Verde Veleno

di Delirious Rose
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ipocrisia ***
Capitolo 2: *** Renaissance ***
Capitolo 3: *** L’Intenzione dietro l’Incanto ***



Capitolo 1
*** Ipocrisia ***


 



Ipocrisia
 
Gli occhi verde veleno dardeggiano nell’oscurità.
Il sorriso predatore arriccia gli angoli della bocca.
La mano elegante scivola fra le pieghe del mantello nero come la notte.
Le dita ossute e affusolate si stringono attorno alla bacchetta.
«Lumos
La spilla di Prefect emana un bagliore accecante.
«Per essere stati colti in atti immorali, cinquanta punti da Casa…»
Scuote la testa riconoscendo lo stemma della propria Casa e sospira.
«Biagio, che cosa stai facendo con la signorina Rosier
Il ragazzo ridacchia e la ragazza sorride melliflua, posando una mano sul suo braccio.
«Ci si accorda, Riddle?»
Ma lui allontana la sua mano, il sorriso ipocrita.
«Spiacente, nessuna sotto il quinto anno.»


Il Biagio nominato è un OC: il nonno di Blaise Zabini. La ragazza è Druella Rosier, futura Mrs Black. L'accordo sottintende tutto ciò che rientrerebbe nel rating rosso baldracca. 
Questa storia partecipa al primo turno del contest "Fritto di paranza" di Frantasy: il personaggio che ho scelto è, ovviamente, Tom Riddle.

 

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Capitolo 2
*** Renaissance ***


Renaissance

 

Aveva dimenticato che cosa significava essere una creatura fatta di carne, ossa, umori, cartilagini e non d’inchiostro e pagine ingiallite: l’aria che entrava prepotente nei polmoni, la spiacevolezza del freddo, il sangue che scorreva nelle vene o il cuore che pulsava in petto. Per una volta Tom Marvolo Riddle non provò alcuna vergogna a sentirsi debole, fisicamente o mentalmente, perché ciò significava solo una cosa: l’incantesimo aveva avuto successo e lui si era finalmente liberato di quella prigione che era stato il suo vecchio diario.

Si volse quasi istintivamente verso la sorgente di calore che percepiva al suo fianco e gli occhi verde veleno si posarono sulla bambina, che giaceva nuda ed esamine in una pozza di sangue: lo stesso incantesimo che le aveva squarciato il corpo – perché la via d’uscita passava per le sue labbra – stava lentamente rimarginando le ferite affinché nessuno potesse sospettare quello che era accaduto nella Camera dei Segreti. Forse la bambina sarebbe morta dissanguata se nessuno l’avesse trovata, di certo non sarebbe più stata la stessa se fosse sopravvissuta: le ferite del corpo rimarginavano, ma quelle dell’anima… Tom pensò che, se la bambina fosse sopravvissuta, sarebbe stato consono porgerle i suoi ringraziamenti – ci teneva a passare per un giovane compito e beneducato – ma non subito, non in quel momento.

«Ssshivvva…» sibilò non appena si sentì in grado di parlare e il basilisco emerse dalla bocca spalancata della statua di Salazar Slytherin, raccogliendolo fra le proprie spire.

«Sssh…»

Udì Tom, mentre il buio e il sonno piombavano su di lui.

 

 

La millefoglie scricchiolò appena sotto la pressione della forchetta, mentre la crema pasticcera si allargava sul piatto languidamente: Tom raccolse il boccone con cura, indugiando ancora un attimo sull’alternanza cromatica di bianco, giallo dorato e paglierino; una volta in bocca, il giovane ebbe l’impressione di mangiare una nuvola che riempiva palato e naso dell’aroma delicato della vaniglia Bourbon. Mentre masticava quasi religiosamente, si chiese come aveva potuto ignorare quelle percezioni nei suoi primi sedici anni di vita – si era scoperto affamato di sensazioni, adesso che le poteva provare di nuovo.

«Nessuna sotto il quinto anno, eh?» sogghignò Biagio Zabini.

Tom ripensò alla bambina e a quello… che aveva provato nell’apprendere che era ancora viva.

«A volte siamo costretti a fare cose sgradevoli, ma necessarie.»

Il mago annuì, quindi fece scivolare una busta anonima verso di lui.

«Vahina potrebbe raccontarti un aneddoto o due in proposito. Tuttavia ha fatto la sua parte: questi sono i documenti per la tua nuova vita.»

«Thomas Jedusor?» sibilò, leggendo il nome sul passaporto.

«Il figlio del terzo o quarto marito di mia nuora, uno scemo di Saint-Pierre sotto la sua tutela: fa comodo anche a lei averlo ancora in giro, non so se mi spiego. In ogni caso, adesso non ti resta che riprendere la scuola e diplomarti, ma non a Hogwarts: qualcuno potrebbe riconoscerti.»

«Durmstrang?» chiese Tom, esaltato da quella prospettiva.

Biagio scosse la testa, sorridendo malizioso. «Non ho contatti in Scandinavia. T’invidio: ci sono tante belle ragazze a Beauxbatons.»

 

 

 

Shiva: il nome del basilisco, che trovo abbia un suono abbastanza serpentesco.
Millefoglie: non una qualsiasi, ma quella di Gill (Rouen). Non nascondo che ho esitato con il rombo dell’Astrance (Parigi): mi ha deciso il fatto che quest’ultino sarebbe stato anacronistico.
Vahina (Zabini): dalla descrizione fisica di Blaise, ho supposto che sua madre fosse originaria del DROM-COM, ergo il nome esotico e l’essere il contatto di Biagio Zabini con Beaubatons.
Thomas Jedusor: il nome è da pronunciare To-mà, mentre il cognome è quello usato nella versione francese di HP. Ho preferito usare una variante del suo vero nome piuttosto che il secondo appioppatogli dai traduttori francesi, semplicemente perché Elvis non si può proprio sentire
Saint-Pierre (Saint-Pierre-et-Miquelon): Collettività d'oltremare della Francia costituita da otto isolotti montuosi situati nell'Oceano Atlantico a sud di Terranova. L'isola più estesa è quella di Miquelon, separata da Saint-Pierre (26 km²) dallo stretto di La Baie.
Durmstand: secondo Wikipedia la scuola sarebbe in Scandinavia.

Come il precedente capitolo, anche questa flash partecipa al secondo turno del contest “Fritto di paranza” di Frantasy94: la traccia da sviluppare era un finale alternativo per il personaggio scelto, e dopo una lunga riflessione, ho optato per un “e se Harry fosse arrivato nella Camera dei Segreti 5 o 10 minuti più tardi?”. Se questa scelta forse non brilla per originalità, credo che nessuno – Tom per primo – sia stato sfiorato dalla possibilità di vedere il Giovine Lord fra i bo-bo di Beaubatons (ok, come gioco di parole fa pietà). Inoltre una cosa che colpirà è la sua sensualità – intesa come inerente alla sfera sensoriale – che non è campata per aria o dovuta al mio fangirlismo: mi è parso semplicemente ovvio che, dopo cinquant’anni in un diario, riscopri ogni singola sensazione che un corpo di carne e sangue è capace di offrire.

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Capitolo 3
*** L’Intenzione dietro l’Incanto ***


L’Intenzione dietro l’Incanto

 

 

Il regolamento di Beauxbatons era applicato meno rigidamente che a Hogwarts e il bibliotecario tollerava che gli studenti rimanessero oltre l’orario consentito, a patto che non consumassero cibo e bevande e che rimettessero a posto i testi consultati: Tom aveva preso l’abitudine di approfittare di tal elasticità e dedicarsi alla lettura dei libri che non erano nella libreria di Hogwarts oppure che erano stati pubblicati negli ultimi cinquant’anni, per cui non era insolito vederlo in giro anche dopo le ventitré.

Mentre tornava al dormitorio, Tom sentì qualcosa contro il piede che lo fece inciampare, gli occhiali scivolarono sul pavimento con un rumore di vetri rotti: soffiando una maledizione, cercò a tastoni le lenti, ma si bloccò quando udì una risatina malevola.

«Hai perso qualcosa, Quattrocchi?»

Tom non aveva bisogno di vedere per immaginare il ghigno beffardo dello sconosciuto: digrignò i denti nel buio, maledicendo quel corpo ancora troppo debole e l’idea balzana di Biagio di fargli l’incantesimo per la presbiopia, poiché era dalla prima volta che la magia s’era manifestata in lui che non era vittima di maltrattamenti.

«Bah, non è niente di eccezionale: chissà che cosa ci trova Delaour in questo verme,» sibilò una seconda voce con disprezzo.

«Un verme, eh?» ridacchiò una terza voce. «Allora non dovrebbero esserci problemi a provare certi incantesimi su un verme

«Ottima idea, ma non qui. Petrificus Totalis! Mobilicorpus

Tom non riuscì a evitare i due incantesimi, tutto quello che riuscì a vedere furono degli sprazzi di luce confusi e i suoi riflessi non erano ancora quelli di un tempo. Mentre gli assalitori lo portavano chissà dove, si sentì bollire di rabbia per tanta debolezza e al contempo gongolava al pensiero della bacchetta al sicuro in una tasca della sua tunica: incapace di muovere il proprio corpo, passò in rassegna tutte le maledizioni che conosceva per ficcare nei loro crani ottusi chi fosse a comandare. Sorrise mentalmente ricordando una cosa che aveva detto un supplente di Difesa al suo secondo anno.

“Non è solo la formula che conta, ma soprattutto l’intenzione con cui eseguiamo l’incantesimo.”

Tom sentì il freddo di dicembre penetrare i vestiti ed essere scaraventato in un mucchio di neve accumulata contro un muro.

«Finite

«Perché Lo hai liberato?»

«Un verme ha il diritto di dimenar…»

«Experliamus! Accio occhiali!» sibilò Tom verso le voci, poi si abbassò per evitare un getto di luce violetta. «Credo che qualcuno abbia gli occhi più grandi del ventre.»

«È per questo che meriti una lezione, Jedusor! L’ultimo arrivato non ha il diritto di sfiorare neanche l’ombra di Delacour! Exulcero

Se non avesse dovuto concentrarsi per compensare la mancanza di riflessi, Tom sarebbe scoppiato a ridere: i suoi assalitori erano solo degli insulsi ragazzini imbottiti di ormoni che sbavavano dietro a una sgualdrina. Tom trovava Fleur Delacour irritante con la sua mania di voler ai piedi ogni esemplare di sesso maschile, tuttavia considerava il resisterle un ottimo esercizio di volontà, perché non l’avrebbe mai data vinta a quell’ibrido che cercava di attirare la sua attenzione usando dei poteri Veela ereditati dalla nonna. Se non avesse dato la priorità al rimettersi in sesto, Tom le avrebbe dimostrato chi fra loro avesse il controllo della situazione.

“Forse sono invidiosi che abbia invitato me e non loro ad Annency.”

Anche cinquant’anni prima si sarebbe lasciato coinvolgere in un duello illegale solo se messo alle strette, scegliendo con cura le maledizioni – a Hogwarts era un Prefetto, non avrebbe rinunciato al potere di quella posizione – ma gli anni trascorsi nel diario lo avevano cambiato, lo sentiva nel brivido che lo scuoteva in quel momento: gli usi impropri degli incantesimi erano molto più interessanti.

«Che idiota, rispondere con un…»

Il ragazzo iniziò ad annaspare come un naufrago che annega tossendo e sputando acqua, gli occhi strabuzzati: una volta distratti gli altri due, fu facile evocare dei gerani zannuti ed esasperarli con un incantesimo per renderli più violenti e pericolosi; fu facile far levitare un assalitore e sospenderlo per un piede dopo averne trasfigurato la testa in un’anguria troppo matura. E Tom sorrise del suo sorriso ferino, l’unico che gli appartenesse per davvero.

«Una volta ho letto che, secondo alcuni autori, in origine l’Anatema che Uccide era un incantesimo curativo utilizzato per distruggere la radice prima di una malattia, batterio o virus che fosse. Adadda Kedadda, che questa cosa sia distrutta: il passaggio da un malanno all’intera persona è stato un passo quasi naturale. Ora, possiamo supporre che tale principio si possa applicare a qualsiasi altro incantesimo: una delle prime lezioni impartite non è forse il non usare un sortilegio in modo improprio?» Tom iniziò camminare e a spiegare con il tono che riservava a quegli studenti cui faceva da tutor. «L’Aquasempra è da sempre utilizzato in alcune regioni desertiche per garantire l’approvvigionamento d’acqua e per contrastare la siccità, ma se si ha una buona capacità di visualizzazione, è possibile far sgorgare la sorgente nei polmoni del proprio rivale. È normale decorare le proprie finestre con dei gerani zannuti, purtroppo un incantesimo eccitante potrebbe renderli mortali. E trasfigurare una testa in una zucca o un’anguria è il più banale dei dispetti, anche un bambino del primo anno sa farlo, ma cosa accadrebbe alla vittima se questa precipitasse?» Il terrore che lesse nei loro occhi rese ancora più dolce il senso di potenza di cui era ebbro: il suo sorriso si fece più largo, quasi squalesco, mentre guardava languidamente le lancette del proprio orologio girare. «Non credo che vi resti molto tempo prima di annegare o di essere smembrati da dei gerani isterici o che l’effetto dell’incantesimo di levitazione svanisca, ma mi ritengo una persona magnanima per cui, se mi chiederete umilmente scusa e se mi assicurerete con un voto infrangibile che vi comporterete come dei bravi ragazzi, allora forse potrei non lasciarvi morire.»

Il colorito cianotico del primo assalitore si fece più intenso, mentre le zanne dei gerani iniziarono a strappare sottili brandelli di carne sanguinolenta dal corpo del secondo e il terrore macchiò di bruno maleodorante i calzoni del terzo.

«Sto aspettando.»

 

Note

 

Per questo terzo turno, dovevo scrivere una storia a rating rosso sotto le 1010 parole – ma mi sono imposta come limite personale le 1000, perché mi piacciono le cifre tonde :P
Ho avuto un bel po’ di difficoltà, perché solitamente questo rating è associato all’erotico e onestamente non mi andava di scrivere di Tom che “da una lezione” a Fleur: ripiegare su un ribaltamento di situazione e descrivere un episodio di bullismo mi è parsa una buona idea, e nonostante la difficoltà temo di non aver completamente rispettato la consegna che avevo. Vabbeh, gli ultimi posti esistono per questo XD

Grazie a chi, non solo leggerà queste righe, ma lascerà anche un commento.

  

Kindest regards,

Delirious Rose

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