Can you feel my heart?

di tropicalum
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Welcome to my life ***
Capitolo 2: *** Do I wanna know? ***
Capitolo 3: *** How to be a heartbreaker ***



Capitolo 1
*** Welcome to my life ***


Ashton

Mi chiusi la porta alle spalle con un colpo secco, che risuonò leggermente nell’aria fredda e pungente di quella mattina di Novembre, il sole coperto da un manto di scure nubi, segno che più tardi avrebbe probabilmente piovuto.
Mi strinsi appena nella giacca, un brivido a percorrermi la schiena, mentre con aria annoiata osservavo altri ragazzi e ragazze della mia età dirigersi a scuola, la maggior parte con la stessa espressione apatica dipinta sul volto, altri con un finto sorriso di convenienza sulle labbra, altri ancora impegnati a fumare la prima sigaretta della giornata, di certo non l’ultima.
Scansai con una spallata uno dei soliti sfigati della scuola e, noncurante di nulla, svoltai diretto in uno dei vicoli vicini, accertandomi prima di non essere seguito da nessuno; sistemandomi con le mani intorpidite dal freddo il beanie indossato di fretta prima di partire, il quale lasciava fuoriuscire soltanto alcuni dei miei riccioli dorati, che ricadevano poi sulla fronte e lateralmente.
Mano a mano che mi addentravo nello stretto vicolo fin troppo familiari, quella poca luce mattutina si faceva sempre più flebile e fioca, mentre il tipico odore della droga cominciò ad invadere le mie narici, facendo curvare gli angoli della mia bocca in un sorriso rilassato ed allo stesso tempo impaziente e voglioso, quasi involontario.
Superai dopo pochi secondi il cassonetto sulla destra e proseguii dritto, scorgendo poi poco lontano la figura di due ragazzi, e dagli inconfondibili capelli bianchi con un ciuffo nero nel mezzo di uno dei due, potevo affermare con certezza che si trattasse di Michael.
Lo affiancai subito dopo, mostrando un piccolo ma sincero sorriso verso il ragazzo poco più alto di me, successivamente spostai lo sguardo sull’altra figura che riconobbi come Josh.
“Ehi Michael.” mormorai con la voce ancora leggermente roca, osservando il ragazzo voltarsi e la sua espressione cambiare, un piccolo ghigno si formò sulle sue labbra rosse e carnose, leggermente screpolate.
“Ashton” pronunciò lui con tono fermo, mentre con una mano diede un leggero colpetto al braccio di Josh, facendo così voltare anche lui verso di me.
“Sapevo saresti venuto.” aggiunse quest’ultimo alle parole di Michael, sollevando un angolo della bocca in quello che doveva essere un sorriso ma usci fuori come una smorfia.
“Non poteva andare a scuola senza la sua dose quotidiana.” Mormorò Michael mentre si affrettò a tirar fuori una bustina d’erba e qualche pasticca.
Deglutii a vuoto alla sua affermazione e non potei fare a meno di ammettere a me stesso che aveva ragione, ero ormai dipendente da quella roba, ne avevo il costante bisogno, era diventata l’unica distrazione e via d’uscita, l’unica cosa sicura sulla quale potevo contare, che mi avrebbe dato conforto e avrebbe affievolito tutti i pensieri, anche se per poco.
Presi la roba dalle mani fredde e ruvide di Michael, mettendo in fretta l’erba nello zaino ed ingerendo poi una pasticca, mettendo in tasca le altre, socchiudendo gli occhi al familiare sapore che si espandeva nella mia bocca facendomi sentire diverso, forse più me stesso, o forse nascondendo il vero me.
Diedi in fretta i soldi a Josh, ringraziando entrambi con un cenno del capo, prima di avviarmi fuori dal vicolo, socchiudendo gli occhi per la leggera luce, scostandomi qualche ciuffo dagli occhi ed inumidendomi le labbra secche e screpolate dal vento di Novembre.
Infilai le mani in tasca e come se nulla fosse accaduto, ripresi la strada verso la scuola, lo sguardo perso ed un lieve sorriso strafottente sulle labbra, perché è questo che facevo io: me ne fottevo.





Luke
 
*Buongiorno Rockhampton sono le 6.50 il sole non splende nel cielo e fa freddo, ma tranquilli abbiamo i Simple Plan a rallegrarci questa grigia giornata di Novembre con 'Welcome to my life' . State ascoltando RadioNational* Come tutte le mattine della mia monotona vita, la sveglia suonò ricordandomi che anche quel giorno dovevo andare a scuola, ricordandomi che dovevo vedere il mio fratellastro, ricordandomi che dovevo vedere persone che odiavo e fare finta di non importarmi di tutti i commenti che la gente faceva su di me mentre camminavo lungo il corridoio, anche se la maggior parte di essi erano fatti da mio 'fratello' anzi fratellastro, anzi un tizio con cui condivido la casa e che odio. Quando ebbi finito di ricordare a me stesso quanto odiassi Louis, si quella carogna si chiama così, mi alzai al letto e come tutte i giorni mi guardai intorno per abituarmi alla luce del sole, man mano che i secondi passavano misi a fuoco la mia camera: non è molto grande, piena di poster di band, vestiti piegati sulla scrivania da qualche giorno, la mia chitarra accanto al letto, l'unica cosa a cui tengo veramente in questa casa. Mi avvicinai all'armadio e tirai fuori il solito paio di skinny jeans neri scegliendo poi una delle mie solite maglie nere, abbinandola ad una camicia sul blu che mi aveva regalato Joe , presi un paio di Vans nere e me le infilai ai piedi, infine mi avvicinai allo specchio e mi passai una mano fra i capelli per sistemarmeli alla meglio, infine avanzai nella camera e aprii la porta, andando verso le scale per scendere e fare colazione, notando che come tutti i giorni la porta della camera di Louis era chiusa, è già tanto se si alza dal letto quella specie di ameba che vegeta dentro casa sua, si perché la casa è sua, io sono il suo fratellastro e per come la vede lui non sono 'degno' di chiamarla casa mia, o qualcosa del genere. Non che dia molta importanza a quello che dice è solo che ormai mi è entrata in testa quella frase. Prima che me ne potessi accorgere ero già in cucina e Johanna, la mia matrigna, era una delle donne più forti che avessi mai visto affrontava tutto con un sorriso e non ti faceva mai sentire di troppo, era la madre che non ho mai avuto.
"Buongiorno Lukey" ed eccolo quel suo sorriso che ti scaldava il cuore e che rendeva impossibile non ricambiare il sorriso.
"Buongiorno Joe" mi avvicinai a lei e le stampai un bacio sulla guancia, come ero solito fare da ormai chissà quanto tempo, poi mi avviai verso la mia sedia e mi sedetti vicino a Lottie che era intenta a sistemarsi i capelli mentre davanti a me avevo Daisy e Phoebe , mentre alla mia destra avevo Felicity che si stava avvicinando a me con un libro di matematica in mano, mentre mi rivolgeva uno sguardo da bambina innocente
"Luuuukey sai che ti voglio bene, vero?" alzai gli occhi al cielo fingendo di essere infastidito dalla sua richiesta "Che c'è questa volta Friz" lei si avvicinò a me saltellando e mi mise davanti il libro, indicandomi l'espressione che non riusciva a fare "E' impossibile non ci riesco" disse con voce drammatica, mi limitai a sospirare una risata mentre osservavo i numeri scritti sul foglio, facendo scorrere gli occhi sulle varie righe ed infine mi girai verso di lei "Hai sbagliato segno qua" indicai l'ultimo passaggio dell'espressione "Se non avessi sbagliato l'ultimo passaggio l'avresti fatta bene" allungai una mano e le scompigliai i capelli sorridendo a denti stretti, lei scoppiò a ridere e borbottò qualcosa fra se e se. Così appena fui libero dai miei impegni di fratello, presi il cartone del latte e ne versai un po’ nella tazza, facendo poi lo stesso con il caffè.
Adoro mangiare con le mie sorelle e Joe sono sempre sorridenti e adorano scherzare, quando ebbi finito di bere il mio caffè latte, mi alzai dalla sedia e mi diressi verso le scale e come quasi tutti i giorni incontrai Louis che andava in cucina, non si spostò nemmeno e mi diede una spallata che mi fece indietreggiare di poco e lui mi passò avanti, non rivolgendomi nemmeno uno sguardo, nemmeno una parola, nemmeno un mezzo sorriso, per lui era come se non esistessi, come se fossi invisibile, non che mi dispiacesse...ma è mio fratello e boh, che cazzo me ne frega di un deficiente come lui.
Così mi svegliai dal mio stato pensieroso e salii le scale andando verso il bagno per lavarmi i denti, appena ebbi finito andai in camera e presi lo zaino, per poi scendere le scale dirigendomi verso la porta per uscire, lì trovai le mie due sorelline minori imbronciate, e con le braccia serrate sul petto, mi fermai davanti a loro mi inginocchia e baciai entrambe sulla guancia.
"Ora posso passare nanette?" mi misi nuovamente in piedi avvicinandomi a loro maggiormente guardandole dall'alto verso il basso, loro mi guardarono per qualche secondo poi emisero un piccolo urletto e corsero, scoppia a ridere girandomi verso di loro per poi alzare la voce per farmi sentire "Io vado, a dopo." sentii Joe, Lottie e Frizzy rispondermi in coro "A dopo Lukey."
Uscii subito non aspettando che Louis mi rivolgesse parole.
Appena fui su il vialetto mi misi le cuffiette e feci partire la riproduzione casuale del mio iPod e mi diressi con le mani in tasca verso casa di Calum.
Calum era l'unica persona di cui mi fidavo veramente, eravamo amici da talmente tanto tempo che nemmeno me lo ricordo, lo adoro; abbiamo legato subito il primo giorno delle elementari e da allora non ci siamo più lasciati.
Come tutti i giorni lo vidi percorrere il vialetto di casa sua con i capelli scompigliati e i pantaloni della tuta abbassati sotto l'elastico dei boxer, mentre mi rivolgeva uno dei suoi soliti sorrisi.
"Ehi Lukey, hai studiato per chimica? Io non so un cazzo."
Scossi la testa e mi avvicinai a lui, dandogli un leggero pugno sulla spalla.
"Quando mai tu sai qualcosa." Cal si limitò a scrollare le spalle sospirando, per poi incamminarsi affianco a me e lui iniziò a parlare di quanto fosse troia la nostra professoressa di chimica.





 

Niall
 
Il suono improvviso della sveglia mi scacciò a forza lontano dal torpore del sonno. Continuò a infastidirmi a lungo, fino a che il “Niall muoviti a spegnere quella cazzo di sveglia!” che mio fratello mi rivolse “dolcemente” dall’altra parte della stanza, mi diede la forza per allungare il braccio per andare a spegnere quell’infernale aggeggio.
“Zay non urlare di prima mattina però.” mugolai, rintanandomi nuovamente sotto le coperte nel tentativo di ricavare altri minuti di sonno. Sentii un fruscio di coperte che si propagò nel silenzio della stanza, interrotto solo da i cinguetti degli uccelli come sottofondo. Volevo solo tornare a sonnecchiare un altro po’. Sperai con tutte le mie forze che Zayn non si stesse dirigendo verso di me.
“Ora non provare a tornare a dormire,  mi hai svegliato quindi ti sveglia anche tu.”
appunto, come non detto. sembrava che non potessi dormire oltre.
“Eddai..” riuscii solo a dire in protesta scocciato, prima che le coperte mi fossero strappate da sopra. Il freddo sottile della stanza in penombra mi si attaccò sulla pelle , facendomi rabbrividire appena. Sentii la risata fresca e cristallina di Zayn, arrochita dal sonno, riempire la stanza.
“E quelle? Ti rendono molto macho fratellino, decisamente!”
Socchiusi un occhio per capire che diamine stesse blaterando e vidi che aveva puntato lo sguardo sui miei boxer. Lo guardai aggrottando la fronte, sollevandomi a mal voglia con l’aiuto di una mano, non capendo minimamente cosa non andasse nelle mie mutande a paperelle. mi piacciono, quindi le indosso senza problemi.
“Cosa hanno che non va perché?” ribattei piccato , dandogli un pugnetto sulla spalla una volta rialzatomi.
“Oh ma niente… Solo che solo uguali a quelle che portavi quando eri così piccolo che, ancora ti facevi pulire il culo da mamma, Nialler.” rispose lui, continuando a ridacchiare aprì l’anta dell’armadio alla ricerca della sua maglietta preferita, nera ed abbastanza aderente, mentre io mi lasciai cadere contro la sedia girevole vicino alla finestra.
Mi beai della luce del sole che, filtrando dalle finestra, illuminava dolcemente la stanza con le pareti color crema ed accarezzava le due scrivanie disordinate, una mia e una di Zay, una affianco all’altra, e la pila di panni sporchi che si ergeva ai loro piedi.
Sorrisi, socchiudendo gli occhi e stirando le braccia, stropicciandomi gli occhi, ancora seduto su quella sedia, cercai di darmi una svegliata.
“Ti muovi?” fece con la voce un tantino alterata mio fratello ora davanti a me, ormai vestito di tutto punto nel suo look da cattivo ragazzo, con le braccia incrociate.
“Fratellino.. non rompere solo perché oggi puoi, per la prima volta, guidare la tua nuova moto!” cantilenai, fingendomi scocciato, quando a stento trattenevo un sorriso eccitato come quello che ora aveva lui. Lo vidi dondolare appena sul posto , per niente turbato ma con fare divertito, sapeva che mentivo. In fondo era evidente, inoltre lui mi conosceva meglio di chiunque altro. Poi mi rivolse un ghigno furbo, uno di quelli che sfoderava quando sapeva di ricevere una risposta affermativa, a qualunque cosa avrebbero detto. “Facciamo così…se ti muovi , ti accompagno, quindi muovi quel cazzo di culo.”
Non potei fare a meno di esultare e sorridere ampiamente come se mi avesse fatto un regalo.
Mi aveva assillato sul desiderio di voler una moto per mesi ed, alla fine, aveva coinvolto anche me. Lui, Louis ed io avevamo passato pomeriggi a sfogliare riviste di moto alla ricerca di quelle giuste. Ovviamente non aveva abbastanza soldi per comprarsi una moto nuova, ma dopo tante ricerche aveva trovato un BMW R 1200 usata. pronta per Settembre , ma alla fine era arrivata con un po’ di ritardo. “Niall” sentii urlare da sotto e quasi mi prese un colpo.
“Arrivo un attimo” dissi a voce alta per farmi sentire da lui mentre afferravo lo zaino sgualcito. Corsi giù per le scale cercando di non inciampare , infilai il mio giacchetto stile giocatore di baseball arrivando al piano terra. Afferrai velocemente un toast dal tavolo in cucina e svicolando un po’ impacciato , dai tentavi di mia madre di farmi mangiare ancora un altro po’ e dallo sguardo divertito di mio padre , corsi fuori di casa. Attraversai il vialetto di casa sorridendo mentre ispiravo forte l’aria calda di quella mattinata così frizzante. Mi sentivo bene con poco a quel tempo, ero felice.















Hola lettori,
Ecco il primo capitolo della nostra ff, siamo quattro ragazze con tanta voglia di scrivere quindi lasciate recensioni, commenti e cose varie.
Vi avverto che se continuerete a leggerla non ne potrete più fare a meno, odierete dei personaggi, poi li amerete e li odierete ancora.
Rimarrete con il fiato sospeso e le lacrime agli occhi.
Beh, buona lettura.

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Capitolo 2
*** Do I wanna know? ***


Michael


Sono le otto di mattina e ovviamente sono in ritardo per la scuola, arrivo ogni giorno in ritardo. Prima di uscire di casa prendo una canotta nera semplice, infilandomi poi un paio di jeans stretti neri.
Mi dirigo così verso il bagno cercando di evitare lo specchio, odio me stesso e la mia cazzo di faccia, quindi mi sistemo i capelli in modo affrettato dirigendomi subito verso la porta di casa. Il telefono vibra dentro la tasca posteriore del mio zaino e compare inevitabilmente un piccolo sorriso sul mio volto.
Giro il busto per riuscire a prendere il telefono e leggo il messaggio:

-Piccolo ci vediamo al bar vicino casa mia?
cal xoxo

Il sorriso non vuole accennare ad andarsene ma va bene così perché lui è l’unico che riesce a farmi sorridere così, in ogni occasione Calum c’è sempre stato.
Mi avvio verso il bar e senza rispondere,poso il telefono in tasca schioccando la lingua sul palato. Il bar non è molto distante perciò velocizzo il passo per raggiungerlo e in poco tempo mi ritrovo davanti ad esso. Un ragazzo è seduto vicino al bancone con uno sguardo assorto dal telefono mentre è intento a bere un drink senza spostare lo sguardo…Calum.
Riconoscerei ovunque quello sguardo.
Mi avvicino piano a lui, avvolgendogli il busto con le braccia in modo tale da far combaciare il mio petto con la sua schiena e infine avvicino il viso al suo orecchio per poi iniziare a parlare con una voce roca:
“Giorno piccolo”
“Cristo Mich,mi hai fatto prendere un infarto.” risponde lui sobbalzando dalla sedia appoggiando il telefono sul bancone mentre volta il viso verso il mio, prendendolo tra le mani lasciandomi un leggero bacio sulle labbra.
Ogni volta che ci baciamo per me è come la prima volta.
“Scusa” dico solamente, mormorando sulle sue labbra alzando di poco lo sguardo per incontrare i suoi occhi talmente neri da perdersi dentro.
“Ti perdono ma solo perché ti amo.” ribatte lui, tirandomi infine il labbro inferiore con i denti.
Io lo lascio fare arrossendo al suo gesto.
Si lo amo con tutto  me stesso e non sarei nulla senza di lui.
Delle persone entrano nel locale e lui si stacca velocemente schiarendosi la voce tornando a giocare con il proprio telefono, non vuole far sapere che stiamo insieme.
Non che si vergogni di me, ma ha paura per lui.
A me non fregerebbe un cazzo ,tanto sono già lo stronzo spacciatore della scuola quindi non importa, ma non voglio che gli venga fatto del male, capisco le sue decisioni solo che ogni tanto...fa male.
“Allora Michael andiamo in classe?” la voce di Calum mi risveglia dai miei stessi pensieri e io annuisco solamente prendendo poi il mio zaino a terra e avviandomi verso l’uscita senza aspettarlo.
Oh già dimenticavo, sono bipolare.
E non odio nessuno quanto me stesso.
Sento dei passi seguirmi lentamente, e alla fine arriviamo a scuola.
Calum va verso Luke salutandomi con un semplice cenno del volto, mentre io vado verso l’entrata della scuola sedendomi a terra mentre cerco dalla tasca una sigaretta, portandomela alle labbra e accendendola cercando di scacciare ogni pensiero orribile dalla mia mente. Finita la sigaretta, ovviamente , prendo dalla tasca una piccola pasticca ovale bianca dalla tasca, la posiziono sulla mia lingua ingoiandola velocemente e tutto sembra più leggero e semplice.
Entro a scuola a testa alta , facendo un mezzo sorriso guardando i nuovi arrivati, dio quanto li odio.
Arrivo poi in classe e mi posiziono al mio solito posto, vicino ad una ragazza, che devo dire con me è molto dolce, ma a me non interessa.
Luke e Calum sono seduti vicini  e tutti gli altri hanno preso il loro posto.
L’unica cosa che vorrei fare in questo momento è una cazzo di pasticca o tornarmene sotto le coperte e non parlare con nessuno.
Cosa che tanto farò lo stesso.






Zayn

Entrai in classe sistemandomi il ciuffo di capelli passandoci una mano in mezzo, adoro andare in moto senza casco: il vento fra i capelli, il freddo pungente sulla pelle. Sono sempre un stato un ragazzo a cui piacciono le emozioni forti. Fino ad ora non ho mai detto di no ad una rissa, ad una vodka in più, ad uno spinello in più, amo esagerare e soprattutto amo essere il migliore. A scuola sono fra i più popolari, ho le ragazze ai miei piedi ed anche i ragazzi; mentre cammino fra i corridoi della scuola vedo le ragazze girarsi a guardarmi e lanciarmi occhiate desiderose, i ragazzi sfigati che mi capita di picchiare a volte, cambiare strada. Non sono mai stato un tipo che riflette troppo, se una cosa mi sembra giusta la faccio senza troppi ripensamenti, e questo a volte mi porta a fare cose che gli adulti ritengono sbagliate.
Ovviamente non faccio tutto questo da solo, accanto a me ho Louis: ci conosciamo da quando siamo nati, abbiamo fatto tutto insieme, la prima sigaretta, la prima birra, la prima canna. Siamo migliori amici da talmente troppo tempo che nemmeno lo ricordo, passiamo la maggior parte del tempo insieme, è come se ci completassimo a vicenda, dove va un va l'altro.
Mi accorsi di Ashley Evans, alta, bionda, la solita barbie insomma, solo quando mi si piazzò davanti e mi disse "Grazie per ieri, ora mi sento molto meglio" mi girai verso di lei e le feci l'occhiolino senza proferire parola, lei si sedette sul mio banco sporgendosi verso di me e mi stampò un bacio sulla guancia seguito dalle risatine delle sue amiche.
"Sono contento di averti aiutata, e se anche voi avete bisogno di aiuto, basta chiamarmi." dissi rivolgendomi alle due ragazze dietro di Ashley di cui non sapevo il nome.
Dopo qualche minuto entrò Lou e mi salvò da tutto quell'odore di lucidalabbra e profumo alla rosa. Lo salutai con un gesto del capo rivolgendogli un sorriso, lui si avvicinò a me ricambiando il sorriso, quando lo vidi poco dietro il mio migliore amico: occhi arrossati, vestito da straccione, capelli scompigliati, non poteva che essere Ashton Irwin. Se io e Louis eravamo famosi per essere popolari a scuola, lui lo era per essere la persona più fatta della città ed era sempre seguito dal suo cagnolino apatico Harry. Li odiavo, li odiavo con tutto me stesso, avrei voluto spaccargli quella faccia chissà quante volte. Odiavo Ashton per un solo semplice motivo, aveva fatto soffrire mio fratello e nessuno può farmi questo, non ho nessun punto debole escluso Niall e lui ha proprio colpito quello.
Niall non mi ha mai detto niente di preciso di quello che è successo fra loro, ma a me è bastato sapere che lo ha fatto soffrire per guadagnarsi il mio odio.
Ashton mi rivolse uno dei suoi soliti finti sorrisi ed io lo ricambiai con la mia solita occhiataccia, quel saluto era una specie di abitudine fra me e Ashton, l'unico tipo di interazione fra me e lui che volevo per quel momento, non sapendo che più avanti saremo andati oltre.


Louis
 
Non feci in tempo ad entrare nel vecchio e ormai distrutto edificio vicino casa mia, che ancora alcuni osavano definire scuola, che il tipico caos mattutino mi travolse in pieno.
Mi guardai in giro continuando a camminare, alcune ragazze già intorno a me cercavano di attirare la mia attenzione, di essere notate, di ricevere anche solo un sorriso, cosa che non capitava mai.
Non perché volessi fare lo stronzo con loro, ma per il semplice fatto che mi piacevano i ragazzi, anche se quasi nessuno ancora lo sapeva, soltanto il mio migliore amico Zayn del quale mi fidavo ciecamente.
Se qualcuno l’avesse scoperto, probabilmente nel giro di qualche minuto l’intera scuola l’avrebbe saputo ed avrei perso tutta la mia popolarità e quelli che definivo ‘amici’, cosa che non poteva succedere; nemmeno la mia famiglia lo sapeva..in fondo non ero ancora pronto per un eventuale coming out.
Mi riscossi dai miei pensieri quando una ragazza mi si parò davanti, un sorriso malizioso stampato sulle carnose labbra, ricoperte da un’eccessiva quantità di lucidalabbra, e gli occhi verdi puntati nei miei. Indossava un paio di short nonostante l’aria pungente di Novembre,  che mostravano le sue snelle e pallide gambe. La superai cacciando un piccolo sbuffo, sul mio viso si dipinse un’espressione scocciata dal suo comportamento, mentre ripresi la strada verso la prima classe di quella che sarebbe stata una lunga mattinata.
Entrai qualche minuto dopo nell’aula di chimica, cercando subito Zayn con lo sguardo, azione quasi del tutto inutile dato che non si poteva non notare, con tutte le ragazze che gli ronzavano intorno. Mi avvicinai a lui con passo svelto, scostandone alcune di esse con arroganza per farmi spazio, lasciando successivamente scivolare lo zaino a terra, prendendo infine posto accanto al bellissimo ragazzo moro dalla pelle olivastra che mi saluta con un cenno del viso, un piccolo sorriso accennato sulle sue labbra.
Mormorai un ‘buongiorno’, mentre il gruppetto di ragazze si dileguò in fretta per la classe.
Girai quindi il viso verso Zayn e fu allora che notai che il suo sguardo era stato catturato da qualcosa, o meglio qualcuno, appena entrato in classe. Seguii la direzione alla quale la sua occhiataccia era rivolta e solo allora capii.
Sospirai flebilmente scuotendo piano la testa, osservando la figura di Ashton comparire nell’aula, gli occhi arrossati come al solito, segno che già di prima mattina non era del tutto lucido, i capelli scompigliati e un sorrisetto bastardo sulle labbra, lo sguardo rivolto verso me e Zayn.
Potevo sentire la mascella contratta di quest’ultimo, i muscoli tesi e l’occhiata carica di odio verso l’altro ragazzo, gli angoli delle bocca leggermente piegati verso il basso ad esprimere ribrezzo.
“Quand’è che ti lascerai quella storia alle spalle?” mormorai, con tono abbastanza seccato dal suo comportamento. Non faceva che continuare a scaricare odio su Ashton nonostante fossero ormai passati mesi; non che mi importasse qualcosa di quest’ultimo, ma non accorgendosi però che così si stava anche allontanando da me.
Storsi le labbra a quel pensiero e lo rimossi a forza dalla mia testa, quando il mio sguardo fu catturato da quello di un paio di occhi verde smeraldo, risaltati dagli scuri ricci che vi ricadevano intorno sbarazzini.
Harry fece la sua comparsa nell’aula subito dopo, disinvolto e consapevole di essere osservato ma non curante di ciò, con Ashton al suo fianco.
Aveva lo sguardo annoiato ed indifferente, che non sostava su un punto per più di qualche secondo, la corporatura slanciata e snella, allo stesso tempo muscolosa e possente, mi aveva sempre attratto fin dal primo anno, così come i suoi occhi.
In effetti, soprattutto ultimamente, passavo fin troppo tempo a fantasticare sul suo sorriso, per quelle poche e rare volte in cui appariva sul suo viso in pubblico. Aveva delle fossette ai lati della bocca che trovavo davvero particolari e che non facevano altro che aumentare la mia voglia di toccare la sua candida pelle chiara.
Sobbalzai leggermente al suono della campanella che mi tirò fuori dai miei pensieri su quel ragazzo riccio, che ora mi aveva rivolto una fugace occhiata che causò un istintivo seppur piccolo sorriso sulle mie labbra, proprio prima dell’ingresso della professoressa in classe.




Ciao lettori e lettrici,
nel nostro primo capitolo abbiamo ottenuto 182 visualizzazioni in un giorno..
1 8 2!
E 6 recensioni!
Stiamo sclerando tutte e quattro, vi adoriamo tutti, uno ad uno.
Così oggi postiamo il secondo capitolo, sono ancora presentazioni lo sappiamo, ma già nel prossimo capitolo inizierà la storia vera e propria (mh mh mh).
Quindi state pronte e pronti a incasinarvi il cervello con tresche amorose, risse, amori e altro……

 
Buona lettura ;)
-Giuls, Gin, Giu, Anna

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Capitolo 3
*** How to be a heartbreaker ***


Luke

 

Ero l'ultimo rimasto dentro lo spogliatoio, non mi piaceva mostrare il mio corpo agli altri soprattutto davanti a dei pompati che fanno basket e si danno pacche sul culo. Così entrai per ultimo, andai verso la panca in fondo e mi sfilai i pantaloni corti, infilandomi i miei soliti skinny jeans neri, poi mi tolsi la maglietta e lo vidi.
Poggiato contro un armadietto, i capelli scompigliati, il solito sorriso sghembo sulle labbra e i suoi inconfondibili occhi arrossati, Ashton. Stava fissando qualcuno, anzi stava fissando me; così mi girai subito dall'altra parte cercando la maglietta, che avevo nell'armadietto, proprio quello dove era appoggiato Ashton. Presi tutto il coraggio che avevo e mi piazzai davanti a lui “Devo prendere la mia meglietta, spostati” dissi con tono freddo e leggermente irritato, lui alzò le mani e si spostò senza dire una parola, quel sorrisetto ancora stampato sulle labbra. Lo guardai per un attimo sorpreso, poi aprii il mio armadietto e presi la maglietta quando sentii due braccia stringermi il bacino, arrossii immediatamente, mi morsi il labbro inferiore, non riuscivo a muovermi, lo sentii ridere.
“Lasciami Irwin” dissi con voce non troppo convinta e lui anziché lasciare la presa, mi strinse più forte, avvicinò il viso al mio orecchio e sussurrò con voce roca “Ma come? mi sto iniziando a divertire proprio adesso.”
Ashton Irwin non mi aveva mai rivolto la parola per tutto l'anno, proprio oggi doveva farlo? Proprio in questo momento?
La cosa strana fu che trovai la sua voce irresistibile, la trovai bellissima, come quando ascolti la tua canzone preferita alla radio. Venni svegliato dai miei pensieri quando le sue labbra si posarono sul mio collo, sgranai gli occhi e schiusi la bocca. 
“L-lasciami Ashton, devo andare a casa.”
Ovviamente non si fermò, ma anzi inziò a lasciarmi una scia di baci umidi partendo dal collo, lungo l'incavo di esso fino alla mascella; ed il bello è che non mi spostai, non feci niente per fermalo, non gli dissi nulla, lo lasciai fare e mi piacque anche.
No, tutti tranne lui, tutti tranne Ashton Irwin.. non so dove trovai la forza, ma mi staccai da lui di colpo, le guance in fiamme ed il battito del cuore irregolare.
Presi di fretta la maglietta e me la infilai con la stessa fretta, chiusi poi l'anta con forza, girandomi infine per andarmene, lui mi afferrò per una spalla e mi sbattè contro l'armadietto guardandomi dritto negli occhi.
“Suvvia verginello, se per una volta lì sotto succede qualcosa non è mica un peccato.” scoppiò a ridere e mi lasciò andare, non esitai a prendere la mia borsa e dirigermi verso l'uscita con una certa fretta diretto verso casa, pensando costantemente ad Ashton.

 

“Allora a dopo Luke” disse Joahnna rivolgendomi uno dei suoi soliti sorrisi mentre mi incamminavo lungo il vialetto verso la Anne Marie, un'amica di mia madre, alla quale avrei dovuto fare da babysitter al figlio minore Harry.
Ho bisogno di soldi per andarmene da questo posto, ho bisogno di soldi per andare a vivere a Londra, per stare lontano da questo posto di merda.
Non che non mi piaccia stare con Joahnna e con le bambine, ma qui non riesco ad ambientarmi, se non fosse per Calum non avrei amici.
Sospirai fra me e me mentre camminavo lungo la strada, ma perché cazzo non avevo preso le cuffiette?
Mi misi ad osservare la fila di alberi che costeggiava il marciapiede, le macchine che sfrecciavano lungo la strada ed in men che non si dica arrivai davanti ad una villetta bifamiliare, circondata da una staccionata bianca e fiori, fiori dovunque: fuori dalle finestre, davanti alla porta, accanto al vialetto di casa. In un certo senso metteva felicità, tutti quei colori ben abbinati, la fontana al centro del giardino ben potato, sembrava una di quelle case che fanno vedere nei deplian.
Mi avvicinai alla porta e suonai, dopo qualche secondo mi aprì una donna bionda, maglia rosa, un paio di jeans e scarpe da tennis.
“Oh Luke, ben arrivato, scusa devo scappare o faccio tardi al lavoro, buona fortuna.” Rimasi fermo immobile e guardai la donna mentre si allontanava velocemente lungo il vialetto di casa e saliva in macchina, entrai appena vidi la macchina partire.
“Tu sei Luke vero?” disse una vocina accanto a me, sobbalzai appena e vidi un ragazzino biondo, di altezza media, due grossi occhi che mi fissavano.
“Si, sono io e tu sei..Harry, giusto?” lo guardai dall'alto ricambiando il suo sorriso.
“Si sono io.” disse mostrandomi un sorriso a trentadue denti, per poi afferrare un lembo di stoffa della mia felpa e tirsrmi verso la sala.
“Andiamo a giocare a FIFA, va bene Lukey.” 
Non era una domanda, perchè nel giro di due secondi mi trovai seduto sul divano con un joystick in mano a cercare di vincere contro un bambino delle elementari.

Dopo un po' sentii qualcuno scendere le scale, così girai il viso e lo vidi.

 

Harry


Uscii dalla classe infilandomi immediatamente le cuffiette alle orecchie, è strano come il solo ascoltare la musica i possa portare in un altra dimensione completamente diversa rispetto a questa.
Un riccio cadde sulla mia fronte e mi affrettai a toglierlo, tirando poi su il cappuccio della felpa.
“Hold on If you feel like letting go..” canticchiai tra me cercando il più possibile di entrare dentro quel mondo “nuovo”.
Girai per un attimo il volto per scrutare le persone, mi piaceva capire come sono fatte e vedere ogni singolo loro particolare.
Non feci in tempo a voltare nuovamente il viso che una macchina arrivò a pochi centimetri dalle mie gambe e, preso alla sprovvista, indietreggiai cadendo a terra, mentre appoggiai una mano sul cruscotto come per proteggermi.
Appena vidi la figura del guidatore scendere dall'auto non ci pensai due volte ed inizio a parlare con tono scorbutico.
“Stronzo non mi avevi visto? Che cazzo, tornatene a casa.”
Sbuffai cercando di ricompormi i vestiti, alzandomi.
Portai nuovamente lo sguardo sulla figura del ragazzo e notai che davanti a me non c'era uno qualunque ma Louis, Louis Tomlinson.
I suoi occhi cristallini si incastrarono con i miei, la sua espressione divenne un misto tra dispiacere e tristezza insieme.
“Scusami non volevo, non ti avevo visto.” Si avvicinò incerto a me storcendo leggermente le labbra, passando lo sguardo su di me e cercando di capire se mi fossi fatto male.
“Sto bene davvero, non importa.” Insistei io cercando di rassicurarlo, perdendomi nei suoi bellissimi e chiari occhi.
Cristo Harry, perché devi essere così?
“Uhm, mi dispiace ancora, comunque sono Louis.. posso offrirti qualcosa per cercare di rimediare?”
Si, lo so chi sei.
Tu non lo sai, ma sei la causa dei miei sorrisi ogni singolo giorno da 4 anni, ma tu ovviamente non mi hai mai notato.
“Sono Harry e si, a me va bene.”
Cercai di mantenere un tono calmo mentre annuii leggermente,tirando su da terra le cuffiette e il telefono caduto.
Lo vidi con la coda dell'occhio chinarsi per aiutarmi e per un secondo le nostre mani si sfiorarono, sentii le guance colorarsi di un leggero color porpora e voltai immediatamente il viso per non far vedere la mia debolezza.
Così iniziammo a camminare insieme, lasciando il mio sguardo vagare ed ascoltando attentamente le parole di Louis.
Scoprii in poco tempo che lo definiscono uno dei più belli della scuola (cosa che non mi stupisce), ama la fotografia ed ha paura delle api..ma la cosa che salta di più all'occhio è che Louis Tomlinson non smette un secondo di parlare.
“Vuoi una sigaretta?”
Cercai di finire il suo discorso mentre cacciai fuori dalla tasca due sigarette, accennando una lieve sorriso.
“Si, certo che si.”
Annuì lui riprendendo fiato, leggermente divertito ed in imbarazzo, mentre si inumidii le labbra secche causate dal troppo parlare.
Tentai di non farmi vedere osservando con la coda dell'occhio i suoi movimenti e il colorito roseo prese di nuovo posto sulle mie guance.
Gli porsi una sigaretta con l'accendino alzando di poco l'angolo delle labbra.
Lui si accese la sigaretta, buttando poi fuori il fumo dall'alto e non potei fare a meno di constatare ancora una volta quanto fosse bello.

 

Ashton

 

Chiusi l'acqua con un colpo secco, afferrando un asciugamano ed avvolgendomelo in vita, uscendo quindi dalla doccia qualche attimo dopo.
Ormai ero quasi del tutto lucido, mi girava solo un po' la testa e avevo un leggero mal di stomaco, ma quello era diventata la normalità per me, non ci facevo nemmeno più caso.
Mi passai una mano fra i capelli bagnati e gocciolanti, sperando di asciugarli un po', non avendo la minima voglia di dover usare il phon.
Sentii qualcuno entrare al piano di sotto, sicuramente la babysitter che doveva venire per guardare mio fratello, come mi aveva annunciato in precedenza mia madre, quindi non ci feci troppo caso e mi infilai un paio di boxer e i pantaloni della tuta.
Soffermai qualche secondo il mio sguardo allo specchio sulla mia figura riflessa, notando le occhiaie piuttosto pronunciate, la pelle emaciata e le labbra secche, i capelli scombinati, le guance un po' arrossate a causa dell'acqua calda e gli occhi, vuoti e spenti, tristi quasi.
Scossi leggermente la testa scacciando quelle osservazioni dalla mia mente, non mi importava come stavo, né dentro né fuori.
Scesi quindi le scale con una certa lentezza dato il giramento di testa, diretto verso la cucina per prendermi una birra.
Fui fermato però dalla risata di mio fratello e dalla voce di un altro ragazzo, così cambiai direzione e mi diressi in sala.
Il mio sguardo incontrò subito quello di Luke, seduto per terra vicino ad Harry mentre giocavano entrambi a qualche stupido gioco, e il suo cambiò in un attimo: sgranò gli occhi e sobbalzò appena, le sue labbra si schiusero lievemente, poi si ricompose, il tutto in pochi secondi.
Accennai una lieve risata alla sua reazione, stupito in realtà quanto lui nel ritrovarmelo davanti ma decisamente più bravo nel nasconderlo.
“Ci si rivede, verginello.” mi avvicinai a lui senza far sparire quel sorriso bastardo dalle mie labbra.
“Non chiamarmi così.” bofonchiò lui con voce leggermente tremolante, abbassando lo sguardo e riportandolo quindi sullo schermo di fronte a lui.
Non badai minimamente alla sua vana protesta e spostai lo sguardo su mio fratello, che guardò prima me poi Luke, infine di nuovo me.
“Tu vai di sopra, idiota.” ordinai ad Harry con tono fermo e scocciato, infastidito dalla sua presenza mentre facevo qualche altro passo nella stanza.
Non avevo un bel rapporto con mio fratello, lo ignoravo quasi sempre e quelle poche volte che non accadeva non facevo altro che prenderlo per il culo o litigarci.
Il piccoletto si alzò senza dire una parola e fece di fretta le scale, andando poi a chiudersi nella sua stanza come spesso succedeva.
“Non dovresti trattare tuo fratello in questo modo.”
Fu di nuovo Luke a parlare, questa volta più deciso della precedente.
“È mio fratello, non il tuo, lo tratto come cazzo mi pare.”
Non lasciai trasparire alcuna emozione nella mia voce, lo sguardo ancora puntato verso di lui mentre ormai gli ero affianco, così non esitai ancora e mi sedetti poco distante da lui.
Sentii uno sbuffo lasciare le sue labbra ed alzai un angolo della bocca divertito, incrociando le gambe e poggiando il viso sui palmi delle mani, osservado così Luke che continuava a giocare a FIFA seppure non avesse più alcun avversario.
Non mi ero reso conto di quanto fossimo effettivamente vicini fino a quando lui non girò il viso nella mia direzione e sobbalzai leggermente, i nostri nasi a qualche centimetro di distanza, tanto che potevo sentire il suo dolce profumo.
Le sue guance si colorirono notevolmente, così colsi l'occasione per continuare ciò che avevo cominciato nello spogliatoio della scuola.
Avvicinai gradualmente il viso al suo, posando le labbra sul suo collo e le mani sulle sue spalle per tenermi in equilibrio, prendendo quindi a baciargli un lembo di pelle languidamente.
Questa volta Luke mi fermò quasi all'istante, mi spinse via da lui allontanandomi dal suo corpo, il viso in fiamme per l'imbarazzo ma lo sguardo infastidito, quasi ferito, e la fronte corrugata, la mascella serrata.
Si alzò in piedi e si sistemò la maglia, il mio sguardo confuso ancora a scrutare la sua figura, perché stava reagendo in quel modo?
Non credevo mi avrebbe allontanato così, infondo non avevo fatto nulla di così grave, né ero andato troppo oltre, almeno secondo me.
“Stavo giocando, non c'è bisogno di prendersela tanto, verginello.” mormorai scostandomi il ciuffo ancora umido dalla fronte, rimanendo seduto a terra mentre lo osservavo raccimolare le proprie cose e la giacca con una certa fretta; si fermò poi e puntò lo sguardo di pietra nel mio.
“Per te è tutto un gioco Ashton, dovresti smetterla, altrimenti ti ritroverai solo.”
Uscì così sbattendosi la porta alle spalle; il mio volto perplesso, quelle parole rimbovano ancora nella stanza, il suo sguardo impresso nella mia mente.

Per la prima volta capii che forse, soltanto forse, avevo esagerato.


Salve lettori e lettrici,

ecco il terzo capitolo, leggermente più movimentato rispetto ai precedenti.
Qui accadono i primi incontri fra i personaggi, speriamo di essere riuscite a darvi un'idea abbastanza chiara delle loro emozioni ed i loro pensieri :)
Mano a mano che la storia andrà avanti, la trama si farà sempre più interessante ed intrigata quindi non perdetevi il prossimo aggiornamento e lasciate magari una recensione, a presto.

- Giuls, Gin, Giu, Anna.

 

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