Empire

di argentmist
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** cap1- dopo la battaglia ***
Capitolo 2: *** cap2- una piccola deviazione ***
Capitolo 3: *** cap3-parlando con l'albero di Menoa ***
Capitolo 4: *** cap4-L'Helgrind ***
Capitolo 5: *** cap5-il ritorno di eragon ***
Capitolo 6: *** cap6-la spia e il rapimento ***
Capitolo 7: *** cap7-una sconvolgente scoperta ***
Capitolo 8: *** cap8-al cospetto di galbatorix ***
Capitolo 9: *** cap9-il salvataggio ***
Capitolo 10: *** cap10-il terzo cavaliere ***
Capitolo 11: *** cap11-l'ra di galbatorix ***
Capitolo 12: *** cap12-nuovi insegnamenti ***
Capitolo 13: *** cap13-scontro tra fratelli ***
Capitolo 14: *** cap14-la volta delle anime ***
Capitolo 15: *** cap15-aria di tempesta ***
Capitolo 16: *** cap16-Wirda ***
Capitolo 17: *** cap17-la resa dei conti ***



Capitolo 1
*** cap1- dopo la battaglia ***



CAP 1
DOPO LA BATTAGLIA

Il sole era appena sorto sul Surda e sull’accampamento dei Varden.
Tutti si stavano riposando dalle fatiche della battaglia avvenuta il giorno prima.
Tutti. Tranne uno.
Eragon, quella mattina si era alzato presto e vagava per l’accampamento, perché non riusciva ancora a credere a quello che aveva scoperto il giorno prima: che Murtagh era suo fratello e, cosa ancora più sconvolgente, che Morzan era il suo vero padre.
-Condivido con loro un legame di sangue,ma non condividerò MAI le loro idee. Io non diventerò come loro! - pensò Eragon.
Il sole iniziava a essere alto nel cielo, ed Eragon decise di tornare alla sua tenda, da Saphira.
Arrivato alla tenda, Saphira si svegliò.
Eragon sentì un’ondata di preoccupazione provenire dalla dragonessa.
Poi arrivò la domanda.
-Dove sei stato fino ad adesso?- chiese con voce preoccupata Saphira.
-In giro…a cercare di riappacificarmi con la verità- fu l’amara risposta di Eragon.
-Sono sicura che c’è la farai- detto questo la dragonessa e il suo cavaliere uscirono dalla tenda.
Appena usciti videro Roran,il cugino di Eragon,dirigersi verso loro con espressione decisa.
Salutò Saphira ,e inizio a parlare in modo serio e deciso con il cugino:-Eragon, spero che tu mantenga la tua promessa, perché altrimenti…-
-Hai la mia parola di cavaliere- lo interruppe Eragon –Libereremo Katrina e vendicheremo nostro padre. Quando hai intenzione di partire?-
-Oggi, così tra qualche giorno saremo di ritorno tra qualche giorno e nel caso l’esercito di Galbatorix attaccasse di nuovo saremo già ritornati-rispose Roran.
-Bene, allora sarà meglio che vada ad avvertire Nasuada che siamo di partenza- detto questo Eragon e Saphira si incamminarono verso la tenda di Nasuada.
Arrivati, Eragon si fece annunciare da una guardia ed entrò, mentre Saphira lo aspettò fuori.
Nella tenda erano riuniti Nasuada, Elva,che era diventata l’ombra del capo dei Varden per motivi di sicurezza,Jormundur,Arya e re Orrin che discutevano sulle tattiche militari da usare nella prossima battaglia, quando una delle guardie entrò e disse-Lady Nasuada il cavaliere Eragon Ammazzaspettri chiede di poter conferire con voi-
-Fatelo pure entrare- fu la risposta solenne di Nasuada.
La guardia uscì e al suo posto entrò Eragon.
Il cavaliere salutò con un inchino il capo dei Varden che gli chiese- Qual’è il motivo della tua visita, Eragon?
-Volevo informarti che io e mio cugino abbiamo deciso di partire oggi per Dras-Leona, ad andare a salvare la promessa sposa di mio  cugino,prigioniera dei Ra’zac- rispose Eragon.
-E sia,partite pure, ma tornate presto. Non sappiamo quando i soldati di Galbatorix torneranno a colpirci, abbiamo bisogno di voi.- proclamò solennemente Nasuada.
-Certamente mia signora. Saremo di ritorno prima della prossima battaglia- detto questo Eragon si inchinò e uscì.
A quel punto Nasuada annunciò - Signori, la riunione si conclude qui.-
E Eragon e Saphira stavano tornando alla loro tenda per preparare i bagagli, quando sentirono Arya che li chiamava.
Si fermarono e Arya li raggiunse.
-Eragon, ti devo parlare- esordì subitò lei.
Saphira disse a Eragon - Io inizio ad andare, ci vediamo alla tenda-
-Ma…. perché non rimani?-
-Eragon, tu e Arya avete bisogno di parlare-
E detto questo la dragonessa si allontanò.
-Eragon, ti devo parlare- ripeté Arya visto che non aveva ancora ottenuto una risposta.
- Ti ascolto- disse Eragon
- Per combattere i Ra’ zac avrai bisogno di tutto l’aiuto possibile-
Detto questo tirò fuori dalla cintura un pugnale dalla squisita fattura.
Nel pomo aveva incastonato uno smeraldo e sull’elsa e sulla lama c’era un motivo a spirale.
-Questo- continuò Arya- è un pugnale di fattura elfica. Tienilo tu. Ti potrebbe essere utile.
Lo porse a Eragon, che lo prese, lo studiò un attimo, e lo mise nella cintura,e disse -Arya…io…non sono come ringraziarti-
Lei per tutta risposta posò le sue dita fresche sulla guancia di Eragon in una veloce carezza dicendo-Abbi cura di te-
Dopo di ché si allontanò.
 Eragon rimase un attimo sorpreso dal comportamento di Arya, tutta quella dolcezza non  era da lei. Poi riscosse da queste riflessioni e si incamminò verso la sua tenda.
Ma le sorprese non erano ancora finite.
Infatti Eragon incontrò anche Solembun, il gatto mannaro che gli si avvicinò dicendo:
-Salve cavaliere-
- Solembun! E’ Angela dov’è?- rispose Eragon
-Oh, lei è qui in giro- rispose serafico il gatto mannaro –Comunque ho saputo che sei di partenza. Molto stupido da parte tua andare ad affrontare i Ra’zac senza un' ARMA decente.
Non credevo che avessi la memoria corta, cavaliere-
Eragon rifletté un attimo sulle parole di Solembun.
Poi la parola arma fece scattare nella sua mente, un ricordo, una profezia pronunciata proprio dal gatto mannaro:
“Quando avrai bisogno di un’arma cerca sotto l’albero di Menoa“
Allora disse a Solembun - Stai dicendo che dovrei andare a Ellesmera prima di andare ad affrontare i Ra’zac?-
Solembun, dal canto suo,rispose con una risposta da degno gatto mannaro –Ho forse detto questo? beh forse, si, l’ho detto –
Detto questo zompò via,e in due balzi fu fuori dal campo visivo di Eragon.
Il cavaliere aveva capito che doveva dire al cugino che sarebbe stata necessaria una deviazione prima di andare a salvare Katrina.
Si partiva per Ellesmera.

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Capitolo 2
*** cap2- una piccola deviazione ***


CAP 2
UNA PICCOLA DEVIAZIONE

Eragon si diresse verso la tenda di Roran e vide che il cugino lo stava aspettando.
- Roran ti devo dire una cosa- iniziò Eragon.
- Vai avanti ti ascolto- disse Roran iniziando a preoccuparsi.
- Prima di andare a liberare Katrina, ci sarebbe da fare una piccola deviazione-
-Quanto piccola?- a quel punto Ronan si stava alquanto preoccupando.
-Dovremmo prima andare….a Ellesmera- concluse velocemente Eragon sapendo che i cugino sarebbe esploso da un momento all’altro.
E l’esplosione non tardò ad arrivare.
-COSA???? MA TI RENDI CONTO CHE E’ DALL’ALTRA PARTE DI DOVE DOBBIAMO ANDARE!!!- urlò furioso Ronan.
- Me ne rendo conto ma è necessario- fu la risposta di Eragon.
Roran, rimase lì indeciso se riempire il cugino di pugni o domande.
Alla fine optò per i le domande.
Si calmò e chiese- Cosa dobbiamo andare a fare a Ellesmera?-
- A cercare un arma che ci aiuterà nella lotta contro i Ra’ zac.- rispose Eragon.
Dopo di ché andarono a preparare i bagagli.
Un’ora dopo erano pronti per partire.
Salirono in groppa a Saphira, e poco dopo di loro si vedeva solo più u puntino lontano nel cielo.
Viaggiarono tutto il giorno, e non si fermarono neanche per mangiare.
Calata la sera avvistarono l’inizio dell’immensa foresta della Du Weldenvarden.
Quando avvistarono Ellesmera, Saphira iniziò l’atterraggio.
Fecero un tratto di strada a piedi e arrivarono al cancello di Ellesmera dove Gilderien il Saggio, l’elfo guardiano chiese loro di identificarsi.
Allora Eragon fece come nel suo primo viaggio a Ellesmera.
Fece vedere all’elfo prima l’anello che era stato di Brom, e che lo attestava come Amico degli elfi, e poi gli fece vedere il gedwey ignavia.
Il guardiano fece  un cenno di approvazione e li fece passare.
Entrarono, ed Eragon si diresse subito verso l’albero di Menoa, che un tempo era stata l’elfa Linnea, ma Saphira lo fermò e gli disse – Non credi che sarebbe giusto prima andare a porgere i nostri saluti alla regina Islanzadi? Ti ricordo che gli elfi tengono molto a questi gesti di cortesia.
Non possiamo rischiare di offenderli perché non abbiamo rispettato queste loro regole.-
- Si, hai ragione. Non ci avevo pensato-  riconobbe Eragon.
 - Bene, allora vai a recuperare tuo cugino e andiamo- disse la dragonessa.
Infatti Ronan era rimasto indietro, incantato da quella città che era un tutt’uno con la natura.
Eragon recuperò il cugino e i tre si diressero verso il palazzo di Tialdari, la residenza reale.
Arrivati, si fecero scortare agli appartamenti della regina.
La guardia li annunciò e li fece entrare.
La regina fu stupita dalla visita del cavaliere e chiese il motivo del loro arrivo.
Eragon glielo spiegò, e quando ebbe finito la regina disse loro – Avete  affrontato un lungo viaggio e avete bisogno di riposarvi. Sarete miei ospiti per questa notte.-
Dettò questo la regina li congedò.
Uscirono e si diressero verso gli appartamenti assegnati loro dalla regina per posare le bisacce e togliere la sella a Saphira.
- Allora Ronan che ne pensi di questo posto?- chiese Eragon.
Quando Ronan rispose, la sua voce traboccava di stupore e meraviglia
- E’ un posto fantastico!! E’ così diverso da qualsiasi altra città che abbia mai visto!!-
- Mi piacerebbe fartela visitare ma non c’è tempo. Abbiamo da portare a termine una missione- gli ricordò Eragon.
Arrivati alla loro stanza posarono le loro cose e Ronan si buttò su uno dei due letti dicendo
- Sono distrutto!! Non credevo che viaggiare su un drago fosse così stancante!! credo che mi riposerò cinque minuti- appena finì di parlare, Ronan si addormento profondamente.
Eragon allora chiese a Saphira 
- Rimani qui con lui?- domandò Eragon.
- Va bene. Tu dove vai?- gli chiese la dragonessa.
- A fare quello per cui siamo venuti-
E con questa enigmatica risposta, Eragon uscì lasciando la dragonessa a vegliare sul cugino.

Ringrazio per le recensioni:
Queen_of_sharigan_91:  sono contenta che ti piaccia! tranquilla murtagh apparirà presto!! kiss!
MartyViper: grazie 1000 per tutti i complimenti che mi hai fatto! spero che questo cappy ti sia piaciuto! baci!
Pralina 93: ma grazie tesora! Guarda che ci conto!! tvb!

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Capitolo 3
*** cap3-parlando con l'albero di Menoa ***


Scusate per tutti gli errori che c’erano nel 2°cappy. E’ che devo aver fatto un po’ di pasticcio con l’htlm…devo ancora capire bene come funziona ^_^"... Comunque adesso l’ho corretto! E grazie per avermi informata del casino che ho combinato! Baci a tutti quelli che mi seguono. E infine dopo tutte queste ciance vi lascio alla lettura del terzo cappy!



CAP 3
PARLANDO CON L’ALBERO DI MENOA

Eragon era diretto all’albero di Menoa.
Si avvicinò a quell’antichissimo albero chiedendosi cosa avrebbe dovuto fare per trovare quella famosa arma.
Decise di espandere la mente e provare a stabilire un contatto.
Quando ci riuscì, trovò ad attenderlo un’entità tanto vasta quanto antica.
Dopo aver stabilito quella sorta di contatto, sentì una voce antica ma dolce e saggia che lo chiamò per nome
- Eragon-
- Chi sei?- chiese il cavaliere
- Dovresti saperlo Eragon. La mia storia ti è stata raccontata.- rispose la voce.
Eragon comprese cosa significava.
L’albero, che un tempo era stata un’elfa, stava comunicando con lui.
- Vuoi dire che tu sei Linnea?- chiese per avere una conferma.
- Si, e so anche perché sei qui. Sapevo che saresti arrivato. Le mie radici proteggono l’arma di cui hai bisogno, ma prima di dartela, voglio raccontarti la sua storia.
- Questa spada apparteneva alla compagna del primo cavaliere di cui porti il nome,anch’essa cavaliere.-
- Esistevano anche donne cavaliere?- chiese stupefatto Eragon.
- Si, ma fammi finire di raccontare- disse Linnea –Quest’elfa  si chiamava Estel, e ad essere precisi, non era proprio un’elfa ma era figlia di un umano e di un elfa. Era una mezzelfa.
Venne educata come un’ elfa, ma aveva lo spirito libero e combattivo del padre umano.
Dopo la Du Fyrn Skulblaka , la Guerra dei Draghi, come sai; Eragon il primo cavaliere trovò un’ uovo di drago che si schiuse per lui.
I draghi, dopo il patto di magia fatto con gli elfi e che univa le loro due razze, iniziarono alcune delle loro uova.
Estel, era la guardiana delle uova, e aveva visto molti giovani elfi sfilare davanti alle uova,toccandole, nella speranza che una di loro si schiudesse.
Quando questo accadeva, il nuovo cavaliere veniva mandato da Eragon per iniziare l’addestramento.
Un giorno come tanti, Estel stava portando fuori le uova per i candidati.
Aveva quasi finito, mancava da portare fuori l’ultimo uovo arrivato, un’ uovo di colore blu, quando sulla superficie di questo apparvero delle crepe quando Estel lo prese in mano.
Capì che l’uovo si stava schiudendo per lei!
Né  uscì un cucciolo di drago color zaffiro, una femmina a cui mise nome :
Lia.
Quando Estel toccò il cucciolo comparve sulla sua mano il gedwey ignasia.
A quel punto l’elfa decise di andare da Eragon.
E con Lia in braccio si diresse verso l’abitazione del maestro.
Arrivata, vide che il cavaliere e il suo drago erano impegnati in un allenamento.
Terminato l’allenamento, Eragon andò verso Estel dicendo:
- Tu devi essere la guardiana delle uova. Cosa ti porta fino qui?-
- Il mio nome è Estel, e sono qui per questo- detto questo Estel sollevò Lia in  modo che il cavaliere la vedesse.
- Così questo cucciolo ha scelto te. Sai, sei la prima donna a diventare cavaliere. Una cosa simile non era mai successa. Comunque, qual è il nome di questa dragonessa?- chiese il cavaliere.
- Il suo nome è Lia – rispose Estel.
- Molto bene. Allora domani mattina inizieremo l’addestramento- annunciò Eragon guardando Estel negli occhi.
E da quello sguardo il loro destino fu segnato.
 Gli occhi grigio perlato di lui si specchiarono in quelli azzurro mare di lei.
Bastò quell’unico sguardo per accendere in loro la passione.
Dopo quell’istante che sembrò durare secoli, Estel venne congedata e tornò alla propria abitazione.
Il giorno dopo andò all’allenamento e anche tutti i giorni successi.
La passione tra i due aumentava di giorno in giorno ma veniva espressa solamente con gli sguardi.
Alla fine del suo addestramento gli venne data la sua spada, era blu come le squame di Lia.
Tempo dopo, si incontrarono qui, sotto i miei rami, e si dichiararono il loro reciproco amore.
Furono felici, per un periodo do tempo.
Poi Eragon venne ferito  gravemente in un imboscata, e morì tra le braccia di Estel.
La mezzelfa allora decise di seppellire la propria spada sotto le mie radici, perché in questo luogo conservava tutti i suoi ricordi più cari.
Poco tempo dopo morì anche lei, per il dolore di aver perso il suo compagno.
Qui finisce la storia, Eragon.
Fanne tesoro.
Ora ti consegnerò la spada- concluse Linnea.
Ci fu un gran scricchiolio.
Erano le radici che si spostavano per mettere alla luce quello che custodivano.
Quando gli scricchiolii furono finiti venne alla luce la spada che fu di Estel.
Era simile a Zar’ roc ma più raffinata di quest’ultima.
La lama era di blu lucente e profondo.
Nel pomo era incastonato uno zaffiro.
- Prendila, ora è tua- disse Linnea.
Eragon si chinò e prese la spada.La soppesò è come bilanciamento vide che era come Zar’ roc, se non migliore.
- Il suo nome è Galad – lo informò Linnea.
- E’ un dono magnifico, ti ringrazio – disse grato Eragon.
- Fanne buon uso - - prima che io torni a vegliare su questo posto con i miei rami, voglio darti un piccolo consiglio che ti potrà essere utile – annunciò Linnea – Quando dichiari amore a una donna, amala incondizionatamente, e non tradirla mai. Perché una donna tradita è capace di tutto, ne hai un’ esempio davanti a te. Ricordati della mia tragica storia.
Ora va, cavaliere hai una missione da portare a termine.
Atra esterni ono thelduin* - concluse Linnea. con la frase rituale degli elfi e onorando Eragon parlando per prima.
- Mon’ ranr lìfa unin hjarta onr**- rispose Eragon.
- Un du evarinya ono varda ***- concluse il rituale Linnea.
Dopo di ché la sua coscienza si ritiro dalla mente di Eragon.
Il cavaliere si accorse che era mattino e decise di andare a svegliare il cugino.
Arrivato, Saphira gli chiese :
- Com’è andata?-
- E’ stata un’ esperienza strana. Mi ha data questa spada. Ha detto che si chiama Galad. E mi ha raccontato la sua storia – rispose Eragon andando a svegliare il cugino.
- Forza, svegliati dormiglione –
Roran ancora mezzo addormentato bofonchiò:
- Ch…..che –
- E’ ora di andare a salvare la tua bella - gli rispose Eragon.
Sentendo questo Ronan si alzò di scatto e nella fretta inciampò nelle coperte e si spiaccicò per terra.
Eragon scoppiò a ridere e diede una mano al cugino ad alzarsi.
- Quanta fretta!- disse Eragon prendendo un po’ in giro il cugino.
Ronan lo ignorò e gli chiese  - Allora, l’hai trovata quest’arma, o dobbiamo ancora andare a cercarla ? –
- No, l’ho trovata stanotte – rispose Eragon.
Dicendo questo sguainò la spada e la fece vedere al cugino – Ecco qua, ora possiamo partire per l’Helgrind a liberare Katrina –
- Fantastico, cosa stiamo aspettando allora!- disse entusiasta Roran.
- Bhè, aspettavamo che tu ti svegliassi – disse Eragon mettendosi di nuovo a ridere seguito dalla risata gutturale di Saphira.
- Bene, allora possiamo partire prima che tu e il tuo drago vi strozziate dalle risate- rispose stizzito Roran.
Si prepararono per partire e Eragon sellò Saphira.
Prima di partire passarono nella sala del trono e ringraziarono la regina Islanzadi per l’ospitalità.
Uscirono e cercarono uno spiazzo per Saphira.
Trovato, salirono in groppa a Saphira che si alzò in volo.
Erano diretti a Dras- Leona.
Destinazione l’ Helgrind.

* : che la fortuna ti assista
**: che la pace regni nel tuo cuore
***: e che le stelle ti proteggano
PS : i nomi ESTEL e GALAD li ho presi dal Signore degli Anelli. Sono due parole eliche che significano rispettivamente SPERANZA e LUCE.

Ringrazio per le recensioni:
Queen_of_sharigan_91: lo scoprirai presto qual’e la nuova arma di eragon e il precedente proprietario è una persona insospettabile… ma per adesso ho anche detto troppo! baci
Serporo: uao un nuovo lettore! Grazie per i complimenti. Riguardo il pezzo che non capivi, ti chiedo scusa ma ho fatto casino con l’htlm. Adesso l’ho corretto e dovrebbe esserti chiaro!
MartyViper: in questi giorni non ho molti compiti, e quindi sono andata avanti con la ficcy e ho fatto che aggiornare. Ma non prendeteci l’abitudine! No, dai sto scherzando! Grazie per i complimenti! baci8
Pralina93: Grazie per il sostegno!! E aspetto che pubblichi anche tu la tua ficcy! baci tvb

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Capitolo 4
*** cap4-L'Helgrind ***


CAP 4
L’HELGRIND

Eragon, Saphira e Roran erano in viaggio da molte ore.
Quando cadde la sera avevano superato i Monti Beor e decise di atterrare e di accamparsi in una pianura li vicino.
Trovarono una grotta abbastanza grande da poter far stare anche Saphira e si accamparono li per la notte.
Eragon stava consultando la mappa e disse a Roran:
- Credo che per domani sera arriveremo a Dras-Leona -
- E quel posto…l’Helgrind…quanto dista dalla città? – chiese Roran.
- E’ abbastanza vicino. A dorso di drago ci metteremo poco.- rispose Eragon.
- Bene. Domani notte vendicheremo nostro padre.- disse Ronan.
- Non domani notte- disse enigmatico Eragon.
- Cosa? Perché?- chiese alterandosi Roran.
- Perché di notte il potere dei Ra’zac si rafforza. Agiremo di giorno, quando sono più vulnerabili – rispose Eragon, sedando così la rabbia la rabbia del cugino.
Detto questo andarono a dormire.
Il giorno dopo si svegliarono ponti per l’ultima tappa della loro missione.
Era ormai calata la sera quando Eragon avvistò Dras-Leona  e poco dopo l’Helgrind.
Atterrarono lontano dalla città per non essere avvistati, e avevano una certa protezione da occhi indiscreti, essendo atterrati in una boschetto li vicino.
- E’ adesso?- chiese Ronan tra l’impazienza e il non sapere cosa dover fare.
- Aspettiamo che sia giorno- rispose Eragon – Forza andiamo a dormire- disse battendo le mani – non vorrei che domani un  Ra’Zac ti staccasse un braccio perché avevi troppo sonno per stare in guardia -
Ronan non rispose, ma segui l’esempio del cugino e si coricò.
Si svegliarono quando il sole era sorto da poco.
- Allora sei pronto ad andare incontro alla nostra vendetta? - disse Eragon.
Era una domanda che non richiedeva risposta ma Roran rispose, con espressione decisa
- Andiamo-
Eragon; Ronan e Saphira avevano progettato un piano il giorno prima:
Saphira avrebbe attirato fuori i Ra’zac e le avrebbe portati nel punto stabilito dove Eragon e Ronan gli avrebbero teso un’imboscata, e mentre i due cugini erano alle prese con i Ra’Zac, Saphira se la sarebbe vista con le loro cavalcature, i Lethrblaka.
Eragon e Ronan si andarono a sistemarsi nel punto prestabilito, mentre Saphira si alzò in volo verso l’Helgrind.
I due cugini non dovettero aspettare molto: infatti poco dopo avvistarono Saphira e a poca distanza dietro di lei c’erano i Ra’zac a dorso dei Lethrblaka.
Saphira riuscì a portare i Ra’zac nel punto stabilito,un pianoro circondato da alberi e vari massi, dopo di che, nascondersi alla loro vista.
I Ra’zac atterrarono e scesero dalle loro cavalcature e con le armi in pugno avanzarono di qualche passo, annusando l’aria per trovare qualche traccia della loro preda.
Eragon e Ronan erano appostasti dietro a uno dei tanti massi, e questione di secondi, avrebbero agito.
I Ra’zac continuavano ad avanzare, con un venticello che faceva muovere i loro pesanti mantelli e diffondeva il loro putrescente odore.
Ad un tratto uno dei due Ra’zac cacciò un urlo disumano.
Una freccia gli aveva trapassato le costole.
L’altro Ra’zac si girò e vide chi aveva ferito il suo compagno.
Eragon faceva capolino da dietro il masso, l’arco ancora in mano.
Il Ra’zac ferito si girò per vedere chi l’aveva colpito, e con uno scatto di rabbia tirò via la freccia.
Del sangue scuro, quasi nero uscì dalla ferita, ma il Ra’zac sembrò non farci caso.
I due Ra’zac si lanciarono verso i due cugini, che erano li attendevano pronti allo scontro.
In quel momento un ruggito squarciò il silenzio.
I due cugini capirono che Saphira aveva iniziato la sua lotta.
Eragon incoccò l’arco e colpì l’altro Ra’zac a una spalla.
Nonostante fossero entrambi feriti cotinuarono ad avanzare.
E lo scontrò iniziò.
Ronan si lanciò , il martello levato,contro il Ra’zac ferito al fianco, mentre Eragon, sguainando Galad, si occupò di quello ferito alla spalla.
- Cosssa credete di fare?- disse sibilando il Ra’zac – Non avete speranze di sssconfigerci. Appena il mio compagno avrà uccissso tuo cugino, porteremo te e il tuo drago da Galbatorix –
Per tutta risposta Eragon si scagliò contro il Ra’zac.
Anche se adesso era diventato un’ elfo, Eragon aveva qualche difficoltà ad avere la meglio sul Ra’zac.
E anche Ronan era in difficoltà. Era riuscito a colpire una volta con il martello il suo avversario, che però non dava segni di cedimento.
Eragon dopo aver parato un  colpo particolarmente violento, ferì il Ra’zac a una gamba.
La ferita era abbastanza profonda e il sangue scuro del Ra’zac macchiò l’erba.
Il Ra’zac fece schioccare il becco dal dolore e scaraventò lontano Eragon,
Il cavaliere non ebbe il tempo di alzarsi, che il Ra’zac fu su di lui che gli stringeva la gola.
Con la mano,Eragon cercò Galad e si accorse che giaceva per terra lontano da lui.
Il Ra’zac strinse la presa sul collo del cavaliere.
Nel campo visivo di Eragon comparvero delle macchie bianche che andavano espandendosi.
Sembrava che la fine di Eragon Ammazzaspettri  fosse arrivata. La spada giaceva lontano da lui ed era troppo debole per usare la magia.
- Non può finire così-  pensò ribellandosi Eragon.
Però i fatti dicevano il contrario.
Le macchie bianche avevano quasi occupato del tutto il campo visivo di Eragon, e la testa gli pulsava.
Sentiva che tra poco sarebbe svenuto  e l’ultima speranza di libertà  sarebbe morta con lui.
Uno dei suoi ultimi, così credeva, pensieri fu rivolto ad Arya ed al loro ultimo incontro.
Quel pensiero gli fu provvidenziale.
Si ricordò che Arya gli aveva regalato un pugnale.
Un pugnale che era a portata di mano, infilato nella cintura.
Aveva una possibilità di salvarsi.
Ma doveva fare in fretta.
Le orecchie iniziarono a fischiarli.
Sentiva il Ra’zac che stringeva sempre più la presa intorno al suo collo.
Doveva muoversi. Il tempo a sua disposizione stava per finire.
Mosse una mano verso la cintura e estrasse il pugnale.
Con grande sforzo sollevò il braccio, e colpi il Ra’zac alla gola.
Il Ra’zac mollò la presa sul collo di Eragon, cercò di sollevarsi ed emise qualche gorgoglio per poi ricadere morto, addosso a Eragon.
Eragon spostò il cadavere del Ra’zac e si sollevò.
Respirò profondamente, e l’aria torno nei polmoni dopo quei terribili minuti in cui aveva rischiato di morire strozzato.
Si alzò e vide che la tunica era fradicia di sangue: suo e del Ra’zac.
Si avvicinò al cadavere del Ra’zac per recuperare il pugnale di Arya.
Estrasse il pugnale dal collo della creatura e lo pulì sulla mantello del nemico.
Andò a recuperare Galad. Poi si ricordo di Ronan.
Lo chiamò a gran voce, ma non udì alcuna risposta.
Spaventato lo andò a cercare.
Trovo suo cugino sotto il cadavere del Ra’zac che aveva ucciso con una martellata sul cranio.
Buttò di lato il cadavere del nemico e aiuto suo cugino ad alzarsi.
- C’è l’abbiamo fatta Eragon- disse Ronan con un sorriso solenne sul volto.
- Si. C’è l’abbiamo fatta- rispose solenne Eragon
Eragon a quel punto chiamo Saphira con il pensiero:
- Saphira dove sei?- chiese preoccupato.
- Sto arrivando.- rispose la dragonessa.
Poco dopo, infatti, raggiunse i due cugini.
Eragon vide che Saphira era ferita in molti punti. Si avvicinò per curarle le ferite con la magia.
Saphira vide che Il suo cavaliere era sporco di sangue. Troppo.
- Sei ferito?- chiese molto preoccupata la dragonessa.
- No. Tutto il sangue che vedi non è mio, ma del Ra’zac- rispose tranquillizzando la dragonessa – E’ i Lethrblaka?-
- Di loro è rimasto solo più un mucchietto di cenere.-
Eragon iniziò a curare le ferite di Saphira.
Poco dopo la dragonessa gli disse:
- Abbiamo rischiato di morire soffocati. Non riuscivo più a respirare e avevo capito che eri in  pericolo ma non potevo venire in  tuo soccorso- disse con frustrazione la dragonessa.
- Non attribuirti colpe che non hai.- disse affettuosamente Eragon – Se sono riuscito a cavarmela c’è da ringraziare Arya e il suo pugnale- tirò fuori il pugnale e lo mostrò allo dragonessa.
- Mai un regalo è stato così utile- disse Saphira
Eragon intanto aveva finito di curare  Saphira, e andò da Ronan che gli disse che non aveva ferite gravi.
- Adesso direi che ora di andare a liberare Katrina – disse Eragon.
Roran gli sorrise grato.
Salirono in groppa Saphira, che si alzò in volo verso l’Helgrind.
Trovarono l’entrata ed entrarono.
Era molto spazioso all’interno, con molti cunicoli che si diradavano in varie direzioni.
 Per questo Eragon dovette espandere la mente per trovare Katrina.
Percepì la sua coscienza e si diressero nella direzione indicata da Eragon.
Dopo un tempo che sembrò interminabile, arrivarono in una grotta non molto spaziosa e videro Katrina incatenata al muro.
Ai polsi aveva le catene, la testa era chinata in avanti e i capelli ramati facevano da sipario sul viso.
Ronan si precipitò da lei e cercò di rompere le catene, senza però riuscirci.
Allora fece provare a Eragon,che le ruppe usando l’antica lingua.
Ronan prese in braccio Katrina e vide era molto magra e aveva vari tagli, tutti superficiali. Fortunatamente aveva tutte le ossa integre.
Katrina si svegliò e credette  di stare ancora sognando: si trovava tra le braccia di una persona e quella persona era Ronan, il suo Ronan. Fu così felice di vederlo, ma aveva paura che fosse un sogno, e che quando si sarebbe svegliata si sarebbe di nuovo trovata appesa al muro in balia di quei due orrendi mostri.
Ma anche se aveva paura che appena facesse una qualsiasi mossa si sarebbe svegliata, aveva bisogno di sapere se quello che vedeva era sogno o realtà.
Così tese una mano ad accarezzare il viso di Ronan.
No, non era un sogno. Sentiva la pelle calda del ragazzo che amava, sotto la sua mano.
Ronan la guardò e disse
- Katrina! ti sei svegliata!!- disse felice Ronan accarezzandole i capelli.
Katrina gli sorrise e disse – Sapevo che saresti arrivato-
E si addormentò di nuovo, questa volta serenamente, finalmente era libera.
Si diressero verso l’uscita, salirono in groppa a Saphira.
Adesso era ora di tornare dai Varden.

E' adesso che ne dite di lasciarmi 1 commentino? Su non fate i timidi! :-)

Ringrazio per le recensioni:
MartyViper: sono contenta che ti sia piaciuta! tranquilli il terzo cavaliere apparirà tra qualche cappy!!spero spero che questo cappy sul salvataggio di katrina ti sia piaciuto! baci!
Queen_of_sharigan_91: Grazie 1000 per tutti i complimenti! Sono contenta che ti sia piaciuto! Il pezzo dove roran si spiaccica per terra lo scritto durante religione XD…ecco cosa serve quest’ora qui per andare avanti con la ficcy!! baci
Moony Potter: Sono contenta che ti sia piaciuto! continua a seguirmi e la tua curiosità sarà soddisfatta! baci
Pralina93: Certo, sempre e comunque! Me ne sono accorta che in questo periodo sei molto ripetitiva ma ti voglio bene lo stesso! Grazie per i complimenti! baci

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Capitolo 5
*** cap5-il ritorno di eragon ***


CAP 5

IL RITORNO DI ERAGON


In quei giorni che Eragon era partito per l’Helgrind insieme a suo cugino, Arya era molto preoccupata per quello che poteva succedere, ma dal suo volto cercava di non far notare nulla del sentimento che la tormentava, e quindi nessuno si era accorto di niente.
Eragon aveva una spiacevole capacità di andarsi a ficcare nei guai, e si sentiva leggermente rassicurata nel sapere che non era da solo.
Gli aveva regalato uno dei suoi pugnali, ma fosse stato per lei lo avrebbe seguito.
Ma non gliela aveva chiesto perché sapeva che la faccenda dei Ra’zac era diventata la battaglia personale dei due cugini.
Ma non era per mancanza di fiducia che avrebbe voluto seguirlo in questa sua impresa.
No, tra di loro la fiducia era abbondante.
Ma perché… non lo sapeva neanche lei stessa il perchè.
Sentiva un miscuglio di emozioni che non riusciva a comprendere, ma di una cosa era sicura: non avrebbe sopportato la perdita di Eragon.
Una volta aveva pensato di provare a divinarlo e vedere come stava.
Ma poi si ricordò del ciondolo a forma di martello, dono dei nani, che impediva di divinare lui e Saphira.
Adesso era in armeria che puliva la propria spada.
 Aspettando.
I giorni trascorsero pesanti, sempre con quel velo d’inquietudine addosso.
Ci fu una delle tante riunioni per organizzare piani d’azione e strategie da usare in battaglia, e cercò di togliersi di dosso quel velo d’inquietudine, almeno per la durata della riunione.
Eragon ritornò cinque giorni dopo, appena dopo il tramonto.
Quando tornò, lei era nella tenda di Nasuada.
Una guardia entrò e annunciò che Eragon Ammazzaspettri e Roran Fortemartello erano tornati dalla missione e chiedeva di poter essere ricevuti.
Nasuada annunciò che potevano entrare.
Quando Arya vide Eragon entrare nella tenda si senti invadere di una gioia immensa, ma cercò di far si che non trapelasse nulla dal suo viso.
Ma, nonostante i suoi sforzi, anche un cieco avrebbe visto la felicità che si irradiava dal viso di Arya Svit-kona.
L’elfa notò che il cavaliere aveva una spada con sé, cosa che non aveva quando era partito.
Dopo di lui, entrò Ronan che aveva tra le braccia una ragazza addormentata, che Arya intuì essere Katrina.
Nasuada chiese ai due cugini:
- Che esito ha avuto la vostra missione?-
- I Ra’zac non potranno più aiutare Galbatorix – rispose Eragon, tralasciando i dettagli.
- Ne sono lieta. Ci avete liberato di due degli aiutanti più pericolosi di Galbatorix. Ve ne sono grata a nome di tutti i Varden – disse rivolgendosi ai due.
Eragon e Ronan chinarono la testa in segno di ringraziamento.
- Potete ritirarvi. Avete bisogno di riposarvi adesso – disse Nasuada, congedandoli.
I due cugini uscirono, e ognuno si diresse alla propria tenda.
Arya uscì poco dopo.
Aveva tante domande su quello che era successo, e dove era sbucata fuori quella spada. E l’unico che aveva le risposte era Eragon.
Però decise di non andare subito da lui, perchè magari stava riposandosi.
Ma Arya sapeva che era solo una scusa quella. Sapeva benissimo che voleva rimandare quell’incontro il più possibile perchè non riusciva più a capire cosa provare veramente per Eragon.
Andò in armeria a lucidare l’arco, e anche perchè l’atmosfera tranquilla che c’era l’aiutava a mettere ordine tra i pensieri.
Arrivata, tirò fuori l’occorrente e mentre puliva l’arco cercava di disfare il groviglio di pensieri e emozioni che aveva dentro.
Uscì dai propri pensieri per concentrasi totalmente su una macchia particolarmente ostinata.
Per questo non senti i passi di una persona che entrava.
Poi sentì una mano posarsi sulla sua spalla e si girò di scatto, pronta a combattere se c’è ne fosse stato il bisogno, ma quando vide chi era il proprietario di quella mano subito si rilassò.
Era Eragon.
- Mi fatto prendere un colpo! Non ti avevo sentito entrare. – ammise Arya.
Eragon per tutta risposta gli sorrise.
Arya sentì una fitta al cuore, alla vista di quel sorriso, e distolse lo sguardo, con la scusa di dover mettere a posto.
Finì di mettere a posto e chiese a Eragon
- Cosa ti porta qui? – Arya si diede della stupida.
Ma che razza di domande faceva, quella era un’armeria, e quindi molto probabilmente era lì per occuparsi delle sue armi.
- Ti stavo cercando – rispose Eragon
E intanto si diressero verso l’uscita.
- Allora, perchè mi cercavi? – domandò Arya
- Ti volevo ringraziare – e dicendolo, tirò il fuori il pugnale che gli aveva regalato Arya – mi è stato molto utile. Senza probabilmente sarei morto.-
Arya fu molto colpita da quello che il cavaliere aveva detto.
- Ho rischiato di non vederlo più  – pensò sconvolta Arya. Ma si riprese subito e rispose:
- Sono lieta che il mio dono ti sia stato utile.-
Eragon sorrise e le raccontò della lotta con i Ra’zac.
- Così hai raggiunto il tuo primo obbiettivo, da quando sei diventato cavaliere.- commentò alla fine Arya.
Passarono qualche minuto in silenzio e poi Arya si ricordò di chiedergli da dove era saltata fuori quella spada.
- E quella spada? Dove l’hai trovata? – domandò Arya con crescente curiosità.
- Questo posto non è adatto a parlare di questo argomento- disse Eragon in tono serio – Non c’è un posto tranquillo dove poter parlare ? –
Arya ci pensò un attimo e poi disse – Andiamo nella mia tenda. Li non ci disturberà nessuno. –
I due si incamminarono verso la tenda dell’elfa.
Entrarono e si accomodarono a un tavolino.
Arya chiese di poter vedere la spada, e quando Eragon gliela passò le loro dita si sfiorarono, L’elfa sentì una scossa percorrerla come un brivido e le sembrò ( a ragione) che a Eragon fosse capitata la stessa cosa.
Alla fine si concentrò sulla spada, esaminò la lama poi disse : - Sembra una delle spade di Rhuon, ma non può essere possibile: ha giurato nell’antica lingua che non avrebbe più costruito spade per i cavalieri. Hai tutta la mia attenzione. Raccontami come ne sei venuto in possesso -
Eragon iniziò a raccontare di come Solembun gli avesse fatto capire che doveva andare a Ellesmera, del suo arrivo nella città degli elfi con Ronan e Saphira, della profezia del gatto mannaro, del dialogo avuto con l’albero di Menoa, e infine della storia della spada.
Dopo che Eragon ebbe finito di parlare Arya gli disse:
- Questa è un’arma potente, passata attraverso l’amore più sincero e il dolore più profondo. Sono certa che ne saprai fare buon uso -
Eragon non sapendo cosa rispondere in silenzio.
Poi si congedò, dicendo che l’ora era tarda e aveva bisogno di andare a riposarsi dal lungo viaggio.
Prima di uscire saluto l’elfa alla maniera degli elfi, Arya rispose al saluto e dopo di ché il cavaliere uscì, lasciando l’elfa sola con i suoi pensieri.
L’elfa rimase lì, seduta, a pensare.
La storia di Estel l’aveva molto colpita.
E quando andò a dormire era ancora lì che ci pensava, ci rifletteva sopra, ma poi la stanchezza ebbe la meglio e si addormentò.


Ringrazio per le recensioni:
Queen_of_sharigan_91: sono contenta che ti sia piaciuto! Bhè trovare Katrina non è stato difficile anche perchè la parte più difficile era far fuori i Ra’zac. Tolti lori, hanno avuto via libera! ;-) E grazie per tutte le tue recensioni! spero che questo cappy su arya ti sia piaciuto! baciotti
MartyViper: il terzo cavaliere è….. per saperlo continua a seguirmi cara! grazie per i complimenti. Mi fa piacere che ti sia piaciuto il cappy! Per la lunghezza devi sapere che varia da cappy a cappy, dipende dall’ispirazione a volte è ben presente e a volte se ne va a farsi i viaggietti in Giamaica, ma poi torna! Fammi sapere se questo cappy su Arya ti è piaciuto! baci
Saretta4ever: Sono contenta che ti piaccia! Spero che continuerai a seguirmi! E grazie per i complimenti! baci
Pralina93: eh si, neanch’ io li sopportavo più! grazie per la recensione tesora! bella la canzoncina!tvb
Linasyn: ….!! come hai fatto a scoprirmi!?! a parte gli scherzi sono contenta che ti sia piaciuto!! spero che continuerai a seguirmi! baci!

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Capitolo 6
*** cap6-la spia e il rapimento ***


CAP 6
LA SPIA E IL RAPIMENTO

Akesh era la spia migliore che si potesse trovare  in tutta Alagaesia.
Aveva scelto di schierarsi dalla parte di Galbatorix, non perchè condividesse le sue idee ma perchè essere una spia del re fruttava bene.
Galbatorix, dopo la sconfitta subita nella battaglia delle Pianure Ardenti,
aveva deciso di tenere sotto controllo il suo nemico, infiltrando tra loro una spia.
La scelta fu semplice, e ricadde su Akesh.
Akesh era un uomo, sulla ventina, robusto, abile nella lotta, ma soprattutto aveva una mente acuta e la capacità di adeguarsi a qualsiasi tipo di ambiente.
E queste due qualità lo rendevano una spia eccellente.
Aveva sempre portato a termine i suoi incarichi.
E senza farsi mai scoprire.
Teneva costantemente informato il suo padrone su tutti i movimenti dei Varden.
Un giorno, i pochi membri rimasti della Mano Nera lo informarono che doveva presentarsi al cospetto del re, perchè aveva da affidargli un’importante incarico.
Akesh fu sorpreso da quella convocazione, ma obbedì e si preparò per il viaggio a Uru’Baen.
Per tutto il viaggio si domandò il motivo di quella convocazione.
Ci mise due giorni ad arrivare alla capitale dell’Impero, e il suo cavallo era stremato dal lungo viaggio senza sosta.
Entrato in città, Akesh si diresse il palazzo di Galbatorix, e affidò il cavallo ad alcuni servì.
Si diresse verso la sala del trono e aspettò che la guardia annunciasse la sua visita.
Ed entrò.
La sala del trono di Galbatorix era un luogo cupo, un posto che angosciava chi vi entrava.
Alla finestre erano appesi spessi drappi neri, e la sala era solo illuminata dalla tenue luce di alcune candele,dando così un aspetto lugubre alla sala.
In fondo, si trovava,  il nero trono di Galbatorix al cui fianco si trovava Shurikan, il drago del re.
Sulla parete, dietro al trono si trovava uno stendardo che copriva l’intera parete e raffigurava tutte le terre di Alagaesia.
Akesh arrivò ai piedi del trono e si inchinò al suo padrone.
Quando si alzò, Galbatorix inizio a parlare:
- Ti starai chiedendoti perchè ti ho convocato.
Il motivo è molto semplice: devi rapire l’ambasciatrice degli elfi presso i Varden. Così quando gli elfi verranno a sapere  che la loro ambasciatrice è stata rapita, toglieranno il loro appoggio ai Varden.
E senza l’appoggio degli elfi i Varden sono più deboli. -
Akesh rispose: - Porterò a termine la missione a qualunque costo, mio signore.-
Galbatorix lo guardò gelido dicendo: - Sarà meglio per te.-
- Ah, mio signore un ultima cosa - disse Akesh, ignorando la minaccia sottointesa del re - E’ molto probabile che quando i Varden avranno scoperto il rapimento dell’elfa, il loro cavaliere di drago, quell’Eragon Ammazzaspettri, si precipiterà a salvarla. L’ha fatto una volta e lo farà di nuovo. L’ho osservato, e sono sicuro che verrà  anche perchè ho notato che prova qualcosa per quell’elfa - e  sputò fuori l’ultima parola quasi fosse un insulto, poi continuò a parlare – Così, mio signore, indebolireste ulteriormente i Varden e potreste catturare l’ultimo esemplare esistente di femmina di drago - concluse Akesh.
Galbatorix ci pensò un attimo e poi disse :
 - E’ un piano perfetto. Ho fatto decisamente un buon affare a ingaggiarti.
Ora va, e porta compimento il tuo compito. -
Akesh fece un inchino e usci dalla sala, pronto per tornare dai Varden.
Arrivò in serata al campo dei Varden, il cavallo quasi morto dalla fatica.
Durante il viaggio aveva pensato a come rapire l’elfa: si sarebbe avvicinato silenziosamente e con un panno impregnato di laudano, l’avrebbe fatta cadere in un sonno profondo. Così l’avrebbe trasportata più facilmente e non avrebbe avuto problemi finche non si fosse risvegliata.
Akesh si avvicinò furtivamente alla tenda di Arya, controllò che non ci fosse nessuno che potesse vederlo, ed entrò.
La spia trovò l’elfa già che dormiva.
Si avvicinò e tirò fuori il panno imbevuto di laudano e glielo premette sulla bocca e sul naso.
Arya si svegliò di colpo,afferrò il pugnale che teneva sotto il cuscino, ma non ne ebbe il tempo di usarlo.
Il laudano fece effetto, una pesante sonnolenza si impadronì dell’elfa,  il pugnale le scivolò dalle dita e cadde a terra

L’ultima cosa che Arya vide, prima di cadere vittima del laudano, furono due occhi azzurro ghiaccio che ghignavano maligni.
Poi sprofondò nell’oblio portato dal sonno.
Akesh si caricò in spalla l’elfa addormentata e uscì dalla tenda, e la spia si diresse verso il suo cavallo.
Partì, portando Arya incontro al suo destino.
A Uru’Baen.
Al cospetto del re.
 

Ringrazio per le recensioni:
Queen_of_sharigan_91: sono contenta che ti sai piaciuto, e di averti quasi fatto prendere arya in simpatia!!! ^_^ bacioni
MartyViper: grazie mille per i complimenti! per sapere che fine ha fatto murtagh e chi sarà il prossimo cavaliere c’è da pazientare ancora per qualche cappy! credo che ormai hai capito che sono una convinta sostenitrice della coppia Eragon/Arya! baciotti
Stefy_81: in questo cappy non è successo nulla di nuovo perchè mi volevo soffermare sul personaggio di Arya. Spero che questo cappy ti sia piaciuto! baci

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Capitolo 7
*** cap7-una sconvolgente scoperta ***


CAP 7
UNA SCONVOLGENTE SCOPERTA


Eragon si era svegliato da poco, quando venne convocato da una guardia, nella tenda di Nasuada per una riunione.
Ringraziò la guardia, e con Saphira si diresse alla tenda di Nasuada.
Arrivati, Eragon entrò e Saphira rimase fuori.
Il cavaliere notò che mancavano solo più poche persone che dovevano arrivare, e tra queste c’era Arya.
Eragon subito non ci fece molto caso, come aveva detto una volta Orik, gli elfi avevano un concetto molto elastico del tempo.
La riunione iniziò, e Arya non era ancora arrivata.
Eragon trovò molto strano il fatto che non fosse presente, perchè solitamente era sempre presente a tutte le  riunioni
Ne parlò con Saphira , e anche la dragonessa giudicò strana l’assenza di Arya e insieme decisero che, appena fosse finita la riunione, sarebbe andati alla tenda dell’elfa per scoprire il motivo di tale assenza.
 E tranquillizzato,almeno in parte, Eragon tornò a concentrarsi sulla riunione.
 
                                                *
                                              
Arya si risvegliò in una cella umida e a malapena illuminata dalla poca luce che arrivava dalla piccola finestrella, munita di sbarre, alle sue spalle.
L’elfa era sdraiata su un mucchio di paglia e aveva le mani legate dietro la schiena.
Si alzò dal quello scomodo giaciglio e andò a guardare fuori dalla finestrella, nel tentativo di capire dove si trovasse.
Ma quel vide non le fu di alcun aiuto a identificare il posto.
Si lasciò ricadere sul pagliericcio chiedendosi, in che razza di posto era finita e soprattutto cosa ci faceva lì. L’ultima cosa che ricordava era di essersi addormentata nella sua tenda, nell’accampamento dei Varden.
Poi si ricordò di quegli occhi azzurro ghiaccio,del panno che veniva premuto sul suo naso e sulla sua bocca e di aver perso i sensi subito dopo.
Dunque, qualcuno l’aveva rapita.
Rimaneva solo da scoprire chi fosse quel qualcuno, per chi lavorava, e perchè l’aveva portata lì.
Poi lo sguardo le cadde sulla guardia che stava fuori dalla sua cella.
Notò dalla divisa che si trattava di una guardia imperiale.
E le guardie imperiali si trovavano solo nel palazzo di Galbatorix.
E poi capì: si trovava a Uru’Baen, in una delle celle del palazzo imperiale di Galbatorix.
Per un attimo fu paralizzata dal terrore.
Le sembrò, per un attimo, che tutto il tempo trascorso dalla sua liberazione dalla prigione di Gil’ead si fosse cancellato, e che da Gil’ead l’avessero portata direttamente a Uru’baen.
Poi il ricordo di Eragon si fece spazio tra la paura che l’attanagliava in quel momento, e i ricordi tornarono tutti al posto giusto.
Dopo essersi calmata,Arya cercò di usare la magia ma si accorse di non ricordare nessuna parola dell’antica lingua.
L’avevano drogata.
Ed era troppo debole per usare la magia nella lingua corrente.
E naturalmente, le avevano sequestrato tutte le sue armi.
Si sdraiò su quello scomodo giaciglio pensando a come poter fuggire di li.
Prima di addormentarsi il suo pensiero andò a Eragon e si chiese se l’avrebbe mai più rivisto.
Una lacrima solitaria scivolo giù dalla guancia dell’elfa, che si addormentò.

                                         *
La riunione fini nel primo pomeriggio ed  Eragon e Saphira si precipitarono nella tenda di Arya, che come sospettavano, era vuota.
Non c’era traccia dell’elfa da nessuna parte.
Eragon espanse la mente per cercare di riuscire a trovare l’elfa in mezzo tutte le altre coscienze che percepiva.
Ma senza risultato.
In tutto l’accampamento non c’era nessuna traccia di Arya.
A quel punto una strisciante paura si impadronì del cavaliere.
Aveva paura…
…che le fosse successo qualcosa.
… di non rivedere più la donna che tanto amava.
Aveva paura che morisse prima di vederla un’ultima volta, e di non poter più perdersi nei suoi occhi smeraldini, così profondi e saggi, o nel calore di un suo sorriso.
Saphira lo riscosse dal baratro di paura in cui stava per cadere e cercando di tranquillizzarlo, gli disse:
- Piccolo mio, non lasciarti sopraffare dalla paura. La ritroveremo, vedrai.
 Adesso potresti usare la cristallomanzia per divinarla e capire dove si trova.- suggerì a quel punto la dragonessa.
A quelle parole Eragon sentì tornare in sé un po’ di speranza.
Andò al tavolo, lo stesso tavolo dove il giorno prima si era seduto insieme ad Arya, prese la brocca che vi stava sopra e versò l’acqua in una ciotola.
Fece un profondo respiro e poi pronunciò le parole dell’antica lingua:
- Draumr kopà - Rifletti l’immagine.
Sulla superficie dell’acqua apparve la figura di Arya, e tutto intorno a lei c’era un intenso biancore, che indicava che Eragon non aveva mai visto quel luogo.
Notò che Arya aveva le mani legate dietro la schiena ed era sdraiata su quella che a Eragon sembrò fosse paglia.
Sembrava illesa, e vide che in quel momento stava dormendo.
Ma non c’erano altri dettagli che potessero aiutarlo a capire dove fosse finita Arya, quindi lasciò andare l’immagine.
E uscì dalla tenda.
Poi disse: - Credo che dovremmo informare Nasuada che un membro dei Varden è stato rapito. -
E insieme alla dragonessa si diresse verso la tenda di Nasuada, per informarla dello sventurato accaduto.

Ringrazio per le recensioni:
Queen_of_sharigan_91: Prevedi giusto! Riguardo al pezzo che non hai capito: se l’ambasciatrice degli elfi viene rapita, la regina toglie il suo appoggio come era gia successo quando era stata rapita da Durza. Questo è quello che pensa Galbatorix, ma non è detto che accada. Spero di aver chiarito i tuoi dubbi! grazie per i complimenti! un bacio!
Stefy81: sono contenta che ti sia piaciuto! Eh si le cose si stanno mettendo male per Arya. baci
MartyViper: In parte si è scoperto che cosa è accaduto ad Arya, ma preparati perchè le cose nel prossimo cappy si metteremo maluccio per Arya…Spero che questo cappy ti sia piaciuto! baciotti
Yavanna92: Sono contenta che questa storia ti piaccia!! Si nota così tanto che sono un’appassionata di Eragon ? ^_^ scherzi a parte, fammi sapere se ti è piaciuto questo cappy! baci!

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Capitolo 8
*** cap8-al cospetto di galbatorix ***


CAP 8
AL COSPETTO DI GALBATORIX


Due guardie si stavano dirigevano verso la cella di Arya.
I loro passi riecheggiavano cupi, sul pavimento di pietra.
L’elfa, sentendo il rumore dei loro passi, si svegliò, allerta.
I passi si facevano sempre più vicini.
Erano arrivati.
Si fecero aprire la cella dal guardiano di turno.
Entrarono senza dire una parola e tirarono su di peso l’elfa, che non poteva fare altro che collaborare.
Le guardie la condussero fuori dal sotterraneo,dove si trovavano le prigioni, percorsero vari corridori e arrivarono in un ampio salone.
Passarono a fianco di molte colonne, fatte di uno strano marmo con sfumature verdi, e si fermarono davanti a un imponente portale, sorvegliato da due nerborute guardie armate di tutto punto.
Le due guardie che scortavano l’elfa fecero un cenno ai due guardiani, che aprirono il portale.
Arya ebbe un terribile sospetto, che divenne realtà quando le due guardie la fecero entrare.
L’avevano portato nella sala del trono di Galbatorix.
Si accorse di essere rimasta sola, le due guardie erano rimaste fuori.
Poi sentì, che alle sue spalle il portale veniva chiuso.
Un brivido freddo le attraverso la schiena.
Decise di avanzare di qualche passo.
Poi sentì una voce.
- E’ così tu saresti l’elfa che mi ha creato così tanti problemi -
Era la voce di Galbatorix. Se si potesse dare forma a una voce , la voce del tiranno di Alagaesia , apparirebbe come un serpente,che prima ti incanta, ti fa abbassare le difese, e poi attacca.
Poi Galbatorix emerse dall’ombra e si avvicinò all’elfa.
Arya si trovò davanti l’uomo, per la cui colpa, erano morte tante persone innocenti, ed era in atto una guerra, che durava da troppo tempo ormai.
L’elfa tenne a bada la rabbia e l’odio che salivano in lei e domandò a Galbatorix:
- Perchè sono qui?- disse in tono glaciale.
Galbatorix rise, ma era una risata sprezzante, senz’anima, e si avvicinò ulteriormente all’elfa.
Poi si decise a rispondere alla domanda dell’elfa:
- E’ semplice. Voglio sapere cosa stanno progettando i miei nemici e come raggiungere le città degli elfi -
Arya rimase un’ attimo colpita dall’esplicità  della risposta poi in tutta risposta gli sputò in faccia e sibilò con rabbia – NON TE LO DIRO MAI!-
Galbatorix si passò una mano sul volto, e con una lentezza che faceva presagire guai, si pulì lo sputò e disse – Io credo invece che lo farai, in un modo o nell’altro -
Ci fu attimo di silenzio.
Arya vide che Galbatorix aveva lo sguardo fisso su di lei.
Allora capì: il re stava cercando di entrare nella sua mente.
Tirò su le barriere appena in tempo e avvertì l’impatto della coscienza di Galbatorix contro la sua.
I secondi scorrevano lenti.
L’elfa strinse i denti per la fatica di respingere l’invasore che per adesso non era ancora riuscito ad espugnare le difese della sua mente, ma sentiva che non sarebbe riuscita a tenergli testa ancora a lungo.
Stava per cedere, quando senti che la coscienza di Galbatorix si stava ritirando.
Arya tirò un sospirò per essere riuscita a tener fuori dalla sua mente il re, o almeno, per il momento.
Il re, se ne accorse e disse:
- Non credere di essertela cavata così facilmente. Conosco altri modi per ottenere quello che mi serve. –
Detto questo schioccò le dita e le due guardie che avevano portato lì l’elfa, furono al cospetto di Galbatorix,
Dopo che si furono inchinate, Galbatorix disse loro:
- Quest’elfa ha bisogno di imparare un pò di rispetto. E già che ci siete fatele sciogliere la lingua –
Detto questo Galbatorix se ne tornò sul suo trono e le guardie portarono via Arya.
L’elfa sapeva che quel gesto impulsivo, l’aver sputato in faccia al re, gli sarebbe costato caro.
Infatti, l’avevano portata in una stanza dove molti degli attrezzi probabilmente erano attrezzi di tortura.
Una guardia le slegò la corda che legava le mani, ma solo per legargliele di nuovo, sopra la testa.
Poi l’altra guardia la girò di schiena  e gli strappò il corpetto di pelle nera, mettendo a nudo la schiena dell’elfa.
La guardia alzò la frusta e…

                                                *
Eragon era tornato dall’incontro con Nasuada, ancora più frustrato di prima.
Era andato dal capo dei Varden per informarlo del rapimento di Arya e quando gli disse che aveva intenzione di andarla a cercarla, Lady Nasuada aveva risposto con testuali parole:
- No, Eragon. Non posso permetterti di partire senza una destinazione precisa, per di più se in territorio nemico. E’stato un azzardo lasciarti partire con tuo cugino, ma almeno avevate una meta, un piano. Adesso è diverso. Non hai la minima idea di dove possa essere Arya. E se dovesse succederti qualcosa, la nostra speranza di sopravvivere alle truppe di Galbatorix si abbasserebbe bruscamente e verremmo sopraffatti.-
Con queste parole,Eragon aveva capito che non poteva andare a cercare Arya. A meno che, non scoprisse il luogo in cui si trovava…
Eragon non sapeva cosa fare, era bloccato tra il cuore e il dovere.
Il cuore perchè si trattava di Arya, e se fosse stato necessario l’avrebbe cercata per tutta Alagaesia.
Il dovere perchè, avendo giurato fedeltà a Nasuada era tenuto a seguirne gli ordini.
Decise di andare al campo di addestramento per sfogarsi dalla frustrazione che sentiva.
Si allenò per tutto il pomeriggio e quando decise di tornare alla sua tenda, era calata la sera.
Quando Eragon arrivò in tenda, Saphira non disse niente.
Il quel momento le parole non servivano.
Provato dalle emozioni e dal lungo allenamento, il cavaliere cedette al sonno. Saphira si accoccolò vicino a lui, per dargli conforto.
E si addormentarono.
Eragon si trovò in un lungo corridoio illuminato dalla luce delle torce.
C’è un gran via vai di guardie, sembrava di essere in un’ alveare.
Poi la vide,in un’ umida cella.
Era lei, avrebbe riconosciuto la sua sagoma  ovunque.
Era raggomitolata su stessa,su uno scomodo pagliericcio,e anche se era addormentata sul suo viso persisteva un’espressione di sofferenza, e spostando gli occhi verso la schiena, ne capì il perchè.
Numerose ferite deturpavano la sua schiena, molto probabilmente inflittegliele con una frusta.
Si mosse nel sonno e una lacrima le sfuggì giù per il viso.
L’ultima immagine che Eragon vide fu quella di un maestoso castello,il nucleo di quel governo tirannico.
Quando Eragon si svegliò raccontò tutto a Saphira e capirono che quello di Eragon non era stato un normale sogno.
In passato aveva già avuto sogni simili, che poi si erano rivelati esatti.
E quel sogno era uno di quelli.
Eragon esaminò punto per punto il sogno per trovare un indizio su dove veniva tenuta prigioniera Arya e alla fine lo trovò.
Aveva visto un castello imponente, e insieme a Saphira, arrivò all’unica conclusione possibile: Arya era tenuta prigioniera a Uru’Baen.
Ora che sapeva dove si trovava poteva andarla a salvare, anche se sarebbe stato difficile riuscire a entrare senza essere visti, nel castello del re.


Ringrazio per le recensioni:
MartyViper: Sono contenta che ti sia piaciuto! In questo cappy Arya se le vista male, ma dal prossimo cappy le cose dovrebbe iniziare a migliorare…Baci!!
Stefy81: Eccoti accontentata riguardo Nasuada! Non ho potuto postare prima perchè ero veramente infognata con i compiti -_- Spero che questo cappy ti sia piaciuto!
Parisienne: Pralinuzza mia, sei tornata! Fai bene a preoccuparti per Arya…
Grazie per il commento tessoro (stile gollum) tvb
Yavanna92: Grazie per i complimenti! Certo, appena la pubblichi sarò la prima a lasciarti un commento! ---me aspetta con ansia--- baciuz!


                           

                      

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Capitolo 9
*** cap9-il salvataggio ***


CAP 9
IL SALVATAGGIO

Arya era stata riporta nella sua cella, dopo l’interrogatorio e la conseguente tortura, e adesso pensava a come poter uscire da quella situazione.
La schiena le bruciava come se fosse percorsa da linee di fuoco.
Si chiese quanto avrebbe resistito prima di cedere.
Qualunque cosa fosse successa avrebbe preferito morire piuttosto che tradire il suo popolo e i Varden.
Piuttosto che tradire Eragon.
E nell’umida penombra della sua cella. l’elfa attese.

                                               *
L’iniziale euforia per aver scoperto dove si trovava Arya, venne subito annebbiata da un’atroce dubbio: Come entrare nel palazzo di Galbatorix senza essere scoperto?
Era pressoché impossibile, o almeno cosi pensava Eragon.
Poi Saphira interruppe i suoi pensieri e con voce tranquilla gli disse:
- Questo non è un gran problema. Conosco un modo per entrare nel castello.-
Eragon guardò stupito la dragonessa e si chiese come faceva Saphira a saperlo.
Saphira anticipo le domande del suo cavaliere e disse:
-Me l’aveva rivelato Brom. Era una di quelle informazioni che ti avrei dovuto rivelare al momento opportuno. E pare che quel momento sia arrivato. C’è una galleria che conduce fin dentro il castello, Brom ne venne a conoscenza quella volta che penetro nel castello e rubò il mio uovo.-
- E’ incredibile come le sue parole ci stiano aiutando, anche adesso che non c’è più- rispose Eragon -Adesso non ci resta che prepararci e partire-
Eragon aveva già sellato Saphira quando vide Nasuada diretta verso di loro.
Arrivò e con voce che chiedeva spiegazioni disse:
- Siete di partenza a quanto vedo.-
- Si, mia signora. Abbiamo scoperta dove si trova Arya - fu la risposta di Eragon.
Nasuada sospirò, ormai aveva capito che quel cavaliere era testardo come un mulo, ed era anche innamorato, quindi sarebbe stato impossibile fargli cambiare idea.
- Va bene Eragon- disse infine -Voglio concederti fiducia. Potete partire.-
Un sorriso illuminò il volto di Eragon , che rispose :
- Grazie mia signora. Non deluderò la tua fiducia-
Detto questo salì in groppa a Saphira, spalancò le ali e si alzò in volo nel cielo.
Nasuada li guardò allontanarsi e prima che diventassero un punto lontano nel cielo augurò loro: - Buon viaggio Eragon Ammazzaspettri.-
                                                  
                                           *
Dopo molte ore di viaggio Eragon e Saphira, su decisione della dragonessa, atterrarono in un boschetto che si trovava poco distante da Uru’Baen.
Percorsero un breve tratto e Saphira disse:
- Ci siamo. Dovrebbe trovarsi qui la botola.-
E dopo aver spostato fogli,terra e strappato qualche ciuffo d’erba, trovò un grosso anello di ferro attaccato a un pannello di legno, consumato dalle intemperie.
 Saphira diede un colpetto, col muso, sulla spalla di Eragon e gli disse preoccupata:
- Stai attento,piccolo mio. Sarò nei paraggi quando tornerai indietro con Arya.-
- Non preoccuparti andrà bene, vedrai.- disse fiducioso e sorridendo alla dragonessa.
Dopo di che aprì la botola, scese i gradini, resi sdrucciolevoli dall’umidità, e scomparve, inghiottito dall’oscurità.
Eragon incespicò per qualche passo nell’oscurità più totale.
Teneva una sulla parete e con il tatto trovo una trovò una torcia.
Pronunciò -Brisingr- e l’oscurità del tunnel venne spezzata.
Il tunnel in cui si trovava Eragon era molto ampio, le pareti erano quasi del tutto ricoperte da ragnatele e muffa.
Ma la dove non c’erano queste due coperture, sulla pareti si notavano decorazioni molto raffinate, che in qualche modo sembrarono famigliari al giovane cavaliere.
Poi Eragon si ricordò dove aveva già visto decorazioni simili: l’aveva viste su uno dei tanti rotoli che Oromis gli aveva fatto leggere durante il suo soggiorno a Ellesmera. E quel rotolo in particolare parlava di Illirea.
Il cavaliere capì che quel tunnel risaliva a un’epoca più antica rispetto alla tirannide di Galbatorix. Molto probabilmente risaliva ai tempi in cui Uru’Baen non era un luogo del dolore, ma si chiamava Illirea e vi dimoravano gli elfi.
- Come il passato aiuta il presente.- pensò Eragon e prosegui il suo cammino.
Dopo quelle che sembravano ore, ma avrebbero potuto essere minuti, Eragon arrivò alla fine del tunnel e trovò una altra botola, questa volta in pietra, la aprì e si issò fuori dal quel tunnel, che apparteneva al passato e non sarebbe più tornato.
Eragon si ritrovò in un ampio corridoio che dava su molteplici stanze, poi notò una scala che portava al piano inferiore.
Decise di andare da quella parte e penso, scherzandoci quasi su:
- Bhè di solito le prigioni, in castello di un tiranno pazzo e furioso, si trovano ai piani bassi.- e scese giù per le scale.
Scese un innumerevole numero di gradini, cosa che gli fece dubitare della sua brillante intuizione, ma subito dopo il dubbio si ritirò.
I gradini erano, finalmente, finiti e il cavaliere si trovo nell’ennesimo corridoio, ma aveva fatto bene a dar ascolto al proprio istinto, perchè aveva trovato le prigioni.
La fortuna continuò ad assisterlo; c’era solo una guardia, e a quanto pareva era addormenta persa, tra i fumi dell’alcol.
Eragon si mosse senza far rumore, cercando la cella dove fosse rinchiusa la donna che amava.
Dopo aver cercato in varie celle senza successo, la trovò in una delle ultime celle.
Arya era distesa sul pagliericcio ed era rivolta di spalle.
La schiena era piena di ferite molto profonde, che se non fossero state curate adeguatamente si sarebbero infettate.
Eragon aprì la complicata serratura usando l’antica lingua, ed entrò nella angusta cella.
Si avvicinò all’elfa, che era addormentata, le tocco una spalla per svegliarla.
Arya, credendo che fosse una delle guardie,  non si preoccupò di guardare chi fosse in realtà e tirò un formidabile pugno dritto dritto sullo zigomo del povero Eragon, che disse :
- Mi sarei aspettato qualunque reazione, ma a un pugno non ci avevo pensato.-
Arya non credette alle proprie orecchie, quella che aveva appena sentito era la voce di Eragon.
Di certo stava sognando, Nasuada non avrebbe mai permesso a Eragon di andare proprio nella tana del nemico, poi si ricordò di quanto era testardo il cavaliere.
Aveva bisogno di sapere se era sogno o realtà.
Si girò e vide Eragon accucciato vicino a lei, che le sorrideva nonostante lo zigomo livido.
-Eragon- disse l’elfa senza fiato
Come risposta il cavaliere sorrise e disse: - In carne,ossa e wyrda.-
Arya era così felice di vederlo, allungò una mano sulla guancia di Eragon, nel punto dove gli aveva tirato il pugno e disse con voce debole ma piena di rammarico: - Scusa per questo. Credevo che fossi una guardia.-
Eragon, per tutta risposta, posò la sua mano su quella dell’elfa e sorrise.
Rimasero così per pochi secondi, poi si alzarono e uscirono da quella cella, con grande sollievo di Arya.
Per il corridoio delle prigioni continuava a esserci solamente la guardia addormenta e i due si avviarono su per le scale.
Quando furono al piano di sopra, sentirono un rumore di passi, delle guardie stavano venendo da quella parte.
Eragon pensò che fosse meglio che non si sapesse che lui era li e stava aiutando un prigioniero a scappare, e quindi aprì la prima porta che trovò aperta e si nascose lì con Arya.
Da dietro la porta sentirono i passi delle guardie farsi sempre più vicini e, poco dopo li sentirono allontanarsi, con gran sollievo dei due.
Sospirarono entrambi per il mancato pericolo, Eragon stava per uscire quando sentì Arya che disse con voce stupefatta : - Non è possibile –
Si girò e vide cosa intendeva l’elfa:
Al centro di quella stanzetta anonima troneggiava un piedistallo di marmo, con decori a spirale, e sopra di esso, posato su un cuscino di seta rosso, si trovava una grande pietra verde.
Anzi, non era pietra, era un uovo.
Un uovo di drago verde.
L’ultimo uovo di drago di tutta Alagaesia.
Eragon si avvicinò, prese l’uovo e l’avvolse nel proprio mantello, per poterlo trasportare più agevolmente.
- Possiamo andare- disse con noncuranza il cavaliere.
Uscirono, e per fortuna  non c’era nessuna guardia nei dintorni.
Scesero giù nella botola, Eragon riprese la torcia che aveva lasciato li all’andata,l’accese si incamminarono.
Arya si teneva in piedi per sola forza di volontà, il cavaliere se ne accorse e insistette per fermarsi.
- E’ meglio che ti curi quelle ferite, potrebbero infettarsi.- disse preoccupato Eragon.
Arya non aveva la forza di opporsi, disse soltanto che non era niente di grave, soltanto due graffi.
Eragon, provò un odio profondo per chi aveva inflitto quella pena ad Arya e si mise subito al lavoro.
Era un lavoro lungo, e l’antica lingua consumava lentamente le sue forze.
Ma non si fermò finché la schiena dell’elfa non fu del tutto risanata.
- Come ti senti adesso?-  chiese con premura Eragon
- Adesso molto meglio. Grazie, non solo per questo, ma per tutto quello che hai fatto.- rispose sorridendo l’elfa
Dopo di che si alzarono e continuarono a camminare finché non arrivarono all’uscita del tunnel.
Usciti fuori, Arya inspirò profondamente l’aria frizzantina, felice di non trovarsi più nella cella, dove regnava l’umidità.
Eragon chiamò Saphira con la mente:
- Saphira vieni! Sono con Arya e abbiamo trovato una cosa molto importante!!-
La dragonessa atterrò davanti ai due ed Eragon gli mostrò quello che avevano trovato.
Saphira con voce sorpresa, ma felice rispose:
- Fantastico! Avete sottratto l’ultimo uovo a Galbatorix! Bene, allora adesso è meglio che partiamo perchè non vorrei che scoprissero quello che successo, sotto il loro naso, mentre noi siamo ancora qui-
- Hai ragione meglio non trovarsi da queste parti quando Galbatorix avrà scoperto che gli abbiamo sottratto un prigioniero e l’ultimo uovo di drago.-
rispose Eragon tra il preoccupato e il divertito
Salirono tutti e due in groppa a Saphira, che spalancò le ali e si alzò in volo.
Arya si strinse alla schiena di Eragon e poco dopo si addormentò, con il viso poggiato sulla schiena del cavaliere,  e dopo molti giorni si addormento con il sorriso sulle labbra.

Ringrazio per le recensioni:
Stefy81: adesso puoi pure metterla via la bombola dell’ossigeno!  Alla fine c’è l’ho fatta ad aggiornare! baci
Yavanna92:Dai faccio il tifo per te!! spero che questo cappy ti sia piaciuto! baciuz
MartyViper: vedo che la storia ti sta appassionando! sono contenta che ti piaccia :-D un consiglio per non svenire: tieniti vicino un bella bombola d’ossigeno! baciotti
Parisienne: Tesora!! Dai hai visto che le cose si sono risolte! Ma quando te l’ho rimettono l’adsl????? (la risposta spero che me la metti nella recensione di questo cappy) tvb!



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Capitolo 10
*** cap10-il terzo cavaliere ***


CAP 10
IL TERZO CAVALIERE

Erano in viaggio da molte ore e Saphira iniziava a risentire della fatica.
Non era mica uno scherzo volare dal Surda a Uru’baen e ritorno.
E quindi decisero di fare accamparsi nei pressi del lago Tudosten.
La superficie del lago luccicava per i riflessi del sole e sembrava invitare a tuffarsi nelle sue acque.
- Che invitante lago!- disse Saphira - Magari dopo ci faccio una nuotatina.-
Eragon rispose - Perchè adesso dove vai?-
La dragonessa stava per rispondere ma il suo stomaco rispose per lei.
Eragon ridacchiò e disse - Sei vai a caccia, attenta a non far scappare tutta la selvaggina con quei rumori molesti.-
- Sono una predatrice nata cosa credi?- rispose divertita la dragonessa, e spiccò il volo.
- Dove va?- chiese Arya
- A caccia- fu la risposta di Eragon
- Nell’attesa propongo di allenarci con le spade.-
In tutta risposta Eragon sguainò Galad e Arya la sua spada di fattura elfica e iniziarono.
Nell’aria si sollevò il clangore metallico delle spade che cozzavano tra di loro.
Arya tentò un affondo al fianco sinistro di Eragon, ma lui parò con abilità il colpo.
Come in una danza, i loro corpi si avvicinavano fino a sentire l’uno il respiro dell’altro, poi si separavano seguendo il ritmo delle spade.
Eragon era notevolmente migliorato dal loro ultimo combattimento e nessuno dei due riusciva a superare l’altro.
Questa danza di spade,perchè in questo si era trasformato l’allenamento, andò avanti per molto,  quando Eragon tentò un affondo verso il braccio sinistro dell’elfa.
Arya non riuscì a parare il colpo e la punta di Galad le disegno un linea carminia  sul braccio.
Arya lasciò cadere la spada e si portò la mano alla ferita e disse:
-Sei molto migliorato Eragon.-
Eragon era un po’ scosso per il fatto di aver ferito Arya e disse:
- Mi dispiace. Non l’ho fatto apposta.-
L’elfa intuii dal tono di voce lo stato d’animo del cavaliere e, per cercare di alleggerire l’atmosfera disse:
- Adesso diciamo, che abbiamo regolato le cose per il pugno che ti ho tirato.-
Eragon apprezzò il tentativo dell’elfa e disse, un poco più sollevato:
-Lascia almeno che ti curi la ferita.-
Dolcemente, poso la sua mano su quella dell’elfa e la spostò dalla ferita, che era abbastanza superficiale.
Eragon avvicinò il gedwey ignasia, pronunciò: - Waìse heill- e la ferita si rimarginò.
- Ecco fatto- disse il cavaliere dopo aver finito.
Arya sorrise, poi posò una mano sullo zigomo di Eragon, dove era rimasto un livido del famoso pugno, e disse:
- Ti è quasi guarito il livido, ne sono lieta.-
Eragon sentiva la mano fresca e delicata dell’elfa, sulla sua pelle,  ed era una sensazione molto piacevole.
Avrebbe voluto prendere quella mano, accarezzarla e baciarla, ma si trattene perchè credeva che l’elfa l’avrebbe rifiutato per l’ennesima volta, quindi pensò che era meglio aspettare, anche se aveva notato un lieve cambiamento nel comportamento dell’elfa.
Saphira tornò poco dopo e ripresero il viaggio, e arrivarono nel Surda, un’ora dopo il tramonto.
Su decisione di Nasuada, l’accampamento era stato smontato ed erano tornati tutti ad Aberon, la capitale del Surda.
Re Orrin, aveva dato ospitalità al capo dei Varden, ai membri del consiglio, nel proprio palazzo.
Saphira atterrò nella piazza interna del palazzo, e Arya ed Eragon scesero dalla groppa della dragonessa per andare a informare Nasuada della loro scoperta.
Eragon non sapeva da che parte andare, non essendo mai stato alla corte di re Orrin, così fu Arya che fece strada fino all’ufficio di Nasuada.
Vennero annunciati da una guardia e quindi entrarono.
-Mia signora- disse con un inchino Eragon.
- Vedo che alla fine la mia fiducia è stata riposta bene. Sei tornato, tutto intero- disse Nasuada, ma poi notando il livido di Eragon aggiunse- bhè quasi tutto intero.-
Poi si rivolse ad Arya e disse: - Sono lieta di vederti di nuovo tra noi.-
- Anch’io ne sono lieta, mia signora.- fu la risposta dell’elfa.
Poi notando il fagotto tra le braccia di Eragon e domandò cosa fosse e il cavaliere rispose:
- L’abbiamo trovato mentre stavamo evitando le guardie. Potrebbe essere molto importante per le sorti della guerra.- disse in tono serio ed enigmatico il cavaliere, mentre tirava fuori l’uovo da quel sacco improvvisato.
Quando Nasuada vide cos’era rimase senza fiato e il cavaliere disse quello che il capo dei Varden aveva intuito vedendo quell’enorme pietra verde.
- Questo è l’ultimo uovo di drago esistente.- disse Eragon.
Il cavaliere aveva qualche problema a tenere l’uovo, che era due volte più pesante di quello di quello di Saphira, e non sapendo come tenerlo, gli scivolò di mano e cadde per terra rotolando verso il muro più vicino.
Arya andò a recuperare l’uovo, lo raccolse e disse rivolta a Eragon:
- Dovresti fare più attenzione con questo.-
Ma non ottenne risposta perchè Eragon e Nasuada stavano fissando l’uovo, sulla cui superficie era comparse delle crepe.
L’uovo si stava schiudendo.
Arya guardò a sua volta l’uovo e vide che le crepe aumentavano a vista
d’occhio, e l’elfa posò con delicatezza l’uovo per terra, in modo che il cucciolo di drago potesse uscire senza problemi.
Ancora qualche crepa percorse l’uovo e i primi frammenti di uovo volarono via, e fece capolino la testa squamosa e smeraldina del draghetto.
Con qualche scricchiolio da parte dell’uovo, il piccolo drago uscì completamente dall’uovo e si mise a leccarsi per togliersi la membrana che lo aveva avvolto fino ad allora.
Arya si accucciò per accarezzare il drago, e senti partire dalla mano destra, una sorta di scossa percorrerle in tutto il corpo.
Staccò la mano e vide che si era formato il gedwey ignasia, il simbolo dei cavalieri.
Nasuada a quel punto intervenne dicendo:
- Molti avvenimenti sono accaduti oggi. Adesso è meglio che andiate a riposarvi. Vi verranno mostrate le vostre camere da una delle serve del palazzo.- e con queste parole congedo il cavaliere e l’elfa.
Arya prese in braccio il cucciolo di drago e insieme ad Eragon uscirono ed incontrarono una serva di nome Mytriam, che li condusse alle rispettive stanze.
Eragon, si addormentò non appena si coricò su quel morbido letto, mentre Arya, coricata anch’essa con il draghetto li vicino, non riusciva a dormire.
Aveva troppi pensieri per la testa, e non ultimo il fatto di essere diventata un cavaliere dei draghi.
Stava ancora rimuginando su questo ed altri pensieri quando la stanchezza sommata della prigionia e della fuga, la colse e si addormentò.


Ringrazio per le recensioni:
Stefy_81: eh si il povero galba avrà un travaso di bile quando lo scoprirà spero che questo cappy ti sia piaciuto. bacio
MartyViper: sono contenta che ti sia piaciuto! ma ti consiglio di non mettere ancora via la bombola d’ossigeno…potrebbe ancora servire…^_^
Luluzza: sono contenta che la mia idea ti piaccia *_* la curiosità su per chi si sarebbe schiuso l’uovo è stata saziata (almeno spero^_^) in questo cappy! baci e fammi sapere cosa ne pensi
Argentlam: eh si, hanno avuto fortuna, una volta tanto!
Yavanna92: Grazie per i complimenti! dato che hai trovato qualcuno che ti aiutata allora tra un po’ potremmo leggere la ficcy! baciuz
Parisienne: ma grazie tesora! sono contenta che questo cappy ti sia piaciuto!! per l’adsl allora attenderemo :-( Si in effetti è meglio che ti dia un contegno altrimenti veramente succede come hai detto! XD baci tvtb

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Capitolo 11
*** cap11-l'ra di galbatorix ***


CAP 11
L’IRA DI GALBATORIX

Una guardia scese nelle prigioni per andare a prendere l’elfa e portarla da Galbatorix per un nuovo interrogatorio.
Ma quando arrivò alla cella la trovò, con suo sommo stupore, vuota.
La guardia allora tornò di corsa a riferire l’accaduto al re, che con tono stupito, e con una sfumatura di rabbia  disse:
- Com’è possibile che non ci sia più? Le guardie che ho appostato intorno al palazzo  mi hanno riferito che il cavaliere non si era ancora fatto vedere.-
Poi pensò che in qualche modo il cavaliere doveva aver trovato un modo per entrare senza essere visto. Era l’unica conclusione possibile.
A quel punto la rabbia del re, fuoriuscì dicendo :
- Come diamine ha fatto ad entrare, prendere un prigioniero sotto il vostro naso, e poi scappare senza che nessuno lo notasse?-
La collera del re aumentava ad ogni parola pronunciata.
Poi si rivolse alla guardia chiedendogli:
- Chi aveva il turno di guardia prima di te?-
- Omar, mio signore-  rispose la guardia, temendo per la sorte del collega.
E infatti Galbatorix fece un sorriso maligno, che faceva presagire guai per Omar, e disse : - Bene, puoi andare.-
La guardia si inchinò e uscì.
La rabbia per la fuga di un prigioniero era stata un poco lenita dal fatto che il colpevole sarebbe stato punito.
Però poi un terribile sospetto si insinuò nella mente di Galbatorix, che decise di andare a controllare nella stanza dell’uovo.
Come aveva temuto l’uovo non c’era più.
Era rimasto solo il cuscino su cui era stato adagiato.
Galbatorix schiumava di rabbia e disse sibilando:
- Questa me la pagherai,cavaliere. Quando la mia vendetta colpirà sarà terribile e chiederai in ginocchio pietà.-
Detto questo, usci da quella stanza e ritornò alla sala del trono, con il mantello che ondeggiava, sulla sua schiena, come se fosse dotato di vita propria.
                 
                            
                                           *
I giorni passavano e il legame tra Arya e il suo drago, che aveva chiamato Valdor, si rafforzava sempre di più.
Valdor era un’ esemplare maschio di drago, e aveva avuto una crescita repentina in quei giorni, tanto che aveva superato la spalla dell’elfa.
E si era anche mostrato alquanto geloso nei confronti di Eragon, perchè conosceva i sentimenti che la sua compagna provava per il cavaliere.
Infatti Arya, in quei giorni passati in compagnia di Eragon, aveva finalmente capito di ricambiare i sentimenti del giovane cavaliere ma c’era sempre la paura di distarlo dall’importante compito che, essendo diventata cavaliere, adesso condivideva.
L’elfa era appena ritornata nella sua stanza dopo l’allenamento con Eragon, quando un messaggero le riferì che Lady Nasuada voleva parlarle.
Ringraziò e congedò il messaggero, e si avviò verso lo studio di Nasuada, chiedendosi il motivo di tale convocazione.
Quando entrò vide che anche Eragon era stato mandato a chiamare.
Nasuada, vedendo che l’elfa era arrivata, inizio a parlare:
- Sicuramente vi stare chiedendo il motivo per cui vi ho convocato, quindi andrò subito al sodo. Con la schiusura dell’ultimo uovo da parte di Arya, abbiamo un altro cavaliere dei draghi dalla nostra parte e questo fatto ha decisamente sollevato il morale delle truppe. Quindi dobbiamo sfruttare al meglio quest’opportunità che ci è stata offerta. Per questo vi ho convocati: io e il consiglio siamo arrivati alla conclusione che sarebbe opportuno che partiste per Ellesmera. Tu, Arya – disse indicando l’elfa –
per iniziare l’apprendimento delle tecniche dei cavalieri, e tu, Eragon per completare il ciclo di studi, come da te promesso. La partenza è prevista per domani. Mi dispiace dirvelo con così poco preavviso ma siamo giunti a questa decisione soltanto pochi minuti fa.- e con questo Nasuada concluse il suo discorso.
Ai due cavalieri non restò che accettare la decisione del capo dei Varden, vennero congedati e si diressero verso le proprie stanze per prepararsi per la partenza.
Arya si stava dirigendo alla sua stanza quando incontrò Angela l’indovina:
- E’ così siete di partenza per Ellesmera? Si, direi che è un’ottima idea.- disse all’improvviso Angela.
L’elfa non chiese neanche come faceva a saperlo, ormai aveva capito che l’indovina veniva a conoscenza di tutto, in un modo o nell’altro.
Senza aspettare che l’elfa rispondesse, Angela continuò a parlare:
- Volevo darti qualche consiglio, prima che tu partissi, dunque:
Non dare da mangiare cibi strani al tuo drago, studia, ma soprattutto segui il tuo cuore.-
E dettò questo lasciò l’elfa a pensare su quanto gli era stato appena detto.

Ringrazio per le recensioni:
MartyViper: Sono contenta di averti sorpresa e che il nome del drago ti piaccia… mi sono scervellata per trovarlo ^__^
Per il numero di cappy credo che saranno ancora una decina, indicativamente, cappy più, cappy meno!
Stefy81: sono contenta che questo cappy ti sia piaciuto!! ^______^ baciotti
Argentlam: ho scelto arya come ultimo cavaliere perchè mi sembrava la più adatta e continuando a leggere spero che la mia scelta ti vada a genio.
baci
Luluzza: heheh per quello ci sarà da aspettare ancora un pochino, ma ci sarà, non può non mancare ^____________^ Dai non è poi così egocentrica! baci spero che questo cappy ti sia piaciuto!
Parisienne: sorellina! grazie per il sostegno!!!!!! me commossa ç_ç !
Buona fortuna per gli esami!!! tvb!!!!



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Capitolo 12
*** cap12-nuovi insegnamenti ***


CAP 12
NUOVI INSEGNAMENTI

La luce del mattino illuminava i due cavalieri, i loro draghi, e una figura solitaria che era Nasuada, il capo dei Varden, che iniziò a parlare in tono solenne:
- E’ giunto il momento che andiate. Portate a termine il vostro addestramento, in voi è riposta la speranza di tutta Alagaesia.
La regina Islanzadi è stata informata ieri,dai membri del Du Vrangr Gata,
del vostro arrivo, e di tutto il resto.-
Dettò questo i due cavalieri salirono in groppa ai loro draghi, in quei giorni Valdor aveva avuto un’alta crescita repentina e aveva raggiunto le dimensioni per poter essere sellato e trasportare il proprio cavaliere.
Nasuada fece alcuni passi indietro, fece un cenno affermativo con la testa, e i due draghi spalancarono le ali e si alzarono in volo nel cielo terso del primo mattino.
Durante il viaggio fecero alcune tappe, soprattutto per Valdor, che per lui era la prima volta che volava per una così lunga distanza e con in groppa Arya.
Verso sera avvistarono la grande foresta degli elfi, e quando furono in vista di Ellesmera i due draghi atterrarono nella piazza principale della città, poco distante da dove si trovava l’albero di Menoa.
Ad attenderli trovarono la regina Islanzadi, avvolta nel mantello di piume di cigno.
Eragon salutò la regina alla maniera degli elfi e porto la mano allo sterno con il complicato gesto di rispetto che Arya gli aveva insegnato tanto tempo prima.
La regina ricambiò il saluto e poi si rivolse ad Arya, con tono che non lasciava trasparire alcuna emozione:
- E’ così l’ultimo uovo si è schiuso per te. Strano come il destino, il wyrda ami ripetersi.- dopo quest’ultima ed enigmatica frase, un sorriso comparì sul volto della regina, che si avvicinò alla figlia, e inaspettatamente, la abbracciò.
Arya, sorpresa, rimase immobile un’ attimo, ma poi ricambiò l’abbraccio.
Quando si furono staccate la regina aveva ripreso il controllo delle proprie emozioni, e annunciò:
- Domani vi incontrerete con Oromis per l’addestramento. Dobbiamo sfruttare tutto il tempo possibile a nostra disposizione.
Ma questa sera ritenetevi liberi, avete bisogno di riposare dopo il lungo viaggio. E’ stato organizzato un banchetto in previsione del vostro arrivo.
Seguitemi.-
I due cavalieri seguirono la regina, diretta alla piazza dove dell’albero di Menoa, dove si sarebbe tenuto il banchetto.
Sotto la protezione materna del maestoso albero era stato sistemato un lungo tavolo, a cui molti elfi avevano gia preso posto.
Quando i due cavalieri e la regina furono arrivati, molti elfi furono stupiti dalla presenza di un altro drago, e guardarono verso la regina come a chiedere informazioni.
Informazioni che non tardarono ad arrivare.
Eragon e Arya si sedettero, i loro due draghi andarono a sistemarsi al fondo della tavolata, ma la regina rimase in piedi, e quando tutti i mormorii furono cessati, iniziò a parlare:
- Questa sera è una lieta sera, popolo mio. L’ultimo uovo di drago rimasto si è schiuso, e non da parte di uno degli uomini di Galbatorix, come abbiamo sempre temuto, bensì da parte di un membro dei Varden: Arya, mia figlia.
Questa sera noi festeggiamo la concreta possibilità di poter sconfiggere la tirannia di Galbatorix.
Che vengano aperti i migliori barili di idromele! –
Dopo di ché la regina si sedette e il banchetto iniziò.
Assieme alle numerose pietanze, rigorosamente senza alcun tipo di carne, l’idromele e il faelnirv scorrevano a fiumi.
Saphira ebbe l’infausta idea di far assaggiare il suo idromele a Valdor.
Al drago la bevanda piacque a tal punto che prosciugò il barile che Saphira gli aveva offerto, e sfidò la dragonessa a una gara del bere, che venne subito accettata dalla dragonessa.
I due draghi svuotavano i barile come niente, e per il momento, non risentivano degli effetti che simili quantità di idromele davano.
Mentre, purtroppo per loro, i due cavalieri subivano gli eccessi alcolici dei propri draghi, e anche molto.
Eragon, sopportava bene la bevuta di Saphira, dopo tutte le volte che era successo sapeva come gestirla.
Invece Arya, era un po’ più in difficoltà: si sentiva la testa leggera come se si fosse scolata un intero barile di idromele, quando ne aveva bevuto solo pochi bicchieri. Poi , ad intervalli, sentiva i sensi di Valdor, sopraffare i suoi.
Chiese ad Eragon come mai i sensi del suo drago iniziavano a sovrastare. Il cavaliere notò cosa stavano facendo i draghi, e lo indicò ad Arya.
L’elfa capì che Valdor si stava ubriacando, e per quello non controllava bene i proprio sensi.
Intanto i festeggiamenti entrarono nel vivo: con l’arrivo dei musici, molti elfi si erano alzati per andare a ballare.
Arya si sentiva la testa leggera, e venne avvolta da un senso di spensieratezza, cosa che di quei tempi accadeva di rado, prese per mano un sorpreso Eragon, e lo trascinò a ballare.
I due vorticarono in una spirale di colori e odori.
Eragon si sentiva vicino all’elfa come non mai.
 Sentiva  il suo profumo di aghi di pino vicino, molto vicino.
L’elfa dal canto suo, si stava godendo la serata.
I due continuarono a ballare finché l’elfa non si addormentò per la sbronza del suo drago, e sarebbe caduta a terra se le braccia di Eragon non l’avessero sorretta.
Il mattino dopo Arya si svegliò ancora un po’ stordita per la sbronza della sera precedente, e si girò nel letto con l’intenzione di rimettersi a dormire.
Ma, notò una cosa che la fece svegliare del tutto: quella non era camera sua.
Si alzò e riconobbe il posto: era l’abitazione riservata ai cavalieri in visita alla città degli elfi, dove Eragon aveva soggiornato l’ultima volta.
L’elfa si chiese come aveva fatto a finire lì, l’ultima cosa che ricorda era che stava ballando con Eragon.
Mentre stava ancora riflettendo su questo, quando un sibilo attirò la sua attenzione, e seguendolo ne trovò l’origine:
Su una piattaforma con molti cuscini stavano dormendo due draghi: Saphira e Valdor. Il sibilo proveniva dalla dragonessa, quasi come se stesse russando.
Poi notò una figura rannicchiata vicino alla dragonessa, e avvicinandosi vide il volto addormento di Eragon fare capolino dalla coperta.
All’elfa, allora, fu chiaro cos’era successo: molto probabilmente si era addormentata e Eragon l’aveva portata lì e ceduto il letto, perchè dormisse tranquilla.
Che pensiero gentile fu il pensiero che attraversò la mente dell’elfa poi, senza pensarci, alzò una mano e spostò una ciocca ribelle che era scivolata sulla fronte del cavaliere.
Al suo tocco le palpebre del giovane tremarono, per poi aprirsi.
L’elfa sorrise e con voce melodiosa disse: - Buongiorno.-
Il cavaliere sorrise, ricambiò il salutò e poi chiese: - Come va la testa?-
- Molto meglio.- rispose l’elfa.
Intanto anche i due draghi si erano svegliati, e dopo di ché cavalieri e draghi uscirono diretti alla rupe di Tel’ Naèir , dove dimorava Oromis.
Arrivati alla dimora del maestro, videro che li stava aspettando.
Oromis, l’ultimo cavaliere di drago della vecchia generazione, e Glaedr, il possente drago dorato, andarono incontro ai due giovani cavalieri.
Si salutarono alla maniera degli elfi, poi Oromis prese la parola:
- Eragon, Saphira sono felice di rivedervi.-
Poi si rivolse al giovane cavaliere dicendo: - Sono lieto di vedere che hai mantenuto la parola data.-
Poi passò alla nuova coppia di cavaliere e drago, con evidente interesse.
- Dunque per te si è schiuso l’ultimo uovo. Sei la seconda donna che è diventata cavaliere, in tutta la storia del nostro ordine.
So perchè siete qui. Dovete entrambi portare a compimento il vostro addestramento, anche se a livelli differenti. Per questo ho pensato a due tipi di addestramenti diversi. Tu, Eragon, andrai al campo di allenamento con le armi. Mentre tu, Arya, rimarrai qui con i draghi, e inizieremo il tuo addestramento. Dopo pranzo, vi darete il cambio, e così per tutti i giorni a venire.-
Eragon fece come gli aveva detto il maestro e si allontanò diretto al campo.
Il Sole pigramente si portò allo zenit, e per Eragon era giunto il momento di andare alla rupe di Tel’Naèir.
Quando arrivò Arya e Valdor si stavano congedando da Oromis.
Ci fu uno sguardo fugace, da parte dell’elfa quando gli passò accanto mentre stava andando via.
Se Oromis si era accorto di quello scambio di sguardi  non lo diede a vedere.
-Bene Eragon.- iniziò il maestro- Hai quasi portato a termine il tuo addestramento ed ora che ti riveli una tecnica molto utile che veniva insegnata solo ai cavalieri più esperti.
Confido che ne farai buon uso come con le altre tecniche che ti ho insegnato.
Dunque, la tecnica di cui ti sto parlando è la proiezione astrale.
Chi conosce questa tecnica si può sdoppiare, proiettando la sua copia astrale.
Così facendo, la persona che la usa, può essere in due posti diversi  allo stesso momento.
La copia astrale non può venire ferita, essendo un illusione prodotta dalla mente. Un’illusione uguale in tutto e per tutto a chi l’ha creata, ma sempre un’illusione resta.
L o svantaggio è che cadi in uno stato simile al trance.
Ma a parte questo, la proiezione astrale può essere utile in molte occasioni- concluse Oromis.
Stranamente Eragon non aveva nessuna domanda da fare, allora Oromis spiegò come entrare nello stato di trance necessario, e dopo di ché fece sedere per terra  Eragon per fare una prova.
Il giovane chiuse gli occhi e dopo poco entrò nello stato di trance necessario.
La testa gli ricadde di lato, e contemporaneamente apparve la sua copia astrale.
Era una cosa strana a vedersi:  c’erano due Eragon.
Uno era seduto per terra, in trance, l’altro, in piedi, non molto distante dall’originale.
Oromis considerò che come primo tentativo andava bene, ma prima che potesse dire niente la copia astrale del giovane scomparì e il vero Eragon si svegliò.
- Ottimo lavoro per essere la prima volta- commentò soddisfatto Oromis – Con l’esercizio riuscirai a proiettare per più tempo e più distante la tua copia astrale. Torna di nuovo domani. Potete andare.
Eragon e Saphira. che era tornata da poco dall’allenamento con Glaedr,
si congedarono dal maestro, dopo di che la dragonessa spiccò il volo con in groppa la dragonessa.
I giorni passavano, e Arya, Eragon e i loro draghi proseguivano il loro addestramento.
Eragon dopo molti giorni di esercizio riuscì a padroneggiare quasi perfettamente la proiezione astrale.
Sentiva che qualcosa era cambiato in Arya, dopo i festeggiamenti, ma non riusciva a comprendere appieno cosa fosse cambiato.
Con il tempo, sperava che lo avrebbe capito.

Ringrazio per i commenti:
Argentlam: ehehe sono contenta che ti sia piaciuto ^_____^
MartyViper: hai visto cosa è successo a lasciare andare da solo quei due?!
:-D spero che questo cappy ti sia piaciuto! baci!
Parisienne: tesora!! quanto entusiasmo!! sono contenta che mate ti sia andata bene!!! e anche che ti sia piaciuto il cappy ^_^
Spero che ti piaccia anche questo cappy, dov’è c’è arya un pochino allegrotta! ^____^ anch’io ti voglio bene!!!
Yavanna 1992: faccio il tifo per te allora!
sono muy contenta che ti piaccia come scrivo della coppia Eragon/Arya!!
baciotti e in bocca la lupo con la tua ficcy!
Stefy81: cara stefy anche a me a dato soddisfazione far venire 1 travaso di bile al povero zio galba ( povero mica tanto -_-) sono contenta che sia piaciuto come ho scritto di angela *_* baci!!
DarkArya: sono contenta che ti sia piaciuta così tanto! e grazie dei complimenti!  baci


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Capitolo 13
*** cap13-scontro tra fratelli ***


CAP 13
SCONTRO TRA FRATELLI

I giorni passavano, si trasformavano in settimane e i due cavalieri arrivarono alla fine del loro addestramento, e arrivò il momento di partire per tornare nel Surda dai Varden.
Il giorno della loro partenza erano presenti Oromis e Glaedr, la regina Islanzadi e tanti elfi che volevano porgere il loro saluto a quella che reputavano i due cavalieri, la speranza della fine della tirannia.
I due draghi si alzarono in volo, lasciandosi alle spalle la città fra i pini, e diretti verso Aberon.
Il viaggio durò due giorni e arrivati, Saphira e Valdor erano sfiniti.
Mentre i due draghi si allontanavano per andarsi a riposare dopo il lungo viaggio, Eragon e Arya si diressero verso lo studio di Nasuada.
Il capo dei Varden appena li vide entrare disse sollevata:
- Meno male che siete tornati in tempo. Una delle nostre spie ci ha riferito che c’è molto movimento tra i soldati. Sono stati tranquilli per troppo tempo. Questione di giorni e ci attaccheranno.-
Dopo essere venuti a conoscenza di questa sconvolgente notizia, e aver informato Nasuada, a grandi linee su come si fossero svolti i loro addestramenti, i due cavalieri vennero congedati, e si ritirarono, per prepararsi, ognuno a modo proprio, per l’imminente battaglia.
Eragon sentiva molte emozioni contrastanti, di sicuro avrebbe dovuto combattere contro Murtagh.
Pensando a suo fratello, Eragon provava era diviso tra due sentimenti contrastanti: rabbia per il fatto che li aveva traditi, e pietà perchè Galbatorix conosceva il suo vero nome e quello di Castigo, e così erano legati per sempre al tiranno, senza la possibilità di potersi ribellare.
Per cercare di fermare la girandola di pensieri che aveva in quel momento, decise di scendere in cortile per allenarsi in vista dell’imminente battaglia.
Si allenò con la spada e con la proiezione astrale, e alla fine del allenamento aveva addosso una grande stanchezza ma almeno aveva la mente sgombra da tanti pensieri.
Calò la sera e il giovane decise che sarebbe rimasto con Saphira quella notte.
La dragonessa lo vide arrivare, sentiva e capiva quello che provava in quel momento, e quando il giovane gli si rannicchiò vicino, lo coprì teneramente con una delle sue grandi ali, ed entrambi si addormentarono.

Il giorno dopo, quando si furono svegliati, Eragon ringraziò la dragonessa , che rispose dandogli un buffetto con il muso – Di nulla, piccolo mio.-
Passarono tre giorni ma l’esercito nemico non si vedeva ancora.
Era un attesa snervante, dopo aver preparato piani su piani, fatti allenamenti di ogni genere, e ora l’unica cosa che potevano fare era aspettare.
Il quarto giorno l’attesa si concluse.
Erano arrivati.
I Varden erano già schierati quando videro arrivare al galoppo un messaggero.
Il messaggero si rivolse a quello che giudicò essere il capo e ai due cavalieri di drago annunciando:
- Siamo venuti a reclamare questa terra come parte dell’Impero di sua maestà, re Galbatorix. Arrendetevi e avrete salva la vita. Contrastateci e perirete tutti.-
- Combatteremo fino alla morte, se necessario, per liberare Alagaesia dalla tirannia.- fu l’infiammata risposta di Eragon.
I soldati urlarono il loro consenso e sguainarono in alto le loro spade.
Il messaggero dell’Impero commentò glacialmente: - Pazzi, siete solo dei pazzi che verranno schiacciati uno a uno.- e si allontanò al galoppo.
Dopo di che, esplose la battaglia.
I due eserciti si scontrano, come il mare si scontra contro gli scogli, e la nuova battaglia per la libertà ebbe inizio.
Poco dopo un ruggito squarciò l’aria, e un drago rosso apparve nel cielo.
Murtagh era arrivato.
Il corso della battaglia li portò a scontrarsi, e quando furono abbastanza vicini scesero entrambi, nello stesso momento, dai loro draghi.
La faccenda si era fatta personale e riguardava loro soltanto, escludendo dallo scontro persino i loro draghi.
Sguainarono le spade,Zar’roc e Galad, e dettero inizio allo scontro.
Le lame cozzarono insieme, tremando per la potenza dei colpi sferrati.
I due cavalieri si spostavano seguendo il ritmo dello scontro.
Murtagh tentò un affondo al fianco destro di Eragon che prontamente parò il colpo, e tentò a sua volta di penetrare nelle difese di Murtagh, con un affondo al braccio sinistro, che falli, parato dalla lama rossa di Zar’roc.
Murtagh aveva notato che Eragon era migliorato dal loro ultimo scontro, e si accorse di essere in difficoltà.
Pensava che quella volta solo la forza delle armi non sarebbe bastata, avrebbe dovuto far distrarre, far abbassare la guardia al suo avversario per poi attaccarlo.
Stava appunto pensando a un modo per mettere in pratica questo piano, e nel frattempo parando i colpi sempre più pressanti di Eragon, quando l’occasione si presento lampante a Murtagh.
Cadde a terra, e senza farsi notare da Eragon, con la mano libera raccolse un pugno di terra.
Eragon si stava avvicinando, Murtagh si alzò di scatto e quando trovò che Eragon fosse abbastanza vicino lanciò, diretto agli occhi del cavaliere, la terra raccolta.
Prima che quell’impensata arma raggiunse il bersaglio, Murtagh velocemente pronunciò: - Brisingr – facendo così diventare incandescente la terra lanciata.
I tizzoni incandescenti colpirono il viso, tra cui anche gli occhi, di Eragon, che con una mano cercò di liberarsi la visuale dai frammenti di terra finiti negli occhi.
Facendo così aveva abbassato per un momento la guardia, proprio come voleva Murtagh che, prima che Eragon potesse usare la magia per rispondere a quel suo scorretto colpo, tirò fuori un pugnale e lo lanciò.
Il pugnale colpì Eragon al fianco destro, e penetrò in tutta la sua lunghezza.
Il cavaliere sussultò per il colpo e cadde a terra.
Un ruggito di dolore risuono nell’aria da parte di Saphira.
- Niente di personale, ma sei diventato una spina nel fianco troppo fastidiosa per lasciarti andare…come l’ultima volta.- disse Murtagh avvicinandosi.
Intanto Arya aveva assistito da lontano alla scena, aveva visto Murtagh avvicinarsi e temendo che volesse finire il lavoro, si precipitò, con l’aiuto di Valdor, ad aiutare Eragon.
L’elfa aveva visto bene, Murtagh aveva sollevato Zar’roc, pronto a finire quello che aveva iniziato … ma il colpo però non andò a segno perchè il suo autore venne scaraventato lontano.
Murtagh si guardò intorno per capire chi fosse stato.
Eragon era fuori discussione, in quello stato non sarebbe riuscito a spostare neanche una piuma con l’antica lingua, figuriamoci un guerriero!
Poi vide l’artefice del suo spostamento.
Era stata Arya,ancora in groppa a Valdor, a usare l’antica lingua per allontanare Murtagh da Eragon.
Scese dal drago,sembrava la furia fatta persona, voleva farla pagare a Murtagh ma poi pensò ad Eragon, e non seppe più cosa fare.
Valdor la rassicurò: -Tu va,Eragon lo teniamo d’occhio io e Saphira -
L’elfa non ebbe neanche il tempo di rispondere a Valdor, che sentii dei passi avvicinarsi.
Era Murtagh che voleva attaccarla alla sprovvista.
Arya si girò appena in tempo per parare un colpo sferrato da Murtagh.
Murtagh si accorse di trovarsi in difficoltà a combattere contro un’ elfo, mentre lui era ancora umano.
Lo scontro non durò molto.
Infatti dopo un po’Murtagh non riuscì più a tener testa all’elfa, che superò le sue difese,e la lama penetrò la cotta di maglia lasciando una profonda ferita al braccio sinistro.
Il ruggito di dolore di Castigo risuonò nell’aria.
Allora, Murtagh pensò che fosse giunto il momento di levare le tende, o ci avrebbero rimesso la vita.
Chiamò Castigo, e con un salto fu in groppa al suo drago, che spalancò le ali e si alzò in volo.
Appena vide Murtagh salire su Castigo, Arya si precipitò da Eragon.
Il cavaliere era protetto dai due draghi, e Saphira aveva incenerito ogni soldato nemico che aveva provato ad avvicinarsi.
I due draghi la videro arrivare e si fecero da parte.
 Valdor sentiva l’angoscia provenire da Arya e cercava di tranquillizzarla.
L’elfa si inginocchio vicino al corpo del cavaliere, e vide che aveva ancora il pugnale conficcato nel fianco.
Con delicatezza lo rimosse, e prontamente usò la formula di guarigione:
 - Waìse Heill - e vide la ferite rimarginarsi sotto il suo palmo,  molte energie la lasciarono, ma di quello non si preoccupava, in quel momento gli interessava soltanto salvare Eragon.
Quando la ferita fu rimarginata del tutto, vide che il viso del giovane aveva ripreso colore.
Poi apri gli occhi, tossì un paio di volte , e si mise a sedere.
L’elfa chiese preoccupata: - Come ti senti?-
Eragon rispose: - Mi sento stordito come se Saphira si fosse scolata una trentina di barili di idromele.-
Si, era tornato l’Eragon di sempre.
L’elfa non riusciva più a contenere più la sua felicità di vederlo salvo che lo abbracciò, lasciando il giovane per un attimo stupito, ma che poi ricambiò l’abbracciò.
Mentre erano li, abbracciati nel mezzo di un campo di battaglia, Eragon si sentiva vicino all’elfa, non solo fisicamente, come non mai.
Mentre sentiva i capelli corvini accarezzargli il volto, e respirava il profumo di aghi di pino, sentiva crescere in sé l’amore che provava per lei,
ma pensò che era meglio non dichiararsi un’altra volta, visti i disastrosi risultati delle ultime volte rischiava seriamente di ricevere un bel ceffone di quelli.
Alla fine, quando si staccarono l’elfa guardò negli occhi il giovane, in quel momento vide quanto fosse profondo e sincero il sentimento che provava per lei,  e capì che non poteva più mentirgli.
I loro sguardi, come calamite, avvicinarono sempre di più il loro volti, il loro respiri si fusero insiemi, i loro nasi quasi si toccavano, quando…
- Eragon- gridò da lontano Ronan.
I loro visi si allontanarono di colpo, e i due videro Ronan, avvicinarsi, visibilmente preoccupato.
- Eragon come stai? Ti ho visto cadere.- Ronan inizio a parlare trafelato e preoccupato per il cugino.
Eragon fermò il fiume di parole del cugino e lo tranquillizzò: - Stai tranquillo Ronan. Sto bene. Mi ha guarito Arya.-
Ronan allora si rivolse all’elfa dicendo: - Ti ringrazio.-
La risposta dell’elfa fu fredda, segno che si era richiusa nel suo guscio da dove non faceva trasparire le sue emozioni, : - Non c’è bisogno di ringraziamenti. Era la cosa giusta da fare.-
E se ne andò assieme a Valdor, lasciandosi alle spalle uno spiazzato Ronan e un sorpreso Eragon.

ehehe Roran ha proprio un tempismo di quelli…^_^
ma non preoccupatevi i nostri due cavalieri avranno un’altra occasione….e senza cugini inopportuni….
Ora che ne dite di lasciare un commentino?? ^___^


Ringrazio per le recensioni:
Argentlam: sono contenta che ti sia piaciuto! ehehe ci hai visto giusto riguardo quei due!! ^_^
Stefy_81: sono contenta che ti sia piaciuto cara stefy! devo dire che mi sono divertita anch’io a scrivere la parte del banchetto e dei draghi ubriaconi!! mi fa piacere anche che ti sia piacere la mia idea sulla nuova tecnica!
gli sarà molto utile in futuro….
baciotti!!
Parisienne: che bello sei andata al mare *_* beata te!
sono contenta che questo cappy ti sia piaciuto ^_____^ eh si, hai visto si sta sciogliendo un pochino Arya! riguardo il fronte james-lily ho un’idea, ma non sono riuscita ancora a buttarla giù!! ci sentiamo (adsl permettendo -_-) ti vojo bene!
MartyViper: mi fa piacere che ti sia piaciuto questo cappy! (devo dire che l’idea della proiezione astrale ha fatto furore ^____^)
eccoti accontenta, questa volta mi è venuto un cappy bello lungo!! baci!!!




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Capitolo 14
*** cap14-la volta delle anime ***


AVVISO: Questo è l’ultimo cappy che riesco a postarvi perchè parto per le vacanze.
Ci vediamo a settembre con il nuovo cappy!!
Un bacio a tutti quanti!!!

CAP 14
LA VOLTA DELLE ANIME

I giorni scorrevano lenti, dopo l’ultima battaglia e c’era una diffusa sensazione che di li a poco il destino della loro terra sarebbe stato deciso.
E in mezzo a tutti questi Varden, con presentimenti profetici sulle sorti della guerra c’erano due persone, o meglio due cavalieri, che avevano una faccenda in sospeso.
Eragon aveva notato che Arya lo stava evitando, e su consiglio della saggia Saphira cercò di non imporre più del dovuto la sua presenza all’elfa, e dargli il tempo che, pensava, gli servisse.
E così, mentre ancora stava pensando all’elfa e al suo comportamento, si addormentò.
Il giovane cavaliere si ritrovò in un posto illuminato di un intenso biancore,e tutto appariva sfocato come se fosse sospeso tra due mondi.
Poi, Eragon sentì una voce che lo chiamava per nome,una voce familiare che però non aveva sentiva da tempo.
Si girò, e vide l’ultima persona che si sarebbe aspettato di vedere, almeno da vivo.
Davanti a lui c’era il suo maestro, il suo amico.
Davanti a lui c’era Brom.
O meglio, lo spirito di Brom.
Era identico a come era da vivo, tranne per il fatto che aveva un’ aspetto più etereo, incorporeo.
- Ma...ma... - balbettò Eragon troppo stupito per l’apparizione di Brom, per parlare.
Brom sorrise e disse: - Non c’è tempo per rispondere a tutte le domande che so vorresti fare. Ma ti spiegherò come faccio ad essere qui, così dopo potrò parlare senza essere sommerso di domande da parte tua.
Dunque, devi sapere che con i sogni il mondo dei vivi e il mondo degli spiriti entrano in contatto ed è possibile così per gli spiriti consigliare o avvertire chi è in vita, in casi strettamente necessari.
Io sono qui per avvertirti che la battaglia finale contro Galbatorix e la sua tirannia, si sta avvicinando. Devi scoprire il tuo vero nome, così da avere pieno controllo su te stesso e avere una possibilità di resistere a Galbatorix. Per questo dovrai recarti sull’isola di Vroengard, alla Rocca di Kuthian dove si trova la Volta delle anime.
Ora vai, Eragon Ammazzaspettri, e porta con te la benedizione di tutti i cavalieri.- concluse Brom.
Eragon si svegliò, al suo fianco la dragonessa ancora addormentata, e rifletteva su quello che, in sogno, lo spirito di Brom gli aveva rivelato.
Appena la dragonessa si fosse svegliata gliene avrebbe parlato, e poi si sarebbero messi nuovamente in viaggio.
                           
                                                *
                                                 
Murtagh era seduto all’ombra di un’ albero , nel giardino della reggia di Galbatorix. E pensava.
Pensava a tutto quello che era successo, a quello che era diventato e a tutte le azioni compiute perchè doveva non perchè voleva.
In pratica tutta questa situazione non gli piaceva per niente.
Come il fatto di aver quasi ucciso suo fratello. Era stato un gesto istintivo, ma anche molto impulsivo.
Aveva reagito così perchè, dopo essere caduto a terra, sapere che quella volta si trovava in serie difficoltà e vedere il fratello avvicinarsi, si era sentito minacciato e quindi aveva agito di conseguenza.
Ma ora, lontano dal clamore della battaglia, si rammaricava di quel gesto avventato.
Murtagh avrebbe voluto scegliere da che parte schierarsi, ma non poteva:
era legato a Galbatorix come uno schiavo.
Lui conosceva il suo vero nome.
Malgrado questo decise che, qual’ora la situazione si fosse presentata avrebbe aiutato suo fratello, fosse l’ultima cosa che faceva.
Un’ alito di vento scompiglio i capelli di Murtagh, che chiuse gli occhi e appoggiò il capo contro la ruvida corteccia dell’albero.

                                            *

A chilometri di distanza dal fratello, anche Eragon stava pensando.
Dopo aver parlato in privato con Nasuada, del fatto che presto sarebbe dovuto di nuovo partire,  aveva cercato un posto tranquillo dove poter pensare.
 E l’aveva trovato.
All’ombra dei folti alberi, Eragon pensava a quello che avrebbe dovuto affrontare, a Murtagh, malgrado tutto avrebbe voluto liberare il fratello dalla schiavitù di Galbatorix.
E in mezzo a tutte queste preoccupazioni, pensava anche ad Arya.
Prima di partire, avrebbe voluto parlare con l’elfa ma, che lo stesse evitando o no, non era ancora riuscito a trovarla.
Il giovane si distese in mezzo all’erba e chiuse gli occhi, per cercare di calmare il turbinio di pensieri che aveva.
Poco dopo sentì un corpo sedersi accanto al suo,  aprì gli occhi e vide Arya seduta sull’erba, accanto a lui.
- Arya! - disse Eragon piacevolmente sorpreso, mentre si metteva a sedere.
L’elfa sorrise e chiese:- E’ così sei di nuovo di partenza? -
Eragon le rispose, raccontandogli del sogno su Brom.
Quando ebbe finito si accorse di essere  per la prima volta, dopo tutti quei giorni, vicino ad Arya, e il suo pensiero volò a quel momento dopo la battaglia...
Evidentemente anche l’elfa stava a pensando a quel momento, perchè le sue guance si tinsero di un lieve rossore.
Ad un certo punto l’elfa si alzò dicendo: - Forse è meglio che torniamo prima che ci diano per dispersi.-
Eragon si alzò e i due si avviarono verso la residenza di re Orrin.
Per tutti il tragitto nessuno dei due parlò, ognuno perso nei propri pensieri.
Giunti davanti alla porta della camera di Arya, l’elfa disse: - Ti auguro buon viaggio, e spero che riuscirai nella tua missione.-
Eragon sorrise, la ringraziò e fece per andarsene.
Arya vedendo Eragon che si allontanava pensò che quella forse era l’ultima volta che lo vedeva prima della battaglia finale.
Quel pensiero fece scattare qualcosa dentro di lei e si ritrovo per una volta a non seguire quello che le diceva la mente, ma a seguire quello che le diceva il cuore, come le aveva consigliato Angela tanto tempo prima.
- Eragon.-
Il giovane cavaliere si voltò e si trovò davanti Arya, sulle guance il  rossore di prima, da lieve era diventato intenso.
Prima che Eragon potesse dire niente, sentii le morbide labbra dell’elfa posarsi sulle sue.
Dopo un ’attimo di sorpresa il giovane rispose con passione a quel bacio tanto a lungo atteso.
Era un bacio passionale e tenero allo stesso tempo.
Eragon le accarezzava i capelli, passava dolcemente le dita sul profilo dell’orecchio, dalla punta al lobo.
Sentiva le mani dell’elfa accarezzargli il viso.
Quando alla fine si staccarono si guardarono, i loro volti illuminati da un sorriso.
E prima di separarsi Eragon depose un leggero bacio sulla fronte dell’elfa.
Il giorno dopo Eragon e Saphira partirono di prima mattina.
Dopo poche ore di viaggio si erano lasciati alle spalle il Surda, furono in vista dell’oceano e superarono il pugno di isole del Beirland.
Il viaggio trascorse tranquillo, a parte quando Saphira dovette fare un giro su sé stessa per evitare di finire in mezzo a un numeroso stormo di uccelli migratori.
E in mezzo a questo avvenimento poco importante, avvenne la disgrazia.
Durante la piroetta di Saphira, Eragon si trovò a testa in giù e impegnato com’era a tenersi, non si accorse che la catena con il martello, dono dei nani e che bloccava le divinazioni altrui, gli scivolò via e cadde nelle acque cristalline dell’oceano.
Ristabilito il normale asseto di volo, verso sera furono in vista di Dente di Squalo, una piccola isola, e decisero di atterrare li per la notte.
Il giorno ripartirono e nelle prime ore del pomeriggio raggiunsero la loro meta: Vroengard, l’antica isola dei cavalieri.
L’isola, che al tempo dei cavalieri doveva essere stata rigogliosa e piena di vita, adesso aveva un che di spettrale.
Saphira atterrò vicino all’unico edificio presente sull’isola, la Rocca di Kuthian.
La Rocca ricordava molto una cattedrale gotica, e imponeva rispetto per quello che fu.
Eragon si avvicinò all’alto portone decorato, e prima di entrare si girò verso Saphira.
La dragonessa lo guardò con i suoi profondi occhi color zaffiro e annuì solennemente.
A quel punto Eragon spinse la maniglia ed entrò.
Si ritrovò in un’ ampio salone a tratti illuminato dalla luce che proveniva dalle vetrate.
Superò le varie colonne, i suoi passi risuonavano nel silenzio della rocca, e vide che i vari drappi erano ricoperti da uno strato di polvere, e rovinati dal passare del tempo.
Arrivato alla fine del salone si trovò davanti tre corridoi, uno a destra, uno a sinistra e uno in centro, che portavano a tre diverse direzioni.
Eragon prosegui dritto, seguendo il corridoio centrale.
Dopo un paio di interminabili minuti arrivò alla fine di quel corridoi che si faceva sempre più angusto più andava avanti.
Si trovò davanti un’altra porta, e domandandosi cosa ci fosse dietro spinse la maniglia ed entrò.
Davanti a lui c’era una stanza circolare con al centro un arcata.
Eragon si avvicinò all’arcata domandandosi cosa ci faceva li in mezzo alla stanza.
Notò che dentro lo spazio circoscritto dall’arcata in pietra, c’era qualcosa di più della semplice aria.
Osservando bene vide  una sostanza che mandava riflessi argentati, fluttuare nello spazio dell’arco. Sembrava allo stesso tempo sia liquida che solida.
Una mano si alzò per scoprirlo. Entrò in quella sostanza e non fu più visibile alla vista.
Spaventato Eragon tirò fuori di scatto la mano, che era ancora al suo posto.
A quel punto si chiese se quell’arco, conducesse da qualche parte.
Era lì per cercare la volta delle anime e quindi decise di attraversare l’arco e quella strana sostanza.
Fece un respiro profondo e attraversò l’arco.
Si ritrovò in un posto dove regnava la nebbia, in alcune parti leggera e in altre molto fitta.
Si chiese come avrebbe fatto a tornare indietro, e se fosse stato un viaggio di sola andata?
Si girò, e con sollievo, vide l’arco al suo posto, pronto per essere riattraversato.
Sollevato dal fatto che poteva tornare indietro, si guardò intorno anche se in effetti non c’era molto da guardare oltre una distesa infinita di nebbia.
Poi,in lontananza intravide una sagoma che si stava avvicinando.
Stava per sguainare la spada, ma non lo fece.
Con suo enorme stupore, si trovò davanti una persona che aveva visto una sola volta, in un dipinto dell’enorme chiesa dei nani di Tarnag.
Davanti a lui c’era Eragon, il primo cavaliere.

                                               *

Saphira, accucciata sul prato vicino alla rocca, attendeva che Eragon tornasse.
Era certa che sarebbe riuscito nella sua impresa, e che avrebbe accetto la verità che deriva dal sapere il proprio vero nome, qualunque fosse.
Venne distratta dai questi suoi pensieri, vedendo nel cielo un puntino nero avvicinarsi.
Era un drago.
Un drago nero.
Galbatorix, infine, li aveva trovati.

Ringrazio per le recensioni:
Stefy81: hai visto che alla fine, tolti di mezzo i cugini guastafeste,  c’è l’hanno fatta! ^_____^
baci!
Parisienne: eh si credo che tu abbia ragione sorellina, la tua lontananza mi ha reso un po’ sadicuccia...alla fine però ho seguito il tuo consiglio da figlia dei fiori ^____^!!
bacioni!!
Lady_Malfoy_4ever: ma grazie!! sono contenta che ti sia piaciuto!!^____^
Chibi51: grazie sono contenta che ti sia piaciuta così *me arrossita*
spero che questo cappy ti sia piaciuto!! baciotti!
Silvietta: ^___^ spero che anche questo cappy ti sia piaciuto!





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Capitolo 15
*** cap15-aria di tempesta ***


CAP 15
ARIA DI TEMPESTA

Galbatorix sapeva che c’era qualcosa che bloccava i suoi tentativi di divinare il giovane cavaliere e la sua dragonessa.
Tuttavia il vecchio tiranno era ostinato e continuava a provare, anche se tutti i suoi tentativi andavano a vuoto.
Però quel giorno le cose, inaspettatamente, cambiarono.
Tutto si svolse come al solito, ma fu il risultato a cambiare.
Dopo aver pronunciato le parole nell’antica lingua apparve, a un sorpreso Galbatorix,l’immagine di Eragon e Saphira in volo sopra il mare.
Sul volto del tiranno apparve un sorriso di trionfo , mentre l’immagine scompariva.
Qualsiasi cosa avesse protetto il cavaliere e la sua dragonessa fino a quel momento sembrava scomparsa, e ora che poteva di nuovo controllare il suo nemico, avrebbe potuto tenere d’occhio le sue mosse.
In quel momento aveva visto che erano in viaggio, e mentre andava ad occuparsi di altri affari, decise che più tardi li avrebbe di nuovo divinati per scoprire la loro meta, e raggiungerli.
Era ora che quella fastidiosa storia finisse.
Il più tardi alla fine arrivò, e Galbatorix tornò nella stanza dove c’era l’occorrente per la divinazione,  che lui chiamava “stanza divinatoria”, e si avvicinò al  massiccio tavolo dove si trovava un bacile in pietra che conteneva l’acqua necessaria.
Galbatorix pronunciò le parole nell’antica, e per pochi lunghissimi istanti temette che non avesse funzionato e che quello di prima fosse stato solo un fortuito caso.
Ma appena l’immagine comparì, i dubbi di Galbatorix si dissiparono e si mise a esaminare l’immagine.
Il cavaliere e la dragonessa stavano atterrando su un’isola  dall’inconfondibile forma di una mano tozza.
Galbatorix la riconobbe all’istante era Vroengard, l’isola dove avevano dimorato i cavalieri, fino a che lui li sterminò assieme ai suoi fedeli Rinnegati.
Galbatorix si riscosse da quei sanguinosi ricordi e tornò al presente.
Ora che sapeva dove il suo nemico doveva solo raggiungerlo.
Lasciò la sala divinatoria per dirigersi dal suo drago, Shurikan, e gli salì in groppa con un ghigno sanguinario che avrebbe spaventato perfino uno Spettro.
Al suo segnale il drago nero si alzò in volo, con un fruscio di ali che non prometteva  nulla di buono.
Murtagh si stava occupando di Castigo quando vide Galbatorix e il suo drago allontanarsi dal castello, e sentì che stava per accadere qualcosa di grosso.
Galbatorix non si allontanava mai da Uru Baen, qualsiasi cosa fosse accaduta nell’Impero, lui non se sarebbe occupato finché non fosse arrivato alle porte della sua città.
Quindi quello che lo spingeva ad allontanarsi doveva essere molto importante, e di quei tempi l’unica cosa che avrebbe fatto alzare  Galbatorix dal suo nero trono, era Eragon.
Per Murtagh era arrivato il momento di onorare la promessa che aveva fatto a sé stesso.
Raccolse Zar’roc e salì in groppa a Castigo, entrambi pronti  all’inseguimento, e si alzò in volo.
Un’ inaspettato alleato stava andando in aiuto di Eragon.
 
                                              *
Saphira vedeva che la sagoma nera si avvicinava sempre di più, e quando cercò di contattare Eragon, si accorse che non percepiva come al solito la coscienza del suo cavaliere ma la sentiva come sfocata, distante.
La dragonessa non si preoccupò più di tanto per la sfocata capacità di percepire la coscienza, doveva essere una conseguenza dell’aver attraversato la Volta della anime, e quindi si concentrò sul messaggio da mandare.

                                              *

Eragon percepì il messaggio di Saphira distante, come una sorta di eco, ma comunque la percepì, e si lasciò scappare un grido d’angoscia: - Saphira! Devo tornare da lei! -
Il primo Eragon annui solennemente, il corpo lambito da quella strana nebbia, e disse: - La battaglia si avvicina. Ora vai, ricongiungiti con la tua dragonessa e porta con te il potere che la conoscenza del proprio essere da.
Il mio compito è finito. Che la benedizione degli antichi sia con te.-  e accompagnò queste ultime parole posando una mano sul capo del giovane cavaliere.
Poi si allontanò, lanciando un ultimo sguardo a Eragon, la nebbia si fondeva con la sagoma del cavaliere fino a che non fu più visibile.
Eragon riattraverso l’arco e correndo per i polverosi corridoi dalla Rocca di Kuthian, pensava solo a raggiungere Saphira il più presto possibile.
Quando Eragon uscì dall’imponente edificio, Galbatorix e il suo drago erano appena atterrati, ma il tiranno non si accennò a scendere dal suo drago.
Il cavaliere e la dragonessa in quell’istante condivisero gli stessi sentimenti: capirono che tutto quello avevano passato era servito per prepararli a quell’esatto momento.
Eragon sali in groppa a Saphira, e disse solennemente : - E’ arrivato il momento di andare in contro al nostro destino.-
- E se sarà necessario trascineremo con noi nella polvere Galbatorix.-
rispose fiera la dragonessa.
A quel punto, come se fosse stato prestabilito, i draghi dei due cavalieri si alzarono in volo nello stesso momento.
Le squame dei due draghi scintillavano al sole,Shurikan aveva un aspetto possente ma i lunghi anni di inerzia ne avevano intaccato la potenza mentre Saphira, anche se più piccola dell’avversario,aveva i muscoli più allenati, in tensione sotto le squame color zaffiro.
Il drago nero parti all’attacco, con l’intenzione di colpire la dragonessa al collo, che però prontamente lo evitò.
I due draghi si fronteggiarono, immobili, per un’ attimo, poi si scontarono frontalmente e avvinghiati, l’uno che cercava di prevalere sull’altro, mentre precipitavano verso il basso circoscrivendo spirali sempre più ampie.
Un momento prima che si schiantassero entrambi al suolo, si staccarono e sbattendo le possenti ali, ripresero quota.
 All’improvviso il cielo si rannuvolò e subito un fulmine illuminò il cupo cielo. E mentre il fragore del tuono andava spegnendosi, la pioggia iniziò a cadere violentemente, come se il cielo si fosse deciso a svuotarsi completamente quel giorno.
Nel giro di un minuto i due cavalieri si ritrovarono zuppi fino all’osso, e come se non bastasse un forte si alzò.
I due draghi cercarono di resistere alla furia degli elementi che si era scatenata,e  che minacciava di fargli perdere il controllo, ma alla fine furono costretti ad atterrare.
                                              
                                               *

Murtagh era quasi arrivato nelle prossimità di Vroengard, quando vide due draghi, uno nero e uno blu, alzarsi in volo,combattere e poi costretti ad atterrare a causa delle sfavorevoli condizioni meteorologiche.
Il cavaliere e il suo drago capirono che dovevano fare in fretta a raggiungere l’isola e atterrare, quando videro i due cavalieri scendere dal dorso dei loro draghi e fronteggiarsi.
Castigo aumentò la velocità ed entrambi sperarono di arrivare in tempo.
                                              
                                              *

Eragon e Galbatorix scesero dai loro draghi, quando Galbatorix con voce fredda, disse: - Di tutti i cavalieri che mi si opposero, tu sei la spina nel fianco più fastidiosa che abbia mai dovuto sopportare. Ma oggi metterò fine a questa storia, una volta per tutte.-
Dopo aver pronunciato queste ultime parole, il gedwey ignasia di Galbatorix si illuminò di luce nera, Eragon lo notò e capì che stava raccogliendo energie, prima di scagliargli addosso la magia.
In fretta, il cavaliere entrò nello stato di trance, protetto e nascosto dalla mole di Saphira, necessario per creare la propria copia astrale, che apparì poco distante dal suo creatore, e quindi più vicina all’avversario.
Grazie alla poca visibilità dovuta alla tempesta che si era scatenata, Galbatorix non si era accorto di nulla e stava per scagliare  la propria energia contro Eragon...o almeno contro quello che lui credeva fosse Eragon.
Il tiranno liberò l’energia fino a quel momento raccolta fino a quel momento con una parola dell’antica lingua, che fino a quel momento era rimasta nel limbo dell’oblio, ma che Galbatorix aveva riportato alla luce durante le sue ricerche sulle nuove possibili applicazioni della magia.
L’energia fluì fuori in un fiotto di luce nera e colpì in pieno la copia astrale di Eragon che, avendo assolto il suo compito, si dissolse.
Eragon uscì dal trance e vide che sul volto di Galbatorix stava apparendo un ghigno vittorioso, ma prima che il tiranno potesse manifestare in altro modo quella che credeva una vittoria, il giovane cavaliere manifestò la sua presenza dicendo: - Fossi in te allenerei meglio la mira!-
 Sentendo quella voce sorniona, sul volto di Galbatorix si dipinse il più puro stupore, era convinto di averlo eliminato e invece eccolo li ancora vivo e per di più che si faceva beffa di lui!
Ripresosi dallo stupore il tiranno sguainò la spada e disse con voce sprezzante: - Ci vorrà più tempo del previsto, ma non ti illudere. Per adesso sei solo riuscito a rimandare la tua fine.-


Ringrazio per le recensioni:
Stefy_81: grazie mille stefy! mi fa piacere che l’incontro tra eragon e brom ti sia piaciuto, ci avevo lavorato molto!! ^__^  e mi raccomando la bombola sempre vicino al pc, non si sa mai... un bacio!!!
Parisienne: grazie per le due recensioni!! XD si lo sento il coro!! eh si che ci vuoi fare? galba deve sempre imbucarsi...che mondo sarebbe senza galba? ( un mondo migliore XD) bacioni!!
Chibi51: ihihih...si in effetti! alla fine c’è l’ha fatta! ^^!! spero che questo cappy ti sia piaciuto!! baci!
Silvietta: spero che alcune delle tue domande abbiamo trovato risposta! grazie mille per il complimento!!
MartyViper: ma chi si rivede!!! mi stavo preoccupando sai ç__ç?comunque... sono contenta che gli ultimi due cappy ti siano piaciuti...
ehehe...se eri in ansia solo per l’arrivo di galba...chissà adesso!! un bacio!!!
Thirrin: sono contenta che come storia ti piaccia...si diciamo che ho preso spunto da li!! ^^ baci
Yavanna92: ihihi...sono contenta di averti reso arya quasi sopportabile *commossing* ...eh si lo ammetto sono stata un tantinello sadica a concludere con l’arrivo di galba ^^ baci!! ps: faccio il tifo per te!! non vedo l’ora!

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Capitolo 16
*** cap16-Wirda ***


CAP 16
WYRDA

I due cavalieri sguainarono le spade, si scrutarono come due animali muovendosi di alcuni passi, le spade pronte all’attacco, gli occhi fissi sull’avversario.
Fu Galbatorix a sferrare il primo attacco, la spada levata, la cui lama era di un nero così profondo che sembrava assorbire la luce circostante, e puntò verso il fianco sinistro dell’avversario.
Eragon parò prontamente il colpo e lama blu e lama nera, luce e oscurità, speranza e morte, cozzarono tra loro provocando scintille.
I due continuarono a sferrare colpi e a pararne, quando all’ennesima parata di Eragon, Galbatorix lestamente colpì la gamba del giovane cavaliere, che cadde a terra.
Subito l’erba si tinse di rosso, per il sangue che sgorgava copioso dalla ferita.
Il tiranno, che torreggiava sul cavaliere ferito, alzò sopra la testa la spada e con un ghigno malvagio disse: - Il tuo wyrda pare averti abbandonato. Ora di pure addio alla tua dragonessa.-
Dopo di che calò la spada, che mandava bagliori di morte, e si avvicinava sempre di più al collo del cavaliere.
                                                  
                                                       *         

Anche i Varden non se la passavano bene.
Qualche giorno la partenza di Eragon e Saphira, erano stati attaccati dai soldati di Galbatorix , e tutt’ora erano sotto assedio.
Fino ad adesso erano riusciti a respingere gli attacchi, ma non sapevano fino a quando sarebbero riusciti a resistere.
Erano questi i pensieri che agitavano la mente di Arya, mentre dava una mano a curare i feriti, che quel giorno erano numerosi, mentre, fortunatamente  per il momento c’erano stati pochi morti.
Quando ebbe finito era distrutta, ormai era gia notte inoltrata e raggiunse Valdor per riposarsi quelle poche ore concesse durante un’ assedio.
Quando si fu rannicchiata contro il ventre caldo e squamoso di Valdor si sentì finalmente al sicuro e si lascio andare tra le braccia di Morfeo.
Valdor la coprì gentilmente con una delle sue grandi ali, come a proteggerla da tutto il male del mondo.
Arya sognò un’ Eragon ferito alla gamba, ai piedi di Galbatorix, quest’ultimo con  la spada pronta a essere calata.
Quando vide la lama della spada calarsi verso il suo amato, l’elfa si svegliò di colpo, madida di sudore con il cuore che batteva all’impazzata, il volto bagnato da solitarie lacrime scese durante il sogno e con un gemito strozzato trattenne il grido di angoscia che minacciava di uscire.
Valdor sfregava il muso contro la testa dell’elfa, emettendo dei mormorii di gola, nel tentativo di consolarla.
Arya sperava che quello non fosse un sogno premonitore, ma anche se lo fosse stato, l’elfa sapeva che Eragon se la sarebbe cavata, come tutte le altre volte. Era un giovane pieno di risorse.
Rincuorata, almeno un poco, da quel pensiero si rimise a dormire.

                                             *

La nera spada  calava inesorabilmente  verso il collo di Eragon, il quale pensava che volta solo un miracolo lo avrebbe potuto salvare.
Guardò negli occhi il suo aguzzino, facendo trasparire tutto l’odio e il disprezzo che provava per lui, mentre la spada si avvicinava sempre più inesorabilmente.
Ancora  pochi pollici e la leggenda di Eragon Ammazzaspettri si sarebbe conclusa, quando improvvisamente una lama rossa bloccò la letale discesa della lama nera.
Lo sguardo di Galbatorix si spostò dalla lama rossa al suo proprietario, e sul volto del tiranno apparve un’espressione di puro stupore seguita da una furiosa.
Eragon vide che le due spade si levarono dal suo collo, così che potesse alzarsi.
Si alzò, l’emorragia alla gamba si era fermata, e quando vide chi fosse il suo misterioso salvatore, gli si mozzò il respiro.
Era Murtagh.
Il miracolo si è trasformato in disgrazia, pensò Eragon. L’ultima volta che aveva incontrato il fratello, non era stato un’incontro dei più piacevoli dato che ci aveva quasi rimesso la pelle.
Ma Eragon non era a conoscenza della decisone del fratello di aiutarlo.
Galbatorix invece, superato il primo stupore, era livido di rabbia. Come osava intromettersi!
- Cosa ci fai qui?  Ti avevo dato ordini precisi!- disse il tiranno, la rabbia e l’irritazione che trapelavano dalla voce.
- Ho l’impressione che invece i tuoi piani subiranno una leggera modifica, mio signore.- rispose Murtagh con tono di sfida, e sputando le ultime due parole con tono sarcastico.
                        
                                              *

La battaglia, inizia poco dell’alba, era nel suo pieno svolgimento e non dava segno di voler cessare.
Nella confusione della battaglia Arya era stata separata dal suo drago e la ferita alla spalla, infertole da un’arciere nemico, le bruciava e non smetteva di sanguinare.
Mentre si faceva strada fra la marea di tuniche rosse che la circondavano, sentìì il gracchiare il gracchiare di un corvo, sovrastare il clangore della battaglia.
L’elfa alzò lo sguardo e vide un corvo dal candido piumaggio volteggiare nel cielo.
Arya lo riconobbe all’istante: era Blagden!
E se Blagden era li, voleva dire che l’esercito elfo era finalmente arrivato.
Infatti poco dopo la comparsa del corvo bianco fede il suo arrivo l’esercito elfo al completo con in testa la regina Islanzadi.
Arya vedendolo si senti pervasa da un’ondata di speranza. Con l’aiuto degli elfi sarebbero riusciti a sconfiggere l’esercito di Galbatorix.

                                                *

Quando il significato delle parole di Murtagh arrivò a Galbatorix, sul volto del tiranno apparve un ghigno malefico, e mentre si muoveva con una lentezza che risultava quasi inquietante si avvicinò a Murtagh, e con voce mortalmente tranquilla, ipnotica, da cui non traspariva alcuna emozione, disse: - Dunque hai scelto di voltarmi le spalle...Pagherai le conseguenze di questa tua scelta con la vita.-
Mentre pronunciò queste ultime parole mosse la spada con un guizzo letale, destinato a togliere di mezzo quel traditore,ma l’attacco venne prontamente bloccato dalla lama carminia di Murtagh.
Le due spade cozzarono violentemente tra di loro, tanto che Murtagh sentìì la vibrazione della lama salirgli lungo il braccio.
Galbatorix, dimentico per qualche momento del suo principale obbiettivo, Eragon, si concentrò su come eliminare quel fastidioso impiccio.
I due iniziarono lo scontro, le due spade si incrociavano, sprigionando scintille per la violenza dei colpi.
Galbatorix aveva quasi un secolo di esperienza, e questo lo rendeva troppo sicuro di sé, convinzione che gli sarebbe costata cara di li a poco.
Sferrò un colpo diretto all’addome dell’avversario, colpo che però venne lestamente parato dalla lama rossa di Murtagh.
I colpi e le parate si fecero sempre più veloci, e Murtagh sapeva che non avrebbe resistito ancora per molto.
Doveva agire in fretta e prendere il suo avversario di sorpresa.
Diresse il suo attacco verso il braccio sinistro di Galbatorix, che per parare il colpo lasciò scoperto il fianco destro.
Quando vide che il suo avversario era caduto nel suo inganno, dire repentinamente la lama verso il fianco scoperto.
Galbatorix capì troppo tardi che quella di Murtagh era una finta, e non riuscì a parare il colpo che andò così a segno.
La lama rossa penetrò profondamente nella carne dell’avversario, che ringhiò di dolore .
Galbatorix capì che le cose si stavano mettendo male per lui, e pronunciò una parola occulta dell’antica lingua che scagliò lontano Murtagh facendolo atterrare molti metri più in là.
Mentre Eragon correva ad aiutare il fratello, Galbatorix chiamò con un fischio il suo drago e gli salì in groppa.
Shurikan si alzò in volo e drago e cavaliere fuggirono dall’isola, e di loro si avvistava solo più un puntino che andava via via allontanandosi.


Ringrazio per le recensioni:
MartyViper: sono contenta che ti sia piaciuto!!^^
hai visto alla fine c’è l’ho fatta a postare!
spero che la tua domanda su come murtagh aiuta eragon sia stata soddisfatta!! un bacio!!
Silvietta: grazie mille!! la tua teoria era molto interessante! XD
baci!
XXXBEAXXX: grazie molte!! mi fa piacere che ti sia piaciuto! ^^
spero che anche questo cappy ti sia piaciuto!! bacio!
sesshy94: grazie mille!!sei molto gentile!!^^
chibi51: grazie mille sono contenta che lo scontro ti sia piaciuto!! fammi sapere se l’entrata in scena del tuo murty ti è piaciuta!! baciotti!
stefy_81: grazie stefy!! sei veramente gentile!! ehehe per rispondere alla tua domanda ci sarà da aspettare ancora un cappy! baci!!
Parisienne: ho riso per mezz’ora dopo aver letto la tua recensione!! si in effetti il vecchio eragon era un pò troppo logorroico XD
comunque...a parte cavaliere afflitto da cianceria acuta...sono contenta che ti sia piaciuto il cappy!! ^___^ un bacio!!!
Gaia91: grazie mille!! kiss
DarkArya: grazie mille veramente!! si a me come coppia piace molto e secondo me arya può sembrare a primo impatto scontrosa perchè gli ne sono successe molte e quindi non mostra molto i suoi sentimenti.
un bacio!!
marty23: tesora grazie mille!!! O_o ehm che cosa vuol dire sghecia? O__o

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Capitolo 17
*** cap17-la resa dei conti ***


CAP 17
LA RESA DEI CONTI

L’esercito di Galbatorix veniva falciato dagli spadaccini e dai maghi elfi, e l’esito della battaglia pendeva dalla parte dei Varden...sempre se il tiranno non avesse fatto la sua comparsa.
Arya, che era riuscita a ricongiungersi con Valdor, era impegnata a respingere un’ attacco nemico piuttosto potente quando vide un degli ultimi maghi rimasti all’esercito nemico, concentrasi per raccogliere l’energie necessaria a usare l’antica lingua e scagliare mortalmente la magia contro il suo obbiettivo...Lady Nasuada.
Il capo dei Varden stava respingendo i ripetuti attacchi sferrati da un gruppo nemico che ancora non aveva ceduto, ed era aiutata da Angela l’indovina che con il suo bastone-spada mieteva nemici.
Ma Nasuada era poco lontana dal mago, che secondo lui sarebbe stata un facile bersaglio con la scorta decimata e dispersa e con solo una donna, come lei, ad aiutarla.
Ma purtroppo per il mago l’elfa l’aveva notato e capito le sue intenzioni.
Cavaliere e drago non ebbero bisogno di comunicare, sapevano quello che dovevano fare: salvare Nasuada, ad ogni costo. O altrimenti  i Varden senza una guida sarebbero precipitati nel caos, e avrebbero perso il vantaggio tanto faticosamente conquistato.
Facendosi largo con colpi di coda e di zanne,Valdor e il suo cavaliere raggiunsero il mago appena in tempo.
Arya, dal dorso di Valdor, urlò in tutta fretta una parola nell’antica lingua e prima che il mago potesse costruire una difesa, il gedwey ignasia dell’elfa avvampò di luce magica, brillando come la più fulgide delle stelle del firmamento e un fiotto sgorgò fuori colpendo in pieno il mago, che cadde a terra. Morto.
Lo sforzo compiuto lasciò per un momento accasciata l’elfa sul dorso del suo drago. Ma fu solo un’ attimo, poi si tirò su, pronta per continuare a combattere.
La battaglia non era ancora finita, non c’era tempo per concedersi neanche un’ attimo di riposo.

                                                   *

Il tiranno in questione, invece, non si stava preoccupando di andare ad aiutare le sue truppe, come temevano i Varden. In quel momento era impegnato a cercare di salvarsi la pelle.
La situazione aveva preso una piega inaspettata per Galbatorix e con l’arrivo e il tradimento di Murtagh, aveva dovuto darsi alla fuga o sarebbe andato incontro al fallimento.
La ferita al fianco lo indeboliva ma non poteva curarla con la magia, aveva esaurito le ultime energie per usare una delle parole proibite dell’antica lingua per potersi garantire la fuga. Usare la magia proibita consumava grandi quantità di energie rispetto al normale, lasciava il suo esecutore nell’incapacità di non poter eseguire anche il più semplice degli incantesimi di guarigione.
Anche Shurikan risentiva della ferita inferta al suo cavaliere e sbatteva le ali sempre più faticosamente, non sarebbe riuscito a resistere ancora per molto, ma dovevano allontanarsi il più in fretta possibile da Vroengard.
Dopo alcune interminabili ore di volo, avvistarono l’inconfondibile sagoma del monte Utgard, dove atterrarono.
Galbatorix smontò dal suo drago e mentre si guardava intorno con espressione impassibile, pensò che il destino si stesse facendo beffe degli eventi che stavano accadendo... quel luogo aveva visto la caduta dell’ordine originale dei cavalieri e se tutto sarebbe andato secondo i piani, la storia si sarebbe ripetuta.
Il nero cavaliere notò con piacere che la ferita aveva smesso di sanguinare, anche se al minimo movimento brusco si sarebbe riaperta e, appoggiandosi al dorso squamoso di Shurikan, scrutò il cielo in attesa del suo nemico.

                                                  *

I due cavalieri si fissarono per un minuto, il tiranno era fuggito e quella era la prima volta che si trovavano a faccia a faccia non come nemici ma, per il momento, come alleati.
Murtagh, rimasto stordito dall’impatto provocato dalla magia di Galbatorix, vide suo fratello avvicinarsi e tendergli la mano per aiutarlo ad alzarsi.
Il giovane sapeva che quel gesto all’apparenza semplice doveva essere costato molto al fratello, nei suoi occhi vedeva aleggiare il sospetto e dopo tutto quello che era successo ne aveva tutte le ragioni.
Accettò la mano offertagli dal fratello e quando si alzò avvertì un lieve senso di vertigine che passò poco dopo.
I due rimasero a fissarsi, i secondi si cristallizzarono in minuti, quando la gamba ancora ferita di Eragon non resse più al peso sommato alla breve corsa di poco prima per raggiungere Murtagh, cedette facendo crollare a terra il cavaliere.
Murtagh si chinò per controllare in che stato fosse la ferita ed Eragon non si oppose anche perchè con la gamba conciata in quel modo non sarebbe riuscito a fare molta strada e quindi decise di accordare almeno un po’ di fiducia al fratello.
Dopo alcuni minuti Murtagh espresse la diagnosi sulla ferita: - E’ molto profonda e hai un muscolo lacerato, ma per fortuna l’osso non ha subito danni.-
E prima che Eragon potesse aprire bocca, Murtagh usò l’antica lingua per guarire la ferita.
Il giovane cavaliere era sempre più stupito, non riusciva a capire come mai Murtagh lo stesse aiutando e non riuscendo a trovare una risposta decise di
 chiederlo al diretto interessato.
- Perchè stai facendo tutto questo?- chiese quasi in un sussurro
Murtagh, con lo sguardo fisso all’orizzonte, soppesò la risposta per alcuni minuti, tanto che Eragon credette che non avrebbe risposto.
- I recenti avvenimenti mi hanno fatto riflettere.- fu infine l’enigmatico responso del giovane.
Ma prima che Eragon potesse indagare più a fondo, Murtagh continuò a parlare: - Ora devi andare, sono riuscire a ferire Galbatorix e dopo la sua esibizione finale di magia proibita non credo che sia in grado di potersi curare la ferita. E’ un occasione che non ricapiterà mai più,  se vuoi liberare la nostra terra dal suo malefico giogo e smetterla di sentirti braccato giorno e notte, questo è il momento giusto.-
 Con queste parole i due fratelli si separarono con un tacito accordo, Eragon salì in groppa a Saphira, che spalanco le ali e si levo in volo verso il loro destino e quello dell’intere terra di Alagaesia.

                                                 *

L’esercito nemico si disperdeva come acqua tra le rocce, la maggior parte dei maghi dell’esercito erano stati eliminati e i pochi ancora rimasti non avevano più energie sufficienti per usare l’antica lingua e quindi pensavano solo a cercare di mettersi in salvo.
 La stessa cosa stavano facendo i soldati superstiti di quello che era stato il possente esercito imperiale abbandonando il più in fretta possibile quel luogo di morte, dimentichi delle armi e dello stendardo, simbolo del potere dell’impero di Galbatorix che in quel momento giaceva lacero e infangato sul terreno insanguinato.
Arya e Valdor stavano ispezionando il campo, che si andava via via  desertificando, in cerca di Varden ancora vivi. Avevano vinto la battaglia ma ad un’enorme prezzo,  le perdite da entrambe le parti erano state altissime.
Ad un certo punto sentirono una risata, ma non una di risata gioiosa, di quelle piene di vita.
No, questa era intrisa di malvagità, che ricordava quella di una iena. Cavaliere e drago trovarono facilmente la sorgente da cui proveniva quel suono agghiacciante, in quella marea di corpi ormai senza vita.
Era un soldato di alto rango, come indicavano le insegne e l’armatura di buona fattura, che però nulla aveva potuto contro la lancia che gli aveva trapassato il fianco destro.
Quando vide di aver ottenuto l’attenzione di entrambi, quell’infernale risata cessò e il soldato parlò, nonostante la fatica che doveva costargli,
con un’arroganza ben evidente: - Credete di aver vinto? Illusi, non appena il nostro padrone avrà sistemato il vostro amico, vi raggiungerà e vi annienterà, a meno che tu ...- ma, prima che potesse finire la frase spirò, lasciando Arya confusa e angosciata sul significato delle sue ultime parole.
Ma prima che potesse riflettere sul quella misteriosa conclusione si accorse  che qualcosa non andava, aveva una sensazione di pericolo imminente e un brivido le corse giù per la schiena.
Espanse la mente per controllare se c’era realmente una minaccia, oppure era solo una sensazione dovuta alle parole del soldato.
La risposta arrivò subito, il suo istinto aveva ragione. Intorno a lei c’erano molti corpi che all’apparenza potevano sembrare senza vita ma in realtà era vivi e vegeti, sentiva le loro barriere con cui le impedivano di leggere nelle loro menti,  sentiva i loro cuori pompare con forza.
Era una trappola.
 - Scappa Valdor!- disse preoccupandosi per il suo drago - Se ci prendono insieme è finita!-
Valdor comprese le motivazioni della sua compagna e anche se avrebbe voluto combattere al suo fianco, fece come gli venne detto e velocemente si alzò in volo.
Arya per un secondo guardo il suo compagno che volava via, quando alle sue spalle notò un movimento repentino, l’elfa si girò di scatto sguainando la spada, pronta allo scontro.
Davanti a sé trovò un gruppo di mercenari provenienti dal deserto di Hadarac, come indicano la pelle bruciata dal sole e la foggia delle armi,
che caricavano verso di lei.
Abbatté il primo senza troppe difficoltà, anche se era indebolita dalla appena conclusa battaglia era pur sempre un cavaliere dei draghi, ma anche un cavaliere ha i suoi limiti...
Limiti che iniziarono a farsi sentire. Uno dei mercenari approfittò di quel momento di debolezza per torcere il braccio con cui l’elfa teneva la spada, che per la tensione subita cadde a terra.
Arya, nel tentativo di liberarsi gettò la testa indietro e colpì in pieno il naso del nemico, che per la botta ricevuta mollò la presa sul braccio dell’elfa, per portarsi le mani al naso tumefatto.
Il cavaliere con una mossa fulminea cercò di recuperare la spada, ma non ci riuscì perchè si trovo le forti mani di un altro dei mercenari intorno al collo, e nulla riuscì a smuovere quella presa d’acciaio che le attanaglia la gola.
Poi senti biascicare uno dei mercenari, quello che evidentemente era il capo e a cui aveva rotto il naso con una testata: - Non stringere troppo forte, al padrone serve in buone condizioni e non ci pagherà certo di più se gliela portiamo mezza asfissiata.-
Arya sentì la presa allentarsi di poco, ma prima che potesse pensare a una contromossa per cercare di liberarsi senti qualcosa colpirla, forse il pomo di un pugnale, alla tempia.
Rimase stordita dal colpo e sentiva le forze venirgli meno, nella mente gli risuonarono le parole del soldato e quelle del mercenario - ... vi annienterà, a meno che tu... al padrone serve inbuone condizioni...-  e prima che la coscienza l’abbandonasse, capì che quelle parole erano foriere di grossi guai per lei. A quel punto, come se le fosse calato un velo nero sugli occhi, perse conoscenza.

                                                   *

Eragon e Saphira erano all’inseguimento di Galbatorix e una volta raggiunto non se lo sarebbero fatto scappare una seconda volta.
Il tiranno era ferito, quindi non avrebbe potuto andare molto lontano, anche se a dorso di drago. E il luogo più vicino dove poter atterrare con un drago era il monte Utgard, li con molta probabilità avrebbero trovato il loro nemico e mettere una volta per tutte la parola fine a quella storia.
Le ali di sottile membrana di Saphira fendevano l’aria con forza, di lì a poco avrebbero raggiunto la loro meta.
Quando raggiunsero l’entroterra l’aria cambiò visibilmente intorno a loro, quando avevano sorvolato il tratto di mare aperto l’aria era frizzantina e odorava di sale mentre adesso, raggiunto l’entroterra, l’aria si era fatta più calda e sapeva del lontano odore dei boschi ma aveva anche un sentore, come una nota stonata, di sangue e di morte che quella terra devastata dalla tirannia e dalle guerre aveva visto fin troppe volte.
Oltrepassarono un compatto banco di nubi e avvistarono la loro meta, il monte Utgard, che dominava con la sua mole il paesaggio circostante.
Atterrarono con cautela e non appena toccarono suolo si misero in posizione difensiva, temendo un’ attacco da parte di Galbatorix.
I secondi scorrevano lenti, scanditi dai battiti accelerati del giovane, ma nessun raggio di energia o un tiranno rabbioso armato di tutto punto sbucarono dalla boscaglia.
Drago e cavaliere rilassarono i muscoli contratti ma rimasero comunque all’erta, il tiranno li avrebbe potuti attaccare in qualsiasi momento, e si inoltrarono nella boscaglia.
Intorno a loro la foresta brulicava di vita, e per un’ attimo era facile dimenticare quello che succedeva fuori da quella terra verde. Ma era solo un’ attimo poi il mondo tornava nella sua ottica reale.
Tra gli affollati pensieri di Eragon si fece spazio la consapevolezza di essere vicino alla sua terra natia, ed era la prima volta da quando la sua vita era cambiata per sempre. Spontaneo affiorò il desiderio di poterla rivedere, magari a guerra conclusa. Ma  il ricordo di com’era ridotta adesso, un cumulo di ruderi e terra bruciata, gli fece cancellare con rabbia quei pensieri.
Pensieri che comunque furono interrotti dall’improvviso silenzio in cui è calata la foresta. Drago e cavaliere si trovavano ai margini di un’ampia radura e l’unico suono era quello del vento tra i fili d’erba.
Ma c’era qualcosa che stonava in quella radura apparentemente innocua, come una presenza potente e maligna che avesse indotto al silenzio gli abitanti della foresta.
Eragon aprì la mente per controllare se erano realmente soli oppure no, e come pensava il responso fu positivo: la coscienza del cavaliere si era scontrata con un’altra da cui, nonostante la barriera mentale, proveniva un inequivocabile malvagità.
- E’ qui.- penso Eragon, la mano pronta a sguainare la spada e a combattere. Lo stesso Saphira, che si mise in posizione di combattimento e dalla cui gola proveniva un cupo ringhio.
Il tiranno non si fece attendere, la sua sagoma apparve dall’altro lato della radura, camuffando in parte il dolore dato dalla ferita infertagli da Murtagh e non ancora rimarginata.
-Ci rivediamo ancora cavaliere-  disse continuando ad avanzare e pronunciando l’ultima parola con un velato sarcasmo. - E vedo che questa volta non c’è il tuo fratellino a pararti le spalle.- continuò Galbatorix con una smorfia che avrebbe dovuto essere un sorriso sarcastico.
Eragon per tutta risposta serrò ancora di  più le dita sul pomo della spada, aveva deciso di ignorare le provocazioni di Galbatorix e non perdere cosi la concentrazione.
Intanto il tiranno continuava a parlare, sembrava che il denominatore comune a tutti i malvagi fosse quello di gongolare su quella che credevano un’imminente vittoria, ed Eragon continua ad ignorarlo ma a un certo punto Galbatorix toccò un tasto a cui il cavaliere non avrebbe potuto rimanere impassibile neanche se avesse voluto.
- ...Anche se dovessi battermi, la tua sarà solo una vittoria a metà, perchè quando trionfo tornerai dai tuoi alleati, la tua amata non sarà li ad aspettarti.-
Quelle ultime parole colpirono Eragon come una pugnala, e subito una rabbia profonda lo invase.
- Cosa le hai fatto?- ringhiò il cavaliere, sguainando la spada.
- Stai tranquillo, nulla...per il momento.- rispose il tiranno con un sorriso beffardo ricordando il momento in cui, prima dell’arrivo del cavaliere, uno dei suoi maghi lo aveva contattato per comunicargli la piena riuscita del suo piano.Ma fu costretto a riscuotersi dai quei ricordi per prepararsi a parare l’offensiva del giovane cavaliere che, sguainata la spada, si dirigeva a tutta velocità  verso di lui  e all’ultimo secondo il tiranno riuscì a parare l’offesa.
Il clangore delle spade rimbombava nel silenzio della radura quando ad un certo punto Eragon riuscii a disarmare Galbatorix, la cui nera spada fini ad alcuni metri di distanza.
Per un’ attimo il volto del tiranno fu dipinto dallo stupore, poi la gamba ferita, dopo aver retto per tutto il combattimento, non resse più il suo peso e il tiranno si ritrovò per terra.
La vittoria sembrava vicina per Eragon, ma Galbatorix si dimostrò essere pieno di risorse e prima che il cavaliere potesse far qualcosa, mormorò velocemente una parola dell’antica lingua che creò uno spostamento d’aria che allontanò Eragon e lo fece atterrare sul duro suolo della radura, lontano dal tiranno.
Eragon, ancora stordito dall’impatto con il suolo, vide Galbatorix tirarsi in piedi, non senza fatica, e dirigersi verso di lui. Entrambi erano ormai disarmati, le spade atterrate chissà dove in quella vasta radura, ma il tiranno non diede segno di preoccuparsene e quando la distanza tra lui e il cavaliere fu alquanto ridotta, inaspettatamente si fermò.
Eragon si chiese cosa avesse in mente, quando sentìì una forte pressione ai margini della sua coscienza e il piano del nemico gli fu chiaro: stava cercando di penetrargli nella mente!
In fretta alzò le barriere mentali e quando sentì la coscienza di Galbatorix scontarsi con la sua sussultò per la potenza dell’impatto.
I secondi scorrevano lenti e il cavaliere, che per lo sforzo aveva serrato i denti, ad un certo punto sentì qualcosa bagnargli il labbro superiore.
Era sangue.
Sentiva che non avrebbe retto ancora per molto prima che Galbatorix abbattesse le sue difese, cosa che di fatto accadde poco dopo.
Quando le barriere di Eragon vennero abbattute, il giovane percepì una fitta acuta nella testa segno la coscienza di Galbatorix stava prendendo il sopravvento e ben presto la mente del giovane venne invasa dai cupi ricordi del tiranno.

Un giovane umano dalla colorita carnagione e capelli corvini raccolta in una coda dormiva seneramente e accoccolato accanto a lui giaceva un piccolo drago nero. All’improvviso, come se qualcosa l’avesse messo in allarme spalancò gli occhi e vigile, scatto in piedi e sguainò la spada, anch’essa nera. Anche il piccolo drago si era svegliato e fiutava l’aria in cerca di eventuali tracce nemiche.
Ci fu un fruscio e dalla macchia di alberi uscì una sagoma che quando fu abbastanza vicina da essere illuminata dalla luce del falò si rivelò essere un’ uomo calvo e con una luce di luce di pazzia negli occhi.
-Chi sei?Cosa vuoi?- chiese il giovane, la spada alzata pronto a difendersi.
L’uomo non rispose ma sorrise, un sorriso in cui si manifestava il tormento che lo animava, a quel punto alzò la mano e quando mormorò alcune parole il palmo si illuminò di luce propria e il giovane cadde a terra, morto.
Il piccolo drago si avvicinò al viso del suo compagno e testardamente gli dava dei colpetti col muso nel vano tentativo di poterlo svegliare, ma alla fine capì che non c’era più nulla da fare.
Intanto l’uomo, incurante della vita che aveva spezzato, si avvicinò anch’esso al giovane e ne prese la spada. Poi si voltò verso il piccolo drago e lo sollevò di peso. Il drago cercò di ribellarsi, furioso con quell’uomo che aveva ucciso il suo compagno, graffiò e morse ma senza risultato. Quell’uomo sembrava insensibile al dolore.
A quel punto voltò il muso verso il suo compagno, come per dirgli addio quando sentì  parlare con voce tagliente l’uomo: -Dimenticalo. D’ora in poi il tuo nuovo nome sarà Shurikan.

Eragon riuscì a riprendere in parte il controllo della propria mente ed era di nuovo consapevole di quello che lo circondava, vedeva la radura, il tiranno che avanzava e udiva i ruggiti dei loro draghi che combattevano, ma durò poco. La coscienza di Galbatorix tornò alla carica soffocando quel barlume di ripresa da parte di Eragon, la cui mente venne nuovamente invasa.

Un’ uomo arrancava sotto il sole cocente,davanti a lui una vasta distesa di sabbia. Da molti giorni vagava senza metà, il suo drago era perito durante un’imboscata da parte degli Urgali e da quel momento cercava di ricongiungersi a lui in ogni modo, assalendo ogni essere umano che incontrava sulla sua strada. Ma ben presto i viandanti che attraversavano quella terra spoglia impararono ad evitare quell’uomo disperato, che si ritrovo ad avere come unica compagnia il suono dei suoi piedi che affondavano nella sabbia.
Passo dopo passo continuava ad avanzare e più avanzava più sentiva la strisciante sensazione che non sarebbe mai più stato lo stesso uomo che era un tempo.
All’improvviso la visione cambiò e ci fu un susseguirsi di volti, sanguinose battaglie, alleanze e tradimenti. In mezzo a quella cupa girandola di immagini emerse un piano, di recente ideazione,  un piano che per la sua riuscita comprendeva un viso femminile dai tratti elfici...

Il cavaliere infine riuscì ad arginare la piena di tutti quei ricordi, a lui estranei, solo una piccola parte della sua mente era ancora sotto il controllo del tiranno che resisteva ai tentativi del giovane  di riprendere il totale controllo della propria mente. Ma nonostante questo, Eragon seppe sfruttare a suo vantaggio quella specie di stallo che si era andato a creare per il controllo della sua mente: grazie a quella parte ancora connessa alla mente del tiranno, il cavaliere riuscì a carpire i dettagli del piano intravisto prima.
Quando sembrò che Galbatorix stesse per riuscire a riprendere il controllo della mente di Eragon, venne in aiuto del suo compagno Saphira che, liberatosi per il momento di Shurikan, eruttò contro il tiranno una vampata di fuoco.
Galbatorix accortosi dell’imprevisto, dovette mollare la presa sulla mente del suo avversario per evitare di essere ridotto in cenere. Mormorando velocemente alcune parole dell’antica creò uno scudo che lo protesse dalla mortale fiammata della dragonessa.
Eragon intanto era tornato in pieno possesso della sua mente e scuotendo il capo per schiarirsi i pensieri, vide la dragonessa che tratteneva il tiranno per dargli il tempo di escogitare qualcosa.
Il ragazzo mise velocemente sottosopra le proprie conoscenze alla ricerca di un’idea, che all’improvviso gli si presentò.
Oromis gli aveva assicurato che Galbatorix non conosceva quella tecnica, il che avrebbe assicurato al cavaliere un minimo di vantaggio.
Con un cenno d’intesa a Saphira, che smise di sputare fiamme contro il tiranno, Eragon espanse la propria mente per entrare in contatto con la pulsante vita della foresta circostante.
Quando sotto gli esterrefatti occhi del tiranno la vegetazione cominciò ad avvizzire, un lampo di terrore gli passò sul volto e quando parlò una nota stridula era presente nella sua voce: - Che diavoleria è mai questa?-
Eragon non rispose e pronunciando una delle prime parole dell’antica lingua che aveva imparato scagliò contro Galbatorix tutta l’energia accumulata dall’ambiente circostante.
Il tiranno non ebbe possibilità di ricreare lo scudo e venne avvolto dalle fiamme bluastre create con l’antica lingua.
Pochi minuti dopo del tiranno che tanto aveva spadroneggiato su Alagaesia non rimase che un mucchietto di ceneri ancora fumanti.
Eragon, nonostante per l’ultimo attacco non avesse attinto alla propria energia crollò comunque stremato dalla lunga battaglia. Disteso sulla terreno bruciacchiato alzò lo sguardo e constato che non aveva mai visto un cielo cosi bello.

*
Arya si risvegliò su un’ umido pavimento, si tirò su e tenendosi la testa tra le mani, i lunghi capelli corvini le coprivano il volto come un velo, cercò di ricostruire gli ultimi avvenimenti.
I ricordi di un’imboscata, quando la battaglia sembrava finita e aveva abbassato la guardia, riaffiorarono con prepotenza.
Di scattò alzò la testa e quello che vide la lasciò sgomenta.
Un corridoio interamente costruito in pietra, illuminato dalle tenui luci di fiaccole, il tutto visto attraverso un paio di sbarre.
Si trovava in una cella, molto probabilmente nel palazzo di Galbatorix e lo sgomento lasciò presto il posto alla rabbia.
-Maledizione!- imprecò a mezza voce l’elfa, quella era la terza che si trovava ospite delle prigioni di Galbatorix, sembrava quasi avesse attirato le sgradite attenzioni del tiranno.
Con un movimento repentino, il cui fine era raggiungere le sbarre della cella, urtò la caraffa in ferro che rotolò sferragliando e spargendo il suo contenuto, fino a sbattere contro la parete sinistra dell’angusta cella.
Il rumore fece svegliare con un sussultò l’occupante della cella di fronte a quella dell’elfa.
Era un giovane con profondi occhi castani, sul volto recava i segni della lunga prigionia. Ad un movimento del capo i capelli si scostarono e fecero capolino un paio di orecchie a punta. Era un elfo.
Arya non riuscì a credere a propri occhi, il tiranno non era mai riuscita a catturare un elfo...a parte lei. Il timore che Galbatorix avesse trovato il modo di penetrare le difese di Ellesmera la colpi come un pugno. Ma dovette ricredersi perchè dall’aspetto e dal volto scavato quell’elfo doveva trovarsi li da molto tempo. A complicare le sue congetture c’era il fatto che l’elfo in questione avesse un’aria stranamente familiare...ma le sue riflessioni vennero distratte da una voce.
-Arya?!- chiese stupito l’elfo con voce leggermente arrochita dal disuso
Quella voce ruppe le nebbie dell’oblio e di colpo l’elfa riconobbe chi aveva di fronte.
Una persona che un tempo aveva amato  e di cui aveva sofferto molto la scomparsa.
Di fronte a lei c’era Faolin.



Scusate lo so che non posto da un bel po’, ma sono stata infognata con la scuola e con gli esami di maturità, liberata da tutto questo mi sono messa a lavorare sulla ficcy ( che iniziava ad avere le ragnate sul serio XD)e alla fine c’è l’ho fatta a postarvi il cappy!
Ringrazio le 13 persone che mi hanno aggiunto ai preferiti, non sapete quanto vi adoro *_*  *inchin*
E adesso passiamo ai ringraziamenti individuali:

Sesshy49: grazie mille sono contenta che ti sia piaciuto!! come vedi anche questo cappy non manca di suspence! spero ti sia piaciuto! un bacio!!
Silvietta: eh si è riuscito a scappare ma non gli è servito a nulla! grazie molte del complimento! *arrossing*
baci!
LadyVale94:  grazie molte tuoi commenti sono sempre molto approfonditi fa piacere leggerli! sono contenta che la ficcy ti piaccia! un bacione!
XXXBEAXXX: eh si anche murtagh ha trovato la sua utilità, ha visto la luce il ragassuolo XD e grazie mille per aver aggiunto la ficcy ai preferiti!*__*   *abbraccia*
baci!!
Parisienne: XD no tranquilla non era mia intenzione farti morire soffocata!! e poi avevi ragione...per zio galba è arrivato il momento di andare in pensione...solo che non ci arriva ridotto com’è muahahah!  sei sparita di nuovo dalla rete T__T!! spero di spero di sentirti presto sore!! tivibi!!
DarkArya: sono contenta che ti hanno tolto la punizione!! grazie mille sono contenta che ti sia piaciuto e no non è ancora finita la storia! e poi per rispondere alla tua domanda, arya non l’ha mai detto apertamente che era stata assieme a faolin, ma ci sono un mucchio di indizi che lo fanno pensare,come hai detto tu è molto probabile che sia lui l’elfo del quadro! e grazie molte per i complimenti!! bacioni!!
stefy_81: stefy!! grazie mille per il commento e per avermi aggiunto ai preferiti *O*!  spero ti sia piaciuto questo cappy!! un bacio!!
Giuggiolina: waaa giu!! muahhah abbiamo invaso anche efp!! (O__O scappate finché siete in tempo!!) come vedi mi sono data un mossa, sono riuscita a postare, quindi che ne dici di posare il bazooka eh^___^”””?
grazie mille per il commento teso!! baci tivibi!!
alfakein: eh si alla fine tutti i cavalieri sono dalla parte dei varden...ed è giusto che sia cosi muhahha!! per quanto riguarda il caro e vecchio ( e non dimentichiamo pelato! XD) galba ha la testa dura, e alla fine, batti che ti ribatti, se l’è rotta! grazie per i complimenti!! spero che questo cappy ti sia piaciuto!! baci!!

buone vacanze a tutti!! baci
solembun



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