Go! Inazuma School!

di Rei DreamHunter
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 001 ~ Il mio primo giorno da liceale ***
Capitolo 2: *** 002 ~ Mi presento come nuovo compagno di classe ***
Capitolo 3: *** 003 ~ Il mio compagno di banco ***



Capitolo 1
*** 001 ~ Il mio primo giorno da liceale ***


La Raimon High School si ergeva con aria impetuosa nella periferia della città giapponese di Tokyo. Essa era conosciuta come una scuola per studenti di alto rango, dalle ammirevoli abilità calcistiche.
Quel giorno Kariya Masaki era giunto in prossimità dell’istituto per frequentare il suo primo giorno di scuola.
 Si sentiva molto agitato e a disagio, poiché gli era stata concessa l’opportunità di frequentare una scuola come quella.
Se si trovava lì, in quel momento, doveva tutto alle sue abilità calcistiche e agli sforzi per raggiungere il successo. Era consapevole che in quel luogo lui era solo un semplice studente, ma lo metteva in agitazione incontrare calciatori dalla fama mondiale.
Prese coscienza di ciò che stava facendo quando si trovò davanti ai cancelli della scuola: prima era completamente assorto nei suoi pensieri .
Allora alzò la testa per guardare l’edificio da vicino, ma il sole gli accecò gli occhi e questo mise un braccio davanti a sé per coprirsi.
Alcuni studenti si trovavano nel giardino della scuola: qualcuno di loro faceva dei palleggi, mentre gli altri chiacchieravano animatamente.
Masaki tentò di contenersi per quanto possibile: sarebbe stato bene per lui non farsi notare, soprattutto poiché si trattava di uno studente nuovo.
Era arrivato solo due settimane dopo l’inizio dell’anno scolastico, e questo perché gli avevano proposto di entrare troppo tardi.
Tale situazione lo imbarazzava parecchio, poiché sarebbe sempre stato visto come “Il ragazzo nuovo”.
Aprì il cancello e proseguì tenendo la testa alta, tentando quanto più possibile di mantenere un’espressione seria e autoritaria. Evitò di guardarsi intorno ed ignorò le persone presenti nel grande giardino, proseguendo verso l’entrata dell’edificio.
Non appena fu entrato, non poté fare a meno di rimanere a bocca aperta: davanti a lui si estendeva una sala d’ingresso dalle enormi dimensioni e così anche le scalinate che conducevano ai piani successivi. In questa sala si trovava il segretario del preside, che sorrise vedendo la reazione di Masaki.
Quest’ultimo mise una mano dietro il capo con imbarazzo e si avvicinò, facendo poi un inchino.
- Benvenuto alla Raimon Junior High  – disse quindi il giovane accarezzandosi i capelli di colore verde.
- Tu devi essere Masaki Kariya. Molto piacere! Sono Midorikawa Ryuji, il segretario. Dunque, procediamo subito con la tua iscrizione –
- Certamente! La ringrazio infinitamente! – fu la risposta di Masaki.
Il giovane segretario sedette dietro il bancone della sala d’ingresso e cominciò a digitare i suoi dati.
- Mi auguro che la tua permanenza sia tra le più piacevoli possibili. Presto giungerà qui uno dei prefetti, incaricato a farti visitare la scuola. Sei stato ufficialmente iscritto alla Raimon! – esclamò dopo un po’ di tempo, così il ragazzo non poté fare a meno di ringraziare ancora una volta.
Era raggiante di gioia e dentro di sé fremeva come un fuoco ardente.
“Finalmente ci sono riuscito… sono riuscito ad iscrivermi alla Raimon!” pensava.
Gli istanti che precedettero l’arrivo del prefetto parvero eterni. Masaki si guardava intorno con nervosismo, osservando gli studenti entrare e uscire dall’edificio. Distratto, si rese conto dell’arrivo della persona attesa solo quando Ryuji la salutò in lontananza.
- Buongiorno, prefetto Jinichirou! –
Improvvisamente Masaki, voltatosi, tentò di restare eretto e salutò chinandosi il ragazzo che stava venendo presso di lui.
Era vestito elegantemente e indossava una spilla sul petto che certificava il suo rango. I suoi capelli erano lunghi e color lavanda, portava un paio di occhiali e la sua corporatura era asciutta. L’espressione del viso sembrava fredda, quasi impossibile, e pareva accentuare la sua autorità.
- Ti do il benvenuto alla Raimon Junior High, Masaki – disse.
- Io sono il prefetto Manabe Jinichirou. Il mio compito è sorvegliare su questa scuola poiché sia conforme alle sue regole. Ti prego di seguirmi, ci sono molte cose che devi sapere… -
Allora i due si congedarono dalla presenza del segretario Midorikawa e Masaki seguì Manabe lungo il corridoio.
Confuso, Masaki si guardava intorno tentando di memorizzare il nuovo luogo che stava esplorando.
- Questa scuola da anni istruisce tutti noi studenti per donarci grandi abilità calcistiche. La nostra formalità è indice di perfezione e di chiarezza – cominciò Manabe, conducendo il nuovo arrivato in una stanza adiacente al corridoio, che questo aprì con una chiave.
Qui vi erano depositati numerosi scatoloni, e il prefetto si affrettò a cercare ciò che gli interessava, non tardando nel suo intento.
Ecco – Disse, porgendo un abito ancora avvolto in un sacchetto di plastica – Questa sarà la tua divisa. Sei pregato di indossarla durante il giorno quando giri per la scuola e durante le lezioni –
- Certamente – rispose Masaki, prendendola con sé.
Allora si soffermò ad osservarla, mentre Manabe lo pregava di indossarla.
Egli così fece e il prefetto si complimentò con lui, osservando che il vestito gli stava perfettamente.
- Se per te va bene, ora posso presentarti la tua aula e il tuo programma scolastico. Seguimi, non c’è più nulla da fare qui… -
Allora i due lasciarono lo sgabuzzino e tornarono nel corridoio, proseguendo diretti al piano successivo.
Salendo le scale, videro aprirsi un altro corridoio.
Manabe indicò con il dito una bacheca infissa non lontana dalle scale – Potrà servirti – disse.
- Di che si tratta? – domandò confuso Kariya, e il prefetto rispose prontamente – Qui vi è infissa la piantina della scuola. Se mai dovessi perderti, potrai sempre orientarti. E qui a fianco vediamo i principali annunci del preside… -
Così continuarono a camminare per il corridoio del piano, quando Masaki si voltò istintivamente per riguardare la bacheca che Manabe gli aveva indicato.
Allora vide un ragazzo dai capelli arancioni osservarla con aria seria e mordendosi nervosamente il dito pollice.
“Forse anche lui è nuovo di qui” pensò il ragazzo, ma quando portò nuovamente lo sguardo sulla bacheca non vide più nessuno.
- Guarda avanti – gli ordinò Manabe.
- Hai bisogno di memorizzare la strada –
Desolato, Masaki rimase in silenzio e si limitò a seguire il logorroico prefetto
- Ecco, questa è la tua aula – disse infine, fermandosi davanti ad una porta.
- Classe 1 C… -
Improvvisamente la porta dell’aula si spalancò e un giovane alto di statura e dalla carnagione chiarissima passò davanti a Masaki, seguito da altri suoi compagni, tutti perfettamente allineati e dall’aria poco raccomandabile.
Manabe saltò su – H-Hakuryuu! – esclamò.
Colui che era in testa alla comitiva, quindi, si voltò guardando il prefetto freddamente, poi disse – Tieni meglio d’occhio gli studenti su cui hai responsabilità. Non desidero più tornare in quest’aula –
E si allontanò deciso, seguito dalla sua compagnia.



// Angolo dell'autore \
Ecco a voi il primo capitolo! Questa per me è anche la mia prima fic su efp, spero apprezziate il mio lavoro! ^--^
Ho appena cominciato eppure... ho così tanta voglia di continuare!
Alla prossima!
Rei

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Capitolo 2
*** 002 ~ Mi presento come nuovo compagno di classe ***


L’immagine di Hakuryuu si era fortemente impressa negli occhi di Masaki che, immobile, non aveva potuto fare altro che osservare in silenzio la scena.
Manabe, il quale era invece impallidito, si affrettò ad entrare nell’aula, limitandosi a dire – Và nella tua stanza, è la numero 13! Non c’è nulla da vedere qui! –
Confuso, il nuovo arrivato fu costretto ad indietreggiare e a ritornare sui suoi passi, nel corridoio.
Allora non solo gli balenarono nella mente improvvisi e indefiniti pensieri, ma aveva anche un’aria completamente sperduta poiché non sapeva dove andare.
Chi era Hakuryuu e per quale motivo aveva risposto in quel modo a Manabe, che era un prefetto? Per quale motivo quest’ultimo gli aveva impedito di entrare? Masaki non si dava pace e continuava a guardarsi intorno con smarrimento.
- Serve aiuto? – chiese allora una voce.
Masaki si voltò distrattamente e vide che un ragazzo si era rivolto a lui. Sorrideva radioso, tentando di trasmettergli sicurezza.
- Si… ti ringrazio – fu la risposta.
La sua corporatura era piuttosto magra e la sua carnagione abbronzata. I suoi capelli neri erano completamente scompigliati, e indossava dei grossi occhialoni da motociclista.
Il suo singolare aspetto lo faceva apparire come un surfista o una persona fedele al mare.
- Sei appena arrivato o sbaglio? Stai cercando qualcosa? –
- Mi è stato detto di andare nella mia stanza… tuttavia, non so dove si trovi –
- Capisco. Beh, credo di poterti aiutare. Ma prima, ritengo opportuna una presentazione. Il mio nome è Hamano Kaiji, e sono uno studente della I C… -
Allora Masaki si illuminò – Oh, anche io appartengo a quell’aula, a quanto pare… -
- Quindi sei anche del nostro stesso dormitorio – suppose lui.
- Questo rende tutto più facile. Come ti chiami? –
- Il mio nome è Masaki Kariya – rispose il novellino.
Così i due proseguivano nel corridoio, mentre Hamano diceva - Ottimo. Dovrei supporre che il prefetto Manabe ti abbia lasciato solo… non biasimarlo, purtroppo ultimamente sta avendo dei problemi con i ragazzi del nostro dormitorio… -
Masaki lo guardò con aria interrogativa, mentre salivano le scale per il secondo piano dell’edificio.
– Non posso spiegarti nel dettaglio ora, è una questione delicata. In ogni caso, gli studenti tenuti d’occhio dal prefetto Manabe appartengono al dormitorio Aqua Lynx e alla classe I C… -
Proprio in quel momento giunsero al secondo piano, dove un grande pianerottolo dava spazio a tre diversi corridoi. Sopra il portico di ciascuna porta che conduceva ad essi si trovava un’insegna, con un diverso colore e una diversa rappresentazione.
A sinistra vide scritto “Purple Raven”, al centro “Iron Dragon” e a destra “Aqua Lynx”, ovvero il dormitorio dove erano diretti.
- Vieni pure da questa parte – disse calorosamente Hamano, conducendolo lungo il corridoio del dormitorio di destra e domandando poi – Sai in che camera ti trovi? –
- Mi è stato detto di andare alla camera 13 – rispose prontamente Masaki.
Così, una volta giunti a destinazione, i due tentarono di aprire la porta della stanza. Stranamente questa era aperta, così entrarono.
Subito Masaki si affrettò a controllare il suo spazio, ma si accorse immediatamente che i letti presenti erano due, tra cui uno, sfatto, lasciava intendere che non fosse solo in camera.
- Che cosa significa? – domandò quindi il ragazzo.
Hamano mise una mano dietro la testa, imbarazzato – Beh, significa che condividerai questa stanza con qualcuno… -
L’idea inizialmente fece rimanere sgomento Masaki: era appena arrivato e già si trovava a relazionarsi con diverse persone, eppure era totalmente in agitazione poiché in confronto a loro le sue abilità erano minime.
L’accompagnatore lo squadrò – Va tutto bene? – chiese.
- S-Si! – rispose Masaki, tentando di riprendersi.
- Bene, io ora vado. Se hai bisogno di qualcosa, rivolgiti pure a qualcuno qui nel dormitorio. Le lezioni inizieranno tra poco, concediti il tempo di sistemarti e poi fatti trovare in aula! –
Detto questo, Hamano lo lasciò solo.
Allora Masaki posò la sua borsa a terra e si buttò sul letto chiudendo gli occhi per alcuni secondi, mentre la tensione si scaricava con lentezza.
Successivamente si alzò per uscire nella terrazza, dalla parte opposta dell’entrata. Subito lo spettacolo che vide lo fece rimanere a bocca aperta: prima un gigantesco giardino, poi i campi di allenamento, dove tra l’altro vedeva dei ragazzi giocare. E tutto questo, dietro l’istituto. Questa visione lo lasciò impressionato.
“E’ proprio vero che questa scuola è straordinariamente prestigiosa” pensò, portando una mano al petto.
“Mi chiedo che io, nella situazione di vita in cui mi trovo, riuscirò mai a farmi notare…"
Decise quindi di lasciare la stanza, pronto a seguire la sua prima lezione all’accademia.

Quando giunse in prossimità dell’aula, alcuni studenti stavano già entrando. Solo Manabe attendeva completamente eretto il suo arrivo, con un’espressione seria e autoritaria stampata in volto.
Non appena fece per entrare, questo lo fermò.
- Mi sembra doveroso porgerti le mie più sentite scuse. Mi auguro che la tua permanenza con noi degli Aqua Lynx sia la più piacevole possibile. A breve cominceranno le lezioni, ma tu devi attendere fuori… -
Masaki parve confuso – Per quale motivo? – chiese.
- Il preside. Ha il compito di venire qui e annunciarti – rispose semplicemente, mentre Masaki dentro di sé cominciava ad agitarsi.
Un uomo di tanta autorità sarebbe giunto solo per annunciare il suo arrivo come nuovo studente. Era impressionato.
Quando ormai passò il tempo e tutti furono dentro, egli fece la sua comparsa e subito i due ragazzi si chinarono in segno di rispetto.
Il giovane aveva i capelli rossicci e portava un paio di occhiali.
La sua aria da intellettuale era intonata al vestiario elegante.
- Il mio nome è Hiroto Kiyama e sono il preside di questa scuola. Molto piacere – disse, rivolto a Masaki.
Questo non poté far altro che sorridere.
- Vieni, entriamo ad annunciarti – disse.
Allora il prefetto entrò nell’aula battendo le mani e attirando l’attenzione di tutti.
- Prego, sta per entrare il signor preside! –
Si udì quindi un’improvvisa confusione generale, poi seguita da un silenzio di tomba. A questo punto entrarono lui e Masaki, che pieno d’imbarazzo tentava di guardare un punto fisso della classe.
Subito apparirono davanti a lui dei volti completamente nuovi: i banchi erano divisi a gruppi di due per un certo numero di file e vedeva almeno due decine di persone. Il suo sguardo capitò distrattamente infondo all’aula, nel suo angolo più remoto, dove si trovava un ragazzo apparentemente taciturno senza compagno di banco. Teneva la testa bassa, disinteressato.
- Molto bene, ragazzi. Costui è Masaki Kariya, nuovo alunno. Spero possiate fare amicizia. E’ tutto! –
Detto questo, se ne andò sbrigativamente dando una pacca sulla spalla a Masaki, che sussultò tremante.
- Bene, puoi sedere infondo, vicino ad Hikaru – disse semplicemente Manabe, indicando il banco libero vicino al ragazzo che aveva osservato poco prima.
- La lezione comincia. Vai a prendere posto -

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Capitolo 3
*** 003 ~ Il mio compagno di banco ***


Masaki, almeno inizialmente, aveva tentato di seguire la lezione del professor Yuuki Tachimukai, ma senza successo.
Infatti era completamente distratto nell’osservare i movimenti di Hikaru, il suo compagno di banco.
- C-Ciao… come va? – aveva tentato di dire.
Questo, quasi con un sobbalzo, aveva spalancato gli occhi e lo aveva guardato, per poi domandargli – S-Stai parlando con me? –
Questa sua reazione lo lasciò confuso, così non seppe più che dire e il ragazzo abbassò la testa tristemente, per poi voltarsi.
Il comportamento del suo compagno di banco diede tanta pena a Masaki, così non riuscì a pensare ad altro.
Gli aveva semplicemente chiesto come stasse, eppure credeva di averlo offeso e non se ne dava pace.
Lo vide scrivere qualcosa su un foglio, ma per quanto si sforzasse di leggere non riuscì a farlo. Sapeva che, con tutta probabilità, non riguardava la lezione. Ma allora che altro?
Quando terminò la lezione, il prefetto Manabe gli venne incontro.
- Le lezioni mattutine sono terminate. Puoi tornare nuovamente alla tua stanza per sistemarti, attendendo l’arrivo dell’ora di pranzo. Nel pomeriggio faremo i primi allenamenti, ti prego di rispettare gli orari… -
Detto questo, gli porse un foglietto dove erano riportati tutti gli orari che avrebbe dovuto mantenere e i luoghi dove si doveva presentare, per poi tornare sui suoi passi ed intraprendere una conversazione con un altro compagno.
Allora Masaki portò lo sguardo sul suo compagno di banco, Hikaru, e lo vide ancora seduto e intento a scrivere. Una forte morsa parve attanagliargli improvvisamente il petto: se le lezioni erano terminate, per quale motivo non intendeva alzarsi.
In quel momento Hamano gli toccò la spalla, così lui si voltò.
- Va tutto bene? – domandò.
- No… quel ragazzo… - tentò di dire Masaki.
- Si chiama Hikaru Kageyama. Ti consiglio di stargli lontano, non ha una buona fama. E inoltre… è una persona molto solitaria, per conto suo. Ha sempre la testa tra le nuvole… -
- Oh… capisco… - disse quindi il novellino, salutando poi il suo compagno di classe.
Allora prese ciò che aveva portato con sé e uscì dall’aula camminando come uno zombie, tant’era tramortito. Non comprendeva il motivo per cui stava tanto in pena, ma era sicuro che quel ragazzo stesse soffrendo. E lui, anche se da quel giorno era il suo compagno di banco, non poteva fare nulla per aiutarlo.
Tornato in camera, chiuse la porta dietro di sé e, distesosi, chiuse gli occhi tentando di tranquillizzarsi.
Passò un tempo che parve interminabile, fino a che non sentì la porta aprirsi.
“Deve essere il mio compagno di stanza” pensò, aprendo gli occhi.
Allora si alzò e vide davanti a sé colui che era anche il suo compagno di banco: Hikaru.
Era rimasto sorpreso dalla presenza di Masaki e aveva sussultato indietreggiando, come per uscire dalla camera.
- E-Ehi! Va tutto bene? – domandò Masaki, alzandosi in piedi.
Il ragazzino tremava, così non seppe come reagire. Facendosi forza gli prese la mano e lo invitò ad entrare.
- Non preoccuparti, non hai fatto nulla di male – disse.
Hikaru allora tentò di prendere la parola, sedendosi sul suo letto – E-Ecco… vedi… mi dispiace per quello che è successo… -
Il suo compagno si sedette accanto a lui – Non ti devi preoccupare – disse.
- Suppongo che tu sia il mio compagno di camera… beh, vedi… io sono nuovo… -
Hikaru annuì semplicemente, mentre Masaki lo osservava: la corporatura magra e l’aspetto semplice gli davano un’aria tanto attraente, poiché il suo faccino era straordinariamente adorabile. Masaki per un attimo era tentato di dargli una pacca sulla spalla e accarezzare i suoi capelli violacei.
- Se posso essere indiscreto… - riprese – Come mai sei così solo? –
Il timido ragazzo rimase immobile per alcuni secondi, così Masaki aggiunse – Se te la senti, possiamo evitare di parlarne… -
Egli tuttavia lo ignorò, e disse - Beh, vedi… I-Io non ho una buona fama… M-Mi fa piacere c-che tu ti preoccupa per me… ma… s-se starai vicino a me… -
Successe tutto improvvisamente. Hikaru si alzò di scatto correndo, lasciando la camera, mentre Masaki lo inseguiva tramortito dalla sua reazione.
- Hikaru! Fermati! – esclamò, inutilmente.
Ma il suo compagno non lo ascoltava, proseguiva ancor più di corsa per il corridoio con l’intento di scappare da qualche parte, così lui non poté fare a meno di seguirlo.
Al termine del corridoio, tuttavia, gli si parò davanti il prefetto Manabe.
- P-Prefetto! – fece Masaki.
Egli, impassibile, si limitò a dire – Lascialo andare. Lui non può legare con le persone, non rientra nella sua natura. E se tenterai di intervenire, lo farai soffrire ancora di più… -
Il nuovo arrivato spalancò gli occhi, rimanendo completamente immobile per ciò che gli era stato detto. Non poteva legare con le persone? Per quale motivo?
Si sentiva enormemente in colpa, perché ora per lui rappresentava una persona importante e si sentiva responsabile.
- E’ inutile che ora tu te ne dispiaccia – aggiunse quindi Manabe, che aveva osservato la sua reazione.
- Non ho potuto fare nulla nemmeno io, che sono il prefetto del dormitorio. Dovrei vergognarmene, certo, ma con una persona con un passato come il suo, non è certamente facile nemmeno per un’autorità come la mia… Non ha alcun senso farsene una colpa, ti prego invece di conoscere nuove persone e di seguire assiduamente le lezioni. Sei qui per questo motivo, infondo –
E lo lasciò tentando di sorridere, per infondergli un po’ di coraggio.
Questa sua azione sorprese enormemente Masaki, che prima di allora non aveva mai visto sorridere Manabe.
Dapprima tornò indietro diretto verso la camera, poi rimase fermo in mezzo al corridoio poiché indeciso sul da farsi.
Poteva veramente ignorare quel che era successo semplicemente perché “non si poteva fare nulla per lui?”.
Anch’egli, ne era consapevole, aveva avuto un terribile passato. Eppure era riuscito ad affrontare le sue difficoltà.
“No, questo non rientra nella mia natura” si disse.
“Non potrei mai lasciarlo piangere in quel modo. Anche se lo conosco appena”.
Allora si voltò e prese a camminare verso le scale.
“Scoprirò il tuo segreto, Hikaru Kageyama. Non posso più lasciarti soffrire in quel modo”.

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