Slave

di Vaan_King
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** ~ Capitolo primo ~ ***
Capitolo 2: *** ~ Capitolo secondo ~ ***



Capitolo 1
*** ~ Capitolo primo ~ ***


“Scelgo lui”.
 
Non dimenticherò facilmente quella frase.
Due semplici parole che significavano, in realtà, molto.
L’unica cosa che ho dimenticato è stato il perché.
                                
Ero un uomo importante prima che diventassi uno schiavo.
Tutto il potere era nelle mie mani, nessuno avrebbe mai pensato di farmi decadere.
E invece una persona lo pensava.
Credevo che non l’avrebbe mai fatto, eravamo pur sempre amici, ci conoscevamo da anni oramai...
 
Tutto era successo più di un anno fa, quando i ribelli mi buttarono giù, nel vero senso della parola, dal trono.
I suoi occhi mi guardavano dall’alto del mio simbolo di potere mentre io guardavo per terra, i suoi scagnozzi mi tenevano inginocchiato al suo cospetto.
Il mio regno era nelle sue mani, lui che per anni ha lavorato per me…
Che disonore…
 
Fatto sta che adesso sono uno schiavo.
Precisamente il suo schiavo.
 
Dopo quella frase mi portò via.
Non lo riconobbi neanche.
Ci riuscì soltanto dopo che fui entrato nel castello dove risiedeva.
Era pur sempre il castello in cui ero cresciuto…
 
“Tu… Dannato bastardo…”, non lo guardai nemmeno in faccia.
“Mh? Vedo che te ne sei accorto.” Lui subito sorrise maliziosamente.
Cercai di tirarmi indietro ma per farlo finii per terra anche per colpa sua che mi stava strattonando.
“Alzati, o finirai per sporcare quel tuo bel kimono.”
Le gambe mi facevano male, non riuscivo ad alzarmi.
“Allora? Vuoi rimanere lì per sempre?” Mi prese per un braccio, ancora una volta strattonandomi.
Non riuscii a dirgli di no che mi ritrovai in piedi appoggiato a lui.
Mi stava guardando negli occhi.
Subito spostai lo sguardo per terra: “U-Un servo non dovrebbe mai guardare il proprio padrone negli occhi”.
Mi staccai, avevo ripreso il normale equilibrio.
Anche se riuscivo a camminare, lui continuava a strattonarmi.
Non avevo più forze per liberarmi che, infatti, riuscì a portarmi vicino delle scale dove mi fece cadere sul primo scalino.
Rimasi lì a testa bassa per tutto il tempo che era necessario per farlo arrivare al trono.
Alzai lo sguardo solo quando me l’ordinò.
Era seduto a gambe incrociate su quello che era il mio simbolo di potere.
Mi guardava sorridendo, anche se sembrava prendersi beffa di me: “Avvicinati”.
Non mi mossi.
“Avvicinati, su”.
Non me lo feci ripetere ancora che, gattonando su quegli scalini che prima salivo normalmente, andai vicino a lui.
A un gradino di distanza si alzò e si avvicinò.
Mise una sua sporca mano sotto il mio mento: “Vediamo cosa potrei…”
Non concluse la frase che mi mise al collo un collare.
Non reagii, iniziavo ad abituarmi a quei trattamenti…
Il mio collo era pieno dei segni di quell’oggetto.
“Non ti dimeni? Non provi a fuggire?” Chiese: “Ti manca forse il coraggio?”
Rimasi zitto.
Non dovevo rispondere a quelle provocazioni.
“Oh, vabbè.” Aggiunse ritornando a sedersi.
Posai gli occhi sull’ultimo scalino.
“Mh…” Stava… Stava pensando?
“Vieni più vicino.” Tirò una catena che, a mio malgrado, era collegata al collare che indossavo.
Finii per accasciarmi vicino a dove era seduto, vicino ai suoi piedi.
Il collo mi faceva male anche se il collare era un po’ largo.
Non voleva farmi del male?

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Capitolo 2
*** ~ Capitolo secondo ~ ***


Cosa voleva?
“Come ci si sente ad essere un lurido schiavo al cospetto dei potenti?” Mosse il piede portandolo sopra il mio fianco più vicino alla sua portata.
Io non risposi.
Continuai a guardare con la coda dell’occhio il suo piede chiedendomi cosa volesse fare.
 
A quel punto mi sentii tirato, di nuovo.
“Sei diventato taciturno, o sbaglio? Prima straparlavi… Oh, scusami. Quando eri qui, intendo.”
Mi tirava sempre più vicino, ancora e ancora.
Gli ero vicino, troppo.
 
Sentivo il collo pulsare, ma non mi dava poi così tanto fastidio… Guardavo da tutt’altra parte mordendomi il labbro inferiore cercando di non pensare al dolore al quale ci avevo fatto l’abitudine.
“N-Non ci stai riuscendo. Le tue provocazioni non mi fanno nulla.” Dissi con un filo di voce, non riuscivo a
parlare con quel collare.
 
“Davvero?” Il suo sarcasmo non mi piaceva, in più le mie labbra erano vicine alle sue…
Il mio sguardo era costantemente rivolto altrove.
Il mio cuore batteva forte…
In che diavolo di condizione mi trovavo?
Era… Era strana.
Una situazione davvero strana.
 
Fatto sta che alla fine mi ritrovai per terra.
Sì, ancora.
La schiena mi faceva male.
Mi aveva letteralmente spinto giù per le scale mentre la mia mente vagava.
 
Per il dolore gli occhi iniziarono a chiudersi…
 
Possiamo dire che svenni.

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