Righe scritte in minuscolo

di FinnAndTera
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #1 - Edmure/Roslin, Loras/Renly, Jaime/Cersei ***
Capitolo 2: *** #2 Loras/Renly Ultima preghiera ***
Capitolo 3: *** Edmure/Roslin, I matrimoni andavano così ***
Capitolo 4: *** #4 Sandor, Sansa, per un soldatino giocattolo ***
Capitolo 5: *** Una grande bellezza ***
Capitolo 6: *** Fratelli di sangue ***
Capitolo 7: *** Sono arrivati ***



Capitolo 1
*** #1 - Edmure/Roslin, Loras/Renly, Jaime/Cersei ***


 
Pelle
(Edmure/Roslin)
 
Roslin aveva la pelle più bianca che Edmure avesse mai visto; era liscia sotto il tocco, morbida sui fianchi stretti e le cosce serrate, bagnata sulle guance a contatto con le labbra. Edmure era ubriaco – e felice, più di quanto si sarebbe aspettato – e le lacrime salate di Roslin stonavano con tutto, con il vino, con la festa, con la musica alta in sottofondo.
«Non voglio farti del male» le disse, spostandosi un po’ di lato per lasciarla respirare. L’aveva intrappolata fra le sue braccia, ridendo, e forse l’aveva spaventata.
«Lo so». Fu lei a baciarlo davvero per prima. Edmure le giurò di nuovo che non le avrebbe mai e poi mai fatto del male e, mentre gli accarezzava il profilo con la punta delle dita, lei sembrò convincersi: si fidò di lui, chiuse gli occhi e si illuse di poter essere per sempre una Tully.
 
 
Tradimento
(Loras/Renly)

Guardare il bel viso di Margaery in quel modo faceva parte del gioco del trono e Renly lo sapeva fin troppo bene. Accarezzarle le mani e spostarle i capelli di lato, era così che un vero re dimostrava di amare la sua bellissima regina. Sorriderle come se tutto andasse bene, come se al mondo non ci fosse nient’altro che lei, coi suoi occhi, le sue labbra, la sua voce. Eppure ogni volta Renly si sentiva un traditore: quelle carezze non gli venivano naturali e il senso di colpa gli attanagliava stretto il cuore.
Ma un re ama la sua regina, non il suo cavaliere; quando si ritrovava fra le braccia di Loras, Renly si chiedeva quale fosse il vero tradimento.
 
 
Differenza
(Jaime/Cersei)

 
 Crescere insieme non era così semplice, apparire diversi davanti alle persone non piaceva a nessuno dei due. “Jaime è maschio e tu sei femmina”, gli ripetevano tutti, dal lord loro padre alla septa che li istruiva, e Cersei chiedeva sempre quale fosse la differenza. “Jaime ed io siamo uguali”, dichiarava convinta, e quando si prendevano per mano nessuno di quei tutti aveva il coraggio di contraddire la sua convinzione – che, in fondo, non era neanche tanto sbagliata. Tuttavia Jaime impugnava una spada e cavalcava il suo destriero e Cersei, vedendolo così, capì dove stesse la differenza. Crescere insieme non era così semplice e alla fine apparire diversi davanti alle persone fu l’unico modo per continuare ad essere loro.  



Note d'autrice: sentivo il patologico bisogno di iniziare una raccolta, qualsiasi raccolta, e poi all'improvviso nel quaderno di filosofia ho trovato due di queste e mi sono sentita felice, più felice di un sim con la barra del bisogno "scrivere una raccolta su GoT" completamente verde, insomma ero impossessata da un sacco di gioia. Ovviamente queste chiacchiere sono completamente inutili, però sembrava brutto iniziare una raccolta senza sparare qualche cretinata, quindi ne approfitto per sprizzare tutta la mia gioia repressa e per mandare un po' d'amore random a Roslin e a Edmure, visto che nessuno li pensa mai, povera, piccola e delicata OTP. 

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Capitolo 2
*** #2 Loras/Renly Ultima preghiera ***



Note d'autrice: fanfic partecipante alla settima edizione del p0rnfest (link al post) - sia lodato il Natale e i prompt che porta - con il prompt "Ultima preghiera". Sì, i titoli sono il mio forte.


Ultima preghiera



Pregarono il Guerriero affinché gli desse la forza.
Le mani del re erano calde, forti e troppo pulite mentre accarezzavano il viso sfregiato di Loras e il suo corpo ancora velato di adolescenza. La ferita inflittagli dalla Vergine di Tarth gli bruciava continuamente, ma Renly cercava di alleviarne il dolore baciandolo sull’addome, sui fianchi e ancora più giù. Le cosce di Loras erano ciò che di più delicato potesse esistere al mondo e Renly si fermava a morderle, ad assaggiarle, senza dar peso ai sospiri di impazienza dell’altro.
Loras pregò il Guerriero perché di forza gliene rimaneva ormai ben poca, ma quel punto sentì finalmente la barba di Renly sfregargli l’inguine e graffiarlo senza volerlo. Il Guerriero lo ascoltava sempre – d’altronde lui era un valoroso cavaliere – e Loras percepì all’improvviso una tale forza nel petto da sentire di poter vincere da solo un numero infinito di guerre per il suo meraviglioso re.
«Dovresti pregare la Madre affinché ti doni un figlio da mia sorella» sospirò poi poco convinto, arrabbiato ed eccitato, poiché non ce la faceva a decidere a chi essere fedele, se alla corona o alla famiglia, soprattutto quando dal capo di Renly, che si trovava proprio fra le sue gambe, la corona la toglieva lui.
«Shh» soffiò Renly sul segno rosso lasciato dalla sua barba «abbiamo tempo anche per lei».
 
 
Pregarono per la Vecchia affinché gli desse saggezza.
«Dovresti compiere i tuoi doveri di re, altrimenti saranno in pochi a rispettarti quando ti darò il trono che ti spetta».
Renly accese una candela per ognuno dei Sette Dei sbuffando sonoramente alle parole di Loras.
«Potresti evitare l’argomento almeno per il tempo di una preghiera?» chiese poi tornando al suo letto. «Domani abbiamo una battaglia da combattere, avrò tempo dopo per pensare ai miei doveri coniugali».
Loras si accigliò ed evitò il bacio di Renly che sorrise nonostante il rifiuto.
«Devo pregare la Vergine stanotte?»
«Tu non capisci!» sbottò Loras senza più freni. Possibile che Renly davvero non capisse la situazione? Anche lui avrebbe voluto che non “pensasse i suoi doveri coniugali”, ma Renly era un re e Loras doveva tenere a freno il suo egoismo, quella gelosia che lo prendeva quando Margaery ballava fra le sue braccia e lo baciava timidamente, bella come una rosa. Era necessario, purtroppo.
«Neanche tu capisci, se è per questo,» gli rispose Renly prendendolo per i fianchi «domani, come ho già detto, combatterò contro mio fratello, sangue del mio sangue. Vorrei soltanto passare questa notte con l’uomo che amo senza sentirmi dare dell’incapace anche da lui».
Loras stavolta non evitò il bacio e, schiudendo le labbra, pregò la Vecchia affinché, prima o poi, desse la saggezza a quell’uomo che amava e che avrebbe sempre amato, che proteggeva e che avrebbe sempre protetto con tutto se stesso.
Renly si mosse più velocemente del solito, aprendogli le gambe senza alcuna delicatezza e entrandogli dentro lasciandolo per qualche attimo senza fiato.
«Non sei un incapace» disse Loras fra un assalto e l’altro e spostò i lunghi capelli di Renly dalla fronte sudata. Lo costrinse ad aprire gli occhi e a guardarlo, come per imprimergli quel concetto in testa, mentre Renly aumentava il ritmo delle spinte sempre più profonde.
Che Margaery continuasse a pregare la Vergine a Loras non importò più un bel niente.
 

Pregò lo Sconosciuto affinché lui avesse una guida.
Brienne la Bella era scomparsa insieme a Catelyn Tully e all’allegria del re. Loras piangeva mentre sguainava la spada e in preda al furore uccideva chiunque gli si avvicinasse e ostacolasse la sua miserabile ricerca. Quella donna aveva avuto la fortuna di indossare il mantello arcobaleno e di spiare il corpo nudo di Renly – il suo Renly, il suo Renly guardato da quell’orrore, il suo Renly ucciso da quella bestia – durante la vestizione, eppure non le era bastato.
«Devo ucciderla, devo ucciderla
Non ci sarebbero più stati i baci accanto al calore delle candele, i graffi rossi sulla pelle e i battibecchi che finivano sempre allo stesso modo, con Renly che lo girava e lo scopava per evitare argomenti fastidiosi che nessuno dei due voleva affrontare. Nessuna vittoria e nessun dovere coniugale, nessuna promessa da mantenere, nessuno da amare e da proteggere per tutta la vita.
Loras, da solo vicino al cadavere del re, pregò come il più disperato dei mendicanti lo Sconosciuto affinché Renly Baratheon trovasse pace fra la morte e l’ignoto.
 

L’ultima preghiera fu per il Padre affinché gli desse giustizia.
Loras vinse la battaglia contro quel fratello che avrebbe dovuto sconfiggere Renly – “Il fantasma, il fantasma di re Renly Baratheon!” -, ma Loras perse  definitivamente tutto il resto.
L’ultima preghiera fu per il Padre che lo ascoltò e gli diede giustizia; tuttavia la giustizia non servì a riportargli l’amore indietro e allora Loras non pregò proprio più nessuno.








 

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Capitolo 3
*** Edmure/Roslin, I matrimoni andavano così ***



Note d’autrice: flash scritta per una Drabble Night con tanto amore. Prompt “Dove ci si ubriaca, si fa qualcosa di stupido e lo si racconta con gioia”. 
 
 
I matrimoni andavano così
 

I matrimoni andavano così, litri e litri di vino giù per la gola e tanta stupida allegria nell’aria, così tanta che se ne poteva respirare ancora anche il giorno dopo, fino a quando gli sposi fingevano di essere innamorati insomma, o, nel loro caso, fin quando la guerra restava fuori le mura, cacciata via con la musica e la pancia finalmente piena.
Il matrimonio di Edmure, in particolare, non lo avrebbe mai dimenticato nessuno, ne era sicuro. La sua sposa era bella, la sua festa ben riuscita e sarebbe stato ricordato da tutti i Sette Regni un giorno, perché quel matrimonio aveva salvato il culo al futuro re e alla sua magnifica gente.
Completamente ubriaco, Edmure aveva cantato a squarciagola ogni singola ballata per poi cercare di imporsi un contegno quando aveva invitato sua moglie a danzare. Le aveva pestato più volte i piedi, aveva sbagliato molti passi e probabilmente puzzava anche tantissimo di alcool e sudore, ma Roslin non gli aveva detto niente, aveva solo sorriso.
La messa a letto era durata più del previsto – e ubriaco com’era era incredibile che anche lui fosse durato abbastanza -, e Edmure aveva la testa fra il collo e la spalla di Roslin quando vennero a prenderlo. Lei non sorrideva più.
Perché i matrimoni andavano così, litri e litri di vino giù per la gola e tanta stupida allegria nell’aria, così tanta che Edmure, quando Roslin lo abbracciò fra le catene, non ebbe la forza di abbandonare. Il suo matrimonio lo avrebbero ricordato tutti per motivi sbagliati, ma Edmure lo avrebbe raccontato con gioia a suo figlio, la sua più grande vittoria.
 





 

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Capitolo 4
*** #4 Sandor, Sansa, per un soldatino giocattolo ***



Prompt: giocattolo

Per un soldatino giocattolo

Per un soldatino giocattolo Sandor aveva perso mezza faccia. Era piccolo ed insignificante, un soldatino come tanti altri con cui suo fratello non giocava neanche più, però era il soldatino di Gregor e la sua faccia non era importante come qualcosa di suo. Sandor ricordava poco del momento in cui aveva sentito la carne bruciare – faceva malissimo, ma era svenuto presto dal dolore -, tuttavia ricordava perfettamente i momenti precedenti, quelli pieni di paura in cui stringeva il soldatino stretto, stretto fra le mani.
Il giorno dopo nessuno ne parlò più e un soldatino scomparve dal suo campo di battaglia.
 
Per un uccellino spaventato Sandor perse anche quell’altra mezza faccia che gli rimaneva. Era piccolo ed insignificante, un uccellino come tanti altri con cui il suo re giocava fin troppo, però era l’uccellino di Joffrey e la sua faccia, poco importante com’era, non avrebbe mai potuto liberarlo in nessun modo. Sandor ricordava poco del momento in cui aveva sentito la carne palpitare – era piacevole, ma aveva bevuto troppo vino ed era scappato presto dall’umiliazione -, tuttavia ricordava perfettamente i momenti precedenti, quelli pieni di paura in cui stringeva l’uccellino fra le braccia.
Il giorno dopo nessuno ne parlò più e un cavaliere senza più faccia scomparve dal suo campo di battaglia.








 

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Capitolo 5
*** Una grande bellezza ***


   
Una grande bellezza
 
 
«Zio Jaime, sarò mai bella come la lady mia madre?»
Myrcella aveva negli occhi pura e semplice adorazione mentre guardava sua madre o parlava di lei, un’adorazione che a Jaime sembrava fin troppo familiare. Era una bambina deliziosa a cui non si poteva fare a meno di sorridere quando la si incontrava nei corridoi della Fortezza Rossa e si fermava per chinare il capo in segno di rispetto, proprio come le aveva insegnato la Septa.
Non somigliava per niente a Cersei, se non nell’apparenza; i capelli erano inequivocabilmente biondi come i suoi, gli occhi dello stesso colore, la linea delle labbra praticamente identica, ma della bellezza della madre Myrcella non aveva niente. Erano diverse, quasi opposte, perché Cersei era indomabile, provocatrice – e lo era stata fin da ragazzina -, mentre Myrcella aveva qualcosa di dolce, amorevole, e quell’ammirazione negli occhi ne era la dimostrazione.
«Lo sarete, principessa Myrcella, forse anche di più» le rispose Jaime in poche parole – come aveva sempre fatto e doveva continuare a fare –, perché Myrcella sarebbe davvero diventata bellissima, forse anche più di sua madre – anche se mai come sua madre.
«Lo spero tanto». Myrcella restò in silenzio a pensare e dopo qualche minuto, quasi come se avesse trovato il coraggio, gli disse: «Né Joffrey né Tommen saranno mai belli quanto te, però».
Jaime sapeva come superare migliaia di uomini in battaglia, come cavalcare un destriero e resistere alle accuse di tutti, ma di come comportarsi con i suoi figli – in quei rari momenti in cui restavano soli – non ne aveva proprio idea. Non ebbe il tempo di dirle niente, perché Myrcella, ringraziandolo del suo tempo e della sua gentilezza, si ritirò nelle sue stanza accompagnata da un’ancella.
Jaime non l’avrebbe vista mentre partiva per Dorne con la consapevolezza di non poter rivedere sua madre per tanto tempo, ma la determinazione e la sicurezza avrebbero preso il posto di quell’adorazione che aveva riconosciuto negli occhi di sua figlia.
Myrcella sarebbe diventata presto bella come lui.



Note d'autrice: tipo che il prompt era "Jaime che ha una conversazione/momento paterno con uno dei suoi figli" ed io ho sentito subito il bisogno patologico di scrivere ciò. Grazie, Emme. <3 È anche colpa del mio headcanon secondo cui Myrcella è una mini-Jaime amorevole e cucciola, headcanon basato sul nulla, ma sssh. Un grazie anche alla mia Rana Roxar che ha betato questa piccolissima cosa, tanti procioni per lei. Ecco, basta, mi ritiro nel mio mare di studio. 




 

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Capitolo 6
*** Fratelli di sangue ***


 


Fratelli di sangue
(Oberyn/Elia)

 

Quando Elia cadeva sulla calda sabbia di Dorne, Oberyn le tendeva sempre la mano. Lui era lì per aiutarla a rialzarsi, sistemarle il vestito e asciugarle le lacrime, dicendole di non piangere davanti agli altri, ma solo davanti a lui.
Era sempre stato forte, Oberyn, il più veloce e il più irruento fra i suoi fratelli, il suo preferito, il suo guerriero. Giocava con lei anche quando era costretta a stare a letto, perché la febbre andava e veniva, invece Oberyn restava sempre.
“Non preoccuparti, vincerai”, le sussurrava mentre le accarezzava i lunghi capelli neri un po' sudati che profumavano di sole ed estate, un profumo molto simile a quello di lui – Oberyn però sapeva anche di sangue.
Il giorno in cui gli aveva detto che sarebbe diventata principessa – e regina –, Oberyn, le braccia incrociate al petto, le aveva chiesto cosa ci fosse di tanto speciale, cosa ci fosse di tanto bello nell'andare a vivere lontano da Dorne, nella capitale.
«Tu hai studiato alla Cittadella, hai girato per i Sette Regni e hai combattuto tante battaglie» gli aveva risposto, cercando in tutti i modi il suo sguardo, la sua approvazione. «Mi hai sempre amata e protetta, Oberyn, ed io ti ringrazio per questo. Ora è giunto il momento di lasciarmi combattere da sola».
“Mi lascerai mai andare via?” era la domanda nascosta fra le parole decise a cui Oberyn non volle mai rispondere apertamente.
Successe tutto troppo in fretta, ricorda, senza nessuna possibilità di rivincita e di perdono: Oberyn la lasciò andare ed Elia cadde a terra e pianse, mentre nell'aria si avvertiva solo la puzza di sangue.





 

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Capitolo 7
*** Sono arrivati ***



Sfidonzolata da Roxar che mi ha chiesto un "Jaime che strangola Cersei". What if...?, Crazy!Cersei, è solo colpa della Rana. u.u


Sono arrivati


L'aveva trovata lì, sola nella Sala del Trono, inginocchiata su qualcosa che da lontano non era riuscito a vedere. I Targaryen infine erano arrivati in groppa ai loro draghi, a capo dei loro infiniti eserciti. Tutto il Westeros li aveva visti come i liberatori, i sovrani di diritto, invocando il nome di Daenerys a gran voce e facendo risuonare l'acciaio delle spade.
«Sei arrivato».
Una voce sottile e pacata gli arrivò alle orecchie, la stessa voce che da sempre aveva condannato tutti, colpevoli e innocenti, ma senza quel suo tono tagliente, sensuale e crudele Jaime stentò persino a riconoscerla. Era rassegnata, non c'era più niente di Lannister in lei.
«Prima di loro».
A quel punto Jaime lo vide.
«Arriveranno anche loro» rispose Cersei, tornando poi ad accarezzare la testa bionda appoggiata sulle sue ginocchia. Tommen aveva un viso dolce anche da morto, pensò Jaime, un viso che forse la nuova regina avrebbe potuto risparmiare – e lei lo sapeva?
«Cersei...»
«Era la cosa giusta da fare. Io l'ho solo protetto». Gli sistemò i capelli un po' troppo lunghi dietro l'orecchio. «Ho fatto quello che tu non hai mai fatto».
«Ti sbagli: ho ucciso anche io un re».
Jaime allora si abbassò, abbracciando da dietro sua sorella. «Solo che il re che ho ammazzato io non era mio figlio».
La Cersei con cui era nato, che aveva amato, perso e mai rimpianto si risvegliò solo quando le sue mani scivolarono sul collo bianchissimo, ormai nessuna pietra a renderlo ancora più magnifico.
“Ti odio” furono le sue ultime parole.
“Ti amo” furono, invece, le parole che le volle bloccare in gola.








 

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