“Ash, dai muoviti, non
vorrai fare tardi” dissi guardando la
mia amica.
Eravamo entrambe arrivate lo stesso
giorno. Per cui avevamo
deciso di andare a scuola insieme.
“Si
scusa” disse uscendo dal bagno
lasciando il pettine sul letto.
“Dai allora, è il
primo giorno. non sei eccitata”
Lei mi guardò strana.
“Più che eccitata mi
sento malissimo, sono sicura che non sarà posto per me
questo”
“Mai pensare
positivo tu eh?”
“Come potrei se la
mia vita fa tanto per farsi odiare”
Allora alzai gli occhi al cielo e
insieme scendemmo le
scale. Lei era così veloce che in me che non si dica mi
superò sulle scale e io
aumentai la velocità. Ma subito dopo mi fermai
perchè notai che stavo per
cadere e mi mantenni alla ringhiera. Allora decisi di andare a passo
mio.
Quando uscimmo lei mi rivolse un brutto sguardo.
“E questo sarebbe il
tuo mostro di strada?” disse indicando la mia Smart color
panna che era
diventata grigia parcheggiata davanti a casa sua.
“Non fare storie e
Sali. E poi questa macchina è molto resistente”
dissi uscendo le chiavi dalla
borsa. “Non solo non sappiamo la strada, ma tu te la sei
anche presa comoda nel
prepararti” dissi quando fummo salite.
Misi la chiave e accesi
l’auto. All’improvviso la radio si
accese. Poi la macchina fece uno sforzo e partì.
“Scusa, ma allora
non puoi andare più veloce?”
“No” dissi pronta.
“Perchè?”
“Perchè se vado più
veloce il cofano si apre e oltretutto faremmo la fine dei
filnstons”
Stavolta guardò lei per
aria.
“Almeno cambia
questo strazio”
“A me Holly
Dolly piace”
“E a me no”
“Affari tuoi”
Lei sbuffò e poi
guardò fuori dal finestrino.
“Almeno hai il
navigatore? Come arriviamo a scuola?”
“Si ce l’ho” dissi
pronta
“Almeno” disse
sforzandosi di far sembrare la mia auto qualcosa di buono.
“Ma il mio è diverso
dagli altri”
“Cioè?” mi disse
non capendo.
Per un attimo allontanai una mano dal
volate e aprì il
cassetto di fronte a lei estraendone un foglio e dandoglielo in mano.
“è manuale”
Anche stavolta alzò gli
occhi al cielo e questo sicuramente
le confermò che quello era un rottame.
Aprì la cartina e mi
guardò.
“Non pensavo che
questo buco fosse paragonabile a Parigi”
“Perchè” le chiesi
guardando la strada.
Lei alzò la cartina e mi
fece notare.
“Ah bene, siamo
senza cartina. Ero sicura di aver preso quella giusta”
“Forse non ti sei
ricordata di non saper leggere” disse pensando che non
l’avessi sentita.
“Ah ah ah” dissi
facendo una finta risata “pensi di essere simpatica. Al posto
di fare battute
cerca di aiutarmi. Qui sono tutti alberi”
“Magari chiediamo
la strada a qualcuno” disse calmando il suo spirito di
divertimento.
“Si, a chi dobbiamo
chiedere aiuto qui? A Tarzan? Non vedi che non passa nessuno? E per di
più sono
le otto del mattino e persino gli insetti stanno dormendo”
“Non penso...”
“Perchè?” dissi
senza distogliere lo sguardo dalla strada.
“Perchè tu sei qui”
“Ah ah ah... ancora
con le battute”
“Se faccio le
battute non va bene. Se cerco di guardarla dal lato positivo,
cioè che magari
incontriamo qualcuno e chiediamo indicazioni non va bene. Dimmi cosa
devo fare
allora?”
“Perchè non cominci
con chiudere il becco e farti venire qualche idea in mente?”
Lei mi guardò brutta e poi
rivolse lo sguardo al vetro di
fronte.
“Puoi far smettere
questo lamento? Sto per spaccarmi i timpani”
“Non ti avevo detto
di stare zitta?” dissi lasciando con una mano il volante e
cambiano canzone.
“Questa è di suo
gradimento?”
“Si grazie” disse
facendo la persona di classe.
Poi guardai ancora la strada.
“Alberi, alberi e
ancora alberi. Mi sembra davvero una giungla.” Poi un essere
grosso e peloso
passò da davanti a noi “Ecco” dissi
indicandolo anche se era passato così
veloce che quasi non si notava e ora era via “ci mancavano le
scimmie”
“Quella non era una
scimmia” disse Ashley preoccupata.
Poi ci guardammo e con il piede
spinsi al massimo
l’acceleratore. Facendolo però non mi accorsi di
un tronco e la macchina
rimbalzò e si fermò quando ci passamo sopra.
Quando si fù definitivamente
fermata uscì del fumo. Velocemente uscì per
vedere che era successo. Allora
scese anche lei.
“Resistente vero?”
Io le mandai un occhiataccia e
aprì il cofano. Vidi
allontanarsi dall’auto.
“Bene siamo sole,
in una foresta che non conosciamo, in una città che non
è la nostra. Non
abbiamo un mezzo di trasporto e da qui non passa un cane. Il mio
cellulare è
scarico e il tuo sicuramente è a casa. Quindi propongo di
sedermi qui” disse
facendolo su un tronco di un albero
“Aspettando che la fami ci ammazzi o sperando
che lo faccia prima la
“scimmia””
Allora lasciai l’auto e la
raggiunsi.
“Resistente” disse
guardandola e ridendo prendendomi in giro.
“Vedrai che la
sistemeremo”
“No, io la
sistemerò. La butterò da un burrone, a sistemarla
così non ci vuole niente”
Anche stavolta le mandai un
occhiataccia. Mi alzai dal
tronco ed entrai in auto. Allora con un dito spinsi il tasto di
accensione
della radio.
“La radio si
accende”
“Perfetto. Che
bello” disse e io non capii quello che intendeva. Sembrava
sollevata. Poi capì
che non era così “Metti una canzone che ci inciti
a correre così ci perdiamo
ancora di più nella foresta o magari arriviamo a scuola per
l’ultima ora nel
nostro primo giorno di scuola”
“non mi sembra che tu
poco fa avevi tanta voglia di andarci”
Lei si mise la testa fra le mani.
“Si, scusa. È che,
guarda in che situazione ci troviamo. Uccidere un demone è
molto più facile”
“Tu cosa pensavi
che fosse quel coso che è passato prima? Non penso sia
davvero una scimmia”
“In realtà” disse
lei puntualizzando “sembrava un gorilla”
Allora le feci una smorfia e lei ne
fece una a me. A quella
situazione non so com’è che scoppiai a ridere.
Ridere come mai avevo fatto.
Ridevo sempre più forte. Non badando al suo sguardo
sbalordito. Poi anche lei
cominciò a ridere.
“Visto che ce la
fai a essere ottimista?” le dissi capendo di essere riuscita
nel mio intento.
Allora lei simise di ridere ma aveva
la faccia felice.
“Non so che ci
trovi di divertente” mi disse con gli occhi lucidi, ma non
perchè stava
piangendo.
“Non ne ho idea”
disse sincera “forse perchè magari non torneremo a
casa per oggi. Dormire qui
non sarebbe brutta come esperienza. E poi grazie alla mia intelligenza
ho
portato il borsone”
“Mai più precisa tu
vero? Da quando ce ne siamo andate da Los Angeles mi sembra che il
professore
si sia trasferito nel tuo corpo”
“Si” dissi uscendo
dalla macchina e avvicinandomi a lei “ sono un
indemoniata” e mi avvicinai
facendole il solletico. Poi lei lo fece a me e camminando
all’indietro
inciampai e caddi di sedere per terra.
“Ahi” feci per poi
non parlare più perchè un ondata di vento freddo
passò veloce fra gli alberi
attraversando il mio corpo facendo calare un silenzio a parte la mia
amica che
rideva della mia situazione. Poi anche lei si bloccò e mi
ricordai della radio
accesa. Sulle note della canzone cominciai a cantare per far smettere
il
silenzio che era calato che rendeva cupa la foresta.
“Due fotografie è
tutto ciò che rimane, sul mio letto il vento le fa volare,la
distanza che ci
divide fa male anche a me.Se non vai via, l'amore è
qui” poi per il ritornello
alzai la voce. “Sei un viaggio che non ha ne’ meta
ne’ destinazione” lei rise
guardando il mio show e cominciò a cantare anche lei.
Poi ci fermammo per il vento che
continuava a farci avere
brividi.
“Qui fuori comincia
a far freddo” disse fregandomi le mani sulle braccia e
salendo in macchina.
Anche lei mi seguì. Poi
insieme guardammo l’orologio che
avevo al polso.
“9.30. chissà che
dovremo fare a quest’ora”
Lei fece spallucce e io poggiai la
mia testa sulla sua
spalla. Ad un tratto sentimmo la macchina che si muoveva. Ma non che
camminava,
ma come se qualcuno la stesse facendo traballare. Dallo specchietto
guardammo
cos’era e rimanemmo paralizzate.
“avevi ragione, ha
fatto prima la scimmia” dissi preoccupata.
Pian piano stava annusando
l’auto e si stava spostando, dal
lato del mio sportello fino a fermarsi sul vetro davanti a noi.
Rimanemmo
bloccate davanti a quell’essere enorme. Poi ci sbloccammo
quando ruggì.
“Ash prendi il
borsone” disse senza distogliere lo sguardo dalla creatura
mostruosa davanti a
noi. Velocemente si girò ed andò sui sedili di
dietro mettendosi di spalle alla
creatura e in ginocchio di fronte al vetro di dietro cercando di
sbloccare
l’aprtura interna che si collegava al cofano. La creatura
ruggì di nuovo.
“parti, veloce
parti”
Sperano che questa volta la macchina
fosse dalla nostra
parte spinsi l’acceleratore e dopo degli sforzi
partì facendo accedere i fari
che infastidirono la bestia. Allora feci retromarcia immediata poi di
scatto mi
fermai e andai avanti a tutta birra. Le curve le facevo veloci e senza
accorgemene ero uscita dalla fitta foresta. Poi però mi
fermai. E giari il viso
per vedere la faccia di Ash. Stravolta, con i capelli per aria.
“Potevi avvisarmi
alle curve. Ho baciato pezzo per pezzo i tuoi vetri”
“Bhe, sono stati
fortunati allora no?” poi guardai la sua faccia
“no, direi di no”
Poi con un balzo passò
avanti.
“Dai che magari arriviamo
a scuola”
Allora ripartii sperando di trovarla.
Non immaginai che vedere quella
scritta mi avesse fatta
diventare euforica. Chi ha tanta voglia di arrivare a scuola? Bhe, noi
ne
avevamo tanta. Chi ci avrebbe viste ci avrebbe dato delle pazze, ma noi
eravamo
felici di essere salve, più o meno.
Parcheggiammo dove c’erano
molte macchine.
Finalmente vidi sul volto di Ash un
sorriso sincero.
“Dai in fondo hai
ragione, se non fosse stato per questa macchina sicuramente saremmo
state
sbranate”
“Scusa ma sono
traumatizzata, e dopo quello che hai detto non mi sento molto
meglio”
“Stavo cercando
solo di tranquillizzarti”
“Comunque hai
ragione, perchè se stavo ad aspettare che te ne sbrigavi tu
sicuramente ci
avrebbe sbranate e non solo”
“Scusa ma l’hai
visto?! Era mini 5 volte me, se gli tiravo un pugno non lo sentiva con
tutti i
peli che aveva. Comunque ne terrò conto” disse
riflettendo “mi armerò di cera e
strisce la prossima volta. Ti giuro che con una bella ceretta quello
rimaneva
sotto!”
Io la guardai spaventata, ma non per
qualcosa, mi ero
accorta che la sua stupidità stava toccando il limite. Poi
scoppiò a ridere.
“Stavo scherzando”
A quel punto mi tranquillizzai.
“Ora ci decidiamo
ad entrare una volta per tutta in questa scuola
irragiungibile”
“Si, anche se ora
sono più sicura che mai che la foresta sarebbe stata
migliore” disse mentre
scendeva e la guardava.
“Tu prega che non
cominci a piovere...”
“O infatti. Ave
maria...” non la lasciai finire che ridendo la spinsi e rise
anche lei.
Entrammo nella segreteria
“Almeno questa
l’abbiamo azzeccata” disse entusiasta.
“è ovvio, c’era
scritto sopra, poi sono io quella che non sa leggere” dissi
per poi rivolgermi
alla segretaria con un sorrisone.
“Salve, siamo Finley
e Sim”
Lei prima mi squadrò e poi
diede un occhiata ll’orologio.
“Abbiamo avuto un
contrattempo” dissi cercando di non far salire una questione
visto che eravamo
tre ore in ritardo dall’orario normale.
Ash a quello che avevo detto
schioccò la lingua guardando
per aria. Io mi girai e le inviai un occhiataccia.
“Entrate alla terza che
sarebbe tra poco” ci disse
porgendoci dei fogli sperando che sapemmo come funzionavano.
“Bene questo...”
“Grazie ma sappiamo
già come funziona” dissi lanciandole un sorriso e
prendendo i fogli. Poi mi
girai e uscì.
“Dobbiamo andare al
numero 6. inglese” dissi con una smorfiaccia “Ma si
può sapere prima cosa ti è
venuto in mente? Cosa avrei dovuto dire a quella che...”
dissi ma poi mi
fermai.
Lei che era intenta a guardarsi le
unghie si accorse solo
che avevo smesso di parlare.
“Che?” disse senza
staccare gli occhi da esse.
Poi vedendo che non rispondevo mi
guardò.
Ero intenta a guardare un ragazzo.
Stava entrando nel numero
7, che aveva la porta proprio vicino a dove mi ero fermata. Era davvero
carino.
Con i capelli ramati e gli occhi dorati. Senza accorgemene continuai a
camminare.
“Attenta al...”
Ash non finì di parlare
che avevo sbattuto la testa contro
una colonna. Con questo ero caduta all’indietro sicura di
sbattere la testa
contro il freddo marciapiede ma qualcosa mi accolse fra le sue braccia.
Un angelo , pensai. Poi rivolsi uno
sguardo a quello che mi aveva preso alzando gli occhi e vidi che era
stato
proprio lui. Vidi il suo volto molto vicino al mio, poi
arrivò una soffiata di
vento e subito si allontanò, mi rimise in piedi e se ne
andò.
Non feci in tempo a ringraziarlo che
se ne andò. poi vidi
che Ash stava ridendo. Essendo caduta i fogli mi erano scivolati e gli
aveva
presi lei.
“Certo che hai
fatto una bella figura, d’altronde...” non
finì di parlare che una persona
troppo di fretta gli andò a sbattere contro.
“Ehi” disse vedendo
che un ragazzo alto aveva continuato a camminare senza rendersi conto
di averla
travolta.
“Certo che era
proprio carino...”
“Altroché...se non
fosse per il suo caratteraccio” poi mi accorse che non
toglieva gli occhi a
quel ragazzo.
“Io non intendevo
lui. Vabbè” dissi poi per prenderla sottobraccio e
portarla al numero 6.
Entrammo nella classe quasi piena
ormai. Io avevo ancora la
testa che mi faceva male, ma non so se per la botta di aver sbattuto o
per
averlo avuto tanto vicino a me. Non so per cosa poi si era allontanato.
Fatto
sta che, da quel che avevo visto, i ragazzi di qui erano quasi tutti
incredibilmente
arroganti.
Porsi il mio foglio al professore e
fermai Ash che stava
andando dritta a sedersi per far dare anche il suo.
“Bene ragazze.
Prendete posto, la lezione stà per cominciare”
Ci sedemmo ai due posti liberi che
fortunatamente erano
vicini.
La
lezione passò
veloce, e comunque, erano cose che avevo già studiato.
Poi purtroppo le nostre strade si
divisero. Io andai al 5
mentre lei al 2.
Per me era l’ora letale,
storia.
Non ero mai andata
d’accordo con tutti quei nomi e quei
numeri, ma purtroppo non potevo nascondermi per tutta l’ora
da sola.
Entrai nella classe porgendo
nuovamente il foglio al
professore che i invitò ad accomodarmi.
Mentre camminavo verso il banco
vuoto, un intelligente aveva
deciso di mettere la cartella all’esterno e ci inciampai, ma
per fortuna mi
acchiappai ad un banco. Seduto ad esso c’era il ragazzo che
mi aveva presa, che
quando appoggiai le mani arretrò improvvisamente,
sicuramente sperando che non
l’avessi notato. Poi oltrepassai il suo banco e mi sedetti
accanto a lui, un po
turbata. Prima fa l’angelo e poi si rivela uno strafottente.
Comunque era
sempre così, i ragazzi erano tutti i uguali.
La lezione finì subito
purtroppo. So che avevo detto che era
uno strafottente, ma era incredibilmente bello. Volevo presentarmi ma
qualcosa mi
fece fermare. Poi quando finì lui scattò via
velocemente. Allora decisi di
avviarmi alla mensa. Quando arrivai lì vidi Ash ad
aspettarmi fuori. Insieme ci
dirigemmo ad un tavolo vuoto anche se mentre stavamo camminando, Eric
ci chiese
se volevamo sederci con lui. Noi rifiutammo e ce ne andammo per conto
nostro.
Poi entrambe ci rendemmo conto di aver preso solo qualcosa da bere.
“Non hai fame?” mi
chiese puntando la limonata.
“No, tu?” dissi
indicando la coca cola.
“Per niente” poi
entrambe ridemmo, ma non come nella foresta, non volevamo che tutti si
girassero. Poi mi accorsi che in fondo, ad un tavolo c’era
seduto il mio angelo
con quello che Ash aveva notato. Gli rivolsi uno sguardo e lui fece lo
stesso.
Poi ripensai a quello che aveva fatto e, innervosita, guardai altrove.
Mi era passata persino la voglia di
bere. Ma che avevo
potuto fargli che lo aveva turbato così tanto?
Guardai Ash e senza pensarci le feci
una domanda insolita.
“Per caso puzzo?”
Lei alla mia domanda si mise a
ridere. Una di quelle risate
vere, pulite. Risate che oramai io non riuscivo più a fare
da quel giorno.
Ero
impaziente. Avevo
fatto tutto. Era un normalissimo sabato, uno come tutti gli altri. Ma
dovevo
vedere lui, e questo lo rendeva speciale. Ogni volta che lo vedevo il
mio cuore
batteva all’impazzita. Speravo fosse una cosa buona, o che al
massimo mi
sarebbe venuto una qualche malattia al cuore. Ero scesa giù
mezz’ora prima ad
aspettarlo e, senza calcolare quella, aveva fatto un’altra
mezza di ritardo.
Dopo molto vidi arrivare quel motore. Anche oggi era impeccabile, era
perfetto.
Sapevo che poteva sembrare isolito, ma a me la perfezione piaceva,
proprio
perchè non lo ero io. Lui si tolse il casco e scese dal
motore.
Si
avvicinò a me e
mettendomi una mano dietro la testa la avvicinò alla sua.
“Stasera ho una
sorpresa per te”
A quella
cosa non so
com’è mi venne il sorriso. Speravo in non so che
cosa.
Mi fece
salire sul suo
motore e alla vicinanza con lui ripartì la malattia. Il
motore partì.
Per un
attimo non feci
caso alla strada, alla fine, quello che mi importava era stare con lui.
Poi mi
accorsi che ci
eravamo fermati davanti ad una schiera di ville.
Lui scese
dal motore e
mi fece segno di togliermi il casco. Lo tolsi e glielo diedi.
Scendemmo
dal motore e
lui lo portò fino a vicino ad una villa. Scese nuovamente,
prese le chiavi
dalla tasca e aprì il cancello.
“Oggi non
usciamo?” chiesi curiosa.
“No, ci vediamo
un film!”
Disse senza
neanche
guardarmi. Mi sembrò che lo fece giusto per darmi una
risposta.
“Vieni”
disse entrando nel cortile.
Io entrai e
lui mi
disse di aspettare mentre metteva il motore nel garage.
Poi
tornò da me e ci
incamminammo fino alla porta. Giunti lì si mise a cercare
fra le tante chiavi
quella giusta, e per due motivi mi venne da fargli una domanda.
“Perchè
non suoni?”
Uno dei
motivi era per
non fargli perdere tempo a cercare fra le chiavi visto che volevo
passare più
tempo possibile con lui. Il secondo era per sapere se ci fosse qualcuno
in
casa.
Lui non mi
diede molte
spiegazioni, mi rispose con un “no” secco.
Poi
trovò la chiave ed
aprì.
Mise il suo
giubbotto
all’appendiabiti e un po mi sorpresi a vederlo vuoto. Poi mi
disse di dargli il
mio e appese anche il mio.
Prima di
continuare a
camminare vide che ero leggermente agitata e si girò.
Si
avvicinò al mio
collo e mi diede dei dolcissimi baci.
“Sta
calma” mi disse con un tono caldo come
non aveva mai detto. Già a quelle parole mi rassicurai.
Poi prese la
mia mano
fra le sue e si girò nuovamente.
Lo
seguì fino al
salone. Non c’era che dire, la sua casa era bellissima.
Si sedette
sul divano.
“Aspettami qui
ora vengo”
Quando
tornò aveva in
mano un paio di cose.
Vidi che
appoggiò un
dvd sul tavolino e poi si diresse da me con una digitale in mano.
“Fammi un
sorriso!”
Io lo feci e
sentì lo
scatto.
“Aspetta prendo
la mia!”
Girai la
testa di lato
visto che l’avevo appoggiata lì sul divano. Non
c’era.
Mi alzai e
mi diressi
da lui.
“Dammi la
borsa”
“No”
disse lui con quella voce profonda e
misteriosa che mi faceva impazzire. Poi scoppiò a ridere.
mise le sue braccia
intorno ai miei fianchi e mi tirò su e camminò
fino al divano. Io caddi stesa.
Lui senza appoggiarsi si avvicinò a me.
“No fino a
quando non mi dai un bacio”
E
così feci. Presi la
sua testa fra le mani e l’avvicinai alla mia. Le nostre
bocche erano attaccate
e potevo sentire il suo respiro. Sentì una sua mano scorrere
sulla mia schiena,
e mi fece venire i brividi, per questo mi staccai.
“La
borsa” dissi mettendogli la mano vuota
davanti.
“Era qui sul
divano, ma tu non te ne sei
accorta” disse per poi scoppiare a ridere. Una di quelle
risate che ti contagi,
e lo feci anche io. Forse non avevo un motivo, forse si. Sta di fatto
che in
quel momento sembrò per un attimo sparire tutto.
Presi la
borse e ne
uscì la macchina.
Ci facemmo
moltissime
foto, in tutte le posizioni possibili.
Alla fine
abbandonammo
l’idea del dvd e ci mettemmo sul divano. Lui seduto e io
appoggiata al suo
petto.
Sentivo il
suo cuore
battere. E per un attimo speravo che lo facesse per me, visto che lui
il mio se
l’era preso.
Ero sicura
che tra noi
sarebbe stato sempre tutto fantastico.
Erano le
ventitré
circa quando lui mi prese per mano e mi fece salire le scale.
“Quanto tempo
hai?”
Disse
aprendo la porta
della sua stanza.
“Mezz’ora”
dissi, anche se sapevo che
sarei dovuta partire a e un quarto da
casa sua.
“Ok”
Poi mi
portò vicino al
letto.
La serata
finì bene.
Non facemmo niente di che, ma non siamo stati nemmeno come 2 angioletti
che si
tengono per mano.
Il giorno
dopo ero
euforica di vederlo. Sentivo che sarei riuscita a toccare il cielo con
un dito.
E che fra noi sarebbero successe molte cose.
Mi
arrivò un
messaggio.
21 VILLA. TI
AMO
IVAN
Non mi aveva
mai detto
ti amo. Ora ero più che sicura che c’era
più di qualcosa.
Io mi
sbrigai e mi misi
d’accordo con Jenny di farci un giro prima che io sarei
uscita. Avevo molte
cose da raccontargli!
Ci
incontrammo alle 16
e ci andammo a prendere qualcosa di fresco.
Quando
davanti vidi
ferma Kary, un’antipatica, una ragazza che odiavo a morte.
“Ehi, guarda,
aspetta qualcuno! Chi se l’è
presa a quella”
Vidi un
motore
fermarsi davanti. Un motore famigliare, ma pensai, chissà
quanti ce ne sono
così!
Poi vidi il
ragazzo
scendere e togliersi il casco. Ora non c’erano più
dubbi. All’inizio rimasi
sbalordita a vederlo lì, e ci stavo male. Ma quando si
avvicinò a baciarla fui
presa dall’odio. Mi diressi verso di loro. Lui non mi vide,
ero dietro di lui,
ma sicuramente si sentì la spalla bagnata di coca cola e
sentì il rumore del
suo motore per terra. Quando si girò vide solo che io e
Jenny ce ne stavamo
andando, e si prese anche un gestaccio.
Notai che qualcuno era interessato a
quella risata. Il
ragazzo alto dell’ultimo tavolo girò il viso in
direzione di Ash. Poi
ripensando a tutta la mia storia scoppiai a ridere anche io. La sua
sì che era
una risata contagiosa. Ash era sempre stata una ragazza simpatica,
spontanea.
Da quando la conosco non aveva mai fatto male a nessuno, a parte ai
vampiri e
tutte le altre schifezze, e non penso che riuscirebbe a far male a
qualcuno.
Quando mi raccontò la sua storia rimasi a bocca aperta.
Eravamo in
spiaggia,
ma, essendo che era gennaio non pensavamo fosse il caso di fare il
bagno.
Non le avevo
mai
chiesto niente su di lei, ma quando lo feci non mi disse molto.
“Prima ero
diversa, diversissima. Quando i
miei erano vivi ero a Los Angeles. La mia era una vita che mi prendeva,
ogni
sera in disco o a qualche festa. C’era da divertirsi prima,
fino a quando non
mi misi con il ragazzo della mia migliore amica. All’inizio
pensavo fosse la
cosa giusta, pensavo mi amasse. Poi capì che voleva solo
usarmi, allora lo
lasciai, e proprio nel momento in cui stavo per far pace diventai una
cacciatrice. Dovei lasciar perdere la mia amica e il mondo dei ragazzi.
Rimasi
sola, ancora più sola quando morirono i miei e mi portarono
in orfanotrofio.
Avevo capito che in tutto quel tempo avevo solo fatto del male alle
persone,
per cui, anche se non mi andava, decisi di aiutare comunque le persone
continuando il progetto per cui ero stata scelta. Anche
perchè non mi restava
altro. L’unica cosa importante era la mia vita, non avevo
più niente, e cercavo
di difenderla come potevo”
Da quel momento capii che, anche se
nessuno lo sapeva, la
mia amica era una supereroina. Una di quelle che si vedono nei cartoni
animati
con tanto di scettro e divisa, solo che al posto dello scettro aveva il
paletto, ma per il resto erano uguali, a parte che quelle dei cartoni
non si
fanno mai male mentre Ash te la vedevi ogni giorno con un taglio
diverso.
Oramai gli aveva provati tutti!
Le nostre storie erano simili, cuore
spezzato e osso
spezzato, solo che l’osso si poteva guarire mentre non penso
che il mio cuore
si possa guarire.
Passai nuovamente lo sguardo sul
tavolo “dei misteri” (io e
Ash nel tempo della mensa dovevamo pur parlare di qualcosa, e avevamo
dato un
soprannome a quei 5 ragazzi da cui non avevamo sentito mezza parola,
avevamo
persino messo l’ipotesi che fossero muti, ma confermammo
quella che forse erano
semplicemente asociali, sembrava più umana!), vidi quello di
storia che mi
guardò. Ogni volta che incontravo i suoi occhi erano sempre
più arrabbiati. Ma
alla fine, che mi importava di lui?
Forse la pensava in modo diverso. O
forse era talmente
asociale da voler allontanare le persone con il solo sguardo. La cosa
sorprendente era che non si differenziava l’iride dalla
pupilla. Erano
spettacolari i suoi occhi.
Poi un suono mi fece tornare alla
realtà, quello della
campana. Io e Ash ci alzammo.
Riponemmo i vassoi al loro posto.
Subito dopo vidi quella
del tavolo dei misteri avvicinarsi, quella più bassina.
Speravo che venisse per
dire qualcosa, ma si avvicinò solo per spazzar via tutto il
contenuto del
vassoio.
Incredibile, nessuno del tavolo dei
misteri aveva toccato
cibo. Noi eravamo un caso
particolare,
ma forse loro volevano morire di anoressia.(un’altra nostra
ipotesi).
Ash diceva che quello che le era
andata a sbattere contro
era impossibile che morisse di essa, con tutti quei muscoli.
Ash depose il vassoio vuoto vicino
agli altri e si diresse
all’armadietto.
Prese tutti i libri e lo chiuse.
Quando si girò sentì una
montagna venirle addosso. Anche quella volta le caddero tutte le cose
per
terra.
Il ragazzo muscoloso, che per la
cronaca era la seconda
volta che le faceva raccogliere le cose quel giorno, si girò
nuovamente
fregandosene.
“Si vattene
maleducato” disse Ash a bassa voce.
Quando finì di parlare fra
sè il ragazzo tornò indietro e
prima che lo potesse fare lei alzò le cose dal pavimento.
“Scusa” le disse
porgendogli il resto delle cose.
Rimase incantata da quella voce.
Guardandolo si poteva
immaginare una voce cupa, invece era profonda, anche se comunque
misteriosa.
“Non preoccuparti”
“Ora sei convinta
che io non sia un maleducato?”
“L’avevo pensato”
poi si fermò un attimo a pensarci “ma
l’avevo detto a bassa voce, come hai
fatto a sentire?”
“Orecchio fino,
comunque forse avevi ragione, non mi sono ancora presentato, io sono
Emmett
Cullen”
“Ashley Sim” disse
porgendogli la mano.
Ma lui non fece altrettanto.
“Scusa ma ora ho
lezione, ci vediamo Ashley Sim”
“Certo” disse lei
sperando davvero in un prossimo incontro.
Lui si girò e
cominciò a camminare.
“Emmett” disse lei
un po più forte per farsi sentire. Lui si girò.
“La prossima volta se vuoi
incontrarmi non darmi
un’altra spallata”
“Lo
terrò presente. Cosa ti fa pensare che
voglio incontrarti ancora?”
“Intuito femminile,
non sbaglia mai”
E aveva ragione.
Finalmente quel pesante giorno di
scuola era finito, ora mi
aspettava il compito più importante di tutti, far partire
l’auto.
Poi ad un tratto mi ricordai dei
fogli da consegnare.
Appena vidi Ash glielo dissi e fra un
uffa e l’altro
consegnammo quello stupidissimo foglio.
Quando uscimmo dalla segreteria
c’erano ancora molte
macchine.
Vidi che i 5 del tavolo dei misteri
entrarono nella Volvo
grigio metallizzata, la più bella macchina lì.
Sinceramente non mi stupì
molto, erano tutti vestiti di
vestiti di chissà quale famosissimo stilista.
Per un attimo posai lo sguardo sulle
mie Converse un pò
consumate.
Ma alla fine fare la bella figura con
loro non mi
interessava, forse erano ricchi, anzi no, ricchissimi.
Ma comunque i soldi non gli avevano
comprato le amicizie
della scuola, o forse era semplicemente una decisione loro.
Io mi diressi alla mia macchina
seguita da Ash.
Entrammo e appena provai a farla
partire e non ci riuscì lei
mi guardò male, poi guardò di nuovo di fronte. Ma
non durò molto. Appena partì
la radio si rigirò verso di me, visto che “Cinque
Giorni” era partita, e mi
guardò più male di prima.
Io la guardai e feci spallucce e poi
continuai la mia
battaglia.
“Rox vs Smart. Chi
sarà il vincitore? Io scommetto cento dollari per la Smart”
Io la guardai e provai a farla
ripartire. Un forte rumore mi
fece capire che per quella volta avevo vinto io, ma la prossima sarebbe
stata
più dura.
“Evvai, Rox passa
alle semifinali!”
Anche questa volta la guardai, ma la
guardai male.
“sabato vado con
degli amici ad una specie di campeggio!”
“Io no, ho un
appuntamento galante”
“Non sarà mica con
quello del tavolo dei misteri?”
“Più o meno.
Immaginatelo solo più verde, viscido e con tante
corna!”
“Mmm” dissi facendo
finta di pensarci.
Ma alla fine ci pensai davvero. Non
credo che sarebbe
brutto. Quelli del tavolo dei misteri erano tutti così...
misteriosi, ed
incredibilmente belli ed affascinanti.
“Comunque ci ho
parlato”
“Con ch?”
“Con quello del
tavolo dei misteri”
“Perchè sai
parlare?”
Lei mi fece la linguaccia.
“Ho sonno”
“Dormi la notte al
posto di andartene in giro”
“non avrei sonno se
tu facessi aumentare di velocità questa scatoletta e
arrivassimo prima a casa.
E poi lo sai che non vado in giro”
“Insomma, qui
vampiri non ce ne sono, e i demoni non spariscono alla luce del sole.
Puoi
anche trovarli di mattina al posto di andarli ad uccidere la
notte”
“Hai ragione. Perchè
sai, ieri, quando sono andata a comprare il latte, ne ho trovato uno
nel
supermercato!”
“Sul serio?”
Anche questa volta mi
guardò male.
Solo dopo un po’ Ash si
accorse che mi ero fermata.
“Ora che è
successo?”
“Non so la strada”
“Bene. Ma non ti
ricordi proprio niente?”
“No”
“Bhe, sforzati”
“Perchè non cominci
a farlo tu?”
“Mica guido io”
“Mica ho io sonno”
Lei sbuffò e io cominciai
davvero a sforzarmi. Avevamo già
perso tempo alla segreteria, poi altro tempo per accendere
l’auto, e ora anche
questo!
Sinceramente la giornata sembrava non
finire più, anche se,
sapevo, che se non trovavamo la strada sarebbe finita anche la
giornata, ma noi
saremmo rimaste lì.
“Dai che magari c’è
anche qualcosa di buono!”
“A certo ottimista, illuminami”
Cercai di pensare a qualcosa di
sensato .In verità le cose
per non perdere la fiducia in quel momento erano davvero poche, o forse
non c’è
n’erano. Pensai alla più sensata.
“Bhe, domani mattina
non dovremo perderci di nuovo per venire a scuola. Basterà
che facciamo un
minuto di retromarcia”
“Senti, o fai
partire questa cosa e proviamo a tornare a casa o me ne vado a
piedi”
Notai che c’era
dell’irritazione nella sua voce.
Forse era davvero stanca, un po mi
fece pena. Ma non glielo
dissi altrimenti avrebbe cominciato a dire che era una sfigata ecc.
Misi in moto l’auto. Per
fortuna partì la prima volta, forse
anche lei non vedeva l’ora di tornare a casa.
“O no”
Feci ad un certo punto. Purtroppo
furono solo quelle le
parole che mi uscirono.
Se le dissi era per farle notare che
eravamo al punto di
partenza: la foresta.
“Io non entro”
“Perchè?”
“Oh no, lì dentro ci
sono le scimmie, e sinceramente oggi l’ho già
vista quindi..”
“Dai, tanto ci sono
io”
Cercò di dirlo in modo
convincente ma alla fine anche lei
capì di non esserci riuscita.
“Si vede come ci sei
stata stamattina.”
“Uffa, stamattina è
stata una situazione critica. Non sei stata mica tu a essere sbattuta
da una
parte e dall’altra ai sedili posteriori di una
macchina”
“Non è colpa mia se
non ti sai mantenere”
“Ah, quindi ora
sarei io che non mi sò mantenere...”
Non la feci finire di parlare.
“Senti, al posto di
litigare troviamo una soluzione. Se stamattina ce la siamo scampata a
diventare
cibo per scimmie non credo che saremo graziate anche ora.”
“Potremo sempre
andare avanti e...”
“Si fino a quando
non troviamo un burrone...”
“E io ci butto
dentro la tua macchina”
“E io ti butto con
lei”
Lei fece per un attimo fece
l’arrabbiata poi capì che non
era momento”
Allora io presi e accesi la radio.
“Bene, se non ci
volevamo sentire ora ci stiamo riuscendo.” Poi
sentì la canzone. “Stavo
scherzando. Con questa se ne scappano anche le scimmie”
“Allora sono davvero
delle scimmie!”
“Può darsi”
“Sono grosse e
pelose, questo è sicuro”
“E sono ripugnanti”
“E sono anche di
fronte a noi”
Lei alzò lo sguardo e
strabuzzò gli occhi.
“Ora sei convinta
che dobbiamo accendere l’auto?”
“No, aspetta. Non
vedi che non ci sta venendo addosso? Forse è buono”
“Sinceramente in
questo momento penso più alle certezze non ai
forse...”
Allora la grande bestia si
girò e sparì nella foresta.
“A me non sembrava
una scimmia”
“E neanche un
gorilla”
“Sarà una razza
speciale”
Io feci spallucce e accesi
l’auto.
Ci mettemmo sulla
mezz’oretta buona per attraversare la
foresta, ma alla fine arrivammo a casa.
“Domenica andiamo a
comprare un navigatore satellitare”
“Non penso si possa
montare alla tua auto”
Mi disse cercando di fare la
spiritosa.
Poi uscimmo dall’auto e ci
fermammo davanti alla porta.
“Ok, allora,
proviamo” mi disse dandomi un foglio.
Poi fece lo sguardo serio.
“Perchè avete
ritardato?”
E fece il vocione.
Io lessi quello che aveva scritto.
“Ci siamo
intrattenute per i compiti”
“Ed era momento?”
“Aspetta ma la risposta
a questa non l’hai scritta!”
“Ah no?”
Disse avvicinandosi al foglio. Io poi
lo accartocciai e lo
buttai.
“Passiamo alla
tattica B. abbiamo forato”
“E perchè non avete
chiamato?”
“Perchè il cellulare
nella foresta non prendeva”
“poteva succedervi
qualcosa di brutto! Siete delle incoscenti1 domani vi
accompagnerà papà a
scuola. E poi” disse senza il vocione “Figura di
merda! Io non uscirò mai con
il ragazzo del tavolo dei misteri e ci prenderanno per
sfigate”
“Si infatti non
va...” poi pensai un attimo “aspetta. Vuoi uscire
con quello?”
“L’ho detto? Pensavo
di averlo solo pensato. Comunque ora stiamo solo facendo più
tardi”
Disse e poi aprì la porta.
“Tutto quel tempo a
trovare delle scuse e poi...”
“Non ci sono”
Ci siamo date il 5 e poi siamo salite
in camera.
Io avevo optato per una bella doccia
e poi una passeggiata
fuori visto che c’era un sentiero.
Quando uscì dalla doccia
misi un pantaloncino giallo, le
ballerine marroni e un top dello stesso colore. Presi la mia borsa
preferita e
scesi le scale.
I nostri erano arrivati ma non
sapevano del ritardo.
“Ma sto uscendo”
Dissi chiudendo la porta.
Fuori. Aria aperta.
Cominciai a camminare per il sentiero.
Non faceva caldo, ma c’era
luce, per cui anche se poi
c’erano degli alberi non ebbi paura.
Continuai a camminare.
Cambiare città per me era
stato uno shock, avevo lasciato la
mia vita per aprirla a un altra. Era stata dura ma, almeno, avevo
chiuso con il
passato, anche se non al dolore.
Mi fermai sotto un albero emi rimisi
a pensare a lui,
l’unico grande amore che io abbia mai avuto.
Non lo facevo vedere, ma con lui,
avevo perso tutto, e ci
stavo malissimo. Ma alla fine, dovevo immaginarlo, come fidarsi di uno
come
lui?
Però i baci, le carezze,
le foto le chiacchiere... poi ci
ripensai.
Le foto. È da quel giorno
che non aprivo quel piccolo album
che mi portavo nella borsa.
La aprì, le
uscì e prendendo un accendino le bruciai e con
quelle, decisi di bruciare lui dal mio cuore, per darmi
un’altro motivo per
vivere.
Spazio Autrice
Un po' di
pietà... è la mia prima ff su Twilight... voi che
ne pensate? Recensite Please...
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