La mia vita insieme a te di valeriaspanu (/viewuser.php?uid=81865)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nonno ***
Capitolo 2: *** Notti ***
Capitolo 3: *** Cicogna ***
Capitolo 4: *** Linee ***
Capitolo 5: *** Il Caos ***
Capitolo 6: *** Mia figlia ***
Capitolo 7: *** Corone di fiori ***
Capitolo 8: *** Anniversario ***
Capitolo 9: *** Sorella maggiore ***
Capitolo 10: *** Devono imparare ***
Capitolo 11: *** La domanda ***
Capitolo 12: *** Young love ***
Capitolo 13: *** Tu hai me e io ho te ***
Capitolo 1 *** Nonno ***
-Dì mamma!-
-No, tesoro… papà!
Papà è più semplice da dire, non
trovi?-
O mio Dio. Eccoli qui. Davanti a voi, signore e
signori, si
ergono i temibili Peeta e Katniss Mellark, quest’ultima
simbolo della
rivoluzione che ha fatto cadere la dittatura di Snow. E da otto mesi
genitori
di una pulce con il nome di un’erba: gente strana, signori,
se vi posso dare la
mia opinione.
-Io non penso davvero che la possiate convincere
in questo
modo… Non dovrebbe parlare quando sarà pronta?-
-Ma dovrebbe già farlo!- esclama
Katniss, innervosita. –E poi,
Haymitch, che ne sai tu di bambini?-
Sbuffo mentre la leoncina, come io l’ho
rinominata in gran
segreto, si diverte a giocare con i riccioli biondi di Peeta.
–Beh, comunque,
io sono venuto qui per un motivo preciso: tenervi d’occhio il
mostriciattolo
per farvi andare alla vostra cena idiota, giusto?-
-Sei sicuro di poterlo fare, Haymitch? Non sei mai
stato
solo con Dandy- mormora Peeta, guardando la sua preziosa figlia.
-Va tutto bene, ragazzo! Voi siete vivi, no? Le
oche sono
vive da sei anni ormai!-
-Mia figlia non è un’oca,
Haymitch!- sbraita Katniss. Se non
fosse per quel vestito elegante che le segna il corpo diventato
più femminile
dopo la gravidanza, la prenderei per un maschio.
-Me la caverò dolcezza. Ora andate,
prima di farmi
impazzire! Io e la pulce staremo benissimo.-
Ma Katniss non vuole demordere. Prende in braccio
la bambina
che gioca con i suoi capelli per una volta sciolti e le bacia le guance
paffute: alzo gli occhi al cielo e Peeta ride, togliendole la bambina
dalle
braccia e dandola a me.
-Peeta no… Haymitch! HAYMITCH
ASCOLTAMI: a letto alle otto,
hai capito?-
-VAI.- le dico io, spazientito mentre Peeta
trascina la “
dolce” mogliettina fuori di casa, chiudendo la porta.
Dio grazie. Quando quei due mi avevano chiesto di
fare da
babysitter a Dandelion senza che ci fosse anche Effie con me, ero
leggermente
andato nel panico ma poi, la mia cara mogliettina, mi aveva indotto ad
accettare la proposta visto che lei sarebbe stata a Capitol City per
delle
visite ancora per una settimana: “ così non ti
sentirai solo”, mi aveva detto.
Guardo la bimba tra le mie braccia e noto che si
diverte a
fare le bolle di saliva con la bocca: quando esplodono, ride felice e
cerca di
battere le mani. Ridacchio anche io e la appoggio sul tappeto mentre la
guardo
giocare serenamente.
-Tsk, i tuoi genitori pensano che io non sappia
badare a te.
Figuriamoci!- dico, alzandomi e andando verso il frigo per prendere un
po’ di
birra: non penso che Everdeen sarebbe molto d’accordo ma mica
ho intenzione di
ubriacarmi, voglio solo rinfrescarmi un po’ la gola.
–Nonno Haymitch ha tutto
sotto controllo!-
Dandy mi guarda e mi sorride.
-Eimit….no no! No no Eimit!- mi dice
ridendo.
La guardo per un attimo basito, pensando di
essermi
immaginato tutto: ma la leoncina continua a guardarmi con quei suoi
pozzi
azzurri ed esclama di nuovo “Nono Eimit!!”, ridendo
contenta. Gattona verso di
me e mi strattona i pantaloni, come fa di solito per giocare con me.
Guardo la bottiglia di birra che ho in mano e la
butto nella
spazzatura, prendendo la bambina in braccio. Gli occhi le tremolano e
appoggia
la testolina sulla mia spalla, addormentandosi in pochi minuti. Tiro su
con il
naso perché forse, ma solo forse, mi ha fatto commuovere.
Dio, Everdeen impazzirà appena lo
verrà a sapere.
Salve <3 Eccoci
qua, con questo piccolo progetto che
riguarda la felice vita famigliare dei Mellark;) Spero che questo primo
capitolo vi sia piaciuto e se avete richieste particolari per gli
altri, idee,
consigli, scene che vorreste vedere scritte, lasciatemi un commento:D
un bacio
enorme ragazzi!
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Capitolo 2 *** Notti ***
-Shhh… facciamo dormire ancora la
mamma, che ne dici amore?-
Guardo la mia vispissima bimba di otto mesi che mi
fissa con
quegli enormi occhi azzurri ed è già attivissima,
nonostante siano appena
passate le sei del mattino: ma a me non pesa stare sveglio con lei o
svegliarmi
praticamente all’alba. Mi aiuta a scacciare gli incubi,
quando mi accorgo che
lei è lì, nella camera accanto alla mia e quella
di Katniss, tutto va bene.
Anche Katniss dorme accanto a me, tranquilla, anche se gli incubi sono
aumentati
dopo la nascita di Dandelion
Cammino per la camera di mia figlia mentre lei mi
osserva
con i suoi occhietti vispi e gioca con i miei capelli che mi ricadono
spettinati sulla fronte: dovrei davvero tagliarmeli ma…
separarmi da lei, anche
solo per cinque minuti mi riesce impossibile. E impossibile mi sembra
anche che
siano già passati otto mesi dalla sua nascita… il
tempo è volato così in
fretta. Quando abbiamo capito che i suoi occhi sarebbero stati come i
miei,
Katniss ha quasi pianto dalla felicità perché
“ così lei ha qualcosa di
entrambi. Qualcosa che renda davvero chiaro che l’abbiamo
fatta insieme”. Ed
effettivamente con quei suoi occhi azzurri e i suoi corti boccoli scuri
è
perfetta: è l’unione mia e di Katniss.
La rimetto nella culla per cercare di farla
riaddormentare
ma la principessina urla stizzita: deve aver fame e allora la riprendo
in
braccio, pronto a scendere giù per prepararle il suo
biberon. Ma Katniss ci
guarda sorridente dalla porta. Io sospiro, toccandomi i capelli
imbarazzato.
-Mi dispiace, amore. Volevo farti dormire ancora
un po’.- le
dico, baciandole la guancia.
-O, ma svegliarsi alle cinque è
già un record con questa
piccola peste, vero amore della mamma?- dice lei, prendendo in braccio
Dandy
che le sorride felice. –Chi sono io?- le chiede,
ridacchiando.-
-Mama!- urla lei e noi ridiamo perché
dopo settimane di
tentativi è finalmente riuscita a dire qualcosa di diverso
da “nono Eimitt”. Con
grandissima gioia di Katniss che non poteva sopportare che la prima
parola di
nostra figlia fosse proprio il nome del nostro mentore. Mia moglie si
siede
sulla sedia a dondolo e allatta la nostra piccola.
-Non dovremo abituarla al biberon?- le chiedo,
alzando gli
occhi al cielo.
-Almeno sino a quando non compie un
anno… guardala. E poi
chissà cosa ci mettono là dentro.-
-Penso sostanze nutritive…
così, proprio a caso.-
-Tu sei peggio di me, Mellark. Non la lasci un
secondo, la
tieni sempre in braccio. Di questo passo non camminerà mai.-
-Ma lei vuole stare con me!- ribatto io,
accarezzando i
piedini di Dandy.
-Oh sì.. come ieri che si stava
sbracciando per andare a
gattonare in pace.-
Ok, forse sono un po’ protettivo e
coccoloso con la piccola
ma non posso farne a meno. Mai avrei pensato di avere una fortuna
così grande,
mai avrei pensato di diventare padre. Dandelion è
l’errore più bello che io abbia
mai fatto nella mia vita. E’ come se avesse spazzato via i
nostri errori, il
male che ci siamo fatti l’un altro e che ci hanno fatto: lei
è la promessa per
una vita nuova, senza perdite.
La prima volta che l’ho tenuta in
braccio mi è sembrato di poter
morire: ho pensato che il mio cuore non potesse reggere ad
un’emozione così
grande, così forte. Il mio cuore è diventato suo
nel momento in cui è venuta al
mondo gridando, nel momento che quei suoi enormi occhi, prima grigi e
ora
uguali ai miei, mi hanno guardato ho capito di essere irrimediabilmente
perso. Pensavo
di amare con tutto me stesso Katniss ma… mi sbagliavo di
grosso. Quell’esserino
di tre chili e quattrocento grammi mi aveva rubato il cuore e provare
tutto
quell’amore quasi mi spaventava: ma lei era al sicuro, lo
sarebbe sempre stata.
A costo della mia vita, l’avrei protetta.
Si stanca dal seno di Katniss e mi guarda,
sorridendomi e
tendendo le braccine cicciottelle verso di me: la prendo in braccio e
mi beo
del suo profumo di neonata mentre piano piano, miracolosamente, si
riaddormenta. La metto delicatamente nella culla e io e Katniss ci
perdiamo a
guardarla.
-Potremo anche dormire qualche ora in
più.- mormoro io,
accarezzando la testolina scura della piccola ma mi interrompo
perché sento le labbra
di mia moglie sul collo.
-Ma io non ho più sonno….-
Il mio cuore non è più mio.
Ciao ragazzi:D beh ,che
vi pare di questo Peeta dolcioso
<3? Nel prossimo capitolo ci sarà un salto temporale
abbastanza grande
quindi… commentate e buon sabato:)
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Capitolo 3 *** Cicogna ***
Il Natale era il periodo più stressante
dell’anno, soprattutto
per una come me che non l’aveva mai festeggiato. Ma per Peeta
era così
importante, gli ricordava la famiglia, soprattutto il padre…
e quando aveva
iniziato a parlare di Babbo Natale a nostra figlia, più o
meno da quando aveva
tre mesi, festeggiarlo in grande era diventato un obbligo.
-Sì, esatto, tesoro… attenta
con la glassa, attenta alla gon…
oh, Dandy. Kat!!- urla mio marito dalla cucina mentre io sorrido,
divertita.
-Sì?-
-Penso che dovrai attaccare l’ennesima
lavatrice!-
-Papà! Papà guarda ora ho i
capelli rotti, come il vestito
di Babbo!!!-
-Sì, tesoro… diciamo che sei
tutta rossa.-
-Anche tu rotto???- urla nostra figlia di quattro
anni e mi
posso benissimo immaginare la faccia birichina che ha nel mentre che lo
dice.
-Guai a te, sai che poi andrai incontro al
soll… Oh, l’hai
voluto tu, terremoto! Vieni qui!-
Mi beo delle risate di quei due, non so chi sia
più agitato
e su di giri, mentre apparecchio la tavola visto che, tra poche ore,
arriverà
la marmaglia di gente chiamata da noi “amici di
famiglia”: Johanna e Gale, che
si sono sposati qualche mese fa con grande sorpresa di tutti, Haymitch
e Effie,
mia madre e infine Annie con il piccolo Junior che ormai aveva nove
anni. Peeta
adorava Junior ma ne era allo stesso tempo geloso visto che Dandelion
ne era
assolutamente stregata: chi poteva darle torto? La nostra piccola peste
comunque rassicurava il mio povero marito, dicendogli che avrebbe
sposato lui
da grande.
Peeta entra nel salone, con i capelli totalmente
coperti di
glassa così come nostra figlia: li amo.
-Kat, devo andare un momento in panetteria, mi
sono
dimenticato di chiudere… Riesci a cavartela da sola? Devi
solo spegnere il
tacchino tra un’ora, i biscotti poi li inforno io, ok?-
Alzo gli occhi al cielo mentre prendo in braccio
Dandy,
schioccandole un bacio sulla guancia paffuta: sa di cannella, proprio
come il
padre.
-Ce la caviamo benissimo, Mellark. Siamo due
ragazze
indipendenti, vero tesoro?-
-Tì, papà! Noi siamo
impipendenti!-
Entrambi ridiamo e, dopo che Peeta mi schiocca un
bacio
sulle labbra e si mette una nuova maglietta, rimaniamo sole io e mia
figlia.
-Che ne dici, tesoro? Andiamo a farci un bagno?-
-Ok mamma! Ma mi spoglio da sola, ok??- mi chiede
lei, tutta
orgogliosa.
-Oh ma certo! Ormai sei grande!!-
Guardo mia figlia incantata perché, a
volte, non riesco
proprio a capire come io e Peeta siamo riusciti a creare una creatura
così
perfetta: i capelli scuri come i miei le ricadono a boccoli sulla
schiena e con
quei suoi occhi vispi controlla sempre tutto, la mia curiosona. E sta
bene, è
felice ed è spensierata: questo è
l’importante.
-Mamma.- mi dice, puntandomi i suoi pozzi azzurri.
-Sì?-
-Mary ha avuto una sorellina. E ha detto che
insieme si
divertono tanto.-
Aia. Il senso di colpa che conosco molto bene
inizia a farsi
sentire all’improvviso. Io e Peeta non avevamo mai parlato di
fare un altro
bambino, anche perché già con lei era stato quasi
un trauma per me: Peeta ne
avrebbe voluto un altro ma per me Dandelion bastava ed avanzava.
-Perché, tesoro, tu ti annoi?-
-Quando tu e papà siete a lavoro
tì. Mi annoio da sola.- e
questa fa ancora più male –Però
papà mi ha detto che la cicogna non vuole più
venire da noi. Deve essere proprio cattiva.- Fantastico, ora se la
prende con
un povero uccello. –Io vorrei tanto una sorellina. Anche un
fratellino andrebbe
bene.-
Osservo il musetto triste di mia figlia e il cuore
mi si
stringe un po’: effettivamente va tutto bene, Katniss. Lei
sta bene, è felice,
non le manca nulla e non va incontro a nessuna mietitura. Un nuovo
bambino
vorrebbe dire fare felice sia lei che Peeta. E sei ancora
giovane…
-Magari io e papà, potremo parlare di
nuovo con la cicogna,
che ne dici?-
-Davvero?- mi chiede lei, gli occhi che brillano.
Io rido e annuisco mentre poi le bacio la
testolina e vado
un attimo di sotto a spegnere il forno, proprio mentre Peeta torna a
casa. Gli sorrido
e gli faccio cenno di andare su perché, questa volta, non
gli voglio dire
nulla, ci penserà Dandy a dargli la notizia. E infatti sento
benissimo le urla
di mia figlia dal bagno.
-PAPA’! Papà, mamma ha detto
che la cicogna può tornare se
lo vuoi anche tu!-
-La cicogna? Tesoro, che dici?-
-Ma tì, papà!- dice lei,
spazientita e già me la vedo che
alza gli occhi al cielo. – Per la sorellina! Oppure il
fratellino, dici che le
possiamo chiedere se ci porta sorellina? Mi piace di più la
sorellina!-
Non sento la risposta di Peeta, quindi salgo su in
bagno e
vedo il suo sguardo pieno di speranza ma ha ancora ha paura di fidarsi,
perché
sa di quanto io sia sempre stata
diffidente per il discorso “figli”.
-Kat…- mormora solamente.
-Ci possiamo provare, che ne dici?-
-Ci possiamo provare.- mi dice lui, sorridendo.
Beh?
Che ne dite?? Vi è piaciuto? Grazie per i numerosi
commentiJ
un bacio
|
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Capitolo 4 *** Linee ***
-Ma papà io non mi voglio vestire!-
Sospiro, alzando gli occhi al cielo
perché, come ogni
mattina, mi ritrovo a discutere con mia figlia di quattro anni e mezzo
sulla
solita questione: il trauma del vestire. Mi fissa con quegli enormi
occhioni,
nuda come un verme mentre è pronta a scappare, tesa come una
corda.
-Tesoro, certo che ti devi vestire.
Sennò come andiamo a
scuola?-
-Io voglio fare il pane con te! Non mi serve la
scuola.-
Iniziamo bene, benissimo. –Ma certo che
ti serve, tesoro: e
poi ci sono tutti gli altri bambini con cui giocare! Non vuoi?-
Mia figlia mi guarda con occhiate poco convinte e
si gira
verso il muro, dandomi le spalle inviperita: oggi siamo di cattivo
umore. Ma ho
un’idea: prendo velocemente dalla cassetta dei giochi una
vecchia marionetta
che Johanna ha regalato a Dandy per il suo compleanno, è a
forma di rana…
Magari non ascolterà il papà ma l’amica
rana sì.
-Crack,
crack! Ciao Dandy! Come stai? Piacere, io sono Mister
Frosch.- dico,
falsando la voce e toccando i soffici capelli di mia figlia con la
marionetta. Lei
subito si volta incuriosita e sorride al “nuovo
amico”.
-Ciao… bene ma non ho voglia di
vestirmi perché voglio stare
a casa con il papà.-
-Oh, ma io adoro andare a scuola! Anzi penso
proprio che
andrò da solo con il tuo papà! Crack!- mimo io,
alzandomi e andando a mettermi
il cappotto mentre sento gli occhi di Dandelion fissi sulle mie spalle.
Mi infilo le scarpe.
3,2,1
-Papà! Ma che fai?!- mi chiede lei,
scioccata.
-Beh, Dandy, io vado all’asilo con
Mister Frosch, non l’hai
sentito?-
-No, vengo anche io papà!!-
Dio, sono proprio intelligente.
POV KATNISS
Stamattina sono uscita prestissimo, abbandonando
Peeta con
la piccola perché dovevo andare un attimo nei boschi, ne
avevo l’assoluta
necessità. Volevo stare un attimo da sola, nel silenzio dei
boschi e aspirare
il profumo degli alberi che mi circondavano… avevo un
ritardo di tre settimane
ma il mio ciclo era sempre stato irregolare dopo gli Hunger Games e la
guerra
e, nonostante io e Peeta ci provassimo da mesi, quei ritardi e quei
test di
gravidanza ci deludevano continuamente.
Ma questa volta mi sentivo diversa, sentivo una
piccola
speranza dentro di me alla quale comunque non mi volevo sottomettere,
arrendere
perché ogni volta, ad ogni test negativo ne uscivo un
po’ spezzata e quei baci
che Peeta mi dava sulla fronte mi facevano sentire un’
idiota. Devo andare in
farmacia, devo finalmente comprare quel test di gravidanza e farlo.
Coraggio Katniss,
fatti forza.
Il minuto più lungo della mia vita: la
casa è immersa nel
silenzio, Dandelion è alla scuola materna e Peeta in
panetteria, come ogni
giorno. Io ho appoggiato il test sullo scafale e guardo
l’orologio con
ossessione. Il minuto è appena passato e mi sembra quasi di
svenire quando mi
accingo a prendere il test tra le mani: va tutto bene, Katniss. Ci
riproverete
se andrà male.
E vedo le due linette: incinta.
-Oh merda. – mormoro, mentre un sorriso
mi si forma sul
viso. Subito mi tocco la pancia e l’accarezzo. –No,
piccolo, scusa.. la mamma è
felice, davvero. Felice.- dico io, ridacchiando. Devo correre da Peeta
e
dirglielo subito.
Afferro la ormai logora giacca di mio padre e mi
faccio
tutta la strada verso il Villaggio correndo come una pazza, mentre la
gente mi
guarda stranita. Lasciatemi in pace, sono felice. Prima di entrare nel
negozio
mi calmo, cercando di contenere il respiro e entro
“tranquillamente” nella
panetteria. Non c’è nessuno perché
è quasi l’ora della pausa pranzo e Peeta
è
solo nel negozio, Thom aveva la giornata libera. Lui si volta per
vedere chi è
e mi sorride salutandomi.
-Ehi, Kat. Dovevo andare io a prendere Dandy, stai
tranquilla.-
-Sì, lo so.- dico io, non riuscendo a
togliermi un sorriso
imbecille dal viso.
Mio marito mi guarda incuriosito,
perché lui non sa del
ritardo, non sa del test. Questa volta volevo fargli una sorpresa. Mi
avvicino
a lui, portandogli le mani sul collo.
-Sai, è meglio se
quest’estate rimaniamo un po’ di più da
Annie e Finnick nel 4.-
-E perché mai?-
Gli sorrido, raggiante –Beh, muovermi
avanti e indietro con
il pancione non sarà esattamente sicuro o facile.-
Lui mi guarda stupito per un attimo e poi uno
sguardo pieno
di speranza si fa strada nei suoi occhi color cielo.
–Sei…sei sicura, Kat?-
-Sicura, Mellark. Sei andato a segno, complimenti.-
Lui non risponde alla mia battuta ma mi prende in
braccio e
mi fa volare per la stanza mentre ridiamo entrambi. I suoi ti amo che
volteggiano nell’aria, mi fanno girare la testa.
-Quindi un fratellino, eh?- mormora, rimettendomi
giù.
-Oddio, fa che sia una sorellina, sennò
la peste ci
ammazza.-
Ma
andrà bene anche stavolta, o almeno lo spero.
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Capitolo 5 *** Il Caos ***
Stringo
la mano di
Katniss, sorridendole, nel mentre che chiude gli occhi infastidita per
il gel
freddo che la ginecologa gli sta spalmando sul suo pancino rigonfio:
questa
volta è un po’ più grande di quando
stavamo aspettando Dandy. Sorridiamo
insieme quando sentiamo i battiti del cuore del
“fagiolino”, come l’ho
soprannominato io: Katniss è appena entrata al quinto mese e
oggi scopriremo il
sesso. Avremo voluto volentieri aspettare ma nostra figlia ci stava
rendendo la
vita impossibile.
-Bene. Quindi vogliamo sapere se è un
maschietto o una
femminuccia, giusto?- trilla la dottoressa, contenta mentre le immagini
di
nostro figlio compaiono sullo schermo e il mio cuore perde un paio di
battiti.
-Sì. Anche perché nostra
figlia ci potrebbe uccidere se non
torniamo con un responso.- dico io, ridacchiando.
-Vediamo subito allora.- odio non capire niente di
quello
che fa, cioè, vedo semplicemente le mani e la testa del
bambino, tutto il resto
è un mistero per me. Ma poi lo vedo…abbastanza
chiaramente. Katniss ride e mi
stringe la mano.
-Beh, non c’è ombra di dubbio
sul fatto che sia…-
-Maschio.- dico io, schifosamente orgoglioso.
Sarei stato
felicissimo di avere un’altra femminuccia, chiaro, ma almeno
avrei avuto
rinforzi con questo piccoletto.
Wow. Un maschio.
Secondo voi abbiamo il tempo per goderci la
notizia?
No. Ovviamente no.
-DANDELION PRIMROSE MELLARK! Vieni subito qui!
Finnick,
Finnick posa immediatamente le temper… no!NO!-
-Tranquilla, Jo, lo blocco io!-
Al nostro rientro a casa vediamo un’
Annie che cucina serena
la cena per tutti noi salutandoci con un sorriso angelico, stona
decisamente
vista la situazione cataclismatica, e i coniugi Hawtorne che cercano di
stare
dietro alla gang delle pesti, formata da nostra figlia e Finnick J.
Ora, vedete,
la geniale idea di invitarli per Pasqua tutti insieme era stata mia:
Katniss mi
aveva detto che sarebbe stata una cattivissima idea visto che gestire
Johanna
era già abbastanza dura, ma gestire una Johanna in preda
agli ormoni della
gravidanza era impossibile.
Eh sì, la nostra cara vincitrice del
distretto 7 era ormai
all’ottavo mese di gravidanza e mai avrei pensato di poter
compatire il mio ex
rivale in amore, Gale. Quel povero uomo veniva maltrattato: insomma,
possiamo
dire che si maltrattavano a vicenda visto che erano due teste
terribilmente
calde. “Ma dai, tesoro, ci aiuteranno con i
bambini” avevo detto a Kat, per
convincerla ad invitarli. Sì, certo.
-Johanna. Perché mia figlia
è blu?- chiede Katniss andando a
prendere la nostra peste in braccio e stampandole un bacio sulla
guancia,
facendola ridere.
Perché Annie stava lì a fare
l’angelo del focolare mentre i
nostri figli distruggevano la casa? Sospiro, spettinandomi i capelli
biondi:
figli uguale caos. Ricordatelo sempre, Mellark.
-Perché è veloce, Everdeen.
Tua figlia è decisamente veloce
per una donna con la pancia come la mia. Te ne accorgerai quando la tua
crescerà!-
-Mamma! Mamma allora?? Avrò una
sorellina?- chiede Dandy,
richiamando l’attenzione di mia moglie.
Aia, questa farà male.
-Beh, tesoro, missà che questa volta la
cicogna ha deciso di
portarci un fratellino! Non sei contenta?- esclama, Katniss, cercando
di
sembrare entusiasta.
Dandelion corruccia la fronte e quasi sto male per
lei.
-Mary ha una sorellina però.- borbotta.
-Ma a te piacciono i maschietti, no, tesoro?
Giochi sempre
con Finn- le dico io sorridendole e lei ricambia il sorriso.
-Sì, forse va bene anche un maschietto.
Però il nome lo
decido io!-
Guardo per un attimo Katniss negli occhi e lei
annuisce,
sorridendo. –Va bene, il nome a te.-
-Stupendo quadretto famigliare, davvero. Ma ora si
mangia
no? Donna incinta ha bisogno di cibo: subito!!!-
Caos, caos totale.
Ma splendido.
Innanzitutto grazie per le splendide recensioni, davvero:D E ben 10!
Grazie! Spero che non vi deluda questo capitolo, fatemi sapere, un
bacio.
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Capitolo 6 *** Mia figlia ***
Salve a tutti ragazzi!! Ahahah, questo capitolo
sarà un po’ diverso
dagli altri, vediamo se capite di chi è il pov;) e poi,
niente, come sempre
commentate numerosi, siete fantastici.
Ho sempre pensato che non avrei amato nessun altro
dopo lei.
Sono scappato, sono stato un vigliacco proprio io che ardevo del fuoco
della
vendetta, che volevo uccidere, riportare la giustizia… Ci
avevano tolto così
tanto, perché non potevano perdere qualcosa anche loro?
E lei, lei che era così simile a me,
che rideva solamente
nei boschi, che mi copriva le spalle sempre, in qualsiasi modo e in
qualsiasi
luogo era la donna perfetta per me. Mi sembrava così, lo
era, ci saremo sposati
sicuramente prima o poi se non fosse stata per quella dannata
mietitura. Appena
sentii il nome di “Primrose Everdeen”, sapevo come
sarebbe andata a finire, non
mi ero stupito del fatto che si fosse offerta volontaria, era logico,
io avrei
fatto lo stesso per i miei fratelli. E mi sarei offerto io volontario
al posto
di Mellark, se non fosse stato per il fatto che lei non me
l’avrebbe mai
perdonato.
L’ho persa lì.
Inevitabilmente.
Perché, una volta tornata viva, sana e
salva tra le mie
braccia, lei non era più la mia Catnip. Era una
sopravvissuta e anche se non lo
voleva ammettere, era irrimediabilmente legata a quel ragazzo, a quel
biondino.
Avevo condiviso qualcosa che aveva cancellato cinque anni di amicizia.
Nel 13,
piano piano si stava riavvicinando a me ma poi ho rovinato tutto come
al solito.
Quelle bombe.
Prim.
Avevo preferito scappare, come un vigliacco.
Andare via era
meglio di affrontare quegli occhi grigi pieni di disprezzo nei miei
confronti:
non mi ero stupito più di tanto al suo rifiuto di rispondere
alle mie lettere,
alle mie chiamate dopo un anno che la guerra era finita.
Mi ero stupito che fosse lui a rispondere al
telefono.
Non potevo amarla, non meritavo di amarla, di
distruggerla
ancora di più, di trascinarla nel mio baratro. Senza Prim,
Catnip cos’era?
Ancora più spezzata, sopravvissuta, non vincitrice.
Nel 2 lavoravo come un pazzo, un folle. Poi i miei
colleghi
mi avevano convinto, trascinato per meglio dire, nel distretto 4
perché “Hawthorne,
non puoi essere invincibile, prenditi una vacanza e non rompere il
cazzo”. Ed avevo
incontrato lei, ancora una volta.
Sapevo chi era Johanna Mason , ovviamente.
L’avevo salvata
da Capitol con un Peeta depistato e lei così magra,
così fragile che pesava al
massimo 40 chili, i capelli rasati, le guance scarne. Era
più bella stavolta e
teneva d’occhio un bambino dai capelli rossi che si buttava
nell’acqua e
giocava sulla riva ridendo mentre lei si teneva a debita distanza.
Mi aveva adocchiato e si era avvicinata a me.
“ Ciao belloccio”, mi aveva
detto.
Avevamo fatto sesso. Tanto, tanto, tanto sesso.
Due anime
spezzate che si prendevano in giro, si torturavano l’un
l’altra e si
ritrovavano solo per scopare: mi andava bene così, sul
serio. Perché Catnip era
nei miei pensieri, come sempre.
Ma Catnip stava iniziando ad allontanarsi, a
svanire piano
piano. Rimaneva l’affetto per il suo profumo, per le nostre
risate, per il suo
sorriso. Ma degli occhi marroni stavano irrimediabilmente entrando
nella mia
testa, nel mio cervello.
Ricordo la prima volta che abbiamo fatto
l’amore, quando ero
irrimediabilmente perso per lei e avevo il terrore di farle del male e
che lei
facesse del male a me, distruggendomi di nuovo. Ne sarei morto. Era
inverno e
mi ero trasferito con lei al 4, ormai, vicino all’altra
vincitrice, Annie, e
al figlio di Odair.
L’avevo baciata quando
ero entrato dentro di lei e i miei occhi si erano chiusi nel mentre che
mi
perdevo dentro di lei. Lei mi aveva fatto uscire quasi subito,
spaventata:
potevo sentire il suo terrore, la sua paura.
“Cosa fai, Hawthorne?” mi
aveva chiesto, sussurrando.
Si era rivestita in fretta e stava per uscire
dalla porta:
quella ragazza, quella donna per cui avrei dato la mia vita e con la
quale
litigavo sempre mi aveva rubato il cuore e mi stava scappando tra le
mani come
Catnip aveva fatto. L’avevo bloccata, tirandole il braccio e
l’avevo attirata
tra le mie braccia.
-Non andare.- le avevo detto, poggiandole un bacio
sulla
spalla. –Nessuno ti farà del male, qui.
Andrà bene.-
Avevo sorriso quando l’avevo sentita
rilassarsi tra le mie
braccia e finalmente le lacrime erano uscite da quei maledetti e
impossibili
occhi marroni.
-E’ bella, vero?-
Mi risveglio da quei ricordi e sorriso alla
piccola che ho
in braccio e che sto cullando. Sono diventato padre. E, sinceramente,
non
capisco come sia possibile, come sia potuto succedere: io ho portato
così tanto
dolore, così tante lacrime e adesso venivo ripagato con
questa creatura che
dormiva beata tra le mie braccia. Non aveva tanti capelli, mia figlia,
ed erano
marroni come quelli della mamma. Non ci aveva ancora fatto vedere gli
occhi ma
Katniss mi aveva detto di non illudermi perché sarebbero
cambiati. Lei aveva
perso la sfida con Peeta, anni fa. Ed è Katniss che mi ha
consolato, rafforzato
quando ho avuto il terrore di diventare padre, quando una paura antica
come la
vita stessa si è impossessata del mio cuore.
Non le farai del male,
lei ti amerà come Dandy ama me. E’ strano, quasi
assurdo l’amore che i figli
hanno per i genitori: ma ti amerà, non le
importerà il tuo passato. Tu sarai lì
per lei, sempre e comunque. Andrà bene, Gale.
Fidati.
-Beh, allora come la chiamiamo?- mi chiede
Johanna,
sorridendo stanca.
-Direi che Catnip è perfetto.-
Lei mi sorride e alza gli occhi al cielo: sai che
ti amo,
Johanna Mason? Ti amo con tutto me stesso e questo non potrebbe mai
cambiare. Ma
non c’è bisogno di parole tra di noi:
semplicemente annuisce, sistemando meglio
i cuscini dietro di se.
-E Catnip sia.-
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Capitolo 7 *** Corone di fiori ***
Sospiro felice, buttandomi beatamente sul divano.
La cara e
dolce mogliettina Effie è partita per Capitol City
perché doveva “aaaassolutamente
comprare dei nuovi vestiti meravigliooooosi”:
l’avevo semplicemente pregata di
evitare di spendere tutto il nostro
patrimonio e ciò che mi spaventava di più
è che lei non mi aveva detto niente,
mi aveva semplicemente dato un bacio sulla guancia ed era volata via.
Apro una
Coca cola e tolgo le scarpe con un calcio. Niente più vodka
da quando quella
maledetta leoncina mi ha sgridato perché puzzavo: Katniss si
era fatta una
bella risata e da allora, il primo colpo di grazia me lo dava comunque
ogni
volta che mi chiamava nonno, in casa le bottiglie d’alcool
erano sparite, se non
qualche birretta ogni tanto.
Sto per chiudere gli occhi quando la suddetta
bambina
spalanca la porta urlando un “Nonno Haymitch!!!” e
mi fa saltare sulla
poltrona, facendomi rovesciare la preziosa bevanda. Peeta mi guarda
ridendo, ma
non entra in casa a differenza di Dandelion che si butta sulle mie
ginocchia.
-Ciao nonno. Non stavi mica dormendo, eh?- mi
chiede lei, il
sorriso furbetto sempre in viso.
-Certo che no, dolcezza. Che ci fai qui?-
-Mamma e papà vanno a fare una
passeggiata e io sto qui a
giocare con te.- mi risponde lei, tutta contenta.
Squadro il ragazzo con uno sguardo
tutt’altro che amichevole
e lui porta in avanti le mani, mostrandomi il suo sorriso migliore:
lecchino
che non è altro.
-Per favore Haymitch: io e Katniss dobbiamo
proprio andare
in ospedale, per il bambino sai?-
-Sì, certo. Il bambino. Non siete
andati la settimana
scorsa?- gli chiedo io, sogghignando.
Peeta guarda al di sopra della mia spalla per
controllare
Dandy, che sta già trotterellando e curiosando per il salone
della mia vecchia
casa.
-Ok, Haymitch: ho bisogno di sesso, ok? Prima che
gli ormoni
di Katniss la trascinino nell’ oblio del “oh che
bello, sono di nuovo mamma” e “Peeta
sono così stanca” mi voglio un po’
godere mia moglie. Non me lo merito forse
dopo un depistaggio e una guerra? Mmmm?-
Io rido sonoramente e gli do pacche sulla spalla,
buttandolo
fuori da casa mia – Sì, sì mi
raccomando non fate troppo chiasso, sennò dovrò
andare dallo psicologo, ok?-
Peeta mormora un grazie e dopo aver salutato
velocemente la
bambina corre fuori, dove Katniss lo sta aspettando. Mi giro verso la
moretta e
metto le braccia conserte.
-Beh, cosa vogliamo fare?-
Lei si gira verso di me e mi sorride entusiasta,
saltellando
sul posto –Le colone di fiori! Le colone!-
-Corone, dolcezza. Corone.-
-Dolcezza, non pensi che otto corone siano
abbastanza?-
-Ma le dobbiamo fare per tutti, nonno!- mi dice
lei,
sbuffando come se fossi tardo. Perfetto, questa bambina assomiglia
troppo ai
suoi genitori e deve ringraziare solo i suoi maledetti occhi enormi se
non
gliela faccio pagare. “Ma a chi la dai a bere,
Haymitch?” mi chiede la mia
coscienza che metto subito a tacere.
-Una per mamma, papà, zia Effie, zia
Jo, Annie, Finn, per te
e una per il fratellino. Anche se non un po’ arrabbiata con
lui.- borbotta lei,
mettendo il muso.
-E perché mai?-
-Beh, prima di tutto da calci forti a mamma e poi
non è una
femminuccia.-
-Anche tu davi calci alla mamma, sai? E poi non
è colpa sua
se non è femminuccia come volevi tu.-
-Ma io non volevo fare del male alla mamma!- dice
lei,
scandalizzata dalla mia insinuazione.
-Certo che no, dolcezza. Semplicemente eri stretta
là
dentro, così come il fratellino adesso.-
-Allora speriamo nasca presto. Tieni adesso,
guarda come sei
una bella principessa come me con la tua colona!-
-Cor…. O vabbè, lascia
stare. Sì, sono davvero un bel
principe, eh?-
-No, nonno! Principessa!-
Come vuoi tu, dolcezza. Come sempre.
Behhhhh;D? Che mi dite?
Il prossimo capitolo sarà ambientato al
quattro, devo ancora pensare un
po’ a cosa scrivere quindi commentate e suggerite;D un bacio
grande
https://www.facebook.com/FandomsEverywhereOfficial/photos/a.206714162868787.1073741832.197430673797136/226210604252476/?type=3&theater
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Capitolo 8 *** Anniversario ***
C’è silenzio in casa Odair
Cresta.
Uno strano silenzio per una casa in cui ci sono
due bambini
di nove e quattro anni più una neonata di 3 mesi. Ho
lautamente pagato Haymitch
perché portasse tutta la combriccola, genitori compresi, in
gita alla baia:
saremo stati soli praticamente tutto il giorno. Era il nostro quinto
anniversario di matrimonio, lo volevo festeggiare bene, dal momento che
con l’arrivo
del maschietto , la casa sarebbe stata ancora più caotica.
Mi sono alzata almeno due ore fa e sto cercando,
disperatamente, di fare una torta solo per noi due: ma è
Peeta il cuoco in
casa, non di certo io.
-Merda, merda, merda.- mormoro, vedendo che la
torta non si
alza, rimane maledettamente piatta.
Si sta formando un… buco? Che diavolo,
ho messo 3 bustine di
lievito, non dovrebbe gonfiarsi?
-Kat? Che stai facendo?-
Mi giro, rossa in viso e guardo Peeta che scende
dalle scale
con la faccia assonnatissima e il viso coperto da una leggera peluria
bionda:
dovrebbe davvero farsi la barba, o Dandy lo licenzierà dal
ruolo di padre. Non le
piace essere pizzicata quando lo bacia. Cerco di nascondere il disastro
che sta
avvenendo nel forno, mettendomici davanti al forno, coprendolo: non che
sia
difficile, visto che sono enorme ormai, data la gravidanza avanzata.
-Niente…- borbotto, mentre lui si
avvicina e sorride nel
vedere il caos nella cucina.
-Stai facendo una torta?-
-Forse.-
-E qual è l’occasione?- mi
chiede lui, sorridente.
Si è rimbecillito? Lui sa benissimo
qual è l’occasione: non
è possibile che Peeta Mellark si sia dimenticato del nostro
anniversario. Lo guardo
un po’ accigliata e scanso il suo bacio del buongiorno.
-Ne avevo voglia. Non dovresti tagliarti la barba?
Pizzichi.-
-Non te ne sei mai lamentata, signora Mellark.-
-Beh, me ne lamento adesso.- dico, sciogliendomi
dal suo
abbraccio e ondeggiando verso il bagno: oggi il piccolo lottatore ha
deciso di
mettere i suoi piedini proprio sulla mia vescica e sto andando in bagno
ogni
15- 20 minuti: l’ultimo pargolo, Mellark. Giuro.
-Ehm… Kat. Dove stai andando?-
-In bagno, perché?-
-Sta uscendo del fumo…-
Oh fantastico. Peeta arriva prima di me, dal
momento che la
mia mobilità è molto scarsa, e spegne il forno
prima che sia decisamente troppo
tardi: dal forno esce una “torta”, se
così si può chiamare, totalmente bruciata
e con un buco nel mezzo.
-Era un ciambellone, vero?-
-Sì. Sì esatto.- dico io,
cercando di conservare quel minimo
di dignità rimastomi.
Non era un maledetto ciambellone, era un
normalissima torta
allo yogurt, la più facile al mondo. Non dovevo fare la
panna o montare il
bianco, dal momento che non sapevo neanche come si facesse. Mio marito
mi
guarda sorridente e prende un coltello, avvicinandosi al mio disastro
culinario.
-Che fai?- gli chiedo, basita.
-Beh, l’hai cucinata e ora la mangiamo.-
Lo fermo e mi viene da ridere: stupido ragazzo del
pane. Si prenderebbe
anche un virus intestinale pur di farmi felice: ma non sono tanto
idiota o
cieca da fargli mangiare quella schifezza.
-Fermati, scemo. Prima di ucciderti.-
Lui mi sorride e come sempre mi fa arrossire: come
riesce a farmi
questo effetto sempre, ogni giorno? Mi mette una mano sulla pancia e il
suo sorriso
si allarga ancora di più, sentendo il piccolo che scalcia.
Spero che il piccolo
assomigli al padre, in tutto e per tutto: i suoi capelli, i suoi occhi,
le sue
labbra, il suo sorriso. Spero che abbia il suo coraggio, la sua forza
di
volontà, la sua bontà. Meglio che assomigli al
padre piuttosto che a me.
-Scalcia, eh?-
-Era peggio Dandy, magari lui sarà
più tranquillo di lei.-
- A proposito della peste…- dice lui,
girandosi per casa –
dove diamine sono tutti?-
-In gita alla baia. Volevo la casa solo per noi,
per
festeggiare…- borbotto, arrossendo.
-Festeggiare cosa?-
-O Mellark! Mi stai uccidendo! Lo sai benissimo di
cosa sto
parlando!-
-Io so solo di avere la casa libera… E
Dio, se sei bella
oggi signora Mellark…-
Mi sta ignorando? Sì, mi sta ignorando.
Ma, per quanto non
lo voglia ammettere, Peeta con la barba è terribilmente
sexy. E quella
canottiera e i pantaloni stretti del pigiama non lasciano molto
all’immaginazione.
Le sue labbra sono subito sopra le mie e le sue mani già
armeggiano con le
mutandine sotto il mio vestito per toglierle.
Dio, Mellark, riuscirò mai ad
arrabbiarmi con te?
Mi risveglio e noto che la luce del sole
è più fievole:
cavolo, sarà pomeriggio inoltrato. E io ho dormito per gran
parte della
giornata. Ma dov’è Peeta? Sul letto, accanto a me,
trovo un foglietto e
riconosco subito la calligrafia di mio marito.
Segui il profumo.
Ed effettivamente, sento un odorino
dell’aria che subito mi
fa alzare. Mi avvolgo in una vestaglia da camera e scendo al piano di
sotto ma
in cucina non trovo nessuno. Infatti, il profumo proviene da fuori,
dalla
terrazza che da sul mare. Dall’enorme finestra posso notare
subito una tavola
perfettamente apparecchiata con ogni ben di Dio e, immancabilmente, due
candele
troneggiano come decorazioni. Sorrido ed esco sulla terrazza e osservo
il
tutto, con il cuore che batte a mille. Un secondo dopo mi ritrovo le
sue
braccia che mi stringono e le sue labbra trovano subito la mia spalla.
-Non avrai davvero pensato che me lo fossi
dimenticato,
vero?-
-Tutto faceva pensare a quello.- gli rispondo,
appoggiando
la testa sul petto.
-Tieni. È per te.- mi dice, porgendomi
un pacchetto.
Gli sorrido, rimanendo in silenzio: non sono brava
con le
parole, ragazzo del pane, lo sai bene. Apro il piccolo cofanetto che mi
porge e
il mio cuore si ferma per un attimo. E’ lo stesso medaglione
della seconda
arena, quello dove si trovavano le foto di Gale, mia madre e Prim.
-Aprilo.-
Obbedisco a Peeta e le lacrime subito mi appannano
la vista:
le foto sono state sostituite, solo quella di Prim è rimasta
al suo posto. Nell’altro
spazio ci siamo io e Peeta e Dandelion il giorno del suo secondo
compleanno e
nell’ultimo c’è anche
l’ecografia del nostro piccolo lottatore. Non so che
dire, non avrei mai potuto pensare ad un regalo più perfetto
di questo. E’
Peeta ad essere perfetto.
-Io… la torta.. il regalo…-
borbotto, cercando di fare
chiarezza nella mia testa, vorrei fare uno di quei lunghi discorsi
romantici
come solo Peeta può fare. Lui scuote la testa e mi zittisce,
mettendomi un dito
sulle labbra.
-Tu mi ami, Katniss. Vero o falso?-
-Vero.-
Vero, Peeta. Per sempre.
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Capitolo 9 *** Sorella maggiore ***
È stato più veloce, questa volta.
Il piccolino aveva voglia di uscire, di conoscerci, infatti ci ha svegliati alle 3 di notte e ci siamo precipitati all'ospedale del distretto 4, dove la madre di Katniss lavora: non volevamo che Dandelion si spaventasse, sentendo le urla della mamma, per questo avevamo scelto l'ospedale.
- Non riesci a toglierti quel sorriso da ebete dalla faccia...- mi dice Katniss, sorridendomi stanca.
-Ma guardalo...- le dico io, sorridendo ancora di più e tenendo il piccolo in braccio.
È bello, mio figlio. È un po più piccolo di quanto non fosse Dandy appena nata: i capelli sono biondi come i miei ma i suoi occhi sono ancora un mistero, visto che la luce lo disturba troppo e non è ancora riuscito ad aprirgli. Le labbra sono quelle di Katniss ma la fronte, la forma del naso ricordano le mie. Ricordano mio padre. Quando vorrei che fossero tutti qui.
Mi sdraio delicatamente nel letto, accanto a Katniss e restiamo in silenzio un attimo, godendoci quel momento di calma.
-Non ti viene voglia di averne un altro, guardandolo?- le chiedo, mentre il piccolo stringe il mio mignolo e si addormenta.
-Ti sei dimenticato delle urla durante la notte, dei pannolini e dei miei insulti sono a poche ora fa, vero?-
Ridacchio e le bacio la testa, mentre mia moglie appoggia il capo sulla mia spalla. Chiudo un attimo gli occhi per imprimere questo momento nella mia memoria: una pausa dagli incubi, dal passato. Non andranno mai via, lo so, e combatteremo contro di loro per tutta la vita ma siamo riusciti ad avere il nostro strano e distorto lieto fine: noi siamo vivi e abbiamo i nostri figli, saranno loro a spingerci a farci coraggio ogni giorno, anche durante quelle mattine grigie nelle quali i ricordi del passato ci assalgono e ci soffocano.
Dei passi veloci mi risvegliano dai pensieri e sento la vocina squillante di mia figlia che non vede l'ora di conoscere questo fantomatico fratellino: non era molto convinta del fatto che fosse davvero nella pancia della mamma. La domanda degli ultimi 9 mesi era stata questa: "Papà, ma sei sicuro che mamma non abbia semplicemente mangiato un'anguria?". La porta si apre e metà della nostra strana e strampalata famiglia entra nella camera: Haymitch e la nostra principessa.
-Dov'è?- chiede subito lei, curiosa, avvicinandosi a noi.
In men che non si dica, la piccola si arrampica sul letto e viene a sedersi vicino a me, mentre Katniss le dice di fare piano: il fratellino è piccolo ancora. Mi diverte vedere l'espressione corrucciata di Dandelion nel mentre che osserva il nuovo arrivato: le sue labbra a forma di cuore formano una piccola "o" di sorpresa e i suoi occhi azzurri lo studiano, quasi come se fosse un alieno, i riccioli scuri le ricadono spettinati sulle spalle.
-E' piccolo!- esclama lei, sorpresa.
-Sì, anche tu eri così piccola.-
-Però crescerà, vero? E ci potrò giocare!-
-Sì, tesoro, tranquilla.- le risponde Katniss, sorridendole. -Basta che stai attenta con lui, ok?-
-Sì, certo mamma. Sono una sorella maggiore, è il mio lavoro! Come papà fa il pane e come tu vai a cacciare.-
Ridacchiamo tutti sino a che Haymitch non allunga il collo per vedere il bambino: mi ero quasi dimenticato di lui, nel frattempo.
-Haymitch, non morde, ti puoi avvicinare…- dico io, sorridendo e già pregustando la faccia che farà quando vedrà la sorpresa che io e Katniss gli abbiamo fatto: anzi, più che altro, è stato tutto merito di Dandy. Il nostro vecchio mentore sbuffa ma si avvicina a grandi falcate e sorride nel vedere nostro figlio che dorme beatamente ma non si azzarda a toccarlo: forse perché Katniss sembra ancora una leonessa pronta a scattare. E' diventata un po' possessiva dalla nascita delle pesti.
-Carino. Dolcezza, per fortuna assomiglia al ragazzo questa volta, magari sarà anche un po' più malleabile, che dici?-
-Non ti rispondo, Haymitch, perché sono presenti i miei figli… Ne parliamo più tardi.- ribatte Katniss, cercando di fare una delle sue migliori espressioni corrucciate ma, ormai, non le riescono più da tempo.
-Beh? Come chiamate questa pulce?-
Io e Katniss ci guardiamo con uno sguardo di intesa: ci stiamo pregustando questo momento da mesi ormai, da quando Dandy ci ha aiutato nella scelta dei nomi.
-Diciamo solo che ci sarà un po' di confusione in casa, d'ora in poi. A te chiameremo vecchiaccio e al bimbo Haymitch. Oppure Junior, come preferisci.- dice Katniss, trattenendo una risata.
Il nostro vecchio mentore spalanca gli occhi e si passa una mano tra i capelli ormai grigi, ma sempre lunghi come li avevamo conosciuti. Ci guarda come se fossimo impazziti e per un paio di volte apre la bocca ma non riesce a parlare.
-Un… nome davvero orrendo, sul serio. Non avevate proprio fantasia.- borbotta lui, dopo un po' di tempo.
-L'ho scelto io, nonno!- esclama Dandelion offesa.
-Era solo per dire, tesoro, mi piace, mi piace…- le dice lui, rassicurandola.
Poi sposta il suo sguardo verso di noi e mi sembra, per un secondo, che le sue labbra mimino un "grazie". A noi era sembrato logico chiamare nostro figlio così: non volevamo caricarlo con il peso del nome di uno dei nostri cari, non era giusto. Ed Haymitch, che così tanto aveva fatto per noi, che ci aveva tratti in salvo dall'arena e dalla guerra, si meritava un riconoscimento, si meritava di venire ricordato sempre e comunque. Quel burbero uomo ormai sulla sessantina, era stato come un padre con noi ed il nostro gesto era solo un piccolissimo modo per ringraziarlo.
Haymitch Rye Mellark.
Suonava bene, no?
Ed ecco il nostro pargolo:D Dedico questo capitolo a Tonks87 e ringraziate lei per questo nome: mi ha gentilmente minacciata di morte xD! Spero che nessuno sia stato deluso, comunque stiamo giungendo alla fine di questa fic: conto di inserire altri due o tre capitoli, quindi….. COMMENTATE!Un bacio:) |
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Capitolo 10 *** Devono imparare ***
Quando rientro nella panetteria le urla di Hay
sovrastano
tutto.
-Mi
fai male Dandy...sei
cattiva-
-E
tu sei piccolo...-
-Non è vero! Sono grande
così!!- replica lui, facendo il
segno del numero 3 con le piccole mani, impiastricciate con le tempere.
Sospiro perché quei due, in
quest’ultimo periodo, sono
diventati come il cane e il gatto: sempre a rimbeccarsi e a farsi dei
dispetti.
Vado dietro al bancone e prendo in braccio Hay prima che inizino ad
azzuffarsi
seriamente: non ho tempo per stargli dietro, oggi è il
compleanno di Katniss.
-Su, su, smettetela. Che state combinando?-
-Papà, Dandy è cattiva con
me, non mi fa fale nulla!- si
lamenta il piccolo di casa, fissandomi con i suoi enormi occhi grigi,
uguali a
quelli della madre.
-Certo, perché sei piccolo e ti fai
male, non puoi usare il
coltello!- replica Dandelion scuotendo i lunghi boccoli scuri che le
arrivano
ormai a metà della schiena: ha già 7 anni e non
posso far nulla mentre lei cresce
sotto i miei occhi. Sta sempre qui in
giro nella panetteria e mi osserva rapita mentre decoro le torte ma non
disdegna neanche andare nei boschi con Katniss e questa estate ha
iniziato ad
usare l’arco che Kat utilizzava da ragazzina. Hay, per conto
suo, trotterella
in giro per la casa e, per quanto mi adori, quando Katniss è
in casa non ha
occhi se non per lei: è più timido e tranquillo
di Dandy e, non appena arrivano
degli sconosciuti, si nasconde subito dietro a lei. Un vero cocco di
mamma. Per
ora la sua passione sono i piccoli bigné alla frutta che
porto sempre a casa
dopo una giornata di lavoro alla panetteria.
So che per Katniss non è comunque
facile: lo so perché si
sveglia durante la notte, urlando in preda agli incubi. Vede i corpi
dei nostri
bambini rigidi nelle bare e ci vogliono ore per calmarla, per
convincerla che a
loro non succederà niente di tutto ciò: sono al
sicuro con noi, lo saranno
sempre. Anche se, prima o poi, li dovremo lasciar andare.
-E tu mi hai spinto!- urla Hay, contrariato.
-Ok, ok. Smettetela di scocciarvi,
d’accordo? Hay, tua
sorella voleva solo che non ti facessi male e Dandy non spingere
più tuo
fratello, sei grande ormai, ti puoi benissimo spiegare con le parole.
Chiaro?- I
due mi guardano con uno sguardo a dir poco colpevole e borbottano un
“chiaro”
poco convinto. Sorrido, non riesco ad essere arrabbiato con loro
più di un
certo tanto. –Bene. Ora, chi vuole preparare la torta per il
compleanno della
mamma??-
Le due pesti scordano in pochi secondi la sgridata
recente e
sollevano le loro braccine e mi seguono nel laboratorio, mentre io
cerco di
togliermi questo sorriso idiota dalla faccia: adoro renderli felici,
soprattutto
se si tratta di fare una cosa che amo, il mio lavoro. Il lavoro di mio
padre.
Dandy prende la farina e le uova e io do il
compito a Hay di
mescolare il caramello per evitare che si incolli o, peggio, si bruci.
-Sono bravo come te, papà??- urla lui,
entusiasta.
-Sì, Hay, sei bravissimo ma sta attento
a non bruciarti…
Ecco, così.- dico, tenendo ben saldo il manico della padella
per evitare che si
muova.
Nel mentre Dandelion rompe con sicurezza,
parecchio
ostentata devo dire, le tre uova che servono per l’impasto e
mescola tutto con
la farina e il latte: le correggo il movimento del braccio ma faccio
fare tutto
ai bambini. Devono imparare qualcosa, giusto? Anche se il mio cuore per
poco
non si ferma alla vista di Dandy con un coltello e con Hay vicino al
fuoco a
legna. Ma se la cavano, se la dovranno cavare anche quando non ci
sarò più,
giusto?
Dopo 20 minuti di impasto e lavoro, i miei piccoli
sono
ricoperti di farina dalla testa ai piedi.
-Ora la mettiamo in forno e poi la decoriamo, ok?-
-Sìì!!! La facciamo noi,
però!!- urla Dandy, su di giri.
E va bene. Devono imparare, no?
POV KATNISS
Un tempo non festeggiavo il mio compleanno. Anzi,
lo odiavo
proprio. Ma da quando sono diventata mamma, un compleanno non
può assolutamente
non essere festeggiato e quindi cerco di farmi coraggio per vedere gli
splendidi regali che i miei bambini mi preparano ogni anno. Sorrido nel
vedere
la foto della nostra ultima estate passata al 4: come farei senza di
loro?
Eppure il terrore ancora mi assale quando, per un momento, li perdo di
vista al
parco o nel bosco: non si devono allontanare da me senza dirmi nulla,
non
possono. Ma sta andando tutto bene, Katniss, nessuna mietitura incombe
nelle
loro vite. Anche se so che le domande arriveranno presto
perché a scuola si
studiano quei terribili anni e mia figlia, prima o poi,
saprà che sono stata un’assassina,
saprà che sono stata la Ghiandaia Imitatrice. Ma oggi
è solo un giorno di festa
e io devo sorridere e aspettare che passi, devo rendere i bambini
felici.
E’ questo ciò che fa una
madre.
-Mamma! Mamma siamo tornati!! Con la tua
solpresa!!!-
-Shhh! Non sapeva che c’era una
sorpresa!!!-
-Bambini!! Smettetela!-
Ridacchio e non posso fare a meno di correre
giù per le
scale, curiosa di vedere la mia sorpresa: un disegno, dei fiori?
No, molto meglio: una torta un po’
storta e con almeno
quattro colori diversi troneggia sul tavolo della cucina e le pesti mi
guardano
entusiaste.
-Ti abbiamo fatto una tolta, mamma! Tuuuuutta per
te! E l’abbiamo
fatta da soli, papà non ci ha aiutati MAI.-
Mio marito alza gli occhi al cielo e ridacchia,
confermando
la versione dei fatti di Haymitch. Abbraccio le mie due pesti e le
stringo a
me, per poi andare a vedere la torta: di sicuro, la glassatura non
l’ha fatta
Peeta. Stilizzati, ci siamo noi 4 sul Prato e ci teniamo tutti per
mano. La
mano più sicura di Dandelion ha disegnato dei fiori e la
loro palla preferita. E’
la torta più bella che io abbia mai visto.
Il miglior compleanno
del mondo.
Questo capitolo è per la carissima tonks87 che oggi
è diventata( di nuovo) dottoressa:D passate nel suo profilo,
ha scritto delle OS dolcissime e che mi uccidono i feelings;D un bacio
grande!
|
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Capitolo 11 *** La domanda ***
E’ un inverno freddo, al distretto 12,
uno dei più freddi
degli ultimi anni.
Dandy è in cucina con me e sta facendo
tranquillamente i
compiti mentre Peeta e Hay arrostiscono delle castagne avanzate da
questo
autunno nel caminetto del salotto. Sembrerebbe tutto sereno ma vedo che
mia
figlia è agitata e silenziosa, il contrario di quello che
è tutti gli altri
giorni. Vedo che mi guarda di sottecchi con i suoi enormi occhi azzurri
ma poi,
appena mi volto per guardarla a mia volta, abbassa subito lo sguardo.
Continuo ad
asciugare i piatti della cena che abbiamo appena consumato ma
l’ansia si sta
impadronendo di me: so com’è fatta Dandelion,
bisogna aspettare sino a quando
lei non è pronta a parlarne. Ma l’attesa mi
uccide.
E quell’attesa viene finalmente
interrotta.
Improvvisamente.
-Mamma. Cosa sono gli Hunger Games?-
Sento il rumore della legna che Peeta stava
portando dentro,
che cade rovinosamente a terra, così come il piatto di
ceramica che avevo in
mano. E così eccola lì, la domanda.
Abbiamo dovuto aspettare sette anni e stavamo
quasi per
abituarci all’idea del “ potrebbero non chiedercelo
mai” e invece dalle piccole
labbra di mia figlia era appena uscita la dannata domanda. Lei
continua,
imperterrita, ma la voce le trema. La mia piccola coraggiosa Dandy.
-La maestra ne ha parlato a scuola e ha detto che
tu e papà
e nonno Haymitch siete i vincitori del nostro distretto. Ma si
sbagliava, di
sicuro. Si sbagliava, vero mamma?- mi chiede lei, gli occhi lucidi ma
io non so
che dirle, sembra che sia diventata improvvisamente muta.
-Perché, tesoro, dici che la maestra si
è sbagliata?- dice
Peeta, entrando in cucina con in braccio Hay che stringe a
sé il peluche
regalatogli da Haymitch e Effie anni fa: non se ne separa mai.
-Perché vuol dire che avete fatto male
a delle persone se
siete i vincitori. Vuol dire che queste persone sono in cielo adesso,
per colpa
vostra. Ma voi siete bravi, io lo so.-
Un singhiozzo strozzato mi esce dalle labbra e mi
devo
tenere al bordo della nostra cucina per non cadere a terra:
è arrivato il
momento. Il momento in cui mia figlia mi vedrà come
un’assassina. Quello che
ero, quello che sono ancora adesso.
Peeta si avvicina a nostra figlia e si siede sulla
sedia
accanto alla sua: mi sembra che i suoi occhi si oscurino per un momento
e
subito gli sono vicino, le nostre mani strette in una morsa
indissolubile. Resta
con me. Lui mi sorride e mi accarezza la mano e dà di nuovo
attenzione a nostra
figlia.
-Vedi, tesoro, le persone cattive erano altre.
Queste persone
cattive hanno creato gli Hunger Games e questi ragazzini, noi, eravamo
costretti a farci del male l’un l’altro. Capisci?
Né io, né la mamma, né il
nonno volevamo fare alcunché a quei bambini…
volevamo solo tornare a casa.-
Dandelion lo guarda preoccupata, le lacrime che le
rigano il
volto e il mio cuore si stringe e mi sembra che si stia per spezzare:
Hay
comincia a piagnucolare, infastidito dalla strana atmosfera e non posso
fare
altro se non prenderlo in braccio. Subito si calma, accarezzando i miei
capelli
sciolti.
-Mamma, papà… devo andare
anche io agli Hunger Games?-
-NO!- questa volta sono io a parlare, sarebbe
meglio dire
urlare, e mi accuccio subito accanto alla mia primogenita.
–No. Io e tuo padre
abbiamo lottato perché questo non vi accadesse mai, voi
potete stare tranquilli
piccola mia… Non ci sarà nessuna mietitura,
niente Hunger Games. Tu sarai al
sicuro, Dandelion, mi hai capito?- le chiedo, guardandola negli occhi.
Lei annuisce e, per un attimo, non mi sembra
più la dolce
bambina di 7 anni che stamattina si è fatta fare la treccia
da me: una sola,
come la mamma.
Peeta si alza e va verso lo scaffale della sala da
pranzo:
prende il nostro libro, quello che avevamo finito di scrivere ormai
tanti anni
fa.
Il nostro libro li
aiuterà a capire tutto e ad essere più
coraggiosi, Katniss, te lo prometto. E poi
tu hai me ed io ho te.
Mi aveva detto, quando ero stata presa dal terrore
un giorno
che, per strada, dei passanti si erano rivolti a me come la “
Ghiandaia Imitatrice”
e Dandelion aveva chiesto cosa significasse. E’ vero: io ho
Peeta e lui ha me,
andrà tutto bene. Deve andare bene.
-Posso dormire con voi, stanotte?- chiede la
nostra bambina,
quasi piagnucolando.
Io annuisco, stringendola in un abbraccio
soffocante e
cercando di trattenere le lacrime che vorrebbero uscire. Questa notte
ci
saranno tanti incubi ma i miei figli impareranno dai nostri errori,
è giusto
che loro sappiano, che loro imparino. E’ giusto che loro
siano più coraggiosi.
E io li aiuterò sempre. Fosse
l’ultima cosa che farò.
Ed
anche questa OS è andata:D altre due e poi avrò
finitoT_T
Prepariamoci al trauma ragazzi! Spero che anche questa vi sia piaciuta!
Fatemi sapere!
Baciii:)
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Capitolo 12 *** Young love ***
Mi guardo intorno e in casa non
c’è nessuno. Sono tutti al
mare.
Sorrido e mi sistemo la mia treccia nera
,rimettendo a posto
un boccolo che è sfuggito al controllo. Mi guardo allo
specchio e mi passo
un’altra volta il rossetto rosa perla sulle labbra e faccio
un giro nel mio
nuovo vestito blu mare: il suo preferito.
Scendo lentamente le scale e afferro la borsa
regalatami da
zia Johanna per il mio ultimo compleanno e corro fuori. Lui
è lì, in giardino,
ad aspettarmi: i suoi capelli fulvi sono spettinati dalla brezza marina
e i
suoi occhi per adesso sono verdi, chissà di che colore
diventeranno una volta
tramontato il sole.
-Sei bellissima.- mi dice lui, sorridendo.
-Piantala, Odair, mi fai arrossire.- mormoro io,
baciandogli
la guancia.
Ma lui si stacca dolcemente da me e mi attira a
sé,
stringendomi leggermente: posso sentire il profumo del suo bagnoschiuma
alla
vaniglia e la sua barba mi fa un po’ il solletico. Ma ne va
così fiero che non
se la taglierà prima di tre giorni. Mi sorride dolcemente e
accorcia le
distanze tra i nostri volti ma sono io a colmarla. Baciare Finnick
Odair è come
andare in un altro mondo. O forse è l’essere
innamorata di lui che lo fa
diventare così speciale; le nostre lingue si incontrano,
giocano e si
abbracciano tra di loro e so che, tra pochi minuti, la mia treccia
sarà solo un
lontano ricordo e tornerò a casa con i capelli scompigliati
e pieni del SUO
profumo.
-Coraggio, andiamo a mangiare un gelato adesso.-
mi dice
lui, allontanandosi.
Gli sorrido e gli annuisco, seguendolo al
chioschetto della
spiaggia, poco lontano dalle nostre case del distretto 4.
-Quando ti sei reso conto di esserti innamorato di
me?- gli
chiedo, mordendo l’ultimo pezzo del mio cono gelato.
Lui mi guarda, sorpreso, e ridacchia, divertito.
Mia madre
dice che, quando Finn ride, è uguale al padre, morto durante
la rivoluzione: è
doloroso e bello allo stesso tempo, rivederlo nel mio ragazzo.
-Cosa ti fa pensare che io sia innamorato di te?-
-Odair!!- urlo “indispettita”-
Sei un maleducato.-
Ridacchia ancora un po’ e mi bacia con
le labbra sporche di
gelato al cocco e poi, all’improvviso, il suo sguardo si fa
serio.
-Al tuo sedicesimo compleanno, penso. Anzi, ne
sono sicuro. Eravamo
venuti tutti al 12, ti ricordi? E tu eri così bella, Delion,
con i capelli
sciolti e quell’abito verde che il mio cuore si è
fermato per un attimo. Poi c’era
quell’ idiota di… com’è che
si chiama? Daniel qualcosa…-
-Daniel Mayer, Finn, Mayer.-
-Sì, vabbè, quello. Come ti
guardava, ti mangiava con gli
occhi ed era terribilmente irritante, ti giuro! Poi per una come
te… non vale
una cippa quello lì.-
-Tranquillizzati, Finn, sono qui con te adesso,
no?-
-Sì. E tu quando ti sei innamorata di
me, signorina?-
Sorrido, alzandomi e inchinandomi davanti a lui.
–Questo è
un segreto.- e corro, prima che lui mi possa prendere e gettare in
acqua.
Io so quando mi sono resa conto di essere
perdutamente, follemente
, innamorata di Finnick Odair. Era successo prima del mio sedicesimo
compleanno, diverso tempo prima. Avevamo quattordici anni e quella
notte estiva
la ricordo benissimo. Le urla di mia madre, come quasi ogni notte, mi
avevano
ridestata dal sonno profondo in cui ero caduta, dopo una giornata di
giochi in
spiaggia con Hay, Finn e Catnip. Ma c’era qualcosa di strano
nell’aria, lo
potevo sentire benissimo: ed era stato forse quel presentimento a farmi
alzare
dal letto.
E lì, nella camera da letto dei miei
genitori, avevo visto
mio padre che stringeva forte il polso della mamma, così
forte da provocarle
una smorfia di dolore.
-Peeta. Peeta sono io, resta con me…-
gli aveva detto lei,
quasi un sussurro.
Poi la mamma, Katniss, mi aveva vista e uno
sguardo di puro
terrore le era apparso nel viso.
-Vai via, Dandelion.- mi aveva detto, in tono
fermo.
-Ma mamma… papà sta bene?
Perché ti tiene così stretta?-
-Dandelion, va via!!- aveva urlato lei, uno
sguardo quasi
folle in viso.
Io ero scappata in giardino, quasi inciampando
sugli oggetti
nel corridoio, giochi usati durante il giorno e buttati in giro a
casaccio. Mi
ero seduta sul portico, fuori dalla nostra casa delle vacanze, tremante
e con
le lacrime che cercavano di uscire fuori ma io, come sempre, le
ricacciavo
dentro.
La vita è
troppo breve
per essere tristi, mi diceva sempre mio padre.
Eppure la mamma, e anche lui, durante la notte,
durante
questi incubi, lo erano, lo diventavano: segnati da cicatrici, che dopo
anni
ancora non si erano rimarginate.
-Ehi, splendore.-
Alzai lo sguardo e mi ritrovai davanti Finnick, il
sorriso
splendente anche alla luce della luna: in mano, portava un cesto di
muffin al
cioccolato, i miei preferiti. Gli lanciai uno sguardo interrogativo.
-I muri sono sottili, ho sentito le urla.- mi
disse lui, e
non ci fu bisogno di aggiungere nient’altro.
Restammo semplicemente lì, alla luce
della luna, a mangiare
muffin al cioccolato sino a che non ci fece male la pancia e non sorse
il sole:
mia madre ci vide, ma ci lasciò stare da soli.
-Finn?-
-Sì?-
-Noi staremo sempre insieme, vero?-
-Certo, Delion.-
Era lui, l’unico che la poteva chiamare
così, gli altri non
osavano o forse non volevano: Dandy era più semplice,
d’altronde.
All’inizio del nuovo giorno, ero
irrimediabilmente,
perdutamente, innamorata di Finnick Odair.
POV PEETA
-Lo uccido.- dico, spiando mia figlia nel mentre
che se ne
va con il traditore a procreare chissà dove.
Vedo Katniss alzare gli occhi al cielo e
continuare a farsi
la solita treccia che porta da quand’era ragazza. Abbiamo
entrambi passato i
quarant’anni, eppure per me lei è sempre
splendida: le forme sono più morbide e
qualche chilo in più la fa sembrare più donna.
E’ sempre più splendida.
-Sono ragazzi, Pee, e sono innamorati. In
più, lui è il
figlio di Finnick e Annie: perfetto, no?-
-Oh non fingere, Kat. Anche tu sei preoccupata.
Presto se ne
andrà e ci lascerà soli. E Finn mi ha tradito in
questo modo!!!-
A questo punto Katniss ride ma poi si avvicina a
me e mi posa
un dolce bacio sulla spalla. So che anche lei è preoccupata
per il futuro, so
che non li vuole lasciare andare, né Hay né
Dandy. La mia bambina dagli enormi
occhi azzurri.
Già donna.
-Dovremo abituarci, Peeta. Avrai dei nipotini, non
sei
felice?- bisbiglia lei, al mio orecchio.
No che non sono felice. Perché per
avere dei nipoti, Dandy
dovrebbe… oddio, la mia bambina.
No, non voglio diventare nonno.
Guardati
le spalle, Odair.
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Capitolo 13 *** Tu hai me e io ho te ***
-Papà, mamma, ci sposiamo.-
Con quelle parole mia figlia aveva posto fine alla
mia vita.
Si sposava. Si sposava con quello che era stato
come un
figlio per me, io ero lo zio Peeta. Adesso sarò il maledetto
suocero. Katniss è
nell’altra camera, con Johanna ed Effie: aiuta Dandy a
vestirsi, a farsi bella
per lui. Hay si sistema i capelli biondi con il gel e si fa aiutare da
Gale a
stringersi la cravatta, perché sa che oggi è
meglio non disturbarmi.
Se ci fosse il vecchio Haymitch qui forse sarebbe
tutto più
facile, forse ci potremmo bere su ma lui non c’è
da cinque anni ormai, gli anni
di eccessi si erano fatti sentire e, alla fine, proprio
l’uomo che ci aveva
salvati, che ci aveva fatti stare in vita, ci aveva salutato con un
sorriso
stanco sulle labbra e un bacio di Effie sulla guancia. La capitolina
ora stava
praticamente tutto il tempo da noi, cercando di ritardare il momento in
cui
sarebbe dovuta tornare in quella casa buia e vuota, senza adolescenti
né
marito. Avevo avuto un crollo alla morte del nostro mentore ma Katniss
era lì,
pronta a raccogliere i miei pezzi, i nostri
pezzi e, lentamente, la vita era continuata ad andare avanti: i ragazzi
erano
giovani, noi avevamo ancora tanta strada davanti. Ci saremo rincontrati
con il nostro
vecchio, ne ero sicuro. Anzi, probabilmente ora si sta divertendo a
vedermi
come un leone chiuso in gabbia, pronto a dare la mia bambina
a quell’idiota di Odair.
-Dai, papà, non fare quella faccia
truce. Finn è apposto.-
mi dice mio figlio, mentre gli occhi grigi mi guardano felici ed
entusiasti:
per lui Finn è come un fratello maggiore ed è una
specie di protettore di
questa relazione.
-Tua sorella è piccola.- borbotto,
allentandomi la cravatta.
-Papà… Ha 26 anni, io dico
che sia ora, eh?-
A 26 anni io e Katniss avevamo già loro
due, mi ritrovo a
pensare, stupendomi. Ma eravamo più maturi, suvvia.
Dandelion è…. Uff, ok. Dandelion
è più adatta al matrimonio di quanto non lo sia
mai stata Katniss e a questo mi
ci devo abituare.
Proprio in quel momento, Katniss apre la porta e
mi sorride,
facendomi cenno di avvicinarmi. Mi da un bacio sulla guancia e, anche
se vedo
la preoccupazione nei suoi occhi, mi dice che Dandy mi vuole vedere.
E’ pronta
e tra poco ci avvieremo al comune per poi accompagnarli al treno che li
porterà
al 4, dove hanno comprato casa. Lontano da me.
La tostatura la faranno nella nostra cucina, ci saremo
solo io, Katniss,
Annie, Hay e gli sposini.
Entro nella camera e, per un attimo, mi sembra di
avere un
flashback e di rivedere Katniss il giorno delle nostre nozze. Anche i
capelli
di Dandelion sono sciolti ma ha due piccole trecce ai lati del volto,
nelle
quali sono intrecciati delle margherite di campo. L’abito
è bianco e lungo, con
una scollatura a cuore, semplice come lei. E all’improvviso
la rivedo appena
nata o il giorno che, in panetteria, ha mosso i suoi primi passi con
una
scioltezza che aveva spaventato me e Katniss o il suo sguardo il giorno
che Hay
è nato.
-Papà, sono bella?-
- Sì, tesoro. Sei bellissima.- le
rispondo, cercando di non
commuovermi già da ora.
La abbraccio e le do un bacio sulla fronte,
porgendole il
braccio.
-Beh, facciamo questa cosa?-
Lei ride e mi bacia la guancia delicatamente,
attenta a non
rovinarsi il trucco e a non sporcarmi di rossetto.
-Papà, mi sposo, non vado a morire.-
-Ripetimelo ancora una volta, così mi
convinco.- borbotto io
mentre mia figlia mi dà una piccola gomitata.
Le sorrido e, facendo un respiro profondo,
scendiamo le
scale di casa nostra e ci avviamo verso il palazzo di giustizia e sento
lo
sguardo di Katniss sulle mie spalle. Sto bene, Kat, non preoccuparti
per me.
Finnick è lì ad aspettarla e
sussurra qualche parola ad
Annie che annuisce, sorridendo con la sua solita aria un po’
stralunata: deve
essere difficile anche per lei e so perché Dandelion si
è subito detta d’accordo
ad andare a vivere nel 4. Finn non poteva lasciare da sola la madre e
Dandy non
gli avrebbe mai potuto fare questo torto. Sento mia figlia tremare e
vorrei
poter far qualcosa per tranquillizzarla, per dirle che tutto
andrà bene.
-Papà?-
-Sì?-
-Non farmi cadere.-
-Mai.- le rispondo, stringendola di
più.
Avanziamo ancora e arriviamo, finalmente, e unisco
le mani
dei futuri sposi che non staccano l’uno dagli occhi
dell’altra. E, purtroppo,
devo ammettere che sono perfetti insieme, lo sono sempre stati anche
quando
avevamo quattro anni e si abbuffavano di biscotti di nascosto da
Katniss e
Annie, con la mia complicità.
Sono perfetti.
POV KATNISS
Sono partiti. La mia bambina è andata
via da me, alla fine.
Giocherello con il mio calice di vino e lo porto
alle
labbra, assaporandolo. Hay e Cat sono andati al nuovo pub aperto
giù in centro,
per continuare a festeggiare con i loro amici: la casa è
silenziosa, dopo
questa giornata così piena e chiassosa.
-Un penny per un tuo pensiero.-
Sorrido a Peeta e gli faccio spazio sul dondolo
che abbiamo
comprato anni fa, poco dopo la nascita di Hay. Il mio ragazzo, ormai
uomo più
che ragazzo, del pane mi abbraccia e io mi perdo nel suo profumo,
uguale da
anni. Alla fine è felice, anche se non lo vuole ammettere e,
probabilmente,
sarò io quella che avrà difficoltà ad
accettare la cosa. Lui lo sa, eppure mi
bacia la fronte come se non fosse chissà quale grande
problema.
Non la vedrò, non la potrò
proteggere. Non potrò fare niente
per evitare che facciano del male, che la portino via da me.
-Starà bene, lo sai, vero?- mormora mio
marito, stringendomi
più forte.
-E noi staremo bene?- gli chiedo, non guardando i
suoi occhi
azzurri.
-Certo che staremo bene. Conta che Hay si
sposerà tra trent’anni
minimo.-
Io rido e scuoto la testa pensando al mio
“bambino” così
calmo e tranquillo che si è rivelato un mix micidiale tra me
e Peeta: non sta
fermo un secondo.
-E poi Katniss…- mi dice, portando le
sue labbra vicino alle
mie, facendomi battere il cuore come se fossi ancora
quell’adolescente di tanti
anni fa – Tu hai me ed io ho te.-
Vero, Peeta.
Vero.
FINE
PIANGO.
Piango sul serio perché, con
questa ultima OS, finisce una grande avventura! Un’avventura
che inizia con
Living Again e che ha, nel suo cammino, guadagnato complimenti,
preferite,
seguite e tanti sorrisi. Un’avventura che mi ha fatto
scoprire nuove amicizie(
tu SAI a chi mi riferisco, cara STALKER) e che mi ha fatto ritrovare il
piacere
della scrittura.
Vi ringrazio immensamente, siete
fantastici e mi avete supportato in questo cammino: spero di aver dato
un degno
finale a questa avventura <3
Vale
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