Un nuovo Naruto

di Yumemi_sama
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Addio Konoha ***
Capitolo 2: *** Chi sei tu? ***
Capitolo 3: *** Nuovi jutsu ***
Capitolo 4: *** Hinata alla riscossa ***
Capitolo 5: *** Hokage assente ***
Capitolo 6: *** Sorprese inaspettate ***
Capitolo 7: *** Problemi di tempo ***
Capitolo 8: *** Incontri ***
Capitolo 9: *** Sentimenti ***
Capitolo 10: *** Mahre al villaggio della Foglia ***
Capitolo 11: *** Ritorno a Konoha ***
Capitolo 12: *** Finalmente riuniti ***
Capitolo 13: *** Il prologo di tutto ***
Capitolo 14: *** Il risveglio di Naruto ***
Capitolo 15: *** La ripresa di Naruto e Mahre ***



Capitolo 1
*** Addio Konoha ***


                                                                                UN NUOVO NARUTO 

      Prologo Capitolo 1: Addio Konoha 



Naruto restava seduto sul suo letto.
Aveva  appena finito la loro ultima missione: andare in cerca del jutsu proibito del Clan Hyuga.
La missione è riuscita, ma c’è stata una perdita terribile. Tutto per colpa sua.
“E’ tutta colpa mia… perché? Perché Maestro Iruka… non doveva salvarmi”
Se il maestro era morto, era perché lui è stato un totale idiota.
“Avevano ragione… tutti avevano ragione. Sono un totale idiota. Un moccioso indisciplinato che sa solo rovinare tutto. Se il Maestro Iruka non avesse coperto la mia mossa avventata, a quest’ora sarei morto io. E doveva andare cosi! Perché Maestro…”
Era tornato da poco dal suo funerale, e nessuno gli aveva rivolto la parola.
Né Sakura, né Kakashi, né Sai… nessuno. Forse perché lo ritenevano un assassino, forse perché sapevano il dolore che stava provando e volevano dargli tempo.
Ma a lui non importava.
“Non posso più rimanere Genin” pensò. Si alzò dal letto e uscì di casa.
Doveva assolutamente parlare con l’Hokage.
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Mentre passava, nessuno disse niente. Lo guardavano con aria triste, non sapevano cosa fare. Tutti al villaggio erano coscienti dell’importanza del Maestro Iruka verso di lui.
L’unico ad avvicinarsi fu Konohamaru –Fratello Naruto!-
Lui alzò lo sguardo e guardò il suo ormai fratellino che correva verso di lui con aria preoccupata.
Naruto si inginocchiò per raggiungere la sua altezza e aprì le braccia. Konohamaru gli circondò con le braccia il collo e lo abbracciò stretto mentre i singhiozzi cominciavano a fargli rimbalzare il petto.
Naruto accarezzò i capelli del suo fratellino, che strinse ancor di più la presa e si abbandonò al corpo dello shinobi. Teneva la testa nell’incavo del suo collo e tremava. Anche per lui era molto importante, Naruto lo sapeva bene.
-Konohamaru… capisco quello che stai provando, io provo esattamente quello che stai provando tu. Ma non penso di essere la persona più giusta per…-
-No!- il singhiozzò che gli uscì dalla gola era disperato. Naruto non aveva mai visto Konohamaru così addolorato. Si sentiva esser tornato un mostro.
-No, Fratello Naruto! T-tu non centri niente!- prese fiato, la voce gli tremava – Non  è stata colpa tua! I-io lo so! N-non hai niente di c-cui scusarti… n-niente… n-ninete… NIENTE!... Mi hai capito?!- e tornò a piangere.
Naruto era sollevato che lui non lo considerasse l’assassino del Maestro, ma non lo aiutò a sentirsi meglio.
Prese il ragazzo in braccio, e in quel momento sua madre lo raggiunse.
La madre, alla vista del figlio che piangeva in braccio a lui, non riuscì neanche lei a trattenere le lacrime, e alcune cominciarono a scivolarle sulle guance.
Naruto si avvicinò a lei, che allungò le mani e prese suo figlio in braccio nonostante l’età di Konohamaru.
-Grazie- mi disse con gli occhi colmi di lacrime. Naruto scosse la testa.
Probabilmente la Signora Sarutobi, pensava fosse un “Non c’è di che”, ma in realtà era un “Non merito le sue scuse”, e se ne andò.
Naruto raggiunse l’ufficio dalla Signorina Tsunade, e bussò alla porta.
-Avanti- disse cordialmente, ma con tono un po’ depresso, la sua assistente: Shizune.
Naruto entrò nell’ufficio. Tsunade alzò lo sguardo dai fogli che stava compilando e soppesò l’immagine dello shinobi che le stava davanti. Sorrise leggermente.
-Naruto…-
-Quinto Hokage- Narutò si inchinò d’inanzi a lei, non l’aveva mai fatto prima di allora, e questo stupì le due donne che si guardarono a vicenda: c’era qualcosa che non andava.
-Naruto… - cominciò lei, ma Naruto fu più veloce di lei –Mi lasci parlare un attimo, poi dirà quello che vuole- continuava a tenere lo sguardo basso.
“Devo smetterla di fare l’idiota arrogante” pensò dentro di sé. Era ora di dire basta.
-Molto bene, parla Naruto. Ha a che fare con la morte di Iruka?-
Naruto rabbrividì. Non gli piaceva sentire quelle parole anche se erano la verità.
-Si. Io tenevo molto al maestro. Sono consapevole che la sua morte potrebbe avermi scosso parecchio, così ci ho riflettuto tanto prima di venire qui, ma per quanto cerchi di capire se si giusto o no, ho comunque intenzione di farlo, perché non vedo altra scelta-
La stanza piombò nel silenzio più assoluto per qualche istante. Naruto alzò lo sguardo, e incontrò quello terrorizzato dell’Hokage. Le palpebre erano spalancate e tremava leggermente, temeva quello che stava per dire. Lo stesso valeva per la sua assistente.
-Naruto, io…- ritentò Shizune, ma fu di nuovo troppo lenta
-Voglio lasciare la Foglia-
La stanza raggelerò immediatamente, la temperatura sembrò abbassarsi di quattro gradi..
-Naruto… non dirai sul serio…- Shizune tremava e gli occhi erano spalancati più che mai.
-Sono serissimo-
-Naruto… Naruto tu….- una lacrima le attraversò la guancia per finire a terra –tu non penserai mica che…-
-Si- la bloccò il Ninja –Se il Maestro Iruka è morto, è solo per colpa mia. Sono irresponsabile e inaffidabile. Avete sempre avuto ragione, ma io ero troppo idiota per capirlo prima. E se sol fossi stato più furbo, più astuto… più responsabile… avrei fatto dono dei consigli che mi davate e mi sarei impegnato per diventare non solo più forte, ma anche più disciplinato, e Iruka non sarebbe mai morto. O almeno non per colpa mia-
Shizune aveva cominciato a piangere sul serio, ma senza singhiozzi. Soltanto grossi lacrimoni che continuavano a scendere.
Tsunade, invece era paralizzata. Si schiarì la voce e lo guardò come se volesse penetrargli nell’anima e convincerlo
-Naruto, ti prego, stai sragionando… pensi che Iruka avrebbe voluto che tu…-
-SI!- la interruppe nuovamente. Naruto si alzò in piedi e guardò con sguardo afflitto l’Hokage. Tremava, di disperazione e rabbia.
-IRUKA E’ STATO L’UNICO CHE MI ABBIA MAI CONSIDERATO UMANO! CHE MI ABBIA MAI CONSIDERATO UN MEMBRO DELLA FOGLIA! SE NON FOSSE STATO PER LUI, IO SAREI RIMASTO SOLO A VITA! Lei mi chiede se penso se lui avesse voluto che io migliorassi? Ebbene si! E’ esattamente quello che penso! Iruka voleva il meglio da me,  e il modo migliore che posso fare per onorarlo è portare a termine quello che lui voleva da me!-
Le donne lo guardarono basite. “Oh Naruto…” gemette dentro di sé Tsunade.
-Già non sono riuscito a onorare Jiraya- la sua voce vibrava di rabbia e risentimento –mi lasci onorare Iruka, o non potrei sopportarlo! Ho perso troppe persone care nella mia vita, e devo ancora onorarle tutte: mia madre, mio padre, Jiraya, Iruka, Neji e Asuma! Sono stanco di essere il peso, la nullità, il pivello…. L’unico Genin-
Prese una pausa in cui ormai Tsunade lo guardava con aria afflitta.
-Tra poche settimane ci sarà l’esame Chunin al Villaggio della Sabbia, io andrò, ma non tornerò indietro per il Villaggio. Mi dovete lasciare andare per maturare. Tornerò quando sarò pronto… -
Cadde di nuovo in ginocchio davanti all’Hokage e si inchinò con tutto il corpo. Fronte a terra.
-La prego, Quinto Hokage, la prego…-
Tsunade lanciò un occhiata a Shizune, che la guardò con gli occhi pieni di lacrime, e annuì, facendole capire la sua decisione.
Shizune singhiozzò e strinse a sé il porcellino della Signorina Tsunade, guardando in basso.
-N-Naruto- lo chiamò. Lui alzò lo sguardo.
L’Hokage si alzò, e Naruto fece lo stesso. Si guardarono, gli occhi di Tsunade cominciarono a riempirsi di lacrime.
-Vai…. Ti concedo di andare… Ma ti prego, torna presto- strinse i pugni e cominciò a tremare –A-Abbiamo bisogno di te qui… s-sei il nostro eroe…. Ti pre-ego Naruto… t-torna…-
Si lanciò verso di lui e lo abbracciò forte.  “Incredibile, è più alto di me” pensò fra le lacrime che le scorrevano silenziose.
Naruto l’avvolse e le accarezzò la schiena. –Grazie- sussurrò.
Dopo un secondo o due si staccarono, e Shizune lo abbracciò anche lei, lasciando cadere il porcellino che grugnì infastidito.
Naruto si allontanò mentre le due donne lo guardavano. Mise una mano sulla maniglia, e prima di spingerla verso il basso guardò da sopra la spalla le donne
-Non dite a nessuno della mia partenza entro domattina alle 10:00. Promettetemelo. Che nessuno mi segui o provi a fermarmi. Lo dica a tutti-
l’Hokage abbassò lo sguardo –Si-
-Grazie- e Naruto uscì.
 
Naruto preparò le sue cose a dovere. Guardò l’ora. Erano le 23:56.
“Sono pronto. Ma prima devo fare una cosa”
Uscì di casa e la chiuse a chiave, poi cominciò a correre e a saltare tra un tetto e l’altro fino ad arrivare a casa Hyuga.
Era tutto silenzioso, solo pochi locali o bar chiudevano in quel momento, pronti ad andare a casa a dormire. Troppo stanchi per guardare in alto. Perfino i Ninja.
“Perfetto” pensò Naruto, raggiunse il tetto di casa Hyuga e arrivò ad arrampicarsi verso una precisa finestra. La aprì ed entrò nella stanza della ragazza.
Aveva avuto un debole per Hinata da quando si era quasi uccisa per lei, alla fine se ne era innamorato, riuscendo a scordarsi di Sakura. Il problema è che lei non lo sapeva. Ma non aveva paura a dirglielo in quel momento, sarebbe partito da un momento all’altro e mentre sarebbe stato via, non aveva intenzione di perderla.
Si avvicinò al letto della ragazza. Dormiva tranquillamente. Gli occhi appesantiti dalle lacrime che aveva versato per il cugino Neji.
La doveva svegliare, così si chinò verso di lei, poggiando le mani ai lati delle sue spalle e le baciò una guancia.
Tempo tre secondi, e Hinata cominciò ad aprire gli occhi. Quegli occhi stupendi, rosati come perle, che esprimevano la dolcezza pura.
Quei bellissimi occhi si sgranarono, ma prima che tirasse un urlo, Naruto le copri la bocca e accese la luce della lampada che stava sul comodino.
-Ehi, ehi! Tranquilla, sono io… sono Naruto!-
La ragazza sbatté gli occhi e con una spinta forte sullo stomaco del ragazzo, lo fece indietreggiare. Hinata si alzò dal letto e lo guardò con aria stupita, arrabbiata, dubbiosa e imbarazzata al momento stesso.
Afferrò una veste al volo e la indossò coprendosi il corpo coperto da una semplice maglia e dei pantaloncini corti.
-N-Naruto-kun! Ma c-che ci fai qui?!-
Hinata lo squadrò e notò che era in Modalità Eremitica. Lo zaino era sulle spalle e l’enorme rotolo che teneva scritte le firme di tutti coloro che avrebbero (e avevano) trasmesso questa tecnica, lui compreso, era appeso in fondo ad esso.
La ragazza si portò una mano alla bocca –Stai partendo? P-Perché?-
-Per migliorare- rispose
-M-ma… la signorina Tsunade cosa…. ?-
-Sono già stato da lei. Mi ha dato il permesso. Tra poco devo andare, ma prima ti volevo dire una cosa-
Le sue guance si fecero rosse e gli occhi sbarrati cominciarono a luccicare.
Lo shinobi le si avvicinò abbastanza da poter sentire il suo fiato sul suo collo.
La guardò. Era bellissima.
I capelli leggermente spettinati le inquadravano il viso liscio e candido, alcuni filamenti di ciocchi di capelli erano attaccate al bordo delle sue labbra, altre le coprivano il collo lungo e stretto. La mano destra era sollevata verso il mento, chiusa a pugno, mentre la sinistra si assicurava di stringere ben forte la veste che la copriva.
Attraverso la poca luce si vedeva il movimento costante del petto che si gonfiava e sgonfiava cercando di prendere aria. Naruto poteva quasi sentire il cuore della ragazza battere velocemente.  Le sue labbra erano leggermente dischiuse.
Naruto le spostò con l’indice della mano sinistra i filamenti di capelli rimasti attaccati sul suo collo, gesto che la fece rabbrividire.
Poi con la mano destra le accarezzò la guancia, spostando i filamenti che erano rimasti sul bordo delle sue labbra. Naruto la sentì prendere respiro e trattenerlo.  Tremava.
-Ho capito di essermi innamorato di te, Hinata. E mentre sono via, voglio chiederti egoisticamente di aspettarmi. Ti ho fatto aspettare già troppo, e lo so, ma ti chiedo di avere ancora un po’ di pazienza. Quando torno, saprò proteggerti meglio di quanto saprei fare ora. Io e Kurama ci dobbiamo allenare- e provò a sorridere leggermente.
-N-Naruto-kun….-
La ragazza non se l’aspettava. Il suo viso impallidì, stavolta, e la ragazza deglutì.
-Io… io ti aspetterò- Hinata strinse i pugni e tirò giù le braccia, rigide, contro i fianchi.
Sorrideva leggermente –Giuro che ti aspetterò, Naruto-kun. Ma t-tu… giurami c-che… non ci metterai più di tre anni a tornare-
Il ragazzo la guardò profondamente –Te lo giuro- e in quel momento si abbassò verso di lei e posò le sue labbra su quelle della ragazza.
All’inizio, fu presa alla sprovvista e spalancò gli occhi, pietrificandosi un attimo, poi si sciolse e si lasciò andare a ciò che aveva sempre sognato.
Una sua mano dietro la sua schiena, una sulla sua guancia, e le loro labbra unite in un unico gesto condiviso che esprimeva e univa un amore in comune.
Le sue labbra erano lente e meravigliose, cercavano di assaporare quel momento tanto atteso. Sembrò durare un eternità, in cui le ginocchia della ragazza tremarono. Le sue gambe se le sentiva deboli e lo stomaco si contorceva dalla felicità fino a farle male. Anche le sue braccia, legate intorno al collo forte del giovane, se le sentiva molli. Ma era tutto meraviglioso.
Quando si staccarono, Hinata lo abbracciò stretto e pianse. Pianse di gioia e di tristezza e di rabbia.
Naruto la cullò tutto il tempo, finché non si calmò. Accarezzandole i capelli e baciandola ovunque ne avesse la possibilità.
Quando si calmò, lei si ritrasse dalle sue braccia e si asciugò le lacrime.
-N-Naruto-kun, v-voglio che tu porti con te… q-questo- e dall’armadio tirò fuori una specie di sciarpa, bianca , candida e pulita. Profumava di lei. Di lavanda ed erba bagnata. Gliela legò allo zaino e dopodiché gli accarezzò una guancia.
Lui si beò di quel calore e premette la sua mano su quella della ragazza.
-Grazie. Tornerò presto, ti amo- e con quelle parole sparì al chiaro di luna.
Hinata guardò l’ora: mezzanotte e un minuto.


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Piccolo avvertimento: potrebbe essere leggermente OOC! 

Salve!,
questa non è la prima fan-fiction che scrivo. Ma per un po’ avevo mollato.
Avevo scritto due fan-fiction che poi, però ho eliminato, ma non su Naruto: su Harry Potter.
Adesso, dopo un po’ di tempo che ho cambiato nome (anche se sempre riferito a Harry Potter) e ho questo novo account, ho cominciato a scoprire la bellezza degli Anime e dei Manga, quindi eccomi qua!
Spero vi piaccia, e se sbaglio qualcosa riferitasi ai personaggi, luoghi, nomi di cose, persone, animali, luoghi e villaggi, ditemi pure.
Questa, comunque, è una mia versione in cui deciderò delle cose nuove più avanti!
Spero vi piacciano, e che le apprezzerete anche se saranno inventate da me.
Grazie a tutti!
Spero con tutta me stessa che mi darete il vostro parere!
Un saluto a tutti, amici! ^^
- Lady Malfoy01

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Capitolo 2
*** Chi sei tu? ***


                                       

                                             UN NUOVO NARUTO

Capitolo 2: Chi sei tu? 


-Siete sicuri?- domandò la voce di un uomo
-Sissignore!- risposero in coro i soldati. Uno si fece avanti –Siamo sicuri che il ragazzo se ne sia andato!-
-Si, signore, è vero!- si intromise un altro, facendo un passo avanti –Sono tutti molto depressi e tristi al villaggio. Perfino l’Hokage. Pensano addirittura che sia morto! Anche io, personalmente, penso che non tornerà mai. Tuttavia, sono ancora abbastanza forti, ma non come l’ultima volta. Penso sia il momento di rincominciare tutto, signore. A partire da subito-
L’uomo seduto sul trono, a capo di tutti, rise. Una risata profonda e inquietante
-Naruto Uzumaki- disse come se fosse lì davanti a lui –hai fatto molto male a lasciare questo villaggio- e rise di nuovo.

*******

DUE ANNI DOPO:
 
-Cavoli ragazzi,  si sente proprio l’assenza di Naruto- commentò Kiba passandosi l’acqua fra i capelli con le mani chiuse a coppa.
-Davvero. Perché se n’è andato di nuovo? Si vuole allenare ancora? E’ un pazzo, ve lo dico io- rispose Choji immergendosi nell’acqua delle terme in quel momento.
-Naruto è troppo forte, ha capito il senso della forza della giovinezza!- si intromise Rock Lee alzando il pugno in cielo, gli occhi che gli brillavano dal fuoco della passione.
-Non è più così scemo, ha già dimostrato responsabilità e senso del dovere nel momento stesso in cui pensava il contrario. Sono sicuro che diventerà oltre che più forte, anche più maturo. Lo conoscete. Quando si mette una cosa in testa, è pronto a rompere una montagna pur di realizzarla- intervenne Shikamaru
-Sono rimasto molto colpito che non mi abbia avvertito…-
-Non ha avvertito nessuno, Sai. Anche noi ci siamo rimasti di merda- disse Kiba alzando gli occhi al cielo
-Si, lo so. Ma io sono un suo compagno di squadra, avrebbe dovuto avvertirmi, no? Non lo so… io la penso così… devo ancora arrivare a leggere quel paragrafo sul comportamento strano degli amici…- e Sai si portò una mano al mento riflettendoci su.
-Be’, Sakura c’è rimasta peggio di tutti quando l’ha scoperto…- intervenne Choji
Tutti annuirono e ricordarono la scena…
 
-Buongiorno ragazzi- disse l’Hokage, era stranamente fredda.
-Buongiorno, Signorina Tsunade- dissero in coro i ragazzi. Erano inginocchiati ai suoi piedi e guardavano in basso.
-Ci ha mandati a chiamare, Signorina?- chiese Sakura
-Si- disse sempre fredda –Vi devo parlare di una cosa molto importante. Mettetevi pure comodi-
Tutti si sistemarono su delle sedie che erano state preparate a posta.
C’erano tutti: Shino, Sai, Kiba, Akamaru, Shikamaru, Choji, Ino, Ten-Ten, Rock Lee, Sakura e Hinata.
Una volta seduti, entrarono anche i Maestri: Kakashi, Gai e Yamato. Anche loro si accomodarono. Ora c’erano tutti.
-Dov’è Naruto, Sakura?- chiese Kakashi
-Oh, quel baka sarà in ritardo, sicuramente. Quando torna gli do una lezione io, tranquillo Maestro Kakashi-
Hinata, in fondo alla stanza, abbassò lo sguardo e chiuse gli occhi. Tremava nonostante facesse caldo.
-Non lo chiamare ”baka”- ringhiò la ragazza.
Sakura si girò, stupita. Sbatté le ciglia un paio di volte –Hinata, io…-
Hinata si alzò di scatto e guardò Sakura con fermezza, non esprimeva odio nei suoi confronti, era solo arrabbiata in generale –Naruto ha sempre dato il meglio di sé, e voi non avete alcun diritto di trattarlo male e prenderlo in giro! Lui si fa in quattro per essere accettato! Non sapete nemmeno che…!- ma lì si fermò, e guardò Tsunade.
L’Hokage pure la guardò, stupita.
“Naruto ha avvertito solo lei…” pensò. Si scambiarono una velocissima occhiata significativa, poi Hinata si risedette –Scusate- e rimase zitta a guardarsi le lunghe dita candide.
Tutti erano rimasti impressionati dal moto di coraggio della ragazza, ma allo stesso tempo, pensarono che preferivano la Hinata di una volta: sempre timida e gentile con tutti.
-No, scusami tu, Hinata, non pensavo che…-
-Basta ora!- intervenne Tsunade, autoritaria –La persona di cui vi devo parlare è proprio Naruto-
Tutti si tesero immediatamente.
-Se ha a che fare con la morte di Iruka…- cominciò Yamato, ma l’Hokage lo zittì alzando una mano
-Fatemi parlare, per favore. Senza interruzioni. Quando avrò finito potrete parlare. Chiaro?-
Tutti annuirono.
-Molto bene- Tsunade prese fiato e cominciò a raccontare –Naruto è sempre stato molto legato e affezionato a Iruka. E’ stata la persona che ha creduto in lui più di chiunque altro. Era tutto per lui. Dopo anni di solitudine e odio, soltanto lui l’ha salvato, mentre gli altri non hanno mosso un dito. Se non fosse stato per lui, Naruto sarebbe potuto diventare come Sasuke, o peggio. Un nemico con un potenziale come quello di Naruto, ve lo immaginate? Sarebbe imbattibile-
Tutti ci pensarono su, e annuirono. Alcuni abbassarono lo sguardo, sentendosi in colpa sotto le quasi accuse dell’Hokage. Soprattutto Sakura, che in quel momento si pentì delle parole che aveva detto prima su di lui.
-Sarebbe stato un bel problema…- commentò Gai, per una di quelle poche volte in cui è serio e non parla della forza della giovinezza
-Ma no. E’ diventato un nostro compagno che si è battuto con coraggio su ogni nemico che abbia mai incontrato, senza mai perdere di vista quello in cui credeva. Su quello che Iruka ha sempre cercato di insegnarli.
Dopo la sua morte, lui si è sentito in colpa. Ha subito pensato che fosse colpa sua, e nessuno gli ha impedito di farlo. Nessuno ha detto niente.
Questo lo so… perché è venuto da me ieri notte a parlarmi di questo-
Tutti presero fiato per poi trattenerlo, erano tesi, i pugni stretti, gli occhi spalancati, le fronti corrugate. Cos’altro ha detto Naruto all’Hokage? Di cosa possono aver parlato, inoltre?
-Mi ha detto tutto questo… e mi ha chiesto…- prese fiato -… mi ha chiesto il permesso per fare una cosa… e… io gliel’ho accordato. Mi ha fatto promettere di dirvelo soltanto stamattina a quest’ora-
Fece una pausa in cui tutti restarono sulle spine. Perfino Kakashi si stava avvicinando in avanti per sentire meglio le parole di Tsunade. Era fremente quanto gli altri di sentire quello per cui Tsunade gli aveva dato il permesso.
“Un Ninja davvero imprevedibile” pensò.
-Naruto ha lasciato il villaggio ieri notte, per tornare a data da destinarsi-
Tutto piombò nel silenzio più assoluto, la tensione si poteva palpare nell’aria e tagliare con la lama di una spada.
Poi tutto esplose.
Sakura scivolò dalla sedia, atterrando in ginocchio, con gli occhi sbarrati tremante –Non può essere… no… perché…?!-
Ten-Ten lanciò un urlò che ghiacciò le vene di tutte le persone presenti e si tappò la bocca con le mani.
Ino rimase paralizzata sulla sedia. Gli occhi persi nel vuoto.
I maestri anche loro sembravano ghiacciati e gli occhi sgranati con i bulbi fuori dalle orbite. Perfino a Kakashi tremava la mano –Che cosa?! Non può essere!- si alzò in piedi.
Tutti erano sconvolti, spaventati, sgomenti… non sapevano che dire.
 -Tu lo sapevi già, Hinata, vero?- chiese Tsunade mentre Shizune cercava di ristabilire l’ordine. Tutti si zittirono e aspettarono la risposta della Hyuga.
Lei continuava a guardare in basso, verso le sue mani. Le guardava come se avessero stretto la cosa più importante del mondo.
-Si-
-Come?!- intervenne, famelica, Sakura. Sempre a terra e tremante, ma con tono duro.
Hinata abbassò il tono della voce, che cominciò a tremare –L-Lui è venuto da me durante la notte, mi ha svegliata e mi ha detto che sarebbe partito. Tutto qui- e abbassò ancor di più lo sguardo, ma tutti intuirono che probabilmente stava per piangere.
 In realtà, la ragazza era arrossita sotto quella massa di capelli luminosi.
Ma non aveva intenzione di dire a tutti che Naruto le aveva detto di amarla.
-E basta? Non ti ha detto qualcosa in più? E poi perché solo a te? E quando tornerà?- chiese Choji
-Be’… gli ho fatto promettere che non sarebbe stato via più di tre anni… e lui me l’ha promesso, e poi…- si bloccò
-E poi?- la incitarono tutti.
“E poi mi ha baciata”, era la verità, ma disse solo – e poi se n’è andato dalla finestra-
Abbassò nuovamente lo sguardo, e ripensò a quando l’aveva baciata. Era stato così bello!
-E’ colpa nostra se è andato via- si intromise Kakashi, tornando come sempre serio e composto –Non lo abbiamo quasi mai aiutato nei momenti in cui aveva più bisogno di noi. Lo abbiamo considerato troppo forte. In fondo, anche lui prova sentimenti, solo che riesce a recuperare in fretta, come quando viene ferito. Ma questo deve essere stato troppo per lui- ragionò
-SI, ma infondo tornerà più disciplinato come vuole lui, no? Quindi ne sarò valsa la pena…- espresse il suo parere Yamato 
Tsunade si avvicinò alla finestra e incrociò le braccia davanti a sé, chiuse gli occhi –Lui tornerà. Presto. Me lo sento-
Il pianto di Sakura scoppiò, anticipato da un grido terribile. Era distrutta.
Presto la voce circolò a tutti nel Villaggio della Foglia e tutto cadde all’inizio nell’oscurità.
Ma dopo un po’ il Villaggio si sostenne con la speranza che sarebbe tornato.

 
-Chissà cosa succederà quando tornerà… cosa pensate che farà Sakura?- chiese Sai, cercando di capire cosa pensavano gli altri.
E soprattutto cercando di capirci qualcosa con quella roba strana di sentimenti ed emozioni. Soprattutto se si tratta di ragazze!
-Ehm… lo pesterà di botte, forse?- disse in tono ironico Kiba.
-Secondo me, Naruto farà qualcosa che la stupirà- intervenne Shino
-Oh, mi ero quasi dimenticato che c’eri anche tu!-
-Come sempre…- e il suo viso si scurì
“Oh no, di nuovo…” pensò il ragazzo dai denti aguzzi cercando di rimediare al danno fatto.
-Rgazzi, dobbiamo volerci bene l’un l’altro! Solo così potremmo dimostrare a Naruto quello che ci ha insegnato!- urlò Rock Lee passando le braccia sulle spalle dei compagni, sorrideva convinto.
“Ma perché non ho degli amici normali?” pensò Shikamaru abbassando lo sguardo e mettendosi una mano in fronte.
-Tornerà?- chiese serio Choji, questo stupì Shikamaru che lo guardò senza fiato. Poche volte Choji è preso dai suoi momenti di “serietà”. Ma quando lo faceva, riusciva sempre ad ottenere l’attenzione. Tutti, infatti, si erano girati.
-Io spero di si, amico- rispose Kiba
-Ormai sono quasi passati due anni…- si depresse Sai
-Non ha importanza!- sbottò Rock Lee –Ha promesso! E lui mantiene sempre le sue promesse! E’ il suo credo ninja.-
Akamaru abbaiò, convinto anche lui di quello che diceva il Sopracciglione.
-Molto bene, ragazzi- sussurrò Shikamaru, ma tutti lo sentirono lo stesso.

*******
 Hinata non riusciva a non pensare a quel bacio.
Anche se erano passati due anni, il ricordo le era vivido e chiaro nella mente.
Riusciva a richiamare a sé le sensazioni che aveva provato ogni volta che voleva, e ultimamente lo faceva spesso,  perché sentiva che tra poco sarebbe arrivato.
Gli aveva fatto una promessa, no?
Lei lo sentiva dentro di sé che stava per arrivare. La sera stava un ora ad aspettarlo dalla finestra, sperando che in quel momento, lo vedesse tornare.
Sperando che si vedesse la sua figura nera passare tra i tetti contro la luce della luna.
A questo pensava mentre rimaneva a mollo nell’acqua delle terme.
Sakura era rimasta davvero distrutta a sapere che se ne era andato.
Prima Sasuke, e poi lui. Era stato troppo per lei. Ma dopo un po’ ha capito che se lo ha fatto, lo ha fatto per il bene di tutti.
Lo avrebbe riempito di botte quando sarebbe stato davanti a lui, si, ma almeno ha capito le sue intenzioni.
-Ragazze, sento che qualcosa di brutto è nell’aria- disse a un tratto Ten-Ten.
-Già, anch’io- ammise Ino.
-Si, ma cosa può andare storto? Forse è solo una nostra apparenza. Insomma… il Villaggio è sconvolto quanto noi da quando Naruto se n’è andato, siamo tutti tesi e ci immaginiamo cose che in realtà non ci sono. Stiamo tranquille e rilassiamoci, lui tornerà presto- disse rassicurante Sakura.
-Lo odio ma lo adoro allo stesso tempo per averci lasciato così di punto in bianco- disse Ten-Ten –Insomma, lo odio perché guarda in che cavolo di situazione siamo. Ma lo adoro perché ha capito che un po’ doveva migliorare e maturare… anche se lo ha capito nel peggiore dei modi- disse abbassando il tono della voce
-Ragazze, adesso basta- si intromise Hinata –rilassiamoci e cerchiamo di non pensare a lui, in modo che quando tornerà sarà una bella sorpresa per noi tutte! Che dite?- e sorrise armoniosa. Hinata si che era brava a consolare e tranquillizzare le persone
-Il tempo passerà più velocemente se non ci badiamo troppo. E’ solo la sua assenza che si fa sentire. Stiamo tranquille! Intanto… per la serata di domani sera è tutto pronto?- e sorrise di nuovo.
Le ragazze furono contente di cambiare argomento, e eccitate e spensierate cominciarono a discutere della serata che avrebbero passato insieme l’indomani.

*******
-Tutto pronto?- chiese il capo
-Sissignore!- risposero i suoi soldati.
-Allora possiamo andare con l’attacco  stanotte. Intanto, che mi dite del ragazzo?-
Uno dei servitori si avvicinò e incrociò le bracci al petto –L’ho spiato per giorni, e penso che stia cominciando a capire. Mi sa che comincerà a muoversi tra poco. Dobbiamo fare in fretta- la voce era pastosa e bassa, ma ben comprensibile.
-Molto bene, allora vedete di fare un buon lavoro. Chiaro?!-
-Sissignore!-
Ci mancava che quel moccioso mettesse tutto a repentaglio! Già aveva Naruto Uzumaki a cui pensare. Se quel microbo ci si metteva di mezzo…
Poi un pensiero gli balzò alla testa.
“E se quel pezzente parlasse allo Shinobi della Foglia e si alleassero?”
Non poteva permettersi di avere un alleanza tra quei due! Se quel microbo parlasse a Uzumaki del suo piano, era finito!
-Yuruki!- chiamò con voce tonante
L’interpellato si presentò davanti al suo generale in un secondo –Mi ha chiamato, Supremo?-
-Si, Yuruki. Voglio che tu e il tuo compagno, Rendzo, andiate a spiare il microbo!-
-Sissignore! Se mi è consesso… perché dovremmo..?-
-No! Non ti è concesso! E adesso vai. Pronti a partire fra poche ore!-
Il soldato abbassò la testa –Sissignore, mi perdoni- e andò ad avvertire il compagno.
*******
-Ne è sicuro, padrone?-
-Assolutamente. Sono pronto-
-E come facciamo con loro?-
-Li cacceremo mentre andiamo, la loro base non è troppo lontana da qui. Ce la faremo, Rotus-
Mise tutto nello zaino e se lo mise in spalla –Ma prima passiamo a ringraziare Shin e Mida-
-Si, padrone-
-Lo sai che odio quando mi chiami così, Rotus- rise il Ninja passandogli una mano in testa, cosa che lui gradì, anche se non voleva farlo vedere.
-Andiamo, dai- tagliò corto lui, e lo sorpassò.
Il ragazzo rise. Una risata limpida e bassa, come se non volesse farsi sentire.
E con quella risata si intravidero i canini aguzzi che aveva.
-Si, andiamo- e lo raggiunse.
“Il chakra che possiede è potente. Penso che potrà aiutarmi. E poi è contro Mudruru, quindi è perfetto. Lo devo avvertire! Ma come faccio senza che si spaventi? Tra poco ci inseguiranno, me lo sento. Abbiamo un anticipo di qualche ora se facciamo in tempo. Intanto vediamo di non farci scoprire e di seguirlo” pensò la figura che lo stava osservando. E così fece.
Intanto lui continuava a camminare accanto a Rotus. I passi calcolati e la distanza controllata. Pronto ad ogni genere di mossa.
-Crede davvero che non lo abbiamo visto?- bisbigliò il ragazzo a Rotus
-Povero ingenuo- ridacchiò il suo fidato compagno –Cosa facciamo?-
-Semplice: vediamo quali sono le sue intenzioni. Se entro un ora di cammino non ci attacca, allora vuole qualcosa da noi che non è ucciderci-
-E se pensa che lo porteremo proprio dove stiamo andando? Se fosse quello il suo obiettivo?- ragionò a bassa voce
“Non ci avevo pensato” penso il Ninja –Poco male, faremo una strana confusa e complicata passando tra i boschi. Si confonderà, penserà che non stiamo andando dove lui pensa e, se ci vorrà morti, ci attaccherà, se no vuol dire che non gli interessa dove stiamo andando-
-Ottimo piano- ridacchiò
Il ragazzo lo assecondò –Non fare il sadico. Piuttosto… hai fame?-
-Ma siamo appena partiti!- protestò
-Amico… non hai capito nulla di quello che ti ho insegnato! La fame è fame! Viene quando viene, e io ora ho fame-
Si sedettero sul prato, il ragazzo poggiò la schiena contro un tronco d’albero.
Il loro inseguitore pure si fermò, e attese tra gli alberi.
-Mmm… non ci vuole ancora attaccare-
-Forse vuole qualcosa da noi- commentò Rotus
-Mh, vedremo. La prudenza non è mai troppa… Ma ora mangiamo!- esclamò tutto contento, tirando fuori dallo zaino le sue riserve di riso con pollo affettato per Rotus, e pesce grigliato per lui!
Ovviamente il pesce era ancora freddo, ma lo aveva avvolto bene in modo che non facesse puzzare tutto, e preparò un fuoco con cui cominciò a grigliarlo.
“Vediamo se ha fame” pensò il ragazzo.
Ma lui non si mosse. Mangiarono tranquillamente, e una mezz’oretta dopo ripartirono.
-No, non ci vuole morti- constatò infine il ragazzo
-Ne è sicuro? Aspettiamo un oretta-
-Se davvero ci volesse morti, quale momento migliore se non una pausa per distrarsi e mangiare? Le possibilità sono due: primo…- e alzò l’indice –è un Ninja principiante baka senza esperienza di prima categoria, perché quella era un occasione d’oro. Qualunque Ninja ne avrebbe approfittato. O secondo: …- e alzò il medio -… non ci vuole morti. Scegli tu qual è la più logica- lo sfidò alzando le sopracciglia e incrociando le braccia al petto.
-Come sempre avete ragione voi, padrone. Allora che si fa?-
-Tu guarda e impara-
Così facendo, il ragazzo si porto l’indice e il medio delle due mani a unirsi e formò una croce  sovrapponendole tra loro –Kage Bunshin no Jutsu!-
Delle sue copie si formarono accanto a lui e tirarono fuori degli shuriken che lanciarono contro l’intruso.
-No!- urlò questo, e provò  a saltare giù dall’albero prima che potesse essere colpito gravemente.
Povero ingenuo, non sapeva che era esattamente quello che voleva ottenere.
L’originale gli fu alle spalle e gli bisbigliò –Mossa sbagliata, ragazzo-
Gli passò un braccio intorno alla gola e con l’altro tirò fuori un kunai. Poi sbatté il ragazzo contro un albero e lo fece girare in modo da poterlo guardare.
-Chi sei e che cosa vuoi?- ringhiò facendo vedere i canini.
-No! No ti prego! Non ti voglio fare del male!- disse il ragazzo. Aveva la voce limpida e piuttosto bassa, ma non tanto maschile…
-Rotus?- alzò un sopracciglio verso il compagno. Lui lo esaminò per bene –Sta dicendo la verità. Non vuole ucciderci-
-Oh…!- il ragazzo lo lasciò subito andare. L’altro cominciò a tossire e scivolò con la schiena contro il tronco fino ad arrivare a terra.
-Per i Kage, perdonami! Non avevo idea di cosa tu avessi intenzione di fare, perdonami- si inginocchiò davanti a lui e mise via il kunai –Ti ho fatto tanto male?- chiese provando ad osservare il collo.
Stranamente, non riusciva a capire se fosse un ragazzo  o una ragazza.
Portava una bandana che gli copriva la testa fino alla fronte. I capelli erano corti, ma il viso era magro e pallido, ma gli occhi blu come la notte erano circondati da delle ciglia lunghe e nere.
Il fisico era magro e lungo, ma con nessuna curva in particolare che facesse pensare che fosse una ragazza.
Non si poteva distinguere il colore dei capelli sotto la bandana nera perché sembravano imbrattati di sporco. Oppure erano di un colore un po’ strano?
L’abbigliamento era da normale ninja. Dei pantaloni attillati con una fascia sulla coscia sinistra (a quanto pare era mancino) e una veste che copriva fino al fondo schiena con due spacchi sulle cosce. Portava anche una giacca da viaggio nera abbastanza pesante.
Il ragazzo constatò che era una ragazza. E in effetti, più la guardava, più le sembrava una ragazza. Avrà avuto si e no diciassette anni.
-Non è colpa tua- era difficile localizzare la sua voce come femminile o maschile, perché continuava a tossire –Se fossi stata in te, avrei fatto lo stesso. E’ stata colpa mia, mi dispiace-
“Si, questa è una ragazza” constatò infine nella sua mente. Ma ciò lo aiutò a sentirsi peggio.
-Cavolo, mi dispiace tanto. Come ti chiami?-
-Mahra- disse guardandomi dritto negli occhi.
-Non so come scusarmi!-
-Avete fatto un bel casino, capo-
-Zitto, Rotus!-
La ragazza spalancò la bocca –M-M-Ma q-qu-quel… coso parla!- sbottò infine
-Ehi, tesoro, non sono un coso- ringhiò offeso
-Si, Rotus è mio. Fa parte del mio potere, diciamo-
-U-Una volpe che p-parla?- balbettò
-Ti spiegherò tutto più tardi, ma ora vediamo se sei ferita. Riesci ad alzarti?-
-Penso di si- annuì la ragazza, provò ad alzarsi tenendosi appoggiata al tronco, ma nel momento in cui toccò con il piede destro il pavimento, si accasciò a terra con un urlo.
-Ehi, ehi! No, calma!-
Il ragazzo l’afferrò al volo dalle spalle –Mahra, sei ferita eccome…- le posò una mano sulla fronte –… e sei bollente!-
-Padrone, qui non possiamo curarla, dobbiamo portarla in un luogo più sicuro- suggerì Rotus
-Hai ragione. Portiamola via di qui. Tra un kilometro o due ci dovrebbe essere una grotta coperta. Tra poco comincerà piovere. Muoviamoci-
Il ninja fece appoggiare la testa di Mahra sulla sua spalla destra –Mahra? Ascolta, non voglio fare il maniaco, ma devo portarti via di qui. Posso?-
La ninja tossì e annuì –Si… si puoi-
-Ok…-
Le passò un bracciò sotto le scapole e le sistemò la testa nell’incavo del suo collo, in modo che stesse comoda. Poi passò l’altro braccio sotto le sue ginocchia e mise le sue mani appoggiate a sé stessa.
La ragazza era perfettamente appoggiata contro il suo corpo. Il respiro era lento e le si chiudevano gli occhi.
-Tranquilla, tra poco starai meglio. Dormi pure-
-Mmh- fu il meglio che riuscì a dire.
-Vuole un passaggio, padrone?- chiese la volpe mettendo in mostra la sua schiena lunga e muscolosa. Ma il ragazzo sorrise nuovamente mostrando i canini –No, grazie. Non mi sono ancora rammollito al punto da chiederti un passaggio-
-Una volta eri più pigro- disse come se fosse stato un complimento.
-Muoviamoci e basta- rise lui.
Cominciarono a saltare da un albero all’altro con una velocità incredibile. Due kilometri non erano nulla per loro.
A un kilometro e mezzo, però, Rotus chiese come stesse la ragazza
-Mahra?- le sussurrò mentre saltavano da un ramo all’altro
-Mmh?- fece lei provando ad aprire gli occhi.
-Resisti. Ci siamo quasi-
-Mmh- annuì lei e poggiò la fronte contro la sua spalla. Era esausta.
-Muoviamoci!- disse duro a Rotus, e aumentarono l’andamento.
Ci misero cinque minuti buoni ad arrivare.
-Eccoci!- urlò Rotus.
Il ragazzo fece una capriola in aria e atterrò in ginocchio già dentro la grotta.
Posso la gambe della ragazza sulle sue ginocchia e con la mano libera prese lo zaino e tirò fuori una coperta di lana.
-Rotus?- chiamò. L’interpellato afferrò la coperta con i denti e la distese a terra.
Il ninja la riprese in braccio e la distese sulla coperta.
Si sfilò il suo giaccone e lo usò per fare da cuscino a lei.
-Ora perdonami, Mahra. Ma devo controllare se non sei ferita-
Le tolse la sua giacca e cercò sulle sue vesti possibili strappi che potessero comportare a una ferita.
Quando arrivò alle gambe, vide che sulla coscia destra aveva un graffio da shuriken ancora aperto. Il suo.
Il ninja bestemmiò e prese dallo zaino tutto ciò che serviva per curarla.
Una volta finito di avvolgere la garza intorno alla sua coscia, vide che aveva anche la caviglia slogata. Per questo aveva urlato quando l’aveva poggiata a terra.
-Ok… pensiamo alla caviglia e poi alla febbre… o è meglio il contrario? Aaaahh!-
-Ecco perché non è diventato un ninja medico, padrone-
-Zitto un po’, Rotus- e alla fine decise di immobilizzare prima la caviglia e poi abbassare la febbre.
 
La sensazione di stanchezza e caldo di prima mi svanì così come mi era venuta.
Aprii gli occhi e davanti a me vidi soltanto nero. Poi, quando riuscii a rendermi conto che in realtà ero sdraiata, capii che era il soffitto di una specie di grotta.
Girai la testa in cerca del ninja che mi aveva salvata, e vidi che era lì ad arrostire del pesce. La sua enorme volpe, grossa come un cavallo, stava mangiando da una foglia enorme del riso con dei pezzi di carne.
“Sempre a mangiare quei due…” pensai con un sorrisino
-Fai schifo a cucinare, questo pollo è stopposo!-
-Mi spieghi come fa il pollo a essere stopposo?!-
-A quanto pare tu lo sai rendere così!-
-Senti un po’! Sono io quello che mangia pesce da settimane, non tu!-
-Preferirei il pesce a questo schifo-
-Razza di brutta volpe critica spara sentenze che non sei altro, morissi punta da un porcospino ninja…!-
-Padrone si è svegliata!- lo avvertì, guardandomi.
-… io giuro che ti… eh!?!-
Il ninja si girò e mi guardò. Poi si aprì in un sorriso –Ah, Mahra! Ben svegliata-
-C-Che ore sono?-
-Hai dormito per undici ore-
-COOOSA?!- cercai di alzarmi, ma lui fu più veloce di me e mi sostenne dalle spalle prima che cadessi e prendessi una testata.
-Calma! Non c’è bisogno di preoccuparsi-
-Si, invece! Oh, cavolo… tu non capisci! Loro saranno qui tra poco! Vogliono farlo! Mi devi aiutare! E’ il motivo per cui sono qui da te! Tu mi puoi aiutare!-
-Calma, e parti dall’inizio. E spiegati meglio, soprattutto. Quello che hai detto aveva un sacco di doppi sensi, lo sai?- provò a smorzare la tensione.
Purtroppo io ero serissima. 
-Ok. Però devo fare in fretta, non ho  molto tempo-
Il ninja annuì e mi aiutò a sistemarmi contro la parete della grotta. Fortunatamente c’era il muschio, quindi era morbido.
-Allora, io vengo dal Villaggio dell’Erba. Mi chiamo Mahra Yuhushii, e sono una degli ANBU del mio Villaggio. Il mio villaggio e quello della Foglia sono in un alleanza segreta per proteggere il jutsu degli Hyuga-
Il ragazzo spalancò gli occhi, e sembrò annegare in un ricordo orribile. Mi venne il dubbio che avessi detto qualcosa di sbagliato.
-Tu chi sei?- cercai di rimediare provando ad alleggerire il tono di voce. 
Il ragazzo abbassò lo sguardò e si slegò dalla vita quella che sembrava proprio essere… una sciarpa bianca.
-Mi chiamo Naruto... Naruto Uzumaki. Shinobi del Villaggio della Foglia-
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Ehi salve! ^^
Allora, questo capitolo è un po’ strano, ma nel prossimo capiremo chi è questa ragazza, che cosa vuole da Naruto e come ha fatto a trovarlo.
Capiremo anche che razza di jutsu nuovo ha imparato Naruto. 
Una volpe che fa parte del suo potere? Che cosa significa?
Lo scoprirete nel prossimo capitolo.
Intanto, ci tengo a ringraziare tutti coloro che hanno recensito e seguito la storia!
Siete importanti per me, aiutatemi a fare il meglio con i vostri giudizi e le vostre critiche.
Sono accetti ogni tipo di consigli e suggerimenti.
Alla prossima.
- Lady Malfoy_01

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Capitolo 3
*** Nuovi jutsu ***


                                                                                                      UN NUOVO NARUTO      

                   Capitolo 3: Nuovi jutsu 

-Naruto Uzumaki? Intendi quel Naruto Uzumaki?- chiese la ragazza con gli occhi spalancati. Fuori il temporale infuriava come non ci fosse un domani. Era difficile parlare con tutto quel rumore.
-Si. Proprio io. Sono così famoso?- e scoppiò in una simpatica risata nervosa che aiutò ad alleggerire la tensione che si era creata poco prima. Un tuono rimbombò fra le pareti.
-A voglia! Tutti nel nostro Villaggio parlano di te. Però gira una voce strana…- e qui il suo tono di voce divenne più cauto. Come se avesse paura che lui l’aggredisse se osasse pronunciare quelle parole…
-Che cosa?- il suo tono di voce cambiò diventando inquietantemente serio. Guardava in basso verso la sciarpa bianca e continuava a passarsela fra le falangi.
-Dicono che tu… durante una missione…- deglutì -… hai ucciso il tuo sensei-
Naruto si alzò di scatto e andò contro la parte opposta della grotta. Il respiro gli era aumentato e teneva una mano appoggiata alla roccia fredda. La testa bassa, tremava. Quando parlò il tono era basso e secco. Si stava sforzando di non farsi prendere dall’emozione -Io non volevo ucciderlo. E’ stato un incidente. Per me lui era importante…- la voce gli si incrinò e le spalle gli si incurvarono verso il basso. Sembrò esausto. Come se tutta la fatica di portarla lì lo investisse proprio in quel momento. Ululati di vento stridevano fra le rocce come se volesse graffiarle.
-Naruto…- cercò di trovare un modo per consolarlo, ma non sapeva come.
-Padrone, ne abbiamo già parlato- la voce della volpe, di solito secca e autoritaria, adesso era quasi delicata. I suoi occhi esprimevano compassione e dolcezza verso il proprio padrone.
-Mi dispiace, non volevo toccare questo argomento così delicato. La mia bocca ha parlato senza connettersi al cervello- e cercò di formulare una risatina ironica.
Un po’ funzionò perché il ninja tornò dritto e guardò verso la ragazza con un piccolo sorriso. Sospirò e tornò da lei. Si sedette e la guardò con uno sguardo leggero.
I suoi occhi azzurri erano bellissimi. A questo pensava la ragazza.
-Magari ti spiegherò cos’è successo più avanti… intanto, come hai fatto a trovarmi?-
Mahra fu felice di cambiare argomento –Sono specializzata in Dissimulazione e Tecniche di Spionaggio. In realtà è stato molto difficile trovarti, ti spostavi di continuo e a un ritmo impressionante. Non capivo se stessi cercando qualcosa o semplicemente stessi girovagando un po’ per le Nazioni. Poi ad un tratto ti sei fermato in un villaggio quasi del tutto deserto che mi ero quasi dimenticata che esistesse e non capivo che cosa potevi trovarci di interessante. Ti ho perso per un po’ di tempo, ma ti ho ritrovato quando ti ho visto combattere contro dei samurai di Mudruru. E’ qui che ho capito che mi saresti stato utile! Tu sei un suo nemico, e tu gli dai la caccia e….-
-Aspetta, frena. Perché mi stavi cercando? E a cosa ti sarei utile? Io voglio sistemare quei samurai perché hanno ucciso un sacco di gente innocente in quel villaggio. Tutto è governato malissimo e ho intenzione di aiutare quella povera gente. Non è per un motivo personale- confessò lo shinobi passandosi la sciarpa intorno ai fianchi e legandola con due nodi stretti –La gente di quel Villaggio mi è stata molto d’aiuto, e io ho… fatto una promessa a due abitanti di quel villaggio che mi hanno offerto riparo in un momento di grande difficoltà… glielo devo- Un altro tuonò rimbombò nel cielo.
Mahra prese fiato –E questo è una cosa nobilissima da parte tua, sul serio. Ma anch’io sono contro quegli uomini. Li ho già sfidati più volte ma sono più forti di me. Da sola non ce la posso fare. Mi sono mascherata da uomo per entrare nel loro nascondiglio e ho scoperto cose terribili che vogliono fare al tuo Villaggio!-
Finalmente Naruto capì la gravità della situazione e si avvicinò alla ragazza per sentire meglio.
-Perché non ti fai aiutare dagli altri membri della tua squadra ANBU? Perché venire fino a qui solo per cercare Naruto?- Rotus guardava, interessato anche lui, la ragazza.
Lei impallidì visivamente –Q-Qu-Questo non è importante… ha-hanno affidato a me la missione e io la devo portare a termine! N-Nessun altro!-
Naruto alzò un sopracciglio, dubbioso. Non capiva perché non potesse chiedere aiuto a qualcuno dei suoi membri, ma per forza a uno che neanche conosceva.
-Sai che sei strana, vero?  Ma se devi portare a termine questa missione da sola, perché sei venuta a cercarmi?-
La ragazza sospirò, esausta. Si portò le dita alla testa e si massaggiò le tempie.
-Ti prego ascolta, non abbiamo molto tempo… loro…-
Ma prima che poté finire Naruto si alzò in piedi e tirò fuori un kunai con cui bloccò la traiettoria di uno shuriken che era stato lanciato proprio in quel momento.
Se non avesse avuto i riflessi pronti, avrebbe colpito la testa della ragazza uccidendola.
-Maledetto, Uzumaki! Poco male, vuol dire che la uccideremo con le nostre lame-
Un uomo comparì davanti alla grotta. Era bagnato fradicio e portava una maschera che gli copriva tutto il viso e la testa. Portava sulle gambe, sulle braccia e sul petto delle protezioni, e dietro la schiena spuntava l’elsa della katana.  
Accanto a lui c’era un altro uomo vestito uguale, e oltre alla katana aveva una cintura di shuriken.
-Allora sei una ragazza? Ecco perché eri così debole- e scoppiò in una risata roca e baritonale –Hai rischiato di rovinare tutto, ragazzina. Ora vedi di morire senza troppe storie!-
Mahra non poteva fare niente con la caviglia ingessata e la ferita alla coscia, non poteva proprio muoversi.
-Mi dispiace, ragazzi!- Naruto tirò fuori il suo kunai e si mise davanti a lei per proteggerla, lo stesse fece Rotus mettendosi accanto al proprio padrone. Il suo ringhio era pari a quello di venti cani imbestialiti
- Ma voi non la toccherete con un dito- la fronte era corrugata in un espressione di odio –Mahra? Infilati il mio mantello, subito!- e una volta detto questo andò contro il samurai.
Ma quello tirò fuori la sua katana e fece per colpirlo dalla testa, ma Naruto fu più veloce. Si scansò da una parte e afferrò con la mano sinistra il polso dell’uomo che reggeva la katana e con il gomito destro colpì la gola dell’uomo bucandogli le difese.
Gli sfilò la katana e tagliò le cinghie che reggevano le protezioni sul petto.
Intanto Mahra fece come aveva detto Naruto. Prese da dietro la sua schiena il mantello e se lo infilò. Era grande per lei, ma morbido e caldo.
Intanto Rotus cercava di seguire l’esempio di Naruto e provare a mordere le cinghie dell’armatura. Purtroppo fu colpito sul muso con uno shuriken e per un attimo fu costretto ad abbassare lo sguardo con un guaito.
Il samurai ne approfittò per corrergli di fianco e raggiungere Mahra.
La ragazza urlò spaventata e con la gamba buona cercò di prendere a calci l’uomo.
-E sta ferma!- urlò questo. Afferrò da sotto le ginocchia la ragazza e se la coricò in spalla.
-NO! NARUTO!-
L’interpellato, per un momento fatale si distrasse e guardò verso di lei –MAHRA!-
Il samurai gli tirò un pugno allo stomaco e il ragazzo indietreggiò di mezzo metro.
Intanto l’uomo aveva cominciato a scappare, ma era lento e goffo con la ragazza sulle spalle e appesantito dalla pioggia.
Naruto unì l’indice e il medio delle dita e le sovrappose formando una croce –Kage Bunshin no Jutsu!- tre copie si formarono accanto lui.
-Pronti ragazzi?!- urlò una copia
–SI!- gridarono le altre.
-ROTUS!- urlò l’originale –PENSA A QUESTO SAMURAI QUI MENTRE IO VADO A PRENDERE MAHRA! CI SERVONO INFORMAZIONI, QUINDI NON LO UCCIDERE!-
-SISSIGNORE!- urlò lui. Adesso si che era arrabbiato.
Mentre le copie si buttarono contro di lui, impedendogli una via di fuga, Rotus con una zampata gli graffiò il petto, non troppo in profondità, ma abbastanza perché soffrisse. L’uomo cacciò un urlo che fu attutito da un tuono.
Intanto Naruto raggiunse subito l’uomo che teneva sulle spalle Mahra. Lei lo vide e cercò di liberarsi dalla sua presa ancora di più. Agitandosi, muovendosi e provando anche a morderlo, ma era inutile con l’armatura che aveva!
Capendo che non ci sarebbe riuscita a liberarsi senza l’aiuto di qualcuno, allungò una mano verso di lui e urlò –NARUTOOO!-
Un urlo acuto e graffiante che fece desiderare allo shinobi di vedere quell’uomo morto. La pioggia infuriava e il ragazzo era bagnato fradicio.
“Sto arrivando, sto arrivando Mahra!” pensava il ragazzo. Già era abbastanza incazzato con quegli uomini che facevano del male a gente innocente, ma se ci mettevano di mezzo anche lei, erano spacciati!
Lo raggiunse  e gli sferrò un calcio sulla schiena che lo fece quasi cadere, ma prima che succedesse e cadesse addosso a lei però, Naruto gli saltò sulla spalla sinistra, si mise davanti a lui e, attento a non colpire le gambe di Mahra,  gli sferrò una ginocchiata allo stomaco che lo fece ribaltare all’indietro.
Lì Naruto passò le braccia intorno alla vita della ragazza e la portò dietro con sé con un salto. Mentre era in aria la prese in braccio, tenendola ben stretta a lui, e con una capriola in aria atterrò in ginocchio.
-Stai bene?- le chiese
-Naruto! Oh per i Kage, grazie- la voce era smorzata dallo spavento
-Resta qui, io devo sistemare quel samurai- la posò contro un albero e si alzò in piedi sfidando a braccia aperte il samurai che si stava rialzando in quel momento.
-Un po’ pesantuccio con quell’armatura, non credi?- lo prese in giro
-Stai zitto, moccioso!-
-No ho alcuna voglia di sprecare chakra per uno come te! Fatti sotto!- e così dicendo si mise in una posizione da combattimento. Il braccio e la gamba sinistra avanti e la gamba destra piegata indietro. La mano destra pronta a parare eventuali colpi davanti al petto.
Ma il samurai non era intenzionato a giocare pulito, tirò fuori due shuriken dalla sua cinta e li lanciò contro il ninja.
“Sta scherzando, vero?” pensò Mahra “Vuole usare un’arma ninja contro un ninja? E’ davvero baka questo samurai
A Naruto non servì neanche muovere il corpo. Con un unico gesto della mano prese al volo i due shuriken, e questi si ritrovarono a ruotare tra le dita dello shinobi.
Naruto aveva infilato le dita tra la fessura circolare dello shuriken che si trovava in mezzo a esso.
Li impiantò a terra e corse con una velocità impressionante verso il samurai. Gli afferrò la spada da dietro le spalle e tagliò anche a lui le cinghie dell’armatura.
Il ninja scomparve in mezzo alla pioggia.
-CODARDO!- urlò il samurai –LASCI QUI LA RAGAZZA?!- cominciò a correre verso di lei, la quale si rannicchiò contro il tronco dell’albero come se potesse aiutare a non essere presa.
-NARUTO!- implorò. In un attimo le fu davanti, mollò un calcio al samurai che le stava correndo incontro e gli graffiò il petto con la sua stessa katana.
L’uomo urlò.
Naruto posò le mani a terra e con uno slanciò tirò su le gambe facendole ruotare in aria e colpì il viso dell’uomo che cade a terra svenuto.
-Così impari…- mormorò gettando via la katana. Il ninja si girò verso di lei e le si inginocchiò per vederla negli occhi.
-Stai bene?-
Mahra annuì, anche se poco convinta –M-Mi… Mi si è riaperta la ferita… quella della gamba…- e indicò la garza macchiata di sangue.
-Oh cavolo… deve essere successo quando ti ha preso in spalla- la sua fronte era corrugata in un espressione di disgusto verso quell’uomo.
-Vieni, ti porto al sicuro-
La ragazza annuì e allungò le braccia verso il collo del ragazzo, legandole intorno a esso.
Lui con delicatezza la prese fra le braccia e la strinse a sé. Era bagnato e freddo.
Cominciò a saltare fra gli alberi, mentre l’aria pungeva il corpo della ragazza facendola rabbrividire.
-N-Naruto… ho freddo…-
Sentì la presa del ragazzo stringersi  intorno a lei.
-Ci siamo, Mahra. Resisti-
Naruto raggiunse la grotta e vi portò lei dentro, tremante e infreddolita come un pulcino. Si stringeva forte a lui in cerca di calore.
-Tra poco sarai al caldo, dammi un attimo- parlava frettolosamente, cercava di fare in fretta.  La posò a terra con delicatezza e poi si inginocchiò.
Chiuse gli occhi e posò una mano chiusa a pugno sull’altra aperta verticale e pronunciò –Mui! Ian! Ka!-
Poi si portò il pollice destro tra i denti e lo morse forte, facendo uscire sangue.
Fece delle posizioni con le mani e infine la posò a terra pronunciando -Kuchiyose no Jutsu!-
Da lì si creò uno strano disegno a terra, e dopo un grosso colpo di luce, spuntò una volpe.
-Maestro Naruto, mi ha chiamata?-
Era un'altra volpe, ma non come Rotus. Era più piccola e femminile, magra e con la coda più vaporosa. La voce era stranamente rilassante.
-Leia, mi serve il tuo aiuto-
-Si lo vedo! Siete conciato malissimo, Maestro- e si avvicinò al suo padrone, ma lui scosse la testa –Non a me, a lei- e indicò Mahra -Sta congelando-
La volpe si voltò a guardarla, aveva gli occhi che le luccicavano di gentilezza.
-Si, Maestro. Ma voi?-
-Non preoccuparti per me. Devo ancora occuparmi di una cosa- e così dicendo si alzò e andò da Rotus.
Intanto Leia si avvicinò alla ragazza –Oh, povera cara… cucciola? Mi senti? Ti dobbiamo togliere questi vestiti bagnati-
-O-Ok- tremò la ragazza e cominciò piano piano a spogliarsi togliendo gli abiti bagnati. Leia le si mise davanti in modo da non far intravedere nulla a Maestro Naruto.
-Brava cucciola… Maestro Naruto? Ha qualcosa con cui asciugarla?-
Lo shinobi le lanciò un asciugamano che afferrò al volo tra i denti.
-Tieni, cucciola… asciugati-
Mahra lo prese e si asciugò il corpo infreddolito e i capelli, che ricaddero lunghi fino a sotto le scapole senza la bandana a reggerli.
-Molto bene, adesso vieni-
Con la sua coda, la volpe avvolse il corpo della ragazza e la fece accucciare tra la sua pelliccia per riscaldarla. La ragazza rabbrividì all’inizio, ma poi si lasciò andare alla morbidezza e al calore della pelliccia, rannicchiandosi su di sé.
Leia si era girata verso Rotus e Naruto e li osservava per vedere cosa facevano.
Entrambi stavano legando qualcosa… o qualcuno.
-Maestro Naruto, lui è…?- domandò Leia
-Uno dei samurai che ci ha attaccati. Domani quando si sveglierà lo interrogheremo-
Mahra guardò prima Naruto poi l’uomo che avevano appena finito di legare. Ad un tratto spalancò gli occhi –Dov’è il suo compagno?! L’ultima volta che l’ho visto mi stava venendo addosso e… poi è stato tutto così veloce e fulmineo… -
Naruto la guardò, comprensivo, e sorrise –A lui ci ho pensato io. Stai tranquilla. Gli ho dato un colpo alla testa che se lo ricorderà. Adesso i casi sono due: se è intelligente, appena si sveglierà se ne andrà ad avvertire il nemico, se invece viene qui per salvare il suo amico- e indicò l’uomo legato –allora sarà stato nobile da parte sua, ma verrà anche lui legato come un salame come questo qui-
-Ma se andrà ad avvertire il nemico, verranno qui in molti di più-
-Saremo andati via già da tempo prima che riesca a tornare alla loro base-
La ragazza pensò di aver capito male –“Saremo”? Intendi… noi?-
Naruto si aprì in un enorme sorriso e alzò il pollice in su guardandola –Proprio così!-
Lei non sapeva che dire.
-Ho deciso di aiutarti. Però sono un po’ confuso e devo riorganizzarmi con le idee… tu sei una degli ANBU del tuo Villaggio della Foglia specializzata in Dissimulazione e Tecniche di Spionaggio…- andò a prendere i vestiti della ragazza e li appese abbastanza vicini al fuco in modo da fargli asciugare.
-Si- confermò lei.
-… i nostri Villaggi sono in un alleanza segreta per proteggere il jutsu degli Hyuga…- afferrò con le mani il colletto della sua maglia e se la sfilò da sopra la testa.
Mahra divenne bordeaux dall’imbarazzo. Era così normale per lui togliersi la maglia come se niente fosse?! Ma presto l’imbarazzo le passò, occupato da un'altra emozione: sgomento.
La schiena dello shinobi era ricoperta di cicatrici orribili. Era come se lo avessero trafitto con un palo su certi punti calcolati. Stessa distanza, stessa ampiezza della ferita e stesso diametro. Cercò di mascherare lo sgomento e soprattutto di non guardarlo troppo, o almeno non direttamente.
-… e facendo due più due, quei due hanno qualcosa in mente da svolgere che tu conosci… cos’è?- chiese guardandola
La ragazza deglutì –Due anni fa avete portato a termine quella missione, è vero. Avete salvato il jutsu degli Hyuga e…-
-Hinata-
Lei lo guardò, non capendo cosa volesse dire –Cosa?-
-Hinata è il nome della ragazza che possiede il jutsu degli Hyuga della Casata Principale-
Dal modo in cui lo disse capì che c’era qualcosa tra lui e quella Hinata di molto profondo. Lei lo trovò davvero romantico, ma non commentò. Forse quel ragazzo, aveva anche lui un punto debole. E il suo nome è Hinata.
-Ah, buono a sapersi. Comunque, avete fatto un ottimo lavoro, nessuno vi dice il contrario o osa anche solo pensarlo… ma quando sei scappato, Mudruru ha deciso di riprovarci. Ma vuole fare anche qualcos’altro! Ha in mente qualcosa di più grosso e malvagio di un semplice rapimento. Non sono riuscito a scoprire bene di che cosa si tratti, o che potenziale ha… ma so che è un jutsu molto complicato e che ci vogliono due anni per completarlo-
-Un jutsu così potente che solo un Jinchuriki può avere qualche possibilità di batterlo?- tirò a indovinare con un sorrisino mentre passava le mani fra i capelli per asciugarli
Alla ragazza le si illuminarono gli occhi. Stava capendo tutto -Esatto! E tu hai quello più potente: Il Novecode!-
Naruto rise limpidamente e in tono basso, come se non volesse farsi sentire –Non lo chiamo più così da molto tempo ormai. Il suo nome è Kurama.
Comunque ho capito. Ma toglimi un dubbio… - e si parò davanti a lei come per sfidarla a mentire –Proveranno di nuovo a rapirla?-
Per un secondo lei pensò di mentirgli e dire “Ma no, figurati!”, ma non sarebbe riuscita a mantenere il segreto per troppo a lungo. L’avrebbe consumata.
Inoltre, Naruto teneva moltissimo a questa Hinata e se gli mentisse, non la perdonerebbe mai!
-E’ importante per te saperlo? Ci tieni tanto a lei?-
I suoi occhi bruciavano di determinazione e passione, come a voler dire “Stai scherzando vero? A te cosa sembra? Che non me ne importi nulla?”
-
Più della mia stessa vita- disse, infatti
Mahre sospirò –Allora mi dispiace ma sì… la rapiranno di nuovo. E in poco tempo-
-Le faranno del male?-
Mahre non rispose. Sia perché non ne era certa, sia perché non si sentiva di dire di no, perché infondo c’erano buone possibilità che potesse succedere.
Lui sembrò leggerle nel pensiero.
-Non riusciranno neanche a sfiorarla. Non permetterò che accada-
-Allora qual è il piano?- domandò Rotus, facendo sobbalzare la ragazza. Si era quasi dimenticata di lui, del fatto che fosse li e che aveva ascoltato tutto.
Si era perfino dimenticata che era in biancheria intima riscaldata in mezzo alla pelliccia di una mamma volpe!
-Mi sa che Shin e Mida dovranno aspettare per i nostri saluti. Mi dispiace lasciare il Villaggio senza rivederli un ultima volta, ma dobbiamo. Torneremo indietro-
-Dove esattamente?-
Naruto si sedette a terra e poggiò la schiena contro il suo corpo peloso e caldo.
Gli accarezzò il collo e disse –Al Villaggio della Foglia-
-Non vedo l’ora, Maestro Naruto- disse la Volpe. Sembrò quasi onorata di poter fare da appoggio al suo padrone –Adesso riposate, ne avete bisogno. Domani mattina ci sarà un lungo viaggio-
Naruto annuì a Rotus e guardò la ragazza –Anche tu dovresti dormire-
-Tra poco vado anche io. Non ti preoccupare per me, e pensa un po’ a te stesso per una volta-
Rise limpidamente, poi chiuse gli occhi. In poco tempo si addormentò e vidi il movimento del suo petto farsi regolare.
-Povero Maestro Naruto…- mormorò Leia.
-Scusate… non vorrei essere troppo invadente. Ma qual è la sua storia?- e la ragazza, con il mento, indicò il ninja che si era appena addormentato –Cioè, ho sentito delle voci… ma qual è la verità?-
Le volpi si guardarono tra loro, poi Rotus allungò l’enorme muso verso di lei e annusò dalla sua parte. Poi scrollò la testa come se volesse scacciarsi una mosca che gironzola fra le orecchie e guardò Leia –Non ha cattive intenzioni. E’ solo innocentemente curiosa. Non metterà mai in pericolo il padrone-
-Be’, in questo caso…- le passò il muso sui capelli a mo’ di carezza e cominciò a raccontare
-Dovete sapere che il Maestro non è mai stato accettato da nessuno mentre aveva il potere di Kurama sigillato dentro di sé. Veniva spesso picchiato e preso in giro, e questo, in un certo senso, è stato quello che l’ha reso forte come è adesso.
Nonostante tutto, ha capito dal suo dolore delle lezioni molto importanti che si è sempre ripetuto nei momenti difficili. Ha una forza d’animo impressionante. Non molla mai, fa sempre il meglio per sé e per gli alti. Non gli importa dei giudizi altri, lui fa tutto quello che ritiene giusto secondo le sue idee e combatte per ciò in cui crede.
Per lui, non seguire il suo cuore e quello in cui crede, è il peggio del peggio. Se le sue idee fossero da pazzi, lui preferirebbe essere definito folle piuttosto che rinunciare a ciò in cui crede.
Con queste idee, ha conquistato il cuore di molti nemici che si è trovato davanti e ha cambiato loro le idee e il modo di pensare, conducendoli verso un sentiero luminoso di felicità che non avrebbero mai creduto possibile.
Un esempio è Gaara. Gaara adora Naruto e lo rispetta molto. Gli ha cambiato la vita e farebbe di tutto per lui.
Era una Forza Portante anche lui e grazie all’aiuto di Maestro Naruto è riuscito a trovare la pace e la serenità. Adesso è Kazekage del Villaggio della Sabbia-
“Uau!” pensò la ragazza “Davvero niente male, Naruto”
-Un altro esempio è Pain. Hai visto quelle cicatrici che ha sulla schiena, vero? Gliele ha inflitte lui-
-Come?- la ragazza pendeva letteralmente dalle labbra della volpe
-Lo ha trafitto per tenerlo fermo con dei pali di chakra-
La ragazza si tappò la bocca con le mani. Ci aveva già pensato, ma  non avrebbe mai immaginato che fosse tutto vero! L’idea la fece rabbrividire.
-Alla fine, però, è riuscito a conquistare anche il suo cuore, e allo stesso tempo si è guadagnato la fiducia e la stima di tutto il suo Villaggio. L’hanno definito l’eroe del Villaggio e finalmente, Maestro Naruto non è stato più odiato da nessuno. Anzi, tutto il contrario. Dopo anni di prese in giro, diffidamenti, risse e chi più ne ha più ne metta, si è finalmente conquistato la stima di tutti, senza mai cambiare idea su sé stesso o sul suo credo. E’ questo che stupisce la maggior parte delle persone che incontra.
Il suo modo di fare, di combattere e di essere.  E’ ciò che ha conquistato anche noi Bijuu. Tutti i Jinchuriki prima di lui consideravano Kurama una forza molto potente di solo odio. Per questo lui continuava ad odiare: nessuno gli permetteva di pensare che in fondo gli umani possono essere anche gentili e buoni. Naruto è stato il primo, a forza di combattere e parlare con Kurama a conquistare il suo cuore. Il primo che è riuscito a definire Kurama un suo amico e compagno- la volpe prese fiato
-Dopo la morte del suo maestro, si è deciso a voler maturare, e due anni fa è partito per compiere questo atto. Ha imparato a gestire al meglio il potere di Kurama e anche a combattere insieme. E’ stato qui che ha imparato a evocare noi- e indicò con il muso anche Rotus.
-Come funziona questo suo potere? Come fa a evocarvi? E perché non siete volpi tutte uguali? Che jutsu è?-
-Mi dispiace, ma non sono in grado di risponderti a queste domande. In fondo sono solo una parte del chakra di Naruto mischiato a quello di Kurama. Ho un anima artificiale, per così dire. So solo che questi Shin e Mida lo hanno aiutato molto anche a sviluppare questo jutsu. Se vuoi sapere appieno come funziona questo suo nuovo potere, lo devi chiedere a lui-
La ragazza annuì. Non riuscì a trattenermi dal guardare il corpo sfinito del ragazzo.
Era bello. Muscoloso, ma non troppo. Tonico e asciutto.
Lei notò che piano piano qualcosa stava comparendo tra gli addominali scolpiti del ragazzo. Una sorta di disegno geometrico molto complesso.
-Cos’è quello?-
Leia guardò il corpo del ragazzo e soffiò dell’aria da naso, come se qualcosa le stesse sopra al muso e volesse scacciarla via – Quello è il sigillo. Gli compare solo quando usa il suo chakra-
-Ma adesso non sta usando chakra, no? Insomma… sta dormendo!-
La volpe, in un modo strano, rise –Sei sicura, cucciola? Pensaci bene. Maestro Naruto mi ha evocato con una tecnica del richiamo normalissima, no? Quindi ha usato chakra. Parte del suo chakra, mescolato con quello di Kurama, continua a scorrere dentro di me, quindi è come se continuasse ad usarlo. Quel sigillò scomparirà solo se richiamerà me e Rotus e smetterà così di mettere in circolazione parte del suo chakra-
-Ma quindi… più volpi come voi evita, più chakra consuma… e più è debole! Giusto?-
-Questo ragionamento sarebbe esatto… se parlassimo di un ninja normale- rise la volpe –Maestro Naruto aveva cento volte il chakra del Quarto Hokage quando ancora non sapeva sfruttare quello di Kurama. Adesso, prova a immaginare che razza di potenziale di chakra ha questo misero essere dentro si sé. Maestro Naruto è il più potente di tutti i ninja e di tutte le Forze Portanti. Per lui, due misere evocazioni come me e Rotus (senza offesa!) non è niente.
Lui è in grado di evocare un intero demone! Quanti ninja che conosci lo sanno fare?-
“Ah però… non ci avevo mai pensato! Cavolo, meno male che non me lo sono fatto nemico! Uno come lui ti mangia a colazione!” rabbrividì la ragazza.
-Forza! Ora a dormire, cucciola. Domani ci aspetta un lungo viaggio!-
Così dicendo avvolse ancor di più la ragazza con il suo torpore da mamma volpe e la coccolò finché non si addormentò.
“Naruto-kun…” fu il suo ultimo pensiero prima di addormentarsi.
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Salve! ^^
Scusate per questo ritardo, ma questo capitolo mi è venuto più lungo del previsto!
Spero si capisca qualcosa di più! Mi sembra di averlo fatto un po’ confusionario!
Ditemi voi che cosa ne pensate, e soprattutto ditemi dove sbaglio o dove devo migliorare!
Se c’è qualcosa che non capite, chiedetemi tutto.
Grazie e al prossimo capitolo! ^^
P.S Vorrei specificare, inoltre, che il titolo si riferisce al jutsu di Naruto e quello del nemico.
(Lo so, non ho una buona fantasia per i titoli dei capitoli XD) 
- Lady Malfoy_01

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Capitolo 4
*** Hinata alla riscossa ***


                                                                                               UN NUOVO NARUTO 
 

Capitolo 4: Hinata alla riscossa 
                    
Quando Mahre si svegliò, Naruto aveva già messo a posto tutto.
Le coperte lasciate distese nella grotta erano state piegate e messe nel suo zaino. I vestiti della ragazza erano piegati accanto a lei, e il fuoco era stato spento.
La grotta era tornata vuota. A eccezione di lei e Leia, ancora mezze addormentate e Rotus, che restava seduto davanti all’entrata della grotta a osservare chissà cosa.
Mahra sentì Leia muoversi.
La volpe posò il suo muso contro la guancia della ragazza e gli diede dei piccoli colpetti per incitarla svegliarsi.
-Cucciola mia, è il momento di aprire gli occhi-
Mahre si stiracchiò in mezzo alla pelliccia e si girò con la schiena rivolta verso il basso: osservò il muso della volpe che la guardava con quei suoi bellissimi occhi verdi splendenti.
-Buongiorno…-
A Leia si piegarono gli angoli delle labbra verso il tetto della grotta, assumendo un espressione che si avvicinava molto a un sorriso divertito.
-Coraggio, è ora di vestirsi e fare colazione. Maestro Naruto vuole partire presto-
Mahra si ricordò di ieri sera. Della storia di Naruto e come fosse riuscita a convincerlo ad aiutarla a svolgere la missione che le avevano incaricato i Superiori ANBU del suo Villaggio: fermare Mudruru.
Si alzò subito e si infilò velocemente i suoi vestiti. Si girò intorno e cercò di trovare la sua bandana, ma non la trovò da nessuna parte.
Finché non cominciò a sentire degli strani rumori. Si girò verso l’uscita e guardò Rotus –Ehi! Che stai facendo?-
La volpe si alzò di scatto e si girò a guardarla –Mahra, ben svegliata. Venite. Maestro Naruto vi ha preparato la colazione a tutte e due- e guardò anche verso Leia, che in quel momento si stava lisciando il suo pelo bianco come la neve.
-Dov’è Naruto?-
Rotus assunse una posizione sulla difensiva. In piedi, davanti a lei, si ergeva in tutta la sua grandezza –Al momento è occupato, e mi ha ordinato di non farvi assistere-
Mahre cercò di guardare oltre di lui, ma era impossibile. La Volpe Superiore era grande quanto un cavallo, solo più muscolosa e resa più grande dal pelo sparato verso i lati. Rotus dava l’idea di essere sempre esposto a grandi ventate ed esplosioni da com’era conciato!
 Il pelo, apparentemente arancione caldo, era appannato da chiazze di sporco che incupivano quel colore. Aveva proprio bisogno di un bel bagno.
-Cosa sta facendo?- Mahre si guardò intorno. Come se ciò l’aiutasse a trovare risposta alla sua domanda. E in un certo senso, fu così.
Notò che il samurai, non era più dentro la grotta.
Facendo un veloce ragionamento, con Naruto che “è occupato” più il samurai assente, moltiplicato per Rotus che sembra essere di guardia all’uscita….
Incrociò le braccia al petto e sorrise alla volpe –Scommetto che Naruto è qua fuori insieme al Samurai e ti ha ordinato di non farci passare perché…-
Ad un tratto si sentì come una specie di grido, e subito dopo il chiarissimo colpo di carne colpita con forza, accompagnato da un gemito.
La ragazza corrugò la fronte “Non starà mica…?” Scosse la testa “No, non è possibile. Ci deve essere un’altra spiegazione…”
Poi, l’illuminazione divina le balenò in mente in un secondo!
-Lo sta interrogando vero? Sta cercando di estorcergli informazioni!-
Rotus non cambiò espressione. Anzi, sembrò farsi quasi più minaccioso
-Be’, non mi fanno effetto queste cose! Nella mia squadra usavamo anche noi le maniere forti per avere informazioni, non pensate di essere gli unici! Non sono debole di stomaco, sai?!-
Il Superiore la osservò come fosse una mosca fastidiosa, ma poi ringhiò un verso che poteva essere classificato come (nella sua lingua di grugniti, ringhi e sbuffi…) una risata divertita. Un verso di scherno.
-Come vuoi, Mahre. Non stai mentendo: non sei una tipa debole. Ma c’è sempre una prima volta…- e così si fece da parte e si sdraiò sopra le sue zampe con fare annoiato –…quando il Maestro ha finito chiamami- e chiuse gli occhi per rilassarsi.
Mahre guardò fuori. Era tutto bagnato in torno. I tronchi degli alberi, l’erba, i cespugli e le rocce. Da qualche parte c’erano perfino delle pozzanghere.
La terra era molla e appiccicosa, e in certi punti aveva formato anche del fango. Fuori l’aria era gelida e pungeva sulla pelle come se volesse tagliarla.
La ragazza si portò le mani a coprire le braccia, sfregandole su di esse, cercando di riscaldarsi.
Qualche metro più in là, c’era Naruto.
Era in piedi davanti al samurai legato. Teneva le braccia incrociate sul petto e il mantello nero, corto fino alle ginocchia,  gli svolazzava a causa del vento, e sempre a causa di esso, i capelli erano scompigliati da tutte le parti, ma in un certo modo gli donava. Lo faceva diventare più attraente.
La posizione era rigida, e si potevano intravedere i bicipiti tesi sotto il tessuto.
La fronte corrugata in un espressione mista tra l’incazzato, l’annoiato e l’impazientato.  La mandibola era serrata. Probabilmente cercava di trattenersi dall’insultarlo con ogni parola che conoscesse nel suo vocabolario di brutte parole.
Faceva davvero paura….
Lei deglutì, agitata, ma deciso lo stesso di avvicinarsi per sentire quello che gli stava chiedendo.
-… per l’ultima volta…- e qui la sua espressione si fece molto, molto, molto (molto!) pericolosa. Del genere: “Mentimi e t’ammazzo, ti è chiaro?” -… a che punto siete con il jutsu proibito?-
Mahre guardò la faccia dell’uomo. Era ridotto davvero male. Aveva un occhio nero e gonfio, un taglietto sul labbro superiore e diversi lividi intorno al viso.
La ragazza rabbrividì “Devo ricordarmi di non farlo mai arrabbiare!”
-Picchiami quanto ti pare, non te lo dirò mai!-
Naruto sorrise alzando soltanto gli angoli delle labbra –Come vuoi-
Gli mollò un pugno secco all’altezza dello zigomo sinistro –Possiamo andare avanti così fino a stasera, finché non me lo dici- Naruto alzò  nuovamente il pugno e fece per colpirlo
-No, ti prego, basta!-
Fermò il pugno a mezz’aria –Parlerai?- aveva il tono di chi non tollerava una risposta negativa.
L’uomo esitò.
Lo shinobi gli mollò un altro pugno alla mandibola destra –Odio usare le maniere forti, ma proprio ve le cercate!- ringhiò.
-Mudruru ha quadi finido il judsu! Dra poghi giorni darà prondo! Probabilmende dra due deddimane!- dalla bocca sputò del sangue e assunse un espressione sconfitta.
-Tra due settimane…- ragionò a voce alta lo shinobi girandosi dall’altra parte. Chiuse gli occhi per un momento. La fronte corrugata per la concentrazione.
Passò così qualche secondo, poi aprì gli occhi e si girò verso il samurai il quale rabbrividì temendo altri pugni.
Ma Naruto fece un sorriso leggero come quello di prima –Grazie. Ti saresti risparmiato ben otto pugni in faccia, lo sai?-
Il samurai abbassò lo sguardo.
Naruto lo guardò con una strana espressione. Come se provasse pena per lui, ma allo stesso tempo cercava di auto-convincersi che lui aveva fatto molto di peggio ad altra gente, e non meritasse la sua pietà.
In quel momento notò la ragazza.
Era in piedi a qualche metro di distanza e aveva osservato, chissà per quanto, quello che aveva fatto.
-Mahra! Che ci fai qui?- sembrava molto sorpreso.
Lei si riscosse, scuotendo la testa come per scacciare via un brutto pensiero –Hai scoperto informazioni utili?-
Naruto, finalmente capì l’aspetto completo e pulito della ragazza.
Aveva una frangia che le passava diagonalmente sopra la fronte nascondendo l’occhio destro. I capelli, dietro, erano lunghi fino a sotto le scapole tagliati a punta come una freccia, di un colore bianco pallido.
Con lo sporco che aveva prima in mezzo ad essi, erano sembrati quasi grigi.
L’abbigliamento era come quello di sempre, ma questa volta, il ragazzo notò anche una cintura legata sui fianchi che oltre a contenere due kunai, appesa a un fianco, c’era una maschera bianca con decorazioni di colori diversi: tipico degli ANBU.
Portava il copri fronte con il simbolo del suo Villaggio legato al collo.
Gli unici elementi che mancavano erano la bandana nera con cui aveva raccolto i capelli facendoli sembrare corti, e la giacca pesante da viaggio.
In effetti, se non fosse stato per i capelli, sarebbe sembrata un ragazzo con quel suo viso stretto e con il mento appuntito. Il naso era leggermente aquilino, ma era bella.
Di una bellezza particolare, che avrebbe attratto molti ragazzi. Ma non Naruto.
Cioè, gli erano sempre piaciute le ragazze strane e particolari, ma lei non lo esultava particolarmente. La vedeva solo come una compagna di squadra.
E poi c’era Hinata…
Lei si, che secondo Naruto, era la bellezza fatta persona. Pura e innocente come una rosa. Fiera, forte ma sensibile. A guardarla, viene voglia di abbracciarla e accarezzarle i suoi luminosi capelli. Un aspetto grazioso, ma quando voleva sapeva tirare fuori tutta la grinta che voleva…
A questo aveva pensato, in un millesimo di secondo, il ninja, prima di rispondere alla domanda della ragazza –Si, e molte. Ma te le spiegherò più tardi. Adesso dobbiamo muoverci. Hai mangiato?-
-Ehm… no-
Lo shinobi sospirò –Ok, allora vai. Io intanto penso a lui- e indicò, dietro di sé, l’uomo.
-D’accordo- annuì la ragazza, e obbedì a Naruto. Mangiò velocemente le sue polpette di riso e andò a recuperare la sua bandana e la giacca, perché stava morendo dal freddo. Si legò la bandana intorno al polso e dopodiché si infilò la giacca.
Era lunga fino alla vita, di pelle nera con tante tasche e si chiudeva con una cerniera fino al colletto alto. Simile alle giacche da chunin.
-Io sono pronta a partire! Vogliamo andare?-
In quel momento, Naruto stava arrivando con in braccio il samurai svenuto, e lo sdraiò a terra mettendogli una coperta sopra.
-Il tuo amico ti ritroverà nel giro di qualche ora- gli disse come se potesse rispondergli.
La ninja era scioccata. Prima l’aveva rapito, poi legato come un salame per una notte intere, preso a pugni per estorcere informazioni, e infine che faceva?
Lo faceva svenire, per poi slegarlo e metterlo comodo comodo sotto una coperta caldo per non farsi prendere un malanno, augurandogli di ritrovarsi con il suo compagno?!
-Ma cosa hai…?-
-Non ho intenzione di battermi contro una persona debole e incapace di difendersi. Quando verranno a ricercarci, saranno pronti, e io potrò batterli. Non vedo bisogno di farlo adesso. E poi che vantaggio ne ricaverei?- parlava tranquillamente mentre si toglieva la polvere dal mantello. Mahre era sconvolta.
-Come cosa ne ricaveresti?! Un nemico in meno! Ecco cosa!-
Naruto la guardò profondamente, con quei suoi occhi azzurri che sembravano volessero perforarla –Otterrei soltanto ancora più rabbia dalla loro parte, creando uno spirale d’odio senza fine. Per quanto giustificabile sia la mia vendetta, sono consapevole del fatto che creerà solo altra vendetta, e ne pagheranno le conseguenze le generazioni future. Io voglio trovare un modo per creare la pace, e penso di sapere come fare, ma…- e lì si bloccò.
-Ma…?- lo incitò, lei, incuriosita.
Sorrise –Ma prima dovrei diventare Hokage- e rise, come se la cosa lo divertisse. Come se fosse consapevole che ciò non potrebbe accadere mai e poi mai.
Ma prima che lei potesse dire una qualsiasi cosa, Naruto batté le mani fra loro e sorrise –Coraggio, è ora di partire! Ma prima, ti serve imparare a cavalcare una volpe-
-C-Cosa?!-
*******

Hinata stava mangiando con suo padre e sua sorella in quel momento.
Come sempre, la cena si svolgeva silenziosa e controllata; e come al solito, Hinata aveva preparato il pranzo per loro.
Oggi Hinata aveva servito loro del ramen. Si era fatta dare la ricetta da Teuchi, e si sentiva orgogliosa di averla imparata a cucinare. Gli faceva pensare a Naruto.
Negli ultimi giorni, aveva cominciato a dubitare del suo ritorno, però…
“Perché non ci sei, Naruto-kun? Vieni da me… ti prego…” implorò in silenzio mentre beveva un sorso d’acqua.
-Il ramen è squisito, sorellona. Come sempre. Sei una cuoca fantastica- disse la ragazzina seduta accanto a lei. Aveva un sorriso un po’ teso, ma sembrava sincera.
Hinata sorrise “Anche a lei, questo silenzio la sta uccidendo, scommetto” pensò, così cercò di rallegrare l’atmosfera –Grazie, Hanabi. Un giorno ti insegnerò, se vuoi-
Le si illuminarono gli occhi –Sarebbe bellissimo! Grazie!- esultò.
Hinata rise lievemente, ma sinceramente divertita.
Poi, purtroppo, tornò il silenzio per i successivi secondi. Hiashi non disse niente. Era più freddo di una roccia. Continuava a essere così freddo e distaccato da quando era morto Neji, e questo stava lentamente consumando tutte e due le sorelle.
Hanabi non resse più.
Si alzò in piedi di scatto e sbatté con violenza la ciotola contro il tavolo. L’espressione era arrabbiata e ferita. Hiashi alzò lo sguardò verso la figlia con disapprovazione –Come osi…?-
-COME OSO IO?! COME OSI TU!- e lo indicò –LA DEVI SMETTERE DI ADOSSARE A HINATA LA MORTE DI NEJI! NON E’ STATA COLPA SUA! TUTTI MUOIONO IN GUERRA! E ALMENO LEI HA FATTO QUALCOSA PER LA SUA CASATA! TU CHE HAI FATTO, EH?! NON C’ERI IN GUERRA! NON HAI ASSISTITO A NIENTE!- le lacrime cominciarono lentamente a sgorgarle fuori dagli occhi
-Perché tu hai fatto molto, vero? Che cosa ne sai tu del dolore e della morte? Non sei stata in guerra! Hai solo tredici anni!-
-SI, E’ VERO! MA IO AL CONTRARIO DI TE PARLO CON MIA SORELLA (TUA FIGLIA!!) NON SOLO SUGLI ALLENAMENTI, PRANZO, CENA , MISSIONI E DI DOVERI COME FAI TU! CONOSCI QUALCOSA DI NOI DUE? EH?! SAI COSA PREFERIAMO DI PIU’ IN ASSOLUTO?! LO CONOSCI IL NOSTRO COLORE PREFERITO O ALMENO IL GIORNO DEL NOTRO COMPLEANNO?! NO! PERCHE’ TU NON CI PARLI CON NOI! NON CONOSCI NIENTE DELLE TUE UNICHE FIGLIE!-
-Hanabi…- cercò di calmarla la sorella, ma la ragazza era partita in quarta. Si girò di scatto verso di lei e la guardò con occhi distrutti dalla rabbia e dal dolore
-E tu non difenderlo! E’ così da quando è morta la mamma, e adesso è peggiorato ancora di più per Neji, e…!-
Lo scatto fu fulmineo.
Hiashi aveva quasi provato a tirare uno schiaffo alla figlia, ma Hinata balzò davanti alla sorella, afferrò il polso del padre e con una forte spinta contro il suo petto, a palmo aperto, lo tirò indietro.
Aveva avuto degli ottimi riflessi.
La sorellina, dietro di lei, era sconvolta. Tremava e piangeva silenziosamente –Hai cercato di colpirmi? Volevi… picchiarmi?-
Hinata era furibonda –Ti ho concesso fin troppo campo libero nella nostra vita, nella mia di vita! Ma dopo questo, non pensare che io sia la solita mollacciona di un tempo, padre. Sono cresciuta sa?! E questo vostro gesto non ve lo perdonerò mai- parlava con voce tremante ma determina, era arrabbiata come mai prima di allora.
-Hinata…- il padre aveva gli occhi sbarrati. Non si capiva se fosse spaventato, impressionato o indignato dal suo comportamento
-Anche noi abbiamo perso una madre, un cugino e uno zio! Non faccia l’egoista, padre! Abbiamo sofferto anche noi, e senza il tuo sostegno è stato difficile, ma ci siamo salvate a vicenda! Tu invece non hai mosso un dito. Noi abbiamo provato a tirarti su di morale, ma proprio non hai voluto permettercelo-
Hanabi corse via piangendo, ancora sconvolta dal comportamento del padre.
Hinata prima di raggiungerla guardò il  padre ancora a terra dall’altra parte del tavolo –Siete senza cuore. Almeno quel poco di famiglia che vi è rimasta, trattatela bene!- e corse via.
Hiashi restò a terra. Non sapeva cosa dire, ma continuava a pensare “La mia Hinata… la mia Hinata finalmente una donna forte… Oh Hinata…”
Intanto la ragazza raggiunse la sorella. Era entrata in camera sua e tremava stringendo la foto della madre. Cantava a sottovoce le parole di una ninna nanna che la loro madre intonava sempre per farle addormentare –Fermo in cielo come stella, figlia amata, figlia bella; il mio…-
-… amor ti veglia da lassù, si avveri ogni sogno che sognerai tu…- continuò Hinata sedendosi accanto a lei e stringendola fra le braccia. La ragazzina appoggiò la testa al petto della ragazza e strinse con forza la foto -… cosicché, tu non soffra mai... piùù-
Rimasero ferme un attimo, in cui Hinata cullò la sua sorellina. Sembrava grande, ma infondo era piccola e cresciuta senza abbastanza affetto, quindi quando lei gli concedeva di consolarla, ne approfittava
-Sei sempre stata più brava di me a cantare- mormorò poi Hanabi
-Non è vero. E’ solo che conosco il ritmo meglio di te-
-No, affatto. Tu hai preso il timbro vocale della mamma. Sei uguale identica a lei. Mentre io ho preso più da nostro padre- e pronunciò l’ultima parola come fosse un insulto.
-Hanabi, non devi dare importanza a…-
-Quando torna Naruto?-
La ragazza restò sconvolta da quella domanda. I suoi zigomi si fecero rossi –C-Cosa?-
-Naruto-kun. L’eroe del Villaggio. Lui è la persona che stimo di più. Lui sa risolvere ogni problema, combatte sempre per gli altri e li aiuta. Vorrei essere come lui un giorno, e visto che tu lo conosci, speravo sapessi dirmi se ti ha detto quando tornerà-
-Hanabi… lui mi… ecco… si, mi ha detto che sarebbe tornato tra poco. Cioè, mi ha promesso che non sarebbe stato via più di tre anni, quindi… il momento è vicino. Me lo sento-
-Speriamo- commentò la ragazza con un sorrisino.
Rimasero per diversi secondi in silenzio. Hanabi aveva ricominciato a canticchiare la canzone a bassa voce, mentre Hinata continuava a pensare a lui.
“Cosa avresti faresti tu? Cosa hai fatto per consolarti da solo da una tristezza infinita? Sei più forte di noi. Abbiamo bisogno di te… io ho bisogno di te. Naruto-kun, torna presto, ti prego. Non si tratta più solo di me stessa, ma anche di mia sorella”
Poi lo scoppiò travolse la porta della stanza di Hanabi.
Hinata strinse ancor di più la sorella a sé e si buttò a terra, la schiena contro il lato opposto alla porta del letto. Aveva la sorella tra le sue gambe e la cingeva con un braccio alla vita. Teneva premuta con la mano sinistra la bocca della sorella per non farla urlare, però sentiva che il suo respiro era aumentato così come il battito cardiaco.
In lontananza si sentirono le voci di alcuni uomini.
“Non di nuovo…” pensò Hinata –Ascolta Hanabi, non urlare o ci scopriranno, ok?- bisbigliò la Hyuga.
Hanabi si calmò e annuì. Hinata la lasciò andare, però l’afferrò per le spalle e la guardò dritta negli occhi. La voce le tremava, ma era seria e determinata –Ascoltami molto attentamente, ok? Vogliono un Byakugan molto sviluppato, quindi non hai valore per loro, ma potrebbero catturarti per usarti da esca contro di me, comprendi?-
Hanabi annuì. Stava cominciando a capire la gravità della situazione, ma sembrava pronta a tutto
-Qualunque cosa succeda, tu fai sempre e soltanto quello che ti dico io, chiaro? Qualunque cosa sia! Qualunque!- e la scrollò un poco –Me lo prometti?-
La Hyuga minore guardò con tristezza la sorella, ma dopo poco annuì, capendo che non aveva scelta
-Allora ascoltami: adesso dobbiamo andarcene di qui, ok? Non fare mosse azzardate e stai sempre dietro di me. Non preoccuparti di nostro padre, lui se la caverà, è in gamba. Adesso muoviamoci. Cerchiamo di non fare troppo rumore, ok?-
Si alzarono velocemente e passarono tra le macerie della porta e del muro.
-Hanno lanciato una carta bomba che ha distrutto il campo d’allenamento: la via più breve per uscire. Tipico- ringhiò.
-Calma, Hanabi- la sorella maggiore unì il medio e l’indice e li portò all’altezza del naso, tenendo gli occhi chiusi. Poi pronunciò -Byakugan!- e li aprì di scatto.
Hinata guardò bene intorno alla casa.
-Sono in quattro- disse alla sorella –adesso stanno guardando in giro per casa. Vogliono trovarci subito, ma hanno troppo fretta, sono distratti e goffi e non molto pratici. In più abbiamo il vantaggio di conoscere bene casa nostra, mentre loro si perderanno nel giro di pochi minuti. Ci hanno tagliato la via principale per l’uscita che passa per il campo d’addestramento, ma non sanno che c’è anche un'altra porta-
Hanabi annuì, impressionata da come sapesse usare bene il Byakugan, ormai, sua sorella –Dove sono papà e Ko?-
Hinata si guardò in giro “Mi serve più chakra” pensò la ragazza e si concentrò per ottenerne di più, fino a riuscire a vedere oltre la casa.
Raggiunse con la vista la Casata Cadetta, e vide Ko e Hoheto prepararsi velocemente per raggiungerle insieme ad altri uomini. Riferì tutto alla sorella e aggiunse che Hiashi era ferito, ma non troppo gravemente, e uno della Casa Cadetta aveva già provveduto a salvarlo e lo stava portando in infermeria.
-Ok, bene- annuì Hanabi –ma adesso pensiamo a salvare prima noi-
Hinata sorrise leggermente –Certo. Muoviamoci!- corse fuori dalla stanza della ragazza e raggiunse il corridoio principale che portava alla cucina.
-EHI! VOI! FERME Lì! RAGAZZI?! RAGAZZI SONO QUI! VENITE!- urlò a un tratto un uomo.
-Maledizione!- era stato davvero veloce. Hinata lo aveva percepito con il Byakugan, ma non aveva avuto abbastanza velocità per riuscire a trovare un nuovo nascondiglio.
-CHE FACCIAMO ORA!?- strillò Hanabi prendendo in mano un kunai e guardando l’uomo avvicinarsi velocemente.
“Pensa, Hinata, pensa!” si disse. La shinobi vide un uomo che stava arrivando da davanti a loro per raggiungere il suo compagno qui di fronte a loro, mentre gli altri due da dietro. Volevano circondarle.
Hinata cercò ogni tipo di idea strategica, ma non le restò che improvvisare.
Diede con forza un calcio a terra e spaccò in due un asse di legno che rivestiva il pavimento, l’afferrò al volo e la lanciò contro una finestra poco lontana da loro.
Tirò fuori un kunai e si mise davanti alla sorella –SCAPPA! VAI VIA DI QUI! CORRI E -RAGGIUNGI KO E GLI ALTRI MEMBRI DELLA CASATA CADETTA!-
La ragazzina teneva gli occhi spalancati, impaurita –Ma tu cosa…?-
Hinata tirò un pugno a un uomo che si era avvicinato più degli altri, e gli bloccò il flusso di chakra sul braccio e sulla mano destra. L’uomo imprecò
-Io me la caverò, ma tu devi andare! Muoviti! Ricordati che sono samurai!-
-O-Ok- balbettò lei –Però torna, Hinata! Ti prego!- e detto quello si girò e corse via, saltando dalla finestra.
“Sii forte, Hanabi” pensò la Hyuga.
-Ormai ti abbiamo in pugno! Non puoi scappare!- urlò un altro, e si armò della sua katana.
Hinata anticipò la mossa e saltò dall’altra parte della parete, mettendo la giusta quantità di chakra sulla pianta del piede per tenermi al muro. Cominciò a correre contro di esso, cercando di trovare un uscita.
La ragazza sottovalutò la velocità dei samurai. In effetti erano senza armatura e ciò gli permisero di raggiungerla abbastanza velocemente.
-SIGNORINA HINATA!- Ko arrivò in quel momento, si sentirono le voci di diversi uomini che urlavano e i loro passi avvicinarsi
“Se tengo duro ancora per poco, forse posso salvarmi” pensò Hinata. Sferrò un calcio alla testa del samurai e saltandogli sulle spalle, strinse le caviglie dietro alla schiena del samurai e gli sfilò la katana dalle mani, puntandogliela alla gola. Non aveva mai ucciso così freddamente una persona, ma le venne in mente un'altra idea
-Fate un altro passo, e il vostro compagno muore!- urlò ai samurai. Tutti si fermarono di botto. A tutti tremavano le mani, non sapendo cosa fare.
-Mirio!- urlò uno
-Che state facendo?! Prendetela!- urlò un altro
-Non possiamo! C’è Mirio!-
-SIGNORINA HINATA!- Ko era dietro di lei, stava correndo verso di lei per salvarla.
-KO!- urlò Hinata, girandosi.
Grandissimo errore.
Tuttavia, nel momento stesso in cui lo fece pensò “Ma cosa ho fatto?!”
Mirio ne approfittò subito, con uno strattone la fece cadere a terra sulle ginocchia, poi gli mollò un colpo secco dietro al collo,  e la ragazza cadde a terra svenuta.
-NOOO!-
Ko lanciò un kunai che riuscì a colpire la scapola del samurai. Gemette e grugnì di dolore, ma in qualche modo si sforzò di prendere in braccio la ragazza e saltare via per salvarsi.
-Addio!- urlò un samurai, e lanciò a terra una *carta nebbia. Tutta la stanza venne ricoperta da una fitta nebbia, e gli Hyuga non fecero in tempo ad attivare il Byakugan che erano già spariti.
-Maledizione!- urlò Ko
-Cosa facciamo, signore?-
-Gli inseguiamo?-
-E ora?-
-La signorina Hinata è stata rapita!-
-Avvertiamo immediatamente l’Hokage!-
-Come faremo con Hanabi?-
-E Hiashi!-
-La signorina Hinata rapita!-
-ZITTI!- tuonò Ko –VOGLIO CHE TU, TU E TU- e indicò i tre uomini più vicini –VI MUOVIATE PER TROVARLA! MENTRE IO TE E TE- e indicò i suoi compagni –ANDREMO IMMEDIATAMENTE AD AVVERTIRE L’HOKAGE. ORA! MUOVERSI!-
-Sissignore!- e scattarono fuori.
“Ho il compito di proteggere la signorina Hinata a costo della vita” pensò Ko mentre correva a tutta velocità verso il palazzo dell’Hokage “ma devo anche rispettare le leggi dell’Hokage e degli shinobi della Foglia. Ho fatto una mossa azzardata a spedire dei uomini in una missione di recupero senza il consenso dell’Hokage. Va be’, ormai quel che è fatto è fatto. Muoviamoci!” e accelerò il passo.
Arrivarono davanti alla porta del palazzo dell’Hokage, che però, era chiusa.
-Che cosa significa?!- disse sgomento il suo compagno
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Buonasera!
Scusate questo ritardo, ma ho degli orari un po’ strani con la scuola >.<
Comunque, eccoci arrivati a quest’altro capitolo!
Un po’ inutile, ma il prossimo sarà il più bello. O almeno, questo è quello che penso e spero ^^
Grazie a tutti per le recensioni. Siete magnifici.
- Lady Malfoy_01

 

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Capitolo 5
*** Hokage assente ***


                                                                                                                                                             UN NUOVO NARUTO 

Capitolo 5: Hokage assente 

(*la carta nebbia che è nel capitolo di prima è una cosa che mi sono inventata io, spero sia piaciuta ^^
Comunico, inoltre, che mi dispiace per gli imbarazzanti errori di grammatica e delle disposizioni delle parole nelle frasi non esattamente corrette, ma spesso non ho molto tempo per rileggere i miei capitoli e correggerli, quindi vi chiedo di essere pazienti XD
Arigato! ^^)
 
-Che cosa significa?!-
-Non lo so! Perché il palazzo è chiuso?!-
Gli uomini erano nel panico. Cosa potevano fare?
In quel momento, uno shinobi ANBU del Villaggio piombò giù dall’alto davanti a loro. Portava una maschera bianca rivestita di spirali rossi e blu –Come posso esservi d’aiuto?-la voce calma e placata fece recuperare un po’ di lucidità agli Hyuga
-Dov’è l’Hokage? Abbiamo un emergenza da comunicarle immediatamente!- si fece avanti uno di loro.
-Mi dispiace, ma l’Hokage in questo momento non può servire nessuno. Lei è …-
-Lascia, Juuki, ci penso io-
Una donna comparve all’improvviso alle spalle degli uomini. Aveva dei capelli corti neri e portava in braccio un porcellino rosa
-Shizune!- escalmò Ko –Per tutti i Kage, meno male che ci siete!-
Intanto, Juuki tornò alla sua posizione sul tetto con un salto.
-La signorina Tsunade è partita per un summit dei Kage. Ci sono stati un sacco di rapimenti nei Villaggi di tutte le Nazioni…-
Gli Hyuga sobbalzarono, pensando subito a Hinata. Allora non è soltanto a lei che è capitato! Possibile che fosse a causa di quei samurai?
Intanto, Shizune continuò -… e ha dovuto partire in segreto per non far cadere nel panico il Villaggio. Ha lasciato me in carica. Cos’ è successo?-
-La signorina Hinata è stata catturata da dei samurai!-
Shizune sbiancò e sbarrò gli occhi –E Hiashi?-
-Hiashi sta bene, e anche la sorella Hanabi, l’abbiamo trovata che stava correndo via a tutta velocità verso di noi. Sembrava molto scossa. Ci ha implorati di andare a salvare la signorina Hinata che l’ha salvata mettendo in pericolo sé stessa.
Ho spedito uno shinobi della mia squadra a riaccompagnarla alla Casata Cadetta dove starà al sicuro- spiegò Ko –Ma adesso la signorina Hinata è stata portata via e io ho incaricato dei ninja a portarla indietro, ma abbiamo bisogno del permesso dell’Hokage per organizzare una vera e propria missione di recupero-
-Oh, maledizione…- mormorò Shizune -… Hinata… perché?- chiuse un attimo gli occhi, poi li riaprì e guardò gli uomini –Non possiamo fare niente adesso. Io non sono l’Hokage, non posso prendere decisioni di questo tipo. Posso risolvere problemi di piccola importanza, ma questa è una cosa grossa… non posso fare niente, mi dispiace-
-Ci autorizzi! Lasciateci andare a prendere noi la signorina Hinata! Non dovremo usare nessuno degli ANBU del Villaggio o dei Team! Ci penseremo noi Hyuga!- sbottò Hoheto
Shizune scosse la testa, affranta –Mi è stato ordinato di difendere gli abitanti del Villaggio. Mandare voi in una missione come questa sarebbe come disobbedire agli ordini che mi sono stati assegnati. Mi dispiace, sono triste quanto voi per Hinata: è una ragazza meravigliosa, ma non possiamo fare nulla…-
-Che cosa?!- gemette Hoheto
Shizune abbassò lo sguardo, inflitta dalle silenziose accuse degli Hyuga
Ko stava tremando dalla rabbia –Possiamo almeno sapere quando tornerà l’Hokage?-
-Domani pomeriggio. Verso le quattro, forse, sarà qui-
Hoheto chiuse gli occhi per cercare di calmarsi, mentre Ko abbassò lo sguardo e annuì –Molto bene. Allora rispetteremo i vostri ordini, Shizune-
-Io… vi prego di perdonarmi- chiese la donna chinandosi fino a curvare le spalle, ma gli Hyuga, dopo un leggero saluto, si voltarono e saltarono via verso la Casata Cadetta
“Accidenti, signorina Tsunade, perché è dovuta partire proprio adesso?” pensò, affranta, l’assistente dell’Hokage.
*******
-Ce l’abbiamo fatta, ragazzi!-
-SII!- esultarono gli uomini. Stavano correndo tra un albero e l’altro mentre un samurai teneva sulle spalle la ragazza.
-Come va la ferita, Mirio?- chiese quell’uomo
-Bene. Ma tu pensa a tenere quella serpe! Maledetti Hyuga…- gemette tenendo ben stretto il braccio al petto per cercare di sopportare al meglio la ferita alla scapola.
-Io sono esausto… quanti ne mancano ancora?-chiese un terzo
-Penso tre, ma non ne sono sicuro- rispose il quarto
L’uomo che reggeva la ragazza si fermò –Si sta svegliando, che facciamo?-
-Dalle un altro colpo in testa, o spaccale il naso. Vedi come starà buona- propose Mirio
-Ha un così bel viso, non glielo voglio rovinare…- mormorò lui
-Dajo, stai scherzando vero?-
In tanto la ragazza aveva cominciato ad aprire gli occhi.
-SIGNORINA HINATA!- si sentì in lontananza. Saranno stati una ventina di metri
-Oh dannazione, stanno venendo a cercarla!-
La ragazza riprese conoscenza e cominciò a scalciare per liberarsi –SONO QUI! SONO QUI! LASCIATEMI!- e lo morse al collo. L’uomo gemette e la tirò a terra facendole sbattere con forza la schiena. La Hyuga gemette.
-TIENILA FERMA!- urlò il quarto.
Hinata si alzò in piedi, ma non riuscì ad andare troppo lontano che quello gli mollò un altro colpo forte sul collo, e tanto per essere sicuri anche un pugno sullo zigomo.
Hinata cadde a terra sulle ginocchia, ma prima di sbatterci anche il viso, l’uomo l’afferrò per le spalle e se la coricò sulla schiena.
-Muoviamoci!- urlò
-Sissignore!-
E partirono velocemente verso la base.
-SIGNORINA HINATA! DOVE SIETE?- la voce si era fatta ancora più lontana
-Li stiamo seminando!- disse il quarto ai suoi compagni
-Avete ragione, Koichi!- esclamò Dajo guardandosi indietro
-Se continuiamo con questa andatura non ci troveranno più!- concordò Mirio
-Muoversi!-
-Sissignore!-
Accelerarono il passo, e ormai erano quasi giunti al confine. In lontananza videro i loro cavalli dove li avevano lasciati.
-Siamo arrivati!-
Superato il confine, salirono in groppa ai propri cavalli, legarono una benda intorno agli occhi della ragazza, nel caso si svegliasse e scoprisse dove la stavano portando, e le legarono i polsi, le caviglie e le ginocchia.
Koichi la posò davanti a lui, e dopodiché diede una tallonata sui fianchi del cavallo e partirono.
Ormai le voci dei ninja non si sentivano più, mentre loro erano sempre più lontani.
*******
-C-Cosa?-
Naruto alzò l’angolo destro delle labbra –A quanto ne so sull’organizzazione degli ANBU, coloro che sono specializzati nelle tecniche di spionaggio non vengono addestrati per affrontare lunghe corse o combattere per giorni interi: non vi serve. Venite portati segretamente sul campo, e una volta svolto il vostro lavoro venite riportati via. Non sei abituata a correre su lunghe distanze, o sbaglio? Ti stanchi abbastanza velocemente-
All’inizio Mahra pensò di mentire e dire “Io non ho alcun problema a correre!” , ma sarebbe stato inutile. Lui era abituato a correre alla massima velocità anche per giorni interi, non sarebbe riuscita a tenere il suo passo.
E poi, ci aveva azzeccato in maniera impeccabile –E tu come lo sai? Eri tra gli ANBU del tuo Villaggio?-
Naruto scosse la testa –No. Però un mio amico sì. E’ nella radice e mi ha spiegato qualcosa- Sorrise –Quindi, non mi freghi. Adesso hai due possibilità: Impari a cavalcare una volpe- e indicò Leia –oppure ti porto sulle spalle io, a te la scelta-
Mahra era terrorizzata all’idea di cavalcare una volpe, ma non aveva intenzione di apparire una scansafatiche andando sulle spalle del biondino.
-E va bene! Vada per la volpe…- mormorò, seccata.
-Leia?- la chiamò Naurto. La volpe, obbediente, si avvicinò al padrone e si sedette di fianco a lui. Lo shinobi le accarezzò il collo, guardò Mahre e le allungò la mano -Vieni-
La ragazza prese la mano dello shinobi che la tirò verso di sé e le fece posare una mano sul collo della volpe dove prima teneva la sua. Poi la lasciò.
-Di solito non mi piace usarli per fare i miei viaggi: preferisco trattarli come compagni e correre al loro fianco, ma visto che ci sei tu possiamo fare un eccezione- spiegò –Prima di tutto, devi sapere che Leia è una volpe di grado cinque, quindi non sarà troppo aggressiva con te e si lascerà cavalcare senza alcun problema-
-In che senso è di grado cinque?-
-Dobbiamo fare in fretta, non possiamo perdere tempo così adesso. Te lo dirò un'altra volta. Adesso, afferrale il muso-
-C-Cosa?-
Naruto le prese l’altra mano che teneva stesa su un fianco e gliela portò vicino al naso della volpe, avvolgendogli il muso. Poi le lasciò la mano e le disse di tenerla così.
Fu un po’ difficile per lei, perché Leia cercava di tirarlo via.  
-Devi essere più forte di lei- le disse lo shinobi.
-Ma non le faccio male?-
Naruto rise –Scherzi vero? Le da solo fastidio, ma non le puoi permettere di dominarti. Calmala accarezzandola lì sul collo, e una volta che capirà che non hai cattive intenzioni, tirale il muso verso il basso e lasciala così per qualche secondo finché non senti che il suo respiro si è calmato-
Mahra obbedì e cercò di mandare tranquillità e dolcezza con il suo gesto . Dopo pochi secondi ci riuscì. Dopodiché le  tirò il muso verso il basso lentamente, e quando sentì che stava per accelerare il respiro l’accarezzò con la mano che teneva sul suo collo.
Ci riuscì, e la volpe, per istinto,  si alzò in piedi e lasciò che il suo muso guardasse verso il basso.
-Fino a terra, Mahre-
La ragazza annuì e trascinò il suo muso verso il pavimento
La schiena, adesso era ben esposta in tutta la sua lunghezza, il petto era sceso verso il pavimento in una posizione inchinata.
Aveva raccolto la zampa destra a rannicchiarsi contro il suo petto, mentre l’altra era distesa lunga.
-Questo gesto che hai appena fatto, è segno di sottomissione. Le hai in pratica comunicato che si può fidare di te, e lei, assumendo questa posizione, si è completamente sottomessa a te. Ora puoi anche salirle in groppa-
Anche se era inginocchiata, Leia era davvero alta
-E come faccio?-
-Devo afferrarle il pelo che si trova sotto il suo collo, posare un piede sulla sua zampa raccolta lì e slanciarti dall’altra parte-
-Ehm… ok-
La shinobi afferrò il pelo bianco della volpe e posò il piede dove aveva detto Naruto.
“Ok, al tre… “ pensò chiudendo gli occhi
“Uno… “ ce la posso fare!
“… due… ” oh cavolo, e se non ci riesco?
“… tre…!” troppo tardi per ripensarci!
Mahre saltò e allungò l’altra gamba sulla schiena di Leia.
 Un secondo dopo era sopra a Leia.
-Oh cavolo… uau!- esclamò, e un secondo dopo scoppiò a ridere.
Leia si alzò in peidi, e Mahre simise di ridere e si aggrappò forte al pelo della volpe
-Oh cielo! Leia, sei altissima!-
Il corpo della volpe era morbido e comodo, ma aveva la schiena molto stretta e Mahra si sentiva troppo squilibrata. Sarebbe potuta cadere facilmente se non trovava l’equilibrio adatto.
-Bravissima, Mahre. Adesso, sopra di lei devi tenere le gambe raccolte con le ginocchia che premono contro di lei con forza, così troverai l’equilibrio. La mano destra deve tenere con forza il pelo sotto il suo collo, mentre l’altra deve stare tra la tua mano e il tuo bacino.
Allontanati un po’ e tieni la schiena lunga, quasi sdraiata sopra di lei. Questo ti darà l’aereodinamica per la corsa e aiuterai Leia a non andare lentamente-
Mahre assunse quella posizione. Si sentì un po’ una scema all’inizio, ma presto si sentì quasi a suo agio e la paura di cadere le svanì.
Era stranamente bello ed eccitante stare sopra una volpe (così alta, poi!) e si sentì sicura e imbattibile.
Mahre rise –E’… bellissimo!-
Naruto sorrise –Vediamo come te la cavi mentre lei si muove. Leia?-
La volpe avanzò fuori dalla grotta.
All’inizio Mahre si spaventò, e per un secondo si sentì le mani deboli e non abbastanza forti per reggersi, ma con pochi giri di prova, si abituò al movimento oscillante dei fianchi della volpe.
La shinobi sentiva tutto il corpo di Leia muoversi sottò di sé. Percepiva l’andamento veloce, ma forte e stabile, delle zampe e il leggero su e giù del corpo che le faceva  pensare di cadere da un momento all’altro. Contro le ginocchia, sentiva anche le ossa della volpe e i suoi fianchi andare avanti e indietro al ritmo delle zampe.
La sentiva tutta, e lo trovava strano, meraviglioso ma allo stesso tempo le incuteva un certo effetto.
-Appena ti abituerai al movimento, sarà molto più comodo, fidati- sembrò leggerle nella mente.
Mahre osservò Naruto andare verso Rotus. La volpe si alzò in piedi e si mise già nella posizione di sottomissione. Mahre lo trovò ingiusto.
-Ehi! Perché io ho dovuto  fare tutte quelle mosse, e tu invece no?-
Intanto, Naruto era salito sulla groppa di Rotus. La guardò e sorrise –Una volta che hai sottomesso una volpe di Kurama e ti sei guadagnato la sua fiducia, non hai più bisogno di sottometterla a te. Basta una volta sola, poi ti permetterà di cavalcarla ogni volta che vuoi. E comunque mi sembra anche ovvio che mi rispettino dato che, in un certo senso, le ho create io- e si aprì in un grande sorriso.
Rotus era ancora più grande di Leia, quindi Naruto era anche più in alto di lei e per guardarla doveva abbassare un po’ lo sguardo.
La shinobi si sentì quasi bassa e piccola.
-Oh… si be’… questo ha senso-
-Vi sentite bene, cucciola mia?- chiese Leia. Mahre annuì, ma quando capì che lei non la poteva vedere le rispose –Ehm… si, certo-
Naruto le passò accanto con Rotus, e si posizionò come lei –Le volpi di Kurama possono raggiungere una velocità estrema e sanno tenerla anche per giorni,  quindi per adesso partiremo abbastanza lentamente, e una volta che ti sarai abituata partiremo alla massima velocità… sei pronta?-
“Oh, cavolo” Mahre era davvero agitata, ma una strana adrenalina le scorreva per tutto il corpo, voleva davvero vedere cosa erano in grado di fare le volpi di Kurama.
Aveva davvero paura di cadere. “Andrà tutto bene” si disse “Coraggio!”
Sorrise –Prontissima!-
-Leia, seguici- disse Naruto
-Si, Maestro Naruto-
-Rotus? Parti lentamente-
Rotus ringhiò, probabilmente infastidito, ma cominciò a camminare.
Leia lo seguì.
Su quello, Mahre non aveva problemi, si sentiva pronta ad andare anche più veloce, ma non voleva accelerare troppo i tempi. Si concentrò a tenersi ben aggrappata al pelo di Leia e guardare davanti a lei.
Dopo poco il ritmo accelerò in una specie di trotto, come una piccola corsetta.
E’ più facile di quel che pensavo…” si disse.
Accelerarono ancora un po’, e ormai era quasi una corsa.
La ragazza lanciò una leggera occhiata verso Naruto.
 Aveva la fronte leggermente corrugata di impazienza. Sicuramente pensava ad Hinata. Sapeva che presto sarebbe stata rapita da quei strani samurai, probabilmente era già successo ma non poteva saperlo.
Dovevano fare in fretta, ma prima Mahra doveva imparare a reggersi, stare in equilibrio e abituarsi ai movimenti di Leia. Si sentiva un po’ in colpa.
-Naruto, possiamo anche andare più veloci-
Il ragazzo la guardò, come sorpreso –Sicura?-
-Lo so che dobbiamo fare in fretta, e io non ho intenzione di sprecare tempo così! Partiamo veloci e continuiamo accelerando man mano che mi sentirò pronta-
-Oh, grazie Mahre- il suo era un sussurro debolissimo, ma lei lo sentì. Sembrava che gli avesse tolto il peso del cielo dalle spalle. Si sentì meglio.
-Rotus, ancora più veloce. Corri forte-
La Volpe Superiore ringhiò di piacere  -Subito, Maestro Naruto!-
Il ritmo accelerò, ma il respiro delle volpi non cambiò. Il muso si allungò verso lo spazio davanti a loro. Le orecchie si appiattirono leggermente e i passi si fecero più lunghi e leggeri. Correvano davvero forte.
Sentiva dei leggeri sbuffi d’aria sulle guance, ma a parte quello non aveva freddo. La pelliccia era morbida e calda e la teneva ben al caldo. Non aveva bisogno di assottigliare troppo gli occhi perché le orecchie della volpe le facevano da protezione e riusciva a vedere sopra la sua testa il paesaggio.
Sfrecciavano nel bosco così velocemente che aveva paura di andare a finire contro un albero.
Il corpo di Leia era flessuoso e attivo e non fu difficile reggersi, anzi era più facile della camminata perché il ritmo era costante e facile da capire.
A Mahre, dopo settimane che portava la bandana, pensò che era bellissimo sentire l’aria sui cappelli e sul viso.
Erano velocissimi, ma riusciva a sentire che si stava trattenendo.
Ad un tratto davanti a loro si presentò un tronco d’albero che era caduto a causa del temporale del giorno prima. Faceva da ostacolo.
-E ora come facciamo?!- urlò la shinobi a Naruto
-Tieniti forte! Lo salteranno!- le urlò, e al tempo stesso sorrise.
“Oh cavolo” pensò. Quando furono vicinissimi al tronco, la ragazza chiuse gli occhi e si aspettò di cadere e sfracellarsi a terra.
Sentì le zampe posteriori della volpe piegarsi, la schiena farsi orizzontale e le zampe anteriori, posate a terra, prendere una spinta per poi allungarsi verso l’alto.
Mahra si appiattì contro il corpo della volpe come a far finta di essere una parte di essa e strizzò forte gli occhi.
Per un millesimo di secondo si sentì sospesa, e un attimo dopo fu svegliata dal colpo secco dell’impatto con la terra.
Aprì gli occhi e per un momento rischiò di scivolare, ma si tenne forte.
-Stai bene, cucciola?- chiese Leia rallentando di un poco il ritmo e girando leggermente il muso per guardarla.
Mahra non era mai stata meglio. Si sentiva viva, piena di energia e adrenalina. Aveva voglia di urlare.
-Mai stata meglio!- urlò e scoppiò a ridere. Quando passarono il bosco, e vide davanti a sé una pianura di terra secca e pochi alberi, con il cielo che si estendeva in tutta al sua grandezza e il sole che picchiò forte contro la sua pelle con tutta la sua luminosità, le sentì mancare il fiato.
Dopo anni che era stata abituata a lavorare soprattutto di notte in missioni segrete in cui non doveva essere vista o riconosciuta, e doveva stare soprattutto in spazi chiusi passando per vie nascoste e sotterranei, sentirsi così esposta la fece sentire libera e forte.
Raddrizzò di poco la schiena, e una forte ventata le trascinò indietro i capelli facendoli volteggiare dietro la sua testa, scompigliandoli qualche volta davanti agli occhi.
La ragazza piegò indietro la testa e osservò il sole, cercando di riuscire a battere la sua luminosità. Sentiva il caldo secco del sole sul viso e sui capelli, e lo trovava meraviglioso.
Si aprì il giaccone da viaggio e gli permise di contorcersi dietro di lei.
Ascoltava il rumore delle zampe sul terreno arido, il respiro regolare di Leia contro le sue ginocchia e la pelle del cappotto strusciare e sbattere su sé stesso.
Si piegò un'altra volta verso Leia e le urlò all’orecchio –Che ne dici di una gara? Sono pronta ormai-
Leia drizzò le orecchie e si voltò a guardare Rotus –Dobbiamo continuare dritti per molto?-
La volpe superiore si girò a guardarla –Sei già stanca? Comunque si. Dritto finché non si vede un burrone-
-Quanto ci vorrà?-
-Se corriamo con questa andatura tre o quattro ore, se invece acceleriamo…- e lasciò una sospensione
-Leia, più veloce! Corri al massimo della velocità!- urlò Mahre
-Si, cucciola mia. Ma tieniti forte!-
Leia partì con uno scatto talmente forte che sembrò fosse stata sparato dalla canna di una pistola e lei fosse il proiettile.
L’aria era fortissima, e il giaccone sembrava pesare tre kili. Mahre decise di toglierselo, e lo lasciò volare via dietro di sé, contorcendosi su sé stesso per poi rotolare sulla terra. Pochi secondi dopo non si vedeva già più. Solo un piccolo puntino nero.
Mahre sentì l’aria e il sole sulla pelle. Stava benissimo. Era tutto meraviglioso. Era nata per correre su una volpe.
Per un momento dimenticò perché stavano andando così veloci, così di fretta. Pensava solo a quello che la circondava, e le preoccupazioni furono trascinate via dalla sua mente con il vento.
-Ehi!- dietro di loro, Rotus e Naruto avevano una faccia indignata. Mahre scoppiò a ridere
-Superateci, se ci riuscite!- urlò –Vai più veloce, Leia!-
La volpe obbedì con piacere, e orami Mahre pensava di saper volare.
Avevano già fatto chissà quanti kilometri superando tutto il bosco e gran parte di quel deserto.
Naruto, dietro di loro, le aveva quasi raggiunte.
-Leia, ci stanno raggiungendo!-
La volpe provò ad andare ancora più veloce, ma presto la volpe Superiore era al loro fianco –E’ inutile che ci provi, sono più veloce di te!-
-Questo è tutto da vedere!- ringhiò lei e provò uno scatto che fu recuperato velocemente.
Naruto, sopra di Rotus, guardò Mahre –Allora ti sei già abituata?-urlò per superare il rumore del vento
-Puoi dirlo forte!-
-Allora prova ad azionare il turbo- le propose –Fai scorrere il tuo chakra sulle zampe di Leia, e a quel punto avrai raggiunto la velocità estrema-
Naruto le fece vedere come fare, e posò una mano sulla “spalla” di Rotus.
Mahre vide dei filamenti di chakra avvolgere la sua gamba, e immediatamente, si allungarono gli artigli delle sue zampe che premevano ancora più forte sul terreno.
La pianta era colorata di blu e lasciava come un vapore di chakra dietro di loro.
Così era su tutte e quattro.
-Rotus, scatta!-
La volpe obbedì, e presto furono superate di gran lunga.
Mahre provò a fare la stessa cosa, e ci riuscì anche abbastanza bene. Ma ciò la costrinse ad abbassarsi ancora di più e tenersi ben aggrappata, ma non aveva più paura.
Bastarono due ore in cui fecero da competizione, superandosi a vicenda e facendo a chi arrivava prima a passare un tot di kilometri. Per la maggioranza aveva vinto Rotus e Naruto (ovviamente), ma qualche parte di vincita andava anche alle ragazze.
Tre ore di corsa dopo, che erano sembrati pochi minuti, dovettero cominciare a rallentare.
-Ci stiamo avvicinando al burrone- Naruto annullò la circolazione di chakra sulle gambe del Superiore –cominciamo a rallentare-
La shinobi annuì e fece lo stesso. Cominciarono a rallentare sempre di più, e in lontananza, ormai, cominciò a vedersi.
Arrivarono al limite del burrone e si fermarono.
-E ora come facciamo?- chiese la shinobi guardando in fondo ad esso.  Sarà stato alto un infinità di metri –Tu come hai fatto?-
-Io ho fatto il giro lungo passando sopra le montagne- e indicò tutto un percorso che andava scendendo sempre più in lontananza –ma questa è la via più breve. Qui sotto c’è il Villaggio della Sabbia- e indicò un punto più vicinò, ma in lontananza.
-Da dove siamo noi a raggiungere il Villaggio della Sabbia, con un andatura normale delle volpi, ci vogliono almeno due ore-
Mahre annuì –Ma quindi…?-
-Ti spiegherò il resto dei tempi e delle ore di viaggio per arrivare al Villaggio della Foglia, più tardi. Adesso ti dico solo che il grosso che dobbiamo fare in questo momento e superare questo burrone-
-E come facciamo?-
-Semplice: ci buttiamo-
*******
Intanto i samurai arrivarono alla loro base.
Portarono dentro Hinata.
La ragazza si risvegliò lentamente sulle spalle di Dajo. Questa volta non poté muoversi legata com’era.
“Di nuovo… oh no…  ma aspetta un attimo! Questo non è lo stesso posto di due anni fa!” tutto intorno a lei era buio. Non si vedeva niente.
Le avevano tolto la benda dagli occhi, ma non si vedeva comunque nulla. Hinata intravedeva solo un leggero bagliore chiaro che colpiva su di lei, che in realtà era la porta da cui erano entrati.
Andarono sempre più in basso, tant’è che Hinata pensò che stessero entrando dentro le profondità della terra
“Forse è una grotta” ragionò dentro di sé “Ma dove siamo? Per quanto sono stata priva di coscienza? Potrebbero anche avermi portata chissà dove, o anche portata a soltanto qualche minuto di distanza dal Villaggio della Foglia: questo non si può dire. Potrei essere ovunque.”
Una volta finito di scendere, Hinata sentì che stavano attraversando un lungo corridoio pieno di curve e leggere salite e discese “Il terreno non è preciso. Ci sono avvallamenti e gobbe sul terreno” annusò l’aria. C’era odore di terra, umido e chiuso “Si, sicuramente è una grotta. E se fossimo nel Villaggio della Roccia? No, non può essere… c’è troppo umido” Hinata non capiva proprio dove potessero essere, e non aveva abbastanza lucidità mentale per pensarci troppo.
Arrivarono all’interno di una grande stanza circolare, illuminata da poche candele.
Hinata venne posata a terra, su una roccia dura, e dietro di lei, la schiena sbatté contro un palo e la legarono ad esso.
-Chiamate Toruku- disse Mirio
Due uomini partirono e scomparvero dalla stanza.
Hinata era sorvegliata da quegli uomini, che sembravano controllare che non facesse chissà quali mosse azzardate.
-Togliete armi e vari oggetti ninja- ordinò Mirio, e subito obbedirono.
La svestirono del suo marsupio legato sul fianco e della fascia intorno alla coscia che reggeva i kunai. Le tolsero anche la felpa, nel caso ci nascondesse qualcosa, e infine fu rilegata al palo.
Hinata si sentiva sporca ad essere stata toccata da mani così rudi.
Gli uomini portarono via le sue cose.
Subito dopo, un altro uomo ricomparve dalla porta lontana, ma Hinata, ancora imbambolata dal colpo alla testa, non riusciva a capire come fosse fatto, e l’oscurità non aiutava molto.
Fece dei gesti veloci con le mani e le posò l’indice sulla fronte e pronunciò delle parole che poteva assomigliare molto alla pronuncia di un jutsu
“Un ninja?! Ma non sono tutti samurai?!”
La shinobi sentì come un botto dentro il suo petto e lanciò un piccolo grido
-Quello che ti ho inserito sulla fronte è un marchio maledetto. Non potrai usare né il tuo chakra né il tuo Byakugan- e rise sottovoce –benvenuta all’inferno, Hyuga-
Gli uomini la lasciarono lì sola.
Ma Hinata, in poco tempo, capì di non essere sola. La vista si abituò all’oscurità e cominciò a vedere che la stanza era molto ampia e diversi pali erano disposti in tutto il perimetro: e legati ad esse c’erano delle persone.
Hinata prese respiro e guardò ad occhi sbarrati tutte quelle persone. Erano tutti ninja, ma non solo ragazzi come lei: c’erano adulti, vecchi e bambini.
La più piccola, a occhio, era forse una bambina sui dieci anni che rimaneva lì legata con uno sguardo triste e rassegnato. Era del Villaggio della Roccia.
Il più grande, invece, era un vecchio di settant’anni con una barba un po’ troppo cresciuta. Hinata si chiese se era rimasto prigioniero qui a lungo o la teneva così di sua spontanea volontà.
Provò una gran fitta di odio verso quei samurai e verso quello che facevano. Quella povera gente rinchiusa e marchiata di un simbolo maledetto.
-Hinata?- una voce la chiamò. Era stranamente molto familiare.
Il tono era basso e secco, ma con una punta di curiosità. Come se si volesse assicurare che fosse lei. La voce era sicuramente quella di un uomo.
Era alla sua sinistra.
A differenza delle altre persone, lui era legato con delle catene sopra al soffitto e possedeva diversi simboli maledetti anche sul corpo. Aveva un fisico tonico e asciutto.
Hinata non riuscì a distinguere bene chi fosse, ma quando lo guardò in faccia, dovette ringraziare che fosse seduta o sarebbe svenuta. Spalancò gli occhi.
-S-Sasuke-kun?!-
*******
-NON SONO D’ACCORDO!- urlò Tsunade –Qui si tratta di cose ben più serie! Non è un caso di piccola massa!-
-Io propongo di far finta di niente-
-E lasciare che i  nostri cittadini vengano portati via per chissà quale scopo orribile?! No, grazie, ma io non ci sto! Concordo con l’Hokage- si unì la Mizukage
-Ascoltate: ognuno di noi vuole difendere il proprio Villaggio, e questo è giusto, ,a dobbiamo anche far in modo di terminare questi rapimenti, e il modo migliore di farlo è fare in modo che continuino- continuò il Tsuchikage
-Come scusa?! Mi sa proprio che la vostra età vi abbia dato di volta al cervello!-
-Ma come si permette?! E comunque potete stare tranquilli che io sono a posto di cervello quanto voi!-
A Tsunade si rizzarono i capelli in testa “Maledetto vecchio fannullone…!” ringhiò dentro di sé mentre stringeva con forza i pugni.
-Non mi avete fatto finire: ci tengo alla vita del mio popolo e a quella di tutti gli altri nelle altre Nazioni, ma il modo migliore è far in modo che continuino! Così possiamo mandare una squadra sensitiva a trovare il loro nascondiglio e liberare quella povera gente-
Per un momento, tutti i Kage si zittirono, perfino Tsunade si calmò e ci rifletté su
-Perché non alziamo semplicemente le difese sui Villaggi? Così la prossima volta che provano a rapire qualcun altro non ci riusciranno!- propose la Mizukage
-Perché rallenteremo solo il processo- si unì il Kazekage –e poi che mi dite del resto della gente che è già stata portata via dalle proprie famiglie? Li lasceremo marcire là? E in ogni caso, questo nemico è tutto meno che stupido: troverebbero un altro modo per penetrare le nostre difese per quanto strategiche e potenti siano. L’idea migliore, finora, è quella del Tsuchikage. Anche se un po’ rischiosa, e in qualche modo crudele, è quella che permette più possibilità di riuscita dalla nostra parte per salvare i nostri cittadini- il tono con cui lo disse fece sembrare gli altri Kage dei bambini dispettosi. Aveva parlato con calma, precisione e accurando ogni parola.
-Quanti a favore dell’idea del Tsuchikage?- chiese il Moderato Mifune
Tutti, tranne l’interpellato, ovviamente, alzarono la mano.
-Molto bene. Alla fine abbiamo trovato un idea che ci accomuna dopo trenta ore di riunione- sospirò Mifune –Ogni kage può tornare al proprio Villaggio se vuole. In caso contrario, sono disponibili camere d’albergo aperte per ospitarvi qui stanotte. La seduta è tolta-
I kage si alzarono in piedi, e dopo un reciproco cenno alla testa di saluto per rispetto, si rinfilarono i copricapi e se ne andarono.
Soltanto il Kazekage Gaara raggiunse un attimo l’Hokage Tsunade
-Hokage, posso porle un quesito?-
-Dimmi, Gaara- gli concesse. Intanto, Shino e Kiba, accanto a lei, salutarono con un cenno Temari e Kankuro e si posizionarono, insieme, dietro ai loro kage.
-Ditemi di Naruto: sono passati due anni. E’ tornato?-
Tsunade abbassò lo sguardo –No, purtroppo. Non conosciamo né la sua posizione né le sue intenzioni-
-Che cosa?!- si lasciò sfuggire Kankuro.
-Non si hanno nessun tipo di informazioni? Movimenti strani tra i Villaggi? Niente!?- domandò Temari
-No. A quanto pare, Naruto è diventato molto bravo a nascondersi e passare inosservato-
-Molto bene. Allora grazie. Fatemi sapere se torna-
Tsunade sorrise –Ma certo, Gaara. Shino, Kiba, andiamo!-
Così i due kage partirono per le proprie strade
-Signorina Tsunade, dovete fermarvi. Non reggerà un viaggio talmente lungo se non riposa. Partiremo domani mattina- propose Shino
Tsunade ci pensò su “E se fosse successo qualcosa al Villaggio mentre non c’ero? E’ già da un giorno che sono via. Ma Shino ha ragione. Non riuscirei a difendere il Villaggio se arrivassi stanca e affamata. Non mi rimane che passare la notte qua”
-Hai ragione, Shino. Andiamo-
*******
-Sta per venire buio. Dobbiamo sbrigarci-
-Ma come facciamo a saltare da un dirupo, me lo spieghi?! E comunque mi rifiuto!-
-Non abbiamo altra scelta, Mahre. Tra poco verrà freddo, e dobbiamo arrivare al Villaggio della Sabbia il prima possibile-
Mahre era sconvolta –S-Si, l-lo so ma… io non so come si fa! Cioè… non sono addestrata per questo tipo di cose!-
Naruto rise e scivolò dalla groppa di Rotus –Vieni Mahre- e le fece cenno di raggiungerla.
Anche lei scivolò, a malincuore, dalla groppa di Leia e si affiancò a Naruto.
Guardò un’altra volta giù dal dirupo, e le vennero le vertigini.
In fondo si vedevano soltanto rocce sporgenti, e ancora più in fondo le chiome degli alberi. Ma era davvero troppo alto.
-A-Ascolta Naruto, i-io non lo posso fare!-
-Leia, Rotus, andate avanti-
-Si, Maestro Naruto- e si buttarono giù con una grazia felina. Strusciando con le zampe contro la roccia.
Dopo poco, non si videro già più.
-Perché non siamo potuti andare con loro? Sulle loro groppe?-
-Primo perché non sono abituati a portare in groppa nessuno quando si buttano da certe altezze, e poi avremmo entrambi più possibilità di farci male a vicenda e spiattellarci a terra; e secondo, almeno impari a combattere la tua paura dell’altezza- e le sorrise
Mahre assottigliò gli occhi –Io non ho paura dell’altezza! Cioè… un po’ si. Ma solo di quelle esagerate! Sugli alberi ci sto più che volentieri, come hai visto due giorni fa o meno…! Ma q-questo non lo posso fare, mi dispiace!-
Naruto si voltò e si allontanò dal dirupo, verso la direzione opposta.
-Ehi, ma dove vai?! Vuoi tornare indietro dopo aver lasciato Rotus e Leia da soli ad andare avanti?!-
A tre metri, Naruto si fermò e si voltò a guardarla –Non ho mai detto che tu ce l’avresti fatta…- e piegò la schiena come a voler prendere la rincorsa -… ma io si-
Scattò verso il dirupo, e corse verso di lei
-Cosa hai intenzione di fa…?!-
Ma un secondo dopo, Naruto aveva afferrato per la vita la ragazza e si buttò giù con lei ben stretta al fianco.
Mahre era terrorizzata. Lanciò un urlo acutissimo e si aggrappò al collo di Naruto con tutta la sua forza.
Lui, d’altro canto, rideva.
Mahre sentiva i suoi organi interni sospesi dentro di lei, come se si stessero muovendo dentro di lei attorcigliandole le budella.
I capelli volavano dritti sopra la sua testa e l’aria le solleticava tutto il corpo.
Si sarebbe mossa senza tregua se Naruto non la tenesse con forza dalla vita.
-Ci siamo quasi!- urlò lui
Strusciò gli scarponi contro la roccia, prese una spinta verso lo spazio davanti a loro e fece una capriola su sé stesso. Mentre la faceva, passò una mano sotto le gambe di Mahra e la tenne i braccio contro di sé. Lei non urlava più, ma si teneva fortissimo al ragazzo e teneva la testa contro l’incavo del suo collo.
L’adrenalina era salita a mille e le faceva quasi male pungendo su tutte le parti del suo corpo come a voler uscire.
Poco dopo aver fatto la famosa capriola, Naruto strusciò di nuovo i piedi contro la roccia come a voler rallentare, e si lanciò verso un albero.
Saltò su di esso, poi su un altro, un altro ancora, e infine, con un ultima capriola raggiunse la terra in ginocchio con ancora la ragazza in braccio.
Scrollò le spalle come se non fosse successo nulla e si rialzò in piedi
-Divertente, no?-
La ragazza non si mosse.
-Ehi, è finita. Siamo sulla terra, non senti che siamo fermi?-
La shinobi diede una sbirciatina, e in effetti vide che erano circondati dagli alberi.
Saltò giù dalle braccia del ragazzo e gli tirò una sberla alla nuca
-Dì UN PO’, MA SEI SCEMO?! TI SEMBRA IL MODO?! AFFERRARE UNA RAGAZZA E TRASCINARLA GIU’ PER UN DIRUPO DI CHISSA’ QUANTI METRI?! ANZI KILOMETRI MI SONO SEMBRATI! FALLO UN'ALTRA VOLTA, NARUTO UZUMAKI, E SCOMMETTIAMO CHE RIESCO IN QUELLO CHE PAIN HA FALLITO!?-
Il ragazzo si passò un braccio dietro la testa e si esibì in un sorriso un po’ tirato –Hai ragione, scusa. Ma almeno siamo arrivati a terra sani e salvi e ci siamo risparmiati un sacco di ore di viaggio-
Intanto Rotus e Leia li raggiunsero. Erano atterrati più indietro e li stavano guardando con una strana espressione. O almeno Leia. Rotus era il solito indifferente di sempre
-Ottima esibizione, Maestro. Sembravate due uccellini che cadevano dal nido- commentò Leia. Si avvicinò a Mahre –Tutto bene, cucciola mia?- e le passò il muso su una guancia come per coccolarla.
La shinobi la accarezzò –Si, più o meno- e lanciò uno sguardo minaccioso a Naruto, che rise. Presto fu seguito anche da lei. Non si poteva rimanere troppo arrabbiati con lui a lungo.
-Ora andiamo- disse una volta finito di ridere.
Risalirono sulle volpi e corsero verso il Villaggio della Sabbia.
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Ohayo! ^^ (spero di aver scritto giusto!)
Scusate per questo ritardo, ma ho avuto una settimana un po’ piena XD
Volevo fare il capitolo più lungo, ma non volevo farvi aspettare troppo.
Spero che questo capitolo mi possa far perdonare.
Grazie a tutti coloro che seguono e recensiscono la storia.
Un saluto!
-Lady Malfoy_01 

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Capitolo 6
*** Sorprese inaspettate ***



                                                                        UN NUOVO NARUTO 


Capitolo 6: Sorprese inaspettate 

-S-Sasuke-kun?-
Era legato con delle catene ai polsi, alla vita, alle gambe e dal collo, che si dilungavano per tutta la sala in diversi punti, e i marchi che portava sul corpo partivano dalla fronte, al petto, sullo stomaco fino ad arrivare  a una sorta di sigillo sull’addome. Doveva essere davvero potente se una semplice catena e un semplice sigillo non erano bastati.
Non che Hinata avesse mai pensato che fosse scarso, ma nemmeno tanto potente.
Lo trattavano tutti come fosse un Jinchuriki.
La ninja si chiese se Naruto fosse diventato più potente di lui, o almeno al suo stesso livello.
“E se fosse più debole di lui? No, non penso… forse si sono raggiunti. Cielo, non oso immaginare uno scontro tra questi due. Sarebbe uno scontro mortale anche per chi sta ad assistere”
Il ragazzo assottigliò gli occhi, guardandola -Che cosa ci fai qui, Hinata? Non venirmi a dire che sei diventata quella con il Byakugan più potente di tutto il tuo clan…?!-
Hinata assottigliò gli occhi anche lei. Si rivedevano da chissà quanto tempo, e la salutava con quel modo scortese e sdegnato? Ormai non si faceva più mettere i piedi in testa da nessuno. Voleva essere riconosciuta per quello che faceva, e non sarebbe stato un arrogante come lui a farle fare marcia indietro
-N-No, guarda. Ho incontrato questi simpatici signori che mi hanno cortesemente scortata fino qui, sai? Sono stati molto gentili. Adesso presumo siano andati a prendermi da bere- disse ironica. Ormai Hinata aveva ripreso bene conoscenza e riusciva a vedere ancora più chiaramente il suo viso. Vide che la sua espressione era diventata più calcolatrice  –Sei cambiata-
Freddo e distaccato come un pezzo di ghiaccio. Lei non riusciva a capire se fosse una specie di complimento o una nota più negativa.
-Anche tu, Sasuke-kun- rispose altrettanto indifferente
Ci fu un momento di silenzio in cui si guardarono attentamente, come per studiarsi.
Poi Sasuke cercò di attivare lo sharingan.
Ma in quel momento il simbolo sulla fronte cominciò a bruciare, letteralmente.
Ustionò leggermente quella parte della fronte che era coperta dal marchio e Sasuke ringhiò di dolore.
Quando non riuscì più a resistere al dolore, disattivò il suo flusso di chakra interno e lo sharingan si annullò. Sasuke aveva il fiatone.
-Ma che stai facendo?- chiese, spaventata, la shinobi
L’Uchiha cercò di combattere il dolore –Non ho alcuna intenzione… di rimanere qui. Voglio evadere. E farò di tutto per farlo!-
-E’ impossibile-
Un'altra voce si era aggiunta. Hinata scoprì che si trattava della bambina che aveva visto in fondo. In quel momento la bambina sembrava invecchiata di dieci anni. Sembrava portare alle sue spalle un esperienza dolorosa e terribile, e sembrava saperne più di tutti sul dolore e la saggezza
-Stai zitta! Io ce la farò! E poi chi sei tu? Cosa ci fai qui?-
-La dovresti smettere con queste inutili domande. Non sono di certo qui perché sto simpatica a quei samurai. Qui tutti abbiamo qualcosa di speciale che loro vogliono-
-Cosa potrebbero mai volere da una bambina come te?!-
La piccola sorrise leggermente, e guardò con determinazione il ragazzo – Io sono la Saggezza fatta persona, Sasuke Uchiha-
*******
A due ore dall’arrivo al Villaggio della Sabbia, Naruto e Mahre smontarono finalmente dalle groppe delle volpi.
-Bene, andiamo- disse la ragazza. Si incamminarono verso lo spacco nella roccia che distanziava il villaggio dal deserto.
Arrivati a un terzo del percorso dentro lo spazio, però, furono fermati da tre ninja che piombarono giù dall’alto.
-Fermi, e identificatevi- chiese un uomo. Aveva il viso mezzo nascosto da un turbante.
Naruto si avvicinò agli uomini e sorrise leggermente –Salve, io sono Roku Yuhushii, e lei è mia sorella Mahre. Siamo del Villaggio dell’Erba-
-Siete dei ninja?- alzò un sopracciglio il secondo uomo. Era abbronzato e con gli occhi ricoperti di una specie di trucco nero che formavano una specie di linea orizzontale sopra di essi. Ciò metteva in risalto gli occhi verdi.
-Mia sorella si. Ha un ossessione anche per gli ANBU del nostro Villaggio, per questo ha una maschera simile alla loro- e indicò quella che portava su un fianco –Ma io sono un semplice uomo che ama viaggiare. Siamo venuti fino a qui solo perché ci siamo persi e volevamo fermarci per la notte e chiedere informazioni per arrivare al Villaggio della Foglia-
-Mh…-la guardia si fermò a pensare se stessimo dicendo la verità o meno –Molto bene. Potete andare. Ma prima ripetetemi il vostro nome e dal Villaggio cui provenite-
Naruto obbedì, e una volta che furono registrati, la guardia sorrise, più rilassata
-Allora buona fortuna-
-La ringrazio- disse cortesemente lo shinobi. Intanto la terza guardia era rimasta ferma a fissare il biondo per tutto il tempo, come se si sforzasse di ricordare qualcosa che aveva dimenticare
-Ehi, cos’hai da guardare?- disse senza rendersi conto di quello che diceva. “Oh cielo! E io dovrei essere una ninja specializzata in spionaggio e mimetismo?!” mi rimproverai
La guardia, tuttavia, non sembrò prendersela troppo. Continuava a fissare Naruto -Mi perdoni, ma lei mi ricorda in una maniera impressionante l’eroe di Konoha… com’è che si chiamava? Ah si! Naruto Uzumaki! Cielo, quel ragazzo è proprio un grande. Si può sapere dov’è finito?-
Naruto controllo le sue reazioni. Aveva dei nervi d’acciaio il ragazzo –Purtroppo non ne so niente. Sono solo un viaggiatore e qualche volta mia sorella mi accompagna, tutto qui-
Alla fine i ragazzi riuscirono a raggiungere il  Villaggio della Sabbia e superare le tre guardie.
Poi Naruto lo fece così di colpo che spaventò Mahre. Afferrò con una mano il muso di Rotus e lo trascinò a un millimetro dal suo naso. Lui sembrò quasi gemere. Ma il suo sguardo sembrava più pentito e triste che spaventato.
Mahre, d’altro canto, si portò le mani alla bocca –Naruto, ma cosa…?!-
-Di un po’,Rotus, che ti è preso!?- Naruto sembrava più stupito che arrabbiato –Non ti è mai capitata una cosa simile! A cosa stavi pensando, si può sapere?! Ci hai quasi fatto scoprire!-
-Maestro Naruto, le posso assicurare che sono indignato e arrabbiato con me stesso quanto lei. Non so neanch’io perché l’ho fatto- ringhiò a sé stesso. Si stava auto-sgridando?
A Mahre scoppiava la testa –Ma di che cavolo state parlando?!-
Naruto non sembrò ascoltarla –No, non è colpa tua, amico mio. Vi ho fatto correre davvero tanto. Sarà per questo che non ha funzionato. Andiamo a riposarci. Scusami, mi sono fatto prendere la mano-
E dove prima lo stava afferrando con forza, ora gli lasciò qualche lieve carezza.
Mahre gemette di sconforto –Io non ci capisco più niente qui!- e si afferrò i capelli portandoseli davanti a coprire gli occhi.
-Andiamo a trovare un posto in cui dormire, e poi ti spiegherò cos’è successo-
Camminarono per una mezzoretta che sembrò non finire, ma alla fine trovarono un albergo che aveva anche le terme.
Naruto pagò per una notte per due persone, ma dovette pagare per quattro visto che il gestore dell’albergo non permetteva di far entrare animali della grandezza superiore a quella di  un cane ninja. Naruto pensò subito ad Akamaru e a Kiba.
Così dovette considerare Leia e Rotus come due persone.
Alla fine, l’uomo, più contento, consegnò le chiavi della stanza e augurò una buona notte. Naruto sorrise e annuì, ma quando si girarono e si avviarono per le strade, fece la sua imitazione con una smorfia buffissima che fece ridere Mahra.
Una volta arrivati nella stanza, Rotus e Leia si accomodarono dentro una stanza e si rannicchiarono sopra i letti bassi che dovevano essere quelli dei due ragazzi.
Mahre si sdraiò sopra Leia, che la avvolse con la coda
-Aaaaah, non vedevo l’ora che arrivasse notte! Ho così sonno che quasi quasi salterei la cena- mormorò stiracchiandosi la schiena e lasciandosi andare in un lungo sbadiglio.
Naruto rise leggermente e con calma posò lo zaino a terra e si tolse il mantello.
Si scompigliò i capelli togliendo la sabbia rimasta attaccata ad essi e incrociò le braccia sul petto –Ragazzi, c’è ancora un ultimo sforzo da fare prima di andare a letto-
-Sarebbe?- domandò Leia già quasi addormentata
-Una lavata a tutti quanti-
Leia sbuffò contrariata mentre Rotus grugnì divertito –Ci provi a spostarmi, se ci riesce-
Naurto alzò un sopracciglio e si sedette a gambe incrociate portando le mani all’altezza dello stomaco. La sua espressione sembrava dire “Ne sei sicuro? Guarda che faccio sul serio”
Rotus si alzò di scatto, quasi spaventato. Ringhiò infastidito -Ok, come non detto, scherzavo!- e si sedette composto sulle zampe.
Anche Leia si era alzata, facendo quasi sbattere la schiena a Mahre –Scusami, cucciola mia. Ma devo obbedire-
Mahre alzò un sopracciglio guardandolo –Ma si può sapere quanti razza di poteri hai? Perché se ti siedi, loro si alzano?-
Naruto sorrise, come se la cosa lo divertiva –Scommettiamo che riesco a sollevarti con un dito senza fare la minima fatica?-
-E come? Con un jutsu? Guarda che sono capaci tutti!-
-Non con un jutsu. Rimanendo fermo per pochi secondi-
La ragazza assottigliò gli occhi –E’ impossibile-
Naruto sorrise e riportò le mani all’altezza dello stomaco e chiuse gli occhi.
L’espressione si fece seria e rimase così un minuto o quasi.
Mahre vide qualcosa scurirsi sopra le sue palpebre, e all’improvviso si fecero arancioni. Quando aprì gli occhi, non erano più azzurri e luminosi. Ma di un giallo brillante. La pupilla non era tonda e nera, ma rettangolare e chiara.
“Ma quelli sembrano gli occhi di un rospo” pensò la ragazza
Poi Naruto si alzò e invitò la ragazza a fare lo stesso. Con uno sbuffò obbedì.
Il ragazzo si abbassò sotto di lei e la afferrò per le caviglie sollevandola in alto.
-OH CAVOLO!- ululò lei. Per un momento rischiò di perdere l’equilibrio, ma poi riuscì a ritrovare l’equilibrio.
Naruto, adesso, la stava reggendo con un braccio solo da sotto la sua pianta del piede.
La ragazza teneva l’altro sollevato al ginocchio e cercava di tenere l’equilibrio.
Il braccio dello shinobi era perfettamente teso in alto, ma stranamente rilassato. Mahre non avvertiva nessuna tensione esagerata o alcuno sforzo sul suo viso.
-Be’… che dire… uau… -
-Sai come ho fatto?-
-Ehm… andando ogni giorno in palestra a sollevare pesi da tre tonnellate per caso?-
-Non da tre: da cinque-
-Che cosa?!-
Rise -Scherzavo-
La riposò a terra e la colorazione negli occhi svanì.
-Ce l’ho fatta entrando in Modalità Eremitica. Me l’ha insegnata il Maestro del mio Maestro-
-E chi era il Maestro del tuo Maestro?-
-Un rospo. Fukasaku si chiama-
-Ah….- disse colpita. “Quanti altri poteri ha?” pensò –Ma quante cose sai fare?-
Naruto rise e intanto si avviarono alle terme –In realtà poche. Conosco soltanto molti jutsu di ogni mia modalità, e sono tre-
-Sarebbero?-
-La Modalità Eremitica, quella di Kurama e infine il normale me stesso-
-E “il normale te stesso” che jutsu sa fare?-
-I miei attacchi più potenti sono il Rasen-Shuriken, la Moltiplicazione Superiore del Corpo e l’Evocazione di Kurama-
A momenti Mahre inciampò su i suoi stessi piedi. Guardò esterrefatta il ragazzo -Che cosa?! Tu sai evocare Kurama?!-
Naruto alzò le spalle come se fosse niente –Certo, perché no? Ma non lo faccio quasi mai. Non incontro nemici degni o potenti quanto me da permettermi di evocarla-
Mahre sperò di aver sentito male. Deglutì –Hai detto… “quasi”? Cioè… tu l’hai già evocata?-
-Due volte o tre…- Parlava dell’Evocazione di un Demone potentissimo come se parlassero di che tempo avrebbe fatto domani.
Mahre sbiancò all’idea di trovarsi faccia a faccia con il Novecode –E in che situazioni?-
Erano arrivati davanti agli spogliatoi femminili, ma prima di andare, lei voleva saperlo
-Soltanto per farmi una chiacchierata con lui. In fondo sta sempre rinchiuso dentro di me e parlare ogni tanto gli fa piacere. Ah si! E per sgranchirsi le gambe-
A Mahre caddero le braccia contro i fianchi “Oh, perfetto… questo evoca un demone potentissimo per farsi una chiacchierata e per sgranchirgli le gambe… fantastico…”
-Io vado. Stare con te è più faticoso di quel che pensavo. Quando finiamo, devi promettermi che mi spiegherai a fondo i tuoi jutsu, chiaro? E soprattutto mi devi chiarire questa cosa di Kurama! Vieni Leia, ci penso io a pulirti il pelo- ed entrò negli spogliatoi. Leia la seguì.
-Andiamo, Rotus. Ho un bisogno disperato di farmi un bagno. Puzzo come un animale-
Rotus ringhiò
“Ops!” -Ehi, no, scherzavo, amico! Dai, coraggio. Oggi razione doppia di coniglio per farmi perdonare-
Rotus grugnì, ma entro velocemente negli spogliatoi maschili che erano più in là.
*******
-Cosa ne pensa del posto, Signorina Tsunade? Hokage di Konoha? Egregio capo del Paese del Fuoco? Onorevole…-
-Mi va benissimo questo! Grazie, Cururo!- lo bloccò prima che partisse per l’ennesimo giro di complimenti sul suo compito e sul suo dovere.
-Bene, allora buona notte!... - e prima che partisse con un altro giro di Titoli e complimenti, Kiba lo prese per le spalle e lo spinse fuori dalla porta.
-Sia ringraziato il cielo- disse a voce piuttosto bassa e monotona Shino –non ce la facevo quasi più a sopportarlo. Ero davvero al limite-
Kiba si tolse il suo mantello e lo appese –A me sembravi calmo come sempre, Shino-
Shino si voltò a guardarlo –Forse dovresti conoscere meglio i tuoi compagni-
-Ragazzi, calmi. Lo so che quel tipo era davvero appiccicoso, ma dobbiamo capirlo. Come si può non riempirmi di complimenti, bella come sono?- e lanciò il suo mantello in aria con fare teatrale mentre i suoi occhi brillavano di una luce orgogliosa.
Kiba si affrettò a prenderlo al volo e appenderlo accuratamente all’attaccapanni
“Quell’uomo le ha inflitto una quantità di complimenti esagerata che le ha fatto perdere la testa” pensò il ragazzo, con sguardo rassegnato
Ormai, l’Hokage tanto onorevole, stava andandosene in giro per la stanza fingendosi su una passerella.
- Signorina Tsunade, ci conviene mangiare e poi andare a letto presto stasera. Dobbiamo arrivare presto al Villaggio. Non si sa mai quello che può essere successo- intervenne Shino lasciando il mantello a Kiba e avvicinandosi alle camere da letto.
-Ehi, mi avete preso per un attaccapanni per caso?!- esclamò, già nervoso di suo, Kiba. Con un leggero ringhiò posò anche quello di Shino sull’appendiabiti
Tsunade recuperò la sua dignità –Avete ragione. Comunque sono troppo preoccupata per questa storia- si sedette composta sul tavolo e incrociò le braccia, pensandoci su
“Grazie al cielo è tornata in sé” pensò Kiba. Si avvicinò al tavolo e si sedette anche lui.
Akamaru, intanto, disse che sarebbe andato a ordinare da mangiare e prima che Kiba lo potesse fermare, trotterellò via.
-Stupido di un cane…- mormorò, ma ormai era partito.
-Ho deciso- sbottò a un tratto, Tsunade posando una mano sul  tavolo con forza –Mi farò dare dei rapporti domani mattina stessa! E se c’è qualcosa di grave, prenderò i comandi anche da qui!-
L’Hokage si sbrigò a prendere una pergamena e cominciare a scrivere i suoi ordini a Shizune.
Intanto Shino tornò, annunciando che le camere erano pronte, e mancava solo la cena
-Ci sta già pensando Akamaru- rispose il padrone del menzionato portandosi le mani dietro la testa e inarcando la schiena contro lo schienale
-Da solo?-
-Lui ha i suoi metodi-
-Si, di cacciarci fuori da qui a calci-
Kiba lo guardò di traverso –Io ho quel qualcosa che si chiama “fiducia”, dovresti averla anche tu, sai? Non sei sempre tu quello che parla del lavoro di squadra e dei compagni? Be’, Akamaru è comunque un tuo compagno, sai?-
Shino ci rimase di sasso. Non che si notò particolarmente. Era sempre rigido, quindi era anche difficile dirlo.
-Vedo che finalmente hai capito qualcosa di quel che ti dico-
-Ehi, ma come ti permetti!?- sbottò alzandosi in piedi e indicandolo con fare sdegnato.
-Kiba, era un complimento- disse con il suo solito timbro di voce
Ma prima che Kiba potesse dubitare, arrivò Akamaru con dei cuochi che distribuirono la cena sul tavolo e dopodiché uscirono.
-Bravissimo Akamaru!- esclamò il ragazzo e accarezzò il cagnone.
Dopo Akamaru abbaiò qualcosa.
-Che cosa?- Kiba sembrava stupito
-Cos’è successo?- chiese immediatamente l’Hokage. Aveva già spedito la pergamena al Villaggio della Foglia
Kiba aggrottò la fronte –Akamaru dice di aver fiutato un chakra molto particolare-
Akamaru abbaiò di nuovo
-Dice che sembrava un miscuglio del chakra di un ninja con quello di un animale-
-Che cosa?- adesso anche Tsunade sembrò preoccupata e si avvicinò al ragazzo
-Si, e…-
Akamaru abbaiò ancora una volta
-… ed era anche abbastanza potente. L’ha sentito dalle terme di questo albergo-
-Che tipo di animale? In che senso un miscuglio di un chakra ninja con un chakra animale?-
Akamaru guaì
-Lui non la sa. Dice che era molto strano. Però dice che è abbastanza sicuro che fosse una specie di…- Kiba si fermò.
-Vai avanti, Kiba. Qui ci può essere qualcosa di grosso e forse anche pericoloso-
Il ragazzo annuì- Una volpe. Il chakra di una specie di volpe ninja-
*******
-Ora che la Hyuga è stata presa, quanti ne mancano?- chiese Mirio finendo di farsi fasciare la ferita da Romui
Alla sua domanda rispose Mudruru stesso, che entrò in infermeria in quel momento. Tutti si fecero attenti -Tre. Quella del Villaggio della Roccia, quello del Villaggio della Nebbia e quello del Villaggio del Gelo-
-Sissignore- risposero in coro i samurai.
-Dovete partire domani pomeriggio. Tu, ovviamente, Mirio, non puoi andare. Saresti inutile-
Il samurai abbassò lo sguardo, impotente. Non poteva certo rispondere al suo capo.
-Al posto tuo parità un altro samurai, o forse è meglio che mandi uno dei miei ninja, dato la vostra incompetenza?-
Gli uomini sbarrarono gli occhi –Ma signore…- tentò Dajo -… abbiamo portato qui la Hyuga! E anche quell’altra ragazzina…!-
-E a momenti scappavano entrambe!- tuonò l’uomo. I samurai non seppero come rispondere.
-Se voi siete i samurai più competenti, non oso immaginare gli altri. Devo per forza affidarmi a voi. Penserò se mandarvi uno die miei ninja o no- e con quelle parole si congedò.
Romui cercò di tagliare la tensione nella stanza -Dicono che quello del Gelo sia uno tosto-
-Si, come no. Lo dicevano anche di quell’Uchiha, eppure ora è qui- disse con un sorrisetto compiaciuto Dajo, felice dell’intervento di Romui
-Ti ricordo che ci hanno pensato i ninja alla sua cattura, e quei pochi samurai che erano andati con loro gli ha uccisi. Sono tornati in due dalla sua cattura, e uno era anche ferito gravemente. Ti faccio notare che erano partiti in settanta- disse serio Koichi. Teneva strette le braccia contro il petto, incrociate. Lo sguardo basso e il tono leggermente duro.
-Dettagli…- mormorò Romui –Ma se Mudruru mentisse?- il suo era meno di un sussurro, ma in quel silenzio tutti lo sentirono e tutti lo guardarono.
L’uomo finì di fasciare la garza a Mirio e la fissò con un nodo stretto. Poi guardò i suoi compagni
-Si, insomma… su quello che ci ha promesso. Io penso che non dica la verità se vuole mettere di mezzo anche i suoi ninja. La sua proposta era completamente diversa, no?- continuò sempre a bassissima voce, come se temesse quello che diceva.
Tutto calò in un silenzio tombale.
Non sapevano che rispondere.
*******
Naruto alzò la testa di scatto.
-Cosa succede, Maestro Naruto?- ma nello stesso momento in cui glielo domandò, anche Rotus drizzò le orecchie di colpo.
-L’hai sentito, vero?-
Rotus cominciò a ringhiare.
-Secondo te sono amici o nemici? Sembravano molto sorpresi di trovarci qui-Naruto si alzò dall’ammollo e si legò un asciugamano in vita.
Anche Rotus uscì dall’acqua e si scrollò tutta l’acqua. Adesso, tutto lo sporco che si era accumulato dopo tanto tempo su tutto il suo pelo, era completamente scomparso. Il pelo brillava di un arancio caldo, che ricordava tanto quello di un tramonto.
L’acqua, d’altro canto, era diventata di un colore più sullo scuro. Ma Naruto non aveva tempo per badare a questo.
-Muoviamoci a uscire e tornare in camera, poi ne parliamo più tardi-
-Si, Maestro-
Naruto asciugò velocemente il pelo con un asciugamano e glielo tenne sopra al pelo e in testa. Rotus grugnì –Devo per forza andare in giro così? Sono ridicolo-
-Non sei ridicolo, sei una meraviglia. E ora muoviamoci-
Uscirono dalle terme e si avviarono verso gli spogliatoi, ma in quel momento si sentì una voce che Naruto conosceva bene e un abbaio
-Akamaru, ma sei proprio sicuro?-
“Kiba…! Akamaru…! Qui?! Ma che ci fanno al Villaggio della Sabbia?!”
Tuttavia non aveva tempo per farsi prendere dal panico. Doveva trovare una soluzione e alla svelta! I passi si facevano sempre più vicini.
Poi a Naruto venne un idea, anche se ridicola.
“Odio doverlo fare, ma…”
Congiunse le mani tra loro chiudendole a pugno, lasciando fuori soltanto l’indice e il medio che si toccavano e sussurrò –Tecnica Seducente!-
Il suo corpo modificò fino a prendere le formi di quello di una ragazza.
Si tolse l’asciugamano dalla vita e lo portò a coprire anche il petto e dopodiché si finse naturale.
“Per i Kage, che situazione imbarazzante” pensò
-Maestro Nar…?!-
Ma in quel momento spuntarono Kiba e Akamaru davanti a lui… o lei… insomma, avete capito!
“Caspita, sono cresciuti” pensò Naruto.
Kiba era diventato più alto, i capelli erano scompigliati e scuri come sempre, erano leggermente più lunghi di come se lo ricordava e due ciocche gli coprivano leggermente la fronte.
Portava una tuta nera e blu scura, il copri-fronte legato al collo e i canini ai denti sembravano essersi ingranditi. Il segno sulle guance era di un rosso più cupo.
Akamaru era cresciuto anche lui, ma non arrivava minimamente all’altezza di Rotus.
Anzi, in confronto sembrava un cuccioletto smarrito.
-Ehm… ciao- lo salutò.
Kiba non seppe come rispondere -Scusa noi… stavamo cercando un uomo. Cioè non che tu non sia un uomo! No, aspetta, ma che cavolo ho detto?!-
Naruto improvvisò una risatina. Facevano così le ragazze, no? ”Oh cielo, speriamo di si” sperò Naruto
-Stai tranquillo, caro- “Mi comporto più come una nonna che come una ragazza! Sarà meglio chiuderla qui, va’!” -Arrivederci- disse e si incamminò via –Rotus, vieni?-
-Si, Maestro Na…-
Naruto gli lanciò uno sguardo così gelido che per un momento non sembrò più tanto femminile e aggraziato.
-…rima. Maestra Narima, già!-
-Oh dannazione! Ma tu parli!!- si impressionò Kiba guardandolo a occhi spalancati
-Si, e allora? Che hai da guardare, ragazzino?-
-Rotus, dobbiamo proprio andare- lo sguardo di Naruto era pericolosamente minaccioso, nonostante le parole uscirono abbastanza delicate.
-Come hai fatto ad avere una volpe parlante? E’ una tecnica dell’Evocazione? Ma non servono solo per combattere?-
“Mannaggia a te, Kiba!”
-Ehm si… ma, be’… ecco io… è un regalo-
-Un regalo? E da parte di chi?-
Naruto ne aveva davvero abbastanza. Doveva proprio andarsene -Ma ti sembrano domande da fare a una ragazza, razza di sconosciuto?! Saranno affari miei?! Andiamo Rotus!-
-No, aspetta! Scusa, io… aspetta ti devo parlare..!-
Ma in quel momento, disgrazia peggiore delle disgrazie, dagli spogliatoi femminili, uscì Mahre, seguita da Leia.
Era vestita normalmente, perché a quanto pare aveva già finito di asciugarsi e portava solo un turbante sopra la testa fatto con un asciugamano.
Anche Leia, come Rotus, portava un asciugamano sulla groppa e uno in testa.
Mahre guardò stupita prima la ragazza che si diceva di essere la padrona di Rotus e poi Rotus stesso, che neanche lui sapeva cosa fare. Poi guardò anche Kiba che sembrava avere più dubbi di lei
-Scusa tu chi saresti? Rotus, ma che stai facendo?!- domandò Leia esterrefatta. Non poteva pensare che avesse abbandonato Naruto per essere dominato da una ragazzina!
-Anche tu parli!? E anche tu hai una volpe che parla?!- domandò Kiba indicando prima l’una poi l’altra .
-Leia non è mia- disse Mahre. Naruto non sapeva più che cosa inventarsi. Questo complicava parecchio le cose!
-Mahre, ascolta…!- si fece avanti Naruto, fingendosi sua amica. Sperò che lei stesse al gioco, doveva trovare un modo per fargli capire che era Naruto.
Ma purtroppo, le cose non andarono come sperava. La shinobi si tirò indietro.
-Ma tu chi saresti?! E come fai a conoscere il mio nome? E perché sei con Rotus?!-
-Aspetta, la volpe è tua?- si intromise nuovamente Kiba
-No, non è mia-
-E allora come fai a conoscerlo?-
-E’ del mio compagno di squadra-
-Il suo compagno di squadra ti ha regalato questa volpe?- chiese rivolgendosi a Naruto\ragazza
-Che cosa!? Ti ha regalato Rotus?! E’ impossibile!-
-Lei mi ha detto che questa volpe è un regalo- spiegò Kiba
-Si può sapere chi cavolo sei tu?!- sbottò Mahre.
-Io sono Kiba…-
-Non tu, baka! Mi riferisco a lei!- e indicò Naruto\ragazza
-Non ti chiami Namina?- chiese Kiba
-Be’, Namina, come hai potuto prendere Rotus! E tu come puoi seguirla!- e si rivolse alla volpe. Per la prima volta sembrò essere colta di sorpresa e senza sapere come reagire.
-Cavolo, non ci sto capendo niente! Se queste volpi non sono né tue, né tue- e indicò le due ragazze –allora di chi sono?!-
-Del mio compagno di squadra!-
-Del mio Maestro!-
Risposero in coro Leia e Mahre.
-E come si chiama!- sbottò esasperato Kiba. I suoi lineamenti si fecero più animali e minacciosi. Era davvero impaziente di conoscere la verità.
-Nar…-
Ma prima che potesse finire il suo nome, Naruto, velocissimo, tirò un pugno a Kiba, che senza aspettarselo fu preso alla sprovvista e cadde a terra svenuto.
Akamaru, intanto, era stato colpito anche lui da Rotus con una testata secca alla nuca.
-Ma che hai…?!- stava per sbottare Mahre, mentre tirava fuori un kunai.
Ma in quel momento, annullò la Tecnica e tornò a essere il normale Naruto uomo. L’asciugamano scese intorno alla vita e il ragazzo le tolse il kunai di mano e le tappò con una mano la bocca.
-Dannazione, Mahre, sono io! Sono Naruto!-
La ragazza annuì, facendogli capire che aveva inteso.
-Ma perché sei diventato una donna?!- sbottò, lei, contrariata.
-Ti spiego tutto in camera. Muoviamoci!- e provò a spingerla via, ma lei fece peso sulla pianta del piede e contrastò la spinta
-Aspetta Naruto, non dimentichi niente?-
-Di che cosa stai…?- poi realizzò che parlava dei vestiti –Oh giusto!- corse negli spogliatoi, si cambiò velocemente, e dopodiché tornò da lei
-Ora andiamo. No aspetta!-
-E ora che c’è?- si voltò Mahre
Naruto prese Akamaru in braccio e lo posò sopra a Rotus, dopodiché prese anche
Kiba in spalla e a quel punto uscirono.
*******
-Ma dov’è finito Kiba?- domandò l’Hokage aggrottando le ciglia e guardando Shino
-Akamaru lo stava trascinando via fino a una mezzoretta fa- rispose Shino, guardando attraverso quei suoi piccoli occhiali l’Hokage
-Mh… aspettiamo che torni e poi mangiamo. Speriamo che non ci metta troppo. Se non torna entro un ora e mezza, allora gli è successo qualcosa-
-Si, signorina Tsunade-
*******
Naruto posò Kiba sul letto della camera e gli medicò il pugno che gli aveva inflitto sullo zigomo.
-Cavolo, Naruto, mi dispiace. Non avevo capito che eri tu- si sentì in colpa la ragazza abbassando lo sguardo.
-Sono davvero imperdonabile Rotus… Maestro Naruto… mi dispiace davvero tanto- anche Leia guaì, puntando il muso a terra.
-State tranquille. Ormai tutto è passato e ce la siamo cavata- disse lo shinobi finendo di mettere del cotone sullo zigomo per non far venire il livido. Si alzò in piedi e si stiracchiò le braccia.
-E ora che facciamo? E chi era lui? E perché l’hai colpito? - domandò Mahre.
-Lui era un mio compagno di squadra quando ero ancora a Konoha. Non so perché sia qui. Portiamolo alla reception e diciamo che deve aver sbattuto contro qualcosa mentre correva troppo velocemente con Akamaru-  e indicò il cane
-E secondo te se la bevono?- alzò un sopracciglio la ragazza
-Certo che sì. Ci penserà Rotus- e il ragazzo lo guardò da sopra la sua spalla.
-Agli ordini, capo- ringhiò la Volpe Superiore con un aria di sfida
-Ok, ma perché l’hai colpito? E cosa centra Rotus col far credere a quelli della reception su questa bugia? Io non ci sto capendo più niente!- si esasperò la ragazza
Naruto si sedette sul letto e la guardò con un leggero sorriso –In realtà non lo so neanch’io. Penso perché non ero pronto per rivedere i miei compagni. Insomma… è vero che sto tornando al Villaggio per rivederli tutti e per aiutarti, ma devo ammettere che mi agita un po’ sapere di doverli incontrare. Sono caduto nel panico appena ho sentito la sua voce. Voglio che mi vedano tornare quando ci sono tutti, in modo da poterli salutare tutti insieme. Chissà come reagiranno… o come reagirò io…- la voce era piuttosto bassa e pacata. Doveva essere davvero stanco.
-Mi dispiace, io… scusa non faccio altro che lamentarmi. Non volevo- disse Mahre sedendosi accanto a lui. Si tolse il turbante dalla testa e lasciò che i suoi capelli, ancora un po’ umidi, le ricadessero sulla spalla destra.
-Ma no, tranquilla. Ti capisco. Una volta ero come te, sai? Sembri la mia versione femminile…- e si lasciò andare nella sua solita risata limpida. Mahre sorrise.
-Comunque, ti devo spiegare un sacco di cose vero? Che cosa vuoi sapere prima?-
Mahre ci rifletté su. Incrociò le gambe sopra al letto e portò una mano sotto al mento, mentre l’altra andò a chiudersi intorno alla sua vita –Mmh… vediamo. Hai detto che tu hai praticamente tre tipi di poteri: la Modalità Eremitica, la Modalità di Kurama e quella normale del tuo “te stesso”, diciamo-
Il ragazzo annuì
-E hai detto che sei in grado di evocare Kurama… ma, non dovresti saperla evocare soltanto quando sei nella sua Modalità?-
-Non esattamente. Quando sono in Modalità Kurama, ho tutto il suo chakra che mi infonde energia, e spesso prende la sua forma e riesco a stare in groppa a lui, ma diciamo che è più una versione difensiva. In quel momento, quando sono in quella Modalità, posso usare solo una parte del suo chakra e l’ho usata soltanto durante la Quarta Grande Guerra Ninja. Invece, l’Evocazione di Kurama è l’Evocazione di tutto il demone in sé, non solo del suo chakra. Posso farlo venire al mondo esterno in carne e ossa e farla combattere al suo fianco. Ma decide lui come usare il suo chakra, io sto solo sulla sua groppa e l’aiuto. Quando la Evoco così, è una Modalità più distruttiva. Capisci cosa intendo?-
La ragazza annuì –La Modalità Kurama è soltanto il suo chakra che si può usare più per la difesa, ma anche l’attacco va bene, e lo controlli tu il suo chakra; mentre l’Evocazione carnale di Kurama è più distruttiva e decide lui cosa fare-
-Molto bene. Mentre La Modalità Eremitica sfrutta l’energia naturale, che potenzia l’attacco e la difesa corporea. Il mio maestro, uno dei ninja Leggendari: Jiraya, non era esattamente un Eremita completo con tanto di colorazione degli occhi, ma era molto dotato-
-Tu invece sei un Eremita, vero? Hai superato il tuo maestro e hai la colorazione degli occhi-
Naruto annuì
-Mh… adesso mi è più chiaro… e che mi dici dei poteri delle tue Volpi?-
-Loro sono un misto tra il mio chakra e quello di Kurama, hanno ogni tipo di funzionalità che si appropria ad ogni tipo di animale ninja: destrezza, velocità, forza, agilità, potenza, chakra… ma tutto è triplicato e hanno anche dei poteri speciali. Ma solo alcune di loro-
-E perché? E’ ingiusto! Perché tutte non hanno lo stesso potere?-
-Perché sono nati così. Vedi: Kurama vieni chiamato anche Novecode, e il suo potere deriva dalle sue code, no? Be’, Rotus e Leia sono il suo potere più il mio. Loro sono, in un certo senso, vari tipi delle personalità di Kurama. Rotus è una Volpe Superiore perché si avvicina al carattere di Kurama più di tutti. Lui è nato nella nona coda, quindi è di grado nove-
-Aspetta un attimo…-
A Mahre venne in mente una certa cosa che aveva detto Naruto mentre imparava a salire in groppa a Leia:


–Prima di tutto, devi sapere che Leia è una volpe di grado cinque, quindi non sarà troppo aggressiva con te e si lascerà cavalcare senza alcun problema-
-In che senso è di grado cinque?-
-Dobbiamo fare in fretta, non possiamo perdere tempo così adesso. Te lo dirò un'altra volta. Adesso, afferrale il muso-

-… quando mi hai insegnato a cavalcare Leia, hai detto che era di grado Qcinque… quindi è nata dalla quinta coda, giusto? Il suo potere deriva dalla quinta coda. Avevi anche detto che si sarebbe lasciata cavalcare senza troppi problemi...
Hai detto che Rotus è così aggressivo perché si avvicina più di tutti alla personalità di Kurama, mentre Leia, essendo di grado cinque, è più gentile e mansueta, quindi è la parte più nascosta del carattere di Kurama… giusto?-
-Vedo che capisci in fretta- sorrise
-Ehi, cosa credi? Sono una spia degli ANBU! Informazioni da mettere insieme e capirci qualcosa in tranelli e indovinelli logici è la mia specialità- e alzò il pollice in alto.
Naruto rise come al solito.
-Adesso ho capito!- sorrise, contenta, la ragazza –Ma dimmi… perché Rotus è maschio e Leia è femmina? Perché non sono tutti maschi visto che anche Kurama lo è?-
Naruto aggrottò la fronte –Oh cavolo, è difficile da spiegare. Ma cercherò di fartela semplice. I demoni erano solo nove, ed erano praticamente imbattibili: non potevano morire distrutti dai ninja. Ma si possono uccidere, tuttavia, togliendo la vita ai propri Jinchuriki e far morire entrambi. Adesso ne sono rimasti due: io e Killer Bee del Villaggio della Nuvola. Finché non ci fanno fuori, a noi due, rimarranno sempre altri due demoni. E come pensi che vada avanti con loro? Se noi invecchiamo, loro invecchiano con noi? Ci hai mai pensato?-
-Ehm… in effetti no-
-Kurama non muore… non morirà mai. Ma può reincarnarsi-
-Reincarnarsi?-
-Esatto. Ma non sceglie lui come. Dipende tutto dalla Volpe Superiore: dalla nona coda, che prenderà il posto di Kurama in un nuovo demone tutto nuovo.
Adesso, se durante la sua vita, la nona coda, che diventerà un nuovo demone, verrà trattata con odio e imparando a provare il dolore e la voglia di uccidere come è già successo, il prossimo demone può tramutarsi nuovamente in un maschio dominante che tratterà tutti con superiorità e arroganza. Così è successo, infatti.
Kurama ha vissuto con troppo odio e dolore, a fatica, però, sono riuscito a salvarlo. Adesso è troppo tardi perché di rincarni nella sua parte più docile e buona, ma la prossima generazione, dopo quella di Rotus, se la nona coda verrà impregnata di felicità dell’amore umano, allora, probabilmente, il prossimo demone sarà una femmina più amorevole. Tutto dipende dalla nona coda che verrà a sostituire l’anima di Kurama-
-Parli della nona coda come se fosse viva e avesse dei sentimenti!-
Una strana luce brillò nei suoi occhi -Se vuoi parto con la spiegazione più difficile che comprende il funzionamento dei cercoteri da cui prendono il nome e del chakra demoniaco da cui è composta sia la loro anima che…-
Mahte sbarrò gli occhi e alzò le mani al soffito –Ooook, ho capito! Mi va bene questa spiegazione-
Naurto sorrise vittorioso. Lasciò una carezza al muso di Rotus, che si era sdraiato sul pavimento accanto a lui. Era così grande, anche da sdraiato, che Naruto dovette allungare molto il braccio per arrivare al suo muso.
Rotus, avvertendo quella presenza calorosa di affetto, abbassò la testa e fece scorrere meglio la mano di Naruto sul suo muso. Chiuse gli occhi e sospirò forte dalle narici. Gli doveva davvero piacere quando il suo padrone lo coccolava
-In fondo loro sono come me… sono stati soli troppo a lungo e privi d’affetto…- passò la mano anche tra le orecchie, lasciando qualche grattino dietro di esse. La Volpe Superiore era sul punto di abbandonarsi a quelle carezze e addormentarsi.
Leia, presa da quel momento di affetto, allungò il suo muso e lo posò sulle ginocchia della ragazza, che anche lei, commossa, cominciò ad accarezzarle la testa.
Il pelo era morbido e setoso ancora più di prima da quando avevano fatto il bagno.
Si erano accurati di asciugarli per bene con gli asciugamani e Mahre aveva anche spazzolato il suo pelo. Rotus non l’ha lasciata fare, si è semplicemente scrollato il corpo e ha lasciato che il pelo si gonfiasse, facendolo apparire, come sempre, enorme.
-Quindi tu… cioè.. insomma, ti mancano i tuoi amici?- e lanciò un occhiata al corpo svenuto del ragazzo: si era quasi dimenticato di loro (c’era anche Akamaru, ovviamente)
-Si, molto. Anche se a volte pensavo fossero davvero insopportabili- e rise, ma lo sguardo era dolce e sembrava essersi perso in chissà quale ricordo –quando vogliono sanno essere le persone migliori del mondo… ma sai, ognuno ha i suoi difetti. Temo che quando arriveremo, una ragazza, in particolare, dai capelli rosa, mi tirerà un pugno e mi sgriderà, scommettiamo?- ma il suo sguardo si spense in un attimo di secondo, diventando così buio e malinconico che non sembrava da lui.
Mahre percepì che tra loro due c’erano state delle divergenze e forse dei litigi anche bruschi.
Ma così come era successo, quello strano momento svanì insieme alla sua espressione malinconica
-E’ sempre stata così. Un po’ con tutti, ma soprattutto con me, non so perché. Dovevo essere davvero immaturo, da piccolo, se ha preso l’abitudine di prendermi a pugni- e si lasciò in un'altra risata –Ah, Sakura…-
-E’ così che si chiama la ragazza?-
-Si.  Una volta ero innamorato di lei, sai? Ma poi ho capito che lei aveva occhi solo per il mio ex-compagno di squadra. E poi, quale ragazza vorrebbe stare con uno come me?-
-In che senso “come te”?- Se intendi bello, alto, biondo, muscoloso, potente, forte e brillante, allora stai pur certo che tutte ti vogliono! Pensò la ragazza. Ma subito i suoi zigomi si fecero porpora dall’imbarazzo di aver pensato quelle cose sul suo compagno di squadra”. Ma non poteva farci nulla. Era dannatamente bello e carismatico. Naruto attirava l’attenzione e non si poteva non guardarlo.
Forse, da piccolo, come diceva lui, non aveva avuto tutta quella bellezza, e attirava l’attenzione solo perché era un combina guai fannullone (anche se lei non ce lo vedeva per niente!), ma come si usa dire: Il passato è passato!
E ormai Naruto era davvero attraente.
-Strano e incomprensibile- disse il ragazzo.
-Tu non hai bisogno di essere capito, hai bisogno di essere amato. E penso che Hinata sia la migliore ragazza che ti può far sentire così-
Naruto alzò lo sguardo su di lei, e Mahre poteva giurare di non averlo mai visto così fragile. L’aveva lasciato spiazzato con una semplice frase.
Allora Mahre capì quanto fosse dolorosa la sua situazione.
“Possibile che in tutta la sua vita non gli abbiano mai rivolto parole dolci e confortanti? Un momento in cui si sono fermati ad abbracciarlo, baciarlo anche semplicemente sulla guancia, sorridergli, fargli complimenti e fargli sentire che c’è qualcuno che sta dalla sua parte e gli vuole bene? Lo conosce il torpore di una carezza sulla guancia? O la sensazione di essere stretti a un altro corpo vivo che ti dimostra il suo affetto in un abbraccio? Oh Naruto…”
Mahre si chiese se i suoi amici fossero mai stati così disponibili con lui così come lui lo era stato.
Da come aveva parlato di loro, lui li stimava e li comprendeva, accettando i loro lati negativi e positivi… ma gli altri?
Erano tutti come quella ragazza: Sakura?
Lo prendevano a pugni e gli dicevano che non riusciva mai a fare abbastanza?
Mahre scosse la testa cacciando via quelle domande. Non poteva intromettersi nella sua vita privata senza conoscerlo bene a fondo.
-Ehm…devo farti un ultima domanda, poi ho finito-
-Dimmi pure- Naruto era ancora sgomento dalle poche parole che la ragazza gli aveva pronunciato con sincerità e affetto. Lui non c’era abituato.
Continuava a guardarla con gli occhi leggermente aperti più del solito. Come se volesse nascondere il suo stupore.
-Quando siamo arrivati al Villaggio, dopo che abbiamo superato le guardie, hai afferrato Rotus per il muso dicendogli che cosa gli fosse preso… cosa intendevi?-
Naruto si riprese e sorrise leggermente. Tornò ad accarezzare lievemente la volpe, che ormai si era addormentata.
-Oh si, giusto! Ti ricordi quando ti ho detto che loro hanno dei poteri speciali?-
Mahre annuì. Sentì la testa di Leia farsi più pesante sulle sue ginocchia: si era addormentata anche lei.
-Be’, le volpi femmina hanno poteri curativi e calmanti. Possono anche intrufolarsi segretamente nei Villaggi e captare informazioni soltanto guardando negli occhi le persone, gli animali o anche scoprire l’appartenenza di un qualche oggetto e così via. Mentre Rotus, come Volpe Superiore, oltre a essere più potente e forte, può riuscire a leggere nel movimento delle persone il loro carattere, da qui ne possiamo arrivare a un attenta analisi se quella persona abbia buone intenzioni o no. E’ molto utile quando ci spiano o ci seguono. Può anche fiutare, annusando una persona, se dice la verità, se mente, se è frutto di un qualche jutsu e altre cose così. Se sei una marionetta molto ben costruita, lui lo può capire con una sola annusata.
Ha anche l’olfatto così sviluppato che se tu scappi e te ne vai chissà dove, lui ti può trovare in un secondo. E’ più veloce di tutte le altre Volpi di Kurama e i jutsu illusori non funzionano con lui.
Oltre a captare le bugie e i tranelli, può far credere agli altri quello che lui vuole che credano. Quando siamo arrivati al Villaggio della Sabbia, e io ho mentito dicendo che eri mia sorella, lui ha fatto in modo che loro se la bevessero senza alcun dubbio. Può far vedere agli altri quello che lui vuole che vedano, all’insaputa della vittima. Mi sono stupito e anche un po’ impressionato, quando uno di quei uomini ha quasi creduto che fossi io e non quello che dicevo di essere. Ho agito d’istinto e ho avuto paura che qualcosa non funzionasse nel suo potere, ma l’ho trovato strano. Lui non fallisce mai. E’ la prima volta che capita. Ma ho capito in seguito che era già molto stanco. Ho preteso troppo da lui, e mi dispiace-
Accarezzò ancor più calorosamente la testa di Rotus. Sembrava molto più rilassato e gentile mentre dormiva. Come se fosse in pace col mondo.
Ma era soltanto merito del bagno e delle carezze di Naruto, e probabilmente anche della dormita che si stava facendo.
-Ma allora perché non ha fatto credere a Kiba che non fosse una volpe o…-
-Te l’ho detto: è stanco. Lo sai da quant’è che non facciamo un riposo decente o non ci prendiamo una pausa? Da quant’è che non dormiamo in un posto così confortante?- e passò una mano sopra al morbido letto.
-Hai ragione… non ci avevo pensato- arrossì nuovamente la ragazza.
Naruto sorrise, poi si alzò dal letto e prese Kiba in spalla.
-Dove vai?-
-Lo porto alla reception. Tu mangia e poi vai a letto. Io intanto preparo il programma per domani. Dormi tranquilla, ti sveglierò io quando sarà il momento-
-Va bene… ma ti prego, riposati anche tu. Hai bisogno di dormire-
Naruto annuì e uscì dalla stanza.
Intanto la shinobi finì di asciugarsi per bene i capelli e poi li legò in una lunga treccia.
Andò a tavola e mangiò finché non si sentì ben sazia.
Lasciò il cibo che spettava a Naruto davanti alla sua sedia, in modo che quando tornava avrebbe mangiato.
Sistemò i due letti togliendo le coperte da sopra di esse, preparando anche quello di Naruto, così anche a lui gli bastava che si sdraiasse e cominciasse a dormire.
La ragazza trovò un accappatoio dentro un armadio che usò a mo’ di pigiama e lasciò i suoi vestiti ai piedi dal letto ben piegati.
Poi si sdraiò infilò sotto le coperte e si sdraiò lasciando che il materasso si piegasse sotto il suo peso, e si lasciò invadere dal torpore della morbidezza e del calore di quelle morbide coperte.
Presto si addormentò.
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Salve!
Scusate questo ritardo abissale, ma ho avuto dei problemi con i miei impegni XD
Spero non ricapiterà più! ^^
Come sempre, ringrazio tutti coloro che seguono, recensiscono e mettono tra i preferiti la storia.
Questo capitolo è più lungo del solito e spero che vi piaccia! ^^
Arigato! ^^
-Lady Malfoy_01

   

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Capitolo 7
*** Problemi di tempo ***


                                                                                                                          UN NUOVO NARUTO 

Capitolo 7: Problemi di tempo 

-La Saggezza in persona?- alzò un sopracciglio Sasuke. La voce era fredda e distaccata
Hinata sbarrò gli occhi. Era davvero impressionata “Lei è…!”
-Yamini-sama! Hanno preso anche voi? Oh cielo… sono onorata di essere alla sua presenza. Sono mortificata, non l’avevo riconosciuta!-
La bambina sorrise leggermente –Si figuri, Hinata-sama-
La ragazza rimase un attimo interdetta, la guardò a occhi sbarrati  -“… -sama”, ha detto?-
Yamini alzò gli occhi per guardarla meglio –Sei la prossima in linea di successione per il governo del tuo clan, no? Penso sia più che giusto attribuirti questo titolo-
Hinata arrossì, imbarazzata.
Non era abituata a ricevere complimenti da una Saggia del Clan Kurshi.
Era una leggenda la storia su come questo potere fosse entrato nel loro Clan benedicendo le figlie del primo Capo Famiglia Imonoi Kurshi.
Si diceva che la donna di cui Imonoi si fosse infatuato, e che alla fine era riuscito a sposare, fosse la Jinchuriki di un Angelo Benefattore che aveva portato saggezza e amore nel clan, facendolo diventare famoso. Questa benedizione era trasmessa di madre in figlia e portava serenità nella vita del Villaggio cui appartenevano.
Nei secoli, però, cominciò a bramarsi questo potere e le figlie erano sempre catturate per cercare di estirpare questa benedizione con la forza.
Ovviamente, furono protette dai ninja del Villaggio, e nessuna venne mai catturata sotto la loro protezione.
Ma a quanto pare, la bambina lì presente che aveva da poco ereditato questa benedizione, era stata portata via e adesso si trovava rinchiusa in questo posto.
Hinata non era sicura di questa leggenda.
A lei piacevano, in realtà, ma pensava fossero solo delle storie per mandare a letto una bambina in modo sereno sapendo che c’è qualcuno che è sempre nel giusto e dona amore e felicità.
Ormai Hinata non aveva più cinque anni e non credeva quasi più alle leggende se non per pensare che fossero belle da ascoltare. Ma quella le era sempre interessata particolarmente e non l’aveva mai dimenticata, ma rimaneva comunque dubbiosa.
Possibile che potessero esistere creature da un potere così benefico?
Ma più ci pensava più credeva fosse possibile.
“In fondo, così come esistono i demoni come la Volpe a Nove Code, che sono soprattutto portatori di distruzione e odio, perché non dovrebbero esistere anche angeli benedicenti? Tutto sarebbe equilibrato… bene e male… luce e oscurità”
A Hinata venne in mente la lezione dello Yin e dello Yang che le insegnò Ko quando aveva sette anni.
Ma prima che potesse perdersi nei ricordi, qualcosa di strano cominciò a sentire lungo il suo corpo. Si sentiva incredibilmente stanca, come qualcosa di pesante che le scorresse nelle vene facendola sentire pesante.
Hinata si rese conto che la cosa non l’aveva colpita poi così di colpo. Quella strana sensazione stava già girando nel suo corpo da quando era stata legata a quel maledetto palo. Tutto era andando gradualmente, ma lei quasi non l’aveva percepito: era stata troppo occupata a pensare dove fossero e alla conversazione tra loro tre.
-C-Cosa sta succedendo?- chiese Hinata. Si rese conto di avere il respiro aumentato.
-Ci stanno assorbendo il chakra- fu la risposta di Yamini-sama.
Hinata si guardò attorno. In effetti, tutti avevano un espressione stanca e stravolta. Dormivano ed erano sudati fradici, come se li stessero costringendo ai lavori forzati.
-Ma perché sono tutti addormentati?-
-Ve l’ho detto Hinata-sama: ci stanno assorbendo il chakra. In tutto il tempo che sono rimasta qua ho solo potuto fare una teoria. Noi siamo ancora svegli perché siamo stati gli ultimi a essere catturati, quindi prima di arrivare nelle loro condizioni ci vorranno delle ore… poi anche noi cadremo distrutti privi di energie… il tuo amico Sasuke aveva il fiatone quando ha provato a usare lo sharingan, secondo te perché?-
Hinata ci rifletté bene –Forse questi sigilli che abbiamo sulle fronti, non servono solo a impedirci di usare il chakra: in fondo, anche se per un breve arco di tempo, Sasuke è riuscito a usare il suo sharingan. Posso solo pensare che… servono anche per far assorbire chakra ancora più velocemente!- sgranò gli occhi
La bambina annuì. Aveva la fronte imperlata di sudore –Più proviamo a usare i nostri poteri, più aiutiamo questi trasmettitori di chakra a toglierci le energie-
-E dove vanno questi trasmettitori? A chi stanno cercando di dare potere?- a chiederlo fu Sasuke. Anche lui cominciava a sembrare stanco, ma sicuramente non voleva darlo a vedere.
La bambina ormai aveva un po’ di fiatone –Io non so tutto… io ho esperienze di vita, morte, amore e altro… ma non posso rispondere a domande come queste… io consiglio, aiuto e proteggo… nient’altro-
Hinata intervenne -Ha ragione, Yamini-sama… lo perdoni- e lanciò un occhiata all’interessato. Lui, tuttavia, non mostrò nessun tipo di risentimento
-Da quanto è qui?- gli domandò, invece
-Io sono qui… da poco prima… di te… Da quando sono stata portata qui, era passata circa un ora e mezza… credo….e sei arrivato… anche tu-
-Per quanto… credete… che siamo stati… qua?- chiese Hinata
Alla domanda della ragazza rispose di nuovo Yamini. Hinata si chiese se Sasuke era già crollato, ma non aveva più la forza di alzare nemmeno la testa -In media… sei ore… forse è notte…-
Sei ore? Così tanto è passato… mi è sembrata una semplice oretta…”
-Non so perché… ma penso che qui il tempo sia ridotto… in piccole scale… il tempo che scorre qui… è diverso… da quello che c’è la fuori… lo avverto nell’aria…- Yamini sembrò averle letto nel pensiero. Aveva il respiro molto pesante ormai, la voce assonnata e se la immaginò con la testa ciondolante e il sudore sul viso.
Hinata non sapeva cosa pensare. Tutto quello che le rimbombava nella testa era una gran voglia di riposare e chiudere gli occhi.
Sentiva caldo, anche lei era sudata, e la maglia le restava appiccicata al suo corpo dandole sconforto. Si sentiva come costretta a lavorare sotto il sole cocente senza poter bere né riposare.
“Non posso mollare… devo almeno… cercare di scoprire.. dove siamo… “
Hinata era stravolta, ma in qualche modo cercò di attivare il Byakugan.
Il sigillo sulla sua fronte cominciò a emanare fumo, ma in realtà non bruciava sulla pelle: bruciava, letteralmente, il chakra.
Quando prima Sasuke ha gemito, pensavo fosse per il dolore… ma in realtà… era per lo sforzo”
La ragazza era davvero esausta, non si sentiva nessuna parte del corpo. Perfino i pensieri erano lenti e sembravano doversi farsi spazio tra il cemento liquido per poter arrivare a essere captati dal cervello.
Coraggio, un ultimo sforzo!” Hinata cercò di prendere respiro. Chiuse gli occhi e si concentrò.
-Byakugan!-
Si sforzò di aprire gli occhi più che poteva, e guardò fuori dalla porta.
Vide solo deserto.
Oltre quella porta, in superficie, c’era soltanto sabbia e poche rocce. Più in là, però, c’era una sfumatura verdastra che ricordava un bosco…
E lì tutto si annullò.
Il Byakugan non resse più, e Hinata cadde con la testa in basso, ansimante. Era stravolta.
Solo per un momento, riuscì a pensare a una teoria su dove potessero essere…
“Possibile che siamo al confine tra il Villaggio della Foglia… e quello della Sabbia?”
… e poi svenne.
*******
-Sei una delusione, Mahre!-
-Siamo proprio senza parole!-
-Dovevamo aspettarcelo da una come te!-
-E pensare che era partito con Shinsu… razza di ragazzina inutile!-
-NO! Aspettate! Datemi un'altra occasione, vi supplico! Non fallirò, ma vi prego… ce la posso fare!-
-E cosa credi di fare, pivella?-
-Io fermerò Mudruru!-
Gli uomini scoppiarono in una risata così rude che sembrarono più animali che persone.
-Figuriamoci se tu, scricciola e pivella come sei, puoi fermare uno come Mudruru!-
-Già, a malapena sei riuscita a fare questo semplice compito che ti avevamo affidato!-
-Io ho un piano!-
-Ah davvero? E cosa avresti intenzione di fare? Cercare Naruto Uzumaki e portarlo dalla tua parte?- e riscoppiarono tutti a ridere, ancora più rudemente di prima, se possibile.
-Esattamente! Io lo convincerò!-
Tutti assottigliarono gli occhi, e una ragazza della sua squadra si avvicinò con fare minaccioso –Lui è sparito da due anni… non serve nessuno… non segue nessuno… è un solitario… nessuno è degno di stare al suo fianco. Non ce la puoi fare a trovarlo: è un ninja di livello altissimo. Sai una cosa?- le passò una mano sul viso con quella sua unghia rossa e tagliente. Mahra non si spostò di un centimetro –Quasi quasi ti lascerei andare solo per vedere se riesci a compiere la missione che vuoi…- e sorrise perfidamente. I suoi amici si trattennero dal staltarle addosso: tenevano molto alla loro amica Mahra.
-E sia, allora! Ti lasceremo andare. Se trovi Naruto Uzumaki e lo convinci a toglierci da questo nemico… ti perdoneremo il tuo fallimento-
-Mahre…!- bisbigliò con enfasi Mariko, la sua migliore amica e compagna di squadra.
-Allora partirai domani mattina-
I ragazzi fecero per protestare, ma lei li zittì alzando un pugno, e poi tornò a guardare Mahre con aria di sfida –Questo ho deciso e così sarà. Preparati, pivella. Vediamo se riesci a rimediare al tuo casino- e si lasciò andare in una breve risata bassa. Era ovvio che non ci credeva –Se riesci a convincerlo, inviaci un rapporto e noi verremo da te ad aiutarti con i rinforzi… e sarai perdonata-
Dopodiché tutti se ne andarono.



Mahre aprì gli occhi di scatto.
Era sdraiata di fianco, avvolta dalle coperte che si era tirata su ieri sera.
Avvertiva il lieve respiro di Leia, e  quello più rumoroso di Rotus accanto a sé.
Si sporse oltre il comodino e notò una strana luce provenire dall’altra sala. Quando si girò, poi, vide che il letto affianco al suo era vuoto. Naruto doveva già essersi alzato.
“Oh cavolo… devo avvertire il Generale Minsh… “ si disse appena si ricordò del sogno che aveva fatto.
Si mise a sedere sul letto e si alzò, dirigendosi verso la sala.
Naruto era seduto là sul tavolo. Dove prima stava la sua cena, ora il tavolo era ricoperto di fogli e libri. Era profondamente immerso in una lettura.
Mahre si rese conto che non aveva toccato cibo, perché la sua cena era tutta spostata verso la parte opposta del tavolo, completamente dimenticata.
Capì anche dalle borse sotto gli occhi che non aveva dormito nemmeno un secondo da quando era tornato.
-Naruto-kun!-
L’interpellato alzò lo sguardo e sorrise leggermente –Buongiorno Mahre! Già sveglia? Sono appena le otto-
-Tu, piuttosto, perché non hai dormito!? Sembri un cadavere!- il ragazzo rise come suo solito e si stiracchiò le braccia e la schiena –Avevo delle cose importanti da fare- fu la sua risposta
-Potevi almeno mangiarti o bere qualcosa!-
-Oh-oh! Stai tranquilla che ho assunto anche fin troppi liquidi- e indicò, sopra al lavandino della cucina, una serie di tazze che erano state riempite con chissà quale bevanda: forse un tè, ma sicuramente non una tisana.
-Naruto, tu sei pazzo! Hai bisogno di riposare!-
-L’ho fatto anche per troppo tempo…- il suo era un sussurro, ma la ragazza lo sentì benissimo. Con uno sbadiglio, il ragazzo chiuse il libro e mise a posto i fogli dentro di esso e fece una torre con gli altri due libri sul tavolo. Prese il tutto, si alzò,  e lo posò nello zaino.
-Bene, adesso che sei sveglia, posso dirti il nostro programma di stamattina. Brevissimo e facile da capire-
-Sentiamo- si interessò la ragazza, ma continuava a pensare che quel pazzo doveva mangiare qualcosa… e soprattutto riposare!
-Adesso facciamo colazione, ci prepariamo, e una volta pronti saliamo su Rotus e Leia e andiamo al Villaggio. Fine- e alzò il pollice verso l’alto con un sorriso luminoso.
-E una volta arrivati al Villaggio della Foglia ti fai una dormita e poi mangi qualcosa!- e lo guardò in modo da fargli capire che non avrebbe accettato una risposta negativa.
-Ok, come vuoi!- e alzò le mani al cielo in segno di resa –Vado a farmi una doccia- e con quelle parole se ne andò in bagno.
“Che razza di… di… Testa Quadra!”  pensò la ragazza alzando gli occhi al cielo
*******
Quando Kiba si risvegliò, era sdraiata su un letto con davanti a sé i volti preoccupati del suo compagni di squadra e dell’Hokage.
-Buon giorno!- lo cantilenò l’Hokage con un sorriso un po’ teso.
Ma sicuramente meglio dell’accoglienza di Shino che se ne uscì con un -Quella botta doveva essere davvero forte…-
Kiba drizzò subito la schiena e si guardò intorno: era nella loro camera d’albergo.
“Quelle ragazze! Un uomo che regale volpi ovunque! Un attacco! Qui c’è di mezzo qualcosa! Questo odore è di frittelle?”  rimase un attimo incantato da quel frascosse la testa “Non è il momento di pensare alle frittelle! Anche se sono così buone… e sembra che in queste ci sia lo sciroppo di mirtilli… KIBA SMETTILA IMMEDIATAMENTE!”
-Perché ha quella faccia disorientata?- chiese Shino a voce alta. Probabilmente lo voleva pensare.
-Dimmi Kiba, come ti senti?-
Kiba scosse la testa –Hokage! Qui c’è qualcosa che non mi convince! Si ricorda delle volpi di cui vi ho parlato ieri?-
-Si, certo… ma Kiba…-
-Ho trovato le persone da cui provenivano! E non era una: erano ben due! C’è qualcuno che se ne va in giro a vendere volpi parlanti, dobbiamo fare in fretta!-
L’Hokage scosse la testa –Non possiamo immischiarci negli affari del Kazekage, il Villaggio è il suo, il Paese è governato da lui. Qui io sono impotente-
-Si ma non possiamo permettere che quello là…!-
-Basta così, Kiba- la voce fredda e dura dell’Hokage fecero rabbrividire Kiba.
Non poteva disobbedirle, ma allo stesso tempo voleva saperne più di quella storia.
-Fatemi dare solo un occhiata! Come ha detto lei, qui noi siamo praticamente solo dei forestieri, non succederà nulla se faccio due domande di curiosità. E poi sono sicuro che Naruto avrebbe fatto lo stesso!-
Tasto dolente.
L’Hokage restò senza fiato e aprì di scatto gli occhi, quando si ricompose tremò lievemente, e in fine sospirò –Hai ragione… quella Testa Quadra avrebbe fatto così… chissà se avremmo ancora il diritto di chiamarlo “Testa Quadra”- e sorrise un poco
-Be’, per me lo rimarrà per sempre! Sono a tanto così da superarlo!- esclamò Kiba avvicinando a un millimetro l’indice e il pollice. Poi fece un veloce inchino alla Signorina Tsunade –Allora vado. Torno in un lampo!- il suo cane abbaiò, affermando quanto detto –Andiamo Akamaru!- e insieme si alzarono e si vestirono velocemente
-Torno… in… un… lampo!- esclamò infilandosi la maglia e il mantello per poi uscire dalla stanza.
*******
-Molto bene, Akamaru. Dobbiamo fare una cosa veloce ma intensa, sei pronto?-
Il cane abbaiò, più carico che mai.
-Fantastico! E’ così che ti voglio- e si diressero verso la reception
Si fermarono davanti al balcone e Kiba suonò il campanello posato sopra alla stretta mensola. Subito, un uomo baffuto e pelato dai capelli bianchi andò da loro –Buongiorno, signore. Posso esserle utile?-
-Si, grazie. Volevo chiedervi un informazione, ci sono per caso due ragazze con due grandi volpi come accompagnatori?-
L’uomo si portò una mano al mento e ci pensò su –Non mi ricordo di due ragazze… ma una sì! E c’era anche un uomo, anche lui con una volpe-
“Due donne e un uomo con delle volpi? Forse l’uomo è il venditore di quelle strane volpi!” Kiba, dentro di sé, cantava di vittoria
-Ah fantastico! Mi dica subito il numero della loro camera!-
Il vecchio alzò un sopracciglio e una mano –Frena, giovanotto. In questo albergo la privacy dei nostri clienti è vitale e…-
-Ma si certo! Potete stare tranquillo, buon uomo, che io li conosco! Sono… ehm… i miei amici che aspettavo!-
Il vecchio sorrise subito, probabilmente non era abituato a riconoscere una bugia quando gliene si parava una davanti –Molto bene allora! Camera… vediamo…- e si chinò per sfogliare il registro -… camera… 247!-
-Benissimo, grazie!- e corse via.
Kiba era sicurissimo di aver svelato il mistero.
Quelle due ragazze hanno comprato entrambe le volpi da questo uomo che è il compagno di squadra di quest’altra ragazza! Ma le volpi continuano a essere sue, per questo le ragazze affermavano che non fossero loro, o meglio, una di loro… l’altra è quasi sempre stata zitta…” scosse la testa “ Comunque, non ha importanza! Ti ho scovato!”
Era finalmente arrivato davanti alla porta della camera 247 e bussò con una certa impazienza.
*******
Mahre aveva quasi finito di sistemare la camera, e Naruto era da poco uscito dalla doccia, che sentirono bussare alla porta.
-Chi può essere?- chiese Mahre a Naruto, che entrò in quel momento nel piccolo salotto mentre si infilava la maglia.
-Non lo so. Rotus sta ancora dormendo, ma non lo voglio svegliare. Non ci resta che aprire e sperare che non sia una brutta faccenda-
-Apro io. Tu tieniti pronto a intervenire, ma sta nascosto- disse la ragazza a Naruto, che non fece in tempo a protestare che aprì la porta.
La ragazza si ritrovò davanti lo stesso ninja di ieri, a differenza che aveva i capelli ancora più scompigliati dell’altra volta e sembrava avesse fatto le scale di corsa. Mahre era sicura che le avesse fatte.
Non sapeva che dire, ma ci pensò lui a storpiare l’atmosfera dopo un attimo di silenzio sgomento –AH! Lo sapevo!-
-Tu sei quello di ieri! Che cosa vuoi, ancora?- Mahre pregò che Naruto rimanesse nascosto… oppure avrebbe dovuto chiamarlo per farli rincontrare dopo tanto tempo? Decise di seguire lui.
-Qui con te c’è il tuo compagno di squadra, vero? Fammelo incontrare! Gli devo parlare!-
-Ok, ma… non so se la cosa ti piacerà o meno…-
-Di che cosa stai parlando? Fammelo vedere e basta! Chiamalo!-
Mahre era un po’ agitata. Sapeva che sicuramente Naruto aveva sentito tutto, ma voleva come avvertirlo: temeva per la reazione di Rotus nel caso vedesse uno sconosciuto urlare contro al suo padrone -Ok, ma… ascolta… non ti stupire troppo, ok? Niente mosse avventate, soprattutto!-
Il ragazzo all’inizio alzò un sopracciglio, poi scoppiò a ridere per mostrare infine i suoi canini in una specie di sorriso diabolico –So come cavarmela. E’ un tipo tosto? Lo sono anch’io! E sicuramente molto più di lui-
“Io non credo proprio, mio caro Kiba” pensò Mahre.
-Entra-
Kiba non se lo fece ripetere due volte ed entrò. Akamaru guaì
-Si, hai ragione… anch’io sento un odore familiare…- all’improvviso non sembrò più tanto sicuro di sé, ma più dubbioso.
Mahre incrociò le braccia al petto –Dai, esci fuori… c’è una persona che ti vuole incontrare-
*******
Kiba era piuttosto agitato.
Sapeva di conoscere quell’odore, ma proprio non riusciva a trovare un riferimento che lo confermasse. Era come se una persona che aveva conosciuto e di cui avesse memorizzato l’odore, fosse in qualche modo cambiato, tramutando anche l’odore.
Come se (facendo un analogia col cibo)  una volta profumasse di cocco e pesca, e ora, invece, profumasse di cocco e menta!
Non aveva un riferimento sicuro a cui aggrapparsi. Ma ne era certo di aver sentito da qualche parte “il cocco”, ma la “menta” proprio non riusciva a collegarla a nessun ricordo.
Quando il ragazzo uscì da dietro il muro, Kiba sgranò gli occhi così tanto che sembrava che stesse per buttare fuori le orbite. Cominciò a tremare e sudare freddo. Chiuse le mani a pugno per cercare di controllarsi.
-Non può essere…-
-E perché no? Non sono mica morto! O sta girando per il Villaggio della Foglia questa notizia?- Naruto cercava di toglierlo da quello stato di shock. La prima volta non aveva fatto certo così.
-N-Naruto?-
Il ragazzo si aprì in un sorriso a trentadue denti, mettendo in evidenza anche lui i suoi canini
 “In confronto, quelli di Kiba sembrano di un cuccioletto indifeso” riuscì soltanto a pensare, Mahre. Kiba, a quanto aveva capito, aveva un lato canino… ma Naruto, aveva proprio una volpe dentro di sé
 -E’ bello rivederti, Kiba-
Lo shinobi rimase fermo così per pochi secondi, ma subito dopo scosse la testa frenetico –Che cosa significa!? Perché sei qui?! Perché sei con lei?! Sei diventato un venditore di volpi?!-
Come aveva temuto, le grida di Kiba svegliarono Rotus che fece per piombare a una velocità estrema contro il ragazzo, ma Naruto fu preparato e lo blocco dal petto.
-Calma, Rotus!- lo spinse indietro e gli afferrò il muso spingendolo verso il basso.
La volpe smise di cercare di andargli contro, ma continuava a guardarlo con fare sospetto.
-Tu sei il ragazzino di ieri?- ringhiò
Akamru guaì mentre Kiba lo guardava anche lui con gli occhi assottigliati –E tu sei la stessa volpe di ieri! Naruto ma cosa..?!-
-Adesso ti spiego tutto- e gli raccontò delle ultime cose successe negli ultimi giorni.
Gli spiegò anche che in realtà quella ragazza era lui sotto la Tecnica Seducente, ma non gli spiegò il motivo.
-E perché l’hai fatto, baka?!-
Naruto semplicemente incrociò le braccia al petto e sospirò –Non lo so nemmeno io. L’ho fatto e basta, ma adesso questo non è importante…-
-Si che è importante! Dananzione, mi hai tirato un pugno in faccia!-
-Scusa, ti ha fatto tanto male?-
Kiba si ricordava soltanto di aver visto un ombra avvicinarsi verso il lato destro del suo viso e aveva percepito un chakra potentissimo.
“Quanto sei diventato forte Naruto? Dannazione, a momenti non ti riconoscevo. Sei cambiato tantissimo, sia in aspetto che in mentalità. Chi l’avrebbe mai detto?!” Kiba era davvero sconvolto
-No, ma figurati!-
Lo shinobi sorrise di nuovo –Bene allora! Adesso dimmi di te, che ci fai qua?-
-Abbiamo scortato la Signorina Tsunade per un summit dei Kage. A quanto pare ci sono stati un sacco di rapimenti in tutti i Paesi-
-In tutti i Paesi?- Kiba pensò che il ragazzo non sembrava poi così sorpreso, sembrava più che altro che stesse prendendo delle informazioni.
-Perché tu ne sai qualcosa?-
Intanto Mahre aveva scritto velocemente una pergamena al suo Capo e la stava spedendo proprio in quel momento.
-Si. Ci siamo già scontrati con loro, come ti ho già detto-
-E così questa ragazzina vuole fermare il Capo di questi samurai? E perché lo fa da sola? Se proprio è negli ANBU può usare la sua squadra, no?- e guardò la ragazza che entrò in quel momento
Naruto scosse la testa –Non lo so,  e non ho mai cercato di capirlo-
-E perché!?-
-Non mi interessa. So che è leale nei miei confronti e che quello che mi ha detto è vero. Non mi basta sapere altro. Mahre, a proposito! Potresti svegliare Leia?-
-Certo, Naruto- e se ne andò nell’altra stanza tirando un pugno a Kiba sulla spalla –E non chiamarmi ragazzina!-
Kiba alzò gli occhi al cielo “Ma tu guarda che caratterino la ragazza!”
-Naruto, allora davvero stai tornando a casa?-
-Se no perché ti avrei concesso di vedermi?-
-“Ti avrei concesso”? Ma chi ti credi di essere! Guarda che per me rimarrai sempre la solita Testa Quadra!-
-Come ti permetti?!-
E scoppiarono in una piccola rissa amichevole del “chi capovolge chi” cercando a vicenda di schiantarsi a terra.
Alla fine sorrisero e Kiba annunciò che era leggermente più forte di quel che ricordava.
-Ma davvero? Non è che sei tu che ti sei indebolito?- e rise, Kiba lo guardò assottigliando gli occhi e al contempo facendogli una linguaccia
-Comunque… prima hai detto “Abbiamo”, vuol dire che c’è qualcun altro?-
-Si, c’è anche Shino…. Sarà contento di rivederti! E anche la Signorina Tsunade, non sembra ma si è attaccata ancora di più a te durante questi anni… o meglio, alla tua immagine. Vedrai come sarà contenta quando ti vedrà! Allora vado a dare la notizia e dopodiché ci vediamo tutti insieme e poi torniamo a Konoha! Se avete bisogno, passate dalla nostra camera la 157- e corse via come un fulmine con Akamaru prima che Naruto potesse dire una qualunque cosa
Naruto rise fra sé e guardò Rotus -Allora… che ne pensi?-
-Che tipo… impulsivo!- ringhiò infine
-Ti ci abituerai. In realtà, se impari a conoscerlo, sotto quel suo carattere da duro, ha anche una sensibilità molto delicata e sa essere generoso e gentile… a modo suo-
-Rassicurante- fu il suo unico commento
*******
Signorina Tsunade,
mi dispiace comunicarle che si è verificato un imprevisto durante la sua assenza.
Ieri pomeriggio, verso le 13:30, la discendete al trono della Casata degli Hyuga è stata rapita da un gruppo di quattro samurai.
La sorella minore della discendente al trono e suo padre sono vivi e vegeti.
Aspettiamo con ansia suoi ordini.
Altre comunicazioni di Stato…
Ma Tsunade non lesse oltre. Quella parte iniziale era la più importante.
La pergamena tremava nelle sue mani.
“Oh cielo… tutto così in fretta doveva succedere?”
In quel momento la porta della camera si spalancò e ne uscì un Kiba molto euforico, ma prima che potesse dire qualunque cosa, l’Hokage lo bloccò rigidamente
-Prima di dirci le tue informazioni sulla ricerca del “venditore di volpi” voglio che mi ascoltiate… tutti e due…- e guardò Shino che si era seduto sulla sedia.
-E’ successo qualcosa, Hokage?- domandò l’ultimo
-Se non è importante, allora io avrei una cosa davvero essenziale da riferirvi!-
-Si, è importante! Qui, subito!- scandì l’Hokage.
Kiba non osò disobbedire, ma allo stesso tempo avrebbe voluto comunicare subito alla Signorina Tsunade di dove fosse stato in tutti quegli anni e soprattutto dove era in quel momento!
-Ieri sera, prima di cena, ho spedito una pergamena alla Foglia per sapere come stavano andando le cose: con questa storia dei rapimenti temevo per il mio Villaggio-
Gli shinobi annuirono, comprensivi. Akamaru guaì.
-Ebbene, oggi mi è arrivata la risposta. Potrei far finta di niente e aspettare di andare là per dare ordini, ma purtroppo è una cosa troppo grave!-
-Cos’è successo?- domandò Kiba, Shino rimase zitto come al solito. Perso in chissà quali pensieri.
-C’è stato un attacco alla Casata degli Hyuga e hanno portato via il Capo Famiglia-
Le reazioni furono differenti tra i due ninja.
Si sentirono, però, entrambi tornati indietro a due anni fa, quando la notizia di un attacco alla casa della loro amica era stata ancora più sconvolgente di allora.
Akamaru guaì così forte che sembrava gli avessero pestato la coda con un salto, mentre Kiba cominciò a tremare e impallidire, la bocca aperta ma senza che ne uscisse nessuna parola, solo qualche gorgoglio strozzato.
Shino invece, agì con più enfasi del solito ed esclamò –Che cosa?!-
-Non può essere!- lo assecondò, subito dopo, Kiba, ritrovando un po’ di forza.
-Invece è così- ribatté la voce secca dell’Hokage –Il jutsu del Clan Hyuga è stato nuovamente portato via-
-Questo vuol dire che…- Kiba sbarrò gli occhi, terrorizzato
Shino sussurrò una sola parola, spaventato –Hinata…-
Era una delle rare volte in cui Shino si lasciava invadere dalle emozioni. Era molto legato alla sua compagna di squadra, era come la sorellina che non aveva mai avuto.
Kiba, anche. Si era sempre mostrato protettivo nei suoi confronti e l’aiutava sempre e dovunque ne avesse bisogno.
Era già successo due anni fa…
La cosa si stava ripetendo…
E di certo non l’avrebbero abbandonata ora!
-Dobbiamo andare a salvarla!- esclamò Kiba
L’Hokage si girò di scatto verso di lui. In tutto il tempo era rimasta di schiena a guardare fuori dalla finestra da cui aveva ricevuto la pergamena. Lo fulminò con lo sguardo -Ah perché tu sai dirmi dov’è la loro base?!-
-No, ma so riconoscere l’odore di Hinata a kilometri di distanza- ringhiò il ragazzo, che già gli stava venendo un idea in mente
-Intendi con il tuo nuovo jutsu? E’ pericoloso! Non hai ancora imparato al meglio a gestirlo!-
-Lo so ma non abbiamo altra scel…!- Kiba si bloccò. Certo che aveva un'altra scelta.
-Conosco una persona che può dirmi dov’è la loro base!-
-E sarebbe?- chiese assottigliando gli occhi e incrociando le braccia sotto il petto
-Mahra!-
-Chi è questa Mahra?- domandò Shino
Ma Kiba non aveva tempo per rispondare alle domande superficiali del suo amico, doveva agire in fretta!
Guardò disperatamente l’Hokage e cercò di convincerla –Mandi una pergamena al Villaggio il più velocemente possibile e facci raggiungere qua da Sakura, Ino e Shikamaru!-
-Kiba cosa stai…?-
-Ci servirà aiuto! Mi creda, la prego! So come trovare la base!-
L’Hokage lo soppesò attentamente per un paio di secondi, dopodiché tirò fuori Kazuiu dalla sua toga –Kazuiu, ti prego, avverti Shizune della mia decisione: manda Sakura, Ino e Shikamaru da noi. Avvertili della situazione-
-Si, certo!- esclamò la piccola lumaca. Tsunade annuì e la ripose nella toga.
-Perché proprio loro tre, Kiba?-
Kiba si voltò verso la porta e si incamminò verso l’uscita mentre diceva –Ovunque sia il posto, dove tengono Hinata, ci saranno anche altri ninja bisognosi di cure: è qui Sakura è bravissima. Con Ino potremmo usare i suoi jutsu per entrare nella testa di quei samurai e scoprire il loro piano per intero e anche dov’è il loro capo…- arrivò alla porta e afferrò la maniglia, si fermò un attimo per dire le ultime parole -… e in fine Shikamaru è uno stratega brillante e un ottimo Jonin che può aiutare le ragazze con un piano per invadere la loro base. Inoltre sostiene Ino con i suoi jutsu per aiutarli con i suoi, quindi sono perfetti-
-Tutto questo sarebbe perfetto, vero… se sapessimo com’è fatta la loro base e soprattutto dove si trova- ragionò Shino tornato improvvisamente calmo e calcolatore
-Lasciate fare a me-
E uscì dalla stanza senza chiedere  a Shino di venire con lui. Probabilmente avrebbe dovuto vederlo e gli avrebbe fatto piacere, ma non avevano il tempo.
Ci sarebbe stato il momento dei saluti nel momento giusto.
*******
-Ciao Ten-Ten! Buon giorno!-
-Ciao Sakura, già sveglia?-
Le due ragazze si incontrarono nel parco di allenamento comune della loro vecchia Accademia.
-Com’è che hai avuto la mia stessa idea?- rise Ten-Ten
Sakura si limitò a ridere, ma neanche lei sapeva perché era lì. Il campo era piuttosto piccolo, non adatto ad un allenamento per una Chunin esperta come lei, ma aveva come avuto bisogno di andare là. Era stato come un richiamo.
-I piccoletti sono ancora nelle classi, possiamo stare qui un ora al massimo prima che vengano i futuri Genin per la prima ora di lezione!- sorrise Ten-Ten.
-Hai ragione, allora già che siamo entrambe qua, alleniamoci insieme, che dici?-
La ragazza annuì facendo l’occhiolino -Perché no?-
Sakura si mise in posizione e aspettò la mossa della sua amica –Quando vuoi-
La Kunoichi scattò in avanti e mirò a un calcio basso verso le caviglie per farle perdere equilibrio, ma Sakura saltò sopra di lei e andò oltre. Ten-Ten si sbrigò ad alzarsi e mirare a un pugno verso il suo viso che venne parato con un avambraccio della ninja medica.
Le ragazze continuarono così per una buona mezz’ora, finché da una porta della scuola uscì un Maestro accompagnato dai suoi allievi che stava dicendo –Qui adesso impareremo a… oh!- esclamò vedendo le ragazze combattere.
Loro, tuttavia, erano così concentrate che non sentirono la presenza del Maestro e continuarono con il loro allenamento.
I bambini ammiravano stupiti le due ragazze, osservando attentamente quel groviglio di gambe e braccia che si intrecciavano fra loro.
Erano entrambe velocissime e incredibilmente agili.
Il Maestro ne approfittò subito –Bambini, come potete  vedere, se vi impegnate duramente, state attenti alle mie lezioni, mangiate sano e farete sempre i compiti a casa… questo sarà il risultato!-
-Oooooh!- esclamarono i bambini, deliziati e incantati.
In quel momento, Sakura li sentì e si fermò di colpo, bloccando un pugno di Ten-Ten con la mano –Ehi ma che fai?- chiese la ragazza che era di schiena alla classe.
Sakura sorrise a lei e poi ai bambini –Abbiamo un pubblico, a quanto pare-
Ten-Ten si girò e le scappò un leggero “Oh!”
-Maestro! Le nostre più sentite scusa, pensavamo di poter sfruttare il campo per poco e andare via prima che voi arrivaste! Ci perdoni!- e chinò la testa la Kunoichi
Il Maestro alzò una mano –Nessun problema, Ten-Ten-chan. Io sono Cayu. Bambini, salutate Ten-Ten-chan e Sakura-chan! Eroine del nostro Villaggio! Loro hanno combattuto durante la Quarta Guerra Ninja avvenuta due anni fa!-
I bambini si inchinarono ed esclamarono in coro –Salve!-
Sakura diventò rossa come un peperone –Oh ma figuratevi!-
Le Kunoichi non erano ancora abituate a ricevere ringraziamenti o a dover ricordarsi che ormai tutti conoscevano il loro nome. La cosa era stata un po’ inquietante all’inizio, ma poi ci hanno fatto l’abitudine.
-Signorine, vi prego! Mi aiutereste con la mia lezione? Sono certa che con degli esempi come voi potremmo far capire ai bambini quanto sia importante impegnarsi sempre- e Cayu si inchinò un'altra volta
-Si dai vi prego!-
-A me servirebbe un aiuto!-
-Anche a me!-
-Si è vero! Sei proprio una schiappa!-
-Ehi parla per te, baka!-
-BAKA NON SI DICE!-
-NON E’ COLPA MIA SE SEI UNA TESTA DURA!-
-A CHI HAI DETTO TESTA DURA, FAGIANO!?-
-A CHI HAI DETTO FAGIANO, COCORITA?!-
-A CHI HAI DETTO…-
-Ehi no, basta!- a intervenire fu Sakura.
Due ragazzini si erano messi a bisticciare e il Maestro Cayu aveva cercato di far smettere i due, ma proprio non volevano saperne.
Sakura intervenne e i due la guardarono con occhi spalancati.
Sakura si avvicinò a loro e si inginocchiò di fronte ai due. La guardarono stupiti e confusi, ma soprattutto avevano una faccia del tipo “OhperiKagelapersonachestimodipiùalmondèquivicinoameemistasorridendo!” 
-Come vi chiamate?-
La bambina dai capelli neri disse lentamente –Li…i…ku-
-Liiku? Che bel nome! Io sono Sakura. E tu sei..?-
Il ragazzino prima deglutì e sempre guardandola incantato rispose –Tojo-
-Liiku e Tojo, eh? Perché stavate litigando?-
I bambini sembrarono presi alla sprovvista e si guardarono in cagnesco. La prima a parlare fu il ragazzo –Lei mi chiama fagiano e mi fa i bisticci!-
La bambina prese aria nelle guance e diventò tutta rossa, sembrava stesse per scoppiare –Sei tu che mi tiri i capelli di continuo! Dici che sono malvagia e che faccio schifo in tutto quello che faccio!-
-Ehi calma!- ripeté Sakura –Non mi interessa chi ha cominciato. Ma dovete finirla qui. Dovete sapere, bambini- e guardò tutti –che la vera forza di un ninja sta nel suo compagno. E' così che ci si sostiene e si diventa più forti. Insieme è meglio-
-Oooooh!- esclamarono i bambini, e subito alcuni di loro abbracciarono forte i loro amichetti.
Intanto il Maestro Cayu ammirava strabiliato la ragazza. Ten-Ten sorrideva compiaciuta e se la rideva sotto i baffi. Non riusciva a immaginare una “Saukura baby-sitter” forse perché la sua amica se non viene ascoltata molto diventa nevrotica e da in escandescenze. Ma dettagli…!
-Quindi, se volete diventare degli shinobi forti e valorosi, dovete avere cura di tutti i vostri compagni e amici. Questo Villaggio è forte perché siamo tutti come una grande famiglia, sapete? Ognuno qui è disposto di fare molto per il proprio compagno, sostenerlo e stargli sempre vicino ogni cosa accada. Non importa il suo carattere, le persone si devono sopportare e tollerare, ma vedrete che poi diventerà un abitudine e vi farà quasi piacere-
-Ooooooh!- esclamarono di nuovo. Tutti guardavano con occhi spalancati la ragazza, colpiti da quelle belle parole.
-Sakura! Ten-Ten!- una voce maschile le chiamò.
Un ragazzo alto e dai capelli neri era in cima a un albero, sopra le teste di quelle ragazze, e teneva una spada dietro la schiena e un mantello aperto davanti. Aveva solo una fascia intorno all’addome che ricopriva metà del suo petto nudo, bianco come il marmo.
Portava dei pantaloni neri da tuta e degli stivali pesanti.
Intorno alla vita aveva una cintura in cui teneva un borsellino e tre rotoli bianchi con cui attivata i suoi jutsu.
-Ehi, Sai! Adesso arriviamo!- Ten-Ten guardò Sakura – Vieni, grande medica. Mi sa che ci tocca una missione!- e le fece un occhiolino.
-Ok, arrivo- si rigirò verso i bambini –Allora io devo andare. Ma voi tenete a mente quello che vi ho detto. Liiku, Tojo… sostenetevi sempre. Mi raccomando. Fare pace è la cosa migliore- donò un ultimo sorriso e saltò sul ramo di un albero
-Arrivederci, e grazie!- urlò da sopra il ramo, accanto a Sai
-Arigato, Sakura-chan! Arigato Ten-Ten-chan!- urlò il Maestro oscillando la mano a destra e sinistra in segno di saluto. I bambini fecero lo stesso.
Una volta finiti i saluti, i ragazzi saltarono giù e corsero verso il centro del Villaggio
-Pensavi davvero a quelle cose, Sakura?- domandò Sai rallentando il ritmo fino a camminare una volta arrivati vicino alle case e a dove c’era più folla.
La Kunoichi aggrottò la fronte -Si, certo. Perché Sai?-
-Non lo so… è strano che tu lo dica quando in realtà tu preferivi Sasuke a Naruto e pensavi che lui fosse solo un incapace. Voglio dire… si be’… almeno questo è quello che mi avevano detto. Vorrei ricordarti che mi hai tirato un pugno una volta, anche se ero nella tua squadra. Il tuo discorso aveva poco significato detto da te. O almeno l’avrebbe pensato così una persona che sa i tuoi soliti… ehm… “comportamenti” con Naruto-
Sakura aprì la bocca per ribattere, ma non le uscì altro che un verso strozzato. Guardò in basso e nel suo viso si creò un leggero muso –Tu la pensi allo stesso modo, Ten-Ten?-
La ragazza diventò di colpo rossa e si portò una mano dietro la testa. Si aprì in un sorriso troppo grande per essere sincero –Io? C-Certo che no, Sakura! Ma che vai dicendo, eheh! Deve essere stato a causa dei mille pugni che ti ho rifilato, eh si! Ehm… comunque, cosa dicevi Sai? Qual è la missione?-
-In realtà non c’è nessuna missione, almeno credo. Mi hanno solamente mandato a chiamare Sakura. Ma ho visto che c’eri anche tu, allora… Sakura tu vai avanti da Shizune. Io vado con Ten-Ten a cercare Ino e Shimaru. Probabilmente è una missione per voi tre. A più tardi!- e corse via
-Allora ciao Sakura!- la Kunoichi la salutò con la mano e corse anche lei dietro a Sai.
Sakura, molto pensierosa, si diresse dall’Hokage e ripensò al suo compagno di squadra.
Era vero che non era mai stata particolarmente attratta da quel ragazzino dalla tuta arancione, ma di certo non potevano pensare che lei non gli volesse bene…. Vero?
Sakura scosse la testa “Avevano ragione. Avevano ragione tutti. Io non ci tengo poi così tanto a Naruto… o almeno non lo dimostro poi così tanto. Negli anni scorsi riuscivo soltanto a piangere e chiedere aiuto a lui. Gli ho perfino inflitto una promessa che l’ha prosciugato per anni, e continua a farlo. Non ne ho mai combinata una giusta. Alla fine Naruto non era mai stato poi così idiota. Aveva una determinazione pari a quella di cento ninja, un coraggio disumano e delle capacità fisiche strabilianti. Non era neanche tanto brutto con quei suoi occhi azzurri e lo spirito vivace… e io che facevo? L’ho sempre rimproverato per quello che non riusciva a fare, che poi alla fine era solo una piccola parte. Tutto quello che riuscivo a trasmetterli era che tutto quello che faceva non era abbastanza. Eppure lui si è innamorato in qualche modo di me, e a continuato a proteggermi e a combattere le mie lotte senza neanche lamentarsi. Si è fatto carico dell’odio di tutti ed è riuscito a sconfiggere Pain. E il colmo dei colmi? E’ scoppiata una guerra per difendere esclusivamente lui, e alla fine è lui che difende noi. L’abbiamo addirittura vinta!” Sakura alzò un angolo delle labbra, in un piccolo sorriso spontaneo. Scosse la testa e tornò seria sui suoi pensieri “Ma non posso accettare il suo amore. Lui non ce lo vedo con me in quel senso…Naruto Uzumaki… hai fatto così tanto per me, e io non ho mai fatto niente per te… perché combatti guerre che non sono tue?”
Alla fine si ritrovò davanti al palazzo dell’Hokage prima di quanto immaginasse. Non si era accorta di aver stretto i pugni, all’interno dei suoi guanti neri di cuoio. Sakura non capiva. Stava stringendo i pugni e tremava… di rabbia?
“Sono arrabbiata, ovvio. Naruto rimarrà sempre una Testa Quadra imprevedibile e invincibile. Avrei dovuto starti più accanto, conoscerti meglio. Sai una cosa? Hai fatto bene a lasciarmi qui senza preavviso. Mi sono meritata il dolore che ho provato dopo quello che ti ho fatto. Io non ho mai sofferto neanche la metà di quello che hai sofferto tu, e me ne vergogno. So solo lamentarmi e far fare tutto agli altri senza che io muova un dito. Non ho mai provato a capirti, neanche ne avevo voglia. Pensavo mi volessi rovinare la vita, pensavo che fossi solo un monello orfano e quasi ti prendevo in giro per questo… quanto sono stata sciocca, Naruto. Perdonami. Riesco solo ad arrabbiarmi con tutti, e in questo momento lo sono con te. Perché tu sei esattamente il tipo di persona che vorrei essere io. Ecco perché non possiamo stare insieme. Tu sei la persona che voglio essere, il livello di potenza da raggiungere, il modello da seguire… non il ragazzo che desidero. Perdonami per il mio terribile carattere. Sono suscettibile, permalosa e arrogante… e da brava arrogante quale sono, non posso non arrabbiarmi con te per quello che fai, perché io sono maledettamente gelosa. Maledizione, Naruto! Mi dispiace, ma non posso perdonarti per quello che mi hai fatto… per quello che mi hai costretto a pensare mentre eri via. Ho capito chi sono realmente, e onestamente non mi piace molto. Ma cercherò di cambiare. Te lo prometto, questo.
Dovrei perdonarti e, anzi, quasi ringraziarti… dopo quello che ti ho fatto io per anni, questo è niente, e me lo merito. Ma te l’ho detto: sono egoista e permalosa… quindi sono maledettamente arrabbiata con te, Naruto. Ma grazie.

Arigato!”  strizzò con forza le palpebre, da cui avevano cominciato a sfiorare qualche lacrima. Le strusciò via dalle guance e raggiunse l’ufficio dell’Hokage.
Quando vi entrò, l’unica a mancare all’appello era Ino.
-Shikamaru, sei già qui?-
Il ragazzo annuì –Sai mi ha inviato un messaggio con il suo jutsu. La mia camera è un po’ sporca di inchiostro, ancora, da qualche parte, ma almeno sono qui. Ino dovrebbe essere qui fra poco-
Sakura annuì –Signorina Shizune, è molto grave?-
-Vorrei parlarvi della missione appena siamo tutti insieme- disse solamente. Sebbene l’Hokage non ci fosse, Shizune non osava sedersi dietro la scrivania della Signorina Tsunade. Rimaneva come sempre in piedi alla destra della cattedra.
Teneva le braccia tese, e le mani erano intrecciate con una tale forza da far diventare bianche le nocche. Era sicuramente molto tesa e stressata e sembrava impaziente che Ino arrivasse.
“Si, è sicuramente successo qualcosa di grave”  si rispose Sakura
Ino arrivò dopo quattro minuti in cui erano stati perfettamente in silenzio. La ragazza diventò rossa e capì che c’era una certa tensione nell’aria. Tutti stavano aspettando solo lei.
-Scusate il ritardo, ma ero sotto la doccia e ha leggere il messaggio di Sai è stato mio padre e…-
-Non importa. Adesso tu sei qui, e questo è l’importante- tagliò corto Shizune
-Ascoltate, dobbiamo fare una cosa veloce, quindi non starò troppo a spiegarvi i dettagli-
Gli shinobi annuirono
-Partirete appena avrò finito di parlarvi di quello che dovrete fare-
Annuirono un'altra volta
-Ieri pomeriggio, Hinata Hyuga è stata portata via dalla Casta Principale di cui è il capo. I rapitori sono gli stessi di due anni fa; dei samurai. Dovete procedere verso il Villaggio della Sabbia per raggiungere Kiba e Shino-
Ino era paralizzata dalla sorpresa e dal terrore allo stesso tempo. Perché la vicenda si stava ripetendo? La Kunoichi riuscì solo a balbettare una domanda incerta -Ma… come…?-
Shizune scosse la testa -Non c’è tempo per le spiegazioni. Voi andate-
-Come facciamo a fermare quei samurai se non conosciamo la loro base?!- fece un passo avanti, Sakura, anche lei molto sconvolta
-A questo provvederemo più avanti. Kiba conosce un modo per scoprire dove si trova la loro base-
-E…?-
-Basta così! Andate, non c’è tempo da perdere!-
Poche volte Shizune si arrabbiava, e queste era una di quelle. Faceva davvero paura, però. I ninja annuirono e uscirono dall’ufficio per dirigersi fuori.
-Il capo di questa spedizione sarà Shikamaru. Ora potete andare- disse velocemente Shizune, e come spesso faceva Tsunade, si girò a guardare il Villaggio attraverso l’ampia finestra.
I ragazzi aumentarono il ritmo gradualmente, per arrivare già a una certa velocità quando furono davanti al cancello.
Quando lo superarono, ormai stavano correndo.
-E’ da pazzi andare al Villaggio della Sabbia con tutta questa fretta! Seguendo anche un piano che non è ben certo!- disse Ino ragionando a voce alta
-E’ vero, ma non possiamo abbandonare Hinata! Ricordatevi quello che ci ha sempre insegnato Naruto!-
Sakura spalancò gli occhi.
Ino sorrise, convinta. Nessuno dei due aveva notato la reazione di Sakura –Hai ragione Shikamaru! Naruto… questo è per dimostrati la nostra determinazione!-
Shikamaru annuì e aumentarono l’andamento.
Sakura si vergognò immensamente di sé stessa. Naruto ormai era praticamente già diventato l’Hokage della Foglia. Possibile che l’unica a non apprezzarlo fosse lei?
Possibile che si dovesse lasciar prendere così tanto dalla gelosia?
*******
-Naruto! Ci devi aiutare!-
Kiba entrò come una furia nella sua stanza e lo afferrò per le spalle.
-Kiba, calma! Cos’è successo?!- chiese il ragazzo togliendo le mani del ragazzo dalle sue spalle, provando a calmarlo un po’
A Kiba bastò una sola parola per convincerlo della gravità della situazione –Hinata!-
Il suo sguardo si fece pericolosamente arrabbiato. Sembrava che sarebbe scoppiato da un momento all’altro.
-Che cosa le hanno fatto!?- digrignò tra i denti, stringendo forte i pugni ai lati del suo corpo.
Mahra, scossa da tutta quella rabbia, sbatté le palpebre e si avvicinò ai ragazzi –Ok, calmiamoci tutti! In cosa possiamo esserti utile, Kiba?-
Lo shinobi prese aria e deglutì “Mamma mia, che sguardo che hai Naruto!” pensò fra sé.
Si voltò a guardare Mahre perché non riusciva a sostenere il suo sguardo, anche se era imbarazzante per lui.
-E’ stata rapita ieri pomeriggio dopo pranzo! Dei samurai l’hanno portata via!-
-Questa è opera di Mudruru!- esclamò Mahre, anche lei arrabbiata. Più per il male che faceva in generale che per il rapimento della ragazza. In fondo non la conosceva!
-Tu hai detto di essere stata nella loro base! Hai detto che ti eri infiltrata, giusto? Naruto me l’ha detto! Ti prego, dicci dove si trova e andiamo a salvarla!-
Mahre deglutì e lanciò un occhiata a Naruto. Era ancora teso e si vedeva lontano un miglio che stava ribollendo di preoccupazione e rabbia compressa, ma teneva gli occhi chiusi e l’espressione era neutrale.
La quiete prima della tempesta” pensò Mahre –E’ vero, ci sono stata, ma non posso essere certa se si sono spostati o sono ancora lì-
-Non importa, diccelo! In qualche modo faremo e avremo comunque una traccia! Mahre, parla!- anche Kiba ormai era sull’orlo dell’esasperazione e tensione
“Caspita, deve essere una ragazza davvero fantastica se tengono così tanto a lei!”
la Kunoichi annuì –Va bene. La loro base si trovava al limite del Villaggio della Sabbia e quello della Foglia. E’ una sorta di caverna nascosta da un jutsu, che scava nelle profondità del deserto. E’ enorme, c’è un intero esercito là sotto insieme a un intera Nazione. Una vita segreta dell’Ex Nazione del Cielo. Ora si vogliono far chiamare la Nazione delle Profondità. Ce l’hanno a morte con il Villaggio della Foglia, e dall’ultima guerra, anche con quella della Sabbia, della Nuvola, della Roccia e della Nebbia. E’ anche il motivo per cui l’Erba si è alleato con la Foglia-
-Ma non sono samurai? La Nazione del Cielo sono dei ninja!-
Mahre aprì la bocca per rispondere, ma Naruto le passò un braccio davanti in segno di fermarsi.
Era tornato calmo.
Spaventosamente calmo.
Calcolatore e freddo.
Kiba non l’aveva mai visto così, e automaticamente deglutì e abbassò lo sguardo in segno di rispetto.
Ma che mi prende?!” si gridò. Anche Akamaru guaì e si accucciò a terra, come quando veniva sgridato.
Kiba lanciò un occhiata a Mahre. Lei lo guardava preoccupata, ma aveva obbedito immediatamente al suo “quasi” ordine.
-Non c’è tempo per le spiegazioni. Risparmiatele per quando ci troveremo di fronte all’Hokage e ai compagni miei e di Kiba. Lì avrai tutto il tempo di parlare-
-Va bene, Naruto-kun- annuì la Kunoichi
-Kiba, se non ti dispiace, io e Mahre andiamo avanti che siamo pronti. Tu informa l’Hokage e Shino. Ci incontreremo là-
Si caricò lo zaino sulle spalle e con Rotus si avviò alla porta e abbassò la maniglia.
-Aspetta! Ma come faremo a capire che sei tu?-
Naruto aprì la porta, ma si fermò per rispondere alla domanda.
Sempre rivolto di schiena verso di lui disse –Sentirai il mio odore: basati su quello. E comunque…-
Girò la testa e lo guardò di sbieco con un occhio, dandogli un aria davvero micidiale -… mi vedrai mentre prenderò a pugni Mudruru- e  con quelle ultime parole uscì, subito seguito da Rotus.
Mahre, anche lei, prese il suo zaino in spalla e con Leia corse alla porta –Perdonalo, ma ci tiene molto a Hinata! Ci vediamo, allora!- gli fece l’occhiolino e con quella volpe bianca subito dietro di lei scomparì.
Che razza… strana!” Kiba non trovò un aggettivo migliore per definirla, ma si accorse di star sorridendo.
_________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

Mi scuso per i possibili errori di battitura e grammatica! >.<

Ohayo!  ^^
Scusate, sono imperdonabile!
Ho fatto un ritardo abissale, mi dispiace! E per di più non ho mantenuto la promessa!
In questo capitolo avrei dovuto scrivere del salvataggio di Hinata, e invece, come al solito, mi sono dilungata troppo! Mi dispiace tanto.
Comunque… che dire… grazie per le recensioni, siete dolcissimi *-*
Vorrei informarvi che non ho molta stima di Sakura, ma cercherò di non essere troppo crudele o cattiva nei suoi confronti per i suoi fans. Cercherò di trattenermi il più possibile dal continuare a scrivere su quanto sia imbecille e inutile. Ma non posso farci niente XD (Scusatemi tanto! Davvero!)
Vi giuro, stavolta, sul mio credo ninja, che metterò nel prossimo capitolo il salvataggio di Hinata! E poi metterò anche tutto in ordine, e forse scopriremo qualcosa sulla vita di Mahre
Siete speciali, per me. Continuate con il vostro sostegno che mi date.
Arigato! ^^
P.S Mi piacerebbe mettere Mahre e Kiba insieme, ma vorrei che fosse una decisione di gruppo! Commentate che ne pensate e ditemi se siete d’accordo o no.
-Lady Malfoy_01



 

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Capitolo 8
*** Incontri ***



                                                                              UN NUOVO NARUTO 

Capitolo 8: Incontri 


Intorno a Hinata c’era il buio.
Era in qualche modo conoscente di essere svenuta, ma non riusciva né a muoversi, né a formulare pensieri da quanto era stanca.
Percepiva solo il buio e la fatica.
La stavano prosciugando.
Le stavano togliendo la voglia di vivere.
*******
Naruto lasciò con una botta secca le chiavi della camera davanti al balcone dell’albergo, e uscì a grandi passi.
Mahre, subito dietro di lui, si scusò velocemente con il proprietario e seguì il compagno.
“Ok, vediamo di non farlo arrabbiare ancora di più” pensò la ragazza, costretta a fare una piccola corsetta per stare al suo fianco.
Naruto faceva grandi falcate verso l’uscita del Villaggio, guardando dritto davanti a sé. Nessuna emozione particolare fuoriusciva dalla sua espressione. Mahre poteva capire che lui fosse arrabbiato solo per intuizione, logica e dal momento che camminava così veloce che sembrava stesse pedinando qualcuno.
Era troppo calmo per i suoi gusti…
Così freddo e… calcolatore!
Mahre rabbrividì.
Raggiunsero velocemente lo spacco tra le rocce, e una volta fatto un piccolo controllo dalle guardie del villaggio e aver superato il percorso lungo e stretto, Naruto afferrò il pelo di Rotus e gli salì in groppa.
Mahre capì che era il momento di darsi una svegliata e di far capire a lui in qualche modo che era pronta ad aiutarlo, così montò anche lei su Leia e cercò di darsi un aria professionale –Seguimi, Naruto. La loro base è al confine con il tuo Villaggio, ma dobbiamo fare un percorso particolare-
Leia cominciò con una leggera corsetta veloce
-Definisci “particolare”-
-Pensi davvero che basti correre un po’ in avanti fino al confine per trovarli? Non è così semplice. La loro base è in un certo punto del confine, tutto sta a vedere se conosci esattamente quale punto del confine. Potrebbe trovarsi dietro di noi così come potrebbe essere alla nostra destra, o sinistra. Anche davanti a noi!
E poi a quanta distanza dal confine secondo te? Più verso il tuo Villaggio o più verso quello della Sabbia?-
Le volpi aumentarono la velocità in una corsa calcolata ma rapida, pronti a cambiare direzione nel caso servisse
-Hai ragione, non ci avevo pensato- corrugò la fronte lo shinobi
La kunoichi scosse la testa –Ci saresti arrivato velocemente, invece. Ma sei accecato dall’odio e non ragioni lucidamente. Da qui in avanti ci penso io a portarti da loro. Tu intanto trova un modo per tirare fuori Hinata da lì-
Naruto annuì –Tu come avevi fatto a trovare la loro base?-
-Mi ero mascherata come loro e gli ho visti tornare verso la base. Non è stato difficile. Li stavo spiando già da tempo per capire come si muovevano e ho capito che sono molto disorganizzati e distratti. E’ stato facilissimo fargli credere di essere una di loro. Mentre ci dirigevamo, ho usato un jutsu speciale degli ANBU dell’Erba per quelli specializzati in spionaggio. Ti permette di memorizzare ogni cosa nella tua mente. Forme, colori, distanze, altitudini, profondità, kilometri, tempi, spazi, situazioni, parole e molte altre cose.  Ricordo perfettamente ogni dettaglio di come ho fatto a raggiungere la loro base e, quindi, dove è collocata-
A Naruto brillavano gli occhi –Ammirevole, Mahra. E’ davvero una cosa fantastica, i miei complimenti!-
La ragazza arrossì lievemente e le salì un groppo in gola. Non era abituata a ricevere complimenti sulle sue capacità, e soprattutto non da uno come lui!
-Dimmi, allora, soltanto una cosa. E’ molto lontana?-
-Se corriamo come abbiamo fatto ieri, ci metteremo circa cinquanta minuti. Massimo un oretta-
Naruto annuì –Molto bene, diamoci da fare allora. A te la strada, Capitano- 
Mahre alzò gli occhi al cielo, e dopo avergli rifilato una veloce smorfia ironica, partì con Leia  alla sua destra rispetto al Villaggio. Naruto le fu subito dietro.
*******
Shikamaru non riusciva proprio a immaginare come avessero fatto a rapire Hinata.
Negli ultimi anni, la ragazza si era allenata molto, determinata a voler diventare brava e determinata come Naruto. Aveva lavorato sodo e a lungo, indipendentemente dal tempo che c’era. Era pronta a tutto per lui, fino ad arrivare a livelli molto alti. Era quasi diventata come Neji.
“Forse è stato anche quello che ha spinto Hinata a migliorare” pensò lo stratega “la morte di Neji… “
Lui poteva a stento immaginare il dolore della ragazza. O poteva solo cercare di capirlo.
In tutta la sua vita aveva perso soltanto il suo maestro. Era molto importante per lui, certo. Ma la morte di un membro della famiglia doveva essere tre volte peggio.
Shikamaru rabbrividì.
Ma se era per questo, allora non osava immaginare il dolore di Naruto.
Neanche lontanamente poteva provare a pensare a cosa avesse passato Naruto in tutti gli anni in cui era stato emarginato e trattato male.
Lui stesso l’aveva considerato un incosciente, e si sentiva un po’ in colpa.
“Naruto, sono riuscito a capirti sul serio solo dopo la morte di Asuma. Mi dispiace tanto. Ho pensato più a me stesso che a te, come amico avrei dovuto farmi valere, e invece… mi farò perdonare, Naruto. Ora pensiamo a salvare Hinata,”
A Shikamaru piombò un idea in testa.
-Ragazze, penso che al confine incontreremo l’Hokag-
-Come fai a dirlo?- chiese Sakura. Sapeva che il suo amico era un bravissimo stratega, ma non così bravo da sembrare quasi un veggente!
-In questo momento dovrebbe star tornando al Villaggio della Foglia, e ovviamente sarà con Shino e Kiba. Secondo la missione, una volta che ci saremo incontrati, noi e Kiba ci dirigeremo verso la base dei samurai, perché lui dovrebbe conoscere la loro posizione, mentre Shino riaccompagnerà al Villaggio l’Hokage. E’ una teoria un po’ azzardata, ma Shizune non ci avrebbe certo mandati in cerca di un posto senza delle basi da cui prendere sfrutto. Ora è tutto chiaro-
-Io mi fido di te, Shikamaru. Ma se non dovessero esserci come facciamo?-
-Semplice- a rispondere fu Sakura – invieremo un rapporto a Shizune scrivendo che ci servono nuovi ordini, come ci ha detto lei-
Ino annuì –Bene, allora muoviamoci!-
Accelerarono ancor di più il passo, correndo alla massima velocità.
*******
Naruto incoraggiava Rotus a correre più veloce che poteva.
Sapeva che laggiù, da qualche parte, Hinata aveva bisogno del suo aiuto.
Per anni era stato via solo per pensare a sé stesso, senza rendersi conto di quanto Hinata l’avesse già aspettato.
“Ti chiedo di aspettarmi…” le aveva sussurrato quella sera.
Lui riusciva a immaginare il forte coraggio di quella ragazza straordinaria, che non si è parata mai davanti a niente per lui.  Che è stata la prima di tutti a considerarlo umano e a capire la sua sofferenza.
Anche prima di Iruka.
Se non fosse stato per la sua timidezza, l’avrebbe già salvato da tempo, stringendolo in quelle delicate braccia, facendogli conoscere per la prima volta il significato di affetto e amore.
“Naruto, stai calmo. Ci dobbiamo invertire le parti adesso?” sbuffò la voce di Kurama, dentro di sé.
“Sei parte di me, dovresti capire quello che provo”
“Proprio per questo ti chiedo di stare calmo, baka! Lei ha bisogno di un aiuto, non di un pazzo che spunti da chissà dove come una furia scatenata”
“Proprio tu mi vieni a parlare di furie scatenate?”
Kurama ringhiò
“E dai, scherzavo! Comunque hai ragione, amico mio. Grazie”
“Tsk!”
Naruto sorrise leggermente. Come poteva fare senza di lui?
-Quanto manca, Mahre?- urlò, guardando la ragazza accanto a sé.
-Cinque minuti, se acceleriamo possiamo arrivarci in tre- e lo guardò facendogli l’occhiolino
-Molto bene, allora vediamo chi arriva prima-
La ragazza rise e passò dei filamenti di chakra sulle zampe di Leia, che prese lo scatto e li superò di un paio di metri buoni.
Lo shinobi si chinò verso Rotus –Ok, Rotus… adesso proviamo quanto sei veloce-
La volpe ringhiò minacciosamente, cogliendo quelle parole come una sfida.
Nauto gli passò altro chakra lungo le zampe, e Rotus partì veloce come un jet.
Davanti a loro, all’inizio era come sempre una distesa di sabbia e rocce, Naruto non riusciva a vedere nessun tipo di grotta.
“Probabilmente sono nel sottosuolo, protetti da un jutsu come ha detto Mahre” pensò il biondo.
-Ci siamo!- urlò la ragazza.
Cominciarono a rallentare, e dopo una stretta curva da parte della kunoichi, imitata subito dal biondo, Mahre drizzò la schiena per vedere chissà cosa e sorrise.
Naruto guardò davanti a sé, ma non vide nulla.
Solo a tre metri di distanza c’era una normalissima roccia impiantata nella sabbia.
-Siamo arrivati, Naruto-kun-
Scesero dalla groppa delle volpi, e Mahre avanzò verso quella strana roccia.
-Adesso guarda attentamente- lo invitò, e si inginocchiò davanti a quell’oggetto.
Portò le mani a unirsi, stringendo la sinistra con la destra, e dopodiché cominciò con vari sigilli delle mani –*Hikari no geijutsu: Suna, Azuma, Arashi!-
batté le mani fra loro, e subito un vortice di vento spazzò via la maggior parte della sabbia intorno a quella roccia, e la terra cominciò a tremare sotto di loro.
Rotus cominciò a ringhiare, e Leia pure, ma Naruto li zittì
-Lasciatela concentrare-
Mahre era ancora inginocchiata e teneva gli occhi chiusi con le mani unite –*Gijutsu-tekina mantenansu!-  schiacciò le mani a terra, sulla sabbia.
Uno strano rimbombò si espanse dalla posizione della ragazza, per poi attraversare  tutto il deserto. Era come un esplosione invisibile ma molto percepibile e innocua.
-Molto bene- si alzò la ragazza –Possiamo andare-
Naruto notò che adesso, non c’era più la roccia, ma questa si era alzata fino ad arrivare a due metri di altezza, era scavata dentro e proseguiva in una stretta scala a chiocciola verso il basso.
Erano davvero straordinarie le tecniche delle kunoichi. Lui non aveva mai visto niente di simile -Ottimo lavoro, Mahre. Sei davvero formidabile-
Naruto notò il suo rossore sulle guance e gli ricordò incredibilmente Hinata. Anche Mahre, come Hinata, a quanto pare non era abituata a ricevere complimenti.
-Cosa hai fatto prima?- le chiese alzando un sopracciglio
-Intendi il Tekina mantenansu? E’ un Gijutsu che serve per mantenere attivo l’altro Geijutsu. Se noi adesso scendiamo, la porta si richiuderebbe e Kiba avrebbe difficoltà a capire dove si trova la base dei nemici: una volta scesi là sotto, tutti i jutsu che servono per rintracciare si annullano. Neanche il ninja sensitivo più bravo al mondo può superare i trentasette strati di barriera protettiva che ci sono. Lo puoi fare dall’interno, si. Ma dall’esterno è completamente impossibile. Perciò ho pensato che se Kiba non riuscirà a trovarci con l’olfatto, almeno potrà andare in avanscoperta e trovare la porta già aperta- e indicò la roccia
-E’ un ottima idea, Mahre. Allora so come aiutarti-
Formò dei sigilli con le mani così velocemente che quasi non si capirono quali fosse e pronunciò –*Gokan no kaihatsu sa reta gijutsu!-
L’atmosfera intorno a loro cominciò a tremolare leggermente, poi scoppiò in un unico colpo secco che rischiò di mandare a terra la kunoichi, se Naruto non l’avesse presa al volo.
-E questo cos’era?!- sbottò lei, rialzandosi dalle sue braccia
-Una tecnica che aumenta la percezione dei cinque sensi, l’ho utilizzato al massimo della potenza, e penso che basti per trentasette strati di barriera protettiva. Questo gijutsu rompe ogni tipo di protezione. Non fallisce mai, puoi starne certa-
Mahra annuì –Allora andiamo!-
E cominciarono a scendere di sotto. Rotus andò per primo, subito seguito da Naruto e Mahre, a chiudere la fila ci pensò Leia.
La Volpe Superiore teneva il pelo ritto su tutto il suo corpo, avanzando lentamente ma pronto ad ogni evenienza. Pronto a scattare in caso di bisogno. Sguardo feroce e attento, si guardava attorno e utilizzava al massimo i suoi sensi.
Naruto poteva percepire tutto quello che sentiva, provava e vedeva quando entravano in modalità difensiva.
Una delle tante tecniche di comunicazione e allenamento di sincronizzazione con i suoi compagno. A perfezionare questa sincronia c’era voluto molto tempo e pazienza da parte di Mida e Shin. Loro gli avevano insegnato tutto quello che c’era da sapere sul controllo dei jutsu elevati, anche se si trattava di Jinchuriki.
Erano stati la sua famiglia per quasi tre anni, e si erano molto affezionati.
E inoltre… loro erano…
-Naruto-kun!- il bisbigliò forte della ragazza risvegliò il biondo dai suoi pensieri.
-Che c’è?-  girò la testa verso la ragazza. Lei gli mise una mano sulla spalla per richiamare meglio la sua attenzione,  e con l’altra gli indicò un punto in lontananza.
Avevano finito la scala a chiocciola e si trovavano in una grotta piuttosto buia, ma non troppo. Il giusto per vederci senza che si vada a sbattere contro le pareti.
Mahre stava indicando un corridoio alla sua sinistra.
Perché appena finite le scale, davanti a loro c’era un incrocio a X.
Potevano girare intorno alle scale e andare verso il corridoio che si dilungava dietro di loro, andare avanti, a sinistra o a destra.
-Non ci sono guardie sui corridoi principali: pensano che a loro non servano. Già trovare la porta è un impresa, perché sprecare tempo a mettere delle guardie che non servono? Tipico ragionamento da principiante-
-Il capo di questi samurai non è poi così principiante…- bisbigliò il biondo.
-Lo so. Ho finto di essere al suo servizio per un po’. So che è un ninja, so quello che fa, quello che vuole fare, quello che ha già fatto e come si muove. So anche cosa ha promesso a questi ninja per farli diventare samurai. Tu sai già tutto, vero?-
Naruto intraprese il corridoio che aveva indicato la ragazza -Qualcosa so, ma gradirei che una volta usciti di qua, tu mi approfondisca le cose-
-Non ti ha approfondito niente il samurai che hai interrogato tre giorni fa? L’avevi preso ben a pugni, mi sembra-
-Non parlava tanto facilmente, e ho ottenuto la maggior parte delle informazioni che mi servivano. In fondo è già da tempo che li sto seguendo e cercando di fermare-
-Si, me l’hai detto… il governo mal gestito su quel piccolo Villaggio…nel bosco di quel Villaggio ci siamo conosciuti- e sorrise apertamente. Erano uno accanto a l’altro. Spalla a spalla.
Naruto la guardava dall’alto. Con quella vicinanza, poteva vedere quanto fosse scricciola  e  minuta, ma altrettanto atletica e forte. Le arriva poco sopra alla spalla di altezza.
Anche lui sorrise leggermente –E’ vero. Ma non è il momento di lasciarsi prendere dai ricordi. Quando tutto questo sarà finito, spiegheremo tutto all’Hokage-
La ragazza sciolse la bandana dal suo polso e la usò per legarsi i capelli in una coda alta. Quando strinse con forza il nodo dietro la sua testa disse –Ci sto!-
“Questa ragazza mi ricorda tanto te quando avevi sedici anni rise Kurama
“E’ per questo che ti sta simpatica?”
Kurama sbuffò “Vediamo se mostra il tuo stesso *kettei, poi ne riparliamo”
Naruto ghignò “Io penso che ti stupirà”
Tsk!”
E li si annullò la loro conversazione.
I ragazzi proseguirono per quel corridoio che sembrava infinito.
-Una volta raggiunti il fondo, troveremo un vicolo ceco-
Rotus si fermò di colpo e si girò a ringhiarle contro –Si può sapere allora perché stiamo andando da questa parte?!-
-Non ringhiare in quella maniera! E comunque so quello che faccio, fidatevi-
La ragazza lo sorpassò e corse avanti.
Naruto non disse nulla. Lanciò un occhiata a Rotus e dopodiché la seguì.
Come aveva detto, il corridoio era un vicolo ceco.
Naruto, intuitivo, guardò in alto e vide una sorta di buco quadrato.
Mahre lo indicò –Dobbiamo salire qua sopra. C’è un condotto che porta al CDC-
-Per caso sta per “Covo Di Cretini?”- ringhiò Rotus, allungando un angolo del muso in una smorfia che doveva essere un ghigno, però mostrando un sacco di zanne appuntite. Ma nonostante quell’aspetto molto minaccioso, la kunoichi  rise un poco –Magari! Sta per “Centro Di Controllo”. Là dentro ci sono tutti i funzionari che gestiscono il posto. Gli abitanti sono rinchiusi in celle ventiquattro ore su ventiquattro-
-Che cosa?!- Naruto la guardò a occhi spalancati. Non poteva credere che quegli uomini riuscissero perfino a far del male alla proprio gente. Rinchiuderli in un posto così tetro e profondo per chissà quanto.
Naruto si domandò da quant’è che questa cosa andava avanti, e da quant’è che la gente di quel posto non rivedeva la luce. Ce l’aveva già a morte con loro, e questa nuova notizia non lo aiutava certo a fargli cambiare idea.
-Approfondiremo dopo. Piuttosto, come facciamo a salire lassù?-
In effetti il punto a cui dovevano arrivare era a cinque metri di altezza.
Per Naruto non erano niente.
-Non hai mai fatto cose di questo genere?-
Mahre deglutì –Abbiamo vari componenti nella squadra, e quindi…-
Naruto alzò una mano -Ho capito, tranquilla. Dai, saltami in spalla-
In tanto Rotus e Leia saltarono verso la botola e s’incamminarono verso il Centro di Controllo.
-Sei sicuro?-
Lo shinobi sorrise –Ho fatto lavori più pesanti, fidati. E a occhio tu non vai oltre i cinquantacinque kili. Coraggio, dobbiamo muoverci- lo shinobi si chinò e allungò le braccia dietro di sé.
Mahre non avendo altra scelta passò le braccia sopra le spalle del ragazzo e si prese i gomiti. Intanto, Naruto aveva passato le mani sotto il ginocchio della ragazza e la sollevò.
Mentre era sulle sue spalle, la ragazza non riusciva a far a meno di pensare che Naruto fosse caldo e forte. E stranamente confortante, come se una volta su quella schiena e retta da quelle braccia non aveva possibilità di cadere e farsi male.
Si chiese quante volte aveva scortato delle ragazze in quel modo. Era come se fosse abituato a conoscere il corpo di una ragazza per reggerlo nei punti giusti e con una certa forza.
Un suo amico una volta l’aveva portata in quello stesso modo, ma l’aveva stretta troppo sulle gambe. Non come Naruto.
Il ragazzo prese spinta e si lanciò verso il muro di sinistra, su cui rimbalzò per arrivare più in alto verso quello di destra, per poi prendere un ultima spinta e passare oltre il buco sul soffitto.
Si ritrovarono dentro una specie di corridoio largo ma basso. Naruto era costretto a tenere la testa china.
-Avrei immaginato una sorta di condotto stretto e piccolo tipo condotto dell’aria- disse il ragazzo.
-Sorpresa!- rise la kunoichi. Scivolò giù dalla schiena dello shinobi e condusse le volpi e il ragazzo lungo il corridoio.
*******
Kiba era in groppa ad Akamaru e insieme correvano il più velocemente possibile oltre il deserto.
In qualche modo era riuscito a convincere l’Hokage di tornare al Villaggio il più velocemente possibile in caso di altri attacchi. Ovviamente Shino era andato con lei.
Intanto aveva promesso che sarebbe tornato presto e avrebbe inviato un rapporto in caso di bisogno.
-Coraggio Akamaru! Riesci a sentire l’odore di Naruto e Mahra?-
Il cane ringhiò
-Si, anch’io lo sento molto affievolito. Dobbiamo concentrarci al massimo per non perdere la pista, altrimenti rischiamo di confonderci e perdere l’odore! Mi da un fastidio terribile anche a me, ma dobbiamo impegnarci. Il Forza Akamaru!-
Quello abbaiò e aumentò il passo correndo velocissimo. Il vento sfuriava contro il suo mantello.
“Speriamo che quella ragazzina non si sia fatta nulla” Kiba non capì perché aveva pensato a una cosa del genere, ma non riusciva a pensare altro che a quell’occhiolino che gli aveva rifilato prima di uscire.
Era stato piccolo e innocente… ironico, quasi. Ma Kiba non riusciva a toglierselo dalla testa.
“Mahra, non fare sciocchezze!” ma poi scosse la testa togliendosi quel pensiero “Ma che m’importa?!”
Poi Kiba si ricordò che prima doveva passare a prendere i suoi amici che dovevano essere ormai quasi arrivati al confine.
-Dannazione!- ringhiò –Akamaru dobbiamo passare a prendere i nostri amici,  muoviamoci ma cerca di ricordare bene  l’odore! -
Akamaru ringhiò infastidito, ma curvò di scatto, quasi rischiando di far cadere Kiba, e si diresse verso il Villaggio della Sabbia.
*******
-Ragazzi ci siamo quasi!- urlò Sakura  -Da qui ci manca poco per il confine con il Villaggio della Sabbia-
I ragazzi avevano corso tantissimo negli ultimi tre quarti d’ora, e una strana sensazione di speranza gli aveva avvolti per tutto il tragitto.
Corsero velocissimi, e arrivarono addirittura ai primi punti del grande deserto che circondava il Villaggio.
Si fermarono e si guardarono intorno.
-Aspettiamo di vedere se arriva Kiba, se entro un quarto d’ora non si fa vivo, invieremo il rapporto- ordinò Shikamaru
-Si-
-Va bene-
Cominciarono a scrutare al meglio lungo tutto il deserto, strizzando gli occhi per vedere meglio contro il sole mattutino che risplendeva sulle loro teste. Era una bella giornata, ma i ragazzi riuscirono a percepire una strana umidità che prometteva pioggia nel giro di poche ore.
Non servì attendere più di cinque minuti che la sagoma di Kiba in groppa ad Akamaru si vide in lontananza.
-Eccolo là!- urlò la kunoichi dai capelli rosa, indicandolo per farlo vedere anche ai compagni.
-Bene! Raggiungiamolo- annuì Shikamaru, e insieme corsero verso di lui.
Quando ormai si trovavano faccia a faccia, le ragazze gli sorrisero, ma lui sembrava molto teso e impaziente.
-Eccovi qui ragazzi! Siete in perfetto orario!-
-Ci hai mandati a chiamare, giusto?-
-Si. Avete già saputo di Hinata, vero?-
Ino annuì –Si, poverina. Questa non ci voleva- si rammaricò.
Insieme presero la rincorsa e seguirono Kiba –Allora, ci spieghi dov’è  la loro base?-
-Io non lo so dov’è, ma so come trovarla- spiegò Kiba. Ma appena vide che Sakura stava per aprire bocca, Kiba ringhiò infastidito –E no Sakura, stai tranquilla, non ho intenzione di usare il nuovo jutsu! Lo so meglio di te quali danni provoca-
Sakura gli rifilò uno sguardo di quelli che rivolgeva anche a Naruto del genere “Maledetta Testa Quadra!”
Negli ultimi tempi, in realtà, la vera Testa Quadra era diventato Noru.
Lui ricordava molto Naruto in certe situazioni, e Sakura come aveva sempre fatto col biondino, lo trattava alla stessa maniera, rimproverandolo quando faceva qualcosa di stupido o sbagliato e punendolo quando cercava di dare una sbirciatina allo spogliatoio delle ragazze.
Non era bravo come il biondo, ma era comunque un ottimo ninja.
-SAKURA MI STAI ASCOLTANDO!?- urlò Kiba seccato.
La ragazza si riscosse, rendendosi conto di non aver ascoltato nulla di quello che aveva detto lo shinobi.
-Scusa Kiba… che hai detto?-
-Eppure pensavo fossi abbastanza sveglia- sbuffò il ragazzo –Ho detto che anche se non posso usare il nuovo jutsu, ho comunque un olfatto molto sviluppato e riesco a sentire l’odore di Hinata a kilometri di distanza- era ancora seccato dalla poca attenzione che aveva avuto prima su di lui, ma la pazienza non era mai stata il tuo forte.
Ora che ci pensava, era più una Testa Calda che una Testa Quadra!
Corsero per diverse miglia, fino ad arrivare a una strada ricoperta di molti sassi.
Sembrava che qualcuno avesse spolverato via della sabbia e fossero emersi massi.
-Siamo quasi arrivati! Riesco a sentire l’odore di Ma…- scosse la testa –di Hinata più vicino!-
Corsero per un altro po’, e alla squadra non servì certo l’aiuto di Kiba per capire che erano arrivati davanti alla base dei samurai.
Era un enorme masso alto e abbastanza stretto, su cui era scavata una sorta di porta.
-E così è questa la base…- Shikamaru sembrava stesse ragionando su qualcosa.
Le ragazze lo notarono –Cosa succede, Shikamaru?- domandò Ino
-Tutte queste rocce così spoglie… e questa enorme entrata non protetta… mi sembra strano che non sia protetta con nessun tipo di jutsu-
-E se ci fossero? Magari sono intorno alla roccia per evitare che un intruso, proprio pensando che sia scoperta e a campo libero, entri là dentro- pensò Sakura
Akamaru annusò l’aria e abbaiò. Kiba ghignò –Potete stare tranquilli che qui intorno non c’è nessun tipo di jutsu protettivo. E’ sgombro. Un via libera tondo tondo-
Shikamaru era piuttosto dubbioso su quella possibilità, ma il fiuto di Kiba non mentiva.
-Kiba, senti per caso un altro odore qui intorno? C’è la possibilità che qualcuno sia già entrato qua dentro?- chiese guardandolo con un aria piuttosto seria.
Kiba sembrò ragionarci un attimo, come a vedere se valeva la pena dire la verità o mentire. Sakura lo guardò dubbiosa. Perché doveva mentire? Cosa stava nascondendo?
-No, non c’è nessun’altro. Semplicemente questi samurai sottovalutano le nostre capacità- rise Kiba –Poveri illusi. Moviamoci!-
E senza altre distrazioni scesero per quella strana scala a chiocciola che li condusse verso un incrocio.  Là sotto era piuttosto buio e le varie vie che si potevano intraprendere erano quattro: avanti, sinistra, destra e dietro.
-Da che parte andiamo?-
-Cavolo, ho perso l’odore di Mahra!-
Tutti si voltarono a guardarlo –Cosa hai detto?-
-Hinata! Ho detto  Hinata!- li aggredì –Siete sordi, per caso?-
-Mi è sembrato di capire che avessi detto…-
-Be’ qualunque cosa tu abbia capito, Sakura, è sbagliata! Smettila di fare tanto la saputella, chi ti credi di essere? Muoviamoci piuttosto!- sbuffò Kiba
-Sarà il caso di dividerci. Ino e Sakura andate a destra, mentre io e Kiba andiamo dritti-
-Perché non riesci più a sentire l’odore di Hinata, Kiba? Eppure qua sotto dovresti sentirlo bene!-
Kiba ci pensò su un momento, mentre Akamaru guaiva –Penso che qua sotto non si possano utilizzare jutsu per ninja sensitivi… come avranno fatto questi samurai?-  scosse la testa e ringhiò
“Dannazione, non riesco a capire perché non sento più l’odore di Mahre! Dove si trova quella ragazzina!? E come avranno fatto i samurai a espandere un jutsu protettivo qui dentro? Non sono ninja! E se fossero stati Naruto e Mahre?” Kiba scosse per la centesima volta la testa “No, è impossibile. Perché non vorrebbero farsi trovare? Non ha senso!”
A questo punto, non gli rimaneva che cercare alla ceca. I ragazzi procedettero dritti, e dopo un po’, alla fine del corridoio trovarono una scalinata che portava verso il basso, l’attraversarono e si ritrovarono davanti un altro corridoio che procedeva a destra, e in nessun’altra direzione.
Imboccarono anche quella strada, e a quel punto si ritrovarono di fronte a una salita.
Le strade non erano molto differenti, c’erano salite, discese, bivi, incroci e vicoli cechi, ma neanche un briciolo di  anima viva.
Ormai stavano girovagando da un bel po’ quando Kiba non riuscì più a trattenersi.
-Ma dove cavolo si trovano!?- ringhiò il ragazzo, frustrato.
-Calmo, Kiba. Probabilmente ci saranno tipo botole segrete o cose di questo genere. Non fare rumore, perché rischiamo di essere scoperti. Noi non possiamo vederli, ma loro potrebbero sentirci. Ricordati il motivo per cui siamo qua: trovare Hinata e i prigionieri. Nient’altro! Più tardi, sotto altri ordini, vedremo di pensare anche a questi samurai- Shikamaru entrò nel suo momento di freddezza assoluta e concentrazione. Nessuno osava contraddirlo quando entrava in questa “modalità”.
-E va bene…- sbuffò il ragazzo, e continuarono a cercare
*******
Le ragazze corsero per quaranta corridoi, circa. Prendendo scale, discese e corridoi,
Tornando indietro, alle volte, e ripercorrendo quel labirinto da capo.
Sembrava non avesse né un inizio né una fine.
Stavano cercando da quasi un ora in ogni corridoio. Il difficile era orientarsi, perché certe strade erano uguali, altre si assomigliavano o facevano confondere.
Non capivano se stessero ripercorrendo lo stesso corridoio, o stessero andando troppo avanti.
Ormai erano stanche ed esauste. Anche in preda allo sconforto.
-Allora, Mrs Fronte Spaziosa, andiamo su o giù?- domandò Ino indicando le due scale che si paravano di fronte a loro per la centesima volta.
-Smettila di chiamarmi così! E comunque il mio sesto senso dice di andare per di qua…- e indicò le scale che scendevano –In fondo i prigionieri potrebbero essere stati nascosti nelle profondità per non permettergli di evadere- ragionò mentre avevano cominciato a correre verso le scale- mentre se…- ma la sua bocca fu bloccata dalla mano di Ino, che la fece anche fermare e la trascinò contro una parete. La guardò negli occhi e si portò l’indice verso la punta del naso in segno di silenzio. Indicò dall’altra parte di un corridoio, e in effetti, in lontananza, si sentivano delle voci. Erano veloci e basse, appartenevano sicuramente a degli uomini, e sembravano discutere animatamente tra loro.
Sakura si tolse la mano di Ino dalla bocca e si sporse un po’ per vedere gli uomini.
In lontananza, in fatti, c’erano due samurai che discutevano su qualcosa, ma non si riusciva a capire cosa.
-Che facciamo?-
-Sembra che si trovino davanti a una porta, forse da lì possiamo arrivare ai prigionieri!-
-Ok, ma come facciamo ad arrivare là senza farci vedere?-
Ma purtroppo, dovevano aver parlato troppo ad alta voce perché i samurai smisero subito di litigare e urlarono -EHI! CHI C’E’ LA!?-
Le ragazze rimasero ferme, impietrite e immobilizzate dal terrore. Le avevano beccate! Adesso la loro unica speranza era di batterli!
Sentirono i passi dei samurai correre verso di loro, e uno stridio metallico fece capire alle ragazze che avevano tirato fuori le katane.
-Andiamo Mrs Fronte Spaziosa!- urlò Ino uscendo dal nascondiglio. L’aveva fatto a  posta di chiamarla in quel modo.
Infatti, Sakura si arrabbiò molto e uscendo anche lei da dietro l’angolo andò addosso ai samurai urlando –NON HO LA FRONTE SPAZIOSA!- e tirò un pugno a un samurai che andò a sbattere contro la fine del corridoio, quindici metri più in là.
L’altro samurai, spaventato, prese di mano un fischietto e ci soffiò dentro.
Alle ragazze bastò poco per capire che aveva chiamato rinforzi.
-Che facciamo adesso?- chiese Sakura accostandosi alla amica\rivale. Entrambe erano già in posizione di combattimento.
-Non eri tu quella geniale? – ribatté lei.
Ormai in lontananza si sentiva già il marciare di una ventina di samurai.
-Non ci resta che batterli tutti e oltrepassare quella porta- rispose allora. Era l’unica idea che aveva.
-Che dici, li chiamiamo Kiba e Shikamaru?-
-No. Finché pensano che siamo solo in due, con un po’ di fortuna si concentreranno solo su di noi e cercheranno di farci fuori. Saranno occupati mentre Kiba e Shikamaru riusciranno a continuare a cercare Hinata-
-Fortuna la chiami ?!- gemette Ino, ma si lanciò contro un samurai che ormai stava venendo verso di loro.
Sakura la seguì a ruota, e spedì altri tre samurai in fondo al corridoio come l’altro.
Le sue abilità si basavano soprattutto sulla potenza e la dinamica. Non era mai stata molto veloce o particolarmente abile, ma i suoi colpi non risparmiavano mai nessuno, e soprattutto non sbagliavano mai il colpo.
Fecero fuori una decina di samurai, quando degli altri spuntarono nuovamente da dietro di loro .
“Come hanno fatto a venirci alle spalle?! Sembra come se si fossero smaterializzati nel nulla!” ringhiò dentro di sé Sakura.
Mollò un calcio a un samurai, che però venne in qualche modo bloccato e la lanciarono contro il muro. La kunoichi prese un brutto colpo sul lato del viso, ma non svenne. Si alzò in piedi, ma venne nuovamente messa a terra con un calcio allo stomaco.
Ino, vedendo l’amica\rivale a terra in difficoltà, passò con agilità in mezzo ai samurai. Al contrario di Sakura, lei era piuttosto veloce e abile, ma poco potente. Almeno che non si arrabbi. In quel caso, i suoi pugni sono potenti quanto quelli di Sakura.
Tirò un pugno alla mascella dell’uomo che aveva preso a calci l’amica, e lo spedì lontano a far compagnia agli altri.
Le afferrò un braccio, passandoglielo intorno al suo collo e saltò via piuttosto distante dai samurai.
Erano rimasti in dieci, e tutti molto incazzati. I loro compagni o giacevano a terra, o contro un muro.
Ino, sebbene molto scossa, notò che in fondo, i samurai lanciati verso il lungo del corridoio,  il muro era privo di crepe. Mentre ai lati del corridoio, dove erano stati spediti altri samurai, ce n’erano anche molte. Come se ci fossero in quel corridoio parti più dure e altre più morbide. Non ne capiva il senso.
“Perché costruire pareti con durezze differenti?”
Ma non stette ad approfondire troppo perché un altro samurai si stava lanciando contro di loro.
Ino lasciò l’amica a terra, cercando di darle del tempo per riprendersi, e intanto si batté contro i samurai, cercando di non farli arrivare alla loro amica.
In tanto Sakura si sedette in ginocchio, tenendosi le braccia avvolte intorno al colpo, cercando in qualche modo di far passare il dolore col tempo.
Non aveva mai immaginato che fossero così forti quei uomini. Non ci aveva visto dal dolore, e del sangue le era sfuggito dalla bocca.
Non ci vedeva bene, e aveva delle fitte allo stomaco terribili. Se provava ad alzarsi, il dolore avrebbe anche potuto farla vomitare.
Senza che se ne rendesse conto aveva cominciato a lacrimare.
Calde, grosse e veloci lacrime le scorrevano per le guance arrossate, andando a mescolarsi anche col sangue.
Presto, anche Ino cadde a terra accanto a lei, stremata e piena di lividi.
L’avevano presa anche lei a pugni, finché non era caduta accanto alla ragazza dai capelli rosa.
I samurai, a qualche metro di distanza, si scrocchiarono le dita soddisfatti e sghignazzavano godendo della sorte delle due ninja. Pronti per dar loro il colpo finale, o per continuare in quel modo in una lenta e dolorosa tortura per la loro soddisfazione personale. Gustavano ogni momento con lentezza, assaporandolo.
Ino era ridotta il peggio di Sakura, e anche lei aveva cominciato a lasciarsi andare nella sua disperazione. Non era da ninja, e non potevano permetterselo, ma a entrambe in quel momento non importò, e a entrambe passò un pensiero in mente: Naruto.
Entrambe, senza saperlo, pensarono a quante sofferenze aveva provato, quante volte era stato picchiato e trattato male. Preso a calci il triplo di loro, eppure senza che lui si arrendesse. Aveva una forza disumana.
Loro erano crollate con qualche misero pugno, mentre lui aveva addirittura il fegato di farsi prendere a botte di sua spontanea volontà solo per difendere un amico.
Aveva un coraggio e una resistenza che nessun’altro shinobi possedeva.
In quel momento avevano bisogno di lui.
Sakura piangeva.
-Dov’è Naruto quando serve?!- singhiozzò
Ino era disperata anche lei –Naruto… possiamo farcela solo con il tuo aiuto… ti prego… NARUTOO!- urlò sconvolta e in presa al dolore e alle lacrime.
La vista di quei samurai le spaventava, si avvicinavano sempre di più.
Ormai alle due ragazze non restò che aspettare il dolore.
Volevano che tornasse in quel momento. Come aveva sempre fatto.
Eppure sapevano che urlavano invano. Lui non sarebbe tornato.
Dovevano rendersi conto che lui non sarebbe sempre piombato giù da loro per salvarli. Avevano fatto troppo affidamento su Naruto.
Tanto tempo a pensare a quanto fosse lui l’immaturo, lui quello che doveva migliorare, lui quello che sbagliava tutto, lui doveva crescere, lui doveva diventare più forte… sempre soltanto lui.
Ogni colpa l’addossavano a lui, e quasi non se la prendeva.
Anzi, alla fine era partito per compiere al meglio questo atto.
E adesso, erano spacciate.
Non le avrebbe sentite da li.
Sapevano che urlavano invano.
Naruto non c’era.
Speravano in troppo.
Un lusso che non potevano permettersi.
Il samurai alzò la spada, pronto a trafiggerle.
Le ragazze chiusero gli occhi.
Non arriverà a salvarci come ha fatto con Pain… o come ha fatto nella Quarta Guerra Ninja…” pensò Sakura
Erano, ormai, entrambe pronte a morire.


 
Finché…


 
-RASENGAN!-
Uno  scoppio allucinante investì la parete destra, distruggendo quella parte del corridoio.
Ciottoli, mattoni e calcinaccio si sparsero per tutto lo spazio del posto, travolgendo anche dei samurai che caddero a terra, mentre altri provarono a ripararsi, allontanandosi dalla zona in cui era scoppiato il muro.
Il punto era: chi l’aveva fatto scoppiare?
Quattro strane figure si misero di colpo davanti a loro. Una era piuttosto minuta e magra, ma il fisico sembrava allenato. Aveva dei capelli lunghi fino alle scapole, di un strano colore che la ragazza non riusciva a capire, già mezza stordita com’era.
Accanto a lei c’era come un enorme cane bianco, e a Sakura venne subito in mente Kiba.
Accanto alla ragazza, c’era un ragazzo alto, magro e dai capelli biondi.
Sakura pensò immediatamente a Naruto, ma non poteva essere lui!
Insomma… era sparito, no? Poi accanto a lui, c’era una figura ancora più alta, sembrava un cavallo, ma era più pelosa.
-State indietro!- urlò la ragazza. La voce era limpida, bassa e piuttosto bassa. Attraente. Davvero particolare, ma poteva anche essere scambiata facilmente per un maschio.
Dalla mano del ragazzo cominciò a svilupparsi un nucleo di chakra che si modellò fino a diventare una sfera.
-Avanti il prossimo- ringhiò la voce del ragazzo.
A Sakura ricordò qualcuno.
I samurai si avventarono contro di lui, ma questo buttò il Rasengan a terra,  e in un momento di scoppio e sordità causata dall’impatto, Sakura si sentì afferrata dalla maglia e trascinata chissà dove.
Si aspettò di cadere chissà in quale modo doloroso, ma si rese conto di sentirsi sospesa. Quando aprì gli occhi, davanti a lei vide la ragazza di prima che la stava guardando.
Aveva degli occhi blu intensi ed espressivi, la carnagione era abbastanza abbronzata. Non aveva neanche un imperfezione sul viso. A parte una ciocca di capelli che le cadeva diagonalmente sull’occhio destro, come una sorta di frangia storta. Ma le donava. La rendevano più misteriosa.
-Ehi, sembri star bene!- le sorrise
Sakura si sentiva meglio, infatti. Era solo un attimo scossa dallo scoppio di poco prima, ma ormai il dolore al corpo era quasi passato. Quasi.
Si sentì lasciar cadere a terra.
-Ehi!- urlò –Ma che modi..-
Qualcosa dietro di lei ringhiò. Si girò lentamente fino a vedere davanti al suo naso una sorta di enorme cane arancione brillante che la guardava minacciosamente.
La kunoichi tirò un urlo e indietreggiò strusciandosi contro il pavimento, ma venne fermata dalla ragazza di prima.
-Calmati! Non ti vogliamo far del male!- si inginocchiò vicino a lei e le sorrise –Io sono Mahre, piacere di conoscerti-
Sakura si alzò in piedi e la guardò, poi guardò quel cane che continuava a ringhiarle contro.
-Il tuo amico sembra esprimere tutt’altro- ribatté guardando in cagnesco il lupone, che ricambiò lo sguardo.
Mahre rise. Una risata matura e delicata che fece sentire Sakura una bambina –Lui è così con tutti! Non è vero, Rotus?-
Rotus sbuffò e si sedette a terra togliendo lo sguardo. Come se si sentisse offeso ad aver ascoltato una domanda simile.
-Chi sei tu? Cosa vuoi? Perché mi hai salvata? Chi c’è con te? E perché conosce il Rasengan?!-
Mahre alzò le mani in segno di tregua –Woah! Calma! Certo che lui aveva proprio ragione, sei davvero impossibile da gestire!- commentò mettendosi le mani sui fianchi e sgranando l’unico occhio in vista.
-Lui chi?! Ti decidi a parlare?!- e afferrò Mahre per le spalle scuotendola.
Non riusciva proprio a capire cosa volesse quella straniera. Poi ad un tratto si rese conto che c’era anche Ino con lei. Dov’era in quel momento?! Aveva bisogno di risposte, perché non ci stava capendo più niente.
-Sakura!-
La voce parlò forte e chiara nel corridoio. Scandita e autoritaria. La kunoichi sobbalzò non solo per lo spavento, ma anche per la sorpresa. Era abbastanza sicura di conoscere quella voce, ma era come… cambiata. Diversa da come se la ricordava.
Si girò di scatto, e dove prima stava Rotus il cagnone, ora c’era un ragazzo inginocchiato a terra che teneva fra le braccia e posata al petto una ragazza: Ino.
Ma Sakura era troppo sconvolta per badare alla sua amica, perché stava ammirando un’altra persona: Uzumaki Naruto.
Era cresciuto tantissimo negli anni.
I capelli biondi si erano appiattiti contro la fronte senza il copri-fronte a sostenerli, facendoli sembrare più ordinati, ma qualche ciuffo ribelle sfuggiva a quella sorta di banda.
Il viso si era allungato leggermente, e aveva assunto dei lineamenti più duri da uomo.
L’abbronzatura era la stessa, ma la cosa che l’aveva sconvolta più di tutte erano gli occhi. Come sempre azzurri, profondi, ma la pupilla non era  più tonda, era verticale e affilata come quella di un gatto
“O di una volpe… nel suo caso sarebbe perfetto” pensò Sakura con gli occhi sgranati.
Notò con piacere che non aveva più quella ridicola tuta arancione, ma aveva un abbigliamento che non aveva mai portato prima.
I pantaloni erano neri e  lunghi, portava degli stivali pesanti dello stesso colore.
Ma, la cosa che non aveva mai portato prima era, incredibile a vedersi, una giacca da chunin!
“Quando sarà passato?! Incredibile… Naruto chunin? E’… uau…!”  la ragazza non aveva parole.
E sopra a quello aveva anche un haori nero, con il simbolo del Villaggio del Vortice sulla schiena in rosso. Nel bordo aveva anche come delle fiamme bianche per dare colore all’haori.
-Non te la prendere con lei-
La voce era maledettamente seria e autoritaria, come non aveva mai avuto prima.
Era diventato incredibilmente attraente in tre anni!
Ipoteticamente doveva avere diciotto anni come lei e i loro amici, ma non ne era sicura. Sembrava quasi più grande.
Lo vide mentre prendeva in braccio Ino e la tirò su fra le sue braccia mentre si alzava in piedi.
Sakura si immaginò di essere lei quella che stringeva fra quelle braccia. Sembrava fosse diventati molto forte.
Sicuramente era diventato ancora più alto. Il fisico era magro, muscoloso ma non troppo con le spalle non troppo ampie.
Era, in poche parole, perfetto. La sua struttura fisica era proporzionale ai suoi arti.
Sakura percepì un chakra potentissimo, come non ne aveva mai sentiti.
Rimase immobile a cinque metri di distanza da lui.
Dietro di lei, sentì che Mahre si era spostata.
Sakura notò che Naruto rimaneva fermo a guardarla –Devi tranquillizzarti. Siamo qui anche noi per Hinata-
-Naruto…? Ma lei chi…-
Rimase un attimo ferma a guardare prima lui, poi il cagnone arancione che ora si trovava dietro a Naruto e la guardava ringhiando sottovoce, e dopodiché si girò a vedere Mahra che era salita in groppa a un altro cagnone però bianco e leggermente più piccolo. La guardava come a dire “Sconvolgente, non trovi?” come se ci fosse passata anche lei, o qualcosa di simile.
La kunoichi scosse la testa, si afferrò i capelli e dopodiché guardò dritta in faccia al suo compagno di squadra –DOVE CAVOLO SEI STATO TUTTO QUESTO TEMPO?! COME TI PERMETTI POI DI RISPUNTARE COSì SENZA ALCUN AVVERTIMENTO, EH?! NARUTO UZUMAKI NON HAI PENSATO A QUELLO CHE HO DOVUTO PASSARE!? A QUELLO CHE MI HAI FATTO PER TUTTI QUESTI ANNI?! COSA HO DOVUTO AFFRONTARE, DA SOLA, SENZA ALCUN AIUTO FATICANDO E ALLENANDOMI?!-
Intanto lo shinobi aveva tranquillamente posato Ino sulla schiena del cagnone, senza dire una parola. Quello cominciò a ringhiare un po’ più forte.
-Ehi aspetta un attimo!- a intervenire fu Mahre.
Sakura si girò di scatto e la fulminò con lo sguardo –AH GIA’! E VORRESTI SPIEGARMI POI CHI E’ QUESTA QUI?!-
La kunoichi scese dalla groppa di quel cagnone e la fronteggiò con determinazione –Ma sei baka per caso? Ti ascolti quando parli? Ti rendi conto di quello che hai appena detto?-
Non aveva urlato, ma le parole erano state scelte così accuratamente e con un certo tono che Sakura serrò la bocca e ripensò a cosa aveva urlato in preda alla stanchezza, allo sconforto e alla sorpresa
-Io…-
-Non è il momento di perdersi in queste cose. Sakura, per adesso ti basta sapere che sono tornato, ti abbiamo salvata- e indicò Mahre e anche il cagnone che reggeva Ino – e dobbiamo assolutamente trovare i prigionieri e liberarli-
Mahre, dietro di lei disse –Si, Naruto-kun!-
Sakura si limitò ad annuire –Ma dopo voglio delle spiegazioni! Dove andiamo adesso? Questo posto è un labirinto, è difficile…-
In quel momento, un'altra ondata di samurai avanzò contro di loro alla loro destra.
 Naruto si afferrò il polso della mano destra e cominciò a richiamare chakra.
Sakura aveva gli occhi sbarrati. Stava creando un Rasengan senza una sua copia! Era incredibile…
Una volta pronto lo lanciò contro la parete davanti a loro, facendola esplodere.
-CORRETE!- urlò il biondo e si lanciò contro i samurai
-Seguimi!- urlò Mahre e afferrò Sakura per il polso. Lei non sapeva  se fidarsi di lei, ma non le rimaneva altra scelta. Corsero insieme tra un corridoio e l’altro, finché la kunoichi non si fermò, facendo fermare anche lei.
-Che c’è adesso?-
-Dobbiamo abbattere questo muro-
-Cosa?!-
-Fidati di me! E’ troppo difficile da spiegare adesso, non ho tempo! Ma dobbiamo farlo-
La kunoichi prese spinta dalle gambe e saltò per poi girare su sé stessa e mollare un calcio avvolto di chakra sulla parete. Quella si frantumò.
Sakura era davvero sgomenta. Non in molti riuscivano a portare sufficiente chakra alla gamba per permettere di spaccare una parete. Lei ci riusciva, ma non pensava che potesse farlo anche la ragazza affianco a sé.
-Ammirevole- commentò
La ragazza arrossì subito e sorrise. Un sorriso veramente grande, di quelli che una volta contraddistinguevano Naruto  –Grazie! Me l’ha insegnato Naruto-kun!-
-Che cosa?!- esclamò
-Poi ti spiegherò anche questo. Andiamo!- e corsero nuovamente verso altri corridoi.
Una volta attraversato quell’ultimo corridoio, scesero per una scalinata, e alla fine di quella, si ritrovarono davanti una porta.
Sakura non ci poteva credere, ce l’avevano fatta!
“O meglio… ce l’ha fatta… io non ho fatto niente in realtà”
Scrollò la testa, non era il momento di auto-commiserarsi.
Accanto alla porta, però,  c’era una sorta di rettangolino con su inciso dei numeri: c’era da formulare un codice.
-Oh cavolo! E adeso come facciamo?- chiese la rosa.
Ma l’altra aveva già cominciato a formulare una serie di codici. Aveva la mano magra e grande, con le dita molto articolate e sembravano intrecciarsi su sé stesse dalla velocità con cui digitava il codice.
Poco dopo una serie di numerazioni, Mahre batté le mani fra loro e disse –*Kansei!-
La porta, immediatamente si aprì, e si trovarono di fronte a una sorta di apertura che procedeva verso il basso. Era stretta e ripida, ma si poteva scendere attraverso delle scale che, apparentemente, non sembravano tanto stabili.
-Qui è dove tengono i prigionieri: nel cuore del *Iseki-
Non fece in tempo a chiedere nessun tipo di informazione, che quella cominciò a scendere per le scale.
-E Naruto? Non è il caso di andare a vedere se sta bene?-
La kunoichi rise di gusto –Io mi preoccuperei più per i samurai che per lui- e continuò a scendere. Sakura non commento, ma non era sicura che lui fosse diventato talmente abile da sconfiggere così tanti samurai in una volta.
Quando si trovarono a metà della scala a chiocciola, però, sentirono come uno strano ululato.
Mahre si fermò di colpo, e portandosi le mani intorno alla bocca ululò anche lei imitando il verso di prima. La ragazza sorrise soddisfatta.
-Questa era Leia. Nel giro di pochi minuti ci troveranno-
-E’ impossibile! Qui sotto non funzionano alcun tipo di…-
-Si, invece. Oh cavoli, ma ti vuoi fidare?! So quello che dico, non sono certo scema!-
“No, solo un po’ strana!” pensò Sakura sbuffando.
Arrivati alla fine della scala, Sakura si immaginò un luogo molto buio, e invece era più luminoso e ampio di sopra.
Era come un enorme stanza… no, non stanza… piazza!
Si, era il modo migliore per definirla. Una piazza gigante con delle strane strutture sulla destra.
Sakura aveva come la strana sensazione che non fossero semplici strutture ma…
-Quelle sono le case dei cittadini di questa Nazione-
-C-Cosa? Nazione?- balbettò Sakura a occhi sbarrati.
Mahre cominciò a camminare tranquillamente davanti a sé.
-I cittadini della Nazione sono quelli che si occupano di controllare la sorveglianza dei prigionieri. Ma loro odiano essere usati in questa maniera e soprattutto vivere in questa maniera, quindi non lo fanno. Ma tanto non serve… è impossibile che scappino, poi capirai il perché. La maggior parte di questa popolazione è costretta a vivere così, il resto invece lavora per Mudruru e sono suoi alleati. Purtroppo sono abbastanza per tenere sotto controllo il governo di questa Nazione e quelle sopra di qui-
-Non capisco…-
-Lo so, è difficile da spiegare, ma poi tutto sarà chiaro, vedrai- e sorrise incoraggiante.
Dietro di loro si sentì il tonfo di zampe, e in un secondo apparvero i due cagnoni, Naruto e Ino.
La bionda si era ripresa e sorrideva.
-Sakura! Stai bene, meno male… hai visto che figata?!- e indicò il cagnone bianco che, probabilmente, doveva essere Leia.
-Si, ho visto…-
Entrambi scesero dalle groppe dei cagnoni e li raggiunsero.
Ino si avvicinò a Sakura per aggiornarla di alcune cose –Shikamaru e Kiba arriveranno qui fra poco. Naruto ha annullato il jutsu di protezione e adesso si possono usare jutsu sensitivi!-
Sakura scosse la testa e si afferrò i capelli –Io non ci capisco più niente! Che cosa significa?!-
-Avremo tutto il tempo delle spiegazioni più tardi. Pensiamo a completare la missione!- ribatté Ino e annuì a Mahre che ricambiò con un sorriso.
“Possibile che l’unica a sentirsi fuori posto sono io?!” si lamentò Sakura dentro di sé
Ma presto tutti si incamminarono verso un nuovo corridoio, e a lei non restò altro che stare zitta e seguire tutti.
Non riuscì a non lanciare qualche occhiata a Naruto. Era davvero cambiato, sembrava più sicuro e capace di qualche anno fa.
Emanava sicurezza e tranquillità, come se d’ora in avanti, con lui, tutto sarebbe andato bene. E, in fatti, era sempre andata così.
Naruto significava speranza, sicurezza, pace. Significava riuscita e potere.
-Oltre quella porta ci sono i prigionieri- disse Mahre indicando una piccola porticina quasi mimetizzata con il marroncino delle pareti.
C’era umido ma faceva caldo, un miscuglio che aveva già iniziato a far sudare la squadra.
-Ma quando romperemo la serratura partirà un allarme che manderà in atto le forze dei samurai e forse anche dei ninja-
-Ninja?!- esclamarono in coro Ino e Sakura –Impossibile! Qui…-
-Oh per Kurama, dammi la pazienza o giuro che la strozzo- ringhiò il cagnone arancione.
Le kunoichi si girarono di scatto a guardarlo –M-M-Ma tu parli!- balbettò, frenetica. Ino tirò un  urlo subito ovattato da una mano di Mahre.
-Patetica- sbuffò la volpe e tolse lo sguardo, come fosse superiore alla vista di quella cosetta. Come se lo trovasse quasi offensivo.
-Ma chi ti credi di essere!?- si lamentò la rosa.
Il cagnone cominciò a ringhiare ferocemente questa volta, e avanzò verso la ragazza, ma subito Naruto si mise in mezzo.
-Sakura, per favore… sono stanco, ok? Ce la facciamo a stare calmi per due secondi?-
Il ragazzo non sembrava affatto stanco, anzi, tutto il contrario. Ma probabilmente o aveva mentito per cercare di ottenere quello che voleva,  o lo era davvero e lo stava nascondendo.
Una volta che i due si zittirono, Naruto guardò Mahre e la invitò a continuare . Lei si schiarì la voce e continuò –Arriveranno da lassù- e indicò una botola sopra alle loro teste al centro della piazza, anche quella quasi impossibile da vedere –e da una porta che si trova là dietro- e indicò una specie di locanda dove gli abitanti, probabilmente, andavano a bere o a mangaire.
Ma a Ino venne una domanda in mente: dov’erano tutti?
Come se le avessero letto nella mente, Mahre cominciò a spiegare che l’assenza degli abitanti era dovuta alla giornata di riposo, in cui tutti venivano chiusi nelle loro case senza possibilità di uscire.
-E perché mai dovrebbero farlo?- domandò Sakura
-Qui è tutto una copertura. Niente di quello che dicono di fare è la verità. C’è sempre un secondo fino: un piano ideato da anni-
-Ma tu come lo sai?- assottigliò gli occhi, ancora più dubbiosa nei suoi confronti
Mahre le lanciò un occhiata ma non rispose.
A riempire quel silenzio ci pensò Naruto –Io e Rotus ci occupiamo delle guardie, mentre voi andrete a liberare i prigionieri-
-Vi serve una mano?- urlò una voce
Tutti si voltarono e videro Kiba in groppa ad Akamaru subito seguito da Shikamaru.
Quando lo stratega guardò tutti, corrugò la fronte –Dov’è Naruto? E chi è quello?- e indicò il biondo.
-Ehm… Shikamaru?-
-Si?-
-Lui è Naruto-
Lo shinobi sgranò gli occhi e posò un occhiata all’altro ninja, che stava ridendo sotto i baffi –Non mi riconosci più, Shikamaru? Non sono cambiato poi così tanto- e sorrise.
Per un momento, Ino e Sakura rividero il ragazzino sorridente di una volta, nascosto sotto quei nuovi strati di responsabilità e potere.
Le ragazze notaro anche i possenti canini accentuati che gli davano un aria più pericolosa. Aveva proprio assunto dei lineamenti animali: da volpe.
Allora Sakura capì anche che quei due animali, Rotus e Leia, erano delle volpi.
-Stai scherzando vero? Non hai più la tuta arancione e… hai una volpe da compagnia!-
-Ehi, neretto, occhio a come mi definisci- ringhiò l’interessata
-Parla?- si stupì Shikamaru –Ma come…? E’ merito di un jutsu, per caso?-
-Ti spiegherò quanto sono diventato forte più tardi: ora dobbiamo pensare a Hinata-
-Si, hai ragione- “Ah però… ha veramente ragione…” pensò stupito Shikamaru
-Shikamaru, Kiba e Akamaru, voi aiuterete Naruto e Rotus con le guardie: intanto noi libereremo i prigionieri. Tutti ai propri posti!-
Mahre avanzò con le ragazze verso la porta e si tenne pronta…
-Al mio tre… Uno!-
I ragazzi si disposero a semicerchio intorno alle ragazze, rivolti verso l’esterno, come una specie di muraglia umana di difesa… oh, scusate! A parte Akamaru e Rotus.
Entrambi ringhiavano, pronti a difendere le ragazze e i propri padroni.
Ma quasi, il ringhio di Akamaru non si sentiva, ricoperto da quello di Rotus. Il suo ringhio era nato a posta per terrorizzare la gente, e l’unico a trovarlo rilassante era Naruto, mentre gli altri shinobi guardavano preoccupati Rotus e deglutivano preoccupati.
-…Due!-
I muscoli tesi, le mascelle contratte, e le mani attive per formare sigilli…
-… Tre!-
Mahre prese la spinta e mollò un calcio rotante contro la porta che si aprì di scatto con uno stridio di metallo arrugginito.
Le sirene cominciarono subito a suonare, e delle luci rosse cominciarono a fiammeggiare ovunque dando una strana sensazione di confusione e caos.
Come aveva previsto Mahre, i samurai piombarono giù a frotte uno dietro l’altro e sguainarono le katane.
Naruto riuscì a farne fuori tre in un solo colpo, e andò avanti così per un po’.
I ragazzi erano stupiti dalla sua precisione e agilità. Non ne uccideva nessuno, li stordiva o li faceva svenire, ma non alzò lama o jutsu contro di loro.
I ragazzi non ne capirono il senso, ma lo imitarono senza discussioni. Sembrava così sicuro di sé.
-Ragazze, a che punto siete?!- urlò Kiba dando un pugno a un samurai
-Abbiamo preso Hinata! Ma non so se ci è concesso prendere anche gli altri!- urlò Sakura, spuntando da fuori della porta con in spalla Hinata.
Quando Naruto la vide, il suo cuore fece una capriola e si esibì in uno spettacolo di ginnastica ritmica, ma allo stesso tempo voleva sgranare gli occhi per la paura e mollare un pugno a quei uomini per quello che le avevano fatto.
La parola migliore per descriverla era: esausta.
L’espressione era sfinita. Aveva la respirazione piuttosto veloce ma si capiva che stava dormendo. Madida di sudore e con le guance leggermente arrossate.
Si vedeva che non aveva chakra. Possibile che l’avessero costretta ai lavori forzati?
Ma no, era impossibile. Mahre era stata chiara. Venivano rinchiusi e non uscivano quasi mai da quella cella.
Lo shinobi si chiese cosa l’avesse ridotta così, e ciò lo faceva sia intristire che arrabbiare.
Eppure, anche se messa in quel modo, la trovava stupenda. La creatura più meravigliosa che ci fosse in quella stanza. Anche da svenuta, per Naruto sembrava emanare un alone di bellezza e purezza incredibile.
Però Naruto voleva salvare più shinobi possibili, e questa specie di scusa lo faceva arrabbiare.
-Che cosa?!-  sbottò, infatti.
-La nostra missione consisteva nel salvare Hinata e basta! Non abbiamo l’autorizzazione per gli altri!- spuntò anche Ino fuori e passò le mani sopra la schiena della ragazza e cominciò a medicarla. Entrambe sembravano sorprese. Come se qualcosa, là dentro, le avesse terrorizzate a morte, ma cercavano di nasconderlo.
Il ronzio del chakra era attutito dalle schermaglie dei samurai.
-HANNO LIBERATO LA HYUGA! CHIAMATE I NINJA!-
“I ninja!” pensò, allarmata, Mahre . Fortunatamente intervenne Naruto
-Ragazzi, lasciate tutto a me e uscite! Portate in salvo Hinata! Leia? Prendi le ragazze in braccio e correte verso il Villaggio della Foglia!-
-Maestro Naruto! E lei cosa fa?- mugulò la volpe.
In tutta risposta evocò una copia che si mise a meditare nascosta dietro una parete.
-Userò il chakra Eremitico! E poi ho Rotus- e lanciò un occhiata al superiore, che in quel momento, tanto per mettere in evidenza la sua potenza, scagliò cinque samurai contro un muro con la lunga coda. Grugnì soddisfatto.
-Shikamaru!- urlò il biondo
Lo stratega si girò di scatto e lo guardò, incitandolo a parlare. Stava aiutando i suoi compagni di squadra a risalire sulle scale.
Vedendo che erano in difficoltà, evocò altre copie e le mandò a difendere la scala, in modo che tutti riuscissero a salvarsi.
Intanto urlò –Giurami di proteggere Hinata e portarla sana e salva al Villaggio! Dille che tornerò subito per lei!-
Shikamaru restò un attimo colpito da questa specie di confessione generale, ma annuì e gli urlò che glielo giurava.
Alla fine i samurai si ritirarono e lasciarono campo libero per i ninja in arrivo.
-MUOVETEVI! PRESTO!-
Una nube lo avvolse con un leggero scoppio, ma quando questa si dissolse, Naruto portava un lungo haori rosso con fiamme nere in fondo, e gli occhi avevano una colorazione arancione. Il viso era determinato e sembrava dire “Sotto a chi tocca!”
-NARUTO TORNA PRESTO, PERO’! TI PREGO!- urlò Mahre, gli occhi avevano cominciato a riempirsi di lacrime.
Lo guardò per un altro secondo, e poi tutti risalirono lasciandolo solo.
Non aveva avuto la sua risposta, però.
“Non ho alcuna intenzione di lasciare quella gente qui, Mahra. Mi dispiace, ma devo salvarli. Io non faccio parte della missione, quindi posso anche salvarli. Cercherò di fare in fretta
E con quelle parole, di fronte a Narto si misero una fila di nemici pronti a combattere.
“Sei un pazzo, Naruto” grugnì la voce del demone dentro la sua mente.
“Dovresti sapere perché lo sto facendo, Kurama”
“Infatti lo so, ma continuo a pensare che tu sia un pazzo”
“Ne riparliamo dopo quando avrò liberato gli shinobi”
“Stai attento, piuttosto, baka!” ringhiò, infastidito
“Cos’è, sei preoccupato per me?” sorrise leggermente il biondino
“Sai com’è, se tu muori muoio anch’io. Non volevi diventare Hokage?”
Una strana malinconia si impossessò del ragazzo “Lo sai che cosa penso al riguardo. Non diventerò mai Hokage”
“Naruto, che fai? Ti auto-commiseri?! E’ roba da mollaccioni, e tu non sei certo uno come quelli!”
Il biondo sorrise di nuovo “Mi hai per caso detto che mi trovi forte, Kurama?”
“Tsk!” e con quel monosillabo si chiuse il contatto.
“Grazie, Kurama” pensò lo shinobi.
Era pronto a combattere.
*******
Mahre corse più veloce che poteva fuori da quella prigione sotterranea, e appena arrivò fuori prese aria, respirando come se fosse stata in apnea tutto quel tempo.
Gli altri stavano facendo lo stesso.
Mahre cominciò a ridere, contenta che ce l’avessero fatta, ma subito dopo si trasformò in un leggero pianto. Singhiozzò un paio di volte e si coprì il viso con le mani.
-Mahre, cosa c’è?- a parlare era stato Kiba –Ti preoccupi per Naruto?-
-Quello è e rimarrà sempre un idiota! Che Testa Quadra… e io che pensavo fosse cambiato! Mi sono proprio sbagliata!- ringhiò la voce di Sakura.
Teneva le mani poggiate alle ginocchia e guardava in un punto indefinito in lontananza.
Quando la ninja dell’Erba sentì quelle parole, si alzò lentamente e si voltò a guardarla. Era scioccata dal comportamento di quella kunoichi.
-Che cosa hai detto, scusa?- sussurrò avvicinandosi a lei
La rosa alzò gli occhi e la fulminò con lo sguardo –Hai sentito benissimo. Pensavo fosse cambiato sul serio questa volta, ma invece è rimasto un povero Genin idiota!-
Mahre cominciò a tremare. Ma non di freddo, o di paura…. ma di rabbia.
Era a dir poco imbestialita con quella sottospecie di caramella troppa cresciuta.
-No, tu non ti rendi conto di quello che dici! Non hai idea di quanto tu stia sbagliando!- alzò la voce. Non l’aveva mai fatto prima, ma adesso le sembrava un  buon motivo per farlo.
Guardò basita gli altri membri della squadra –E voi? Non dite niente? Siete tutti d’accordo con quella specie di zucchero filato?!-
Si mossero, un po’ in soggezione, ma non risposero. Che fossero tutti d’accordo.
-Siete una cosa allucinante… Voi non dovevate essere i suoi compagni di squadra!? Non dovevate essere amici fino alla morte, eh?! VOI NON AVETE IDEA DI QUELLO CHE HA PASSATO PER VOI! NON AVETE IDEA DI QUELLO CHE HA FATTO!-
-Cosa può aver fatto?- si mise in mezzo Ino –E’ Naruto, lo conosciamo come le nostre tasche: è un buffone e un po’ tonto, non sa cosa significhi la parola “responsabilità”- rise la bionda. Ma presto la smise quando vide che nessuno la stava assecondando
-Allora non conoscete proprio un cazzo di lui! Sapete cosa ha fatto per voi?- nuove lacrime cominciarono solcarle tra le guance –Voi non sapete quanti sacrifici sta facendo là sotto!!-
-Perché sacrifici? Di che cosa stai parlando?!- urlò Sakura
-E’ STANCO MORTO, PER I KAGE! NON CI VEDE PIU’ DALLA FATICA! E’ DA GIORNI CHE NON MANGIA, NON DORME E NON RIPOSA SOLO PER TROVARE UNA TECNICA PER BATTERE QUEI NINJA E QUEI SAMURAI! E POI SI E’ ALLENATO DUE ANNI PERCHE’ ARRIVASSE A QUESTO LIVELLO! MA NON L’AVETE VISTO?!- la voce le si incrinò. Stava urlando così tanto che rischiò di perdere la voce – NON VEDETE COME CI TIENE A VOI?! COME VI DIFENDE, COME COMBATTE PER VOI SENZA MAI LAMENTARSI! VOI LA CHIAMATE STUPIDITA’ QUESTA?! INVECE, CARI IDIOTI CHE NON SIETE ALTRO, QUESTO SI CHIAMA CORAGGIO! UNA COSA CHE VOI NON AVRETE NEANCHE FRA CENTO ANNI!- si fermò un attimo per respirare. Singhiozzò e tossì un paio di volte.
-Mahre…-
-La prima volta che mi ha visto, non mi ha ucciso. Anzi, mi ha chiesto chi fossi e cosa volessi da lui. Quando gli ho detto che lo stavo cercando per avere il suo aiuto non si è tirato indietro. Anzi, mi ha preso in braccio e mi ha portata al riparo curandomi la ferita che avevo alla gamba- e indicò la coscia con ancora lo strappo sui pantaloni –Mi ha fatta sentire al sicuro. Ha tenuto fede alla sua parola fino all’ultimo. Leia e Rotus mi hanno raccontato molto della sua vita, di cosa ha fatto e cosa gli è successo e soprattutto come lo avete trattato- e guardò Sakura
-Lui stesso mi ha detto che una volta era innamorato di te, e tu hai solo saputo riempirlo di pugni-
La voce era così tagliente che fece indietreggiare la kunoichi.
-Quel ragazzo non ha idea di cosa significhi dolcezza, amore o conforto. La sua vita è stata sempre piena di morti, delusioni, fatiche, allenamenti e prese in giro. Si è fatto in quattro per diciotto anni per farsi accettare da voi. Possibile che voi non vediate questa cosa? Possibile che non vedete la sofferenza nei suoi occhi? Lui vive di speranze! E voi gliele infrangete tutte. Soltanto quella ragazza è riuscita ad alimentarlo di amore- e indicò Hinata.
-Voi dite di conoscerlo, ma scommettiamo che so cose che voi non arrivavate neanche a pensare? Tanto per cominciare, Naruto è un Jonin di classe A, mia cara Sakura. Tu cosa sei? Chunin?-
Quella annuì impercettibilmente
Mahre rise –Che scarsa… sareste morti tutti se lui non vi avesse difeso. Se lui non si fosse rotto le ossa ad allenarsi, mentre voi gli ridavate dietro, ora sareste tutti morti e Madara vi avrebbe spazzati via in un lampo-
-Io credo in Naruto. Ho visto quanto ho cambiato, e mi sono reso conto delle cose che ha fatto, e…-
-Stai tranquillo, Shikamaru. So che tu, Ino e Kiba un po’ l’avete capito. Forse Ino di meno, ma solo perché è vittima della ignoranza di quel chuingam- e indicò la rosa
-Se c’è una persona che dovrebbe partire per due anni di allenamento e fatiche… - Mahre si avvicinò pericolosamente alla kunoichi arrivando a un millimetro dal suo viso -… quella sei tu-
Era stato un semplice sussurro, ma bastò a far rabbrividire la ragazza.
-Adesso moviamoci. Almeno vedi di portare in salvo l’unica persona a che lui tiene più al mondo mentre lui è là sotto a farsi un culo così solo per difendervi- e così dicendo saltò in groppa a Leia e partì, con Hinata sulle spalle, verso il Villaggio della Foglia.
Intanto, una strana sensazione ribollì nello stomaco della rosa: vergogna.
*******
Hanabi rimaneva ore davanti alla finestra della Casa Principale, pronta ad aspettare l’arrivo di sua sorella.
“Hinata non mi abbandonerebbe mai… non adesso… non in questa maniera. Tornerà” continuava a pensare.
La notte piangeva e pregava per il ritorno della sorella.
Quella mattina si era impegnata per preparare una colazione ottima di quelle che faceva anche lei, e a scuola si impegnò più del dovuto, per avere un ottimo pretesto di cui parlare quando Hinata sarebbe tornata.
Si allenò duramente con il byakugan, anche per tre ore di seguito e rimaneva la maggior parte del tempo in camera a leggere o a studiare.
In altre parole, cercava di mantenersi occupata per non incontrare mai il padre.
Le faceva ancora più paura da quando sua sorella non c’era più a difenderla, e aveva ancora più paura che la colpisse come aveva tentato di fare l’ultima volta.
Purtroppo, dopo l’allenamento, si stava dirigendo al bagno per farsi una doccia quando suo padre la raggiunse.
-Hanabi! Ti devo parlare-
Lo vide avvicinarsi pericolosamente, così si distanziò il più possibile
-Ti spavento?- chiese assottigliando gli occhi. Non sembrava minaccioso, più curioso. Come se non comprendesse i comportamenti di quella strana creatura, che poi era sua figlia!
-Mi stia lontano, padre- ringhiò la ragazzina. Era piuttosto piccola, ma determinata e in gamba
-Non ti voglio far del male, Hanabi. Te lo giuro. Quella volta ero solamente stressato, davvero… come Capo Famiglia…-
-Hinata è il Capo Famiglia!- scandì bene la ragazzina –Hinata lo è! Non voi!-
Per la prima volta dopo anni, un cenno di sentimento e emozione riconoscibile affiorò nel viso dello Hyuga: tristezza, risentimento…
-Hanabi, bambina mia, ti prego... non ti farei mai del male. Mi sono malissimo per aver provato a colpirti, me ne pentirò per sempre. Anche il modo con cui vi ho sempre trattate. Sono stato egoista e arrogante, ti rivolgo le mie più sentite scuse. Ho visto che cerchi di evitarmi, e non potresti avere più ragione. Me lo merito. Ti capisco. Ma dammi una possibilità per riconquistare la tua fiducia. Permettimi di conoscerti al meglio e di amarti. Ho perso troppi anni della tua vita e di quella di Hinata. Ti imploro, Hanabi-
La ragazzina lesse vero pentimento nelle prole del padre e nella sua espressione. Era il discorso più lungo e emotivo che avesse mai visto intraprendere da suo padre.
Aveva addirittura chinato la testa fino a guardare a terra.
Un po’ era soddisfatta che avesse capito quanto aveva sbagliato e quanto le aveva fatto soffrire… pensò che si meritasse quella sensazione di rimorso e dolore.
Ma era pur sempre sua figlia, e lei aveva un bisogno disperato di un padre.
-Vi perdono, padre- sussurrò, e una lacrima scivolò sulla guancia della kunoichi mentre un leggero sorriso increspava le sue labbra.
-Arigato, Hanabi- il sussurro era disperato, sollevato, e la kunoichi si sentì amata.
Anche perché il padre, per la prima volta dopo tredici anni, l’abbracciò.
Un abbraccio vero. Uno di quei abbracci che ti avvolgono il corpo e ti trasmettono caldo.
La spinse delicatamente, ma saldamente contro il suo petto. Le accarezzò i capelli.
Per Hanabi era così strano, ma altrettanto meraviglioso.
Sentiva che il torace del padre era morbido e caldo. Del tutto diverso da come se l’era immaginato: tonico e freddo.
Era bello sapere di avere finalmente un padre che poteva definirsi tale.
“Hinata… mi servi anche tu”
_____________________________________________________________________
* Hikari no geijutsuSuna, Azuma, Arashi!: Arte dello spionaggio: sabbia, oriente, tempesta!
*
Gijutsu-tekina mantenansu!: Tecnica di mantenimento!
* Kettei: Determinazione, valore, coraggio 
*
Gokan no kaihatsu sa reta gijutsu!: Tecnica di sviluppamento dei cinque sensi!
*
Kansei!: Completato!
*
Iseki: Rovina (Il nome della base di Mudruru. Non molto originale, lo so)

Scusate i nomi orribili delle tecniche e, soprattutto, i nomi giapponesi completamente sbagliati (si vede che ho usato google traduttore!) ma avevo bisogno di sapere come si dicessero un paio di cose in giapponese e, anche se mi è venuto ‘sto schifo, almeno è qualcosa XD
Mi scuso davvero tanto, ma spero mi perdoniate.

(Le traduzioni dovrebbero essere queste, ma non so se ve le darà corrette! Accetto ogni tipo di critica, grazie!)

Salve!
A quanto pare sono resuscitata.
Mi merito ogni insulto che vogliate rifilarmi.
Non ho avuto molto tempo e sono riuscita a scrivere solo la sera fino a tardi.
Mi dispiace molto, ma devo prepararmi per l’esame di terza media e quindi non starò molto su Word a scrivere. Comunque sappiate che lo faccio in ogni caso, e anche se in ritardo pubblico il capitolo!
Ricordate: più tempo ci metto a pubblicare il capitolo, più è lungo ;)
Siete magnifici, continuate a recensire che mi date la forza di continuare.
Mi scuso per gli errori di grammatica!
P.S Spero che vi sia piaciuto questo capitolo e che lo troviate interessante! Ditemi il vostro parere!
Arigato! ^^
-Lady Malfoy_01

 

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Capitolo 9
*** Sentimenti ***


                                                                                                        UN NUOVO NARUTO 

Capitolo 9: Sentimenti 

-Molto bene allora… avanti il primo-
Naruto si portò in posizione da combattimento. Lo stesso fece Rotus abbassando il muso, drizzando il pelo e ringhiando ferocemente. Le zampe erano puntate a terra, forti e pronte a qualsiasi scatto.
I ninja che si pararono davanti a lui erano meno di quanto pensasse. A occhio e croce sembravano venti. Erano tutti vestiti con la stessa uniforme: la maglia di un karategi nero con dei pantaloni bianchi pesanti. Legate sulle cosce avevano delle protezioni di ferro, così come sul petto e sulle braccia. I visi erano nascosti da bandane bianche fino al naso. Ciò fece venire in mente a Naruto il Maestro Kakashi. Intorno alla vita avevano una cintura con diversi rifornimenti di kunai e shuriken. Un paio di loro avevano anche le katane. Portavano anche dei guanti spessi e di cuoio lunghi fino al gomito, infilati sopra le maniche della karategi.
Dal loro chakra poteva capire che erano tutti abbastanza forti, ma non abbastanza da pensare di poterlo battere. Solo in tre sembravano particolarmente forti, ed erano quelli che sopra al viso avevano solo delle maschere.
Rappresentavano tre felini: il leone, la tigre e il lupo.
Probabilmente, quello con la maschera  da lupo era il capo, mentre gli altri due erano come delle specie di aiutanti.
Il capo con la maschera col lupo fece un passo avanti -Arrenditi. Ti risparmieremo una morte lenta e dolorosa- la voce era seria e pacata, non stava scherzando. Sarebbe stato minaccioso per qualunque altro ninja, ma allo shinobi fece quasi ridere.
Una banda di baka guidati da tre gattini che giocano a essere tosti. Patetici.
-Non penso proprio che succederà- ribatté, infatti, Naruto. Sebbene il loro abbigliamento fosse ridicolo, però, sapeva che un po’ erano forti. Ma non tanto da spaventarlo, per questo non riusciva altro che pensare a quanto fossero patetici.
Ma il lupo capì che quello lo stava prendendo in giro, e portò una mano alla katana -Chi pensi di essere da crederti così forte?- alzò la voce.
“E’ una Testa Calda” pensò subito il biondo
“Scommetto quello che vuoi che tempo cinque secondi e si lascerà prendere dall’odio e cercherà di batterti invano” rise la voce di Kurama
“La penso alla tua stessa maniera, è un capo, sicuramente, ma non ha disciplina. Prenderà fuoco in poco tempo portando alla sconfitta lui e i suoi compagni”
“Tipi così te li mangi a colazione. Fai in fretta così rivedi la Hyuga e salvi i prigionieri” sbuffò annoiato “Tanto tempo a pensare che fossero dei tipi imbattibili, per poi vedere queste mezze calzette”
“Forse un po’ forti li sono. O stai dicendo che sono rimasto in piedi a trovare una maniera per batterli per tre giorni senza motivo?”
“Esattamente. Ti sei sbagliato, Naruto. Questi non meritavano minimamente la tua preoccupazione”
“Oh, Kurama, così mi farai arrossire” scherzò il biondo ghignando
“Li vuoi far fuori o vuoi restare qui a crogiolarti nelle tue doti?” ringhiò  subito il demone.
Naruto interruppe il contatto e tornò dai ninja.
Proprio in quel momento, uno dei ninja con la bandana parlò al lupo -Ehm, capo….?-
-COSA VUOI?- tuonò questo, già con i nervi saltati, ed erano passati circa sei secondi. Fantastico.
Il ninja andò avanti un po’ insicuro -Lui è Naruto Uzumaki... ha presente?... Bagliore Arancione? Il Jinchuriki del Nove Code-
Naruto piombò a una velocità impressionante contro il ninja e gli mollò un pugno allo stomaco facendolo volare contro la parete in fondo a circa quindici metri di distanza da dove si trovava prima. Sul muro si formarono delle crepe e cadde della polvere con un po’ di calcinaccio.
-Non  ti azzardare mai più a chiamare Kurama in questa maniera- minacciò il biondo.
Subito una serie di katane furono estratte dalle proprie custodie e tutti si avventarono contro Naruto.
Con la Modalità Eremitica, lo shinobi era riuscito a recuperare più energia e più forza.
Con Shin e Mida aveva scoperto che la Modalità Eremitica può durare anche più di qualche minuto e con il loro aiuto si era allenato tanto tempo ad ampliare l’effetto della Modalità. Adesso riusciva a starci per tre giorni di fila.
Bloccò con le mani l’arrivo di una lama e allo stesso tempo si abbassò schivando l’arrivo di un’altra. Atterrò di schiena contro il pavimento e tirò il ninja che reggeva la katana sopra di sé, spingendolo poi con un piede dallo stomaco facendolo volare oltre il suo corpo. Si andò a schiantare contro il muro con un grosso tonfo e un gemito.
Naruto si rialzò in piedi prendendo slancio dalle gambe e parò l’arrivo di uno shuriken con la katana che aveva preso dal ninja di prima.
Intanto Rotus aggrediva, graffiava e si buttava contro gli altri ninja con la potenza di un toro. Dava testate, codate e ringhiava contro ogni nemico. Un autentica macchina di distruzione da guerra.
Naruto era altrettanto forte e si batté con il lupo.
-Arte animale: tecnica della zampata del lupo!-
La mano del ninja si trasformò in una zampa con artigli affilati lunga cinque metri e larga tre e l’agitò i aria cercando di colpirlo. La zampa era troppo grossa, e Naruto venne preso da un artiglio sul fianco destro.
Il ragazzo gemette, ma riuscì a schivare i seguenti colpi.
Intanto, con la dinamicità di Rotus, erano rimasti solo tre nemici, quelli con le maschere. Gli altri giacevano contro i muri svenuti o doloranti e senza riuscire a muoversi.
-Ottimo lavoro, bello- gli disse il padrone, ma continuava a guardare quei tre –ma adesso ci penso io a questi qua-
Aprì la mano sotto di sé rivolgendo il palmo verso l’alto e si afferrò il polso.
-Ma che cosa sta...?-
Uno spirale di chakra cominciò a modellarsi sopra al palmo, girando vorticosamente fino a ottenere una piccola sfera.
Quello con la maschera da tigre gemette –Quello è puro chakra! Non ho mai visto una tecnica del genere…!-
-Io avevo sentito delle voci, ma… non pensavo fossero vere!-
-Avanti, ragazzi. Perché pensate mi chiamino “Bagliore Arancione”?-
La sfera di chakra cominciò a ingrandirsi sempre di più fino ad arrivare a occupare tutta la mano.
I ninja tentennarono senza sapere cosa fare. Il lupo, la tigre e il leone si guardarono. Probabilmente erano preoccupati: dovevano trovare una soluzione il più velocemente possibile.
La sfera cominciò anche ad assumere dei toni di colore giallo.  Roteò sul suo asse ancora più velocemente e il tono assunse un colore più caldo e fuso: arancione.
Era come una mina.
Alla fine, il lupo prese al volo una katana da terra e corse il più velocemente possibile verso il biondo.
Naruto ghignò.
Troppo tardi.
La sfera di chakra venne lanciata contro i ninja e un ondata d’aria e di fuoco si sparse per tutta la piazza.
Per un attimo Naruto vide soltanto le polveri innalzate dall’impatto con il Rasengan Atomico.
Quando le polveri si dissolsero, Naruto vide che tutti i ninja erano stati sbattuti contro le pareti, sanguinanti e doloranti.
Solo il leone era morto. Naruto l’aveva percepito. Non avvertita più chakra che scorresse nel suo corpo.
La tigre e il lupo, invece erano feriti molto gravemente e sarebbero morti nel giro di poco tempo.
Naruto odiava uccidere, ma a volte non riusciva proprio ad evitarlo.
Formò dei sigilli con le mani e evocò uno dei suoi rospi.
Questo si presentò a lui con uno scoppio e una leggera nube.
Era alto fino al mento dello shinobi.
-Ah Naruto-san! Mi dica- si inchinò il rospo. Era grosso, verde con dei rigonfiamenti nella pelle  di colore blu. Gli occhi erano gialli e luminosi. La voce gracchiante esprimeva rispetto e capacità.
-Ciao Gamaruta. Mi serve un favore, potresti prendere con te quel ninja?- e indicò il tipo con la maschera da lupo.
-Certo, Naruto- san!- Il rospo saltò fino a dove si trovava lui, lo prese tra le zampe e aprendo la bocca lo fece scivolare dentro per poi richiuderla.
-Grazie, amico- sorrise il ragazzo.
Il rospo si inchinò e sparì in un'altra leggera nube.
Rotus, che era rimasto seduto tutto quel tempo, si alzò e si avvicinò al suo padrone –Cosa intende fare degli altri ninja, padrone?-
In tutta risposta formò altri sigilli con le mani e battendole fra loro andò a chiuderle nel segno della tigre –Arte Illusionistica: Tecnica di sospensione del tempo!-
Tutto intorno a Naruto sembrò fermarsi di colpo. Non come prima, ma in un immobilità perfetta. L’aria si era fermata, così come i respiri dei ninja e lo stesso muoversi della polvere di terra che cadevano impercettibilmente dalle pareti.
Tutto era perfettamente immobile, e la differenza si vedeva. Le stesse cellule che formavano tutto quello che gli circondava avevano interrotto il loro piccolo e impercettibile movimento costante.
Gli unici in grado di muoversi erano Rotus e Naruto.
-Facciamo in fretta, non riesco mai a controllare a lungo questa tecnica-
Infatti, Naruto aveva la fronte corrugata dalla concentrazione, ma espirò e cercò di calmarsi.
Si portò anche una mano al fianco destro, dove stava perdendo parecchio sangue. Non era un ninja medico, ma era abbastanza sicuro che fosse piuttosto profonda. La ferita pulsava e irradiava fitte su tutto il suo torace.
Cominciò a sentirsi un po’ mancare.
“No, non posso permettermi di svenire adesso”
Si afferrò le maniche dell’haori, lunghe fino al gomito, e le strappò. Le braccia restarono coperte solo dalla maglia nera che teneva sotto.
Rotus, accanto a lui, ringhiava di frustrazione. Sapeva che già il suo padrone era stanco morto, e adesso era ancora più indebolito dalla ferita. Questa non ci voleva, per niente. Era arrabbiato con quel ninja per quello che aveva fatto a Maestro Naruto.
Lo shinobi cominciò velocemente ad avvolgersi la vita con le maniche, e una volta terminato i due giri di stoffa, fermò il tutto con un nodo stretto.
Si sentiva ancora un po’ di mal di testa, ma si costrinse a reagire al dolore e ignorarlo.
-Maestro…?-
-Muoviamoci Rotus, facciamo in fretta- gemette lo shinobi e corse verso la cella dei prigionieri e la aprì.
Per la prima volta, vide quanta gente era stata intrappolata lì .
La stanza era ampia, circolare e con il soffitto piuttosto basso. Era solo illuminata da poche candele.
L’aria era umida e fredda, eppure lì erano tutti grondanti di sudore e con il viso rosso. Legati a dei lunghi pali che andavano a ficcarsi dal pavimento verso il soffitto. Erano di uno strano colore blu notte, lucidi e sembravano pulsare.
Naruto capì subito che stavano assorbendo a quella gente il chakra. Tutti ce l’avevano a quantità molto basse, e nel giro di pochi giorni sarebbero anche potuti morire.
Ma una cosa colpì, subito a prima vista, il biondo. Un ragazzo che avrà avuto la sua età era legato ovunque con delle catene fissate alle pareti e al soffitto. Il palo che legava gli altri prigionieri era contro la sua schiena, come se ci fosse appoggiato ma non riuscisse a staccarsi.
Quel ragazzo era Sasuke Uchiha.
Quello che una volta considerava un fratello, quello a cui aveva passato sedici dei suoi anni a trovarlo e convincerlo a tornare al Villaggio della Foglia.
In quel momento sembrò più debole ed esausto di come l’avesse mai visto.
Sul corpo aveva dei sigilli, e il biondo notò che anche gli altri prigionieri avevano un sigillo particolare sulla fronte. Ma solo Sasuke ne aveva più di uno. Ne aveva quattro.
-Mestro Naruto… quello è…?-
-Si-
Naruto avrebbe tanto voluto lasciarlo marcire lì, ma sapeva che c’era un nemico e un jutsu incredibilmente potenti da battere, e se quello che pensava era corretto, allora la loro fine si sarebbe avvicinata molto presto.
E poi doveva riportare indietro Sasuke.
Lo aveva giurato sul suo credo ninja, e lui non si rimangiava mai una promessa.
In realtà non era sicuro di cosa provasse per lui, se lo sentisse ancora come un fratello. Ma una certa rabbia lo invadeva ogni volta che lo guardava, e l’avrebbe portato al Villaggio anche solo per farlo arrestare e spedire in prigione.
Rimase un attimo fermo, immobile a scrutare quel viso consumato dall’odio e dalla fatica. Si chiese come avessero fatto, quella banda di incapaci, a trovare e rapire Sasuke. Sicuramente l’avrebbe scoperto nei documenti che aveva rubato con Mahre dal CDC.
Tagliò con un kunai impregnato di chakra di Kurama le catene, e il corpo fece per cadere a terra, ma Naruto lo prese al volo dalle spalle. Ciò gli costò una grande fitta al fianco, ma strinse i denti e lo sorresse.
Lo sentì prendere un grosso respiro.
Sasuke tossì e si fece ancora più pesante contro il corpo di Naruto, finché non svenne dalla fatica.
Naruto lo prese in spalla e lo posò sopra alla groppa di Rotus.
La ferita, per quanto pulsasse, continuava a ignorarla.
Si rese conto che Sasuke occupava una gran parte della schiena di Rotus e non poteva portare altre persone.
Potevano portare soltanto due persone.
Una sarebbe stata portata in braccio dal biondo, tutto, però, stava a vedere chi.
C’erano diverse persone che sembravano avessero assoluto bisogno di aiuto e riposo, e Naruto si rese conto che avrebbe potuto salvare una sola di loro.
Era una delle scelte più terribili che avesse mai dovuto compiere.
Poter salvare una sola vita su chissà quante ce n’erano in quella stanza. Naruto le contò.
Dodici.
Su dodici ne poteva salvare solo una.
Strinse con forza i pugni e cercò di vedere se ci fossero visi familiari. Fortunatamente no, erano quasi tutti di villaggi lontani, stranieri e di diverse nazioni. Solo una persona portava un copri-fronte ben conosciuto: quello della Roccia. Apparteneva a una bambina sui dieci anni.
Era magra, sottile, stanca e  debole.
“Cosa possono mai aver voluto da una come lei? Che potere tiene, così potente, da essere catturata da loro? Per il Terzo, è così piccola!”
Naruto si avvicinò alle sue catene e tagliò anche quelle. Lei cominciò a tossire costantemente come Sasuke, prendendo diversi respiri forti come se fosse rimasta in apnea, finché non svenne come Sasuke.
Prese la piccola e la fece sdraiare un attimo a terra.
Doveva almeno lasciare un segno che significasse che lui c’era stato e sapeva dove fossero. Avevano bisogno di speranza.
Al ragazzo venne in mente un idea perfetta, e ringraziò per la centesima volta Shin e Mida e i loro insegnamenti.
Si sedette a fatica al centro della stanza, con le fitte di dolore che si facevano sentire, e cominciò a formulare dei simboli.
-Padrone, cosa vuole fare?- domandò Rotus
Teneva gli occhi chiusi per concentrarsi meglio e le mani erano rapide a intrecciarsi fra loro creando sempre più simboli –Li libero dai loro sigilli in modo che possano utilizzare chakra e recuperare un po’ di energia-
-Si può fare?- Rotus sembrava dubbioso e speranzoso allo stesso momento. Il suo ringhio era stato leggero, quasi come un sospiro.
Naruto completò i simboli -E’ solo una teoria, ma ne sono sicuro all’ottantacinque percento- allungò le mani dritte davanti a sé, unite, e immediatamente tutti i sigilli dalle fronti delle persone scomparvero.
Tranne quelli di Sasuke. Glieli aveva lasciati apposta per non permettergli di riprendersi e utilizzare il suo chakra.
Tutti cominciarono subito a respirare più liberamente e con foga, come se volessero nutrirsi di aria che mancava loro da tempo e alla fine, sui loro visi, comparve un espressione piuttosto… rilassata. Erano neutri, ma di un conforto genuino. Di quello che si ha quando, dopo essere stati tanto tempo al caldo, si sente l’aria sulla pelle. I lineamenti si erano rilassati, il loro chakra stava venendo fuori velocemente.
Naruto sospirò, sollevato, e si rese conto che appena si fossero ripresi tutti, con i loro jutsu potenti (o almeno per chi era un ninja) si sarebbero liberati da soli.
Si alzò in piedi e prese in braccio il corpo di quella bambina. Era impressionantemente piccola e leggera, quindi non causò alcuno sforzo fisico, e la ferita non si fece sentire troppo.  E ppure sembrava allo stesso tempo così forte.
Cercò di caricarsela sulle spalle, poggiandola sulla sua schiena e  reggendola da sotto le cosce, e appena ci riuscì, uscì dalla cella.
Tutto era ancora perfettamente immobile.
Ovviamente tutti i rinforzi che avevano potuto chiamare, e i ninja (o samurai) che sarebbero potuti intervenire a fermarlo, scossi dal rumore che aveva causato, erano tutti rimasti immobilizzati dalla sua tecnica.
Forse potrei…”
“No. Adesso basta Naruto. Ma non ti vedi, baka? Sei esausto. Hai fatto più di quello che dovevi. Torna al villaggio, riposati, curati e preparati ad affrontare in forma smagliante questo nemico. Tutto quello che ti serve l’hai preso. Vuoi sfondarti le ossa? Arrivare sul punto da non riuscire più neanche a strisciare per tornare a casa e mettere in salvo la bambina che porti sulla schiena? Svegliati, baka! O giuro che ti faccio fuori con un morso”
Kurama era davvero furioso.
“Che bello sentire che mi vuoi bene, Kurama. Comunque hai ragione, ma tanto sai che tornerò qui”
“Ma non ora!” ruggì, stavolta, il demone.
“Ok, va bene, vado. Non ti scaldare”
-Andiamo Rotus-
Cominciarono a risalire in superficie, e ripercorsero all’incontrario il tragitto seguendo i buchi che aveva fatto precedentemente sul muro. Quando provò la forte tentazione di fermarsi un attimo a vedere altri progetti di quei samurai, la ferita si sentì forte, tanto da farlo gemere, e capì che era meglio se andava via velocemente.
Quando furono vicini all’uscita, si sentì uno strano rumoreggiare costante e secco. Molto forte.
Quando arrivarono alla scala, Naruto sentì odore di bagnato e il suo corpo rabbrividì, a un tratto colpito da un filo di vento invernale.
Appena si affacciò fuori, una goccia fredda e pungente gli atterrò suo naso, e presto si ritrovò bagnato e freddo.
Fuori pioveva.
Una pioggia torrenziale e costante, di quelle in cui si capisce che non cesserà nel giro di poco tempo.
Naruto si chiese da quant’è che avesse cominciato a piovere.   Quanto era rimasto là sotto? Erano già arrivati i ragazzi al villaggio?
Si sbrigò a togliersi il suo haori e farlo indossare alla piccola per riscaldarla e cercare il più possibile di non farla bagnare, ma invano. Riuscì in qualche modo ad avvolgerla e se la ricoricò sulla schiena.
Non l’aveva ancora vista bene al viso, a causa di tutta quella oscurità. Oltre al fatto che le aveva tirato l’haori su fino alla testa.
Aveva sperato di riconoscerla una volta fuori, ma in alto le nuvole erano nere e sembrava fosse sera.
Il deserto era grigio e triste. Un enorme abisso infinito da cui non si può scappare.
Una strana malinconia lo avvolse ma non riuscì  a capire da dove provenisse.
Un infinito nulla.
-Muoviamoci, Rotus-
I compagni cominciarono a correre velocemente.
Lo shinobi non ci vedeva dal loro, e diversi pallini neri gli balzavano davanti agli occhi confondendolo e aumentandogli l’emicrania. Vagava alla ceca, come unico punto di riferimento aveva il pelo arancione di Rotus e il rumore delle sue zampe.
A corniciargli il tutto, la fatica era raddoppiata dal terreno molle e appiccicoso della sabbia bagnata. Densa come il fango non aiutava certo all’equilibrio e già il ragazzo era instabile di suo.
“Più o meno arriveremo al villaggio nel giro di mezzora. Spero solo di non far ammalare la bambina”
Anche lui si poteva ammalare, così come Sasuke, ma a Naruto non importava a nessuno di loro.  Faceva una fatica bestiale e per la prima volta nella sua vita, mentre correva, ansimava e rantolava in cerca di qualcosa a cui aggrapparsi, ma ovviamente non c’era nulla.
Contro a ogni logica cominciò a pensare a Hinata.
Quella meraviglia che era rimasta intrappolata per giorni.
La ragazza che lo aveva salvato. La ragazza che gli aveva fatto conoscere per la prima volta il calore di un sorriso sincero.
Quella che era stata pronta a morire per lui, durante la guerra, se Neji non si fosse messo in mezzo…
Se solo fosse stato più forte…
Se solo si fosse allenato di più…
Se solo non fosse stato così debole in un momento di grande bisogno…
“Naruto, basta!” ruggì, la voce di Kurama. Il ragazzo a momenti cadde a terra, già in stato di dormiveglia, e quel ruggito l’aveva almeno un po’ fatto tornare in sé.
Si disse di ringraziare Kurama una volta che avesse avuto la mente lucida e non fosse stato così stanco, e annullò subito il contatto e la smise di pensare alla morte di Neji.
Ma è stato soprattutto in quel giorno che aveva capito la bellezza di Hinata.
Quando gli aveva messo una mano sulla guancia, accarezzandolo e confortandolo.
Si era quasi sentito morire.
Una scossa elettrica gli aveva attraversato il corpo in una bellissima sensazione di colore. Non l’avrebbe dimenticata mai. La prima volta che l’avevano toccato con gentilezza. Senza desiderio di colpirlo o ferirlo. Era stato bellissimo.
Ripensò a come aveva portato la sua mano sopra quella della ragazza, e come ci si fosse appoggiato godendosi per un ultimo secondo quella meravigliosa sensazione.
Era morbida e liscia la sua mano, se lo ricordava ancora. L’aveva stretta e insieme avevano combattuto.
Lei e Lui.
Hinata e Naruto.
In poco tempo aveva realizzato di non essere mai stato completamente innamorato di Sakura, non da quando Hinata l’aveva sostenuto durante il periodo della guerra.
Era stata la sua ancora di salvezza senza che lei lo sapesse. Era lei quella che gli aveva dato tutta quella forza di volontà. Era lei che lo costringeva a farsi in quattro ogni giorno in quello che credeva.
In poco tempo Naruto aveva realizzato di essere innamorato follemente di Hinata. Che per lui, lei era tutto. Letteralmente tutto. Per questo si era tanto arrabbiato quando aveva sentito che era stata rapita.
Era stata portata via da lui.
Questo non poteva accettarlo.
E adesso…
Adesso stava finalmente tornando da lei. L’avrebbe abbracciata, baciata e avrebbe potuto accarezzare quei suoi capelli morbidi come la seta. Ma una volta riuniti, non si sarebbe mai più separato da lei.
Mai più.
“Hinata-sama…” sospirò dentro di sé.
Naruto, incoraggiato dai suoi stessi pensieri, aveva già cominciato a correre velocissimo, come mai aveva corso prima d’ora. Lei lo faceva star meglio. Si sentì tornare in forza e continuò a correre, perché sapeva che era vicino a lei.
Un ultimo scatto prima di crollare.
Rotus l’aveva notato, e continuava a lanciare occhiate ammirate al suo padrone
*******
Mahre era ancora furibonda con Sakura.
Erano quasi arrivati al Villaggio e la rosa correva accanto a lei guardando verso il basso. Sembrava stesse rimuginando sulle accuse che le aveva urlato poco tempo prima.
Intanto, l’ANBU dell’Erba si concesse di guardare la ragazza che giaceva contro la sua schiena.
Mahre doveva ammettere che era davvero bella. O meglio, se lo era immaginato che sarebbe stata particolarmente graziosa, ma la realtà aveva superato la sua immaginazione.
A Mahre ricordava tanto le bambole. Con quelle labbra leggermente pronunciate, la pelle chiara e i capelli così scuri da fare contrasto. A Mahre  ispirò una sensazione di conforto e semplicità che la fece sorridere leggermente.
“Chissà come si sente Naruto quando la vede… chissà quanto le manca… “
Scrollò la testa e  tornò a guardare avanti. Non poteva permettersi distrazioni.
Il tempo era davvero preoccupante. Il vento portava le gocce d’acqua della pioggia a inclinarsi diagonalmente. Queste atterravano esattamente sugli occhi dei ragazzi e rendeva difficile tenerli ben aperti e vedere dove stavano andando. Inoltre la pioggia portava via gli odori e i punti di riferimento, quindi dovevano impegnarsi il doppio per ritrovare la via del villaggio.
Kiba non riusciva a non lanciare occhiate verso la ragazza. Era tremendamente interessante e particolare. Quasi gli piaceva guardarla. Aveva capito fin da subito che era diversa rispetto alle altre ragazze. Una diversità intrigante, dotata di una bellezza che sorge solo mano a mano che la osservi e sei abituato a vederla.
Lei è una di quelle ragazze che colpiscono fin da subito ma che si apprezzano col tempo. Un mix che gli faceva girare la testa ma allo stesso tempo lo attirava.
Scosse la testa. Ma da dove venivano quei pensieri?!
Ad un tratto Akamaru abbaiò.
-Ragazzi, ci siamo! Eta cinque minuti e siamo al villaggio!-
-Ottimo, acceleriamo il passo!- urlò Shikamaru e tutti scattarono.
Intanto Ino era molto impressionata.
Impressionata dal ritorno di Naruto, dal suo cambiamento, e dalla grinta di quella nuova strana ragazza.
Allora era lei la famosa “Mahre” che Kiba aveva pronunciato mentre cercavano di trovare Hinata. E lui che continuava a dire che aveva detto “Hinata”…!
Si chiese cosa ci fosse tra quei due.
E soprattutto come faceva Kiba a sapere già tutto. Quando si erano incontrati? Perché solo lui? E come?
Le stava per scoppiare la testa. Non trovava nulla a cui collegare quella sua informazione. Diceva di sapere dove fosse la base…
Come faceva a saperlo? E perché aveva mentito quando aveva detto che non c’era nessun altro nella base dei samurai, quando, ovviamente, c’erano già Naruto e Mahre? Che avesse voluto nascondere la loro presenza? Perché?
Grugnì leggermente di sconforto. Non ci stava capendo nulla, e soprattutto non riusciva a togliersi dalla testa le parole della kunoichi che aveva detto a Sakura.
“Se c’è una persona che dovrebbe partire per due anni di allenamenti e fatiche… quella sei tu “
Era stato come se lo avesse detto a lei.
Per anni si era sentita inferiore a Sakura. Quella che doveva migliorare, che doveva allenarsi e impegnarsi. Ottenere concentrazione e disciplina…
Diceva a Naruto di essere l’irresponsabile solo perché cercava di mascherare la sua incompetenza. Finché c’era lui che combinava guai, lei aveva avuto una copertura.
Ma in realtà, lei e lui erano molto simili, e il giorno in cui se n’era andato, aveva dovuto impegnarsi il doppio per ottenere risultati decenti e recuperare il tempo che aveva perso nel dare per scontato tutto e tutti.
Naruto è riuscito a raggiungere in due anni livelli eccezionali. Perché anche lei non dovrebbe riuscirci?
Per questi vari motivi, si era quasi sentita togliere questi pesi dalla coscienza da quella ragazza. Lei  l’aveva salvata.
Adesso sapeva che, in fondo, non era rimasta così indietro come credeva.
E tutto era merito di quella ragazza…
“Forse Mahre può arrivare a starmi molto simpatica” sorrise la bionda.
Ormai in lontananza si vedevano le mura del villaggio e i ragazzi sospirarono di sollievo. Akamaru ululò.
Un ululo lungo e ipnotico. Forte e con una leggera intonazione acuta alla fine: da richiamo.
Subito, una serie di luci si accesero mettendo in mostra il cancello di legno con il simbolo della Foglia: una sorta di spirale caratterizzato da una forma più angolare in alto sulla sinistra, come un tirangolo.
Il cancello si aprì e una serie di uomini uscirono da lì mettendosi davanti a esso.
Shikamaru urlò subito loro –Lei è con noi! Abbiamo Hinata! Avvertite il Clan Hyuga!-
Due uomini partirono subito di corsa.
Ormai i ragazzi arrivarono davanti ai cancelli e Mahre riuscì a vedere davanti a loro gli uomini.
Uno era alto con i capelli marroni e voluminosi. Portava una divisa rossa con delle protezioni di metallo. Aveva il copri-fronte della Foglia sulla fronte. Il mento era appuntito e il viso magro. Sulle guance aveva dei spirali rossi piuttosto sbiaditi. Il fisico, a occhio, era  tonico e sano.
-Shikamaru, Ino, Sakura! Siete tornati! C’è anche Kiba! Ma… chi sei tu?- e guardò Mahre con un aria più sorpresa che diffidente. Lanciò anche una preoccupatissima occhiata a Leia e deglutì, ma non commentò.
Nessuno degli uomini li presenti lo fece.
Tutti guardavano la ragazza e la volpe colpiti, sgomenti, spaventati e preoccupati . Ma nessuno osò commentare o criticare.
-Ci sarà il tempo delle spiegazioni più tardi, Choji- tagliò corto Shikamaru.
Si mise accanto a Leia, mettendosi di spalle a lei e tirò Hinata verso di sé prendendola sulla schiena. Il corpo esausto della ragazza cadde sullo stratega poggiando il mento sulla sua spalla e abbandonando le braccia davanti al suo petto.
-Andiamo dalla Casata Cadetta-
Intanto Mahre scese dalla groppa di Leia e si guardò intorno, non sapendo cosa fare.
-Shikamaru, e lei?- chiese un altro ragazzo
Era piuttosto buffo perché aveva i capelli a caschetto neri e lucidi. Gli occhi avevano più una forma tonda che a mandorla. Il viso era lungo e le mascelle pronunciate, la voce alta ma da uomo. Che urlasse spesso?
Ma la parte più buffa era l’abbigliamento.
A parte il giubbotto da chunin, portava dei pantaloni verdi pallidi abbastanza pesanti con dei scaldamuscoli arancioni che davano un pugno in un occhio.
Sul torace portava una normale maglia nera a maniche lunghe con delle fasce sopra alle braccia, anche quelle nere.  Mahre si chiese se non avesse freddo.
Lei stava tremando.
Comunque aveva un buon fisico nonostante lo strano abbigliamento. Si vedeva che era allenato. Muscoloso ma non troppo. Perfettamente equilibrato. 
“Sarebbe anche bello se non fosse per i capelli e gli scaldamuscoli. Le sopracciglia anche sono un po’ folte…”
Ma lei non poteva sapere che ne aveva anche molto meno rispetto a due anni fa…
-E’ una nostra compagnia, Lee. Vi potete fidare di lei- e lanciò un occhiata anche a un ragazzo che sembrava non sapesse cosa fare. Continuava a guardarmi con un espressione indecifrabile.
-Sai, anche lei è degli ANBU. Avete molte cose in comune… più o meno- sorrise leggermente Shikamaru.
Poi partì di nuovo di corsa verso il centro del Villaggio.
-Che facciamo, la portiamo dall’Hokage?-
Mahre si sentì girare la testa. Starnutì.
-Sarà meglio rientrare o ci ammaleremo. Vieni con noi- la invitò Choji, gentilmente.
Ma Mahre non riusciva a rispondere. Macchie nere le danzavano sopra la testa. Non ebbe  neanche la forza di reggersi in piedi e cadde di ginocchia contro il pavimento.
Sarebbe anche caduta con la testa in avanti, se qualcuno non l’avesse bloccata in tempo.
Si sentì girata verso l’alto e uno strano brivido la percorse quando qualcosa si posò sotto le sue scapole e un'altra sotto le ginocchia.
“Ma che cosa…?”
Si sentì sollevare e quando prima vedeva il cielo nero con le gocce d’acqua che le finivano sul viso, ora sentì la parte destra del viso poggiata contro qualcosa di bagnato ma morbido e la parte sinistra ancora esposta alla pioggia.
Tutto era ovattato e oscillante.
La pioggia cadeva forte contro il suo corpo, tanto da sembrare che volesse riempirla di buchi. Gli impatti erano forti e gelidi.
Le sue mani erano rosse e tremava, non aveva nulla di asciutto addosso.
Non riusciva a capire cosa stesse guardando, finché non si decise di chiudere gli occhi. Sentiva delle voci e si sentì stretta a qualcosa.
Però era una bella sensazione. Si sentiva sicura, come se qualcosa la stesse tenendo al riparo.
Tossì un paio di volte. I capelli erano appiccicati alla sua testa e la banda davanti al suo occhio destro era anche quella incollata sopra al suo occhio.
Provò anche una strana sensazione di oscillamento, solo più veloce e traballante.
Andò avanti così per un paio di minuti… o ore. Chi poteva dirlo?
Ma alla fine una luce accecante l’abbaglio e si sentì avvolta da un aria calda. Ma quell’aria calda a contatto con i suoi vestiti bagnati crearono un contrasto che la fece rabbrividire e contrarre le mani.
Si chiese dove fosse Leia… si chiese se fosse dietro di lei o accanto a lei… .
Alla fine svenne.
*******
Hanabi rimaneva con le ginocchia strette contro il petto, la parte destra del corpo poggiata contro al vetro  freddo.
Continuava a guardare fuori dalla finestra la pioggia che batteva forte contro il vetro.
La ragazzina, con la fronte premuta contro il vetro, riusciva quasi a sentire l’impatto secco e costante della pioggia. Sembrava  che le gocce atterrassero proprio sulla sua fronte, tanto forti da farle male. Le rimbombava in testa, arrivando quasi a riuscire a sentire solo quello. Non captava più qualsiasi altro suono o movimento intorno a lei. Solo la pioggia.
Un tuono rimbombò forte e di colpo. Un rumore sordo ma tonante. Hanabi strizzò forte gli occhi e si raggomitolò ancora più stretta su sé stessa.
Era imbarazzante avere ancora paura dei tuoni alla sua età… ma si ricordava ancora come sua madre fosse andata via dalla sua vita…
Con i tuoni.
Era piccola quando successe, molto piccola. Perciò è difficile che se lo ricordi ancora. Ma questa era una sensazione di Hanabi che aveva sempre portato dentro di sé. Fin da quando era piccola aveva provato una grossa paura per i tuoni. Ma quando si è piccoli è normale… si può capire.
Ma a lei terrorizzavano proprio. Ancora adesso questa paura non voleva saperne di andarsene. Eppure da anni si esercitava a sconfiggerla prestando attenzione a ogni rimbombo del tuono per cercare di abituarcisi.
Ma ogni onda sonora era come un urlo straziante alle sue povere orecchie, e aveva come l’orribile sensazione che fossero di sua madre.
Per anni questo pensiero l’aveva assillata fino a farle credere di essere pazza.
Vedeva immagini e udiva orribili suoni ogni volta che c’era un temporale.
Quando l’aveva rivelato a Hinata, lei gli disse che la loro madre era morta proprio mentre un tuono rimbombava nel cielo, ma non le aveva  detto nient’altro. L’aveva stretta a sé e tenuta fra le sue braccia finché non si calmò.
Questa era la prova principale di quanto Hanabi avesse bisogno di sua sorella. Chi l’avrebbe mai consolata adesso? E chi le avrebbe mai parlato della morte di sua madre?
“Quando sarai più grande, te lo dirò” aveva detto Hinata.
Adesso era grande.
Adesso era cresciuta.
Adesso voleva la verità.
Ma come poteva avere la verità se sua sorella non c’era?
Alzò la testa e guardò fuori. Non si vedeva quasi nulla, in realtà, ma tanto per fare qualcosa si era messa a contare ogni gocciola sul vetro. Il che era impossibile perché nuove gocce comparivano e altre se ne andavano rendendo l’impresa impossibile.
Il pensiero che sua sorella fosse là fuori da qualche parte la faceva impazzire. Non sarebbe riuscita a restare con le mani in mano ancora per molto…
Stufa di quel rumore ormai assordante si alzò in piedi e si diresse in cucina a prendersi qualcosa da bere.
La casa era silenziosa e tetra. Hanabi avanzava lentamente e il più silenziosamente possibile. Non riusciva a capirne il motivo. Era casa sua, poteva fare tutto il rumore che voleva. Eppure continuava ad avanzare come un ladro verso la cucina cercando di non far rumori equivoci che potessero interrompere quell’assoluto silenzio riempito solo dai tuoni e dalla pioggia.
Hanabi aveva sempre visto quella casa più come una sorta di luogo sacro e antico.
“Nobile” si disse dentro di sé. Ma da quando “nobile” era una similitudine di “silenzio di tomba”? Perché doveva essere tutta così la sua vita?
Senza Hinata, faceva caso a questi piccoli dettagli sempre di più.
Arrivò in cucina e raggiunse il tavolo. Sopra c’era una caraffa piena di succo.
Si sedette composta sui cuscini ricamati a mano, inginocchiata, e prese la caraffa.
Si versò un po’ di quel liquido arancione e denso sul bicchiere e se lo portò alle labbra.
Si gustò il dolce sapore dell’albicocca e si leccò le labbra. Le piaceva quella sensazione di secchezza ma allo stesso tempo di freschezza che le scivolava giù per la gola. Ne prese un altro bicchiere e si alzò per portarlo in camera.
Sua sorella le aveva fatto assaggiare per la prima volta le albicocche. Da quel giorno le adorava, e Hinata ogni volta che le vedeva al mercato, ne comprava sempre il più possibile e ci  faceva a volte del succo e altre volte gliele serviva per la colazione.
Lei, però, era ossessionata dalle pesche.
Sorrise fra sé.
-Sai Hanabi, nostra madre amava le albicocche-
-Davvero?!-
-Si. Mi piacerebbe aver ereditato questa sua ossessione, ma a quanto pare l’hai ereditata tu-

Si era sentita così vicino alla mamma in quel momento.
La maggior parte della gente diceva che era sempre assomigliata al padre, e a sapere di questa sua passione ereditata dalla mamma l’aveva fatta sentire orgogliosa di sé stessa e di quel frutto.
Ogni volta che vedeva delle albicocche pensava subito a lei e se la immaginava mentre ne comprava un paio e le mangiava mentre tornava a casa.
Arrivò in camera e si sedette sul suo letto. Posò il bicchiere sopra al comodino e rimase un attimo a guardare ancora la finestra.
La stanza era buia. Veniva illuminata poche volte soltanto dalla luminescenza  del tuono, creando diverse forme sulle pareti annerate dall’oscurità.
Si sentì vuota.
Avrebbe tanto voluto che qualcuno parlasse… che qualcuno la distraesse…
Desiderò poter avere il sole.
Mamma adorava il sole. Le era sempre piaciuto stare all’aria aperta.
Si chiese com’era.
Per casa non c’erano sue foto, e neanche nella Casata Cadetta.
Pensò al campo d’allenamento distrutto così come il cancello d’entrata.
I lavori per la riparazione si sarebbero dovuti svolgere quella mattina, ma ovviamente erano stati rimandati.
Si domandò cosa stesse facendo suo padre in quel momento. Nonostante il loro ultimo discorso, Hiashi aveva insistito perché lei tornasse alla Casta Principale e lasciasse a lui il compito di riorganizzarsi con la Casata Cadetta per salvare Hinata.
Aveva lasciato Ko a sorvegliarla.
Proprio in quel momento, l’uomo aprì la porta e si affacciò per guardarla. Sorrideva leggermente e non aveva il byakugan attivo.
-Signorina Hanabi, vuole mangiare qualcosa?-
-Più tardi… grazie Ko. Ma tu intanto mangia, non aspettarmi-
Il ninja rimase un attimo fermo a guardare la ragazzina poi annuì leggermente e se ne andò chiudendo la porta.
Hanabi odiava deludere o in qualche modo offendere Ko.
Era stata la seconda persona che le era rimasta più vicina di qualunque altro oltre a Hinata. L’aveva sostenuta mentre lei non c’era e continuava a farlo anche adesso.
“Forse… potrei andare lo stesso con lui” si disse, già con i sensi di colpa nei confronti del suo maestro.
Quando non era con suo padre, era lui a fargli le lezioni.
Se non fosse per le continue missioni e responsabilità di Hinata, sarebbe lei ad addestrarla. Aveva il byakugan più potente di tutti, perfino più di quello del loro stesso padre.
L’aveva sempre ammirata e cercato di imparare da lei…
-SIGNORINA HANABI!- ulrò, di sotto, il suo maestro
La ragazzina scattò in piedi spaventata. Ko non urlava mai se non in caso di grosse emergenze.
Sentì il suono dei suoi passi pesanti che correvano verso la sua camera e il suo respiro affannato.
Aprì la porta e la guardò con gli occhi sgranati.
Ma non erano terrorizzati o preoccupati. Erano più eccitati, sgomenti e increduli. Affiatati.
-Signorina Hanabi, venga giù subito! Hanno riportato indietro Hinata!-
-Che cosa?!- gemette Hanabi.
Corse di sotto insieme a Ko il più velocemente possibile. Correva così veloce che vedeva tutto sfocato e quando scese le scale, a momenti non scivolò giù.
Inciampò e cadde quasi a terra ma si rialzò velocemente e continuò a correre fortissimo.
“Hinata! Hinata!”
Lacrime di gioia e di paura cominciarono a formarsi sugli occhi. Tremolanti.
Rimanevano sul bordo degli occhi senza sapere se uscire o rimanere lì.
Quando arrivò nella Sala Principale, Shikamaru, suo padre e altri Hyuga della Casata Cadetta stavano parlando.
Hanabi conosceva Shikamaru perché veniva spesso a casa loro per allenarsi, a volte e il più delle volte per passare a prendere Hinata per andare chissà dove.
Alla fine si erano conosciuti, e quando aveva dieci anni, si era perfino presa una piccola cotta per lui. Le era passata quasi subito quando aveva capito che era troppo piccola per lui.
Era bagnato fradicio dalla testa ai piedi, così come suo padre  e tutti gli altri.
Dai respiri leggermente accentuati, Hanabi capì che avevano corso fino a lì dalla Casata Cadetta.
Quando arrivò, si girarono a guardarla.
-Figlia mia…- pronunciò Hiashi. L’aveva detto come se la considerasse per la prima volta con quel titolo. Come se si fosse appena reso conto di chi era stata quella ragazzina per tutti quegli anni.
-Dov’è lei?- la voce le tremava così tanto che a momenti non capì neanche lei cosa avesse detto.
Hiashi si avvicinò alla ragazzina e la prese per mano. Era fredda e bagnata ma non la lasciò. La guidò fino al centro della Sala  Principale e la parò davanti al corpo della sorella.
Era stravolta. Sembrava stanca e raffreddata. Tremava leggermente.
La pelle sembrava più pallida del solito e le labbra avevano assunto un colorito viola.
I capelli lunghi e scuri erano appiccicati sul viso, un po’ arrotolati sul collo.
Ma la stava guardando.
Il respiro era sibilante ma ovattato.
-Ha-Hanabi- sussurrò sorridendo impercettibilmente
Un singhiozzò esplose nella gola della ragazzina che si schiaffò la mano sulla bocca per controllarsi. Le lacrime che aveva trattenuto fino a quel momento si lasciarono andare scorrendo velocemente e bagnando velocemente tutte le sue guance e anche il collo.
Si lanciò verso la sorella, inginocchiandosi accanto a lei. Le circondò le spalle con le braccia  e posò la testa sul suo petto, in un abbraccio disperato, goffo ma commuovente.
Hanabi pianse tutte le sue lacrime. Laciò che la sua preoccupazione e la sua paura, compresse da giorni nel suo petto si liberassero in un miscuglio di singhiozzi e versi disperati.
La sorella sollevò leggermente le braccia  e la strinse a sé anche lei accarezzandole i capelli.
Presto il suo pianto di liberazione si trasformò in un pianto di gioia.
Sorrise, rise leggermente per poi tornare a piangere e tornare a sorridere. Provò a formulare qualche frase sensata ma non ci riuscì.
Il suo corpo si era completamente impadronito della sua mente senza permetterle di pensare lucidamente.
-Hanabi… sorellina mia… sono qui… tranquilla…- la voce di Hinata era lenta e parlava faticosamente. Non aveva energie. Ma era ugualmente dolce e tranquillizzante.
La ragazzina si mise a ridere istericamente. Non poteva credere che fosse tornata da lei. Non ci poteva credere.  Era davvero lì. L’aveva davvero rassicurata e abbracciata.
Era di nuovo lì per lei.
-Chi è stato…? Chi è stato a salvarla? Sei stato tu, Shikamaru, vero?- sorrise Hanabi. Lacrime di gioia ancora le scorrevano per le guance. Se le asciugò e si stropicciò gli occhi cercando di fermarne il flusso.
Ma le sue emozioni erano troppo forti. Le guance si inumidirono di nuovo di lacrime.
Shikamaru sospirò e sorrise leggermente –Vorrei tanto poterti dire di si, Hanabi. Ma non sarebbe la verità. Io ho un po’ collaborato, ma il merito va a un altro ninja-
-Chi..? Chi… è… stato?- a domandarlo fu Hinata.
In quel momento sembrò così fragile e piccola.
-Adesso avete entrambe bisogno di riposare e riprendervi. Domani ve ne parlerò. Signor Hiashi-niisan, continuiamo la nostra conversazione un'altra volta o…?-
Il Capo Famiglia alzò la mano destra –Ho già capito tutto, non ho bisogno di altre spiegazioni. Siete stato molto chiaro, Shikamaru. Grazie-
Lo stratega annuì –Molto bene. Arrivederci, niisan. Ciao, Hanabi. Ciao, Hinata. Passiamo a trovarti già da domani, ok?-
Sorrise leggermente e uscì nuovamente sotto il temporale.
Hiashi e Hanabi si guardarono e sorrisero. Poi si voltarono a guardare nuovamente Hinata che sorrise anche lei leggermente.
Finalmente erano di nuovo uniti.
Una famiglia più forte e più legata di prima.
Gli uomini della Casata Cadetta, insieme a Ko, salutarono Hinata dandole il ben tornato e anche abbracciandola. Dopodiché uscirono tutti quanti per tornare alle loro case dopo aver salutato rispettosamente Hiashi, Hinata e Hanabi.
Subito, i due si misero al lavoro per disfarla dei vestiti bagnati, asciugarla, darle da mangiare e da bere, e una volta pronta la portarono a letto.
Hanabi dormì con sua sorella per paura che se ne andasse di nuovo durante la notte.
Hinata accettò di buon grado e si riscaldarono a vicenda, abbracciate, sotto il pesante piumino. Si cantarono a vicenda la canzone della mamma finché Hinata non si addormentò quasi subito.
Era assurdo per Hanabi dormire alle tre del pomeriggio, ma voleva tenere compagnia alla sorella e quindi si sforzò di addormentarsi insieme a lei.
Dopo un po’ ci riuscì.
“Chiunque tu sia… che l’hai salvata… l’hai liberata… l’hai riportata da me… ti sarò eternamente debitrice. Arigato!
Eppure Hanabi aveva come la sensazione di sapere chi fosse stato a salvarla, ma non si voleva dare false speranze, perciò cercò di non montarsi troppo la testa.
“Naruto… possibile che tu…?”
Si addormentò
___________________________________________________________________________________________________________________________
Eccomi.
A quanto pare, sono ancora viva.
Scusate, speravo di farlo più lungo il capitolo e più interessante ma avevo paura di farvi aspettare troppo e quindi… sono qua!
Come sempre accento ogni tipo di consigli e le vostre critiche.
Vorrei informarvi, inoltre, degli orari dei miei esami, per rispetto vostro che aspettate pazientemente i miei capitoli (Non so come ringraziarvi!)
Considerando che la scuola è finita (o almeno, la mia!) oggi alle 13:00 (11\06)
Sabato 14\06: Prova scritta di Italiano dalle 8:30 alle 12:30 [4 ore]
Lunedì 16\06: Prova scritta di Inglese potenziato dalle 8:30 alle 10:30 [2 ore]

Martedì 17\06: Prova scritta di Matematica dalle 8:30 alle 11:30 [3 ore]
Mercoledì 18\06: Prova scritta di Inglese dalle 8:00 alle 11:00 [3 ore]
Giovedì 19\06:  Prova nazionale (Invalsi)-  Matematica e Italiano dalle 8:00 in poi [Durata: 75 minuti per prova (x2)]
Da Venerdì 20\06: PROVE ORALI

Non mi è stato detto ancora quando sarà il mio turno, ma appena lo saprò vi informerò.
Grazie come sempre per le bellissime recensioni!
Siete davvero dolci e calorosi e non avete idea di quanto mi fate sentire soddisfatta.
Arigato! ^^
-Lady Malfoy_01
A PRESTO SPERO!

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Capitolo 10
*** Mahre al villaggio della Foglia ***



                                                                                                               UN NUOVO NARUTO 

Capitolo 10: Mahre al villaggio della Foglia 

Naruto barcollò fino alla via principale che conduceva al Villaggio della Foglia.
Era quasi arrivato. Riusciva a riconoscere la strada anche a kilometri di distanza.
Aveva attraversato tante volte quella via, affrontando missioni e raggiungendo Nazioni, Villaggi e Paesi di ogni genere. Aveva visto e imparato così tanto durante la sua lunga assenza, e adesso era pronto per tornare a casa.
Strizzò gli occhi per cercare di vedere in lontananza.
Il cancello non si vedeva, ma riusciva a intravedere dei piccoli aloni gialli che dovevano essere le luci del villaggio.
Sapeva che ormai era vicino.
-Rotus, vai avanti senza di me. Trova un modo per farti portare da Mahre e andate insieme dall’Hokage. Non usare il tuo potere per imbrogliarli. Devi cercare di convincerli. Fai in modo che si fidino di te.
-Se riuscirai ad arrivare dall’Hokage, dì a Mahre di parlare di quello che abbiamo fatto finora e cosa abbiamo scoperto. Solo alla fine… dille che sono tornato-
-Ma… Maestro Naruto, tu non vieni?- dal naso uscì un verso così strano che poteva essere anche confuso con uno starnuto. Per la prima volta, Rotus non ringhiò.
-Io ci metterò più tempo a venire perché sono ferito. Tu arriverai lì in un secondo. Quando vedranno che hai Sasuke sulla groppa, dì loro che è un mio omaggio e un modo per farmi perdonare della mia assenza- sorrise leggermente.
-Ah, e dì che questo è per Hinata Hyuga. Dille che tornerò presto e le mie condizioni, adesso, non sono importanti-
Naruto si slegò con una mano la sciarpa bianca e la consegnò a Rotus che la prese fra i denti. Si avvicinò lentamente al suo padrone e gli posò la fronte sul petto. Rimase così un secondo poi si voltò e corse via.
Naruto sospirò e sorrise. Cominciò ad avanzare lentamente, calcolando ogni passo e sforzandosi di vedere dove stesse andando.
Era riuscito a correre fino a lì, ma adesso la stanchezza e il dolore lo appesantirono costringendolo ad avanzare lentamente.
Le gambe erano deboli e le braccia gli tremavano, la ferita sul fianco cominciava a diventare insopportabile e pulsava dolorosamente.
“Naruto non ce la faccio a vederti così!” ringhiò Kurama
“Stai tranquillo… sono quasi arrivato… ce la faccio”
“Sei più testardo e cocciuto di me! E sappi che non è un complimento! Permettimi di curarti, baka!”
“Hai fatto anche troppo… per me. Ti ho promesso che me la sarei sempre… sempre… sempre cavata da solo, e io le mie promesse… le mantengo”
Cercò di farsi forza e avanzare più velocemente, ma invano. Questo sforzo gli costò una fatica disumana. La testa cominciò a girargli più velocemente e tutto cominciò a farsi offuscato e bianco.
Stava per svenire.
In qualche modo riusciva a sentire che oltre alla pioggia, era bagnato anche di sudore.
“Un conto è quando ti alleni o quando hai ferite lievi o, almeno, non troppo preoccupanti! Con questa rischi di morire dissanguato solo per uno stupido atteggiamento egoistico e inutile! Da quando ti preoccupi più per il tuo orgoglio che per il bene comune? Dov’è il Naruto che diceva che l’ultima cosa che gli importava era l’orgoglio?!”
“Non è… questione… di orgoglio… Kurama. E’ questione di rispetto. Io non potrei mai… ripagarti per quello che fai per me”
“GIURO CHE TI AMMAZZO! ME LO FAI APPOSTA?! TE LO VUOI PROPRIO SENTIR DIRE?! TU SEI ESSENZIALE PER ME NARUTO! NON POSSO VEDERTI COSì! SARA’ STRANO DIRLO MA SONO LEGATO A TE IN UNA MANIERA CHE NON MI SAREI MAI IMMAGINATO! Mi hai salvato la vita, Naruto. Hai fatto più di quanto pensassi. Più di quanto qualsiasi altro essere umano abbia mai fatto per me!”
Naruto pensava che stesse sognando tutte quelle parole pronunciate con odio e amarezza.
“Io voglio aiutarti! Lo desidero ardentemente ma tu non vuoi lasciarmi fare! Quella promessa che mi facesti un anno fa, pensavo che te la fossi dimenticata! Non pensavo che facessi sul serio! BRUTTO BAKA RIMBECCILITO! FATTI CURARE!”
Kurama, nonostante avesse detto delle belle parole, le aveva pronunciate come se stesse parlando con il suo peggior nemico.
Naruto cadde sulle  ginocchia  per la strada.
*******
“Padrone… farò quello che mi avete detto e porterò a termine la missione. Ma tornerò a cercarvi” pensò la volpe
Raggiunse in pochi minuti il cancello e lo vide davanti a sé per la prima volta dopo tanto tempo che il suo padrone ne parlava.
Il Superiore si guardò intorno cercando di trovare un modo per far capire che aveva bisogno di entrare.
Notò che le mura del villaggio erano alte, ma non impossibili da scalare. Dovette, però, scartare quell’opzione perché con quel ragazzo sulla groppa non poteva fare molto. Non poteva reggersi e sarebbe scivolato giù.
Ma nel giro di un minuto, tre ninja si catapultarono davanti a lui con un aria diffidente e preoccupata allo stesso momento.
-E questo cosa…?-
Rotus lasciò a terra la sciarpa bianca e guardò il meno minacciosamente possibile le guardie –Sono venuto in pace-
Gli  uomini sbarrarono gli occhi terrorizzati. Indietreggiarono di un paio di passi.
Uno di loro balbettò –M-Ma tu parli!-
Quello in testa a loro, che doveva essere il capo, avanzò di un paio di passi con fare minaccioso
-Che cosa sei? Cosa vuoi? E perché sei venuto da noi?-
In tutta risposta Rotus si avvicinò agli uomini, che all’inizio indietreggiarono spaventati, ma poi si posizionò orizzontalmente a loro e mostrò chi teneva sulla groppa –Un omaggio dal mio padrone-
Gli uomini allungarono il collo per vedere chi stesse portando. Quando lo videro sbarrarono gli occhi. Lanciarono un occhiata a Rotus e si guardarono di nuovo a vicenda.
-Portiamolo dall’Hokage-
Un uomo si avvicinò per prendere Sasuke ma la volpe spostò il corpo allontanando anche quello dell’Uchica.
L’uomo lo guardò come per dire “Perché non rimani fermo?!”
-Vi darò il ragazzo solo dopo aver parlato con l’Hokage- e lanciò un occhiata a tutti e tre.
Gli uomini si guardarono, incerti su cosa fare, ma alla fine il capo annuì agli altri che si fecero indietro.
-Molto bene, seguici-
Un tuono rimbombò nel cielo e la pioggia, per quanto impossibile potesse essere, si fece ancora più forte.
-Muoviamoci!-
Il capo corse in testa, subito dietro Rotus lo seguì con accanto le altre due guardie.
Corsero in mezzo alle strade isolate e con i piedi che finivano nelle pozzanghere.
Sembrava di stare in mezzo a una cascata.
Arrivarono velocemente davanti al palazzo dell’Hokage e vi entrarono.
La volpe avrebbe tanto voluto scrollarsi, ma non poteva.
Maledetto ragazzino…” ringhiò dentro di sé.
Intanto i ninja si presero il loro tempo per strizzarsi le felpe e scuotersi i capelli.
Una volta che fu tolto il peggio del bagnato, procedettero dritti attraversando un lungo corridoio.
Rotus aveva visto dall’esterno che era davvero grande il palazzo, perciò si rischiava di perdersi facilmente. Che fosse stato strutturato apposta?
In caso di tentato omicidio all’Hokage, almeno gli assassini ci avrebbero messo un po’ prima di trovarlo.
Ma Rotus pensò che fosse completamente inutile quella struttura dato che esattamente nell’ufficio dell’Hokage si estendeva una lunga e ampia finestra da cui si riusciva a vedere il villaggio. Non ci voleva niente a rompere il vetro e attaccare l’Hokage di spalle.
Avanzarono in silenzio verso delle scale e una volta saliti girarono a sinistra.
Il corridoio si fece più ampio e più formale.
Finalmente, qualche minuto più tardi raggiunsero l’ufficio.
Gli uomini bussarono diverse volte alla porta e la voce di una donna scandì –Avanti!-
“Sembra una tosta questa qui…” pensò la volpe. Già dal tono si poteva capire che era una che odiava essere contraddetta o fosse in qualche modo offesa. Una mossa falsa e ti ritrovavi catapultato giù dall’ultimo piano del palazzo.
Rotus ghignò “Questo Hokage potrebbe anche piacermi”.
L’uomo portò una mano alla maniglia e la aprì. Una volta entrato si inchinò ai suoi piedi. Intanto, le altre guardie fecero cenno alla volpe di entrare.
L’ufficio era largo, spazioso e apparentemente comodo. Subito davanti c’era una scrivania su cui dietro sedeva la donna a capo del villaggio. Accanto a lei c’era un'altra donna.
Per il resto, la stanza non era molto decorata. C’erano solo poche foto qua e là, più un mobiletto sulla destra sopra il quale c’era una teca che teneva un copri-fronte.
“Il copri-fronte di Maestro Naruto…” gli prese un colpo alla volpe. E raramente gli capitava.
-Jiashi, Moi, Vudo, che cosa significa questo?!- si alzò in piedi l’Hokage sbattendo le mani sulla scrivania. D’altro canto, la donna accanto a lei guardò la volpe stupita.
-Signorina Tsunade… questa volpe vuole parlarvi- annuncia il capo degli altri due, ancora inchinato ai piedi di Tsunade.
-Sa parlare?!- esclama la donna.
La volpe posò la sciarpa a terra -Hokage, è un onore conoscerla- disse Rotus rispondendo alla sua domanda.
La donna si portò davanti alla scrivania e lo guardò dubbiosa –Cosa porti sulla schiena, volpe?-
Rotus cercò di non ringhiarle contro e mantenne il più possibile la calma. Lo doveva a Maestro Naruto. Doveva compiere la missione con successo.
-Un omaggio dal mio padrone- e mostrò il ragazzo.
Quando l’Hokage vide chi fosse il ragazzo che  giaceva sopra al pelo della volpe sgranò gli occhi e le cadde la mascella.
La donna mora, che prima era accanto all’Hokage, avanzò di qualche passo a occhi sgranati –Ma questo è…!-
-… Sasuke Uchiha- finì di dire Tsunade. Guardò per un lungo momento la volpe, cercando in qualche modo di vedere se stesse scherzando o cose di questo genere.
-Perché l’hai portato da noi? Chi è il tuo padrone? CHE COS’E’ QUESTA STORIA?!-
-Prendetevi l’Uchiha- ribatté lui senza rispondere alle domande del capo villaggio. Uno degli uomini si alzò in piedi e lo prese per le spalle e se lo coricò sulle spalle.
-Portatelo al riposo in una stanza privata. Nessuno deve sapere che si trova qui fino a miei nuovi ordini. Chiaro?-
-Si, Hokage!- dissero in coro le guardie e si avviarono fuori chiudendo poi la porta.
Rimasero Tsunade, la mora, e Rotus.
“Lasciare un enorme volpe da sola con l’Hokage senza nessuna difesa… ben addestrati questi di Konoha… non riesco a credere che il mio padrone sia nato e vissuto qui”
 -Shizune, tu ti occuperai di lui- continuò autoritaria. Non toglieva gli occhi di dosso alla volpe.
-Si, sigorina- annuì, attiva, la donna mora.
Rotus, finalmente, riuscì a scrollarsi la maggior parte della pioggia dal pelo. Aveva bagnato quasi tutta la stanza, ma il capo villaggio non ci fece troppo caso. Shizune, d’altra parte,  lo era molto.
Soddisfatto, si sedette sulle zampe anteriori e guardò Tsunade, pronto a rispondere alle sue domande.
Incredibile quanto pesasse quell’umano. Tutto muscoli era.
-Allora? Chi è il tuo padrone?-
In quel momento, Rotus si rese conto di essersi dimenticato un essenziale passaggio della missione che gli aveva affidato Naruto.
“Che idiota! Che idiota! Mi dispiace, padrone! Mi farò perdonare!” si sgridò da solo.
-Non sono tenuto a rispondere alle vostre domande-
-Come osi…!- strinse i pugni, pronta a tirargli un pugno sul muso e costringerlo a parlare
-Tuttavia…- continuò, con un leggero ringhio -… c’è una persona, qui nel vostro villaggio, che può spiegarvi tutto. Il mio padrone mi ha detto di portarvi l’Uchiha e nient’altro. Mi ha detto di chiedevi il permesso di portare a farvi spiegare tutto da lei-
La donna rimase un attimo ferma a guardarlo negli occhi –Mi garantisci che questa ragazza risponderà a ogni mia domanda?- chiese con voce ferma e tagliente. Cercava di captare  ogni genere di imbroglio che poteva nascondersi dietro alla sua proposta. Infondo aveva un intero villaggio da proteggere e grandi responsabilità incombevano sulle sue spalle. Era ovvio che fosse prudente e, quando era necessario, aggressiva.
-Si. Ve lo posso giurare sul mio padrone- e dal ringhio con cui lo disse, Tsunade capì che era una promessa molto, molto forte. Deglutì –Molto bene, allora. Dove la possiamo trovare?-
*******
Luce.
Mahre riusciva a vedere soltanto una strana luce in lontananza.
Era leggera, fumosa, quasi non si vedeva.
Poi se ne aprì un'altra vicino a essa, e poi un'altra e un’altra ancora finché un grande abbaglio di luce non le riempì gli occhi. Li strizzò, un attimo accecata da quel abbaglio finché non venne riparato da un paio di pallini neri che le danzarono davanti agli occhi.
Sbatté le ciglia e si abituò alla luce, riuscendo a cominciare a  vedere.
In pochi secondi capì di essere sdraiata e che quello che stava vedendo era un soffitto.
Cominciò anche a captare sensazioni a cui prima non aveva dato peso. Come al fatto che era posata su qualcosa di morbido che si piegava sotto al suo peso e che era ben avvolta da dei piumoni caldi.
Si rese conto, soprattutto, di essere asciutta. Solo i capelli erano leggermente umidi.
Passò le mani su quello che doveva essere un materasso e fece leva su di esse per alzarsi.
Guardò attorno a sé la stanza.
Era piuttosto piccola ma accogliente, sulla destra accanto al letto c’era un armadio e sulla sinistra una finestra. La pioggia batteva contro il vetro scuro in un forte picchiettare.
Leia era accucciata davanti al letto, per terra, e appena posò gli occhi su di lei, quella li aprì e si alzò per raggiungerla
-Stai bene, cucciola mia?- domande la volpe posando il muso sul viso della ragazza
-Si. Grazie, Leia- era bello avere il suo sostegno e il suo affetto. La faceva sentire importante –Dove siamo?- le domandò guardandosi attorno
La volpe si sedette sulle zampe posteriori e continuò a guardarla – A casa di Kiba. Ci sono anche gli altri di prima- rispose
Mahre si stirò la schiena e le braccia e in quel momento scoprì un dettaglio piuttosto importante…
-Leia, perché sono nuda?-
-Dovevo toglierti i vestiti bagnati, e visto che non potevo sfilarteli tanto facilmente gli ho dovuti tirare via con i denti e si sono rotti… mi dispiace-
Mahre sospirò di sollievo. Per un attimo aveva temuto che fossero stati Kiba o uno di quegli altri…
La ragazza arrossì e si lasciò andare in una piccola risata.
-Stai bene, cucciola mia?-
-C-Chi? I-Io? Ma si certo, Leia, non ti preoccupare per me, eheheh!- e si passò un bracciò dietro la testa, sorridendo così apertamente che sembrava fosse il giorno più bello della sua vita.
-Va bene. Vado a chiedere a Kiba se ha qualcosa da darti- e così dicendo la volpe uscì dalla stanza.
Mahre sospirò un'altra volta e guardò fuori dalla finestra il brutto tempo che si dilagava fuori. Si domandò come stesse Naruto.
“Là fuori… tutto solo… così stanco e affaticato… Oh, Naruto…” per un momento abbassò lo sguardo ripensando a tutto quello che aveva fatto per lei e per i suoi amici.
Le venne in mente Sakura e strinse con forza il piumone. “Quella ragazza… non la reggo!” ringhiò dentro di sé.
In quel momento tornò Leia -Kiba dice che puoi prendere quello che vuoi dal suo armadio e appena sei pronta di uscire che è pronto il pranzo-
-Pranzo…? Ma che ore sono?- domandò la kunoichi
Leia aprì l’anta dell’armadio di Kiba con il muso –In realtà sono le 15:30 ma visto che non avete mangiato prima mangiate adesso-
Un brontolio ovattato si udì leggero nella stanza. Mahre diventò rossa come un peperone e si portò le mani alla pancia.
-Eheheh, scusa! E’ il mio stomaco che brontola! Si, in effetti sto morendo di fame!- constatò con una risata.
Leia tirò fuori dall’armadio una maglia e dei pantaloni –Provatevi questi-
Quando se li infilò Mahre si guardò allo specchio.
La maglia era lunga fino a sotto i fianchi, blu scura con il tipo scollo a “U” maschile. Le maniche, che ipoteticamente dovevano essere a mezze maniche, le arrivavano fino ai gomiti, larghe e spaziose.
I pantaloni neri erano abbastanza stretti, per fortuna, ma incredibilmente lunghi, e Mahre dovette fare diversi risvolti per far spuntare il più possibile i piedi senza sembrare ridicola.
“Ma chi voglio prendere in giro, sembro lo stesso ridicola” pensò grugnendo sconfortata.
Era tutto così lungo e largo che si sentiva ancora più piccola di quanto già non fosse
-Stai bene- disse però Leia aprendo la porta e guardandola con quegli occhi verdi che esprimevano delicatezza e sensibilità pura. Con uno sguardo così si potrebbe calmare anche il nemico più cattivo del mondo.
Arrossì per la centesima volta nel giro di venti minuti –Grazie, Leia-
-Andiamo-
Uscirono insieme dalla stanza e raggiunsero i ragazzi.
Mahre capì subito che era un appartamento abbastanza grande, ma non troppo.
Quando uscirono attraversarono un corridoio che portò loro davanti  a un'altra porta chiusa.
La aprirono e si ritrovarono davanti a quello che doveva essere il salotto.
Non era molto grande ma accogliente e caldo. Tutti erano seduti sui cuscini di fronte a un tavolo sulla sinistra. Quando entrò tutti si voltarono a guardarla.
La kunoichi si sentì in soggezione. Si portò una mano alla testa e se la grattò indecisa sul da farsi –Ehm… scusate, io…-
-Ti stavamo aspettando- la anticipò il ragazzo con le folte sopracciglia con un sorriso amichevole. Alzò il pollice verso di lei come se avesse fatto la scelta giusta a raggiungerli.
-Tu sei Mahre, giusto? Kiba ci ha parlato di te- disse un altro. Era quello con gli spirali rossi sulle guance.
Mahre si stupì del loro comportamento. Era un estranea, eppure la trattavano come fosse un amica o una compagnai di squadra.
Si scandì la gola e cercò di sembrare amichevole –Vi ha parlato di me? Tutte cose belle, spero. Ehehehe- e si sedette vicino al ragazzo pallido che finora non aveva ancora parlato.
Il sopracciglione parlò di nuovo per primo –Ma si stai tranquilla. Ci ha detto che sei…-
-Lee, perché non ti presenti piuttosto?- lo interruppe la voce di Kiba, in lontananza.
La kunoichi pensò che si trovasse in un'altra stanza a fare chissà cosa.
-Oh ha ragione, che maleducati che siamo! Io sono Choji Akimichi, chunin di Rango A. E’ un piacere conoscerti!- sorrise il castano.
-Io sono Rock Leee, anch’io sono chunin di Rango A- si presentò il sopracciglione sorridendo nuovamente.
-Oh, ehm… immagino che sia il mio turno. Ciao, scusa se non ti ho ancora rivolto la parola: ero sovrappensiero, Mi chiamo Sai e sono un ANBU della Radice-
Mahre sgranò gli occhi, venendole in mente una cosa –Dov’è la mia maschera!? E lo zaino?! E’ per caso arrivato un rotolo?!- si alzò in piedi in preda al panico portandosi le mani ad afferrarsi i capelli.
-Ehi, calma! Cos’è successo? Che cavolo avete da urlare?!- arrivò Kiba a un tratto. Teneva tra le mani un enorme ciotolone con qualcosa di caldo dentro che emanava un delizioso profumino. Ma nonostante la sua grande fame e lo stomaco che brontolasse, Mahre ignorò la fame. Il suo stomaco brontolante era stato inghiottito dalla voragine della preoccupazione.
Quasi le venne da vomitare.
Mariko… La missione… Il rapporto… Il Generale Minsh… Oh per i Kage, mi uccideranno!”
Kiba posò velocemente la ciotola al centro del tavolo e raggiunse la ragazza, che entrò in una sorta di paralisi
-Mahre! Mahre, che hai?-
-Mi uccideranno… mi uccideranno, Kiba… mi uccideranno- e lo guardò con gli occhi che le si riempivano di lacrime.
Kiba non riusciva a capire cosa avesse –Sei diventata matta? Di che diavolo stai parlando?!- esclamò prendendola per le spalle e scuotendola.
La kunoichi si riprese e si staccò dalle braccia dello shinobi. Si asciugò velocemente lacrime e guardò i ragazzi
-Scusate, devo avervi fatto spaventare. Non volevo, mi dispiace. Mi devo ancora presentare: Mi chiamo Mahra Yuhushii, faccio parte di una squadra ANBU del mio Villaggio, quello dell’Erba. Sono specializzata in Dissimulazione e Spionaggio- la voce le era tremata per tutto il tempo in cui aveva parlato. Eppure negli occhi era sembrata così decisa e forte.
-Mahre cosa…?-
-Mi dispiace per questa patetica scena. Davvero, non devo avervi dato alcuna buona impressione- e guardò tutti i ragazzi con aria afflitta eppure così determinata - Ma ora devo andare- e così dicendo si voltò e fece per andare a prendere le scarpe
-Dove pensi di andare?!- la bloccò Kiba afferrandole il polso. Mahre si voltò estremamente basita da quel gesto così bello. Non aveva mai avuto contatti fisici così insoliti… apparentemente inutile eppure così importanti: un braccio che viene sfiorato, un occhiata dolce, una mano fra la sua mano, una carezza sui capelli…
Tuttavia riuscì a riprendersi ma guardò confusa il suo braccio non sapendo cosa fare. Era insolito per lei –A parlare con l’Hokage del vostro Villaggio. Devo subito contattare il mio superiore-
E così dicendo si liberò dalla stretta di Kiba e fece per uscire, ma sorprendentemente fu Leia a pararle l’uscita.
-Mahre asptta! L’Hokage sta già venendo qui a parlare con te!-
-Che cosa?-
-CHE COSA!?-
Esclamarono tutti. Mahre era stupita e sgomenta quanto loro.
-Ma di che cosa stai parlando, Leia? Come lo sai?-
La volpe spinse con la sua testa il corpo della ragazza fino a farla sedere e si sedette anche lei sulle sue zampe.
-Intanto rilassati, cucciola mia. Rotus mi ha informato che sta venendo qui con l’Hokage perché anche lei vi deve parlare urgentemente-
-Chi è Rotus?- si mise in mezzo Choji
Per sua sfortuna, nessuno badò alla sua domanda e le ragazze continuarono la loro conversazione senza che gli altri, a parte Kiba, capissero niente
 -E tu come lo sai?-
-E’ una delle nostre capacità. Tra noi possiamo comunicare anche attraverso la mente-
-Scusate se mi intrometto, ma potrei sapere di cosa state parlando, per favore?-
Mahre non badò neanche alla domanda di Sai.
-Tra quanto sarà qui?- chiese, invece, Kiba
A dispetto degli altri, Leia rispose alla sua domanda -Massimo cinque minuti-
-Kiba, dove sono le mie cose?-
Kiba chiamò con un fischio Akamaru che arrivò che teneva fra i denti la cintura delle armi, la maschera e la bandana della ragazza asciugata e pulita.
-Grazie, Akamaru. Sei molto gentile- e lo accarezzò sulla testa facendolo scodinzolare.
“E io che ho fatto niente?! “ si lamentò mentalmente lanciando un occhiataccia al suo cane.
-Oh, quasi dimenticavo!- esclamò la ragazza.
Si girò e guardò lo shinobi.
Lui spalancò gli occhi sorpreso di quella occhiata così gentile e amorosa –Sei stato gentilissimo anche tu, Kiba. Arigato- e si inchinò leggermente e prese la sua mano fra la sua stringendola per un brevissimo momento che a Kiba sembrò un eternità.
Quando si staccò e corse via, a Kiba batteva forte il cuore
“Ma che mi è preso?!” si sgridò scuotendo la testa.
D’altro canto, i ragazzi lo guardarono con un occhiata molto significativa
-Che avete da guardarmi così?! Pensate a mangiare piuttosto!-
Mentre gli altri ubbidivano alzando gli occhi al cielo e pensando a  quanto fosse testardo il loro amico, Sai continuò a guardarlo in quel modo.
Kiba lo notò e gli scoccò un occhiataccia –Be’, che hai da guardare?- chiese, scontroso
-E’ bella- affermò mettendosi più vicino a lui e guardando nella direzione in cui era sparita.
-Cosa?- domandò assottigliando gli occhi. Stava entrando in domande molto delicate per Kiba
-Forte. Simpatica. Buffa eppure attraente-
-La smetti di parlare così di lei? E con quel tono soprattutto, sembra che la vuoi mangiare!-
-E in più è degli ANBU e molto in gamba. Me la faresti conoscere meglio? Non mi dispiacerebbe se….-
-Frena la tua linguaccia, maniaco! Lei non uscirà mai con te, chiaro?!  Non provare a flertare con lei altrimenti…-
Sai scoppiò a ridere.
-Ehi! Continua così e giuro che ti ammazzo!- ringhiò il ragazzo afferrandolo per l’haori nero e portandoselo a un millimetro dalla sua faccia.
-Ragazzi, che sta succedendo? Oh…!-
Kiba spinse il più lontano possibile Sai da sé e guardò con aria sorpresa la ragazza.
Lei era arrossita fino alla punta dei capelli e si guardava in giro senza sapere cosa fare
-Scusate, non volevo… ehm… interrompervi. Volevo solo chiedere una cosa a te Kiba ma… non importa. Ehm… continuate pure quello che…- si schiarì la gola –… si, be’… quello che stavate per fare- sorrise il più cortesemente possibile e volò via
“Oh per il Terzo… non avrà mica pensato che…?!”
-No, Mahre, aspetta!- si voltò a trucidare Sai con lo sguardo –Questa è colpa tua, baka!-
-Ti piace-
Kiba sgranò gli occhi e un momento dopo gli rifilò un'altra occhiataccia –Ma che cosa stai dicendo?!-
-Ho letto in un libro che se una persona reagisce aggressivamente quando si parla di un'altra, soprattutto se questa è una ragazza, a quella persona piace quella di cui si sta parlando o prova una profonda sensazione di gelosia nei suoi confronti. A te piace lei, non è vero? Appena ho cominciato a parlare di quanto volessi stare con lei, sei subito intervenuto dicendo che non potevo neanche azzardarmi a provarci-
Kiba sapeva che in fondo in fondo provava un certo affetto per la ragazza. Ma stentava al credere che fosse amore o cose del genere. Si conoscevano da appena tre giorni!
Ma in fondo l’amico aveva ragione. Era bastato un niente per farlo ingelosire.
Tuttavia, Kiba non l’avrebbe mai ammesso –Stai zitto, baka- sbuffò girandosi e incrociando le braccia al petto.
-E dai, amico, scherzavo! E comunque, se anche fosse, ho solo detto che hai una piccola cotta per lei, mica ne sei innamorato! Rilassati- e dandogli un ultima pacca sulla spalla si girò per raggiungere i ragazzi e mangiare.
Kiba alzò gli occhi al cielo e tremò di rabbia “Maldetto Sai! Ti credi tanto furbo, eh!?”
Poi scosse la testa e si avviò nella sua stanza per andare a chiamare la ragazza.
Bussò alla porta.
-Avanti!- urlò la voce della ragazza.
-Ragazzina, muoviti, devi mangiare qualcos…- quando aprì la porta vide la ragazza seduta per terra con la schiena contro il letto e la testa di Akamaru sulle sue gambe.
Che idiota che era. Non si era neppure accorto che il suo cane aveva raggiunto la ragazza e ora si stava assaporando le sue coccole.
Ma, come fatto più sconvolgente, gli occhi della ragazzina erano rossi e velati di uno strano luccichio: lacrime.
Aveva pianto ancora?
-Cosa c-c’è, Kiba?- tremolò la voce della ragazza ancora scossa da  veloci respiri leggeri che cercavano di nascondere i singhiozzi e bloccare le lacrime. Sorrise leggermente cercando di sembrare sincera.
-Ragazzina, ma che ti prende?-
-A me niente. Stai tranquillo, non ho proprio niente che non va- e tirò su dal naso.
Le labbra le tremavano e gli occhi divennero ancora più lucidi.
Akamaru guaì e si alzò leggermente per lasciare due buffetti alle guance della ragazza. Quella sospirò forte, come fosse un gemito controllato e avvolse la testa del cucciolo con le braccia. Nascose il viso sul suo muso.
-Ti prego, Kiba… esci per favore-
-Ma stai scherzando?! Alzati immediatamente!-
Il corpo della ragazza ebbe un sussulto.
Akamaru abbaiò contro Kiba.
-Ma… Akamaru!.. ?-
Akamaru abbaiò di nuovo.
-Che cosa?-
Kiba si avvicinò e si inginocchiò davanti alla ragazzina, le afferrò senza troppi complimenti il viso con le dita e la costrinse ad alzare lo sguardo.
Scie di lacrime le scorrevano silenziosamente sulle guance, ma il viso era disteso neutralmente, come fosse abituata a piangere sembrando felice. Soffrendo dentro.
-Mi vuoi spiegare per che cavolo piangi? L’Hokage sarà qui a momenti, vuoi apparire un inutile ragazzina frignona davanti a lei?!- disse duramente senza interrompere il contatto visivo.
Per un attimo lo guardò a lungo. Le lacrime scomparvero quasi immediatamente ma le guance rimasero leggermente arrossate così come il contorno degli occhi.
Rimase ferma una altro secondo, e prima che Kiba potesse urlarle contro per chiedere che cosa le prendesse, Mahre se ne uscì con un –Mi stai facendo male-
Lui si aspettava tutto meno che quello –Cosa?!-
-Mi stai facendo male- ripeté più lentamente e scandendo ogni parola. La voce bassa ma forte. Da vera ninja.
In quel momento Kiba si rese conto di star stringendo forte il mento della ragazza con l’indice e il pollice. Quando tolse di scatto la mano si rese conto di averle lasciato dei piccoli segni a forma di mezzaluna.
-Si vede che allevi i cani. Hai perfino le unghie come loro- e rise leggermente passandosi le dita sul mento. Si alzò in piedi.
-Grazie per avermi sgridata. Mi hai ridato la forza. Posso usare il bagno?-
Kiba, per la prima volta dopo anni non sapeva cosa dire-Io…-
-Posso…?-
-Si, certo che puoi, ma…-
La ragazza gli posò l’indice sulle labbra. Lo shinobi fu preso alla sprovvista e diventò rosso quasi quanto un pomodoro
-Non devi dire niente. Ti ho ringraziato e qui finisce tutto. Noi due non ci siamo mai incontrati in camera tua e non mi hai vista debole… d’accordo?- e sorrise apertamente come fosse stato tutto un gioco. Rise leggermente –Dovresti vedere che faccia che hai! Coraggio, vai a mangiare. Io vi raggiungo subito- e così dicendo si avviò nuovamente verso il bagno.
Kiba scosse la testa e si afferrò i capelli –Ma che cavolo…?! Aaaah! Stupida ragazzina! Mi farai impazzire!- ringhiò. Poi ripensò a come aveva poggiato l’indice sulle sue labbra. Era maledettamente fredda… e non sensibilmente, ma fisicamente.
Che cosa voleva prima?
Perché aveva pianto?
Fuori si sentì bussare.
-QUESTA E’ L’HOKAGE!- strillò la voce di Mahre che si precipitò di colpo fuori.
Per un bellissimo momento, Kiba fu felice che era tornata quella di sempre: impacciata, dolce ma turbolenta.
Scrollò le spalle e andò ad aprire la porta.
-Buongiorno, signorina Tsunade-
Gli occhi minacciosi e severi dell’Hokage lo accolsero come prima cosa -Kiba, ti avevo chiesto di farmi rapporto una volta che fossi arrivato!-
-Si, lo so, ma… vedi… Mahre si era sentita male e…-
-Mahre? E’ così che si chiama?- e lanciò un occhiata alla volpe dietro di lei. Rotus annuì.
-Rotus, è un piacere vederti. Ma dov’é…?-
La volpe ringhiò così minacciosamente che sarebbero potuti arrivare a sentirlo fino al Villaggio della Sabbia.
L’allevatore di cani trasalì –Ok, come non detto…-
Akamaru guaì.
-Rotus! Che bello vederti!- squillò una voce delicata.
Una furia in bianco si precipitò verso la volpe superiore, balzandogli addosso.
-E dai Leia!- ringhiò la volpe, ma i suoi occhi brillavano. Era felice anche lui di vederla.
-Cosa? Ce n’è un'altra-
-Sono mortificata, Hokage!-
“Mahre…!” gemette dentro di sé Kiba. Si sentiva maledettamente in colpa nei suoi confronti. Se lo doveva ammettere.
Il fiato gli si mozzò in gola quando la ragazza gli posò una mano sulla spalla e si sporse da sopra la sua spalla per vedere in faccia la signorina.
“E’ così vicina…”
-Sono davvero mortificata, io…-
Mahre parlava ma lui non sentiva niente. Riusciva a percepire solo il calore della sua mano sulla sua spalla e il suo viso vicino al suo.
Guardava la sua immagine.
Passava da dei sorrisini imbarazzati a delle espressioni buffe per smorzare la tensione a altre che sembravano imitare un finto atteggiamento maturo e responsabile che metteva tenerezza.
“Certo che è maledettamente bella… “
-… di solito non lo fa…!-
“Che bel suono la sua risata. Anche quando arrossisce…”
-… ma sono certa che…-
“Mi basterebbe soltanto girarmi e potrei anche…”
-Sisi, certo! Ehm… Kiba…?-
Il ragazzo si risvegliò dal suo mondo dei sogni.
-Eh, cosa?!-
-Il capo del villaggio vorrebbe entrare per parlare, sai com’è…- e gli lanciò un occhiata significativa
-Oh certo! Mi scusi!-
Si tolse di mezzo la porta e la lasciò entrare. La donna gli passò il mantello e così fece anche Shizune ringraziandolo.
-Vieni con me, Mahre- scandì l’Hokage e si andò a sedere su una sedia vicino ai ragazzi che salutarono anche loro il capo villaggio.
-Salve ragazzi. Mangiate tranquillamente. Allora Mahre… e così hai anche tu una volpe, eh?- disse prendendo un bicchiere a caso e servendosi da bere.
Che idiota. Si era dimenticato di offrirle da bere, in effetti. Oggi Kiba non ne combinava una giusta. Stava succedendo tutto così velocemente. Aveva bisogno di un giorno di ferie. “Per il Terzo..!” gemette sdraiandosi a terra una volta appesi i mantelli. Poi si rese conto che non era il momento di darsi alla stanchezza: voleva tenere sotto controllo quella ragazzina che lo faceva impazzire.
Quando la guardò, vide che aveva assunto tutt’altro aspetto: non era più triste, debole, impacciata o goffa, ma aveva assunto un espressione da vera ninja ANBU professionista.
-Si, in fatti. Mi è stata regalata-
-Cosa mi sai dire di Rotus?-
La ragazza gli lanciò un occhiata e gli sorrise leggermente facendogli l’occhiolino. Quello sbuffò e si voltò a guardare dall’altra parte.
Mahre rise leggermente
-Ci conosciamo. Abbiamo passato dei momenti insieme-
-Dice di avere un padrone. E’ vero?-
Mahre annuì.
-E…?- la spronò ad andare avanti
-Il suo padrone è mio compagno di squadra-
-Dov’è adesso?-
Tsunade non poteva vederlo, ma la ragazzina strinse con forza i pugni sulle sue gambe prendendo tra le dita i pantaloni che lui le aveva prestato.
-Fuori. Da qualche parte-
-Perché vi siete separati?-
Allora Mahre cominciò a parlare a ruota libera di tutto quello che lei e Naruto (ovviamente non pronunciò il suo nome) avevano fatto.
Tutti stavano ascoltando, rapiti dal discorso della ragazza. Così avvincente  e ricco di avvenimenti che sembrava quasi una favola.
-E’ impossibile che un ninja sopporti tensioni di questo genere… sarebbe già…-
-Esausto. Lo so, lo è da tempo. Ma lui ha fatto tanta strada per aiutare il suo Villaggio. Non so se avete rapporto da Sakura, ma lei vi può confermare che è lui merito del ritorno di Hinata, è merito suo se siamo tutti vivi. Se non si fosse sacrificato rimanendo nel Quartier Generale di Mudruru a quest’ora saremmo tutti prigionieri là-
-Io e lui abbiamo preso dei rapporti e delle informazioni entrando nel loro nascondiglio. Non siamo sicuri di cosa vogliono fare, ma un idea ce l’abbiamo. Il mio compagno si sta battendo contro queste persone da qualche mese senza che sapesse i suoi piani originali. Abbiamo scoperto che il maltrattamento di certi villaggi mal gestiti è solo una copertura per nascondere quello che fanno in realtà. Qui c’è scritto tutto- sollevò lo zaino accanto a lei e posò sul tavolo dei foglie dei progetti.
Tsunade guardò prima i documenti e poi la ragazza. Era ammirata.
-Avete fatto tutto questo…?- mormorò Shizune prendendo i documenti e cominciando a sfogliarli come se ne dipendesse la loro vita.
Mahre si pettinò la frangia che le passava sopra all’occhio e sorrise –Non io. Io ho fatto molto poco: dovete ringraziare il mio compagno di squadra-
-Si può sapere chi è? Un ninja del genere deve proprio essere un Jonin di rango S!-
-Eh già!-
-Si, davvero-
-Però!-
Esclamarono tutti colpiti i ragazzi. Tranne Kiba, ovviamente.
Rotus ghignò soddisfatto. Orgoglioso del suo padrone.
Leia rise candidamente e andò a posare la testa sopra alle gambe della ragazzina.
-Ci credereste se vi dicessi che è una persona di questo villaggio?-
-No, non vi crederei. Non ho spedito nessuno dei miei ninja in una missione del genere, nemmeno Danzo con i suoi ANBU. Se dite che è un membro di questo villaggio allora o è un traditore o lo sarà presto-
Mahre rise, divertita. Accarezzò la testa di Leia. Posò i gomiti sul tavolo e poggiò il mento sulle mani congiunte. Sfidava l’Hokage con lo sguardo.
“Che caratterino la ragazzina...” rise Kiba incrociando le braccia al petto e guardandola con un ghigno sulle labbra e un sopracciglio alzato.
-E se vi dicessi che gli avevate dato voi stesso il permesso…- fece una leggera pausa di suspence per poi dire -… all’incirca due anni fa?-
Shizune gemette.
Il capo villaggio batté con forza il pugno sul tavolo. La mano le tremava.
-Eh?!-
-Cosa?!-
-Non capisco…-
Esclamarono anche i ragazzi.
Kiba continuò a stare zitto. Immobile con lo sguardo fisso a terra e i muscoli tesi.
“Naruto…” pensò
-Tu mi stai prendendo in giro!-
-Lo giuro sul mio villaggio- si fermò un’altra volta, facendo un po’ di scena e mantenendo la tensione nell’aria.
-Questo Jonin è il vostro Uzumaki Naruto, shinobi del villaggio della Foglia- scandì alzandosi in piedi e tenendo il palmo ben premuto contro il tavolo.
-E’ rimasto là per voi. Per la sua casa. Il suo villaggio. La sua famiglia. Ha affrontato tutto questo per voi. Si è allenato fino a rompersi le ossa per arrivare a questo livello. E’ stato addestrato da una donna e un uomo, i loro nomi sono Shin e Mida. Mi ha parlato molto di tutti voi. Sacrificherebbe la propria vita per salvarvi- 
Rotus si alzò in piedi e intervenne
-Maestro Naruto mi ha incaricato di parlare di lui solo alla fine, in modo che voi sapeste quello che ha fatto e arrivaste a fidarvi prima di Mahre. Per questo non vi ho detto di lui, Hokage- e la volpe si inchinò ai suoi piedi. Doveva costargli molto quel gesto, ma lo fece lo stesso per il suo padrone.
-E’ vicinissimo. Quando ci siamo divisi era ad appena cento metri dal cancello. Non si regge in piedi, Tsunade. E’ davvero esausto. Io stesso, in tutto il tempo in cui gli sono stato vicino non l’ho mai visto così forte e determinato. Mi ha anche chiesto di portare questo a Hinata Hyuga- e spinse con i muso un pezzo di stoffa a terra.
Mahre lo prese da terra e lo strinse tra le mani.
-Cos’altro ha fatto?-
La voce del capo villaggio era bassa ma autoritaria. La mano, ancora posata sul tavolo a pugno, continuava a tremare. Il viso era basso, non le si vedeva il viso.
-E’ rimasto nel covo di Mudruru non solo per salvare i suoi compagni, ma per salvare anche degli altri shinobi. Ha salvato una certa bambina del Villaggio Alleato della Roccia. In questo momento si sta battendo contro sé stesso per portare in salvo la bambina che tiene sulla schiena. E’ ferito-
Mahre si portò le mani alla bocca.
-Che cosa?!- scattarono i ragazzi.
-Andiamo a prenderlo immediatamente!.
-Ha bisogno di aiuto!-
Perino Shizune si voltò a guardare la signorina. Tsunade si alzò in piedi.
-Andiamo immediatamente a salvarlo!- ringhiò. Sembrava arrabbiata, e nessuno capiva perché. Forse era solo molto, molto, molto determinata?
Un po’ troppo forse…
-No- scandì Mahre. Il volto basso.
Tutti si voltarono a guardarla.
-Conosco da poco Naruto, e sicuramente non posso dire di conoscere così tante cose su di lui come voi invece potete, ma so che non è un tipo orgoglioso o cose di questo genere, ma… penso lo stia facendo per un certo Iruka-
Nella stanza piombò nuovamente il silenzio. Così fitto e denso che si poteva tagliare con la lama di una spada.
-Da quel poco che mi ha detto, era il suo maestro più caro, quasi un padre era stato per lui, e non so come o perché… ma l’ha in un certo senso… ucciso. E sta cercando di auto-punirsi. Mi ha parlato raramente di Iruka, ma da quel poco ho capito tanto. Lui vuole farsela pagare per quello che ha fatto, e se adesso andiamo lì e lo aiutiamo si sentirà un debole per sempre. Lo sta facendo per il suo maestro, non capite?-
-Preferisci lasciarlo morire, quindi?!- si scaldò Shizune.
Il volto di Mahre diventò paonazzo –Naruto è forte! Incredibilmente forte! Gli rimane pochissima strada da fare, ormai. Lui ce la farà. Sarà qui nel giro di pochissimo. Io consiglio di andare nel primo posto in cui lui penserà di  dirigersi e aspettarlo lì con una squadra medica, dei vestiti asciutti e qualcosa di caldo da bere-
Tutti si voltarono a guardare la signorina Tsunade. Stava a lei decidere cosa fare.
Seguire il consiglio di Mahre, o andare di testa propria?
-Naruto Uzumaki è il miglior shinobi di tutta la Foglia. Ha superato tutti i maestri e tutte le persone qui presenti. E’ forte, senza dubbio… e probabilmente hai ragione, Mahre- e lanciò un occhiata alla ragazza. Per un attimo sembrò una madre affettuosa, poi il suo volto mutò nel solito atteggiamento da Hokage a capo di tutti –Ma se non torna nel giro di tre ore lo andremo a cercare- e con quelle parole non ammise repliche.
Mahre sorrise –Arriverà qui in massimo mezz’ora- disse lanciando un occhiata a Rotus che drizzò le orecchie come se si fosse reso conto di quanto credesse nel suo padrone.
-Allora muoviamoci! Andiamo immediatamente nel mio ufficio, dobbiamo chiamare un po’ di gente-
La stanza scoppiò in un boato assordante per merito dei ragazzi. Si abbracciarono, sorridevano convinti e non vedevano l’ora di rivedere il loro compagno e amico.
Finalmente, dopo tanto tempo sarebbe tornato. Non vedevano l’ora di vedere quanto era cambiato.
Afferrarono velocemente i mantelli e uscirono di corsa sotto la pioggia per raggiungere il Palazzo dell’Hokage.
-Hokage, Shizune, volete un passaggio?- domandò Mahre montando in groppa a Leia.
Le donne si lanciarono un occhiata ma solo Shizune accettò l’invito.
-Io preferisco proseguire da sola. Ho una reputazione da mantenere!- e così dicendo corse via da casa di Kiba sotto la pioggia.
L’ultimo a uscire fu Kiba che chiuse la porta di casa e con Akamaru raggiunse gli altri.
Per fortuna, casa sua non era molto lontana dal palazzo quindi arrivarono velocemente.
Raggiunsero velocemente l’ufficio, tutti restavano dietro e seguivano il passo svelto e affrettato dell’Hokage.
Nel momento stesso in cui entrò nell’ufficio urlò –Shizune! Vai a chiamare la squadra medica! Kiba tu penserai a Shino e Sai, Choji tu a Ino e Shikamaru, Lee tu penserai al Maestro Kakashi, Kurenai, Yamato e Gai, mentre tu, kunoichi dell’Erba, penserai alla mia allieva: Sakura-
Mahre gemette di sconforto.
Non le stava per niente simpatica e oltre a non sapere dove vivesse, doveva anche portarsela dietro in groppa a Leia.
“Quella sottospecie di zucchero filato allieva del Quinto Hokage? Mi sa che ha fallito la sua impresa come sensei, signorina…” pensò, ma non osò ribattere.
-Ma dove abita?- chiese, invece, piuttosto imbarazzante
-Oh giusto, tu non conosci il Villaggio… Lee-kun, ti dispiacerebbe accompagnarla? Poi potrete andare insieme a chiamare anche gli altri sensei-
-Hai, Hokage-sama! Andiamo, Mahre. Cosi ti faccio vedere il Villaggio e conoscere i sensei. Soprattutto il mio: Gai-sensei: è il migliore!- esclamò alzando il pollice verso di lei e sorridendo.
-Conto su di voi. Che fate ancora qui? MUOVERSI!-
-HAI!- dissero tutti in coro.
-Vieni, Lee-kun. Salta a bordo- lo invitò allungando la mano.
-Posso? Davvero?- chiese sorpreso
-Ma certo- rise la kunoichi.
Incoraggiato, il ragazzo afferrò la mano della ragazza e montò in groppa.
-Abbracciami:  amiamo andare veloci ed è meglio che tu ti risparmi una caduta dolorosa-
Dopo che Lee tentennò un attimo alzando le braccia, e vedendo che lei non reagiva, capì che aveva detto sul serio e avvolse la vita della ragazza con le braccia.
Nessuno notò l’occhiataccia furente che Kiba lanciò a Lee.
Neanche Lee, tuttavia, la notò. 
“Se non le toglie le mani di dosso…”
Ma entrambi sparirono prima che lui potesse fare nulla.
Sospirò e corse anche lui a svolgere il suo compito prima che Tsunade lo travolgesse con un pugno. Ma giurò a sé stesso che avrebbe ammazzato Lee se lo avesse fatto di nuovo.
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Ohayo!
Lo so, sono imperdonabile.
Ho fatto più tardi del previsto, ma ho delle buone notizie!
ALa maggior parte dei miei esami li ho quasi finiti.
Mi mancano soltanto domani (Inglese) e dopodomani (Invalsi Matematica e Italiano) 
Dopodiché il 25\06 alle 14:30 svolgerò il mio esame orale.
Devo ammettere che mi aspettavo fosse molto più in là. Come vi avevo promesso ho continuto a scrivere e spero di non avervi delusi!
Volevo farlo un po' più lungo e intitolare il capitolo "Il ritorno di Naruto" ma non volevo farvi aspettare troppo. Il prossimo sarà quello decisivo.
Si lo so, l'ho detto tipo tremila volte, mi dispiace XD 
Abbiate pazienza ancora un po', per favore.
Come sempre vi ringrazio per le vostre meravigliose recensioni e accetto ogni tipo di critica o consiglio.
VI CHIEDO UMILMENTE SCUSA PER GLI ERRORI GRAMMATICALI  E ALTRE COSE DEL GENERE, MA NON HO MOLTO TEMPO PER RILEGGERE I CAPITOLI PURTROPPO.
Un saluto a tutti e un bacio! 
Grazie di tutto, davvero.
Arigato.
-Lady Malfoy_01


 

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Capitolo 11
*** Ritorno a Konoha ***


                                                                        UN NUOVO NARUTO 

Capitolo 11: Ritorno a Konoha 

“NARUTO NON MOLLARE ADESSO!”
La voce di Kurama riscosse il corpo del ragazzo.
Era quasi svenuto. Se sveniva, la sua vita era finita e poteva dire addio a tutti i suoi sogni. Ma la parte peggiore, era che sarebbe morto senza rivedere Hinata.
“No, questo mai!” ringhiò a sé stesso.
Posò una mano a terra e fece leva su di essa per alzarsi. Un po’ traballante e rischiando di cadere, ci riuscì.
“Razza di baka, fammi almeno alleviare la tua ferita se proprio non vuoi che ti curi!” ringhiò con amarezza il demone.
Naruto rise fra sé. Aveva promesso a Kurama, ai suoi sensei e a sé stesso che avrebbe imparato a cavarsela solamente da solo. Un modo per sdebitare tutti dal comportamento che aveva tenuto per anni da combina guai.
Si era giurato di non essere mai più un peso, ma in questo momento si rese conto che anche in questo momento era un peso.
Un peso per Kurama che lo stava pregando di lasciarlo curare e lui non voleva, un peso per la bambina che ormai doveva avere la febbre altissima, e un peso per la bellissima Hinata che lo stava aspettando in quel momento. Che lo stava aspettando da anni. Non poteva continuare così. Doveva riprendersi e raggiungere velocemente i suoi compagni.
Con un grugnito affaticato ma divertito disse “Avanti, cosa stai aspettando?”
Kurama lanciò un ringhio così famelico che Naruto temette veramente di essere mangiato. Ma presto la ferita al fianco cominciò ad alleviarsi e l’appannamento agli occhi svanì.
Naruto riprese i sensi della vista, del tatto e della profondità. La sua mente tornò lucida e leggera e capì di essere in grado di correre.
“Non durerà a lungo, massimo tre quarti d’ora, non di più” ringhiò nuovamente per poi annullare il contatto lui stesso.
“Grazie, Kurama… e mi dispiace, spero potrai mai perdonarmi” pensò il ragazzo tornando a correre verso il cancello.
Ormai c’era. Ormai era quasi arrivato.
Più la distanza minuiva, più i battiti del suo cuore aumentavano, facendolo sentire più vivo che mai in confronto all’ultimo quarto d’ora in cui era stato mezzo morente.
*******
La squadra medica arrivò per prima. In realtà erano soltanto uno shinobi e una kunoichi, ma erano i migliori dopo Sakura e Ino.
Ordinò di portare coperte e cuscini su cui far sdraiare Naruto e la ragazzina.
Intanto Rock Lee faceva un riassunto breve dei caratteri dei loro sensei e il loro rapporto con Naruto.
-Kakashi-sensei, dopo Iruka, è stato il primo che ha allenato Naruto insieme a Sasuke Uchiha e Sakura. Hanno affrontato un sacco di missioni insieme e  dall’ultima guerra Kakashi-sensei si è affezionato particolarmente a Naruto. Tende ad arrivare sempre in ritardo ed è tra i Jonin più forti del      Villaggio-
-Mahre pendeva dalle labbra di Lee-kun. Tutta quella nuova gente con i lori caratteri e abitudini la facevano sentire così estasiata. Aveva sempre vissuto conoscendo si e no due caratteristiche massime: crudeltà e brama di potere. Spiava le persone e i criminali ninja, e loro erano tutti uguali. Oltre ai suoi compagni di squadra non aveva mai visto persone normali con le proprie e differenti personalità. Era una cosa nuova, strana ma bellissima.
Scesero da Leia e bussarono alla porta di casa di Kakashi.
L’uomo arrivò ad aprirgli due minuti dopo. Teneva in mano un libro e portava una sorta di maglia aderente blu con il collo alto ad arrivare fino a coprirli da sopra il naso. I capelli erano dello stesso colore di Mahre e sparati verso l’alto.
Teneva l’occhio sinistro chiuso come se ci fosse un raggio di sole che gli desse noia. Ma in quel momento pioveva fitto come non mai, quindi era davvero stupida come cosa, ma Mahre non disse niente, lasciò che fosse Lee-kun a parlare
-Salve Kakashi-sensei, l’Hokage vi vuole vedere insieme agli altri maestri- disse il ragazzo con un leggero inchino.
Mahre doveva ammettere che l’uomo era davvero bello e misterioso. Si chiese come mai nascondesse il viso con una maschera –Si, va bene, ho capito. Lee-kun… chi è la ragazza che è con te? – domandò guardandomi. Assottigliò l’occhio buono e mormorò –Sei una kunoichi dell’Erba, cosa ci fai qui alla Foglia?-
Venne presa alla sprovvista e non riuscì a formulare una frase corretta, così rispose Lee al posto suo –Lei è Mahre. Una ANBU del suo villaggio. E’ con noi, poi vi spiegheremo tutto mentre andiamo. Dobbiamo passare a prendere anche Kurenai- sensei e Gai-sensei- e quando nominò l’ultimo i suoi occhi si illuminarono.
-Ok, arrivo. Ci vediamo direttamente dall’Hokage- annunciò l’uomo e chiuse la porta
Mahre notò che Leia si era nascosta tutto quel tempo per non farsi vedere da Kakashi –Leia, perché ti sei…?-
-Mette i brividi quell’uomo. Ho avvertito un chakra molto potente. Non quanto Naruto, certo, ma nella norma di un normale ninja è molto elevato il suo- spiegò la volpe
-E quindi ti nascondi? Non sei fatta per combattere i ninja più forti?!-
Leia si scrollò il pelo, anche se inutilmente  e guardò con disapprovazione la ragazza –Ho detto che mette i brividi, ma non che non riuscirei a combatterlo se me lo ritrovassi in battaglia. Noi abbiamo i nostri punti deboli come volpi anche se non può sembrare-
Mahre annuì, e si sentì in colpa per averle dato della codarda. Si scusò con lei, la quale la ringraziò delle sue scuse e disse che in fondo era normale che avesse reagito così e rimontarono in groppa per andare a casa di Kurenai.
-Kurenai è la sensei di Hinata, Kiba e Shino. Per un po’ non ha potuto stare con loro e addestrarli perché è rimasta incinta di Asuma-sensei-
-Oh che cosa dolce! E dobbiamo passare a prendere anche lui? Perché l’Hokage non l’ha nominato quando ha detto di andare a chiamare i sensei?-
-Perché è morto. Nel momento della sua morte ha affidato a Shikamaru il compito di prenderlo come allievo. Kurenai è tornata da poco come sensei, e anche se ha un bambino di cui occuparsi, ha voluto tornare a far parte di una team. Dice che vuole perdere gli etti che ha preso rimanendo incinta- e rise un pochino –E’ gentile e molto brava nel suo lavoro. Sa essere molto convincente. Adesso il figlio ha tre anni, quasi quattro-
Mahre trovava davvero ammirevole il comportamento di quella donna così forte. Oltre a occuparsi di suo figlio, badava anche a squadre di ninja adolescenti e gli allenava. Davvero un ottima donna. Mahre avrebbe dato un occhio per essere in gamba e forte come quella donna.
Arrivarono presto in un edificio alto e lungo, piuttosto stretto e i ragazzi scesero da Leia.
-Lassù c’è il terrazzo di Kurenai. Andiamo!- esclamò attivo Lee e partì in quarta saltando agilmente tra le terrazze e il muro del palazzo.
-Che fai non vieni?- le urlò da lassù.
Mahre arrossì imbarazzata, ma lui ovviamente non poteva vederla. Scese giù con un unico salto e le si parò davanti –Perché non vieni?-
La kunoichi si contorse le mani tra loro –Ecco, vedi… a parte il fatto che io non sono stata addestrata per questo genere di cose, io… ehm… ho paura delle altezze- disse tutto d’un fiato. E guardò in basso aspettando che lui scoppiasse a ridere.
-Non c’è niente da vergognarsi. Ognuno ha una propria paura, non ci si può fare nulla- disse invece, a sorpresa della ragazza. Alzò lo sguardo e lo vide che la guardava con uno sguardo che sembrava dire di conoscere quello che stava provando –Se vuoi, ti posso aiutare io. O preferisci aspettarmi qui?-
Mahre ci pensò su. Non voleva mostrarsi così fifona, ma allo stesso tempo si vergognava di farsi portare da lui. Scosse la testa. Lei voleva a ogni costo vedere quella donna e combattere la sua paura.
Si ripromise che un giorno avrebbe chiesto a Naruto di addestrarla nell’agilità dei ninja.
-TI dispiace se…?- e lo indicò
-Ma figurati! Salta in spalla!- esclamò contento mettendosi di schiena e piegandosi un po’.
-Dimmelo se peso troppo, ok?- La kunoichi posò le mani sulle spalle del ragazzo e non riuscì a non pensare a quanto fossero ampie e comode.
Fece un piccolo saltello e circondò i fianchi del ragazzo incrociando le caviglie lì davanti. Lee la sostenne dalle cosce e l’aiutò a mettersi correttamente sulla sua schiena. Una volta sistemata, circondò  con le braccia il collo del ragazzo e avvicinò la sua guancia sinistra alla sua guancia destra e sussurrò –Grazie, Lee-kun-
-Però! Sei più leggera di una piuma!- esclamò con una risata e cominciò a saltare tra una terrazza e l’altra. La kunoichi si strinse forte.
Una volta arrivati a destinazione, un bambino con l’aria confusa guardava sinceramente impressionato i due ninja.
Mahre scivolò giù dalle spalle del ragazzo e pensò a quanto era stato forte e allenato a portarla fino a lì. Anche dal fisico si capiva.
Kurenai spuntò un momento dopo con un asciugamano avvolto intorno al corpo. Lee-kun diventò subito rosso e si voltò.
La donna, dietro al vetro rise e si avvicinò per aprirlo un poco. Dato che Lee non poteva parlare, ci pensò Mahre –Ehm… salve! Ci ha mandati qui l’Hokage a chiamarla. Appena può deve venire nel suo ufficio. Ci saranno anche gli altri sensei-
“Oddio, avrò detto bene? Qui rischio di beccarmi una risata in faccia!”
-Grazie, allora arrivo appena posso. Chi sei tu?-
-Ehm… vi diremo tutto insieme anche agli altri. Io mi chiamo Mahre e sono un ANBU dell’Erba-
La donna annuì e sorrise leggermente –Piacere di conoscerti, Mahre-
-Mi dispiace Kurenai-sensei! Non volevo! Io non avrei mai immaginato che…- farfugliò ancora girato di schiena il ragazzo. Si portò una mano alla testa.
-Fa lo stesso, Lee. Andate adesso e grazie per il messaggio- richiuse la finestra e si voltò per tornare alle sue faccende.
-Fiuuh! Che figura!- sospirò Lee diventando tutto rosso –Perché succede sempre a me!?-
Mahre non volle sapere i dettagli di quell’ultima frase, e con l’aiuto del ragazzo scesero per poi rimontare su Leia e correre spediti verso casa di un certo Yamato.
-Anche lui è stato sensei di Naruto. Ha un abilità innata: riesce a combinare il chakra della terra con quello dell’acqua formando così il legno. Anche lui è in debito con Naruto e gli vuole bene. Anzi, a dire la verità siamo tutti in debito con lui- e si lasciò andare in una piccola risata –Ha salvato tutti noi. Comunque, penso che ti piacerà. Non è uno troppo tosto ma era un ANBU. Ha lasciato l’incarico per diventare un Supervisore Jonin-
Mahre odiava che ogni volta che qualcuno facesse parte degli ANBU la guardassero come se si dovesse finalmente sentire a suo agio. Cosa avevano da specificare?! Era un ANBU, e allora? Non era mica un fenomeno da baraccone.
Tuttavia lei sapeva che lui cercava solo di alleggerire l’atmosfera. Era la nuova arrivata, dopotutto. Non aveva diritto di scaldarsi contro di lui, era stato anche molto gentile!
Arrivarono anche loro davanti a casa di Yamato e bussarono alla porta. Quando l’aprì, l’uomo era già vestito e pronto.
-Lee-kun, Mahre-chan, vi stavo aspettando. Kurenai mi ha già avvertito del vostro arrivo tre minuti fa. Vogliamo andare?-
-Ehm… certo!- annuì Lee che scese dalla groppa di Leia per fare compagnia al sensei che doveva andare a piedi.
-E così tu sei Mahre, eh? Del villaggio dell’Erba. Di che rango sei?-
- Ehm… prima di entrare negli ANBU ero solamente una genin di rango C-
-Interessante… negli ANBU, dici? Qual è la tua specialità?-
-Dissimulazione e Spionaggio. Lee-kun mi ha detto che anche voi siete negli ANBU-
-Si, è così. Interessante questo tuo enorme lupo. E’ una Tecnica dell’Evocazione?-
Leia grugnì infastidita –Io non sono un lupo, né tanto meno un maschio! Mi chiamo Leia, e sono una volpe- non era stata troppo aggressiva: non era nel suo genere, ma sicuramente era stata chiara.
-Oh cavoli! Ma parli!- esclamò Yamato lanciando un occhiata a Lee che lo guardò come per dire “Ci farai l’abitudine”
-Be’… diciamo più o meno di sì. Me l’hanno regalata, in realtà-
Yamato guardò dubbioso la ragazza, ma non chiese chi. Forse era stato abbastanza furbo da capire che avrebbero spiegato tutto in seguito.
Corsero verso il Palazzo dell’Hokage, ma purtroppo non andarono veramente nel Palazzo dell’Hokage: doveva passare a prendere Sakura.
La ragazza abitava in un appartamento con i suoi genitori, per fortuna era abbastanza vicina al Palazzo.
Quando si avvicinarono velocemente alla casa e si ripararono nello piccolo stretto che portava alle scale, sentirono delle voci urlare nel piano di sopra-
-Uffa, smettila di urlare, ‘kaa-sama!-
-Sakura, metti in ordine la tua stanza immediatamente!-
-Vuoi attirare tutto il vicinato?!-
-Si! Così almeno vedranno quanto sei disordinata!-
-Ha parlato Mrs. Perfettina! Smettila, ti prego-
-Sakura, non dovresti urlare così contro tua madre, non è… leale!-
Ci fu un momento di pausa in cui tutti restarono zitti e non si sentirono urlare.
Finché la voce di quell’uomo, probabilmente il padre di Sakura, non scoppiò a ridere insieme a sua madre.
-L’avete capita?! Hahaha!-
Lee decise di intervenire e andò di sopra a bussare alla porta di casa loro.
Sakura non ci mise molto a capire che era per lei e dopo aver sentito le solite spiegazioni da parte del ragazzo andò a mettersi le scarpe e li raggiunse subito.
Il suo completo rosa era un pugno nell’occhio nell’oscurità della giornata. Era la persona più appariscente in quel momento.
Quando Mahre la vide cercò di controllarsi “Coraggio, dai! Se impari a conoscerla può rivelarsi simpatica… forse”
-Ciao a tutti!- disse con un leggero sorriso. Ma dall’occhiata che lanciò all’ANBU capì che ce l’aveva ancora con lei.
“Oh cavoli… dovrei rimediare?”
-Sakura, tutto ok?- chiese cercando di rendere il suo sorriso il più sincero possibile.
-Si- disse fredda come il ghiaccio per poi andare avanti.
Mahre alzò gli occhi al cielo e porse la mano alla ragazza invitandola a salire sulla groppa di Leia.
-No, grazie. Deve già essere difficile per lei sostenere tutto il tuo peso-
“Questo è un colpo basso!” ringhiò dentro di sé. Ma non osò ribattere per darle la soddisfazione di vederla debole.
-Ci vediamo dall’Hokage ragazzi. Corri Leia!-
E partì velocemente verso il Palazzo.
*******
Hinata per la prima volta da quando era stata rinchiusa là dentro, si sentì rilassata.
Non aveva più paura, ma uno strano formicolio gli girava nello stomaco impedendole di dormire un altro po’.
Ma infondo erano già le sei: aveva dormito per più di tre ore.
Si girò dall’altra parte, e scontrò il suo sottile corpo contro quello della sorellina. Hanabi si era addormentata insieme a lei. Rimaneva accoccolata vicino al suo petto. Gli occhi caduti e appesantiti dalla stanchezza.
“Non deve aver dormito per niente da quando sono stata via” pensò con un leggero sorriso. Le accarezzò i capelli e la strinse a sé. Era bello sentire finalmente un calore secco e confortante. Non quello  opprimente e bagnato del sudore.
Aveva dormito tre ore e mezza, e si sentiva carica più che mai.
Le bastava poco per riprendersi. Questo lo aveva imparato da Naruto.
Singhiozzò.
“Naruto-kun… qualcuno mi ha salvata… ma io volevo che fossi tu quello a salvarmi…” pensò stringendo forte la sorellina.
Aveva fatto un sogno bellissimo.
Lei camminava per il Villaggio, in mezzo alla folla, e ad un tratto si erano sentite delle urla emozionate. Tutti accorrevano dall’entrata del Villaggio e Naruto sbucò da lì.
In mezzo alla folla, lei lo vedeva come il più appariscente. Il più bello.
Sorrideva imbarazzato. Lei conosceva bene quel sorriso, era il più luminoso e sincero che ci fosse in terra. Poi si era voltata a guardarla, e i suoi si erano intensificati di un sentimento che Hinata poteva vedere per la prima volta chiaramente nei suoi occhi: amore.
Aveva camminato verso di lei e le aveva allungato la mano, invitandola fra le sue braccia. Lei gliel’aveva presa e lui l’aveva trascinata a sé, quasi completamente nelle sue braccia all’improvviso… si era svegliata.
Era stato un sogno così bello, ma incompleto.
Hinata alzò leggermente lo sguardo e vide che il temporale infuriava ancora là fuori. Però si era un po’ calmato. Pioveva fittamente e fuori era molto buio, ma i tuoni erano cessati.
Meglio così: lei odiava i tuoni.
Non ne aveva paura come sua sorella, ma non era neanche tanto sicura di poter provare un sentimento così forte violento per dei semplici lampi di luce. Un sentimento così duro come l’odio. Già la parola in sé suscitava un idea negativa incredibile.
Ma sicuramente, qualcosa ribolliva dentro sé stessa ogni volta che c’era. Sua madre era andata via così, in fondo.
Hanabi ancora non lo sapeva.
Hinata si sentì in colpa per aver promesso alla sorella di parlarle della scomparsa della madre.
Si, perché lei non era morta, ne era certa. Era stata portata via.
Ma era una storia troppo dolorosa che anche suo padre non voleva parlarne. Diceva che era morta perché così poteva rendere tutto più semplice.
La cosa più semplice è morire, dopotutto. Rende tutto più facile. Una giustificazione plausibile per affrontare l’impossibilità di ritorno di una persona cara.
Perché stare giorni a sperare invano? A cercare una persona che ormai si da per dispersa.
Forse non era morta allora, ma come potrebbe esserla adesso?
Sperare, in questo caso, renderebbe tutto molto più doloroso e difficile. Meglio guardare la verità in un altro modo. E’ come capovolgere un libro e leggerne la fine all’incontrario. E’ scritto lì, nero su bianco, ma tu lo leggi in maniera diversa perché non vuoi sapere davvero la realtà perché la consoci già.
Hinata sospirò e rise fra sé. A cosa serviva perdersi in quei pensieri in quel momento?
Si alzò e scoprì di sentirsi davvero forte. La tisana che le avevano fatto bere faceva miracoli, ma adesso voleva sapere di più.
Afferrò dei vestiti puliti e li indossò velocemente. Prese i soliti equipaggiamenti da ninja, in caso di emergenza e si diresse in cucina.
Aveva un po’ fame e prima di uscire decise di fare un piccolo spuntino.
Hiashi era lì.
Quando la vide arrivare sorrise per la prima volta da chissà quanto.
-Hinata, figlia mia…- allungò la mano verso di lei.
Alla ragazza venne in mente il sogno con Naruto. Era lo stesso gesto, terribilmente invitante e così… emotivo.
Per la prima volta il capo famiglia mostrava un minimo di umanità.
Ma in fondo lo sapeva tutto il Villaggio che gli Hyuga erano i più freddi e, in battaglia, i più crudeli di tutti. Avevano una reputazione da mantenere, ma questo a Hinata non era mai importato.
“Sei tutta tua madre” aveva detto una volta il capo famiglia.
Hinata si era sentita bellissima e perfetta per la prima volta nella sua vita. Sapere che era tutta sua madre la rinforzava ed era uno dei motivi per cui non voleva mai cambiare. O almeno non radicalmente o completamente.
La tenerezza e la sensibilità che la contraddistingueva la rendevano unica e rara, ma aveva bisogno anche di essere rispettata, e non sempre le persone buone sono trattate rispettosamente. Tendono ad approfittarsene tutti.
-Padre- sorrise la kunoichi e afferrò la mano del padre che la strinse e le massaggiò il dorso con il pollice. Era il massimo che poteva fare, per adesso. Ma era un bellissimo passo avanti.
-Dove stai andando? Hai bisogno di riposo- disse con voce ferma ma sinceramente preoccupata.
-La tisana ha fatto un grande effetto su di me. Sto benissimo. Voglio e devo andare a parlare con l’Hokage. Tornerò per prepararvi la cena, promesso- sorrise. Afferrò una pesca al volo e se la sbucciò sul tavolo. Le fette erano morbide e scivolose ma di una dolcezza succulenta. Una volta finita di tagliarla per sé, ne tagliò una anche per suo padre e insieme mangiarono le proprie pesche.
Hinata morse la prima fetta e i denti affondarono nella morbidezza del frutto con un leggero e ovattato scricchiolio. Il sapore del loro succo avvolse le labbra e fece in modo di sentirne ancora il sapore in bocca.
Si asciugò le mani con un fazzoletto e dopodiché uscì sotto la pioggia.
*******
-Siamo tutti pronti?!- chiese con voce tonante Tsunade.
Ormai erano arrivati tutti. C’era così tanta gente che le persone si erano dovute accomodare perfino nel corridoio , posando cuscini e coperte per tutti.
C’erano i sensei, Lee, Ino, Shikamaru, Kiba, Akamaru, Sakura, Choji, Sai, Ten-Ten, Ayame (la figlia di quello che faceva il ramen, di cui Mahre non conosceva il nome. Qualcosa tipo Teuchi) che si era offerta di preparare qualcosa di caldo sia da bere che da mangiare, i due della squadra medica, Shizune, Rotus e Leia.
Erano tutti impazienti di rivedere il loro amico. Nessuno stava più nella pelle  di rivedere il loro amico.
Tutti andavano da Mahre per conoscerla e la tempestavano di domande per farsi dire com’era Naruto, quant’era cambiato e cose di questo genere.
Ma lei sorrideva, un po’ messa in imbarazzo e un po’ lusingata da tutta quella specie di “importanza” che dicevano che aveva, ma lei rispondeva che l’avrebbero visto tra poco.
Mahre andò da Ayame e la salutò amichevolmente –Ciao! Mi dicono che tu sei la figlia di quello che fa il ramen più buono della città!-
La ragazza, che aveva la sua stessa età, rise sinceramente –Ah è così che mi chiamano? Buffo, non molto originale ma devo ammettere che mi piace. Mi da un aria importante, non credi?- e risero insieme
“Lei è davvero simpatica” constatò la kunoichi.
-Non sei una ninja, vero?-
-Purtroppo no. Devo badare al negozio di mio padre, però mi sarebbe piaciuto esserla!-
-Conosci da tanto tempo Naruto?-
La ragazza sbarrò gli occhi –Stai scherzando? Mio padre è quasi stato un padre per lui. Siamo praticamente cresciuti insieme. Non faceva altro che venire da noi per colazione, pranzo e cena. Abbiamo fatto subito amicizia, anche perché nonostante i guai che combinava sapeva essere molto simpatico quando voleva. Sia io che mio padre siamo rimasti molto distrutti quando abbiamo scoperto che se n’era andato. Be’, come quasi tutto il villaggio. E adesso che torna non vedo l’ora di riabbracciarlo-
“Si, sembra proprio una brava e simpatica persona” pensò sorridendole.
Mahre avvertì una strana sensazione e si voltò a guardare l’Hokage.
Rimaneva ferma immobile ad osservare fuori dalla finestra che qualcosa si muovesse.
“Forse tiene a Naruto più di quanto non voglia ammettere… ma in fondo è l’Hokage, non può mostrare preferenze. Deve pensare al bene comune di tutti gli abitanti di un intera Nazione… povera lei. Chissà quanto deve essere difficile” 
Stava aspettando un segno di Naruto. Qualcosa per cui riuscisse a capire che era vivo e che stava tornando.
Aveva fatto accendere le due luci ai lati del cancello, in modo che potesse vedere chiaramente la strada di casa e aveva ordinato di lasciare le porte aperte.
“Aspettare una persona per due anni interi deve essere la cosa più difficile del mondo… Hinata e Tsunade… le donne più sensibili e forti del mondo allo stesso tempo”
-Jiraya, il maestro e padrino di Naruto era la persona a cui Tsunade teneva di più. E in un certo senso, Naruto glielo ricorda. Per questo ci tiene tanto a lui-
Mahre sobbalzò.
Shizune era comparsa accanto a lei e guardava seriamente verso il suo capo.
-Jiraya? E chi è?-
-Era uno dei Ninja Leggendari. E’ stato maestro del Quarto Hokage, niente meno che il padre di Naruto-
Mahre si voltò di scatto a guardare l’assistente del capo villaggio –Il padre di Naruto era il Quarto Hokage?! Ecco perché è così forte!-
Shizune annuì, comprensiva –Il nome di Naruto è preso da uno dei libri di Jiraya. Minato, il padre di Naruto, voleva che diventasse un eroe giusto e voleva che trovasse un modo per portare la pace tra gli shinobi: è questo il compito che gli hanno affidato Jiraya e suo padre-
Mahre pendeva dalle labbra di Shizune
-Naruto è una persona straordinaria. E’ un misto tra Jiraya e Minato, le due persone più forti che si sono mai viste nel Villaggio della Foglia-
Mahre non capiva perché glielo stesse dicendo, ma lo apprezzava. Adesso riusciva a capire cosa provava Tsunade per Naruto. A quanto aveva intuito con la sua logica acuta, Tsunade aveva provato qualcosa per Jiraya, e vedere il suo spirito dentro al biondino, l’aveva fatta affezionare  a lui. E poi questo era partito senza sapere quando sarebbe tornato…
Che emozioni difficili e complicate.
-Jiraya, il sensei di Naruto e suo padrino, è morto anni fa, vero?-
Gli occhi dell’assistente si intristirono –Si. E’ stato ucciso dallo stesso Pain che Naruto è riuscito a sconfiggere. Un modo per onorare il suo sensei-
“Oh Naruto…”
“Naruto, dove sei? Torna ti prego… abbiamo bisogno di te. Io ho bisogno di te. Torna subito, Naruto” pregò dentro sé stessa l’Hokage
*******
Naruto mentre correva, vide che le luci si facevano sempre più forti e vivide.
Si stava avvicinando velocemente. Più correva più riusciva a riconoscere gli stessi alberi di quel posto, la via ciottolata e la stessa posizione dei sassi e delle siepi.
Gli vennero in mente tutti i momenti più belli che aveva passato lì e anche quelli più brutti.
Pensò a Iruka-sensei. Aveva fatto un viaggio lungo per lui e stava tornando per dimostrargli quanto era migliorato.
“Non riuscirò mai a perdonarmi, ma cercherò di rendervi fiero, sensei” giurò a sé stesso.
Ormai c’era quasi. Poteva sentire l’odore di casa e i piedi aumentarono autonomamente l’andatura. Anche il suo corpo sapeva che era vicino.
Le mura del villaggio cominciarono ad apparire in lontananza, e le luci arrivarono così forti da abbagliarlo. Un dolore bello però.
Adesso riuscì a distinguere le tettoie sopra alle mura e vederne quasi i colori sotto quella fitta pioggia.
Tutto intorno a lui era bagnato, umido e sguazzava tra le pozzanghere, ma dentro lo shinobi si sentì caldo perché era a meno di centro metri dal portone del suo villaggio. Era a casa sua ormai.
Finalmente arrivò dal cancello e mentre correva lo ammirò in tutta la sua magnificenza e potenza. Per quel cancello sono passati così tanti shinobi e kunoichi famosi e potenti passati alla storia.
“Ci sei Naruto… sei a casa” pensò con un sorriso emozionato e gli occhi che gli si riempivano di lacrime. Era stupido piangere per una cosa così scema!
Naruto scrollò le spalle e respiro a fondo l’aria del Villaggio della Foglia, perché lì l’aria sapeva di familiare.
Aveva ufficialmente varcato le soglie del Villaggio e stava correndo tra le case così familiari del centro. Saltò sui tetti e continuando a correre ammirò la bellezza di quel posto. Anche se era buio e c’era molta pioggia, il biondino riusciva a riconoscere le case dei suoi amici e ammirare le sculture dei Capi Villaggi. Si soffermò un momento di più su quello di suo padre “Salve, padre. Quanto tempo, eh? Sono tornato”
Era tutto così bello eppure era esattamente come se lo ricordava.
Gli venne in mente Konohamaru, a quanto doveva essere cresciuto in quegli anni. E se non errava, adesso aveva quattordici o quindici anni. Quante cose aveva da insegnarli e quante doveva averne già imparate!
Poi, vide il Palazzo rosso dell’Hokage ergersi al centro del villaggio grande e maestoso. Così familiare e bellissimo.
Naruto intravide delle luci provenire da lì. Molto piccole ma luminescenti.
Che lo stessero aspettando?
“Sapevano che sarei andato direttamente dall’Hokage” rise fra sé il ragazzo “Ottimo lavoro, Rotus, amico mia. Mahre, sono sicura che anche tu hai spiegato tutto a Tsunade. Oh, Baa-chan… quanto tempo che non ti vedo, chissà se sei uguale  a due anni fa o se ti sei decisa a invecchiare” rise il ragazzo.
Si sentì felice come non mai. Non riusciva a togliersi il sorriso di dosso. Ma quando sentì la ragazzina sulle sue spalle tossire, capì che doveva pensare a ridere di meno e correre di più.
Aumentò la velocità e ormai correva così forte che rischiava di scivolare dai tetti. Saltava tra un camino all’altro, passando di terrazza in terrazza fino ad arrivare alle ringhiere del Palazzo, camminando su di esse in perfetto equilibrio. Prese spinta dalle gambe e reggendo forte la piccola si buttò giù facendo una capriola in aria e atterrando davanti alla porta del Palazzo.
Il suo cuore batteva a mille.
Cosa avrebbe detto? Cosa avrebbe fatto una volta arrivato? Come avrebbero reagito tutti? Doveva fare lui la prima mossa?
Il fiato gli si smorzò in gola per l’agitazione, ma allo stesso tempo per l’emozione.
Fece scivolare dalla schiena la bambina, e finalmente al coperto, cercò di asciugare il più possibile la ragazzina.
La posò a terra e le strizzò i capelli lunghi fino ai gomiti. L’acqua scivolò via a grandi quantità bagnando radicalmente la moquette del corridoio.
Fece lo stesso prendendo il suo haori e gli angoli delle sue vesti. Quando ormai aveva tolto il grosso del bagnato dalle vesti della piccola, avendo così stropicciato tutti i suoi abiti e spettinato leggermente i capelli.
Poi fu il suo turno e fece lo stesso, agitando i capelli come un cane in aria spargendo goccioloni di pioggia ovunque.
Schiacciò i pantaloni facendo scorrere via l’acqua e si rinfilò l’haori. Anche se ancora molto bagnato, almeno lo era molto meno di prima. Prese in braccio la ragazzina tra le braccia e cominciò a camminare verso l’ufficio.
Quanti ricordi gli affioravano alla mente, quante missioni, situazioni pericolose e combattimenti. Quello era un autentico luogo sacro della memoria per lui.
In lontananza sentì delle voci. Erano in molti, sia maschi che femmine.
Stavano parlando confusamente e con le voci rotte dall’emozione. Si sentì perfino il gridolino isterico di una ragazza.
Naruto rise limpidamente.
Bastò quello a far interrompere immediatamente tutti i rumori.
Lo shinobi era arrivato al piano dell’ufficio dell’Hokage, e vide che lì alcune luci erano accese, ed era da lì che provenivano tutte le voci.
“Okay, baka… è il momento della tua entrata in scena” disse con un ghigno Kurama. Ciò gli servì per dargli la forza di sospirare oltrepassare la curva del corridoio per trovarsi di fronte a un vero e proprio centro di ritrovo.
Tutti i suoi amici lo stavano guardando con aria sorpresa, entusiasta e commossa. Ci fu una sospensione che durò più tempo del previsto, a cui tutti, specialmente coloro che non avevano ancora visto Naruto, salì un groppo alla gola che impedì loro di parlare o emettere alcun tipo di suono.
Come sempre, fu Naruto il primo a smorzare l’atmosfera –Ragazzi, sembra che abbiate visto un fantasma- e sorrise più apertamente che mai, esprimendo gioia da tutti i pori e riscaldandoli col suo ottimo umore e illuminandoli col suo carisma.
-E’ bello rivedervi, ragazzi-
Tsunade si fece avanti, parandosi vicino al ragazzo e guardandolo a occhi sgranati.
Per il Quarto… come sei cresciuto, Naruto” pensava con occhi da normale donna, ma con occhi da esperto dottore, era esterrefatta.
Una delle capacità dei ninja medici è quella divedere subito a occhio le condizioni di un paziente se sono gravi o no. Quelle di Naruto erano terribili.
Il fisico era piegato in due dalla stanchezza, gli occhi appesantiti e scuri, segno che non dorme bene da chissà quanto, le gambe tremavano leggermente e a valutare dalla posizione del busto inclinata e la leggera smorfia di dolore, doveva avere una ferita al fianco destro.
La donna aveva già cominciato a catalogare una serie di medicine, massaggi, bagni termali e giornate di riposo di cui aveva bisogno. La bambina, invece, era solo svenuta e stanca, ma dal leggero rossore della pelle sulle guance si poteva capire che rischiava di prendersi la febbre, sempre se non ce l’ha già.
-Squadra medica, occupatevi della ragazza-
La squadra si mosse di scatto verso Naruto, e dopo che l’uomo prese in braccio la piccola, salutarono il nuovo arrivato con un leggero inchino e ringraziandolo del suo ritorno. Naruto sorrise.
-Padrone!-
La volpe arancione fece un balzo verso di lui e gli si parò davanti. Naruto alzò le braccia e circondò il collo dell’animale in un abbraccio. Non doveva mostrare spesso affetto per lui, perché Rotus sgranò leggermente gli occhi, ma subito se ne approfittò per abbracciare il suo padrone.
-Ottimo lavoro, amico mio. Sono orgoglioso di te- e accarezzò il muso della sua volpe. Questo chiuse gli occhi beandosi di quelle coccole.
-Maestro Naruto, che bello rivedervi! Mi siete mancato così tanto!- anche l’altra volpe bianca si fiondò dai due e infilò il muso tra il corpo di Rotus e quello di Naruto e poggiò la testa sulla spalla dello shinobi.
-Ah Leia, vieni qui, bella!- e avvolse anche con le braccia. La coda vaporosa della volpessa cominciò ad agitarsi  come quella di un cane.
Presto tutti si lasciarono trasportare da quei sentimentalismi e ci fu chi scoppiò a piangere e chi lanciò urli liberatori di gioia e commozione.
La terza a fiondarsi fra le braccia del ragazzo, fu Ayame, che era quella che non lo vedeva da più tempo di tutti.
-Naruto! Oh cielo, Naruto!-
Non le interessava il fatto che lui fosse bagnato: allungò le braccia e avvolse il collo del ragazzo mentre anche lui circondava la sua vita e la sollevò anche di pochi centimetri da terra.
-Ayame, non ci posso credere, come sei cresciuta! Sei diventata davvero una bellissima giovane donna!-
La ragazza, ancora fra le braccia del ragazzo, arrossì vistosamente ma lo strinse ancora di più. Si staccò un attimo per guardarlo e sorrise –Ne vogliamo parlare? Se non mi avessero avvisato che saresti tornato non ti avrei neanche riconosciuto!-
Il ragazzo rise  e passò anche dagli altri. Ten-Ten, fra le più emotive, scoppiò a piangere e anche lei lo abbracciò forte
-Ten-Ten… che bello rivederti- disse dolcemente. La guardò un attimo e passò le mani sui suoi codini lunghi –ti sei fatta crescere i capelli! Stai bene, sai?-
Naruto era a dir poco meraviglioso. Era gentile: ricompensò tutti di belle parole sincere e attenzione.
Ovviamente prima doveva salutare tutte le ragazze, perché erano anche le più veloci a offendersi, per sua sfortuna.
Ino gli sorrise e gli diede solamente un leggero bacio sulla guancia per poi incrociare le braccia e sorridergli dicendo –Era ora che tornassi!-
Ma prima che potesse dire una qualunque cosa, uno schiaffo gli arrivò dritto dietro alla nuca senza che lui riuscisse a pararlo.
-Razza di Testa Quadra! Ma cosa ti salta in mente di tornare conciato così?!-
Chi poteva essere se non la turbolenta e manesca Sakura? Il biondo era troppo stanco per cominciare una serie di spiegazioni e cose varie, così si limitò ad alzare gli occhi al cielo e dire che non l’avrebbe fatto mai più.
-E mi sembra ovvio!- lo abbracciò velocemente e poi gli sussurrò tre veloci paroline per poi staccarsi subito, come se avesse paura di ustionarsi.
Poi dobbiamo parlare” aveva sussurrato. Ma non sembrava volesse fargli una predica, sembrava più preoccupata di qualcosa. Gli sorrise velocemente e dopodiché andò da Tsunade per dirle qualcosa e poi corse via.
Naruto avrebbe voluto sapere perché se ne era andata, ma fu travolto nuovamente dal corpo snello e sottile di un’altra ragazza.
-Sapevo che ce l’avresti fatta! Lo sapevo!- singhiozzò Mahre nascondendo il viso nell’incavo del suo collo. Naruto la strinse forte al suo corpo e le sfregò la mano sulla schiena per confortarla –Ho fatto un po’ tardi, mi dispiace. Non volevo farti preoccupare-
Mahre si staccò da lui e si asciugò velocemente le lacrime per sorridergli.
Quando si girò, anche Shizune lo guardava con gli occhi che brillavano di orgoglio: lo sguardo più bello che gli avessero mai rivolto.
-Shizune… che bello rivederti. Non sei cambiata per niente, sai?- e allargò le braccia in un silenzioso invito.
La donna si guardò intorno come per valutare se facesse male o no, ma poi si avvicinò anche lei al ragazzo e lo strinse leggermente –E’ bello riaverti a casa, Naruto-
I ragazzi passarono da lui, cominciando l’ingrovigliamento di saluti e pacche mascoline sulle spalle e sulla schiena, lasciandosi andare in risate profonde e roche.
Perché quando dei ragazzi si rincontrano per la prima volta, non si perdono in smancerie, si passa subito con le prese in giro e i commenti.
-Per il Terzo, guarda qua che roba! Sei ridotto peggio di uno straccio, amico!-
-L’haori strappato, eh? Ti credi figo in questa maniera?-
-Choji, sei dimagrito ancora di più dall’ultima volta che ti ho visto! Ormai abbiamo scolpito dei bei addominali- scherzò il ragazzo mollandogli un leggero pugno proprio lì. I ragazzi scoppiarono a ridere e si circondarono i colli per abbassarsi a vicenda e vedere chi fosse il più forte.
-Appena starai meglio, voglio che noi due ci sfidiamo!- esclamo Lee alzando il pugno verso di lui e guardandolo con occhi che emanavano il fuoco della determinazione.
-Ci sto, Gekimayu! Mi sa che ormai non posso più chiamarti così, ti sei proprio dato una bella sistematina!- rise scompigliandoli i capelli –ma a questi dobbiamo ancora dare una sistemata!-
I ragazzi scoppiarono a ridere mentre Lee arrossiva leggermente imbarazzato, ma divertito.
Il biondo guardò ammirato l’altro compagno ANBU -Sai, tu sei cambiato completamente!-
Il ragazzo sorrise sinceramente –Grazie, Naruto! In senso buono, vero?- chiese, un attimo preoccupato, Sai.
-Ma certo, amico-
-Naruto, santo cielo come sei cresciuto-
Il biondo sgranò gli occhi –Capitano Yamato, che bello rivedervi- e lo salutò con un leggero inchino, ma mostrando rispetto.
-Non ce n’è bisogno Naruto. A occhio sembri maturato molto, ma non si sa mai- sorrise facendogli l’occhiolino.
Lo shinobi rise, ma smise quando vide avanzare verso di lui Kurenai-sensei. Questa sorrise –Ciao, Naruto. Quanto tempo, eh?-
-Kurenai-sensei! Ha ripreso le attività allora? E quindi il bambino è…-
-Si. Adesso ha tre anni, ne compie quattro il sei dicembre. Si chiama Ritou-
-Ah, che bello! Mi piacerebbe vederlo un giorno- ammise il ragazzo. Kurenai sorrise e annuì –Senz’altro-
Naruto era davvero sorpreso. Non vedeva Kureni da molto tempo, ma non sembrava essere cambiata particolarmente. I maestri erano sempre uguali, solo i suoi amici erano molto cambiati.
Poi il ragazzo, vide avvicinarsi anche Kakashi-sensei.
-Naruto, ragazzo mio, sei cresciuto ancora molto- disse sorridendo. Ciò si poteva capire da come l’occhio destro si inarcò verso l’alto. Anche lui non sembrava invecchiato o fuori allenamento. Ma non riuscì a rispondere che un turbolento vortice verde lo investì –ECCO IL NUOVO EROE! Sai, Naruto, potresti anche essere alla pari del mio Rock Lee- e scoppiò in una risata traballante. Piuttosto buffa.
-Gai-sensei, Kakashi-sensei, è bello rivedervi! -
-Ne sono certo, ragazzo!- e Gai scoppiò nuovamente a ridere –spero che tu non abbia trascurato i tuoi allenamenti, ragazzo!-
Naruto lanciò un occhiata così profonda e intensa al maestro, che tutti si girarono a guardarlo –Le posso assicurare, Gai-sensei, che ho passato il resto degli ultimi due anni ad allenarmi al meglio-
Detto in questa maniera, nessuno osò contraddirlo. Lo guardarono. Erano tutti felici che fosse tornato. Appena il villaggio sarebbe stato informato, sarebbe iniziata un enorme festa in suo onore! I cittadini non aspettavano altro che rivederlo.
-Naruto!-
Il ragazzo si voltò e guardò la vecchia Tsunade avanzare verso di lui con sguardo fermo e passo deciso.
Automaticamente fece per inchinarsi, ma la donna lo bloccò dalle spalle e lo strinse in un grosso abbraccio. Poggiò la sua fronte sul suo petto.
“Però, è diventato altissimo…” pensò la donna
Era un momento dolce e delicato, ma Tsunade ringhiò –Se mi chiedi un'altra volta di andartene, giuro che ti tolgo la licenza da ninja, è chiaro?!-
-State tranquilla, Hokage, ho intenzione di rendervi la vita complicata per il resto dei vostri giorni da capo del villaggio- rise Naruto stringendo a sé la donna.
“Naruto… tu sei un perfetto insieme di Jiraya, Minato, Kushina, il mio fratellino e dell’uomo che amavo… potrei quasi considerarmi la tua matrigna, razza di moccioso” pensò la donna.
Ma a contatto col suo fisico consumato, capì che era il momento di intervenire.
-Adesso basta con queste sciocchezze!- scandì staccandosi dal ragazzo –Portate dei vestiti asciutti a Naruto e qualcosa da mangiare!-
-Subito!- annuirono Ayame e Shizune in sincronia. Mentre le donne andarono a prendere ciò richiesto, intanto i ragazzi pensarono a distendere le coperte sopra un materasso in modo che vi potesse riposare sopra.
-Intanto, Naruto… vieni con me. Ho una cosa da darti-
Il ragazzo entrò nell’ufficio e tutti vollero assistere alla scena. Si disposero intorno alla sala, a semicerchio e guardarono Tsunade mentre si dirigeva verso la teca di vetro su cui, sopra a un cuscinetto come se fosse stato una reliquia da museo, era poggiato il copri-fronte di fronte.
Tsunade lo prese in mano e lo porse al biondo, che emozionato, non sapeva cosa dire. Cominciò a sentirsi compelto, a casa. Per la prima volta dopo tanto tempo aveva sentito l’affiatamento e l’amore di una famiglia, di gente che ti vuole bene e te lo dimostra. Lo avevano scaldato coi loro corpi e lo avevano fatto sentire speciale per la prima volta dopo diciotto anni.
Se non fosse stato per i suoi nervi d’acciaio, sarebbe scoppiato a piangere. Ma era addirittura troppo stanco anche per fare quello.
-Bentornato ufficialmente a casa, Naruto- dichiarò con voce tonante la donna porgendogli il copri-fronte.
Lui lo prese dalle sue mani e finalmente, dopo tanto tempo, risentì quella bella sensazione di protezione alla fronte. Legò strette le fasce dietro alla testa e si sentì incredibilmente forte. Adesso non era più solo Uzumaki Naruto: era Uzumaki Naruto, Shinobi Jonin di rango S del Villaggio della Foglia!
Tutti applaudirono e urlarono di gioia. Il Jonin non si era mai sentito così vivo in tutta la sua vita, a parte quando aveva baciato per la prima volta Hinata.
Hinata…!
Si era quasi dimenticato di lei! La persona a cui teneva più al mondo. Doveva sapere di lei.
-Signorina Tsunade, la prego mi dica di Hinata! Sta bene? Dove si trova adesso?- all’ultima parola gemette fortemente e la testa tornò a giragli vorticosamente. L’effetto della cura temporanea di Kurama stava svanendo. La fitta al fianco cominciò a farsi più dolorosa del previsto, come se tutto il dolore che era riuscito a evitare fino a quel momento, si abbattesse tutto d’un colpo su di lui facendolo quasi svenire.
Per fortuna, Tsunade lo prese al volo e lo fece sdraiare sulla sua stessa scrivania, lasciando cadere dei documenti con un veloce gesto del braccio per mettercelo sopra.
-E’ debole e sta perdendo molto sangue!- annunciò la donna.
-Oh no, Naruto!- urlò qualcuno che il ragazzo non riuscì a indentificare. Poteva sentire e vedere tutto, ma era troppo stanco e affaticato per muovere anche solo un dito. La ferita sembrava volesse scoppiare da sola.
Si sbrigarono a toglierli l’haori, la giacca da diplomato jonin e con un coltello strapparono via anche la maglietta per vedere dove fosse la ferita.
Tutti si erano disposti a cerchio intorno alla scrivania.
Il sigillo di quadrangolare era in bella mostra davanti a tutti, ma ci badarono poco anche se ne restarono colpiti.
Tsunade posò una mano sul petto scoperto del ragazzo e si concentrò per concentrare il chakra curativo sulla mano.
La ferita partiva dal fianco destro e si dilungava in una perfetta striscia ad artiglio verso gli addominali del ragazzo, sopra all’ombelico.
-E’ profonda. Non so come tu abbia fatto a resistere fino a questo punto, Naruto-
La donna cominciò a concentrare chakra su entrambe le mani e lo medicò.
-Mi servono delle garze e dell’erba medica immediatamente!- tuonò la donna, con la fronte corrugata per la concentrazione.
Subito partirono Ino e Shikamaru, mentre Mahre e Ten-Ten si diressero a prendere gli asciugamani e dell’acqua calda.
-Eccomi!- corse Mahre una volta che ebbe preso tutto. Bagnò l’asciugamano con l’acqua calda e cominciò a passarla sul viso del ragazzo, sul collo e sulle spalle, cercando di riscaldarlo. Tremava  ed era pallido.
-Naruto, sta tranquillo. Adesso passerà tutto! Ten-Ten continua tu, io devo andare a vedere dov’è finita Shizune!-
La kunoichi afferrò l’asciugamano al posto di Mahre e continuò a passarlo su Naruto.
-Vengo con te!- disse Leia affiancandosi a lei.
Intanto Rotus si era appostato anche lui vicino al suo padrone e lo guardava, sperando che si riprendesse velocemente.
Mahre percorse il corridoio del Palazzo, ma sembrava non finire mai. Ad un tratto sentì come uno strano rumore: una porta che si apriva e una serie di passi veloci.
Due vecchi si pararono di fronte a lei, e dietro di loro c’erano un intera squadra di shinobi.
-E voi chi siete?!- sbottò la ragazza tirando fuori il kunai. Non gli piaceva per niente quella storia.
-Ma come ti permetti a sfoderare delle armi contro di noi?! Noi siamo i Consiglieri Anziani del villaggio! Fatti da parte, ragazzina!- disse, gracchiante, la voce dell’anziana che stava sulla sinistra. Leia non si fidava per niente di loro.
Teneva il muso basso, il pelo ritto e ringhiava leggermente. La donna quando la vide tirò un piccolo urlo, ma scrollò le spalle cercando di darsi contegno e proseguì per la sua strada.
-Ehi, ma dove state andando?!-
A Mahre non piaceva per niente quella storia e seguì immediatamente la squadra. Una strana preoccupazione avvolgeva il suo stato d’animo e sentiva nell’aria che stava per succedere qualcosa di molto brutto, o quantomeno sconvolgente.


Intanto Tsunade, quando apparvero gli Anziani Consiglieri davanti alla porta, perse per un attimo la concentrazione e il chakra si annullò.
Intanto, Ino e Shikamaru erano tornati.
Ino aveva circondato con cura la ferita del ragazzo ungendola precedentemente con un olio creato con quelle erbe.
Avevano dovuto far sedere il ragazzo, ma lui sosteneva di stare meglio.
-Che sta facendo, Tsunade?!- esclamò contrariato la voce del vecchio –Eccolo è lui! Prendetelo!-
I tre ninja si avvicinarono al biondo e fecero per afferrarlo, ma Rotus si parò davanti al suo padrone e ringhiò minacciosamente contro di lui.
Ma i ninja non si lasciarono intimidire e, veloci come dei fulmini, piombarono addosso alla volpe e gli legarono strettamente il muso con delle corde per non permettergli di mordere.
Rotus cominciò a graffiare e a scalciare per liberarsi del peso di quei ninja, ma presto gli fu iniettato un liquido che lo fece sentire ancora più stanco di quanto non fosse già. Era da ore che correva, e non aveva la forza per proteggere il suo padrone. Aveva fallito, e si sentì inutile.
-CHE COSA SIGNIFICA TUTTO QUESTO?!- tuonò Tsunade sbattendo una mano contro la scrivania, scavando un buco di venti centimetri nel legno.
I ninja afferrarono Naruto per le braccia e lo trascinarono fino in ginocchio ponendolo ai piedi degli anziani.
In quel momento arrivarono Shizune e Ayame che urlarono spaventate –Ma che cosa sta succedendo?!- esclamò Shizune
-Naruto! No! Che state facendo!? Lasciatelo!- le urla di Ayame erano acute e disperate, provò ad avvicinarsi a lui, ma venne rozzamente spinta nuovamente fuori dalla porta –Non si intrometta, signorina: sono affari del villaggio-
-SPIEGATEMI IMMEDIATAMENTE COSA STATE FACENDO?! VI ORDINO SUBITO DI LASCIARLO ANDARE!- urlò Tsunade, imbufalita e avanzando minacciosamente contro i ninja.
-Lui è la Forza Portante del Novecode! E’ scomparso da due anni e ora si fa misteriosamente rivedere?! Dovreste prendere precauzioni più adeguate, Quinto Hokage!- e pronunciò quel titolo come se lei non ne fosse degna, e lei odiava quando quei vecchi miserabili la trattavano come se non fosse all’altezza di svolgere il compito di suo nonno.
-Finché non lo riterremo opportuno, faremo vari test al ragazzo per vedere se è in grado di gestire il potere della volpe, se ha intenzione di portare vendetta contro il villaggio e fare vari test sul suo chakra e i suoi nuovi poteri:  a partire da questa sorta di Tecnica dell’Evocazione che ha richiamato questa volpe!-
-NON POTETE FARLO! E’ FERITO! SONO IO L’HOKAGE QUI, DECIDO IO!- tuonò Tsunade cercando di avvicinarsi, ma tre ninja le si pararono davanti.
La donna avrebbe potuto stenderli con una sola mossa, ma avrebbe fatto soltanto un favore ai vecchi dando loro una scusa per mettere in cattiva luce la sua condotta e il suo ruolo.
Nei casi peggiori, potevano anche toglierle l’incarico di Hokage se fossero riusciti in qualche modo a dissuadere il Consiglio. E quei due diavoli in persona potevano anche farlo senza troppi problemi.
-Fermatevi, Consiglieri Anziani! Naruto non è più pericoloso! Sa controllare perfettamente il potere della volpe!- tentò Kakashi, visibilmente allarmato.
Ma non diedero ascolto neanche a lui. Anzi, lo guardarono con sdegno e il vecchio disse –Da te non me l’aspettavo, Kakashi Hatake-
-NO! NON POTETE FARLO! E’ FERITO! HA BISOGNO DI CURE! MA NON CAPITE!?- strillò esasperata Mahre.
I Consiglieri si guardarono a vicenda e poi indicarono con il mento la kunoichi -Prendiamo anche lei. E’ una sconosciuta e anche lei ha una sorta di volpe con lei. Portateli via!-
Due ninja afferrarono anche la ragazza per le braccia e fecero per trascinarla via.
-Non la toccate!- si mise in mezzo Kiba, cercando di raggiungerla. Ma venne bloccato da Shikamaru, mentre Sai pensava a tenere fermo Akamaru.
-Ma cosa fai?!- ringhiarono entrambi infastiditi.
-Kiba, ragiona: non possiamo fare niente! Nemmeno la signorina Hinata può fare molto! Se ci comportiamo così peggioreremo soltanto le cose… -
Kiba non riusciva a credere ai suoi occhi. Non poteva averlo detto sul serio. Aprì la bocca per replicare, ma fu interrotto da Tsunade
-Shikamaru ha ragione. Non dobbiamo farci prendere dal panico: sono soltanto spaventati e intimoriti dal potere di Naruto. Quando capiranno che è perfettamente leale alla foglia, e sono certa che accadrà presto, lo lasceranno libero. La stessa cosa vale per Mahre. E’ onesta e i nostri rapporti col suo villaggio sono buoni, non abbiamo niente da temere-
Intanto, avevano già trascinato via i ragazzi e li conducevano fuori dal palazzo per portarli alle segrete.
Le segrete si trovavano sotto al Palazzo dell’Hokage e si potevano raggiungere soltanto entrando esternamente dal Palazzo, presso una via segreta e ben nascosta nell’area Est.
-Non è giusto, però! E’ appena tornato, ha bisogno di riposo!- singhiozzò Ayame portandosi le mani a coprirsi il viso. Choji le passò un fazzoletto e le diede delle affettuose pacche sulla schiena per cercare di consolarla.
-E noi andremo ugualmente laggiù per occuparci di lui: muoviamoci!- ringhiò Tsunade.
Si incamminarono verso l’uscita del palazzo e afferrarono i propri mantelli -Ok, riesco a capire le motivazioni dei consiglieri, ma come hanno fatto a sapere del ritorno di Naruto e della sua nuova forza?- domandò, dubbioso, Sai portandosi una mano al mento.
-In effetti è strano… solo noi siamo stati informati del suo ritorno e nessuno è uscito…- ragionò a voce alta Rock Lee.
Ten-Ten sbarrò gli occhi –A parte…!-
-… Sakura- finì la frase, Yamato, con le braccia incrociato al petto e l’aria preoccupata.
Sakura.
Era stata lei l’unica a uscire.
“Signorina, io vado a casa a occuparmi di una cosa. Devo anche avvertire Hinata del ritorno di Naruto. A domani” le aveva detto la sua allieva prima di andarsene.
Questo da te non me l’aspettavo, Sakura” tremò di rabbia  e delusione, la donna, stringendo i pugni lungo i fianchi.

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Ohayo! ^^
Spero che il capitolo non sia confusionario, l'ho scritto piuttosto velocemente!
Avvertitemi di ogni singolo e miscroscopico difetto, ok? Accetto, come sempre,  consigli e critiche.
Nel prossimo capitolo ci sarà il ritrovo tra Hinata e Naruto, non vedo l'ora di scriverlo
SE NON SI CAPISCE QUALCOSA FATEMELO SAPERE PER FAVORE. GRAZIE! 
P.S Spero di aver reso il capitolo speciale come speravate! Prego che il capitolo sia stato all'altezza delle vostre aspettative... speriamo bene...

Un bacio a tutti. 
Arigato. 
-Lady Malfoy_01

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Capitolo 12
*** Finalmente riuniti ***



                                               UN NUOVO NARUTO 


Capitolo 12: Finalmente riuniti 

Hinata per uscire si era presa un ombrello, ma non servì a molto.
La pioggia era ancora molto forte e la ragazza si bagnò lo stesso le spalle e la schiena.
“Mamma mia, che tempo!” pensò stringendosi su sé stessa per cercare di riscaldarsi.
Era quasi arrivata al Palazzo, e in lontananza notò dei movimenti molto bruschi. Erano come delle ombre che si attorcigliavano su sé stesse e sembravano spingere qualcosa. Rumori ovattati provenivano da là, probabilmente anche delle voci.
“Qualcosa non va…” pensò la ragazza sbarrando gli occhi. Potevano essere ninja nemici, banditi, o semplicemente ragazzi che facevano una zuffa.
-Byakugan!- sussurrò attivando il suo potere oculare.
La ragazza percepì il chakra di shinobi del Villaggio. Cercavano di trascinare fuori due ninja: uno era una ragazza alta e atletica che sembrava essere di un altro Villaggio, ma l’altro era…
Hinata sbarrò gli occhi, le braccia si fecero deboli e l’ombrello cadde all’indietro atterrando su una pozzanghera, ma in quel momento alla Hyuga non le poteva importare di meno. La pioggia la bagnò completamente.
Si portò le mani alla bocca e gemette sia di gioia che di spavento, piegandosi leggermente su sé stessa.
“Non può essere… non può essere… Naruto-kun…?!”
La ragazza cominciò a correre sotto la pioggia, e più si avvicinava più lo riconosceva. Il suo chakra era unico: caldo, limpido, denso e lampeggiante di potere. Nessun’altro ce l’aveva così.
Arrivata a una certa distanza, il ragazzo avvertì la sua presenza e alzò la testa per guardare chi stesse arrivando. Ovviamente non poteva immaginare che fosse proprio lei.
Come era successo a Hinata, Naruto sbarrò gli occhi e un respiro soffocato gli uscì dalla gola -HINATA!- urò.
Gli occhi della ragazza si ricoprirono di lacrime, il petto si svuotò e il cuore batté velocemente. Le gambe se le sentì molli e deboli. Rallentò e quasi cadde a terra, singhiozzando disperatamente felice. Riusciva solo a piangere e sorridere. Le emozioni che stava provando erano troppo forti.
Quello era il suo nome… l’aveva chiamata, ne era sicura! Adorava quando pronunciava il suo nome, adorava la maniera in cui soffocava la “h” e scandiva la prima “a”, e come faceva schioccare la “t”.
Trovò la forza per urlare a sua volta il suo nome, che da tanto tempo non pronunciava a voce alta -NARUTO-KUN!-
Lei vide che il ragazzo cercava di liberarsi dalle prese degli uomini, cercando di avanzare verso di lei, ma senza perderla mai un secondo di vista.
I due si sentivano come sospesi nello spazio. Non vedevano altro se non loro. Tutto era diventato denso ma luminoso, potendosi così vedere meglio.
In qualche modo, ritrovò la forza di alzarsi e riprendere a correre più veloce che poteva, ma sembrava che corresse al rallentatore, e non riuscisse ad avvinarsi più di tanto al ragazzo. Costretta a guardarlo, ad averlo a qualche metro di distanza da lei, senza poterlo raggiungere. Era anche uno dei suoi peggiori incubi.
Le lacrime le appannavano la vista, e traballò più volte sui suoi stessi piedi. Ma questa volta non aveva intenzione di cadere o fermarsi. Deglutì più volte, cercando di controllarsi, ma le lacrime andavano giù quasi più velocemente di prima e i singhiozzi le impedivano di respirare, ma senza mai toglierle il sorriso.
Naruto provò l’ennesimo strattone per liberarsi dagli shinobi, ma era ferito, stanco e accecato dall’enfasi di vedere quella bellissima ragazza che stava venendo verso di lui disperatamente.
-Vi prego, Naruto-niichan! Non ci costringa a usare le maniere forti: non abbiamo scelta… dobbiamo ubbidire agli Anziani!- spiegò una guardia shinobi sussurrandogli all’orecchio.
Naruto capì che stavano facendo solo il loro lavoro. Sapevano chi fosse lui, sapevano cosa aveva fatto e come si comportava in generale. Sapevano  che non avrebbe mai cercato di attaccare o distruggere il Villaggio, ma dovevano rispettare le leggi ninja e seguire gli ordini. Chi non lo faceva, era considerato feccia.
-Almeno fatemi salutare lei. Ve lo chiedo in ginocchio se è questo che volete… ma permettetemi di salutarla! E’ da due anni che non la vedo!-
Dalla foga con cui lo disse, le guardie capirono che c’era qualcosa di speciale tra i due. Qualcosa che bastava guardarli negli occhi per capire quanto profondo poteva essere il loro affetto.
Si guardarono un attimo perplessi, ma poi entrambi annuirono -Va bene-
Lo liberarono dalle strette delle loro braccia e lo aiutarono a reggersi un attimo per ritrovare l’equilibrio. Era davvero debole, ma le guardie ammiravano il modo in cui si stava sforzando e spingendo di andare da lei, e come lei si stesse sforzando di fare lo stesso.
La kunoichi aveva assistito a tutta la scena, e ordinò alle sue gambe di spingersi oltre il limite. Mancava poco… mancava così poco! Non poteva crollare in quel momento, non ora che lui poteva liberamente correre verso di lei.
-HINATA!-
Scoppiò in una risata subito sopraffatta da altri singhiozzi. Si asciugò le lacrime e si tirò indietro i capelli che le stavano ricadendo sul viso -NARUTO-KUN!-
Anche il ragazzo fece uno scatto per avvicinarsi a lei. Ormai mancavano pochi metri.
I piedi sbattevano sul cemento lasciando un rumore sordo e facendo alzare l’acqua intorno alle sue caviglie.
Per un attimo la pioggia scomparì, così come le stanchezze del ragazzo e il freddo che gli pungeva sul torace esposto al vento pungente.
Riusciva a vedere solo Hinata.
Nonostante le lacrime che le rigavano il viso, la pioggia che le appiccicava i capelli ovunque e il suo sorriso bellissimo e disperato, il ragazzo trovò che la ragazza, in due anni, si era fatta ancora più bella. Riusciva anche in quelle condizioni a brillare di una purità accecante.
Ormai erano a un metro di distanza, Naruto aprì le braccia e Hinata finì addosso a lui circondandogli le braccia intorno al collo e posando la fronte sull’incavo del suo collo. Pianse tutte le sue lacrime. Le preoccupazioni, le paure, le emozioni provate in quei due anni in cui l’aveva aspettato. Ma era anche un pianto di gioia ed emozione. Un modo per liberarla da tutto quello che aveva temuto e sperato allo stesso tempo.
Sentire il suo corpo contro il suo era quello che aveva sempre sognato. Trovava meravigliosa la maniera in cui la teneva stretta dalla sua vita. L’altra mano si spostò dai suoi capelli e cominciò ad accarezzarli.
Intanto Hinata sorrideva e lo stringeva. Lo allontanò un secondo per vedere il suo viso così cambiato e maturato.  Glielo prese tra le mani e gli accarezzò gli zigomi, le guance e la curva delle tempie, arrivando ad attraversare i capelli. Si chiese dove fosse il suo copri-fronte, ma probabilmente dovevano averglielo tolto le guardie del Villaggio.
-Naruto-kun…  sei tornato… sei tornato!- pronunciò come se volesse la sua conferma. Voleva assicurarsi che lui fosse lì, che non stesse sognando come le era già capitato.
Ma le mani del ragazzo sul suo viso, erano come dei tocchi bollenti e gelidi allo stesso tempo che le fecero capire che lui era esattamente lì e la stava tenendo tra le braccia.
-Non hai idea… da quant’è che aspetto questo momento- lo pronunciò con una tale enfasi che fece commuovere la ragazza.
Si era immaginata il suo ritorno per anni, ogni giorno in un modo diverso, ma così batteva proprio ogni sua immaginazione.  
Quello che stava provando in quel momento, era la cosa più bella ed emozionante del mondo, mai avrebbe immaginato che sentirlo così vicino l’avrebbe fatta sentire così bene. Era come se dopo due anni, avesse finalmente ripreso a respirare.
Si perse in quei bellissimi occhi color del cielo, che a contrasto con quel tempo grigio, apparivano più brillanti che mai. Era lui che riusciva a riportare bel tempo nella sua vita, indipendentemente da com’è fuori. Anche in quel momento, che pioveva come se non ci fosse un domani, Hinata era felice perché poteva vedere il sole nei suoi occhi.
-Basta così! Muoversi!-
Una guardia afferrò Naruto per le braccia e lo trascinarono via, staccandolo da Hinata. Il cuore della ragazza sprofondò e i suoi occhi si tinsero di paura.
-NO! NO! FERMI!- urlò lanciandosi contro di loro, ma una guardia la bloccò dalla vita e la trattenne lì.
In quel momento dal Palazzo spuntò fuori anche l’Hokage seguito dai suoi amici.
Hinata non poteva attaccare le guardie, ma non riusciva a capire perché stessero portando via Naruto.
La kunoichi si liberò dalla sua stretta e corse verso la signorina Tsunade.
-Quinto Hokage! Le prego fermate tutto! Perché state facendo questo?!-
I suoi occhi erano ancora colmi di lacrime, e i suoi amici assunsero delle espressioni di pena e guardavano allo stesso modo Naruto che in quel momento scese nelle segrete.
-Signorina Hinata, non dovevate riposare?- chiese, invece, l’Hokage.
Per la prima volta da che ne aveva memoria, Hinata si lasciò prendere dall’impulsività – Io sto benissimo! Che cosa le prende a lei piuttosto!-
Ovviamente tutti sbarrarono gli occhi. La kunoichi non aveva mai parlato con così forza o risentimento. Ma le cose sono cambiate.
Tuttavia l’Hokage non sembrò arrabbiarsi, anzi, chiuse gli occhi e annuì –Mi dispiace, Hinata. Ma sono costretta a farlo. Vieni con me, ora ti spiegheremo tutto-
I ragazzi si affrettarono a scendere anche loro nelle segrete. All’inizio il luogo sembrò buio, ma quando arrivarono all’ultimo scalino, notarono delle luci sul fondo.
-Seguitemi. Qui è dove vengono interrogati i nemici peggiori. Di grado S e anche i ninja traditori-
A scattare fu Ten-Ten –Naruto non è un ninja traditore!- disse a sua difesa.
-No, infatti, ma è un Jonin di rango S e più i rango è alto, più viene considerato pericoloso nel caso tradisca il proprio villaggio. Secondo te come si fanno a valutare i gradi di pericolosità di un ninja nemico? In base al loro livello- spiegò Shikamaru
Hinata era stupita –Naruto-kun è uno shinobi Jonin di rango “S” ?-
Sai sorrise sinceramente e alzò le spalle –Impressionante, vero? Chi l’avrebbe mai detto-
Finalmente arrivammo davanti alla porta della sala. Tsunade ci entrò senza dire una parola e si postò vicino al perimetro della sala circolare.
Era molto grande, e al centro degli shinobi stavano provvedendo a legare Naruto.
-Lo legheranno con delle catene e degli specialisti ANBU lo circonderanno in caso voglia attaccare- dal modo in cui lo disse, sembrava che trovava ridicolo che al salvatore del loro villaggio doveva essere trattato in questa maniera.
-Ma perché lo fanno!?- gemette Hinata osservando mentre finivano di legare il ragazzo. La sua figura era coperta dalle cinque persone che stavano completando l’opera, ma col Byakuga, la kunoichi poteva avvertire che in certi punti gli stavano facendo anche male. La ferita doveva essere terribile.
“Naruto-kun…”gemette dentro di sé.
-Naruto è stato via per due anni ed è migliorato in una maniera impressionante. Sakura è andata a dirlo agli Anziani e loro l’hanno interpretato come una minaccia, perché adesso può controllare il potere della volpe e se vuole può anche distruggerci in questo preciso momento. Gli Anziani sono degli idioti- ringhiò la donna –non sanno che tutte queste precauzioni non servono proprio a nulla. Naruto se avesse voluto distruggere il villaggio lo potrebbe fare anche adesso. Quelle catene sono come gomma per lui: basta che assorba un po’ di chakra naturale e spezzi le catene con un solo strattone. Tutto qui. Ovviamente non lo sa perché si è fatto furbo e deve cercare di conquistare la fiducia di quegli idioti- e lanciò un occhiata agli Anziani, che in quel momento si stavano avvicinando per parlare con Naruto.
Le guardie avevano finito l’opera, e lo shinobi era stato incatenato con le braccia orizzontali, e le gambe bloccate fino al ginocchio come una sorta di base di cemento.
Ciò lo costringeva a stare con la schiena dritta e le spalle indietro. Solo la testa ricadeva in avanti, stanco e bagnato.
La garza intorno all’addome, bagnatasi a causa della pioggia, alla fine era scivolata via mettendo ben in mostra il fisico consumato del ragazzo, le cicatrici sulla schiena e la ferita sul fianco; per non parlare del sigillo quadrangolare che teneva sotto chiave la Volpe  a Novecode.
Tsunade tremava di rabbia e disgusto. E Hinata riusciva a capirne il motivo.
Non aveva annullato di un secono il Byakugan, e poteva vedere quanto il biondo aveva bisogno di supporto medico e assoluto riposo.
-Se continuano ad attendere a medicare quella ferita, gli rimarrà la cicatrice- mormorò Ten-Ten non riuscendo a togliere gli occhi di vista da quello terribile solco profondo e di uno strano tono rossiccio.
-Ormai gli rimarrà comunque la cicatrice, il sangue ha cominciato a coagularsi- ringhiò Tsunade
Koharu, la donna, si avvicinò a Naruto e soppesò con attenzione il sigillo quadrangolare
-Avviciniamoci: voglio sentire che cosa gli chiede- scandì il capo villaggio, e partì in quarta verso di loro, subito seguita  dai ragazzi.
Homura notò il loro avvicinamento, ma non protestò e non disse niente, continuò a osservare anche lui il ragazzo.
Naruto lo notò anche lui, e alzò leggermente lo sguardo per incontrare quello di Hinata. Quando successe, un brivido scosse il corpo della ragazza, e dovette trattenersi dal saltargli in braccio e tenerlo stretto come poco fa.
Dai suoi occhi, poteva vedere come si stesse scusando per essere rimasto via così a lungo e come le stesse inviando tutto il suo amore con gli occhi. Hinata percepiva tutto questo non solo per Byakugan, ma perché ascoltava anche i battiti del suo cuore che variavano a ogni sua occhiata.
-Naruto-kun…- sussurrò concedendogli un sorriso affettuoso ma che esprimeva la tristezza di vederlo legato in quella maniera come fosse un criminale.
A Hinata venne in mente Sasuke.
Che cosa gli era successo?
-Dimmi, Naruto Uzumaki, perché sei andata via per poi tornare dopo due anni?- gli occhi della vecchia Koharu esprimevano diffidenza.
Naruto, a malincuore, tolse lo sguardo dagli occhi della Hyuga e fissò pesantemente la vecchia –Ho spiegato all’Hokage il motivo della mia partenza prima di partire, non vedo perché debba dirlo a voi se il capo villaggio è lei- lo pronunciò con una freddezza insolita, non da lui; ma allo stesso tempo non troppo minacciosa. Era pericolosamente calmo.
Il viso della vecchia si tinse di rosso –Come ti permetti?! Io sono membro del Consiglio degli Anziani e…-
-… il vostro compito è, appunto, consigliare all’Hokage, non prendere decisioni affrettate e rinchiudere il primo shinobi che passa nelle segrete. Se volete sapere il motivo della mia partenza, lo chieda al vostro Hokage-
Calò un silenzio in cui i vecchi rimasero sgomenti, mentre Tsunade si tratteneva dal sorridere soddisfatta. Ma si poteva vedere come il suo viso si fosse rilassato rispetto all’espressione corrugata di prima.
Il ragazzo stava giocando un gioco pericoloso, ma in un certo senso, e anche se detto bruscamente e privato di educazione, aveva detto la verità nuda e cruda.
-Lo voglio sentir dire dalla tua bocca, Naruto Uzumaki-
Calò un nuovo silenzio in cui entrambi si fissarono costantemente. Koharu era arrabbiata e diffidente, mentre Naruto era annoiato ma determinato allo stesso tempo. Tuttavia capì che sarebbero rimasti lì fino a domani se non si decideva di dare una risposta a quella Consigliera
Espirò dal naso -Per allenarmi-
-E poter così distruggere il villaggio?- lo aggredì assottigliando gli occhi in due fessure.
-Per proteggere il villaggio. Per controllare al meglio il chakra di Kurama e maturare. Il mio obiettivo era diventare Jonin,. Appena ho compiuto l’atto sono tornato- ringhiò il ragazzo. Cominciava a innervosirsi e questo conseguì a indurire il suo sguardo in un occhiata quasi glaciale.
-Si può sapere che cosa ho fatto per meritarmi questo?- e indicò con un cenno della testa la catena che avvolgeva il suo braccio.
Homura scattò, prendendo parola –Due anni fa hai causato la morte del Maestro Iruka Umino, chunin del villaggio della Foglia, e quella sera stessa sei partito dal Villaggio! Dici di essertene andato per allenarti, ma perché non hai potuto farlo al villaggio? Dovevi scappare per non far credere alla gente del villaggio che eri stato proprio tu, per tua intenzione,  a uccidere il Maestro!-
Nella stanza piombò un altro silenzio tombale. La tensione era tale che si poteva palpare nell’aria.
Tutti rimasero sconvolti da una confessione di quel genere. Come potevano pensare che Naruto avesse ucciso il suo maestro e poi fosse scappato per diventare più forte e architettare la distrutta del suo villaggio? Della sua casa?!
Tsunade poteva reggete tutto, sopportare tutto… ma non quello. Si voltò di scatto contro il vecchio e urlò  -Ma come si permette a dire una cosa del genere?!-
-Voi siete pazzi!- esclamò Ten-Ten portandosi le mani alla bocca.
Tutti lì rimasero spiazzati da quell’assurda accusa.
Naruto, d’altro canto, rimase fermo immobile. I muscoli erano tesi, il respiro forte e controllato, la mandibola serrata. Non toglieva gli occhi di dosso da Homura.
Ad un tratto sentirono tutti l’intensità del suo sguardo e si zittirono. Aspettando la risposta del ragazzo.
-Lei crede davvero che io abbia voluto intenzionalmente uccidere il mio maestro?-
la voce tremava sia di tristezza che di rabbia. Il suo viso si corrugò in un espressione sgomenta e arrabbiata –Lei pensa che io abbia ucciso la persona che per prima mi ha considerato un essere umano?-
I fiati di tutti i presenti si smorzarono quando videro una lacrima scivolare sulla guancia del ragazzo.
Non singhiozzò neanche una volta, ma silenziose lacrime cominciarono a scivolare contro i suoi zigomi e lungo il collo.
Gli Anziani tremavano colpiti e senza sapere cosa dire. Tsunade lo stesso: non aveva mai visto Naruto piangere. Era sempre così forte, allegro, ottimista… si dimenticava spesso che quel ragazzo aveva passato le pene dell’inferno. Così la pensavano anche tutti i suoi amici. E presto anche i ragazzi si dovettero trattenere per non lacrimare.
-Nella mia vita, ho perso tutte le persone a cui tenevo di più. I miei genitori per primi, il Maestro Jiraya, Neji Hyuga e Asuma. Ho perso il mio migliore amico e sembra che ogni persona che incontri sia destinata a odiarmi o a morire. Pensa che sia facile gestire tutto questo odio, tutti questi giudicamenti? Già sono considerato un mostro, e ora mi date anche dell’assassino?! Come potrei uccidere le persone a me più care, se la maggior parte mi sono già state portate via?-
La voce era fredda, ferma e lo sguardo intenso e accusatorio. Solo lui riusciva a essere così mentre piangeva. Perché quelle erano vere e proprie lacrime disperate di un pianto che aveva trattenuto per anni.
La vecchia  Koharu e il vecchio Homura sembravano essere stati messi molto a disagio. Si guardavano senza sapere cosa fare.
-Vi posso garantire- ringhiò il ragazzo –che durante l’allenamento sono diventato così forte, che potrei benissimo spezzare queste catene con una sola mossa, ma non l’ho fatto perché sto cercando di conquistarmi la vostra fiducia. Picchiatemi, mandatemi da Ibiki, fate quello che volete per assicurarvi che io non vi stia mentendo. Sono disposto a tutto per ottenere il vostro riconoscimento-
L’aveva detto con odio e risentimento, tenendo lo sguardo basso, ma le parole erano entrate nella mente dei consiglieri così duramente che non potevano non credere al ragazzo.
Hinata non ce la faceva a vederlo ridotto così male –Io sono la migliore del mio clan a controllare il Byakugan, e riesco quindi a percepire il chakra di una persona e leggere tramite i movimenti del suo corpo se sta mentendo o no, anche se sono impercettibili a occhio nudo. E vi posso garantire su mia sorella che non sta mentendo! Vi prego adesso liberatelo!- gemette la ragazza guardando i consiglieri
Gli anziani cercarono di recuperare quel poco di dignità che li era rimasto e con fare professionale ordinarono agli shinobi di guardia di liberarlo.
Questi partirono immediatamente e lo slegarono il più velocemente possibile mentre continuavano a scusarsi e a chiedere come stava.
-Tranquilli ragazzi… io sto bene…- e cominciò a tossire.
Quando fu liberato, Naruto ebbe qualche difficoltà a tenersi in piedi, tant’è che dovette appoggiarsi sulla spalla di uno degli shinobi
-Questo ragazzo ha bisogno di assoluto riposo, dannazione! Stendetelo immediatamente!- ringhiò Tsunade
-Si, Hokage!-
Gli uomini lo fecero sdraiare in terra e uno di loro allungò una mano che reggeva il suo copri-fronte.
Hinata fu la prima a prenderlo e a stringerselo contro al cuore. Si avvicinò al ragazzo, che teneva gli occhi semichiusi dalla stanchezza. Nuove lacrime cominciarono a cadergli dagli angoli degli occhi quando incrociarono il suo sguardo.
-Hinata…- mormorò alzando la mano.
La ragazza, con un leggero gemito di preoccupazione ed emozione, gliela prese stringendogliela e si chinò verso di lui.
-Naruto-kun… riposati… ora ci sono io per te. Andrà tutto bene, vedrai- e gli sorrise. Un sorriso sincero, perché lei credeva in quelle cose che aveva detto. Era sicura che adesso che erano di nuovo insieme sarebbe andato tutto per il meglio.
Allungò la mano e gli accarezzò il volto, coccolandolo. Asciugandogli le lacrime che gli avevano inumidito le guance e gli zigomi, finché non svenne.
Intanto Tsunade si era data da fare e aveva cominciato a legargli una nuova garza pulita e disinfettata sulla ferita.
-Gli è salita la febbre. Dobbiamo portarlo in un luogo in cui possa riposare-
-Potremmo portarlo da Noru- propose Sai –In fondo, sua sorella lavora all’ospedale ed è anche brava-
I ragazzi si guardarono a vicenda. Tutti lì conoscevano la bravura di Jin,  ma a bloccarli fu un altro pensiero –Portiamolo a casa sua, no? Non sarebbe la scelta migliore?- lo disse a gran voce, Choji.
Kiba si voltò a guardarlo –Perché tu hai le chiavi di casa sua, non è vero? Ma piuttosto: dov’è Mahre?!-
Tutti si guardarono intorno come se si aspettassero di vederla spuntare accanto a loro. Tsunade chiamò una guardia per farsi dare un rapporto del suo caso, e quella gli disse che il colloquio con la ninja dell’Erba era concluso e la stavano portando all’ospedale
-Che cosa?!- scattò Kiba sbarrando gli occhi
La guardia annuì –Si, hanno visto che ha una ferita piuttosto preoccupante sulla coscia destra che non era stata disinfettata completamente e la febbre alta- spiegò la guardia.
Tsunade annuì e lo congedò –Non ci resta che portarci anche Naruto. Jin è una brava ninja medica, ma non penso sia cortese portare di colpo a casa sua uno shinobi sconosciuto e ordinarle di curarlo-
Una volta che tutti furono d’accordo, si organizzarono per sollevare il corpo del ragazzo e portarlo velocemente all’ospedale.
Quando all’ospedale videro arrivare così tanta gente, soprattutto con in testa l’Hokage, si alzarono tutti in piedi e cercarono di vedere chi fosse ferito.
Tsunade chiamò una serie di ninja medici e chiese quale fosse una stanza libera dove far riposare il biondo. A rispondere fu una ragazza ninja sui diciotto anni che era la migliore del suo corso -Ehm… Stanza 15B al secondo piano. Ma, signorina Tsuande… lui è…-
L’Hokage alzò una mano per interromperla e annuì -Si, è Naruto Uzumaki. E’ tornato. Mi occuperò personalmente del suo stato di salute. Venite con me, mi servirà aiuto- ordinò e si fece avanti in mezzo a tutto l’ospedale.
Mentre passavano, uomini, donne, vecchi e bambini guardavano strabiliati il corpo del giovane.
Sussuravano e mormoravano –E’ tornato!-
-Si, è proprio lui!-
-Per il Terzo, com’è cresciuto!-
-Chissà quanto sarà diventato potete…-
-Da grande sarò come lui, sai, nonno?-
-Quanti anni avrà adesso? Se pensate che ha sconfitto Pain a sedici anni!-
-Quanti pensi che ne abbia? Ne avrà venti, diciannove…-
-E’ stato via due anni, non quattro! Ha diciotto anni-
-Per il Terzo, povero ragazzo…. cosa gli sarà successo?-
 Una volta arrivati alla stanza lo fecero sdraiare lì sopra e la signorina Tsunade chiese a tutti di andarsene per lasciarla lavorare tranquillamente. Promise che domani pomeriggio sarebbe stato già meglio e avrebbero potuto pranzare insieme.
I ragazzi borbottarono scontenti e annoiati, ma quando la donna intimò loro di andarsene immediatamente, questi ubbidirono immediatamente via.
-Che seccatura!- sospirò Shikamaru mettendosi le mani nelle tasche dei pantaloni.
Kiba si scrocchiò le dita delle mani e le nocche –Adesso andiamo ad ammazzare Sakura- ringhiò avviandosi verso casa sua.
Ino gli si mise in mezzo –Aspetta, Kiba! Non puoi accusare una persona senza avere le prove! Magari Sakura è innocente  e non c’entra nulla!-
Shino cominciò a ragionare ad alta voce -Sakura a volte sa essere un po’ antipatica e permalosa, ma non penso che farebbe una cosa del genere a Naruto…-
-O magari l’ha fatto senza rendersene conto…- propose Rock Lee
Kiba sbuffò –In ogni caso, dobbiamo andare da lei a chiederglielo. Chi viene con me?-
Hinata fece un passo avanti afferrando anche le maniche di Shino e Rock Lee -Andremo noi- intervenne –Tu, Kiba, devi andare a vedere come sta Mahre-
-La conosci?- alzò le sopracciglia sorpreso, il ragazzo
-No. Ma insieme a Naruto mi ha salvata da quei samurai: le devo molto, e a quanto ho capito voi vi siete legati molto l’uno all’altra… o almeno te sicuramente- sorrise Hinata, cercando di non ridergli davanti: il suo amico sapeva essere molto suscettibile e impulsivo!
-Andiamo ragazzi- scandì infine la ragazza.
-Hinata, aspetta…-
Shino la bloccò da una spalla e avvicinò il suo viso all’orecchio della kunoichi –Non sei costretta ad andare. Puoi rimanere qui a vedere come sta Naruto, visto che gli vuoi molto bene. Ci tieni a lui-
Hinata sorrise al ragazzo. Shino era sempre riuscito a capire molto di lei e dei suoi compagni di squadra.
-Proprio perché ci tengo molto a lui voglio sapere se Sakura centra qualcosa con quello che gli è successo o no. E poi con lui ci sono Ino, Sai, Shikamaru, Choji e  Ten-Ten. Loro sono molto affidabili- e con un ultimo sorriso dimostrò un'altra parte del suo bellissimo carattere e della sua immensa forza di volontà.
Mentre i ragazzi si sedettero su delle sedie per aspettare notizie del biondo, Kiba si mosse con Akamaru verso la segreteria dell’ospedale a chiedere il numero della stanza in cui si trovava Mahre.
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Sakura stava litigando per l’ennesima volta con i suoi genitori.
-Non voglio andare a fare la spesa con questo tempo! E poi di verdure ne abbiamo a quantità infinite!-
-Già non vai mai a ritirare i tuoi vestiti in lavanderia! Vuoi far lavorare i vecchi?- sbottò sua madre mettendosi le mani sui fianchi.
-Aaaah, sei impossibile! Ma perché non vi comportate normalmente come i genitori dei miei amici!- urlò la ragazza dirigendosi verso camera sua e aprendo la porta, pronta ad entrarci una volta finita la discussione.
-Perché gli altri genitori non devono dire ai loro figli le faccende che devono fare! Loro li fanno da soli i loro doveri!- la inseguì la madre indicando fuori dalla porta come se potessero spuntare in quel momento da lì.
-Be’ allora preferirei non avere i genitori come Naruto!-
-Stiamo interrompendo qualcosa?-
Le donne si voltarono e videro che difronte a loro c’erano Hinata, Rock Lee e Shino, accanto a loro il padre di Sakura che doveva avergli aperto loro la porta.
Quelle due, a forza di urlare, non avevano sentito il campanello suonare.
-Ragazzi! Ma no figuratevi, venite. Stavo giusto andando in camera mia- e lanciò un occhiataccia alla madre che rispose con una linguaccia piuttosto ironica.
I ragazzi, un po’ imbarazzati, entrarono in camera dei Sakura e si guardarono intorno indecisi su cosa fare. Per fortuna c’era con loro Hinata che riusciva sempre a trovare le parole adatte per ogni situazione come Shikamaru.
Sakura chiuse la porta della stanza e si voltò con un sorriso stampato sulla faccia –Non so cosa voi abbiate sentito ma state tranquilli che non è la prima volta che litigo con mia madre! Allora ditemi… come mai questa visita? Oh, sedetevi pure!-
La rosa si accomodò sulla sedia della sua scrivania, mentre Hinata e Shino si accomodarono sopra al suo letto. Rock Lee preferì rimanere in piedi con la schiena poggiata contro all’armadio.
A parlare fu ovviamente Hinata –Sakura, ehm… noi vorremmo chiederti una cosa. Ma vorrei che tu sia completamente sincera. Potrei usare il Byakugan ma mi sa tanto di sfiducia, e io invece mi sono sempre fidata delle tue parole: vorrei che continuasse a essere così…-
Sakura capì che la cosa era seria. Annuì -Ma certo, Hinata-
-Anche perché è una cosa che per me è molto importante…- continuò prendendosi le mani e cominciando a giocare con le sue dita, aggrovigliandosele fra loro.
-Va bene, Hinata… te lo prometto…-
Sakura era davvero agitata. Cosa poteva essere successo?
-Si tratta di Naruto- intervenne Shino
Sakura spalancò gli occhi, presa di sprovvista “Naruto?.. Ma cosa…?”
-Cosa gli è successo?-
-Bella domanda. Vorremmo saperlo anche noi. Dopo un po’ che te ne sei andata, degli shinobi sotto ordine dei Consiglieri Anziani hanno preso Naruto e l’hanno portato giù nelle segrete per essere interrogato mentre era nel pieno delle sue cure- continuò Rock Lee
-Adesso è all’ospedale con la ferita infettata e la febbre alta. Stessa cosa vale per Mahre- concluse Shino. Fermo e impassibile come sempre.
-Il punto è… che nessuno sapeva del loro arrivo a parte noi, e tu sei stata l’unica a uscire dal Palazzo dopo averlo salutato. Te lo chiedo per favore, Sakura… dimmi sei stata tu ad andare a dire del ritorno di Naruto ai Consiglieri Anziani? Mi serve sapere la verità… non ti faccio nessuna colpa o accusa, ma… mi basta che tu lo ammetta-
Una lacrima attraversò la guancia della ragazza.
Sakura abbassò lo sguardo.
Quegli stupidi vecchietti! Avevano promesso di non dire nulla!
Adesso se Hinata stava soffrendo, così come Naruto e Mahre, era tutta colpa sua. Riusciva solo a fare del male a tutti. Altro che ninja medico!
Alzò lo sguardo, ma non riuscì a confrontarsi con quello di Hinata. Quella ragazza aveva passato le pene dell’inferno, e adesso stava ancora soffrendo a causa sua.
Ma le doveva la verità. Almeno quella…
Si guardò anche lei le mani e le strinse a pugno.
-Si, sono stata io. Ma ti giuro che non volevo che venisse portato via! Io ho solo avvertito i consiglieri anziani del suo ritorno perché pensavo fosse la cosa giusta! Tanto prima o poi sarebbero arrivati a scoprirlo. Pensavo di fare un favore alla signorina Tsunade che ha sempre tanto da fare! Tanto prima o poi sarebbero arrivati comunque a conoscenza del suo ritorno! Gli ho anche detto delle sue nuove tecniche ma continuavo a pensare di star risparmiando fiato sia a Naruto che alla signorina Tsunade! Mi avevano promesso che non gli avrebbero fatto del male!- cercò di scusarsi guardando i suoi amici uno dopo l’altro.
-E’ vero, probabilmente l’avrebbero fatto in ogni caso, ma almeno Naruto sarebbe guarito subito e non sarebbe in ospedale a quest’ora! E Tsunade avrebbe avuto il tempo di spiegare loro con calma e giudizio, nel suo ufficio, della sua innocenza!- scattò Shino. La sua voce sembrava davvero arabbiata. Lui odiava tutti quelli che tradivano la fiducia dei compagni o che non rispettavano il lavoro di squadra. Fa parte del suo carattere, e probabilmente avrà pensato che Sakura non avrebbe dovuto fare una cosa del genere al suo compagno.
-Non so se te ne rendi conto, ma l’hanno accusato della morte del Maestro Iruka. Fortunatamente se l’è cavata, ma c’è mancato poco che non lo spedissero a Hoozukijoo*!-
Sakura abbassò lo sguardo, vergognandosi di sé stessa e lasciandosi colpire da quelle accuse. Davanti a sé sentiva i leggeri singhiozzi di Hinata che cercava di trattenere. Era la tortura peggiore del mondo. Vedere o sentire una persona piangere, e sapere di esserne lei la causa. Il suo cuore si fece pesante e svuotato, così come il resto del suo corpo. Come aveva potuto fare una cosa del genere?
Avrebbe tanto voluto poter tornare indietro…
-Grazie, Sakura-chan… per la tua sincerità- disse con un sospirò la Hyuga. Si alzarono in piedi e uscirono dalla stanza, lasciandola da sola
Ma prima di uscire, Hinata le posò una mano sulla spalla. Sakura alzò lo sguardo, sorpresa. La kunoichi le stava sorridendo leggermente, nonostante i suoi occhi fossero leggermente arrossati –Non prendertela troppo… l’importante è che tu abbia detto la verità e l’abbia ammessa… sei stata molto brava, Sakura… arigato-
E così si congedarono.
Hinata l’aveva in un certo senso consolata. E allora perché continuava a sentirsi così male e così sporca?
*******
Quando la signorina Tsunade uscì dalla sala, i ragazzi scattarono tutti con la testa in alto per sapere delle notizie di Naruto
-Finalmente si sta godendo il suo meritato riposo. La ferita è profonda, ma penso che la volpe a nove code abbia provveduto a curarlo già un po’. E’ stanco morto, quindi credo che dormirà fino a domani mattina e se si sentirà di alzarsi, domani pomeriggio potrebbe anche essere dimesso-
I ragazzi sospirarono di sollievo e sorrisero contenti. Ino si fece avanti e con tono triste chiese –Ma gli rimarrà la cicatrice ugualmente, vero?-
L’Hokage annuì –Purtroppo temo di si. Era davvero terribile come ferita.. mi chiedo come se la sia procurata-
Dalla stanza uscì anche l’altra dottoressa che si parò davanti ai ragazzi. Un po’ indecisa li guardò e passò lo sguardo anche all’Hokage –Scusatemi, non vorrei interrompere qualcosa…-
Ten-Ten alzò e abbassò velocemente un palmo della mano in un gesto non curante e sorridendo apertamente -No, figurati, parla pure-
-Volevo chiedervi se potreste andare a casa sua per procurargli dei vestiti puliti. L’ospedale da le camicie solo in caso una persona debba rimanere a lungo, quindi… giusto qualcosa per fargli passare qui la notte e un cambio-
Shikamaru annuì –Si, ha ragione. Choji, vieni con me: andiamo a casa di Naruto-
Questo annuì. Uno strano brontolio si udì nell’aria, proveniente dal suo stomaco –E mentre andiamo, mi compro un pacchetto di patatine! Sto morendo di fame…-
Tutti lì scoppiarono a ridere e l’atmosfera si fece più tranquilla e rilassata. Adesso si stava molto meglio, e un enorme peso dalla coscienza e dal cuore li erano svaniti.
In quel momento, una furia enorme in rosso brillante e in bianco, spuntarono ai lati del corridoio del piano.
Ovviamente erano Rotus e Leia, subito seguiti da una serie di shinobi che ceravano di raggiungerli. Quando videro che si stavano dirigendo  dalla signorina Tsunade, si irrigidirono immediatamente.
-Hokage! Vi posso giurare che ho cercato di tenerli a bada, ma…-
-Non voglio sentire scuse. E comunque adesso non ha importanza: queste volpi adesso fanno parte del villaggio, essendo proprietà legittima di Naruto. Non c’è più alcun bisogno di tenerle a bada-
Rotus si voltò verso l’uomo e gli sbuffò dal naso in faccia –Sentito, umano? Volta i tacchi e sparisci dalla mia vista prima che ti strappi il tuo bel giubbottino con uno dei miei artigli-
Leia spinse Rotus con il muso dal petto –Basta adesso. Vai da Naruto-niisan, piuttosto! Io vado da Mahre-
Il superiore lanciò un ultima occhiataccia alla guardia e con la testa spinse la porta e vi entrò. Intanto Leia ringhiò velocemente verso i ninja e poi corse anche lei via per raggiungere la sua padrona.
La dottoressa era sconvolta -Signorina Tsunade, non vorrà davvero che quella volpe…?-
Quando si voltarono a guardarla, lui stava alzando con il muso il collo del padrone, finché non saltò sopra al letto e si appostò dietro al busto del ragazzo buttando via i cuscini. Lasciò che la parte superiore di Naruto si appoggiasse sul suo profilo e infine circondò con la coda il corpo del biondo e poggiò il muso vicino alla sua spalla.
Era una scena davvero tenera.
La dottoressa si portò le mani alla bocca -Ma quel letto non so se  riuscirà…-
Tsunade la bloccò prima che potesse dire qualsiasi altra cosa -Quel letto reggerà. E inoltre è anche molto grande, quindi va bene-
Ten-Ten sospirò, sorridendo –Che scena carina! Rotus si è messo dietro al suo padrone usando il suo pelo come cuscino per Naruto. Così lo tiene al caldo e veglia su di lui-
Ino annuì-Si, ha fatto davvero una bella cosa. Ci deve tenere molto a lui-
Rotus, alzò un occhiata verso di loro e li guardò a fondo senza dire né fare niente. Sembrava stesse cercando di comunicare loro a qualcosa, ma allo stesso tempo sembrava volesse capire il loro comportamento.
-Entrambi si meritano un bel riposo. Andiamo via adesso- e così dicendo, l’Hokage chiuse la porta e annuì a Rotus, il quale sbuffò e chiuse gli occhi.
*******
Kiba intanto era già da un po’ da Mahre. Aveva visto l’arrivo di Leia e aveva visto come, anche lei, si fosse accucciata dietro il suo corpo per farle da cuscino e coccolarla. Anche lui dormiva così con Akamaru, e lo trovava strano e buffo che qualcuno lo facesse oltre a lui: pensava di essere l’unico.
Il corpo della ragazza era disteso sul letto, rilassato e con il petto che si muoveva leggermente su e giù, regolarmente.
Parte del viso era come sempre coperta dalla frangia, e Kiba aveva tanta voglia di spostargliela da una parte e accarezzarle la guancia.
Sussultò lui stesso, colpito “Ma perché mi sto facendo tanti problemi?! E’ un estranea e una forestiera: è qui solo di passaggio. Per di più e strana! Che cosa aveva avuto, poi, da piangere, quella volta a casa sua?”
Il ragazzo notò come fosse ben ricoperta di coperte perfettamente avvolta in esse. Sembrava quasi che la volessero nascondere.
Fuori, una dottoressa aprì la porta e stava parlando con una sua collega. Kiba, senza volerlo, udì pochi frammenti di conversazione. Era strano, ma le donne stavano sussurrando come se non volessero che nessuno sentisse niente
-E’ del Villaggio dell’Erba…-
-Forse ha avuto qualche missione che…-
-… di certo non è successo oggi, e non è neanche molto recente…-
-E’ come temo?-
Kiba non udì la risposta. Sentì solo un sospiro e un ultimo commento –Povera ragazza… ha solo diciott’anni-
Le dottoresse entrarono e chiesero a Kiba di uscire. Il ragazzo, inizialmente, chiese perché, e queste risposero che dovevano vestirla con qualcosa di comodo per la notte.
-Oh…- Kiba annuì e uscì, lasciando il posto alle donne –Vieni Akamaru-
“Di che cosa stavano parlando? Cos’ha Mahre che non va?”
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Sera! 
Sono felice di annunciarvi che ho ufficialmente finito gli esami e mi sono goduta il mio primo giorno di vacanza assoluta! ^^
Penso sia andato tutto bene, ho detto tutto e l'ho esposto correttamente.
Inoltre sono fiera di dire che agli scritti sono uscita con:
10 di Italiano
9 di Inglese
9 di Matematica 
e 35 di entrambe le prove invalsi!

Ora veniamo ai fatti: il capitolo è piuttosto corto, ma spero di aver reso emozionante e coinvolgente il tanto atteso incontro tra Hinata e Naruto. Spero, almeno, che non sia moscio!
Come sempre accetto le vostre critiche e ogni tipo di consiglio e vi ringrazio per le bellissime recensioni!
Arigato! 
-Lady Malfoy_01


 

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Capitolo 13
*** Il prologo di tutto ***


                                                                            UN NUOVO NARUTO 

Capitolo 13: Il prologo di tutto 

Shikamaru e Choji tornarono con degli abiti per la notte per Naruto e li lasciarono a dei medici che lo avrebbero sistemato per la notte, e posarono i vestiti di ricambio sopra al suo comodino, dopodiché uscirono.
Ten-Ten sospirò e si stiracchiò le braccia –Sono davvero felice che tutto sia finalmente passato e sia tornato alla normalità! Queste tensioni mi hanno fatto venire il mal di schiena!-commentò uscendo dall’ospedale con i suoi amici.
Ino scoppiò a ridere e sorrise alla ragazza –Certo che ti stanchi proprio facilmente tu, eh?- le passò una mano sui suoi nuovi lunghi codini.
Risero tutti insieme e dopodiché Choji propose come sempre ai ragazzi di andare a mangiare qualcosa, e loro, per la prima volta, accettarono di buon grado.  Di solito erano troppo tesi o stanchi per mangiare, ma in quel momento sembrò la cosa giusta da fare perché sapevano che sarebbe andato tutto per il meglio grazie al ritorno del loro compagno biondo.
Fuori aveva finalmente smesso di piovere e le strade del villaggio erano piene di pozzanghere e recipienti colmi d’acqua. Si udì il leggero frinio  delle cicale e nell’atmosfera vibrava una certa suspense, come se la natura avesse paura di rifarsi viva perché temevano un nuovo diluvio. Il cielo era diventato di un grigio scuro e le nuvole stavano scomparendo per lasciar spazio al buio della notte. Non ci sarebbero state stelle quella sera. Solo una strana sensazione di vuoto.  L’aria era fredda e umida, l’odore di rugiada che circondava la città proveniva dai grandi cipressi piantati nei parchi e dal folto bosco che circondava il perimetro del villaggio. Ma era pulita e faceva quasi solletico alle narici mentre i ragazzi respiravano quell’aria. Arrivava fino a dentro loro facendoli sentire freddi ma stranamente rilassati. Presto, le donne del villaggio, uscirono per risistemare i bucati ritirati e togliere l’acqua dalla veranda e dall’ingresso delle proprie case, mentre diversi uomini andavano al mercato per comprare gli ingredienti per preparare la cena di quella sera.
Gli abitanti tornarono alla loro solita routine e presto tutto tornò in moto e chiassoso: i bar e i ristoranti riaprirono, i bambini uscirono per strada per giocare e saltare tra una pozzanghera e l’altra, mentre le luci del villaggio tornavano a far brillare il centro e la periferia.  Le strade si affollarono subito di risate, sospiri di sollievo e chiacchiere, finché tutto tornò nel solito boato mescolato di voci, suoni e rumori.
Intanto, un certo biondo, nella sua stanza d’ospedale, dormiva cercando di recuperare le energie mentre un candido angelo dai capelli corvini gli accarezzava il viso e gli passava la mano fra i capelli. Hinata Hyuga aveva amato quel ragazzo per quattordici anni, e finalmente era tornato. L’aveva abbracciato, l’aveva sentito vicino, e l’aveva visto malridotto come non mai e quasi morto nel giro di poche ore. Era rassicurante sapere che adesso era salvo e si sarebbe ripreso per domani pomeriggio. La volpe che gli faceva da cuscino era eccezionale. Hinata non aveva mai visto una creatura più bella. Era forte, rispettosa, coraggiosa e rassicurante allo stesso tempo: proprio come il suo padrone. La Hyuga passò una mano sul muso di Rotus. Questo non reagì e non si svegliò. Se l’aveva sentita, probabilmente stava facendo finta di non averlo percepito. Ovviamente lei non poteva sapere che Rotus aveva avvertito una strana sensazione. Era abituato a ringhiare anche al più piccolo movimento che gli rivolgessero. Ma quella ragazza era la bontà scesa in terra. In lei non percepiva pericolo, ma solo dolcezza. Rotus capì immediatamente perché il suo padrone si era affezionato a una donna come lei. Percepì un chakra molto intenso ma fluido: il chakra dell’acqua, insieme al temperamento di quello del fuoco. Il superiore si lascò coccolare da quella mano vellutata, facendosi cullare e presto addormentare. Quella donna era letteralmente un dono.
-Naruto-kun… mi dispiace così tanto che Sakura ti abbia fatto questo… non so cosa le sia successo, ma penso che sia diventa un po’ gelosa di te…- rise da sola – e chi non lo è? Sei così straordinario, Naruto… non permetterò mai più che ti facciano del male o che ti portino via da me… promesso-  le labbra della kunoichi toccarono la fronte dello shinobi e il muso della volpe, dopodiché si alzò e avanzò lentamente verso l’uscita, cercando di fare il meno rumore possibile. Una volta davanti alla porta, si girò per guardare un ultima volta i due, poi aprì la porta della stanza e uscì per raggiungere Rock Lee e Shino. Insieme raggiunsero i loro amici e andarono al barbecue per mangiare tutti insieme un boccone di carne grigliata e insalata croccante. Dopo una tensione del genere, era proprio quello che serviva per riprendersi! Arrivarono dentro al ristorante e presero un tavolo. Subito vennero portate delle porzioni di carne cruda su dei piatti e i ragazzi cominciarono a mettere la carne sopra alle piastre.
-Hinata, pensavamo che volessi riposare di più- commentò Choji portandosi alla bocca un pezzo di carne appena grigliato. Tutti si voltarono a guardarla e la ragazza si sentì in soggezione in mezzo a tutti quegli sguardi –Mio padre mi ha preparato una tisana per farmi riprendere velocemente le energie…-
La Hyuga spalancò gli occhi.
Suo padre.
Hanabi.
Aveva promesso loro di tornare a casa per preparare loro la cena!
Si alzò di colpo dalla tavola e lasciò una mancia per aiutarli con il conto e allo stesso tempo scusarsi per essersi dimenticata di non poter mangiare con loro -Perdonatemi ma devo andare! Ci vediamo domani ok? Scusate ancora!-  e corse nuovamente via dal ristorante per andare alla Casata Principale. Attraversò velocemente le strade bagnate e una volta arrivata passò per il campo d’allenamento distrutto, saltò le macerie e arrivò finalmente dentro casa. Si tolse velocemente i sandali e si legò i capelli sulla testa –Hanabi! Padre! Sono a casa, scusate il ritardo! Comincio subito a preparare la cena!- disse ad alta voce la ragazza entrando in cucina.
Sua sorella e Hiashi erano proprio lì. Avevano già apparecchiato la tavola e stavano tirando fuori diverse verdure, carne  e il pesce per preparare la cena.
Hanabi si voltò verso la sorella e le sorrise contenta –Ah, Hinata! Che bello vederti, sorellona! Coraggio, vatti a cambiare quei vestiti cambiati e raggiungici: oggi la prepariamo tutti insieme la cena- e sorrise allegramente. Era la prima volta che la vedeva così spensierata, e non poteva che esserne felice. Era sempre così stanca a causa di tutti gli allenamenti, sotto pressione e messa in continuo esame. Lei aveva bisogno di vivere anche una vita normale di sano divertimento e giochi. Infondo aveva solo tredici anni. Ovviamente, come ogni altro ninja della sua età doveva compiere i suoi doveri per il villaggio, ma aveva anche bisogno di staccare qualche volta. Il “problema” principale era Hiashi. Hinata lanciò uno sguardò al padre, il quale sorrise incoraggiante mentre tirava fuori un coltello per tagliare la carne.
“Alla fine si è veramente deciso a fare la sua parte…” pensò la Hyuga voltandosi e dirigendosi in camera sua. Si cambiò velocemente i vestiti  con una tuta grigia morbida e raggiunse la famiglia in cucina “Per questa volta faccio finta di niente, tanto stai cominciando a fare il tuo dovere anche come padre. Ma fai anche solo una mossa azzardata, e ne dovrai rispondere a me” pensò senza staccare gli occhi dal padre. Lei non lo odiava, ma semplicemente voleva che le dimostrasse di essere affidabile e di aiutare Hanabi. Non voleva vedere la sorella soffrire. Cercò di non pensarci più e sorrise leggermente alla sua famiglia -Allora, cosa avete intenzione di preparare?- domandò la ragazza assumendo il suo posto vicino ai fornelli.
-Al momento non avevamo idee… cosa proponi tu?- chiese il padre tirando fuori la caraffa con il succo di albicocca. La andò a posare sulla tavola e poi tornò indietro.
-Che ne dite di spaghetti alla soia con fettine di manzo e peperoni? Accompagnati da varie portate di verdure crude lavate e condite con il pinzimonio?- propose la ragazza cominciando a tirare fuori l’olio, l’aceto e il sale per il pinzimonio. Intanto Hiashi aveva già provveduto a tirare fuori piccole ciotole su cui si sarebbe versato il condimento. Ne tirò fuori tre: una a testa.
-Direi che è perfetto!- esultò Hanabi afferrando una pentola e cominciando a riempirla di acqua calda.
Hiashi cercò di darsi da fare, ma alle ragazze era soltanto d’impiccio, così gli chiesero di andarsi a sedere a tavola e aspettare che loro finissero di cucinare. L’uomo,  non avendo altra scelta, obbedì alla figlie e aspettò che le sue donne preferite portassero a tavola il tutto.
Ci misero poco a preparare, e mentre Hinata serviva sui loro piatti, Hanabi cercò di tagliare al meglio le carote, i sedani, i carciofi e i finocchi per metterli nel pinzimonio, ma alla fine dovette arrivare Hinata per aiutarla.
Quando tutto fu sistemato sulla tavola, si sedettero e presero le bacchette e cominciarono a mangiare. Era tutto squisito, peccato che Hinata ce l’aveva un poco con il padre. Aveva capito subito che a salvarla erano stati Naruto e quella ragazza: Mahre. Perché lui non le aveva detto del suo ritorno?!
-Hanabi, c’è una notizia meravigliosa che gira nel  villaggio e che tu sarai contenta di sentire-
La ragazza alzò gli occhi al cielo –E sarebbe? Guarda che non m’importa più delle missioni speciali o degli eroismi di Shikamaru-
Hinata scoppiò a ridere –Non parlo di Shikamaru. Naruto è tornato al villaggio-
La sorellina alzò lo sguardo e sgranò gli occhi –Che cosa?! Davvero?!-
-Si, ed è stato lui a salvarmi-
Hanabi sbatté il pugno sul tavolo –Lo sapevo! L’ho sempre saputo che sarebbe stato lui a salvarti! Me lo sentivo! Dobbiamo andare subito a congratularci con lui dopo cena!- esultò, contenta. Ma ora come poteva dire a Hanabi che il suo più grande eroe è all’ospedale con la febbre a trentanove e una ferita sul fianco?
Ma al momento non era quello il vero problema, doveva discutere con suo padre di un’altra cosa -Perché non me l’avete detto subito, padre?-
Hiashi si sentì messo un attimo a disagio e tornò con la sua solita espressione fredda e indifferente –Avevi bisogno di riposo… sappi che l’ho fatto per te. Ti avrei spiegato tutto una volta che ti saresti ripresa-
La ragazza non aveva alcuna intenzione di litigare in quel momento con suo padre, così lasciò correre le cose e spiegò a Hanabi che Naruto era all’ospedale ferito.
-Che cosa gli è successo?-
-Non lo so… ma penso che nostro padre lo sappia- scandì guardando il Capo Famiglia. L’uomo sospirò e bevve un bicchiere d’acqua, dopodiché parlò –E’ stato ferito da un jutsu, così pensa Shikamaru. Quando è rimasto là sotto contro tutti quei ninja, ha anche portato in salvo una ragazzina del Villaggio della Roccia. Non so altro. So solo quello che mi ha detto Shikamaru. Poi l’Hokage provvederà a interrogare Naruto su quanto successo-
Un jutsu? Si, probabile. Naruto non è tipo che si lasci ferire con dei normali kunai o shuriken. Ancora una volta, aveva portato in salvo non solo lei, ma anche una ragazzina del villaggio dell’alleanza.
“Tsunade deve essere contenta: così i rapporti con la Roccia si intensificheranno ancora di più” pensò mangiando un po’ di spaghetti. Questi scivolarono velocemente tra le sue labbra e la sua bocca s’insaporì della croccantezza del manzo e la morbidezza dei peperoni.
“Naruto, hai di nuovo dato prova del tuo coraggio e della tua determinazione. Stavolta, però, hai rischiato grosso”
*******
Kiba tornò a casa con un mal di testa opprimente e una gran voglia di dormire. Non riusciva a capire cosa non andasse in quella ragazzina, a parte il fatto che fosse strana ma straordinariamente forte. Le dottoresse avevano parlato di una ferita piuttosto grave, o una cosa del genere, che aveva da tempo. Possibile  che fosse quella sulla coscia? No, quella era recente.
Il ragazzo pensò che le dottoresse erano sembrate molto scosse e preoccupate, forse anche in pena. Aveva qualcosa che non capitava spesso alle ragazze diciottenni e che loro avevano considerato davvero brutta…
Cosa poteva mai essere?
“Ma cosa m’importa, poi?! Inoltre non posso neanche comprendere i pensieri delle donne essendo io un uomo! Sono tutte una più strana dell’altra” alzò gli occhi al cielo  il ragazzo.
-Akamaru, tu sai di cosa parlavano?-
Il cane mugugnò
Kiba sospirò e annuì -Già, neanche io…-
Poteva semplicemente chiedere a sua sorella, ma non voleva disturbare la sua famiglia proprio in quel momento per una sciocchezza del genere. E poi avrebbero subito pensato male. Era difficile portare a termine una conversazione con quelle due.
“Va be’, chi se ne importa! Male che vada domani chiederò spiegazioni a Mahre!”  
Arrivato a casa, non si curò nemmeno di prepararsi la cena: non aveva fame.
Si cambiò velocemente e si sdraiò sul letto lasciando che Akamaru gli facesse da cuscino.
Forse se lo era solo sognato, ma quasi aveva percepito il calore della ragazza che aveva dormito su quel materasso. Immaginò il suo corpo che si era disteso su quel materasso e la rivide lì a terra mentre piangeva con la testa di Akamaru vicino al grembo.
Per istinto serrò i pugni prendendo anche le lenzuola. Perché non riusciva a togliersi dalla testa quella ragazzina!? Perché il suo cuore si contorceva dentro di sé al ricordo delle sue lacrime?!
Kiba capì che non avrebbe avuto una notte completamente tranquilla e senza sogni…
*******
-Qual è la sua posizione?-
Nel lungo corridoio rimbombavano i passi pesanti dei due ninja. Secchi e costanti rimbombavano in quella semi-oscurità illuminata solo da delle fiaccole.
-E’ arrivata a Konoha, Generale Minsh- scandì l’uomo dietro al suo Generale. Sapeva che odiava chi non era preparato o pronto, e di certo lui non voleva dimostrarsi una nullità. Il Generale Minsh era a capo di diverse unità ANBU, ed era tra i migliori. Non era nella Radice, ma probabilmente ci sarebbe arrivata presto grazia alla sua determinazione e privezza di sentimentalismo. Spesso, all’interno delle loro compagnie, si chiedevano se avesse ancora una famiglia o qualcuno a cui teneva che voleva proteggere. Infondo, ciò che rende forte una donna è soprattutto l’amore per la famiglia. Cosa spingeva quella donna a proteggere il mondo dei ninja dal male?
Nel Quartier Generale, girava la voce che avesse un fratello più grande.
-Molto bene. Chi avrebbe mai detto che ce l’avrebbe fatta quella scricciola?- e rise di gusto della sua ex-compagna di squadra –Preparate una squadra di cinque uomini guidata da me, tra cui uno o due ninja sensitivi molto esperti e un evocatore. Subito!- abbaiò la donna fulminandolo con lo sguardo.
-Sissignora!- scattò immediatamente l’uomo, e scomparve nell’aria con una velocità da vero ninja confondendosi in una leggera nube bianca.
Intanto la donna raggiunse il suo ufficio e chiuse a chiave la porta. Preparò accuratamente il suo marsupio con vari oggetti e utensili utili per un lungo viaggio oltre al normale equipaggiamento ninja. Mentre girava per la stanza, la voce di Mahre le era impressa nella mente e la sentiva mentre ripeteva che ce la poteva fare. Ripensò al giorno in cui si era offerta di salvare la situazione in cui erano precipitati. Non avrebbe mai creduto possibile che una come lei riuscisse a trovare il tanto famoso Bagliore Arancione e a farci pure amicizia! Un occhio le balzò automaticamente dietro di lei, e decise di sedersi un attimo davanti alla sua scrivania.  Era un bel legno di sequoia, scuro ma dall’aria calda, e di struttura ampia: adatto per tenerci diversi fogli, rapporti e documenti. Ma il bottino segreto era nel cassetto nascosto. Da lì tirò fuori  il documento di quel Naruto Uzumaki detto Bagliore Arancione e lo confrontò con il rapporto inviato da Mahre per lanciargli un ultima occhiata.


Generale Minsh,
i miei più ossequi saluti e le mie più sentite scuse per il ritardo del rapporto.
Ho trovato e raggiunto Naruto Uzumaki e l’ho convinto ad aiutarmi a fermare Mudruru. E’ solitario e in gamba come avete sempre detto e di una potenza assurda.
Tra poco partiremo per tornare al Villaggio e da lì potrete parlare con lui.
Penso anche che abbia delle informazioni importanti su di lui: ho scoperto che anche lui combatteva contro Mudruru prima ancora che noi cominciassimo a cercarlo.
Al prossimo rapporto,
Mahre (*Chun. SD)



-Non ci posso credere…- borbottò la donna stringendo con forza la pergamena.
“Come diavolo ha fatto?! Non riuscirò mai a capacitarmi di questo… dove l’ha trovato? Per il Terzo… non l’avrei mai creduta possibile di un atto del genere. Ero abbastanza sicura che non sarebbe mai tornata indietro, e invece… “. Nel rapporto diceva che anche lui seguiva già da tempo Mudruru. Questo non lo sapeva e non rientrava nei suo documenti che aveva ricevuto su di lui. Perché stava dando la caccia a Mudruru? E come ha fatto a sapere delle sue azioni e di quello che faceva ai Villaggi più piccoli ? Aveva sentito dire che era uno shinobi davvero imprevedibile e davvero difficile da capire: ma non aveva mai pensato così tanto! Quel ninja era diverso. Si comportava differentemente da ogni altro tipo di eroe o nukenin che avesse mai incontrato. La sua mentalità era incomprensibile persino per lei.
Proprio non riusciva a capirlo. Si piegò sulla sua scrivania e ripose i documenti, dopodiché si alzò, prese la sua katana che teneva sempre sospesa su una mensola sul muro davanti a lei e uscì fuori per vedere la squadra e, se necessaria, portare delle modifiche.
Prossima fermata: Konoha.
*******
Intanto, nelle profondità dei limiti del Villaggio della Sabbia e del Villaggio della Foglia, i samurai e i ninja furono sbloccati dal jutsu ferma tempo del biondo e tornarono a muoversi, ma ormai sapevano che era troppo tardi.
-Quel ninja… è davvero incredibile!- commentò un uomo sedendosi a terra sconsolato. Si portò una mano alla fronte per coprirsi anche tutto il viso.
-E’ un Uzumaki… ci credo che è tanto potente- commentò un ninja, muovendo diversi arti del suo corpo per vedere se non fosse ancora sotto effetto del jutsu.
-Andate subito a controllare quanti prigionieri ha liberato!- ululò il capo della loro formazione. Era un uomo alto, robusto e con tutta la parte destra del viso fasciata. Nessuno aveva mai saputo il perché, ma di certo sapevano che non era un tipo con cui si poteva scherzare. Il suo nome era Vren.
Subito due uomini scattarono e si avviarono verso le celle dei prigionieri.
Una volta scesi nei sotterranei, trovarono i loro compagni sbattuti contro le pareti della grotta, messi in mezzo a crateri e buche di un metro l’una.
I capi felini della prima Unità ninja, cioè l’unica che erano riusciti a mandare in soccorso ai samurai, erano ridotti peggio di un paio di stracci, e mancava perfino uno di loro. Da lì in poco tempo capirono che gli altri due erano morti, e uno di loro lo era da poco. I visi erano contorti in espressioni doloranti e il chakra era davvero molto ridotto in quella stanza.
-Che fine ha fatto il capo della prima Unità?- ringhiò un uomo aiutando un altro a tirarsi fuori dalla parete. Questo gemette e quasi cadde a terra: aveva un polpaccio morsicato. Il ninja pensò che fosse il morso di un cane o un lupo o qualcosa del genere.  Il suo compagno rispose mentre tirava fuori i due corpi morti dei capi e li metteva sdraiati sulle loro schiene -Probabilmente l’hanno catturato per estorcergli informazioni-
Una volta fatto un lavoro veloce per i casi più gravi, chiamarono a gran voce l’Unità Medica che arrivò quasi subito, e dopodiché si voltarono per seguire il corridoio che portava alla cella.
Qualcuno era riuscito a spazzare via l’intera porta soltanto con un calcio. Incredibile…
Quando entrarono, le candele erano spente, ma poterono vedere che c’erano ancora tutti i prigionieri. Si, tutti. Tranne tre.
-Hanno preso l’Uchiha, la bimbetta della Roccia e la Hyuga!- grugnì, uno,  infastidito
-Davvero, con tutta la fatica che abbiamo fatto per prenderli!- concordò l’altro.
Con il buio, il fatto che fossero sconvolti per la mancanza di tre dei più importanti prigionieri e pensando che stessero guardando a terra solo perché erano stravolti dal continuo assorbimento di chakra, non si curarono di guardare che nelle loro fronti fosse scomparso il sigillo e non si accorsero, che la maggior parte di loro, facevano solo finta di essere svenuti.
Uscirono velocemente dal posto e urlarono  che la situazione era sotto controllo, ma avevano perso due ninja molto importanti e la ragazzina della saggezza.         
Intanto, dentro la cella, un vecchio del villaggio della Serratura, alzò lo sguardo e lo passò sugli altri prigionieri –Ci siamo svegliati tutti?- gracchiò con voce secca. Subito dopo tossì, disidratato e debole
La maggior parte delle persone alzò lo sguardo e annuì. Solo una donna e un altro anziano non si mossero.
Un ragazzino che avrà avuto dieci anni guardò il corpo del vecchio svenuto accanto a sé con gli occhi sgranati. Apparteneva al villaggio della Calda Primavera –E’… E’ morto…?- chiese con voce debole e tremante. Nell’aria c’era odore di sudore e terriccio, e tutto si mescolava con i fiatoni delle persone. Nonostante la porta aperta c’era ancora caldo.  Nella sala rimase per un attimo un silenzio assoluto. Tutti si concentrarono a cercare di ascoltare se il vecchio e la donna respirassero ancora. Qualcuno trattenne perfino il respiro. Osservarono attentamente i petti, le labbra e gli occhi. Dalle labbra della donna uscì un lievissimo sospiro e il petto si alzava e abbassava quasi impercettibilmente.  
Il vecchio era immobile.
-Qualcuno qui è un ninja sensitivo?- domandò il ragazzino guardandosi intorno con occhi grandi e luminosi. Una ragazza che avrà avuto più o meno vent’anni rispose con voce secca ma bassa -E’ morto. Non ha più chakra. Gliel’hanno prosciugato completamente questi tubi- spiegò picchiettando con un dito quello che aveva dietro di lei. Doveva avere un anello perché nella sala si diffuse un suono metallico e ovattato.
Nessuno ebbe alcuna reazione particolare. Infondo non lo conoscevano personalmente, ma certo non potevano dire di essere felici. Era comunque un uomo che probabilmente aveva nipoti, figli e forse aveva ancora una moglie che sta pregando che lui sia vivo e che torni a casa. Restarono per un minuto in silenzio, pregando per l’anima di quel vecchio. 
Nessuno si conosceva in quella stanza, ma tutti erano in qualche modo uniti dalla stessa esperienza e dalla stessa paura. Se volevano uscire, dovevano raccogliere le loro forze e collaborare tutti insieme.
-Chi è stato a liberarci dal Sigillo?- domandò con acidità un uomo che portava una grande cicatrice sul viso che partiva dalla fronte fino allo zigomo sinistro. Avrà avuto circa quarantacinque anni e aveva  l’aria di uno che non si lascia indebolire da nulla. Dal copri-fronte attaccato sulla spalla sinistra, si poteva vedere che era un Jonin del villaggio del suono.
Un ragazzo che avrà avuto diciotto anni rispose con un lieve gemito mentre cercava di muovere le spalle e il collo -Sicuramente uno shinobi molto in gamba che è riuscito a liberare ben tre ninja. Li conoscevate? –gemette un'altra volta. Quando l’avevano preso, gli aveva dato una bella botta sulle scapole e sul collo. Si sentiva ancora un po’ intorpidito, e come tutti, aveva un gran mal di schiena. Veniva dal Paese degli Uccelli.
-Io ho sentito parlare del clan Hyuga, e conosco Sasuke Uchiha: è praticamente l’unico rimasto del suo clan. In quanto alla ragazzina della Roccia, non ho idea di chi fosse- rispose l’uomo con la cicatrice. Strattonò diverse volte le catene per cercare di liberarsi, ma inutilmente.
-E’ la Saggia del loro Villggio. Dicono che possieda dentro di sé un Angelo o una sorta di potere benefico che porta prosperità al villaggio. Questo dono viene trasmesso di madre in figlia. Non so se sia una leggenda o la realtà, ma se loro l’hanno rapita, vuol dire che ha comunque un ottimo chakra molto potente e puro- spiegò la ragazza di vent’anni. Aveva gli occhi grigi come la polvere e corti capelli verdi piuttosto appariscenti. Lo sarebbero stati ancora di più se non fossero coperti dallo sporco e della polvere.
-Perché vi hanno rapito? Quali sono i vostri poteri?- gracchiò  nuovamente il vecchio, tossendo.
-Scusami, amico, ma non è il momento di fare l’appello e presentarci come a una sorta di riunione di chissà quale club stravagante: dobbiamo pensare a liberarci da questi tubi che continuano ad assorbirci il chakra e pensare a una strategia per sconfiggere questi ninja e samurai- si intromise un ragazzino dai folti capelli marrone scuro. Sembrava essere molto nervoso e impaziente di liberarsi. Apparteneva al villaggio della stella. Il vecchio pensò che si vedeva lontano un miglio che apparteneva a quel villaggio, a causa della sua sfacciata arroganza e dal suo modo di fare derivato da una brama di potere di chi è nato nei villaggi più piccoli e quindi poco presi sul serio. Non avrà avuto più di quindici anni.
-Calmati, pivello della Stella, il vecchio cercava solo di essere cortese. Ci penso io a liberarvi- scattò la ragazza dai capelli verdi. Apparteneva al Villaggio della Cascata e aveva una pelle piuttosto abbronzata. Secondo le sue conoscenze, erano tutti esperti delle Tecniche d’Acqua in quel Villaggio. Infatti chiuse gli occhi per un secondo, poi dell’acqua cominciò a formarsi davanti a lei e a modellarsi fino a diventare una sorta di filo liquido piuttosto sottile. Lo guidò verso le sue mani e cercò di liberare i polsi dalle catene usando l’acqua per farli scivolare. Aveva dei polsi piuttosto sottili. Ce la poteva anche fare. Si concentrò al massimo, tant’è che delle gocce di sudore cominciarono a lucidare la sua fronte. Ma dopo diversi tentativi, finalmente i suo polsi furono staccati dalle catene e riuscì a muovere le mani liberamente. A quel punto bastò poco per togliersi anche le catene dalla sua vita: aveva un fisico snello e sottile, perciò bastò poco per saltare fuori dalle catene.
-Fatto!- sorrise soddisfatta –Adesso pensiamo a liberare voi-
Per primi liberò i più anziani, poi i bambini e infine i ragazzi. Alcuni avevano già provveduto a liberarsi da soli. Avevano tutti dei poteri incredibili. Il ragazzino della Stella, alla fine si rivelò uno piuttosto in gamba: aveva molto chakra per merito di quella famosa “stella” che era caduta vicino al loro villaggio, finché dei ninja di Konoha non la distrussero poiché si rivelò molto pericolosa.
-Per prima cosa, adesso dobbiamo pensare a cercare di uscire di qui!- saltò su il ragazzino guardandosi intorno con quei suoi occhi grandi e curiosi.
Erano in nove: la kunoichi dai capelli verdi, il vecchio del villaggio della serratura, il ragazzino del villaggio della stella, l’uomo con la cicatrice del villaggio del suono, il bambino di dieci anni del villaggio della calda primavera, il ragazzo di diciott’anni del Paese degli Uccelli e altri quattro di cui non si sapeva se fossero ninja o meno.
In realtà nessuno si conosceva lì dentro, a parte qualcuno che sentiva parlare di certi  fenomeni degli altri Villaggi e delle altre Nazioni. Ma la maggior parte delle volte si pensa che siano solo leggende. Solo il vecchio conosceva tutti lì dentro, e non perché li conosceva personalmente, ma perché era il suo dono quello di conoscere ogni ninja, samurai o persona normale che gli si parasse incontro. Conosceva molte cose di loro e sapeva i loro punti deboli, le loro amicizie, i loro nemici e le loro sofferenze. Poteva vederle incise sul volto di ognuno di loro. Infatti, grazie a questo suo potere, aveva percepito mentre era svenuto, che era stato un Jinchuriki a liberarli. Aveva avvertito un chakra potentissimo. Mai ne aveva sentiti di così forti, eppure così pacati e sereni. Aveva percepito il chakra di Madara Uchiha durante la Quarta Guerra Ninja, potente, distruttivo e colmo d’odio. Ma quello che aveva sentito mentre era svenuto era rassicurante e protettivo. Non ne aveva mai sentiti di questo tipo, un chakra molto raro: quello del vento.
Una volta liberati, l’uomo con la cicatrice prese fra le braccia la donna che non si era ancora ripresa.
-Ci penso io- ai aggiunse una bambina. Aveva dodici anni e teneva i suoi lunghi capelli biondi legati in due code ai lati della testa molto lunghe. Si portò accanto alla donna e la medicò con le prime cure dei ninja medici. Lei veniva dal Paese  della Neve. Ciò si poteva vedere anche grazie alle sue caratteristiche fisiche, oltre al fatto che possedeva una tenuta di abbigliamento ninja a prova di arti magiche e illusorie. La piccola riuscì a curare un poco la donna, tant’è che si svegliò e comcinciò a guardarsi intorno un po’ frastornata –Dove… come…?-
-Va tutto bene. Siamo alleati. Adesso andremo tutti via da qui- sussurrò la bambina –Ti ho prestato le prime cure, ma poi dovrai farti visitare per bene. Qual è il villaggio più vicino?- chiese in generale  guardandosi attorno.
-Siamo al confine col Villaggio della Foglia. E’ vicino anche quello della Sabbia, ma penso che visto che nessuno di noi c’è mai stato rischiamo di perderci. La cosa più intelligente da fare è andare a chiedere aiuto alla Foglia- le disse il ragazzino guardandola.
-Io sono Shi. Villaggio della Neve. Tu come ti chiami?- gli domandò lei alzandosi in piedi e allungando la mano per salutarlo. Il bambino allungò volentieri la mano e strinse quella della ragazzina e sorrise –Io sono Conor. Villaggio della Calda Primavera-
-Sei un piccolo genietto stratega, Conor?- si intromise l’uomo con la cicatrice alzando un sopracciglio. Teneva ancora fra le braccia la donna. Questa non aveva la forza di camminare, ancora. Era la più sensibile di quel gruppo e di salute cagionevole. Sarebbe stato un peso, ma dovevano trovare tutti la forza per collaborare e uscire di là. Nessuno escluso.
-Si, più o meno. Ho molte conoscenze militari e strategiche. Ho aiutato diversi Villaggi di ogni Nazione con le loro guerre. Che fossero Colpi di Stato o altro. Ho l’esperienza di oltre cento battaglie. Vedete io… cresco molto lentamente e sono praticamente quasi immortale- arrossì il ragazzino. Non si direbbe proprio uno molto sveglio, ma di certo non si giudica una persona di cui non si sono viste con esattezza le capacità. Tuttavia l’uomo con la cicatrice grugnì e lo soppesò con lo sguardo -Allora dicci cosa  fare per uscire di qui-
Quasi messo sotto esame, il ragazzino deglutì e cominciò a sudare lievemente –Ehm… va bene, ok… allora ditemi… q-quanti ninja siamo qui?-
In cinque alzarono la mano.
Il vecchio si fece avanti –Conor, io mi chiamo Yutsuko. La mia capacità è quella di riuscire solo con lo sguardo a capire una persona, conoscerne i segreti, le qualità e i difetti. Posso esserti d’aiuto per trovare una strategia- disse avanzando lentamente verso di lui.
-Ma certo Yutsuko.- annuì lui
-La ragazza dai capelli verdi…-
-Mi chiamo Urako. Piacere di conoscervi- e fece l’occhiolino a tutti per un saluto generale.
-Molto bene, cara. Urako, come abbiamo visto, è una professionista jonin del Villaggio della Cascata. E’ esperta nelle arti acquatiche, ma ha anche il chakra della terra. L’uomo che tiene in braccio la donna, invece…-
-Tanto perché non mi dobbiate ogni volta chiamare così, sappiate che il mio nome è Osamu- sbuffò questo alzando gli occhi al cielo. Piano piano si stavano presentando tutti.
-Bene. Allora Osamu è un jonin del villaggio del suono, e come tale è molto in gamba con le tecniche magiche e illusorie che prevedono rumori, suoni, sinfonie e altro. Ma è anche a conoscenza di normali tecniche ninja che sfruttano il chakra. Lui ha un po’ di chakra del fuoco, infatti- e lanciò un occhiata all’uomo –Per quanto riguarda il pivello della Stella…-
-Ehi! Io mi chiamo Zeshin!- si lamentò questo alzando il pugno sinistroe guardando male Yutsuko.
Il vecchio rise fra sé –Per quanti riguardo il pivello della Stella, è un tipo molto impulsivo, ma è dotato di molto chakra e di tecniche con il chakra del fulmine. Preferisce però usare le su tecniche illusorie-
Questo all’inizio sbarrò gli occhi come se non potesse credere che conoscesse queste cose di lui, ma subito riserrò la mascella e incrociò le braccia al petto e lo guardò di traverso –Si, be’… devo dire che il tuo potere non è una cosa inventata, vecchio-
Yutsuko rise leggermente. Una risata che poi si trasformò in qualche colpo di tosse. “Povero me, non ho più l’età!” pensò mentre si teneva una mano davanti alla bocca.
-Be’, tanto vale adesso che mi presenti anche io, no? Mi chiamo Washi. Sono del Paese degli Uccelli e ho il chakra del vento, ma riesco a usare bene solo quello della terra. Sono ancora chunin, purtroppo, ma di rango S. Piacere di conoscervi- si presentò alzando una mano e salutando i presenti.
Incoraggiata dall’intervento di Washi, si fece avanti anche la biondina -Io sono Ayano. Ho una tecnica innata della neve tramandata nel mio clan e sono un esperta di arti mediche- guardò con intensità i presenti con i suoi occhi azzurri. Sembrava potesse raccogliere tutte le tue sofferenze e metterle da parte per farti star bene anche solo per un arco di tempo limitato in cui guardi i suoi occhi. Tutti lì dentro si chiesero quante vite avesse salvato.
La donna tra le braccia di Osamu tossì e guardò con occhi semi-chiusi dalla stanchezza tutti –Io sono Tem. Vengo dal Paese dei Demoni. Sono l’aiutante della Sacerdotessa Shion. In un certo senso ho il potere di leggere nella mente e ho fatto delle lezioni di arti marziali, ma non sono completamente un ninja- tossì ancora.
-Molto bene, so già cosa fare. Mi serve l’aiuto di tutti voi, però. Voi altri che non siete esperti nel combattere state sempre dietro a chi può difendervi. Avvicinatevi che vi spiego il piano…-
Tutti si misero in cerchio intorno a lui e ascoltarono attentamente le parole di Conor. Una volta ascoltato il tutto, i ninja annuirono e guardarono sorpresi il ragazzino –Però, è vero che sei un piccolo genietto!- sorrise Ayano arruffandogli i capelli con una mano.
-Come scusa? “Piccolo”? Ma se hai solo due anni in più di me! Guarda che io ho praticamente trent’anni, lo sai? Ho visto più guerre di tutte le persone che sono qui dentro!-
-Basta con le sciocchezze! Comparati a questi ninja e samurai di quarant’anni siete solo dei mocciosi tutti e due! Vediamo di muoverci, piuttosto- e come diceva il piano spiegato da Conor, Osamu passò la donna in braccio a Washi e cominciò a formare dei sigilli con le mani –Tecnica del frastuono assordante!- diversi tipi di rumori e suoni cominciarono a risuonare fra le pareti della sala e oltre al corridoio.
Da sopra si sentì il rumore di ninja che si preparavano a scendere per vedere cosa stesse succedendo. Intanto gli altri uscirono dalla cella e si disposero a semicerchio davanti alla scala su cui sarebbero poi scesi tutti.
-Non ancora… non ancora…- mormorava Conor.
I samurai si fecero sempre di più e cominciarono a sentire le urla e i grugniti di frustrazione.
Intanto Ayano si mise davanti. In punta davanti a tutti con le mani aperte davanti a sé a formare un triangolo con i due pollici e i due indici. Rimaneva concentrata e continuava ad accumulare chakra su quella parte di spazio lì e sulle mani.
“Il raggio d’azione su cui devo agire è molto elevato. I samurai sono in tanti e probabilmente subito dopo scenderanno molti samurai…” pensò Ayano
“… a quel punto Ayano non potrà farcela da sola, e qui entrerò io ad aiutarla con la mia acqua mentre agirà un'altra volta con la neve…” si stava ripetendo nella mente anche Urako
“… e se tutto procede per il meglio, sotto di noi dovrebbe diventare tutto di ghiaccio. Tutti dovrebbero cadere su loro stessi e scivolare verso di noi, sbilanciati dal ghiaccio… “ si ripeté Conor mentre aspettava di dare il via ad Ayano.
I passi sopra di loro si fecero costanti e si udirono i primi rumori metallici di chi aveva cominciato a scendere per le scale.
“… a quel punto dovrò entrare in azione io e imprigionare tutti con la mia tecnica della terra… “ andò avanti Washi. Anche lui aveva cominciato a richiamare chakra. Dovevano avere tutti un tempismo perfetto, e nessuno voleva fare la figura dell’idiota o dello scansafatiche. Anche perché la riuscita di quel piano andava a garantire la loro sopravvivenza e la loro salvezza.
“… intanto io devo continuare ad attirare più nemici possibili con i miei rumori e una volta che saranno scesi tutti, dovrò frastornarli il più possibile, e se ci riesco a farli svenire o confonderli… “ pensò lui continuando a espandere onde sonore per tutta la base sotterranea di quei nemici.
“… in caso Osamu non ce la facesse, finalmente entrerò in azione io con più chakra del fulmine possibile e li stordiremo completamente oltre che ferirli…” si disse eccitato Zeshin sorridendo con l’angolo destro delle labbra tenendosi pronto a formare i sigilli
“… e danneggiarli. E mentre Zeshin pensa a questo, io mi occuperò di tenere sotto contro ogni azione avventata di qualche samurai o ninja che voglia procedere con qualche attacco diversivo…” andò avanti il vecchio tenendosi pronto
“… e a quel punto io avrò finito con la prigione terrena ed interverrò!” concluse Washi. Gli occhi di tutti che bruciavano di adrenalina e i corpi pronti ad agire.
Erano rimasti fermi molto  a lungo, e avevano tutti bisogni di sgranchirsi un po’ le gambe e la schiena.
“CE LA FAREMO!” urlarono tutti dentro di loro. Ma questo loro non lo potevano sapere. Solo Tem poteva, perché aveva letto le emozioni di tutti e i loro pensieri.
Sorrise fra sé. “Ce la faranno sì!” pensò
Alla fine si era ripresa ed era riuscita a stare meglio e a tenersi in piedi da sola. Conor, tuttavia, l’aiutava a sostenersi permettendole di appoggiarsi su di lui.
Tutti i ninja e i samurai che si erano affollati poco prima sopra, alla fine scesero uno dietro l’altro precipitando dal condotto su cui era poggiata anche la scala. Ne scesero una trentina velocemente, e quando videro che erano tutti liberi e in grado di usare i loro poteri, si confusero e spalancarono gli occhi.
-I PRIGIONIERI SONO LIBERI! STANNO CERCANDO DI SCAPPARE!- urlò uno in mezzo alla folla.
“Come avevo calcolato!” si illuminò Conor “Saranno troppo spiazzati dalla vista di noi liberi e non agiranno subito! Così danno a noi il tempo di accumualre altro chakra e di rendere possibile la strategia!”
“Questo ragazzino… è un fenomeno! Ha calcolato tutto perfettamente…” si stupì Osamu “L’aveva detto che sarebbe successo, m onestamente non ne ero sicuro…”
Quando tutti i samurai e i ninja presenti ebbero assistito a quella strana formazione dei prigionieri, decisero a quel punto di farsi sotto e rispedirli a legarli contro i generatori di chakra.
-NON FATELI SCAPPARE!-
Immediatamente tutti si lanciarono contro di loro, e Conor passò lo sguardo su Ayano – ADESSO!- urlò
La bambina rilasciò tutto il chakra accumulato in una sola volta con un gemito sordo. Osamu si diede da fare per intorpidirli, e molti, come previsto, caddero a terra frastornati. Subito intervenne Urako che mosse velocemente le mani –*Suiton: Daibakufu no Jutsu!- uno spruzzo d’acqua enorme investì gli uomini, e oltre a far sbattere contro le pareti alcuni di loro facendoli svenire, si mescolò al gelo della neve e si trasformò tutto il pavimento in una distesa di ghiaccio puro.
Quelli rimasti ancora in piedi, scivolarono su loro stessi e caddero sbattendo anche il viso. Conor era stato un grande. Aveva calcolato la leggera pendenza del terreno, confermata da Washi, e aveva previsto che sarebbero scivolati verso di loro.
-Saltate al mio tre!- ricordò a tutti –Uno!... Due!…TRE!-
Quando la massa degli uomini scivolò verso di loro, tutti saltarono, e quelli più deboli o anziani furono sostenuti dai ninja che li presero in braccio o li tennero ben stretti a loro mentre saltavano.
Washi continuò l’opera –*Doton: Doryū Jōheki!- urlò schiacciando le mani a terra. Dei veri e propri muri di terra si andarono ad aggiungere dalla parte accanto alla cella della grotta per racchiudersi di fronte a loro senza via d’uscita con uno scricchiolio di terra, e udendo il rumore di radici spezzate.
“Ovviamente è un diversivo che durerà solo per un paio di ore. Dobbiamo fare in fretta” pensò Conor –DOBBIAMO MUOVERCI!- urlò a tutti cominciando a correre verso l’uscita.
-Si, capo!- trillò Urako tirando un calcio a un samurai che le stava venendo contro di loro proprio in quel momento –Beccati questo, armadione!-
Ayano scoppiò in una risata cristallina e con un calcio basso fece scivolare un altro samurai che perse i sensi sbattendo la testa nel ghiaccio.
-Uuh, deve far male- commentò Zeshin –Ma questo di più! *Raiton: Hiraishin!-
una serie di saette vennero lanciate dalle mani del pivello della stella che andarono a colpire diversi ninja e samurai che caddero a terra folgorati ma vivi. I capelli bruciacchiati e i visi neri come se si fossero fatti un bagno nel carbone liquido. Nero come la pece e quasi impossibile da pulire: il meglio del meglio!
“Forse così pivello non è” pensò il vecchio sorridendo leggermente ma alzando gli occhi al cielo. Si lasciò trasportare da Washi e in un modo o nell’altro riuscirono ad arrivare oltre le scale.
Intanto, di sotto, tutti i ninja si battevano agilmente con tecniche, e arti illusorie per sconfiggere i nemici.
-Ragazzi! Tecnica alternativa: venite tutti qui!- urlò Conor sporgendosi da sopra le scale per urlare nel condotto. Da lì riusciva però a vedere soltanto Osamu che si stava battendo contro tre samurai.
-Verrei volentieri, piccoletto, ma come vedi sono un po’ occupato! Ouch! Ehi, Ehi! Occhio a dove metti le mani, verme!- e tirò un pugno sul naso di uno dei tre.
Combattendo, Ayano e Urako si ritrovarono schiena contro schiena circondate da diversi samurai che tirarono fuori le loro katane.
Le ragazze si guardarono intorno, e quando si sentirono spinte una contro l’altra, si guardarono e sorrisero.
-Pensi a quel che penso io?-
-No, cara. Tu hai pensato a quel che ho pensato io-
E così dicendo Ayano si poggiò alla schiena di Urako incastrando tra loro i propri gomiti. Urako la sollevò facendo in modo che lei si alzasse e potesse prendere a calci i samurai, facendoli cadere uno dietro l’altro. A questo ci aggiunse una tecnica del suo clan che si andò a mescolare nuovamente alla tecnica dell’acqua di Urako e insieme ghiacciarono i corpi di tutti i nemici che li avevano circondati.
Le due ragazze si batterono il cinque e scoppiarono a ridere. Urako guardò con un leggero ghignetto perfido i samurai che si dimenavano su sé stessi per cercare di fare qualcosa.
-Ecco, così dovreste stare fermi per un po’. Muoviamoci!- e così dicendo corse verso l’uscita e ci uscì.
-Ragazze, ho visto quello che avete fatto e siete state davvero… uau!-  
-Conor ha ragione: siete state davvero formidabili- annuì Washi incrociando le braccia al petto e sorridendo incoraggiante.
-Piano con i festeggiamenti. Cosa dobbiamo fare adesso?- chiese con vari colpi di tosse Tem. Non si era ripresa ancora del tutto, ma adesso poteva correre senza alcun problema, e forse anche combattere.
-Penso che dovremmo seguire questi crateri. Sono stati causati con una tecnica molto potente a mio parere. Ci vuole davvero molto chakra per spaccare un muro così grande e spesso. Facciamo presto!-
La nuova squadra cominciò a correre tra i crateri dei muri il più velocemente possibile. Era davvero difficile perché spesso dei mattoni rimanevano fra dei corridoi e diversi spazi e rischiavano quindi di inciampare e sbattere la testa. Inoltre con l’anziano era davvero difficile proseguire velocemente. Ovviamente Yutsuko stava facendo del suo meglio per non essere un peso, ma infondo aveva settant’anni! Quando furono quasi vicini al corridoio che avrebbe portato alla scala per risalire in superficie, in quel momento sentirono delle altre voci.
-STANNO SCAPPANDO!-
-SONO LAGGIU’!-
-PRENDIAMOLI!-
-NON DOBBIAMO FARLI SFUGGIRE!-
“Oh dannazione! No, proprio ora no!”  gemette Tem guardandosi indietro.
-Coraggio, vecchio! MUOVITI!- lo spronò prendendolo per mano e cercando di tirarlo. Questo però tossì e cadde.
-Non posso… non posso farcela… non… - e tossì ancora. Annaspando cercò di alzarsi.
-CORAGGIO, VECCHIO, MUOVITI! ALZATI!- urlò in preda al terrore Zeshin. Lo afferrò per l’altra mano e cercò di trascinarlo. Non potevano arrendersi proprio ora! Non ora che erano così vicini. Mancava così poco… così poco per uscire di lì e bloccare il passaggio. Ma avevano bisogno di tempo, e avevano bisogno di altro tempo ancora per accumulare tutto il chakra e garantire qualche ora di vantaggio.
Potevano farcela, potevano davvero farcela! Ma dovevano andare adesso. O in quel momento, o mai più.
-Andate via… andate via… lasciatemi qui… scappate, mettetevi in salvo- borbottò cercando di togliere la mano da quella del ragazzo. Ma lui era forte e la sua presa ferrea. Lo teneva ben stretto.
Tem scattò -Zeshin… Zeshin dobbiamo andare! Fa come dice lui!-
-NO ASPETTA! POSSIAMO FARE QUALCOSA! QUALCHE STRATEGIA! CONOR?!-
Tem afferrò il ragazzo per le spalle, staccò con forza la sua mano da quella del vecchio e gli mollò uno schiaffo secco sulla guancia.
-SVEGLIATI IDIOTA! NON CI VUOLE CERTO UN GENIO PER CAPIRE CHE NON CE LA FAREMO MAI SE NON ANDREMO ADESSO!- urlò con forza scuotendolo dalle spalle –MUOVITI!- e lo spinse verso l’uscita senza troppi complimenti rischiando quasi di farlo cadere.
In un arco di tempo brevissimo guardò il vecchio. Guardò i suoi occhi lucidi di fresche lacrime. Serrò la mascella e chiuse per un secondo gli occhi. Quando li riaprì, tirò fuori un kunai dalla cintura e lo lanciò contro il corpo disteso di Yutsuko.
La lama penetrò nella carne e gli occhi del vecchio si spensero diventando neri.
La lacrima scivolò giù dalla sua guancia rugosa.
Zeshin urlò.
I nemici si fecero più vicini.
*******
L’Hokage con aria stanca si lasciò cadere contro la sua sedia e sospirò.
-Sakura… da te non me l’aspettavo-
La kunoichi era in piedi davanti alla sua maestra e la guardava con aria affranta.
-Signorina Tsunade, le posso giurare che non volevo far del male a Naruto! Non ho mai valuto!-
-Ma l’hai sempre fatto- scattò il capo villaggio fulminandola con lo sguardo. Sakura sbarrò gli occhi. Shizune pure abbassò lo sguardo e non disse niente. Si limitava a tenere stretto il porcellino a sé.
-Signorina Tsunade, io volevo davvero soltanto aiutare lei.  E’ sempre così indaffarata, piena di impegni e stanca. Inoltre sapevo che quei Consiglieri non le piacciono per niente, quindi pensavo di toglierle il peso più grande!- cercò di giustificarsi sollevando i palmi verso il soffitto e distendendo le braccia davanti a sé.
-Be’, non mi hai aiutato più di tanto, Sakura. Anzi, oserei dire che hai peggiorato le cose. Per fortuna, Naruto è un onesto e leale shinobi della foglia e non proverebbe mai ad attaccare Konoha. La cosa che vorrei che tu capissi- e la donna si sporse sulla sua scrivania per guardarla dritta negli occhi –è quanti hai fatto rischiare a Naruto. Pensaci-
Nella sala rimase per un attimo un silenzio assoluto. In cui Sakura si perse nei suoi pensieri e l’Hokage non distoglieva gli occhi dalla sua allieva. Shizune rimase ferma al suo posto senza dire una parola ma ascoltando attentamente ogni parola. Aveva così paura di disturbare la loro conversazione anche solo respirando.  
Tsunade si alzò in piedi e si avvicinò alla kunoichi –Sakura… tu sei un ninja medico eccezionale. La più vicina a chiunque altro nel villaggio a poter raggiungere il mio livello in fatto di conoscenze mediche- cominciò a girare intorno a lei –sai essere strategica, forte e hai un ottima percezione sentimentale che può essere molto utile nel lavoro di un medico- la fissò e fece una leggera pausa –Ma sei testarda- riprese –E senza offesa, mia cara, anche molto suscettibile. Vorresti essere la migliore di tutti, e forse ce l’avresti anche fatta… ma c’è una differenza tra te e Naruto che tu temo non abbia mai sperimentato dopo Neji:… -
Sakura guardò la donna con occhi spalancati. Stava per dire quello che avrebbe tanto voluto che non le dicessero mai.
-… la morte, Sakura-
Ecco, appunto.
-Tu non sei a conoscenza di cosa significhi davvero il dolore, ragazza mia. Non sai cosa si provi nel vivere da soli, odiati veramente da tutti e senza avere amici per ben dodici anni. Non fraintendermi, è una bella cosa avere ancora i genitori e tanti amici su cui contare: sei molto fortunata. Ma nonostante ciò, ti manca l’essenza dell’essere ninja. Quello che spinge uno shinobi in difesa di un amico o un familiare. Quello che spinge i ninja a cercare di migliorarsi a diventare più forti e a far in modo che qualcuno sia orgoglioso di te. Sakura, dimmi…qualcuno ti ha mai detto di essere orgoglioso di te?- chiese la donna con dolcezza mettendo una mano sulla spalla dell’allieva.
Sakura abbassò un attimo la testa e ci pensò su. Non passò molto tempo quando rispose –Si. Mia madre, mio padre e anche il Maestro Iruka. Una volta perfino Kakashi l’ho sentito che lo bisbigliava ad Asuma- e rise leggermente, per poi tornare seria e abbassare lo sguardo. La ragazza capì che cosa stava per dire la sua maestra, ma sperò comunque che non lo dicesse.
-Allora saprai bene che sensazione meravigliosa si prova. Quella specie di… calore che ti avvolge e ti fa sentire amata e protetta-
Sakura annuì, comprensiva. Pregò che non lo dicesse… era la cosa che la faceva sentire molto spesso in colpa ogni volta che si paragonava a Naruto.
-Naruto questo non l’ha mai provato-
A Sakura si mozzò il fiato e abbassò lo sguardo. Ecco, l’aveva detto.
-Naruto è forte perché è nato senza amore. E’ nato capendo fin dall’inizio cosa significhi vivere nell’odio. Adesso, come pensi si sentirà quando scoprirà che l’hai quasi fatto ammazzare? Hai rischiato che lo torturassero per estorcergli informazioni, lo sai? Lui rimarrà sempre e comunque un Jinchuriki, e la sua vita è  peggiore di quella di qualsiasi altro-
Sakura non si trattenne. Anche lei era umana e provava sentimenti. Era davvero stanca di farsi giudicare da tutti. Soprattutto di essere comparata al suo compagno di squadra. Senza rendersene conto cominciò a piangere –Perché continuate a dirmi che sono io quella che vuole far del male a Naruto? Perché continuate a dire che lui è meglio di me, soffre più di me, questo e quell’altro?- alzò la voce la ragazza guardando la sua sensei.
-Anch’io soffro! Anch’io  ho sofferto nella mia vita, sapete?! Pensavo che ogni dolore ha la sua importanza!- prese fiato, ma mentre lo fece la sua determinazione tremolò e si rese conto da solo di star dicendo delle sciocchezze -Non volevo fargli male! Cercavo solamente di rendermi utile!-  e singhiozzò. Si schiaffò una mano sulla bocca per impedire alla gola di scoppiare in altri singhiozzi e cercò di calmarsi. Stava soltanto peggiorando tutto facendosi passare per una frignona.
Tuttavia la signorina rimase impassibile difronte alle sue lacrime -Sei gelosa, Sakura?-
Questa alzò lo sguardo di scattò, con gli occhi lucidi e le guance arrossate. Sfregò una mano sugli occhi e si asciugò le lacrime –No, mi sento solo…- non riuscì a trovare un aggettivo adatto
-… odiata? Messa da parte? Sappi che anche lui ha provato tutto questo per ben dodici anni. Ogni giorno. Costantemente. Un ninja medico come te dovrebbe notare anche le debolezze emotive oltre a quelle fisiche-
Sakura adesso non aveva scuse. Si sentì un'altra volta una sciocca. Lui l’aveva pure amata per un periodo. Forse ancora la stava amando. Doveva chiarirsi con lui. Ma intanto l’Hokage aveva ragione. Doveva smetterla subito. Doveva anche cercare di scusarsi con Hinata e con i suoi amici: l’aveva combinata grossa questa volta, ma almeno aveva capito. La kunoichi si voltò e fece per andarsene, ma il capo del villaggio la trattenne nuovamente
-Sakura, tu sei la mia allieva. Non voglio farti star male. Sei bravissima come persona che come ninja, ma devi cercare di capire che non sempre puoi essere la migliore. Non essere gelosa di lui, perché lui lo fa solo per noi. Lo fa per te. Ti ha anche portato a termine la promessa-
Sakura si voltò di scattò a occhi sgranati. Il corpo ghiacciato dall’emozione. Nelle sue orecchie rimbombava solamente il battito del suo cuore. Il petto svuotato così come i polmoni.
-Volete dire che…-
L’Hokage annuì –Naruto ha riportato indietro Sasuke in groppa alla sua volpe Rotus con un messaggio: “Sperando che mi perdoniate la lunga assenza”. Alla fine il suo credo si è fatto valere di nuovo: ha mantenuto la promessa che ti aveva fatto-
Sakura singhiozzò e si portò una mano alle labbra cercando di ovattarlo.
“Oh Naruto!” pensò in un verso strozzato la rosa. Non ci poteva credere! Alla fine tutti i suoi sforzi era davvero serviti! Ma ciò, oltre a far sentire felice la rosa, la fece sentire anche più in colpa di prima.
-D-Dov’é adesso?- balbettò cercando di ingoiare le sue stesse lacrime. Non riusciva neanche a vedere l’immagine della donna a causa delle lacrime che si accumolavano negli occhi. Vedeva solo una figura sfocata.
-Al momento non voglio che nessuno lo veda. Ti posso solo dire che è in buone mani e presto lo potrete vedere-
-Va bene, signorina. Ma… come sta?-
-Dal punto di vista medico è messo più o meno male, ma si riprenderà velocemente. Dal punto di vista da capo villaggio, mi sembra che abbia ancora un lato oscuro dentro di sé, ma non saprei… e per quanto riguarda il punto di vista emotivo… - sospirò con forza -… mi sembra molto vuoto e confuso. Lo terremo sotto stretta sorveglianza. Ah, Sakura? E questa volta, ti prego, vedi di non andare a dirlo a nessuno, chiaro? A nessuna anima viva, o giuro  che ti tolgo la licenza da ninja e ti faccio bandire dal Palazzo e dall’Ospedale, chiaro?- dalla voce si poteva notare come fosse seria. Questa era una cosa davvero importante, e Sakura non aveva intenzione di deludere nuovamente il suo sensei. Anzi, si sarebbe impegnata per recuperare la fiducia di tutti.
-Si, signorina- annuì inchinandosi velocemente. Non volle aggiungere altro o fare altre domande, così si girò e alla fine uscì dalla stanza.
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*(Chun. SD)= Chunin. Squadra di Dissimulazione: codice per identificare chi scrive il rapporto. Ovviamente è completamente inventato da me.
Suiton: Daibakufu no Jutsu  ( 水遁 - 大瀑布の術) =  Tipo: rango A, offensivo, medio-lungo raggio (5-10+ m). Sigilli: Tigre, Scimmia, Coniglio, Topo, Cinghiale, Gallo, Coniglio, Scimmia, Bue, Cinghiale, Topo, Cavallo, Tigre. Descrizione: utilizzando moltissimo chakra, l'utilizzatore crea una spirale circolare d'acqua che viene scagliata contro il nemico.
*Doton: Doryū Jōheki  (土遁・土流城壁 ) = Sigilli: Tigre. Descrizione: si crea un'enorme montagna di terra per scopi difensivi o strategici.
*Raiton: Hiraishin (雷遁·避雷针) = Tipo: lungo raggio (0 – 10 m).  Descrizione: questa tecnica consiste in saette che possono essere lanciate contro il nemico
 *Hoozukijoo (Parola che compare nel capitolo precedente) = E' una prigione di massima sicurezza  sotto il controllo drl Villaggio dell'Erba ma che ospita ogni tipo di nukenin da tutti i villaggi di ogni Nazione. Al comando c'è un clan in particolare che ha un jutsu di restrizione del chakra che impedisce di usare ogni sorta di tecnica magica e illusoria. Si trova questa prigione nel quinto film di Naruto Shippuden "Blood Prison". 

PERDONATEMI! 
Ma scrivere questo capitolo è stato piuttosto difficile dato che non avevo idee. Poi con mia madre che non vuole che stia troppo attaccata al computer è stato difficile, ma credo di avercela fatta! Spero di non fare mai più un ritardo di questo genere, ma temo che purtroppo ricapiterà. Mi dispiace.
Vi chiedo umilmente scusa e vi mando un bacio. 
Passate delle buone vacanze! 
Arigato! ^^
-Lady Malfoy_01

 

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Capitolo 14
*** Il risveglio di Naruto ***


                                          UN NUOVO NARUTO 

Capitolo 14: Il risveglio di Naruto 

-Molto bene, Naruto… davvero molto bene. Vedo che ormai con gli esercizi di concentrazione te la cavi egregiamente-
Naruto lasciò cadere a terra i tre macigni che teneva su una mano da ormai mezz’ora. Quando caddero questi provocarono un rumore assordante e la terra tremò per un attimo.
Lo shinobi si asciugò il sudore dalla fronte e sorrise apertamente –Grazie Shin-
-Immagino che l’aiuto di Fokasaku ti abbia fatto fare salti da gigante. Non è da tutti gestire l’energia naturale-
Il ragazzo si alzò in piedi e si stiracchiò la schiena e le braccia doloranti. Era davvero dura. Si chinò per prendere la maglia e se la posò su una spalla. Sorrise al Maestro –Si, è vero, mi ha aiutato molto. E’ stato uno degli allenamenti più importanti che abbia mai fatto-
L’anziano Maestro sorrise –Ci credo. Adesso forza, o Mida ci schianta a terra se facciamo tardi per la cena-
Così senza aspettare la sua richiesta, Naruto si abbassò e prese sulla schiena Shin e corse verso la casa.
A quei tempi Naruto viveva vicino al piccolo villaggio governato dai samurai, su una montagna con i suoi maestri. Si erano appostati là per non dover seguire nessun governo.
Shin e Mida combattevano contro di loro da tempo, e da quando era arrivato Naruto la loro squadra aveva effettuato un sacco di ribellioni e aiutato tutti i villaggi in vicinanza. Naruto era diventato un eroe ovunque ormai. Ricordato per il suo cuore nobile, temuto per la sua potenza e ammirato per la sua determinazione.
Naruto corse per tutta una vasta pianura verde, e quando vide che la strada cominciò a riempirsi di sassi e a impennarsi, tagliò con una scorciatoia per il bosco e saltò su un albero per passare da un ramo all’altro. Una volta finita la parte più ripida, corse ancora in alto, fino ad arrivare sul fondovalle della montagna e continuò a saltare tra una roccia all’altra fino ad arrivare al crinale, vicino alla vetta.
Nascosta in profondità sotto alla vetta, c’era la loro casa, formando una sorte di terrazzamento montuoso che impediva la visuale dal basso. Tuttavia era anche protetta da un potente jutsu che impediva di rintracciarli.
In piedi sulla parte più esterna del terrazzamento, guardando dall’alto arrivare i due uomini, Mida li aspettava con un aria assassina e uno straccio legato ai fianchi leggermente macchiato di brodo e vecchi residui di pomodoro. Le braccia erano incrociate.
Naruto e Shin quando la videro deglutirono preoccupati
-Mi sa che stavolta l’abbiamo fatta arrabbiare sul serio- sussurrò Shin
-Colpa vostra, Maestro. Vivete con lei da più tempo-
-Ehi, ormai sei con noi da un anno! Queste scuse non reggono più. La responsabilità è anche tua-
-Ma io mi stavo allenando! Non mi sono accorto del tempo che passava!-
-Be’ se non te ne accorgi tu che sei giovane figuriamoci io che sono vecchio-
Arrivato ormai in cima, Naruto saltò la figura di Mida e quando si girò le fece un sorriso falso. Lo stesso fece Shin mentre scendeva dalla sua schiena. Ma la ragazza  quando si girò per guardarli in faccia e vide quei due sorrisi ebeti assottigliò gli occhi e posò le mani sui fianchi –E’ inutile che fate quelle facce! Tanto ce l’ho con entrambi! E vi punirò comunque-  annunciò con un sorriso perfido e una luce maligna che risplendeva negli occhi.
-Oh no e dai! Ti prego Mida!-
-Ma cara, ormai sonno troppo vecchio per queste cose, rischio di rompermi la schiena o chissà cosa!- cominciarono a protestare i due uomini.
-Shh! Non mi interessa- sibilò la ragazza facendo segno loro di stare zitti con la mano –Oggi tu laverai i piatti e andrai al lago a pescare!- e indicò Naruto –Mentre tu resterai a casa a mettere in ordine la tua stanza e a togliere la polvere da tutti i libri e i rotoli di Evocazione antichi!-
Gli uomini gemettero di sconforto. La ragazza aveva scelto proprio i generi di cose che loro odiavano più di tutto fare. Naruto perché pensava che quello fosse solo tempo perso che si potrebbe usare per allenarsi, mentre Mida, anche se è un settant’enne che si lamenta sempre di essere vecchio, si lamenta quando la ragazza gli affida faccende da vecchi.
-Ma se preferite mi fate cento inchini e finite tutto quello che c’è nel piatto che vi darò oggi-
Naruto guardò la ragazza con sguardo terrorizzato –Non mi dirai mica che…-
Anche l’anziano cominciò a sudare freddo –Non di nuovo…-
-E invece sì! Ho fatto un altro dei miei esperimenti culinari!- annunciò chiudendo i pugni verso il petto e guardando in alto con un fuoco che le brillava negli occhi.
Subito dopo si sentì un tonfo.
Gli uomini si erano lasciati cadere a terra disgustati.
Mida non era per niente una brava cuoca.
-Piuttosto uccidimi!- si lagnò il vecchio con la faccia già verde di nausea.
-Ma come, non eravate voi Uzumaki a essere dei grandi intraprendenti di avventure?-
-Non quando si parla delle imprese culinari dei Namikaze come te, cara mia-


Lo shinobi aprì gli occhi lentamente.
“Era solo un sogno”  pensò il biondo. Si guardò intorno e realizzò di trovarsi in una stanza d’ospedale. Il pelo morbido e caldo di Rotus era rilassantemente familiare. Aveva dormito anni, ormai, su quella pelliccia, e ormai era abituato a svegliarsi con quella sensazione alla testa.
La luce era già abbastanza forte attraverso la tenda semi aperta e un raggio di sole spuntava picchiando sul pavimento di marmo della stanza facendolo brillare. La stanza profumava di sole e foglie d’alberi perché la finestra era aperta e faceva entrare la fresca aria del bosco che circondava il villaggio.
Era profumo di casa.
Sono davvero a Konoha allora… mi era quasi passato di mente” pensò il ragazzo. Si alzò leggermente puntellandosi coni gomiti sul comodo materasso. Da quant’è che non dormiva su un materasso così comodo?
Solo dopo si accorse di avere qualcosa avvolto intorno a tutto il torace e alle braccia. Indossava la sua maglia con il simbolo del villaggio della foglia e un paio di pantaloni grigi: erano il suo pigiama. Chi poteva averglielo portato? E come mai la finestra era aperta proprio come piaceva  a lui? Di solito l’ospedale la faceva sempre chiudere.
Addosso aveva due coperte, anche quelle morbide, pulite e bianche.
Rotus si svegliò in quel momento –Padrone, come vi sentite?-
Il ragazzo sospirò e accarezzò il collo della sua volpe –Ciao, bello. Sto benissimo adesso che sono a Konoh…-
Poi i ricordi del giorno prima lo investirono in un secondo. La ferita, Hinata, i Consiglieri Anziani, i suoi amici…
Gli venne un capogiro e le braccia cedettero, facendolo cadere di nuovo sopra a Rotus –Padrone!- si preoccupò questo
“Naruto vacci piano, ti sei appena ripreso!” sbuffò Kurama, ormai stufo di fare la parte del mammina.
-Che ore sono?- chiese il ragazzo tenendo gli occhi chiusi . Per un attimo percepì il corpo della volpe allungarsi verso l’alto. Probabilmente stava guardando verso l’orologio appeso al muro.
-Mezzogiorno-
In quel momento si aprì la porta della stanza, e Naruto automaticamente aprì gli occhi, ed entrò un infermiera che teneva su un vassoio del cibo. Sembrava stesse parlando con una sua collega.
-… quindi sono molto preoccupata del suo caso- stava dicendo mentre lasciava chiudere la porta dietro alla sua collega una volta che fu entrata anche lei.
-Si, hai proprio ragione- continuava questa.
Quando le donne si girarono e videro l’eroe di Konoha sveglio automaticamente sbarrarono gli occhi e alla donna tremò un attimo il vassoio in mano, rischiando quasi di far cadere tutto quello che c’era sopra.
-Oh per il Terzo! Naruto-sama! Ehm.. buongiorno!-
Questo si limitò a un cenno col capo per ricambiare il saluto.
La donna sembrò un attimo indecisa sul da farsi, come se non si aspettasse che si sarebbe svegliato. Poi si tranquillizzò e posò il vassoio sul comodino lì vicino e si avvicinò guardandolo con un leggero sorriso.
-Dimmi, come ti senti?- chiese mentre gli metteva una mano sulla fronte.
-Ho un leggero mal di testa, ma penso sia perché mi sono alzato troppo velocemente-
-Hai provato ad alzarti?- chiese questa stupita mentre prendeva da un cassetto nuove bende.
-Si-
-Cerca di non forzarti troppo, sei ancora debole. Hai affrontato un lungo viaggio- disse mentre prendeva un asciugamano con cui lo bagnò con dell’acqua calda.
Intanto la collega aveva annunciato che andava ad avvisare l’Hokagee uscì dalla porta.
-Si vai. Stavo dicendo, hai affrontato un lungo viaggio in pessime condizioni fisiche e pure sotto la pioggia torrente. La ferita che hai sull’addome è ormai guarita ma devo somministrarti degli antibiotici o rincomincerà subito a peggiorare e se necessario anche cambiarti la benda-
-Cielo, donna, quanto parli!- sbuffò Rotus
L’infermiera sbarrò gli occhi, ma prima che cominciasse ad arrabbiarsi, Naruto calmò le acque –Scusatelo, è solo stanco di stare qui fermo a non fare niente. Non voleva certo mancarle di rispetto e criticare il suo lavoro!  Anzi, Rotus, perché non vai a farti una passeggiata qua fuori?- e sotto il suo sguardo Naruto gli fece intendere di cercare una certa persona. Di una certa bellezza, con un certo nome che cominciava con” Hin” e finiva con “ata”.
Rotus capì subito al volo. Comunicare a sguardi era come leggersi nella mente per loro -Certo, padrone- saltò giù dal letto e uscì dalla stanza.
Naruto si voltò verso all’infermiera e si lasciò andare in una leggera risata nervosa mentre si portò un braccio dietro alla testa –Lo deve scusare, non sa quello che dice-
Ma la dottoressa sorrise anche lei leggermente –Non si preoccupi, Naruto-sama. La pazienza e l’autocontrollo sono alcune delle mie caratteristiche che ho imparato facendo il medico-  la dottoressa non poté non notare i canini aguzzi che erano spuntati dal suo sorriso, e quei strani segni che sembravano dei baffi sulle guance, ma non volle commentare, anche se non erano certo cose che le erano mai capitate di vedere. Non era preparata ad avere un Jinchuriki per giunta così potente come paziente. Lei era ancora alle prime armi in quanto ad esperienza, si poteva dire.
-Ce la fa ad alzarsi?- chiese riprendendo il discorso di prima.
-Oh, si certo- la donna si avvicinò in caso avesse bisogno di aiuto, ma con solo pochi  gemiti, Naruto si mise in piedi.
-Quanto ti fanno ancora male le ferite da uno a dieci?- chiese mentre lo aiutava a sfilarsi la maglia.
Naruto ci pensò un po’ su –Quattro-
La donna alzò gli occhi al cielo e sfasciò la benda da intorno il torace del ragazzo –Voi ninja siete dei pazzi. Combattete come schiavi al servizio di praticamente tutto il mondo e non vi degnate nemmeno di ammettere di avere male ovunque! Siete proprio orgogliosi… possibile che vi costi tanto comportarsi come delle normale persone?!- e premette l’ovatta troppo forte sulla ferita, e il ragazzo sobbalzò leggermente.
Gli occhi della donna brillarono –Mi dispiace, scusa… ho pensato a voce alta tutto qui-
Naruto osservò bene la donna. “Ha qualcosa di strano. Sicuramente è molto loquace. Ma chissà perché ce l’ha così tanto con i ninja…”
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Salve, 
scusate per questo ritardo colossale, ma alla fine degli esami, mia madre mi ha rivelato di avere un cancro al fegato, e io... be', ho voluto passare più tempo possibile con lei.
Ancora adesso lo sto facendo ma... ho paura per lei e non so quanto le rimane da vivere. Non so per quanto potrò stare con la mia mamma... quindi scusatemi.
Invio questo piccolo capitolo tanto per farvu capire che non vi ho abbandonati e continuerò comunque questa fanfiction. 
Grazie per tutti i miei lettori che mi seguono  e non mi hanno abbandonata.
Arigato.
LunaMalfoy_01

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Capitolo 15
*** La ripresa di Naruto e Mahre ***


                                     UN NUOVO NARUTO 

Capitolo 15: La ripresa di Naruto e Mahre 

Hinata si diresse verso la pianura verde dove una volta Naruto, Kiba, Choji e altri si erano sfidati in una gara di corsa per vincere dei dolcetti.
Era un posto così pieno di ricordi e bei momenti quello, per lei.
Hinata non poté non notare che era davvero una bellissima giornata: il sole splendeva alto nel cielo, una fresca brezza invernale smuoveva le chiome degli alberi e l'erba sotto i suoi piedi era morbida e ricoperta di rugiada. In cielo le rondini volavano ancora, in cerca di rami e foglie per poter costruire i loro nidi e ripararsi dal gelido inverno imminente.
La ragazza respirò a pieno quella fresca aria pura e pensò a Naruto.
“Ho fatto proprio bene a lasciargli la finestra aperta: così può respirare un po' di aria fresca e pulita di casa sua” si disse con un sorriso soddisfatto.
Quando una brezza un po' più fredda del solito colpì il viso della ragazza, questa si coprì più velocemente con la sciarpa bianca che aveva regalato allo shinobi biondo fino ad arrivare all'estremità del naso. Ella profumava di muschio, Naruto e terra. Lo sentiva che ci aveva viaggiato molto. Sentiva anche che non si era mai staccato un solo momento da quella sciarpa. Poteva quasi immaginare le grandi mani del ragazzo stringere quella sciarpa nei momenti più freddi o tristi del suo viaggio.
Senza accorgersene, era arrivata ai piedi del grande albero in cui tutti incidevano il proprio tempo. Al primo posto c'era Kiba con un tempo di due minuti e cinquantasei secondi.
“Ah Kiba... non cambierai mai, eh? Sempre a cercare di tener testa a Naruto. Ma ormai lui ha superato tutti noi”
-Ehi Hinata!- la chiamò una voce.
La ragazza quando si girò vide il grande sorriso di Ten-Ten e la sua mano che la salutava energicamente. Lei ricambiò il saluto e subito l'amica la raggiunse.
-Che ci fai qui tutta sola?- domandò con aria incuriosita. Si era sciolta i codini e aveva lasciato che la nuova chioma lunga fino al petto le circondasse il viso e la riparasse dal freddo. Anche lei portava una sciarpa sul collo e stivali pesanti.
-Avevo pensato di venire qui per fare una passeggiata. A casa mia non respiravo più-
-Si ti capisco, capita anche a me. Infatti abbiamo avuto la stessa idea- sorrise l'amica.
-Che ne diresti se adesso passassimo a prenderci qualcosa da bere e poi andiamo a portare dei fiori a Naruto? Tra un ora dovrebbe risvegliarsi, sai?-
La Hyuga spalancò gli occhi -Oh per il Quarto! Me ne ero dimenticata! Che ore sono?-
-Era l'una e quaranta quando sono uscita, ci metto circa un quarto d'ora ad arrivare qui e da quando ti ho incontrata a adesso saranno passati altri dieci minuti. Quindi penso che fra più o meno un ora si sveglierà. Dai andiamo!- prese per mano la Hyuga e la tirò verso il villaggio.
Una volta arrivate là andarono a prendersi una cioccolata calda da Teuchi, il quale chiese come stesse Naruto
-Tra poco dovrebbe risvegliarsi. Adesso andiamo a prendere dei fiori per lui e glieli portiamo-
Il vecchio annuì -Si, fanciulle, fate proprio bene! E, anzi, dite a Naruto che quando vuole sono qui per offrirgli una ciotola di ramen come benvenuto!-
-Lo faremo, stia tranquillo- annuirono le ragazze, e una volta pagato il conto, uscirono per andare dai Yamanaka.
Entrate nel negozio, ad accoglierle ci fu la madre di Ino -Salve ragazze! Posso fare qualcosa per voi?-
-Si, vogliamo portare dei fiori a Naruto visto che è in ospedale-
-Che pensiero carino!- disse contenta la donna. Si alzò da dietro la scrivania per venir loro incontro. Portava un grembiule marroncino chiaro che si legava al collo e alla vita -Ha un fiore preferito o volete qualcosa che abbia un significato speciale solo per lui?- domandò prendendosi le mani l'una fra l'altra davanti allo stomaco. Hinata rispose subito -Gerani I suoi fiori preferiti sono i Gerani gialli- disse con gli occhi che brillavano.
Ten-Ten sorrise ma non disse niente “Hinata ama davvero tantissimo Naruto...”.
-
Gerani? Mmmh... credo di averne ancora nella serra qua dietro. Vado subito a prenderne un mazzo- e così dicendo si congedò con un leggero sorriso e se ne andò verso la serra.
-Come lo sapevi, Hinata?-
-Me l'ha detto lui. Mi ha detto che quando i suoi genitori si conobbero, Minato portò a Kushina un sacco di Geranei gialli per chiederle di sposarlo. Ciò l'aveva fatta ridere, perché già biondo com'era lui, vedere che portava tra le mani dei fiori anche più gialli l'aveva trovato ironico. Inoltre lei pensava che già con i suoi capelli rossi, accettare un anello sbrilluccicante e un mazzo di fiori sgargianti, l'avrebbe fatta apparire come una stella. A quel punto Minato le ha detto “Perché tu sei la mia stella, e voglio che tutti ti vedano brillare per tutta la tua magnificenza. E voglio che sappiano che però, ormai, tu sei e sarai solo mia”. E' stata la prima volta che Kushina non seppe cosa dire dall'emozione, se non rispondere di sì per la bellissima richiesta di matrimonio, ovviamente-
Ten-Ten sgranò gli occhi -Uauuu! Ma è stato dolcissimo!-
La Hyuga annuì -E' una delle cose più importanti che gli ha detto sua madre quando ha avuto la prima e irripetibile occasione di conoscerla, insieme alla storia di come loro si sono conosciuti. Mi ha raccontato anche quella-
Ten-Ten sospirò -Gli deve mancare davvero tanto. Non solo sua madre, anche suo padre, i suoi maestri... ha sofferto davvero tanto...- ragionò a voce alta.
-Già- annuì la ragazza
-E' un ragazzo meraviglioso Hinata, ti consiglio di tenertelo stretto- le disse facendole l'occhiolino
Hinata rise, ma ormai aveva imparato come difendersi -E tu dimmi, cosa c'è fra te e Sai?- chiese con un aria maliziosa
-C-C-C-Cosa?! Ma di che stai parlando!-
Hinata scoppiò a ridere -La tua reazione ne è una prova!-
Ma prima che Ten-Ten potesse ribattere, arrivò la signora Yamanaka con in mano un bellissimo mazzo di Geranei gialli. Sembrava risplendere di una luce propria.
Senza che lo sapessero, tutte e due le ragazze si chiesero se quello di Minato fosse stato proprio così quando aveva fatto la proposta a Kushina. E se era così., si dissero che aveva fatto proprio una bella scelta.
-La ringrazio. Sono bellissimi. Quanto vengono?-
-Oh no. Prendeteli pure. Considerateli un omaggio anche da parte mia per Naruto- disse la donna posando la sua mano su quella di Ten-Ten che era andata verso la tasca per prendere i ryo.
-Di-Dite davvero?- rimase stupita Hinata guardando prima la donna e poi il mazzo che le aveva dato tra le mani.
-Ma certo. Forza muovetevi, o farete tardi- si congedò con un altro sorriso e dopodiché si girò e tornò verso la scrivania.
-La ringraziamo di cuore signora Yamanaka! Dai, andiamo Hinata!- Ancora una volta Ten-ten afferrò l'amica per la mano e la trascinò via da lì, stando attenta a non sgualcire i fiori.
E proprio quando uscirono, davanti alla porta si ritrovarono davanti una grande volpe rosso-arancio che sembrava stesse aspettando da un po'.
-Rotus!- esclamò Hinata sbarrando gli occhi
La volpe si rimise in piedi e guardò la ragazza -Ce ne hai messo di tempo per uscire da quel negozio- si lamentò stiracchiandosi la schiena.
-Oh cielo! Ma questa volpe parla!- ululò un po' terrorizzata e un po' stranita.
-Ma perché voi esseri umani dite sempre l'ovvio- sbuffò con un leggero ringhio.
-Rotus, cosa ci fai tu qui?- interruppe la loro conversazione, la Hyuga, avvicinandosi alla volpe.
-Maestro Naruto mi ha detto di cercarvi per assicurarsi che voi steste bene-
La ragazza batté le ciglia velocemente. Subito dopo, le sue gote si tinsero di rosso e abbassò leggermente lo sguardo “Non posso crederci... Naruto nonostante sia ferito e stanco morto pensa a me. Si preoccupa se mi senta bene, anche quando dovrebbe pensare solo a sé stesso”
Ten-Ten riuscì in qualche modo quel silenzio che si stava facendo piano piano imbarazzante -Ma come ha fatto a trovare una volpe parlante?- domandò, seriamente incuriosita.
La volpe sbuffò con il naso e scosse le orecchie -Voi umani siete una cosa incredibile. Tuttavia io non posso rispondere alla vostra domanda: dovreste chiedere al mio padrone. Coraggio andiamo- e così dicendo si voltò verso la direzione dell'ospedale.
-Ci stai portando da lui?- domandò Ten-Ten
-Ma certo- disse questo – Maestro Naruto vuole rivedere subito la Hyuga. E' una fortuna che sia tornato. Durante questi due anni ha praticamente parlato solo di te. Dopo un po' ho fatto finta di ascoltare: era insopportabile. Non faceva altro che dire Hinata qui, Hinata là e bla bla bla-
La Hyuga alzò di colpo la testa e arrossì ancora di più -D-Davvero?-
-Eccome! Continuava a dire quanto le manchi, quanto ti ama... ogni cosa gli ricordava te, ed era sempre il momento giusto per parlare di te. Non c'è stato un solo giorno in cui non ti abbia menzionata, o per lo meno pensata. State bene? Siete tutta rossa in faccia. Non avrete mica la febbre, vero? Maestro Naruto si arrabbierebbe con me!-
Hinata non stava bene. Per niente. Era semplicemente al settimo cielo!
Il cuore le batteva fortissimo e più Rotus aveva parlato, più il suo viso si era piano piano colorito di rosso, fino a diventare di un rosso pomodoro.
Ad un tratto non sentiva più freddo. Ma solo caldo. Tanto caldo.
“Oh mio dio... Naruto mi ha pensata per tutto questo tempo”
-
Ma che dolce! Non immaginavo che Naruto avesse questo carattere! Onestamente la cosa mi stupisce. E soprattutto non avrei mai immaginato che qualcuno lo chiamasse “Maestro”! Fa un po' strano, sai?-
-Maestro Naruto è il migliore di tutti- disse con un leggero ringhio che faceva intendere quanto credeva in quello che diceva.
Hinata si tolse poi dall'imbarazzo e sorrise alla volpe -Io ci credo, Rotus. E la penso allo stesso modo- e le posò una mano su per il lungo collo peloso.
Adesso, Hinata non poteva sapere quanto fosse aggressivo di solito o che fosse una Volpe Superiore e che di solito non si dovrebbe subito fare una cosa del genere, perchè le volpi possono essere molto suscettibili: eppure Rotus non reagì.
O meglio, fu così sorpreso da quella fiducia nei suoi confronti sul fatto che non l'avrebbe attaccata, che non seppe cosa fare. Rimanendo senza fiato.
Di solito era abituato a ricevere le carezza solo da parte di Maestro Naruto, Shin e Mida. Ma da quando aveva visto quella ragazza, aveva subito avvertito la sua aurea di luce confortante. Rotus, purtroppo, era troppo orgoglioso per far vedere che gli piacesse quel tocco, così si limitò a sbuffare e lasciarla fare facendo finta di provare indifferenza.
Eppure con quel suo sorriso. Con quella sua voglia di farlo felice con quel tocco... lo facevano quasi sentire in colpa.
“Questa kunoichi vuole solo far del bene a tutti...”
“Rotus sembra proprio il rispecchio di un animo nobile e protettivo”
“Oh per il Terzo... FERMI TUTTI! Dove sono i miei kunai?!”
***

-Cos'hai contro i ninja?-
La dottoressa sospirò e finì di allacciare la benda intorno al torace del ragazzo
-Io non ho niente contro i ninja... ma vorrei che fossero più aperti, tutto qui-
Beccata.
-Sei innamorata di un ninja, vero?-
Quando strinse il nodo lo strinse troppo forte e il ragazzo gemette. Stavolta, però, la donna non si scusò. Ma Naruto rise.
-Qual'è il suo nome?-
La donna all'inizio non rispose, ma poi si voltò, prese delle forbici e disse il nome di Shino Aburame.
-Sul serio?- spalancò gli occhi lo shinobi
La donna, in tutta risposta sospirò guardando verso l'alto con aria sognante -La sua indifferenza nel provare dolore è così attraente! Sembra un ragazzo dall'aria sensibile e solitaria: non parla molto, ma sono sicura che dentro porta un cuore da vero romantico! Forse è solo timido o insicuro di sé stesso, ma sotto quell'aria oscura sono certa che tiene una grande passione verso la ragazza giusta: e quella forse, un giorno, potrei essere io!-
Naruto rise nervosamente -Eh già!-
Accidenti alle donne... ma come fanno a vedere tutte 'ste cose inimmaginabili?! A me Shino è sempre apparso molto semplice da capire... “ Ma il ragazzo era comunque il primo a incitare la gente a dichiararsi quando capisce che vuole stare con uno... quindi cercò di apparire contento ma serio
-E' una bellissima. Perché non glielo dici?-
La donna tagliò il pezzo di garza avanzato e subito dopo la forbice cadde a terra -C-Che cosa hai detto?!-
-Diglielo. Digli che ti piace, no?-
-Non è facile, sai? E poi lui non mi degna di uno sguardo...-
-Ma se Shino è la persona più rispettosa, educata ma suscettibile che abbia mai conosciuto! Come può mancare di rispetto a una donna, poi?-
-Maledetti ninja... siete indistruttibili, ecco la verità!-
-In che senso?- si fece interessato il ragazzo. Non aveva mai pensato a cosa le persone normali del villaggio pensassero dei ninja. Non si era nemmeno mai preso la briga di chiederlo a qualcuno, o almeno, di rendersene conto.
-Insomma... come vi è venuto in mente di fare un lavoro del genere?! Combattere fino alla morte per questioni politiche o... - sospirò -voglio dire, vi stimo e ringrazio tantissimo perché in caso di attacco nemico ci proteggete voi ma... la tua famiglia? Insomma... non ti preoccupi per tua madre, tuo padre o... che ne so... hai fratelli o sorelle? Nonne, zii o zie, cugini... non ti preoccupi della tua famiglia?-
“Possibile che questa donna non sappia nulla di me?” 
Naruto rise di nuovo. Ma a bassa voce. Come se non volesse farsi sentire, o se ne vergognasse.
-Come ti chiami?-
La ragazza notò quanto i suoi occhi fossero profondi e languidi. Quasi lucidi,e se ne stupì: non aveva mai visto un uomo piangere, né tanto meno un ninja. Ma era incredibilmente attraente e misterioso, non pietoso o imbarazzante.
- Sara-
Sorrise leggermente. Come se fosse stanco di farlo.
-Be', Sara... io rimarrei volentieri con la mia famiglia... con mio padre e mia madre... se ce li avessi ancora-
Subito la ragazza si portò le mani alla bocca e gemette -Oh per il Terzo...!- tremò leggermente -Mi dispiace... cielo, mi dispiace così tanto Naruto!- e gli posò una mano sulla spalla mentre l'altra continuava a tenerla ben aderente sulla bocca.
-Tranquilla, ormai ci sono abituato. Lo sopporto da diciotto anni ormai-
-Quand'è successo?-
-Quand'ero molto piccolo. Anzi, per l'esattezza esattamente quando sono nato, poche ore dopo sono morti entrambi allo stesso momento-
-E chi si è occupato di te?-
-Il Terzo Hokage per un po'. Dopodiché, verso i sei anni ho cominciato a vivere da solo-
-Ma possibile che non hai nessuno con te?-
-Be', una persona ce l'ho ancora...- e guardò verso la porta
Dopo che anche la donna si girò, questa si aprì, rivelando la figura di Rotus che entrava con impazienza -Maestro Naruto, come vi sentite? Ho fatto venire qui la Hyuga e una sua amica. Dottoressa ancora qui?-
Naruto quando posò gli occhi su Hinata, non ci capì più nulla e tentò addirittura di alzarsi.
“Hinata... Hinata finalmente possiamo vederci sul serio”
Nessuno dei due era stanco o in preda alla febbre o trascinato via da qualcuno. Erano perfettamente coscienti di stare l'uno davanti all'altra. E per lui non poteva andare meglio di così. Avrebbe tanto voluto poter fermare quel momento per sempre e stare a guardarlo per il resto dei suoi giorni.
Quella bellissima donna che teneva fra le mani un mazzo di fiori stupendi. Gerani. I suoi preferiti.
Ma la più grande visione era lei.
-Hinata-
Il ragazzo traballò mentre cercava di appoggiarsi qualcosa a cui reggersi
-Naruto-kun! Fai pauno, per favore!-
Ma il ragazzo non l'ascoltò e si avvicinò a lei -Hinata... finalmente posso vederti per bene- e così dicendo le prese il mento fra le dita e lo sollevò per guardarlo.
Le gote della ragazza si tinsero di rosso.
Passaro dei secondi che per Hinata sembrarono minuti, in cui lui non le toglieva lo sguardo di dosso. Analizzando tutto il viso. La sua pelle, i suoi occhi, le sue sopracciglia, cercando di trovare anche un minimo difetto nella sua pelle e nel suo viso assolutamente perfetto.
Nella sala calò un certo imbarazzo in cui soltanto Naruto si sentiva a suo agio, perché a lui non importava. Amava Hinata. L'amava così tanto, e non gli importava di fare scena davanti alla dottoressa o a Ten-Ten.
La voleva baciare.
Eccome se la voleva baciare. Anche lì. Subito. In quell'istante. Ma di certo lei, con la sua timidezza, si sarebbe sentita troppo a disagio, e lui non voleva che succedesse una cosa simile. Perciò si trattenne.
-Naruto-kun... io e Ten-Ten ti abbiamo preso questi gerani... spero che ti piacciano- disse facendogli vedere il mazzo che teneva fra le mani.
Il ragazzo non poté non trattenere un singhiozzo sorpreso -Q-Questi sono...?-
Ten-Ten non l'aveva mai visto così sorpreso, né così... commosso.
-Oh Naruto-kun, sono contenta che ti piacciano! Li ha scelti Hinata, sai? Sapeva che tu li adoravi- disse la ragazza dando una gomitata all'amica.
-Grazie, ragazze. Non so come potrei fare per sdebitarmi- disse prendendo il mazzo tra le mani e osservandolo tanto intensamente che sembrava stesse guardando suo figlio.
Li posò sul comodino e poi strinse forte Hinata contro il suo aspetto.
Naruto era incredibilmente caldo, forte, alto ma morbido. Profumava di uomo, leggero sudore e bosco. Un mix che rilassava.
La ragazza arrossì così tanto che sembrava avesse la febbre, ma poi si lasciò cullare dalle sue forti braccia. Quando il ragazzo le massaggiò la schiena, il suo cuore fece una capriola... o due... o tre.
-Ehm-ehm.. sto interrompendo qualcosa?-
Tutti i presenti nella stanza si voltarono verso la parte da cui era venuta la voce, e si ritrovarono a fissare lo sguardo mezzo divertito dell'Hokage.
Naruto si esibì in un spettacolare sorriso sghembo che fece notare il canino destro affilatissimo, da vera volpe -Baa-chan! Quanto tempo... - e si avvicinò alla donna -... ma il suo viso rimane come era una volta...- per un momento la donna sgranò gli occhi quando vide il ragazzo inginocchiarsi a lei . Ci fu un momento di pausa in cui nessuno sapeva che cosa stesse succedendo, e in cui l'Hokage, incredibile ma vero, arrossì. Finché Naruto non se ne uscì con un -... inguardabile-
Ci fu un momento di pausa in cui tutti trattennero il fiato, terrorizzati. Solo Naruto poteva permettersi di parlare così all'Hokage.
-TU MALEDETTO!- urlò questa cercando di sferrargli un pugno letale. Ma questo lo schivò con una prontezezza da maestro e le prese la mano fra le sue. Scoppiò a ridere.
-E dai, Baa-chan, scherzavo! Mi siete mancata molto- stavolta il suo viso prese una forma serie e sincera e il ragazzo le baciò anche la mano e si inchinò di nuovo.
-Naruto, vedo che per un certo lato non sei cambiato- disse con severità, ma con una quasi impercettibile sfumatura di sorriso sulle sue labbra. Come se lo trovasse un sollievo.
-Quinto Hokage!- squittì la dottoressa.
-E adesso Naruto alzati, se non vuoi che ti si riapra la ferita!- abbaiò la donna, capendo al volo la sua situazione clinica e lo squittio della collega.
Il ragazzo, tuttavia, si alzò con un gemito e un occhio chiuso. Tenendosi una mano sulla parte del taglio.
-Le mie più sentite scuse... ma temo che sia troppo tardi-
L'Hokage grugnì di sconforto e preoccupazione -E ti pareva, sciocco di un Naruto! Adesso ci penso io- e senza aggiungere parola afferrò i lembi della maglia del ragazzo e gliela sfilò dalla testa. Questo gemette di nuovo.
Dalla ferita aveva di nuovo cominciato a perdere sangue.
-Può andare lei. Hinata, Ten-Ten, potete restare voi se volete, ma dovete stare in assoluto silenzio e senza disturbarmi, sono stata chiara?- disse rivolgendosi alle ragazze mentre si sollevava le maniche del kimono.
Le ragazze annuirono e si andarono a sedere su delle sedie lì vicino.
-Naruto siediti anche tu, forza-
Mentre il ragazzo obbediva, l'altra infermiera se ne uscì con un “arrivederci” e chiuse la porta.
Subito dopo, l'Hokage cominciò a trafficare per togliergli la benda. Quanto fu tolta tutta, non riuscì a non impressionarsi per il sigillo.
-Questo è..?-
-Il sigillo quadrangolare di mio padre, si-confermò il ragazzo -Più o meno-
-Ha qualcosa di diverso...- rgionò a voce alta la donna
-Si perché non è lo stesso che usò mio padre appena sono nato. Questo è più... “moderno” si può definire. E' un sigillo quintagonale con apertura semplificata a bassa alimentazione di chakra-
La donna lo guardò un attimo assottigliando gli occhi -Intendi la tecnica del sigillamento semplificato? E' difficilissima da usare ed è stata quasi del tutto dimenticata perché fa parte di una delle tecniche proibite del clan...-
-... Uzumaki. Si, lo so-
Ten-Ten e Hinata osservavano e asocoltavano interessate, senza neanche perdersi una parola. Erano rigide sulle sedie e sporte in avanti, come se stessero per scattare per una maratona.
-E chi è stato a fartelo?-
-
Io-
La donna sbarrò gli occhi -Tu hai... tu hai... davvero...?-
-Ho imparato un sacco di cose in questi due anni, Hokage. Non per vanarmi, ma ho imparato tutte le tecnice proibite e non del mio clan e di quello di mio padre- il tono di Naruto aveva raggiuto una piega seria e piuttosto soddisfatta.
L'Hokage lo guardò impressionate, così come le ragazze, ma poi si ripresero
-Poi me ne parlerai melglio in ufficio. Adesso dimmi, piuttosto, come è successo questo?- disse riferendosi al taglio mentre cominciava a passargli del chakra con la tecnica medica.
“Il corpo di Naruto è finalmente riposato e rilassato, solo l'addome e la parte lombare della schiena sono in tensione a causa della ferita. Non sembra una ferita da arma ninja, né samurai. E' passato un giorno eppure non si è nemmeno un po' rimarginata. Deve essere stata colpa di una tecnica ninja... ma come?”
-Una tecnica di un ninja- lupo. Usava tecniche animale come quelle di Kiba: non sono riuscito a spostarmi in tempo e mi ha preso-
-Ma come può essere? La base non doveva essere di samurai? Cosa ci facevano dei ninja lì?-
-Mahre non le ha già spiegato tutto..? A proposito! Dov'é? Dov'è lei?- disse improvvisamente preoccupato. Gli occhi leggermente spalancati e le mani strette a pugno contro i fianchi.
Purtroppo non si accorse del leggero brivido di delusione di Hinata e il suo sguardo afflitto “Chi è questa Mahre?”
*******
La ragazza stava riposando nella sua stanza d'ospedale con una benda bagnata d'acqua sulla fronte.
Tuttavia, il suo riposo non si poteva definire tale.

-Mahre- tuonò la voce del Generale
-Si, sensei- strillò questa inginocchiandosi subito anche al solo cospetto della sua sola voce.
Una volta il Generale non era Minsh.
Il suo nome era Mikestukami. Non si sapeva di dove fosse e non portava mai con sé il copri-fronte. A volte la gente pensava che non fosse nemmeno un ninja. Ma invece era fra i più spietati di tutti.
-Cosa intendi esattamente con ciò che hai detto fino a poco fa?- la sua voce era bassa e minacciosa.
Allora Mahre era più piccoa...più fragile...
Le sue labbra tremavano, scosse dal pianto che la stava per sommergere. Era bagnata fradicia dalla testa ai piedi, il corpo rovinaro dai duri allenamenti e del sangue che le usciva dalla testa a causa del pugno ricevutogli durante l'allenamento -I-Io non voglio... io n-non voglio... l-lasciare la mia famiglia... n-n-n-non voglio diventare una ANBU... voglio rimanera con la mia mamma e il mio papà...- singhiozzò così forte che quel suono rimbombò per tutta la grande sala. E più Mahre lo sentiva, più si sentiva il peso di quell'abbandono sulle spalle. Più cominciava a capire quanto fosse sola.
-La tua mamma e il tuo papà hanno dovuto mandarti qui per farti diventare più forte e per poterti addestrare con cura e renderli orgogliosi. Dovresti considerarlo un onore. Quando sarai pronta, potrai tornare da loro. Ma fino ad allora- e l'uomo si inginocchiò fino ad arrivare alla sua altezza. Le prese il mento fra il pollice e l'indice e finì con una sola emissione di voce -tu sarai mia. Perciò... vediamo di venire al dunque...-
Poi tutto fu velocissimo.
Un forte dolore alla testa.
Freddo al ventre.
Il buio.
Un dolore atroce.
Un urlo.


-SIGNORINA!-
Mahre si alzò di colpo dal letto d'ospedale. Era in un bagno di sudore. Il camice era appiccicato al suo corpo e i capelli caduti davanti alla faccia.
Si portò una mano al cuore.
Era solo un ricordo... solo un ricordo... ormai è passato. E' passato, Mahre!” si disse nella mente. Fuori faceva grandi respiri per potersi riprendere.
-Signorina, va tutto bene. Non è successo nulla! Era solo un incubo- cercò di tranquillizzarla.
“Cavolo... devo aver urlato...” si disse con ancora il fiatone. Fece scorrere la mano verso il basso, fino al ventre...
Chiuse gli occhi e sospirò forte.
-Signorina, dovreste dormire ancora un po'-
-No- scattò subito lei
“Non voglio rischiare di rivivere quell'esperienza...”
-No, non voglio... e comunque, ormai, mi sono svegliata- disse con un altro lievo sospiro.
-Come vuole- sorrise la dottoressa. Era gentile con lei. Non era come quei dottori che se ne fregano di quello che preferisce o no il paziente. E' una di quelle persone che non hanno fatto quel lavoro perché i genitori ne andassero fieri, ma solo per la bellezza dell'umanità.
Per cercare con sincero affetto di aiutare una persona, un essere umano, e farlo star bene.
Si curò di prenderle un cambio e di sciaquarle il viso, il collo, il petto e le spalle dal sudore. Le cambiò anche il camice e le pettinò i capelli indietro in una treccia per non farla sudare nuovamente. Aggiunse addirittura una coperta a causa della frescolina aria dell'ospedale.
-Vi porto da mangiare, signorina- e così dicendo se ne uscì.
*******

-Ecco qui, Naruto... dovresti essere a posto adesso. Non ti azzardare a fare qualunque tipo di movimento brusco!- lo minacciò Tsunade
-Si, Hokage- annuì Naruto
L'Hokage lo soppesò con lo sguardo. Era cresciuto, e anche tanto. Aveva un aria più percolosa e determinata di due anni fa.
Non che Tsunade avesse strani pensieri, ma notò che il ragazzo era diventato davvero bello e attraente. Non era più un bambino.
Ma inoltre, aveva qualcosa di completamente diverso rispetto a due anni fa.
Aveva dei lineamenti volpini: i canini erano molto affilati, i tipici segni sulle guance tipo baffi erano sempre gli stessi, ma stavolta Naruto aveva anche gli occhi ridotti in due fessure strette, proprio come i felini. Erano di un azzurro magnifico. In sé Naruto assomigliava molto a sua madre, era bellisismo proprio come lei, e adesso che aveva anche lo stesso carattere del padre, era diventato proprio uno schianto.
I capelli erano proprio gli stessi di suo padre. Ma Naruto era in qualche modo più bello di tutti e due. Aveva in sé qualcosa che neanche i suoi genitori avevano.
-Naruto sei davvero cambiato molto...-
Il ragazzo sorrise -In seno buono o cattivo?-
-Vedremo-
E Naruto sorrise ancora di più, divertito.
-Coraggio: mangia. Tra poco dovrebbero arrivare anche...-
-Naruto! Eccoti disgraziato! Ci hai fatto prendere un colpo!-
L'Hokage alzò gli occhi al cielo “Si parla del diavolo...” 
Dalla porta erano spuntati Ino, Shikamaru, Kiba e Choji.
-Ragazze, siete già qui? Oh, buon pomeriggio Hokage!- salutò Choji inchinandosi,e cosi fecero gli altri.
Lei ricambiò con un veloce cenno e poi disse a Naruto che era stato rilasciato dall'ospedale e che adesso doveva solo mangiare, vestirsi e dopo aver firmato i documenti, poter uscire un po' con gli amici e dopodiché raggiungerla nel suo ufficio. Dopodiché si congedò e uscì urlando un ultimo -Non sforzare troppo la ferita!-
Dopodiché se ne uscirono tutti con un -NARUTOOOO!- e saltarono addosso all'amico.
-Ehi calma, ragazzi!- disse questo ridendo.
-Oh, amico, ci sei mancato così tanto- disse Choji dandogli una stretta sulla spalla
Kiba sbuffò -Dovevi avvertirci, baka. Ti sembrano cose da fare queste?-
Naruto rise limpidamente -Scusami, amico. Ma dovevo farlo- e così dicendo si voltò a guardare Hinata.
Quando la ragazza se ne accorse, diventò paonazza e si strinse nelle spalle.
-Come va la ferita, Naruto?- chiese Shikamaru con le mani nelle tasche
-Non devo sforzarla troppo o rischia di riaprirsi-
-Ci devi raccontare tutto, lo sai? Quante tecniche hai imparato in questi due anni?- chiese Ino con gli occhi che brillavano di curiosità.
-In tutto?- domandò il ragazzo incrociando le braccia al petto ancora scoperto e appoggiandosi sul bordo del letto, guardandola con un leggero ghigno che lo faceva apparire tremendamente attraente.
Ino arrossì così tanto che se ne vergognò “Oh mamma mia, Naruto...!” -Ehm... si-
Il ragazzo prese una pausa guardando verso il pavimento per concentrarsi e pensarci su, poi la guardò di nuovo e rispose -Quarantadue-
-CHE COSA?!- sbarrarono gli occhi questi
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Ehilà,
perdonate il mio ritardo. Continuerò già da domani.
I dottori cominciano a dire che mia madre non ha davvero speranze. A malapena forse passerà questo anno.
Al prossimo capitolo.
Arigato.
-LadyMalfoy_01

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