The meaning of Goodbye di mikichan17 (/viewuser.php?uid=27510)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The meaning of Goodbye ***
Capitolo 2: *** II ***
Capitolo 3: *** III ***
Capitolo 1 *** The meaning of Goodbye ***
the meaning of goodbye
The meaning of
Goodbye
<< In dreams begin responsibilities
>> [Delmore Schwarz]
I.
- Sasuke, smettila di comportarti come una
mogliettina isterica per favore! Lo
apostrofò, roteando infastidito i vispi occhi azzurri. - Usuratonkaichi. Borbottò
il moro, strappandogli dalle mani il grosso scatolone che si ostinava a voler
trasportare fino al piano superiore. Non glielo avrebbe permesso, non nelle sue
condizioni. - Decisamente, teme, inizi ad
irritarmi. Brontolò, superandolo in fretta ed
iniziando a salire i pochi gradini a due a due saltellando, come per
dimostrargli che lui poteva fare questo ed altro. - Dobe... Lo sentì ringhiare alle sue
spalle e la cosa lo divertì non poco, facendogli aumentare un po’ la velocità
fino a raggiungere il piano e voltarsi verso l’irritato Sasuke con un sorriso
vittorioso stampato in volto. - Guarda un po’
mammina, sono riuscito addirittura a camminare da solo! Sasuke assottigliò lo sguardo, iniziando a salire le scale
pestando i piedi su ogni gradino con stizza per nulla celata. - Naruto, non sei divertente. Sibilò, passandogli al fianco e regalandogli uno sguardo di puro
odio. Naruto sorrise amaramente, voltandosi
poi per seguire l’altro verso il piccolo appartamento che condividevano da quasi
un anno ormai. Sasuke si fermò di fronte alla
porta in legno scuro facendo roteare le chiavi, prima di posare a terra lo
scatolone e fermarsi con aria pensierosa. -
Sasuke? Lo chiamò il biondo, fissandolo
interrogativo. - Le lastre, sono rimaste in
macchina. Rispose dopo qualche attimo,
iniziando a cercare in tasca probabilmente le chiavi dell’auto, estraendo poi un
piccolo portachiavi a forma di ventaglio con appesa solamente una chiave
scura. - Vado io. Disse Naruto, sbrigativo, afferrando la chiave e iniziando a ripercorrere
la strada al contrario, senza dare a Sasuke modo di replicare. Con un leggero sbuffo il moro aprì la porta di casa e la
spinse piano con una mano, usando l’altra per sorreggere il grosso scatolone che
conteneva alcune delle cose di cui Naruto aveva avuto bisogno durante il
ricovero. Lasciò che l’uscio si accostasse
senza chiudersi, gettando poi distrattamente il mazzo di chiavi su uno scaffale
nelle vicinanze ed appoggiando la scatola sul tavolo della piccola
sala. Un pallido rossiccio si faceva strada
tra le tende tirate, fendendo la luce soffusa del lampadario dall’aria tanto
precaria. Dopo aver abbandonato le scarpe da
qualche parte, con un rumoroso sospiro si lasciò cadere sul divano blu scuro,
cercando di ritrovarvi un po’ dell’energia che sentiva abbandonarlo giorno dopo
giorno sempre più in fretta. Dall’alto della
sua posizione, il contenitore di cartone lo fissava superiore, scrigno di una
parte della loro vita che andava avanti da troppo tempo. Con stizza gli diede una manata, facendolo cadere dal tavolo
con un tonfo sordo e rovesciandone il contenuto sul caldo parquet di un legno
chiaro. Con gli stanchi occhi di ossidiana osservò distrattamente alcuni vestiti
giacere ai suoi piedi, qualche rivista di argomenti per lui soporiferi e qualche
lettera, probabilmente con gli auguri per una pronta guarigione e probabilmente
da parte di Sakura, Kiba, Shikamaru o qualcun’altra della lunga lista di persone
che non si sarebbero risparmiate per Naruto. Poco più in là giaceva una piccola cornice di legno scuro, familiare alla
mano pallida che la raccolse con cura quasi reverenziale. Sobbalzò quando si sentì sospingere da un fiume di ricordi
mentre la piccola fotografia rovinata appena un po’ dal tempo si lasciava
guardare per la millesima volta. Era stata
scattata il giorno del diploma, durante la festa organizzata da Naruto per il
gruppo dei ‘soliti’, come li chiamava lui. Un piccolo numero di persone
sorridevano allegre all’obbiettivo: nel salotto di quella che doveva essere casa
Hyuuga se non ricordava male, su alcune poltrone e poltroncine, c’era Sakura, al
fianco di Ino, che allungava una mano dietro la nuca dell’amica per fare il
gesto delle corna, in un vano tentativo di non essere scoperta; c’era Shikamaru
che sorrideva esasperato al fianco di Chouji, troppo impegnato ad addentare una
costoletta grigliata per cimentarsi in un sorriso di qualunque genere; Kiba
sollevava con un sorrisone orgoglioso stampato in volto il cucciolo di cagnolino
trovatello che aveva salvato dalla strada e da cui non si separava praticamente
mai, fissato torvo da Shino, che si era ritrovato con la codina scodinzolante di
Akamaru, così si chiamava, proprio in faccia; poco più in là Hinata, in piedi,
reggeva un vassoio pieno di bicchieri, bibite e qualche birra, abbozzando un
sorrisino timido mentre si avvicinava agli amici. Infine, seduti su una
poltroncina rosso scuro, c’erano anche loro, Sasuke e Naruto, il biondo in
braccio al moro, che lo stringeva leggero ma possessivo. L’ampio sorriso di
Naruto sembrava irradiare l’intera stanza e la luce dei bellissimi occhi azzurri
si univa a quella degli altri presenti nella piccola cornice, occhi di ragazzi
che hanno una vita davanti e sono pronti ad affrontarla, più o
meno. Naruto non si separava mai da quella
foto, ovunque andasse voleva che lo seguisse. Diceva gli ricordasse ogni giorno che, nonostante le
difficoltà, c’era sempre un valido motivo per andare avanti, faticare,
soffrire... motivo che poteva nascondersi dietro ad una banalità o, come in quel
caso, nel sorriso di un amico. Sasuke aveva sempre invidiato il suo modo di vedere la vita:
lui, cinico e materialista, non vedeva oltre la concretezza dei fatti, il
successo o l’insuccesso, vincere o perdere. Con il passare del tempo però,
doveva ammetterlo, quella testa quadra un po’ lo aveva cambiato. Si concesse
un piccolo sorriso, prima di poggiare la cornice sul tavolo e cominciare a
pensare di preparare qualcosa per la cena. Magari gli avrebbe cucinato del ramen, tanto per festeggiare
il suo ritorno a casa.
*
Un allegro bip-bip accompagnò l’apertura
della grossa Volvo nera. Il regalo per il
diploma di Sasuke se avesse potuto avrebbe fatto le fusa quando una mano
abbronzata accarezzò la carrozzeria metallizzata in un gesto di affezione
nostalgica. Naruto si lasciò scappare un
sorriso pensando a quante ne avessero passate in quella macchina; se avesse
saputo parlare probabilmente avrebbe avuto parecchio da raccontare, dai viaggi
con tutta la casinista combriccola di amici, agli spostamenti di tutti i giorni,
i loro litigi quotidiani, le rappacificazioni... anche qualcosa solo per
orecchie maggiorenni. Ghignò tirando la
maniglia e aprendo la portiera. Gli interni
in pelle emanavano uno strano mix di odori che per un attimo gli fece storcere
il naso, mentre cercava distrattamente la busta bianca. Individuatala abbandonata sotto un sedile, allungò un braccio
per recuperarla, quando d’improvviso si sentì attraversare da un fremito
incontrollato. I muscoli presero a tremare
leggermente, come se quella scossa provenisse dall’interno stesso delle sue
ossa. Scosse forte la testa, solo un brivido,
si disse, stava bene.
- Non so come diavolo la vedi tu, ma
secondo me dovresti starci attento. Sarebbe meglio sentire il parere di
Sakura... - NO! Kiba riappoggiò la cornetta del telefono, voltandosi
interrogativo. - Tutto bene
amico? Certo che stava bene, stava
benissimo. - Che problema c’è se chiamo
Sakura? Naruto gli rivolse lo sguardo più
eloquente ed innervosito che gli riuscì. -
Sakura uguale crisi isterica, uguale trascinamento di peso in ospedale, uguale
tutti lo verranno a sapere, uguale Sasuke lo verrà a sapere, uguale Sasuke molto
innervosito, uguale mia soppressione. Kiba si
avvicinò all’amico, senza riuscire a trattenere un leggero
ghigno. - L’Uchiha imbufalito fa una certa
impressione anche a me, in effetti. Avanzò di
qualche altro passo in direzione di Naruto, appollaiato su una delle sedie della
cucina. - Ma qui stiamo parlando della tua
salute. Continuò, mentre lo sguardo serio del
biondo non accennava a spegnersi. - Kiba. Io.
Sto. Bene.
Quando aprì la porta dell’appartamento un profumo
meraviglioso raggiunse il suo naso, facendolo arricciare, alzarsi ed allargarsi
per non perdere un dettaglio di quella scia di incantevole
fragranza. - Ramen! Gioì, fiondandosi in cucina ad abbracciare l’improvvisato
cuoco, che si muoveva con gesti poco sicuri tra pentole e
zuppiere. - Ti ho mai detto che ti
amo? Cinguettò, mentre allungava una mano nel
furtivo tentativo di rubacchiare qualcosa, vanificato da un colpo secco
infertogli da un grosso cucchiaio di legno, che ora vorticava pericolosamente
nelle sue vicinanze. - Staccati,
Dobe. Borbottò infastidito Sasuke, tentando
inutilmente di scrollarselo di dosso, mentre si allungava per recuperare un
mestolo sullo scaffale più alto. - Come sei
freddo! Ah, ops. Scusa, avevo dimenticato con chi avessi a che
fare... Naruto non poté evitare di ghignare
all’occhiata gelida che ricevette in risposta, mentre slacciava le braccia dalla
vita dell’altro. Raggiunta una delle seggiole del piccolo tavolo della cucina vi
si abbandonò pesantemente. - Allora, a cosa
devo questo onore? Insomma, Sasuke Uchiha ai fornelli è paragonabile ad un
miracolo! Sasuke quasi ringhiò, continuando a
dargli le spalle. - Alla tua testa
quadra. Borbottò stizzito. Quando il moro si voltò teneva tra le mani due grosse
scodelle fumanti, che appoggiò di malagrazia sotto il naso di Naruto, andando
poi a recuperare una sedia anche per sé. Non
era certo la prima volta che lo vedeva mangiare, ma ogni volta riusciva a
stupirlo come la prima: l’aria concentrata, la fronte corrucciata e le bacchette
che si muovevano a velocità impressionanti, facendogli ingurgitare quantità
inimmaginabili ogni secondo. Ricordava ancora
la prima volta che erano usciti a pranzo. Naruto lo aveva trascinato ad un
chiosco, di ramen ovviamente, e lì aveva dato sfogo a tutti i suoi peggiori
istinti animaleschi, divorando cinque o sei porzioni, senza fermarsi un secondo
se non per ordinarne un’altra. Concentrato
com’era non si era neppure accorto che Sasuke non aveva toccato cibo, in parte
impressionato e similmente disgustato da quella sottospecie di fogna che
mangiava al suo fianco, in parte non apprezzando particolarmente la pietanza,
era rimasto per tutto il tempo a fissare l’altro abbuffarsi senza sosta, con un
espressione ebete che poi il biondo non mancò di rinfacciargli più e più
volte.
Quando Naruto terminò la prima
scodella e si preparava ad avventarsi sulla seconda, Sasuke tossicchiò
leggermente per attirare la sua attenzione. Un paio di occhi azzurri lo fissarono interrogativi, in
attesa. - Credi che potrò mangiare anche io,
dobe? Naruto sembrò ragionarci su,
parzialmente confuso, prima di accorgersi dell’errore. - Ah. Questa era... tua? Il moro annuì con finta serietà, facendogli gesto di lasciare la presa e
concedergli un pasto decente. - Pensavo che
detestassi il ramen... Piagnucolò Naruto,
avvicinandogli piano la scodella con riluttanza mal celata. - Se è per questo detesto anche te. Puntualizzò Sasuke, con un espressione seraficamente
inquietante che fece imbronciare il biondo. Mentre il moro mangiava con una lentezza più o meno studiata, Naruto
prese a giocherellare con le bacchette, facendole restare in bilico sulle sue
dita con aria assorta. - Uffa
però, Borbottò infantilmente, deciso a
stuzzicare l’altro, che non lo degnava di uno sguardo mentre si dedicava al suo
pranzo. - Tu non dovresti togliermi il cibo
di bocca! Perché... Si fermò pensieroso, alla
ricerca di un motivo valido, quando lo raggiunse
l’illuminazione. - Perché io sono
malato, ecco! Si pentì della propria uscita quando vide
gli occhi di Sasuke allargarsi leggermente; non ci fu nessuna risposta. L’Uchiha
posò sul tavolo le bacchette di legno, si alzò compostamente tenendo lo sguardo
fisso sul pavimento e spostò la ciotola da sé a Naruto, prima di lasciare la
stanza.
- Perché diavolo se la prende quel
teme? Sbottò, stringendo nei pugni la coperta
leggerla che lo copriva nel lettino. -
Naruto-kun, è solo preoccupato... Disse
dolcemente la ragazza al suo fianco, rimboccandogli il lenzuolo con tocco
leggero. - E anche noi lo
siamo. Concluse Hinata, rivolgendogli un
timido sorriso. A quel tono Naruto non
resistette e si lasciò rilassare, tornando ad arricciare le labbra in un riso
appena accennato. - Oh, Hinata-chan, come
farei senza di te? La ragazza arrossì
visibilmente, abbassando lo sguardo sulle mani che si tormentava senza
sosta. I capelli scuri formavano un discreto
sipario tra lei ed il mondo, mentre un unico pensiero la
tormentava. "Oh, Naruto, come faremmo noi
senza di te?"
Quasi gli scappò una risata alla visione che ebbe di
Sasuke, quando lo raggiunse. Se ne stava rannicchiato sul divano, fissando lo
sguardo corrucciato su qualcosa che non comprendeva, borbottando tra sé ogni
tanto a bassa voce, probabilmente insulti a lui rivolti. - Sasuke... Tentò, sempre
trattenendo un lieve ghigno. Non si aspettava alcuna risposta e non la
ricevette. - Avanti teme, stavo solo
scherzando! Non fosse stato lui, non avesse
conosciuto il moro meglio di se stesso e non fosse abituato alle sue solite
reazioni, probabilmente avrebbe rabbrividito all’occhiata che Sasuke gli
rivolse. - Ok, ok, sono stato
stupido! Ammise, alzando le mani in segno di
resa, gettandosi di malagrazia a sedere sullo stomaco dell’alterato compagno,
che nonostante la posizione scomoda continuò a non degnarlo della sua
attenzione. Naruto sorrise
dolcemente. Maledizione, con che testa dura
aveva a che fare! Dimenandosi un po’ riuscì a
far stendere Sasuke sul divano ed a trovare una posizione comoda rannicchiandosi
praticamente su di lui. Doveva ricordarsi di
ringraziare quel maniaco di Jiraya che aveva ben pensato di regalare loro un
grosso divano blu notte per il loro nuovo appartamento; storse il naso
ricordandosi dei commenti che fece riguardo tutti i possibili utilizzi di un
divano ampio come quello... ringraziarlo era eccessivo, già. Trasse un profondo respiro, riempiendosi la testa
dell’inebriante profumo che emanava il ragazzo al suo fianco, sempre lo
stesso,sempre quello, da tanti anni, ma questo non gli impediva di fargli quel
meraviglioso effetto ogni volta. - Sasuke,
scusami. Lo bisbigliò quasi, ma quando una
mano si posò piano tra i suoi capelli seppe che lui lo aveva
sentito.
Un tonfo sordo lo distrasse dai suoi
pensieri, riportandolo alla realtà. - Hai
intenzione di sfondarla quella? Chiese
sardonico, indicando distrattamente la poltroncina su cui Sasuke si era lasciato
rumorosamente cadere. Un basso ringhio fu
l’unica risposta. - Ne, teme, siamo di
cattivo umore oggi? Posò sul comodino al suo
fianco la rivista decisamente poco interessante che Sakura gli aveva lasciato
per occupare i tempi morti tra una visita e l’altra. Decisamente il gossip non faceva per lui. Così come i tempi morti, le attese, tutto quel silenzio, tutto
quell’odore di ospedale. - Beh? Si può sapere
che hai? Era veramente incredibile, invece di
essere lui quello sempre innervosito e da consolare, giorno dopo giorno
entravano in quella piccola e bianca stanzetta sempre volti imbronciati, persone
di cattivo umore o sguardi gelidi. Davvero
non riusciva a capire che diavolo stesse succedendo a tutti! - Tsunade non mi lascerà assistere
all’operazione Borbottò Sasuke dopo qualche
tempo, lo sguardo corrucciato puntato alle sue scarpe e le mani pallide che
stringevano convulsamente i braccioli della poltroncina. - E allora? Un paio di
occhi sgranati si posarono su di lui. - E
allora?! Tu rischi la vita e io non posso nemmeno guardare! Ti sembra
poco?! Naruto fece spallucce, per nulla
colpito dall’attacco di rabbia dell’altro. -
Si, mi sembra che non ci sia niente di grave. Sasuke lo fulminò con lo sguardo, alzandosi velocemente e dirigendosi a
passo svelto fino all’uscita. -
Sasuke! Quando si fermò e tornò a cercare il
suo sguardo il biondo gli fece segno di avvicinarsi. Non faceva per lui nemmeno quella prolungata costrizione a letto,
decisamente no. Ma non gli conveniva cercare
di fare qualche idiozia perché pareva che parecchia gente lì non l’avrebbe presa
bene. - Ehi, teme... Cominciò, quando lo vide rilassarsi
leggermente. - Non c’è niente di bello da
vedere mentre mi aprono la testa... certo, forse sarebbe la volta buona che ti
dimostro che il cervello ce l’ho, checché tu ne dica, ma a parte questo,
nient’altro direi. Gli sorrise incoraggiante
ed allungò piano una mano fino a sfiorare la sua. - Ci vedremo quando mi sveglierò. E già che ci siamo, potresti molto
spontaneamente pensare di portarmi a mangiare del ramen! Magari offrendo tu...
si, ottima idea, grazie Sasuke, sono commosso! Il moro lo guardò male, senza però trattenere un sorriso appena
accennato. - Sasuke...? - Nh? - Ti amo.
Un bussare insistente lo svegliò di
soprassalto. - Avanti Naruto, apri questa
dannata porta! Si concesse tutto il tempo
necessario per stiracchiarsi e sbadigliare per bene, per poi andare ad aprire a
quella voce nota. - Kiba! - In persona! E ti ho portato anche un
regalino! Il castano si fece strada
nell’appartamento senza esitazione, facendo cenno poi a qualcuno alle sue spalle
di seguirlo. Tre figure sorridenti sfilarono
una dopo l’altra di fronte ad un Naruto ancora intontito. - Tre meravigliose pulzelle tutte per te,
amico. Il biondo sorrise salutando le
ragazze, mentre si lasciava chiudere la porta alle spalle. Queste quasi non lo considerarono, spostandosi direttamente a
depositare una serie di sacchetti in cucina. Naruto guardò Kiba interrogativo, ricevendo in risposta solo un
espressione ugualmente confusa. - Naruto, ci
siamo permesse di farvi un po’ di spesa. Spiegò Sakura tornando in salotto con le mani libere. - Già, decisamente non vi consideriamo in grado di cavarvela
da soli. Aggiunse Ino raggiungendo l’amica e
andando poi a gettarsi sulla prima sedia che le capitò a tiro. Hinata spuntò da dietro le due ragazze con un piccolo mazzo
di fiori in mano, lo sguardo basso e le guance arrossate. - Un pensiero, per te. Bofonchiò imbarazzata, porgendoglielo. - E’ da parte nostra, i fiori li ho scelti io
modestamente. Continuò Ino, sorridendo
orgogliosamente. Tutti sapevano bene della sua grande passione per i fiori e del
fioraio che aiutava i suoi genitori a gestire. - Già, non si sbrigava più. Ancora qualche minuto e l’avremmo
uccisa. Ghignò Sakura, spostandosi per la
casa alla ricerca di un vaso adatto.
- Scusala, Naruto. Non siamo riusciti a
dissuaderla dal portarti altri fiori. La
risata leggera di Sakura riempì per un attimo il silenzio creatosi, spezzando
quell’atmosfera tanto tesa. - Oh, beh, poco
male! Così posso sopravvivere alla puzza di Kiba! Naruto ghignò all’amico, che mostrò una finta espressione
indignata. Sentì Sasuke al suo fianco
trattenere anche lui una risata e strinse di più la mano intrecciata alla
sua.
Era incredibile vedere come tutto questo fosse così
naturale: gli amici di sempre, giornate come tante altre, le solite invasioni in
casa altrui. Il sorriso di Naruto si allargò. La sua attenzione fu attirata poco dopo da un leggero tossicchiare di
Kiba al suo fianco. - Suppongo che questo sia
tuo. Disse, ammiccando maliziosamente al
foglietto di carta che gli stava porgendo. Lo
prese, curioso. " Dobe la prossima volta che
ti addormenti evita di farlo sul mio stomaco, non sei esattamente leggero. Sono
a scuola, Kiba verrà a seccare. Non fare idiozie. Ti amo,
Sasuke." Kiba sghignazzava deliberatamente
rumoroso e questo gli costò un rapido calcio negli stinchi da parte di Naruto,
prima che tornasse a prestare attenzione a Ino che continuava a blaterare
riguardo al significato dei fiori, di come fossero profumati, di come fossero
belli, mentre Sakura non mancava di interromperla e prenderla in giro appena
possibile. Hinata intanto gironzolava per la
sala sistemando tutto quello che le capitava sotto mano con l’aria di chi, alla
fine, deve sempre fare la parte dell’adulto. La seguì con lo sguardo per qualche tempo, mentre aggraziatamente si
faceva strada tra la piccola folla che occupava l’appartamento, evitando un Kiba
gesticolante che raccontava ad una Ino poco interessata quanto fosse diventato
grande il suo Akamaru, schivando Sakura in iperventilazione che si lamentava di
come fosse complicato stare dietro alle lezioni di quella strega di Tsunade ed
infine andando ad aprire quando il campanello suonò ancora una
volta. Si riscosse dai suoi pensieri quando
un altro paio di voci familiari si fecero spazio. - Ehilà, Naruto! - Shika! Shino!
Cho! Tutti sembrarono distrarsi dalle loro
precedenti occupazioni per dare il benvenuto ai nuovi arrivati, mentre Naruto
cominciava a chiedersi quanto ci sarebbe voluto perché la casa esplodesse con
tutta quella gente stipata in ogni angolo. -
Allora Naruto, com’è essere di nuovo a casa? Chiese Shikamaru con aria stancamente allegra, mentre immediatamente
individuava il divano e vi trovava ristoro. Chouji gli passò davanti
velocemente, seguendo per istinto il profumo di cibo proveniente dalla spesa
delle ragazze, diretto verso la cucina. Il
biondo fece spallucce, guardandosi intorno. -
Rumoroso, direi. E bello. Qua finalmente posso prendere Kiba a calci nel sedere
quando dice idiozie. Kiba lo guardò storto,
incrociando le braccia. - E’ inutile
Kiba, Ridacchiò Sakura, mettendogli una mano
sulla spalla. - Non puoi spaventare Naruto
con quello sguardo, lui vive con Sasuke Uchiha, non so se mi
spiego. Una risata generale echeggiò per
qualche tempo tra le mura della stanza. Si sentiva così bene, così libero, era
tutto così confortevole... si, era davvero bello essere a casa. Forse fu per
questo che quando una fitta di dolore gli attraversò lo sguardo e la testa prese
a girare leggermente decise di stringere i denti e lasciar
passare. Nessuno parve accorgersene,
fortunatamente. Solo Shino lo guardava in modo strano, quasi cercasse di
leggerlo dentro. Distolse lo sguardo, con
noncuranza. Kiba intanto aveva iniziato a
bisticciare con Sakura su come lui in realtà fosse molto più temibile e
soprattutto affascinante dell’Uchiha, mentre Ino lo guardava compassionevole,
sghignazzando ogni tanto. - Allora
Naruto, Lo chiamò Shikamaru, indicando la
scacchiera di legno ordinatamente disposta sopra uno scaffale. - Non avevamo una sfida in sospeso?
- Maledizione, non puoi aver vinto
ancora tu! L’altro ragazzo sorrise,
picchiettandosi un dito sulla tempia. - Tutto
grazie a questo, che vuoi farci... Naruto
mise su il broncio, guardandolo di sbieco. -
E’ stata tutta fortuna, la prossima volta vincerò io! Shikamaru sbadigliò, portandosi una mano a coprire la bocca
aperta. - Ma certo, ma
certo... - Potrei batterti anche all’istante,
se volessi! Continuò Naruto, gesticolando
animatamente. L’altro si stiracchiò, prima di
sistemarsi più comodamente sulla poltroncina. - A-ha, certo. Ma dopo il sonnellino...
Naruto non aveva mai avuto una famiglia nel vero
senso della parola. I suoi genitori erano
morti quando lui era tanto piccolo da non poter ricordare nemmeno i loro volti e
non aveva parenti stretti interessati alla sua vita o alla sua salute. Una zia
alla lontana un giorno si era ritrovata con un pargolo di troppo tra le mani ed
aveva preferito lasciarlo in un istituto, provvedendo di malavoglia a pagare la
retta e qualcosa per gli alimenti. Appena era
stato abbastanza grande per farlo Naruto aveva lasciato il collegio ed era
andato a vivere da solo, aveva iniziato a frequentare una scuola pubblica ed
aveva trovato il modo di andare avanti con le sue sole forze. Poi, tutto d’un tratto, come se finalmente la vita si fosse
accorta che forse anche lui meritava qualcosa, gli aveva regalato loro, i
migliori amici che potesse desiderare, le persone migliori che avrebbe mai
potuto incontrare... e l’amore più grande che avrebbe potuto
vivere. Iniziare a sorridere era stata una
reazione naturale. Aveva iniziato a farlo
davvero, con la gioia di riscoprirsene capace. E da quel giorno non aveva più smesso, non un solo
istante. Aveva sorriso anche il giorno in cui
era finito all’ospedale la prima volta. Aveva
sorriso mentre lo informavano del tumore che lo consumava. Aveva sorriso alle persone che soffrivano per
lui. Lui non sarebbe andato da nessuna parte,
continuava a ripeterglielo. Non aveva paura,
mai.
- Ehi, lo sapete che detesto quelle
facce! I ragazzi si fermarono sulla soglia,
cercando di sorridere debolmente. - Perché
diavolo dovreste essere così depressi tutti? Eh? Sbuffò, che gente testarda. - Avanti,
voglio sentirvi ripetere tutti insieme: Arrivederci! E lo sapere il significato
di arrivederci? Significa che ci si rivede. Chiaro? Li vide annuire piano e lasciare spazio sui loro volti a leggeri sorrisi
più spontanei. - Arrivederci,
Naruto. - Arrivederci
Sakura-chan! - Arrivederci,
Naruto. - Arrivederci
Ino-chan! Ad ogni saluto la tensione
scemava leggermente ed a tutti parve di sentire la forza di Naruto contagiarli,
a poco a poco. - Arrivederci, Naruto! - Arrivederci,
Kiba. Ehi, quei cioccolatini sono miei però! - Arrivederci, Naruto-kun... -
Arrivederci, Hinata-chan! - Arrivederci,
Naruto. - Arrivederci, Shika! - Arrivederci, Naruto. -
Arrivederci, Shino! - Arrivederci,
Naruto! - Arrivederci, Cho! Vabbè, prendetela
voi la scatola di cioccolatini... -
Nh. - Arrivederci anche a te...
Sasuke.
Ora Naruto poteva dire di avere una famiglia, anche
se non nel vero senso della parola. La stessa
famiglia che in quel momento gli invadeva la casa e gli restituiva tutti i
sorrisi che lui aveva donato loro, con la spontaneità propria solo del vero
affetto. Una famiglia fatta di amici ed in
modo particolare della persona più importante della sua vita. Non avrebbe potuto desiderare niente di più.
Mentre trascinavano quello scomodo
lettino attraverso i corridoi dell’ospedale li vide tutti lì. Tsunade sembrò piuttosto innervosita quando scattò seduto per
sventolare la mano in segno di saluto. -
Hinata-chan, ti affido Kiba! Sakura che fai? Non si piange! Ino, per favore,
vedi di farla smettere! E che è quel muso lungo Shino-kun? Skika, voglio la
rivincita quando esco di qui, chiaro? Ehi Cho, passa una patatina! Ok ehm...
forse è meglio di no, nonna Tsunade potrebbe decapitarmi. Sasuke se ne stava più in là, in silenzio, e lo
guardava. Gli sorrise dolcemente, salutandolo
con un veloce cenno del capo, per lui sarebbe bastato. Era davvero un ragazzo fortunato, pensò, lasciando scivolare
lo sguardo su tutti quei volti amici. Il suo
sorriso si indebolì quando lesse negli occhi di tutti qualcosa di strano, come
se, in silenzio, gli stessero rivolgendo il loro ultimo saluto. Quante volte doveva dirglielo? Detestava gli
addii! Era un arrivederci, solo
arrivederci. - Arrivederci,
ragazzi.
Quando tornò a prestare attenzione al caos
circostante stava ancora sorridendo. Anche
mentre la mano ricominciava a tremare forte e la testa vorticava
dolorosamente. Anche se debolmente, le sue
labbra rimasero increspate anche quando i contorni si offuscarono, quando i
suoni si fecero ovattati, quando sentì tanto lontana la porta che si apriva e si
richiudeva di colpo, quando percepì la voce di Sasuke, allarmata, chiamare il
suo nome. Quando svenne, sorrideva
ancora.
- Ci sono parenti, qui? - No, dottoressa Tsunade, non ha parenti. - Allora lo dico a voi. Le sue condizioni sono stabili.
L’operazione è riuscita, ma... Una serie di
sguardi preoccupati si posarono sulla donna alla porta. - Ma? La prego, ci dica come sta! La incitò Sakura, alzandosi da quella maledetta poltroncina scomoda della
sala d’attesa. - Sta bene, sta bene... per
ora. Sasuke le si avvicinò
svelto. - Che significa ‘per
ora’? Tsunade sospirò. - Il problema non è risolto. Il suo tumore non è stato
rimosso completamente, non era possibile. Potrebbero esserci complicazioni in
futuro.
To be
continued...
Terzo posto! *-* Questo è il mio primo podio in
assoluto e per me è stata una grandissima gioia. Ci tengo a ringraziare
Rosicrucian e Nami che hanno indetto questo bellissimo concorso e lo hanno
magistralmente gestito; grazie di questo regalo inaspettato ed anche un pò
immeritato...^^
Ci tengo anche a fare i complimenti alle altre podiste,
Stray cat Eyes, Shiro Neko e Mala_Mela (che mi affianca al terzo posto^^),
leggete le loro storie, meritano davvero!^^ Complimenti anche a tutte le altre
partecipanti!
Ora non mi resta che lasciare questa fic ai vostri
giudizi... Sarà composta da tre capitoli in tutto, non li ho messi tutti assieme
perchè sarebbe stata troppo lunga.^^
Spero vi sia piaciuta e che vogliate
lasciarmi un commento (anche se non vi è piaciuta, ovviamente). Grazie
mille^^
Miki.
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Capitolo 2 *** II ***
the meaning of goodbye
The meaning of
Goodbye
II.
- E poi
Kiba ha portato Akamaru ad una mostra canina, ma gli hanno detto che quel
bestione è troppo grande per competere!
Ino
sghignazzò piano, poggiando una mano sulla spalla di Kiba, seduto al suo fianco
con aria assorta.
- Ah,
Naruto, alla fine il Don Giovanni ha fatto la sua mossa eh!
Continuò
la ragazza bionda, guardando di sottecchi il ragazzo castano, che arrossì
lievemente.
- Adesso
lui e Hinata fanno coppia fissa, caro mio!
Kiba
sorrise con baldanza, battendosi una mano sul petto.
- Come
si fa a resistere ad un fascino simile, eh?
Le
chiacchiere vennero interrotte dall’ingresso di Sakura nella stanzetta
d’ospedale, portando su un vassoio di fortuna qualche caffè recuperato alle
macchinette.
- Non
hanno l’aria fantastica, ma è sempre qualcosa. Ino?
Allungò
il braccio, offrendo uno dei bicchierini di carta all’amica, che la ringraziò
con un sorriso stanco, imitata da Kiba subito dopo.
-
Sasuke, ne vuoi?
Disse
poi, voltandosi verso il ragazzo moro dall’aria truce seduto sulla poltroncina
più lontana dal lettino, che le rispose con un veloce segno di
diniego.
Sakura
non si arrese, avvicinandosi all’amico.
- Ti
farebbe bene bere qualcosa, Sasuke. Da quanto tempo è che non dormi una notte
intera?
Non
ottenne alcuna risposta e, sospirando rassegnata, poggiò il caffè nelle
vicinanze del ragazzo, tornando poi a sedersi sulla seggiola accanto al letto di
Naruto, al fianco di Ino.
-
Naruto, sai, oggi la dottoressa Tsunade mi ha permesso di assistere ad un
intervento chirurgico. Ero così emozionata... devo dire che però non è proprio
quello che si potrebbe definire un bello spettacolo.
Sorrise
amara, poggiando lievemente la mano su quella del biondo, immobile.
Da
quanti giorni era in quella posizione?
Strinse
le palpebre con tutta la forza che aveva per impedirsi di piangere ancora. Le
sue lacrime non avrebbero aperto gli occhi azzurri di Naruto, non lo avrebbero
riportato tra loro.
Tsunade
aveva raccomandato loro di tenergli compagnia, continuare a parlargli, per
evitare che perdesse ogni contatto con il mondo esterno e quindi erano lì, da un
tempo che sembrava eterno, ore, giorni, settimane, appena c’era possibilità
nessuno mancava all’appuntamento al suo capezzale.
Guardò
Sasuke con la coda dell’occhio.
Senza
dubbio lui era quello che stava soffrendo più di tutti per quella terribile
situazione.
Non lo
vedeva mai mangiare, riposarsi adeguatamente.
Ogni
volta che tornava a trovare Naruto, lui era lì, su quella poltroncina, con lo
sguardo corrucciato ed i pensieri chissà dove.
Avrebbe
voluto fare qualcosa anche per lui, ma come tutti era afflitta
dall’impotenza.
Quando
l’orario per le visite si concluse, anche quel giorno, i ragazzi si alzarono di
malavoglia, con i sorrisi spenti e lo sguardo vacuo, trascinandosi
fuori.
Sasuke
aveva ottenuto il permesso di rimanere, come unico ‘familiare’ del ricoverato,
quindi salutò con un cenno gli amici che si allontanavano.
Sulla
soglia, Kiba, Sakura e Ino si fermarono un’ultima volta, per voltarsi verso il
biondo.
-
Arrivederci, Naruto, tornerò appena Tsunade mi darà tregua.
-
Arrivederci, Naruto, la prossima volta ti porto anche Hinata. Le manchi
tanto.
-
Arrivederci, Naruto, verrò con dei fiori, così forse riuscirai a sopravvivere
ancora una volta alla puzza di Kiba...
*
- Ciao,
dobe. Lo sai che detesto parlare, dannazione... specialmente quando sono di
cattivo umore.
Borbottò
Sasuke, andando ad occupare una delle seggiole lasciate vuote da Hinata e Kiba,
che si erano appena allontanati.
- E lo
sai perché lo sono?
Chiese,
cercando di guardare ovunque tranne che il viso pacifico del ragazzo steso sul
lettino, quasi come fosse addormentato.
- Perché
mi manchi, maledizione.
Ringhiò
quasi, senza avercela con qualcuno in particolare, o con se stesso, forse, per
non essere in grado di fare nulla per cambiare quella dannata
situazione.
- Mi
manca la tua testa quadra, mi manca il tuo sorriso da dobe, le tue
idiozie...
Strinse
i pugni allo spasmo, allontanandosi di scatto dal lettino e tornando a sedersi
sulla poltroncina che ormai aveva preso la sua forma.
Era
troppo difficile, troppo.
Si alzò,
di malagrazia, avvicinandosi al lettino per l’ennesimo tentativo.
- Dobe,
ti ricordi la domanda che mi facesti all’inizio di questa brutta
storia?
- Sasuke, ora
che io sono... ecco, malato, non voglio pesare sulla tua vita. Non voglio che
stare con me diventi una fatica per te. Non è meglio che tu prosegua per la tua
strada ed io... per la mia?
- Quel
giorno non ti risposi. Me la presi con te, ingiustamente. La verità è che non
sarei mai riuscito a trovare le parole per esprimere i miei pensieri. Non avrei
mai potuto lasciarti andare per la tua strada, perché...
Ringhiò
per la frustrazione, scaricando la rabbia contro la parete più
vicina.
Quando
un infermiera, allarmata dal rumore, li raggiunse, la mano di Sasuke sanguinava,
macchiando di piccole gocce scarlatte il lenzuolo bianco del lettino.
- Perché
non ti svegli?! Perché?! Perché mi hai mentito tutto questo tempo?! Dicevi che
non te ne saresti andato da nessuna parte! Perché, allora?!
Sakura
stava passando in quella zona quando sentì le urla.
Si
precipitò da Sasuke, in preda ad una crisi di nervi che scuoteva Naruto per le
spalle.
Lo fermò
come poté, cercò di bloccarlo, di allontanarlo, finché non lo sentì aggrapparsi
alle sue spalle con tutta la sua forza, abbracciandola disperatamente. Non una
lacrima sfuggiva agli occhi di ossidiana, ma sentiva distintamente le difese
abbandonare il ragazzo, la forza che contraddistingueva Sasuke Uchiha era
lontana, nello stesso luogo di cui sognava Naruto, da qualche parte.
-
Perché...?
*
- Credo
che ne abbia abbastanza di stare a sentire le tue storie sui fiori,
Ino.
Sbuffò
Sakura, cercando di mettersi più comoda.
Era
strano aver terminato gli argomenti con uno come Naruto. Di solito le loro
chiacchierate andavano avanti per ore, tra risa, battute, sorrisi...
Un
piccolo dettaglio mancante scombinava quella che era stata la sua allegra
normalità: se lei sorrideva, non c’era Naruto a sorridere con lei, se facevano
una battuta, la sua risata cristallina non si univa alle loro e le loro
chiacchiere si scontravano contro un muro piatto di silenzio e poco
altro.
- Dimmi
tu di che diavolo dovrei parlare allora, Sakura.
Rispose
acida la bionda, spostandosi indietro il ciuffo che la infastidiva con un gesto
nervoso.
Sakura
scrollò le spalle, il capo chino.
- Che
sono quei musi lunghi?
Shikamaru fece il suo ingresso nella stanza, con quella sua solita
camminata lenta e strascicata, accostandosi alle ragazze, che non gli
risposero.
Ino gli
sorrise debolmente mentre il ragazzo si avvicinava a lei e le posava un bacio
veloce sulle labbra.
-
Sasuke?
Chiese
poi, guardando stupito la poltroncina vuota.
- Era
stremato. Si è addormentato lì e un paio di infermieri lo hanno spostato a
riposare in una stanza libera. Finalmente.
Disse
Sakura in un soffio, giocherellando distrattamente con l’orlo sporgente del
lenzuolo del lettino.
- Uh,
non mi sembra affatto una cattiva idea quella del riposino...
Borbottò
Shikamaru tra sé e sé, ignorando l’occhiataccia rivoltagli da Ino.
Una
parlantina familiare giunse alle loro orecchie dal corridoio e poco dopo dalla
porta fecero capolino due figure note.
Kiba e
Hinata salutarono velocemente gli amici con qualche sorriso forzato ed andarono
ad occupare l’ultima seggiola rimasta libera.
Il
castano ghignò appena quando la sua ragazza arrossì impercettibilmente mentre si
sedeva sulle sue ginocchia.
- Niente
di nuovo?
Chiese
poi, controllando velocemente con lo sguardo il macchinario che, costantemente,
riportava il battito del cuore di Naruto.
Ino
Sbuffò, cercando nuovamente di sistemare il maledetto ciuffo che la
infastidiva.
-
Nessuna novità. E siamo anche a corto di argomenti.
Disse,
stizzita, abbandonando i vani tentativi.
Un
qualche borbottio indistinto giunse dalla parte di Hinata, senza però che
qualcuno ne cogliesse il significato.
-
Confessioni.
Ripeté,
alzando la voce ed abbassando lo sguardo sulle mani giunte, intrecciate con
quelle di Kiba.
Sakura
distolse lo sguardo ed Ino cercò di sottecchi quello del fidanzato
Shikamaru parve comprendere e sorrise lievemente, alzandosi.
- Amico,
non è aria per noi. Andiamoci a fare un giro.
Disse,
posando una mano sulla spalla di Kiba prima di uscire, seguito poco dopo
dall’altro.
- Ok
quindi... chi comincia?
Hinata
sorrise debolmente, alzando lo sguardo stranamente decisa e facendo segno di
voler essere lei ad iniziare.
Vagò con
gli occhi chiarissimi per qualche attimo attraverso la stanza spartana che
ospitava loro e Naruto, prima di prendere fiato e cominciare.
-
Naruto-kun, non so se te ne sei mai accorto, ma io ho sempre...
Tentò
inutilmente di non arrossire, rallentò ma non si fermò. Se Naruto aveva la forza
di lottare per la propria vita lei avrebbe potuto di sicuro sforzarsi ed aprirsi
un po’. Con piacevole stupore si accorse che ancora una volta era stato il
biondo a trovare il modo di farle venire voglia di superarsi, anche
inconsciamente.
- Io ho
sempre guardato a te in modo particolare, diciamo. Ho sempre pensato che
fossi... speciale.
Lo disse
tutto d’un fiato, sentendosi andare a fuoco.
Quando lo
seppe, sorrise dolcemente.
Dopo tutto
non era così stupida, allora.
Quel ragazzo
era un libro aperto dopo tutti quegli anni e non aveva ancora imparato a
mentire.
E oltretutto
era davvero lampante: lo si poteva leggere in ogni gesto, negli sguardi che si
scambiavano cautamente pensando che nessuno guardasse, nelle frecciatine
discrete, nei movimenti delle mani che casualmente si sfioravano più spesso del
normale.
Anche se si
considerava una frana praticamente in tutto, i suoi occhi poteva dire che
funzionassero bene, e probabilmente una piccola parte di lei aveva sempre saputo
che quei ragazzi erano fatti per essere una cosa
sola.
Anche se
sorrise, le fece comunque un po’ male.
Non aveva mai
sperato di essere ricambiata da Naruto, ma da qualche parte nel suo cuore sentì
qualcosa spezzarsi.
Però non
pianse o si disperò: se Naruto così era felice, allora lo sarebbe stata anche
lei.
Sakura
vicino a lei ridacchiò leggermente, prendendole la mano per
incoraggiarla.
-
Decisamente una confessione alla Hinata, senza dubbio.
Commentò, senza malizia, facendo sorridere anche le altre.
- Ok, Sakura, ora tocca
a noi.
Iniziò
Ino, guardando prima l’amica poi il volto addormentato di Naruto.
La rosa
annuì decisa, sistemandosi meglio, come per prepararsi a raccontare una lunga
storia.
Ringraziò il sonno a cui Sasuke non era riuscito a resistere, con la sua
presenza sarebbe stato decisamente più complicato.
- A
differenza di Hinata, quello di cui dobbiamo parlarti noi lo sai, o almeno una
parte.
La
bionda le fece cenno di continuare.
- Come
ben sai io e Ino abbiamo avuto una cotta per Sasuke per molto, molto
tempo.
Sorrise
dentro di sé, ricordando le litigate con l’amica, i vani tentativi, giorno dopo
giorno, di attirare l’attenzione di un Uchiha assolutamente disinteressato, la
frustrazione che a volte la prendeva e le faceva compiere azioni di cui spesso
si pentiva subito dopo e tutte quelle piccole cose che facevano parte della loro
routine di ragazze innamorate.
- E
quando ci avete confessato di esservi messi insieme, beh...
Lo sguardo di
Naruto cercava inutilmente un punto qualsiasi da fissare che non fosse lo
sguardo allibito delle due ragazze di fronte, mentre Sasuke teneva alto il suo,
senza lasciar trapelare un’emozione.
Cercò
inutilmente di divincolarsi quando sentì il moro stringergli il fianco con un
braccio ed avvicinarlo a sé, possessivo.
Prese a
cercare di raddrizzare tutte le pieghette della camicia della divisa in modo
quasi ossessivo, trovandolo in qualche modo d’aiuto per i suoi nervi
tesi.
Quasi da un
minuto buono tutto taceva.
L’aula
deserta di chimica sembrava stranamente inquietante in quel momento ed avrebbe
dato qualunque cosa per trovarsi ovunque fuorché
lì.
Lì con
Sasuke.
O meglio, lì
con Sasuke che lo teneva per un fianco di fronte alle espressioni allucinate di
Sakura e Ino.
Sentì il
senso di colpa stringergli il cuore ed i polmoni chiudersi per la
frustrazione.
Il moro
strinse di più la presa, riuscendo a calmarlo almeno un
po’.
Lo avrebbero
odiato? Non gli avrebbero parlato mai più? Lo avrebbero chiamato sporco
traditore?
Non le voleva
perdere, non lo avrebbe sopportato.
Vide con la
coda dell’occhio Ino afferrare la mano di Sakura
leggermente.
Senza dire
una parola camminò con calma fino alla porta dell’aula, trascinandosi dietro
l’amica, ed uscì.
Le ragazze
non gli rivolsero la parola per giorni, ignorando i suoi tentativi di approccio
ed evitando il più possibile di incontrarlo, anche a
scuola.
Sasuke sapeva
di poter fare a meno di loro, ma non sopportava l’idea che Naruto soffrisse
della situazione.
Avrebbe
parlato loro, che lo volessero ascoltare o
meno.
Quando si
mosse alla loro ricerca le trovò in poco tempo, in uno dei corridoi della
scuola.
Sorridevano,
e Naruto insieme a loro.
- Ci
abbiamo messo un po’ di tempo ad accettarlo e non ti abbiamo mai neanche chiesto
realmente perdono. Tu ci avevi già perdonato, anzi, continuavi a sentirti in
colpa inutilmente.
Sakura
sospirò profondamente, passandosi stancamente una mano tra i capelli.
- Quindi
scusaci, Naruto.
Ino
concluse per lei, sorridendo amara.
- Non
hai idea di quante te ne abbiamo dette dietro...
Continuò
la bionda, ridacchiando un po’ e guardando divertita l’amica al suo
fianco.
- Devi
aver starnutito ogni cinque minuti circa!
Mentre
ridevano piano si ritrovarono a pensare a quanto tempo fosse passato da quei
giorni.
Avevano
appena diciassette anni e sapevano ancora così poco della vita, adolescenti come
tanti altri, emozionati dalla scoperta del mondo e dalle sorprese di ogni
giorno.
In fondo
però non erano cambiati così tanto, avevano imparato che il mondo è cinico e
brutale a volte, ma non si erano lasciati scoraggiare del tutto.
Forse
anche grazie al ragazzo steso su quel lettino, ai suoi sorrisi e alla sua
visione tutta particolare dell’esistenza.
*
Accortosi di essersi addormentato si maledì mentalmente, lasciando
velocemente il lettino dove qualcuno probabilmente lo aveva trascinato di peso
ed affrettandosi a tornare da Naruto.
L’idea
di non vederlo nelle vicinanze lo innervosiva.
Doveva
essere lì nel momento in cui avrebbe aperto gli occhi.
Doveva
essere al suo fianco quando, con la voce impastata, avrebbe chiamato il suo nome
e gli avrebbe chiesto che diavolo ci faceva lì. Doveva esserci perché doveva
avere modo di guardarlo male, il peggio possibile, per aver ignorato i sintomi
del suo peggioramento, un’altra volta, per non avergli detto nulla, per aver
preferito evitare di preoccuparlo che pensare alla sua stessa salute.
Poi,
finito di insultarlo, si sarebbe concesso un gesto poco da lui, lo avrebbe
stretto tra le sue braccia più forte che poteva ed avrebbe ripreso a dirgli
quanto fosse stupido ad averlo fatto angosciare così tanto e gli avrebbe
promesso di ucciderlo con le sue stesse mani se gli fosse mai venuto in mente di
rifare una cosa simile.
Lo
poteva sentire, ridacchiare piano vicino al suo orecchio e sussurrargli piano
“Te l’avevo detto, teme, che non me ne sarei andato da nessuna
parte”.
Scosse
la testa nervoso, scacciando quei maledetti pensieri.
Quando
raggiunse la stanza di Naruto non lo trovò solo.
Sentì la
voce di Sakura parlargli piano e ricordare giorni che anche a lui non erano
certo nuovi.
La
lasciò parlare, senza entrare, riconoscendo intanto anche le risate di Ino ed
Hinata.
Quel
dobe aveva sempre fatto un effetto particolare a chiunque gli stesse vicino, non
si stupiva di vederlo sempre circondato di persone che non riuscivano a fare a
meno di lui.
Quando
si accorsero di lui sulla soglia, le tre ragazze gli sorrisero debolmente,
preparandosi ad andarsene.
Le
salutò con un cenno del capo mentre gli passavano al fianco ed uscivano
veloci.
Per quel
giorno non sarebbe arrivato più nessuno, pensò, andando a sedersi su una delle
seggiole accanto al lettino ed appoggiando piano la propria mano su quella di
Naruto, in un gesto dettato più dal’abitudine che da una reale
volontà.
Quando
se ne accorse si concesse un sorriso leggero, increspando gli angoli della
bocca.
Era
sempre stato normale per lui cercare quel contatto, nei momenti di sconforto o
debolezza.
Quando
sentiva le proprie difese crollare, inconsciamente trovava il modo di
avvicinarsi all’altro ragazzo: bastava uno sguardo, uno sfiorarsi casuale e
sapeva di poter trovare la forza per tornare sé stesso, perché aveva qualcuno al
suo fianco, sempre, qualcuno da proteggere.
Di tutte
quelle cose, tutti quei pensieri che Naruto gli ispirava, giorno dopo giorno,
non aveva mai avuto modo di parlargliene.
Più che
altro andava oltre alle sue abilità di algido Uchiha senza
sentimenti.
Sospirò,
poggiando le braccia sul bordo del materasso sottile, al fianco del biondo,
poggiandovi il mento.
Pensò
che probabilmente quando Naruto avrebbe aperto gli occhi avrebbe trovato, da
qualche parte, la forza per confessargli tutto.
Anche se
sospettava che probabilmente sapesse già tutto, glielo avrebbe ripetuto, chiaro
e tondo.
Un altro
piccolo sorriso si fece strada sul suo volto ora che questa nuova determinazione
lo spingeva e con la testa ed il cuore più leggeri quasi non si accorse che le
palpebre tornavano a farsi pesanti e la lieve stretta sulla mano di Naruto più
leggera. Prima di chiudere gli occhi cercò un’ultima volta con lo sguardo il
volto del biondo, seguendone i contorni con la vista appannata dal sonno
incombente.
--------------------------------------------------------------------------
Chiedo
scusa a tutti per il terribile ritardo, ma ultimamente trovare il tempo
necessario ad aggiornare è stato un pò complicato e poi... sono una sfaticata
inguaribile, lo so. ^^''
Questo
capitolo è un pò più corto del precedente (meglio per voi d'altronde) ma,
purtroppo, non più allegro.
Uhm...
direi che non so che altro dire quindi passo alla risposta ai
commenti!^^
Capitatapercaso: Grazie mille per il tuo commento,
tanto per cominciare (mi fa sempre piacere riceverne uno tuo, sempre accurato e
preciso, grazie davvero)... In secondo luogo, mi dispiace di averti portato alle
lacrime ma.. beh, credo che in un certo senso fosse anche il mio obbiettivo
quindi... ^^'' Spero che questo capitolo non ti abbia delusa e che continuerai a
seguirmi! Grazie ancora!^^
Rosicrucian e Nami: Eh si, l'avevi detto, ma non ci
ho mai molto creduto sinceramente! Ti ringrazio ancora una volta per il
bellissimo contest che hai aperto e per questo riconoscimento assolutamente
immeritato! grazie, grazie, grazie! Ci sarebbero molte altre cose da dire
probabilmente ma buona parte te le sei già dovute sorbire nei miei scleri
quotidiani, quindi ti lascio in pace e concludo qui!^^ grazie ancora! (ah, ho
usato il singolare per abitudine, ma ovviamente il ringraziamento va a Martina
come ad Amanda!^^)
Vavvymalfoy91: Inizio con grazie, perchè è
la prima cosa sensata che il mio cervello riesce ad articolare dopo la lettura
del tuo commento! I commenti come i tuoi sono quelli che ogni autrice (almeno
credo, per me vale così) spera di ricevere dai propri lettori: sono quelli
precisi, puntigliosi e soprattutto pieni di complimenti assolutamente immeritati
che fanno svolazzare le povere autrici deboli di cuore per la stanza... grazie
mille, davvero, anche se definire questa cosa 'meraviglia' mi sembra
eccessivo, così come tutte le altre belle parole che hai speso (di cui
ovviamente ti sono grata però!)(evviva le contraddizioni della mente umana!)...
sono felice che tu abbia trovato Sasuke IC perchè sinceramente non ne ero
completamente convinta. Infine perdonami per non aver aggiornato tanto
velocemente, sono decisamente una polenta, gomen! Spero tanto che continuerai a
seguirmi e che questo capitolo non ti abbia delusa!^^ Grazie mille
ancora!
Stray cat Eyes: beh... wow. Cioè no, seriamente...
wow! Ok, mi riprendo. Che cosa posso dire? La prima cosa che mi viene in
mente è riempirti di ringraziamenti, senza sosta, ma purtroppo non credo di
avere il tempo necessario (neanche una vita basterebbe) per metterli tutti per
iscritto, ti basti sapere che il tuo commento mi ha davvero scaldato il cuore e
dire che ho saltellato per la gioia è riduttivo. Ovviamente so che sei stata
troppo gentile e troppo buona nel giudicarla, non credo che meriti tutte queste
parole di lode, ma un commento come il tuo decisamente rimette in sesto, senza
contare che esso stesso è praticamente migliore della storia in
sè! (non per niente sei arrivata al primo posto con la tua bellissima fic!)
Insomma, non riesco a trovare nient'altro di sensato da dire se non che spero
che il seguito non ti stia deludendo e che vorrai continuare a seguirmi così che
magari questa fic possa riuscire a smuovere in te tutte le meravigliose
emozioni di cui parlavi ancora un pò, così da rendere me l'autrice più felice di
questa terra!^^ Grazie mille ancora, davvero.
Shiro Neko: Grazie mille per il tuo commento e
grazie per aver trovato questa storia interessante! Sono stata un pò una polenta
nell'aggiornare, ma diciamo che la velocità non è proprio la mia dote
principale! Non posso dirti nulla su cosa accadrà in futuro al nostro caro
Naruto, ma spero vivamente che continuerai a seguire la storia così da scoprirlo
tu stessa... spero anche che questo seguito non ti abbia delusa! Grazie ancora,
il fatto che questa fic piaccia ad un'autrice bravissima come te mi fa davvero
piacere (tra l'altro ho appena notato l'aggiornamento della tua fic e anche il
fatto che ho mancato di commentare un capitolo, devo rimediare! >.<)...
spero di risentirti presto allora!^^
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Capitolo 3 *** III ***
kuren2
The meaning of
Goodbye
III.
Quando
aprì gli occhi dovette farsi forza per vincere la tentazione di
richiuderli.
Il
solito regolare ‘bip-bip’ del
macchinario al suo fianco martellava nella sua testa, fastidiosamente cadenzato,
e lo convinse a rinunciare a dormire un altro po’.
Mentre i
suoi sensi riacquistavano le loro capacità a poco a poco si accorse di essere su
una poltroncina dall’aria famigliare. Probabilmente qualcuno doveva averlo
spostato dal lettino di Naruto...
Trasalì
quando, spostando lo sguardo sullo spazio solitamente occupato dalla figura
addormentata del ragazzo, lo trovò vuoto.
Si
stropicciò gli occhi, insicuro di quello che gli mostravano, accorgendosi però
che la visione non sembrava cambiare.
il
lettino era vuoto, rifatto, ordinato come se nessuno vi avesse mai
giaciuto.
Guardò
di sbieco la macchina che continuava a ronzare il suo regolare e fastidioso
suono, per nessuno.
Si alzò
di scatto, precipitandosi in corridoio.
Lo
avevano spostato? Si era svegliato e non gli avevano detto nulla?
Se il
letto vuoto lo aveva sconvolto, quello che vide subito dopo lo
paralizzò.
Nel
corridoio affollato aleggiava il solito odore ospedaliero a cui aveva ormai
fatto l’abitudine e tra il rumore dei macchinari e le parlantine di ricoverati e
visitatori sembrava tutto dannatamente normale.
E allora
perché poco lontano da lui, come se fosse la cosa più naturale di questo mondo,
Sakura rideva e scherzava con... Naruto?
Non
c’era dubbio su chi fosse quel ragazzo dall’aria scarmigliata che gesticolava
ampiamente, ghignando rivolto alla ragazza di fronte a sé, lo avrebbe
riconosciuto tra milioni.
Sentì le
ginocchia tremare quando la sua risata cristallina superò la confusione e lo
raggiunse.
Sasuke
non avrebbe saputo dire quanto tempo fosse passato da quando era uscito da
quella stanzina dove avrebbe dovuto trovare il ragazzo che invece era lì, come
se niente fosse, ma non riusciva a muovere un muscolo o ad articolare un
pensiero che non fosse una domanda o una vana ricerca di risposte.
Naruto
parve accorgersi di lui poco dopo e gli sorrise ampiamente, avvicinandosi
allegro.
- Ti sei
svegliato, finalmente! Se i nostri discorsi ti annoiavano potevi dirlo eh,
teme!
Borbottò
il biondo, mettendo su un finto broncio che fece ridacchiare Sakura.
Non
notando alcuna reazione da parte dell’altro ragazzo, Naruto iniziò a scuotere
velocemente una mano davanti al suo volto, con aria perplessa.
- Ancora
assonnato, Sasuke?
L’Uchiha
spalancò gli occhi ancora di più, se possibile.
Doveva
essere un in sogno, non c’erano altre spiegazioni.
-
Sasukeeee!
Sentì
Naruto lagnarsi per attirare la sua attenzione e spostare il suo sguardo spento,
ancora perso nel vuoto. Percepì le mani del biondo afferrare la sua maglia e
strattonarla, in un vano tentativo di riportarlo alla realtà.
Realtà?
Era veramente realtà, quella?
Però...
lo sembrava così tanto.
Scosse
la testa impercettibilmente, incrociando lo sguardo del biondo.
- Oh,
finalmente segni di vita! Si può sapere che hai?
Gli
chiese, nascondendo nella voce scocciata un filo di preoccupazione.
Sasuke
non rispose, afferrando la mano del ragazzo e stringendola nella sua. Era
calda.
Naruto
lo guardò apprensivo, avvicinandosi di più e cercando una qualche risposta negli
occhi muti dell’altro.
Il resto
fu questione di un attimo.
Con uno
strattone il moro lo tirò verso di sé, intrappolandolo in una stretta
soffocante, sorreggendolo eppure sentendosi sorretto dalle braccia brunite
dell’altro, che rispondevano titubanti a quell’abbraccio disperato.
Probabilmente se non fosse stato Sasuke Uchiha avrebbe pianto.
Avrebbe
singhiozzato fuori tutta l’angoscia che in quei giorni gli aveva impedito di
mangiare, di dormire, di respirare... ma non lo fece.
-
Sasuke, cosa...?
- Per
l’ennesima volta Sasuke, io non so di cosa diavolo tu stia parlando!
Si gettò
esasperato su una delle poltroncine della sala d’attesa dell’ospedale,
seriamente preoccupato per la salute mentale del moro al suo fianco.
- Tu
eri...
- No!
Non sono malato, ok? Eravamo venuti a fare visita a Sakura che studia con la
dottoressa Tsunade e tu ti sei addormentato! Possibile che non te ne
ricordi?
Sasuke
scosse la testa, confuso, facendo sbuffare il biondo, snervato da quel discorso
senza senso che andava avanti da una buona mezzora. Sakura si era decisamente
spaventata e si era fiondata alla ricerca di qualche medicinale per mal di
testa, emicrania, vuoti di memoria. Persino calmare lei era diventata un’impresa
e Naruto cominciava ad averne abbastanza.
- Questo
è un sogno.
Decretò
Sasuke dopo un po’, con lo sguardo deciso.
Il
biondo trattenne un imprecazione, gli afferrò il mento con una mano e lo
costrinse a guardarlo fisso negli occhi.
- Sasuke
Uchiha, stammi bene a sentire, per favore. Hai fatto un brutto sogno, ok? Non
voglio neanche sapere che diavolo succedesse per conciarti così, ma è un sogno.
Finzione, chiaro?
Con un
movimento veloce azzerò le distanze e lo baciò piano sulle labbra.
- Lo hai
sentito questo? Questa è realtà.
Disse in
un soffio, tornando a sedersi al fianco di Sasuke.
Lo aveva
sentito, eccome.
Quello
che aveva creduto reale pareva perdere i contorni nitidi che aveva sempre avuto
e questa realtà di cui parlava Naruto sembrava così tangibile...
- Ho
sognato che eri in coma. Pensavo che ti avrei perso.
Lo
bisbigliò quasi, ma il biondo al suo fianco lo sentì e gli prese dolcemente una
mano, intrecciando le proprie dita con le sue.
Sasuke
sospirò e appoggiò lentamente il capo sulla spalla dell’altro, che gli sorrise
dolcemente.
- Io non
vado proprio da nessuna parte
-
Allora, bell’addormentato, che facciamo oggi?
Cinguettò Naruto, dopo aver salutato Sakura ed aver raggiunto Sasuke
all’uscita dell’ospedale.
Senza
farsi troppi problemi gli afferrò la mano e prese a trascinarlo velocemente
fuori, fino alla volvo nera parcheggiata poco più in là.
- Dimmi
tu dobe, oggi decidi tu.
Il
biondo strabuzzò gli occhi azzurri all’affermazione quasi casuale dell’altro,
seguendolo con lo sguardo mentre si infilava velocemente in macchina ed
accendeva il motore.
Quel
sogno doveva avergli decisamente dato alla testa, pensò mentre imitava il moro e
si metteva comodo sullo spazioso sedile in pelle al suo fianco.
- Ramen
allora!
-
Originale come sempre.
‘bip-bip’
Spense
il sorriso che sentiva affiorargli sul volto, sorpreso da quello strano
suono.
‘bip-bip’
Doveva
avere un’espressione abbastanza allarmante perché l’allegria di Naruto scemò
velocemente vedendolo in quello stato.
-
Sasuke... tutto bene?
Annuì
distrattamente.
Naruto
non lo sentiva?
Decisamente doveva essere impazzito: prima strani sogni tanto vividi da
sembrare reali che ancora lo scombussolavano, poi quel suono, ripetitivo, nella
sua testa.
Strinse
il volante ed ingranò la marcia, uscendo dal parcheggio
dell’ospedale.
Se il
suo cervello stava andando in tilt totale sicuramente perdere il tempo di
lucidità che gli restava non sarebbe stato proficuo.
Magari
era lui quello con il tumore al cervello.
Sentì la
pelle scricchiolare sotto la sua presa, mentre stringeva il cambio con più
forza.
‘bip-bip’
Al
diavolo i tumori e gli ospedali, quel giorno lo avrebbe passato con Naruto,
niente glielo avrebbe impedito.
- Sei
sicuro?
Annuì
ancora, più convinto.
Il
biondo sembrò rilassarsi un po’ e lo vide spostare lo sguardo da lui alla città
che scorreva veloce fuori dal finestrino.
- Kiba
mi ha detto che alla sala-giochi hanno messo un nuovo gioco...
Iniziò
Naruto, fingendo disinteresse.
Sasuke
ghignò piano.
- Hai
così tanta voglia di farti umiliare da me, dobe?
- Più
che altro, teme, ho un certo desiderio di farti vedere una volta per tutte chi è
che comanda qui...
‘bip-bip’
- Lo hai
visto, no dico, lo hai visto?!
Sasuke
fece roteare gli occhi di ossidiana, esasperato.
Naruto
non sembrò curarsene, continuando estasiato il suo esultare.
- Quella
si che era una vittoria, diavolo! Ti ho stracciato teme, umiliato, sottomesso,
schiacciato...
Il moro
sbuffò, dandogli una leggera spinta, senza slacciare le mani che li
univano.
- Hai
vinto una volta sola, baka. Su quindici partite.
Naruto
sventolò una mano per aria, come per scacciare qualcosa di
fastidioso.
- Sono
solo dettagli, teme. Accetta la sconfitta.
Ghignò,
lanciandogli veloci occhiate di sfida che il moro ignorò
deliberatamente.
Il
centro città era ancora affollato mentre già il sole cominciava a nascondersi
dietro le cime più alte dei grattaceli di Tokyo, tingendo di un rosso acceso le
poche nuvole di quel cielo estivo.
Passeggiando per mano a Naruto, Sasuke ripercorse velocemente la
giornata, volata tanto in fretta che se l’era sentita sfuggire dalle dita minuto
dopo minuto.
Ridacchiò tra sé ricordando il pranzo all’Ichiraku ramen e la scenata di
Naruto perché nel suo ramen al miso mancavano degli ingredienti che, a suo dire,
erano il tocco di classe, il sigillo del maestro. Si era agitato così tanto che
nel gesticolare aveva finito per rovesciarsi addosso l’intera
ciotola.
Avevano
dovuto tornare a casa perché il baka potesse cambiarsi, ma dopo tutto a lui non
era andata poi così male... Ghignò ricordando di come si fosse magnanimamente
prodigato nell’aiutare il dobe a svestirsi e quello che inevitabilmente era
seguito.
Respirò
a fondo, aprendo i polmoni il più possibile e sentendo uno svariato mix di odori
riempirgli la testa, tra cui quello per lui inconfondibile del ragazzo che
passeggiava al suo fianco.
Lo
guardò di sottecchi, seguendo come incantato il suo profilo con lo
sguardo.
Quella
di quel giorno, quando avevano fatto l’amore, era stata diversa dalle altre
volte.
Pensò
che probabilmente era la conseguenza di quel sogno terribile.
L’idea
di poterlo perdere lo aveva scosso così tanto che riaverlo lì, improvvisamente,
tra le sue braccia, con quegli occhi accesi e quel maledetto indelebile sorriso,
gli aveva fatto perdere la testa.
- Teme,
sei sicuro di sentirti bene?
La voce
di Naruto lo riportò alla realtà.
Scrollò
le spalle. Non sarebbe potuto andare meglio.
- Mi
preoccupi, oggi sorridi troppo spesso.
Sasuke
lo guardò obliquo ed il biondo si sbrigò a rettificare.
- Non è
che mi dia fastidio eh, solo non è normale.
Lo
sguardo del moro si incupì.
Si
fermò, tenendo l’altro per il braccio e con uno strattone improvviso lo trascinò
con sé fino ad un vicolo laterale dove lo spinse con forza contro il muro di una
vecchia casa.
Naruto
lo guardò con un espressione a metà tra il confuso e lo spaventato, che si
tramutò in semplice sorpresa quando sentì le labbra di Sasuke sulle
sue.
- Cosa
c’è, amore mio, non posso essere felice di stare con te?
Soffiò
il moro sulla sua bocca ancora dischiusa, con una punta di ironia nella
voce.
Lo baciò
ancora e quando si allontanò un ghigno perfido solcava il suo volto.
- Tanto
felice che ti ho anche lasciato vincere una partita...
‘bip-bip’
Ignorò
ancora una volta quel fastidioso suono. Era riuscito a resistere una giornata
intera senza darvi peso, sicuramente sarebbe sopravvissuto a qualche ora in più.
Se la
mattina dopo la situazione non fosse cambiata sarebbe andato a chiudersi in una
qualche clinica per malati mentali.
‘bip-bip’
Spinse
la porta dell’appartamento e lasciò che un Naruto di pessimo umore lo precedesse
nell’entrare.
- Non mi
hai affatto lasciato vincere!
Borbottò
per l’ennesima volta passandogli al fianco stizzito.
Sasuke
lo seguì, ridacchiando, e lasciò che la porta si chiudesse alle loro
spalle.
La loro
‘casa dolce casa’ era un disastro come sempre: vestiti abbandonati nei luoghi
più disparati, pigne di libri e quaderni per gli esami di chissà quale materia
in bilico precario e piatti sporchi che non avevano neppure fatto la fatica di
portare in cucina e lasciare nel lavello.
Sospirò
pensando alla lavata di capo che Sakura o Ino gli avrebbero fatto quando
avrebbero fatto irruzione, invitate o meno.
Scacciò
quei pensieri con un gesto veloce della mano, raggiungendo Naruto in cucina,
intento a preparare due porzioni di ramen istantaneo borbottando qualcosa
riguardo a come lui sapesse fare del
vero ramen e che l’Uchiha-teme poteva certamente scordarselo.
- Prego
che il giorno dell’indigestione da ramen giunga in fretta, dobe. Dopo di che
potrebbe aprirtisi il meraviglioso mondo, che so, della carne? Della
verdura?
Il
biondo continuò a lagnarsi sotto voce, senza dargli troppa retta.
‘bip-bip’
- Non te
lo meriti.
Naruto
lo ringraziò con una linguaccia, afferrando la tazza di tè caldo che Sasuke gli
stava porgendo, prima di tornare a guardare il cielo.
Sentì il
moro sedersi al suo fianco sulla coperta che avevano scelto come tappeto di
fortuna, per quella sera.
Da
quando erano andati a vivere lì avevano preso come abitudine quella di
trascorrere qualche serata sul tetto dell’edificio, a guardare le stelle, quando
la città sembrava cominciare ad addormentarsi ed attorno a loro a poco a poco si
tornava a creare quel silenzio con cui erano cresciuti e a cui, col tempo,
avevano imparato ad affezionarsi.
Sasuke
sospirò, ripetendosi velocemente nella testa il discorso che si era preparato a
fare, deciso a sforzarsi e tirare fuori tutto.
Se c’era
qualcosa che il sogno gli aveva
insegnato, era di non sprecare neanche un attimo, prima che quello successivo
fosse già troppo tardi.
-
Naruto, ci sono alcune cose che devo dirti.
Il
biondo alzò sorpreso lo sguardo dalla tazza di tè, osservandolo
interrogativo.
- Alcune
cose che non ti ho mai detto.
Naruto
lo incoraggiò con un cenno del capo, curioso.
- E’
stato il giorno in cui ti sei quasi soffocato mentre facevi a gara con Chouji
per chi riusciva a mangiare più patatine.
L’altro
spalancò lo sguardo, interdetto.
- Di che
cavolo stai parlando?
Sasuke
sorrise lievemente.
-
Parecchio tempo fa mi chiedesti quando mi fossi accorto di amarti. È stato quel
giorno.
Sentì
una risatina strozzata provenire dal suo lato e voltandosi lo vide contorcersi
per non scoppiare a ridere.
Quando
lo guardò male, Naruto si ricompose e lo avvicinò a sé prendendolo per un
braccio.
-
Scusami sai, ma solo tu puoi pensare ad una cosa così poco romantica.
Sghignazzò, appoggiando la testa sulla spalla del moro.
Sasuke
sbuffò, ma decise di non farci caso e proseguire.
- E
quando mi avevi chiesto se ero geloso di Gaara, la risposta è si, da morire. Se
avessi potuto avrei preso la sua faccia a cazzotti fino a consumarla.
Un’altra
risatina spezzò il silenzio teso che si era creato dopo la sua
affermazione.
- Perché
mi stai dicendo tutto questo ora?
Chiese
piano il biondo, stropicciandosi gli occhi leggermente assonnato.
- Perché
si. Lasciami continuare. Il bracciale che hai al polso,
Indicò
con un cenno del capo alla piccola catenina d’argento che decorava il polso
fine.
- Lo
regalò mia madre a mio padre. Quando me lo diede disse di donarlo solo alla
persona ‘scelta per me’. Non veniva esattamente dalle patatine...
Naruto
alzò il braccio, guardando il sottile gingillo da cui non si era mai
separato.
Qualunque fosse stata la sua provenienza, era il primo regalo di Sasuke
dopo che si erano messi insieme.
Sorrise
dolcemente ricordando il giorno in cui il moro glielo diede con finta
casualità.
- Un
ultima cosa, Naruto.
Continuò
l’altro, abbassando un po’ la voce.
- Io ti
amo.
Lo disse
un po’ troppo di fretta e con la malagrazia che lo caratterizzava, ma pensò che
probabilmente Naruto aveva sentito, quindi era sufficiente.
Fece per
alzarsi, borbottando qualcosa relativa all’essere quasi mezzanotte e che la
mattina dopo doveva alzarsi presto quando una mano gli afferrò la manica e lo
trascinò giù, al suo posto.
Naruto
aveva una strana luce negli occhi quando lo fece stendere quasi di peso e si
piazzò sopra di lui, sorridendo.
Gli
scostò dolcemente un ciuffo scuro dalla fronte, prima di scendere a baciarla,
continuando a baciare ogni millimetro di pelle libera, sempre più giù, fino alle
sue labbra.
- Sai,
Sasuke Uchiha,
Soffiò,
tra un bacio e l’altro.
‘bip-bip’
- Tutte
queste cose... le sapevo già.
Lo
intrappolò in un altro bacio e quando si allontanò Sasuke notò qualcosa che lo
spaventò.
Gli
occhi solitamente azzurri come il cielo erano leggermente arrossati e sembrava
che gli fosse ormai impossibile trattenere una lacrima.
‘bip-bip’
‘bip-bip’
- E c’è
dell’altro,
Continuò
Naruto, strizzando forte le palpebre per evitare che quelle piccole lacrime
solitarie diventassero un pianto.
- Anche
io ti amo, teme. Non hai idea di quanto faccia male...
‘bip-bip’
Il moro
si allarmò, cercando di alzarsi poggiandosi sugli avambracci.
‘bip-bip’
-
Cosa...?
Naruto
sorrise dolcemente e scosse la testa.
- Te lo
ricordi, vero, cosa significa arrivederci?
Sasuke
lo fissò stranito, senza riuscire a capire.
Sentì la
mano del biondo posarsi piano sulla sua guancia, in una lieve
carezza.
‘bip-bip’
-
Significa che ci si rivede.
Concluse, baciandolo ancora una volta, più intensamente.
il moro
pensò distrattamente che quel bacio sapesse di salato, prima di accorgersi che
Naruto si stava alzando e lentamente allontanandosi da lui.
- E’
quasi mezzanotte, devo andare.
Lo sentì
borbottare stizzito, dandogli le spalle.
‘bip-bip’
Quando
lo chiamò con un filo di voce, si voltò, sorridendo.
-
Arrivederci, Sasuke, salutami tutti.
‘biiiiiiiiiiiiiiiip’
Spense con stizza la stupida macchina che
continuava a perforarle i timpani.
Lo aveva capito anche lei cos’era
successo, grazie.
Scarabocchiò qualche dato velocemente
sulla cartella clinica, maledicendo sé stessa ed il mondo per essere così
dannatamente sbagliato.
Lasciò quei quattro fogli inutili sul
lettino ormai vuoto e si allontanò veloce.
Qualcuno avrebbe dovuto avvisare
tutti.
Così giovane...
‘Naruto Uzumaki, ricoverato per grave
tumore cerebrale in stato avanzato. Ora del decesso: 00.00’
<voi che uscite
all'amore, che cedete all'aprile. Cosa c'è di diverso nel vostro
morire?>>
[‘Un chimico’; Fabrizio De
Andrè]
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Chiedo scusa per il terribile ritardo, come al
solito sono una scansa-fatiche, per lo più mortalmente impegnata in quest'ultimo
periodo! ^^'' Questo quindi è il capitolo conclusivo, decisamente sofferto,
che avrei voluto rendere meglio di quanto non sia riuscita a fare, ma che spero
non vi abbia schifato troppo... Non è il massimo dell'allegria in effetti,
probabilmente ve lo aspettavate, anche se mi piace pensare di avervi sorpreso
almeno un pochino con questo finale che, appositamente, ho cercato (non so se
con successo, lascio a voi il giudicarlo...) di rendere meno banale
possibile.
Ringrazio di cuore tutti quelli che mi hanno seguito
fino a qui, anche solo leggendo. Un grazie speciale a chi ha inserito questa
storia tra i preferiti o ha commentato! Passo subito alle risposte ai vostri
commenti per mancanza di tempo:
ryanforever: Decisamente meglio il
tuo commento della mia intera fic! ^^'' Ti ringrazio infinitamente per la tua
eccessiva gentilezza e le belle parole che hai speso per commentare questa
storia a cui, lo ammetto, tengo in modo particolare. Mi dispiace di averti fatto
aspettare tanto per il finale, spero che vorrai perdonarmi e sopratutto di non
aver deluso le tue aspettative. Se ti va, fammi sapere che ne pensi! Ancora
grazie mille!
VavvyMalfoy91: Oddio, mi dispiace
di averti rovinato la serata! Purtroppo, come avevi predetto, non c'è
esattamente l'happy-ending in questa storia (chissà, magari vedendola molto ma
molto in senso lato....), spero che la cosa non ti abbia uccisa o ti porti a
smettere di leggere fanfiction! Non potrei mai perdonarmelo! Sinceramente ho
sperato di poter cambiare il finale, ma mentre scrivevo le parole venivano giù
da sè e alla fine il disastro era fatto! >.<'' Dici che questa volta ti ho
fatto aspettare abbastanza per l'aggiornamento? XD Scherzi a parte, perdona
l'attesa e grazie mille per avermi seguito fino a qui e per i complimenti a
questa 'robe' depressa (comincio a pensare di essere io quella afflitta dallo
spirito emo di Sasuke!). Grazie mille!
Shiro Neko: Sono sinceramente
commossa, tutto questo insieme di complimenti immeritati mi sta facendo
sciogliere! Non so sinceramente che dire, grazie mille! Mi fa davvero, davvero
piacere che la storia ti stia piacendo tanto, soprattutto perchè ti stimo molto
come autrice (e lo dico sul serio!) e spero solamente che questo finale non
abbia deluso le tue aspettative. Quanto alla 'realtà' dei personaggi, non sai
quanto felice mi renda il fatto che i miei sforzi alla fine non siano stati del
tutto vani... è una cosa a cui tengo particolarmente ed il fatto che tu l'abbia
colta mi riempie d'orgoglio. Grazie mille ancora per tutto!
Krikka86: Purtroppo il finale non
andava esattamente come avevi previsto, anche se in un certo senso si poteva
così interpretare... ^^'' Mi fa comunque molto piacere che la storia ti sia
piaciuta fin'ora e spero che continui a farlo anche se non è esattamente il
ritratto dell'allegria. Grazie mille comunque per il tuo commento!
Stray Cat Eyes: Sono riuscita,
sebbene con enorme ritardo, a trovare qualche minuto per aggiornare e devo
ammettere che mi ha fatto molto piacere, quando oggi ho aperto il mio account,
trovare il tuo commento allo scorso capitolo. Non c'è niente da dire, sono
assolutamente commossa e anche un pizzico, lo ammetto, inorgoglita dalle tue
parole assolutamente gentili, anche perchè vengono da te, autrice che stimo
estremamente! Spero tanto che ciò che di buono hai trovato nei due scorsi
capitoli tu sia riuscita a riscontrarlo anche in questo finale, decisamente non
allegro purtroppo... Spero non me ne vorrai per la fine che ho fatto fare al
povero Naruto (non sai quanto mi sia costato...) e che non mi odierai troppo per
il ritardo dell'aggiornamento! Grazie ancora per tutti i complimenti, sul serio,
sono i commenti come i tuoi a rimettere in nuovo le autrici (specialmente quelle
con scarsa autostima come me!)... spero di risentirti presto!
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