Dannatamente sbagliato, dannatamente desiderato

di NadyJ
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1: L'inizio ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2: Viaggio verso la Sicilia. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Come avevamo fatto ad arrivare lì? Come avevamo fatto ad arrivare a quel punto? Perché eravamo a quel punto? Non capivo, cosa era successo? Dove si era spento tutto? …Aspetta, ricominciamo da capo. Ho intenzione di raccontarvi tutto, fin dall’inizio. Questo magari farà capire anche a me perché eravamo arrivati a quel punto… Dove avevo sbagliato.

Ogni anno ormai andavo lì. Era una cosa normale andare in Sicilia per l’estate. Insomma, lì avevo le mie due cugine preferite, i miei zii preferiti, e l’aria che si respirava era completamente diversa rispetto a quella torinese, dove tutti erano sempre di fretta e nessuno si preoccupava mai di niente, se non di loro stessi.

Nel paesino in cui andavo io, Camporeale, era tutto completamente diverso. La gente non aveva fretta, e se per sbaglio una persona ti andava addosso e ti faceva cadere qualcosa, si fermava e ti raccoglieva tutto ciò che era caduto e ti chiedeva scusa talmente tante volte che avresti potuto scrivere una lista con il numero delle volte che aveva ripetuto la parola scusa, e non avresti mai finito. A Torino, invece, se una persona ti veniva addosso ti urlava contro “Guarda dove vai *****” con tanto di insulti.  Insomma, quando scendevo per andare a Camporeale ero sempre felice. Come ho già detto, normalmente andavo a Camporeale per l’estate, ma quest’anno i miei genitori avevano scelto di scendere anche per Pasqua, e io, amando Camporeale, ero andata con loro. Mai scelta peggiore ho preso in tutta la mia vita.

Ogni volta che scendevo a Camporeale, puntualmente mi prendevo una cotta per qualcuno. Quest’anno non è stato diverso. L’anno scorso, per esempio, mi ero presa una cotta per un ragazzo di un anno più piccolo di me. Ma quest’anno avrei preferito non prendermi una cotta per nessuno, perché questa volta credo sia più di una cotta. E di sicuro è la persona più sbagliata per innamorarsi. La persona di cui sto parlando è Marco, 41 anni, padre di famiglia, felicemente sposato con una donna che nonostante abbia 40 anni è ancora una bella donna e non si è lasciata andare come tutte le donne sposate, con due splendidi figli, il più grande 15 anni e la più piccola 10. Ah, ho dimenticato di dire che la più piccola mi adora e io adoro lei, come se non bastasse. “Ciao Laura, ti voglio bene e sei simpaticissima! Ho una cotta per tuo padre, sai? E più ci parlo questi miei sentimenti crescono… Già, credo di starmi innamorando di tuo padre, sai? …Bene, vuoi giocare ora?”… Quella bambina è più forte di me nonostante abbia 10 anni e potrebbe tranquillamente uccidermi.


Ebbene sì, nonostante io non abbia neanche 17 anni, credo di essermi innamorata di uno di 41.


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Hello! Premetto subito che è la mia prima storia, e so che molto probabilmente non è un granchè. Non sono una persona che se la prende per le critiche, anzi, trovo che le critiche siano costruttive e mi potrebbero aiutare per i prossimi capitoli e le prossime storie. Perciò nelle recensioni (sempre che vogliate farle) non abbiate paura di esprimervi! ;)

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Capitolo 2
*** Capitolo 1: L'inizio ***


I miei sentimenti sono nati durante il mio periodo di permanenza per Pasqua a Camporeale.   Ma io e lui ci siamo conosciuti prima. L’estate dell’anno prima. 

La prima volta che l’ho visto e mi sono presentata, eravamo andati al mare insieme. La sua famiglia, io, le mie due cugine e il fidanzato di una di queste. Perché eravamo andati insieme? Perché il fidanzato di una delle mie cugine è il fratello della moglie di lui. E’ stato strano il modo in cui è nato il rapporto tra me e lui. Anzi, non so come è nato quel rapporto tra me e lui, ma era cominciato praticamente subito. Probabilmente c’era una simpatia reciproca, e il desiderio per colpa di questa di conoscere meglio la persona che ci aveva ispirato simpatia così, a pelle. O almeno, per me c’era. Provavo questa simpatia strana, a pelle, per lui. Quando parlava mi faceva ridere praticamente sempre e nonostante io sono di natura timida con lui riuscivo ad aprirmi un pochino, a parlare e ridere come se ci conoscessimo già. Anche se era la prima volta che ci vedevamo. Due minuti prima ci eravamo presentati e due minuti dopo scherzavamo e ridevamo sul bagnasciuga della spiaggia come se ci conoscessimo da anni. Come amici che si sono rivisti dopo tempo. La volta che ci siamo conosciuti è stata una delle poche volte in cui non sono stata tutto il tempo in acqua per scelta e non per obbligo.  E’ stato davvero strano. E non solo per me, anche per le mie cugine. Ogni tanto uscivano dall’acqua e venivano da me dicendomi: “Non vuoi entrare in acqua…?” E quando sentivano la mia risposta, che spesso era di no dicevano “Vieni dai, l’acqua è fantastica! Temperatura perfetta! Vieni” Spesso dicevo di no anche la seconda volta che mi invitavano ad entrare, ma ogni tanto avevo davvero voglia di entrare in acqua, perciò decidevo di entrare. E lui entrava con me. Quando eravamo in acqua non parlavamo solo io e lui, ovviamente, ma spesso parlavamo. E quando lo facevamo, ci appartavamo. Ci piaceva parlare senza rischiare di ricevere spruzzi in faccia da sua figlia più piccola o dalle mie cugine, perciò ci appartavamo.  

…Beh, diciamo che il primo anno ci siamo visti solo le volte che andavamo al mare, perché andavamo sempre insieme. Saremo andati al mare 4/5 volte, e quello è stato anche il numero di volte che l’ho visto. Ma quell’anno, quell’estate, non lo avevo mai considerato come qualcosa di più. Era un uomo adulto con cui andavo d’accordo e con cui riuscivo a parlare tranquillamente. Un amico un po’ cresciuto, quella era la definizione che gli avevo appiccicato addosso, come un post-it. E poi alla fine dell’estate, quando sono dovuta tornare a Torino, poco dopo che ero tornata l’ho dimenticato. Finito nel dimenticatoio, avevo molte altre persone e preoccupazioni per poter pensare al “mio amico un po’ cresciuto”. Tra scuola, amici e litigate, famiglia, non avevo tempo neanche di pensare alla Sicilia, figuriamoci al “mio amico un po’ cresciuto”.

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~ Hello!
Sono tornata, e questo è il secondo capitolo! (: Spero vi sia piaciuto, ma come ho detto nel prologo, le critiche sono ben accette! Non sono affatto brava a scrivere P.S. e mai lo sono stata, perciò scusatemi ):
Detto questo, non so davvero che dire... Faccio davvero schifo a fare sti P.S., non c'è niente da fare. Vabbè, detto questo non mi rimane altro che dirvi grazie per aver letto anche questo capitolo e spero che leggiate anche il prossimo (:

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Capitolo 3
*** Capitolo 2: Viaggio verso la Sicilia. ***


Per tutto il resto dell’anno in cui l’ho conosciuto, non l’ho più rivisto dopo l’estate e sinceramente, non l’ho neanche pensato. Non che lo facessi con cattiveria, solo che era una persona che a cui mi ero affezionata, ma non così tanto da occupare la mia testa e i miei pensieri anche dopo l’estate. 

E poi venne la proposta dei miei genitori: “ Ti va di scendere a Camporeale per le vacanze di Pasqua?”. La mia felicità quando ho sentito questa frase era tantissima. Ora sembra solo un lontano ricordo, e mi chiedo come potevo essere tanto felice. Ma alla fine, quando me l’hanno detto non sapevo a cosa andavo incontro… E probabilmente se lo avessi saputo avrei fatto in modo di non farlo realizzare. Me l’avevano proposto verso metà febbraio, e io avevo subito accettato. Quando era stato deciso il tutto, con le richieste di ferie dei miei genitori per i giorni 23/24 Aprile già accettate, avevo cominciato a fare il countdown ed era già l’inizio di Marzo. - 41 giorni, - 40 giorni, - 35 giorni, - 25 giorni, - 15 giorni… Lentamente si stava avvicinando il periodo delle vacanze pasquali e la mia felicità cresceva di giorno in giorno. Meno giorni mancavano alla partenze, fissata al 17 Aprile, più diventavo felice ed allegra. 
         -    0
Il giorno della tanto attesa partenza era arrivato,  e io nonostante avessi dormito… 3 ore e mezza, ero più sveglia che mai. Appena avevo sentito che i miei si stavano svegliando e cominciando a vestirsi, non c’è stato neanche bisogno che venissero da me per dirmi di alzarmi, perché l’avevo già fatto. Cosa assai strana, se ci penso ora, dato che sono davvero pigra e AMO dormire.
 
    Ore 05.22
Partiti da casa. Come faccio a sapere l’ora esatta? Beh, me l’ero segnata sul cellulare. Ogni volta che faccio qualcosa che è importante per me scrivo sul calendario del cellulare il promemoria e nel caso sia un viaggio, scrivo anche l’orario di partenza, arrivo e luogo di destinazione. Sono fatta così. 

    Ore 22.50
Arrivo a Camporeale. Finalmente. Dopo ben 17 ore e 28 minuti di viaggio, due delle quali ad aspettare un cavolo di traghetto di cui c’è n’erano ben cinque in giro, a detta di quelli che lavoravano nella società, ma erano tutti e cinque bloccati dall’altra parte dello stretto perché aspettavano che ci fossero abbastanza macchine dato che non volevano fare viaggi a vuoto, finalmente ero arrivata alla cittadina della mia felicità. Camporeale, finalmente. 


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Hello again, guys! 
Grazie per aver letto anche questo capitolo e come sempre, ricordo che le critiche sono ben accette. Spero vi stia piacendo, anche se sono abbastanza scarsa nello scrivere ancora :)
In ogni caso, spero di rivedervi a leggere anche il prossimo capitolo! Byee :)

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