Love is the same

di Clotild
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** New York ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** New York ***


Prologo:

 

Sarei andato a New York! Dio Mio, ancora non ci credevo! Sarei partito con la mia migliore amica.

Le mani mi tremavano incontrollabilmente mentre preparavo la valigia.

Finalmente il mio sogno si sarebbe realizzato!

La mattina dopo avrei preso l'aereo che mi avrebbe portato nella mia nuova città, la città che tanto ho amato e sognato: New York!

Sarei stato lì per studiare letteratura e filosofia all'università, insieme alla mia migliore amica Kate che avrebbe frequentato l'accademia per modelle.

Ero a un passo dal mio sogno e non potevo lasciarmelo scappare.

 

Capitolo 1- Giorno 1

 

“Kate! Kate! Kate! Mio Dio, Kate! Siamo arrivati!”

dissi urlando nelle orecchie della mia migliore amica.

Scesi dall'aereo saltellando. Kate era già stata qui altre volte per cui avrebbe saputo aiutarmi.

Stavo per andare in quella che sarebbe diventata la mia nuova casa. Lei aveva già una casa in cui stare, avrebbe diviso un appartamento con Brian, il suo ragazzo. Io però non potevo stare con loro quindi Kate mi aveva trovato un altro posto in cui stare. Avrei diviso un loft in centro con George, figlio di un collega del padre di Kate.

Lo avevo già incontrato un paio di volte e mi era sembrato un ragazzo carino e simpatico.

Abitava a New York da circa sei mesi e prima abitava nella nostra stessa città quindi anche i miei genitori lo conoscevano.

Aveva 21 anni, uno in più di noi, e si chiamava George.

Eravamo quasi arrivati al loft e non feci in tempo a scendere dal taxi che Kate si stava già agitando. Presi le valigie e pagai il taxista mentre lei parlava a ruota libera. “Dovrai stare attento, George è un tipo un po' strano. Ci proverà con te, di sicuro, con molte allusioni e battutine. È gay ma perennemente single, non sa mantenere rapporti duraturi perché è infido come una biscia. Comunque tu stai calmo, non ti agitare e non litigate. Non farti mettere i piedi in testa, mi raccomando, non voglio che diventi il suo schiavetto. Ovviamente io verrò a trovarti, ci vedremo tutti i giorni, come al solito.” disse poi sorridendo.

“Hey, tranquilla, so come comportarmi. Grazie di tutto.” la abbracciai.

Entrammo nell'ascensore e mi accompagnò fino alla porta dove bussò decisa.

“Sei tu, Kate?” disse una voce dall'interno.

“Sì, ma hai ospiti perciò vestiti!”

Sentì il proprietario della voce sbuffare e un fruscio di vestiti poi un ragazzo (George) aprì la porta.

Rimasi a bocca aperta. Era quasi nudo, con solo un asciugamano intorno alla vita. L'acqua scivolava sulla pelle abbronzata delle sue spalle scivolando giù fino alle braccia toniche e al petto muscoloso...

Deglutii cercando di fissargli la faccia al posto del suo fantastico corpo.

“Ciao” disse secco a Kate.

Poi si girò verso di me e squadrandomi dalla testa ai piedi disse: “Ciao zuccherino”

Arrossii di colpo. Kate aveva ragione su di lui.

“Non chiamarmi così!” esclamai.

Proprio un bell'inizio...

Lui rise e ci fece entrare.

“Vado a vestirmi!” disse lasciando cadere a terra l'asciugamano che lo copriva andandosene col sedere nudo all'aria. Non mi aspettavo un benvenuto del genere.

Ovviamente diedi un'occhiata ai suoi glutei, occhiata che Kate individuò. Mi diede una gomitata nelle costole.

“Smettila di mangiarlo con gli occhi! È quello che vuole ottenere! Scommetto che ha fatto apposta a farsi trovare così...” mi sussurrò. Annuii. George tornò. Aveva corpo e capelli asciutti ma era ancora quasi nudo, soltanto dei boxer addosso. Boxer bianchi molto trasparenti.

“Mettiti subito dei pantaloni!” disse Kate con sguardo truce.

Lui sbuffò e ritornò in camera sua. Quando ricomparve indossava dei pantaloni della tuta morbidi lunghi fino al ginocchio.

Si sdraiò sul divano vicino a me.

“Allora, come è andato il viaggio?” chiese fissandomi.

“Come mai tutta questa gentilezza?” chiese Kate acida.

A quanto pare non andavano così d'accordo come credevo.

“Sono gentile perché sto parlando con Blaine, non con te.” rispose lui.

Lei alzò gli occhi al cielo e si girò dall'altra parte.

“Allora, Blaine?” chiese di nuovo sottolineando il mio nome. Mi passò un dito sul collo e io arrossii di nuovo come uno scolaretto.

Non me lo ricordavo così, forse perché abbiamo sempre parlato poco.

“Bene, grazie” balbettai in maniera molto poco convincente.

“Sei così adorabile quando arrossisci.” mi bisbigliò all'orecchio.

“Ok, basta.” intervenne Kate spostandolo lontano da me.

“Hai programmi per questi ultimi giorni di vacanza?” gli chiese.

“Non sono affari tuoi.” le rispose sgarbatamente.

“Sono affari miei invece. Mi serve qualcuno che aiuti Blaine ad ambientarsi in città, almeno mentre io non ci sono.”

“Oh, non ti preoccupare. Ci penso io al piccolo Blaine.” rispose sorridendo.

 

 

 

 

 

                    ******************

 

 

Pranzammo tutti e tre insieme, mangiando la pizza ordinata da Kate. George bevve un cocktail di sua invenzione che, se possibile, lo fece diventare ancora più pazzo.

“Cosa farei senza alcool?” chiese aspirando dalla sua cannuccia colorata.

“Faresti più pena.” disse Kate guardandolo disgustata.

“Ma io non posso fare pena, io sono fottutamente figo. Quella che fa pena qui sei tu.” rispose.

Avevano entrambi la lingua tagliente ma nonostante ciò non potevo dargli torto, era veramente un bel ragazzo, e non solo fisicamente. Aveva capelli castano chiaro, occhi verdi, naso a punta e una boccuccia piccola e rossa come una rosa.

Ma non dovevo interessarmi a lui, Kate mi aveva avvisato. Non che al momento lo fossi, chiaro.

“Piccolo perfido stronzetto, chiedimi scusa!” urlò lei.

“Obbligami” disse lui con aria di sfida.

Le cose si mettevano male.

Fermai Kate appena in tempo, o gli avrebbe dato uno schiaffo.

“Calmati!” le sussurrai.

“Ora è meglio che vada. Chiamami se hai bisogno o se questo stronzo ti dà fastidio. Ciao tesoro.” disse lei dandomi un bacio sulla guancia.

“Ciao.” risposi con aria triste.

Non volevo che andasse via, avrei preferito se fosse rimasta ancora un po' con me.

“Uuuuh, tesoooro! Posso chiamarti anche io così?” chiese George appena Kate se ne fu andata.

“No!” gli risposi irritato.

“Non essere scontroso. Siamo rimasti soli io e te, dobbiamo conoscerci meglio. Troviamo qualcosa da fare.” propose.

“Sei rimasto tu da solo con la tua cattiveria!” dissi uscendo dalla stanza e lasciandolo solo.

Non mi importava delle sue buone intenzioni, era tutta colpa sua se Kate era andata via!

Tornai in cucina da lui.

“Dov'è la mia camera?” chiesi.

“Guarda chi torna strisciando...” disse ignorando la mia domanda.

“Mi puoi indicare la mia camera?” richiesi.

“Per favore” aggiunsi poi.

“Vieni con me.” disse.

“Non ho intenzione di venire in camera tua.” lo anticipai.

“Vai dritto al sodo, eh?” rise.

“Comunque voglio farti vedere la tua di camera.” aggiunse dopo.

Lo seguii. Mi condusse in una camera grande e luminosa. Un letto matrimoniale era addossato alla parete. Un armadio enorme lo sovrastava dall'altro lato della stanza, di fianco all'armadio c'era una scrivania e vicino al letto una piccola libreria. Di fronte al letto, contro la parete, c'era un cassettone e sopra, sul muro, due mensole. Un'enorme finestra ad arco illuminava l'ambiente.

Era molto bella.

Iniziai a svuotare la valigia più grossa ammucchiando i vestiti sul letto. George mi guardava. Figurarsi se dava una mano.

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2 – Giorno 2 Uscii dalla doccia, mi infilai l'accappatoio e andai in camera. Corsi lungo il corridoio pregando perché George non mi vedesse. Invano. “Hey, bello. Hai qualcosa lì sotto?” “Certo” dissi arrossendo. Non era vero. “Fa' vedere!” “Scordatelo!” Corsi in camera. Iniziavo a innervosirmi. E spaventarmi. Non volevo vivere con quel maniaco! E se mi avesse stuprato? Ok, basta, stavo esagerando. Mi infilai in fretta un paio di boxer e una canottiera bianca. “Bel culetto” sentii il suo respiro sul mio collo e mi irrigidii. Quando era entrato? Mi spostai di colpo e mi coprii con l'accappatoio. “Ma guardalo! Ti vergogni? Lo so che ti piaccio... Cioè, io piaccio a tutti.” disse. I suoi occhi percorsero il mio corpo. “Piantala!” sibilai. “Perché non lo ammetti?” chiese spalancando le braccia. “Ammettere cosa?” chiesi confuso. “Che sei gay” concluse con semplicità. “Non sono gay! E ora basta!” Lo spinsi fuori e chiusi a chiave la porta. Ero scombussolato. Perché mi faceva certe domande? La verità? Non lo sapevo, ero confuso. Penso proprio che i ragazzi mi piacciano, ma allora perché mi immagino mentre bacio delle ragazze? Era strano. Con Kate era diverso però, lei era una modella, una ragazza bellissima, eppure... non ho mai desiderato di baciarla o... altro. Non mi facevo questo discorso dalla seconda liceo. Dovevo smetterla. Mi infilai un paio di jeans chiari e una maglietta. Tornai in salotto. George era seduto sul divano con un bicchiere del suo intruglio alcolico in mano. Quando entrai si girò dall'altra parte. “George” lo chiamai. Si girò lentamente. “Possiamo parlare?” Non rispose. Lo interpretai come un segno affermativo. “Perché ti importa il mio orientamento sessuale?” Volevo saperlo. “Non mi importa il tuo orientamento sessuale, mi importa se ti piaccio o no. Io normalmente piaccio a tutti e non posso accettare di non piacere a qualcuno. Se non sei gay con me in casa lo diventerai.” disse. Si avvicinò e mi sussurrò: “Lo diventerai.” Rabbrividii sentendo il suo respiro solleticarmi l'orecchio. “No, non mi piaci. Non come intendi tu. Saremo amici e basta.” dissi allontanandomi. “Ah, sì? E che tipo di amici?” chiese. “Amici normali.” risposi arrossendo. Perché qualunque cosa dicessi la interpretava a scopo sessuale?! “Comunque, è ora di cena. C'è qualcosa in frigo?” “Ristorante cinese” rispose. “Cosa?” Ma era ubriaco? “Quando mi dimentico di fare la spesa ordino da mangiare al ristorante cinese.” spiegò. “Oh, ok. E la spesa?” “La faremo domani, calmo.” Rimasi spiazzato. Poi sorrisi. George ordinò da mangiare e io mi misi seduto sul divano a guardare la televisione. Lui si sedette vicino a me. Molto vicino. Tanto da sentire il suo respiro sul mio collo. Suonò il campanello. Colsi l'occasione al volo e per sfuggire alle sue grinfie e andai ad aprire la porta. Come mi aspettavo, era il fattorino che consegnava il cibo take-away. Pagai e portai i sacchetti in cucina. George mi arrivò alle spalle e mi infilò una banconota nella tasca posteriore dei pantaloni, indugiando con la mano sul mio sedere. “Cosa fai?” urlai ritraendomi al suo tocco. “Sono i soldi che ti devo per il cibo. Hai pagato tu, no?” Annuii. Con la scusa di darmi la sua parte di soldi mi aveva palpato! Ero disgustato. Anche se avere la sua mano sul mio sedere era stato davvero eccitante. No, Blaine, non pensarci! Mangiammo in cucina, con la televisione accesa su Mtv per ascoltare le nuove canzoni uscite. Iniziò la mia canzone preferita e George iniziò a canticchiarla. Cantava molto bene, con voce bassa e melodiosa. “Canti molto bene.” gli feci notare. “Ovviamente” disse lui. Evidentemente per lui il concetto di umiltà era molto astruso. “Frequento l'accademia teatrale e seguo un corso di canto. E tu?” Interessante, non lo sapevo. “Io...cosa?” chiesi. Mi guardò sbuffando. “Tu farai degli studi immagino...” Avevo frainteso. “Oh, ehm, sì. A Settembre inizierò i corsi di letteratura e filosofia all'università.” dissi. “Parecchio noioso.” commentò senza la minima preoccupazione di offendermi. “E Kate? Cosa fa quella smorfiosa?” “Accademia per modelle.” “Sono serio.” “Anche io” dissi infilandomi una forchettata di spaghetti di soia in bocca e annuendo. “Stai mentendo, sicuramente. È troppo poco bella!” “Kate è bellissima.” dissi. E lo era davvero. Corpo favoloso, magro ma tonico, pelle morbida, capelli castani con riflessi più chiari e occhi grandi e verdi. Occhi che ti catturavano subito lo sguardo. Non a caso nel nostro vecchio liceo tutti erano innamorati di lei. Tranne me. Per questo siamo diventati migliori amici, ero l'unico in grado di ascoltarla e darle consigli senza sbavare tutto il tempo. “E il suo ragazzo? Quel Brian... cosa fa?” “Non lo so. Perché?” “E' carino ma anche un po' stronzo.” Lo interruppi. “Lo conosci?” chiesi. Arrossì leggermente e si divincolò a disagio. “Non proprio.” “Allora come fai a dire...” Fu lui a interrompere me. “Lo so e basta.” “Se provi a rubarle il ragazzo giuro che..” tentai di dire. “Stai zitto, ti prego.” Era la prima volta che diceva “per favore” e ubbidii. Finii di mangiare e me ne andai. “Dove stai andando?” chiese proprio mentre stavo per uscire dalla stanza. “In camera mia, problemi?” “Sii più gentile, Blaine.” “Dovresti esserlo tu! Mi tratti malissimo!” “Solo quando lo meriti.” puntualizzò lui. Mi zittii di nuovo. Riusciva sempre a farmi stare zitto! “Comunque ripeto: vado in camera mia.” dissi. “No.” “Come, scusa?” Pensava pure di comandarmi ora! “Non ci vai. Stasera viene Kate a trovarti quindi rimarrai con me finché non arriverà. Non ho alcuna intenzione di parlarle.” spiegò. “Perché viene qui? Ci vedremo domani.” chiesi. “Hai ragione, neanche io la voglio. Abbiamo bisogno di intimità.” disse accarezzandomi il collo. Mi scansai da lui anche se il tocco delle sue dita sulla mia pelle mi piaceva. “Stai tremando Blaine?” “Ti piacerebbe” risposi. “A te è piaciuto.” disse lui. “Piccolo Blaine” aggiunse sussurrandomi in un orecchio. Chiusi gli occhi cercando di ignorarlo. Lo immaginai mentre appoggiava le sue labbra rosse sulle mie. Riaprii gli occhi giusto in tempo per vederlo mentre si sfilava la maglietta. Si passò una mano sugli addominali leggermente accentuati, facendomi l'occhiolino per poi lanciarmi la sua maglietta in faccia. “Hai gli occhi fuori dalle orbite ormai, piccolo Blaine.” Arrossii cercando di negare. “Vado a farmi una doccia.” disse poi. “Un'altra?” chiesi. “Io ne faccio sempre due, una al mattino e una alla sera.” mi spiegò e poi se ne andò. Blaine! Cerca di tenere a freno gli ormoni o finirai per diventare seriamente il suo schiavetto! Certo che era veramente bello... Scossi la testa per scacciare dalla mia mente la sua immagine. Entrai su Facebook e vidi il suo nuovo stato: “Nuovo coinquilino! :)” Sorrisi e schiacciai sul tasto del “mi piace”. Curiosai sulla sua bacheca e su quella di Brian. Erano amici. Chissà come facevano a conoscersi... Il campanello mi riscosse dai miei pensieri. Andai ad aprire. Erano Kate ed Annah. Annah era un'amica di Kate, più grande di noi di 2 anni, e frequentava la sua stessa accademia. Le feci entrare e sedere in salotto. Mi ringraziarono. “Guarda qui Blaine!” disse Kate estraendo dalla sua borsa due enormi barattoli di gelato Ben & Gerry al caramello. Il mio preferito! “Oh, che gentile! Grazie!” le diedi un bacio sulla guancia. “Molto gentile, davvero. Bene, ora puoi andartene.” Ovviamente fu George a parlare. Io e Kate lo guardammo male ma Annah rise. Che gallina. Lui le sorrise e si presentò. Aveva fatto colpo, che strano. “Vedo che ti sei vestito, al contrario di ieri mattina.” gli disse Kate. “Ma ieri mattina ero così per Blaine.” disse accarezzandomi una guancia. “Smettila.” gli sibilai. Lui in risposta mi accarezzò di nuovo la guancia. “Perché com'eri ieri mattina, George?” chiese Annah. “Nudo. Solo una salvietta in vita.” rispose. Lei spalancò gli occhi. Si stava immaginando la scena mentalmente. “Oooh! Davvero? Che peccato che ora ti sia vestito!” Ma che sfacciata! “Lo so, sono bellissimo.” disse lui. Lei gli sorrise. “Ok, arrivo subito.” dissi all'improvviso, alzandomi per andare in cucina. George mi seguì. “Prendiamo i cucchiai!” lo sentii dire. “Ma che zoccola!” disse chiudendosi la porta alle spalle. “Sembrava ti piacesse.” commentai risoluto. “Come no!” sbuffò. Certo che era un bravo attore, prima faceva il gentile e le dava retta... “Era un po' sfacciata...” “Sei geloso, Blaine?” mi chiese. Mi irrigidii. Ero di spalle, davanti agli armadietti della cucina, così sperai che non se ne fosse accorto. Sentii che era dietro di me. Appoggiò le mani sui miei fianchi e mi diede un bacio, sul collo, dietro. “Non essere geloso.” mi sussurrò. Prese i cucchiai dalle mie mani e ritornò dalle ragazze. Lo seguii. Mangiammo direttamente dai barattoli, io da quello di Kate e lui da quello di Annah. Lei continuava a fare la stupida e sì, un po' mi scocciava perché se lui fosse così tanto gay come affermava non si sarebbe comportato così. Iniziarono ad imboccarsi a vicenda e ridacchiare. Kate si accorse che qualcosa non andava da miei movimenti rigidi e mi sussurrò: “Stai al gioco!” Iniziammo ad imboccarci pure noi e quando mi sporcai la guancia di gelato mi ripulì con un bacio. Ora era George ad avere movimenti rigidi. “Annah, Blaine, vi conosco ancora da troppo poco tempo, soprattutto tu Annah, dato che è la prima volta che ti vedo, quindi facciamo un gioco per conoscerci meglio.” disse lui. “Cosa?” chiese Kate sollevando le sopracciglia. “Obbligo o verità.” disse sorridendo. Che idiozia. Sicuramente lo faceva per potermi porre domande scomode. “No.” dissi. “Sì, invece.” mi rimbeccò Annah “E' divertente!” “Inizia tu” le disse allora Kate. “George,” iniziò lei “quando hai dato il tuo primo bacio?” Chissà perché ma mi aspettavo una domanda simile. “Verità” rispose lui. “Quando?” chiese lei, pendendo dalle sue labbra. “13 anni” rispose. “Ok, tocca a me. Kate, quanto hai dovuto pagare per essere ammessa all'accademia di modelle?” chiese lui. “Fottiti.” gli rispose. Annah (ovviamente) rise. “Obbligo o verità?” insistette. “Obbligo” rispose lei stando al gioco. “Bacia Blaine.” la sfidò lui. “No” rispondemmo entrambi in coro. “Sono fidanzata.” disse lei. “Non voglio farmi baciare dalla mia migliore amica.” dissi io. “Sicuro che sia per quello?” replicò. Lo guardai male. “Ok,un succhiotto allora.” propose. “Piantala!” dissi. “Ma è un obbligo!” rispose. “OK, basta. Vieni qui, Blaine.” disse Kate decisa. Mi avvicinai, lei mi prese il polso e mi fece un succhiotto piccolissimo. “Contenti?” chiese poi. Gli altri due annuirono. “Tocca a me. Blaine, ti piace vivere con quello psicopatico di George?” mi chiese Kate. Risi. “Verità, solo quando si comporta bene.” Sapevamo entrambi cosa intendevo dire e lui sorrise. “Sono un cattivo ragazzo.” disse. Passammo tutta la sera così finché Annah chiese a George se gli piaceva e lui rispose: “Beh, tesoro, c'è un feeling innegabile!” Lo fulminai con lo sguardo. Era mezzanotte passata e volevo che Annah se ne andasse. “Molto teneri. Io però sono molto stanco. Vi dispiace se vado?” chiesi. “No, tranquillo. Ora andiamo anche noi” disse Kate. E così fecero. Prima di andarsene Kate mi diede un bacio sulla guancia e Annah ne diede uno sul collo di George. Mi fiondai in camera e mi infilai il pigiama (ossia una canottiera bianca e dei pantaloncini azzurri). George entrò in camera mia. “Blaine, la smetti di fare il geloso?” chiese. “Non sono geloso!” risposi. “Sei geloso e bugiardo!” Mi avvolse in un abbraccio da dietro, stringendomi al suo petto. “Anche tu eri geloso.” dissi spostandomi. “Di cosa, scusa?” chiese. “Di me e Kate” dissi. “Ma se lei è fidanzata!” Non seppi ribattere così mi infilai a letto. “Esci e chiudi la porta.” “Vuoi davvero che me ne vada?” Non risposi di nuovo. Si infilò sotto le coperte. Si avvicinò e mi appoggiò il mento sulla spalla. “Dormiamo, dai.” propose. “Dormi nel tuo letto!” urlai. “Rimarrò qui due minuti e vedrai che non mi lascerai più andare via.” sussurrò. Mi baciò la spalla (solo quella!) e già volevo farlo rimanere, ma non potevo. “Vai nel tuo letto!” esclamai. “Cambierai presto idea, piccolo.” rispose. Mi diede un bacio sul collo e se ne andò. Strinsi forte il cuscino annusando il suo buon profumo.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3- Giorno 3 “COSA?!” La voce di Kate mi perforò il timpano dell'orecchio sinistro, al quale avevo appoggiato l'Iphone. “Hai permesso a George di infilarsi nel tuo letto e di baciarti il collo e la spalla? Sei pazzo?” “Perché?” chiesi ingenuamente. “Perché gli hai praticamente confessato che sei gay! Blaine, sveglia! I ragazzi etero non baciano sul collo altri ragazzi e non si infilano nel letto degli altri, e soprattutto non permettono ad altri di farlo!” Aveva ragione. “Sì, ok, è vero. Sono gay.” Finalmente ero riuscito a dirlo senza vergognarmi! “Lo so benissimo. Ma lui non dovrebbe saperlo. Farà di tutto per mettersi con te e tu diventerai il suo schiavetto! Ti prego, non assecondarlo!” Mi stava supplicando. Se Kate lo sapeva perché lui non avrebbe dovuto saperlo? Sospirai rumorosamente. “Non ti sei innamorato di lui, no?” Oddio. Questa domanda no... “Ma figurati!” Per fortuna eravamo al telefono e non poteva vedermi o si sarebbe accorta di quanto fossi arrossito. Dall'altro capo del telefono si sentì la voce di Brian. “Devo andare. Passo di nuovo stasera con Annah.” Sbuffai a sentirla nominare. “Ciao cucciolo.” disse mandandomi un bacio. Chiusi la telefonata. George, che stamattina era rimasto insolitamente tranquillo, entrò nella mia stanza all'improvviso sbattendosi la porta alle spalle. “Ora di pranzo!” mi urlò nell'orecchio “io e te soli...” Eccolo che si avvicinava. Cercai di evitarlo ma averlo così vicino mi piaceva da impazzire. Si avvicinò e infilò una mano nei miei ricciolini castani, scompigliandoli più del dovuto. “Stasera vengono ancora Kate e Annah” dissi per cambiare argomento. Averlo così vicino mi agitava moltissimo. “Mmmh, bene. Ci sarà da divertirsi.” “Sei gay.” gli ricordai. “Anche tu.” mi rimbeccò. “Non è vero.” Sì che lo eri, Blaine. Odiavo mentire. Bene, perfetto, ero arrossito come uno scolaretto. “Come no? Ieri sera non ti sei certo ritratto al mio bacio!” “Era solo un bacio sul collo!” sussurrai. “Ma i ragazzi etero non se li fanno dare da altri ragazzi.” concluse con semplicità. Che palle! Le stesse cose che aveva detto Kate! Mi lasciai ricadere di peso sul letto e fissai il soffitto. Sentii George appoggiarsi sopra di me e trattenni il fiato. Avevo le sue labbra a due centimetri dalle mie... Puntai gli occhi nei suoi specchi verdi. Si avvicinava. Il suo odore mi stava facendo impazzire. Poi, proprio quando stavamo per baciarci, disse: “Ti piacerebbe eh, Blaine?” L'incantesimo si ruppe. “Vaffanculo” dissi levandomelo di dosso e spingendolo via. “Dai, piccolo, vieni qui.” Mi tirò verso di sé ma lo spinsi via. Era proprio questo che intendeva Kate. Non volevo essere trattato così. ***************** La doccia mi aveva schiarito le idee. Questa sera sarei stato gentile e sorridente con tutti e non avrei parlato a nessuno (neppure a Kate!) di quello che era successo stamattina. Ero in boxer e stavo cercando i miei pantaloni quando quel serpente si infilò nella mia camera senza esser visto. “Quanto sei sexy...” la sua voce sussurrata al mio orecchio. Le sue mani percorsero il mio petto nudo. “Vai via” dissi con il poco fiato che avevo. “Zitto. Fatti guardare. Che bel culetto!” disse squadrandomi tutto. “Piantala!” Cercai si spingerlo fuori ma lui iniziò ad accarezzarmi le braccia. “Da quanto tempo non lo fai?” mi chiese. Ma che idiota! Si infilò nel mio letto. Lo avevo appena rifatto. “Vattene! Ho appena sistemato!” Lui in risposta mi tirò verso di sé e io gli caddi sopra. “Divertiamoci un po'.” Lo lasciai divertire (ossi baciarmi il collo e il petto) poi, quando stava per iniziare il divertimento vero, mi alzai di scatto dal letto. Avrei tanto voluto rimanere però. Mi piaceva come George mi baciava, come le sue labbra mi sfioravano rapide e veloci e il suo respiro accelerava. “Torna qui.” Il suo era un ordine. Lo avevo fatto arrabbiare. “Te lo scordi, bello.” aggiunsi per canzonarlo. Legge del contrappasso! “Voglio farlo con te.” Non risposi. Lo faceva solo per farmi cedere. Non volevo essere il suo burattino. Questo dimostrava che fra i due il più forte ero io. Misi un paio di pantaloni neri, leggermente attillati, abbinati ad una camicia bianca leggera. Tornai in salotto e lui mi seguì. “Vuoi che ti chieda scusa per stamattina?” “Vorrei solo essere trattato con più rispetto. Non sono un bambolotto.” “Già, tu sei molto più sexy.” Lo fulminai con lo sguardo. “Sono serio!” “Non ho un ragazzo da un sacco di tempo...” Dove voleva andare a parare? “E quindi vuoi approfittarti di me?” “A te non dispiace.” Avrei voluto ribattere ma il suono del campanello ci interruppe. Mentre stava passando mi diede una pacca sul sedere e disse: “Sii gentile!” Era insopportabile! Annah, Kate, Brian e Barbra entrarono nella stanza. Barbra era un'amica di Kate che frequentava la sua accademia e aveva studiato al nostro stesso liceo. Era simpaticissima e io l'adoravo. Con la scusa di conoscerla George ci costrinse di nuovo a giocare a quello stupido gioco di ieri, obbligo o verità. Mi sentivo di nuovo un liceale. “Cosa pensi di Blaine?” chiese Barbra a George. La domanda fu innocente, la risposta un po' meno. “Ha un bel culetto!” rispose lui, come se fosse la risposta più ovvia. Arrossii violentemente. “Il tuo è di sicuro meglio!” commentò Annah giuliva. “Ma smettila!” le sibilai. Ero inviperito. “Non essere geloso!” rispose lei fraintendendo. Che bello, ora anche lei insisteva sulla storia della gelosia! “George, come fai a conoscere Brian?” Non era il mio turno ma non m'importava. Era da un po' che volevo saperlo. “Obbligo.” rispose lui arrossendo lievemente. Brian e Kate arrossirono ed evitarono di guardarsi, fissando il pavimento. George avrebbe dovuto scegliere verità! “Ok. Obbligo eh?” Volevo smascherarlo. “Dì ad Annah ciò che hai detto ieri sera su di lei!” “Cioè?” Faceva il finto tonto. “Che è una zo..” “Zona molto erogena il tuo collo!” disse lui interrompendomi di colpo. Lei squittì dall'eccitazione e iniziò a baciargli il collo. Non ce la facevo più. Quando lei si staccò il mio livello di sopportazione scese ancora di più perché lui le chiese: “Annah, tesoro, rimani a dormire qui stasera?” OH. MIO. DIO. “Certo!” rispose lei raggiante. *********************** “Non può dormire qui!” sbottai. “Dormire... faremo sesso.” “Sei gay, George. Gay!” Stavo urlando. “Posso farmi anche le ragazze se voglio.” Io e George, con la scusa della fame, ci eravamo rintanati in cucina a discutere. Questa volta l'aveva fatta grossa. “Lei non dorme qui, fine. È anche casa mia!” “Lei non dorme qui ad una condizione.” Alzai gli occhi al cielo. “Ammetti di essere geloso.” “Di cosa, scusa?” “Di me ed Annah, ovvio.” “Non solo sei un pervertito ma anche uno scocciatore!” Lui rise. “Almeno non sono geloso.” “Neanche io.” Si avvicinò e fece aderire il suo corpo contro il mio. Deglutii a fatica. “Sono geloso.” Sul viso gli comparve un'espressione soddisfatta. “Sono geloso di come la tratti, delle attenzioni e le gentilezze che le fai. Con me non fai così.” La soddisfazione sparì dal suo volto. “Bene, l'ho detto. Lei stanotte non dormirà qui.” conclusi. “Astuto, molto astuto.” commentò lui. Con quest'ultima frase uscimmo dalla cucina. Per tutte le persone che leggono la mia storia, innanzitutto, grazie! E poi, cercate di recensire un po' ahaha :) Mi scuso per non aver aggiornato prima ma ero impegnatissima con la scuola, ma ora dato che è (fortunatamente!) finita prometto di aggiornare più spesso. Inoltre mi scuso per come vengono pubblicati i capitoli, sono scritti malissimo, con tutte le frasi appiccicate, senza un minimo di spazio. Scusate, ma EFP me le pubblica così e non capisco il perché :( Buona lettura! <3 p.s. Le parti sottolineate sono i pensieri diretti di Blaine, che lui stesso formula al momento (per chi non l'avesse capito)

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