Australia's Lovers

di __larry5sos__
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo capitolo. ***
Capitolo 2: *** Secondo capitolo. ***
Capitolo 3: *** Terzo capitolo. ***
Capitolo 4: *** Quarto capitolo. ***
Capitolo 5: *** Quinto capitolo. ***
Capitolo 6: *** Sesto capitolo. ***
Capitolo 7: *** Settimo capitolo. ***
Capitolo 8: *** Ottavo capitolo. ***
Capitolo 9: *** Nono capitolo. ***
Capitolo 10: *** Decimo capitolo. ***
Capitolo 11: *** Undicesimo capitolo. ***
Capitolo 12: *** Dodicesimo capitolo. ***
Capitolo 13: *** Tredicesimo capitolo. ***
Capitolo 14: *** Quattordicesimo capitolo. ***
Capitolo 15: *** Quindicesimo capitolo. ***
Capitolo 16: *** Sedicesimo capitolo. ***
Capitolo 17: *** Epilogo. ***



Capitolo 1
*** Primo capitolo. ***


Australia's Lovers

PRIMA PARTE.

 

 

 

1. Primo capitolo.

Louis
29 settembre, venerdì.
-Tomlinson...? Tomlinson!
-Eh?
-Svegliati!
-Ancora cinque minuti...
-No! Svegliati subito! Siamo atterrati.- Aprii un occhio. L'aereo si stava lentamente svuotando; i passeggeri camminavano pigramente lungo lo stretto corridoio tra i sedili di stoffa blu, verso le uscite. Qualcosa come quaranta telefoni cellulari si accesero tutti insieme in una sinfonia di odiosi squillini, facendomi innervosire.
Zayn aveva già preso i nostri due zaini strapieni e mi guardava impaziente, così mi alzai a fatica, stiracchiandomi. Ci avviammo verso la stretta uscita, seguendo il fiume di gente che andava nella nostra stessa direzione. Una hostess biondissima sorrise ammiccante a Zayn e, molto probabilmente, l'ultima cosa che si sarebbe aspettata era che lui le rispondesse 'Sono gay, troia', che fu proprio quello che successe.

Dopo aver sceso le scale che ci separavano dall'asfalto grigio, mi accorsi che Zayn si fermava sempre più spesso a fissare degli oggetti comuni come se fossero venuti dallo spazio.
-Amico, non cominciare. Non adesso.
Quando era bambino aveva avuto un incidente in aereo, seguito da settimane e settimane di instabilità mentale per lo shock di aver visto sua madre morire. Era stato uno dei pochi sopravvissuti. Da quel momento aveva sempre avuto paura di volare, quindi, quando era costretto a farlo, prendeva delle pastiglie che gli annebbiavano il cervello per un po'. C'erano dei momenti in cui sembrava perfettamente normale, ma poi aveva delle “crisi” frequenti, dove andava veramente fuori di senno. Proprio come in quel momento.
Quando cominciò a saltellare su un piede solo, mi lasciai scappare un sospiro esasperato.
-Ehi, Louis. Cos'è quello?
-Quello è il cielo. Vieni, su.
-Il cie... cielo?
-Si. Oggi è una bella giornata, vedi? Non ci sono le nuvole.
-Oh.

Zayn

Il mondo era stranissimo. Sembrava che qualcuno avesse applicato ai miei occhi un effetto fisheye arcobaleno. La voce di Louis mi arrivava lontana, fioca, noiosa. Dovevo fare un'enorme sforzo di concentrazione per capire quello che mi stava dicendo. Mi sentivo come se le nuvole che, come aveva detto il mio amico, erano assenti nel cielo si fossero affollate nel mio cervello per offuscare tutti i pensieri e i ragionamenti che provavo a formulare.
-Dobbiamo proprio andare, se no ci lasciano qui.
Camminai guidato da lui, che mi portò all'interno di un piccolo autobus pieno di gente. Mi mettevano a disagio, tutte quelle persone, poiché non riuscivo a capire se mi stessero guardando per davvero o se invece la mia fosse soltanto un'impressione. Mi accucciai per terra e abbracciai il mio zaino. Lou si abbassò sussurrarmi che andava tutto bene, quindi mi tranquillizzai.

Louis
L'effetto dei farmaci finì piano piano durante il tragitto in taxi dall'aereoporto all'albergo dove avremmo passato la notte. Infatti, io e Zayn ci saremmo fermati per una “vacanza di scambio di culture” per quattro mesi esatti, ma una famiglia del posto ci avrebbe ospitati per il resto del tempo.
Verso le undici m'infilai nel letto e spensi la luce.
-Vieni a letto, Zayn, che sono stanco.
-Grazie che oggi sei stato paziente e gentile con me.
-Figurati, tu per me l'avresti fatto.
-Si, ma mi ha fatto piacere sapere che sotto tutti quei tatuaggi c'è un cuore che batte solo per me.
-Se ci stai provando di nuovo, ti ricordo che non hai speranze.
-Uffa.
-Dormiamo?
-Sei stanco?
-Abbastanza.
-Ok. Buonanotte, Lou.
-Buonanotte.- Volevo molto bene a Zayn. Scherzavamo spesso sul fatto di interessarci l'un l'altro, anche se entrambi sapevamo benissimo che non avrebbe mai potuto funzionare.

La mattina dopo ci svegliammo presto per partire subito a bordo della Jeep che la scuola ci aveva noleggiato. Non facemmo neanche colazione. Impostai il navigatore satellitare sul mio cellulare per essere sicuro che Zayn non sbagliasse strada e gli diedi il cambio ogni tanto guidando quindi un po' anche io.
Quando giunsimo al ranch che il direttore ci aveva assegnato, ci acolse una donna gentile che disse di chiamarsi Anne. Ci fece entrare e chiamò quello che doveva essere suo figlio, tornando subito dopo in cucina a sbrigare i suoi affari.

La porta che divideva l'ingresso con il corridoio si aprì, rivelando il ragazzo.

Zayn

Non mentirei affatto se dicessi che mi sarei aspettato di tutto, ma non quello. Harold era un nerd. Uno sfigato. Perchè a me? Perchè? Capelli appiattiti sulla testa e lucidi per i chili di gel, occhiali rotondi, pantaloni con la piega color caffèlatte, giacca e cravatta in tinta, scarpe di vernice.
Sei fottutissimi mesi della mia cazzutissima vita in compagnia di quello? Era un incubo? Perchè non mi svegliavo?

Harold

Santo cielo! Quanto poteva essere bello? I suoi occhi. I SUOI BELLISSIMI OCCHI AZZURRI. E quel piercing al labbro? Madonna! Cosa potevo fare? Mi odiavano già, lo capivo dai loro sguardi. Dovevo dire qualcosa! L'altro ragazzo, quello con i capelli scuri, mi chiese:
-Tu sei... Harold, giusto?
-Ehmmm... già.- Zayn si comportava così solo per fare in modo che potessi essergli utile, lo sapevo già. Oddio, ormai ero in silenzio da un bel po' di tempo!
Cosa potevo dire?
-Eeeee... Voi? Come vi chiamate?
-Zayn.- Mi strinse la mano.
-E lui è Louis. Non farci caso, è un solo po' timido- Louis! Che bel nome!

Louis
Mi aveva parato il culo. Sì, il nerd poteva esserci utile. Non sapevo perchè, ma l'idea di aprofittare di lui non mi andava a genio. Lasciai correre via quel pensiero e sorrisi ad Harold, che chiese guardandosi la punta delle scarpe:
-Quanti anni avete?
-20. Tu dovresti avere un anno in più di noi, no?
-In meno... Un anno in meno! Dicianove anni.
-Oh, non l'avrei mai detto.- Lui arrossì, così pensai che fosse consapevole di stare facendo un casino e provai una voglia assurda di metterlo a suo agio, in qualche modo. Mi accorsi che non avevo ancora parlato. Provai a immaginare cosa dire, ma Zayn mi anticipò con una nuova domanda da parte sua.
-Ce li hai degli amici, Harold?

-S-sì. Cioè, no. Ehmmm... Non proprio. Nel ranch più vicino c'è un ragazzo... Si chiama Liam ed è mio amico... un po'. A volte viene e... stiamo bene, credo. Ma non è proprio un amico, noi... cioè...
-Andate d'accordo?
-Sì, ecco. Ma non penso di piacergli tanto... Poi a scuola c'é Niall... un mio compagno di scuola si chiama Niall... ci conosciamo da molto e... sì, andiamo d'accordo... lui è... lui è gentile.
-E siete tanto amici?
-Sì, beh, a volte non... rinuncia agli altri... non sta con gli altri, insomma, per d-difendermi. Perchè a volte a scuola ci sono dei... dei ragazzi che mi prendono in giro. E non... io... ma... ehmm...
-Oh, stai tranquillo babe! Ora ci siamo noi, vero Louis? O sei troppo occupato a fare il fighetto pensieroso per parlare conoscere meglio Harold?-
Mi affrettai a rispondere:
-Io, ehm, sì, scusami tanto, Harold. È che sono un po' timido, sai. Coma ha detto prima Zayn. E poi hai un accento così particolare! Lo adoro già- La faccia del ragazzo diventò ancora più rossa, alle mie parole. Cominciò ad allentarsi il nodo della cravatta, tentando di renderlo un gesto noncurante. Povero ragazzo, mi faceva quasi tenerezza. Non immaginai che lui sapeva perfettamente che avevamo intenzione di usarlo per farci spiegare come andavano le cose lì e che poi lo avremmo lasciato da parte, come un giocattolo ormai inservibile. Gli feci la prima domanda che mi venne in mente, per non lasciare cadere l'occasione che Zayn mi aveva dato per fare conversazione con lui.
-Ce l'hai una ragazza, Harold?
-No- Ci mise due secondi a decidere di riciclare la domanda.
-E tu?
-Nemmeno! Figo, no?-
-Già...-


Harold
Davvero era single? Com'era possibile? Il resto del mondo ce li aveva gli occhi? Poco importava, non ce l'avrei fatta comunque a piacergli. Mai. La vita era così ingiusta! Dovevo pensare a una soluzione. Prima di tutto, avrei dovuto smettere di dire solo cazzate. Ordinai al mio cervello di spremere fuori una buona idea e, miracolosamente, mi obbedì.
-Volete qualcosa da bere?-
Ok, forse non era un colpo di genio, ma probabilmente erano stanchi dopo tutte quelle ore di viaggio.
-Ce l'hai un po' di limonata, per favore?
-Certo, Zayn. E tu, Louis?
-Un bicchiere d'acqua andrà bene, grazie.
-Ok. Torno subito- Sorrisi timidamente e uscii dal salotto.
Decisi di non ascoltare i loro discorsi, perchè non volevo giocare sporco. Non con Louis. Arrivato in cucina, per provare a calmarmi, feci scorrere dell'acqua dal rubinetto nelle mie mani chiuse a coppa. Me la buttai in faccia e mi asciugai con due strappi di carta da cucina, bianca con dei disegnini colorati. Cercai di riordinare le idee. Per una volta nella vita ero sicuro di quello che volevo: essere accettato da Louis. Magari perfino stimato. Ma come avrei potuto fare?

 

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Capitolo 2
*** Secondo capitolo. ***


2. Secondo capitolo.

Harry
3 ottobre, martedì.
Erano passati tre giorni dall'arrivo dei due ragazzi nel mio ranch. Erano le otto di sera. Avevo mostrato a Louis e Zayn la prateria, i canguri, le pecore, i serpenti, la scuola e le persone. Si erano già fatti degli amici. Perchè per gli altri era sempre tutto così facile? Perché con gli altri Louis non era timido? E perchè io ero così un casino? Stavo ragionando sul letto, quando decisi che loro non erano onesti nei miei confronti, quindi origliare da dietro la porta della stanza che condividevano non sarebbe stato poi così scorretto. Così tesi l'orecchio, avvicinandomi sempre di più alle voci provenienti dall'altro capo del corridoio, in punta di piedi. Riuscii a distinguere tutte le parole, quando fui abbastanza vicino, nonostante i due parlassero sottovoce.
-Harold sta diventando un problema.
-Ma... perché?
-Non lo vedi, Louis? La gente quando ci vede con lui sta alla larga. Non migliorano la situazione nemmeno tutti questi tatuaggi; è troppo sfigato-


Louis
Non sapevo perchè, ma Harry mi faceva uno strano effetto. Sì, nella mia testa lo avevo anche soprannominato così, perché suonava molto meglio di “Harold”. Lo trovavo gentile. Purtroppo, Zayn non la vedeva allo stesso modo. E io non volevo perderlo, così mi schierai dalla sua parte.
-Hai ragione! Ma come abbiamo fatto a finire in questo fottuto ranch, con tutti quelli che ci sono?
-Non lo so, Louis, davvero.
Non ero risultato molto credibile. Avrei dovuto portare argomenti nuovi! Mi scusai mentalmente con Harry, prima di aggiungere:
-E poi Harold con quei pantaloni del nonno, quegli orribili occhiali di merda e i trenta chili di brillantina del secolo scorso mi fa schifo solo a guardarlo.
Scusa, Harry. Scusa. Niente di quello che avevo detto lo pensavo sul serio. Questo lui non lo poteva sapere, però. Ovviamente. Mica poteva leggermi nel pensiero, no?


Harold
Andava tuuuuuutto bene. Dovevo solo calmarmi. E re-spi-ra-re. Ehi, cosa mi sarei aspettato di sentire? Che era innamorato di me? Ero preparato! Perché, allora, mi faceva così male? Non potevo fare rumore e farmi scoprire. Mi precipitai silenziosamente in camera mia, chiudendo la porta. Quando una lacrima ribelle non ascoltò i miei divieti e cadde sul pavimento di parquet, capii che tutti i miei sforzi sarebbero stati vani e che avrei dovuto lasciarmi andare. Piansi quindi a dirotto, sempre senza fare rumore, e mi avvolsi nelle coperte, trovandomi raggomitolato nel letto. Lasciai aperto un buchino per respirare meglio perché, con tutta l'aria che consumavo con quei singhiozzi, sarei stato solo peggio. Al contrario delle altre volte, non riuscivo a calmarmi. Mi aspettava una lunga notte.

Mia madre non riusciva a capirmi. Quando tornavo a casa con le lacrime agli ochi e la pelle segnata dai bulli, non si curava di me. Diceva che dovevo imparare a cavarmela da solo. Che non erano affari suoi, e che quindi non sarebbe intervenuta.
Tutti mi lasciavano sempre da solo. Tutto solo. Anche a scuola, quando la classe doveva formare delle squadre, per esempio, venivo sempre scelto per ultimo. Sempre.

Nessuno voleva essere mio amico. Nessuno mi voleva bene. Nessuno mi reputava importante. Nessuno capiva che non era colpa mia. Nessuno mi avrebbe mai voluto ascoltare, se avessi provato a spiegare che mi vestivo in quel modo solo perché mia madre mi obbligava. E poi volevo nascondere le forme del mio corpo, che mi faceva schifo. Ero bruttissimo. Anche i capelli, erano indomabili e orribili, tutti ricci! Dovevo per forza metterci sopra tutto quel gel, così stavano al loro posto e mamma non sclerava.
Cosa c'era di sbagliato in me? Studiavo per poter dare una vita migliore della mia ai miei figli, ma chi volevo prendere in giro? Louis mi odiava. Non avremmo mai avuto dei bambini. Chi mai avrebbe voluto avere una famiglia con me? La risposta la conoscevo, ma era una parola che avevo pensato già troppe volte, quella sera, per ripeterla ancora.
Niall, l'unico che sarebbe potuto riuscire a ottenere qualche risultato nella missione di di farmi stare meglio, era in Francia per lo stesso progetto di scambio culturale al quale stavano partecipando Liam e Zayn. Ero solo.
Volevo morire. Mi sentivo come se il mo cuore fosse colmo di dolore, fino all'orlo. Talmente pieno che stava per esplodere. Volevo che smettesse. Era terribile, la cosa più brutta del mondo. C'era una morsa che mi stringeva il petto, impedendomi di respirare. Mi alzai, guardandomi disperatamente intorno alla ricerca di qualcosa che potesse aiutarmi. Fu in quel momento che il mio sguardo si posò su un paio di forbici. Decisi che i polsi erano troppo visibili, così mi tagliai sopra il gomito sinistro. Una, due, tre volte. Quando il sangue cominciò a colare lungo il braccio, mi sedetti sul letto prendendomi la testa tra le mani. Il dolore fisico mi aiutò a dimenticare quello mentale. Continuai a piangere per un po'.
Mi addormentai indossando ancora gli indumenti che avevo portato tutto il giorno, alle due del mattino, e mi svegliai alle quattro e mezza. Mi guardai subito il braccio sinistro per assicurarmi di non aver sognato, ma i segni ormai cancellabili solo dal tempo mi trascinarono definitivamente fuori dal torpore nel quale il mio cervello stava alleggiando. Fu in quel momento che mi resi conto di essere diventato un autolesionista. Per Louis. Capii che per lui avrei fatto qualunque cosa. Alla faccia degli omofobi. Se non era amore, il mio, cosa poteva essere? Decisi che sarei cambiato. Louis, anche se non volontariamente, mi insegnò a dire “basta” alla vita.
Andai nel bagno confinante con la mia stanza, mi lavai la faccia e disinfettai la ferita, per farla guarire il più presto possibile e quindi evitare domande scomode. Pulii il pavimento macchiato di rosso e decisi di farmi una doccia, non curandomi dell'orario poco adatto. Tutta la mia insicurezza finì con i resti di gel per capelli nel canaletto di scolo. Dovevo solo non darlo a vedere per pochi giorni. Mi sentivo decisamente meglio. Leggero e pulito. Mi infilai un paio di boxer e mi misi in piedi davanti al grande specchio posto al centro della più grande parete spoglia di camera mia. Avevo un'idea.

Nessuno
Harold non era orribile come credeva di essere, anzi. Era magro, ma non troppo, e la vita in campagna aveva scolpito un po' il suo fisico. Era proporzionato e aveva le ginocchia dritte. Era anche alto.
Il ragazzo si informò su internet sull'oftamologo (chirurgo degli occhi) affidabile più vicino. Alle sette, quando la segretaria cominciava a rispondere alle telefonate, prese appuntamento per l'operazione. Sarebbe stata il 7 di gennaio e l'avrebbe pagata la sua cassa malati. Non aveva mai avuto intenzione di farla poichè terrorizzato dagli interventi chirurgici. Ma per Louis il coraggio l'avrebbe trovato. Avrebbe dovuto. Dopo pranzo, sarebbe andato in città con i suoi ospiti e, affidandosi a una scusa, li avrebbe abbandonati per andare a comprarsi 3 o 4 paia di bei Jeans e tante magliette semi-aderenti. Un paio di Converse bianche, forse. Harold si accorse di aver tralasciato una cosa: e i capelli? Pensò che il giorno prima della metamorfosi sarebbe andato in un salone di parrucchieri per farsi consigliare. Decise inoltre che da lì in poi avrebbe fatto degli esercizi per tonificare il corpo tutti i giorni, in gran segreto. E avrebbe mangiato solo cibo sano.
Harold aprì l'armadio bianco e nell'angolo in fondo a destra della mensola più alta trovò ciò che cercava. Stappò il coperchio della grossa boccia di vetro e rovesciò il contenuto sul pavimento. Erano soldi. Tanti soldi. Li contò, e arrivò a 2'889 dollari australiani. Fin da quando aveva sei anni risparmiava fino all'osso per potersi permettere gli studi più avanti e, nonostante il fatto che era stato difficile intascare il malloppo senza che Anne se ne accorgesse, era fiero di essere riuscito a racimolare una bella sommetta. A malincuore spostò dal grande mucchio 300 dollari australiani, per le spese che avrebbe dovuto fare nel pomeriggio. Ripose il contenitore trasparente al suo posto, sempre quasi pieno ma un po' più leggero. Si diede un'occhiata veloce allo specchio, sorridendo poi alla determinazione che aveva intravisto nello sguardo della sua immagine riflessa.

Louis
4 ottobre, mercoledì.
Harry ci aveva portati in città. Era stato piacevole. Dopotutto stare con lui non era brutto, anzi. Mi rendeva sereno. Un momento, ma che cosa stavo pensando? Quando avrei smesso di trarre conclusioni tanto assurde? Ero seduto per terra, nella camera degli ospiti, a rimuginare. Harry, ad un certo punto, ci aveva misteriosamente lasciati dicendo che doveva fare fisioterapia. Zayn gli credette, ma io pensavo che ci fosse sotto qualcosa. Quando tornò sorrideva tantissimo ed era carico di grossi e anonimi sacchetti bianchi. Ci raccontò che erano pieni di bustine di tè, perchè Tom ne beveva tantissimo e lo comprava in blocchi durante le offerte. Non lo avevo preso di nuovo sul serio, ma non avevo detto nulla. Rodevo dalla curiosità. Che cosa nascondeva il ragazzo australiano?

Harold
Ok, la scusa del tè non era un granché, ma avevo trovato in un negozio degli stivaletti marroni davvero carini, che avevano scacciato dalla mia testa tutto ciò che non li riguardava direttamente. Avevo notato anche dei pantaloni larghi di una tuta da ginnastica di colore grigio chiaro, ma non mi calzavano bene, alto e magrissimo com'ero. Avevo pensato che a Louis sarebbero stati da Dio. Era davvero un peccato che non ne possedesse un paio.
Mi allenai, quella sera. E la sera dopo. E quella dopo ancora. Tutti le sere, da lì in poi. Alcune mattine andavo persino a correre nei campi. Fui prudente, per non farmi beccare, infatti nessuno scoprì il mio segreto.
Louis parlava spesso male di me, con Zayn. Quello che non poteva sapere era che io ascoltavo quasi sempre le loro conversazioni. Spesso pensavo che il mio piano sarebbe andato a monte e che ero comunque troppo brutto per piacergli. Mi facevo tutti problemi che i ragazzi insicuri si fanno, insomma. Altri tagli si aprirono sul mio braccio, ma non così numerosi. Niall, l'unico che ogni tanto passava qualche ora con me, era in Francia per lo stesso progetto dei due inglesi, i quali avevano già fatto amicizia con Liam, il mio vicino.

~Heyy!
Volevo dire due parole sul capitolo e sulla storia in generale... Allora, nella scuola dove i ragazzi sono iscritti non ci sono lezioni di mercoledì, di sabato e di domenica. Magari non ci avete fatto caso, ma c'è scritto che il 30 di settembre era appena iniziata la primavera. Non è un errore, perchè l'Australia si trova nell'emisfero sud, quindi le loro stagioni sono opposte alle nostre (autunno-primavera, inverno-estate).
Grazie di leggermi, spero davvero che quest'enorme cazzata vi piaccia nonostante non ne sia convintissima...
-Amelie (__larry5sos__)

 

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Capitolo 3
*** Terzo capitolo. ***


3. Terzo capitolo.

Zayn
30 ottobre, lunedì.
Era passato esattamente un mese dal nostro arrivo in Oceania, e cominciavo a sospettare che Louis non fosse del tutto sincero con me. A volte parlavamo di cose normalissime e lui cominciava ad assumere un'espressione di rimorso e pentimento, talvolta mordendosi il labbro. Due notti prima mi aveva svegliato mentre parlava nel sonno, e diceva qualcosa a proposito di un certo Harry. Non gli feci domande il mattino seguente per non violare la sua intimità, ma avrei davvero voluto fare qualcosa per lui.
Avevamo finalmente abbandonato Harold. Avevamo cominciato a considerarlo ogni giorno sempre meno, e lui aveva smesso di darci fastidio. Ogni tanto ci parlavamo lo stesso, ed era bello, perché nessuno si sentiva in dovere di niente: era solo una conversazione di piacere. Cominciavo quasi a pensare all'ipotesi di farmelo amico, quando mi ricordavo che Louis non me lo avrebbe mai perdonato. In ogni caso, non avevamo mai litigato con lui.


Louis
Dovevo reprimere le mie opinioni e i miei sentimenti, e non era affatto facile. Sì, Harry mi piaceva. E tanto, anche. Non per il suo aspetto esteriore, ma per la sua personalità. Com'era giusto che sia. Ma era non era giusto, era sbagliato. Dovevo smetterla, anche perché sicuramente lui non mi avrebbe mai voluto. Insomma, ero un RAGAZZO. Un altro maschio. Non che avessi qualcosa contro i gay, ma era complicato scoprire di esserlo. Scoprire che sarai discriminato dal mondo intero.

Zayn non aiutava, continuando a pressarmi chiedendomi ogni cinque minuti se stavo bene e se avevo bisogno di qualcosa. Lo faceva per me ma, in realtà, stavo solo peggio, dovendo raddoppiare lo sforzo per mentire e tenemi tutto dentro. Avrei così tanto voluto dirgli la verità! “No, Zaynie, non sto affatto bene. E sì, ho bisogno di te. Aiutami ad uscire da questa situazione, per favore!” immaginavo di dirgli. Ma sapevo che sarei scoppiato a piangere, e non volevo che mi vedesse in quello stato. Sicuramente avrebbe anche pensato che si era sbagliato sul mio conto e che non voleva più essere mio amico. Ne aveva passate così tante che i miei problemi sarebbero stati per lui solo una ridicola barzelletta. Era il ragazzo più coraggioso che conoscevo. Aveva superato tutto da solo: il trauma dell'incidente d'aereo, le prese in giro e le occhiatacce dopo il suo coming-out di bisessuale, le battute razziste verso i suoi lineamenti stranieri e, soprattutto, il fatto di dover affrontare la vita senza l'appoggio di nessuno.

Harold

Era tutto pronto. Avevo i vestiti. Avevo anche sentito dire da Zayn che a Louis piacevano i capelli ricci e disordinati, quindi anche la pettinattura era a posto. Senza occhiali ci vedevo. Non benissimo, ma ci vedevo. Il mio fisico si era irrobustito un po'. Non ero perfetto, ma non era mai stata mia intenzione esserlo. Volevo solo essere un po' meno inguardabile, perchè il mio scopo non era portarmelo a letto, bensì farlo innamorare. E non puoi far innamorare una persona solo con il tuo aspetto fisico. Scacciai dalla mente le varie teorie che avevo sul fatto che il mio carattere fosse terribile e che non ce l'avrei mai fatta a fare una cosa così impossibile, e ripresi a spuntare mentalmente la lista.
Mi mancava solo una cosa prima di mettere in atto l'idea, una cosa fondamentale. Il coraggio. Mi diressi verso lo specchio e guardai dritto nelle iridi dell'Harold di fronte a me. Ce la potevo fare. Ce la dovevo fare. Non pensavo che avrei potuto avere altre possibilità nella vita quindi, se non avessi tirato fuori il fegato, sarei rimasto il vecchio Harold. Ma io volevo essere qualcosa di diverso, e avrei avuto bisogno di tempo per assicurarmi che tutto fosse perfetto.


Louis
2 novembre, martedì.

Due giorni dopo, ero assolutamente distrutto. Avevo bisogno di qualcuno che mi dicesse: “Sta' tranquillo, penso a tutto io”. Così, quella sera, in camera, quando il mio amico mi chiese se andava tutto bene gli risposi di no. Poi, non potendomi più tirare indietro, presi un bel respiro e gli raccontai tutto. Dall'inizio alla fine. Proprio come avevo previsto, piansi. Però, da quando avevo cominciato a parlare, tutto mi sembrava più facile. La verità scorreva senza interruzioni, limpida e pura, come le mie lacrime. Il peso che mi si era annidato nello stomaco lacerando con i suoi artigli il mio cuore si sollevò pian piano. Tutte le mie preoccupazioni scomparvero nel vedere Zayn stupito dalle mie parole, ma non deluso né tantomeno disgustato.
-... ma non posso stare con lui, perché tutti ci prenderebbero in giro e gli rovinerei la vita.
-E quindi vuoi rinunciare a lui per quattro cazzoni?

-No, ma... io... non so cosa fare! Per favore, aiutami. Credo di amarlo davvero.-

Zayn
Tutto mi sarei aspettato, da lui, tranne che fosse gay. Il tono della mia voce si fece dolce, per consolarlo.
-Ehi, piccolo Tomlinson, non ti facevo così romantico-
Lo abbracciai.
-Va tutto bene, ok? Ora smetti di piangere, dai. Tutto andrà a posto. Adesso ti sembra tutto così grande, ma fra meno di una settimana vedrai che ci riderai sopra. Te lo prometto-

Louis sciolse l'abbraccio. Mentre si soffiava il naso mi disse:
-Grazie, Zaynie. Senza di te sarei crollato. Sei il migliore amico del mondo.
-Ma dai, piantala! Così arrossisco.
-Cretino.-
Sorrise.

3 novembre, mercoledì.

La mattina seguente tutti avrebbero dormito fino a tardi, visto che era un giorno libero. Io mi alzai presto e andai a bussare alla porta della stanza di Harold. Lui mi aprì, in pigiama e con gli occhi gonfi di sonno. Non aveva il gel in testa, scoprii quindi che aveva dei bellissimi capelli.
-Oh, ciao Zayn. Come mai sveglio?
-Ti devo parlare. Giuro di non dire niente su questa conversazione a nessuno, se tu fai altrettanto.
-Va bene. Lo giuro. Siediti.-
Ci sistemammo sul suo letto.
-Fighi i capelli. Perché non li lasci così?

-Perché non mi piacciono.- Abbassò lo sguardo.
-Ma... Ok, ne parliamo dopo, ora non c'é tempo. Scusa, ma tu... ehm... hai qualcosa contro i gay?
-Ti ricordo che niente deve uscire da qui. Non ho niente contro di loro perché sono gay.
-M-ma... che...- Non potevo credere che fosse così facile.
-C'è qualcosa che non va? Ti faccio ancora più schifo? Lo so.
-Non dire stronzate. Non mi fai schifo e non è un problema. È tutto il contrario di un problema. Ora ti spiego-
Quando arrivai al punto dove Louis diceva di essere innamorato di lui, mi guardò male.

-Smettila di prendermi in giro. Che cosa vuoi da me?
-Non ti sto prendendo in giro. Sono stanco, ciccio. Non sarei proprio in grado di inventare così tante balle in così poco tempo. E vorrei tornare a letto, quindi non complicare le cose.
-Davvero a Louis non faccio schifo?
-Non è che non gli fai schifo, si è proprio preso una cotta.
-Oddio. ODDIO. ZAYN!
-Shhhh, deficiente! Così lo svegli!
-Ma lui mi piace dal primo giorno che l'ho visto!-

Harold sorrideva tantissimo. Sembrava fare una fatica immensa a stare fermo.
-Ma allora siamo a posto! Aspetta, ti racconto la fine...-
Poi fu lui a parlarmi delle sue crisi, della sua idea di cambiare. Di sua madre. Della scuola. Di tutto. Decisi che avevo ragione; sarebbe stato un grande amico. Parlare con lui era facile, non ero mai a disagio. Decisimo insieme che il lunedì seguente il nuovo Harold avrebbe fatto la sua comparsa nella vita di Louis, il quale non avrebbe dovuto sapere nulla prima di quella data, per nessuna ragione al mondo. Sarebbe stata una sorpresa.

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Capitolo 4
*** Quarto capitolo. ***


4. Quarto capitolo.


Harold

8 novembre, lunedì.
Mi alzai alle sei del mattino. Era nuvoloso, fuori. Le lezioni scolastiche sarebbero cominciate alle nove, e sarei dovuto partire da casa almeno alle sette e mezza per non incrociare Louis e Zayn. Avevo la macchina, ed era già un bel po' che non andavo a scuola sulla stessa autovettura dei miei ospiti, quindi Louis non avrebbe dedotto nulla dal mio comportamento.
Indossai una maglieta dei Nirvana, che adoravo. Al contrario di quanto si potrebbe pensare, anche io ascoltavo buona musica. I Jeans erano neri, e ai piedi portavo le All Star bianche. Zayn mi aveva ripetuto più volte che Louis avrebbe trovato i miei capelli meravigliosi, quindi li pettinai solo un po' con le dita, poco convinto. Feci colazione con calma e preparai lo zaino con libri e raccoglitori necessari e, alle sette e mezza precise, uscii di casa, proprio mentre udivo lo scroscio della doccia cessare. Ero nervosissimo.


Mezza scuola era convinta che fossi un nuovo compagno. Louis e Zayn erano una classe più avanti, di conseguenza avrei visto il primo solo a ricreazione. Dopo due lunghissime ore di lezione colme di panico, la campanella che annunciava l'intervallo suonò, così tirai fuori lo sguardo più disinvolto che riuscii a trovare.
Appena chiusi l'armadietto dove avevo deposto dei fascicoli di scienze, lo vidi. Bellissimo, fendeva la folla di studenti e si dirigeva verso di me con la bocca semiaperta e le sopracciglia leggermente inarcate in un'espressione di piacevole stupore. Gli sorrisi timidamente e gli indicai con la testa la porta, quando mi raggiunse. Lui annuì, chiedendomi:

-Ma che cazzo ti è successo?-
Aveva cominciato a piovere. Non ce ne importava. Mentre ci avvicinavamo al prato sul retro della scuola, deserto come al solito, gli parlai di come avevo comprato gli indumenti di nascosto quando eravamo andati in città. Quando fui certo che nessuno sarebbe più riuscito a vederci, chiusi gli occhi, contai fino a tre e li riaprii. Poi lo chiesi.
-Vuoi essere il mio ragazzo?-


Louis
Fermi tutti. Che cosa? Harry non avrebbe mai scherzato su una cosa del genere. Mi sentivo così felice che avrei potuto saltare via l'edificio. Anche volare, forse. Feci un sorriso enorme.
-Si!-
Lo abbracciai, poi lo guardai come non avevo mai fatto, affondandogli una mano nei capelli.
-Sei così bello, Harry.

-Ha... Harry? Oh, Louis!-
Mi baciò. I nostri corpi combaciavano perfettamente, se stavo in punta di piedi. La pioggia aveva inzuppato i nostri capelli e continuava a rimbalzare contro la pelle. Fu un bacio di pochi secondi, a stampo, ma pieno di sentimento. Il mio primo bacio.
-Ti piace “Harry”?
-Tantissimo. Grazie.
-Era un po' che ti chiamavo così, nella mia testa-
Ci mise un po' a rispondere.

-Questo... è... sei così perfetto!-
Lo baciai di nuovo, però per mezzo secondo e basta, perchè dovevamo tornare in classe. Quando arrivammo sul piazzale, fingendo che non fosse successo nulla, vidimo Zayn che saltellava tutto contento.
-Lo sapeva, vero?
-Già.
-In questo momento, è più frocio di noi due messi insieme.-
Rise. Era un cucciolo, tutto mio. Il più bello.


Le lezioni ricominciarono, e finirono di nuovo. Quando tutti se ne furono andati, io e gli altri due facemmo un pic-nic sugli scalini dell'entrata della scuola.
-Ma voi siete l'amore! Siete la dolcezza! La perfezione! Io non...
-La perfezione qui è solo Harry.
-Harry? Chi...
-Ma dai.

-Sei tu Harry! Oddio, mi sciolgo. Addio.
-Ma dai cosa? Piuttosto, come hai fatto a nascondermi questi riccioli meravigliosi per tutto questo tempo?-

Finito di mangiare, Harry si sdraiò mettendomi la testa in grembo, così mentre parlavamo con Zayn gli potevo accarezzare i capelli e le guance.

La sera, appena entrati in casa, ci accorsimo di una grossa valigia marrone scuro. Anne fece capolino dalla cucina, informandoci del fatto che sarebbe dovuta andare quasi dall'altra parte dell'isola per assistere sua cugina in punto di morte. Aveva aspettato che arrivassimo, per assicurarsi di lasciare tutto in ordine mentre partiva, e uscì tanto trafelata da non accorgersi del cambiamento di suo figlio. Harry non ci dette peso. Aveva altro a cui pensare, ormai.

Zayn decise di dare una festa per la nostra relazione e il fatto di avere la casa libera per un sacco di tempo, ma pensammo di non invitare tutti. Solo pochi intimi. Che significava Liam. Quando arrivò guardammo un film seduti in giro per il salotto, con le braccia piene di sacchetti di patatine e piattini di pancakes alla nutella. Non seguii tanto la trama del lungometraggio americano, perchè ero troppo impegnato a guardare Harry, che era seduto sul piaccolo divano consumato accanto a me. Era pazzesco il fatto che non mi fossi accorto prima quanto era bello. Quando sorrise impazzii. Lo sollevai, facendomelo sedere sulle gambe, e lo abbracciai forte.
-Il mio Harry! Piccolo, piccolo Harry!

-Louis! Sei davvero un tesoro, però sto soffocando!
-Ma sei così carino!-
-SMETTILA! STIAMO INSIEME, MA NON DEVI UCCIDERMI! LASCIAMI!
-Ve ne state zitti o no?-
Liam.
-Dai, frocetti! era una bella storia-
Zayn.

-ALLORA? LOUIS!-
Allentai la presa, ma gli diedi tanti bacini sul collo e sulle guance fino a farlo sorridere di nuovo. Sapevo che non era arrabbiato davvero. Guardammo il resto del film intrecciando le dita delle mani l'uno con l'altro. Quando finì, mi chiese di mettermi il pigiama e andare in camera sua, visto il fatto che Liam si sarebbe fermato a dormire con Zayn, nell'altra. Passammo la fine della serata a baciarci. Ci tenevamo stretti stretti, e Harry non protestò. Le nostre lingue si incontravano, si accarezzavano e si strofinavano tra di loro, dolcemente. Poi ci addormentammo, sempre abbracciati.

Harry

Louis mi cambiò la vita. Prima ero Harold, il secchione sempre da solo a cui nessuno voleva bene. Poi ero diventato Harry, un ragazzo dall'aspetto accettabile che sapeva il fatto suo, amato alla follia da un angelo. Non l'avrei lasciato per nulla al mondo, perché era la mia metà, letteralmente. Eravamo lì, sdraiati, l'uno contro l'altro, e ci completavamo. Coincidevamo perfettamente. Era la cosa più bella del mondo, a mio parere.

~Questo capitolo è troppo mieloso, lo so, ma sono depressa e avevo bisogno di un po' di amore. Se non si capisce qualcosa o altro, scrivetemelo pure nelle recensioni.
-Amelie (__larry5sos__)

 

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Capitolo 5
*** Quinto capitolo. ***


5. Quinto capitolo.


Louis

11 novembre, giovedì.
Tre giorni dopo, notai una che puttanella stava facendo una corte spietata al mio Harry. Lui era troppo insicuro per accorgersene, ma io no. Non volevo che lui mi lasciasse per una mia crisi di gelosia, così non glielo feci notare, ma non riuscii a nascondergli che c'era qualcosa che non andava.
-Tesoro, che hai? Sei giù.

-Sto bene.
-Stai bene un cazzo! Chi è stato?
-Non è niente, davvero.
-Centro io?
-... No.-
Suonai poco convinto.

-Oddio! Cosa ho fatto?! Dove ho sbagliato? Scusa, scusa! Sicuramente non volevo!
Si stava per mettere a piangere, chiedendomi perdono milioni di volte. Non ce la facevo a vederlo così.
-Ma no, stupido! Non fare così! Sono un coglione. C'è una, a scuola, che ti viene dietro. Sono solo geloso, ok?
-Una che mi viene dietro? Seriamente?
-Si. Scusa, Harry, non volevo farne una tragedia.
-Sei geloso!- affermò quindi sorridendo.
-Non prendermi in giro.

-Scusa. Non voglio nessuno che non sia tu.-
Lo baciai e sentii la sua mano andare giù per la mia schiena e fermarmisi sul sedere.
-È per confermare quello che ho detto prima.- Disse a mo' di scusa, facendo sorridere anche me.

Da quel giorno ripeteva spesso quel gesto. Ogni volta diceva che era per ricordarmi che era solo mio, ma lo avevo beccato mentre confessava a Zayn che il mio culo era troppo stupendo e che non riusciva a trattenersi.

20 novembre, sabato.

Harry mi portò di nuovo in città. Eravamo andati a prendere un gelato e poi a fare shopping. Mi aveva detto di andare in camerino a provare la maglia che avevo scelto, ma poi si intrufolò dentro all'improvviso. Aveva un paio di pantaloni di cotone grigio chiaro in mano.
-Lou, provati anche questi. E poi esci a farti vedere.-
Se ne andò ad aspettarmi fuori. Io feci come aveva detto e quando uscii mi sorrise.
-Avevo ragione! Ti stanno benissimo! Bene, li te prendo.
-Ma... costano tanto! E poi non fa niente, di pantaloni non ne ho bisogno.

-Ma no! Su, vatti a cambiare, che andiamo a casa.
-Harry, non devi. Va bene, davvero.
-Tanto lo so che ti piacciono! E poi piacciono un casino a ME, quindi non comprarli è fuori discussione.
-Allora cercali della tua misura, no?
-Ma mi piacciono su di te! Dai, spicciati.
Tornai nel camerino, pensando a quanto Harry stava facendo per me. Lo amavo. Avrei dovuto dirglielo, prima o poi.
-Grazie mille, tesoro.

-Prego.
-Non so cosa dire...
-Ma non è niente!
-Per me lo è. Grazie.

Appena tornammo a casa trovammo un biglietto sul frigo.
"Ciao belli!

Sono da Liam, torno per le otto.
Zayn :)"

Harry
Decidemmo di andare in camera a baciarci, e ci spinsimo un po' più in là di quanto non avevamo mai fatto fino ad allora. Louis aveva caldo, quindi si tolse la maglietta. L'avevo già visto a torso nudo, ma quella volta fu speciale. Non andrò nei particolari, ma in poche parole finimmo con il pene dell'altro in mano e il cuore a mille.

Dopo un'oretta sentimmo Zayn entrare e chiudersi la porta dietro alle spalle. Cercai di essere disinvolto, ma non era così facile. Decisi di chiedergli la prima cosa che mi venne in mente.

-Ehi Zayn! Sempre da Liam sei, eh?
-Beh... si... cioè...- Mi sembrò più imbarazzato di quel che avrebbe dovuto essere. A quanto pareva doveva esserci sotto qualcosa, perché spostò subito l'argomento della conversazione.
-Che si mangia 'stasera?
-Non lo so, c'è la pasta se vuoi.

-Oh, ok! Ti va bene, Harry?
-Si, si. Perfetto.

Harry
24 novembre, mercoledì.
La relazione tra me e Louis andava a gonfie vele, proprio come doveva essere. Mangiavamo fuori, andavamo al cinema, facevamo lunghe passeggiate, passavamo il tempo a baciarci e a ridere e a stare insieme. Era bellissimo. Anne telefonava, ogni tanto, dicendo che non aveva ancora intenzione di tornare.

Quella sera feci a Louis il mio primo pompino.

Zayn era di nuovo da Liam. Stavamo guardando un talent-show veramente scadente in tv, quando per sbaglio gli misi una mano sul cavallo dei pantaloni. In realtà volevo toccargli, come ormai d'abitudine, il fondoschiena, ma sbagliai lato. Me ne accorsi solo quando feci pressione con le punte delle dita.
-Oddio, scusa, Lou!
-Va tutto bene, Harry.-
Rispose troppo in fretta per risultare credibile. Non era mai stato capace di mentire. Ero veramente a disagio. Poi vidi l'erezione che avevo provocato e mi venne l'idea che, in un primo momento, considerai assurda. Se ci avessi pensato su, avrei dedotto che non era poi così strana, dato che stavamo insieme da più di quattro settimane e che avevamo diciannove e vent'anni. In ogni caso tirai fuori tutto il fegato che non avevo mai saputo di possedere e mormorai:

-Louis... ti andrebbe se... se io... ehm...
-Se tu cosa, di preciso?-
Un sorriso provocante gli era apparso in viso nel momento in cui aveva notato le mie guance rossissime.
-Non ti facevo così porcellino, piccolo Harry.
-Non rendere le cose più complicate e rispondi alla mia domanda.

-Prima la devi formulare.
-Sai che non lo farò.
-Allora non se ne fa niente.
-Va bene. Tanto sei tu quello che si deve tenere un'erezione nei pantaloni per ancora un bel po' di tempo.-
Mi guardò ridendo, spense il televisore e mi diede un bacio prima di trascinarmi in camera.
Continuammo a baciarci, poi gli abbassai i jeans neri.
-Sei sicuro, Hazza? Se non vuoi possiamo anche continuare a scambiarci la saliva.

-Lo facciamo già quasi tutte le sere.
-Per me andrebbe bene.
-Ma sta' zitto e godi, coglione.-
Rise.

25 novembre, giovedì.
Il giorno dopo saltammo la scuola per andare a prendere Niall all'aeroporto con Liam e Zayn. Quest'ultimo era un po' nervoso, quando vidimo gli aerei, anche se non capii perché. Decisi di non indagare; qualunque cosa fosse erano fatti suoi. Quando vidi Niall lo abbracciai e sorrisi al suo stupore verso il mio abbigliamento.

-Santo cielo, Harold! Non ti avevo riconosciuto!
-Ho così tante cose da raccontarti!
-Anche io! Mi sei mancato tantissimo.
-Anche tu, Niall.
-La prossima volta vieni anche tu.
-Ora diamoci una calmatina, ok?-

Per Louis il livello massimo del mio affetto verso qualcuno diverso da lui era stato raggiunto, evidentemente. Il fatto che fosse un po' geloso mi faceva sentire importante, e mi piaceva. Niall rimase spiazzato dalla sua risposta.
-Ma... Sono i tuoi ospiti?
-Si. Niall, questo è Zayn. E questo è Louis, il mio ragazzo.
-Il tuo cosa? Oddio, sono così felice per te!-

Al ritorno, mi sedetti dietro con Louis alla mia destra e Niall alla mia sinistra.

-E da quanto state insieme?
-Una vita!- Risposi, abbassando poi il tono di voce fino a sussurrare:
-Ieri gli ho anche fatto un bocchino!
-HARRY!-
-Non poteva saperlo?
-No! Nemmeno lo conosco!
-Diventerà il tuo migliore amico, te lo assicuro.

-Non mi importa! Chi altro lo sa?
-Io e te.
-E Zayn.
-ZAYN?
-So che cosa, di preciso?
-Non è il momento, Zaynie. Perché non avrei dovuto dirglielo?
-Ma perché é una cosa priv... Ah. Ho capito. Scusa, tesoro.

-Di niente, piccolo. E, per informazione, a Zayn non l'ho detto per davvero.
-Cosa non mi hai detto?
-Che io e Harry... ci siamo baciati a testa in giù.
Fece l'occhiolino a Niall, per fargli capire che non ce l'aveva con lui, e mi baciò.
Dopo averci ragionato su, avvicinai le labbra al suo orecchio e pronunciai:
-Comunque, se a Zayn vuoi dirlo, per me va bene.

5 dicembre, domenica.

Niall aveva già fatto amicizia con tutti. Zayn e Liam rimasero in casa, mentre io e gli altri due andavamo in un centro di informazioni per raccoglierne su un campeggio nella prateria. Ci regalarono degli opuscoli con le spiegazioni di cosa fare in caso di diverse emergenze e con grosse bustine piene di pomate varie incorporate, da spalmare sulla pelle in caso di ferite o punture d'insetti. Poi assistemmo a una lezione su come riconoscere i serpenti e gli altri animali pericolosi. Io e Niall quelle cose le sapevamo già, più o meno, avendole imparate a scuola, ma un ripasso ci fece bene. Tornammo a casa dopo due ore, e trovammo i due ragazzi a guardare un film seduti uno sopra l'altro. Mi sembrava quasi una cosa da coppia, più che da amici, dalle posizioni in cui erano. E poi Liam stava accarezzando i capelli a Zayn, ma quando eravamo entrati aveva subito ritirato la mano.

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Capitolo 6
*** Sesto capitolo. ***


6. Sesto capitolo.


Zayn

7 dicembre, martedì.
Liam era un ragazzo timido e sensibile. Gentile. Sempre disponibile, divertente, bellissimo. E poi... Avrebbe dovuto saperlo. Uscii dalla mia camera, determinato a farlo. Trovai Louis in salotto con Harry, e gli chiesi se potevo parlargli in privato. Ci sedemmo al tovolo, in cucina, dopo aver chiuso la porta.
-Ti devo dire una cosa...
-Spara.
-Io e Liam stiamo insieme.

Louis
Io e Harry nutrivamo molti sospetti in merito, ma non glielo dissi per fargli credere di aver nascosto bene la cosa. Anche lui aveva bisogno di sentirsi furbo, ogni tanto.
-Davvero? Non l'avrei mai detto!- mentii. Anche un bambino avrebbe capito che lo stavo facendo, ma lui era troppo imbarazzato.
-E... ecco... Mentre eravate al coso per il campeggio mi ha fatto un pompino sul mio letto. Pensavo che magari volevi saperlo.- Continuò, diventando tutto rosso.
-Ma, Zaynie! Queste sono cose vostre, quindi se non te la senti di dirmelo va bene!
-Vabbé, ormai l'ho fatto.
-Posso dirlo a Harry?
-Si, è che mi vergognavo a dirglielo di persona.
-Allora dico a te che anche noi siamo arrivati a questo punto.
-Davvero?
-Già. Non sono per niente a mio agio a dirtelo, ma sei il mio migliore amico e di te mi fido. Si, puoi dirlo a Liam.
-Grazie. Sai, non è facile mantenere i segreti, con lui.-
Parlammo per molto tempo, di un sacco di cose. Era da molto tempo che non passavo del tempo con lui, e mi era mancato.

Harry
18 dicembre, sabato.
Louis aveva già indossato un paio di volte i pantaloni larghi che gli avevo comprato. Erano come una tuta estiva, perché non tenevano caldo ed erano di cotone fine. Mi piacevano veramente tanto, e lui lo sapeva.
Quella mattina presto Louis decise di indossarli. Zayn, tanto per cambiare, era da Liam, quindi il mio ragazzo poté tranquillamente attaccare l'Ipod alle casse e sparare a tutto volume “Your Body” di Cristina Aguilera, agitando il sedere perfetto a ritmo di musica.
-Louis. Basta.
-Basta tu! Abbiamo la casa libera e facciamo casino, no?
Mi alzai, gli presi una mano e gli feci fare una giravolta sotto il mio braccio. Quando fu esattamente di fronte a me, mi abbassai per prenderlo in braccio. Lui capì e saltò al momento giusto, facendo scontrare le nostre labbra e cingendomi la vita con le gambe. Con un braccio si teneva alle mie spalle, mentre con l'altra mano mi accarezzava i ricci. Io
lo sostenevo per le cosce.
-Ma è possibile che ogni volta che provo a fare il cretino tu rovini tutto e mi fai sciogliere?-
Sorrise. Sorrisi anch'io e mi rituffai sulle sue labbra.
Louis slacciò le gambe da dietro la mia schiena e scivolò lentamente verso il basso, lungo il mio corpo. Atterrò leggero e scappò via di corsa. Fuori. Ridendo come un matto. Gli urlai che non era divertente, ma non mi credetti nemmeno io. Lo rincorsi nella prateria, ma non a lungo perché ridendo sprecavamo tutte le energie che ci servivano per continuare inseguirci. Inciampò, e in un attimo fui sopra di lui, girandolo in modo da vederlo in faccia. Restammo lì. Occhi negli occhi. Non rideva più, mi guardava serio.
-Ti amo, Harry.
-Oh, Louis! Ti amo anch'io.
Mi sdraiai accanto a lui.

Louis
Appoggiai la testa sul petto di Harry, investito dal suo profumo.
-Ma come ho fatto a vivere senza di te per tutti questi anni?-
Gli accarezzai il braccio, non trovando nulla da ribattere.
-Facciamo colazione?- Chiese ancora.
-Dai-
Tornammo dentro, mano nella mano. Felici. Pensai Harry era sempre stato usato da tutti, prima che arrivassi io. Decisi che l'avrei protetto. Per il resto della sua vita.

Liam
21 dicembre, martedì.
Ero rimasto a dormire da Harry, e stavo guardando la televisione con Zayn in braccio. Non mi accorsi che si era addormentato fino a quando Louis uscì dalla sua camera con la faccia di uno che ha appena dovuto uccidere la propria famiglia. Sussurrò:
-Ehi, Liam. Ti va di ascoltarmi?
-Ok. Zayn... Oh, dorme. Arrivo.
Lo spostai per potermi alzare e lo coprii per bene per poi lasciargli un bacio sulla guancia.
-Dove andiamo?
-Fuori hai freddo?
-Ma no, si dovrebbe stare bene.
-Allora usciamo, così non svegliamo gli altri-
Oltrepassammo la porta d'entrata e ci sedemmo per terra, sulla veranda.
-I-io... Liam, io...-
Scoppiò a piangere.
-Su, dai. Non fare così. Vi siete lasciati?
-No... peggio! Sono un mostro, Liam!
-Non dire neanche per sogno una cosa del genere! Ora dimmi tutto.
-Harry... io... Ho visto questi... questi t-tagli sul braccio. Troppi e troppo precisi per essere graffi.-
Gli circondai le spalle con un braccio, per consolarlo.
-E... e poi gli ho chiesto chi glieli aveva fatti. Ero arrabbiato. Lui non me lo voleva dire, ma alla fine gliel'ho tirato fuori. È stato lui. DA SOLO, LIAM! Era tanto disperato da doversi tagliare da solo! E per colpa mia!
-Ma no, non può essere colpa tua! Sei sempre così carino, con lui.
-Ma lui mi ascoltava quando con Zayn parlavo male di lui! Io non le pensavo davvero, quelle cose, volevo solo... non volevo perdere Zayn! Sono innamorato di Harry, voglio solo proteggerlo! Ma non ce l'ho fatta. Non ce l'ho fatta. Io non...-
Pianse a dirotto per un bel po', ma poi gli diedi un consiglio.
-Shhhh... Louis, ascolta. Fallo sentire una principessa, non parlargliene più, difendilo sempre e non lasciarlo mai. Spiegagli che non dicevi la verità e che lo ami.
-Si, ma poi... poi mi sono messo a piangere lì, davanti a lui, e lui pure, e diceva che era tutto finito e che gli davo la felicità e che lui mi amava e che saremmo rimasti insieme per sempre. Ma non è così!
-Non è così? Vuoi lasciare Harry?
-Certo che no! Ma...
-E allora!
-LIAM, IO FRA POCO PIÙ DI UN MESE DEVO TORNARE A CASA! IO NON POSSO STARE QUI PER SEMPRE! IO VOGLIO, MA NON POSSO!-
Non avevo mai pensato seriamente al fatto che i due ragazzi sarebbero reimpatriati, un giorno. Era ovvio, ma non ci avevo pensato.
-Qu-quando partite?
-Il ventinove di gennaio.
-No. Un mese e nove giorni! Ma come faccio senza Zayn, poi?
-E come faccio io a lasciare Harry qui da solo, con in giro tutti questi bulli e ragazzi prepotenti?
-Ci serve una soluzione. Concreta.
-Ma dove la troviamo?
-La troviamo, la troviamo. Dobbiamo.

Louis
25 dicembre, sabato.
Il giorno prima, per il mio compleanno, i ragazzi avevano organizzato una specie di festino in casa, con tanto di torta al cioccolato. Quella mattina mi svegliai con il sole sul viso, il che era davvero strano per me, essendo il giorno di Natale. Venerdì erano cominciate le vacanze. Per festeggiare avevamo deciso di trascorrere un paio di notti all'aperto, nel deserto, e tutto era pronto.

Partimmo da casa di Harry alle due del pomeriggio, con la Jeep. Arrivammo a destinazione alle cinque. Era una piccola valle in mezzo a delle colline, non troppo lontana dal deserto. Abbassammo i sedili posteriori dell'auto, aprimmo il bagagliaio e montammo una strana tenda fatta apposta per quel veicolo. Era come un enorme parallelepipedo azzurro di tela senza una parete, i cui bordi erano da fissare all'interno del bagagliaio della macchina. Come una roulotte pieghevole. Piazzammo i picchetti e stesimo il telo impermeabile sopra la tenda. Liam cucinò su un fornellino da campo il pranzo, mentre noialtri gonfiavamo i tre materassi e sistemavamo le varie cianfrusaglie. Mangiammo seduti nell'erba, scambiandoci il cibo e chiacchierando allegramente. Harry, essendo di natura un'individuo curioso, portò la conversazione su Liam e Zayn.
-E così state insieme-
-Già. Sono un ragazzo fortunato.- sorrise Liam. Niall interruppe per sentenziare:
-Ma siete tutti così dolci!
-Niall, hai due possibilità. O passi da questa sponda, o ti emarginiamo.- lo presi in giro io.
-Se mi emargini non ti consiglierò quali stivaletti con il tacco a spillo abbinare al vestitino rosa acceso.-
Risero tutti.
-Mi sa che hai capito male, perché sono io l'uomo.
-E da quando? Sono più alto di te.
-E con ciò?
-Di solito il più alto è un uomo.
-Appunto, di solito. Mica sempre.
-Se dovessimo fare una lotta, vincerei io.
-Ah si?
-Proprio così. Quindi ora accetta il fatto di essere la ragazza.
-Col culo.
-Va bene, la ragazza col culo più bello del pianeta.
-Intendevo dire che non lo sarò mai.
-L'avevo capito, ma questo lo vedremo.-

La sera misimo tutti i materassi vicini, per formare nella tenda una grande camera con il pavimento morbido. Ci sdraiammo tutti lì sopra. Harry inizialmente si mise in mezzo, ma poi io lo spostai di peso per pormi tra lui e gli altri ragazzi. Lo abbracciai con braccia e gambe per non permettergli di muoversi, facendolo ridere.
Anche Zayn e Liam si sdraiarono vicini, ma erano più timidi e si limitarono a sfiorarsi le dita. Niall era un po' a disagio, tutto solo, ma dormì comunque bene.

26 dicembre, domenica.
La prima cosa che vidi quando mi svegliai furono gli occhi aperti di Harry. Parlottammo un po', a bassissima voce.
-Buongiorno, Lou.
-Buongiorno, amore. Gli altri dormono?
-Si. Li hai sentiti i sassi?
-I sassi?
-Stanotte il cambiamento di temperatura li ha fatti spaccare.
-No, non li ho sentiti. Però mi hai tenuto caldo, era bellissimo.
-Si. Faceva freddo, fuori.
-Da quanto sei sveglio?
-Dalle otto e quaranta. Sono le nove e dieci.
-E che hai fatto?
-Ti ho guardato.
-Oh, mi dispiace! Adesso mi alzo e facciamo qualcosa.
-Ma mi piace guardarti.
-Ma è noioso.
-Non lo è affatto.
Mi strinse i polsi nelle sue mani e li portò ai lati del mio collo.
-Cosa cazzo stai facendo?-
Si appoggiò delicatamente su di essi e si spostò su di me il suo peso per non permettermi di andarmene.
-Visto? Sono più pesante io. E non ti sto schiacciando. Quindi posso benissimo tenerti fermo e farti tutto quello che voglio.
Feci un'espressione triste e sporsi le labbra in fuori, aspettando il bacio che arrivò.
-Sei così carino!
Tornò a coricarsi al mio fianco, lasciando le mie mani libere di affondargli nella chioma ricciuta. Gli sussurrai:
-Tu sei il ragazzo più bello che abbia mai visto, e sono fottutamente innamorato di te. Veramente, Harry, sei la cosa migliore che mi sia mai capitata.-
Nel pomeriggio faceva troppo caldo per uscire. Io e i ragazzi restammo nella Jeep-tenda a cantare come degli scemi e a raccontarci del nostro passato. Scoprii che Niall aveva già avuto più di una ragazza e che non era più vergine da poco. Zayn raccontò una cosa di cui si vergognava tantissimo e che sapevamo solo io e lui. Ci incontrammo all'età di sei anni circa, quando lui aveva appena perso il padre nell'incidente aereo, ed era tutto insicuro e timido. Fui l'unico a sapere, per tutti quegli anni, che prendeva lezioni di danza classica. Ballava per sfogare il suo dolore e la sua impotenza. Poi si era dato all'hip hop e alla breakdance, quindi il peso del segreto si era affievolito. Non aveva mai definitivamente smesso di ballare, ogni tanto prendeva ancora delle lezioni di tutti e tre i generi. E, soprattutto, lo faceva quasi tutti i giorni, di nascosto. Di notte, a volte. La sua più grande paura era farsi scoprire, perché tutti dicevano che ballare era da stupidi. Io fui l'unico a voler essere suo amico e a incoraggiarlo, quando mi svelò la verità. Da lì eravamo inseparabili, e Zayn mi voleva davvero molto bene. Come io ne volevo a lui.
Liam ci disse che aveva avuto una ragazza, una volta, e che si erano anche baciati. Ma a lui aveva fatto schifo, perché lei era carina, ma non era un ragazzo. Ma lui non lo aveva ancora capito, quindi aveva pensato che forse baciava male. Niall rise per mezz'ora.
Dormimmo di nuovo tutti vicini, dopo essere usciti nel tardo pomeriggio, perché sapevamo che durante la notte tutto si sarebbe raffreddato.

Niall
27 dicembre, lunedì.
Il giorno dopo fui il primo ad alzarmi. Decisi di fare una sorpresa ai ragazzi preparando frittelle per tutti così, senza far rumore, aprii la portiera della Jeep e saltai giù dal veicolo. A Liam e Zayn, che si alzarono relativamente presto, fece piacere la mia idea.

Louis e Harry facevano finta di dormire ancora, ma li sentivo mormorare.
-Lo so che siete svegli! Louis, alza quel culo sfondato che ti ritrovi e vieni ad aiutarmi a sparecchiare.
-Puoi chiederlo anche a lui!
-Si, si, va bene, tu dormi e io mi alzo. Riposati un po', tesoro. Lo so che sei stanco.
-No... no! Allora ti aiuto!
-Stai un po' qui tranquillo, va', che almeno non rompi i coglioni.
-Ti amo anch'io, eh.

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Capitolo 7
*** Settimo capitolo. ***


7. Settimo capitolo.

Louis
31 dicembre, venerdì.
Io e i ragazzi andammo anche a fare surf, prima che ricominciasse la scuola, per staccare un attimo dallo studio costante che occupava le nostre giornate. Liam e Niall erano bravini, avevano già provato qualche volta in passato. Io e Zayn ce la cavammo, ma Harry era proprio imbranato. Per fortuna si divertì lo stesso, ed era quello l'importante.

7 gennaio, venerdì.
A capodanno non avevamo fatto niente di speciale. Harry aveva alle 13:00 l'operazione agli occhi per togliere definitivamente gli occhiali. Fino a quel giorno non li aveva indossati quasi mai, nonostante le mie proteste. Eravamo in sala d'attesa, gli tenevo entrambe le mani nelle mie, rassicurandolo.
-Tanto ti fanno una puntura di anestesia!
-Ma io ho paura delle punture!
-Te la fanno nella schiena, credo; non fa affatto male. E poi è così efficace che ti addormenti prima di sentire il dolore.
-Davvero?
-Si! E poi ti risvegli già bello che operato, con una benda intorno alla testa, tutto fresco e riposato.
-Ok. Bello!
-Già.
-Ma io ho paura lo stesso!
-Oh, Harry. Parliamo d'altro, così ti distrai?

Quando arrivò l'infermiera a chiamarlo, ero molto più preoccupato di lui. Dovevo assolutamente tranquillizzarlo.
-Dai, Harry. Coraggio. Ne hai passate di peggiori, te lo assicuro.
-Ok. Ciao, Louis.

Harry
Dovevo essere forte. L'ultima cosa che pensai prima di cadere nel sonno dell'anestesia provocato dall'ago appena piantatomi nella pelle da un'infermiera, fu “Sei un maledetto stronzo, Louis.”. La puntura l'avevo sentita eccome. A sua discolpa poltevo dire solo che era stato tutto molto rapido.

Mi svegliai verso le 15:40, non riuscivo ad aprire gli occhi. Louis era seduto accanto al mio lettino e parlava con un'infermiera.
-Si, si. È stato veramente semplice; a volte i pazienti fanno delle proteste che non immagina neanche!
-Bene, bene. Oh, Harry! Tutto bene?
-S-sì... credo. È normale che non riesco ad aprire gli occhi?
Mi rispose la ragazza.
-Stia tranquillo, è normalissimo. Fra un paio d'ore le toglieremo la benda e intorno a quell'orario dovrebbe riuscire ad aprirli.
-Ha detto anche che è andato tutto bene e che hai collaborato come si deve. Sono fiero di te.
-Grazie, Lou. Sono stanco. Dormo ancora... un pochiiiiiino.
-Sogni d'oro, piccolo.-
Sprofondai di nuovo in quel mondo soffuso che l'anestetico aveva creato, senza sognare nulla.

Fui dimesso dall'ospedale alle sei meno un quarto del pomeriggio. Vedevo un po' sfocato, ma dissero che era giusto che fosse così.
In casa c'erano i ragazzi, a cui io e Lou fornimmo loro le informazioni più dettagliate sulla nostra giornata.

Per due giorni ebbi dolori agli occhi e alla testa, e vedevo poco e male. Il terzo riuscivo a vedere perfettamente e i disturbi fisici si placarono. Ero felice. Louis era felice. Andava tutto per il verso giusto.

12 gennaio, mercoledì.
Per il compleanno di Zayn, Liam diede una grande festa a casa sua. Invitò quasi tutta la scuola. C'erano alcolici, musica alta, ragazze con tacchi e vestitini troppo corti per i miei gusti e divertimento. Non bevvi troppo, perché non avevo nessuna intenzione di svegliarmi la mattina seguente ubriaco fradicio, privo di memoria. E di trovare, magari, delle foto di me mezzo nudo con addosso una puttanella postate sulla bacheca del mio profilo di facebook. Louis, che mi aveva lasciato appoggiato al muro del corridoio per andare a prendere da bere, tornò sorridente con una bottiglia di vodka in mano.
-Andiamo fuori un attimo?-
-Fai strada, Boo-
Mi prese il polso con la mano libera e mi guidò dolcemente verso la porta d'ingresso, oltrepassando la folla scatenata. Ci sedemmo sul prato, con i bassi della musica all'interno come sottofondo.
-Ti diverti?
-Oh, si! Ma voglio restare sobrio, perché se no siamo fregati. Tu bevi pure, quando cominci a fare il cretino ti fermo io.
-Grazie. Parliamo un po' e andiamo a ballare?
-Dai.

Neanche un quarto d'ora dopo ci eravamo tuffati sulla pista da ballo. In realtà era un normalissimo salotto, ma un pochino d'immaginazione non guastava affatto.

A fine serata, Louis cominciò a farmi la corte. Era talmente pieno di vodka che non mi riconosceva più. Io ressi il gioco per un po', perché era divertente vederlo così, dicendo che non avevo tempo per delle relazioni perché avevo di meglio da fare. Alla fine lo baciai con passione e lo sostenni mentre salivamo le scale per andare al piano superiore della grande casa. Lo spogliai e mi addormentai accanto a lui, nella camera degli ospiti di Liam. Prima di cadere nel sonno, lo sentii borbottare:
-Ma io credo di conoscerti...-
Gli risposi che si sbagliava, e che ero solo la nonna russa di Liam.
-Ah, beh, allora sei proprio carina per essere una nonna-
Mi strinse forte, appoggiando la testa su di me.

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Capitolo 8
*** Ottavo capitolo. ***


8. Ottavo capitolo.


Louis
15 gennaio, sabato.
Quella sera Zayn dormì, ancora una volta, a casa di Liam. Io e Harry, dopo più di due mesi di relazione, facemmo finalmente l'amore. Fu una cosa dolce e romantica. Non ci mettemmo d'accordo in alcun modo; succese e basta. Automaticamente. Studiavamo letteratura inglese sul letto, interrogandoci a vicenda. Il momento seguente, non so come, stavamo pomiciando. I nostri corpi cominciarono a seguire il movimento delle nostre bocche, dapprima accennatamente, poi esagerando sempre di più. Sentivo le sue mani graffiarmi la schiena, sotto la maglia, e il suo respiro farsi affannato, nella mia bocca. Lo senivo mio, tra le mie braccia, contro la mia cassa toracica, giù per la mia gola, nelle narici. Sentii le sue dita spostarsi sul mio petto, per poi percorrermi il busto verso il basso e arrivare al mio ventre, accarezzandolo, come a chiedere il permesso di scendere ancora. Come risposta staccai le ossa del bacino dalle sue e cominciai a baciare un punto tra il suo collo e la sua spalla, succhiando e mordicchiando la pelle perlacea, lasciandogli lo spazio per sbottonarmi i Jeans senza troppe difficoltà. I nostri indumenti ricoprirono il pavimento della piccola stanza in poco tempo. Continuavamo a scambiarci baci e carezze, ormai completamente nudi.

Era bellissimo vederlo sotto di me, così bello, con quel fisico pazzesco adiacente al mio, muovendosi sincronizzato con me. Riuscivo vedere il piacere che gli stavo facendo provare dipinto sul suo viso e fui fiero a sapere di essere il primo ad assistere a tutto questo. Eravamo solo io e lui, semplicemente noi. Finalmente una cosa sola.

16 gennaio, domenica.
La mattina dopo non riusciva a sedersi. Invitammo Niall che cominciò, ovviamente, a ridere, quando lo vide fare smorfie a ogni passo che faceva. Non si fermava più. Harry faceva l'offeso, ma si vedeva che non era serio.
-Scusami, Harry. Ora la smetto.
Trattenne il respiro per pochi secondi. Dopo meno di un minuto di silenzio scoppiò.
-Non ci riesco! Il mio migliore amico è una checca a tutti gli effetti!
-Harry, lo sappiamo che fai finta. Questo coglione ride sempre, dai.
-Ma... io speravo che non se ne accorgesse.
-Piccolo Harry! Vabbé, cambiamo discorso. Argomenti?
-Ho una domanda. Tu e Zayn quando ve ne andrete?
Fra tutte le domande che c'erano al mondo doveva fare proprio quella? Perché, Niall?
-Ehmm... ecco...
-Tra un bel po', no?
-Harry... tredici giorni.
-CHE COSA? MA NON DOVEVATE STARE QUATTRO MESI?
-Siamo arrivati il 29 di settembre. Ottobre, novembre, dicembre, gennaio-
Li contai sulle dita. Harry non sapeva cosa dire, Niall si rabbuiò. Il mio ragazzo aveva gli occhi pieni di lacrime, che piano piano cominciavano a scorrere lungo le guance mentre mi guardava.
-Non puoi lasciarmi qui, Loulou. Non puoi andartene.
-Vieni qui, amore.
-NO! IO MI FIDAVO! E ADDESSO TE NE VAI COSÌ? TU LO SAPEVI! PER TE NON HA MAI SIGNIFICATO NIENTE LA NOSTRA STORIA, VERO? MI HAI SOLO PRESO IN GIRO COME TUTTI GLI ALTRI!
-No, Harry! Dove vai? Io, io... non volevo. Io non so cosa fare! Non voglio lasciarti!-
Non sentì nulla, probabilmente, perché si era già chiuso a chiave in camera. Non feci in tempo a sentirlo piangere che già lo imitavo.
-Scusa.
-Ma scusa cosa, Niall? Non è mica colpa tua.
-Spero di no...
-Niall, io lo amo! Non sarei mai dovuto venire. Non lo avrei mai dovuto incontrare. Non starei così male, ora. Io non posso perderlo, capisci? Muoio. Mi manca l'aria. Come farò a tornare a casa, senza il mio piccolo Harry? Non lo rivedrò mai più? Non è colpa mia, non è colpa mia! Non l'ho fatto apposta ad affezionarmi a lui. Non volevo farlo soffrire. Come faccio? Ora mi odia!
-No, no. Va tutto bene. Gli passerà, vedrai. Scrivigli una lettera, e mettigliela sotto la porta.
-Grazie.-
-Dai, vieni in cucina che ti aiuto.-

Mezz'ora dopo la lettera era pronta. Ricopiata a bella, con le parole più giuste che ero riuscito a trovare, e avevo anche disegnato dei fiori lungo i bordi del foglio di carta. Il contenuto era questo:

"Caro Harry,
come potrei volerti lasciare? Io ti amo. L'amore non è una cosa che si può controllare. Se potessi scegliere, non mi innamorerei mai, perché è solo un'enorme complicazione. Ma ormai è successo, e la ragione della mia esistenza sei tu.
Io vorrei passare la vita intera con te, a dormire abbracciati e a baciarti e a fare l'amore con te. Vorrei poter essere sempre qui a occuparmi di te e ad assicurarmi che tutto vada bene. Ma non posso: la vita è ingiusta. Dobbiamo solo imparare ad aspettare. Devo tornare per studiare, così potrò avere un lavoro decente e darti una bella vita. Perché la mia vita la voglio vivere con te. Quando sarò in Europa, ti telefonerò tutte le sere e aspetterò le vacanze di carnevale per tornare. Poi quelle di Pasqua. Poi quelle estive. Conterò i giorni, studierò, prenderò il diploma. Per te. Tu sei il mio tutto, Harry. Senza di te io sono perso.
Prima non volevo ferirti. Sono mortificato. Chiedimi tutto quello che vuoi, tutte le cose che vuoi e, nelle mie possibilità e impossibilità, te le farò avere. Morirò, se necessario. Per farmi perdonare.
Lo so che non è un granché di lettera, ma non sono bravo in niente. Sono così fortunato ad averti. Tu sei perfetto, io un disastro. Come hai fatto a volermi? Non lo so. So solo che hai il mio cuore, adesso e per sempre.
LOVE YOU BABE xxx
Louis
"

Harry

Avevo ormai capito che non era colpa di Louis, quando vidi un foglietto tutto pieno di fiori e parole, scritte a mano con la sua grafia, spuntare da sotto la porta. Lo lessi tutto d'un fiato e corsi da lui. Gli saltai in braccio e nascosi la faccia nella sua canotta. Mi ero affezionato, ormai. Ero fottuto.

17 gennaio, lunedì.
Anne aveva telefonato di nuovo, dicendo che aveva constatato che ormai ero grande abbastanza per cavarmela da solo. Lei sarebbe rimasta a vivere con un altro parente che io non avevo mai nemmeno intravisto. Non che me ne importasse.

-Allora, ragazzi! Cosa avete fatto nel fine settimana?-
La professoressa Calder, all'inizio della lezione di letteratura, stava provando a essere cortese con i sui allievi, alias io, Niall e un branco di rompipalle. Mi stava antipatica.
-Se avesse chiesto cosa non abbiamo fatto avrei potuto risponderle che non mi sono seduto, questa domenica-
-Bravo! Perché hai fatto un po' di allenamento, Styles?-
Eleanor Calder era giovane, e ci stava spudoratamente provando con me. Questo fatto mi fece arrabbiare.
-No, perché non potevo.
-Scommessa?-
-Non c'è ancora, professoressa. Il fatto è che sabato sera ho fatto una trombata colossale-
Silenzio (tralasciando i grugniti di Niall che faceva del suo meglio per trattenersi). Uno, due, tre. La classe collegò le due cose, e ci fu un'esplosione di risate.
-Bravo, fratello! Bella pensata!
-In realtà ero serio, però fate voi.
E così feci il mio coming-out in grande stile. La mia classe mi elesse scherzosamente “il frocio più stimabile di sempre”. A modo loro, mi tirarono un po' su il morale.

Louis
29 gennaio, sabato
Eravamo in aeroporto. Tutti. Nessuno aveva ancora ceduto al pianto, ma sapevamo che presto sarebbe successo. Eravamo in piedi, davanti all'ufficio del check-in, in un grandioso abbraccio di gruppo in stile squadra di football. Ci stavamo scambiando pensieri e ricordi dei mesi passati:
-Vi ricordate quella volta che Zayn ha bruciato il porridge?
-Ma non era colpa mia, Niall! Non sapevo che i vostri cereali facessero così schifo, a cuocere. In Inghiletrra mi viene sempre bene!
-Di' quello che vuoi, ma è stato favoloso. Vederti lì che urlavi “oddio, oddio! Ragazzi, sta prendendo fuoco! Qualcuno faccia qualcosa!”
-Poi però siete rimasti lì a ridere, invece di aiutarmi.
Tutti sorrisero, ma nessuno era dell'umore adatto per farsi una risata.
-Louis, non voglio che te ne vai.
-“Non voglio che tu te ne vada”, si dice.
-Non è il momento.
-Lo so. Io... Io non me ne voglio andare! Harry, come faccio a lasciarti qui così? Tutto solo, indifeso. Il mio piccolo Harry!
Ok, non mi piace ammetterlo, ma fui io a cominciare a piangere, seguito a ruota dagli altri. Strinsimo l'abbraccio, non soffocando per un pelo.
-Ti amo, Lou.
-Ti amo, Harry.
-Zayn, ti amo.
-Oh, Liam! Ti amo anch'io.
-Harry ha avuto la stessa identica reazione, la prima volta.
Zayn arrossì, alle mie parole. Niall sputò fuori, timidamente, mentre scioglievamo il groviglio di braccia che ci aveva tenuti legati gli uni con gli altri:
-Vi voglio tanto bene, ragazzi! Ci vediamo ancora, vero?
-Ma certo!
-Si.
-Assolutamente. Liam, ti vergogni?
-Cielo, certo che no!
Si baciarono velocemente e si abbracciarono, restando incollati per un po' con le lacrime che colavano giù per le loro guance, inarrestabili.
Harry mi picchiettò sulla spalla, e quando mi girai canticchiò con la voce rotta dalle lacrime trattenute:
-Kiss me hard before you go, summertime sadness.-
Seguii l'esempio di Zayn e appoggiai le mie labbra sulle sue.
In seguito le schiusi e accarezzai l'interno della sua bocca con la mia lingua. Fu un bacio disperato, che sapeva di pianto. Poi mi staccai, perché eravamo veramente in ritardo. Ci guardammo ancora per un istante. Come avrei fatto a vivere per tutto quel tempo senza i suoi occhi come punto di riferimento?
-Dai, Louis. Andiamo. Ciao, bellissimi.
-Ciao.
-Tornate il prima possibile.
-Ciao. Mi mancherete.
-È solo per poco tempo. Ciao ciao.
Mi voltai e cominciai a camminare. Non sarei riuscito ad andarmene se avessi guardato Harry ancora una volta, nella sua postura che faceva pensare un po' a un corvo, con le mani dietro la schiena e i ricci sparsi per la testa. E Liam. E Niall. I miei nuovi amici. Mi sarebbero mancati tremendamente.

Harry
Louis era girato di schiena, e si allontanava trascinandosi dietro la grossa valigia e piegandosi sotto il peso dello zaino che portava in spalla. Ripensai a quando avevamo fatto l'amore. Era successo più di una volta, da quando avevo realizzato quanto tempo ci restava per stare insieme. La figura che tanto amavo sparì dietro un muro.
-Andiamo via.
-Ma quando tornano?
-Louis dice a carnevale, ma io scommetto che non ce le danno, le ferie. Né a noi né a loro. Vedrete.
-Su, Harry, pensa positivo...
-No, Liam. Penso realista. A Pasqua torneranno, se lo vorranno, ma non prima. E nelle vacanze estive direi di andare noi lì, no?
-Oh, si! Sarebbe fantastico!


~Per motivi di tecnici ho deciso che in Australia si va a scuola in estate e che si hanno le vacanze in luglio-agosto, anche se è inverno. Se no per prima cosa sarebbe un casino da capire, e secondariamente sarebbe un casino anche da scrivere per fare incontrare i protagonisti.
La canzone che ho messo lì in mezzo era "Summertime Sadness" di Lana Del Rey.
Non c'è un motivo per cui la frappuccina è la prof, semplicemente non avevo voglia di inventare un nuovo cognome. E poi volevo dare un fondo di verità al suo “curriculum”, per la voce di attrice. Ora può tranquillamente dire al mondo intero di aver recitato nel mio film mentale che ho poi scannerizzato su EFP. Così mi fa pubblicità C:
Vi amo come sempre, perché continuate ostinatamente a leggere questo mucchio di stupidaggini. Grazie.
-Amelie (__larry5sos__)

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Capitolo 9
*** Nono capitolo. ***


SECONDA PARTE.

9. Nono capitolo.


Harry
18 giugno, venerdì.
Come avevo previsto, rividi Louis e Zayn solo nelle vacanze di pasqua, a fine aprile. Vennero loro qui, e fu bellissimo vederli di nuovo, finalmente.
Ero sul banco, l'ultimo giorno di scuola, e stavo pensando a tutti i momenti passati con Louis prima che mi lasciasse di nuovo. Mi sembrava troppo bello per essere vero: un'ora dopo mi sarei imbarcato su un aereo che mi avrebbe portato da lui. In Inghilterra! Avrei rivisto il mio Lou. I ricordi sembravano quasi finti, così lontani. Così meravigliosi. Sospirai come una ragazzina, e il prof mi richiamò. Non me ne fregava proprio niente: gli esami li avevo passati. Avrei potuto dare un futuro ai nostri bambini.
-Sorridiamo, Styles? Pensiamo alla fidanzatina?-
Ashton, un mio compagno, rispose al posto mio.
-Harry è gay, prof.
-Cosa ti ha fatto, Irwin? Perché lo insulti così?
-Non è un insulto, e poi è vero. Io l'ho visto, il suo ragazzo e me lo farei anch'io. Anche se non sono gay. Scusami, Harry, ma è vero.-
Il professore decise che per una volta, durante gli ultimi quindici minuti dell'anno, poteva chiacchierare con noi invece di fare un discorso noiosissimo che tanto nessuno avrebbe ascoltato.
-Davvero, Harry? E viene a scuola qui?
-No, vive in Inghilterra. E oggi lo vado a trovare! Si immagini, prof, io e lui, a Londra, a passeggiare mano nella mano!
-Si, bello bello.
Il resto della classe faceva casino. Non si curavano di me. Non che mi cambiasse qualcosa.
-E dimmi, che aspetto ha, se non sono indiscreto?
-Non saprei da dove cominciare... Ashton?
-Tipo pieno di tatuaggi, con un piercing al labbro...
-E uno su un capezzolo.
-Oddio che figata! Non lo sapevo!
-Ovvio che non lo sapevi. Ti pare il tipo che se ne va in giro mezzo nudo?
-Ma no! Era per dire... E poi occhi azzurri e...
-Oh, si! Madonna i suoi occhi! A volte quasi turchesi, bellissimi, luminosi, espressivi,... capelli sempre sparati in mille e più direzioni. Labbra fini, ma non troppo, rosa. Sorriso da paura. Si immagini il ragazzo più bello del mondo. Ecco, Louis è DI PIÙ.- Stavo fangirlando in un modo assurdo.
-Non sapevo che si chiamasse Louis, Haz.
-Ora lo sai. Tanto non ti cambia niente: lui è mio.
-Si, ma... Per tua fortuna mi piacciono le ragazze!
-Come vuoi, basta che con lui non ci provi.-
La campanella suonò, e i io uscii dall'aula accendendo il telefono e salutando Ashton con la mano libera. Niall mi raggiunse, e insieme affiancammo Liam. Le valigie erano già pronte, nel bagagliaio della mia auto. Non saremmo più passati da casa, bensì ci saremmo diretti subito verso l'aereoporto. Digitai il codice d'accesso e aprii i messaggi. Cliccai sul rettangolino che diceva “LouLou <3” e composi questo SMS:

Per: LouLou <3
Sono uscito ora da scuola. A dopo, tesoro.

Invia. Neanche tre minuti dopo ricevetti una risposta.

Da: LouLou <3
Non vedo l'ora! Io sono appena entrato, appena mi liberano vi veniamo a prendere.

Per: LouLou <3
Usi il cellulare in classe? Non si fa! Quando arrivo ti sculaccio <3

Da: LouLou <3
Mi sculacci? Da quando dici queste volgarate? Eri un ragazzo fine, una volta.

Per: LouLou <3
Ma non intendevo in quel senso! Vabbé, Lou. Sei il solito. Ti scrivo quando arriviamo xx

Da: LouLou <3
Ok! A stasera <3<3


Dopo molte lunghissime ore di volo atterrammo nell'aereoporto di Gatwick. Accesi l'IPhone e scrissi a Louis. Mi rispose con un “Stiamo parcheggiando. Arrivo, Cupcake.” che mi fece sorridere. Recuperammo velocemente tutte le valigie e attravarsammo l'enorme stabile. Quando uscimmo era quasi buio. Non avevo idea di che ore fossero, perché il fuso orario era tutto sballato ed ero molto stanco. Quando li vidi, però, un'energia sconosciuta mi animò, anche se di quei tempi di forza ne avevo meno del solito.
-Niall, Liam! Sono loro!-
Cominciai a correre, chiamando Louis a gran voce. Lui mi cercò con lo sguardo in mezzo alla folla e, quando finalmente mi scorse, mi venne incontro a braccia aperte. Io lo raggiunsi e lo sollevai, perdendo l'equilibrio a causa della foga. Zayn, Liam e Niall si aggiunsero all'abbraccio, quindi mi stabilizzai e non caddi. Avevo la faccia nell'incavo tra la testa e la spalla di Louis, e il suo odore mi invadeva.
-Mi sei mancato così tanto, Louis! Mi siete mancati tutti così tanto!
-Anche a me!
-Vi adoro, ragazzi.-
L'abbraccio si sciolse, e Louis mi prese la mano. Camminammo così fino alla sua macchina, con le mani intrecciate. Il mio pollice accarezzava il suo. Era tutto così perfetto!
Durante il viaggio avevamo cenato, ma Zayn insistette per portarci in un ristorante italiano che restava aperto fino a tardi. Ordinammo tutti una pizza. Fu bellissimo essere di nuovo tutti insieme. Non cessammo mai di parlare, perché le parole di quella sera dovevano colmare il lasso di tempo di cui la distanza ci aveva privato.
Louis e Zayn condividevano un appartamento appena fuori Londra, provvisto di cucina, bagno, due camere e un piccolo salotto. I due possedevano un divano-letto a una piazza e mezza, dove avrebbe dormito Niall. Le prima camera sarebbe stata occupata da me e Louis, mentre nella seconda avrebbero alloggiato Liam e Zayn.

Niall
19 giugno, sabato
Mi svegliai alle dieci e mezza, constatando che il mio giaciglio era davvero comodissimo. Sentii dei rumori provenire dalla cucina, e vi trovai Zayn che cucinava. Si accorse di me e si posò un dito sulle labbra, sussurrando:
-Ehi, biondino. È bello averti in giro. Non svegliamo gli altri.
-Ok.-
Aveva finito di affettare una banana, e l'aveva buttata in una grossa insalatiera contenente dello yogurt alla vaniglia e un po' d'ananas.
-Posso aiutarti?
-Si. Fai le crêpes?
-Va bene.-
La ricetta la sapevo a memoria. Quando i cerchi di liquido denso che avevo versato nella padella antiaderente dovevano essere girati, li facevo saltare. Zayn rideva a bassa voce.
Verso le undici e un quarto la colazione, costituita da Birchermuesli (macedonia di frutta con yogurt e cereali), crêpes e caffè, fu pronta. Andai a svegliare gli altri, e trovai Liam abbracciato alla coperta, Louis con la testa sul petto di Harry e quest'ultimo stretto al suo ragazzo con braccia e gambe. Tutti e tre avevano un'espressione serena.

-Eccovi! Buongiorno!
-Buongiorno, amore.
-Liam! Vuoi la nutella o la marmellata di ciliegie sulle crêpes?
-Tutte e due.
-Insieme?.
-Ma no!
-Oh! Avete preparato una colazione fantastica! Grazie.
-Di niente, Harry. Ora mangia.
Ingoiai tre scodelle di frutta e yogurt e sette crespelle, accompagnate da due tazze di caffè. Tanto per restare leggero. Nel pomeriggio uscimmo in centro città. Vidi il fiume Tamigi, il London Eye, il Big Ben, presi la metropolitana più antica del mondo, visitai il secondo piano del TATE, attraversai il Tower Bridge e assaggiai il Fish and Chips in un tipico pub londinese. Fu stupendo. Londra era piena di autobus rossi, spesso a due piani, piena di cabine telefoniche e piena di gente. Era così speciale nella sua normalità. O forse era solo il fatto di stare con i ragazzi che me la faceva apparire quasi magica.
Harry la sera era stanchissimo, il che mi parve strano, visto che non aveva fatto sforzi esagerati durante il giorno.

Harry
Quella stranissima stanchezza che mi veniva ogni tanto, ultimamente, mi bloccò i muscoli, quella sera. Ma mi sdraiai un po' sul divano-letto, e recuperai la maggior parte delle energie.
Più tardi feci l'amore con Louis. Fu la giornata più bella della mia vita.

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Capitolo 10
*** Decimo capitolo. ***


 

~Alla fine di questo capitolo si scopre una cosa brutta. Ricordatevi che la storia finisce bene, perché se no mi farebbe schifo e non l'avrei scritta. Non lo dico per fare spoiler, ma perché non voglio che smettiate di leggere perché pensate di rimanere con l'amaro in bocca, quando in realtà il finale è positivo.
Buona lettura (:


Louis
27 giugno, domenica.
Una settimana dopo l'arrivo dei ragazzi, Niall cominciò a uscire con una ragazza. Il suo nome era Dakota, aveva un anno in meno di lui ed era abbastanza carina. C'era di meglio, secondo me, ma non me ne intendevo, di ragazze. Era simpatica e disponibile, un po' timida. Quella sera sarebbero andati al cinema a vedere un film di fantascienza, e Niall era in bagno da venti minuti alle prese con i capelli.
-LIAAM!
-Che c'è?
-Vieni ad aiutarmi! È tutto un casino, cazzo!-
-Arrivo.-
Si alzò dal divano dove si era precedentemente stravaccato e cominciò ad armeggiare intorno alla testa del biondino.
-E se quel fottutissimo film non le piace?
-La porti a ballare.
-Ma non so ballare!
-Basta che muovi i piedi senza inciampare. È una cazzata.
-E se inciampo?-
-Ti metti a rotolare facendo finta che sia voluto. Tipo breakdance, hai in mente, no?
-Ma non sono capace! Non sono mica Zayn...
-Madonna, Nello! Per una cretina con i capelli scuri fai tutte queste storie?
-Sì!
-Io queste stronzate per delle ragazze non le capirò mai.
Liam, infatti, era gay al cento per cento. Come me e Harry. Zayn, invece, era bisessuale, ed era già stato con alcune ragazze. Poche e per poco tempo, comunque; non era mai andato a letto con nessuna di loro.
Alla fine Niall riuscì ad uscire per tempo, nonostante fosse nervosissimo, come tutte le volte che portava fuori Dakota.

28 giugno, lunedì.
Il giorno seguente vidi, come al solito, Harry che si cambiava. Notai un ematoma su una gamba, e quando gli chiesi che cosa fosse non mi seppe rispondere. Andammo a fare una passeggiata lungo il Tamigi, ma lui a metà strada si appoggiò alla ringhiera con entrambe le mani, troppo stanco per proseguire.
-Tutto bene, tesoro?
-Sì, mi gira solo un po' la testa...
-Torniamo a casa.
-No, va bene, dammi solo un attimo.
-Harry. Andiamo.
Restò in silenzio per un po', poi pronunciò:
-Scusami, Lou.
-Va tutto bene. Appoggiati a me, che camminiamo piano piano, e quando arriviamo a casa ti misuro la febbre e ti faccio un té, ok?
-Sei... sei la perfezione.
-Ti amo.-
Mi avvolsi il suo braccio intorno alle spalle e lo sorressi per tutto il tragitto. Camminava quasi normalmente, tranne per il fatto che ogni tanto si appoggiava di più e rallentava il passo. Una volta entrati, lo accompagnai a letto. Mi disse che non aveva voglia di té. Lo adagiai in mezzo alle morbide lenzuola e mi sedetti lì accanto.
-Sei stressato?
-No, sono veramente felice. Cioé, tu sei qui con me! Cosa dovrei volere di più dalla vita?
-Fai fatica a dormire?
-Dormo più di te.
-Hai dolori strani?
-No. A volte mi gire la testa e mi pulsa un po', e sento che la stanchezza mi appesantisce. Mi sento come...debole!
-Mal di gola o raffreddore?
-Nulla di tutto ciò.
-Sei sicuro?
-Sì.
-Ok. Ora dormi.
-Scusa, Louis.
-Smettila di scusarti.-
Gli lasciai un bacio sulla fronte e uscii dalla stanza, chiudendomi piano la porta alle spalle. Presi dalla mensola in bagno il termometro e lo appoggiai sul tavolo, per ricordarmi di usarlo quando Harry si fosse svegliato. Erano le quattro del pomeriggio, Liam e Zayn erano al Museo Pubblico di Storia Naturale e Niall in piscina con Dakota. Pescai il libro che avevo preso in prestito alla biblioteca il giorno prima e cominciai a leggere. Sulla copertina spiccava un titolo colorato: “Oh, boy!”.

30 giugno, martedì
Notai altri due ematomi sulla pelle di Harry, quel giorno. Piccoli e appena accennati. Era sempre molto stanco, e quella notte aveva sudato parecchio. I ragazzi erano quasi sempre fuori, mentre io passavo la maggior parte del tempo con Harry. A volte uscivamo, ma cercavo sempre di non affaticarlo troppo. Avevo preso appuntamento dal medico per quel giovedì.
Visto che il mio ragazzo doveva stare spesso un po' tranquillo, leggevamo più del solito. “Oh, boy!” raccontava la storia di tre bambini rimasti orfani dopo il suicidio della madre, di cui solo il fratello maggiore era a conoscenza. La versione raccontata alle due sorelline era che il genitore era accidentalmente scivolato per poi cadere dalle scale, sbattendo quindi la testa e morendo sul colpo. Ero arrivato a pagina sessantasei, e avevo scoperto che il ragazzo della storia, che si chiamava Siméon, aveva dei disturbi identici a quelli di Harry. Stesse macchie sul corpo, stessa stanchezza perenne. Mi piaceva come libro, era ben scritto e i personaggi erano molto realistici.

Liam
2 luglio, giovedì
Ero nel cielo; Londra era bellissima dall'alto. Raggiunsi l'apice della traiettoria. Mi trovavo sul London Eye, la grande ruota panoramica londinese, da quindici minuti esatti. Il che significava che eravamo a metà del giro, più in alto che si poteva. Era bellissimo.

Quando la nostra capsula di vetro arrivò a terra, ringraziai Zayn con un bacio. All'inizio non volevo salirci, timoroso, ma lui mi aveva convinto. Prendemmo un cappuccino molto zuccherato e ci avviammo verso l'appartamento dove si trovavano molto probabilmente Louis e Harry.

Louis
Eravamo nella sala d'aspetto del dottor Ploint. Harry leggeva Vogue, io continuai il mio libro. Arrivai a pagina 75, dove il fratellastro di Siméon stava aspettando fuori il verdetto del medico che lo visitava, quando un'infermiera in camice bianco chiamò sorridendo il nome di Harry.
-Io ti aspetto qui-
Gli dissi, e lui seguì la ragazza, scomparendo alla mia vista dietro un angolo del corridoio. Continuai a leggere, curioso di scoprire che cosa aveva il ragazzo della storia. Girai pagina.

-...Bisogna ricoverare Siméon il prima possibile.-
-Per un'analisi del sangue?-
-Per la puntura sternale. Non ho voluto spaventarlo. Tu gli dirai le cose poco alla volta. Ma io non posso fare lo stesso con te. Molto probabilmente si tratta di leucemia.-”

CHE COSA? Era solo un libro. Uno stupido libro. Harry stava bene, aveva solo sbattuto contro un mobile e non riusciva a dormire la notte, ma non me lo diceva. Era sicuramente così. DOVEVA essere così.
Non ero esperto in materia, ma sapevo alcune cose su quella malattia che non mi erano venute in mente, prima di allora. La leucemia era il cancro del sangue. Stando a quel che mi ricordavo, i globuli bianchi degli infetti si producevano in enorme quantità, e distruggevano a poco a poco l'organismo. C'era qualcosa anche a proposito delle piastrine, perché necessitavano anche di iniezioni contenenti queste ultime, oltre che a tutte le chemioterapie e le altre sofferenze che subivano tutti i malati di cancro. I leucemici avevano il corpo cosparso di ematomi rossi e bluastri, e le loro energie erano praticamente inesistenti.
Chiusi il libro e rimasi a guardare la candida parete di fronte a me, pregando che non fosse leucemia.
Ti prego Gesù, Dio, Allah, Buddha, o chiunque tu sia. Fa' che non sia leucemia. Fa' che Harry torni normale, e che vivremo felici per tutta la vita, insieme. Ti prego, fa' che sia tutto uno scherzo

Dopo una quindicina di minuti la sala d'attesa si era svuotata completamente, e Harry sbucò dal corridoio. Aveva gli occhi tutti rossi, pieni di lacrime, e mi abbracciò fortissimo.
-L-Louis...
-È... è leucemia, vero?
-Sì!-
Cominciò a singhiozzare, cercando di trattenersi. Acqua e sale scorrevano mescolati giù per le mie guance, quando mi staccai da lui e dissi:
-Devo parlare con il medico.-
Mi posi davanti alla scrivania della segretaria e chiesi educatamente se potevo parlare con il dottore, lasciando Harry tranquillo su una sedia a cercare di accettare la situazione. La ragazza mi rispose che l'avrebbe chiamato, ma non fece in tempo ad alzare la cornetta del telefono che l'uomo arrivò.
-Buongiorno. Lei è il signor Tomlinson?
-Sì.
-Harry mi ha detto che dovevo spiegare a lei la situazione. Allora, domani alle tredici e venti vi ho preso appuntamento dal dottor Dighter, che si occupa da anni di ragazzi con la leucemia. È bravo, vedrete.
-Quante possibilità ci sono che se la cavi?
-A livello di statistiche non saprei, ma mi pare che siate arrivati in tempo. Su questo biglietto vi ho scritto indirizzo e numero di telefono del dottor Dighter. Se ha bisogno di me, per qualunque cosa, sono disponibile.
-Grazie.
-Arrivederci.
-Arrivederci, grazie ancora.-

Liam
Prima di tornare a casa, facemmo un giro al parco di Buckingham Palace. C'erano molti scoiattoli e uccelli. Ci sedemmo sull'erba con un pacchetto di nocciole che avevamo comprato prima e le mangiavamo, dandone qualcuna ai piccoli roditori marroncini che ci circondavano saltellando. Era bellissimo stare lì, in maglietta corta, con il sole addosso e Zayn accanto a me. Restammo lì molto tempo, a scambiarci sorrisi e parole, poiché troppo timidi per baciarci troppe volte in pubblico. Decidemmo che era ora di tornare a casa, e così fecimo. Non appena aprimmo la porta trovammo Louis sdraiato supino sul divano, con le ginocchia piegate e Harry allungato sopra di lui, con la testa sul suo petto, e lo stringeva. Louis gli accarezzava la schiena e lo cullava con gli arti inferiori, essendo il riccio in mezzo a essi. La cosa strana era che piangevano a dirotto.
-Ma... Cosa... Cosa succede?-
Lasciai la mano di Zayn e mi sedetti sul divano-letto di Niall. Il mio ragazzo si appoggiò a un muro restando in piedi, con un'espressione preoccupata in viso.
-Harry, glielo dico?
-Si.
-Harry... ecco... ha la leucemia. Domani andiamo a prelevare il midollo osseo.
-OH. MIO. DIO.-
Zayn era sconvolto. Spostai velocemente il divano-letto sul quale ero seduto attaccandolo al divano dove stava Harry. Così c'era un'area maggiore su cui stare e Zayn e io ci piazzammo lì con loro. Non me ne fregava se Lou era geloso; Harry era pur sempre il mio migliore amico, insieme a Niall e Louis stesso. In ogni caso gli accarezzai solo un poco la schiena, niente di più.
-Andrà tutto bene, vedrai.
-Liam! Io non voglio morire!
-NON DIRLO NEANCHE PER SCHERZO! DOVREI DIRE CHE SE NON LA SMETTI TI INCULO A SANGUE, MA TI PIACEREBBE SOLO.-
Harry sorrise alle parole del suo ragazzo. Non era uno di quegli enormi sorrisi pieni di vita che faceva di solito, ma un mezzo sorriso. Però conteneva tutto l'affettto del mondo, ed era per noi.
-Hai sbagliato di nuovo il congiuntivo, Lou.
-Non mi interessa, Hazza.-
Quando il quinto ragazzo rientrò ci eravamo tutti calmati quasi completamente, ma nel momento in cui gli spiegai tutto la gravità della cosa mi fece ripiombare nella tristezza e nel dolore. Piansimo tutti ancora un po', ordinammo cibo cinese e guardammo un film, come se fosse una normalissima serata tra di noi. Solo che non lo era.

Louis
Quella sera mi addormentai con il viso immerso nei capelli di Harry, abbracciandolo da dietro e pensando che non sarebbe stato possibile che una cosa così bella avrebbe potuto smettere di esistere.
-Non ti lascerò mai, Louis. Te lo prometto.
-Ti amo tanto tanto.-

3 luglio, venerdì.
L'indomani accompagnai Harry dal dottor Dighter. L'uomo ci convocò dapprima nel suo ufficio, per parlare direttamente con noi.
-Buongiorno.
-Buongiorno. Io sono Harry, e lui è Louis, il mio ragazzo.
-Piacere di conoscervi! Potete chiamarmi George. Adesso scusami, Louis, ma mi rivolgo esclusivamente a Harry. Quando finiremo di parlare andrai da Lydia, che ti preleverà un pezzetto di midollo osseo dallo sterno. Domani ti ricovereremo qui, e cominceremo la terapia, che durerà sei settimane. Alle undici ti attaccheremo una flebo. Non voglio segreti tra noi, e con te sarò sempre diretto. Siamo una squadra. Sei con me?
-Sì.-
L'aveva detto con tono deciso. Harry avrebbe venduto cara la pelle.
-Perfetto, così ti voglio, ragazzo mio. Ora forza e coraggio, perché non sarà facile.-
Ci congedò con un sorrisino gentile; dopodiché ci addentrammo nei numerosi corridoi dell'ospedale.
Lydia, quando arrivammo, stava regalando una caramella a un bambino biondo con un cerotto sul braccio. Ci vide, ci fece entrare e accomodare su due sedie vicine e andò a prendere una siringa e un altro strano aggeggio. Chiese a Harry di togliersi la maglietta, poi gli spalmò una pomata sul petto. Io gli stringevo la mano, cercando di dargli coraggio. In realtà io ne ero più privo di lui, ma questo nessuno poteva saperlo. Lydia avvisò il riccio, poi gli piantò quello che aveva spiegato essere un “tre quarti” nell'osso. La stretta di Harry si fece ferrea. Si morse il labbro inferiore e gemette, facendo un profondo respiro. L'infermiera aspirò il midollo con la siringa, mentre il ragazzo contraeva i muscoli del braccio per il dolore che doveva provare. Avrei voluto essere al suo posto.
La ragazza fece sdraiare il mio bellissimo cupcake su un lettino, improvvisamente stanchissimo. Mi spiegò che avrebbe dormito per un bel po'. Prima di addormentarsi, però,
Harry mi parlò, con voce provata.
-Domani torni, vero?
-Ma certo! Anche oggi pomeriggio.
-No... domani. Oggi non credo che starò sveglio per più di quindici minuti di fila.
-Va bene. Dormi bene e non sprecare energie inutilmente, perché ti serviranno, baby.
-A domani.-
Fece un sorriso che sembrò costargli tutta la forza che gli rimaneva e si addormentò. Salutai Lydia e la ringrazai, poi me ne andai.
Al contrario di quello che gli avevo detto, la sera tornai a trovare Harry. Mi portai dietro il mio libro, sapendo che avrebbe dormito fino alla mattina seguente. Mi bastava stare un po' con lui accanto. Ogni tanto mi fermavo a guardarlo dormire, con l'aria così innocente. La flebo era appesa a una specie di attaccapanni e colava lentamente nel suo corpo. Non potevo toccarlo troppo, perché non doveva prendere altre malattie e ogni cosa poteva essere una fonte di contagio. Anche io, purtroppo. Me ne andai verso le otto e mezza.


~Crediti a “Oh, boy!” di Marie-Aude Murail, bellissimo libro che mi è piaciuto tantissimo.
I nomi dei dottori sono inventati, perché la leucemia è una cosa seria e non mi andava di scherzarci sopra facendo, per esempio, giochini di gelosia tra Lou e Nick Grimshaw.
-Amelie (__larry5sos__)

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Capitolo 11
*** Undicesimo capitolo. ***


11. Undicesimo capitolo.


Harry
10 luglio, venerdì.
Ero ricoverato in quell'ospedale da ormai una settimana. Louis veniva sempre a trovarmi, qualche volta anche con gli altri ragazzi. Geoge diceva che stava andando tutto bene, per il momento, ma mi ripeteva sempre di non illudermi e di continuare a lottare. Ero stanchissimo. La chemio faceva male. Vomitavo sempre. Avevo dolori ovunque. Non volevo che Louis mi vedesse in quello stato, eppure lui era sempre lì. Se ne fregava altamente del mio aspetto sempre più magro, esangue, orribile. Non mi lasciava mai.
Per il momento avevo abbastanza piastrine nel sangue, quindi non avevo bisogno di una trasfusione. Louis si era subito offerto di donarmi le sue, perché stava leggendo un libro sulla leucemia e quindi sapeva che i malati ne hanno bisogno, di solito. George gli ha spiegato che mi serviranno solo fra un po'. Io sapevo che Louis ha paura delle iniezioni, figuriamoci dei prelievi. Ma per me si era fatto avanti senza che nessuno gli chiedesse niente.
Ero perdutamente innamorato di lui.

Louis
28 luglio, martedì.
Il giorno della trasfusione di piastrine era arrivato. Harry sembrava rispondere sempre bene alla cura, ma stava cominciando ad abbisognare di piastrine extra. E lì entravo in gioco io. Aveva anche cominciato a perdere i capelli. Pochi, per il momento, ma ogni giorno di più. I suoi bellissimi ricci, tutti per terra. Tutti sul cuscino. Li avrebbe rasati a zero molto presto.
Arrivai nella stanza immacolata la mattina presto. Ero un po' nervoso, ma ero soprattutto contento di partecipare alla battaglia di Harry. Avevamo scoperto che i nostri sangui erano perfettamente compatibili, e che ero un donatore idoneo. Un infermiere che conoscevo solo di vista mi fece accomodare su una sedia di pelle chiara, di fronte a una macchina con due tubicini che terminavano con due aghi attaccati. Il ragazzo mi domandò:
-È la prima volta che fa una trasfusione?
-Si.
-Le spiego come funziona. Le perforerò entrambe le braccia con gli aghi, dopodiché potrà stare tranquillo per due ore. Il sangue circolerà indipendentemente. Se vuole può leggere o ascoltare della musica, nel frattempo.
-Ok.-
In realtà quelle cose le sapevo già, avendo finito “Oh, boy!” da un bel pezzo, ma meglio essere sicuri che fossero vere. Feci partire una playlist a caso dal mio cellulare e mi tirai su le maniche. Abbandonai le braccia sui braccioli e strinsi i denti.
-Può chiudere gli occhi, se le fa impressione.
-No, grazie, sto bene.-
Il liquido rosso cominciò a scorrere nei tubicini. Mi veniva da svenire, ma non lo dissi.
-Se ha bisogno di me mi può chiamare suonando questo campanello.
-Va bene, grazie mille.-
Mi chiesi se ero stato scortese. Avevo provato a essere il più gentile possibile, ma la situazione era delicata, per me. E poi ero un tipo di poche parole.
Il senso di nausea passò dopo pochi minuti, e io stetti lì a pensare e a godermi i Green Day che mi tenevano alto il morale, sparati nelle mie orecchie.

31 luglio, venerdì.
Harry si era tagliato i capelli il giorno prima. Era veramente strano non vedere quella nuvola di boccoli castani fluttuare intorno alla sua testa, ma era lo stesso favoloso. I medici continuavano a dire che rispondeva bene alla chemioterapia. Io cercavo in tutti i modi di non sperare troppo nella guarigione, per non restare deluso, ma non ci riuscivo. Ci credevo.
Erano le tre e mezza del pomeriggio, quando entrai nella camera di Harry.
-Ehi... sei sveglio?
-Si! Ciao, Louis.
-Ciao, meraviglia. Tutto bene?
-Si, più o meno. Ho male dappertutto. La chemio è una stronza bastarda, mi sta uccidendo.
-Lo so, lo so. Non sai quanto vorrei essere io in quel lettino a dover sopportare tutto questo! Però la chemio ci serve. Vedrai che funzionerà.
-George dice che reagisco bene, ma io continuo sempre a vomitare tutto e a star male! Secondo me è uscito di testa, ultimamente.
-Il dottor Dighter sa esattamente quello che dice. Stai tranquillo. Di lui ci possiamo fidare.
-Grazie, Lou, per passare le tue vacanze chiuso in una stupida stanza di ospedale ad ascoltare i miei capricci, tutti i giorni. Non potrei amarti più di così.
-Preferisco mille volte stare con te che uscire a fare delle belle cose ma da solo. E poi, stando in un ospedale, imparo un sacco di cose interessanti.-
Sorrise, con le sue fossette profonde, e cominciò a leggere il libro che gli avevo portato. Sulla copertina c'era scritto in grande “Harry Potter e la Camera dei Segreti” Avevamo già visto tutti i film del maghetto, ma Harry si era messo in testa che doveva anche leggere i libri. Secondo me era una stupidaggine, perché che senso aveva leggere una storia che sapevi già come sarebbe andata a finire? Lui insisteva dicendo che sono molto meglio dei film e che li adorava già. Peggio per lui.

Harry
15 agosto, sabato.
Quel giorno non avrei più fatto la chemioterapia. Tutti i malati di cancro, ogni tanto, dovevano prendere una pausa, se no sarebbero stati solo peggio. La mia pausa, dopo più di un mese di dolore, era finalmente iniziata. Proprio il giorno di ferragosto! Avrei comunque preso regolarmente delle medicine, ma potevo tornare a casa. Tutti i giorni, però, sarei dovuto tornare un paio d'ore in ospedale per dei controlli e dei farmaci in vena, ma era sempre meglio di niente.
Louis aveva trovato un lavoretto in una gelateria, e si era iscritto a un'università. Mi venne a prendere alle nove del mattino, portandomi a fare colazione fuori. Avrei dovuto mangiare sempre in modo controllato e perfettamente calcolato. Una palla. Ma Lou non me lo faceva pesare, anzi, mangiava le mie stesse cose, per solidarietà. Diceva che eravamo due guerrieri che combattevano l'uno al fianco dell'altro e che non ci potevamo lasciare mai. Zayn, Liam e Niall non ci facevano caso. Erano contenti di riavermi a casa.

29 agosto, sabato.
Due settimane dopo ricominciai la cura di prima. Fu terribile dover rinunciare alla poca libertà che avevo e essere obbligato a vedere i ragazzi per così poco tempo. A stare male, vomitare tutti i giorni, stare sempre sdraiato. Di nuovo.
Cominciai a pensare alla morte. Com'era, morire? Cosa si provava? Dopo una mezz'oretta buona mi resi conto che non avrei dovuto essere triste, se la terapia d'attacco non avesse funzionato. Tanto sarei morto comunque, prima o poi. Mi resi conto che in effetti tutti sarebbero morti. Non che prima non lo sapessi, ma non avevo mai avuto il tempo di rimurginarci su. Ma in quei mesi di tempo ne avevo, eccome se ne avevo. Quindi ci pensai per bene. Tutte le persone che conoscevo, e tutte quelle che non conoscevo, avrebbero cessato di esistere. Tutti sarebbero morti. Nessuno sarebbe vissuto per sempre. Le loro vite si sarebbero spente tutte, una dopo l'altra, e le loro risate, le loro espressioni, i loro modi di fare, le loro lacrime, le loro voci, e tutti loro stessi si sarebbero semplicemente vaporizzati. Com'era possibile? Che enorme miracolo era, la vita? E la morte? Non dovevo esserne spaventato. Miliardi di persone ci sarebbero passati, dopo di me. E miliardi l'avevano già fatto. Se ce l'avevano fatta tutti loro, ce l'avrei fatta anch'io. Non che avessi scelta, ma dopo quel ragionamento mi setivo molto meglio. Più coraggioso. Non ero il primo a doverlo fare.
Mi chiesi a chi sarei mancato. A Louis. A Zayn e Liam. Al mio caro Niall. A George? Non lo sapevo. Con tutte le persone di cui si sarebbe occupato dopo, si sarebbe mai ricordato di me? Avrebbe pensato, ogni tanto, al piccolo Harry Styles? Sarebbe stato triste, se fossi morto di leucemia? O il suo mestiere lo aveva già reso troppo cinico per affezionarsi a me per davvero? Non potevo saperlo.
Decisi che, anche se l'idea di morire non mi spaventava più, volevo vivere a tutti i costi. Non sapevo se dopo quella vita avrei potuto tornare sulla terra. Non sapevo se la reincarnazione era reale o rappresentava solo il desiderio dell'uomo di restare attaccato alle sue radici, nel suo inconscio. Non sapevo se dopo la morte avrei pensato di nuovo, o se avrei avuto delle consapevolezze. Magari avrei semplicemente smesso di essere. Nella mia testa non sarebbe più successo nulla. Non avrei più provato nulla. Non sapevo cosa sarebbe successo dopo, ma sapevo che, vista la probabilità di non rinascere più, volevo essere esistito per bene. E stare con Louis tutto il tempo possibile, per renderlo felice.

Era il compleanno di Liam e festeggiammo nella mia camera, essendo io impossibilitato, purtroppo, a uscire. Gli regalai una camicia a striscie azzurre e bianche, che gli piaque parecchio. Ricevette anche un dopobarba da Niall, un telo da spiaggia arcobaleno da Louis e una catenella d'oro con un ciondolo a forma di tavola da surf da parte di Zayn. Fu una festicciola semplice e carina, alla quale parteciparono anche i bambini dell'ospedale. Una tra i più piccoli, di quattro anni e mezzo, disse di chiamarsi Darcy. Era veramente dolce ed educata, un po' timida, all'inizio un po' in disparte “per non disturbare”. Sarebbe morta di lì a poco, e lo sapeva. Ne era triste. Quando tutti gli altri bellissimi bambini se ne andarono, salutando sorridenti e accompagnati dai ragazzi, le promisi che la prima figlia che avrei avuto l'avrei chiamata come lei. Le promisi che non l'avrei mai dimenticata. Le dissi che era proprio una bella bambina, una brava bambina, e che non doveva avere paura. Che la vita era solo una prova, e che se eri stato buono dopo saresti stato per sempre felice.
-Ma perché le mie amiche dell'asilo non hanno il cancro e io si?
-Perché tu sei abbastanza forte. Andrà tutto bene, vedrai.
-Ma loro vivranno. Loro avranno il fidanzato e diventeranno mamme e io no.-
Non sapevo cosa risponderle.
-Dio si prende sempre le persone migliori. È per questo che morirai. Dio si era sbagliato a farti nascere, perché tu eri l'angelo più bello che aveva. E ora senza di te è triste.
-Ma quando me ne andrò via la mia mamma e il mio papà saranno tristi per sempre. Io voglio più bene a loro che a Dio. Non voglio che piangono perché loro mi aiutano e invece Dio no.-
La abbracciai forte forte.
-Vedrai che andrà tutto bene. Tu li verrai a trovare. Loro non lo diranno a nessuno, perché se no sarebbero tutti gelosi, ma tu continuerai a essere la loro bambina. Stai tranquilla. E poi, moriremo tutti. Moriranno anche loro, quando saranno vecchi. Tu li aspetterai, e poi sarete di nuovo insieme-
Le lacrime mi pizzicavano negli occhi. Volevo davvero rassicurare quella piccolina, ma non ero esperto in materia.
-Io lo so che non è vero. Io lo so che mamma e papà non saranno mai più felici. Io lo so che non li verrò a trovare. Ma non lo so come sarà morire. Farà male?-
-Non so neanch'io se farà male. Me lo stavo chiedendo poche ore fa, sai? La morte è una cosa stranissima. Nessuno ci può raccontare cosa succederà. Ma tu puoi farcela, io lo so. E i tuoi genitori saranno tristi, ma riusciranno ad andare avanti anche loro.
-Ti voglio bene, Harry.
-Ti voglio bene anch'io, piccolina.-

Zayn
9 settembre, mercoledì.
Io e i ragazzi eravamo tornati a scuola. Eravamo tutti in istituti diversi, ma andava bene così. Harry sarebbe dovuto venire nella mia stessa classe, per diventare traduttore-interprete, quindi gli portavo tutti i giorni i compiti e le lezioni che perdeva. Secondo i medici, migliorava molto velocemente. Io speravo tantissimo che guarisse e che non fosse solo un falso allarme.

13 settembre, domenica.
Niall, per il suo compleanno, decise di convocare di nuovo tutti i bambini malati e fare dei giochi con loro. Erano tutti felici, gentili ed educati. Cercai con lo sguardo quelli con cui avevo parlato l'ultima volta. Daniel stava giocando a carte con Louis e Liam. Joshua era seduto sul lettino e sorrideva. Jennifer era vestita da principessa e camminava per la stanza tenendosi la lunga gonna con una manina, per non inciampare, mentre con l'altra spingeva davanti a sé l'asta alla quale era appeso il sacchetto con la flebo. Non riuscii a trovare Darcy. Chiesi di lei a Harry, perché sapevo che avevano avuto una lunga conversazione e che lui l'adorava. Mi rispose che se n'era andata una settimana prima. Mi rattristai e cominciai a giocare con i bambini, perché se quello era l'ultimo giorno di festa della loro vita doveva assolutamente essere il più bello.
Alla fine tutti erano raggianti e non la finivano più di ringraziare. Noi li accompagnammo nelle rispettive camere, tenendoli in braccio e facendo attenzione a non sfilare i tubicini che partivano dalle loro braccia. Da lì in poi, io e i ragazzi ricevemmo tantissimi bei disegni da parte loro, che tenni al sicuro in un cassetto della mia scrivania. Amavo quei bambini con tutto il cuore. Non riuscivo ad accettare il fatto che per la maggior parte di loro non ci fosse già più speranza.

23 settembre, lunedì.
Harry stava molto peggio del solito, quel giorno. Preoccupatissimo, corsi nell'ufficio del dottor Dighter, per chiedere spiegazioni.
-Oh, ciao Zayn! Sì, Harry ha quell'aspetto perché abbiamo cominciato ad andarci giù un po' più pesanti con la chemioterapia.
-Ma... e perché? Qualcosa è andato storto?
-No, al contrario! Sembrerebbe che abbiamo quasi vinto. Ci vuole solo un'ultima settimana di cure intense per uccidere ogni singola cellula malata. Poi, se funzionerà, Harry sarà guarito.
-Gua...guarito! Oh mio Dio, che bello! Anzi, no. Non mi devo illudere.
-Ecco, bravo. A parte che è possibile una ricaduta, una volta guarito. Quindi non smetteremo mai di tenerlo sott'occhio..
-Perfetto. Grazie, dottore. Arrivederci!
-Buona giornata.

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Capitolo 12
*** Dodicesimo capitolo. ***


12. Dodicesimo capitolo.


Harry
30 settembre, lunedì.
Feci gli ultimi esami e le ultime analisi alle sei del mattino. Non ci potevo credere. Alle sei e mezza mi staccarono la flebo e uscii dall'edificio che era stato la mia dimora per così tanto tempo. Quello sarebbe stato il mio primo giorno di scuola.
Alle sette ero pronto, sull'uscio dell'appartamento. Camminai fino all'università di fianco a Zayn, chiacchierando allegramente con lui. La parola “guarigione” era nell'aria, frizzante e positiva.
Scoprii che nella mia classe non c'erano individui interessanti, poiché l'unica ragazza che si distinse dagli altri lo fece per far notare a tutti quanto mi stessero male i capelli tagliati a zero così. Era bruttina, magra ma non troppo, bassa, vestita super alla moda e sempre pronta a criticare. Si chiamava Lindsay. Io la ignorai.
A ricreazione cominciò anche una sua amica di un'altra classe a prendermi in giro per la mia testa calva. Non me ne importava niente, sinceramente, di due sfigatelle come loro, ma le loro voci stridule mi rimbombavano insopportabilmente nel cranio.
-Sentite, puttanelle, questo taglio non l'ho deciso io. Ora levatevi dai coglioni.
-Oooooohh, ci stiamo scaldando! E chi l'ha scelto per te, la tua mammina?
-No, la chemioterapia. E le vostre battutine sono peggio, per quanto riguarda il mal di testa. Avete due possibilità: o vi tappate il culo e ve ne andate, o mi incazzo. E sono abbastanza grosso, nonostante sia assolutamente fuori forma.-
Lindsay trascinò via l'amica, capendo l'errore. L'altra aveva un'espressione di incomprensione. La sentii mormorare:
-Ma per la fisioterapia ti devi tagliare i capelli a zero?-
La compagnale rispose a bassa voce.
-Ma cos'hai nel cervello, aria? La chemioterapia è la cura del cancro.-

1 ottobre, martedì.
Pranzammo nel parco, io e Lou, con una grande pizza e due lattine di Sprite. Era bello poer tornare a mangiare un po' di schifezze, ogni tanto, anche se i medici mi avevano consigliato di ridurle il più possibile. Lo avevo aspettato su una panchina e lui era arrivato con i due cartoni e le bibite quasi in bilico con un'espressine tutta concentrata. Tra i denti aveva una rosa rossa. Per me. Fu una giornata meravigliosa, dove parlammo tanto e ci scambiammo anche tutte le effusioni che la malattia aveva decimato. Mi piaceva poter avere di nuovo un contatto fisico prolungato con lui, da impazzire. Arrivai a scuola, nel pomeriggio, quasi saltellando per la gioia.

Lindsay non mi diede più fastidio, per fortuna, quindi potei starmene sereno tutto il giorno. Ringraziai il cielo.

5 ottobre, sabato.
Pioveva. Mi piaceva la pioggia. Non sarebbe durata, perché a Londra il tempo cambiava molto velocemente, quindi uscii per strada e cominciai a ballare come uno scemo. Niall mi vide dalla finestra e mi seguì. Gli presi le mani e cominciammo a girare come due pale di un mulino. Eravamo come impazziti, morivamo dal ridere e ruotavamo sempre più veloce. Inciampai e cademmo per terra, restando sdraiati sull'asfalto bagnato a ridere. In quella stradina non passava mai nessuno. Sentii la voce di Liam fare un urlo di battaglia.
-AAAAAAAAAAAAAH!-
Ci saltò letteralmente addosso.
-Ahia, cretino.
-Scusa. Erano anni che desideravo di farlo.-
Continuammo a ridere, instancabili, rotolando nelle pozzanghere che si stavano formando. Louis aprì al finestra. Quando ci vide dovette reprimere un sorriso, e per fare la voce arrabbiata dovette impegnarsi.
-Salite subito! Non avete più tre anni! Ma che cosa vi è saltato in mente? Harry non si può ammalare.
-Ah già. Mi ero scordato.
Risi ancora un po', salendo di corsa le scale del condominio. Ero tutto bagnato. Suonai ripetutamente alla porta del nostro appartamento chiuso a chiave e cominciai a togliermi i vestiti bagnati. Quando Lou mi aprì, decisi di fare il coglione roteando i Jeans fradici sopra la testa e agitando il bacino come uno spogliarellista provetto.
-Dai, pirla. Se esce qualcuno e ti vede così in mutande siamo fottuti.-
Entrai di corsa spogliandomi completamente e saltando sui divani e sulle sedie urlando come un ossesso. Zayn uscì dalla sua stanza per capire il motivo di tutto quel casino e quando mi vide mi guardò in faccia serissimo. Poi non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere anche lui scuotendo la testa e chiudendosi di nuovo la porta alle spalle. Louis aveva appena finito di raccogliere e appendere su un calorifero tutti i vestiti che avevo abbandonato a loro stessi lanciandoli a caso per il salotto. Uscì dal bagno con un grande asciugamano giallo e mi rincorse, fino ad acchiapparmi e avvolgermi nella stoffa. Io mi divincolai, ma lui mi tenne stretto.
-Harold Edward Styles, BASTA! Ora asciugati bene e aspetta qui buono con quella coperta laggiù addosso, che ti porto una cioccolata calda.
-Okaaaay. Scusa. Sei arrabbiato?
-No, faccio finta così ti senti in colpa e obbedisci.
-Sei proprio un bastardo, allora.
-Lo so. Ora fai come ti ho detto e non creare troppi problemi.
-Va bene, Boo.
Sorrisone. Lo lasciai lì e andai in cucina a scaldare il latte e la cioccolata fondente in un pentolino. Quando tornai in salotto con un vassoio e cinque tazze piene trovai Harry avvolto nella coperta, seduto sul divano accanto agli altri. Si era calmato.
-Grazie, Tomlinson.
-Prego, Zaynie. Che danno in TV?
-Un documentario sulla savana, un poliziesco e... oh! Pretty Princess.
Gli occhi di Harry si illuminarono. Lo avrei scommesso.
-Sìsìsìsìsì guardiamo quello! Per favoooore! Dai, ragazzi, a voi piace, vero?-
-Se proprio insisti...-
-SÌÌÌÌÌÌ! Daidaidai sbrigati, Tommo.-

Louis
Harry cominciò ad insultare la protagonista del film, quando diceva di non voler essere la principessa di Genovia. Alla fine, però, disse che gli era piaciuto molto lo stesso.

13 ottobre, venerdì.
Quella sera io e il mio ragazzo avevamo la casa libera. Gli altri erano a vedere un concerto di chissà quale sconosciuto complesso rock, da qualche parte, in un qualche teatro. Decisi di fare una cosa speciale.
A Harry piacevano le cose romantiche, sdolcinate, anche un po' mielose. Decisi quindi, visto che non aveva mai partecipato a un ballo, di inprovvisarne uno nell'appartamento. Adorava ballare la bachata e io avevo preso qualche lezione, un anno prima. Attaccai allo stereo il telefono cellulare, con la playlist pronta, senza farla ancora partire. Aspettavo solo che Harry rincasasse. Indossavo i pantaloni che mi aveva regalato lui e una normalissima maglietta a maniche corte.

DRIIIIIIN.
Eccolo. Pigiai il tasto “play” sul piccolo schermo del mio smartphone e corsi ad aprire a Harry. Quando vidi la sua faccia i miei angoli della bocca si alzarono meccanicamente.
-Lou, che cosa...?
-Mi concedi questo ballo?
-Certo!-
Calciò via zaino e scarpe e mi prese la mano che gli avevo teso. Aprimmo le danze.
Dopo quattro canzoni di latino americano avevo messo un lento. Il viso di Harry, quando sentì le prime note, si aprì raggiante. L'espressione divertita e leggermente maliziosa che aveva prima svanì, lasciando posto a stupore e gioia incontenibile.
-Sei il migliore, Louis. Davvero.
-Ti meriteresti di più, ma questo è tutto quello che riesco a darti.
-È più che sufficiente. Nessuno si era mai occupato di me, prima d'ora.
-Appunto. Com'è possbile che non si siano accorti della creaturina dolce che si nascondeva dietro quegli occhialoni? Devo farti recuperare il temo perduto. Devo darti tutto l'amore che non hai mai avuto. Devo riempire gli anni passati con i bei momenti.-
Gli appoggiai la testa su una spalla. Mi accorsi che era all'altezza perfetta. Ormai lo avevo capito, eravamo nati per stare insieme. Spostavo il peso da un piede all'altro, sincronizzato con Harry, che mi baciò i capelli e disse:
-Grazie di tutto, Louis. Non vorrei niente che non sia tu.
-Sei perfetto.
-Tu sei perfetto.-
Mi alzai sulle punte dei piedi e sfiorai le sue labbra carnose con le mie.
-Sei stanco?
-No, ultimamente ho tantissima energia.
-Vuoi fare l'amore con me?
-E me lo chiedi?-
Spensi la musica e seguii Harry nella camera da letto, chiudendo la porta.

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Capitolo 13
*** Tredicesimo capitolo. ***


13. Tredicesimo capitolo.


Harry
7 novembre, sabato.
Un anno. Un anno di Louis. Esattamente un anno prima avevo smesso di nascondermi, di essere timidissimo, di fare quello che chiedevano gli altri e non quello che volevo io. Di reprimere me stesso.
Erano le sei del mattino. Mi ero svegliato presto per fare a Louis una sorpresa. Sapevo che appena si alzava andava a spalancare la finestra che dava sul prato dietro l'immobile. Gli lasciai un biglietto appicicato sul braccio, per essere sicuro che lo avrebbe trovato, e uscii.

Louis
Furono degli strani rumori a farmi aprire gli occhi. Qualcosa che sbatteva contro la finestra. Guardai la sveglia sul comodino, scoprendo che erano le nove. Trovai un post-it stropicciato appicicato sul mio avambraccio. “Tipico di Harry”, pensai. Diceva:

“Che aspetti? Non vuoi vedere cosa disturba il tuo sonno? :) xxx”

Sorrisi e mi avvicinai alla finestra. Scoprii che qualcuno (Harry) stava tirando dei sassolini contro il vetro. Lo si capiva dal rumore. Scostai le tende oscuranti. Due secondi dopo stavo correndo giù dalle scale della palazzina, in pigiama, urlando più sommessamente che potevo. Insomma, facendo un gran casino. Harry era in piedi sull'erba, dove c'era un grande cuore e la scritta “1 anno”, fatti di petali di rosa. Arrivai al portone d'ingresso che dava sulla strada e corsi a tutta velocità sul marciapiede, facendo il giro del condominio. Arrivai nel prato e trovai il mio ragazzo rivolto verso di me, che quando mi vide fece quel suo mezzo sorriso che adoravo e aprì le braccia. Mi ci fiondai dentro, premendo le mie labbra sulle sue. Lui cominciò a girare su se stesso, perse l'equilibrio e cadde, facendomi da cuscino in modo che non mi facessi male. I suoi capelli stavano cominciando a ricrescere.
-Ti amo.
-Io di più.
Cominciammo a rotolare tra rosso e verde, mescolandoli, senza mai perdere il contatto. L'unica cosa che desideravo era poter stare con lui, per sempre. Gli appoggiai una mano sulla pancia, facendogli il solletico.
-LOU! NON RESPIRO! PERCHÈ DEVI SEMPRE ROVINARE TUTTO?-
Sapevo che non ce l'aveva con me, però smisi lo stesso cominciai invece ad accarezzarlo.
-Anche esattamente un anno fa non respiravi e mi hai sgridato perché ti stringevo troppo, ti ricordi?
-Si! Eri già stronzo allora.
-Non è vero! Lo so che non lo pensi. È che per me era così bello poterti avere, finalmente. Non riuscivo a trattenermi.
-Ne abbiamo passate così tante, se ci pensi. Sembra che sia passata un'eternità.
-Hai ragione. È stato decisamente l'anno più bello della mia vita.
-Anche per me.
-Possa questo essere ancora migliore.
-E portarci ancora più felicità. Non hai fame?
-Un po'.
-Dai, andiamo. Ho come l'impressione che i nostri vicini ci odino, con tutto il rumore che facciamo sempre.
-Poveri illusi. Non sanno che noi conquisteremo il mondo.
-Sì, Louis, sì. Muoviti, mi sa che lo stomaco vuoto ti gioca brutti scherzi.

Passai tutto il pasto a cercare di ignorare Harry, che aveva il gomito poggiato sul tavolo e il mento su di esso. Mi fissava, rapito. Non sapevo cosa ci trovasse di tanto spettacolare in un Louis che fa colazione, ma lo lasciai fare. Mi piaceva. Mi sentivo importante, ed era stupendo.

La sera andammo a teatro, a vedere il musical di “Robin Hood”. Era veramente fatto bene e gli attori erano molto bravi. Ad un certo punto, Harry pianse. Quando uscimmo dallo stabile, ci accorsimo che un uomo adulto ci guardava malissimo. Era scandalizzato dal fatto che ci tenessimo per mano in pubblico e puntò i suoi occhi sui miei, con aria di rinprovero e ribrezzo. Io per tutta risposta presi la nuca di Harry le me lo sbattei in faccia, assaggiando le sue labbra un'ennesima volta.
Quando misi in moto la macchina e il mio ragazzo fu sicuro che nessuno avrebbe potuto sentirci, disse:
-Sei stato fantastico! Gliel'hai messa in culo!
-Io in culo lo metto solo a te, sia chiaro.
-Beh, lo spero! Sei un pervertito.
-Pervertito tu, scusa! Comunque quello si doveva solo fare gli affari suoi.-
Misi veloce la prima marcia e pigiai il pedale del gas. Circa cinque minuti dopo Harry era vicinissimo al mio viso e mi rompeva le scatole perché voleva un bacio.
-Dai, Lou. Dammi un bacino.
-Sto guidando, ti ho detto.
-Ma un bacino piccolo piccolo!
-No.
-È perché non mi ami più?
-No. È perché se no facciamo un incidente.
Strofinò il naso sulla mia guancia.
-Harry, levati. A casa faccio tutto quello che vuoi, ora no.
-Aha! Ormai hai promesso! Ricordatelo bene.
Mi lasciò un bacino lieve e leggero come un fiocco di neve sulla guancia alla sua portata e se ne stette tranquillo al suo posto tutto il resto del viaggio.
Arrivati a casa, si fece fare un pompino. Poi era stanco. Io mi immaginavo chissà che cosa, invece andò proprio così. Harry non avrebbe potuto essere un pervertito neanche dopo un milione di anni di esercizio. Era troppo dolce e sincero. Si addormentò rannicchiato contro di me, mentre io lo cingevo con le braccia e lo cullavo.

15 novembre, domenica.
Due giorni prima Harry si era messo in testa di dipingermi. Era molto bravo a disegnare, e lo faceva spesso, nel tempo libero. Quando era ricoverato in ospedale aveva disegnato a matita tutti i particolari della camera. Tutti. Anche mille altre cose, che aveva deciso di appendere nelle camere dei bambini malati per rinvigorire loro un po' lo spirito. Aveva già ritratto delle persone, ma sempre e solo soggetti immaginari.
Ero seduto su una sedia a leggere, perché stare fermo senza fare niente mi rendeva nervoso e iperattivo. Harry mi aveva concesso il libro, ma ogni volta che me lo chiedeva dovevo alzare la testa e guardarlo. Era veramente una rottura, ma meglio di niente. Non avrei potuto vedere il lavoro fino a quando non sarebbe stato concluso. Ci teneva tanto, e lo voleva rendere perfetto. Per questo per tracciare ogni minimo paricolare impiegava molto tempo, e per questo il lavoro sarebbe stato ancora molto lungo. Per questo avevo cominciato ad andare spesso in biblioteca.

17 novembre martedì.
Niall e Emily si erano messi definitivamente insieme tre o quattro mesi prima, e lui era molto felice con lei. La ragazza non era proprio bellissima, ma abbastanza carina sì. Era un po' timida e un po' spontanea, non aveva un sorriso perfetto ma l'enfasi che ci metteva lo rendeva speciale. Era simpatica e giusta. Non poteva immaginare che io, Harry, Liam e Zayn fossimo omosessuali. Non che avessimo problemi a farglielo sapere, ma non era la prima cosa da rivelare quando si conosce la ragazza del proprio migliore amico, no? Quella sera si era fermata a cenare da noi e, non so come, arrivammo all'argomento “matrimonio”. Lei disse:
-Io non mi sposerò. Non perché non mi piacerebbe, anzi! Lo vorrei tanto. Ma non mi sembra giusto nei confronti di milioni di persone che non lo possono fare, in ancora molti paesi del mondo.
-E perché non potrebbero?
-Perché sono due uomini o due donne. Io questi ragionamenti non li capisco.-
Cadde il silenzio. Nessuno sapeva cosa dire.
-Ho detto qualcosa di sbagliato? Scusate. Non la pensate come me?-
Era diventata tutta rossa a si torceva le mani.
-Ragazzi... posso?-
Chiese Zayn. Controllò che ognuno di noi tre acconsentisse, prima di dire:
-Non pensarla come te sarebbe controproducente. Qui, a parte tu e Niall, siamo tutti gay. Io bisessuale, va'.
-Oh! Non me lo aspettavo.
Sorrise, e Niall si incantò a guardarle le fossette fiorite sulle sue guance.
-Io sto con Harry, Liam con Zayn.
-Che bello! Così possiamo uscire in sei!
Ma perché le ragazze pensavano sempre quelle cazzate? Che cosa avevano nel cervello, zucchero filato? Harry, però, contraddì i miei pensieri:
-Oh, sì! Non ci avevo mai pensato. Sarebbe così divertente!
In quel momento capii due cose. La prima era che Harry era molto più femminile di quanto non desse a vedere. La seconda era che lui e Dakota sarebbero andati subito d'accordissimo.

Harry
1 dicembre, martedì.
Non avevo idea di cosa regalare ai ragazzi per Natale e a Louis per il suo compleanno. Quel giorno cominciai ad andare in giro per la città, per guardarmi in giro, visto che ero già fuori casa a causa delle analisi che dovevo fare da Lydia per assicurarmi che tutto andasse bene. Perché fare un regalo a un ragazzo era così difficile? Se fossero stati ragazze avri avuto più di mille idee diverse. Questo pensiero mi fece venire in mente che potevo regalare qualcosa anche a Dakota. Uno smalto? Un profumo? Entrai da Tally Weijl e trovai degli anfibi bellissimi, neri con dei fiorellini di diverse tonalità di rosa. Mandai un SMS a Niall, chiedendogli se sapeva il suo numero di piede e mi rispose subito. Gliene presi un paio della misura giusta, o almeno lo speravo. Per Niall trovai una bella sciarpa di lana rossa. A lui piacevano le sciarpe, quindi gliela comprai. Per Zayn un paio di orecchini, uno a forma di “L” e uno a forma di “Z”. Louis ultimamente leggeva molto, quindi andai in libreria e acquistai una copia de “Lo Hobbit” e una de “Il signore degli Anelli”, la trilogia completa in un unico volume di oltre mille e duecento pagine. Lo avrebbe adorato, ne ero sicuro. Gli presi anche una copertina per il cellulare, per il compleanno. A Liam decisi di regalare una nuova padella antiaderente, per fare le sue adorate frittelle. Quella che aveva aveva il manico che si spostava tutto, fissato male. Era vecchia.
In una giornata ero riuscito a trovare tutti i regali! Non avrei mai pensato di riuscirci.

25 dicembre, venerdì.
Quel giorno nevicò. A Natale. Avendo passato tutti gli altri Natali della mia vita nell'emisfero sud, per me era davvero poco ordinario. Il giorno prima eravamo andati a mangiare cinese, per il compleanno di Louis, e gli avevo dato la copertina a forma di canguro. Gli era piaciuta moltissimo.
Erano le quattro del pomeriggio e ci eravamo già scambiati i regali. Quello per Dakota lo diedi a Niall, che mi assicurò che sarebbe arrivato a destinazione il pomeriggio stesso. Infatti era già da lei, mentre io e gli altri ci ammazzavamo di palle di neve. Era una battaglia con i fiocchi, in tutti i sensi. Ci stavamo divertendo tantissimo e la neve continuava a cadere lieve sui nostri cappellini colorati. Fu un Natale bellissimo. Il migliore di tutta la mia vita.
Alla fine tornammo nell'appartamento fradici e tremanti a causa del freddo. Io battevo i denti. Ci cambiammo e Zayn fece il té, che bevemmo tutti accompagnato con dei biscotti che avevamo preparato il giorno prima.
Niall entrò saltellando e cantando una vecchia canzone d'amore.
-Che succede, biondo?
-Mi ama, Liam! Mi ama!
-Non era affatto ovvio, no.-
Niall ignorò l'ironia e fece una piroetta.
-Oh, sono così felice!
-Buon per te, amico. Ora vuoi abbuffarti di biscotti con noi o preferisci stare lì a sospirare?
-Cibo. Mi lavo le mani.
-Non avevo dubbi.-

1 gennaio, venerdì.
Mezzanotte. Io e Louis eravamo sotto il London Eye, e ci stavamo baciando. Avrebbe portato fortuna, si diceva. Non sapevo se crederci. Per me, in fondo, era solo una scusa come un'altra per percepire la sua bocca sulla mia, per sentire il suo sapore una volta in più. Le nostre salive erano ormai abituate a essere mescolate. Era così bello baciarlo.
Avevo passato due ore buone a disegnarlo, e lui aveva cominciato a leggere “Lo Hobbit”
Louis si staccò da me.
-Speriamo che arrivi, questa stupida fortuna.
-Smettila e continua a baciarmi.
Obbedì.


~Non aggiornerò fino a mercoledì sera, perché ora parto e non mi porto dietro il PC. Mi dispoiace, ma per ora dovrete farvi bastare questi 13 capitoli. Non dimenticatevi di me, però, e capitemi, per favore. Vi voglio bene <3
-Amelie (__larry5sos__)

P.S.: Vero che mi lasciate una recensione? Così quando torno me le leggo tutte. Susu, fatemi felice (:

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Capitolo 14
*** Quattordicesimo capitolo. ***


14. Quattordicesimo capitolo.


Harry

11 gennaio, lunedì.
Il giorno prima avevo fatto le solite analisi da Lydia. Mi svegliai alle sette, e alle sette e cinque il telefono fisso squillò. Risposi con la voce ancora impastata di sonno.
-Pronto? Qui Harry Styles.
-Oh, ciao, Harry. Sono George Dighter.
-Ciao! Come mai hai telefonato?
-Oggi non andrai a scuola. Verrai qui. Hai avuto una ricaduta.
-CHE COSA? NO, NO, NO!

-Lo so, lo so. Ma non serve a niente fare così. Appena sei pronto vieni, va bene? Così valutiamo un po' il da farsi e decidiamo qualcosa di concreto. Ti aspetto. Porta anche Louis, se vuoi.
-O-ok. Grazie di tutto.
-Di niente. A dopo-
Riattaccai e cercai di mandare giù il magone. Arrivai in camera nostra, dove Louis non si era ancora svegliato, e lo scossi dolcemente.
-Lou, ti devi svegliare.

-Ancora cinque minuti...
-Lo dici sempre. Louis. È una cosa seria.-
Si stropicciò gli occhi con i pugni chiusi e sospirò.
-Che c'è?
-Io...
Le lacrime che non ero riuscito a ingoiare sgorgarono fuori dai miei occhi. Mi abbracciò piano, per non crearmi problemi nel parlare.
-Oggi noi andiamo da George... perché mi... mi accompagni, vero?-

Dovette capire, perché sentii la sua cassa toracica bloccarsi di colpo e poi cominciare a tremolare a scatti. La sua guancia si strofinò contro la mia scapola, e capii che stava annuendo.

Louis
“Ricaduta”. Quella parola mi rimbombava nel cuore. Lo rendeva pesante, stufo di battere. Lo sentivo gravare sullo stomaco. Eravamo nell'ufficio del dottor Dighter, solo io e Hazza. La porta si aprì e l'uomo entrò, scuro in volto.
-Allora, ragazzi. Si ricomincia. Esattamente come prima. Magari questa volta riusciremo a sconfiggerla del tutto, anche se molto spesso le persone che hanno delle ricadute non smettono mai di averne. Bisogna ricominciare la chemioterapia.-

A quell'ultima parola Harry si rabbuiò.
-Siamo d'accordo?
-Abbiamo alternative?
-Si. Si può fare una cosa diversa, che rallenta la malattia ma non la distrugge. Con quella non si esce vivi, ma si soffre di meno.-
Il mio labbro inferiore cominciò a tremare. Harry decise:
-Chemio.
-Hai scelto la guerra, ora dovrai lottare. Come l'ultima volta.

-Lo farò.
-Bene. Passa da Lydia, poi vai in camera. Hai la numero 71, questa volta. Lì arriverà un infermiere che ti metterà la flebo.
-Ok. Grazie ancora.
-Figurati, è il mio lavoro.-

La nuova stanza di Harry era più piccola dell'altra, ma più luminosa. Rimasi un pomeriggio intero a farmi copiare sulla tela che ci aveva portato Zayn, su mia richiesta. Lessi un po', ma passai molto tempo a guardare Harry. Se lui guardava me, dopotutto, perché io non avrei dovuto ricambiare il favore? Quelli potevano essere tra gli ultimi momenti che lo vedevo con un po' di capelli in testa. O, addirittura, tra gli ultimi momenti che lo vedevo e basta. La paura di perderlo era tornata, la ferita si era riaperta. Dei lacrimoni rotolarono giù, lungo il mio viso, seguiti da altri che scivolavano nelle scie bagnate che i primi avevano lasciato. Lui li notò.
-Non posso baciarti a causa del contagio, ma se potessi lo farei, giuro.

-Va tutto bene, Haz. Sono solo... dispiaciuto. Non meriti tutto questo.
-Pensi davvero che qualcuno lo meriti?
-Io... non lo so. Tu di sicuro no.-

Harry era uscito da quell'inferno un lunedì, e un altro lunedì era tornato a farne parte. Come potevano due lunedì così diversi tra loro, durante i quali avevo provato emozioni così opposte, portare lo stesso nome?

20 gennaio, mercoledì.
Harry aveva ricominciato a essere sempre stanchissimo; quando lo andavo a trovare spesso dormiva e quando era sveglio ci teneva a continuare il suo dipinto. Aveva di nuovo dolori ovunque e vomitava sempre. Niente riusciva a stare nel suo stomaco per più di un'ora. Non sapevo cosa fare per farlo stare meglio.

1 febbraio, lunedì.

Zayn portava regolarmente i compiti a Harry, che voleva comunque continuare a studiare per non restare in dietro in caso di guarigione. I medici dicevano che la battaglia stava andando molto bene, forse anche meglio dell'ultima volta. Nel pomeriggio, dopo la scuola, Niall portò la sua chitarra e ci trovammo tutti in camera di Harry a cantare, per il suo compleanno. Era bellissimo, e le nostre voci si accostavano fantasticamente. Avrei dato la vita per quei ragazzi.

5 febbraio, venerdì.
Quando spalancai la porta della stanza del mio ragazzo ci trovai all'interno Dakota, che si girò e mi salutò cordialmente.
-Ora devo scappare, vi lascio soli. Auguri, Harry.

-Grazie mille! A presto.-
Non appena si chiuse la porta alle spalle chiesi a Harry spiegazioni, mentre gli allungavo la tela che stava sul comodino, senza guardarla.
-Oh, sai, lei mi sta molto simpatica e ha deciso di passare, quando ha tempo. È la seconda volta che viene, la prima è stata settimana scorsa. Scusa se non te l'ho detto, ma mi sono dimenticato.
-Non sei mica obbligato a dirmi tutto. Era solo per curiosità...
-Lo so che non sono obbligato, ma mi piace condividere tutto con te. Sei meraviglioso anche quando discutiamo e basta, perché con te posso parlare di tutto.
-Non so quante persone possono dire di avere un così bel rapporto con il loro partner.

-Sono d'accordo. Forse Liam e Zayn...
-Naaah, loro stanno davvero bene insieme ma è un'altra cosa. E poi non si assomigliano così tanto come noi. Hai in mente quando litigano?
-Oddio, si. E poi non si parlano. E poi è un casino parlare con uno dei due perché l'altro fa il geloso. E poi fanno pace e scopano qualcosa come tutta la notte facendo un casino assurdo. E poi io non dormo. Per questo odio quando litigano.-
Risi forte.
-Davvero? Io non li sento mai.
-Lo so! Io sono lì, stanco e annoiato,che non posso nemmeno parlare con te perché non ti svegli mai.

-Scusami. Dovresti scuotermi!
-Ma quando dormi sei così carino! Allora sto lì ad abbracciarti e baciarti, e tu sorridi ma continui a dormire. Ehi! Ora che mi ci fai pensare, noi non abbiamo mai litigato seriamente.
-È vero! Niente che non si risolva in meno di un quarto d'ora. Mai. Ti rendi conto?
-Siamo grandi.
-Siamo più che grandi.-
Non dissimo più nulla per una manciata di minuti, poi ruppi il silenzio.
-Ma come fai a essere COSÌ bello in queste condizioni? Capirei se tu fossi carino, ma sei proprio come, non so, un angelo.

-Stai zitto, che non so cosa rispondere a un corteggiatore così insistente.

Harry
14 febbraio, domenica.
Per San Valentino Louis mi aveva regalato un enorme elefante di peluche, alto quasi un metro e morbidissimo. Erano le nove e mezza e se ne era appena andato, dopo aver studiato in camera mia tutto il pomeriggio per farmi compagnia. Mi aveva aiutato a vomitare, anche. Come al solito. Era veramente un ragazzo perfetto in tutto e per tutto, e non ero sicuro di meritarlo.

Louis

16 febbraio, martedì.
Ero nell'ufficio del dottor Dighter, con Harry. Piangevo.
-... Come ho detto, non c'è più nulla da fare. Possiamo solo rallentarla.
Le cellule leucemiche nel corpo di Harry si erano fortificate e non morivano più durante la chemioterapia. Se l'avessimo continuata lo avrebbe ucciso prima ancora della leucemia stessa, essendo un veleno. In quel momento sarebbe entrata in gioco l'opzione che in principio avevamo scartato di getto: la cura che non guarisce. Quella che rallenta la malattia ma non la distrugge. Quella senza via d'uscita. Avrei perso Harry.

-Allora voglio tornare a casa.
-Ok. Ti impianteremo un tubicino nel petto per non doverti bucare sempre la pelle per i farmaci in vena, le piastrine e i prelievi. Una volta alla settimana verrai qui.
-Grazie mille.-
Mi accorsi che avrei dovuto dire qualcosa anch'io.

-Sì. Grazie di tutto, dottor Dighter. Ha fatto il possibile e anche l'impossibile per Harry, ha combattuto al nostro fianco per mesi. Grazie per averci provato.-
Rimase interdetto.

-In realtà, sono io a dovervi ringraziare. Avete sempre dimostrato coraggio e avete reso la morte più serena a molti bambini.-
Mi tornarono in mente. Tutti quei cuoricini sinceri e pieni d'affetto, ora freddi e immobili sottoterra. O ridotti in cenere e, magari, dispersi nel vento. Quelle risate non sarebbero mai più esistite. I pensieri non si sarebbero mai più affollati nelle loro menti. Quei bambini avevano semplicemente finito di essere.
Una frase uscì spontanea dalla mia bocca.
-Ci ha fatto solo piacere stare con loro.
-La penso come Louis.-


Mentre Harry era a casa a guardare la televisione o fuori a passeggiare, io ero in classe. Matematica. Ero sempre stato bravino in quella materia, ma dopo la notizia mattutina proprio non ero in vena.
Quando tornai a casa lo trovai ad aspettarmi sul divano, ed era bellissimo averlo lì. La chemio non aveva fatto in tempo a far cadere i capelli che gli erano ricresciuti dopo la falsa guarigione, e ora sapevo che si sarebbero allungati ancora. Magari sarebbero tornati folti e ricci quasi come quando lo avevo conosciuto. Lo speravo.

Niall
22 febbraio, mercoledì.

Ero in salotto, seduto con i ragazzi attorno al tavolino. Giocavamo a carte. O meglio, aspettavamo, perché era il turno di Harry e lui era in bagno. Sbirciai nel corridoio e lo vidi avanzare silenziosamente con un dito sulle labbra. Aveva in mano una scatolina blu. Entrò nella sua camera e dopo un paio di secondi cominciò a sbraitare.
-LOUIS! VIENI SUBITO QUI!-
Io feci lo stupito. Il diretto interessato fece una faccia preoccupata e mormorò:
-Che ho fatto, adesso?-
Se ne andò mogio mogio fuori dal mio campo visivo, nascosto dalla parete chiara. Io e gli altri due tendemmo le orecchie.
-DOVE SEI?

-IN CAMERA, NO? PIÙ OVVIO DI COSÌ...
-Ma avevi detto di essere andato in bagno!
-Ah già. Beh, ho mentito. Ora apri 'sta porta e entra.-
Silenzio. Poi la voce di Louis, flebile, si fece strada verso i miei timpani.
-Sì.-
Rumore di passi, un tonfo sul letto.


Louis
Harry era sotto di me, ancora vestito. Sul muro erano stati appese decine di pagine di giornale, spruzzate di bombolette spray di diverso colore. Sopra a quel vortice variopinto si distingueva una scritta, esattamente al centro della parete, in nero. Risaltavano, quelle due parole scritte con la grafia di Harry. Mi avevano spiazzato. “Marry me?”.
L'anello che mi aveva mostrato era ancora nella sua scatolina blu, sul comodino.
Non c'era più speranza, per noi. Sarebbe morto a breve. Dovevamo essere coraggiosi e sposarci prima del tempo, così saremmo stati uniti per sempre. No, non ci credevo. Ma almeno sarebbe rimasto qualcosa.


~Notate la data della proposta: 22 febbraio. Come quella dell'annuncio che Louis non ha mai fatto, non so se vi ricordate. Almeno ora quella data ha qualcosa di speciale per i Larry, anche se non nel mondo reale, ma meglio di niente, no?

-Amelie (__larry5sos__)

 

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Capitolo 15
*** Quindicesimo capitolo. ***


15. Quindicesimo capitolo.

Liam

30 marzo, sabato.
Lo smoking mi faceva prudere dappertutto, ma non aveva importanza. Ero in piedi accanto a Zayn e Niall. L'emozione era alle stelle. Louis e Harry si stavano sposando, in municipio, e noi eravamo testimoni della loro unione.

Spiaggia. Eravamo andati lì, finita la cerimonia, per stare un po' insieme e chiacchierare come se non fosse cambiato niente. Era triste che fosse successo così presto: loro volevano una lunga storia d'amore dove si sarebbero sposati solo dopo molti anni e avrebbero avuto tanti bambini e tanti nipotini. Ma in mancanza di tempo era stata la cosa migliore da fare. Era stata una cerimonia molto umile e intima, tranquilla. Niente viaggio di nozze, o Harry avrebbe rischiato di peggiorare. Ultimamente sembrava stare meglio, ma sapevo che era per merito dell'assenza di chemioterapia. I capelli continuavano a crescere velocemente.
Non faceva ancora molto caldo, essendo la primavera soltanto agli inizi, e il mare era mosso. Le onde freddissime aggredivano la sabbia a pochi metri da noi, per poi ritirarsi spumeggiando e ancora ricominciare tutto da capo, all'infinito. Avanti e indietro, avanti e indietro. Per sempre.

Zayn
31 marzo, lunedì.

Rimasi a casa tutto il giorno, con Harry e Louis. Il giorno prima avevo avuto la bellissima idea di spogliarmi fino a rimanere in mutande e buttarmi nell'acqua gelata, per far ridere i ragazzi. Louis mi aveva seguito a ruota. Eravamo tornati a casa ancora mezzi fradici e tremanti e, la mattina dopo, ci eravamo svegliati con la fronte bollente. Quaranta gradi di febbre, come aveva constatato Liam.
Scoprii che Harry faceva alcuni esercizi ginnici tutti i giorni. Mi spiegò che era per capire fino a che punto la sua malattia era arrivata. Disse che quando non sarebbe più riuscito a terminarli, avrebbe capito che mancava poco e si sarebbe preparato.
Il suo cellulare squillò, e lui rispose subito.

-Pronto?-
Mise in vivavoce, per farci sentire.
-Non rispondo al telefono di casa perché sono a Londra, a studiare.
-Me lo potevi anche chiedere, invece di partire così, tesoro.
-Non chiamarmi tesoro, mamma. Solo Louis può.
-Chi?
-Sono sposato, mamma.

-Ma... sei così giovane!
-Si, ma poi non avrò più tempo.-
La madre rise, come se fosse stata una battuta.
-E come hai detto che si chiama tua moglie? Louise?
-L-o-u-i-s. È un uomo.
-Che cosa... Harold! Da te non me lo sarei mai aspettata! Ho messo al mondo un bravo bambino, ora guarda cosa sei diventato! Perché hai deciso di diventare un mostro? Chi ti ha obbligato?-
Louis strappò di mano l'apparecchio a un Harry rassegnato e cominciò a urlare.

-MA MOSTRO DOVE? IL VERO MOSTRO È LEI! NON GLI HA MAI VOLUTO BENE E GLI HA FATTO FARE UNA VITA DI MERDA. PRETENDE ANCORA CHE SIA COME VUOLE LEI? HARRY È SOLO SE STESSO, ED È BELLISSIMO COSÌ.
-Ma come ti permetti? Vuoi forse spiegarmi come devo educarlo? Come ha fatto mio figlio a sposare un malato?
-NON SONO MALATO, HARRY LO È! LEUCEMIA. LO SA, COS'È, O GLIELO DEVO SPIEGARE?-
La madre era ammutolita.
-ABBIAMO LASCIATO LA CHEMIO PIÙ DI UN MESE FA. NON C'È PIU SPERANZA. VUOLE CHE LUI PASSI ANCHE GLI ULTIMI GIORNI DELLA SUA VITA SCHIFOSAMENTE? PERCHÈ FINO A ORA È RIUSCITA BENISSIMO A ROVINARGLIELA. NON HA VOLUTO EDUCARE HARRY FINO AD ADESSO, ORA CONTINUI COSÌ CHE ORMAI LUI È CRESCIUTO.-
Piangeva. Harry gli prese delicatamente il telefono di mano e lo abbracciò accarezzandogli la schiena.

-Ha ragione. Se volevi fare la mamma, potevi farti avanti prima. Io amo Louis con tutto il cuore, e lui ha fatto per me tutto quello che tu non hai mai fatto. Morirò felice, grazie a lui.
-Non fare così, Harold. Io ti voglio bene.
-Ah, adesso piangi? Non ti sei mai preoccupata per me. Quando tutti mi prendevano in giro e ti ho chiesto di aiutarmi, ti sei messa a ridere e mi hai lasciato lì, a dover imparare a cavarmela da solo. Ora che l'ho fatto, non ti sta bene? Si chiama coerenza, mamma, e a quanto pare non la conosci.

-Quindi ho perso tutto questo tempo per stare con te, e tu adesso muori e mi odi? Perché non ti ho abbandonato come ha fatto tuo padre?-
Harry sapeva benissimo che l'affetto della madre per lui era sempre stato inesistente, ma quelle parole così velenose gli fecero male lo stesso. Dopo un paio di secondi, disse:
-Voglio solo che tu sappia che l'ultimo anno della mia vita è stato bellissimo. E sai perché? Perché non eri in mezzo ai coglioni. Ma soprattutto perché è arrivato Louis. Detto questo, addio.-
Staccò il cellulare dall'orecchio e schiacciò il tasto per chiudere la chiamata, continuando a stringere Louis.
-È un anno che non la vedo e vuole ancora decidere della mia vita? Madonna, che madre stronza.
-Mi dispiace, io...

-Non devi dispiacerti di niente, Zayn! È anche grazie a te che questo ultimo anno è stato meraviglioso.-
Sapevo che con la parola “ultimo” non intendeva l'ultimo che avevamo vissuto ma l'ultimo in assoluto, e la cosa mi fece rattristare.
-Almeno ho sistemato un po' le cose e non ho lasciato voi nei casini. Immaginate se avesse chiamato fra due anni: se la sarebbe presa con voi.
-Grazie di tutto, amore.
-Sì, grazie.

8 aprile, martedì.
Harry stava ancora benissimo, per fortuna. Era un po' più stanco del solito, la sera, ma molto poco e molto tardi. Quasi normale.

Niall
17 aprile, giovedì.
Harry cominciava a essere stanco. Sempre di più.
La sera tardi, certe volte, sentivo Louis soffocare i singhiozzi nelle coperte. Era davvero distrutto. Come tutti noi, daltronde.
Con Dakota andavo sempre meno d'accordo, da quando avevamo finito gli argomenti di cui parlare. Era diventata noiosa. L'avrei lasciata di lì a poco.
Non era un bel periodo, infatti non ridevo più così spesso.


19 aprile, sabato
Eravamo ammucchiati sul divano, come ai vecchi tempi, a guardare un film. Harry si addormentò prima della fine e il suo ragazzo scoppiò in lacrime appena se ne accorse. Cercammo di consolarlo, ma ci rattristammo anche noi e alla fine dormimmo tutti insieme sul letto di Liam e Zayn, il più grande. Quella poteva essere l'ultima notte che avremmo passato nella stessa stanza. Verso le due mi svegliai, e notai che anche Louis non dormiva. Piangeva ancora, abbracciato a Harry, e gli accarezzava i capelli.
-Non voglio, non voglio, non voglio. Non voglio. Io ti amo, Harry. Non lasciarmi. Non lasciarmi qui da solo, ti prego.-

Fece un lungo respiro e si accorse che lo stavo guardando.
-Ti ho svegliato?
-No, mi sono svegliato da solo.
-Scusa.
-Louis, non è colpa tua.
-Io non... Io sbaglio tutto, Niall. Non posso salvare Harry. Non riesco. Non sono abbastanza forte, e lui morirà. Mi lascerà qui, tutto solo. Se ne andrà via per sempre.
-Stai tranquillo, Lou. Andrà tutto bene. In qualche modo lo supereremo.

-Sono stato da solo tutto questo tempo, a nascondermi, e ora che ho trovato il ragazzo più bello dell'universo devo vederlo morire? Stare a guardare con le mani in mano tutta la mia vita che soffre e sparisce sotto i miei occhi? Come faccio a superare una cosa del genere?-
Non lo sapevo. Non sapevo cosa dire.
-Ti voglio bene, Niall.
-Anch'io, Louis.
Si rimise a dormire. Io rimasi ancora molto tempo a guardare il soffitto senza vederlo, a causa del buio. Ero stato con Harry quando non aveva nessuno, come lui c'era stato per me. Avrei dovuto imparare a vivere senza di lui. Ce l'avrei fatta?

~Lo so che il pezzo del litigio è uno schifo, ma la madre doveva ricomparire, prima o poi. Scusate.

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Capitolo 16
*** Sedicesimo capitolo. ***


16. Sedicesimo capitolo.

~Ricordatevi solo che la storia finisce BENE. Lo so che ho rotto, ma voi ricordatevelo.


Louis
24 aprile, giovedì.
Harry si faceva sempre più debole. Mentre lui stava morendo fuori, piano piano, io morivo dentro. Non riuscivo a non pensare che ogni secondo che passava era un secondo in meno della sua esistenza. Cosa gli sarebbe successo, dopo? Dove sarebbe finito? Sembravo più preoccupato io che lui stesso.
Ero in classe, ma non ascoltavo tanto. Se il professore mi avesse richiamato, non avrei avuto risposte o spiegazioni da dargli. Mica poteva espellermi per delle distrazioni. L'importante era continuare a studiare, come diceva sempre Harry, perché così almeno avrei avuto un futuro. Anche se sarebbe stato un futuro senza di lui.
La campanella mi pescò dal vortice di pensieri che avevo ininterrottamente attraversato durante quell'interminabile ora di geografia. Raccolsi i libri e il classeur e li ficcai alla rinfusa nella borsa, poi uscii dall'aula salutando senza troppa convinzione.

Mio marito era venuto a prendermi, a piedi. La mia scuola era abbastanza lontana dal nostro appartamento e, nonostante fossi felicissimo di vederlo, ebbi un tuffo al cuore quando notai la sua stanchezza. Lo feci salire sulla mia schiena ignorando le sue proteste e lo portai tutto il tragitto addosso. Mi fece male constatare quanto fosse dimagrito, ma era bellissimo camminare intriso nel suo profumo e con la sua voce vicino al mio orecchio.

Una volta a casa, lo feci sdraiare sul divano e telefonai al dottor Dighter, per informarlo sulle condizioni di Harry. Mi rispose che ormai era normale, e che gli sarebbero rimasti due mesi circa.

Appoggiai il telefono sul tavolo della cucina e corsi verso il suo divano, ci saltai sopra e lo abbracciai forte. Non protestò. Rispose all'abbraccio e sussurrò:
-Sei il migliore, Lou.
-Scusami.
-Non hai ragione di scusarti.

Harry

26 aprile, sabato.
Ero a buon punto, con il quadro di Louis. Stava anche venendo bene. Lo portai un po' avanti mentre lui faceva colazione, poi uscimmo. Passeggiammo per Londra. Parlammo molto, di tutte le argomentazioni possibili e immaginabili, fino ad arrivare alla scuola. Lou stava studiando medicina, ma non aveva ancora deciso esattamente in che ambito specializzarsi. Quel pomeriggio, però, mi rivelò che negli ultimi giorni era riuscito a trarre una conclusione: avrebbe curato i tumori.
-È troppo tardi per salvare te, ormai, ma ci sono persone per le quali arriverò in tempo.-
Non gli ricordai che anche io mi ero presentato in tempo all'ospedale. Semplicemente mi lasciai avvolgere dalle sue braccia e gli appoggiai la testa su una spalla. Tremava. Quel corpicino così esile sarebbe rimasto per sempre storpiato dalla mia morte, lo sentivo. Avrei potuto, dunque, lasciarlo da solo, ferito nell'anima, in quel così duro mondo dove ci ritrovavamo? Dopotutto non avevo scelta.

12 maggio, lunedì.

Riuscivo ancora a svolgere i miei esercizi mattutini, ma a malapena e con enorme fatica. Quando stavo in piedi per troppo tempo, durate il giorno, cominciavano dei leggeri giramenti di testa, che di giorno in giorno si facevano sempre più forti e frequenti.

Louis

Vedevo Harry peggiorare a vista d'occhio. Non uscivamo quasi più, perché non volevo affaticarlo troppo. Passavamo quasi la metà del tempo semplicemente sdraiati l'uno accanto all'altro, a goderci il fatto di essere ancora insieme. Vivevamo letteralmente ogni giorno come se fosse l'ultimo.

18 maggio, domenica.
-Lou?
-Sì?

-Quando io... insomma... beh, ecco, quando non ci sarò più, non mi dispiacerebbe se tu avessi un'altra relazione.
-Ma sei matto? Io amo solo te.
-Si, lo so, ma quello che voglio è lasciarti il più felice possibile. E se qualcun'altro sarà la causa della tua felicità, non mi infastidirebbe affatto.-
Sapevo che in realtà stava piangendo dentro all'idea di me con un altro. Ero sicuro, in ogni caso, che dopo di lui non avrei più potuto innamorarmi di nessuno.
-Te lo scordi. Tu stai lì e non ti muovi fino a quando non muoio anch'io, poi ci rivediamo e facciamo l'amore. Ti attrae, come proposta?
-Direi di si.-

Harry

23 maggio, venerdì.
Non riuscii a terminare gli esercizi di ginnastica, quella mattina. Il mio tempo era ormai quasi scaduto. Pioveva a catinelle e soffiava un forte vento, su Londra. I ragazzi erano già a scuola, e avevo freddo. Più che paura, provavo un immenso dispiacere per la mia morte imminente. Mi sarei perso un sacco di cose.

1 giugno, domenica.
Domrmivo sempre più a lungo, e i miei arti cominciavano a essere sempre più pesanti. Ero debole.
Il dipinto di Louis era quasi finito, mancavano pochi tratti di carboncino. Non ce l'avrei mai fatta a colorarlo, sarebbe quindi rimasto in bianco e nero. L'avrei terminato il giorno seguente.


5 giugno, giovedì.
Ero di nuovo in ospedale. La tela terminata era custodita dal dotor Dighter, che l'avrebbe data a Louis con la lunga lettera che gli avevo scritto, dopo la mia morte. Riuscivo a malapena a tenere gli occhi aperti. I ragazzi quel giorno non erano andati a scuola, ed erano tutti e quattro al mio capezzale. Li amavo. Sapevo che quello era l'ultimo giorno rimasto, per me. Lo sapevamo tutti.

Louis

Harry aveva gli occhi socchiusi, ed era allo stremo. Lo stavo mangiando con gli occhi, per potermelo ricordare il meglio possibile. Era così bello, nonostante tutto. I capelli erano ormai lunghi e abbastanza folti. Non come quando ci eravamo conosciuti, certo, ma bellissimi lo stesso. Anche lui non smetteva di guardarmi, aggrappandosi disperatamente alle mie pupille con le sue. La vita lo stava lentamente esiliando, ma lui combatteva per ogni secondo. Spezzai il silenzio.
-Ti avevo promesso che non ti avrei mai lasciato, che ti avrei protetto. Io ci ho provato. Scusa. Più di così non sono riuscito a fare.-
Le lacrime stavano colando copiose fuori dai miei occhi. Lui sorrise leggermente e affermò con voce fioca:

-Ti amo, Louis.-
Salii sul lettino per sentire il suo profumo un'ultima volta. Mi rifugiai tra le sue braccia respirando gli ultimi rimasugli di vita che gli erano rimasti incollati. Gli presi entrambe le mani nelle mie, facendo allargare il suo sorriso provato. Le nostre lingue giocarono ancora insieme, dolcemente, poi lui si addormentò per sempre.
-NO, HARRY! NO!-
La poca forza che gli era rimasta l'aveva impiegata per stringere le mie dita con le sue, che ora erano immobili. Gli sollevai il busto con le braccia, affondando la testa nell'incavo del suo collo con il respiro irregolare.
Non avrei mai più sentito la sua risata. Né la sua voce in generale. I suoi pensieri non sarebbero mai più stati espressi. I suoi movimenti non sarebbero mai più stati compiuti. Il suo modo di fare, di essere, non sarebbe mai più esistito. Mai più. Quelle due parole mi risuonavano nella testa, e seppi che non avrei mai più trovato pace. La cosa più bella che avevo mai avuto era stato Harry. E non ero riuscito a proteggerlo. Non ero riuscito a salvarlo.

Harry non c'era più.

~Leggete subito il prossimo capitolo. Lo so che mi odiate, che credete che io non abbia mantenuto la promessa, ma fatelo. Subito. Che se no ci restate male.

-Amelie (__larry5sos__)

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Capitolo 17
*** Epilogo. ***


17. Epilogo.


Louis aveva letto la lettera di Harry ed era rimasto colpito dal suo ritratto. Era molto più bello di quanto si sarebbe aspettato. Lo aveva appeso nella camera da letto della casa dove si era trasferito, sul mare, in Italia. Era poi diventato medico, e aveva salvato tantissime vite. Non si era più messo con nessuno. Poi, all'età di ottant'anni circa, era tornato da Harry. Liam e Zayn si erano lasciati, ma erano rimasti amici lo stesso. Si erano sposati entrambi, e anche Niall, e l'unico ad essere stato unito a un uomo era stato Liam. Infatti, gli altri due avevano persino avuto dei bellissimi figli loro.

Cent'anni dopo la morte di Harry.

Faceva caldo. Infatti James era al mare, quando la vide. Era biondissima e aveva un fisico divino, che il bikini metteva bene in risalto. L'aveva sentita dire due parole in inglese, quindi sapeva che poteva capirlo. Doveva avere più o meno la sua età, quindi sedici anni. Le punte dei suoi capelli erano tinte di rosa acceso e, quando incrociò gli occhi con i suoi, sorrise e distolse lo sguardo.
James decise di avvicinarla. Sentiva come di averla già vista.
-Ehi, bella.-
La fece ridere.
-Ciao.
-Ti sta bene quasto costume.
-Grazie. Come ti chiami?-
Caroline era profondamente attratta dal ragazzo che le si era avvicinato. Non sapeva perché, ma era consapevole che era una brava persona.
-James.
-Io sono Caroline, ma puoi chiamarmi Cara.
-Mi piace, Cara. Ti sta bene.-
Lei sorrise di nuovo, timidamente, e confessò:
-A me sembra di conoscerti già. Non so perché.
-Che cosa strana! Anche io provo la stessa cosa!
-Oddio! Sarà il caldo.
-Già. Io, poi, sono nero, quindi attiro tutto il sole su di me.
-Ci cerchiamo un albero, per stare all'ombra?
-So dove c'è un grosso salice piangente, non troppo lontano. Vieni, bella.-
Lei lo seguì.

I due si conobbero meglio, e scoprirono di non abitare molto lontani. Mantennero i contatti e si fidanzarono. Non litigarono mai. Nessuno dei due aveva dubbi sul fatto che la vacanza migliore della loro vita era stata quella dove si erano conosciuti, in quella piccola località sul mare, in Italia. Decisero quindi, non appena ebbero compiuto diciotto anni, di trasferirsi lì, in una casa in vendita ormai da anni.
L'inquilino precedente aveva lasciato appeso alla parete di una camera un quadro, che entrambi trovarono familiare. Raffigurava un ragazzo bellissimo.
Cara non seppe mai di essere la vita successiva del ragazzo del quadro, così come James non venne mai a conoscenza del fatto di essere stato l'artista.
Si sposarono ed ebbero una bambina. Darcy. Il nome venne spontaneo a tutti e due. Ebbero la famiglia felice che tanto avevano desiderato e che non avevano potuto avere, nella vita precedente.

E fu così che la storia d'amore di Harry Styles e Louis Tomlinson continuò a vivere persino attraverso la morte, facendosi beffe delle difficoltà. Anche quando non c'era più speranza. Perché le loro anime erano gemelle, e ogni volta che avrebbero dovuto separarsi si sarebbero ritrovate, e sarebbero tornate l'una dall'altra. Per sempre. Come le onde e la spiaggia.


~Non so se ha senso, ok? Lo so che è una cosa mielosissima, ma mi piaceva l'idea di un amore indistruttibile, lol. Ditemi se il finale vi è piaciuto o se ne preferivate un altro. Per favore, potreste lasciare una recensione? Per vedere come va, se la storia aveva abbastanza senso o se era una cavolata assurda, o se vi piaceva una cosa ma ne avreste cambiata un'altra. È la mia prima FF, e non ne sono tanto convinta. Davvero, basta che scrivete qualcosa, così mi tirate un po' su voi.
Ah, e non odio Anne, nella vita reale.
Grazie per essere arrivati fino a qui, vi adoro <3
-Amelie (__larry5sos__)

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