I See Fire

di Jamie234
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Intro. ***
Capitolo 2: *** Chapter 1. ***



Capitolo 1
*** Intro. ***


Intro.
 
 
Prima o poi, quel momento arriva nella vita.
Il momento in cui devi fare una chiacchierata con la tua coscienza e chiederti: “Uè, che vuoi combinare nella vita?” Beh, a diciassette anni non ne avevo la minima idea.
Zero. Nulla. Vuoto assoluto. Neanche uno straccio di idea.
Ogni volta che mi facevano questa domanda nella mia testa si sentivano i grilli e
Il loro verso rimbombava nella mia mente e rendeva il silenzio ridicolamente rumoroso.
La mia famiglia non mi aveva aiutato per niente,anzi.
Mia madre era una tossicodipendente e adesso non mi riesco a spiegare come sia ancora viva.
 E’ andata in overdose varie volte, ma subito dopo incominciava da capo perché si sentiva persa senza quelle schifezze.
Non ci vedevamo mai.
La mattina stava a casa mentre io ero a scuola e quando tornavo nel pomeriggio lei era fuori e tornava a casa a notte fonda.
Non sapevo che cosa facesse, non me l’ha mai voluto dire.
Fin da quando sono nata il mio angelo custode è sempre stata mia zia Carol.
Ricordo che quando avevo cinque anni io e Carol entrammo a casa e ,accasciata a terra con una sigaretta e delle maleodoranti siringhe intorno, trovammo mia madre.
Litigarono. Ma mia mamma non aveva le forze per sostenere quella conversazione e cadde a terra,sfinita. Carol la portò in ospedale, e gli assistenti sociali mi affidarono momentaneamente a lei, giusto il tempo che mia mamma si riprendesse.
La  zia era una persona unica.
 Gentile, altruista e sempre con un sorriso a 563478284 denti, riusciva a leggerti dentro, con l’unica forza dello sguardo.
Quello fu il periodo più felice della mia vita.
Ricordo che mi portava a fare le passeggiate e che ogni sera mi raccontava una favola della buonanotte.
Dopo quel breve periodo sono ritornata nell’abisso e non ho più rivisto la zia.
No mi è mai più stato detto niente su di lei, solo che se n’era andata e che abitava lontano.
Quanto a mio padre, beh, lui era una persona così schifosa, avida e prepotente che preferisco non parlarne. Fatto sta che era finito in carcere perché aveva ammazzato un uomo cospargendolo di benzina e incendiandolo.
Ero sicura che non sarei mari riuscita a combinare niente nella vita.
Per quelle poche volte che andavo a scuola avevo capito di non essere una buona studentessa,anzi ero pessima, tranne in matematica, ma questo non mi dava alcuna speranza, nè consolazione.
In un paesino sperduto nella terra dei fuochi, fra Napoli e Caserta,se il tuo destino è già stato scritto dalla nascita, studiare non ti porta a niente.
I soldi servono preso e subito e non puoi spendere il denaro in cose inutili.
In effetti io di speranze, sogni, aspirazioni, non ne ho mai avute.           
Sono sempre stata debole, circondata da cattive compagnie.
 Ero abbastanza carina. Avevo i capelli mossi rosso scuro, quel rosso antipatico,che sembra quasi castano,la carnagione non troppo scura,ma neanche cadaverica, le ciglia folte e gli occhi verdi, verde smeraldo.
Non sembravo una ragazza di quelle parti, assomigliavo molto a mio padre.
Non uscivo gran che, anzi, per nulla, avevo pochi amici, e quelle poche amicizie che avevo erano proprio quelle che mi facevano andare fuori strada, che mi offuscavano la mente e che mi facevano sentire più forte per dissimulare quella devastante debolezza che c’era dentro di me.
Avevo solo un unico grande amico, l’alcool
 Affogavo le mie frustrazioni in una bottiglia, ma non mi rendevo conto che sapevano nuotare.
L’alcool erano un mondo a parte, nel quale rifugiarmi appena le cose prendevano un verso sbagliato, almeno lui era li e mi consolava.. Vivevo, così, abbandonata nell’ombra. Senza uno scopo. Sopravvivevo, più che altro.
 
Quando i servizi sociali mi vennero a prendere per portarmi dalla zia io non credevo fossero persone in carne ed ossa, ma più che altro presenze eteree che non si addicevano per niente all’ambiente che c’era intorno,ovvero un posto che sembrava non essersi ripreso dopo la Seconda Guerra Mondiale.
Mia madre mi guardò e mi disse: <> La fulminai con uno sguardo pieno di odio e rabbia, ma i fantasmi mi costrinsero ad andare via.
Non sapevo dove sarei andata, e ne tantomeno quale aspetto avrebbe avuto la zia dopo tanti anni.
“Lontano.” Che significava? Sapevo che al di la di quelle colline c’erano tante città distanti anni luce , ma irraggiungibili.
Provavo a immaginare il posto in cui sarei andata, ma la mia immaginazione si fermava.
Chissà se avrei potuto farmi una nuova vita lì, abbandonare il dolore del passato e magari anche fare qualche amico.
Ma quale amico.
Chi mi avrebbe voluta come amica? Chi mi avrebbe accettata? Chi si sarebbe preso la responsabilità di conoscere una ragazza con una vita tormentata?
Non lo sapevo.
L’unica cosa che sapevo è che sarei andata lontano e qualsiasi posto era migliore di quello in cui vivevo.
 

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Capitolo 2
*** Chapter 1. ***


                                 Chapter 1.
 
                          “Welcome,my babe”
 
 
Forse è ora che io mi presenti.
Il  mio nome è Cristina, ma voi chiamatemi solo Chris.
In quanto al cognome,beh, mi avevano detto che non era sicuro mantenere il mio vero cognome, quindi mi era stato dato quello di un mio lontano prozio del quale non sapevo neanche l’esistenza, chiamato Mitchell.
Chris Mitchell. Suona bene. Non mi riconoscevo tanto in quel nome, ma alla fine mia andava bene così.
Per più di mezz’ora caddi in un silenzio di tomba.
Quelle persone vestite di bianco erano sempre più simili agli spiriti.
 Mi facevano domande, cercavano di rasserenarmi, ma io volevo studiarli meglio quindi ritenni saggio non rispondere.
Ad un certo punto, mi accorsi che era passato già troppo tempo,e non riconoscevo più i paesaggi che scrutavo dal finestrino, quindi mi feci coraggio e chiesi con tono freddo al fantasma seduto accanto a me: << Dove andiamo? >>
<< Come..ancora non lo sai? >> accennò un sorriso
<< Cosa devo sapere? >>
<< Dove andiamo? >> sembrava stupita.
<< Nessuno mi ha detto niente >> sbottai io.
Poi il fantasma mi prese le mani, erano calde e cercò di scaldare le mie che erano freddissime, come sempre. La ragazza-fantasma poteva vedere la paura nei miei occhi, quindi per non spaventarmi troppo non mi disse il nome della destinazione precisa.
<< Andiamo lontano. >> continuò << dobbiamo prendere un aereo >>
 
Non capivo. Un aereo. Per andare dove? Il posto più lontano che immaginavo era Caserta, al limite.
<< Poi vedrai, piccina. Non preoccuparti. >>
La risposta era inutile. Il tempo passava, e vidi che erano passate due ore e mezza. La macchina parcheggiò direttamente all’interno di una grande struttura. Doveva essere l’aeroporto.
<< abbiamo già tutti i tuoi bagagli >> mi rassicurò l’altro fantasma.
Lo guardai con riluttanza.
Gli spiriti mi avevano fatto fare tutti i controlli necessari. E io salii sull’aereo.
Non ci ero mai salita sopra prima d’ora e fu come, una liberazione.
Man mano che l’aero saliva potevo riconoscere dei monumenti.. il colosseo..ma ero a Roma?? Ero nel panico, e cercai di sopprimerlo guardando in un punto fisso davanti a me, quindi ripiombai nel silenzio di tomba.
Dopo un po’, gli spiriti si erano addormentati.
Io non potevo rimanere con dubbio devastante. Feci una domanda alla signora seduta davanti a me.
<< Scusi Signora,sapete dove stiamo andando? >>
Ma lei non capiva. Faceva solo segni.
<< SAPETE DOVE STIAMO ANDANDO? >> gridai.
Niente, mi rassegnai. Chiesi ad un ragazzo dietro di me.
<< Scusami sai dove va l’aereo?? >>
<< Mi perdoni signorina?? >> Rispose con un italiano forbito.
<< SAI DOVE STA ANDANDO QUESTO AEREO? >>
<< Però non alzi il tono della voce, non sono sordo >>
Ero spazientita.
<< Comunque, ci stiamo dirigendo a Londra non lo sa? Anzi, fra esattamente 34 minuti saremo arrivati >>
Cosa?
Tutto d’ un tratto diventai pallida. Pallidissima. Non poteva essere vero.  Londra? Ma proprio quella Londra??? Stava scherzando.
<< Scusa, ma stai scherzando vero? >>
<< Prendermi giuoco di lei signorina? Non mi azzarderei mai. Guardi,ecco il biglietto dell’aereo. >>
Il biglietto diceva chiaramente “Londra, Regno Unito”, a questo punto non potevo non crederci. Feci cadere il biglietto a terra. E ricaddi immersa nei miei pensieri.
Londra. Era come andare dall’altra parte del mondo. Era impossibile, improbabile, fuori luogo. Una come me, a Londra?
Il fantasma si svegliò, e intanto l’aereo stava scendendo di quota.
<< Andiamo davvero a Londra? >>
<< Si >> deglutii. << Voglio scendere >>. 
<< Tesoro, non spaventarti. Starai meglio, ne sono certa, ci sarà tua zia all’aeroporto ad aspettarti >>
Me n’ero completamente scordata! La zia! Vederla mi avrebbe fatto sentire meglio ,ma chissà se mi avrebbe riconosciuto, se avesse ancora potuto vedere la stessa bambina di cinque anni di cui si prendeva cura.
Appena scesa, sentii che l’aria era fredda e c’era un lieve nevischio.
Improvvisamente cercai lo sguardo di Carol tra la folla, poi i fantasmi mi condussero da lei.
Era bellissima. Aveva dei capelli neri cobalto a caschetto e degli occhi grandissimi, color cioccolato.
Mi guardò con uno sguardo pieno d’affetto e mi sussurrò:
<< Ciao bambina mia. >>
Io istintivamente la abbracciai forte. Non avevo mai abbracciato nessuno al di fuori di lei. Questo forse era il primo vero abbraccio che io avessi mai dato.
<< Abbiamo fatto la nostra parte >> Disse uno dei fantasmi. Poi sparirono nello stesso modo in cui erano arrivati.
<< Forza, andiamo a casa ora. Poi mi racconterai tutto >>
L aeroporto non era tanto distante da casa della zia, ci impiegammo un quarto d’ora di macchina circa.
La zia abitava in un piccolo appartamento,nel centro di Londra.Lavorava in una libreria, ma con gli straordinari riusciva a pagarsi l’affitto.
<< Benvenuta a casa! >> Esclamò
Era piccola ma molto carina. Aveva tanti fiori e piante,era aperta e spaziosa e l’aria di Settembre rendeva il tutto ancora più fresco e confortevole. Mi sentivo finalmente a casa.
Iniziammo a parlare e finimmo dopo ore.
 L’amavo sempre di più,anche più di prima. Poi cucinammo uno spaghetto con il pomodoro.
<< Grazie davvero di tutto zia. >>
<< E di che! >> disse lei con un sorriso da ragazzina << Dobbiamo metterci subito all’opera, i soldi non crescono sugli alberi! Ti ho già trovato un lavoro! >>
<< Lavoro? >> ero entusiasta.
<< Si,da Starbucks, una caffetteria qua vicino. Avevo pensato che magari ti saresti annoiata a venire in libreria con me, la cercavano una commessa quindi.. >>
<< Ma è fantastico ! >> L’abbracciai.
<< Poi >> continuò << Tra poco dovrai iniziare la scuola >>
Rizzai il naso << Scuola? >>
<< Certo tesoro. Adesso riposati, che ti aspetta un bel po’ di lavoro. Buonanotte >>
<< Buonanotte zia >>
Tutte le luci si spensero, ma io rimasi ad osservare il panorama per un po’. Il Big Ben, era bellissimo.
<< Forse inizierò a vivere >> Mi dissi.
Chiusi gli occhi e mi addormentai.
 
SPAZIO AUTRICE: Ciao a tutti, mi chiamo Chris! Come avete già potuto intuire, questa non è la solita fan fiction dove tutto è rosa e fiori. Essendo napoletana, ho voluto inserire un po’ della mia terra, perché dove abito io gente come la protagonista se ne vede di continuo.
**Avvertimento** Gli spunti per questa fan. Nascono dell’Agosto 2011, quindi non vi aspettate un Liam con la barba o un Zayn supermegatatuatissimo, ma i one direction di un po’ di tempo fa. Vi auguro buon divertimento e buona lettura!
 

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