Crumbles

di serensnixpity
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Day 1 - Quinntana Begins ***
Capitolo 2: *** Day 2 - Comfort/Fluff ***
Capitolo 3: *** Day 3 - Meet the family ***
Capitolo 4: *** Day 4 - Future ***
Capitolo 5: *** Day 5 - Alternate Universe ***
Capitolo 6: *** Day 6 - Holiday Season ***
Capitolo 7: *** Day 7 - Free Day: Crossover ***



Capitolo 1
*** Day 1 - Quinntana Begins ***


Day 1 - Quinntana begins
 

- Che diavolo è questa roba, Britt? -

Borbotta Santana, strappando dalle mani della sua migliore amica il volantino che le sta sbattendo con poca grazia sul viso

- Quello che faremo oggi pomeriggio! -

Trilla Brittany così eccitata da non smettere di saltellare sulle punte. Santana si trattiene dal roteare gli occhi e si appoggia all'armadietto mentre scruta il volantino con i colori della scuola.

- Non se ne parla -

Sbuffa un attimo dopo aver letto “Provini per i Cheerios” a caratteri cubitali, neri su sfondo bianco e rosso. Brittany smette di saltellare e il suo sorriso si trasforma in un piccolo broncio. Cerca lo sguardo dell'amica, mentre sporge le labbra in quel modo a cui sa che Santana non può resistere.

- Non ci provare nemmeno, ho detto di no. Non diventerò una stupida cheerleader -

Questa volta Santana la guarda dritta negli occhi celesti, sollevando un po' il mento per via della differenza d'altezza.

- Ma perché? -

Piagnucola la bionda, intrecciando il mignolo con quello di Santana e strattonandole leggermente il braccio. Santana si passa una mano sul viso, cercando quella pazienza che Brittany riesce sempre a mettere alla prova.

- Hai idea di cosa voglia dire essere una cheerleader? Devi essere vivace, devi salutare e soprattutto devi...sorridere -

L'ultima parola le esce dalle labbra con una gran fatica, facendola rabbrividire. Santana non è certo fatta per essere una cheerleader, non c'è nessuno meno avvezzo ai sorrisi di quanto lo sia lei.

Brittany la scruta confusa, socchiudendo le palpebre e inclinando il capo di lato

- Ma a te piace sorridere, San. Lo fai sempre quando dico qualcosa di stu...strano -

Si corregge al volo non appena coglie l'occhiata severa che le lancia Santana. A lei non piace che qualcuno usi la parola “stupida” riferita a Brittany, soprattutto quando è Brittany stessa a farlo.

- Non è la stessa cosa, Britt -

- Andiaaaamo, non può essere così brutto. A me piace ballare e a te piace comandare ed essere la più stupendissima di tutta la scuola. Se entrerai in squadra diventerai la più importante di tutti, ma non la più stupendissima...quello lo sei già -

La piccola fossetta che si forma sulla guancia di Santana è un chiaro segno che stia cercando di trattenere un sorriso, ma le risulta troppo difficile quando Brittany accompagna le sue parole con uno schioccante bacio sulla guancia. Lei è la dura Santana Lopez, la tredicenne latina che non si piega di fronte a nulla, ma quando si tratta della sua migliore amica Brittany, è proprio quella facciata da dura la prima a crollare.

 

***

 

Santana si lascia andare con la schiena contro gli spalti, l'ennesimo sbuffo le fa gonfiare le guance mentre si guarda attorno. Casi disperati. Quel posto è pieno di casi disperati.

Qualche gradino più sotto c'è Tracy Witterman. Grassottella, con evidenti problemi di acne e un'inquietante ossessione per le trecce. Poco più in là, Emma Field con i suoi capelli rossi e crespi e la pelle così bianca da riflettere la luce quasi come uno specchio. C'è persino Rachel Berry, che non ha abbandonato i suoi maglioni con le renne nemmeno per il provino da cheerleader. Un sorriso obliquo le tende le labbra, non c'è niente di allegro nella sua espressione, solo tanta finta compassione e un pizzico di divertimento al solo pensiero di vederle andare via tutte in lacrime. Ma prima ancora che possa accorgersene, un braccio sottile e forte le si stringe attorno alle spalle e in un attimo è fra le braccia di Brittany che la strizzano come una paperella di gomma

- E lei è la mia super amica Santana -

Trilla la bionda rivolta a qualcuno che Santana non riesce a vedere, troppo intenta a liberarsi dalla sua stretta micidiale.

- Sembra sempre arrabbiata, ma non lo è davvero. Le piace fare la dura perché lei viene da Lima Heights Ad...Adja... -

Brittany incespica nelle sue stesse parole e anche se ha parlato a bassa voce, Santana l'ha sentita comunque, dal momento che non è ancora riuscita a scollarsela di dosso

- Lima Heights Adjacent, Brittany! E non mi piace fare la dura, lo sono -

Ribatte leggermente infastidita, sistemandosi la coda di cavallo con un gesto secco. Una risata appena accennata le fa voltare il viso di scatto, la sua attenzione catturata da una ragazza seduta alla sinistra di Brittany

- Io sono Quinn...Quinn Fabray -

Per un lungo secondo Santana non respira. La voce di quella Quinn è così vellutata da sembrare una carezza, ma niente è paragonabile al suo viso. Le labbra rosee, leggermente lucide di burrocacao, si tendono in un sorriso che pare prenderla a schiaffi. Ma è quando incrocia i suoi occhi che avverte quella strana sensazione, la stessa che le fa sentire le gambe molli quando guarda Brittany. Oro? Verdi? Nocciola? Santana non sa dirlo, sembrano cambiare colore con ogni sprazzo di luce, ad ogni movimento, ad ogni battito di ciglia e nascondono una fierezza mista a malinconia che per la prima volta la fanno rimanere senza parole.

E' solo quando Brittany le da un piccolo colpo sul braccio che Santana si rende conto di averla fissata troppo a lungo. I suoi occhi scuri cadono sulla mano che Quinn le sta tendendo e, quando li rialza, incrocia le braccia al petto con un beffardo ghigno sulle labbra, del tutto riemersa dal suo momento di trance

- Fabray eh? Mai sentito -

Scrolla una spalla mentre Quinn ritrae la mano, passandola con nonchalance sulle pieghe dei leggins.

- Mi sono appena trasferita -

E questa volta la sua voce è molto meno carezzevole. Santana la studia per un attimo, scorgendo una certa freddezza dietro l'atteggiamento composto ed elegante. Non ne è del tutto certa, ma il sopracciglio destro della bionda sembra essersi sollevato per un rapido istante, come se volesse sfidarla.

- A che ruolo punti? Base? Flyer? Dalla tua struttura ossea direi che saresti una buona base, ma ci vuole un certo carattere per essere nella squadra della Sylvester. Dicono che sia una specie di mastino vagamente somigliante ad una donna -

Brittany passa rapidamente gli occhi celesti da una all'altra, come se stesse assistendo ad una partita di ping pong. Si stupisce quando Santana pronuncia la frase più lunga che abbia mai riservato ad una sconosciuta e per un attimo crede che loro tre possano diventare amiche inseparabili. Ma poi la testa di Santana si inclina leggermente di lato e il sorriso di Brittany svanisce un po'. Sa che quando la sua migliore amica fa quel gesto impercettibile, non sta facendo amicizia, ma sta valutando da che angolatura azzannare la sua vittima.

- Veramente punto al ruolo di capitano -

Quinn non si scompone e nemmeno abbassa lo sguardo, tenendolo fisso in quello scuro e profondo di Santana. L'ombra di un grazioso sorriso aleggia sulle sue labbra, ma è Brittany a parlare prima che Santana possa anche solo aprire bocca

- Anche Santana! Vero, San? Sarebbe supermegafantastico se Sue Sylvester vi scegliesse entrambe, sareste come...come Bonnie e Clyde, ma tutte e due con le tette -

Santana scuote lentamente la testa per il familiare ed esagerato entusiasmo di Brittany

- Sì, Britt. Sarebbe davvero fantastico -

La appoggia per non smorzare il suo sorriso, ma è l'occhiata penetrante che lancia ad un'impassibile Quinn a svelare ciò che le frulla davvero in testa.

 

***

 

Il corridoio è affollato e chiassoso quando Santana si avvia verso la bacheca degli annunci, il mento alto, l'espressione fiera e l'incedere sicuro. E' passata solo un'ora da quando hanno terminato i provini e Santana sa con assoluta certezza di essere stata la migliore. Si fa strada fra le studentesse che allungano il collo per sbirciare i nomi sulla lista e ghigna quando vede una Rachel Berry andarsene imbronciata, pestando i piedi per dare più drammaticità alla sua uscita di scena. Brittany trotterella dietro di lei, la coda che ondeggia ad ogni passo, mentre saluta allegra chiunque incroci il suo sguardo. Ma è quando un'altra chioma bionda le si para davanti, che Santana si blocca sul posto e Brittany le finisce dritta contro la schiena.

La latina sbuffa, stringendo la coda di cavallo con un gesto stizzito, mentre gli occhi scuri bucano la nuca di Quinn Fabray. La nuova arrivata si volta verso di lei, come se sapesse esattamente dove trovarla, un sorriso sulle labbra, ma quella stessa freddezza negli occhi.

- Sembra che lavoreremo molto insieme, Santana -

Il modo in cui il suo nome scivola dalle labbra della bionda, le fa avvertire una strana elettricità sulla pelle. Scrolla una spalla, sbuffando una piccola risata beffarda

- Perché, ovviamente, ho ottenuto il ruolo di capitano -

Sentenzia, completamente piena di sé, scambiandosi un'occhiata con un'orgogliosa Brittany. Quinn ridacchia ed è la stessa risata che ha sentito poche ore prima, come volesse prendersi gioco di lei. E senza aggiungere altro, Quinn rivolge un sorriso caloroso a Brittany, passando oltre le due e facendosi strada nel corridoio. Lo sguardo di Santana cade inavvertitamente sui quei fianchi che ondeggiano con inconsapevole sensualità e di nuovo si ritrova a fissarla, finché Brittany la solleva da terra facendola volteggiare

- Ce l'abbiamo fatta, San! Ce l'abbiamo fatta! -

Santana le sorride, non potrebbe mai negare un sorriso a Brittany e quando finalmente la rimette a terra, gli occhi neri saettano rapidi sulla lista.

Capitano: Quinn Fabray

Vice-capitano: Santana Lopez

- Non è possibile -

Borbotta digrignando i denti e sente le mani pruderle, una voglia tremenda di prendere a schiaffi quel viso da bambolina. Ma quello che fa è prendere improvvisamente Brittany per mano e ripercorrere la strada che ha fatto Quinn.

- Hey Fabray, aspetta! -

Chiama a gran voce, prima che Quinn possa girare l'angolo. Quando la bionda la guarda, Santana vede di nuovo quel sopracciglio inarcato

- Sì? -

- Ceni con noi da Breadstix stasera? -

Se possibile, il sopracciglio di Quinn si solleva ancora di più, gli angoli della bocca arricciati mentre riflette e osserva Santana dall'altro capo del corridoio.

- Va bene -

Decide infine e svolta l'angolo senza notare il ghigno compiaciuto sulle labbra di Santana.

- San? Ma quindi Quinn è nostra amica? -

Chiede una Brittany confusa, del tutto certa che a Santana non piaccia molto quella bionda così simpatica

- Sai come si dice? -

Domanda intrecciando il mignolo a quello della migliore amica

- Non sputare mai controvento? -

Santana sbatte le palpebre un paio di volte, restituendo a Brittany uno sguardo vuoto

- No. Tieniti stretti gli amici, ma ancora di più i nemici -

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Bene, eccoci qui! Io di solito sono super logorroica nei commenti, quindi per questa quinntana week parlerò ora e nell'ultima shot ;). Ho solo un paio di precisazioni A) Non pubblicherò tutti i giorni, sia per dare tempo di leggere e recensire, sia perché non ho ancora finito di scriverle tutte. B) Io ci ho provato, ma non garantisco sul risultato. Scrivere con promt prefissati è peggio di quello che credevo!
Spero comunque che questa e le prossime vi piacciano almeno un pochino. Grazie di cuore a chiunque leggerà e/o recensirà. Ci sentiamo nelle recensioni e al Day 7! Buona Week :D

 

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Capitolo 2
*** Day 2 - Comfort/Fluff ***


Day 2 - Comfort/Fluff



- Dove stai andando?

Lo chiede con la voce impastata dal sonno, la bocca che sa di alcol e le labbra impiastricciate da lucidalabbra o forse è rossetto...rosso fuoco. Rosso come quel vestito che Santana sta raccogliendo da terra

- Uhm... a casa?

Le risponde con una scrollata di spalle, mentre si guarda attorno cercando qualcosa, forse le sue scarpe. Quinn si stropiccia un occhio, osservando come Santana giri per la stanza in biancheria intima senza il minimo problema. Quinn invidia quella sua sicurezza, l'ha sempre fatto e si sente un po' sola quando Santana non incontra i suoi occhi nemmeno una volta

- Devi farlo per forza?

- Ti ho dato la possibilità di andare via per prima, ma è chiaro che ti ho sfinita. Puoi restare e riposarti

Lo dice in fretta, dandole le spalle e continua a guardare il pavimento in cerca di quelle maledette scarpe. Quando Santana apre di nuovo bocca, Quinn sa che sta per imprecare in spagnolo e vorrebbe tanto ascoltarla perché le piace quando parla nella sua lingua. Ma forse Quinn è ancora ubriaca e le parole le sfuggono di bocca

- E se io non volessi?

Stringe il labbro inferiore fra i denti, sprofondando un po' di più sotto le coperte e Santana sbuffa una risata, chinandosi a cercare sotto il letto

- Da quando mi importa di quello che vuoi?

Quinn si permette un mezzo sorriso, tanto Santana non può vederla e quando le risponde il suo sopracciglio si inarca

- Stanotte non mi è sembrato che non ti importasse.

Non si aspettava il silenzio che le arriva in risposta e un po' ci rimane male. Sembra quasi che Santana voglia scappare il prima possibile e questo le fa paura. Non glielo dirà mai, ma non vuole perderla. Sbuffa quando Santana riemerge da sotto il letto, fra le mani i suoi tacchi vertiginosi.

- Santana, puoi fermarti un attimo?

Ed è allora che Santana smette di muoversi freneticamente e la guarda, per la prima volta dopo che sono state insieme. Ha sulla faccia quell'espressione confusa e crucciata che Quinn conosce bene

- Q...risparmiami il discorso. Non ne abbiamo bisogno

Santana si stringe nelle spalle, ma prima che possa fare qualsiasi cosa, Quinn la ferma di nuovo

- E' questo il punto. Noi non parliamo mai

- Ed è per questo che funzioniamo. Litighiamo, ci prendiamo a schiaffi e se ci va facciamo sesso. C'è chi venderebbe la propria madre per una cosa del genere...io per esempio

E un po' le viene da ridere, ma si morde l'interno della guancia e la guarda seria, glaciale, anche se sa che forse un po' di ragione ce l'ha

- Ho davvero voglia di prenderti a schiaffi ora

La avvisa sprezzante, la voglia di parlare che ormai se ne è andata. Ma ogni volta che lei molla il colpo, Santana parte all'attacco e le sorride, un po' sorniona e un po' felina. E quando sale sul letto, gattonando lentamente, Quinn non può far altro che sgranare gli occhi

- Avanti Q, ammettilo...ti piace. Vai matta per l'adrenalina che ti scorre nelle vene quando ci sfidiamo, quando ci prendiamo per i capelli e ci urliamo contro. Ti fa girare la testa tutta quella tensione...

Adesso può sentire il lieve sentore di alcol nel respiro della sua migliore amica e gli occhi le cadono sulle labbra schiuse che pronunciano un'ultima parola

-...sessuale

Santana scoppia a ridere e la ridesta da quello strano momento. Le viene voglia di soffocarla con un cuscino, ma non riesce a non lasciarsi contagiare

- Sei un'idiota Santana!

- E ti piace anche questo

Ed entrambe ridono di cuore, guardandosi e dandosi piccole spinte finché non riescono più a respirare. Le è mancato tutto quello, le è mancato fare qualcosa di sconsiderato e le è mancato stare con quella che segretamente è una delle persone più importanti per lei. Santana smette per prima e si stende a pancia in giù, i gomiti puntellati sul cuscino mentre la guarda con un piccolo sorriso rilassato

- Senti, non roviniamo tutto. Sei sempre quella stronza della mia migliore amica, una notte di sesso non cambierà le cose e non devi sentirti spaventata...non sei esattamente il mio tipo

Le fa l'occhiolino e Quinn scuote la testa fingendosi scocciata, ma ora sta meglio, ora sa che quella latina dalla lingua velenosa non andrà da nessuna parte

- Sono troppo intelligente per essere il tuo tipo

- Divertente...

Quinn sbuffa una risata quando Santana gonfia le guance e si lascia crollare sul cuscino, gli occhi persi oltre la sua spalla. La lascia pensare, guardandola di tanto in tanto per controllare che non si sia addormentata all'improvviso. Non voleva ricordarle di Brittany, le è solo scappato, ma una volta che uscirà dai suoi pensieri, lei sarà lì per lei come è stata lì per lei dall'inizio di quel disastroso matrimonio.

All'improvviso gli occhi neri sono di nuovo su di lei e Santana soffoca visibilmente una risata

- Che hai da ridere?

Quinn glielo domanda aggrottando la fronte, anche se sa che se ne pentirà perché Santana non può smettere di essere Santana

- Stavo pensando...l'ultima volta che siamo state in un albergo mi hai detto di non essere interessata e ora guardati

Santana la indica e la faccia di Quinn crolla, facendola sghignazzare ancora di più

- Oh avanti, non fare quella faccia! O forse vuoi che litighiamo e poi ci rotoliamo fra le lenzuola ancora un po'?

- Non sei divertente

Santana si è protesa verso di lei, sulle labbra un ghigno e sul viso la voglia di essere presa a ceffoni. Agita le sopracciglia e Quinn manda gli occhi al cielo, scrollando una spalla per allontanarla

- Non volevo esserlo. Sai come si dice? Non c'è due senza tre

Santana glielo soffia all'orecchio con voce calda, le labbra che le sfiorano il lobo e le fanno venire i brividi. Quelle stesse labbra che un attimo dopo si schiantano sulle sue in un veloce ed irriverente bacio con schiocco. Quinn spalanca gli occhi e la guarda mentre si precipita verso la porta del bagno, ridendo beffarda e sfrontata. Scuote la testa e le sorride allibita

- Nei tuoi sogni, Lopez!

- Uhm sì...anche in quelli

Così Santana sparisce, con un'occhiolino e un turbinio di capelli neri e spettinati, gettandosi canticchiante sotto la doccia.

Nessuno ha mai saputo che quella mattina, Quinn Fabray, ha deciso di dare ragione alla sua migliore amica...per la terza volta.

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Capitolo 3
*** Day 3 - Meet the family ***


Day 3

Meet the family

nota: Quinn e Santana si sono conosciute dopo le superiori e hanno una relazione stabile a cui manca solo l'incontro con le famiglie. Quindi saranno un po' più soft una verso l'altra. (Alcuni passaggi sono liberamente tratti da 2 Broke Girls)

 

- Non posso farlo -

Piagnucolò Santana sprofondando nel sedile della macchina, gli angoli della bocca incurvati verso il basso, mentre guardava la casa azzurra dal finestrino. Accanto a lei, Rachel si trattenne dallo sbuffare, preferendo un piccolo sorriso beffardo

- Santana Lopez che ha paura? Questa mi è nuova -

- Ricordami perché ti ho portata con me, Berry -

Borbottò la latina voltando di scatto il viso verso la sua migliore amica, con le braccia incrociate al petto e la fronte aggrottata

- E' Rachel -

Puntualizzò la brunetta, con la sua aria piccata e uno sbuffo che le fece svolazzare la frangetta

- Nei tuoi sogni, Yentl! -

- Avanti, non fare la bambina. Le probabilità che sarà un disastro sono... -

- Spropositate -

Le parole di Santana uscirono come un lamento strascicato e prese a torturarsi le mani in grembo, rischiando di buttare all'aria le ore di accurata manicure. Non era da lei essere nervosa per qualcosa, ma quello non era un “qualcosa” qualsiasi, era una dannatissima cena con la dannatissima famiglia della sua dannatissima ragazza.

- Oh beh forse hai ragione. Ma Quinn, la ragazza di cui sei disperatamente innamorata, sarà felice. E' questo che conta, no? -

Rachel allungò una mano verso l'amica, posandola su quelle di lei per impedirle di rovinarsi lo smalto. Fece finta di niente quando Santana le lanciò un'occhiata di sbieco

- Non sono “disperatamente” innamorata di lei e in questo momento potrei fare una lista di almeno mille motivi per cui non dovrei entrare in quella casa...o stare con Quinn -

- E sarebbero? -

- Punto primo, lei è ricca e io sono povera. Punto secondo, ho mollato il college pubblico per fare la cameriera. Punto terzo, ricordi la mia famiglia, Berry? Sono il peggior cataclisma che la faccia della terra abbia mai visto e poi... -

Parlando così rapidamente da non respirare, Santana rischiò di diventare rossa quanto il suo vestito e Rachel avrebbe scommesso in un imminente quanto precoce infarto, se non l'avesse interrotta in tempo con una piccola spinta sulla spalla

- Sono tutte scuse. Ora porta il tuo sedere ispanico fuori da questa macchina o sarò costretta a trascinarti fuori e non ti piacerà -

La avvertì puntandole contro l'indice. Santana la fissò con sguardo vacuo e le labbra socchiuse, sbattendo ripetutamente le palpebre

- Dios, Berry. Passi troppo tempo con me -

***

Da quando il suo indice premette contro il campanello, Santana passò i successivi venti secondi a trattenersi dal saltellare da un piede all'altro, immaginandosi i peggiori scenari a cui potesse pensare. Uno di quelli prevedeva l'arrivo della madre di Quinn con un dolce sorriso sul viso e una mannaia stretta nel pugno, pronta a fare a pezzi la ragazza di sua figlia. Ma quando sulla soglia della porta apparve Quinn, in uno svolazzante vestito blu e con i capelli sciolti, Santana smise di agitarsi sul posto esibendo quel sorriso ebete che faceva tanto divertire Rachel

- Hey -

Prima che potesse accorgersene, Quinn le aveva fatto scivolare un braccio attorno alla vita, tirandola dolcemente verso di lei

- Hey -

Sussurrò Santana, accarezzandole un braccio scoperto e avvicinandosi alle sue labbra

- Ciao Quinn! -

Ma Rachel intervenne prima che Santana potesse trovare conforto e coraggio in un bacio della sua ragazza. La latina grugnì in segno di disappunto, stringendosi di più a Quinn e guardando male la sua migliore amica

- Ti ucciderò nel sonno -

Sibilò ad un'indifferente Rachel, troppo abituata alle minacce della latina per farvi davvero caso. Quinn ridacchiò, passando distrattamente le dita fra i boccoli definiti di Santana

- Lasciala stare, Santana -

Le bisbigliò all'orecchio, facendola rabbrividire, prima di prestare attenzione a Rachel con un caloroso sorriso

- Ciao Rachel, grazie di essere venuta -

Le disse spostandosi dalla soglia per far entrare le due ragazze. Santana lasciò che Quinn si allontanasse di un passo, non riuscendo a nascondere l'ombra di un broncio dal viso. Non era mai stata una persona avvezza al contatto fisico, ma con Quinn era diverso, c'era qualcosa che la costringeva a sfiorarla in continuazione. Rachel diceva che era colpa della sua ninfomania e forse aveva ragione, ma Santana credeva che fosse colpa di Quinn e Quinn soltanto, dal momento che ogni volta che Rachel provava ad abbracciarla, le veniva voglia di fuggire in Alaska.

- Ti senti bene? -

La domanda di Quinn la strappò dai suoi pensieri

- Certo, perché? -

Chiese con aria innocente, strabuzzando gli occhi confusa. In fondo non era appena entrata nella casa dei perfetti coniugi Fabray in cui probabilmente solo un soprammobile valeva più del suo stipendio annuale.

- Niente -

Rispose Quinn ridacchiando dolcemente, mentre abbassava lo sguardo sulle mani della sua ragazza che le stringevano il braccio, come se ne valesse della sua stessa vita. Santana tossicchiò imbarazzata quando se ne rese conto, sciogliendo immediatamente la presa. Si passò le mani sulle pieghe del vestito scarlatto, sollevando lo sguardo su Quinn

- Vado bene così? -

Le chiese mordicchiandosi l'interno della guancia in un modo che Quinn trovò assolutamente adorabile. Non era abituata a vedere la sua ragazza incerta e nervosa, ma le rare volte in cui accadeva, avrebbe voluto stringerla per sempre. Sorrise, punzecchiandole la fossetta sulla guancia morbida con la punta del naso

- Sei perfetta -

Le mormorò Quinn contro la pelle, lasciandole un delicato bacio, sotto gli occhi adoranti di Rachel. Quando Santana si rese conto dello sguardo trasognato dell'amica, si lasciò sfuggire un grugnito, staccando da sé una divertita Quinn

- Visto? Te l'ho detto almeno venti volte...nei dieci minuti di strada per arrivare qui -

- Oh, pensavo fosse un tentativo di portarmi a letto -

Ribatté Santana, sollevando un angolo della bocca e guadagnandosi uno schiaffetto sul braccio da parte di Quinn. Rachel la guardò dal basso della sua piccola statura, arricciando gli angoli della bocca con disappunto

- Sai Santana, non tutti sono come te -

La rimbeccò la brunetta con aria offesa, anche se Santana era certa che stesse fingendo. Quinn guardò la latina con un sopracciglio inarcato

- Ah quindi è per questo che me lo ripeti sempre? -

Domandò con fare inquisitorio, ma l'ombra di un sorriso sulle labbra. Santana si strinse il labbro inferiore fra i denti, facendo scorrere lo sguardo sulla figura della sua ragazza

- Può darsi -

Rispose vagamente, un sorriso furbo a tenderle le labbra carnose. Quinn scosse la testa ridacchiando e si sporse a lasciarle un casto bacio che fece rimanere Santana piuttosto insoddisfatta

- Sì sì siete molto carine, ma sai che cosa ti manca, Santana? Il mio filo di perle. Potrebbe distrarre i signori Fabray dal tuo linguaggio da ghetto -

L'attenzione di Santana venne immediatamente distolta da Quinn e catapultata su Rachel, una leggera smorfia di disgusto le arricciò il viso al solo pensiero di apparire anche solo lontanamente come Rachel Berry.

- No. Nessuno mi farà mai indossare delle perle, nemmeno Olivia Wilde completamente nuda nel mio letto -

Si impuntò incrociando le braccia al petto. I coniugi Fabray avrebbero dovuto imparare ad accettarla così come era, con il suo linguaggio da ghetto e senza uno stupido filo di perle al collo. Quinn le fece scivolare le braccia attorno alla vita, abbracciandola da dietro e posandole il mento sulla spalla

- Non ne ha bisogno, Rachel. Se la caverà e soprattutto vorrei che evitasse di pensare ad un'altra donna nel suo letto. -

Borbottò, lasciando un bacio sulla spalla di Santana. La latina ghignò, all'insaputa di Quinn, lasciandosi cullare dalla sua stretta possessiva e dal profumo di lavanda. In tutta risposta Rachel fece spallucce e si trovò costretta a guardarsi attorno nel salotto perfettamente arredato, per evitare di osservare le effusioni fra le due e guadagnarsi un altro sguardo inceneritore da parte di Santana. Quando i suoi occhi caddero su un quadro appeso sopra il camino, si sgranarono a tal punto che Santana pensò potessero schizzarle fuori dalle orbite

- Ommioddio, è un Warhol originale? -

Domandò sovreccitata, avvicinandosi al quadro che ritraeva una lattina bianca e rossa di zuppa Campbell's.

- Oh sì, mia sorella è una patita della pop art. Ha discusso un giorno intero con mamma e papà, ma alla fine ce l'ha fatta ad appenderlo in salotto -

Le rispose Quinn con una nota divertita nella voce. Quel quadro era una delle attrazioni principali del suo salotto. Santana aggrottò la fronte, inclinando il capo di lato e studiando l'oggetto che tanto aveva infiammato Rachel

- Perché tua sorella ha voluto mettere una lattina di zuppa in salotto? -

Fu in quel momento che le braccia di Quinn smisero di stringerla e si lasciarono cadere lungo i fianchi. Santana poté sentire un sospiro affranto contro la nuca, prima che Quinn schioccasse le dita verso Rachel

- Rachel...le perle. -

***

Santana tamburellava impaziente con la punta del piede sul parquet chiaro del salotto, un broncio sul viso mentre Quinn le allacciava le perle attorno al collo. Aprì bocca per ricordare di nuovo alla sua ragazza che non aveva bisogno di quella collana e che quel quadro era stupido, ma la porta dello studio di Russell Fabray si aprì prima del previsto e le parole le sbiadirono in gola, così come il suo colorito

- Tu devi essere Santana -

Una donna che sembrava l'esatta copia di Quinn, solo esageratamente più ossuta, le rivolse un ampio ed educato sorriso, avvicinandosi a loro seguita da un uomo massiccio con i capelli tendenti al rosso quasi quanto il suo viso. Sentì una piccola gomitata fra le costole e si rese conto di essere rimasta immobile e non aver detto una parola, sebbene nella sua testa si fosse già presentata e fossero passati al momento in cui la appendevano al muro accanto al Warhol

- Uh? Sì...sì sì sono io. E' davvero un piacere conoscerla, signora Fabray -

Balbettò, maledicendosi per averlo fatto, mentre sorrideva e stringeva la mano della madre di Quinn, nonostante i palmi sudati

- Chiamami Judy. E questo è mio marito Russell -

- Molto piacere -

Si passò discretamente la mano destra sul fianco, prima di porgerla a Russell Fabray che gliela strinse con tale impeto da sembrare più un tentativo di staccargliela.

- Questo è ancora da vedere -

Santana annuì lentamente, deglutendo con disinvoltura mentre lo guardava dal basso. Era così grosso e con un'espressione così dura da mettere in soggezione anche una persona come lei. Sebbene fosse certa che non l'avrebbe mai presa a pugni, gli stava comunque portando via la figlia minore nonché la prediletta e ciò metteva Santana in una pessima posizione.

- Russell, sii gentile -

La voce delicata di Judy venne quasi coperta dal trillo insistente del campanello e cinque paia di occhi saettarono immediatamente verso la porta. Un paio di loro, scuri come il carbone, vennero invasi dal panico

- Oh cazzo -

Si lasciò sfuggire a mezza voce, facendo tossicchiare Quinn in segno di rimprovero

- Hai detto qualcosa, cara? -

- No, no mamma non ha detto niente. Qualcuno dovrebbe aprire la porta -

- O forse no -

Borbottò Santana con una piccola smorfia, seguendo con lo sguardo i coniugi Fabray che si avviavano verso la porta d'ingresso. Quinn intrecciò le dita con le sue e Rachel le diede una piccola pacca di compassione sulla spalla. Santana aveva più di una valida ragione per temere l'arrivo della sua famiglia, per l'esattezza ne aveva cinque, a partire dai due gemelli che schizzarono all'interno dell'abitazione prima ancora che Judy potesse aprire del tutto la porta. Santana si irrigidì, notando l'espressione interdetta della donna bionda, ma non fece in tempo a fermare la catastrofe perché i due bambini le si lanciarono contro strillando un sovreccitato “Tana!”. Dovette lasciare la mano di Quinn per accarezzare i capelli arruffati dei suoi fratelli più piccoli, che le abbracciarono le gambe lasciandosi coccolare

- Fate i bravi, vi prego -

Sussurrò osservando scettica i loro faccini fintamente angelici. Quando sollevò lo sguardo trovò suo fratello maggiore con le solite spalle ampie, l'aria da sbruffone e quella ridicola cresta sulla testa tonda. Subito dietro di lui, i suoi genitori scuotevano convulsamente le mani dei Fabray, come fossero al cospetto del presidente e di sua moglie. Santana mandò gli occhi al cielo, schiarendosi la gola per attirare l'attenzione

- Uhm...ok gang. Lei è Quinn e loro sono Judy e Russell. E Quinn, Signori Fabray, queste due pesti sono Carlos e Andres, lui è Noah e loro sono i miei genitori...Alejandro e Maribel -

Fece le dovute presentazioni indicandoli uno alla volta, parlando così veloce da non prendere fiato nemmeno una volta. Quinn le accarezzò la schiena cercando di rassicurarla, un caloroso sorriso sulle labbra mentre osservava la piacevole e pittoresca famiglia di Santana

- Sono davvero felice di conoscervi tutti, entrate e lasciate pure i cappotti all'ingresso -

I Lopez non se lo fecero ripetere due volte. Una volta sistemati i cappotti e le borse, si presentarono a Quinn lanciando fastidiose occhiate d'approvazione a Santana

- Sono adorabili, San -

Le disse Quinn sinceramente una volta liberata dall'insistenza dei genitori di Santana che, con suo grande orrore, erano usciti di nuovo per recuperare in macchina una serie di teglie colme di cibo che ovviamente nessuno aveva richiesto.

- Perché ancora non li conosci -

Le rispose la latina con aria affranta, consapevole che quella serata non avrebbe portato a nulla di buono. Quinn sorrise, sistemandole una ciocca di capelli che le infastidiva il viso, prima di seguire con lo sguardo i due gemelli che avevano preso a rincorrersi

- Smettila di essere così pessimista -

- Ha delle buone ragioni per esserlo -

Intervenne Rachel, anticipando Santana e facendo un cenno con il capo verso Noah che stava studiando Quinn da capo a piedi senza il minimo pudore

- Wow sorellina! Se ti dovesse andare male con questa, posso farci un giretto? -

Domandò il ragazzo appoggiando pesantemente un braccio attorno alle spalle della sorella. Quinn sollevò un sopracciglio con quel suo modo piccato che solitamente faceva capire a Santana di essere nei guai

- Come scusa? -

- Hey, non starlo a sentire...è un idiota -

Intervenne Santana scrollandosi il fratello di dosso e sorridendo alla sua ragazza, un attimo prima di voltarsi verso Noah con gli occhi socchiusi

- Puckerman, comportati bene o giuro che farai una fine peggiore di tutte le fini peggiori che ti ho mai fatto fare -

Lo minacciò a bassa voce, puntandogli un dito contro.

- Puckerman? Che nome...singolare -

Santana poté sentire lo stomaco sprofondarle a terra quando la voce di Russell la sorprese alle spalle. Tossicchiò a disagio, cercando di sorridere, ma ottenne solo una piccola smorfia

- Oh no, è il mio cognome, ma preferisco Puck, amico -

Rispose il ragazzo alzando il pugno verso Russell per sbatterlo contro il suo in segno di saluto. Ovviamente il padre di Quinn rimase immobile e Santana dovette fare un profondo respiro e afferrare la mano della sua ragazza per non prendere a pugni i fratello

- Credevo che il vostro cognome fosse Lopez -

- Noah ha tre anni più di me, ha preso il cognome del precedente marito di mia madre, nonché suo padre...ovviamente -

- Interessante -

Fu l'ultimo commentò che lasciò le labbra di Russell, prima che passasse oltre, diretto verso la cucina dove Judy e i genitori di Santana si stavano accomodando. Santana si lasciò sfuggire un grugnito affranto, appoggiando la fronte contro la spalla di Quinn

- Finirà male, finirà molto male -

Brontolò, lasciando che Quinn le carezzasse i capelli per darle supporto. Rachel si strinse nelle spalle per poi passare l'indice lungo la collana che aveva prestato a Santana

- Beh almeno ti resta un dignitoso filo di perle -

***

L'odore del chili, proveniente dalle teglie portate dai suoi genitori, le pizzicava il naso, ma non era quello a farle venire voglia di piangere frustrata. Era quella situazione imbarazzante in cui i suoi genitori non facevano che osservare i dettagli della sala da pranzo e delle posate d'argento come se non ne avessero mai viste in vita loro, o i fratellini che mangiavano con le mani e impiastricciavano la tovaglia, per non parlare di Puck che si stava ingozzando con l'arrosto riempiendosi così tanto la bocca da mostrarne il contenuto a tutti quanti, con grande divertimento dei gemelli. Santana smise di guardarli dopo i primi due minuti, preferendo porre tutta la sua attenzione al piatto di fronte a sé, sebbene avesse improvvisamente perso l'appetito. Rachel era seduta accanto a lei che mangiava solo il contorno di piselli, mentre digrignava i denti per i rumori molesti della masticazione di Puck. Mentre Quinn le sedeva di fronte, accanto a Judy, e di tanto in tanto le sfiorava la gamba con la punta del piede, cercando di rilassarla. Ma Santana non riusciva a stare tranquilla e quando Russell si rivolse a lei, dopo una breve chiacchierata di poco senso con suo padre, per poco non le cadde la forchetta di mano

- Allora, Santana, Quinn mi ha detto che ti dedichi alle arti...in quale college? -

- Veramente ho lasciato il college l'anno scorso per trasferirmi a New York, nell'appartamento di Rachel. Lavoro in una tavola calda e fra un piatto e l'altro ci viene richiesta qualche esibizione canora -

Raccontò all'uomo guardandolo dritto in faccia sebbene fosse evidente che la stesse soppesando. Santana sapeva di non essere niente di speciale, non era come Quinn che frequentava Yale e presto si sarebbe laureata in legge, ma non si vergognava di quello che era e quello che faceva perché alla fine aveva imparato ad essere autonoma, a vivere da sola e a non pesare sulla sua famiglia. Certo, anche lei aveva delle ambizioni, ma a volte bisogna tornare con i piedi per terra e smettere di sognare

- Capisco -

Tuttavia riportò lo sguardo sul suo piatto quando Russell si dimostrò chiaramente insoddisfatto dalla sua risposta. Quinn le diede un piccolo colpetto sulla gamba e Santana le restituì un rapido sorriso di gratitudine

- Quinn, tesoro, non ti crea problemi che la tua ragazza divida un appartamento con un'altra donna? -

Intervenne Judy con quel suo tono costantemente dolce e delicato, ma che in quel momento sembrava celare un certo indispettimento.

- No mamma, mi fido di Santana e poi Rachel è irrimediabilmente etero. Per non parlare del fatto che non si vedono quasi mai visto che è sempre impegnata -

- Anche tu servi ai tavoli, Rachel? -

Domandò Russell portando l'attenzione di tutti su Rachel, tutti tranne Santana che si scambiò un lungo sguardo con la sua ragazza, entrambe consapevoli di dove volesse andare a parare la conversazione

- Oh no, io studio alla NYADA e da poco ho ottenuto il ruolo di Fanny in Funny Girl a Broadway. Ho un'agenda piuttosto fitta d'impegni, sì -

- Ammirevole, visto Quinn? Questo è dedicarsi alle arti -

Quinn strinse la mano attorno al manico della forchetta, respirando a fondo per non replicare rischiando di rovinare una serata già troppo in bilico. Quando guardò verso Santana vide una leggera tinta rossa imporporarle le guance e le tornò in mente quel giorno in cui si era semplicemente arresa con un “Non ne valgo la pena” dopo una serie di porte sbattute in faccia. Quinn l'aveva tenuta stretta per ore, ma non era servito a niente dirle che aveva la voce più bella che avesse mai sentito, Santana aveva semplicemente smesso di sognare e Quinn era comunque orgogliosa di lei per la forza con cui stava cercando di risollevare la sua vita. Sulla tavola scese un silenzio imbarazzato, fatta eccezione per Carlos e Andres che si stavano rubando il cibo a vicenda. Fu quando Carlos urtò accidentalmente il bicchiere di vino del padre, rovesciandolo, che Russell grugnì diventando paonazzo e trattenendosi visibilmente dallo sbattere un pugno sul tavolo

- C'è qualcosa che non va, caro? E' solo un po' di vino, Anita farà sparire quella macchia in un attimo -

Judy posò cautamente una mano sul braccio del marito, cercando di minimizzare la situazione con voce zuccherosa

- C'è che nostra figlia dev'essere totalmente uscita di senno se pensa che approverò questa cosa. Si è scelta una specie di fallita con una famiglia di...di animali. Insomma guardali! -

Russell cercò di dirlo a bassa voce, ma l'impeto della sua rabbia lo spinse ad alzare la voce, scrollandosi di dosso la mano della moglie. Santana strinse i denti e quando vide i genitori abbassare il capo mortificati, mentre cercavano di tamponare la macchia di vino, si ritrovò improvvisamente in piedi a torreggiare un ben più grosso Russell Fabray

- La sa una cosa? -

- Oh mio dio -

Il lamento di Quinn era soffocato, mentre si lasciava andare contro lo schienale della sedia, occhieggiando preoccupata il padre e la sua ragazza.

- Ho appoggiato l'idea di Quinn per questa cena perché volevo davvero vedere la casa in cui è cresciuta e conoscere le persone che per lei sono più importanti, così come la mia famiglia lo è per me. Ma non rimarrò qui in silenzio a lasciare che lei insulti me e loro. Lo so, sono rozzi e rumorosi e non c'entrano nulla con la sua bella sala da pranzo così come forse io non c'entro nulla con Quinn. Ma sono la mia famiglia e ci tengo. Io non sarò la nuova stella di Broadway o un avvocato di successo, nemmeno un medico o una donna d'affari, ma mi impegnerò sempre per dare il meglio a sua figlia, per renderla felice finché lei lo vorrà. E siccome sono disperatamente innamorata di Quinn, non dire niente... -

Si interruppe un solo istante per puntare il dito contro Rachel zittendola, conscia che stava per ricordarle ciò che aveva negato prima che entrassero nella casa dei Fabray

-...non lascerò nemmeno che lei decida al posto suo. Perché forse un giorno le chiederò di sposarmi e a quel matrimonio ci saranno tutti i Lopez e saranno tutti quanti rozzi, rumorosi, inopportuni e le daranno fastidio, ma lei ci sarà e sarà felice e sorridente perché lo sarà anche sua figlia -

Non appena terminò, la sala cadde in un silenzio glaciale, rotto solo dal suo respiro pesante mentre tutti la guardavano a bocca aperta e Russell sembrava sul punto di esplodere

- Credo che andrò in bagno ora -

***

- Cazzo, cazzo, cazzo...ho rovinato tutto. Sei una povera deficiente, Santana -

Imprecò per l'ennesima volta, guardando il suo riflesso nello specchio del primo bagno che aveva trovato. Ironia della sorte, sembrava essere quello privato dei genitori di Quinn. Sussultò quando sentì un leggero bussare contro lo stipite della porta

- Hey, posso entrare? -

Si voltò e Quinn era lì, ad un passo da lei che la guardava con una strana luce negli occhi e l'ombra di un sorriso sulle labbra. Santana sentì l'ansia scivolarle via dal corpo e fece sporgere le labbra nell'accenno di un broncio, avvicinandosi a lei

- Q, non so cosa mi sia preso, è solo che mi ha fatto saltare i nervi e... -

La bocca della sua ragazza si schiantò contro la sua, zittendola all'istante e lasciandola un po' stordita quando si separò

- Non vedevo l'ora che qualcuno lo facesse -

Le sussurrò Quinn sulle labbra, sorridendo e lasciandole un altro bacio sulla punta del naso. Santana lo arricciò istintivamente, posando le mani sui fianchi di Quinn

- Ma ora mi odieranno più di prima -

- Impareranno a volerti bene, tanto quanto io ti amo -

La rassicurò Quinn, allacciandole le braccia attorno al collo. Santana sorrise, abbassando lo sguardo solo per un istante. Non erano cose che si dicevano molto spesso, nonostante fossero quasi morbosamente attaccate a livello fisico. Avevano sempre preferito i gesti alle parole, ma sentirglielo dire di tanto in tanto le faceva avvertire le farfalle allo stomaco come la prima volta in cui l'aveva vista alla fermata della metro. Strinse la presa sui suoi fianchi e la attirò a sé, unendo le loro labbra in un bacio che pareva infinito

- E comunque sì -

Mormorò Quinn senza fiato, fra un bacio e l'altro

- Sì, cosa? -

- Anche io voglio sposarti...un giorno -

Santana sgranò gli occhi, rendendosi conto solo in quel momento di ciò che aveva realmente detto al piano di sotto. Eppure contro ogni aspettativa, non diede i numeri, perché crearsi una vita e una famiglia con Quinn era ciò che desiderava nel profondo, non importava quanto disastrata potesse essere, sarebbe sempre stata loro. Sorrise e le rubò un altro lungo ed intenso bacio, sentendo il corpo di Quinn premere contro il suo in un riflesso incondizionato

- Facciamo sesso nel bagno dei tuoi? -

Sussurrò contro le labbra della sua ragazza, la bocca incurvata in un sorriso malizioso. Quinn chiuse la porta dietro di sé con un calcio e l'ultima cosa che Santana vide, prima di essere issata sul ripiano del bagno, fu il sorriso felino della sua ragazza.

Quando il piacere prese possesso di entrambe, Santana trovò mille e più motivi per cui lei e Quinn sarebbero dovute stare insieme.

 

 

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Capitolo 4
*** Day 4 - Future ***


Day 4 - Future Quinntana


Sente ancora il suo sapore sulle labbra. E' fresco. Pungente. Quelle ultime parole continuano a scivolarle sulla lingua

- Non possiamo -

- Lo so -

Sussurri in una notte caotica, fatta di buio, di gole bruciate dall'alcol e di addii.

- Non farlo -

Bisbiglia a sé stessa, raddrizzando le spalle per darsi un contegno. Lo specchio le restituisce un riflesso vuoto, tremante. Un tremolio che si costringe a fermare, mentre si ripete che va tutto bene, che sarà felice. Ed è quando sente un pacato colpetto di tosse alle sue spalle che si chiede quante altre volte dovrà ripeterselo prima di cominciare a crederci.

Si volta ed è come se morisse, ancora un po'. Quinn le sorride, fiori bianchi le appuntano i capelli dietro la testa, scoprendo quella curva del collo dove Santana aveva più volte lasciato un segno. Un abito bianco, semplice, le copre il corpo esile e sembra essere cucito sulla sua pelle. Santana deglutisce, facendo un passo verso di lei, solo l'accenno di un sorriso sulle sue labbra tinte di rosso

- Sei bellissima -

Le mormora, sfiorandole i polsi con la punta delle dita. Quinn abbassa il viso imbarazzata, si morde il labbro e le guance candide si imporporano in quel modo che a Santana ricorda la loro prima notte.

- Anche tu -

Bisbiglia Quinn, tornando a guardarla, l'indice che si arrotola fra un boccolo corvino. I loro sguardi si incontrano per un breve istante e Santana sente le farfalle nello stomaco, come la prima volta. “Va tutto bene, sarai felice” Se lo ripete un'ultima volta, intrecciando le dita a quelle di Quinn

- Andiamo, è il momento -

Le tremano le labbra, ma se le morde, rifiutandosi di guardarla negli occhi, mentre la conduce verso la spessa porta di legno.

Beth le attende nel suo vestitino color cipria, giocherellando con una treccia mentre tiene stretto a sé il cuscino con le fedi. La piccola sorride alle due donne osservandole dal basso e quando Santana le fa un cenno, spinge con tutte le sue forze la porta, precedendole lungo la navata.

La chiesa è gremita, ci sono davvero tutti, ogni persona che ha fatto parte della loro vita passata e presente. Santana la guarda e questa volta non può non sorridere, perché Quinn le si sta aggrappando alla mano e Santana sa che è terrorizzata nonostante la sua postura impeccabile e i sorrisi che dispensa agli invitati, mentre procedono lente. Per una lunga manciata di secondi, Santana si sente davvero felice, mano nella mano con lei, fra le persone a cui hanno imparato a voler bene e con la bambina più bella del mondo che trotterella ad un passo da loro. Ma è quando una mano massiccia entra nel suo campo visivo, che tutto si sgretola come un castello di carte costruito male. Ed ora è lei a stringere più forte la mano di Quinn, sollevandola e costringendosi a lasciarla fra quelle mani che non sono le sue.

Alza lo sguardo e Puck le sorride, così fa anche lei, ma il suo sorriso non raggiunge gli occhi scuri e quando le sue dita scivolano via da quelle di Quinn, sa di averla persa per sempre.

Aveva capito di aver commesso un errore nell'istante in cui si era offerta di accompagnarla all'altare, dal momento che Russell Fabray aveva rifiutato l'invito. Santana si era quasi ferita le mani per impedirsi di trovarlo e schiantargli le nocche sul grugno.

- Se tu fossi rimasta, domani ci saremmo io e te in quella chiesa. Ma tu te ne vai sempre, Santana. Lui resta...lui mi ama -

Quinn non ricorda la notte precedente. Le parole le sono rotolate dalle labbra mescolate all'odore dell'alcol. Non ricorda che si sono strette, amate, unite un'ultima volta. Non ricorda le lacrime di Santana, mentre lei si addormentava fra le sue braccia, il viso affondato nei capelli corvini. Ma Santana non vuole ricordarglielo, vuole che sia felice, vuole che rimanga l'unica cosa che non può più rovinare. Perché Santana se ne va, Santana mente, Santana ferisce, Santana distrugge tutto quello che tocca.

E Santana muore per la seconda volta quel giorno, quando un mignolo si intreccia al suo e un paio di labbra le si accostano all'orecchio

- Stai piangendo? -

I suoi occhi neri si incatenano ad un paio celesti. Brittany. La sua ragazza. La prossima felicità da distruggere. Santana abbozza un sorriso e scuote la testa, facendole cenno verso i due sposi

- No, sono solo molto felice -

Chiude gli occhi, sentendo le ciglia umide quando Brittany le posa un bacio sulla tempia. E allora si dice che forse un giorno imparerà ad amare la bionda giusta, che smetterà di pensare a Quinn ogni volta che le sue labbra la sfiorano.

Si dice che forse un giorno inizierà davvero a credere a quella bugia.

 

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Capitolo 5
*** Day 5 - Alternate Universe ***


Day 5 - Alternate Universe

nota: Questa shot è un au poco drastico. Quinn e Santana sono due mamme single che si conoscono vagamente e i loro figli frequentano la stessa classe.


Quando il nome di Rachel Berry aveva cominciato a lampeggiare sullo schermo del suo cellulare, solo poche ore prima, Santana Lopez aveva capito immediatamente che quella sarebbe stata una lunga e difficile giornata.

Una convinzione che si era intensificata mentre percorreva a passi rapidi il corridoio della scuola, il ticchettio dei tacchi a coprirne il silenzio.

- Rosario Carlos Lopez (*), che diavolo hai combinato questa volta? -

Sbottò minacciosa, indicando il bambino dai tratti latini che faceva penzolare le gambe dalla seggiola. Il piccolo deglutì vedendo la madre avanzare ad ampie falcate verso di lui ed abbassò la testa con un inconfondibile broncio sul viso.

- Piacerebbe saperlo anche a me -

Una voce la colse alle spalle e Santana si voltò di scatto in un felino turbinio di capelli neri.

Lei era lì. Bella come mille soli nel suo completo color crema. I capelli corti e fintamente spettinati le solleticavano le guance e quel maledettissimo viso, che la tormentava nel pieno dei suoi sogni, aveva un cipiglio severo che le fece sprofondare lo stomaco a terra. Quinn Fabray si avvicinò a Santana e suo figlio, affiancata da Rachel, malauguratamente la migliore amica di Santana nonché preside della scuola elementare che frequentavano i loro figli. Con la sua piccola mano stretta in quella della madre, una bambina dai capelli biondissimi e l'abitino azzurro impiastrato di macchie colorate, trotterellava al fianco della donna, fermandosi proprio di fronte a Rosario e lanciandogli una penetrante occhiata così simile a quella della madre da far quasi paura.

Santana abbassò lo sguardo sul figlio che testardamente continuava a fissare la punta delle sue scarpe, anch'esse sporche di colore come il vestito della bambina. Ma ora il suo viso si era addolcito, mentre pensava che per la prima volta suo figlio aveva infastidito la persona giusta.

- Avanti Rosario, dì alla mamma di Emily che cosa hai combinato -

Intervenne Rachel cercando di mantenere un tono autoritario, nonostante il debole che aveva per il nipote acquisito. Santana roteò gli occhi teatralmente, incrociando le braccia al petto, improvvisamente sulla difensiva

- Ma zia Rach... -

- Sono la preside Berry qui dentro, lo sai -

Lo ammonì Rachel, facendo abbassare di nuovo la testa al bambino. Santana spostò lo sguardo scuro su Quinn, che assisteva allo scambio con l'ombra di un sorriso soddisfatto sulle labbra. E a quel punto non era più sicura di cosa desiderasse di più, se levarglielo con uno schiaffo o se sbatterla al muro e strapparglielo via con un bacio. Sbuffò sonoramente, passando una mano fra i capelli arruffati di suo figlio con aria protettiva

- Perché dovrebbe essere stato proprio mio figlio a cominciare? -

Domandò facendo saettare gli occhi da Quinn alla sua migliore amica

- Perché è sempre il primo della classe...quando si tratta di combinare qualcosa -

Quinn non sembrò scomporsi più di tanto quando si rivolse a lei, chiaramente sapeva contenere il proprio nervosismo in modo molto più efficace. A differenza di Santana, lei non alzava la voce, non agitava le mani e soprattutto manteneva un'impettita e rigida posizione che tendeva a far vacillare anche Santana Lopez, l'avvocato più rinomato della città. Anche se non era tanto la sua sicurezza a perdere colpi, quanto il suo autocontrollo, perché quando si trattava di Quinn Fabray, la mente di Santana toccava lidi che nemmeno i più intraprendenti osavano raggiungere.

Scosse la testa, riemergendo a malincuore dalla nebbia che le offuscava la mente. Ricordò a sé stessa che in quel momento era su un campo di battaglia e lei non perdeva mai.

- Se ti togliessi quel bastone dal sedere, forse ti accorgeresti che anche mio figlio è completamente sporco. Chi mi dice che non sia stata la tua principessina? -

Domandò avvicinandosi di un passo alla donna di fronte a lei, sul viso un'espressione beffarda e nella testa il pensiero di quel sedere sul quale avrebbe volentieri affondato mani e denti. Poté sentire Rachel inspirare rumorosamente, sicuramente preoccupata per l'atteggiamento dell'amica. La brunetta sapeva bene che Santana era indomabile quando si sentiva minacciata. Ma Quinn non fece altro che inarcare un sopracciglio, per nulla turbata da come Santana era scattata sulla difensiva. Si scostò una ciocca ribelle dalla fronte, sorridendole in modo quasi lezioso

- Se tu aprissi un po' di più gli occhi, invece di deliziarci con la tua patetica imitazione di mamma tigre, forse vedresti che queste... -

Quinn si chinò verso Rosario che le osservava con le braccia conserte e l'aria di un cucciolo bastonato. Delicatamente sciolse l'intreccio delle braccia dalla pelle ambrata, mostrando a Santana le mani del figlio ricoperte di colori a tempera

-...corrispondono alle impronte sul vestito di Emily -

Quinn concluse la frase raddrizzandosi sotto lo sguardo attonito di Santana e Rachel

- Mi stupisce che un avvocato del tuo calibro non se ne sia reso conto -

Santana sbatté le palpebre, mordendosi l'interno della guancia per resistere all'istinto di boccheggiare...o di strapparle i capelli. Tossicchiò nervosa, incrociando le braccia al petto decisa a non mollare

- E' evidente che forse la tua Emily se l'è meritato -

Accanto a lei, Rachel mandò gli occhi al cielo. C'erano giorni in cui Santana sapeva essere peggio dei bambini di quella scuola e solitamente quei giorni erano sette a settimana. Gli angoli della bocca di Quinn si arricciarono con disappunto, gli occhi di giada ancora fissi in quelli carbone di Santana

- Quindi è questo che insegni a tuo figlio? Non mi stupisce che sia cresciuto così -

La voce vellutata di Quinn sembrava una carezza ogni volta che le usciva dalle labbra, ma Santana stava imparando sulla sua stessa pelle che quelle carezze lasciavano graffi dietro di loro. La latina strinse i denti assottigliando lo sguardo, un altro passo diminuì la distanza fa le due donne

- Visto che sei così brava, perché non mi insegni tu come si fa? Domani a cena. Alle otto. Pago io -

Era così vicina che poté sentire il respiro di Quinn fermarsi, mentre le sottili dita ambrate facevano scivolare il suo biglietto da visita nella tasca della gonna di Quinn. E per la prima volta fu Quinn quella a corto di parole. Solo per un istante però, perché quando i suoi occhi smisero di seguire il percorso della mano di Santana e si rialzarono a fronteggiarla, un sorriso poco rassicurante le tendeva le labbra

- Ah paghi tu? Ti lascerò in mutande, Lopez -

- E' quello che spero, Fabray -

Rachel le guardò a bocca aperta, non del tutto sicura di cosa la stesse sconvolgendo di più tra la sfacciataggine di Santana e l'algida consulente finanziaria che cedeva di fronte a quella faccia da schiaffi. Quinn aprì bocca per replicare, ma l'attenzione delle tre donne venne attirata dall'improvviso scoppio di una risata cristallina.

- ...e poi gli ho dato un pugno così forte che mi ha regalato tutte le sue figurine -

A pochi passi da loro, incuranti dello scambio fra le loro madri, Rosario stava gonfiando i muscoli delle sottili braccia da bambino di sei anni, raccontando un aneddoto sicuramente ingigantito ad un'incantata Emily. La bambina ridacchiò di nuovo quando lui le permise di toccargli le braccia, facendo dondolare le treccine bionde con aria civettuola.

Quinn e Rachel si scambiarono uno sguardo attonito, grugnendo contemporaneamente quando Santana sospirò piena d'orgoglio

- E' proprio mio figlio -

 

(*)Sono al corrente che il nome Rosario venga usato al maschile solo in italiano, ma siamo in un AU e non potevo rinunciare all'idea dei due bambini che si chiamano Emily e Rosario. Pardon :) 

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Capitolo 6
*** Day 6 - Holiday Season ***


Day 6 - Holiday Season

Due anni prima, quando Quinn Fabray si era presentata alla porta del suo ufficio, curriculum alla mano e l'aria di chi aveva appena sbattuto sull'ultima spiaggia, Santana Lopez aveva sentito il sapore della vittoria danzarle in bocca. Ma quello che Santana non aveva preso in considerazione, era che presto si sarebbe trovata a soffocare un sospiro, ogni volta che la sua ex migliore amica, ex nemica giurata, ex compagna di scuola, attraversava quella porta in vetro opaco.

Serrò i denti quando sentì il rumore dei suoi tacchi troppo larghi e troppo bassi, contro il pavimento in marmo dell'ingresso. Il movimento delle sue dita sulla tastiera del portatile divenne ancora più frenetico e non si scomodò nemmeno a sistemare gli occhiali che le erano scivolati lungo il naso.

- Posso? -

Un delicato colpo di nocche sulla porta accompagnò quel tono tranquillo, eppure freddo nel profondo. Santana non si prese nemmeno la briga di sollevare lo sguardo su di lei, allungando la mano per afferrare la sua tazza di caffè

- Mi hai già disturbata, tanto vale che parli. Che cosa vuoi? -

Domandò secca, gli occhi che saettavano fra i dati contabili dell'azienda. Con la coda dell'occhio la vide avvicinarsi, le mani unite in grembo e il profumo di agrumi che si mescolò a quello del caffè che Santana stava sorseggiando. Quinn inspirò profondamente un paio di volte, aprendo bocca per parlare, ma fallendo miseramente nel suo tentativo

- Non ho tutto il giorno -

La rimbeccò Santana, tamburellando nervosamente a terra con la punta della scarpa.

- Fra due giorni è la vigilia di Natale -

- Mh...e quindi? -

- Ecco, mi chiedevo se potessi darmi un giorno di ferie. Mia sorella e mia nipote saranno in città solo per quel giorno e vorrei... -

- No -

La risposta secca di Santana interruppe il fiume di parole che Quinn aveva cercato di dire il più in fretta possibile, per evitare esattamente la risposta che aveva ricevuto. Le spalle crollarono rassegnate sotto il cardigan beige

- Ma... -

- Mi hai fatto una domanda e io ti ho detto di no. Fine. Nessun “ma”, abbiamo troppo lavoro da fare e poi il Natale è una festa stupida. Puoi andare ora -

La congedò con uno sbrigativo gesto della mano, posando di nuovo la tazza sul la scrivania di vetro. Quando alzò gli occhi la vide ancora sulla soglia, le mani strette in un pugno e i denti serrati. Sembrava si stesse controllando dal dire qualcosa che sicuramente a Santana non sarebbe piaciuto, ma non appena la latina inclinò il capo di lato con aria inquisitoria, Quinn si ricompose soffocando uno sbuffo ed uscendo dall'ufficio. Santana la osservò allontanarsi, mordendosi con forza l'interno della guancia mentre si lasciava andare contro lo schienale della sua poltrona. Quasi non si accorse dell'entrata di una svolazzante chioma bionda, finché non sentì una leggera risatina

- Smettila di fissarla o si accorgerà della cotta che hai per lei da...anni? -

Santana mandò gli occhi al cielo, arricciando gli angoli delle labbra quando Brittany appoggiò entrambe le mani sulla sua immacolata scrivania

- Non ho una cotta per Quinn -

Borbottò incrociando le braccia e lanciando un'occhiata allo schermo del suo computer. Brittany la guardò divertita e scettica

- Puoi darla a bere a te stessa, ma non alla qui presente. Solo non capisco perché la tratti in quel modo, non ti aiuterà a scoprire il colore della sua biancheria -

Santana sgranò gli occhi con urgenza, alzandosi improvvisamente dalla poltrona e andando a chiudere la porta del suo ufficio. Prese un profondo respiro prima di voltarsi verso Brittany

- Perché io non ho una cotta per Quinn Fabray -

Scandì in modo che a Brittany entrasse bene in testa

- E la tratto così perché finalmente è lei ad essere seconda a me. Credimi, Britt, non hai idea di quanto questa cosa mi compiaccia -

- Credo comunque che ti compiacerebbe di più il suo lucidalabbra sul tuo collo, ma fingerò di crederti -

Ribatté la bionda sorridendo innocentemente alla migliore amica, mentre arrotolava una ciocca di capelli fra le dita. La latina incrociò le braccia al petto, tornando verso la scrivania con aria esasperata

- Comunque, che ci fai qui? -

- Ti porto fuori a pranzo! -

- Non se ne parla. Devo lavorare se non l'avessi capito -

Si impuntò Santana, facendo sbuffare Brittany che la guardò con quel broncio che una volta l'avrebbe convinta all'istante. Ma Santana non era più la stessa Santana da molto tempo

- Va bene, vorrà dire che chiamerò la tua segretaria per sapere quando potrò vedere la mia migliore amica -

Sbottò la bionda, staccandosi dalla scrivania di Santana e avviandosi alla porta

- Britt... -

Tentò la latina, massaggiandosi le tempie, ma Brittany si voltò di scatto verso di lei, interrompendola

- Pensi così tanto al tuo lavoro che passerai un altro Natale da sola...e non ti sei nemmeno accorta che il tuo ammiratore segreto non ti ha fatto recapitare il suo regalo quest'anno -

Santana strinse le palpebre quando Brittany uscì sbattendo la porta, non dandole modo di replicare. Aggrottò le sopracciglia, sospirando leggermente non appena si rese conto di quello che Brittany le aveva detto e all'improvviso la sua scrivania le sembrò tristemente vuota.

 

***

 

 

Tu riceverai la visita di tre spiriti. Attendi il primo domani al rintocco della prima ora..”

Santana grugnì con una smorfia sul viso, mentre spegneva bruscamente la televisione alzandosi dal divano del suo loft Newyorkese.

- Idiozie -

Borbottò trascinando i piedi verso la cucina per versarsi un bicchiere di vino. Il broncio non fece che intensificarsi appena notò la bottiglia vuota

- Pff, Natale. L'ennesima festa inventata per non lavorare -

Biascicò con la bocca impastata di sonno e vino rosso, mentre andava nella sua camera da letto spegnendo le luci dietro di sé.

Fece giusto in tempo a posare la testa sul cuscino, o almeno così le parve, che una folata d'aria fredda le sfiorò il collo facendola rabbrividire. Si voltò infastidita, chiedendosi come fosse possibile che avesse lasciato la finestra aperta, ma non appena i suoi occhi si abituarono al buio, uno strillo le sfuggì dalle labbra facendola diventare improvvisamente vigile

- Che diavolo ci fai in casa mia, Berry?! -

Sbraitò, ma la figura bassina, con una frangetta ad accompagnare i grandi occhi da cerbiatto, non le rispose. Si limitò a svolazzare, sì svolazzare, verso di lei, le labbra che si aprirono in un grande sorriso. Santana sgranò gli occhi, certa che il vino le stesse giocando brutti scherzi e d'istinto le lanciò contro la lampada sul comodino. L'oggetto si schiantò a terra, attraversando letteralmente il cranio di Rachel Berry. Si sfregò con foga gli occhi, sentendo le mani tremare, era abituata ad alzare il gomito, ma non aveva mai avuto allucinazioni del genere.

- Suggerisco che tu ti calmi, Santana -

La voce di Rachel ebbe l'effetto contrario rispetto a quello che aveva sempre avuto, perché Santana si calmò davvero, seppure contro la sua volontà.

- Vieni con me -

Le disse con voce squillante, porgendole la mano che Santana si rifiutò di prendere. Tuttavia la seguì, seppure lanciandole occhiate sospettose, mentre le faceva strada nel suo salotto...solo che quello non era più il suo salotto.

Il fuoco scoppiettava nel camino, accanto un immenso albero di Natale scintillava di luci e decorazioni. Nell'aria si respirava un delizioso profumo di carne arrosto e dolci e un pacato chiacchiericcio proveniva da un punto indefinito

- Che cazzo è successo a casa mia? -

Domandò con gli occhi sgranati, passandosi una mano fra i capelli. Quell'aria esageratamente natalizia le faceva quasi pizzicare la pelle. Stranamente Rachel rimase in silenzio, indicandole una rampa di scale che chiaramente non erano in casa sua quando era andata a dormire. Non ebbe il tempo di chiedere altro, perché una bambina biondissima con gli occhi color dell'oro, si precipitò ridendo giù per le scale

- Ti ho detto che sono miei!! -

Dalla cima delle scale, un'altra bambina con la pelle color caramello e i capelli corvini sbraitò sbattendo i piedi, prima di correre dietro alla biondina. Entrambe aggirarono un'attonita Santana come se nemmeno la vedessero, mentre si rincorrevano per tutto il salotto.

- Fabray! Se non mi ridai subito i miei dolci, giuro che scateno tutta l'ira delle case popolari di Lima Heights sul tuo sederone! -

Santana rimase a bocca aperta, guardando una se stessa di soli sette anni che rincorreva una trillante Quinn Fabray.

- Eravate così amiche -

Sospirò Rachel accanto a lei, facendola sussultare, era così frastornata da quello che stava vedendo da essersi dimenticata della sua presenza

- Non direi -

Commentò la latina con una piccola smorfia, facendo cenno verso la sua versione infantile che saltellava cercando di afferrare i cioccolatini che Quinn, ben più alta di lei, teneva fuori dalla sua portata.

- Stai a vedere -

La piccola Santana sbatté un piede a terra, fremendo nel chiaro tentativo di trattenersi dal picchiare l'altra bambina. Fu allora che Quinn, le labbra impiastricciate di quel cioccolato che aveva mangiato di nascosto, si sporse verso di lei lasciandole un bacio sporco sulle guance paffutelle.

- Che schifo! -

Esclamò la bambina dalla pelle scura, strofinandosi il dorso della mano sulla guancia.

- Almeno ora sei un po' più dolce -

Le fece notare la piccola Quinn, un sorriso sereno sulle labbra e una luce negli occhi che Santana avrebbe osato definire “felice”. Non ricordava da quanto tempo non vedeva quella luce negli occhi della sua ex amica.

- Non capisco -

Bisbigliò continuando ad osservare le due bambine. La sua se stessa di sette anni non aveva ancora smesso di ripulirsi il visino, ma Santana riconosceva la sua stessa fossetta sulla guancia sinistra, segno che stava cercando di trattenere un sorriso

- Amavi molto il Natale, Santana. E lo amavi perché Quinn passava tutte le vigilie con te. La mattina vi svegliavate insieme e correvate al piano di sotto per aprire i regali e ogni anno litigavate su chi doveva avere il sacchetto più grosso di cioccolatini -

Santana aggrottò la fronte cercando di ricordare, ma aveva lasciato andare così tanto la sua vita da avere memorie molto offuscate.

- Va bene, possiamo dividerli se vuoi. Basta che non mi dai più i baci -

- Te li posso dare quando saremo più grandi? -

Santana tossicchiò, voltandosi per chiedere a Rachel quanto volesse metterla ancora in imbarazzo, ma Rachel non c'era più e nemmeno lei e Quinn da bambine o il salotto di casa Fabray perfettamente addobbato.

Al loro posto c'era una camera da letto, la penombra le rendeva difficile mettere a fuoco ogni dettaglio, ma capì che ancora una volta non era in camera sua

- Cercherò di esserci per l'ora di cena, te lo prometto Em -

Una voce familiare quanto abbattuta la fece sussultare cogliendola alle spalle. Si voltò in tempo per vedere Quinn passarle accanto, una mano ad arruffare nervosamente i capelli corti. Santana la osservò mentre si lasciava cadere sul letto, ascoltando la voce squillante della nipotina dall'altro capo.

- Potrei quasi essere orgoglioso di te, Shaqueera -

Santana non aveva notato la sagoma affilata che era rimasta nell'angolo, tuttavia non si spaventò, il suo unico istinto fu quello di mandare gli occhi al cielo aggrottando la fronte infastidita

- Il vino deve avermi davvero dato alla testa per farmi avere una fantasia con quella stronzetta di Sebastian Smythe -

Borbottò incrociando le braccia al petto. Sentì Quinn sospirare e si voltò verso di lei, cogliendo per un solo istante la luce che si rifletteva nei suoi occhi. Erano velati di lacrime e Santana sentì per la prima volta il pungente sentore del senso di colpa.

- Lo so...sì hai ragione. Ma questo lavoro è importante per me, Frannie, ancora un anno a lavorare per lei e poi avrò tutte le strade spianate. Non posso mandarla al diavolo proprio ora -

- E chi ha detto che questa sia una fantasia? -

Intervenne Sebastian, entrando nel suo campo visivo e distogliendo l'attenzione di Santana da Quinn. La latina lo guardò con un sopracciglio inarcato

- Se non è una fantasia, devo dedurre che tu ti sia iscritto all'albo delle fatine? Il compito di oggi quale è? Spargere la tua polverina magica per rendere tutti più buoni la vigilia di Natale? -

Lo punzecchiò, sollevando un angolo della bocca quando lo vide digrignare i denti

- E poi ti chiedi come mai non riesca nemmeno a guardarti in faccia nonostante la tua irrecuperabile cotta per lei -

A Santana cadde la mandibola a terra, non si capacitava di quanto potesse essere evidente il suo interesse per Quinn. L'aveva da sempre e da sempre era rimasto latente sotto la sua pelle, solo in quel momento si stava rendendo conto che forse non era così brava a nasconderlo e che Brittany aveva ragione. Non stava facendo pagare a Quinn i loro dissapori adolescenziali, non si stava prendendo la sua rivincita, stava solo riversando la sua frustrazione su di lei. Una frustrazione nata dai sentimenti che provava per la bionda e che non era mai stata in grado di esprimere.

- E' questo il momento in cui mi sveglio? -

Domandò seccata, scacciando quei pensieri dalla testa, mentre Quinn riagganciava la sua telefonata. La mano pallida si allungò verso il comodino, avvolgendosi intorno a qualcosa che un attimo dopo venne scagliata nell'esatta direzione di Santana. Le cadde ai piedi e quando si chinò per raccoglierla, riconobbe la piccola scatola avvolta in una carta rosso cupo, con il suo nastro dorato. La stessa scatola che profumava di lime, di Quinn, e che da anni trovava ogni vigilia di Natale sulla sua scrivania. Nessun biglietto, nessun indizio, solo i suoi cioccolatini preferiti.

- E' sempre stata lei -

Mormorò fra sé e sé con un filo di voce, ma quando alzò lo sguardo per cercarla, lei non c'era più e nemmeno Sebastian o la camera da letto di Quinn. I suoi piedi scalzi erano immersi in una coltre di neve, il gelo le scivolava sulla pelle e il vento le fischiava nelle orecchie. Attorno a lei si allargavano file e file di blocchi di cemento incastrati nel terreno, lapidi per l'esattezza. Santana rabbrividì e forse non era solo il freddo a farle quell'effetto. Strofinandosi le mani sulle braccia, si guardò freneticamente attorno, alla ricerca di qualcosa o qualcuno

- Cercavi me? -

Seduto su una lapide, chitarra in spalla e sigaretta fra le labbra, una sua vecchia conoscenza la guardava con un sorriso obliquo, passandosi una mano sulla cresta quando lei aggrottò le sopracciglia incredula

- Noah Puckerman? Seriamente? -

Domandò a nessuno in particolare, ma alzando istintivamente lo sguardo verso il cielo lattiginoso

- In persona -

Rispose lui, scendendo con un salto dalla sua poco consona seduta

- Anche se non si può dire lo stesso di te -

Aggiunse accostandosi a lei con fare strafottente e facendole un cenno verso il punto in cui era seduto poco fa. Santana inclinò il capo di lato, confusa, prima di seguire il suo suggerimento

Santana Diabla Lopez 1994 - 2019

La latina spalancò gli occhi portandosi una mano alla bocca, improvvisamente il cuore le batteva così forte da farle credere di essere prossima ad un infarto. In tal caso avrebbero dovuto cambiare la data sulla sua lapide

- Ma...è l'anno prossimo! -

Esclamò sconvolta, la mano sulla bocca a soffocarle le parole. Accanto a lei Puck si strinse nelle spalle, sistemando la cinghia della chitarra

- Fra un anno esatto. La vigilia di Natale del prossimo anno, tornerai a casa dal tuo ufficio a notte fonda, sarai così stanca da addormentarti alla guida e BAM! -

Puck fece scontrare con forza il pugno contro il palmo della propria mano, facendo sussultare Santana che quasi scivolò nella neve.

- Non preoccuparti, non sentirai niente. In fondo è quello che hai sempre detto, ricordi? Tu sei la stronza che non sente niente -

Santana abbassò lo sguardo, mordendosi il labbro inferiore con i denti che tremavano per il gelo. La sua lapide era così spoglia, non un fiore, non un'incisione che ricordasse che persona fosse in vita. Niente di niente.

- Non è venuto nessuno, vero? -

- No, nessuno. Il lavoro ti ha assorbita a tal punto da diventare l'unica cosa che ti è rimasta. Piano piano hai tagliato fuori anche Brittany. Però... -

La frase di Puck rimase in sospeso, mentre un ovattato rumore di passi giunse alle orecchie di Santana, facendole alzare il viso di scatto.

Procedendo lentamente nella neve e stretta nel suo cappotto scuro, Quinn camminava nella loro direzione, gli occhi puntati sulla lapide. I suoi capelli erano un po' più lunghi, ma il viso, sempre innaturalmente incantevole, appariva provato e stanco. Santana le fece spazio, come se fosse davvero lì, quando la vide chinarsi verso la sua lapide posando le ginocchia nella neve

- Ciao. Oggi ho avuto una promozione. E' buffo, mi hanno dato il tuo posto e se ci penso ti saresti incazzata da morire...scusa, pessima scelta di parole -

- Viene qui due volte a settimana e ti racconta la sua giornata. Quinn è l'unica ad essere rimasta con te, Santana, nonostante tu l'abbia trattata come un cane -

Santana sentì il suo stesso respiro tremarle in gola, mentre ascoltava le parole di entrambi

- Però ti prometto che sarò alla tua altezza, facevi schifo in tante cose, ma di sicuro non nel tuo lavoro. Non ho fatto cambiare nulla nell'ufficio, sarà come averti ancora lì -

La voce di Quinn si incrinò nelle ultime parole e Santana sentì l'urgenza di abbracciarla e dirle che era ancora lì e non era andata da nessuna parte. Ma quella non era la realtà, Quinn non l'avrebbe nemmeno sentita.

- Oh dimenticavo...buon Natale, San. Mi manchi -

Sussurrò infine la bionda, estraendo dalla tasca il solito piccolo pacchetto rosso e posandolo sul mucchio di neve davanti alla lapide.

- Puck...non voglio morire, non voglio lasciarla -

Bisbigliò quasi inconsciamente, seguendo con lo sguardo Quinn che si allontanava rapidamente. Santana poté cogliere una lacrima furtiva che le scivolava lungo la guancia.

- E allora non lasciare che succeda. Avete passato così tanto tempo a farvi la guerra da non rendervi conto che in realtà siete importanti una per l'altra. Cazzo Santana, se solo Quinn avesse avuto per me un quarto dell'interesse che ha per te, ora sarei l'uomo più felice del mondo -

- Ci teneva a te -

- Ma teneva di più a te e ci tiene tutt'ora. Non ti sopporta solo per la carriera, ti sopporta perché sei tu e sa che sei molto più di quello che vuoi dare a vedere -

Santana si passò una man sul viso, cercando di schiarire le idee e assimilare tutte le cose surreali che stavano accadendo, ma in quel momento il terreno le si aprì sotto i piedi e facendola precipitare nel buio.

***

Erano le sette di mattina quando qualcuno bussò alla porta di Quinn con fare piuttosto insistente. Lanciò un'occhiata rassegnata alla macchinetta del caffè che tanto agognava, prima di andare ad aprire, trascinandosi con fare sonnolento. Aprì la porta sfregandosi un occhio, ma quando vide la pelle abbronzata, la fossetta sulla guancia e quei profondi occhi scuri, lo sbadiglio non le raggiunse mai la bocca

- Che cosa vuoi, Santana? Non sono in ritardo se è questo che ti preoccupa -

Santana scosse la testa, l'ombra di un sorriso sulle labbra mentre le porgeva il suo caffè macchiato preferito

- Sono venuta a dirti di non disturbarti a farti vedere in ufficio -

Gli occhi nocciola di Quinn si sgranarono, puro sgomento scintillava nelle sue iridi

- Ma...perché? Che ho fatto? Non puoi licenziarmi! In due anni non ho mai commesso un solo errore, tu non... -

La leggera risata che scosse le spalle di Santana la interruppe all'istante, nonostante avesse voglia di urlarle cosa diavolo avesse da ridere. Aggrottò la fronte mentre la guardava cercare qualcosa nella borsa

- Tieni -

Le disse semplicemente, porgendole una busta bianca. Quinn la aprì, le mani tremavano leggermente temendo che fosse una lettera di licenziamento o qualcosa di peggio. Ma quando la aprì, c'era solo un biglietto aereo andata e ritorno New York - Lima.

- Che vuol dire? -

- Vuol dire che non voglio vedere il tuo culo bianco in ufficio per almeno due settimane. Torna a casa, torna dalla tua famiglia e festeggia questo dannatissimo Natale -

Sebbene le parole di Santana non fossero esattamente fatte di zucchero, il suo tono era decisamente cambiato da quello che usava di solito con lei e soprattutto quella era la prima volta che Santana faceva qualcosa per lei dopo tanti anni.

- Mi sarebbe bastato un permesso -

Le fece notare, grattandosi la nuca con una piccola risata imbarazzata. Non era del tutto d'accordo che Santana le pagasse il viaggio, ma allo stesso tempo temeva che tirare troppo la corda le avrebbe fatto cambiare idea. Santana si strinse nelle spalle, un leggero sorriso obliquo mise in mostra la sua adorabile fossetta

- Consideralo la mia bandiera bianca, ma ricordati che quando tornerai ti voglio in piena forma perché ti trasferirai -

Il sorriso incredulo di Quinn crollò in un istante

- Non puoi farlo -

- Posso eccome! Non ho intenzione di rovinarmi la manicure spostando le tue cose per riempire la seconda scrivania nel mio ufficio -

Per poco non le cadde il caffè di mano e improvvisamente le venne voglia di abbracciare Santana, sollevarla e farla roteare

- Stai dicendo che... -

- Sì, Fabray. Ti sto promuovendo, ma ti prego smettila di sorridere così o potrei rivalutare la mia idea -

Borbottò Santana con fare scocciato, ma Quinn la vide mordersi l'interno della guancia per trattenere un sorrisetto.

- Non capisco, cosa ti ha fatto cambiare idea? -

Domandò tentativamente, guardando Santana fare spallucce

- La notte porta consiglio e credo di aver ricordato qualcosa, uno dei nostri Natali insieme -

Santana non sembrava disposta a voler proseguire, ma Quinn stava pendendo dalle sue labbra e quando le fece un cenno urgente per farla proseguire, la latina mandò gli occhi al cielo e fece un passo verso di lei

- So che sei sempre stata tu a lasciarmi quei regali e lo so perché da bambine mi rubavi sempre quei cioccolatini, solo per farmi arrabbiare e darmi un bacio a tradimento. Non ti biasimo, sai? Ero uno splendore anche da bambina -

Quinn sbuffò una risata, guardandola pavoneggiarsi. Una risata di sollievo che presto non riuscì a controllare, era come se anni di tensione si fossero sciolti dal suo corpo e fossero evaporati nell'aria, facendola sentire leggera e serena per la prima volta. Santana si lasciò contagiare, sebbene la guardasse come fosse impazzita, ma le risate di entrambe si interruppero bruscamente non appena Quinn la tirò verso di sé, facendo schiantare le labbra contro le sue. In un primo momento Santana non rispose, irrigidendosi fra le sue braccia, ma non appena Quinn le catturò il labbro inferiore, un gemito sfuggì dalla gola della mora che si lasciò andare perdendosi in quel bacio che attendeva da troppo tempo

- C'è una cosa che forse non ricordi -

Sussurrò Quinn non appena si separarono

- Ogni volta mi davi il permesso di darti un bacio vero quando saremmo diventate grandi -

Santana arricciò il naso, ridendo e sfregandolo contro quello di Quinn, le braccia che si strinsero attorno alla vita della bionda e un bisbiglio che le lasciò le labbra

- Buon Natale Quinn -

- Buon Natale Santana -

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Capitolo 7
*** Day 7 - Free Day: Crossover ***


Day 7 - Free day
crossover (glee/the walking dead)

 

- L'hai uccisa! -

Quinn si dimena fra le braccia di Puck che la tiene stretta a sé, gli occhi arrossati puntati nella sua direzione. Le sua urla fanno meno male di quello che sente dentro, qualsiasi cosa farebbe meno male.

Santana sente ancora la mano sinistra che trema, quella stessa mano che ha sparato un unico fatale colpo.

L'avevano cercata per giorni. Lungo la strada, nei boschi, nelle macchine abbandonate. Ma di Beth non c'era traccia, era come svanita.

Finché quella mattina Santana se l'era trovata addosso. Si era gettata su di lei come era solita fare per essere presa e lanciata in aria e Santana per un attimo aveva sospirato di sollievo. Ma quando le dita della piccola si erano ancorate alla sua carne come volesse strappargliela via, aveva capito che Beth era svanita davvero.

- Non era più tua figlia -

Glielo dice sostenendo il suo sguardo, ma la voce trema e anche lei. Deve appoggiarsi al tavolo dietro di lei per non cadere. Lei non cade mai, lei è la persona da cui tutti traggono forza, ma Santana ha solo vent'anni e la forza si sta esaurendo.

Quinn non la ascolta. Si agita. Urla. Le riversa addosso tutto l'odio che ha in corpo, tutto l'odio per quel mondo che si è rivoltato. E allora Santana prende un lungo respiro, raccoglie le sue ultime energie e si avvicina a lei

- Non sei l'unica ad aver perso qualcuno, Quinn. Beth era morta prima ancora che la trovassimo! Questo non è un brutto sogno, questa è la realtà e prima lo capirai più a lungo vivrai -

Le sputa la verità in faccia, ad un passo da una Quinn che sta per sfuggire dalle braccia del suo migliore amico. Per un attimo Santana pensa di lasciarla fare, non ha più motivo di combattere e Quinn vuole chiaramente porre fine alla sua vita. Ma poi la bionda sbuffa una folle risata sprezzante e allunga le mani verso il suo viso, cercando di colpirla.

- Avresti dovuto esserci tu al suo posto -

Prima che possa rendersene conto, la sua mano si schianta contro la guancia di Quinn rigata di lacrime e il viso si volta dall'altra parte.

- Smettila di essere la solita stronza egoista! -

Per la prima volta urla anche lei e il tempo sembra congelarsi, così come il corpo di Quinn.

Puck e Santana si scambiano un'occhiata e poi tornano a guardarla. Ora trema, i singhiozzi appena udibili le scuotono tutto il corpo e all'improvviso è piccola e fragile e Santana vorrebbe piangere con lei. Ma non lo fa, perché sa che se cominciasse non sarebbe più in grado di fermarsi. E allora allarga le braccia e Quinn vi crolla in mezzo, il viso che si nasconde nell'incavo del suo collo.

- Va tutto bene -

Le sussurra, le labbra fra i capelli biondi e umidi di pioggia.

- E' in un posto migliore ora, non deve più avere paura di niente. E poi è con Brittany, sai quanto la adorava -

La voce si spezza come vetri infranti quando dice il suo nome. Non può dimenticarsi quegli occhi celesti tramutati dal contagio o la sua mano che affondava il coltello fra i capelli biondi, tra i quali aveva respirato centinaia di volte.

- Sono solo così stanca di perdere chi amo -

La sente a malapena, ma tanto basta per far sì che la stringa di più a se stessa e quando lo fa sente di nuovo quel dolore. Pungente. Penetrante. Il sangue le bagna la maglietta sul fianco.

- Lo so, Quinn. Lo so. -

E quando alza lo sguardo su Puck, vede quella ruga fra le sopracciglia e la consapevolezza nei suoi occhi verdi. Si guardano e si capiscono. Lui sembra impassibile, ma Santana può vedere la mano che tiene la balestra tremare lievemente. E vorrebbe dire a Quinn che lei non andrà da nessuna parte, che nessuno la lascerà più. Invece le posa un bacio sulla tempia e lascia che finisca tutte le lacrime, risparmiandole un'ultima inutile bugia.

 

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Woah, ce l'abbiamo fatta! Comincio dicendo che MAI PIU' NELLA VITA, sono così sfranta da questa qw che non mi ricordo più come mi chiamo! Anyway, all'inizio vi ho detto che ci ho provato e se si alzasse un coro di “infatti, you tried! Ritenta e sarai più fortunata” vi capirò senza rancore :P

E niente, volevo solo ringraziarvi di cuore per aver letto, seguito, preferito ecc e soprattutto per le recensioni che mi avete lasciato (appena posso rispondo a quelle arretrate) siete tutti dei batuffoli di fluff e scusate se vi ho ucciso l'entusiasmo con questo Day 7 (uno dei pochissimi lavori di cui vado orgogliosa XD). Grazie ancora e see you in another life ;)

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