Apocalypse - Black Vow

di _BlueAngel_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo Cielo ***
Capitolo 2: *** Secondo Cielo ***
Capitolo 3: *** Terzo Cielo ***
Capitolo 4: *** Quarto Cielo ***
Capitolo 5: *** Quinto Cielo ***



Capitolo 1
*** Primo Cielo ***


Apocalypse
 
Black Vow

 
 
 
Come stelle nella notte dei tempi che fu, gli angeli scesero in volo sulla terra.
Alcuni con intenzioni nobili, altri no.
Altri scesero negli inferi a reclamare un potere che non gli apparteneva.
Altri ancora lottarono per difendere i loro ideali.
Furono cacciati, torturati, uccisi.
Non si seppe mai la verità.
Si tramandano leggende, storie e miti.
Ma forse questa storia potrà chiarire i dubbi che si sono celati in anni di storia.
Una storia che si vive lontana dalla luce del sole…

 
 
 
 
 
 
Primo cielo



 
 

Il venticello primaverile soffiava tra le foglie degli alberi che percorrevano il grande viale di George Street.
Alla Mistyc High School regnava uno strano silenzio, tutti gli studenti aspettavano il suono dell’ultima campanella dell’anno. Stava per iniziare l’estate. La tanto sospirata estate... La stagione dominata dal sole splendente, dalle spiagge, dal mare e, soprattutto, dal tempo libero.
Nell’aula che si affacciava sui campetti gli occhi grandi e nocciola di una ragazza dai capelli castani e ricchi ammiravano il cielo di quel pomeriggio, immaginando la stagione che stava arrivando. Non vedeva l'ora che la scuola finisse per passare il tempo con la sua migliore amica. I suoi occhi schizzavano dal cielo azzurro ad alcuni scarabocchi sul quaderno, non accorgendosi che il professore si stava avvicinando con l’aria di chi voleva smascherare l’ennesimo allievo distratto. All'improvviso sentì un rumore provenire dal banco davanti al suo. Sapendo già cosa indicasse quel rumore, la ragazza si drizzò e guardò davanti a sè.
-Il prof!- bisbigliò la persona davanti a lei.
Accorgendosi dell’avvertimento ritornò al libro e il professore, sbuffando,  cambiò strada. Non appena fu di spalle, la ragazza riccia diede un calcio alla sedia e quella davanti a lei si girò di poco, in attesa. Bisbigliò:
-Grazie, Blue!-
La ragazza in questione sorrise, ormai abituata alla sbadataggine dell’amica.
Mancavano cinque minuti al suono della campanella. Blue scostò i suoi capelli castani dietro le spalle.  Aveva una particolare tonalità che andava regredendo alle punte diventando quasi bionde; aveva due occhi azzurri che incontrarono subito quelli nocciola dell’amica e la riccia, muovendo semplicemente le labbra, disse: “è quasi finita la tortura”.
Quando incominciarono a mancare pochi secondi dalla fine dell’ultima ora, tutti i presenti in aula si immobilizzarono come statue, fissando l’orologio appeso sopra la lavagna. Incominciò un silenzioso conto alla rovescia e…
La campanella suonò e nell’aula si scatenò un boato di entusiasmo.
La riccia si alzò di scatto e abbracciò felice l'amica.
-E’ finita! Non ne potevo più! Ancora non ci credo, Blue! Iniziano le vacanze!- esordì vittoriosa la ragazza degli occhi nocciola.
-Ci credo, Angel! Da quando è iniziata la scuola non facevi altro che contare quanti giorni mancavano all'estate!- disse ridendo Blue, uscendo dall'aula seguita da Angel, che saltava dalla gioia. All'improvviso, una ragazza, una compagna di classe delle due, corse verso di loro.
-Sarah! Alice! Venite, Denny e il suo gruppo sta per fare un concerto di fine anno!-
Alice, alias Angel, incominciò a correre verso il cortile, luogo in cui si sarebbe svolto il concerto. Vedendo che l'amica non si decideva a muoversi, Angel la prese per un braccio ed entrambe corsero verso il grande spazio aperto dietro la scuola, dove era stato allestito un piccolo palco improvvisato.
Ancora prima di uscire dagli ambienti scolastici, si sentiva la musica. Il concerto era iniziato.
Le due amiche uscirono e si fecero largo tra la folla, fino ad arrivare in prima fila. Era un gruppo di cinque ragazzi. Un batterista, un bassista e due chitarristi e, infine, un  pianista che all’occorrenza faceva da dj alle feste scolastiche e non. Al centro cantava il secondo chitarrista, un ragazzo alto, dalla pelle baciata dal sole e capelli neri, spettinati. Gli occhi erano chiusi, perché era concentrato a cantare, ma quando finì la canzone, li aprì, mostrando due bellissimi occhi color smeraldo.
Subito Angel si fece coinvolgere da quel fracasso e inizió a ballare trascinando Blue con lei.
Il ragazzo sorrise, notando le due amiche che ballavano.
Nonostante le altre ragazze urlassero il suo nome, lui era concentrato sulle due, che non finivano di ridere e cantare.
Era davvero felice di vederle, sopratutto quell’ anno, dato che avevano pochi corsi in comune e non riuscivano a vedersi molto spesso.
Quando ebbe finito di cantare il pezzo tolse la tracolla della chitarra elettrica e la passò ad un suo compagno. Scese da quell’altura che fungeva da palco e andò ad abbracciare le sue amiche. Prese alla sprovvista Blue prendendola in braccio e dandole un bacio sulla guancia, come ringraziamento per essere lì. 
Dopo toccò ad Angel. Fu portata di peso fino al palco come ad un concerto rock. Una volta salita, si voltò verso Blue che li guardava sbalordita e, allo stesso tempo, imbarazzata dal comportamento del ragazzo. Fece un sorrisino maligno, come quando ha un idea strana in mente, e bisbiglia qualcosa nell'orecchio del ragazzo che ben presto annuisce e, anche sul suo volto, comparve uno strano sorriso.  Si diresse verso Blue e le porse la mano.
-Sali!- disse, sorridendo.
-Cosa?! Davanti a tutta questa gente?!-
-E che fa? Su, vieni! Canta insieme a me!-
-Dai Blue, fai qualche pazzia nella vita!- esordì Angel.
-Secondo me non ci riesce- la stuzzicava lui.
-Ah si? Volete vedere? Anch’io sono capace di essere pazza come voi due.- disse, decisa a salire.
-Denny! Finalmente hai invitato la tua ragazza sul palco!- lo stuzzicò il bassista.
-Sarah non è la mia ragazza!- disse il ragazzo, usando il nome vero della ragazza.
Da tempo non usava il suo nome. Ormai, da quando erano diventati inseparabili, chiamava le due ragazze con i soprannomi che si diedero quando erano ancora piccole. E lui era il solo autorizzato ad usarli al di fuori di loro due.
Denny fece un segno ai suoi compagni e partì un nuovo pezzo, questa volta però non era una loro canzone, bensì una dei “The Vamps”, “Last Night”, una delle canzoni preferite delle due ragazze. Leo, il secondo chitarrista, restituì la chitarra al moro, mentre Adam, il bassista, porse un microfono a Blue, così incominciarono a cantare.
Finita la canzone,  suonò la seconda campanella, che stava a significare di lasciare l’istituto e andare a casa.
Una volta che la folla se ne andò, il gruppo scese dal palco ed aiutò Pete, il batterista, e suo fratello minore Brandon, il pianista/Dj, a caricare tutta la loro attrezzatura sul loro furgone, mentre Blue ed Angel si diressero verso la fermata ad aspettare l’arrivo dell’autobus che le avrebbe condotte a casa.
Proprio mentre stavano parlando dei piani che avevano in programma per l’estate, si fermò davanti a loro una macchina, una Renault Clio nera, nuova di zecca. Lentamente il finestrino del passeggero si abbassò e comparve Denny con un sorrisino malizioso.
-Serve un passaggio?-
Le due amiche si guardarono.
-Da dove è saltata fuori?!- disse Angel, allargando le mani dallo stupore.
-Bella, vero? L’ho comprata una settimana fa con i soldi guadagnati con il lavoro da barista. Allora? Vi va di farvi un giretto?-
-E lo chiedi pure?!- rispose Angel, anticipando l’amica, che rimase a bocca aperta.
La riccia si precipitò ad aprire la portiera di dietro e la seguì a ruota Blue, ma Denny, guardandole dallo specchietto retrovisore, fece loro un’occhiataccia.
-Perché fai quella faccia? Abbiamo trattato male la tua “bimba”?- chiese Blue, scherzosamente.
-No… Solo che vi siete appollaiate là dietro, lasciandomi qua davanti solo soletto.- fece, in modo drammatico.
Angel sospirò.
-Ho capito… Vengo io!-
Denny fece un’altra occhiataccia.
-Non tu! Blue!-
La riccia guardò male l’amico. Blue ridacchiò e si sedette sul sedile accanto al ragazzo.
Denny, contento, girò la chiave nel quadro e partì.
Il ragazzo,  stanco di sentire Angel parlare di cose futili, sbuffò annoiato, in modo da attirare l’attenzione delle due.
-Cosa c’è?- chiese Blue.
-Stavo pensando che questo è l’ultimo anno di Pete e Adam. Tra poco andranno al College, quindi molto probabilmente i “Black Thunders” si scioglieranno.-
-E quindi?- chiese Angel, non capendo dove volesse andare a parare il ragazzo.
-Avevo pensato di fare un ultimo concerto con loro… Sai, in modo da salutarli nel migliore dei modi.-
Angel sospirò.
-Come sei romantico!-
Il ragazzo, offeso, lanciò una lattina vuota di birra sulla testa della povera amica.
-Ehy! E’ così che tratti le ragazze?-
-Perché? Tu saresti una ragazza?- disse, mandandole un bacio scherzoso.
Tutti e tre incominciarono a ridere, fino a quando non fu Blue a parlare.
-Ora però facciamo i seri. A me è venuta un’idea. Dato che li vuoi salutare come si deve che ne dici se facciamo una mega festa da me? Così potrete suonare per l’ultima volta e, in più, festeggeremo l’inizio dell’estate! Che ve ne pare?-
-Ottima idea!- esclamarono i due, esaltati e con gli occhi che gli brillavano.
-Si può fare anche stasera! Tanto tua madre è partita per lavoro e non tornerà prima di lunedì prossimo.- propose Denny ed Angel prese immediatamente la palla al balzo, incominciando ad elencare tutte le cose che servivano per organizzare il tutto.
-Stop!-
Denny, all’esclamazione di Blue, fermò la macchina di botto, facendo cadere Angel in avanti.
-Testa di cazzo! Mi sono fatta male!-
-E chi se ne frega! Comunque… Perché ci hai fatto fermare?-
Blue lo guardò.
-Non intendevo la macchina, ma ormai… Volevo solo chiedervi come faremo ad invitare le persone alla festa. E’ stasera e non credo che riusciremo ad avvisare tutti in tempo.-
-E tu hai urlato per questo? Non ti preoccupare! Ci pensa il sottoscritto ad avvisare tutti.-
-E mi raccomando… Anche qualche bel ragazzo! Non come l’altra volta che eravamo invase dalle galline della scuole che ti scopi.- esclamò Angel massaggiandosi il bernoccolo che le era spuntato sulla fronte dopo la collisione con il freno a mano.
-Mi fai sembrare un puttaniere!-
-Ma lo sei!- esclamarono in coro, ridendo.
Senza che se ne accorgessero, i tre arrivarono a destinazione. Abitavano nello stesso quartiere, una piccola cittadina a nord di Los Angeles, dove c’erano solo villette a schiera ed alberi fioriti.
Parcheggiata la macchina nel vialetto della casa di Denny, i tre scesero e si diressero nelle rispettive case, dandosi appuntamento a casa di Blue per organizzare la festa.
Verso le quattro Angel si presentò a casa dell’amica, in modo da aiutarla con le pulizie generali e l’organizzazione. La casa di Blue era molto grande. C’era un enorme salone con televisore al plasma, appeso alla parete di fronte al divano beige, intonato con il resto dei mobili. Un enorme libreria piena di libri che prendeva tutto il muro e affianco una porta finestra che porta alla piscina e alla veranda, luogo in cui si sarebbe tenuta la festa.
Angel, ormai di casa, entrò senza  bussare e si diresse verso la cucina, dove c’era Blue intenta ad ordinare la birra necessaria a “intrattenere” gli ospiti e Denny. Una volta messo giù il telefono, incominciarono a dividersi i compiti.
-Allora Angel. Tu vai di sopra e chiudi tutte le porte a chiave e nascondile nella pianta di fuori. Non voglio che si ripeta il casino dell’altra festa. Se mamma scopre che ne ho data un’altra senza il suo permesso mi mette in punizione per tutta l’estate.-
-Ok, agli ordini!-
Angel partì verso il piano di sopra, mentre Blue incominciò a preparare il cibo per la festa. Prese tutti l’occorrente e lo posizionò sul tavolo, però ben presto si accorse che le mancavano i bicchieri di plastica. Così scese nello scantinato a prendere quelli che erano avanzati dalla precedente festa.
Una volta giù, accese le luci e incominciò a cercare tra i vari scaffali e scatoloni, però inciampò nel piede di un vecchio sgabello, cadendo per terra. Prima della collisione con il pavimento, per evitare di cadere a terra, appoggiò la mano sulla parete di fronte a lei.
A sua grande meraviglia il muro si spostò leggermente, facendo intravedere una specie di stanza. Lentamente si raddrizzò e i suoi occhi azzurri, curiosi, si posarono sul contenuto di quel nascondiglio.
Era una stanza circolare, resa buia anche dal legno scuro che arredava la stanza. Non appena mise piede al suo interno, dal caminetto, esattamente di fronte a sé, sentì uno scoppiettio e si accese immediatamente il fuoco. Al centro della stanza emergeva imponente una scrivania dall’aspetto molto pesante e su di essa erano sparsi quelli che da fuori sembravano diari, vecchie penne stilografiche posizionate con cura nel portapenne e una cartina geografica dell’Asia, dall’aspetto antico, come quelle usate nella Seconda Guerra Mondiale. Posando lo sguardo di nuovo sul camino vide che sopra di esso , sulla parete sovrastante, era appesa una bandiera con uno strano simbolo tessuto sopra. Ma non si soffermò perché i suoi occhi azzurri erano incuriositi dal resto. Infatti la particolarità che colpiva e affascinava, allo stesso tempo la ragazza, erano le mura, ricoperte da armi di tutte le forme e dimensioni. Pistole dell’800, spade dalla lama consumata del ‘400, stiletti di ogni tipo, un tomahawk, un arma tipica dei nativi americani, una katana giapponese e addirittura un armatura risalente alla Prima Crociata.
 Sbalordita da tutto quell’arsenale, corse veloce da Angel per dirle ciò che aveva trovato.
-Angel! Angel! Vieni qui, presto!-
-Cosa succede? Perché stai tremando?-
-Sono scesa nello scantinato a prendere i bicchieri e...-
Blue si rabbuiò.
-Cosa hai visto?- 
-... Forse non ci crederai, ma c'e una stanza segreta piena di armi e oggetti strani...-
-Che cosa?- fece l’amica incredula.
-Presto vieni!- la incitò Blue.
Le due amiche insieme, scesero le scale di legno cigolanti che portavano allo scantinato molto lentamente. Intimorite e spaventate.
Angel scrutava un po’ titubante il muro che si era spostato. Con passo tremante, entrò nella stanza e si guardò intorno, meravigliata.
Si misero a rovistare tra i libri sugli scaffali pieni di polvere e vecchi diari lasciati sulla tavola di legno antico,  per capire cosa fosse quella stanza e a chi fosse appartenuta. Ma la domanda più grande che si ponevano era “a cosa serviva?”.
-Perché una roba del genere si trova qui?- chiese Angel, toccando una specie di spada ricurva
-Non lo so! È quello che sto cercando di capire...- disse Blue toccando con un dito il tavolo impolverato.
-Forse erano di tuo padre...- ipotizzò la riccia, ma Blue scosse la testa.
-Non credo... E poi perché mio padre avrebbe dovuto avere delle armi del genere... Di alcune non conosco nemmeno il nome...-
Angel alzò le spalle e si fissò a guardare la bandiera sul muro, quella specie di arazzo consumato dal tempo e dalla polvere.
Blue, invece, si soffermò vicino alle pile di libri e prese quello in cima. Lo appoggiò sul tavolo ed incominciò a sfogliarlo. Angel, vedendola, si avvicinò a lei e chiese: -Che stai facendo?-
-Forse se leggiamo qualche libro, capiremo di chi era questa stanza... O almeno a cosa serviva, perché non credo sia solo un deposito di armi-.
Blue sfogliava le pagine ingiallite dal tempo di quel libro. Più andava avanti, più notava che su ogni pagina erano segnati nomi e date… Come se quei diari fossero una sorta di registri.
Sfogliò un’altra pagina e sulla pagina destra Angel ebbe un sussulto.
-Torna indietro!- 
-Che c’è? Che hai visto?- fece allarmata Blue, girando la pagina proprio come aveva chiesto l’amica.
-Credo di aver già visto questo simbolo.- fece pensierosa, indicando il simbolo, disegnato in modo abbozzato, con linee d’inchiostro molto spesse.
Era un simbolo a forma di piuma che cade sulla superficie dell’acqua, formando dei cerchi concentrici.
Angel lo guardava, concentrata. Poi i suoi occhi si illuminarono.
-Si! Me lo ricordo! Ho già visto questo simbolo!-
-Davvero?-
La ricca annuì.
-L'ho visto nei diari di mio padre.-

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Capitolo 2
*** Secondo Cielo ***


Raggiungere le stelle è sempre stato impossibile.
Gli esseri umani con le loro mani piccole, anche se ci fossero riusciti, non sarebbe mai stati capaci di trattenerne una tra le loro piccole dita.
Non sanno apprezzare nemmeno la loro bellezza.
Per noi, invece... È diverso.


 
Secondo cielo

-L’ho visto nei diari di mio padre-
Angel e Blue dovevano organizzare una festa per festeggiare l’inizio dell’estate però, con grande meraviglia trovarono nello scantinato una stanza segreta piena di libri, armi e una strana bandiera ingiallita dal tempo. 
Le due stavano sfogliando un diario per capire a chi fosse appartenuta quella stanza, quando trovarono uno strano simbolo che raffigurava una piuma che cadeva sull’acqua. 
-In che senso lo hai visto nei diari di tuo padre?-
-Come tu sa, io non l’ho mai conosciuto. Se ne andò quando non avevo nemmeno due anni. Però poco tempo fa ho trovato un suo vecchio diario che la mamma teneva nascosto sotto le lenzuola, nell’armadio. L’ho sfogliato un po’ ed ho visto questo simbolo praticamente ovunque.-
-Ma com’è possibile?-
-Proviamo a cercare su altri diari, magari troveremo un significato.- 
Ma le due amiche non ebbero il tempo dato che una voce le stava chiamando dal piano superiore. 
-Blue, Angel! Dove siete finite?-
-Oh no! LA FESTA!- urlarono in coro.
Subito allora chiusero il libro posandolo sulla libreria li vicino ed uscirono dalla stanza segreta. Poi Blue si ricordò il vero motivo per il quale era scesa, quindi chiese aiuto ad Angel per salire lo scatolone con i bicchieri sopra.
Le ragazze salirono e, con il fiatone e lo scatolone tra le mani, lo salutarono in coro.
-Ciao Denny!-
-Ciao…- ricambiò il saluto il ragazzo, guardando le due in modo sospettoso. Scrutando bene l’espressione delle sue amiche capì che c’era qualcosa che non andava. 
-Cosa c’è? E’ successo qualcosa?-
-No niente!- mentirono. 
Non sapevano il perché. Forse non era il momento tutto qui. 
Allora il ragazzo sorvolò l’accaduto e chiese alle due un aiuto con l’attrezzatura.
Mentre Denny si diresse verso la veranda a montare le casse e le luci necessarie, le ragazze si diressero in cucina a preparare la tavola con gli stuzzichini, le bevande analcoliche e la birra, che nel frattempo era arrivata. 
-Secondo te cosa potranno mai significare tutti quei nomi? E quei simboli…- chiese Angel pensierosa mentre sistemava un vassoio di nachos.
-Non ne ho idea. Forse è una lista di soldati risalenti a qualche crociata o guerra civile. E il simbolo potrebbe solo essere un segno di riconoscimento dagli appartenenti della fazione. Ma ovviamente è solo una supposizione.- 
-Non ne sono sicura. Perché per logica anche mio padre ne avrebbe dovuto far parte avendo anche lui quel simbolo disegnato ovunque. Mmh mia madre non mi ha mai parlato di lui… Quindi non possiamo confermare questa tesi.- disse con un sorriso tirato Angel.
-Magari domani passiamo da te e diamo una controllatina a quel diario, che ne dici?- le propose Blue con un occhiolino. 
-Ok, ci sto.- ma adesso vado a controllare Denny non vorrei facesse qualche casino.-

La festa procedeva senza intoppi, a parte i soliti pianta grane da allontanare e le solite ochette che le due amiche non sopportavano. Ma per il resto si poteva dire che si stessero divertendo. 
Anche se il loro pensiero si concentrava sempre e solo su quello che avevano trovato e finivano col distrarsi dalla musica e dai balli. 
Angel, più o meno, riusciva a mascherare la sua preoccupazione, grazie alla sua solarità. Al contrario di Blue, che si sedette su una sedia a dondolo in veranda. 
Denny notando la sua espressione pensierosa, si avvicinò e si sedette accanto a lei.
-Hey Blue. Siamo ad una festa. Cos’è quell’aria imbronciata?- 
-Niente Denny. Sono solo sovrappensiero. Tutto qui.- ribatté sorridendo.
-Mi piace vedere il tuo sorriso.- il viso di Denny a quell’affermazione si rilassò e questo fece arrossire vistosamente la sua amica. 
-All’improvviso dici cose dolci? Non avrai bevuto un po’ troppo?- 
-Non devo essere per forza sbronzo per dire cose dolci, sai? Posso farlo anche da sobrio!- ma un leggero singhiozzo tradì il ragazzo che iniziò ad arrossire per la figuraccia.
Blue rise e Denny la seguì a ruota. Dopo di ché i due si guardarono e Denny prese a giocare con una ciocca dei capelli di Sarah. A quel gesto inaspettato la ragazza si drizzò, anche se le piaceva ricevere quelle attenzioni. All'improvviso il ragazzo sospirò.
-Chissà che sapore hanno i tuoi capelli? Vorrei tanto poterli assaggiare...-
Lei lo guardò allibita e lui rise.
-Scherzo. Non fare quella faccia- 
Sarah tirò un sospiro di sollievo, mentre Denny si fece, improvvisamente, serio.
-Senti Sarah… Che ne dici se…- ma non riuscì a terminare la frase perché Leo lo chiamò.
-Denny! Noi siamo pronti manchi solo tu!-
“Leo, brutto coglione!” lo maledì mentalmente.
-Hey stendili!- lo incitò Sarah facendogli l’occhiolino.
Il ragazzo arrossì e sorrise.
-Ci puoi scommettere.- disse alzandosi. Incominciò a dirigersi verso il palco, ma poi si fermò e si voltò verso Sarah.
-Quando ho finito voglio parlarti un attimo. Ok?-
La ragazza lo guardò sorpresa poi annuì. 
Denny accennò un sorriso ed andò a cantare. 
La festa era ormai giunta al termine grazie ad una volante della polizia che passava nei dintorni,  allertata da qualche vicino infastidito dal fracasso. 
Leo, Adam e Denny si erano addormentati sul divano, dopo una botte di birra e Angel si era accoccolata sulla poltrona in soggiorno.
Blue aspettava che gli ultimi festaioli uscissero per poi precipitarsi sopra nella sua camera. 
Era troppo curiosa di scoprire il significato di quel simboli. Quando chiuse la porta d'ingresso per l'ultima volta, salì in camera sua, prese il suo pc e si sedette sul letto.
Mentre aspettava che si accendesse, sfogliò il diario per trovare qualche indizio particolare, ma leggeva solo nomi e date. Quando la pagina di internet si caricò, mise nella barra di ricerca il primo nome che aveva letto nella pagina su cui si era fermata e premette invio. Aspettò un paio di secondi prima di leggere che non c'erano risultati. Cercò un altro po' nel diario, fino a quando non trovò alla fine dell'ultima pagina uno strano nome, "Rhea".
Curiosa, cercò e questa volta trovò qualcosa. Cliccò sul primo link che vide e lesse ciò che era scritto.
"Rhea è il nome latino della Dea Rea o Cibele, figlia del Cielo e della Terra. In antichità veniva anche usato per indicare "Rhea" capo della leggendaria dinastia che ha preso il suo nome. Chi discende da questa dinastia ha ereditato un potere molto grande di cui non si sa molto e i membri di questa razza ha una voglia a forma di piuma."
Subito dopo la descrizione c'era un'immagine di una piuma che cadeva sull'acqua. Quella era proprio il simbolo che c’era sul diario! Un disegno con linee molto scure e sottili. Il movimento che prendeva il disegno era molto fluido ed elegante e lo spostamento dell’acqua era reso molto realistico da un particolare chiaroscuro applicato con cura.
Blue vedendo l'immagine, scattò e, in fretta, girò le pagine ingiallite, fino a fermarsi sul simbolo. Sorrise e tornò a leggere.
"Si tramanda una profezia che afferma che chiunque riesca a trovare il potere custodito da Rhea genererà un apocalisse che distruggerà il mondo."
Il sonno pian piano si impossessò della mente della ragazza che senza renderse conto appoggiò la testa sul morbido cuscino e si addormentò. 
Poco dopo Denny si svegliò per un’urgenza al bagno, salì di sopra e passò davanti alla camera di Sarah. Grazie alla porta aperta riuscì a vedere la sua amica che dormiva e il pc che era a rischio di collisione col pavimento. Spostò il computer e prese una coperta dal suo armadio. La coprì dolcemente fino alle spalle e, prima di uscire, le diede un dolce bacio sulla fronte.

La mattina successiva Blue si svegliò solleticata da un leggero odorino di pancake. Si voltò lentamente dal lato del comò e vi trovò u vassoio appoggiato con spremuta, sciroppo di cioccolato e i suoi amati pancake. Quelli che solo Denny sapeva fare. Li riconobbe subito dal loro colore dorato. Eh, già. Sua madre li faceva sempre bruciare e a lei non piacevano. Si alzò e si avvicinò al vassoio. Una volta vicino ad esso notò una piccola rosellina rossa, proprio come quella che cresceva nel giardino della madre del ragazzo, che faceva crescere con cura. A fianco un biglietto con un messaggio.


"Ho messo a posto il casino in cucina. Coperto Angel per disturbo alla quiete pubblica e preparato la colazione. 
Mi devi un favore cara :* "


Non riuscendo a capire la storia di Angel coperta, si infilò una frittella in bocca, si coprì con la vestaglia e scese le scale. Trovò l’amica nella stessa posizione rannicchiata della sera precedente, quando l’aveva lasciata. Solo che era interamente coperta da un plaid e la si sentiva russare. 
-Angel.- cantilenò. -Denny ha preparato i pancake.- 
La riccia inizialmente fece un respiro soffocato, poi disse qualcosa a bassa voce, con un po’ di bava che le scendeva dall'angolo destro della bocca.
-Pancakeeeee... Pancake volanti.- 
-Volanti?! Se riesci a prenderlo uno con la bocca e ingoiarlo in solo boccone, vincerai un bacio da Jhonny Deep versione pirata- fece Denny spuntando all’improvviso dalla porta finestra nel soggiorno e scandendo la parola "pirata" per avere una qualche reazione dell’amica.
Angel,infatti, scattò in piedi e urlò "Pirataaaaaaaaa"
Però perse l’equilibrio e cadde per terra. Provocando una risata di gruppo.
Dopo la sostanziosa colazione preparata da Denny, Sarah con una scusa portò Angel in camera per farle leggere quello che aveva scoperto.
-La storia qui si complica!- disse quasi emozionata da tutto quel mistero Alice.
-Angel! Torna sulla terra. Tutto questo è molto strano, si. Ma non siamo in uno di quei film d’avventura che ti piacciono tanto. Questa è la vita vera. Se tutti questi nomi portano ad incidenti o tragedie perché avrebbero dovuto segnarle su di un quaderno per poi nasconderlo in una stanza segreta?- Sarah a quel punto era molto agitata e non aveva tutti i torti.
-Continuiamo a cercare qualcosa. Magari scopriamo di più- 
-Dopo, adesso dobbiamo mettere a posto il casino di ieri sera.-
Passarono un paio di ore e le due ragazze avevano finito di rimettere tutto a posto. Denny con un “abile” scusa, si era ammutinato qualche ora prima e le aveva lasciate completamente da sole.
Quando ebbero finito tutto, le due amiche si diressero verso la casa di Alice a leggere il diario del padre della ragazza.
Stranamente silenziose, si diressero verso la camera di Angel e iniziarono a sfogliare le pagine. Era un quaderno ben tenuto, dalle pagine pulite e dalla grafia chiara e nitida. Proprio come era caratteristica di un diario, ad ogni inizio pagina c’era la data in cui il proprietario riportava la sua giornata. Confrontando le date capirono che il padre di Angel scriveva saltuariamente.
-Devo dire che, tra tutte le pagine per ora lette, tuo padre non scriveva di fatti importanti o rilevanti…- notò Blue.
-Cavolo! Era un apatico del cazzo!-
Blue scoppiò a ridere e il quaderno le scivolò tra le mani, cadendo per terra, vicino alla vetrata del balcone.
Sarah si alzò per prenderlo, ma quando fu accanto ad esso, notò che la luce metteva in evidenza delle strane sovrapposizioni tra la pagina di dietro e quella davanti. Girandola notò che le lettere non coincidevano con quelle di dietro. Girando tra le mani notò che le pagine erano stranamente più doppie del solito. Curiosa, provò a staccarle e, grazie alle sue unghie ben curate, poté staccarle e scoprire due pagine nascoste. 
-Guarda cosa ho trovato!- fece la ragazza, tornando da Angel, intenta ad abbracciare il suo pupazzetto a forma di coniglio, con un’espressione da ebete.
-Cosa?-
Blue si sedette accanto a lei e le mostrò le pagine appena scoperte.
-Penso che di pagine simili ci siano in tutto il diario…- 
-Quindi pensi che qui abbia scritto qualcosa che ci colleghi con il simbolo?-
Sarah annuì ed incominciò a leggere ad alta voce.

Dicembre 1989
Ho conosciuto Caroline. E’ una persona splendida. Peccato che non sono potuto rimanere molto con lei… In questo periodo hanno intensificato la caccia e non posso permettermi di rimanere troppo tempo all’aperto, dove mi posso trovare. Ieri ne hanno catturato un altro… Hanno scoperto il nostro rifugio ed ora siamo costretti a cambiarlo. Non permetterò loro di uccidere altri miei compagni.


Angel sentendo pronunciare il nome della madre si incuriosì e prese il diario e continuò da dove l’amica si era fermata.

Gennaio 1990
Io e Caroline stiamo uscendo da un paio di settimane. Mi trovo bene con lei. Però all’ultimo nostro appuntamento, due uomini sospetti mi seguivano. Hanno incominciato a pedinarmi. Questo non va bene… Per tutto il tempo non ho fatto altro che cercare di seminarli, cosa che ha fatto innervosire la povera Caroline. Volevo darle qualche spiegazione, ma non potevo. Lei non può sapere la verità.


-Che verità? E chi lo seguiva?- chiese Blue, ma Angel non rispose, continuò a leggere, assorta.

Aprile 1990
Oggi io e Caroline ci siamo fidanzati. Siamo tutti e due molto felici. L’ho portata in un ristorante in centro, ma la nostra cenetta romantica è stata interrotta da un uomo alto e robusto, dai capelli folti e biondi e due occhi color smeraldo. Ci siamo urtati fuori il ristorante e ci siamo messi a parlare. Il suo nome è Shane Blain.


-Il papà di Denny!- urlarono in coro le ragazze.
Poi Sarah strappò letteralmente il diario dalle mani di Alice e continuò a leggere.
Mi ha confessato di sapere la mia vera identità, dicendo di volermi aiutare a far perdere le nostre tracce. Devo dire che mi ha sorpreso… Non mi aspettavo che ci volesse aiutare. Proverò a fidarmi di lui. Una chance non si nega a nessuno.
Così finito di leggere posò il diario sul letto sconvolta e confusa dalle ultime rivelazioni.
-Che cavolo c’entra adesso il papà di Denny?- fece Alice.
-Non sapevo che si conoscessero.- fece sempre molto sconvolta Sarah.
Non ebbero il tempo di continuare perché il telefono di Sarah vibrò indicando un nuovo messaggio ricevuto. Era da parte di Denny.
“Ti posso parlare un attimo? Tra dieci minuti sul retro di casa mia.” 
Sarah rispose con un veloce “a tra poco".
-Scusa, Angel. Devo andare da Denny. Mi deve parlare.-
L'amica annuì e diede un bacio sulla guancia a Sarah, che subito dopo prese la sua borsa e scese le scale, diretta verso l'uscita. Dopo aver chiuso alle sue spalle la porta, si diresse nella casa affianco, dove l'aspettava Denny.  Essendo di casa, si diresse verso il retro, dove c'era un cancelletto bianco che conduce al giardino del ragazzo. 
Però, quando arrivò, vide Denny, seduto sul tavolo da pic-nick che parlava con una ragazza che flirta con lui spudoratamente e il ragazzo non sembrava molto contrariato alle sue avance.
Blue si avvicinò e si fermò a pochi metri dai due.
-Adesso per parlarti devo prendere il numero e fare la fila?- fece Sarah infastidita dalla presenza di quell'altra.
-Sarah! finalmente sei arrivata! non ti preoccupare per lei, era solo venuta per darmi una cosa.-
-Meglio così... Non mi piace essere messa in secondo piano sopratutto dopo essere stata cercata.- e guardò in malo modo la ragazza che a sua volta le fece un'ochiataccia.
-Dai non fare cosi... Ti stavo aspettando e lei è passata un attimo, non essere gelosa!- fece lui con un sorrisetto malizioso.
-Allora tolgo il disturbo.- fece l'altra ragzza andandosene mentre Sarah nel frattempo, si era fatta rossa dalla rabbia.
Denny si avvicinò a Sarah e le sussurrò al'orecchio:
-Mi piace quando fai la gelosa.-
-Gelosa? Io?! Ma che dici?.- disse sara incrociando le braccia al petto ad abbassando lo sguardo a terra pr nascondere il rossore alle gote.
-Beh... Dalla scenata che hai fatto sembravi gelosa e tanto!-
Sbuffando la ragazza riprese:
-Invece di perderci in discorsi inutili... Posso sapere perchè mi hai fatta venire qui?-
-Hai ragione. Ora facciamo i seri... Che ne dici di...- iniziò a dire Denny, ma venne fermato dal padre che uscì fuori in giardino.
-Denny c'è tua sorella al telefono.- disse il padre, ma non appena si accorse della strana vicinanza dei due, indietreggiò.
-Scusate... Ho interrotto qualcosa?- disse il signore, guardando i due che cercavano in ogni modo di nascondere il loro imbarazzo, ma senza successo. L'unica cosa che fecero fu quella di aumentare la distanza fra loro.
-No... Assolutamente! Stavo giusto per andarmene!- disse la ragazza voltandosi per andare via. 
Denny la guardò, sorpreso, e cercò di fermarla.
-Sarah! Aspetta!-
Però la ragazza non si girò e se ne tornò a casa sua, arrabbiata e con le lacrime agli occhi.

Sarah passò il resto della giornata distesa sul letto. Era ancora arrabbiata con Denny, ma non sapeva nemmeno lei il perchè. Sapeva benissimo che il suo amico era un vero playboy, ma vederlo con quella ragazza le aveva fatto salire il sangue alla testa. Si girò sul fianco, quando notò sbucare dalla porta socchiusa della sua camera una vaschetta di gelato e due cucchiai.
-Toc toc.- disse una voce da dietro la porta che Blue riconobbe immediatamente.
-Angel... Entra.- disse la ragazza, accennando ad un sorriso.
La riccia entrò e si catapultò sul letto accanto all'amica. Sarah si sedette accanto ad Alice e prese la confezione di gelato, aprendola.
-E il cioccolato?- disse dispiaciuta, notando che l'unico gusto che c'era era la stracciatella.
Angel abbassò gli occhi e fece la faccia della "bambina colpevole".
-Era finito... Mi perdoni?-
Blue la guardò e sorrise.
-Ovvio! E lo dici pure?-
Entrambe presero il loro cucchiaio e affondarono il primo colpo.
-Denny mi ha raccontato tutto. Ma perchè ti sei arrabbiata tanto?- chiese Alice, guardando l'amica che si gustava piano piano il gelato che iniziava a sciogliersi sul suo cucchiaio.
-Non so nemmeno io bene il perchè. Quando l'ho visto con quella, mi sono scaldata e ci ho visto tutto rosso!-
Angel annuì, per dare manforte all'amica, ma dentro di lei sapeva cosa stava succedendo a quei due. Lo aveva capito da un po', ma solo in quel momento aveva avuto la conferma. 
-Comunque, cambiamo discorso?- 
Angel guardò l'amica, riprendendosi.
-Certo! Torniamo ai diari di mio padre... Che ne dici se domani andiamo a parlare con il papà di Denny?- 
-Sì. Mi sembra una buona idea. Ci può aiutare a capire qualcosina in più. Basta solo che non incontriamo quel deficente!- disse Blue, buttandosi a capofitto sul gelato, mentre Angel rideva sotto i baffi.

Nel frattempo in una località fuori Los Angeles, un ragazzo sui venti anni, dai capelli biondo castano e due occhi rosso rubino stava in un grosso ufficio dall’aspetto antico. Era seduto ad una comoda poltrona pieghevole di pelle nera, con i capelli appoggiati alla grossa libreria di legno intento a leggere alcuni rapporti. Quando bussarono alla porta, i suoi occhi scattarono su di essa.
-Avanti.- disse ed entrò un uomo con indosso una strana armatura. 
-Signorino è arrivato il rapporto che aveva chiesto.-
Il ragazzo abbassò i piedi il fascicolo pieno di fogli e documenti che aveva tra le mani per poi concentrarsi su una foto che gli aveva dato l’uomo. 
La guardò.
-Finalmente ti ho trovata. Blue…-

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Capitolo 3
*** Terzo Cielo ***


La mia gente è sempre stata cacciata e perseguitata. 
Per secoli abbiamo cercato la pace e la libertà che ci è sempre stata negata. 
In passato vivevamo liberi, mentre adesso siamo costretti a scappare da persone corrotte e senza ideali, ignari della verità e con un solo motivo che alimenta le loro azioni...

 

Terzo cielo




Era giunta la mattina e Denny, ancora depresso per quello che era successo il giorno prima, era seduto sul divano nel suo salotto, a ingurgitare la quinta lattina di birra.
-Figliolo, mi spieghi che succede!?- chiese il padre, notando la despressione del figlio.
-Niente, papà. Sono fatti miei.- rispose, seccamente.
-Fantastico. Adolescenti! Sai io alla tua età facevo strage di cuori ma non mi riducevo nello stato pietoso in cui sei adesso.- 
Denny guardò il padre facendo una smorfia.
-E allora? I tempi cambiano. La generazione cambia. Io mi sono semplicemente adeguato alla situazione.-
-Tutte scuse per non dire che sei nella merda fino al collo.-
-E pensare che quando ero giovane io, quando litigavo con una ragazza che mi piaceva, non mi buttavo nello stomaco litri e litri di birra. Perché fate così? Perché non l'affronti?-
-Ok papà. Mettiamo il caso che io abbia fatto un casino con una ragazza, ma non sapessi nemmeno il motivo per il quale lei si è arrabbiata. Cosa mi consigli di fare?-
-Chiederle scusa. Con una donna questa è la tattica più efficace.- 
-E se lei non mi perdona?-
-Sarah ti perdonerà, stanne certo!- e nel dire questo gli sfilò la lattina dalle mani e la finì in un solo sorso.
-Ma non è di Sarah di cui parlo!-
-Si come no. Te lo si legge in faccia.-
Denny sbuffo e si passò una mano tra i capelli.
-Si vede così tanto?-
Il padre gli sorride ma non gli rispose e tornò in cucina.
Però la sua corsa venne interrotta dal suono del campanello.
Dato che Denny era impegnato ad sistemare il disastro fatto sul pavimento con le lattine di birra, andò lui ad aprire la porta. 
-Buongiorno, Signor Shane- quest’ultimo notò un meraviglioso sorriso sul volto di Sarah, molto diversa da quello del giorno prima.
Denny nel vederla scattò in piedi e rimase a guardarla. Il padre si voltò a guardare il figlio, poi ritornò alla ragazza sulla soglia della casa.
-Buongiorno anche a te, Sarah. Prego accomodati.- fece cordialmente.
La ragazza, sempre con il sorriso sulle labbra, entrò e quando vide l'amico rimase di sasso e il sorriso scomparve, facendo prendere posto ad un espressione imbarazzata, ma allo stesso tempo, un po' offesa.
Il ragazzo lanciò un'occhiata al padre, come per dirgli di lasciarli soli, e lui, capendolo, annuì.
-Vi lascio da soli.- Disse l'uomo allontanandosi, ma la ragazza lo fermò.
-No, Signor Shane.- lo fermò Sarah.
-Come no?! Non sei venuta a parlare con Denny?-
-Assolutante no! Sono qui per lei. Le dovrei parlare…- si girò un attimo a guardare Denny e riprese -... da soli per favore.-
Il ragazzo la guardò, amareggiato.
-Sei ancora arrabbiata per ieri?-
-Denny! Non è il momento di parlarne...- lo rimproverò la ragazza.
Denny, a malincuore, annuì e se ne andò. Nell'istante in cui il ragazzo imboccò la strada che conduceva alle scale per il piano di sopra, arrivò Angel.
-Ciao Denny.- lo salutò la riccia, con estrema allegria, ma ebbe in cambio un saluto stentato, fatto controvoglia. 
-Salve, Signor Shane!- cantilenò Alice, per poi avvicinarsi a Denny per sussurrargli qualcosa.
-Tranquillo! Si sistemerà tutto.- gli disse con un dolce sorriso per fargli capire che gli era vicino e che poteva fare affidamento su di lei quando voleva.
Quando Denny entrò nella sua stanza, i tre incominciarono a parlare.
-Allora ragazze. Cosa volevate chiedermi?-
-Ecco, vede…- iniziò un po’ titubante Sarah.
-Siamo venute a chiederle delle spiegazioni.- finì Alice.
E gli mostrarono il diario del padre di quest’ultima, esattamente alla pagina in cui parlava di lui.
-Come vede, in questa pagina, mio padre la nomina... Quindi vi conoscevate da parecchio.- affermò Alice, guardandolo negli occhi.
D’un tratto il volto del Signor Shane divenne scuro.
-La prego, ci dica ciò che sa.- lo implorò Alice che voleva sapere la verità sul padre.
L'uomo sospirò.
-Sedetevi.-
Le ragazze si scambiarono uno sguardo ed ubbidirono. Però le due non appena si sedettero, iniziarono a bombardarlo di domande, non lasciandogli nemmeno il tempo di rispondere.
-Qui, il padre di Alice, dice che conosceva la sua vera identità... Che significa?-
-E chi sono le persone che lo stavano inseguendo? Lei ne sa qualcosa?-
-Come mai non ci ha mai detto di conoscerlo?-
-Ragazze vorrei tanto rispondere alle vostre domande, ma non posso. Non voglio mettere nei guai anche voi!-
-Come nei guai?! Che significa?- fece confusa Alice.
-Ragazze... È una faccenda troppo complicata per voi. Non immischiatevi in fatti che non vi riguardano. Siete ancora in tempo.-
-Ma...- provò a dire Sarah che venne subito bloccata.
-Mi dispiace... Io lo faccio per voi. Ho giurato di non dirvi nulla e di proteggervi e lo farò.- disse, guardandole.
Alice aprì bocca per ribattere, ma l'amica la fermò. Sarah scosse la testa e le fece intendere che era meglio non insistere. Entrambe si alzarono dal divano e si diressero verso la porta. Alice aprì la porta e uscì, mentre Sarah rimase dentro e si girò verso il padre di Denny.
-Mi dispiace averle dato fastidio.-
-Figurati. Dispiace a me non avervi risposto.-
La ragazza sorrise.
-Anche a me. E rispetterò la sua scelta di non dirci nulla, ma sappia una cosa... Io non mi arrenderò. Scoprirò la verità, anche se lei non lo vorrà.- disse Sarah guardandolo negli occhi.
L'uomo abbassò lo sguardo e sorrise.
-Sei proprio testarda.-
-È una delle mie doti! Ora tolgo il disturbo. Arrivederci.- disse ed uscì, raggiungendo l'amica.


Poco dopo le due amiche entrarono nella casa di Sarah e si sistemarono nel salotto.
-Cosa facciamo ora? Il padre di Denny non ci vuole dire nulla!- Disse Alice, buttandosi come un sacco di patate sul comodo divano.
Sarah la guardò, alzando le spalle.
-Non ne ho la più pallida idea.-
Alice la guardò, sorpresa. Era la prima volta che Sarah non avesse idee.
Ma subito, nell’arco di pochi secondi, l’espressione di Sarah cambiò radicalmente ed Alice esordì con:
-Ecco abbiamo un piano!-
Subito Sarah continuò.
-Vado in biblioteca a fare una ricerca. Vedo se scopro qualcosa di più, magari su quei vecchi libri nel reparto di storia o tra i miti e le leggende troverò qualcosa.-
-Perfetto! Ed io cosa faccio?-
-Tu intanto va a casa di Denny con una scusa e cerca qualunque indizio.-
-Ok!- cantilenò Alice, alzandosi. Però si fermò di colpo.
-Sicura che non vuoi parlare con Denny?-
Blue la guardò.
-Certo! Per un po' sarà meglio non vederlo.-
-D’accordo! Se è questo che vuoi... Lascio perdere. Ma ricordati: lui ti vuole davvero bene!-
Sarah sospirò, rassegnata, mentre prendeva in mano il diario trovato nel suo scantinato, mentre Angel chiudeva la porta di casa alle sue spalle per dirigersi dal suo amico.
Come aveva immaginato, lo trovò nel giardino di casa sua, sdraiato sull'amaca con un braccio a penzoloni che manteneva una bottiglia di birra. Sembrava distrutto e arrabbiato allo stesso tempo.
-Continuare a bere birra non ti aiuterà a sistemare le cose! Quindi alza quelle pacche mosce da quell’affare e vai a chiarire questo gigantesco malinteso con Sarah!-
Denny sospirò e si tappò le orecchie.
-Come cazzo urli! Per una volta potresti lasciarmi in pace?- disse portandosi la bottiglia alla bocca, ma la ragazza gli bloccò il braccio, strappandogli la bottiglia tra le mani e mettendola per terra.
-Non mi interessa. Alzati!-
Denny a quel punto si arrabbiò e si sollevò pronto a catturare l’amica.
Ma la ragazza si spostò e Denny cadde dall'amaca, finendo sull'erba fresca.
-Non volevo che si arrabbiasse. Ha frainteso tutto.- disse sempre steso a terra con la faccia sul terreno. Alice a quel punto si sedette a gambe incrociate di fianco a lui. Nessuno dei due parlava e si sentivano i respiri pesanti di Denny che ispirava l’odore penetrante dell’erba ancora umida.
Alice prese tra le dita sottili la bottiglia di birra e ne bevve un sorso, poi rispose:
-Se non volevi che succedesse, dovevi mandare subito via quella tipa. Denny, so che è la tua natura e che sei fatto cosi e non ci puoi fare niente, ma che cavolo! Tu a lei ci tieni tantissimo. Perché invece di scappare non l'affronti a viso aperto?-
Alice finì di parlare e vide che il ragazzo, ancora disteso, si irrigidiva. Aveva toccato un tasto dolente. 
-Alice... non sai di cosa stai parlando sta zitta... Hai frainteso alla grande.-
-E no vecchio mio!- Fece lei con le guancie gonfie. -Ho capito benissimo invece! E sono qui per aiutarti. Quindi, lascia che ti aiuti. Siete i miei migliori amici. Voglio che siate felici, non chiedo altro- e finì con un sorriso sulle labbra.
Poi dun tratto Denny si tirò su, si spolverò con le mani i pantaloni pieni di terreno e porse una mano all’amica per alzarsi.
-Vieni, andiamo da Blue!- disse con uno splendido sorriso.

Sarah, dopo una mezz'oretta di cammino, arrivò alla biblioteca del quartiere. Non era molto grande, però conteneva abbastanza libri per fare delle ricerche approfondite su qualunque tipo di argomento.
Entrò passando per la porta girevole. Salutò educatamente, come sempre, la bibliotecaria dietro il bancone e si diresse subito al reparto dei libri di storia. Ne prese un paio su miti e usanze latine e si sedette al solito posto. La biblioteca era come sempre vuota e Sarah credeva di essere l'unica a frequentare quel posto. Ma quegli scaffali in legno scuro e i tavoli con le lampade erano tra i suoi ricordi d'infanzia col padre. La portava spesso lì a leggere favole su angeli e demoni.
Ma da quando suo padre era scomparso, quel posto era cambiato e lo vedeva sotto un'altra luce. Era, come dire... Più scuro. Nemmeno le enormi finestre riuscivano ad illuminare tutti i libri all’interno della stanza.
Quando le sue braccia furono piene di libri, si diresse verso un lungo tavolo, posto sotto le grandi vetrate, e si sedette lì, incominciando a sfogliare il primo tomo.
Quello sulle usanze latine. Iniziò a ricercare le somiglianze con vecchi miti della storia latina, annotando tutto su un quaderno ad anelli.
All'improvviso, però, la sua lettura venne interrotta dalla presenza di un ragazzo, che si sedette proprio di fronte a lei. Sarah fece finta di nulla e tornò a dedicarsi ai libri.
Ma presa dalla curiosità, alzò di poco lo sguardo sul libro che il giovane stava sfogliando e lo riconobbe. Era un'antica favola che suo padre le aveva letto in uni di quei pomeriggi della sua infanzia passati in biblioteca. Sorrise, poi alzò ancora lo sguardo per vedere il volto della persona interessata ad una simile fiaba. E li vide. 
Due occhi rossi, accesi e penetranti che la stavano fissando. Subito la ragazza imbarazzata distolse lo sguardo e si soffermò sulle nuvole al di fuori della finestra.
-Noto che ti piacciano le letture pesanti.- disse il ragazzo, notando lo spessore del libro.
-Invece noto che a te piacciono le fiabe per bambini.- disse, ridendo.
-Me la raccontava mio padre quando ero piccolo e, vedendo questo libro, solo soletto sullo scaffale, mi è venuta nostalgia.-
-Anche mio padre mi leggeva quella storia. L'adoravo. Sopratutto la parte in cui c'è l'angelo che salva la protagonista.-
Il ragazzo sorrise.
-Per questo ora leggi libri che parlano di angeli?-
Blue lo guardò, sorpresa.
-Come fai a sapere che sono sugli angeli?-
-L'ho capito dall'illustrazione nella pagina affianco.- Disse lui indicando l'immagine di un angelo avvolto dalle sue stesse ali.
-quella è Rhea. Un angelo che diede vita ad una potentissima stirpe che possedeva un enorme potere.- spiegò il ragazzo, mentre Sarah lo guardava, assorta.
-Come fai a conoscerla?-
-Diciamo che amo il soprannaturale.-
Disse, facendole l'occhiolino, poi si alzò e prese il suo libro.
-Scusa, ma ora devo andare. È stato bello parlare con te.-
-No aspetta dimmi di più.-
Ma il ragazzo era già lontano. La ragazza allora tentò di rincorrerlo, ma quando fu fuori dallla biblioteca lo perse di vista.
Quindi tornò sui suoi passi, amareggiata per non essere riuscita a parlare un pò di più con lui, ma non si accorse che il ragazzo continuava a guardala da dietro un muro. Quando Sarah rientrò, lui si diresse verso la sua macchina e, quando vi entrò, posò il libro sul sedile del passeggero.
Prese il telefono, componendo in fretta un numero, si portò l'apparecchio all'orecchio e attese che rispondessero.
Dopo cinque minuti si senti uno strano rumore che segnava l'inizio della conversazione.
-Pronto?- sentì dall'altro lato.
Lui, senza scomporsi, disse: -Prendetela.-
Detto ciò, riattaccò e accese la macchina.

Intanto Denny e Alice avevano preso la macchina per raggiungere in fretta l'amica in biblioteca.
All’incrocio, esattamente di fianco all’edificio, il ragazzo si fermò al semaforo rosso. I due ragazzi dalla macchina videro la loro amica scendere i gradini dell’uscita con un grosso libro sotto il braccio. Denny diede uno sguardo
veloce al semaforo, che non accennava a diventare verde. Mentre aspettavano di ripartire, di fianco alla macchina nera di Denny, schizzò ad alta velocità un furgoncino nero, lasciando i due ragazzi allibiti.
-Ma stà attento, coglione!- urlò Denny al furgone, sporgendosi dal finestrino per farsi sentire meglio.
Denny tornò a sedersi sul sediolino, però i due amici videro una scena strana... Il furgone si fermò a pochi metri da Sarah e due uomini vestiti di nero scesero e, molto velocemente, la presero con la forza e la caricarono sul loro furgone. Denny vedendo la scena, non curante del semaforo accora rosso, accellerò. 
-Denny, cosa sta succedendo? Perchè quei tizi hanno preso Sarah?- disse Alice, agitata e quasi sull'orlo di una crisi di pianto.
Il ragazzo non le rispose e partì all’inseguimento della vettura. Lo seguirono per una decina di minuti, fino all'imbocco dell'autostrada, dove persero le tracce del furgone
.

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Capitolo 4
*** Quarto Cielo ***


 
Vivendo nell’ombra abbiamo mantenuto la pace e l’ordine.
Siamo un’organizzazione fantasma che è sempre stata a capo di tutto.
Economia, politica… Nel corso dei secoli abbiamo svolto la nostra missione nell’oscurità.
Il mondo non sa di noi e deve continuare ad essere cosi.
 
 
Quarto cielo
 
 

Erano all'imbocco dell'autostrada e Denny e Alice non sapevano cosa fare.  Avevano appena assistito ad una scena raccapricciante. La loro migliore amica era appena stata rapita e non sapevano dove l'avessero portata. Il ragazzo sbatté  i pugni sullo sterzo ed imprecò, mentre Alice, seduta affianco a lui, piangeva a dirotto.
La sua mente fu pervasa da tanto ricordi... Le sere passate a mangiare gelato e a parlare di ragazzi, le lunghe telefonate, i pomeriggi passati a studiare o a fare shopping.
-Smettila di piangere. Mi fa innervosire ancora di più!- disse Denny con la fronte appoggiata sullo sterzo.
-Come posso non piangere?! La mia migliore amica è stata appena rapita e non sappiamo cosa stia succedendo!-
Denny alzò lo sguardo, con uno sguardo che Alice non gli aveva mai visto.
-La ritroveremo!-
-E come pensi di fare?- disse arrabbiata.
Denny grugnì per poi rimettere in moto e tornare indietro, verso casa.
-Prima di tutto parliamo con mio padre... Saprà cosa fare.-
-Non pensi che sarebbe meglio andare direttamente dalla polizia?-
-Bhè… Non credo sia il caso. Non so cosa mi stiate nascondendo, ma non credo che la polizia possa fare tanto.-
-Giusto. Forse è meglio coinvolgere un adulto che non sia la madre. Siamo pur sempre diciassettenni. Non possiamo fare tutto da soli.-
I due ragazzi rimasero in silenzio per tutto il tragitto. Entrambi preferivano stare in silenzio e pensare a cosa fare.
Denny parcheggiò nel vialetto di casa sua dopo una mezz'ora di cammino. Erano ancora spaventati e confusi dall'accaduto, ma nonostante questo Denny stava mantenendo la calma. La ragazza affianco a lui non accennava a calmarsi e questa cosa lo innervosiva ancora di più.
Scese dalla macchina, sbattendo la portiera e dirigendosi a grandi passi verso la porta di casa, senza preoccuparsi dell'amica che era ancora in macchina.
-Papà! Papà ci sei?-
Girò per la casa in cerca del padre, ma non lo trovava da nessuna parte.
-Papà!- urlò ancora più forte dato che non sentiva risposta. 
-Denny che c’è?-  il padre sbucò dalle scale, vestito ancora con gli abiti da lavoro. Doveva essere tornato da poco.
-Signor Shane ci aiuti la prego!-
Alice varcò la soglia di casa, sempre agitata e con le lacrime agli occhi.
Il Signor Shane scosse la testa, confuso.
-Ragazzi, ma cosa è successo? Non capisco. Perché siete così agitati?-
-Sarah è stata rapita! Da alcuni uomini vestiti di nero e non sappiamo dove l'abbiano portata! Per favore, ci aiuti!- urlò Alice, avvicinandosi all'uomo e appoggiandogli le braccia al petto.
Il padre di Denny guardò i ragazzi, sconvolto dalla notizia.
-Sarah è stata rapita?! Che storia è questa?!-
-Delle persone sono scese da un furgone e hanno rapito Sarah davanti ai nostri occhi.- spiegò Denny mettendosi le mani nei capelli.
-Mica li avete seguiti?- chiese preoccupato il Signor Shane, ma il figlio scosse la testa.
-Solo per un po'. All'imbocco dell'autostrada li abbiamo persi.-
-Avete preso la targa?- 
Alice scosse la testa.
-No. Eravamo troppo sconvolti per pensare a prendere la targa del furgone.-
-Va bene ho capito. Ci penso io. Voi restate qui e cercate di calmarvi. Vi avverto se ho notizie.-
Prese il telefono che aveva lasciato sul tavolino davanti al divano e si diresse verso le scale, ma si fermò di colpo e guardò i ragazzi.
-Non mettetevi nei guai. Avete già fatto abbastanza.- aggiunse e se ne andò nella sua camera con il telefono in mano.
-La smetti di piangete?  Mi fai salire il nervoso.-
-Scusa, ma non c'è la faccio a smettere.- disse la ragazza, sedendosi sul divano.
Denny prese un pacchetto di fazzoletti e glielo porse.
Poi gli venne un'idea.
-Aspettami qui. Torno subito.-
Senza farsi sentire, salì le scale, fino a raggiungere la porta della camera del padre che era socchiusa.
Denny si appoggiò allo stupide della porta e ascoltò la conversazione.
-Ciao, Mark. È da tempo che non ci sentiamo.-
Una pausa.
-Mi dispiace averti disturbato, ma ho un favore da chiederti. Senti... Mio figlio e la sua amica hanno assistito ad una scena che non dovevano assistere.-
Un'altra pausa.
-Parlo del rapimento di Sarah. Come vi è saltato in mente di portarla li da voi? È solo una ragazzina di diciassette anni. Non è pronta per quel mondo.-
-Ma che diavolo succede?- disse a denti stretti Denny. Fu subito raggiunto da Alice ed insieme ricominciarono ad ascoltare la conversazione. 
-E adesso? Come devo comportarmi? Cosa dico a mio figlio?-
Un’altra breve pausa.
-Non dirgli nulla? Lui è innamorato di quella ragazza e non si arrenderà fino a quando non l'avrà riportata a casa!- esclamò per poi fermarsi per ascoltare quello che dicevano dall'altro lato del telefono.
-Non mi interessa che è stato un ordine del capo. Sarah non sopravvivrà nella Confraternita.-
Denny e Alice sentito che dal’altro capo del telefono l’uomo stava urlando. 
-No! Non starà al sicuro. E se lei volesse scappare? La terrete rinchiusa nel castello?-  
-Denny nascondiamo qui.- sussurrò la ragazza e i due entrarono nella stanza accanto aspettando che il signor Shane uscisse. 
Salutò ancora agitato l uomo al telefono e agganciò. Chiuse la porta della sua camera e scese le scale. 
Non appena ebbero il via libera Alice uscì dal loro nascondiglio per poi intrufolarsi nella camera del padre di Denny.
-Che vuoi fare?- domandò incuriosito lui.
-Cercare qualche indizio mi sembra ovvio. Adesso che ho smesso di piangere sono più lucida. Aiutami presto.-
-... Il telefono!- 
Alice si precipitò sul letto del padre di Denny e prese il telefono, incominciando a cercare l'ultimo numero chiamato.
-Ci cacceremo nei guai...- disse Denny a bassa voce.
L'amica alzò gli occhi e lo squadrò.
-Vuoi rivedere Sarah e fare pace con lei, no? Allora aiutami!-
Denny sospirò e prese carta e penna, segnando il numero di un certo Mark Jeffers.
-Perfetto!- esclamò Alice.
-E adesso che facciamo?- 
-Semplice basterà rintracciarlo.- 
-Ci verrà in mente qualcosa, nel frattempo usciamo.-
-E una volta rintracciato... Gli chiediamo dove si trova Sarah.- 
-Bingo, Denny!-

I raggi del sole che filtravano dalle sottili fessure delle finestre svegliarono  Sarah, che arricciò il naso e strizzò gli occhi per la troppa luce. Non appena ebbe il tempo di focalizzare  capì che quella non era la sua camera e ricordò quello che le era successo. 
Spaventata si alzò dal soffice letto e si diresse alla porta di legno davanti a se dall’aspetto antico, ma fu bloccata quando dietro di essa vide un uomo con un vassoio in mano ed un aria poco amichevole.
-Oh, è già sveglia, Signorina Sarah. Le ho portato la colazione.- disse cordialmente.
La ragazza guardò lui, poi il vassoio e notò i pancake fumanti.
Sorrise. Amava i pancake. E amava il modo in cui Denny li faceva, era l'unico che sapeva come piacevano a lei.
-Capisco dal suo sorriso che le piacciono i pancake.-
Sarah alzò gli occhi e annuì lentamente.
-Posso entrare?-
Poi tornò in se e si chiese il perché di quella strana situazione.
-Prima mi dica, lei chi è?- 
L’uomo rise.
-Mi faccia entrare prima. Ogni cosa suo tempo.-
Detto questo Sarah si spostò di lato alla porta per far passere l uomo. Egli appoggiò il vassoio sulla scrivania all’interno della stanza e spostò la sedia al indietro per sedersi. Poi fece segno alla ragazza di mettersi comoda.
Sarah, però, non si sedette. Si limitò a guardarlo.
-Per prima cosa... Come fa a sapere il mio nome?-
-Bhè questo è facile, so tutto di te. Ti tenevamo d’occhio giada un po’. Da prima che ti mettessi a fare ricerche sulla dea Rhea.-
-Mi tenevate d'occhio? Perché? E soprattutto... Chi è lei?-
L'uomo si alzò.
-Io sono Ian. Ian Hale, capo della Confraternita dei Cacciatori. Ti stavo osservando da un po' perché tu sei la nostra futura leader.-
-Leader? Ma cosa sta dicendo? E poi di cosa sentiamo?-
-Capisco che sei confusa e spaventata, ma ascoltami con attenzione. Tuo padre era capo di un'organizzazione segreta. Dato che è morto in un incidente stradale quattordici anni fa, sarebbe dovuto diventare tuo fratello il nuovo capo, ma come tu ben sai, è morto anche lui in quello stesso incidente, così l'unica erede rimasta sei tu. Avendo all'epoca tre anni, abbiamo pensato di farti crescere serena e tranquilla, fino a quando non avresti compiuto 18 anni, quindi ho preso io il comando di tutto. Ma alcuni importanti motivi ci hanno spinto a muovervi prima del previsto e per questo ti abbiamo condotta qui.-
-O-organizzazione segreta? Ma che assurdità...- disse spaventata.
-Invece è la verità. Se non mi credi vieni con me. Ti mostrerò il segreto di tuo padre-
La ragazza incominciò a girare per quel l'enorme stanca stanza circolare.
C'era di tutto. Armi, cartine, libri... Sembra una versione della stanza segreta trovata nel suo scantinato.
L'occhio di Sarah, su tutte quelle cose, si gettò su uno strano libro dalla copertina marrone, molto consumata. Lei lo prese in mano e incominciò a leggere la prima pagina. 
Non appena vide che era stato scritto a mano di sorprese. Credeva fosse un comunissimo libro, invece era una sorta di ricerca, compiuta con molta cura e dedizione.
-Quella che hai in mano e che stai ammirando con occhi sognanti è il segreto di tuo padre. È una ricerca della Dea Rhea. Quella stessa dea di cui tu stavi cercando informazioni alla biblioteca.-
-Ma lei sa che spiare qualcuno è contro la legge? Se vi dovessero scoprire passereste dei guai seri- 
L'uomo rise di gusto. 
-Cara Sarah, hai altre osservazioni?-
-Si. Ma mi parli di questa dea.- 
-Oltre quello che già sai. Rhea e tutta la sua stirpe possedeva un potere eccezionale. Il più potente di tutti, in grado di distruggere qualsiasi cosa. Per questo secoli fa nacquero i "cacciatori". Che in seguito fondarono la nostra organizzazione. Per far si che questo potere non potesse cadere in mani sbagliate. Ma anche per punire coloro che usavano questo potere per scopi malvagi. Come Giuda, che voleva utilizzare i suoi poteri per uccidere Gesù, ma alla fine grazie all'intervento di un cacciatore, non c'è riuscito.-
-Non è l'esempio migliore che io abbia sentito, perché giuda alla fine ha ucciso Gesù...-
-Perché lo aveva fatto arrestare, ma questo accadde solo alla fine. Aveva tentato di farsi "giustizia" da solo.-
-... Ma non ci era mai riuscito.- Sarah seguiva il discorso quasi affascinata.
-E voi come sapete per certo tutte queste cose?- 
-Perché sappiamo riconoscere i segni che lasciano con il loro potere. All'occhio umano possono risaltare come banali segni, tipo segni di bruciatura, ma noi sappiamo andare molto bene a fondo.-
L'uomo chiuse la porta e si diresse verso una piccola teca di vetro e, dal suo interno, preso un piccolo ciondolo a forma di piuma.
Immediatamente la ragazza lo riconobbe. Il simbolo della dinastia dei Rhea.
-Capisco dalla tua faccia che sai benissimo cosa sia. Questo è il ciondolo che portava al collo Giuda quando ritrovarono il suo corpo.-
-Per averlo voi cacciatori, significa che...-
-Significa che è stato un cacciatore ad eliminarlo, simulare il suo suicidio e prendere il ciondolo come prova.-
-Quindi non siete altro che assassini!-  disse sconcertata. 
-No siamo molto di più. Siamo dei protettori. I nostri predecessori si sono sempre battuti per far si che sulla terra regnasse l’ordine. Non potevamo permettere che un pazzo con un simile potere potesse distruggere tutto in pochi secondi.- spiegò.
-E se per caso tra i vostri ci fosse qualcuno che volesse impossessarsi di questo potere? Come fareste a fermarlo?- 
-E’ proprio questo il punto.-
-E’ da quando è morto tuo padre che non siamo più riusciti a risalire a qualcuno della stirpe Rhea. Noi non sappiamo dove adesso sia tutto quel potere. E per questo che ci serve il tuo aiuto.
-E cosa potrei fare per voi?-
-Come ti ho detto a noi serve un capo. E sarai tu a guidarci per sconfiggete questo male. Noi siamo disposti a giurarti fedeltà.-
Sarah si limitò a guardalo... Non sapeva cosa dire. Una parte di lei non voleva credergli, l'altra voleva dargli il beneficio del dubbio. Però, stranamente, c'era qualcosa in lui che scatenava in lei una strana sensazione di fiducia.
-Se accetto di lavorare con voi e di diventare vostro capo, risponderai a tutte le mie domande sulla Dea Rhea e a lasciarmi carta bianca per le mie ricerche?-
-Certo, signorina Sarah.-  finì con un piccolo inchino.

La mattina successiva Denny e Alice si alzarono di buon ora e si misero subito a lavoro per cercare la loro amica, rapita da persona sconosciute da meno di 24 ore.
Provarono a cercare il nome di Mark Jeffers sull'elenco telefonico, confrontando tutti i numeri con quello che avevano preso loro dal telefono del Signor Shane.
-Mi rispieghi cosa faremo dopo aver trovato l'indirizzo di questo tizio? Perché ancora lo devo capire.- disse il ragazzo, grattandosi la testa ancora mezzo addormentato.
-Lo costringiamo a dirci dove hanno portato Sarah! E per questo servirà la tua forza bruta- continuò.
-La mia forza bruta? Solo perché una volta ho spaccata la chitarra gettandola a terra nella foga di un concerto non direi che io abbia tanta forza bruta. E poi... Un uomo grande e grosso dirà a due ragazzini di diciassette anni dove è rinchiusa Sarah? Secondo me non lo sa nemmeno lui
-E allora perché tuo padre avrebbe dovuto chiamarlo?-
-Perché sperava che lo aiutasse nelle ricerche. Ti ricordo che è un investigatore.-
-Però ha parlato di una Confraternita... Come te lo spieghi questo? Tuo padre ha passato troppe ore a giocare ad Assassin's Creed?-
-Non mi sembra il caso Angel di dire assurdità!-
-Giusto! Quello che ci gioca sei tu.-
-Su, smettila. Continua a cercarlo.-
-È quello che sto cercando di fare solo che tu mi disturbi.- disse facendogli il verso.
-Trovato!- esclamò Alice col dito premuto sul foglio dell’elenco telefono.
Denny si precipitò a guardare e lesse l'indirizzo -È a mezz'ora da qui.-
Dopo una ventina di minuti i ragazzi erano a destinazione, anche perché Denny per fare prima accelerò di parecchio. 
Il ragazzo parcheggiò esattamente di fronte il parco, li nella zona doveva abitare l’uomo che stavano cercando. 
Scesero dall’ auto sbattendo le portiere e si diressero con passo veloce verso la sedicesima strada, entrando nel palazzo di BlackWater Park e si avvicinarono all'enorme bancone della reception. Essere in quel posto da “ricconi”  li metteva in soggezione.
-Buongiorno. Vi posso essere utile?- chiese cordialmente il portiere
-Si. Vorremmo parlare con il Signor Jeffers. È in casa?- chiese Denny e l'uomo gli fece segno di aspettare qualche minuti.
Compose il numero che chiamava all'interno dell'abitazione del senatore.
-Mi dispiace ragazzi ma non risponde nessuno. Sarà a lavoro.-
-E dove si trova al momento?-
-Al tribunale.-
Denny sospirò, ringraziò il signore e tornò dalla sua amica che intanto si era seduta su una comoda poltrona di fronte al camino spento.
-Non c'è. È al lavoro.-
-E dove lavora?-
-Al tribunale.-
-Ti ha detto quale?- disse Alice alzandosi.
Il ragazzo scosse la testa.
-E cosa aspetti a chiedere dove lavora?! Torna dal portiere e fattelo dire!-
-Ma sembrerò uno stalker!-
Alice lo linciò con lo sguardo e Denny capì che doveva fare come diceva lei.
Allora il ragazzo si convinse e tornò indietro a chiedere altre informazioni, seguito da Alice che si nascondeva un po’ dietro le sue spalle.
-Ragazzi non posso dirvi dove lavora. Non so nemmeno perché lo state cercando.-
Poi sott’occhio aggiunse: -Ma potete sempre provare verso il centro della città. Magari lo trovate li in giro.- specificò tra le righe. 
-Grazie! Grazie mille!- disse Alice a trentadue denti. E subito trascinò il ragazzo fuori tirandolo per un braccio.
Uscirono di corsa da BlackWater Park e tornarono alla macchina, scattando verso il centro della città.
Arrivarono dopo un paio di minuti. Si diressero a piedi verso il palazzo dato il traffico.
Salirono di corsa le grandi scale del tribunale e chiesero in giro. Una signora, dall’aria molto seria, li indirizzò verso un uomo che stava uscendo dal palazzo seguito da due scorte.
Denny per capire se era davvero lui lo chiamò a gran voce.
-Signor Mark Jeffers!-
L’uomo si girò ma fu coperto dalle sue guardie. Denny allora provò a passere con forza ma fu fermato. 
-Lasciatemi! Voglio solo parlargli.- si dimenava il ragazzo.
Allora Alice provò a parlare con più cortesia e venne ascoltata.
-Signor Jeffers, siamo qui per chiederle della nostra amica. Il suo nome è Sarah Holden.-
-Mi dispiace ma io non so niente della vostra amica.- disse l'uomo per poi dare le spalle ai due ragazzi.
Denny, con uno strattone, si liberò dalla presa e fermò il senatore.
-Per favore ci ascolti! Io sono il figlio di Shane Blane, Denny. Mio padre l'ha chiamata per parlare della questione del rapimento di una nostra amica Sarah Holden. Crediamo che lei sappia qualcosa.-
-Ragazzi state fuori da questa storia.- disse a denti stretti per non farsi sentire da orecchie indiscrete. 
-La prego ci aiuti. Sappiamo che lei sa qualcosa!-
Il signore fece finta di nulla e continuò per la sua strada.
-Signor Jeffers!- lo chiamò di nuovo Denny, ma questa volta arrivò la sicurezza che prese di peso il ragazzo e lo buttarono fuori dal tribunale.
-Denny lascia stare! Andiamo!- lo incoraggiò l’amica. Anche se Denny era distrutto e prendeva a calci tutto quello che gli capitava a tiro per la frustrazione di non sapere cosa fare. 

Intanto il senatore era tornato al’ interno dell’edificio. 
Gli si avvicinò un ragazzo, vestito per bene ed il senatore fece segno ai suoi uomini di lasciarli soli.
Si sedettero sulle poltroncine nell’ atrio. Ed il ragazzo aprì un giornale per poi iniziare a parlare.
-Ancora rogne, Jeffers?- 
-Si. Me ne sono occupato io.- 
Il ragazzo lo fissò intensamente con i suoi occhi color rubino. 
-Sei sicuro che non ci daranno più fastidio?- 
-È uguale al padre. Cercherà di andare infondo a questa storia.-
-Capisco. Il padre è Shane, giusto?-
L’uomo annuì
-Il traditore.- sussurrò il ragazzo. 
-Che dobbiamo fare, Signore?- disse poi il senatore, rompendo il silenzio che si era venuto a creare.
-Per ora nulla. Dovete solo pedinare il ragazzo e riuscire ad arrivare al padre. Il Signor Blane ha ancora molte cose in sospeso con la Confraternita.-
-Sarà fatto.-
-E un ultima cosa, Jeffers. Non dovete fare del male al ragazzo e all'amica. Ha già fatto molto sbagli e sono già stato molto indulgente con lei e ho fatto sempre finta di nulla, però un altro errore può costarle la vita. Se lo ricordi.-
Il ragazzo chiuse il giornale e si alzò, dirigendosi verso l'uscita della stanza.
Pose la mano sul pomello della porta, ma prima di uscire, si girò e rivolse un sorriso a Jeffers, che era rimasto impietrito al centro della sala.
-Arrivederci, Jeffers. Buon lavoro.- lo salutò e chiuse la porta alle sue spalle.

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Capitolo 5
*** Quinto Cielo ***


Gli essere mani non si accorgono di quanto siano inetti.
Cercano in tutti i modi di prendere qualcosa che non è mai appartenuto a loro… Vogliono ottenere il potere e sono disposti a tutto pur di ottenerlo.
Persino mentire. Ma noi non ci arrendiamo mai.
Altrimenti…
Sarebbe l’apocalisse.
 
 
 
Quinto cielo
 
 
 
Erano passati due mesi da quando Sarah era stata rapita ed Alice e Denny non ricevevano sue notizie.
Avevano provato in tutti i modi di rintracciarla e capire dove fosse, ma tutte le loro ricerche si erano ridotte ad un pugno di mosche. 
Su consiglio del Signor Shane, avevano cercato di accantonare le cose e divertirsi, ma era un chiodo fisso nelle loro menti.
Era stato molto difficile per loro cercare di non pensarci e soprattutto raccontare alla madre di Sarah che la figlia era partita per un viaggio organizzato dal loro liceo in Europa e non si sapeva con precisione la data del rientro.
Dopo un po di diffidenza la madre sembrava aver accettato la cosa, sopratutta dopo una falsa telefonata di un falso docente che Alice preparò. 
Era un nuovo giorno, un altro giorno che passava senza avere notizie della loro Sarah. Erano sempre preoccupati anche se cercavano di non darlo a vedere all'altro. 
Da canto suo Sarah aveva vissuto questi due mesi molto intensamente. Ian la stava preparando e addestrando per il suo futuro ruolo.
Era diventato il suo mentore lei si fidava di lui ciecamente. Era come il padre che non aveva mai avuto. In più oltre ad allenarla, risponde a tutte le domande che gli poneva e chiariva i suoi dubbi in merito alla ricerca sulla Dea Rhea. Nonostante in quel posto sperduto si sentiva a suo agio, le mancavano terribilmente i suoi migliori amici. Le serate con Alice, le colazioni speciali di Denny...
Nei sotterranei del castello, dove si tenevano le riunioni più riservate e segrete, Sarah era ad allenarsi nella sala che aveva visto allenarsi tutti i grandi capi della confraternita.
Sarah era diventata molto agile e precisa nei colpi. All'inizio quando il suo mentore l'aveva presa sotto la sua ala non riusciva neanche ad assestare un calcio piazzato come si doveva. Mentre adesso era tutto diverso.
Era stata dura per entrambi allenare ed allenarsi, dopo un violento corpo a corpo che vedeva Sarah vincitrice contro una delle guardie ce ne fu un'altra che le passo un bastone e la incitò ad attaccarlo. 
Ci fu un primo attacco da parte della ragazza, che però fu pararo con un abile movimento da parte del suo avversario.
Aveva imparato a cogliere il nemico di sorpresa grazie agli insegnamenti di Ian  e senza che lui se ne accorgesse lei si chinò sui talloni e allungò una gamba verso i piedi del suo avversario. Questa improvvisa mossa gli fece perdere l'equilibrio e cadere a terra. Ne approfittò per sferragli un altro colpo con la mazza, ma questo lo parò ancora e si sollevò alla svelta.
Ci fu un applauso improvviso che fece fermare e girare i due nella direzione del rumore. 
-Complimenti! Sei migliorata moltissimo.-
Sarah si rifece la coda di cavallo e riprese fiato.
-Grazie. Ma non credo sia il massimo.-
-Sei riuscita ad abbattere uno dei miei migliori uomini. È più che sufficiente. Ti sei meritata il pomeriggio libero. Fai quello che vuoi.-
-Tutto quello che voglio?- ripetè a sua volta sotto voce per poi chiedere: -Potrei anche chiamare per pochi minuti la mia amica!? Dirle almeno che sto bene.-
Le era stato detto che per la loro incolumità era meglio che non sapessero cosa stava succedendo... per proteggerli. Dicevano.
La guardò per un paio di minuti, come se stesse valutando se assecondarla oppure no.
Alla fine sospirò.
-Si ma solo per pochi minuti. Tieni puoi usare il mio telefono se vuoi.- e glielo porse prendendolo dalla tasca interna della giacca.
Sarah scattò in avanti per prenderlo, ma il suo mentore fu più scelto e lo portò sopra alla testa.
-Però mi devi promettere che non dirai dove ti trovi. Sai benissimo che non lo possiamo dire!-
-Lo prometto!- 
Ian gli porse per la seconda volta il telefono e la ragazza lo prese, scattando verso le scale, diretta verso la sua stanza.
Girò l'angolo, aprì la porta di scatto e la richiuse con forza gettandosi poi sul letto.
Compose velocemente il numero che conosceva a memoria.
Uno squillo.
"Chi sa cosa starà facendo" pensò.
Due squilli.
"A quest'ora sarà con Denny in giro nella villetta"
Tre squilli. 
"Dai rispondi! Ho bisogno di te!"
-Pronto?-
A Sarah mancò il fiato sentendo la voce della sua migliore amica.
-Pronto?! Alice! Mi senti? Sono io! Sarah!-
-Oh mio dio, Sarah ma che...? Lascia stare. Sei ferita? Stai bene? Dove ti trovi? Ti abbiamo cercata senza sosta e addirittura Den...- ma Sarah non la fece finire di parlare. Aveva poco tempo e Alice era una chiacchierona cronica.
-Senti, Alice. Non ho molto tempo. Non ti posso dire dove mi trovo perché ho promesso di non dirlo. Sto benissimo. Mi sei mancata tanto! Mi siete mancati moltissimo. Mi dispiace non aver passato con voi questi due mesi.-
-Ma cosa stai dicendo sei impazzita? Non me ne importa niente di questi due mesi voglio solo sapere cosa sta succedendo... Ti prego dimmi dove sei… Ti vengo a prendere! Non ce la faccio più. Siamo distrutti.- disse iniziando a singhiozzare.
Gli occhi di Sarah si inondarono di lacrime, ma cercò di resistere. 
-Stai calma! Ti ho detto che non posso dirtelo. Fidati di me! Se te lo dico, non potrò più ricevere le informazioni che mi stanno offrendo. Devi avere pazienza.-
-Tutta questa storia è assurda.- fece una pausa. Sarah sentì dall'altro capo del telefono un cigolio, segno che Angel si era seduta a gambe incrociate sul letto.  Avrebbe riconosciuto quel rumore tra mille, ne passavano di tempo insieme al telefono a spettegolare...
-Mi dispiace.- disse tirando su col naso -mi hanno detto delle cose su mio padre... e mio fratello. Non posso mollare adesso. Mi capisci? Pensa se fossi tu al mio posto e potresti scoprire qualcosa su tuo padre.- 
Ad Alice mancò un battito. La capiva benissimo.
-Va bene. Ma... Cosa posso dire a Denny? Conoscendolo, se saprà cosa sta succedendo non ti darà tregua. Ti troverà e ti porterà in spalla via, ovunque tu sia.-
In realtà non voleva intimidirla ma soltanto farla sorridere e fu cosi. Sul viso di Sarah comparve un sorriso, amaro ma sempre un sorriso. Capiva che la sua amica voleva il suo bene e le fu grata per quel gesto. 
-Forse sarebbe meglio non dirgli che ti ho chiamata.- 
-No, no, no, no, no, no! Sarah Paige Holden! Non mentirò a Denny per pararti il culo! Lui lo deve sapere. Lo tranquillizzerà almeno un po’ saperti al sicuro.-
Come avrebbe voluto ascoltare la voce di Denny e sprofondare tra le sue braccia. Non vedeva l'ora di vederlo e scusarsi per l'ultima volta che si erano visti.
-È una pessima idea, ma so benissimo che, anche se ti dicessi di non dirglielo, correresti da lui per fare l'esatto contrario. Quindi va bene... Digli che ti ho chiamata.-
La sentì sospirare.
-Quando torni?-
-Non ne ho la più pallida idea... Spero presto. In modo da potervi riabbracciare.-
-Ti voglio bene. E mi manchi!-
-Anche io ti voglio bene!-
In quel preciso istante entrò Ian che si fermò sulla soglia della porta, in attesa. La telefonata era finita.
-Devo andare.-
-Ti troveremo è una promessa.- detto questo, Sarah chiuse la linea con in sorriso sul volto.
"E Alice mantiene sempre le promesse."
Una volta riattaccato, Alice, felice, corse a casa di Denny per dirgli che Sarah aveva chiamato e che stava bene. Non sapeva dove fosse, ma almeno si era fatta sentire e non era morta come aveva pensato alcune volte.
Passò per il giardino, dove trovò la madre del ragazzo intenta a curare il magnifico giardino.
-Buonasera, Alice! Cerchi Denny?-
-Buonasera, Signora. Esatto! È in casa?-
La signora annuì.
-Lo trovi nella sala hobby a giocare con il padre a biliardo.-
E corse dentro mentre la ringraziava. 
Arrivata in fondo al corridoio spalancò la porta facendo girare i due uomini che erano concentrati sul tavolo da gioco. 
-Buonasera!- disse raggiante.
L'uomo fece un cenno col capo e Denny le rispose.
-Che hai?- indagò un po' sorpreso.
-Porto buone notizie!-
-Lo vedo! Su, sputa il rospo. Ora sono curioso!-
Alice si rese conto che non poteva di certo dirlo davanti al padre del ragazzo. Quello stato di euforia l'aveva scombussolata un poco. 
-Va bene vi lascio da soli due minuti.- 
Sorrisero entrambi.
Non appena la porta si chiuse alle spalle del signor Shane, Alice gettò le braccia al collo al suo migliore amico.
-Sarah mi ha chiamato! Ha detto che sta bene.-
Sarah? La sua Sarah? Denny non poteva credere a quelle parole. La scostò solo un pò lontano da lui per guardarla negli occhi.
-Come chiamata?- 
-Si ha detto che stava bene ma non poteva parlare per molto. Sta cercando di scoprire delle cose su suo padre e la confrater...- si bloccò di colpo.
-Suo padre? Ma non era morto in un incidente insieme al fratello?-
Alice non sapeva cosa dire. L'impeto di euforia non l'aveva fatta ragionare e aveva parlato a sproposito.
-Non ho nominato nessun padre!- disse accarezzandosi una ciocca di morbidi ricci, cercando di far finta di nulla.
-Invece si... Cosa mi state nascondendo?!- chiese Denny spazientito.
Per due mesi non aveva fatto domande sul segreto che si tenevano stretto le due ragazze, ma ora era più che deciso a capirlo.
-E’ una lunga storia… Non penso che ti possa interessare.- disse Alice, facendo un passo indietro e dando le spalle al ragazzo.
-Se si tratta di voi due, mi interessa eccome! Dimmelo! Altrimenti…-
Quella parola fece scattare l’allarme rosso. C’era un’unica cosa di cui Alice aveva il terrore: il solletico. Ovviamente questa veniva dopo i fantasmi, certo. Denny si avvicinò alla ragazza, sfiorandole i fianchi e lei, con uno scatto felino, volò sul divano.
-Stai lontano da me!-
-Solo se mi dici cosa nascondi!-
-Mai!-
Incominciarono a rincorrersi per la stanza e sembrava che Alice fosse più veloce dell’amico, ma Denny, senza che lei se ne accorgesse, le tagliò la strada prendendola di peso e gettandola sul comodo divano.
-Sembra che tu mi stia per violentare…-
-Ma lo sai che non è male come idea?! E’ più divertente del solletico!-
Alice sgranò gli occhi.
-Ok! Ti dirò tutto.-
Denny, con un sorrisino soddisfatto in volto, si sedette accanto a lei, pronto ad ascoltare la sua storia.
Alice iniziò a parlare dei diari del padre e del suo desiderio di ritrovarlo, per poi concludere con le ricerca sulla Dea Rhea e la telefonata di Sarah.
-E voi mi avete tenuto all’oscuro? Perché non avete chiesto il mio aiuto? Sapete benissimo che avrei mantenuto il segreto se voi me lo aveste chiesto.-
Alice fece un lungo sospiro.
-Non volevamo che  ti succedesse qualcosa.-
Denny scattò in piedi, preso dall’ira.
-E voi, allora? Non correvate dei rischi?! Sarah è stata rapita per questo motivo, lo capisci?-
Alice non aveva mai visto così arrabbiato il suo amico, nemmeno quando la sua squadra di baseball preferiva perdeva un campionato.
Abbassò lo sguardo, dispiaciuta. Non aveva tutti i torti.
-Adesso dimmi dove si trova Sarah, andiamo a riprendercela!-
Prima ancora di ribattere, Alice si ritrovò trascinata in salotto, dove Denny prese le chiavi della macchina.
-Io… Non ne ho la più pallida idea.-
Il corvino si fermò.
-Cosa?! Sarah ti ha chiamato e non ti ha detto dove si trovava?!-
-Esatto. Ha detto che non poteva rivelarmelo perché aveva giurato di non dirlo. Penso per non metterci nei guai. In più sapeva che saresti andato su tutte le furie, inizialmente mi aveva chiesto di non dirti nulla.-
-Come nulla?!- urlò il ragazzo, sbattendo un pugno sul tavolino nell’ingresso.
Alice alzò le spalle e Denny protese la mano verso di lei.
-Telefono!-
Senza dire nulla, per evitare che Denny la sbranasse viva, ubbidì.
Denny incominciò a trafficare con lo smartphone e, a malincuore, vide che l’ultima chiamata era un numero privato.
-Merda!- imprecò, mentre restituì all’amica il cellulare. In quel preciso istante squillò il telefono di casa.
Denny fece per rispondere, ma, dalla sala hobby, sentì il padre che gli urlava di passare la chiamata sul telefono del seminterrato. Lui, senza interessarsi di chi avesse chiamato, premette il tasto del trasferimento chiamata e fece per chiudere il cordless, ma prima di staccare gli venne un’idea. Premette il tasto muto e appoggiò il telefono all’orecchio, invitando Alice ad ascoltare.
La ragazza, curiosa, si avvicinò ed entrambi incominciarono ad origliare, per l’ennesima volta, il padre del corvino.
-Ciao, Shane.- fece l’uomo dall’altro lato.
-Ciao! Per chiamarmi significa che…-
-Sì. La tua richiesta è stata accolta. Ian ti può ricevere, ma solo per un paio d’ore sia chiaro.-
-Sono più che sufficienti. Dove?-
-Al vecchio magazzino. Quello che usavamo come rifugio. Ricordi dove si trova, vero?-
-Certo. A tra poco.-
La spia della chiamata in corso si spense e Denny mise giù, per poi guardare Alice.
-Sai cosa ci aspetta ora?-
-Ovvio che lo so… E mi piace.-             
 
I raggi del sole entravano dalla finestra della camera e Sarah, dopo ore di allenamento, aveva un attimo per rinfrescarsi un po'. Quando ebbe finito e si cambiò d'abito, qualcuno bussò alla sua porta. In un primo momento pensò che fosse il suo pranzo, visto che erano solo le due del pomeriggio e il suo stomaco reclamava cibo.
-Avanti.- disse, sistemandosi i capelli.
La porta si aprì e comparve Ian, con un sorriso di scuse.
Quando la ragazza notò che non era venuto con un vassoio in mano, intuì che era venuto per parlare di qualcosa.
-Scusami... Non voglio disturbarti, capisco che sei stanca, ma c'è una missione urgente.-
-Quanto urgente?-
-Beh... Parecchio. Un nostro vecchio adepto è tornato a farsi vivo dopo anni. Abbiamo delle regole molto rigide e lui, dato che ci ha tradito, si merita una sonora punizione.-
-Che genere di punizione?- chiese preoccupata.
-Sarah è ora che tu faccia i conti con le tue responsabilità in quanto futura leader, in futuro ti troverai spesso in situazioni che chiedono delle decisioni dure. Come questa. Devi uccidere questo traditore in modo che non ci possa dare più fastidio.-
Avanti.- disse, sistemandosi i capelli.
La porta si aprì e comparve Ian, con un sorriso carico di scuse.
Quando la ragazza notò che non era venuto con un vassoio in mano, intuì che era venuto per parlare di qualcosa.
-Scusami... Non voglio disturbarti, capisco che sei stanca, ma c'è una missione urgente.-
-Quanto urgente?-
-Beh... Parecchio. Un nostro vecchio adepto è tornato a farsi vivo dopo anni. Abbiamo delle regole molto rigide e lui, dato che ci ha tradito, si merita una sonora punizione.-
-Che genere di punizione?- chiese preoccupata.
-Sarah è ora che tu faccia i conti con le tue responsabilità in quanto futura leader, in futuro ti troverai spesso in situazioni che chiedono delle decisioni dure. Come questa. Devi uccidere questo traditore in modo che non ci possa dare più fastidio.-
Quindi questo è compito della futura leader? Mi mette subito di fronte a una missione estrema?-
Ian la prese per le spalle, in un gesto paterno.
-Capisco che è la prima missione, ma devi capire che prima incominci a vedere le cose come sono veramente meglio è per te. Ora vieni... Ti portiamo nel luogo dell'incontro.-
Ben presto raggiunsero una stradina secondaria che portava ai vecchi magazzini e subito Ian istruì la giovane allieva.
-Quando vedrai il traditore non esitare un solo secondo sul grilletto. Questo tipo di persone sono spietate. Uccidilo prima che lui possa uccidilo prima che lui possa farlo con te...- detto questo si posizionò in un angolo strategico da dove aveva la prospettiva del prossimo campo di battaglia. Diede alla ragazza un fucile con un mirino, non quello per cecchini perché ci voleva grande allenamento per usarli, e la lasciò da sola in quella angolo. Il magazzino era praticamente isolato e lei aveva la vista su tutta l'aria sottostante, luogo in cui si sarebbe svolto l'incontro con il cosiddetto traditore.
In pochi minuti Sarah si sistemò dietro le ringhiere del piano superiore. Da dove poteva vedere tutto. 
Passarono ancora diversi minuti e si sentirono dei passi provenire verso di loro, Ian allora le fece segno di attendere e lei si mise in posizione.
Il rumore della pesante porta di metallo echeggiò nell'aria e man mano prese forma la sagoma di un uomo che Sarah iniziò a riconoscere. 
Proprio lì a qualche metro di distanza la persona che non si sarebbe mai aspettata comparve e capi di chi si doveva trattare. Del "traditore". Solo che non poteva portare a termine la missione. Non poteva uccidere il padre di Denny! 
-Shane! Da quanto tempo. Non posso dire che sia un piacere vederti però.- incalzò Ian.
-Ian razza di serpe (?) Lascia andare subito la ragazza è chiudiamo qui questa storia!-
-Quale ragazza?- fece finta di nulla Ian, ma Shane mantenne la calma.
-Parlo di Sarah! Lasciala andare subito! È un mondo troppo grande per lei! Finirà per distruggerla!-
-E credi davvero che io segua l'ordine di un traditore?! Ti ho considerato come un fratello e un modello da seguire, ma quando ha incontrato lui e fallito la missione non ti ho capito più. È per colpa tua se siamo arrivati a tanto!-
I due uomini si voltarono verso di lei.
-Cosa ci fai qui?! Ti avevo detto di stare di sopra e aspettare un mio cenno.-
-Sono venuta a chiarire delle cose, perché non ci sto capendo molto.-
Ian si fece un po’ avanti, gli occhi ridotti a due fessure. L'uomo dagli occhi gentile non c'era più, c'era solo un essere spietato.
-Lui è un traditore! Ci ha tradito alleandosi con il nemico. Questa è la spiegazione.-
-No! C'è qualcos'altro! Me lo sento! Ditemelo ora, altrimenti avrete un traditore in più.-
Ian fissò la ragazza.
-Io ti ho raccontato tutto quello che dovevo dirti. Non ti ho nascosto nulla. Ora spara a Shane Blaine!-
Questa volta il padre di Denny si fece avanti.
-Non ascoltarlo. Ascolta quello che ti dice il cuore. La loro non è una nobile causa. Ci vogliono distruggere tutti!-
Ian si voltò verso Shane.
-Stai zitto!- urlò, poi tornò a rivolgersi a Sarah con un ghigno dipinto in volto.
-Se non lo farai tu, vuol dire che lo farò io.-
In uno scatto Ian prese il fucile che Sarah teneva ancora tra le mani e senza che lei potesse impedirglielo mirò al petto Dell’uomo e sparò un colpo... uno soltanto che rimbombò nel magazzino vuoto.
Davanti ai suoi occhi, come se fosse a rallentatore, Sarah vide il corpo del padre di Denny cadere come un macigno sul pavimento gelido e subito dietro di lui vide gli occhi vuoti del suo Denny che guardavano la scena dalla soglia della porta da dove erano appena entrati lui e l amica Alice.
-Papà!- urlò Denny, precipitandosi accanto al corpo del padre.
Sarah e Alice fecero lo stesso. Alice, immediatamente, scoppiò al piangere, mentre Denny componeva sul telefono il 911, ma le dita gli tremavano come non mai.
Sarah guardava il sangue scorrere dal petto del Signor Shane completamente inerme.
-Come hai potuto fare una cosa del genere?!- sbraitò la ragazza voltandosi verso Ian per guardarlo negli occhi.
-Te l'ho già detto... I traditori vanno puniti, anche se sono tuoi amici!-
-Ma lui era come un padre per me!-
Ian alzò le spalle e si voltò, uscendo dalla porta secondaria del magazzino seguito dai suoi uomini.
Sarah, mentre lo guardava andarsene, scorse la figura di un ragazzo nella penombra.
Fece qualche passo in avanti e riuscì a vederlo, fino a riconoscerlo.
Era il ragazzo della biblioteca, quello con cui voleva parlare della Dea Rhea due mesi prima.
Aveva un sorrisino soddisfatto dipinto sul volto.
Chi era?
Ma non era il momento adatto per pensarci.
Tornò da Denny e Alice, che stavano accanto al Signor Shane.
-Mi dispiace tanto, Signor Shane. Non avrei mai voluto che accadesse una cosa del genere.- disse la ragazza, mentre le lacrime le rigavano le guance.
-Non fa niente. Ti chiedo solo una cosa: segui quello che dice il tuo istinto, non badare agli altri. Perché la verità é molto più vicina di quanto credi. Continua a cercare la Dea Rhea e i suoi discendenti...- 
Detto questo, sorrise ed esalò il suo ultimo respiro.

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