The meaning of Goodbye

di mikichan17
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The meaning of Goodbye ***
Capitolo 2: *** II ***
Capitolo 3: *** III ***



Capitolo 1
*** The meaning of Goodbye ***


the meaning of goodbye

 

The meaning of Goodbye

<< In dreams begin responsibilities >>
[Delmore Schwarz]

I.

- Sasuke, smettila di comportarti come una mogliettina isterica per favore!
Lo apostrofò, roteando infastidito i vispi occhi azzurri.
- Usuratonkaichi.
Borbottò il moro, strappandogli dalle mani il grosso scatolone che si ostinava a voler trasportare fino al piano superiore. Non glielo avrebbe permesso, non nelle sue condizioni.
- Decisamente, teme, inizi ad irritarmi.
Brontolò, superandolo in fretta ed iniziando a salire i pochi gradini a due a due saltellando, come per dimostrargli che lui poteva fare questo ed altro.
- Dobe...
Lo sentì ringhiare alle sue spalle e la cosa lo divertì non poco, facendogli aumentare un po’ la velocità fino a raggiungere il piano e voltarsi verso l’irritato Sasuke con un sorriso vittorioso stampato in volto.
- Guarda un po’ mammina, sono riuscito addirittura a camminare da solo!
Sasuke assottigliò lo sguardo, iniziando a salire le scale pestando i piedi su ogni gradino con stizza per nulla celata.
- Naruto, non sei divertente.
Sibilò, passandogli al fianco e regalandogli uno sguardo di puro odio.
Naruto sorrise amaramente, voltandosi poi per seguire l’altro verso il piccolo appartamento che condividevano da quasi un anno ormai.
Sasuke si fermò di fronte alla porta in legno scuro facendo roteare le chiavi, prima di posare a terra lo scatolone e fermarsi con aria pensierosa.
- Sasuke?
Lo chiamò il biondo, fissandolo interrogativo.
- Le lastre, sono rimaste in macchina.
Rispose dopo qualche attimo, iniziando a cercare in tasca probabilmente le chiavi dell’auto, estraendo poi un piccolo portachiavi a forma di ventaglio con appesa solamente una chiave scura.
- Vado io.
Disse Naruto, sbrigativo, afferrando la chiave e iniziando a ripercorrere la strada al contrario, senza dare a Sasuke modo di replicare.
Con un leggero sbuffo il moro aprì la porta di casa e la spinse piano con una mano, usando l’altra per sorreggere il grosso scatolone che conteneva alcune delle cose di cui Naruto aveva avuto bisogno durante il ricovero.
Lasciò che l’uscio si accostasse senza chiudersi, gettando poi distrattamente il mazzo di chiavi su uno scaffale nelle vicinanze ed appoggiando la scatola sul tavolo della piccola sala.
Un pallido rossiccio si faceva strada tra le tende tirate, fendendo la luce soffusa del lampadario dall’aria tanto precaria.
Dopo aver abbandonato le scarpe da qualche parte, con un rumoroso sospiro si lasciò cadere sul divano blu scuro, cercando di ritrovarvi un po’ dell’energia che sentiva abbandonarlo giorno dopo giorno sempre più in fretta.
Dall’alto della sua posizione, il contenitore di cartone lo fissava superiore, scrigno di una parte della loro vita che andava avanti da troppo tempo.
Con stizza gli diede una manata, facendolo cadere dal tavolo con un tonfo sordo e rovesciandone il contenuto sul caldo parquet di un legno chiaro. Con gli stanchi occhi di ossidiana osservò distrattamente alcuni vestiti giacere ai suoi piedi, qualche rivista di argomenti per lui soporiferi e qualche lettera, probabilmente con gli auguri per una pronta guarigione e probabilmente da parte di Sakura, Kiba, Shikamaru o qualcun’altra della lunga lista di persone che non si sarebbero risparmiate per Naruto.
Poco più in là giaceva una piccola cornice di legno scuro, familiare alla mano pallida che la raccolse con cura quasi reverenziale.
Sobbalzò quando si sentì sospingere da un fiume di ricordi mentre la piccola fotografia rovinata appena un po’ dal tempo si lasciava guardare per la millesima volta.
Era stata scattata il giorno del diploma, durante la festa organizzata da Naruto per il gruppo dei ‘soliti’, come li chiamava lui. Un piccolo numero di persone sorridevano allegre all’obbiettivo: nel salotto di quella che doveva essere casa Hyuuga se non ricordava male, su alcune poltrone e poltroncine, c’era Sakura, al fianco di Ino, che allungava una mano dietro la nuca dell’amica per fare il gesto delle corna, in un vano tentativo di non essere scoperta; c’era Shikamaru che sorrideva esasperato al fianco di Chouji, troppo impegnato ad addentare una costoletta grigliata per cimentarsi in un sorriso di qualunque genere; Kiba sollevava con un sorrisone orgoglioso stampato in volto il cucciolo di cagnolino trovatello che aveva salvato dalla strada e da cui non si separava praticamente mai, fissato torvo da Shino, che si era ritrovato con la codina scodinzolante di Akamaru, così si chiamava, proprio in faccia; poco più in là Hinata, in piedi, reggeva un vassoio pieno di bicchieri, bibite e qualche birra, abbozzando un sorrisino timido mentre si avvicinava agli amici. Infine, seduti su una poltroncina rosso scuro, c’erano anche loro, Sasuke e Naruto, il biondo in braccio al moro, che lo stringeva leggero ma possessivo. L’ampio sorriso di Naruto sembrava irradiare l’intera stanza e la luce dei bellissimi occhi azzurri si univa a quella degli altri presenti nella piccola cornice, occhi di ragazzi che hanno una vita davanti e sono pronti ad affrontarla, più o meno.
Naruto non si separava mai da quella foto, ovunque andasse voleva che lo seguisse.
Diceva gli ricordasse ogni giorno che, nonostante le difficoltà, c’era sempre un valido motivo per andare avanti, faticare, soffrire... motivo che poteva nascondersi dietro ad una banalità o, come in quel caso, nel sorriso di un amico.
Sasuke aveva sempre invidiato il suo modo di vedere la vita: lui, cinico e materialista, non vedeva oltre la concretezza dei fatti, il successo o l’insuccesso, vincere o perdere.
Con il passare del tempo però, doveva ammetterlo, quella testa quadra un po’ lo aveva cambiato.
Si concesse un piccolo sorriso, prima di poggiare la cornice sul tavolo e cominciare a pensare di preparare qualcosa per la cena. Magari gli avrebbe cucinato del ramen, tanto per festeggiare il suo ritorno a casa.

*

Un allegro bip-bip accompagnò l’apertura della grossa Volvo nera.
Il regalo per il diploma di Sasuke se avesse potuto avrebbe fatto le fusa quando una mano abbronzata accarezzò la carrozzeria metallizzata in un gesto di affezione nostalgica.
Naruto si lasciò scappare un sorriso pensando a quante ne avessero passate in quella macchina; se avesse saputo parlare probabilmente avrebbe avuto parecchio da raccontare, dai viaggi con tutta la casinista combriccola di amici, agli spostamenti di tutti i giorni, i loro litigi quotidiani, le rappacificazioni... anche qualcosa solo per orecchie maggiorenni.
Ghignò tirando la maniglia e aprendo la portiera.
Gli interni in pelle emanavano uno strano mix di odori che per un attimo gli fece storcere il naso, mentre cercava distrattamente la busta bianca.
Individuatala abbandonata sotto un sedile, allungò un braccio per recuperarla, quando d’improvviso si sentì attraversare da un fremito incontrollato.
I muscoli presero a tremare leggermente, come se quella scossa provenisse dall’interno stesso delle sue ossa.
Scosse forte la testa, solo un brivido, si disse, stava bene.

- Non so come diavolo la vedi tu, ma secondo me dovresti starci attento. Sarebbe meglio sentire il parere di Sakura...
- NO!
Kiba riappoggiò la cornetta del telefono, voltandosi interrogativo.
- Tutto bene amico?
Certo che stava bene, stava benissimo.
- Che problema c’è se chiamo Sakura?
Naruto gli rivolse lo sguardo più eloquente ed innervosito che gli riuscì.
- Sakura uguale crisi isterica, uguale trascinamento di peso in ospedale, uguale tutti lo verranno a sapere, uguale Sasuke lo verrà a sapere, uguale Sasuke molto innervosito, uguale mia soppressione.
Kiba si avvicinò all’amico, senza riuscire a trattenere un leggero ghigno.
- L’Uchiha imbufalito fa una certa impressione anche a me, in effetti.
Avanzò di qualche altro passo in direzione di Naruto, appollaiato su una delle sedie della cucina.
- Ma qui stiamo parlando della tua salute.
Continuò, mentre lo sguardo serio del biondo non accennava a spegnersi.
- Kiba. Io. Sto. Bene.

Quando aprì la porta dell’appartamento un profumo meraviglioso raggiunse il suo naso, facendolo arricciare, alzarsi ed allargarsi per non perdere un dettaglio di quella scia di incantevole fragranza.
- Ramen!
Gioì, fiondandosi in cucina ad abbracciare l’improvvisato cuoco, che si muoveva con gesti poco sicuri tra pentole e zuppiere.
- Ti ho mai detto che ti amo?
Cinguettò, mentre allungava una mano nel furtivo tentativo di rubacchiare qualcosa, vanificato da un colpo secco infertogli da un grosso cucchiaio di legno, che ora vorticava pericolosamente nelle sue vicinanze.
- Staccati, Dobe.
Borbottò infastidito Sasuke, tentando inutilmente di scrollarselo di dosso, mentre si allungava per recuperare un mestolo sullo scaffale più alto.
- Come sei freddo! Ah, ops. Scusa, avevo dimenticato con chi avessi a che fare...
Naruto non poté evitare di ghignare all’occhiata gelida che ricevette in risposta, mentre slacciava le braccia dalla vita dell’altro. Raggiunta una delle seggiole del piccolo tavolo della cucina vi si abbandonò pesantemente.
- Allora, a cosa devo questo onore? Insomma, Sasuke Uchiha ai fornelli è paragonabile ad un miracolo!
Sasuke quasi ringhiò, continuando a dargli le spalle.
- Alla tua testa quadra.
Borbottò stizzito.
Quando il moro si voltò teneva tra le mani due grosse scodelle fumanti, che appoggiò di malagrazia sotto il naso di Naruto, andando poi a recuperare una sedia anche per sé.
Non era certo la prima volta che lo vedeva mangiare, ma ogni volta riusciva a stupirlo come la prima: l’aria concentrata, la fronte corrucciata e le bacchette che si muovevano a velocità impressionanti, facendogli ingurgitare quantità inimmaginabili ogni secondo.
Ricordava ancora la prima volta che erano usciti a pranzo. Naruto lo aveva trascinato ad un chiosco, di ramen ovviamente, e lì aveva dato sfogo a tutti i suoi peggiori istinti animaleschi, divorando cinque o sei porzioni, senza fermarsi un secondo se non per ordinarne un’altra.
Concentrato com’era non si era neppure accorto che Sasuke non aveva toccato cibo, in parte impressionato e similmente disgustato da quella sottospecie di fogna che mangiava al suo fianco, in parte non apprezzando particolarmente la pietanza, era rimasto per tutto il tempo a fissare l’altro abbuffarsi senza sosta, con un espressione ebete che poi il biondo non mancò di rinfacciargli più e più volte.

Quando Naruto terminò la prima scodella e si preparava ad avventarsi sulla seconda, Sasuke tossicchiò leggermente per attirare la sua attenzione.
Un paio di occhi azzurri lo fissarono interrogativi, in attesa.
- Credi che potrò mangiare anche io, dobe?
Naruto sembrò ragionarci su, parzialmente confuso, prima di accorgersi dell’errore.
- Ah. Questa era... tua?
Il moro annuì con finta serietà, facendogli gesto di lasciare la presa e concedergli un pasto decente.
- Pensavo che detestassi il ramen...
Piagnucolò Naruto, avvicinandogli piano la scodella con riluttanza mal celata.
- Se è per questo detesto anche te.
Puntualizzò Sasuke, con un espressione seraficamente inquietante che fece imbronciare il biondo.
Mentre il moro mangiava con una lentezza più o meno studiata, Naruto prese a giocherellare con le bacchette, facendole restare in bilico sulle sue dita con aria assorta.
- Uffa però,
Borbottò infantilmente, deciso a stuzzicare l’altro, che non lo degnava di uno sguardo mentre si dedicava al suo pranzo.
- Tu non dovresti togliermi il cibo di bocca! Perché...
Si fermò pensieroso, alla ricerca di un motivo valido, quando lo raggiunse l’illuminazione.
- Perché io sono malato, ecco!
Si pentì della propria uscita quando vide gli occhi di Sasuke allargarsi leggermente; non ci fu nessuna risposta. L’Uchiha posò sul tavolo le bacchette di legno, si alzò compostamente tenendo lo sguardo fisso sul pavimento e spostò la ciotola da sé a Naruto, prima di lasciare la stanza.

- Perché diavolo se la prende quel teme?
Sbottò, stringendo nei pugni la coperta leggerla che lo copriva nel lettino.
- Naruto-kun, è solo preoccupato...
Disse dolcemente la ragazza al suo fianco, rimboccandogli il lenzuolo con tocco leggero.
- E anche noi lo siamo.
Concluse Hinata, rivolgendogli un timido sorriso.
A quel tono Naruto non resistette e si lasciò rilassare, tornando ad arricciare le labbra in un riso appena accennato.
- Oh, Hinata-chan, come farei senza di te?
La ragazza arrossì visibilmente, abbassando lo sguardo sulle mani che si tormentava senza sosta.
I capelli scuri formavano un discreto sipario tra lei ed il mondo, mentre un unico pensiero la tormentava.
"Oh, Naruto, come faremmo noi senza di te?"

Quasi gli scappò una risata alla visione che ebbe di Sasuke, quando lo raggiunse. Se ne stava rannicchiato sul divano, fissando lo sguardo corrucciato su qualcosa che non comprendeva, borbottando tra sé ogni tanto a bassa voce, probabilmente insulti a lui rivolti.
- Sasuke...
Tentò, sempre trattenendo un lieve ghigno. Non si aspettava alcuna risposta e non la ricevette.
- Avanti teme, stavo solo scherzando!
Non fosse stato lui, non avesse conosciuto il moro meglio di se stesso e non fosse abituato alle sue solite reazioni, probabilmente avrebbe rabbrividito all’occhiata che Sasuke gli rivolse.
- Ok, ok, sono stato stupido!
Ammise, alzando le mani in segno di resa, gettandosi di malagrazia a sedere sullo stomaco dell’alterato compagno, che nonostante la posizione scomoda continuò a non degnarlo della sua attenzione.
Naruto sorrise dolcemente.
Maledizione, con che testa dura aveva a che fare!
Dimenandosi un po’ riuscì a far stendere Sasuke sul divano ed a trovare una posizione comoda rannicchiandosi praticamente su di lui.
Doveva ricordarsi di ringraziare quel maniaco di Jiraya che aveva ben pensato di regalare loro un grosso divano blu notte per il loro nuovo appartamento; storse il naso ricordandosi dei commenti che fece riguardo tutti i possibili utilizzi di un divano ampio come quello... ringraziarlo era eccessivo, già.
Trasse un profondo respiro, riempiendosi la testa dell’inebriante profumo che emanava il ragazzo al suo fianco, sempre lo stesso,sempre quello, da tanti anni, ma questo non gli impediva di fargli quel meraviglioso effetto ogni volta.
- Sasuke, scusami.
Lo bisbigliò quasi, ma quando una mano si posò piano tra i suoi capelli seppe che lui lo aveva sentito.

Un tonfo sordo lo distrasse dai suoi pensieri, riportandolo alla realtà.
- Hai intenzione di sfondarla quella?
Chiese sardonico, indicando distrattamente la poltroncina su cui Sasuke si era lasciato rumorosamente cadere.
Un basso ringhio fu l’unica risposta.
- Ne, teme, siamo di cattivo umore oggi?
Posò sul comodino al suo fianco la rivista decisamente poco interessante che Sakura gli aveva lasciato per occupare i tempi morti tra una visita e l’altra.
Decisamente il gossip non faceva per lui.
Così come i tempi morti, le attese, tutto quel silenzio, tutto quell’odore di ospedale.
- Beh? Si può sapere che hai?
Era veramente incredibile, invece di essere lui quello sempre innervosito e da consolare, giorno dopo giorno entravano in quella piccola e bianca stanzetta sempre volti imbronciati, persone di cattivo umore o sguardi gelidi.
Davvero non riusciva a capire che diavolo stesse succedendo a tutti!
- Tsunade non mi lascerà assistere all’operazione
Borbottò Sasuke dopo qualche tempo, lo sguardo corrucciato puntato alle sue scarpe e le mani pallide che stringevano convulsamente i braccioli della poltroncina.
- E allora?
Un paio di occhi sgranati si posarono su di lui.
- E allora?! Tu rischi la vita e io non posso nemmeno guardare! Ti sembra poco?!
Naruto fece spallucce, per nulla colpito dall’attacco di rabbia dell’altro.
- Si, mi sembra che non ci sia niente di grave.
Sasuke lo fulminò con lo sguardo, alzandosi velocemente e dirigendosi a passo svelto fino all’uscita.
- Sasuke!
Quando si fermò e tornò a cercare il suo sguardo il biondo gli fece segno di avvicinarsi.
Non faceva per lui nemmeno quella prolungata costrizione a letto, decisamente no.
Ma non gli conveniva cercare di fare qualche idiozia perché pareva che parecchia gente lì non l’avrebbe presa bene.
- Ehi, teme...
Cominciò, quando lo vide rilassarsi leggermente.
- Non c’è niente di bello da vedere mentre mi aprono la testa... certo, forse sarebbe la volta buona che ti dimostro che il cervello ce l’ho, checché tu ne dica, ma a parte questo, nient’altro direi.
Gli sorrise incoraggiante ed allungò piano una mano fino a sfiorare la sua.
- Ci vedremo quando mi sveglierò. E già che ci siamo, potresti molto spontaneamente pensare di portarmi a mangiare del ramen! Magari offrendo tu... si, ottima idea, grazie Sasuke, sono commosso!
Il moro lo guardò male, senza però trattenere un sorriso appena accennato.
- Sasuke...?
- Nh?
- Ti amo.

Un bussare insistente lo svegliò di soprassalto.
- Avanti Naruto, apri questa dannata porta!
Si concesse tutto il tempo necessario per stiracchiarsi e sbadigliare per bene, per poi andare ad aprire a quella voce nota.
- Kiba!
- In persona! E ti ho portato anche un regalino!
Il castano si fece strada nell’appartamento senza esitazione, facendo cenno poi a qualcuno alle sue spalle di seguirlo.
Tre figure sorridenti sfilarono una dopo l’altra di fronte ad un Naruto ancora intontito.
- Tre meravigliose pulzelle tutte per te, amico.
Il biondo sorrise salutando le ragazze, mentre si lasciava chiudere la porta alle spalle.
Queste quasi non lo considerarono, spostandosi direttamente a depositare una serie di sacchetti in cucina.
Naruto guardò Kiba interrogativo, ricevendo in risposta solo un espressione ugualmente confusa.
- Naruto, ci siamo permesse di farvi un po’ di spesa.
Spiegò Sakura tornando in salotto con le mani libere.
- Già, decisamente non vi consideriamo in grado di cavarvela da soli.
Aggiunse Ino raggiungendo l’amica e andando poi a gettarsi sulla prima sedia che le capitò a tiro.
Hinata spuntò da dietro le due ragazze con un piccolo mazzo di fiori in mano, lo sguardo basso e le guance arrossate.
- Un pensiero, per te.
Bofonchiò imbarazzata, porgendoglielo.
- E’ da parte nostra, i fiori li ho scelti io modestamente.
Continuò Ino, sorridendo orgogliosamente. Tutti sapevano bene della sua grande passione per i fiori e del fioraio che aiutava i suoi genitori a gestire.
- Già, non si sbrigava più. Ancora qualche minuto e l’avremmo uccisa.
Ghignò Sakura, spostandosi per la casa alla ricerca di un vaso adatto.

- Scusala, Naruto. Non siamo riusciti a dissuaderla dal portarti altri fiori.
La risata leggera di Sakura riempì per un attimo il silenzio creatosi, spezzando quell’atmosfera tanto tesa.
- Oh, beh, poco male! Così posso sopravvivere alla puzza di Kiba!
Naruto ghignò all’amico, che mostrò una finta espressione indignata.
Sentì Sasuke al suo fianco trattenere anche lui una risata e strinse di più la mano intrecciata alla sua.

Era incredibile vedere come tutto questo fosse così naturale: gli amici di sempre, giornate come tante altre, le solite invasioni in casa altrui. Il sorriso di Naruto si allargò.
La sua attenzione fu attirata poco dopo da un leggero tossicchiare di Kiba al suo fianco.
- Suppongo che questo sia tuo.
Disse, ammiccando maliziosamente al foglietto di carta che gli stava porgendo.
Lo prese, curioso.
" Dobe la prossima volta che ti addormenti evita di farlo sul mio stomaco, non sei esattamente leggero. Sono a scuola, Kiba verrà a seccare. Non fare idiozie. Ti amo, Sasuke."
Kiba sghignazzava deliberatamente rumoroso e questo gli costò un rapido calcio negli stinchi da parte di Naruto, prima che tornasse a prestare attenzione a Ino che continuava a blaterare riguardo al significato dei fiori, di come fossero profumati, di come fossero belli, mentre Sakura non mancava di interromperla e prenderla in giro appena possibile.
Hinata intanto gironzolava per la sala sistemando tutto quello che le capitava sotto mano con l’aria di chi, alla fine, deve sempre fare la parte dell’adulto.
La seguì con lo sguardo per qualche tempo, mentre aggraziatamente si faceva strada tra la piccola folla che occupava l’appartamento, evitando un Kiba gesticolante che raccontava ad una Ino poco interessata quanto fosse diventato grande il suo Akamaru, schivando Sakura in iperventilazione che si lamentava di come fosse complicato stare dietro alle lezioni di quella strega di Tsunade ed infine andando ad aprire quando il campanello suonò ancora una volta.
Si riscosse dai suoi pensieri quando un altro paio di voci familiari si fecero spazio.
- Ehilà, Naruto!
- Shika! Shino! Cho!
Tutti sembrarono distrarsi dalle loro precedenti occupazioni per dare il benvenuto ai nuovi arrivati, mentre Naruto cominciava a chiedersi quanto ci sarebbe voluto perché la casa esplodesse con tutta quella gente stipata in ogni angolo.
- Allora Naruto, com’è essere di nuovo a casa?
Chiese Shikamaru con aria stancamente allegra, mentre immediatamente individuava il divano e vi trovava ristoro. Chouji gli passò davanti velocemente, seguendo per istinto il profumo di cibo proveniente dalla spesa delle ragazze, diretto verso la cucina.
Il biondo fece spallucce, guardandosi intorno.
- Rumoroso, direi. E bello. Qua finalmente posso prendere Kiba a calci nel sedere quando dice idiozie.
Kiba lo guardò storto, incrociando le braccia.
- E’ inutile Kiba,
Ridacchiò Sakura, mettendogli una mano sulla spalla.
- Non puoi spaventare Naruto con quello sguardo, lui vive con Sasuke Uchiha, non so se mi spiego.
Una risata generale echeggiò per qualche tempo tra le mura della stanza. Si sentiva così bene, così libero, era tutto così confortevole... si, era davvero bello essere a casa. Forse fu per questo che quando una fitta di dolore gli attraversò lo sguardo e la testa prese a girare leggermente decise di stringere i denti e lasciar passare.
Nessuno parve accorgersene, fortunatamente. Solo Shino lo guardava in modo strano, quasi cercasse di leggerlo dentro.
Distolse lo sguardo, con noncuranza.
Kiba intanto aveva iniziato a bisticciare con Sakura su come lui in realtà fosse molto più temibile e soprattutto affascinante dell’Uchiha, mentre Ino lo guardava compassionevole, sghignazzando ogni tanto.
- Allora Naruto,
Lo chiamò Shikamaru, indicando la scacchiera di legno ordinatamente disposta sopra uno scaffale.
- Non avevamo una sfida in sospeso?

- Maledizione, non puoi aver vinto ancora tu!
L’altro ragazzo sorrise, picchiettandosi un dito sulla tempia.
- Tutto grazie a questo, che vuoi farci...
Naruto mise su il broncio, guardandolo di sbieco.
- E’ stata tutta fortuna, la prossima volta vincerò io!
Shikamaru sbadigliò, portandosi una mano a coprire la bocca aperta.
- Ma certo, ma certo...
- Potrei batterti anche all’istante, se volessi!
Continuò Naruto, gesticolando animatamente.
L’altro si stiracchiò, prima di sistemarsi più comodamente sulla poltroncina.
- A-ha, certo. Ma dopo il sonnellino...

Naruto non aveva mai avuto una famiglia nel vero senso della parola.
I suoi genitori erano morti quando lui era tanto piccolo da non poter ricordare nemmeno i loro volti e non aveva parenti stretti interessati alla sua vita o alla sua salute. Una zia alla lontana un giorno si era ritrovata con un pargolo di troppo tra le mani ed aveva preferito lasciarlo in un istituto, provvedendo di malavoglia a pagare la retta e qualcosa per gli alimenti.
Appena era stato abbastanza grande per farlo Naruto aveva lasciato il collegio ed era andato a vivere da solo, aveva iniziato a frequentare una scuola pubblica ed aveva trovato il modo di andare avanti con le sue sole forze.
Poi, tutto d’un tratto, come se finalmente la vita si fosse accorta che forse anche lui meritava qualcosa, gli aveva regalato loro, i migliori amici che potesse desiderare, le persone migliori che avrebbe mai potuto incontrare... e l’amore più grande che avrebbe potuto vivere.
Iniziare a sorridere era stata una reazione naturale.
Aveva iniziato a farlo davvero, con la gioia di riscoprirsene capace.
E da quel giorno non aveva più smesso, non un solo istante.
Aveva sorriso anche il giorno in cui era finito all’ospedale la prima volta.
Aveva sorriso mentre lo informavano del tumore che lo consumava.
Aveva sorriso alle persone che soffrivano per lui.
Lui non sarebbe andato da nessuna parte, continuava a ripeterglielo.
Non aveva paura, mai.

- Ehi, lo sapete che detesto quelle facce!
I ragazzi si fermarono sulla soglia, cercando di sorridere debolmente.
- Perché diavolo dovreste essere così depressi tutti? Eh?
Sbuffò, che gente testarda.
- Avanti, voglio sentirvi ripetere tutti insieme: Arrivederci! E lo sapere il significato di arrivederci? Significa che ci si rivede. Chiaro?
Li vide annuire piano e lasciare spazio sui loro volti a leggeri sorrisi più spontanei.
- Arrivederci, Naruto.
- Arrivederci Sakura-chan!
- Arrivederci, Naruto.
- Arrivederci Ino-chan!
Ad ogni saluto la tensione scemava leggermente ed a tutti parve di sentire la forza di Naruto contagiarli, a poco a poco.
- Arrivederci, Naruto!
- Arrivederci, Kiba. Ehi, quei cioccolatini sono miei però!
- Arrivederci, Naruto-kun...
- Arrivederci, Hinata-chan!
- Arrivederci, Naruto.
- Arrivederci, Shika!
- Arrivederci, Naruto.
- Arrivederci, Shino!
- Arrivederci, Naruto!
- Arrivederci, Cho! Vabbè, prendetela voi la scatola di cioccolatini...
- Nh.
- Arrivederci anche a te... Sasuke.

 

Ora Naruto poteva dire di avere una famiglia, anche se non nel vero senso della parola.
La stessa famiglia che in quel momento gli invadeva la casa e gli restituiva tutti i sorrisi che lui aveva donato loro, con la spontaneità propria solo del vero affetto.
Una famiglia fatta di amici ed in modo particolare della persona più importante della sua vita.
Non avrebbe potuto desiderare niente di più.

Mentre trascinavano quello scomodo lettino attraverso i corridoi dell’ospedale li vide tutti lì.
Tsunade sembrò piuttosto innervosita quando scattò seduto per sventolare la mano in segno di saluto.
- Hinata-chan, ti affido Kiba! Sakura che fai? Non si piange! Ino, per favore, vedi di farla smettere! E che è quel muso lungo Shino-kun? Skika, voglio la rivincita quando esco di qui, chiaro? Ehi Cho, passa una patatina! Ok ehm... forse è meglio di no, nonna Tsunade potrebbe decapitarmi.
Sasuke se ne stava più in là, in silenzio, e lo guardava.
Gli sorrise dolcemente, salutandolo con un veloce cenno del capo, per lui sarebbe bastato.
Era davvero un ragazzo fortunato, pensò, lasciando scivolare lo sguardo su tutti quei volti amici.
Il suo sorriso si indebolì quando lesse negli occhi di tutti qualcosa di strano, come se, in silenzio, gli stessero rivolgendo il loro ultimo saluto.
Quante volte doveva dirglielo? Detestava gli addii!
Era un arrivederci, solo arrivederci.
- Arrivederci, ragazzi.

Quando tornò a prestare attenzione al caos circostante stava ancora sorridendo.
Anche mentre la mano ricominciava a tremare forte e la testa vorticava dolorosamente.
Anche se debolmente, le sue labbra rimasero increspate anche quando i contorni si offuscarono, quando i suoni si fecero ovattati, quando sentì tanto lontana la porta che si apriva e si richiudeva di colpo, quando percepì la voce di Sasuke, allarmata, chiamare il suo nome.
Quando svenne, sorrideva ancora.

- Ci sono parenti, qui?
- No, dottoressa Tsunade, non ha parenti.
- Allora lo dico a voi. Le sue condizioni sono stabili. L’operazione è riuscita, ma...
Una serie di sguardi preoccupati si posarono sulla donna alla porta.
- Ma? La prego, ci dica come sta!
La incitò Sakura, alzandosi da quella maledetta poltroncina scomoda della sala d’attesa.
- Sta bene, sta bene... per ora.
Sasuke le si avvicinò svelto.
- Che significa ‘per ora’?
Tsunade sospirò.
- Il problema non è risolto. Il suo tumore non è stato rimosso completamente, non era possibile. Potrebbero esserci complicazioni in futuro.

 

 

To be continued...

 

Terzo posto! *-*
Questo è il mio primo podio in assoluto e per me è stata una grandissima gioia.
Ci tengo a ringraziare Rosicrucian e Nami che hanno indetto questo bellissimo concorso e lo hanno magistralmente gestito; grazie di questo regalo inaspettato ed anche un pò immeritato...^^

Ci tengo anche a fare i complimenti alle altre podiste, Stray cat Eyes, Shiro Neko e Mala_Mela (che mi affianca al terzo posto^^), leggete le loro storie, meritano davvero!^^ Complimenti anche a tutte le altre partecipanti!

Ora non mi resta che lasciare questa fic ai vostri giudizi... Sarà composta da tre capitoli in tutto, non li ho messi tutti assieme perchè sarebbe stata troppo lunga.^^

Spero vi sia piaciuta e che vogliate lasciarmi un commento (anche se non vi è piaciuta, ovviamente). Grazie mille^^

Miki.

 

 

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Capitolo 2
*** II ***


the meaning of goodbye

 

The meaning of Goodbye

II.

 

- E poi Kiba ha portato Akamaru ad una mostra canina, ma gli hanno detto che quel bestione è troppo grande per competere!

Ino sghignazzò piano, poggiando una mano sulla spalla di Kiba, seduto al suo fianco con aria assorta.

- Ah, Naruto, alla fine il Don Giovanni ha fatto la sua mossa eh!

Continuò la ragazza bionda, guardando di sottecchi il ragazzo castano, che arrossì lievemente.

- Adesso lui e Hinata fanno coppia fissa, caro mio!

Kiba sorrise con baldanza, battendosi una mano sul petto.

- Come si fa a resistere ad un fascino simile, eh?

Le chiacchiere vennero interrotte dall’ingresso di Sakura nella stanzetta d’ospedale, portando su un vassoio di fortuna qualche caffè recuperato alle macchinette.

- Non hanno l’aria fantastica, ma è sempre qualcosa. Ino?

Allungò il braccio, offrendo uno dei bicchierini di carta all’amica, che la ringraziò con un sorriso stanco, imitata da Kiba subito dopo.

- Sasuke, ne vuoi?

Disse poi, voltandosi verso il ragazzo moro dall’aria truce seduto sulla poltroncina più lontana dal lettino, che le rispose con un veloce segno di diniego.

Sakura non si arrese, avvicinandosi all’amico.

- Ti farebbe bene bere qualcosa, Sasuke. Da quanto tempo è che non dormi una notte intera?

Non ottenne alcuna risposta e, sospirando rassegnata, poggiò il caffè nelle vicinanze del ragazzo, tornando poi a sedersi sulla seggiola accanto al letto di Naruto, al fianco di Ino.

- Naruto, sai, oggi la dottoressa Tsunade mi ha permesso di assistere ad un intervento chirurgico. Ero così emozionata... devo dire che però non è proprio quello che si potrebbe definire un bello spettacolo.

Sorrise amara, poggiando lievemente la mano su quella del biondo, immobile.

Da quanti giorni era in quella posizione?

Strinse le palpebre con tutta la forza che aveva per impedirsi di piangere ancora. Le sue lacrime non avrebbero aperto gli occhi azzurri di Naruto, non lo avrebbero riportato tra loro.

Tsunade aveva raccomandato loro di tenergli compagnia, continuare a parlargli, per evitare che perdesse ogni contatto con il mondo esterno e quindi erano lì, da un tempo che sembrava eterno, ore, giorni, settimane, appena c’era possibilità nessuno mancava all’appuntamento al suo capezzale.

Guardò Sasuke con la coda dell’occhio.

Senza dubbio lui era quello che stava soffrendo più di tutti per quella terribile situazione.

Non lo vedeva mai mangiare, riposarsi adeguatamente.

Ogni volta che tornava a trovare Naruto, lui era lì, su quella poltroncina, con lo sguardo corrucciato ed i pensieri chissà dove.

Avrebbe voluto fare qualcosa anche per lui, ma come tutti era afflitta dall’impotenza.

Quando l’orario per le visite si concluse, anche quel giorno, i ragazzi si alzarono di malavoglia, con i sorrisi spenti e lo sguardo vacuo, trascinandosi fuori.

Sasuke aveva ottenuto il permesso di rimanere, come unico ‘familiare’ del ricoverato, quindi salutò con un cenno gli amici che si allontanavano.

Sulla soglia, Kiba, Sakura e Ino si fermarono un’ultima volta, per voltarsi verso il biondo.

- Arrivederci, Naruto, tornerò appena Tsunade mi darà tregua.

- Arrivederci, Naruto, la prossima volta ti porto anche Hinata. Le manchi tanto.

- Arrivederci, Naruto, verrò con dei fiori, così forse riuscirai a sopravvivere ancora una volta alla puzza di Kiba...

 

*

 

- Ciao, dobe. Lo sai che detesto parlare, dannazione... specialmente quando sono di cattivo umore.

Borbottò Sasuke, andando ad occupare una delle seggiole lasciate vuote da Hinata e Kiba, che si erano appena allontanati.

- E lo sai perché lo sono?

Chiese, cercando di guardare ovunque tranne che il viso pacifico del ragazzo steso sul lettino, quasi come fosse addormentato.

- Perché mi manchi, maledizione.

Ringhiò quasi, senza avercela con qualcuno in particolare, o con se stesso, forse, per non essere in grado di fare nulla per cambiare quella dannata situazione.

- Mi manca la tua testa quadra, mi manca il tuo sorriso da dobe, le tue idiozie...

Strinse i pugni allo spasmo, allontanandosi di scatto dal lettino e tornando a sedersi sulla poltroncina che ormai aveva preso la sua forma.

Era troppo difficile, troppo.

 

 

Si alzò, di malagrazia, avvicinandosi al lettino per l’ennesimo tentativo.

- Dobe, ti ricordi la domanda che mi facesti all’inizio di questa brutta storia?

 

- Sasuke, ora che io sono... ecco, malato, non voglio pesare sulla tua vita. Non voglio che stare con me diventi una fatica per te. Non è meglio che tu prosegua per la tua strada ed io... per la mia?

 

- Quel giorno non ti risposi. Me la presi con te, ingiustamente. La verità è che non sarei mai riuscito a trovare le parole per esprimere i miei pensieri. Non avrei mai potuto lasciarti andare per la tua strada, perché...

Ringhiò per la frustrazione, scaricando la rabbia contro la parete più vicina.

Quando un infermiera, allarmata dal rumore, li raggiunse, la mano di Sasuke sanguinava, macchiando di piccole gocce scarlatte il lenzuolo bianco del lettino.

 

 

 

- Perché non ti svegli?! Perché?! Perché mi hai mentito tutto questo tempo?! Dicevi che non te ne saresti andato da nessuna parte! Perché, allora?!

Sakura stava passando in quella zona quando sentì le urla.

Si precipitò da Sasuke, in preda ad una crisi di nervi che scuoteva Naruto per le spalle.

Lo fermò come poté, cercò di bloccarlo, di allontanarlo, finché non lo sentì aggrapparsi alle sue spalle con tutta la sua forza, abbracciandola disperatamente. Non una lacrima sfuggiva agli occhi di ossidiana, ma sentiva distintamente le difese abbandonare il ragazzo, la forza che contraddistingueva Sasuke Uchiha era lontana, nello stesso luogo di cui sognava Naruto, da qualche parte.

- Perché...?

 

*

 

- Credo che ne abbia abbastanza di stare a sentire le tue storie sui fiori, Ino.

Sbuffò Sakura, cercando di mettersi più comoda.

Era strano aver terminato gli argomenti con uno come Naruto. Di solito le loro chiacchierate andavano avanti per ore, tra risa, battute, sorrisi...

Un piccolo dettaglio mancante scombinava quella che era stata la sua allegra normalità: se lei sorrideva, non c’era Naruto a sorridere con lei, se facevano una battuta, la sua risata cristallina non si univa alle loro e le loro chiacchiere si scontravano contro un muro piatto di silenzio e poco altro.

- Dimmi tu di che diavolo dovrei parlare allora, Sakura.

Rispose acida la bionda, spostandosi indietro il ciuffo che la infastidiva con un gesto nervoso.

Sakura scrollò le spalle, il capo chino.

- Che sono quei musi lunghi?

Shikamaru fece il suo ingresso nella stanza, con quella sua solita camminata lenta e strascicata, accostandosi alle ragazze, che non gli risposero.

Ino gli sorrise debolmente mentre il ragazzo si avvicinava a lei e le posava un bacio veloce sulle labbra.

- Sasuke?

Chiese poi, guardando stupito la poltroncina vuota.

- Era stremato. Si è addormentato lì e un paio di infermieri lo hanno spostato a riposare in una stanza libera. Finalmente.

Disse Sakura in un soffio, giocherellando distrattamente con l’orlo sporgente del lenzuolo del lettino.

- Uh, non mi sembra affatto una cattiva idea quella del riposino...

Borbottò Shikamaru tra sé e sé, ignorando l’occhiataccia rivoltagli da Ino.

Una parlantina familiare giunse alle loro orecchie dal corridoio e poco dopo dalla porta fecero capolino due figure note.

Kiba e Hinata salutarono velocemente gli amici con qualche sorriso forzato ed andarono ad occupare l’ultima seggiola rimasta libera.

Il castano ghignò appena quando la sua ragazza arrossì impercettibilmente mentre si sedeva sulle sue ginocchia.

- Niente di nuovo?

Chiese poi, controllando velocemente con lo sguardo il macchinario che, costantemente, riportava il battito del cuore di Naruto.

Ino Sbuffò, cercando nuovamente di sistemare il maledetto ciuffo che la infastidiva.

- Nessuna novità. E siamo anche a corto di argomenti.

Disse, stizzita, abbandonando i vani tentativi.

Un qualche borbottio indistinto giunse dalla parte di Hinata, senza però che qualcuno ne cogliesse il significato.

- Confessioni.

Ripeté, alzando la voce ed abbassando lo sguardo sulle mani giunte, intrecciate con quelle di Kiba.

Sakura distolse lo sguardo ed Ino cercò di sottecchi quello del fidanzato

Shikamaru parve comprendere e sorrise lievemente, alzandosi.

- Amico, non è aria per noi. Andiamoci a fare un giro.

Disse, posando una mano sulla spalla di Kiba prima di uscire, seguito poco dopo dall’altro.

 

- Ok quindi... chi comincia?

Hinata sorrise debolmente, alzando lo sguardo stranamente decisa e facendo segno di voler essere lei ad iniziare.

Vagò con gli occhi chiarissimi per qualche attimo attraverso la stanza spartana che ospitava loro e Naruto, prima di prendere fiato e cominciare.

- Naruto-kun, non so se te ne sei mai accorto, ma io ho sempre...

Tentò inutilmente di non arrossire, rallentò ma non si fermò. Se Naruto aveva la forza di lottare per la propria vita lei avrebbe potuto di sicuro sforzarsi ed aprirsi un po’. Con piacevole stupore si accorse che ancora una volta era stato il biondo a trovare il modo di farle venire voglia di superarsi, anche inconsciamente.

- Io ho sempre guardato a te in modo particolare, diciamo. Ho sempre pensato che fossi... speciale.

Lo disse tutto d’un fiato, sentendosi andare a fuoco.

 

Quando lo seppe, sorrise dolcemente.

Dopo tutto non era così stupida, allora.

Quel ragazzo era un libro aperto dopo tutti quegli anni e non aveva ancora imparato a mentire.

E oltretutto era davvero lampante: lo si poteva leggere in ogni gesto, negli sguardi che si scambiavano cautamente pensando che nessuno guardasse, nelle frecciatine discrete, nei movimenti delle mani che casualmente si sfioravano più spesso del normale.

Anche se si considerava una frana praticamente in tutto, i suoi occhi poteva dire che funzionassero bene, e probabilmente una piccola parte di lei aveva sempre saputo che quei ragazzi erano fatti per essere una cosa sola.

Anche se sorrise, le fece comunque un po’ male.

Non aveva mai sperato di essere ricambiata da Naruto, ma da qualche parte nel suo cuore sentì qualcosa spezzarsi.

Però non pianse o si disperò: se Naruto così era felice, allora lo sarebbe stata anche lei.

 

Sakura vicino a lei ridacchiò leggermente, prendendole la mano per incoraggiarla.

- Decisamente una confessione alla Hinata, senza dubbio.

Commentò, senza malizia, facendo sorridere anche le altre.

 - Ok, Sakura, ora tocca a noi.

Iniziò Ino, guardando prima l’amica poi il volto addormentato di Naruto.

La rosa annuì decisa, sistemandosi meglio, come per prepararsi a raccontare una lunga storia.

Ringraziò il sonno a cui Sasuke non era riuscito a resistere, con la sua presenza sarebbe stato decisamente più complicato.

- A differenza di Hinata, quello di cui dobbiamo parlarti noi lo sai, o almeno una parte.

La bionda le fece cenno di continuare.

- Come ben sai io e Ino abbiamo avuto una cotta per Sasuke per molto, molto tempo.

Sorrise dentro di sé, ricordando le litigate con l’amica, i vani tentativi, giorno dopo giorno, di attirare l’attenzione di un Uchiha assolutamente disinteressato, la frustrazione che a volte la prendeva e le faceva compiere azioni di cui spesso si pentiva subito dopo e tutte quelle piccole cose che facevano parte della loro routine di ragazze innamorate.

- E quando ci avete confessato di esservi messi insieme, beh...

 

Lo sguardo di Naruto cercava inutilmente un punto qualsiasi da fissare che non fosse lo sguardo allibito delle due ragazze di fronte, mentre Sasuke teneva alto il suo, senza lasciar trapelare un’emozione.

Cercò inutilmente di divincolarsi quando sentì il moro stringergli il fianco con un braccio ed avvicinarlo a sé, possessivo.

Prese a cercare di raddrizzare tutte le pieghette della camicia della divisa in modo quasi ossessivo, trovandolo in qualche modo d’aiuto per i suoi nervi tesi.

Quasi da un minuto buono tutto taceva.

L’aula deserta di chimica sembrava stranamente inquietante in quel momento ed avrebbe dato qualunque cosa per trovarsi ovunque fuorché lì.

Lì con Sasuke.

O meglio, lì con Sasuke che lo teneva per un fianco di fronte alle espressioni allucinate di Sakura e Ino.

Sentì il senso di colpa stringergli il cuore ed i polmoni chiudersi per la frustrazione.

Il moro strinse di più la presa, riuscendo a calmarlo almeno un po’.

Lo avrebbero odiato? Non gli avrebbero parlato mai più? Lo avrebbero chiamato sporco traditore?

Non le voleva perdere, non lo avrebbe sopportato.

Vide con la coda dell’occhio Ino afferrare la mano di Sakura leggermente.

Senza dire una parola camminò con calma fino alla porta dell’aula, trascinandosi dietro l’amica, ed uscì.

Le ragazze non gli rivolsero la parola per giorni, ignorando i suoi tentativi di approccio ed evitando il più possibile di incontrarlo, anche a scuola.

Sasuke sapeva di poter fare a meno di loro, ma non sopportava l’idea che Naruto soffrisse della situazione.

Avrebbe parlato loro, che lo volessero ascoltare o meno.

Quando si mosse alla loro ricerca le trovò in poco tempo, in uno dei corridoi della scuola.

Sorridevano, e Naruto insieme a loro.

 

- Ci abbiamo messo un po’ di tempo ad accettarlo e non ti abbiamo mai neanche chiesto realmente perdono. Tu ci avevi già perdonato, anzi, continuavi a sentirti in colpa inutilmente.

Sakura sospirò profondamente, passandosi stancamente una mano tra i capelli.

- Quindi scusaci, Naruto.

Ino concluse per lei, sorridendo amara.

- Non hai idea di quante te ne abbiamo dette dietro...

Continuò la bionda, ridacchiando un po’ e guardando divertita l’amica al suo fianco.

- Devi aver starnutito ogni cinque minuti circa!

Mentre ridevano piano si ritrovarono a pensare a quanto tempo fosse passato da quei giorni.

Avevano appena diciassette anni e sapevano ancora così poco della vita, adolescenti come tanti altri, emozionati dalla scoperta del mondo e dalle sorprese di ogni giorno.

In fondo però non erano cambiati così tanto, avevano imparato che il mondo è cinico e brutale a volte, ma non si erano lasciati scoraggiare del tutto.

Forse anche grazie al ragazzo steso su quel lettino, ai suoi sorrisi e alla sua visione tutta particolare dell’esistenza.

 

*

 

Accortosi di essersi addormentato si maledì mentalmente, lasciando velocemente il lettino dove qualcuno probabilmente lo aveva trascinato di peso ed affrettandosi a tornare da Naruto.

L’idea di non vederlo nelle vicinanze lo innervosiva.

Doveva essere lì nel momento in cui avrebbe aperto gli occhi.

Doveva essere al suo fianco quando, con la voce impastata, avrebbe chiamato il suo nome e gli avrebbe chiesto che diavolo ci faceva lì. Doveva esserci perché doveva avere modo di guardarlo male, il peggio possibile, per aver ignorato i sintomi del suo peggioramento, un’altra volta, per non avergli detto nulla, per aver preferito evitare di preoccuparlo che pensare alla sua stessa salute.

Poi, finito di insultarlo, si sarebbe concesso un gesto poco da lui, lo avrebbe stretto tra le sue braccia più forte che poteva ed avrebbe ripreso a dirgli quanto fosse stupido ad averlo fatto angosciare così tanto e gli avrebbe promesso di ucciderlo con le sue stesse mani se gli fosse mai venuto in mente di rifare una cosa simile.

Lo poteva sentire, ridacchiare piano vicino al suo orecchio e sussurrargli piano “Te l’avevo detto, teme, che non me ne sarei andato da nessuna parte”.

Scosse la testa nervoso, scacciando quei maledetti pensieri.

Quando raggiunse la stanza di Naruto non lo trovò solo.

Sentì la voce di Sakura parlargli piano e ricordare giorni che anche a lui non erano certo nuovi.

La lasciò parlare, senza entrare, riconoscendo intanto anche le risate di Ino ed Hinata.

Quel dobe aveva sempre fatto un effetto particolare a chiunque gli stesse vicino, non si stupiva di vederlo sempre circondato di persone che non riuscivano a fare a meno di lui.

Quando si accorsero di lui sulla soglia, le tre ragazze gli sorrisero debolmente, preparandosi ad andarsene.

Le salutò con un cenno del capo mentre gli passavano al fianco ed uscivano veloci.

Per quel giorno non sarebbe arrivato più nessuno, pensò, andando a sedersi su una delle seggiole accanto al lettino ed appoggiando piano la propria mano su quella di Naruto, in un gesto dettato più dal’abitudine che da una reale volontà.

Quando se ne accorse si concesse un sorriso leggero, increspando gli angoli della bocca.

Era sempre stato normale per lui cercare quel contatto, nei momenti di sconforto o debolezza.

Quando sentiva le proprie difese crollare, inconsciamente trovava il modo di avvicinarsi all’altro ragazzo: bastava uno sguardo, uno sfiorarsi casuale e sapeva di poter trovare la forza per tornare sé stesso, perché aveva qualcuno al suo fianco, sempre, qualcuno da proteggere.

Di tutte quelle cose, tutti quei pensieri che Naruto gli ispirava, giorno dopo giorno, non aveva mai avuto modo di parlargliene.

Più che altro andava oltre alle sue abilità di algido Uchiha senza sentimenti.

Sospirò, poggiando le braccia sul bordo del materasso sottile, al fianco del biondo, poggiandovi il mento.

Pensò che probabilmente quando Naruto avrebbe aperto gli occhi avrebbe trovato, da qualche parte, la forza per confessargli tutto.

Anche se sospettava che probabilmente sapesse già tutto, glielo avrebbe ripetuto, chiaro e tondo.

Un altro piccolo sorriso si fece strada sul suo volto ora che questa nuova determinazione lo spingeva e con la testa ed il cuore più leggeri quasi non si accorse che le palpebre tornavano a farsi pesanti e la lieve stretta sulla mano di Naruto più leggera. Prima di chiudere gli occhi cercò un’ultima volta con lo sguardo il volto del biondo, seguendone i contorni con la vista appannata dal sonno incombente.

 

 

 

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Chiedo scusa a tutti per il terribile ritardo, ma ultimamente trovare il tempo necessario ad aggiornare è stato un pò complicato e poi... sono una sfaticata inguaribile, lo so. ^^''

Questo capitolo è un pò più corto del precedente (meglio per voi d'altronde) ma, purtroppo, non più allegro.

Uhm... direi che non so che altro dire quindi passo alla risposta ai commenti!^^

 

Capitatapercaso: Grazie mille per il tuo commento, tanto per cominciare (mi fa sempre piacere riceverne uno tuo, sempre accurato e preciso, grazie davvero)... In secondo luogo, mi dispiace di averti portato alle lacrime ma.. beh, credo che in un certo senso fosse anche il mio obbiettivo quindi... ^^'' Spero che questo capitolo non ti abbia delusa e che continuerai a seguirmi! Grazie ancora!^^

 

Rosicrucian e Nami: Eh si, l'avevi detto, ma non ci ho mai molto creduto sinceramente! Ti ringrazio ancora una volta per il bellissimo contest che hai aperto e per questo riconoscimento assolutamente immeritato! grazie, grazie, grazie! Ci sarebbero molte altre cose da dire probabilmente ma buona parte te le sei già dovute sorbire nei miei scleri quotidiani, quindi ti lascio in pace e concludo qui!^^ grazie ancora! (ah, ho usato il singolare per abitudine, ma ovviamente il ringraziamento va a Martina come ad Amanda!^^)

 

Vavvymalfoy91: Inizio con grazie, perchè è la prima cosa sensata che il mio cervello riesce ad articolare dopo la lettura del tuo commento! I commenti come i tuoi sono quelli che ogni autrice (almeno credo, per me vale così) spera di ricevere dai propri lettori: sono quelli precisi, puntigliosi e soprattutto pieni di complimenti assolutamente immeritati che fanno svolazzare le povere autrici deboli di cuore per la stanza... grazie mille, davvero, anche se definire questa cosa 'meraviglia' mi sembra eccessivo, così come tutte le altre belle parole che hai speso (di cui ovviamente ti sono grata però!)(evviva le contraddizioni della mente umana!)... sono felice che tu abbia trovato Sasuke IC perchè sinceramente non ne ero completamente convinta. Infine perdonami per non aver aggiornato tanto velocemente, sono decisamente una polenta, gomen! Spero tanto che continuerai a seguirmi e che questo capitolo non ti abbia delusa!^^ Grazie mille ancora!

 

Stray cat Eyes: beh... wow. Cioè no, seriamente... wow! Ok, mi riprendo. Che cosa posso dire? La prima cosa che mi viene in mente è riempirti di ringraziamenti, senza sosta, ma purtroppo non credo di avere il tempo necessario (neanche una vita basterebbe) per metterli tutti per iscritto, ti basti sapere che il tuo commento mi ha davvero scaldato il cuore e dire che ho saltellato per la gioia è riduttivo. Ovviamente so che sei stata troppo gentile e troppo buona nel giudicarla, non credo che meriti tutte queste parole di lode, ma un commento come il tuo decisamente rimette in sesto, senza contare che esso stesso è praticamente migliore della storia in sè! (non per niente sei arrivata al primo posto con la tua bellissima fic!) Insomma, non riesco a trovare nient'altro di sensato da dire se non che spero che il seguito non ti stia deludendo e che vorrai continuare a seguirmi così che magari questa fic possa riuscire a smuovere in te tutte le meravigliose emozioni di cui parlavi ancora un pò, così da rendere me l'autrice più felice di questa terra!^^ Grazie mille ancora, davvero.  

 

Shiro Neko: Grazie mille per il tuo commento e grazie per aver trovato questa storia interessante! Sono stata un pò una polenta nell'aggiornare, ma diciamo che la velocità non è proprio la mia dote principale! Non posso dirti nulla su cosa accadrà in futuro al nostro caro Naruto, ma spero vivamente che continuerai a seguire la storia così da scoprirlo tu stessa... spero anche che questo seguito non ti abbia delusa! Grazie ancora, il fatto che questa fic piaccia ad un'autrice bravissima come te mi fa davvero piacere (tra l'altro ho appena notato l'aggiornamento della tua fic e anche il fatto che ho mancato di commentare un capitolo, devo rimediare! >.<)... spero di risentirti presto allora!^^

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** III ***


kuren2

The meaning of Goodbye

 

III.

 

 

Quando aprì gli occhi dovette farsi forza per vincere la tentazione di richiuderli.

Il solito regolare ‘bip-bip’ del macchinario al suo fianco martellava nella sua testa, fastidiosamente cadenzato, e lo convinse a rinunciare a dormire un altro po’.

Mentre i suoi sensi riacquistavano le loro capacità a poco a poco si accorse di essere su una poltroncina dall’aria famigliare. Probabilmente qualcuno doveva averlo spostato dal lettino di Naruto...

Trasalì quando, spostando lo sguardo sullo spazio solitamente occupato dalla figura addormentata del ragazzo, lo trovò vuoto.

Si stropicciò gli occhi, insicuro di quello che gli mostravano, accorgendosi però che la visione non sembrava cambiare.

il lettino era vuoto, rifatto, ordinato come se nessuno vi avesse mai giaciuto.

Guardò di sbieco la macchina che continuava a ronzare il suo regolare e fastidioso suono, per nessuno.

Si alzò di scatto, precipitandosi in corridoio.

Lo avevano spostato? Si era svegliato e non gli avevano detto nulla?

Se il letto vuoto lo aveva sconvolto, quello che vide subito dopo lo paralizzò.

Nel corridoio affollato aleggiava il solito odore ospedaliero a cui aveva ormai fatto l’abitudine e tra il rumore dei macchinari e le parlantine di ricoverati e visitatori sembrava tutto dannatamente normale.

E allora perché poco lontano da lui, come se fosse la cosa più naturale di questo mondo, Sakura rideva e scherzava con... Naruto?

Non c’era dubbio su chi fosse quel ragazzo dall’aria scarmigliata che gesticolava ampiamente, ghignando rivolto alla ragazza di fronte a sé, lo avrebbe riconosciuto tra milioni.

Sentì le ginocchia tremare quando la sua risata cristallina superò la confusione e lo raggiunse.

Sasuke non avrebbe saputo dire quanto tempo fosse passato da quando era uscito da quella stanzina dove avrebbe dovuto trovare il ragazzo che invece era lì, come se niente fosse, ma non riusciva a muovere un muscolo o ad articolare un pensiero che non fosse una domanda o una vana ricerca di risposte.

Naruto parve accorgersi di lui poco dopo e gli sorrise ampiamente, avvicinandosi allegro.

- Ti sei svegliato, finalmente! Se i nostri discorsi ti annoiavano potevi dirlo eh, teme!

Borbottò il biondo, mettendo su un finto broncio che fece ridacchiare Sakura.

Non notando alcuna reazione da parte dell’altro ragazzo, Naruto iniziò a scuotere velocemente una mano davanti al suo volto, con aria perplessa.

- Ancora assonnato, Sasuke?

L’Uchiha spalancò gli occhi ancora di più, se possibile.

Doveva essere un in sogno, non c’erano altre spiegazioni.

- Sasukeeee!

Sentì Naruto lagnarsi per attirare la sua attenzione e spostare il suo sguardo spento, ancora perso nel vuoto. Percepì le mani del biondo afferrare la sua maglia e strattonarla, in un vano tentativo di riportarlo alla realtà.

Realtà? Era veramente realtà, quella?

Però... lo sembrava così tanto.

Scosse la testa impercettibilmente, incrociando lo sguardo del biondo.

- Oh, finalmente segni di vita! Si può sapere che hai?

Gli chiese, nascondendo nella voce scocciata un filo di preoccupazione.

Sasuke non rispose, afferrando la mano del ragazzo e stringendola nella sua. Era calda.

Naruto lo guardò apprensivo, avvicinandosi di più e cercando una qualche risposta negli occhi muti dell’altro.

Il resto fu questione di un attimo.

Con uno strattone il moro lo tirò verso di sé, intrappolandolo in una stretta soffocante, sorreggendolo eppure sentendosi sorretto dalle braccia brunite dell’altro, che rispondevano titubanti a quell’abbraccio disperato.

Probabilmente se non fosse stato Sasuke Uchiha avrebbe pianto.

Avrebbe singhiozzato fuori tutta l’angoscia che in quei giorni gli aveva impedito di mangiare, di dormire, di respirare... ma non lo fece.

- Sasuke, cosa...?

 

 

- Per l’ennesima volta Sasuke, io non so di cosa diavolo tu stia parlando!

Si gettò esasperato su una delle poltroncine della sala d’attesa dell’ospedale, seriamente preoccupato per la salute mentale del moro al suo fianco.

- Tu eri...

- No! Non sono malato, ok? Eravamo venuti a fare visita a Sakura che studia con la dottoressa Tsunade e tu ti sei addormentato! Possibile che non te ne ricordi?

Sasuke scosse la testa, confuso, facendo sbuffare il biondo, snervato da quel discorso senza senso che andava avanti da una buona mezzora. Sakura si era decisamente spaventata e si era fiondata alla ricerca di qualche medicinale per mal di testa, emicrania, vuoti di memoria. Persino calmare lei era diventata un’impresa e Naruto cominciava ad averne abbastanza.

- Questo è un sogno.

Decretò Sasuke dopo un po’, con lo sguardo deciso.

Il biondo trattenne un imprecazione, gli afferrò il mento con una mano e lo costrinse a guardarlo fisso negli occhi.

- Sasuke Uchiha, stammi bene a sentire, per favore. Hai fatto un brutto sogno, ok? Non voglio neanche sapere che diavolo succedesse per conciarti così, ma è un sogno. Finzione, chiaro?

Con un movimento veloce azzerò le distanze e lo baciò piano sulle labbra.

- Lo hai sentito questo? Questa è realtà.

Disse in un soffio, tornando a sedersi al fianco di Sasuke.

Lo aveva sentito, eccome.

Quello che aveva creduto reale pareva perdere i contorni nitidi che aveva sempre avuto e questa realtà di cui parlava Naruto sembrava così tangibile...

- Ho sognato che eri in coma. Pensavo che ti avrei perso.

Lo bisbigliò quasi, ma il biondo al suo fianco lo sentì e gli prese dolcemente una mano, intrecciando le proprie dita con le sue.

Sasuke sospirò e appoggiò lentamente il capo sulla spalla dell’altro, che gli sorrise dolcemente.

- Io non vado proprio da nessuna parte

 

 

- Allora, bell’addormentato, che facciamo oggi?

Cinguettò Naruto, dopo aver salutato Sakura ed aver raggiunto Sasuke all’uscita dell’ospedale.

Senza farsi troppi problemi gli afferrò la mano e prese a trascinarlo velocemente fuori, fino alla volvo nera parcheggiata poco più in là.

- Dimmi tu dobe, oggi decidi tu.

Il biondo strabuzzò gli occhi azzurri all’affermazione quasi casuale dell’altro, seguendolo con lo sguardo mentre si infilava velocemente in macchina ed accendeva il motore.

Quel sogno doveva avergli decisamente dato alla testa, pensò mentre imitava il moro e si metteva comodo sullo spazioso sedile in pelle al suo fianco.

- Ramen allora!

- Originale come sempre.

‘bip-bip’

Spense il sorriso che sentiva affiorargli sul volto, sorpreso da quello strano suono.

‘bip-bip’

Doveva avere un’espressione abbastanza allarmante perché l’allegria di Naruto scemò velocemente vedendolo in quello stato.

- Sasuke... tutto bene?

Annuì distrattamente.

Naruto non lo sentiva?

Decisamente doveva essere impazzito: prima strani sogni tanto vividi da sembrare reali che ancora lo scombussolavano, poi quel suono, ripetitivo, nella sua testa.

Strinse il volante ed ingranò la marcia, uscendo dal parcheggio dell’ospedale.

Se il suo cervello stava andando in tilt totale sicuramente perdere il tempo di lucidità che gli restava non sarebbe stato proficuo.

Magari era lui quello con il tumore al cervello.

Sentì la pelle scricchiolare sotto la sua presa, mentre stringeva il cambio con più forza.

‘bip-bip’

Al diavolo i tumori e gli ospedali, quel giorno lo avrebbe passato con Naruto, niente glielo avrebbe impedito.

- Sei sicuro?

Annuì ancora, più convinto.

Il biondo sembrò rilassarsi un po’ e lo vide spostare lo sguardo da lui alla città che scorreva veloce fuori dal finestrino.

- Kiba mi ha detto che alla sala-giochi hanno messo un nuovo gioco...

Iniziò Naruto, fingendo disinteresse.

Sasuke ghignò piano.

- Hai così tanta voglia di farti umiliare da me, dobe?

- Più che altro, teme, ho un certo desiderio di farti vedere una volta per tutte chi è che comanda qui...

 

‘bip-bip’

 

- Lo hai visto, no dico, lo hai visto?!

Sasuke fece roteare gli occhi di ossidiana, esasperato.

Naruto non sembrò curarsene, continuando estasiato il suo esultare.

- Quella si che era una vittoria, diavolo! Ti ho stracciato teme, umiliato, sottomesso, schiacciato...

Il moro sbuffò, dandogli una leggera spinta, senza slacciare le mani che li univano.

- Hai vinto una volta sola, baka. Su quindici partite.

Naruto sventolò una mano per aria, come per scacciare qualcosa di fastidioso.

- Sono solo dettagli, teme. Accetta la sconfitta.

Ghignò, lanciandogli veloci occhiate di sfida che il moro ignorò deliberatamente.

Il centro città era ancora affollato mentre già il sole cominciava a nascondersi dietro le cime più alte dei grattaceli di Tokyo, tingendo di un rosso acceso le poche nuvole di quel cielo estivo.

Passeggiando per mano a Naruto, Sasuke ripercorse velocemente la giornata, volata tanto in fretta che se l’era sentita sfuggire dalle dita minuto dopo minuto.

Ridacchiò tra sé ricordando il pranzo all’Ichiraku ramen e la scenata di Naruto perché nel suo ramen al miso mancavano degli ingredienti che, a suo dire, erano il tocco di classe, il sigillo del maestro. Si era agitato così tanto che nel gesticolare aveva finito per rovesciarsi addosso l’intera ciotola.

Avevano dovuto tornare a casa perché il baka potesse cambiarsi, ma dopo tutto a lui non era andata poi così male... Ghignò ricordando di come si fosse magnanimamente prodigato nell’aiutare il dobe a svestirsi e quello che inevitabilmente era seguito.

Respirò a fondo, aprendo i polmoni il più possibile e sentendo uno svariato mix di odori riempirgli la testa, tra cui quello per lui inconfondibile del ragazzo che passeggiava al suo fianco.

Lo guardò di sottecchi, seguendo come incantato il suo profilo con lo sguardo.

Quella di quel giorno, quando avevano fatto l’amore, era stata diversa dalle altre volte.

Pensò che probabilmente era la conseguenza di quel sogno terribile.

L’idea di poterlo perdere lo aveva scosso così tanto che riaverlo lì, improvvisamente, tra le sue braccia, con quegli occhi accesi e quel maledetto indelebile sorriso, gli aveva fatto perdere la testa.

- Teme, sei sicuro di sentirti bene?

La voce di Naruto lo riportò alla realtà.

Scrollò le spalle. Non sarebbe potuto andare meglio.

- Mi preoccupi, oggi sorridi troppo spesso.

Sasuke lo guardò obliquo ed il biondo si sbrigò a rettificare.

- Non è che mi dia fastidio eh, solo non è normale.

Lo sguardo del moro si incupì.

Si fermò, tenendo l’altro per il braccio e con uno strattone improvviso lo trascinò con sé fino ad un vicolo laterale dove lo spinse con forza contro il muro di una vecchia casa.

Naruto lo guardò con un espressione a metà tra il confuso e lo spaventato, che si tramutò in semplice sorpresa quando sentì le labbra di Sasuke sulle sue.

- Cosa c’è, amore mio, non posso essere felice di stare con te?

Soffiò il moro sulla sua bocca ancora dischiusa, con una punta di ironia nella voce.

Lo baciò ancora e quando si allontanò un ghigno perfido solcava il suo volto.

- Tanto felice che ti ho anche lasciato vincere una partita...

 

‘bip-bip’

 

Ignorò ancora una volta quel fastidioso suono. Era riuscito a resistere una giornata intera senza darvi peso, sicuramente sarebbe sopravvissuto a qualche ora in più.

Se la mattina dopo la situazione non fosse cambiata sarebbe andato a chiudersi in una qualche clinica per malati mentali.

‘bip-bip’

Spinse la porta dell’appartamento e lasciò che un Naruto di pessimo umore lo precedesse nell’entrare.

- Non mi hai affatto lasciato vincere!

Borbottò per l’ennesima volta passandogli al fianco stizzito.

Sasuke lo seguì, ridacchiando, e lasciò che la porta si chiudesse alle loro spalle.

La loro ‘casa dolce casa’ era un disastro come sempre: vestiti abbandonati nei luoghi più disparati, pigne di libri e quaderni per gli esami di chissà quale materia in bilico precario e piatti sporchi che non avevano neppure fatto la fatica di portare in cucina e lasciare nel lavello.

Sospirò pensando alla lavata di capo che Sakura o Ino gli avrebbero fatto quando avrebbero fatto irruzione, invitate o meno.

Scacciò quei pensieri con un gesto veloce della mano, raggiungendo Naruto in cucina, intento a preparare due porzioni di ramen istantaneo borbottando qualcosa riguardo a come lui sapesse fare del vero ramen e che l’Uchiha-teme poteva certamente scordarselo.

- Prego che il giorno dell’indigestione da ramen giunga in fretta, dobe. Dopo di che potrebbe aprirtisi il meraviglioso mondo, che so, della carne? Della verdura?

Il biondo continuò a lagnarsi sotto voce, senza dargli troppa retta.

 

‘bip-bip’

- Non te lo meriti.

Naruto lo ringraziò con una linguaccia, afferrando la tazza di tè caldo che Sasuke gli stava porgendo, prima di tornare a guardare il cielo.

Sentì il moro sedersi al suo fianco sulla coperta che avevano scelto come tappeto di fortuna, per quella sera.

Da quando erano andati a vivere lì avevano preso come abitudine quella di trascorrere qualche serata sul tetto dell’edificio, a guardare le stelle, quando la città sembrava cominciare ad addormentarsi ed attorno a loro a poco a poco si tornava a creare quel silenzio con cui erano cresciuti e a cui, col tempo, avevano imparato ad affezionarsi.

Sasuke sospirò, ripetendosi velocemente nella testa il discorso che si era preparato a fare, deciso a sforzarsi e tirare fuori tutto.

Se c’era qualcosa che il sogno gli aveva insegnato, era di non sprecare neanche un attimo, prima che quello successivo fosse già troppo tardi.

- Naruto, ci sono alcune cose che devo dirti.

Il biondo alzò sorpreso lo sguardo dalla tazza di tè, osservandolo interrogativo.

- Alcune cose che non ti ho mai detto.

Naruto lo incoraggiò con un cenno del capo, curioso.

- E’ stato il giorno in cui ti sei quasi soffocato mentre facevi a gara con Chouji per chi riusciva a mangiare più patatine.

L’altro spalancò lo sguardo, interdetto.

- Di che cavolo stai parlando?

Sasuke sorrise lievemente.

- Parecchio tempo fa mi chiedesti quando mi fossi accorto di amarti. È stato quel giorno.

Sentì una risatina strozzata provenire dal suo lato e voltandosi lo vide contorcersi per non scoppiare a ridere.

Quando lo guardò male, Naruto si ricompose e lo avvicinò a sé prendendolo per un braccio.

- Scusami sai, ma solo tu puoi pensare ad una cosa così poco romantica.

Sghignazzò, appoggiando la testa sulla spalla del moro.

Sasuke sbuffò, ma decise di non farci caso e proseguire.

- E quando mi avevi chiesto se ero geloso di Gaara, la risposta è si, da morire. Se avessi potuto avrei preso la sua faccia a cazzotti fino a consumarla.

Un’altra risatina spezzò il silenzio teso che si era creato dopo la sua affermazione.

- Perché mi stai dicendo tutto questo ora?

Chiese piano il biondo, stropicciandosi gli occhi leggermente assonnato.

- Perché si. Lasciami continuare. Il bracciale che hai al polso,

Indicò con un cenno del capo alla piccola catenina d’argento che decorava il polso fine.

- Lo regalò mia madre a mio padre. Quando me lo diede disse di donarlo solo alla persona ‘scelta per me’. Non veniva esattamente dalle patatine...

Naruto alzò il braccio, guardando il sottile gingillo da cui non si era mai separato.

Qualunque fosse stata la sua provenienza, era il primo regalo di Sasuke dopo che si erano messi insieme.

Sorrise dolcemente ricordando il giorno in cui il moro glielo diede con finta casualità.

- Un ultima cosa, Naruto.

Continuò l’altro, abbassando un po’ la voce.

- Io ti amo.

Lo disse un po’ troppo di fretta e con la malagrazia che lo caratterizzava, ma pensò che probabilmente Naruto aveva sentito, quindi era sufficiente.

Fece per alzarsi, borbottando qualcosa relativa all’essere quasi mezzanotte e che la mattina dopo doveva alzarsi presto quando una mano gli afferrò la manica e lo trascinò giù, al suo posto.

Naruto aveva una strana luce negli occhi quando lo fece stendere quasi di peso e si piazzò sopra di lui, sorridendo.

Gli scostò dolcemente un ciuffo scuro dalla fronte, prima di scendere a baciarla, continuando a baciare ogni millimetro di pelle libera, sempre più giù, fino alle sue labbra.

- Sai, Sasuke Uchiha,

Soffiò, tra un bacio e l’altro.

‘bip-bip’

- Tutte queste cose... le sapevo già.

Lo intrappolò in un altro bacio e quando si allontanò Sasuke notò qualcosa che lo spaventò.

Gli occhi solitamente azzurri come il cielo erano leggermente arrossati e sembrava che gli fosse ormai impossibile trattenere una lacrima.

‘bip-bip’

‘bip-bip’

- E c’è dell’altro,

Continuò Naruto, strizzando forte le palpebre per evitare che quelle piccole lacrime solitarie diventassero un pianto.

- Anche io ti amo, teme. Non hai idea di quanto faccia male...

‘bip-bip’

Il moro si allarmò, cercando di alzarsi poggiandosi sugli avambracci.

‘bip-bip’

- Cosa...?

Naruto sorrise dolcemente e scosse la testa.

- Te lo ricordi, vero, cosa significa arrivederci?

Sasuke lo fissò stranito, senza riuscire a capire.

Sentì la mano del biondo posarsi piano sulla sua guancia, in una lieve carezza.

‘bip-bip’

- Significa che ci si rivede.

Concluse, baciandolo ancora una volta, più intensamente.

il moro pensò distrattamente che quel bacio sapesse di salato, prima di accorgersi che Naruto si stava alzando e lentamente allontanandosi da lui.

- E’ quasi mezzanotte, devo andare.

Lo sentì borbottare stizzito, dandogli le spalle.

‘bip-bip’

Quando lo chiamò con un filo di voce, si voltò, sorridendo.

- Arrivederci, Sasuke, salutami tutti.

 

‘biiiiiiiiiiiiiiiip’

 

 

Spense con stizza la stupida macchina che continuava a perforarle i timpani.

Lo aveva capito anche lei cos’era successo, grazie.

Scarabocchiò qualche dato velocemente sulla cartella clinica, maledicendo sé stessa ed il mondo per essere così dannatamente sbagliato.

Lasciò quei quattro fogli inutili sul lettino ormai vuoto e si allontanò veloce.

Qualcuno avrebbe dovuto avvisare tutti.

Così giovane...

‘Naruto Uzumaki, ricoverato per grave tumore cerebrale in stato avanzato. Ora del decesso: 00.00’

 

 

 

 

<voi che uscite all'amore, che cedete all'aprile.
Cosa c'è di diverso nel vostro morire?>>

 [‘Un chimico’; Fabrizio De Andrè]

 

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Chiedo scusa per il terribile ritardo, come al solito sono una scansa-fatiche, per lo più mortalmente impegnata in quest'ultimo periodo! ^^''
Questo quindi è il capitolo conclusivo, decisamente sofferto, che avrei voluto rendere meglio di quanto non sia riuscita a fare, ma che spero non vi abbia schifato troppo...
Non è il massimo dell'allegria in effetti, probabilmente ve lo aspettavate, anche se mi piace pensare di avervi sorpreso almeno un pochino con questo finale che, appositamente, ho cercato (non so se con successo, lascio a voi il giudicarlo...) di rendere meno banale possibile.

Ringrazio di cuore tutti quelli che mi hanno seguito fino a qui, anche solo leggendo. Un grazie speciale a chi ha inserito questa storia tra i preferiti o ha commentato!
Passo subito alle risposte ai vostri commenti per mancanza di tempo:

ryanforever: Decisamente meglio il tuo commento della mia intera fic! ^^'' Ti ringrazio infinitamente per la tua eccessiva gentilezza e le belle parole che hai speso per commentare questa storia a cui, lo ammetto, tengo in modo particolare. Mi dispiace di averti fatto aspettare tanto per il finale, spero che vorrai perdonarmi e sopratutto di non aver deluso le tue aspettative. Se ti va, fammi sapere che ne pensi! Ancora grazie mille!

VavvyMalfoy91: Oddio, mi dispiace di averti rovinato la serata! Purtroppo, come avevi predetto, non c'è esattamente l'happy-ending in questa storia (chissà, magari vedendola molto ma molto in senso lato....), spero che la cosa non ti abbia uccisa o ti porti a smettere di leggere fanfiction! Non potrei mai perdonarmelo! Sinceramente ho sperato di poter cambiare il finale, ma mentre scrivevo le parole venivano giù da sè e alla fine il disastro era fatto! >.<'' Dici che questa volta ti ho fatto aspettare abbastanza per l'aggiornamento? XD Scherzi a parte, perdona l'attesa e grazie mille per avermi seguito fino a qui e per i complimenti a questa 'robe' depressa (comincio a pensare di essere io quella afflitta dallo spirito emo di Sasuke!). Grazie mille!

Shiro Neko: Sono sinceramente commossa, tutto questo insieme di complimenti immeritati mi sta facendo sciogliere! Non so sinceramente che dire, grazie mille! Mi fa davvero, davvero piacere che la storia ti stia piacendo tanto, soprattutto perchè ti stimo molto come autrice (e lo dico sul serio!) e spero solamente che questo finale non abbia deluso le tue aspettative. Quanto alla 'realtà' dei personaggi, non sai quanto felice mi renda il fatto che i miei sforzi alla fine non siano stati del tutto vani... è una cosa a cui tengo particolarmente ed il fatto che tu l'abbia colta mi riempie d'orgoglio. Grazie mille ancora per tutto!

Krikka86: Purtroppo il finale non andava esattamente come avevi previsto, anche se in un certo senso si poteva così interpretare... ^^'' Mi fa comunque molto piacere che la storia ti sia piaciuta fin'ora e spero che continui a farlo anche se non è esattamente il ritratto dell'allegria. Grazie mille comunque per il tuo commento!

Stray Cat Eyes: Sono riuscita, sebbene con enorme ritardo, a trovare qualche minuto per aggiornare e devo ammettere che mi ha fatto molto piacere, quando oggi ho aperto il mio account, trovare il tuo commento allo scorso capitolo. Non c'è niente da dire, sono assolutamente commossa e anche un pizzico, lo ammetto, inorgoglita dalle tue parole assolutamente gentili, anche perchè vengono da te, autrice che stimo estremamente! Spero tanto che ciò che di buono hai trovato nei due scorsi capitoli tu sia riuscita a riscontrarlo anche in questo finale, decisamente non allegro purtroppo... Spero non me ne vorrai per la fine che ho fatto fare al povero Naruto (non sai quanto mi sia costato...) e che non mi odierai troppo per il ritardo dell'aggiornamento! Grazie ancora per tutti i complimenti, sul serio, sono i commenti come i tuoi a rimettere in nuovo le autrici (specialmente quelle con scarsa autostima come me!)... spero di risentirti presto!

 

 

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