Storia di una studentessa sfigata

di Ixumy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Prime conoscenze ***
Capitolo 3: *** Economia, questa materia sconosciuta. ***
Capitolo 4: *** Geografia... Per modo di dire ***
Capitolo 5: *** La grandissima prof di Scienze ***
Capitolo 6: *** Il diritto di scappare ***
Capitolo 7: *** LEI, la causa della mia bocciatura. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Dopo la fine della terza media ho avuto non poca sfortuna, non che io abbia mai avuto la fortuna dalla mia parte...
Appena uscita dalle medie non sapevo che scuola scegliere. Purtroppo ero nell’anno della riforma, quindi non avevamo il libretto d’orientamento con scritte tutte le scuole della regione. A sostituirlo c’era un foglio con su scritte cinque scuole prese a caso: un geometrico, un liceo scientifico, un tecnico professionale e altre due che nemmeno ricordo.
 Sotto consiglio dei miei genitori ho scelto il tecnico commerciale, aveva la fama di essere difficile praticamente come un liceo. Ahimè, decisione più sbagliata non potevo fare… Non credevo potesse essere così difficile andare avanti, dopo tutto mi dicevo che in matematica me la cavavo… Almeno pensavo.
Consiglio spassionato per chi tra poco inizia le superiori: NON dite mai di essere bravi in matematica perché NON E’ VERO!! Mai! (E ve lo dico io che avevo quasi sempre il massimo in matematica ai tempi delle medie, ora me la cavo con un 6 e mezzo in un professionale). Finirete col mettervi da soli in situazioni che vi bloccheranno per un anno intero in una scuola orribile dove l’unica via d’uscita è farvi bocciare in maniera talmente brutale da fargli decidere di cacciarvi fuori dall’istituto a calci nel sedere.
In fatti, indovinate come ho fatto a cambiare scuola ;)
Chiusa questa piccola parentesi, sono finita in questa scuola che ho scoperto essere la peggiore dell’intera città: insegnanti che andavano lì senza neanche saper parlare o insegnare (se ne salvavano due, non scherzo), bidelli che ti tiravano dietro il mondo se ti cadeva qualcosa per terra o se lasciavi una macchia sul banco, studenti che non ti calcolavano se non vestivi firmato da capo a piedi, mutande comprese (io indosso quasi solo cose del mercato e dei cinesi, per farvi intendere la mia situazione) e un preside che arrivava direttamente da una scuola elementare.
Senza contare l’edificio stesso: metà del terzo piano era inaccessibile perchè il soffitto era pericolante, non c’era un mobile intero a pagarlo oro, le macchinette non funzionavano mai e tutte le pareti erano zeppe di foto di gente dalle facce inquietantissime o magliette con sopra il logo della scuola.
Un altro punto sicuramente a sfavore era l’organizzazione della scuola: erano capaci di arrivare un giorno a dire alla classe “Ragazzi, tra una settimana andiamo in gita. Domani dovete portarci 328 euro.”. Io mi chiedo ancora come si potesse, secondo loro, tirare fuori trecento e fischia euro dal giorno alla notte.
La palestra era gigantesca, questo è vero, ma non c’era quasi nulla per fare ginnastica. Ho perso il conto delle volte che abbiamo dovuto dividere in tre turni gli esercizi per mancanza di palloni, corde, racchette...
L’unica cosa che si salvava era la biblioteca. Quella biblioteca era veramente stupenda. Alta quanto due piani, mobili antichissimi tenuti alla perfezione (parer mio: quel posto non era parte della scuola.), c’erano decine di libri di tutti i generi... Anche vecchissimi con le pagine mangiate dagli anni che avevo paura anche solo a sfiorarli.
Per il resto non c’era una cosa buona in tutta la scuola.
Lo schifo più schifo dell’Italia.
Uscire da quel posto è stata una benedizione.
Rendermi conto che non avrei passato l’anno neanche una volta è stata una maledizione.
Non per me.
Per i prof.

-----Angolo autrice----
Per questa raccolta ho cambiato un po' modo di scrivere. Questa non è una storia inventata o vista da un punto di vista diverso... Questa sono io, i miei pensieri e i miei bei casini.
Non vorrei aver demoralizzato o offeso qualcuno con la storia del "non dite mai di essere bravi in matematica", è ovvio che di gente veramente brava ce n'è. E' solo che alle medie è facile sentirsi bravi. Anche io credevo di essere la "Dea dei calcoli", poi alle superiori o al liceo ci si rende conto che quello fatto prima è solo la base della base di ciò che si studierà nei prossimi cinque anni. E' così, non ci si può fare nulla.
Il primo capitolo lo pubblico subito, per non lasciarvi solo il prologo perchè mi sembra una cosa un po' bruttina.. (nel senso che nessuno legge solo il prologo di un libro, finisce almeno il primo capitolo). Poi inizierò a mettere un capitolo più o meno ogni settimana.
Che dire, spero che vi piaccia =)

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Capitolo 2
*** Prime conoscenze ***


Non ero mai stata molto brava a farmi degli amici a scuola. Sono sempre stata la tipica “sfigata” che tutti prendevano in giro e questo mi aveva causato vari problemi emotivi e di autostima.
Quel giorno, quando per la prima volta salii le scale di quella scuola superiore verso la mia classe pensavo che finalmente sarebbe cambiato tutto.
A parte due ragazze, non conoscevo nessuno in tutta la scuola. Queste due, le chiameremo Lucy e Giulia, erano in classe con me alle medie ma ora erano in un’altra scuola. Sono due gemelle diverse, Lucy castana e introversa (con cui avevo legato parecchio durante l’estate) e Giulia era bionda e bella, la tipica figa di turno della scuola.
Entrata in classe vedo banchi senza sotto banco, sedie mezze rotte, finestre enormi e un casino di gente ognuna intenta a farsi gli affari propri. C’era chi si truccava (tutte le ragazze), chi giocava sulla psp, chi dormiva, chi nascondeva la sigaretta appena spenta sotto il cestino della spazzatura (questo era un genio del male. Lo chiamerò Jeremia, ricordatevelo.)… Tutti vestiti con abiti di marca. TUTTI.
Io addosso avevo jeans dei cinesi, maglietta del mercato, una collana in ferro con un drago, cintura distrutta… L’unica cosa di marca che avevo erano le scarpe… Immaginate quando sono entrata come mi hanno guardata.
Tutti a guardare la “pezzente”. Effettivamente, questo era stato il mio primo nomignolo. Da “cane” alle medie, “pezzente” era quasi meglio. Quasi.
Sono passati qualcosa come otto o nove giorni prima che mi decidessi a parlare con qualcuno, giusto il tempo per capire che nessuno voleva parlarmi di propria iniziativa.
Non sapendo come fare a parlare durante la lezione di economia, di cui non capivo una mazza, ho scritto un bigliettino alla mia compagna di banco.
 
“Ciao, sono Ixumy.
Tu come ti chiami?”
 
Lei squadra il bigliettino come se fosse caduto da un ufo, poi prende la penna e scrive.
 
“Io mi chiamo Stefania.
Perché?”
 
Vi prego di soffermarvi su quella risposta… Veramente, vi prego e poi spiegatemi come avrei dovuto reagire, perché io sono rimasta a guardare quel dannato foglio per tre quarti d’ora!!
Magari vi starete dicendo “Dai, se l’è inventato..” No! Ho ancora quel foglio da qualche parte nei cassetti della scrivania, a casa.
Comunque, non sapendo come reagire ho fissato il foglio fino al suono della campanella. Era iniziato l’intervallo. Dopo esserci alzati in piedi per salutare la prof di economia, a cui non darò nomignoli perché non voglio essere volgare, mi decido di parlare a sta ragazza di persona.
Le porgo la mano e col sorriso più smagliante che potessi fare dico
«Piacere di conoscerti, Stefania!»
Lei  guarda la mano, poi me, poi i miei vestiti (avevo addosso una bellissima maglia dell’Hard Rock Cafè di Venezia presa in gita alle medie… In una scuola piena di tamarretti viziati. E’ la mia maglia delle grandi occasioni… Vi giuro, sto quasi piangendo a ripensarci. Sono stata un’idiota), poi guarda ancora me.
Sorride anche lei, mi stringe la mano e io sono al settimo cielo! Finchè non mi dice una singola parola.
«Grazie!»
“Grazie”…
Vi giuro che non ho mai odiato così tanto quella parola.
Ora io vi chiedo, per rispondere una cosa simile ad una ragazza che cerca di fare amicizia con te, quanto devi essere infame?
Morale della favola? Meglio non cercare di fare amicizia col primo che capita. Provate con chi è dall’altra parte dell’aula, magari va meglio.
----angolo autrice----
Credetemi, è stato parecchio traumatico quel "grazie", mi rimbomba ancora in testa!
A voi cretiche e commenti, ci becchiamo prossima settimana col secondo capitolo =)
Ixumy

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Capitolo 3
*** Economia, questa materia sconosciuta. ***


Non ho veramente idea del perchè io abbia avuto il coraggio (o la stupidità) di dire “Massì dai, seguo il consiglio di mamma e seguo una scuola di economia!”
Ragazzi, non ci capisco un tubo. Se dovete fare una fattura, auguratevi che non debba scrivere io perchè non so andare oltre ad iva e sconti.
Comunque, durante le prime lezioni tentavo di restare attenta, decisa a superare l’anno senza debiti. Questa prof, purtroppo, non parlava in italiano... Parlava strettamente il suo dialetto rendendomi impossibile, almeno per il primo periodo, capire che stava spiegando.
Insomma, la mia forza di volontà la mettevo tutta in gioco nel tentativo di seguire e comprendere quello che diceva! Il problema è che era estenuante e, dopo pochi minuti, la mia attenzione cadeva sulle finestre e sul ritmico rumore dei pullman e dei tram che passavano circa ogni cinque minuti davanti a scuola.
In questo modo mi sono persa TUTTE le basi.
Sì, sono un genio.
Dopo qualche settimana la prof tira fuori una verifica sulla teoria spiegata nei giorni precedenti. Con mia “sorpresa” ho preso qualcosa come 3 o 4... Non ricordo di preciso. Ma mi ricordo di aver chiesto alla prof se poteva fare una lezione di ripasso e una verifica di recupero. Per fortuna ha acconsentito: non ero l’unica in classe ad essere andata così male.
Il giorno stesso abbiamo fatto un ripasso generale: lei domandava e noi rispondavamo.
Arrivò la domanda a cui non avrei mai dovuto rispondere quel giorno.
«Icchesume e Stefanna» (Ovviamente mi aveva chiamata per cognome storpiandolo parecchio. Cosa che mi fece innervosire visto che, se storpiato, il mio cognome diventa un insulto. Stefanna era Stefania.) «Quali sono i beni primari per una persona?»
Lei risponde in modo serio e preciso.
Io, credendo di aver parlato a bassa voce come per dire una cavolata tra me e me, dico «Conquistare il mondo.»
Potete immaginare l’ilarità scoppiata in classe a questa mia risposta improvvisa che, a quanto pare, avevo praticamente urlato.
Volevo semplicemente sparire.
Quel giorno ho fatto conoscienza col preside. Una persona veramente simpatica... E’ scoppiato a ridermi in faccia dicendomi
«Lo sapevo! Appena ti ho vista per le scale sapevo che saresti finita qui! Stai pur certa che ti farò sospendere: non mi piace la tua faccia da delinquente.».
Una persona “di cuore”.
Morale della favola: se persino il preside ti odia, divertiti: tanto l’anno lo perdi anche se fai il santo! (Avete presente tutte quelle cose che si sogna di fare a scuola ma che non si fanno per paura di essere bocciati? Ecco... Non ne ho mancata nemmeno una quell’anno.)
 
------------Anglo dell’autrice-----------------
Questa è stata forse una delle più grandi figuracce della mia vita: mi hanno presa ingiro per mesi con questa storia della conquista del mondo.
Ora come ora non so ancora se riderci su o mettermi in un angolino a piangere!! Anche perchè la mia compagna di banco, quella dal “grazie” facile, ha iniziato a chiamarmi “hitler”... La simpatia di quella ragazza era fantastica! Ahahahahahah xD
*va in un angolo a piangere.*
Alla prossima settimana con un’altra storia di quell’anno disastroso!
Bacioni, Ixumy

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Capitolo 4
*** Geografia... Per modo di dire ***


Con questo titolo ho detto tutto.
“Geografia... Maledetta materia, l’ho sopportata per 8 anni e devo subirmela per altri cinque?!” mi dicevo mentre la prof si presentava.
Credetemi, la prof più tonta del mondo. Secondo me aveva qualche deficit mentale...
Questa professoressa faceva le lezioni leggendo direttamente dal libro, senza mai spiegare quello che diceva.
Voi direte “Qual’è il problema?”
Ve lo spiego subito...
Leggeva OGNI cosa scritta sul libro. Avete presente quelle descrizioni scritte in piccolo su chi, come, quando, dove sono state fatte le foto satellitari? Anche quello.
A scuola era diventata una parodia vivente, ma non solo per questo.
Quando faceva per riprendere qualcuno che parlava si alzava urlando (non diceva nulla, semplicemente urlava) indicando qualcuno che non c’entrava niente. Appena ci zittivamo tutti, lei richiamava quello che aveva parlato, indicando uno che non c’entrava nulla e dicendo il nome di un terzo che spesso o era assente o non era neanche nella nostra classe.
Le interrogazioni erano la cosa più bella.
Quando ti chiamava interrogato tu dovevi andare al banco subito davanti alla cattedra e parlare. Le cose belle però erano tante:
  1. Se per esempio Tizio era interrogato, poteva andare Caio. Tanto lei non sapeva distinguerci.
  2. Potevi tranquillamente leggere dal libro tenendolo aperto davanti a te senza nessuna copertura (portapenne, zaino...), tanto lei non se ne accorgeva. Abbiamo fatto dei test, uno in cui IO ero spaparanzata coi piedi sul banco e libro alzato. Mi ha dato 9, come sempre. E qui arriviamo al punto 3.
  3. In realtà non serviva il libro: bastava che tu dicessi quattro parole messe in croce riguardante la domanda, poi potevi parlare di quello che ti pareva e lei non ti dava retta. Ti fissava con gli occhi da pesce fesso fino alla fine. Poi ti diceva “Bravo, hai studiato” e ti dava 9.
Di verifica ne abbiamo fatta solo una. Lei si era addormentata con gli occhi aperti.
Mai provata tanta inquietudine in vita mia.

----Angolo autrice-----
Ho adorato le sue interrogazioni, era veramente divertente raccontarle di come fare i biscotti alla vaniglia con i calzini sporchi: la classe se la rideva e la prof mi guardava con fare serio senza neanche ascoltarmi.
Alla prossima settimana con altre storie affascinanti di quell'anno insensato ;D
Un abbraccio,
Adam (no, aspettate... sono Ixumy)

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Capitolo 5
*** La grandissima prof di Scienze ***


Voglio fare un intero capitolo su questa donna, era qualcosa di eccezionale.
La prima volta che venne a lezione erano passate due o tre settimane dall’inizio dell’anno. Era abbastanza avanti con gli anni, probabilmente non stava bene prima di quel giorno.
Immaginate la nonnina più schizzata, severa e divertente che potete immaginare, aggiungeteci l’amore per la scienza e la curiosità per ogni religione monoteista o politeista.
Ecco la mia professoressa di scienze, una delle insegnanti più assurde che io abbia mai avuto.
Vestiva quasi sempre granata, verde scuro o blu. Mai il nero o colori accesi… Se non per la sciarpa regalata dal marito che le illuminava gli occhi grigi e giovanili.
Amava il marito alla follia e purtroppo non aveva mai potuto avere figli a causa di un problema all’utero che l’aveva costretta all’operazione più drastica per una donna… Purtroppo, ai tempi non vi erano altre cure se non la rimozione completa. Quando l’ho saputo mi era dispiaciuto veramente molto, allo stesso tempo ho anche compreso perché il suo modo di fare materno con ogni studente. Non aveva neanche un figlio adottato, forse non riuscì ad avere il permesso.
In ogni caso, tutti sappiamo che quando una persona soffre molto nella vita può diventare solo tre generi di persone: o un depresso cronico, o una persona perennemente arrabbiata col mondo o una persona che accetta, incassa e va avanti col sorriso.
Questi ultimi sono le migliori persone del mondo. Lei era una di queste.
Ora passiamo alla parte più simpatica della storia, non voglio deprimervi.
La prima volta che è entrata questa grande donnina in classe aveva in braccio due pacchi di biscotti, qualcuno di latte e dei bicchieri di plastica.
Lei si presentò così, come una sorta di nonna/zia adottiva che ti spiegava le cose facendoti godere la lezione.
E le sue lezioni erano interessanti, porca miseria!
Aveva una parlantina molto particolare, veloce ma non si mangiava nessuna lettera. Quindi in un’ora si faceva veramente tanto e starle dietro per prendere appunti era dura. Ma credetemi, una volta finita la lezione ricordavo tutto e anche se l’interrogazione su quella lezione arrivava settimane dopo io ricordavo tutto, e non ero l’unica.
Una cosa che amavo delle sue lezioni era che il libro non lo usavamo se non per le immagini. Mai aperto quel libro. Lei ci insegnava cose che aveva imparato in anni e anni di studi e che ancora stava imparando andando quasi tutti i giorni all’università migliore della città (che tra l’altro era letteralmente a 10 metri dalla scuola).
Sapeva veramente trasmetterti la sua passione e se le chiedevi qualcosa, qualsiasi essa fosse, lei ti rispondeva. Non ti bastavano 5 minuti? Accantonava le lezioni normali e passava l’intera ora a spiegare alla perfezione. Ho imparato un’infinità di cose sulla meteorologia, l’anatomia umana e l’universo. La fisica mi era più difficile comprenderla, ma la lezione sull’effetto massa mi ha affascinata come nessun’altra. (Non per altro sono tentata di portare una tesina sull’effetto massa alla maturità :3)
Poi aveva un modo di alleggerire gli argomenti più difficili veramente eccezionale. Semplicemente faceva paragoni con cose che non avevano senso.
Per esempio mi ricordo una lezione dove ci stava spiegando i muscoli del corpo (quantità, nomi, funzione...). Visto che è un argomento ripetuto più volte nel corso degli anni scolastici tra elementari, medie e superiori è di sicuro un argomento pesante da reggere. Quasi tutta la classe si era persa tra la miriade di parole, quando lei si interrompe, si lecca le labbra e dice «Ho fame. Voi non avete voglia di una bella grigliata?» descrivendo poi come si poteva cucinare la carne alla griglia per valorizzarne i sapori. Eravamo rimasti tutti di stucco! Ma, appena siamo riusciti a renderci conto che non c’era un vero e proprio collegamento tra l’argomento e quello che stava dicendo, lei cambia argomendo parlando di una lavatrice bellissima che aveva visto all’iper mercato.
Vi giuro, qualcosa di assurdo.
Un’altra volta stavamo parlando della grandine, lei ci stava spiegando come si formava dopo una mia domanda. Dopo aver nominato chicchi di grandine grandi come pompelmi ha cambiato completamente discorso parlando della casa in sicilia della sorella minore con un giardino enorme pieno di alberi da frutta.
Un’altra volta... Non mi ricordo di cosa stavamo parlando, quel giorno stavo praticamente dormendo sul banco per una notte insonne... C’entrava qualcosa sulla rotazione della Terra. Comunque ha iniziato di punto in bianco a parlare del suo bellissimo cagnolino Charlie, un incrocio tra un bassotto e un chiuaua che amava correre in cerchio in cucina. Ci ha parlato di tutte le musate che ha tirato contro le pareti o il pavimento perchè girava troppo e perdeva l’equilibrio.
Vi giuro, una donna eccezionale. Quando un intervallo susseguiva una sua ora passavo tutto il tempo con lei, amavo chiacchierare con quella donna.
Credo di non aver mai conosciuto un tale pozzo di conoscenza in vita mia, veramente colta e intelligente. Non ho mai saputo quanti anni avesse, ma credo fosse quasi sui settanta. In ogni caso i suoi occhi, il suo cervello e il suo carattere erano quelli di una ventenne.
Lei è stata uno dei pochissimi motivi per cui mi è dispiaciuto cambiare scuola.

-------Angolo autrice-------
Chiedo scusa a chi mi segue per il ritardo, ma ho avuto vari contrattempi.
Non so cos'altro dire in questo caso, solo che spero che questa donna di cui vi ho parlato stia bene. E' stata veramente un'insegnante eccezionale <3
Detto questo, vi saluto.
Al prossimo venerdì, con un'altra storia di quell'anno così contorto.
Un bacione,
Ixumy

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Capitolo 6
*** Il diritto di scappare ***


La professoressa di diritto la ricordo vagamente, l'abbiamo vista due o tre volte e ho subito pensato che fosse una donna con problemi di doppia personalità visto che ogni giorno aveva un carattere diverso.
Comunque è praticamente sparita per il resto dell'anno lasciando la povera classe disorientata davanti a dei supplenti uno più assurdo dell'altro.
Per prima abbiamo avuto un'insegnante che amava alla follia la Costituzione. Era maledettamente fissata e non dico i versi goduti che faceva ogni volta che la leggevamo... A parte questo "piccolo" particolare, era una donna simpatica e sapeva fare battute di ogni genere, ma al di fuori di battute e Costituzione non era capace di parlare ed interessarsi e cambiava subito discorso.
Ma il mondo è bello perché è vario, giusto?
Comunque, lei è rimasta per tutto il primo quadrimestre. Dopo si sono susseguiti numerosi prof di diritto e io avevo litigato già da tempo con la prof di italiano, avevo già capito che non avrei mai passato l'anno.
Vi ricordate Jeremia? Il genio che nasconde la sigaretta sotto il cestino della spazzatura il primo giorno di scuola? Abbiamo iniziato a fare a gara a chi faceva scappare più supplenti appena abbiamo visto entrare quella che sarebbe dovuta restare fino alla fine dell'anno. Si è presentata dicendo «Sappiate che non ho voglia di stare dietro a dei deficenti di prima superiore, mi hanno costretta, quindi zitti e ascoltate.»
Ha segnato la sua condanna a morte.
Una settimana dopo Jeremia è entrato in classe con un coltello di plastica e una maschera di V per vendetta urlando e rincorrendo la prof in lacrime che scappava fuori.
Non amava i film horror.
Quella dopo, che si credeva di essere in un'accademia militare, si è ritirata quando mi ha vista far lezione al posto suo prendendola egregiamente per i fondelli, inoltre le ho chiuso la porta in faccia dicendo che stava interrompendo la lezione.
Il preside ha detto che se n'era andata perché eravamo una classe insostenibile.
Il poveraccio arrivato dopo è stato preso di mira da Jeremia senza un motivo: si è messo sul banco e ha iniziato a fargli il pappagallo, ovviamente chiedendo anche dei cracker.
È durato mezz'ora, poi ha iniziato ad urlare «Ma siete pazzi! Io non sto dietro ad un ritardato che per divertirsi deve fare il pappagallo alla gente..»  agitando il dito.
Jeremia si è girato verso di lui, lo ha guardato e ha detto «Prof da cracker a Polly!» , frase che lo ha fatto andare su tutte le furie.
Il giorno dopo è arrivata in classe una che nemmeno sapeva che stava insegnando. Ci ho parlato un po' scoprendo la sua paura per la guerra.
Mi sono organizzata portando un paio di casse e mettendo sul telefono una canzone che inizia col coprifuoco militare, solitamente usato in guerra prima di un bombardamento nemico.
L'ho fatta partire a tutto volume, con le finestre aperte, nel mezzo della lezione.
Lei è schizzata fuori dalla classe in preda al panico urlando «La guerra! È arrivata la guerra!»
La prof arrivata dopo è stata la più difficile da cacciare via: aveva una pazienza infinita, come la sua arroganza e la sua ignoranza.
Io e Jeremia ce l'abbiamo messa tutta: abbiamo passato due mesi a fare scherzi ininterrottamente di ogni genere. Una volta abbiamo fatto un falò (che non ha fatto scattare l'allarme anti incendio. La sicurezza, ragazzi!), cucinando uova strapazzate e patatine fritte, un'altra volta la sua borsa è finita sull'armadio in ferro (uno di quelli alti 2 metri), un'altra volta ancora abbiamo fatto i vucumprà per tutta la lezione... Abbiamo anche riprovato col pappagallo, o col palloncino scherzo sulla sua sedia, o le corna sulla lavagna, la discoteca in fondo all'aula...
Niente.
Una volta, però, mi ha vista col bracciale in cuoio degli Iron Maiden mentre leggevo un libro fantasy.
«Io non sto in una classe con una satanista! Ti maledico! Brucia all'Inferno!»
Non credo di aver mai riso tanto quell'anno: bastavano un bracciale e un libro per farla andare via!
Il preside è entrato in classe alla successiva lezione di diritto.

In pratica, per il mese restante abbiamo avuto due ore alla settimana completamente libere.
Morale della storia? Le patatine fritte cucinate in classe sono veramente buone.
--------------Angolo dell'autrice--------------
Queste sono state tra le cose peggiori che ho fatto in una scuola e mi sono divertita un mondo. La cosa migliore era che i miei non ne hanno mai saputo nulla, nonostante le lettere che il preside dava alla famiglia: le dava a me dicendo . Lo stesso faceva con Jeremia.
Secondo voi con cosa abbiamo fatto il falò? Le lettere date a Jeremia. Io ho avuto la decenza di aspettare la fine dell'anno prima di buttarle via xD
Alla prossima settimana con altre storie dell'anno scolastico più liberatorio della mia vita!
Baci e abbracci,
Ixumy

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Capitolo 7
*** LEI, la causa della mia bocciatura. ***


AttenzioneIn questa storia sono costretta a parlare del delicato tema religioso. Se qualcuno è particolarmente sensibile a questo tema, per evitare rabbia e offese, è consigliato di non leggere. Voglio comunque specificare che non c'è nessun genere di insulto da parte mia, anzi spiego solo il mio punto di vista e quello della (purtroppo) insegnante di italiano di quell'anno. Era lei, singolo elemento, ad avere un problema, non voglio fare di tutta l'erba un fascio.
Detto questo, buona lettura =)
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La causa della mia bocciatura, la principale causa, è stata una donna. Una singola donna. La rincarnazione del male in persona.
Capelli biondi e ricci, occhiali storti, occhi del verde più brutto che si possa immaginare (e io amo il verde) e occhi vispi, cattivi come mai ne ho visti.
QUESTA donna, signore e signori, è la prof di Italiano e Storia che ho purtroppo avuto per tutto quell’anno. LEI è stata la mia condanna e la mia grazia. Condanna perchè ho perso un anno di vita in quella scuola orribile a schivare i suoi attacchi, grazia perchè per lei ho perso solo un anno e non cinque o sei.
Ma andiamo per ordine, non voglio anticipare altre cose.
La prof di Italiano, quando sono arrivata io, aveva avuto già dei problemi per il suo modo di fare che le avevano causato la sospensione della cattedra.
Cosa faceva? Fermava gli studenti che non le stavano simpatici. E qualunque persona non avesse le sue stesse credenze non le piaceva.
Ora: ci sono un’infinità di religioni e credenze: buddismo, cristianesimo, Induismo, Islamismo ed ebraismo sono le più comuni, senza contare le altre credenze e religioni politeiste (per esempio la religione politeista dei giapponesi.)... Inoltre è pieno di gente agnostica o atea. Immaginate quante persone non credono nel cristianesimo in una scuola. Ecco perchè era stata sospesa dalla cattedra: lei era una cristiana convinta. Se non credevi a quello che credeva lei potevi anche morire, tanto era meglio se non nascevi. (Sue testuali parole.)
Aggiungo un’altra piccola parentesi prima di creare litigi e cose simili, perchè è l’ultima cosa che voglio fare. Io sono Atea, credo pienamente nella Scienza e sono affascinata incredibilmente dalle scoperte che ci sono ogni giorno. Inoltre le religioni mi incuriosiscono molto, perchè fanno capire molto della mentalità delle persone che vi credono. Insomma, è tutto così affascinante da impedirmi di odiare qualsiasi genere di religione. Tra l’altro, non mi importa molto se uno è ebreo, cristiano o indù... Ogniuno ha i propri pensieri. A me importa la persona di per se, il suo carattere, il suo modo di fare. Non tenterei nemmeno di far cambiare loro idea sulla religione da seguire, è una loro scelta. Quindi non mi piace nemmeno che uno mi costringa a credere in uno o più dei che io non vedo come veri.
E’ un po’ come se io iniziassi a mangiare solo legno convinta che faccia bene al fisico più di qualsiasi altro alimento insultando e picchiando chiunque non segue questa mia idea. Insomma, mi odiereste anche voi.
Chiudo questa parentesi sperando di avere spento le torce, che qualcuno forse era già pronto ad accendere, con una rinfrescante e piacevole pioggia (o doccia, dipende da cosa preferite.)
Comunque questa donna trattava veramente male le persone che non credevano nel Cristianesimo, e con male intendo che arrivava a lanciarci dietro oggetti vari. E ci dava insufficienze a random.
MA tutto questo è successo dopo un “piccolissimissimo” fatto accaduto qualche tempo dopo l’inizio dell’anno.
 
Periodo d’interrogazioni di storia. Passa una mia compagna che fa un’interrogazione spettacolare, con tanto di sue ricerche accompagnate da pagine e pagine di appunti. Un’interrogazione spettacolare e interessante, almeno da 9.
Questa ragazza qui credeva nella resurrezione, mi pare fosse induista, e la prof lo aveva scoperto pochi giorni prima, quando la mia compagna aveva chiesto di fare le ore di alternativa al posto di fare religione. Inoltre portava in testa un foular per una malattia che non è stata a spiegarmi, comunque le aveva causato la caduta di quasi tutti i capelli. Insomma, era già abbastanza depressa e io l’avevo presa in simpatia, perchè ogni tanto riuscivo a farci due chiacchiere amichevoli.
Comunque, la prof sorride, prende il libretto e glielo ridà indietro. Questa ragazza stava sorridendo soddisfatta, ma appena ha letto il voto ho visto i suoi occhi riempirsi di lacrime.
Le aveva dato 4 e mezzo.
Giustamente, chiede il perchè di quel voto.
Lei, con un bellissimo sorriso che GIURO avrei voluto spiaccicarglielo sul tavolo, dice «Cosa credevi, che quella fosse un’interrogazione da sufficienza? Tutto quello che mi hai portato è sbagliato, falso e scritto in brutta calligrafia.»
Poi mi sono persa un pezzo perchè ero concentrata a guardare la ragazza piangere in silenzio, derisa da tutta la classe. Quando ho ricominciato ad ascoltare, stava dicendo una cosa del genere.
«Tutto questo lavoro è assolutamente inutile. Sei solo una nullità, non saresti dovuta venire in questa scuola. Anzi, in qualsiasi scuola falliresti. Forse saresti brava solo per fare le pulizie, visto quella roba che porti in testa.»
A quel punto non ci ho più visto.
Io non ho mai insultato in vita mia un’insegnante. MAI.
A parte lei.
La maggior parte dei termini non ve li dico in parte perchè non li ricordo bene, in parte perchè sono veramente troppo scurrili e non  voglio che questa storia venga cancellata, poichè spiega varie cose di quell’anno infame (tra le quali il perchè delle mie sospensioni, il perchè di quella libertà con tutti quegli scherzi e perchè ho deciso di cambiare scuola.). Vi dico solo che la discussione è finita in insulti e minacce urlate da parte di quella donna e di insulti e commenti detti a bassissima voce da parte mia, mentre cercavo di difendere quella povera ragazza da classe e insegnante.
Verso la fine mi dice una roba tipo «Non voglio vederti per il resto della giornata!»
Io rispondo «La cosa è assolutamente reciproca. Peccato che io spero di non vederla più fino alla fine dei miei giorni.», prendo la mia borsa di scuola e me ne vado al bar.
Sono rimasta lì tutto il giorno a cercare di sbollire la rabbia, inultimente.
Era l’ennesima volta che non ero riuscita a farmi gli affari miei e sapevo bene che, come quasi tutte le volte, solo io sarei rimasta fregata, mentre chi avevo cercato di aiutare, o perlomeno difendere, non mi avrebbe ringraziato minimamente.
Così è stato. Il giorno dopo nessuno mi ha ringraziato. Neanche quelli seguenti.
Come se non fosse bastato, il giorno dopo sono stata chiamata in presidenza. Il preside mi ha dato una lettera per i miei genitori.
Sospensione di tre giorni con obbligo di frequenza, passati nel cortile della scuola a giocare a Pokèmon sul DS. Insomma, almeno un lato positivo dei fatti c'è stato anche quella volta. (I miei non ne sanno nulla.)
Quando sono ritornata a lezione, un giorno con la prof di italiano alla prima ora, la mia accoglienza mi è stata data dal cancellino per la lavagna in ferro e stoffa arrivato in testa. Me l’aveva lanciato quell’infame della prof.
Il preside, ne nessun altro mi credeva. Nessuno della classe si osò nemmeno una volta a difendermi.
Ho dovuto passare il resto dell’anno così, in una situazione talmente assurda da avere persino un chè di comico:
La prof entra, tutti si alzano in piedi e io mi nascondo sotto il banco a nascondermi dagli oggetti che mi lanciava, rispondendo con dito medio e un commento tipo «Mi hai mancata, *****!» (usate la vostra fantasia per l’insulto finale, li ho usati tutti.).
Tempo dopo abbiamo fatto la verifica di storia, io avevo studiato un mese intero gli argomenti, ho compilato tutto alla perfezione. Una verifica da 10.
Mi arriva un 4-.
Quando le faccio notare che era tutto giusto e che lei mi aveva corretto cose che non andavano corrette, con tanto di libro di storia per fare confronto, lei mi dice «Quindi?»
Arrabbiata da quella risposta le dico «Quindi non mi merito un 4, ma almeno un 9 al 10.»
E lei che mi risponde? La cosa che più mi fece salire il nazismo di tutto l’anno. «Oramai il mio voto l’ho dato. Se non ti va bene, ti annullo la verifica e vale come 0.»
Lo stesso faceva con qualsiasi interrogazione e verifica sia di italiano che di storia.
Avevo già la media del 3 di francese, irrecuperabile anche studiando 24 ore su 24 per me. Inoltre, in pochissimo tempo, le medie di italiano e storia sono scese al 4 o al 5 in maniera irreparabile.
Davano un massimo di due debiti. Io avevo almeno tre materie sotto, sicuro come il fatto che l’acqua allo stato liquido è bagnata.
Quel giorno è iniziato il delirio più totale.
In quel giorno ho capito che non avrei MAI passato l’anno, neanche provando sette o otto volte.
Quella scuola era tempo sprecato per me.
Quindi, se dovevo sprecare tempo, era meglio farlo in modo divertente.
Morale della favola? Sapere di essere sicuramente bocciati a cinque mesi dalla fine della scuola è maledettamente divertente.
--------Angolo autrice-------
So che questa storia è più lunga delle altre, spero solo di non avervi annoiati.
Voglio confessarvi, qui in questo angolino, che quello è stato un anno veramente burrascoso, quasi insopportabile.
Ho dovuto iniziare a portare la frangia più lunga del solito per coprire i lividi che mi provocavo quando ero più stanca del solito e non riuscivo a schivare gli attacchi della prof. Per fortuna, le forbici le ho sempre evitate. Inoltre c’è una cosa che prima non vi avevo detto: purtroppo ho dovuto anche imparare a difendermi sin dalla seconda media, poichè spesso venivo malmenata. Il mio primo combattimento, due contro uno, non è stato piacevole. Due bulli mi hanno fatto sputare sangue. Avevo difeso una mia “amica”, che non mi ha mai ringraziata. Sono uscita vita e vegeta grazie all’intervento del preside.
Anche quell’anno di superiori, per un motivo o per l’altro, partecipavo a delle risse. Non ho mai attaccato per prima se non con un motivo più che serio. Una rissa avvenuta in classe è stata causata da questa situazione che avevo involontariamente provocato litigando con la prof di italiano, che non cambiava molto per i miei compagni non cristiani. Anche loro si sono ritrovati ad avere 4 a manetta, con conseguente rimando a fine anno. Ma almeno loro non dovevano schivare oggetti volanti ogni inizio lezione.
Da quella rissa ne sono uscita con un occhio nero mascherato con pesante trucco. Non era il primo. Non sarebbe stato l’ultimo.
Se vi state chiedendo se l’ho mai detto ai miei genitori: non tutto. Ho detto loro che le insufficienze erano causate da lei, e mio padre chiese un colloquio. Mi credette quando la vide. Aveva capito che era una persona falsissima, quindi non si sono arrabbaiti quando ho detto che sarei stata bocciata e che volevo cambiare scuola. Non ho mai detto degli attacchi volanti o delle risse per non farli preoccupare.
Ma tranquilli, le ho fatto causa una volta uscita dalla scuola. Quella donna non ha più il permesso di avere una cattedra. ;) Non mi piaceva l'idea che qualche altro studente facesse la mia stessa fine solo per un'insegnante con evidenti problemi mentali.
Alla prossima storia, che sarà sicuramente più allegra di questa.
Un abbraccio a tutti
Ixumy

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