Septem - La battaglia del siero.

di ineedamikashug
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


La guardavo e non sapevo se sorridere o piangere, mi limitai a chiudere gli occhi e pensare.
Esattamente due anni fa io e lei eravamo due quindicenni su un prato a guardare la nostra casetta sull'albero costruita da bambine con i nostri padri.
Ora vicino a me c'è solo l'aria e dentro di me il pensiero di rivederla un giorno.
Non capirò mai perchè ha lasciato il Sud per andare a Nord.
Selene era la mia migliore amica da quando avevamo entrambe sette anni.
Lei, bionda, occhi azzurri sembrava una fata.
No, forse era meglio non pensare e tornare a casa.
Aprii gli occhi e guardai il cielo.
L'aria che mi scompigliava i capelli e muoveva il vestito mi trasmetteva calma e tranquillità.
Ma io non ero ne calma, ne tranquilla.
Mi alzai e feci due passi verso la casetta.
Toccai il tronco e qualche lacrima scendeva.
Non potevo sopportarlo. Indietreggiai e corsi via e la stessa aria che prima mi scompigliava i capelli sembrava volermi spingere via.
Correvo con le lacrime che mi bagnavano il viso finchè vidi mio fratello sulla porta di casa e lo abbracciai forte come se lui potesse condividere il mio dolore.
-Lux, tutto bene?.- Con la mano mi alzò il mento e mi costrinse a guardarlo. Mi asciugò quelle poche lacrime rimaste che il vento non era riuscito ad asciugare e mi abbracciò di nuovo.
-Sono due anni oggi.- Respiravo affannosamente -Due anni senza di lei.-
Mi accarezzò la testa per calmarmi, senza risultato, e provò a parlarmi. -Farai così ogni anno? Quante volte ti ho detto di non tornare alla casetta?.-
-Tu non capisci, Theo.- Decisi di interrompere così, con quella frase, uno dei rari momenti di tenerezza che mio fratello riservava per me.
-Senti Lux, ora devo andare resisti, stasera torno e ne parliamo.-
-Come se non sapessi dove vai, non è così?.-
-Lux...-
-Smettila Theo. Tu non ci sei mai.- Dissi con gli occhi pieni di lacrime.
-Brava, sai cosa devo andare a fare. E' per il nostro popolo che lo faccio.-
-Certo, è tutto per il Sud, e per me? Niente?.-
-Se combatto, è anche per darti un futuro migliore.-
-Eh no caro.- Lo guardai malissimo.- Dici sempre così ma la realtà è diversa. Lo fai per te stesso, per provare la tua forza e per non pensare alla mamma!.-
Dopo averlo sentito mi prese i polsi e mi sbattè contro il muro di casa.
-Questo non dovevi dirlo, non metterla in mezzo!.-
Cercai di fargli mollare la presa divincolandomi e provocandolo.-Lo ammetti però eh, farai la sua stessa fine.- e ci riuscii.
Scappare dalle tenaglie che si ritrovava al posto delle mani mi costò uno schiaffo in viso.
-Non parlare mai più di lei così.-
-Siete orgogliosi uguali ma tu dovresti smetterla perchè ho perso lei e non voglio perdere anche te!.- Mi accasciai a terra e con la mano cercai di coprirmi il viso.
-Mettiti a letto e distenditi, e quando torno voglio essere accolto con un sorriso.-
-Non ti assicuro niente sul sorriso.- Aprii la porta e mentre la chiudevo la sua mano la bloccò.
-Lo sai che ti voglio bene.-
-Buon allenamento e..-
-Tieni d'occhio le tue vite!.- Continuò lui la mia solita frase che ripetevo ogni volta che lui andava ad allenarsi.
Corsi in camera, mi distesi sul letto e ripresi quello che stavo facendo alla casetta.
Selene mi raccontava spesso del Nord, come se fosse una di loro.
Loro, che noi chiamavamo 'gli Altri' e ci chiamavano 'Gatti'.
Gatti, che nomignolo odioso.
Theo mi raccontava che molto tempo fa un medico, durante un'operazione, iniettò nel sangue del paziente un liquido, chiamato Septem che cambiò il suo DNA . L'uomo un giorno venne investito da un carro e, secondo le sue testimonianze, sentì una scossa che attraversò tutto il corpo e lo fece tornare in vita.
Una cosa assurda, a cui io non credo, ma da quel giorno un sacco di gente voleva avere un po' di quel liquido, per avere vita eterna.
Ma quel siero non dava la vita eterna, ma sei vite in più di quella normale.
Ogni dieci anni una vita viene tolta.
Non tutti però potevano permetterselo all'epoca.
Quelli che erano riusciti ad avere anche una sola goccia di quel liquido venivano giustiziati e condannati a morte dal Governo.
La popolazione poi venne divisa, per evitare altre morti inutili dato che il siero era ormai finito.
Ogni anno le due popolazioni combattono per vedere chi è la più forte.
I soldati, sia donne che uomini, vengono ogni anno scelti con delle selezioni. Chiunque può presentarsi, a patto che sia forte e resistente. Infatti solitamente si presentano ragazzi e ragazze dai sedici anni in su. Quelli considerati deboli vengono utilizzati per trasfusioni di sangue.
Theo a soli diciannove anni era uno dei Capitani di queste battaglie e io non potevo sopportarlo.
Sapeva benissimo chi c'era a Nord. Sa benissimo che lei è li e che non nasconde la testa sotto la sabbia come me.
E io non potevo rimanere li a guardare, dovevo agire. Tirare fuori la testa dalla sabbia per una volta.
E chissene frega se perdo tutte le mie vite.
Dovevo farlo.
Andai in camera di mio fratello per cercare i suoi appunti sulle battaglie.
Sapevo dove cercarli: li teneva sotto il cuscino, un pessimo nascondiglio.
Aprii il libricino per cercare quello che mi interessava.
"Prerequisiti:
-Abilità = uso corretto di spada e/o coltello.
-Resistenza = al Nord la temperatura minima può raggiungere i -20°
-Sanità = qualsiasi malattia è proibita, soprattutto malattie cardiovascolari."
Pretendevano tanto. "Uso corretto di spada e/o coltello", ci  siamo. Le spade non so usarle bene ma con i coltelli ce la posso fare. "Al Nord la temperatura minima può raggiungere i -20°", aiuto. Sono molto freddolosa, mi dovrò munire di coperte pesanti. "Qualsiasi malattia è proibita, soprattutto malattie cardiovascolari". Nessun problema, sono sanissima, casomai potrei prendermi un mal di gola con tutto quel freddo.
Non mi dicono niente su eventuale equipaggiamento, me lo daranno loro.
Mi trascrivo tutto su un foglio e preparo un piano per domani.
Domani è il gran giorno: ci sono le selezioni.
Theo non dovrà farle essendo uno dei Capitani e io dovrei presentarmi agli allenamenti oggi stesso ma non ho tempo e potrei essere vista.
Preparo i vestiti: per sembrare un po' più robusta mi servirà una felpa pesante, scelgo quella gialla.
Sotto metterò un paio di pantaloni elastici neri: più che un gatto sembrerò un'ape, si accontenteranno.
Per sembrare un po' meno ingenua mi farò una coda alta e dato che sono un po' pallida, metterò un po' di rossetto spalmato in faccia.
Tanto non è una sfilata di moda, dovrò solo sembrare cattiva, pronta a combattere.
Nascondo i vestiti sotto il letto in caso di eventuali ispezioni da parte di Theo e preparo la cena.
Vuole un sorriso? E che sorriso sia.
Mio fratello torna a casa un'ora e mezza dopo la nostra quasi litigata.
-Sei in ritardo.- Gli dico. -Mezz'ora di ritardo.-
-Un quarto d'ora.- Ribadisce lui.
-Mezz'ora fidati.- Lo guardo e lo invito a sedersi a tavola -Dovrai aspettare un attimo, devo riscaldare la minestra.-
-Minestra?.- Disse con una faccia schifata.
-Si, minestra, ho avuto altro da fare prima.-
-Ovvero?.-
Quanto vorrei dirgli la verità, ma voglio proprio vedere la sua faccia domani, se mi scopre.
-Ho riordinato la mia stanza.-
Aspetto cinque minuti e servo la minestra bollente.
-Attento a non scottarti, io vado di sopra.-
-Non mangi?.-
-Non ho fame.-
-Senti aspetta. Se vuoi possiamo riprendere il discorso di prima.-
-Non serve.-
-Ah, dimenticavo. Domani le selezioni iniziano alle dieci di mattina, quindi sarò li per le nove circa.-
Proprio l'informazione che mi serviva, l'orario delle selezioni.
-Certo, nessun problema. Farò colazione da sola.-
-Vorrei salutarti prima della..partenza.-
Mi bloccai di colpo.
-Alle otto e mezza mi svegli, così ti saluto.-
-Voglio dirti addio come si deve.-
-Non è un addio...-
...è un arrivederci.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Cercai di dormire il più possibile, inutilmente.
Ero agitata ma felice. Agitata per quello che mi avrei fatto, felice perchè dopo tanto l'avrei rivista.
Mi mancava come l'aria, ricordo ancora quel giorno, quando se ne andò.
-Selene, secondo te com'è il Nord?-
-Quando ci andrò ti invierò un sacco di lettere e ti descriverò ogni singolo particolare.-
-Tu non ci andri li.-
-Tu dici?.-
-Secondo me non lo faresti.-
-E' una sfida Lux?-
-No, vincerei sicuramente!-
Invece, ho solo perso. Perso la sfida e perso lei.
La invidiavo a volte, era così coraggiosa.
Diceva sempre che avrebbe combattuto in una di quelle battaglie e che avrebbe filmato tutto con una telecamera.
Gliela regalai io quella telecamera, ci teneva così tanto.
Era la più giovane dei selezionati quell'anno, 3018.
Aveva solo 15 anni.
Ricordo che nell'obiettivo della telecamera vidi anche mio fratello.
Mi sorrideva e mi salutava.
Poi un giorno, sarà stato il secondo giorno circa per arrivare a Nord, lei cadde a terra.
Probabilmente l'aveva colpita una freccia alla gamba, ricordo solo che la telecamera si spense.
Prima che si spense però, vidi mio fratello gridare.
Iniziai ad urlare e cercavo qualcuno che mi consolasse, ma non c'era nessuno.
Mio papà stava dando uno dei suoi soliti festini fastidiosi con in suoi amici.
Quei ricordi mi straziavano, provai a pensare ad altro, finchè mi addormentai.
Il giorno dopo mi svegliai in lacrime, un solito incubo, ormai non mi fanno più paura.
Era il gran giorno. Erano le otto e mezza del gran giorno e ancora Theo non era venuto a svegliarmi, non è un'efficiente sveglia.
Mi alzai dal letto e lo trovai seduto sulla poltrona, vicino alla finestra.
Andai da lui e lo svegliai.
-Theo, tutto bene?.-
Si svegliò di soprassalto -Cosa? Si? Tutto bene.-
-Che ci fai in camera mia?.-
-Devo svegliarti alle 8:30, no? Torna a dormire.-
-Sai che ore sono?.- Chiesi, sorridendo.
-Saranno le 7:30.-
-8: 02.-
-Sono in ritardo! Oddio scusa!-
In un lampo si mise la camicia e le scarpe e scese di sotto.
Era una notte fredda, io congelavo, e lui tranquillamente dormiva a petto nudo.
-Scendi!-
-Delicato come sempre!-
Scesi velocemente le scale e corsi da lui.
-Dovresti..dovresti avvisare papà della mia partenza.-
A papà non ci avevo pensato. Sarebbe stato a casa da solo per un sacco di tempo.
-Perchè non puoi farlo tu?-
Quando lo dissi, lui fissava le sue scarpe, un chiaro segno che non era al suo agio.
-Ieri..ha dato una festa.-
-Aspettami qui.-
Sapevo perchè si sentiva così, stava così ogni volta che papà dava una festicciola.
Nemmeno io volevo svegliarlo dopo una bevuta, diventava aggressivo e pericoloso.
Una volta, la prima e l'ultima, Theo andò a svegliarlo e lui tirò fuori una pistola dal comodino e gliela puntò in fronte.
Non parlò per una giornata intera.
Deglutii quella poca saliva che ancora mi rimaneva in bocca e aprii la porta delicatamente, per poi sbatterla.
Lui si alzò di scatto e sparò un colpo in aria, bucando il soffitto.
-Tra cinque minuti ti voglio di là a salutare tuo figlio che parte, nel modo più sobrio possibile.-
-E se non vengo, che mi fai?-
Mi avvicinai a lui, a quel che rimaneva di lui. Il suo alito puzzava di alcool, un odore acre, che dovevo sopportare.
-Non hai altra scelta.-
Lo strattonai e presi la sua pistola.
-Per preucazione.-
-Ridammela.-
-Pensa a vestirti bene per salutare Theo.-
Chiusi la porta, feci un respiro profondo e andai in soggiorno. Misi la pistola nella tasca dei pantaloni.
-Dio, stai bene? L'ho sentito sai? Lo sparo proveniva dalla camera di papà.-
-Tra poco è qui, si sta vestendo, tu sei pronto?-
Gli sistemai il colletto della camicia e gli diedi un bacio sulla guancia, lui sorrise.
Dopo poco arrivò mio padre e mi avvicianai a lui, in modo che Theo non potesse sentirmi.
-Due minuti di ritardo.-
-La mia pistola.-
-Cerca di sembrare sobrio ti ho detto, stai dritto con la schiena.- Poi mi rivolsi verso Theo -Ecco Theo, si stava vestendo.-
-Nessun problema, ci tenevo a salutarlo prima della partenza.-
Papà andò versò di lui e con le sue mani gli strinse le spalle. Theo sembrava terrorizzato. -Figlio mio, vinci per noi.-
-C-come sempre.-
-E' ora che tu vada Theo.- Feci un movimento con la testa per indicergli di uscire di scena.
-Puoi uscire un secondo?-
-Arrivo.- Quando uscì, mi girai verso papà -Potevi sforzarti un po' di più, ma ti avevo promesso la pistola, quindi.- Gli porsi la pistola.
-Tienila, a me non serve.- Apprezzai il suo gesto anche se, sinceramente, non gli era mai servita una pistola.
Cercai Theo fuori in giardino.
-Dimmi.-
Mi abbracciò, quasi stritolandomi. -Grazie.- Poi tornò il solito, vecchio, Theo.
-Bada tu a lui, io non posso, lo sai.-
Non risposi, non avrei badato a lui, quest'anno.
-A presto Lux.-
-A presto.-
Molto presto.
Tornai dentro casa e iniziarono i sensi di colpa.
Chi avrebbe badato a papà?
-Lucy.- Mi girai di scatto, cercando di nascondere la lacrima che era scesa. -Non sei brava a nascondere le cose.-
-Cosa intendi?-
-Quegli appunti, in camera tua.-
Gli corsi incontro, attaccandolo. -Non dovevi farlo!-
-Aspetta, calmati.-
Cercai di calmarmi, e mi allontanai un po' da lui.
-So perchè vuoi farlo. Hai tutta la mia stima e il mio appoggio. Lo so che mi odi, che magari vorresti fucilarmi con la pistola che ti ho appena dato, ma sai cosa? Io ti voglio bene. E si, sono abbastanza sobrio per dirti una cosa che non ti ho mai detto. Mi dispiace per questo.-
Lo abbracciai. Un abbraccio inaspettato, ma bello.
-Ora devo andare, abbi cura di te stesso.-
-Lo farò. A presto.-
Presi lo zaino che avevo prontamente nascosto dietro il pendolo e chiusi la porta.
Era tutto perfetto: mi ero vestita come avevo previsto, tutto secondo i piani.
Quando arrivai alle selezioni c'era un sacco di gente.
Camminai a tentoni, non sapendo dove andare.
Andai a sbattere contro una ragazza.
-Sta attenta.-
-Mi dispiace.-
La ragazza si girò: aveva gli occhi azzurri, sembravano di ghiaccio e dei capelli neri raccolti in una coda alta.
-Che fai qua?-
-Sono qui per lo stesso tuo motivo.-
-Non dirmi che sei qui per le selezioni-
-Si, perchè?-
-Andiamo passerotta, moriresti in pochi giorni.-
-Senti, voglio partecipare per un motivo ben preciso ok?-
-Anchio, e allora?-
-Tu perchè sei qui?-
-Ehi ehi ehi...non sei nè mia amica, nè mia sorella, non ti sto a dire le mie cose chiaro?-
-Guarda che hai iniziato tu.-
Mi afferrò per un braccio e mi portò in un angolino.
-Allora, carina. Lo sai chi c'è al Nord? Mio fratello, se proprio ci tieni. Sono tre anni che aspetto questo momento e non voglio perdere la possibilità anche quest'anno per colpa di una ragazzina che vuole fare l'eroina.-
-Ragazzina? Avrò la tua stessa età o qualche anno in meno.-
-Ho diciotto anni.-
-Ecco, io diciassette.-
-Ormai, stiamo facendo una conversazione da bar. Tu che fai qui?-
-La mia migliore amica è scappata a Nord due anni fa.-
-E tu vorresti andare a prenderla e riportarla a casa?-
-Si, è il mio obiettivo.-
-Come farai?-
-Nello stesso tuo modo.-
-Smettila, non siamo uguali.-
-Ti rendi conto che stai litigando con una persona di cui non conosci nemmeno il nome?-
Mi bloccò al muro, come faceva Theo quando era arrabbiato.
-Senti passerotta, se provi a dire una sola parola di quello che ti ho detto, considerati morta.-
-Non lo dirò a nessuno, promesso.-
-Bene.- Lei mollò la presa e face per andarsene.
-Lucy.-
Lei si girò di scatto -Cosa?-
-Mi chiamo Lucy, ma gli amici mi chiamano Lux.-
-Io sono Joy.-
-Joy, posso chiederti un favore?-
-Il primo e l'ultimo, dimmi.-
-Aiutami a passare le selezioni.-
-Non posso.-
-Ti prego, è importante.-
Joy si avvicinò, sospirando.
-Allora, ti chiederanno delle cose stupide, nome cognome e età, poi inizieranno quelle serie. Ti chiederanno il tuo gruppo sanguigno e..-
-Gruppo sanguigno?-
-Per le trasfusioni. Se ti vedono debole non ti faranno combattere, ma servirai solo per il tuo sangue. Poi, la domanda più difficile: ti chiederanno un valido motivo per partecipare alla battaglia, sii convincente.-
-Come fai a sapere queste cose?-
-Mi sono presentata anche l'anno scorso, ma non mi hanno accettata. Ero troppo debole per loro. Pensi di farcela?-
-Non ho altra scelta.-

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Sentimmo una voce all'altoparlante che ci invitava a presentarci alle selezioni.
-Ascoltami passerotta, vado prima io. Cerca di ascoltare il più possibile chiaro?-
-Certo.-
-Dai vieni.-
Ci incamminammo verso un tavolo. Dietro il tavolo sedeva un signore sulla mezza età con un sorriso particolarmente irritabile.
Vidi altra gente che esultava per essere riuscita a passare e altra che se ne andava dispiaciuta.
Dovevo stare dietro ad una riga disegnata a terra, ma la superai di qualche centimetro.
Il signore tese la mano per stringerla a Joy, ma la non la strinse.
-Mi chiamo Joy Duster, ho 18 anni e sono A positivo.-
-Ma che fretta ha signorina? Volevo darle almeno il buongiorno.-
-Buongiorno, ecco, devo ripetere tutto?-
-Mi ridica il suo cognome.-
-Duster.-
-Duster..ho già sentito questo cognome, ti sei per caso già presentata?-
-L'anno scorso, possiamo andare avanti?-
-E' più carina quest'anno.-
-Lei invece è più stupido, rispetto all'anno scorso.-
Mi scappò una risata, poi mi pizzicai il braccio per farmi tornare alla realtà.
-Tornado a noi, perchè si è ripresentata signorina Duster?-
-Perchè sono più forte e voglio dimostrarlo.-
-Motivo non valido, mi dispiace.-
Rimasi a bocca aperta. Volevo correre dal tizio e tirargli un pugno sul naso.
-Vuole che le dimostro subito la mia forza?-
-Se ne vada per favore.-
Joy afferrò il tavolo e lo portò sopra le spalle.
-Allora, ha due scelte: o accetta il motivo o lei avrà mal di testa per un bel po' di tempo.-
-Motivo valido, la prego rimetta il tavolo al suo posto.-
-Ma certo.-
Posò il tavolo a terra con delicatezza.
-Benvenuta tra noi signorina Duster.-
-Grazie per la comprensione, a presto.-
Mi lanciò un'occhiata furtiva e, con un sorriso, se ne andò.
-Avanti.-
-Buongiorno signore.- Forse iniziando così avrei fatto una buona impressione.
-Buongiorno, mi servono i suoi dati.-
-Mi chiamo Lucy Barrett, ho 17 anni e sono 0 negativo.-
-0 negativo?-
-Si perchè?-
-E' rarissimo, sarà molto utile per le trasfusioni.-
Non ci voleva, dovevo inventarmi qualcosa, dovevo combattere.-
-I-io non posso donare sangue.-
-E perchè, sentiamo?-
-Sono allergica al fieno.-
Un'allergia, trovata perfetta. Non si può donare sangue se si è allergici.
-Allergia? E' un vero peccato.-
-Mi dispiace.-
-Allora dovrà combattere per forza, motivo valido per farlo?-
Non mi ero preparata un motivo e non ero molto fantasiosa.
-Io..io..voglio vedere se è vero che il Sud è meglio del Nord.-
Scoppiò in una risata fragorosa -Davvero credi che una guerra possa dimostrarlo? Ovvio che siamo meglio noi.-
-Si, mi dispiace.-
-Motivo valido ragazzina, vai.-
Salutai quel signore e andai avanti in cerca di Joy. La trovai in una stanzina assieme ad altre persone che avevano passato le selezioni.
-Allora sei passata?-
-Si Joy, sono passata.-
-Congratulazioni, ora sai che succede?-
-Ci sono gli allenamenti o roba del genere.-
-Si parte domani mattina, quindi si scaldano i muscoli, come si suol dire.- disse lei, mostrando i muscoli. Sembrava quasi più simpatica.
-Per caso ci guarderanno i capitani?-
-I capitani della spedizione dici? Si, certo.-
-Ah, che imbarazzo.-
Imbarazzo? Proprio quello mi era uscito dalla bocca? Ero tutto tranne che imbarazzata in quel momento. Ero nervosa, speravo di non incontrare Theo subito.
-Io vado ad allenarmi con la spada, tu?- disse Joy.
-Io proverò a fare qualcosa con il coltello.-
-Sai usare il coltello?-
-Me la cavo, e tu, sai usare la spada?-
-No, per niente. Io so difendermi con le mani, non con gli oggetti.- Sorrise.
-Ti capisco.-
-Ora vado, a più tardi.-
-A più tardi e..grazie ancora.-
Scosse la testa sorridendo e se ne andò.
Dovetti combattere con un ragazzo che avrà avuto la mia età o qualche anno in meno.
Era esile, chissà come aveva fatto a passare le selezioni.
Combattemmo un po', poi notai che lui era visibilmente affaticato e ci fermammo.
-Lucy!- disse Joy correndo verso di me.
-Ciao, hai già finito di allenarti?-
-Magari, non sono in grado!-
-Io invece sopravvalutavo le mie capacità di usare un coltello, sono incapace.-
-Dicono che stiano per arrivare i capitani.-
-Cosa?-
-Io non ne sopporto uno, è lui che mi ha fatto ritornare quest'anno, che odio.-
-Come si chiama?-
-Theo, se non mi sbaglio.-
Mio fratello. Dovevo dirglielo subito o andava a finire male. Ma come dirglielo?
-Joy! Non dirmi che sei tu!-
Lei si girò di scatto. -Invece si, sono tornata.-
Una voce che conoscevo, ma che in quel momento non riuscivo a ricordare. O, forse, non volevo ricordare.
-E ti hanno accettata?-
-Quest'anno vedo che avete accettato tutti.- Si girò verso di me, facendomi una pernacchia. -Ti presento Lucy.-
Theo mi guardò, sconvolto.
-Lucy..-
-Si Theo, ti spaventa una ragazzina?- bofonchiò Joy.
-La ragazzina in questione è mia sorella e non dovrebbe essere qui.- Si avvicinò a me.
-Tua...cosa?- Lei mi guardò, quasi delusa.
-Lucy che ci fai qui?- disse lui.
-Lo sai che ci faccio qui!- risposi io.
-Sapevo che non dovevo fidarmi di te, idiota!- disse Joy, spingendo Theo via da me.
-Joy, aspetta, lasciami spiegare.- dissi provando a difendermi.
Theo la spinse via e la fermò al muro come era solito fare con me.
-Senti ragazzina, come non ti ho accettata a combattere l'anno scorso, posso tranquillamente farlo anche quest'anno. E non permetterti più a chiamarla idiota.-
-Mollami.- disse senza provare a divincolarsi.
Lui la mollò, senza fare questioni.
Joy fece qualche passo e lui la bloccò con delle parole -Vai ad allenarti alla difesa, così sarai preparata la prossima volta.-
Lei fece una smorfia e se ne andò.
-Allora, che ci fai qua?-
-Ti ho detto che lo sai già.-
-Non riuscirai a riportarla indietro.-
-Ce la devo fare.-
Mi guardò profondamente negli occhi -Come devo dirtelo? Se l'hanno scoperta probabilmente sarà morta.-
Mi bloccai e iniziai a gridare -Lei non è morta!- Poi piansi.
-Vieni qui.- Mi abbracciò, accarezzandomi i capelli. -Asciugati gli occhi e vieni, devo tenere un discorso a tutti quelli che sono passati.-
-Vengo subito.- Mi asciugai gli occhi con la manica della maglia e respirai profondamente, cercando di non ricominciare a piangere.
-Ciao.- disse una voce.
Mi girai lentamente e la salutai -Ciao Joy.-
-Mi dispiace per prima, davvero, è che non me lo aspettavo.-
-Non volevo lo scoprissi così.-
-Cercherò di rendermelo simpatico, se ti può risollevare il morale.-
-Non serve. Ti fidi ancora di me?-
-Si, certo, non dovevo dirlo.-
-Mio fratello ha detto che terrà un discorso tra poco, credo che dovremmo andare.-
-Andiamo dai spero duri poco, odio i discorsi.-
-Non ha molta fantasia e i discorsi sono personali, quindi starà molto poco.- sorrido.
Mentre ci incamminavamo verso il palco notai che tutti erano molto robusti e alti, avevano proprio l'aspetto dei guerrieri, cosa che io non avevo.
Mio fratello e altri due capitani entrarono e la folla che prima urlava, si zittì in pochi secondi.
-Salve selezionati dell'anno 3020, benvenuti.- esordì mio fratello, accompagnato dalle grida di alcuni ragazzi -Anche quest'anno, dimostreremo che la forza non è data dal numero di vite che si possiede, ma dalla capacità fisica e mentale. Sopporteremo assieme il freddo e insieme vinceremo. Ricordo che siete volontari e che..- mi guardò con gli occhi lucidi e lentamente disse -Non è detto che tutti torneranno a casa, anche se vinceremo.-
Un nodo alla gola non mi permetteva di respirare e questo mio fratello lo aveva capito. Annuii con la testa e deglutii. Lui riprese il suo discorso.
-Mi chiamo Theo Barrett, voi potete chiamarmi Capitano Barrett. Ora lascio la parola al mio superiore, buona serata.-
Non potendo reggere tutta quella tristezza, corsi nella stanza degli allenamenti e inizia a tirare pugni al sacco.
Dopo poco arrivò Joy -Te ne sei scappata via subito, non me ne ero neanche accorta. Hai sentito il discorso di tuo fratello?-
La guardai -Secondo te perchè sono qui?- poi ripresi a tirare pugni.
Lei si sedette per terra e iniziò a parlare -Ci hanno separati quando avevo otto anni. Vivevo al Nord e non ero felice, mio zio mi portò qui.-
-Non eri felice?-
-Non tutti hanno una famiglia come la tua dove ti trattano da principessa indifesa.-
-Mi dispiace.- la guardai un secondo, poi ripresi.
-Gli avevo promesso che sarei andato a prenderlo al più presto possibile e io mantengo le promesse.-
-E ora sei qui.-
-Già, ora sono qui.-
-Devo sopravvivere il più possibile per raggiungerla, sarà difficile.-
-Facciamo un patto?- disse Joy
-Va bene.-
-L'obiettivo di ciascuna dev'essere far sopravvivere l'altra.-
-Intendi prendersene cura?-
-Intendo difenderla fino alla morte.-
-Io..io non posso farlo, sono debole.-
-Stai zitta e colpisci quel sacco come se fosse una persona che odi.-
-Io non...-
-Passerotta, se non odi nessuno allora fa finta di picchiare me!-
Sorrisi e iniziai a colpire il sacco di tela fino a far uscire tutto il mais all'interno

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