Let's Roll Another One

di OIVALF96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Let's roll another one ***
Capitolo 2: *** The pusher Sam ***
Capitolo 3: *** Boy blue ***
Capitolo 4: *** I miss my girl ***
Capitolo 5: *** The adventure ***
Capitolo 6: *** Welcome to New York ***
Capitolo 7: *** The hasish experience ***
Capitolo 8: *** White bed ***
Capitolo 9: *** Give your hand ***



Capitolo 1
*** Let's roll another one ***



«Eccoci qui» esclamai ai miei amici. Come ogni giorno,ci ritrovammo nello stesso vecchio parco.
Conoscevo quel terreno come le mie tasche,eppure non riuscivo a stargli lontano. Subito
misi la mano nella mia tasca destra per prendere le cartine,quando mi ricordai che le avevo
finite. Ne chiesi una e subito mi fu data. Ero compiaciuto da come mi obbedivano. Cani,pensai...
Trascorsi cinque minuti eravamo li,sulla solita panchina rotta,a rollare. Accanto a me
si trovava Mike,il piu vecchio del gruppo. Solo per aver spento 24 candeline sulla torta
credeva di sapere tutto del mondo,della strada,ma era soltanto un'altro fa gli scemi.
Tutto sommato non sela passava male,almeno non come me e Danny. Io,al contrario di Danny ho
avuto la fortuna di nascere figlio unico,lui invece,ultimo di 7 fratelli,non ha mai pace.
«E insomma,ho finito di rollare,datemi un'accendino.» «Tieni Sam» mi rispose Mike.
Accesi lo spinello di marijuana,emanava un odore particolarmente buono,si sentiva
che era roba buona. Solitamente eravamo abituati a roba schifosa,presa a basso prezzo.
Vendevamo,compravamo,rubavamo. Noi eravamo quei ''cattivi ragazzi'' che una madre direbbe 
al figlio di evitare,eppure stavamo li,in silenzio a fumarci quello spino.
Passata un'ora eravamo ancora li,seduti su quella panchina. «Che facciamo?» chiese Danny.
 «Rolliamone un'altra» gli risposi.

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Capitolo 2
*** The pusher Sam ***


«Io sono Sam,Sam lo spacciatore» ripetevo davanti allo specchio del bagno,pettinandomi i capelli. «Sono il re del parco.» Era ora di lavorare. Uscito di casa,mi incamminai verso casa di Mike per chiamarlo,dovevamo affrettarci,ci stavano aspettando alcuni amici di Danny,4 ragazzini che avranno avuto si e no 14 anni. Volevano comprare marijuana,e io marijuana gli avrei venduto. Trovammo Danny con loro ad aspettarci,e subito concludemmo l'affare. «Che si fa adesso?» dissi a Mike e Danny. «Non so,rolliamo» rispose Mike. Subito tirai fuori il mio trita-erba nuovo di zecca,quando mi accorsi che alcuni passi veloci si dirigevano verso di noi. Era un fottuto sbirro,che non appena mi ha visto mettere le mani in tasca non ha esitato a venirci incontro per prenderci con le mani nel sacco. Cosi cominciammo a correre e dopo pochi istanti ci dividemmo. Lo sbirro insegui Mike e io mi nascosi dietro ad un vicolo. Mi comparve un grande sorriso sulla faccia. Era da tanto che non provavo un'emozione cosi forte,una scossa. Cominciai a riflettere,comincia a capire che la mia vita era monotona,era sbagliata. Forse se non avessi lasciato la scuola,forse se fossi andato a vivere con mia madre invece di restare con quell'ubriacone di mio padre,forse in quel momento mi sarei trovato altrove. E invece mi tovavo li,in quel vicoletto sporco,circondato da secchioni che emanavano un fetore allucinante. Ebbene si,sono questi i quertieri poveri americani. Avevo voglia di cambiare,volevo sentire ancora quella scossa attraversare il mio corpo. Volevo vivere veramente. Ma purtroppo avevo ancora del lavoro da sbrigare,faccende da portare a termine e soprattutto dovevo ritrovare Mike e Danny. Mi squillo il cellulare. Era la mia ragazza,era da parecchi giorni che non si faceva viva. «Hey Sam,come ti va?» mi chiese. Le raccontai di quello che era appena successo. Non che fosse la prima volta che venivamo inseguiti da uno sbirro. Dopo la telefonata,calai in una grande tristezza. La mia ragazza mi aveva detto che sarebbe partita con tutta la famiglia entro pochi giorni e che neanche ci saremmo potuti vedere per salutarci,visto che in quei giorni si trovava da un parente lontano. Ripresi a camminare,dirigendomi verso il vecchio parco,dove speravo di trovare i miei amici ad aspettarmi,ma non trovai nessuno. Mi preoccupai,cosa poteva essergli successo? Mene tornai a casa,e poche ore dopo mi telefono Mike dicendomi che dopo aver seminato lo sbirro,Danny gli ha proposto di chiamare alcune nostre amiche e uscirci. «Che amici falsi!» gli dissi. Mi ero anche preoccupato per loro,e invece sela stavano spassando con delle ragazze fregandosene di dove fossi. Ormai le idee nella mia mente divenivano sempre piu chiare,era ora di cambiare le cose.

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Capitolo 3
*** Boy blue ***


«Alzati Sam.» Urlo' mio padre. Era mattina presto,faceva freddo. Nell'aria si sentiva uno strano odore,non mi piaceva. Sarei tanto voluto rimanere a dormire,ma purtroppo dovetti alzarmi. Avevo delle commissioni importanti da fare per mio padre. Ero stufo,tutto a me faceva fare,e lui si ubriacava nei bar fino a tardi e toccava a me riportarlo in casa. Piu' tardi,mentre tornavo a casa,mi fermai al vecchio parco,sperando di trovare qualcuno a cui scroccare una sigaretta. Ma purtroppo era vuoto. Mi misi seduto,avevo uno spinello di fumo gia rollato in tasca. Melo accesi con l'intento di rilassarmi,ma entro' un'uomo. Pensai fosse il solito sbirro bastardo e mi diedi alla fuga ma poi girandomi vidi che era semplicemente un barbone,che aveva con se una chitarra. Mi rimisi seduto,e feci fumare il barbone. Si chiamava Mark. Era un ex insegnante di musica. Sua moglie mori nell'attentato alle torri gemelle e cosi decise di abbandonare tutto e diventare un barbone. Anche io sapevo suonare la chitarra,e cosi ci mettemmo a suonare. Lui mi fece sentire Nothing Else Matter dei Metallica sperando di impressionarmi,e io gli suonai Blackbird dei Beatles. Mi fece i complimenti e mi disse che ero molto bravo per uno della mia eta. Dopo 10 minuti si addormento' con una bottiglia di vino scadente in mano. Poveraccio. Vedere chi sta peggio di te,a volte,puo' farti sentire meglio. Tornato a casa,mi chiusi in camera mia. Non avevo ancora sentito Mike e Danny,non mi avevano chiamato e io non avevo chiamato loro. Mi misi a rollare davanti al pc,per poi riprendere kla mia fender telecaster,che era da parecchio che non suonavo.«Smettila di suonare» Urlo' mio padre. A quanto sembra,al paparino gli dava fastido il suono della chitarra. Presi il mio cellulare,attaccai le cuffiette e mi misi a sentire i Green Day,la mia band preferita. Non avevo intenzione di rimanere in casa tutto il pomeriggio,sarei dovuto andare a spacciare. Mi squillo' il cellulare. Era la mia ragazza. Mi disse che era appena partita,era andata a new york. Sarebbe tornata dopo un mese. Caddi nella tristezza piu totale. I miei amici,non si comportavano da tali. La mia ragazza,non ci stava. La mia famiglia, faceva schifo. Fumando,i miei occhi mano a mano si chiudevano. Ma dentro di me,dentro la mia mente,le cose stavano diventando sempre piu' chiare. Avevo intenzione di partire, da solo. Farmi una bella avventura. Ovviamente avrei dovuto fumare,fumare alla grande. Avevo ben chiaro dove andare,a New York. Ma non per trovare la mia ragazza. La mia ragazza stavolta non centrava. Volevo vivere un'avventura per me stesso,e scelsi New York per 2 semplici ragioni: New York era facilmente raggiungibile in treno dalla mia zona,e da quando ero piccolo,ho sempre voluto visitarla. Cosi preparai uno zainetto per partire. Non mi dimenticai nulla. Ma ad un tratto mi chiamo' mio padre. «Stanno bussando.» Disse. Erano Mike e Danny. Mi chiesero se mi andava di uscire con loro a fumarmi una canna,e anche che al parco ci stava tanta genete che avrebbe comprato. Ero indeciso,se sbattergli la porta in faccia e partire,o uscire con loro. Rimasi alcuni secondi in silenzio,quando Danny mi disse «Su,Sam lo spacciatore, muoviti.» Andai a nascondere lo zaino sotto il letto e andai con loro. Passammo una delle nostre solite giornate,al vecchio parco. Pensai tutto il tempo alla mia ragazza,e ripensandoci,mi sarebbe piaciuto incontrarla a New York. Sarei partito,di questo ne ero piu' che sicuro. Ma in quel momento,mi sentivo veramente triste.

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Capitolo 4
*** I miss my girl ***


«Mi manca.» Ripetevo nella mia mente. Mi mancavano i suoi capelli rossi,rossi fuoco. Io ero pazzo di lei. Mene innamorai dal primo momento che la vidi. Inizialmente il nostro era stato un rapporto bellissimo,ma poi giunse un demone chiamato lontananza. Era sempre in viaggio, con la famiglia da un posto ad un'altro,e non ci vedevamo mai. Ero stufo,stufo di continuare a ripetermi che mi mancava,e che avrei fatto di tutto pur di vederla. Sapevo cosa dovevo fare. Prendere quel fottuto zaino e partire. Ma qualcosa mi bloccava. Avevo paura. Non so cosa mi teneva bloccato. I miei pensieri furono interrotti dal campanello,erano i miei amici. Uscimmo per farci un giro,ed incontrammo Mary. Era una specie di cugina acquisita di Danny,si conoscevano da quando erano nati. I due facevano l'amore tutte le settimane,da ormai 2 anni. Ma non hanno mai accennato ad una relazione. Portava sempre con se una canna,e ci mettemmo a rollare in un vicoletto. Ad un tratto si fermo' una macchina e scesero due sbirri. La strada era chiusa, aperta soltanto da un lato,bloccato dagli sbirri. Io avevo parecchia robba con me. Dovevo rimanere calmo e riflettere. Magari non ci avrebbero perquisiti. Uno degli sbirri si avvicino a me,e senza pensarci due volte,scattai a correre. Danny,Mike e Mary fecero lo stesso,ma Mary inciampo e fu presa. Allora io mi fermai,perche' non potevo lasciarla li da sola. Danny e mike continuarono a scappare. Io e Mary finimmo in caserma. Ovviamente,nel momento in cui presi la decisione di restare da Mary invece di scappare,lanciai tutta lo roba che avevo,pio o meno. Mi trovarono un cannone. Dopo 2 ore ci fecero uscire. Mary era arrabbiatissima. Solamente io ero rimasto la,con lei. Forse ho fatto una sciocchezza,potevo scappare,ma non sarei riuscito a dormire la notte. Dopo quest'avventura tornai a casa,e mi sdraiai sul letto. Chiusi gli occhi e sognai me,a fumarmi un cannone con la mia ragazza a New York. In quell'istante presi la decisione di partire. Una bella avventura in solitaria con annessa ricerca della mia ragazza. Mi misi a preparare bene tutto il necessario,presi dei soldi che avevo da parte e parecchia erba. Era tutto bello pronto. Ma come l'avrebbe presa la mia ragazza,vedendomi arrivare da lei,cosi, senza alcun preavviso? Cosi decisi di telefonarle. Il cellulare squillava. Mi rispose. Le dissi che mi mancava,che volevo vederla,e che sarei partito. Mi disse che sarebbe rimasta a New York solo per altri 2 giorni,dopodiche sarebbe tornata nella casa dei parenti lontani. Mi disse che se veramente avevo voglia di vederla,mi avrebbe detto dove si trovava il suo albergo. Perfetto. Ora non mi rimaneva che partire.

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Capitolo 5
*** The adventure ***


Mi svegliai presto,mio padre dormiva. Mi andai a lavare,ragionando sul da farsi. Sarei andato alla stazione,avrei preso il primo teno diretto New York e la mia avventura sarebbe cominciata. Mi sedetti sul letto e rollai una canna di marijuana. Era parecchio buona. La rollai a bandiera. Non ero solito rollare usando questo metodo,perche' non ne ero ancora molto pratico nonostante fosse tanto che fumavo. Tuttavia venne fuori una bella canna,una delle mie,con il capoccione alla Bob Marley. Ormai ero pronto. Mi ero preparato una scorta di tutto,cartine,carta filtro, 2 accendini,10 grammi di marijuana,una canna di Hasish scadente,un trita-erba piccolino e anche una pipetta. Mi dispiaceva che non avrei potuto suonare la chitarra mentre sarei stato via,ma pazienza. Arrivai alla stazione,era semi deserta. Andai a vedere gli orari,il prossimo treno per N.Y. sarebbe partito dopo 5 minuti. Avevo il tempo per rollare un'altra bomba velocemente. L'avrei fumata nella cabina fumatori,sempre se ci fosse stata. Di solito ci sta,pensavo nella mia testa. Mentre stavo per chiudere la canna,il conducente fischio. Era segno che il treno stava per partire e cosi dovetti interrompermi e salire a bordo. Fortunatamente capitai in un vagone vuoto. Mi sedetti e ripresi il rollaggio. Passarono 10 minuti,cominciavo ad annoiarmi. Mi alzai e mi diressi verso un'altro vagone. Questa volta ci stava un po di gente. Vidi una ragazza,una bellissima ragazza. Aveva i capelli tinti di rosa ed un dilatatore,simile al mio. Andavo pazzo per le ragazze Punk. Presi il coraggio a quattro mani e mi misi seduto vicino a lei. Alzai lo sguardo e lessi 'cabina fumatori'. «cHE CULO!» Dissi tra me e me. Mi accesi la canna. Dopo qualche attimo,la ragazza mi fisso e mi chiese due tiri. Ne ero certo. «Tieni,fuma quanto vuoi» le dissi. Ci presentammo. Si chiamava Jasmine. Aveva due stupendi occhi azzurri,ed era rasata da un lato. Non avevo mai visto qualcosa di cosi bello in vita mia. Certo,mi sentivo un bastardo a pensare quelle cose,sapendo che mi trovavo su quel treno anche per vedere la mia ragazza. Ma non mi importava. Chiacchierammo parecchio,finche non si apri la porta della cabina. Entro un uomo alto con una divisa blu ed un tesserino. C'era scritto 'Jones'. A quanto pare,il signor Jones,era uno strafottutissimo controllore. Io,ovviamente,ero senza biglietto. Anche Jasmine non lo aveva. Ci trovavamo lontani rispetto alla porta della cabina,avevamo ancora qualche minuto prima che il controllore fosse venuto da noi. Uscimmo dalla porta vicina a noi,trovandoci nel vagone dove ero entrato all'inizio del viaggio. Era ancora vuoto,nonostante il treno si fosse gia fermato parecchie volte alle stazioni. Mancava poco all'arrivo. Continuammo di vagone in vagone,allontanandoci sempre piu' dal controllore, sperando di non incontrarne altri. Mentre correvamo per i vagoni,ci tenevamo per mano. Arrivammo nell'ultimo vagone,era vuoto. Respiravamo faticosamente,le persone nel treno ci avevano presi per pazzi,o magari per ladri che scappavano dopo aver rubato una borsa. Ci fissammo negli occhi. Le diedi un bacio sulle labbra. Le porte si aprirono. Il treno si era fermato. Senza accorgersene,eravamo arrivati. Il tempo era trascorso velocemente. Una volta scesi,ci salutammo con un bacio. Non le chiesi neanche il numero,non mi interessava. Una come lei era sempre stata solo nei miei sogni. Ero felice di aver passato un'avventura cosi soltanto all'andata,su un treno. Ma era tutto ritornato come prima. C'ero io,da solo,a New York.

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Capitolo 6
*** Welcome to New York ***


Uscito dalla grande stazione,non si poteva non notare un grande ristorante,con la scritta 'Welcome to New York'. Finalmente ero giunto a destinazione. Ero ancora scosso per quello che mi era capitato nel treno. Incontrare una ragazza,una perfetta sconosciuta,e baciarla. Ancora non ci credevo. Infondo non mi sentivo di aver tradito la mia ragazza. Quando non c'e' amore,non lo considero tradimento. Certo,ho pur sempre baciato un'altra ragazza,ma non potevo non farlo. La ragazza dei miei sogni,su un treno,inseguiti da un controllore. Comunque sia,non lo avrei tenuto segreto. Nonostante abitassi in una zona non troppo lontana da N.Y. era la prima volta che ci mettessi piede e no nsapevo dove dirigermi. Telefonai alla mia ragazza,mi disse che in quel momento era in albergo,ma stava uscendo con i suoi genitori per andare a pranzare ad un ristorante. Beata lei,anche io,stavo morendo dalla fame. Sarebbe tornata all'albergo piu tardi,quindi avevo parecchio tempo per trovarlo. Mi disse che si chiamava Big Apple Hotel,e si trovava non lontano dall'Empire State Building. Avevo soldi con me,avrei potuto prendere un taxy ma decisi di farmela a piedi,o magari,con qualche autobus. New York andava visitata!! Il ponte di Brooklyn,Manhattan,Central park. Decisi di recarmi,per prima cosa, in un qualunque stramaledetto parco per rollarmi una canna. Senza rendermene conto,mi ritrovai a Times Square, una delle più celebri piazze di New York City. Perfetto,il luogo ideale per fumarsi un bel bombolotto! Ma purtroppo la zona era colma di poliziotti. Mi allontanai prendendo dei vicoli. Cosi non avrei risolto nulla,mi fermai seduto in un vicolo e rollai. Le mani erano sudaticcie,presi una cartina. Come al solito,la cartina era stropicciata. La misi a posto e ci feci scivolare la mista dalla mano. Terminato il lavoro in poco piu' di 40 secondi,la accesi. Finalmente mi stavo rilassando. Che bello,la mia prima canna a New York! Dopo qualche minuto arrivarono cinque ragazzi. Avevano delle tute da basket e mi fissavano. Il più alto venne da me. «Ti serve da fumare?» Mi chiese. «Tranquillo,sono pieno» Risposi. Si fermarono li con me. Erano spacciatori,come me. Gli chiesi che cosa avessero. «Super-Hasish» mi disse uno dei cinque. Probabilmente intendeva quello che,dalle mie parti,si chiamava fumone. Ovuli di fumo,spettacolari. Io avevo la mia ganja buona,e cominciammo a rollare. Gli chiesi anche se sapevano dirmi la strada per arrivare al Big Aplle Hotel. Mi squillo il cellulare. Sorpresa delle sorprese,erano Mike e Danny. Mi chiesero dov'ero finito,mi dissero che mio padre era impaurito della mia scomparsa. Gli dissi di non preoccuparsi,e che sarei tornato presto. Mi dissero che se gli avessi detto che volevo andare a N.Y. sarebbero venuti con me. Ma io ero ancora arrabbiato con loro. Erano scappati,lasciando me e Mary in preda agli sbirri. Non potevo perdonarli cosi facilmente. Finita la telefonata,ripresi a fumare con quei ragazzi. Dopo un'oretta,ci alzammo. Dovevo andare. Mi comprai 3 grammi di quel buonissimo Hasish e mene andai. Presi la strada che mi avevano detto,sette isolati e sarei arrivato. Non erano neanche molti. Arrivato al terzo isolato,cominciai a sentirmi strano,stranissimo. Le cose intorno a me sembravano cambiare. Qualcosa non andava,la mia mente,si stava perdendo.

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Capitolo 7
*** The hasish experience ***


Volsi lo sguardo al cielo. C'era un bel sole grande,senza nuvole attorno. L'aria intorno a me tuttavia era fredda,respiravo sempre piu velocemente. Qualcosa non andava. Forse era quel super-hasish che avevo fumato? Non ne avevo la minima idea del perche' mi stessi sentendo cosi. Pensai che con una bella canna d'erba sarebbe passato tutto,ma dovevo andare dalla mia ragazza. Mi squillo' il cellulare. Era lei. «Dove sei?» Mi chiese. «Sto arrivando,mi mancano pochi isolati» Mi diressi verso il Big Apple Hotel,mentre camminavo,le figure intorno a me divenivano sempre piu' sfocate. Cominciavo ad avere paura. Ad un tratto la vidi. Era lei,ed era la cosa piu' bella che avessi visto. Era anche piu' bella della ragazza del treno. Ed era la mia ragazza! Ci mettemmo a correre,uno verso l'altro,ma poco prima di toccarci,caddi a terra. Ripresi conoscenza dopo una quindicina di minuti,ero stato svenuto li in terra,sul marciapiede. Avevo tantissime persone attorno,ma lei non c'era. Una volta sentitomi bene,entrai nell'Hotel per cercarla. Mi vide lei e venne da me. Mi disse che era stufa,stufa di stare con un drogato. Non era la prima volta che le svenivo davanti in verita'. La prima era stata quando stavamo insieme da poco,avevo bevuto 15 bottiglie di rum con Mike,Danny,Mary e altri nostri amici di zona. Ti credo che ero svenuto! Ma stavolta era strano,svenire per una canna di fumone? Io? Passammo parecchio a discutere,alla fine,mi diede un bacio sulle labbra. Sorrisi. Lei non mi resisteva in fondo. Le chiesi di andare in camera sua,ovviamente avevo voglia di fare l'amore, ma purtroppo ci stavano i suoi genitori. Allora le proposi di farci un giretto per New York,visto anche che lei la conosceva meglio di me essendoci venuta parecchie volte. Che culo avere un padre milionario,pensavo tra me e me. Prendemmo un autobus e andammo a Central Park. Camminammo per un'ora e mezza prima di fermarci, finalmente,e rollare un bel bombolotto. Era da tanto tempo che non fumavamo assieme,ero felicissimo. Tirando fuori la roba dalla tasca,mi ritrovai quel super-hasish che avevo comprato. Mi sembrava strano che fossi svenuto per quello e cosi decisi di rifumarmelo nuovamente. Ma alla mia ragazza il fumo non piaceva,preferiva l'erba,e cosi fumammo quella. Passarono parecchie ore, finche non ci riavviammo per tornare all'hotel. Non avevo ancora il coraggio di dirle che l'avevo 'tradita'. Infondo baciarmi un'altra per me non era tradire,tuttavia per la maggior parte della gente baciare un'altra e' considerato tradire. Che menti bigotte. Mi disse che ci saremmo potuti rivedere la mattina seguente. Poi sarebbe ripartita. Perfetto,avrei passato una notte in giro per New York. Avrei voluto chiedergli se potevo rimanere in Hotel con lei ma preferii l'idea di passare un'avventura notturna. Dopo esserci salutati con un bellissimo quanto lunghissimo bacio,presi una strada qualunque e mi andai a fermare in un vicolo. Tirai fuori quel super-hasish. Presi una sigaretta,la leccai e mi misi il tabacco in mano. Poi presi un pezzo di fumo e lo misi sopra il filtro della sigaretta che si trovava tra il mio medio e anulare. Lo squagliai e lo mischiai al tabacco,poi ne aggiunsi altro,molto altro. Praticamente quasi tutto. Poi misi la mista dentro una scatoletta che avevo con me. Presi due cartine e le incollai ad L. Mi feci un bel filtro lungo con un biglietto dell'autobus che avevo in tasca e rollai un bel ellone. Sara stato lungo sui 16 centimetri. Una volta a casa avevo misurato la lunghezza di un ellone,ma non mi ricordavo bene quanto era. Di fatto,era la canna piu lunga che avessi mai visto. Potevo metterci anche dell'erba e farmi una messicana,pensai. Ma ormai era tardi,era gia bella che rollata. La accesi. Facevo un tiro dopo l'altro. Che bello. Mi sentivo felice,mi sentivo appagato. Fumai quella canna in 10 minuti e mi addormentai. Aprii gli occhi. C'era una luce accecante che mi impediva di tenere gli occhi completamente aperti. Era giorno,avevo dormito tutta la notte. Alzai lo sguardo al cielo,il sole era verde. La mia ombra riflessa sull'asfalto era bianca,totalmente bianca. L'aria intorno a me era gelida. Guardai le persone che camminavano per i fatti loro in strada,al posto dei loro volti, vedevo la faccia di un lucertolone. Accanto a me ci stava un barbone buttato a terra. Aveva 7 braccia e la testa da elefante. Scoppia a ridere,di cuore. Sapevo cosa stava succedendo. Ero stato risucchiao nel vortice del super-hasish,la mia mente era persa nella confusione piu' totale,ma nonostante cio mi sentivo benissimo. Nulla di cio che vedevo era normale. Eppure era gia giorno,l'effetto doveva essere sparito durante il sonno. Ma non potevo non credere ai fatti che avevo davanti. Comincia a camminare per la strada,voltando su me stesso e andando a sbattere addosso a quelle persone con la testa da lucertole. Ne vidi anche uno con la faccia da mosca. Faceva veramente schifo. Mi girai di scatto,e vidi un bagliore accecante. Era una macchina,che dopo pochi attimi,mi fece volare di almeno 25 metri.

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Capitolo 8
*** White bed ***


Aprii gli occhi. Vidi il bianco. Completamente. Non riuscivo bene a muovermi,ero sdraiato. Il letto in cui mi trovavo era bianco,come lo scuro della piccola finestra accanto a me. Tutto in quella stanza era completamente bianco. Penasi di essere morto. Pensai di trovarmi in paradiso. Ma ripensando alla mia vita,forse non lo meritavo. Si spalanco la porta,entro' un'infermiera,una bella infermiera. Era bionda,dai lunghi capelli legati a treccia con due grandi occhi che puntavano sul verde scuro. Mi chiese come mi sentivo. Non avevo energie. Riuscivo a malapena a parlare. «Che cosa mi e' successo?» Non ricordavo nulla. L'infermiera mi disse che ero stato investito da una macchina. Alcuni passanti hanno chiamato immediatamente l'ambulanza. Mi torno quel flash nella mente,quella luce accecante. Come facevo ad essere ancora in vita? Era un miracolo. Entro un dottore,aveva un tesserino sul camice bianco,con scritto Dott. Alex Stewar. Mi disse che ero stato fortunato,perche' subito dopo l'impatto sono stato lanciato in aria e sono atterrato sul materasso di un barbone. Che gran culo! Mi disse anche che non avevo riportato ferite gravi,apparte un gran bel livido sul fianco destro e 2 costole incrinate,piu' una lussazione alla spalla sinistra su la quale sono atterrato,anche se il materasso era molto morbido. Io ero forte,sapevo resistere,in pochi giorni sarei tornato come nuovo. Prima di uscire,il dottore mi disse che mio padre era stato avvertito dell'incidente. Avevano letto i miei dati dalla mia tessera sanitaria e lo avevano chiamato. Ergo,sicuramente mio padre lo aveva detto a Mike e Danny. Ma poi guardai il calendario. Avevo dormito per ben 2 giorni di fila. L'incidente,piu' tutte quelle canne di super-hasish ed erba,era plausibile che avessi dormito cosi tanto. Ero in pena per la mia ragazza,lei non sapeva del mio incidente, quindi avra pensato che mene ero andato,o chissa cosa. Dovevo assolutamente chiamarla. Ma non avevo il cellulare a portata di mano,non avevo niente,soltanto un camice bianco. Entro nuovamente l'infermiera bionda,stavolta con un uomo. Riconobbi subito la dovisa da infame. Era un fottutissimo sbirro. Dopo avermi soccorso,ovviamente,i medici mi avevano trovato addosso tutta quella roba che mi ero portato. Ero nei casini. Lo sbirro mi disse che una volta che mi fossi ripreso,sarei andato in centrale per firmare dei fogli obbligatori,per poi aspettare di affrontare un processo per detenzione di stupefacenti. Tuttavia non ero preoccupato,non avevo neanche molto con me,mi ero fumato gia parecchia roba. Passarono alcune ore,ero sdraiato,con gli occhi chiusi,ma dentro di me la mia mente viaggiava per trovare una soluzione. Dovevo scappare dall'ospedale. Per prima cosa,presi tutte le mie energie e mi alzai,staccandomi accuratamente le flebo. Accanto al mio letto ci stava un vassoio,con un bicchiere d'acqua e del riso bianco. Classico cibo da ospedale. Ma di certo non potevo andarmene dalla porta principale e per giunta con il camice da paziente. Aprii la finestra e la scavalcai. Mi trovavo altissimo,si sa che gli americani hanno la mania per gli edifici alti. Fortunatamente mela cavavo piu' che bene ad arrampicarmi e cosi riuscii a mettermi sul cornicione e scendere davanti alla finestra sotto. Stavo per colpire il vetro quando mi accorsi che la finestra era aperta. Menomale,le mie mani stavano per scivolare. Le energie mi stavano abbandonando. Nella stanza non ci stava nessuno,ma era piena di borse sui letti,segno che ci stava qualcuno e che i suoi parenti lo erano venuti a trovare. Probabilmente erano usciti a fumarsi una sigaretta,sinceramente non mi interessava. Presi una maglietta dal letto,era completamente rossa. Finalmente,ero stufo di tutto quel bianco. Ci stavano anche dei jeans,peccato che mi stavano parecchi stretti. Probabilmente nella stanza c'era un paziente piccolo o molto seccho. Di misura mi stavano benissimo i calzoni. Mi guardai allo specchio del bagno. Non dovevo dare nell'occhio,sarei dovuto sembrare un visitatore. Presi un paio di calzini neri. Non vedevo scarpe. Uscii dalla stanza e accostai l'orecchio nella stanza accanto. Non sentii rumori. Entari e presi un paio di scarpe. Erano Converse,45,la mia taglia! Entrai nel bagno,mi bagnai il volto e mi pettinai. Vidi una lametta,avrei voluto farmi la barba,ma gli occupanti della stanza sarebbero potuti rientrare da un momento all'altro. Uscii dalla stanza e mi diressi verso l'ascensore. Mi trovavo al dodicesimo piano,chiamai l'ascensore e andai al piano terra. Ma non potevo lasciare l'ospedale senza il mio cellulare. Suono un'allarme,si erano accorti della mia sparizione. Dovevo lasciare immediatamente l'edificio. Appena uscito,vidi un'autobus fermarsi ed aprire le porte. Non esitai e ci montai sopra. Faceva capolinea Un'isolato prima del ponte di brooklyn. Mi sedetti e ragionai. Forse avevo sbagliato a fuggire. Sapevano dove abitavo,sapevano tutto. Non sarei potuto fuggire per sempre. Ma non riuscivo a resistere in quella stanza bianca,in quel letto bianco. Io il bianco l'ho sempre odiato.

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Capitolo 9
*** Give your hand ***


Era scesa la sera. Il freddo era aumentato,e indossavo quei vestiti presi in ospedale. Che sfortuna,avevo perso tutto scappando. Non tanto per l'erba,che sara stata sicuramente sequestrata,ma i miei soldi,il telefono...tutto cio che avevo era rimasto li. Dovevo trovare un modo per avvertire la mia ragazza. Camminai e camminai,in mezzo a quegli enormi grattacieli. Intorno a me tutto era fortemente illuminato. Non sapevo cosa fare,quando la fortuna busso alla mia porta. Rividi quei cinque ragazzi che avevano il super-hasish,ma stavolta erano di piu. Saranno stati una ventina di ragazzi e ragazze. Speravo che si ricordassero di me. Cosi fu. Passai la serata con loro,raccontandogli che cosa mi fosse accaduto. Si misero tutti quanti a sentire la mia storia,la fuga dall'ospedale. Alcuni mi dissero che avevo sbagliato,era inutile che fossi fuggito. Ma ormai era fatta. Fumammo e bevemmo anche. Dopo qualche ora alcuni sene andarono. Rimanemmo in 4,3 maschi e una ragazza. Non mi disse come si chiamava realmente,mi disse di chiamarla 'Candy'. Era molto piu fattona di me,si fumava 10 grammi al giorno,mi racconto'. Rimasi stupito,neanche ci credetti. Le chiesi se mi avrebbe fatto rollare una bomba e mela diede. Era un bel cimettone verde. Che bello. Mi chiesero cosa avrei fatto ora. «Penso che domani mattina andro' alla stazione e tornero' a casa» Risposi.Pero dentro di me non ne ero convinto. Sarei rimasto di piu,o forse no. In testa avevevo solamente tanta confusione. Mi feci prestare un cellulare e chiamai l'unico numero che sapevo a memoria,quello di Mike. Ci parlai per una decina di minuti. Lui pensava fossi gia tornato a casa con mio padre,che appena e'stato chiamato dall'ospedale era partito per venirmi a riprendere. Eppure sono stato in quell'ospedale ben 2 giorni,quindi se era venuto,era arrivato tardi. Mike mi disse anche che mio padre non ci stava a casa,quindi,dov'era finito? Ero sicuro si trovasse a New York,per cercarmi. Dissi a Mike di non preoccuparsi,che sarei ritornato presto. Ma il suo tono era strano,come se non gli importasse nulla,nulla del mio incidente,nulla del fatto che mi trovassi a New York. Ma probabilmente erano tutti miei film mentali. Dopo un'oretta rimasi da solo con Candy. Tiro fuori quel super-hasish. Lo rollo lei. Rollava bene,le sue mani erano veramente sexy,per quanto delle mani possano esserlo. Fumammo molto lentamente. Stavamo seduti sull'angolo di un grande marciapiede,la mia testa era appoggiata alla sua spalla. Tenni gli occhi chiusi per alcuni minuti. «Ti sei addormentato?» Mi chiese. Le risposi che ero stanco. Si alzo' di scatto e mi allungo il braccio. «Hey,ragazzo,dammi la tua mano e andiamo sul ponte di brooklyn». Andai con lei. Stavamo sul bordo,vedevo le macchine passare a gran velocita' accanto a me. Il vento provocato da esse faceva muovere i miei capelli avanti e indietro. La ragazza si mise in piedi sul bordo del ponte e si butto'. Fortunatamente ero molto vicino a lei e riuscii a prenderla con una mano e a tirarla un po su,abbastanza per farla tenere da sola. Stava scivolando. Non voleva aggrapparsi,voleva morire. Non so il motivo. Le dissi di darmi la mano,ma lei si rivoltava e guardava in basso. Era molto alto,era veramente molto alto. Dovevo assolutamente persuaderla a non buttarsi,e cosi le parlai del dolore che avrebbe sentito. «Le tue ossa si frantumeranno in mille pezzettini e avrai ancora qualche momento di vita per soffrire il dolore». I suoi occhi si spalancarono. «Quindi,se non vuoi che cio' accada,dammi quella cazzo di mano». Mela diede e la trassi in salvo. Stava veramente allucinata. Le chiesi spiegazioni. Mi disse che aveva un vita di merda,mi disse che i genitori erano mporti quando lei era ancora piccola e ha sempre vissuto sola. Non cela faceva piu'. Mi disse anche che 2 anni prima era rimasta incinta,ma siccome aveva ancora 16 anni,il figlio gli fu tolto e il padre,lei neanche sapeva chi fosse. Candy si faceva chiamare,ed avevo capito il perche'. Aveva cancellato se stessa,e si era lasciata andare alle droghe. Non solo erba e fumo,come me,lei si prendeva di tutto. Poveraccia. La accompagnai al suo appartamento,che si trovava poco distante da li. Rimasi a dormire da lei,ma non ci feci assolutamente nulla. Nemmeno un bacio. Appena arrivammo ci mettemmo a dormire. La mattina seguente,lei non ci stava. C'era un biglieto con scritto 'Ti devo la vita,grazie e addio'. Probabilmente non voleva trovarmi a casa sua quando fosse tornata,e cosi mene andai. Gli lasciai scritto il mio numero,non so il perche' lo feci. Mi incamminai verso la stazione. Sarei voluto rimanere a New York,ma non ne avevo piu' motivo. E non sapevo cosa mi aspettava una volta tornato a casa. Mi avrebbero arrestato? Ma dovevo ritornare,non avevo nessun altro posto,se non la mia casa.

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