Alla corte della regina

di leonora51
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Attraverso lo specchio ***
Capitolo 2: *** Sir Roger Hopkins ***
Capitolo 3: *** La regina e scontri ***
Capitolo 4: *** Svegliarsi a palazzo ***
Capitolo 5: *** Le regole della casa ***



Capitolo 1
*** Attraverso lo specchio ***


Ai turisti che affermavano di conoscere ogni angolo di Londra, ma che avevano esplorato soltanto la sua parte ricca e vibrante, la zona povera della capitale sarebbe apparsa come una città totalmente diversa. A mano a mano che ci si avvicinava i sentieri biancheggianti e i prati ben curati, per cui gli inglesi sono a buon merito famosi, lasciavano spazio a edifici grigi, addossati gli uni agli altri e separati soltanto da vie strette e fangose. Tra di essi l’orfanotrofio S.Paul colpiva i sensi del passante per la sua indicibile tetraggine, che sembrava rimanere appiccicata, come una colla, ai suoi orfani. Questi non erano ben visti dalla gente del luogo, che forse temendo di essere contagiata dalla loro cattiva sorte, si impegnava ad ignorarli tutto l’anno, fuorché per quelle rare occasioni in cui la società richiedeva che si dimostrasse una buona dose di spirito cristiano. La vigilia di Natale era una di queste occasioni, in cui gli orfani radunati , tutti vestiti in un’anonima uniforme grigia, venivano fatti marciare a due a due fino alla parrocchia, per deliziare la comunità con il canto di natale.  Nella processione c’erano ragazzi e ragazze delle età più varie, dai bambini di pochi anni che agitavano le gambette per stare al passo con il gruppo, a giovanotti robusti e bambine che erano quasi donne. Rosaline Harris era una componente di quella schiera ordinata. A 14 anni Rose aveva una bellezza fragile, i lineamenti delicati e la pelle lattea la facevano somigliare a una bambola di porcellana che un soffio di vento poteva spezzare in qualsiasi momento e i grandi occhi innocenti aggiungevano eloquenza a questa immagine. In quel momento tuttavia lo sguardo della ragazza era velato da un acuto dispiacere per essere stata costretta ad unirsi alla messinscena natalizia, che l’avrebbe fatta oggetto di riso da parte delle sue compagne di scuola l’indomani. A quel pensiero un forte rossore le si sparse per tutto il viso e il collo e prese a mordicchiarsi il labbro inferiore incerta. La chiesa era ancora piuttosto distante, se avesse fatto una corsa avrebbe potuto raggiungere il bosco e la direttrice non si sarebbe data animo di cercarla. Riflettendo che una ramanzina sarebbe ben valsa la possibilità di evitare lo scherno, chinò la testa e si lanciò in una corsa a capofitto verso gli alberi.
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Sebbene la messa fosse terminata da un pezzo e avrebbe dovuto già esser tornata all’orfanotrofio, il desiderio di procrastinare il più a lungo possibile la punizione della direttrice, l’aveva trattenuta nel bosco. Mentre i raggi rossi del sole che tramontava, si riflettevano sulle chiome degli alberi, ella passeggiava con uno sguardo interiore, non esterno e non si accorse di quanto si era addentrata nella boscaglia, fino a che anche l’ultimo raggio di sole fu coperto dai fitti alberi. Riscossa dalle sue meditazioni, fece per tornare sui suoi passi, quando alla sua sinistra, a malapena visibile dietro alla spessa cortina di piante, vide uno spazio tra due rocce, grande abbastanza perché vi potesse entrare un uomo.  Seguendo la sua naturale curiosità, ella vi si addentrò senza un secondo pensiero. Quando fu all’interno della caverna trattenne a malapena un grido di meraviglia. Nel centro esatto stava un grande specchio rettangolare, la cornice d’oro riccamente decorata faceva presumere che fosse antico e di valore. Come orfana che aveva avuto ben poco da dichiarare proprio, ella era attirata dalle cose belle come una falena dalla luce. E lo specchio era la cosa più bella che avesse mai visto. Si avvicinò con un’aria di reverenza alla superficie di vetro per guardarci dentro, ma appena lo fece, balzò indietro come fosse stata colpita da una scossa elettrica. Si mise a guardare intorno a sé freneticamente, aspettandosi che persone pronte a farle del male balzassero fuori dall’ombra in quell'istante. Ma non accadde nulla, la caverna appariva silenziosa e vuota come prima. Con il cuore che le batteva all’impazzata tornò a guardare lo specchio e di nuovo, riflesse dietro di lei, comparvero centinaia di persone. Si avvicinò per studiarle più da vicino, la punta del naso a pochi centimetri dallo strano oggetto e finalmente riuscì a distinguerle: un uomo dalla pelle di coccodrillo piegato su un calderone, un re che mangiava un cosciotto di tacchino seduto sul trono, una nonnina con la balestra e un ragazza che si trasformava in un lupo erano soltanto alcune delle bizzarrie che vide proiettate in quello specchio. Non potendo credere ai suoi occhi e volendo toccare con mano quello straordinario prodigio, quasi senza rendersene conto, sfiorò la superficie di vetro, ma non sentì altro che aria. Non ebbe neppure il tempo di meravigliarsi, perché subito dopo si sentì risucchiare dentro lo specchio e il mondo si spense.
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La mattina seguente Rose fu svegliata da un feroce mal di schiena. La mente annebbiata dal sonno ci mise un po' a registrare che stava dormendo per terra, nello stesso bosco in cui si era rifugiata la sera prima. Guardandosi intorno pensò che in realtà non era lo stesso, gli alberi erano più ampi e c'era qualcosa nell'aria, una strana energia, che la spingeva a dire che si trovava in un posto diverso.  Dopotutto se l'unico effetto dello specchio fosse stato quello di farla svenire, sarebbe rimasta tremendamente delusa. Mentre decideva sul da farsi udì un indaffarato scalpiccio di passi e si appiattì contro il cespuglio, che le aveva fatto da cuscino. Avrebbe potuto essere stata trasportata nel mezzo di una tribù di cannibali, per quanto ne sapeva. La prudenza non era mai troppa.
Da sola, nel mezzo di una foresta, senza denaro o amici o un mezzo per tornare a casa, a Rose non passò per la testa neppure per un istante di considerare lo specchio qualcosa di diverso da uno straordinario miracolo. Il suo personale regalo di natale. Tanto era il desiderio di avventura nella quattordicenne, che le faccende pratiche erano messe in secondo piano rispetto alla possibilità di vivere un'avventura come i protagonisti dei suoi romanzi. Chissà cosa l'avrebbe aspettata in questo mondo oltre lo specchio e già si immaginava a prendere il te con la regina la mattina, catturare un drago di pomeriggio e resuscitare un faraone la sera. Dovette frenare un risolino. Non aveva mai pensato di sconfiggere una tribù di cannibali, ma le sembrava un'impresa abbastanza eroica da poter tentare. Fortunatamente (o sfortunatamente a seconda dei punti di vista) quelli che si erano avvicinati non erano dei selvaggi, ma due uomini dall'aspetto ordinario, anche se vestiti un po' stranamente, che procedevano in silenzio lungo il bosco. Tra di essi c'era un netto contrasto: l'anziano camminava ricurvo, come se dovesse sopportare il peso di ogni anno trascorso, ma aveva un'innata dignità, che mancava al giovanotto, che procedeva con andatura arrogante al suo fianco. Fu il vecchio a parlare per primo, rivolgendo uno sguardo preoccupato al suo giovane compagno - Allora Dick, come ti sta trattando la vita sotto la regina malvagia? -
L'altro si irrigidì e rispose severo - Sua maestà tratta tutti i suoi servitori come meritano-
L'anziano scosse la testa, le rughe del volto che si erano fatte ancora più marcate – Ah, così meritano la tortura come ricordo per coloro che si comportano male?- la domanda fu formulata con tanta leggera innocenza, che colse Rose di sorpresa.
-Solo quando se lo meritano-  ripeté il giovanotto duro. Poi si guardò intorno nervosamente - ma sei hai un problema con la regina puoi rivolgerti a lei personalmente-
-Potrei farlo se fossi in grado di tornare indietro vivo-
Il giovane si era fatto di un rosso accesso, diventando un tutt'uno con il colore della sua uniforme -Per l'amor di merlino, tieni a freno la lingua! Sai bene che anche gli alberi hanno occhi e orecchie per conto di sua maestà –
-E' questo il modo di parlare a tuo padre?- chiese il vecchio, il dolore chiaro nella sua voce
-E' questo il modo di parlare a un traditore. Se persisti in questo tuo atteggiamento, non sarò in grado di proteggerti per sempre – fece per andarsene, poi come un secondo pensiero aggiunse- C'è un limite a quello che la stramberia può coprire – e si allontanò tra gli alberi, senza guardare indietro.

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Capitolo 2
*** Sir Roger Hopkins ***


Rose rimase nascosta tra i cespugli, aspettando che il vecchio se ne andasse, ma questo se ne stava ostinatamente fermo dov'era -Mi chiedevo quando vi avrei incontrata, Miss Harris. Vi ho sognata tante volte, tante – e qui sembrò perdersi nei ricordi – ma sembravate non venire mai. E' da tempo che vi aspetto. Ma del resto il tempo è relativo quando si è vecchi come me e cosa mi resta da fare se non aspettare?
-Sapete chi sono? Signore? – chiese Rose, sorpresa
-Naturalmente – rispose gioviale – Miss Rosaline Harris, regno d'Inghilterra, che si trova se non vado errato, in una delle tante lande senza magia. Naturalmente non conosco tutti i dettagli, so solo quanto basta .. ma non abbiamo tempo da perdere. La regina sarà qui tra poco e tutto deve essere pronto. Avrai bisogno … posso darti del tu, mia cara?.. Di conoscere tutte le informazioni necessarie. E oserei dire di un vestito nuovo. Andiamo?-
-Non vi conosco signore-
-Oh che sbadato. Mi chiamo Roger Hopkins, miss Harris, e il ragazzo con cui mi hai sentito parlare era mio figlio Dick –
Rose ebbe la grazia di arrossire al rimprovero velato - Come mi conoscete?-
-Ah .. è davvero una storia curiosa- e tirò fuori un orologio d'oro dalla tasca – L'ho visto qui dentro. Me lo ha dato un viaggiatore, non ho mai conosciuto il suo nome, davvero uno dei miei più grandi rimpianti. Comunque mi ha detto che avrei dovuto darlo a voi. Una ragazza di un altro mondo con la bocca di peonia, mi disse. Che buontempone! E così eccoci qua- le mise l'orologio in mano e riprese a camminare. Rose lo seguì curiosa.
-Dove stiamo andando?- chiese la ragazza.
-Oh, ma al villaggio naturalmente. Suppongo che tu abbia fame. Da ragazzo dopo essermi allenato con la spada mi veniva una fame da lupo, suppongo che viaggiare tra i mondi ne metta ancora di più-
Rose scoppiò a ridere e assumendo un atteggiamento più rilassato, prese a rigirarsi l'orologio tra le mani -Come funziona? Avete detto che avete visto il mio arrivo, ma come è possibile?-
-La bussola è una finestra sul tempo. Mostra agli uomini il passato, presente e futuro... purché sappiano leggerla è ovvio-
-E come si fa a leggerla?-
-Bisogna avere un cuore puro, naturalmente – rispose il vecchio, come se fosse la cosa più logica del mondo
Le risposte vaghe dell'uomo cominciavano a darle sui nervi e chiese brusca – E la bussola vi ha detto perché sono qui?-
-Una domanda molto intelligente miss Harris, ma ahimè temo di no. Sapevo che saresti venuta e che hai bisogno di incontrare la regina malvagia. Il resto sono solo supposizioni temo-
-Forse potreste parlarmene. Per via puramente ipotetica si intende-
Il vecchio diede un sorriso storto -Ebbene per via ipotetica suppongo che il tuo destino sia strettamente connesso a quello della regina. Girano voci nel regno che la sovrana si accinga a lanciare una maledizione terribile. Nessuno sa quale sarà l'effetto. Il vecchio Grant, giù alla taverna, ieri sera mi ha confidato che sa da fonte sicura che la strega ha intenzione di trasformare tutta la popolazione in mele. Personalmente non mi dispiacerebbe diventare una mela caramellata, ma dubito che questo sia il caso. Mi sentirei di dire che il tuo essere giunta fin qua ha a che fare con l'impedire la maledizione. Tutto bene, mia cara ragazza?-
- Sì, solo.. E' un sacco da assorbire in così poco tempo- rispose esitante. Ma ben presto lo sbigottimento iniziale venne soppiantato da un nuovo senso di avventura e riprese a domandare con maggior vigore - Quindi.. avete parlato di una regina che sta per lanciare una maledizione. Qualche idea di come fermarla? - il vecchio scosse la testa – Cosa mi sapete dire della regina?
-Si dice che abbia ucciso il re, pace all'anima sua, e abbia tentato di fare lo stesso con la figliastra, che è riuscita a fuggire per miracolo. Ho conosciuto la principessina Snow quando era piccola, un vero angelo..
Ro: Snow? Come in Snow White?!
SH: Precisamente. Forse anche tu hai una bussola nel tuo mondo?- chiese genuinamente curioso.
Rose scosse freneticamente la testa – No, sono storie. Solo storie. Snow White non è reale, la regina malvagia .. nel bosco dovevano esserci dei funghi allucinogeni. E' l'unica spiegazione-
Il vecchio continuò come se nulla fosse – La regina è anche una strega potente, si dice che si sia formata sotto l'Oscuro in persona. E una seduttrice coi contro-fiocchi... Se solo avessi 50 anni in meno e lei non fosse così malvagia..-
E così arrivarono al villaggio.
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La loro prima tappa fu nella sartoria di Miss Mann. Dopotutto l'abito stravagante della ragazza aveva già ricevuto più di uno sguardo curioso e nessuno dei due desiderava attirare l'attenzione più  a lungo. Come entrarono nel negozio, Rose sentì Mr.Hopkins borbottare qualcosa che suonava distintamente come “Una moda davvero curiosa, la vostra, nel regno di Inghilterra”.
L'interno della sartoria era disposto secondo un gusto orientaleggiante, con stoffe dai colori sgargianti che arrivavano su fino al soffitto, da cui a intervalli regolari pendevano pezzi di vetro che riflettevano i raggi del sole sulle stoffe. La proprietaria, una donna grassoccia dalle gote rosse, venne incontro ai suoi clienti in tutta fretta.
-Caro Sir Roger, è un tale piacere avervi nel mio umile negozio. Sono passate quasi 3 settimane da quando vi ho visto e l'ultima volta mi avete promesso che vi sareste fatto fare un nuovo cappello. Vedete? Io non dimentico!- 
-Non oserei mai prendere alla leggera la vostra memoria, Miss Mann – rispose l’uomo gentile - Ma vedete oggi sono qui per un'altra faccenda – e indicò Rose – Credo che alla mia giovane amica serva un abito nuovo-
La sarta lanciò uno sguardo sprezzante verso la ragazza – Sempre preso dai vostri casi di carità, vedo. Certa gente non sa fare altro che approfittarsi della bontà altrui-
Un rossore indignato si fece strada sul volto latteo della ragazza - E certa gente non conosce la comune cortesia. Sono certa che nessun abito, per quanto elegante, possa coprire la mancanza della buona educazione – poi rivolgendosi a sir Roger riprese -Vi ringrazio, signore, per la vostra gentile offerta, ma mi trovo pienamente soddisfatta degli abiti che indosso-
La sarta si erse in tutta la sua altezza e constatò sprezzante  -Vi comportate fin troppo superbamente per una monella da strada-
Rose la guardò per nulla intimidita e domandò con finta calma-E' vostra abitudine insultare tutti i vostri clienti o io sono un caso particolare?-
-Senti un po' ragazzina – cominciò la sarta, puntando il dito grassoccio contro Rose
-Ora, ora non c'è bisogno di essere così ostili, sono sicuro si è trattato solo di un malinteso – intervenne placante l’anziano gentiluomo, ma fu zittito da due paia d'occhi furiosi.
Miss Mann fece per riprendere a parlare, ma Rose la batté sul tempo e disse con calore -Non ho intenzione di ascoltare oltre qualsiasi mediocre insulto abbiate intenzione di rivolgermi. Non c'è nulla che possiate fare o dire che renderà me meno arrogante e voi meno irrispettosa, signora- disse, imprimendo tutto il ridicolo che poteva trovare in quell'ultimo termine.  
Dire che la donna era scioccata sarebbe stato un eufemismo. Non solo una ragazzina che aveva un terzo dei suoi anni le si rivolgeva in questo modo, ma una monella che senza dubbio dipendeva dal buon animo di sir Roger per il suo prossimo pasto. E che arroganza, che presunzione. Lo shock si trasformò rapidamente in collera e mentre già la ragazza si stava dirigendo fuori dal negozio, disse decisa - Ai miei tempi ci sarebbe stato un rimedio sicuro per la tua sfacciataggine, monellaccia. Un paio di frustrate sulla pubblica piazza fanno miracoli per-
Rose si girò furiosa, le guance arrossate contrastavano in modo innaturale con la pelle bianca, facendo assumere al suo bel volto un aspetto febbricitante - Se è così, temo che a voi 2 sole frustate non basterebbero- e marciò fuori dal negozio.
Pochi minuti dopo fu raggiunta da sir Roger – Sono desolato per quanto è accaduto mia cara. Miss Mann talvolta è un po' troppo libera con le parole, sono sicuro che non volesse dire..- sembrò smarrirsi un attimo -in ogni modo non appena siete uscita dal negozio, si è pentita del modo sgarbato con cui vi ha trattata  e mi ha pregato di consegnarvi questo come segno delle sue scuse – e le tese un mantello giallo, fatto di una stoffa pesante.
Rose aveva l'impressione che il dono non fosse frutto del sopraggiunto rimorso della sarta, quanto
piuttosto del bisogno di riconciliarsi sir Hopkins. Rifletté per qualche momento sulla possibilità di condividere questa opinione con l'uomo, ma non volendo turbare oltre il suo ottimismo nelle persone, indossò il mantello (assicurandosi che coprisse per bene la vecchia uniforme) e si diresse con lui alla locanda per un veloce spuntino.

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Capitolo 3
*** La regina e scontri ***


Ciao a tutti,
Eccomi con il nuovo capitolo della mia storia. Come promesso qui ci sarà regina.. è praticamente incentrato tutto su di lei. Non so se sono riuscita a cogliere il giusto mix tra crudeltà e umanità, se sono riuscita a mantenerla nel personaggio oppure è troppo OC. Insomma ditemi che cosa ne pensate, prima che mi faccia mille paranoie e diventi pazza. Sir Hopkins vi piace e volete che ritorni o lo dobbiamo abbandonare a un destino di oscurità? La storia fin qui la trovate interessante? In una parola: RECENSITE!!!
Per BlackLestrange4ever anche detta l’unico angelo che ha recensito finora: sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto e sir Hopkins sta molto simpatico anche a me. Come vedi ho seguito il tuo suggerimento e ho cambiato lo stile del capitolo due .. pensavo di essere originale, ma suppongo che il classico non stoni mai. Peccato che riscrivendo il secondo capitolo ho cancellato la tua recensione, dato che ho scoperto dopo che esisteva il tasto modifica .. Ops! Spero che il terzo capitolo ti piaccia e soprattutto che la mia Regina non risulti troppo piatta o troppo esagerata o troppo qualcos’altro.
E senza ulteriori indugi, vi lascio alla storia…



Erano giunti a circa metà strada in direzione della locanda, quando sentirono un grido “Controllate l’area. Tutti si inchinino a sua maestà la regina”. Rose guardò in su verso sir Hopkins, che non aveva perso la sua espressione serena -Sembra che il momento sia giunto, prima di quanto ci aspettassimo mia cara-
-Ma non so nulla, non sono preparata, io...-
-Suvvia non c'è alcun bisogno di farsi prendere dal panico ora. Sono sicuro che tutto andrà nel migliore dei modi. Per qualsiasi domanda d'ora in poi puoi interrogare la bussola, ma ricorda di non abusarne. Potrebbe avere delle conseguenze alquanto spiacevoli-
Avevano raggiunto la piazza, dove sembrava essere riunito tutto il villaggio, a giudicare dalla quantità di gente che la affollava. La ragazza cercò di individuare la pesante Miss Mann, le sarebbe piaciuto vedere la donna indossare qualcosa di diverso dall'espressione arcigna che le aveva rivolto poco prima, ma ahimè non fu così fortunata. Tutti i presenti avevano varie espressione di terrore e rassegnazione, persino i più piccoli avevano smesso di giocare e ridere per la strada e se ne stavano incollati ai genitori, come a un rifugio sicuro. Improvvisamente ci fu un sospiro collettivo e Rose guardò verso sinistra,  dove una figura incappucciata si faceva largo tra la folla.
Dalle reazioni che raccolse, quella doveva essere la regina malvagia. Dava l’impressione di un predatore che si accingeva alla caccia, mentre l’ingombrante mantello rosso, invece che rendere goffi i suoi movimenti, li rendeva ancor più aggraziati. Anche da lontano poteva vedere che la donna era vestita dei materiali più fini ed oziosamente si chiese quanto doveva esserle costato il solo mantello. Poi si rimproverò mentalmente: mentre la gente, nel panico, si affrettava ad inchinarsi e sir Hopkins accanto a lei aveva praticamente il naso attaccato al suolo, era logico che lei pensasse al costo di uno stupido mantello. Mentre era persa a discutere con sé stessa, la mano estremamente pallida della donna aveva portato, improvvisamente ma con grazia, il cappuccio all’indietro, rivelando due occhi neri senza fondo, incorniciati da un’elegante chioma di capelli scuri. La sovrana non deve avere più di 30 anni fu il suo primo pensiero; è estremamente bella, fu il suo secondo pensiero;  il terzo, di gran lunga il più utile fino ad allora, gli urgeva di seguire l’esempio degli astanti e inchinarsi. Prima ancora che avesse provveduto a far seguire i fatti alle riflessioni, una guardia dall’espressione sdegnosa la spinse malamente per terra e un piccolo rivolo di sangue prese a scenderle lungo la gamba. Rose fece per protestare, inutile dire che fino a quel momento la regina e il suo entourage non le avevano fatto esattamente una buona impressione, ma la sua attenzione su distratta dalla scena davanti a sé.
Due guardie avevano gettato un uomo dai vestiti laceri ai piedi di sua maestà, che guardava con aria altera il vecchio raggomitolato a terra. Gli unti capelli grigiastri ne nascondevano l’espressione, ma anche così era facile capire che non poteva essere più spaventato senza cadere a terra morto e apparentemente questo sentimento era condiviso da tutti i presenti.
-Marius Cheray- quello della regina era poco più di un sussurro, ma perfettamente udibile nel silenzio circostante.
-S-s-sua m-maestà altissima c-conosce il mio nome. C-cosa può f-f-fare il f-fedele servo di sua maestà?- balbettò il vecchio, non togliendo gli occhi dal pavimento. A causa della sua posizione, non poteva vedere il sorriso freddo sul volto della strega.
-Invero fedele – la sua voce fredda e sinistra invece si registrò perfettamente all’uomo- Ora mi comporterò come una gentildonna e te lo chiederò educatamente- cominciò con voce dolce- Dove sono le cose che hai rubato dal mio palazzo?- e qui la sua voce assunse un tono tagliente.
-… M-m-mia signora … Non o-oserei m-m-mai!- disse quello, impaurito. Poi proseguì con nuovo coraggio-  Dovete credermi non so di cosa stiate parlando-
-Vedo che abbiamo una cattiva memoria, ma non ti preoccupare ho giusto il rimedio adatto – un gesto della regina e improvvisamente crebbero dal terreno delle solide radici che si avvolsero intorno alla figura ancora prostrata dell’uomo, pietrificato dalla paura. Un altro gesto ed iniziarono a stringere e il suo corpo prese a contorcersi e il vecchio a gridare. Pochi attimi e le radici tornarono immobili, ma non rilasciarono neanche per un momento il prigioniero dalla loro morsa di ferro. La strega lo guardava con fredda superiorità e quando gli si rivolse il tono era sorprendentemente morbido – Sei stanco? – sarebbe perfino parsa preoccupata, se Rose non avesse saputo meglio - Lo prenderò per un sì, tuttavia gradirei che le persone mi rispondessero quando sto parlando con loro – finì tagliente.
L’uomo, attento a non incontrare lo sguardo della regina, se ne stava immobile, chiaramente incapace di parlare. Spazientita la donna ne afferrò gli unti capelli grigi con un gesto brusco e strattonò con forza la sua testa all’indietro - Guardami – sussurrò- Possiamo farlo nel modo più semplice o in quello più duro, ti do il lusso di scegliere. So per certo che sei stato tu a derubare il mio castello e le MIE stanze personali due lune fa, continuare a negarlo porterà solo conseguenze più spiacevoli – aspettò che l’uomo annuisse per poi proseguire con voce carica di astio – Tra le cose che hai preso c’è un medaglione con incisa una mezza luna. Ora mi dirai esattamente DOVE.E’.FINITO- scandì
-H-ho venduto t-t-tutto, signora-regina – vedendo che la strega era ancora in silenzio continuò – C-conosco un tale, Icarus, che abita nel villaggio vicino – continuò tra i singhiozzi – N-non v-volevo ..ho famiglia v-vi prego.. abbiate p-p-pietà..-
La donna lo zittì con un gesto brusco della mano, il volto sempre impassibile  -Questo Icarus ha quanto mi è stato rubato? – l’uomo prese ad annuire con forza e la sovrana, apparentemente soddisfatta della risposta, fece un altro gesto e le radici si ritrassero. Mentre la folla tirava un sospiro di sollievo e l’uomo piangeva ai piedi della regina, ringraziando la clemenza di sua maestà tra un singhiozzo e l’altro, questa si chinò accanto a lui, sporcando di fango la veste preziosa. Passò delicatamente la mano sulla spalla dell’uomo, come per confortarlo e poi.. e poi fece una cosa che, anche settimane dopo, avrebbe continuato a ripetersi negli incubi di Rose. Delicatamente, quasi con fare materno, gli mise una mano nel petto e ne tirò fuori il cuore. Lo sguardo terrorizzato dell’uomo incontrò quello diabolico della strega, mentre la mano che teneva il cuore andò a stringerlo in una morsa e il corpo del vecchio si inarcò in maniera innaturale. Poi separò le labbra e lasciò andare il grido più straziante che Rose avesse mai sentito. Sembrò durare un’eternità, ma alla fine il corpo senza vita del ladro toccò terra con un tonfo. Nella mano della strega, al posto del cuore, ora c’era solo polvere.
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Rose non riusciva a fermare i tremiti che le scendevano lungo la spina dorsale. Non erano solo per la scena macabra davanti a sé, no, ma per il potere oscuro dietro ogni frase e gesto della donna. Per l’aria talmente carica di dolore e rabbia e orrore, che si sentiva quasi soffocare. Per il proprio corpo immobilizzato da una gelida paura. Ma quando l’uomo cadde a terra morto, una rabbia cieca prese a pulsarle attraverso le vene e abbandonata ogni cautela, si liberò della stretta di sir Hopkins e si slanciò in avanti contro la strega, che si stava alzando da terra. Afferrò le vesti preziose e le lacerò con violenza, mentre  la forza dell’impatto le faceva sgraziatamente cadere a terra, tra il fango e la sporcizia. Gli astanti e le guardie assieme fissavano sbalorditi la scena davanti ai loro occhi, insicuri su cosa dovessero fare. La sovrana fu la prima a riprendersi dallo shock di quell’attacco quanto mai inusuale e il secondo successivo Rose sentì qualcosa di duro colpirle con forza la guancia. Il colpo la riportò alla realtà e rilasciò immediatamente la presa dalla donna. La regina aveva buona parte degli abiti sdruciti e coperti di fango, mentre una chiazza di sudiciume faceva bella mostra di sé sul suo volto altrimenti regale. Se non fosse stata in una situazione tanto seria, Rose si sarebbe fatta una bella risata. Ma ora non era il momento, no. Ogni nervo del suo corpo le urlava di voltarsi e scappare e stava per fare proprio questo quando si sentì afferrare per un braccio e si trovò faccia a faccia con la strega. Mentre si divincolava per sfuggire alla sua presa, questa le afferrò un ciuffo di capelli e le portò la testa all’indietro, in un gesto molto simile a quello che aveva compiuto con il ladro. Inutile dire che la ragazza moltiplicò i tentativi di fuga, fino a che si ritrovò immobilizzata da una forza invisibile. Magia, pensò presa dal panico.
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[REGINA POV]
-Oh, bambina sciocca– mormorò con calma la regina, mentre il suo sguardo analizzava il volto della ragazza. Non doveva avere più di 13 anni, 14 al massimo, eppure l’aveva affrontata quando uomini adulti si nascondevano come pecore di fronte a lei. Poteva ammirarla – Hai giocato a fare l’eroina, ora dovrai subirne le conseguenze – In verità non sapeva cosa le avrebbe fatto, lei non faceva del male ai bambini. Era la regina malvagia certo, ma tutti hanno i propri limiti, quello era il suo.
-Lasciatemi andare! – urlò la bambina con … Panico? Rabbia? Non riusciva a dirlo.
-Scortese – la apostrofò.
-Ora!-
-Impaziente – disse distratta. La bambina era .. inusuale. L’aveva aggredita come una selvaggia e ora che si trovava nell’occhio del ciclone invece di pregare per la propria vita, come avrebbe fatto qualunque persona sana, incontrava il suo sguardo senza tremare e le gridava contro.  
- L’avete ucciso come un’assassina a sangue freddo – disse con voce sommessa, lo sguardo rivolto al cadavere del ladro a meno di mezzo metro di distanza. L’accusa nel tono della ragazza e il suo sguardo feroce, la colpirono più di quanto fosse pronta ad ammettere.
-L’ho fatto – il tono neutro sembrò far infuriare ancora di più la ragazza, che come era prevedibile sentì il bisogno di puntualizzare “Non sono spaventata da voi”. Era chiaro come l’aria che era una bugia, il volto della sua auto-dichiarata nemesi era come un libro aperto e poteva leggerci chiaramente la rabbia e il terrore che combattevano per avere il sopravvento. Decise di incoraggiare il terrore solo un pochino – Dovresti esserlo, non sono chiamata la regina malvagia senza motivo mia cara. In questa terra ho potere di vita e di morte – e fece un gesto eloquente verso il cadavere ai suoi piedi – su tutti- e le afferrò il mento in una presa ferma. La bambina cercò di ritrarsi, chiaramente a disagio dal contatto fisico, ma la magia la teneva ferma al suo posto. Regina si aspettava che a questo punto facesse marcia indietro, assumesse un atteggiamento sottomesso e iniziasse a chiedere perdono, ma sembrava che fosse intenzionata a stupirla a ogni turno. Le lanciò invece uno sguardo velenoso e quando aprì la bocca, la donna sapeva che non poteva venirne fuori niente di buono.
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[ROSE POV]
La regina le prese il mento con la stessa mano che un attimo prima era entrata nel petto di un uomo e ne aveva strappato il cuore. Il suo tocco era sporco di sangue e di morte e voleva disperatamente sottrarvisi, ma una forza invisibile la tratteneva al suo posto. Le veniva da vomitare e sentiva gli occhi riempirsi di lacrime. Poi incontrò gli occhi della strega. Sembrava che ridessero di lei. Mi temi, dicevano, temi il mio tocco. E proprio allora il coraggio, o la sciocca spavalderia, presero il controllo della sua bocca e sputò con più sicurezza di quanta ne sentisse in realtà - Ed è così che lo usate il vostro potere? Per uccidere vecchi e schiaffeggiare bambini?-
Appena colse l’espressione della donna, seppe di essersi spinta troppo oltre. La strega aveva finalmente smesso di sorridere, il che avrebbe dovuto far sentire Rose soddisfatta, ma anche lei poteva dire al di là di ogni dubbio, che ora era davvero arrabbiata.
-Attenta ragazzina! Ho ucciso per molto meno – la strega aveva finalmente mollato la presa sul suo volto, ma era ancora troppo vicina al suo spazio personale per i gusti della ragazza. Non aiutava che la sua espressione fosse livida. Così fece l’unica domanda che appariva sensata in quel momento -State per uccidermi?- la voce, se non per un leggero tremito, perfettamente normale.
-Pensi che dovrei?- chiese neutra la strega.
La risposta venne senza pensare - Non avete bisogno del mio permesso, mia signora. Dopotutto sembra che abbiate fatto dello strappare i cuori lo sport di questo regno – poi congelò. Dannazione era una tale sciocca. Come se non fosse in abbastanza guai con la donna più potente in questo posto, doveva praticamente invitarla a ucciderla.
Nel silenzio che ne seguì, Rose rifletté che in qualche modo aveva sempre saputo che la sua boccaccia sarebbe stata la causa della sua rovina. Prese una serie di respiri calmanti, con gli occhi sempre fissi sul volto impassibile della donna. Poi, con un gesto fulmineo, la regina mosse il braccio nella sua direzione e Rose non potè trattenere un sussulto. Avrebbe voluto nascondersi in un angolo, arrotolata in una palla di paura, invece impose al suo corpo una postura rilassata, cercando di nascondere ogni nervosismo. Dovettero passare parecchi minuti prima che si accorgesse che la mano della strega non era da nessuna parte vicino al suo petto, ma era poggiata mollemente sul suo braccio.
-Non più così coraggiosa adesso, non è vero? – chiese derisoria – Calmati, non sei in nessun pericolo in questo momento. Dopotutto se ti uccidessi non saremmo più in grado di parlare-
-Cosa? – Rose fece appena in tempo a cogliere il sorriso storto sul bel volto della regina, poi tutto divenne nero.

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Capitolo 4
*** Svegliarsi a palazzo ***


Rosaline Harris, orfana, fervida lettrice di favole e viaggiatrice spazio-temporale si svegliò nelle prime ore dell’alba. Non appena aprì gli occhi sussultò alla luce che filtrava attraverso le grandi vetrate e ricacciò la testa sotto le coperte, gemendo. Le articolazioni le dolevano, la testa martellava con forza e tutto sembrava decisamente troppo luminoso. Si chiese brevemente se erano questi gli effetti post sbornia, di cui parlavano i ragazzi più grandi a scuola, ma allontanò il pensiero come poco importante e tornò ad aprire gli occhi. Questa volta fu in grado di guardarsi intorno: si trovava in una stanza enorme, con pareti rosso scuro cariche di arazzi e quadri, che davano un senso di calore all’ambiente altrimenti piuttosto spoglio. Confusa fece vagare lo sguardo sul mobilio, fermandolo sull’imponente libreria. Memore di poco prima, si alzò lentamente dal letto e si avvicinò agli scaffali ricolmi di libri, passando una mano sulle copertine ruvide dei volumi antichi. Con un sorriso autoironico ricordò come a cinque anni aveva fatto i primi impacciati tentativi di lettura sul libro de “La bella e la bestia” e da allora si era innamorata dei libri di favole e delle storie delle principesse. Aveva passato mesi a desiderare che il re e la regina di qualche landa lontana si presentassero all’orfanotrofio per portarla via con loro. La sorte aveva interpretato il suo desiderio un po’ troppo alla lettera a giudicare dal suo men che piacevole incontro con una regina psicopatica. Non appena ebbe finito di formulare quel pensiero tutto quanto era successo il giorno prima improvvisamente, orribilmente le tornò alla mente. Mentre stava ancora cercando di assimilare questa realizzazione, sentì una porta che si apriva e si voltò rapida verso la fonte del rumore… troppo rapida sembrava, quando un capogiro improvviso la portò a terra. In due falcate la regina fu di fronte a lei, con le labbra scarlatte piegate in un sorriso ironico -È miracoloso quanto in fretta abbia imparato il tuo posto di fronte ai superiori, bambina - e tese la mano di fronte a sé.
Rose diede uno sbuffo irritato e si rialzò da sola, ignorando gli occhi stretti in fessure della donna – Vostra maestà, a cosa devo il piacere di questa deliziosa visita? – chiese neppure provando a nascondere il sarcasmo.
Come la regina mosse la mano in un gesto impaziente, Rose non riuscì a trattenere un sussulto involontario. Di fronte all’espressione soddisfatta della donna, fu il turno della ragazza di stringere gli occhi in fessure.
-Sono solo qui per controllarti- rispose la regina con un tono neutro. Poi con maggior malizia continuò- Dopotutto sono certa che il mio piccolo incantesimo abbia lasciato più di qualche punto dolorante, è corretto? – Rose tenne le labbra ostinatamente serrate, nella sua esperienza rivelare la propria debolezza non era mai una scelta saggia. La regina inarcò un elegante sopracciglio e le porse una bevanda fumante – Bevi questo-
Rose prese con cautela la coppa che, notò con disappunto, conteneva una strana poltiglia verde, e la odorò per verificare se ci fosse del veleno. Alzò mentalmente gli occhi.. non aveva idea di come riconoscerlo e certo non aveva intenzione di bere qualcosa che le era stato offerto da una donna che aveva come appellativo malvagia. Così riportò lo sguardo sulla regina che si limitò a fissarla di rimando e di nuovo alla coppa e di nuovo alla regina.
-Per l’amore di merlino bambina, è solo una pozione per la testa – allo sguardo scettico di Rose proseguì con aria leggera – Non mi sono mai preoccupata di saper preparare veleni, infatti trovo che l’approccio diretto sia il più interessante-
Rose evitò gli occhi della donna e fece vagare lo sguardo per la stanza, mentre si imponeva di calmarsi. Sapeva quello che la regina stava cercando di fare e non le avrebbe permesso di vederla debole o spaventata. Non più. Quando finalmente rispose la sua voce era priva di qualsiasi emozione - State dicendo che non intendete uccidermi o che non morirò avvelenata?-
Rose poteva dire che la domanda aveva colto la donna decisamente di sorpresa, perché per un attimo abbandonò quell’infuriante sorriso ironico - Un approccio decisamente pessimista il tuo-  constatò -  Sei stata addormentata per qualche tempo, se avessi voluto ucciderti l’avrei già fatto-
-Magari mi volevate sveglia per sentirmi gridare per la paura- rispose, chiaramente indecisa
-Merlino, che mente contorta che hai, e a questa giovane età per di più – la regina arricciò le labbra, chiaramente divertita - Per quanto ne so io potresti essere una bambina mentalmente sbilanciata che ha tendenze omicide una volta ogni tanto. Suppongo dovremmo fidarci l’una dell’altra su questo punto – ignorò lo sguardo oltraggiato della ragazza – Ma basta con le chiacchere, ti consiglio di non testare oltre la mia pazienza e di fare come ti dico- finì, gettando una sguardo eloquente alla coppa, rimasta intatta nelle mani della ragazza.
Buttando ogni cautela al vento, Rose prese un sorso profondo della bevanda. Quasi soffocò quando si accorse che la viscida poltiglia verde aveva in realtà un buon gusto di menta. La bevve tutta, realizzando solo in quel momento quanto era assetata e poi aspettò. Era pronta per un retrogusto amaro o un qualche effetto sul suo corpo – poteva soffocare a morte o svenire o essere immobilizzata, indifesa di fronte alla strega. Ma non accadde nulla e la regina riprese il calice con un’espressione esasperata. Rose era convinta che se la donna fosse stata meno formale, avrebbe anche potuto alzare gli occhi. 
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[REGINA POV]
-Ora bambina, vorresti dirmi il tuo nome?- chiese Regina, raccogliendo le ultime briciole di autocontrollo. Aveva perso fin troppo tempo a discutere su una sciocca pozione e il fatto che la mocciosa fosse seriamente convinta che l’avrebbe uccisa la turbava più di quanto volesse ammettere. Era davvero così terribile, che a ogni incontro la bambina sentiva il bisogno di chiedere assicurazione sulla propria vita?   
- Solo se mi dite perché sono qui- rispose Rose con il mento alto e un’espressione di sfida disegnata in faccia.
La regina strinse gli occhi, in segno di avvertimento – Insolente! Ti prometto che imparerai presto a tenere a bada questo tuo atteggiamento – minacciò la ragazza, ma subito se ne pentì non appena questa sussultò e rivolse gli occhi a terra. Per qualche strano motivo questo nuovo atto infastidì la regina ancora di più delle provocazioni e fece un appunto mentale di ricordare alla bambina che questi segni di sottomissione erano per i servi, non per la protetta della regina.
– Mi dispiace – rispose Rose in un sussurro a malapena udibile. Poi continuò con voce più decisa, mentre gli occhi di alzavano da terra e cercavano deliberatamente quelli della strega -Mi dispiace che il mio atteggiamento dia noia a sua maestà, ma chiunque sarebbe di cattivo umore se venisse rapito da una donna mentalmente disturbata-
Un brusco gesto della mano e la ragazza si ritrovò scaraventata contro la parete opposta -Rispondimi!- urlò non perdendosi d’animo.
-Sei qui perché desidero che tu sia qui, questo è tutto ciò che hai bisogno di sapere- disse gelida, dirigendosi verso la porta. Evidentemente portare la ragazzina a palazzo era stata una pessima idea, se la sfacciataggine dell’adolescente e la propria mancanza di autocontrollo erano qualche indicatore. Mentre stava uscendo dalla stanza sentì un esitante “Rose” e si girò verso la fonte del rumore
-Avete chiesto il mio nome… mi chiamo Rose-
E chiuse la porta alle sue spalle, pensando che forse non era un esperimento fallito dopotutto. C’era ancora spazio per lavorarci su.
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Rose ebbe appena il tempo di rialzarsi da terra su gambe tremanti, quando sentì bussare alla porta. Un attimo dopo faceva il suo ingresso nella stanza una donnina con una pesante veste marrone, il volto nascosto dalla pila di stoffe che teneva tra le mani. 
-Buongiorno miss, il mio nome è Anna- disse con una vocina sottile e fece un profondo inchino che, come era prevedibile, le fece perdere l’equilibrio e cameriera e vesti finirono rovinosamente a terra. La donna squittì e si lanciò alla furiosa raccolta dei panni preziosi, ripetendo quanto fosse desolata tra i singhiozzi, come un mantra. A quella scena così buffa, Rose si lasciò scappare una serie di risolini, che ebbero un effetto devastante: la donna cominciò a piangere in modo incontrollato mentre raccoglieva le ultime cose dal pavimento. Brevemente Rose si chiese se c’erano anche persone normali in quella landa di pazzi e se sì perché lei incontrava solo i pazzi. Accantonò il pensiero, ora doveva fare opera di contenimento dei danni. Con attenzione mise una mano delicata sulla schiena della donna e disse con voce gentile -Devi scusare le mie maniere Anna, sono stata scortese a ridere di te. Non intendevo metterti in imbarazzo- Guardò con aspettativa la cameriera, che sembrava non averla sentita, presa com’era nella propria crisi isterica. Rose sospirò. Non si era mai preoccupata granché di saper consolare le persone. All’orfanatrofio, i bambini imparavano presto che le lacrime non solo non ottenevano niente, ma esponevano una debolezza, che gli altri avrebbero sfruttato. A quanto pare alla donna non avevano insegnato la stessa lezione.
Dopo pochi minuti la cameriera smise di piangere e la guardò con la faccia rossa per l’imbarazzo. Rose le diede un sorriso incerto. Sembrava fosse tutto l’incoraggiamento di cui aveva bisogno perché riprese a parlare - La regina ordina che facciate un bagno e vi vestiate. La colazione si terrà nella sala da pranzo alle 8.00 in punto-
-Bene, ti ringrazio per l’informazione – e vedendo che la cameriera non si era mossa, continuò- Puoi andare – ma restò dov’era, lo sguardo talmente concentrato sul pavimento che sembrava volesse scavarci un buco. Rose sentì il bisogno insopprimibile di sbattere la testa contro il muro, invece chiese brusca –C’è qualcosa che non va?-
-La regina mi ha ordinato di aiutarvi – allo sguardo interrogativo di Rose, specificò- a lavarvi e vestirvi, miss- 
Rose voleva riderle in faccia, ma ricordandosi la scena di poco prima si limitò a un più sobrio - Sono perfettamente in grado di farlo da sola- la cameriera spostò nervosamente il proprio peso da un piede all’altro, chiaramente indecisa – Puoi riferire alla regina che non ho più cinque anni-
La donna spalancò gli occhi in un’espressione di puro orrore e prese a tirar su col naso, di nuovo vicina alle lacrime. Se piange, si ripromise la ragazza, giuro che la sbatto fuori a calci. 
-Sua maestà non è una donna paziente miss – rispose la cameriera. Poi continuò in un sussurro – Se non fate quello che dice, vi farà del male –
Come se non lo sapessi, voleva ribattere Rose. Invece diede un brusco cenno d’assenso e seguì la cameriera nel bagno.
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La vasca di porcellana era grande abbastanza per quattro persone e piena d’acqua. Rose esitò un attimo, prima di spogliarsi della pesante veste di cotone bianco. Per la prima volta da che si era svegliata, si chiese chi era stato a cambiarle d’abito la sera precedente, mentre era inconscia, e un forte rossore salì, sgradito, a colorarle la guance, contrastando in maniera innaturale con la pelle lattea. Fu riportata alla realtà dal mugolare della cameriera, che saltellava frenetica in un angolo. La fulminò con lo sguardo e pensò brevemente di affogarla nella vasca. Davvero, se tutti i servi sono così, non c’è da stupirsi che la regina sia tanto irascibile. Ma è più probabile, rifletté, che mi abbia dato la cameriera stramba solo per tormentarmi. Quando fu entrata nella vasca si rese conto che l’acqua era a malapena tiepida. Diede uno sbuffo frustrato.  Non era mai riuscita a rilassarsi in una vasca da bagno, in orfanatrofio il suo tempo era limitato a tre minuti di doccia, dopo che i bambini più piccoli avevano finito tutta l’acqua calda. Un dolore acuto le attraversò il corpo, come la cameriera le strofinò la schiena, il cui arrossamento era il risultato dell’incontro con il muro di poco prima. Emise un ringhio di avvertimento. La poveretta esalò un gemito e si diede un gran da fare per finire in fretta.
Appena fuori dalla vasca, fu avvolta in un asciugamano morbido, mentre la donna correva da una parte all’altra della stanza, come un bambino sovraccarico di zucchero, a raccogliere vestiti, creme e profumi. Rose rimase perfettamente immobile mentre veniva preparata per presenziare di fronte a sua maestà, mentre il cervello lavorava freneticamente. Se fosse riuscita a scappare dal castello (e ciò significava eludere le guardie, la regina e ora sembrava anche la cameriera), si sarebbe trovata in un posto sconosciuto, senza denaro o amici a cui rivolgersi, senza sapere come tornare a casa. Se fosse restata avrebbe avuto cibo e un posto per dormire, ma avrebbe anche dovuto fare i conti con la regina e la sua magia. Sussultò involontariamente al ricordo di quella mattina, sarebbe diventata un’abitudine sbatterla contro il muro o avrebbe trovato metodi più creativi? Il suo respiro si fece più rapido e i battiti più frenetici, mentre ripensava lucidamente alla situazione in cui si trovava. Forse se avesse tentato di contattare sir Hopkins.. ma questa opzione fu scartata in fretta.
Non conosceva il nome della foresta in cui era stata catapultata né del villaggio, né aveva idea della distanza dello stesso dal castello e chiedere informazioni sul vecchio gentiluomo a qualcuno, avrebbe significato attirare l’attenzione della regina su di lui. Quasi 40 minuti dopo non aveva ancora fissato un corso d’azione e, distratta dalla vocina insistente della domestica, decise di rimandare a più tardi qualsiasi decisione.
-Ho finito miss – disse la cameriera esitante – La piccola lady deve andare se non vuole essere in ritardo- di fronte al silenzio della ragazza continuò- Appena fuori dalla porta deve girare a sinistra, scendere le due rampe di scale e la prima porta a destra è la sala da pranzo –ancora Rose la ignorò. Si era voltata verso lo specchio ed era rimasta catturata dalla propria immagine. Non era mai stata particolarmente vanitosa, non poteva permettersi i vestiti delle altre ragazze a scuola, ma lo sapeva di essere bella. Ora però era splendida, avvolta in un semplice vestito bianco a maniche lunghe che arrivava fino ai piedi e sottolineava la figura snella. L’unico punto di colore era dato dalla fascia argentea che metteva in risalto i fianchi e dalle scarpe dello stesso colore che si intravedevano a malapena sotto il vestito. I capelli erano lasciati sciolti, nonostante le deboli proteste della cameriera. La figura nello specchio fece un breve sorriso e prese a giocare con un ricciolo scuro. Rose tornò in sé e, rimproverandosi mentalmente, marciò verso la sala da pranzo. Da quando era il tipo di persona che si perdeva di fronte alla propria immagine allo specchio? La bellezza non aveva mai contato molto, era semplicemente un di più, l’unica cosa che aveva sempre avuto valore era la propria mente. Ed era su questa che doveva fare affidamento nell’imminente lotta con la regina.

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Capitolo 5
*** Le regole della casa ***


Eccomi ancora qua. Non sono morta … dispersa più che altro!:)
Spero che il 5^ capitolo vi piaccia. Fatemi sapere cosa ne pensate, mi raccomando!!


[REGINA POV]
Regina picchiettava le dita sul tavolo della sala da pranzo, mentre aspettava che Rose arrivasse. La ragazzina era un mistero, che sembrava dar vita a più domande con ogni momento che passava. Poteva apparire come una contadinella delle classi più povere, con gli abiti informi e da maschiaccio, ma la tradivano i lineamenti delicati e aristocratici. Chi era? Forse la figlia bastarda di qualche gentiluomo? Quando l’aveva affrontata, con la determinazione brillante negli occhi grigi, avrebbe potuto giurare che la bambina somigliava a una se stessa molto più giovane e testarda. Quella che dietro la schiena di sua madre, si era innamorata dello stalliere... No, non avrebbe fatto bene a tornare su questi pensieri. La ragazza, stava ragionando della ragazza. Lo sguardo di sfida non l’aveva abbandonata neppure per un attimo durante il loro scontro, e le risposte sarcastiche e insolenti parlavano di una bambina tenace, pronta a combattere da sola le proprie battaglie. Un’orfana forse o il frutto di genitori poco amorevoli, dato che nessuno era venuto a implorare per la sua vita, di fronte alla grande e potente regina malvagia. In ogni caso avrebbe dovuto indagare.
In quel momento tutto ciò che contava era che l’aveva affascinata e doveva averla. Non era la prima volta che intratteneva l’idea di prendere con sé un bambino. Uno dei tanti monellacci che affollavano le strade per esempio. Ma erano tutti troppo terrorizzati da lei e un moccioso che passasse tutto il tempo a piangere, sarebbe stato più un impiccio di quanto meritasse. Ma Rose era … perfetta. Forse un po’ più grande di come l’avrebbe voluta, ma con una volontà forte e un’intelligenza brillante e sarcastica, per quanto aveva potuto vedere.
Guardò il padre, seduto alla sua destra e gli diede un sorriso incerto. Per la prima volta dopo tanto tempo era nervosa. Gli aveva detto che era venuta in possesso della ragazzina sotto circostanze strane e sir Henry sapeva meglio che chiedere particolari. Aveva sempre preferito non vedere certe cose, prima il suo trattamento alle mani di Cora, ora i suoi atti da regina malvagia, pensò con una punta di risentimento, che subito scacciò.
Sperava solo che lui e Rose andassero d’accordo, perché se lo scontro di quella mattina era un’indicazione di come le cose sarebbero andate tra loro due, sarebbe servito del tempo per lavorarci su. Ma dove si era cacciata la piccola impertinente? Guardò il prezioso orologio alla parete. Quasi venti minuti di ritardo, era assolutamente inaccettabile.

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Attraverso la porta semichiusa Rose poteva vedere il lungo tavolo da pranzo apparecchiato per tre persone. Alla sua testa c’era sua maestà, in tutta la sua fredda gloria e accanto a lei sedeva un uomo anziano, con una nuvola di capelli bianchi e uno sguardo gentile. Quello che la colse di sorpresa era che non sembrava affatto disturbato dalla presenza della regina. Rose mise da parte il pensiero per un esame successivo, quando una cameriera si avvicinò alla porta. Rapida si nascose in una nicchia e questa entrò nella stanza senza accorgersi di nulla. Si inchinò a sua maestà e fece per parlare, ma la regina la interruppe brusca - Dove è Rose? La mocciosa ribelle rifiuta la mia ospitalità? – l’umore della regina si oscurò notevolmente quando la donna, bianca come un lenzuolo, non rispose. Ci fu il suono di una sedia che veniva spostata – Andrò a prenderla io stessa- quasi ringhiò.
Una guardia le bloccò la strada - Non c’è alcun bisogno che sprechiate tanto sforzo sulla ragazza, vostra maestà. Andrò io a prenderla, se me lo permettete, e oserei dire le insegnerò una lezione che non scorderà- pronunciò con un ghigno impertinente.
La regina strinse la mascella - Levati di mezzo -

Rose lo prese come input per entrare finalmente nella stanza. Dopo aver scoccato uno sguardo feroce alla guardia, si diresse al grande tavolo imbandito e con una sicurezza che non sentiva minimamente, rivolse un sorriso disarmante alla regina furiosa – Vi prego vostra maestà, non c’è bisogno che vi adiriate senza motivo. Sono qui – con la coda dell’occhio vide la mano della donna contrarsi in un evidente segno di impazienza, ma si costrinse a proseguire – Vi assicuro che il mio ritardo è stato del tutto inintenzionale. Il castello è enorme e non ho mai avuto un gran senso dell’orientamento – concluse, senza neppure provare a mascherare il sarcasmo nella sua voce. E poi aspettò per l’inevitabile scoppio di collera. Ma contrariamente alle sue aspettative, la regina non fece una piega, la maschera stoica piazzata fermamente al suo posto.
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[REGINA POV]
Regina si impose di calmarsi, il bisogno di dare una lezione alla piccola impertinente quasi insopprimibile. Fece un paio di respiri profondi, avrebbe odiato perdere la calma di fronte a suo padre. Invece le si rivolse freddamente - Almeno adesso sembri appropriata per il mio palazzo e non un monello da strada- Ed era vero. Andata era la bellezza selvaggia dai lunghi capelli scompigliati e dai vestiti informi. Al suo posto c’era una raffinata giovane donna avvolta in un abito chiaro che ne valorizzava l’incarnato, i lunghi boccoli neri cadevano in onde morbide sulla schiena. La sovrana e la ragazza si squadrarono per alcuni istanti, ciascuna determinata a non rompere il contatto visivo per prima.  Tutto nella bambina, dalla postura, al mento alto allo sguardo fermo urlava determinazione e sfida. Regina trattenne a stento un sospiro del genere lunga sofferenza e indicò la sedia alla sua sinistra – Siediti – Davvero chi l’avrebbe mai detto che sarebbe stato così difficile avere a che fare con un’adolescente. Rose si avvicinò lentamente al posto indicato senza smettere di fulminarla con lo sguardo.
-Prima che la colazione cominci Rose, vorrei presentarti mio padre, Sir Henry Mills- disse con voce altera. E sentì una forte ondata di irritazione quando la ragazza, con un cenno brusco del capo, sorvolò l’uomo interamente, per rivolgere la sua attenzione alla torta di fronte a lei. Fu questione di un attimo. Un momento prima la bambina stava portando un pezzo di torta alla bocca. Quello dopo il boccone era sparito, insieme a tutto quello che aveva sul piatto, senza che la regina avesse bisogno di muovere un muscolo. Di fronte all’espressione scioccata della bambina, che aveva ancora la forchetta a mezz’aria, la donna si concesse un sorriso soddisfatto. Che durò per quasi due secondi, terminati i quali il sonoro clang della posata d’argento che incontrava il piatto rimbombò per la stanza. Poi niente affatto desolata, la piccola monella ebbe l’audacia di rivolgerle un derisorio cenno del capo e servirsi un'altra fetta di torta.
Con riflessi sorprendenti, la regina le afferrò il braccio in una presa dolorosa – Quante volte devo dirti di tenere sotto controllo il tuo atteggiamento, Rose? Sembra quasi che tu sia desiderosa di essere punita- e rafforzò la presa sul braccio della bambina, che lasciò andare un involontario gemito di dolore. La regina strinse i denti, sapeva che era sbagliato, ma non poteva fare a meno di compiacersi dell’espressione terrorizzata della ragazza.
-E vi prego ditemi vostra maestà – chiese quella, coraggiosamente – Cosa avete intenzione di fare? Vivo già con voi .. dubito possiate trovare una punizione peggiore.
Regina ritirò la mano come se si fosse scottata e se ne stette immobile per diversi minuti, mentre gli occhi prendevano a bruciarle. Sentì Rose guardarla stranamente e lottò per mantenere la sua postura rilassata -Dovresti fare del tuo meglio per accettare la situazione, indipendentemente da come si è creata. Lo rimpiangerai altrimenti-
- E’una minaccia?- chiese Rose con una voce che doveva suonare intimidatoria, ma le sembrava abbastanza sciocca a dire la verità. Aveva ancora molta strada da fare per riuscire a metterla a disagio
- No, non c’è punto a combattere quello che non puoi cambiare – disse neutra – E a questo proposito gradirei discutere le regole del nostro - lottò per trovare la parola – arrangiamento.
L’effetto fu istantaneo -Arrangiamento?- quasi urlò la bambina, alzandosi dalla sedia. Davvero avrebbe dovuto pensarci due volte prima di prendere con sé una qualche contadinella - Nel caso ve ne foste dimenticata sono qui contro la mia volontà e non ho intenzione di seguire le regole di una regina invasata, che ha pensato che sarebbe stato incantevole rapire qualcuno sull’impulso del momento-  disse, mentre gli occhi carichi di sfida assumevano un che di intrappolato, ma non per questo brillavano meno fieri.
-Basta! –affermò con rabbia la regina, alzandosi a sua volta dalla sedia. Poi con voce più controllata, ma più alta di diversi decibel rispetto al normale proseguì - Ti consiglio di non finire quella frase signorina. Questo è il secondo attacco di collera in poche ore e la tua sfacciataggine non sarà tollerata più a lungo in questa casa- Ignorò sia le deboli proteste del padre che la implorava di calmarsi, che l’espressione ribelle della mocciosa e proseguì decisa– Posso legarti alla sedia fino a che non è terminata la nostra conversazione se preferisci.
-Fallo pure –sputò Rose furiosa- Sotto questo bel vestito e la stanza lussuosa sono comunque tua prigioniera – E Regina prontamente la accontentò

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Il secondo successivo si ritrovò incollata alla sedia, mentre la regina la fissava freddamente, gli occhi neri illeggibili. Dannazione era così spaventata e incerta e persa ora, bloccata da una forza invisibile mentre sua maestà torreggiava sopra di lei –Lascia che renda questo chiaro, Rose. La tua rabbia è giustificata, ma non tollererò che mi si urli contro-
- Vi aspettate che vi rispetti? –  chiese la ragazza, chiaramente incredula
-Mi aspetto che ti conduca propriamente e che sia in grado di fare un punto senza bisogno di urlare. Non mi importa che mi combatti, è ammirevole e rispetto il tuo coraggio e la tua determinazione, ma ho dei confini, superati i quali ci sarà l’inferno da pagare – le rivolse uno sguardo penetrante e continuò – Mi aspetto che non menti, mai, in cambio cercherò di essere il più possibile onesta con te. Mi aspetto che non provi a scappare, ti assicuro che sarà del tutto inutile e non ti farà alcun bene. Ora, credo di essere stata piuttosto ragionevole e mi aspetto che il tuo comportamento si adatti di conseguenza-
- Ragionevole? Posso ricordarvi che stiamo avendo questa conversazione mentre sono legata alla sedia vostra maestà? – chiese Rose, stringendo i pugni con rabbia.
Quando Regina si chinò su di lei, il volto a pochi centimetri dal suo, Rose non poté fare a meno di arrossire, la mente completamente vuota. Le sue dita andarono ad accarezzare piano i capelli della ragazza, giocando con i suoi ricci - Dovresti stare attenta Rose, il mondo è un posto pericoloso- 
-Con persone pericolose- disse, cercando di non mostrare il suo disagio e fallendo miseramente
- Infatti – concluse Regina e si ritrasse, chiaramente divertita. Fece un gesto della mano e Rose fu libera dalla sedia.
-È tutto o vorreste che fingessi di ritrarmi per la paura?-
Il resto della colazione passò in silenzio.

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