Ma le stelle quante sono?

di lily_livia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Partenza ore 11, binario 9 e 3/4. PROLOGO ***
Capitolo 2: *** "Vorrei trovare qualcuno di speciale, come Lily Evans ha trovato James Potter." ***
Capitolo 3: *** "Quanto mi dispiace per lei. E' una ingiustizia." ***
Capitolo 4: *** "Il sole non sorge per me." ***
Capitolo 5: *** "Un bacio casto e puro. Ma pur sempre un bacio." ***
Capitolo 6: *** "Provo qualcosa per la tua anima" ***
Capitolo 7: *** "Ma come siamo volgari Remus!" ***
Capitolo 8: *** "E rimasero così." ***



Capitolo 1
*** Partenza ore 11, binario 9 e 3/4. PROLOGO ***


A pochi minuti alle ore 11, nei pressi del binario 9 e ¾ della stazione di King’s Cross a Londra centinaia, se non miglialia, di genitori stanno dando le ultime raccomandazioni ai propri figli, ma, tra questi si nota particolarmente una ragazza dai vispi capelli di un rosa acceso, o come si direbbe alla babbana “color gomma da masticare”.
Una donna dall’aria sciupata stava parlando con la propria figlia, o meglio, discutendo.
“Ninfadora ricordati di scriverci! E, per favore, evita di farci scrivere già nella prima settimana dal professor Silente!”
“Si mamma, ma perfavore mi potreste GENTILMENTE lasciar andare? Sto per perdere il treno diamine! E poi, cazzarola, smettila di chiamarmi così!”
Un uomo, presumibilmente il padre di questa ragazza, si alterò visibilmente.
“Dora non rivolgerti in questa maniera a tua madre! E poi, per l’amor di Dio, vuoi evitare di andare in giro con i capelli di questo colore strampalato?”
“Si, certo papà.” La ragazza si rivolse al padre con un tono di accondiscenza. “Vabbé, voi fate come volete, io vado! Adios mamma, adios papà!
“Corri ed evita di far danni!” La coppia di genitori dopo aver urlato alla figlia l’ultima, e probabilmente inutile, raccomandazione si avviarono verso l’uscita.
 
 
“Jessie! Jessie girati!” Ninfadora stava cercando di avere l’attenzione di un ragazzo che, probabilmente cercando qualcuno, stava facendo avanti ed indietro vicino al treno.
Il ragazzo si girò e per tutta risposta, con un tono fintamente arrabiato si rivolse alla giovane.
“Diamine Ninfadora ti stavo aspettando! Dove ti eri cacciata? Sono tre mesi che non ti vedo!”
“Su Jessie, Ted e Andromeda lo sai come sono, stanno fino all’ultimo a rompere!” La ragazza nel frattempo si stava buttando con le braccia intorno al collo del ragazzo per abbracciarlo quando gli sussurò ad un orecchio “Mi sei mancato, sai?”
Il ragazzo fece un sorriso compiaciuto e disse “Anche tu Dora!” E gli poggiò un lieve bacio sulla guancia sinistra. Jessie era un ragazzo molto alto, con dei capelli biondo scuro e degli occhi verde chiaro, vestito come un normale ragazzo babbano; un paio di pantaloni larghi, delle scarpe sportive ed una maglia color caramello che si intonava al colore dei suoi capelli.
In quel momento si udì il fischio del treno che segnalava l’imminente partenza ed i due ragazzi si affrettarono a salire sulla locomotiva. Dopo poco Ninfadora e Jessie trovarono uno scompartimento già occupato da una ragazza. Quest’ultima aveva dei capelli lunghi e lisci di un color rosso intenso, un fisico slanciato malgrado l’altezza nella norma e delle lentiggini poco sotto i chiari occhi marroni.
La ragazza alla vista dei due esclamò “Finalmente! Vi stavo aspettando! Ciao Dora! Ciao Jessie mio!” Finita la frase la ragazza abbraccio velocemente Ninfadora e con grande fretta si butta verso Jessie, dandogli prima un lieve bacio sulle labbra che poco dopo iniziarono ad approfondire continuando fino alla interruzione di Ninfadora “Sentite, ne avete ancora per molto? Comunque ciao Alexa eh!”
I due sussultarono e staccarono mal volentieri le labbra l’uno dall’altro. Alexa si passo una mano nei capelli dicendo “Scusa Dora, ma non ci vediamo da tanto!”
Ninfadora sbuffo “Se con tanto intendi due giorni ti posso dare ragione! Comunque muovetevi, siete i due capiscuola tassorosso e se non sbaglio dovreste andare a parlare con i professori…”
“Cazzo è vero! Grazie Dora, a dopo!” Finita la grase Alexa corse via dallo scompartimento trascinandosi dietro Jessie.
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“Scusa, posso? Gli scompartimenti sono tutti pieni” Un uomo molto giovane ma con il viso sfregiato in più punti si era affacciato allo scompartimento. Ninfadora sussultò alla vista dell’uomo e gli fece cenno di sedersi.
“Lei è?” Ninfadora, con voce incerta,chiese l’identità dell’uomo.
“Oddio, mi scusi,  non mi sono presentato! Piacere Remus John Lupin, il nuovo professore di Difesa contro le arti oscure!” L’uomo appena finito di pronunciare la frase allungò la mano verso Ninfadora, che ricambiò il gesto. 
Nel frattempo l’uomo si mise ad osservare la ragazza. Aveva dei capelli corti e rosa acceso, indossava una maglietta nera, dei pantaloni attillati e degli anfibi. Insomma, probabilmente già agli occhi di un qualunque babbano sarebbe sembrata particolare, ma agli occhi di un mago come Remus Lupin era decisamente strampalata. A questo pensiero gli sfuggi un sorriso molizioso.
“Piacere, Ninfadora Tonks, tassorosso del settimo anno.”
Remus alzò un sopracciglio. “Percaso sei la figlia di Ted Tonks e Andromeda Black?”
“Si, come mai lo sai? Li conosci?”
“NO, cioè, si! Una volta ho accompagnato un mio caro e vecchio amico da lei quando era incinta.”
“E chi?!” Ninfadora si rese conto troppo tardi di aver usato un tono inadatto per una comversazione con un professore, ma vedendo che non se ne accorse, o almeno non gli prestò troppa attenzione, sorvolò sul dettaglio.
“Un cugino di tua madre, ma perfavore lascia stare…” Remus rispose con un filo di voce e quindi Ninfadora, sappur terribilmente curiosa decise di lasciar cadere la cosa. Per adesso…
Un fischio del treno segnalò l’arrivo.
“Credo che sia il caso di andare Ninfadora, sono lieto di aver fatto la tua conoscenza, a presto.”
“Uhm, si professore, ma una cosa sola...”
“Dimmi Ninfadora.” Remus acconsentì con un tono curioso.
“Non chiamarmi Ninfadora!” A questa affermazione scappo una minuscula risatina a Remus.
“E come dovrei chiamarti?”
“Credo che il mio cognome sia la cosa più adatta professore..”
“Uh! Va bene Tonks! Al più presto” Detto questo Remus uscì dalla scompartimento.
 Quella strampalata ragazzina fece sorridere Remus per qualche secondo mentre scendeva dal treno, ma poco dopo si rese conto proprio del fatto che fosse una ragazzina e scaccio immediatamente Ninfadora dia suoi pensieri.
 
 
-ANGOLO DELLA SCRITTRICE-
WELLA! Mi presento, sono Livia!
(WOW! Perspicace, non l’avrei mai capito dal nome dell’account!)
Zitta vocina fuori campo del cazzo!
Rieccomi! Spero questo inizio di FF vi piaccia, ovviamente è solo un PROLOGO, quindi la lunghezza dei prossimi capitoli sarà di gran lunga maggiore! Il motivo del titolo lo capirete presto, per ora vi dico solo che è una cosa mia che ho deciso di mettere nella FF! Non so ogni quanto riuscirò a scrivere, è la mia prima ff e non so bene come riuscirò a gestirla, ma vi assicuro un capitolo a settimana! Purtroppo l’orario è, e sarà quasi sempre intorno alla mezzanotte o più tardi, visto che ho tempo solo la notte… Meno male che siamo quasi a giugn… CAZZATA! Ho gli esami, quindi non voglio che la scuola finisca S: HELP ME!
Recensite e dite che ne pensate. Riguardo il linguaggio scurrile (o SCORREGILE, come preferite) ritengo sia più che adeguato e poi io sono una persona estremamente volgare, del tipo che metto la parola cazzo ogni 15 parole… (Insomma, è una bellissima parola! La metti dove ti pare e migliora la frase!) Ma se proprio vi da fastidio ditelo e cercherò di evitarlo…
RIPETO, recensite please :3
Detto questo faccio un piccolo annuncio e mi dileguo! Sto cercando dei collaboratori, persone che mi aiutino anche soltanto facendo da BETA TESTER (Mh, paroloni!) dei vari capitoli.
Come promesso mi dileguo! Alla prossima! (Schiocca la dita e si materializza a letto visto che sono quasi le due e domani ho due interrogazioni)

P.S. Se faccio casino ditemelo!

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Capitolo 2
*** "Vorrei trovare qualcuno di speciale, come Lily Evans ha trovato James Potter." ***


“E quindi, all’alba di questi tempi bui vi chiedo di ricordare che per trovare la felicità basta accendere la luce. Lascerei volentieri tutti voi ragazzi al meraviglioso banchetto ma credo opportuno presentare a tutti il nuovo professore di difesa contro le arti oscure, il professor Remus Lupin. E’ il professore più giovane che Hogwarts abbia mai avuto, lo ricordiamo come un brillante studente dai tempi in cui frequentava la scuola. Detto anche quest’ultimo avviso vi lascio mangiare!” Così il preside finì una lista di annunci e raccomandazioni che per tutti gli studenti era stata infinita, o meglio, per tutti meno che per una ragazza dai capelli rosa seduta al tavolo di Tassorosso.
“Hey Dora! Ci sei?”Alexa stava squotendo senza molta delicatezza il braccio di Ninfadora mentre, quest’ultima, era impegnata a fissare il tavolo dei professori, più precisamente stava fissando il professor Remus Lupin.
“Si! Scusa, stavo pensando…”
“La smetti di fissare Lupin?”
“Cosa?! Non sto fissando Lupin!” La ragazza rispose con un tono un po’ troppo alto ed attirò l’attenzione di alcuni primini seduti a qualche posto dalle due ragazze.
“Certo, e magari hai anche deciso di comportarti decentemente quest’anno!” Intervenì Jessie, con un tono di sfottò.
“Smettiamola di sparare cazzate! Qui i primini ci fissano. E per la cronaca, NON stavo fissando Lupin! E che cazzo!”
“Dora! Non sconvolgere i novellini!” Intervenì nuovamente Jessie.
“Bah! Io vado, notte Alexa, notte Jessie, notte tassorosso!” Ninfadora si avviò verso il portone della sala grande, quando, con un movimento quasi impercettibile si girò verso il tavolo dei professori e si soffermò nuovamente ad osservare il nuovo professore di difesa. Aveva dei capelli color castano chiaro, quasi color caramello e degli occhi marroni. Aveva un’aria quasi deperita, ma quello che interessava di più Ninfadora erano le sue cicatrici. In quel momento si rese conto che una di queste sembrava molto recente, ma la ragazza dai capelli rosa si convinse di aver visto male.
“Hey raggio di sole ci sei? Ti accompagno alla sala comune!” Nel frattempo mentre Ninfadora era assolta dai suoi pensieri  Jessie Pinkman le si era avvicinato.
“Certo Jessie, basta che smetti di chiamarmi con questo nomignolo smielato!”
“Uff… Sei proprio difficile coi nomi cazzarola! Dai andiamo Dora!”
Detto questo i ragazzi si avviarono con un passo strascicato dettato dalla stanchezza verso la sala comune di tassorosso. Arrivati davanti all’entrata Ninfadora si bloccò ed iniziò a fissare Jessie.
“Per quale motivo mi fissi, mio amato raggio di sole?”
“La parola d’ordine Jessie.”
“Cosa ti fa pensare che io sappia la parola d’rodine, cara Ninfadora?” Jessie calcò il nome della ragazzo volutamente.
“Diamine! I caposcuola dovrebbero saperla!”
“Mh, forse hai ragione… SI! Direi proprio di si, un caposcuola tassorosso dovrebbe sapere la parola d’ordine! Se vuoi provo a cercarne uno nella sala grande!”
“Fanculo Jessie!” Il ragazzo scoppiò a ridere mentre la ragazza si avvicinava con aria furiosa al quadro.
“Fiducia!” Urlò la ragazza.
“NO!” Fu la risposta secca del quadro, raffigurante una donna paffuta che rivolse uno sguardo perplesso a Jessie che si stava piegando in due dalle risate.
“Cribbio! Alleanza!” Nel frattempo Jessie si stava asciugando le lacrime dalle risate.
“Amicizia!”
“”NO!”
“Onore!”
“NO!”
“Stupido quadro di merda! Apriti cazzo!”
“Cioccolato” Si inserì Jessie con un tono di nonchalance recuperato non si sa come in mezzo alle risate che lo stavano soffocando.
“Entrate!” Il quadro si aprì sbuffando, rivelando una stanza molto grande, ornata con i colori giallo e rossi. La stanza era vuota se non per un paio di ragazzini del terzo anno che confabulavano fittamente tra loro e una coppia del sesto anno che si era appartata su un divano vicino al fuoco scoppiettante.
“Dora io aspetto qui Alexa. Tu che fai?”
“Vado a dormire! Notte!”
Ninfadora si alzò sulle punte dei piedi per dare un bacio sulla guancia di Jessie ed iniziò ad avviarsi verso le scale del dormitorio femminile. Entrò in camera , Valerie WoodStock, una ragazza dai capelli biondi come il sole e lunghi fino a metà spalle, e Mary Campbell, una ragazza con dei capelli marrone scuro e ricci, si stavano parlando così fittamente da non accorgersi quasi della presenza della ragazza dai capelli rosa che, appena entrata, lanciò il mantello della divisa ai piedi del letto e si buttò su quest’ultimo ancora con i vestiti addosso, addormentandosi con il pensiero del nuovo professore di difesa contro le arti oscure.
 
 
“ALZATI DAL LETTO RAZZA DI BRADIPO!” Alexa stava inutilmente cercando di far svegliare Ninfadora, ma a quanto pare stava trovando qualche problema.
“Ale prova a lanciargli un Levicorpus!” Valerie approdò all’ultima spiaggia, le fatture. Se non avesse funzionato neanche il Levicorpus ben piazzato di Alexa avrebbero lasciato Tonks svenuta sul suo letto e sarebbero andate  a colazione.
“LEVICORPUS!” Esclamo Alexa, puntando la bacchetta verso Ninfadora che stava continuando ad oziare tranquillamente. Tranquillamente finché non si ritrovò a volare in aria a testa in giù!
“Ma che cazzo succede! Per Tosca!” Dora urlò qualche imprecazione quando Alexa, resasi conto che la fattura aveva avuto l’effetto voluto la fece cascare brutalmente sul letto.
“Finalmente! Tonks la prossima volta ti lasciamo qui!” Esclamò Mary, senza degnarla di uno sguardo, troppo impegnata a districare il nido di rondine che si ritrovava in testa.
“MH, ho sonno stronze!”  Esclamò Ninfadora risistemandosi la coperte e mettendo la testa contro il cuscino.
Le tre compagne di stanza sveglie si guardarono, fecero un segno con la testa ed iniziarono ad andarsene.
“Muovi il culo, in prima ora c’è il tuo bellissimo professor Lupin! Noi scendiamo.”
Ninfadora si agitò nel letto per qualche secondo quando realizzò una cosa.
“OH CAZZO OGGI C’E’ LEZIONE!” Nel giro di trenta secondi Dora stava sotto la doccia e pochi minuti dopo si stava lavando i denti mentre cercava di indossare la divisa color nero e giallo.
Finito di vestirsi e lavarsi corse a prendere la borsa ed i libri. Prese dei libri a caso sperando di azzeccarne almeno qualcuno, e ricordandosi di quello che avevano detto le sue compagne prese anche il libro di difesa. Finita la borsa si scapicollò nella sala grande, ormai quasi vuota, a cercare qualche tassorosso del settimo anno per sapere dove doveva dirigersi, quando finì addosso ad una donna. L’ultima persona che avrebbe voluto incontrare! La professoressa Minerva McGrannit che la scrutò con un sopracciglio alzato e prima che potesse aprire bocca venne sommersa dalle parole decisamente disordinate di Ninfadora.
“Scusi prof! Ritardo! Davvero! Percaso ha la lista degli orari del settimo anno Tassorosso?”
“Signorina Tonks questo ritardo è assolutamente disdicevole! Non prenderò provvedimenti soltanto in quanto primo giorno!” Finendo la frase porse alla ragazza una pergamena con su scritti degli orari. Ninfadora la prese al volo e lesse – LUNEDI’, PRIMA ORA : DIFESA CONTRO LE ARTI OSCURE CON LA CASATA CORVONERO-.
“Grazie mille professoressa!” La professoressa non fece in tempo a ribattere che Ninfadora già si era dileguata correndo verso l’aula di difesa. Arrivata davanti alla porta con un ritardo di ben venti minuti inspirò ed espirò per riprendere fiato ed entrò con molta tranquillità nell’aula avviandosi verso il SUO posto che era stato occupato da un ragazzo bassino con gli occhiali di Corvonero di cui neanche ricordava il nome.
“Scusami, lascia il MIO posto.” Disse Ninfadora prima ancora che il professore, impegnato con un armadio traballante, si accorgesse della sua entrata.
“Ma, ma, ma io sono arrivato prima!” Disse insicuro il ragazzo di Corvonero.
“Quindi? Quello è il MIO posto, mi ci siedo da sette anni ed adesso non cambierò sicuramento posto perché tu non vuoi alzare il tuo culo!”
Il ragazzo tirò un sospiro a metà tra uno sbuffo ed un grunito spaventato e si avviò verso un banco vuoto in prima fila.
Nel frattempo il professore si era accorto della presenza di Ninfadora ed aveva assistito alla scena.
“Mi scusi signorina Tonks, ha una buona giustificazione per questo suo ritardo?” Disse Remus con il tono più autoritario possibile e cercando di non ridere pensando che quella ragazza stava facendo esattamente quello che faceva lui tredici anni prima.
“Uhm” Mugugnò Tonks. “No! Ma mi sembrerebbe alquanto ingiusto interrompere la lezione quindi PREGO CONTINUI!” Tonks calcò le ultime parole come a far capire al professore che non aveva la minima intenzione di restare li a discutere.
“Questa sera alle 8 nel mio ufficio.” Disse autorevole Remus, riprendendo come niente fosse la lezione. Lezione che ovviamente Ninfadora non ascoltò malgrado fosse interessante, perché doveva ammetterlo, Remus Lupin sapeva spiegare in una maniera avvincentissima. Non ascoltò per non darla vinta al professore.
“Hey Dora, meno male che sei arrivata, quel Corvonero sfigato ci stava provando con me! Era fastidiosissimo! Spero Jessie non se ne sia accorto altrimenti fa un casino!” Alexa parlò alla compagna di banco con un tono forse troppo alto visto che il professore le scoccò una occhiata che probabilmente voleva essere di rimprovero ma quello che ne venne fuori non fu il risultato desiderato.
“Tranquilla Exa! Senti io mi faccio una dormitina, se mi chiama dammi una gomitata!”                                                                              Alexa guardò l’amica trattenendo una risatina. “Quando la smetterai? Anzi no, aspetta lasica stare, lo so che non smetterai mai!”
“Bingo!” Rispose Ninfadora.
“Eh?”
“Niente lascia stare, modi di dire babbani…”
“Un giorno mi dovrai fare una lezione approfondita di modi di dire babbani, sembrano molto fighi!”
“Ma scusa vai a babbanologia noi?”
“Ma i modi di dire babbani sono più babbanevolmente babbani delle banali cose babbane che si fanno a babbanologia!”
“Eh?! Vabbé, lascia stare! NOTTE!” Detto questo la ragazza appoggiò la testa sulle braccia che teneva incrociate sul banco.
 
“Cazzo DORA!” Alexa stava chiamando la ragazza dai capelli rosa.
“Oh? Che vuoi?” Mentre Ninfadora si rivolgeva a Alexa quest’ultima faceva segno di guardare verso la cattedra.
“Ah si! Scusi professore!”
“Signorina Tonks, vedo che tiene così tanto alle sue serate libere che non credo le dispiacerà passare tutte le sere da oggi a venerdì nel mio ufficio!”
“Eh, ma che sta dic…” Una gomitata da parte di Alexa interruppe la frase di Ninfadora che si stava rendendo conto troppo tardi di starsi rivolgendo ad un professore. Già aveva problemi ad essere rispettosa nei confronti degli altri professori, figuriamoci con un professore che non ha frequentato Hogwarts insieme a lei per pochio anni…
“Cioè, mi scusi professore!” Ninfadora capito che non era il caso di dormire iniziò a scarabocchiare boccini, pluffe e bolidi sulla pergamena fine a fine lezione.
 
 
“Ok ragazzi andate, a presto! E lei signorina Tonks si ricordi, stasera alle 8, niente scuse!”
“Si professore.” Dora rispose alquanto scazzata e decisa a darsi malata, sarebbe stata una serata lunga, lo sapeva, quindi decise di riposarsi.
“ALEXA! Vieni un attimo!” Ninfadora stava chiamando l’amica, al momento occupata a parlare con il ragazzo, Jessie.
“Ragazzi copritemi perfavore, non mi sento bene, vado sopra a riposarmi.”
“Certo, tu stai male e gli unicorni non esistono e non volano… Và và! Noi ti copriamo.” Dora rise all’affermazione dell’amico, in quanto gli ricordava un modo di dire babbano che però al momento non ricordava.
“Io vado! ADIOS!”
Con un ultimo cenno della mano Ninfadora si dirisse verso la sala comune di Tassorosso. Ma, una volta entrata non salì le scale del dormitorio, bensì si controllo intorno e si avvicinò al sottoscala, dove vi era un mattone di un colorito leggermente più chiaro. Dora lo spinse e pronunciò la parola –ossirvas-. Una scala a chiocciola molto stretta comparì davanti a lei. Tonks salì sul rimo gradino e lentamente fece tutte le scale. Una volta arrivata alla fine della scala un sorriso, uno di quelli veri, si fece spazio a forza sul viso della ragazza. Era tutto come lo aveva lasciato. La soffitta, col suo soffitto vetrato e la sua polvere. Tutto era come lo aveva lasciato. Ovviamente! Era l’unica Tassorosso presente ad Hogwarts che conosceva quel posto. Il suo posto! In realtà sarebbe stata ben contenta di salirci con qualcuno dei suoi momentanei ragazzi precedenti, c’era andata molto vicina. Ma mai era stata veramente convinta di riuscire a dividere il suo piccolo pezzo di paradiso con qualcuno. Ma se lo sentiva. Quest’anno ci avrebbe portato qualcuno. Qualcuno di speciale! Era stanca delle sue relazioni saltuarie. Voleva una relazione un po’ come quella di quei due ragazzi morti pochi anni prima di cui aveva sentito parlare da sua madre. James Potter e Laila Evans, o forse Lily, non ricordava. Ma se c’era una cosa che ricordava era il fatto che questi due ragazzi si amavano e che avevano protetto fino alla fine la cosa che più amavano. Loro figlio. Perché si, perquanto fosse una ragazza rude, che appariva senza cuore, Ninfadora voleva conoscere l’Amore. Quello vero, quello che ti fa battere il cuore veramente. Quello per il quale avrebbe fatto salire qualcuno sulla SUA soffitta. Voleva anche una altra cosa, che però sentiva sarebbe arrivata insieme alla prima, scoprire la stelle quante sono. Era per questo che passava il suo tempo in soffitta. Era per questo che la amava! Perché col soffitto vetrata poteva provare a contare le stelle. E con questi pensieri in tenta Dora si addormentò.
 
“Mh, mhh, ma che ore sono? AWW, che sonno cribbio!” Ninfadora alzò lo sguardo verso la parete dove aveva attaccato un orologio babbano per evitare di perdere la condizione del tempo in quel posto che tanto amava.
“CAZZO! Sono le otto meno dieci!” Dora si alzò di scatto dalla coperta appoggiata per terra e scese le scale silenziosamente. Appena arrivata nel sottoscala controllò che nessuno la avesse vista. E poi, iniziò a correre, perché in realtà, anche se non lo avrebbe mai ammesso, voleva parlare con il professor Lupin. Lo interessava particolarmente. Forse anche troppo! Ma Dora di questo non si interessava.
Finita la corsa si ritrovò davanti al vecchio ufficio del professor Connan, sperando che l’ufficio del professore di difesa rimanesse sempre quello! Aprì la porta e si sporse a guardare. Un ufficio disordinato con un cumolo di libri fatiscenti e dall’aria alquanto vecchia poggiati sulla scrivania copriva il viso del professore, che appena vide la ragazza balzò in piedi agitato.
“Oh, ehm, eccoti signorina Tonks!” Disse balbettando (come una balbuziente e balbettante banda di babbuini) e facendo sparire con un gesto deciso della bacchetta i grandi tomi presenti sulla sua scrivania.
“Buonasera professore.” La ragazza salutò il professore, stupida sia per i suoi modi irrequieti (insomma, sembrava così deciso a lezione!) che per la sua fretta di far sparire quei libri.
“Ehm, si grazie, anche a te! Uhm, accomodati prego!” Il professore fece un cenno verso una sedia vicino a lui.
“Questo vuol dire che non mi farà pulire trofei oppure fare cose assolutamente noiose e pallose?” Come al solito Dora non si rese conto dell’ineguatezza del vocabolario che stava usando. Ma il professore invece di arrabbiarsi rise.
“Aah, Ninfadora, mi duole deluderti ma non riesco a dare punizioni già di mio, ma se in più mettiamo il fatto che ne ho ricevute più di quante tu possa immaginare, credo proprio che sarò un pessimo insegnante. Non credi?”
“LEI? In punizione? Se lei è mai stato in punizione allora la stamberga strillante è stregata sul serio!”
Remus in quel momento scoppiò a ridere.
“Professor Lupin tutot bene?” Chiese Ninfadora.
“Cara Ninfador-“ Ninfadora lo interruppe. “Tonks o Dora, ma NON ninfa dora!”
“Mh, ok DORA. Dicevo. Cara Dora, con chi credi di avere a che fare?”
“Beh, visto l’elogio che Silente ti ha dedicato potrei dire che eri uno studente modello, smistato in Corvonero che stava sempre a litigare con chi faceva casino e andavi in giro sgridando chiunque facesse la minima cosa che non sembrava lecita.” Remus rise di nuovo.
“Cara Dora, sul serio pensi che io fossi così?”
“Oh per Tosca, eri peggio?”
“Dora cara, ti dice niente il nome “Malandrini?”
“Certo quello dei tipi che hanno fatto la mapp-“ Dora si interruppe rendendosi conto che non era il caso dire ad un professore della mappa. No, non era proprio il caso.
“Dora tranquilla, so della mappa, anzi la conosco meglio di quanto tu creda!”
“Non so di che cosa tu stia parlando!” Dora si mise sulla difensiva, poteva toglierle tutto ma non la mappa!
“Accio MAPPA!” Remus esclamò l’incantesimo ed una mappa sgualcita levitò fuori dalla borsa di Ninfadora la quale cercò di prenderla al vola prima che finisse nelle mani del professore.
Remus la guardò, fece un piccolo sorriso e disse “Guarda un pò come la hai trattata male! Hai idea del tempo che abbiamo perso cercando di farla funzionare? Non esiste più il rispetto delle cose altrui!”
Ninfadora rimase con la bocca spalancata. Possibile che fosse lui i famoso Remus Lupin? Il Remus Lupin dei Malandrini? No, impossibile! Anche se…
“Scusi professor-“ “Dora, Remus, perfavore.” “Eh, si, cioè. Scusa Remus ma tu sei il Remus Lupin dei Malandrini? L’amico di James Potter, Sirius Black e Peter Minus?”
“ERO! Cara Dora, purtroppo lo ero. Credo che se conosci la loro fama conosci anche la fine che hanno ingiustamente fatto Ramoso e Felpat- volevo dire James e Sirius…”
“Si certo! Santa Tosca! Sei sul serio tu? Non ci posso credere!”
“Eh, Dora, mi fa piacere che tu sia entusiasmata. Ma questo non toglie che hai trattato in maniera indecente la MIA bambina!
“Fammi il piacere Remus! La ho aggiornata! Non era neanche completa!”
“Come non era completa stai scherzando?”
“No. Hai mai sentito parlare della soffitta di Tassorosso?”
“Come? Ma è una leggenda!”
“Uh! I Malandrini hanno fallito! Guarda!” Dora aprì la mappa e indicò una stanza vicino alla sala comune di Tassorosso.
“Ti devo i miei complimenti Dora!”
“Maddai, è stato facile, è bastato disegnare la stanza, scoprire gli incantesimi apllicati con un Rivelus Incantatem e riapplicarli cercando di non fare casino!”
“Sul serio sei andata a casa e ci sei riuscita la prima volta?”
“Si, perché? E’ stato pericoloso?”
“Per te no! Ma per la mappa si! Abbiamo bruciato centinaia di fogli di pergamena sbagliando l’ordine e la pronuncia degli incantesimi!”
“OH! Sul serio? Aspetta Remus!”
“SI cara Dora?”
“Posso chiederti un favore?”
“Certo!”
“Mi puoi parlare di James Potter?”
Remus sussultò. Come poteva riaprire le ferite che si stavano lentamente rimarginando? Ma non poteva neanche rifiutare una richiesta da Ninfadora, così simile a lui, ma anche così diversa! Remus non sarebbe mai riuscito a negare una risposta alla ragazza. Malgrado le poche parole e il fatto che fosse una sua studente Remus sentiva che questa ragazza era speciale. Ma ovviamente non lo ammetteva a se stesso.
“Perché?”
“Se tu mi parli di lui io dopo te lo dico!”
“Mh, e se dopo non me lo dici?” Scherzò Remus.
“Chi vivrà vedrà!”
“Cosa vuoi sapere di lui?”
“Come si comportava a scuola?” Questa domanda suscitò un sorriso a Remus.
“Tu come pensi?”
“Ah non lo so! Lo sto chiedendo a te!”
“Sei sicura di volerlo sapere?” Chiese malizioso Remus.
“SI! Uffa Remus!”
“Si comporta esattamente come te!” Ghignò Remus.
“Dai Remus Lupin! La mia era una domanda seria e con scopi ben precisi!”
“Quali scopi?” Dora arrossì.
“Scopi privati!”
“Ripeto, io ti ho risposto. Ora tocca a te!”
“A fare cosa?”
“A rispondere, ovvio!”
“Quando abbiamo detto che ci saremmo fatti domande a vicenda?”
“Detto veramente mai. Ma lo ho deciso io.” Ghignò nuovamente Remus. Quella ragazza riusciva a tirare fuori il lato malandrino che era in lui proprio come i Malandrini facevano un tempo.
“Qualcosa mi dice che se provo a desistere finirà male. Dai, chiedi.”
“Cosa vuoi fare dopo Hogwarts?”
“Devo rispondere per forza?”
“Ovvio! Non mi sembra una domanda così strana!”
“Perfavore non ridere però!”
“Tranquilla!” Remus stava diventando impaziente di scoprire del misterioso futuro di Dora.
“Voglio incontrare qualcuno di speciale. Un po’ come Lily Evans ha trovato james Potter. Hai presente? Oh si che hai presente! Che domande del ca-spio! Qualcuno con cui io possa stare bene. Poi vorrei diventare Auror, ho sentito che anche se sono goffa le mie doti da metamorfogus potrebbero aiutarmi molto. E poi infine, ma sicuramente non meno importante, vorrei sapere le stelle quante sono.”
Gli occhio di Remus brillavo. Solo in quel momento Dora si rese conto che i suoi occhi non erano dei semplici occhi marroni. In genere gli occhi di quel colore non erano profondi, non trasmettevano sensazioni. Ma gli occhi di Remus erano profondi, sembrava di potergli scrutare l’anima.
 
Una singola lacrima segnò la guancia di Remus.
“Remus tutto bene? Scusa veramente! Qualsiasi cosa abbia fatto scusa!”
“Tranquilla Ninfadora, tranquilla. Soltanto che mi ricordi James. Mi ricordi tantissimo James.” E questa volta Ninfadora non ebbe il coraggio di correggere Remus per aver usato il suo nome.
“Remus, scusa. Potrei farti una altra domanda?”
“Certo Dora” Annui Remus con il sorriso sulle labbra.
“Come ti sei fatto quei graffi?”
Remus esitò. Per un secondo ebbe l’idea di spiegarle tutto. Ma questo pensiero scoparve, per lasciare quello che per Remus era la cosa giusta da fare.
“Scusa Dora ma sono cose di cui non credo di volerne parlare. Non me ne volere male. Comuqnue credo che sia il caso che tu vada.” Ninfadora rimase spiazzata per l’improvviso cambiamento di Remus. Probabilmente aveva toccato un tasto dolorante. Si appuntò mentalmente di scivere a sua madre per avere informazioni su Remus Lupin.
Mentre ormai stava solcando la porta Ninfadora venne raggiunta dalla voce di Lupin.
“Dora, sono un pessimo professore vero?”
La ragazza ci pensò un attimo prima di rispondere.
“No, non credo proprio, professor Lupin.”
“Ah, Ninfadora! Forse non è il caso che tu parli troppo di questa serata e di cosa ci siamo detti. Non credo che gli studenti mi ascolterebbero troppo sapendo che sono un ex malandrino.”
“Di cosa sta parlando professore? Ho passato la serata a lucidare trofei! Veramente non la capisco!” Ninfadora finita la frase fece un cenno con l’occhio al professore ed uscì.
 
 
 
 
-ANGOLO DELLA AUTRICE-
 
Nuovo capito! Partendo dal presupposto che nessunao delle mie 4 beta lo ha betato XD (Lo so che è una cazzata metterlo ma sono troppo curiosa di vedere se sarà apprezzato!)
A dire la verità non c’è molto da dire in questo capitolo. Vediamo il primo incontro ravvicinato di Remus e Tonks.
Ammetto di dovermi scusare per i nomi. Non ho molta fantasia (Vedi Jessie Pinkman di Breaking Bad e Mary Campbell della zuppa Campbell che sta nei quadri di Worhol.) XD. Volevo anche dire che sono a conoscenza del fatto che la sala comune di Tassorosso non ha la parola d’ordine, bensì una specie di tamburo. Ma per trovarmi meglio ho fatto questa scelta. :P
Sappiate che il capitolo tre è già a buon punto e potreste vederlo molto presto. A patto che riscontri successo questo capitolo!
Ok, smetto di sparare cazzate che è meglio e torno a studiare altrimenti mia madre chi la sente se mi bocciano!
(Sicuramente non io visto che sei TU quella che non ha fatto un cazzo durante tutto, ribadisco TUTTO, l’anno!)
ZITTA VOCINA DI MERDA! Il fatto che tu abbia ragione non ti autorizza a sbattermi in faccia la realtà! Al massimo mi puoi sbattere in faccia Theo James! Ma non il fatto che io non studi!
 
Vabbè, lasciando stare i miei sproloqui interiori spero che il capitolo via sia piaciuto!

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Capitolo 3
*** "Quanto mi dispiace per lei. E' una ingiustizia." ***


Ninfadora, lasciato l’ufficio del profesor Lupin, senza sapere l’orario, si stava avviando verso i dormitori. Incontrò due ragazzini, probabilmente del secondo anno. Ma Ninfadora non fece caso a quei ragazzini che bighellonavano dopo il coprifuoco. Il suoi pensieri erano diretti a tutt’altro. Erano diretti alle cicatrici dell’uomo con cui aveva parlato fino a poco prima. Quelle cicatrici trasmettevano dolore e sofferenza. Senza quasi accorgersene Ninfadora arrivò davanti alla camera. Una volta spalancata la porta vide le compagne di dormitorio che chiacchieravano sul letto di Alexa. O forse quello di Valerie? Non si riesce mai a ricordare, ogni anno se lo scambiano.
“Cazzo Tonks è l’una! Dove sei stata?” Alexa scrutò Dora che nel frattempo stava buttando come suo solito il mantello per terra, ai piedi del letto.
“La punizione con Lupin. ‘Notte” Ninfadora non ascoltò le parole che le compagne le stavano riferendo. Si buttò sul letto ed iniziò a pensare al Professor Lupin. AI suoi modi di fare gentili. Alle sue misteriose cicatrici. Ma in quel momento  una immagine apparve nella sua mente. I suoi occhi. Quegli occhi marroni che sembravano essere normali. Ma se osservati trasmettevano amore, sofferenza e solitudine. Dora si chiese se era sposato. O forse aveva una compagna, in fondo era giovane. Avrebbe chiesto a sua madre informazioni, se ricordava bene Remus le aveva detto di aver conosciuto sua madre e suo padre. Con il cervello annebbiato dai pensieri. E per la secondo volta in due giorni si addormentò pensando al suo professore di difesa.
 
 
“Svegliati emerita cogliona ritardataria!” Questa mattina era il turno di Valerie per svegliare Tonks.
“SESE, ora mi alzo, tu intanto vai.” Dora non aveva la minima intenzione di andare a lezione. Avrebbe passato la giornata nella sua soffitta.
“Ok, ma muoviti!”
“SI! Ora vai!”
Ninfadora aspettò che Valerie uscisse per cominciare a cercare la mappa del malandrino quando ricordò di averla dimenticata nello studio di Remus.
“CAZZO!” Imprecò Tonks. Il Professor Lupin avrebbe potuto sapere dove era la sarebbe potuta venire a cercare. Anche se in realtà sentiva che non lo avrebbe fatto, non potè non preoccuparsi. Ma alla fine che sarebbe successo? Avrebbe preso una strigliata da un uomo misterioso.
Prese dei rotoli di pergamena, una penna e dell’inchiostro, fece un cenno a un piccolo gufo appollaiato sopra l’armadio, che in risposta si affrettò a posarsi sulla spalla della ragazza.
Ninfadora si avviò fuori dal dormitorio e scese le scale. Entrò nel sottoscala, spinse il mattone, mormorò a bassa voce la parola d’ordine e salì gli stretti scalini.
“Eccoci qui Leo!” Mormorò al piccolo gufo che nel frattempo si era appollaiato su una finestra lasciata socchiusa.
Ninfadora spiegò la pergamena, appoggiò la boccetta di inchiosto per terra ed intense la piuma.
 
Ciao Mamma, Ciao Papà.
Come va? Qui tutto bene. So che siete sorpresi di vedere una lettera da parte mia visto che ne avete viste ben poche in questi sette anni. Come forse saprete il mio nuovo professore di difesa è un certo Remus Lupin. Mi ha accennato di averti conosciuto anni fa. Volevo chiederti qualcosa sul suo conto. Percaso sai come si è procurato le cicatrici che ha sul volto? Anche se non so se tu le hai viste. Potrebbero essere recenti. Mi incuriosisce abbastanza e non credo voglia spiegarmi a cosa siano dovute.
Rispondete presto. Un abbraccio,
    Dora
 
Dora rilesse la lettera. Mh, si poteva fare.
“Leo, vieni qui!” Al suo richiamo il piccolo gufo si avvicinò in volo alla ragazza, la quale gli legò il rotolo di pergamena alla zampa.
“Portalo a casa e sbrigati, se vedi che non rispondono subito inizià a rompergli le palle ok?” Finita la frase si rese conto che  forse il gufo non la avrebbe capita, ma lasciò stare e lo osservò partire verso casa dei genitori.
“Aah, che son-“ Dora non fece in tempo a finire la frase che si rese conto che c’era qualcosa che non andava. I suoi genitori dopo due giorni ancora non le avevano scritto. Si, era indubbiamente strano, ma magari si erano resi conto che Dora era quasi maggiorenne e che magari la potevano anche lasciare in pace.
 
 
Erano passate circa sei ore quando Leo becco il viso ad una Ninfadora che si era lasciata trasportare dal sonno.
“MH, oh eccoti!” Esclamò Tonks, slegando il foglio di pergamena spiegazzato.
 
 
Cara Dora,
Per prima cosa ci scusiamo se non ti abbiamo scritto ma purtroppo stiamo avendo del lavoro straordinario e quindi non abbiamo avuto molto tempo, ed inoltre, abbiamo pensato che fossi abbastanza grande per iniziare l’anno senza di noi.
Noi stiamo bene, ma per delle piccole complicanze abbiamo lasciato momentaneamente la nostra casa. Mi dispiace deluderti ma se Remus è restio a donarti certe informazioni non credo che sia giusto nei suoi confronti parlarti di qualche suo segreto. Siamo contenti che tu ci abbia scritto ma ti dobbiamo chiedere di non riscriverci più per i prossimi giorni.

Nella speranza che continui ad andare tutto bene,
Mamma e Papà.
 
 
Dora strabuzzò gli occhi. Possibile che i suoi genitori dicessero una cosa del genere? Qualcosa non tornava. Scostandosi i capelli dal viso si sfiorò l fronte e si rese conto che scottava. Perfetto! Malata già dal secondo giorno. Lasciò tutto per terra e si avviò verso l’infermieria.
 
“Buonasera Poppie!”
“Ciao Dora tutto bene? Non hai una bella cera…” L’infermiera squadrò la ragazza della testa ai piedi. Ninfadora si rese conto di non dover avere un bell’aspetto.
“Sono qui proprio per questo.”
“MH, sdraiati su un letto, finisco una cosa e ti visito.”
Ninfadora non fece in tempo a sdraiarsi sul letto che tutto divenne lentamente scuro, fino a diventare nero.
 
 
“NInfadora come ti senti?”
“Uh? Male, cioè una schifo.”
“Stai messa abbastanza male, non ho ancora capito quale malattia tu ti sia presa. Intanto prendi quella pozione NienteSogni. Ti farà dormire fino a che il tuo corpo avrà bisogno di riposare.”
Ninfadora, senza neanche la forza di rispondere bevette dal bicchiere posato sul comodino di fianco a lei in un sorso.
 
 
Si svegliò lentamente. Si sentiva riposata.
“Giorno Poppie! Quanto ho dormito?”
“Giorno a te! Sei sicura di volerlo sapere?”
“Direi di si!”
“Quattro.”
“Solo quattro ore? Pensavo di più!”
“Dora…”
“Si?”
“Quattro giorni.”
“Sul serio?”
“Si cara. Non sono riuscita a capire che cosa avessi. Ma qualunque cosa fosse ora sei sana come un gorgosprizzo. Il Professor Silente è passato stamattina ed ha detto di volerti vedere appena stessi meglio.”
“Come!? Vado subito!”
“NON CI PROVARE!” Urlò l’infermiera. “Devi riposarti. Ora torna a dormire che ho da fare.”
“MA POPPIE!” Ninfadora provò a convincere l’infermiera che rispose con una occhiata che non permetteva risposte e si diresse verso un letto che era stato coperto dalle tendine in fonda alla sala. Sentì una fiebile voce, che poco dopo, seguì Madama Chips fuori dalle tende. Quando Ninfadora si accorse dell’identità dell’uomo distolse subito lo sguardo. Voleva sentire di cosa parlavano!!
“Madama Chips grazie mille, la pozione spesso non evita certe complicazioni…” Disse a bassa voce l’uomo all’infermiera.
Ma di che parlano?!
“Stia tranquillo Remus.”
“Come sta?” Chiese Remus facendo un cenno della testa verso Ninfadora.
“Bene ma ancora non lo sa.”
“Quanto mi dispiace per lei. E’ una ingiustizia.”
“Remus, purtroppo è quello che succede quando si fanno trapelare le proprie intenzioni con le persone sbagliate.”
 Con questa frase Madama Chips e Remus uscirono dalla stanza. Ninfadora non fece in tempo a pensare a quello che aveva appena origliato che la pozione che aveva appena preso  iniziò a fare effetto.
 
 
“Ninfadora! Stai bene?” La voce calma dell’infermiera svegliò Ninfadora.
“Si Poppie!” La ragazza fece per rimettersi a dormire quando si ricordò della conversazione origliata prima di svegliarsi.
“Poppie che giorno è?”Chiese la ragazza.
“Domenica Ninfadora.”
“Poppie io corro dal preside!” L’infermiera fece una smorfia addolorata.
“Certo vai Ninfadora.” Dora corse verso la porta, fregandosene dei vestiti che ormai indossava da cinque giorni. Ad un certo punto si bloccò.
“Poppie!”
“SI?”
“Non chiamarmi Ninfadora!” L’infermiera si lasciò scappare una risatina triste mentre vedeva che Ninfadora aveva ripreso a correre verso lo studio di Silente.
 
 
Centinaia di domande riempivano la testa di Ninfadora, così tante che le impedirono di rendersi conto di essere andata a sbattere contro il professore di difesa contro le arti oscure.
“Scusa Remus, non volevo ma Silente mi deve parlare e sto impazzando! Non so cosa mi deve dire e in più credo di non sapere neanche la nuova parola d’ordine. Remus aiuto!” Ninfadora si stava impanicando ed era finita a sfogarsi contro il suo professore.
“Tranquilla Dora! Silente mi aveva detto di aspettarti qui. Ti accompagno.” Remus non guardava negli occhi la ragazza. Questo piccolo dettaglio fece preoccupare quest’ultima che si impuntò coi piedi per terra.
“Remus. E’ successo qualcosa di grave?” Chiese con un filo di voce al professore.
“Andiamo Ninfadora. Silente ti aspetta.” Non aveva abbastanza coraggio per guardarla negli occhi e mentirle.
Ninfadora iniziò a sudare freddo. Non sapeva cosa aspettarsi. Forse la avrebbero voluta espellere. Forse era successo qualcosa a casa. I suoi pensieri si interruppero nell’esatto momento in cui entrò nello studio del Preside e vide il Professor Silente chino su delle pergamene con una espressione corrucciata. Remus chiuse la porta e sola in quel momento il preside alzò la sguardo. Ninfadora vide tristezza in quei piccoli occhi.
“Signorina Tonks, provo grande rammarico a tenere questa conversazione. Ma partiamo dal principio. Lei sapeva della presenza dei suoi genitori, Andromeda Black in Tonks e Ted Tonks, all’interno del “Ordine Della Fenice”?” Ninfadora vacillò. Si sentiva in cima ad uno strapiombo, e le parola del preside la stavano lentamente spingendo verso il vuoto.
“Eh? Cos? No signore.” Ninfadora sentiva di stare balbettando ma non diede caso alla cosa. Aveva cose più importanti alle quali pensare.
“Immaginavo. E’ una organizzazione segreta che combatte contro un potente mago oscuro, di cui probabilmente avrai sentito parlare, Voldemort. In caso tu voglia esplicazioni sulla questione credo di poter dire che il professor Lupin potrà aiutarti. Ma non è questo il punto. Da una settimana circa i tuoi genitori avevano iniziato a ricevere minacce da parte di alcuni Mangiamorte, i seguaci di Voldemort.  Quest-“
 
Ninfadora interruppe il preside.
 
“La smetta di girarci attorno. Quando sono morti?”
“Due giorni fa signorina Tonks.”
“Chi?”
“Sospettiamo siano stati Bellatrix Black e Rabastan Lestrange.”
“Come sono morti?”
“Posso soltanto dirti che hanno combattuto fino alla fine.”
“Buonaserata signor preside” Ninfadora corse via dalla stanza ignorando i due professori. SI diresse nel primo luogo che le venne in mente. La soffitta di Tassorosso. Entrata nella sala comune decine di sguardi la fissarono. Ma non le importava. Corse nel sottoscala e salì nella soffitta. Si buttò su un letto a baldacchino che stava nell’angolo della stanza.
 
Ninfadora stava fissando le stelle.
 
Pensava solo alle stelle in questo momento.
 
E, le parve, di vederne due spegnersi.
 
La risoluzione del suo dilemma esistenziale non le era mai parsa più lontana.
 
Ma se qualcuno in quel momento gli avesse chiesto quante erano le stelle lei avrebbe risposto che le stelle non esistevano.
 
Perché non poteva esistere qualcosa di così bello in un mondo così ingiusto. Perché le stelle non potevano essere altro che una illusione in un mondo marcio.
 
Passarono minuti, ore, fors’anche giorni. Ma Ninfadora Tonks, incurante delle lezioni e del tempo che passava rimaneva li. A fissare il cielo.
 
 
 
 
Ninfadora al rumore di alcuni passi sobbalzò. Possibile che qualcuno avesse trovato il modo di salire? No. Impossibile. Ma allora di chi erano quei passi?
 
“Dora.” La ragazza sobbalzo di nuovo.
“Che cosa cazzo vuoi?” La ragazza rispose all’uomo che si era avvicinato al letto a baldacchino.
“Niente. Sono giorni che stai qui sopra. Mi stavo preoccupando.”
“Perché mai dovresti preoccuparti? La tua fottutissima vita non ti sta dando il minimo fottutissimo problema!” Remus scosse la testa e guardò la ragazza con un sorriso triste.
 
Possibile che quella ragazza gli ricordasse talmente tanto James?
 
“Sai, anche io quando sono morti i miei mi sono nascosto nella soffitta di Grifondoro.”
“Dovrebbe rassicurarmi la cosa?” Chiese dura Ninfadora, alzandosi dal letto per sedersi vicino Remus al bordo del materasso.
“No, non credo. Ma per me è stato diverso. Dopo neanche due ore avevo James che cercava di sfondare la botola con un incantesimo Bombarda. E poi ci è riuscito! Ma devo ancora essergli grato per essere venuto vicino a me sai? E’ stato più utile di quanto avessi mai potuto pensare.”
“Come ti ha aiutato?”
Remus non rispose, e dopo uno sguardo di insicurezza passo un braccio intorno al collo della ragazza, e vedendo che non opponeva resistenza, la diresse delicatamente verso la sua spalla.
 
 
Ninfadora iniziò a singhiozzare.
“R-r-Remus?”
“Si cara?”
“Gra-aa-z-zie” Remus non rispose al ringraziamento singhiozzato della ragazza, bensì la strinse più forte a se.
Ninfadora rimase tra le braccia dell’uomo per un tempo indeterminato, fino a quando spossata dal pianto si addormentò.
 
 
La ragazza si risvegliò sdraiata sul letto, con una giacca beige che la copriva. Aprendo gli occhi vide Remus Lupin seduto per terra con la testa appoggiata al letto che dormiva.
 
“Hey professore!” Ninfadora mosse delicatamente la spalla del professore.
“Mh. Stai bene Ninfadora?” Remus si strofinò gli occhi e fisso gli occhi lucidi della ragazza ancora stesa sul letto.
“Si, cioè, no, cioè.. Non lo so!” Ninfadora, che per dire la frase aveva alzato in busto, ricadde sul letto, provocando un tonfo rumoroso.
“Dora!” La ragazza non ascoltò il professore e si girò nel letto, dandogli le spalle.
“Ninfadora, guardami negli occhi.” Solo in quel momento notò che i capelli della ragazza erano diventati di un colore marrone scuro.
“Lasciami in pace, perfavore.”
“Non ti servirà a nulla chiuderti in te stessa.” Remus poggiò una mano sulla spalla della ragazza, sfiorandole il colle con la punta delle dita. I capelli di Ninfadora mutarono  il loro colore, lentamente, in un rosso scuro, facilmente confondibile con il colore precedente.
La ragazza si girò e fissò Remus.
“Remus, come farò? Sono sola!”
“Dora, ma cosa dici? Hai degli amici!”
“Si, amici. Intanto nessuno era venuto da me mentre stavo in infermeria. Non che me ne lamenti è! E’ quello che ho sempre voluto.”
“In che senso?”
“Se mi affeziono troppo ad una persona è peggio quando la perdo.”
“Perché dovresti perdere le persone a cui tieni?”
“Ah, non lo so. Non credo di essere la persona giusta a cui fare questa domanda. So solo che gente scompare.”
“Questo non è incompatibile con in tuo sogno? Quello del vero amore?” Chiese Remus con una punta di malizia.
“Certo, ma l’amore vero vince tutto. Vince la morte,vince il dolore. E penso che riesca a vincere cose incurabili anche come la licantropia.” All’udire dell’ultima parola Remus strabuzzò gli occhi.
“Cos’è sei un maniaco razzista?” Chiese Ninfadora cercando di dare un tono malizioso alla frase.
“IO? No, non credo non credo proprio. Però penso che dovresti andare nel dormitorio, cambiarti ed andare a cena. Credo che il tuo ragazzo ti aspetti.”
“Quale ragazzo?”
“Pinkman.” Remus diresse uno sguardo severo alla ragazza. “Devo pensare che ce ne siano tanti?”
A Ninfadora scappò una risatina.
“Caro professore, per quanto lei possa credermi una ragazza dai facili constumi sono lieta di informarla del fatto che Pinkman sia il ragazzo di Alexa Avenue.”
Remus guardò Ninfadora imbarazzato.
“Oh. Scusa Dora, hai frainteso!”
“Tranquillo Remus. Comunque tu vai, credo si noterebbe la tua mancanza.”
L’uomo squadrò la ragazza.
“Forse è il caso. Ma tu cerca di non fare idiozie. Non è facile.”
La ragazza annuì.
“Aspetta Remus!” Il professore, che ormai stava quasi uscendo dalla stanza in un angola buio si girò.
“Perché?”
“Perché cosa?”
“Perché sei venuto qui?”
L’uomo guardò Ninfadora e uscì dalla stanza senza darle una risposta. Non ci sarebbe riuscito. Cosa avrebbe dovuto risponderle? Perché mi ricordi il mio migliore amico morto e credo di provare qualcosa per te, che sei una mia studente? No. Meglio lasciare stare. In fondo già sarebbe stata alquanto sbagliata una relazione tra un professore ed una studentessa. Figuriamoci una relazione tra un professore licantropo ed una studentessa.
 
 
 
-ANGOLO DELLA PSEUDO SCRITTRICE RITARDATARIA (E A VOLTA RITARDATA, MA SON DETTAGLI)-
Signore e Signori, eccoci qui! Se pensate che ci sia qualche motivo sul perché io non abbia aggiornato vi sbagliate! :D Avevo il capitolo pronto da quando ho caricato il secondo, mancava solo che lo rilegessi. Ma, troppo presa da GOT (Il trono di spade), troppo presa a sbavare dietro a Jon Snow, troppo presa a studiare (Appare Francesco Sole con in mano un fogliettino con su scritto CAZZATA!), troppo presa a fangirlare, troppo presa a fare una quantità di cose inutile che non potete neanche immaginare, mi sono scordata di averlo già scritto. Lo so, solo per questo dovrei morire malamente. Quindi, oggi mi stavo per mettere a scrivere il nuovo capitolo, in quanto non ho gli esami scritti che iniziano l’11 (NOOOO, sul serio, non iniziano l’11…), e ho visto che avevo già scritto tutto! Quindi, saluto tutti e mi metto a scrivere il 4° capitolo!
Comunque sappiate che per me ogni titolo è un parto, ho dei seri problemi!
P.S. Ditemi se preferireste che allungassi un po’ il brodo, magari scrivendo di qualche giornata tranquilla.
 
-Livia,  la pseudo-scrittrice

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Capitolo 4
*** "Il sole non sorge per me." ***


Guardo Remus uscire dalla porta. Mi ributto sul letto e inizio a pensare a lui. Mi accorgo di avere un maglione color marrone chiaro vicino alle mie gambe, deve averlo dimenticato.  Alla fine non gli ho chiesto delle sue cicatrici. Mh, devo andargli assolutamente a parlare dopo cena.
Mi alzo, esco dalla stanza ed entro nel dormitorio. Lo trovo vuoto, probabilmente sono a cena. Mi libero dei miei vestiti, ormai sporchi, afferro un asciugamano e entro nel bagno per farmi una doccia.
L’idea iniziale era quella di distrarsi, di non pensare a nulla mentre le gocce d’acqua cadevano sulla mia pelle. Ma il risultato non fu quello desiderato. 
Chiudo gli occhi e vedo lei, mia madre che mi saluta con un timido gesto della mano.
Continuo a tenero gli occhi chiusi. Inizio a vedere anche lui, mio padre, mi guarda con i suoi occhi profondi.
BASTA!
Non ce la posso fare. Riapro gli occhi e cerco di concentrarmi su qualcos’altro.
Ecco! Trovato! Mi serve un ragazzo! Devo ricominciare a vivere!
Inizio a pensare a tutti i ragazzi del settimo anno che andrebbero bene. Certo che potrebbe mettersi con William McCoy, è carino ed è risaputo che le sbava dietro. Si, andata. McCoy sarebbe stato la sua distrazione.
 
Finita la doccia si avvolge con un asciugamano e si avvia verso l’armadio tirando fuori la prima divisa che le capita. Una volta vestita guarda l’orologio. Le dieci. Decisamente troppo tardi per la cena, sarebbe andata direttamente dal professor Lupin.
 
 
Arrivata davanti allo studio del professore non fece in tempo a bussare che una voce da dietro la chiamò.
“Cosa ti porta qui mia cara?”
“Ehm, volevo parlarle professore.” Remus sfoggia un sorriso rassicurante e mi fa segno di entrare.
Una volta dentro notò che lo studio era pressocchè vuoto e una valigia appoggiata sul tavolo.
“Scusi professore. Ma sta andando via?”
“Ninfadora cara, evita di chiamarmi professore, mi mette a disagio. E si, sto partendo. Devo andare in missione per l’ordine. Ovviamente credo che sia sottintesa la segretezza dell’informazione. Vero?”
Ninfadora non rispose. Possibile che l’unica persona che la capisse e che la potesse aiutare se ne stava andando via?
“Hey Dora?” Remus la stava fissando con uno sguardo interrogativo.
La ragazza scosse la testa e rispose.
“S-si. Certo. Ma per quanto?”
“Non ci sono date precise. Ma spero di tornare prima di Natale. Comunque, di che mi dovevi parlare?”
“Beh, ecco, vedi… L’altro giorno avevo scritto a mia madre chiedendogli delle cose su di te.” Remus si agitò, possibile che Andromeda avesse parlato alla figlia della sua situazione?
“E quindi mia cara?” Remus fece finta di nulla, magari non le aveva detto niente.
“Non mi ha voluto dire niente. Le avevo chiesto informazioni sulle tue cicatrici.” Remus fece un respiro profondo.
“Senti Dora, io sto partendo ed è un argomento particolare. Se ti interesserà ancora ne riparleremo quando sarò tornato, ok?”
“A-ah, ok professore, buonanotte.” La ragazza uscì velocemente dalla stanza senza ascoltare il professore.
 
Entrata nella sala comune era tardi, ma malgrado il tardo orario c’era ancora un ragazzo seduto su un divano davanti al fuoco.
“Hey! Ciao Will!” Ninfadora salutò il ragazzo che sobbalzò.
“Oh? Ciao Tonks!”
“Come va?” Non lasciandogli il tempo di rispondere la ragazza si mise vicino a William sul divano. La sua gamba sinistra sfiorava la gamba destra del ragazzo.
“B-Bene! Tu invece?”
“Alla grande!” La ragazza avvinò il busto a quello del ragazzo. Le loro spalle si sfioravano.
 
Restarono in silenzio per pochi secondi e, mentre Dora pensava a cosa fare, Will si girò e diede un leggero bacio sulle labbra della ragazza. Un bacio timido e veloce.
William negli occhi a ragazza, probabilmente aspettandosi un rifiuto. Ma invece, appena realizzato quello che era successo, Ninfadora portò le braccia dietro al collo del ragazzo e lo baciò appassionatamente.
Il ragazzo inizialmente fu sorpreso, ma senza indugiare ricambiò il bacio. Nel frattempo la ragazza si era seduta sopra di lui, con le gambe che gli stringevano i fianchi.
Ninfadora stava ondeggiando lentamente sulle gambe del ragazzo durante il bacio, quando iniziò a sentire un movimente sotto di lei. Inizialmente panicò, non si era mai spinta fino a qual punto. Ma scacciò via i suoi pensieri quando il ragazzo la afferrò e la fece sdraiare sul divano, mettendosi a cavalcioni sopra di lei.
Will iniziò a sfilare il maglioncino alla ragazza, per passare poi alla camicetta. Arrivato all’ultimo bottone guardò la ragazza negli occhi e, vedendo il suo sguardo di consenso lo aprì.
Ninfadora nel frattempo stava sfilando la cintura al ragazzo, cosa che si stava rivelando ardua vista la notevole “felicità” del ragazzo. Finito con la cinturò sbottonò il bottone dei pantaloni del ragazzo e glieli sfilò, lasciandolo in boxer.
William stava sfilando la gonna della ragazza, lasciandola con soltanto gli slip addosso.
Iniziò a baciarla sul collo e ad alternare dei baci a dei lievi morsi; nel frattempo con una mano stava lentamente sfilando le mutande alla ragazza, quando si sentì il cigolio di una porta.
 
Senza rendersi conto di nulla si ritrovarono con la professoressa McGrannit che li fissava con uno sguardo corrucciato.
 
“Signorina Tonks! Signor McCoy! Vi paiono atti da sfoggiare nella sala comune? A me no! Anzi, non sembrano proprio atti da svolgere in una scuola! Meno cinquanta punti a TassoRosso! Signor McCoy torni immediatamente nel suo dormitorio! E lei signorina Tonks, ero venuta in quanto necessitavo di parlarne urgentemente. Ma viste le condizioni in cui si trova la pregherei di farsi trovare domani mattina alle sei in punto nel mio ufficio. Non accetto ritardi. Ed ora vada!”
Tonks, la stessa ragazza che un tempo avrebbe dato uno schiaffo al solo ragazzo che avesse solo tentato ti toccarla in intimità ora stava seduta sul divano, a contrastare lo sguardo di vetro della professoressa McGrannit.
“E’ la MIA sala comune, la sala comune di TASSOROSSO, non di Grinfondoro. Quindi la prego di andare professoressa.”
La professoressa McGrannit rimase allibita dalle parole della ragazza, ma non la mise in punizione, non scalò punti a Tassorosso. Non fece niente di niente, perché sapeva bene cosa aveva fatto parlare in quel modo la ragazza. Si limitò a scoccarle una occhiata truce e si avvio fuori dalla sala comune di Tassorosso.
 
Ninfadora sentiva le lacrime spingere dietro gli occhi. Ma non pianse. Non avrebbe più pianto. Piangere è da deboli. E lei non voleva essere debole.
 
Prese un quadernino poggiato sul tavolo davanti a lei, insieme a piuma e inchiostro.
Intinse la piuma nel calamaio ed iniziò a scrivere.
 
12 Settembre
Stavo per fare sesso con William McCoy nella sala comune. La McGrannit  è entrata e ci ha visti prima che facessimo veramente qualcosa. Mi ha detto di tornare in camera ma non lo ho fatto, gli ho detto che se ne sarebbe dovuta andare lei.
 
Ninfadora rilesse le poche righe ancora fresche di inchiostro. E l’unica persona a cui pensava era Remus, il suo professore, il suo amico (?). Gli mancava, e sapeva che se quella sera lui non fosse partito, non sarebbe mai arrivata tanto vicina a fare quello che non avrebbe mai voluto fare.
Non ha mai provato tanta gratitudine nei confronti del professoressa McGrannit.
E pensando, si addormentò sul divano.
 
 
Uno spiraglio di luce colpì gli occhi di Ninfadora che si svegliò di scatto.
“CAZZO!” Esclamò.
Controllato l’orario, e resasi conto che erano le 5 di mattina entrò nel suo dormitorio di soppiatto, prese il primo maglione che le capitò e si diresse verso la torre di astronomia.
 
Ninfadora si trovava davanti uno spettacolo a cui aveva assistito veramente poche volte. L’alba. Si strinse nel maglione che aveva indossato e si accorse che aveva un profumo leggere di muschio, mischiato all’odore dei libri. Era sicuramente il maglione del professore di difesa contro le arti oscure, questo spiega anche la larghezza spropositata.  Possibile che Remus Lupin odorasse di libri? No, è altamente improbabile, eppure ecco qui il suo maglione, con una inconfondibile fragranza che ricorda la biblioteca.
 
“Ciao mamma, ciao papà. Mi mancate sapete? Si, credo che lo possiate capire, altrimenti non sarei qui, alle cinque a guardare il sole che sorge. Ma non sorge per me. Per me è tramontato quando ho scoperto che siete morti. Fa strano pensarlo. Pensare che non rivedrò mai più i vostri volti, non rivedrò più i tuoi occhi color ghiaccio mamma, come non rivedrò più il tuo sorriso, papà. Non sentirò più il piacere di una carezza vera. Non amerò più qualcuno. No, perché il mio cuore è morto con voi. Diventerò Auror sapete? E li farò morire quegli infami che vi hanno ucciso. Voglio entrare nell’Ordine della Fenice. Combatterò Voldemort. Fino all’ultimo. Non combatterò Tu-Sai-Chi, ma combatterò Voldemort. Aver paura del suo nome non fa altro che aumentare la paura per lui stesso. Ma lui perderà sapete? Si, perché c’è gente che può ancora amare. E sicuramente una persona come lui non sa amare.
Ma basta parlare di me, voi come state? Spero non mi guardiate sempre. Perché nel caso in cui voi lo stiate facendo sarete delusi di me. Delusi del mio lasciarmi andare via. Ma in fondo, non posso più amare. Quindi non c’è male no? Una ultima cosa, da li vedrete bene le stelle no? Ecco, potete dirmi quante sono? Ma non importa in realtà. Non mi interessa più. Mi interessa soltanto che sappiate che vi ho amati.”
 
 
 
 
Finito il suo monologo interiore sentiva nuovamente le lacrime spingere. Ma le contrastò. Non avrebbe più pianto. No, mai più.
 
Ormai erano quasi le sei, Ninfadora si avviò verso lo studio della professoressa di trasfigurazione e bussò.
“Avanti.” La ragazza entrò nello studio della professoressa.
“Buongiorno professoressa.”
“Cara Ninfadora, ieri ero venuta nella tua sala comune per informarti che domani ci saranno i funerali dei tuoi genitori. Partirai oggi pomeriggio e tornerai dopodomani.”
“No.” Disse la ragazza cercando di ostentare un tono il più tranquillo possibile.
La professoressa guardò la ragazza con uno sguardo sbalordito.
“In che senso mia cara?”
“Nel senso che non andrò ai funerali dei miei genitori. E, se non ha altro da riferirmi, io la lascio.”
“Ninfadora sei sicura di quello che stai dicendo?”
“Più che sicura professoressa. E, per favore, non mi chiami Ninfadora.”
 
Ninfadora uscì dalla studio della professoressa e si avviò verso il suo dormitorio.
 
“Dora ma dove cazzo stavi?” Valerie la stava guardando male.
“Non sono cose che ti riguardano.” E senza ascoltare risposte buttò il maglione per terra e  uscì anche da questa stanza.
Sotto le scale un ragazzo dai capelli corvini le stava intralciando la strada-
“Ehm, scusa.”
“Ciao Tonks come va? Ti andrebbe di uscire con me? Sai, sei molto car-“ Il ragazzo non fece in tempo a finire la frase che Ninfadora lo stava baciando.  Presi dalla foga entrarono nel magazzino delle scope di Tassorosso che stava a pochi metri da loro.
La ragazza passò una mano sugli addominali del ragazzo, ragazzo di cui non sapeva neanche il nome!
Nel frattempo il ragazzo senza nome le stava palpando il sedere quando Ninfadora avvinò il proprio bacino al bacino dell’altro, facendosi togliere la maglia. Sentiva l’erezione del ragazzo pulsare sul proprio inguine quando glì abbassò i pantaloni. Stava avviando la mano verso il membro del ragazzo quando la porta si spalancò rivelando la professoressa McGonagall, professoressa di volo, ed un ragazzino, probabilmente un primino. La prima diventò rossa dalla rabbia e il secondo diventò rosso dall’imbarazzo.
 
“TONKS! MORUDOR! COSA STATE FACENDO! NEI VOSTRI DORMITORI! ORA!”
Il ragazzo, che ora aveva un nome, si tirò velocemente su i pantaloni e scappò. Differentemente da lui, Ninfadora si infilò con calma la maglia, passò una mano nei capelli marrone scuro ed uscì dalla stanza con nonchalance andando verso il dormitorio, dormitorio che fortunatamente era vuoto.
 
Prese il quadernino della sera prima ed iniziò a scrivere.
13 Settembre
Ho quasi fatto sesso con un tipo di cui non conoscevo il nome. La McGonagall ci ha scoperti prima che potessimo fare nulla e ci ha rimandati nei dormitori. Ah, insieme alla McGonagall c’era un  primino.
p.s. ho scoperto che il ragazzo si chiama Morudor.
 
 
Nei mesi seguenti la sua vita continuò pressoché uguale a quella vissuta nell’ultimo giorno. Ogni volta che si ritrovava quasi a fare sesso con qualcuno lo scriveva sul suo quadernino.  Così fino al 17 Dicembre.
 
 
17 settembre
Mi sono ritrovata in un angolo in biblioteca con un serpeverde alquanto infido. Prima che riuscissimo a fare nulla un grifone del cazzo è venuto a rompere.
 
 
2 ottobre
Stavo per andare a letto con Jessie quando la sua ragazza ci ha sgamati. Gli stavo toccando il cazzo ed è entrata lei nei dormitori.
 
13 ottobre
Stavo quasi al dunque con Finnigan quando è apparso Vitius sulla torre di astronomia.
 
16 ottobre
Mirtilla Malcontenta ha iniziato ad urlare mentre stavo per concludere con un corvonero nei bagni.
27 ottobre
Stavo per farmi Martin nello sgabuzzino della serra quando è arrivata la professoressa Sprout.
 
 
1 novembre
Clending stava per farmi nella sala comune di grifondoro quando è entrata la McGrannit.
 
 
16 novembre
Un corvonero di cui non mi ricordo il nome mi ha trascinata a forza nella studio di Gazza, ma quest’ultimo ci ha interrotti.
 
 
1 dicembre
Io e una serpe stavamo provando ad appartarci di nascosto in una stanza della testa di porco ma Abeforth ci ha sgamati.
 
16 dicembre
Stavo per farlo con uno sulla torre di astronomia quando è arrivato Silente.
 
 
 
 
Tutto durò fino al 17 dicembre.
 
 
 
 
-ANGOLO DELLA PSEUDO-SCRITTRICE-
Mh, che dire. Questo capitolo non mi convince manco per un cazzo anche se ci sta molto di me. Spero di non aver esagerato nelle scene più volgari, ma sappiate che se fosse stato per me sarebbero state molto più al limite. Dette queste due minchiate scappo a fare il tutte cose.
Recensiteeeee :3
 
-Livia la pseudo scrittrice
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 5
*** "Un bacio casto e puro. Ma pur sempre un bacio." ***


Ninfadora si sveglia a causa di un tonfo sordo. Le sue compagne di stanza erano uscite per andare a colazione, da mesi ormai non ci parlava più, in realtà non parlava più con nessuno, non aveva più nessuno. Nessun amico, nessuna amica, nessun fidanzato. Soltanto una sfilza infinita di persone con cui aveva cercato di andare a letto ma con le quale alla fine non aveva concluso nulla.
Si alza dal letto dirigendosi verso l’armadio, prende una divisa e si veste velocemente, ma resasi conto delle basse temperature prende un maglione. Ha un leggero mal di testa, probabilmente dovuto alla nottata in bianco, esce dalla stanza e si dirige verso l’infermeria per chiedere una qualche pozione a Madama Chips.
“Poppie mi dai qualcosa per il mal di testa perfavore.” La ragazza si rivolse all’infermiera con un tono piatto.
“Ninfadora dovresti dormire di più.” Replicò Madama Chips, notando le occhiaie della ragazza.
“Qui è tutto un dovresti comportarti così, dovresti fare quello, dovresti fare quell’altro! Che coglioni!” Sbottò la ragazza ed uscì dalla stanza.
Fuori dall’infermeria vide in fondo al corridoio una figura alta e magra, inconfondibile.
Lo seguì cercando di non farsi notare, finché non notò l’uomo entare nel suo studio e chiudersi dietro la porta.
Ninfadora bussò alla porta.
“Avanti, chi è?” Rispose una voce dall’interno della stanza.
La ragazza aprì lentamente la porta fino a ritrovarsi davanti l’uomo a cui aveva rivolto i suoi pensieri negli ultimi mesi , il professor Remus Lupin. Ninfadora notò che il viso dell’uomo era particolarmente scavato e pieno di cicatrici fresche, il tutto contornato da una espressione stanca.
“Ninfadora! Buongiorno, come mai qui?” La ragazza non rispose, ma corse verso il professore e lo abbracciò in un abbraccio disperato. Nel frattempo una lacrima solitaria le stava solcando la guancia destra.
“ Dora, che succede?” Chiese l’uomo con un tono preoccupato.
La ragazza alzò lo sguardo e fisso gli occhi color caramello del professore, sciogliendo l’abbraccio e stringendosi nel maglione, maglione che le stava un po’ grande.
“Sono una deficiente.”  Disse la ragazza continuando a fissare gli occhi del professore.
“Dora, mi spieghi che succede?”
“Vuoi dirmi che Silente o la McGrannit non ti hanno detto nulla?” Remus a questa frase corrucciò lo sguardo.
“Dora, mi hanno detto che stavi avendo dei problemi, ma che non era nulla di importante per il momento, ma gli ho parlato velocemente pochi minuti fa, sono appena tornato! “
La ragazza poggiò sulle sue gambe la borsa di pelle, tirandone fuori un quadernino consunto e progendolo al professore.
“Dora, che dovrei fare?”
“Leggilo Remus, ma devi promettermi di non giudicarmi.” Remus tirò avanti il braccio fino a trovare la mano della ragazza, stringendola per pochi istanti.
“Tranquilla Dora, non credo che possa esserci scritto qualcosa di tanto ignobile su questo quaderno.” La ragazza distolse lo sguardo.
“Leggi Remus.”
 
 
L’uomo si rigirò il quaderno tra le mani ed aprì la prima pagina, lesse per qualche secondo e si accigliò.
 
Sfogliò le pagine successive, saltandone alcune fino ad arrivare all’ultima. Risalente alla notte appena passata.
 
“Dora guardami.” Disse Remus con tono dolce ma allo stesso tempo preoccupato.
 
La ragazza tentennò per qualche istante, ma poi alzò lo sguardo, travando i caldi occhi del suo professore che la scrutavano.
 
“Perché lo hai fatto?”
La ragazza abbassò lo sguardo, con le lacrime che le rigavano il volto.
 
L’uomo si alzò e si sedette vicino alla ragazza, abbracciandola e portando il viso della ragazza al suo petto, lasciandole un lieve bacio sulla fronte.
“Dora rispondimi. Perché ti stavi comportando così?”
“Perché tanto sono una persona inutile ormai, i miei genitori sono morti, e loro erano l’unica cosa che mi mandava avanti, anche se non me ne rendevo conto. Perché tanto non riuscirò più ad amare qualcuno. Perché il sole non sorge più per me. Le persone a cui mi affeziono fanno fini orrende.”
“Ninfadora guardami. Cosa pensi sia andato a fare in missione?”
La ragazza alzò lo sguardo ed osservò il suo professore.
“Non lo so, ma non so cosa c’entri.”
“Dora, sono stato mandato in missione con i licantropo, perché ved-“ Il professore fu interrotto dalla ragazza.
“Ecco! Ora torna tutto! Oddio Remus, ma come fai! E’ indecente!” Disse la ragazza tutto di un fiato.
Remus abbassò lo sguardo, possibile che Ninfadora lo ritenesse indecente? Beh, si. In fondo è così che si sentiva.
“Aspetta Remus, hai capito male!” Si affrettò ad aggiungere la ragazza “E’ indecente che ti mandino in missione tra i licantropi, rischi troppo!”
Il professore fece una risatina, maliconica.
“Dora, ti ringrazio, ma è già tanto che mi sia stata data l’opportunità di insegnare, noi licantropi siamo perico-“  Il professore venne nuovamente interrotto.
“CAZZATA! Sei la persona migliore che abbia mai conosciuto Remus, non provare a dire certe cose di te.”
“Facciamo un patto?” Chiese l’uomo. La ragazza annuì.
“Io non dico queste cose ma tu mi racconti perché ti sei svenduta come una poco di buono.”
La ragazza fissò il suo professore.
“Aspetta, aggiungo una condizione.” Il professore fissò la ragazza incuriosito.
“Mi devi stare vicino, e solo allora ti dirò tutto.” Disse la ragazza con un tono di voce timido, sedendosi sul letto del professore.
 
Il professore sobbalzò alla richiesta della ragazza, ma acconsentì sedendosi vicino a questa e poggiando una mano sulla sua spalla per trasmetterle sicurezza.
“Dai, racconta.” Disse Remus con un tono di accondiscenza.
“Sono stata una cogliona e, da hai visto su quel diario, ho provato ad andarci con mezza scuola.” Ninfadora parlando stava tenendo lo sguardo basso.
“Dora, ma perché lo hai fatto? Perchéti sei comportata come una prostituta, che oltretutto so che tu non sei?”
“Non lo so, non vedevo più una via d’uscita, poi te ne sei andato anche tu e non ho retto. Mi sono detta che tanto non avrei mai potuto amare nessuno.”
“Dora ascoltami. Sei una ragazza fantastica e smetti di dire idiozie. Il fatto che tu abbia perso i tuoi genitori non vuol dire che tu non possa più amare. Se può amare un licantropo che ha perso tutti e quattro i suoi migliori amici, lo puoi fare anche tu.” Finita la frase Remus strinse la presa sulla spalla della ragazza.
“Remus?” Disse la ragazza con un tono di voce imbarazzato.
“Si Dora?”
“Sei sposato?” L’uomo sobbalzò alla domanda della ragazza. Come poteva risponderle? –No, ma sono innamorato di te?- Di certo no.
“Ehm, no Dora.” La ragazza alzò un sopracciglio.
“Coma può essere?”
“Beh, Dora sai, i licantropi non sono molto in alto nella scala delle preferenze femminili.”
“Ah è vero, me lo ero scordato.” Remus sgranò gli occhi, possibile che desse così poca importanza alla sua licantropia.
“Quindi vuol dire che sei innamorato di un uomo?” Un ghigno appena accennato comparve sulla bocca dell’uomo.
“No Dora cara. Anche se ai tempi di Hogwarts giravano voci su me e Sirius Black.”
“Quindi vuol dire che non sei corrisposto?”
Il professore abbassò lo sguardo.
“S-scusi professore, non volevo metterla in imbarazzo.” Balbetto la ragazza vedendo la reazione del professore.
“NO, tranquilla. Diciamo che è una situazione particolare.”
“In che senso?”
“Nel senso che anche volessi dichiararmi non sarebbe ben visto. E non solo per la licantropia.”
“E per cosa allora?” La ragazza stette pochi attimi in silenzio per poi esclamare;
“E’ una sua studentessa! Sono convinta che sia Skyler White!”
“N-no.” Balbetto il professore. Se avesse continuato la conversazione di li a poco sarebbe stato scoperto.
“Allora chi è? Suvvia Remus! Mica pensi che lo andrei a dire in giro?”
“Ma no, figurati.”
“Allora dimmelo!”
“Ninfadora credo sia il caso che tu vada.” La ragazza si alzò avviandosi verso la porta ed, arrivata a quest’ultima si girò.
“Remus, non ti fidi di me?”
“Ninfadora perf-“ L’uomo si interruppe da solo.
 
Ed un attimo dopo lo aveva fatto.
 
Le sue labbra poggiavano su quelle di Ninfadora.
 
Un bacio casto e puro. Ma pur sempre un bacio.
 
Quando le loro labbra si separarono dal quel veloce bacio Remus fissò negli occhi Ninfadora.
“Scusa Dora, non do-“ L’uomo fu interrotto dalla ragazza.
“Sai avevi ragione.”
“I-In che senso?”
“Avevi ragione quando dicevi che avrei potuto amare qualcuno. Solo che ero troppo cieca per rendermene conto.” Finita la frase Ninfadora lascò un leggero bacio sulla guanci del professore, forse un po’ troppo vicino le labbra

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Capitolo 6
*** "Provo qualcosa per la tua anima" ***


Remus stava fissando Ninfadora.
 
“Ti rendi conto di quanto possa essere sbagliato?”
“Mio caro Remus, anche detto  “Prefetto Perfetto”, sarebbe sbagliato se adesso stessimo sopra quel letto a fare cose che non credo tu, in quanto “Prefetto Perfetto”, gradiresti sentire descritte.”
 
Remus guardò la ragazza con un sguardo malizioso.
“Ti sbagli. Quello sarebbe innegabilmente sbagliato! Quello di prima invece è stato sbagliato e basta!”
“E sai cosa sarebbe abbastanza sbagliato allora?”
“Cosa?” Ribatté il professore.
“Questo.” Ninfadora si alzò sulle punte dei piedi e poggiò le proprie labbra contro quelle dell’uomo, muovendole leggermente e chiedendo di più. Cosa che venne subito. Remus non resistette alla tentazione e schiuse le labbra. E le loro lingue si incontrano. A quel contatto Remus si bloccò e provò ad indietreggiare, venendo immediatamente bloccato però dalle braccia della ragazza, che presa dalla passione, per non farlo allontanare, aveva intrecciato le mani sulla nuca dell’uomo, passandosi tra le dita i capelli color caramello di Remus.
 
Remus, resosi conto che gli risultava quasi impossibile allontanarsi da Ninfadora, poggiò le mani sul fianchi della ragazza, tra la camicetta e il maglione color cioccolato.
 
Dopo quello che ai due sembrò una eternità Ninfadora rallentò lentamente il ritmo del bacio, fino ad allontanare le loro labbra, per posare la fronte sul petto di Remus. Per quanto rimasero così è un mistero per tutti e due. Ma quello che si ricordano è che a rompere il silenzio fu una risata lieve di Remus.
 
Ninfadora alzò lo sguardo con aria interrogativa.
“Perché ridi?” L’uomo come risposta scosse lievemente la testa e, continuando a sorridere, si sedette sul letto, invitando la ragazza a mettersi vicino lui.
“Rido per una cosa che mi avevano detto anni fa quei due scapestrati dei miei amici. Quando gli avevo confessato che il mio sogno era di diventare professore la loro reazione fu tipo -Ecco, bravo Moony! Così fai la solita scenetta del povero licantropo sconsolato e te le fai!-“
“Penso che se fossero ancora qui con te approverebbero sai? Ha funzionato alla fine!”
“Tu dici?” Chiese l’uomo con un filo di malizia nella voce.
“Ovvio. Tranne che per una cosa. Devi capire che a me non importa ciò che sei. Io provo qualcosa per la tua anima. E in amore si può essere diversi o sbagliati quanto ti pare. Ma quello che conta sono unicamente le anime. Non importa quanto le persone si possano allontanare, l’amore le farà sempre riunire. E penso che io e te potremmo essere legati da una specie di filo invisibile, e quindi, ti potrai allontanare quanto vuoi, ma io continuerò a provare qualcosa per te, e quindi, ti ritroverò.”
 
“Dora, no-non so cosa dire. Vedi devi cap-“ Remus si interruppe quando guardò la ragazza negli occhi.
“Remus.”
“Si?”
“Sta zitto e abbracciami, lupo pulcioso.”
Remus rise e la abbracciò, straiandosi e trascinando Dora con se.
“Remus, sappi che se resto sdraiata ancora mi addormento.” Disse la ragazza dopo un pò.
“Non vedo dove sia il problema mia cara NINFADORA!”
“Zitto, ho sonno vog-mhhh.” Tutta la stanchezza dei giorni precedenti cadde addosso alla ragazza tutta insieme. E Remus pensò di non aver mai visto spettacolo più bello.
 
 
 
 
-Ehm, Professor Lupin?!-
Remus sobbalzò e si alzò velocemente dal letto. E se quello che aveva visto prima, guardando Ninfadora, era lo spettacolo più bello, quello che gli si stava presentando davanti era la peggior cosa potesse mai vedere.
“Ehm, si , buongiorno Minerva.” Nel frattempo, mentre Remus stava parlando con una McGrannit visibilmente sconcertata.  Ninfadora si era svegliata
“Remus ero venuta a parlarti prop-“ La professoressa venne bruscamente interrotta da Ninfadora.
“Scusi professoressa, ma non è assolutamente come potrebbe sembrare! Ero venuta qui da professore per mh, eh, chiedergli spiegazioni su una frase trovata in un libro, e mi sono sentita male, credo di essere svenuta, mh, si ecco.”
“Allora signorina Tonks, se non è come sembra mi potrebbe gentilmente dire le frase che le ha arrecato dubbi?” Nel frattempo Remus stava variando colorito, era passato dal suo solito rosa pallido, ad un rosso, per poi arrivare ad un color verdognolo.
“Ehm, certo. Allora. - Amo il mondo i colori e il resto, ma difficilmente mi rifletto, lo ammetto. Mica sono Nacisio? Sono un essere preciso e conciso... difficilmente deciso-“ Remus dovette fare di tutto per non ridere della descrizione assolutamente particolare di un unicorno.
La Professoressa mosse la testa in segno di diniego.
“Professor Lupin, io e Il professor Silente la aspettiamo per le otto nello studio del preside.” E voltò velocemente le spalle.
 
 
 
Remus squadrò la ragazza.
“Si può sapere dove diamine hai letto quella roba?”
“Quella roba per tua informazione è stata scritta da te e dai tuoi amichetti anni orsono in un libro sulle creature magiche della biblioteca. E’ la prima cosa che mi è venuta in mente, non volormene a male, effettivamente è colpa tua se ho detto quella cosa.”
Remus scosse la testa sorridente e posò un delicato bacio sulla fronte della ragazza.
“Vai, io ho da fare con la McGrannit, vediamoci domani sera nella stanza delle necessità, ok?”
“Ok” Sorrise Dora, lasciando un bacio sulle labbra del professore, ed uscendo dallo studio.
 
 
 
ANGOLO DELLA PSEUDO SCRITTRCIE (THE ANGOLO IS BACK)
 
Wella! Allora, è da un po’ che non mi faccio sentire eh? E questa volta non sono sola! Cioè, non sono l’unica artefice delle minchiate scritte! Una parte del merito (ma una parte piccola eh, non aumentiamo ancora il suo ego senza che ce ne sia bisogno)va alla mia BETA TESTER Jay! Che onoro e venero (ok, lo dovevo scrivere ma non lo penso veramente) e che mi ha aiutato abbastanza, facendo notare, con i suoi modi caprini, che la McGrannit è abbastanza rompipalle, ma a noi va bene così.
Dette le mie solite due minchiate (WOW) vi lascio alle sue due minchiate!
 
ANGOLO DI QUELLA COGLIONE DELLA BETA (CONOSCIUTA ANCHE COME JAY)
Angolo di Jay: se vi state chiedendo perché ciufolo ha scritto 'modi caprini' sappiate che é perché sono stata sveglia fino a adesso (12.14) per betarle il capitolo e sono alquanto intrattabile (ma lei sopporta me e le frasi di Lennon*), ecco perché mi venera. Detto questo, Livia sta scrivendo una bellissima storia, se non fosse che dovrebbe farlo in orari decenterrimi.
#TemFuckMcGranitt
Un bacio :')
 
 
*Frasi che lei dice essere di Lennon, ma a me non sembra proprio xD
 
 
 
SPEZZONI DI CONVERSAZIONI TRA ME E JAY
 
J: Perfetto, dai pubblicalo!
Io: Ma ci serve un nome per il capitolo!
J:Mh, vediamo il titolo…
J:”Provo qualcosa per la tua anima”
I: What? Io provo qualcosa per la Nutella, e capisco che tu possa provare qualcosa per la mia anima, ma sono già occupata!
J: Houston, abbiamo un problema!
I:Hai ragione! E' finita la Nutella!
 
J:Dicevo, metti quello che ho detto io
 
I:Wh?
 
J:*Chiama la neuro*
 
I:Cosa è la Neruo?
 
J:Il manicomio
 
I:Yeppiaye!
 
J:Spiacciate a postarlo che c'ho sonno *Zzzz*
Spicciate*
 
FINO DEL DELIRIO.



(Profilo di Jay, per rompeje lcazzo : http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=542687 )

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Capitolo 7
*** "Ma come siamo volgari Remus!" ***


Ninfadora un volta uscita dalla stanza decise di farsi un bel bagno rilassante, per poi andare a cena.
 
Una volta finita la cena, si diresse fuori dalla sala grande con il flusso degli studenti, ma a differenza degli altri qualche corridoio dopo girò a destra, per andare verso l’ufficio di Lupin.
 
-TOC TOC-
 
“Prego!”
Ninfadora si affacciò per entrare, scrutando la reazione di Remus.
“Ciao Remus.” Salutò con voce cauta la ragazza.
“Oh, ciao Ninfadora!”
“Mhg” Mugugnò la ragazza, a far intendere il suo disapprovo.
“OKOK, Dora. Come mai sei venuta qui, non avevamo detto di vederci domani?” Scrutando il suo abbigliamento aggiunse anche “Dubito che tu sia venuta a restituirmi il mio maglione.”
“Oh? Ah si scusa Remus, non ho più avuto occasione di restituirtelo, mi dispiace molto.”
“Tranquilla, tienilo pure.” La tranquillizzò Remus.
Nel frattempo Ninfadora si era tranquillamente accomodata sul letto del professore.
“Allora, a cosa devo questa visita?”
“Se ti urto così tanto me ne vado eh!” Lo provocò Ninfadora, con un accennò di malizia nella voce.
“Nono! Tranquilla!” Si difese subito il professore.
“Sono venuta a parlare un pò, mio caro professor Lupin.”
“E di cosa?”
“Mh, di tante cose, ma prima di tutto, hai qualcosa da bere?”
“Oh, si certo, vuoi un tè, della cioccolata calda o cosa?”
“Remus.” Disse con voce ferma la ragazza.
“Si?” Rispose chiaramente perplessa l’uomo.
“Qualcosa di VERO da bere. Tira fuori qualcosa dal cappello magico su!”
“Dora, non mi pare il caso, sei una alun-“
“Remus ho 17 anni compiuti!” Lo interruppe la ragazza.
L’uomo scossa la testa, avvicinandosi ad un mobiletto, dal quale tirò fuori una bottiglia di vetro e due bicchieri.
“Il buon caro vecchio Wiskey Incendiario, quanti ricordi. Tieni” Disse porgendo un bicchiere alla ragazza.
“Allora, che mi racconti Remus?” Chiese la ragazza mentre Remus, che si era seduto acconto a lei, le stava riempendo il bicchiere.
“In che senso?”
“Ho capito, ho capito. Bisogna essere più espliciti con te. Mh, facciamo così, diciamo una cosa e poi raccontiamo le nostre esperienze di quella cosa.”
“Uh, va bene. Dimmi tu che cosa però!”
La ragazza riflettee un attimo.
“Prima punizione!”
“Fammi pensare uhm. Primo anno, terzo giorno, stavo cercando di bloccare James e Sirius che cercavano di attaccare Piton. E sono rimasto coinvolto.”
“Wow, emozionante!” Rispose sarcastica la ragazza.
“Suvvia! Avevo undici anni! Vediamo tu invece!”
“Primo anno, primo giorno, seconda ora. Piton stava osservando che il mio colore di capelli non era consono ad una scuola. Gli è accidentalmente scoppiato un calderone addosso nel giro di pochi secondi…”
“Come siamo vendicativi!”
“Dai Remus! So per certo che avete fatto di peggio tu e i Malandrini al professor Piton!”
“Ok” Alzò le mani Remus “Non posso darti torto. Ora però decido io. Momento più felice.”
La ragazza si sdraiò sul letto, appoggiando la testa sulla gamba di Remus e sorseggiando il Wiskey.
Rispose con tranquillità-
“Adesso.”
Remus la fissò per qualche secondo. E questo basto per far alzare lievemente il busto a Ninfadora e per far incontrare le loro labbra. Per farle incontrare in un bacio, che di casto non aveva nulla. Era passionale. Lentamente Remus sposò una mano nei capelli della ragazza, mentre l’altro la sorreggeva da sotto la schiena. Ninfadora invece si era aggrappata al collo dell’uomo.
 
“Mh, Remus mh, la porta, chiudila mh”  Mugugnò Ninfadora, continuando a baciare Remus. Che dopo poco si allontanò bruscamente per andare vicino alla porta e chiuderla con un incantesimo.
 
L’uomo ora stava in piedi, fissando la ragazza.
 
“Che succede Remus?”
 
L’uomo degludì.
 
“Hai presente quello che è successo prima, con la professoressa McGrannit?”
“Ah cazzo, come ho fatto a scordarlo!?”
“Comunque, diciamo che non ha gradito, ma..”
“Ma cosa!” Lo incalzò la ragazza.
“Silente la ha convinta che stessi veramente male.”
“Silente è così deficiente?”
“Dora, aspetta, fammi finire. Ha convinto la McGrannit di questo, non ho detto che lui lo pensa.”
“E allora?”
“Quando Minerva se ne è andata mi ha fatto rimanere e abbiamo parlato un po’.”
“E? Che cazzo Remus, ce la farai mai a raccontare qualcosa senza interromperti? Vorrei capire se stai per essere licenziato!”
“Tranquilla Dora! Comunque ho parlato un po’ con Silente ed alla fine ha detto che finche non rimani incinta e non si spargono troppo voci lui farà finta di nulla.”
“Remus, stai scherzando? Sul serio Silente ha detto quella cosa a proposito dell’essere incinta!?”
“Vedi Dora, diciamo che aveva dubbi in questiono, visto i tuoi comportamenti ultimamente…”
 
Ninfadora si buttò a pancia in giù sul letto.
 
“Remuuus.”
“Si Dora?” Rispose l’uomo incuriosito.
“Hai qualcosa per il mal di testa?”
“Credo di si, ma non faresti prima a chiederlo a Poppie?”
“Ti prego no! Quella donna è stressante!”
“Povera Poppie, pensa se fossi tu a doverti occupare di decine di adolescenti irrequieti!”
 
Nel frattempo l’uomo stava cercando qualcosa in un armadietto color mogano, quando gli caddè in testa un barattolo di plastica.
 
“CAZZO!”
“Ma come siamo volgari Remus, non va bene!”
 
Remus guardò la ragazza con aria malandrina e…
 
 
 
*ANGOLO DE STA SCRITTRICE DEFICIENTE*
 
Hello! Nuovo capitolo, cioè, nuovo capitolo inutile ma “puccioso”? Boh, vabbé ho sonno e voglio la nutella. Tanta Nutella. E la mia beta la ha ma non me la vuole dare. Che stupida capra, con i suoi modi caprini vero? Comuqnue recensite e battete un like! (WTF, non ci sta il like xD). E amatemi, ho rinunciato a leggere per scrivere questo capitolo!
 
VI lascio a quella beota caprina della mia beta <3
 
ANGOLO DELLA BETA (E I SUOI SFOGHI CAPRINI)
Buona sera/notte, gente! Allora, non potete capire che fatica che faccio a combattere con Livia a quest'ora così tarda della sera/notte (?). Che dire, Livia scrive da Dea (della Nutella e del Sonno, é ovvio) e alla fine non ho molto da betare, ma mi diverto un botto AHAHAH. Bien, alla prossima pargoli. Au revoir ;)

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Capitolo 8
*** "E rimasero così." ***


Remus guardò la ragazza con aria malandrina e …
 
 
“Ninfadora.”
 
“Si mio caro professor Lupin” Rispose la ragazza con un tono di sfottò.
 
“Ti rendi conto in che cosa incorri provando me, Remus John Lupin, Malandrini da-“ Ninfadora lo interruppè.
 
“John, lo sappiamo tutti che sei vecchio, perfavore, vai al sodo!”
 
L’uomo guardò la ragazza con aria malandrina, per poi avvicinarsi velocemente al letto.
 
Si sedette vicino la ragazza e prima che lei potesse dire nulla avvicinò il voltò al collo della ragazza, iniziandò a lasciare una scia di baci, che partivano da poco sotto l’orecchio all’inizio della camicetta, sopra la clavicola.
 
Ninfadora stava reagendo piacevolmente alle attenzione che la stavano venendo dedicate, ed iniziò a inarcare leggermente la schiena.
 
Remus, stava risalente verso l’orecchio, per bisbigliare all’orecchio della ragazza.
 
“Dora mia, se sono così vecchio perché reagisci così?” Per poi iniziare a baciare passionalmente la ragazza, che si interruppe solo un instante, necessario per rispondere velocemente.
 
“Perché sei un vecchietto incredibilmente sexy, Remus mio.”
 
Continuarono a baciarsi, finchè Remus non spinse la ragazza a sdraiarsi, per poi straiarsi sopra di lei, poggiando i gomiti sopra le sue spalle per non pesarle addosso.
 
Le sfilò velocemente il maglione, per poi ricominciare a baciarla, mentre iniziava ad armeggiare con i bottoni della camicetta.
 
Dopo un tempo non indifferente Remus era riuscito a sbottonare anche l’ultimo bottoncino della camicetta candida, per lasciare scoperto un delicato reggiseno completamente nero.
 
Vide che la ragazza iniziava ad irrigidirsi, quindi le chiese.
 
“Dora tutto apposto? Se non vuoi smetto, scusa ti giuro non vo-“
 
“Remus tranquillo! E’ solo che l’ultima volta che mi sono trovata in una situazione del genere diciamo, non era esattamente la stessa cosa…”
 
“Dora. Tranquilla.” Disse Remus, rivolgendo un sorriso rassicurante alla ragazza.
 
La ragazza rispose al sorriso e si adoperò per sfilare il maglione all’uomo, che rivelò una grande quantità di cicatrici.
 
La ragazza passò il dito su una di queste, quella che sembrava più vecchia e profonda.
 
“Rem, è qui che…”
 
L’uomo in risposta annuì.
 
Per ricominciare a baciare la ragazza eprovare a sfilarle la gonna.
 
“Remus, stai fermo ci penso io.” Lo fermò la ragazza ridacchiando leggermente.
 
Una volta sfilata la gonna iniziò a slacciare la cintura di Remus, accorgendosi soltanto in quel momento della erezione pulsante dell’uomo.
 
Gli sfilò i pantaloni, per poi girarsi e e trovarsi sopra di lui.
 
Remus le poggiò un leggero bacio sulle labbra, per poi aprirle la chiusura del reggiseno, ed avvinarla a se, portandola al suo petto.
 
E le mormorò.
 
“Sei tutto ciò che ho.  Se vuoi che mi fermi dimmelo subito, ok?” Posandole un bacio sulla fronte.
 
Allora Ninfadora sfilò i boxer all’uomo, arrossendo leggermente alla vista del membro di Remus.
 
Li quindi, l’uomo portò sotto di se la ragazza, e le sfilò gli slip.
 
Si avvicinò al suo orechcio mormorando.
 
“Sul serio, dimmelo e io mi fermo, ok?”
 
Ninfadora non rispose a parole, ma guardò Remue con uno sguardo di conferma.
 
Remus  entrò delicatamente in lei, aspettandosi una reazione qualsiasi. Che si rivelò essere soltando uno stringimento di ciglia.
 
“Tutto ok? Sul se-“
 
“Remus, dio mio! Tranquillo! E fai quello che devi fare.
 
Remus in risposta scambiò uno sguardo complice con la ragazza.
 
E continuarono.
 
Fino a quando Remus non arrivò al culmine, insieme alla ragazza.
 
Ninfadora si accoccolò dolcemente sul pettò dell’uomo.
 
Remus prese una coperta dal comodino e la spiegò su dio loro.
 
E rimaserò cosi.
 

 

 

 
 

 

 
Sono ASSOLUTAMENTE consapevole del fatto che non aggiorno da una vita. Ma ho avuto dei problemi, e ho pensato che il mio umore potesse influire su quella che la trama vera e propria della storia. Oltre a questo non ho niente da dire, se non che è stato un parto questo capitolo. Vi saluto, che è quasi l'una e domani ho la sveglia alle sei per partire per il ritiro della nazionale. Ciao!

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