The lesson is: someone can hurt you, but it does not mean that everyone is like him

di VeroDowney
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1-New Life ***
Capitolo 2: *** Capito 2-Il ritrovato amore ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3-The Band ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4-Adrenalina ***
Capitolo 5: *** Capito 5- Strani amori ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6- Vizi di famiglia ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7-Secondi fini ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8-Ricordi e confessioni ***
Capitolo 9: *** Capito 9- Goodnight ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 – Confronto tra amiche ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11- Unexpectedly ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 -Party ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13- Il grande concerto ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14-Sad Story ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15- New York New York ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16- Bad and good news ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17- Convalescenza ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18- Marcus ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 - Surprise ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 - Returns ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21- Exchange ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22- Operation Rouge ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 - La resa dei conti ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 - The end? ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1-New Life ***


Con questo mio scritto non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, né offenderla in alcun modo.


Capitolo 1-New Life


”Ultima chiamata per il volo 7310 diretto a San Francisco delle ore 10.00”

-Darma sbrigati siamo in ritardo come al solito- disse girandosi e accennando un sorriso dei suoi con fare ironico. -Strano non avrei mai detto che io e te saremmo arrivate in ritardo, di solito siamo sempre in anticipo-ribattè Darma con altrettatnto ironia.

“Buon giorno, è il comandante che vi parla questo è il volo 7310 diretto a San Francisco l'arrivo è previsto per le 3pm ora locale”

-Non ci credo Darma che alla fine l'abbiamo fatto davvero, stiamo per partire e atterrare in uno stato in cui non conosciamo nessuno, il nostro 'American Dream' si sta per realizzare- disse con aria sognante mentre guardava fuori dal finestrino.

Era sempre molto tesa prima di prendere un aereo ma una volta che le ruote si staccavano da terra si sentiva inebriata dal quel sensazione di libertà che le dava il volo soprattutto sapendo che sarebbe atterrata in un luogo in cui tutto era nuovo per lei, nessun pregiudizio, solo la libertà di conoscere a fondo una cultura e un paese nuovo.

-Vicky guarda stiamo sorvolando la Groenlandia, che spettacolo! - disse Darma riportandola alla realtà.
-Te lo avevo detto che era una buona idea prendere questo volo dopo tutto possiamo dire che abbiamo visto anche la Groenlandia- disse iniziando a ridere contagiando anche Darma.

Vicky, così l'avevano chiamata i suoi genitori per rispettare la discendenza irlandese di suo padre. Aveva i capelli color castano chiaro con naturali riflessi biondo rame che cambiavano a seconda della luce illuminando il suo viso regolare e quegli occhi da cerbiatta dal color cangiante che variavano dal castano chiaro al verde scuro quando era particolarmente felice e raggiante “se non capisci di che umore sono alla mattina guarda i miei occhi e saranno loro a rivelartelo” diceva sempre sorridente a tutti quelli che non la conoscevano bene.

Si rimise le cuffie e torno ad immergersi in una sorta di mondo parallelo che si era creata fin da piccola per sfuggire a tutta la tristezza della vita reale una sorta di “Narnia” in cui si rifugiava quando voleva stare sola con se stessa e questo capitava spesso.

""
Sentì un forte scossone e si spaventò molto risvegliata così bruscamente dal torpore in cui era caduta cullata dalla musica. Guardò immediatamente fuori dal finestrino e vide che erano arrivati e che l'aereo stava atterrando.
Splendeva un grande sole nel cielo e non appena fuori dall'aereo pensò “la mia nuova vita inizia ora” e abbracciò Darma che si stupì alquanto di quel gesto non essendo abituata a quel tipo di comportamento di Vicky che era sempre molto distaccata, non sopportava il contatto fisico.

Erano da poco passate le 5pm, erano entrambe stanche ma l'adrenalina teneva ben sveglia Vicky che voleva iniziare a visitare subito la città, consapevole che il giorno seguente si sarebbe dovuta recare all'Università di San Francisco dove le avevano offerto una posto di lavoro in un gruppo di ricerca per le cellule staminali.

-Darma andiamo non fare la solita guasta feste, ne avrai di tempo per dormire quando sarai vecchia, su forza muoviti!- disse con quel suo fare che aveva sempre conquistato tutti per la sua particolarità, diceva sempre quello che pensava ma non era mai sgarbata perchè le sue frasi erano sempre ben misurate e condite da quel tocco di ironia che era impossibile non sorridere e dire di no alle sue richieste.
Così iniziarono il giro turistico della città a piedi ovviamente.

-Non puoi dire di aver visitato davvero una città se non l'hai girata tutta a piedi!- disse sorridendo mentre guardava Darma che stava per crollare per quanto era stanca.
-Ti odio Vicky, ma senza di te e la tua pazzia non saprei come fare, mi fai morire dalle risate-

Tornarono in Hotel, doveva essere il loro punto di riferimento solo per qualche giorno poi l'università avrebbe dato loro una casa e una macchina, così funzionava in quel paese “Ho trovato l'America” pensò Vicky quando via mail l'Università le aveva comunicato la notizia, e si mise a ridere da sola davanti al computer.

L'indomani si alzarono presto e si recarono senza indugi all'Università, quella città la sentiva già sua sembrava che conoscesse ogni strada e ogni posto nulla sfuggiva a quei suoi occhi così espressivi “Sono come Sherlock Holmes” aveva detto un giorno a Darma “Vedo tutto questa è la mia condanna” e si mise a ridere, era impossibile rimanere seri ed impassibili davanti alle sue frasi e soprattutto davanti alle sue citazioni da film che sembravano in molti casi descriverla alla perfezione.

-Buongiorno, ben arrivate - disse un uomo piccoletto con i capelli brizzolati che indossava un camice bianco e dei buffissimi occhialoni alle quali ormai le due ragazze, dopo anni di studi nel campo della ricerca, erano abituate ma questa volta quell'uomo la fece sorridere e quando le invitò a seguirlo per fargli fare il giro del laboratorio.
Vicky si avvicinò a Darma e le sussurrò
-Non ti sembra lo scienziato che creò Frankenstein? Quello che nel film urla la mitica frase “Si – può – fareee” - e mentre diceva ciò Vicky imitava i gesti dell'attore del film scatenando una sonora risata di Darma che si tappò la bocca quando vide che l'omino che le stava guidando si era girato a guardarle attirato da quella risata improvvisa.
-Tu sei proprio scema- disse Darma con le lacrime agli occhi.

La mattina passò veloce, e le due ragazze non ebbero tempo per scherzare ancora incalzate dal ritmo della spiegazione del lavoro che da lì ai prossimi mesi avrebbero dovuto svolgere.
Vicky era attenta ma ogni tanto abbozzava un sorriso alla sua amica quando i loro sguardi si incontravano, a lei non piaceva molto studiare le piaceva subito andare al sodo e mettere in pratica quello che aveva studiato, ed era brava in questo tanto che era riuscita ad ottenere quel posto di lavoro nonostante non si fosse laureata con il massimo.
Alla fine della giornata l'omino prima di congedarsi rivolse alle ragazze una domanda inaspettata
-Allora quando siete disposte a partire?- Vicky e Darma si guardarono allibite e stranite da quella domanda, non potevano credere che tutto il lavoro e tutto quello che avevano visto in quella giornata non lo avrebbero svolto in quel magnifico e attrezzatissimo laboratorio dove avevano sognato per mesi di lavorare.
Vicky prese coraggio e nonostante la sua pronuncia fosse ancora stentata chiese
-E per dove dovremmo partire? Noi pensavo di svolgere qui il nostro lavoro!-
L'omino le guardò con un sorriso e inaspettatamente disse sorpreso
-Ma come? Non vi hanno comunicato via mail che il vostro lavoro lo dovrete svolgere nella nostra sede distaccata a Los Angeles?-
La bomba era stata sganciata, quella notizia risuonò nelle orecchie di Vicky come una frase sconnessa alla fine di un sogno di cui al risveglio non si ricorda più nulla.
-LA?- disse Vicky eccitata per la notizia - questa si che è una notizia!- disse guardando Darma che era ancora incredula per la notizia, lei che amava il freddo di New York che aveva conosciuto durante un suo viaggio in America con la sua famiglia quando non conosceva ancora Vicky, adesso si stava per trasferire sulla costa opposta che era caratterizzata da uno splendido sole, dove la pioggia era quasi assente per tutto l'anno.
Quello non era sicuramente il suo clima ideale era quello di Vicky che sembrò leggerle nel pensiero
-Darma, Darma, Darma cosa devo fare con te? So che ti piace il freddo di New York, ma LA beh è LA, sole, caldo, spiagge su cui andare a correre, locali con musica dal vivo, è LA! Cosa c'è di più bello?-

Qualsiasi cosa disse Vicky riusciva sempre a convincerla di quello che le diceva “Saresti un buon avvocato Vicky” le aveva detto spesso dopo i suoi discorsi che sembravano delle mini-arringhe ispirate dai film polizzeschi che trasmettevano in tv quando erano a casa loro, in Italia.

-Va bene ci sto, partiamo! Mi hai convinto Vicky-
-Come sempre!- replicò Vicky con la sua solita ironia.

Due giorni dopo atterrarono a LA in perfetto orario. All'uscita li aspettava un ragazzo alto, biondo, occhi verdi e muscoloso al punto giusto che teneva in mano una cartello con scritto “V&D Italian Girls” appena lo vide Vicky si accostò a Darma sussurrandole
-E' proprio il tuo tipo!- accenando un sorriso tanto quanto basta per far si che Darma diventasse rossa in volto.

Vicky conosceva bene i gusti di Darma in fatto di uomini mentre lei raramente aveva parlato delle sue frequentazioni e del genere di uomo che le piaceva, sembra nascondere qualcosa.
"Forse una ferita che non vuole riaprire" questo pensava Darma quando cercava di capire i gusti della sua amica che prontamente sviava il discorso.

-Buongiorno, sono Daniel, lavorerò con voi nei prossimi mesi- disse il biondo sfoderando un perfetto sorriso da affascinante ragazzo americano.
Sentendo quella frase Darma spalancò gli occhi e Vicky lo notò subito e Darma conoscendo bene la sua amica la anticipò
– Non dire nulla Vicky so che muori dalla voglia di fare una delle tue battute- disse sorridendo e arrossendo
-Va bene non dirò nulla, però ti ricorderò ogni giorno di ringraziarmi per averti convinto a venire qui, BENVENUTA A LA, Darma!- le disse sorridendo facendole un occhiolino mentre guardava in direzione di Daniel.

Daniel le condusse fuori dall'aeroporto in cui le due ragazze sembravano non sapersi proprio orientare.
Ad un tratto mentre stavano per raggiungere la macchina delle grida di ragazzine e donne destarono la loro attenzione.
-Non vi allarmate! Ci sarà uno dei tanti famosi attori che abitano qui a LA, per i quali mamme e figlie vanno matte!- disse Daniel non appena vide che Vicky e Darma cercavano di capire il motivo di quelle urla sfrenate.

A poca distanza dai tre si fermò una grande macchina dai vetri scuri, “sarà uno dei soliti divi bellocci che piace a tutte le donne di ogni età” pensò Vicky anche se incuriosita non riusciva a smettere di guardare la portiera della macchina che ad un tratto si aprì, non si vedeva ancora chi vi fosse all'interno. Spuntò improvvisamente una gamba fuori dalla macchina, mentre la portiera copriva ancora la figura dell'uomo al suo interno.
“Beh però sicuramente ha stile e non ha paura di mostrarlo” pensò Vicky quando vide un paio di sneackers dai colori eccentrici che indossava l'uomo.
Le urla si fecero acute ed assordanti quando la figura scese completamente dalla macchina.
Era un uomo sulla quarantina anche se da come si vestiva e dal look dimostrava molti meno anni di quelli che aveva “tipico delle star di Hollywood” pensò Vicky.
Era un bel uomo, moro, capelli che sembravano essere mossi anche se portava un taglio corto ed era difficile da intuire, vestiva con un completo elegante ma le sneackers ai piedi smorzavano la serietà del vestito che indossava rendendolo essenzialmente unico.
L'uomo sfoggiò un sorriso che conquistò l'attenzione di Vicky e nello stesso momento si tolse gli occhiali specchiati che indossava e rivelò i suoi occhi “Che occhi e che sguardo!” pensò tra sé e sé Vicky quando improvvisamente il suo sguardo si incrociò con quello di quell'uomo, sembrava che si fosse fermato il tempo per Vicky le sembrava che tutto si muovesse a rallentatore intorno a lei.
Durò solo qualche secondo.
Vicky fu riportata alla realtà dalle grida di Daniel che con la sua voce cercava di sovrastare quelle delle donne impazzite per quel personaggio.
Vicky corse verso Daniel e Darma senza dire una parola, il tragitto fu breve ma si avvertì il silenzio di Vicky che di solito non smetteva mai di parlare in quelle occasioni in cui tutto era nuovo per lei.



Note dell'autrice: Ciao a tutti! E' la mia prima ff, spero che vi piaccia. Questo primo capitolo è moltoo descrittivo, dovevo ambientare e introdurre meglio i personaggi, soprattutto il personaggio di Vicky. Fatemi sapere cosa ne pensate! A presto:)

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Capitolo 2
*** Capito 2-Il ritrovato amore ***


Capito 2 - Il ritrovato amore


-Cos'hai Vicky sei stata rapita anche tu da quell'attore?- chiese Darma sogghignando, contenta di essere lei per una volta a prendere in giro Vicky.
-No, cioè boh..- Vicky fu interrotta da Daniel
-E' un attore ormai famoso, molto bravo, e a dire delle donne molto bello e affascinante! Non hai visto i suoi ultimi film? Hanno fatto impazzire tutti, me compreso!- rise Daniel

Quella frase fece pensare a Vicky che negli ultimi anni non aveva fatto altro che dedicarsi allo studio per evadere da quella casa in cui non si sentiva mai a suo agio e dalla quale voleva scappare, senza concedersi qualche svago solo qualche uscita con degli amici e nient'altro e di sicuro non era per nulla informata sugli ultimi film che erano usciti in quei tre anni.

La ridestò Daniel
-Siamo arrivati a quella che sarà casa vostra- e poi aggiunse -Benvenute a LA- disse imitando il modo di fare con cui Vicky l'aveva detto a Darma poco tempo prima.

La casa era immensa ai loro occhi che erano abituati a piccole abitazioni in campagna o a piccoli appartamenti in grandi palazzoni che tutto avevano fuorchè la bellezza estetica, in grandi città congestionate dallo smog e dal traffico.

Restarono a bocca aperta l'omino gli aveva accennato che avrebbero dato loro un alloggio e due auto per spostarsi liberamente in città ma non si immaginavano per nulla quanto quello che gli si parava davanti agli occhi in quel momento.

-Bella vero? I ricercatori vengono trattati bene qui da noi!- disse Daniel accennando ad un sorriso -Venite, vi faccio fare il giro della casa- aggiunse.

Lo seguirono senza replicare.
Il cancellone di ingresso in ferro battuto, una volta aperto, rivelava uno splendido giardino che saliva verso la casa alla quale si arrivava percorrendo dei vialetti fatti con piccoli mattoncini bianchi come il colore esterno dei muri della casa. Una volta entrati ci si ritrovava subito nella grande sala che si univa alla cucina in un grande open space che risultava essere perfetto.
La parete dietro alla cucina era di vetro e si vedeva chiaramente che usciti da quella ci si ritrovava in un giardino con una grande piscina di con acqua cristallina e un idromassaggio appena la vide Vicky fece un urlo di gioia, la piscina era perfetta, l'acqua era il suo elemento naturale.
L'urlo fece scatenare le risa di Darma e Daniel che riprese poi a fare da cicerone alle due ragazze.
Il grande open space costituiva la parte in “comune” della casa infatti c'erano due scalinate a destra e a sinistra della cucina che portavano ad ale separate dell'abitazione in modo da garantire la privacy ad ognuno delle due ragazze anche se loro, che avevano condiviso tutto in quegli ultimi anni, non ne avevano bisogno, ognuno conosceva le abitudini e cosa avrebbe infastidito o avrebbe fatto piacere all'altra.
Vicky prese istintivamente l'ala sinistra mentre Darma la destra.
Darma si fece accompagnare da Daniel a visitare la sua 'parte' di casa e mentre salivano le scale incrociò lo sguardo di Vicky che le fece un sorrisetto complice.
Vicky salì le scale di gradini trasparenti che portavano alla sua ala si ritrovò in un grande spazio vuoto con le pareti bianche e senza mobili “è come una tela bianca ci penserò io a dipingerla un pò” pensò sorridendo a quel pensiero.
In fondo a quello spazio bianco c'era una porta scorrevole di vetro opaco una volta aperta Vicky si trovò nella sua enorme camera da letto che aveva una parete tutta di vetro dal quale riusciva ad ammirare la vista sull'oceano e il tramonto che irradiava una luce rossastra in tutta la stanza tingendo le pareti che si accesero di quella luce.
Infine entrò in bagno, era bellissimo con una doccia doppia e vasca idromassaggio non c'è nulla di più che avrebbe voluto e per la prima volta si sentì davvero a casa.

L'indomani iniziò il lavoro ed entrambe le ragazze era emozionate come se stessero vivendo in un film.
Darma aveva iniziato a flirtare con Daniel e lui sembrava esserne felice.
Vicky invece si accorse che man mano che passavano i giorni le sue serate finivano sempre nello stesso modo cioè a pensare a quell'uomo e a quello sguardo che aveva incrociato all'aeroporto il primo giorno che si trovava lì.
In quel momento della sua vita si sentiva felice ma aveva la sensazione che le mancasse qualcosa anche se non sapeva ancora cosa.

Il giorno successivo andò a fare un giro ad Hollywood, sperando di rincontrare quello sguardo tra le molte persone che affollavano la walk of fame.
Mentre gironzolava senza una meta attirò la sua attenzione una vetrina di un grande negozio per strumenti musicali. Entrò senza pensarci e lo vide, una basso elettrico bellissimo quattro corde e senza indugiare nemmeno un secondo lo comprò insieme ad un piccolo amplificatore e a delle cuffie così non avrebbe disturbato Darma.
Corse subito a casa eccitata per quell'acquisto, non appena entrò in casa Darma scoppiò a ridere e chiese stupita:
-Ma cos'hai comprato?
-Ho ritrovato il mio amore, mi mancava!- sorrise ironicamente Vicky

Ed era così.
Passò da quel momento settimane intere a suonare in tutte le ore libere di cui disponev.
Aveva ritrovato la sua passione che l'aveva aiutata durante l'adolescenza nei momenti difficili in cui nessuno sembrava capirla, metteva su le cuffie e via a suonare rifugiandosi nel suo fantastico mondo parallelo.

Dopo settimane intere che non partecipava a uscite serali, Vicky accettò di uscire con Darma e Daniel che si stavano frequentando ormai ufficialmente e qualche amico di lui.
La serata fu piacevole e passò in poco tempo. Vicky parlò poco nonostante Jamie, un'amico di Daniel, fosse interessato a lei e a conoscerla meglio, ma la ragazza non aveva occhi che per la band che stava suonando sul palco.
La musica era sempre stata la costante della sua vita.


Nota dell'autrice: Ecco un altro capitolo descrittivo, ne manca ancora uno e poi si entrerà nel vivo, ovvero Robert entrerà in azione. Sono di dovere questi capitoli introduttivi, il perchè? Lo scoprirete più avanti. Grazie a chi ha recensito! A presto:)

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Capitolo 3
*** Capitolo 3-The Band ***


Capitolo 3-The Band

-Ciao! Volevo congratularmi con voi siete stati molto bravi mi piace molto la vostra musica, è bello vedere che qui a LA si possono trovare musicisti come voi.- disse quasi intimidita, dopo aver incontrato lo sguardo del cantante/chitarrista. Una strana forza l'aveva spinta ad avvicinarsi a lui.

I ragazzi della band erano stati bravissimi e una volta finito il concerto Vicky aveva deciso di andare a congratularsi con loro, una cosa che non si sarebbe mai sognata di fare normalmente, benchè all'esterno sembrasse una ragazza forte e sicura di sé in realtà quell'immagine di lei era solo un'armatura che si era costruita ad hoc per difendersi e non passare più momenti come quelli che le erano capitati in passato.

-Ciao! Grazie mille! E' bello vedere che qui a LA c'è qualcuno che se ne intende! - rispose quel ragazzo sorridendole imitando la frase di Vicky mentre era intento a staccare i cavi da tutta la strumentazione ed aggiunse -Io sono Indio! Tu come ti chiami? Dall'accento direi che non sei di qui!- disse porgendole la mano.
-Sono Vicky piacere di conoscerti, hai indovinato non sono di qui sono italiana- disse stringendogli la mano.
-Che bella l'Italia! Ci sono stato qualche estate fa con mio padre, un viaggio stupendo! Ma toglimi una curiosità com'è che te ne intendi di musica? E' strano sentire una ragazza parlare ..-lo interruppe Vicky emozionata per aver trovato qualcuno che fosse sulla sua stessa lunghezza d'onda
-Suono il basso- lo interruppe Vicky emozionata per aver trovato qualcuno che fosse sulla sua lunghezza d'onda e continuò -Avevo un gruppo ma purtroppo non siamo riusciti a sfondare, troppa concorrenza, poi sai da quando mi sono trasferita qui sarebbe stato un pò difficile tornare a casa tutte le settimane per partecipare alle prove- disse lei sorridendo e sfoggiando il suo fare ironico che la contraddistingueva.
-Ma non mi dire! Noi stiamo proprio cercando qualcuno che per qualche mese suoni con noi perchè Alex, il nostro bassista, deve trasferirsi per un pò di tempo a New York per ultimare i suoi studi se ti va..-
-Certo che mi va!- lo interruppe Vicky intuendo cosa volesse dirle Indio e pensò “Devo imparare a stare zitta certe volte faccio la figura della stupida”
-Che ne dici di trovarci domani sera da me per fare una prova con gli altri? Sempre se non hai impegni!- disse lui sorridendo.
-Certo che mi va!- rispose prontamente Vicky, non si sarebbe mai fatta scappare una simile occasione.
-Aspetta vado a prendere un pezzo di carta e ti segno il mio numero e il mio indirizzo-le rispose sorridendo.

Andò verso il bancone a chiedere al barista mentre Vicky lo osservava, era un bel ragazzo alto, biondo e con i capelli di media lunghezza, slanciato e sembrava avere qualche anno in meno di lei ma mostrava una sicurezza nel parlare che solo in pochi a quell'età avevano seppur dimostrava con i suoi gesti di essere timido, riservato e molto gentile.

Si scambiarono i numeri di telefono e lui le diede il suo indirizzo, la salutò con un sorriso e se ne andò facendole un cenno con la mano.

-Ma dove sei stata Vicky? Ho visto che parlavi con quel ragazzo! Cosa vi siete detti?- chiese curiosa Darma.
-Gli ho fatto i complimenti e..indovina? Domani vado da lui a fare una prova per suonare con loro qualche mese mentre il loro bassista completa i suoi studi a New York!- disse felicissima Vicky.
Darma le sorrise era da tempo che non la vedeva così raggiante.

Il giorno seguente la giornata di lavoro passò veloce e Vicky non faceva altro che pensare alla serata che la stava aspettando. Appena finito corse a casa si fece una doccia, si infilò dei jeans e una canottiera con sopra una camicia a maniche corte a scacchi.
Il vecchio stile di Vicky stava riaffiorando, la ribelle stava tornando.

-Wow Vicky come stai bene vestita così è una vita che non ti vedevo con questo style! Ti si addice proprio- disse Darma, che sapeva bene come distruggere le insicurezze dell'amica.

Vicky le sorrise ammiccando come faceva quando si sentiva in imbarazzo dopo essersi accorta di essere al centro dell'attenzione, in fondo era una ragazza molto riservata anche se al primo impatto non avrebbe mai dato quell'impressione, la sua armatura doveva prevalere fino a quando lei non avesse deciso di spogliarsene e aprirsi con chi gli stava accanto e questo era accaduto raramente nella sua vita.

-Prendo la macchina e vado- disse Vicky.
-Non fare tardi-rispose sorridendo Darma che tanto sapeva che non avrebbe mai ascoltato il suo consiglio.

Conosceva bene il fatto che a Vicky piacesse vivere di notte quando tutto era diverso, diceva che LA era un'altra città di notte e Darma sapeva bene cosa intendesse dire.

-Va bene mamma non farò tardi ma...non aspettarmi alzata mi raccomando che poi domani mi dai la colpa se sei stanca al lavoro- rispose Vicky, sapeva sempre come strappare un sorriso con una sua frase.

Il cellulare di Indio stava suonando.
-Pronto? Ciao si vengo ad aprirti aspettami davanti al cancello d'ingresso!- disse Indio e aggiunse sorridente -Ragazzi è arrivata Vicky! Vado ad aprirle mi raccomando siate gentili non vi fate riconoscere come al solito, non alla prima sera almeno- disse ridendo a due ragazzi che erano seduti e stavano chiaccherando distrattamente e non appena sentirono la frase di Indio scoppiarono a ridere.

Aprì la il cancellone elettrico con un telecomando ed entrò una figura era Vicky, sembrava estasiata dalla vista che gli si parava davanti non appena il cancello fu completamente aperto.

-Ciao! Tutto bene? Hai fatto fatica a trovare la casa? -disse sorridendo.
-E come avrei potuto? E' enorme sarebbe stato un po' difficile! Birra?-disse Vicky sventolando una cassa di birre fresche appena comprate.
-Vedo che ci capiamo- disse Indio guardando le birre -Ma non sembri neanche tu, ieri sera sembravi..-
-Una snob?-lo interruppe Vicky -La musica mi fa un certo effetto e torno ad essere la ribelle che ero qualche anno fa prima di fare la persona studiosa e seria- disse e risero insieme mentre Indio faceva strada verso un'ala della casa situata a pian terreno.
Non appena entrarono si fece silenzio nella stanza
-Alla faccia della piccola sala prove! Questa stanza è più grande di tutta la mia casa in Italia!- risero tutti.

La serata passò tranquilla Alex spiegò alcuni pezzi a Vicky che sembrava non aver problemi ad eseguirli.
Erano le due e Vicky stava rincasando in quel momento e sovrappensiero accese la luce della grande cucina e comparì quasi per magia una figura.
Vicky sobbalzò:
-Darma prima o poi mi farai venire un infarto!- Darma si girò e Vicky capì subito che stava parlando a vuoto, la sua amica era sonnambula e quindi Vicky si limitò ad accompagnarla nella sua camera notando solo ora come aveva arredato finemente quell'ala della casa, era stata per settimane chiusa nella sua stanza a suonare e si rese conto solo ora di quanto buon gusto avesse l'amica per l'arredamento.

Le settimane passarono veloci e Vicky continuava a frequentare la sala prove con gli altri del gruppo.
Una sera si trovò sola con Indio e approfittò dell'occasione per conoscerlo meglio.

-Hai veramente una bella casa, dove vivevo io solo i ricchi potevano aver certe case, noi non ce le potevamo neanche immaginare- disse malinconicamente Vicky.
Indio le sorrise.
-So di essere fortunato a vivere qui, è grazie a mio padre che posso permettermi di farlo-
-Che fortuna, avere un padre e vivere con lui! Posso chiederti che lavoro faccia? Sempre se non vado troppo sul personale- chiese gentile lei.
Indio la guardò un po' stupito della domanda, pensava che lei sapesse già la risposta.
-Beh viverci insieme è una parola grossa, fa l'attore, è molto famoso e spesso sta via per mesi per girare e promuovere i suoi film, ma è contento così e io sono felice per lui. Tornerà proprio stasera e domani sera verrà in incognito a vederci.- spiegò Indio
-Wow quasi mi dimenticavo che domani sera c'è il nostro primo concerto, o meglio il mio primo concerto con voi, sono emozionata!- disse e guardando l'orologio vide che erano le tre ormai
-Forse è meglio che vada è tardi e devo riposare se non vuoi che mi addormenti sul palco domani sera-
-Non ti addormenterai avrai troppa adrenalina in circolo-


Note dell'autrice:
Ciao Ragazzi! Dal prossimo capitolo vedremo finalmente Robert in azione! So che vi ho costretto a leggere pagine e pagine ma ormai ci siamo dal prossimo capitolo inzierà questa movimentata storia!
A presto:)

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Capitolo 4
*** Capitolo 4-Adrenalina ***


Capitolo 4 - Adrenalina

Era la sera seguente e Vicky ripensò a quella frase di Indio “l'adrenalina, aveva proprio ragione”, le sudavano le mani aveva caldo ed era visibilmente agitata.

Quanto tempo era passato dal suo ultimo concerto in quel locale che contava un pubblico si e no di 20 persone?

Quella sera invece il locale le sembrava enorme e nonostante ciò era stracolmo di gente, era tutto pronto per il concerto e tutti chiaccheravano distrattamente bevendo per lo più della buona birra.

Odiava stare al centro dell'attenzione ma quando era sul palco era come se riuscisse ad entrare nel suo mondo fantastico, non si accorgeva di quello che c'era intorno a lei, c'erano solo lei e il suo basso, le sembrava di essere nella sua camera a suonare tranquilla senza pressioni.

La riportò alla realtà Indio.
-Vicky è arrivato eccolo là, quell'uomo con il cappellino dopo te lo presento ma adesso andiamo è ora di entrare in scena!-

Era troppo concentrata per ricordarsi che Indio era felice per l'arrivo di suo padre, ma notò che era la prima volta che Indio era così emozionato.

Salirono sul palco, faceva caldo e le luci colorate dei faretti non rinfrescavano di sicuro l'aria, la macchina del fumo invase il locale finchè era difficile vederesi anche stando seduti allo stesso tavolo, “l'atmosfera giusta” pensò Vicky.

Indio fece suonare la sua chitarra con il primo accordo della loro canzone, il concerto era iniziato.

Andò tutto perfettamente come avevano più volte provato in quelle ultime settimane.
Vicky era contentissima appena scese dal palco Darma le corse incontro e l'abbracciò felicissima facendole i complimenti seguita poi da Daniel e dai suoi amici, era andato tutto alla perfezione.

Vicky si avvicinò a Indio per confrontarsi su come fosse andata ma invece inaspettatamente le uscì un'altra affermazione.
-Sei un altro sul palco!- disse sorridente
-Lo devo prendere come un complimento Vicky?- rispose sorridendo lui e aggiunse -Eccoti qui papà! Questa è Vicky sostituirà Alex per qualche mese! Come ti siamo sembrati stasera?- disse mentre si avvicinava un uomo con un cappellino in testa che fino a quel momento si era ben mimetizzato in mezzo alla folla.

Era vestito con una maglietta con un logo dei fumetti, anche se Vicky in quel momento non ricordava di quale si trattasse, ed un paio di jeans.
“Vestitiario semplice per un attore Hollywoodiano, mi sarei aspettata un entrata più trionfale” pensò Vicky che non era ancora riuscita a vedere gli occhi di quell'uomo data la presenza del cappello che era ben calato sul volto.

-Ciao Vicky, piacere di conoscerti io sono Robert- disse l'uomo togliendosi il cappello.

Vicky ebbe un fremito “Quegli occhi! Io li ho già visti, si ma dove?” pensò Vicky

-Vicky stai bene? - le chiese Indio vedendo l'espressione sul viso di lei e notando che tardava a stringere la mano del padre.
-Scusa ero sovrappensiero, piacere Vicky – disse stringendo la mano di quell'uomo affascinante non riuscendo a smettere di pensare dove aveva già visto quegli occhi.

-Vicky noi andiamo, vieni con noi? - chiese Darma che sopraggiunse in quel momento e notò che Vicky continuava a fissare quell'uomo che si era allontanato con Indio.
-Non l'hai riconosciuto? E' l'attore che c'era all'aeroporto il primo giorno che siete venute qui – disse candidamente Daniel.

Ecco dove lo aveva visto.
Il buio del locale, il fumo e l'adrenalina post-concerto le avevano impedito di riconoscerlo.
Vicky iniziò a sentirsi strana, forse era stanca forse aveva solo bisogno di scaricare la tensione e così si diresse al bancone e chiese una birra, iniziò a bere e si sentì subito meglio la tensione e l'adrenalina iniziarono a calare ma non riusciva a non guardare quell'uomo, non riusciva a spiegarsi come fosse diverso dal quel giorno all'aeroporto quando si destreggiava tra le fans urlanti che gli chiedevano autografi senza lasciargli un attimo di respiro, adesso invece sembrava solamente un padre premuroso.
Mentre pensava non si accorse che le si erano avvicinati Indio, il batterista e Robert.

-Vicky noi andiamo a casa a riportare la strumentazione vieni con noi?- le chiese gentile Indio.
Vicky guardò l'orologio e rispose sconsolata
-Mi dispiace ma è tardi e domani devo alzarmi presto per andare al lavoro, penso proprio che mi incamminerò verso casa dato che sono venuta con Darma ma lei è già rincasata - rispose Vicky.
-Va bene allora ci vediamo tra un paio di giorni per le prove come al solito- rispose Indio
-Perfetto, allora come sempre porterò le birre- nonostante l'ora e la stanchezza non aveva perso il suo umorismo.
Sorrise Indio, ormai si era abituato alla sua ironia e incominciava anche lui ad esserne contagiato.

Appena fuori dal locale si salutarono Indio e il batterista presero la strada in direzione opposta a quella di Vicky. Robert disse che andava a prendere la macchina e sarebbe rientrato a casa. La sua macchina si trovava nella stessa direzione in cui stava camminando Vicky.

Camminavano uno affianco all'altro, il silenzio iniziava a farsi imbarazzante.

-Devo dire che da una ragazza come te non mi aspettavo tutta quella grinta che hai dimostrato sul palco sei stata davvero..-disse Robert che fu prontamente interrotto da Vicky
-Beh devo dire che è una cosa di famiglia, anche tuo figlio all'inizio mi ha dato della snob- disse sfoggiando uno dei suoi sorrisi
-Io veramente intendevo dire che sembri molto timida e riservata e di solito le persone come te non si mettono a suonare su un palco guardate da un centinaio di persone- disse lui mostrando un sorriso timido ma allo stesso tempo molto sexy.

Vicky arrossì si sentì una stupida per aver saltato subito alle conclusioni non era abituata a sentirsi fare dei complimenti o meglio non era abituata a lasciarseli fare dato che la sua 'armatura' la rendeva poco avvicinabile da qualsiasi uomo tanto meno da uno così affascinante come Robert.

La voce di Robert la risvegliò dai suoi pensieri
-Io sono arrivato, questa è la mia utilitaria – disse indicando una mustang rosso fiammante.
Vicky notò che anche lui sapeva usare bene l'ironia.
-Alla faccia dell'utilitaria, non oso pensare quale sia la tua macchina per le grandi occasioni, fammi indovinare..Hummer Limousine?- disse riuscendo a strappargli un sorriso.
-Sei timida ma sei proprio simpatica e mi sembri una persona molto interessante, posso accompagnarti a casa? -chiese lui sfoggiando un altro dei suoi sorrisi sexy
-Non ti preoccupare sono ancora abbastanza giovane per riuscire a fare 500 mt con un basso sulla spalla e poi mi piace camminare di sera ci sono in giro poche persone in giro e riesco a pensare. Mi piace vivere di notte-
-Va bene allora se non accetti il mio passaggio permettimi di accompagnarti per questi 500 mt non lascerei mai che una ragazza andasse in giro tutta sola di notte e poi anche a me piace vivere di notte- disse imitando l'espressione sognante di Vicky quando aveva detto quella frase.
Riuscì così a farla sorride e arrossì appena, ma Robert lo notò e ne fu compiaciuto.

Le prese il basso che portava sulla spalla e la sollevò da quel peso in modo tanto dolce che lei stentò a crederci -Tratta bene il mio amore, mi raccomando- disse lei sorridendo a Robert che stranamente rimase colpito da quella frase pensando di non aver capito bene cosa intendesse dire lei.


Note dell'autrice: Bene bene finalmente siamo arrivati al dunque! Poche parole tra questi due ma già traspare il modo di fare di entrambi, diciamo che nessuno dei due molla l'osso! Dal prossimo capitolo inizierete ad entrare nel vivo di questo rapporto! Fatemi sapere cosa ne pensate e grazie a chi l'ha già fatto! A presto:)

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Capitolo 5
*** Capito 5- Strani amori ***


Capitolo 5- Strani amori

-Il tuo amore? E' questo il tuo unico amore nella vita? Non ci credo una bella ragazza come te, certo si magari sei un po' difficile da gestire dato che ti rivesti di un'armatura invisibile..-
-Chi ti dice che io indossi un'armatura?- lo innterruppe Vicky stizzita da quell'ultima frase e aggiunde -Non mi conosci..-
-Io la vedo chiaramente intorno a te - questa volta fu lui ad interromperla.
-E come te ne sei accorto? Mi conosci solo da qualche ora!- chiese lei incredula.
Non riusciva proprio ad arrabbiarsi davanti al suo sguardo.
-Come non lo sai? Io sono un supereroe- disse lui ammiccando.
Vicky scoppiò a ridere
-Scusa se ti riferisci a uno dei film io non ho idea di cosa tu stia parlando! Negli ultimi anni non sono andata spesso al cinema mi dispiace-

Robert sorrise, in fondo avrebbe dovuto capirlo prima che quella non era una ragazza come le altre, non gli aveva chiesto un autografo, non si era agitata quando se l'era trovato davanti e lo stava trattando come una persona normale e questo a lui piaceva molto e lo attirava.

-Eccoci qui, sono arrivata alla mia umile dimora-
-Umile? Beh direi che per una ragazza che suona nei locali di sera questa è una reggia!-
-Ha parlato quello che ha una mustang come utilitaria- scoppiarono a ridere entrambi.
Tirarsi frecciatine iniziava a diventare piacevole.
-Adesso cosa fai? Torni indietro da solo? Ti accompagno io, aspettami qui, vado a prendere la mia macchina e ti accompagno, ci metto un attimo.-
Non gli diede il tempo di rispondere che era già sparita dietro il cancellone in ferro battuto.
Un rompo.
Comparve una mustang blu tirata a lucido alla guida c'era Vicky.
-Alla faccia della macchina, piccola musicista!-
-Sai almeno io questa non la considero un'utilitaria, questa è per le grandi occasioni-
-Quindi riportarmi alla mia utilitaria sarebbe una “grande occasione”?-
Vicky arrossì ma non perse la sua verve e rispose senza batter ciglio.
-No beh è solo che volevo presentarti il mio secondo amore- disse tirandosi fuori dall'impaccio.
-Che strani amori per una ragazza “snob”-
Risero di nuovo insieme e in un attimo furono alla macchina di Robert.

-Allora grazie per avermi accompagnato, adesso devo scappare sono le tre, e per quanto sia piacevole passare il tempo a stuzzicarti questo non mi aiuterà ad essere più riposata domani mattina al lavoro-
-Approposito che lavoro fai?-
-Sono una supereroina, l'hai vista anche tu la mia armatura! - sorrise e continuò - Ammetto che se dovessi essere un'eroina mi impersonificherei sicuramente in Iron man, era di sicuro il mio preferito- disse candidamente senza sapere quale supereroe avesse interpretato Robert che sentendo quella frase fece un grande sorriso.
-Allora la lascio andare Miss Stark -
-La ringrazio Mr..ma qual'è il tuo cognome?-
-Quando mi dirai che lavoro fai ti dirò il mio cognome e ti vieto di chiederlo a Indio, sarebbe sleale da parte tua per ora per te sono Mr Holmes-
Fece per darle un bacio sulla guancia mentre le sfiorava la mano, lei si ritrasse quasi impaurita da quel gesto. Robert se ne accorse ma fece finta di nulla.

-A presto Miss Stark è stato vero un piacere-
-A presto Sherlock-

I loro sguardi si intrecciarono mentre lui stava salendo in macchina ed entrambi esprimevano tutt'altro che un “a presto”.



Note dell'autrice:
Capitolo breve ma descrive bene il tipo di rapporto che si sta creando tra i due! Diciamo che viene fuori il Robert sarcastico che tutti siamo abituati a vedere durante le sue interviste, e Vicky non è da meno in quanto a umorismo.
Ringrazio MissHolmes per le sue recensioni e invito tutti gli altri a farmi sapere cosa ne pensate, mi farebbe molto piacere e mi spronerebbe a continua a pubblicare. Stasera pubblicherò un altro capitolo. Poi continuerò a pubblicare una volta alla settimana. Grazie ancora a tutti i lettori/lettrici!

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Capitolo 6
*** Capitolo 6- Vizi di famiglia ***


Capitolo 6- Vizi di famiglia

Il suono della sveglia quella mattina era più acuto che mai o forse sembrava così a Vicky che oltre ad essere tornata tardi non aveva dormito un granchè, si era limitata a girarsi e rigirarsi nelle lenzuola senza riuscire a prendere sonno.

C'era qualcosa che la sconvolgeva “quello sguardo, quegli occhi, quella voce, quei modi di fare, quel sorriso” tutto di quell'uomo l'aveva stregata “è stata solo la stanchezza, l'adrenalina e l'alcool” era arrivata a questa conclusione dopo una notte insonne “la prossima volta che lo rivedrò non mi farà di certo quell'effetto”.
Erano anni che Vicky non provava quelle sensazioni e questo la sconvolgeva, si era ben tenuta lontana da quelle situazioni, non si voleva affezionare a nessuno tanto meno aprirsi e raccontarsi.

-Vicky sveglia o faremo tardi-

Darma conosceva bene Vicky, sapeva che le piaceva dormire a maggior ragione dopo una serata del genere.
L'aveva sentita tornare quella notte o forse così le era sembrato dato che aveva sentito il rumore della porta del garage che si chiudeva e la cosa le era sembrata strana dato che Vicky non aveva usato la sua macchina per andare al locale quella sera.

Vicky al richiamo dell'amica si era limitata a mugugnare qualcosa più simile ad un verso che a una parola.
Si prepararono e uscire come di consueto ma Darma notò che Vicky non si comportava come al solito.

-Cos'hai sei troppo stanca dopo ieri sera? Eh non hai più l'età per certe cose.-
-Ma smettila ce l'ho eccome l'età solo che non sono riuscita a dormire..troppi pensieri.-
-Pensieri? E a cosa pensavi? Sei stata bravissima ieri sera e approposito stanotte sei passata dal garage per rientrare a casa? Avevi dimeticato le chiavi?-
-Darma troppe domande- sorrise Vicky -Sai che di prima mattina il mio cervello si deve scaldare un po' prima di partire-
Si misero a ridere e così Vicky riuscì a sviare le mille domande anche perchè non avrebbe saputo di certo spiegare il perchè avesse preso l'auto, non pensava che Robert avesse bisogno di un passaggio ma forse lo aveva fatto per prolungare il tempo in sua compagnia.

La giornata passò veloce tra le molte analisi che doveva compiere Vicky quel giorno in laboratorio ma non smetteva di pensare a quella sera ad un tratto la vibrazione del suo cellulare la risvegliò dai suoi pensieri.
Era Indio e il messaggio recitava

“Volevo farti i complimenti per ieri sera sei stata molto brava! Domani sera sei libera? Se ti va ci troviamo da me per provare delle nuove canzoni! :)”

Senza esitare Vicky compose.

“Grazie mille siete stati voi bravi a sopportarmi mentre imparavo le canzoni durante le prove. E' merito vostro e soprattutto tuo! Comunque per domani sera va benissimo, ci vediamo per la solita ora!”

Fu felice per quel messaggio, Indio era proprio un bravo ragazzo e l'aveva sempre aiutata durante quelle settimane a provare e riprovare quelle canzoni e poi Vicky aveva proprio bisogno di suonare era l'unico modo per non pensare a nulla.

La sera del giorno successivo arrivò velocemente, Vicky prese le birre dal frigo e prima di uscire di casa urlò a Darma che si trovava nella sua stanza.
-Non aspettarmi in piedi mamma! Prendo l'utilitaria!- sorrise tra sé e sé Vicky mentre diceva quella parola “utilitaria” e senza rendersene conto si trovò davanti alla sua stupenda mustang.

In cinque minuti si trovò davanti al cancello della casa di Indio “e quindi anche la casa di Robert” pensò tra sé e sè, il suo cuore saltò un battito quando questo pensiero le attraversò la mente e il cuore iniziò a battere più velocemente.

-Vicky cosa fai lì immobile? Dai ti apro il cancello e parcheggi nel mio giardino!- sorrise Indio che la stava guardando già da un po' ma Vicky assorta com'era nei suo pensieri non se n'era accorta.
-Non ti preocc..-
Non fece in tempo a finire la frase che il cancellone si aprì e Vicky dovette cedere all'invito di Indio.
Non appena scesa dalla macchina le venne istintivo guardare verso le finestre di quella magnifica villa, come se si sentisse osservata, ma non riuscì a vedere nessuno.

La serata passò tranquilla, come al solito quando era tutti insieme a suonare non si accorgevano del passare del tempo e spesso finivano per provare fino a notte fonda.
Le prove finirono che era ormai l'una e mezza e mentre gli altri si congedavano Indio si offrì di accompagnare Vicky alla sua macchina.
“Vizio di famiglia” pensò Vicky mentre Indio la scortava fino alla sua mustang.

-Ok allora ci vediamo tra due giorni e poi ci sarà il grande concerto di settimana prossima? Sei contenta?-
-Certo! Devo dire che sono emozionata e che..-
Indio la interruppe e la trascinò verso di sé legandola in un abbraccio e la baciò sulla guancia alchè il pensiero di Vicky fu inevitabile “Ok è proprio il figlio di Robert, fanno le stesse cose”

-Scusa non avrei voluto, forse ti ha dato fastidio,io..-
-Non ti preoccupare Indio, è tardi e siamo stanchi, si sa che quando si è stati si è più deboli e non hai resistito a chiudermi la bocca abbracciandomi per non sentire i miei soliti discorsi smielati sulla musica e bla bla bla- rise Vicky e contagiò con quella risata anche Indio riuscendo così a togliersi da una situazione non poco imbarazzante.
-Adesso devo andare si è fatto tardi, ci vediamo dopodomani!-

Salì in macchina senza ascoltare la risposta di Indio, che si incamminò verso la porta di casa.
Doveva fuggire da quella situazione.
Mise in moto e via verso il cancellone che si stava aprendo, sicura che lo avesse aperto Indio per farla uscire, quando all'improvviso due fari la abbagliarono, non riusciva a vedere che macchina fosse e chi la guidasse o a quanta distanza fossero così procedette lentamente fino ad affiancare l'altra auto che era ferma dal lato opposto con i fari accesi.
Non appena vi si accostò Vicky notò che nessuno era seduto al posto di guida non fece i tempo ad oltrepassare il veicolo che la sua portiera si aprì e spuntò quel viso.

-Ehy ma che ci fai a casa mia? E perchè ci sei venuta senza di me? Non mi dirai che eri in incognito per cercare prove e scoprire il cognome?- era lui, Robert, vestito di tutto punto con un completo blu scuro con sotto il gilet dello stesso colore, cravatta beige e scarpe..
-Ma che scarpe hai su? Sneakers bianche con un completo da migliaia di dollari?-
-E' il mio stile baby!- ammiccò Robert
-Baby? “Nessuno mette baby in un angolo!”- recitò Vicky sorridendo - Guarda che certi soprannomi si sono estinti da secoli!-
-Tu sei pazza! Ma mi hai fatto ridere quindi ti meriti un bel gelato!-
-No guarda..-
-Non era una domanda!- disse facendole l'occhiolino.
-Ah va bene ma sinceramente a quest'ora preferirei un bel letto invece che un gelato!-
-O beh se proprio preferisci, io non mi oppongo a me va bene anche il letto anzi mi va benissimo! Per una volta che volevo fare il gentiluomo- disse sorridendo a Vicky.
-Quanto sei stupido- rispose mentre tirava uno schiaffo sul braccio di Robert che continuava a ridere -Vada per il gelato, ma dico non mi sembra proprio l'ora adatta!-
-Perchè esiste anche un'ora per il gelato adesso? Quanto siamo complicate Miss Stark!-
-La smetta di prendermi in giro Holmes e mi conduca alla gelateria-
-Allora mi segua MiLady- risero entrambi non riuscivano a fare a meno di stuzzicarsi.

Vicky seguì Robert e si accomodò al posto del passeggero e dopo un quarto d'ora di strada arrivarono appena fuori da LA.



Note dell'autrice: Ed eccoci qui! Robert è sempre nel posto giusto al momento giusto:p! E chissà dove porterà Vicky! Non vi anticipo nulla ma sicuramente introdurrò un nuovo elemento in questa storia! Spero che vi piaccia la mia idea! A presto:)

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Capitolo 7
*** Capitolo 7-Secondi fini ***


Capitolo 7- Secondi fini

-Ma qui non c'è nulla! Sherlock come fai a perderti nella tua stessa città?-

Robert la guardò con il suo sguardo sexy e le mise un dito sulle labbra come per zittirla, le prese la mano e stranamente Vicky non sentì l'impulso di ritrarsi da quel gesto anzi si sentì a suo agio.

Non si era accorta che l'aveva portata appena sopra le colline dove c'è la famosa scritta “Hollywood”, da lì si vedeva tutta la città con le sue mille luci.



Non appena Vicky si accorse di dove fosse rimase a bocca aperta.

-Non è da Pepper Potts rimanere senza parole- disse ammiccando.
-E' invece da Sherlock non raccontare le sue vere intenzioni su cosa vuole fare-
-Ma alla fine Sherlock riesce sempre ad ottenere quello che vuole- ammiccò.
-Perchè mi hai portata qui?- chiese Vicky.

L'ansia iniziava a montarle dentro, “sono appena scappata da suo figlio, e adesso mi trovo in una situazione che potrebbe essere potenzialmente più imbarazzante”.

-Per il gelato è ovvio e poi tra qualche ora scoprirai anche il mio secondo fine- disse ridendo indicando un piccolo chioschetto che Vicky non aveva notato fino a quel momento.

“Che stupida che sono, il gelato è ovvio! No ma aspetta, quale secondo fine?” pensò.

-Allora signorina vuole muoversi o continua a fissarmi senza dire nulla?-

Vicky diventò rossa in volta ogni tanto le capitava di rimanere a pensare senza accorgersi che intorno a sé c'erano persone che le stavano parlando.

-Si andiamo!-

Presero i due gelati e si sedettero davanti all'auto dove c'era una panchina dalla quale si vedeva tutta la vallata.
Era uno spettacolo magnifico.

-Ora capisco!- disse Vicky sovrappensiero
-Cosa capisci?- chiese incuriosito
-Perchè la chiamano la città delle luci, è stupendo. Vado a prendere una cosa, ci metto un attimo-

Robert la guardò mentre apriva la sua macchina e si sedeva dal lato del passeggero. Tirò fuori dalla sua grande borsa un oggetto che non riuscì a capire cosa fosse data la distanza.
Vicky corse verso la panchina e alzò l'oggetto, una macchina fotografica, iniziò a scattare foto a raffica con varie inquadrature e angolazioni per non pendersi neanche un millimetro di quello spettacolo.

Ad un tratto si girò verso Robert e gli scattò una foto, la guardò sullo schermino e sorrise all'istanze.



-Miss Stark perché ride? Ovviamente so di essere venuto benissimo e di essere molto sexy, come sempre, ma mi faccia vedere la foto se è venuta bene ne voglio una copia altrimenti le farò causa per violazione della privacy-

Vicky la guardò ancora un attimo era uscito perfettamente di profilo e le luci della città che facevano da sfondo illuminava ancora meglio i suoi lineamenti perfetti.

Passò la macchina fotografica a Robert che guardò la foto, che si alzò correndo verso il chioschetto ne tornò poco dopo con l'uomo che gli aveva dato i gelati qualche ora prima, si esatto qualche ora prima, davanti a quel panorama con Robert era tutto talmente piacevole che le ore erano volate e si erano fatte quasi le quattro.

-Allora pronta per la foto?-
-Quale foto?-

Robert non le rispose e corse verso di lei, le prese la mano e la fece alzare dalla panchina la portò poco distante dove c'era una migliore visuale per la foto. La trascinò verso di sè e l'abbracciò da dietro, sentendo il calore di Robert e il suo caldo respiro sul collo, Vicky non potè che rabbrividire.

-Vai scatta siamo pronti-

L'uomo scattò un paio di foto e rese subito la macchina fotografica a Robert e si diresse verso il chioschetto al quale erano arrivati dei turisti.

-E' bellissima Miss Stark, colpa della macchina fotografica o della mia presenza- disse Robert ammiccando.
-Mi ero dimenticata di quanto fosse umile Mr.Holmes- risero entrambi.

Era davvero una bella foto e Vicky sembrava un'altra tra le braccia di Robert, non aveva lo sguardo imbronciato che aveva di solito nelle foto, era rilassata e sembrava quasi felice.
“Felice? Vicky mantieni la calma è sempre la stanchezza che parla in questi casi” non voleva ammettere che quell'uomo iniziava a piacerle davvero.

Vicky si sentì prendere la mano e Robert la abbracciò da dietro mantenendo il contatto visivo con lei.
-Ora posso dirti qual'è il mio secondo fine-
-Temevo che sarebbe arrivato questo momento, troppo bello per essere vero- le diede un bacio sulla guancia facendola voltare verso la valle, Vicky spalancò gli occhi, il cielo si stava lentamente colorando di un colore caldo e rassicurante.
L'alba, il secondo fine.



-Portami a mangiare gelati più spesso se i tuoi secondi fini sono questi- disse prendendo le braccia di Robert e portandosele intorno alla vita.

Un gesto che non faceva ormai da anni con nessuno, ma quell'uomo se l'era meritato e lei sentiva che forse si sarebbe potuta fidare di lui e che non sarebbe stato come tutti gli altri.


Note dell'autrice:
Eccoci qui! Era ora di mostrare il lato romantico e tenero di Robert :p! Come avrete capito (e se non l'avevate capito ve lo dico io adesso :p) l'elemento in più che ci accompagnerà durante questa storia sono le foto, va bene avere immaginazione ma in certi casi una foto è l'unica soluzione che descrive al meglio cioè che voglio che scaturisca mentre leggete la storia e spero che vi piaccia questo 'elemento'! A presto:)

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Capitolo 8
*** Capitolo 8-Ricordi e confessioni ***






Capitolo 8-Ricordi e confessioni


“-Papà non andartene!-disse una piccola Vicky
-Andrà tutto bene piccola mia- rispose il padre e uscì dalla porta senza neanche abbracciarla.
Ricordi confusi, concitati.
Le liti tra i genitori.
La separazione.
Le crisi d'ansia di una piccola Vicky, gli psicologi e le allucinazioni dovute ai farmaci troppo forti per una bambina”



8 am.
Si svegliò madida di sudore, la vista annebbiata c'era buio nella stanza e Vicky era disorientata, non capiva dove si trovava, forse ancora in preda a quei ricordi.
Con un gesto istintivo accese la luce della stanza e capì che si trovava in camera sua in California.
Era stato solo un sogno. Le era sembrato tutto così reale che rimase immobile per qualche minuto prima che il cuore le tornasse a battere normalmente.
Erano brutti ricordi che non affiorava nella mente di Vicky da anni, forse perché era riuscita a superarli solo con le sue forze, dopo anni di sofferenza, costruendo intorno a se quell'armatura che l'aveva protetta e che non lasciava che nessuno le si avvicinasse tanto che lei si potesse affezionare e poi soffrire per un altro abbandono di una persona a lei cara.

Fece mente locale, doveva capire perché quella paura stava lentamente riaffiorando.
La sera prima aveva fatto le prove con Indio e gli altri e poi..Robert!
Era stato fantastico aveva passato una nottata stupenda fino all'alba, fino a quell'abbraccio e a quella frase pronunciata da Vicky inaspettatamente.

-Portami a mangiare gelati più spesso se i tuoi secondi fini sono questi-
-Sarà fatto MiLady, ma la prossima volta ti porterò a mangiare qualcosa di ancora più buono, vedrai- aveva risposto Robert.
L'aveva presa per mano e l'aveva portata verso la macchina, le aveva aperto la portiera come un vero gentiluomo e si era piegato su di lei per darle un bacio sulla guancia mentre sussurrava
-Sei speciale Vicky-
Non l'aveva mai chiamata per nome da quando si erano conosciuti e questo, più il piccolo dolce bacio forse aveva fatto scattare qualcosa in lei che adesso si sentiva strana, si sentiva leggera.
Una volta arrivati davanti a casa di Robert dove Vicky aveva lasciato la sua mustang, prima di scendere, Vicky si accostò a Robert e ricambiò il piccolo bacio allo stesso modo dicendo:
-Grazie Downey-
Fece sorridere Robert chissà da quanto sapeva il suo cognome ma aveva fatto finta di non saperlo, forse per metterlo a suo agio e farlo sentire per una volta una persona normale e non solo un divo Hollywoodiano.
Scese dalla macchina e prima di partire si girò per fare un cenno con la mano a Robert che non era riuscito a staccarle gli occhi di dosso.
In pochi minuti Vicky si era ritrovata davanti a casa sua, era talmente immersa nei suoi pensieri che dopo aver parcheggiato salì le scale e si addormentò ancora vestita sopra il suo grande letto bianco.
Erano le 6am.


Poi il brusco risveglio dopo quell'incubo e mentre Vicky ripercorreva la serata sorridendo fu riportata alla realtà da Darma che era entrata nella camera.
-Vicky hai deciso che dormirai vestita così puoi dormire di più alla mattina dato che dovresti fare solo colazione?- rise Darma sapeva anche lei come far sorridere Vicky.
-Sarebbe una buona idea ma devo ammettere che non sono ancora vestita per questo motivo. Sono tornata a casa tardi dopo una bella serata con R..il gruppo e mi sono addormentata! Ho dormito giusto due ore prima di svegliarmi e adesso sono stanchissima. Meno male che avevo già avvisato il capo che oggi non ci sarei stata-
-Perchè? Cos'hai da fare? Qualche appuntamento?- chiese maliziosa Darma
-No devo andare in centro a comprare delle cose per mio fratello e gliele devo spedire in Italia.-
-Va bene allora ti lascio riposare, sai in questa casa c'è qualcuno che va a lavorare seriamente- risero insieme mentre Vicky tirava a Darma un cuscino che usciva dalla stanza.
Vicky si lavò e si cambiò mettendosi una maglia lunga che usava come pigiama, si addormentò in pochi minuti cullata ancora una volta dai ricordi della sera prima.

Aprì gli occhi la sua radio-sveglia segnava le 4pm. Era tardissimo ma almeno si sentiva riposata.
Si fece una doccia veloce e si vestì per uscire, un paio di jeans, sneakers e una canottiera, faceva molto caldo quel giorno.
Scese in cucina e non potè fare a meno di prepararsi qualcosa da mangiare il suo stomaco reclamava cibo.
Erano ormai quasi le cinque e Darma di ritorno dal lavoro entrò in casa con un volto sorridente ed esclamò:

-C'è qualcuno che ti aspetta qui fuori-
Vicky stava per soffocarsi con l'acqua che stava bevendo.
-E chi è?- chiese senza batter ciglio.
-Esci e lo vedrai!-
-Adesso fai anche la misteriosa?- disse Vicky facendo ridere la sua amica.

Vicky uscì di casa e più si avvicinava al cancellone e più l'ansia le montava dentro, un unico nome aveva in testa Robert.
Aveva già il sorriso stampato in faccia quando aprì il cancello e lo vide: Indio.
Il cuore ricominciò a battere normalmente.

-Ciao Vicky, ho provato a chiamarti ma avevi il cellulare staccato e non sapevo come fare a contattarti così..sono qui! Ti va di andare a fare un passeggiata in centro?- chiese gentile come sempre il ragazzo.
-Ciao Indio! Ma che sorpresa! Stavo giusto per andare in centro a comprare dei vestiti e delle sneakers da mandare in Italia! Li' non ci sono ancora!- sorrise gentile
-Bene allora andiamo!- sorrise Indio che la precedette aprendole la porta.
“Tutti gentiluomini in casa Downey” pensò Vicky e sorrise di quel pensiero.

Arrivarono presto in centro e il pomeriggio passò in fretta anche se Vicky non riusciva a capire il perché di quell'improvvisata di Indio, però le faceva piacere avere delle attenzione da parte di un ragazzo.
Era abituata al fatto che gli uomini non fossero gentili con lei solo per esserlo ma c'era sempre un secondo, più infimo, fine ed era per questo che Vicky non usciva da qualche anno con nessun uomo.
Era stata ferita troppe volte, quelle ferite si era rimarginata solo da qualche mese e Vicky non voleva di certo che si riaprisse; non voleva però essere sgarbata con Indio, non voleva che lui si innamorasse di lei come era successo a molti ragazzi che si erano innamorati di lei fin da quando era adolescente.
Aveva aveva un fascino tutto suo, una bellezza naturale di quelle che meno trucco hanno e più sono belle, aveva gli occhi profondi ma che lasciavano trasparire le sofferenze che aveva sofferto fin da piccola.

-Hey Vicky? Non è questo il negozio che stavi cercando?-
-Si scusami, mi ero persa nei miei pensieri, posso farti una domanda?-
-Certo dimmi pure!-
-Come mai volevi fare un giro con me oggi?-
Il ragazzo abbassò gli occhi ma rispose senza indugi,
-Mi dispiace per il gesto che ho compiuto ieri sera, avevo paura che avessi frainteso le mie intenzioni e che pensassi che volevo qualcosa di più da te..cioè non dico che non mi piacerebbe averlo però sai in questi casi..-
Lo interruppe Vicky togliendo Indio da quell'impaccio.
-Non ti preoccupare Indio è tutto a posto, scusa la mia domanda così diretta ma non ho avuto belle esperienza in amore e quindi tendo a mettere subito le cose in chiaro non appena vedo..- questa volta fu Indio ad interromperla
-Ti va di venire a cena?-
-Io non..-
-Da me! Su dai ci sarà la mia famiglia e anche gli altri della band dobbiamo festeggiare prima del grande concerto di settimana prossima!-
-Va bene molto volentieri!-

“Subito a pensare male! E invece si trattava di una cena con il gruppo a casa sua! O no, un attimo, a casa sua? Ha detto con la sua famiglia? Quindi ci sarà anche Robert? E adesso come faccio?” si riprese dopo tutte quelle domande fatte a sé stessa e che non avrebbero avuto di sicuro una risposta.

-Quando sarà questa cena?-
-Domani sera, poi proveremo come eravamo d'accordo-
-Perfetto va bene! Quindi conoscerò anche tua mamma dato che mi manca solo lei della famiglia- disse alludendo al fatto che suo padre lo aveva già conosciuto al concerto e non solo.
-Veramente mio papà e mia mamma si sono separati quando io ero molto piccolo-
-Mi dispiace molto Indio, non penso che sia stata una cosa facile per te, ti capisco- disse con espressione triste Vicky.
-Come fai a capirmi? Anche i tuoi genitori si sono separati?-

A quella domanda gli occhi di Vicky le si riempirono di lacrime, era sempre molto doloroso ripensare a quella sera in cui tutto era cambiato e ad anni di distanza anche il solo ricordo la faceva piangere come da bambina.
Indio notò subito che quella domanda l'aveva turbata e se ne rattristò, era davvero una ragazza sensibile e cercò subito di consolarla, l'abbracciò e la tenne tra le braccia finché il pianto non si calmò.

-Scusami Indio, di solito non mi lascio andare così facilmente, è che ho sofferto molto. Anche se ero piccola mi ricordo che mia madre e mio padre litigavano spesso tutti i giorni e non erano rare le liti in cui i due arrivavano alle mani, la situazione era ormai disperata. Una sera mio padre e mia madre mi portarono in cucina e mi fecero sedere al tavolo e senza mezzi termini mi dissero che mio padre si sarebbe trasferito e che io avrei vissuto con mia mamma e così fu, anche se mio padre l'ho rivisto solo poche volte- disse tutto d'un fiato Vicky, era il contenuto dell'incubo che l'aveva fatta svegliare quella stessa mattina.

Guardò dritto negli occhi Indio che rispose con uno sguardo triste:
-Mi dispiace davvero tanto, ora capisco perché mi hai detto che sono fortunato a vivere con mio padre-

Si abbracciarono nuovamente e quell'abbraccio sembrò a Vicky qualcosa di fraterno come quelli che era abituata ad avere da suo fratello l'unico che l'era stato vicino in quegli anni bui.
A parte questo incidente il pomeriggio passò in fretta e Vicky si divertì molto con Indio che le raccontava aneddoti divertenti sulla sua famiglia facendola ridere.

Il telefono di Indio suonò e sullo schermo comparve la scritta “Dad”, Vicky ebbe un brivido era Robert.
-Pronto? Si papà, va bene! Sono qui con Vicky siamo andati a fare un giro in centro e adesso la riporto a casa! Certo che gliel'ho detto della cena di domani sera! Ci sarà! Va bene ci vediamo domani sera allora! Ciao!-
-Scusa non ho fatto apposta ma ho sentito la conversazione, ma tu non vivi con tuo padre? Perchè vi vedete domani sera?-
-Certo che viviamo insieme ma stasera è a San Diego per una serata di beneficenza e rientrerà domani poco prima della cena!- disse sorridendo Indio, per lui era normale che il padre non fosse a casa tutte le sere e poi continuò
-Mi ha detto di salutarti!-
A quest'ultima frase Vicky ebbe un sussulto ed era sicura di essere diventata rossa in volto.
-Ricambio il saluto, adesso è tardi e mamma-Darma di sicuro sarà in pensiero per me- rise Vicky che spostò così velocemente il discorso da quel saluto.


Note dell'autrice:
Si lo so Robert non c'è molto in questo capitolo ma adesso pubblico subito il prossimo e spero che non rimarrete deluse ci saranno degli sviluppi!

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Capitolo 9
*** Capito 9- Goodnight ***


Capito 9- Goodnight

Senza redersene conto Vicky si ritrovò a dover scegliere cosa mettersi per la cena.

-Darma? Vieni ad aiutarmi non so cosa mettermi stasera!-
-Stasera? Perchè dove devi andare?-
-A casa Downey per una cena-
-Casa Downey? Allora le cose si stanno facendo serie con Indio eh!- disse Darma ammicando a Vicky che prontamente ribattè
-Ma quali cose serie! Facciamo una cena prima del grande concerto di settimana prossima! Ci saranno quelli del gruppo e anche la famiglia di Indio e io non ho proprio idea di come vestirmi!-
-Mmm fammi pensare! Dopo cosa farete?-
-Dopo proveremo come eravamo già d'accordo- disse sovrappensiero Vicky
-E allora a cosa stai pensando? Vestiti come se dovessi andare alle prove magari con una canottiera un po' più elegante e scollata di quelle che metti per uscire alla sera! Ma Vicky dico? Da quando sei così insicura? In quattro anni che ci conosciamo non mi hai mai chiesto un consiglio sull'abbigliamento-
Vicky si rese conto che Darma aveva ragione e sapeva bene perché era così agitata e la risposta era una sola: Robert.

Si vestì con dei pantaloni neri attilati ma non troppo eleganti e una canottiera bordeux con del pizzo che contornava il suo decoltè e non la faceva sembra volgare infine ai piedi, beh che dire, sneakers ovviamente, se avesse messo un paio di ballerine o altro sarebbe risultata troppo elegante e non voleva attirare l'attenzione su di sé.

Arrivò alla villa con il batticuore anche se continuava a ripetersi che doveva stare calma.
Al cancello, come sempre, c'era Indio ad aspettarla.

-Ciao Vicky! Sei in perfetto orario! Non è ancora arrivato nessuno e mio padre purtroppo ci raggiungerà per il dolce, è stato trattenuto da Susan.-

“Susan? E chi è questa Susan adesso? Certe volte penso che mi servirebbe informarmi più di gossip” pensò ma la sua curiosità si impadronì non solo dei suoi pensieri ma anche delle sue parole.

-Mi dispiace, ha avuto problemi sul lavoro?- disse supponendo che questa Susan fosse una sua collaboratrice.
Indio scoppiò a ridere.
-Ahah no Vicky, Susan e mio padre non lavorano insieme o meglio non lo fanno più, Susan è..sua moglie!- disse candidamente Indio.
Fu un colpo al cuore per Vicky.
-Non sapevo che si fosse risposato, sai non seguo molto il gossip- disse sorridente per non sembrare imbarazzata. -Non ti preoccupare, so che non sei una ragazza di quel genere- sorrise.

La cena fu tranquilla ed era tutto buonissimo, anche se alla fine si rivelò una cena solo con i componenti del gruppo, più che una cena di famiglia come si era immaginata Vicky, in attesa ovviamente dell'arrivo di Robert.

-Indio dovrei andare in bagno mi puoi dire quale posso utilizzare dato che questa casa ha cinque bagni?-
Indio si mise a ridere dopo quell'affermazione seguito da tutti gli altri.
-Puoi andare al bagno numero quattro, quello al secondo piano delle camere da letto- disse ridendo -Sali le scale è la quarta porta a destra-

Vicky seguì le indicazioni di Indio e non appena salì le scale si ritrovò in un grande corridoio, proseguì lentamente mentre guardava i quadri appesi alle pareti.

-Ti sei persa?- quella voce la fece sobbalzare e poi aggiunse -Prima ti trovo in cortile in piena notte adesso addirittura vicino alla mia camera da letto, se vuoi starmi così vicino, basta dirlo che ti invito io a casa mia- disse scherzando, era Robert.
Vicky rimase quasi pietrificata nessun l'aveva sentito rientrare e quindi nessuno sapeva che loro due si trovavano al secondo piano tutti soli e questo pensiero la tranquillizzò.
-Veramente sono qui a cena Indio ci ha invitato..-
-Lo so! Gli ho detto io di invitarvi- la interruppe Robert.
-Beh sei stato molto..-
-Gentile? In realtà non l'ho fatto per gentilezza è che volevo vederti non avendo il tuo numero non sapevo come fare, anche se effettivamente ieri pomeriggio sono arrivato in macchina davanti a casa tua-
-E perché non hai suonato?-
-Beh io ho visto che eri lì e parlavi con Indio, quindi non mi sembrava il caso di presentarmi lì anche se mi sarebbe davvero piaciuto stare con te tutto il pomeriggio come ha fatto lui- disse senza mai distogliere lo sguardo da Vicky.

Mentre pronunciava l'ultima frase si avvicinò alla bocca della ragazza che riusciva ormai a sentire il suo respiro e il suo calore sulla pelle, le mani di Robert intrecciarono quelle di Vicky che si trovava con le spalle ormai al muro, Vicky non si muoveva, le piaceva quello che stava succedendo e stava già pregustando quello che sarebbe successo di lì a poco..

-Vicky? Ti sei persa? Tutto a posto?- era Indio che stava percorrendo le scale per arrivare al secondo piano.
Con uno scatto Vicky si diresse verso la porta del bagno mentre Robert andò incontro a Indio come se nulla fosse.
-Ciao Indio, allora è pronto il dolce? Ho una gran fame-
-Ciao papà, non ti ho sentito rientrare, hai visto Vicky?-
-No, ma ho sentito che c'era l'acqua del lavandino che andava, quindi di sicuro non si è persa. Forza andiamo a tavola di sicuro ci raggiungerà tra breve-

Vicky entrò in bagno, qualche secondo e Indio li avrebbe visti, il cuore le esplodeva nel petto, era sicura che si sarebbero baciati e l'idea, stranamente, non la metteva a disagio.
Si lavò il viso con dell'acqua fredda per riprendersi e scese nella sala da pranzo.
Robert si era seduto proprio accanto al posto dove sedeva lei e quando la vide ammiccò senza farsi vedere dagli altri commensali.
Robert intrattenne tutti per l'ora successiva, era un grande intrattenitore e tutti pendevano dalle sue labbra.

-Allora ragazzi, è ora di provare!- esclamò Indio

Vicky sentendo quella frase si sentì quasi sollevata, non riusciva a capire come gestire la situazione e l'unica cosa che riusciva a pensare era “come può comportarsi così con me se è sposato? Cosa faccio se Indio scopre qualcosa?” non ce la faceva più doveva trovare il modo di chiarire la situazione con Robert ma non sapeva come fare. Tutti questi pensieri sparirono non appena Vicky iniziò a suonare era l'unico momento in cui non riusciva a pensare ad altro che alla musica.
Dopo tre ore di prove si era fatta ormai mezzanotte e per Vicky era ora di tornare a casa, mentre gli altri come di consueto avrebbero tirato l'una.

-Ragazzi io devo andare, fatemi sapere quando proveremo per il grande concerto, sono emozionatissima, grazie mille per la cena Indio!- disse mentre usciva dalla porta della sala prove.

Si diresse subito alla sua mustang e partì velocemente mentre il cancellone si apriva, cinque minuti e si trovava alla curva prima di casa sua non appena svoltò lo vide quasi non lo aveva riconosciuto con il berretto nero che copriva i suoi capelli ma il suo profilo l'aveva impresso nella spendida fotografia che gli aveva scattato quella notte passata insieme, Robert, appoggiato al cofano della sua macchina stava aspettando lei.



-Sherly che ci fai qui? Non ti è bastato essere quasi scoperti da Indio qualche ora fa?-
-Scoperti? Ma non mi sembrava che stavamo facendo nulla di che- rispose con fare sexy.

Vicky stava per rispondere quando Robert improvvisamente si tirò su il cappuccio della felpa e rientrò in macchina, erano i soliti paparazzi che giravano a caccia di qualche gossip “magari di un divo famoso sposato che esce con una ragazza molto più giovane di lui” pensò Vicky, non era il caso che anche i paparazzi si intromettessero in una situazione già abbastanza complicata.

-Apro il cancellone, tu seguimi dentro con la tua auto è meglio che parliamo in un posto con un po' di privacy-

Robert annuì e seguì la ragazza, non appena furono in garage scese dalla macchina e andò ad aprirle la portiera tendendole la mano, Vicky la prese e non appena uscì si trovò appoggiata alla sua mustang con Robert che le cingeva i fianchi e non accennava a lasciare la presa, mentre le si avvicinava sempre di più Vicky gli mise le mani sul petto e lo fermò.

-Ascolta io..so che sei sposato, me lo ha detto Indio e non voglio complicazioni né per te né per Indio.-
Robert sorrise e Vicky non capì il perché di quella reazione.
-Indio ha dimenticato di dirti che ci siamo separati, è ormai ufficiale, sono tornato tardi stasera perché sono stato a firmare le carte per la separazione, quindi Miss Preoccupazione, adesso possiamo continuare da dove ci siamo interrotti già due volte oggi?-

Vicky si sentì sollevata e fece salire le mani dal petto fino al suo collo, Robert si avvicinò iniziò baciandola dolcemente ma non appena Vicky gli mise le mani tra i capelli tirandolo a sé si accesero entrambi, il bacio diventò passionale, le loro lingue si cercavano come se l'una volesse completarsi con l'altra.
Robert sollevò Vicky e la fece sedere sul cofano della sua macchina e iniziò ad alzare delicatamente la canottiera che indossava mentre le torturava il collo con piccoli morsi e baci che facevano accendere ancora di più il desiderio di Vicky che non era rimasta immobile ed aveva già slacciato i bottoni della camicia di Robert iniziando ad accarezzare gli addominali scolpiti di lui.
Tutto sembrava andare per il verso giusto fino a quando Robert non slaciò il bottone dei jeans di Vicky che si irrigidì all'improvviso, Robert se ne accorse e si fermò guardandola negli occhi.

-Ho fatto qualcosa che ti ha dato fastidio?-
-No scusami io non mi sento ancora pronta, io..-
-Non ti preoccupare non mi devi dare spiegazioni, quando sarai pronta a parlarne io ci sarò- detto questo Robert le diede un piccolo bacio sulle labbra e aggiunse -Adesso è meglio che vada, o qui qualcuno domani sarà molto stanca al lavoro perché non riuscirò a tenermi lontano dalle tue labbra- si voltò per dirigersi verso la macchina ma la sua mano fu afferrata da quella di Vicky che lo attirò a sé
-Grazie- e lo baciò con passione.
Robert fu felice di quel gesto, era una ragazza speciale e per lei valeva la pena aspettare, entrò in macchina e con un cenno della mano la salutò ed uscì dal cancellone che si stava aprendo.

Vicky era dispiaciuta per quello che era successo, Robert non era come Marcus, non le avrebbe fatto del male, si fidava di lui anche se lo conosceva da poco tempo.
Si cambiò e si mise a letto stava per chiudere gli occhi quando sentì il suo cellulare vibrare non aveva idea di chi fosse a quell'ora.
Lesse sullo schermino il nome “Sherly :)” , Vicky si fermò a pensare, non si erano scambiati i numeri di telefono e quindi non poteva avere il numero di Robert, continuava a sorprenderla, aprì il messaggio che recitava

“Goodnight piccola musicista, mi addormenterò pensando ai tuoi baci :)”

“Buonanotte scemo, se pensassi io ai tuoi baci sono sicura che non mi addormenterei più”

Si addormentò con ancora il cellulare in mano, quella era stata una sera fantastica e il tempo passato con Robert era stato stupendo e non riusciva a credere che fosse reale.


Note dell'autrice:
Finalmente ce l'hanno fatta questi due! Settimana prossima, penso martedì, pubblicherò altri due capitoli! Ringrazio chi sta seguendo la mia storia e chi mi ha lasciato anche una recensione :)

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 – Confronto tra amiche ***


Capitolo 10 – Confronto tra amiche


-Sveglia Vicky, è ora di andare a lavorare!-

Era Darma che come al solito andava in camera di Vicky a svegliarla sapeva bene che la sua amica nonostante la sveglia sarebbe rimasta a dormire.

Era stata una notte tranquilla e Vicky aveva dormito bene come non faceva da tanto, nessun incubo aveva tormentato la sua mente durante il sonno e avrebbe giurato di aver sognato qualcosa di bello anche se non si ricordava nulla di preciso, ma il sorriso che le spuntò sul volto non appena aprì gli occhi lo lasciava intendere bene.

-O mamma! Vicky quello è un sorriso? E da quando sei così felice al mattino di solito ci metti ore prima che la tua ironia spunti fuori!- rise Darma al mattino sapeva bene che qualunque cosa avesse detto Vicky non l'avrebbe avuta vinta sull'amica.
Vicky di tutta risposta si coprì il viso per non fare vedere alla sua amica l'espressione beata che aveva sul volto.
-Tu mi nascondi qualcosa e sappi che non ti darò pace fin quando non mi avrai detto come stanno le cose! A proposito sbaglio o stanotte è uscita una macchina da nostro garage?- chiese Darma che sapeva bene cosa aveva visto la sera prima.
-Tu come fai a saperlo?- chiese Vicky ancora nascosta sotto il lenzuolo
-Io so tutto mia cara, peccato che io non sia riuscita a vedere chi era alla guida, ma scommetto che di sicuro di cognome fa Downey- sorrise maliziosa.
Vicky ebbe un sussulto.
-Darma smettila di fare la pettegola- sorrise Vicky mentre si toglieva il lenzuolo dal volto.
-Non ci penso neanche, oggi dopo il lavoro mi racconti cos'è successo tra te e Indio-
Vicky, che era girata di spalle, sorrise all'affermazione dell'amica e tirò un sospiro di sollievo Darma fortunatamente non aveva capito che il Downey in questione faceva di nome Robert e non Indio come pensava lei.

Le due ragazze si recarono al lavoro quella mattina, Darma continuava a notare che Vicky era pensierosa ma non aveva la stessa espressione che le aveva visto negli anni precedenti, quelli erano pensieri belli e aveva ragione.

Vicky rimase chiusa nel suo laboratorio per tutta la mattina doveva portare a termine un progetto che le avrebbe permesso di lavorare in piena libertà, cioè poteva lavorare da casa e recarsi in laboratorio solo quando c'erano i test e gli esperimenti da fare, senza la continua sorveglianza del suo capo, la irritava dover lavorare con il fiato sul collo.

Finalmente fu ora di pranzo e Vicky come di consueto bussò alla porta del laboratorio di Darma che si trovava proprio di fronte al suo.
-Darma, dai andiamo a pranzare sto morendo di fame e poi sono contentissima ho quasi finito di portare a termine il mio progetto di ricerca poi mi servirà il tuo aiuto e finalmente riusciremo ad ottenere la nostra beata indipendenza.- sorrise Vicky.
-Già finalmente, almeno avremo un po' più di tempo da passare insieme, da quando ci siamo trasferite siamo uscite poco volte insieme, tu sei sempre presa con il gruppo e con..-
-E tu sei sempre presa con Daniel- la interruppe Vicky che fece arrossire la sua amica.

Pranzarono velocemente come al solito e Vicky pensò che forse era il momento di raccontare all'amica quello che le stava succedendo, non le era mai piaciuto tenerla all'oscuro di queste cose anche perché Darma si confidava sempre con lei e spesso si lamentava che Vicky non facesse lo stesso.

-Amica mia, stasera si esce solo io e te! Uscita romantica!- rise Vicky.
-E dove mi porti? Sai che sono difficile da conquistare- ribatté con altrettanta ironia Darma
-Beh, devo ammettere che non essendo alta e con gli occhi azzurri, come un certo Daniel, e soprattutto non essendo un uomo, mi dovrò inventare qualcosa di più che una semplice uscita a lume di candela con lei miss- risero entrambe, la sintonia tra le due era quella di sempre.

Vicky tornò in laboratorio, non aveva mai smesso di pensare a Robert per tutta la mattina e così decise che appena sarebbe stata a casa gli avrebbe scritto un messaggio per invitarlo ad uscire la sera successiva, era arrivata a pensare che lasciarsi andare non le avrebbe di sicuro fatto male e che poteva fidarsi di una persona come lui.

-Vicky io vado a casa! Vieni con me?-
-No io ho ancora un paio d'ore prima di finire le analisi, ti raggiungo a casa, fatti trovare pronta mia cara-
-O ma certo, la aspetto! Mandami un messaggio quando hai finito così inizio a prepararmi-

Come previsto Vicky ci mise due ore a completare le analisi, e non appena furono finite si sentì sollevata e orgogliosa del suo lavoro. Prese le chiavi della macchina e corse verso casa dimenticandosi di inviare il messaggio a Darma. Non appena fu in garage, sentì Darma che rideva al piano di sopra “Ci sarà Daniel, non è così pazza da ridere da sola” pensò, non appena salì le scale e girò l'angolo che portava alla cucina gli venne quasi un infarto.

-Ciao- disse facendo un grande sorriso -Come mai qui?-
-Ciao anche a te- rispose con un altrettanto splendido sorriso -Ti ho mandato un messaggio qualche ora fa, ma non mi hai risposto così ho deciso di passare per vedere come stavi-
Era Robert.
A Darma non sfuggirono gli sguardi tra i due.
-L'ho visto qui fuori che aspettava fuori dalla macchina quando sono tornata e così l'ho fatto entrare- disse Darma.
-Si è stata molto gentile, abbiamo preso un caffè e ci siamo fatti anche due risate- risero entrambi.
Vicky non sapeva cosa fare in quella situazione così chiese aiuto all'amica.
-Aspettami qui, vado un attimo a cambiarmi e scendo subito, Darma mi accompagni? Così intanto ti spiego del progetto-
Darma la seguì a ruota sapeva bene che quella del progetto era una scusa bella e buona.
-Ma sei impazzita? Perchè non mi hai avvisato che era qui?-
-Vicky stai calma! L'ho trovato qui fuori e l'ho invitato ad entrare, mi ha detto che ti aveva mandato un messaggio e stava aspettando una tua risposta, e poi diciamocela tutta è così simpatico siamo stati due ore a parlare..-
-Di me? Ti ha detto qualcosa?- la interruppè Vicky.
-Assolutamente no, è stato molto gentile mi ha chiesto che tipo di progetto stavamo facendo al lavoro, ma come mai sei così agitata? Non è che mi nascondi qualcosa? E' successo qualcosa e non me l'hai racconatato?- chiese maliziosa Darma.
-Ti racconto tutto stasera quando usciamo scema- sorrise quasi imbarazzata Vicky.
-Stasera? O no, stasera dovete uscire voi due io e te ci vediamo sempre, esci con lui è stato così gentile! E poi è così sexy- disse ammiccando.
-Darma perfavore non dire altro- risero entrambe.

Vicky scese le scale che portava verso la cucina, Darma era rimasta al piano di sopra per concedere ai due un po' di privacy.

-Allora Sherly, esci con me stasera?- chiese ammiccando.
-Cosa mi proponi Pepper?-
-Mmm non so usciamo a fare una passeggiata e a mangiare qualcosa poi vediamo- mentre pronunciava queste parole lo prese per mano e lo condusse verso la porta di casa.
Robert sorrise e l'abbracciò dandogli un piccolo bacio sul collo.

Darma che stava entrando in quel momento in cucina vide la scena e non potè che sorridere, finalmente Vicky felice dopo tanto tempo.


Note dell'autrice: dato che oggi pubblicherò due capitoli ho deciso di non dividere l'uscita tra Robert e Vicky e descriverla tutto in un solo e più lungo capitolo (cioè il prossimo:p). Quindi su correte a leggere il prossimo capitolo e fatemi sapere cosa ne pensate :)

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Capitolo 11
*** Capitolo 11- Unexpectedly ***


Capitolo 11- Unexpectedly


Fecero la strada a piedi fino alla spiaggia, mano nella mano, una volta arrivati in prossimità della sabbia si tolsero le scarpe.

-E' proprio stupendo- disse Vicky.
-Oh beh hai ragione è proprio stupendo stare con me- ammiccò Robert.

Vicky lo zittì iniziando a baciarlo dolcemente, Robert non si aspettava quel gesto e ne fu davvero felice, gli erano mancate quelle labbra che aveva potuto assaporare, per poco, la sera prima.

-Quello è stupendo- disse Vicky girandosi verso il mare, il sole stava tramontando e tingeva di colori accessi tutto il cielo, che iniziava a tingersi del blu della notte.
Camminarono e scherzarono ancora per un'oretta fino a quando iniziarono a spuntare le prime stelle nel cielo sereno. -Inizia a fare freddo, che e dici se prendiamo qualcosa da asporto e andiamo a casa mia?-
-Tutto quello che vuole Milady-
La strinse a sé e le diede un bacio carico di passione, non avrebbe resistito ancora per molto lontano da lei.

Passarono da un ristorante cinese e presero varie pietanze poi, non appena arrivati davanti al cancello di Vicky, Robert le lasciò la mano e si diresse verso una macchina.
-Posso portarla dentro?-
-Downey ma quante macchine diverse hai?- rise Vicky
-Tutte quelle che mi piacciono è ovvio-
-Non mi dire che ragioni così anche per le donne-
Robert sorrise malizioso e non rispose a Vicky che apriva il cancellone mentre sorrideva con gli occhi alzati al cielo. Una volta in garage Robert estrasse un blu-ray dal suo porta oggetti.
-Che film è? E' tuo?- chiese eccitata Vicky.
-Non posso rivelarti nulla, ma penso proprio che ti piacerà-

Salirono in cucina, Darma non era a casa probabilmente era fuori con Daniel, Vicky ne fu sollevata aveva tutta la casa per lei e Robert. Salirono al secondo piano, prima della camera di Vicky c'era un grande spazio che non aveva ancora avuto tempo di arredare, in compenso aveva messo un bel divano bianco rivolto verso la parete dove era appeso un grande schermo piatto. Mangiarono in fretta, erano molto affamati, poi Robert si diresse verso il lettore blu-ray approfittando dell'assenza di Vicky che era scesa in cucina a buttare i contenitori della cena.

-Vado un attimo a cambiarmi e poi guardiamo il film, Stark-
-Posso aiutarti a cambiarti? Ho un certo gusto modestamente, di sicuro sceglierei qualcosa che ti piace- ammiccò
Questa volta fu Vicky a non rispondere e si limitò a sorridere a quell'uomo, anche lei sapeva che non avrebbe potuto resistergli ancora per molto.

Optò per dei pantaloni morbidi e una canottiera con del pizzo. Era ansiosa di vedere quale film avesse scelto Robert per lei.
Si diresse verso il divano, Robert le prese entrambe le mani e la tirò a sé, facendola sedere sopra di lui, iniziò a baciarla sul collo, per poi passare alle labbra, sentiva il desiderio accendersi in lui e sentiva Vicky rabbrividire ad ogni suo bacio.
Si sentirono la porta di casa aprirsi, era Darma che rientrava e probabilmente sarebbe salita per chiedere com'era andata la serata, ignorando il fatto che Robert fosse ancora lì.

-Fai partire il film, o non riuscirò a resistere ancora- sussurrò Vicky
Robert rabbrividì a quella frase, ma sapeva bene che Darma sarebbe salita e non voleva interrompere quello splendido momento, voleva che fosse tutto perfetto.

-Vicky? Sei tornata?- urlò Darma dalla cucina-
-Si tutto bene! Adesso guardiamo un film e poi tutti a nanna promesso!- sorrise Vicky, come se l'amica potesse vederla.
A Darma non sfuggì quel plurale "guardiamo" segno che c'era ancora Robert e sorridendo si limitò ad urlare
-Va bene! Allora io vado a dormire! Buonanotte-
-Buonanotte- risposero in coro Vicky e Robert

-Fai partire il film Downey- disse Vicky mentre gli baciava il collo.
-Certo piccola musicista-
Il film partì. La voce fuori campo recitava:

“Points West di Steve Lopez. Un capocantiere a Grifit Park assistette all'incidente, vide un ciclista volare dalla sua bici e sbattere la faccia sull'asfalto impietoso di River Sites Drive”

Sentendola Vicky rabbrividì la conosceva bene era la voce di Robert, poi quell'immagine di lui le fece chiudere lo stomaco.



Quel film l'aveva rapita.

Robert, notò la faccia di Vicky, concentrata a guardare il film, non appena vide l'immagine di lui con il volto tumefatto sullo schermo.
Qualcosa l'aveva turbata.
-Tutto bene? E' appena iniziato, non ti preoccupare non è nulla di così triste-
-Tutto bene, mi fa star male vederti così. Sono emozionata non ho mai visto un tuo film, penso proprio che mi piacerà- disse quasi sovrappensiero Vicky, mise la testa tra il collo e la spalla di Robert, che la abbracciò felice per quelle sue parole.
I titoli di coda scorrevano sullo schermo, e il volto di Vicky era rigato dalle lacrime.



Guardò Robert e disse
-Sei stato fantastico, questo film è bellissimo!-
-Piace molto anche a me, e poi parla di un musicista, ho pensato che ti sarebbe senz'altro piaciuto-
-Mi correggo, non “sei stato” ma “sei” fantastico, grazie per avermelo fatto vedere mi ha emozionato-
Robert sorrise, era felice che le fosse piaciuto il suo film.
-Scendo a prendere dell'acqua e poi ti porto a nanna piccola musicista-
-Fai veloce Lopez- ammiccò Vicky.

Robert scese in cucina e trovò l'acqua sul tavolo, salì in fretta la scale,e la vide, Vicky si era addormentata, doveva essere stanca dopo tutte le emozioni di quella giornata.
La sollevò dolcemente e la mise sul grande letto coprendola con una coperta. Non voleva andarsene senza salutarla così decise di rimanere sul divano a dormire.

Aprì gli occhi e guardò l'orologio erano le 6am, non era ora di alzarsi, “Un momento, chi mi ha portato qui? E Robert dov'è? Che figuraccia devo essermi addormentata mentre andava a prendere l'acqua” decise di alzarsi e di andare a bere.
Rimase quasi pietrificata quando lo vide sdraiato sul divano, era perfetto.
Si avvicinò a lui e lo osservò mentre dormiva tranquillo, lo abbracciò, inizio ad accarezzargli i capelli e a baciarlo sul collo, non avrebbe voluto svegliarlo ma ormai non riusciva a resistergli, aprì gli occhi
-Ti sei svegliata dormigliona- sorrise, Vicky lo zittì con un bacio a fior di labbra.
-Io vado a farmi una doccia, e tu vieni con me-
-Io non..-
-Non è una domanda Downey- lo prese per mano e lo portò in camera sua.

Robert non si aspettava una tale reazione ma era contento perché forse, adesso, si sentiva pronta per lui.
Iniziò a baciarlo sul collo, gli tolse la maglietta che indossava, le sue mani corsero lentamente dal collo lungo il torace fino ad arrivare al bordo dei pantaloni con movimenti lenti e sensuali che lo facevano rabbrividire, gli slaciò i i bottoni e gli tolse quel superfluo indumento.
Robert sorrise dopo averle sfilato i pantaloni e la canottiera, vedeva per la prima volta i tatuaggi sulla caviglia e sul costato, quella ragazza non smetteva di sorprenderlo.
La sollevò e la fece distendere dolcemente sul letto sdraiandosi su di lei senza staccare un attimo le labbra da quelle della ragazza. Vicky fece sollevare Robert quel tanto che bastsava per sfilargli i boxer attillati, poi si alzò e si tolse il reggiseno mentre Robert senza staccarle gli occhi di dosso le tolse gli slip. Entrambi erano al limite e non volevano più aspettare, in un attimo Robert si unì a lei, che non riuscì a trattenere un gemito che fece infuocare ancora di più l'animo dell'uomo, che iniziò a muoversi ritmicamente e a provare piaceri mai sentiti prima.
Vicky approfittò di un momento di debolezza di Robert per ribaltare la situazione e ancora una volta questo lo stupì e si lasciò guidare da quella donna verso il più puro piacere.
Continuarono a donarsi piacere per le due ore successive fino a quando esausti si addormentarono l'una tra le braccia dell'altro.
Era tutto perfetto, si trovavano perfettamente a loro agio e per Vicky questa era la prima volta che in una tale situazione non provava paura o un senso di terrore, dopo quello che le era successo e che l'aveva segnata profondamente.

Vicky si svegliò e aprì gli occhi, da lì a mezz'ora avrebbe dovuto alzarsi per andare al lavoro.
Non le andava proprio l'idea di separarsi dal caldo abbraccio che l'avvolgeva ma sapeva che se il progetto fosse andato bene quel giorno, avrebbe potuto rimanere a dormire abbracciata a Robert quanto voleva nei mesi successivi.
Questo pensiero la sorprese, non aveva mai pensato ad un uomo in questi termini, non dopo quella tragica sera di tanti anni prima.

Si alzò e si preparò, prima di uscire dalla stanza diede un piccolo bacio a Robert che aprì gli occhi.
-Io devo andare al lavoro, tu stai qui quanto vuoi, ti lascio un mazzo di chiavi sulla mensola della cucina-
Robert la baciò di tutta risposta.
Vicky era felice, e prima di uscire dalla stanza lo guardò, avrebbe tenuto a mente quell'immagine per tutta la giornata.




Era appena arrivata al lavoro e guardò il cellulare, era stranamente in anticipo quella mattina e Darma l'aveva preceduta per finire il progetto, lo schermo segnalava un messaggio.

“Starei qui tutto il giorno ad aspettarti ma non riuscirei a resistere qui con il tuo profumo:)! Sono ansioso di sapere quale sarà l'esito del tuo progetto! E a proposito “tu sei fantastica”:) un bacio piccola!”


Note dell'autrice: Ed eccoci qui! Finalmente! Mi sembrva giunto il momento di far avvenire qualcosa di più "concreto" tra i due! Spero che vi piaccia! Ringrazio tutte le persone che mi hanno recensito! Mi fa molto piacere e mi sprona a continuare a scrivere! Fatemi sapere! Sono emozionata per questo capitolo! Ci ho messo un pò a scriverlo e quindi sono ansiosa di sentire i vostri pareri! Grazie ancora a tutte! Se riesco pubblicherò il prossimo capitolo entro fine settimana! A presto:)

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 -Party ***


Capitolo 12 – Party

-Signorina Ellis, complimenti il suo progetto e' impeccabile, ben curato tutto il progetto, i risultati sono eccellenti e incoraggianti! Per questo motivo la metterò a capo ad un piccola équipe di ricerca, avrà a disposizione due dei più dotati laboratori e inoltre avrà a sua disposizione un assistente che sceglierà lei stessa tra i migliori studenti della facoltà di Biotecnologie dell'Università di San Francisco-

Vicky era sbalordita, si aspettava solo un ottimo riconoscimento per aver portato a termine il suo progetto con tanta dedizione ma non si aspettava un promozione e la possibilità di dirigere un gruppo di persone tanto dotate.

-La ringrazio, sono contenta per questa possibilità e porterò a termine questa ricerca con impegno e dedizione come ho fatto con il mio progetto, solo una richiesta..-
-Mi dica Ellis- ribatte' attento il capo di Vicky.
-Vorrei chiederle se fosse possibile avere Miss Poreti come vice direttrice della mia ricerca, mi sarebbero molto utili le sue conoscenze in ambito genetico-
-Sicuramente! E' una buona idea, avvisi lei direttamente Miss Poreti! Vi aspetto tra una settimana nel mio ufficio per discutere i vari punti del progetto-
-La ringrazio, sarà fatto! Arrivederci-

Vicky era felice, dopo tanti anni di sacrifici, qualcuno aveva riconosciuto quello che valeva veramente. A passo svelto cammino' lungo il corridoio al quale si affacciavano tutte le porte dei laboratori, senza quasi accorgersene si trovò davanti a quella porta e busso':

-Miss Poreti si sbrighi da domani sarà la mia vice nel mio progetto di ricerca-
-Vicky sei impazzita? Il capo ti ha messo a capo di un équipe o e' uno dei tuoi soliti scherzi?- sorrise Darma, impaziente per la risposta.
-Non sono mai stata così seria amica mia! Ci aspettano grandi giornate e sarai la mia compagna anche in questa nuova avventura, te lo devo-
Le due amiche si abbracciarono, non c'era bisogno che Darma dicesse nulla Vicky sapeva quanto le fosse grata. -Quindi deduco che stasera festeggerai con il tuo lui- disse ammiccando a Vichy che abbasso' gli occhi imbarazzata. -Veramente avevo intenzione di uscire tutti insieme a festeggiare con te, Daniel e tutti i ragazzi della ricerca che ci hanno aiutato in queste settimane poi vediamo se Robert vorrà venire-
-Ottima idea! Allora avviso io tutti tu corri a casa avrai un migliaio di cose da fare e rapporti da stilare per l'inizio della ricerca-
-Ti mando un messaggio con il nome del locale in cui prenoto stasera, thanks Vice- rispose ammiccando Vicky.

Vicky corse nel suo laboratorio, euforica come non mai, apri' il messaggio che Robert le aveva inviato quella mattina, sorrise rileggendolo, e digito' in fretta

"Il progetto e' andato benissimo, più del previsto, stasera festeggiamo con i ragazzi della ricerca, ti va di venire? Mi farebbe molto piacere, sempre se Mr. Stark non e' troppo impegnato;)"

Butto' il cellulare nella borsa e prese tutto quello che le serviva per iniziare a stilare i punti del suo progetto di ricerca e in poco tempo fu a casa. Salì velocemente verso la sua camera da letto, sperava che Robert fosse ancora li' ma sapeva che era una possibilità remota.
Appena entrò in camera trovò tutto in ordine e noto' un piccolo biglietto sul letto che recitava:

"Sarei rimasto volentieri ad aspettarti, ma purtroppo oggi sono pieno di impegni, scrivimi appena sei a casa, ho voglia di vederti. Tony"

Vicky sorrise quell'uomo era straordinario, prese il telefono e vide che lampeggiava, un messaggio sperava fosse lui:

"Babba tutto a posto per stasera, ci sono tutti prenota per 20:p"

Era Darma.
Vicky si accorse che era quasi dispiaciuta pensava o forse sperava che fosse Robert.
Decise allora di mettersi al lavoro in attesa che Robert le rispondesse.
Un paio di ore dopo il cellulare vibrò, un messaggio lampeggiava

“Ehi, scusa ma ho potuto guardare il cellulare solo ora, sai sono molto impegnato con le Stark Industries e a salvare il mondo ovviamente ;), a parte questo mi piacerebbe venire stasera, ti scrivo appena mi libero. Complimenti per il progetto Miss Potts stasera festeggeremo per bene ;)”

Sorrise, non perdeva mai la voglia di scherzare, rileggendo poi il messaggio non le fu chiaro se il suo fosse un sì al suo invito oppure l'avrebbe chiamata per farle sapere se si fosse liberato in tempo per venire.
Si rimise subito al lavoro, non rispose subito perché non voleva dargli l'impressione di essere una persona troppo ansiosa, gli avrebbe risposto più tardi.

7 pm
Vicky alzò gli occhi per guardare che ore si fossero fatte convinta che fosse passata poco più di un'ora da quando aveva ricevuto il messaggio ma con grande stupore lesse l'ora sull'orologio, era tardissimo erano passate ormai 5 ore, si sarebbe dovuta sbrigare se non voleva fare tardi, era sola in casa, Darma le aveva detto che si sarebbe preprata da Daniel e poi insieme sarebbero passati a prendere Vicky, quella sera non avrebbe preso la macchina era sicura che non si sarebbe tirata indietro davanti al bere per festeggiare come era solita fare in queste occasioni anche se non le capitava ormai da molto.
Digitò velocemente

“Ho perso la cognizione del tempo mentre lavoravo al pc, il signor Stark mi dà troppo lavoro e questo è il risultato:p! Tra un'ora Darma mi passa a prendere, se vuoi, siamo al Malibù Club!”

Si fece una doccia veloce e aprì l'armadio sicura di cosa si fosse messa, non le capitava spesso di andare così a colpo sicuro ma per questa occasione aveva il vestito giusto e amava metterlo, si sentiva speciale quando lo indossava.
Prese la borsa e l'immancabile cellulare. Darma era fuori ad aspettarla e non appena il cancellone si aprì e vide Vicky le si stampò un sorriso sul volto.
Vicky indossava un vestito color smeraldo senza spalle che faceva risaltare i suoi occhi scuri con venature di color simile all'abito, sopra le spalle rimaste nude aveva messo una coprispalle bianco abbinato alle scarpe con plateu dello stesso colore.
Stava benissimo, la sua naturale bellezza accompagnata dal trucco leggero e dai capelli semiraccolti, calzava a pennello con quel vestito e il tutto risultava ancora più incredibile dato che Vicky non si vestiva spesso in quel modo.

-Vicky stai benissimo! Non ti ho mai visto vestita così, sono sbalordita, se non avessi già Daniel giuro che mi innamorerei di te!-
-Sei proprio scema! Comunque grazie, anche io mi amo spesso-
-Sei sempre la solita, forza andiamo ci aspettano tutti-
-Va bene mamma! Comunque sei splendida anche tu, sarà che hai qualcosa che non puoi indossare ma che ti rende stupenda?- disse ammicando all'amica
-Sarebbe?- chiese stupita Darma.
Vicky si girò in direzione di Daniel che le stava aspettando in macchina e ammiccò, facendole capire che da quando quel ragazzo era entrato nella vita della sua amica lei si era quasi trasformata, in senso positivo e questo aveva reso felice anche Vicky.

Arrivarono presto al Malibù Club, era un posto esclusivo, non c'erano mai state ma tutti i ragazzi della ricerca avevano insistito più volte per andarci con le due ragazze, quindi per questa serata speciale Vicky aveva deciso di accontentarli, in fondo aveva voglia anche lei di fare una serata elegante una volta ogni tanto.

Scesero dalla macchina e Daniel lasciò le chiavi ad un ragazzo che andò a parcheggiare l'auto, era davvero un locale di lusso a giudicare dalle auto che si fermavano davanti all'ingresso in attesa di essere parcheggiate.
Si diressero verso l'entrata dove tutti i loro colleghi li stavano aspettando, la loro reazione vedendo Vicky fu la stessa che aveva avuto Drama poco prima e Vicky sorrise
-Non guardatemi così ragazzi! Mi sembra di essere un aliena, adesso entriamo- sorrise Vicky per togliersi dall'imbarazzo che le avevano provocato quegli sguardi.

Presero posto a tavola, e Vicky si sedette a metà del tavolo lasciando il posto alla sua destra libero sperando che Robert sarebbe riuscito a raggiungerla.
Guardò il cellulare ma nesuna risposta di Robert, Vicky si intristì per un attimo e Darma lo notò subito.
-Non ti preoccupare vedrai che verrà, sarà sicuramente impegnato al lavoro se no sarebbe già qui! E se non viene la prossima volta che lo vedo gliene dico quattro, non può perdersi la Vicky-elegante è come l'eclissi solare non capita spesso-
-Sei troppo scema Darma, comunque grazie! Adesso beviamo qualcosa almeno mi distraggo un po'-

Erano ormai in attesa dei secondi quando l'attenzione dei ragazzi fu richiamata all'ingresso da un gruppetto di persone che si era radunato, non riuscivano a vedere cosa fosse successo ma la serata stava procedendo troppo bene per lasciarsi distrarre e così ricominciarono tutti a scherzare con Vicky che ormai era al centro dell'attenzione come ogni sera in cui era in vena di scherzare.
Il cellulare di Vicky vibrò, aveva quasi perso le speranze ormai di ricevere un messaggio.

“Ci sono troppi ragazzi seduti a quel tavolo, guarda che Tony è geloso della sua Pepper”

Il cuore di Vicky saltò un battito quando alzò lo sguardo in cerca di quello di Robert.
Ad un tratto lo vide, era proprio sulla terrazza che aveva una spendida vista della città, proprio dietro al loro tavolo.



Non appena i loro sguardi si incrociarono sfociarono in uno splendido sorriso.
Vicky si alzò senza pensarci e si diresse verso la terrazza
-Dove vai Vicky?-
Darma non ebbe risposta ma seguì con lo sguardo Vicky e vide Robert e quell'mmagine la fece sorridere finalmente Vicky quella sera sarebbe stata davvero felice, se lo metitava.

-Pensavo mi avessi fatto seguire Sherly-
-In realtà era la mia seconda opzione nel caso non fossi riuscito ad arrivare in tempo! Scusa per il ritardo..-
- ”La cena è alle nove e mezza arriverò alle 11”- recitò Vicky interrompendo Robert che la guardò stupito
-Non avendo avuto tempo di vedere il film ho guardato qualche frase su internet del famoso Tony Stark e guarda caso questa ti calza a pennello! Non ti preoccupare la cosa importante è che tu sia venuto, grazie- poi inaspettatamente aggiunse -ti dovrai far perdonare, non pensare di passarla liscia così-
Sentendo quella frase Robert la tirò a sé e l'abbracciò baciandola sulla guancia e le sussurrò
-Sei bellissima stasera, mi si è fermato il cuore quando ti ho visto-
-Ti sei visto? Tu sei da infarto- scherzò Vicky, era il suo modo di ricambiare il complimento senza che notasse che questo l'aveva fatta arrossire.

Rientrarono e Vicky notò gli sguardi di stupore di tutti i suoi colleghi che non si aspettavano certo che Vicky conoscesse una star di Hollywood, così la ragazza pensò di rompere il silenzio che si era creato:
-Ragazzi, lui è Robert, ma penso che lo sappiate già tutti- disse scatenando le risa dei presenti.
-Piacere di conoscervi, ho solo una domanda da farvi prima di iniziare: come mai siete ancora tutti così sobri non doveva essere una festa questa?- aggiunse Robert che catturò la simpatia di tutti i presenti all'istante.

Il resto della serata passò velocemente, Robert aveva preso parte ad ogni discorso, come Vicky aveva già notato durante la cena a casa sua con i ragazzi del gruppo, era un ottimo intrattenitore, ad ogni genere di discorso si mostrava sempre interessato ed interagiva scatenando spesso le risa dei presenti che iniziavano a sentirsi pù a loro agio in presenza di un attore così famoso.
Il cameriere si avvicinò a Vicky e le disse che erano prossimi alla chiusura, senza accorgersene si era fatta quasi l'una e la stanchezza inziava a diffondersi tra i presenti complice anche l'alto numero di cocktail che era stato servito al tavolo.

-Ragazzi Ambrogio mi ha detto che sono prossimi alla chiusura – disse soprannominando il cameriere con quel nome e aggiunse -quindi purtroppo dobbiamo salutarci, grazie a tutti per la splendida serata, sicuramente replicheremo in un locale dove ci si può vestire un po' più comodi- disse sorridendo Vicky.scatenando le risa dei presenti.
Si avviarono tutti verso l'uscita e Darma disse a Vicky che sarebbe rimasta a dormire da Daniel quindi avrebbe avuto la casa tutta per lei e Robert e di questo ne fu felice.
-Signorina la accompagno a casa- disse Robert porgendo il braccio a Vicky
-Ma come è gentile, la ringrazio Sherly- rispose sorridendo.

Una volta saliti in macchina parlarono della serata e dei colleghi di Vicky, anche Robert pur non conoscendo nessuno si era divertito parecchio.
Furono a casa in pochi minuti una volta parcheggiata la macchina Robert andò ad aprire la portiera alla ragazza che gli saltò subito al collo e iniziò a baciarlo appassionatamente

-E' da quando ti ho visto sulla terrazza che volevo baciarti, non riuscivo più ad aspettare- disse sensuale.

Robert la sollevò e condinuando a baciarla salì per le scale fino in salotto la distese sul divano e le tolse il coprispalle iniziando a baciarle il collo fino a scendere lentamente verso il decoltè.
Vicky si lasciò trasportare da tutte quelle sensazioni, ma non perse tempo sfilò la giacca a Robert, per poi passare alla cravatta e alla camicia, intanto Robert si slacciò la cintura continuando a baciarla appasionatamente e sussurrandole:
-Io è da quando di ho vista uscire dalla camera stamattina che volevo stare con te-
Fece sorridere Vicky che ormai era riuscita a far cadere anche i pantaloni di Robert lasciandolo vestito solo dei suoi boxer attillati.
Robert scese di nuovo verso il decoltè ma questa volta le sfilò senza pensarci il vestito trascinando verso terra anche il reggiseno e gli slip della ragazza.
Vicky prese alla sprovvista Robert e si alzò in piedi facendolo sedere davanti a lei, si sedette su di lui e dopo avergli torturato il collo con i suoi baci si unì a lui in un solo gesto appassionato che fece gemere l'uomo.
Iniziò a muoversi ritmicamente facendo provare a entrambi piaceri fino quasi a perdere i sensi, in un momento di debolezza di lei Robert approfittò della situazione e la sollevò portandola al piano superiore e dirgendosi verso il grande letto, questa volta sarebbe stato lui a dominare quel gioco tanto piacevole.
Iniziò a baciarle il ventre, per scendere lentamente verso le gambe mentre lei sospirva di piacere e gli accarezzava i capelli.
-Te l'ho già detto che sei bellissima- sussurrò all'orecchio della ragazza.
-Downey te l'ho già detto quanto ti desidero?-
Quelle parole uscirono dalle labbra di Vicky quasi involontariamente, finalmente non era più la sua mente a prendere possesso delle sue parole ma era il cuore a farlo e questo fece stupire incredibilmente Vicky, mai si sarebbe aspettata di dire una frase del genere ad un uomo.
Robert sentendo quelle parole si accese più di quanto non lo fosse già e si unì a lei facendola gemere, ogni gemito eccitava di più Robert che continuava a muoversi sempre più velocemente fino a quando un'ultima spinta più delicata delle precedenti portò entrambi contemporaneamente al piacere più assoluto.
Si addormentarono abbracciati l'uno all'altra sfiniti da quella dolce danza.


Note dell'autrice: Ciao a tutti sono un pò in ritardo sulla tabella di marcia e per farmi perdonare oggi pubblicherò altri due capitoli belli lunghi! Spero vi piacciano!

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Capitolo 13
*** Capitolo 13- Il grande concerto ***


Capitolo 13- Il grande concerto


“Ciao Vicky stasera ultima prova e poi domani il grande concerto! Ci vediamo alla solita ora”

“Sicuro, sono emozionata! A stasera”

Vicky buttò il cellulare sul letto e si girò verso la finestra.

-Chi era piccola?- disse Robert abbracciandola da dietro e baciandole la spalla
-Era Indio, stasera proviamo e poi domani sera ci sarà il grande concerto, ci sarai?-
-Certo, sarò in incognito ma ci sarò-
-Perchè in incognito?-
-Perchè se qualcuno mi vedesse inizierebbero a chiedermi foto e autografi e non presterebbero più attenzione a voi che suonate sul palco. E' la serata di Indio e l'attenzione deve essere tutta sua e di voi che suonate, non me lo perdonerei mai se la mia fama rovinasse uno dei concerti per cui provate così duramente- disse serio a Vicky che si era girata per guardarlo negli occhi.
-Sei speciale, anche io avrei voluto un padre che si preoccupasse così per me-
-Se vuoi parlare io sono qui-
-Te ne parlerò presto, ti devo raccontare tante cose che è bene che tu sappia del mio passato-
-Allora siamo in due a doverci raccontare-
-Prima o poi dovremo dirlo ad Indio di..Noi, se mai c'è un noi- disse insicura Vicky, spaventata dalla possibilità di una risposta negativa che avrebbe potuto ricevere dopo quell'affermazione.
-Certo che c'è un Noi- rispose sfiorandole le labbra -parleremo con Indio non appena Alex tornerà da NY e riprenderà il suo posto nel gruppo, così non ci sarà nessuna tensione o imbarazzo tra di voi-
-Mi sembra un ottima proposta, hai sempre ottime idee Sherlock-
-Come quella di accompagnarti a casa la sera che ci siamo conosciuti?-
-Non risponderò a questa domanda-
-Allora te lo devo fare confessare- disse ammiccando e iniziò a baciarla dolcemente.
-Non cederò ai tuoi baci non ti darò mai questa soddisfazione-
-Lo farai- disse con voce sexy e avvicinandosi pericolosamente alle sue labbra, in quello stesso istante Vicky balzò in piedi dopo aver visto l'ora.
-E' tardissimo, tra poco tornerà Darma vado a mettere a posto il soggiorno-
-Per questa volta sei salva- sorrise Robert.
Vicky lo baciò e si mise addosso la prima maglietta lunga che trovò per scendere a prendere la colazione e a sistemare.

Si diresse velocemente verso il salotto che sembrava essere un campo di battaglia, c'erano vestiti sparpagliati ovunque, nella foga della sera prima non si erano minimamente preoccupati di lasciare in ordine, una volta raccolti i vestiti e risposte le scarpe nell'apposita scarpiera, appoggiò gli indumenti sulla sedia e iniziò a preparare la colazione quasi sovrappensiero.

-Buongiorno dormigliona, oppure stavolta ti sei alzata tardi perché c'è qualcuno che ti ha tenuta sveglia stanotte?- disse Darma volgendo lo sguardo verso la pila di vestiti.
-E tu sempre mattiniera- rispose Vicky con altrettanta ironia per smorzare l'imbarazzo, non aveva sentito rientrare l'amica.

Salì velocemente con i vestiti, la colazione l'avrebbero fatta giù con Darma, entrò in camera ma non trovò Robert sul letto e solo in quel momento sentì l'acqua della doccia che andava, decise di raggiungerlo.
Robert era di spalle sotto il getto caldo dell'acqua che lo risvegliava dal torpore, si sentì avvolto dalla presa sensuale della donna, si girò e iniziò ad abbracciare Vicky che si lasciò avvolgere a sua volta presa.
-Darma è giù che ci aspetta per la colazione-
-Salvata ancora, Potts- sorrise -allora esco da qui se no Darma dovrà aspettarci parecchio-
-Stark non mi tentare- sorrise ammicando.
Vicky continuò a rilassarsi sotto il getto caldo dell'acqua mentre Robert uscì e si rimise la camicia e i pantaloni che indossava la sera prima e scese da Darma, gli sembrava scortese farla aspettare troppo.
-Buongiorno Darma! Dormito bene?-
-Ciao Robert, si una nottata di sonno perfetta, non posso affermare la stessa cosa per te dato che hai ancora su i vestiti di ieri sera- sorrise.
-Beh ti devo dare ragione, devo ammettere che è stata sì una nottata perfetta, ma non di sonno- ammiccò.
-Cosa state confabulando voi due?- intervenne Vicky
-Nulla di che- rispose Robert sorridendo.
Fecero colazione continuando a scherzare come se si conoscessero da sempre, si era creata una bella situazione e anche Darma si trovava bene con Robert, questo non poteva far altro che piacere a Vicky visto che sapeva bene che all'amica stavano simpatiche ben poche persone.

-Donne devo scappare, oggi ho un servizio fotografico da fare e altri mille noiosi impegni alla Team Downey, ci vediamo domani sera Darma!- e mentre diceva ciò prese per mano Vicky e la trascinò dolcemente giù dalle scale verso il garage.
-Stasera allora ci vediamo?-
-Stasera non penso sia l'ideale, sono con Indio a provare e non vorrei che notasse che non appena vado via io esci di casa anche tu-
-Hai ragione però ci sentiamo, ci vediamo domani sera prima del concerto-
-Sicuro, voglio il mio bacio portafortuna prima si salire sul palco-
-Iniziamo con il bacio per la giornata di oggi allora-
La prese il volto tra le mani e la baciò dolcemente.
-Saranno le 36 ore più lunghe della mia vita-
-Che esagerato, con i tuoi mille impegni queste ore voleranno-
-Non mi fai mai essere romantico, piccola peste-
-Downey vai se no non riuscirò a staccarmi più da te-
-Allora vedi che sei un po' romantica anche tu-
Vicky sorrise e lo spinse dentro la macchina mentre lo baciava.
-Buona giornata Robert-
Lui ricambiò il bacio e accese la macchina partendo a tutta velocità verso il cancellone che si stava aprendo.

Vicky tornò in cucina e raccontò all'amica cosa avevano deciso di fare con Indio.
-Avete preso la decisione giusta, sono con voi!-
-Grazie! Domani sera allora invitiamo tutti i colleghi al concerto cosa ne dici? Li avvisi tu? Oggi io sto a casa per finire il progetto al computer-
-Sarà fatto- sorrise Darma.
Vicky passò tutto il giorno al computer e quelle ore fortunatamente volarono.
Prese il cellulare, sapeva che di lì a poco avrebbe scritto a Robert, che quel giorno non avrebbe avuto neanche il tempo di respirare dato tutti gli impegni che aveva in agenda.
Così digitò velocemente:

“Tra poco vado a provare, vorrei tanto poterti vedere”

Una volta pronta si diresse verso casa Downey e appena entrata in sala prove il cellulare vibrò

“Sono a casa adesso, sono esausto. Comunque non avrai su il vestito mozzafiato di ieri sera, ma anche con un paio di jeans sei stupenda.”

“Mi spii Downey?”

“Certo che no, stavo guardando fuori dalla finestra e ti ho visto entrare. Buone prove, e non ti distrarre troppo pensando a me;)”

“Sei troppo scemo, queste 36 ore sono troppo lunghe hai ragione”

Provarono tutta la sera, Vicky si sentiva tranquilla per il concerto ed era euforica. Uscirono tutti dalla sala prove e Vicky si diresse per ultima alla macchina non si trattenne dal guardare verso la casa e intravide Robert che la salutava dalla finestra della sala da pranzo.

-Vicky aspetta- disse Indio avvicinandosi con passo svelto alla ragazza
-Dimmi, è successo qualcosa? Mi sembra che le prove siano andate bene-
-Si è tutto perfetto, volevo dirti che Alex mi ha chiamato stamattina e rinvierà l'arrivo qui a LA di un paio di mesi, per te sarebbe un problema rimane con noi ancora?-
-Ma scherzi? Sai quanto mi piace suonare, poi voi siete bravissimi e se avete ancora bisogno io ci sarò- disse Vicky pensando a come lei e Robert avrebbero detto a Indio di loro, non avrebbero potuto aspettare così tanto tempo. -Perfetto, così possiamo passare ancora del tempo insieme, mi farebbe piacere se uscissimo a bere qualcosa, così per conoscerci meglio!-
-Ma certo poi ci organizziamo, adesso vado così domani sarò bella riposata per la grande serata-
Indio inaspettatamente le prese la mano e le diede un bacio sulla guancia.
-Allora domani!- disse Indio.
Vicky salì in macchina e corse verso casa, era certa che Robert avesse visto la scena e voleva chiamarlo non appena fosse arrivata a casa per decidere il da farsi.

Il telefono suonava e sembrava che fosse quasi un sogno Robert si era addormentato nell'attesa che Vicky fosse arrivata a casa, rispose

“Scusa mi ero addormentato, sei a casa?”

“Ormai non hai più l'età per fare nottate come la scorsa”

“Ma sentila, se fossi lì te lo farei vedere io come non ho più l'età per fare certe cose”

“Ahah fin quando non lo vedo con i miei occhi non ci credo, comunque hai visto la scena dalla finestra?”

“Quale scena? Non appena ti ho salutato ho visto Indio che veniva verso di te e allora sono salito in camera mia, non volevo che mi vedesse lì”

“Meglio così! Indio mi ha detto che Alex ha rimandato l'arrivo di un paio di mesi e mi ha chiesto di rimanere a suonare con loro ancora”

“E' un bella notizia! Non sei contenta?”

“Certo che sono contenta, solo che come facciamo? Dobbiamo dirglielo al più presto di noi, io non riesco a resistere ancora per molto, non mi piace fare le cose di nascosto. E come se non bastasse Indio mi ha chiesto se una sera esco a bere qualcosa con lui per conoscerci meglio e prima che entrassi in macchina mi ha dato un bacio sulla guancia”

“E' tutto suo padre”

“Ma che scemo che sei! Cosa dici di fare?”

“Direi che allora glielo diremo appena dopo il concerto magari usciamo a bere qualcosa e ne parliamo. Non vorrei che si sentisse a disagio. Lo conosco e il gesto che ha fatto e quello che ha detto lo ha fatto perché si sta affezionando a te e non lo biasimo, sei una persona fantastica, quindi non voglio che soffra, spero che questa sia la decisione giusta”

“Perfetto è quello che pensavo di fare anche io, Indio è un ragazzo speciale e molto sensibile e ci tengo al bel rapporto che si è creato tra di noi e con i ragazzi del gruppo.”

“Ti capisco, allora è deciso! Domani come vi siete organizzati per il concerto?”

“Ci troviamo alle 7 al locale per iniziare a montare la strumentazione e fare le varie prove dei volumi, poi mangiamo tutti insieme lì, per cena verrà anche Darma con Daniel gli altri ci raggiungono all'inizio del concerto. Tu cosa vuoi fare?”

“Penso che arriverò subito dopo cena se Indio notasse che conosco già Darma e Daniel magari sospetterebbe qualcosa e si metterebbe in agitazione e io voglio che rimanga tranquillo e poi vicino a te non riuscirei a trattenermi per molto”

“Hai ragione, non penso che ce la farei anche io trattenermi, vorrei che fossi qui con me”

“Non sai quanto lo vorrei anche io piccola”

“Allora è meglio che andiamo a dormire, almeno in sogno possiamo stare insieme”

“Ma quanto romanticismo stasera Pep”

“Mi devo proprio impegnare ad essere così romantica sai? Comunque mancano solo 20 ore Downey”

“Andiamo a dormire che è meglio se no prendo la macchina e vengo lì da te”

Risero tutti e due si augurarono la buonanotte ed entrambi complice la precedente nottata e la giornata pesante caddero in un sonno profondo.

La giornata seguente passò veloce Vicky decise di suonare un po' le canzoni che avrebbe eseguito quella sera.
Con i ragazzi avevano preparato una piccola proiezione pre-concerto per presentare i componenti del gruppo con delle foto che rappresentavano lo spirito di ognuno di loro e la loro passione per la musica.
Nessuno lo sapeva, neppure Robert, Vicky voleva che fosse una sorpresa.
Lei aveva scelto una foto che la rappresentava alla perfezione, rappresentava il suo stile e il suo amore per la musica.

Era finalemte sera, era quella sera.
Montarono tutta la strumentazione, arrivarono anche Darma e Daniel e così tra una risata e l'altra iniziarono a cenare. Vicky e Robert si erano mandati qualche messaggio ma purtroppo quel giorno sapevano che sarebbe andata così entrambi avevano avuto molti impegni ed erano ansiosi per la serata, quando si sarebbero visti.

“Downey cena finita, il concerto inizia tra mezz'ora, voglio il mio bacio portafortuna”

“Te lo darei volentieri se venissi fuori al parcheggio”

Robert aveva appena parcheggiato e non appena vide Vicky arrivare si rimise in macchina. Vicky salì e avendo controllato che non ci fosse nessuno nei paraggi iniziò a baciarlo senza neppure salutarlo.
-Ma che bel saluto Pep, sei emozionata?-
-Visto che ti piace così tanto ti saluterò sempre così allora! Si sono emozionatissima incredibile!-
-Allora andiamo voglio rivederti all'opera-
Si diedero un piccolo bacio e uscirono dalla macchina entrò prima Vicky e qualche minuto dopo Robert che andò a salutare Indio e gli altri ragazzi del gruppo.

Nel locale si spensero le luci, la voce di Indio annunciò che avrebbero fatto una piccola presentazione “insolita” del gruppo.
Robert guardò Vicky stupito e lei sorrise, la sorpresa era riuscita.
Le foto scorrevano, erano state scattate durante le prove e denotavano la grande coesione del gruppo poi comparve uno alla volta il nome di ogni ragazzo seguito dal nome dello strumento e dalla sua foto “rappresentativa”

Indio
Guitar, Vox




Robert sorrise quella foto gliel'aveva scattata lui qualche tempo prima nella sua stanza.


Vicky
Guitar-bass




Il tatuaggio che aveva stupito Robert la prima sera che lo aveva visto a casa sua, sorrise ripensando a quella scena, quella foto era perfetta per lei, non si vedeva il volto ma esprimeva tutta la sua personalità, le sneakers che indossava spesso del suo colore preferito, il preferito anche di Robert, il tatuaggio e sullo sfondo il suo basso che riempiva tutto, lo stesso effetto che il suono aveva all'interno della musica, il basso riempiva e completava la melodia.

Le chitarre ruggirono, finalmente il concerto iniziava.
Ogni tanto Vicky incontrava lo sguardo di Robert e immancabilmente sorrideva.
Un grande applauso decretò la fine del concerto, era stato un successo, il proprietario del locale gli propose di fare altre serata ad ingaggio doppio.
Finalmente Vicky riuscì ad avvicinarsi a Robert e a Darma che si complimentarono con lei.
-Andiamo fuori, voglio complimentarmi meglio con te- ammiccò Robert mentre tutti erano distratti

Robert uscì e poco dopo lo seguì Vicky.
Indio stava cercando Vicky in mezzo alla folla e quando finalmente la vide lei stava uscendo dal locale e decise di seguirla.

-Complimenti Potts, sei stata bravissima e quella foto è stupenda!- disse Robert mentre si avvicinavano alla macchina, nel parcheggio non c'era nessuno ma presto si sarebbe affollato della gente che usciva dal locale dopo il concerto.
-Grazie Stark, te ne farò vedere altre allora ma adesso voglio il mio ringraziamento-
Lo abbracciò e lui la strinse tirandola ancora di più verso di sé. Iniziò a baciarla dolcemente
-Mi accompagni a casa? Darma dorme da Daniel-
-Certo e poi ti devo dimostrare che ho ancora l'età per queste cose- disse facendola ridere
La baciò ma questa volta fu un bacio molto più passionale.
-E' meglio rientrare- dissero all'unisono sorridendo

Indio uscì e non fece in tempo a chiamarla che vide i due che si avvicinavano alla macchina di Robert, pietrificato guardò tutta la scena e riuscì a malapena a nascondersi dietro ad un furgoncino non appena capì che i due stavano per rientrare.
Era confuso e non sapeva cosa fare, non se lo sarebbe mai aspettato.
“E adesso?” pensò.



Note dell'autrice: Ecco qui il secondo capitolo di oggi! Si lo so dopo questo finale vorrete proabilmente uccidermi, soprattutto perchè il seguito riuscirò a pubblicarlo lunedì ma spero anche prima (non vi voglio illudere troppo :p). Spero vi sia piaciuto! Ringrazio tutti quelli che stanno leggendo e seguendo la storia (siete in tantissimi!), mi farebbe davvero piacere che mi diceste se vi piace e cosa ne pensate! E ovviamente ringrazio chi mi sta recensendo o mandando messaggi per dirmi cosa ne pensa mi fa davvero tantissimo piacere vedere che vi piace! A presto:)

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Capitolo 14
*** Capitolo 14-Sad Story ***


Capitolo 14- Sad Story

Vicky rientrò nel locale voleva correre a casa con Robert, ma non prima di aver salutato Indio e gli altri ragazzi del gruppo e ovviamente Darma e Daniel che ormai erano onnipresenti a qualsiasi concerto.

Robert individuò subito Darma e Daniel e si intrattenne a parlare con loro, avrebbe salutato poi Indio, doveva dirgli che per l'ennesima volta in quelle settimane sarebbe rimasto fuori a dormire.

Vicky finalmente scorse Indio tra la folla che si stava dirigendo di corsa verso l'uscita del locale e questò le sembrò molto strano, non era da lui andarsene senza nemmeno salutare. Provò a chiamarlo ma le voci delle persone che affollavano il locale sovrastarono la voce della ragazza, o almeno questo pensò, quando vide Indio non voltarsi al suo richiamo e puntare dritto verso la porta d'uscita. Non voleva pensare che fosse arrabbiato, non ne avrebbe avuto il motivo avevano suonato bene e tutto era andato come previsto.

Vicky fu risvegliata dai suoi pensieri improvvisamente
-Piccola andiamo?- la voce di Robert la riportò alla realtà
-Si volevo salutare Indio ma non sono riuscita a fermarlo- disse dispiaciuta
-Non ti preoccupare l'ho incontrato mentre stava uscendo, mi ha detto che doveva correre a casa a sistemare delle cose, non ho neanche fatto in tempo a rispondergli che era sparito-
-Mi sembra davvero strano, comunque non appena sono a casa gli invio un messaggio per ringraziarlo della serata e per accordarci per la “famosa” uscita-
-Sono impaziente di dirgli tutto il più presto possibile, sono felice con te piccola- le disse abbracciandola ed in un attimo tutti i pensieri di Vicky furono spazzati via.


-Finalmente a casa- sospirò Vicky non appena furono in garage
-Finalmente- rispose Robert con fare sexy avvicinandosi pericolosamente alle sue labbra della ragazza
-No Stark ho capito cos'hai in mente- disse ridendendo -lasciami mandare prima un messaggio a Indio o dopo non avrò più le forza per farlo- disse candidamente e digitò in fretta

“Ehy ciao! Sei sparito dopo il concerto! Volevo salutarti e ringraziarti per la bella serata è venuto tutto come avevamo programmato e la presentazione è venuta benissimo! Sono davvero contenta! Domani ci sentiamo per andare a bere qualcosa! Va bene? Buonanotte Indio e grazie per avermi dato la possibilità di suonare con voi :)”

Aveva appena premuto il tasto “invio” che si sentì mancare la terra sotto i piedi, Robert l'aveva presa in braccio. -Adesso è ora di mettersi a letto, bisogna riposare piccola musicista- ammiccò.

Era stanchissima ma aveva ancora la forza per stare con Robert e lo voleva più di ogni altra cosa.
Robert la portò fino in camera e la appoggiò delicatamente sul letto, Vicky si aggrappò al suo collo e lo fece sdraiare sopra di lei, al primo contatto tra le loro labbra si accesero come se qualcuno gli avesse dato una scossa elettrica, “Ormai non è più solo sesso, questo è fare l'amore”, si ritrovò a pensare Vicky mentre baciava le labbra di Robert, non si stancava mai di quel sapore e ne voleva sempre di più, ogni volta era sempre più bella di quella prima, ogni volta entrambi conoscevano una parte nuova della loro metà.

Caddero esausti sul letto dopo essersi donati piaceri indescrivibili, non persero mai il contatto visivo tra loro.
Vicky abbracciò Robert e poggiò la testa sulla sua spalla.
Sembrava che si stesse già dormendo quando Robert le sussurrò
-Mi sto innamorando di te- e chiuse gli occhi senza aspettarsi una risposta era sicuro che a Vicky sarebbe servito del tempo per metabolizzare la cosa ma lui era troppo felice per non esprimere quello che stava provando.
Vicky aveva sentito nonostante sembrasse che stesse dormendo e cadde in un sonno leggero cullata dalla voce dell'uomo che le stava rapendo il cuore.

Si sveglò di soprassalto non capiva dove si trovava, ricordava solo che aveva fatto ancora quell'incubo con suo padre, fu afferrata al braccio e si girò di scatto pronta a difendersi.
-Piccola cosa succede?-
In un attimo capì dov'era e non appena vide Robert sentì le lacrime calde rigarle il viso.
-Scusa ho fatto ancora un brutto sogno-
-Non ti preoccupare ci sono io con te- le disse stringendola.
Quel gesto le fece capire che forse era giunto il momento di raccontare a qualcuno parte della sua storia, di quegli avvenimenti che l'avevano tanto cambiata. Era finalmente pronta a raccontare.
-Robert voglio raccontarti- disse seria
-Non ti preoccupare se non te la senti non sentirti costretta-
-Ho già raccontato una parte di questa storia ad Indio-
Robert annuì sapeva bene cosa aveva detto ad Indio, il figlio l'aveva chiamato non appena aveva accompagnato a casa Vicky quel pomeriggio. Vicky capì e riprese a parlare.
-Penso che Indio ti abbia detto già qualcosa, ma a lui ho raccontato solo la parte meno dolorosa non mi sentivo ancora pronta per questo-
Robert la tirò a se e le diede un piccolo bacio sulle labbra che contribuì a tranquillizzarla.
-Dopo che i miei genitori si sono separati io non ho preso bene la notizia sono stata molto male e ho sofferto molto, ho perso quasi tutti i capelli- le lacrime ritornarono prepotenti a bagnarle il viso ripensando all'immagine di lei bambina che si alzava alla mattina e trovava ciocche intere di capelli sul cuscino e riprese -mia mamma mi ha portato da molti medici, ma nessuno riusciva a trovare una cura adatta a me che ero solo una bambina, fino a che un giorno l'ennesimo medico mi prescrisse delle pastiglie che diceva sarebbero state la cura definitiva- sospirò -quelle furono l'inizio della mia ulteriore decaduta, non riuscivo a dormire e i capelli ormai non ricrescevano neanche più, ma la cosa peggiore è che avevo continue allucinazioni, non riuscivo a stare al buio perché non appena era tutto nero intorno a me quelle immagini di assassini e gente spietata, che avevo visto di sfuggita alla tv, iniziavano a popolare la mia stanza e per una bambina di soli sei anni era davvero dura riuscire a vivere così. Si scoprì poi che le medicine e soprattutto le dosi che mi erano state prescritte avrebbero fatto male persino ad un adulto. Ormai stavo perdendo le speranza, dalla bambina sempre felice e sorridente che ero mi ero ridotta ad essere un cencio sempre pallido e con le occhiaie, era evidente che non stavo bene, infine ci fu il tocco di grazia, ricominciai la scuola, avevo dovuto tagliare quelle poche ciocche rimaste altrimenti i capelli si sarebbero indeboliti ulteriormente, dovendo portare sempre un cappello perchè mi vergognavo del mio aspetto, i miei compagni iniziarono a prendermi in giro, dicevano che ero un maschio, ma questo non mi toccava più di tanto, quello che mi fece più male è il fatto che mi prendevano in giro perché ero malata e stavo perdendo i capelli.- si fermò interrotta dai suoi singhiozzi, sembrava davvero distrutta.
Le lacrime iniziarono a farsi spazio anche negli occhi di Robert che durante tutto il racconto cercò di ricacciarle dentro, doveva essere forte per lei in quel momento, il racconto di Vicky stava straziando il cuore di Robert che non riusciva ad immaginare una bimba avere tutti quei problemi e soffrire così tanto, doveva essere molto sensibile, e la donna che era diventata dimostrava perfettamente come il suo passato avesse inciso su di lei.
-Infine un medico riuscì a darmi una cura valida e i capelli molto lentamente iniziarono a ricrescere. Le vessazioni mi avevano fatto diventare chiusa e non lasciavo che nessuno si avvicinasse a me. Tuttavia i medici non erano riusciti a capire il perché di quella mia reazione e così fui affidata ad una psichiatra, appena laureata, che pensò bene che il mio disturbo fosse una conseguenza dell'ansia e dello stress provocatomi dalla separazione e che l'unica soluzione fosse quella di somministrarmi ansiolitici. Erano passati ormai due anni dalla separazione ed io continuavo ad essere sballottatta da uno psichiatra ad un altro, ognuno aveva un opinione diversa su di me, ed io iniziavo a pensare che nessuno sapesse davvero cosa provavo, nessuno me lo aveva mai chiesto. Non presi mai quelle medicine, volevo farcela da sola, facevo solo finta di prenderle per tranquillizare mia madre-
Robert a quell'ultima affermazione sorrise e pensò "eccola la Vicky testarda e determinata".
Vicky ricambiò il sorriso e infine concluse
-I capelli mi ricrebbero ma ci vollero quasi tre anni perché ritornassero forti come prima, l'ansia invece continuò per quasi 12 anni portandomi ad essere classificata dai medici come un soggetto ossessivo-compulsivo-
Robert la guardò con tono interrogativo e Vicky continuò
-In pratica non potevo fare a meno di fare certi gesti in continuazione, ero diventata schiava dell'ansia che si era impadronita del mio cervello, l'unica cosa che riuscivo a pensare quando tentavo di ribellarmi a quel disagio era “se non lo fai, ti succederà qualcosa di brutto, come la separazione e soffrirai ancora”-
-Adesso stai bene?- chiese preoccupato Robert, era davvero scioccato da quel racconto.
-Si sono riuscita a guarire da sola, piano piano mi sono rimpossessata della mia mente, grazie al supporto anche di una persona importante che mi è stata vicina. Darma. Anche se lei non lo sa mi ha aiutato molto, standomi sempre accanto. Tu sei l'unico al quale ho raccontato tutta la mia vera storia.-
-Mi dispiace piccola, davvero io non immaginavo..ora capisco-
-Capisci cosa?-
-Il perché sei sempre così riservata e hai paura del..-
-Del contatto fisico?- lo incalzò lei
-Si-
-Ho paura inconsciamente di essere abbandonata di nuovo questo lo so, per questo non mi sono mai lasciata trasportare dagli avvenimenti ho sempre voluto avere il controllo su tutto, ma per quanto riguarda il contatto fisico non è riconducibile a quello che ti ho appena raccontato, è riconducibile ad un altro brutto avvenimento ma di questo non sono ancora pronta a parlare -disse tutto d'un fiato tra le lacrime.
Robert trattenne il respiro, non gli sembrava possibile che avesse dovuto subire altro oltre a quella brutto periodo, la abbracciò restando in silenzio nessuna parola avrebbe potuto riempire il dolore che stava provando Vicky in quel momento, solo un abbraccio poteva farle capire che lui ci sarebbe stato per lei, non doveva avere paura.
Vicky alzò la testa e appoggiò le labbra a quelle di Robert
-Grazie- fece una pausa e continuò -grazie che mi stai facendo innamorare di te-
Robert sorrise era felice, la sera prima lo aveva sentito.

Era ormai alto il sole nel cielo quando decisero che era ora di alzarsi. Vicky accese il telefono pensando di trovare una risposta al messaggio inviato ad Indio ma fu stupita non trovandolo.
Il cellulare di Robert vibrò e lesse ad alta voce il messaggio che lampeggiava sullo schermo:

“Io vado da Alex a New York, per qualche giorno. Tu divertiti intanto. Ti chiamo io”

Era Indio.
-Perchè va da Alex?-
-Non lo so, forse vuole raccontargli come sono andati gli ultimi concerti senza di lui, sono molto legati fin da quando erano piccoli. Ma non capisco perché non voglia essere chiamato e perché mi abbia scritto “Tu intanto divertiti” non mi sembra che stia scherzando, non è da lui-
-Mi sembra strano anche a me soprattutto perché non ha risposto al mio messaggio,non era mai capitato. Ieri sera al locale ho avuto la sensazione che stesse scappando via quando l'ho chiamato, ma non lo posso affermare con certezza, è stata solo una sensazione- disse pensierosa.
-Non può passare altro tempo, dobbiamo dirglielo di noi- sorrise a quel “noi” e aggiunse -MiLady la porto in viaggio qualche giorno, riesce a liberarsi per me?-
-Ma certo che si e dove mi porta?-
-New York il luogo perfetto per una fuga romantica- disse come se stesse recitando una delle sue battute nei film -Allora è deciso! Si va a NY! E poi finalmente saremo liberi!- disse e lo baciò.

Era tutto perfetto. Forse troppo ma a Vicky questo non importava non si sarebbe fatta rovinare da nulla la possibilità di essere finalmente felice.


Note dell'autrice: Eccomi qui! Si lo so questo capitolo ad alcuni sembrerà molto lento ma ho deciso che era giunto il momento di racconatre parte della dolorosa storia di Vicky prima di passare alla vera azione (ovvero al prossimo capitolo;p)! Cercherò di aggiornare entro questa settimana se non addirittura Mercoledì. Intanto vi lascio immaginare cosa potrebbe succedere a NY (per chi se lo stesse chidendo la risposta è no non arriverà Loki con i chitauri e il nostro Robert non salverà la Terra in questo capitolo ahah). Ringrazio tutte le persone che recensiscono sempre e che seguono la storia o che l'hanno messa tra i preferiti/da ricordare! Mi fa davvero molto piacere! E per chi non l'avesse ancora fatto fatemi sapere cosa ne pensate della storia (tranquilli non mordo:p)! A presto :)

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Capitolo 15
*** Capitolo 15- New York New York ***


Capitolo 15- New York New York New York

New York

Una foto lampeggiava sullo schermo



“Vicky” pensò, si fermò un attimo a pensare a quando gliel'aveva scattata, durante una delle prove e poi l'aveva messa come foto-contatto subito dopo con un sorriso stampato in faccia. Non si vedeva bene chi fosse, ma il basso in primo piano non lasciava nessun dubbio “Vicky” pensò ancora.
L'ennesima chiamata in quei giorni.
Non aveva mai risposto, si era limitato a scrivere un semplice messaggio

“Sono impegnato. Mi faccio sentire quando ho tempo”

Troppo freddo e distaccato da non far sospettare che ci fosse qualcosa dietro a quel suo improvviso cambio di comportamento nei sui confronti.
“Non posso crederci, Vicky e ..” non riusciva neanche a pensare a lei e.. beh lo sapeva bene chi fosse l'uomo con cui l'aveva vista quella sera al parcheggio del locale, ne era rimasto distrutto e non aveva trovato altra soluzione che scappare da quella realtà, stare via per un po' gli avrebbe fatto dimenticare quanto si stava affezionando a quella ragazza, e poi non voleva intromettersi tra lei e..suo padre, sapeva bene quanto avesse sofferto in passato e non se la sentiva di essere proprio lui a provocargli altro dolore, non dopo la brutta separazione con Susan.
“In fondo nessuno dei due sapeva cosa provavo per lei, è colpa mia dovevo mettere le cose in chiaro fin da subito è colpa mia” si era infine ritrovato a pensare, era un ragazzo dal cuore d'oro e non avrebbe voluto far soffrire nessuno tanto meno la persona che lo aveva educato ad essere così, sì proprio suo padre.


Los Angeles

Il telefono squillava, “Forse Indio, si è finalmente deciso a chiamarmi” pensò Vicky.
Prese di corsa il cellulare e rispose senza guardare il numero in entrata

“Ehy piccola, allora il tuo capo ti ha dato via libera?”

Era Robert, e Vicky non fece a meno di sorridere come se lui potesse vederla in quel momento.
“Tutto a posto Tony, ci andiamo con il tuo jet privato?”
“Ovvio che si, Jarvis si è già occupato di tutto”
“Jarvis?”
“Ricordami di portare dei dvd dei miei film, così li guardiamo mentre siamo in volo” -rise e continuò “Pepper non può non sapere chi sia Jarvis”
Risero entrambi.
Qualunque cosa avesse per la testa, Robert riusciva sempre a farla stare meglio.
Dopo essersi messi d'accordo per gli ulteriori dettagli per il viaggio si salutarono dandosi appuntamento per la sera stessa.

La giornata passò lenta, Robert aveva dovuto sbrigare delle pratiche e fare dei colloqui per le imminenti riprese del suo prossimo film e nonostante non fosse sua intenzione era riuscito a sentire poco Vicky quel giorno e la cosa lo rattristò, non voleva farla sentire sola e soprattutto non dopo quello che gli aveva raccontato, così si mise a pensare a qualcosa per sorprenderla, mentre sarebbero stati a New York.

Vicky si sentì strana per tutto quel giorno, aveva una sensazione di ansia, una sorta di peso a livello del torace, sentiva che c'era qualcosa che non andava e ogni volta che si soffermava a pensare quale motivazione potesse essere l'unica risposta che riusciva a darsi era: Indio. Sperava che lui non si fosse affezionato a lei a tal punto che la notizia di lei e Robert lo avrebbe fatto soffrire, se lo ripeteva in continuazione, più che sperarlo voleva auto-convincersi di questo pensiero.

Finalmente arrivarono le sette e Robert, suonò puntuale al citofono, Vicky si meravigliò quasi di quel fatto, ma allo stesso tempo fu felice, finalmente avrebbe avuto altro a cui pensare e quel senso di ansia sarebbe sparito, ne era certa.
I bagagli erano pronti, non si sarebbero fermati nella grande mela per molto tempo ma comunque la differenza di temperatura tra LA e NY era notevole e dovevano portare l'abbigliamento adatto.
-Tutto pronto Tony, qual'è il piano?-
-Il piano passare una bella notte di riposo- disse ammiccando con fare sexy -E domani alle 11am dovremo essere all'aeroporto di LA, pronti per il decollo- concluse sorridendole
-Ma con Indio come facciamo? Tu sei riuscito ad avvisarlo?- chise apprensiva.
-Non sono riuscito a sentirlo, penso che voglia un po' di spazio, anche se non riesco a capire il perchè, ma penso che gli abbia lasciato anche fin troppo tempo-
-In effetti sono passati quattro giorni e il suo comportamento mi sembra..-
-Strano- dissero all'unisono preoccupati
-Adesso stai tranquilla! So dove abita Alex e ho il suo numero, non appena saremo atterrati a New York lo chiamo e mi faccio dire dove posso trovare Indio- disse con la sua voce suadente che aveva il potere di far calmare Vicky e questo infatti fu l'effetto che ottene su di lei.
In quel preciso istante il telefono di Robert vibrò, un messaggio

“Ciao papà, sto bene, in questi giorno sono un po' impegnato ma prometto ti chiamerò presto appena posso”
Indio.

-Visto sta bene- disse abbracciando Vicky.
-Sarà ma voglio risolvere questa cosa, approposito fammi vedere- disse prendendo dalle mani di Robert il cellulare, notò solo in quel momento la foto-contatto che aveva di Indio sul cellulare.



Non appena la vide disse.
-Tutto suo padre, anzi forse meglio- provocando apposta Robert
-A si? Meglio? Piccola impertinente- sorrise di rimando e aggiunse -Comunque è ora che io abbia anche una foto tua, una che non ha nessuno- fece per iniziare a scattare ma Vicky lo fermò.
-Per carità Downey non ci provare neanche, sono in condizioni pietose, non voglio che tu ti metta a ridere ogni volta che lampeggerà la mia foto sul tuo schermo- rise contagiando anche Robert
-Va bene Pepper e allora fammi almeno scegliere una foto-
Prese il cellulare di Vicky e dopo averla presa in giro per alcune sue foto che ritraevano la ragazza a fare linguacce all'obiettivo decretò sorridendo soddisfatto della scelta:
-Questa!-



-Mi piace come sei venuta, mi piace che si veda quel tatuaggio, e mi piace dannatamente il tuo profilo perfetto-
-Da che pulpito- rise -Va bene approvata-
-Ma toglimi una curiosità, dov'eri? Hai fatto un servizio fotografico e non me lo hai detto?- disse con fare indagatore -Ma smettila Downey, me l'hanno scattata durante un matrimonio di una mia amica, le mani sono quelle della truccatrice, per una volta ho voluto affidarmi a qualcuno più esperto di me- rise e aggiunse -Comunque anche io ho una foto di Indio-



Robert la guardò sorpreso mentre Vicky gliela mostrava ribatté
-Hai ragione tutto suo padre – risero entrambi -Gliel'ho scattata lo stesso giorno che ho scattato quella che ho io- disse con fare di padre orgoglioso.
-Comunque Pepper voglio che tu abbia anche una mia foto-
-Stavo per chiedertela, fermo lì, che vado a prendere la mia macchina fotografica- corse a prenderla.
Vicky entrò di corsa nella stanza e stava quasi per cadere inciampando nel tappeto, Robert la vide e scoppiò a ridere. “O adesso o mai più” pensò e immortalò quello splendido sorrido.



Sorrise era venuto bene, come sempre.
-Avanti fammi vedere quegli occhi, andiamo fuori in giardino-
-Mi sembra di stare ad un set fotografico- rise
Si stese su una sdraio vicino alla piscina, la luce era perfetta, lui era come sempre perfetto per Vicky.
-Qui va bene capo?- sorrise
-Fammi una posa delle tue Tony- rise 
Scattò anche la seconda.



-Perfetto sceglierò..-

Il cellulare di Robert squillò, e lo fece alzare di scattò, era un numero con il prefisso di New York il sangue si gelò nelle vene ad entrambi.

“Pronto? Chi parla?”

Vicky non capiva cosa stesse dicendo la voce dall'altra parte del telefono ma capiva che non erano cose piacevoli. Robert diventò bianco e sembrò quasi svenire, Vicky lo fece sedere sulla sdraio proprio dietro di lui e aspettò, quei minuti furono interminabili.
Non appena Robert chiuse la chiamata, gli occhi gli si riempirono di lacrime

-Indio..- riuscì a dire e poi scoppiò in lacrime.



New York

Quella sera non aveva voglia di uscire e le continue chiamate di Vicky e suo padre non lo avevano messo di sicuro di buon umore. Si sentiva male nonostante avesse concluso che la colpa dell'accaduto fosse in parte anche sua non riusciva a togliersi quella tristezza, l'aveva già provata in passato per altre ragazze, aveva provato a farsi del male ma non c'era mai riuscito, memore del ricordo di tutto quello che aveva passato suo padre in prenda agli stessi sentimenti che provava lui in quel momento.
Non aveva mai provato droghe, si era tenuto ben alla larga seppur circolassero in massiccia dose ad ogni festa dove si recava. Ogni tanto, è vero, era tornato a casa ubriaco ma nulla di più, la sua non era una dipendenza, eppure quella sera sentiva che voleva liberarsi almeno per qualche ora di quel dolore e dopo l'ennesima richiesta di Alex di accompagnarlo ad una festa alla fine cedette.
Prima di uscire mandò un messaggio a suo padre e prese una pastiglia di antidolorifico, ormai doveva prenderne almeno una al giorno se non voleva che il mal di testa lo lancinasse fino a sera.

Arrivarono alla festa, c'era tantissima gente ma Indio non conosceva nessuno ed iniziò a pensare che avesse sbagliato a dar retta al suo amico quella sera.
-Ciao! Sei solo qui?-
Una ragazza lo risvegliò dai suoi pensieri, Indio dovette constatare che era una bella ragazza, alta, mora con gli occhi scuri, “Assomiglia a Vicky” pensò e si rese conto dopo quel pensiero che non era ancora pronto a dimenticare quella ragazza che si trovava dall'altra parte del paese, questo pensiero lo fece sprofondare ancora di più nello sconforto, “Ma chi voglio prendere in giro? Non riuscirò a dimenticarla così velocemente come avevo pensato, basti pensare che l'unica cosa che mi è venuta in mente quando quella ragazza mi ha parlato poco fa è stata “Vicky”” pensò.
-Ehy scusa non volevo spaventarti davvero! Comunque ti vedo un po' triste ti va di..?- ancora la ragazza di poco prima che concluse la frase tirando fuori dalla tasca un sacchettino di purissima polvere bianca.
Indio sapeva bene cosa quello significasse, non era la prima volta che qualcuno gli proponeva della droga ma lui non avrebbe ceduto e non lo avrebbe fatto neanche quella sera.
-No grazie, davvero non sono in vena di festeggiare stasera- replicò e si diresse verso il bancone versandosi un intero bicchiere di rum bianco. Lo bevve tutto di colpo, e dopo poco ne bevve un altro e ancora un altro, non voleva pensare e forse se si fosse ubriacato sarebbe riuscito ad avere un po' di pace, ma nulla l'alcol ebbe l'effetto opposto, la testa iniziò a pulsare in modo prepotente e Indio pensò bene di prendere un altro analgesico nonostante la dose massiccia di alcol che aveva in corpo.
Pessima mossa.
Si trovò in poco tempo in una sorta di stato di transizione, vedeva tutto a rallentatore, non capiva cosa dicessero le persone intorno a lui, la musica era sparita, era tutto sfuocato.
Riuscì a trascinarsi nel bagno doveva vomitare, solo così avrebbe liberato il suo corpo da tutte quelle sostanze che lo stavano facevano stare così male.
-Indio? Cos'hai fatto? Non mi dire che hai preso le medicine e hai bevuto? Ti prego rispondimi!-
Alex lo scuoteva ma non ebbe nessuna risposta Indio si accasciò al suolo privo di sensi, malauguratamente cadde su delle bottiglie di vetro che ricoprivano ormai il pavimento di quella stanza, il vetro si ruppe e si conficcò nella carne candida di Indio che non si mosse, non emise nessun verso anche se il dolore doveva essere lancinante. Aveva perso i sensi.

“911 come posso aiutarla?”
“Il mio amico sta male, ha perso i sensi e respira a fatica, vi prego aiutatemi”

In pochi minuti i paramedici furono sul posto e gli si presentò uno spettacolo orribile, Indio era riverso al suolo e aveva perso sangue, troppo sangue, che aveva ricoperto il pavimento pieno di cocci delle bottiglie rotti sotto il suo peso, non rispondeva, se l'avessero sollevato e messo sul lettino ci sarebbe stato il rischio che il vetro sarebbe penetrato ancora più a fondo nella carne di quel povero ragazzo, ma non avevano altra scelta, bisognava agire ed in fretta.
-Il battito è debole, dobbiamo intubarlo- disse il paramedico
Alex indietreggiò era scioccato, “se non lo avessi convinto a venire stasera, tutto questo non sarebbe successo” -Ragazzo -lo scosse un paramedico -tu sei un suo parente?-
-No- rispose quasi assente
-Allora dammi il numero di qualcuno che possiamo avvisare, ce l'hai? Non appena arrivati in ospedale lo facciamo avvisare-
-Si ho il numero del padre, ma voglio avvisarlo io-

In pochi minuti furono in ospedale, Alex fu portato da un paramedico vicino ad un telefono che si trovava nella sala del pronto soccorso e digitò in fretta il numero, mentre seguiva la barella di Indio che veniva trasportata lungo il corridoio verso le sale operatorie.
Uno squillo.
Due..
Finalmente una voce rispose.

“Pronto? Chi parla?”



Note dell'autrice: Ciao a tutte! Ecco il nuovo capitolo (o foto-capitolo data la quantità di foto ma ve ne avevo promesse altre:p)! Finalmente ci siamo, il povero Indio è stato sfortunato e sembra che non gliene vada dritta una, ma non disperate (non posso dirvi altro:p)! Spero che vi piaccia il capitolo! Ringrazio tutte le persone che mi hanno recensito, davvero grazie! Mi motivate sempre tantissimo e anche se non siete in molte mi fa davvero piacere! Il prossimo capitolo dovrebbe arrivare come sempre Lunedì ci devo ancora pensare un pò su, e scusate per il brusco finale, ma dove essere un pò un capitolo shock, o almeno quando l'ho pensato mi sono meravigliata io stessa della mia idea :p! Fatemi come sempre sapere cosa ne pensate! Grazie!

A presto:)

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Capitolo 16
*** Capitolo 16- Bad and good news ***


Capitolo 16 – Bad and good news

Los Angeles

“Pronto? Chi parla”
“Robert, sono Alex! Indio ha avuto un incidente, eravamo ad una festa e io non l'ho perso di vista quando l'ho ritrovato non stava per nulla bene, ha perso i sensi e..e..Robert vieni prima che puoi siamo Prsbytrian Hospital, Indio è in sala operatoria! Chiamami non appena atterri!”

Robert chiuse la chiamata, senza rispondere, era scioccato, gli occhi gli si riempirono di lacrime
-Indio..- riuscì a dire e poi scoppiò in lacrime.



-Robert chi era? Cos'è successo a Indio- chiese Vicky spaventata, non lo aveva mai visto così spaventato, un minuto prima rideva e scherzava e adesso si stringeva a lei senza dire neanche una parola, i singhiozzi erano così forti che gli mancava l'aria e non riusciva a respirare.
Cullato dall'abbraccio di Vicky riuscì a riprendersi e il respiro iniziò a farsi più regolare.
-Era Alex, sono andati ad una festa ha perso di vista Indio e quando si sono rivisti mio figlio non stava bene e..- si fermò per prendere fiato, non gli sembrava possibile quello che stava per pronunciare -Ha avuto un incidente, non mi ha spiegato cos'è successo, mi ha solo detto che adesso Indio è in sala operatoria- concluse con le lacrime che tornava a rigargli il volto prepotentemente.
Vicky era sconvolta, non aveva parole, se lo sentiva che c'era qualcosa che non stava andando per il verso giusto, se lo sentiva che Indio stava nascondendo qualcosa. Decise di non rivelare quello che stava pensando Robert, era già abbastanza scosso e adesso per la prima volta da quando si erano conosciuti era lui ad avere bisogno di lei.
-Stai tranquillo adesso. Vedrai che andrà tutto bene. Ti ha detto in che ospedale sono? Puoi anticipare il volo?-
-Si, chiamo e parto il prima possibile, adesso devo avvisare anche Deborah, la madre di Indio. Lei abita a New York se sarà in ospedale prima che io arrivi magari riuscirà a capire qualcosa sulle sue condizioni e mi farà sapere. Ad Alex non posso dire nulla non è un familiare.-
-Va bene vuoi che mi occupi di qualcosa? Le tue valigie sono pronte, ti posso accompagnare io all'aeroporto- disse non pensava che con la presenza della sua ex moglie, fosse una buona idea presentarsi con lui in ospedale.
-Piccola, voglio che tu venga con me. Se Indio si sveglia dopo l'operazione vedrai che gli farà piacere vederti ne sono sicuro-
-Robert non mi sembra un buona idea, in questi giorni non mi ha mai risposto alle chiamate né ai messaggi, io ho paura che sappia qualcosa, non si spiegherebbe il suo comportamento, e se fosse come penso credo che la mia presenza lo agiterebbe ancora di più- disse tutto d'un fiato, le avrebbe fatto molto piacere vedere Indio, era davvero preoccupata per lui e proprio per questo non voleva sembrare egoista presentandosi lì dopo giorni che lui non le rispondeva, era chiaro che c'era qualcosa di cui parlare, ma adesso l'incidente aveva fatto cambiare tutto, non sapendo ancora di cosa si trattasse, era meglio che andasse solo suo padre e poi lei se Indio fosse stato d'accordo gli avrebbe raggiunti.
Si accorse che stava ragionando come se l'incidente di Indio fosse stata una cosa lieve, in realtà non sapevano bene di cosa si trattasse e era presto per fare programmi.
Le si spezzava il cuore a dire quello che pensava a Robert ma le sembrava giusto farlo per tutti.
Spiegò a Robert il suo punto di vista e dopo un primo momento di smarrimento ritrovò la lucidità e convenne anch'egli che quella fosse la soluzione migliore per tutti, senza dimenticarsi del fatto che sarebbe stato anche strano se fossero arrivati insieme all'ospedale dato che né Indio né Deborah sapevano di loro e quello non era certo un bel modo per uscire allo scoperto.
-Piccola hai ragione, appena atterro ti chiamo e lo farò non appena mi dicono qualcosa di Indio spero tanto che non sia nulla di grave o io..-
-Non ti preoccupare- lo interruppe Vicky si vedeva che era sull'orlo di tracollo emotivo e non era certo il caso e riprese -Devi essere forte adesso, per Indio, fammi sapere come sta. Appena ti sembra il momento giusto, prendo il primo aereo e vengo da te, ci sono per te lo sai vero?-
-Lo so, grazie-
Le prese il viso e la baciò dolcemente, senza di lei in quel momento sarebbe di sicuro andato nel panico, era sempre stato forte ma quando si trattava della sua famiglia e soprattutto del bene di Indio perdeva ogni sicurezza.

Vicky lo accompagnò all'aeroporto, entrò con la macchina sulla pista, le era stato consentito perché Robert volava con un jet privato e così riuscirono a ritardare anche se di qualche minuto il loro doloroso saluto.
Si abbracciarono a lungo e Vicky non riuscì a trattenere le lacrime questa volta, quella situazione, quel non sapere stava diventando snervante, voleva che tornasse tutto com'era qualche ora prima.
Robert la salutò, e non la perse di vista finché non la sua macchina non fu più visibile sulla strada. Aveva il cuore a pezzi, sperava che non fosse nulla di grave, voleva solo che suo figlio stesse bene e fosse felice.


New York

Non era riuscito a chiudere occhio, appena atterrato accese il cellulare, aveva numeroso chiamate di Deborah che doveva aver saputo qualcosa non appena era arrivata in ospedale.
Non voleva sapere nulla per telefono di lì a pochi minuti sarebbe stato in ospedale da suo figlio e non si sarebbe mosso di lì finché suo figlio non fosse uscito da lì sulle sue gambe.

“Piccola sono atterrato, fa freddissimo, portati qualcosa di pesante quando vieni qui! Non appena so qualcosa ti chiamo”

Non appena varcata la soglia del pronto soccorso fu investito dall'abbraccio di Deborah in lacrime.
-Indio è appena uscito dalla sala operatorio, è in come farmacologico-
Robert sentì la terra mancare sotto i suoi piedi.
-Cos'è successo?- riuscì a mala pena chiederle
-Dicono che abbia ingerito un mix di alcol, farmaci e..-
-E?- la incalzò
-Sostanze stupefacenti-
A quell'ultima frase gli crollò letteralmente il mondo addosso, suo figlio non poteva ripetere gli errori che aveva compiuto lui in passato, non doveva rovinarsi la vita come aveva fatto lui, non c'era nulla di così grave da non poter risolvere, ci sarebbe stato lui ad aiutarlo non lo avrebbe lasciato da solo.
-Robert e poi ha dovuto subire una delicata operazione, è caduto a quanto pare su delle bottiglie e il vetro ha lacerato la pelle fino ad arrivare ad un rene, i dottori dicono che hanno fatto tutto il possibile, adesso possiamo solo aspettare, sperando che il corpo risponda bene all'operazione-

Non rispose a quello che gli aveva appena detto Deborah, si allontanò aveva bisogno d'aria, gli sembrava tutto così irreale, non poteva essere vero, Indio non era un tipo da droghe era sempre stato un bravo ragazzo se si era spinto fino a quel punto forse doveva esserci davvero una motivazione grave. Non si era accorto che aveva iniziato a vagare senza meta per le strade del quartiere, immerso com'era in quei pensieri che tanto lo facevano soffrire. Si accorse di quello che stava facendo quando la vibrazione del suo cellulare lo riportò alla realtà era Deborah.
Era preoccupata perché non lo aveva visto più tornare ed erano passate due ore da quando se n'era andato. La rassicurò e si incamminò verso l'ospedale.
Digitò in fretta il numero di Vicky, doveva essere preoccupata le aveva promesso di chiamarla e non lo aveva fatto. Vicky rispose subito, aveva passato quelle due ore a fissare lo schermo del suo cellulare. Robert le raccontò cos'era successo a Indio e di come si sentisse dopo che gli avevano detto che aveva assunto delle droghe, non riuscì a trattenere le lacrime e infine le raccontò il suo passato e quanto quella storia stesse influendo su quella situazione in quel momento, non riusciva proprio ad essere positivo, riusciva a pensare solo al peggio.
Vicky lo rassicurò ancora una volta, non poteva fare altro, anche lei come Robert si sentiva impotente.

"Vorrei che fossi qui, la mia Pepper sa sempre come consolarmi"

"Non ti preoccupare, Robert ci sono per te, non appena si sveglia e riesci a parlare con lui, prendo il primo aereo"

Era ormai arrivato davanti all'ospedale e malincuore dovette chiudere la chiamata.
Entrò e nel corridoio che portava alla stanza di Indio incontrò Alex, che gli raccontò per filo e per segno quello che aveva visto e come si sentisse Indio in quei giorni, lo vedeva spento e non era di sicuro un comportamento da lui ma una cosa stupì particolarmente Robert, l'ultima frase che Indio, prima di perdere i sensi, aveva detto ad Alex

“Di a mio padre, che lo so! Ma non sono arrabbiato con lui, è colpa mia”

Per Alex non aveva avuto senso quella frase ma Robert era la spiegazione ad ogni cosa, si sentì stringere il cuore in una morsa e in quello stesso istante si avvicinò a lui un medico.
-Il signor Downey?- Robert annuì
-Mi dispiace ma suo figlio è entrato in coma pochi minuti fa, non possiamo far altro che aspettare, mi dispiace-
Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso.

Two weeks later
Robert non si era mai mosso dall'ospedale e dalla camera di Indio, faceva la doccia nella stanza, dormiva sulla poltrona accanto a lui e mangiava qualcosa solo quando Deborah lo obbligava.
Chiamava Vicky tutti i giorni, ma la lontananza e il dolore per quella situazione lo avevano reso più freddo, non era più lui. Quella mattina si trovava sul divano a guardare il soffitto, ormai quello era diventato il suo passatempo preferito. -Papà- sentì la voce di Indio
Si girò di scatto verso di lui ma era lì immobile sul suo letto, non poteva che esserselo immaginato.
-Papà-
Questa volta si alzò e gli strinse la mano tra le sue. Indio aprì gli occhi. Non appena incrociò il suo sguardo le lacrime iniziarono a rigargli il volto.
-Piccolo mio, mi dispiace tanto-
-Non è colpa tua, papà- gli disse accarezzandogli la testa e proseguì -Lei è qui?-
-Intendi Vicky?- chiese sorpreso Robert
-Si-
-No pensava che non la volessi vedere, ma è in ansia per te, mi chiama tutti i giorni e vorrebbe tanto essere qui, ti vuole bene Indio e ci sta tanto male per tutto questo- disse continuando a piangere, quelle lacrime erano un misto di tristezza e felicità, Indio si era svegliato, stava bene,questa era l'unica cosa importante.

-Papà non pensò che la vorrò rivedere presto, voglio riprendermi prima-

Quella frase fu come un fulmine a ciel sereno per Robert e il suo cuore gli si riempì di altra tristezza. Questo complicava tutto.




Note dell'autrice: Si lo so che è un capitolo tristissimo, ma prometto che presto ci saranno nuovi colpi di scena, spero che vi piaccia e che non vi faccia piangere davvero la foto di Robert (questo è l'effetto che ha fatto su di me:( ). Mi raccomando fatemi sapere cosa ne pensate, siete davvero tantissimi a leggere putroppo in pochi recensite, quindi grazie a chi c'è sempre e segue con tanto entusiamo! Davvero grazie ragazze:)!
A presto:)

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Capitolo 17
*** Capitolo 17- Convalescenza ***


Capitolo 17- Convalescenza


Two months later


New York

L'inverno, pungente come mai, imperversava su New York.
Robert non si era mai allontanato da Indio, dormiva nella grande casa di sua madre che in quel periodo dell'anno rimaneva disabitata a causa delle temperature troppo basse che costringevano la donna ad alloggiare nella ben più calda Los Angeles, dove Robert dal giorno della sua parte per New York non era più tornato.

Indio stava meglio, aveva iniziato a reagire alle cure dei medici ed era felice che di lì a qualche giorno avrebbe potuto uscire dall'ospedale e continuare la fisioterapia a casa della nonna, nel frattempo aveva iniziato a vedere una psicologa per cercare di capire i motivi per cui aveva compiuto quel gesto, ma soprattutto il motivo per cui, a detta dei medici, aveva assunto un cocktail potenzialmente letale di alcool, droga e farmaci.

-Non mi sono drogato volontariamente- aveva più volte ripetuto durante le sedute con la dottoressa
-Lo puoi affermare con sicurezza? Ti ricordi precisamente cos'è successo?- gli aveva chiesto la psicologa, ogni volta, dopo quella frase.
-No- era sempre stata la risposta del ragazzo.

Indio era sicuro di non aver assunto stupefacenti e tutti i suoi tentativi di discolpa era stati sempre bruscamente interrotti da due semplici domande a cui lui non sapeva rispondere.
Nessuno sembrava credergli persino sua madre lo aveva tentato di rassicurarlo dicendogli

-Sono sicura che non succederà più, la cosa importante è che adesso stai bene-

Era fiato sprecato, con tutti, tranne che con suo padre, il suo sguardo diceva tutto su quello che pensava, gli credeva veramente ma sapeva bene che se avesse provato a dire qualcosa per discolpare suo figlio l'unica cosa che tutti avrebbero pensato sarebbe stata “Tale padre, tale figlio. La storia si ripete ancora”.

-Io ti credo, e ti prometto che troverò chi è il responsabile per tutto questo- gli aveva più volte detto.

Indio ebbe il tempo in quei mesi di osservare meglio il padre, era bravo a mentire, era il suo lavoro dopotutto, davanti agli estranei e a Deborah non lasciava trasparire nessuna emozione, a meno che non lo volesse volontariamente, ma quando la porta della stanza del figlio si chiudeva e Indio sembrava dormire era lì che usciva il vero Robert.
Guardava lo schermo del cellulare in continuazione come se aspettasse una chiamata importante o come se fosse indeciso sul chiamare o meno qualcuno, poi tutte le volte stringeva il cellulare tra le mani e lasciava cadere la testa all'indietro, chiudeva gli occhi come se tentasse di visualizzare un'immagine o un ricordo, ed era in quel momento che Indio spesso aveva notato una lacrima solitaria rigargli il viso, scendeva fino al mento per ricadere poi morbida sulla maglietta e bagnarla.
Stava soffrendo molto, era evidente.
L'aveva notato la prima volta quando Indio si era fatto accompagnare fuori a vedere la prima neve dell'anno che cadeva. Il suo sguardo non era il solito, era tormentato.




In quel momento iniziò a capire come si sentiva il padre.
Indio sapeva bene a chi pensava il padre in quei momenti di solitudine: Vicky.

Da quando si era risvegliato dal coma e aveva detto a suo padre che non avrebbe voluto rivederla presto, non avevano più accennato al discorso, Robert rispettava la sua scelta e per questo gli era grato ma questo non aveva impedito ad Indio di capire che quella sua scelta stava facendo soffrire l'unica persona che credeva in lui in quel momento e questo non gli andava giù.


Los Angeles

Era passati due mesi, da quella telefonata.
Se la ricordava perfettamente e quelle parole graffiavano il cuore di Vicky come se fosse appena successo

“Piccola si è svegliato! Sta bene!” -gli aveva detto Robert con voce rotta dall'emozione

“Sono contenta, te l'avevo detto che sarebbe andato tutto bene! Adesso ci vorrà un po' di tempo prima che si riprenda e poi potrete tornare a casa e riprendere la vita di sempre, stagli vicino ne avrà davvero bisogno! E' importante che scopriate chi è stato a fare tutto questo”

“Certo non ti preoccupare, appena starà meglio ti prometto che prenderò il primo volo e passerò qualche giorno con te” “Non ti preoccupare vengo io lì a NY, così tu non dovrai muoverti di lì”

“E' meglio per ora che tu non venga..”

“Cos'è successo Robert?”

“Mi ha detto che per ora non vuole vederti, penso che lui si sia innamorato di te e Alex..”

“Alex?”- lo incalzò Vicky

“Alex mi ha detto che l'ultima frase di Indio prima di perdere i sensi è stata “Di a mio padre, che lo so! Ma non sono arrabbiato con lui, è colpa mia” io non so come..”

E quella frase si spezzò così, facendo spazio ad un silenzio assordante.

“Robert è meglio che non ci sentiamo fino a quando le cose non si saranno risolte, Indio deve rimettersi e forse ha ragione a dire di non volermi vedere, io non volevo ferirlo ma non si sceglie chi amare”

Amare” quella parola non era sfuggita a Robert, avrebbe voluto dirle che l'amava e che avrebbe trovato una soluzione a tutta quella situazione ma tutt'altro fu quello che uscì dalle sue labbra

“Ok ti chiamo quando torno a LA”- rispose freddo


Da quel giorno Vicky si ributtò a capofitto nel lavoro, non usciva più, aveva perso il sorriso e la voglia di scherzare, era tornata la Vicky di qualche anno prima poco dopo quel brutto fatto successo con Marcus.

Darma era preoccupata, aveva cercato più volte di parlare all'amica
-Vicky chiamalo! Non posso più vederti così!-
-No Darma, sono stata io a proporgli di sentirci quando si sarebbero risolte le cose, sarebbe un controsenso se adesso io lo chiamassi, anche se è la cosa che mi renderebbe più felice al mondo in questo momento, ma lui ha accettato la proposta quindi non lo chiamerò-
-Ma non ti rendi conto che forse quella proposta lo può aver ferito? Che forse lui ha accettato questa situazione per il tuo bene e per quello di Indio? Vicky qui quello che alla fine sta soffrendo di più è Robert!- aveva detto con tono risoluto l'amica ma non aveva sortito la reazione sperata aveva ottenuto solo una semplice risposta
-Forse hai ragione- e lì il discorso si era interrotto.

Così qualche giorno dopo Darma, spalleggiata dall'ormai inseparabile Daniel, riuscì a prendere il numero di Robert dal cellulare di Vicky, non resistette ad osservare la foto del suo contatto per qualche secondo, “Non può finire così” si era ritrovata a pensare mentre trascriveva il numero.

Il giorno dopo andò al lavoro da sola, Vicky ormai lavorava solo da casa così da dover vedere meno gente possibile non si spiegava come una persona potesse essere tanto solitaria, anche se questa situazione aveva il suo risvolto positivo, Darma avrebbe potuto chiamare Robert senza aver paura di essere scoperta dall'amica.

Cercò il numero di Robert e fece partire la chiamata.
Uno squillo.
Due.
Tre.
Segreteria.


“Non ha il mio numero, quindi perché non dovrebbe rispondermi? O ma certo, forse pensa che sia qualcuno che gli vuole chiedere di Indio qualche rivista o qualcos'altro, ma certo gli manderò un messaggio” pensò e digitò in fretta.

“Ciao Robert, sono Darma, ti ho chiamato poco fa ma non mi hai risposto, ho bisogno di parlarti”

Qualche secondo dopo suonò il cellulare della ragazza che si affrettò a rispondere.

“E' successo qualcosa a Vicky? Sta bene?” -disse una voce conosciuta

“Robert ciao! Non le è successo nulla, e sta “bene” se così si può definire una persona che non esce di casa da settimane e che non parla con nessuno”

“Vorrei tanto sentire la sua voce, vorrei chiamarla ma non posso, mi ha detto di chiamarla quando sarebbe stato tutto a posto e con Indio non ho ancora affrontato la questione”

“Sta male Robert e..”

“Sto male anche io! Ma se riuscissi a sapere come sta, questo allevierebbe il mio dolore in attesa che possa sistemare le cose! Darma, Indio sta bene tra qualche giorno sarà fuori dalla clinica e io dovrò partire per le riprese del mio nuovo film della Casa delle Idee a Londra, nel frattempo cercherò di risolvere con Indio dato che quando avrà finito la riabilitazione verrà a stare con me a Londra”

“Certo, non ti preoccupare la tengo d'occhio io per te ma promettimi che la chiamerai il prima possibile, spero che risolviate presto, non posso più vederla così, mi intristisce non poter fare nulla per risollevarle il morale”

“Lo farò e ti chiamerò non appena posso, ti terrò aggiornata, grazie Darma, questa chiamata ha resto questa giornata migliore”

Dopo averlo salutato Darma chiuse la chiamata, era contenta che Robert si fosse dimostrato più collaborativo della sua più testarda amica, era convinta che presto si sarebbero risolte le cose.
Nel pomeriggio Darma ricevette un messaggio inaspettato.

“Ciao Darma come stai? Io sarò negli States tra qualche giorno con qualche amico della facoltà per seguire un corso di qualche settimana sulle cellule staminali, che ne dici se ci vediamo con te e Vicky? Alloggeremo a LA in centro. Se ti va fatti sentire”

Darma era elettrizzata, era Betty una loro amica conosciuta durante l'università sicuramente avrebbe fatto piacere a Vicky vederla erano molto amiche. Rispose subito al messaggio, accettando l'invito e chiedendo qualche informazioni su dove alloggiassero e chi fossero gli altri amici che aveva citato nel messaggio.
Appena finito il lavoro Darma corse a casa e appena vide Vicky le disse felice.
-Vicky indovina chi viene tra ualche giorno qui a LA?-
-Chi?- chiese trepidante Vicky e sapeva che nel profondo del suo cuore voleva che l'unica risposta fosse: Robert. -Viene Betty con Gabri e Marcus- rispose sorridente.

Marcus” a quel nome Vicky rabbrividì e si sentì quasi svenire.
Vicky non voleva vederlo, ma non poteva dirlo a Darma lei non ne sapeva nulla di quella brutta storia e di Marcus.
Si esatto, Marcus era quel Marcus.




Note dell'autrice: Ciao a tutti! Scusa l'assenza di settimana scorsa ma ho dovuto dare 4 esami in una sola settimana e quindi sono un pò esautita:p!
Ma veniamo a noi! Putroppola storia tra Vicky e Robert si complica come prevedibile, in più finalmente svelerò nel prossimo capitolo cos'ha fatto questo "famoso" Marcus per segnare così tanto la vita della povera Vicky! Spero che vi piaccia anche se è un pò triste come capitolo! Grazie alle tre ragazze che mi recensiscono sempre! Sarei davvero contenta se le altre persone che leggono mi facessero sapere cosa ne pensano, chiedo troppo vero:p?
Grazie comunue a tutti quelli che leggono e stanno seguendo la storia!
Per questa settimana pubblicherò Venerdì e poi Martedì (poi tornerò a pubblicare il Lunedì come di consueto:))

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Capitolo 18
*** Capitolo 18- Marcus ***


Capitolo 18 – Marcus


Novembre 2009, Milano

La pioggia cadeva incessante ormai da giorni, Vicky iniziava a pensare che neanche a Londra aveva mai piovuto così tanto in quella stagione. Era buio ormai da ore, anche se l'orologio segnava le 7pm.
Quel giorno si era trattenuta più del previsto nella biblioteca dell'università fin quando una donna l'aveva ridestata dal suo studio dicendole che erano prossimi alla chiusura. Vicky aveva preso le sue cose e si era incamminata verso la stazione, non prendeva mai il sottopassaggio che conduceva ai binari le metteva i brividi di giorno, figuriamoci a quell'ora in cui le strade era popolate solamente da persone poco raccomandabili, ma il tempo di quel giorno l'aveva costretta a dover scendere le tanto temute scale verso quel tunnel.

Le pareti erano costellate di murales che rendevano più vivace quel posto tanto tetro e sinistro, non appena Vicky si trovò all'ingresso rabbrividì, la maggior parte delle luci non erano funzionanti e le poche rimaste si accendevano e spegnevano ad intermittenza. Un tuono improvviso fece sobbalzare la ragazza che accelerò il passo, doveva sbrigarsi ad attraversare quel tunnel.

Ad un tratto si fermò, le sembrò di sentire dei passi dietro di lei, si girò ma non vide nessuno, “probabilmente sono i miei passi che rimbombano dentro questo tunnel” pensò per auto-tranquillizzarsi ma quella brutta sensazione si intensificò quando le sembrò di essere seguita e così iniziò a correre a perdifiato, di lì a poco sarebbe stata fuori e finalmente avrebbe preso il treno per casa.
Si girò ancora una volta e non guardando davanti a sé si ritrovò a sbattere contro qualcuno, alzò lo sguardo e incontrò quello di un ragazzo che stava immobile davanti a lei.

Frequentava solo da un paio di mesi l'università e aveva parlato con poche persone, ma la sua propensione ad osservare l'aveva portata ad immagazzinare una serie di volti che aveva incrociato spesso durante le sue lezioni e quello che si trovava davanti in quel momento era uno di quelli.
Non le era mai piaciuto quel ragazzo, aveva uno sguardo sinistro che tentava di camuffare con un sorriso ogni volta che parlava con qualcuno ed era quello che stava succedendo in quell'istante.

-Dovresti stare più attenta quando vai in giro- disse e insieme a quelle parole le sue labbra lasciarono uscire un pungente aroma di alcool che non sfuggì a Vicky.
-Io..mi dispiace molto, starò più attenta la prossima volta-
Doveva andarsene al più presto, quella situazione non le piaceva. Fece per superare quell'inquietante figura ma non appena la oltrepassò si sentì stringere il braccio.
Vicky si girò inorridita.
-Non te la lascerò passare liscia, questa me la paghi-
-Ma di che stai parlando? Ti ho detto che mi dispiace! Lasciami andare o perderò il treno-

Vicky tentò di liberarsi ma quel ragazzo la scagliò con una forza inaudita contro il muro facendole sbattere violentemente la testa, Vicky sentì un dolore lancinante alla testa, doveva essersi tagliata, passandosi la mano tra i capelli ne ebbe la conferma.

Tentò di rialzarsi ma quel ragazzo le fu subito addosso, Vicky radunò tutte le sue forze e lo colpì nel basso ventre facendo piegare l'energumero su sé stesso.
-Marcus dove sei finito?- urlò una voce impasta da in fondo al tunnel.

Allora era questo il suo nome, Marcus.

Vicky per un attimo pensò di essere salva si sollevò in piedi e cercò di raggiungere l'uscita quando un altro ragazzo le si parò davanti.
Vicky si aggrappò a lui.
-Ti prego aiutami quel ragazzo..-
-Luca non l'ascoltare, quella puttanella mi ha colpito e me la pagherà- urlò il ragazzo ancora piegato in due per il colpo e ordinò -legala ai tubi del sistema di ventilazione e poi esci a controllare che nessuno entri, di a Giò di controllare anche l'altra entrata non voglio essere disturbato- concluse.

Vicky cercò di dimenarsi.
-Com'e' possibile che esegui degli ordini senza batter ciglio?- disse Vicky a quel ragazzo che la stava legando. Doveva tentare il tutto per tutto per salvarsi da quella situazione, la paura ormai aveva preso il sopravvento su di lei e la botta alla testa l'aveva resa più debole.
-Lui è ricco, mi paga da bere e mi paga la droga, in cambio io eseguo i suoi ordini- disse l'uomo con un sorriso sbieco, era chiaramente ubriaco e sotto effetto di qualche droga.

Ormai per Vicky non c'era più scampo mai lei non demordette iniziò ad urlare a chiedere aiuto ma nessuno poteva sentirla.
Marcus si avvicinò a Vicky che con le ultime forze rimaste tentò si tenerlo lontano sferranzogli una serie di calci, il ragazzo gli bloccò una gamba facendo perdere l'equilibrio alla ragazza che cadde a terra rovinosamente con le braccia legate non riuscì ad evitare l'impatto con il terreno.
Tramortita riuscì a malapena a sentire quelle ultime parole
-Non ti dovevi permettere di reagire, io ottengo sempre quello che voglio e adesso non mi darai più fastidio-
Le sferrò un violentissimo colpo al volto che le fece perdere inesorabilmente i sensi.


11.30 pm

Il capotreno William Tomasetti aveva appena fino il suo lavoro e si apprestava a rincasare dopo un lungo turno serale. Si diresse velocemente verso il sottopassaggio che conduceva dalla parte opposta della strada dove aveva parcheggiato la sua auto.
Scese velocemente le scale e non appena fu dentro vide una figura riversa al suolo, aveva subito pensato che fosse qualche drogato che era collassato dopo l'ultima dose serale, in fondo non era la prima volta che gli capitava ma non si era mai tirato indietro dal soccorrere chiunque avesse bisogno di aiuto.

Si avvicinò cautamente, gli ubriachi e i drogati erano spesso imprevedibili e potevano reagire violentemente.
Più si avvicinava e più si accorgeva che c'era qualcosa di insolito.

Era una ragazza i capelli arruffati le coprivano il volto, vicino alla testa c'erano una macchia di sangue ormai diventato scuro, segno che doveva essere lì da qualche ora, la maglietta era strappata e lasciava intravedere il petto e il torace che erano costellati di segni violacei soprattutto sulla parte del costato.
I polsi della ragazza erano stati legati con delle fascette bianche molto resistenti di quelle che si usano per fare i lavori nei cantieri ma la cosa che fece rabbrividire di più quell'uomo è che i pantaloni della ragazza erano calati fino alle ginocchia e che e gli slip chiari erano tinti di un colore molto scuro, probabilmente era sangue.

Si precipitò a toccarle uno dei polsi il battito era debole e il respiro quasi inesistente.
Digitò velocemente il numero del pronto soccorso e diede indicazioni su come raggiungerli.

Mentre aspettava l'arrivo dell'ambulanza l'uomo scostò i capelli dal viso della ragazza che rivelarono uno zigomo tumefatto che aveva fatto gonfiare tutta la parte destra del volto, un sopracciglio era spaccato e sanguinante mentre le labbra mostravano tagli in vari punti.
Doveva esserle capitato qualcosa di davvero terribile e doloroso.


Aveva la testa che le pulsava insistentemente come se una lama le trapassasse il cranio, aprì gli occhi e una fievole luce illuminava il posto in cui si trovava, mise a fuoco e intravide un uomo, trasalì, sperò vivamente che non fosse ancora quel Marcus, la testa iniziò a pulsargli insistentemente, stava prendendo coscienza di quello che era successo prima che perdesse i sensi.
-Io sono William ho chiamato i soccorsi l'ambulanza sta arrivando! Come ti chiami? Come ti senti?- disse l'uomo in divisa davanti a lei.
-Mi chiamo Vicky Ellis- e con un ultimo filo di voce aggiunse -Io..io credo di essere stata stuprata-

La consapevolezza di quello che le era successo e il dolore che le pervadeva tutto il corpo le fecero perdere i sensi.





Note dell'autrice:
Come promesso, ho pubblicato questo triste capitolo, è un flash back prima dell'arrivo di Marcus a LA, per ora ho descritto solo la prima terribile parte di questa storia, il perchè Marcus sia ancora in circolazione e il perchè sia così vicino alle amicizie di Vicky lo spiegherò in seguito, per adesso spero che vi sia piaciuto questo capitolo, anche se la storia di Vicky è molto dolorosa ma questo spiega gran parte dei suoi atteggiamenti verso gli uomini. Fatemi sapere cosa ne pensate, ci ho messo tanto a scriverlo! Ringrazio tutte le persone che mi recensiscono sempre:)! A martedì!
Buona Pasqua:)
A presto:)

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 - Surprise ***


Capitolo 19 - Surprise


Londra

Le ruote dell'aereo impattarono contro l'asfalto ruvido della pista d'atterraggio.
“Finalmente” pensò tra sé e sé.
8 ore di volo sono davvero troppe se non si ha voglia di pensare, ma lì sorvolando l'oceano non era riuscito a fare altro, aveva pensato solo a lei per tutto il tempo.
A Londra era pieno inverno e imperversava una bufera di neve sulla città.
Non aveva voglia di andare agli studios ma il suo contratto gli imponeva di presentarsi quel giorno per la lettura del copione del film che avrebbe dovuto iniziare a girare dopo qualche giorno.

Avrebbe voluto tornare indietro prendere il primo volo per LA e corre fino al cancello di quella casa dove c'era lei, non gli importava se lei non avesse voluto che lui fosse lì, l'unica cosa importante era poterla vedere ed abbracciare, sarebbe stato un abbraccio di quelli che non in cui non c'è bisogno di dire nulla sarebbe stato il calore di quel contatto a parlare da sè.

Gli era balenata in mente un'idea ma da Londra non avrebbe potuto fare molto, aveva bisogno di un aiuto e sapeva bene chi avrebbe fatto al caso suo.
Prese il telefono dalla tasca e digitò in fretta quel numero che in quei giorni aveva rappresentato la sua ancora di salvezza dalla tristezza assoluta in cui sarebbe di sicuro caduto se non ci fosse stata quella persona.

Uno squillo.
Due squilli.


“Ehy Robert! Com'è andato il volo?”
“Ciao Darma, tutto bene grazie, ho avuto modo di pensare..forse anche troppo, credo che mi sia venuta in mente un'idea, ti sembrerà folle ma dato che non posso tornare a LA prima di qualche giorno, devo fare qualcosa che le dimostri che io ci tenga a lei”
“Ti appoggio qualunque sia la tua idea, non ce la faccio più a vederla così”

Robert spiegò nei minimi dettagli l'idea che la sua mente aveva partorito durante quelle lunghe ore di volo, gli sembrava una cosa folle ma valeva la pena provare, lui era sempre stato così impulsivo a tal punto da stupire anche sé stesso il più delle volte.

“Robert mi sembra un'idea geniale e molto romantica!”
“Appena sarò in hotel ti faccio inviare tutto il necessario mentre il mio assistente di aiuterà quando il tutto è pronto a LA”
“Perfetto, quanto pensi che ci voglia per completare il tutto?”
“Penso che una volta pronto il materia ci vorrà un pomeriggio perché tutto sia completato”
“Bene, allora non appena arriveranno i nostri amici, convincerò Vicky a fargli fare un giro della città così che io abbia tutto il pomeriggio libero, sono ansiosa di ricevere il materiale, mi metterò in contatto con il tuo assistente non appena il materiale sarà pronto!”
“Ti ringrazio molto Darma! Davvero non ce l'avrei mai fatta senza di te”
“Figurati è un piacere aiutarti, la cosa importante è che voi due risolviate questa situazione, ci sentiamo tra qualche giorno, buon lavoro a Londra!”
“Grazie! Voglio risolvere anche io questa situazione, mi sta distruggendo, allora ci sentiamo tra un paio di giorni, tieni d'occhio la mia Vicky”

Quel “mia” non sfuggì a Darma che non potè che sorridere, Robert teneva davvero molto a Vicky e la sorpresa che voleva fargli ne era la dimostrazione.



Los Angeles


Two days later

-Vicky dai sbrigati, il volo di Betty e gli altri atterrerà tra mezz'ora se non ci muoviamo, faremo tardi-
-Darma spiegami di nuovo perché ti devo accompagnare- chiese sarcastica Vicky.
-Ma spiegami perché non ti vedo molto entusiasta all'idea di Betty, Gabri e Marcus?-
-Lo sai il perché Darma- mentì seria Vicky, Darma non conosceva il reale motivo per cui non volesse fare quell'incontro. 
-Si lo so che non ti sta molto simpatico Marcus ma fai uno sforzo è pur sempre il ragazzo di Betty che è una delle tue migliori amiche-
-Va bene se proprio insisti mi comporterò bene, ma ti avviso che come sempre cercherò di evitare il più possibile interazioni con quell'individuo-
-Ti capisco anche a me è sempre sembrato molto strano ma basta non pensarci vedrai che ti divertirai-
-Va bene Darma se è solo per qualche giorno posso sopportare, poi è tanto che non vedo Betty e Gabri mi risolleverà un po' farmi due risate con loro-
-Brava questo è lo spirito giusto, adesso andiamo o faremo tardi-

Si avviarono verso l'aeroporto, Vicky aveva lasciato guidare Darma, lei era troppo agitata per farlo.
Aveva uno strano senso d'ansia che le attanagliava il petto, un sensazione di oppressione che non la lasciava respirare.
Non avrebbe più voluto rivedere Marcus, si ricordava bene dopo quella sera nel tunnel come gli avvocati di Vicky le avevano descritto quel tale:

“Marcus Miller, padre tedesco e madre italiana. Il padre imprenditore non c'era mai a casa e per compensare la sua mancanza aveva ricoperto di regali il figlio fin dalla tenere età, crescendo le richieste era diventate sempre più onerose fin quando era arrivato a lasciare assegni in bianco per Marcus che li usava per scopi sempre più loschi e molto illegali.
Non appena maggiorenne, il padre iniziò a portare con sé Marcus che durante quei viaggi, in cui il padre era sempre impegnato in riunioni e convegni che duravano fino a tarda notte, non aveva trovato altro modo che occupare il tempo se non con droghe, alcol e ragazze che entravano e uscivano dalla sua camera.
Il suo lato aggressivo era sempre stato latente fin da quando era piccolo.
Aveva avuto inizio tutto una notte, il piccolo sentì delle voci che provenivano dal soggiorno, uscì cautamente dalla sua cameretta incuriosito dai quei rumori che turbavano la quiete della notte, si fermò quando tra quelle voci riconobbe quella di sua madre e di suo padre, stavano chiaramente litigando anche se Marcus non riusciva a capire distintamente quale fosse il motivo.
Ad un tratto vide suo padre prendere per la gola sua madre e scaraventarla al suolo, facendole perdere i sensi. Marcus salì velocemente quei pochi gradini che lo separavano dalla sua stanza e vi si chiuse dentro, era confuso, sapeva bene cos'avesse visto ma non capiva perché sua madre non si ribellasse a suo padre che usava violenza su di lei.
In un attimo ricollegò tutto, i lividi sulle braccia di sua madre, i graffi e la sua paura ad aprire bocca se nella stanza c'era anche suo padre.
Marcus iniziò a pensare a come fosse suo padre, ricco e con un potere immenso, tutti lo rispettavano e forse l'unica ragione era il fatto lui fosse temuto da tutti e il motivo poteva essere uno solo: la violenza.
Quella volta fu una delle tante in cui Marcus vide il padre usare violenza su sua madre e quando crebbe ebbe la conferma che usava la stessa tecnica anche con le persone con cui faceva affari, le minacciava e spesso le faceva malmenare da uomini che lavoravano per lui.
E' così che Marcus diventò la copia sputata di suo padre. Sua madre era stata incapace di impedirgli di diventare così per la troppa paura che aveva nei confronti del marito.
Marcus si era circondato di persone che lo temevano e che facevano ogni cosa lui chiedesse in cambio di denaro che suo padre non tardava a fornirgli.
Ecco spiegato il suo comportamento verso tutte e soprattutto verso le donne che riteneva inferiori e non degne di nessun rispetto.
Non era la prima volta che picchiava una ragazza, ma era la prima volta che abusava di una di loro, e questa sorte toccò a Vicky, era stata la vittima perfetta forse perché era stata l'unica a ribellarsi al suo volere e questo aveva scatenato in lui una reazione di violenza senza precedenti, nessuno avrebbe potuto toccarlo tanto meno una donna.

Quando le era stata raccontata la storia di Marcus Vicky aveva pensato che fosse normale che un persona con una situazione famigliare del genere fosse diventata la persona che era, ma la cosa che la sconvolse è che l'ignoranza di suo padre aveva impedito di curare suo figlio per il problema psichico che gli era stato riscontrato.

-Lui è solo un po' troppo vivace e quando non ottiene ciò che vuole si arrabbia molto e può capitare che sia violento quando è arrabbiato, capita a tutti! Capita anche a me, quindi mi state dicendo che io ho un disturbo mentale?- aveva chiesto il padre di Marcus agli psichiatri che avevano sottoposto il figlio a delle analisi dopo che la scuola aveva segnalato Marcus come un bambino troppo violento e problematico.
Ovviamente nessuno aveva osato avallare quell'ipotesi e quindi il bambino era cresciuto con il seme di quella malattia mentale che crescava inesorabilmente nella sua mente. Ma non era tutto..”



-Vicky siamo arrivate- Darma interruppé il filone di pensieri che si stava facendo spazio nella mente di Vicky.

Tutti quei pensieri non avevano fatto che turbarla e renderla ancora più agitata.

Entrarono e si posizionarono davanti alle porte scorrevoli dalle quali uscivano i passeggeri dei voli in arrivo.
Ad un tratto li vide.
Lo sguardo di Vicky incontrò quello di Marcus e sul suo volto si dipinse quel ghigno che la fece rabbrividire come quella sera nel sottopassaggio.

Il cuore di Vicky inizò a battere più veloce.
Luci offuscate.
Voci ovattate.
Aria pesante e rarefatta.
Fitta all'altezza dello sterno.
I polmoni non incameravano abbastanza ossigeno. 

Prognosi: attacco di panico in corso.



Vicky si trascinò verso l'uscita, in sottofondo sentiva la voce di Darma ma non riusciva a distinguere le sue parole, si fece spazio verso l'uscita, il sole del tramonto la sorprese. Quei colori accessi e caldi la rassicurarono come quella mattina con Robert in cui videro l'alba insieme.

Il battito iniziò a farsi regolare.
L'aria si fece più leggera.


Vicky si stava tranquillizando e tutto grazie a quel ricordo con Robert.
In attimo fu tutto più chiaro, “Come ho fatto a essere così stupida e ad allontare l'unico uomo che nella mia vita mi ha fatto stare davvero bene? Al diavolo i patti, domani sera lo chiamo, lo voglio vedere” si ritrovò a pensare e sorrise di quel pensiero stava tornando ad essere forte.

-Vicky tutto bene?-
-Si Darma scusa, faceva troppo caldo lì dentro- disse togliendosi dall'impaccio di quella situazione e dirigendosi verso Betty e Gabri aggiunse -Come state ragazzi? Mi siete mancati- mentre a Marcus rivolse un gelido -Ciao-


Il giorno seguente era tutto pronto, Darma doveva mettere atto il piano che avrebbe portato al compimento della sorpresa da parte di Robert.

-Vicky oggi porti gli altri a fare un bel giro della città così io rimango a casa a preparare per la cena di stasera, ci sarà anche Daniel-
-Perfetto non aspettavo altro- mentì Vicky con il suo solito sarcasmo.

Si diresse verso il soggiorno dove i tre la stavano aspettando, ancora assonnati e in preda del jetlag.

-Ragazzi andiamo è ora del giro turisco- scherzò Vicky e si meravigliò di quando fosse forte il suo autocontrollo in presenza di quell'odiato individuo poi aggiunse -Darma noi andiamo, ti mando un messaggio poco prima del nostro ritorno, non vorrei trovarti in atti poco adatti ai minori con Daniel- disse scatenando l'ilaritàdi tutti i presenti.


“Finalmente sola” pensò Darma e non perse tempo digitò in fretta quel numero.

“Darma tutto bene?”
“Tutto come previsto Robert, il tuo assistente mi ha avvisato che sarà qui tra dieci minuti! Ti mando un messaggio quando sarà tutto pronto”
“Grazie mille davvero, spero che le piaccia”
“Le piacerà vedrai adesso scappo, ci sentiamo più tardi”

Darma rimase impegnata tutto il pomeriggio con l'assistente di Robert che coadiuvava i lavori.

-Questa è di Robert, me l'ha dato prima che io partissi da Londra- disse l'assistente porgendo un bigliettino a Darma -Ha pensato proprio a tutto-
-Deve tenerci molto a lei, lo conosco da diversi anni e non l'ho mai visto fare una cosa così per nessuno-
-Hai ragione Harry, ci tiene molto e Vicky tiene molto a lui! Tu hai qualche notizia di Indio? Sai non volevo chiedere a Robert avevo paura di turbarlo-
-Hai fatto bene a non chiederglielo, Indio sta bene doveva partire per Londra con il padre ma ha preferito rimanere a NY per essere d'aiuto alla polizia che sta indagando su quella tragica sera-
-Bene sembra che tutto tornarni al proprio posto-

Darma si girò verso la sorpresa e la vide era perfetta a Vicky sarebbe mancato il fiato era davvero felice per la sua amica.
Digitò in fretta il messaggio a Robert:

“Tutto come previsto, è perfetto! Le piacerà di sicuro, hai avuto una grande idea”


One hour later

-Darma siamo tornati si può entrare? Siete tutti vestiti?- urlò Vicky mentre saliva le scale che portavano dal garage alla cucina.
-Scema vieni su, com'è andata?-
-Tutto bene-
-Perfetto se volete farvi una doccia nel mio bagno andate pure- disse Darma ai tre che sembravano davvero stanchi.
-Ottima idea Darma, io vado a rilassarmi un po' fare da Cicerone mi ha stancato parecchio-
-Tra un'ora è pronta la cena-
-Va bene mamma- disse sorridendo all'amica.

Non appena Vicky sparì dalla sua visuale, Darma rivolse uno sguardo complice a Daniel sapevano che di lì a qualche secondo Vicky sarebbe stata molto felice.

Vicky salì in fretta le scale una volta svoltato l'angolo che introduceva nel grande spazio arredato solo di un divano e del televisore rimase senza parole.
Una foto ricopriva l'enorme parete una volta bianca.




L'aveva scatta lei quella sera in cui aveva visto l'alba con Robert.
Si avvicinò alla parete, toccò esitante l'immagine che illuminava la stanza.
La superficie era ruvida, i suoi occhi captavano ogni particolare che quella sera non era riuscita a catturare, era evidentemente stata distratta da Robert che la abbracciava e la faceva sentire bene come non le era mai successo.

Rimase a fissarla per un tempo indefinito, tutt'intorno si fece silenzio.

Chiuse gli occhi e rivide quell'immagine galleggiare sotto le sue palpebre e poi un profumo la pervase, era quello di Robert.
Aprì gli occhi per vedere se lui fosse in quella stanza con lei, quelle sensazioni erano così forti da sembrare reali.
Doveva chiamarlo e non avrebbe aspettato un secondo di più, si diresse in camera per prendere il cellulare, non l'aveva portato con sé quel pomeriggio e in quel momento notò una cosa.

Sul divano campeggiava un piccolo biglietto piegato a metà dai bordi azzurri.
Lo aprì.
Quella scrittura la conosceva bene.
Un brivido le percorse la schiena.

"La prima volta che ho capito di avere accanto a me la persona giusta stavo guardando questo panorama. So che adesso siamo lontani, ma l'unico posto in cui vorrei essere è su quella collina a guardare l'alba e l'unica persona che vorrei avere al mio fianco sei tu, era tutto perfetto quella sera e spero lo sarà ancora, quando vorrai io ci sarò per te, Amore.
                                                                                                                                                           Robert”





Note dell'autrice:
Eccoci qui, come avevo promesso una piccola tregua alla povera Vicky, e anche qualche dettaglio in più su questo famigerato e tanto odiato Marcus! Sono davvero contenta che mi state seguendo con tanto interesse, anche solo leggendo la mia storia mi rendete davvero felice! Ringrazio le sempre presenti PurpleStarDream, ErZa_chan e MissHolmes ed anche la nuova arrivata Mitte2000! Davvero grazie mille a tutti! Spero che vi piaccia questo capitolo anche se un pò lunghino, ma dovevo accontentare le richieste di tutti!
A lunedì il prossimo capitolo!
A presto:)

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 - Returns ***


Capitolo 20 - Returns


Aveva ancora il biglietto di Robert tra le mani.
Lo fissava.
Fissava quella scrittura immaginando quando Robert l'avesse scritto e a cosa stesse pensando in quel momento.

E' vero erano lontani, ma il ricordo di quei giorni passati insieme aveva colmato tante volte la tristezza che si era affacciata agli occhi di Vicky, quella stessa tristezza che adesso con quella gioia, per quella sorpresa che racchiudeva tutto il sentimento di quell'uomo che stava cambiando il suo modo d'essere in senso positivo, si fondevano insieme e rigavano il volto di Vicky con lacrime calde e rassicuranti che sembravano suggerirle che sarebbe andato tutto bene, perché lei nel suo cuore aveva sempre saputo che non avrebbe voluto allontanare Robert ma era stata costretta a farlo per il bene di Indio.

Era ora di lasciarsi alle spalle quella dolorosa decisione, voleva vederlo e abbarracciarlo, insieme avrebbero trovato una soluzione a tutta quella situazione.

Prese il telefono e scorse la rubrica fino a quel nome che tante volte aveva osservato senza avere il coraggio di chiamare.
Adesso quel coraggio era tornato in lei.
Era pronta.
Premette quel nome e la chiamata partì.
Il cuore le rimbalzava nel petto, sapeva che quella sensazione era sinonimo di un sentimento importante che mai aveva provato prima e del quale aveva sempre avuto paura.

Segreteria.

Vicky chiuse la chiamata, non poteva crederci sembrava quasi uno scherzo, la prima volta che si era decisa a chiamare il cellulare era spento.

Rimase a fissare quella foto abbinata a quel nome sul suo telefono per un tempo indefinito.

-Vicky posso salire?- la voce di Darma la rivesgliò da quella situazione di stasi.
-Vieni pure, ma vieni da sola- non si sentiva pronta a condividere con nessuno quelle emozioni, ma se c'era una persona che avrebbe saputo ascoltarla quella era di sicuro Darma.

Darma entrò nella stanza e fece una faccia sorpresa davanti a quella foto.
Vicky non potè fare a meno di sorridere.
-Darma smettila, lo so che qui c'è il tuo zampino!- sorrise e aggiunse con tono severo che non lasciava trasparire la sua felicità che provava in quel momento e aggiunse -Robert ha le chiavi ma non penso che sarebbe venuto senza sapere se ero o meno in casa! Ora capisco perché mi hai “costretto” a portare gli altri a fare un giro della città- -Io..non- disse Darma abbassando gli occhi, forse Vicky non avrebbe voluto che lei si intromettesse.
-Dai scema vieni qui- disse Vicky tirando a sé l'amica ed abbracciandola come non aveva mai fatto -Grazie, sei davvero un'amica anche se mi devi spiegare come avete fatto tu e Robert a organizzare tutto questo-
-Doveva tentare il tutto per tutto, lui ci tiene molto a te e sta davvero male-
-Lo immagino, l'ho chiamato poco fa ma..- aggiunse con un filo di tristezza -c'è la segreteria-
-Non ti preoccupare considera che sono circa le tre di notte, starà sicuramente dormendo-
- dove? Tu sai dov'è? E come fai a saperlo?-

Darma arrossì si era dimenticata che Vicky non sapeva delle sue telefonate con Robert.
-Io e Robert ci siamo sentiti molte volte, l'ho chiamato io per prima per convincerlo a fare qualcosa perché non ce la facevo più a vederti così! Lui non stava per nulla meglio di te anzi..era sempre triste e pensava in continuazione ad un modo per risolvere la cosa, poco dopo che Indio è uscito dall'ospedale è dovuto partire per Londra, dove si trova adesso e dove dovrà girare un film nei prossimi mesi-
Vicky ascoltò attenta.
-Tu cosa dici di fare? Non ce la faccio più a stare lontano da lui, non voglio lasciarli un semplice messaggio in segreteria, devo sentire la sua voce..io domani mattina prendo il primo volo per Londra e vado da lui- disse tutto d'un fiato e stupendosi lei stessa della decisione che aveva preso senza neanche pensarci.
-Eccola la Vicky che conosco, se sei sicura di questa decisione io ti appoggio, domani mattina ti accompagno io all'aeroporto-
-Grazie, davvero, per tutto-
-Figurati, non ce la faccio più a vederti triste, adesso preparati che è pronta la cena-
-Devo proprio? Starei qui a guardare per ore a guardare questa foto e a leggere questo biglietto-
-Per questa volta ti esonero dalla cena! Ma mi devi anche spiegare quando voi due siete stati in un posto che ha una vista così magnifica-
-Va bene mamma, penso che prenderò la macchina e andrò a fare un giro, sai che mi rilasso così-
-Va bene ma non tornare tardi-

Non appena Darma scese le scale Vicky si buttò sotto la doccia e qualche minuto più tardi era pronta, un vero record per lei che amava fare le cose con calma.

Scese nel garage e mise in moto la mustang, appena il cancellone si aprì, sfrecciò e a tutta velocità imboccò la strada che portava fuori LA, andava verso la collina dove l'aveva portata Robert.

Eraormai da un paio di ore, ma non si era accorta del tempo che passava, era tardi e per quanto poetico fosse stare lì ad osservare quel panorama era pur sempre una donna tutta sola in un posto isolato e questa volta non ci sarebbe stato Robert in caso di bisogno.
Guardò l'ora.
11.30pm.

Prese le macchina e tornò a casa quasi sovrappensiero, doveva riposare e l'indomani mattina si sarebbe precipitata all'aeroporto e dopo 10 ore di volo in cui era sicura che non sarebbe riuscita a chiudere occhio sarebbe stata finalmente da lui.

Scese dalla macchina e una voce la investì

-Lo sai che non è sicuro che tu vada in giro di notte tutta sola?-

Vicky sorrise, alzò lo sguardo e lo vide.



Era lì, seduto sulle scale che portavano alla cucina, l'espressione seria di chi ti vuole rimproverare, ma appena i loro occhi si incrociarono non potero fare a meno di sorridere.

Vicky si buttò tra le sue braccia senza dire nulla, Robert la accolse e le baciò la fronte.
La ragazza alzò lo sguardo rivelando le lacrime che prepotenti gli rigavano il volto.
Robert aveva gli occhi lucidi e a stento tratteneva le lacrime.
Le prese il viso tra le mani si avvicinò alle sue labbra senza toccarle e la guardò negli occhi ora anche i suoi occhi erano pieni di lacrime.
-Ti amo- dissero all'unisono sorridendo.

In un attimo le loro labbra iniziarono ad assaporarsi e quel sapore di fondeva con quello delle lacrime salate che continuavano a scendere, quel bacio aveva il gusto della tristezza, della frustazione, della malinconia di quei mesi passati divisi e delle ferite non ancora rimarginate.

Ben presto quel sapore mutò, si caricò di passione e di dolcezza.

Vicky si alzò e prese per mano Robert salì le scale verso la cucina a quell'ora sperava che gli altri avessero finito di cenare.
In cucina non c'era nessuno, la casa sembrava disabitata.

-Non c'è nessuno in casa, Darma è andata da Daniel- disse inizando a baciarla sul collo.
-Voi due mi dovrete spiegare, perché avete tutta questa confidenza- rise.
-Mi piace quando fai la gelosa- rispose con fare sexy
-E a me piacciono le tue sorprese Downey, ma adesso non è il momento di parlare- disse con fare sensuale.

Lo spinse contro la penisola della cucina, gli tolse la giacca, e la cravatta, mentre non smetteva di baciarlo, dalle labbra passò lentamente al collo baciando e mordendo, assaporando quella pelle che le era tanto mancata, nel frattempo iniziò lentamente a tirare fuori la camicia dai pantaloni, con lentezza studiata.

Entrambi volevano godersi quel momento con calma, nessuna fretta, l'avevano sognato e immaginato per mesi e adesso erano lì uno davanti all'altro e avrebbero potuto giurare che fosse un altro sogno se non fosse che quei baci e quelle sensazioni accendevano sempre di più il loro desiderio, era tutto reale questa volta.

Robert sollevò Vicky e la portò verso la sua camera da letto, non appena furono in camera Vicky aprì gli occhi, la stava stupendo ancora.
La stanza era cosparsa di piccole candele profumate che illuminavano le pareti di un colore tenue e caldo.

Robert la posò delicatamente sul letto, iniziò a baciarla sul collo e scendeva sempre di più, ad ogni suo bacio, ad ogni suo morso Vicky rabbrividiva e la sua schiena si inarcava. Mentre le mani di Robert erano strette attorno ai suoi fianchi l'uomo continuava inesorabile la sua dolce discesa fin quando non morse delicatamente l'interno coscia di Vicky che non potè trattenere un gemito di piacere che accese ancora di più il desiderio di Robert.
Vicky prese il volto dell'uomo e lo tirò a sé baciandolo con passione e iniziando a muoversi sensuale come se fossero già uniti, non potevano più aspettare si desideravano, troppo, entrambi.
Robert con un movimento lento e delicato si unì a Vicky, e non potè che gemere a quel contatto. Iniziò a muoversi lentamente, la dolcezza non aveva ancora lasciato del tutto spazio alla passione fino a quando Vicky sospirò.
-Non sai quanto l'ho desiderato-
Quella frase lo fece accendere oltre l'immaginabile, la baciò e iniziò a muoversi sempre più velocemente fino a quando faceva troppo male per continuare quella danza tanto sensuale e in un attimo raggiunsero all'unisono il piacere più intenso.
Robert si lasciò andare su Vicky che lo strinse a sé iniziando ad accarezzargli la schiena e i capelli, quelle carezze ebbero un effetto distensivo ed entrambi caddero tra le braccia di Morfeo in pochi istanti.


La luce entrava prepotente dalle vetrate.
Vicky aprì pigramente gli occhi e subito fu investita da un bacio.
-Amore è presto dormi ancora un po'-
-Tu torna nel letto con me- disse con voce sensuale.
-Non posso piccola, ho un aereo da prendere-
Vicky scattò e si sedette sul letto preoccupata.
-Perchè dove devi andare? Non lasciarmi qui da sola-
-Devo tornare a Londra per definire gli ultimi dettagli e tra un paio di giorni sarò a NY, devo aiutare Indio, sono arrivati ad un punto di svolta con le indagini e voglio essere accanto a lui quando aiuterà la polizia ad arrestare il colpevole di tutto questo dolore! Poi finalmente potrò rientrare a Los Angeles per qualche settimana-
-Come sta adesso Indio?-
Da quando aveva rivisto Robert non aveva pensato al fatto che dovessero ancora parlare con Indio e chiarire, quella situazione era estenuante.
-Sta bene, ha quasi finito la riabilitazione! Quando sarò lì ci parlerò, voglio stare con te amore, io ti amo!- disse con un sorriso timido
-Ti amo anche io, con Indio ci dobbiamo parlare, spero che capirà! Adesso vai o non riuscirò a lasciarti andare-

Lo baciò e lo accompagno fino al cancellone, la notte precedente aveva lasciato la macchina in strada per non rovinare la sorpresa del suo ritorno a Vicky.
Si salutarono con un cenno della mano con il cuore colmo di malinconia.


10 hour later

Messaggio in arrivo di “Sherly”

“Atterrato! C'è stranamente il sole qui, sarà perché anche lui è felice come noi? Se non ci credi questa foto né è la prova!



I love you Pep :)”

“Ahah che scemo che sei le tue pose sono sempre le migliori! Se il sole fosse felice come noi esploderebbe, questo è sicuro! I love you Tony o meglio Sherly dato che sei a Londra :)”

Quelle poche ore che mancavano per arrivare a sera passarono veloci. Darma era fuori con i loro amici, mentre Vicky era rimasta a casa per finire alcuni progetti che aveva in corso. Robert quel giorno aveva molti impegni e si sarebbero potuti sentire solo quando a Londra sarebbe stata sera.
Il telefono squillò.

“Darma! Quando torni ho mille cose da raccontarti!”

“Veramente volevo chiederti se venivi a cena con noi stasera!” - rise

“Babba io sono ancora in alto mare con i progetti, ti aspetto a casa, così ti racconto va bene? Salutami gli altri”


21 pm

Vicky sentì la porta del garage aprirsi e dei passi provenire dalle scale verso la cucina.

-Darma già di ritorno?- disse Vicky senza voltarsi.
La risposta la fece rabbrividire.
-Mi spiace di non essere la tua amichetta ma ho dei conti in sospeso con te e non potevo perdere quest'occasione- -Marcus come hai fatto entrare? Mi devi lasciare in pace! Te ne devi andare-
-Ho detto a Darma che non trovavo il cellulare e che forse l'avevo lasciato qui ieri e così mi ha dato le chiavi dato che loro sono fuori a cena e aspettano che io li raggiunga-
-Te ne devi andare- ripetè Vicky con voce ferma.
Marcus si avvicinò a lei e in un attimo le fu addosso, la scaraventò contro la penisola della cucina.
-Non ho più avuto l'occasione di fartela pagare dopo il processo, puttanella, per colpa tua mio padre mi ha tagliato i fondi e ho faticato a trovare un lavoro, ma adesso me la pagherai sono anni che voglio farlo ma non ne ho mai avuto l'occasione-
-Tu sei pazzo tu sei..-

Non fece in tempo a concludere la frase che un pugno la colpì al volto.

“Sono sono ossa e muscoli, puoi sopportarlo questo dolore” si disse per darsi coraggio.

Marcus le si scaraventò contro ma Vicky lo sorprese.

-Non questa volta essere in mondo che non sei altro-

Con un gesto rapido schivò l'ennesimo pugno che l'uomo le stava per sferrare, lo colpì forte con un calcio nel parti basse.
L'uomo si piegò su sé stesso e Vicky gli sferrò una gomitata all'altezza dello sterno.

Nessun colpo al volto che potesse lasciare segni visibili, altrimenti avrebbe dovuto spiegare perché aveva colpito il ragazzo di una delle sue due migliori amiche.

Corse a perdifiato fuori di casa verso la spiaggia, l'adrenalina in circolo era talmente tanta che le mancava il respiro, il cuore sembrava volergli sbalzare fuori dal petto.
Ricordi lontani le riaffiorarono alla mente.

“Marcus Miller è un caso grave di individuo affetto da bipolarismo e per questo non può essere giudicato colpevole dello stupro della signorina Vicky Ellis, anzi riteniamo che sia stata lei a provocare il signor Miller colpendolo, anche se lei dice di averlo fatto per autodifesa ma di questo non abbiamo le prove, è la parola del signor Miller contro quella della signorina Ellis- disse uno degli avvocati di Marcus in tribunale”

Una mano le si poggiò sulla spalla interropendo quel filone di pensieri.
La ragazza si girò con sguardo truce e pronta a difendersi ancora da un momento all'altro.

-Vicky stai bene?-

Vicky si rilassò e i suoi occhi si fecero liquidi.

-Indio?-



Note dell'autrice:
Robert è finalmente tornato e le cose sembrano andare per il verso giusto tra i due. Vicky è passata da un momento felice con Robert ad uno inaspattatamente triste per colpa di Marcus, e adesso è ricomparso finalmente anche Indio.
Insomma è tutto in gioco per tutti i personaggi della storia.
Nel prossimo capitolo la faranno da padroni i due Downey che saranno il fulcro del racconto. Quindi che dire grazie a tutti quelli che recesiscono sempre, davvero, mi date la forza di andare avanti a scrivere, anche se ormai mancano pochi capitoli :(! Fatemi sapere cosa ne pensate.
Ho aggiunto ai bottoni dei social il mio profilo di Twitter (https://twitter.com/VeroxBen) se vi interessa mi potete seguire e farmi sapere in privato cosa ne pensate o se avete qualche idea e ovviamente condividere insieme la passione per Robert e per le fanfic!
Prossimo aggiornamento sempre Lunedì ovviamente:)!
A presto:)

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Capitolo 21
*** Capitolo 21- Exchange ***


Capitolo 21- Exchange


-Indio?- esclamò stupita Vicky.
-Vicky ma stai bene? Che cos'hai fatto? - disse toccandole il volto nel punto iniziava ad assumere un colore violaceo

Vicky a quel contatto si ritrasse, non tanto per il dolore fisico che gli aveva procurato, ma perché avere Indio lì davanti dopo mesi, senza aver avuto contatti e senza che le cose si fossero chiarite tra di loro, le faceva un effetto strano.

-Non è nulla non ti preoccupare, sto bene!- risponse distogliendo lo sguardo da Indio che la guardava apprensivo.
-No che non stai bene, dimmi chi ti ha colpito- il tono era cambiato si vedeva che era visibilmente alterato ma stava cercando di controllarsi.
-Ti prego allontaniamoci da qui ho bisogno di prendere aria- disse incamminandosi verso il mare e aggiunse -Tu come stai?-
-Sto bene- rispose freddo mentre si guardava la cicatrice che gli era rimasto sul palmo della mano.
-Quando sei arrivato?-
-Stamattina, ma stasera dovrò tornare a NY, ho un ultima cosa da fare prima che la polizia chiuda il caso sul mio incidente- disse serio mentre fissava le onde che si infrangevano sulla sabbia.
-Raccontami- disse Vicky senza pensarci, senza pensare al fatto che forse lui non era pronto a parlare con lei di tutto quello che era accaduto, in fondo neanche Robert le aveva detto molto, ma aveva davvero voglia di sapere cosa gli fosse successo in quei mesi prima dell'incidente si era veramente affezionata a lui, era un ragazzo d'oro e l'affetto di Vicky nei suoi confronti non era mutato nonostante tutto.

-Penso che tu sappia cosa mi sia successo e cos'ho dovuto affrontare ma..- disse Indio alludendo al fatto che suo padre l'aveva sicuramente tenuta al corrente.
-No- rispose decisa.

Indio si stupì di quella risposta, e dentro di sé sorrise, ma era un sorriso dal sapore amaro.
Adesso finalmente capiva il perché di tante cose.
Finalmente vedeva chiaramente la situazione.
Il padre aveva messo il bene del figlio davanti a tutto ma allo stesso tempo questa scelta lo aveva fatto allontanare in qualche modo da Vicky e aveva fatto soffrire entrambi molto.
Adesso era chiaro perché lo sguardo del padre era diventato con il passare del tempo sempre più vuoto e triste nonostante lui migliorasse a vista d'occhio giorno dopo giorno.

Si ridestò da quei pensieri non appena sentì lo sguardo di Vicky posarsi su di lui e continuò come se non avesse sentito quel “No” pronunciato dalla ragazza.

-Mio padre è sempre rimasto convinto del fatto che io non abbia assunto droghe volontariamente quella sera e quindi attraverso il suo avvocato ha sporto denuncia contro ignoti e questo ha portato inequivocabilmente all'apertura di un'indagine. Ho collaborato con la polizia, sono stato interrogato sui fatti di quella sera non so quante volte, anche Alex si è prestato ad aiutarmi e così la polizia ha inserito il mio caso nell'operazione “Rouge”.
In questa operazione sono coinvolti tutti incidenti avvenuti in feste private in cui, ragazzi provenienti da famiglie ricche, il giorno dopo il party si trovavano il conto prosciugato. Nessuno si ricordava cosa fosse successo alla festa dato che erano risultati tutti positivi ad un cocktail di alcol e droga che non si ricordavano di aver assunto volontariamente.
Gli ispettori sono convinti che se io non avessi perso i sensi mi sarebbe toccata la stessa sorte.-
-Non so cosa dire, la gente ormai le pensa tutte pur di avere soldi e non si fanno nessun scrupolo, spero che arrestino il colpevole, la deve pagare per quello che ti ha fatto- disse con la voce rotta di chi è sull'orlo di piangere. -Domani sarò coinvolto in una specie di operazione sotto copertura, dovrò recarmi alla festa in cui ci sarà il sospettato, dovrò fare da esca in pratica. Pensano che visto che l'ultima volta non è riuscito nella sua impresa possa provare a derubarmi di nuovo e così verrà arrestato sul fatto. Dovrò essere accompagnato da qualcuno che conosco bene in modo da non dare nell'occhio e poi quel 'qualcuno' deve essere una ragazza perché così il sospettato non avrà interesse nell'avvicinarsi a lei dato che colpisce solo ragazzi e..-
-Sei sicuro? Mi sembra pericoloso- lo interruppe con fare apprensivo
-Certo, alla festa ci saranno giovani poliziotti in borghese e inoltre avrò addosso una cimice e un localizzatore, non mi succederà nulla- sorrise rassicurante.
-Chi ti accompagnerà?-
-Questo non lo so, sono tornato qui per vedere se qualcuno fosse disposto a darmi una mano, ma non ho mai avuto molte amiche e non è facile da chiedere un favore del genere- disse sconsolato.
-Vengo io- disse Vicky sicura e poi aggiunse -Insomma se ti va-
-Non potrei mai chiederti una cosa del genere, non mi perdonerei mai se ti succedesse qualcosa-
-E' stata anche colpa mia quello che ti è successo- guardandolo negli occhi.
-Non è stata colpa tua, l'unico colpevole per tutto questo lo arresteranno domani sera- rispose abbozzando un sorriso che voleva avere un effetto rassicurante.
-Insisto- Vicky non demordeva era convinta che Indio avesse sofferto a causa sua e non si sarebbe lasciata sfuggire l'occasione di aiutarlo.
-Mio padre mi ucciderà- sospirò Indio.
-Non ti ucciderà, ci parlerò io, voglio aiutarti davvero Indio io..io ci tengo a te- disse abbassando gli occhi.

Indio sorrise e Vicky contraccambiò e per la prima volta fu lei a prendere l'iniziativa si avvicinò a lui e lo strinse in un abbraccio.
-Sono contenta che tu stia bene e che tu sia tornato-

Indio si lasciò cullare da quella sensazione di calore che lo pervase a quel contatto, capì quanto Vicky tenesse a lui, come si tiene ad un fratello.
Quella consapevolezza per la prima volta non lo disturbò, aveva lavorato tanto in quei mesi con il suo psicoterapeuta ed aveva imparato a gestire meglio i suoi sentimenti, aveva capito come affrontare una situazione in cui una persona non ricambiava i suoi sentimenti, e quello era il momento in cui mettere in pratica tutto quello per cui si era impegnato.

-A che ora è il volo? Stasera alle 24.00! Ti passo a prendere alle 11pm! Passeremo per l'imbarco veloce quindi non c'è bisogno di andare lì troppo presto.-
-Ok mancano poco meno di due ore, mi accompagneresti a casa?-

Non voleva tornare a casa da sola, temeva che Marcus fosse lì ad aspettarla.
Era contenta di andare a NY, avrebbe aiutato Indio e rivisto Robert, e si sarebbe allontanata da Marcus, iniziava ad essere troppo quella situazione per lei.

-Certo è una buona idea così poi torniamo a prendere i miei bagagli e andiamo a mangiare qualcosa, sto morendo di fame!- disse sorridente.

Vicky fu sollevata da quella risposta.
In pochi minuti furono a casa, entrarono dall'ingresso principale, era tutto come l'aveva lasciato Vicky.
Nella casa vigeva un silenzio surreale.
Marcus doveva essersene andato.

-Vado su in camera mia prometto che non ci metterò molto, fai come se fossi a casa tua- disse mentre correva su per le scale.

Indio si aggirò nella sala sorridendo mentre guardava le foto di Vicky e Darma che facevano facce buffe, poi la vibrazione del cellulare di Vicky attirò la sua attenzione.
Una chiamata.
Due.
-Vicky c'è qualcuno che ti chiama!- urlò Indio.

Nessuno risposta.

Il telefono riprese a squillare così Indio decise di salire al piano superiore per portare il cellulare a Vicky.

-Salgo a portartelo Vicky-

Non appena fu al piano superiore si trovò davanti a quella foto e rimase senza parole. L'unica cosa che riuscì a pensare fu “Questa è opera di sicuro di papà” e sorrise di quel pensiero, forse si era accorto che anche dopo tanti mesi di lontananza il suo sentimento non era cambiato e questo era segno che non era solo un capriccio passeggero ci teneva davvero a lei e di questo si compiacque sapeva che non avrebbe voluto far soffrire nessuno tanto meno lui, suo figlio, ma non poteva o non riusciva a rinunciare ad una persona tanto importante per lui.

-Indio..-
-Scusami il cellulare continuava a suonare e pensavo che fosse qualcosa di urgente- disse sorridendo -quella foto è fantastica, idea tua?- chiese anche se sapeva bene quale fosse la risposta.
-La foto l'ho scattata io, ma l'idea non è stata mia e stata di..di una persona fantastica- disse sorridendo.
-Non ne dubito, beh dato che sei così brava quando tornerà Alex nel gruppo potresti fare la nostra fotografa ufficiale se ti va-

Vicky non poteva credere a quello che stava udendo, Indio le stava dando una seconda possibilità nonostante lei lo avesse deluso, anche se involontariamente.

-Certo! Indio quando sarai pronto vorrei parlare con te di..-
Il cellulare di Indio squillò.
-Scusa rispondo un attimo e poi andiamo-

“Papà ciao!
Si sto bene sono a LA!
Ho trovato la persona giusta per domani sera!
Va bene allora ci vediamo domani sera alle otto ok!”

Vicky aveva sentito la conversazione e pensò che forse era il caso di avvisare Robert del suo arrivo a NY.
Indio sembrò leggerle nel pensiero
-Non avvisiamo mio padre o si metterà in agitazione, gli faremo una sorpresa vedrai che gli farà piacere ma adesso dobbiamo trovare un modo per far sì che si sgonfi lo zigomo o chi lo sente mio padre!- disse ridendo
-Grazie per tutto, Indio davvero-
-Grazie a te per avere il coraggio di aiutarmi domani sera-


New York

-Finalmente- esclamò Vicky non appena le ruote dell'aereo toccarono terra.

La serata con Indio era passata veloce, avevano chiacchierato dei progetti futuri di Vicky e quelli di Indio e del gruppo. Vicky si era sentita solo via messaggio con Robert e non gli aveva minimamente accennato il fatto che stesse per prendere un volo verso NY.
La cosa che la preoccupava di più era come avrebbe fatto a spiegare a Robert il motivo per cui il suo zigomo era tumefatto.

Un autista li aspettava appena fuori dall'aeroporto.
-Ciao Jack-
-Buongiorno signor Downey, dove la porto?-
-Portaci a casa che siamo stanchi-
-Certo come vuole lei-

Vicky guardò con aria interrogativa Indio, si aspettava di alloggiare in Hotel non di certo a casa di Indio e Robert.

-Su avanti Vicky non fare quella faccia, a casa di mia nonna c'è tanto spazio, avrai una camera tutta per te con bagno incluso, ti sembrerà di stare in Hotel-

Vicky alzò gli occhi al cielo sorridendo, Indio non avrebbe accettato un 'no' come risposta.

In meno di 20 minuti era arrivati all'appartamento, se così si poteva definire un attico con una bellissima vista su Central Park.
Appena entrati Indio accompagnò Vicky nella sua stanza, il tempo di una doccia e la ragazza cadde in un sonno leggero cullata dal pensiero che di lì a poco avrebbe visto Robert.


5 hours later

Il respiro caldo sul collo la fece rabbrividire di piacere, e poi quel profumo la invase.
Sorrise, aprì gli occhi e lo vide.

-Ciao piccola ben svegliata-

Vicky lo baciò delicatamente dimenticandosi di dove fosse e del perché fosse lì.

-Sei bellissima amore ma mi dovrai spiegare perché hai voluto aiutare Indio in questa cosa avremmo potuto trovare un altra soluzione e soprattutto perchè non mi hai avvisato io avrei potuto organizz..-
Vicky gli mise un dito sulle labbra come per zittirlo.
-Era la cosa giusta da fare. E poi volevo farti una sorpresa. Adesso vai da Indio non vorrei che..-
-Vado subito, non ti preoccupare e comunque bellissima sorpresa, beh non a livello della mia certo però..- disse facendo ridere di gusto entrambi.

Vicky si preparò in fretta e scese nella sala da pranzo.
Il sorriso di Robert nel vedere Vicky si tramutò in una smorfia di rabbia.
Vicky si rese subito conto che Robert si era accorto solo ora del suo zigomo, nella penombra della camera non era stato possibile vederlo.

-Vicky chi ti ha ridotto così? Chi è quel bastardo, se me lo trovo davanti io..-il suo tono era visibilmente alterato ma nascondeva la preoccupazione.
-Non ti preoccupare non è nulla davvero-
-Vicky dim..-
-Papà è pronto? Sto morendo di fame- li interruppe Indio.
-Si Indio andiamo a mangiare e poi andiamo alla centrale- rispose calmo non facendo trasparire la rabbia che gli stava montando dentro.

Durante tutta la cena Robert non alzò la testa dal piatto, la mano stringeva la forchetta come se volesse strozzarla e fargli male.
Era evidente che Robert era scosso, “Nessuno si deve permettere di toccare una donna, tanto meno di toccare Vicky” si era ritrovato a pensare più volte.

-Io vado a farmi una doccia, tra un'ora dobbiamo essere al comando di polizia- disse Robert prima di avviarsi verso la sua camera senzaaspettare una risposta.
Salì in camera e si buttò sul letto, stava perdendo la calma e Vicky non sembrava volersi confidare, non sapeva cosa fare. Decise che quella sera avrebbe affrontato quel discorso doveva sapere che lui per lei ci sarebbe stato sempre per qualsiasi cosa, di lui si poteva fidare.






Appena Robert sparì dalla visuale, Indio prese la parola e spezzò quel silenzio assordante che si era creato.
-Mi dispiace Vicky forse ho sbagliato a farti venire, forse mio padre non era ancora pronto a vederti-
-Non è per questo che Robert è così, è arrabbiato perché ho il volto così, io..-
-Dovresti dirglielo-
-Dirgli cosa?-
-Chi è stato a picchiarti! Ha sofferto tanto Vicky, nella sua vita e poi ha sofferto molto per te, è dovuto starti lontano anche a causa mia e dei miei..dei miei sentimenti e credo che adesso si meriti un po' di pace! Sa come affrontare le difficoltà, se tu vorrai saprà ascoltarti ed aiutarti-

Vicky sorrise, era davvero figlio di suo padre, era intelligente e generoso con tutti soprattutto con i sentimenti.
-Forse hai ragione. Credo che lo farò quando sarà finita questa serata-




Note dell'autrice:
Eccomi qui, so già che in questo capitolo c'è molto fattore "Downey" ma poco fattore "Robert" ma era giusto descrivere il ritorno di Indio e il suo cambiamento, so che magari a qualcuno risulterà un pò lento ma ho dovuto "spezzare il capitolo in due parti" o sarebbe stato troppo lungo infatti nel prossimo ci sarà un pò di azione, ci sarà l'operazione Rouge e chissà cosa succederà!

Indio sarà cambiato solo grazie alla psicoterapia o c'è qualcos'altro sotto?
Vicky ce la farà a raccontare tutto a Robert?
Robert ucciderà Marcus?
No beh per questa risposta vi dico subito che non sarà così tragico l'epilogo :p

Penso proprio che riuscirò a pubblicare il nuovo capitolo entro Venerdì probabilmente già Mercoledì!
Grazie sempre a tutte/i per le recensioni e per chi sta continuando a leggere davvero grazie!
A presto:)
 

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Capitolo 22
*** Capitolo 22- Operation Rouge ***


Capitolo 22 – Operation Rouge


-Allora ragazzi è tutto pronto, seguite gli ordini che vi saranno dati attraverso l'auricolare. Philips e Howard non perdete mai di vista Indio e la signorina Ellis, Stern tu starai con il signor Downey nella camionetta appostata fuori dalla villa, mi raccomando questa volta Rouge non ci deve sfuggire!-
-Si signore!- urlano in coro i poliziotti del 41 distretto al comandante che aveva appena impartito gli ordini.

A Vicky e ad Indio erano state posizionate delle cimici ben nascoste sotto le magliette e ad entrambi era stato dato un auricolare da cui potevano ricevere indicazioni.
Robert avrebbe seguito tutta l'operazione dagli schermi posti nella camionetta.

Era ancora visibilmente arrabbiato ma nonostante tutto, decise di mettere da parte il suo orgoglio e dopo aver fatto le raccomandazioni dovute del caso ad Indio si avvicinò a Vicky che iniziava ad essere visibilmente agitata.

-Chi l'avrebbe mai detto che Pep sarebbe andata in missione per aiutare Tony- disse attirando l'attenzione di Vicky che gli fece un sorriso sincero e poi aggiunse con tono serio -Mi dispiace per prima, mi si scatena una rabbia incontrollabile ogni volta che vedo quei segni sul tuo viso, perdonami non avrei dovuto essere così invadente prima se non te la senti..-
-Mi dispiace Robert, appena questa folle serata sarà finita ti racconterò tutto! Ma mi devi promettere che non perderai la calma-
-Te lo prometto piccola e tu promettimi che non farai l'eroina stasera e ti atterrai agli ordini-
-Promesso Tony- disse Vicky e si avvicinò a Robert dandogli un bacio a fior di labbra.

Tutto era pronto, tutti erano in posizione.

-Che la festa abbia inizio- disse Vicky sorridente ad Indio prima di varcare la soglia della casa di Alex.

Si esatto, Alex, l'amico di Indio, aveva proposto di dare la festa a casa sua in modo tale che i poliziotti avessero la possibilità di installare le telecamere e le cimici nei posti più strategici dell'abitazione, anche se non era stato autorizzato a sapere nulla del piano della polizia.

Alla festa era state invitate molte persone, ma all'occhio del sospettato non avrebbero costituito un degno bersaglio, l'unico che avrebbe catturato la sua attenzione sarebbe stato Indio, figlio del celebre attore Hollywoodiano e quindi, di conseguenza, molto ricco.

"Il sospettato sta varcando la porta d'ingresso" comunicò uno degli agenti infiltrati alla festa.

Indio non appena sentì quella frase si irrigidì.

-Non ti preoccupare, stai calmo e andrà tutto bene, non può succederti nulla di male- lo rassicurò Vicky che aveva notato il cambio di comportamento del ragazzo.
-Grazie- disse con un sorriso stirato che denotava la tensione che lo stava attanagliando.

Vicky si diresse al bar secondo il piano, in modo da lasciare Indio da solo.
Questa mossa avrebbe fatto sentire il sospettato più libero di agire.

-Finalmente ci rincontriamo- disse una voce alle spalle di Indio che lo fece rabbrividire.
Fece un respiro profondo e si girò sfoderando uno dei suoi sorrisi migliori.
-Ciao, ci siamo già visti?- disse fingendo di non ricordarsi quel volto.
-Certo, qualche mese fa ad una festa-
-Scusami è un po' che non vado a delle feste, sono stato fuori città per un po' di tempo e non mi ricordo assolutamente nulla dell'ultima a cui sono stato- mentì.
-Non fa nulla, piuttosto ti va di bere qualcosa insieme o sei qui con quella ragazza?- disse spostando lo sguardo verso Vicky che stava chiacchierando con Alex in attesa del suo drink.
-No, lei è solo una buona amica! Aspettami qui vado a prenderti qualcosa da bere e poi ci spostiamo nella veranda così parliamo un po', qui la musica è troppo alta- disse con un sorriso rassicurante.

Indio si diresse verso il bancone.

-Vicky è lei, adesso prendo i nostri drink e usciamo nella veranda così che le registrazioni delle conversazioni siano più chiare- disse deciso.
-Lei? Non mi avevi detto che era una ragazza- disse Vicky osservandola.

Era una ragazza una bella ragazza, alta, con capelli castani con prepotenti riflessi rossi, quando notò quel particolare Vicky non potè fare a meno di pensare “Rossi, ora capisco perché 'Operazione Rouge'”.

-La conoscevi già?-
-L'ho incontrata alla festa dove ho avuto l'incidente! Mi ha offerto della cocaina ma io ho rifiutato, non avrei mai accettato un'offerta del genere e comunque non ero in vena di festeggiare quella sera- disse con un velo di tristezza.


Robert guardava le immagini sullo schermo, non aveva perso di vista neanche un momento Indio e Vicky.
Ad un tratto qualcosa attirò la sua attenzione, quando suo figlio si era avvicinato al bancone da Vicky, Alex che era lì con lei si era allontanato ed era salito al piano superiore.
Non sapeva per quale motivo ma Robert continuò a seguire con lo sguardo il ragazzo che si era allontanato con tanta fretta ed era entrato in camera sua al secondo piano.

-C'è qualcosa che ha attirato la sua attenzione Signor Downey?- chiese l'agente Stern notando che Robert aveva spostato lo sguardo sullo schermo che proiettava le immagine delle stanze al secondo piano.
-Si non so perché ma c'è qualcosa che non quadra! L'amico di mio figlio si è allontanato da lui senza neanche rivolgergli la parola-
-Se vuole posso attivare l'audio della telecamera della stanza in cui è entrato il ragazzo-
-Gliene sarei grato-

Alex si sedette sul letto, sembrava nervoso e si massaggiava le tempie, come se fosse combattuto da qualche idea. Di lì a poco la porta si aprì ed entrò nella stanza niente meno che Rouge.

Robert incrociò lo sguardo di quello dell'agente che si affrettò a comunicare
"Rouge si trova al piano superiore con Alex! Tenetevi pronti ad intervenire" disse sospettando che Rouge volesse fare del male all'amico di Indio e poi si rivolse a Robert.
-Non si preoccupi, se tenterà di fargli del male i miei uomini saranno pronti ad intervenire-

Robert annuì e continuò a fissare lo schermo fino a quando Alex inaspettatamente prese la parola.

-Nat io non sono più sicuro di quello che abbiamo deciso, possiamo annullare il nostro piano! Di soldi ne abbiamo abbastanza per almeno cinque anni-
-Zitto! Hai detto che hanno messo delle cimici in giro, che cosa ti salta in mente? Sei stato uno stupido a proporre di fare la festa a casa tua-
-In camera mia non le hanno messe, ho chiuso a chiave la porta e mi hanno assicurato che nella mia stanza non sarebbero servite! Nessuno ci può sentire e poi se non avessi proposto di farla qui non avresti mai saputo dove i poliziotti avrebbero messo le cimici, non volevo che Indio sospettasse della mia lealtà-

Robert rivolse lo sguardo a Stern che intuendo cosa volesse chiedergli disse.
-Il ragazzo dice la verità, aveva chiuso la porta a chiave ma noi abbiamo smontato la serratura e siamo entrati a mettere delle cimici anche lì! Tutta la casa doveva essere sotto la nostra supervisione, non potevamo avere nessun margine di errore-

Robert annuì di nuovo era troppo agitato per parlare.

-Alex dobbiamo portare avanti il piano sarà l'ultimo colpo-
-Avevi detto così anche l'ultima volta e guarda cos'è successo? Indio stava quasi per morire, dovevi rubargli i soldi non la vita-
-E' stato un errore tuo, se tu mi avessi detto che prendeva delle medicine io avrei abbassato la concentrazione della droga nel cocktail, sei sicuro che non le stia prendendo anche questa volta?-
-Sono sicuro, adesso sta bene e non ha alcun bisogno di medicine-
-Allora adesso scendo, lui non si ricorda di me, quindi sarà tutto molto più facile-
-Ti chiamo io stanotte quando la polizia, se ne sarà andata-

La ragazza non rispose e uscì dalla stanza attenta a non farsi riprendere dalle telecamere posizionate nel corridoio.

Robert non riusciva a credere a quello che aveva sentito, Alex, amico di infanzia di suo figlio aveva tramato contro di lui. Iniziò a ripensare a quando lo aveva chiamato dall'ospedale, alla sua disperazione quando lo aveva incontrato fuori dalla stanza di Indio, che era in coma.
Adesso iniziava a capire che quella non era solo tristezza per il suo amico, era disperazione dettata dalla consapevolezza dell'orribile gesto che aveva compiuto.


-Eccoti qui, non riuscivo più a trovarti pensavo che avessi cambiato idea- esclamò Indio.
-Scusami, avevo bisogno di andare a sistemare il trucco, e c'era fila! Sai come sono le donne- sorrise ed aggiunse -Allora usciamo così riusciamo a parlare un po'-

I due si diressero verso la veranda sotto lo sguardo vigile degli agenti e di Vicky.

Mentre stavano chiacchierando Vicky uscì, come pianificato in veranda.
-Indio, scusami, ma c'è Alex che ti cerca, sembra che sia finito il rum, sai che per lui è un problema di vitale importanza- disse sorridendo.
-Scusami un attimo torno subito- disse Indio alla ragazza che sedeva accanto a lui e lasciando il suo cocktail incustodito.

Era il momento giusto per Rouge di agire.
Estrasse una siringa dalla sua borsetta e versò il liquido contenuto nel bicchiere di Indio.
Il liquido non avrebbe lasciato alcuna traccia visibile ed inoltre si sarebbe mischiato facilmente all'alcol del cocktail.

“Rouge ha fatto la sua mossa” sentenziò la voce nell'auricolare.

Indio tornò in veranda e stette attento a non bere neanche un goccio del cocktail micidiale.
Di lì a poco i due agenti in borghese uscirono sulla veranda facendo sbattere la porta alla parete della casa.
Rouge si girò verso i due, per vedere cosa stesse succedendo ed Indio approfittò della sua distrazione e scambiò di due bicchieri.

-Scusate, non volevamo disturbarvi ma il mio amico è un po' su di giri, è meglio portarlo a casa- disse sorridendo l'agente Philips che trascinava dietro di sé l'agente Howard che si fingeva ubriaco.

-Mi mancavano queste cose! Succedono solo alle feste- rise Indio prendendo una generosa sorsata di cocktail.

Quel gesto sembrò far rilassare Rouge, ormai pensava di averlo in pugno, di lì a pochi minuti sarebbe stato in stato confusionale e avrebbe potuto estrargli le informazioni bancarie che gli servivano per il trasferimento virtuale di denaro dal conto di Indio al suo.


15 minutes later

-Indio stai bene?- chiese Rouge
-Benissimo- rise Indio, con sguardo perso nel vuoto e aggiunse -Mi hai messo qualcosa nel cocktail? Perché mi sento benissimo e diciamocela tutta questa roba è davvero buona- recitò.
-Non ti ho messo nulla- sorrise la ragazza maliziosamente.
-Io ho tanti soldi sai, potrei comprarti qualsiasi cosa tu voglia- rispose altrettanto maliziosamente.
-Non potrei mai accettare- disse seria.
-Facciamo così io ti do il mio numero di conto e gli estremi per il prelievo e tu potrai farci quello che vorrai-

Gli occhi della ragazza si illuminarono, estrasse dalla sua borsa un foglietto di carta e iniziò a scrivere la serie di numeri che Indio le dettava leggendole da un file contenuto sul suo cellulare.

Una volta finito la ragazza si avvicinò e gli sussurrò
-Sei davvero un bravo ragazzo, sai ne ho derubati tanti come te. Se solo l'altra volta non avessi assunto le medicine sarei già riuscita a prenderti tutti i soldi, ma per uno ricco come te valeva la pena aspettare-

Faceva sempre così una volta ultimato il colpo confessava tutto alle sue vittime, tanto queste il giorno dopo non si sarebbero ricordate nulla della sera precedente. Conosceva perfettamente i tempi con cui agiva il cocktail di stupefacenti che ingerivano i malcapitati, lo aveva testato lei stessa più volte con Alex per essere sicuri che tutto andasse per il verso giusto.
Confessare il suo piano alle sue vittime la faceva sentire meglio, come se le sue colpe svanissero dopo quella dichiarazione.

Infine aggiunse.
-Alex aveva ragione-

“Abbiamo tutto quello che serve per incriminare la sospettata, procedete all'arresto”

La ragazza si alzò dalla panchina ma fu trattenuta per un braccio, si girò e incrociò lo sguardo di Indio tornato improvvisamente lucido.
-Non così in fretta Rouge-

La veranda si riempì in un attimo di poliziotti, uno di loro ammanettò Rouge ancora incredula per quello che stava succedendo.

“Lei è accusata di frode aggravata, furto e..” -iniziò ad elencare l'agente mentre la scortava alla macchina della polizia che era arrivata sul posto.

Robert si diresse verso Indio e lo abbracciò.
-Ottimo lavoro ragazzo, se non sapessi che sei un musicista ti proporrei di fare l'attore-
-Dopotutto sono sempre un Downey- rise.

Quell'espressione felice mutò non appena un altro agente uscì dalla casa tenendo i polsi ammanettati di Alex che aveva lo sguardo basso.

-Lui cosa c'entra? Non ha fatto nulla di male- urlò Indio avvicinandosi all'amico.
Alex alzò lo sguardo e l'unica cosa che riuscì a dire fu.
-Mi dispiace non sarebbe dovuta andare così-

Robert si avvicinò ad Indio, gli mise una mano sulla spalla e gli spiegò quello che aveva visto e sentito mentre era nella camionetta.
Indio iniziò a piangere non poteva crederci, Alex era uno dei suoi migliori amici, se avesse avuto bisogno di soldi lui non glieli avrebbe di sicuro negati, tutta quella situazione era assurda.

Vicky osservò la scena da lontano e non appena Indio si allontanò dal padre la ragazza lo raggiunse. Non sapendo cosa dire lo abbracciò e Indio si lasciò cullare dall'abbraccio, non ci sarebbe stata nessuna parola che in quel momento avrebbe potuto consolarlo.


1 hour later

Finalmente erano tornati a casa Indio, non aveva proferito parola e alla fine si era addormentato sul sedile posteriore dell'auto che li stava accompagnando a destinazione.
Una volta nell'appartamento Indio si chiuse in camera sua.

-Facciamoci una doccia e poi andiamo nel salone ti devo parlare- disse seria Vicky a Robert.

Era arrivato il momento tanto atteso.

Meno di mezz'ora più tardi Robert stava bussando alla porta della camera di Vicky.

-Sono pronta ,scendiamo! Mangiamo qualcosa?-
-Certo, è stata una serata assurda- disse triste Robert.
-Indio vedrai che si riprenderà, gli sei vicino e non si può avere una persona migliore di te quando si sta male, sai sempre come risolvere le cose e far tornare il buon umore- sorrise Vicky.

Mangiarono mentre parlavano di come era andata quell'assurda serata e dei risvolti inaspettati che aveva preso.

-Io ti devo spiegare Robert- iniziò, ad un tratto, seria Vicky.
-Se non te la senti non farlo, io voglio solo che tu stia bene-
-E' questo il motivo per cui ho deciso di farlo, ma devi promettermi che non dirai nulla fino a che avrò finito, è la prima volta che lo racconto a qualcuno-
-Te lo prometto piccola- disse abbracciandola.

Sospirò e prese un lungo respiro.

-Una sera nel Novembre del 2009, stavo rientrando a casa dopo essermi trattenuta fino a tardi in Università, quella sera decisi di prendere il sottopassaggio che portava alla stazione da dove sarebbe partito il mio treno, non ci passavo mai, mi aveva sempre messo i brividi, ma quella sera fui costretta dal brutto tempo che imperversa da molte ore. Una volta nel sottopassaggio ho iniziato a sentirmi osservata, ad un tratto mi scontrai con un ragazzo, Marcus, mi scusai per l'accaduto ma lui iniziò a dirmi che dovevo pagarla per quello che avevo fatto, e me la fece pagare a modo suo- si fermò gli occhi iniziarono a diventarle liquidi.

Robert la strinse ancora di più e poi tornò a guardarla supplicandola con gli occhi di dirle che cosa fosse successo.

-Io cercai di scappare ma quello mi colpì e io di rimando cercai di difendermi, poi chiamò un altro uomo che mi legò alle tubature e mi lasciò sola con quell'essere-

Fece una pausa.

Robert aveva capito cosa gli stava per dire e i suoi pugni si erano stretti, le unghie iniziavano a lacerargli la pelle.

-Mi colpì più volte e dopo poco persi i sensi. Mi ritrovò, riversa al suolo e con i vestiti strappati, il capotreno Tomasetti, che stava per rientrare a casa alla fine del turno serale. Chiamò i soccorsi e in poco tempo fui portata in ospedale, la prognosi fu tre costole rotte e due incrinate, numerosi traumi al volto e all'addome ed infine quello che avevo temuto ogni istante da quando mi ero risvegliata, ero stata stuprata-

Le lacrime iniziarono a rigargli il volto prepotentemente e Robert la tirò ancora una volta a sé baciandole la fronte.

-Ora si trova in carcere vero?- chiese Robert rompendo la sua promessa di silenzio, non ce la faceva più a trattenersi, la sua Vicky aveva sofferto troppo.
-No, c'è stato un processo. Le telecamere hanno filmato la mia entrata nel sottopassaggio e anche quella di Marcus e dell'altro uomo, ma purtroppo le telecamere non hanno filmato il reato avvenuto, in quanto all'interno del sottopassaggio erano guaste. Sono state ritrovate tracce di DNA di Marcus sui miei vestiti e sulla mia pelle. Inoltre Marcus avendo molti soldi ha ingaggiato l'avvocato più rinomato del momento e questo è riuscito a convincere la giuria che la presenza di DNA non fosse indice di stupro, potevo mentire ed avere avuto un rapporto consenziente con lui ed inoltre Marcus si era fatto sottoporre ad una perizia psichiatrica che l'aveva dichiarato incapace di intendere e volere in alcuni momenti, essendo lui un caso grave di bipolarismo e non assumendo medicine che lo curassero. La vicenda mi sembrò strana non mi sembrava possibile che potessero credergli e così il caso fu chiuso, per insufficienza di prove e Marcus fu condannato solo a frequentare settimanalmente uno psichiatra e ad assumere medicinali per il suo disturbo, ed io riuscii a fare altro-
-Ma questo è assurdo- disse incredulo Robert.
-Ma non è finita. Marcus continuò a frequentare la mia università e riuscì ad abbindolare una delle mie migliori amiche, Betty, e a mettersi insieme a lei. L'aveva incontrata allo studio dello psichiatra da cui anche Betty si recava in quanto da alcuni mesi aveva subito un lutto che l'aveva portata alla depressione, da cui, adesso fortunatamente è guarita-
-Betty? Non sarà quella Betty che vi è venuta a trovare?-
-Tu come fai a saperlo?-
-Me l'ha detto Darma-
-Oh certo, Darma- sorrise e poi ritornò subito seria -Qualche giorno fa Betty ha contattato Darma per dirle che sarebbe venuta in California con Gabry, il mio migliore amico gay, e con..-
-Marcus, quel figlio di puttana- la interruppe Robert.
-Esatto, la sera del giorno che tu sei ripartito per Londra, ero a casa da sola e Marcus con la scusa di aver lasciato il cellulare a casa nostra si è fatto dare le chiavi da Darma mentre erano a cena, così è salito dal garage, e in preda alla sua follia mi ha colpito dicendomi che me la doveva far pagare perché dal processo suo padre gli aveva tagliato i fondi- -Ti ha fatto altro oltre a ridurti così il volto?- chiese preoccupato Robert
-Fortunatamente sono riuscita a difendermi da quella brutta sera ho frequentato lezioni di Wing Chun e so difendermi bene. Sono corsa fuori casa in preda al panico e vicino alla spiaggia ho incontrato Indio, il resto lo sai-

Iniziò a singhiozzare, gli mancava il respiro.
Nascose la testa tra il collo e la spalla di Robert.
Non poteva credere di aver raccontato a qualcuno tutta quella storia, Robert l'avrebbe aiutata a superare tutta quella storia ne era certa.
Adesso si sentiva più leggera aveva fatto la cosa giusta.

Alzò lo sguardo ed incrociò gli occhi liquidi di Robert.
-Quel figlio di puttana la deve pagare, non può passarla liscia così-
-Non puoi fare nulla amore-
-Certo che posso, io gli spacco la faccia a quel deficiente-
-Non voglio che tu ti metta nei guai a causa mia- disse seria.

Robert le prese il volto tra le mani e appoggiò la sua fronte a quella di Vicky.
-Farei qualsiasi cosa per renderti felice amore! Hai sofferto troppo e una bella persona come te non si merita tutto questo dolore. Gliela farò pagare ma non mi metterò nei guai. Te lo prometto amore mio!-
-Hai in mente qualcosa?-
-Certo, ma adesso non piangere, ci sono qui io per te, e adesso hai bisogno di riposare-
-Posso dormire con te?-
-Stavo per chiedertelo io amore-
-Grazie davvero per tutto! Ti amo Tony- sorrise mentre le lacrime gli rigavano ancora il volto.
-Così ti voglio! Ti amo anche io Pep-

La baciò dolcemente e quel bacio fece svanire tutta la tristezza dal cuore di Vicky, finalmente non era più sola.


Sulle scale c'era qualcuno che aveva involontariamente sentito la conversazione, Indio.
Voleva scendere a prendere un bicchiere d'acqua e non appena aveva sentito la conversazione sui fatti di quella sera si era fermato ad ascoltare e non se n'era più andato.

Piangeva anche lui adesso per Vicky, non solo per quei brutti fatti che le erano capitati ma piangeva soprattutto perché l'aveva tenuta lontana negli ultimi mesi. Non se lo meritava, era una bella persona.

Piangeva perché l'aveva fatta soffrire, ancora, anche lui.




Note dell'autrice:
Come promesso il nuovo capitolo, molto più movimentato e con qualche colpo di scena! Spero vi sia piaciuto! Siamo ormai in dirittura d'arrivo mancano solo due capitoli alla fine :(! Ma non disperate sto lavorando ad altre storie, una "A reason to fight" (sempre in questa sezione) la sto pubblicando, se vi va di passare anche solo per leggere mi farebbe davvero piacere, poi se recensite tanto meglio:)
Tornando a noi, finalmente Vicky ha confessato tutto a Robert che neanche a dirlo e arrabbiato che di più non si può (e come dargli torno?). Nel prossimo capitolo ci sarà il confronto che tutti aspettavamo tra Robert e quella brutta persona di Marcus e chissà che ci sarà anche qualche colpo di scena!
Grazie a tutti quelli che recensiscono sempre davvero grazie mille:) siete la mia gioia! E anche a quelli che mi hanno aggiunto su twetter (@VeroxBen) e su wattpad (VeroDowney)! Un grazie soprattutto a Mitte2000 :)!
Il prossimo capitolo a Lunedì!
A presto:)

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 - La resa dei conti ***


Capitolo 23 – La resa dei conti


2 days later


Los Angeles

Era rientrata da un paio di giorni a LA di ritorno da NY.
Aveva in mente qualcosa, ma per farlo avrebbe avuto bisogno di un numero di telefono.

Darma era al piano di sopra a farsi la doccia poi sarebbe uscita con Betty e gli altri per una cena, ormai dal loro arrivo sembrava quasi una consuetudine.

Era il momento di agire.

Salì lentamente, calibrando ogni passo, finché non fu alla fine della scalinata che portava alla stanza della sua amica. L'acqua scorreva e la musica rilassante riempiva la stanza.

Vicky si avvicinò furtiva, doveva trovarlo. “Eccolo” pensò afferrando il cellulare dell'amica incustodito.
Accedette alla rubrica e scorse velocemente fino al nome che le serviva. Annottò il numero e poi scese velocemente le scale che portavano in cucina.

Si sedette sul grande divano e contemplò per un tempo indefinito quel foglietto.

Non poteva avere esitazioni, era sicura che quella sarebbe stata la cosa giusta da fare.
Digitò in fretta il messaggio

“Stasera sarò a casa da sola, trova un scusa per venire, lascerò il cancello e la porta del garage aperta. E' ora di chiudere questa storia”

Le mani le tremavano, sapeva che quella era un scelta rischiosa ma non avrebbe potuto fare altro, Robert era stato inquieto negli ultimi giorni ed Indio sembrava essere troppo preoccupato per lei, non si spiegava quel suo comportamento protettivo ma una volta chiusa la questione avrebbe approfondito il discorso su quel suo atteggiamento.


21 am

Era sicura che sarebbe venuto.
Tutto era pronto.
Tutto era stato calcolato.
Una mossa falsa avrebbe compromesso quel suo folle piano.

La porta del garage cigolò, e le assi di legno delle scale fremevano sotto il peso non indifferente di quei passi.

Un brivido percorse la schiena di Vicky.

-Finalmente- disse una voce alle spalle della ragazza.
-Marcus, sapevo che saresti venuto- disse Vicky con voce ferma girandosi nella direzione del ragazzo.
-Sono stupito, non pensavo che avessi tanto fegato anche se quella sera nel tunnel me lo avevi già dimostrato- -Dimmi cosa vuoi per chiudere questa faccenda non voglio più vederti!-
-Lo sai cosa voglio- disse lascivo avvicinandosi alla ragazza.

L'anima di Vicky tremò a quella frase.

-Soldi?- rispose ferma, ignorando di sapere il vero significato di quella frase che aveva ricevuto come risposta.
L'uomo scoppiò in una fragorosa risata .
-Sei astuta lo ammetto, ma non sono i soldi a mancarmi, voglio qualcos'altro e tu sai cosa-
-Sono stanca dei tuoi giochetti, parla chiaramente-
-Vedo che vuoi arrivare subito al sodo ma meglio così- continuò con fare viscido inumidendosi le labbra.
-Sto iniziando a pensare che tu non vuoi realmente o a quest'ora non saremmo ancora qui a parlare- disse seccata -Mi sto stufando della tua insolenza, l'altra volta hai osato colpirmi di nuovo-
-E cosa avrei dovuto fare?- disse seria.
-Quando voglio una cosa io la prendo, e tu non farai eccezione- ringhiò a pochi centimetri dal volto della ragazza. -Adesso girati e fatti legare-

A vicky piangeva il cuore, avrebbe voluto andarsene colpirlo di nuovo, ma doveva assecondarlo dargli quello che voleva o quell'incubo non sarebbe mai finito.

-Prima devi dirmi una cosa- lo provocò sfrontata.
-Che cosa vuoi ancora?- rispose infastidito.
-Come hai fatto a non farti condannare al processo?- disse con un velo di tristezza -Lo devo sapere- aggiunse seria L'uomo sogghignò.
-Ma si perché no, mi divertirò a vedere la tua faccia mentre ti racconterò quello che è successo e dopo, punirti, sarà ancora più piacevole-
-Parla- lo ammonì mettendosi la mano in tasca e stringendo il cellulare.
-Sai bene da dove vengo, penso avrai ascoltato la mia storia quando eravamo al processo, beh lasciami dire sono tutte cazzate quelle che hai sentito!-
Vicky si fece più attenta.
-Mio padre non proviene da una famiglia ricca ed è sì un imprenditore ma non di quelli che pensi tu, fa parte di un'organizzazione criminale, o meglio è ormai il capo, commercia sopratutto droga, cocaina. Fin da piccolo mi ha portato con sé e quando ero abbastanza grande mi ha fatto assistere e partecipare ad un regolamento di conti, avevo 16 anni quando uccisi un pusher che stava cercando di rubare soldi a mio padre truccando le vendite. Da quel giorno vidi la sua stima verso di me aumentare esponenzialmente, più facevo male alle persone più lui era fiero di me.
Avevo donne che entravano e uscivano dalla mia camera ad ogni ora del giorno e della notte e non tardai a prediligere i rapporti violenti anche il quel frangente, tutti dovevano essere sottomessi a me e a il mio volere. Un paio di ragazze non sono uscite vive dalla mia stanza- disse con aria fiera.

Il disgusto di Vicky per quell'essere immondo cresceva a dismisura.

-Fu così che mi accerchiai di persone, di diseredati, che in cambio di una dose facevano tutto quello che volevo. Uno di questi l'hai incontrato quella sera, Luca- lo sguardo da rilassato si fece di colpo furioso e con questo cambiò anche il tono di voce -Ma quella sera nel tunnel, cambiò tutto. Me ne andai soddisfatto di quello che ti avevo fatto, non eri stata una preda facile, e lasciarti sanguinante sul terreno mi aveva reso fiero di me stesso, devi sapere che ho anche filmato quello che ti ho fatto, lo faccio spesso, così quando sono a casa li riguardo e provo piacere a vedere quanto sono bravo a sottomettere le persone. Tornai a casa dopo quella sera e nel bel mezzo della notte arrivò una chiamata della polizia. Pochi giorni dopo eravamo al processo. Sinceramente, non mi sono mai sottoposto a nessuna visita psichiatrica, in quel frangente. Sapevo già da cosa ero affetto secondo gli strizzacervelli. Secondo quegli imbecilli ho una personalità antisociale e narcisistica oltre che essere ovviamente bipolare! Cazzate, sono tutte cazzate e mio padre è d'accordo!-

“Non l'avrei mai detto che tuo padre era d'accordo” pensò Vicky, il sarcasmo non l'aveva ancora abbandonata del tutto.

-Non mi hai ancora risposto alla domanda- disse seccata Vicky, da quel monologo.
-Ora ti rispondo mi sto stancando anche io di parlare, voglio passare ai fatti- e poi aggiunse con uno sguardo gelido -Tanto alla fine di questa serata scommetto non potrai rivelare a nessuno quello che ti sto dicendo-

Vicky rabbrividì, quel tale era totalmente pazzo, ma era convinta che all'ultimo sarebbe riuscita a salvarsi e tutto sarebbe tornato come prima.

-Semplicemente mio padre ha fatto un bella visitina al giudice e al tuo avvocato. E' stato molto eloquente, li ha minacciati, ha fatto picchiare le loro donne davanti ai loro occhi, con la promessa che se non avesse avuto quello che voleva, ovvero la caduta di tutte le accuse contro di me, avrebbe fatto del male ai loro figli. Le minacce sono una bella cosa!- concluse sadicamente.

Vicky non poteva crederci, sua madre si era indebitata per permetterle di avere un avvocato che la difendesse e quello invece che rivolgersi alla polizia aveva lasciato che uno come il padre di Marcus lo minacciasse.

-Adesso sono stanco di tutte queste cazzate e l'attesa ha fatto solo aumentare il desiderio e i pensieri su quello che potrei farti, sai non sei la prima che si concede spontaneamente per chiudere una questione. Molte lo hanno fatto con mio padre e con me, con la promessa che avremmo cancellato i debiti dei mariti se si fossero concesse, promessa che ovviamente non abbiamo mantenuto-

Vicky evitò di rispondere a quell'affermazione, le dava la nausea tanto era ripugnante quell'essere.

-Andiamo su in camera mia-

E senza aspettare una risposta si diresse verso la camera da letto.
Marcus la seguì a ruota mentre si sfregava le mani e scrutava ogni movimento di quella ragazza che di lì a poco sarebbe stata la sua vittima sacrificale.

Le luci erano basse e soffuse.

Non appena Marcus vide il letto prese per un braccio Vicky e con forza la fece sdraiare prona, mentre fremeva per legarle i polsi, così che non avrebbe opposto resistenza a nessuna delle sue malsane idee.

-Spegni le luci- ringhiò Vicky.
-Perché dovrei? Voglio vedere ogni tua smorfia di dolore ogni ferita che si aprirà sulla tua pelle sotto i miei colpi, io ti ho stuprato quella notte nel tunnel e stasera credimi ti andrà molto peggio, sarai fortunata se ti lascerò viva- disse urlando e schiacciando la testa di Vicky fino a quasi a farle perdere i sensi per la mancanza di ossigeno.

Non appena riuscì ad alzare il volto e a prendere fiato urlò

-Spegni-le-luci- scandendo bene ogni parola.

Le luci si spensero di colpo come se rispondessero al comando vocale della ragazza, ed in effetti era quello che stava succedendo.

-Che cazzo fai?- ringhiò l'uomo.

Alzò la mano, strinse il pugno e caricò verso il volto di Vicky.
Ad un tratto, poco prima che colpisse la ragazza, qualcosa lo colpì forte al volto facendogli perdere l'equilibrio, il naso iniziò a perdere molto sangue e quel contatto.

-Figlio di puttana fatti vedere, la pagherai per questo- urlò in preda al panico.

Era sicuro che nella camera non ci fosse nessuno quando era entrato.
Le luci si accesero e davanti a Marcus si stagliò la figura di un uomo che stava dritto davanti a lui, con i pugni e la mascella serrati.


2 day before

-Cos'hai in mente Robert?- chiese Vicky mentre l'aereo era in volo verso LA.
-Gli tenderemo una trappola, ma non deve sospettare nulla altrimenti salterà l'unica opportunità per incastrare quel bastardo- disse serio.

Vicky lo ascoltava con attenzione, Indio si era addormentato ed ora potevano parlare tranquillamente.

-La prima volta che Darma organizzerà una cena con i tuoi amici, tu diserterai fingendo di non stare bene! Dovrai prendere il numero di telefono dalla rubrica di Darma, sicuramente lo avrà, e gli manderai un messaggio invitandolo per chiudere la questione-
-Mi dovrò fingere collaborativa, gli dirò che voglio chiudere la questione e gli lascio intendere che sono disposta a tutto per farlo-
-Esatto-
-Ma come faremo ad incastrarlo?-
-Prenderemo a modello l'Operazione Rouge-
-Ovvero?-
-Appena atterriamo, chiamerò un mio collaboratore, ti farò installare delle telecamere video e audio nel soggiorno e nella tua camera da letto, tu registrerai tutto con il cellulare per sicurezza e quando lo condurrai nella tua camera da letto e avrai registrato tutte le informazioni, a quel punto interverrò!- disse risoluto.
-Mi sembra una buona idea poi sono sicura che parlerà facilmente, gli piace auto compiacersi-
-Immagino! Te la senti? Se è troppo per te da sopportare possiamo procedere con una denuncia io..-
-E' perfetto, dovrò farmi forza, e finalmente tutta questa storia sarà finita-

Robert le prese la mano, stava tremando, avvicinò il volto al suo e la baciò dolcemente.
-Sarò lì con te tutto il tempo, non ti succederà nulla-


Nei due giorni successivi Robert fece installare le telecamere quando Darma e Vicky erano al lavoro e dopo aver controllato che tutto funzionasse, si presentò l'opportunità di mettere in atto il piano.


La fatidica sera era arrivata.

Robert si trovava nella camera di Darma, la porta finestre era aperta e si affacciava sul balcone che collegava le camere delle due amiche.
Non appena Vicky fosse salita in camera, avrebbe percorso il balcone e si sarebbe nascosto nella sua camera.

Seguiva dallo schermo le scene, ascoltava attentamente il racconto, con i pugni serrati come se fossero pronti a colpire.

"Ho anche filmato quello che ti ho fatto"

“Un paio di ragazze non sono uscite vive dalla mia stanza”

Rabbrividì a quelle frasi.

-Essere immondo- sussurrò Robert.

Vide Vicky che si dirigeva verso la camera da letto, sapeva che avrebbe percorso le scale lentamente, senza fretta, per dargli il tempo di posizionarsi appena dietro la porta del bagno della camera.
La porta finestre era aperta, entrò e si nascose dietro la porta socchiudendola.

“Io ti ho stuprato quella notte nel tunnel e stasera credimi ti andrà molto peggio, sarai fortunata se ti lascerò viva”

“Fottuto figlio di puttana” pensò Robert.

Era al limite non sapeva quanto sarebbe riuscito a trattenersi dal pestare a sangue quell'essere che non meritava di essere ancora in circolazione.

-Spegni-le-luci- scandì Vicky.

Era il segnale, doveva entrare in azione.

Con il telecomando wireless spense le telecamere che si trovavano nella stanza di Darma.

I suoi occhi si era abituati al buio della stanza da bagno, uscì e vide chiaramente la figura dell'uomo davanti a lui.

Tirò un gancio, carico di tutta la frustrazione e la rabbia che aveva in corpo.

Marcus cadde a terra.

-Figlio di puttana fatti vedere, la pagherai per questo- urlò in preda al panico.

Robert accese la luce della stanza e sogghignò
-Sei tu quello che la deve pagare-

Sferrò un calcio micidiale al volto di Marcus che era in ginocchio davanti a lui.

-Robert basta- urlò Vicky.

Robert si girò verso di lei, si era dimenticato per un attimo che era legata e non poteva muoversi, si avvicinò a lei e iniziò a slegarla.

Le mani grandi e possenti di Marcus lo afferrarono alla gola, togliendogli l'ossigeno, Vicky piangeva, non poteva fare nulla per lui, Robert non aveva fatto in tempo a slegarla.

Quella situazione, stava volgendo a loro sfavore.

La vista iniziò ad annebbiarsi.

-Chi la doveva pagare?- ringhiò a pochi centimetri dall'orecchio di Robert.

-Tu la devi pagare- urlò una voce.

Il nuovo arrivato colpì forte alla testa Marcus con una delle lampade che erano poste sul comodino di Vicky.

Marcus lasciò la presa e iniziò a rialzarsi in fretta, barcollando.

Robert riuscì a mettere a fuoco la figura che l'aveva salvato.
-Indio, cosa ci fai qui?- tuonò
-Non è il momento delle spiegazioni, dagli una lezione a quel bastardo-
-Porta Vicky via da qui-

Indio obbedì e trascinò via Vicky, che era in preda alla disperazione, stava succedendo quello che aveva temuto fin dall'inizio, Robert ci sarebbe andato di mezzo per colpa sua.

-Adesso non fai più il grande uomo, non ti vanti più di picchiare le donne e di minacciare quelli che non posso difendersi, fottuto bastardo- lo provocò Robert
-Non osare rivolgerti così a me, la pagherai cara e la farò pagare cara anche a quella puttanella e a quel ragazzino-

Marcus tirò un pugno micidiale, Robert lo schivò  e colpì forte alle costole, approfittando del momento di debolezza dell'avversario lo colpì nuovamente al volto.
Questo inaspettatamente si riprese e lo sollevò facendolo sbattere con violenza contro la portafinestra che dava sul balcone, che si infranse a quel contatto.
Le schegge di vetro ferirono il volto di entrambi.
Marcus sollevò Robert e lo fece sporgere dalla ringhiera, verso il vuoto.

-Te l'avevo detto che l'avresti pagata- ringhiò Marcus.

Lasciò andare Robert verso il vuoto ma lui prontamente si aggrappò al collo dell'energumeno facendogli perdere i sensi all'istante per la stretta e con un ultimo colpo di reni lo trascinò con sé verso il vuoto.


Vicky e Indio erano appena entrati nella stanza, avevano fatto in tempo a vedere la scena dei due che scivolavano al di là della ringhiera.
Robert aveva incrociato lo sguardo di Vicky e aveva fece in tempo a sorridere e a mimare un “Ti amo” con le labrra.

Poi sparì nel vuoto.


-No- urlarono in coro i due ragazzi che si precipitarono verso il balcone.

Sporgendosi Vicky fece in tempo a vedere Robert che con un tonfo impattava contro l'acqua della piscina che si trovava proprio sotto il balcone della sua camera.

Si precipitò verso la piscina, correndo a perdifiato.

L'acqua è come cemento se si impatta da una grande altezza.

Vicky si buttò in piscina seguita d Indio, ne riemerse poco dopo, con Robert tra le braccia.
Aveva perso i sensi ma era vivo.
Respirava.

In quell'esatto momento fece irruzione nella casa la polizia, precedentemente chiamata da Indio.

-Sono Indio Downey, vi ho chiamato io, quell'uomo ha tentato di stuprare quella ragazza e ha ammesso di averlo già fatto in passato, inoltre ha attaccato mio padre facendolo precipitare giù dal balcone- disse risoluto
-Ho le prove di quello che afferma il ragazzo- disse Vicky che teneva tra le braccia Robert sdraiato sul bordo della piscina-

Marcus si era alzato, non aveva impattato con l'acqua si era fatto scudo con il corpo di Robert.

“Lei è in arresto, ha il diritto di rimanere in silenzio, tutto ciò che dirà potrà essere usato contro di lei..” iniziò a recitare l'agente.

-Due volte in pochi giorni- disse a bassa voce Indio, mentre ascoltava la frase dell'agente.

Robert aprì gli occhi e mise a fuoco lentamente la figura che lo teneva tra le braccia.
-Piove?- sorrise.
-No- gli rispose Vicky.
-E allora perché sono bagnato?- chiese timidamente.
-Sei finito in piscina, come ti senti?-
-Bene, sono tra le braccia della donna che amo-
-Quanto sei scemo, non fare mai più quello che hai fatto oggi-
-Cioè?-
-L'eroe, hai rischiato la vit..- disse con le lacrime agli occhi.
-Ho fatto quello che dovevo per proteggere la mia Pep- disse sorridendo interrompendola.
-Grazie- disse mentre le lacrime le rigavano il volto
-Adesso è tutto a posto, ci sono e ci sarò sempre per te, dovessi fare un volo di 20 mt un'altra volta-

Vicky si abbassò e gli diede un bacio dolce e casto, che racchiudeva il sentimento puro che li legava.

-Ti amo ma non ci saranno altri voli, promettimelo- disse tra le lacrime.
-Promesso Pep, ti amo-




Note dell'autrice:
Finalmente Marcus le ha prese, come doveva essere, anche se Robert non è uscito molto bene dallo scontro ha pur sempre salvato la sua Pep:)
Volevo fare una precisazione, per chiarire il perchè ho deciso che Marcus avesse una personalità antisolciale e narcisistica, vi riporto brevemente, per chi non lo sapesse, cosa vuol dire avere questo dipo di personalità:

Personalità antisociale (precedentemente definita psicopatica o sociopatica): le persone con questo disturbo di personalità calpestano i diritti e i sentimenti degli altri. Sfruttano gli altri per ottenere vantaggi materiali o gratificazione personale (a differenza dei soggetti narcisistici, che sfruttano gli altri perché pensano che la propria superiorità lo giustifichi). Caratteristicamente, mettono in atto i propri conflitti in maniera impulsiva e irresponsabile, a volte con ostilità e violenza grave. Sono scarsamente tolleranti alle frustrazioni. Spesso non prevedono le conseguenze negative dei propri comportamenti antisociali e poi, generalmente, non provano rimorso o sensi di colpa. Molti di essi hanno una buona capacità di razionalizzare con disinvoltura il proprio comportamento o di darne la colpa agli altri. La disonestà e l'inganno permeano le loro relazioni. La punizione raramente modifica il comportamento o migliora il loro giudizio o la prudenza; di solito conferma la loro visione del mondo come crudelmente privo di sentimenti.

Personalità narcisistica: i soggetti con questo disturbo di personalità sono megalomani; hanno cioè un esagerato senso di superiorità. Le loro relazioni con gli altri sono caratterizzate dal bisogno di ammirazione e sono estremamente sensibili alle critiche, ai fallimenti o alle sconfitte. Quando si trovano di fronte a un fallimento nel soddisfare la loro alta opinione di sé, possono andare in collera o deprimersi profondamente. Poiché si ritengono superiori, spesso credono che gli altri li invidino, e si sentono in diritto di esigere che ci si occupi dei loro bisogni senza aspettare. Quindi possono giustificare lo sfruttamento degli altri, i cui bisogni o le cui convinzioni sono per loro meno importanti delle proprie. Queste caratteristiche spesso sono offensive per le persone con cui hanno a che fare, compresi i medici. Questo disturbo di personalità si manifesta in persone che fanno carriera, ma può anche osservarsi in persone con scarsi successi.

Per quanto riguarda il capitolo, spero di non avere deluso le aspettative di nessuno, non volevo che Robert risultasse come il risolutore che non fa altro che dare una bella lezione a Marcus, doveva esserci qualcosa di più sottile dietro, e grazie al piano di Robert adesso la polizia avrà le prove sufficienti per incriminarlo una volta per tutto.
Porbabilmente il prossimo capitolo sarà l'ultimo:(! Ma non temete ci sono in cantiere altre fanfic (ma non vi posso anticipare nulla ancora:))
Ringrazio come sempre tutti per le recensioni, e volevo dedicare questo capitolo a Mitte2000, che ha tanto atteso questo capitolo, e a PurpleStarDream per aver stimolato con le sue recensioni molte delle idee che mi sono venute in mente e che ho sviluppato nel corso di questa storia!
Fatemi sapere cosa ne pensate, sono ansiosa di saperlo!
Prossimo aggiornamento Lunedì:)
A presto:)

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Capitolo 24
*** Capitolo 24 - The end? ***


Capitolo 24 – The end?



-Signore dovremmo portarla in ospedale per qualche accertamento- disse cautamente un paramedico interrompendo la scena idilliaca tra Vicky e Robert

-Non si preoccupi sto bene-
-Robert devi andare, ti raggiungo in macchina-
-Ma io sto b..-
-Non era una domanda- disse con sguardo serio Vicky ma incontrando lo sguardo di Robert non riuscì a non sorridere.

Lo baciò sulla fronte e lo aiutò ad alzarsi, l'adrenalina iniziava a calare e a fare spazio al dolore delle ferite e dei traumi subiti.

Una volta che Robert fu sull'amubulanza, che partì verso l'ospedale di LA, Vicky tornò in giardino e rimase per qualche secondo immobile a fissare i vetri caduti dalla porta-finestre della sua camera e le chiazze di sangue di Robert dove era rimasto sdraiato dopo che lei lo aveva tirato fuori dall'acqua.

Era ormai calata la notte.
Finalmente tutto era finito.
Marcus era in arresto.
Mancava solo il processo e poi avrebbe potuto scrivere la parola "fine" a tutta quella brutta storia.

Ad un tratto Vicky si accorse che non era sola.

-Come facevi a saperlo?- chiese dando le spalle alla persona dietro di lei.
-A NY quella notte quando l'hai raccontato a mio padre, ho sentito tutto, involontariamente, stavo scendendo a prendere un bicchiere d'acqua e ho sentito che parlavate dell'operazione Rouge così mi sono seduto e non sono più riuscito ad alzarmi fin quando non avete deciso che era ora di andare a dormire- disse con voce ferma e poi sospirò -Mi dispiace-
-Avresti dovuto tornare in camera tua, se avessi voluto dirtelo l'avrei fatto, non credi?- disse Vicky che si era girata e lo stava fissando con occhi di fuoco.

Aveva passato anni a conservare così gelosamente quel ricordo, pensava che raccontarlo l'avrebbe resa vulnerabile agli occhi di chi avesse saputo la verità o peggio ancora sarebbe stata oggetto di compassione o di pena.

Non era questo che voleva Vicky, nè da Indio, né da nessun altro.
Lo aveva già ferito e per questo le dinamiche all'interno del loro rapporto erano cambiate.

-Voglio rimanere sola se non ti dispiace- disse fredda.

Non era arrabbiata con Indio, era arrabbiata con sé stessa se avesse raccontato prima la verità a Robert, a Darma e persino ad Indio, non sarebbero arrivati a quella situazione.
Robert non sarebbe stato in ospedale e lei non avrebbe dovuto spiegare a Darma il perché la casa era mezza distrutta.

Indio non disse una parola, prese le chiavi della macchina e uscì dal cancello, con il cuore colmo di tristezza certo ormai, di averla allontanata per sempre.

Rimase immobile ferma ancora per qualche minuto, poi si ricordò che aveva detto a Robert che lo avrebbe raggiunto all'ospedale, scese in garage e mise in moto l'auto.
In pochi minuti fu al pronto soccorso.

Robert aveva avuto solo una lieve commozione celebrale, ma nulla di grave e qualche taglio al volto e alla testa.

-Dovrai stare a riposo per qualche giorno Mr. Eroe-
-Mi farai tu da infermiera?- chiese malizioso
-Il dottore ha detto riposo assoluto- rispose facendo finta di ignorare il tono di Robert.
-Scommetto che il dottore non avrebbe nulla in contrario- sorrise
-Quanto sei scemo, ti porto a casa adesso- disse ridendo e alzando gli occhi al cielo.
-Hai avvisato Darma che troverà un po' di casino?-
-In effetti ancora no, ma dormirà da Daniel quindi mi preoccuperò domani sera quando tornerà dal lavoro-

Salirono in macchina e Vicky era stranamente silenziosa.

-Cos'hai piccola?-
-Nulla, è che ho chiesto a Indio come faceva a sapere di Marcus e del piano- disse Vicky con fare assente. -Raccontami, volevo chiederglielo anche io. Ci ha salvato entrambi- disse accennando un sorriso.

Vicky raccontò quello che aveva detto ad Indio e in un attimo furono a casa di Robert.

Non appena Vicky scese dall'auto si fermò a guardare la sala prove, la luce era accesa all'interno ma solo un flebile suono di una chitarra usciva dalla porta appena accostata, segno che il gruppo non stava provando.

-E' Indio- disse Robert come se le avesse letto nel pensiero e aggiunse -Quando c'è qualcosa che non va o vuole stare solo a pensare va lì e inizia a suonare sdraiato per terra, lo aiuta a pensare- disse Robert con il tono di un padre amorevole che conosce perfettamente il figlio e poi continuò -Vai da lui e chiaritevi, capisco lo sfogo che hai avuto prima. Non è stato giusto origliare la nostra conversazione, ma se ti conosco almeno un pò so che ti dispiace e sai che l'ha fatto in buona fede, perché ci tiene a te-

Vicky non rispose, si avvicinò a lui e gli diede un bacio a fior di labbra sussurrandogli
-Se una persona davvero speciale, per questo ti amo- e dopo avergli dato un altro bacio concluse -Prima ti accompagno in camera tua e ti aiuto a prepararti, poi passo in cucina a prendere una cosa e vado da Indio-
-In cucina? Hai fame?- chiese sbalordito.
-No ma devo prendere una cosa prima di andare da Indio-
-Va bene non faccio domande, voi musicisti siete troppo particolari certe volte-
-Ha parlato quello che ha prodotto un disco-
-Ma tu come fai a saperlo?-
-Secondo te cos'ho fatto nei mesi in cui siamo rimasti lontani?- disse sorridendo intimidita -Era l'unico modo per starti vicino e quando ho scoperto il tuo cd non ho fatto altro che ascoltarlo, hai una voce bellissima, Indio ha preso da te- -Te l'ho mai detto quanto sei fantastica?- disse Robert con gli occhi liquidi, nessuno aveva mostrato tanto affetto senza un secondo fine nei suoi confronti.

Vicky accompagnò Robert nella sua camera, aveva bisogno di cure anche se cercava di nascondere il dolore che ogni movimento gli provocava.
Si sdraiò in fianco a lui su quel grande letto e gli accarezzo la testa attenta a non sfiorare i numerosi tagli che si era procurato.
In pochi minuti Robert crollò sotto quelle dolci carezze, tutta la stanchezza accumulata, le notti insonni a pensare come incastrare quel farabutto, erano ormai solo un ricordo lontano.
Vicky lo coprì con una coperta leggera e gli lasciò un baciò tra i capelli.
Si diresse in cucina e prese quello che aveva in mente.

-Birra?- esordì Vicky entrando nella sala prove.

Indio, era sdraiato per terra e suonava una melodia leggera cantando sottovoce con gli occhi chiusi.

-Come sta mio padre?- chiese mentre si metteva seduto.
Vicky si sedette di fianco a lui.
-Sta bene, ha molti tagli sulla testa e qualcuno sul volto e ha una lieve commozione celebrale. Il dottore gli ha prescritto degli antidolorifici e qualche settimana di riposo-
-Sono contento che stia bene- disse abbassando lo sguardo e poi aggiunse con tono più allegro -Allora me la dai questa birra?-
-Certo- disse porgendo timidamente la bottiglia verso il ragazzo -Mi dispiace per prima, non ero in me in realtà sono contenta che tu abbia sentito quella sera, o non ci troveremmo in questa situazione ora e non ci avresti salvato- -Dispiace anche a me, quella sera ero davvero triste e sentire la tua storia mi ha intristito ancora di più. Mi dispiace di averti allontanato tutti questi mesi, ero troppo debole e poi quando..ti ho visto con mio padre non ce l'ho fatta e sono andato via, volevo allontanarmi un po' da qui, volevo allontanarmi da..te, ma questo non ha fatto che peggiorare la situazione-
-Quando ci hai visto?-
-Nel parcheggio dopo il concerto, a quanto pare sono sempre nel momento sbagliato al momento sbagliato-
-Non è colpa tua, io e Robert avevamo intenzione di dirtelo non appena Alex avesse ripreso il suo posto nel gruppo così da non creare tensione tra me e te, ma evidentemente la situazione è sfuggita a tutti dalle mani, la cosa importante è che adesso le cose si sono messe a posto, tu sei guarito, Alex e Marcus sono in carcere, e io te e tuo padre stiamo bene. Ti da fastidio se io e tuo padre ci frequentiamo?- chiese a bruciapelo -So che per lui sei più importante di ogni altra cosa-
-Lo so, me l'ha dimostrato a NY, lo vedevo piangere ogni volta che pensava che io dormissi nel mio letto all'ospedale, mentre lui vegliava su di me, ma nonostante quello che provava non mi ha mai fatto pesare il fatto che stava male perché era lontano da te, mi è stato vicino, ha messo il suo ruolo di padre davanti a tutto e l'ho apprezzato. Quando vi ho visto insieme a NY, ho capito che ci teneva davvero a te, era davvero arrabbiato per il fatto che qualcuno ti avesse fatto del male, lo ero anche io, ma la differenza tra le due reazioni era evidentemente-
-E' una persona speciale e anche lui ha sofferto molto, sono contenta di aver trovato un uomo come lui e di aver trovato una persona come te- disse con sguardo dolce mentre prendeva la mano di Indio tra le sue.
-Noi siamo fortunati ad averti trovato Vicky Ellis- rispose con un sorriso.
-Toglimi una curiosità, come facevi a sapere del piano?-
-Dovreste controllare se una persona dorme davvero prima di parlare di cose riservate- disse sarcastico.
-In aereo? Non ci credo! Hai capito questo ragazzino- disse spettinandogli i capelli.

Risero entrambi e passarono il resto della nottata a raccontarsi tutte le cose che erano successe in quei mesi che erano rimasti lontani.

-Che ore sono?- chiese Vicky.
-Le sei- disse Indio.
-Oddio è tardissimo devo ancora sistemare la casa e devo tornare qui ad aiutare tuo padre, se qualcuno non lo tiene d'occhio come minimo è capace di andare ad allenarsi in palestra nel pomeriggio-
-Ne sono sicuro, è peggio di un bambino quando ci si mette! Facciamo così andiamo a prendere un buon caffè e poi vengo ad aiutarti a sistemare casa! Sarai stanca e due mani in più ti farebbero comodo-
-Non posso obiettare-


Uscirono a prendere un buon caffè al molo e in un paio d'ore avevano sistemato la camera di Vicky e raccolto ogni singolo vetro caduto dopo quella furiosa lotta.
Se Darma non l'avesse cercata in camera sua non si sarebbe accorta del danno.



9.30 am

Vicky si stese sul letto accanto a Robert e a quel contatto l'uomo aprì pigramente gli occhi.
Il dolore pervadeva ogni singola cellula del suo corpo.

-Che ore sono?-
-Presto, sono tornata ora. Adesso dormiamo un po'- disse Vicky assonnata.
-Con Indio?-
-Tutto a posto, sono felice al 100% adesso-

Robert sorrise e la tirò a sé nonostante il dolore che quel movimento gli aveva provocato.

-Ti amo- le sussurrò prima di cadere di nuovo in un sonno leggero.



2 weeks later


“Marcus Miller la dichiaro colpevole di stupro, aggressione aggravata, e tentato omicidio. Per i poteri conferitomi dallo Stato della California la condanno a 30 di carcere”

Quelle frasi risuonarono nelle orecchie di Vicky, Robert, Indio e Darma che erano presenti in aula.

Vicky aveva raccontato tutta la vicenda all'amica che era scoppiata a piangere e aveva abbracciato Vicky dicendole  che le dispiaceva molto.
Solo in quel momento le fu chiaro il perchè di tanti comportamenti di dell'amica e perchè odiasse tanto Marcus.

Ed ora era tutto finito, dopo la sentenza Vicky si sentiva il cuore leggero più che mai.

Non appena uscirono dal tribunale Vicky abbracciò Robert che la sollevò da terra e la baciò dolcemente.

Indio e Darma si guardarono dopo aver assistito alla scena.
-I soliti smielati- sorrise Darma.
-Non sono sempre così per fortuna- rise Indio.


Quella sera tornarono fecero una cena tutti insieme per festeggiare e dopo aver tirato quasi l'una, Robert tornò a casa con Vicky nella casa di lei, ormai viveva fisso lì, non si sentiva a suo agio a stare nella stessa casa con Indio e Vicky, non gli sembrava corretto.

-Dovremmo iniziare a cercare una casa tutta per noi-
-Mi piacerebbe tantissimo, così mi prendiamo anche due bei cani-
-Gatti-
-Cosa?-
-Io amo i gatti e voglio due gatti-
-Va bene capo ma avremo anche due cani- sorrise.
-Come vuole MiLady ma adesso è ora di andare a dormire- disse malizioso prendendola per mano.


Salirono in camera e dopo qualche tenero bacio la situazione iniziò a farsi più calda.
Fecero l'amore, si sentivano leggeri, non c'era nulla ormai che pesava sui loro cuori, era tutto alla luce del sole era tutto perfetto.
Provarono sensazioni così forti da sembrare surreali, e si promisero più volte che d'ora in poi la loro vita sarebbe stata sempre così.

Si accoccolò alla sul petto di Robert e gli sussurò
-Ti amo Robert Downey Jr, mi ha cambiato la vita-
Robert sorrise.
-Sono riuscito ad abbattere l'armatura che ti eri costruita intorno, ed io me ne intendo di aramture- rise e poi si fece più serio -Ero sicuro che dentro si nascondeva una persona speciale e per cui valeva la pena lottare-

Le diede un bacio tra i capelli e le sussurrò
-Ti amo Vicky Ellis e a proposito anche tu mi hai cambiato la vita-

Sorrisero entrambi e si lasciarono cullare dal tepore dei loro corpi scivolando sereni e abbracciati tra le braccia di Morfeo. ""





-Vicky sveglia!-
-Darma che c'è oggi non si va al lavoro!-
-Al lavoro? Dormire troppo ti fa male mi sa, siamo quasi arrivate! Dai riallacciati la cintura l'aereo sta per atterrare- -L'aereo?- Vicky aprì gli occhi stordita -Ma dove siamo?-
-Stiamo per atterrare a LA, Vicky non ti ricordi? Siamo partite da Londra!-
-Ma io sono già a LA- disse con gli occhi sbarrati.
-Mi sa che hai fatto un bel sogno, perché non hai smesso di sorridere per tutto il volo, non mi capacito come una persona possa dormire così tanto- disse Darma alzando gli occhi al cielo.
-Un sogno è impossibile! Era tutto così reale! C'era tutta la mia vita lì dentro, tutte le cose che mi sono successe davvero-
-Succede amica mia, si chiama Sogno- disse sarcastica.
-Appena atterriamo chiamo Robert-
-Chi sarebbe questo Robert? Non sei più uscita da quando hai iniziato l'università e sono passati..-
-Tre anni!- la interruppe Vicky.
"Mi sa che è stato tutto un bel sogno, purtroppo" pensò triste e continuò il suo pensiero ad alta voce -In effetti ero laureata in Biotecnologie-
Darma scoppiò a ridere.
-Tu laureata in una materia scientifica? Non è possibile! Se una scrittrice Vicky-
-Lo so chi sono, mi sto lentamente riprendendo da quel magnifico sogno- disse con aria sognante
-Poi mi racconterai, voglio proprio sentire cosa si p inventata la tua mente questa volta- rise

Vicky prese la rivista che aveva tra le mani poco prima che si era addormentata e guardò il volto dell'attore in copertina.




Lesse il nome "Robert Downey Jr" e sorrise.

-Robert- disse a bassa voce.
-Cos'hai detto?- le chiese Darma.

-Ho appena trovato la storia per il mio nuovo libro-



                            
                                                                           The end ?




Note dell'autrice:
Ed eccoci arrivati all'ultimo capitolo :(! E' stata una bella esperienza e per questor ringrazio soprattutto le persone che hanno lasciato delle bellissime recensioni che mi hanno dato la forza e l'ispirazione per andare avanti a scrivere questa storia.

Devo ammettere che era nata tutta un pò per caso da una mia idea folle ma poi a storia ha iniziato a scriversi da sola come se fosse lei ad ispirare me (lo so è da pazzi ma mi è successo questo:p).

Faccio una piccola confessione: questa storia è diciamo la mia autobiografia, romanzata. Non ho incontrato davvero Robert Downey Jr, questo è ovvio, ma la persona che esso rappresenta nella mia storia, qualcuno che ti riporta in superficie quando stai per annegare in mezzo a tutti i problemi che la vita ti sottopone. La storia di Vicky di quello che le è successo nel passato prima che incontrasse Robert è in realtà la mia storia bella o brutta che sia, è la mia, e aprirmi scrivendo questa fanfic mi è stato di aiuto.
Sottolineo che la storia di Marcus è la parte più romanzata del racconto, non è stato tutto così tragico, non ho subito quello che ha subito la nostra povera protagonista, mentre per quanto riguarda l'infazia della protagonista, su quello ammetto che assolutamente tutto vero.


Finita questa breve ma intensa confessione vi anticipo che questa storia avrà un seguito, come avevo anticipato ad alcune di voi.

Vicky scriverà davvero quel libro che avrà un gran successo, tanto che il TeamDowney deciderà di girarci un film. Ovviamente ci sarà Robert, che sul set sarà tanto dolce, quando stronzetto e altezzoso non appena si spengono le telecamere e poi ci sarà l'attrice che interpreterà Vicky, una giovane ragazza al suo primo vero incarico da attrice, tanto dolce quanto insicura, e che si dovrà scontrare con la personalità forte ed eccentrica dell'attore hollywoodiano. Ne vedremo delle belle.

Devo ringraziare (in ordine di comparsa sulle recensioni):
MissHolmes
Erza_chan
PurpleStarDream
Chiccardj
mitte2000
Asgardssd


E ringrazio tutti quelli che hanno messo questa storia tra le preferite/seguite/da ricordare

Ed infine vi lascio con le foto (ormai mio marchio di fabbrica) dei nostri Downey che tanto avete amato.









Questa storia è dedicata interamente ad Asgardssd che anche se silenziosamente, mi ha aiutato e mi è stato di ispirazione fin dall'inizio.
Davvero grazie:)


Vi voglio numerosi nelle recensioni, se non avete mai recensito è il momento giusto per farlo:p
Mi raccomando.

A presto:)


 

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