Angelo nero.

di Unless_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** la scelta. ***
Capitolo 3: *** L'inizio. ***
Capitolo 3: *** ero sveglia. ***
Capitolo 4: *** il sogno. ***
Capitolo 5: *** Quella casa dalle imposte blu ***
Capitolo 6: *** Strane situazioni ***
Capitolo 7: *** Finalmente a casa. ***



Capitolo 1
*** la scelta. ***


La scelta.

Acqua torbida,sporca che nascondeva la sabbia; e conchiglie , tante che mi tagliavano la pelle.

Avevo fatto una scelta,sofferta ma ormai non potevo più tornare indietro.

La schiuma del mare mi avvolgeva le caviglie ,la sabbia era tra le mie dita,ruvida mi grattava la pelle.

Avevo paura,paura di lasciarmi prendere dalle onde ma avrei fatto qualunque cosa pur di riprendermelo...Era mio,nonostante questo mi era stato portato via. Cominciai ad avanzare sempre di più,le onde infrangevano nelle mie cosce ,la schiuma saliva.

Non avrei lasciato il mio tesoro nelle mani sbagliate,avrei superato tutte le mie paure e lo avrei portato a casa a costo della vita.

Una conchiglia mi tagliò la pelle ,indietreggiai con un gemito ,inciampai , caddi poi il buio.

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Capitolo 3
*** L'inizio. ***


1 capitolo. Sbattei la testa in uno scoglio,cominciai a scendere a picco tra le onde... La mia mente avvolta dal nero più profondo si aggrappò al ricordo di un mese fa,quando tutto ebbe inizio.... 11:11 , california. Suonò la sveglia,mi svegliai di soprassalto;gli occhi un po' appannati per il sonno iniziarono a focalizzare lo specchio che si trovava davanti al letto. Mi girai di fianco,sbirciai se qualcuno mi aveva cercata con qualche SMS,niente, zero messaggi. Ormai ero abituata..Alla solitudine. In 17 anni gli unici veri amici che avevo erano la mamma e il mio gatto Boru. Ah si..anche Beth..Lei era l'unica vera amica che non si aggirava tra le mura di casa mia. Decisi di alzarmi dal letto,sarei dovuta andare a scuola ma non ne avevo voglia. Preferivo sgattaiolare fuori di casa senza farmi scoprire e andare in spiaggia a pensare stesa sulla sabbia. Decisi di vestirmi comoda quindi scesi dal letto e aprii il mio armadio sgangherato .. Tirai fuori un paio di pantaloncini corti verdi e una canotta nera. Mi vestii e in fretta andai in bagno a sistemarmi i capelli,quei lunghissimi capelli rossi che facevano invidia a tutte. Ormai non ci facevo più caso a quanto fossero belli i riflessi dei miei capelli al sole,infatti li pettinavo sempre di fretta e non mi soffermavo troppo davanti allo specchio. Mi sbagliavo,forse dovevo. Sono una ragazza dicono bellissima, e non si parla solamente dei miei meravigliosi capelli che sfioravano la cinta dei jeans..Ho due bellissimi occhi cerulei con un taglio orientale che facevano impazzire ..Per non parlare del resto.Almeno,questo è quello che mi viene detto. Solo io non mi vedevo così... Mi lavai il viso, mi asciugai,presi il cellulare e una bottiglietta d'acqua.Uscii dalla stanza spiando prima dalla fessura della chiave che non ci fosse nessuno a casa.La mamma era a lavoro e papà anche ma era meglio controllare. Sicura che non ci fosse nessuno uscii e andai in cucina a fare una leggera colazione. La cucina era forse la stanza che mi piaceva di più,dopo la mia camera da letto ovviamente. L'intera casa era in stile Shubby Chic,ma la cucina aveva qualcosa in più,forse mi piaceva tanto perché era simile a quella della nonna Sophie. Insomma,si potrebbe dire che sono identiche,stesse tende,stesse mensole..Tutto bianco o rosso e stoffe a quadretti sui vasetti di marmellata,sembrerebbe la descrizione della casa di riccioli d'oro e i tre orsi. Mangiai una pera ,pane e marmellata e bevvi del latte poi uscii chiudendo a chiave la porta. Mi incamminai a passo svelto, la spiaggia era un po' distante ma non mi dispiaceva camminare, per niente. Mentre passeggiavo mi guardavo intorno,le case erano tutte simili era un po' noioso starle a guardare,stesse porte,stesse finestre,giardino piatto verde e senza fiori.An si, e tutte con il porticato,erano quartieri semplici, i classici quartieri 'DA MARE Non avevo mai fatto amicizia con i vicini o gente che abitava li,quindi nessuno salutò nessuno nonostante tutti sapessero chi io fossi. Ero sempre stata una ragazza molto indipendente,schietta e introversa..Tutti ogni tanto mi nominavano era inevitabile. Conoscevo tutti ma non parlavo con nessuno, non mi interessava affatto socializzare..Me ne stavo in disparte e osservavo,solo quando qualcosa non mi stava bene parlavo e a causa della mia sincerità a volte esageravo e questo mi aveva regalato la classica ETICHETTA. A me non importava ciò che la gente pensasse, alla fine non avevo amici a cui dare spiegazioni delle voci che giravano , ero uno spirito libero. Dopo molta strada arrivai alla spiaggia, mi sedetti sempre al solito posto,vicino al molo di legno.Non quello nuovo verniciato di rosso,a me piaceva l'altro,quello scrostato con le cozze attaccate alle assi più sporgenti.Da li c'era una vista migliore, in più nessuno ci andava mai e per me quella era la cosa più importante. Me ne stavo li per ore , a volte mi portavo l'I-Phod a volte invece leggevo. Amavo leggere,specialmente i romanzi d'amore perché le storie non mi rispecchiavano affatto. Per me non era bello leggere storie che rispecchiassero la mia vita,d'altronde nessun libro racconta di una ragazza sola al mare che pensa e poi torna in paese per mangiare in completa solitudine dell'ottimo pesce fritto. No, quei romanzi parlavano di ragazze bellissime che trovavano l'amore della loro vita in una vacanza al mare e che dopo due giorni erano già pazzi l'uno dell'altra. Quella non ero io,insomma, quelle storie,l'amore..Non avevano niente a che fare con me.. Me ne stavo li quel giorno senza musica ne libri,pensavo e basta. Pensavo all'amore, pensavo a un ipotetico giorno in cui anche io lo avrei trovato..Ma su quel porticciolo malmesso quel giorno mi sembrò più che lontano. Guardavo le onde,ascoltavo il rumore che facevano quando si scontravano con gli scogli,ero rilassata, a mio agio..Sola. Era mezzogiorno e mezzo e cominciai ad aver fare, una fame di quelle assurde, ma non avevo soldi con me per andare a comprare del pesce fritto al chiosco vicino, e non potevo tornare a casa prima della fine delle lezioni altrimenti la mamma avrebbe capito che non ero stata a scuola quella mattina. 'Andrò da nonna Sophie,è tanto che non la vedo e il suo pesce fritto è insuperabile.' Scesi dal molo, e mi incamminai.

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Capitolo 3
*** ero sveglia. ***


Pedalai fino a casa con un sorriso a 32 denti senza sapere nemmeno il perché,Natan mi innervosiva,un ragazzo come lui non aveva niente in comune con me,non avrei mai dovuto accettare il suo numero e nemmeno stare al suo gioco e promettergli una chiamata. Ma per qualche assurda ragione lui mi stava accanto e sembrava felice all'idea che l'avessi chiamato..Mi domando il perché,che cosa potrebbe mai piacergli di me?Un ragazzo come lui potrebbe avere tutte le ragazze di questo mondo,mi venne in mente Ashley, e il solo immaginare la sua faccia mi fece sparire il meraviglioso sorriso che mi aveva accompagnato fino a casa. Misi la bici nel garage ed entrai,come sempre ero sola..Guardai se c'erano messaggi in segreteria,schiacciai il pulsante e tutto un tratto la voce di mamma squillò :'Tesoro,il pranzo è nel forno scaldalo 10 minuti,ti ho fatto del pesce,se vuoi c'è dell'insalata sennò le patate al forno,tornerò per le cinque e mezza,se ho imprevisti ti manderò un messaggio.Ti voglio bene.' Ok,niente di strano,era sempre così..Tornavo a casa,mi legavo i capelli,scaldavo il pranzo e mi mettevo sul divano a mangiare guardando Hannah Montana. Verso le due finii e lavai i piatti,andai in camera mia,volevo studiare per il compito di matematica ,anche se era per Venerdì il professore lo avrei avuto il giorno dopo e potevo chiedere aiuto se avessi avuto problemi,in più non avevo altri compiti o lavori da sbrigare. Feci per prendere il libro dallo scaffale ma i miei occhi si fissarono sul telefono.Senza pensarci presi dal diario il biglietto con il numero di Natan,non ero ancora convinta,infatti ero immobile pensando se chiamare o no. Mi vennero in mente le sensazioni che mi dava,il calore che sentivo quando era vicino a me,non avevo motivo per non fidarmi,Natan era un bravo ragazzo,tutti lo dicevano..Certo,non era da me chiamare un ragazzo..Per prima poi!Però sapevo che lo avrebbe reso felice se l'avessi chiamato,questo pensiero mi annebbiò la mente e una sorta di ansia misto gioia mi pervase. Decisi di rischiare,di buttarmi..CHIAMAI. Il telefono squillava e io ero agitata,non avevo nemmeno pensato a che dirgli!Ad un certo punto rispose qualcuno..:'Natan?' Domandai,il cuore fermo in gola. :'Oh,no sono Arhon aspetta te lo passo.' Ecco,che figura..Non è nemmeno solo! :'Nana?' Il nervoso mi salì a mille,odiavo quel soprannome. Decisi di vendicarmi subito :'Ciao TATAN! Allora? Me lo vuoi dire il perché di questo soprannome?' Ero davvero curiosa,e parlare con lui mi faceva sorridere,anche se ignoravo le ragioni. :'Ah,non subito.Non pensavo chiamassi.' Qualcosa mi diceva che stava sorridendo e questo mi fece saltare giù dal letto,mi misi in piedi con le spalle alla porta,non sapevo più cosa dire. :'Beh,non volevo dartela vinta,io non sono una codarda...Quindi si,ti ho chiamato..Ma solo per sapere del tuo soprannome,quindi se non me lo dici...' Lasciai la frase a metà,io volevo riattaccare,ok non era vero che lo avevo chiamato per quel motivo ma cosa potevo dirgli? Non sapevo nemmeno io perché lo avevo fatto. :'Non te lo posso dire così all'improvviso!Sono cose personali..Perchè prima non ci vediamo?Dovremmo conoscerci prima di parlare di queste cose' Sapevo che stava ridendo e non avevo intenzione di cedere e dire di si,anche se le sue parole mi avevano scossa,e non poco. Il solo pensiero di uscire io e lui soli mi faceva venire il mal di stomaco,non erano farfalle,erano bufali! :'Non mi interessa uscire con te TATAN,perciò rifiuto,ci si vede a scuola.' Riattaccai,e subito il pentimento si impossessò di me. Potevo anche accettare no? Invece la paura,mischiata a altre mille e mozioni mi bloccò. Non volevo,non ero pronta e sopratutto non volevo uscire con lui senza aver imparato a tener a freno le mie emozioni. Scacciai via i pensieri,di lui,della chiamata e dell'ipotetico appuntamento,presi il libro e mi misi a leggere e a fare due tre esercizi..Alcuni non mi riuscirono così li segnai con la penna rossa e decisi di chiedere spiegazioni al professore il giorno dopo. Ero già stanca dopo solo 15 minuti di studio,decisi di mettermi il pigiama e fare altro...Ma cosa?D'un tratto mi venne in mente il libro che nonna Sophie mi aveva prestato! Mi cambiai in fretta e andai in salotto,avevo una libreria abbastanza ricca e presi il libro dal secondo scaffale,la trama era avvincente,prometteva bene,mi avrebbe tenuta impegnata fino all'arrivo di mamma. Appena lo aprii notai una scritta :'A TE MIA DOLCE SOPHIE,CON TANTO AMORE,DOMINIC.' Era un regalo del nonno ,forse di compleanno... In ogni caso lo rendeva ancora più speciale..Inizia a leggere :'C'era una volta una ragazza,una ragazza che aveva un grande dono e non lo sapeva ancora...' Però,interessante vedere che l'unica vita insignificante qui era la mia! Lessi un paio di capitoli,il libro era strano parlava di angeli caduti,maghi..Insomma cose così.Amo quelle storie e sinceramente credo anche che quei personaggi esistano,si insomma...Gli angeli,i demoni....Dopo un po' mi addormentai sul divano. Un rumore strano mi svegliò ,era tipo un botto,qualcosa che aveva sbattuto,proveniva dal piano di sopra. Un po' impaurita salii le scale e andai in ogni stanza,niente.Decisi di guardare in camera mia,guardai fuori dalla finestra,un pettirosso aveva sbattuto contro la tapparella e si era fatto male,era accasciato nel balcone. D'istinto decisi di prenderlo e di dargli una mano,mi faceva peccato lasciarlo da solo,in balia di se stesso..E poi il mio gatto Boru non si sarebbe fatto scrupoli vedendo un piccolo uccellino indifeso,per lo più ferito. Mi venne da ridere, pensando che il coniglio di nonna si chiamava come il mio gatto. Nonna copiava sempre i miei nomi, diceva che erano più originali. Misi l'uccellino dentro ad una scatolina e lo guardai bene,non sapevo che avesse,non vedevo ne sangue ne tagli,probabilmente aveva preso solo una grande botta. Lo lasciai li,e mi allontanai..Aveva talmente tanta paura che fece pipì dentro la scatola. Non sapevo che fare così andai a guardare su internet. Alcuni siti dicevano di tenerlo dove era stato trovato per non disorientarlo così lo rimisi sul balcone ma lo tenni dentro la scatola per ripararlo dall'aria,vidi che alcune persone avevano scritto di lasciarli un po' di cibo per quando si sarebbe ripreso. Chiusi il compiuter,andai in cucina a cercare qualcosa da dare al pettirosso ma...Cosa mangiavano i pettirossi?Beh,del pane poteva andar bene,tutti gli uccelli mangiano pane! Feci un po' di briciole su un pezzetto di carta da cucina e le portai all'uccellino. Non aveva ancora forze per alzarsi,lo lasciai stare. Chiusi la finestra e mi misi a leggere il libro,me l'ero portato dietro quando avevo salito le scale. Ogni tanto sbirciavo se il pettirosso si trovava ancora li,e con gran sollievo nel cuore mi rimettevo a leggere quando scorgevo il suo beccuccio che si muoveva,era davvero carino,non mi sarebbe dispiaciuto se fosse rimasto con me per sempre,sarebbe stato bello avere un uccellino che torna sempre da te,come per ringraziarti dell'aiuto. Guardai un'ultima volta e vidi che stava in piedi,e che beccava il pane che avevo lasciato li vicino,dopo un piccolo sforzo riuscii a volare e non lo vidi più. Mi dispiaceva che fosse andato via,ma ero felice che si fosse ripreso. Il libro di nonna era molto bello,ma cominciava a darmi ansia,parlava di figli di angeli che disobbedirono a Dio e per questo vennero esiliati sulla terra..Ogni volta che leggevo sentivo lo sguardo fermo di qualcuno che mi fissava e di colpo alzavo lo sguardo scrutando ogni angolo della stanza,ovviamente non c'era nulla ma la sensazione non mi lasciava finché non posavo il libro chiuso. Guardai qualcosa su internet digitando ANGELI CADUTI ma non mi venne fuori niente di più di quello che avevo appena letto,stanca spensi il PC. La porta di sotto si aprii e andai in salotto,mamma era tornata :'Hey tesoro!Ciao,come stai?' Sembrava più riposata del solito e questo mi rasserenava,quella donna lavorava moltissimo.. :'Tutto bene,sai?Prima ho aiutato un uccellino ferito,aveva sbattuto addosso alla tapparella di camera mia.' Ero molto eccitata,ero contenta di aver dato una mano,davvero. :'Povero!Sta bene ora?' Mamma si rattristava sempre quando gli animali si facevano del male,una volta il nostro gatto andò addosso ad un vetro e rimase tramortito,mamma tutta agitata si mise a piangere e a cullarlo come se fosse un bambino. :'Si mamma non ti preoccupare,è già volato via' Sorrisi per rassicurarla e lei annui contenta. :'Che hai fatto oggi a scuola?' Si era seduta a mangiare un panino,doveva avere molta fame dopo tante ore di lavoro. :'Allora,c'è stata la verifica di storia dell'arte, la professoressa era in ritardo ma come al solito ha fatto fare la verifica comunque ' :'E com'è andata' Chiese a bocca piena e interessata..Sperava di sicuro una risposta positiva,così la presi in giro. :'Male mamma!Ho preso cinque' Dissi con la faccia triste,lei si arrabbiò un po'.. :'Shamana! Neanche con la tua materia preferita riesci a portare a casa voti decenti?!' O,era decisamente arrabbiata. Scoppiai a riderle in faccia e lei si innervosì ancora di più..:'Mamma scherzavo!Ho preso nove!' Mamma mi guardò,poi si mise a ridere :'Sciocca che sei!Beh meglio così,sono contenta' Le diedi un bacio :'Papà quando torna da lavoro?' Mamma bevve un sorso di vino :'Tornerà verso le nove di stasera,purtroppo lo hanno trattenuto in ufficio.' Aveva sempre un tono triste quando papà tornava tardi,beh è normale. Il lavoro di mio padre non è uno dei più rassicuranti,insomma lei e anche io abbiamo sempre il timore di non vederlo varcare la porta,potrebbe succedere di tutto nei suoi turni,e noi siamo perennemente preoccupate quando torna tardi. Papà però è un uomo in gamba,non ci fa mai pesare nulla e questa è una delle cose che mi piace di più di lui,pensa solo al nostro bene e lavora molto. :'Dai mamma,stasera prepariamo la cena insieme?Che ne dici di fare la pizza fatta in casa?' Mamma sorrise felice :'Si,penso che sia una buona idea,allora vado da nonna a prendere la farina!' :'No dai,vado io tu riposati un po' sarai stanca.' Mi diede un bacio sulla guancia e andò a stendersi sul divano,io corsi in camera a togliermi il pigiama e infilai un paio di jeans strappati e una maglia dei My Chemical Romance,mocassini marroni e borsa coordinata. Scesi e andai fuori prendendo le chiavi dallo svuota-tasche. Presi la bici e partii,l'aria era fresca e pungente e mi pentii un po' per non aver preso una felpa! Pedalai forte e in poco tempo arrivai a casa della nonna,appoggiai la bicicletta al cancelletto ed entrai. Suonai il campanello,e la porta venne aperta quasi subito,ma non era la nonna. Mi ritrovai davanti Natan. Maglietta nera,jeans aderenti e converse. Mi sorrise,un po' divertito e io passai sotto il suo braccio per entrare. :'Nonna dov'è?' Chiesi appoggiando la borsa alla sedia in cucina, :'Sta facendo la doccia,mi ha detto di aspettarla qui,non sapevo aspettasse anche te.' Intanto mi ero diretta alla credenza per prendere della farina,mi girai per rispondergli così mi sedetti sul piano della cucina. :'Infatti non mi aspettava,stasera faccio la pizza e mi serviva della farina' Non mi andava di dare tante spiegazioni,specie a lui. Era lui che si doveva sentire OSPITE non io,ero io la nipote di nonna,potevo venire anche senza avvisare. :'Ok,scusa!' Alzò le mani in segno di resa e si girò,si sedette in salotto a leggere un libro,non un libro qualsiasi,era il libro preferito dal nonno. Una fitta di gelosia mi pervase e andai verso Natan. :'Questo è..' M'interruppe,guardandomi negli occhi,le mie difese calarono a picco. :'Il libro preferito di tuo nonno lo so.' Chiuse il libro e lo ripose nello scaffale,si sedette a guardarsi le scarpe,sembrava lo facesse quando si sentiva imbarazzato o cose così.. Mi sentii in colpa,non avevo diritto di trattarlo così,lui voleva bene al nonno quanto me. Mi sedetti vicino a lui,appoggiando i gomiti sulle gambe :'Mi dispiace,io sono molto acida a volte,è solo che...' Natan mi guardò :'Lo so,non ti preoccupare. Non voglio che pensi che io sia qui per prendere il tuo posto o cose del genere,è tuo nonno Sham,questo non te lo toglierà nessuno. Solo che,io gli volevo bene e manca anche a me.' Guardò dall'altra parte,quelle parole lo rattristarono molto, e anche io mi sentivo triste. :'Sai,il nonno quando ero piccola mi diceva sempre che ero come una pianta carnivora..' Si girò per guardarmi,aveva un'aria interrogatoria..:'Cioè?' Io risi,ripensare a quelle parole mi faceva sorridere molto :'Diceva :'TU SEI COME LE PIANTE CARNIVORE,PACIFICHE MA APPENA QUALCUNO SI APPOGGIA ZAC! LO MANGI' è vero,l'ho appena fatto,mi dispiace..Questo è il mio territorio,è casa mia e il nonno era una persona importante per me..So che lo è anche per te e mi dispiace essermi comportata così con te..Non solo oggi,anche le altre volte. Non sono abituata a dialogare io sono schiva e appena qualcuno varca il mio territorio divento acida.' Non so perché ma le mie parole lo fecero sorridere,mi uscirono così facilmente che non mi sentii nemmeno scossa o turbata per quello che avevo detto. Mi sentivo a mio agio a parlare con lui, e quindi gli raccontai quelle cose,che non avevo mai detto a nessuno. :'Sei una bella persona Sham,fai bene a non fidarti la gente è strana e capita di conoscere persone con secondi fini,ma non tutti sono così,dovresti aprirti un po' di più. Sai?Gli altri non sanno quello che si perdono,sei speciale è solo che nemmeno tu lo sai e quindi ti chiudi.' Mi guardava e sentivo che era sincero,i suoi occhi non mentivano,non lasciavano mai i miei. Lui era così,sfrontato,ti guardava mentre ti parlava e non si nascondeva,diceva tutto ,era come dire...Vero,trasparente,puro. Arrossii e abbassai lo sguardo,lui rise :'Sembri mio nonno,mi diceva le stesse cose..' :'Le diceva anche a me Sham.' Quell'ultima frase mi svegliò,una persona cresciuta dal nonno , cresciuta con i suoi principi,con i suoi insegnamenti non poteva essere una persona cattiva. Dietro la sua forza probabilmente nascondeva molta timidezza,che si manifestava quando veniva colto di sorpresa e iniziava a guardarsi le scarpe, Natan era...Bello dentro. :'Beh,credo sia meglio che prenda la farina adesso.' Mi alzai,mentre lui guardava lo scaffale di libri e andai verso la credenza,la farina era sullo scaffale nell'angolo solo che era alta,forse con un salto sarei riuscita a prenderla. Sentii una risatina soffocata venire dal salotto e mi venne da sorridere :'Aspetta,ti aiuto io.' Natan venne dietro di me e allungò il braccio,sentivo il suo petto sulla mia schiena e il suo calore mi fece martellare il cuore nel petto,il suo braccio scese vicino al mio,sfiorandolo, una scossa mi percorse la schiena. :'Tieni' Disse e mise il pacco di farina sul piano della credenza,forse con un po' troppa di forza perché la farina uscii a nuvolette facendomi tossire. Natan non era più dietro di me, era tornato in salotto ma io sentivo ancora la sua presenza dietro di me,il suo petto sulla schiena,il suo respiro sulla testa,era davvero molto più alto di me. Mi girai per ringraziarlo ma appena mi guardò scoppiò a ridere :'Hai la faccia bianca NANA!' Non smetteva più di ridere. L'imbarazzo si impossessò di me ma non fui in grado di trattenere le risate :'Questa è tutta colpa tua!' Dissi ridendo a crepapelle. Mi avvicinai a lui con le mani piene di farina,pronta a lanciargliela in faccia,ridevamo e io non ero mai stata così felice,feci per avvicinare le mani alla sua faccia ma mi cinse i polsi con le sue di mani e mi bloccò. :'Non lo faresti mai NANA.' Mi guardava,con quei bellissimi occhi,amavo i suoi occhi davvero. :'Non mi conosci affatto TATAN!' Mi liberai e lanciai la farina ricoprendogli il viso,scoppiai a ridere e scivolai per terra,rideva anche lui e cercava di pulirsi. Si alzò la maglietta per levarsi la farina dalla faccia e io non potei fare a meno di ammirarlo,quel ragazzo era bellissimo dalla testa ai piedi. La farina gli cadde un po' sul petto,aveva un fisico asciutto e muscoloso, sembrava scolpito con il martello. Si ripulì e appena riprese a guardarmi io abbassai lo sguardo e feci per alzarmi. Lui mi tese la mano,per aiutarmi ma io non accettai,mi alzai da sola e mi pulii la faccia,lui sorrideva. Sentimmo una porta aprirsi,era la nonna. Natan si girò verso il salotto,io verso la cucina per prendere la farina.. :'Ciao Sham!Ma? Che è successo qui,è tutto bianco per terra!Che avete combinato?' Sentii Natan ridere e anche a me veniva da ridere ma mi trattenni..:'Nonna..' Feci per scusarmi ma.. :'E' stata colpa mia Sophie,ho aiutato Sham a prendere la farina ma mi è scivolata' Rimasi a guardarlo e con gli occhi gli chiesi PERCHE'? Lui mi fece segno che era tutto a posto.. :'Ah Natan! Sei un pasticcione!' Nonna fece per pulire ma la fermai :'Nonna lascia stare faccio io,ero venuta a prendere la farina per mamma..' Guardai Natan e trattenni le risate e anche lui...Nonna squadrò tutti e due :'Voi non me la raccontate giusta! A quanto pare andate d'accordo..' Io e LUI ci guardammo e sorridemmo,si andavamo d'accordo. Pulii tutta la farina e andai fuori salutando nonna,Natan era in giardino con Boru,lo teneva in braccio e lo accarezzava dolcemente. Andai verso di lui e accarezzai il coniglio anche io, poi mi girai per andare a prendere la bici e andarmene a casa.. Qualcosa mi bloccò,un desiderio..Non lo so cosa fosse..Ma di colpo mi girai verso di lui,mi guardò incuriosito :'Natan volevo chiederti..Posso considerarti un amico?Intendo uno di quegli amici che scherzano e tutto il resto..?' :'Certo che puoi,a domani.' Mi girai,e il mio cuore si fece sentire più forte che mai. A casa mamma mi aspettava vicino al piano della cucina con gli ingredienti per fare la pizza davanti,io appoggiai la mia roba sulle scale e le porsi la farina. :'Allora iniziamo?' Mi chiese sorridendo, annuii e iniziammo a darci da fare. L'impasto venne perfetto e mentre riposava nel frigorifero ne approfittai per andare in bagno,notai allo specchio che ero ancora sporca di farina,sembrava che mamma non si fosse accorta,strano. Mi sistemai i capelli ripulendoli dandogli una spazzolata veloce e raccogliendoli con una matita,faceva tanto stile gheysha. Scesi le scale e vidi mamma che stendeva la pasta e prendeva il pomodoro per farcirla così l'aiutai, :'Cosa ci mettiamo sopra mà?' Lei ci pensò un attimo :'Prendi una padella e soffriggi un po' di cipolla,poi aggiungi della salsiccia,intanto io preparo una salsa segreta,vedrai che buona che viene questa pizza!' L'idea mi piaceva molto,così feci come mi aveva detto. Alla fine di tutto il nostro lavoro la pizza finì in forno con salsiccia e salsa segreta,l'unica cosa che mamma mi aveva confessato di quella salsa era che conteneva origano e peperoni e si era scusata dicendo che i bravi cuochi non spifferano mai le loro ricette. Andai in camera e accesi il PC mentre aspettavo che la cena fosse pronta,andai su facebook e vidi alcuni link di Natan , c'era anche una sua foto dove giocava a rugby non sapevo praticasse qualche sport,beh,questo spiegava il suo fisico! Beth mi scrisse un messaggio,infatti mi si aprì la chat: :Hey tasso!Che facciamo domani dopo scuola?' Esitai un po' a rispondere,sinceramente anche io avevo voglia di fare qualcosa,magari di uscire ma non sapevo cosa fare... :'Emm,Beth non saprei davvero!' :'Beh,possiamo decidere domani insieme al cambio dell'ora no?' :'Certo,idea fantastica..Ora stacco scema a domani!' :'Ciao tasso!' Chiusi il compiuter e sentii arrivare papà dalle scale :'Ciao tesoro!' Mi abbracciò,e io lo strinsi forte.. :'Ciao papà! Com'è andata a lavoro?' Aveva l'aria stanchissima ed era sudato..Che avesse corso dietro a qualcuno? :'Tutto come sempre,oggi abbiamo sorpreso due ragazzi della tua età a rubare dentro ad un negozio di fumetti,correte bene voi! Sono sfinito!!' Sospirò,io sorrisi.Mi dispiaceva che papà facesse tutta questa fatica ma in fondo era il suo lavoro e lui amava farlo. :'Vado a farmi una doccia sennò tua madre non mi farà mai sedere a tavola!' :'Ok papà! Lavati bene!!' Chiuse la porta,io mi stesi sul letto,ero molto in pensiero per mio padre,e se non fossero stati due ragazzi?Se fossero stati due uomini..Magari armati? Certo papà sapeva cosa fare,faceva il suo mestiere da parecchi anni ma come dice pure lui..Basta un attimo... I miei brutti pensieri vennero interrotti dal telefono che squillava,mamma mi chiamò dalle scale :'Sham ti vogliono al telefono,è un ragazzo!' Mi precipitai giù di corsa per rispondere e sentii mio padre dal bagno :'Rispondo io!' :'No non lo farai!' Ribattei e risposi al volo :'Pronto?' :'Ciao Nana!' Oddio! Natan!! E adesso che faccio? Insomma era stata un'idea mia di essere amici .. :'Emm ciao..' Ero troppo agitata e mia madre non rendeva la situazione facile perché mi fissava di continuo. :'Aspetta,passo la linea di sopra qui ci sono troppi ficcanaso!' Mia madre rise e io andai sopra a rispondere al telefono che avevo in camera mia. :'Eccomi' :'Eccola!Come stai?' :'Em ci siamo visti poco fa ricordi?' Risi. :'Ah già..Beh,quindi stai bene..Allora ciao.' :'No aspetta!Perchè hai chiamato?' Non rispose subito,sentivo il suo respiro dalla cornetta.. :'Volevo assicurarmi che stessi bene.Ciao' Riagganciò . Rimasi li imbambolata a guardare la cornetta ricadere sul letto,il cuore che non la smetteva di battere.Mi stesi sul letto e chiusi gli occhi e un sorriso mi solcò la bocca. Qualcuno che si preoccupava per me,waw. Decisi di mandargli un messaggino con il mio cellulare.. :'Sono io,grazie dell'interessamento..An si!Chiama qui la prossima volta.' Mi rispose subito :'Io chi? Sai ho tante corteggiatrici io .' Iniziai a ridere,era veramente spiritoso a quanto vedevo... :'Si come no..' :'Ciao Sham,chiamerò spesso. Saluti.' Ed ecco che il cuore ricomincia a danzarmi in gola. Andai di sotto a mangiare,la pizza era squisita! Dopo cena decisi di andare a fare una passeggiata così mi misi un paio di leggins neri e comodi e infilai una felpa morbida e grande,era di mio padre. Presi anche la lucetta lampeggiante,non volevo finire schiacciata sull'asfalto,era meglio se mi facevo vedere. Uscii di casa e come sempre mio papà mi disse di stare attenta,non era molto contento che uscissi da sola la sera ma lo rassicurai dicendo che facevo solo un giro del quartiere. Fuori faceva freddo,meno male avevo la felpa,ad ogni modo c'era un bellissimo cielo stellato e la luna era luminosissima. Camminavo pensando alla telefonata di Natan,era stato davvero dolce a dirmi quelle cose...Non ne ero molto sicura ma credo che iniziasse a piacermi. Questa cosa un po' mi spaventava,lui era un ragazzo dolce si ma era anche molto popolare a scuola e era anche schivo..Aveva un carattere particolare,uno di quei classici tipi che un giorno ti vuole e l'altro ti odia..Avevo paura di rimanerci male e di soffrire,quindi decisi di non dire a nessuno di ciò che iniziavo a provare,specie a lui. Avevo appena iniziato a essergli amica non volevo rovinare tutto. L'amore non corrisposto è una cosa orrenda e dolorosa,l'avevo già provato con un altro ragazzo e non volevo ricascarci. Anche se lo trovavo impossibile,era facile innamorarsi di Natan e non parlo solo del suo aspetto,parlo anche di com'è dentro. Con me si dimostrava una persona fantastica,era dolce e mi faceva ridere..Sapeva anche essere cattivo ma avevo visto anche questo suo lato. Mi era impossibile ormai non dargli fiducia e nonostante fosse rischioso decisi di buttarmi. Ormai ero quasi arrivata a casa,senza accorgermene avevo già concluso il mio giro a piedi;guardai il cellulare per vedere l'ora erano le dieci di sera..Notai di aver ricevuto un SMS. :'Che fai?' Era da parte di Natan,mi si accelerò il battito tutto un tratto. :'Sto tornando a casa,ero andata a fare una passeggiata..' Mentre aspettavo la sua risposta mi sedetti su una panchina vicino ad un alberello.. :'A quest'ora?Non è rischioso..?' Che esagerato!Passeggiavo e basta e poi non c'era nessuno! :'Tranquillo so badare a me stessa,ora vado..Buonanotte Natan.' Quando mi alzai dalla panchina notai che qualcuno dalla finestra della casa dietro di me mi stava fissando,non vedevo bene ma mi sembrava un ragazzo.. Quando mi vide spense la luce e sentii un rumore come se stesse per aprire la porta.. Mi spaventai e d'istinto mi misi a correre,per mia fortuna casa mia era vicinissima e arrivai subito. Davanti alla porta mentre entravo mi sporsi a guardare con il fiatone che mi impediva di respirare bene e il cuore in gola dallo spavento. Mi si gelò il sangue quando vidi che il ragazzo che mi stava guardando era seduto nella panchina dov'ero io due minuti fa. Entrai subito e chiusi la porta a chiave girandola tre volte,misi anche il chiavistello e chiusi anche con l'altra serratura anche se non lo facevamo mai. Andai in camera mia e chiusi bene la finestra,mi sedetti nel letto e respirai profondamente,cercai di calmarmi dicendomi che ero a casa e che ero al sicuro..Piano piano la paura svanì. Andai in bagno e feci una doccia ,mi infilai il pigiama e me ne andai dritta a letto,il giorno dopo c'era scuola. Mi svegliai prima del suono della sveglia e guardai il cellulare..Erano le cinque,notai di aver ricevuto un messaggio la sera prima. Dalla paura non l'avevo sentito comunque era da parte di Natan.. :'Buonanotte anche a te Sham' Vicino al mio nome c'era un cuoricino,ora si che ero sveglia.

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Capitolo 4
*** il sogno. ***


Capitolo 4: Dato che era presto andai di sotto e mi preparai una bella colazione come si deve,con pane tostato,latte e caffè e della frutta. Mangiai molto volentieri e con tutta la calma del mondo,di solito mi alzavo verso le sei e mezza e per le sette uscivo,le lezioni iniziavano alle otto il lunedì e il giovedì e alle nove gli altri giorni,quindi quella mattina sarei potuta stare a letto un po' di più..Anzi,molto di più,ma non avevo sonno. Dopo aver fatto colazione non sapevo bene cosa fare...Cosi tornai in camera e mi misi a letto al calduccio sotto la trapunta,la testa sul cuscino morbido..Ma niente,il sonno non tornava. Mi misi a leggere il libro del nonno ero arrivata al capitolo quattro ma non l'avevo finito,decisi di leggere le ultime pagine e magari mi sarebbe tornato il sonno,erano le cinque e mezza e la sveglia sarebbe suonata alle otto e venti,erano un lusso tutte quelle ore di sonno! Mentre leggevo quella sensazione di aver lo sguardo puntato su di me di qualcuno che non c'era tornò,decisi di ignorarla e continuare quello che stavo facendo,se ogni volta l'assecondavo non avrei mai finito quel libro. Pian piano la sensazione svanì e io finii di leggere il capitolo,dopo mi stancai e chiusi il libro rimettendolo sul comodino,ma il sonno non tornava. Mi alzai e andai a guardare fuori dalla finestra,il cielo era grigio azzurro con qualche nuvoletta di sfondo,il sole era un giallino tenue,quasi dipinto con gli acquerelli,e tutti i rami degli alberi danzavano al minimo movimento del vento. Gli uccellini cinguettavano ogni tanto,ma a guardare così sembrava facesse freddo quella mattina,o forse era solo l'orario,magari per le nove si sarebbero alzate le temperature .. Mentre pensavo a queste cose e guardavo persa il cielo vidi con la coda dell'occhio qualcuno fuori ,vicino al marciapiede..Era un ragazzo. Di colpo mi irrigidii mi venne in mente il ragazzo della sera prima e mi venne paura,poi però notai i suoi movimenti,i suoi capelli..Tutto portava solo a una persona,Natan. Probabilmente faceva jogghing ma..A quest'ora? Come faceva ad avere sempre quell'aspetto riposato durante il giorno?Poteva essere li anche solo per una mattina,magari nemmeno lui come me riusciva a dormire. Quando si girò io mi scostai dalla finestra,non volevo mi vedesse,ne che vedesse dove stavo,lui si stiracchiò pigramente poi riprese a correre per l'isolato. Erano ormai le sei e finalmente il sonno si faceva sentire,così mi misi a letto,sotto le coperte calde,la testa sopra al cuscino morbido e vicino il mio peluches preferito,piano piano non sentii più nulla,ne il cuscino sotto la mia testa ne la morbidezza e il tepore delle coperte,sentivo solo una calda e confortante sensazione. Si,mi ero addormentata. Era tutto grigio attorno a me,erba umida bagnava le mie gambe,mi alzai a fatica da quel prato. Mi guardai attorno,tutto aveva un aspetto antico una rocca si ergeva ai piedi di una collina,aveva l'aspetto malconcio ed era crollata per metà,alla destra un grande pozzo grigio fumo era sovrastato dall'edera e delle piccole viole spuntavano qua e la. Avevo freddo,c'era aria e dall'aspetto del paesaggio aveva appena smesso di piovere,decisi di andare verso la rocca ,metà era ancora intera e coperta dal tetto mi sarei potuta riparare dal vento gelido;il sudore mi faceva gelare il doppio mentre camminavo tra l'erba alta e bagnata,sentivo i gambi dei fiori sotto i miei piedi e la terra umida tra le dita, il freddo aumentava. Arrivai alla rocca entrai. Il pavimento,o meglio ciò che ne rimaneva era di un color ambrato lucido molto elegante per non parlare dei soffitti,erano tutti ricoperti di affreschi e pagliuzze dorate,di sicuro quella rocca era una chiesa o qualcosa del genere. Mi guardai avanti e vidi un grande orologio che segnava la mezzanotte e d'improvviso un grande mal di testa mi colpì,l'immagine di un ciondolo affiorò nella mia mente e di colpo mi ritrovai a correre tra l'erba verso il mare,dall'altra parte del campo,avevo solo una cosa in testa , dovevo recuperare quel ciondolo ma non sapevo ne perché ne a che cosa mi servisse,sapevo solo che mi apparteneva. Con il fiatone mi fermai a respirare,le mani sulle ginocchia,la testa abbassata a fissare il terreno...TRIN sentii,probabilmente un uccello.. TRIN il rumore era continuo,mi sentii disturbata,cercai di non farci caso ma ritornava sempre TRIN TRIN TRIN. Sbarrai di colpo gli occhi,il campo non c'era più ne la rocca. I miei piedi non erano scalzi erano sotto le coperte,un unica cosa era rimasta il sudore. Era un sogno allora,mi era parso così reale... Guardai l'ora nel cellulare,erano le otto e io avevo lezione alle nove quindi avevo un'ora buona per sistemarmi. Andai a prendere qualcosa da vestire dall'armadio..Misi gli occhi su un vestito a pois anni cinquanta con la cinta rossa ma cambiai idea subito,era troppo carino per essere sprecato a scuola tra i banchi,optai quindi per un maglione bianco e un paio di jeans con le croci,accompagnai il tutto con delle snikers nere. Andai in bagno e feci una doccia veloce,senza lavarmi i capelli. Uscita dal bagno però vidi allo specchio che i capelli non erano un gran che così decisi che li avrei raccolti in qualche modo. Mi vestii in fretta,sistemai i capelli con uno stecchino giapponese e preparai la borsa per la scuola. Fui pronta per le nove meno un quarto,avevo tempo per fare colazione ma considerato che l'avevo già fatta poche ore prima non avevo fame così presi degli spiccioli dalla scatolina 'segreta' di mamma per mangiare qualcosa a scuola. Andai fuori dalla porta per prendere la bici e partire e mi trovai davanti Natan: Occhi che brillavano al sole,capelli scompigliati messi a freno da un frontino all'indietro. La sua postura lo rendeva maledettamente attraente,sembrava quasi annoiato spostando il peso tutto su una gamba e con lo zaino in spalla solo da una parte. Da quanto ero sorpresa non lo salutai nemmeno,dopo aver chiuso la porta a chiave presi la bici e me ne andai facendo finta di non averlo visto,ma lui mi seguì. :'Ti ho vista ieri GUARDONA.' Rise.. :'Ieri?Di che parli?' Non mi ricordavo di averlo visto oltre che dalla nonna e a scuola.. :'Si ieri,alla finestra,è per quello che so dove abiti..' Il suo passo accelerò per riuscire a mettersi al mio fianco. 'Oh cavolo mi ha vista allora?Ecco perché sapeva dove stavo,me lo stavo appunto chiedendo,ma..Come ha fatto a vedermi se era girato?' :'Non stavo guardando te e comunque non mi piace che ti presenti a casa mia così di punto in bianco.' Continuavo a camminare fiancheggiata dalla mia bici,non avevo alcuna intenzione di guardarlo sennò non sarei più riuscita a fare un discorso serio..Lui mi confondeva,letteralmente. Sembrava che guardandoti negli occhi ti stregasse,una sorta di magia. :'Beh scusa volevo solo accompagnarti a scuola,insomma come fanno due amici..' Alla fine mi girai per guardarlo :'Il fatto che ti abbia detto che possiamo diventarlo non significa che dopo una telefonata tu possa presentarti davanti casa mia come se...' Non finii la frase. Insomma io sono una ragazza è logico che pensi che il ragazzo viene sotto casa tua quando si sta assieme,mi sembra normale come ragionamento. Sono una ragazza all'antica.. Lui mi guardò con quel maledetto mezzo sorriso,così seducente :'Come se?' Mi invitava ad andare avanti con la frase ma non gliela diedi vinta :'Non siamo amici Natan.' Lui si sporse in avanti toccandomi la mano che era sopra al manubrio della bici,d'istinto la tirai via pensavo che la bici cadesse invece lui la tenne in piedi,la girò e montò in sella. :'Con tutta questa tua scenata siamo in ritardo.' Mi guardò e sorrise :'Allora sali dietro o vuoi arrivare in ritardo?' A mio malgrado fui costretta a starlo a sentire e mi sedetti nel portapacchi,per fortuna che non avevo messo il vestito! Dopo le prime pedalate mi resti conto che sarebbe stato rischioso non aggrapparsi a qualcosa,sopratutto con Natan che pedalava,sembrava posseduto. Andavamo veloci quindi mi rassegnai e abbracciai Natan da dietro per non cadere. Il suo torace era caldo e la sua schiena così ampia e liscia,mi veniva quasi da appoggiarmici con il viso e chiudere gli occhi per assaporarmi il momento. Sentii i suoi muscoli contrarsi e capii che stava ridendo :'Questo non è un abbraccio,sappilo' Dissi subito,sapevo che rideva per quello,non si lasciava sfuggire nulla e di sicuro non era immune a queste cose,chissà quante ragazze aveva conquistato con la scusa della bicicletta. Lui rise rumorosamente :'Si che lo è!' :'No non lo è piantala!' Mi dava sui nervi che lui scherzasse sopra ad una cosa del genere,io non ero il tipo.. :'Ok stai buona.' Si fermò davanti al porta bici,all'entrata della scuola :'Signorina la corsa è finita può scendere' Mi fece un gesto regale con la mano,io alzai gli occhi al cielo e smontai. Dire che ero indolenzita era poco! Non era per niente comodo viaggiare dietro! Ora capisco perché Beth si lamentava sempre! :'Niente mancia?' Mi guardava con la faccia da cucciolo.. :'Non ho spiccioli scusa' Alzai le mani e mi girai per entrare, :'Hai i capelli strani stamattina Papera!' Era Ashley,ovviamente. Mi toccai la testa e sentii che il bastoncino non c'era più,merda!Avevo i capelli da lavare praticamente,e da sciolti si vedeva anche di più! Mi girai e feci per ribattere ma una voce sovrastò la mia :'Beh allora questo ti aiuterà a nasconderli!' Mi girai proprio mentre Natan mi metteva il frontino in testa. La sua mano forte lo stava sistemando al contrario e dopo aver finito mi scostò una ciocca di capelli dal viso,abbassai lo sguardo. Era così vicino..Si rimise stabile in tutta la sua altezza in men che non si dica e andando via mi fece l'occhiolino,gli sorrisi. Ashley si dileguò,che bello finalmente una vittoria,anche se non per merito mio PURTROPPO. Andai verso la classe ad un passo decisamente veloce e appena vicina alla porta presi il telefono per metterlo in silenzioso e notai un messaggio :'PER ME SEI PERFETTA COMUNQUE..' Era Natan. Il mio cuore faceva i capricci e li fece per tutta la lezione dove sfoggiai un sorriso a trentadue denti. Di colpo Beth mi passò un bigliettino :'COME MAI TANTO FELICE CACCOLA?E DI CHI E' QUEL CAPPELLINO?' Sorrisi,era inevitabile. Presi la penna e risposi :'SONO SOLO FELICE E IL CAPPELLINO?E' DI UN AMICO..' Si,era un amico oramai. Beth fu veloce a rispondere e mi passò in fretta il bigliettino controllando che la professoressa fosse girata di spalle.. :'OK PUZZOLA,MA NON ME LA RACCONTI GIUSTA TU..' Non risposi, mi limitai a darle una gomitata e scoppiammo a ridere. Alla fine della lezione nel corridoio incontrai agli armadietti Evelyn,la salutai, :'Ciao Evelyn,come stai?' Sorrisi mentre armeggiavo con la serratura dell'armadietto che non voleva aprirsi. :'Oh ciao..Bene dai,non c'è male' Il suo fare perennemente annoiato mi piaceva un sacco,sembrava vivesse in un altro mondo dove tutto andava molto lento,chissà se nel suo mondo aveva qualcosa per aprire l'armadietto!! :'Bene perfetto,senti tu conosci un certo Arhon per caso?' Già che c'ero volevo vedere cosa c'era di nascosto tra quei due,insomma era ovvio che si piacevano perciò volevo saperne di più e poi Arhon era un amico di Natan,avrei preso due piccioni con una fava. La sua espressione cambiò,aveva gli occhi puntati sull'armadietto e sembrava avesse velocizzato i movimenti come se volesse finire prima,come se...Volesse evitare la domanda. :'Emm,si nel senso..Di vista..E' il tizio che era in corridoio quando mi sono seduta sulla borsa della sgualdrina..' Voleva andarsene si vedeva,non voleva parlare di quello era molto nervosa..Mi guardava come per implorarmi di cambiare argomento o di lasciarla andare via ,io per tranquillizzarla le sorrisi. Evelyn ricambiò ma ad un certo punto il suo sguardo diventò cupo,gli occhi le si sgranarono e rimase immobile per due minuti. Dopo un po' respirò profondamente e respirò tutto di un colpo come quando si viene fuori dall'acqua dopo una lunga immersione. :'Evelyn?Stai bene?' Ero spaventata,le andai vicino e le misi le mani sulle spalle.. Era stato strano,stava bene poi d'improvviso si è bloccata. :'S-si s-sto bene..E' che a volte ho degli attacchi d'asma..' Sembrava riprendermi ma mi guardava terrorizzata,come quando ti risvegli da un incubo e vedi tutti come ipotetici mostri... :'Vuoi andare in infermeria?' Mi accertavo che stesse veramente bene,mi sarei sentita in colpa se le fosse capitato qualcosa...Che sia stata male per la domanda di Arhon? :'Sto bene grazie Sham,però ora smettila di tirare quel lucchetto,non si aprirà mai tanto..' Mi prese per un braccio ma io non potevo lasciarlo chiuso quindi la tirai un po' dalla mia parte. :'Ho i libri per la prossima lezione dentro non posso lasciarli qui..' La guardai sorridendo e tirai un ultima volta. Vidi Evelyn guardare terrorizzata l'armadietto,guardai all'insù nella sua stessa direzione e vidi che stava cadendo,verso di me. Il terrore mi bloccò non riuscii più a muovermi e l'armadietto ormai era a metà strada,mi feci scudo con le mani per evitare una brutta botta quando mi sarebbe caduto in faccia e girandomi verso sinistra vidi Natan correre verso si me. Evelyn urlò e si scaraventò addosso a me scostandomi e facendomi rotolare quanto bastava per non essere schiacciata,dopo io non vidi più niente. Buio totale,sentivo solo freddo e un gran male alla testa e mille voci confuse che mi parlavano tutte assieme,dopo un po' nemmeno quelle. Aprii gli occhi di colpo alzandomi,ero stesa in un lettino e non capivo dove fossi.Mi toccai la testa che doleva e ritrassi la mano quando sentii che bruciava. Vidi una porta aprirsi e corsi verso di essa pensando solamente ad Evelyn perché l'ultima cosa che mi ricordavo era che per spingermi verso sinistra si era messa nella traiettoria dell'armadietto e ero in pensiero,e se si fosse fatta male al posto mio? Ma da quella porta non entrò Evelyn era Natan. Me lo trovai davanti con un bicchiere in mano che mi guardava preoccupato,gli occhi lucidi che sforzavano un sorriso. Tutta quella tensione mi stava distruggendo e l'unico modo in cui il mio corpo poteva liberarsene era piangendo. Quasi come fosse una cosa che facevo tutti i giorni mi avvicinai a Natan e mi appoggiai al suo petto e iniziai a piangere. Piangevo così forte da avere il respiro affannoso e il mio petto continuava a comprimersi rendendomi difficile respirare normalmente;sentii le braccia di Natan avvolgermi dolcemente e stringermi,automaticamente gli occhi si aprirono e il cuore accelerò ulteriormente ma quell'attimo di gioia non durò a lungo perché le lacrime velarono di nuovo gli occhi,che le fecero scendere piano piano. Natan non mi lasciava,rimaneva li a stringermi, mi accarezzava la testa e mi sussurrava frasi di circostanza per farmi star meglio. Quello che non sapeva era che averlo li con me mi bastava già. Quando mi fui calmata aspettai un po' prima di liberarmi dal suo abbraccio,stavo così bene vicino a lui,mi sentivo protetta. Ad ogni modo dopo un po' me ne liberai,girai la testa che arrivava a metà del suo petto e vidi che gli avevo bagnato tutta la maglietta.. :'M-mi dispiace io...Non volevo..' Volevo piangere con lui,volevo il suo abbraccio e la sua protezione ma nonostante tutto quando mi liberai dalle sue braccia e le lacrime cessarono di scendere mi sentii una stupida,e cercai un buon motivo per giustificarmi,ma non c'era perché volevo farlo e basta. :'Non ti preoccupare,la maglia si può cambiare.' Mi sorrise e io mi sciolsi. :'Siediti Sham,controlliamo come va la testa' Una signora entrò e aveva dei cerotti in mano..Guardai Natan spaventata ma lui mi prese la mano :'Va tutto bene Sham,ti ho portata in ospedale perché hai battuto la testa,sei stata priva di sensi per un bel po' di ore..' Sorrideva per rassicurarmi ed era così dolce quando lo faceva.. :'Fa male dottoressa!' Faceva malissimo quando mi toccava la testa,dovevo aver preso proprio una bella botta... :'Lo so cara ma la buona notizia è che non hai riportato danni celebrali e che in un paio di giorni il segno andrà via,sei stata fortunata che la tua amica ti abbia spinto da una parte,il peso dell'armadietto avrebbe causato ferite molto più gravi!' :'Già,grazie a Evelyn'..Giusto Evelyn! :'Natan dov'è Evelyn?Sta bene?' Lo guardai così speranzosa di sentirmi dire qualcosa di positivo che lui mi sorrise dolcemente e fu contento di rasserenarmi un po'.. :'Certo,per fortuna c'era un altra persona che ha fermato l'armadietto...' Fu li che mi ricordai di aver visto Natan correre verso di me. Evelyn mi aveva spinta verso sinistra ma non era ancora abbastanza e di conseguenza al suo gesto lei era praticamente sotto alla traiettoria dell'armadietto. Era stato sicuramente Natan a fermarlo,ecco perché non sentii ne urla ne fracasso. Mi alzai dal letto e con un piccolo salto lo abbracciai e lo strinsi forte :'Grazie Natan' Lui rise piano e mi strinse forte :'Siamo amici no?' Si sciolse dall'abbraccio e mi guardò e fu in quel momento che mi accorsi che la parola amici mi stava stretta ma non era il momento ancora per manifestare i miei sentimenti,così un po' per circostanza e un po' perché lo sentivo dentro dissi :'Si,lo siamo' e lo riabbracciai. Dopo circa un'ora che i medici furono sicuri che io non avessi riportato danni gravi,e dopo le ultime firme su alcune carte chiamai i miei genitori,mamma rispose subito era giustamente allarmata e molto arrabbiata dal fatto che non poteva lasciare lo studio. Appunto per questo,dopo averla tranquillizzata mi disse di chiamare papà che era anche,per mia fortuna, di turno dalle mie parti.. Dopo circa dieci minuti papà arrivò di corsa dentro all'ospedale,il suo sguardo era severo e allarmato. Vidi che un medico nella hall lo fermò e non lo lasciava passare,lui si alterò e urlando mostrò il distintivo da poliziotto,era una specie di lascia passare.. Venne da me e mi abbracciò :'Tesoro stai bene?Non sai che spavento quando mi hai chiamato.' Si staccò da me e guardando Natan gli posò una mano sulla spalla :'Non ti ringrazierò mai abbastanza ragazzo.' Natan sorrise e annuendo con il capo disse che lo avrebbe fatto milioni di volte.Che dolcezza. Mi lasciò nella stanza sola con mio padre..:'Shamana sappi che ti voglio bene,se mai ti succedesse qualcosa io..' Non gli lasciai finire la frase,non aveva senso.Io ero li e intendevo rimanerci per molto altro tempo. :'Papà!Io sono qui,e poi non essere melodrammatico,anche se avessi preso l'armadietto in testa o se mi avesse schiacciato non penso che avrei riportato danni gravi.' Lo dicevo più per tranquillizzarlo forse,ma ora che ci pensavo quando quell'armadietto cominciò a cadere verso di me la paura mi bloccò è vero..Ma sentivo qualcosa dentro di me,non so spiegarlo nemmeno a me stessa ma era come se sapessi che sarebbe andato tutto bene. :'Non dire sciocchezze!Meglio essere previdenti,non si può mai sapere. A tal proposito,ho chiamato la preside della scuola e ho chiesto che gli armadietti vengano avvitati al muro,non voglio altri spiacevoli incidenti.' Era più tranquillo ora che vedeva che stavo bene,mi accarezzava la guancia destra e respirava con meno affanno. :'Dai su,ti porto a casa..' Fece per aiutarmi ad alzarmi ma io non volevo andare a casa quindi lo bloccai. :'Papà io sto bene,per te va bene se rimango fuori un po'?Magari con Natan se ti rende più tranquillo..' In realtà l'idea rendeva più felice e tranquilla me,sopratutto felice. :'Certo,allora avverto mamma..Non fare tardi mi raccomando!' Mi abbracciò forte e mi aiutò comunque ad alzarmi e mi portò fuori dalla stanza. Natan era appoggiato al muro con la schiena,una gamba incrociava l'altra e le braccia erano incrociate sul petto,si fissava le scarpe. Mio padre gli si avvicinò.. :'Trattala bene capito?' Lo indicò con un dito quasi a minacciarlo,ma che simpatico. Natan alzò le mani e annui velocemente :'Promesso signore' mio padre rise e girandosi per andare via..:'Chiamami pure Ron,ma solo per oggi!' Ridemmo tutti e tre insieme. :'Pensavo ti trascinasse a casa con lui..' Mi guardava,anzi mi scrutava,quasi per assicurarsi che stessi bene,che tutto fosse a posto. :'Diciamo che si fida di te..' Sorrisi,ormai non riuscivo a fare altro con lui,mi veniva dall'anima :'E poi gli ho chiesto io di lasciarmi qua..Con te' Ricambiò il sorriso,si girò dall'altra parte grattandosi la testa :'Em,allora andiamo?' Era così carino da imbarazzato!Risi perché lo trovavo dolcissimo e mi piaceva questo suo lato..:'Andiamo!' E sfoderai uno dei miei più grandi e sinceri sorrisi,mi sembrò che ne fosse contento.

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Capitolo 5
*** Quella casa dalle imposte blu ***


Capitolo 5. Fuori dall'ospedale mi sentii un po' spaesata, mi ci volle un po' per accorgermi che mi trovavo a due o tre isolati dalla scuola. Io e Natan camminammo per circa un chilometro prima che la mia stanchezza si facesse sentire,ci sedemmo sulla prima panchina trovata. Mi guardavo un po' attorno,c'erano edifici che non avevo mai notato e pensare che le strade le facevo tutte un milione di volte. Natan si accorse che non sapevo bene orientarmi ancora quindi mi aiutò. :'Vedi?La c'è la via per andare a casa tua..' Indicava con il dito e ogni tanto si girava per vedere se stavo guardando,ma io guardavo lui. Mi perdevo nel suo viso,così perfetto,così suadente. Lineamenti talmente perfetti non li avevo mai visti,e gli occhi erano come calamite. Lui mi guardava perplesso,ad un certo punto mi tastò la fronte con una mano :'La botta ti deve aver fatto venire la febbre,sai guardare solo in una direzione!' Mi girai di scatto e farfugliai qualcosa per evitare di continuare con il discorso attinente :'Ah si è vero,la c'è casa mia.' Guardavo fissa la panchina dove mi ero seduta quella sera,durante la passeggiata. Mi venne in mente quel ragazzo che mi spiava e che dopo un po' cercò di aprire la porta,mi venne la pelle d'oca. :'Tutto bene Sham?' Natan mi guardava preoccupato ma io lo rasserenai,forse un po' più avanti glielo avrei raccontato.. :'Tutto apposto..A proposito di case,tu dove stai?' Chiesi guardandolo incuriosita,la mia faccia penso fosse buffa perché Natan nascose un sorriso con la mano.. :'Io abito una via più a sinistra della tua,in quella casa bianca con le imposte blu..' Mi ero sempre chiesta di chi fosse quella casa,mi piaceva da matti. Aveva un grande portico che dava su un pavimento piastrellato di madre perlato,fuori aveva un dondolo e il giardino era qualcosa di indescrivibile. Un grande salice piangente stava proprio nel centro,con tutta la sua maestosità,era una meraviglia. Mi ricordo che nelle sere d'estate stavo ad ammirarlo per ore ed ore,le sue fronde si muovevano al vento e tutte le viole che stavano sull'erba si scuotevano come per levarsi la rugiada del mattino di dosso,era uno spettacolo. :'Waw,non sapevo abitassi li,è una bellissima casa.' Dissi ancora immersa nelle mie immagini.. Lui guardava dritto a se,aveva un mezzo sorriso,il vento gli scuoteva i capelli,proprio come faceva con le viole. I suoi occhi riflettevano la luce del sole che alto nel cielo ci scaldava le braccia infreddolite dall'ospedale,ci levava i problemi di dosso. :'Beh,è merito di mia madre ,lei ha sempre amato i salici e i fiori. Piantò lei l'albero,tutto da sola.' Sorrise e guardò in cielo,come per scorgere qualcosa di lontano,o qualcosa in arrivo. :'Dev'essere una donna dolcissima,che rapporto avete?' Se lei era così dolce era logico che avesse un figlio come lui. Uguale alla madre dunque.. Natan continuava a fissare il cemento,lo sguardo di colpo era spento,la bocca si indurì in una smorfia di indignazione,gli occhi non brillavano più. :'I miei genitori sono morti tre anni fa. Hanno fatto un incidente stradale mentre tornavano dal mare.' Lo disse con così tanta durezza nella voce,con così tanto dolore che il mio cuore perse un battito,ad un certo punto non trovai più le parole,non sapevo come reagire sembrava che il terreno sotto di me tremasse,che il sole fosse sparito dal cielo. Non sentivo più il calore dei raggi scaldarmi le spalle. Fui disgustata da me stessa quando me ne uscii con un banalissimo 'mi dispiace' ero così infuriata con me. Odiavo le parole di circostanza,odiavo quel 'mi dispiace' detto con così tanta indifferenza. Proprio io,io che le avevo incassate più di una volta quelle due parole,maledette parole. Quanti me lo avevano detto quando il nonno mi lasciò,e quanta rabbia avevo,ma adesso mi rendevo conto che non si sapeva davvero cosa dire in casi del genere. Natan posò la sua mano sulla mia e me la strinse,mi sorrise. Non era un sorriso così,tanto per far finta di rassicurarmi che non importava e che stava bene. Era un sorriso vero,con dolore certo ma era reale,voleva davvero aiutarmi a parlare ancora,voleva davvero farmi uscire dall'impotenza che mi sentivo addosso. :'Non ti preoccupare,è successo tre anni fa. La vita è andata avanti e in più non lo sapevi.' Guardai la sua mano sulla mia e non ci fu modo di impedire al mio corpo di muovermi. Di colpo mi alzai,come se quel corpo non fosse mio,come se qualcuno mi stesse muovendo e lo abbracciai. :'No,non va tutto bene. Odio quelle parole,erano le stesse che mi dicevano dopo la morte del nonno. Questo gesto doveva precederle o addirittura sostituire quelle stupide parole.' Natan non aveva le mani su di me,era rimasto spiazzato dal gesto. Sentii il suo viso affondare sull'incavo del mio collo e ad un certo punto anche le sue mani si posarono su di me. Mi strinse forte,sentivo che ne aveva bisogno e a me faceva più che piacere stare li. Perchè quando si da un abbraccio lo si riceve di conseguenza. Mi staccai da Natan con un sorriso imbarazzato e mi voltai dall'altra parte per non incrociare i suoi occhi. Non so perché l'avevo abbracciato ma inspiegabilmente avevo sentito il bisogno di farlo,il bisogno di consolarlo in qualche modo. :'Beh, che ne dici se andiamo a casa mia?' Natan si mise dietro di me e mi abbracciò,mi irrigidii di colpo. Che stava facendo? Che avesse frainteso il gesto di prima? Confusa mi liberai e iniziai a camminare :'Ok ma solo cinque minuti dopo vado a casa mia'. Forse risposi troppo duramente ma ero ancora stupida dal suo abbraccio. Dovevo però ammettere a me stessa che mi aveva fatto piacere. Molto piacere! Le sue braccia forti davano un senso di protezione.. Sentii Natan ridere così mi girai ma non lo guardai in faccia,non me la sentivo perché sarei arrossita in una maniera assurda. :'Sham,casa mia è dall'altra parte...' Continuava a ridere e io mi sentivo presa in giro,non era una bella sensazione specialmente in quel momento dove io ancora sentivo le sue braccia sui fianchi. Mi accarezzai qua e la per sfuggire alla sensazione e andai verso la scuola :'E la bici?' Fantastico! In questo modo sembrava che poco fa sapessi quello che stavo facendo,a volte sono proprio un genio! :'Oh già,dimenticavo' Natan era già di fianco a me. La bici era davanti all'entrata principale,Natan era impegnato ad aprire il lucchetto intanto io guardavo dentro. A quest'ora la scuola era deserta,aveva un aspetto da film horror a vederla così vuota. Ad un certo punto vidi qualcuno dentro,subito pensai che fosse un bidello,ma in realtà la figura mi sembrava famigliare e subito mi venne la pelle d'oca. Mi avvicinai a Natan che subito quando mi vide spaventata si allarmò. :'C'è qualcuno dentro..' Sussurravo,non avevo nemmeno il coraggio di alzare la voce. Natan mi mise una mano sul braccio come per tranquillizzarmi :'Non è che sia un bidello o qualche professore? Aspetta,vediamo se le porte sono aperte. Se ci sono le chiavi significa che è qualche addetto alle pulizie.' Si avvicinò alla porta e cercò di aprirla ma era chiusa,il suo sguardo cambiò mentre guardava dentro. Mi irrigidii ancora di più e mi avvicinai a lui. :'Che succede? E' chiusa?' Guardai dentro anche io e quasi non svenni. C'era un ragazzo,non riuscivo a distinguere bene chi fosse ..Stava facendo qualcosa al mio armadietto. :'Non può essere,questo vuol dire..' Qualcuno lo aveva fatto apposta,qualcuno voleva farmi del male, e quel qualcuno era li dentro. Ma perché manometterlo ancora? Forse aveva visto che non mi ero fatta più di tanto. Il sangue cominciava a gelarmi nelle vene,piano mi allontanai quando vidi che quel ragazzo era lo stesso che cercò di aprire la porta quella sera,mentre ero seduta nella panchina. Non sapevo che fare ne che pensare. Papà aveva detto che avrebbe fatto fissare gli armadietti per evitare altri incidenti. Forse non aveva ancora chiamato,o forse gli armadietti erano già incollati al muro e quel ragazzo lo sapeva e voleva 'rimediare'. Natan continuava a fissarlo,la sua mascella era contratta e stringeva pugni. Non lo conoscevo abbastanza per sapere se fosse un tipo manesco ma di sicuro se avesse potuto in quel momento un pugno a quel ragazzo lo avrebbe regalato. Nonostante la situazione sentii una strana sensazione allo stomaco nel pensare che si preoccupasse per me. Mi sentii prendere per un polso e trascinare via,riuscii a malapena a prendere la borsa prima di andare dietro l'angolo. Natan appoggiò la bici al muro :' Rimani qui io vado dentro' :'Cosa? Non se ne parla potrebbe farti del male,meglio chiamare mio padre..' Mi aveva incatenato con gli occhi e mi prese un colpo quando non trovai la stessa dolcezza di sempre nel suo sguardo. Era arrabbiato,molto. :'No tu resti qui e io vado dentro. Voglio vedere chi è quel tizio.' :' Ti prego non fare sciocchezze. Anche se scoprissi chi è che cosa cambierebbe? Di certo non siamo noi quelli che lo fermeranno..' Apprezzavo che si preoccupasse per me ma sapevo che sarebbe successo qualcosa di grave se lo avessi fatto entrare da solo. Non era dello stato d'animo adatto e di sicuro non aveva intenzione di scambiare due chiacchiere con il mio 'ammiratore segreto'. Ora avevo sempre meno intenzione di dire a Natan ciò che era successo quella sera,se l'avesse saputo non sarei riuscita a fermarlo come invece stavo riuscendo in quel momento. Natan non parlava più e io ne approfittai per cercare di andare via di li,avremmo pensato a cosa fare più tardi. :' Dai andiamo via,volevi portarmi a casa tua no? Andiamo la e pensiamo a che fare..' :' A come riempirlo di botte vorrai dire.' Gli accarezzai una spalla e lo presi per un polso tirandolo leggermente. Presi la bici e la borsa. :' Fai piano sennò ci sente, e fammi strada! Sono ancora mezza stordita e non so la strada' Mi prese per mano e ci incamminammo senza far rumore. Stringergli la mano portava grandi scosse di calore a tutto il mio corpo e di sicuro non era nei miei piani della giornata. Era lui quello deciso in ciò che faceva,io ero abbastanza titubante e poi mi sembrava avesse parlato di amicizia non di altro. Ma date le circostanze sapevo che così si sentiva più tranquillo perciò non dissi nulla e continuai a camminargli a fianco. La cosa strana è che la strada che facemmo per andare a casa sua la facevo sempre da bambina in bicicletta con nonno,forse per questo avevo dei ricordi vivi e nitidi nella mia memoria specialmente di fiori e di profumi. :' Eccoci qua, entra pure il cancelletto è aperto'. Entrai da un cancello di ferro battuto color fuliggine per finire su un sentiero di ciottoli bianchi che attraversava tutto il giardino. Alla mia sinistra c'era quel meraviglioso salice che da sempre ammiravo nelle sere d'estate,le sue fronde era da un po' che non venivano spuntate infatti ricadevano nel prato trascinandosi per circa dieci centimetri. Intorno al tronco possente un sacco di violette si muovevano con il vento. Alla mia destra c'erano dei rosari stupendi,uno in particolare attirava la mia attenzione. Aveva grosse rose rosse scuro aggrovigliate ad una statua di marmo,da quella distanza non riuscivo a capire bene cosa rappresentasse la statua e stavo per avvicinarmi per capirlo ma mi venne all'improvviso una grande fitta alla testa,un dolore straziante che mi fece vedere tutto sfuocato per dieci secondi,le gambe mi diventarono molli e ad un tratto non vidi più nulla se non il buio assoluto. Mi risvegliai stesa su un divano a fissare un soffitto che non mi era per niente famigliare. Mi stropicciai gli occhi per vedere meglio e iniziai ad alzarmi piano piano. Le mie mani incontrarono una stoffa liscia e morbida che emanava freschezza, quando posai lo sguardo mi accorsi che era una coperta di seta nera. Mi alzai definitivamente dal divano e mi guardai intorno,ero in una stanza che mi ricordava lo stile barocco. C'erano grandi riccioli negli angoli delle pareti sporcati d'oro e tutto il mobilio era di legno pregiato,di sicuro erano oggetti ricercati. Mi trovavo presumibilmente in un salone,il grande tavolo con il centro tavola mi suggeriva quello almeno. Un caminetto posteggiava nell'angolo destro della stanza con un fuocherello scoppiettante che emanava un calduccio invitante e che faceva intuire che era stato acceso da poco. Guardai fuori dalla finestra vicino a me e notai le rose di poco fa così finalmente ricordai di essere a casa di Natan,anche se di lui non c'era alcuna traccia. Andai in cucina ma non era nemmeno li , ad ogni modo ero meravigliata di quanto fosse in ordine la casa. Un ragazzo della sua età che vive da solo e che mantiene una casa del genere con due sole mani era da non credere. Sentii dei rumori che venivano dl piano di sopra così andai a vedere, di sicuro Natan si trovava da quelle parti. Salii le scale, delle bellissime scale di marmo bianco con poggia mani in ferro battuto. La mia mano scorreva sulla superficie color fuliggine con una facilità estrema e quando arrivai in cima e le scale terminarono nelle dita non c'era nemmeno un granello di polvere. Incredibile. Attraversai un grande arco dove incontrai tre piccoli gradini che per poco non mi fecero inciampare e vidi una porta semi aperta da dove usciva fuori uno spiraglio di luce. La aprii lentamente e vidi Natan sfogliare un libro su un grande tavolo di legno marrone scuro. A dire il vero l'intera stanza era sommersa dai libri,c'erano scaffali su scaffali pieni di libri di ogni genere,catalogati in modo preciso e ordinato. Erano così alti che c'erano addirittura le scale,quelle che si muovono orizzontalmente come si vede nei film,un genere di stanza dove avrei potuto vivere in poche parole. Vidi tutto questo accanto alla porta,non ero entrata ancora. Ero troppo eccitata non avevo mai visto una libreria del genere. Potevo toglierla dalla lista delle 'cose da vedere assolutamente'. Un gatto rosso balzò sulla scrivania strusciandosi sul braccio destro di Natan che lo accarezzò dolcemente e lo strinse vicino al viso per schioccargli un bacio nel muso. Era troppo tenero. Il gatto rizzò le orecchie e iniziò a fissarmi con i suoi occhioni verdi smeraldo, Natan si girò solo quando il gatto iniziò a miagolare insistentemente. Si poteva definire un 'gatto da guardia'. Oltre allo sguardo felino mi sentii calare addosso anche quello di due occhi profondi come il mare,e un sorriso su quella bocca iniziò a formarsi piano piano facendomi sciogliere come ogni volta. :'Scusami,non volevo disturbarti' Ero un po' imbarazzata a dire il vero,essere a casa sua di certo non aiutava. Il gatto scivolò via dalle mani del padrone per fiondarsi verso di me,il campanellino che aveva sul collare aveva un suono così gradevole! :'Non preoccuparti,vedo che stai meglio ora.' Natan si era alzato dalla sedia ed era appoggiato di schiena al tavolo con le braccia incrociate al petto, quanto era bello. Non so quanto avessi dormito io ma di sicuro lui era stato per ore sui libri a giudicare dalle occhiaie che aveva e dai capelli spettinati. Riusciva ad essere perfetto anche così,non era giusto. Io al contrario appena sveglia ho la faccia da bradipo. Mi accucciai per accarezzare il gatto che continuava a fissarmi seduto ai miei piedi ma appena fui abbastanza bassa per lui mi saltò in braccio facendo le fusa così mi alzai accarezzandolo. :'Sembra che tu piaccia molto a Sam,lui ha un debole per le rosse come lui'. Continuava a guardarmi con un certo sguardo,mi sentivo un po' studiata a dire il vero aveva uno sguardo che penetrava ma a cui non riuscivi a sfuggire. :'Beh,hai un gatto con gusto direi. Si dorme bene nel tuo divano comunque forse dovresti fare una dormita pure tu hai delle occhiaie spaventose'. Si stropicciò il viso quasi volesse cancellare i segni del sonno e si passò le mani anche nei capelli peggiorando la situazione.. :' Lo so dormo sempre su quel divano.' Mi sentii pervadere da un calore soffocante e di sicuro il mio colorito andava dal fuxia al rosso scuro. Avevo dormito dove LUI dormiva tutte le notti?! Sotto le SUE coperte e con la testa appoggiata al SUO cuscino. AIUTO. :' Non ti allarmare eh,guarda che le lavo le coperte.' Rideva ,invece di darmi una mano in una situazione del genere faceva battute inutili,ma come faceva ad essere così sicuro di se? Lo invidiavo sotto un certo aspetto. :' Immaginavo dormissi li,si sente il tuo profumo...' *Ma cosa diavolo stai dicendo Sham?RIPRENDITI. * Sorrise, per la prima volta sfuggì al mio sguardo come se fosse imbarazzato e si voltò. :'Dai non sono così brutta,puoi guardarmi' :'Ti guarderei per ore ma oggi sono io che non sono presentabile,ho passato ore a cercare un libro e non l'ho trovato.' Ma perché se ne usciva con quelle frasi? Lo faceva apposta. Era l'unica spiegazione logica. :'Hai solo le occhiaie esagerato! Che libro cerchi?' Mi avvicinai lasciando Sam su una poltrona e mi misi vicino a lui a guardare i libri che aveva già sfogliato. :'Ah niente di importante,solo un libro che mia madre mi leggeva da piccolo' Cominciò a chiudere tutti i libri e a metterli via mettendoli già in ordine tra le mani. Misi le mie mani sopra la pila che stava per appoggiare e lo fermai :' E' importante invece.' Presi i libri e li riappoggiai sul tavolo. Natan mi guardò incuriosito e mi lasciò fare. :' Lascia perdere,li ho già sfogliati tutti. Nei miei ricordi rivedo sempre il libro o rosso o verde ma quelli erano gli ultimi di quei colori.' Sembrava cercasse il libro da molto tempo e lo dimostrava il fatto che libri verdi o rossi ce n'erano moltissimi. :'Di che parla il libro?' Mi sedetti e presi tra le mani un libro con la copertina marrone. Natan parve pensieroso, si poggiò al tavolo di fronte a me come se stesse dormendo :' Beh l'unica cosa che ricordo è che parlava di una ragazza ed era un angelo.' D'un tratto mi comparvero davanti delle immagini un orologio, una cattedrale...Come il sogno che avevo fatto quella notte. Non ci feci caso,forse era dovuto alla stanchezza. Natan continuava dicendo di ricordare nella storia un albero e un ciondolo.. :'La ragazza aveva lunghi capelli rossi che risplendevano al sole' Mi stava guardando,ancora. Odiavo quando lo faceva, perché sembrava durare un'eternità. Ma allo stesso modo mi attirava da morire e non riuscivo subito a distogliere lo sguardo. :' Un angelo con i capelli rossi? Difficile da credere. Di solito sono tutti biondi.' :'Eppure..Lei era rossa' Mi sorrise e mi sciolsi per l'ennesima volta. :'Comunque perché sfogli un libro marrone? Pensavo rileggessi quelli rossi e verdi..' Si era messo diritto per guardarmi meglio e continuava a grattarsi la testa. :' Vedi delle volte i ricordi specie quelli lontani ci fanno perdere degli aspetti importanti. Come colori o nomi. Nel tuo caso basta fare un ragionamento: il rosso e il verde sono complementari ma se mescolati formano il marrone. Può essere che nel tempo tu abbia diviso il colore arrivando alle matrici per questo cercavi il rosso o il verde. Quindi forse il tuo libro può essere ancora trovato'. :'Cavolo non ci avevo pensato,intuizione ottima direi. Beh che ne dici di rimanere a cena così dopo possiamo sfogliare qualche libro ancora. Cosa? Era già ora di cena? Mia madre mi avrebbe ammazzata di certo se l'avessi avvisata così tardi...Tentai comunque,non sapevo perché ma volevo restare con Natan. Chiamai mia madre e stranamente acconsentì che restassi fuori a mangiare. Non le dissi che ero da un ragazzo naturalmente anche se non mentivo quasi mai a mia madre. Ma questa volta è stato meglio così,avrebbe dato di matto sennò. Ed eccomi li davanti al camino ad aspettare la cena in tavola, a casa di Natan. Mi sedetti in una bellissima sedia a dondolo davanti al fuoco mentre Natan preparava la cena,poco prima alla mia proposta di apparecchiare o dare una mano in qualche altro modo venne respinta con un dolcissimo :' Sei ospite,non scomodarti.' Quel ragazzo mi stupiva sempre di più,sapeva anche cucinare e anche bene dal profumino che proveniva dall'altra stanza. D'altronde aveva perso i genitori e ci sono quei momenti dove superi il dolore e inizia a badare a te stesso e a fare tutto ciò che prima facevano le due colonne portanti della famiglia. Nonostante fossi comoda e al calduccio non resistetti ad andare a sbirciare Natan ai fornelli così mi alzai dalla sedia mettendo la coperta ben piegata sopra e mi avvicinai alla porta. :' So che sei li Sham. Vattene,la cena deve essere una sorpresa.' Sembrava duro ma in realtà ero sicura che stesse ridendo di nascosto,tanto era di spalle non potevo vederlo. :'Come faccio a sapere se non hai messo qualche strano veleno nel cibo?' :'Semplice, fidati.' Si girò per spiazzarmi con un sorriso brillante a trentadue denti. Fidarsi,che parola strana e difficile sopratutto per me. Perchè dovrei fidarmi? Perchè bisogna fidarsi per forza? Ci è stato insegnato che degli amici bisogna fidarsi ma poi anche nelle più belle storie di amicizia succedono casini. Non faceva parte di me seguire le 'regole' dell'educazione. Non faceva parte di me fidarsi. Natan ce la stava mettendo tutta per avere qualcosa in cambio da me, cercava amicizia ma non lo conoscevo abbastanza per sapere se fosse in grado di avere un'amicizia vera e sincera e voleva che mi fidassi,buffo, non sapevo nemmeno se sapesse cosa davvero significasse quella parola e se il significato che gli attribuiva fosse valido o si sposasse bene con il mio. L'unico valido esempio di amicizia vera e sincera nella mia vita era la mia con Beth,lo dimostrava il fatto che non eravamo amiche che si sentivano giorno per giorno e non eravamo le classiche migliori amiche da film che fanno merende salutari prima di fare jogging ogni sabato come sempre per il resto della vita. No , noi eravamo l'opposto ma è questo che secondo me vale la pena chiamare amicizia. L'amicizia vera non ha aspettative e non ha attaccamento alle persone, l'amicizia vera è quella che si dimostra nell'altruismo genuino quello che si fa per la voglia di fare. Noi eravamo questo,avevamo un filo invisibile che ci univa e anche se non eravamo sempre insieme ogni giorno della nostra vita quando il filo scuoteva e c'era qualche problema c'eravamo sempre l'una per l'altra. Mi avvicinai a Natan e mi sedetti su uno sgabello dietro di lui :' Come fai a vivere da solo in una casa del genere?' Non c'entrava nulla con i miei pensieri ma ero davvero curiosa di sentire cosa avrebbe risposto,in una casa del genere io avrei molta paura a vivere da sola con me stessa e un gatto. :' Non vivo qui da solo.' Fu la sua franca risposta mentre faceva cadere qualcosa nella padella che iniziò a sfrigolare. :' Guarda che il gatto non conta.' Gli feci il verso e lui ricambiò girandosi per guardarmi negli occhi. Arretrò di un passo quando vide che ero proprio dietro di lui. :' Non c'è solo Sam in questa casa,vivo con due miei amici.' Ok ammetto che la risposta mi fece rizzare sulla sedia e che mi sorprese molto ma non pensavo di avere una faccia tanto orrenda in quelle situazioni. Almeno non tanto da far scatenare una tale risata a qualcuno. Natan non la smetteva più così mi girai con lo sgabello verso il tavolo. Lui girò intorno al tavolo e tornò a guardarmi negli occhi :' Tranquilla stasera ci saremo solo noi due' Questo mi rasserenò in parte. Non sapevo bene a cosa si riferisse Natan con quella frase ma lasciai perdere perché la sua immagine mi distraeva. Era così affascinante,la luce della cappa sui fornelli gli illuminava metà viso e faceva brillare i capelli neri corvino. Era uno spettacolo. :'Beh visto che non ribatti credo che accenderò anche due candele così...' :'Frena frena frena! Non farti strane idee sono qui solo perché dopo abbiamo altre ricerche da fare in libreria. E' una cena tra amici.' :'Amici? Allora un po' ti fidi..' Mi guardava con aria da sfida e questo mi fece innervosire. Perchè era sempre così sicuro di sé? :'Non credo che si possa chiamare fiducia quella che provo nei tuoi confronti ma fino a quando non troverò un nome adatto puoi chiamarla come ti pare.' Ok ero un po' acida ma era la verità. C'era qualcosa che mi spingeva a stare con lui,in qualche modo mi sentivo al sicuro ma nonostante questo non lo conoscevo e perciò era quasi impossibile avere fiducia in lui. :'Ok ok, ho capito. Allora mangiamo, quasi amica?'

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Capitolo 6
*** Strane situazioni ***


Capitolo 6. Ci mettemmo a mangiare sul tavolino in salotto, seduti su cuscini grandi e morbidissimi. Credo fossero di piume d'oca perché ogni tanto qualcosa usciva e mi pungeva le cosce. Natan aveva preparato un po' di piatti diversi e quando dico diversi intendo in tutti i sensi. Ogni piatto proveniva da una cultura diversa: c'erano tachos, sushi e ramen e pane fritto africano con carne di manzo,una cosa però li accomunava : ERANO SQUISITI. Avevo una fame da lupi quindi divorai tutto ciò che era davanti a me :' Deduco che fosse tutto buono.' :'Oppure avevo solo fame..' Mi piaceva battibeccare con lui, era divertente se l'altra persona mi dava corda e lui lo faceva,stava al gioco e sembrava volesse farlo continuare all'infinito. :' Eddai almeno una soddisfazione potevi darmela no?' Aveva la faccia da cucciolo,e devo ammettere che resistere fu un'impresa. :' No,avevo fame e basta.' Scoppiai ridere ma lui fece finta di essere offeso. :' Ok ok, era tutto squisito e a dire il vero mi hai stupita,non credevo fossi così bravo in cucina.' Mi inchinai con fare regale e questo funzionò per farlo ridere almeno un po'. :' Ok adesso è meglio! Dai, ora sparecchio e dopo ci mettiamo davanti al camino che fa freddo stasera.' Mi raddrizzai, che cosa voleva fare? Io e lui davanti al camino? DA SOLI? Mio dio. Non so se ero più spaventata per la situazione che si sarebbe potuta creare o per il fatto che l'altra metà di me voleva che accadesse. :'Ma ..Il tuo libro? Non vuoi più cercarlo?' :'Sarebbe una ricerca lunga ed è già tardi. Non voglio passare le ultime ore con te facendoci venire le occhiaie sui libri. E poi di la fa più freddo che in tutte le altre stanze della casa.' Aveva quasi finito di sparecchiare,io davvero non sapevo che fare. Era meglio non insistere e poi aveva ragione, erano le nove di sera e non avrei avuto la concentrazione adatta ad una ricerca alla cieca come quella. Rassegnata dalle circostanze accettai. Fui la prima a rannicchiarmi sul divano, Natan lo aveva spostato davanti al camino per stare più comodi e ora stava mettendo legna a bruciare per stare bene al caldo ancora per qualche ora. Ero davvero nervosa all'idea che tra poco si sarebbe seduto vicinissimo a me, così come per forma di difesa mi rannicchiai stretta stretta su me stessa prendendo tutta la coperta. Che mossa sbagliata. :'Hai proprio freddo,aspetta.' Si tolse la felpa rimanendo in canottiera,cavolo ora si che ero imbarazzata. Apprezzavo il gesto ma non rendeva le cose più facili e mi stavo meravigliando che non si fosse ancora accorto che ero in difficoltà. :' Sham,dovresti lasciarti andare. Non voglio fare niente di male e tu lo sai.' :' Potresti farmi qualcosa da un momento all'altro,chi mi da la garanzia che tu sia innocuo?' Lo guardai di traverso,impostai la domanda in tono scherzoso ma in realtà il dubbio un po' volevo levarmelo. :' Sei una ragazza intelligente,non saresti qui se davvero avessi il dubbio Sham.' Strinse le ginocchia al petto e spostò il suo sguardo sul fuoco smettendo per un po' di guardarmi. :' Voglio essere sincera con te,qualcosa mi dice che non mi succederà mai niente con te vicino. Mi dai sicurezza e questo mi porta a stare qui nonostante i miei dubbi.' Si girò per guardarmi :'Non vorrei essere ripetitivo ma mi pare di aver capito che inizia a fidarti'. :' Non so se questa sia una forma di fiducia,ma so che fin quando seguirò la vocina che questa sensazione mi porta a sentire sarò al sicuro.' :'Questo però significa che dovresti stare con me molto tempo..' Cominciava a formarsi un sorriso su quella bocca meravigliosa... :' Beh mi sembra di essere con te ora.' Sorrisi e mi rilassai un po' di più, forse dire ciò che sentivo mi aveva librata in qualche modo, ora potevo lasciarmi andare. Indossai la felpa di Natan e misi la coperta solo sulle gambe :' Ti sta bene,si abbina ai capelli.' Mi scostò una ciocca dal viso e sorrise, quanto amavo quel sorriso. Cominciavo a interrogarmi davvero sull'ipotesi che cominciasse a piacermi Natan e su quanto questo avrebbe potuto rovinare questa amicizia che lui tanto voleva e che stava per nascere. Più lo guardavo e più mi veniva voglia di baciarlo era più forte di me, e più mi veniva voglia di baciarlo più mi veniva voglia di toccarlo non avrei resistito ancora a lungo. Tutti questi pensieri sfumarono grazie al brivido di freddo che mi percorse la schiena,mi coprii con la coperta fino al mento. Natan si avvicinò un po' e strofinò la sua mano sul mio braccio per scaldarmi un po', al suo tocco il freddo si trasformò in calore. Il mio impulso di saltargli addosso riaffiorò con la velocità di una saetta così posai il mio sguardo altrove come alla ricerca di qualcosa per iniziare un discorso e scacciare via istinti mal sani. L'unica cosa che alla luce del fuoco si vedeva era la sedia a dondolo :' Bella la sedia a dondolo,ne ho sempre voluta una da bambina ma mio padre non me l'ha mai comprata'. Natan sorrise, la luce del fuoco rendevano il suo profilo ancora più sexy e misterioso. :'L'ha fatta mio padre un po' di tempo fa. Mia madre la desiderava da tempo così un giorno per farle una sorpresa iniziò a modellare pezzi di legno e ferro battuto. Ed eccola li.' Quel ricordo lo faceva sorridere,ne ero felice. :'Dovevano essere molto innamorati.' :'Lo erano,loro facevano tutto insieme e si guardavano come il primo giorno che si incontrarono.' Si girò e mi accarezzò il braccio facendomi abbassare lo sguardo. :' I tuoi invece? Come sono?' Si sistemò sul divano per guardarmi e ascoltarmi meglio e mi prese la mano. Strofinava il pollice sul dorso della mia mano e non aveva intenzione di lasciarla per nessun motivo e nemmeno io volevo che lo facesse. :'I miei si vedono poco perché entrambi lavorano,ma anche loro si amano molto.' Volevo continuare il discorso ma il sonno si impossessò di me facendomi chiudere piano gli occhi mentre farfugliavo qualcosa. Mi svegliò poco dopo Natan accarezzandomi la guancia e mi trovai in macchina stesa sul sedile davanti, di fronte a noi c'era casa mia. Mi aveva portata fino a casa, che carino. :'Come ho fatto a salire in macchina?' Ero ancora assonnata perciò il mio tono di voce era pari ad un soffio di vento. :' Ti ho dovuta prendere in braccio perché non riuscivo a svegliarti. Per fortuna pesi poco.' Sorrideva e mi guardava con dolcezza estrema. Quanto era bello. D'un tratto mi sentii in colpa,si era preso cura di me tutto il giorno si fidava di me a differenza mia e non aveva nessun tipo di dubbio. Invece io non riuscivo ad aprirmi e avevo paura anche nel raccontargli ciò che era successo quella sera mentre ero seduta su quella panchina. Forse se l'avesse saputo mi sarebbe stato più vicino e non avrei avuto più così tanta paura, si era il momento di dirglielo. :' Natan, ti devo dire una cosa...Non te l'ho detta perché non volevo farti preoccupare però mi sentirei più tranquilla se lo sapessi adesso..' Mi guardava incuriosito e preoccupato nello stesso momento e mi spronò a dir tutto. :' Quella sera quando ci siamo sentiti per telefono io mi ero seduta su quella panchina laggiù vedi?' Indicai la panchina, la mia mano tremava ancora mi spaventava guardarla e ricordare. :' Un uomo mi guardava dalla finestra e ad un certo punto cercò di aprire la porta con forza,per fortuna me ne accorsi in tempo e riuscii a correre in casa. E' solo che il giorno dopo a scuola per poco non mi ammazzavo e l'uomo che abbiamo visto oggi era lui e io...Io avevo paura,ho paura..' Non volevo piangere ma non sapevo davvero che fare ormai ero esasperata vivevo col timore che quel ragazzo mi facesse del male da un momento all'altro. Natan mi strinse a se abbracciandomi :' Dovevi dirmelo subito Sham,andrà tutto bene non permetterò che ti accada nulla ok?' Mi prese il viso tra le mani e mi costrinse a guardarlo negli occhi,annuii lievemente con la testa prima di ritrovarmi di nuovo stretta al suo petto. :' Adesso vengo dalla tua parte e ti apro la porta e ti porto fin davanti al cancello ok?' Mi accarezzava dolcemente e mi strinse un'ultima volta prima di smontare dalla macchina per venire dalla mia parte. Aprì la portiera e subito mi accorsi di avere addosso ancora la sua felpa,feci per toglierla ma mi fermò la mano con la sua. :'Tienila,sta meglio a te.' Mi sorrise e mi prese la mano mentre scendevo dalla macchina. Mi accompagnò fino al cancello mi girai per salutarlo e vidi la luce della casa del ragazzo accendersi,una lacrima mi rigò il viso e tremavo di paura. Natan mi strinse :' Sono ancora qui ok? Non ti preoccupare non ti può far nulla. Dillo a tuo padre appena puoi e chiudi bene le finestre. Per quando riguarda domani mattina per la scuola passo a prenderti alle nove.' Mi diede un bacio in fronte :' Ora va sto qui fin che non entri.' Lo strinsi forte :' Grazie, a domani.' Mi girai e di corsa entrai in casa tirando un respiro di sollievo. Corsi in camera a chiudere bene tapparella e finestra e controllai tutte le finestre di casa per assicurarmi che fossero ben chiuse. Papà quella sera era di turno nel quartiere e anche se avrei potuto dirgli tutto il giorno dopo preferii chiamarlo subito. Dopo tre squilli rispose :' Tesoro tutto a posto?' L'avevo probabilmente allarmato,beh tanto lo sarebbe diventato di sicuro prima o poi con quello che avevo da dirgli... :'Papà sarebbe meglio che tu e qualche collega faceste un giro qui nella nostra via,un ragazzo non mi convince. Sta vicino a noi la casa ha il numero 13. Ti spiegherò meglio domani ma intanto girate qui per un po' con la macchina..' Mio padre rispose dopo un po',nonostante non ci avesse capito nulla mi disse che avrebbe fatto qualche giro nella via ogni 20 minuti per tener d'occhio la casa. Questo mi tranquillizzò molto,per questo mandai un messaggio anche a Natan, volevo che anche lui fosse tranquillo :' CIAO,QUI TUTTO A POSTO MIO PADRE TERRA' D'OCCHIO LA VIA PER STASERA E DOMANI GLI RACCONTERO' BENE TUTTO L'ACCADUTO.GRAZIE DELLA SERATA COMUNQUE ,BUONANOTTE.' Lo so, molto serio come messaggio ma ero sicura che Natan avrebbe apprezzato comunque il gesto,in quel momento la formalità del messaggio era l'ultimo dei miei pensieri. In fretta andai a dare un bacio a mia madre anche se già dormiva e mi infilai il pigiama. Puntai la sveglia per le otto,alle nove Natan sarebbe venuto a prendermi, altra cosa che mi tranquillizzava molto. Mi misi sotto le coperte e subito sentii come se Natan fosse ancora con me, come se le sue carezze si fossero impregnate sulla mia pelle. Quella sera mi addormentai con il sorriso e con la consapevolezza che non avrei voluto essere sola quella notte. Quando la sveglia suonò mi svegliai tutta frastornata,come se avessi dormito due minuti anziché sette ore. Avevo tutta la bocca secca e impastata, sentivo assolutamente la necessità di acqua. Scesi dal letto stropicciandomi gli occhi, e strisciando i piedi sul pavimento e sulle scale andai al piano di sotto e bevvi un bicchiere d'acqua. Trovai mio padre seduto in una sedia a firmare qualche documento e improvvisamente il pensiero di quello che dovevo dirgli mi fece svegliare del tutto. :'Buongiorno ranocchia!' Alzò la tazza di caffè come cenno di saluto mentre ancora fissava i fogli che aveva davanti. :' Buongiorno papà,dovrei raccontarti quella faccenda..Sai, quella di quel tizio...' :'Non preoccuparti tesoro so già tutto. Dovevi dirlo subito queste sono cose serie lo sai. Stiamo già provvedendo per quello che per ora possiamo fare. Non ti devi preoccupare più di quel ragazzo,lo teniamo d'occhio.' Come faceva mio padre a sapere tutto? Possibile che quel ragazzo abbia dei precedenti? Di qualsiasi genere s'intende..Non si sa mai nella vita. :'Come fai a sapere tutto papà?' Chiesi stupita incrociando le braccia al petto. Lui appoggiò la tazza al tavolo e chiuse le cartelline con i fogli da firmare :'Me lo ha detto Natan proprio ieri sera. Quando io e il mio collega siamo passati per di qua a dare un'occhiata, l'ho visto qui davanti in macchina e mi sono fermato per chiedergli che ci facesse nei paraggi da solo oltretutto; così mi raccontò tutto. Era molto preoccupato per te Sham.' Mio padre non è mai stato uno che si fida molto delle persone,non so per quale motivo dia una simile fiducia a Natan, un ragazzo che ha ben poco a che fare con lui. Questo mi aiutava a convincermi che Natan fosse un ragazzo affidabile e premuroso. :' Natan era ancora qui? Davanti casa?' Ero molto sorpresa e lusingata da questa cosa,non so che faccia avessi in quel momento. :'Ancora? Siete stati assieme tutta la sera?' Aveva quello sguardo da padre geloso che io odio a morte,e in più i miei pensavano fossi altrove quella sera o almeno non con un ragazzo. Perciò dissi di no ma che comunque sapeva tutto e che era un ottimo amico. In ogni caso il fatto che Natan fosse ancora davanti casa a controllare che il tizio mezzo maniaco non facesse mosse strane spiega il messaggio che lui mi mandò come risposta al mio. 'SONO CONTENTO,COMUNQUE IO SONO STATO PIU' VELOCE DI TUO PADRE. SOGNI D'ORO.'

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Capitolo 7
*** Finalmente a casa. ***


Capitolo 7. Scacciai via i pensieri e tornai sopra per prepararmi. Iniziai a sentire un trambusto nello stomaco al solo pensiero di quello che era successo con Natan la sera prima,e più queste farfalle si muovevano dentro di me più mi accorgevo che non ero più capace di gestire i miei sentimenti. Più ci provavo più faceva male,non capivo se era cosa giusta,non capivo Natan. Non aveva senso il suo comportamento, cosa voleva? Un'amicizia? Gli amici davvero si comportavano così? Beh come potevo saperlo,in fondo non avevo mai avuto amici maschi. Ad ogni modo pur essendo ignara di ciò sentisse lui, quello che c'era dentro di me ogni volta che mi guardava lo sentivo eccome. Era come un fulmine che squarcia il cielo, ci mette un attimo, sembra sparire in fretta senza danno, ma è solo l'avviso di una tempesta. Si era così, i suoi occhi erano lo specchio di tutti i miei sentimenti, di tutti i sentimenti che avrei voluto avesse anche lui. Mi arrivò un messaggio che mi fece ritornare al mondo reale, lasciando i miei pensieri soffocati nel cervello, era Natan e diceva che era già sotto casa mia. MERDA! Possibile che avessi pensato così a lungo? Mi guardai attorno cercando di trovare alla svelta qualcosa di decente per andare a scuola. Per fortuna i miei fedelissimi jeans a vita alta erano sempre pronti all'uso. Stessa cosa non si poteva dire delle magliette! Non ne trovavo nemmeno una...Mentre cercavo di infilarmi i mocassini e di legarmi i capelli nello stesso momento vidi sporgere dal cassetto una maglia bianca. Bene pensai, va benissimo per oggi. La infilai in fretta, presi la borsa e feci per uscire ma ad un certo punto vidi fuori dalla finestra un cielo che non prometteva bene. Il grigio violaceo delle nuvole si spargeva per tutta l'immensità della distesa celeste che una volta era azzurra. Già, una volta. Doveva anche tirare un gran vento, le chiome dei pioppi sembravano scosse da forzuti giganti alla ricerca di chissà quali frutti e questo mi fece automaticamente ricercare con lo sguardo qualcosa da mettermi sopra le maniche corte a sbuffo della mia maglia candida. Alla fine posai lo sguardo sulla felpa verde di Natan,ci pensai un po' ma la presi , arrancando la scusa del poco tempo e non riuscendo invece a essere sincera nemmeno con me stessa pensando che invece volevo solo sentire il suo profumo addosso. Cosa che sarebbe arrivata comunque. Infatti dopo essere uscita e aver infilato il cappuccio, il bel moro si avvicinò e mi cinse con le braccia stringendomi a se come a voler pararmi dalle raffiche che Zeus mandava dall'olimpo. Il suo profumo così maschile e muschiato si aggrappò alle mie narici e colò giù fino a riempirmi lo stomaco che brontolò dalla fame. Due occhi turchini si posarono su di me divertiti :'Fame nana?' Lo squadrai a lungo maledicendo il suo sorriso sempre pronto su quelle labbra seducenti. Veniva da prenderlo a sberle per poi rimediare con un bacio sfuggente e dolce. -No ok, Sham smettila.- :' Emm... Non ho fatto colazione..' La mia frase acida palesemente mattutina non riuscii a farsi spazio tra denti,palato,lingua e bocca morendo inspiegabilmente. Lui mi disarmava, non riuscivo a essere quella che fingevo di essere da tutta la mia vita con lui e questo mi imbestialiva. :'Beh, se saltassimo la prima ora? Potremmo fare colazione insieme,nemmeno io ho mangiato...' Mi tese la mano come se già sapesse la mia risposta. E infatti la sapeva, e ovviamente era positiva. *** Saltare la prima ora per gustarmi un caldo cornetto alla nutella e cappuccino bello cremoso era stata la scelta più giusta della giornata. Natan mi aveva guardata per tutto il tempo mentre io cercavo di vincere la battaglia della cioccolata che filava e che voleva appiccicarsi sul mio mento. Alla mia domanda 'che c'è?' la risposta divertita fu 'sembri un gatto'. Risi perché non capii il senso di quell'affermazione. Poco dopo ci alzammo e andai per pagare la mia colazione ma Natan aveva già saldato il conto e alla mia insistenza nel voler dargli la mia parte rispose che andava bene così, perché lui era un gentiluomo. Mancava ancora tanto all'inizio delle lezioni e mentre armeggiavo con la borsa Natan propose di fare una passeggiata. I miei occhi scrutavano le case e il paesino cambiare insieme al tempo. Le nuvole grigie davano delle ombreggiature brune ai tetti facendoli sembrare parte di una fotografia in bianco e nero e non potei fare a meno di notare il temporale avvicinarsi.. I capelli neri di Natan si spettinavano con il vento e questo lo rendeva dannatamente attraente,notai anche un velo di barba che non avevo notato la sera precedente e dovevo ammettere, gli stava d'incanto. Rinchiuso nella sua felpa nera sembrava più giovane di almeno tre anni e quegli occhi. Ah, quegli occhi così espressivi fissavano la strada davanti a loro con un velo di malinconia che ad un tratto si posò anche su di me. Da quanto non mi sentivo così in pace? Gli occhi di Natan si posarono su di me che sorpresa lo guardai imbarazzata. :' Spero tu abbia un ombrello nella tua magica borsa,tra non molto pioverà' Quello sguardo sbarazzino mi faceva sorridere ma dovetti concentrarmi su altro perché la pioggia si avvicinava. Frugai in borsa sperando vivamente di avere un ombrello, ma OVVIAMENTE non c'era. :' Emm.. Dobbiamo cercare un riparo. Non ho l'ombrello' Dissi posando il mio sguardo sui suoi capelli che si spostavano con il suo respiro. Avevo una voglia matta di toccarli, di prenderlo e attirarlo a me e posare le mie labbra sulle sue ma ovviamente mi trattenni. :' Te l'ho detto che sei carina quando mi fissi?' Mi chiese con un sorriso a trentadue denti che mi tolse il fiato. Lo guardai negli occhi per pochi istanti poi mi ripresi :' Ma piantala, io non ti fisso.' Mi girai dall'altra parte facendo finta di aver notato non so cosa.. :'Ok beh, diciamo che mi guardi attentamente.' Lo sentii ridere in mezzo ad un finto colpo di tosse. Gli diedi una gomitata. Mi tirai su il cappuccio, visibilmente troppo grande per la mia testa,proprio per questo mi ricadde davanti agli occhi. Natan fu subito pronto a sistemarmelo per bene con la sua mano decisa. :' Vieni,piccolo elfo. Andiamo all'asciutto.' Mi prese la mano e andammo verso un viale alberato vicino alla chiesa. *** Camminare in mezzo agli alberi,alla natura mi aveva donato sempre grande serenità ma quel giorno era diverso, era inspiegabilmete e dannatamente tutto perfetto. La sua mano decisa stringeva la mia come se lo facesse da sempre,come se si fossero unite per non staccarsi mai più, e nonostante i dubbi sui miei sentimenti e sul rapporto che volesse Natan io non lasciavo la presa. Gli alberi venivano scossi forte dal vento che feroce voleva passare a tutti i costi nel nostro stesso tragitto. Una forte raffica mi fece rabbrividire e il cappuccio si levò dalla mia testa facendo svolazzare ovunque la mia chioma rossa. Piccole gocce iniziarono a cadere e in lontananza si poteva vedere qualche lampo. Non mi era mia piaciuto il temporale anche se la pioggia in se non mi dispiaceva,lasciava quella freschezza nell'aria che mi ricordava favole raccontate da una voce roca e decisa , che parlava di fate ed elfi nascosti nel sottosuolo. Erano le favole che nonno Dominic amava di più raccontarmi quando fuori pioveva e dalla finestra qualche fiore di gelsomino si faceva strada fino a posarsi sul tappeto scarlatto. :' Credo sia meglio muoversi, qui inizierà presto a diluviare.' Natan scrutava il cielo come per capire da che direzione arrivasse l'amico rumoroso,ma il cielo era tutto grigio ormai e non si poteva far altro che correre per cercare riparo. :'Nana, è ora di fare una corsetta. Vediamo chi arriva prima?' Quel sorriso beffardo scacciava dalla mia testa l'opzione di rifiutare quella proposta. Quasi lo faceva apposta,come se pensasse di avere già la vittoria in pugno. Che fastidioso. :'Ah si? E dove pensi di andare a ripararti? Se non te ne fossi accorto siamo in mezzo alla boscaglia,ci sono solo tronchi e foglie qui.' Lo sfidai con lo sguardo ma dentro di me sparavo davvero che sapesse dove andare,il temporale mi spaventava a morte e quello che stava per arrivare non prometteva nulla di buono. :'Fidati di me! Allora corriamo o hai paura di perdere miseramente?' Si sistemò i lacci delle scarpe e si tirò su di fretta per stirarsi i muscoli delle braccia. :'D'accordo. Ma per tua informazione lo faccio solo perché a momenti diluvierà. E comunque non ho paura,so già che perderò miseramente. Non sono brava nella corsa,dopo due passi ho già il fiatone...' Il temporale stava arrivando e io la feci corta perché avevo veramente troppa paura e volevo ripararmi il prima possibile. :'Beh se la metti così..' Natan si avvicinò pericolosamente a me con fare deciso e mi prese di peso mettendomi in spalla. Non sapevo cosa fare, il mio cuore era impazzito, le mie orecchie erano piene di quel TUM TUM continuo, sentii le guance in fuoco e formicolio ovunque quando Natan mi prese le gambe e le cinse intorno al suo petto. Le sue mani si posarono sotto le mie cosce per sorreggermi meglio e comincio a camminare. :'Nana, tieniti forte ora devo correre altrimenti ci bagneremo. E non poco' :'Che cosa? Peso cinquantatrè chili! Come fai a correre con me in spalla sei matto?' :'Tu non ti preoccupare,mettiti il cappuccio e stringiti forte.' Fui costretta ad ascoltarlo e dopo essermi riparata per bene, appoggiai il mio viso alla sua schiena così ampia e calda... E mi strinsi a lui il più possibile. Combattere con me stessa in quel momento non mi interessava, perché era ora di essere sincera. Avevo una gran voglia di stringermi a lui, di sentire il suo calore, di sentire i nostri corpi stretti. Di sentire il ritmo del suo respiro. Natan correva come se fosse da solo,non sentivo il suo respiro affannato come doveva essere...Com'era possibile? La sua corsa era regolare,persino io ero immobile nonostante mi stesse trasportando in quel modo. Spostai il viso per guardare dove fossimo quando sentii Natan rallentare piano piano. Eravamo vicini ad un lago,si estendeva per chilometri. La sua forma ricordava un grande fagiolo rovesciato, la pioggia cadeva nell'acqua regalando uno spettacolo stupendo. La luce che filtrava faceva sembrare il lago quasi violaceo colore che si sposava alla perfezione con tutta la vegetazione che incorniciava quell'immensa distesa d'acqua. Nonostante Natan avesse fatto presto ad arrivare la pioggia cadeva troppo forte per poter arrivare asciutti. Era un vero e proprio diluvio. Quando un tuono squarciò il silenzio mi spaventai e d'istinto strinsi forte il petto di Natan con le mani, e le mie gambe si aggrapparono ancora più forte a lui. Lui non disse nulla ma ci avrei scommesso i piedi che stava sorridendo. Strinse le mie cosce per farmi capire che ero al sicuro e fu li che mi resi conto che le sue mani erano salite e stavano per toccare il mio sedere. Avvampai al solo pensiero del suo tocco su di me che era durato fin'ora. Sorrisi perché non sarei mai scesa da quella schiena accogliente, non mi sarei mai staccata dalle sue mani forti e decise. Era inutile in quel momento ignorare tutti i pensieri poco casti che iniziavano a girarmi per la testa,avrei voluto che le sue mani salissero e che mi toccasse, li, dove invece non andava per non violare i miei spazi. Sorrisi ancora perché nessun ragazzo avrebbe esitato invece lui si. Ormai non mi importava più del diluvio, dei tuoni, dei lampi. Volevo solo stare li con Natan. Mi fece sobbalzare tirandomi un po' su e continuando a camminare intravidi in mezzo alla boscaglia delle assi di legno verniciate. C'era un grande platano proprio li dove le assi sporgevano. Ed è li che Natan mi fece scendere. Mi sfuggì un piccolo lamento, non volevo lasciarlo. Speravo vivamente che lui non l'avesse sentito e invece... :'Mi dispiace ma il cavallo è stanco..' Fece un gesto con la mano come a volersi asciugare dal sudore, anche se ne avesse avuto zuppo com'era non l'avrei notato. Quello che notai invece fu una meraviglia per gli occhi. Sopra al platano era stata costruita una casa di legno,non una casetta come tante, quella avrebbe potuto ospitare otto persone. Era grandissima e davvero per fatta, anche se non era ancora finita. Mancavano i vetri delle finestre e la porta era solamente un buco rettangolare. Dentro era vuota c'era solo una panchina. Ma per il resto era incantevole. Mi avvicinai per entrare e ripararmi da quel diluvio che non voleva saperne di darci tregua ma quando fui davanti alla casa vidi che era troppo alta per me da raggiungere arrampicandomi e non c'era nessuna scaletta. :'Scusa,devo finire la scaletta di corda, ma aspetta ti aiuto io.' Natan senza esitare mi prese in braccio,piccole scosse percorsero il mio corpo quando le sue mani presero i miei fianchi per tirarmi su. Il suo viso anche ,se per poco, era davvero troppo vicino al mio e le mie guance avvamparono. Almeno però ero riparata dalla pioggia ora. :'Hai costruito tu questa casetta?' Ero davvero meravigliata da tanta bravura e attenzione nel dettaglio. La struttura non aveva nessun difetto. Accarezzavo le assi una a una sentendo con piacere la vernice liscia strisciare sulle mani,nemmeno un'imperfezione. :'Già,quando avevo tempo libero venivo qui da bambino. Mi piaceva giocare al lago,poi mi venne questa idea di costruire un piccolo rifugio solo per me, da usare per i miei giochi.' :'Alla faccia del piccolo! Qui si potrebbe fare un party di quindici persone!' Mi girai per guardarlo in viso. I suoi capelli erano zuppi e gocciolavano sul suo viso, i suoi occhi si erano scuriti forse per il cambio repentino del tempo. Ora erano di un blu scuro, quasi intenso. Dalla lampo semi aperta intravedevo la sua T-shirt fradicia quindi trasparente che mostrava i frutti di due anni intensi passati a giocare a rugby. Non so come descriverlo a parole. Era solamente la perfezione. Lui mi guardò e mi sorrise dolcemente. Oh no, non doveva farlo. Era dannatamente bello quando lo faceva. Si passò la mano nei capelli bagnandosela tutta, e scoprì così il suo viso maledettamente sensuale. Non potevo resistere più. :' Beh sai, a sette anni non hai senso della misura!' Rise e io mi sciolsi ancora. :'La costruii insieme a mio padre,poi se ne andò e continuai da solo. Pensavo che così avrei mantenuto vivo il suo ricordo. Ma ancora non è finita. Vedi lui era molto pignolo invece io non lo sono affatto. Ma questa casa l'ha progettata lui e voglio che sia perfetta, identica a come l'aveva disegnata. Per questo ci sto mettendo così tanto,le cose che lui faceva in un giorno a me ne riempiono tre per farle bene come venivano a lui. Ma tutto sommato, sono soddisfatto e poi ormai mi manca poco' Si era alzato, ora era appoggiato alla porta con fare annoiato e fissava la pioggia cadere fitta e decisa. :'Questo temporale durerà per molto a quanto vedo...Meglio che avverta mamma.' Fu l'unica cosa che mi venne da dire. Le parole di Natan erano uscite così spontaneamente che mi stupirono. Si era fidato a tal punto da raccontarmi una parte della sua vita, pur quanto piccola. Questo mi lusingava, ma allo stesso tempo mi faceva diventare impacciata e non sapevo cosa dire. Una cosa però dovevo dirla per forza. :'E' bellissima. Anche se ci hai messo un po' di più sei stato molto bravo. Tuo padre sarebbe orgoglioso di te.' Si girò e mi sorrise :'Non l'ho mai mostrato a nessuno questo posto,pochi sanno che esista un lago quaggiù. Vengo qui quando voglio stare solo, è il mio posto segreto' Mi sentii un po' fuori posto li dopo quelle sue parole,non centravo nulla. Mi aveva portata li solo perché era l'unico posto vicino per ripararsi dalla pioggia,forse non voleva mostrarlo nemmeno a me questo luogo. Senza sapere se dire o no questi miei pensieri decisi di sorridergli e di concentrarmi sulla chiamata che volevo fare a mia madre per avvisarla che sarei rimasta fuori da scuola. Ma Natan si avvicinò e mi costrinse a guardarlo negli occhi. :'Tranquilla,volevo portarti qui in ogni caso. Volevo mostrarti questo posto,sai a volte non mi va di stare solo. Nemmeno qua. E poi di te posso fidarmi,so che non lo dirai a nessuno.' Mi guardò come se volesse una mia conferma. Decisi di fare ciò che sentivo, con lui era sempre tutto più facile. Gli presi la mano e la posai sul mio cuore che automaticamente cominciò a battere all'impazzata ma non mi importava. La tenni stretta e sorridendogli gli diedi la conferma che cercava :' E' una promessa.' Chiamai mamma le dissi che andando a scuola aveva iniziato a diluviare e non avevo l'ombrello. Lei sapeva che ero insieme a Natan così le dissi che eravamo stati fortunati a trovare il bar aperto e che eravamo li ad aspettare che finisse. Mi rispose che per oggi potevo starmene fuori da scuola e stare tranquilla ad aspettare che finisse di piovere. Misi il telefono in borsa e mi diressi verso la finestra per guardare fuori. Pioveva a dirotto ogni due secondi un tuono mi faceva sobbalzare. Il vento entrava dalla finestra e mi faceva rabbrividire, dopo tutto ero bagnata fradicia. :'Sarebbe meglio se ti togliessi la felpa, o ti prenderai un raffreddore!' Natan mi fissava dalla porta, lui la sua felpa l'aveva già tolta.. E per mia fortuna anche la maglietta. Non riuscivo a concentrarmi con lui in quello stato così mi girai e guardai fuori. Non poteva andare avanti così, non avrei più risposto delle mie azioni. Natan rise poi si avvicinò alla panchina dove ero seduta io, ma si sedette per terra. Iniziavo ad aver veramente tanto freddo, così mi tolsi la felpa. Poi mi ricordai di aver messo la maglia bianca la mattina! D'istinto vedendo che Natan mi fissava con uno sguardo malizioso, mi schiacciai addosso la felpa con fare protettivo. :'Hey tranquilla. Mica ti violento!E poi al mare eri più o meno messa così...' Mi fece l'occhiolino. Sentivo le guance avvampare sempre di più e il cuore non la smetteva più di battere,c'era una parte di me che voleva approfittare della situazione e cedere a tutte le voglie che si erano presentate durante la giornata e l'altra parte di me invece si vergognava di ciò che stavo contemporaneamente pensando con l'altra parte del cervello. Aaah insomma non ci capivo più niente. Volevo comunque coprirmi perché stavo crepando dal freddo. :'Io non posso togliermi la maglia come hai fatto tu però... Ma è zuppa.' Guardavo in basso per non incontrare il suo sguardo, mi vergognavo troppo. :'E perché no? Non mi da alcun fastidio. E in ogni caso non mi farebbe alcun effetto.' Quelle parole mi punsero. Dovrebbero essere state a mio favore invece no. Mi diedero fastidio. Mi ha tenuta per mano, in spalla. Mi è stato vicinissimo su un divano, mi ha dato la sua felpa, mi ha portata qui. Come poteva dire che vedendomi in reggiseno non gli avrebbe fatto alcun effetto?! Non ha senso. Allora forse non dovevo avere dubbi, forse mi voleva davvero solo come amica, e io avrei dovuto soffocare i miei sentimenti per lui. Si , perché ora lo ammettevo a me stessa, io non volevo solo amicizia. Non più. :'Aspetta, su quella panchina ci sono dei vestiti. Alzati un minuto, ti cerco qualcosa.' Mi alzai di scatto, vidi che mi guardò sorpreso ma non mi importava, ero arrabbiata. Non con lui ma con me. Mi ero illusa ancora, illusa che qualcuno davvero mi volesse al suo fianco. Anzi no. Ero delusa perché lui non provava lo stesso sentimento che invece bruciava dentro al mio petto. Aveva parlato chiaro tutto il giorno, voleva uscire, voleva passare per la lingua e tramutarsi in parole, voleva essere urlato a squarcia gola tutto d'un fiato. Invece rimaneva li, io lo facevo rimanere nascosto. Un segreto. Ecco cos'era, e tale doveva rimanere. :' Tieni, questa forse ti è grande ma di sicuro ti starà bene.' Era una maglia verde. E mi fece ricordare la felpa appena tolta, la felpa che aveva il suo profumo, quella che la mattina volevo mettere a tutti i costi per sentirlo vicino. E ora parlava così. Lui. Era bello ma faceva male. Già. Era bello da far male. Presi la maglia e vidi che lui si sedette dove prima stavo io. Presi una decisione. Era ora di fare la prova del nove. All'inizio esitai ma alla fine decisa iniziai a sfilarmi la maglietta sotto il suo sguardo fisso. La sfilai del tutto e la lasciai cadere a terra. Natan mi guardò stupito poi abbassò di scatto la testa fissando il vuoto, fece questo movimento un sacco di volte. Ma non era imbarazzo, lui semplicemente non se lo aspettava. :' Che cazzo fai?' Mi chiese. Con un sorriso che di dolce non aveva nulla.. :'Beh hai detto che non ti avrebbe fatto nessun effetto perciò non aveva senso farti girare.' Lo guardai fisso negli occhi. Non era ora di mostrarsi deboli, per una volta avrei tenuto testa al toro anche io. :'Mettiti la maglietta. Subito.' Mi guardava serio, ma si stava torturando le dita della mano destra con quelle della mano sinistra. :'Perchè scusa? Sei stato tu a dirmi poco fa che..' Mi interruppe. Si fece schioccare le dita serrandole a pugno, io indietreggiai perché non capivo questo cambio improvviso di carattere. :'Sham...Ti prego. Non potrei rispondere delle mie azioni se non ti metti quella maglia' Il mio cuore perse un battito, lo guardai stupita. Ma che voleva dire? Allora aveva mentito prima. Lo aveva fatto apposta. Pensava o meglio sperava che io non gli tenessi testa. Non volevo mollare ora, dovevo andare avanti ancora un po', volevo vedere quelle che sarebbe successo, anche se un po' ne avevo il timore. Avanzai, con la maglia ancora in mano. I miei capelli ricadevano sopra il mio seno ancora coperto solamente da un grosso strato di pizzo nero. Natan mi fissava negli occhi, gli sfuggì un sorrisetto ma si alzò e mi superò andando verso la porta :' Siamo amici Sham...' Oh basta ora ne avevo abbastanza. Mi infilai di fretta la maglia e andai verso di lui quando ancora avevo l'ombelico scoperto. :'Amici un corno!' Urlai, ero stufa. Quel sentimento doveva uscire non potevo più reprimerlo, ora basta era ora di farla finita. Si girò confuso e mi guardò severo negli occhi, vedevo che non era tranquillo quando era con me. Si torturava le mani di continuo, e aveva sempre voglia di toccarmi anche solo per un attimo, anche solo un dito ma voleva il contatto. A chi voleva darla a bere! Io non ero stupida non lo sono mai stata. :' Gli amici non si tengono per mano, non si abbracciano come se non ci fosse un domani! Gli amici non si mandano messaggi come i nostri e non si prestano felpe. E sopratutto gli amici non toccano il culo dell'altro e non si comportano come fai tu. Smettila di far finta di non aver capito! Smettila di far finta che per me vada tutto bene! Per me non va affatto bene così ok? Tu riesci a startene tranquillo beh io....' Natan si avvicinò tutto d'un tratto mi prese il polso destro e mi spinse contro la parete. Il suo corpo spingeva contro il mio, lo bloccava al muro. Mi guardò negli occhi e io mi sciolsi, in quel momento mi sarei fatta fare qualunque cosa da lui. Natan mi prese anche l'altro polso e mi bloccò le braccia in alto. Ora le redini le aveva lui, io ero bloccata. E mi andava bene così. Sentivo le voglie uscire da ogni poro della mia pelle, doveva baciarmi subito o lo avrei fatto io. :'Che ne sai tu...Io non sono tranquillo quando sono con te. Non hai idea di quello che penso quando ti sto accanto. Quando ti abbraccio...DIO!!' Il suo naso era incollato al mio, sentivo il suo respiro fondersi con il mio, la sua bocca era ad un millimetro dalla mia, era li. Doveva essere mia ORA. Non resistevo più. Natan si appiccicò ancora di più a me ma non faceva altro e io ero stufa che si trattenesse, ormai sapevamo entrambi quello che c'era fra noi. La tensione si tagliava con il coltello. :'Lasciami andare.' Se non voleva altro che stare così allora tanto valeva che mi lasciasse. La sua bocca si storse e fece un sorrisetto beffardo. Mi strinse ancora di più ma mi liberò un polso per far scivolare la sua mano dietro la mia schiena. Mi vennero i brividi al suo tocco, la mano calda sulla mia schiena era qualcosa di indescrivibile. :'Sembri tutt'altro che dolce in questo momento.' Ed era così, le sue mani erano decise a star li, ad esplorare il mio corpo ma nonostante tutto se ne stava fermo e mi guardava. :'Lasciati andare Natan, ormai lo vogliamo entrambi. Io lo voglio.' Non resistevo più. Come faceva a non capirlo? Doveva muoversi ORA. :' Ne sei sicura? Te l'ho detto, non risponderò più alle mie azioni.' :'Non voglio che tu risponda.' E fu li che si lasciò andare. Spinse il mio corpo sul suo, sentivo ogni parte di lui su di me e mi scappò un gemito. Volevo questo si, non resistevo più. Volevo lui. La sua mano armeggiava sulla mia schiena. Spingeva e mi accarezzava. E la sua bocca FINALMENTE si fuse con la mia, avida, così morbida. Non volevo che si staccasse più. Lo baciavo con una tale voglia, con un tale sentimento che neppure il temporale si fece sentire più. C'eravamo solo io e lui. Li, su quella casa. Le sue mani ormai erano decise su di me, il bacio durava ancora e non aveva proprio nulla di fanciullesco. Era passionale, le lingue si incontrarono e danzarono insieme per minuti e minuti. Volevo che si fermasse il tempo. Lo aspettavamo da tanto, tutti e due. Avevamo fame di noi. Volevamo rimanere così per sempre, almeno io lo volevo. Natan mi prese in braccio, le mie gambe lo circondavano, le sue mani finalmente li, sul mio sedere. Lo stringevano, non le avrebbe staccate più nessuno. Mi staccò dal muro e mi appoggiò sulla panchina, continuava a baciarmi e io non capivo più nulla. Lo baciavo anche io, perché non esisteva più niente se non lui. Lo volevo su di me. Le mie mani si infilarono nei suoi capelli, li strinsero forte. Lui rise :'Hey leone, calmo.' Mi sussurrò all'orecchio. Ma così fece peggio, lo strinsi ancora di più, lo baciai con ancora più foga. Le mie mani si fecero strada sul suo petto, i suoi muscoli. Così definiti e scolpiti, lo graffiai, gli toccai l'ombelico e rimasi con le mani li per un po. Mentre lui mi baciava il collo e andava sempre più giù , infilò pure lui le sue mani nella mia maglia facendomi rabbrividire di piacere e inarcai la schiena sentendolo ancora di più sopra di me. Mi sentivo così viva. Non mi sarei mai pentita di tutto ciò MAI. Il sentimento per lui era troppo grande per farmene pentire, finalmente avevo ciò che volevo e non volevo che finisse. Natan esitò un po' ma vedendo che non mi opponevo mi tolse la maglietta. Restammo così entrambi senza. Mi presi una piccola soddisfazione e gli mordicchiai il labbro, sentivo dalla vibrazione del suo petto che rideva e quando spostai il mio sguardo sui suoi occhi vidi che erano carichi di desiderio e passione, mi eccitai ancora di più. Le sue mani si posarono sul mio ombelico, e con piccoli movimenti rotatori iniziò ad accarezzarmi, ed era così piacevole. E così accoccolata a lui mi addormentai anche se erano appena le due del pomeriggio. Ma nonostante l'ora non ebbi riposo migliore di quello. Tra le sue braccia, a casa. *** Angolo autrice: Salve ragazzi! Questa storia mi da un sacco di problemi,leggete il capitolo e sappiatemi dire che ne pensate. A me non fa impazzire ma come avete visto finalmente Natan e Sham si sono presi il loro tempo per essere sinceri con loro stessi. I dubbi ora saranno veramente svaniti? Beh lo saprete appena mi tornerà l'ispirazione per scrivere l'ottavo capitolo. Spero a presto, Unless.

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