C'era una volta...

di R a i n _
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** C'era una volta... uno smarties. ***
Capitolo 2: *** C'era una volta... un pon-pon. ***
Capitolo 3: *** C'era una volta... un Biberon. ***
Capitolo 4: *** C'era una volta... cappuccetto. ***
Capitolo 5: *** C'era una volta... Ovvio. Capitan Ovvio. ***
Capitolo 6: *** C'era una volta... un pensiero. ***
Capitolo 7: *** C'era una volta... una candela. ***
Capitolo 8: *** C'era una volta... la mia ragazza. ***
Capitolo 9: *** C'era una volta... me stesso? ***



Capitolo 1
*** C'era una volta... uno smarties. ***


C'era una volta...

… tanto tempo fa, un colorato Smarties. Profumava di gorgonzola ed aveva colori sgargianti come la cenere. Camminava allegro calpestando uvetta passa mentre rideva dei poveri Twix. Un giorno però, incappò tra le mani di una Smart che lo divorò in un sol boccone, sbuffandone i resti attraverso il tubo di scappamento.

Fine.

Angolo autore: questa è la mia prima (e di certo non ultima) storia nonsense, totalmente. In ognuno di noi vi è del nonsense, il divertente è estrapolarlo dal nostro razionale cervello e metterlo in pratica. Spesso si possono ottenere... come dire... delle "cose" carine!

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Capitolo 2
*** C'era una volta... un pon-pon. ***


C'era una volta...

… un allegro pon-pon rosso. Si sentiva tanto solo, accerchiato da infeltriti gomitoli di lana colorata e da pezze sbiadite. Così decise di intraprendere un viaggio, rotolando maldestramente fuori dal cestino del cucito. Si guardò attorno, respirando aria di libertà e... feci? Cosa centravano le feci?
Il pon-pon abbassò lo sguardo e notò di esser rotolato esattamente dentro una piccola cacca di cane. Puzzolente e demotivato, il pon-pon prese a rotolare verso la porta, alla ricerca della libertà e dell'avventura. Era lì, la porta, a pochi centimetri da lui. Finalmente era arrivato! Ora sarebbe stato libero! Iniziò a ballare, contento e sorridente, festeggiando la riuscita della sua fuga. Poi alzò lo sguardo, e si accorse che mai sarebbe arrivato alla maniglia.

“Oh, merda.”

“Esattamente!” sentì rispondere pochi metri prima.

Fine.

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Capitolo 3
*** C'era una volta... un Biberon. ***


C'era una volta...

… “il mio idolo numero uno. Così bello, così splendido. I suoi fulgidi capelli biondi corti risaltavano il suo viso scolpito nel marmo, così giovane eppure così bello. Il fisico perfetto, di una bellezza tale da lasciarti attonito. I suoi occhi, così profondi, le sue labbra, così morbide, così rosee. La vita gli sorrideva, la fortuna lo baciava. E io più lo osservavo, più mi sentivo crescere le fiamme dentro, la voglia avvampava, desideravo possederlo. Desideravo sentire il suo Willy dentro di me, desideravo poter passare una notte di sesso di fuoco con lui. Il mio amato, unico ed ineguagliabile Justino Biberon!”
“Grazie cara! La stitichezza è svanita, ha funzionato come dicevi!”

Fine.

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Capitolo 4
*** C'era una volta... cappuccetto. ***


C'era una volta...

… una dolce bambina, che viveva sola con la madre in un grande bosco. Un giorno la madre la guardò e le disse: «Prendi questo cestino, bimba mia, e va da tua nonna!»
La bimba guardò stranita la madre. “Andare da sola nel bosco? Questa non è mica a posto!”
Indossò la sua mantellina verde con il cappuccio e partì verso la casetta della nonna.

«L'intrepida capuccetto verde si addentrava nel bosco» prese lei a raccontarsi da sola mentre camminava «destreggiandosi tra intricati rami ed enormi massi. Ma ecco che arriva, il feroce lupo cattivo, chissà cosa vorrà mai da lei?!»
«Alura, capuccetto! Ti muovi a scavalcare quella roccia e a bussare a tua nonna o no! Due metri, Dio mio, due metri! E li fai sembrare un'impresa! E lascia stare Bobby, il cane di tua nonna! Ha paura di te!»

Fine

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Capitolo 5
*** C'era una volta... Ovvio. Capitan Ovvio. ***


C'era una volta...

… una classe di alunni tesi, molto tesi. Giorno di interrogazione, altro giro all'inferno. Il professore scrutava severo gli scolari, con occhi di fiamme, pronto a trucidare il primo malcapitato.
«Vediamo un po'... chi sarà il volontario?»
Dal fondo si levò una vocina che espresse le sue contrastanti idee sul termine “volontario”.

«Volontario un cazzo, qui ci tortura come più gli piace!»

Il professore, ligio al suo dovere e irrigidito dalla sua postura da duro, giocava con la penna nera, sua preferita, acerrima nemica di ogni studente di quella classe. Quella penna aveva visto più tre di una calcolatrice.

Nello scrutare gli studenti la penna volò via di scatto, conficcandosi nel muro di cartongesso, ma nessuno rise, o perlomeno, non lo diede a vedere. Ma il nostro eroico e spavaldo professore non si fece intimorire, e prese al balzo la situazione.
«Dimmi, Marco, sai esplicarmi da cosa sia fatto il gesso?»

Il ragazzo si guardò attorno, lo sguardo attonito dalla domanda.

«Professore... il gesso dal punto di vista chimico è composto da solfato di calcio bi-idrato, secondo la formula CaSO4 2H2O e...»

«Marco, mio caro Marco, il gesso... è formato da gesso.»

«No, ma io che cazzo ci faccio qui? Davvero, altro che Professor Colombo, lei è il Capitan Ovvio!!»

E Marco se ne uscì dalla classe, sbattendo la porta che fece cadere la penna dal carton-gesso.

Fine.

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Capitolo 6
*** C'era una volta... un pensiero. ***


C'era una volta...

...un omino che pensava di pensare che tutti i suoi compaesani pensassero che pensava che avesse pensato di pensare ad un magico pensatoio. Costui era un uomo pensante, davvero molto pensante. I suoi pensieri erano tanto forti che pensando si poteva avvertire il rumore sordo che proveniva dal suo cervello pensante. Ma la sua acerrima nemica, una donna ancor più tremendamente pensante, aveva pensato che il pensante ebbe pensato che lei pensasse di aver pensato male ritenendolo inferiore. Infatti, nel momento in cui meno pensava, il pensante si ritrovò a dover subire l'intenso pensiero pensato dalla pensante che pensava ogni dì.

Fine... penso.

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Capitolo 7
*** C'era una volta... una candela. ***


C'era una volta...

… una solitaria candela. Così sola, che spesso conversava con i fiammiferi pur di poter intrattenere una conversazione e non sentirsi sola. Un giorno osservò la padrona di casa tornare dalle spese con uno strano sacchetto. Da questo sacchetto ne estrasse una grossa candela rossa, di quelle belle, con la cera lucida e perfetta, profumate alla rosa. La candela blu si sentì tutta contenta, tutta eccitata all'idea di avere una nuova amica. Poco dopo si trovarono una accanto all'altra. La candela blu si sentiva in imbarazzo di fronte alla candela rossa, il suo profumo era molto delicato e deciso.

«Mia cara amica blu... ma quello che sento... è un dolcissimo profumo di mirtillo? Sei una candela al mirtillo? Oddio! E' il mio profumo preferito!»
E la candela blu si sciolse per quel complimento. Letteralmente.
Fine.

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Capitolo 8
*** C'era una volta... la mia ragazza. ***


C'era una volta...

… la mia ragazza. Vi chiederete che cavolo di nonsense sia questo. Aspettate e vedrete. Proviamo a descrivere una normalissima giornata.
La mattina.

« Buon giorno amore!» le dico io, con un sorriso sulle labbra, baciandola.

« Miuuh...» mi risponde lei e si arrotola a dormire di nuovo.
Questo per minimo tre volte, per poi sentirsi dire «Buongiorno amore...» e lei... non si ricorda nulla di quello che è accaduto.
Il mezzogiorno.
Stranamente quel soggetto della mia fidanzata si è ripresa, ed ora assume una posizione dominante. E' seria e concentrata, ma quando viene la volta di mangiare, si gira verso di me e mi dice « Ho tre hammy». Qual'è la persona normale che ti viene a dire che ha fame costruendo una scala da 1 a 5, la quale chiama “Hammy”?
Il pomeriggio.

E' finalmente satolla e docile, spesso entusiasta e contenta di stare con me (viviamo a 200km di distanza uno dall'altra) e pertanto si esibisce nel suo miglior repertorio.

«Gibbiiii!» quando è mediamente contenta, saltandomi addosso da dietro quando non la vedo.

«Miuuu!» quando la situazione si fa più seria e la sua contentezza è in scala 8/10. Generalmente devo stare attento, potrebbe saltarmi addosso, strapazzarmi e torturarmi. Ma nel vero senso della parola. Ah, dimenticavo. Tende ad avere manie... possessive.
«Miu miu mii!» quando dice queste parole tendo a tremare. La sua felicità è al massimo e la mia preoccupazione alle stelle. Tende a fare il solletico, le pernacchie sulla pancia, gli agguati, gattonarmi attorno a mo' di gatta, fare le fusa, mordermi, leccarmi la guancia... insomma, una piccola felina delle dimensioni di un'umana.

La sera.
La sera è il momento in cui mi rilasso, so che sta per cedere dal sonno, anche perché è disfatta... emh... per attività fisica. Pertanto chiudo, con la migliore chicca che è riuscita a tirare fuori «Amore, andiamo nel ninno a fare la ninna, sotto le ninne con la testa sui ninni. Buona ninnu!». Voi potete capire vero, che la prima volta che si è esibita con questa frase l'ho guardata malissimo. Traduzione? «Amore, andiamo nel letto a fare la ninna (e devo tradurvelo questo?!), sotto le coperte con la testa sui cuscini. Buona notte!»

Abbiate pietà di me...

Buona ninnu.
Fine.

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Capitolo 9
*** C'era una volta... me stesso? ***


Capitolo 9

 

C'era una volta...

… me stesso.

Semplicemente vi starete chiedendo che cosa centra questo con il nonsense. Nulla, ovvio.
Sono io, non ho nulla di “nonsense”, se non le mie storie.
Proprio la vena “nonsense” mi ha fatto ripensare quanto “senza senso” siano state le mie storie ora, come la mancanza di “senso” era “presente” ogni sacrosanta volta nelle storie che scrivevo in questo periodo.

Pertanto, non dico che terminerò qui questo filone, ma lo riprenderò in seguito, dedicandomi ad altro e trovando nuovamente l'ispirazione “scrittoria”.
Baci.

Fine?

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