La volpe e il lupo

di Eliot Nightray
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Due serpi ***
Capitolo 2: *** Un triangolo indesiderato ***
Capitolo 3: *** Azzurro ***
Capitolo 4: *** Il lupo ***



Capitolo 1
*** Due serpi ***


Due serpi






Aveva scoperto di essere un mago alla tenera età di cinque anni, ma sua madre ne era già consapevole. Cos’altro poteva aspettarsi da un puro sangue? Si , perché la sua famiglia contava soli maghi , il che rendeva impossibile la nascita di un erede babbano. Si stropicciò gli occhi annaspando fra le coperte incapace di sollevarsi. Perché il treno doveva sempre essere così puntuale? Saltò giù dal letto imprecando per il contatto col pavimento gelido, Nathan accanto a lui continuò a dormire imperterrito. Certo, l’idea di abbandonare suo fratello nel letto per vedere la sua faccia irrompere nella cerimonia di inizio anno lo intrigava molto, ma allo stesso tempo la consapevolezza che il Grifondoro contasse molti più muscoli di lui lo bloccava. Ci teneva alla sua vita, LUI, non come Nathan che cercava sempre un modo per stroncarsi il collo giocando a Quidditch . Per essere un mago era strano, ne era consapevole, ma a lui i giochi di squadra non erano mai piaciuti , soprattutto quelli in cui si doveva inseguire una palla. Afferrò la sciarpa d’orata del fratello e gliela tirò contro centrandolo sul naso, almeno quel coso avrebbe avuto uno scopo. Tutti Grifondoro quelli di casa sua, a parte suo padre. Nathan, William , Patrick,  sua madre tutti leoni e lui? No, lui era stato smistato nei Serpeverde, non che la cosa gli dispiacesse, anzi fin da piccolo aveva sognato quella casa. Tuttavia le sue vane speranze di farsi degli amici erano state stroncate di netto all’inizio del suo primo anno da suo fratello, Nathan. Da piccolo non era mai stato capace di interagire con i bambini babbani, ma a detta di sua madre era una cosa piuttosto normale, così era partito dal presupposto che tutti stessero sbagliando meno che lui. In realtà a forza di non parlare ed essere isolato dal mondo aveva finito col crearsi un scudo, pieno di aculei e fontanelle di acido che non aiutò durante il viaggio in treno. Chiunque si avvicinasse a lui batteva dopo poco in ritirata. Comunque suo fratello, il battitore della squadra di Quidditch dei Grifondoro, lo aveva subito riempito di feste e cazzate varie, sotto lo sguardo di tutti. Ora, la sua unica speranza di sopravvivere era essere smistato nei Grifondoro, proprio per questo il cappello invocò il nome dei Serpeverde. Perché, giustamente, non c’è mai fine al peggio. Quindi cosa poteva aspettarsi come fratello di un famoso Grifondoro se non un eterno isolamento? In compenso l’assenza di amicizie e svaghi gli aveva fatto conquistare il ruolo di prefetto nell’arco di pochi anni. Ora che ci pensava, Sebastian sarebbe stato smistato quella sera. Forse poteva ancora sperare in un altro Serpeverde. Nathan grugnì ruzzolando dal letto nudo. Perché non riusciva a mettersi un maledettissimo pigiama? Ormai stanco e stressato da tutta quell’attesa Arthur se ne andò a fare colazione, solo per incontrare gli amichetti di suo fratello. Loro si autodefinivano anche i suoi di amici, ma aveva sempre accantonato i loro inviti scambiandoli per battute. Forse avrebbe dovuto mettere da parte l’orgoglio per provare a fare amicizia davvero, cosa poteva perderci ormai, tanto quello sarebbe stato il suo ultimo anno. I fantomatici amichetti di Nathan erano: Antonio, un Tassorosso super energico, Francis un Corvonero amante delle donne e Gilbert un Serpeverde fratello del professore di Trasfigurazioni. Alzò appena la mano, ma gli altrì gli si lanciarono contro, cosa che stroncò le sue buone intenzioni nel fare amicizia. Cercò di liberarsi dalla stretta dei tre invocando il nome del proprio Gufo. Nathan apparve con il suo solito sorrisetto sghembo e da lì Arthur sperò intensamente di potersi ricordare un incantesimo per perdere l’udito. Quei quattro insieme sarebbero stati la morte uditiva per chiunque, a maggior ragione per lui. Riuscivano a parlare di tutto, sia di PLUFFE? Che di come aiutarlo con la cotta. Già perché di amici non ne aveva, ma una cotta stratosferica si. In realtà Caterina poteva essere considerata un’amica, almeno per lei di certo lui era un amico. Strusciando i piedi verso il camino Arthur ricordava il giorno in cui l’aveva incontrata la prima volta. Perché era vero che tutti lo avevano emarginato durante il suo primo viaggio in treno, ma lei non faceva di certo parte della massa. Due fratelli, una sorella, un Tassorosso, un Grifondoro e un Serpeverde. Romano, il fratello maggiore di Caterina, aveva due anni più di lei mentre Veneziano uno solo. Al suo primo viaggio se li era trovati davanti tutti e tre seduti nel suo stesso vagone. In realtà il suo primo istinto era stato quello di abbandonare la seduta, considerata la sua inabilità nel conversare, ma la vista di Nathan che si aggirava come un falco alla sua perpetua ricerca lo aveva bloccato. Romano borbottava qualcosa su un piano diabolico per fare finire Caterina nella sua stessa casa, così che i ragazzini non la importunassero. Per tutta risposta lei lo aveva colpito brutalmente con la testa nello stomaco. Se lo ricordava bene perché era scoppiato in una risata che aveva coinvolto anche lei. Con una divisa senza colore , proprio come lui, Caterina gli era sembrata graziosa, vivace, ma allo stesso tempo con un caratterino tutto pepe. Avevano iniziato a parlare così, coinvolti dalla stessa risata e benché Romano seguitasse ad interromperli, scusandosi con un “ i maschi non devono parlare con te”, Caterina non aveva mai smesso di rivolgergli la parola. Ed era stato così, per sempre. La sua solo consolazione dopo la figuraccia che Nathan gli aveva fatto fare era stata la faccia di Romano nel sentire il cappello smistare Caterina nei Serpeverde. Avevano continuato a parlare di qualsiasi cosa, ogni anno, stesso vagone, stessa casa. Stessa amicizia che non sembrava volersi smuovere dalla linea invalicabile che separo l’amico dal ragazzo. Il fuoco verde lo avvolse con un sospiro, non aveva neppure notato che Sebastian gli si era avvinghiato alla gamba tutto tremante. A Caterina sarebbe piaciuto suo fratello? Poteva usarlo come scusa per parlare di famiglia e figli ed altre cose del genere, forse allora avrebbe capito che la sua non era solo amicizia. Caterina era una delle poche persone che riusciva ad imporgli di guardare qualche partita di Quidditch. Il tutto perché sperava intensamente che non si facesse male. No, non era ancora riuscita a convincerlo a cambiare gusti al riguardo e non ci sarebbe mai riuscita. Era una cercatrice, esattamente come suo fratello Nathan, il che rendeva il loro rapporto esplosivo e distruttivo, nel senso che tutte le volte che i due giocatori iniziavano a parlare finivano quasi sempre col tirarsi i capelli ed urlarsi addosso. Cosa che rendeva l’inglese particolarmente contento. Un belloccio in meno nella vita di Caterina era già qualcosa. In realtà, per quello che ne sapeva lui, a lei non piaceva nessuno. Aveva bidonato le proposte di Gilbert, Antonio, Francis e persino quelle di Alfred , il portiere dei Grifondoro. Sollevò Sebastian da terra preoccupandosi di farlo sentire a suo agio contro il suo petto caldo. Gilbert continuava ad urlare parole a casa sulla Coppa delle case, persino l’albino era un giocatore, un battitore per l’esattezza.  In realtà lo aveva ribattezzato il “piglia bolidi”. Si perché non mancava partita che l’albino si prendesse un bolide in testa o nello stomaco e così via. Solitamente sveniva e rinveniva ore dopo in infermiera sbraitando su quanto la sua presenza avesse giovato in campo alla squadra. Altro frontino mentale in arrivo. Caterina sarebbe spuntata da lì a poco, ne era consapevole e persino la mandria di idioti lo aveva intuito. Le scommesse sul fatto che quest’ultima fosse diventata ancora più bella erano già iniziate. Arthur evitò di commentare o di partecipare. Gli sembrava sufficientemente scocciante avere quei tre rompipalle a giro. Si tirò un frontino con sufficiente forza, preoccupandosi di colpire accidentalmente con il gomito il fratello. Ridacchiò sotto i baffi soddisfatto mentre i tre si preparavano all’attacco. Nathan stava già preparando il suo poderoso fischio da “ti shippo le ovaie” e Francis il suo sguardo magnetico alla “  one bed one love”. Per quanto ne sapeva lui anche Gilbert possedeva una specie di arma di seduzione , ma a giudicare dal modo in cui si stava accidentalmente conficcando una forchetta nella mano non poteva avere molte possibilità. Dove aveva trovato quella forchetta? Arthur percepì distintamente l’odore di zolfo avvolgerlo rapidamente. Una voce lo chiamò un paio di volte, considerato che le persone che gli rivolgevano parola erano cinque di cui quattro al suo cospetto, sapeva già chi era. Caterina , avvolta nella divisa scolastica gli gettò le braccia al collo bloccandosi prima di abbracciarlo alla vista del corpicino minuto di Sebastian. Quest’ultimo era rimasto schiacciato fra Caterina e lui, la cosa lo fece gonfiare di rabbia, perché tutta quella fortuna doveva capitare solo ai suoi fratelli. Come volevasi dimostrare Caterina era da sola, questa volta neppure Veneziano gli avrebbe impedito di dichiararsi all’italiana. I due fratelli , di cui uno particolarmente pestifero, avevano finito gli studi a Hogwarts , quindi poteva avere campo libero. Se non si contavano Antonio, Alfred e i rimanenti uomini della scuola. Quelli sarebbero stati un problema trascurabile. Essere perseguitato da quel veh per lui era stato uno sforzo senza fine. Sorrise verso Caterina e nel notare i capelli corti si bloccò un istante per abituarsi all’idea. Allungò una mano per sfiorarle la punta dei capelli, mentre dietro di lui Nathan cominciava già a ridacchiare con Francis.
  • Devi sempre rompere il cazzo vero? – domandò Caterina volgendo il capo verso il fratello maggiore
  • Oh! Cosa, devi stare tranquilla
  • Sai ho fatto un sogno Nathan. Ti ho sognato mentre con la tua piccola ed insignificante Nimbus 2001 volavi dritto, dritto fra le braccia del Platano. Quando mi sono svegliata mi sono trovata questo sorriso stampato in faccia. Certe volte la notte ti regala di quei piaceri…
  • Questa frase ha così tanti doppi sensi , che non so se elencarteli in ordine alfabetico o cronologico.
  • Ti sei perso la parte in cui descrivevo la tua morte, vero?
  • La parola piaceri ha ucciso tutto il resto…
  • Bene.. ciao Arthur
  • Giorno Caterina – Arthur evitò di ascoltare le imprecazioni di Nathan che voleva ancora essere considerato e si avviò al fianco di Caterina vero il Paiolo Magico.
  • Ciao piccoletto.. – Caterina si rivolse a Sebastian che la fissò intensamente di conseguenza. – hai gli stessi occhi meravigliosi di tuo fratello. Te l’ha mai detto nessuno? – Arthur arrossì a quella frase sperando che gli occhi appunto citati fossero i suoi. Perché doveva avere così tanti fratelli? Il bambino abbozzò un sorriso che si allungò quando la ragazza gli allungò una cioccorana. – allora quante figurine hai?
  • Tantissime! – aveva trovato un argomento solleticante.
  • Un giorno me le fai vedere, ti va?
  • Ne va matto … non puoi capire quante – Arthur dovette interrompersi a metà discorso perché Gilbert gli aveva completamente coperto la visuale.
  • Allora – cominciò l’albino incapace di trattenere tutto il suo entusiasmo – ti sei allenata quest’estate?
  • Si… suppongo anche te..
  • OVVIAMENTE – esclamò l’altro euforico
  • E dimmi – Caterina si mordicchiò un dito, come spesso faceva prima di trapassare qualcuno con una frecciatina – ti sei buttato in un campo da golf nel bel mezzo di un torneo?
  • Cos’è il golf? . risposero tutti all’unisono. Nessuno di loro si intendeva molto di babbanologia quindi capitava che alcune battute o offese di Caterina fossero incomprese. Forse era un bene. Caterina ed i suoi fratelli erano dei mezzo sangue, mamma babbano e babbo mago. Non che fosse un problema, almeno per lui. Questa mania del sangue puro lui no  l’aveva mai capita, tanto meno la manica di deficienti che lo circondava. Avevano vissuto in città, fino a quando Caterina non aveva mostrato doti magiche. A quel punto si erano trasferiti in un paesino sperduto in Francia, per l’esattezza a casa di Francis. Si perché quei due erano cugini, alla lontana ovviamente, MOLTO lontana. La lontananza era ulteriormente sottolineata da Francis.
  • Palline che volano…
  • Una variante del Quiddich?
  • ….. lascia perdere. Arthur tuo fratello deve comprare i libri? – Arthur si impose lanciando l’albino quasi a terra. Sebastian gli rimase avvinghiato oscillando le braccia davanti al gesto violento del fratello. Come non detto sarebbe diventato un altro Grifondoro, maledizione.
  • No i miei hanno già fatto tutto, gli manca solo una bacchetta ed un animaletto.
  • Sai Sebastian – Caterina si rivolse al bambino che se ne stava avvinghiato alla gamba di Arthur – la bacchetta che sceglierai sarà la tua compagna, per sempre. È un momento importante quello della scelta della bacchetta, forse il più importante per un giovane mago.
 
Arthur annuì con grazia all’affermazione della donna e si spostò assieme a lei verso il negozio di bacchette. Grande momento quello della scelta, si Caterina aveva proprio ragione. Si domandò che cosa il fato servasse a Sebastian, castagno? acacia? Si grattò appena il capo mentre con fare titubante il ragazzino entrava nel negozio avvolto da un coltre di polvere. L’unico negozio di bacchette, l’unico in cui farne acquisto, l’unico in cui la polvere sembrava avere vita propria. Quella di Caterina era di cedro con cuore di crini di unicorno. L’avventura della ragazza con le bacchette non era stato affatto piacevole, almeno secondo Caterina era successo più o meno questo: Romano aveva berciato per un’ora, Veneziano l’aveva spinta mentre impugnava la prima bacchetta che non contenta di chi la portasse in mano aveva tirato una scoppiettante fiamma contro il sedere del fratello. Molto divertente, a detta di Arthur almeno.  La sua bacchetta invece era di ciliegio con nucleo di corde di cuore di drago. Sua madre avrebbe preferito un noce nero, il ciliegio è la bacchetta degli eroi, almeno così narravano le leggende. Imitando la voce di suo padre, Arthur recitò mentalmente la frase che gli aveva detto non appena aveva scoperto il legno della sua bacchetta “ il ciliegio è il legno degli eroi, di chi si sacrifica per i cari”. Olmo con crini di unicorno, questa era stata la sentenza finale. Bene , adesso che Sebastian aveva la sua tanto adorata bacchetta potevano godersi una breve passeggiata assieme, doveva solo trovare il modo di allontanare il ragazzino da Caterina. Nathan dietro di lui sembrò avergli letto nel pensiero perché si trascinò via il fratellino minore che scalciò di rimando. Avrebbe scelto sicuramente un rospo, con l’amore per i rettili che si ritrovava non c’era altra soluzione. A quel punto portò lo sguardo verso Caterina che appariva persa nella vetrina di dolciumi. A già, era ossessionata dallo zucchero, ma questo non era un problema con la sua abilità nel fare dolci l’avrebbe di certo stupita durante la loro convivenza. Stava già pensando di mettere su casa? Ok, stava esagerando. Resettò tutto e tornò accanto a lei per arricciare il naso quando un paio di ragazzini del primo anno gli passarono davanti avvolti da una nuvoletta di zucchero. Troppo stupido zucchero a detta sua. L’italiana si grattò il capo pensierosa, biascicando qualcosa sul fatto che si stesse dimenticando qualcosa di fondamentale. Alla fine si voltò verso di lui e, con fare euforico, slanciò le braccia infuori colpendo il naso di un Tassorosso. Anzi , non un qualunque Tassorosso, quello era il capitano della squadra di Quidditch dei tasso, un ragazzino altro due metri e grosso come un armadio a trenta ante. Arthur ingurgitò rumorosamente un urlo di terrore e prese Caterina sulle spalle. Quest’ultima salutò gioiosamente il cubano prima che Arthur cominciasse a correre seguito dal Tassorosso. PERCHE’ SEMPRE A LUI? Urlò interiormente evitando di ascoltare i lunghi monologhi dell’italiana sui negozi, gli abiti delle ragazze e i dolci. Come poteva pensare a delle cazzate simili mentre un armadio con le gambe li stava inseguendo, perché non riusciva mai ad avere un po’ di istinto di auto conservazione. Abbandonò la famiglia per tuffarsi nella stazione, ok fanculo a Sebastian, lo avrebbe trovato poi durante la cerimonia, adesso l’importante era salvarsi. Lasciò andare a terra Caterina, che si risistemò la gonna delicatamente senza capire perché l’inglese ansimasse tanto. Arthur cercò di tornare in se pensando ad altro, come ad esempio alla sua valigia. DOV’ERA FINITA? Già, sua madre aveva già spedito tutto l’occorrente , ma.. quella di Caterina? Di solito era suo fratello Romano a portarla, ma considerato che aveva finito la scuola ed al sol pensiero gli partì un urletto interiore di pura gioia, dov’era quella valigia? Per un po’ fissò Caterina poi pensò bene di sbiancare. L’avevano lasciata indietro, si sarebbe dovuto rifare la strada nel vano tentativo di non farsi notare dal Tassorrosso armadio? Probailmente quel tizio poteva rappresentare da solo tutta la casa dei Tassorosso. Non era una possibilità, era una certezza. Caterina davanti a lui si accomodò un ciuffetto lasciando scappare quel suo anomalo capello marchiato Vargas. Alla fine gli venne in mente che forse il caso era chiederle spiegazioni.
 
  • Caterina… posso farti una domanda?
  • Si fai pure
  • La tua valigia..
  • Ce l’ha Romano come al solito
  • Romano… ma… lui ha finito ad Hogwarts – l’italiana davanti a lui sbiancò
  • A.. questo è vero…
  • Mon petit (CONTROLLA) non preoccuparti tua madre me l’ha lasciata, tanto lo sapeva che te la sresti dimenticata… - Francis apparve con un sorrisetto sereno stampato sul volto.
  • Pure il mio Arci?
  • Pure Arci – avevano ribattezzato assieme i loro gufi, per l’esattezza Arthur aveva ribattezzato quello di Caterina e viceversa. L’italiana aveva nominato la civetta di Arthur Albertino, un nome strano lo sapeva, ma tanto quel gufo finiva nove volte su dieci in mezzo a zuffe con ratti e gatti.
  • Si certo.. – Nathan , con Sebastian attaccato alla testa sembrava volersela mangiare con lo sguardo. Odiava quello sguardo da shippo, veramente tanto.
  • Grazie… che fortuna averti come cugino – Francis sorrise soddisfatto facendo cenno agli altri di seguirlo, non gli avrebbe permesso di parlare con Caterina. Scoccò un bacio sulla testa del fratellino e si tirò l’italiana dietro. Perché doveva sempre avere la testa ad altre cose, sempre così svampita.
  • Dove stiamo andando?
  • Ci troviamo un bel vagone, ci sigilliamo dentro
  • E svaligiamo il carello dei dolciumi . Arthur ci pensò su, DIO NO! Caterina era capace di ingurgitare qualsiasi cosa le capitasse sotto tiro, probabilmente si sarebbe mangiata pure lui ne avesse avuto la possibilità. DOVEVA RISONDERE DI NO
  • Ovviamente – altro che Nathan, era lui il masochista in quella famiglia degenerata
  • In tal caso AL VAGONE – Caterina accelerò il passò infilandosi sul treno alla velocitò della luce trovando quasi subito un vagone vuoto. Motivazioni che spingevano le persone ad evitare Arthur: il suo essere burbero, irascibile, acido, sarcastico. Vediamo quelle di Caterina: euforica, sempre in iperventilazione, incapace di stare zitta un minuto. Anche lei gli aveva raccontato di come le fosse stato sempre impossibile parlare con altri. La definivano strana ed Arthur non capiva perché, pensava che fosse una persona sana e meravigliosa. Evitando la sua bellezza Caterina era semplicemente straordinaria, ok la prima volta che avevano iniziato a parlare era stata lei soprattutto ad aprire bocca e dare vento alle parole. Però, non l’aveva trovata affatto pedante o noiosa o altro. seduta nel vagone l’italiana sembrava avere lo sguardo perso, che stesse pensando ancora a quella storia del Tassorosso? – pensi che sia brutta Arthur?
  • Eh? – Arthur rimase sbigottito, che domanda del cacchio era quella? Si grattò il mento, ma l’altra parve reagire male alla sua titubanza. – penso.. che tu sia bellissima – Caterina spalancò gli occhi fissandolo. Non si era mai sentito così vicino a lei. Dal seggiolino opposto a Caterina si alzò per sedersi accanto a lei. Le fissò intensamente la mano deglutendo con forza prima di stringergliela dolcemente – lo penso davvero
  • Ma.. non mi sono mai fatta le sopracciglia – rise di rimando a quella frase così innocente della ragazza
  • E con questo?
  • Tutte le ragazze se le fanno.. ma a me fa fatica. Ho pure la faccia tonda , sembra un uomo
  • Si di drago come minimo… ma dai…
  • E’ PERMESSO!? – Gilbert sbatté l’uscio del vagone trascinandosi dietro Nathan che si tirò un frontino di rimando.
  • Gilbert… l’avevo detto io di scegliere un altro vagone – Nathan commentò così alla vista delle mani intrecciate dei due Serpeverde. Arthur saltò quasi in piedi , cercando di nascondere il rossore fra un colpo di tosse e l’altro.
  • Ehm… - Francis tentò di trascinare via Gilbert ma quello si era già impossessato della seduta davanti all’italiana ed il suo monologo sulla futura partita contro i Corvonero non sembrava voler avere fine. Avrebbe voluto ammazzare suo fratello a fucilate, altro che Azkaban
  • Sai Caterina ho fatto un sogno – cercò di rimanere tranquillo distruggendo il discorso dell’albino
  • O raccontami
  • Ma io stavo dicendo
  • Ho sognato di diventare il nuovo professore di pozioni. Però non quel tipico insegnante calmo e sereno, no ho sognato di fare lo stronzo dalla mattina alla sera attirandomi l’odio di tutti gli studenti
  • Sarebbe divertente
  • È quello che ho pensato pure io
  • Potresti scambiare gli ingredienti sui banchi di lezione , per vedere che cosa si inventano
  • Voi due vi sentite mai parlare ? – Francis cercò di fare ragionare i due Serpeverde
  • Perché scusa?
  • Potreste ammazzare qualcuno…
  • E con questo?
  • ….
 
Continuarono a parlare del suo sogno fino a quando dopo un’oretta Caterina non si addormentò con la testa appoggiata contro il veicolo. Giocherellò con i suoi ciuffi disordinati mentre Nathan continuava a ridacchiare sommessamente. Dopo qualche ora scesero salutandosi con un cenno della mano. Il lato positivo nel dover condividere un destino da solitario assieme a Caterina era che non doveva sopportare orde di ragazzine allucinate, urlanti e piagnucolanti. Per lui tutto quello sbaciucchiarsi a causa di pochi giorni di assenza, si perché di solito le ragazzine passavano le vacanze assieme, era insensato. Sembrava che fossero uscite tutte da Azkaban. Biascicò un no di disappunto mentre teneva le mani in tasca. Ripensò improvvisamente alla starna domanda dell’amica. Le piaceva qualcuno e voleva sapere se poteva avere qualche possibilità? Le avrebbe dovuto rispondere in altro modo? Non si era neppure accorto di essere entrato nella scuola. Caterina non aveva smesso di parlare da quando erano scesi, ma di cosa stava parlando? Si accomodarono al tavolo dei Serpeverde, nessun ciao pronto ad accoglierli. Tanto ci avevano fatto il callo. Nathan nel tavolo davanti stava già descrivendo minuziosamente le sua vacanze, includendo dettagli scandalosi sulle su conquiste babbane. Qualche serpeverde stava ridacchiando incitandolo e ad Arthur sembrò logico sghignazzare attirando la loro attenzione con una battutina acida che lasciò basito il ragazzo in questione. Era suo fratello dopotutto. Gilbert si fece largo sedendosi in modo scomposto accanto a lui. Forse avrebbe davvero dovuto fare amicizia con quel tizio, era amico di Caterina no? Momento era suo amico? Davvero? Si grattò il capo indeciso sul da farsi. Il preside prese parola, stava bofonchiando qualcosa su due nuovi professori , ma troppo preso dalla questione “amico di Caterina pericoloso” non aveva tempo da perdere. Alfred, il portiere dei Grifondoro stava salutando energicamente Caterina, ma quella era troppo presa dal fissare il vassoio di portata in attesa. Perché la gente ridacchiava attorno a lei? Grugnì ad alta voce lasciando che i risolini si soffocassero rapidamente. Gilbert accanto a lui fece lo stesso, eppure era un’ottima giocatrice, la cosa però non sembrava averle giovato affatto. Insomma era ancora molto isolata, invece Gilbert con la sua totale incapacità nel non farsi del male aveva conquistato una certa fama. Eppure Caterina aveva vinto dei premi, parlavano di lei come uno dei più grandi cercatori che Serpeverde avesse mai sfoggiato. Allora perché nessuno riusciva a vederla come lui la vedeva? Ripensò alle loro bacchette mentre Gilbert appoggiava la propria sul tavolo. Caterina aveva una bacchetta di Cedro e come tutti sapevano : “ non potrai mai ingannare chi possiede una bacchetta di cedro “. Le persone che ne portavano una erano ammirate da tutti, terribili avversari certo, ma dal cuore nobile. Per un po’ rimase a fissare la bacchetta di Corniolo di Gilbert, quella maledetta cosa era identica a lui erano rumorosi nella stessa maniera. Che dire di Nathan, lui era l’orgoglio di casa con quella fottutissima bacchetta di Tasso. Fanculo al tasso, lui sarebbe diventato un eroe. Sbuffò ancora mentre Caterina sbatteva il pugno sul palmo della mano accompagnato da un urletto euforico “ ora ricordo”.
 
  • Vi presento i nuovi professori di cura delle creature magiche , Veneziano Vargas e Rune antiche, Romano Vargas
  • fuck
 
 

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Capitolo 2
*** Un triangolo indesiderato ***


Arthur tentò di respirare, inspiro e poi sputò quasi un polmone incazzato com’era. No, maledizione fanculo al mondo fanculo al preside e SOPRATTUTTO fanculo a Nathan. Suo fratello lo stava fissando con una lacrima sulla guancia, probabilmente aveva riso per così tanto tempo che aveva cominciato a piangere. Gli puntò il dito contro con un sopracciglio sollevato a tal punto che pareva sul punto di spiccare il volo. Gilbert si grattò appena il mento prima di salutare euforico il neo professore di Rune Antiche. Arthur si voltò furente verso Caterina, le sarebbe saltato alla gola molto volentieri. Come diamine aveva fatto a dimenticarsi una cosa del genere? Si aspettava di poter passare la vita o meglio il suo ultimo sacrosanto anno assieme alla sua cotta senza avere la colonna sonora di Psico versione veh. Avrebbe voluto tanto, ma veramente tanto ficcarsi una forchetta nell’occhio e saltellare nudo nella sala. Caterina sorrise salutando fievolmente ai due nuovi professori, quelli di rimando si comportarono in modo completamente diverso. Veneziano salutò a sua volta mandando un bacio, cosa che causa uno scuoricinio generale. Romano invece arrossì sbuffando e , non appena Caterina abbassò lo sguardo, gli fece un gesto semplice e chiaro : “ tocca mia sorella e ti taglio la gola”. Conga mentale in arrivo. La cerimonia di smistamento prese poco tempo, ma Arthur non poté fare a meno di alzarsi in piedi non appena Sebastian si sedette. Il capello dondolò un poco, ma Arthur un po’ se lo sentiva. “ Corvonero”. Ok niente, avrebbe ricominciato a frequentare Divinazioni. Sotto lo sguardo contrariato di Nathan, che si era già fatto preparare un cappellino d’orato a forma di leone per il più piccolo dei Kirkland, Sebastian si accomodò al tavolo dei Corvonero. Francis cominciò subito a parlare con il piccoletto, se non altro il rospo ci sapeva fare con i bambini. Ad Arthur venne in mente che Francis odiava i rospi e , probabilmente, se Sebastian si fosse lasciato sfuggire il proprio al francese sarebbe venuto un colpo.
Il preside stava ancora borbottando qualcosa su un calice fatto di fuoco. Arthur si bloccò di botto, momento lui sapeva di cosa stava cianando il vecchietto, si che lo sapeva. Suo fratello Nathan si stava preparando a quel momento da anni. Passò lo sguardo verso il maggiore per trovarlo tutto sorridente a gesticolare con i suoi amichetti. Un gesto di intesa passò dal tavolo dei Tassorosso, a quello dei Corvonero dei Serpeverde ed infine dei Grifondoro. Il quartetto dei dementi tossici si era deciso, avrebbero partecipato tutti a quel fottuto torneo. Arthur ci pensò su, non è che fosse un’idea così malvagia. Cioè, avrebbe finalmente mostrato a Caterina quanto potesse essere eroico e potente e virile. Si, le avrebbe mostrato tutto il suo carisma e intelligenza. Non si era neppure accorto di come stesse stringendo il pugno carismaticamente, sotto lo sguardo preoccupato e divertito di Gilbert. A quel punto notò lo sguardo di Caterina, così carico di tensione. Voleva parteciparci pure lei a quel torneo? Non le avrebbe mai permesso una cosa simile, insomma già era pericoloso il Quidditch figurarsi il Torneo tre maghi. Si grattò appena il capo prima di pizzicarle la mano. L’italiana si voltò, lo stesso sguardo carico di tensione che scorreva da un volto all’altro del quartetto carismatico. Era preoccupata per quei quattro squinternati? Ad Arthur venne un groppo alla gola, perché si preoccupava tanto di quei cretini, lui era amico suo. In realtà avrebbe preferito smettere di parlare di amicizia e legami non appartenenti all’ambito romantico. Aprì bocca per chiederle il perché di quella strana tensione, ma la porta si aprì di botto. Una manica di ragazzoni che parevano pronti a passare sei mesi in mezzo alla neve, presero a saltellare avviandosi verso il tavolo dei professori. “the fuck??”. Si era perso qualcosa su un circo itineranti di russi o c’era un motivo particolare per il quale una manica di armadi ambulanti stavano saltellando. Improvvisamente si ricordò che suo fratello gli aveva descritto a grandi linee come si sarebbe svolto il torneo. Tre scuole ne avrebbero fatto parte. Ad Arthur cadde subito l’occhio su un ragazzone dai capelli grigi e il naso che lo precedeva di qualche metro. I nuovi arrivati si presentarono e di nuovo il portone si aprì. Cosa avevano farneticato quelli? Aveva solo capito a grandi linee che erano bulgari, niente di più. Questa volta passarono una manica di ragazzine fluttuanti con tanto di fatine scintillanti. Caterina accanto a lui sembrava sul punto di vomitare, considerato il suo odio per tutto ciò che era troppo femminile era un comportamento naturale per lei.
  • Una di loro è belga – Gilbert ridacchiò blaterando questa frase. Caterina gli afferrò la cravatta di rimando
  • Quale?
  • Quella lì… - Gilbert spaventato indicò una ragazzina bionda nella folla
  • Il Belgio.. fa tanta cioccolata… diventeremo grandi amiche!
Arthur la fissò intensamente, perché doveva essere così ossessionata dallo zucchero e quelle brodaglie ammazza stomaco? Il preside mostrò finalmente il calice di fuoco , seguirono subito inni e canti svariati. Caterina tornò ad adombrarsi, aveva persino cominciato a mangiucchiarsi una pellicina con fare violento. Non ebbe comunque il tempo di chiederle qualche spiegazione perché si era quasi lanciata sulla cena appena apparsa. Si sarebbe preso il suo tempo più tardi. O forse no? Finita la cena si era alzato per incamminarsi assieme a Caterina verso il dormitorio dei Serpeverde. Aveva notato comunque con la coda dell’occhio Nathan seguirli. Che diavolo voleva? In quanto prefetto Arthur aveva evitato di riempirsi la testa con le cazzate di suo fratello ed aveva accelerato il passo. Avrebbe indagato volentieri sul comportamento della donna , ma le continue domande del primo anno non gli avevano lasciato il tempo. Maledetti marmocchi ignoranti! Perché siamo verdi, perché un serpente, perché sei prefetto. Domande a cui avrebbe voluto rispondere con un Avada Kedavra. Ormai sul procinto di entrare nel dormitorio Arthur si sentì agguantare da qualcosa o per meglio dire qualcuno che lo trascinò dietro il corridoio. La faccia da imbecille di Nathan gli si parò davanti con un sorrisone, si corresse da solo, parlare di cosa andava più che bene. Lo avrebbe picchiato volentieri, non solo perché aveva ancora la mezza idea di farsi ammazzare durante quel torneo , ma anche perché gli aveva impedito di battere il ferro caldo con Caterina. Il borbottio stava diminuendo rapidamente, ma con la coda dell’occhio intravide Caterina muoversi per raggiungerlo. Nathan gli passò un pacco con sopra un bigliettino:
vorrei sottolineare che sono un fratellone magnifico! Comunque questo è per te lo passo da pervertito a pervertito. ( tanto lo so che lo sei pure te, anche se dentro DENTRO DENTRO). <3”
Alla vista del cuoricino gli venne voglia di vomitare , ma cercò di compensare il disagio intestinale con pensieri felici. Nathan gli fece qualche strano cenno, sembrava stesse imitando cappuccetto rosso o qualcosa del genere. Forse era un Dissennatore? C’era da preoccuparsi, cosa diavolo c’era in quel pacchetto? Arthur lo scosse un poco mentre Nathan si allontanava rapidamente sogghignando. Non sembrava troppo pesante e di certo sembrava qualcosa di morbido, un tessuto di qualche genere forse. Caterina apparve alle sue spalle spaventandolo non poco. Si infilarono assieme nella sala comune ed Arthur le bofonchiò qualcosa all’orecchio come “ ti passo a trovare, dobbiamo parlare”. Caterina davanti a lui era arrossita violentemente prima di ritirarsi nelle proprie stanze. A quel punto si era accomodato nella stanza che condivideva assieme a Gilbert ed altri due. In quel momento c’era solo l’albino che alla vista del pacchetto saltò quasi in piedi boccheggiando. Poteva scartarlo davanti all’ebeto albino? Non si pose il problema per molto che già Gilbert stava spacchettando ogni cosa.
  • Che diamine! – Arthur alzò la voce anche se di poco inseguendo l’albino prima sul letto e poi sul cassettone – stai fermo!!! Che cos’è quell’affare?
  • Un mantello dell’invisibilità! Il biglietto è molto tenero..
  • Che?
  • Il biglietto..
  • No la parte prima…
  • Non sai cos’è un mantello dell’invisibilità? Allora, piccolo Arthur ti racconterò la storia dei doni della morte
  • Stai buono, la conosco di già. Mi stavo chiedendo cosa diavolo potesse farci mio fratello con un oggetto simile.. – Gilbert ridacchiò con quella sua risatina gracchiante
  • Kesese
  • Eh?
  • Ci spiavamo le ragazze insieme, bella vista da lì sotto
  • CHE? – Arthur sbottò così rosso in viso da parere un pomodoro – che vi salta in testa a voi malati?
  • E dai.. sei un maschietto pure te.. credo.. sei gay?
  • MA COSA STAI FARNETICANDO
  • No perché mi sembrava che ti piacesse Francis..
  • MI PIACE CATERINA BEOTA!!
  • A!! ecco perché Francis e Nathan parlano sempre di te e Catta
  • Catta?
  • Si l’ho ribattezzata così.. figo no?
  • Per nulla… comunque che ci dovrei fare, IO?
  • Francis ha già detto tramite gufo a Caterina che saresti passato da lei stanotte… poi boh puoi tipo andare a trovarla ogni tanto per chiacchierare
Il gufo di Francis sbatté un poco davanti alla finestra come per farsi notare. Arthur si pizzicò il naso di rimando saggiando la consistenza del tessuto fra le dita. Gilbert continuava a ciarlare di cose assurde, o almeno a detta sua risultavano strane. Si alzò e poi ripiombò sul letto. Attese un’oretta nella quale per sua fortuna nessuno notò lo strano mantello nascosto sotto il suo cuscino e poi uscì. Nessuno poteva vederlo, che soddisfazione. Attraversò il dormitorio femminile conoscendo quasi la strada, schivando ragazze urlanti ogni tanto. La conosceva si, perché Caterina gli aveva accennato al fatto che la sua camera stesse dietro il lungo corridoio, separata dalle altre stanze. Stava per bussare, poi si bloccò pensando di poter attirare attenzioni poco gradite. Appoggiò la mano sulla porta che si aprì piano. Sgusciò nella camera solo per trovare Caterina ancora vestita con la divisa appoggiata alla finestra. Stava canticchiando a bassa voce. Voltandosi di poco Arthur notò che lì dentro di letti ce n’era uno solo. Perché Caterina doveva dormire da sola? Sotto il mantello Arthur rimase bloccato ad ascoltare la voce di Caterina cantare. INSERISCI CANZONE
  • Mirror tell me something, tell me who is the loneliest of all. … Arthur smettila di fare il guardone ..
  • EH? – non aveva parlato come era riuscita a sentirlo?
  • Non ti meravigliare di queste cose.. sono abituata a percepire lo sbattere d’ali di un boccino nel bel mezzo di una partita di Quidditch, cosa vuoi che siano i tuoi sospiri?
  • A..beh… - un punto a favore della ragazza… - mi chiedevo… perché ti fossi rabbuiata così tanto prima…
  • Durante la cena dici?
  • Già…
  • Beh, non ho una buona opinione di questo torneo. La gente ci muore, ma quei quattro cretini ci vogliono comunque partecipare.. tu non hai mica pensato di infilare il tuo nome nel Calice, vero? – Arthur sorrise nervoso, SI CHE CI AVEVA PENSATO
  • Ovviamente no! È una cosa stupidissima – seconda conga mentale della giornata in arrivo
  • Bravissimo – Caterina gli tese le braccia al collo stringendolo – non provare a fare una stronzata simile in tal caso non ti rivolgerei più la parola
  • Puoi contarci! Mano sul cuore che non lo farò…
  • Mmm. Voi maschi avete questa ossessione di voler fare vedere al mondo che siete ganzi e fighi e forti… per quanto mi riguarda non ha senso
  • C’è… - Arthur si fece coraggio – c’è un motivo particolare per cui dici ciò?
  • Esperienza personale, tutto qui
  • Ma..
  • Mio padre… vi ha preso parte da giovane. Mi ha raccontato strane cose, orribili e non ho intenzione di entrare nei dettagli.
  • Capisco – Arthur si rigirò il mantello fra le dita pallide nella speranza di diminuire l’imbarazzo che sentiva
  • Come mai così imbarazzato?
  • Eh? – Arthur la fissò con uno sguardo stile “ no ma.. io.. boh… BANANE!” – io? No, ma figurati..
  • Non che tu sia un tipo che parla tanto… ma… mi sembri esageratamente silenzioso
  • Non.. sono mai stato nella tua stanza prima..
  • Beh è una stanza.. niente di che..
  • Si ma è la tua..
  • Oh.. – Caterina si aggiustò un ciuffo ribelle prima di ficcare la testa nella valigia – dai adesso ti faccio un po’ ridere. Quest’estate Francis, Antonio e Gilbert hanno fatto una sorpresa ai miei fratelli e li hanno portati in Italia assieme a loro. Guarda che tristezza! –  conosceva quell’edificio! Era la torre di Pisa, rise soddisfatto davanti a quel ricordo. Rise davvero, quei cinque insieme potevano essere davvero stupidi – si sono fatti foto a vicenda… - poi gli venne in mente una cosa
  •  
  • Ma… tu dov’eri in tutto questo? – Caterina sbiancò, ma tornò subito serena
  • Sono passata da te… - la vide strusciare il piede a terra indecisa , forse imbarazzata – ho pensato di farti una sorpresa, ma non c’eri
  • Io… ero andato con mia madre per..
  • Lo so, me lo avevi scritto in una lettera, speravo comunque di trovarti prima della tua partenza. Invece ho trovato Nathan, è bello comunque passare le vacanze a scriverti.. mi riempie le giornate
  • COSA?
  • Lo facciamo da anni cosa ti
  • COSA NATHAN
  • Eh? Si, quando sono arrivata c’era lui
  • E che avete fatto scusa?
  • Qualche allenamento di Quidditch, poi mi ha riaccompagnato a casa.. fine.. perché ti stai alterando?
  • IO non mi sto alterando…
  • Stavi urlando prima…
  • Non è vero…. E comunque puoi fare quello che ti pare durante le TUE vacanze
  • Guarda che volevo farti una sorpresa…
  • Si… comunque.. notte Caterina
  • Puoi anche restare qui se vuoi…
  • EH?
  • Scherzavo…
Arthur , imbarazzato più che mai, strusciò i piedi fuori dalla stanza per scappare nella propria. Sotto la coperta l’inglese non riusciva a prendere sonno , troppo furioso con il fratello che non gli aveva accennato niente riguardo l’arrivo di Caterina. Si sarebbe fatto sentire quel caprone non l’avrebbe avuta vinta. Riuscì, benché dopo un’attenta osservazione del soffitto, a prendere sonno, che fu stroncato di netto la mattina seguente dagli urli di Gilbert. La stagione del Quidditch si stava avvicinando e lui giustamente non poteva evitare di urlarlo ai quattro venti. Riuscì a frenare l’impulso omicida mattutino e a raggiungere il tavolo per fare colazione. Caterina era già lì a chiacchierare animatamente con Nathan. Era un piacere vederli litigare così tanto, ancora di più se Francis nel tentativo di impedire che i due si picchiassero finiva accidentalmente malmenato da sberle volanti. Antonio in tutto questo ridacchiava bevendo cioccolata calda. Si accomodò accanto a Caterina che gli scompigliò i capelli in segno di saluto. Gilbert trascinò lo spagnolo in una lunga conversazione su Elisabeth, una mora dei Tassorosso e a lui restò soltanto da ascoltare la discussione fra l’italiana e suo fratello. Dopo cinque minuti si impose per evitare di strapparsi le orecchie.
  • Smettetela di sbraitare come dei cretini
  • HA COMINCIATO LE!
  • Non mi interessa… c’è pozioni fra poco… sarebbe il caso di avviarci prima che Ludwig venga personalmente a tirarci un calcio in culo. Comunque – si alzarono tutti e Arthur sfruttò il momento per avvicinarsi a Nathan – dobbiamo parlare noi due..
  • Di che?
  • Te lo dico dopo….
Il grosso problema di pozioni erano i posti, era l’unica lezione in cui non poteva sedersi accanto a Caterina, il tutto perché era troppo brava. Si, preparare pozioni era il suo punto forte quindi le veniva quasi sempre assegnato quell’inetto di Gilbert che ancora riusciva a distruggere degli ottimi calderoni di rame. Come volevasi dimostrare Ludwig piazzò Caterina accanto a Gilbert, dietro di loro si piazzarono Alfred e suo fratello Matthew ed dietro ancora Arthur assieme a Francis. Nathan era riuscito a schivare il fratello magistralmente piazzandosi accanto ad Antonio. Maledetto stronzo! Gli avrebbe parlato con calma poi. Un aeroplanino lo colpì in testa, al suo interno un disegnino animato di Nathan gli stava domandando quale fosse il problema. Accartocciò il foglietto e glielo rilanciò indietro , Nathan finse un pianto di rimando. Doveva parlare della cosa a voce non tramite aeroplanini e schizzi strabici. La coppia Jones davanti a lui aveva preso a borbottare. Francis gli tirò un pizzico mentre leggeva le istruzioni della pozione.
  • Glielo dici o no che ti piace? – la domanda del francese lo spiazzò tanto da fargli perdere l’equilibrio dallo sgabello. Ludwig gli domandò se stesse bene e lui grugnì ringraziando di rimando
  • Non sono affari tuoi
  • Forse.. un certo portiere potrebbe essere interessato…
  • Portiere? – Arthur alzò il viso verso Alfred e cercò di ascoltare
  • Oh Vargas!! – Alfred si stava rivolgendo a Caterina, che però non rispose. – VARGAS!- non rispose neppure questa volta. Il Grifondoro però non sembrava volersi smuovere dal suo intento, perché le tirò il mantello con forza – parlo con te, puoi ascoltarmi?
  • Dimmi – Caterina sospirò con fare annoiato
  • Pensavo.. che io e te potremmo andare al Ballo del Ceppo insieme.. che te ne pare?
  • Mi pare una pessima idea ed ora torna a lavorare, Jones
  • Ti da fastidio se ti chiamo per cognome? Mi hanno detto tutti che non ti piacciono troppo le confidenze.. ok ehi Kate ti va
  • NO – Arthur aveva risposto al posto suo
  • Come dici… serpe?
  • Lei ti ha già detto di no.. quindi… basta – Alfred si voltò verso di lui, il volto del più giovane apparve con un sorrisetto minaccioso
  • Credo di non averti sentito bene… ripetilo
  • Io.. – Arthur tremò appena , odiava i bulli, non era mai riuscito ad opporsi. Però adesso la situazione era ben diversa, c’era Caterina di mezzo e di certo non avrebbe cercato l’aiuto di quello stronzo di Nathan – ho detto – e nel dirlo deglutì – che lei non vuole venire con te!
  • Perché.. sentiamo mezza calzetta
  • Non sono una mezza calzetta!
  • Ma fammi il piacere, non sei nemmeno nella squadra di Quidditch come pensi di competere con me ? – oh cazzo pure lui aveva capito tutto?
  • Veramente… fra poco proverò come portiere . – CHE CAZZO STAVA FARNETICANDO?! Gilbert lo fissò basito mentre lasciava cadere della lavanda a terra che Caterina raccolse al volo – esatto! – aggiunse questa volta con una certa sicurezza. Cosa diavolo stava farneticando.
  • A.. – Alfred parve stupito della cosa – il mio stesso ruolo quindi? – l’americano ridacchiò appena a bassa voce. – bene ci sarà da divertirsi alla prossima partita- Arthur si voltò per trovare lo sguardo premuroso di Caterina. A quella vista arrossì l’altra invece sorrise bonaria andando a scambiare un paio di ingredienti dal tavolo dei due fratelli.
  • Jones – la voce dell’italiana tuonò riportando lo sguardo dell’americano su di lei – sai vero che quest’anno siete spacciati?
  • Ah! Se vi mettete il mingherlino in squadra è sicuro nove su dieci che perdete. Scommetto che non parteciperai nemmeno al Torneo, vero mezzacalzetta? Dopotutto solo gli eroi ne hanno il diritto
  • Ovvio che . – Arthur dovette bloccarsi davanti allo sguardo furente dell’italiana – io… - boccheggiò in cerca d’aria e soprattutto di una risposta pungente
  • Non ha bisogno di stronzate simili Arthur per dimostrare di essere migliore di te.
Ludwig urlò per richiamare l’attenzione generale. Il calderone dei Jones esplose in un gran botto , ma Arthur non ci fece caso così preso a contemplare i buccoli dell’italiana. Pensava davvero che fosse migliore del pluripremiato Alfred Jones? Si sistemò appena i capelli mentre Francis accanto a lui ricominciava a blaterare su quanto fosse importante la sincerità in una coppia. Si, ok bella frase , ma dov’era la coppia esattamente? Ludwig fu costretto a fare uscire tutti in anticipo a causa del piccolo incidente. Non aveva bisogno di gesti stupidi, per essere il migliore dei migliori. L’inglese ancora non riusciva a spiegarsi quella frase uscita dalla bocca dell’italiana. Probabilmente era una frase di conforto, qualcosa per celare la sua completa incapacità nelle attività sportive. Seguì il quartetto silenziosamente, mentre Nathan lo fissava curioso. I Serpeverde si erano decisi a fare una riunione tattica approfittando del piccolo buco di venti minuti per discutere un paio di cose. Nathan e Francis si allontanarono per permettere alla squadra nemica di organizzarsi. Francis, adesso che gli veniva in mente, non era nella squadra di Quidditch , però era famoso, amato dalle donne anzi quasi idolatrato. Quindi cosa mancava a lui? Alfred era di nuovo apparso, le mani ancora piene di cenere, ma il solito sorriso ebete stampato sulla faccia. Lo stava fissando in tono di sfida, come a voler studiare le sue mosse. Alla fine l’americano si avvicinò a lui ed Arthur drizzò il busto in attesa.
  • Allora non chiedi alla tua squadra di fare il portiere?
  • Prima devo fare un test – bella cazzata
  • Questo lo so, ma prima dovrai proporti ti pare – oh.. bene fanculo a tutto i’m out!
  • Eh..
  • Ehi , ehi Alfred ! prima volevamo aspettare di vedere se il norvegese se la sentiva ancora.. sei frettoloso in queste cose, non lo sai che la tattica è il sale della vittoria .-  SANTO GILBERT, SANTO SUBITO. Gli avrebbe dedicato un mezzo busto e un paio di incantesimi
  • Ah… - l’americano rimase spiazzato davanti alla risposta dell’albino… - di un po’, ho qualche possibilità con la cercatrice?
  • Caterina?
  • Si la Vargas.. – Arthur si spazientì, ma la presa ferma di Francis sul suo mantello lo costrinse a non tirare un pugno all’americano
  • Nope – SANTO GILBERT DUE VOLTE – non l’hai notato? – Arthur sbiancò, o no, non poteva dire proprio a quell’ammasso di muscoli che gli piaceva Caterina. Insomma, avrebbe di certo provato a rubargliela. Tentò di richiamare l’attenzione di Gilbert, ma quello era già partito
  • Che cosa?
  • Parlo del tuo capitano..
  • Kirkland dici? NON MI DIRE!! Piace a Nathan? Oh, non ci avevo proprio fatto caso. Non mi metterei fra un mio compagno e la ragazza che gli piace. Grazie della dritta, stavo per fare una gran figuraccia. Ecco perché mi ha dato un due di picche!
  • Cosa c’entrano le carte da gioco?
  • È un modo di dire babbano, ci vediamo Albino!
Francis strattonò Arthur un poco, che si allontanò di rimando. Avrebbe ammazzato suo fratello seduta stante, senza nemmeno pensarci due volte. Caterina però lo trascinò via verso la lezione di incantesimi. Sarebbe stato divertente, davvero. Nathan gli si piazzò alla destra, alla sua sinistra invece sedeva l’italiana.
  • Voi deficienti non starete veramente pensando di partecipare al Torneo, vero?
  • E dai Caterina, lo sai che siamo i migliori…
  • Siete i più stupidi è diverso il concetto
  • Che c’è, ti preoccupi?
  • Mi sembra abbastanza ovvio… - Nathan abbassò lo sguardo grugnendo.
 L’inglese non aveva smesso di stringere i pugni furioso neppure per un istante. Proprio lei doveva scegliere Nathan? Non solo gli aveva nascosto l’arrivo di Caterina, adesso veniva pure fuori che gli piaceva. Non avrebbe avuto alcuna possibilità contro “Scozia”, così era stato ribattezzato suo fratello a causa delle sue origine e del colore rosso dei capelli. Suo fratello sembrava decisamente sconvolto, soprattutto dopo che gli si conficcò un aeroplanino in testa preparato dal francese. Una volta finito di leggere Nathan si voltò verso di lui, gli occhi spalancati , ma non tristi o imbarazzati, anzi arrabbiati. Il professore di Incantesimi, un grosso svedese dal forte accento fece cenno ad Arthur di scendere per dare una degna e magistrale prova delle sue abilità. Beh se Caterina era formidabile nel preparare pozioni, lui di certo non era d ameno in fatto di incantesimi. Il professore chiamò suo fratello Nathan, cosa che lo lasciò un po’ rincoglionito, ma la spiegazione di quel gesto lo fece sorridere spensierato.
  • Dateci una dimostrazione delle vostre abilità.
  • Che? – Nathan sbraitò ad alta voce , Arthur ridacchiò di rimando passeggiando lungo la pedana
  • Paura fratellone?
  • Come hai detto sturino?
  • Moderiamo i termini
  • Cos’è ti sei incazzato per quel discorso di Gil? Sei impazzito? Mi sembra abbastanza ovvio che stesse tentando di pararti il culo
  • Non voglio ascoltarti!
  • MODERATE – Nathan impugnò la bacchetta deciso - Pronti?
  • Si
  • A voi!
  • Incendio – Arthur riuscì a parare il colpo al volo anche se un po’ stordito avrebbe vinto lui
  • Freddafiamma- Nathan scivolò appena , i Grifondoro si stavano animando
  • Inarceramus – Arthur si sentì stringere fra le corde , ma fu abbastanza svelto dal pronunciare un ultimo cintesimo
  • Stupeficium
Nathan volò contro il muro urli di gioia si sparsero fra i serpeverde. Per un giorno avrebbe persino conquistato un po’ di popolarità. Francis e Caterina corsero a controllare se Nathan stesse ancora bene. Davanti alla vista dell’italiana che premeva la mano delicatamente sul busto del maggiore Arthur uscì spazientito mentre il professore assegnava ben dieci punti alla sua casa. Gilbert gli venne dietro di corsa, visibilmente sconvolto. Lo strinse per la cravatta della divisa.
  • Che ti prende?
  • Gilbert non sono affari tuoi !
  • Ma secondo te tuo fratello ci prova con la tua ragazza?
  • Non è la mia ragazza.. non ancora
  • Si ma secondo te ci prova con quella che ti piace?
  • Non mi ha manco detto che era passata da noi quest’estate!
  • Gli sarà passato di mente… l’hai steso!
  • ARTHUR!! – la voce di Nathan tuonò e non mancò un cazzotto ben impostato che gli fece sanguinare il naso, faceva un male cane – sturino da cessi, cazzo ti viene in mente? Eh imbecille?
  • Fanculo Nathan! – controllò che Caterina non fosse nei paraggi – ti piace Caterina!!
  • Eh? – Nathan arrossì non poco, ma restò composto – la trovo bella e simpatica, ok mi piace ma non come piace a te
  • A ME NON PIACE!
  • Che?? – non poteva dirlo a suo fratello, benché spesso scherzava sulla cosa non lo aveva mai detto a suo fratello – quindi non ti piace? – Arthur titubò un poco
  • No…
  • Allora…
  • ARTHUR !! – Caterina gli si lanciò al collo tamponandogli il sangue – che state facendo voi due cretini???
  • Il discorso è questo lui si è incazzato per una ragazza che gli piace, che pensa che piaccia anche a me. A quanto pare però a lui non piace questa tizia…
  • Quindi dove si pone il problema..
  • IO – Arthur tentò di replicare, ma Caterina fu più veloce
  • Ti piace o no?
  • Io..no… - l’italiana sospirò, quasi rilassata mentre Nathan spalancava gli occhi stranito dalla situazione
  • Quindi perché ti sei incazzato…
  • Caterina penso che siano cose di cui parlare fra maschietti.. sai.. – Francis tentò di salvarlo e ci riuscì perché Caterina rossa in viso si scusò allontanandosi assieme a Gilbert – Arthur diglielo…
  • A me.. si.. insomma. Si…
  • Si o no?
  • Mi piace tanto
  • Bene allora te pensi che IO , tuo fratello maggiore potrei rubartela? Devi proprio odiarmi fratellino… mi sono inimicato tutti i Grifondoro il giorno in cui sei arrivato , solo per starti un po’ accanto. Ho impiegato un anno per riconquistarli… che pretendi di più?
  • Non mi hai detto che era passata da noi!!
  • Cazzo abbiamo giocato a Quidditch.. eroticissimo guarda… sei stupido…
Nathan si allontanò sbuffando, ma Arthur lo bloccò porgendogli la mano, Francis però lo lanciò contro il fratello che grugnì un poco prima di abbracciarlo. Bastava così per scusarsi del suo comportamento infantile?
*ragazzi io ho scoperto che Scozia ed Italia del centro sono sposati, c’è un accordo REALE!! Se non mi sbaglio è stato firmato il 21 novembre.. sono sconvolta la mia seconda OTP è vera.. oddeo… NON DEVO FARL entrare Arthur ha bisogno di amore… ò-ò*

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Capitolo 3
*** Azzurro ***


Sarebbe bastato davvero così poco per farsi perdonare una cosa del genere? Arthur comunque continuava a sospettare di aver ragione, che in realtà a Nathan piacesse fin troppo Caterina. Erano pure simili, testardi, rompipalle , stupidi e coraggiosi. Non erano mancati momenti in cui Arthur si era domandato il perché del collocamento di Caterina fra i Serpeverde. Era abbastanza coraggiosa da tenere testa ad un drago, cosa che faceva quotidianamente considerato che viveva in un allevamento di quei cosi. Una tradizione familiare, gli aveva spiegato un giorno. Suo padre era umano, sua madre una strega e proprio nella famiglia materna era tradizione allevare ed accudire i draghi. Tuttavia, quando sua madre aveva incontrato suo padre, essa aveva abbandonato quella tradizione fino a quando non si erano decisi a tornare in Francia per ricominciare. Caterina non mancava mai di descrivere con dettagli macabri e disgustosi, almeno a detta sua, il modo in cui i draghi svolazzavano qua e là afferrando mucche dei vicini. Particolari che lasciavano in parte tramortito il povero Arthur che si trovava costretto a tenere fermo con la forza suo fratello William, un amante sfegatato di quei lucertoloni. Addirittura Caterina gli aveva regalato un draghetto per il suo compleanno, bestiolina che raggiunte dimensioni ragguardevoli la madre di Arthur si era preoccupata di fare sparire. Suo fratello non aveva ancora superato il lutto. Tornando al discorso principale, perché Caterina era finita fra i Serpeverde? Insomma i suoi genitori avevano predetto la sua casa dal primo giorno in cui aveva cominciato a leggere libri di magia. Così come avevano predetto quella di Nathan e gli altri. Affondò la testa all’indietro fra i capelli ondulati di Caterina, distesa accanto a lui sul prato verde.
Si erano per così dire accampati fuori dall’edificio principale in attesa di Veneziano Vargas, il fratello iperattivo di Caterina nonché professore di Cura delle creature magiche. Un corso che aveva già seguito, ma non poteva di certo lasciare Caterina da sola con quel pazzo diabetico. In realtà fra i due gemelli Veneziano era quello che lo inquietava di più, nessun essere vivente sarebbe stato capace di portarsi dietro quella paralisi di sorriso ogni giorno, per ogni dannatissimo secondo. ERA UNA COSA IMPOSSIBILE! Quindi, sotto sotto doveva essere una di quelle persone oscure o cattive o altro. Non poteva essere davvero così felice, stava sicuramente nascondendo qualcosa. In realtà ad Arthur non interessavano i segreti di Veneziano, ma non poteva fare a meno di inquietarsi un poco, ok forse non un poco ma tanto, tutte le volte che gli passava accanto .
Caterina si alzò appena per passarsi una mano fra i capelli un poco annodati, non le aveva neppure chiesto il perché di quel cambio improvviso. In realtà non avevano mai avuto del tempo per parlare normalmente tra di loro. Di certo non poteva contare la conversazione che avevano intrapreso nella stanza di Caterina come “normale”, perché per lui non era un’abitudine introdursi nella camere delle ragazze. Dopo un po’, giusto il tempo per intrecciare in un filo turchese un ciuffo di capelli ed annodarlo con cura, Caterina sbuffò tornando d’improvviso a terra. Il Platano picchiatore non troppo distante da loro dondolò un poco scomodando uno stormo di corvi. Gli era oscuro il perché di quella sua totale incapacità di conversare assieme a lei, da sempre si intrattenevano con lunghe conversazioni , ma in quel momento gli sembrava impossibile parlare di qualcosa che avesse senso. Insomma, si le avrebbe voluto chiedere se provava una qualche forma di attrazione verso Nathan o Alfred, ma d’altronde non erano affari suoi. Alla fine Caterina si voltò su un fianco, il capo rivolto verso di lui, gli occhi socchiusi. Sembrava pensierosa, probabilmente quella storia del Calice di Fuoco non le andava a genio. Con le braccia incrociate dietro il capo Arthur voltò la testa per ritrovarsi a sfiorare il naso di Caterina che trattenne uno starnuto di rimando.
 
  • Caterina…
  • Si, Arthur?
  • Mi chiedevo perché ti fossi tagliata i capelli…. – Caterina tornò a rivolgere lo sguardo verso il cielo scuro sopra di loro. Era una cosa che avevano in comune entrambi con Gilbert, amavano l’oscurità. Questo era decisamente un punto a favore di Caterina come Serpeverde. La ragazza si accarezzò i capelli , adesso un poco preoccupata.
  • Niente, mi andava di cambiare…
  • Mm.. – Arthur sollevò il busto di rimando poggiando il corpo sulla gamba piegata, stava mentendo di questo ne era certo. – ne sei sicura?
  • Si… che vuoi che sia successo? Romano trasformatosi in licantropo mi ha rifatto l’acconciatura.. contento?
  • Perché devi sempre scherzare?
  • Francamente, preferisco ridere su tutto almeno con te. Con il resto del mondo lo sai come sono…. Glaciale, acida, scorbutica..
  • Non è assolutamente vero…. Sei tu che pensi di essere così..
  • Di quello che ti pare… posso farti una domanda?
  • Non abbiamo ancora risolto la mia…
  • Dicevo..
  • Perché non mi ascolti mai?
  • Pensi che ci sia un motivo particolare per cui i nostri Patronus sono così diversi fra di loro, ma allo stesso tempo così simili?
  • Eh?
  • Si insomma il tuo Patronus è una volpe, il mio un lupo.. mi domando se siano legati in qualche modo..
  • Legati? Che intendi dire..
  • Non so.. la domanda l’ho fatta a te…
  • E che .. come diavolo dovrei rispondere? E’ una domanda senza senso.. – Caterina si alzò ed Arthur voltò rapidamente il capo davanti allo svolazzare della gonna. Sembrava ancora turbata, ma Arthur si era abituato a quei cambi di umore così repentini così si alzò rosso in viso per confrontarsi faccia a faccia con la ragazza
  •  Hai proprio ragione.. sono tutte stronzate.. andiamo da Veneziano vah.. a quest’ora avrà già iniziato a lanciare Grifoni in capo alla gente..
 
Arthur borbottò un si, lento e biascicato. Ok non aveva capito niente di quella conversazione e gli serviva urgentemente un traduttore perché forse si era perso qualcosa. Patronus diversi, aveva detto lei? Beh di certo un lupo ed una volpe non erano animali molto simili, la prima curiosa e timida l’altro così aggressivo e coraggioso. Lui lo sapeva perché il suo protettore, per così dire, era una volpe. Era stato il primo animale che aveva avvistato assieme a Caterina se lo ricordava bene perché quel giorno si era messo a piangere come un poppante. Si erano ritrovati chiusi fuori dal cancello, presi com’erano dalle loro ricerche di unicorni non si erano accorti che l’ora si era ormai fatta tarda. Il piccolo Arthur di soli undici anni aveva tentato inutilmente di convincere la sua testarda neo amica a tornare indietro. Preso da un attacco di panico, ben celato sotto un ghigno acido l’aveva invitata a restare lì da sola. A quel punto era sparita, scomparsa nel bel mezzo della foresta. Arthur era rimasto paralizzato, temendo il peggio aveva cominciato ad urlare il nome dell’altra fino a quando la bambina in questione non aveva fatto capolino da un cespuglio. Alla sua vista era scoppiato a piangere e l’aveva colpita più volte in testa con sassolini e foglie, tanto per farle capire quando fosse rimasto sconvolto. Lei lo aveva abbracciato teneramente ed allora una piccola volpe era sbucata dalla sua tana osservandoli , curiosa. Quello era stato il suo ricordo felice, il caldo abbraccio di Caterina attorno al suo corpo, la mano delicata di lei che gli ripuliva il viso dalle lacrime, le labbra morbide ed infantili che si poggiavano sulla sua fronte. Tutto quel ricordo era stato condensato nell’immagine della piccola volpe. Però, non aveva mai saputo perché il Patronus di Caterina fosse un lupo. Ovviamente Nathan si era scelto l’animale più imponente del mondo, un leone.
 Improvvisamente , per una qualche ragione a lui oscura, o forse per il semplice fatto che sentì l’urlo di Alfred , Arthur si ricordò che l’idiota aveva accennato ad un.. ballo. Si, il ballo del Ceppo per l’esattezza.
“Ballo.. non è mica che era uno di quei cosi dove la gente… balla?”
Questo fu il primo pensiero di un Arthur turbato e quasi cianotico che si stava lasciando trascinare dalla corsa impetuosa di Caterina. NO ,aveva smesso con quelle cose.. quei balli, piedi che si muovono, fianchi che scuotono, ragazze da invitare che declinano ridacchiando il tuo invito. Quando finalmente riprese il possesso del proprio corpo si accorse di una strano calore sul corpo, nonché di un indistinguibile e marcato odore di zolfo. DRAGO! Si guardò intorno alla ricerca di Caterina, ma costatò semplicemente di essere immerso fra gli studenti più giovani e che la ragazza in questione fosse ben distante da lui tutta intenta a saltellare davanti ad una gabbia decisamente poco sicura. Con un balzo felino di cui si complimentò da solo Arthur si portò accanto a Caterina. Il luogo in cui erano finiti, o per meglio dire dove LEI lo aveva trascinato, era una piana desolata priva di alberi ma cosparsa di arbusti secchi. Accanto a loro con quella sua solita paresi Veneziano stava sorridendo spiegando sommariamente ai ragazzi del terzo anno i segreti dei draghi. Quindi, c’era davvero dentro quella gabbia così poco sicura un drago sputa fuoco? William, uno dei suoi fratelli minori, non tardò a lanciarsi sul professore con domande di ogni genere e sorta. L’italiano sembrava sull’orlo di un pianto isterico, ma l’intervento repentino del professore di pozioni, Ludwig, impressionò a tal punto il piccolo Kirkland da farlo indietreggiare. In tutto questo Caterina non sembrava essere interessata molto al fratello. Non ebbe il tempo di spostare lo sguardo verso William che già Caterina aveva infilato un braccio dentro la gabbia. NO , NO, NO ! la spinse via facendola cadere a terra con un tonfo sordo e la bestia celata sotto il velo, dentro la gabbia, sbuffò animatamente sbattendo il muso, o qualche altra parte corporea, contro la cella. La ragazza lo fissò interrogativa, perché giustamente c’era pure da chiedere il perché di quello strano gesto.  L’animale sbatte nuovamente il capo contro la gabbia che tremò. Non sembrava un drago adulto, probabilmente era giovane considerate le dimensioni della cella. Comunque a detta di Arthur restavano dimensioni più che ragguardevoli.
Veneziano gli scompigliò i capelli aiutando Caterina a sollevarsi da terra, l’altra grugnì inferocita lasciando che il fratello introducesse lei ed Arthur come due dei migliori studenti dell’ultimo anno, volendo sottolineare le innate abilità della ragazza nel volare su un drago. Volare? Probabilmente l’intento di Veneziano era di fare entrare nelle grazie dei ragazzi del terzo anno Caterina, così che potesse avere qualche fans, ma la cosa non stava aiutando il già pessimo umore dell’inglese, anzi l’idea di poter avere dei rivali persino più giovani di lui lo stava distruggendo. Arthur incrociò le braccia al petto rimanendo con lo sguardo fisso a quello di Caterina, sembravano entrambi sul punto di ammazzarsi. Veneziano invitò Arthur e gli altri studenti ad allontanarsi, ma l’inglese troppo preso a dimostrare alla ragazza tutta la sua rabbia non si mosse. Tuttavia, quando Veneziano sollevo con un gran sorriso il mantello da sopra la gabbia per rivelarne l’ospite Arthur saltò quasi all’indietro. Era terrorizzato, era spaventato a morte dai draghi e di certo il fatto che Caterina fosse lì accanto a quel coso non lo tranquillizzava affatto. Gli studenti tutti attorno a lui osservavano con curiosità le carezze delicate con cui Caterina deliziava la creatura. Con la bocca coperta , così da evitare di arrostire qualcuno, il giovane drago strusciava la testa quasi fosse stato un gattino contro la mano di Caterina. Era di un colore intenso, blu notte con spine nere sul dorso e la coda. Con le gambe piegate e le braccia tese a sorreggere il peso del corpo, Arthur non riusciva ad alzarsi da terra e sapeva che una volta che ci fosse riuscito non le avrebbe rivolto parola per un po’. Veneziano gli sorrise facendogli l’occhiolino ed Arthur boccheggiò in cerca d’aria mentre il drago lasciava uscire una zampa per poggiarla sulla spalla di Caterina. Nuovamente il brusio degli studenti si fece più intenso, forse preso da un impeto di coraggio uno dei ragazzini si lanciò quasi verso la gabbia. Veneziano riuscì a bloccarlo per il cappuccio giusto il tempo per vedere l’animale sollevarsi sugli arti inferiori e sbattere le ali impetuosamente, scatenando il panico fra i ragazzini , ma soprattutto in Arthur che aveva finalmente ritrovato al forza per alzarsi.
 
  • Just close your eyes, you’ll be allright – Caterina in piedi , con le braccia sollevate stava cantando una canzone babbana all’animale. Quest’ultimo sbatté un’ennesima volta le ali contro la gabbia prima di tornare a rannicchiarsi nell’angolo. – i draghi sembrano grandi e grossi, ma sono solo creature incomprese e voi non potete pensare di saltargli davanti come fossero dei gattini! In più questo è il mio drago, quindi vi pregherei di fare a meno di terrorizzarlo – Ecco spiegato tutto quello doveva essere Ezio, il drago che Caterina aveva iniziato ad accudire da cucciolo!
  • Dici così perché sei strana!
  • Si sei la tipa strana dei Serpe!
  • Piantatela! – Arthur si impose fra l’orda di stupidi ragazzini e Caterina, che non sembrava altro se non divertita dalla situazione
  • Dove?
  • Arthur.. – Veneziano gli sorrise teneramente prima di rivolgersi alla banda di studenti – penso che sarà molto interessante dare uno sguardo alle vostre abilità, il vostra coraggio .. perché se la tipa strana qui riesce a toccare un drago anche un ragazzino che ha tanto coraggio da urlare nel bel mezzo di una lezione può farlo, no? – l’italiano rivolse un sorriso glaciale allo studente che aveva cominciato per primo quella baruffa. Quest’ultimo rimase un po’ interdetto sul da farsi prima di lasciare che Veneziano riprendesse la parola – soprattutto quando la strana – e nel dirlo imitò delle virgolette con le dita- è proprio la sorella del professore che sta tenendo una lezione. – altro sorriso.

“FATALITY BITCH!”
Caterina tirò un buffetto al drago che rivolse uno sguardo carico d’odio verso Arthur. PURE I DRAGHI?! Di certo la ragazza non sembrava molto a suo agio all’idea di abbandonare la povera creatura in balia di quei marmocchi, ma Veneziano fu sufficiente dal farle cambiare idea. Di sicuro, ci sapeva fare con sua sorella. Ludwig si congratulò a bassa voce, colpendo imbarazzato la schiena dell’italiano con una “leggera” pacchina, che costrinse Veneziano ad accartocciarsi al suolo dolorante. Nel trambusto generale, fra un tedesco in preda ad un attacco d’ansia e la folla piagnucolante delle ragazzine, Caterina scomparve. Arthur dovette impiegare tutte le sue doti di osservatore per individuare la Cercatrice sulla via di ritorno alle aule. Il secondo match Vargas vs Kirkland, stava per cominciare ed a detta di Arthur gli italiani stavano avendo il sopravvento, DECISAMENTE, e non avevano ancora tirato fuori la loro arma segreta: Romano Rompi Palle Vargas. Frontino mentale catastrofico in arrivo.
Corse dietro a Caterina, ma quella gli fece cenno di andarsene. Forse lo sapeva perché il suo patronus era un lupo, Caterina preferiva sempre restare da sola , isolata, quando si sentiva triste o arrabbiata. Le prese un braccio e l’altra, solo allora, si voltò per lanciare uno sguardo carico di odio dietro di lui.
 
  • Li odio.. li odio tutti, solo perché sembrano feroci non vuol dire che lo siano davvero.. maledizione
  • Ti rendi conto di quello che hai fatto? – Arthur alzò la voce lasciandola stordita.
  • Di che stai parlando? Non dirmelo è per via del drago? Allora avevo fatto bene ad arrabbiarmi prima, sei proprio come loro! – Caterina fece un passo indietro inclinando il corpo in una posizione di attacco. Un lupo sia dentro che fuori.
  • COSA? – Arthur impose il busto in avanti mostrando i denti quasi fosse stato un animale feroce. Avete mai visto una volpe ed un lupo fronteggiarsi nel bosco, con la più piccola che ringhia per incutere timore nell’animale davanti a lei? – se vuoi farti ammazzare da un drago fai pure! Sai quanto me ne frega!
  • Lui non mi avrebbe mai fatto del male
  • Sono animali non puoi sapere cosa gli stia girando in testa, stupida! – Arthur stava urlando , avrebbe finito con lo sputare un polmone probabilmente. Caterina davanti a lui si ritirò , stringendo i denti e i pugni
  • Non è assolutamente vero
  • DAVVERO? Bene allora baciati un drago, sai quanto me ne può fregare di te e delle tue stranezze – Arthur si bloccò col fiato sospeso, cosa.. aveva detto? Tentò di bloccarsi, ma la risatina acida che uscì trasformò la già sconvolta Caterina in condizioni pietose. Fece un passo avanti per scusarsi, ma l’unica cosa che gli riuscì fu di stare zitto. Caterina sbuffò appena prima di voltarsi e lasciarlo solo.

“direi che sono nella merda, ma giusto un poco”
L’aveva combinata grossa, probabilmente non gli avrebbe parlato almeno per due settimane, ma lui che poteva farci se si era spaventato per lei? Non era abituato a vederla accarezzare lucertoloni giganteschi con un rifornimento di coltelli e fuoco. Intravide con la coda dell’occhio Veneziano correre verso la sorella e probabilmente , se non aveva visto male, c’era pure Ludwig. Non gli era mai piaciuto quel professore, tendeva ad urlare troppo per i suoi gusti. Una volta , furioso come non mai, aveva iniziato a sbattere il palmo della mano sulla cattedra urlando NYEN NYEN NYEN. Non era stato un bello spettacolo. Si allontanò rapidamente per lasciare maggiore distanza fra lui e i due fratelli. Si sistemò all’ombra di un albero, carta pergamena in mano e penna incantata dall’altra parte, le avrebbe scritto una lettera per scusarsi e forse per dirle anche qualcosa di più. Si morse la guancia con tanta forza da sanguinare, perché doveva sempre finire così? Avrebbe perso anche Caterina alla fine, era già un miracolo se i suoi familiari riuscivano ancora a sopportarlo. Sbatte la testa contro la dura scorza dell’albero maledicendosi mentalmente per le parole brutali che aveva usato, una lettera non sarebbe bastata. Si alzò bruscamente perdendo l’equilibrio, loro non c’erano più. tornò a fissarsi i piedi per poi sedersi di nuovo con un tonfo. Forse avrebbe potuto pagare Francis per costringere Caterina a perdonarlo.
Cara Caterina mi dispiace, non avrei voluto dirti delle cose così tremendi, non lo penso davvero ero solo spaventato. Mi piaci davvero tanto , penso che tu sia una persona meravigliosa con un carattere bellissimo e vorrei
Arthur non ebbe il tempo di finire di scrivere l’ultima riga che il foglio stava già svolazzando sulla sua testa. Alfred stava leggendo e ridacchiando allo stesso tempo.
 
  • Quindi è a te che piace Caterina… non a Nathan.. strano ho visto che indossava quel lacciolino..
  • QUALE LACCIOLINO? E comunque non sono affari che ti riguardano!!
  • A no?
  • E ridammi quel foglio ! – Arthur si sbracciò in avanti e l’unica cosa che ottenne fu la bacchetta dell’americano puntata contro di lui
  • Levicorpus – Arthur si ritrovò sollevato in aria per la caviglia, gli pulsava la testa per via del sangue, ma non riusciva a stare fermo rivoleva il suo foglio e delle spiegazioni – dicevo, glielo ha regalato Nathan quando Caterina è passata da voi quest’estate, lo so perché l’ho notato prima quando l’ho vista qui con te. Quindi a te piace Caterina, ma tuo fratello le fa regali.. interessante. A giudicare dalla letterina amorosa che stavi scrivendo l’hai fatta incazzare
  • Non sono affari tuoi
  • Ah ah
  • Smettila di ridere e tirami giù STRONZO
  • Nope
  • Ti ho detto di lasciarmi andare guarda che sono bravissimo con gli incantesimi- peccato che la bacchetta gli fosse sfuggita dalla tasca per finire a terra – beh…
  • Lo so..
  • Ora lasciami!! – Arthur si stava infuriando non tanto per il fatto che era a testa in giù quanto piuttosto per l’ennesima bugia di suo fratello. Si morse la lingua per evitare di urlare infuriato
  • ALFRED! – la voce di Caterina lo tranquillizzò, soprattutto per il fatto che la ragazza in questione si era lanciata a cavallo della scopa contro il povero portiere dei Grifondoro. Arthur era caduto a terra come un sacco di patate e Caterina aveva lasciato la scopa per tenerlo stretto al petto. Lui era rimasto imbambolato per un po’ prima di ricordarsi di quel maledettissimo foglio di carta – che ti è saltato in mente
  • INCENDIO – il foglio di carta pergamena nella mani di Alfred svanì nelle fiamme e l’americano si ritirò ancora intontito per la botta
  • Fortuna che io non sono stupida come dici… - Arthur rimase in silenzio , il cielo si adombrò per poi illuminarsi per via di un lampo. – se ti stessi chiedendo perché sono tornata indietro, devi ringraziare Veneziano.. mi ha detto che ti eri spaventato. Anche se ancora non capisco perché..
  • Che cazzo avrei dovuto fare io scusa? – Arthur si alzò strusciando la mano contro la fronte, un rivolo di sangue gli attraversò il palmo. Caterina intrecciò il dito nei capelli prima di corrergli incontro a controllare la ferita. Che cosa significava davvero?  - non è niente! – Arthur si allontanò dall’abbraccio della donna che gli si lanciò addosso di rimando.
  • Piantala dai… perché fai così?
  • Perché ti sei tagliata i capelli?
  • Te l’ho già detto…
  • Perché hai quel coso ni capelli?
  • È un regalo…e di chi??
  • Perché fai così Arthur? – le prime gocce di pioggia iniziarono a bagnarli i capelli, Caterina aveva le ciocche attaccate sulla fronte. – ARTHUR?! – anche lei aveva alzato la voce senza smettere di fissarlo. Sembrava spaventata, ma lui era troppo arrabbiato e .. geloso per poter rispondere o persino accorgersi della cosa.
  • Niente Caterina.. lascia stare..
  • Come faccio a lasciare perdere? Non ti capisco, sei strano! In più hai bisogno dell’infermeria!! Non ti vedi? Sei pieno di sangue, hai bisogno di farti curare….- Caterina gli accarezzò il viso ed Arthur si lasciò sfuggire una lacrima assieme ad un grugnito. Caterina stava già con Nathan? La ragazza davanti a lei lo scosse con forza , non riusciva neppure a sentire la sua voce da quanto era forte il rumore della pioggia. – ARTHUR!!

Arthur sii alzò e prese a correre in modo scomposto verso la tettoia, Caterina non riuscì a mantenere il passo troppo sorpresa dalla sua fuga repentina. Fortuna che si era tenuto il mantello dell’invisibilità in borsa. Nascosto sotto il velo della morte, al coperto dalla pioggia sotto la tettoia, Arthur vide Caterina completamente fradicia impugnare la scopa e guardarsi intorno alla sua ricerca. Chiamò il suo nome più volte, persino lei sembrava spaventata e non aveva mai visto la ragazza così insicura, fragile. Ad un certo punto ebbe l’impulso di sollevare il mantello ed abbracciarla , ma poi apparve suo fratello Nathan. Quest’ultimo corse incontro alla ragazza.
 
  • Che succede ad Arthur?
  • Non lo so è sparito… stavamo parlando poi si è arrabbiato perché ho toccato un drago. Me ne sono andata , ma Veneziano mi ha spiegato che stavo facendo la cosa sbagliata e cosa ti trovo? Arthur in aria sotto un incantesimo di Alfred! Ovviamente l’ho liberato, ma poi ha iniziato a fare domande strane. Perché ti sei tagliata i capelli’ perché porti quel laccio?
  • Sa.. qualcosa…
  • NO, assolutamente no… non posso dirglielo devo proteggerlo..
  • Lo sai.. non possiamo mantenere il segreto a lungo… 

MORITE INSIEME A ME PER LA GIOIA

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Capitolo 4
*** Il lupo ***


La mano di Nathan che accarezzava la guancia di Caterina, il sorriso lieve di quest’ultima, Arthur non poteva più sopportare niente di tutto ciò. Si trascinò nella pioggia fino a raggiungere un riparo sicuro fra gli alberi. Bene era abbastanza evidente che quei due stessero insieme, eppure suo fratello gli aveva giurato che a lui non piaceva Caterina, che in quanto suo parente più prossimo non gli avrebbe mai causato un dolore simile. Si lasciò scivolare contro il tronco abbracciandosi il petto. Si addormentò lì fra un sbuffo e l’altro , così non si accorse dell’ora tarda che si era fatta. Firenze, il centauro con cui spesso conversava sbatté lo zoccolo con forza sul terreno umido. Arthur riaprì gli occhi bofonchiando a bassa voce, il mantello gli aveva fatto da coperta tenendolo al caldo, ma non era passato inosservato all’essere davanti a lui. Anzi il centauro stava studiando con parsimonia l’oggetto incredibile, avvolto al corpo del giovane serpeverde. Di nuovo lo zoccolo duro calpestò la terra soffice scuotendo Arthur dal suo intorpidimento.  
 
  • È un oggetto raro quello che porti , ragazzo….
  • Eh?! – Arthur si sollevò questa volta spaventato, temeva che l’interesse del centauro verso il mantello non fosse soltanto dovuto alla curiosità – è…
  • So già che cos’è, mi chiedevo soltanto come fosse possibile che tu lo possedessi
  • Mio fratello – al pensiero di Nathan , Arthur si morse il labbro – me lo ha donato lui..
  • Hai problemi con esso?
  • PROBLEMI? Cosa intendi per problemi? – Arthur si grattò il capo furioso , perché a detta sua tutta il mondo sapeva molte più cose di lui e la cosa lo faceva non poco imbestialire. – che ne dici del fratello che ti soffia la ragazza? penso che sia sufficiente…
  • Non sapevo che ti fossi accompagnato..
  • In effetti… non è così, solo che a me piaceva parecchio
  • E lei questo lo sapeva?
  • No – ci fu un lungo silenzio durante il quale Arthur pensò bene di piegare il mantello per nascondere il nervosismo.
  • Ha capelli ambrati la ragazza di cui parli?
  • Eh? Intendi dire che è bruna?
  • Come la quercia…
  • Beh si, non per essere scortese , ma a te che importa? Tanto si è già accompagnata a quello stronzo
  • Lo chiedo per il semplice fatto che da circa due ore una giovane strega si sta aggirando per questa foresta , chiamando il tuo nome..
  • Il mio? No deve esserci uno sbaglio – il centauro balzò in avanti calpestando la terra, probabilmente aveva mal interpretato la sua risposta come una specie di frase di scherno. Esseri suscettibili i centauri.
  • Non mi sono affatto sbagliato, sono due ore che ti sta cercando non le ho detto niente perché volevo avere il piacere di conversare un poco con te sul fardello che ti porti appresso. Penso sia ora che tu torni a casa, giovane mago.
  • Io penso invece che dovresti farti gli affaracci tuoi- ora, è ovvio che si ha la libertà di rispondere a tono a chiunque si voglia, ma forse si dovrebbe avere la briga di controllare attentamente il proprio interlocutore. Perché un conto è rispondere a tono ad un Alfred scocciato, un conto è farlo con un essere per metà cavallo e decisamente incazzato e permaloso. – di.. che parlavamo? – Firenze sbuffò ed Arthur fece un passo indietro di rimando. Il centauro lo afferrò e lo tirò sul corpo equino, Arthur non ebbe il tempo di dire pio che già Firenze lo stava trascinando nella boscaglia più fitta. – OHI – il centauro gli tappò la bocca prima che potesse strillare. Firenze gli indicò un’ombra ed Arthur si sforzò con ogni cellula corporea per riconoscerla.
  • CATERINA! – la voce di Veneziano confermò i suoi dubbi, si trattava proprio di lei. La ragazza si accasciò sul fratello che le accarezzò il capo. – guarda come ti sei ridotta! Torna al dormitorio
  • Non posso.. devo trovarlo è colpa mia
  • Ci penso io… sta tranquilla , sono ore che lo stai cercando, ti ripeto e questa volta te lo ordino in quanto professore di tornare nel tuo dormitorio, Vargas. – Veneiziano parve autorevole tutto insieme, Arthur che aveva smesso di mugugnare si era costretto a non scendere da “cavallo” per rincorrere Caterina. Sembrava a pezzi, la voce ridotta ad un filo, con i capelli completamente fradici ed i vestiti appesantiti dall’acqua.
  • Io… - Veneziano emise un fischio tanto forte da costringere Arthur a tapparsi le orecchie, Nathan apparve a cavallo di una scopa, anche lui completamente zuppo dalla testa ai piedi. Caterina ci mise un po’ a farsi convincere fra un mugugno di suo fratello e i borbottii di Nathan, ma alla fine si lasciò portare in collo da “Scozia”. Si era veramente preoccupata per lui, così almeno sembrava, forse avrebbe avuto bisogno dell’infermeria e tutto a causa sua. Arthur scese dal corpo muscoloso di Firenze per torturarsi le punte delle dita.
  • Devo andare, il lupo mi ha già fiutato – il centauro gli sussurrò questa breve frase all’orecchio prima di dargli le spalle. Lupo? Non pensava che un centauro potesse essere spaventato da un lupo, tantomeno un coso grande e grosso come Firenze. Il centauro svanì ed Arthur appoggiò la fronte contro la pelle rugosa di un pino per pensare con calma. Che cosa le avrebbe detto per scusarsi? Forse poteva contare sul fatto che dopo le ore passate a preoccuparsi la sua sola vista avrebbe eliminato l’incazzatura di Caterina. Però, la sua quasi certa relazione con Nathan non sarebbe scomparsa con un semplice trucchetto psicologico, ci voleva molto di più. Arthur si voltò per poggiare il capo contro l’albero, forse qualche incantesimo per mutare il carattere di Nathan avrebbero giovato alla causa. Quando Arthur riaprì gli occhi, in parte sicuro della sua prossima mossa, dovete richiuderli subito terrorizzato. Il centauro aveva ragione, c’era un lupo davanti a lui, il manto bruno e gli occhi gialli splendevano quasi sotto la luce lunare. L’inglese dovuto usare ogni fibra del suo corpo per evitare di urlare come una ragazzina isterica. L’animale lo fissò dondolando il capo, quasi fosse stato sconsolato nel vederlo. poi, sotto lo sguardo allibito di Arthur, il lupo si sollevo mutando nella figura di Veneziano.
  • Lo sai almeno da quanto tempo Caterina e Nathan ti stanno cercando ?
  • … - silenzio, un lungo intenso minuto di niente per realizzare cosa diavolo fosse successo.
  • Sai almeno che raffreddore si deve essere beccata quell’incosciente di mia sorella per trovarti? – Veneziano gli tirò un nocchino con forza sul capo – e smettila di essere così stupito dal fatto che sono un Animagus, ne esistono tanti dovresti saperlo – era per questo che il Patronus di Caterina era un lupo? Per via di suo fratello Veneziano, in tal caso doveva esserci una storia dietro. Chissà forse era stata assieme a lui, sempre al suo fianco durante ogni tentativo, ogni fallimento, fin dal principio. Veneziano davanti a lui sospirò stanco ed Arthur finalmente si riprese, non tanto per l’espressione tranquilla, ma non felice, dell’italiano quanto piuttosto per il fatto che le parole del professore lo avevano finalmente raggiunto.
  • Caterina sta male?
  • Ti sei svegliato vedo.. – Veneziano lo tirò per la manica della casacca accelerando il passo – credo si sia presa un raffreddore da urlo, ma non scomodarti ad andare a trovarla in infermeria
  • Perché?
  • Perché se ci provi mi trasformo in un lupo e ti taglio la gola .- benché Veneziano stesse sorridendo , quella frase sembrava tutto meno che uno scherzo. – non voglio vederti attorno a mia sorella, per il tuo bene e per il suo. E quando parlo del tuo bene, sappi che un lupo è poca cosa rispetto a quello che potresti ritrovarti contro. Quindi per il tuo bene, torna sui libri…
  • NON HO INTENZIONE DI ABBAONDARLA!
  • Sei ostinato… senti non ho detto che tu non debba frequentarla o provarci con lei, devi solo far passare la tempesta ecco! – il viso di Arthur si tinse di un rosso magenta che non sfuggì all’italiano che rise di rimando- penso che l’unica che non l’abbia capito sia Caterina….
  • Ah..
  • È sempre stata molto lenta con questo tipo di cose, non ci ha mai capito un fico secco il che per degli italiani come noi è un mistero. Ha le papille gustative di un italiano, ma a livello sociale è tale e quale ad un castoro. Costruisci la diga, ammazza i castori stranieri, rinchiuditi nella tua roccaforte, aspetta l’inondazione.
  • Non assomiglia ad un castoro
  • Veh sarà il caso di accelerare il passo, fammi la cortesia di mantenere segreta questa mia dote la uso sempre per rimorchiare , ma se mi togli l’effetto sorpresa non ha più molto senso.
 
Arthur rimase in silenzio troppo perso nei discorsi precedenti per accorgersi della stronzata che aveva sparato Veneziano. Probabilmente Veneziano stava parlando di Romano, perché lui non si sarebbe limitato a minacciarlo, sarebbe passato direttamente ai fatti. Forse lo avrebbe bollito vivo in un pentolone, chissà. Quell’uomo era dotato di un’immaginazione infinita, almeno nel creare scherzetti o nuovi modi per picchiare Arthur. L’italiano non aveva smesso di parlare e di toccargli la schiena per richiamare la sua attenzione, in quel momento però Arthur voleva soltanto essere sicuro che Caterina non stesse troppo male. Una volta entrati , però Veneziano gli fece cenno di andarsene e si chiuse la porta alle spalle.  Arthur rimase un poco a fissare la porta prima di infilarsi sotto il maglione per percorrere il lungo corridoio verso la sala pranza. Stava per fare una follia, una vera pazzia, ma se voleva farsi notare quello era l’unico modo, se voleva farla preoccupare doveva rompere una promessa. Si affrettò, una volta entrato, a trovare un pezzo di carta pergamena affondando la mano nel borsone. La penna scivolò rapida , marchiando il volto appassito della carta.
 
Arthur Kirkland
 
Non gli tremò neppure la mano, era una cosa sbalorditiva per una volta nella sua vita era sicuro di ciò che stava per fare. La fiamma azzurra del Calice divampò avvolgendo il pezzo di carta che svanì in uno sbuffo. Era la cosa giusta, era la soluzione giusta e di certo lei avrebbe lasciato Nathan per lui. Il gatto di Heracle, il custode greco della scuola apparve sibilando quasi fosse stato un serpente. Per sua fortuna il custode in questione era un gran pigrone , non gli fu quindi difficile scappare dalla sala prima dell’arrivo del bidello. Sgusciò nel corridoio buio soffermandosi un poco sotto il quadro del vecchio cavaliere azzurro, un tipo eccentrico che preferiva balzare da una cornice all’altra piuttosto che restare nella sua. Il mantello frusciava e probabilmente , considerata la velocità a cui stava correndo, un occhio allenato avrebbe colto un paio di gambe svolazzanti prive di busto. La porta dell’infermeria si aprì piano rivelando il corpo di Caterina seduto sul letto, sembrava in attesa e di certo era agitata. Si lasciò scivolare il mantello sulla schiena e poi dritto nel borsone. Passi lenti, ma veloci come quelli di un amante che sorprendete l’altra.
 
  • Caterina… - Arthur la chiamò facendola balzare sul piccolo letto su cui giaceva. La faccia contrita e affaticata della ragazza si illuminò sotto il riflesso lunare , ad Arthur si strinse il cuore nel vederla così. Le si accomodò accanto aspettando lo schiaffo che era certo sarebbe arrivato da lì a poco. Ora che ci faceva caso, non aveva visto Romano fuori dall’infermeria, probabilmente era andato a cercarlo per macellarlo.
  • Arthur… - un lungo minuto di silenzio in cui Arthur non smise di fissare le occhiaie della compagna. Caterina gli avvolse le braccia attorno al collo, il petto caldo dell’altra contro il suo ancora fradicio d’acqua lo fece sospirare. Ricambiò l’abbraccio, in ritardo e a modo suo, ma Caterina sembrò comunque entusiasta della reazione – dove ti eri cacciato?? Sono stata così tanto in pena per te
  • Dovevo ripassare delle cose con Kiku – bugia, l’ennesima dopotutto. Aveva rotto una promessa, l’aveva seguita senza che lei lo sapesse, l’aveva fatto soffrire ed adesso stava mentendo. Arthur si infilò una mano nei capelli agitato come non mai. Le mani di Caterina si aggrapparono quasi alla sua, senza mai smettere di sorridere la ragazza gli stette accanto di nuovo in silenzio. Un silenzio che durò ancora a lungo fino a quando Caterina non si allungò per scoccargli un bacio sulla guancia usando la mancina per tenere fermo il viso di Arthur. Quest’ultimo rimase immobile, con gli occhi spalancati come un pesce e poi reagì in modo completamente inaspettato. Quando l’altra si ritirò Arthur affondo il capo contro la guancia dell’altra e le baciò la pelle pallida una volta, due forse addirittura tre volte senza pause, senza interruzioni quasi fosse stata una bevanda dissetante nel pieno deserto. Quando si accorse di quello che aveva appena fatto Arthur rimase con le mani a mezz’aria e la testa nascosta fra i capelli di Caterina, che aveva preso ad accarezzarsi la guancia baciata. – mi.. spiace.. – Trovò il coraggio di parlare, ma quando Caterina gli sollevò il viso tirandola per la camicia, Arthur tornò a zittirsi con un forte color magenta sulle guance.
  • Tranquillo l’importante è che tu stia bene. – non riusciva a staccare gli occhi da quel sorriso innocente, quante volte quelle labbra si erano schiuse a contatto con quelle ruvide di suo fratello? Quante volte le avevano assaporate, deliziate o semplicemente desiderate? Con la punta del naso che strusciava quella dell’altra, Arthur iniziava a pensare di non poter resistere, che era più che giusto che lui avesse ciò che era suo di diritto. – Arthur? – Caterina cercò di richiamare la sua attenzione, ma il ragazzo era troppo preso dai suoi discorsi per poter fare caso ad altro.
  • Guarda un po’ chi si vede!- la voce di Nathan, con un marcato tono di incazzatura tuonò facendolo allontanare con un balzo che lo fece cadere a terra. Caterina scese dal letto per controllare che stesse bene, ma Nathan le bloccò il polso indicandole il bagno. Il fratello portava soltanto un asciugamano lungo il basso ventre, i capelli ancora umidi sgocciolavano a terra. Caterina arrossì lievemente alla vista del ragazzo mezzo nudo, ma non si scompose troppo quasi fosse stata una vista quotidiana.
  • Come diavolo sei uscito dal bagno? – domandò la ragazza imbronciata
  • Come ci dovevo uscire? Con un completo firmato?
  • Potevi avere almeno la decenza di infilarti un accappatoio…
  • Come se ti dispiacesse la vista.. No, meglio così mi trovo più a mio agio. Comunque se non vuoi vedermi nudo ti consiglierei di infilarti in bagno – questa volta Caterina avvampò e scappò in bagno. Nathan lo fissò senza aiutarlo ad alzarsi, attese che la porta del bagno si chiudesse prima di tirargli un calcio nello stomaco. – mi stavo chiedendo dove fosse finito il mio fratellino stronzo, ed eccoti qua un sogno che si realizza – Nathan si piegò su di lui solo per assestargli un pugno sulla guancia – fosse per me ti ridurrei ad un ammasso di carne, pensi mai a quello che fai- Arthur cercò di rispondere con un altro pugno, che Nathan schivò ed usò come leva per sollevarlo.
  • Ti odio..
  • Odiami quanto ti pare, resta il fatto che sei uno stronzo egoista che si è dimenticato delle persone che lo amano. Lo sai quanto ci hai fatto stare in pensiero? Quella beota è partita da sola per poco non la metteva sotto un centauro, stupida bestia… tanto per chiedere, come mai sei scappato?
  • Non sono affari tuoi
  • O… si che lo sono – le mani di Nathan si avvolsero attorno al collo del più piccolo , spingendolo contro il letto – dimmelo
  • Oppure?
  • Oppure ti picchio come non ci fosse un domani
  • FALLO! – nuova occasione per farsi notare da Caterina. Nathan sollevò un pugno per poi bloccarsi a mezz’aria
  • Vuoi farti notare da Caterina? – Arthur sbiancò di botto e alla domanda che seguì distolse completamente lo sguardo dal fratello – non avrai mica.. infilato il tuo nome nel Calice.. vero?
  • ….
  • SEI IMPAZZITO? NON – Nathan smise di urlare liberandolo del tutto, probabilmente non voleva farsi sentire – sai usare una scopa, non sei atletico, non sopravvivresti un giorno lì dentro..
  • Non mi importa..
  • In più Caterina odia questo torneo
  • Cosa odio io? – Caterina era stata veloce, aveva i capelli bagnati ed il corpo nascosto da un asciugamano lungo. Nathan fischiò ed Arthur, rosso di imbarazzo, distolse lo sguardo. – che cosa state confabulando voi due?
  • Cose fra fratelli! – Nathan gli stava parando il culo?
  • Spero soltanto per te, Arthur Kirkland, che tu non abbia infilato il tuo nome nel Calice.. perché avresti delle brutte sorprese
  • Nah.. tranquilla che non l’ha fatto.. vero Arthur?
  • … si…
  • Si cosa?
  • Si… non l’ho fatto…
  • Dai Caterina, lascialo farsi un bel bagno, gli vado dietro io, così dopo lo inviamo in dormitorio
  • E voi due?
  • Noi due dobbiamo restare qui.
 
Arthur si nascose nel bagno per immergersi in un bagno caldo sotto l’occhio vigile di suo fratello. Cercava di ragionare, di entrare nella testa del maggiore , ma ogni volta poteva solo vedere lui e Caterina insieme, fare cose, ridere. Strinse un pugno annaspando sul bordo della vasca per uscire. Forse poteva usare un incantesimo di lettura della mente, ne conosceva uno e sapeva di essere capacissimo nell’usarlo. Quando finalmente uscirono Caterina era già pronta per la notte e si stava pettinando i capelli. Ora che ci faceva caso, aveva il fiato corto. Nathan le chiese se stesse bene e l’altra annuì fievolmente, un colpo di tosse interruppe la conversazione. Arthur si rigirò un poco nella stanza sentendosi colpevole e allo stesso tempo incuriosito dalla situazione. Li salutò appena , senza però abbandonare del tutto la stanza, si era uscito, ma rimase comunque un poco nascosto sotto il mantello. Nathan e Caterina si scambiarono uno sguardo di intesa prima di infilarsi nei rispettivi letti.
  • Spero che tu non lo abbia fatto Caterina, nel caso ti posso assicurare che gli dirò tutto..
  • Puoi stare sicuro che nel caso ti taglierò la gola prima
  • QUINDI L’HAI FATTO?
  • È tardi.. torna a dormire
Arthur corse veloce nel dormitorio, Gilbert era rimasto sveglio per per aspettarlo. Non dette il tempo all’albino di dire qualcosa, perché si lanciò sotto le coperte. Il prussiano o per meglio dire tedesco gli si sedette addosso cercando di attirare la sua attenzione. Arthur simulò un colpo di tosse che costrinse l’altro ad alzarsi frettolosamente. L’indomani  non mancarono domande di Gilbert e sviolinate di Francis, ma l’inglese non rispose a nessuno di loro , aveva ben altro a cui pensare. Si accomodò al suo posto al tavolo dei Serpeverde, Gilbert non aveva smesso di parlare neppure per un secondo. Arthur scarabocchiò su un foglio un messaggio per Gilbert: “voglio quel posto come portiere nella squadra, fammi sapere cosa devo fare!”. Gilbert aveva sorriso scompigliandoli i capelli per poi correre dal capitano, un danese simpatico quanto un dito nel culo per informarlo della cosa. Di certo il danese non sembrava entusiasta, ma la sua compagna da tutti nominata “il norvegese” non se la sentiva più di continuare. Ancora si domandava come quella povera creatura di norvegese, così silenziosa e acida, potesse stare con quell’ammasso di ormoni ambulanti danese. Ridacchiò nervoso, di certo in questo assomigliavano alla poccia Caterina Nathan, SE erano davvero legati assieme. Ancora confuso ed adirato Arthur non aveva smesso di fissare Caterina che aveva lo sguardo incastonato in quello di Nathan. Non voleva crederci non ancora. Il vecchio preside si schiarì la voce per attirare l’attenzione dei giovani maghi.
  • Il campione per Hogwarts è.. Caterina Florentia Vargas
 
 
BREVE PARENTESI
Spero che non abbiate trovato il capitolo troppo brevo, ma ho tanttissime idee e volevo lasciarvi col fiato sospeso. Non temete gli aggiornamenti arriveranno a breve. Per non parlare poi del fatto che sto scrivendo un crossover Hetaliax SNK e il povero Arthur tritone attende pure lui nuovi capitoli. Non temete so cosa scrivere, datemi poco tempo che sono incasinata con gli esami.

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