Standing on the Horizon

di Dart of Pleasure
(/viewuser.php?uid=539746)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 01_Nightmare ***
Capitolo 2: *** 02_Guarda che luna. ***



Capitolo 1
*** 01_Nightmare ***


Nightmare



Sapeva di trovarsi a Grimmauld Place, anche se l'edificio, le pareti, il mobilio, erano insoliti e quasi estranei.

Qualcosa guizzò ai margini del suo campo visivo ed estrasse la bacchetta, pronto a difendersi. Quando la riconobbe, abbassò la guardia.

Lo stuzzicava come sempre, tutta smorfie e sorrisetti impertinenti.

Si era abituato, ormai, a rispondere a queste provocazioni con sorrisi gentili, ma distaccati.

Stavolta, tuttavia, la frustrazione e il desiderio ribollivano più del solito, incontenibili.

Con uno scatto fulmineo, l'afferrò per le spalle e la costrinse contro il muro.

Prima di parlare, assaporò la sua espressione così sorpresa da sembrare spaventata:

-Cosa vuoi, Ninfadora?- chiese, sorridendo aggressivo.

La ragazza impallidì, senza pronunciar parola.

-Non vuoi più giocare?- sussurrò, ipnotizzato dal leggero tremito delle rosee, giovani labbra che si erano dischiuse dallo stupore.

Incapace di trattenersi oltre, incollò prepotentemente la propria bocca a quella della ragazza.

La stringeva con una rudezza che non aveva mai usato prima, godendo di sentirla cedevole e allo stesso tempo passionale.

La sua pelle era calda..sempre di più..troppo calda. Il luogo in cui si trovavano venne inondato da una luce argentea che rendeva l'aria rarefatta, bollente, e si voltò per scorgerne la fonte: la luna, bianca, immensa, stava per inghiottirli e lui, perdendo il controllo, azzannò Ninfadora.

-No!- mimò con le labbra, rizzandosi a sedere sul letto.

Madido di sudore, con gli occhi vitrei, Remus Lupin attendeva che il suo cuore rallentasse.

Premeva con forza i palmi delle mani sugli occhi, come se potesse, così facendo, cancellare il volto insanguinato della donna impresso nella sua mente.

-Non posso..Ninfadora..non posso..-gemette, affondando di nuovo tra i cuscini.

Pensando a quella donna che non poteva-non doveva- avere, per il di lei bene, sprofondò nuovamente nelle tenebre, una lacrima intrappolata tra le ciglia.


Nda_Dart of Pleasure.

Innanzitutto, a tutti voi che avete letto fino in fondo, salve anime buone! XD

Volevo chiarire due cose:

-Questa baby cacchetta che ho scritto è ambientata nel periodo in cui il quartier generale dell'Ordine era la casa di Sirius, Grimmauld Place.

Quindi verso la fine del V libro, diciamo.

-Nel sogno (la parte in corsivo) Lupin è passionale, sfacciato, un po' bruto, proprio perchè è un sogno, quindi il Super Io non gli rompe le balls e lui può sfogare il proprio desiderio.

Che dire? Spero che vi sia piaciuto!


Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 02_Guarda che luna. ***


Nda_Dart of Pleasure.

Salve gentili lettori! Volevo solo avvisarvi che questa song-fic è stata ispirata dalla canzone “Guarda che Luna” di Fred Buscaglione, è famosissima ma, che so, magari qualcuno non ce l'ha presente ed è curioso di ascoltarla u.u

Immaginate: Lupin, appassionato di jazz, che ha da poco baciato Tonks, girovaga dentro i confini di Hogwarts e pensa alla sua bella.

Che altro dirvi? Vi ringrazio dell'attenzione, buona (?) lettura!




Guarda che luna, guarda che mare...!


La luna crescente, con il suo fioco splendore, si rifletteva sulle sponde del Lago Nero. Remus Lupin, pur con i sensi all'erta, non poté far altro che dar sfogo al sospiro che, da ore, tratteneva in petto.


Da questa notte, senza te dovrò restare!

Se davvero l'amava- e, per Godric, l'amava- non poteva condannarla: legarla a sé avrebbe significato privarla di quel briciolo di serenità che, anche in tempi come quelli, avrebbe potuto avere; derubarla della famiglia sana che, in un non lontano futuro, avrebbe potuto costruire.


Folle d'amore, vorrei morire...mentre la luna, di lassù, mi sta a guardare.

Lei meritava qualcuno capace di spianarle la strada, un uomo giovane e sano...non un reietto ancor più vecchio dei suoi anni, a causa del quale l'avrebbero segnata a vita.

Immaginarla accanto all'ipotetico uomo perfetto non era, tuttavia, esattamente consolante ed il desiderio di affondare gli artigli- nella propria o altrui carne, non importava,- era sempre più prepotente.


Resta soltanto tutto il rimpianto,

perché ho peccato nel desiderarti tanto!

Oh, dormire e non sognare![1]

Da anni evocava la morte, il buio eterno e ristoratore; ma non avrebbe mai stroncato la propria esistenza con l'atto di estrema viltà*.

Voleva morire da vero Grifondoro, proteggendo i suoi cari, vendicando gli amici e donando un futuro ai posteri.

La consapevolezza che, lasciando questa Terra, nessuno lo avrebbe pianto, gli dava una soddisfazione da vero masochista. Rinunciando a lei avrebbe rinunciato all'ultima possibilità di avere una casa e, dopo tanto vagabondare, avere un luogo da chiamare casa era tutto ciò a cui aspirava.

Non sacrificherò una vita per puro egoismo. No, lei rinsavirà, guarirà da questa follia e...mi dimenticherà”, pensò, mentre il vento gelido gli penetrava le ossa. “Ed anche se dovesse continuare ad ostinarsi, non sacrificherò la sua vita al mio piacere...puro piacere...”


Ora son solo a ricordare e vorrei poterti dire

guarda che luna, che mare!

Puro piacere: come negare che le sue labbra, leggere ed innocenti, fungevano da miccia, pronte ad incendiargli il sangue nelle vene?

Desiderava vivamente non averle mai provate perché, anche in quel momento, mentre provava a salvarla da se stesso, non riusciva a non bramarle. Quel briciolo di egoismo, radicato in ogni essere umano, rivendicava il diritto di essere felice, di ghermirla dalla vita felice che meritava per introdurla nella sua miseria. Questo suo desiderio, secondo il suo parere, non faceva altro che sottolineare la sua natura mostruosa.

Remus Lupin, mago brillante e potente, non capiva che lasciarsi amare non è una colpa.




[1] La frase “Dormire e non sognare”, con cui s'intende la morte, è il titolo di un'opera della scrittrice Liala.


*Con “atto di estrema viltà” si intende il suicidio.


Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2606673