Strange Family di Gojyina (/viewuser.php?uid=14967)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I parte ***
Capitolo 2: *** II parte ***
Capitolo 3: *** III parte ***
Capitolo 4: *** IV parte ***
Capitolo 5: *** V parte ***
Capitolo 6: *** VI parte ***
Capitolo 7: *** VII parte ***
Capitolo 8: *** VIII parte ***
Capitolo 9: *** IX parte ***
Capitolo 10: *** X parte ***
Capitolo 11: *** XI parte ***
Capitolo 1 *** I parte ***
SF1
AUTORE: Gojyina-chan
DISCLAMER: I personaggi
sono di T. Inoue. Alcuni, invece, li ho inventati io, ma non temete:
la differenza, balza immediatamente agli occhi! -////-'
NOTE:
È la prima FF che
scrivo a distanza di anni...devo dire che è stato più
difficile ricominciare a farlo, piuttosto che scrivere per la prima
volta ç___ç
Secondo me,
balzella un po' troppo in alcuni punti, ma, dato il numero dei
personaggi, per riuscire a realizzare 'un' opera corale', diciamo
così, non sono riuscita a fare diversamente.
SORRY!
Dedicata a tutti coloro
che hanno amato la nonnina-hentai.
Questa
allucinata/allucinante FF, l'ho scritta solo per voi!
^______________^
STRANGE
FAMILY
"Hanno chiuso il
cantiere?! E adesso che farai?"
La voce tesa di Mito, lo
riscosse dallo stato catatonico in cui era sprofondato la sera
precedente, appena ricevuta la nefasta notizia.
"Non lo so…Troverò
qualcos’altro!" sbuffò Hanamichi, passandosi una mano
tra i capelli.
"Certo, ma…E’
difficile trovare un lavoro serale a buon prezzo e…"
"Non importa! – lo
interruppe stancamente – Se necessario, lascerò il basket,
così avrò una scelta più ampia!"
"Ma…Hana…"
"Yo! Devo pensare ad
Hikaru! Domani sarà il suo primo giorno allo Shohoku e la
retta è più costosa di quella delle Medie!"
"Hana, per qualunque
cosa… Lo sai, vero?" gli chiese il suo migliore amico,
dandogli una spallata.
"Non temere! Il
Tensai ha sempre una soluzione!" sorrise il ragazzo, fingendo
una tranquillità che era ben lungi dal provare…
Kaede Rukawa, asso dello
Shohoku, campione di basket e ragazzo bello e tenebroso, era
ufficialmente morto.
A dare la triste notizia,
una famiglia psicolabile e due animali domestici schizofrenici.
Addio bici, addio pace,
addio allenamenti tranquilli.
I suoi due fratelli,
Kurumi e Kazuya, iniziavano il Liceo.
"Cocco, sei pronto?
Non voglio far tardi il nostro primo giorno di scuola!" trillò
la sorellina, guardandolo storto, mentre trascinava il suo gemello
fuori di casa.
"Fratellone, andiamo
prima che mi spezzi un braccio!" si lamentò Kazuya,
intento ad allacciarsi una scarpa, saltellando su un piede solo.
"Hn"
I tre fratelli, si
avviarono a scuola, camminando a passo spedito.
"Hana! Siamo qui!"
Il braccio di Noma attirò
l’attenzione del numero dieci.
Passando in mezzo a
quell'oceano umano di studenti accalcati nel cortile, raggiunse il
Guntai, sottobraccio ad una bella ragazza dai lunghi boccoli
rossastri e due splendidi occhioni scuri.
"Letto già il
tabellone?" chiese Sakuragi, passando un braccio sulle spalle
della rossina.
"Siamo ancora
insieme!" annunciò Takamiya, sorridendo a trentadue
denti.
"Fantastico! –
esclamò Hanamichi – Hiki, andiamo a vedere in che sezione
sei!" mormorò alla giovane.
Il Guntai, si fece largo
tra la folla, permettendo ai due di raggiungere i tabelloni con
facilità.
“Piccola, sei nella
sezione F, al secondo piano e…”
Le parole gli morirono in
gola quando, leggendo i vari nomi elencati in ordine alfabetico, notò
due cognomi odiosamente familiari.
Kazuya e Kurumi…RUKAWA?!
Rimase lì
impalato, occhi e bocca spalancati, completamente attonito.
Non bastava un volpino,
adesso ce n’erano addirittura TRE!!!
"AAAAAHHHHHH!!!
E’ RUKAWAAAA!!!!"
L’urlo isterico di
alcune studentesse annunciò l’arrivo del suo acerrimo
nemico.
Voltandosi al
rallentatore, vide la folla di studenti separarsi in due, permettendo
il passaggio dell’asso dello Shohoku, freddo ed impassibile come
sempre.
Non era da solo.
Accanto a lui, c’era un
ragazzo, di dieci centimetri più basso ed una giovane, dai
lunghi capelli lisci e neri.
Entrambi avevano la pelle
candida e gli occhi azzurri.
Kaede lo notò
subito.
Era inevitabile, data
l’assurdità di quella capigliatura.
Con sommo stupore vide
Sakuragi abbracciato ad una ragazzina…
Osservandola meglio, si
rese immediatamente conto dell’incredibile somiglianza tra i due.
E così anche il
Do’hao aveva una sorella, eh?
Ad occhio e croce, però,
sembrava più tranquilla della sua.
"Siamo nella F!"
disse Kurumi, felice di essere insieme al suo gemello.
Il Kitsune lesse il nome
sotto quello dei suoi fratelli.
Hikaru Sakuragi.
Ci aveva visto giusto,
come sempre.
"Sei anche tu nella
F?" chiese Kurumi, alla rossina.
"Sì –
intervenne Hanamichi, evitando di guardare il compagno di squadra –
Lei si chiama Hikaru ed io sono suo fratello Hanamichi Sakuragi!"
si presentò, con un leggero inchino.
"Ciao. Io sono
Kurumi Rukawa e questi sono i miei due fratelli Kaede e Kazuya!
Saluta!" la giovane tirò una gomitata sul fianco del suo
gemello, mezzo imbambolato.
" ’ao…"
mormorò il ragazzo, con la faccia rosso fuoco.
Hikaru, si limitò
ad un cenno del capo.
"Mia sorella non
riesce a parlare…" spiegò Hanamichi, stringendola più
forte a sé.
"Mi spiace! Beh, io
parlo per tre, ci troveremo bene insieme! – sentenziò
Kurumi, prendendo la rossina sotto braccio – Andiamo a cercare la
nostra aula, ti va?" le propose la moretta.
"Hikaru, vuoi che
venga con te?" chiese Hanamichi, guardando sua sorella negli
occhi.
La ragazza gli sorrise
scuotendo la testa. Lo salutò con la mano e si allontanò
con la sua nuova amica.
"Kazuya,
sbrigati!!!" tuonò la volpina, quando si rese conto che
il gemello era rimasto impalato come uno stoccafisso.
A Kaede non sfuggì
l’espressione stralunata del fratellino.
Viso arrossato, pupille
dilatate, sguardo beota…
Kazuya era rimasto
folgorato dalla bella rossina.
KAMI SAMA!
Si prospettava un anno
lungo e difficile!
La convinzione del
Kitsune, si rafforzò, quando lesse i nomi dei suoi nuovi
compagni di classe…
Con uno sbuffo
insofferente, si diresse nella sua nuova aula.
"Ciao, Hana! - lo
salutò Haruko, sorridendo felice – Che bello! Quest’anno
siamo tutti insieme!" arrossì, estasiata.
"Tutti….CHI?!"
chiese Hanamichi, osservando i suoi quattro amici, o presunti tali,
che avevano iniziato a fischiettare, guardando dappertutto fuorché
lui.
"Tutti! – ripeté
la Akagi – Io, tu, il Guntai e…RUKAWA!!!" annunciò,
arrossendo nuovamente.
"CHE…CHI…COSA?!"
balbettò il rosso, voltandosi a leggere il tabellone del
secondo anno.
Sezione G…
Akagi, Mito, Noma, Osuku,
RUKAWA, SAKURAGI e Takamiya?!
"E-Ehm…Pensa
positivo, Hana!" gli suggerì il suo ex migliore amico.
"Ah, sì? –
sbraitò Sakuragi – Mi spieghi come?!"
"Mi verrà
qualcosa in mente!" promise Yohei, sopprimendo le risate, giusto
per evitare di iniziare il secondo anno con una sonora testata.
Hanamichi, finse di
seguire le lezioni.
Ad essere sinceri, era
troppo occupato a pensare a come sbarcare il lunario che a
preoccuparsi di punzecchiare il Kitsune, addirittura seduto – o
meglio, sdraiato – sul banco accanto al suo, che dormiva
beatamente.
Attese con impazienza la
pausa pranzo, trattenendo l’impulso di prendere a testate i suoi
quattro ex amici, che non mancavano di ghignare come iene, guardando
i due rivali inseparabili, divenuti addirittura
compagni di classe.
"Ehi, Giuda? Vai a
prendere Hikaru e aspettami sulla terrazza!" brontolò il
rossino, ancora corrucciato.
"Ok, capo! – gli
sorrise Mito – Tu dove stai andando?"
"A vedere se in
bacheca ci sono degli annunci di lavoro…Potrei anche fare due o tre
part-time…." rispose Sakuragi, allontanandosi in fretta.
Sapeva cosa stava per
replicare Yohei, ma lui doveva occuparsi di sua sorella.
Lei veniva prima di
qualsiasi cosa, basket compreso!
Sulla terrazza, durante
la pausa, il Guntai al completo osservava divertito Hikaru e i suoi
nuovi amici, poco distanti da loro, mentre una sagoma conosciuta
ronfava placidamente in un angolo.
"Scommetto cinquanta
yen che Hana prenderà tutti a testate entro la fine della
settimana!" disse Noma, lisciandosi i baffetti.
"Non lo farebbe mai
davanti a lei! Cento yen che implode!" propose Osuku.
"Secondo me,
picchierà noi!" si preoccupò Takamiya.
Mito, in silenzio,
osservò la piccola Hikaru sorridere a qualche battuta della
sorella di Rukawa.
Kazuya, invece, rimaneva
in silenzio, guardando di sottecchi la giovane Sakuragi…
Sorrise tra sé.
Al suo migliore amico,
sarebbe esplosa la bile!
Hanamichi scorse
velocemente tutti i vari fogli e foglietti attaccati sul grande pezzo
di compensato.
La maggior parte erano
annunci di ex studenti, ormai universitari, disposti a dare
ripetizioni.
KUSO!
Disperato, fece per
andarsene, quando notò in un angolino un pezzo di carta
violetto tutto spiegazzato e scolorito.
Erano due offerte di
lavoro, allo stesso indirizzo…
‘Cercasi tutto fare
per lavori domestici – dalla cucina al giardinaggio- buon prezzo,
anche part-time ’
Poteva andare…Era una
zona molto signorile, villette vicino al mare e…
Sussultò, leggendo
il secondo annuncio.
‘Cercasi Musa
Ispiratrice ragazza/o, viso particolare, bel fisico, orario
flessibile’
Musa…CHE?!
Mah!!!
Hanamichi optò
per il primo, senza alcun dubbio!
Trascrisse l’indirizzo
su un foglio e si ripromise di passare quel pomeriggio stesso.
Pregò Kami che
nessuno avesse risposto all’annuncio e raggiunse i suoi amici sulla
terrazza.
KUSO!
Possibile che tra tutti
gli studenti della scuola, sua sorella avesse fatto amicizia proprio
con i due little-volpini?!
Quella si chiamava sfiga
nera.
Hikaru lo salutò
con la mano, facendogli segno di avvicinarsi.
"Come sta andando?
Ti trovi bene? Se c’è qualcuno che ti infastidisce, dimmelo
che lo pesto!" le disse Hanamichi, sedendosi accanto a lei.
A gesti, Hikaru lo
tranquillizzò.
Stava bene, con i due
Rukawa si sentiva a suo agio e molti suoi compagni attuali erano gli
stessi dell’anno precedente.
Maledizione! Kurumi stava
diventando la sua migliore amica.
Il rosso nascose il
proprio disappunto, per il bene di sua sorella.
Era da tanto che non la
vedeva così serena…
Maledizione!
Con uno sbadiglio, il
Kitsune uscì dal suo letargo.
Stiracchiandosi
pigramente, si voltò appena al suono della voce del rosso.
Stava parlando con la
sorellina…Non avrebbe mai immaginato che fosse così
protettivo.
D'altronde, prima di
quella mattina, non sapeva nemmeno che avesse una sorella...
Hikaru gesticolò
qualcosa che tranquillizzò il ragazzo, permettendo alle sue
labbra carnose di distendersi in un sorriso che non gli aveva mai
visto…
Dolce,
affettuoso….gentile.
Quello, era un sorriso
speciale e specifico…
Un sorriso unicamente per
lei…
"Piccola, oggi
pomeriggio ho una cosa importante da fare…Torni a casa con Yo, ok?
Ti raggiungo il prima possibile, ma tu devi andare da lui, va bene?"
ancora apprensione in quella voce che aveva sempre sentito
strafottente o sguaiata…
Anche quello, era solo
per Hikaru…
Una voce unicamente per
lei…
La rossina, annuì,
ricambiando il sorriso e, di nuovo, il Do’hao si tranquillizzò.
Kaede si tirò a
sedere, stropicciandosi gli occhi.
"OOOHHH! Il
fratellone si è destato dal letargo!" rise Kurumi,
guardandolo in tralice.
"Ben svegliato, ti
ricordi di noi?" lo sfotté Kazuya, ghignando come la sua
perfida gemella.
Sarebbe stato un anno
lungo e tormentoso.
Un anno molto, molto
lungo.
Arrivato in palestra, fu
accolto da Ayako, che lo salutò festante.
"Eccolo qui, il
nostro bell’addormentato! Mi stavo preoccupando, sai?"
"Hn"
"Ho saputo che anche
i gemelli hanno iniziato il liceo! Come si trovano qui?"
"Hn"
"Lo immaginavo! –
annuì, ironicamente – Ascolta, dovresti compilarmi i nuovi
moduli di iscrizione al club. Tieni!" gli disse la manager,
porgendogli un foglio prestampato.
"Hn"
"È bello
rivederti, sai?" rise ancora la giovane, seguita a ruota dal
Mister, che, seduto sulla panchina, non aveva perso una battuta.
In quel momento, entrò
Sakuragi, un po’ trafelato.
"Ehi, ciao Hana! -
esclamò Ayako, spolverando il suo ventaglio – Pronto per un
altro anno?" scherzò lei.
"Hm – borbottò
il rosso, salutandola con un cenno del capo ed avvicinandosi al
Mister – Nonno, ti dovrei parlare un attimo!"
I due si diressero negli
spogliatoi, mentre la Sempai si affiancò all’asso della
squadra mormorando un flebile “ Rukawa, sei contagioso!"
Hanamichi rilesse
l’indirizzo per l’ennesima volta, e si guardò attorno,
sbigottito.
Doveva esserci stato un
errore, non poteva essere …quella!
Di fronte a sé, si
ergeva la villa più grande che avesse mai visto in vita sua.
Gigantesca!
Tre piani, più
mansarda, un giardino immenso e un piccolo edificio sul retro…
Era in perfetto stile
occidentale, gli mancava solo la mega piscina…
Quella era l’abitazione
di un divo di Hollywood o roba simile!
Ricontrollò
l’indirizzo che aveva preso a scuola.
KUSO!
Era stato di sicuro uno
scherzo. E…adesso?
"Scusa, giovanotto,
cerchi qualcuno?" chiese una voce maschile, da dietro il
cancello in ferro battuto.
Hanamichi si trovò
faccia a faccia con un uomo sulla cinquantina, pelle chiara, capelli
neri con alcuni ciuffi bianchi sopra le orecchie e due occhi piccoli
e scuri.
"Avevo letto un
annuncio ma…devo essermi sbagliato…" mormorò il
ragazzo.
"FINALMENTE HA
RISPOSTO QUALCUNO!!! – trillò l’uomo, battendo le mani –
Nessuno lo ha mai fatto!" si imbronciò, aprendogli
velocemente per farlo entrare.
Fu in quel momento, che
Hanamichi notò il porta carta igienica che il tipo teneva
sulla testa, a mo’ di cappello.
"Ti piace? E’ la
mia nuova invenzione! Si chiama ‘Raffreddore tu, non mi fermi
più!’ – annunciò il moro, afferrando un lembo
di carta igienica, facendo finta di soffiarsi il naso – Addio
pacchetti di fazzoletti in tasche e borsette! Li avremo sempre in
testa, così sarà più facile e veloce, no?"
sorrise l’ uomo.
Sakuragi, iniziò a
capire perché nessuno rispondesse mai ai suoi annunci.
"Mi chiamo Kyo Ruky
e questa è la mia casetta. Entra, accomodati!" si
presentò, spostandosi di lato, per farlo entrare.
Il rosso varcò la
soglia, guardandosi attorno a bocca aperta.
Anche l’arredamento,
era in stile occidentale. Elegante, ma confortevole. Mobili in
mogano, divani e sofà color panna, pavimenti in marmo rosa e
tappeti orientali, finemente lavorati.
Un bel salotto, un paio
di gradini e poi un immenso soggiorno con la TV al plasma più
grande che Hanamichi avesse mai visto in vita sua.
Sulla destra, iniziava
una scalinata che portava ai piani superiori, mentre, di fronte a sé,
vi era la porta scorrevole, leggermente aperta, che conduceva in
cucina.
Un miagolio acuto lo fece
trasalire.
Voltandosi di scatto,
riuscì a schivare una palla di pelo rossiccia che, acquattata
su un alto mobile, gli si era lanciata addosso a velocità
pazzesca.
"Lui è Kato,
il nostro gatto!" gli spiegò Kyo, facendolo accomodare in
salotto.
"Il…gatto…?!"
ripeté Hanamichi, guardando l’animale soffiargli contro,
emettendo una specie di pernacchia, prima di andarsene via con la
coda tra le gambe.
"Sai, si è
offeso perché hai bloccato facilmente il suo attacco. E’
molto permaloso!" disse il padrone di casa.
"A…Attacco?"
"Già. Si
apposta e tende agguati. Come Kato, il cameriere dell’ispettore
Clusoe, quello della Pantera Rosa, hai presente? E’ per
questo che gli abbiamo dato lo stesso nome!” rise il tizio, con la
carta igienica in testa.
"Abbiamo anche un
cane. Ti piacciono gli animali, vero?" chiese il signor Ruky,
guardandolo implorante.
"S...Sì,
signore. Non ho problemi con..." si interruppe, notando un
cucciolo completamente nero, peloso e con il musetto a punta,
strisciare su due zampe lungo la parete della sala.
Il batuffolo, annusando
un odore estraneo, si voltò verso di lui tirando fuori la
linguetta, muovendola rapidamente.
"Ah! Ecco Kuro! -
annunciò l'uomo - Kuro! Saluta Hana-chan!"
"Mi...scusi...Cosa
sta facendo attaccato al muro?!" chiese il ragazzo, allibito.
"Il geco!"
"Il......CHE?!"
"Non sa di essere un
cane, allora capita che veda un animale o in TV o in giardino e lo
imiti!Quando fa la tartaruga, è davvero uno spasso!" gli
spiegò, come se fosse la cosa più normale del mondo.
KAMI SAMA!
Quello doveva essere un
Centro di Igiene Mentale.
"Caro, stai di nuovo
parlando da solo?" chiese una voce femminile alle sue spalle.
Una splendida donna, dai
lunghi capelli neri come la notte, con indosso un abito bianco con
gli orli in pizzo, guardava con un certo disappunto
Mister-Raffreddore.
Appena notò il
rossino, sorrise, spalancando gli enormi occhioni azzurri.
"TU! SEI TU IL
MODELLO? OH, KAMI! SEI PIU’ DI QUANTO AVESSI MAI OSATO
SPERARE…Mmm…In effetti…Non mi aspettavo che qualcuno
rispondesse all’annuncio…" borbottò corrucciandosi.
"No, Signora! Sono
qui per il lavoro manuale! Io non faccio il muso espiatore…mulo
spione…Insomma, quella cosa lì! E’ il primo annuncio, che
mi interessa!" precisò il giovane, pregando Kami che non
stesse per commettere la più grande cretinata di tutta la sua
giovane vita!
"Possiamo prendere
sempre due piccioni con una fava!" rise la donna, scrutando
Hanamichi da vicino.
"Chi ha parlato di
‘fave’?" chiese una vocina, dalla cima delle scale.
Un'arzilla vecchietta,
alta circa un metro e 'ho tanta voglia di crescere', con due
occhietti color ghiaccio, si avvicinò al nuovo ospite
appoggiandosi ad uno strano bastone in legno, con la testa in
argento, raffigurante un leone.
"Sei l'unico che ha
avuto il coraggio di... 'venire' qui! - sorrise, beffarda -
Spero che... rimarrai!"
"Ah.....sì?"
Ma Hanamichi, non ne era
più tanto sicuro.
Il primo allenamento del
nuovo anno scolastico si era appena concluso.
Kaede entrò negli
spogliatoi, sbuffando.
Le nuove matricole,
sembravano discrete, ma...
"Che cavolo di fine
ha fatto Sakuragi?! - tuonò il neo capitano Miyagi, sbattendo
l'anta del proprio armadietto - Saltare il primo allenamento! Che
testa di...!!!"
"Secondo me se lo è
scordato!" commentò Mitsui, dello stesso umore
dell'amico.
"Domani mi sente!
Gli farò rimpiangere i pugni del goril...cioè...di
Akagi!!!" si corresse Ryota, uscendo dalla stanza.
Kaede, sbuffò
contrariato.
Il Do'hao, era sempre il
Do'hao!
"CHE COSAAAA???!!!"
Il potente urlo di
Miyagi, fece trasalire tutti i presenti.
Hisashi corse fuori,
trovandosi di fronte il capitano cianotico, le due manager addolorate
ed il Mister contrito.
Fu quest'ultimo a
parlare.
"Temo che Sakuragi
non possa essere dei nostri quest'anno..."
"Allora, non hai
trovato niente, vero?" gli domandò Mito, interpretando
male la faccia sconvolta dell'amico.
"Un lavoro c'è...ma
è strano!" mormorò Hanamichi, pallido come un
cencio.
"Dimmi!" lo
incitò il moretto, sedendosi sul divano di casa Sakuragi.
"Come...non saprei
definirlo...diciamo 'tutto-fare' per una famiglia molto ricca ma...
stravagante, per usare un eufemismo!"
"Tutti i ricchi sono
eccentrici! Continua!"
"Dunque, dovrei
cucinare, occuparmi del giardino e... fare da modello per i quadri
della signora..."
"Sembra
interessante! Ti pagano bene?" volle sapere Yohei, conoscendo la
disastrosa situazione economica del rosso.
"Caspita! Un bel po'
di soldi...Mi hanno anche detto di trasferirmi nella loro
dependance...Abitano troppo lontano da qui per fare avanti e
indietro...E poi, è vicino scuola..."
"Ma... Hikaru?"
chiese l'amico, aggrottandosi.
"Ho spiegato loro
che i miei sono via per lavoro e ho una sorella. Hanno detto 'Più
siamo e più si fa baldoria'.... Ma non sono certo
di volerla portare in quel manicomio..." borbottò
Sakuragi, ripensando ai titoli dei libri Hentai che scriveva
la...'cara nonnina'.
'Se non si palpa, è
superfluo', 'Uno, nessuno, meglio in centomila', 'Genital
Hospital', dal quale avevano pure tratto un film.
Non si era ancora ripreso
da 'Meglio un uomo, oggi, che un' orgia domani' ...
Capiva perfettamente
perché nessuno avesse risposto ai loro annunci di lavoro.
ERANO COMPLETAMENTE
MATTI!!!
"Hana, nelle tue
condizioni, non ti puoi permettere di scegliere! - gli ricordò
Mito - Quindi, se cucini loro il pranzo alla mattina e sistemi il
giardino e prepari la cena nel tardo pomeriggio...Riusciresti a
giocare a basket!" esclamò, sinceramente felice per lui.
"Forse...non saprei.
Domani pomeriggio torno lì...Mi devono far conoscere i figli.
Da quel che ho capito, due hanno diciotto e diciassette anni, altri
due ne hanno sedici ed il più piccolo ha otto anni. Oggi non
li ho visti. Erano ancora a scuola." gli spiegò Sakuragi.
"Accidenti! Sono
tantissimi!"disse Yohei, strabuzzando gli occhi.
"Già! Il più
grande è il figlio dell'inventore pazzoide e della prima
moglie. Ha il cognome di lei. La signora, partirà tra poco per
ragioni di lavoro e il ragazzo si trasferirà da loro..."
"Hana, mi sembra un
buon posto... Accetterai, vero?" gli chiese Mito,
corrucciandosi.
"Lo hai detto
tu...Nelle mie attuali condizioni, non posso scegliere!" sbuffò
il rossino, oramai rassegnato.
Kaede era di pessimo
umore, tanto che persino i gemelli evitarono di punzecchiarlo per
tutto il tragitto da scuola a casa, preferendo rimanere nel più
assoluto silenzio.
Varcata la soglia del
cancello furono accolti dai genitori e dalla nonna.
Le loro facce festanti
acuirono il malumore del volpino.
"Abbiamo trovato un
aiutante! - annunciò il padre - Comincerà tra un paio
di giorni!Andrà a stare nella dependance, perciò,
dovete darmi una mano a sistemarla, ok?"
"Hn" ringhiò
il Kitsune, passandosi una mano sugli occhi.
Data la totale mancanza
di arti culinarie della madre e l'assenza di pollice verde del papà,
i suoi erano andati alla disperata ricerca di cuochi e giardinieri.
Dopo il rifiuto di seri
professionisti, avevano pensato bene di rivolgersi a dei giovani e
baldi studenti. Era quasi un anno che Kaede stesso, aveva appeso quel
volantino nella bacheca della scuola, omettendo il cognome, per
evitare che le sue fans, non solo conoscessero il suo indirizzo, ma
si proponessero come cameriere.... Quelle matte sarebbero state
disposte a tutto, pur di stargli vicino.
All'inizio qualche
studente si era anche presentato... fuggendo poi a gambe levate,
terrorizzato dal loro gatto o dalle avance della nonna.
In breve tempo, più
nessuno si era fatto vivo... Fino a quel pomeriggio, almeno.
"Ha un viso molto
interessante! Ho già l'ispirazione per un quadro!!!"
esultò sua madre, Katy.
"E il suo culetto è
sodo-sodo!" sospirò Kikyo-san.
"NONNA!!!"
tuonarono i tre nipoti in coro.
Il tizio, doveva essere
COMPLETAMENTE pazzo, per aver accettato un lavoro per loro.
Il giorno seguente,
arrivati a scuola, Rukawa vide Miyagi e Ayako, puntare dritti-dritti,
verso il rossino circondato dal suo Guntai.
Dalle loro facce scure,
intuì che sarebbe stato uno scontro bellico di immani
proporzioni.
Sospirando tra sé,
avvertì la mancanza di Kogure...Senza il suo ruolo di pacere,
lo Shohoku si sarebbe fatto a pezzi prima dell'inizio dei Campionati
Invernali.
Stranamente, si trovò
indeciso sul da farsi.
Non voleva mostrare
troppo interesse nei confronti del Do'hao...
Per una volta, fu
'salvato' da Kurumi, che si avvicinò al gruppetto di
persone per salutare la sua nuova amica...
Ottima scusa per andare
anche lui senza destar scalpore.
Non avrebbe ammesso
nemmeno sotto tortura, l'importanza del rosso per la squadra!
"Pezzo di somaro! -
sentì sbraitare il capitano - Che cavolo stai combinando?!"
"Hiki, piccola...Vai
in classe o farai tardi!" si limitò a dire Hanamichi,
sospingendo la sorellina verso l'entrata dell'edificio.
"Andiamo, dai!"
esclamò Kurumi, prendendo la ragazza sotto braccio,
allontanandosi insieme seguite dal gemello.
"Allora?"
continuò Ryota, incrociando le braccia al petto.
"Ho...dei
problemi...di famiglia... se... se riesco a risolverli, forse...potrò
iscrivermi...non ne sono ancora sicuro..." mormorò
Sakuragi, evitando di guardarli in faccia.
Di fronte al suo sguardo
mesto, l'ira dei due ragazzi, evaporò velocemente.
"Hana...adesso che
Akagi non c'è più... l'area sotto canestro è
sguarnita... Cerca di tornare!" si limitò a dire Ayako,
tirandogli una sonora pacca sulla spalla.
Alla faccia del sesso
debole!
"Ahi! Aya-chan, mi
vuoi far sputare un polmone?!" sbraitò il rosso, tornando
il solito...
"Do'hao" sbuffò
Kaede, alzando gli occhi al cielo.
"Baka Kitsune!
Appena torno, vedrai che ti combino! Senza il Tensai, vi sentite soli
e abbandonati, vero!" rise Sakuragi, portandosi le mani sui
fianchi.
“Hn.”
Certe cose, non
cambiavano proprio mai!
Finiti gli allenamenti,
Rukawa tornò a casa insieme ai due fratelli.
Quel giorno avrebbero
incontrato il tutto fare...
Il volpino pregò
Kami che non fosse un suo tifoso, o addio pace!
"Spero che sia
carino! - disse sua sorella - A scuola ce ne sono un paio veramente
belli!Magari è quello del terzo anno, della B... Quello sì
che è figo!"
"Basta che sappia
far da mangiare!Sono stufo di cibi precotti!" commentò
Kazuya, sbuffando.
"Hn"
"Cocco? Quel ragazzo
con i capelli rossi...E' bravo a basket?" gli chiese Kurumi, ad
un tratto.
"Hn" Non aveva
voglia di parlare del Do'hao.
Non dopo aver appurato di
persona che gli allenamenti senza di lui, erano di una noia mortale!
"Sei veramente una
mummia!" sbottò la ragazza, stizzita.
A passo spedito,
tornarono a casa, in silenzio.
"Tra poco i ragazzi
saranno qui! - trillo Katy - Sai, sono impegnati nelle attività
dei Club! - spiegò la donna, pulendo i pennelli nell'acqua
raggia - Tu non ne fai?"
"Io... giocavo a
basket, ma... quest'anno non mi sono ancora iscritto" disse
Hanamichi, intento a schivare l'attacco di Kato, sbucato da sotto il
divano.
Si vergognava da morire a
farsi vedere conciato in quel modo dalla prole della signora. Ma se i
figli avevano lo stesso tasso di follia dei genitori, allora non
avrebbero badato ai suoi pantaloni di pelle neri e alla maglietta
trasparente del medesimo colore, che Katy gli aveva fatto indossare.
Vane, erano state le sue
proteste.
Era due ore che il
rossino le stava facendo da modello in soggiorno... Sigh!
"A... basket?!"
chiese Kikyo-san, socchiudendo gli occhi.
"E-ehm...Sì,
ma se questo toglie tempo al giardino, lascerò tutto!"
aggiunse subito, per evitare di perdere il lavoro.
"Bellezza, per
mantenere il tuo bel sederino sodo e snello, devi fare attività
fisica! - borbottò la nonnina - A meno che non ne vuoi fare
una, insieme a me, che non è propriamente... uno sport!"
sorrise maliziosamente.
"Basket!........E'
meglio!" rispose subito il rosso, staccando a fatica il gatto
dalla gamba.
Che bestiola insistente!
"Anche mio figlio
gioca a basket!È un segno del destino!" canticchiò
la signora, tornando a dipingere.
"Ma...Dove, scusi?"
domandò allibito. Non conosceva nessuno che si chiamasse Ruky
di cognome...A meno che, non fosse una matricola, in quel caso...
La porta dell'ingresso si
aprì e Sakuragi desiderò sprofondare sotto tre metri di
terra.
Di fronte a sé, a
pochi passi, c' era... RUKAWA!
Nei suoi occhi azzurri,
lesse il suo stesso stupore.
Il... Do'hao?!
Ok: era abbastanza folle
da gareggiare con il suo parentado.
Dalla sua espressione,
capì che non si aspettava di vederlo...
Suo padre, Kyosuke
Rukawa, doveva essersi presentato con il suo... nome d' arte.
Kami Sama! Sobbalzò,
notando il suo vestiario.
Come cavolo lo aveva
conciato, sua madre!?
"Tu...sei...Hanamichi...?!"
mormorò Kurumi, sorridendo sorniona.
Kaede poté sentire
distintamente il registratore di cassa, impiantato nel cervellino
della sorella, entrare in movimento.
Dlin -
Dlin - Dlin - Dlin!
In perfetto stile
Slot-machine, le iridi della ragazza iniziarono a girare
vorticosamente, per poi fermarsi sul medesimo simbolo.
LO YEN!
Il Do'hao era nei guai.
Grossi, guai!
-FINE
PRIMA PARTE-
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Capitolo 2 *** II parte ***
SF2
AUTORE: Gojyina-chan
SERIE: Slam Dunk
RATING:COMMEDIA (credo)
DISCLAMER: I personaggi
sono di T. Inoue. Alcuni, invece, li ho inventati io, ma non temete:
la differenza, balza immediatamente agli occhi! -////-'
NOTE: È la prima
FF che scrivo a distanza di anni...devo dire che è stato più
difficile ricominciare a farlo, piuttosto che scrivere per la prima
volta ç___ç
Dedicata a tutti coloro
che hanno amato la nonnina-hentai e a Lucy, sperando di non deludere
le sue aspettative....(La parte più... *ç*, arriverà
nel prossimo capitolo! ^ç^)
Questa
allucinata/allucinante FF, l' ho scritta solo per voi!
STRANGE
FAMILY 2
"Ciao!
Vi presento Hana-chan!" disse Katy, staccandosi dalla
tela per un istante.
"Lo conosciamo,
mamma. E' il fratello della mia amica Hikaru!- la interruppe Kurumi -
A proposito, lei dov'è?" chiese al rossino.
"Non le ho ancora
parlato di questo lavoro...Glielo dirò stasera!" mormorò
Hanamichi, guardando per terra.
Sembrava...preoccupato.
Probabilmente, si
vergognava di essersi fatto beccare proprio da lui, conciato in quel
modo...
Come dargli torto!
Però...stava bene,
vestito così!
Rukawa trasalì, a
quel pensiero assurdo.
Borbottando qualcosa di
umanamente incomprensibile, salì in camera sua.
Era il Do'hao!
Vestito in modo
incredibilmente sexy, ma era pur sempre il Do'hao!
“È LA FAMIGLIA
DI RUKAWA?!" tuonò Mito, prima di scoppiare in una
fragorosa risata.
"Bell'amico che sei!
- ringhiò Hanamichi, guardandolo storto - Invece che sfottere,
aiutami a fare uscire Hikaru dal bagno! S'è chiusa dentro,
appena ha saputo che cambiavamo casa!"
"Oh! Perdonami! -
disse l'amico, tornando di colpo serio - Aspetta, provo a parlarle
io!"
"Piccola, vieni
fuori di lì, è arrivato Yo!" disse il ragazzo, non
sortendo alcun effetto.
"Hiki, verrò
a trovarti tutti i giorni e poi, ci vedremo a scuola! La casa è
bellissima, sai? È quella di Kurumi!Te l' ha detto, Hana,
vero?" insistette il moro.
"Lo sai che dentro
la dependance, c'è anche un pianoforte gigantesco? Ti piace
suonare, no?" continuò il fratello, sull'orlo della
disperazione.
La ragazza, incuriosita,
aprì piano la porta.
"E' bellissimo!
Nessuno è capace di suonarlo...Potresti farlo tu!" le
propose Sakuragi, facendole brillare gli occhi di gioia.
"Bene! Prepara le
tue cose, possiamo trasferirci anche domani stesso!" esultò
Hanamichi, prendendola sotto braccio.
Mito chiamò il
Guntai e in breve tempo, i due fratelli prepararono i bagagli.
Hana, detestava l'idea di
essere alle 'dipendenze' del Kitsune, ma non poteva proprio fare
diversamente.
Guardando il visino
felice della sorella, pensò che, pur di vederla serena,
avrebbe sopportato qualunque cosa, Rukawa compreso.
"Kae, posso parlarti
un attimo?" gli chiese Kazuya, entrando in camera sua.
Togliendosi gli
auricolari dalle orecchie, spense lo stereo e gli indicò di
accomodarsi sul letto.
"Come fai a capire
di essere innamorato di una persona?" domandò il ragazzo,
arrivando dritto al punto.
"Non saprei…Non mi
è mai capitato!" rispose sinceramente.
"Allora non sai se è
vero che si diventa stupidi!" sospirò depresso.
"Hn"
"Kuso! - imprecò,
passandosi una mano tra i capelli scuri - Ma non si può amare
una persona con cui non parli nemmeno, giusto?"
A quella domanda, Kaede
si soffermò a lungo, riflettendoci su.
"Non è
necessario comunicare con le parole, può bastare uno
guardo...o un gesto..."
"Allora sono
rovinato!" gemette Kazuya, affondando la testa sul cuscino.
"Hn?"
"Lo capirai domani!"
si limitò a bofonchiare, affranto.
Kurumi, per tutto il
giorno, non parlò che del trasferimento di Hikaru, insistendo
parecchio per aiutarla a traslocare. Con quattro fratelli, finalmente
poteva avere una specie di sorellina tutta per sé.
Tra l' altro, per attuare
il suo redditizio piano, doveva assolutamente fare in modo che
Hana-chan venisse a vivere con loro, il più velocemente
possibile.
Sfregandosi le mani, si
preparò all'affare del secolo. Avrebbe guadagnato migliaia di
yen, nel giro di pochi giorni!
Non c' erano dubbi: era
lei, la più intelligente della famiglia!
"Siamo arrivati!"
annunciò Kurumi, posando un borsone vicino alla porta di casa.
"Hiki, qualunque
cosa tu veda, non temere! Sono un po' eccentrici, ma non pericolosi!"
le ripeté Hanamichi, varcando la soglia del cancello.
La ragazza annuì
perplessa. Non capiva proprio il motivo di tanta ansia da parte del
suo fratellone.
Iniziarono a sorgerle
alcuni dubbi, quando notò un piccolo cane nero, strisciare a
pancia in giù sull'erba.
"Non lo so, non me
lo chiedere!" sospirò il ragazzo, fingendo di non
vederlo.
"Fa la lumaca,
Do'hao!" disse una voce familiare, alle sue spalle.
Sakuragi trasalì,
trovandosi il volpino a pochi passi da lui.
"La...lumaca..."
ripeté il rosso. Aveva imparato a non chiede spiegazioni.
"Hn"
"Che carina!!! E'
tua sorella, vero? - trillò Katy, andando ad abbracciare
Hikaru - Vieni, tesoro! Ti faccio vedere la casettina-ina-ina!"
canticchiò la donna, dirigendosi verso la dependance.
Suo fratello, non aveva
tutti i torti, a preoccuparsi per lei!
"Kazuya!Porta la
borsa di Hika!Su-su!" continuò la signora.
La piccola Sakuragi,
ringraziò il compagno di classe, con un leggero inchino.
"Nn...t...prccpr!
C..pen...s ...iii!!!" disarticolò il giovane, sotto gli
occhi allibiti del parentado.
"EH?!" chiesero
in coro.
"Nn...t...prccp...!-
ripeté lui - C...pen...s...iiiiii!!!!!" che tradotto,
voleva dire < Non ti preoccupare!Ci penso io!>
Kaede, si affiancò
al fratello.
"Hai sentito, o no?
Quando tento di parlarle, mi vengono solo mugugni strani!!!"
gemette Kazuya, arrossendo furiosamente.
"Hn"
"Sono rovinato!"
"Hn" annuì
il volpino.
"Non mi sei di
nessun aiuto!" ringhiò il più giovane.
La dependance, era molto
grande e luminosa. Appena entrati, c' era una spaziosa sala, con
angolo cottura e frigo bar a destra e, sulla sinistra, un divano con
un paio di poltrone e il pianoforte, alcuni mobili e una tv. In
fondo, vi erano la porta della camera con due letti all'occidentale,
da una piazza e mezza, con scrivania ed un armadio, nel bagno, c' era
addirittura vasca idromassaggio!
Il rossino, portò
i borsoni nella camera, mentre Hikaru si stava ancora guardando
attorno, incredula.
La sua attenzione, fu
catalizzata dal piano. Fece scorrere le dita affusolate sui tasti
bianchi e neri, sorridendo al suono che produsse.
Credeva di averlo
dimenticato, invece...
"Piccola, preferisci
il letto vicino alla finestra, vero?" le chiese il fratello, con
la solita dolcezza.
Lei annuì e corse
ad aiutarlo con i bagagli.
Kurumi le diede una mano
a sistemare i libri di scuola sugli scaffali della libreria.
Forse non era stata una
brutta idea, andare a vivere lì...
Quel posto le piaceva!
"Signora, i bagagli
posso sistemarli in seguito - disse Hanamichi, aprendo distrattamente
l'armadio - Mi dovrebbe spiegare cosa desiderate che cucini per cena,
così potrò iniziaaaAAAAAH!" gridò, balzando
all'indietro, quando vide un ragazzino, seduto DENTRO il mobile, con
un grosso libro ed una torcia in mano.
"Kanata! Ecco
dov'eri finito!" trillò la madre, facendo segno al bimbo
di allontanarsi dal suo rifugio.
“È...armadio..!"
balbettò il rosso, guardando il compagno di squadra, che di
certo, sembrava il più normale di tutti!
"Hn. Ehi, vai in
camera mia..." si limitò a dire al fratellino.
"Ok! Ciao!" li
salutò, uscendo tranquillamente.
"È...armadio...!!!"
ripeté Hanamichi, con le coronarie irrimediabilmente lese.
"Alle volte si mette
anche sotto i letti o nello sgabuzzino. Non farci caso!" gli
consigliò Kurumi, agitando una mano con noncuranza.
KAMI SAMA!
Erano fuori come dei
terrazzini!
Hanamichi, pregò
che quel genere di pazzia, non fosse contagiosa.
Kaede mostrò al
rossino dove fossero stoviglie e vivande ed il funzionamento dei
fornelli.
Hanamichi era estasiato.
Non aveva mai visto una cucina così grande. Sembrava quella di
un ristorante.
Lunga quasi sei metri,
con un isola in marmo e le sedie alte, come quelle dei pub. Vi era
anche un enorme tavolo in noce, con dodici sedie, anch’esse in
legno.
Il paradiso per ogni
chef!
"Siete intolleranti
a qualche cibo?" chiese Sakuragi, armeggiando con le pentole.
"No"
"Preferite mangiare
all'occidentale?" continuò il ragazzo.
"Conosci la
geografia, Do'hao?" lo sfotté il volpino.
"Baka Kitsune! Posso
cucinare piatti italiani, americani, cinesi e indiani!Sono il Tensai
dei fornelli!"
"Hn" borbottò
poco convinto, il corvino.
"Bellezza, a dolci
come sei messo?" si informò Kikyo-san, entrando in quel
momento e sedendosi su una comoda sedia.
"Sono la mia
specialità!" rispose, con una certa soddisfazione.
"Ragazzo. Un giorno
ti sposerò!- esclamò la signora - In famiglia, siamo
tutti golosi, soprattutto il mio nipotino qui presente!" indicò
Kaede con il suo bastone.
"Hn"
"Non lo avrei mai
immaginato! - sogghignò il rosso - Beh! Se non avete richieste
particolari...Stasera, potrei preparare il tiramisù, come
dessert!"
Le orecchie volpine, si
drizzarono di colpo, iniziando a vibrare.
"Hn...Vedi di non
confondere sale e zucchero, Do'hao!"
Punto sul vivo, Sakuragi
coprì i capelli purpurei con una bandana nera e si mise
immediatamente al lavoro.
Rovistando i viveri in
frigorifero e negli armadietti, trovò cibi prevalentemente
europei...
Pasta di grano,
hamburger, pelati...
Fin da piccolo, aveva
sempre guardato, ed in seguito aiutato, la madre in cucina.
Lei, era un'eccellente
chef, corteggiata dai migliori ristoranti del Paese, che amava
soprattutto imparare piatti stranieri.
Per Hanamichi, quindi, fu
uno scherzo preparare un risotto con funghi e zafferano, tre teglie
di parmigiana ed un tiramisù di rara bellezza.
L'occhio, aveva la sua
importanza.
Ricordava perfettamente
gli insegnamenti della mamma, riguardo l'estetica, la presentazione,
dei piatti serviti.
Apparecchiò per
sette, riempì di croccantini la ciotola di Kato e rimase
alcuni minuti a rimuginare, indeciso su COSA dare da mangiare al cane
con crisi d' identità...
Decise di chiedere al
volpino, sprofondato sul divano a godersi una partita di Basket alla
tv.
"Kitsune, è
pronto. Che devo dare a Kuro?"
"I croccantini del
gatto vanno bene" borbottò il corvino, avvicinandosi alla
porta della cucina.
Appeso al muro, lì
vicino, c' era un oggetto in ferro, raffigurante la faccia di un
clown, con un enorme naso di plastica rosso.
Kaede lo afferrò,
tirandolo appena.
D'improvviso, le luci dei
lampadari della casa, lampeggiarono ad intermittenza una forte luce
rossastra.
"Quando è
pronto, fai così - gli spiegò Rukawa - Si chiama
'Riunione di famiglia', è un'invenzione di papà"
Hanamichi raccolse la
mandibola da terra e tornò al lavoro.
Pochi istanti dopo, i
Rukawa affollarono la cucina.
"Hana-chan?" lo
chiamò Kyosuke, guardandosi attorno corrucciato.
"Non...le piace...l'
italiano?" chiese il ragazzo sbiancando in viso.
"Lo adoro, caro! -
lo rassicurò l' inventore - Ma non capisco perché tu
abbia apparecchiato per sette!"
"Avete quattro
figli...lei e sua moglie...Kikyo-san...Siete in sette!" rispose,
esitante.
Il maggiore, sarebbe
arrivato solo la settimana successiva...
Dove aveva sbagliato?!
"Hana-pucci - gli
disse Kurumi, sorridendogli - Mancano i posti per te e Hiki!"
gli spiegò, spostando le sedie.
I fratelli Sakuragi, si
guardarono negli occhi, stupiti.
"Do'hao alla
seconda!” bofonchiò il volpino, scuotendo la testa.
"Su, su! Non state
lì impalati! - li esortò la nonna, prendendo posto tra
loro - Bellezza, tu ti siedi vicino a me, vero?" sogghignò,
sporgendosi quel tanto che bastava per ammirare il bel popò
del rossino.
"Il Do'hao si mette
qui!" s' intromise Kaede, indicandogli la sedia tra lui e
Kanata.
"Uffa!"
s'imbronciò l' anziana donna.
"Hik...ru...t...sie...d...qu...?!"
disarticolò Kazuya,
lanciando uno sguardo disperato al fratello maggiore.
"Ehi, ma ti sei
scimunito?!" sbottò Kurumi, guardando allibita il suo
gemello - In che cavolo di lingua parli?!" chiese, mentre faceva
accomodare l'amica accanto a sé.
"Sono un uomo
finito!" gemette il ragazzo, affondando la testa sulla spalla di
Kaede.
"Hn" convenne
questi.
"Non mi sei di
nessun aiuto!"
Hanamichi passò al
volpino la terza porzione di dolce.
Era goloso
all'inverosimile!
I Rukawa avevano
apprezzato la sua cucina e questo lo aveva rassicurato parecchio.
Fortunatamente, Hikaru
era felice di stare insieme all'amica e si sentiva sollevato dai
sensi di colpa, per averla allontanata dal quartiere in cui erano
nati e cresciuti.
"Hana-pucci, sei da
sposare!" sospirò Katy, allontanando il piatto vuoto.
"L' ho prenotato io,
gente! - annunciò Kikyo-san - Giù le mani da culetto d'
oro!"
"NONNA!"
tuonarono i nipoti.
Davanti alla faccia
paonazza del fratello, Hikaru scoppiò a ridere fino alle
lacrime.
Kazuya rimase
imbambolato, ascoltando la sua voce melodiosa.
"Hana...ma...?!"
chiese, confusa Kurumi.
"Non può
parlare, non ho mai detto che è muta... - bofonchiò il
rossino, incupendosi - Mi potete spiegare come funziona la
lavastoviglie?" chiese il ragazzo, iniziando a sparecchiare
velocemente.
Al volpino, non sfuggì
quel repentino cambio di umore.
Così, anche
Mister-allegria, aveva delle zone d'ombra...
Quella sera, in camera, i
due Sakuragi, percepirono con chiarezza, il cambiamento avvenuto
nelle loro vite.
I letti morbidi e
confortevoli, una stanza nuova.
Dalla finestra della
vecchia casa, si veda il palazzo di fronte, mentre adesso, c' era
solo verde, intorno a loro.
Niente voci dei vicini,
niente rumori di strada...
Pace e tranquillità.
Troppa!
"Kami! E'
incredibile! Senza la signora Miyuka che inveisce contro il marito,
non riesco a dormire!" rise Hana, pensando alla corpulenta
signora, che abitava al piano terra.
Hikaru ricominciò
a sghignazzare.
"Non pensavo che
anche il silenzio, potesse dar noia!"
Non ricevendo segnali, si
voltò verso la sorella. Si era addormentata...
Beata lei!
Hanamichi, invece, passò
la notte quasi in bianco, riflettendo sulla situazione.
Ancora non riusciva a
capire se fosse stata una buona idea andar lì, oppure no .
Lontano dagli amici,
dalle facce familiari dei vicini e dei negozianti, circondato da
pazzi psicopatici e nonnina-hentai...
Gomito a gomito con...
Il Kitsune.
Gli era piaciuta la sua
cucina. Non lo avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura, ma aveva
spazzolato tutto...
Soprattutto il dessert.
Come diamine avesse fatto
a crescere così taciturno, in mezzo a quella bolgia di matti,
non riusciva ancora a spiegarselo!
Scostò piano le
coperte e si fece una doccia veloce.
Attento a non fare
rumore, si vestì in fretta ed uscì di casa.
Era una bella mattina di
inizio autunno e spirava un leggero venticello.
Guardandosi attorno, alla
disperata ricerca di qualcosa da fare, valutò la quantità
di foglie, sparse per terra.
Andò in garage a
prendere la rastrelliera e si mise subito a spazzarle,
ammonticchiandole in un angolo del giardino.
Schivò l'attacco
di Kato, appostato su un ramo e spostò il cane, Kuro, ancora
in versione lumaca.
Era proprio vero che gli
animali, assomigliavano ai padroni.
Una volta liberato il
vialetto dal fogliame, si dedicò alla cura di fiori e piante,
lasciati allo sbando da troppo tempo.
Un sorriso malinconico,
increspò le belle labbra di ciliegia.
Suo padre, aveva sempre
avuto il pollice verde....e il proprio nome, ne era una prova
inconfutabile.
Avevano passato insieme,
interi pomeriggi, in giardino a piantare qualche nuovo fiore ed
accudire quelli più vecchi.
Ogni volta che arrivava
l'inverno, il piccolo Hanamichi, piangeva sempre, davanti a quei
petali freddi e i rametti spogli, ma il padre. lo rassicurava sempre.
"Anche dopo
l'inverno più rigido, arriverà la primavera, piccolo!
Rinasceranno a nuova vita. Sempre!"
Peccato che per gli umani
non fosse così. Perché arrivò l'Inverno, nella
vita di Hanamichi.
Un lungo, freddo e
doloroso inverno...
Si sedette sulla
montagnella di foglie rossastre, fissandosi le mani.
A distanza di anni,
ancora tremava al ricordo di quel terribile giorno.
Tutto.
In pochi istanti, perse
ogni cosa.
Ciò che lo
tormentava maggiormente, però, era la certezza di aver
rovinato l' esistenza delle persone a lui più care.
Kurumi, si svegliò
molto presto, eccitata all’idea di avere la sua migliore amica, a
portata di mano.
Era divertente avere una
sorellina, soprattutto, visto lo strano effetto che faceva al suo
gemello.
Affacciandosi alla
finestra, notò il bel rossino, addormentato su un letto di
foglie.
Sfregandosi le mani, andò
recuperare la foto camera digitale di Kazuya.
Avrebbe voluto aspettate
ancora qualche giorno, per mettere in atto il suo piano, ma…come si
dice…
“Carpe diem!”
Appena terminò il
….lavoro, corse a chiamare Hikaru, pronta per una nuova giornata di
scuola.
Qualcosa di caldo, si
stava arrampicando sul suo petto…
Caldo e…peloso?!
Hanamichi sgranò
gli occhioni dorati, posandoli su Kuro, abbarbicato su di lui, tipo…
“Kami Sama! Ma proprio
con me dovevi fare il koala?!” gemette il ragazzo, alzandosi a
fatica dal suo giaciglio.
Caspita, si era
addormentato!
Si fiondò in
cucina, preparando la colazione alla famiglia Rukawa, tirando un
sospiro di sollievo, quando si accorse che la casa, era completamente
in silenzio.
Meno male!
Per una volta, doveva
ringraziare la follia di quello strano cane, se…
D'improvviso, una sirena
iniziò a suonare, mentre le luci di casa, lampeggiarono
velocemente.
Hanamichi, con la mano,
protesse gli occhi da quella fortissima luce rossa.
Che cavolo stava
succedendo?!
"Al fuoco! Al
fuoco!" gridò Kyosuke, uscendo dalla porta del suo
studio, nascosto dalle scale in marmo, che portavano ai piani
superiori.
"Fuoco?!......Dove?"
chiese allibito, il ragazzo, guardandosi attorno.
"Tesoro, stavo
terminando il quadro di Hana-pucci!" si lamentò Katy,
affacciandosi dalla tromba delle scale al terzo piano, dove c'era la
mansarda.
"Ci state impiegando
troppo tempo! Prendete esempio da Hana, che è già qui!"
tuonò il capo famiglia, dandogli una sonora pacca sulle
spalle, mentre cronometrava l' arrivo del parentado.
"Hn"
Kaede, ancora
perfettamente addormentato, scese le scale in boxer, andando ad
accasciarsi sul divano della sala.
Poco dopo, giunsero anche
la nonna e Kazuya.
"Porca vacca! Stavo
ultimando il capitolo dedicato al sadomaso!" borbottò
l'anziana donna, agitando il suo bastone, sotto il naso del figlio.
"Quisquilie! Ci
avete impiegato più di tre minuti! Ci fosse stato un vero
incendio, a quest'ora eravate belli che abbrustoliti! - li sgridò
l' uomo, le mani sui fianchi - Kanata! Dov'è Kanata?!"
"Sono qui!"
rispose il bimbo, aprendo l'anta del mobiletto della cucina, quello
accanto alla lavastoviglie.
"Bravo bimbo! Vicino
alla porta di servizio!" si complimentò il padre,
annuendo soddisfatto.
Sakuragi, era troppo
sconvolto per poter dire qualcosa.
Si guardava attorno,
bocca aperta ed occhi sbarrati, ancora con la padella piena di bacon,
in mano.
"Sniff, sniff!
Preparavi la colazione, bellezza?" chiese Kikyo, con lo sguardo
famelico.
"S...Sì,
signora..." balbettò il ragazzo.
"Bene! Devi sapere
che di mattina i nostri...appetiti, sono insaziabili, culetto d'
oro!"
"NONNA!"
tuonarono i due nipoti.
Il volpino, con un grande
sbadiglio, si costrinse a lasciare il suo bel cantuccio per
soccorrere il Do'hao, che ancora aveva Kuro aggrappato sul petto,
strappandolo alle grinfie della vecchina.
Se già la donna
era Hentai di suo, se colta nel bel mezzo della sua fase creativa,
poteva risultare letale!
"Andiamo in cucina,
Do'hao!" borbottò il corvino, sospingendolo nella stanza
e richiudendosi la porta alle sua spalle.
"Non fare niente che
io non farei!" si raccomando l' anziana, sospirando.
"Kit....su...ne...Sono.....le
sei.....del mattino....." mormorò il rosso, ancora sotto
shock.
"Mio padre fa le
prove anti-incendio ogni giorno alle cinque e mezza....E' anche in
ritardo!" commentò guardando l'orologio.
"Ogni....mattina....alle
cinque....e mezza.....????!!!!"
"Hn"
"O... Ok...."
sussurrò Sakuragi, rimettendosi ai fornelli.
Pochi istanti dopo, la
porta si aprì ed entrò Kazuya, paonazzo e agitato.
"Chiedo asilo
politico! Ha cominciato a parlare di borchie e strizza capezzoli!"
gemette il ragazzo.
I due diciassettenni,
annuirono comprensivi e lo invitarono a sedersi al tavolo.
"Va bene se vi
preparo uova e bacon?" chiese il rossino, giusto per cambiare
argomento.
"Certo! Dopo una
vita di cibi precotti, puoi fare tutto quello che ti pare!"
disse il ragazzino, con l'acquolina in bocca.
"Ora capisco perché
il Kitsune, al mattino, ronfa dappertutto!" ridacchiò
Hanamichi, ricevendo in cambio, l'immancabile "Do'hao"
"Sembrate quelle
famiglie americane, viste alla tv, con quello che mangiate!"
commentò ancora, il cuoco di casa.
"I nostri genitori e
la nonna, lavorano sempre la notte, dormono per tutta la mattina e si
svegliano all'ora di pranzo...- gli spiegò Kazuya - Per loro,
questa sarebbe la cena, diciamo così...mentre all'una...fanno
colazione...Sono un po' eccentrici!"
"Ma non mi dire... -
borbottò il rosso, rivolgendosi al cane e finendo di preparare
la tavola - E-ehm...questo...coso, ha intenzione di rimanermi
appiccicato addosso ancora per molto?"
"Temo di sì,
a meno che non gli trovi un altro oggetto su cui attaccarlo!"
gli disse il ragazzino.
"Kami Sama!"
sospirò Sakuragi, affranto.
"Hana, quando torni
da scuola, ci sarebbe da sistemare l'appartamento sopra il garage"
lo informò Kyosuke, addentando il bacon.
"L'appartamento?!"
chiese il ragazzo, corrucciandosi.
"Sì. È
lì che si sistemerà il maggiore dei miei figli.
Arriverà in settimana e frequenterà lo Shohoku. La sua
attuale scuola, è troppo lontana per fare avanti e indietro da
qui!" proseguì l'inventore.
"Ok!" mormorò
Hanamichi, notando il leggero irrigidimento di Kaede, alle parole del
padre.
Forse non andava
d’accordo con il fratello... Chissà!
Durante la pausa pranzo,
si ritrovarono tutti insieme sulla terrazza.
I membri del Guntai,
intenti a far gli scemi con Kurumi e Hikaru, Kazuya che guardava la
rossina con un' espressione beota, Kaede che ronfava in un angolo,
come al solito, e Hanamichi che fissava il cielo, malinconico e
silenzioso.
"Do'hao?"
La voce del volpino, lo
fece sobbalzare.
"Cosa vuoi,
Baka....." si interruppe, trovandosi sul naso un foglio di carta
pre-stampato, che...'gentilmente', Rukawa gli aveva sbattuto in
faccia.
"Hn!"
Era....l'iscrizione al
Club di Basket.
"Io...non so se
posso..." balbettò Sakuragi, in bilico tra il dovere e il
desiderio di tornare a giocare.
Sua sorella, gli si
avvicinò, incoraggiandolo a compilarlo.
"Ma..." tentò
di obiettare, interrotto immediatamente da Kurumi.
"I miei dormono fino
al pomeriggio e lavorano la notte. Saltano sempre il pranzo, quindi,
devi solo preparare colazione e cena. Il giardino, lo puoi curare
prima di venire a scuola. Per la spesa, c' è un negozietto
vicino casa, aperto ventiquattro ore su ventiquattro, perciò,
puoi andare a farla quando ti pare. Iscriviti!" lo incitò
la ragazza.
"S...Siete...sicuri
che..."
"ISCRIVITI,
MALEDIZIONE!!! E-EHM... Volevo dire...- continuò, con più
calma - Hana-pucci! Non temere! E' tutto a posto! GIOCA!"
concluso, con tono stranamente minaccioso....
Tranquillizzato, o quasi,
Sakuragi, si iscrisse, per il secondo anno consecutivo, al Club di
Basket dello Shohoku.
Quel pomeriggio,
Hanamichi spolverò e pulì l'appartamento sul garage.
Il mobilio, era uguale a
quello della dependance. Un ampia sala, con angolo cottura, una
camera con letto matrimoniale e un bagno con ampia vasca
idromassaggio.
Anche la disposizione
delle stanze, era simile alla casa dove vivevano lui e la sorella.
Uscendo dalla porta,
schivò l'agguato di Kato, appostato sotto le scale accanto ai
box, e si recò nella villa, per preparare la cena, felice e
soddisfatto.
L'indomani, avrebbe
ripreso gli allenamenti...
Sentiva nostalgia persino
dei fondamentali.
Il Do'hao era di buon
umore, notò Kaede annusando nell'aria l'odore inconfondibile
del cioccolato.
Era tornato dalla
palestra, dopo aver consegnato l'iscrizione del rosso ad Ayako, i
compagni di squadra avevano tirato tutti un sospiro di sollievo.
Ma questo, non glielo
avrebbe detto nemmeno morto.
"Hn"
"Ciao anche a te,
Kitsune! - ironizzò Hanamichi - Vaniglia o cioccolato?"
gli chiese, tornando a trafficare con i fornelli.
"Hn?!"
"Il budino. Lo vuoi
alla vaniglia o al cioccolato?" ripeté, con la pazienza
che si riserva ai bambini.
"Vaniglia"
borbottò la volpe, nascondendo l'acquolina in bocca.
"Ayako... non ha
fatto storie per il ritardo della mia iscrizione, vero?" s'
informò il ragazzo, servendogli il dolce.
Gli era dispiaciuto non
essere andato di persona, ma aveva dovuto pulire una casa in disuso
da anni e Kurumi aveva....obbligato il fratello a fare da postino.
"Hn. E' rimasta
molto delusa" gli disse Rukawa, divorando il budino.
"Da cosa?!"
sobbalzò il ragazzo, preoccupato.
"Sperava di non
averti più tra i piedi..."
"BAKA KITSUNE!!! La
prossima volta, ci metterò il sale, anziché lo
zucchero!" lo minacciò, brandendo il mestolo di legno.
"Hn"
La potenziale rissa, fu
evitata, grazie al provvidenziale suono del campanello.
"Abbiamo degli
ospiti!? Abbiamo degli ospiti!!!" trillò Katy, correndo
giù per le scale, seguita dalla nonnina-hentai e dai gemelli.
Kyosuke, ancora
incredulo, si diede una veloce sistemata e si accinse ad aprire, con
un gesto elegante della mano.
Nemmeno il ragazzo dei
giornali, si arrischiava più a varcare la soglia del cancello.
Socchiuse la porta
d'ingresso, sbirciò incuriosito e....
La delusione fu
soverchiante.
Le spalle si incassarono
mestamente, mentre si spostava per lasciare entrare il nuovo
arrivato.
"È mio
figlio! - annunciò il povero inventore, prima di voltarsi
corrucciato - Non dovevi arrivare dopodomani?! Cosa hai fatto a tua
madre?" gli chiese, puntandogli contro il suo miglior sguardo
indagatore.
"Hanno anticipato la
sua partenza. L'ho appena accompagnata all'aeroporto. Vi saluta tutti
e....HANAMICHI?!" sobbalzò il ragazzo, vedendo un
familiare rossino, spuntare da dietro lo stipite della cucina.
Quella voce, l'aveva già
sentita....
Ma dove?
Sakuragi posò
mestolo e pentolino, si ripulì le mani e andò in sala,
per conoscere l'ultimo elemento di quella famiglia assurda.
Rimase imbambolato alcuni
secondi, prima di capire la situazione.
Sgranò gli occhi,
spalancando la bocca, completamente sotto shock.
Non poteva essere vero!
"Tu.......Tu......"
balbettò, incredulo.
"Ciao, Hana! Come
stai?" sorrise il giovane, posando un borsone.
"AKIRA SENDOH???!!!"
tuonò Sakuragi, sbigottito.
-
FINE SECONDA PARTE -
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Capitolo 3 *** III parte ***
SF3
AUTORE: Gojyina-chan
DISCLAMER: I
personaggi sono di T. Inoue. Alcuni, invece, li ho inventati io, ma
non temete: la differenza, balza immediatamente agli occhi! -////-'
DEDICHE: A Neikos,
Midnight e KuroiHikaru, per la loro grande pazienza.
RINGRAZIAMENTI: A
Nivis e al suo dizionario magico! Grassie Bissa!!!^^
STRANGE
FAMILY 3
Hanamichi rimase imbambolato diversi secondi ancora,
osservando incredulo l'asso del Ryonan che salutava la sua famiglia.
Akira gli andò poi vicino, col suo solito sorriso
gentile.
“No!
Sei davvero tu il ragazzo tutto fare di cui mi ha parlato papà!?
Da non crederci!Mmm... Che buon profumino... Cioccolato, vero?”
chiese il Sempai, dirigendosi in cucina.
Come un automa, il rosso lo seguì fino al piano
da lavoro, dove aveva lasciato sia il budino per la volpe che la
torta che stava decorando prima di essere interrotto dallo squillo
del campanello.
“Hai
messo anche la panna montata intorno?! Ma sei bravissimo!” si
complimentò Sendoh, sinceramente stupito.
Hanamichi si limitò ad annuire, arrossendo
appena. Non era abituato a quel tipo di manifestazioni
d'apprezzamento.
Per combattere il suo disagio, ricominciò a
guarnire il dolce al cioccolato, grattugiandovi sopra il cocco
fresco.
Pochi istanti ancora e la famiglia Rukawa invase la
cucina, pronta per la colazione.
“La
mamma ha sistemato tutto, prima di partire?” domandò
Kyosuke, chinandosi ad aprire l'armadietto accanto alla
lavastoviglie, recuperando così il piccolo Kanata.
“Ciao!
- sorrise Akira, scompigliando affettuosamente i capelli del
fratellino - Sì, mamma ha firmato tutto. Da oggi frequenterò
lo Shohoku!” annunciò, passando accanto a Sakuragi.
Alla notizia, la torta che il rossino teneva in mano,
rischiò di sfracellarsi sul pavimento.
Kaede e Sendoh, con uno scatto fulmineo, riuscirono a
salvare la colazione.
“Do'hao!”
sbuffò la volpe, posando in tavola il prezioso vassoio.
“Tu...
Tu ti... Tu... Ti sei iscritto a...? E farai parte del...?”
balbettò Hanamichi, guardando il porcospino con gli occhi
sgranati.
“Beh,
starò qui a tempo indeterminato e il Ryonan è piuttosto
lontano. Farò l'ultimo anno allo Shohoku e poi mi iscriverò
all'Università di Tokyo!” gli spiegò Akira, sedendosi
vicino alla nonna.
Il rosso prese posto accanto a lui, seguito dalla volpe.
“Aki!
- esclamò Kurumi, entrando di corsa nella stanza e
abbracciando il fratellone, felice – Ti presento la mia amica
Hikaru, è la sorella di Hana!”
“Molto
piacere! - sorrise Sendoh, facendo un leggendo inchino – Ma che
carina! Sei proprio sicura di avere gli stessi geni di Sakuragi?”
scherzò, guadagnandosi una gomitata da parte del numero dieci
dello Shohoku.
Kazuya non gradì lo sguardo luminoso che Hikaru
rivolse ad Akira e si chiuse in un cupo silenzio.
“Il
nano non sarà affatto contento del tuo arrivo!” borbottò
Hanamichi, sovrappensiero.
“Posso
anche partire dalla panchina. - lo rassicurò il porcospino -
Non voglio creare tensioni in squadra... per quello basti tu!”
“Ma
come siamo simpatici! Hai fatto un corso per corrispondenza di
'facile umorismo'?” sibilò Sakuragi imbronciandosi.
“Volevo
solo farti reagire un po'... Quando mi hai visto hai fatto una
faccia!” gli fece notare Akira, iniziando a mangiare la torta.
“Non...
Beh! Ero solo sorpreso! Non sapevo che fossi un Rukawa...” arrossì
Hanamichi, a disagio.
“Mmm...
Ma questa torta è divina!” sospirò Sendoh, estasiato.
“Peccato
che sia su uno squallido piattino! - sbuffò Kikyo-san –
Sarebbe ancora più appetitosa se spalmata sul bel corpicino di
Hana! La leccherei via usando solo la ling....”
“NONNA!”
tuonarono i nipoti, mentre Akira si contorceva dalle risate e
Sakuragi si copriva il volto in fiamme con una mano.
Kaede percorse il tragitto che lo avrebbe condotto a
scuola, avviluppato nel migliore dei silenzi.
Taceva e osservava.
Qualche metro davanti, camminavano fianco a fianco
Kurumi e la piccola Sakuragi. Sua sorella era intenta a tessere le
lodi di un Sempai del terzo anno, a suo parere 'Bello come un Adone',
suscitando i sorrisi della piccola rossina, che non risparmiava
qualche fugace occhiata a Sendoh, poco distante da lei.
Kazuya passava lo sguardo da Hikaru al fratello
maggiore, incupendosi sempre più.
Incuranti di quella fitta ragnatela di sguardi e muti
dialoghi, Akira e Hanamichi continuavano il loro dibattito su chi
fosse il giocatore fondamentale dello Shohoku.
Unico spettatore di quella scena da soap-opera, era la
volpe addormentata, che rimpiangeva le sue solitarie pedalate
mattutine con il walkman come unico compagno di viaggio.
Cos'è che aveva pensato qualche giorno prima?
Che sarebbe stato un anno molto lungo?
Si era sbagliato.
Sarebbe stato un anno terribile.
Sia l'annuncio del ritorno di Sakuragi, che dell'arrivo
di Akira Sendoh quale nuovo componente del team dello Shohoku, furono
accolti con grande gioia della squadra, composta per lo più da
matricole che avevano potuto ammirare i due ragazzi e la volpe,
durante le partite del campionato interscolastico e che adesso
avrebbero potuto conoscere di persona.
Come era facilmente intuibile, Miyagi non prese bene
l'arrivo del rivale di ruolo ma, forte dello sguardo rassicurante di
Ayako, evitò litigi o stragi a tappeto di sorridenti
porcospini e si disse ben lieto di avere nel gruppo un elemento così
forte.
“Ragazzi,
già che siamo in vena di presentazioni... - esordì
Ayako - ...Vorrei comunicarvi un'altra notizia importante. Da
quest'anno, oltre alla sottoscritta e ad Haruko, ci sarà una
terza manager, Kurumi Rukawa!” disse, sorridendo soddisfatta,
mentre la giovane entrava in palestra, salutando poi i presenti.
Kaede chiuse gli occhi, contando fino a cento.
Terribile?
No, no.
Sarebbe stato un anno orrendo!
“Bene,
bene! - rise Anzai, scrutando i suoi giocatori – Credo proprio che
quest'anno ci divertiremo!”
“Mister?
- mormorò Ayako, porgendogli un foglio – Il preside ha dato
il suo benestare!”
Hanamichi si guardò attorno e per la prima volta
da quando, l'anno precedente, aveva messo piede in quella palestra,
si sentì profondamente a disagio.
Kogure e Akagi non c'erano più, al loro posto,
v'era un folto gruppetto di matricole, tra le quali spiccavano due
tipi dalla strana capigliatura. Uno con i capelli corti, color
platino e l'altro dalla lunga chioma nera che gli arrivava sino a
metà schiena quasi e con le due ciocche sopra la fronte di un
curioso violetto chiaro.
Hiyoko e Kenagaitachi.
Ecco come li avrebbe chiamati.
Uno
sembrava un pulcino e l'altro una strana puzzola.
Magari per il moretto, con i capelli raccolti in una 'lunga coda',
poteva bastare anche un semplice Kenaga...
Ci avrebbe riflettuto in seguito.
Almeno gli animali li aveva trovati.
Il rossino si dilungò in simili sciocchezze
ancora un po', giusto il tempo di ricacciare indietro l'assurda
malinconia che lo aveva attanagliando.
Non sembrava più la squadra che aveva lasciato
qualche mese prima per andare in riabilitazione.
Non lo era decisamente più.
Tutto era cambiato.
Dei suoi Sempai del terzo anno, era rimasto solo Mitsui.
Aveva saputo da Ayako che il numero quattordici era stato bocciato,
per cui avrebbe passato un altro anno in loro compagnia.
Hana non aveva avuto ancora modo di scambiare due
chiacchiere con lui, ma intuiva dal suo sguardo cupo, che sarebbe
stato più opportuno slittare la conversazione, destinandola a
tempi migliori.
Ayako attirò la sua attenzione, mentre il sorriso
educato di Kurumi andò via via trasformandosi in un ghigno
quasi diabolico.
“Ragazzi,
la scuola non ha più fondi né per pagare i nostri
materiali né le trasferte che faremo durante l'anno, quindi,
il preside ci ha permesso di organizzarci liberamente per raccogliere
il denaro necessario alla sopravvivenza del nostro club! - annunciò
Ayako, mostrando alla squadra un volantino colorato – Tra meno di
dieci giorni, si terrà un concorso di cosplayer e il premio in
denaro che mettono in palio, ci garantirebbe una sicurezza economica,
non solo per quest'anno, ma per i prossimi tre!”
“Cosplayer?!”
chiese Ryota, aggrottandosi.
“Esatto!
- sorrise Ayako - Quei ragazzi che si travestono da personaggi di
manga o anime. Ho già pensato al tema: Saiyuki! Non solo è
famoso a livello mondiale, ma i quattro protagonisti sono maschi,
così non sarete costretti ad indossare abiti femminili! Tra un
paio di giorni, avremo due settimane di vacanze. Ho pensato che
potremmo sfruttare le mattine per le prove e il pomeriggio per i
soliti allenamenti!”
“Saiyuki
è quello con Goku, vero?” domandò Haruko.
“Allora
siamo a posto! Abbiamo già la scimmia!” rise il neocapitano,
indicando Sakuragi, che non prese bene la sua battuta.
“E-ehm...
Ryota... Come posso dirtelo senza offenderti?” borbottò la
manager, imbarazzata.
“Sei
un deficiente!” rispose per lei Hanamichi, sogghignando beffardo.
“Non
intendevo questo!” tuonò Ayako, tirandogli una sonora
sventagliata in testa.
“Visto?
Abbiamo sia Goku che Sanzo!” rise Miyagi, attirandosi l'imperituro
odio del rossino.
“C'è
un problema... fisico... Sai... Goku è il più
piccolo... e Hana è davvero troppo alto... - gli spiegò
la ricciolina, sempre più a disagio – Speravo che Goku lo
potessi fare tu!” confessò candidamente, donandogli un
sorriso fintamente timido.
“Io?!
Ma perché?” volle sapere il ragazzo, imbronciandosi.
“E-ehm...
Ryota... Come posso dirtelo senza offenderti?” ripeté la
manager, ancora una volta soccorsa dal bel rossino.
“Sei
tappo, nano!”
“Non
glielo volevo dire così!” tuonò Ayako, ricominciando
a colpirlo.
“Ragazzi
– esordì Anzai, riportando la calma – Mi rendo conto che
sia una seccatura, ma senza quel denaro dovremo dire addio a
trasferte e amichevoli.”
“Esatto
Mister! - annuì la manager – Quindi, io e le ragazze ci
occuperemo di abiti e accessori e voi... Ci metterete la faccia!”
“Voi...
Chi?!” chiesero i ragazzi in coro.
“Semplice!
- sbottò la ragazza – Miyagi interpreterà Goku,
Sendoh sarà Hakkai, Rukawa farà Sanzo e Hanamichi sarà
Gojyo!”
Silenzio di tomba.
“Non
ho ben presente chi sia questo Hakkai, ma per me non ci sono
problemi.” disse Akira.
“Hn!”
sbuffò Kaede, contrariato per quell'immane seccatura.
D'altronde, se voleva giocare utilizzando palloni decenti, non gli
restava altra scelta.
“Sto
Gojyo chi cavolo è?!” chiese Sakuragi, guardandosi attorno,
confuso.
“Il
capellone del gruppo dalla folta chioma purpurea!” gli spiegò
Kurumi, ricominciando a fissarlo intensamente.
Rukawa notò distrattamente il simbolo dello yen
che brillava nelle iridi della sorellina.
Quella pazza aveva in mente qualcosa.
Hanamichi chiuse l'anta del suo armadietto, trattenendo
uno sbuffo insoddisfatto. Il suo primo allenamento
post-riabilitazione, era andato meno peggio di quanto aveva
preventivato. Aveva corso, saltato, tirato a canestro e la schiena
non gli aveva fatto male per niente.
Però aveva avuto, per tutto il tempo, una fottuta
paura.
A causa del suo infortunio, era stato costretto a
lasciare Hikaru da sola per quasi un mese. Ok, era stata ospitata
dalla famiglia Mito, ma non aveva avuto il suo fratellone accanto.
Sakuragi non poteva rischiare un secondo abbandono.
Erano l'uno, la famiglia dell'altra. Non avevano nessun altro al
mondo e...
“Ehi,
Hana? - lo chiamò Akira, strappandolo alle sue elucubrazioni –
Hiki e i gemelli aspettano per tornare a casa, sbrigati!”
“Do'hao!”
sbottò Kaede, prendendo il suo borsone.
Lo aspettavano per... tornare a casa, insieme...
Dopo aver salutato i genitori e la nonnina, i ragazzi si
dispersero per la grande casa.
Kazuya si chiuse in camera sua, le ragazze si
accomodarono i soggiorno a chiacchierare, mentre la volpe sprofondò
su una poltrona, guardando una partita di Basket registrata qualche
sera prima.
Hanamichi, invece, aiutò Sendoh a portare i suoi
borsoni nell'appartamento sopra il garage.
“Caspita,
Hana! Mi hai anche riempito il frigo!? Non dovevi disturbarti! -
sorrise il Sempai, colmo di gratitudine – Già pulire una
casa disabitata da anni, sarà stato faticoso...”
“Non
c'è problema, è il mio lavoro. - gli fece notare il
rossino, posando a terra l'ultima valigia - Ora vado a cucinare, si
cena alle otto.” lo avvertì salutandolo.
Sakuragi scese le scale di corsa. Giunto all'ultimo
gradino, schivò l'attacco di Kato, nascosto tra le fronde di
un albero. Il gatto si stampò sullo scorrimano con uno
straziante miagolio.
Dirigendosi verso la casa principale, il ragazzo notò
Kuro in mezzo al prato.
Immobile e silenzioso.
Osservandolo meglio, lo vide strizzare gli occhi e
aprire piano la bocca, mentre muoveva adagio un solo, piccolo passo.
Doveva essere questa la famosa tartaruga di cui aveva
parlato Kyosuke.
Sobbalzando violentemente, Hanamichi si ricordò
della posta che il capo famiglia gli aveva chiesto di ritirare.
Corse verso il cancello, rovistando nelle tasche dei
jeans alla ricerca delle chiavi che gli aveva dato l'inventore.
Aprì poi il piccolo sportello della cassetta e
...
Una mano pallida, gli porse gentilmente le lettere
ordinatamente ammassate l'una sull'altra.
Il grido disumano del rossino, richiamò l'intera
famiglia Rukawa che nel giro di qualche minuto, accorse da lui
preoccupata.
“Una
ma... una ma... C'è una ma...” balbettò il povero
ragazzo, bianco come un lenzuolo e con una mano artigliata al petto.
“Oh,
sì! E' una delle mie migliori invenzioni! - spiegò
Kyosuke, orgoglioso – Si chiama 'Mano-mano' E' molto comoda! Ti
passa tutte le lettere senza dover rovistare dentro la cassetta della
posta!”
“Una
ma... una ma...”
“Forse
avresti dovuto avvertirlo, pà!” gli fece notare Sendoh,
mentre tirava su di peso il tremante rossino.
“Una
ma... una ma...” continuava a ripetere sconvolto.
“Su,
su! Da bravo, calmati Hana. Non è successo niente!” lo
tranquillizzò Akira, posandogli un braccio dietro alla
schiena.
“Una
ma... una ma...”
“Do'hao!”
sbuffò Kaede. Sbadigliando distrattamente.
“Ehi,
tu! Baka Kitsune! Vorrei vedere te al mio posto!” s'imbronciò
Sakuragi, tornando finalmente in sé.
Il porcospino gli scompigliò affettuosamente i
capelli.
“Coraggio,
Hana! Non è successo nulla!” lo rincuorò Kurumi,
sorridendogli 'troppo' gentilmente.
“Ah...Sì...E'
che... Niente!” borbottò Sakuragi, imbarazzatissimo,
incamminandosi verso casa.
“Hana?
- lo chiamò Akira - Per la cena di stasera... Vuoi una
'mano'?” gli chiese ridendo come un matto.
“Ma
che simpatia di fratelli, davvero!” sibilò arrossendo, prima
di correre verso la sua amata cucina.
A Kaede non sfuggì il dolce sorriso che Sendoh
rivolse al rossino.
Corrucciandosi suo malgrado, tornò in sala a
guardare l'N.B.A.
Hanamichi terminò di tagliare la mozzarella, giro
il sugo al pomodoro e scolò la pasta. Aprì lo sportello
accanto alla lavastoviglie e chiese a Kanata di passargli la teglia
più grande che c'era.
“Grazie,
piccolo! - gli sorrise, richiudendo l'anta – Cosa leggi?”
“Il
vecchio e il mare” rispose la vocina.
“Mmm...
Potrei fare il pesce spada di secondo. Il sugo ce l'ho, basta fare un
soffritto di cipolle. Ti va?” chiese mentre adagiava i maccheroni
nella teglia.
“Hn”
“Lo
prendo per un sì!” rise, scuotendo la testa. Quel bambino
era proprio un Kaede in miniatura.
“Con
chi stai parlando?!” volle sapere Akira, entrando in cucina.
“Kanata”
gli spiegò, indicandogli il mobiletto.
“Ti
ha parlato?! Strano. Quando legge non lo fa mai... In effetti, lui
legge sempre! - borbottò pensieroso – Che fai da mangiare?”
domandò guardandolo cospargere la pasta di sugo e mozzarella.
“Pasta
al forno con mozzarella e melanzane e di secondo pesce spada al
sugo. Se riesco, faccio di nuovo il tiramisù, piace a tutti!”
disse Hanamichi, iniziando a tagliare la cipolla.
Sbuffando contrariato, Kaede abbandonò la comoda
poltrona per procacciarsi l'agognata merenda che il Do'hao non aveva
ancora portato.
Sedute sul divano poco distante da lui, Kurumi stava
mostrando ad Hikaru il manga di Saiyuki, parlandole del concorso.
Il volpino, guardò sorpreso il suo assurdo gatto
farsi bellamente coccolare dalla piccola rossina.
Riflettendo velocemente, si ritrovò a pensare che
quella doveva essere la prima volta in assoluto che lo sentiva far le
fusa.
Sembrava quasi un animale normale.
Rimuginandoci sopra, entrando in cucina, trovando
Sakuragi in lacrime tra le braccia di Akira.
Rimase imbambolato accanto allo stipite della porta,
incredulo e discretamente infastidito.
Non credeva che il rosso si fosse spaventato a tal punto
per la storia della mano... Poi sentì nell'aria un forte odore
di cipolla e intuì l'arcano.
Sendoh passò l'ennesimo fazzoletto di carta ad
Hanamichi, trattenendo un sorriso.
“Stupidissime
cipolle!” borbottò il rossino, imbarazzato all'ennesima
potenza.
“Hn”
“Oh,
Kitsune... Accidenti, la merenda! - sobbalzò Sakuragi,
correndo ad aprire il frigo – Ho fatto la mousse al cioccolato.”
annunciò, portando il vassoio in salotto mentre Akira cercava
le coppette e i cucchiaini.
Sembravano una coppia di sposini.
A quel pensiero, Kaede, inspiegabilmente si incupì.
“Ho
anche fatto le lingue di gatto, se le volete!” disse il giovane
cuoco alle ragazze.
Kato, rizzò il pelo guardandosi attorno sgomento.
Dopo un secondo attimo di puro panico, scappò via
terrorizzato.
“Sono
biscotti, imbecille! Mica parlavo con te!” sbottò
Hanamichi, corrucciandosi.
“Do'hao!”
sputò il volpino, più duramente di quanto avesse
voluto.
“Ma
che ho fatto?!” gli chiese il rossino, guardandolo con gli occhioni
sgranati.
Forse furono le guance arrossate, ancora umide di pianto
o il suo sguardo da cucciolo abbandonato o la confusione nei suoi
occhi scuri, fattostà che Rukawa sentì un'improvvisa
stretta alla bocca dello stomaco, che lo lasciò senza fiato.
“Hana-pucci?”
trillò Kurumi, sorridendo al bel rossino – Vieni qui che ti
faccio vedere Gojyo!”
“Chi?!
Ah, sì! Il tizio... - borbottò Sakuragi, sedendosi
accanto a lei – Non mi somiglia per niente!” sentenziò,
dopo una breve occhiata al manga.
“Suvvia!
Una parrucca e un bel vestito e sarete due gemelli separati nella
culla! - lo incoraggiò la ragazza dall'inquietante sorriso –
Ma lo sai che è uno dei più amati in assoluto?
Donnaiolo, sexy e irriverente, ma con un triste passato alle spalle!”
“Ah,
sì?” sbadigliò il giovane, passando una coppetta di
mousse alla sorellina.
“Già!
La sua matrigna cercò di ucciderlo da piccolo, ma fu salvato
dal fratello maggiore. Che scena triste! In quel momento, il piccolo
Gojyo desiderò morire davvero, pur di far cessare le lacrime
della donna!” concluse Kurumi, sospirando commossa.
A quell'ultima frase, Hanamichi sbiancò
paurosamente. Dopo aver lanciato uno sguardo indecifrabile alla
sorella, si alzò velocemente dal divano.
“La
pasta... L'ho lasciata nel forno...” mormorò aggrottandosi,
andando a rifugiarsi in cucina.
“Cos'ho
detto di male!?” chiese la piccola Rukawa, rivolgendosi all'amica.
Ma Hikaru scosse il capo, confusa quanto lei.
Kurumi ricominciò a sfogliare distrattamente il
manga. Ormai aveva deciso e non poteva tornare indietro. Ad
ostacolare il suo piano geniale, c'era solo la timidezza di
Hanamichi. Doveva trovare un sistema rapido ed efficace per toglierla
di mezzo. Non per sempre, ma almeno fino al raggiungimento del suo
obiettivo. Era certa che, alla fine di quella storia, il rossino
l'avrebbe ringraziata.
Come
potava fare? Certo, c'era sempre 'quello'... Però non
lo aveva mai testato su di un essere umano e Sakuragi era dotato di
una forte personalità...
Però...
Akira.
Era tornato da poco... Poteva organizzargli una festa,
magari nel suo appartamento sul garage... Ancora due giorni e la
scuola sarebbe stata chiusa per due intere settimane... Certo.
Avrebbe avuto due giorni interi per esercitarsi e, grazie all'alcol,
le difese del rosso si sarebbero abbassate.
Non aveva certezze, ma ci doveva almeno provare.
“Ehi,
gente! - sbottò all'improvviso, ottenendo l'attenzione dei
familiari – Dopodomani potremmo organizzare una festa in onore del
nostro fratellone, che ne dite?”
“Sarebbe
carino, grazie! - sorrise Sendoh – Se non ricordo male, il giorno
dopo non c'è nemmeno scuola...”
“Già!
Ma... dove potremmo farla?” chiese la ragazza, fingendo di pensare.
“Usiamo
il mio appartamento!” disse Akira, illuminandosi.
Kurumi sorrise soddisfatta.
“Accidenti,
Aki! Hai avuto un'idea davvero geniale...”
L'argomento principale della cena, fu il concorso di
cosplayer.
Kurumi convinse sua madre a costruire gli accessori dei
personaggi e intavolarono una discussione sugli abiti da far
indossare ai ragazzi.
“Quelli
del Reload sono indubbiamente i più belli! Gojyo con i jeans
attillati è uno spettacolo per gli occhi!” sentenziò
Katy, battendo le mani.
“Mmm...
- mugugnò la nonnina – Ho visto delle bellissime doujinshi,
in cui Sanzo e Gojyo si rotolavano allegramente tra le lenzuola.
Potreste fare...”
“NONNA!”
tuonarono i tre nipotini, mentre Akira scoppiò a ridere
divertito.
“Che
c'è? E' un'idea originale! - borbottò Kikyo-san,
imbronciata – Sul palco, Sanzo afferra il bel rossino, baciandolo
con passione!” sospirò, con gli occhietti sognanti.
Hanamichi soffocò con la mozzarella e Akira gli
porse velocemente un bicchiere d'acqua.
“Mmm...
Adesso che ci penso, Gojyo l'ho visto anche in coppia con Hakkai...
Vivono anche insieme...” rifletté la nonna.
“Hn!”
ringhiò Kaede, allontanando il piatto con malagrazia.
“Che
c'è, Ede?” chiese suo padre preoccupato.
“Troppo
sale” mentì la volpe, nascondendo l'imbarazzo.
“A
me non pare proprio!” commentò Sendoh, continuando a
mangiare.
Kikyo osservò attentamente i suoi nipoti. Stavano
crescendo decisamente bene.
Belli, forti e decisi quanto lei.
Ma c'era dell'altro. Lo vedeva chiaramente dall'alto
della sua esperienza.
Sottotrame silenti... Sguardi sfuggenti... Muti
linguaggi...
Culetto d'oro, seduto tra i suoi due nipoti più
grandi, solitamente allegro e splendente, in quel momento sembrava
con la mente altrove. Ciò nonostante, riusciva ad essere in
perfetta sintonia con Akira.
Lo capiva dai loro piccoli gesti, all'apparenza
insignificanti. Da come si passavano la bottiglia dell'acqua o un
tovagliolo... Dal modo in cui parlavano, così calmi e
rilassati.
Sciocchezze che nascondevano grandi verità ancora
taciute.
Come il gesto di stizza di Kaede, sempre così
pacato e silenzioso, che adesso appariva decisamente troppo nervoso e
imbronciato per i suoi standard abituali. Nemmeno dopo la sconfitta
contro il Kainan lo aveva visto così furioso.
Gli sguardi traboccanti di nostalgia che Hikaru
riservava ad Akira e l'astio malcelato di Kazuya, taciturno come non
lo aveva mai visto prima.
Kurumi, che lanciava sporadiche occhiate al bel rossino,
sorridendo soddisfatta e il piccolo Kanata che, pur continuando a
leggere come suo solito, alzava il viso dal libro appena udiva il
suono della risata di culetto d'oro.
Doveva stare molto attenta. Ben presto avrebbe avuto
abbastanza materiale per poter scrivere l'ennesimo best seller.
-
FINE TERZA PARTE -
Ru: Abbiamo aspettato mesi, per sta roba?! è___é
Gj: Gooojyyyooooo *___________*
Aki: Si è impallata di nuovo ^___^'''
Ru: Hn.
Hana: Ma perché devo fare proprio io quel tipo?
Com'è che si chiama?
Gj: Gooojyyyooooo *___________*
Hana: Ah, sì! Giusto!^^
Ru: Se, se! Siamo a posto! Ci toccherà aspettare
otto mesi per il 4 capitolo!
Aki-Hana: Dici? O_O'''
Ru: Ora che questa si ripiglia... -___-''
Gj: Gooojyyyooooo *___________*
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Capitolo 4 *** IV parte ***
SF4
AUTORE: Gojyina-chan
DISCLAMER: I
personaggi sono di T. Inoue. Alcuni, invece, li ho inventati io, ma
non temete: la differenza, balza immediatamente agli occhi! -////-'
RINGRAZIAMENTI: A
Nivis e al suo dizionario magico! Grassie Bissa!!!^^
STRANGE
FAMILY 4
Kurumi, chiusa in camera da ore, controllò
ripetutamente tutte le fasi del suo piano.
Sembrava perfetto, ma doveva pur sempre tener conto
della follia del parentado. Quella era la sua unica occasione e non
poteva permettere che andasse in fumo.
Quella sera, Hanamichi sarebbe diventato la sua
inesauribile fonte di guadagno.
Scese in soggiorno e vide la madre e la nonna che
finivano di sistemare uno striscione di benvenuto per Akira. Poteva
sempre sfruttarle per...
“Mamma?
In casa abbiamo solo succhi di frutta. - disse, avvicinandosi al
divano - Beviamo quelli per la festa o...”
“Ma
no, dai! E' una serata importante. Vai insieme ad Hana a comprare
qualche birra e del saké! Per una volta non succede niente!”
sorrise Katy, finendo di sistemare la scritta.
“Con
un po' di alcol in corpo ci divertiremo di più!” sogghignò
la nonnina, sbranando Sakuragi con lo sguardo.
“S...
Sì... E-ehm... Andiamo!” balbettò il ragazzo,
scappando letteralmente di casa, trascinandosi dietro una gongolante
Kurumi.
Affacciato alla finestra della sua camera, Kazuya
ascoltava Hikaru suonare il pianoforte. Era davvero brava e il suo
viso si addolciva sempre quando sfiorava quei tasti bianchi e neri.
Lui riusciva a vederla anche da lì, attraverso le ampie
vetrate del piccolo soggiorno della dependance.
Decise di andare a tenerle compagnia, ma appena fece un
passo verso la porta, notò l'inconfondibile sagoma di Akira
avvicinarsi alla porta dell'abitazione dei Sakuragi.
Profondamente contrariato, osservò il fratello
maggiore salutare la ragazza e sedersi sul divano a pochi metri da
lei.
Con uno sbuffo insoddisfatto, si lanciò a peso
morto sul letto.
Non poteva competere con la dolce gentilezza di Sendoh,
né con la bellezza di Rukawa, l'astuzia di Kurumi, tantomeno
con l'intelligenza del piccolo Kanata. Lui era semplicemente...
normale.
E una persona anonima, circondata da talenti veri, era
destinata a passare totalmente inosservata.
“Non
staremo esagerando?!” chiese il rossino, guardando il carrello
stracolmo di bottiglie.
“Potremmo
sempre tenerle come scorta per Natale o qualche compleanno!”
rispose Kurumi, andando verso la cassa.
Dopo aver pagato, uscirono dal negozio stracarichi di
sacchetti.
“Allora,
sei pronto? Domani Ayako vi vuole in palestra per la prova costumi!”
buttò lì la giovane, guardandolo di sbieco.
“Di
già?! Ma se ha preso le misure solo ieri?!” sbottò
Hanamichi, arrossendo furiosamente.
“Non
ha finito di cucire i particolari, ma ha trovato con facilità
i pantaloni e le magliette. Per il costume di Sanzo ha usato un
vecchio kimono. Deve controllare che vi stiano bene e poi proseguirà
con l'applicazione delle fasce colorate e il resto.”
“Che
vergogna!” sbottò il ragazzo, arrossendo furiosamente.
“Sono
solo dei costumi, Hana!” gli fece notare lei.
“Non
è per il vestito in sé, ma per la gara! Salire sul
palco conciato in quel modo... Non fa per me!” borbottò
Sakuragi, corrucciandosi.
“Tranquillo,
Hana! Vedrai che, una volta finito, non te lo ricorderai neanche!”
disse Kurumi, sibillina, riproponendogli il suo inquietante sorriso.
Dopo l'ennesimo sbuffo annoiato, Kaede si decise a
spegnere la televisione.
Udendo un paio di voci familiari provenire dal cancello,
rivolse lo sguardo alla porta dell'ingresso che si aprì pochi
istanti dopo.
La volpe si limitò a sollevare un sopracciglio,
notando la quantità di bevande che sua sorella e il Do'hao
avevano comperato.
Che fosse il compleanno di qualcuno? No, gli sembrava di
no...
In silenzio, risorse dalla sua poltrona per prendere le
buste di Kurumi e posarle sul tavolo della cucina, seguito da
Hanamichi.
Il rossino sistemò la spesa e cominciò a
preparare un dolce. Bene presto, la casa profumò di zucchero e
vaniglia.
“Hn?”
“Torta
degli angeli ripiena di crema, Kitsune.” gli disse il rossino,
impastando la farina con le uova e lo zucchero.
“Hn”
Kaede si sedette a braccia conserte, osservandolo
distrattamente.
Era davvero veloce e non aveva nemmeno bisogno di
misurare le dosi degli ingredienti, probabilmente le conosceva a
memoria.
“Accidenti!
- sbuffò Sakuragi, pensando ad alta voce – Ho le mani
sporche...”
“Hn?”
“Devo
imburrare la teglia.” disse indicandola con il capo.
“Faccio
io...” mormorò la volpe, scartando il pacchetto del burro.
“Ah...
Grazie...” sussurrò il rossino, profondamente stupito.
“Mica
lo faccio per te! Non voglio perdere il dessert a causa tua!”
mugugnò Rukawa, cominciando a imburrare la teglia.
“Tsk!
Come se ti avessi mai lasciato morire di fame!” borbottò
piccato l'ala grande dello Shohoku.
Hanamichi lasciò l'impasto a riposo e preparò
la crema.
“Mmm...Per
la cena di stasera, potrei fare la pizza... Kanata, ti va?” chiese
Sakuragi, aggiungendo un pizzico di vaniglia al latte.
“Sì!”
rispose una voce dall'armadietto.
“Kitsune,
hai una caramella alla menta?” domandò il giovane, ricevendo
in cambio un'occhiata perplessa.
“A
furia di cianciare ti è venuto mal di gola, Do'hao?”
borbottò la volpe, rovistando nelle tasche dei pantaloni.
“Non
ti facevo così simpatico! Tutto tuo fratello!” sibilò
Sakuragi, continuando a mescolare la crema.
“Hn”
mugugnò Kaede, appoggiando la caramella su tavolo.
“Grazie,
Baka Kitsune!”
“Prego,
Do'hao!...HN?!” sobbalzò la Rukawa, guardando il compagno di
squadra triturare la caramella con un mattarello, per poi mescolare
la polverina verde alla farina.
“Segreto!
- sorrise il rossino, aggiungendo il lievito e un po' di acqua
tiepida al tutto, ricominciando ad impastare - Uffa! Oggi non mi
bastano due mani!” si lamentò, guardandosi le dita
infarinate.
“Cosa
devi fare ancora?” sbadigliò la volpe, appoggiando la testa
sul tavolo.
“Stasera
c'è la festa del porcospino. Devo preparare le tartine, un
paio di focacce ripiene, mettere i salatini nelle ciotole, fare il
sugo per le pizze...”
“Hn...Capito!
- sbottò Kaede, fermandosi a riflettere. Non aveva nulla da
fare e il soggiorno era ancora occupato dalle donne di casa... -
Dimmi cosa devo fare...” sospirò alzandosi in piedi.
“Nel
mobiletto in alto a sinistra c'è il pane a fette, quello per i
tramezzini.” lo istruì il ragazzo, curioso di vederlo
all'opera.
“Hn”
annuì la volpe, afferrando il pacco.
“Prendi
una fetta quadrata, spalmaci sopra la maionese e metti una fetta di
prosciutto cotto, poi appoggiaci sopra un'altra fetta e taglia il
tutto in diagonale. Così acquisteranno una forma a triangolo,
ok?” gli spiegò il rossino, preparando il sugo al pomodoro.
“Hn”
annuì ancora Kaede, mettendosi all'opera.
“Fanne
dieci così, dieci al prosciutto crudo e dieci col tonno.”
“HN?!”
sobbalzò Rukawa, augurandosi che il Do'hao scherzasse.
“No,
è vero! Siamo in tanti... Venti di ognuno.” disse Hanamichi,
celando il proprio divertimento.
“Hn...”
mugugnò la volpe, maledicendosi mentalmente. Perché
diamine non era andato in camera sua a dormire?!
“Ma
che carini! Sembrate una coppia di sposini!” rise Akira, appoggiato
allo stipite della porta.
“Hn!”
“Hm!”
“Parlate
anche nella stessa lingua ormai! - rise il Sempai, avvicinandosi al
fratello – Posso darvi una mano? Mi sento un po' in colpa... Fate
tutto questo per me!”
Il porcospino, fu immediatamente reclutato da Sakuragi.
“Taglia
orizzontalmente le focacce e metti sulla fetta inferiore i pezzetti
di mozzarella e le fette di prosciutto cotto. Mi raccomando, le fette
devono stare l'una accanto all'altra, parallelamente!”
“Ok,
capo!” annuì Sendoh, afferrando un coltello.
Mezz'ora dopo, Hanamichi controllò la cottura
della pizza, decidendo di spegnere il forno e ripose la focaccia nel
microonde, decretando la fine delle ostilità.
“Bravi,
uomini. Vi siete comportati bene!” si congratulò, voltandosi
a guardarli.
Erano un disastro!
Sia Kaede che Akira, avevano le magliette unte, faccia e
capelli infarinati, mani e pantaloni pieni di maionese e
un'espressione assolutamente stravolta.
Sakuragi cercò di trattenersi il più
possibile, ma alla fine scoppiò in una risata divertita.
“Hn!”
arrossì Rukawa, imbarazzato.
“Ehi!
Siamo stati bravissimi e tu ci prendi in giro?!” lo sgridò
Sendoh, imbronciandosi.
“Scusate...
è che... - ricominciò a ridere il rossino – Lasciamo
stare, va! Kanata? Devo accendere la lavastoviglie, ti conviene
trovare un posto più tranquillo per leggere!” lo avvertì,
continuando a sghignazzare.
Il bimbo uscì dall'armadietto, guardando i due
fratelli con un sopracciglio sollevato.
“Oh!
- sbottò il rossino, riconoscendo il libro che il piccolo
teneva in mano - 'Il piccolo principe'! Lo leggevo sempre a Hiki
quando era piccola!”
“Mmm...
Ti andrebbe di leggermelo?” gli propose Kanata, stupendo non poco i
due moretti.
“Certo!
Tanto qui ho finito... Grazie all'aiuto dei tuoi baldi fratelloni!”
disse Sakuragi, ricominciando a ridere.
“Do'hao!”
sbottò Kaede, mentre Akira si limitava ad una sonora
pernacchia.
“Vieni
piccolo, il soggiorno è libero!” sorrise Hanamichi,
prendendo il bimbo per mano.
“Tra
i due litiganti, il terzo gode!” sospirò Sendoh.
“HN?!”
“Vado
a fare la doccia!” annunciò il porcospino, fischiettando
allegramente.
Rimasto da solo, Rukawa ebbe la netta sensazioni di aver
perso qualche passaggio.
Sprofondato nella sua poltrona preferita, Kaede
ascoltava la calda voce del Do'hao leggere il libro a Kanata.
Dopo una doccia veloce, il volpino era tornato in
soggiorno. Lì, aveva trovato il fratellino abbarbicato su
Hanamichi, stile koala, con la guancia premuta sul petto largo del
rossino e le piccole braccia attorno al suo busto.
Rukawa aveva provato una strana sensazione vedendo una
copia in miniatura di se stesso, avvinghiata a Sakuragi.
A scioccarlo ancora di più, era stato il tono
dolce col quale stava leggendo il rossino e la sua grande mano
ambrata che accarezzava distrattamente la testolina del bimbo, mentre
con l'altra teneva il libro vicino al suo visino, per permettergli di
guardare le illustrazioni.
Girandosi appena, osservò con attenzione suo
fratello. Era la prima volta in assoluto che Kanata condivideva la
lettura con qualcuno. Nessuno mai gli aveva letto favole o cose
simili, dato che a quattordici mesi, già sapeva leggere e
scrivere da solo. Ma soprattutto, non lo aveva mai visto con
un'espressione così felice.
Il Do'hao aveva conquistato anche lui.
Quell'atmosfera così tranquilla e serena, fu
bruscamente interrotta da un poderoso rutto, proveniente dalla
cucina.
I tre ragazzi sobbalzarono, mentre Kyosuke e Akira si
precipitavano in soggiorno scendendo i gradini due alla volta.
“Ma...
Che...?!” mormorò Sakuragi, guardandosi attorno stupito.
“Che
bello! Funziona! Funziona!” trillò il capo famiglia,
correndo in cucina, seguito dai due ragazzi.
Hanamichi, sempre con Kanata in braccio, si avvicinò
all'uomo che stava aprendo la lavastoviglie.
“E'
la mia nuova invenzione!Quando la lavastoviglie finisce, ti avverte
ruttando!” spiegò l'inventore.
“Ruttando?!”
domandarono in coro i tre giocatori di Basket.
“E'
un suono riconoscibile, no?” sorrise Kyosuke, soddisfatto di se
stesso.
“Ma...
Ma...” balbettò il rossino, oramai senza più parole.
“Hn...
Meglio la lavastoviglie che il gabinetto!” sentenziò
lapidario il volpino, tornando ad accucciarsi sulla sua poltrona.
“Mmm”
ne convennero Sendoh e Hanamichi, tornando alle loro faccende.
Akira prese posto sul divano accanto a Sakuragi,
aspettando che terminasse la lettura del 'Piccolo Principe' per
scambiare due chiacchiere con lui.
Appena il rossino chiuse il libro, abbassò lo
sguardo lui piccolo Kanata e sorrise, trovandolo profondamente
addormentato.
“Prima
ho sentito suonare tua sorella. E' davvero molto brava!” si
complimentò il Sempai, sinceramente stupito.
“Già!
Finito il liceo, farà il conservatorio a Tokyo!” annunciò
il rossino, orgoglioso.
“E
tu?” domandò il moretto, voltandosi a guardarlo.
“Non
farò l'Università. Mi troverò un lavoro fisso
e...”
“Sciocchezze,
culetto d'oro! - tuonò la nonna, sbucando dal nulla –
L'istruzione è fondamentale, soprattutto col bel corpicino che
ti ritrovi!” lo ammonì, brandendo il suo bastone sotto il
naso di Sakuragi.
“S...
Sì.... Signora... - balbettò il ragazzo, spaventato -
Ma io devo occuparmi di Hiki, prima! Poi...”
“E
chi pensa a te? - buttò lì l'anziana, guardandolo di
sbieco – Ah! Prima che mi dimentichi, Katy mi ha chiesto di
avvertiti di tenerti libero per domani pomeriggio. Deve fare un nuovo
quadro...” sospirò Kikyo-san, leccandosi i baffi.
“Kami
Sama! - sospirò Hanamichi, chiudendo gli occhi un istante –
Certo! Non c'è problema!” mentì, sperando di
risultare credibile.
Si augurò che non fosse nulla di sconcio e si
alzò, portando il piccolo Kanata nella sua camera.
“Questo
è l'ultimo!” annunciò Hanamichi, entrando
nell'appartamento di Sendoh con un vassoio in mano.
In mezzo a quella ressa di gente, incontrò non
pochi impedimenti per giungere fino al tavolino vicino al divano e
posare le pizze.
“Ma
che sta facendo lì Kuro?!” chiese il ragazzo, guardando il
cane scuro a pancia in su, perfettamente immobile, che sorreggeva il
suo corpo con le zampe.
“Il
tavolo, Do'hao” mugugnò la volpe, stravaccata sul divano
accanto al piccolo Kanata, entrambi con un succo di frutta in mano.
“Lo
potrò posare il vassoio?” borbottò il rossino,
guardando prima la bestiola e poi le pizze, indeciso.
“Aspetta!
- mormorò il bimbo con gli occhioni azzurri, liberando il
tavolino di cristallo da piatti e bicchieri ormai vuoti – Fatto!”
si limitò a dire, ritornando a sedersi accanto al fratellone,
mentre Hanamichi posava le cibarie, rivolgendogli un sorriso grato.
Il piccolo arrossì appena, mugugnando qualcosa di
incomprensibile.
“Hana-pucci!
- sorrise Kurumi, prendendolo sottobraccio - Riposati un po'!Tieni!”
disse porgendogli l'ennesima birra.
“Ma...
veramente... È la sesta...” balbettò il rossino.
“Suvvia!
Non mi dirai che non reggi l'alcol!” insinuò la ragazza,
certa di ferire il suo orgoglio maschile.
“Tsk!
Il Tensai regge qualunque cosa!” sbottò infatti Sakuragi,
trangugiando l'intera lattina.
Attorno alle due di notte, Kyosuke e consorte, si
congedarono dai ragazzi. Lui, trascinando via una recalcitrante
nonnina che voleva ancora fare baldoria e Katy portando via con sé
Kanata, addormentatosi sul divano.
Seduto in disparte, Kazuya si scolò la quarta
bottiglia di birra, incapace di staccare lo sguardo da Akira e Hikaru
che discutevano di non sapeva bene che cosa.
Il fratellone conosceva persino il linguaggio dei segni,
maledizione!
“Non
ti sembra di stare esagerando?” si sentì chiedere dalla voce
dura di Kaede.
“Non
credo proprio!” sputò il ragazzo, trangugiando un'altra
birra.
Si rendeva vagamente conto d'avere ecceduto parecchio,
ma la cosa non lo turbò minimamente.
“Hn?”
mugugnò la volpe, sollevando un sopracciglio perplesso.
“Vaffanculo!”
ringhiò Kazuya, alzandosi di scatto per frapporre più
spazio possibile tra lui e lo sguardo infastidito del fratello. Non
aveva proprio voglia di sorbirsi una paternale.
D'improvviso, la stanza iniziò a girare
vorticosamente e solo l'intervento di Kaede, gli impedì di
cadere rovinosamente a terra.
“Lasciami,
cazzo!” urlò il giovane, cercando di divincolarsi dalla
presa ferrea del fratello.
Il suo grido rancoroso, portò su di sé
l'attenzione dei ragazzi che lo guardarono stupiti.
“Lo
porto a letto” mugugnò Kaede, notando vagamente l'assenza di
sua sorella e del Do'hao.
Kurumi aiutò Sakuragi a raggiungere la dependance
e a farlo coricare sul suo letto.
Rimase lì fino a quando Hanamichi non cadde in
sonno profondo.
Forse aveva un po' esagerato... Invece che poche gocce,
aveva svuotato l'intera boccetta... Si augurò che non avesse
effetti collaterali troppo dannosi e tornò in camera sua,
attendendo elettrizzata il risveglio del ragazzo.
Solo poche ore e avrebbe scoperto se tutto era andato
secondo i suoi piani oppure no.
L'allarme anti-incendio, scattò alle 5.02 del
mattino.
Kaede si trascinò giù per le scale, in
perfetto stile ameba comatosa, usando il solo senso del tatto per
strisciare sino alla sua amata poltrona e affondarci dentro,
raggomitolandosi su se stesso.
Vagamente udì i passi pesanti del resto della
famiglia, scendere lentamente i gradini.
Dopo una nottata passata a vomitare l'anima, Kazuya
riemerse dal bagno con una faccia verdognola che aveva ben poco di
umano.
“Yayu!
- sobbalzò Katy, osservando da vicino il viso del figlio –
Hai un aspetto orribile! Torna a letto e riposati. Devi aver preso
l'influenza!”
“Mmm...”
mugugnò il ragazzo, strisciando al piano superiore.
Con un enorme sbadiglio e i gonfi occhi chiusi, Akira
aprì la porta di casa lanciandosi a peso morto sul divano. Più
che un porcospino sembrava una talpa scavatrice, mentre afferrava il
corto plaid appoggiato sullo schienale, cercando di coprirsi il più
possibile.
“Ma
non potresti fare sta cosa a un orario più decente?!”
gemette il ragazzo, schiacciando il viso contro il bracciolo del
divano.
“Il
fuoco non porta l'orologio, caro mio!” fu la risposta del padre,
per nulla impietosito dallo stato psico-fisico della sua prole.
“Ma
che bello! Siete già tutti in piedi! - trillò Kurumi,
facendo capolino dalla porta della cucina – Venite! Vi ho preparato
il caffè!”
“Sei
stata la prima ad alzarti? TU?!” sbottarono in coro i suoi
genitori e la nonna, guardandola con gli occhioni sgranati.
“Oggi
ho... Molte cose da fare...” rispose la ragazza, prendendo le
tazzine da un mobiletto.
“Che
strano... Di solito è Hana quello mattutino! A proposito, ma
dov'è finito?!” domandò Katy, guardandosi attorno.
“Qualcuno
mi ha chiamato?” mormorò una voce bassa, talmente sensuale
da riuscire persino a risvegliare dal letargo sia la volpe che il
porcospino.
“Oh,
Kami!” sospirò la nonnina-hentai, di fronte alla
materializzazione di tutti i suoi sogni più proibiti.
Sakuragi, con indosso solo un paio di jeans attillati,
era appoggiato allo stipite della porta dell'ingresso.
I capelli insolentemente spettinati, un sorriso ironico
dipinto sulle labbra e lo sguardo irriverente e scioccatamente
sensuale.
“Mie
dolci signore, quale migliore risveglio per i miei occhi assonnati!”
sussurrò galantemente, baciando le mani delle due donne.
Kyosuke riuscì appena in tempo ad afferrare sua
madre, che si era accasciata all'indietro sospirando un flebile “Lo
amo!” mentre Katy tentava di controllare l'improvvisa tachicardia,
guardando estasiata il giovane uomo che aveva dinnanzi.
“Hana!”
pigolò la pittrice, senza staccare gli occhi di dosso dal bel
sederino sodo di Sakuragi.
Il tutto, sotto gli occhi sconvolti di due moretti che
si stavano impietosamente disidratando, chi sul divano, chi sulla
poltrona.
“La
mia creatura!” annunciò Kurumi a voce bassa, grondando
orgoglio e soddisfazione da ogni poro.
Appostato sopra il mobile del soggiorno, dietro il vaso
Ming preferito di Katy, Kato osservò il suo acerrimo rivale
dalla folta chioma rossa.
Attese pazientemente che la sua preda muovesse un passo
per poterlo avere sotto mira.
Il gatto spiccò un balzo veloce ed elegante,
urlando come un ossesso, ma all'ultimo secondo, Hanamichi si abbassò
e lui andò a stamparsi sul pavimento come una frittella.
L'animale, ferito nel suo orgoglio di prode guerriero,
si rialzò velocemente, pronto per un nuovo attacco.
“Ma
tu non conosci domeniche, eh?” sorrise il rossino, stupito dalla
tenacia dell'animale.
Kato inclinò il capo, specchiandosi in quegli
occhi scuri che lo guardavano divertiti e... gli saltò
addosso, abbarbicandosi sulla sua lunga gamba, con intenti molto poco
bellicosi.
“Voglio
essere un gatto!” si lamentò la nonnina, riprendendo i
sensi, tra le braccia del figlio.
“Desiderate
un creme caramel, per colazione?” domandò Sakuragi,
inclinando il capo di lato, incurante del gatto abbarbicato sulla sua
gamba.
“Solo
se poi me lo spalmi addosso!” sospirò Kikyo-san, sempre più
hentai.
La bassa risata di Sakuragi, la mandò del tutto
in visibilio.
“Mia
dolce signora, lei merita ben altro, che un misero ragazzino come
me!” mormorò Hanamichi, facendole l'occhiolino.
“Muoio
felice!” annunciò la nonnina, ricadendo estasiata tra le
braccia dell'inventore.
Il cambiamento improvviso di Sakuragi, non passò
inosservato nemmeno a scuola.
Il preside, aveva organizzato su due piedi una prova
anti-incendio sfruttando il giorno festivo e i ragazzi, avvertiti da
Ayako, raggiunsero l'istituto Shohoku in tarda mattinata.
Il corpo insegnanti aveva deciso di simulare una normale
giornata di scuola, con tanto di suono della campanella, divisa
scolastica e cartella.
“Ma
non bastano le prove che fa il babbo tutte le mattine?!” sbadigliò
Kurumi, dando voce ai dubbi dei suoi stessi fratelli.
Appena varcata la soglia del grande cancello di ferro,
il rossino, giacca della divisa slacciata e passo indolente,
attraversò il cortile con una camminata lenta e felina, degna
dei migliori modelli che sfilavano lungo le passerelle europee,
andando a salutare il suo Guntai che lo guardò allibito tanto
quanto ogni studente che aveva assistito a quell'insolito spettacolo.
Il brusio che seguì, fu bruscamente interrotto
dalla voce grave del preside.
“SAKURAGI!
E' questo il modo di presentarsi a scuola?” tuonò l'uomo dal
viso glabro e lo sguardo furente.
Appoggiando entrambe le mani sui fianchi, si avvicinò
al più negligente dei suoi studenti che finalmente, voltò
il capo verso di lui.
Toshi Ikeda, il cinquantenne preside dell'istituto
superiore Shohoku, famoso per la sua intransigenza
e compostezza, si trovò di fronte a un giovane
demone che gli sorrise sensuale e pericoloso.
Raccomandando l'anima a Kami, lasciò che gli
cingesse le spalle con un braccio muscoloso.
“Suvvia,
Capo! Lo sa che irritarsi fa male alla salute? - mormorò
quella creatura selvaggia, facendolo rabbrividire – Non vorrei che
il suo bel faccino si riempisse di rughe!”
“Ru..
ghe...” balbettò l'uomo, sgranando gli occhietti scuri.
“Già,
già! E poi, consideri che sono un giocatore di Basket! Più
ragazzi attiro e più il club diventerà popolare... Più
matricole si iscriveranno da noi... e più ricambi avremo per
la squadra... - proseguì Hanamichi, sorridendo maliziosamente
– Più tornei vinciamo e più l'istituto Shohoku
diventerà famoso... e allora i finanziatori le correranno
dietro e lei diventerà il preside più famoso di
Tokyo...”
“Correre...
dietro... - sospirò Ikeda, con un sorriso ebete stampato in
faccia. Sobbalzò all'improvviso, ricordandosi dove fosse e si
scoprì oggetto degli sguardi attoniti dell'intera scuola -
CHE AVETE DA GUARDARE, VOIALTRI? FILATE SUBITO IN CLASSE!” tuonò,
ritrovando il suo solito cipiglio, che poi perse impietosamente
quando si voltò a guardare Sakuragi, adorante – Vai anche tu
o entrerai tardi!” pigolò estasiato.
“Grazie,
Capo!” disse Hanamichi, facendogli l'occhiolino.
E mentre due docenti prestavano soccorso al preside,
tentando si rianimarlo, il rossino tornò dai suoi amici che lo
accolsero festanti.
“Ma
come cavolo hai fatto?!” chiese Yohei, sinceramente stupito.
“Il
fascino del Tensai!” si limitò a rispondere Hanamichi,
entrando a scuola tra gli applausi degli altri studenti.
Ok.
Chi
diamine era 'quello' e che fine aveva fatto fare al Do'hao?!
Kaede, che aveva assistito attonito alla scena,
ringraziò la sua innata inespressività che gli aveva
impedito di ritrovarsi con una faccia da triglia pari a quella di
qualunque altro essere umano presente, Akira compreso.
Con la coda dell'occhio vide Kurumi trattenere il
respiro, puntando gli occhietti a forma di yen sul clone del Do'hao.
Perché 'quello' era di certo una copia della
scimmia rossa che conosceva lui.
Un alieno venuto da chissà dove per studiare la
razza umana, prima dell'attacco decisivo al pianeta Terra.
Doveva aver assunto le sembianze del Do'hao subito dopo
averlo rapito e adesso Sakuragi era rinchiuso sulla sua navicella
spaziale, legato come un salame a fare da cavia per qualche oscuro
esperimento.
Kami Sama!
Se gli extraterrestri si convincevano che gli esseri
umani erano tutti pazzi e scemi come lui, l'attacco sarebbe stato
imminente!
MA CHE CAZZO STAVA PENSANDO?!
Rukawa sgranò gli occhi, rendendosi conto di star
vaneggiando esattamente come il Do'hao.
Kami! Era pure contagioso!
Dho!
Lo aveva fatti di nuovo!
La volpe entrò in aula, lanciandosi a peso morto
sul suo banco, pronto per la solita pennichella.
Ma invece che crollare addormentato in un oceano di
bavetta, ricominciò a rimuginare su Sakuragi e sul suo
radicale cambiamento.
Pensa, Kaede. Pensa!
Il Do'hao si era trasformato in quella specie di
macchina del sesso nel giro di una nottata. Fisicamente impossibile.
Doveva essere successo per forza qualcosa...
Erano rimasti tutti sconvolti dal suo cambiamento così
radicale... Tutti, tranne Kurumi.
Non ebbe il tempo di riflettere su quell'importante
particolare, che la voce di Ikeda si diffuse in tutta la scuola
tramite gli altoparlanti posti in ogni aula, strappando la volpetta
alle sue elucubrazioni. Il preside annunciò una riunione in
aula magna, subito dopo la fine della prova anti-incendio.
“Bene,
prima di tutto voglio farvi i miei complimenti per la buona riuscita
della prova! - esordì il preside, osservando compiaciuto i
suoi allievi tutti compostamente seduti di fronte al palco sul quale
si trovava lui – Vorrei, inoltre, comunicarvi una decisione
importante. Come incentivo per tutti voi, nella speranza che il
maggior numero di studenti si decida a praticare della sana attività
fisica, ho deciso di esimere gli studenti iscritti ai club sportivi
dall'indossare la divisa scolastica – Toshi lanciò uno
sguardo adorante a Sakuragi, seduto in prima fila e poi proseguì
il suo annuncio - Sempre nei limiti della decenza, questi studenti
potranno venire a scuola con l'abbigliamento che più li
aggrada!”
La notizia suscito un coro di approvazione e lo scroscio
di applausi che seguì, riuscì a coprire il sospiro di
Ikeda, che già pregustava di vedere le belle gambe del
rossino, fasciate da un paio di attillati jeans neri.
Meglio se di pelle. Con le borchie...
Circondato da Do'hao. Quello era il suo destino.
Kaede si passò una mano sugli occhi, per nulla
contagiato dal giubilo che lo circondava.
Quel pervertito del preside si stava mangiando il Do'hao
con gli occhi e il cretino che faceva?
Sorrideva soddisfatto!
Do'hao. Stra-Do'hao! Mille volte Do'hao!
...E Kurumi, continuava a sorridere.
-FINE QUARTA PARTE-
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Capitolo 5 *** V parte ***
SF5
AUTORE:
Gojyina-chan
DISCLAMER:
I personaggi sono di T. Inoue. Alcuni, invece, li ho inventati io, ma
non temete: la differenza, balza immediatamente agli occhi! -////-'
RINGRAZIAMENTI:
A Nivis e al suo dizionario magico! Grassie Bissa!!!^^
DEDICHE:
Alla mia AMMORRA, che per ragioni lavorative sto trascurando un po'.
Sorry!!! ç___ç
STRANGE
FAMILY 5
Ayako si guardò intorno
stupita.
La simulazione anti-incendio era
finita da un pezzo, eppure gli studenti dell'istituto Shohoku invece
che tornare a casa o andare in giro con gli amici, si erano ammassati
in palestra, generando un caos assoluto.
Forse volevano assistere agli
allenamenti, ma prima dovevano fare la prova dei costumi per il
concorso e con tutti quegli occhi indiscreti, era certa che né
Ryota né, tantomeno, quel timido di Hanamichi, avrebbero
acconsentito a travestirsi.
“A
proposito! Ma dove sono i ragazzi? - chiese ad Haruko, seduta in
panchina accanto ad Anzai – Stamattina non li visti... Non saranno
assenti, vero?” sbuffò la prima manager, mettendosi le mani
tra i capelli.
“Siamo
qui! - borbottò Miyagi, facendosi largo tra la folla, seguito
a ruota da Sendoh e Rukawa – Ayakuccia, ma dobbiamo fare 'quella
cosa' per forza adesso?!” gemette il capitano, sgranando gli
occhietti atterriti.
“Certo,
scemo! - sibilò brandendo il suo ventaglio – E non ammetto
obiezioni! Iniziamo appena arriva Sakuragi e se anche lui avrà
da ridire, allora vi fa... che... cavolo... che... KAMI SAMA!”
esclamò Ayako guardando allibita un ragazzo, fisicamente
assomigliante al suo numero dieci, che avanzava verso di lei con
sguardo predatore.
Al suo passaggio gli altri
studenti si scostavano intimoriti, permettendo a quello splendido
ragazzo di raggiungerla velocemente.
Non poteva essere Hana.
“Ciao
Aya, sei più bella del sole d'inverno!” mormorò lo
sconosciuto, baciandole una mano.
Non poteva essere Hana.
“Potremmo
fare in fretta con la prova costumi? Ho... 'voglia'... di
giocare...” continuò, sussurrando morbidamente quell'ultima
frase.
Non poteva essere Hana.
“Ti
abbiamo ringraziata per tutto ciò che fai per noi, baby?”
chiese il ragazzo dalle cui labbra oramai pendeva miseramente.
Non poteva essere Hana.
“Co...C...S...No...Va...
- balbettò la manager confusamente, prima di fermarsi a
riflettere – Ma certo! Ti sei calato nella parte!Bravo, Hana! Sei
un Gojyo perfetto!” si complimentò la ragazza, fiera per
l'impegno che stava dimostrando il suo giocatore.
“Assediato
da Do'hao!” sbuffò Kaede, correndo quasi verso gli
spogliatoi.
Non
gli piaceva quel... 'coso'. Non era il Do'hao. Era un
accozzaglia di ormoni impazziti che...
Hanamichi entrò,
avvicinandosi al suo armadietto.
...impazziti che si erano
erroneamente aggrovigliati, dando forma a...
Hanamichi, si denudò
velocemente.
...ad un ammasso di... muscoli e
pelle profumata. Cos'era? Mandorle e vaniglia, sembrava...
Hanamichi, gloriosamente nudo, si
chinò dandogli le spalle, recuperando velocemente il proprio
costume.
...sembrava seta, la sua pelle...
Chissà come doveva essere morbida al tatto...
“Kae,
ti sanguina il naso” lo avvertì suo fratello, porgendogli
gentilmente un fazzoletto di carta.
“HN!”
sobbalzò il volpino, vergognandosi come un ladro.
Dannazione! Si stava comportando
come tutti gli altri. Questo non lo poteva accettare. Lui era unico,
non aveva mai avuto interesse a fare parte della massa, eppure quello
sciocco Do'hao lo aveva costretto a...
“Siamo
adolescenti, Kae. Sono gli ormoni, stai tranquillo!” lo blandì
Akira, intuendo il suo stato d'animo.
Anche Sendoh stava provando la
stessa attrazione animale verso Hanamichi, ma vuoi l'esperienza, vuoi
l'autocontrollo, era riuscito a darsi un minimo di contegno.
Ma il naturale istinto sessuale
del suo monotematico fratellino, si era risvegliato all'improvviso
lasciando l'impreparata volpe, confusa e sconcertata.
Sorridendo tra sé, Akira si
pettinò in capelli, tirandoseli giù. Finalmente Kaede
stava iniziando a capire che esisteva un mondo intero, al di fuori
del campo di Basket.
“Mi
vergogno, maledizione! - borbottò Miyagi, spiando la palestra
da dietro la porta – Mica se ne vanno quei perdigiorno! C'è
mezza scuola là fuori! Sono il capitano, cavolo! Non posso
mica farmi vedere conciato così!”
“SIETE
PRONTI?” tuonò la manager a pochi metri da loro, brandendo
il suo ventaglio più grande.
“Sì,
Ayakuccia! Arriviamo subito!” cinguettò Ryota, correndo da
lei.
Sbuffando sonoramente, Kaede si
infilò la parrucca bionda, cercando di sistemarla come meglio
poteva.
“Aki,
mi dai una mano?” mormorò Hanamichi, a petto nudo, con in
mano un flaconcino di olio alle mandorle – Devo metterlo sulla
schiena e sul petto. Ayako dice che così sembrerò più
muscoloso...”
Autocontrollo. Esperienza e
autocontrollo.
Sendoh trasse un profondo respiro
e si voltò verso l'amico, passandogli il liquido lucido sulla
schiena e sul petto.
Dal riflesso dello specchio,
Rukawa osservò le mani del fratello su quel corpo ambrato,
provando un mix letale di desiderio e gelosia.
Le mani color panna di Akira,
sfiorarono i muscoli sodi e la pelle ambrata. Al tatto sembrava
velluto. Morbido e seducente...
Stenderlo su un ruscello si
stoffa, che dalla tastiera del letto, ricadeva morbidamente fin sul
pavimento... e lui lì, accaldato e fremente. Nudo e vergine,
su una nuvola di velluto bianco.
“Esperienza
e autocontrollo!” sbottò Sendoh, accigliandosi. Non poteva
perdere la faccia e comportarsi come un ragazzino alla sua prima
cotta. Era quasi un uomo, dannazione.
Muscoli e pelle.
Velluto e seta.
All'interno del braccio, Hanamichi
era più delicato. Non più velluto, ma seta color
vaniglia. Delicato e morbido.
E poi il petto, sodo e glabro...
Giunto ai capezzoli bronzei,
l'erezione di Akira era dolorosamente visibile e pulsante.
“Grazie,
Aki!” sussurrò Sakuragi, sorridendogli impietosamente grato,
infilandosi poi la parrucca rossa.
Ciò che non si era ancora
disidratato di Sendoh, annuì in silenzio tentando di
ricomporsi come meglio poteva e tornare così alla sua forma
originale.
Esperienza e autocontrollo.
“Un
paio di balle!” ansimò Akira, appoggiandosi senza forze ad
un armadietto.
“HN!”
“Non
ho fatto niente! Non guardarmi così, tu! - borbottò
Akira, lanciando un'occhiataccia al fratellino che lo guardava
adirato - Se la prendono tutti con me!” sospirò il
porcospino camminando mestamente sino alla palestra.
“Ragazzi,
siete fantastici! - sorrise Ayako, guardando le sue creature –
Kaede, hai la tipica espressione infastidita che caratterizza Sanzo!
Miyagi è identico a Goku, Akira è un perfetto Hakkai,
col suo bel sorriso gentile e rassicurante e tu, Hana, sei... - la
manager si soffermò più del necessario sui bei
pettorali scolpiti del numero dieci – Sei così... Sei
proprio...”
“Un
Gojyo perfetto!” le suggerì Kurumi, passandole accanto con
una capiente borsa a tracolla.
“Un
Gojyo perfetto! - ripeté Ayako, riprendendosi velocemente –
Voi che ne dite, ragazzi?” chiese agli spettatori, ricevendo in
risposta un boato d'approvazione.
“Ayakuccia...
potremmo allenarci, adesso'” supplicò Ryota, sull'orlo di
una crisi di nervi.
“Prendo
le ultime misure per i particolari da aggiungere e poi sarete liberi
come l'aria!” lo rincuorò la ragazza, armeggiando con il
metro.
Tre quarti d'ora dopo erano di
nuovo negli spogliatoi che indossavano le tanto amate scarpe da
tennis.
“Ma...
Mitsui? Non è venuto oggi?” chiese Miyagi, guardandosi
attorno.
“Non
l'ho visto nemmeno in classe. Non è proprio venuto a scuola.”
rispose Akira risistemandosi i capelli all'insu.
“Avrà
fatto il ponte... Ok! Andiamo. Abbiamo già perso fin troppo
tempo!” borbottò il capitano, arrossendo di vergogna.
Appena fuori dalla palestra,
Kurumi sistemò il suo piccolo tavolo da pic-nic, srotolandovi
sopra un piccolo telo bordeaux con l'orlo nero e preparò
velocemente i suoi oggettini carini carini.
“Venite,
gente! Abbiamo magliette, cappellini, spille e fotografie del
bellissimo Hana! Tutto a cifre modeste. Venite a vedere!” urlò
la ragazza, ben presto subissata da ragazze in estasi e banconote
profumate.
Piano perfetto, risultato
perfetto.
Era lei il genio della famiglia!
Ryota si sentì davvero
sollevato quando la maggior parte degli studenti, si allontanò
improvvisamente. Potevano allenarsi senza urla e schiamazzi vari.
Certo che Hanamichi sembrava
l'idolo della folla... Doveva aver sentito male.
Col permesso di Anzai, decise di
fare una partitella. Quattro matricole e Sendoh contro i ragazzi del
secondo e terzo anno.
Hanamichi si ritrovò ad
essere marcato dal ragazzino dai corti capelli ossigenati.
“Oh!
Il piccolo Hiyoko!” sbottò il rossino, alzando un
sopracciglio.
“Ué!
Pulcino a chi? Io mi chiamo Aron Tsume, chiaro?” borbottò la
matricola, corrucciandosi adirata.
“Hiyoko
ti si addice di più!” affermò con noncuranza il
Sempai, riprendendo a giocare.
Dopo aver stoppato un'altra
matricola dall'aspetto strano, Hanamichi si fermò ancora un
istante, guardandosi attorno confuso.
“E
questo qui chi cavolo è?! - sbottò l'ala grande dello
Shohoku, indicando il ragazzo dai lunghi capelli bicolore – Sembra
una piccola puzzola!” disse, facendo ridere quasi tutta la squadra.
“Do'hao!”
sbuffò spazientito la volpe, sistemandosi la fascetta nera che
aveva sul braccio.
“Oh,
oh, oh! - rise Anzai – Lo aveva dimenticato. Il giorno della
presentazione dei nuovi iscritti, Sakuragi non c'era!”
“Ehi,
tu! Io non sono una puzzola, ok? - sibilò il capellone – Ho
un'identità ben precisa! Sono Shane Sato. Vedi di
ricordartelo!Puzzola è brutto! Rovina i miei rapporti
sociali!” borbottò il ragazzino.
“Mmm...
In effetti è vero! - ammise Hanamichi, osservandolo
intensamente inclinando la testa di lato – Kenaga è
più carino e ti si addice decisamente di più!”
“Coda
lunga? - chiese Sato, sfiorandosi le punte dei capelli che
arrivavano fino a metà schiena – Potrebbe andare!” ammise,
parzialmente soddisfatto.
“AVETE
FINITO DI FARE SALOTTO VOIALTRI?! - tuonò il capitano tirando
un paio di calci negli stinchi a quei nullafacenti – RIPRENDIAMO
L'ALLENAMENTO!”
“Mi
ha tirato un calcio?!” sbottò allibito Shane, massaggiandosi
la parte lesa.
“Avrebbe
voluto tirarci un pugno stile gorilla... Ma non ci arriva!” mormorò
Hanamichi con un'alzata di spalle.
“Gorilla?!”
chiesero all'unisono i due ragazzi dalle strane capigliature.
“Ve
lo spiego dopo!” promise Sakuragi, posizionandosi al centro del
campo.
Desiderava giocare!
Dalla panchina, Ayako si scoprì
ad ammirare il loro numero dieci.
Brillava di luce propria.
Veloce, preciso, agile.
Stava tenendo testa ad Akira con
una facilità imbarazzante.
“È
davvero in forma!” commentò la manager, sorridendo
estasiata.
“Oh,
no! - rispose Anzai – E' semplicemente felice!”
L'uomo biondo seduto accanto al
mister si limitò a sorrise. Aveva proprio fatto bene a
scegliere lo Shohoku. Si sarebbe divertito e avrebbe raggiunto dei
grandi traguardi insieme a quei ragazzi così pieni di talento.
Sotto la doccia, Rukawa rilassò
i muscoli tesi, permettendosi di pensare.
Era certo che, qualunque cosa
sarebbe successa nella sua vita, mai avrebbe dimenticato l'immagine
che lo stava tormentando da ore.
Nel tentativo, peraltro riuscito,
di prendere l'ennesimo rimbalzo, Hanamichi aveva spiccato un salto
incredibile.
Fu allora che lo vide.
Il sole morente, aveva tinto la
palestra di un rosso acceso. L'ultimo riflesso di luce che filtrava
dall'ampia finestra situata dietro il canestro.
E poi... lui... che volava.
Un novello Icaro che tendeva al
Sole, incurante di una rovinosa caduta. Volava, libero e felice.
Riuscendo a toccare l'astro diurno.
Non lo aveva mai visto così.
Non aveva mai giocato, così.
Era riuscito a mettere seriamente
in difficoltà suo fratello, che aveva persino perso il suo
leggendario sorriso.
Anche Akira lo aveva capito. Lui,
che per primo aveva notato il grande talento di Hanamichi, quel
giorno lo aveva anche subito.
Sbuffando, chiuse la manopola
dell'acqua, coprendosi i fianchi con un asciugamano.
Appena raggiunto il proprio
armadietto, si trovò davanti il corpo completamente nudo di
Hanamichi, che incurante dell'imbarazzo degli altri o del naso
sanguinante di Akira, continuava a cianciare allegramente,
asciugandosi i capelli purpurei.
“Do'hao!”
sibilò la volpe, infilando la testa nell'armadietto, per
risparmiarsi l'ennesima figuraccia.
“Ma
il tizio biondo che era seduto accanto al nonno? Chi è? Non mi
sembra giapponese!” stava dicendo Sakuragi, che finalmente aveva
iniziato a rivestirsi, con somma gioia dei fratelli Rukawa.
“È
Michael Kant, un ex allievo di Anzai – gli spiegò Miyagi,
allacciandosi le scarpe – Il Mister fra due o tre anni andrà
in pensione e Kant prenderà il suo posto, perciò da
quest'anno sarà l'allenatore in seconda così potrà
imparare il mestiere dal suo grande maestro e permettere a noi di
conoscerlo, prima che Anzai se ne vada.”
“Le
cose devono sempre cambiare!” sospirò malinconicamente il
rosso, infilandosi la maglietta attillata.
Divenuto improvvisamente triste,
il ragazzo si chiuse in un cupo silenzio fino al ritorno a casa.
Kurumi riordinò le proprie
cose, felice e soddisfatta. Aveva venduto tutto. Guadagnando il
triplo di quanto aveva speso per fare stampare il bel viso di
Hanamichi sulle magliette e il resto della roba.
Rimise nel borsone sia il tavolino
piegato che il telo scuro e aspettò fuori dalla palestra,
insieme ad Hikaru, i loro fratelloni.
Aveva sentito dire che Sakuragi
aveva fatto faville in allenamento.
Bene! Il giorno dopo avrebbe
raddoppiato i prezzi.
Una volta a casa, mentre gli altri
si rifugiavano in silenzio nelle proprie camere, Kurumi decise di
prepararsi un the. Se lo era proprio meritato.
“Sniff,
sniff. Sento uno strano odore.” mormorò sua nonna, seduta al
tavolo con una tazza fumante in mano.
“Quale?!”
chiese la ragazza, non sentendo nulla di particolare.
“L'odore
delle stronzate pesanti! Cos'hai combinato? - sibilò
Kikyo-san, guardandola torva – Stamattina Culetto d'oro era troppo
strano e tu sei stata l'unica a non battere ciglio, anzi, eri
palesemente soddisfatta!”
“Oh...
Beh... Non è che...” balbettò lei, arrossendo
imbarazzata.
“Parla!”
tuonò l'anziana, brandendo il suo terribile bastone.
“Uffa!
Ho usato una delle invenzioni di papà per farlo sciogliere un
po'! Non ho fatto niente di male!” si schernì la razza,
aggrottandosi.
“Quale?!
Aspe... Aspetta una attimo! Tu non gli hai dato l'Ini-biny, vero?! -
si agitò la nonna, passandosi una mano tra i capelli – Lo
sai che non è sicuro! Non lo ha mai sperimentato!Beh, a parte
su di me, ma tanto io ne sono immune, quindi non faccio testo...”
borbottò meditabonda.
“L'ho
testato io!” sbottò la nipote, zuccherandosi il the.
“Quando?!”
“Un
paio di anni fa...”
“Su
chi?!”
“Il
gatto!”
“...”
“...”
“TU
LO HAI TESTATO SUL GATTO?!” tuonò la donna, sgranando gli
occhi chiari.
“Appena
lo abbiamo trovato... Gli mettevo un paio di gocce nel latte... Poi,
quando ha cominciato a comportarsi in quel modo strano, ho smesso...
Non è detto che ci sia una relazione tra le due cose!” si
difese Kurumi, ricambiando lo sguardo agguerrito della nonna.
“Manteniamo
la calma. Quella roba è potentissima, poche gocce e sei fuori
di testa per giorni. Quanto ne hai dato a Culetto d'oro?”
“Due...”
“Oh,
beh! Allora domani starà già meglio!” sospirò
la nonna.
“...boccette.”
terminò la nipote, abbassando il capo.
“Due
boccette sono..so..due...tu che..tu... MA SEI IMPAZZITA? - tuonò
di nuovo la donna – Lo volevi avvelenare?! Kami Sama! Due boccette!
Sarà indomabile per settimane! Oh, Kami! E se iniziasse ad
appostarsi anche lui e a saltare addosso al primo che passa?! Tu! Tu
sei...sei... - Kikyo-san si fermò un istante, riflettendo
velocemente – TU SEI UN GENIO! Culetto d'oro mi salterà
addosso di sua iniziativa! - trillò, immaginandosi la scena –
L'ho sempre detto che sei l'unica che ha preso la mia furbizia!
Nipote prediletta, fatti abbracciare!” ordinò la nonnina,
spupazzandosi Kurumi.
“Grazie,
nonna!Lo dico sempre anch'io!” sorrise la giovane.
“Aspetta
un attimo, però. Io Culetto d'oro lo voglio vivo e in salute.
Bisogna dirlo a papà!” sbuffò Kikyo, grattandosi il
mento col bastone.
“Mi
ucciderà!” gemette la ragazza, nascondendosi il viso tra le
mani.
“Chi
è che ti ucciderà?” chiese il babbo, entrando in
cucina ballando la polka.
“Che
cavolo fai?!” domandò sua madre, guardando i lucidi stivali
neri che portava sotto i pantaloncini beige.
“Una
mia nuova creazione! 'Ballando con lo stivale'. Metti le pile
dentro ai tacchi e si muovono da soli. Anche se non sai ballare,
potrai lo stesso invitare qualche bel ragazzo a danzare con te! Calzi
gli stivali, schiacci il pulsante qui a lato e i tuoi piedi si
muoveranno da soli! - spiegò Kyosuke, particolarmente
orgoglioso – Allora? Cos'è successo?” domandò poi,
chinandosi a spegnere gli stivali.
“Tua
figlia ha fatto bere a Culetto d'oro, due boccette intere di
Ini-biny” disse la nonna, arrivando subito al punto.
“MA
SEI IMPAZZITA?! - tuonò suo padre – Quello era un vecchio
esperimento per scoprire il grado di inibizione di tua nonna, tra
l'altro pari allo zero assoluto, era una mia semplice curiosità!
Non è sicuro! Non l'ho mai sperimentato! Non conosco gli
effetti collaterali! Cavolo, non sono nemmeno certo che... - Kyosuke
arrestò quel fiume in piena di parole, riflettendo velocemente
– Ma perché? Sta funzionando?” chiese incuriosito,
guardando sua figlia con gli occhietti socchiusi.
“Certo!”
annuì lei, sorridendo soddisfatta.
“Potrei
sempre annotare i cambiamenti di Hana... Ormai se lo è bevuto
e il processo non è reversibile. Entro un paio di settimane
tornerà come nuovo... Tanto vale... - borbottò
l'inventore, borbottando tra sé - Mi spieghi perché
hai fatto una cosa tanto pericolosa?” domandò alla figlia,
corrucciandosi.
“Hana
è bello e ha un carattere allegro. La sua immagine mi frutterà
un mucchio di soldi. Ma è troppo timido, quindi ho pensando
che addormentando le sue inibizioni, si sarebbe rivelato agli occhi
del mondo per la bomba sexy che in effetti è! Ho fatto fare
magliette, cappellini, spille e altro con la sua bella faccina
stampata sopra e oggi ho venduto tutto, guadagnando in meno di
mezz'ora più di settantacinquemiladuecento yen*!” annunciò
fieramente la ragazza.
“Hai
trasformato il povero Hana in una specie di macchina del sesso, solo
per del denaro?!” tuonò il padre, sgranando gli occhi
chiari.
“Esattamente!”
dichiarò Kurumi, annuendo di nuovo.
“Ma
tu...tu sei...davvero...tu sei... - balbettò l'inventore –
TU SEI UN GENIO! L'ho sempre detto che sei l'unica che ha preso il
mio senso per gli affari! - trillò l'uomo abbracciando sua
figlia – Adesso dobbiamo pedinare Hanamichi e prendere nota di
tutti i suoi comportamenti, più o meno normali. Dobbiamo
osservarlo attentamente!” dichiarò Kyosuke, elettrizzato.
“Chi
è che deve osservare?” domandò Sakuragi, entrando in
cucina con indosso solo un paio di jeans che arrivavano appena sotto
la linea dei glutei.
“La
fotosintesi clorofilliana! Le piante! Oggi c'è il sole!”
buttò lì l'inventore, che sarà stato pure un
genio, ma era totalmente incapace di dire balle credibili.
“Capisco.
Volevo preparare la merenda. Non disturbo, vero?” mormorò il
rossino, sorridendo alla nonnina, che iniziò a sbavare sul
tavolo, con gli occhietti a forma di cuore.
“No,
no! Anzi! Fai con comodo. Vado a chiamare i ragazzi, ok?” trillò
l'inventore, lanciando un'occhiata d'intesa alla figlia, che annuì
prontamente.
Qualche minuto dopo, Hanamichi
sospirò affranto.
“Accidenti!
Mi è avanzata una gigantesca granita all'amarena con sopra due
chili di panna montata e non so proprio a chi darla! Kanata, tu hai
qualche idea?” chiese il rossino, sedendosi a tavola con la coppa
tra le mani.
Il bimbo schizzò fuori
dall'armadietto spegnendo la torcia e guardando il ragazzo
corrucciato.
“Posa
il libro, lavati le mani e la granita è tua!” sorride
tranquillamente Sakuragi, incrociando le braccia al petto.
“Dittatore!”
sibilò il bimbo.
“Zozzone!”
rispose tranquillamente l'altro.
“Mh!”
“Mh!”
Sconfitto, Kanata corse a lavarsi,
investendo involontariamente Akira che stava scendendo le scale.
Sendoh accettò riconoscente
la granita e si sedette in un angolo del tavolo. Aveva passato quasi
metà pomeriggio a riflettere su quanto accaduto in palestra.
Era uscito profondamente umiliato
dallo scontro diretto col rossino. Nessuno, mai, lo aveva messo in
difficoltà in quel modo, a parte Maki del Kainan. L'idea che
Sakuragi, che giocava a Basket da meno di un anno, fosse stato capace
di fermarlo con tanta facilità, lo aveva profondamente scosso.
Inutile mentirsi.
Ma poi, aveva pensato e capito.
Si era inconsciamente sentito
talmente sicuro di sé e del proprio talento, che nei due anni
passati al Ryonan, non era migliorato affatto. Che presuntuoso. Aveva
osato saltare persino gli allenamenti per andare a pesca, certo della
propria bravura, mentre Hanamichi, giorno dopo giorno, era riuscito a
raggiungerlo e sorpassarlo quasi.
Ritrovò il sorriso,
mescolando la panna soffice con la granita rosata.
Era stato un bene andare allo
Shohoku. Avrebbe ricominciato a giocare con impegno per ottenere un
posto da titolare. Nella nuova squadra, nulla gli era dovuto.
Kanata corse in cucina pulito e
lindo, saltò in braccio ad Hanamichi e finalmente si guadagnò
il meritato premio.
Rialzando la faccia nella panna
montata, guardò suo fratello Kaede entrare in cucina
strisciando i piedi.
Che fosse sonnambulo? Si chiese il
bimbo, accoccolandosi meglio sul petto caldo del rossino.
Si comportavano tutti in modo
strano.
Mah! Valli a capire gli adulti!
Aveva avuto un'erezione guardando
il corpo nudo del Do'hao.
Aveva perso sangue dal naso,
guardando il Do'hao.
Aveva ammirato il gioco del
Do'hao.
Sapeva che prima o poi sarebbe
accaduto.
La pazzia della sua famiglia lo
aveva contagiato.
Hanamichi si passò
lentamente la lingua sulle labbra, pulendole da uno sbuffo di panna
montata e la seconda testa di Kaede si sollevò per ammirare
meglio quello spettacolo.
“Stai
fermo, tu! Hai già fatto abbastanza danni, per oggi!” sibilò
la volpe, guardando in mezzo alle sue gambe.
“Con
chi parli, Kitsune?!” mormorò Sakuragi con quella
stramaledetta voce roca che lo faceva rabbrividire.
“Hn”
scosse la testa, facendo cadere qualche granello di ghiaccio sulla
sua testolina più curiosa, imponendosi di non guardare il
Do'hao che leccava impunemente il cucchiaino come fosse stato un...
fosse un...
“Cazzo!”
tuonò Kazuya, dando inconsciamente voce ai pensieri osceni
del fratello.
Quel dannato mal di testa non
voleva proprio passare.
Il giovane Rukawa scese in cucina,
alla disperata ricerca di un'aspirina e trovò tutti i ragazzi
lì, seduti al tavolo. Aveva rinunciato a mangiare, dato che il
suo stomaco era ancora sottosopra dopo la terribile notte passata a
rimettere. Ciò che vide, però, lo rigettò in
quel baratro di cupa disperazione che lo aveva spinto a ubriacarsi la
sera prima.
Hikaru, seduta accanto a Sakuragi,
lanciava sporadiche occhiate colme d'affetto ad Akira.
Profondamente contrariato, si rese
conto che il fratello maggiore aveva stranamente la testa da un'altra
parte e non si accorse degli sguardi di cui era oggetto.
Ma bene.
Non solo aveva conquistato il suo
primo amore, ma non lo considerava nemmeno!
Imprecando sonoramente, prese
l'aspirina e tornò in camera sua, chiudendosi a chiave.
Era arrabbiato, frustrato,
depresso.
Sentiva di star scivolando in un
baratro oscuro, ma non trovò nessun appiglio al quale
aggrapparsi.
E cadde.
“Ti
è piaciuta la granita, piccolo? Ne vuoi un altro po'?”
chiese Hanamichi, accarezzando la testolina di Kanata, che scosse la
testa.
“Oggi
sei molto caldo!” sospirò il bimbo, accucciandosi sulle
gambe del rossino.
“Anch'io!
Anch'io!” squillò la nonnina, guardando estasiata il suo
adone.
“NONNA!”
tuonarono i suoi nipoti, corrucciandosi.
“Ehi!
Se voi non vi sbrigate, ci penso io!” li avvisò, brandendo
il suo prezioso bastone.
“A
far che? Vuole ancora un po' di dolce, signora?” mormorò
Hanamichi, sorridendole confuso.
“Sarai
anche senza inibizioni, ma sei di un candore disarmante!” sbottò
Kikyo-san, decidendo di sfogare le proprie frustrazioni andando a
scrivere un nuovo capitolo del suo ultimo libro.
“Hn?!”
domandò la volpe, muovendo le orecchie curiose.
“Niente,
niente! - esclamò Kurumi, fingendo di ridere – Il libro!
E'... Il titolo. 'Senza inibizioni'! Bello, no?”
“Hn...”
borbottò Kaede, per nulla convinto.
C'era qualcosa che gli sfuggiva.
Sentiva che c'era qualcosa che non
andava.
“Piccolo,
siediti qui che devo caricare la lavastoviglie!” disse Hanamichi,
spostando Kanata e piegandosi per aprire lo sportello
dell'elettrodomestico.
Stavano tramando qualcosa, Kaede
lo sentiva nell'aria.
Odore di menzogne e...
Il bel sedere sodo di Sakuragi, a
pochi centimetri da lui.
I jeans che erano risaliti fino a
metà glutei, quasi... lasciando scoperte due mezze mele da...
“Stai
sanguinando dal naso” lo avvertì Kanata, lanciandogli uno
sguardo indagatore.
“Hn”
mugugnò il volpino, maledicendo lui, se stesso, la
circolazione sanguigna umana e la frutta dell'intero pianeta.
Di nuovo.
Gli aveva fatto fare una figura da
Do'hao.
Era contagioso, lo sapeva!
Contagioso... e sodo.
No, no!
La follia della sua famiglia e di
Hanamichi lo stavano mordicchia... Distruggendo, dannazione!
“Mi
serve una doccia!” sbottò la volpe, scappando letteralmente
dalla cucina.
“Anche
a me!” sospirò Akira, ormai quasi del tutto disidratato.
Scendendo a fatica le scale, Katy
fu quasi travolta dai due moretti che stavano fuggendo dalla cucina.
Una fuga di gas? Cibo avariato?
Un topo?
La pittrice, entrando nell'ampia
stanza, intuì la ragione di quel fuggi fuggi generale e
sorrise divertita.
“Hana,
tesoro? Appena hai finito, vieni da me su in mansarda. Sai, per il
quadro?” disse la donna, portandosi via una bottiglia di acqua
fredda.
“Certo!”
rispose il ragazzo, seguendola velocemente.
...E Kurumi, ricominciò a
sorridere.
Hanamichi stiracchiò i
muscoli intorpiditi.
Stare fermo era una cosa che non
sopportava e lui aveva fatto da modello a Katy per ore e ore, il
pomeriggio precedente.
Però stava bene con lei.
Aveva dimenticato la dolcezza delle voci materne.
Ma a dirla tutta, erano due o tre
giorni che si sentiva su di giri.
Libero e selvaggio, ma non ne
capiva la ragione.
Era di ottimo umore.
Finalmente avrebbe di nuovo
giocato.
Infine, era riuscito a trovare il
suo grande amore.
Il Basket.
Che non tradiva, non scappava, non
lo abbandonava.
Aveva giocato senza il timore di
un nuovo infortunio, senza distrazioni, senza compagni.
Solo lui, la palla e un canestro.
Come se non ci fosse stato un
domani, senza responsabilità e doveri.
Giocando.
Chiuse il suo armadietto e corse
in campo per un nuovo allenamento.
Sistemandosi la fascetta nera,
Kaede chiamò a raccolta tutto il proprio autocontrollo.
Era attratto da un ragazzo, ma
sapeva già di essere omosessuale.
Il ragazzo in questione stava
diventando sempre più popolare, ma Rukawa non aveva mai
rinunciato a una sfida in vita sua.
Il ragazzo era il Do'hao.
...
No!
Non poteva accettarlo! Maledetto
scherzo del destino.
Ormoni.
Colpa dei suoi ormoni.
Non
era attratto da quel...'coso'.
Il Do'hao era timido e generoso.
Buffo e impacciato.
Non era quella belva assatanata,
così sfacciatamente sensuale da...
Stop. Niente porcate. Doveva
giocare.
Con un ultimo sospiro, uscì
dagli spogliatoi, pronto per una nuova sfida: allenarsi, nascondendo
la sua seconda testa che si guardava attorno cercando l'oggetto dei
suo desideri.
L'allenamento cominciò e fu
uno dei migliori dello Shohoku.
Senza risse o battibecchi puerili,
senza effimeri sorrisi.
Sugli spalti vi era sempre un
folto numero di spettatori, ma era finito il tempo dei chiacchiericci
inutili o delle grida isteriche.
Gli studenti, godevano di quello
spettacolo e osservavano affascinati i loro compagni di scuola.
Akira, Hanamichi e Kaede, erano
concentrati come se fosse stata una finale.
Ognuno per ragioni diverse,
giocarono con attenta precisione.
Almeno fino a quando non si aprì
la pesante porta della palestra.
Fu allora che si mostrarono agli
occhi del mondo.
E fu il delirio.
Quattro ragazze, con indosso una
maglietta bianca con su la faccia sorridente di Hanamichi, una fascia
dorata sulla fronte, i capelli legati a coda di cavallo, le minigonne
rosse e due pon pon dorati in mano, presero posto tra gli spalti,
accanto a Ru, Ka e Wa che le guardavano infastidite.
Sotto l'immagine del rossino,
ognuna aveva una sillaba precisa. Sa, Ku, Ra e Gi.
Al
grido di “HANAMICHI FACCI FELICI!” e “BEL ROSSINO
DAMMI UN BAMBINO!” fecero la loro prima apparizione le
SakuraGirls, seguite dal preside Ikeda, anche lui con maglietta e pon
pon, ma con un più dignitoso pantaloncino rosso.
“Forza
ragazze! - le incitò il preside – Facciamoci sentire!”
“SAKURAGI
SIAMO RAPACI!”
Sendoh cadde in ginocchio, con le
lacrime agli occhi.
Vedere le fans di Rukawa e le
SakuraGirls litigare furiosamente per stabilire chi fosse il più
bello tra i loro bignamini era troppo anche per lui.
“Oh,
Kami! Gli allenamenti al Ryonan, non erano così divertenti!”
rise il giovane, rotolandosi per terra.
“Hn.
Circondato da ...” iniziò Kaede, passandosi una mano sugli
occhi.
“Ma
ce l'hanno con me quelli?!” chiese Hanamichi, aggrottandosi appena.
“...DO'HAO!”
sbuffò, ricominciando a palleggiare.
-FINE QUINTA PARTE-
Note Finali: con il cambio attuale
75.200 yen corrispondono a 500 euro, circa.
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Capitolo 6 *** VI parte ***
SF6
AUTORE:
Gojyina-chan
DISCLAMER:
I personaggi sono di T. Inoue. Alcuni, invece, li ho inventati io, ma
non temete: la differenza, balza immediatamente agli occhi! -////-'
DEDICHE:
Interamente dedicata a SaraNeikos. Buon Compleanno!!!^^
STRANGE FAMILY 6
Dopo l'arrivo delle SakuraGirls,
l'allenamento terminò prima a causa della rissa tra le fans
del rossino e quelle della volpe.
Volarono pon-pon, ciocche di
capelli, insulti irripetibili e qualche unghia posticcia, il tutto
sotto gli occhi dei giocatori basiti.
“Kami!
- esclamò Akira passeggiando per le vie della prefettura
insieme ai familiari - Non mi sono mai divertito tanto in vita mia!
Ma come cavolo fai a non ridere!?” sbottò, ancora con le
lacrime agli occhi, guardando sconcertato suo fratello.
“Hn”
“Sei
senza speranza! - sospirò il porcospino, sorridendo – Kumy,
vuoi una mano con quella sacca? Te la porto io, sembra così
pesante!” disse rivolgendosi poi alla sorellina.
“No,
no! Ce la faccio grazie. E' il prezzo del successo!” gongolò
sibillina, guardando Hanamichi con possessività.
Immettendosi nella strada
centrale, Hanamichi notò in un vicolo un paio di sagome
familiari, nascoste tra la folla che popolava marciapiedi e negozi.
“Ma
quello non è Mitsui?” mormorò il rossino, soffiando
adagio sull'orecchio della volpe.
“H...Hn?”
lui, dai capelli d'ebano e l'eccitazione dolorante, spostò lo
sguardo alla ricerca di una qualsiasi distrazione.
Tetsuo in lontananza, scorse la
capigliatura inconfondibile di Sakuragi e sbiancò.
Dopo aver mormorato un paio di
frasi all'amico, si eclissò seguito dalla sua banda.
Accendendosi una sigaretta, la
guardia dello Shohoku si limitò ad aspettare i suoi compagni
che lo stavano raggiungendo a passo svelto.
“Abbiamo
pensato che fossi in vacanza. Come mai stai saltando gli
allenamenti?” chiese Hanamichi, corrucciato.
“Fatti
i cazzi tuoi! Avevo da fare!” sputò il Sempai, evitando di
guardarlo in faccia.
“Se
manca un titolare nella mia squadra, è un problema anche mio!”
gli disse incrociando le braccia.
“Già.
Il Basket. Esiste solo quello, vero? - ringhiò Hisashi,
gettando lontano il mozzicone di sigaretta – Non ti preoccupare,
domani torno così faccio numero, ok?” sibilò
allontanandosi.
“Hisa...
Ma che...?!” mormorò il rossino, guardando sconcertato
Sendoh e Rukawa.
“Andate
all'inferno!” urlò Mitsui, scappando via lungo il vicolo
scuro.
“Cosa
gli è preso?!” domandò Sakuragi, sempre più
confuso.
“Hn”
mugugnò Kaede, liquidando l'argomento con un'alzata le spalle.
Mentre il gruppetto di adolescenti
si incamminava nuovamente verso casa, Akira si concesse ancora un
paio di istanti per voltarsi e scrutare pensieroso il vicolo in cui
era scappato Mitsui.
Aveva scorto nel suo guardo
amarezza e disperazione, soffocate in quelle pupille dilatate.
Occhi arrossati, mani tremanti...
No. Doveva essersi sbagliato.
Richiamato dalla sorellina, Sendoh
raggiunse in poche falcate i suoi familiare, accantonando le strane
congetture che la sua mente aveva iniziato a tessere.
“Hana-pucci!
- trillò Katy, accogliendo i ragazzi sorridente – Dobbiamo
terminare il quadro!” gli ricordò, strascinandolo al piano
superiore.
La bella signora, con indosso uno
dei suoi soliti ampi vestiti scuri, aveva una fretta del diavolo. Si
era messa in testa di terminare quel dipinto il prima possibile e non
c'era verso di fermarla.
Sakuragi si lasciò condurre
in mansarda, le aveva giurato di farle da modello e la parola del
Tensai era sacra.
“Ho
promesso di essere suo fino a domani!” disse il ragazzo a mo' di
scuse alla sorellina che lo guardava stupito.
“Promettilo
anche a me!” sospirò la nonnina-hentai, ammirando il
sederino sodo del bell'adone.
Hanamichi le lanciò
un'occhiata tra il malizioso e il faceto, mandandole un bacio mentre
iniziava a salire le scale, trascinato quasi di peso.
Mentre Akira e Kaede tentavano di
rianimare la nonna, Kurumi corse in camera a prendere la macchina
fotografica.
Li avrebbe triplicati quei prezzi,
altroché!
“Hana
è ancora su da tua madre? - domandò Akira, entrando in
salotto – Ho una fame allucinante!”
“Hn
- brontolò la volpe alzando la testa dal bracciolo della
poltrona – Andiamo a chiamare il Do'hao” sentenziò
alzandosi in piedi.
Velocemente, salirono le scale e
bussarono alla porta dello studio.
“Avanti!”
disse loro una familiare voce femminile e i ragazzi ubbidirono.
“Kami
Sama!” ansimò Sendoh, strabuzzando gli occhi.
Su un lenzuolo di seta color
perla, sapientemente piegato in modo tale da assumere la forma di
una rosa, Hanamichi se ne stava pigramente sdraiato. Il suo corpo era
coperto solo da qualche petalo di rosa e nulla di più.
“Saltagli
addosso!” urlò la seconda testa della volpe, sollevatasi per
assistere meglio allo spettacolo.
“Hn!”
ringhiò Kaede, stringendo le gambe e tappandosi al tempo
stesso il naso, per evitare inondamenti da più parti del
corpo.
“Respira,
Akira, respira!” sentì mormorare il porcospino alle sue
spalle.
“Cosa
volete?” domandò Hanamichi, sollevandosi su un gomito.
“Mangiarti...MANGIARE!
- si corresse Rukawa, arrossendo penosamente – Cibo, Do'hao!
Abbiamo fame!”
“Ops!
Non mi ero accorto che fosse così tardi... Signora, io
dovrei...” mormorò il rossino, combattuto.
“Ho
terminato, non preoccuparti. Vai pure!” sorrise la donna,
tranquillizzandolo.
Hanamichi recuperò i
pantaloni, limitandosi ad appoggiarli sulla spalla e fece per uscire.
“MA
CHE FAI! - si allarmò Sendoh – C'è.. Ci sono...
Cioè... Kanata! C'è Kanata... mica puoi farti vedere
nudo da un bimbo così piccolo!” balbettò tentando di
guardarlo solo negli occhi.
“A
no? Ok.” si limitò a dire Sakuragi, piegandosi per infilarsi
l'indumento.
“Tu
mira e io colpisco!” trillò il pene della volpe, pronto alla
battaglia.
“Zitto!”
tuonò Kaede facendo trasalire gli altri due ragazzi.
“Kitsune,
ma con chi cazzo parli?!” sbottò Hanamichi, ridendo
divertito – Mi sembri matto!”
“Col
mio...” disse tra sé il numero undici dello Shohoku,
passandosi una mano sugli occhi.
Stava impazzando.
“Tiramisù?”
chiese Hanamichi, varcando la soglia della cucina.
“Più
di così?!” disse la seconda testa di Kaede, che ricominciò
a puntare il didietro del bel rossino.
Rukawa saltò su una sedia,
nascondendo la sua vivace erezione sotto al tavolo.
Stava impazzendo per davvero.
“Allora?”
sbuffò il rosso, non ricevendo risposta da nessuno dei due
compagni di squadra.
“Fai
tu!” sorrise Akira, sedendosi accanto al fratello, per il medesimo
motivo.
“Nezumi?
Preferisci il tiramisù o il budino al cioccolato?” domandò
Hanamichi stiracchiandosi e mettendo inconsapevolmente in bella
mostra i muscoli della schiena.
“Nezumi?!”
sbottarono in coro i due fratelli, guardandolo confusi.
“Budino!”
rispose infine Kanata uscendo dal suo nascondiglio per sedersi sulla
sedia accanto al rossino.
“Sta
sempre a leggere come un topo di biblioteca! - spiegò
Hanamichi sorridendo al bimbo – 'Topo' è un soprannome che
gli si addice, no?”
“Hn”
ne convenne Rukawa, annuendo gravemente.
“Ehi,
ieri ho comprato degli stampi a forma di animale – disse Sakuragi,
mostrando al piccolo le formine ancora incartate - Aprile e scegli
quella che ti piace di più. C'è il leone, la scimmia,
l'elefante...”
“E'
roba da bambini!” borbottò Kanata, scegliendo tuttavia la
scimmietta.
Rabbrividendo appena, Sakuragi
aprì il frigorifero, alla ricerca del latte. Scansò
Kuro e prese il necessario per preparare il dolce.
“Forse
lo dovrei tirare fuori da lì, non vorrei che si gelasse!”
mormorò il ragazzo, aggrottandosi.
“Che...cosa
vorresti tira fuori?!” gracchiò Sendoh, strabuzzando gli
occhi.
“Lui!
- disse il rossino, posando il cane ibernato sul tavolo – Credo
stia facendo la bottiglia di succo di frutta, ma nel frigo
congelerà!”
“Ah!”
sospirarono di sollievo i due moretti, ormai fuori di testa.
“Hana...
Inizia a fare freddo per stare così... a torso nudo...
Dovresti coprirti o... ti ammalerai...” ansimò Akira,
cercando un'ancora di salvezza.
O il suo cervello o i suoi ormoni.
Doveva scegliere uno dei due. Non funzionavano simultaneamente alla
vista del bel sedere di Sakuragi, piegato davanti al frigorifero.
“Hai
ragione! Se mi ammalo poi come fate senza il Tensai!” rise il
ragazzo, allontanandosi in fretta verso la dependance.
Rimasti soli, Kanata scrutò
a lungo i suoi fratelli maggiori.
“Siete
due deficienti!” sentenziò, dopo un secondo attimo di
riflessione.
“Hn?!”
“Ehi!”
“Un
corno! Hana va' protetto! Invece che fare i cretini, dovreste stare
più attenti, soprattuto a Kurumi!” borbottò il
piccolo, imbronciato.
“Hn.
Parla, gnomo!” sbottò Kaede, incrociando le braccia al
petto.
“Ini-biny.
- sbottò il bimbo, giocando con uno stampino di rame - Glielo
ha dato Kurumi per farlo diventare più bello, così da
poter vendere degli oggetti, non so, con la sua faccia sopra e
arricchirsi.”
“Q...Quello
di papà?!” balbettò il volpino, sobbalzando.
“Che
roba sarebbe?” domandò Akira.
“Un'invenzione
di papà. Annulla le inibizioni....ma non lo ha mai
sperimentato... E' una pazza! Il Do'hao potrebbe sentirsi davvero
male!” sputò Kaede, passandosi una mano sugli occhi.
“Dannazione!”
imprecò il porcospino, finalmente preoccupato.
“Baka!”
rincarò il bimbo, scuotendo il capo con disapprovazione.
“Ehi!
Ti piace proprio tanto il nostro Hana, eh?” sorrise di puro
divertimento Akira.
“È
l'unico veramente speciale, qui dentro. Ha una bella voce, canticchia
quando cucina, sorride sempre e mi da un sacco di dolci di nascosto.
- borbottò Kanata, arrossendo furiosamente – È la mia
rosa” aggiunse con un filo di voce.
I tre fratelli si zittirono,
udendo i passi di Sakuragi.
Appena gli fu accanto, il piccolo
principe saltò in braccio al suo unico amico.
“Nezumi,
allora vuoi la scimmia?” sorrise Hanamichi, versando il cioccolato
nello stampo.
“Mh”
annuì il bimbo, lanciando un'ultima occhiataccia ai suoi
fratelli.
“Ehi,
pà! Ma alla fine l'hai più fatta costruire la palestra
in giardino?” chiese Akira, quella sera stessa, durante la cena con
la famiglia. Erano tutti seduti a tavola, tranne Kazuya, che aveva
preferito restare in camera sua, adducendo come scusa un leggero
stato febbrile.
“Certo!
E' poco dopo la fontana – rispose l'inventore, senza distogliere lo
sguardo da Sakuragi, intento a giochicchiare col cibo, senza
mangiarlo – Campo da Basket, sauna, solarium, piscina, docce e
vasca idromassaggio!” dichiarò fieramente.
“Hn”
“In
giardino?! - sbottò il rossino, incredulo – Ma... lì
non c'è nulla!”
“Dietro
il garage, Hana... Forse mi sono dimenticato di dirtelo!” si
corrucciò l'uomo, tentando di ricordare.
“Lì
c'è solo un parco!” esclamò confuso Hanamichi.
Ricordava di avere intravisto tra
i rampicanti che fasciavano il cancello in ferro battuto che
circondava la tenuta dei Rukawa, una zona verde, divisa da una
stradina in mattoncini rossi. A sinistra v'era un piccolo spiazzo
circolare con quattro panchine in pietra e una fontana in marmo
bianco, con le sembianze di una giovane sirena che teneva in mano un
brocca. In fondo, poi, quel piccolo parco terminava con un edificio
in pietra e legno, ma era nascosto dalla vegetazione e non era mai
riuscito a vedere bene cosa fosse.
“No,
no! Fa parte del nostro giardino, solo che ho pensato di separarlo
con un cancello, così da renderla una zona più...
'intima', ecco - spiegò Kyosuke, sorridendogli – Ma è
comunque totalmente protetta come la casa, la dependance e il garage,
da un unico muro di cinta in pietra e mattoni. Ammetto che l'abbiamo
un po' trascurata, ma sai, Kaede non ci va mai, quindi...”
“Perché?!
- volle sapere Hanamichi, a dir poco sconcertato – Baka Kitsune!
Hai a disposizione una roba del genere e ti alleni nei campetti
all'aperto?!”
“Hn”
Come spiegargli che quel posto,
tanto bello quanto vuoto, lo intristiva?
Preferiva i parchi, con il rumore
del traffico e il chiacchiericcio vuoto dei passanti come sottofondo.
“Noi
tre potremmo allenarci lì stasera! Poi domani, con calma, gli
possiamo dare una bella sistemata. Sfruttiamo queste settimane di
vacanza per mettere tutto a posto!” propose Akira, strappando la
volpe alle sue elucubrazioni.
“Vuoi
suicidarti?” sibilò Kaede, guardando il tralice suo
fratello.
“Ma...
veramente dovrei” Hanamichi, seppur tentato, aveva la cucina da
riassettare.
Hikaru scosse la testa,
promettendogli di occuparsene lei.
“Ma...”
tentò di replicare il ragazzo.
D'improvviso, la rossina socchiuse
gli occhi, una luce assassina brillò nel suo sguardo.
I testimoni, giurarono di aver
visto alcune ciocche purpuree sollevarsi nell'aere.
E Sakuragi capitolò.
Dopo cena, i tre ragazzi si
recarono in giardino, le luci dei lampioni interni, posti lungo il
vialetto, permisero loro di trovare con facilità il cancello
che conduceva al piccolo parco. La porta in ferro battuto, da
parecchi mesi lasciata a riposo, cedette dopo una lieve spallata di
Akira limitandosi a cigolare contrariata.
Hanamichi guardò estasiato
la fontana in marmo. Stupenda. Le luci artificiali gettavano piccole
pennellate di ombreggiatura sul viso gentile della sirena, che
sembrava sorridere mentre dava il benvenuto ai suoi tanto desiderati
ospiti.
Ancora pochi metri e giunsero
all'impianto sportivo.
Rukawa aprì la porta e
accese le luci della palestra.
La mandibola di Sakuragi si
schiantò su quel parquet, coperto da un velo di polvere come
unica prova della sua solitaria attesa.
Ampia e luminosa, munita di ben
quattro ceste metalliche stracolme di palloni, il campo da Basket non
aveva nulla da invidiare a quello dello Shohoku.
“I
rubinetti funzionano perfettamente!” annunciò Sendoh,
facendo segno di seguirli.
Hanamichi notò a bordo
campo due panchine accostate alla parete e accanto ad esse, un'arcata
che conduceva, tramite un lungo corridoio, alle varie sale.
Dietro la prima porta, v'era il
bagno comprendente docce, vasca idromassaggio, quattro toilette e
un'intera parete di lavandini e specchi a muro con tanto di sgabelli
e armadietti.
Successivamente, si passava al
solarium. Lampade e lettini, armadietti e accappatoi, il tutto
avvolti in una soffusa luce bluastra.
Alla fine del corridoio, si
giungeva alle piscine. Quella più grande, di forma
rettangolare, munita persino di un trampolino per i tuffi, aveva il
fondale obliquo che permetteva una diversa profondità e una
scalinata di accesso che prendeva tutto il lato più corto.
La più piccola, di forma
circolare, era bassa appena un paio di metri. Ovviamente quest'ultima
era a grandezza di bambino.
Ai quattro lati di quell'enorme
salone, erano collocati dei mobiletti bianchi, contenenti asciugamani
e accappatoi.
“Domani
le diamo una pulita, così potremo usarla! - annunciò
Akira, guardando il fondale impolverato – Bene! Andiamo a mettere i
canestri?” propose poi, tornando in palestra.
Hanamichi ricominciò a
palleggiare.
Davanti ai suoi occhi, si ergeva
fiero e irraggiungibile il grande canestro, tornato a nuova vita. A
sua difesa, i due giocatori più talentuosi dell'intera
prefettura.
All'improvviso, accadde ancora.
I suoi sensi si acuirono, come era
accaduto nei giorni precedenti.
La sua vista incentrata unicamente
sull'anello metallico, l'udito registrava unicamente il suono del suo
respiro e il rumore della palla che rimbalzava sul lucido parquet, la
sua pelle bramava solo il contatto con quella sfera rossiccia, nella
bocca il sapore della vittoria, salato come il proprio sudore che
saliva leggero corteggiando le proprie narici.
Non v'era nessun altro al mondo.
Solo lui e il canestro.
Scattò fulmineo, spiccando
un elegante balzo, mentre i suoi due avversari si paravano a difesa
del canestro allargando le braccia.
Quella situazione... la ricordava.
Durante la prima amichevole contro
il Ryonan, era stato proprio Sendoh a segnare nonostante la la
muraglia dello Shohoku, facendo passare la palla...
Hanamichi spostò la mano
sotto le braccia quasi intrecciate dei due fratelli, riuscendo a
segnare con un abile scatto del polso e atterrò agilmente,
udendo il suono della palla che ricadeva insieme a lui, in totale
simbiosi.
Libero. Ecco come si sentiva il
giovane rossino.
Come se qualcuno avesse cancellato
ogni elemento inutile, ogni distrazione permettendo al suo cervello
di ricordare tutti i movimenti dei suoi avversari e le tattiche di
gioco.
Vivo.
Si sentiva vivo e assolutamente se
stesso come non mai.
Il basket non era poi così
diverso da una scazzottata. Gli erano sempre bastati pochi colpi per
capire come combattesse il suo avversario e nello sport era la stessa
cosa.
Conosceva il tipo di gioco di
tutti coloro con i quali si era scontrato in quell'ultimo anno.
Ricordava e metteva in pratica.
Totalmente sgombra da pensieri
sciocchi, la sua mente, che aveva registrato le azioni più
importanti che aveva visto, finalmente poteva permettere al proprio
corpo di realizzarle con precisione e sicurezza.
“Porca
vacca! Che fatica!” esclamò Akira dirigendosi alle docce.
Kaede lo seguì in silenzio,
osservando corrucciato la sagoma del rossino che si intravedeva dal
doppio vetro opaco della cabina umida.
Quella situazione non gli piaceva
per niente.
Assurdamente, non era infastidito
dalla bravura dimostrata dal rossino, anzi, ne era ammirato. Avere
nuovi rivali gli aveva sempre permesso di migliorare.
No. Non era quello il problema.
Ad infastidire la bella volpe, era
il feeling che aveva percepito tra il rossino e la palla.
Era geloso, non di Sakuragi, ma
del Basket.
Quello sport, da sempre suo unico
amico, stava corteggiando - con ottimi risultati - l'unico ragazzo
per il quale aveva iniziato a provare qualcosa.
Kaede Rukawa, era diventato il
rivale numero uno del Basket.
Roba da non credere.
Abbassò il capo,
lasciandosi inondare dal getto tiepido dell'acqua.
Non poteva essere colpa
dell'invenzione del padre. L'attrazione misteriosa che sentiva verso
il Do'hao era troppo intensa per essere stata causata da mero un
artificio,
L'odore della sua pelle lo
eccitava, i suoi ansimi affaticati lo eccitavano, il suo sguardo
concentrato lo eccitava, i suoi muscoli tesi e il sudore che
scivolava su quella pelle baciata dal sole lo eccitavano oltre ogni
dire.
Socchiudendo gli occhi, Kaede si
ritrovò faccia a faccia con la sua seconda testina.
“Allora?
Ce la diamo una mossa o no?” tuonò il piccolo Eddy, muovendo
l'orifizio dell'uretra a mo' di bocca.
“Mi
sembra d'essere un personaggio di Scrubs!” gemette il volpino,
oramai rassegnato al suo evidente stato di follia.
“Sbrigati!
Tu miri e io colpisco, ricordi?Vai da lui! È qui accanto nudo,
stanco e bagnato! Che cavolo aspetti?! Un invito scritto?” gridò
il pene, corrucciato.
“Zitto,
Baka! Non lo posso mica violentare!” sibilò Rukawa, attento
a non farsi sentire dagli altri due giocatori.
“Ah,
no?” domandò Eddy, sinceramente stupito.
“Do'hao!”
sputò il numero undici dello Shohoku, uscendo dalla doccia in
tutta fretta.
“Mi
hai chiamato?” si sentì chiedere dalla causa della sua
fulminante pazzia, completamente nudo e gocciolante, che lo stava
guardando con gli occhioni sgranati, stupiti e confusi.
“Vai!
Io sono con te!!!” esultò Eddy, pronto all'attacco.
“Hn!”
mugugnò Kaede, passandosi una mano sul viso e una
sull'inguine, nell'estremo tentativo di nascondere la sua prorompente
virilità.
Hanamichi si soffermò a
guardarlo alquanto perplesso, ma decise di non dire nulla, preferendo
voltarsi per recuperare un asciugamano.
Fece appena un passo che subito
scivolò sulle piastrelle bagnate.
Sarebbe certamente rovinato in
terra se Rukawa, con uno scatto felino, non lo avesse afferrato
saldamente per la vita, stringendolo a sé.
“Ah...
Grazie...” mormorò il rossino, a pochi millimetri
dall'orecchio di Kaede.
“Vai
così! Adesso voltalo che lo colpisco!” esultò Eddy,
trovandosi vicino alla sua agoniata meta.
“Taci!”
sibilò la volpe, concentrata a controllare la respirazione.
“Volevo
solo... ringraziarti, volpaccia antipatica!” sbottò il
rossino, profondamente ferito.
“Non
parlavo con te, Do'hao!” sbuffò il corvino, allontanandolo
il più possibile, per evitare un'accusa di stupro.
“Eh?!”
Sakuragi era assolutamente allibito.
Rimettendosi in piedi, prese un
asciugamano di spugna, facendo attenzione a non mettere nuovamente il
piede in fallo.
Senza aggiungere altro si rivestì
in fretta, tornando poi in palestra, da solo.
“Complimenti
fratellino!” sorrise Akira infilandosi la maglietta.
“Hn!”
“Ah,
la gioventù moderna! Avete perso il romanticismo!” sentenziò
il porcospino, uscendo dalle docce con un sorrisino divertito.
Quanto lo detestava quando faceva
il saputello!
Kaede si rivestì
velocemente, sordo agli insulti che Eddy gli rivolgeva.
Trovò suo fratello e il
Do'hao seduti per terra, le schiene appoggiate al muro accanto alla
porta di ingresso.
“Hn?!”
domandò aggrottandosi.
“Aspettiamo
che spiova, Baka!” sputò il rossino, ancora indignato per il
suo comportamento di poco prima.
Osservando attentamente l'esterno,
Kaede notò le fitte gocce di pioggia cadere dal cielo in
rapida successione.
Tuoni e lampi presagivano un
temporale davvero violento e soprattutto lungo.
“Vieni
a sederti!” gli consigliò Sendoh, divertito come non mai.
“Hn”
mugugnò la volpe, andando a sistemarsi proprio accanto al
rossino.
“Hana,
sei diventato davvero molto bravo!” si complimentò Sendoh,
stanco del lungo silenzio che era calato tra loro.
“Grazie”
mormorò il rossino, tirandosi le ginocchia al petto per poi
abbracciarsi le gambe.
“Kae?
Non sembra anche a te che sia migliorato?” continuò
imperterrito il porcospino, facendogli cenno di parlare.
“Hn.
Sempre Do'hao rimane!” sputò la volpe, mandando su tutte le
furie il compagno di squadra.
“Baka
Kitsune! Almeno non sono un musone, maleducato, rompipalle come te!”
gli rinfacciò, fulminandolo con lo sguardo.
“Ma
siete due bambini!” sbuffò Akira, esasperato da cotanta
stupidità.
“ZITTO
TU!” tuonarono i due ragazzi, all'unisono.
“Almeno
su una cosa siete d'accordo!” rise il Sempai, seguito da Hanamichi,
nuovamente di buon umore, e dallo sbuffo di Kaede, attento a non
scoprirsi troppo.
“Tra
un paio di mesi inizia il torneo interscolastico. La squadra sembra
in perfetta forma, vero?” constatò Akira, voltandosi a
guardare suo fratello.
“Hn”
“Siamo
i migliori!” sentenziò Sakuragi, sbadigliando un paio di
volte.
“Hn”
“Ma
non sai dire altro?!” sbottarono Sendoh e il rossino, il primo
esasperato e il secondo irritato.
“Hn”
“È
senza speranza!” sospirò il fratello maggiore, passandosi le
mani tra i capelli ancora umidi.
Il temporale non dava segni di
stanchezza a differenza del bel rossino che finì con
l'addormentarsi profondamente nel giro di pochi minuti.
Spostando inconsciamente la testa,
l'appoggiò sulla spalla di un sorpreso Kaede che si ritrovò
l'oggetto dei suoi desideri tra le braccia.
“
È
davvero molto triste” mormorò tra sé Akira,
guardando il viso disteso di Hanamichi.
“Hn?!”
“La
vita in generale è molto ingiusta. Lui, che meriterebbe
l'amore più di chiunque altro, è destinato a non
trovarlo mai!” sentenziò il ragazzo, scostando una ciocca
purpurea dalla fronte di Sakuragi.
“Hai
bevuto?” gli chiese il fratello alzando un sopracciglio corvino.
“Riflettevo.
Hana mette al primo posto le persone che ama, anteponendole a tutto,
compreso se stesso. L'ho capito dal modo in cui si comporta con sua
sorella. Hikaru ha dei vestiti molto carini, non sono costosi, ma
quantomeno di ottima qualità, invece gli abiti di Hana, quelle
magliettine corte e i jeans attillati... non credo che siano alla
moda, ma proprio vecchi. Secondo me non ne compra di nuovi da almeno
un paio di anni. Ho la sensazione che il nostro amico abbia omesso
parecchie cose, circa la sua situazione familiare” borbottò
Sendoh, corrucciandosi.
“Hn
- annuì il volpino, anche lui aveva notato parecchie anomalie
– Il telefono. Ormai è quasi un mese che stanno qui e non
hanno mai ricevuto o fatto telefonate. Se i loro genitori sono via
per lavoro, com'è che non chiamano mai figli, per sapere come
stanno?”
“Esattamente.
Hana lavora per mantenere entrambi. Da solo. Era disposto a lasciare
persino il Basket pur di lavorare e mantenere così sua
sorella... Per questo dico che è speciale, ma anche triste.
Perché avrebbe bisogno di una persona che facesse lo stesso
con lui... Ma è piuttosto rara da trovare, non credi?”
disse, guardandolo di sbieco.
“Hn...E
quella persona vorresti essere tu?” sibilò la volpe,
fulminandolo con lo sguardo.
“Non
lo so. Non credo di esserne capace. Me lo diceva sempre anche Koshino
e probabilmente aveva ragione.”
“Hn?”
“Io...ho
sempre desiderato avere accanto una persona da proteggere e che a sua
volta si prendesse cura di me... Ma non credo di esserne in grado, o
meglio, non credo che la gente percepisca questo di me. Basta
guardare come è finita con Hiro. Volevo solo una relazione
seria, ma lui si aspettava del sesso occasionale. Niente impegni,
niente scocciature. Persino un cinema diventava argomento di
discussioni. Lui voleva trascorrere il tempo con me steso su un
letto. Non gli interessava la mia compagnia, non come mi aspettavo
io. Forse è destino che la gente mi creda effimero come una
bolla di sapone.” sospirò Sendoh, adombrandosi.
“Quello
era una testa di cazzo. Te l'ho sempre detto!” sentenziò
Rukawa, passando distrattamente una mano tra i capelli morbidi di
Hanamichi.
“Già!
- sbottò Akira, sorridendo appena – Kae? Tu riusciresti a
mettere Hana al primo posto, preferendolo perfino al Basket?”
domandò all'improvviso, serio e diretto.
Rukawa ci pensò un attimo,
riflettendo con attenzione.
“No”
ammise mestamente.
Hanamichi socchiuse gli occhi,
infastidito dal riflesso del sole che schiaffeggiava impunemente le
suo palpebre pesanti.
Strano. Non ricordava che le
finestre della dependance fossero così grandi.
Sentiva anche un insolito tepore
che lo convinse a guardarsi finalmente intorno con maggiore
attenzione.
Era in palestra, semi-sdraiato tra
il pavimento, la parete e... Rukawa?!
Adagiato sul suo petto, invece,
dormiva il porcospino.
Scostandosi piano, Sakuragi si
alzò, facendo attenzione a non svegliare i due fratelli.
Ricordava vagamente di aver
giocato con loro fino a tardi e poi un temporale li aveva costretti
ad aspettare che spiovesse... Ma la stanchezza doveva aver avuto la
meglio su di loro.
Sobbalzando impercettibilmente,
spostò lo sguardo verso l'orologio appeso sopra la porta della
palestra.
Le 5.40.
Uscì in silenzio, diretto
verso la casa patronale. Per fortuna avrebbe fatto in tempo a
preparare la colazione.
Entrando in cucina, subì
l'inevitabile attacco mattutino di Kato. Ultimamente quel gatto era
diventato molto più insistente e appiccicoso. L'animale,
infatti, si abbarbicò attorno al suo polpaccio, facendo
spudoratamente le fusa.
Incurante dei suoi strani lamenti,
il rossino si mise a preparare le frittelle all'americana e il
cioccolato caldo, ottimo per contrastare quell'aria fredda di inizio
autunno che si iniziava a respirare.
Riempì di croccantini le
ciotole dei due animali domestici e attese la solita prova
anti-incendio.
Puntuale come le tasse, la sirena
prese a strillare disperatamente, mentre le luci dell'intera
proprietà iniziarono a lampeggiare ad intermittenza una forte
e fastidiosissima luce rossa.
Un sonoro sbadiglio e dei passi
strisciati, annunciarono l'arrivo della nonnina-hentai e di sua
nuora.
Katy salutò il suo modello
preferito schioccandogli un bacio sulla guancia, mentre Kikyo-san
tentava di imitare il gatto, con scarsissimi risultati. Quella
maledetta palla di pelo non ammetteva rivali e tentò in tutti
i modi di allontanare la vecchia umana dall'oggetto dei suoi
desideri.
Attirati dall'odore del cibo,
Akira e Kaede svolazzarono sino al tavolo, muovendosi ad occhi
chiusi. Quando c'erano di mezzo i dolci, i loro sensi si acuivano
talmente tanto da sembrare due creature soprannaturali. Riuscivano a
sentire l'odore del cioccolato a venti metri di distanza.
“'Ao”
“Hn”
Salutarono i fratelli,
sprofondando le teste sul ripiano in legno del tavolo.
“Zozzoni,
zozzoni! Cosa avete combinato ieri sera, eh? - sorrise sorniona la
nonnina, passando lo sguardo dai nipoti al rossino super-sexy – Non
mi avete nemmeno chiamata!” s'imbronciò scrutando più
intensamente il di dietro di Hanamichi.
“NONNA!”
tuonarono i ragazzi imbarazzati.
“Abbiamo
giocato a basket” la rassicurò il nipote più grande.
“Adesso
si chiama così, eh?” rise lei, gesticolando con
l'inquietante bastone.
“A...
mmm... Cioccolato?” balbettò il rosso, cercando di distrarla
con l'unico mezzo che conosceva.
D'altronde era lei la causa della
golosità di famiglia.
Miracolosamente, Kikyo-san smise
di punzecchiare i ragazzi e si sedette silenziosamente al suo posto
con la gigantesca tazza fumante tra le mani.
“Hn?!
Come ci sei riuscito, Do'hao?!” domandò Kaede, sgranando gli
occhi azzurri.
“Spirito
d'osservazione, Baka Kitsune!L'ossessione per i dolci dovevate pur
averla ereditata da qualcuno, no?” rise, soddisfatto di se stesso.
“La
mia Musa! Oltre che bello è anche furbo e intelligente!” si
complimentò Katy, abbracciando forte un imbarazzatissimo
Sakuragi.
Una volta che la famiglia fu
riunita, il ragazzo dai capelli rubino portò in tavola le
frittelle e finalmente si sedette a sua volta, sorridendo alla
sorellina ancora assonnata.
“Prima
che mi dimentichi!- esordì tutt'a un tratto Kyosuke, guardando
il suo secondogenito in viso - Kaede, spero che non sia un problema
andare a stare nell'appartamento sopra il garage, insieme ad Aki. Sai
la tua stanza serve al bambino!” spiegò il capofamiglia a
mo' di scuse.
“Quale
bambino? - domandò Kurumi, guardando il fratellino seduto
sulle ginocchia della sua unica e cospicua fonte di guadagno -
Cos'ha che non va la sua camera, scusa?”
“No,
non lui... - l'inventore s'aggrottò, riflettendo velocemente –
Accidenti! Sapevo che avevamo dimenticato qualcosa!” esclamò,
rivolgendosi alla sua incantevole moglie.
“Hai
ragione, caro!” si rammaricò lei, alzandosi in piedi.
Come al solito, indossava un ambia
veste di seta, color pece dalle lunghe maniche a campanile e gli orli
in pizzo. Appoggio una candida mano sul ventre, scostando così
l'eccessiva quantità di stoffa svolazzante, mostrando ai
familiari i segni di una avanzata gravidanza.
“Parlavamo
di questo bambino!” sorrise, sedendosi nuovamente.
“Di
nuovo?!” sbottarono i figli, guardando il padre e la madre come
fossero stati alieni.
“Io
lo sapevo da un pezzo! Ma qui dentro sono tutti lenti di
comprendonio!” affermò Kanata, parlando direttamente al suo
unico, grande amico.
“Perché
tu sei il più sveglio di tutti, Nezumi!” rise il rossino,
scompigliandogli affettuosamente i capelli.
Ma bene. Presto sarebbe arrivato
l'ennesimo super-talento di casa.
Kazuya si passò lentamente
una mano sugli occhi.
Era stanco, davvero molto stanco.
Avrebbe tanto voluto buttarsi sul
letto, chiudere gli occhi e non svegliarsi mai più.
-FINE
SESTA PARTE-
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Capitolo 7 *** VII parte ***
SF7
AUTORE: Gojyina-chan
DISCLAMER: I personaggi sono di
T. Inoue. Alcuni, invece, li ho inventati io, ma non temete: la
differenza, balza immediatamente agli occhi! -////-'
Un enorme grazie alla mia beta
Lilyj ^*^
STRANGE
FAMILY 7
I ragazzi furono nuovamente
accolti in palestra da una folla festante di fanciulle in visibilio e
ragazzi ammirati.
Il Rukawa Shitenai e le
SakuraGirls, pur continuando la loro guerra a suon di sguardi cattivi
e smorfie orrende, una volta adocchiati i loro beniamini li
salutarono con i loro cori migliori, provocando l'ilarità
dell'intera panchina dello Shohoku, coach compresi.
Aron seguì con lo sguardo
l'ingresso in campo di Kurumi, che con grande eleganza andò a
sedersi accanto ad Ayako, scrivendo sul taccuino qualche informazione
riguardante la squadra.
Era proprio carina.
Doveva assolutamente diventare il
suo ragazzo, così avrebbe suscitato l'invidia di tutta la
scuola.
“Ciao
Kurumi! Tutto bene?” sorrise la matricola, arrossendo appena.
“Certo!
La giornata è appena cominciata!” sogghignò lei,
puntando lo sguardo su Hanamichi, a bordo campo.
Nel momento in cui Tsume aprì
la bocca, cercando di chiederle di uscire, una pallonata violenta lo
colpì dietro la nuca, mandando con la faccia per terra.
“Chi
cazzo è stato?!” tuonò il pulcino furente, trovandosi
di fronte Shane, che lo stava fissando per nulla colpevole.
“Ops.
Mi è scappata di mano” mugugnò il ragazzo dai lunghi
capelli scuri, riprendendo a palleggiare come se nulla fosse.
“Ma
io ti distruggo, maledetto!” sputò il biondino, prontamente
bloccato dal numero dieci.
“Ehi,
tu! Datti una calmata che voglio giocare in santa pace!” sibilò
Sakuragi, fulminandolo con lo sguardo.
“Oh,
Kami! Questo è un segno dell'Apocalisse!Hana che seda una
rissa invece che causarla!” rise Ayako, scuotendo il capo
piacevolmente stupita.
“Tsk!
Circondato da Do'hao!” sbuffò la volpe, andato a canestro.
“Baka
Kitsune! Ti ho sentito,sai?” tuonò il rossino,
imbronciandosi immediatamente.
Shane rimase in disparte,
guardando il ragazzo che popolava i suoi sogni da innumerevoli notti,
accapigliarsi con il numero undici.
Hanamichi era bellissimo.
Forte, vitale, sexy.
Un talento puro.
L'anno precedente aveva assistito
a tutte le partite del Campionato Nazionale solo per vedere lui.
Iscriversi allo Shohoku era stata
una scelta obbligata. Doveva conoscerlo assolutamente.
Se solo non ci fosse stato in
squadra quell'imbecille coi capelli ossigenati!
Era solo un elemento di disturbo e
basta.
Davvero insopportabile.
Kurumi sistemò il suo
piccolo tavolino e aiutata da Hikaru, posizionò i nuovi prezzi
delle foto del bel rossino.
Sotto assedio da parte delle
neo-fans del ragazzo, riuscì a vendere tutta la merce esposta
riportando solo qualche ecchimosi causata dalle gomitate che le
ammiratrici si davano tra loro pur di ottenere l'oggetto dei loro
desideri.
Hikaru segnò sul suo diario
un numero esorbitante di prenotazioni e ottenne il suo buon cinquanta
per certo sulle vendite. Dopotutto, era la sorella del ragazzo più
ricercato della scuola, qualcosa la meritava anche lei, no?
La rossina, dal canto suo, non
aveva ben capito cosa di preciso fosse accaduto al fratellone, ma
qualunque cosa fosse stata, si augurò che durasse il più
possibile.
Erano anni che non lo vedeva così
sereno, senza il peso di grandi responsabilità. Concentrato
solo a giocare e a divertirsi.
Si era sempre sentita in colpa nei
suoi confronti, reputandosi un fardello troppo pesante per le spalle
di un quindicenne.
Hanamichi non le aveva mai fatto
pesare nulla, anzi, le aveva sempre assicurato che era proprio lei la
sua marcia in più. Il motivo che lo spingeva a dare il
massimo, sia nello sport che nel lavoro... ma la ragazza si
considerava lo stesso una zavorra.
Adesso qualche spicciolo riusciva
a guadagnarlo, certo sfruttava l'immagine di Hana, ma poteva
evitargli lavori spacca-schiena ed era in grado di aiutarlo anche
nelle faccende domestiche a casa Rukawa.
Per ora poteva anche bastare così,
il suo grande obiettivo era ottenere la borsa di studio che le
avrebbe permesso di frequentare il conservatorio di Tokyo permettendo
così al fratello di utilizzare i soldi dell'eredità per
i suoi, di studi universitari.
Sarebbe diventata una grande
pianista e un giorno si sarebbe sdebitata con suo fratello,
ripagandolo di tutti quegli anni di immensi sacrifici.
Il suo sguardo corse
inevitabilmente all'interno della palestra, dove il numero dieci
stava dando il spettacolo insieme ai due fratelli Rukawa in un
interessante partitella tre contro tre.
Sakuragi, Kaede e Sendoh, contro
Miyagi, Shun e Aron.
Mitsui, finalmente tornato in
squadra, faceva da arbitro.
Michael osservò con
attenzione i movimenti dei ragazzi in campo.
Talento a parte, palese e
indiscutibile, quei giocatori avevano un feeling davvero eccezionale.
Raramente perdevano un passaggio, improvvisando schemi di gioco
precisi e micidiali. Persino Mitsui, arbitro dell'incontro, riusciva
ad anticipare le mosse dei compagni, riuscendo così a trovarsi
sempre al posto giusto.
Alla fine del primo tempo, della
durata di un quarto d'ora, Hisashi e Shane si scambiarono i ruoli, ma
il risultato non cambiò di molto. Giocate veloci, azioni
spettacolari e qualche scaramuccia che ricordava al nuovo assistente
di Anzai che i giocatori che aveva davanti erano appena liceali.
Pazzesco.
Quei ragazzi avrebbero potuto
tranquillamente sfidare qualunque squadra universitaria del Paese.
“Bene,
per oggi è tutto – esordì Anzai, ponendo così
fine all'allenamento giornaliero – Prima di andare, vorrei
scambiare due parole con voi” aggiunse, richiamando intorno a sé
la squadra al gran completo.
Michael seguì con lo
sguardo il gruppo di liceali avvicinarsi alla panchina. Alcuni di
loro avevano un talento fuori dal comune. L'unico difetto che trovava
in quella squadra era l'enorme gap tra i titolari e parte delle
riserve, ma con un po' di fortuna e di duro lavoro, quei ragazzi
avrebbero raggiunti dei grandi traguardi.
“Sono
veramente molto soddisfatto di voi – annunciò il Mister,
leggendogli inconsapevolmente nel pensiero – Tra poche settimane
inizierà il Torneo Interscolastico e dovremo dare il meglio di
noi. Come sapete bene, solo le prime due squadre accederanno ai
Campionati Nazionali e dobbiamo bissare le prestazioni dello scorso
anno!”
“Le
miglioreremo, nonno! - lo interruppe il rossino, incrociando le
braccia al petto – Lo vinceremo quel dannato Campionato!”
esclamò, ottenendo l'appoggio di tutta la squadra.
“Hn.
Do'hao, lasci la squadra, finalmente” borbottò la volpe,
aspettandosi la reazione esagerata del compagno.
Hanamichi, invece, si voltò
verso di lui, mormorando un appena udibile “Fossi in te, starei
attento a fare incavolare uno che gioca col tuo cibo. In giardino ci
sono un sacco di pesticidi... Non vorrei che accidentalmente
cadessero sui tuoi amati dolci”
“Hn”
sbuffò il corvino, nascondendo un sottile brivido di timore.
“Oh,
oh, oh! Voi due non cambierete proprio mai!” rise Anzai, guardando
i suoi migliori giocatori, prima di congedare definitivamente la
squadra.
Michael guardò con
attenzione il numero dieci. Muovendosi d'istinto, lo bloccò
appena prima che sparisse negli spogliatoi.
“Sei
davvero molto in forma – si limitò a dirgli il biondo – La
tua elevazione è straordinaria!”
“Ah...
Beh... Sono il Tensai, no?” balbettò il ragazzo,
assurdamente imbarazzato dai complimenti di quello sconosciuto.
“Ti
andrebbe di fermarti per qualche allenamento supplementare? Con un
po' di lavoro extra riusciresti a migliorare le tue prestazioni,
diventando imbattibile!” propose l'uomo, rivedendo se stesso in
quel talentuoso giocatore.
“Sì,
si può fare. Grazie mille, Shiro!” rispose Sakuragi, andando
a farsi la doccia.
“Shiro?!”
ripeté perplesso Kant, voltandosi verso il suo ex allenatore.
“Vuol
dire bianco, in giapponese. Ti è andata bene! Di solito
Hanamichi distribuisce soprannomi zoologici!”
rise Anzai, sistemandosi meglio gli occhialini sul naso.
Rimasti soli, il Mister si decise
finalmente a parlare.
“Allora?
Che ne dici?” domandò pulendosi gli occhiali.
“E'
una squadra eccezionale – ammise il biondo – Rukawa e Sakuragi
sono una coppia perfetta. Sendoh è in totale sincronia con
loro, realizza dei passaggi precisi e crea azioni di gioco veloci e
imprevedibili. Mitsui è un cecchino fenomenale e il biondino,
Tsume, in difesa è davvero eccellente”
“Già.
Anche Sato è un ottimo giocatore, può ricoprire sia il
ruolo di guardia che di ala piccola. Il difetto di Hisashi è
la scarsa resistenza, perciò penso che sarebbe opportuno,
durante le partite più impegnative, far partire Shane
titolare, per poi sostituirlo con Mitsui nel secondo tempo, così
da non stancare nessuno dei due. Poi c'è Miyagi, il capitano.
Vorrei adottare questa tattica dei cambi anche con lui e Sendoh,
almeno non si creeranno delle spiacevoli rivalità interne. Gli
altri ragazzi sono buoni giocatori... non dei fuoriclasse, ma
elementi molto validi. Quest'anno penso proprio che riusciremo ad
essere competitivi fino alla fine!” sorrise Anzai, evitando di
palesare la propria soddisfazione.
Michael sorrise tra sé.
Accettare l'offerta di lavoro del suo grande maestro si stava
rivelando la decisione migliore della sua vita.
Una volta a casa, Kurumi posò
in terra il suo inseparabile borsone, stravaccandosi sul divano con
uno stanco sospiro che attirò l'attenzione dei due fratelli
maggiori.
“Hn”
“Che
vuoi?” domandò la ragazza, alzando un sopracciglio.
“Non
c'è nulla che devi dirci?” chiese Akira, sedendosi accanto a
lei con sguardo accusatore.
“Non
mi pare” rispose lei, guardandosi le unghie.
“Ti
dicono niente le parole Do'hao e Ini-biny?” borbottò Kaede
accigliandosi nervosamente.
“Come
cavolo avete fatto a scoprirlo?!” volle sapere la giovane,
sgranando gli occhi.
“Abbiamo
le nostre fonti. Allora? - sbottò il porcospino – Ti
sembrano cose da fare? Hana potrebbe sentirsi male seriamente, sai?”
la rimproverò seccamente.
“Sciocchezze!
Ho testato quella roba sul gatto e...”
“TU
COSA?! E TI SEMBRA CHE KATO SIA NORMALE?!” tuonarono i fratelli
scambiandosi un'occhiata preoccupata.
“Quante
storie! Voi allora? Non siete poi tanto diversi da me! Io sto
sfruttando solo l'immagine di Hana per raggranellare un po' di
spiccioli, voi invece ve lo volete portare a letto! Non fate quelle
facce! Ho capito benissimo i vostri intenti bene poco casti sul
rosso. Non c'è differenza tra noi! Tra l'altro dovreste
ringraziarmi per aver rivelato agli occhi del mondo tutta l'innata
sensualità che sprigiona Hana, altrimenti col cavolo che lo
avreste notato!” sputò la ragazza indignatissima, poco prima
di incenerire entrambi con lo sguardo e recarsi di corsa in camera
sua, per nulla pentita.
“Tsk!
Figurati se noi siamo...” sbottò Akira, lasciando la frase a
metà.
“Hn”
annuì suo fratello, poco convinto.
“Noi
non... Cioè, ok, Hana è... Però noi non siamo
mica così... Vero?” borbottò corrucciandosi.
“Hn”
“KAMI!
Siamo peggio di Kurumi!” esclamò il porcospino, passandosi
una mano tra i capelli.
“Hn”
“Oh,
ma tu non sai dire altro, eh?”
“Hn”
ammise Kaede, sprofondando nella sua amata poltrona.
Kanata spense la sua vecchia pila
e socchiuse piano l'anta del mobiletto nel quale era rintanato,
nell'istante in cui udì Hanamichi canticchiare a bassa voce,
armeggiando con le pentole.
Rapido come un topolino, corse a
sedersi al tavolo, posandovi sopra il libro che stava leggendo.
Gli piaceva guardare Sakuragi
mentre cucinava, probabilmente perché lui non era capace
nemmeno di cuocere un uovo al tegamino, come tutti i componenti della
sua famiglia, del resto...
Con grande preoccupazione, trovò
il bel viso del suo unico amico un po' pallido e scavato, rispetto al
solito, ma nel momento in cui socchiuse le labbra tentando di
parlargli, il campanello iniziò a suonare un festante:
“CORRETE
AD APRIRE!!! CORRETE AD APRIREEE!!!!”
Una nuova invenzione del babbo,
ovviamente...
Hanamichi infornò una
teglia di biscotti al cioccolato, dirigendosi poi in soggiorno,
giusto in tempo per vedere Kyosuke accogliere allegramente... un
indiano pellerossa, come quelli presenti nei film di John Wayne.
Alto, sulla cinquantina,
lunghissimi capelli neri come la notte, abiti sgargianti e una fascia
gialla e rossa sulla fronte.
A sconvolgere il numero dieci
dello Shohoku, però, furono i due fiorellini che sbucavano
dietro la testa del nuovo arrivato. Margherite, una bianca e una
gialla.
“Sono
allergico alle piume” si limitò a spiegare il capellone,
intuendo la ragione della perplessità del ragazzo.
“Benvenuto,
Scalpello Scheggiato, accomodati!” trillò l'inventore,
spostando di peso il suo primogenito, accasciato sul divano.
“Grazie
– sospirò l'uomo, sedendosi pesantemente accanto al padrone
di casa – Ho viaggiato a lungo. Ore ed ore su di un uccello
bianco!”
“Cos'è
che ha fatto?!” domandò il rossino, sgranando gli occhi
color cioccolato.
“Ha
preso l'aereo, Do'hao” borbottò la volpe, rannicchiandosi
sulla poltrona.
“Una
volta planato, sono giunto sino a voi con la diligenza” continuò
l'ospite, annuendo gravemente.
“Cos'è
che ha preso?!” chiese Sakuragi, chiedendo direttamente alla
Kitsune in letargo.
“Il
taxi, Do'hao” sbadigliò quest'ultimo, grattandosi il mento.
“Ma...Chi
è?!” sussurrò il rosso, avvicinandosi il più
possibile all'orecchio del compagno di squadra, per non farsi sentire
da nessuno che non fosse lui.
Rukawa si ritrovò avvolto
nel profumo del ragazzo, il suo respiro che gli accarezzava una
guancia e si scoprì improvvisamente sveglio e attento.
“Lui..
- borbottò, tentando di mettere a tacere un redivivo Eddy –
E' il nostro medico di famiglia”
“Andiamo
bene!” sbottò Hanamichi, tornando in cucina, mentre Katy
scendeva piano le scale, seguita dalla nonnina-hentai.
“Oh!
Fardello Ammaccato, felice di rivederti!” sorrise l'anziana donna
alla vista del vecchio amico.
“Scalpello
Scheggiato!” la corresse la nuora, prima di salutare lo sciamano.
“E
io che ho detto?” s'imbronciò l'anziana donna, profondamente
offesa.
Kaede, infastidito dal
chiacchiericcio della famiglia, migrò in cucina, accasciandosi
esanime su di una sedia, accanto al fratellino minore, mentre Akira
tornò all'appartamento sopra il garage, alla ricerca di
quiete.
Purtroppo, le voci del parentado
giunsero comunque fino alle sue orecchie volpine.
“Lo
spirito del vento mi ha parlato, annunciandomi l'arrivo di una nuova
vita” sentì dire allo sciamano, con voce solenne.
“Eh?!”
sbottò Hanamichi, voltandosi verso di lui con la ciotola della
crema alla vaniglia in mano.
“Papà
gli ha telefonato” mugugnò Kaede, arrendendosi all'idea di
fare da traduttore al rossino.
“Sono
giunto sin qui, attraversando la Valle della Morte, solo per fare
visita alla futura madre” concluse l'indiano, incrociando le
braccia al petto.
“Kitsune?”
“Traffico
all'ora di punta” lo delucidò la volpe, sbavando sul vassoio
colmo di bignè che Sakuragi aveva posato sul tavolo.
“Immagino.
Sono le sei del pomeriggio, a quest'ora la gente esce dagli uffici”
mormorò il ragazzo, riempiendo i dolci di crema.
Guardare Hanamichi penetrare
quella morbida rotondità dolciastra con il butillo in acciaio
e premere la sacca per imbottirlo di vaniglia, costrinse gran parte
del sangue volpino a migrare nella parte meridionale del suo corpo.
Sospirando pesantemente, Kaede si
rassegnò all'amara verità: aveva preso gli stessi geni
di sua nonna.
Era un hentai.
Dopo aver servito il the verde e i
biscotti al cioccolato appena sfornati agli adulti riuniti ancora in
soggiorno, Sakuragi ritornò in cucina a preparare la cena.
I ragazzi erano tutti seduti a
tavola intenti a divorare i bignè con la crema o col
cioccolato.
“Nezumi?
Tagliatelle alla boscaiola e carne arrosto con le patate?” domandò
aprendo gli sportelli degli armadietti alla ricerca delle pentole
adatte.
“Sì!”
mugugnò il bimbo, trattenendo un moto di gioia. Gli piaceva
che il rossino chiedesse sempre a lui il menù, lo faceva
sentire importante.
“Hana
questi bignè sono buonissimi!Non ne vuoi? - chiese Kurumi, che
stava addentando il terzo dolce – Mi farai ingrassare!” borbottò
la ragazza, leccandosi i baffi.
“No,
no. Mangiateli tutti, però. Il frigo è pieno e non ho
lo spazio per conservarli”sorrise il giovane, ricominciando a
cucinare.
Messo a soffriggere l'aglio e la
panna, il rosso tornò in salotto a ritirare le tazze ormai
vuote.
“Culetto
d'oro? - trillò la nonnina, chiamandolo in quel modo osceno
che... di solito lo imbarazzava da morire, ma non in quella
circostanza... Che strano... - Stasera a cena c'è Vitello
Tonnato” lo avvertì indicandogli l'ospite.
“Accidenti!Ma
io ho fatto l'arrosto!” si preoccupò il giovane,
corrucciandosi.
“Do'hao”
borbottò la volpe dalla cucina.
“Ma
stanno benissimo insieme!” lo rincuorò Katy, sorridendogli
gentilmente
“Famiglia
Do'hao” s'arrese Kaede, addentando l'ennesimo bignè.
“A
me piace l'arrosto!” affermò Kanata, pulendosi le manine con
un tovagliolo.
“Tutti
Do'hao!” sbuffò la volpe, tornando a dormire appoggiando la
testa sul tavolo.
Quella sera, la cena scivolò
via fra le battute dei coniugi Rukawa e numerosi aneddoti di vita
vissuta dello sciamano.
“Quando
vidi Kyosuke a cavallo del bisonte nero, capii che il nostro incontro
era stato voluto dal Grande Spirito!” sentenziò l'indiano,
annuendo gravemente.
“A
cavallo...di che?!” sussurrò Hanamichi, rivolgendosi
direttamente alla volpe.
“Papà
aveva una moto” borbottò Kaede senza fare una piega.
“Ah,
ok! - sospirò il ragazzo sollevato – Senti un po', ma è
questo strano tizio che si occupa della vostra salute?!” volle
sapere, corrucciandosi.
“Do'hao!”
Scalpello Scheggiato posò
lo sguardo sui propri commensali.
Katy
era splendente come sempre, forse ancora di più grazie alla
nuova vita che portava in grembo, Kyosuke era... lui. Il
tempo non lo scalfiva minimamente. Mentre la nonna non risparmiava
occhiate lussuriose al ragazzo dai capelli color tramonto. Aveva
avuto ragione a ribattezzarla Donna Scalpitante, passavano gli anni
ma lei rimaneva la stessa cacciatrice di uomini... Anche se la fascia
di età si stava pericolosamente abbassando: quel giovane dai
capelli infuocati doveva essere ancora minorenne.
Osservandolo con maggiore
attenzione, notò il suo piatto praticamente intonso. Non poté
impedire alla propria fronte di aggrottarsi al pensiero che a
quell'età avrebbe dovuto avere una fame da lupi...
Lo vide parlottare con Kaede. Era
probabilmente la prima volta in assoluto che sentiva la voce di quel
taciturno ragazzo. Persino quando era venuto al mondo non aveva
emesso neppure un piccolo vagito, limitandosi a fissarlo corrucciato.
Forse...
L'indiano sorrise tra sé.
Manitù aveva proprio uno
strano senso dell'umorismo.
Spostò la sua attenzione
sul resto della famiglia.
Sul viso di Akira v'era stampato
lo stesso imperituro sorriso sereno, ma ora i suoi occhi tradivano
una certa insofferenza. Solitudine, probabilmente. Era nato per amare
ed essere amato, ma ancora non aveva trovato l'altro pezzo della
propria anima.
Kurumi e Kanata sembravano
brillare di luce propria, soprattutto quando posavano lo sguardo sul
bel rossino.
Quel ragazzo era speciale. A lui
spettava il grande merito di aver saputo unire quella strana
famiglia, composta da persone dall'immenso talento e dalle forti
personalità.
Fino a poco tempo prima, Scalpello
Scheggiato aveva temuto il peggio. Troppi caratteri decisi sotto la
stessa tenda potevano generare scontri titanici e rivalità
violente, ma adesso sembravano aver trovato un notevole equilibrio ed
era chiaro come il cielo d'estate chi fosse il perno di quello
strampalato nucleo familiare.
A preoccuparlo seriamente, però,
era il giovane Kazuya, che non aveva quasi toccato cibo proprio come
il cuoco di casa.
Era sempre stato il più
sensibile della famiglia, il più vulnerabile. All'ombra dei
due fratelli maggiori e della gemella iper-attiva.
Ma il dolore che stava provando la
sua anima era troppo profondo per essere causato da una semplice lite
o da un pessimo voto a scuola.
Quel ragazzo mancava semplicemente
di fiducia in sé stesso, perché in quanto a talento non
era secondo a nessuno.
Lo sciamano si augurò che
riuscisse al più presto a illuminare la propria strada,
percorrendola a testa alta verso un luminoso futuro e dalle fugaci
occhiate che lanciava alla ragazzina silenziosa seduta accanto a
Kurumi, pregò che Kazuya potesse incamminarsi in dolce
compagnia lungo il sentiero della vita.
Finita la cena, Hikaru si offrì
di aiutare suo fratello a riassettare la cucina, ma il ragazzo fu
categorico: lei doveva andare a fare i compiti, le faccende di casa
Rukawa spettavano solo a lui.
Scalpello Scheggiato si alzò,
passando accanto a Sakuragi.
“Sai,
i Cherokee si tramandano da secoli una preghiera molto bella.'Oh
Grande Spirito, concedimi la serenità di accettare le cose che
non posso cambiare, il coraggio di cambiare le cose che posso
cambiare e la Saggezza di capirne la differenza' Ma
voi giapponesi non conoscete la nostra cultura, che peccato!”
mormorò, seguendo il capofamiglia in soggiorno.
Hanamichi rimase qualche istante
in silenzio, prima di chiedere alla sorellina di passargli i piatti
sporchi.
Lui lo sapeva più di
chiunque altro: le cose cambiano con o senza la propria approvazione,
ma guardando il viso felice di Hikaru si convinse che non tutti i
cambiamenti erano forzatamente
negativi.
“Hana,
fratelloni? Più tardi dovete provarvi i costumi. Mamma ha
finito con gli oggetti di scena e dobbiamo fare un'ultima prova
generale. Tra una settimana c'è la gara di Cosplay!”
annunciò Kurumi, ricevendo in risposta una serie di bassi
mugolii insoddisfatti da parte delle due ex-matricole dello Shohoku.
“Tsk!
Cos'è? Avete paura di perdere la gara?” li provocò la
ragazza dai lunghi capelli neri, ottenendo la totale attenzione dei
due.
“Cosa?
Ma figurati! Vinceremo! Io sono il Tensai dei... Com'è che si
chiama il capellone?” chiese Hanamichi, aggrottandosi confuso.
“Gojyo,
Do'hao!” sbuffò la volpe, annusando l'aria alla ricerca di
zuccheri.
“Baka
Kitsune! Te lo stavo preparando il dolce! Non è colpa mia se
tua sorella mette in dubbio le nostre capacità! Inforno la
torta e sono tutto tuo, Kurumi! I soldi della vincita sono già
nostri!” sentenziò il rossino.
“Vangelo,
Do'hao!”
“Dannata
Kitsune! Mi insulti pure mentre mi stai dando ragione?!” sbottò
il rossino accendendo il forno.
“Hn”
annuì la volpe, senza batter ciglio..
“Accidenti!
Siamo arrivati troppo presto, è ancora chiusa!” sospirò
Akira, guardando sconsolato la grande porta della palestra
ostinatamente sigillata.
“Aspettiamo
Anzai o Ayako, saranno qui a momenti – propose Kurumi, posando a
terra il suo pesante borsone, aiutata dalla sua migliore amica – Lo
sapevo io che era troppo presto!” sbuffò la ragazza
guardandosi attorno contrariata.
Erano ancora giorni festivi, gli
studenti in vacanza arrivavano ad allenamento ormai iniziato.
Avrebbe dovuto attendere ancora
una ventina di minuti per allestire il suo baracchino.
Kaede si accasciò al suolo,
dormendo come un ghiro.
Akira e Hanamichi iniziarono a
discutere sulla reale fattibilità di alcune spettacolari
giocate visto fare ai giocatori dell'N.B.A., in tv, e che volevano
assolutamente realizzare durante l'allenamento.
Improvvisamente, un fastidioso
stridio di gomme increspò quell'atmosfera di quiete attesa e
un adirato Yohei scese da quell'ammasso di ferraglia che
ostinatamente chiamava motorino, cercando con lo sguardo la causa del
proprio esaurimento nervoso.
“TU!!!!
- tuonò puntando l'indice sulla bella Rukawa – Come osi
arricchirti sulle spalle del mio migliore amico? Solo io posso
farlo!” sibilò posando le mani sui fianchi.
“Tu
chi saresti?” chiese Kurumi, limitandosi a sollevare un
sopracciglio.
“Yohei
Mito, il più grande amico di Hana!” si presentò
livido in volto.
“E
quindi?” domandò ancora la ragazza, sempre più
annoiata.
“Quindi...Che?!”
balbettò l'altro.
“Che
me ne frega se siete amici?Potreste pure essere fratelli di sangue o
gemelli separati alla nascita, ciò non toglie che l'idea di
vendere le foto di Hana è stata mia e ci guadagno quanto mi
pare!” sentenziò la ragazza, incrociando le braccia al
petto.
“Cos'è
che fa?!” chiese il rossino in questione all'amico porcospino.
“Niente,
Hana. Torniamo allo schema di gioco” sorrise Sendoh, ricominciando
a discutere con lui di Basket.
“Ma...
Ma... Sono stato il primo a sfruttare Hana a scopo di lucro! Lo
faccio dalle elementari! È così che sono riuscito a
comprare il motorino e a pagare la benzina! L'ho visto per primo!”
s'imbronciò Mito, stringendo i pugni.
“Tu
sfrutti la sua goffaggine, io la sua celata sensualità! Dimmi
un po', quanto ci guadagni con lui?” volle sapere la ragazza, negli
occhi il lampo di sfida tipico dei Rukawa.
“Quasi
trentamila yen* al giorno, da quando gioca a Basket!” annunciò
fieramente il giovane, sorridendo beffardo.
“Ma
davvero? Io ne guadagno settantasettemila*, invece!” sibilò
l'altra, sogghignando beffarda.
“La
fortuna dei principianti, cara mia! Vedrai che non durerà
ancora a lungo!” ringhiò Yohei, mandando lampi dalle iridi
scure.
“Scommettiamo?
- lo provocò lei – Fra sette giorni ci ritroveremo qui. Chi
di noi avrà guadagnato di più, otterrà il
diritto di essere l'unico a poter sfruttare l'immagine di Hanamichi!”
“Ci
sto!” accettò subito Mito, certo di vincere.
“Ci
rivediamo qui tra sette giorni esatti, dopo la nostra vittoria al
Concorso di Cosplayer!” precisò lei, incrociando le braccia
al petto.
“Bene!”
“Bene!”
I due si strinsero la mano,
chiedendo a Hikaru di fare da testimone.
La ragazzina accettò
divertita e da quel preciso istante la sfida ebbe ufficialmente
inizio.
Infastidito da quel cianciare
inutile e insistente, Kaede si rigirò sul pavimento,
profondamente contrariato. Chi aveva osato disturbare il suo sonno?
La sua attenzione fu però
catalizzata dalla figura di Hanamichi, assopitosi con la tempia
premuta sulla spalla di Sendoh, seduto per terra accanto a lui.
Aveva una dolcissima espressione
innocente e serena, come quella di un bambino.
Sembrava così vulnerabile
in quel momento che Rukawa riuscì a stento a trattenersi
dall'insano impulso di stringerselo forte al petto, proteggendolo da
tutto e tutti.
Che pensieri assurdi!
La mancanza di sonno aveva degli
stravaganti effetti collaterali.
Non poté evitare di
trattenere il respiro, quando lo vide agitarsi socchiudendo gli occhi
stanchi.
“Anzai?”
lo sentì chiedere con voce roca, mentre si stiracchiava
lentamente.
Quel movimento costrinse la sua
maglietta bianca ad aderire al torace come una seconda pelle.
Eddy si ridestò
prepotentemente, anelando al proprio oggetto del desiderio.
“Ho
visto la sua auto, starà parcheggiando” sorrise Akira in
risposta.
“Mh...
Ho sonno” mormorò Sakuragi, riaddormentandosi subito dopo.
Era davvero insolito vederlo così
affaticato. Kaede scrutò attentamente il suo viso, notando non
solo un insolito pallore, ma anche una scura ombreggiatura sotto gli
occhi che non aveva mai visto prima.
“E
ti credo! Tu gli guardi il culo!” esclamò Eddy voltando la
testina verso di lui.
“Zitto,
scemo!” ringhiò Kaede, arrossendo furiosamente.
Sistemandosi i pantaloni in modo
da coprire quella sottospecie di 'grillo parlante', il numero undici
dello Shohoku si alzò in piedi, alla vista del paffuto
allenatore che sorrise loro, armeggiando con le chiavi della
palestra.
Shane entrò negli
spogliatoi trovando il suo idolo quasi pronto per l'allenamento.
Accidenti! Di solito era lui ad
arrivare prima di tutti solo per poter vedere Hanamichi varcare la
soglia della palestra.
Aspettarlo era il momento più
bello della giornata.
Per una volta gli era andata male.
L'allenamento ebbe finalmente
inizio senza eccessivi intoppi, ignorando la faida tra le SakuraGirl
e il Rukawa Shitenai e le urla dei ragazzi sugli spalti...
All'ennesimo passaggio sbagliato
di Aron, concentrato esclusivamente ad attirare l'attenzione della
bella Kurumi, Hanamichi sbottò contrariato.
“Te
la dai una svegliata, oppure no? Non sono qui a perdere tempo!”
“Ma
senti da che pulpito! - sbraitò la matricola ossigenata – Mi
hanno raccontato delle tue avance ad Haruko-Senpai, l'anno scorso!”
“Imbecille!
L'anno scorso era l'anno scorso! Quest'anno non voglio inutili
perdite di tempo!” rispose il numero dieci, piccato, prima di
trasalire violentemente.
Considerava davvero Harukina-cara
un'inutile perdita di tempo?!
...
...
Sì.
Sconvolto da quella rivelazione,
abbassò lo sguardo, senza trovare dentro si sé quel
briciolo di coraggio che gli avrebbe consentito di posare gli occhi
sulla neo-manager della squadra. Non poteva sopportare la vista del
suo sguardo ferito.
“L'unico
da biasimare qua dentro sei solo tu!” sibilò una voce
adirata, alle spalle del pulcino.
Aron si voltò di scatto,
trovandosi faccia a faccia con uno Shane a dir poco furioso.
“Lo
Shohoku lo scorso anno ha raggiunto dei grandi traguardi. È
ovvio che adesso tutti vogliano superarli, ottenendo non solo
l'accesso al campionato Nazionale, ma la vittoria finale! Se questi
non sono i tuoi obiettivi, cambia squadra! Ho sentito dire che il
Ryonan è a secco di giocatori decenti, una mezza sega come te
potrebbe ottenere un posto da titolare in quel deserto dei Tartari!”
“Brutto
pezzo di merda! - sputò Aron, stringendo i pugni – Io sono
già titolare qui! A differenza di qualcuno, che sarà
sempre la riserva di Rukawa o di Mitsui!”
“Posso
anche giocare un solo tempo, mi basta poco per dimostrare quanto
valgo! A te invece non basterebbe una vita intera per palesare il
nulla che sei!” ringhiò Sato, per nulla turbato dalla
valanga di veleno che il compagno gli aveva vomitato addosso.
“Suvvia,
suvvia! Ci stavamo allenando in armonia, no? Manteniamo la calma!”
intervenne Sendoh, appoggiando le mani sulle spalle dei due
litiganti.
“Tutti
Do'hao” borbottò Kaede continuando imperterrito a tirare a
canestro.
“Bravo
porcospino! - annuì Hanamichi, ricominciando a palleggiare a
centrocampo. Appena Shane gli passò accanto, recuperando la
propria posizione, l'ala grande dello Shohoku gli andò vicino,
scompigliandogli i capelli – Grazie” si limitò a dire il
rossino, correndo poi in difesa.
Shane rimase imbambolato per
qualche attimo, le gote arrossate e un'espressione talmente
estasiata, che non passò inosservata al taciturno volpino che
si incupì infastidito.
Non bastavano quelle sgallettate
sugli spalti, adesso anche i suoi compagni di squadra nutrivano un
particolare interesse per il Do'hao.
Prima o poi Rukawa avrebbe
compiuto una strage!
-FINE SETTIMA PARTE-
Note Finali: 30.000 yen
equivalgono a 202 euro (circa) mentre 77.000 yen corrispondono
pressappoco a 502 euro.
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Capitolo 8 *** VIII parte ***
SF8
AUTORE:
Gojyina-chan
DISCLAMER:
I personaggi sono di T. Inoue. Alcuni, invece, li ho inventati io, ma
non temete: la differenza, balza immediatamente agli occhi! -////-'
RINGRAZIAMENTI:Alla
mia Super-Beta Lilyj, alla mia AMMORRA e a Midnight che aspettava il
seguito con ansia. Spero di non averti deluso! ^__^'''
STRANGE FAMILY 8
Onde evitare l'ennesimo dissapore
con sua sorella, Hanamichi avvertì Hikaru dei suoi allenamenti
supplementari con Shiro-Michael, chiedendole di preparare la merenda
per i Rukawa, vista la propria oggettiva impossibilità.
Inutile dire che la rossina ne fu
piacevolmente stupita. Per la prima volta nella vita, il fratellone
le aveva chiesto aiuto di sua spontanea volontà. Non aveva
dovuto né costringerlo con la forza, né minacciarlo.
L'aveva trattata come un'adulta e non come la sua sorellina delicata
e bisognosa di protezione.
Tutto sommato, traslocare dai
Rukawa si era rivelata un'ottima decisione, pensò lei,
iniziando a preparare il tiramisù proprio come le aveva
insegnato suo fratello.
Sentendosi osservata, Hikaru si
voltò verso la porta della cucina, dove trovò Scalpello
Scheggiato intento ad osservarla.
In silenzio l'indiano le si
avvicinò, appoggiandole una grande mano sulla fronte.
“Appena
il peso del dolore si allevierà, la tua anima ricomincerà
a cantare”
Detto ciò, lo sciamano
tornò in soggiorno dove era atteso dai coniugi Rukawa.
Trattenendo a stento le lacrime,
la piccola Sakuragi nascose la commozione, ricominciando a cucinare
con mani tremanti.
“Piega
di più le ginocchia!Più concentrato! Forza!” gridò
Kant battendo ritmicamente le mani.
Passandosi l'avambraccio sulla
fronte sudata, Hanamichi ricominciò a tirare a canestro con
maggior precisione.
“Non
va, non va! Più energia! Hai diciassette anni, caspita!
Dovresti sprizzare forza da tutti i pori!” esclamò
l'allenatore in seconda.
Dall'altra parte del campo Hisashi
si stava allenando con i pesi incurante del mondo che lo circondava,
mentre i due fratelli Rukawa, impegnati in un one on one, lanciavano
sporadiche occhiate al loro compagno di squadra.
Non avevano mai visto Sakuragi
giocare con quell'attenzione, i suoi tiri erano precisi come non mai;
certo era strano vederlo così affaticato, data la sua
resistenza leggendaria, ma per il resto era davvero in perfetta
forma.
I due fratelli si scambiarono uno
sguardo preoccupato: il nuovo assistente di Anzai stava calcando un
po' troppo la mano.
Come se avesse letto nella loro
mente, Michael continuò a parlare.
“Lo
so che hai nelle gambe un intero allenamento, ma questo è
l'anno buono per vincere quel dannato Campionato Nazionale! Vuoi
vivere nel rimpianto?” lo provocò ancora, sorridendo della
sua reazione focosa.
“Mai!
- ringhiò Hanamichi, tremando di rabbia – Mai!” ripeté
quasi in trance, continuando a tirare.
Un'ora più tardi, Michael
decretò la fine di quel primo allenamento supplementare.
“Sei
stato molto bravo. In te rivedo non solo me stesso ma anche... - si
interruppe scuotendo il capo – Un mio caro amico, un vero
campione, sai? Non si arrendeva mai e aveva sì un talento
innato, ma grazie ad ore ed ore di estenuanti allenamenti era
riuscito a raggiungere anche un eccellente livello tecnico. Diceva
sempre che non voleva lasciare l'esito di una partita al caso o alla
Dea Bendata. Scendeva in campo con il preciso intento di vincere e
novantanove volte su cento ci riusciva!” sorrise il biondo, perso
nei suoi ricordi.
“Adesso
dove gioca?” chiese Hanamichi riponendo il pallone nella cesta.
“Lui
non... non c'è più... - mormorò l'uomo, chinando
il capo per qualche istante - Gli somigli davvero, in tantissimi
aspetti. Non solo per il talento e la grinta...” s'interruppe,
sospirando piano.
Sarà stata colpa del colore
dei suoi capelli, ma quel giovane uomo gli ricordava il crepuscolo,
l'ultimo bagliore di luce che caparbiamente lotta sino all'ultimo,
contro l'incedere folle della notte scura. Non si piegava mai e
usciva dal campo sempre a testa alta, incurante del risultato.
“Hai
un istinto quasi animalesco, un intuito che ti permette di anticipare
le mosse dell'avversario. Sei furbo, hai un'intelligenza tattica rara
e acuta. Ti manca solo un po' d'esperienza e poi sarai davvero
imbattibile! - ragionò Michael ad alta voce - Pensando al
presente, secondo me dovresti perdere un paio di chili, non di più.
Riusciresti ad essere ancora più agile, senza però
rinunciare né alla tua forza né alla massa muscolare”
e con quell'ultimo consiglio, congedò il giovane numero dieci.
“Un
paio di chili... Ok, mi basta eliminare i dolci” mormorò tra
sé il rossino, incamminandosi verso gli spogliatoi.
“Che
ne dici Kae? Andiamo anche noi?” propose Akira, riponendo il
pallone.
“Hn”
annuì la volpe, togliendosi la fascetta nera dal braccio,
ponendo così fine al suo allenamento.
Poco prima di chiudersi la porta
degli spogliatoi alle spalle, Sendoh posò lo sguardo su
Mitsui, ancora caparbiamente in campo.
Strano.
Aveva sentito dire che il numero
quattordici dello Shohoku aveva una scarsa resistenza, ma da quel che
aveva appurato con i suoi stessi occhi, Hisashi aveva il fiato per
ben cinque ore di allenamento intensivo.
Forse si era confuso con qualche
altro giocatore eppure contro il suo Ryonan, l'anno precedente...
“Sbrigati”
borbottò suo fratello, uscendo dalla doccia.
Akira ritornò coi piedi per
terra e corse sotto la doccia, sorridendo degli sguardi famelici che
Kaede rivolgeva al bel rossino.
Se il suo timidissimo fratellino
fosse stato sveglio in amore come lo era in campo, avrebbe
conquistato già da mesi il cuore di Hanamichi.
Kaede si limitava a guardare il
suo compagno di squadra da lontano, ringhiando contro chiunque
posasse lo sguardo o rivolgesse la parola a Sakuragi, senza fare
nulla di più.
Di quel passo avrebbe avuto seri
problemi d'ulcera o una denuncia per aggressione...
Ma in fondo, Akira sapeva fin
troppo bene di essere l'ultima persona al mondo che poteva dispensare
consigli amorosi.
Indossando i vestiti puliti,
Sendoh rifletté sul fatto che, in quando fratello maggiore,
era suo dovere aiutare quella Kitsune innamorata.
Mmm... Avrebbe potuto... Certo,
rischiava la vita, però... si poteva fare...
Sorridendo divertito, uscì
dalla palestra, recuperò Kurumi, l'aiutò a portare il
suo pesantissimo borsone e si incamminò verso casa, insieme a
Sakuragi e ai suoi fratellini.
Ad accogliere i ragazzi, fu un
dolcissimo odore di cioccolato che permeava tutta la casa, dal
giardino sino alla mansarda.
Kaede buttò per terra il
borsone, ignorò persino la sua amata poltrona e si fiondò
in cucina, dove Hikaru stava versando la cioccolata calda in dieci
tazze in porcellana.
La rossina indietreggiò,
spaventata dallo sguardo famelico con il quale la volpe osservava
quel liquido scuro.
“Ehi
Kitsune! Non traumatizzare mia sorella! - tuonò il rossino,
andando ad abbracciare la sorellina – Sei stata davvero molto
brava! Dall'odore deve essere buonissimo! - si complimentò il
ragazzo, mettendo via una tazza – Per me no, Hiki. Mi fa male un
dente” mentì lui, dirigendosi in giardino per spazzare le
foglie autunnali.
Quella menzogna, riuscì a
distogliere Kaede dalle lusinghe del finissimo cioccolato fuso che
tentava di ammaliarlo col suo dolce aroma, imprigionato all'interno
di una larga tazza candida.
Prendendo la palla al balzo, Akira
gli si avvicinò, dandogli una sonora pacca sulla spalla.
“Allora
Kae, se per te non è un problema, io vado a provarci, ok?”
mormorò con voce appena udibile, regalandogli un sorrise
gentile.
“H...Hn?!”
la volpe batté un paio di volte le palpebre, certo di aver
capito male.
“Ma
sì! Scusa, tu non sei interessato, no?” continuò
Sendoh, guardandolo di sottecchi.
“Tsk!
Figurati! Ero solo sorpreso, non credevo che ti piacessero i Do'hao”
si adombrò Kaede, stritolando la tazza con le mani.
“Se
l'idiota in questione ha un fisico come quello di Hana...” scherzò
il fratellone, uscendo di casa fischiettando allegramente.
“Coppia...
uguale... doppi guadagni!” mormorò Kurumi, illuminandosi
d'immenso.
Mugugnando qualcosa di umanamente
incomprensibile, Kaede si allontanò col suo cioccolato,
accucciandosi, imbronciatissimo, sulla sua amata poltrona troppo a
lungo dimenticata.
Kazuya si sciacquò la
faccia, tentando di lavare via l'apatia che lo stava avviluppando da
giorni. Deciso a conquistare Hikaru, si diresse con passo deciso in
cucina, incrociando Akira mentre usciva di casa e udendo una frase di
Kurumi che non comprese.
Salutando le ragazze, quasi andò
a scontrarsi con Kaede che, scuro in volto, borbottava come una
pentola di fagioli.
Il ragazzo posò gli occhi
sulla bella rossina ma ciò che vide gli diede il definitivo
colpo di grazia.
Hikaru stava seguendo con lo
sguardo Sendoh, con un dolcissimo sorriso sulle labbra.
Era la fine.
Non poteva competere con nessuno
dei suoi familiari e questa presa di coscienza lo abbatté
completamente.
Senza dire una parola, salì
in camera sua chiudendo la porta a chiave, desiderando solo di poter
scomparire per sempre.
“Hana,
vuoi una mano? Non ho nulla da fare, oggi!” gli chiese Akira,
sorridendo.
“Ho
finito, grazie lo stesso” borbottò il rossino, riponendo il
rastrello.
“Ti
vanno due tiri in palestra?” propose ancora il porcospino, dandogli
una pacca sulla spalla.
“Certo!”
esclamò Sakuragi, ritrovando la solita allegria.
Ultimamente non si sentiva molto
bene: d'improvviso veniva colto da perforanti mal di testa o da
vampate di calore che lo facevano sudare copiosamente o, ancora, si
eccitava di punto in bianco senza una giustificazione plausibile.
Doveva aver preso l'influenza.
Ma tutti quei sintomi anomali,
scomparivano completamente quando giocava a Basket. Era quello sport
la panacea per ogni suo male!
Rukawa non riusciva a prendere
sonno, evento più unico che raro.
Si girava e rigirava sulla sua
poltrona, insolitamente stretta, borbottando improperi irripetibili.
Sbuffando sonoramente, decise di
andare in palestra, scaricando il nervosismo con un qualche canestro.
Il suo umore peggiorò
drasticamente quando notò le luci accese dell'edificio dietro
casa e raggiunse livelli pericolosamente critici appena gli giunsero
all'orecchio le voci di Hanamichi e Sendoh che sembravano divertirti
un mondo.
Avvicinandosi alla porta
socchiusa, li vide seduti per terra, accanto alla cesta metallica
stracolma di palloni.
Erano ancora ansimanti e sudati,
segno che avevano smesso da molto poco di giocare.
Akira gli stava parlando di un
certo passaggio, molto difficile da realizzare in partita, poi...
sorrise.
Senza un motivo apparente, sulle
labbra del fratello si dipinse un ghigno poco rassicurante.
Senza rendersene conto, Kaede si
ritrovò a camminare sul lucido parquet, ma non riuscì a
fermare Sendoh, quando questi si chinò sul viso arrossato di
Sakuragi, sfiorando le sue labbra morbide con le proprie.
“Ma...
che fai?! - sobbalzò Hanamichi, imbarazzato sia per quel bacio
che per la presenza della volpe – Io... Io non sono...” balbettò
alzandosi in piedi, subito imitato dal porcospino.
“Accidenti!
Scusami Hana, credevo di sì...” mormorò Akira,
dispiaciutissimo.
“Io...
non sono... - ripeté il rossino evitando di guardare in viso
il numero undici della sua squadra – Non sono...” continuò
quasi in trance.
“Ehi,
non è successo nulla di grave, Do'hao” sbottò Kaede,
afferrandolo per le spalle.
I due ragazzi, si ritrovarono con
i visi a pochi centimetri l'uno dall'altro. Le dita fresche di Kaede,
si mossero di loro iniziativa lungo le braccia accaldate del rossino
che posò lo sguardo palesemente imbarazzato e confuso, in
quello della volpe.
Le mani del volpino lo stavano
accarezzando con delicatezza, quasi fosse prezioso...
Hanamichi si scostò
violentemente da lui, interrompendo quello strano momento.
Si era spaventato.
Dalla propria reazione, dallo
sguardo quasi... famelico, di Rukawa, dallo strano comportamento di
Sendoh.
Senza attendere oltre, corse via,
sfidando l'aria fredda di quella sera di pieno autunno.
“Che
cazzo credevi di fare?” sibilò il volpino, guardando
duramente suo fratello.
“Darvi
una svegliata!” sorrise Akira, con disarmante sincerità.
“Hn?!”
“Ti
ho intravisto sulla soglia... Sapevo che non avresti resistito
all'idea di me da solo con il dolce rossino...” scherzò
ironicamente il porcospino, incamminandosi verso l'uscita.
“Bastardo”
sibilò Rukawa infastidito dalla propria ingenuità.
“Tardo!”
replicò il fratello maggiore, ridendo di gusto.
“E
quella boiata del mettere il Do'hao al primo posto?” volle sapere
il volpino, sempre più contrariato.
“Mica
ho detto che te lo devi sposare o che siete anime gemelle! - sbottò
il porcospino, divertito – Ti piace... lui non mi è parso
del tutto indifferente...quantomeno non a te...
Provaci! Sempre meglio che perdere tempo inutilmente, consumando
tutta l'acqua fredda del pianeta!”
“Hn”
Hanamichi corse a perdifiato sino
alla dependance, dove trovò rifugio nell'ampio bagno che
condivideva con la sorellina.
Lì si sedette sul bordo
della vasca idromassaggio, cercando di calmare i battiti del proprio
cuore.
Che cavolo era preso a tutti?!
Akira che lo baciava, Kitsune che
quasi lo consolava... e il suo sguardo...
Vi aveva letto desiderio e
possesso... Ma era assurdo, lo sapeva bene...
Chi poteva volere uno come lui?
Prepotente, quello sciocco
pensiero maturato durante la riabilitazione, si ripresentò in
tutta la sua surreale fisicità.
Mentre l'assiduo rapporto
epistolare con Haruko proseguiva con metodica precisione, Sakuragi,
passato il primo momento di gaudio dovuto alle attenzioni che la
ragazza mostrava nei suoi confronti, aveva via via decentrato la
propria concentrazione spostandola dalla persona che gli scriveva
alle informazioni che riceveva settimanalmente.
Alla fine, era giunto alla
sconcertante conclusione che ad essergli mancato visceralmente
durante il suo periodo di degenza in clinica, non era stata la
sorella dell'ex-capitano, ma il Basket.
A voler essere puntigliosi,
l'immenso amore che nutriva per quello sport, superiore rispetto a
quella che si era rivelata l'ennesima cotta passeggera, si era
palesato in tutto il suo primitivo ardore durante la partita contro
il famoso Sannoh.
Questa però non poteva
essere una notizia così sconvolgente, no?
La passione per il Basket, aveva
surclassato l'artificioso affetto che si era imposto di provare per
Haruko.
Imposto, sì.
Perché lui aveva passato
ben tre anni della sua vita alla disperata ricerca di una figura
materna per Hikaru.
Nulla di più.
E in questa spasmodica ricerca di
una madre perduta, aveva soffocato ciò che il proprio istinto
tentava di urlargli con foga straziante.
Lui.
Un lui che non aveva inizialmente
forma.
Un pensiero. Un desiderio.
Un'attrazione vaga, dai contorni
incerti.
Una sagoma che a lungo andare
aveva acquistato fisicità, fino a trasformarsi, ottenendo
un'identità e una fisionomia ben definite.
Lui.
Un lui che aveva finalmente forma
e colori.
Tratti somatici e una reale
concretezza.
Una sagoma scura che correva in
controluce, sfidando il sole nascente.
Si incontravano sempre lì,
sulla spiaggia.
Hanamichi seduto sulla sabbia
ancora fredda e l'altro che giungeva velocemente, indossando una
leggera tuta blu scuro.
Quando il bel viso solitamente
allegro del rossino, veniva tinto dei tristi colori dell'abbandono e
della rinuncia, il ragazzo superficialmente dispettoso, gli mostrava
con violenta spettacolarizzazione la maglietta della Nazionale
Juniores che pareva creata apposta per lui.
Quel gesto all'apparenza
insensibile e derisorio, aveva sempre avuto il potere di far ruggire
l'orgoglio di Sakuragi che subito ricominciava la fisioterapia con
rinnovato vigore e fiducia in se stesso.
Se era riuscito a riprendersi
completamente e ritornare più forte di prima nel giro di un
paio di mesi, era stato unicamente merito di quella creatura figlia
del silenzio.
Rukawa.
Sentiva caldo... tanto... Stava
soffocando...
Hanamichi scosse violentemente la
testa, come a voler scacciare quella figura che nel corso dei mesi
era diventata sempre più dominante.
Non poteva cedere...
Per tante ragioni.
Doveva garantire a Hikaru quella
serenità familiare che avevano perso da anni.
Che lui, le aveva ignobilmente
strappato.
Non doveva, non poteva...non
voleva.
I
giorni seguenti l'incidente in palestra, si susseguirono con
relativa monotonia.
Come per un tacito accordo, i tre
ragazzi non ripresero mai più l'argomento, riuscendo persino
ad evitarsi sia a scuola che in palestra.
Hanamichi continuava l'allenamento
supplementare con Michael, i due fratelli si esercitavano dall'altra
parte del campo e Kurumi vendeva i suoi oggetti fuori dalla palestra
proseguendo la sua muta sfida e tacita faida con Mito, a suon di
occhiate glaciali e gestacci irripetibili.
A casa poi, Hikaru si occupava
delle faccende domestiche, comprese merenda e cena, riscuotendo
notevole successo tra i Rukawa.
Il concorso di cosplayer si
avvicinava e con esso il desiderio, da parte degli studenti che
assistevano agli allenamenti di Basket con crescente partecipazione,
di rivedere i loro beniamini in abiti stravaganti e di ammirare
nuovamente il rossino in versione super-sexy.
“Fermati
un attimo – mormorò Michael, osservando da vicino il viso
del suo giocatore – Hana, sei sicuro di star bene? Sei pallido e mi
sembri anche... non so... debole? Ti avevo consigliato solo un paio
di chili, invece sei dimagrito troppo” constatò l'uomo,
girando attorno al corpo sudato del numero dieci.
“Non
ho fatto niente di speciale, ho solo eliminato i dolci” mormorò
perplesso il ragazzo, non capendo lo sguardo preoccupato di cui era
oggetto.
“Ne
avrai persi almeno quattro... In meno di cinque giorni sono davvero
molti e adesso il tuo fisico ne sta risentendo. Facciamo così,
torna a casa e riposati un paio di giorni. Riprendi a mangiare
normalmente e vediamo come va. Forse non ti ho dato un buon
consiglio” aggiunse il biondo corrucciato.
“No!
Aspe... aspetta! Mi vuoi sbattere fuori squadra?!” ansimò
Hanamichi, agitatissimo.
La nota quasi isterica nella sua
voce, attirò l'attenzione dei due fratelli poco distanti.
“Ma
no! Ehi! Stai calmo! - esclamò l'allenatore in seconda,
sollevando le mani come ad arginare quella reazione eccessivamente
impetuosa – Vorrei farti solo riposare un paio di giorni, giusto
per ricaricarti, tutto qui!”
“Do'hao”
sbuffò Kaede, più per abitudine che per altro.
Effettivamente quella reazione non se l'aspettava nemmeno lui.
Magari che desse in escandescenza
uscendo dalla palestra sbattendo la porta, quello sì. Ma non
quell'espressione terrorizzata, il corpo sudato e scosso da
un'incontrollabile tremore.
“Ehi,
torniamo a casa” mugugnò appoggiando una mano sulla spalla
del rossino, sospingendolo verso gli spogliatoi.
A quel contatto Sakuragi trattenne
a stento un grido, scostandogli il braccio come fosse stato
infuocato.
Si guardò attorno spaesato
e corse via, chiudendosi nella cabina doccia senza nemmeno prendersi
la briga di denudarsi.
I due fratelli si scambiarono un
significativo sguardo preoccupato e raggiunsero il compagno di
squadra, facendo attenzione a non stargli troppo vicino.
“Senti
Kae – esordì Akira, uscendo dalla sauna, quella sera – lo
strano comportamento di Hana non potrebbe dipendere da quella roba
che gli ha dato Kurumi? Quel coso... come si chiama? Biby... Niny...”
“L'Ini-biny?Hn,
potrebbe anche essere” borbottò il volpino, asciugandosi le
braccia nivee.
“L'effetto
di quella roba non dovrebbe essere già finito? Sono passate
più di due settimane” rifletté Sendoh, aggiustandosi
i capelli allo specchio.
“Hn”
“Cosa
possiamo fare? Non mangia quasi più... Se Kant non lo avesse
notato oggi, io nemmeno me ne sarei accorto... A pensarci bene, mi
hai sempre detto che Hana mangiava come una fogna... Ma da quando
sono qui, l'ho sempre visto sbocconcellare il cibo...” mormorò
il ragazzo più grande, voltandosi a guardarlo in viso.
“Hn”
mugugnò il volpino, pensierosamente.
Era vero. Da quando si era
trasferito a casa loro, non aveva mai più visto il Do'hao
abbuffarsi come faceva all'ora di pranzo a scuola. A poco a poco
aveva iniziato a mangiare sempre di meno... Certo, doveva essere un
effetto collaterale dell'invenzione del padre, ma Kaede non ne era
del tutto convinto. L'inappetenza del rossino era iniziata prima
dell'Ini-biny, ne era certo.
“Ok,
controlliamolo nei prossimi giorni, al massimo c'è Scalpello
Scheggiato a cui chiedere aiuto, no? - sorrise Akira, nel tentativo
di rassicurarlo – Caspita! Ma domani c'è la gara di
cosplayer! Devo andare a recuperare gli occhiali di Hakkai, non
ricordo dove li ho messi!” esclamò, rivestendosi in fretta.
Kaede sbuffò avvilito.
Suo fratello era il disordine in
persona, lo aveva capito dalla loro forzata convivenza degli ultimi
giorni.
Un vero flagello.
“Ci
siete tutti?Bene! - tuonò Ayako su di giri – Adesso c'è
la fiera del fumetto, tra quattro ore comincerà il concorso.
Ci hanno assegnato un camerino molto spazioso, propongo di pranzare
lì e dopo vi vestirete, girando tra gli stand, giusto per
farvi notare agli occhi dei giurati, ok?”
Senza attendere la risposta,
l'energica manager, brandendo il suo gigantesco ventaglio, guidò
il gruppetto di ragazzi sino al luogo assegnatogli.
Qui li fece accomodare e chiuse la
porta, osservando i suoi uomini.
I quattro protagonisti erano
presenti, un po' accigliati o mesti, ma almeno si erano presentati
puntualmente davanti alla scuola, luogo dell'appuntamento, evitandole
la fatica di andare a recuperarli casa per casa.
Kurumi e Hikaru, insieme ad Haruko
e alle sue inseparabili amiche, si erano offerte di darle una mano
con il trucco e il vestiario dei ragazzi.
Perfetto.
Con il loro apporto avrebbe
sistemato quei quattro scapestrati in breve tempo.
“E'
mezzogiorno in punto, si mangia! Rifocillatevi per bene, perché
fino a stasera non toccherete più cibo... Guai a voi se mi
sporcate i costumi!” aggiunse minacciosamente.
Con un gran sorriso, Kurumi
distribuì i cestini del pranzo.
“Come
mai quelli delle ragazze sono così piccoli e i nostri invece
hanno dimensioni titaniche? - domandò Miyagi, corrucciandosi -
Non vorrei che la mia Ayakuccia mi deperisse!”
Una potente sventagliata lo colpì
sulla nuca, tramortendolo.
“Non
perdere tempo in frivolezze! Noi possiamo mangiare quando ci pare,
voi no! Ora sbrigatevi che i tempi di preparazione saranno lunghi.
Iniziate già ad immedesimarvi nella parte! Forza! Più
tardi arriverà il resto della squadra e mezza scuola apposta
per noi! Non fatemi fare figuracce o vi scortico vivi! Un'ultima
cosa, ringraziate la famiglia Rukawa. Il pranzo lo hanno preparato
loro!”
Così dicendo, la bella
manager si sedette accanto alla rossina, iniziando a mangiare il suo
sushi.
“Ma...
- Ryota guardò allibito il cibo che aveva sotto agli occhi -
Cos'è sta roba?” sussurrò per non farsi sentire
dall'amata, rivolgendosi direttamente a Sendoh che per poco non
scoppiò a ridergli in faccia.
“Questa
è opera della nonna! Ehi, Kae? Uffa, non dormirmi sulla spalla
che sbavi! E che schifo!” si lamentò il ragazzo, riuscendo a
svegliare il fratellino.
“Hn...
Sniff, sniff... Tortillas... – sbadigliò il volpino,
prima di sobbalzare voltandosi di scatto verso Hanamichi, a meno di
mezzo metro da lui – Nonna-hentai!” sibilò adirato.
Cercando
di tenere a bada Eddy, Kaede guardò quasi intenerito
l'espressione scioccatamente perplessa di Sakuragi che osservava con
aria innocente quei piccoli involtini, delle dimensioni di un
vibratore, ripieni di carne, panna acida, guacamole e altri
ingredienti non meglio identificati.
Ogni
sentimentalismo fu immediatamente bandito dal suo animo nel momento
esatto in cui vide il rossino prendere in mano una delle sei tortilla
che spettavano a ciascun
ragazzo, portarsela alle labbra e passare la punta della lingua rosso
scuro sulla sua punta calda, dalla quale fuoriuscirono svariate gocce
di panna.
Iniziò a mordere piano
l'involtino. A ogni boccone il liquido denso scivolava lungo le sue
dita ambrate, imbrattandolo di crema candida.
Kaede si ritrovò a sbavare
senza controllo, passandosi ripetutamente la lingua sulle labbra
riarse.
Cercando di scaricare la tensione,
divorò il proprio pranzo in un baleno, senza riuscire a
togliere gli occhi di dosso dal compagno di squadra, beandosi di
quella visione altamente erotica.
Purtroppo per lui, quella scena
così eccitante fu interrotta all'attore principale, che
allontanò dalle labbra carnose il secondo involtino mangiato
solo a metà.
“Do...Do'hao,
finisci il pranzo” gracchiò la volpe, passandosi un braccio
sulla fronte sudata.
“Kitsune,
da quando ti interessi di me?” s'imbronciò il ragazzo,
inclinando la testa di lato per guardarlo meglio in viso.
Aveva le gote arrossate e gli
occhi lucidi, un angolo della bocca era macchiato da una dispettosa
gocciolina di panna.
Rukawa desiderò asportarle
con la lingua e...
Respira, Kaede, respira!
“Da...
Hn...”
“Abbiamo
lo spettacolo, Hana! - venne in suo aiuto Akira, dando una
comprensiva pacca sulla spalla del suo sfortunato fratellino –
Almeno mangiane la metà, suvvia! Il Tensai non riesce a
divorare tre misere Tortillas?”
lo provocò volutamente, ottenendo l'effetto desiderato.
“Certo!
Che domande fai! Io sono il Tensai dei cibi messicani, che ti credi?
Solo che... sono davvero enormi!” constatò con assoluto
candore il bel rossino, provocando un basso lamento da parte di una
certa volpe sofferente.
“Ooohhhh!!!
Quante storie! - sbottò il capitano esasperato – Ficcatelo
tutto in bocca e ingoia!” gli ordinò il capitano,
inconsapevole dell'effetto devastante che la sua innocente frase
aveva procurato al già martoriato sistema nervoso del volpino.
Kaede si accasciò sulla
spalla del fratello guaendo di dolore.
“Cos'hai?
Stai male? Entri in scena lo stesso sai?” lo minacciò Ayako,
scattando in piedi come una molla.
“Tranquilla,
sta bene... credo...” la rassicurò Akira, sorridendole
divertito.
Finito di mangiare, i quattro
ragazzi si sedettero sulle poltroncine imbottite, di fronte ad un
enorme specchio perfettamente illuminato.
Kurumi truccò Kaede, Hikaru
si occupò di suo fratello, le due amiche di Haruko prepararono
Sendoh – non senza rossori e sorrisini imbarazzati - e le due
manager dai capelli castani si presero cura di Miyagi con grande
gioia di quest'ultimo, che così poteva guardare da vicino il
viso della sua Ayakuccia love-love.
Cerone, fondotinta e cipria.
Ombretto, matita nera e mascara. Retina per fissare i capelli in modo
che non fuoriuscissero da sotto le parrucche, eccetto Akira che
avrebbe utilizzato i suoi... Ammesso che si riuscissero a tirar
giù...
Una volta truccati di tutto punto,
i ragazzi si chiusero a turno nel piccolo bagno adiacente, indossando
gli abiti di scena, mentre le fanciulle preparavano tutti gli oggetti
riprodotti fedelmente dalla mamma dei Rukawa, che aveva fatto un
lavoro davvero eccelso. Cinture, fasce, borchie, in tutto e per tutto
fedeli al manga originale.
Terminata anche la fase della
vestizione, i giocatori si infilarono le proprie parrucche
facendosele sistemare dalle compagne di scuola.
Un'altra manciata di minuti per
gli ultimi ritocchi e il gruppo di Sanzo fu pronto per entrare in
scena.
“Le
mie creature! - sospirò Ayako, con le lacrime agli occhi –
Ok, massa di lavativi!Ora vi voglio fuori di qui! Datevi da fare,
mettetevi in mostra il più possibile e soprattuto: ENTRATE
NELLA PARTE, CHIARO!?” tuonò la ragazza, cacciando in mano
l'harisen e la pistola giocattolo a Sanzo, gli occhialini a un
sorridente Hakkai e le armi a Gojyo e a Goku.
All'ultimo
secondo, infilò nella bocca di Hanamichi e di Rukawa una
sigaretta si plastica, spalancò la porta e affidò le
sue 'creature' alla Vita.
-FINE OTTAVA PARTE-
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Capitolo 9 *** IX parte ***
SF9
AUTORE:
Gojyina-chan
DISCLAMER:
I personaggi sono di T. Inoue. Alcuni, invece, li ho inventati io, ma
non temete: la differenza, balza immediatamente agli occhi! -////-'
STRANGE FAMILY 9
I fratelli Rukawa passeggiavano
senza meta tra gli stand traboccanti di manga e gadget di ogni
forma, colore e utilità, senza comprendere la ragione
dell'agitazione di Ayako.
Passare inosservati era
praticamente impossibile!
Vuoi per la loro altezza, che
superava di quasi mezzo metro quella della folla che si voltava
estasiata al loro passaggio; vuoi per i costumi pressoché
prefetti, opera della loro super-attiva manager e di una eccelsa
Katy; vuoi per l'insindacabile bellezza dei ragazzi in questione.
Come da precedenti accordi, Kaede
e Sendoh non persero mai di vista il rossino, quel giorno stranamente
taciturno e serio.
Probabilmente
la forzata vacanza impostagli da Michael, lo aveva abbattuto
più di quanto volesse dare a vedere.
Col passare del tempo, però,
Rukawa si scoprì assolutamente geloso degli sguardi adoranti
che le ragazzine appostate nei pressi dei vari stand, riservavano al
Do'hao.
Certo, lui e Akira non erano da
meno, ma l'idea che Sakuragi potesse trovare in quell'oceano di
faccine delicate e di occhioni a forma di cuore la sua nuova cotta,
quello proprio non lo poteva sopportare.
Alzando lo sguardo, vide il
rossino accanto all'uscita di emergenza, appoggiato alla sua lunga
arma si stava sistemando la bandana che aveva sulla fronte,
sollevandola un poco.
Forse aveva caldo.
I suoi piedi si mossero da soli e,
seppur infastidito dal kimono, raggiunse il compagno in difficoltà.
Non c'era aria lì dentro.
Stava soffocando, maledizione!
Hanamichi si asciugò il
sudore che colava sotto il suo mento, sollevando la bandana alla
disperata ricerca di refrigerio.
Il mal di testa col quale si era
svegliato quella mattina non accennava a placarsi e la ressa di gente
che lo circondava, di certo non migliorava il suo stato.
Si sentiva andare a fuoco e la
vista si stava pericolosamente appannando.
“Ehi”
Una voce familiare attirò
la sua attenzione.
A pochi passi da lui, Rukawa gli
stava porgendo una bottiglietta d'acqua fredda.
Grato, la prese in mano
passandosela sul collo e sul petto accaldati, prima di svitare il
tappo di plastica a berla tutta d'un fiato.
Alla fine emise un gemito
soddisfatto che riuscì a fare arrossire il... Venerabile
Sanzo, per la prima volta riconoscente dell'ampiezza delle suo vesti
che celavano abilmente il sempre vivo Eddy.
Sakuragi non si accorse dello
stato del volpino, ma lo guardò in viso, probabilmente per
ringraziarlo dell'aiuto.
Hanamichi si sentì mancare
assurdamente il respiro, nel rendersi conto della reale vicinanza del
suo antagonista.
Si persero l'uno nello sguardo
dell'altro e in quel preciso istante il suono delle voci attorno a
loro si perse nel vuoto, giungendo loro ovattato e lontano.
Al mondo c'erano solo loro due.
Ma quel momento idilliaco era
destinato a durare poco: quando un gruppetto di ragazzine chiese loro
una fotografia, i due si allontanarono di scatto, confusi e spaesati.
Maledette mocciose!
Imbronciatissimo, Kaede assunse
involontariamente la tipica espressione scocciata di Sanzo,
suscitando il giubilo delle ragazze e attirando l'attenzione della
gente intorno.
Uno standista si offrì di
scattare le foto e Hanamichi, nel mettersi in posa, afferrò il
mento di una di loro, posando la guancia sulla sua, come a volerla
baciare.
Passarono appena un paio di flash
che l'Ira Divina s'abbatté sul povero Kappa, sotto forma di
sonore sventagliate.
“Do'hao!”
sibilò Kaede colpendo furiosamente il rossino.
“EHI!”
si lamentò quest'ultimo, proteggendosi la testa con le
braccia.
“Suvvia...Sanzo!
Non te la prendere così o ti verranno le rughe!”
intervenne...Hakkai, separando i due ragazzi.
“Cosa
state combinando? Aya ci ucciderà e avrò sofferto
inutilmente! - ringhiò il capitano, posando le mani sui
fianchi – Inciampo su sto dannato bastone a ogni passò, ho
caldo e ho fameeeee!!!””””
“Com'è
possibile? Hai pure mangiato mezzo pranzo di Hana!” sorrise Akira,
sinceramente stupito.
“E'
piccolo, deve crescere” disse Sakuragi massaggiandosi la testa
dolorante.
“Ma
io ti...!!!” iniziò Miyagi, tentando di saltare addosso al
suo compagno di squadra.
Un fragoroso applauso costrinse i
quattro giovani a voltarsi simultaneamente.
Allibiti, si videro consegnare da
un uomo di mezza età una coccarda dorata e una spilla con
inciso sopra il numero sette.
“Ragazzi,
siete in finale! - annunciò colui che doveva essere il
selezionatore del concorso – Addirittura la scenetta! Che fantasia!
E che esecuzione magnifica! Sembravate seri, si vede che avete svolto
un accurato lavoro psicologico e introspettivo dei vostri
personaggi!” si complimentò, stringendo loro la mano.
“Cos'è
che abbiamo fatto?” chiese Hanamichi, corrucciato.
“Dì
di sì!” gli consigliò Akira, senza scomporsi
minimamente.
“Tsk!”
sbuffò Kaede, alzando gli occhi al cielo.
Circondato da imbecilli.
Che destino avverso!
“Allora?Si
può sapere che t'è preso? Dovevamo tenerlo d'occhio,
non ucciderlo!” si sentì rimproverare dal fratellone, che
per l'occasione aveva perso il suo leggendario sorriso.
“Hn”
“Un
corno! Parla!”
“Stava
per... Hn... Baciare una...” mugugnò la volpe, adombrandosi
al solo ricordo.
“Il
nostro Hana? Quello timido e impacciato? Kae, è ovvio che non
stia bene e tu che fai? Lo pesti? Ma... un momento! - esclamò
Sendoh, guardandosi attorno pensierosamente – Se io sono qui con te
e tu sei qui con me...”
“Hn”
“Hanamichi
dov'è?!” si chiese sobbalzando.
“Cazzo!”
sbottò Kaede guardandosi disperatamente attorno.
Sakuragi era al centro del grande
salone, appoggiato alla colonna portante circondato da ragazzine
festanti che a turno si facevano scattare una foto accanto a lui.
Con il lungo bastone, poi, il
Kappa pervertito, sollevava loro le gonne corte, mandandole
completamente in visibilio.
“Io
lo cancello dalla faccia del pianeta!” sibilò il volpino,
puntando verso l'obiettivo a passo spedito.
“ASPETTA!”
gridò il fratello correndogli dietro.
“Do'hao!”
ringhiò Kaede tirandogli l'ennesima sventagliata della
giornata.
Doveva ammettere che era un
anti-stress davvero molto efficace. Iniziava a comprendere la scelta
di Ayako di utilizzare quell'arma non omologata.
“Cos'è,
sei geloso, Venerabile Sanzo? Ce n'è anche per te, sai? -
sorrise... Gojyo, lasciando il biondo posticcio completamente
attonito – Soddisfo chiunque, io!” sussurrò a pochi
centimetri dalle sue labbra.
“Hn?!”
“Oh,
ma che bravi! Fanno anche Saiyuki in versione yaoi!” esclamò
una ragazza, elettrizzata.
“Che
moderni!” si complimentò un'altra, applaudendoli.
Mister coccarda si materializzò
nuovamente alle spalle dei due ragazzi, sorridendo a trecentosessanta
gradi.
“Bene,
bene! Siete davvero eclettici, i miei complimenti! Prima avete
inscenato uno dei loro classici litigi e adesso lo avete riproposto
in chiave yaoi per accontentare queste splendide fanciulle! Sapendo
bene che una scena simile, fatta sul palco, avrebbe potuto risultare
scandalosa, avete deciso di farla qui, tra la folla, mandando in
visibilio le ragazze, ma evitando di creare problemi agli
organizzatori. Bravi! Voterò per voi!” promise l'uomo,
annuendo vigorosamente.
Kaede
controllò che dietro la schiena non avesse scritto 'Chi è
cretino mi segua!'
Non trovando ovviamente nulla del
genere, ritornò a guardare il Do'hao di tutti i Do'hao.
Pupille dilatate, respiro
lievemente ansante, occhi liquidi, densi come il cioccolato caldo, le
gote arrossate e un leggero velo di sudore sul viso...
Sembrava che si stesse riprendendo
da un violento orgasmo.
“Un'altra
foto, Gojyo!” gridò una ragazzina occhialuta, tirando
Hanamichi per il braccio.
Riscuotendosi repentinamente,
Rukawa salvò il rossino dalle grinfie di quel nano da giardino
parlante, afferrando il ragazzo per la vita.
“Kae,
non riesce quasi a respirare, portiamolo all'aperto!” suggerì
Akira, preoccupato per il calore del corpo di Sakuragi, decisamente
troppo alto.
Trascinato con forza lontano dalla
folla quasi in lacrime, Hanamichi riuscì' a voltarsi un'ultima
volta verso le neo-fans.
“Ciao,
bellezze! A più tardi!” le salutò, mandando loro un
bacio.
“Ok,
Casanova, adesso usciamo!” sibilò Kaede, aprendo una porta
secondaria che immetteva in un grande giardino interno.
Aiutato dal fratello, fece
accomodare il numero dieci su una panchina, vicino a una grande
fontana posta al centro di un ampio spiazzo pavimentato.
Rukawa inumidì un
fazzoletto di stoffa e si sedette accanto al rossino, passandoglielo
sul collo e sui polsi.
“Mmm...
Che mani fresche che hai...” mormorò il ragazzo appoggiando
il capo sulla sua spalla.
“Hn?!”
Respira, Kaede. Respira!
Il volpino socchiuse gli occhi,
concentrandosi come un monaco Zen.
Non poteva permettersi
sciocchezze. Non col Do'hao in quelle condizioni, per lo meno.
Dopo un quarto d'ora, l'aria
fresca del tardo pomeriggio sembrò giovare all'ala grande
dello Shohoku che iniziò a respirare con maggior calma, pur
mantenendo il rossore sulle gote.
“Come
ti senti, Hana?” gli chiese Akira, ancora preoccupato.
“Meglio,
grazie. Lì dentro fa un caldo insopportabile!” sospirò
chiudendo gli occhi.
Passandogli un braccio sulle
spalle, Kaede gli permise di adagiarsi completamente su di sé,
beandosi del suo respiro contro il proprio collo.
Sakuragi mugolò un grazie
assonnato e si addormentò per qualche minuto.
“Appena
torniamo a casa lo facciamo visitare dal medico” sentenziò
il volpino, corrucciandosi irritato.
Se era un effetto collaterale
della porcheria del babbo, Kurumi era una donna morta!
“Va
bene. Ancora un paio di ore e saremo a casa. Stai calmo!” sorrise
Akira, con fare rassicurante.
“Hn”
“Finalmente
vi ho trovato, massa di lavativi che non siete altro!” tuonò
un'arrabbiatissima Ayako, brandendo il ventaglio più grande
che avessero mai visto.
“Ops!”
esclamarono i due fratelli, guardandosi in faccia.
Il concorso! Lo avevano
completamente dimenticato!
“Dovete
andare sulla passerella, i giudici vi aspettano. Vi sistemo
velocemente il trucco e siete a posto! - disse la manager,
controllandoli uno per uno - Hana? Svegliati c'è il
concorso!” lo chiamò scuotendogli leggermente le spalle.
“Gojyo...”
sospirò il giovane, aggrottandosi.
“Esatto!
Tu sei Gojyo e devi andare in scena, su alzati!” lo pregò
lei, sull'orlo di una crisi di nervi.
Hanamichi sbatté le
palpebre un paio di volte, prima di ridestarsi del tutto.
“Ma
certo, bellezza! - mormorò sensualmente – Ci penso io! Sono
il Tensai dei pervertiti!” sorrise lui, usando un tono di voce
talmente sensuale, da riuscire persino a fare arrossire la terribile
manager.
“Guai
in vista!” sbuffò Akira, passandosi una mano sul viso.
I quattro ragazzi salirono sul
palco tra il tripudio del pubblico, per lo più composto da
ragazzine urlanti munite di macchinette fotografiche e videocamere.
In quell'oceano di umanità
variopinta e sovreccitata, Ayako riconobbe molti studenti
dell'Istituto Shohoku e tutta la squadra di Basket al completo.
In un angolo appartato, Shane
guardò il suo idolo accarezzato dalla luce dei riflettori.
Bello, raggiante, stupendo.
Gli ricordava tanto una statua
greca, di quelle che si trovavano sui libri d'arte.
Magnifico e irraggiungibile, nella
sua perfezione.
Unica creatura veramente
interessante, in quell'oceano di corpi insignificanti e mediocri.
Voleva essere come lui.
Desiderava assomigliargli almeno
un po'.
Se avesse continuato a guardarlo,
magari sarebbe riuscito a carpire la ragione della sua unicità
e a farla propria per sempre.
I concorrenti giunti sino in
finale erano dieci.
La manager controllò gli
avversari, partendo da quelli decisamente scadenti.
C'erano un Inu-Yasha obeso, una
Sailor Moon con le gambe storte, cinque Cavalieri dello Zodiaco con
problemi di acne giovanile, un Naruto con un topo morto in testa –
se quella fosse stata una parrucca, il ragazzo avrebbe dovuto
denunciare il suo costumista!- e infine uno strano personaggio che
non riconobbe, probabilmente il protagonista di qualche videogioco.
Come previsto, quelle cinque
entità non meno decifrabili furono eliminate dai giudici,
mediante votazione della giuria.
Ora veniva la parte più
difficile.
In
gara, oltre al gruppo di Sanzo, erano rimasti uno splendido ragazzo
che interpretava Sesshomaru, una tipa super-sexy vestita da
infermiera, Goku e Vegeta che gareggiavano insieme, uno Spike, il
vampiro ossigenato del telefilm 'Buffy' e uno strano
ragazzo... alto, con i capelli corti e arancioni, che indossava una
divisa da Basket vagamente familiare con scritto il numero 01 sul
retro della maglietta.
Chissà dove l'aveva già
visto...
Trattenendo il respiro, Ayako
assistette alla penultima fase del concorso, dove era previsto che il
Presidente della Giuria elencasse i nomi dei tre super-finalisti.
Agitatissima, controllò
un'ultima volta i suoi ragazzi.
Akira sembrava perfettamente a suo
agio sotto i riflettori, Miyagi era in procinto di svenire, Rukawa
era annoiato a morte e Hanamichi mandava baci alle ragazze in prima
fila che lo ricambiavano con proposte indecenti e lancio improprio di
biancheria intima.
La manager chiuse gli occhi,
appena vide il Presidente alzarsi in piedi e dirigersi sul palco,
sistemare l'asta del microfono e schiarirsi la voce.
Mister Coccarda strizzò
l'occhio ai quattro ragazzi e si apprestò ad annunciare i tre
finalisti.
“Ho
caldo!” sospirò Hanamichi, voltandosi verso la volpe.
“Resisti!”
sibilò questi, desiderando solo di lanciarsi sulla sua morbida
poltrona.
“Sto
per vomitare!” gemette Ryota, terrorizzato da tutta
quell'attenzione.
“Resisti!”
gli suggerì Sendoh, continuando a sorridere imperturbabile.
“Ma
non sapete dire altro voi due?!” mugugnò il ragazzo più
basso, aggrottandosi infastidito.
“Sì
– intervenne Kaede – Stai zitto!” ringhiò, fulminandolo
con lo sguardo.
“E'
con immenso piacere che vi annuncio il nome dei tre Cosplayer che si
contenderanno il premio finale. Vi ricordo sin da ora che il
vincitore sarà decretato proprio da voi, mediante applausi.
Quindi, non andate via proprio adesso! - scherzò l'uomo,
aprendo la busta contenente i nominativi – Ad accedere all'ultima
fase della gara sono... Sesshomaru... Spike...e.... il gruppo di
Sanzo!” sentenziò lui,andando a stringere la mano ai
concorrenti eliminati, mentre la folla impazzita urlava i nomi dei
loro beniamini.
“Bravi!”
esclamò Ayako applaudendo i suoi giocatori, orgogliosa come
una madre alla recita di Natale del figlio.
“Gentile
pubblico, ora i concorrenti rimasti in gara faranno una piccola
passerella, mostrandosi a voi in tutto il loro splendore!” annunciò
Mister Coccarda, nascondendosi poi dietro le quinte.
Kaede era annoiato a morte.
Vedendo passargli davanti un tizio
con una lunghissima parrucca azzurrognola, provò il forte
desiderio di farlo inciampare, così da movimentare un po'
quello strazio.
Con la coda dell'occhio osservò
Hanamichi sfilarsi la giacca di pelle.
Stava decisamente meglio, notò
la volpe.
Più sereno, il respiro
tornato normale, un bel sorriso allegro che gli illuminava il volto
colorito.
Stare su di un palco non lo
imbarazzava per niente, a differenza del piccolo capitano, in
procinto di perdere i sensi da un momento all'altro.
Perso in quei ragionamenti, Kaede
non si accorse dei rapidi movimenti del soggetto in questione.
Hanamichi si sfilò la
maglietta, rimanendo a torso nudo.
“Tocca
a noi, gente!” esclamò gaudente, iniziando a sfilare sulla
passerella, tra urla isteriche e svenimenti.
“Fermalo!”
tuonò Akira, accorgendosi del rossino in procinto di
slacciarsi i jeans.
“Hn?!”
sobbalzò la volpe, correndo verso il compagno di squadra.
“Vi
amo tutte, ragazze!” sorrise sensualmente Gojyo, mandando baci a
destra e a manca... mentre l'harisen di Sanzo compiva il proprio
dovere.
“Sì,
sì! Ami tutti quanti. Adesso però rivestiti, eh?”
cercò di farlo ragionare Hakkai, prendendosi erroneamente un
paio di sventagliate pure lui.
“Ho
fame e sto per vomitare!” gemette il Goku, lanciando uno sguardo
implorante alla manager, in prima fila che gli bestemmiava contro.
“Oh!
Sempre più divertenti! Bravi!” li applaudì
l'onnipresente Mister Coccarda, che non aveva capito niente come al
solito.
“Do'hao,
cuccia!” sibilò Rukawa, con la parrucca che gli era scesa
sugli occhi. Pur non vedendo assolutamente nulla, continuò a
tirare sventagliate, colpendo Ryota, che finì tra le braccia
di tre ragazze in prima fila -di lui non si seppe più nulla-
diede una gomitata a Spike che rantolò per terra in preda alle
convulsioni e scambiò la parrucca di Sesshomaru per quella del
Do'hao, tirandogliela così forte da scollargliela dalla
testa... Rivelando la lucidissima pelata del povero ragazzo che
scappò via dal palco in lacrime, tra lo scherno generale.
“KAMI
SAMA, KAE! Fermati! - tuonò Sendoh, con la testa dolorante –
Hai fatto una strage!”
“Hn?!”
Finalmente Rukawa si sistemò
i capelli posticci, guardandosi attorno seccato.
Sul palco erano rimasti solo lui,
suo fratello - che teneva il Do'hao dispensatore d'amore per le
braccia - e Mister Coccarda, sempre più convinto delle loro
qualità recitative.
La folla era in delirio e degli
altri due concorrenti non v'era più traccia.
Avevano vinto.
Non era ben chiaro il motivo,
forse per abbandono degli altri partecipanti o per delirio
post-Do'hao, ma avevano vinto e tanto bastava.
“Torniamo
a casa!” sibilò il volpino, scansando un'Ayako saltellante e
una folla di ragazze impazzite, diretto verso i camerini col Do'hao
sulle spalle che continuava a salutare tutti mandando bacini e
baciotti. Dietro di loro, Akira tentava di tenere a bada le ragazzine
che tentavano di strappare i vestiti a Sakuragi, desiderose di un suo
ricordo.
Dopo molti metri e parecchi
lividi, riuscirono a giungere a destinazione. Sendoh si chiuse la
porta alle spalle scivolando per terra con un gran sospiro stanco.
“Siamo
ancora vivi!” esclamò stupito il ragazzo, passandosi una
mano sui capelli spettinati.
“Hn
- ringhiò Rukawa, sbattendo per terra il compagno di squadra
– Do'hao, che cazzo credevi di fare? Sei davvero...Hn?!”
sobbalzò, allontanandosi di un passo.
La sfuriata era evaporata come
neve nel deserto.
Sakuragi, con le gote arrossate,
il sudore sul viso, lo sguardo lucido, lo guardava disperato mentre
si grattava con forza il petto.
“Ho
caldo, Ru... Tanto-tanto... - gemette, passandogli le braccia
intorno al collo – Mi sembra d'andare a fuoco, ma non è solo
calore... Non so come dire...” si rammaricò il giovane,
strusciando inconsciamente il ventre contro quello della volpe, il
sesso dolorosamente indurito.
Kaede conosceva fin troppo bene
quella sensazione.
Sbuffando rassegnato, aiutò
il Do'hao in calore a cambiarsi.
“E'
l'Ini-biny. Dobbiamo portarlo subito a casa!” brontolò,
iniziando a preoccuparsi sul serio quando vide che il respiro di
Hanamichi diventava sempre più pesante.
Sendoh si cambiò nel giro
di dieci minuti e corse a chiamare le ragazze, che nel frattempo
erano alla ricerca di Miyagi.
Dopo aver trovato il capitano una
piccola saletta secondaria circondato da ragazze che a turno si
facevano fare una foto dalle amiche, lo trascinarono verso l'uscita
secondaria, dove li stavano aspettando Rukawa e Hanamichi.
Ayako smise per qualche istante di
picchiare Ryota - giusto il tempo per chiamare due taxi- e ricominciò
a sventagliarlo con violenza inaudita.
Hikaru, che reggeva in mano la
coppa dorata e l'assegno consegnatole dal Giudice di Gara, osservava
preoccupata il fratello, appoggiato quasi completamente al compagno
di squadra taciturno, mentre Kurumi iniziava a sentire un vaghissimo
senso di colpa.
“Oh,
Kami! - sbottò la manager all'improvviso – Haruko e le
altre!” esclamò guardandosi attorno allarmata. Ecco cosa
aveva dimenticato.
“Si
arrangino!” sentenziò lapidario il volpino, mentre il primo
taxi si fermava a pochi passi passi da loro.
Salì faticosamente, tenendo
il rossino tra le braccia seguito dalle sorelle minori. Akira salutò
capitano e manager e salì davanti, indicando al conducente la
destinazione.
Appena giunsero a casa, portarono
il rossino nella sua camera e chiamarono Scalpello Scheggiato che
corse a visitarlo.
“Mmm”
mugugnò l'indiano, controllando nuovamente la pressione del
ragazzo.
“Allora?”
sbuffò il volpino, irritato dalla lentezza dello sciamano.
Era da un'ora che se ne stava lì,
seduto sul letto a mugugnare, lanciando occhiate preoccupate al
piccolo Do'hao.
Kaede usò un panno umido
per detergere il sudore dal viso del rossino, impaziente e
preoccupato.
“Quella
pozione di Kyosuke gli ha semplicemente creato uno scompiglio
ormonale. Ha solo aumentato la produzione di testosterone...”
mormorò il medico, accigliandosi.
“Ma
Hana sta malissimo. A malapena riesce a stare in piedi, è
privo di energia... Come lo spieghi?” chiese Akira, incrociando le
braccia al petto.
“Il
vostro amico si è malnutrito per quasi tre mesi. Forse è
più corretto dire che non mangia, da quasi tre mesi e con la
vita che fa, tra scuola, Basket e lavoro qui in casa, il suo fisico
non ha retto più” spiegò l'uomo, notando il pallore
sul viso del suo paziente.
“Non
capisco... Come abbiamo fatto a non accorgercene?” si domandò
Sendoh, passandosi una mano sui capelli spettinati.
“Non
vi siete nemmeno resi conto che la mamma era incinta! - esclamò
Kanata, sbucando da sotto il letto di Hanamichi, con uno sguardo
accusatore dipinto sul viso – Da un paio di settimane, mi sono
accorto che Hana non mangiava molto, ma ho creduto fosse dovuto
all'odore del cibo” disse il bambino, rivolgendosi direttamente al
dottore.
“Il
profumo del cibo sazia. Ecco perché i camerieri, nei
ristoranti, mangiano prima dell'apertura – spiegò Scalpello
Scheggiato, accortosi della confusione dei due ragazzi più
grandi - Hana ha retto sino ad ora grazie agli zuccheri che assumeva
quotidianamente, ma una volta smesso di mangiare dessert e dolci
vari, il suo fisico è crollato di botto... La pozione, poi,
deve aver accentuato l'emotività del ragazzo... Privandolo di
energia e alzando la sua temperatura corporea a causa dell'aumento
della produzione ormonale. Quindi non agitarti se i prossimi giorni
li passerà dormendo, il suo corpo sta cercando di accumulare
nuovamente le forze perdute, ok? ” concluse il capellone, alzandosi
in piedi.
“Cosa
dobbiamo fare?” chiese Rukawa, rimanendo accanto al compagno di
squadra.
“Deve
ricominciare a mangiare, ma fai attenzione! - lo avvertì lui,
serio in viso – Lo stomaco umano è come una sacca. Quella
del ragazzo si è rimpicciolita, quindi farà fatica a
riprendere così, da un giorno all'altro. Fagli mangiare
piccole porzioni, oggi giorni un boccone in più, finché
non tornerà a mangiare normalmente”
“Scusate,
ma com'è possibile che si sia arrivati a questo punto?! -
sbottò Sendoh, incredulo – Voglio dire, secondo la teoria
del profumo dei cibi, tutti gli Chef o le casalinghe del pianeta,
dovrebbero avere problemi alimentari, no?”
“Questa
è una domanda alla quale può rispondere solo lui,
appena si sentirà pronto per farlo.” sentenziò lo
sciamano, ritornando in casa.
“Kae,
cosa facciamo?” mormorò Akira, seriamente preoccupato.
“Prima
lo curo e poi lo pesto!” sibilò la volpe, digrignando i
denti.
Ogni volta che aveva sete, c'era
sempre qualcuno che lo abbeverava.
Succo d'arancia o amarena.
Ogni volta che sentiva freddo, un
corpo tiepido lo riscaldava.
Con un dolce abbraccio e un
sottile profumo di muschio bianco.
Ogni volta che gli incubi lo
spaventavano, braccia gentili lo cullavano piano.
Sicurezza e tepore, gli
permettevano di riposare tranquillo.
Si sentiva protetto.
Una sensazione che aveva
dimenticato da così tanto tempo, da arrivare a chiedersi se
l'avesse mai provata.
Dormiva serenamente, Hanamichi.
In un silenzio morbido e
profumato, stava ritrovando la via di casa.
Lo avrebbe gonfiato come una
zampogna, parola sua!
Gli avrebbe rifilato tanti di quei
calci nel sedere, ma tanti di quei calci... da allungarlo di venti
centimetri, ecco!
Doveva aver sete, si umettava le
labbra in continuazione. Si sporse a prendere il succo di frutta che
aveva appoggiato sul comodino.
Lo avrebbe coperto di lividi!
Botte. Botte e pugni e...
Aveva freddo. Meglio aggiungere
un'altra coperta.
Pugni. Su quella faccia da Do'hao,
solo pugni e...
Stava avendo un incubo. Quali
demoni lo attanagliavano?
Mmm... Se gli accarezzava il viso,
sembrava più sereno. Perché non provare?
Dopo due giorni, Rukawa era ancora
inchiodato al capezzale di Hanamichi.
Hikaru era andata a stare da
Kurumi, portandosi via le sue cose.
Quando la ragazza, con in mano il
suo borsone pieni di libri e vestiti, aveva raggiunto la porta, si
era voltata un istante, guardando preoccupata il viso del fratello,
sofferente anche nel sonno.
Poi aveva spostato lo sguardo su
di lui, inchinandosi come a volergli affidare il Do'hao ed era andava
via, visibilmente più tranquilla.
“Kae?
Kaede?!EHI!” lo stava chiamando Akira, scuotendogli una spalla.
“Hn?”
“Bentornato
tra noi!Cos'è? Adesso dormi pure con gli occhi aperti?!”
rise piano il ragazzo, attento a non disturbare il sonno di Sakuragi.
“Che
vuoi?” sbadigliò il volpino, accoccolandosi meglio sul letto
che condivideva col rossino.
A
voler essere pignoli, era lui, il letto, dato che il Do'hao
gli dormiva praticamente addosso.
“Volevo
darti il cambio. Sei chiuso qui dentro da giorni... Non vorrei che mi
andassi in crisi d'astinenza da basket!” rise Sendoh, appoggiando
sul comodino una piccola borsa frigo piena di bevande energizzanti e
cibo cucinato da Hikaru.
“Non
importa. Resto” sentenziò il corvino, accarezzando
distrattamente la schiena di Sakuragi che stava iniziando ad agitarsi
nel sonno.
“Tu...Che...?!”
Akira si fermò, palesemente sconvolto.
Suo fratello che rinunciava agli
allenamenti era shockante tanto quanto vedere il sole verde pisello!
“Hn”
“O...Ok...
Allora...ti lascio qui un cambio...Ciao...” mormorò posando
i vestiti su una sedia, richiudendosi la porta alle spalle con un
largo sorriso.
Tsk!
Che stupido.
Palla e canestro sarebbero sempre
stati lì.
Sapeva come palleggiare, sapeva
come fintare e sapeva come segnare.
Il Do'hao, invece, era una
sorpresa continua.
Aveva sempre espressioni diverse e
idee assurde e bisogni differenti ogni...volta.
Rukawa sgranò gli occhi,
passandosi una mano sui capelli spettinati.
Stava forse insinuando che
rispetto al Do'hao, il basket era... noioso?!
...
...
Sì.
“Lo
sapevo. Mi hai contagiato!” mugugnò il volpino rassegnato,
sorridendo alla vista del volto sereno del Do'hao in questione.
Kazuya camminava per il grande
parco vicino scuola.
Non aveva voglia di tornare a
casa. Non se la sentiva proprio di stare in un angolo a guardare
Akira che aiutava Hikaru a cucinare.
Da quando Hanamichi si era sentito
male, era lei che si occupava delle faccende domestiche, aiutata da
Kurumi... e dal suo talentuoso fratellone.
Sospirando tristemente, continuò
a girovagare senza meta tra coppiette a braccetto e bambini che
giocavano a calcio.
Trovatosi in una piccola raduna,
notò un paio di ragazzi, appoggiati sul tronco di una grande
quercia.
Uno aveva proprio una faccia losca
e poco rassicurante, mentre l'altro... gli era familiare.
Dove lo aveva già visto?
Senza un motivo preciso, si
nascose dietro un cespuglio, osservando incuriosito lo scambio che
avveniva tra i due.
Soldi, in cambio di un paio di
bustine trasparenti che contenevano dei confetti colorati.
“Allora
siamo a posto. Ci becchiamo in giro, ok? Se ti serve altro, sai dove
trovarmi!” sghignazzò il tizio con la faccia cattiva,
allontanandosi con una camminata da bullo di periferia.
Rimasto solo, il ragazzo più
carino si passò una mano tra i capelli neri, con
un'espressione sofferente e confusa, che Kazuya riconobbe come la
stessa che animava lui da settimane.
La guardia dello Shohoku!
Ecco chi era!
Quel giovane disperato era un
compagno di squadra dei suoi fratelli.
Vide Mitsui immobile, intento ad
osservare i due sacchetti trasparenti che aveva ancora in mano.
Sembrava indeciso o spaventato... Non riusciva a capirlo da quella
distanza.
All'improvviso il senpai infilò
le bustine in tasca, con un gesto nervoso e violento.
Sistemandosi poi la maglietta nera
fuori dai pantaloni, andò via, correndo verso la strada
esterna.
Kazuya si avvicinò alla
quercia.
Gli era sembrato di avere visto
qualcosa cadere dai jeans di Hisashi e, spinto più dalla
curiosità che da altro, volle vedere di cosa si trattasse.
Una bustina piena di pillole.
Istintivamente la raccolse da
terra e si allontanò il più possibile da quel posto.
Aveva visto spesso Mitsui
all'uscita della palestra. Sorridente, circondato da amici....
felice.
Ma poco prima, aveva scorto un
lato oscuro e fragile che non credeva potesse appartenergli.
Se quella roba lo faceva star bene
allora avrebbe funzionato anche con lui, no?
Kazuya corse a casa, convinto di
aver trovato una soluzione alla propria sofferenza.
-FINE NONA PARTE-
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Capitolo 10 *** X parte ***
SF10
AUTORE:
Gojyina-chan
DISCLAMER:
I personaggi sono di T. Inoue. Alcuni, invece, li ho inventati io, ma
non temete: la differenza, balza immediatamente agli occhi! -////-'
STRANGE FAMILY 10
Hanamichi
socchiuse gli occhi, infastidito da un raggio di quel sole di tardo
pomeriggio che filtrava dalle tende socchiuse.
Il letto sul quale dormiva da mesi
gli sembrava insolitamente grande e... caldo.
Spostando appena la testa udì
il battito del cuore del suo materasso e il delicato respiro del suo
cuscino.
Ok.
Era impazzito definitivamente.
Ora che lo notava, al letto erano
anche spuntate un paio di braccia... una bocca rosata... capelli
neri...?!
“Ru...kawa...”
A metà tra un sospiro e una
esclamazione, Sakuragi rimase a lungo immobile, guardando il viso
della persona con la quale condivideva la camera.
Che cavolo ci faceva la volpe lì?!
Pensa Hana, pensa!
Il tepore e il profumo del suo
corpo gli erano insolitamente familiari...
Mani che lo accarezzavano
delicatamente, coperte rimboccate, bevande per dissetarsi...
I due letti su cui dormivano i
fratelli Sakuragi erano stati uniti in un giaciglio unico...
Rukawa ad accudirlo.
Quando era stata l'ultima volta
che qualcuno si era preso cura di lui?
Hanamichi tentò di
ricordare e fu sommerso da immagini lontane, credute dimenticate.
Sua madre che cucinava,
canticchiando assurde filastrocche per divertire la piccola Hikaru,
lui che dalla porta osservava, geloso, tutte quelle attenzioni
rivolte alla sorellina... Le risse alle elementari, le litigate dei
genitori a causa sua... La mamma che se ne andava via... Il babbo che
lavorava fino a tardi... Le sue innumerevoli promozioni e i traslochi
in appartamenti sempre più grandi, fino ad arrivare alla
villetta, dove trovò la morte... stroncato da un infarto e
dall'inettitudine di quel figlio maggiore che fu la causa
dell'infelicità e della distruzione della sua stessa famiglia.
Hanamichi strinse gli occhi,
ricordando il momento in cui ritornò a casa, sanguinante e
addolorato, sostenuto da Yohei e dalla signora Mito che lo avevano
trovato in un vicolo a pochi passi dal loro negozio...
La porta era rimasta aperta, così
come lui l'aveva lasciata poche ore prima.
Per terra, accanto al cadavere del
suo papà... c'era Hiki.
Il tredicenne rossino aveva
dimenticato che la sorella era a casa da giorni a causa di un brutto
raffreddore...
Era rimasta per ore accanto al
corpo senza vita dell'adorato genitore.
A causa dello shock, da quel
momento, la bambina smise di parlare.
Era tutta colpa sua.
Era un essere indegno di stare al
mondo.
Non meritava nulla, tantomeno la
felicità e la pace che stava provando in quel preciso momento.
Sollevò appena lo sguardo
fissando il volto insolitamente rilassato del compagno di squadra,
deciso ad allontanarsi prima che si destasse.
Provava l'assurdo impulso di
scappare via, ma il suo corpo era stranamente lento e pesante; anche
il minimo movimento lo affaticava oltre misura.
Come se avesse percepito su di sé
la carezza dei suoi occhi nocciola, il volpino mugolò piano,
mentre le palpebre vibravano leggermente e il tentativo di fuga del
rossino andava in pezzi...
Il Do'hao aveva un'espressione
davvero buffissima, sembrava un cucciolo smarrito.
Senza riflettere, Kaede sollevò
una mano, scostando una ciocca rossa dalla sua fronte.
A quel gesto tanto delicato quanto
intimo, le gote del ragazzo dalla pelle ambrata si imporporarono
impietosamente.
“Hai
fame? - domandò il corvino, facendo scorrere l'indice sulla
sua guancia accaldata – C'è del sushi, un po' di dolce e...”
“No.
Non... No, grazie...” balbettò Hanamichi, interrompendolo.
“Hn”
si corrucciò Rukawa, iniziando ad innervosirsi.
“Devo
andare a cucinare” mormorò il rossino, cercando di alzarsi
dal letto.
La volpe rimase in silenzio,
osservando i suoi tentativi talvolta goffi, a volte disperati.
Sakuragi si dibatteva come un
delfino arenato su una spiaggia, arrotolandosi sempre più sul
lenzuolo, peggiorando così la sua situazione.
S'era innamorato di un emerito
idiota.
Kuso!
Da quando aveva le braccia così
pesanti?!
Ansimante e sudato, il rossino fu
costretto a rimanere adagiato sul corpo-materasso del compagno di
squadra, maledicendosi per quella disonorevole debolezza.
“Hai
finito?” si sentì chiedere dalla bella volpe, che lo
guardava con un sopracciglio alzato.
“Hn”
sbuffò lui, usando il monosillabo preferito dal ragazzo con i
capelli d'ebano.
Hanamichi lo sentì
sollevarsi e posare la schiena contro la testata del letto, per poi
essere afferrato e trascinato su con lui.
Era davvero una situazione
umiliante.
Kaede rimase a lungo in silenzio,
riflettendo sul da farsi.
Desiderava che il Do'hao tornasse
in forma.
Non era un semplice desiderio, ma
una necessità.
Il ricordo lontano di un'altra
persona a lui cara, si ripresentò in tutta la sua nitida
tristezza.
Suo nonno, Kaede-san, che morì
quando i gemelli avevano quattro anni, circa.
Marito di Kikyo, era un uomo
taciturno proprio come il volpino. Probabilmente il suo era anche un
modo per arginare la follia della consorte...
Per quanto avesse voluto un gran
bene a tutti e quattro i suoi nipoti, aveva una predilezione per il
suo omonimo in miniatura.
Era stato proprio lui ad insegnare
il basket al piccolo Kaede e il bimbo aveva imparato ad amare
entrambi.
Pomeriggi a guardare le partite
alla tv, giornate al campetto...
Stavano sempre insieme.
Non si contavano le sere in cui
Kikyo era dovuta andare al parco a recuperali, trovandoli
addormentati sotto un albero, il nipotino tra le braccia del nonno,
la stessa espressione corrucciata persino nel sonno.
O le risate del parentado, quando
assistevano ai dialoghi dei due omonimi, fatti di soli monosillabi.
Ma
quello era il loro linguaggio, incomprensibile al resto del
mondo.
Amici per la pelle, legati da
profondo affetto e da una incredibile affinità elettiva,
sempre insieme, indivisibili.
Fino al giorno in cui l'anziano
salvò il nipotino da un auto in corsa, finendo investito al
posto di Kaede-chan.
A causa dell'impatto contro
asfalto, cadde in coma.
Non parlava, non si muoveva, era
alimentato tramite flebo... in breve tempo, l'uomo morì.
Il piccolo Kaede, assistette
impotente al lento declino della persona più importante della
sua vita.
Da quel momento in poi, diventò
ancora più silenzioso, gettandosi anima e corpo nello sport
amato dal caro nonno e rifuggendo da ogni tipo di legame.
I lenti movimenti del Do'hao, che
stava riprovando per l'ennesima volta ad alzarsi, lo riscossero da
quei cupi pensieri.
“Se
hai finito di fare il Do'hao, possiamo anche mangiare!” sbottò
acidamente, aprendo un contenitore posato sul comodino. Non avrebbe
permesso che Hanamichi morisse davanti ai suoi occhi.
Lo avrebbe fatto tornare come
prima a suon di calci, se necessario.
“Ma
la...?” osò replicare il rosso, confuso e smarrito.
“Ai
pasti ci pensa tua sorella, della casa si occupa Kurumi e il giardino
lo spazza Akira. Ora stai zitto e mangia!” sentenziò la
volpe, iniziando ad imboccarlo.
La situazione stava degenerando.
Hanamichi, oramai bordeaux, non
sapeva più né cosa dire, né come comportarsi, di
fronte a quella strana Kitsune dallo sguardo sì distaccato, ma
dai modi fin troppo gentili.
Mentre gli infilava in bocca
l'ennesimo pezzetto di sushi, cercò di guardare dappertutto,
fuorché il compagno di squadra, evitando soprattutto di
soffermarsi sulle sensazioni che gli stavano provocando i
polpastrelli candidi di Rukawa che sfioravano le sue lebbra
socchiuse.
Era... piacere?
Sì.
Era dannatamente piacevole farsi
imboccare da Kaede, stando sdraiato su di lui, immersi in quel
silenzio irreale.
Debole. Ecco cos'era diventato.
Debole e patetico.
La volpe aveva di che deriderlo
per il resto della sua vita.
Ingoiando l'ultimo boccone, sentì
una fitta lancinante allo stomaco, che lo costrinse a piegarsi su se
stesso, boccheggiando per respirare.
“Kuso!”
sibilò Kaede, maledicendosi mentalmente.
Meno male che il dottore si era
raccomandato di essere cauto e non forzare il Do'hao.
Lo aveva fatto ingozzare come un
tacchino!
...E adesso Hanamichi stava
pagando il prezzo della sua impazienza.
“Devo...in
bagno...” ansimò il rossino, tentando disperatamente di
alzarsi.
“NO!
Non ti muovi da qui, Do'hao! - tuonò la volpe, iniziando a
massaggiargli lo stomaco contratto – Respira piano, tra poco passa,
piccolo!”
“Fa...male...
- si lamentò il ragazzo, spaventato a morte - Cosa succede?”
“Adesso
te lo spiego, ma stai calmo, ok?” tentò di tranquillizzarlo
Rukawa, continuando ad accarezzarlo piano.
Quando lo sentì rilassarli,
diversi minuti dopo, decise di raccontargli tutto: l'Ini-biny, del
concorso, del suo comportamento un po'... disinibito e della sua
denutrizione.
“Ma
sei scemo!? - tuonò Hanamichi, sconcertato, al termine del
racconto dell'assurdo delirio della malefica volpaccia - Io non sono
denutrito, chiaro? Cosa stai insinuando, che sono anoressico? Quella
è una malattia da femmine! Ti sembro una donna, Baka Kitsune?”
“No,
il Do'hao che sei. Ma quello ormai lo do per scontato!”
“Deficiente!”
sputò il rossino, tentando di tirargli una poderosa testata,
impresa titanica, date le sue condizioni.
“Non
ho detto che sei anoressico, imbecille! Ma solo che da quattro mesi
non mangi abbastanza. Questo, sommato alla brodaglia di papà,
ti ha indebolito!” sbottò il volpino, esasperato.
“Tua
sorella mi avvelena e lo scemo sarei io?!”
“Tsk!
Esagerato! Al massimo saresti impazzito...ma la differenza non
sarebbe balzata agli occhi...”
“Appena
starò meglio, ti prenderò a capate! - promise il
rossino, appoggiando il viso sul suo petto – Questo non spiega
perché tu sia qui. Cos'è? Ti faccio pena? Ti diverte
guardare il grande Tensai che non riesce nemmeno a stare in piedi,
eh?” sibilò il rosso, sputando il veleno che sentiva in
corpo.
“Sei
davvero un idiota!” mormorò Kaede, con voce atona.
“Io
non ho bisogno di te! Non mi serve l'aiuto di nessuno! Non mi
aggrappo alla gente, chiaro? Non l'ho mai fatto e di certo non
inizierò da te!” tuonò Hanamichi, afferrando la
maglietta della volpe, tirandola a sé.
“Ma
chi ti si avvicina, Do'hao! La tua stupidità è
contagiosa, andresti messo in quarantena, altroché!” gli
fece eco Rukawa, acido e tagliente, mentre lo stringeva tra la
braccia.
“Non
mi serve l'elemosina!” ringhiò il rossino, accoccolandosi
meglio nel suo abbraccio.
“Non
voglio avere niente a che fare con te!” rincarò il volpino,
coprendolo con il morbido piumino matrimoniale.
Sbadigliando ancora un paio di
insulti, si riaddormentarono stretti l'uno sul corpo dell'altro.
Il giorno seguente, Mito andò
a trovare i suoi migliori amici. Non era mai andato a casa dei
Rukawa, ma aveva saputo del malore del rossino e volle fargli
visita... cogliendo l'occasione per vincere la scommessa con
quell'arpia della nuova manager dello Shohoku.
Dalla vendita delle foto di
Hanamichi, aveva guadagnato novantacinquemila yen*, una cifra
impossibile da superare!
Non vedeva l'ora di gustarsi la
faccia verde di bile della sciocca ragazzina che aveva osato
sfidarlo.
Suonò il citofono e attese
di fronte al cancello.
Aveva ragione Sakuragi, quella
villa sembrava la dimora di qualche star americana.
Da quello che poteva vedere, a
parte l'edificio di tre piani e la dependance, avevano anche un
doppio garage, un giardino immenso e...
Cos'era quella cosa attaccata alla
porta dell'ingresso?!
“Oh!
Il famoso cane-geco! Finalmente lo vedo!” rise Yohei.
Di lì a pochi istanti, il
cancello fu aperto e venne accolto dalla rossina, seguita dalla sua
accigliata compagna di classe.
“Bene,
bene! Guarda un po' chi si rivede! Pronto ad ammettere la sconfitta?”
esordì beffarda la ragazza dagli occhi azzurri.
“Tralasciando
il fatto che sia qui per conoscere lo stato di salute del MIO
migliore amico che TU hai quasi avvelenato... - sibilò
acidamente Mito, controllando a stento l'ira crescente – Quella che
perderà miseramente sei solo tu, cara! - l'avvertì
sogghignando – Sai quanto ho guadagnato dalla vendita delle foto e
delle magliette di Hana?”
“Mai
quando me!” sibilò Kurumi, fronteggiandolo.
“Novantacinquemila
yen! - annunciarono in coro i due avversari – Come?! Anche tu? -
continuarono all'unisono - Piantala di ripetere quello che
dico!...Uffa!” sbottarono contrariati.
Ridendo sommessamente, Hikaru fece
strada al loro ospite, mettendolo a conoscenza dello stato di salute
del fratello maggiore, mentre risalivano il vialetto di casa.
“Per
fortuna non è nulla di grave... Non mi ero accorto di nulla...
– mormorò Mito mortificato - Certo, è da parecchio
che non vedo lui e Takamiya fare la gara a chi mangia di più,
però... Non so... Non avrei mai immaginato che Hana potesse
avere simili problemi... Deve essere un fatto nervoso...” concluse,
varcando la soglia di casa Rukawa.
... E quello, fu il suo ultimo
pensiero coerente....
Mezz'ora dopo, Yohei era seduto
sul divano del soggiorno, allibito e in stato di shock: appena messo
piede nell'ampia sala, una donna anziana lo aveva salutato
palpandogli il fondoschiena; pochi istanti dopo, era stato aggredito
da un felino volante che gli era saltato sulle spalle urlando come un
ossesso; il the gli era stato servito sulla schiena del cane in
versione tavolino; un uomo brizzolato lo aveva messo sotto torchio,
volendo sapere da lui se l'umanità necessitava di un W.C. da
passeggio oppure no; la padrona di casa munita di tela e pennelli
aveva tentato a tutti i costi di convincerlo a posare nudo per lui;
un indiano pellerossa con dei fiori sulla testa lo aveva salutato di
fretta, correndo in giardino a fare la danza della neve, dato le
pioggia gli rovinava i capelli – così almeno disse lui...- e
un bimbo, sui sette-otto anni era uscito dall'armadio accanto alla
porta dell'ingresso, con pila e libro sotto il braccio, andando poi a
nascondersi dentro un armadietto della cucina.
Hanamichi aveva ragione: quella
non era una casa, ma una clinica di igiene mentale!
“Bene,
e adesso che si fa?” glie chiese Kurumi, sedendosi accanto a lui
con fare bellicoso.
“EH?!”
gracchiò il moretto, stralunato.
“La
scommessa, scemo!”
“EHI!
Mmm... Non saprei... Certo è strano aver pareggiato...”
borbottò il ragazzo, ancora amareggiato.
“Probabilmente
abbiamo messo in vendita la stessa quantità di oggetti ad un
prezzo simile...” mormorò lei, meditabonda.
“Probabile...”
annuì Yohei.
Hikaru arrivò reggendo tra
le mani un vassoio pieno di biscotti al cioccolato e, gesticolando,
se ne uscì con una proposta shock: mettersi in società.
“Insieme?!”
tuonarono i due contendenti.
La rossina annuì,
accomodandosi su una poltrona di fronte a loro.
“Però...
potrebbe essere la soluzione migliore... Evidentemente alla gente
piace sia l'Hana-impacciato che l'Hana-sexy... Accostandoli,
risalterebbero ancora di più...” mormorò Kurumi,
accigliandosi.
“Sono
complementari – annuì Mito – Mmm... Sì. Potrebbe
essere un'idea... Certo, devo dare il cinquanta per cento degli
incassi a Hiki, ma...”
“Anche
tu?!” chiese la giovane Rukawa, sgranando gli occhi chiari.
“Sì...
Perché?! Anche tu...?” balbettò Yohei, meravigliato.
I due neo soci si voltarono verso
Hikaru che, sorridendo, porse loro il vassoio pieno di dolci.
“Sei
la nostra Guru!” esclamarono in coro.
Rukawa uscì dal bagno della
dependance, dopo una doccia veloce.
Aveva sentito le voci di Mito e
Kurumi provenire dal giardino.
Avvicinandosi alla finestra
dell'angolo cottura, vide il migliore amico del Do'hao in compagnia
delle due ragazze di casa.
Certo, il rosso non era in
condizione di ricevere visite, ma forse Yohei avrebbe potuto
fornirgli un paio di spiegazioni...
No, decise la volpe, quelle
risposte le voleva solo da Sakuragi.
Si rivestì in fretta,
indossando un paio di boxer e una maglietta a maniche corte, tornando
poi dal compagno di squadra che dormiva in camera da letto.
Prima di tornare a letto, armeggiò
con i dvd che gli aveva portato Akira.
Una volta scelti i migliori,
ritornò accanto ad Hanamichi, in procinto di risvegliarsi.
“Ancora
qui, Kitsune? Non hai proprio di meglio da fare?” chiese il rossino
con voce roca e involontariamente sexy.
“Evidentemente
no!” sbuffò Kaede, zittendo un Eddy nuovamente desto.
Contro ogni previsione del numero
dieci dello Shohoku, la volpe non gli chiese se avesse fame,
limitandosi ad accendere la televisione, rimanendo sdraiato al suo
fianco.
Ogni frase sarcastica, morì
nella gola di Sakuragi, ammaliato dalle immagini provenienti dallo
schermo.
L'N.B.A.
Il primo dei dieci dvd che
raccoglievano le partite più spettacolari del basket
americano.
Hanamichi si rizzò a
sedere, passando l'intera mattinata a guardare la tv, senza rendersi
minimamente conto delle dita dell'astuta volpe che lo imboccavano ad
ogni giocata memorabile.
Era o non era una Kitsune?
Reprimendo un sorriso di trionfo,
Kaede posò sul comodino l'ultimo contenitore finalmente vuoto.
“Quella
la potremmo fare contro il Kainan! Anche questa qui! No...meglio lo
Shoyo, sono più alti!” borbottò il rossino,
osservando quei giocatori stranieri.
Rukawa si ritrovò a
sbuffare divertito.
“Le
partite non durano duecento minuti, Do'hao!” gli fece notare,
passandogli un integratore all'arancia.
“E
se le facessimo velocemente?” s'imbronciò il ragazzo,
ridendo poi dell'assurdità della cosa.
Stavano... parlando.
Sakuragi si zittì,
trovandosi a pochi centimetri dal viso della volpe.
“Kitsune...”
esordì, sospirando imbarazzato.
“Dopo,
Do'hao. Non c'è fretta.” rispose l'altro, togliendolo
d'impaccio.
Annuendo grato, il rossino riportò
la sua attenzione sull'ennesima partita, visibilmente più
rilassato.
Era pur sempre un inizio, pensò
Rukawa, continuando a guardare la tv tenendo il compagno di squadra
tra le braccia.
Chiuso in camera sua, Kazuya si
rigirava tra le mani la busta trasparente caduta dalle tasche di
Mitsui, indeciso sul da farsi.
Non sapeva nemmeno cosa fossero,
di preciso, quelle pillole colorate.
Prenderle sarebbe stata una mossa
troppo avventata, rifletté il giovane scendendo in cucina.
Appena giunto al piano inferiore,
udì la voce allegra di Akira che stava ragguagliando Kurumi
circa le condizioni di Hanamichi, mentre Hikaru preparava la cena.
“...Kaede
mi ha chiesto altro cibo. Da non crederci! Finalmente quel testone
s'è deciso a mangiare! Oggi aveva ripreso il suo solito
colorito sano, non è vero? - stava dicendo il fratello
maggiore, sorridendo alla rossina – Vedrai, si rimetterà
presto! Non devi più preoccuparti per lui, adesso ci penserà
Kaede!” rincuorò la ragazza, passandole un braccio sulle
spalle.
Hikaru annuì, commossa,
ricambiando il suo abbraccio.
...In quel momento, Kazuya prese
la sua decisione.
I giorni seguenti, Hanamichi
continuò a mangiare normalmente, 'distratto' grazie alle
geniali tattiche dell'onnipresente volpe.
Ma anche se fisicamente stava
ormai benone, psicologicamente il rosso era a terra.
Quel senso di indeterminatezza nel
loro rapporto lo stava logorando nel profondo.
Dormivano insieme, mangiavano
insieme, commentavano le partite insieme...Come se fossero una coppia
di giovani sposi.
Assurdo, ma dannatamente piacevole
e rilassante.
Essersi venuto a trovare in una
condizione così precaria, proprio davanti al suo acerrimo
rivale – che tra l'altro non aveva in alcun modo fatto cenno alla
cosa, comportandosi come al solito – lo faceva sentire fragile e
insicuro.
Era giunto il momento di mettere
le cose in chiaro, assumendosi le proprie responsabilità o non
sarebbe più riuscito ad andare avanti.
Sakuragi
aveva passato quelle 'notti in compagnia della volpe' a
sviscerare lo strano rapporto che lo legava a Rukawa.
Lo aveva detestato fin da subito,
prima ancora di conoscere il suo nome e scoprirlo essere la cotta
della dolce Haruko.
Il suo istinto lo aveva messo in
guardia.
Ma perché?
Cos'aveva Rukawa di così
speciale?
Non lo aveva mai visto, prima di
quel giorno sulla terrazza, non sapeva nulla di lui, nemmeno della
sua fama come giocatore di basket dato che all'epoca Sakuragi odiava
quello sport, eppure... aveva provato un brivido di terrore
incrociando lo sguardo con quegli occhi azzurro cielo.
Era...Lui.
Era
'quel' lui, che il rossino aveva sempre temuto di incontrare.
La persona che avrebbe mandato in
frantumi la facciata che Hanamichi si era costruito faticosamente nel
corso degli degli anni, colui che lo avrebbe costretto a fare i conti
con il lato più intimo del suo stesso essere.
Quella era la verità.
Ne era stato attratto fin da
subito e il suo istinto animalesco si era messo in allarme,
avvertendo l'imminente pericolo.
“Io...
sono... un bugiardo...” mormorò Sakuragi nel bel mezzo di
un'azione di Michael Jordan.
“Hn?!”
s'accigliò Kaede, guardandolo confuso.
“Ho
mentito a tutti, persino a Yohei. Davvero, faccio schifo...”
sospirò mestamente il ragazzo, voltando le spalle al volpino
che spense subito la televisione, preoccupato da quel repentino
cambio di umore.
“Ehi?”
provò a chiamarlo, posandogli una mano sulla spalla.
Sakuragi si rannicchiò
ancora di più in se stesso, nascondendosi sotto il piumino.
Pochi istanti dopo, il rossino
iniziò a pensare ad alta voce, coinvolgendo il compagno di
squadra.
“Ho
cercato di evitarlo... C'ero quasi riuscito ma poi... ti ho visto
e... ho capito che non sarei mai più stato capace di
nasconderlo. Non potevo, capisci? Non posso! Ho cercato una mamma per
Hikaru... dovevo darle una famiglia... Kami, che deficiente che sono!
Pretendere che una ragazzina di quindici-sedici anni facesse da madre
a mia sorella... Sono un Do'hao, me lo dici sempre anche tu...Ti ho
detestato fin da subito, non sapevo neppure il tuo nome e già
ti odiavo... In seguito, anche il tuo silenzio mi irritava. Tu che
potresti parlare non lo fai mai e Hiki che vorrebbe tanto, non può
farlo... Ecco, vedi? L'ho fatto di nuovo!- sospirò affranto –
Non riesco nemmeno ad essere sincero con me stesso!Proietto sempre
sugli altri le mie colpe, cercando un capro espiatorio o una
motivazione, una spiegazione a...” Hanamichi si interruppe,
rimanendo in silenzio.
“Dove
sono i tuoi?” domandò infine la volpe, rimasto ad ascoltare
quell'insensato sproloquio senza batter ciglio.
“Non
ci sono... - sospirò il rossino - ...più.”
Sakuragi gli parlò,
confidandogli cose che non aveva mai raccontato nemmeno suo migliore
amico.
Della gelosia che provava per la
sua sorellina, delle risse a scuola per attirare l'attenzione dei
suoi, dei litigi dei genitori, sempre a causa del suo comportamento
violento. Il divorzio, la partenza della madre, i traslochi, la morte
del padre, la rissa e Hiki trovata seduta accanto al cadavere del
papà e del suo conseguente mutismo.
Kaede era rimasto in silenzio ad
ascoltare quel racconto straziante e all'improvviso il suo senso di
colpa per la morte dell'adorato nonno divenne sempre più
piccolo, arrivando quasi ad annullarsi.
“Sei..
proprio... un Do'hao!” ammise la volpe, sospirando rassegnata.
“C...Che
cosa?!” balbettò confuso il rossino, guardandolo stralunato.
“Penso
di esserlo un po' anch'io... Sarai contagioso.” continuò il
corvino, corrucciandosi preoccupato.
“Ehi!”
“Ascolta...
mio nonno morì salvandomi la vita. Lo amavo profondamente. Mi
aveva insegnato tutto, basket compreso... Per anni mi sono sentito
responsabile ma... non è stata colpa mia, riesci a seguirmi?
Come non è colpa tua se i tuoi hanno divorziato. Se due
persone hanno problemi di coppia, si separano. I figli non c'entrano
nulla! Tuo padre, poi, ha avuto un infarto, sarebbe deceduto
comunque. Se vogliamo trovare un colpevole, allora lo sono i teppisti
che ti hanno aggredito in dieci, così come è stato vile
il pirata della strada che ha travolto il nonno e non si è
neppure fermato!”
Hanamichi si voltò verso di
lui, ammaliato.
Da quanto tempo aspettava che
qualcuno gli dicesse tutto quello?
Anni.
Quel
senso di colpa che sentiva quasi 'doveroso', date le
circostanze, aveva alterando la sua percezione della realtà
impedendogli di analizzare la situazione con lucidità, ma in
cuor suo... aveva sperato che qualcuno smentisse le sue convinzioni.
...E forse lo aveva trovato.
“...
Quanto a tua sorella, poi, se è forte anche solo la metà
di quanto lo sei tu, riuscirà a superare lo shock e a tornare
quella di un tempo!” concluse il Kitsune, ignaro di aver fatto il
discorso più lungo della sua vita.
“Non..
so che cosa...” mormorò Hanamichi, sopraffatto da quelle
parole.
“Siamo
solo esseri umani, Hana, e in modo o nell'altro, ci dobbiamo
bastare!” sbuffò Rukawa il quale, sentendosi improvvisamente
sciocco, si ritrovò a nascondere il viso tra i capelli
purpurei del compagno di classe, stringendolo a sé sotto la
coperta.
Era l'abbraccio che Hanamichi
stava aspettando da tutta la vita.
Qualcuno che camminasse al suo
fianco.
Qualcuno da sostenere e da quale
essere sostenuto a sua volta.
Rimase a lungo in quel surreale
silenzio, carico di implicazioni e di frasi non dette, fino a quando
Sakuragi non sbottò un imbarazzato:”Sia chiaro che non ti
lascerò vincere lo stesso!”
“Do'hao!”
sbuffò Kaede, trattenendo un sorriso.
“Baka
Kitsune!” rise il rossino, tornando totalmente se stesso.
“Hana-pucci!
Finalmente stai bene!” lo salutò Katy, andando ad
abbracciare il rossino appena questi varcò la soglia della
casa padronale.
“Hai
mantenuto alto l'onore dei Rukawa?” volle sapere la nonnina-hentai
guardando di sottecchi suo nipote.
“NONNA!”
tuonarono i parenti, esasperati.
“Che
c'è?! Non si può nemmeno fare una domanda qua dentro! -
s'imbronciò l'anziana donna, andando a salutare il suo rossino
preferito – Culetto d'oro, è stata la settimana più
lunga della mia vita, senza di te!” pigolò, tentando di
palpargli il di dietro.
Kaede riuscì appena in
tempo ad afferrare Sakuragi, trascinandolo in cucina.
“Uffa!
Ormai è diventata proprietà privata!” sospirò
Kikyo-san, ridendosela sotto i baffi.
Dopo aver salutato Hiki,
confermando il suo ottimo stato di salute, Hanamichi iniziò a
cucinare, spiato dal piccolo Kanata, appostato dentro un mobiletto.
“Nezumi,
se mi vuoi salutare, fallo per bene!” rise il ragazzo, guardandolo
uscire dalla tana per saltargli addosso.
“Hn”
borbottò il volpino, incrociando le braccia al petto.
“È
il mio amico!” bofonchiò il bambino da dietro la spalla di
Sakuragi, facendo la linguaccia al fratello maggiore.
“Mi
spiace Kae, ma lo devi dividere con tutti noi! - rise Akira entrando
in cucina trascinando con sé Kurumi – Hana, c'è una
persona che ti deve parlare!”
“Mmm...
Ma lasciamo stare! - finse di ridere la ragazza - Siamo finalmente
tutti riuniti e...!”
“Hn”ringhiò
minacciosamente la volpe.
“Ecco..
dunque... balbettò la giovane, iniziando a sudare freddo.
“Quello
che Kurumi sta cercando di dirti... – intervenne Sendoh, sorridendo
bonario - ... È che, per scusarsi dell'accaduto... Kurumi si
è offerta di pagarti il guardaroba nuovo!”
“Il
mio guardaroba?! Cos'ha che non va?” chiese Hanamichi, guardando
prima sua sorella, poi la volpe.
“Suvvia,
Hana! Ti servono abiti nuovi e Kurumi te li comprerà tutti!”
rise il porcospino.
“T...Tutti?!”
ripeté la Rukawa, mortalmente pallida.
“Tutti?!”
le fece eco Sakuragi, incredulo.
“Hn”
annuì la volpe.
“Già-già!”
rincarò Sendoh.
“Tutti...”
mormorò Kurumi poco prima di svenire tra le braccia della sua
migliore amica.
“Come
siete crudeli! - borbottò il rossino, iniziando ad armeggiare
con i fornelli – Non ho bisogno di nulla, io! Mi basta che Hiki
stia bene!” mormorò quasi tra sé.
“Se
lo merita!” sentenziò Kaede, guardando il suo Do'hao che
preparava il budino al cioccolato.
Prima o poi avrebbero dovuto
parlare anche di quel suo comportamento, pensò la volpe,
rabbuiandosi.
La sera, a cena, Hanamichi si
ritrovò seduto al solito posto, tra Kaede e Akira, lontano
dalle grinfie della nonnina assatanata.
Era inquieto.
Aveva ritrovato l'atmosfera
distesa e familiare che aveva lasciato ma, in cuor suo, tutto era
irrimediabilmente mutato.
Una famiglia...
Anche lui e Hiki ne avevano
passati di momenti simili, un tempo...
Quel pensiero molesto, gli chiuse
lo stomaco, rendendolo nuovamente inappetente.
Sovrappensiero, prese a
giochicchiare con il cibo, senza ingoiare nemmeno un boccone della
parmigiana che aveva cucinato insieme alla sorella.
“Do'hao?
- si sentì chiamare dalla voce della volpe, a pochi millimetri
dal suo padiglione auricolare – Vuoi che ti imbocchi qui, davanti a
tutti?” chiese maliziosamente, facendolo arrossire d'imbarazzo.
Con un piccolo sforzo, il rossino
riuscì a ripulire quasi tutto il piatto, stupendosi
dell'allegria di Kazuya.
Non lo ricordava così
spigliato.
Il giovane Rukawa si era lanciato
in una serie di imitazioni dei suoi professori, divertendo tutta la
famiglia, soprattutto i ragazzi, che conoscevano i docenti dello
Shohoku.
Persino le labbra di Kaede si
piegarono impercettibilmente in una smorfia simile ad un vago
sorriso.
“Prima
che mi dimentichi! - sbottò Kyosuke, nel bel mezzo del dessert
– Domani andiamo a Tokyo, la mamma si ricovera!”
“Così
presto?!” domandò Hanamichi, preoccupato.
“Tutti
i miei figli sono nati settimini! - sorrise la donna, accarezzandosi
il ventre – Hanno fretta di venire al mondo!”
“Mi
raccomando a voi, soprattutto tu, Kaede! - esclamò Kikyo-san,
con fare solenne – In nostra assenza, fai tutto quello che farei
io!”
“NONNA!!!”
“E-ehm...
va a Tokyo anche lei, signora?” balbettò il rossino, con le
guance dello stesso colore dei capelli.
“Già!
- rise Akira, voltandosi verso di lui – Devi sapere che il babbo si
ostina a voler entrare in sala parto. Puntualmente sviene e nonna lo
deve trascinare fuori, alla ricerca di un infermiera. Ormai lo
conoscono, però. Sicuramente l'ostetrica sarà già
pronta con i sali!”
“È
che sono una persona sensibile, io! - arrossì l'inventore –
Nessuno capisci i geni!” si lamentò indignato.
“Vangelo!”
sospirò Sakuragi, annuendo gravemente.
“Do'hao!”
“Baka
Kitsune!”
“Quanto
vorrei avere vent'anni di meno!” sospirò Kikyo, guardando il
rossino con gli occhietti a forma di cuore.
“Solo
venti, mamma?” le chiese Kyosuke, sogghignando divertito.
“Taci,
figlio degenere! Ti lascio sul pavimento e ti calpesto, sai?” lo
minacciò l'anziana donna, brandendo il pesante bastone.
“No,
no! Sto zitto...” borbottò l'uomo, alzando entrambe le mani,
in un chiaro gesto di resa.
Dopo cena, Kazuya si offrì
di ripulire la cucina.
Con la scusa della salute di
Hanamichi, riassettò la stanza senza suscitare particolare
clamore.
Aveva una tale energia in esubero,
che doveva sfogarla in qualche modo.
Il cuore batteva troppo forte, le
mani gli tremavano e stava iniziando a sudare freddo.
Almeno era riuscito ad attirare
l'attenzione di Hikaru, anche se solo per pochi istanti, notò
il ragazzo osservando il soggiorno.
La rossina si era seduta accanto a
Sendoh, discutendo a gesti delle loro impressione sui professori
della nuova scuola.
Pasticche o no, la normalità
veniva sempre battuta dal talento...
Non esistevano scorciatoie.
Adirato, gettò lo straccio
nel lavello, correndo in bagno, colto da un'improvvisa nausea.
Fece appena in tempo a chiudersi
la porta alle spalle, che rimise nel water tutto quello che aveva
mangiato.
Non avrebbe più preso
quella roba, giurò a se stesso, tra un conato e l'altro.
“Noi
andiamo a dormire, domani sveglia presto!” disse Kyosuke,
congedandosi insieme alla consorte.
“Andiamo,
Do'hao!” sbadigliò Rukawa, prendendolo per mano.
“Ah!
S...sì...” balbettò il rossino, bordeaux, mentre
veniva trascinato verso la dependance.
“Ho
sonno... - lo rassicurò la volpe, sollevando un sopracciglio
color liquirizia – Perché, cosa avevi pensato?” lo
provocò, trattenendo un sorriso.
“Non...Non
è che... Cioè... BAKA KITSUNE! MI STAI PRENDENDO IN
GIRO?!” tuonò Sakuragi accigliandosi.
“Sì”
“Mmm...
Almeno è sincero!” ammise il ragazzo, dando la buona notte
alla sorellina.
“KAEDE!”
esclamò Kikyo-san dalle scale, con un teatrale gesto della
mano.
“H...Hn?!”
“Dagli
una botta anche da parte mia!” lo pregò 'gentilmente' la
nonnina.
“NONNA!!!”
Steso sul letto, spalle alla
porta, Sakuragi attendeva l'arrivo di Rukawa.
Si sentiva davvero un idiota.
Avevano dormito insieme per
giorni, eppure non era mai stato imbarazzato come in quel momento.
Il motivo era semplice: non erano
più costretti a farlo, oramai lui stava bene.
Da quel momento in poi sarebbe
stata una libera scelta.
La volpe arrivò pochi
minuti dopo, sdraiandosi al suo fianco.
Sentì la fronte di Kaede
posarsi sulla sua spalla, mentre con un braccio gli circondava la
vita.
“Ehi,
tu! Mi hai scambiato per un cuscino!” borbottò il rossino,
più per scaricare la tensione che per altro.
“Ho
passato quasi una settimana a farti da materasso e hai il coraggio di
lamentarti, Do'hao?” mugugnò la volpe assonnata.
Hanamichi rise sommessamente,
finalmente rilassato, voltandosi poi verso il compagno di squadra.
“Eri
comodo, sai?” lo provocò facendogli una linguaccia.
“Hn...Adesso
fai provare me!” mormorò Kaede, posando il capo nell'incavo
tra il collo e la spalla ambrata.
Il mattino seguente, la famiglia
al gran completo si riunì per salutare Katy.
“Akira,
ti raccomando l'allarme antincendio! Fallo scattare alle cinque in
punto, ok?” disse Kyosuke, passando l'ultima valigia al tassista.
“Lo
so, lo so! Non ti preoccupare!” sorrise il porcospino, abbracciando
la nonna.
“Mi
scusi, signor Rukawa... - s'intromise l'autista, palesemente
sconvolto – Devo caricare in macchina anche... lui??!!” chiese,
indicando il cane nero, piegato su se stesso, in versione
ventiquattro ore.
“No,
no! - sorrise l'uomo, passando l'animale al piccolo Kanata che lo
riportò in casa – È troppo scomodo! Non ci sta dentro
niente!” s'imbronciò l'inventore, mentre la mascella del
tassista andava a schiantarsi sul marciapiede.
“Arrivederci,
signora!” mormorò Sakuragi, inchinandosi educatamente di
fronte alla pittrice.
“Ma
quante cerimonie! Chiamami Katy e vieni ad abbracciarmi! Sia tu che
la piccola Hiki fate parte della famiglia! - esclamò lei,
stringendolo a sé – Abbi pazienza con mio figlio. Fa tanto
l'imperturbabile, ma è un tipo sensibile!” gli sussurrò
all'orecchio, prima di lasciarlo andare.
“Certo
sign... Hm?! - Sakuragi sobbalzò voltandosi di scatto verso il
sopraccitato volpino – Brutto porco! Palpi pure il sedere,
adesso!?” sibilò adirato.
“Hn?!”
mugugnò Kaede a due metri di distanza da lui.
“Ma
se non sei stato tu, chi mi ha...?!” balbettò il ragazzo,
disorientato.
“NONNA!”
“Che
c'è?! Era una palpatina d'arrivederci!” si schernì
l'anziana, prendendo posto in auto, felice e soddisfatta.
Un'infinità di baci e
abbracci dopo, i tre adulti - o presunti tali – della famiglia,
partirono alla volta di Tokyo.
“Uffa!
Finalmente sono andati! - sospirò Kurumi, prendendo a
braccetto la sua migliore amica – Noi andiamo a comprare i
croccantini del gatto, torniamo subito!” disse, salutando i
fratelli maggiori.
“Prendete
anche latte e uova, così vi faccio lo zabaione per colazione,
ok? - sorrise Hanamichi, guardandosi attorno – E Geronimo? È
da stamattina che se ne sta seduto vicino alla fontana, con gli occhi
chiusi... Non dovrebbe andare in ospedale anche lui?”
“Parte
domani. Adesso è in meditazione! Una specie di rituale
indiano... non so... - gli spiegò Akira – Ehm... Già
che siamo qui... Vorrei chiedervi un paio di cose sulla...
squadra...” bofonchiò, una volta tanto imbarazzato.
“Hn?”
mugugnò Kaede, sorpreso. Era la prima volta che vedeva
arrossire il suo fratellone.
“Preoccupato
per l'amichevole contro il Ryonan? - azzardò Hanamichi,
incamminandosi verso la dependance – Mancano ancora tre settimane!
Vieni, ti faccio un caffè!” sorrise il ragazzo, seguito dai
due ragazzi.
Rimasto solo, Kazuya tornò
in casa, sbattendo il giubbotto in jeans sul tavolino del soggiorno.
Tutti avevano impegni e necessità,
mentre lui era il fallito di sempre.
Nemmeno impasticcandosi era
riuscito a farsi notare.
Corse in camera sua, chiudendo la
porta a chiave... ignaro della busta di pillole colorate, cadute
dalla tasca superiore della sua giacca.
Kanata, seduto sul divano,
attendeva l'arrivo dei fratelli per fare colazione.
In tutto quel trambusto, tra
valigie e borsoni, si erano tutti dimenticati di mangiare e il bimbo
aveva voglia di dolci.
Sbuffando irritato si alzò
in piedi per andare a chiamare il rossino.
Posò il tomo sul tavolino,
notando solo in quel momento una busta trasparente, contenente una
decina di caramelle.
Decise di accontentarsi, in attesa
dell'arrivo di Hanamichi.
“...
Sì, in effetti il Kainan e il Ryonan si sono notevolmente
indeboliti rispetto all'anno scorso...” ammise il rossino, passando
al porcospino una tazza fumante.
“Hn.
Ma ce ne sono altre altrettanto forti!” sentenziò il
volpino, meditabondo.
“Ma
noi siamo messi bene, no? Ci siamo noi tre, le matricole e...
Mitsui... - buttò lì senpai – Mi sembra in forma
smagliante, ultimamente...”
“Hai
ragione! Caspita, ha una resistenza quasi pari alla nostra, che è
tutto dire, vero Ru?” domandò Hanamichi, usando quel
nomignolo con inconscia naturalezza.
“Hn”
annuì il numero undici dello Shohoku.
Si era accorto anche lui dello
stato di forma della loro guardia.
Probabilmente, durante il periodo
estivo, Hisashi aveva svolto un allenamento particolare.
In quel momento, qualcuno bussò
alla porta della dependance.
“Siete
ancora qui?! - tuonò Kurumi, che teneva tra le braccia una
busta colma di cibarie - Hana, mettiamo la spesa in cucina. Stiamo
morendo di fame!” piagnucolò la ragazza, incamminandosi
verso casa insieme alla rossina.
“Arrivo
subito! - rispose Hanamichi, alzandosi – La bocciatura deve essere
stata un brutto colpo per Michy. È normale che si sia lanciato
a capofitto nel basket! Anch'io avrei fatto lo...”
La sua frase, fu interrotta da un
grido di donna, che gelò i tre giocatori.
“Ma..Chi...?!”
balbettò Akira, balzando in piedi seguito dal fratello.
“Hiki...
HIKARU!!!” tuonò Sakuragi correndo a perdifiato verso la
casa padronale.
-FINE DECIMA PARTE-
*95.000 yen= 604 € (circa)
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Capitolo 11 *** XI parte ***
SF11
AUTORE:
Gojyina-chan
DISCLAMER:
I personaggi sono di T. Inoue. Alcuni, invece, li ho inventati io, ma
non temete: la differenza, balza immediatamente agli occhi! -////-'
STRANGE FAMILY 11
Hanamichi corse in casa,
spalancando violentemente la porta con il cuore che martellava nel
petto e rimase impietrito sul posto per alcuni istanti.
A pochi metri da lui, Kurumi era
in piedi, sotto shock. Occhi sgranati e scossa da un leggero tremore.
Per terra la busta della spesa, le scatole sparse sul bel tappeto
orientale.
Steso sul divano, il piccolo
Kanata, con il volto mortalmente pallido, faticava a respirare. Sul
pavimento c'era una bustina di plastica con una manciata di pasticche
al suo interno. Accanto al bambino v'era Hikaru che voltò il
viso terrorizzato verso di lui.
“Non...
respira...” ansimò la ragazza con voce incerta.
Passato quel primo momento di
stupore, Sakuragi si mosse rapidamente.
Percepita la presenza dei due
compagni di squadra alle sue spalle, ordinò ad Akira di
spremere mezzo limone in un bicchiere di latte, mentre lui stesso
prendeva il corpicino esanime di Nezumi tra le braccia, portandolo di
corsa nel bagno accanto alla cucina, aiutato da Kaede.
“Hn?!”
domandò il volpino, visibilmente preoccupato.
“Deve
assolutamente vomitare! Kurumi! Corri a chiamare Geronimo!!!” tuonò
il rossino all'indirizzo della ragazza che tuttavia non fu in grado
di muovere muscolo.
Hikaru uscì in giardino,
alla ricerca dello sciamano.
Nella
sua testa, riecheggiava una sola frase: ”Non di nuovo!”
Attirato da tutto quel trambusto,
Kazuya scese al piano inferiore in tempo per vedere Hanamichi e Kaede
correre verso il bagno, seguiti da Akira.
Che cavolo stava succedendo?!
Alla vista della gemella, pallida
e tremante, si rese conto della gravità della situazione.
“Cos'è
successo, Kumy?! La mamma...? Nonna si è sentita male? Ehi?
RISPONDI!” gridò scuotendola per le spalle.
“Kanata..
sta... morendo!” gracchiò la giovane, indicandogli la
bustina trasparente, ancora sul pavimento.
Kazuya sbiancò, barcollando
fino alla parete più vicina, dove vi si lasciò
scivolare fino a terra.
Le... sue... pasticche...
Hanamichi reggeva tra le braccia
il bambino, mentre Kaede sosteneva la fronte del fratellino a
malapena cosciente.
Finito di rimette, il piccolo
svenne, accasciandosi sul corpo del rossino.
“Quante
ne avrà vomitate?” chiese Sendoh, incapace di staccare lo
sguardo dal viso cinereo di Kanata.
“Un
paio, ma...! Cazzo! Non so quante ne ha ingoiate!” esclamò
il rossino, mordendosi nervosamente il labbro inferiore.
Nezumi, che aveva ripreso
conoscenza per alcuni istanti, aveva rimesso tutto, compresi gli
avanzi della cena della sera precedente e oramai stava sputando solo
la bile... Ma il rossino non era certo che fosse sufficiente.
“Chi
ha portato quella merda in casa?” sibilò la volpe, guardando
negli occhi suoi fratello.
“Vado
a chiedere ai gemelli.” sentenziò il porcospino, mortalmente
serio.
Kanata non usciva mai da solo,
loro tre e Hikaru erano da escludere a priori, rimanevano solo i due
sedicenni.
“Esigo
delle risposte e le voglio subito! - esclamò il ragazzo,
passando lo sguardo da uno all'altro – Chi è stato di voi
a...?” s'interruppe, udendo i singhiozzi soffocati di Kazuya.
“Non
è vero!” sospirò Kurumi, guardando incredula il suo
gemello.
Afferrandolo per le spalle, Akira
sollevò di peso il fratello minore, guardandolo feroce.
“TU!Che
cazzo è quella roba? Dove l'hai presa?”
“Non...lo
so... L'ho trovata al parco... era caduta dalla tasca di uno
spacciatore e... forse sono anfetamine. Non lo so!” piagnucolò
il ragazzo, evitando lo sguardo furente di Sendoh.
Lo schiaffo che seguì la
sua confessione, lo colpì in pieno viso con inaudita violenza.
“Quante
ce n'erano?” sibilò l'ex asso del Ryonan, pericolosamente
calmo.
“Sette...otto...non
so...”
“Devi
essere più preciso, cazzo! È in gioco la vita di
Kanata!” ringhiò il porcospino, scuotendolo con forza.
“Erano
dieci in tutto... Sì, dieci.” ricordò Kazuya,
mortificato.
In quel momento giunse Scalpello
Scheggiato, trafelato e in ansia.
“Nel
bagno” gli indicò Sendoh, lasciando la presa sul fratello
minore.
Quando lo sciamano aveva sentito
una voce femminile che lo chiamava disperatamente, lì per lì
non l'aveva riconosciuta, ma quando si era trovato davanti il volto
sconvolto della rossina che urlava di correre in casa, aveva subito
temuto il peggio.
A detta della ragazzina, Kanata
aveva ingerito dei medicinali o roba del genere.
Pregò Manitù e tutti
gli Dèi del Creato di fare in tempo.
“Ha
ingerito tre pastiglie di...non so...anfetamine. Erano dieci in
tutto, sette sono lì per terra...” mormorò Akira,
passandosi una mano tra i capelli.
“Ne
ha ingoiate due... Una l'ho presa io, ieri...” confessò
Kazuya, chinando il capo di fronte allo sguardo furente del fratello
maggiore.
Lo sciamano chiese ai ragazzi di
portare il bambino in camera, per poterlo visitare.
“Hikaru,
metti il bollitore sul fuoco. – disse l'indiano, al termine dei
suoi controlli – Necessita di tisane purificanti, per essere certi
di espellere ogni residuo nocivo dal suo corpo. Bisogna dargli molti
integratori, succhi di frutta e latte. Deve recuperare le vitamine e
i sali minerali che ha perso. Non temete, se la caverà. Ha
fatto in tempo ad ingoiarle, ma non le ha digerite. Vedete? Il suo
viso è già tornato più colorito!” rincuorò
i familiari, dando una pacca sulla spalla di Hanamichi, che era
rimasto per tutto il tempo seduto al capezzale del bambino,
tenendogli la mano.
“Non
c'è problema, Geronimo! Siamo diventati rivenditori ufficiali
di Gatorade!” sbottò il rossino, per alleggerire la
tensione.
“Vado
in erboristeria a comprare altre tisane. - disse il dottore,
alzandosi – Deve prendere almeno tre al giorno per una settimana.”
concluse, poco prima di uscire dalla cameretta.
“Dobbiamo
parlare!” sibilò Kaede afferrando i gemelli per la
collottola e trascinandoli al piano inferiore, seguito da Akira.
Il porcospino e Kurumi, presero
posto sul divano, facendo sedere tra loro un singhiozzante Kazuya,
mentre il volpino si accomodava su una poltrona di fronte a loro.
“Piantala
di frignare e sputa l'osso!” ordinò l'asso dello Shohoku,
innervosito dal silenzio sceso sulla stanza.
“Già!
Per te è facile, vero? - esplose il ragazzo, fuori di sé
dalla rabbia verso se stesso – Che cazzo ne sai della gente come
me? Sei buono solo a sputare sentenze!”
“Hn?!”
“La
gente come te? Che stai
dicendo?!” domandò Sendoh, sinceramente perplesso.
“Le
persone mediocri... come me... hanno bisogno di qualche scorciatoia
per risultare accettabili... E l'essere circondato da talenti, certo
non aiuta!” mormorò Kazuya, portandosi le ginocchia al petto
e nascondendovi il volto umido.
“Tu
non sei affatto mediocre! - esclamò la sua gemella - ...E
comunque quella merda non serve a niente, peggiora solo le cose!”
“Yayu,
noi siamo i tuoi fratelli. Perché non ce ne hai mai parlato?”
chiese Akira, posandogli una mano sulla spalla.
“Non
dire stronzate! - sputò l'interpellato, scostandosi di scatto
– Noi non parliamo mai! Tu vivi lontano, Kae gioca a basket o
dorme, Kumy pensa solo al denaro e Kanata vive nei ripostigli! Mi
spieghi che cazzo di fratelli saremmo?! Hana e Hiki, sono fratelli!
Noi no! E comunque, non mi avreste potuto capire. Non riuscite a
farlo nemmeno adesso! Io non sono un genio, non eccello in niente...
Voi avete trovato la vostra strada e siete pieni di talento...Io sono
solo un perdente. ” sospirò affranto, rannicchiandosi ancora
di più in sé stesso.
“Non
siamo una famiglia... convenzionale, diciamo così – ammise
Akira, grattandosi il mento – Ma, per quanto mi riguarda, voglio
bene a tutti voi. Non ho mai pensato a talento e a normalità...
Siete i miei fratellini.... Solo questo conta, per me!”
“È
facile parlare quando si hai tutto! Basta che schiocchi le dita e
anche le ragazze ti cadono ai piedi. Tutte! Nessuna esclusa... e
questo vale anche per Kae!” sibilò Kazuya, per nulla
convinto dal suo discorso.
“Mmm...
- borbottò la volpe – È per Hikaru, vero?” intuì,
ripensando al primo giorno di scuola, vicino ai tabelloni.
“Già!
Gran bell'aiuto che mi hai dato 'fratellone'!”
lo accusò, guardandolo torvo.
“Sono
gay! Non ho esperienza in fatto di donne!” si difese Kaede,
adombrandosi.
“Su
questo ha ragione lui. Cosa avrebbe potuto dirti? Chissà com'è
che ha trovato quell'Anima Santa di Hanamichi!” esclamò
Kurumi, incredibilmente seria.
“Ehi!”
mugugnò Kaede, arrossendo appena.
“Cosa
c'entra Hikaru con me?! Tralasciando il fatto che anch'io sono
gay...” borbottò Sendoh, confuso.
“Vedete!
Sono normale persino in questo! Un banale adolescente etero!” si
lamentò Kazuya, sempre più depresso.
“Oh!
Ma allora...! - il porcospino, finalmente, comprese il senso di tutto
il discorso – Guarda che io mica le piaccio, sai? Lei in me...
rivede suo padre... - balbettò imbarazzato – Dite che sto
invecchiando?!” s'allarmò, passandosi entrambe le mani sul
viso.
“Hn.
L'aria da vecchio pervertito ce l'hai!” gli fece notare Kaede,
sfottendolo apertamente.
“Suo...padre?!”
ripeté Kazuya, accigliandosi confuso.
“Il
mio SORRISO e il mio
modo PACATO di parlare
glielo ricordano! - spiegò Akira, calcando su alcune parole,
guardando di sbieco la volpaccia – Il signor Sakuragi è
deceduto qualche anno fa...”
“Non
lo sapevo... – ammise la matricola dello Shohoku – Io credevo
che... voi due... Kami! Kanata ha rischiato la vita a causa mia!”
singhiozzò, coprendosi il volto con le mani.
“Siamo
tutti responsabili, almeno quanto te! - gli disse Kurumi – Non ci
siamo accorti del tuo dolore... Io per prima, che ti sono gemella. Mi
dispiace. È che a volte... non si riesce a vedere ciò
che si ha sotto il naso. Yayu, non è vero che sei inutile o
mediocre!Semplicemente, non hai ancora fatto chiarezza dentro di te.
Devi scoprire cosa vuoi dalla vita e poi... agire!” concluse,
abbracciandolo.
“Mi...
dispiace d'aver portato quella roba in casa... Volevo buttarla via,
ma...” mormorò il giovane, tirando su col naso.
“Hn.
Azzardati ancora a prendere quella merda e te la faccio trovare io
'la strada'... a suon
di calci nel sedere!” lo avvertì il volpino, meno minaccioso
di quanto avrebbe voluto.
“S...Sì!”
sorrise Kazuya, asciugandosi gli occhi con una mano.
“Uffa,
però! Che figuraccia che ho fatto! - s'imbronciò la
ragazza dai lunghi capelli neri – Quando ho visto Kanata in quello
stato... Meno male che c'era Hiki, altrimenti... OH, KAMI! -
sobbalzò, sgranando gli occhi - HIKARU HA PARLATO!” si
rese conto, passando lo sguardo da un fratello all'altro, incontrando
il medesimo sguardo stupito.
Seduti
fianco a fianco, i due Sakuragi rimasero a lungo in silenzio,
incapaci di affrontare 'quell'argomento'.
“Hana...
- mormorò la sorellina, rompendo quel momento di quiete
apparente – Perdonami!”
“Eh?!”
“È
colpa mia se papà è morto!” esclamò lei,
scoppiando in un pianto dirotto.
“Che
cazzo stai dicendo?! La colpa è solo mia! - sibilò
Hanamichi, evitando di alzare la voce, per non infastidire il riposo
di Nezumi – Io dovevo chiamare i soccorsi, ma... Io stavo facendo a
botte mentre papà...” s'interruppe, tremando di rabbia.
“Appunto!
Sei stato aggredito da un gruppo di teppisti! Io no! Ero lì...
ma non ho fatto niente. Non riuscivo a muovermi... ero come
paralizzata... L'ho guardato morire senza muovere un dito! -
singhiozzò disperata – Ma la mia colpa più grande
riguarda te!”
“Hiki,
non...”
“Ti
ho visto fare mille lavori per mantenere entrambi, ma nemmeno questo
è riuscito a smuovermi. Ho continuato ad essere una zavorra
per te!” ammise, mortificata.
“Non
mi sei mai stata di peso! Tu sei tutta la mia famiglia! Mamma ci ha
lasciati per causa mia! Ti ho tolto tutto! Ma tu mi hai sempre voluto
bene e...”
“La
mamma aveva ricevuto un'offerta di lavoro in Europa, come Chef in un
rinomato ristorante francese, ma il babbo non ci ha voluto
allontanare dal nostro Paese e dai nostri amici. L'ho sentito
parlarne al telefono con l'avvocato, poco prima di... di...”
s'interruppe, versando ancora un paio di lacrime.
“Avevi
dodici anni, Hiki! - mormorò Hanamichi, stringendosela al
petto - Come avresti potuto...?”
“E
tu tredici! O non è colpa di nessuno o è di entrambi!”
tagliò corto lei, fulminandolo con lo sguardo.
“Va
bene!È stata una disgrazia. - capitolò il rossino, con
gli occhi lucidi - Ricominciamo a vivere, ti va?”
“Si
può fare!” sorrise Hikaru, sorridendo tra le lacrime.
In quel momento, irruppero nella
stanza i quattro fratelli Rukawa, con la stessa grazia di una mandria
di bufalotti d'acqua.
“Toh,
guarda! Sono sopravvissuti alla... riunione di famiglia!”
esclamò l'ala grande dello Shohoku.
“Do'hao!”
“Taci,
Kitsune!Voi Rukawa siete dannosi per l'umanità. Quei due lì,
i gemelli, avreste dovuto chiamarli Lucrezia e Borgia, vista la loro
propensione ad avvelenare la gente!” borbottò, sollevando un
sopracciglio.
“Hn”
annuì la volpe, concordando in pieno.
“Hiki?
Tu... puoi parlare adesso, vero? Ti ho sentita, prima...” chiese
Kurumi, catalizzando la sua attenzione sull'amica.
“Sì...io...quando
ho visto Kanata... Sì, riesco a parlare!” sorrise la
rossina, abbracciandola di slancio.
“Andiamo
in cucina, ti preparo un the. Yayu, vieni con noi!” sentenziò
l'altra, trascinando il gemello al piano inferiore.
“Ragazzi
che mattinata! - sospirò Sendoh, visibilmente stravolto –
Vado al minimarket qui dietro a prendere latte e integratori. A
dopo!” salutò i due compagni di squadra rimasti in camera.
Con l'adrenalina che sentiva
ancora in corpo, aveva bisogno di stare in movimento.
Una volta soli, Kaede si accomodò
sulla poltrona, accanto al letto del fratellino.
“Tutto
bene, Kitsune?” si sentì chiede da Hanamichi.
“Hn.
E tu?” volle sapere, mal celando la sua preoccupazione.
“Quasi.
Manca solo lui!” mormorò il rossino, accarezzando la
testolina del bimbo ancora addormentato.
“Si
riprenderà presto, è mio fratello!” lo rassicurò
la volpe, con una punto d'orgoglio nella voce.
“Allora
sarà in letargo per i prossimi tre mesi!” lo sfotté
il ragazzo, con un mezzo sorriso.
“Quanto
sei Do'hao!”
“Quanto
sei Baka!”
Kaede si ridestò nel tardo
pomeriggio.
Disorientato, si drizzò a
sedere stropicciandosi gli occhi con le mani.
In quel momento, si rese conto del
morbido plaid che qualcuno gli aveva posato sul corpo, durante il suo
riposo.
“Hana?”
mormorò il volpino, guardandosi attorno.
Sakuragi era nella stessa
posizione in cui l'aveva lasciato: seduto al capezzale di Kanata, una
mano che stringeva quella del bambino e l'altra che gli accarezzava
la testolina scura.
A lui si erano aggiunti i due
animali domestici, o presunti tali: Kato era rannicchiato sulle gambe
del rossino e Kuro- in versione lampada- sedeva immobile sul comodino
a pochi centimetri dal cuscino di Kanata.
“Respira
un po' meglio, anche se non si è ancora svegliato...”
sussurrò Sakuragi, senza distogliere lo sguardo da Nezumi.
“Ehi,
dovresti riposare e mettere qualcosa sotto i denti” borbottò
il numero undici dello Shohoku, sedendosi accanto al ragazzo,
avvolgendo entrambi con la morbida coperta.
“Non
mi muovo di qui fino a quando non avrà riaperto gli occhi!”
sentenziò il Tensai, con un tono che non ammetteva repliche.
“Hn”
capitolò Rukawa, posando la tempia sulla sua spalla ambrata.
Un paio di ore dopo, Kanata
socchiuse gli occhi, trovandosi faccia a faccia con un meraviglioso
angelo dagli occhi caldi e i capelli lucenti.
“Sei
venuto a prendermi?” domandò innocentemente il bambino.
“Sì,
piccolo... A PRENDERTI A TESTATE!!! - tuonò Sakuragi, dando
libero sfogo a tutte quelle ore di ansia – MA DICO IO! CON TUTTI I
LIBRI CHE LEGGI, SFOGLIARNE UNO CHE TI AVVERTISSE DI NON MANGIARE
ROBA TROVATA IN GIRO NO, EH?”
“Sono
stato avventato! - ammise il bimbo – La busta era senza etichetta.
Ma l'ho trovata in soggiorno... Quando ho iniziato a stare male era
troppo tardi. Avevo già mangiato due caramelle avariate!”
“Nezumi...Non
erano proprio... caramelle...” borbottò il rossino,
guardando distrattamente Kaede che usciva dalla camera per avvertire
il resto della famiglia.
“Caspita!Così
giovane e già con un passato di droga alle spalle! - sbottò
Kanata, imbronciandosi – Come Charles
Baudelaire.
Potrei diventare un poeta
maledetto!”
“Non
volevi fare il critico letterario?” gli chiese Sakuragi, divertito
.
“In
effetti, sì! È divertente pontificare sul lavoro altrui
senza far nulla!” sorrise il bimbo, mentre il suo grande amico gli
scompigliava i capelli.
“Al
massimo sei uno scrittore... in erba!”
scherzò il ragazzo, facendo ridere entrambi.
“KANATA!”
gridarono i gemelli, entrando di corsa nella camera.
Kazuya abbracciò il
fratellino, scusandosi con lui tra le lacrime.
Il bimbo rimase imbambolato per
diversi secondi, a metà tra l'incredulo e l'imbarazzato.
Era la prima volta che suo
fratello lo stringeva a sé.
“Non...
importa...Ho sbagliato anche io a mangiare del cibo dalla provenienza
incerta...” borbottò, arrossendo miseramente.
“Va
bene, va bene! - esclamò Scalpello Scheggiato – Ora fatemi
visitare il paziente, così saremo tutti più sereni e
anch'io potrò partire tranquillo. Domani ho diligenza per
Tokyo, vostra madre mi aspetta!” annunciò. Facendo
accomodare fuori quell'oceano di adolescenti combina guai.
“Cos'è
che ha?!” chiese Hanamichi, uscendo dalla camera di Kanata accanto
alla volpe.
“Il
taxi, Do'hao - sbadigliò Kaede prendendolo per mano – Ora
ceniamo. Non tocchi cibo da ieri sera” ...e non era una proposta.
Un paio di giorni dopo telefonò
Ayako, avvertendo i ragazzi di un allenamento mattutino deciso
all'ultimo minuto.
Akagi, Kogure e il Mister avevano
pensato di organizzare una mini partita, in onore dei vecchi tempi.
“La
palestra è stata sistemata. Con i soldi del premio, hanno
sistemato sia l'impianto elettrico che i riscaldamenti e abbiamo
anche comprato i palloni nuovi!” disse loro la manager, ancora
galvanizzata dalla vittoria al concorso di cosplay.
“È
da tanto che non gioco! - esclamò Hanamichi, entusiasta di
riprendere col basket – Ayako ha detto che la scuola riaprirà
tra una decina di giorni. Con l'arrivo degli operai per la palestra,
il preside ha colto l'occasione per far sistemare anche il resto
della scuola... Non voglio aspettare così tanto per allenarmi
con la squadra!” sbuffò, pensando all'imminente avvio dei
campionati invernali.
Entrati in palestra i tre ragazzi
furono accolti dai compagni che li ringraziarono per tutti gli...
sketch - comici e non - che avevano interpretato durante il
pomeriggio alla fiera del fumetto, che erano valsi la vittoria e il
conseguente assegno.
“Sentite
che calduccio? - esclamò Ryota, estasiato – E ancora non
avete visto le docce! L'acqua calda esce immediatamente! Non dovremo
più aspettare dieci minuti buoni, gelandoci il di dietro!”
disse poi, trascinando Hanamichi e la volpe negli spogliatoi.
Akira li seguì sorridendo,
voltandosi un solo istante all'indirizzo della figura solitaria che
giocava sulla linea dei tre punti.
La sensazione che ci fosse
qualcosa di... 'sbagliato' in quel ragazzo dallo sguardo cattivo, si
ripropose più forte che mai.
Ma in fondo, lui cosa sapeva di
Mitsui?
Scuotendo il capo, Sendoh andò
a cambiarsi, in vista dell'allenamento.
Akagi e Kogure arrivarono mezz'ora
dopo.
Salutati allenatori ed
ex-compagni, si dissero pronti a testare la qualità della
nuova squadra.
Di lì a qualche giorno, lo
Shohoku avrebbe fatto il suo esordio nel Torneo Interscolastico
direttamente ai quarti di finale. Grazie alla qualificazione ai
Campionati Nazionali, sia loro che il Kainan avevano saltato tutta la
prima fase del Torneo e i due ex-compagni volevano controllare che
fosse tutto a posto.
Scelte le due formazioni si diede
il via alla partita.
Takenori, Kakuta , Miyagi, Shane
e Kogure da una parte.
Hanamichi, Aron, Sendoh, Rukawa e
Mitsui dall'altra.
Anzai e Michael, osservarono
gongolanti i loro ragazzi all'opera.
Soprattutto il neo allenatore dai
capelli dorati, aveva accolto con gioia immensa il ritorno di
Sakuragi in squadra, tirando un
silenzioso sospiro di sollievo, quando lo aveva rivisto sano e in
forze.
Il rimorso dovuto a quel consiglio
alimentare sbagliato, non gli aveva fatto chiudere occhio per notti
intere, ma adesso sembrava tutto a posto.
Era proprio difficile avere a che
fare degli adolescenti, avevano decisamente degli animi troppo
sensibili.
Le rivalità in campo
stavano dando vita a giocate avvero spettacolari.
Shane e Aron, appena si trovavano
uno contro l'altro, facevano letteralmente scintille; Miyagi-che non
voleva sfigurare contro Sendoh- stava realizzando passaggi precisi e
fantasiosi; i due universitari stavano dando il massimo di loro
stessi, lieti di poter giocare ancora una volta insieme agli
ex-compagni.
Ma non ci fu comunque partita.
L'intesa tra Rukawa e Sakuragi
aveva del sovrannaturale: oramai, insieme, avrebbero potuto giocare
persino bendati; Akira era entrato nei loro meccanismi con grande
facilità, riuscendo a interagire anche con Mitsui che stava
decisamente stracciando il suo amico Kogure. Aron era ancora un po'
impacciato e facile agli scoppi d'ira – soprattutto quando veniva
impunemente gabbato da Shane – ma nel complesso dava il suo apporto
senza intralciare il gioco dei senpai.
Insomma: ai campionati invernali,
lo Shohoku avrebbe fatto faville!
Sorridendo divertito, Takenori
osservò Shane che, a fine partita, tirò una violenta
pallonata sulla nuca della matricola dai corti capelli biondi,
intento a provarci con Kurumi.
Quella scena lo riportò,
con immensa nostalgia, a dodici mesi prima...
Accigliandosi incuriosito,
l'ex-capitano si rese finalmente conto di un particolare a dir poco
shockante: Rukawa e Sakuragi si erano passati la palla!
“Da
quando quei due vanno così d'accordo?!” sbottò,
guardando allibito le due ex matricole.
“Da...
qualche settimana...” sorrise Akira, osservando di sottecchi il suo
burbero fratellino uscire dagli spogliatoi seguito dal rossino.
“Ma
non potevano iniziare lo scorso anno? Mi avrebbero risparmiato un
paio di esaurimenti nervosi! - sospirò Akagi, intimamente
fiero di quel nuovo Shohoku - Mitsui è in forma smagliante!Si
starà allenando parecchio...” constatò, avendolo
trovato un po' sciupato.
Seguendo il suo sguardo, Sendoh
vide Kiminobu parlare con il soggetto in questione, palesemente
dispiaciuto del tono freddo e distaccato col quale il tiratore da tre
punti gli stava parlando.
Pochi minuti dopo si udì in
lontananza il rombo di una moto.
Hisashi pose fine alla
conversazione, salutando educatamente i due vecchi amici e uscì
dalla palestra senza mai voltarsi.
Kogure lo vide salire sulla
motocicletta di Tetsuo e il dispiacere, si trasformò in
sincera preoccupazione.
“Ehi,
Campione! - lo salutò il giovane uomo dalla folta criniera
scura – Mmm... Lui è qui, vero?” borbottò, notando
la sua espressione cupa.
“Andiamo
a casa.” sibilò Hisashi, salendo dietro l'amico, senza il
casco.
Voleva mettere più
chilometri possibile tra lui e il resto della squadra.
Si sentiva soffocare.
“Ragazzi,
siete diventati veramente bravi!” esclamò Kiminobu,
complimentandosi con i due
rivali inseparabili.
“Hn”
“Sono
il Tensai, no?” rise Hanamichi, mettendosi in posa.
“No”
sentenziò la volpe, senza guardarlo.
“Ehi,
Baka! Come ti permetti?” tuonò il rossino.
“Lo
hai chiesto tu!” gli fece notare Kaede, senza fare una piega.
“Mmm...
- s'aggrottò un imbronciatissimo Hanamichi, meditando vendetta
– Prima o poi, mi dovrà chiedere un budino al cioccolato! Il
sale ci metto!...E pure il curry e il chili! Poi vediamo se avrà
tutta questa voglia di parlare con la lingua abbrustolita!”
bofonchiò il ragazzo recuperando il suo borsone.
“Non
vedo l'ora di giocare insieme a voi nella squadra dell'Università!
Ci saranno tutti i più grandi campioni della prefettura!”
sorrise Kogure, salutandoli.
“Quattrocchi,
io non andrò all'Università. Per me il basket terminerà
con il liceo.” annunciò Hanamichi, rattristando non poco i
due senpai.
“Ma
che dici?! Sei scemo? Vuoi buttare via tutto quello che hai imparato
fino ad oggi?! - tuonò Akagi, tirandogli un sonoro pugno –
'Questo', almeno non
lo scorderai!” sentenziò il gorilla, iracondo.
“Gori...
Ho dei motivi validi, cosa credi!” sbottò Hanamichi,
passandosi nervosamente una mano tra i capelli.
“Mmm...
- mugugnò l'ex capitano, scrutando attentamente il viso serio
e sinceramente dispiaciuto dell'amico – Se cambierai idea, sappi
che saremo lieti di averti con noi!” si limitò a dire,
scompigliandogli affettuosamente i capelli.
Kaede si trattenne a stento dal
prendere il rossino a calci nel culo.
Tremando d'ira, decise di
aspettare d'essere a casa, nella dependance, per poter parlare - o
picchiarlo - senza essere disturbati.
Hanamichi andò a sedersi
sul divano, mantenendo volutamente le distanze dall'imbronciatissima
volpe.
Non capiva cosa avesse.
Avevano giocato benissimo, era
stato divertente e Anzai si era detto molto soddisfatto di loro.
Insomma, meglio di così non
sarebbe potuta andare!
Eppure Kaede era uscito dalla
palestra di umore nero.
Aveva rimandato la discussione fin
troppo a lungo.
Rukawa andò a sedersi
accanto al rossino, puntandogli addosso il migliore dei suoi sguardi
glaciali.
“Non
andrai all'Università, Do'hao?” chiese incrociando le
braccia al petto.
“No.
Ci deve andare Hiki, è lei quella intelligente. Per uno come
me sarebbero soldi sprecati. Lo dici sempre anche tu che sono un
idiota!” sorrise il ragazzo, non capendo il senso del discorso.
Cosa poteva importarne a Kaede di
lui?!
“Hn.
L'ho sempre detto per darti infuriare, non credevo fosse vero, ma
anch'io a volte sbaglio, evidentemente... Tu sei davvero un cretino!”
sibilò socchiudendo pericolosamente gli occhi chiari.
“Che...cosa...?!”
“Mi
hai stufato! Tu e la tua propensione al martirio! Passi l'affetto per
Hikaru, ho quattro fratelli più uno in arrivo e lo capisco fin
troppo bene! Ma tu sei assurdo! Ti diverte così tanto
immolarti per la causa o ti piacciono i ruoli drammatici in
generale?” domandò Rukawa, ironico.
“Andrà
al Conservatorio di Tokyo e lì la retta è alta. Voglio
solo il meglio per mia sorella, cosa c'è di male?!” rispose
stizzito Hanamichi, sulla difensiva.
“E
per te? Cosa vuoi per te? Cosa sogni?”
“Io?!
Beh... Non so... Che Hiki sia sempre in salute... come lo sia anche
tu e tutta la tua famiglia e il Guntai e...”
“NO!
VOGLIO SAPERE COSA SOGNI PER TE STESSO! - tuonò Rukawa
talmente adirato da alzare persino la voce – Voglio giocare
nell'N.B.A., amo la musica rock e mi piace dormire. Tu, invece?
Tralasciano il Guntai e tua sorella, cosa ti piace? Quali sono i tuoi
hobby? Cosa desideri dalla vita?”
“Per...me...?Non
lo...so... Non... ci ho mai pensato... seriamente...” balbettò
il rossino, preso in contropiede.
“Bene,
pensaci allora! Perché io non ho intenzione di stare con una
persona che non ha obiettivi e desideri!” sentenziò Kaede,
poco prima di uscire, lasciando Sakuragi da solo a riflettere.
Alla morte del padre, si era
immediatamente accollato il ruolo di tutore di sua sorella,
anteponendo le esigenze di Hikaru alle proprie.
Lo faceva da così tanto
tempo, che ormai non se ne rendeva nemmeno più conto.
Per Hanamichi era stata una scelta
obbligata, un modo per espiare le sue – presunte – colpe.
Tornare ad una vita normale, gli
sembrava quasi una mancanza di rispetto verso il suo defunto padre,
come se, così facendo, denigrasse la sua prematura scomparsa.
Ma Rukawa aveva ragione. Era
giunto il momento di pensare al suo futuro.
Continuando a guardarsi indietro,
Sakuragi aveva smarrito la via.
Era merito del basket se era
tornato alla vita e non voleva assolutamente perderlo.
Aveva sempre avuto la sensazione
che il Destino avesse scelto per lui, rendendo la sua esistenza
quasi... banale. Impossibilitato a decidere liberamente...
Era per questo che amava i
rimbalzi.
Riuscire ad afferrare quella palla
vagante.
Stringerla tra le mani.
Possedere le redini del gioco.
Tutto quello aveva il potere di
farlo sentire in pace con se stesso e col proprio passato.
Si sentiva sereno e vivo come non
mai.
Non ci avrebbe rinunciato!
Con quella rinnovata
determinazione nel cuore, corse da Kaede, certo di trovarlo in
palestra a sfogare il suo malumore.
Entrò improvvisamente,
spalancando la grande porta, ansimante e sudato, Hanamichi incrociò
lo sguardo con quello fintamente annoiato della volpe.
“Voglio
diventare il più grande rimbalzista della storia del basket.
Mi piace la musica rock americana e giocare ai videogiochi e amo la
birra e...mi piace cucinare per la tua famiglia!Voglio andare
all'Università e... e voglio stare con te! Me ne strafotto
dell'opinione della gente! E poi... poi... Non lo so, credo che sia
tutto!” concluse, tirando finalmente il fiato.
“Così
va meglio!” sbuffò Kaede, stringendolo forte a sé.
Il rossino ricambiò il suo
abbraccio, sfregando la guancia contro quella di Rukawa.
Come due animaletti in cerca di
calore, rimasero a lungo in silenzio, in piedi, in mezzo al campo, ad
accarezzarsi solo con i visi, finché le loro labbra non
entrarono in contatto di sfuggita.
“Oh!
È diverso dal bacio di Sendoh...” mormorò sorpreso,
posando due dita sulle labbra carnose.
“Tsk!
Lo credo bene!” borbottò la volpe, chinando il volto verso
il suo, per ottenere un contatto maggiore.
Il loro, vero, primo bacio, fu
quanto di più dolce avessero mai provato.
Ad Hanamichi piacque soprattutto
quel leggero formicolio che sentì tutt'attorno alla bocca.
“Decisamente
molto meglio! - sorrise, di fronte all'espressione imbronciata del
suo ragazzo – Ru? Passiamo a vedere come sta Kanata?” chiese il
rossino, guardando l'orologio appeso sulla parete, dietro le
panchine.
“Devi
anche prepararmi la merenda! - mugugnò Kaede, con una curiosa
espressione infantile sul viso – Me la sono meritata!”
“Va
bene, per stavolta la sceglierai tu! Sei peggio di Nezumi!” rise
Hanamichi, uscendo dalla palestra, incamminandosi sul sentiero di
casa.
“Hn”
borbottò Kaede, arrossendo appena.
Varcata la soglia di casa, i due
ragazzi trovarono Kanata seduto sul divano, in compagnia dei due
gemelli e di Akira e di Hikaru, che teneva in grembo un gongolante
Kato.
“Hn?”
chiese Kaede, accigliandosi.
“Sto
bene e ho fame!” rispose il bimbo guardando direttamente il rossino
che subito sorrise sollevato.
“Per
festeggiare che ne dici di un creme caramel?” propose il ragazzo,
scompigliandogli i capelli scuri.
“Si
può fare!” rise il Kanata, saltandogli sulla spalle.
“Lo
dovevo scegliere io!” borbottò Kaede, incupendosi.
“Sono
circondato da bambini! - sospirò affranto il bel rossino,
entrando in cucina seguito dai ragazzi – Mmm...Ru? Cosa sta facendo
il tuo cane?!” chiese poi, guardando allibito il soffitto.
“Mmm...
La falena. - disse Rukawa, osservando distrattamente Kuro,
abbarbicato sul lampadario – Vado a far la doccia...” mugugnò
il ragazzo, recandosi al piano superiore.
“Allora,
Nezumi, stai davvero bene?” domandò Hanamichi, iniziando a
cucinare.
“Certo!
Mi fa ancora un po' male la testa, ma il dolce lo mangio lo stesso!”
sentenziò il bimbo, scendendo per terra e prendendo posto su
una sedia.
“Geronimo
che ne pensa, in proposito?” volle sapere lui, rivolgendosi
direttamente a Sendoh, seduto accanto a Kanata.
“Mah!
È andato a Tokyo da Katy, non saprei... ma credo che si possa
fare, no? Si vede a occhio nudo che sta bene!” constatò il
porcospino, grattandosi il mento.
“Quante
storie! Sto benissimo e ho lo stomaco di ferro, io! Voglio il creme
caramel di Hana!” si lamentò il piccolo di casa, assumendo
la stessa espressione di Kaede, di pochi istanti prima.
“Caspita,
se siete fratelli!” capitolò Sakuragi, ridendo
sommessamente.
A metà pomeriggio,
tornarono inaspettatamente a casa Kyosuke e Kikyo-san, entrambi
imbronciati e di umore nero.
“Kami
Sama! È successo qualcosa alla mamma?” chiese subito Kurumi,
preoccupatissima.
“No,
no! Katy sta bene. Ha dato alla luce... No, non ve lo dico! -
sogghignò l'anziana donna, scatenando l'ira dei suoi nipoti –
Quante storie! Stasera tornerà a casa insieme a Fardello
Inguainato e lo scoprirete!” sbuffò poi, sedendosi sul
morbido divano del soggiorno.
“Ma...
allora che ci fate voi due qui?!” domandò Akira,
accigliandosi.
“Tuo
padre, non solo è svenuto come al solito, ma quando si è
ripreso, ha iniziato a saltare per la corsia come un canguro! Il
primario dell'ospedale ci ha praticamente sbattuti fuori. Che
vergogna!” sibilò la nonna, guardando suo figlio malissimo.
“La
sensibilità non è apprezzata, al giorno d'oggi!” si
difese l'uomo, incrociando le braccia al petto.
“Almeno
siete in tempo per il creme caramel!” sorrise Hanamichi, servendo
il dolce ai nuovi arrivati che subito ritrovarono il buon umore.
Erano fatti tutti con lo stampino,
pensò il ragazzo, osservando Kaede.
Anche lui aveva perso il broncio,
non appena gli aveva messo il piattino in mano.
“E
tu che ci fai ancora in pigiama a quest'ora? Hai l'influenza?”
sbottò l'inventore, notando l'abbigliamento di Kanata.
“Ah...Ecco...non
è che...Cioè...” il suono del campanello, corse
involontariamente in aiuto di Akira, che non riuscita a trovare una
scusa plausibile.
“Ho
preso freddo, Hana mi sta insegnando a nuotare in piscina.” disse
il bambino, sorridendo al suo amico che stava andando ad aprire la
porta, sogghignando.
Hanamichi si trovò di
fronte a due strani individui.
Uno sembrava un ovetto: basso,
paffuto, pelato e con due baffetti sottili, arricciati; l'altro
pareva un palo del telefono, talmente era alto e magro.
“È
stata la quaglia di sabato!” esordì il primo, porgendogli
una mano, sorridendo educatamente.
“Guardi...
a parte un paio di gazze e qualche piccione, noi qui di quaglie non
ne abbiamo... e poi che avrebbe fatto, scusi?” chiese il rossino,
accigliandosi confuso.
“Nononononononono!
- cantilenò l'uomo, ridendo gioviale – Pasquale
Èstatalaquaglia, è il mio nome!” si presentò,
con maggiore precisione.
“Avvocato
carissimo! - trillò l'inventore alle spalle del sempre più
sconvolto Sakuragi – Prego, prego! Si accomodi!”
“Kyosuke
caro-caro! Sono venuto appena ho potuto! - sorrise l'uomo, baciando
galantemente la mano a Kikyo-san – Signora mia, lei è sempre
più radiosa!Bene, vi presente il mio assistente di sabato!”
disse poi, indicando il collega accanto.
“Mannaggia!
- sbuffò Kyosuke – Non potevi passare domani? Oggi è
venerdì!”
“Nononononononono!
- cantilenò nuovamente l'avvocato – Si chiama Domenico
Disabbato!” specificò, aprendo la sua ventiquattrore,
estraendo una pila di fogli prestampati.
“Voi
è vero che siete matti, ma siete anche circondati da pazzi!”
sbottò Hanamichi, andando a sedersi sulle ginocchia di Kaede,
sprofondato sulla sua poltrona preferita.
“Hn”
sbadigliò Kaede, usando il braccio del rossino a mo' di
cuscino.
“C'è
tutto, vedo! Allora basta una firma, giusto?” chiese l'inventore,
prendendo una penna dalla tasca del giubbotto.
“Esatto!
Tutto in regola, tutto approvato. Un paio di autografi ed è
tutto sistemato! - rise l'avvocato, voltandosi a guardare i due
rossini – Sono loro, vero? Mooooolto carini!” pigolò,
lanciando un'occhiatina a Sakuragi, che si abbarbicò alla
volpe, terrorizzato.
“Ru?
Ma questo che vuole?” gemette il ragazzo.
“Diventare
una frittata!” sibilò Rukawa, fulminando il gioviale
avvocato con lo sguardo.
“Ohohohohohohohoh!
- rise Èstatalaquaglia – Ma no-ma no-ma noooo!!! Notavo
solo il buon gusto di Kyosuke caro-caro! Ha adottato due ragazzi
davvero belli e intelligenti! Lo si capisce dallo sguardo che siete
tipi svegli!” canticchiò, come suo solito, annuendo
allegramente.
“A..do...adottato...?”
balbettarono i due Sakuragi, increduli.
“Tutore
legale, per l'esattezza – intervenne Disabbato – Gli assistenti
sociali avrebbero potuto separarvi. Due minorenni non possono vivere
da soli, necessitano della tutela di un adulto, è la legge!”
concluse, riponendo i documenti firmati dall'inventore.
“Ora
andiamo dal notaio a registrare i documenti e abbiamo concluso!”
disse l'ovetto, congedandosi educatamente.
“Papà!”
sbottò Kaede, stupito e pericolosamente commosso.
“Katy
è passata dall'avvocato la settimana scorsa, mancavo solo
io... Adesso fate parte della famiglia anche legalmente... Non che la
cosa faccia differenza!” borbottò l'inventore, meditabondo.
“Io..
davvero... - balbettò Hanamichi, troppo incredulo e felice per
poter parlare – Non so...davvero... Non so come ringraziarla!”
disse, inchinandosi educatamente, con le lacrime agli occhi.
“Fatti
palpare da me!!!” esclamò Kikyo-san, afferrando le sode
natiche del ragazzo, messe involontariamente in bella mostra.
“NONNA!”
tuonarono i nipoti, mentre il volpino le strappava dalle mani il suo
ragazzo bordeaux.
“Era
una palpatina di benvenuto in famiglia!” si difese la donna,
piccata.
Poco prima di sera, arrivarono
finalmente Katy - con un fagotto tra le braccia - e Scalpello
Scheggiato.
Accolti con calore dai ragazzi,
furono circondati immediatamente dai loro occhi curiosi.
“Ma
come? Non lo sapete ancora? - sbottò la donna, stupita – Vi
presento Kikyo, la vostra sorellina!” sorrise poi, mostrando il
visino imbronciato della neonata.
“Tsk!
Le avete dato un nome da vecchia!” borbottò la nonna,
scuotendo il capo.
“Kami!
Ha la stessa espressione di Kaede quando si sveglia al mattino!”
rise il rosso, ottenendo in risposta il sempiterno “Do'hao!” da
parte del soggetto in questione.
Appena udì il suono della
voce divertita del rossino, la piccola Kikyo volse il capo verso di
lui.
“Lo
sapevo, io, che facevate bene a chiamarla come me! - ritrattò
la nonnina, gongolando compiaciuta – Ha ottimi gusti in fatto di
uomini!”
“Ma
ha solo un paio di giorni! Non vede ancora bene! - esclamò
Kurumi – Meno male, però! Almeno è femmina!”
sorrise, ben felice di avere finalmente una sorella... Hikaru a
parte, ovviamente.
“Vede
solo ombre, ma ci sente benissimo!Tienila pure in braccio, Hana!”
la rassicurò Katy, avvicinandosi ad Hanamichi.
“Ma...
aspetti... Se questa cade mica rimbalza!” balbettò il
ragazzo, imbarazzato dallo sguardo strano di quel microscopico essere
umano.
“Do'hao!”
sbuffò la volpe, annoiata da tutto quel clamore.
“A
chi? Baka Kitsune!Prima o poi ti prenderò a... testate...”
concluse con voce flebile, notando con la coda dell'occhio qualcosa
di strano.
Appena lo aveva sentito parlare,
sulla tesa della bimba erano sbucate due enormi orecchie da koala,
morbide e pelose, che si erano rizzate sull'attenti.
Sakuragi, incredulo, si stropicciò
gli occhi con le mani, tornando poi a guardare la neonata, che
naturalmente non aveva nulla di anomalo.
Che fossero gli effetti
collaterali dell'Ini-biny?!
Agitandosi nell'abbraccio materno,
la bimba sollevò le manine verso di lui.
“Coraggio!
Mica morde!” lo incoraggio Katy, posando la creature sul petto del
suo giovane modello.
Stiracchiandosi indolenzito, Kaede
si guardò intorno, alla ricerca di Hanamichi.
Doveva essersi appisolato sulla
poltrona, ormai anche il vociare dei familiari era solo un brusio
sommesso.
Erano tutti in cucina a prendere
il the... Tranne il Do'hao, seduto sul divano con la neonata tra le
braccia, che dormiva beata con la guanciotta sul petto caldo del
ragazzo, e la testa di Kanata sulle cosce, intento a leggere un
libro al bambino.
In silenzio, Kaede si accomodò
accanto al rossino, posando il capo sulla sua spalla ambrata.
Come se avesse percepito una
presenza estranea, Kikyo-chan socchiuse appena gli occhi, trovandosi
a pochi centimetri da quello che era suo fratello maggiore.
Corrucciandosi, sollevò
lievemente la testa, rigurgitando il latte materno proprio sulla
maglietta della volpe.
“Hn.
È un idrante questa qui!” si lamentò Rukawa,
valutando lo stato pietoso della sua felpa.
“Dai,
Ru! Stai buono, che devo finire di leggere la storia a Nezumi!” gli
disse il rossino, sorridendo al suo piccolo amico, mentre la neonata
tornava ad adagiarsi su di lui.
Kaede valutò la situazione:
una poppante abbracciava il SUO ragazzo e un moccioso era sdraiato su
di LUI...
Mentre il volpino era stato
relegato in un angolo, contro il bracciolo, senza esser degnato di
uno sguardo da parte del SUO Do'hao...
Dannazione, due contro uno era
sleale!
La Battaglia per il Monopolio di
Hanamichi, era appena iniziata.
-FINE-
Ru: Fine? Fine?! FINE?! O___O'''
Gj: Sì, fine. Già
che sei qui, mi ridaresti i miei artbook di Saiyuki? Me li merito!
Sono stata brava, non ho ucciso nessuno, hai visto? ^____^
Ru: I tuoi artbook!? Ma io brucio
te, i tuoi artbook, la tua casa, la tua città, il tuo Paese,
la tua Nazione, il tuo Continente, il tuo Emisfero, il tuo... è___é
Gj. Ma che vuoi? Stai con Hana,
state tutti bene e nessuno è morto!Che pretendi di più?!
?__?
Ru: Mi hai fatto fare la figura
del pazzo psicopatico e cos'ho ottenuto?! Un misero bacio! Ho parlato
persino col mio pene!!! >///////////<'''
Eddy: Etchiùùù!
Gj:
E allora? Eve Ensler ha scritto 'Monologhi della vagina',
io non potevo scrivere 'Dialoghi di un pene'?
U__U
Ru: NO, SE IL PENE È IL
MIO!>_________<'''''
Eddy: Ari-Etchiùùù!
Gj: Quante storie! Ha vinto il
sentimento! ^____^
Ru: Ma io ti uccido, con
sentimento!Ti debello, ti anniento, ti distruggo!Se la
peggior...>___<'''
Gj: Ho pensato che, invece di due
misere paginette di lemon, avresti preferito 10 capitoli
pieni-pieni... Mi sarò sbagliata... ¬__¬
Ru: Sei la mia preferita! Quanto
ti voglio bene! *_____*
Hana: Come hai fatto?! O___O
Gj:
Presto in tutte le edicole: 'Come ti addomestico la volpe'
di Gojyina-chan, ed.RedFox, prezzo da definire.^___^
Grazie a tutti e a presto, con la
famiglia più sgangherata delle Fanfic! ^_________________^
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