa sorte di molti altri, allora intendo andargli
incontro con criterio. – termina, prendendo ad armeggiare col sigillo ancora appeso
ai suoi pantaloni, slacciandolo da quelli e tenendolo stretto in una mano,
pronto.
Mi volto verso il cavaliere della prima casa del mio Santuario… raggiungendolo
col mio cosmo… mentre delle calde lacrime prendono ad attraversarmi il volto.
***********************************
Se non ha funzionato l’AthenaExclamation…
come ho potuto pensare che lo StarlightExtinction sortisse qualche effetto?
Mi dispiace Shaka.
Ti ho promesso che avrei badato a me stesso… ma in questa situazione la
sicurezza vacilla, il cosmo si spreca, le speranze volano lontane… Ho davanti
la donna che amo.
Che amiamo.
Chissà cos’avresti fatto se fossi stato al posto mio… ma non ho più la
possibilità di chiedertelo… ne potrò più farlo. Me lo sento.
Le sacre vestigia di aries vengono meno, così come le
forze… La storia sta apprestando a concludersi.
Con un movimento fulmineo mi porto davanti a Kalì,
afferrandola col braccio ancora sano per portarla ancor più vicino a me,
prendendo a guardarla negli occhi. - Se puoi sentirmi… - inizio,
parlando a comunicandole telepaticamente tutto contemporaneamente, sperando che
così facendo sortisca l’effetto desiderato. – Se puoi sentirmi… sappi che anche
se è stato difficile riconoscerlo… ammetterlo… scenderne a patti… io non
rimpiango nulla, Reiko. - .
***************************
Da quando questo… mostro ha lanciato
quel colpo maledetto, investendo tutti i ragazzi… mi sono rifiutata
categoricamente di riaprire gli occhi.
Non voglio vedere. Non voglio sentire. Voglio solo che questo buio che mi circonda
m’ighiotta definitivamente… definitiva-…?
Se puoi sentirmi… Se puoi sentirmi… sappi che anche se è stato difficile
riconoscerlo… ammetterlo…
…Questa voce.
…
Mi rialzo, in trance, quasi temendo possa trattarsi di un’allucinazione,
riaprendo gli occhi per guardarmi intorno, pensando provenga da ciò che
circonda questa sfera che mi isola qui… finchè non lo
vedo. Sentendo il cuore riprendere a battere, dopo tanto.
****************************
Kalì prova a ribellarsi tentando di colpirmi, ma
dev’essere così stranita dalla tattica che secondo lei stia utilizzando, che
costringendomi ad utilizzare tutta la forza che ho in corpo riesco a ricondurla
all’immobilità. - Potessi tornare indietro, forse
accetterei di accoglierti nella mia vita molto prima di quanto mi sia deciso a
farlo. Eviterei che il tuo viso si bagni di lacrime superflue. Ti amerei di
più. Semmai fosse possibile, farei l’amore con te con quanta più passione sia
riuscito già a trasmetterti… ma tutto ciò che adesso mi è concesso fare… è
ricordarti che ti amo. Ti ho sempre amato e continuerò a farlo anche se non mi
sarà più possibile dimostrartelo. - .
*****************************
I miei occhi non hanno smesso di lacrimare da quando l’ho sentito… e non hanno
intenzione di fermarsi adesso… Mu… amore mio… cosa… Perché queste sue parole
hanno la capacità di trasmettermi i brividi? Cosa sta… NO!
*****************************
Kalì, ormai stufa di ascoltare le mie parole per lei
prive di senso, mi ha spintonato lontano, spalancando nuovamente la bocca per colpirmi
col suo cosmo… mandando a segno il colpo, facendo saltar via ciò che restava
del mio cloth…
Consapevole di ciò che sta per avvenire, sollevo lo sguardo su di lei… sperando
ardentemente possa servire almeno a qualcosa… e avanzo.
Pugno alzato, mira presa, obiettivo centrato.
Per Athena.
Perché Kiki possa avere un futuro.
Per te, costretta ad un destino tanto crudele.
Per i Saints che sono sempre stati al mio fianco… e
che adesso urlano il mio nome, atterriti.
Quasi non mi accorgo di ciò che è avvenuto, preso come sono dal tentare di
vedere per un’ultima volta lo sguardo di Reiko in
quegli occhi assassini, che ora stanno gridando di giubilo. Ma non vi riesco.
Sputo sangue nel momento in cui mi costringo, combattendo contro il dolore lancinante…
che a poco a poco si fa sempre più acuto, ad abbassare lo sguardo su ciò che me
lo sta provocando, sorprendendomi di come possa avere ancora i sensi attivi.
L’ultima cosa che vedo è il braccio di Kalì,
attraversato completamente il mio costato, estrarsi da questo, portando con sé
tanto di quel sangue da farmi dimenticare di quello di Tharaka. Dopodichè il buio mi avvolge… e con lui tutto il
resto scompare.
Quando il corpo del Cavaliere della Prima Casa del Santuario d’Athena, il Grande Mu, tocca terra, il silenzio s’impadronisce
di questo posto maledetto, facendo trattenere a tutti il fiato.
Non una parola, non un sospiro, nulla.
Impotenti, assistiamo tutti alla sua caduta per mano della dea Kalì, reincarnatasi nel corpo della donna che il grande
condottiero della Dea amava.
Quando noi cavalieri riceviamo l’investitura, sappiamo che non sarà nostra in
eterno. Che insieme a quelle vestigia si accompagna un grosso incarico. Che
innumerevoli battaglie ci attendono.
Quando noi cavalieri riceviamo l’investitura, sappiamo che non sarà nostra in
eterno, perché con quella non ci sarà concesso d’invecchiare.
Eppure… io, Dohko di Libra, che ho vissuto più di tutti
i miei compagni qui presenti, credevo davvero di averne viste tutte, ed a tutte
essermi abituato.
Ma questa… questa è la cosa più triste in assoluto che la mia anziana memoria
ricorderà finchè il mio corpo mortale camminerà sul
suolo di questa terra.
Scuotendoci dal torpore, l’urlo disperato di Adebaran
si eleva, rauco a causa dei precedenti affanni, acuto per il dolore provato.
Poco dopo, al suo si accompagna quello di Milo, più alto, più rabbioso, che non
riesce a far meno di attirare la mia attenzione, lasciando che scorga sul suo
giovane volto contratto in una maschera grottesca, lacrime.
Si alza, il cavaliere di Scorpio. Si solleva lottando contro il palese
cedimento del suo corpo, che fatica a muoversi. Si alza, lotta e corre.
Incontro a cosa non lo sa. Non gli interessa. Ed è lì che mi costringo a
intervenire, sebbene il primo impulso sia quello di imitarlo.
Invece mi volto, e nel momento esatto in cui lui avanza, lo placco,
contrapponendomi alla sua forza, che per poco non mi sbilancia.
Urla, Milo. Di aiutarlo, di fermarla. Invoca Athena.
Una, due, tre volte. Infinite volte. Invoca anche il suo, di nome. Chiama a
gran voce la fanciulla che è stata costretta ad un destino tanto crudele. Le
chiede di svegliarsi, di guardare cos’ha fatto. Invoca il suo nome più di
quello della Dea.
Non so chi dei due ceda prima. So solo che ci troviamo inginocchiati nel
momento esatto in cui il corpo di Mu tocca il suolo, dopo essere stato lanciato
lontano da Kalì… dopo che questa lancia un urlo,
trionfante.
******************
Continuo ad osservare la mano che ha trapassato il cavaliere della prima casa,
non riuscendo a staccare gli occhi dal sangue scuro, intenso, che la permea,
rendendola un ammasso di carne grondante.
La mia mano è sospesa a mezz’aria anch’essa… in una perfetta imitazione della
prima.
Non riesco… non riesco a capacitarmi di cosa sia successo… finchè
non vedo il corpo di Mu, lanciato poc’anzi lontano da questo mostro, immobile.
E, al contrario, una chiazza di liquido cremisi, sotto di lui, allargarsi a
dismisura. - Mu… - quasi sussurro, ritornando con
la mente all’ultima volta in cui ho potuto vedere i suoi occhi… diventare
vitrei.
Non credevo potessi riuscire a urlare così tanto potentemente. Non lo credevo
possibile finchè non ho aperto la bocca e l’ho fatto,
prendendo a tirarmi i capelli dalla disperazione, mentre delle calde lacrime
hanno bagnato il mio volto e le mani hanno poi iniziato a prendere a pugni la
fottuta sfera in cui sono rinchiusa, fino a che Kalì
non ha iniziato a correre verso il corpo straziato, riverso a terra, di Mu.
*********************
- Perché non funziona…? - .
Sono completamente allibita, bocca aperta, davanti all’orribile scena
che mi si sta parando davanti agli occhi. - Ganesha, perché
non funziona?! – chiedo fuori di me, allarmata alla vista della reazione di Kalì, afferrando il dio per la maglia con entrambe le mani
per tentare di scuoterlo. Ma, se possibile, i suoi occhi sono più spalancati
dei miei, intenti a non perdersi un solo movimento di quella scena infernale. - Io… - tenta di dire il figlio di Parvati, completamente imbambolato, mentre altre lacrime prendono
a bagnare il mio volto. - GANESHA! - . - Milady… - .
Io e Ganesha spalanchiamo gli occhi e voltiamo
il capo nello stesso momento, restando completamente esterrefatti dinanzi alla
scena che ci si para di fronte.
*********************
- Shaka! –
urla la Dea Athena, lasciando andare lo scettro di
Nike, prendendo a correre in direzione… di quell’ammasso di ferraglia dorato,
ricoperto di sangue…
Ignoro come abbia fatto a sopravvivere conciato a quel modo. Stiamo pur sempre
parlando di un essere umano, per Shiva! Proprio per questo non riesco a
capacitarmi di come sia possibile che…
Un momento. - Shaka!
Santi Numi… - ripete la reincarnazione di Athena,
afferrandolo poco prima che un mancamento gli faccia cedere le gambe. Intervengo
giusto in tempo a non permettere che avvenga, evitando così che la dea greca
debba sobbarcarsene tutto il peso.
Provo a farle cenno di spostarsi per permettermi di aiutarlo a stendersi,
supino, ma concentrata com’è nell’osservare lo squarcio in pieno petto del
cavaliere, sono costretto a fare da me, riuscendoci con non poche difficoltà. - Cavaliere di Virgo… come… - . - Milady… – riesce a sussurrare con
enorme fatica il ragazzo, tenendo aperti gli occhi quel tanto che gli consenta di
guardare la sua dea in volto, che fa per replicare, ma che io mi premuro di far
tacere, per permettergli di continuare. – Reiko…
n-non può riuscire a battere Kalì… non o-ora che ha
compreso di aver ucciso Aries. - .
************************
- Ma dovrebbe essere il contrario! –
non riesce a impedirsi di esclamare, indignato, Ganesha.
– L’umana adesso dovrebbe disperarsi per le sorti toccate al suo amato e
combattere la sua controparte malvagia! -.
Sebbene abbia ascoltato attentamente ciò che ha appena pronunciato il
figlio di Parvati, non mi è sfuggito l’accenno di
sorriso amaro delineatosi sul volto di Shaka. - Reiko ora sarà
troppo c-concentrata sul ritenersi l’unica responsabile di tutto… - .
… - Si lascerà oscurare piuttosto che
averne la conferma… - .
… - Milady… -.
… - La prego… -.
… - Mi dia la possibilità d’intervenire. - .
*****************************
NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO! MUUUUUUUUUU! No, no, no, no, no… NO!
Ad un certo punto la sfera che mi racchiude subisce una distorsione tale per
cui per un attimo mi convinco sia riuscita a distruggerla… ma senza che me l’aspetti
questa ritorna intatta… con mio sgomento ed orrore.
Mentre nuovamente mi avvento su di essa, sento la risata di Kalì
propagarsi all’interno della mia testa… vittoriosa.
******************************
- Dohko, non
si ferma… Dohko, non si ferma! Non si ferma! NON SI
FERMA! - .
Mi volto di scatto, continuando a sorreggere il corpo di Milo, che ha ora un’espressione
peggiore di quella di prima… lasciando che il mio volto imiti il suo. Kalì ha puntato verso Mu, di quel che ne resta, con
la mannaia alzata… pronta a farlo a pezzi.
Solo allora mi accorgo che Seiya è riuscito a
sfuggire a Shiryu, seguito da un’Aioria
zoppicante, da un Shun implorante, da Shura, che assicurato il corpo di Camus
a terra, si è messo a seguirli…
Tutti i cavalieri, bronzo e d’oro, ancora in grado di portare un piede davanti
l’altro, sono scattati in difesa del cavaliere della prima casa.
Le rispettive costellazioni a ruggirgli dentro, i loro corpi ridotti allo
stremo. Nessun’armatura a difenderli. Semplici uomini mossi da ideali,
principi, coraggio, volontà… uno dopo l’altro si avventano sulla dea della distruzione,
completamente incuranti di ciò che possa capitar loro… in quelle condizioni, a
quella ridotta distanza da un dio… Kalì a quell’attacco è costretta a fermare la sua
avanzata, ed urla. La mannaia cala sui corpi dei miei compagni colpendoli di
striscio, in pieno, trapassandoli, sbattendoli lontani, impregnando il suolo di
questo posto sconsacrato del loro sangue.
Le rose di Aphrodite ci piovono addosso, prive del
loro effetto, molto più rosse di quanto il loro padrone non riesca a crearne. Seiya viene afferrato per i capelli dalla dea della
distruzione. Un braccio pronto a calare la mannaia sporca del sangue dei suoi
compagni sul suo collo… ma – che Athena mi perdoni – a
quel punto chiudo gli occhi.
E il tempo, improvvisamente, pare fermarsi.
Non più un rumore, non più un urlo, non più un singulto. Nulla.
Riapro gli occhi convinto si tratti del silenzio post morte… ma ciò che sento
dire da Milo, in quel momento, temo si tratti di un’allucinazione uditiva.
************************
- Kān!
- .
- SEIYA! – urla la dea Athena con tutta la forza che ha in corpo, tanto che mi
sporgo per evitare che quell’irruenza sconsiderata possa farle commettere qualche
sciocchezza.
Incredibilmente, al di là dei miei pronostici, la testa del cavaliere invocato
dalla dea greca non rotola, sebbene continui ad essere tenuta in pugno dalla
dea della distruzione che, con ogni probabilità, starà cercando di capire
contro cosa si sia esattamente scontrata la sua mannaia…
Incredibile.
Mi consento di sorridere, osservando soddisfatto il cavaliere della Vergine,
privo ormai dell’armatura andata distrutta, ergersi in difesa dei suoi
compagni, contrastando il nemico sedendo nella posizione del loto, esattamente
davanti al corpo inerme del cavaliere della prima casa. - Ce la facciamo. – scuoto Athena, rimasta imbambolata di fronte al potere di Shaka, a cui ha concesso tramite il suo cosmo di recuperare
tutte le forze, rimarginandogli la ferita sul costato. – Questa volta ce la
facciamo! - .
******************************
- SHAKA! –
urla Milo, apparentemente nuovamente rincuorato, portandomi a voltarmi,
finalmente, verso lo scenario su cui si sono consumati gli ultimi scontri.
E’ stato il cosmo del cavaliere della Vergine a salvarli tutti, a salvare Seiya. - SHAKA! – sento urlare in lontananza Aldebaran, entusiasta quanto Milo, sebbene le condizioni in
cui riversa anch’egli non gli consentano di manifestarlo a pieno. - TenkūHaja Chimi Mōryō! – pronuncia Virgo
subitamente, non appena Kalì accenna a voler
replicare il precedente attacco. Gli spiriti evocati dal Santo della Vergine
servono a dare il tempo ai nostri compagni di allontanarsi dal terreno di
scontro, attaccando Kalì per confonderla
momentaneamente… ma qualcuno sembra non essere intenzionato ad andarsene. - Via di qui, cavaliere di Pegaso. –
pronuncia nella sua solita flemma Shaka, contro un Seiya conciato peggio di tutti, ma tenace. - Io resto ad aiutar-…! Ehi! – tenta di
esclamare lui, vedendosi venir meno sulle gambe a causa di una mossa di Aiolos, che, da sdraiato, ha eseguito sui suoi arti
inferiori con l’intento di farlo cadere, esercitando poi una pressione con entrambe
le sue gambe per colpirlo alla schiena e lanciarlo lontano, di nuovo tra noi,
per poi rotolare su un fianco, rivolgendosi nuovamente al cavaliere della
Vergine. - Restiamo. - . - Andate. – gli risponde Shaka, occhi chiusi. Aiolos, sebbene restio, sa che non può essergli d’aiuto…
e dopo averlo guardato un’ultima volta, accetta di lasciarlo combattere da
solo.
Ma prima che riesca ad alzarsi completamente, Kalì,
disfattasi dell’ultimo spirito, emana il suo ennesimo grido di battaglia,
pronta a colpire di nuovo. - TenmaKōfuku!
- . All’urlo di Shaka segue un intensissimo bagliore
dorato che porta tutti a schermarsi gli occhi, dando il tempo necessario agli
ultimi cavalieri in balia della dea della distruzione di allontanarsi da lì,
approfittando della momentanea cecità di quest’ultima.
Solo quando vado a guardarmi intorno per accertarmi che siano ritornati tutti,
mi accorgo che Death Mask ha raggiunto, strisciando,
la postazione mia e di Milo, evidentemente per assistere meglio allo scontro. - Benedetto Verginello,
dove cazzo eri? - .
**************************
Mi schermo gli occhi con entrambe le mani, fermandomi momentaneamente dall’inveire
contro la sfera che mi tiene prigioniera, cercando di capire cosa possa essere
successo. Da dove… da dove proveniva quella luce dorata?...
Reiko…
Questa voce… non è quella di Mu… non può essere… lui è…
Mi costringo a deglutire, non riuscendo a ricacciare indietro le lacrime…
sobbalzando, quando un paio d’occhi enormi d’ossidiana compaiono nel mio campo
visivo, a mò di visione.
…Shaka?
Smettila di frignare e combatti!
E’ lui… ed io credevo che…
Mi conduco una mano alla bocca, devastata, riprendendo a piangere
disperatamente.
Credevo… credevo fosse morto…
Spiacente deluderti, ma hai una morte in
meno di cui accusare la tua coscienza.
Continuo a piangere disperatamente, correndo con la mente alle ultime
immagini di Mu che viene trapassato dal braccio di Kalì,
le sue parole, i suoi occhi che perdono luce…
Mi lascio cadere a terra, sulle ginocchia, non riuscendo a impedirmi di
piangere e tremare convulsamente.
Non lasciarti vincere. Non è ancora
finita.
Io non ci riesco… non ci riesco… non ci riesco! Non ne ho la forza, Shaka… non ce la faccio…
Faccio per rialzare la testa per guardarlo attraverso il campo visivo offertomi
da questa divinità malefica, e il respiro mi si mozza in gola. Kalì è scattata in direzione di Shaka,
pronta a colpirlo.
**************************
Come immaginavo, è vinta dai suoi sensi di colpa.
Oramai è scaduto il tempo delle parole.
Abbandono la posizione del loto, rimettendomi in piedi, preparandomi a ricevere
il suo colpo. Non ho idea di quale braccio mi colpirà per primo. L’unico modo
che ho di accertarmi momentaneamente la sopravvivenza è andarle incontro a mia volta.
Lascio gli occhi aperti, costringendoli a sgranarsi a colpo ricevuto, modulando
il respiro per gestire meglio la soglia del dolore.
Le dita di una delle mani destre ha trapassato la mia spalla sinistra, facendola
sanguinare copiosamente. Il cosmo della Dea Athena mi
ha consentito di recuperare solo parzialmente le mie forze. Non sono in grado
di contrastare una divinità, ma devo assolutamente riuscire a smuovere chi vi è
dentro.
Per questo, alla fine, mi convinco a giocare l’ultima carta.
Sollevo una mano in prossimità dei suoi occhi, lasciando che un bagliore dorato
ci circondi.
********************
In un attimo, un’intensissima luce dorata invade il mio campo visivo,
portandomi a schermarmi gli occhi con le mani. Poi miriadi d’immagini mi
raggiungono la mente, facendomi sentire confusa e sbilanciando il mio già precario
equilibrio.
Una dopo l’altra, si mostrano a me… facendomi sentire… strana.
La prima vede me e Shaka nello Sharasojo…
il discorso tenuto in merito al mio voler andar via, il suo tentativo di
convincermi a fare il contrario…
Nella seconda io e Shaka ci scambiamo ostilità al
tempio del maestro Shin. L’arrivo di Sakada, la mano del cavaliere della Vergine che ferma il
braccio di suo padre…
Un’altra immagine mostra me e lui da bambini. Lui intento a pregare una statua
del Buddha, io seduta accanto a lui in una sua pessima imitazione, fatta a
posta per innervosirlo…
Poi è la volta legata al momento in cui lo colsi a piangere…
… Seguita subito dopo dal bacio datomi nella sua casa…
… Il litigio avuto a causa della mia intenzione nel voler scappare dal mio
destino…
… Il suo corpo riverso tra le macerie di questo tempio sconsacrato…
… Il bacio datomi nello Sharasojo…
…
Faccio appena in tempo a ritornare in me, da vedere Kalì,
con ogni probabilità precedentemente spinta indietro da Shaka,
fare di nuovo carica su di lui, mannaia alzata… in un modo che so lo ucciderà. - SHAKA! – urlo completamente fuori di
me, lanciando un urlo… capace di far letteralmente esplodere tutto… intorno a
me… la sfera che mi racchiudeva e oltre…
Ogni cosa, in seguito all’invocare il suo nome, va in frantumi.
Inizio a cadere nel vuoto, insieme alle schegge permeate di buio che fino a
poco fa componevano il perimetro della mia prigione, avvertendo un vuoto
incredibile salirmi su per lo stomaco, attorcigliandomi le budella.
Agito gambe e braccia febbrilmente, cercando un qualsiasi appiglio che possa
fermare la mia discesa… continuando a precipitare, inevitabilmente, in un vuoto
senza fine.
**********************
- ORA! – mi urla improvvisamente il dio
Ganesha, quasi non riuscendo a contenere la gioia,
invitandomi ad uscire allo scoperto per approfittare dell’improvvisa innaturale
paresi subita dal corpo della dea Kalì. La mannaia a
un passo dal volto di Shaka, completamente immobile,
a reggersi la spalla.
**********************
- Qualcuno mi spieghi che cazzo si è
sacrificato a fare l’ariet…! - .
S’interrompeCancer, portando entrambe le mani
a coprirsi le orecchie, preda dell’urlo acutissimo lanciato dopo pochi istanti
dalla dea della distruzione, apparentemente impazzita, con le mani a tirarsi i
capelli e graffiarsi il corpo, preda – probabilmente – di un dolore
insopportabile. - Dohko… che
sta succedendo? – mi chiede Milo, con un filo di voce, gli occhi incollati alla
scena grottesca che ci si sta parando davanti. Ma non sono in grado di
rispondergli e, completamente rapito dalla scena, taccio. Kalì continua a urlare, prendendo a strapparsi la
pelle del corpo, del volto, i capelli, ferendosi, facendosi sanguinare. Shaka assiste, inorridito, alla scena come noi.
Palesemente disorientato. Gli occhi spalancati. Il respiro mozzato. Poi, dopo
un po’, sembra comprendere… e il suo volto ritorna serafico. Gli occhi chiusi.
Con cautela, indietreggia, allontanandosi dalla dea quel tanto che basta a non restar
coinvolto nei suoi movimenti scordinati, dopodichè riprende la posizione del loto, incurante del
braccio ferito, lasciando che un alone dorato lo circondi. - REIKO! – urla Milo, d’un tratto,
facendomi rivolgere, di scatto, lo sguardo nuovamente su Kalì.
Per un attimo non vedo altro che la dea della distruzione afferrarsi le scapole
intrecciando tutte le braccia sul petto, abbracciandosi il corpo… con l’intento
di aprirsi.
Poi la vedo.
Una testa separarsi del resto. La pelle chiara. Un timbro di voce diverso… Come
qualcosa che cerchi disperatamente di separarsi dal suo guscio… - REIKO!!! – urla un coro alle mie
spalle, in trepidante attesa. - Coraggio, figliola… - mi lascio sfuggire a mia volta, scorgendo, sottecchi, arrivare
nel punto in cui si sta svolgendo questa scena la dea Athena
e il dio Ganesha.
Ci siamo.
********************************
- Reiko! –
urlo, sporgendomi verso di lei, venendo tirata indietro prontamente dal figlio
di Parvati, non ancora convinto del tutto di ciò che
sta accadendo.
I miei occhi non riescono a staccarsi da ciò che vedono.
E’ palesemente in atto una lotta. In un modo o nell’altro, Reiko
sembra essere riuscita a sfuggire all’oblio nel quale l’aveva relegata Kalì, intraprendendo con lei una battaglia senza pari,
tentando disperatamente di scacciarla dal suo corpo.
Quando vedo Reiko tentare di separarsene ancora un
volta, prendendo a sanguinare copiosamente, sposto lo sguardo, rivolgendolo al
dio Ganesha. - Cosa sta aspettando?! – gli urlo,
cercando di sovrastare la voce che da un po’ si sta diffondendo nell’aria, a
più riprese. - Non ora! – mi urla di rimando, senza
staccare gli occhi da ciò che sta accadendo.
Mi mordo le labbra, chiudendo gli occhi, cercando di mantenere la calma sebbene
oramai mi risulti praticamente impossibile, finchè un
braccio non mi viene quasi staccato dall’irruenza con cui viene sballottato per
attirare la mia attenzione, facendomi sussultare. – ORA! - .
*********************************
D’un tratto, un’incredibile ombra nera sovrasta l’intero spazio, partendo dal
torace di Reiko, ora completamente abbandonata, testa
penzolante all’indietro, ginocchia ad un palmo da terra… quasi come se quella cosa si stesse elevando da lei,
continuando a tenerla in pugno.
Non me ne accorgo subito… ma in breve quello che sembra essere un leggero vento
diventa più intenso… riuscendo a spostare anche le pietre che ci circondano.
I miei occhi si spostano nella direzione da cui vengono attirate… scorgendo,
finalmente, il motivo.
Oh, Athena. - Finalmente possiamo avvicinarci! –
esclama il cavaliere dello scorpione, un attimo prima che io gli salti
letteralmente addosso, con l’intento di fermarlo e abbassarlo allo stesso
tempo. - GIU’! – urlo, maledicendomi per
essermi sollevato per farlo. L’elmo di Libra mi è volato in faccia, colpendomi
in pieno viso, beccandomi il naso. – METTETEVI GIU’, GIU’, GIU’! – urlo a tutti
i cavalieri, con voce nasale, impregnandomi la mano di sangue, decidendo di
mettermi al riparo non appena i detriti di tutti i cloth
prendono a volare all’impazzata, come pericolosissimi oggetti acuminati,
attirati dal tornado energetico che si sta manifestando alle nostre spalle.
******************************
Non ho mai avuto tra le mani un sigillo tanto potente. Ho perfino paura a
toccarlo… - Entro oggi, Dea Athena!
– mi prende in giro il dio Ganesha, inducendomi a
reagire, piantando lo scettro di Nike alle spalle dell’anfora che funge da
sigillo, orientando così la direzione da far prendere a Kalì,
intervenendo qualora il vortice dovesse risucchiare qualcos’altro.
Poco dopo, infatti, ottengo l’effetto sperato.
L’ombra troneggiante di Kalì, dopo un minimo di
resistenza, prende a piegarsi in direzione del sigillo, emettendo urla e
rantoli senza eguali… - Ganesha! –
urlo quando mi accorgo che non sta funzionando come vorremmo, indicandogli il
punto in cui i miei occhi si sono calamitati. Kalì sta portando con sé Reiko!
Il suo corpo è ora sospeso in aria, in balia della direzione che le sta facendo
prendere la divinità… ancora ancorata a lei! - GANESHA! – urlo nuovamente, sbarrando
gli occhi, alla sua risposta. - Non possiamo fare niente! - .
Gli afferro un braccio, sperando rinvenga, si renda conto di cosa sta
dicendo, ma ciò che successivamente pronuncia mi fa perdere qualunque speranza. - Non posso chiudere il sigillo! Non finchèKalì non sarà dentro! - .
Spalanco gli occhi, prendendo a boccheggiare, osservando il corpo di Reiko avvicinarsi sempre più pericolosamente… finchè non vedo due braccia afferrarla da dietro, iniziando
a contrastare la forza che cerca di portarla via, venendo colpite più volte da
scariche elettriche provocate dalla collisione di energie. Shaka sta cercando di opporsi alla forza di trascinamento,
senza ottenere risultati.
Chiudo gli occhi, cercando di concentrarmi quanto più possibile sull’offrirgli
il mio sostegno, prestando attenzione nel ripartire equamente il mio cosmo tra
il sigillo e lui, affinchè a nessuno dei due venga
meno.
… Sottovalutando grossolanamente il tutto.
Urlo dal dolore, accasciandomi sulle ginocchia, avvertendo una tempesta
pervadermi dentro, impazzita, scatenata… qualcosa che non avevo idea nemmeno
esistesse. - Ha intenzione di spaccarsi in due?! –
mi urla Ganesha, palesemente irritato.
La forza concentrata su Shaka per tenerlo fermo è automaticamente
sottratta all’efficacia del sigillo. Se crollo, Ganesha
sarà costretto a cavarsela da solo, con meno probabilità di riuscita. Per questo,
ad un certo punto, concentra più energia e potenza sul sigillo, velocizzando,
in questo modo, il procedimento.
Boccheggio, cercando di rimanere lucida a tutti i costi, sebbene io m’immagini
già completamente, letteralmente, divisa in due.
*************************
E’ indescrivibile ciò che sta accadendo…
Se Shaka non fosse corso ad afferrarla, Reiko sarebbe già stata risucchiata.
Dannato pachiderma malefico!
Poi, l’inevitabile accade. Kalì, con un ultimo urlo agghiacciante, si stacca
definitivamente dal corpo della ragazza, venendo risucchiata dal sigillo con
una velocità spropositata, continuando ad emettere urla disumane finchè non sparisce la sua intera ombra all’interno dell’anfora.
E’ un attimo.
Lady Saori cede, annullando il suo cosmo di botto,
lasciando dunque che Ganesha completi il rito e che Shaka e Reiko… vengano sbattuti
indietro violentemente, volando ad una velocità impressionante a ritroso, a
causa del rinculo. - SHAKA! – urlo, sperando ardentemente
non la lasci andare, afferrandomi un pezzo dell’armatura dello scorpione
affondatomi da tempo nella gamba e tirandolo fuori di botto, dal nervoso.
Contro ogni mio utopistico pronostico, Virgo, alla fine, non riesce a
trattenerla. Il rinculo è arrivato troppo presto del previsto perché potesse
prepararsi e, dopo un ultimo, disperato, tentativo di afferrarle una mano,
inevitabilmente, se ne separa.
Non capisco il suo gesto inizialmente… visto così, da lontano, sembrerebbe
privo di senso.
Poi lo vedo. L’unico componente del cloth della
Vergine, l’elmo, reagire al richiamo del suo padrone, raggiungendo la testa di Reiko per riparargliela poco prima che l’impatto col suolo
arrivi… facendoci temere il peggio per entrambi.
…
Ho a mia giustifica:
- Ennesimo trasloco (sì, ne ho fatto uno a novembre e uno a febbraio :D );
- Esami;
- Tirocinio;
- Lezioni;
- Lavoro.
…
*E chissenefrega! Ci hai lasciati di merda!* <-
voce fuori dal coro.
Giusto.
Pardon.
Mea Culpa.
Ma non potevo fare altrimenti >_____<
Oggi mi sono completamente dedicata a Somebody. Il
bello è che prima di dedicarmi a scrivere questo capitolo, ho scritto un bel po’
di roba del contin-…! *viene afferrata di soppiatto
da Milo, imbavagliata a costretta a tacere*
Il bello è che questi qui *indica l’intero cast della storia* non seguono
indicazioni, non seguono le battute, non seguono il copione, non seguono
niente! Ma posso mai trascorrere il resto della mia vita a scrivere ‘sta
storia?? Da quand’è che va avanti? 4? 5? 6 anni?? *riceve pacca sulla spalla da
Dohko, cavaliere del suo segno, sapendo, esattamente,
cosa significa*
Ok. Ritorno seria.
Se avete bisogno di delucidazioni (Aaaaaaaaaaaaahahahahahahahahahahahahahahah :’D ), chiedete e vi sarà dato.
Ho letto i vostri commenti e giuro solennemente che vi risponderò. Datemi solo
il tempo di capire che sono ritornata a vivere.
Grazie per le 45 persone che preferiscono.
Le 29 che seguono.
Quello/a che si ricorda.
TUTTI voi, anime belle, anime pie, anime buone, che vi sottoponete allo strazio
di questa storia infinita che sta apprestando a concludersi ma che in realtà
non è finita. *Scansa l’ennesimo attacco di Milo, prendendo a correre verso la
Tredicesima casa*
Per eventuali cose del tipo: Ma cos’è? Ma com’è? Ma non stava lì? Ma non doveva
andare così? Ecc, ecc, ecc… tutto, ma proprio tutto, verrà spiegato in seguito
(seguito, seguito, seguito…).
- ALLONS ENFANTS DE LA PATRIE… LE JOUR DE
GLOIRE, ET ARRIVE’! - . -
Milo… - . -
CONTRE NOUS DE LA TYRANNIE, L’ETENDARD SANGLANT EST LEVE’! - . Camus sospira, roteando gli occhi per poi chiuderli,
non potendo reagire altrimenti a causa della momentanea immobilità che lo
costringe a letto. In altre circostanze mi avrebbe già tirato un pugno per aver
osato “stuprare” la sua lingua madre. - Hai finito? – chiede speranzoso,
sollevando un sopracciglio, scettico. - Solo perché il mio pubblico è troppo
esigente! – replico, facendo il finto offeso, spingendo in avanti le ruote
posteriori della sedia a rotelle su cui mi è stato consigliato di spostarmi per
il momento, avvicinandomi in prossimità di un tavolo su cui sono poggiati dei
bicchieri di plastica ed un succo di frutta all’ananas. - Vuoi bere? – gli chiedo, sollevando
il tetrapack per farglielo vedere, tentando di
dissimulare una fitta che mi attraversa improvvisamente lo stesso braccio.
Lui si limita a scuotere la testa, riprovando a chiudere gli occhi per
riposarsi, trovandosi poi costretto a rispalancarli,
infastidito, a causa del solletico che ho preso a fargli, leggermente, sotto ai
piedi. - Ma che diavolo fai?! – sbotta,
mentre io scoppio a ridere senza ritegno, andando a sbattere con lo schienale
della carrozzina contro un muro posto alle mie spalle, emettendo un lamento
improvviso per il dolore acuto che ho fatto inevitabilmente provare alla testa,
nel farle subire la stessa sorte della carrozzina. - Che scemo… - pronuncia Aquarius
prontamente, mettendosi a ridere, interrompendosi subito a causa delle fitte al
torace, continuando però a mantenere il sorriso. - Che sta succedendo, qui? – esclama,
ovviamente, la Dottoressa che monitora i nostri progressi, spalancando la porta
e conducendo immediatamente gli occhi alla crepa creatasi nel muro, a causa
mia. - Mi sono rotto la testa! - . - Si è rotto il muro. – esclamiamo
rispettivamente io e Cam, all’unisono, guardandoci e
scoppiando a ridere di nuovo, mentre l’Acquario tenta di seppellire la sua
risata signorile dietro una mano, causandosi ancora più dolore alle cicatrici
in via di guarigione. - Le ho già detto che il suo amico ha
bisogno di riposo… - mi rimprovera lei, non dopo averci guardati in cagnesco
entrambi. – E ne ha bisogno anche lei, Milo! – conclude, portandosi due ciocche
di capelli biondi dietro alle orecchie e raggiungendomi sui suoi tacchi a
spillo, più che decisa a sbattermi fuori di qui. - Oh… si preoccupa per me… potrei
avere un arresto cardiaco in questo preciso istante, cara… - la provoco
suadente, cercando di sedurla. - Per la cronaca, c‘è mancato poco che
non l’avesse sotto anestesia, caro.
Quindi smetta di sottovalutare la situazione e si comporti da degente
disciplinato! -.
Per quanto Milady possa essere azionista all’ottanta per cento di questa
struttura privata che si occupa di strapparci alla morte con ogni mezzo quando
ci capita, riservandoci un’intera ala dell’ospedale, dubito che il personale
sia a conoscenza del Santuario, dei cloth e del
cosmo. Non abbiamo tempi di recupero equivalenti a qualsiasi altro essere
umano, noi. Possiamo sì, subirne le stesse sorti. Ma recuperare nel più veloce
tempo possibile. - Perché non viene lei a disciplinarmi
nella mia camera, Dottoressa… - la provoco, sollevando la testa per osservarla
in volto mentre spinge la mia carrozzina oltre la porta della stanza di Camus, vedendola assumere un cipiglio minaccioso per poi
sobbalzare spaventata, come me, a causa di un tonfo sordo, rivolgendo gli occhi
verso… AAAAAAAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH… - Ehi, ragazzi, tutto a posto? Vi
siete fatti male?? – chiede un preoccupato Aldebaran
ai due fisioterapisti stramazzati a terra, ai suoi lati, sotto al suo peso. Non
hanno ancora capito che devono inventare ausili a parte per Taurus…
sarà almeno il quinto deambulatore che distrugge! - Dottoressa! – chiama la donna che è
alle mie spalle Aldebaran, seriamente preoccupato,
facendomi venire le lacrime agli occhi, vedendo poco dopo l’invocata accorrere
in soccorso dei due malcapitati, chiamando a gran voce l’intero personale
infermieristico per farsi aiutare a rimettere in piedi Aldebaran,
palesemente mortificato per l’accaduto. - IO NON CE LA FACCIO PIU’! – si sente
urlare alla fine del lungo corridoio da una voce apparentemente femminile,
seguita da un rimbombo assordante dovuto ad una porta sbattuta con forza, poi
riapertasi e lasciata tale. Solo poco dopo si vede avvicinarsi la figura di
un’infermiera dall’aria non più giovane, dall’aspetto tarchiato e robusto,
espressione feroce dipinta in volto. – E i gelsomini no perché non sono di
stagione, e i gigli no perché non siamo al cimitero, e le margherite no perché
non siamo a pascolar le mucche… Gliele ho portate, quelle benedette rose!
Gliele ho portate! - .
… Solo allora, comprendo a chi possa starsi riferendo. - Gialle, rosse, bianche, fucsia,
nere-grigie-bordeaux! MA NON VA BENE! – esclama la stessa infermiera, andando
in escandescenza in prossimità della camera di Aiolos,
che la guarda stralunato - sulla sedia a rotelle anche lui, gamba destra
ingessata, quattordici punti alla mano destra - scuotendo la testa,
comprendendola. – NON VA BENE! – urla di nuovo, facendo incassare la testa tra
le spalle a Seiya, venuto fuori dalla sua camera nel
momento sbagliato, trovandosi costretto a gemere per il collo ingessato. – NON
VA MAI BENE! – conclude, disintegrando tra le dita dei boccioli di quelle che
presumibilmente dovevano essere rose, sparpagliandole per tutto il corridoio,
il volto rosso, la giugulare in evidenza, sotto agli occhi della Dottoressa, Aldebaran e dell’intera equipe che stava tentando di
cimentarsi nell’impresa di sollevarlo, fermatisi tutti a guardarla.– IO MI LICENZIO! - . - MA NO! – partiamo in coro io e molti
altri, vedendola scoppiare in lacrime nel bel mezzo del corridoio, venendo
stretta poi tra le braccia del cavaliere di Andromeda che, conciliante,
l’invita a non prendersela in quel modo. - Che se le inghiottisse, se non gli
piacciono! – urlo, abbastanza forte affinchè il
diretto interessato riesca a sentirmi, iniziando ad avanzare con la carrozzina
in prossimità della donna che ha fatto scoppiare in lacrime. L’animale. - Guarda che ti ho sentito, Milo! –
arriva infatti subito dopo dalla camera in fondo al corridoio. - Vedi di piantarla, Pisces! – gli urlo di rimando io, tirando su da terra
qualche petalo dei fiori precedentemente martoriati e lanciandoli nel vuoto con
violenza, stizzito. Qui nessuno può ancora usare il proprio cosmo come
vorrebbe. Dove cazzo vuole che crescano dei fiori come quelli che ha dietro
alla sua casa? Tsk! Ops…
Faccio per allontanarmi velocemente dalla porta dinanzi a cui ho sostato, ma la
persona che vi fuoriesce risulta essere più veloce di me… cosicchè
poco dopo mi trovo seduto addosso una bella fanciulla in divisa bianca… dal
volto piuttosto disgustato e spaventato… - Maiale! – urla in direzione della
camera da cui è appena scappata via, voltandosi poi, completamente imbarazzata,
verso di me. – Mi scusi! Io non intendevo… - . - Ma ci mancherebbe! – esclamo,
cogliendo la palla al balzo. – Stia pure comoda… - proseguo, continuando a
vederla fissare l’interno della camera con la stessa espressione di prima. –
Cos’è successo? - . - Ogni volta che io o una mia collega
va a fargli un prelievo… - arrossisce… dandomi perfettamente modo di capire di
cosa stia parlando. – Ogni benedettissima volta! – esclama nauseata, seguita
subito dopo da una delle risate sinistre di Death Mask,
a cui, ovviamente, si sta riferendo.
Guardo in quella tana malefica giusto in tempo per vederlo sorridere
allusivamente all’infermiera, facendole poi un saluto con la mano,
apparentemente innocente.
Mi allungo, con ancora lei in braccio, verso la porta, chiudendogliela solo
dopo aver alzato il medio nella sua direzione. - Dove posso portarla, signorina? – le
chiedo, iniziando a spingere le ruote, vedendola imbarazzarsi nuovamente, ma in
modo completamente diverso da come v’era riuscito quel bastardo di Cancer, riuscendo a strapparle anche un sorriso. Lei fa per
dire qualcosa in merito a quanto sia poco opportuno, ma io, scherzosamente,
insisto. – Mi hanno detto di deambulare solo in presenza di personale
qualificato. Lei mi sembra più che qualificata… come ha detto di chiamarsi? - .
E’ a quel punto che lei sfoggia un sorriso sornione, di quelli che lasciano
intendere di aver compreso. Ma quando sto per proseguire la mia conquista, mi
accorgo di essere praticamente sotto lo sguardo di tutti i cavalieri prima
presenti in corridoio, escluso il personale ospedaliero.
Milady e Ganesha sono davanti a noi. L’una con
l’espressione stanca, affranta. L’altro con una del tipo:
“come-se-non-fosse-successo-nulla”.
Nemmeno mi accorgo che l’infermiera se la sia defilata, nel sentire con le mie
orecchie le paroline magiche tanto attese da interi giorni, trascorsi tra
preghiere, silenzi e brevi e banali siparietti per allentare un po’ la
tensione.
Terapia intensiva.
Ci sono delle nuove. - Si è svegliato. – pronuncia Saori, non facendo propriamente comprendere chi dei due ce
l’abbia fatta.
************************
Kiki sistema il vaso contenente i fiori in prossimità della finestra, dandosi
così modo di ripulire il comodino dal terreno e dai petali dei fiori appassiti
precedentemente, premurandosi di risistemare il primo al proprio posto, non
prima di avergli cambiato l’acqua. Poi avvicina l’unica sedia della camera al
letto del fratello e, sedutoci vicino, si appoggia al letto con entrambe le
braccia. Sfiorandolo di tanto in tanto, parlandogli della sua giornata. Del
tempo. Degli ultimi progressi fatti. - Gli hanno detto che può sentirlo, e
lui non se l’è fatto ripetere due volte. -.
Volto la mia figura lentamente verso Shaka, in piedi,
al mio fianco, scorgendolo avere gli occhi schiusi, stanchi, vuoti, rivolti
alla figura del cavaliere della prima casa, disteso nel letto della camera che
gli hanno destinato. - L’operazione è durata diverse ore…
aveva perso molto sangue. Siamo arrivati in tempo. – pronuncio, lasciandomi
sfuggire un lieve sospiro di sollievo, seguito da un sorriso accennato,
voltandomi nuovamente verso il cavaliere della sesta, ora con gli occhi rivolti
alla sacca contenente il sangue utilizzato per la trasfusione fatta a Mu.
Poi si volta, Shaka, prendendo ad avvicinarsi alle
sedie d’attesa poco distanti, scegliendone una e adagiandovi, lentamente,
sopra, non senza che una fitta di dolore gli attraversi il viso fasciato da un
bendaggio volto ad avvolgergli il capo. Un braccio legato con un sistema simile
al collo. Il costato ricoperto uguale.
L’infermiera che era andata a rilevargli i parametri ha lanciato l’allarme che
si fosse risvegliato solo qualche ora fa. Ma a giudicare da come l’hanno
trovato – seduto al centro del letto, nella classica posizione del loto, in
piena fase meditativa – il suo risveglio dev’essere avvenuto sicuramente molto
tempo prima. Inutile dire come ci sia rimasto il personale ospedaliero nel
trovarlo a quel modo, dopo le pessime condizioni con cui l’avevano ricoverato. - Dohko, di
lei non si sa niente ancora? – mi chiede improvvisamente Milo, avvicinandomisi
con la sua carrozzina, seguito a breve distanza da Aioria
e Shura, il primo dei quali va a prendere posto
accanto a Shaka, facendo attenzione a non piegare
troppo il ginocchio sinistro, come gli è stato raccomandato, il secondo
osservandosi di tanto in tanto la mano erta più volte ad excalibur,
completamente ingessata.
Faccio qualche passo anch’io, aiutandomi con le stampelle, andando a sedermi di
fronte a Shaka, di cui scruto l’espressione, ma il
cui volto è ritornato impassibile, l’aria mite, gli occhi chiusi.
Se non ha perso tempo appena ridestatosi, immergendosi nella meditazione
nonostante le sue condizioni fossero appena migliorate di un po’, è stato senz’altro
per avere informazioni su Reiko e Mu. - No. – mi limito a pronunciare,
sospirando profondamente di nuovo, sentendo un cigolare sinistro avvicinarsi a
noi. - Scusate! – chiede mellifluo Aldebaran, incassando la testa tra le spalle per il rumore
provocato con i deambulatori avvicinandosi, prendendo, stavolta, a sollevarli
entrambi, guardandosi continuamente attorno, finchè
non ci raggiunge. - Scusa, e a che ti servono? – gli
chiede bonariamente Milo, indicando col capo i due ausili sfruttati dal
cavaliere della seconda casa per spostarsi. - Io riesco a camminare anche senza.
Ma non vogliono. – gli risponde Aldebaran,
continuando a guardarsi attorno, alla ricerca di qualche camice bianco che
possa riprenderlo. - Stamattina sei caduto, però. – gli
fa notare giustamente Aioria, cogliendolo
visibilmente in fallo. – Non strafare, Al.- . - Piuttosto, dov’è la tua dolce metà?
– chiede Milo ad Aioria, cambiando discorso,
comprendendo l’imbarazzo provato da Aldebaran a causa
dell’osservazione fatta dal cavaliere del leone. - Oggi ha avuto un po’ da fare, la sua
dolce metà. - .
Ci giriamo tutti, eccetto Shaka, in direzione del
cavaliere dell’Aquila, neo arrivata… trovandoci tutti costretti a far compiere
un veloce, brusco movimento ai nostri colli a causa di un particolare che non
ci aspettavamo minimamente di trovare… - Marin! – esclama infatti il
cavaliere del Leone, dopo essersi ripreso dallo sgomento. - Aioria. –
replica tranquillamente la guerriera, continuando ad avanzare nella nostra
direzione. – Prego, signori, non temete. E’ rischiarata l’alba di un nuovo
giorno, stamattina, al Santuario. La legge che obbligava le sacerdotesse
guerriere ad indossare una maschera, pena il relativo obbligo nel dover donare
il cuore o togliere la vita all’uomo che vi avrebbe guardato oltre, oggi è
stata ufficialmente abrogata! - . - Che cosa?! – chiede Aioria, completamente preso alla sprovvista, mentre le mie
sopracciglia scattano verso l’alto, insieme a quelle di qualcun altro,
sorpreso. – Ma come… - . - Ecco. – pronuncia dopo un po’ Marin
dell’Aquila, estraendo quello che a primo acchito sembrerebbe un foglio di
carta, considerando che non posso voltarmi a guardare. – Per evitare qualsiasi
cosiddetto beneficio del dubbio, qui vi è la firma apposta in calce di Lady SaoriKido. Alias Dea Athena. – pronuncia in modo più gioviale alla fine,
strappandomi un sorriso. - Permetti, Cavaliere? – le chiedo
cortesemente, allungando una mano alle mie spalle per invitarla a farmi vedere
quel foglio. - Certo, sommo Dohko!
– esclama entusiasta, passandomelo subito, dandomi così modo di appurare la
veridicità dei fatti. Anche se l’unico dubbio che avevo è che davvero Milady
avesse potuto acconsentire a una cosa del genere. - Le mie congratulazioni, Sacerdotessa
guerriero – pronuncio voltandomi verso di lei, battendo le mani per
sottolinearne il riconoscimento, ricevendo in risposta uno splendido sorriso di
gratitudine. - Come puoi essere d’accordo, Dohko?! - . - Oh, andiamo Leo. Sappiamo tutti
quanto fosse ridicola quella legge! – la butto sul ridere, ricevendo in
risposta uno sguardo se possibile ancor più stralunato. – Brave. – sancisco,
ritornando a rivolgermi a lei. - In realtà è tutto merito di Reiko… - si lascia sfuggire il cavaliere dell’Aquila,
abbassando lo sguardo, trovandosi forse per la prima volta in assoluto a dover
gestire il manifestarsi delle proprie emozione in volto. – Ci eravamo
incontrate diverse volte io, lei e le altre sacerdotesse guerriero per trovare
un modo valido per esporre le nostre richieste e motivazioni a Milady… aveva
una bella inventiva. - .
Palesemente in difficoltà, riprende ad esternare la sicurezza che la
contraddistingue solo dopo un po’. - Ha
una bella inventiva. – si corregge, dondolando lievemente sulla gamba destra,
in chiaro segno di voler prendere le distanze dal cavaliere della sesta, al
lato opposto. – Prima sono passata a trovarla per darle la bella notizia. Ci
abbiamo lavorato così tanto su, che ho subito pensato dovesse essere la prima,
tra le altre, a saperlo… - . - E brave! – la interrompe Milo, nel
momento meno adatto, iniziando a prenderla in giro. – Quando il gatto non c’è… Quale
migliore momento per approfittare della debolezza della Dea? - . - Ma? – le chiedo prontamente,
sperando non raccolga la provocazione di Milo, interrompendo il filo del
discorso. - Ma non ho potuto farlo… - riprende
infatti, per fortuna, Marin, non prima di aver guardato in cagnesco Scorpio. –
Perché l’equipe addetta al suo monitoraggio non lo ha ritenuto opportuno. - .
Impercettibilmente, il volto di Shaka, rimasto
completamente impassibile per tutto questo tempo, sembra subire un lieve
turbamento. - Per quale motivo? – le chiede
stavolta Aioria, esponendo le perplessità di tutti.
Solleva le spalle, Marin, chiudendosi in se stessa. Con ogni probabilità
vorrebbe trovare altre parole di quelle che le vengono in mente. Ma non ne
trova. - Il dottore ha detto che è stata
agitata piuttosto frequentemente negli ultimi due giorni… - . - Agitata? – chiede, a ragione, Milo,
ora palesemente turbato. Reiko è stata portata qui in uno stato identico se
non peggiore di quello di Mu. Hanno dichiarato coma reversibile anche per lei.
Ecco perché risulta a tutti assurdo sentire che sia stata agitata… equivarrebbe
a dire che, a quanto pare, stia ritornando, attraverso chissà quale strada,
cosciente. - Mi hanno spiegato che
l’elettrocardiogramma ha subito diversi picchi durante l’arco della giornata,
ma non hanno saputo attribuire la tachicardia a niente in particolare… - . - Beh, questo è ovvio. – mi sento di
risponderle io, sorridendole bonariamente. I medici trattano la scienza, non il
cosmo.
D’un tratto, il cavaliere della Vergine abbandona il posto che aveva occupato,
sorprendendoci tutti.
Nessuno tenta di chiedergli dove stia andando. - Shaka, perché
non usi una di queste? – osa solamente proporgli Milo, battendo le mani sui
braccioli della carrozzina su cui è seduto per indicarla, temendo probabilmente
per il colorito molto più pallido del solito di Virgo, e per la sua andatura
claudicante, che più di tutto, con ogni probabilità, lascia basiti tutti.
Nessuno è abituato a vederlo in difficoltà. - Non preoccuparti della mia persona,
Milo. – .
… Come lui non è abituato ad ammettere di esserlo.
E’ a quel punto che il cavaliere di Scorpio cambia espressione, sollevando i
palmi delle mani a mò di scusa, sarcastico. - Non sia mai, Shaka.
Scusa anche solo per aver osato pensarlo! - .
Mi volto a guardarlo in cagnesco, affinchè percepisca
l’ammonimento. E’ sarcasmo gratuito, quello che gli sta offrendo. E lo sa. - Era fuori luogo, Milo. – pronuncia con
sincerità il cavaliere della quinta casa, non appena Shaka
è ben lontano da noi.
Scorpio non risponde, tenendo lo sguardo basso, con un’espressione tra il
menefreghista e il colpevole stampata in volto. - Non puoi pretendere sia diverso da
com’è… - aggiunge saggiamente Aldebaran,
interpretando perfettamente i pensieri dello Scorpione. – Shaka
non verrà mai a parlarti dei suoi problemi o anche semplicemente di quello che
gli frulla per la testa come facciamo noi. Lo conosci, no? - . - Potrebbe fargli bene – replica Milo,
senza abbandonare l’espressione precedente. - O potrebbe fargli ancora più male… -
cerco di farlo ragionare io, ottenendo, stavolta, i suoi occhi alzarsi, andando
ad incontrare i miei. Consapevoli.
****************************
Sapevo che le condizioni in cui riversava non fossero delle migliori. L’ho
percepito subito, appena ridestatomi, ma ho voluto ugualmente accertarmene
personalmente, cercando di entrare in contatto con la sua persona… fallendo.
Il mio spirito è ancora scosso, sebbene faccia fatica ad ammetterlo. Lo urla il
mio corpo, arrancante ad ogni passo. Mi risulta difficoltoso anche solo il
semplice atto di respirare, accentuato dal temere che il suo possa arrestarsi.
Temere.
Fossi davvero in me, non avrei mai osato formulare un verbo così tanto
estraneo, alla mia persona. Neanche lontanamente.
Presto il turbinare dei miei pensieri subisce un brusco arresto.
La camera che mi era stata indicata appartenerle… è vuota.
Faccio scorrere gli occhi in lungo e in largo, sostando a lungo sulla porta
aperta e lasciata tale.
Tutti i supporti per la respirazione giacciono a terra, poco lontani dal letto,
disordinati.
L’elettrocardiogramma risulta piatto, emettendo un rumore sordo.
Dall’ago lasciato sul letto, goccia dopo goccia, il sangue trasfusionale fuoriesce
incontrastato, sporcando le lenzuola immacolate, allargandosi su di esse a
macchia d’olio.
Possibile nessuno se ne sia accorto? Mi chiedo… intravedendo solo dopo dei
piedi spuntare al di là di un paravento posto poco distante dal letto.
E’ li che scorgo un uomo in camice bianco riverso a
terra, tra diversi fogli, su cui mi piego subito, con non poche difficoltà, per
accertarmi del battito del suo polso.
E’ solamente svenuto, ho modo di appurare con un certo sollievo… trovandomi poi
a voltarmi, avvertendo una presenza alle mie spalle. - Dov’è? - .
Non mi è mai apparso tanto allarmato, il dio Ganesha,
ancora nel corpo dell’uomo con cui ha condotto la battaglia che ci ha visti tutti
protagonisti. - Lo ignoro. Ma non può essere andata
lontano. - .
Il dio indiano abbandona la stanza poco prima che pronunci la seconda frase,
lasciando che innumerevoli dubbi mi assalgano.
***********************
- Cos’è tutto questo fracasso? –
chiede improvvisamente Aioria, dando voce con ogni
probabilità al pensiero che è balenato in mente a tutti quanti, nell’udire
diverse persone urlare e diverse porte sbattere. - Ehi. – interviene Aldebaran, mentre siamo tutti in allerta, a sentire che
succede. – Ma quella di cui stanno urlando, non è la stanza di Reiko? - .
- MUOVITI AL! A DESTRA, A DESTRA, A
DESTRA! – urlo al cavaliere del Toro, in piedi, alle mie spalle, autista
improvvisato della mia carrozzina.
Quando abbiamo capito cosa stava succedendo abbiamo provato tutti a muoverci,
chi in un modo, chi nell’altro, ma ultimamente gli scatti felini non sono proprio
il nostro forte. Dohko stava per impalarsi sulle sue
stesse stampelle, Aioria stava spezzandosi la gamba
che gli era stato raccomandato caldamente di non muovere e Shura,
complice l’istinto da Saint, ha provato ingenuamente a invocare il cosmo in
corrispondenza della sua Excalibur, trovandosi immediatamente dopo ad urlare
come chissà cosa a causa del dolore lancinante autoprocuratosi.
E’ bastato che io e Taurus ci guardassimo per capire
cosa fare.
Lui ha lasciato perdere i suoi deambulatori ed io mi sono messo alla sua mercè, fungendogli da ausilio e sfruttando le sue gambe,
considerando che le mie sono ko. Ora stiamo cercando
di non andarci a schiantare contro i muri che incontriamo svoltando ogni angolo
e, sebbene i movimenti di Al, purtroppo, sono troppo scordinati,
finora siamo riusciti a non ammazzarci.
Poi, finalmente, la vedo.
Il corpo incredibilmente magro, pallido, coperto dalla sola biancheria intima, qualche
fasciatura a coprirgli gli arti, quasi mimetizzatesi con la pelle, a causa del
colore incredibilmente simile.
Un braccio percorso da una scia di sangue. I piedi nudi. La testa interamente
rasata. Gli occhi spalancati all’inverosimile, circondati da delle occhiaie
particolarmente pronunciate. L’espressione stravolta da qualcosa d’indefinibile.
Ridotti in questo stato, non possiamo usare il cosmo. Ma possiamo ugualmente
percepirlo. E da lei, in questo momento, non ne proviene alcuno. - Al mio tre! – esclamo a Taurus, avvertendo le ruote della sedia a rotelle stridere
sul pavimento all’ennesima sterzata. – TRE! – urlo dopo essermi portato sul
bordo del sedile, tirando poi entrambi i freni, ancora in corsa, preparandomi a
darmi lo slancio al momento opportuno, che arriva subito. Impreparato, Aldebaran si abbatte con tutta la sua stazza sulla sedia a
rotelle, dandole una botta capace di farmi letteralmente volare su da essa,
atterrando, fortunatamente, su Reiko, com’era da
piano, sottraendola a quegli infermieri che, alle sua spalle, la stavano
rincorrendo da un pezzo, calmante da cavallo alla mano. - Placcaggio riuscito! – urlo al mio
collega, entusiasta, sovrastando la ragazza con l’intero mio peso… trovandomi
poi improvvisamente sotto di lei, senza che riesca anche solo lontanamente ad
immaginarmelo… - Cazzo! – impreco, trovandomi paradossalmente a dover gestire
una forza fuori dal comune, completamente inaspettata, che, a causa delle mie pessime
e ridicole condizioni, quasi non riesco a contrastare. – Reiko!
– urlo, avvertendo le sue braccia cercare di divincolarsi dalle mie e le sue
gambe fare lo stesso… facendomi un male cane, che mi porta ad urlare più volte
dal dolore. - Tutto bene? – sento chiedere
cautamente da Aldebaran poco lontano, rovinato a
terra dopo aver distrutto col suo peso la carrozzina, al quale rispondo subito
di non preoccuparsi. - Reiko! –
riprovo, cercando di stabilire un contatto visivo con lei, i cui occhi sono
incredibilmente sbarrati, incredibilmente vuoti… Talmente vuoti da farmi venire
la pelle d’oca. Talmente vuoti da farmi compiere un gesto di cui mi pentirò per
tutta la vita.
All’impatto col palmo della mia mano, il volto di Reiko
subisce un brusco movimento, che la porta a girare la testa di scatto,
facendola temporaneamente fermare, dandomi giusto il tempo di riafferrarle per
bene le spalle, la schiena, di condurre, con un dolore lancinante, le mie gambe
sulle sue, per bloccarla completamente su di me, prima che riprenda ad
agitarsi, come, chiaramente, fa. - Sono io, Milo! – ritento, vedendola,
finalmente, indugiare. – Sono io – riprendo, addolcendo il tono della voce,
avvertendola distendersi un po’. – Sono io, dolcezza… calmati. -. E sembra
ascoltarmi, smettendo completamente di agitarsi. Sguardo perso nel vuoto. Dita
di entrambe le mani incrociate con le mie. - Sei all’ospedale… calmati adesso.
Respira… - .
E, incredibilmente, reagisce.
Si distanzia quel tanto che le basta a sistemarsi meglio su di me, andando a
circondare con le gambe il mio bacino, stendendosi completamente sul mio corpo,
poggiando la testa sul mio torace.
Dissimulo un sospiro di sollievo perché temo che, con lei così tanto
appiccicata a me, riuscirei a turbarla. - Non.Osare.
– scandisco minacciosamente all’infermiere raggiuntoci, che stava per
iniettarle del calmante. Non potrò usare il cosmo, non avrò l’armatura e
nemmeno l’aspetto adatto a incutere timore. Ma fortunatamente lo sguardo mi è
rimasto. E quello è bastato ad allontanarlo subito.
A questa vicinanza… non ho il coraggio di guardarla.
Non per il fatto che sia seminuda, non perché sia stesa su di me. Questi sono
pensieri che oserei tranquillamente definirei incestuosi.
Quanto… il modo in cui tutto ciò che è accaduto… l’abbia completamente
stravolta. - Non riuscirò mai a capirvi. –
pronuncia improvvisamente una voce alle nostre spalle, che io riesco solo poco
dopo ad identificare come quella di Ganesha, che ci
sovrasta, in tutta la sua altezza. – Voi esseri umani siete… assurdi. -.
Dopo quell’espressione di infinità bontà, il dio indiano si allontana da noi,
non prima di averci guardati da capo a piedi, sorriso ironico a sottolineare la
nostra inferiorità.
E pensare che qui vi è quella che si è aperta il fondoschiena per il sederino
della venerabile mamma. - Dov’è Mu? - .
Spalanco gli occhi, completamente preso alla sprovvista, cercando di calmarmi affinchè lei non senta il mio cuore battere
forsennatamente. - Dov’è Mu? – chiede di nuovo, con una
voce talmente flebile da farmi dubitare di averla udita, dandomi così il tempo
di deglutire, cercando le parole giuste che in questo momento faccio fatica a
trovare. - E’ vivo, Reiko.
– dico quasi con un fil di voce, attento a scandire meticolosamente le parole. –
E’ sott’osservazione – mi concedo di dirle. – Conciato un pochino maluccio. –
decido di confessarle. D’altronde non è stupida. Ed io non la considero tale. –
Ma è vivo. – concludo, lasciandomi andare ad un sospiro di sollievo, prendendo
a carezzarle lentamente, in modo dolce, la schiena. – Vuoi vederlo? - .
Non ho idea di quanto tempo trascorra, in attesa di una risposta che no, non
arriva.
Alla fine mi decido ad abbassare il viso, quel tanto che mi basta a poter
osservare il suo, sentendomi un brivido attraversarmi la schiena. Reiko non si è mossa di un solo millimetro.
Espressione assente. Volto imperturbabile. Sguardo vuoto.
Sì, sì, sì. Lo so.
Non ditemi che faccio o 1 o 90. Lo so da me.
D’altronde le scelte erano due: o aggiornare quanto prima, pur non lasciando
trascorrere che qualche ora tra un capitolo e l’altro, o aggiornare ad agosto.
Dopo gli esami, il tirocinio, la fine della vita sociale.
Mi auguro che saputo questo siate più contenti J
Passando alle cose serie, ho un annuncio importante da darvi *rullo di
tamburi*: il prossimo, sarà l’ultimo capitolo di Somebody
– The begin.
Siccome sarà bello tosto, avevo pensato di non inserirvi, come faccio di
solito, l’angolo autrice. Ma limitarmi solamente a titolo e contenuto. Voglio
che parli da solo, che siate voi a trarne o meno significato.
Proprio per questo motivo, ho deciso di ringraziarvi tutti, ma proprio tutti,
adesso. Non perché sia corretto, non perché lo fanno tutti, non perché vi è
dovuto. Ma perché è una cosa che sento terribilmente di voler fare e che già so
non riuscirò a fare come vorrei.
Ringrazio chiunque si sia accostato a questa storia con curiosità, con
noncuranza, con scetticismo, con entusiasmo. E vi sia rimasto.
Ringrazio tutti i preziosi commenti che avete lasciato ai capitoli, spettatori
interattivi di una trama – lo ammetto – abbastanza difficile da portare avanti.
Il mio intento primario era – l’ho già detto e lo ribadisco – scrivere una
storia sull’incredibile opera di Saint Seiya “stravolgendola”
solo e unicamente nel punto di vista che di lei si possa avere. Umanizzandone i
personaggi, rendendoli “reali”, più vicini a noi. Per questo mi scuso se
qualcuno possa aver urlato all’OOC in certi casi. Ma i personaggi hanno subito
una crescita e una trasformazione insieme alla protagonista di cui io stessa,
più volte, mi sono sorpresa, a tal punto di scrivere, cancellare e riscrivere
dei pezzi, convinta che fosse “troppo”, che stessi azzardando “troppo”. Ho
lavorato sui personaggi, scavandoci a fondo, traendone, alla fine, una mia
particolare interpretazione. Una conseguenziale interpretazione di ciò che
sarebbe stata la loro “trasformazione” se…
Gioia e giubilo, quando ho scoperto che molti di voi condividevano il mio
stesso punto di vista.
Quindi, GRAZIE.
Grazie per aver amato questa storia quasi quanto abbia amato io scriverla,
sebbene a volte mi sia vista costretta a interromperla.
E mi sto dilungando svisceralmente perché questa è la
prima storia, in tutta la mia vita, che sia riuscita a portare a termine.
Ha un valore affettivo che fatico ad esprimere a parole.
Per questo la chiuderò qui, dandovi appuntamento alla prossima. Semmai ci sarà.
Semmai mi riterrò in grado di poter fare di meglio. SEMPRE senza alcuna
pretesa.
“Can
wepretendthat the airplanes
in night sky are likeshootingstars?
Icouldreally use wish right now, wish right now, wish right now
Can wepretendthat the airplanes
in night sky are likeshootingstars?
I couldreally use wish right now, wish right now, wish right now…”
(Hayley Williams – Airplanes)
Airplanes
Inspiro
profondamente, infondendomi quel coraggio che in altre circostanze non mi è mai
mancato, evitando accuratamente gli sguardi di tutti quelli che in questo
preciso momento ci stanno guardando. Chi sorpreso, chi sollevato, chi sgomento,
chi preoccupato. Chi incredulo.
Non l’avevano ancora vista e molti, al nostro avvicinarsi, si sono condotti una
mano alla bocca, spalancato quest’ultima, stropicciandosi gli occhi, con
l’intento di coprirli. Le rare volte che il mio sguardo li ha beccati
sottecchi, ho mancato di invitar loro a defilarsela.
C’è troppa gente, qui. Ed io non so ancora come accidenti abbia fatto nel
riuscire nel mio intento.
Dopo essermi assicurato che si fosse calmata, l’ho invitata ad alzarsi… e lì è
arrivata la prima fatica. Mi si era praticamente appiccicata addosso, ed io non
ho avuto le forze sufficienti ad allontanarla da me. Mi son tirato su a sedere,
con lei completamente abbracciata al mio corpo, cercando un modo che
consentisse di aiutare entrambi.
Poco dopo, Dohko ha fatto capolino nel corridoio dove
ci eravamo fermati bruscamente noi, osservando attentamente la situazione,
valutando, poi, di avvicinarsi molto cautamente. Complice un mio sguardo.
Quando ci è giunto abbastanza vicino, con non poche difficoltà, si è abbassato,
senza curarsi di dissimulare una smorfia di dolore, riponendo le stampelle
distanti sufficientemente da non fungergli da intralcio.
L’ha salutata. Con tono dolce e basso. Le ha detto ciao e ha pronunciato il suo
nome, chiedendole se si ricordasse di lui.
Lei non ha detto niente. Non una
parola, né una sillaba. Niente di niente.
Il cavaliere di Libra si è allora sbilanciato, osando. Con la stessa cautela
con la quale si è rapportato a lei, ha provato ad allungare una mano,
lentamente, verso la sua testa, per farle una carezza.
Solo allora lei ha reagito. Si è letteralmente accartocciata su se stessa. E
sul sottoscritto. Un fascio di nervi teso, il battito che correva impazzito.
Ho istantaneamente fatto cenno di no a Dohko con la
testa, e lui non se l’è fatto ripetere due volte. Le ha chiesto scusa e, dopo
averle rivolto un sorriso, si è allontanato, prendendo a guardarci da lontano,
ad una distanza che consentisse a Reiko di
“rilassarsi”. Così è tornata a respirare. Ed io con lei.
Sono seguiti poi dei momenti estremamente lenti ed estenuanti. Per tutt’e due.
Compreso che, momentaneamente, non si sarebbe lasciata avvicinare con ogni probabilità
da nessuno, ho dovuto rimettermi in piedi.
Il suo braccio continuava a sanguinare e la sua pelle era diventata
terribilmente fredda. Aggiunto il tutto al pallore e alle occhiaie che le
marcavano gli occhi, sembrava uscita direttamente da un film di Rob Zombie. E con ogni probabilità lo sarebbe diventata
veramente, se non mi fossi deciso a darmi una mossa.
Tutto sommato la sedia a rotelle mi serviva solo per evitare l’affaticamento.
Non potrò certamente correre, ma camminare sì. Molto
lentamente, aggiungerei.
Ma alla fine ce l’abbiamo fatta.
Dopo esserci alzati, l’ho convinta ad indossare perlomeno una camicia da notte.
Di quelle bianche, sterili, che solitamente si trovano in qualsiasi ospedale,
figurarsi in una clinica all’avanguardia come questa. Poi, esattamente come una
bambina, l’ho presa per mano, facendomi seguire.
Arrivati in prossimità della camera di Mu, si è irrigidita di nuovo. Prima che
corresse il rischio di bloccarsi, l’ho attirata a me, portandole un braccio ad
avvolgerle le spalle, in modo tale che potesse appoggiarsi. Sentirsi protetta.
Per quanto potesse riuscirci, nelle sue condizioni. Aldebaran, poggiandosi cautamente al muro, passo dopo
passo, ci seguiva a distanza. Davanti a noi c’erano tutti. O almeno così
sembrava. Ma quando ho alzato gli occhi per accertarmene, Shaka
non c’era.
Lei non ha sollevato la testa per un solo istante, continuando a guardarsi
insistentemente i piedi, sguardo vuoto, come prima.
Anche adesso che siamo arrivati davanti al vetro divisorio della camera di Aries, non riesco a farle alzare lo sguardo.
Continua a fissarsi i piedi, preda di quell’abisso profondo che sembra averla
risucchiata. - Eccoci. – quasi le sussurro,
sentendo alle mie spalle qualcuno muoversi, inquieto. Riesco a malapena a
scorgere uno pseudo riflesso di Aldebaran, che, pur
trascinandosi lungo il muro, è arrivato silenziosamente. Alza la mano libera, Taurus, attirando l’attenzione dell’improvvisato pubblico,
invitandolo ad allontanarsi, incitandolo a gesti più e più volte, riuscendoci,
alla fine, portandosi anch’egli il più lontano possibile da noi, da lei, per
lasciarle la privacy che sarebbe dovuto spettarle dall’inizio. - Vuoi entrare? – le chiedo allora,
vedendola, sorprendentemente, alla fine, sollevare la testa, lentamente,
andando a posare lo sguardo sul letto su cui giace Mu.
Senza che alcuna espressione le attraversi il volto, Reiko
annuisce, stringendomi appena la mano, prima di separarsi da me, altrettanto
lentamente. Poi si accosta alla porta, la apre e la varca, richiudendosela
subito dopo alle spalle.
C’è una parte di me che non vorrebbe lasciarla da sola. L’altra invece sa che
deve. Ed è questa, alla fine, che prevale, non senza qualche titubanza. Decido infine
di allontanarmi da lì, non prima di essermi accertato e aver visto coi miei
occhi che sia riuscita a sedersi, lì dove prima c’era Kiki.
Raggiungo le sedie d’attesa, trovandovi, sorprendentemente, seduti Camus e Hyoga. Di fronte a loro,
Kiki siede fiacco, gli occhi spenti, sguardo rivolto alla punta delle sue
scarpe. Passandogli di fianco, lascio che una mia mano si poggi sulla sua
testa, scompigliandogli i capelli, senza suscitare alcuna reazione.
Non riesco a fare a meno di domandarmi cosa starà pensando.
****************************
Eccoci.
Non era esattamente questo il modo in cui ce l’eravamo immaginato, non è vero
Mu?
Ridipingere le pareti della camera da letto della Prima Casa. L’ergere un
memoriale degno di nota al tempio del maestro Shin.
Andare a vedere l’Aurora Boreale. Fare l’amore in tutti gli angoli della casa
in Jamir…
Mi porto una mano allo stomaco, avvertendo improvvisamente un senso di nausea
divorarmi le membra.
Fare l’amore… non riuscirai nemmeno a guardarmi… quando ti sarai svegliato…
Mi conduco rapidamente una mano a scacciare una lacrima da una guancia,
stizzendomi perché sia riuscita a sfuggirmi.
Parvati è sparita, sai? Come una figura evanescente,
un qualcosa che sembra non esser mai esistito…
Non una spiegazione, non una parola. Niente. Mentre ero in coma ho visto la sua
figura più di una volta… in lontananza. Ma non era nitida. Più cercavo di
focalizzarla, più si allontanava. Più cercavo di urlarle contro di darmi delle
spiegazioni… di dirmi qualcosa… qualsiasi
cosa… più la voce non mi usciva.
Mi sono svegliata in un bagno di sudore, consapevole che non c’era più. Ho
aperto gli occhi sul soffitto bianco della camera in cui mi avevano sistemata,
credendo di essere morta. Poi ho avvertito i rumori dell’elettrocardiogramma,
che viaggiava impazzito, e mi sono staccata da dosso tutto ciò che mi teneva
ancorata al letto… mentre la mente cercava di rimettere insieme tutti quei
frammenti sparpagliati che con fatica cercava di ricomporre… e l’ho rivisto.
Quel tornando nero gigantesco… fuoriuscirmi dal petto… andando a raggiungere il
cielo… enorme…
La sfera in cui ero stata segregata durante la resurrezione rompersi in mille
pezzi… facendomi precipitare nel vuoto…
I tuoi occhi vitrei… la mano di Kalì che ti aveva
attraversato il costato…
Ad un certo punto credo di aver urlato… o perlomeno di averci provato… di
averlo desiderato. Ho iniziato a tremare convulsamente, continuando a lottare
contro quell’infinità di tubi che mi avevano messo ovunque. Ad un certo punto
credo anche di aver avvertito dolore ad un braccio, ma non me ne sono curata
molto.
Mi sono guardata attorno terrorizzata, l’immagine di Kalì
che mi rincorreva ancora nella mente… le sue braccia che si agitavano
indemoniate a colpire a destra e a manca… mietendo vittime…
Ho vomitato, accasciandomi accanto al letto, rendendomi conto solo in quel
momento che… desideravo uno specchio. Urgentemente, dove potessi guardarmi.
Ero casualmente entrata in contatto con la mia testa, nell’abbassarmi a
rigettare… avevo capito che c’era qualcosa che non andava…
Così ho iniziato a cercarne uno, ma senza successo. Finchè
non mi sono accorta che vi era uno vetro divisorio, in quella camera… un vetro
divisorio che fungeva, appena un po’, da specchio… e l’ho vista.
Quella cosa eccessivamente magra,
smunta… dal colorito grigiastro… le occhiaie profonde… gli occhi sbarrati, come
quelli di un’orribile bambola di porcellana… dalla testa completamente…
irrimediabilmente rasata.
Mi sono vista. Ed ho urlato di nuovo. Ho urlato e ho rivisto delle mani andarsi
a squarciare la schiena, con l’intento di farne uscire qualcosa. Ho urlato e mi
sono rivista compiere quel movimento. Ho urlato e non è uscito che un filo di
voce, non potente come avrei voluto.
Mi è raschiata, ad un certo punto, la gola, ed ho tossito, lasciandomi cadere a
terra, sulle ginocchia, cercando di portarmi le mani laddove avevo visto
portarmele in quel ricordo… e le ho sentite…
Delle bende percorrermi il punto che avevo visto… individuato…
Le ho strappate con una rabbia cieca, una paura infinita… trovandole, infine.
Delle cicatrici lunghe, profonde, arrivarmi fin dove le mie dita non sono
riuscite a giungere.
Non so quante lacrime abbia versato, sconvolta, finchè
qualcuno non è entrato nella stanza, cogliendomi alla sprovvista. Ho reagito
alla paura come un animale preda di un altro, aggredendo il mio predatore per
cercare di avere la meglio, avvertendolo troppo tardi urlare, terrorizzato a
sua volta.
Ho continuato a sbattergli la testa sul pavimento, in fondo alla camera, fin
dove l’avevo spinto, fermandomi solo quando non ho sentito più la sua voce.
Combattendo un altro attacco di nausea sono corsa via, spaventata da come avevo
reagito, orripilata per quello che avevo fatto… non curandomi minimamente
dell’essere quasi completamente svestita… non riuscivo ad avvertire nemmeno il
freddo delle mattonelle sotto ai piedi nudi che, invece, sto sentendo adesso.
Mentre correvo, Milo mi è venuto incontro… ed ho aggredito anche lui.
Non l’avevo riconosciuto, Mu.
Ha dovuto parlarmi più di una volta per convincermi che non fosse uno di quei thugs che vedevo continuamente rincorrermi, macete alla mano, espressione grottesca a dipingergli il
volto… che sembrava sbucare da tutte le parti…
Milo mi ha definita “sotto shock”…
Io invece credo di essermi completamente persa, Mu.
Cammino in un corpo che non è più il mio… vedo cose che non ci sono, sento voci
che non esistono più… ma la cosa che è stata più sconvolgente apprendere è che
io… non sono mai stata io… niente di ciò che ho fatto è stato dettato dalla mia
volontà… come un pupazzo di pezza lasciato in mani infantili che l’hanno usato
a loro piacimento… abbandonandolo come uno straccio vecchio quando non hanno
più avuto bisogno di lui…
Ti guardo giacere in questo letto e l’unica cosa che riesco a provare è
ribrezzo verso me stessa. Nulla di ciò che fino a poco tempo fa definivamo
amore, è rimasto dentro di me. Niente. Forse nemmeno l’ho mai provato per
davvero, quell’amore di cui parlavamo. Sono stata manovrata dall’inizio alla
fine, in una storia che tutti sapevano come sarebbe andata a finire… eccetto
me.
Non riesco neanche più a ricordare il perché ci siamo tanto avvicinati, io e
te… il senso di quei baci, di quelle carezze, di quelle parole sussurrate nella
notte tra un affanno e l’altro… cosa ci dicevamo, Mu? Perché? Era tutto vero o
è stato un sogno? Perché non riesco più a credere che sia reale. Che sia
esistito. Che possa averlo provato. Un deserto, la mia anima. Quel cuore che
batteva col tuo si fermato, Mu. Proprio quando avrebbe dovuto battere più
forte… non si è rianimato neanche al ricordo delle parole sussurratemi quando Kalì ancora vagava incontrastata su questa terra…
Saresti potuto morire, e non sarebbe cambiato niente.
Non mi sono ribellata a Kalì, vedendoti cadere… se Shaka non fosse intervenuto ora saremmo tutti morti. Il tuo
sacrificio sarebbe stato vano. E con lui le tue parole, i tuoi gesti, i tuoi
sentimenti. Parvati placò la sua ira accortasi di aver nuociuto
Shiva, l’amore della sua vita.
…Kalì non ha placato la sua ira dinanzi a te.
Ed io non so più cosa pensare.
Da fare ci sarebbe una sola cosa… che non compirò mai. E’ l’unico modo che ho per restituire dignità al tuo
sacrificio. Anche se non so più che farmene, di quest’esistenza fasulla, non
eliminerò una cosa per cui tu eri pronto a dare la vita, per proteggerla.
Attenderò il tuo risveglio per dirti addio, Mu.
Non ha senso.
Non avrebbe senso condurre la vita accanto a te divorata dai dubbi, mossa
unicamente dal senso di colpa per ciò che la mia condizione infelice ti ha
spinto a compiere. Non avrebbe senso.
Lo capisci? Lo capirai mai?
Mi perdonerai mai, Mu?
Mi stendo accanto a lui, adagio, soffocando il pianto nell’incavo del suo
collo… consapevole che mi sta ascoltando… che abbia ascoltato tutto ciò
comunicatogli con la psicocinesi… che non sarei riuscita a dirgli altrimenti…
lasciando che il mio corpo venga scosso da violenti singhiozzi e la mia voce si
riduca ad un sibilo disumano…
****************************
- Avanti. – scandisco, non riuscendo a
non mutare la mia espressione in sorpresa, nel vedere chi entra dalla porta
della sala della Tredicesima sulla cui scrivania stavo sistemando dei
documenti, completamente persa nei miei pensieri. – Entra, Shaka.
– aggiungo, lasciando trasparire, ne sono consapevole, una certa ansia, nel far
vagare il mio sguardo sulla persona del cavaliere della Sesta Casa… non potendo
fare a meno di meravigliarmi per il sorprendente recupero che sembri aver
subito da un giorno all’altro.
Sebbene il suo classico atteggiamento dignitoso ed elegante potrebbe trarre
certamente in inganno. - Milady. – pronuncia lui, compiendo
un lieve inchino, chiedendo così il permesso di poter parlare, che gli accordo
prontamente. – Sono venuto a chiederle la possibilità di congedarmi per un
periodo di tempo dal Grande Tempio. Ho intenzione di ritornare in India per
dedicar… - .
Lo interrompo, sollevando un palmo della mano. - Congedo accordato, cavaliere di
Virgo. – pronuncio solamente, vedendolo sollevare appena il capo, aprire gli
occhi e guardarmi, dandomi l’opportunità di veder la sorpresa attraversare per
un attimo i suoi occhi, prima di richiuderli.
Annuisce, Shaka di Virgo, non essendogli data
l’opportunità di fare altro, venendo colto alla sprovvista.
Cosa ti aspettavi ti dicessi, Shaka? Cosa pensavi
potessi dire ad un asceta come te… lasciatosi travolgere dalle emozioni umane,
con ogni probabilità senza rendersene conto…? Ricordandosi di essere un essere
umano anch’egli… ripresosi solo il giorno prima ed ora, a poco più di
ventiquattr’ore di distanza, già in fuga da se stesso?
Scappa, se è quello di cui hai bisogno.
Va dove il tuo animo inquieto possa credere di trovare la pace.
Potessi, lo farei anche io. - Abbi cura di te, cavaliere della
Vergine. Che possa tu trovare la serenità che la tua persona merita… - . - A lei sempre fedele, Dea Athena. – mi risponde lui… avendo perfettamente compreso
l’entità della mia concessione.
Poi si alza, Shaka, genuflettendosi dinanzi a me
prima di andare, abbandonando il Santuario finchè non
avrà bisogno di nuovo di lui.
Mi lascio cadere su una delle poltrone della sala, prendendo ad osservare il
fondo di una tazzina vuota, posta su un tavolino poco lontano da me,
permettendomi di chiudere per un istante gli occhi. Ganesha se n’è andato.
Era rimasto solo per accertarsi dell’effettiva riuscita della sigillazione di Kalì. E’ bastato che
Reiko si risvegliasse per rendersene conto, per
rendercene conto tutti. In lei non dimorava più alcun cosmo.
La Dea Parvati aveva abbandonato il suo corpo
mortale… non lasciandole altro che ancor più confusione con cui fare i conti. Kalì. Mu. Shaka. Shaka. Mu. Kalì.
Mi conduco una mano alla fronte, appoggiandovi l’intera testa.
Cos’è successo?
Ho provato a chiederlo al figlio della Dea Parvati,
ma lui non ha saputo fare altro che ripetere ciò che già avevo appreso
precedentemente: lui non era a conoscenza dei reali piani della madre.
Che quindi abbia fatto le veci di Shiva Mu, Shaka o
le abbiano fatte entrambi insieme… non si sa. Reiko è impazzita.
Ho avuto modo d’incontrarla una sola volta dal suo risveglio… ed è bastato a
farmi capire che qualcosa, in lei, si era irrimediabilmente rotto. In
piccolissimi, numerosissimi, pezzi.
Non sono riuscita a tenere lo sguardo fisso nel suo a lungo. Avevo la
sensazione di precipitare in un abisso di tenebre… profondo. Profondo
abbastanza da inghiottire tutto ciò che aveva attorno.
Complice, con ogni probabilità, l’influenza di Kalì.
Un’energia negativa di una tale portata…
Non vi sono più dubbi sul fatto che quella creatura appartenente alle tenebre
sia stata sigillata. Ma non oso immaginare cos’abbia potuto lasciare, al suo
passaggio, dentro Reiko…
Improvvisamente il telefono squilla, facendomi sobbalzare. - Pronto? – chiedo.
Poi sgrano gli occhi, non riuscendo a immaginare, adesso, che cosa accadrà.
******************************
Ringraziando il cielo, alla fine anche Mu si è svegliato.
Non so precisamente quando sia avvenuto e come sia avvenuto… per quanto sia
riuscito a gestire la soglia del dolore, nel cercare di occuparmi di Reiko mi sono stancato. D’accordo che è appena il sesto
giorno di ricovero… d’accordo che altre persone, nelle stesse identiche
circostanze, non si sarebbero nemmeno risvegliate. Ma che vergogna, per un
cavaliere d’Athena. Son finito a sbavare allegramente
sui miei stessi vestiti, collo reclinato all’indietro, contro il muro che avevo
alle spalle quando ho deciso di sedermi accanto a Camus
e Hyoga. Di loro non c’era più traccia. E nemmeno di
Kiki.
E’ venuta a svegliarmi l’infermiera che avevo finito casualmente col salvare
dalle grinfie di Death Mask, sorridendomi coi suoi
occhi da cerbiatta e facendomi un sorriso che avrebbe mandato in estasi
qualunque estimatore del gentil sesso.
Non mi sono dilungato nel farle delle avances, come avevo pensato di continuare
a fare se le cose fossero andate diversamente… ma, a giudicare dal risvolto che
ha preso la situazione, non mi è dispiaciuto affatto. Reiko era stata fatta accomodare fuori, attendendo
pazientemente che l’equipe si occupasse di Aries,
risvegliatosi evidentemente da poco, a giudicare dal via vai di gente.
L’ho raggiunta cautamente, affiancandomi a lei, in religioso silenzio.
Non sono riuscito a impedirmi di lasciarmi sfuggire un sospiro di sollievo. E
un sorriso. Ce l’ha fatta. Ce l’abbiamo fatta tutti, ringraziando gli dei.
Per modo di dire.
Quando mi volto verso Reiko, il sorriso mi si spegne. - Ehi… - pronuncio appena, vedendo
delle lacrime attraversarle il viso ininterrottamente. Non un singulto, non un
lamento. L’espressione impassibile come sempre. Faccio per carezzarle con le
nocche di una mano una spalla, ma lei si sposta impercettibilmente…
Poi si allontana, senza guardarmi. Non una parola, non uno sguardo. Niente. Si
allontana verso la porta che dà sull’esterno. L’andatura claudicante, le mani
ad abbracciarsi le spalle…
Spalanca la porta mentre un infermiere le dice più volte di non uscire, che è
pericoloso, che nelle sue condizioni è meglio non farlo. Spalanca la porta e vi
scompare dietro… mentre le palpebre di Mu si aprono per la prima volta da
quando si sono chiuse.
*********************************
- MU! -.
Menomale che gli avevamo raccomandato di non saltargli addosso. Dohko si lascia sfuggire una risata appena accennata alla
vista di Kiki correre tra le braccia del fratello, che, nonostante sia ancora
palesemente malconcio, e sebbene “malconcio” sia assolutamente un eufemisma, non lo respinge, lasciando che l’allievo lo
abbracci, nascondendo il volto in lacrime, prendendo a carezzargli la testolina
rossa. - Milo. – mi richiama appena Camus, afferrandomi lievemente per un braccio per farmi
spostare, dando modo a SaoriKido,
di cui non mi ero minimamente accorto, preso com’ero ad assistere a quella
scena, di passare.
Avanza Milady, mentre io e gli altri presenti sostiamo ancora all’esterno, per
non occupargli la camera. Sorride la Dea quando il piccolo Kiki si ricompone,
scendendo dal letto del fratello, impettito, orgoglioso, non prima di essersi
asciugato le lacrime, ed è con una carezza sul volto che lo congeda, facendolo
arrossire e sparire velocemente, tanto velocemente da ignorare anche i nostri
sguardi.
Fa per togliersi la maschera dell’ossigeno Mu, ma Milady glielo impedisce,
poggiando una mano sulla sua, sorridendogli conciliante. La sua figura
sedutagli accanto, sulla sedia prima occupata a lungo dal fratello. - Dov’è? – chiede improvvisamente Aldebaran, interrompendo il filo dei miei pensieri… ma non
faccio in tempo a riordinare le idee che vengo nuovamente interrotto, questa
volta da Milady, appena uscita dalla camera. Gli occhi appena umidi di pianto.
Una mano che va a chiudersi la porta della camera di Aries
alle spalle. - Lasciatelo riposare ancora un po’. –
ci chiede con un filo di voce, sollevando poi lo sguardo verso di noi,
guardandoci uno per uno… come a cercare qualcuno. - E’ fuori. – oso dire, comprendendo.
Ed è con un sorriso appena accennato che si congeda, sollevando appena una mano
verso Saga, che era pronto ad accompagnarla… lasciandoci tutti basiti.
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Oggi è stata una splendida giornata, qui ad Atene. Il sole ha illuminato
incontrastato, riscaldando ogni creatura vivente con i suoi splendidi raggi.
Anche ora che sta per giungere il tramonto lascia il suo fascino, posandosi
sull’erba, gli alberi, la pelle. I suoi raggi sono ormai tiepidi. Il vento
soffia appena.
Lei è seduta sull’unica panchina all’ombra. Le spalle piegate, la mani
abbracciate alle gambe, la testa tra le ginocchia. Il vento le sposta appena i
bordi della lunga camicia ospedaliera che indossa, unico indumento
dell’involucro della sua anima fatta a pezzi.
Deglutisco, avvertendo lo scettro di Nike estremamente pesante, gli abiti che
indosso inadatti.
Per la prima volta in vita mia… mi sento inadeguata.
Poggio lo scettro in prossimità della porta, compiendo un gesto con la testa
che vada ad allontanarmi i capelli dal volto. Avanzo.
Mi appare incredibilmente lunga la strada che ci separa, ma nulla compio per
abbreviarla. Quando arrivo al posto in cui è seduta, semplicemente, mi siedo,
congiungendo le mani in grembo e guardandomele, lasciandomi andare ad un
profondo sospiro.
Tutta questa sofferenza…
So che mi ha sentita, che si è accorta di me. Anche se a giudicare dalla sua
immobilità sembrerebbe il contrario.
Incredibile di come le parole che avrei voluto formulare in sua presenza, alla
sua vista siano scomparse…
Chiudo gli occhi, avvertendo l’impellente desiderio di non trovarmi più lì.
Ho avuto la stessa identica sensazione con il Grande Mu. Guardavo la sua figura
nel letto… e non riuscivo a trovare le parole.
Guardo lei su questa panchina, ridotta all’ombra di sé stessa…e non trovo le parole.
Gli occhi iniziano ad inumidirmisi.
Forse se non mi avesse trattata alla stregua di un’umana comune, non avrei mai
provato tutto questo.
Vorrei poterla ringraziare per quello che ha fatto. Non per la pace sulla
Terra. Non per la Dea della Giustizia. No. Ma per quello che ha fatto per SaoriKido… per Mu… per Shaka… per tutti gli altri… - Io ti chiedo perdono. – mi decido a
pronunciare alla fine, traendo un profondo respiro. Gli occhi ricolmi di
lacrime, le mani a stringere la lunga gonna, la voce rotta. – Per il dolore
arrecatoti… per la vita stravolta… per l’insensibilità divina di cui sei stata
vittima… - . E’ a nome del dio Ganesha
e della dea Parvati che, soprattutto, parlo. Nonché della
mia insensibilità nell’averla attaccata, all’inizio.
Inspiro profondamente nel ricordare quei momenti. – Per tutto quello che non mi sarà
dato modo di comprendere e cambiare… io ti chiedo perdono, Reiko.
- .
Allora accade qualcosa che mi sbalordisce, a dismisura. Reiko prende a singhiozzare a dirotto. Il corpo scosso,
come se da un momento all’altro potesse spezzarsi. Poi, prima che riesca anche
solamente a rendermi conto di ciò che è accaduto… mi abbraccia. Mi ritrovo
stretta tra le braccia di Reiko. Il suo volto tra i
miei capelli, le sue lacrime sui miei abiti. Sento sussurrarmi un grazie
arrancato, prima di decidermi a ricambiare quel gesto… sebbene la mia
inesperienza nel rapportarmi a questo modo non mi dia modo di fare altrettanto.
Ma di una cosa sono certa, in questo momento. Mi ha perdonata. Mi ha perdonata
perché ha compreso… com’è sempre stata in grado di fare.
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7 GIORNI DOPO…
E’ stato strano ritornare al Santuario.
Ogni volta che ritorno, da un lungo viaggio o meno, mi sembra sempre che qui il
tempo si sia fermato…
E’ rimasto tutto come lo avevamo lasciato.
In caso di emergenza viene dato l’ordine ai commensali di non avvicinarsi alle
Dodici Case per nessuno motivo in assoluto. Ragion per cui è tutto irrimediabilmente come l’abbiamo
lasciato.
Mi avvicino ad un vassoio di mele rosse, riposte giorni fa sul tavolo della
cucina, mai consumate. Ne afferro una e me la conduco al volto, osservandone
l’incredibile colore che ancora la caratterizza, nonostante il passare del
tempo. Nonostante sia stata sottoposta alle intemperie.
Poi la volto… scorgendovi un buco dentro cui degli insetti hanno creato la loro
tana.
Molto spesso le cose sembrano non essere mutate affatto. Invece lo sono.
Mi volto di scatto ad un rumore proveniente alle mie spalle, intravedendo Reiko sbuffare e maledirsi per non essere riuscita a tenere
la presa su una scatola ricolma di libri.
Molto spesso le cose sembrano non essere mutate affatto. Invece lo sono,
eccome. - Faccio io dopo. – pronuncio nella
sua direzione, sentendola armeggiare ancora con altre scatole. - Non preoccuparti. – mi risponde,
insistendo col risollevare quella precedentemente cadutale, rinunciandovi
stizzita, prendendo poi a spingerla con i piedi. Ansiosa di concludere.
In un attimo sono alle sue spalle, sulle scatole di cui stava tentando di
disfarsi, sollevandole e lanciandole nella sala in cui stava cercando di
spostarle, provocando rumori assordanti, distruggendole. Reiko sobbalza, incassando la testa tra le spalle. E’
la prima reazione che vede compiermi da quando mi sono svegliato, da quando ci
siamo visti. Non una parola, non uno sfiorarsi. Non un ricordarsi di essere
vivi.
Fa per voltarsi verso di me, ma prima che ci riesca sono io a voltarla,
avvicinandola al mio corpo. Una mano sulla sua schiena, che le garantisce la
presa a me, un’altra dietro la sua testa. Le mie labbra sulle sue,
immediatamente esigenti.
Spalanca gli occhi quando sente il divano sotto di sé. Ancor di più quando i
bottoni della camicia nera che indossa saltano, e una manica scorre a scoprirle
una spalla.
Cerco di mantenere il controllo di me stesso rallentando, approfondendo i baci,
dilungandomi sui suoi punti più sensibili… ma tutto ciò che ottengo in reazione
è il suo pianto. - Mu… - mi sussurra tra un singhiozzo
e l’altro… e una rabbia cieca mi assale. Qualcosa d’indefinibile, che non ho
mai provato prima. Non così.
Continuo a baciarle il collo, i seni, l’addome piatto, disfandomi
del tessuto che m’intralcia, sentendo solo in quel momento le sue mani far più
forza sulle mie spalle. Come per allontanarmi, come per impedirmelo.
E le vedo.
Le cicatrici provenirle dalla schiena, sfigurarle il corpo. Dei cerchi bluacei… lividi… sotto alle sue braccia… come fossero
marchiati a fuoco. L’ombra delle braccia di Kalì.
Mi ritrovo ad irrigidire la mascella e stringere le mani fino a farmi sbiancare
le nocche, mentre il suo pianto disperato continua, aumentando d’intensità…
facendomi abbassare la testa, appoggiando la fronte sul suo ventre, scosso dai
singhiozzi.
Non voleva che vedessi. “Non riuscirai nemmeno a guardarmi”. Era a questo che
si riferiva… a ragione.
Approfittando della mia titubanza, si libera di me, divincolandosi fino a
scendere dal divano, toccando bruscamente con le ginocchia il tappeto.
La vedo strisciare fino alla camicia sfilatale, tentando di coprirsi,
velocemente, sottraendosi ai miei occhi… puntati sulle sue spalle attraversate
da altre innumerevoli cicatrici. Athena…
Chiudo gli occhi mentre delle lacrime iniziano ad attraversarmi il volto.
Non è mai stata tanto fragile, quanto adesso, ai miei occhi…
E non mi sono mai sentito tanto fragile neanch’io…
La raggiungo sul tappeto, aspettando che si ricopra, abbracciandola da dietro,
sentendola subito irrigidirsi di nuovo. - Ti amo… - le sussurro con voce
flebile, rotta dal pianto… avvertendo un dolore insopportabile attanagliarmi le
viscere ogni volta che la vedo scuotere la testa. - Ma non sono stato io a salvarti… - . E, come ogni volta che mi attraversa la mente questo
pensiero, la rabbia… l’orgoglio, s’impossessano di me. La lascio, vedendola
approfittarne subito per aumentare le distanze. Le divinità, dall’alto, avevano
visto ciò che noi uomini non eravamo riusciti a vedere dal basso… l’uno con l’altra.
Come sono stato cieco.
Come sono stato ingenuo.
Si è abbandonata nelle sue braccia più di una volta… ed io non ho voluto vedere.
Mi rialzo lentamente, stringendo gli occhi al dolore acuto che sento in
prossimità della cicatrice rimastami sul torace… - Và, se
devi farlo. - .
Le parole escono dalla mia bocca come non fossi io a controllarle. I
suoi singhiozzi permeano la stanza… entrandomi nelle orecchie, nell’anima,
sotto pelle. - Se devi sentirti inadeguata, se devi
sentirti colpevole, se devi ridurti all’ombra di te stessa… -
.Reiko mi raggiunge, prendendo ad avvolgermi
le caviglie con le sue braccia… come in cerca di perdono, di remissione, di
pietà.
Stringo le nocche convulsamente, chiudendo gli occhi per non doverla vedere più…
trovando, infine, il coraggio di darle l’assoluzione che cerca. - Vattene, Reiko.
- .
Scoppia a piangere di nuovo, disperatamente… iniziando a pronunciare il
mio nome… formulare frasi sconnesse… prive di senso, pregne di dolore.
Mi lascio cadere a terra per portarmi alla sua altezza, sciogliendo quella
postura che non riesco a sopportare, abbracciandola. Stretta, forte abbastanza
da non nuocerle, sentendola fare lo stesso istantaneamente, continuando a
piangere. - Và… - .
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L’aeroporto di Atene pullula di gente. Fortuna che non abbia insistito col non
farmi fare il check-in da Tatsumi, altrimenti a quest’ora
starei già dando di matto.
Non ho salutato una Saori piuttosto insistente che poco
fa, reduce da una pessima nottata alla Prima Casa, trascorsa metà su un
pavimento gelido, metà su un divano dal rivestimento presumibilmente da
cambiare. Non sono quella che si definirebbe una persona simpatica, quindi.
Sospiro profondamente, per poi sbadigliare subito dopo, senza curarmi di
coprirmi la bocca con una mano.
Al risveglio ho immediatamente fatto le valigie, memore di ciò che era
accaduto, preferendo non soffermarmi troppo sul focalizzarmi su ogni singolo
evento… o avrei ridato il via alla stagione delle piogge.
Sono andata da Saori, le ho comunicato la mia
decisione e mi sono fatta la strada al ritroso approfittandone per salutare i
ragazzi. Seh. Magari fosse stato così facile.
Cosa non ha provato la Kido per convincermi a non
partire. Case in cui avrei potuto alloggiare gratuitamente, occupazioni da
ricoprire senza averne il minimo requisito… l’unica cosa che non sono riuscita
a rifiutarle – non perché non lo volessi, ma perché mi ha quasi praticamente
minacciata – è stato il pagarmi il viaggio di ritorno in aereo.
Sono ancora ridotta alla stregua di uno straccio, priva di vita e senza alcuna
voglia di trovarla. Non sarei mai riuscita ad utilizzare il teletrasporto. Così
come non avrei mai e poi mai accettato un passaggio da terzi. - Scusi. – esclama un passante,
urtandomi casualmente, sgranando gli occhi quando questi si posano su di me.
Vorrei potergli dire grazie. Che è molto gentile a farmi notare il mio
terribile aspetto, ma che sarebbe di gran lunga peggio il suo se decidessi a
replicare a modo mio.
Chiudo gli occhi, inspirando profondamente per cercare di calmarmi… avvertendo
l’angoscia riassalirmi e le lacrime risalirmi agli occhi.
Inevitabilmente, qualcuna ci scappa, venendo prontamente tamponata da due dita
andate ad adagiarsi sugli occhi, a coprire questi e l’intera espressione.
Quanto vorrei che una voragine m’inghiottisse… - Reiko! - .
Faccio per voltarmi, allarmata, verso la fonte da cui ho sentito
provenire il mio nome… vedendo poco dopo fuoriuscirne Milo, cercando di
divincolarsi dal gruppo di studenti che per poco non l’ha investito. Sorride,
avvicinandomisi… e l’angoscia ritorna. Prepotentemente.
Se ho salutato tutti velocemente c’è stato un motivo.
Non voglio sentire niente che la mia mente, adesso, in queste condizioni, non
potrebbe tollerare.
Invece, sorprendentemente, il cavaliere dell’ottava casa non fa nessuna delle
cose che temevo facesse. Resta in silenzio, di fronte a me, a guardarmi per un
periodo indefinito… probabilmente combattuto. Infine, mi abbraccia. Stringendomi
così tanto da farmi mancare il fiato.
Nessuna domanda sul futuro, nessuna considerazione sul presente, nessuna
rievocazione del passato. Niente di niente.
Semplicemente, ad un certo punto, tira fuori un pacchetto dalle dimensioni di
una mano, quadrato, da cui estrae, senz’aspettare lo faccia io, un telefono
cellulare, insieme ad un pezzo di carta. - Voglio che mi chiami. – pronuncia
tra il dolce e il perentorio. – Ho stipulato un contratto col gestore
telefonico tramite la mia carta di credito. Non dovrai preoccuparti di far
altro che afferrarlo, recuperare questo numero e digitarlo in qualunque momento tu possa averne
bisogno… - .
Abbasso la testa… avvertendo una tristezza infinita invadermi, facendomi
sentire ancor più sconquassata. - Hai capito? – mi chiede, mentre
sentiamo la voce dell’altoparlante annunciare il mio volo. - Ti voglio bene, Milo… - pronuncio
con le lacrime agli occhi, affondando il viso nel suo giubbotto di pelle e
avvolgendogli il torace con le mie braccia, sentendo fare subito lo stesso
anche a lui, ancor più intensamente. - Non giudico né condanno alcuna tua
scelta, Reiko. – mi dice con voce bassa, rotta dall’emozione
che sta cercando con ogni probabilità di combattere, memore dell’ultimo errore
che l’ha visto protagonista nel nostro rapporto fraterno. – Credo fermamente
che tutto questo abbia un senso… che noi facciamo fatica a scorgere perché troppo
affannati nel restare in piedi. -.
Mi lascio andare ad un pianto liberatorio, sentendolo, se possibile,
stringermi a lui ancor di più. - Qui avrai sempre una casa in cui
tornare. Abbi cura di te. -.
Con un ultimo bacio datomi dolcemente sulla fronte, Milo se ne va, in tempo da
non permettermi di vedergli gli occhi lucidi, l’espressione triste.
Seguo la sua figura finchè non raggiunge l’uscita,
scorgendo ad aspettarlo, su una moto, Camus, che
solleva una mano, intercettato il mio sguardo, a mò
di saluto. Di arrivederci.
Poi Milo lo raggiunge e insieme partono prima che il primo indossi il casco…
lasciando che io raggiunga il mio gate d’imbarco… col cuore appena più leggero.
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INDIA…
Dicono che il Gange sia un posto dove gli uomini accorrano perché consapevoli
di star abbandonando questa vita o perché siano convinti di starne entrando in una
nuova.
Evidentemente, se si vuole credere alla reincarnazione, le due cose
combaceranno sicuramente… eppure io non riesco a scorgervi né l’una né l’altra
ipotesi, su queste rive…
I miei occhi percorrono la calma del suo scorrere da giorni.
Ma a parte l’imperturbabilità… la staticità di ciò che lo circonda, niente
riesce a trasmettermi.
Eppure qui continuo a venire. Come calamitata, come attratta. Senza un
apparente motivo plausibile. - Oh myGod! – sento esclamare da qualcuno nei paraggi, facendo
scorrere lo sguardo attorno a me, posandolo poi subito su una famiglia di
turisti composta da due giovani genitori e un bambino, che sembra aver fatto
volare qualcosa d’infinitamente prezioso nelle acque del Gange.
Trascorrono diversi minuti prima che mi decida ad abbandonare la letargia che
mi ha avviluppato le membra da giorni, dando un taglio anche al pianto
ininterrotto e disperato del bambino che, appena alzatami, sebbene non l’abbia
degnato di un solo sguardo, sembra aver capito.
Mi tuffo dopo essermi tolta solo la felpa, lasciando le scarpe a riva,
prendendo a nuotare verso la riva opposta, col sole negli occhi… imbattendomi,
improvvisamente, dopo un po’ di tempo, in qualcosa che mi costringe a fermarmi,
prendendo a solleticarmi il viso.
Apro gli occhi quel tanto che mi basta a capire di cosa si tratti… avvertendo,
improvvisamente, una sensazione partirmi dal centro del corpo, andando a
propagarsi per tutto il resto.
Dicono che il Gange sia un posto dove gli uomini accorrano perché consapevoli
di star abbandonando questa vita o perché siano convinti di starne entrando in una
nuova.
Ci ripenso, quando decido di afferrare quegli inspiegabili fili dorati paratimisi davanti, sollevandomi dall’acqua con ancora essi
in mano. Li osservo a lungo, fino a quando non mi sento osservata anch’io,
trovandomi a sollevare gli occhi… per specchiarli in un paio di un incredibile
color pervinca. Curiosi. Attenti. Sgomenti.
Dicono che il Gange sia un posto dove gli uomini accorrano perché consapevoli
di star abbandonando questa vita o perché siano convinti di starne entrando in una
nuova.
E forse, effettivamente, è così.