Street Walker.

di MechanicalHeart
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pale-dancer. ***
Capitolo 2: *** Maldito Alcool ***
Capitolo 3: *** Un pantalone fin troppo stretto. ***
Capitolo 4: *** Tutto in un solo giorno. ***
Capitolo 5: *** Questione di sguardi. ***



Capitolo 1
*** Pale-dancer. ***


Capitolo 1

"HEATHER!!" Urlò il suo coinquilino, sbucando in camera e facendola sobbalzare dalla paura.
"Che c'è???" Rispose scocciata con la testa che ancora pulsava. -Alcool del cazzo-. Pensò. 
"Io esco con Duncan e Lightning, ricordati di dare da mangiare a Peppa, non vorrei che morisse di fame!!" 
-Dannato maiale!- Pensò tra sè e sè, ma rispose: 
"Si certo, la tua maialina è al sicuro." Abbozzò un sorriso fintissimo, poi aggiunse: 
"Scott, stasera vado a lavoro, vuoi che ti prepari qualcosa io, o ti prendi una pizza?" 
"Prendo una pizza da -Dj's pizza-" Rispose Scott, mentre si accasciava a terra per accarezzare la sua maialina. 
"Ma vedi te, se mi tocca vivere con un maiale e un contadino." Pensò ad alta voce guardando la scena scocciata. 
"Hai detto qualcosa?!" Chiese lui, cioè il contadino sentendosi chiamato in causa. 
"No." Heather abbozzò un mezzo sorriso, ovviamente finto.
"Allora me ne vad-ahhhhrg" Scott inciampicò sui lacci sciolti delle sue scarpe e cadde a terra, sbattendo contro un mobile, tutto questo sotto gli occhi di Heather, la quale iniziò a ridere di gusto, forse Scott non era proprio uno dei migliori coinquilini che si potessero avere, ma sicuramente le risate con lui erano assicurate.

-A dire che tempo fa, con lui ci sono pure andata a letto una, o forse due volte, anche se tra noi non ha funzionato, troppo diversi. Poi ora sta con una tipa, una certa Dawn, credo sia molto gelosa di me, beh, ha anche ragione, il suo ragazzo, se così si può chiamare, abita con una delle più belle ragazze del paese, ma che dico, del mondo.- Heather pensò tra sé e sé scuotendo la testa.

Uno "Sha-Bam!" urlato un pó troppo forte da Lightning la fece sobbalzare di nuovo nel mondo reale, facendola girare di scatto, per poi posare gli occhi sul ragazzo che le aveva fatto paura, notando che si stava baciando i muscoli del braccio destro, mentre con quello sinistro stava mostrando fieramente una medaglia. 
Non sapeva esattamente quando fosse arrivato, forse perché era troppo persa nei suoi pensieri.

"Heather!!! Hai visto la mia medaglia?" Urlò il ragazzo accorgendosi solo in quel momento che c'era anche lei nella stanza. 
"Guarda che la medaglia per la partecipazione la danno a tutti." Sputò Heather con acidità, mentre incrociava le braccia sotto al seno. 
"Guarda che me l'hanno data perché sono arrivato primo nella gara di nuoto." Rispose lui adirato. 
"E vuoi pure che ci creda?" Disse lei alzando un sopracciglio. 
"Aaaah, solita Heather." Lightning roteò gli occhi e si allontanò da lei.

Heather non sopportava proprio i modi di fare di quel palestrato da strapazzo, è vero era carino, con la sua pelle scura, i suoi occhi neri, e i suoi muscoli messi -sempre- in risalto da una maglia elasticizzata da football, ma se la tirava troppo per i suoi gusti. Dopotutto, l'unica persona che si poteva permettere di tirarsela era lei, visto che era bellissima e intelligentissima.

"Dov'è Duncan?" Chiese Scott a Lightning. 
"Sono qui." Dalla porta alle spalle di Lightning comparì Duncan dal nulla.
-Duncan è un cretino, punkettone, va in giro con una cresta verde, e non se ne vergogna, l'unico suo pregio sono gli occhi azzurri.-
Ma non era solo, con lui c'era un ragazzo che lei non aveva mai visto al campus, il quale venne reputato da Heather -belloccio, ma niente di più.-
"Ero giù che fumavo una sigaretta con il mio amico Alejandro, visto che qui non si può fumare mi è toccato farlo fuori." Duncan roteò gli occhi come gesto di disapprovazione, mentre con la testa mimava un -no-. 
"La mia Peppa non può odorare cose nocive come il fumo." Sbottò Scott preoccupato per la salute della sua maialina.

Poi Alejandro si presentò a Scott dicendo che era nuovo, e che si era appena trasferito dalla Spagna perchè gli avevano dato una borsa di studio per frequentare l'università, e nella facoltà aveva incontrato Duncan e subito avevano stretto amicizia.

Poi appena vide Heather le andò vicino, prese la sua mano destra si inchinò e gliela baciò, poi disse: "Io sono Alejandro, e tu chica?" La fissava negli occhi. 
"Io sono Heather, e non mi chiamare chica." Sputò Heather guardandolo dalla testa ai piedi con aria di superiorità. 
"Ok, come desideri, chica." Alejandro fece attenzione a scandire bene la parola -chica-. La ragazza lo guardò storto, ma non disse niente, si girò e si rinchiuse nella sua camera. Alejandro aggrottò la fronte in un'espressione vittoriosa e poi ritornò vicino ai ragazzi, che stavano guardando la scena cercando di trattenersi dal ridere. 
"Sei stato un grande!!" Esclamò Duncan, cioè il punk da strapazzo, come lo chiamava Heather. 
"Perché?" Stavolta l'espressione di Alejandro si fece interrogativa. "Nessuno ha il coraggio di tenere testa a quella, é una super montata.." Il punk non fece in tempo a finire la frase che Scott lo interruppe. "Mmmh c'é la panna?? E dove è?" 
"Wuaa fratello, siamo surfisti?" Gli rispose il pompato. 
"In che senso?" Chiese il contadino aggrottando le sopracciglia in un'espressione confusa. 
"Nel senso che viaggiamo sulla stessa linea d'onda." I due che a detta di Heather probabilmente avevano problemi mentali, non avevano sentito il discorso tra il punk e il latino ma si erano intromessi comunque, ora stavano ridendo di gusto, sotto lo sguardo interrogativo degli altri due. 
"La panna è montata!!" Chiarì Lightning ad Alejandro e Duncan, notando che i due non ridevano. 
"Si, lo avevamo capito." Disse il punk guardando Scott che ormai era steso a terra dalle troppe risate. 
"Va bene, va bene. Andiamo?" Si affrettò a dire Alejandro cercando di tagliare il discorso a pensier suo pietoso. 
"Si, andiamocene, sennò rischiate di farmi fare tardi stasera." Rispose Duncan. 
"Perchè dove devi andare stasera?" Chiese Scott che intanto si era alzato e ripreso dalle risate fatte un minuto prima. 
"Devo vedere la Principessa, e voi sapete che se non arrivo in anticipo, lei si arrabbia." Roteò di nuovo gli occhi, sempre in segno di disapprovazione. 
"Mai fare aspettare una chica." Sbottò Alejandro, come se fosse la cosa più naturale del mondo. 
"Io sto bene con me, guardate quanto sono bello!!" Riprese il palestrato baciandosi i bicipiti. 
"Beh, andiamo?" Alejandro stava per perdere la pazienza di fronte alla vanità di Lightning, ma si trattenne dallo scoppiare. 
"YEAH!!! SHA-ANDIAMO!!!!" Urlò sempre il palestrato. 
"Okay." Disse il contadino lentigginoso, mentre lanciava in aria un bacetto alla sua maialina Peppa.

Gli altri lo guardarono con gli occhi sgranati, ma non dissero nulla, pur di evitare discussioni inutili.

---

Intanto Heather si iniziò a preparare per andare a lavorare. 
Si guardò allo specchio, era irritata, non voleva di nuovo andare in quel posto, ma era costretta a farlo dopotutto si doveva pagare gli studi in qualche modo dopo che i genitori a causa della sua cattiva condotta le avevano tagliato i fondi.
Fare la ballerina di pale-dance, non era proprio il lavoro più dignitoso che potesse trovare, ma a causa del suo caratteraccio, non era mai riuscita a trovarsi un lavoro dove ci doveva essere cooperazione o comunque contatto con le persone, preferiva lavorare da sola, e quello era l'ambiente adatto dove lei potesse lavorare, coi clienti non ci doveva parlare, doveva solo ballare per loro e poi nel caso qualche cliente chiedeva qualcosa in più, lei si limitava a rifiutare oppure se il cliente era particolarmente attraente, beh, accettava.
Non aveva detto a nessuno che lavoro facesse, tutti pensavano lavorasse come cameriera, visto che lavorava solo poche volte a settimana, già il martedì e il giovedì, quei due giorni meno affollati, e quindi con meno probabilità di trovare qualcuno che potesse riconoscerla.

Sospirò, doveva andare, non poteva fare tardi.

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"Signori!!" Richiamò l'attenzione su di sé Alejandro, poi proseguì:
"Stasera devo andare ad una festa che si terrà in un night-club, qualcuno di voi viene con me?"
"Io passo, anche se mi piacerebbe molto, ma devo andare dalla mia ragazza, e se annullassi il nostro appuntamento per andare in un night, me la farebbe pagare cara." Disse Duncan dispiaciuto.
"Io verrei volentieri, ma mi devo allenare, credi che dei muscoli come questi crescano da soli?" Rispose il palestrato iniziando a baciarsi i bicipiti alternando i bracci.
Alejandro guardò speranzoso verso Scott, il quale disse sconsolato:
"Non posso stasera vado a mangiare con Dawn da -Dj's pizza-" 
"Ma posso sapere chi ti ha invitato?" Chiese il punk curioso.
"Mi ha invitato Justin, dividiamo la stanza del dormitorio insieme, sembra una brava persona, anche se è un pò montato." Lo spagnolo guardò di sfuggita Lightning, forse perchè riteneva anche lui un pò montato.
"Come la panna?" Chiese serio il palestrato.
"Amico, una volta fa ridere, okay, ma due volte è patetico!!" Sputò il punk.
"Beh, nemmeno la prima volta faceva tanto ridere." Il latino scambiò uno sguardo di intesa con Duncan, ma una fragorosa risata da parte di Scott, interruppe quel momento di solidarità tra il punk e lo spagnolo.
"Oddio, Lightning, mi fai morire così, ahahahhah la panna montata, ahahhah è un classico!! Ahahahah!" Non riuscì a trattenersi Scott.
"Ah!! Visto??" Il palestrato si rivolse ai due scettici della sua battuta indicando l'amico che rideva a crepapelle con fare trionfante.

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"Buonasera!" Esclamò Heather entrando in quella bettola, cioè il night dove lavorava.
Una Gwen barcollante la squadrò dalla testa ai piedi e quando finalmente comprese chi era, la sua bocca si spalancò in un sorriso, per poi risalutarla.
"Già fatta a quest'ora?" Chiese Heather di rimando vedendo le condizioni fisiche della ragazza che le stava davanti.
"Ho avuto un cliente difficile, e un pò di ecstasy mi aiuta a sciogliermi.." 
"Con difficile cosa intendi?" Chiese Heather curiosa, mentre si iniziava a preparare per lo show.
"Era brutto, BRUTTO, brut-to, brrrruuut-to!! Oddio, come suona strana questa parola, bi-erre-u-ti-ti-o" Sibilò Gwen prima con il tono di voce debole, poi urlando, poi tornando con una voce normale, poi continuò:
"Mi ha fatto fare delle cose terribili, ed era brutto, ed era vecchio, ed era brutto.." Una lacrima le rigava il volto mentre un abbozzo di una risata le si disegnava sul volto.
"Bah, io vado solo coi clienti accettabili." Disse fra sè e sè Heather mentre abbandonava la collega lì e andava sul palco per fare la sua esibizione.

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"Gentil'uomini, io devo andare alla festa, quindi vi abbandono qui, buonaserata!" Alejandro si inchinò ed andò via.
"Beh, me ne vado anche io, mi vado a fare i muscoli!!" Disse il palestrato baciandosi il bicipite destro e andando via correndo.
"Duncan, mica ti dispiace se vado, insomma... Da Dawn... Ecco..." Chiese insicuro il contadino grattandosi la guancia lentigginosa destra con la mano.
"Bah, va pure, ciao!" Il punk si girò e andò dritto per la sua strada, cioè la strada di casa di Courtney.

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Lo spettacolo era andato bene, fino a quando Heather non si rese conto di conoscere quel ragazzo alto e moro che le era di fronte, l'aveva visto, ma dove? Sicuro non al campus..
"Oddio Alepegno!! No cioé Alejandro!" Pensò forse ad alta voce, ma il rumore della musica troppo alta, ricoprì il suono che forse la ragazza aveva emanato, eppure Alejandro sembrò accorgersene, la guardò, ma subito dopo i suoi occhi rimbalzarono sui seni di Linsday, la quale gli stava portando da bere al loro tavolo.
Quello sguardo fugace, fece perdere un battito di cuore ad Heather, la quale temeva di essere scoperta, ma con un pò di fortuna, un pò di alcool ed il fatto che lei durante tutta l'esibizione indossasse una mascherina di pizzo nero, sperava di riuscirsela a cavare, di fatto il latino d'avanti a lei sembrava non essersene accorto, troppo preso dall'alcool e dalle tette della ragazza bionda che gli stava posando davanti l'ennesima birra.
Lo spettacolo era finito, ora doveva solo far bere un cliente per arrotondare, dopotutto lei guadagnava molto in commissioni, bastava trovare il pollo giusto da spennare.
Scrutò la situazione cercando di trovare qualcuno che corrispondesse al suo standard -ricco-docile-carino- 
"Individuato!" Sorrise mentre si avvicinava ad un ragazzo biondo con una camicia rosa sbottonata che permetteva ai suoi pettorali di uscire in tutta la sua bellezza.
"Hey, ti posso fare compagnia? Mi sembri solo" Disse Heather avvicinandosi e iniziando a toccargli i pettorali.
"Si certo!" Un sorriso smagliante da parte del prescelto sembrò illuminare il viso di Heather, la quale si limitò a sorridere.

Erano le 2.50 am. e il night avrebbe chiuso alle 4.00 am.

Heather aveva bevuto come una spugna, non riusciva a reggersi in piedi, però avrebbe preso una bella percentuale visto che anche il suo cliente aveva bevuto molto.

"Che brutta serata, pensavo di portarmelo a letto e guadagnare qualche extra." Sbuffò la ragazza che invece si era ritrovata a parlare della fidanzata del suo cliente per tutta la serata.

Heather uscì fuori per prendere una boccata d'aria, dove incontrò Gwen, la quale le offrì una pasticca di ecstasy, Heather si ritrovò ad accettare.

Il night si stava svuotando e anche Heather decise di tornare a casa, ma si rifiutò di andare in macchina visto le sue condizioni.
"Andrò a piedi!" Disse rassegnata, ma fuori pioveva, quindi corse vicino la sua macchina così da ripararsi dalla pioggia e magari aspettare che finisse cosicchè da poter tornare a casa a piedi.
Andò vicino alla macchina che a prima vista sembrava sua, provò ad aprirla più volte, ma non ci riuscì, intanto la pioggia continuava a scendere sempre più violenta.
"Cerchi di rubarmi la macchina?" Chiese un ragazzo avvicinandosi sempre di più ad Heather, la quale si accorse era nelle sue stesse condizioni.
"No, questa è la mia auto!" Cercò di difendersi la ragazza.
"Ah davvero?!" Il ragazzo prese le chiavi dalla tasca del pantalone e premendo un bottone sulla chiave, aprì la macchina.
"Visto? E' mia!" Il ragazzo le si avvicinò sempre di più.
Forse per via dell'ecstasy, forse per via dell'alcool, o forse perchè sembrava un bel ragazzo, ma Heather non si tirò indietro, anzi prese il comando. Azzerò lo spazio tra le loro labbra.
"Entriamo?" Un sorriso comparve sul volto di quel ragazzo, mentre indicava la macchina.
Un cenno di approvazione da parte di Heather.
E poi? E poi si ritrovarono nudi, in quella macchina, con il rumore della pioggia che si mescolava al rumore del loro ansimare.
E poi un tuono.

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Heather si risvegliò sul petto del ragazzo, notando solo allora chi fosse. 
Alejandro?
Si rivestì di fretta e in silenzio sperando che il ragazzo non si accorgesse di nulla e che magari non la riconoscesse.

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Okay, eccomi con il primo capitolo della mia nuova long, non sarà proprio long, ma sarà formata da pochi capitoli tipo o 4 o 5 u.u
Quindi spero vi piaccia e che recensiate, nel bene e nel male u.u
A presto!!
MechanicalHeart <3

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Capitolo 2
*** Maldito Alcool ***


"Maldito alcool!" Esclamò Alejandro appena sveglio, con la testa che gli pulsava ancora, non aveva ben chiaro del perchè fosse lì, non ricordava niente della notte precedente, ma vedendosi nudo, con un pacchetto di preservativi sopra il cruscotto  -arrivato lì chissà come-, Alejandro potè ben immaginare che cosa avesse fatto la notte precedente.
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Heather dal canto suo, si stava preparando per andare a lezione con la sua amica Gwen.
"Aaaaaah!! Ma chi cazzo le ha messe le scale qui, ma sopratttutto perchè cazzo non si vogliono pulire?" Heather sentì un lamento da parte del suo coinquilino, e decise di affacciarsi a vedere che gli era successo, non perchè volesse aiutarlo, sia chiaro, ma non avrebbe rinunciato a vedere Scott in balia ai suoi attacchi di casalinga disperata, difatti lo trovò steso a terra mentre cercava di pulire riga per riga le fessure tra una tavola di parquet e l'altra, vicino le scale all'entrata.
"Lavare a terra e basta come le persone normali no? E poi tu che pulisci? Un'occasione più unica che rara, direi."  Sibilò acidamente la ragazza asiatica, Scott non puliva MAI casa, -ne tantomeno curava la sua igiene personale a dire la verità- ma quando lo faceva, cazzo, la casa sembrava risplendere di luce propria, Heather non sapeva bene che prodotti usasse, o se era proprio lui che era un asso delle pulizie, ma le aveva risparmiato un bel lavoro, e lo apprezzava.
"Stasera viene Dawn a casa" Disse lui, con gli occhi che brillavano -quasi quanto la casa- poi continuò:
"Quindi tu devi sparire!!" 
Heather cambiò espressione a sentire quelle parole.
"E dove cazzo dovrei andare?!" Chiese tra l'arrabbiato e perplessa.
"Esci con qualche tua amica!" Esclamò lui poi con voce debole e quasi non udibile disse:
"Ma soprattutto dormi da loro!!"
Heather si lamentò ma non reclamò, si limitò a fare una smorfia di schifo, prese la borsa e andò via.
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Duncan si era svegliato accanto a Courtney quella mattina, gli venne da sorridere a vederla così, indifesa.
Poi guardò l'ora, e urlò facendo sobbalzare dalla paura l'ispanica.
"Che cavolo ti prende?" Urlò a sua volta Courtney.
"Guarda l'ora!!" Il punk si alzò e iniziò a vestirsi sotto gli occhi assonnati della ragazza.
"Guarda che quell'orologio l'ho messo un'ora avanti, così quando lo guardo, mi mette fretta e non rischio di fare tardi a lezione." Sibilò lei tra una risata soffocata e uno sbadiglio, mentre si gustava il viso perplesso di Duncan.
Poi il punk, -appena riuscì a capire la genialità contorta dell'ispanica- fece un sorriso seducente, e disse:
"Che ne dici se quest'ora viene impegnata nel fare qualcosa?"
"Del tipo?" Ammiccò lei alzando un sopracciglio.
Lui le si mise a cavalcioni addosso ed iniziò a baciarla appassionatamente.
---

Gwen e Heather stavano parlando della sera precedente, quando un:
"Buongiorno ragazze!" Le interruppe, le due si girarono, e Gwen vide il viso della sua amica già pallido, diventarlo ancora di più se possibile.
"Che vuoi?" Sibilò acida Heather.
"Beh, ti ho riconosciuto e ho pensato di salutarti, ecco tutto." Disse Alejandro alzando le spalle come se fosse una delle cose più normali che potesse fare.
"E tu sei?" Chiese la darkettona alzando un sopracciglio.
"Io sono un amico di Heather, Alejandro piacere!" Disse lui con nonchalance.
"Un amico di Heather?" Ripetè Gwen con un'espressione perplessa.
"Si infatti, da quanto in qua io  e te siamo amici?" Replicò l'asiatica.
Alejandro non le rispose, si girò verso Gwen e le chiese di presentarsi a sua volta.
"Anche io sono una amica di Heather, mi chiamo Gwen. Piacere." Disse con assoluta nonchalance.
"E com'è che sei amica di questa qui?" Il latino indicò Heather senza darle importanza.
"Che cavolo vorresti dire?" Sibilò Heather che mentalmente cercava di non perdere le staffe.
"Beh, le persone belle escono con altre persone belle, e tu, Heather non sei una bella persona." Replicò lui.
"Ma perchè cazzo parlo con te, vattene dai tuoi amici, prima che mi incazzi così tanto, da staccarti le palle, e sai dopo che ci faccio? Le dò da mangiare a Peppa." Sibilò sempre l'asiatica incazzata.
"L'unico modo per arrivare alle mie palle, comprende l'uso di alcool, sostanze stupefacenti e un letto." Ammiccò lui.
Il viso di Heather diventò ancora più bianco, quelle parole le facevano ricordare della sera precedente. Non replicò, decise di ignorarlo ed andare via.
---

"Lightning vince sempre!!" Urlò Lightning alla ragazza bionda che stava correndo dietro di lui.

Lui e la sua amica Jo organizzavano spesso degli incontri mattutini di corsa, poche volte riusciva a vincere Lightning, ma non lo avrebbe mai ammesso se qualcuno glielo avesse chiesto. Però quando vinceva, praticamente tutto il campus sentiva le urla vittoriose del ragazzo. Dall'altro lato c'era Jo, più equilibrata, la quale non si vantava delle sue numerose vittorie contro il palestrato.

Ma quella mattina Jo era strana, Lightning nella sua superficialità non se ne accorse fino a quando non si girò per rinfacciarle che aveva perso, e la vide lì, a terra, a vomitare.
"Che succede?" Chiese il palestrato spaesato, non avendola mai vista così.
Lei non rispose, dopotutto stava vomitando.
"Come mai non mi rispondi, ti è andato un rospo in gola?" Insistette lui, sempre superficiale.
Lei non rispose, di nuovo.
"Ma che stai davvero male?" Aggrottò la fronte.
-Ma non si vede?- Pensò lei.
 Ma nessuna risposta, ora si stava ripulendo.
"Ragazzi che succede?" Sibilò Alejandro correndo verso Jo per aiutarla, la prese in braccio, e poi la passò a Lightning.
"Portala in infermeria, ha la febbre, e a vederla sembra essere anche alta!"  Poi vedendo lo sguardo perso del compagno aggiunse:
"Devi farlo tu, sei più veloce di me!" A sentire quelle parole Lightning sembrò risvegliarsi.
"Hai ragione, io sono il più veloce del mondo, sha-vado!!" Urlò lui sotto gli occhio di Alejando che lo guardava come per dire -Questo è un emerito idiota.-
Heather che passando per di la per caso, vide tutta la scena, e si avvicinò ad Alejandro, il quale dal canto suo le sorrise.

-Quel dannato, bellissimo sorriso.-

"Che è prima mi attacchi e poi fai finta di far il buon samaritano?" Chiese l'asiatica alzando un sopracciglio.
"Oh, ma io sono buono!" Fece il finto offeso.
"Si, buono come una mazzata sui coglioni." 
"Scommetto che vorresti assaggiare un pezzettino di Alejandro!" Ammiccò lui seducente.

-L'ho già assaggiato.-

"No, grazie, scommetto che sei indigesto, e sensibile come sono, mi farebbe acidità allo stomaco." Disse lei con nonchalance.
Lui rise.
Lei perse un battito.
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Mi scuso per il capitolo corto, ma ho da fare T_T
Volevo aggiornare presto, e ho fatto del mio meglio, ma non aspettatevi il prossimo capitolo domani, ecco. u-u
Detto questo ringrazio chi mi ha recensito, e invito altri a recensire, cosicchè di potermi fare una idea del se vi piace o no xD
A presto (si spera)
MH <3

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Capitolo 3
*** Un pantalone fin troppo stretto. ***


Erano le 4 del pomeriggio, Heather ancora non sapeva come avrebbe impegnato la serata, l'unica cosa che sapeva era che non poteva tornare a casa a causa della cena romantica che stava organizzando Scott per la sua dolce metà, l'asiatica disapprovava il fatto di non poter tornare a casa, dopotutto l'affitto lo pagava anche lei, ma glielo doveva a Scott, dopotutto se lei gli chiedeva qualcosa, lui era sempre disponibile.
Gwen, le aveva dato forfait.
Duncan usciva con Courtney.
Lightning era in ospedale a cercare ancora di capire che ci facesse lì Jo.
Non aveva altri amici oltre loro, e oltretutto non erano neanche suoi amici, ma bensì di Scott, anche se ogni qualvolta ci usciva anche lei.
"Andrò in qualche pub, poi qualcosa da fare lo trovo." Ammiccò lei allo specchio per poi pensare che fosse davvero stupida a parlare ed addirittura ammiccare da sola.
---

Lightning dal campo suo era ancora nella sala d'attesa dell'ospedale, era nervoso, non ne sapeva il motivo, dopotutto ancora doveva capire cosa fosse successo alla Jo forte e potente che lui conosceva.
Un dottore gli si avvicinò e gli disse che era sveglia e che quindi poteva farle visita.
Il palestrato iniziò a camminare lungo il corridoio, ed ogni passo che lo portasse dritto verso la stanza di Jo gli sembrava sempre più pesante. Forse per via dell'odore acro di alcool e medicinali che gli si insinuava sempre di più nei polmoni.
I corridoi bianchi gli sembravano davvero tristi.
Finalmente riuscì ad arrivare alla porta, la aprì, davanti a lei una Jo coperta solo da un camice e da un lenzuolo fino, sdraiata su un letto bianco che gli sorrideva.
"E così sei venuto?" Sibilò lei imbarazzata notando che il ragazzo stava fissando un punto ben preciso, il suo seno.
Un "Eh?!" Sorpreso uscì dalla bocca di Lightning prima di chiederle sgranando gli occhi:
"Ma tu sei una ragazza?"
Anche lei sgranò gli occhi prima di risponderglì seccata:
"Ma va, davvero?"
Lui alzò un sopracciglio e gli si stampò una espressione curiosa:
"E perchè non me lo hai mai detto?" 
"Te l'ho detto un milione di volte, imbecille che non sei altro!!" Si incazzò lei.
Un "oooh.." di sorpresa uscì dalla bocca del palestrato, che dopo una breve pausa riprese:
"Vedrò di ricordarmelo."
 
---

-Maledetta Courtney- Pensò il punk arrabbiato, mi aveva promesso che non parlava più con il suo maledettissimo ex, e invece mentre lei si stava facendo una doccia, il punk aveva curiosato nel cellulare della ragazza, e aveva visto la lista delle chiamate, e almeno una decina erano indirizzate o ricevute da lui.

José Burromuerte.

La mora gli aveva raccontato vagamente della relazione avuta con lui.
Sapeva che era una relazione durata due anni.
Sapeva che era una relazione a distanza.
Sapeva che lui era spagnolo, e che Courtney essendo anche lei mezza spagnola, aveva dei parenti lì, e quindi quando lei andava a far visita ai suoi lontani parente incontrava anche lui.
Sapeva che a lei non piaceva il modo di fare di Josè.
Ma sapeva anche che la rottura era stata causata da lui che con la scusa del -non ci possiamo vedere come una vera coppia- l'aveva lasciata.
Lei diceva che non ci aveva sofferto, ma si vedeva che quando ne parlava era tutt'altro che insofferente.
 
---

Erano le 8.30 quando Scott iniziò a sclerare.
"Heather devi andare, fra poco arriva lei.." Disse lui tutto entusiasto, -manco dovesse venire il Papa a cena-.
"Okay-Okay! Ma ora calmati" Sbuffò lei prendendo la borsa.

-Quella sera Heather decise di dormire in macchina, o se la serata sarebbe andata bene, magari con un bel ragazzo.-

"Heather.." Sibilò Scott a voce bassa.
"Si?!" Si girò verso di lui.
"Grazie.." 
Lei non rispose, ma gli sorrise.
 
---

Heather decise di andare a piedi in una bettola poco lontana da casa sua, lì avrebbe potuto bere senza che nessuno gli desse fastidio visto che era un posto poco affollato.

Un "Chica!!" urlato la confuse prima di capire chi era che urlasse.
Un "Oh no.." gli uscì debolmente dalla bocca, ma fortunatamente lui non lo sentì, o comunque lo ignorò.
"Dove vai da sola?" Chiese curioso il latino.
"Sono fatti miei!" Sibilò acidamente lei.
"Hey, calma, ti ho fatto solo una domanda." Disse lui facendo il finto offeso.
"Mi levo dalle palle di Scott" Disse l'asiatica, ma notando lo sguardo perso di lui, decise di spiegargli:
"Voleva la casa tutta per sé." 
"Ahn.. Ora ho capito, e dove vai tutta sola?" Si ritrovò a chiedere lui, nonostante non volesse invadere la privacy della ragazza.
"Ad ubriacarmi... Dovrò pur passare il tempo in qualche modo, no?!" Rispose lei come se fosse la cosa più naturale del mondo.
"E con chi vai?" Si ritrovò a chiedere di nuovo lui, maledicendosi mentalmente.
"Da sola." Rispose secca lei.
"E non si inviti?" Si ritrovò nuovamente a chiedere lui contro la sua propria volontà.
"Perchè vuoi venire pure tu?" Le chiese lei titubante.
"E un appuntamento?" Ammiccò il latino.
"Ma se me lo hai chiesto tu di invitarti." Si infuriò lei.
"Guarda per non offenderti accetto l'invito!" Disse lui beffardo.
"Ma se ti sei auto-invitato! E poi non ti preoccupare non mi offendo mica se non puoi venire con me eh!" Le urlò lei.
"Okay, hai ragione, allora bella signorina, dove si va?" Chiese lui con un ghigno in faccia.
"Seguimi, ma resta ad almeno un metro di distanza, sai non vorrei che questi imbecilli del campus si facciano un'idea sbagliata." Sibilò lei.
Lui le si avvicinò ancora di più, prendendo le parole di Heather come una sfida, dal campo suo l'asiatica si spostava o accellerava quando vedeva il latino avvicinarsi.
---

Dopo quattro bicchieri di wisky l'asiatica iniziò a dare i primi segni di cedimento, mentre Alejandro si beffeggiava di quanto l'asiatica reggesse poco l'alcool, era ormai mezza notte, tra una battutina e l'altra il tempo per i due era passato fin troppo velocemente, ma non davano segno di voler tornare ognuno a casa propria, -anche perchè Heather non poteva tornare a casa, per via di Scott, ma Alejandro non lo sapeva-.
"Allora, che si fa?" Chiese il latino ammiccando.
"Si rientra a casa direi." Mentì l'asiatica.
"Oh, ma come di già?" Alejandro fece un'espressione da cane bastonato.
"Tu hai un suggerimento migliore?" Chiese lei, sperando di non ricevere una battutina piccante o comunque una richiesta di sesso implicita.
"Andiamo a casa mia, prendiamo la mia auto, e andiamo da qualche parte."
"La mammina non ti ha insegnato che non si guida quando si beve?" Sibilò lei acida.
"Si, infatti non permetterei mai che tu guidassi al posto mio." Disse lui puntandole l'indice contro.
"Che cosa vorresti dire che io non reggo l'alcool?"
"Ne abbiamo bevuto la stessa quantità, e guardati, non ce la fai a reggerti in piedi." Sibilò lui.
"Non è vero!" Disse lei offesa, per poi ritirare il tutto, quando si ritrovò a inciampare sullo scalino che si trovava all'entrata della bettola.
"Scott ti ha influenzata, vivere con lui ti fa male!!" Rise lui mentre lei cercava di rialzarsi inutilmente.
"Sembri una tartaruga quando cade di schiena!" Continuò lui ridendo tra una parola e l'altra.
"Sta zitto e aiutami!" Le urlò lei.
Ma appena Alejandro le porse una mano, l'asiatica si aggrappò a lui e lo spintonò verso di sè.
Anche lui cadde.
Anche lei rise di lui.
"Se volevi che mi avvicinassi così tanto a te, bastava chiederlo, non c'è il bisogno di usare tecniche così subdole." Sibilò lui iniziando a ridere, effettivamente le loro fronti si toccavano, così come il naso.
Lei non disse niente, si limitò ad arrossire, ma fortunatamente era notte, e lui era brillo, quindi non si sarebbe accorto di niente.
I loro sguardi si incatenarono per qualche secondo che a lei, ma anche a lui, sembrò l'eternità.
Forse lui fece per avvicinarsi, o forse no, ma un:
"Imbecille!" Sibilato da Heather, risuonò nell'aria, ma nonostante tutto lei non si mosse, e neanche lui voleva saperne di allontanarsi da lei.

Lo sguardo di Alejandro era così magnetico per lei?

Lo sguardo di Heather era così magnetico per lui?


 Nel momento in cui lui decise di azzerare la distanza tra le loro labbra, ci fù una serie di domande che gli percorsero la mente.
-Mi allontanerà? Mi rifiuterà? Scapperà? O accetterà il bacio?-

Lei lo vide avvicinarsi pericolosamente, la sua mente le diceva di allontanarlo, di rifiutarlo e di scappare, ma il suo corpo voleva accettare quel bacio, difatti vinse il suo corpo, il quale sembrava irrigidirsi se il cervello provava a dare un ordine diverso da quello che voleva fare lui.

Un bacio, appassionato, sinuoso e sensuale. 

Ma solo dopo quel bacio lui si rese conto che voleva di più.

Quel suo profumo gli sapeva di familiare, e quelle labbra, gli sembrava di averle già assaggiate, ma dove?

Lei non sembrava disprezzare quello che stava accadendo.

Il bacio durò a lungo, ma quando lei sentì dei passi sempre più vicini, sgattaiolò via dalle braccia di Alejandro.
Si risistemò il vestito, sotto lo sguardo scombussolato del latino.
"Questo non è mai accaduto. Ciao." Sibilò lei come se non ammettesse obiezioni.
Lui non ebbe il tempo di risponderle che lei era già scomparsa.

Si rialzò anche lui, notando che i pantaloni gli sembravano più stretti del solito.
 
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Oh, ragazzuoli, come va???
Non vi aspettavate il nuovo capitolo così presto eh?
Stupisco tutti, anche me stessa xD
Ora devo andare, però mi piacerebbe ricevere qualche recensionina anche per dirmi che fa pena T_T
Ho scritto questo capitolo dalle 2 alle 4 di notte, e poi l'ho finito ora u-u
Vado particolarmente fiera del mio piccolino. <3
A presto!! (si spera)
MH <3

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Capitolo 4
*** Tutto in un solo giorno. ***


Heather se ne era scappata, e lui non le era nemmeno corso dietro per farsi dare delle spiegazioni, dopotutto anche se ci avesse provato, le sue gambe si sarebbero ribellate al suo volere.

-Alejandro non si piega al volere di una ragazza.
E' la ragazza a doversi piegare ai piedi di Alejandro Burromuerte, e già che è piegata, può anche iniziare a succhiare.-

Disse una voce estranea che si intrufolò nei pensieri del latino.

Di fatti lei era stata la prima ragazza che avesse mai rifiutato Alejandro, e come se non bastasse Heather, la smorfiosa, voleva perfino far finta di nulla riguardo al bacio quando per qualsiasi altra ragazza sarebbe stato motivo di vanto? No, lui non poteva accettarlo!

Si sedette un attimo sul marciapiedi per rimettere in ordine i suoi pensieri.

Ma un ticchettio di tacchi gli fece perdere quella ben poca concentrazione che aveva.

Si girò più volte per capire da dove provenisse quel rumore, per poi intravidere nell'ombra una ragazza, dalla sagoma scura sembrava avere un bel corpo.
La ragazza gli si stava avvicinando a passo lento e con movimenti felini.

"Ciao" La ragazza gli disse sicura.
"Ciao" Sorrise lui, da vicino sembrava ancora più bella.
"Io sono Dakota" Si presentò lei con voce sensuale.
-Che nome da baldracca!- Pensò il latino, ma disse:
"Io sono Alejandro."
"Si lo so, ci siamo intravisti un paio di volte al campus, ma non abbiamo mai parlato... Anche se mi hanno parlato di te." 
Il latino fece un'espressione confusa, poi chiese:
"E chi ti avrebbe mai parlato di me?" 
"Beh, Linsday, fa la cameriera in un night, è lì che ti ha visto." Disse lei con nonchalance.
"La biondina con delle belle tette?" Chiese lui facendosi sfuggire qualcosa di troppo.
Lei fece una faccia strana, poi rispose:
"Se la vuoi mettere così."
"E come mai lavora in un night?" Chiese lui, anche se poi ripensandoci meglio era stupida come domanda.
"Per i soldi, ma non è mica la sola del campus che lavora in un night!" Disse Dakota con una espressione che sembrava dire che lei la sapesse lunga.
"E chi altro?" Chiese lui per assecondarla, ma comunque senza interesse.
"Conosci Gwen la darkettona?"
Il latino ci pensò un attimo, poi disse:
"L'amica di Heather?" 
"Beh, ci sono voci che dicono che anche Heather sia una poco di buono, sembra lavori anche lei lì come ballerina, ma le voci non sono confermate." Fece spallucce lei.
Lui fece una faccia scioccata, ma decise di immagazzinare quell'informazione ed usarla nel momento giusto, quindi non rispose, aveva deciso che quella sera avrebbe sfogato i suoi più primitivi istinti e lo avrebbe fatto con lei, dopotutto aveva standard fisici accettabili.

"Che ne dici di andare a farci un giro?" Chiese lui ammiccando a qualcosa di più di un giro.
"Oh ma guarda un orecchino di Chanel, chissà chi lo avrà perso qui!" Disse lei tutta distratta, prendendo tra le mani quell'orecchino.

-Anche quando Heather non c'è, c'è?-

"Oh, ma io so di chi è, glielo ridarò domani" Sibilò il latino con un sorriso per dire quasi:
-Non me ne frega niente di quell'orecchino oca schifosa, voglio solo del sano sesso.-
Scacciò via quel pensiero, prese l'orecchino e lo mise in tasca.
Poi continuò sempre con un sorriso consapevole di quello che doveva succedere:
"Ora possiamo andare a fare un giro?" 
"Sisi" Sorrise lei maliziosa, dopotutto anche lei sapeva come sarebbe finita la serata.

---

Courtney stava cercando di contattare Duncan, lo provò a chiamare più volte, ma lui non le aveva mai risposto.
Voleva dargli delle spiegazioni, dopotutto gliele doveva.

---

Duncan dal campo suo, cercava di riprendersi e magari dimenticare.
Infatti quella notte la stava passando in un famoso night vicino al campus.

Decine di bellissime ragazze ballavano seminude sul palco, e lui non riusciava a pensare ad altro che a lei.

-Maledetta.-

Ad un tratto una ragazza mora, che dall'abbigliamento provocante che indossava evidentemente lavorava lì gli si avvicinò.

"Hey ciao" Gli disse.
"Hey" Rispose lui secco.
"Sei di cattivo umore?" Gli chiese lei.
"Si vede così tanto?" Chiese lui senza interesse.
"Beh, io so cosa ti potrebbe tirar su il morale!" Sorrise lei.
"Non ho voglia di sesso." 
"Non intendevo sesso!! Intendevo ecstasy." Disse lei come se fosse una cosa quotidiana.
Duncan fece una faccia interessata, ma non commentò.
"Allora, andiamo fuori?" Disse lei.
Il punk acconsentì con lo sguardo, poi chiese:
"Hai solo dell'ecstasy?" 
"Beh, ho anche qualche grammetto di eroina, ma quella se la vuoi te la faccio pagare, mentre l'ecstasy me l'hanno regalata, quindi la condivido volentieri con un bel ragazzo come te." Disse lei disinibita.

Entrambi presero una pasticca ciascuno.

Duncan si cominciò a sentire strano, si sentiva caldo, e in poco tempo la sua maglietta era zuppa di sudore.

Gwen era ormai abituata a quel tipo di droghe. 
Le facevano ben poco, ecco perchè prese un pò di eroina, la preparò a dovere e la sniffò.

Duncan la seguì con lo sguardo, in quel momento la repulsione sessuale nei suoi confronti, a causa dei suoi pensieri che andavano sempre a finire su Courtney, diventò pulsione sessuale.
Forse era per via dell'ecstasy ingerita, ma si ritrovò a trascinare Gwen nella sua macchina e a cingerle i fianchi con le sue grosse mani, mentre si faceva trascinare dalle tante emozioni che quella pasticca gli stava causando.

---

Heather girovagava per il campus, senza mai allontanarsi da casa sua.
I pensieri le scorrevano dentro come un treno ad alta velocità.
Voleva, voleva davvero andare fino in fondo, ma allora perchè era scappata? Forse temeva di farsi riconoscere?

Si andò a sedere su delle grandi scale di una chiesa, aspettando, non sapeva bene cosa, ma stava aspettando.

---

Jo stava molto meglio rispetto la mattina, ma il medico proprio non ne voleva sapere. 
Stava lottando contro il medico da circa mezz'ora pur di uscire, ma il medico sembrava più cocciuto di lei, infatti insisteva a dirle che doveva stare sotto osservazione per almeno tutta la notte prima di andarsene.

Solo quando Jo sbuffò arrendevole, il medico seppe che aveva vinto.

---

Lightning la stava guardando litigare col medico.

-Era proprio quella determinazione che lui- 
No, scosse la testa: 
-che Lei aveva a piacergli tanto.-

Le sorrideva, anche se non sapeva il perchè, ultimamente sembrava non sapere nulla.

Lei lo guardava con quegli occhi grigio cenere, e a lui sembrava non sentire più le gambe.

-Che fosse attratto da un uomo?- 
No, scosse di nuovo la testa.
-Che fosse attratto da una donna che sembrava un uomo?-
Beh, già meglio.

Jo era orgogliosa, ma nonostante tutto un "grazie" glielo doveva.

E Lightning lo stava aspettando così tanto, dopotutto era stato tutto il giorno a tenerle compagnia.

Il suo -piccolo- cervello continuava a ripetere:
"Dimmi grazie, dai, dimmi grazie, graziegraziegrazie."

Un "grazie" davvero risuonò nell'aria, e a Lightning ebbe una sensazione strana, come quella che pensava si provasse dopo essere riuscito a vincere il super-bowl.

Posò gli occhi su di lei, la quale stava ridendo, per poi chiedergli:
"Grazie, e di cosa?"

La sua pelle scusa sbiancò quando capì che non era stata lei a dire grazie, ma lui.

M doveva riprendersi, se non voleva fare la figura dell'idiota:
"Per la bella giornata che abbiamo passato insieme."

"Ma che cavolo stai dicendo Lightning, riprenditi!!" Sibilò la ragazza arrossendo.

Subito dopo anche lui capì cosa aveva detto, e arrossì, -ma perchè non penso quando parlo?- risuonò nell sua mente, ma non solo lì, visto che nell'udire queste parole Jo iniziò a ridere.

E a lui tornò quella strana sensazione di vincere il super-bowl.

---

Alejandro e Dakota erano lì, seduti su di un tavolino da bar.
Forse Dakota non se ne era resa conto, ma il latino era visibilmente spazientito dal fatto di dover passare del tempo con lei.
La sua eccitazione causata dal contatto con l'asiatica era scomparsa del tutto.
Eppure Dakota era bella, ma allora perchè non riusciva a corteggiarla?

-Dakota non è lei.-
Si intrufolò un altro pensiero che lui in fretta scacciò.

E poi la vide, era lontano, seduta su delle scale di una chiesa. Era ancora sola.

-Ma non doveva tornare a casa?-

Con una scusa abbandonò la pettegola e si avvicinò lentamente alla ragazza seduta.

"Heather!" Sibilò lui debolmente e a voce bassa.
Lei alzò la testa di scatto, come se lui l'avesse colta alla sprovvista.
"Che ci fai qui? Per caso mi segui?" Sputò lei acida.

Lui non seppe cosa rispondere. Si limitò a sorriderle.

"Il cane ti ha mangiato la lingua?" Insistette lei.

-Perchè lo attraeva così tanto? Era soltanto una stronzetta acida, che oltretutto lo aveva rifiutato.-

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Okay, mi dispiace per il capitolo corto ma, Ele Superstar, mi ha minacciato, ( o sono io ad aver minacciato lei?) LOL
Comunque, mi dispiace per eventuali errori e spero di provocarvi almeno qualche risata, grazie per aver letto e recensito, e vi invito a farlo ancora..
A presto (si spera!!)
MH <3

 

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Capitolo 5
*** Questione di sguardi. ***


"Lo sai che seguire le persone si chiama stalking? Ti potrei denunciare per questo!" Sputò acida Heather mentre Alejandro si sedeva accanto a lei facendo finta di non sentirla.
"Hey, ma almeno mi stai ascoltando?" L'asiatica cercò l'attenzione del latino il quale sembrava perso nei suoi pensieri mentre fissava un tratto di gamba nuda di Heather.
"Che cos'è quella cicatrice?" Chiese d'un tratto lo spagnolo smorzando quel silenzio che si era creato tra i due.

Il viso di Heather impallidì, ne doveva proprio parlare? L'unica a sapere il perchè della cicatrice era la sua amica Gwen.

"Sono fatti miei." Rispose lei acida.
"Se non te la senti di parlarne possiamo lasciar perdere." Soffiò il latino con un'aria comprensiva.

-Davvero non aveva insistito per saperlo?-

Un silenzio snervante si sollevò tra i due.

"Avevo 10 anni" Disse l'asiatica titubante smorzando il silenzio creatosi.
Alejandro si girò verso di lei sorpreso, ma non disse nulla.
"Era il 6 aprile, non faceva freddo, ed io indossavo una gonnellina rossa a pois neri, e un giubbetto smanicato rosa." Un sorriso amaro le si dipingette sul viso.

-Perché si stava sputtanando di fronte ad Alejandro?-

Un sospiro profondo, poi continuò:
"Ero andata a fare una visita a mia zia, che abitava in una casa di montagna, quel giorno c'era il sole che batteva cocente, quindi tolsi lo smanicato, rimanendo solo con una felpa dei 7 nani, ricordo che c'era la figura di Brontolo disegnata sopra."

Un altro sospiro.

"Mio padre si volle sedere sulla riva di un fiumiciattolo per riposarsi, e io mi sedetti di fianco a lui.."

Una lacrima fece per cadere, ma Heather la cancellò prima che Alejandro potesse accorgersene.

"Lui si accasciò su di me, e mi iniziò a spogliare, dicendomi che la giornata era calda... Ma poi tutto prese un'altra piega... Ricordo solo che per tutto il tempo fissai la felpa di Brontolo giacere vicino la gonnellina a pois."

"E la cicatrice?"

"Una pietra tagliente mi si infilzò nella gamba, è rimasta la cicatrice perché non l'ho mai curata, mio padre mi disse di non dirlo a mamma, e mi fece una fasciatura non idonea, il mio vero padre è in galera, poco dopo mia mamma si è risposata, e ora è lui, il nuovo compagno di mia madre che mi fa da padre, e io lo considero tale."

Una lascrima riuscì quasi a scendere, ma stavolta non la bloccò Heather, ma Alejandro.

Le sorrise, ma non disse nulla.

Lei continuò a guardare in basso.

Un attimo di silenzio.

Heather si alzò:
"Scusami ora devo andare." Disse titubante.
"No, non andare." Rispose lui, prendendole la mano ed alzandosi a sua volta.

La abbracciò.

"Non te ne andare." Ripeté sussurrandole all'orecchio.

Una scossa trapassò la schiena lattea dell'asiatica.

-Stupida Heather, lo sai che è meglio non legarsi a nessuno?-

La ragazza ricambiò l'abbraccio.

"Ad una sola condizione. Non mi guardare come se ti facessi pena, non lo sopporterei." Sibilò lei.

"Ti posso dire una cosa?" Sussurrò lui sempre al suo orecchio, mentre si distaccava per guardarla negli occhi.

"Si."

"Come si fa ad abbinare uno smanicato rosa con una gonna rossa??" Sdrammatizzò il latino.
"Imbecille." L'asiatica diede un pugno leggero sul petto dello spagnolo.

"Sei più carina arrabbiata."

"Io sono sempre carina."

Si guardarono negli occhi per diversi secondi.

Erano vicini l'uno all'altro, le loro fronti si sfioravano.

Stavano per azzerare lo spazio tra le loro labbra, di nuovo, ma Heather si spostò:
"Mi dispiace, io devo davvero andare." 
"No, non puoi scappare ogni volta."

Alejandro la tirò a sé e la baciò.
 
---

"Scott, dopo tutto questo tempo che stiamo insieme, ancora devi capire che sono vegetariana?" Chiese Dawn adirata.

"Ma io pensavo che la scaloppina, era un piatto vegetariano, me lo ha detto Duncan!!!"

"Scott, quando smetterai di credere a tutto ciò che ti dicono? Apprezzo la cena che mi hai preparato, e so che lo hai fatto con tutta la buona volontà, ma non puoi mettermi davanti della carne di un povero vitello e poi pensare di farla franca!"

"Scusa..." Disse lui dispiaciuto, dopotutto voleva solo farle una bella sorpresa.

"E ovvio che ti scuso, lo vedo dalla tua aurea che sei sincero, e apprezzo davvero quello che vuoi fare per me, ma non hai bisogno di comprarmi con i tanti regali e le belle cene, io ti amo incondizionatamente da queste cose!!"

-Lo aveva davvero detto ad alta voce che lo amava?-

"Tu mi ami??? Anche io ti amo!! Sono felice!! Tu mi ami!!!" Urlò il contadino dalla troppa gioia.

Il volto le si dipinse di un rosso scarlatto, mentre il ragazzo lentigginoso davanti a lei, le si avvicinava per darle un bacio.

Lo strusciare di Peppa sulle gambe esili di Dawn, smorzò il bacio, e i due -per non farsi disturbare da Peppa- decisero di cambiare stanza, e di approfondire il bacio in altro modo.
 
---

Lightning stava attraversando una fase strana in quei giorni;
Lui l'aveva chiamata: "Fase da vincita del Super-Bowl", non che lui avesse mai vinto il Super-Bowl, sia chiaro, ma lui presupponeva che se mai lo avesse vinto, -e lo avrebbe vinto certamente- , si sarebbe sentito in quel modo.
Un "Oh, Mister Muscolo!" smorzò i pensieri del ragazzo.
"Dimmi, Jo" 

I loro sguardi si incatenarono di nuovo come in una lotta, e chi avrebbe abbassato prima lo sguardo avrebbe perso.

"Domani mattina, pretendo la rivincita." 

"La rivincita?" Chiese lui.

I loro sguardi erano ancora in lotta.

"Beh, stamattina mi hai battuta durante la nostra gara mattutina di corsa, e domani mattina, pretendo la rivincita." Rettificò lei.

Nessuno dei due voleva cedere.

"Se starai meglio, te la concederò." Concluse lui avvicinandosi pericolosamente alla ragazza.

"Ma io sto già bene." 

Lightning si avvicinò sempre si più, poi posò la sua fronte su quella della ragazza.

"Sei ancora calda." 

Lei arrossì forse dalla troppa vicinanza con lui.

-No! E' questa stanza d'ospedale, è fin troppo riscaldata.- Mormorò una voce estranea nella mente di Jo.

I loro sguardi erano ancora intrecciati, nessuno dei due voleva cedere per primo.

"La smetti di fissarmi?" Sbottò lei.

"Solo se la smetti prima tu." Rispose lui.

Adesso anche le loro labbra si toccavano.

-Che fosse una sfida anche quella?-

Nessuno dei due si mosse.

"Allontanati Mister Muscolo, così mi metti a disagio." 

"Allontanati prima tu." 

Ad ogni parola e ad ogni sussurro le loro labbra si sfioravano.

"Assolutamente no." Disse lei.

"Beh, allora accetta la sfida e avvicinati." Sussurrò lui.

-Quindi era una sfida?-

Gli si avvicinò, e si scambiarono un tenero bacio.

Lei si spostò di un millimetro.

"Ho vinto?" Chiese lei retorica.

"Non hai vinto, mi hai sha-stracciato." Sussurrò lui prima di azzerare di nuovo la distanza.
 
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Intanto Courtney era disperata, voleva dare delle cazzo di spiegazioni al suo cocciuto ragazzo, ma lui non si degnava di risponderle.

Una chiamata inaspettata, la fece distogliere dai suoi pensieri omicidi su Duncan.

"Pronto?"

"Chica, sono venuto al campus, speravo di incontrarti, volevo parlare un pò con te."

-José?-

"Perchè sei al campus? Che cosa vuoi da me? Io e te abbiamo chiuso." Sbiancò lei.

"Voglio vederti, per l'ultima volta, ti prego."

-José così arrendevole? Che cosa gli era successo allo strafottente con cui Courtney era stata per due anni?-

"José, non tornerò a stare con te."

"Lo so, ma ho bisogno di vederti."

"Okay, si arrese lei. Dove ci vediamo?"

"Davanti alla chiesa, quella con le scali enormi."

"O-Okay... Arrico." Rispose lei titubante staccando la chiamata.
 
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Ragazzuoli, eccomi col quinto e penultimo capitolo della storia, spero vi piaccia, so di non aver scritto di Duncan, ma il -Boom- lo lascio all'ultimo capitolo muahahhah sono cattiva xD
Quindi detto questo, ringrazio chi mi segue, recensisce o chi legge in silenzio (anche se una piccola recensione la potrebbe lasciare T_T)

Spero di essere rimasta sempre sull'IC, anche se ho dubbi su questo capitoli riguardo alle personalità, soprattutto di Jo e Lightning T___T

Detto questo, Recensite amorevoli fan <3

MH <3

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