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Era stato avvisato, non avevano fatto altro per tutta la giornata fino
a fargli venire un terribile mal di testa. Ma lui, no, aveva ignorato
volutamente prima Rose e poi Jackie.
Lui era il Dottore, non un semplice umano. Come potevano dirgli cosa
indossare?
Loro che avevano gusti così eccentrici e poco eleganti, poi!
Quando Rose gli aveva mostrato quegli strani indumenti, l’aveva
guardata con uno sguardo quasi disgustato perché non avrebbe indossato quelle
scarpe enormi e quei pantaloni… cos’erano? Perché erano così gonfi e pesanti?
No, mai e poi mai. E se doveva
correre?
Certo, non c’erano Dalek o Cybermen dietro l’angolo, e lui non era nemmeno in
pericolo, ma non riusciva a staccare la spina e smettere di essere quello che
era.
“Dottore?”
Aveva cercato di fingere e per tutto il tempo non aveva fatto altro
che sorridere, ma Rose era furba e purtroppo lo conosceva bene. Non sentiva più
i piedi e le mani… beh, era un miracolo che fossero ancora attaccate.
Il Capodanno in montagna era
stata un’idea di Pete, perché erano passati anni dall’ultima volta che si era
recato nel suo vecchio, e ovviamente enorme e principesco chalet e intendeva
controllare che fosse tutto in regola. Capodanno in montagna! Che idea stupida.
“Hai freddo, vero?” C’erano alcuni fiocchi di neve sulla treccia
bionda di Rose e lui rimase incantato a guardarla. Era davvero stupenda e felice.
“Non così tanto” mentì, con scarsi risultati.
“Dammi qua.” Gli aveva preso entrambe le mani e le aveva strette a sé,
come faceva un tempo quando dovevano scappare da qualche minaccia aliena.
“Corri!” Le loro dita erano ancora intrecciate quando solo dopo
qualche passo, finirono rovinosamente sulla neve ghiacciata. Felici come non succedeva da tempo.
Nda: Lo so, lo so… ho iniziato una nuova
raccolta quando ancora non ho terminato l’altra, ma non preoccupatevi ho tutto
sotto controllo e nell’altra raccolta (TARDIS) mi mancano solo le drabble
finali.
Però Tennant (grazie, cara!) mi ha
messo questa pulce nell’orecchio e mi sono ritrovata a scrivere su questo pairing, che non è neanche il mio OTP! TENtoo
non mi convince del tutto, e avevo intenzione di scrivere su Clara ed Eleven, ma quando ho letto i prompt
ho cominciato a scrivere come una matta. Quindi… è tutta colpa di Tennant!
Ultimo ringraziamento va come sempre alla mia musa, Jaybree, che prima o poi mi scriverà una Whouffle… giusto??? L'idea del titolo è tutta sua e di Wilde, ovviamente!
Perché
le donne di tutte le specie dovevano comportarsi così? Se ti
rifiutavi di fare una cosa, questo voleva dire che non le amavi o che
le trovavi brutte.
“Ho
detto solo che non è il luogo adatto.”
“E
quale sarebbe, di grazia?”
“Be’,
altrove!”
“Al
supermercato?”
“No,
Rose. Mentre facciamo la fila in cassa non mi pare il momento
migliore e poi, tu e tua madre comprate sempre troppe cose e io ho le
mani occupate.”
“A
lavoro?”
“Neanche.
Tutti mi guardano male quando faccio il mio ingresso. Capisco che ho
fatto esplodere il laboratorio di chimica perché ho cercato di
riprodurre una sostanza altamente instabile. Ma io li avevo
avvisati!”
“Allora
a casa!”
“Tony
è sempre appiccicato a me e a te, Vuoi bloccargli la crescita?
Già c’è tua madre che cerca di rifilargli dei
vestiti assurdi e colorati, poi vede noi… non mi sembra il
miglior modo per educare tuo fratello.”
“Stai
cercando scuse, Dottore.”
“Mi
hai ascoltato, Rose?”
“Zitto
e abbracciami. Non lo fai da tanto, mi manca.”
“Ma
se lo faccio sempre!”
Donne.
Sempre a lamentarsi, potevi regalare loro la Luna e avrebbe
continuato a lamentarsi.
“Tanto
lo so che vuoi le coccole.”
Lui? Un
Signore del Tempo? Lui era il Dottore!
Improvvisamente
sentì i suoi capelli solleticargli il viso e quel suo profumo.
Vaniglia e rose.
Dopotutto
Torchwood l’aveva beccato viaggiare con sua suocera. Un
abbraccio in più, uno in meno non avrebbero peggiorato la sua
reputazione.
Lui era il
Dottore!
Nda:
Ed eccoci con il secondo capitolo e con una scenetta comica e anche
un po' romantica. Il Dottore può anche lamentarsi, ma tanto
non sa resistere né a Rose né alle donne. Tsè!
Prossimo
capitolo: Gaming/Watching a movie e devo dire che è il mio
preferito.
“Non
devi fare così, Tony, devi aspettare di essere vicino e quando
sei sicuro di beccarlo… spari! Capito? Fiuta la preda,
inseguila e quando sai che non può scappare, ecco, quello è
il tuo momento.”
“Tatatatata!”
Il bambino aveva premuto il tasto del computer per sparare, ignorando
i suoi consigli.
“Fiutare
la preda! Perché voi umani non ascoltate mai i consigli?”
“Lo
sai, vero, che stai parlando ad un bambino di sette anni?” Rose
era intervenuta una volta vista la sua espressione dispiaciuta.
“Io
volevo solo aiutarlo! Sono bravo a sparare.”
“Ma
tu non eri il pacifista che andava in giro con un cacciavite sonico e
ripeteva che quella era la sua unica arma e che mai e poi mai sarebbe
sceso così in basso da usare una pistola, benché meno
un mitra?”
“Vai,
John, Tocca a te.” gli aveva detto il bambino.
“Grazie
Tony. Sì, Rose. Io sono una persona che aborra la violenza,
non farei mai del male a una mosca… ma tu guarda questo
zombie! Vattene! Sì… stavo dicendo che bisogna
soprattutto parlare e poi… oh, ma vuoi morire? Tatatatata!”
Nda:
Ed
eccoci con la terza flash, la mia preferita, perché io adoro
vedere John in questi contesti e molto più rilassato che con
le vesti di Dottore.
Sudava
terribilmente, eppure non faceva così tanto caldo.
Aveva anche le mani tutte appiccicose e non capiva il motivo. Certo,
una volta vista Rose vestita in quel modo, con quell’abito
aderente ed elegante aveva sentito cadere tutti i muri che aveva
eretto in quei novecento anni.
Non era una
persona che s’innervosiva per una semplice uscita, né
tanto meno un uomo che arrossiva perché la propria fidanzata
gli aveva sorriso. Diciamo che era umano da troppo poco tempo e non
sapeva ancora ogni cosa!
Forse era
quello la ragione: sentiva un’infinità di emozioni e ne
conosceva solo una parte.
Stava forse
impazzendo? Era come quel Dalek che era stato toccato da Rose ed era
cambiato?
Oh mamma,
stava per caso morendo?
Più
la guardava sorridere e più il suo cuore, il suo unico cuore,
sembrava volergli uscire dal petto.
“Rose,
forse è meglio se vado in ospedale.”
L’aveva
vista impallidire prima che le sue mani si posassero gentili sul suo
viso. “Dottore, che succede?”
“Sto
per avere un infarto. Forse. C’è un’alta
probabilità che il mio cuore si fermi da un momento
all’altro.”
“Cosa
ti senti?” Ora era veramente preoccupata ed era solo colpa sua.
“Quando
ti ho visto ho cominciato a sudare come un matto e il mio cuore…
batte all’impazzata!”
“Aspetta,
stai dicendo che tutto è cominciato dal momento in cui mi hai
vista?”
Le pieghe
sulla fronte di Rose cominciarono a distendersi lievemente.
“Sì,
brava!”
“Sei
nervoso, Dottore?”
“Co-..
cosa? No. Cioè un pochino. Ma non tanto, in una scala da una a
dieci avrò raggiunto un milione, però credo di riuscire
a gestirlo. Bisogna solo razionalizzare il tutto, respirare e ogni
cosa sparirà.”
Aveva
chiuso gli occhi per poi riaprirli dopo qualche secondo.
“Ti
senti meglio?”
“Ora
sto a un miliardo.”
Rose aveva
iniziato a ridere, perché non si trattava di un vero infarto.
Il Dottore sembrava un adolescente alle prese con la sua prima cotta
e tutto ciò lo trovava assolutamente adorabile.
“Non
sarà perché è la prima volta che usciamo soli?”
“No,
ma che dici? Mica sei un mostro a tre teste che a fine cena mi
divorerai! Ne hai una, ho verificato io stesso… solo che…”
“Solo
che?”
“È
strano. Essere qua e decidere il ristorante dove andare a cena.”
“Non
ti piace?” Un’ombra di tristezza era ora visibile negli
occhi di Rose.
“È
strano, ma bello. Pizza o pasta?” aveva chiesto con il suo
solito sorriso.
“Voglio
te. Posso mangiarti?”
“Lo
sapevo io che eri una specie di donna cannibale! Certo non avrai tre
teste, ma diamine… ti sei mai vista quando mangi hamburger e
patatine? Orribile! Disgustoso!”
“Dottore,
vuoi ancora finire all’ospedale per lesioni multiple?”
“Pizza…
sì, pizza. Ti ho già detto che sei stupenda stasera?”
Nda:
Io mi diverto troppo a scrivere commedie su di loro... Ten o meglio,
la sua versione umana è così adorabile e Rose così
scemotta!
Prossimo
appuntamento con...kissing... chissà che combinerà il
nostro John.
Quando
Rose doveva dare una cattiva notizia a John, preferiva mandare suo
fratello Tony che, con un semplice sorriso, e qualche parolina
gentile riusciva a dirgli qualsiasi
cosa,
anche la fine del mondo. E quella era di gran lunga una bomba che non
avrebbe mai voluto sganciare.
(Stava
scappando, ecco, e se avesse potuto non avrebbe esitato a fuggire in
qualche galassia lontana anni luce dalla Terra, o dalla versione
parallela di essa, o per farla breve, dal suo salotto.)
Guardava
suo fratello parlare con John in cerca di qualche reazione ed
esitava. Da quando si mangiava le unghia?
(Come
aveva potuto mandare Tony per sapere se a John piacevano i bambini?
Certo che li amava! Però era un altro paio di maniche se il
bambino era suo e ad essere in attesa era lei e non la vicina di
casa.)
Tony
aveva i pollici in su e John la stava guardando con occhi incerti.
(Aveva
capito, per caso?)
Si
era avvicinata al divano e vi si era seduta lentamente alla ricerca
delle parole adatte.
(John,
sono incinta. Oppure, avremo un bambino… non sei contento,
tesoro? Saremo in tre, fantastico! Dio, preferiva un colloquio con un
intero esercito di Cybermen!)
John
era rimasto in silenzio e le aveva sorriso.
(In
effetti, lo aveva fatto anche di fronte ad un esercito di Dalek…)
“John,
io…”
Non
aveva ancora finito di parlare che lui si era avventato sulle sue
labbra in un bacio che sembrò darle la forza necessaria, non
solo per affrontare l'argomento, ma anche per diventare madre.
“Ho
un ritardo!”
(Perché
era sbiancato, ora? Persino Rose, la sua versione canina, era corsa
da Jackie in cucina.)
Ancora
una volta si era allungato verso di lei per baciarla, mettendo a
tacere ogni sua paura.
(Non
era stato poi così difficile... e lei che aveva immaginato
catastrofi su catastrofi!)
“Tranquilla,
non avevamo mica stabilito un orario per andare a cena.”
(No,
forse era meglio procedere con i disegnini e ricordarsi chi aveva di
fronte: l'unico uomo al quale sfuggivano le cose più evidenti,
ma capace di fare calcoli impossibili in pochi minuti.)
“È
meglio se cominciamo dalle basi. Quando un uomo e una donna si
amano...”
NdA:
Sono imperdonabile, lo so! Sapete quante volte mi sono ripromessa di
aggiornare? Per di più questa flash non mi convince del
tutto... ho voluto immaginare qualcosa di diverso perché il
prompt era fin troppo scontato. Vada per il bacio, ma volevo mettere
una scenetta comica e qui sono iniziati i problemi... alla fine mi
sono ricordata di Nine che non vedeva le cose più evidenti e
nella prima puntata guardava il London Eye e non capiva dove volesse
andare a parare Rose. Un vero tonto, insomma.
Ho
usato una tecnica diversa per far parlare Rose, ovviamente i suoi
pensieri sono quelli tra le parentesi!
Perdonatemi
per il ritardo (scusate il gioco di parole!), cercherò di
aggiornare sempre in un solito giorno e proprio per essere costante
sto portando a termine TARDIS, mi mancano le ultime tre drabble e poi
potrò completamente dedicarmi al nostro John!
Jackie Tyler aveva conosciuto il Dottore, anzi due versioni di
esso e aveva capito sin da subito che la normalità non era uno dei fattori
dominanti del suo DNA.
Era alieno, e parecchio strano, oltre a essere completamente pazzo
il mercoledì - giorno in cui portavano Tony al parco giochi e John era il primo
a entrare in macchina e l’ultimo a lasciare l’altalena.
Certo neanche suo cugino Matt e sua nipote Lizzie
erano normali al cento per cento, e infatti aveva
imparato a passare sopra ad ogni cosa stramba; non strabuzzava più gli occhi
ogni volta che ne succedeva una perché sapeva che il suo adorabile genero amava
farla impazzire.
Jackie Tyler era anche una donna orgogliosa e, per questo,
preferiva non dargli soddisfazione, piuttosto preferiva limitarsi a guardarlo
in modo del tutto innocente,- aveva fatto tanta
pratica con Pete -e continuare con il lavoro che stava facendo.
Per questo motivo non batté ciglio quando vide John con degli
strambi calzini con cuoricini rosa e gialli- era
sicura di averli visti indossare a sua figlia- e nemmeno quando vide Rose con
un completo molto simile a quello che usava indossare suo genero quando era
ancora il Dottore.
Erano le cinque del pomeriggio e aveva tutta l’intenzione di
finire il suo tè e niente glielo avrebbe impedito.
NdA:
Adoro Jackie… si era capito? Ce ne sarannoaltre con lei, perché è unfenomenodi
donna!
Come sempreviringrazio per avermiletta e per seguirmisempre.
“Rose,
io non credo che potremo mai vincere con questo travestimento.”
“E
perché? Secondo me, siamo perfetti.”
La
ragazza aveva pensato e ripensato a come potevano vestirsi per la serata in
costume e nulla, nessuna idea sembrava essere quella che avrebbe permesso loro
di vincere la competizione.
Rose
voleva vincere, lo desiderava disperatamente. Ed era
tutta colpa di Lara Clegg, ossia della sua acerrima
nemica ai tempi del liceo, ovviamente nel mondo parallelo, dato
che qui poteva solo abbaiare e ricevere grattini sul pancino.
Perché
Rose era sempre arrivata seconda nelle sfide, perennemente battuta da quella
ragazzina smilza e senza un minimo di fascino, ma con idee stramaledettamente
geniali.
“Ti
dico di no.”
John
aveva continuato a fissare quel lenzuolo bianco col quale si era coperto e
pensato di darsela a gambe. Avrebbero potuto vestirsi come imperatori o come
qualche personaggio storico che avevano conosciuto, e
invece Rose aveva preso un semplice lenzuolo bianco e una bicicletta e l’aveva
fissato con uno sguardo deciso.
“Fidati,
la vittoria è nostra e tu sarai E.T.Tu sei un alieno e io sono un genio!”
“Veramente
sono umano.”
“Non mettere i puntini
sulle "i", tesoro.”
Forse poteva usare la bici
per scappare.
NdA: Ok,
so benissimo di aver scritto una flash ridicola, ma il
prompt non ha aiutato per niente e fidatevi, ce ne
sono di peggio. Quindi, perdonatemi e cercate di
dimenticare Tennant col lenzuolo bianco su una bici… ahahah! Sono una cretina, lo so.
Alla prossima settimana con un capitolo quasi
normale: Shopping.
Quando
Rose aveva chiesto a John di andare al supermercato per comprare del burro, si
aspettava di vederlo tornare dopo dieci, quindici minuti al massimo.
Dopotutto
non doveva neanche andare molto lontano di casa, quindi era rimasta in cucina a
guardare la televisione in attesa del suo ritorno. Peccato che fosse passato
più di mezz’ora e di John non si vedesse neanche l’ombra. Dove diamine era finito?
Il
suo cellulare era rimasto sul tavolo, quindi non le restava altro che
aspettare, sperando che sua madre non perdesse la pazienza e cominciasse a
gettare piatti in direzione di John una volta che lui avesse varcato la soglia.
E se gli fosse
successo qualcosa? Dopotutto era umano da così poco tempo che poteva essere paragonato ad un bambino, con un mix di Donna Noble
che lo rendeva un tantino esuberante nei gesti e nel modo di parlare. No,
avrebbe aspettato come una persona normale, dopotutto era quello che stavano
cercando di essere, giorno dopo giorno.
Fu
solo dopo un’ora che sentì la voce squillante di John e fu difficile trattenere
sua madre dal saltargli al collo quando si presentò a mani vuote e con un
enorme sorriso stampato in viso.
“E
il burro?” chiese con tutta la pazienza possibile.
“Ti
rendi conto di quanto sia grasso? Ho cercato in tutti i supermercati e guardato
tutte le etichette di tutte le marche di burro, e Rose, se non ti permetterò di
mangiare certe schifezze e di ingrassare come Jackie.”
Fu
allora che, con un certo sadismo, lasciò la presa di sua madre, dandole la
possibilità di sfogarsi a suo piacimento e ricordandole che la normalità era un
puntino davvero, davvero lontano.
NdA:
Jackie, il mio mastino preferito, ahaha! Scusate, ma
ve l’ho detto: io amo mamma Tyler e potrei scrivere tutte le
flash con lei. Questa volta il prompt era decisamente migliore rispetto a quello precedente e devo
dire che non mi aspettavo di rimanere in vita dopo averlo pubblicato. Va beh,
tanto la fine arriverà con un altro capitolo… ahi ahi!
Prossima settimana con Hanging
out withfriends! A
prestissimo gente!
Quando
Stacy le aveva detto di essere in attesa del suo
primo figlio, aveva esultato con lei perché erano anni che cercava di rimanere
incinta. Era una notizia fantastica e Rose non poteva rimanere indifferente a
così tanta felicità, anche se questo voleva dire cercare una nuova assistente
che sopportasse le stravaganze di John.
Alle
dodici erano iniziate le selezioni e Rose poteva scommettere sul numero di
persone che erano scappate una volta conosciuto John e capito con chi avrebbero avuto a che fare.
Fu
per questo motivo che decise di incamminarsi verso l’ufficio del suo fidanzato
a Torchwood, in modo da monitorare la situazione e,
in caso, placare gli animi.
Di
certo non si aspettava di trovare lei,
seduta placidamente che parlava ininterrottamente delle sue ultime esperienze
lavorative, convinta di sostenere un classico colloquio di lavoro.
“Quindi? Ha intenzione di
restare imbambolato tutto il giorno a fissarmi o si decide ad assumermi,
facendo la prima mossa saggia della sua vita?” aveva esclamato Donna Noble, leggermente infastidita.
“Sarà un piacere averla tra i nostri dipendenti,
e anche il signor Smith ne è entusiasta. È solo timido, non si preoccupi.” Rose
si era vista costretta a intervenire, visto che il suo
fidanzato era rimasto muto e con gli occhi spalancati dalla sorpresa.
“Io…
io sono convinto che saremo un’ottima coppia.” aveva esclamato lui, un tantino
impacciato, cercando di riprendersi.
“Coppia?
Io non ho nessuna intenzione di venire a letto con il mio capo, ha capito?”
Ecco,
era esplosa! “Signorina Noble,
credo abbia frainteso il signor Smith e sono convinta che riuscirete ad andare
d’accordo. Che ne dice di unirsi a noi per il pranzo?”
L’aveva
vista rifletterci su, prima di risponderle. “Se pagate voi…
così almeno mangia e mette su un po’ di carne. Non ho
mai visto un uomo così magro!”
Era
un lunedì mattina e Rose Tyler si era incamminata a fianco di John e Donna Noble, consapevole che la loro vita avrebbe avuto una
scossa decisamente notevole.
NdA: Potevo non scrivere della
migliore companion di sempre? Donna Nobleç_ç
Scusate,
mi commuovo sempre quando scrivo o leggo qualcosa su di lei… il suo destino è
stato così ingiusto! Comunque, bando alle ciance, vi è piaciuto questo
capitolo?
Prossima
settimana con “With animale ears”,
altro prompt assurdo che ci hanno
propinato, ma su cui per fortuna ho già scritto! Quindi,
baci e alla prossima!
Quella
sera Rose era davvero stanca e non vedeva l’ora di raggiungere
casa per buttarsi sul divano e guardare la televisione, magari
abbracciata a John. Peccato che non sarebbe stato possibile visto che
era il compleanno di suo fratello, inoltre aveva promesso a sua madre
di aiutarla con i bambini, quindi non si sarebbe riposata prima di
una certa ora.
Immaginava
già cosa avrebbe trovato, e fu con un certo timore che aprì
la porta di casa.
A
stupirla non fu il fatto che sua madre fosse tranquillamente seduta e
che sfogliasse pigramente una rivista, ma il silenzio che regnava in
quella stanza.
Dov’erano
tutti i bambini?
“Mamma,
tutto bene?”
“Certo,
cara.”
Rose
continuava a non capire. “Non dovrebbe esserci la festa di
Tony?”
“C’è
infatti. Sono tutti nella sala giochi.”
Se
c’era una cosa a cui non riusciva proprio abituarsi era la
vastità della casa in cui abitavano, certo non era come il
Tardis, ma c’erano davvero troppe stanze.
Quando
arrivò a destinazione, trovò tutti i bambini seduti
sull’enorme tappeto che ascoltavano rapiti il suo fidanzato che
indossava delle buffe orecchie di lupo.
Ma
che diamine?
“Tony,
cosa state facendo?” Una volta trovato il fratello, aveva
cercato di capire quell’assurda situazione.
“Sorellina!
John ci sta raccontando la favola di Cappuccetto Rosso e del lupo
cattivo che, stanco di essere cacciato, decise di fare un’alleanza
con i tre porcellini Dalek e la strega cattiva pur di essere
accettato e amato da Biancaneve.”
“Cosa?”
aveva esclamato sorpresa e un tantino confusa.
“Sssh,
Rose! Siamo arrivati alla parte in cui si uniscono anche Hansel e
Gretel e voglio vedere come riescono a farla franca con i malefici
sette nani.”
Con
calma prese posto a fianco del fratello, pronta ad ascoltare le
parole di John, il lupo cattivo.
Quando Tony si era avvicinato e gli aveva
rivolto quello sguardo, quello che usava Rose ogni volta che aveva
bisogno del suo aiuto o stava per chiedergli qualcosa di impossibile, aveva
capito quanto i due fratelli fossero simili. Anche troppo, visto che riuscivano
a manovrarlo come un burattino, senza che lui opponesse la benché minima resistenza.
“Solo per qualche ora", gli aveva chiesto,
e lui aveva acconsentito; dopotutto nessuno l’avrebbe saputo e la sua
reputazione sarebbe rimasta intatta.
Aveva calcolato tutto nei minimi dettagli: alle
cinque del pomeriggio lui e Tony si sarebbero recati dall’amichetto Mark, dove
avrebbero gareggiato e portato la coppa a casa come miglior travestimento. Ci
avevano lavorato a lungo, e tutto all’insaputa di Rose e degli altri, proprio
perché John si vergognava tantissimo, ma dato che Pete non sarebbe stato in
grado, si era sacrificato, anche se malvolentieri.
Mancavano cinque minuti all’orario previsto,
quindi si erano diretti verso l’uscita di casa, camminando in casa proprio come
dei ladri, per evitare sguardi indiscreti da parte del personale che lavorava
per i Tyler.
Avevano spalancato la porta con tutta l’energia
possibile, pronti per vincere e soprattutto per uscire in fretta; non calcolando
quale giorno della settimana fosse.
Era venerdì e come tutti i venerdì, Pete aveva
organizzato una partita di golf nel loro enorme giardino di casa e furono i
componenti del Club che John e Tony si ritrovarono davanti, mentre loro
indossavano degli strani vestiti.
“Vestiamoci da Super Sayan!” gli aveva chiesto Tony e lui si era appassionato a
quella serie animata, forse perché anche lui era un alieno che si sforzava di
essere umano.
E in quelle vesti, ossia con indosso un’assurda
tuta arancione, uscirono di casa davanti a una decina di sguardi allibiti, pronti
a tutto pur di vincere.
NdA: Per qualsiasi critica su
quanto sia stupida questa storia rivolgetevi a chi ha ideato il prompt! Dopo Cosplaying, non mi
aspettavo un altro simile!
Perchého scelto Goku? Che domande! Io ho un debole per
quel manga e a testimoniarlo ho un suo mega poster davanti al letto ;)
Stare
con John era molto più complicato di quanto si potesse immaginare e Rose aveva
dimostrato più di una volta di avere una pazienza immensa.
Dopotutto
aveva attraversato mondi pur di raggiungerlo, era ovvio che non
si sarebbe mai arresa, almeno non al primo tentativo.
Rose
aveva anche capito che pur essendo umano, una parte di
lui era ancora un Signore del Tempo, un esponente piuttosto timido della sua
specie, e si abituata al fatto che la tenerezza o il romanticismo fossero del
tutto assenti nel suo DNA.
Sappiamo
tutti cosa desiderano le donne, però. E Rose era una
di quelle, un’esponente piuttosto testardo e orgoglioso
a dirla tutta; per questo motivo le piaceva mettere in difficoltà John con
atteggiamenti anche fin troppo espliciti.
Erano
andati a casa di Jackie e Pete per la consueta cena
del giovedì e, finito di mangiare, si era appartati-o meglio dati alla macchia per evitare
le chiacchiere di Jackie-in giardino su uno dei tanti gazebo
dell’enorme villa Tyler.
Rose
Tyler non poteva rinunciare a una sì tale fortuna, e
così si era avventata sulle labbra di John, comportandosi come una di quelle piovre
che avevano incontrato sul pianeta Ventosum e dalle
quali erano scappati a gambe levate.
Da
quanto tempo non si lasciava andare in quel modo? Forse dai tempi del liceo,
quando usciva di nascosto da casa per incontrarsi con
Mickey e provare nuovi baci e nuovi limiti.
Ahimè,
Rose Tyler aveva imparato che c’era sempre qualcosa che li disturbava, se non
era un Cyberman o un Dalek
in cerca di vendetta, poteva essere una stella che bruciava molto più
velocemente giusto per impedire al Dottore di terminare un’ultima benedetta
frase.
“Cosa state facendo?” aveva chiesto ingenuamente Tony,
vedendoli così vicini.
Si erano staccati velocemente, completamente
imbarazzati. “Nulla, nulla.” La voce di Rose era ancora un
filino roca per l’eccitazione provata e dovette schiarirsi la gola per
poter proseguire. “Stavo giusto aiutando John a togliere un pezzo di carne
incastrato tra i denti.”
“Lo
aiuto io, sorellina. Ti presto il mio filo interdentale, John, e ti mostro come
si usa… ce l’hanno spiegato a scuola.”
“Ehm,
certo.”
Mentre
osservava suo fratello afferrare la mano del suo fidanzato e tirarlo verso di
sé, Rose Tyler sapeva che avrebbe aspettato un’altra eclissi solare o fine del
mondo per poter apprezzare nuovamente le labbra di
John.
Rose
Tyler, però, aveva tutto il tempo necessario, anzi una
vita intera.
NdA: Tony, il piccolo guastafeste… ma
sì, dopotutto lo sappiamo come i fratelli/sorelle ci disturbino sempre nei
momenti importanti!
Capitolo
sempre con un po’ di romanticismo e comicità, come piacciono a me, e spero sia
di vostro gradimento. Ci vediamo la prossima settimana, verso la fine, visto che da mercoledì sarò a Ibiza (evvvvvvvai!)
mi aspetta! A presto!
“Dottore, ho voglia di gelato. Anzi, tua figlia ti
implora di andarlo a prendere.”
“Sei proprio sicura sia lei a volerlo e non tu?” aveva domandando
con un pizzico di divertimento.
“Al cento per cento. Tocca la
mia pancia e ascolta...” Gli aveva afferrato una mano
e l'aveva poggiata sulla sporgenza, ormai sempre più evidente. Era al quinto
mese e improvvisamente aveva cominciato a sentire alcuni languorini
e voglie difficili da scacciare.
Ora, per esempio, sentiva il bisogno disperato di una vaschetta di
gelato al cioccolato e fragola, con tanta, tantissima panna e anche qualche cookies.
“Io non sento nulla e mi dispiace, ma non avrai il tuo gelato!”
Rose gli aveva rivolto uno sguardo
incredulo. “E perché?”
“Sono le undici di sera e non ho la minima intenzione di uscire
per andarlo a comprare, ecco il perché! Domani mi devo
svegliare alle cinque per andare a Leeds con tuo padre, lo sai.”
“Se è per questo, mia madre ha comprato la vaschetta giusto ieri. Ti prego, ti prego, ti prego!”
John aveva continuato a leggere, sperando che Rose si stancasse e
riprendesse a dormire.
“Ho capito, uomo crudele! Come sempre
farò tutto da sola...”
“Non c'è bisogno di alzarti, Rose.”
“Me l'hai già portato? Tu sì
che mi conosci! Dove l'hai messo?” Gli aveva rivolto uno
sguardo adorante.
John aveva chiuso il libro, sapendo benissimo quale sarebbe stata
la reazione di Rose unavolta
aperto bocca. “A dire il vero, l'ho finita io stamattina.”
“E com'era?” aveva domandato inaspettatamente la ragazza.
“Oh, non eccezionale, però sembrava brutto rimetterlo in freezer e
mi sono visto costretto a finirlo.”
“Povero caro! Ti
auguro di sentirti male stanotte.” Si era alzata dal letto e, afferrati i
jeans, li aveva gettati addosso a John.
“E questi?”
“Non vorrai mica andare in pigiama in gelateria... e non
cominciare a dire che hai duellato con quello!” Si era sdraiata nuovamente sul
letto e rivolto un sorriso ampio. “Hai trenta minuti a
partire da adesso.”
NdA: Brutto, brutto e cattivo John!
Non si toglie il gelato ad una donna incinta… Doc, portalo anche a noi. Pistacchio e cioccolato, per
favore.
A parte
gli scherzi non invidio per nulla John, le donne incinte e i loro sbalzi
ormonali sono terribili!
Il
prossimo capitolo sarà quello temuto da tutte noi che abbiamo iniziato questa
raccolta: il prompt più assurdo, ossia Genderswapped(Cambio di sesso) e ne
vedrete delle belle.
Alla
prossima settimana e grazie a tutti voi che commentate o semplicemente leggete
questa mia raccolta.
Tra qualche giorno sarebbe stato il compleanno di Rose e John
aveva pensato a lungo al regalo perfetto per
sorprenderla. Ormai era quasi una settimana che se ne stava rinchiuso nel suo
laboratorio e non aveva trovato un’idea decente, inoltre il suo comportamento
aveva cominciato a insospettire Rose, visto la sua poca abilità nel raccontarle
bugie.
Jackie non faceva altro che rivolgergli sguardi infuocati, mentre
Rose trascorreva le nottate a chiedergli se la trovasse ancora affascinante,
nonostante la gravidanza e i chili di troppo.
Se non finiva in serata, avrebbe passato
un’altra notte ad ascoltare le lamentele di una donna incinta che credeva di
aver perso la sua bellezza.
“Eccoti, finalmente! Questo posto è un labirinto.”
“Oh, Jackie. Che ci
fai qui?” Tra tutte le persone che voleva evitare c’era sua suocera, proprio in cima alla lista.
“Era da tanto che volevo vedere il tuo buco. Interessante… e sporco. Cos’è quest’affare?” Aveva preso il primo oggetto a portata di mano
e cominciato, come al suo solito, a creare disastri.
“Mettilo giù, per favore. Potrebbe essere pericoloso se usato con
leggerezza.”
“Cosa vorresti dire? E mi spieghi perché
sei sempre qua? Dimmi la verità!”
“Per tutti i Dalek! Non ho un’amante, sto solo cercando di lavorare.” aveva esclamato,
esasperato.
“Non me la conti giusta, tu. E questo cos’è?”
“No, quello no!” Negli occhi di John era comparsa un’ombra di
paura.
“Perché? Ripeto:
tu mi nascondi qualcosa.” Aveva cominciato a giocherellare con i tasti, come se
fosse la cosa più normale del mondo.
“Domani saprai tutto, te lo giuro, però non toccare nulla.”
“Non ho la minima intenzione di
ascoltarti, parla adesso e smettila di fare tutte queste sceneggiate per uno
strano aggeggio. Non succederà nulla se abbasso questa! Sei troppo melodrammatico!”
John aveva osservato incredulo Jackie abbassare la leva dello psico-innesto, dopodiché si ritrovò sballottato altrove, o
meglio nel corpo di qualcun altro.
Era strano e morbido, e indossava dei vestiti con dei colori
davvero sgargianti.
“Restituiscimi il mio corpo.” le aveva chiesto, implorandola.
“Oh. Oh… sono… sono te. Sei così magro e sodo. Ora capisco perché piaci così tanto
a mia figlia. Mi ricordo che a diciassette anni avevo anch’io un fidanzato
magro, però con la carne nei punti giusti. Era così eccitante!”
“Jackie!”
“Niente melodrammi, John e su, divertiti un
po’. Hai il mio corpo, sei molto fortunato!”
No, non avrebbe mai finito il regalo prima dell’indomani e avrebbe
rimpianto gli sfoghi di Rose quella sera.Ne era assolutamente convinto.
NdA: ahahhahaha,
lo so, I’m anidiot! Però su, ragazzi, con quel prompt
assurdo non penserete mica che sarebbe uscito qualcosa di
decente. Avrei dovuto fare come Tennant e scrivere
una storia con i personaggi invertiti, ma volevo una
flash che si collegasse alle altre e che continuasse il filone. Quindi come sempre, perdonatemi e andiamo avanti!
L’intenzione di John era di entrare velocemente in camera e di
prendere la giacca dentro l’armadio. Aveva una riunione al Torchwood
e non amava presentarsi senza il suo indumento preferito; come un amuleto lo
aveva sempre protetto dai pericoli e una parte del suo inconscio era restìo a separarsene.
Entrare ed uscire, anche perché era già in ritardo rispetto
alla sua tabella di marcia e non voleva essere sgridato da Rose. Dall’inizio
della gravidanza aveva assistito a una serie di sbalzi d’umore che, anziché
diminuire, andavano ad aumentare ogni giorno, lasciandolo sempre esausto e
confuso, visto che veniva accusato di qualcosa un’ora
sì e una no.
“Sono gli ormoni,” gli aveva detto
Jackie. “Passerà. Forse.”
Entrare ed uscire. Eppure non aveva potuto frenare il
suo maledetto istinto quando l’aveva visto, e ovviamente non aveva esitato un
attimo a indossarlo.
Ne aveva visti di simili soprattutto come arme di difesa, e anche
lui li aveva usati in passato, seppur con un pizzico di vergogna; non erano
abbastanza di moda secondo i suoi gusti.
“Cosa stai facendo?” aveva chiesto
Jackie, alla vista di John con indosso uno dei vestiti premaman di sua figlia.
“Nascondevo le mie armi e mi preparavo alla battaglia ormai
imminente!”
“Col vestito di Rose?”
“Non è un vestito, è una corazza,” aveva
risposto prontamente lui.
“Mi sa che Rose dovrà crescere due bambini, non uno.”
E con quella frase enigmatica, almeno per lui, era uscita dalla
camera, lasciando a John tutto il tempo necessario per provare anche le altre
armature.
NdA: No, non sono morta. Ho
semplicemente iniziato a lavorare in un posto nuovo e non ho avuto un po’ di
tempo né per me né per la scrittura. Cercherò di essere più puntuale, anche perché
ho finito di pubblicare TARDIS e questa raccolta mi ha sempre divertito tanto! Cosa
ne dite di questo prompt e flash? Vado a lavorare nei
campi? Cosa sono quei pomodori?
Alla prossima settimana con… Duringtheirmorningritual!
“John?”
“Mmh.”
“John?”
“Mmh.”
All’ennesimo mugolio, si era vista costretta a sferrare una violenta gomitata all’uomo che dormiva beatamente al suo fianco, nonché suo fidanzato quasi alieno e parecchio strambo.
“Ouch!”
“Pensa che tua figlia sgancia dei destri anche più forti e forse mi capirai.”
A quel punto John si era completamente svegliato e aveva fissato Rose, aspettando di conoscere il motivo di quel brusco risveglio.
“Sei sempre adorabile di mattina. Cosa succede?”
“Succede che, come ieri e il giorno prima e quello prima ancora, non riesco ad alzarmi e la vescica sta per scoppiarmi. Potresti aiutarmi?”
Aveva parlato, accarezzandosi il ventre sempre più prominente e che ormai le impediva di muoversi agilmente. Altro che correre, l’unico movimento possibile era rotolare.
“È urgente?”
Rose era sempre più imbarazzata. “Ti prego, mi scappa!”
“Va bene, va bene… però poi torno a dormire. Sono solo le sette ed è domenica.”
“Vorrei vedere te con questo enorme pancione!” L’imbarazzo si stava trasformando in un crescente nervosismo.
“Non sono io quello che mangia sempre gelati!” Si era alzato e aveva cominciato a tirarla verso di sé con l’intenzione di sollevarla. Doveva essere facile, se solo Rose non pesasse quasi più di lui.
“Ce l’hai quasi fatta. Dai, John!”
Sembrava che stessero affrontando un’ emergenza aliena e non una semplice vescica piena.
“Sì! Ce l’abbiamo fatta!”
Rose rimase però ferma senza mostrare la benché minima voglia di andare in bagno, cosa che fino a qualche secondo prima era l’unica cosa che le importasse.
“Rose?”
Fu allora che si accorse della camicia da notte completamente bagnata. “Troppo tardi?”
“Credo che ci siamo, invece.” Rose non era mai stata così pallida e nervosa. Mai, neanche di fronte a un intero esercito di Dalek.
“Sono le sette del mattino!” si era lagnato lui.
Anche se in procinto di partorire, niente riuscì a impedire a Rose Tyler di sollevare John per le orecchie. NdA: Sono imperdonabile, ma torno dal lavoro sempre troppo stanca per scrivere e quindi mi cappotto sul letto e vado in letargo. Perdonate questa fanwriter troppo impegnata e stanca!
Prossimo appuntamento con... Spooning, ossia amoreggiare! Mentre lo scrivevo avevo gli occhi a cuoricino :)
Non riusciva a smettere di guardarla e di baciarla. Aveva provato
a chiudere gli occhi e ad allontanarsi lentamente da lei, ma alla fine si
ritrovava sempre lì, al suo cospetto e a baciarla. Forse, avrebbe dovuto
portarla con sé al Torchwood ed eseguire alcuni esami
per controllare e verificare che fosse tutto nella norma, dopotutto quel
viaggiare e conoscere mille pianeti e mille abitanti con stranissime abitudini avrebbe potuto modificare il DNA di Rose e quindi spiegare
questo suo folle comportamento.
Più la guardava e più desiderava rimanere in quella posizione:
seduto e per metà sdraiato sul letto con lei al suo fianco. Non era
semplicemente bellissima, era come un sogno che lui non avrebbe mai sperato di
vivere.
Fu allora che la vide aprire gli occhi e fissarlo. Intensamente. Come se stesse
esaminandolo al microscopio e decidere se lui valesse la pena di essere
guardato o se era meglio continuare a dormire.
“Ciao,” disse John.
La sua bocca si era aperta in un piccolo sbadiglio e gli aveva
sorriso. Il suo primo sorriso.
“Baceresti anche sua madre?” aveva sussurrato Rose, la voce ancora
roca per lo sforzo subito.
Aveva
assaggiato un altro po’ i piedini di sua figlia – no, non si sarebbe mai
stancato di farlo – prima di accontentare la richiesta.
“Ciao anche a te. E grazie di amarmi ogni giorno, nonostante le
mie stramberie.”
Rose l’aveva guardato prima di iniziare a
ridere piano.
“Baciami ancora e smettila di dire idiozie.”
“Ai suoi ordini, mamma.”
NdA: Ok, io ho un debole per i
piedini dei bambini e quando sono nati i miei nipoti
ho passato la maggior parte del tempo a sbaciucchiarli e ad ammirarli.
Sono un
po’ dispiaciuta che questa raccolta non abbia molto successo, ma non smetterò
di scriverla… voglio continuare a divertirmi alle spalle di Rose e TENtoo.
Aveva letto e riletto quelle dannate istruzioni un migliaio di
volte, eppure non era riuscito a concludere nulla.
Come poteva essere? Lui era un Signore del Tempo, certo per metà umano, ma questo
non cambiava il fatto delle cose, ossia che lui sapesse tutto e soprattutto, sapesse fare ogni cosa. Ogni.
Aveva provato e riprovato e alla fine si era dovuto arrendere.
C’era qualcuno che stava complottando alle sue spalle. Era l’unica soluzione
possibile. Per forza.
Sicuramente si trattava di uno dei soliti dispetti di Jackie,
ancora nervosa per il fatto che lui e Rose non fossero
ancora sposati. Quante volte si era sposato, poi? No, avrebbero fatto le cose
con calma, tanto non c’era nessuna minaccia aliena dietro la porta. Solo una
suocera. Ed era stata sicuramente lei a manomettere quei pannolini.
Rose gli aveva chiesto di cambiare Abigail perché non aveva chiuso occhio durante la notte,
anzi non l’avevano più fatto da due giorni. Quanto poteva piangere sua figlia?
Sicuramente anche quest’aspetto era un regalo genetico di sua nonna.
Sua figlia cominciava a scalciare sempre di più e, innervosita,
aveva cominciato a piangere.
Dio, che polmoni stupendi aveva! Anche se con una tonalità più
bassa sarebbe stato lo stesso efficace, aveva dovuto ammettere a se stesso.
“Dai, Abby. Aiutami almeno tu, già sono un papà incapace, poi ti ci
metti anche tu.”
Inutile dire che niente e nessuno riuscì a convincerla, nemmeno un
Signore del Tempo.
Solo più tardi Rose, dopo una breve dormita,riuscì ad ammirare il capolavoro di
John, la nuova mise di Abigail che sicuramente avrebbe inaugurato una nuova moda.
Almeno in casa Smith/Tyler.L’avevano
raggiunta nel lettone ed essendo così stanca non si era accorta di nulla. Erano
completamente addormentati: lui con gilet e cravatta e sua figlia con la
camicia di John legata a mo’ di pannolino.
Sorrideva Rose Tyler quando aveva allungato le mani verso la sua
famiglia. E in cuor suo, sperava di non smettere mai di farlo.
NdA: ok, sono anche fin troppo romantica, ma l'immagine di quei tre abbracciati che dormono mi entusiasma parecchio. Proprio per questo ho deciso di scrivere questa flash... forse sto cedendo al mio lato fluff, ma è tutta colpa di Abigail. A proposito vi piace come nome? Stavo letteralmente impazzendo per sceglierlo!
Non mi resta altro che augurarvi una buona serata, gente!
I party. Già
pronunciare quella parolagli procurava una grave orticaria, figurarsi poi parteciparvi ad
uno. Ad un party organizzato da Jackie Tyler, era
meglio specificare. Due parole che messe insieme erano capaci di incutere timore
anche alla creatura più malefica e diabolica che avesse mai calpestato il suolo
del pianeta Terra.
Che poi, a dirla tutta, che senso aveva organizzare una festa per
una bimba di poche settimane? Abigail non avrebbe
capito molto e per lui e Rose sarebbe stata una tortura.
Eppure Jackie non aveva esitato un attimo a invitare più di cento
persone e non aveva fatto altro che parlare, parlare,
parlare, per tutta la giornata. Dio, che mal di testa aveva.
Ma ciò che
l’aveva fatto scattare, come una molla impazzita, si era verificato verso le
sei del pomeriggio, quando mancava un’ora e mezza all’inizio del ricevimento.
La sua quasi-suocera si era presentata
in camera con in mano uno smoking oltraggioso, oltre che bizzarro. Non si
aspettava mica che lo indossasse, vero?
Le aveva sorriso e ringraziandola le aveva ricordato che aveva già
un completo, il suo completoe che quindi, non aveva bisogno di altro.
“Per il tuo bene, farai bene ad
indossarlo e… per favore, pettinati. Non vorrai che tua figlia si vergogni di te?
Ti controllo, eh!”
E con una mezza giravolta era uscita dalla stanza, lasciandolo lì
senza parole e con unamaledetta
voglia di scappare da suocere e da party, soprattutto se organizzati da lei,
Jackie Tyler.
NdA: Lo so, non soddisfa neanche me. Sarà agosto e il fatto che sono piena di
impegni e non ho molto tempo per me e per le mie storie. Lavoro nel
turismo e questo è il mese peggiore, quindi scusatemi
se questa flash non è all’altezza delle altre! Mi rifarò con la prossima, Dancing, di cui ho già una mezza idea.
Donna Noble, quel
giorno, aveva deciso di fare una visita al suo adorabile e completamente folle
capo; giusto per chiedergli un paio di cose e avvisarlo che, visto la sua
assenza in ufficio per nascita della piccola Smith, anche lei avrebbe preso un
po’ di ferie.
La Spagna sarebbe stata perfetta per lei e per
Marcus e quindi, aveva deciso di prenotare così su due piedi, senza avvisare
prima John. Faceva troppo freddo a Londra e lei aveva bisogno di scaldarsi un
po’, di stendersi sulla sabbia bollente e bere Martini in riva al mare.
Si era attaccata al campanello, in attesa che
John venisse ad aprire la porta, non pensando minimamente alla presenza di una
neonata in casa.
“Tu, donna malefica!” aveva
esclamato John, una volta scoperto chi avesse svegliato Abigail.
Aveva impiegato quarantacinque minuti per farla addormentare ed ecco che
spuntava lei, la donna che l’avrebbe fatto impazzire del tutto.
“Zitto, stecchino. Senti,
volevo solo informarti che da domani sono in vacanza.”
“Che cosa? Ma non puoi!”
“Su, John, tanto non ci sei
mai. E io sono stanca di vedere neve, voglio andare a mare. Ho già comprato il
costume nuovo e tutto il necessario, mio caro,” aveva parlato con nonchalance,
passeggiando per il salone e toccando qua e là.
“Quindi se hai già organizzato
tutto, perché sei venuta qui inutilmente riuscendo a svegliare mia figlia?” Ci
sarebbe andato lui ben volentieri in vacanza!
“Sempre a lamentarti tu!
Perché invece non pensi a far smettere di piangere la piccola?”
John le aveva rivolto un’altra occhiata
esasperata che, ovviamente, non venne minimamente calcolata da Donna. “È colpa
tua!”
“Il sole tramonta ed è colpa
mia, la neve scende giù ed è colpa mia. Uffa! Dai, prendila in braccio e non
dare la colpa a me se tua figlia ha riempito il pannolino. E non t’azzardare a
chiedermi di cambiarlo!”
John era andato in camera, tornando subito dopo
con una Abigail che, completamente sveglia, non
smetteva più di piangere.
“Povera piccola, cosa lei hai
fatto? Bruto!”
“Donna…” era stato il semplice
avvertimento di John.
“E ora come la calmi? Mia
madre diceva sempre che piangevo ad ogni ora della notte e che mi calmavo solo
all’alba.”
“A lei piace ballare,” disse
semplicemente.
“Come? Hai sbattuto la testa o
sei caduto dalla culla di tua figlia?” Donna Noble
aveva guardato John chiedendosi cosa volesse dire con quelle semplici parole.
Lui aveva sorriso prima di muovere i primi passi
di danza con Abigail tra le braccia. Inaspettatamente
la bimba cominciò a calmarsi e a smettere di piangere.
“Mi prenoto per un giro di
danza, John, per quelle notti in cui soffro di insonnia. Ci conto, eh!”
“Sempre al suo servizio, Donna
Noble.”
NdA: I’m
back! Tornata dalle ferie e finalmente ho il computer per aggiornare. Mamma
mia, quanto mi era mancato… ma quando pesi la valigia e vedi che pesa 3 kg in
più per colpa sua, beh capitemi se ho preferito mettere un costume da bagno in
più.
Sono tornata operativa e ci
avviciniamo alla fine! Questa volta i prompt saranno
normali, anche fin troppo. Mi divertivo di più quando erano pazzeschi e mi
scervellavo per scrivere qualcosa di decente! Alla prossima settimana, gente!
Se c'era una cosa che John Smith aveva capito a proposito della
razza umana è che era tremendamente testarda,
orgogliosa certo, ma soprattutto testarda.
Quante volte li avevaosservati combattere contro forze più
grandi di loro senza avere un minimo di possibilità? Eppure loro non la pensavano
in questo modo, perché non era una questione di “potercela fare”, ma di non
arrendersi mai e di continuare a lottare.
Ora che anche lui era un umano, si era ritrovato a considerare
questo loro comportamento come coraggioso e non semplicemente come un non voler
accettare la sconfitta.
Era così assorto nei suoi pensieri da sentire la voce di Tony solo
dopo qualche secondo.
“John, sei dei nostri?” aveva domandato il bambino.
“Scusami, ero distratto. Stavi dicendo?”
“Non riesco a ricordarmi cosa mette Rose per fare la cheesecake.
Tu lo sai, zio? Ho provato a farla tre volte e fa sempre schifo!”
Ecco, ecco la testardaggine di cui parlava prima!
“Perché non lo chiedi direttamente a lei?” John non capiva perché lo stesse domandando proprio a lui che non aveva la minima
dimestichezza con i fornelli. Se non per far saltare la cucina in aria e in
quello sarebbe stato grandioso. Epico. Fantastico.
“Non posso... ecco, lei farebbe troppe domande.”
“Lei fa sempre troppe domande, dovresti essere abituato.”
“Vedi... non voglio dirle per chi sto facendo la torta.” Ora le
guance di Tony erano diventate di un bel rosso vivace.
“Oh. E a me puoi dirlo?”
“Kate classe VF. Bionda e con due occhi così azzurri che mi sembra
di prendere fuoco ogni volta che mi guarda. Ovviamente guarda oltre me, perché mai dovrebbe guardare uno più
piccolo?”
“Non puoi prendere fuoco, Tony. La
combustione umana è fisicamente impossibile e non dovresti credere a tutte le
sciocchezze che vedi in televisione. Se vuoi domani ti
porto al mio laboratorio e facciamo una serie di esperimenti.”
“John, possiamo tornare alla torta, per favore?”
“Oh. Ehm. Ma sì, certo! Mi sembra che ci
sia un ultima fetta in frigo. La assaggiamo e intuiamo
quali sono gli ingredienti! Che ne dici?”
Tony aveva abbassato lo sguardo, riflettendo sulla proposta.
“Non è difficile?”
John non era dello stesso parere. “La mia lingua è speciale,
fidati di me.”
E così avevano fatto. Seduti all'enorme tavolo di casa Tyler aveva iniziato ad assaggiare e a pronunciare i vari
ingredienti.
“Be' sicuramente c'è la farina, le
uova e il burro. Quelli ci sono sempre,” aveva
detto John.
“Giusto! Non dimentichiamo il formaggio, però.
E lo zucchero.”
“Io sento qualcosa di pastoso... aspetta che ora mi viene in
mente. L'ho già sentito sul mio palato una volta, quindi non sarà difficile
capire. E' una farina diversa... di avena, ecco! Ora mi spiego questo sapore.”
“Sei sicuro, zio?”
“Certo, che domande!”
Tony guardava incerto la torta. “E ora come si fa?”
“Mettiamo tutto in una bacinella, inforniamo e il cuore di Kate
sarà tuo!”
Tony osservò John mettere tutti gli ingredienti insieme, persino
le uova complete del loro guscio e capì che forse suo zio non era stata la persona migliore da interpellare.
“Ecco, vedrai che domani Kate cadrà ai tuoi piedi e senza prendere
fuoco!”
“Tu non hai conquistato mia sorella con la cucina, vero?”
L'occhiata di John fu piuttosto eloquente. “ Nah. Facendo esplodere il
negozio in cui lavorava. Non so il motivo, ma mi accade spesso. Di far esplodere le cose, intendo.”
“Sarà meglio salvare il forno allora.”
NdA: Ed eccoci di nuovo qua! Che
dite, iscriviamo John a Bake off? Mi sa che ha
proprio bisogno di qualcuno che gli spieghi tutto.
Questa
volta abbiamo Tony, ma dal prossimo capitolo torna tutta la squadra. Pronti per inbattleside-by-side?
A venerdì!
Era una domenica mattina e il sole era rimasto per tutto il
giorno dietro a delle grosse, grigie, funeree nuvole. Persino il cielo era
consapevole della presenza di qualcosa di oscuro, di un dramma che si sarebbe
svolto da lì a poco. In casa Tyler regnava un silenzio assoluto, come se tutti
gli occupanti fossero scappati in fretta, senza avere neppure il tempo di fare
le valigie e prendere lo stretto necessario.
Jackie Tyler aveva varcato la soglia con un pizzico di
paura, temendo qualche attacco nemico, dopotutto suo genero era un portatore di
guai. Non in questo mondo, però. O forse non ancora, si era ritrovata a
pensare.
Aveva cercato ovunque, ma nessuno aveva risposto ai suoi
richiami. Pete. Rose. Tony. Abigail. John. Nessuno.
Dove erano andati tutti? Eppure in cucina c'erano ancora i piatti sporchi
poggiati sul lavello e i giocattoli di Abigail sul
tappeto.
Il suo primo pensiero fu che qualcuno avesse rapito la
nipote, magari un alieno intenzionato a sottoporla ad esperimenti per vedere se
era speciale o solo una normale neonata. Sì, era sicuramente successo quello
che aveva sempre temuto.
Niente, tutte le camere erano assolutamente vuote. Le
mancava il respiro e dovette uscire in guardino per poter respirare un po'
d'aria.
Fu allora che vide un'ombra sgattaiolare veloce dietro uno
dei cespugli. Forse, poteva ancora salvare la sua famiglia. Avrebbe lottato
fino a perdere le forze, fino alla morte se era quello il suo destino, ma
avrebbe vendicato tutti.
Con enorme sorpresa vide Abigail,
seduta sul prato, proprio in mezzo all'enorme distesa di verde, che
mordicchiava uno dei suoi giocattoli. Almeno lei era salva!
Quando si avvicinò per prenderla in braccio, sentì qualcosa
di umido bagnarle la schiena. Che diamine era stato?
“Mamma, era una trappola e ci sei caduta in pieno!” Sua
figlia Rose era appena uscita da dietro un albero e stava ridendo di lei, ma
almeno era viva. Viva!
“Tesoro, stai bene! Ero così preoccupata per voi!”
“Ma', stiamo solo giocando a squadre... e tu sei stata
colpita. Tyler contro Smith! Grande mossa usare mia figlia come esca, vero?”
Cosa? Lei si era preoccupata, aveva pensato al peggio e
loro, invece, stavano giocando!
Vide suo marito nascosto dietro uno dei cespugli con una
specie di pistola giocattolo e con grande piacere si diresse verso di lui per
stappargli la pseudo arma dalle mani.
“Amore?” Pete aveva visto una strana luce negli occhi di sua
moglie.
“E così stavate giocando? Bene!”
“Sì, è stata un'idea di John...”
“Di John. Bene!” Con molta calma si girò verso Rose, e una
volta trovato anche suo genero, caricò l'arma. “Ora vi conviene scappare, miei
cari Smith, perché non solo mi avete fatto preoccupare, ma avete anche
macchiato la mia giacca preferita di inchiostro!”
In una tranquilla e silenziosa domenica, era iniziata la
guerra Tyler- Smith e la piccola Abigail aveva
continuato a mordicchiare indisturbata il suo amichetto Tibby,
sperando che finisse presto e che sua madre si sarebbe ricordata del suo
pannolino sporco.
NdA: Povera Jackie e povera Abigail
che deve stare col pannolino sporco! E anche questo prompt
è andato, anzi a tal proposito vi comunico che mi manca solo una flash da
scrivere mentre le altre sono state già scritte. Sono in crisi con un prompt che potrebbe essere facile, ma anche farmi cadere
nel banale: Doingsomethingridiculous.
Spero vivamente
di avere un’idea durante il fine settimana. Comunque non intralcerà la
pubblicazione delle altre perché è la numero 28! Ho tempo per sclerare, insomma!
Stava
dormendo Rose quando un'improvvisa fitta l'aveva svegliata. Non si trattava di
dolore, ma solo di una profonda angoscia che le aveva impedito di riprendere a
dormire.
Tutto
il suo corpo sembrava urlarle, dirle di stare attenta.
Solo
nelle prime ore del mattino aveva finalmente ceduto alla stanchezza, e in cuor
suo sperava che fosse solo una delle sue strane idee e che l'indomani sarebbe
stata una giornale normale, quasi banale. Invece, si era svegliata a causa del
rumore che stava facendo John, intento a prepararsi per la sua giornata al Torchwood.
“Vai
già?” aveva chiesto, mezza assonnata.
John
si era girato lentamente con un mezzo sorriso, anche lui non era contento di
riprendere il lavoro e di allontanarsi da Abigail.
“Mi
tocca, Rose.”
“Non
andare. Non oggi.” Alla fine l'aveva detto, non riuscendo più a trattenere
quella paura folle che si contorceva nel suo petto.
“Cosa
c'è? Ti sento strana.”
“Ho
fatto un brutto sogno, non ricordo cosa di preciso, ma ho questa brutta
sensazione oggi.”
“Rose,
non posso ritardare ancora il mio rientro.” Si era avvicinato e le aveva
accarezzato il viso, cercando di calmare le sue paure.
“Non
ti chiedo mai nulla, John.”
“Starò
attento, te lo prometto.” Aveva parlato, continuando a vestirsi, accantonando i
timori di Rose.
“Per
favore…”
Non
voleva essere scortese, ma le parole gli uscirono dalla bocca senza pensarci.
“Non fare i capricci come nostra figlia.”
Si
rese subito conto di aver ferito Rose e non furono le lacrime che vide a
rivelarglielo, ma quello sguardo ferito, quello stesso sguardo che aveva visto
quando l’aveva mandata nel mondo di Pete e lei, testarda come sempre, era
ritornata indietro per aiutarlo. “Scusa, non volevo…”
“Sì,
invece! Vai pure, tanto è la cosa che sai fare meglio, no? Andartene e
lasciarmi indietro, tanto sono solo una ragazzina stupida.”
“Lo
sai che non è vero…”
Si
era diretta verso Abigail che, svegliatasi per le
voci dei genitori aveva cominciato a piangere. “Lui non pensava che le
mie idee fossero stupide.” E con quella frase era uscita dalla stanza,
lasciando un John Smith arrabbiato e amareggiato, perché lui era in
quella stanza, seppur invisibile agli occhi di Rose.
NdA: Salve, gente! Capitolo serio lo so,
anche perché con quel prompt non avevo voglia di
scrivere una stupidaggine (l’ho già fatto prima, in effetti) e dato che il
prossimo capitolo sarà appunto incentrato sul rappacificamento ho voluto parlare di un tema delicato come può essere l’ombra
del Dottore e credo che John si sia sempre sentito in quel modo agli occhi di
Rose. Non vi preoccupate, il prossimo venerdì tornerete a ridere. Buon fine
settimana!
Alla fine non era andato a lavoro e non per via
delle sensazioni extrasensoriali di Rose, ma perché si sentiva così
demoralizzato e triste da non poter proprio andare in ufficio e lavorare come
se niente fosse. Era arrabbiato con se stesso per la sua
mancanza di tatto, ma anche con Rose che non riusciva a vederlo se non come una
copia, senza alcuna identità, del Dottore. Lo era stato, lo
sarebbe stato per sempre, ma durante quegli anni era cambiato, giorno dopo
giorno si era visto sempre più simile ad un umano e, nonostante le sue iniziali
lamentele, alla fine gli era piaciuto. Non aveva mai avuto la possibilità di
fermarsi, di apprezzare quei semplici momenti come poteva essere il risveglio
accanto a Rose. Un tempo li avrebbe
definiti orribili e noiosi perché era troppa la sua voglia di viaggiare, di
oltrepassare nuove frontiere, ma quando aveva capito che il suo mondo
era proprio lì, al suo fianco, aveva deciso di fermarsi. Per non perderla una
seconda volta, forse per sempre.
Era tornato a casa con la speranza di trovarla lì, e infatti era stato
così. Stava cercando di far
mangiare Abigail che, come sempre, non protestava e
divorava qualsiasi cosa, come se non mangiasse da giorni. Si era avvicinato e
seduto al loro fianco, e per la prima volta, parlò con calma.
“Perdonami, Rose. Non volevo ferirti, ma a volte mi dimentico come una semplice
parola possa essere pericolosa.” Abigail aveva battuto i pugnetti sul
tavolo, reclamando un'altra dose di cibo. “Mi sono sentita messa in disparte, come quel giorno.” aveva detto
Rose in un sussurro. “Rose, lui è me, lo sai. Io però sono diverso da quell'uomo
che hai accolto in casa tua e non potrei mai farti del male. Noi siamo una
famiglia, un po' particolare lo so, ma non potrei mai vivere senza di voi.”
Come avrebbe potuto, dopotutto? Lui era nato
per lei. “Dici che Abigail vuole il bis?” aveva
chiesto Rose, guardando la figlia che, tutt’a un tratto si era zittita e stava
rivolgendo loro uno sguardo così serio per una bambina. “Più la guardo e più penso che il suo stomaco sia più grande
all’interno…” “Non poteva essere diversa, è nostra figlia, no?” E a John Smith
quell’aggettivo riscaldava il suo unico cuore ogni giorno.
NdA: So che molti di voi si aspettava una
flash in cui si scopriva il disagio e la paura di Rose, ma se devo scrivere
qualcosa di simile voglio spazio e non il limite di 500 parole. Quindi ci
potrebbe essere la possibilità di scrivere una storia con un po’ d’azione e
casini, ovviamente, con Rose e Tentoo, quindi stay tuned! Per adesso godiamoci Abigail
con lo stomaco in Tardis style!!!
Prossimo appuntamento con Gazingintoeachothers’ eyesin cui i nostri ragazzi prenderanno una decisione.
Chissà!
Grazie mille per il sostegno che mi date, sono sempre entusiasta di leggere i
vostri pareri e i commenti della scorsa flash mi hanno ispirato. A venerdì
prossimo!
Jackie Tyler li aveva trovati in soggiorno e non aveva
commentato. A che serviva dopotutto? Sapeva che sua figlia aveva perso del
tutto il senno solo dopo qualche viaggio col Dottore, e per quanto riguarda suo
genero, be’, lui non era mai stato normale. Pete si era limitato a spiegarle
che quando lui era arrivato in casa, circa una mezz’oretta prima, si trovavano
già in quell’assurda posizione e per qualche strano motivo Abigail
li aveva lasciati fare, continuando a gattonare indisturbata. Che anche sua nipote fosse come
quei due? Non lo avrebbe permesso di certo e, come una furia, era entrata nella
stanza per prenderla e proteggerla da quella follia. L’aveva sollevata e tenuta tra le
braccia prima di esclamare, completamente stizzita: “Siete completamente pazzi!
Ve ne state lì a guardarvi e non degnate vostra figlia di uno sguardo! Meno
male che c’è la nonna, vero?”
“Ssh, mamma, non mi deconcentrare,” aveva
detto Rose, senza mai smettere di fissare John.
“Che cosa? Siete dei genitori,
smettetela di comportarvi come dei bambini!” Non poteva lasciare che
continuassero con quella farsa.
“Mamma…”
“Dai, Rose, non puoi vincere con
me. Sono troppo bravo.” si era limitato a dire John.
“A fare cosa? Dimmi di grazia, cosa
sai fare, tu! Uomo dello spazio! Non sai nemmeno cambiare il pannolino di tua
figlia.” Jackie non aveva esitato un attimo
a dare man forte alla figlia. “Giusto. In cosa saresti capace, tu? A parte
parlare a vanvera, ovviamente.”
“E dice solo stupidaggini, vero
mamma? È convinto che con due paroloni difficili ci possa incantare. Ma noi
Tyler non siamo così credulone come lui crede…” aveva continuato Rose, vedendo
come John si stesse sempre più innervosendo.
“Si inventa tutto, altro che genio!
Sono più brava io a fare quegli stupidi calcoli.” Il collo di John aveva fatto un
giro improvviso di 45°. “Stupidi?” Rose si era alzata di scatto e
sollevato il pugno in aria. “Ho vinto. Ho vinto! Grazie mamma.”
“E cosa avresti vinto, cara?” Dall'espressione in viso sembrava
nulla di importante. “Ci sposiamo.”
“Sai che affare, figlia mia. E se
avesse vinto lui?” domandò con un pizzico di curiosità.
“Non avrei cambiato più pannolini,
no?” Fu con grande piacere che Jackie
mise sua nipote sulle gambe di John. “Non è mai troppo tardi per imparare.””
NdA: Lo so, sono minchiona, ma voi mi amate
così, giusto? Giusto? Visto che il prossimo capitolo sarà sul loro matrimonio
mi sembrava un’idea carina cominciare a prepararvi al grande scoop di venerdì!
Non riesco a vedere John che fa la proposta a Rose, in maniera così classica e
normale, quindi mi sono inventata questo giochetto di sguardi. Che dite, volete
picchiarmi?
Dai, ci vediamo il prossimo venerdì con il matrimonio dell’anno. Ovviamente
siete tutti invitati!
Se proprio doveva farlo, e visto che l'aveva già
fatto troppe volte per i suoi miseri novecento anni, non doveva essere il
classico matrimonio. No, lui avrebbe fatto le cose a regola d'arte e senza seguire
i consigli di Pete che fosse stato per lui avrebbe invitato l'intera Gran
Bretagna e nemmeno quelli di Jackie che avrebbe decorato ogni cosa col suo
pessimo gusto. No, era il suo matrimonio e Rose si meritava qualcosa di
diverso.
Il matrimonio era già di per sé qualcosa di
estremamente noioso, quindi aveva pensato con estrema cura come poter
sbalordire la sua futura moglie. Gli era bastato chiedere a Pete il suo jet
privato e lui, anche se tremendamente curioso di sapere di più, aveva
acconsentito senza troppa fatica. Jackie, be' lei, alla notizia che non
avrebbero seguito le sue istruzioni, si era chiusa in un ostinato silenzio.
Finalmente il giorno era arrivato e la parte più
difficile era stato proprio nascondere ogni cosa a Rose che si era completamente
fidata di lui. Era salita sul jet con una benda sugli occhi e con un enorme
sorriso stampato in viso.
Quando furono finalmente arrivati, cominciò ad
avere paura di deluderla. Rose era una ragazza e come tante desiderava un
matrimonio da favola, come quello che avrebbe voluto organizzare gli altri.
“Dove siamo, John?” aveva
chiesto lei.
“Prima scendiamo e poi
toglierò la benda, va bene?”
Era bellissima mentre stringeva la mano di suo
fratello, nervosa fino all'inverosimile.
“Siamo a Londra, mamma?” aveva
chiesto il piccolo Tony.
Jackie e Pete si erano guardati intorno senza
però capire.
“John! Toglimi quest'affare...
l'hai stretta troppo.” Rose non riusciva più ad aspettare e, visto che nessuno
sembrava intenzionato ad aiutarla, aveva cercato di togliere quel pezzo di
stoffa che le copriva la visuale.
“Calma, Rose. Ecco ci siamo!”
Ora erano tutti in silenzio, cercando di capire
dove si trovassero. Non aveva il Tardis certo, ma
c'era ancora un ultimo posto in cui aveva promesso di portarla anni fa.
“Non è il pianeta, ma spero ti
piaccia lo stesso...”
E Rose aveva capito. “Barcellona.”
Ricordava come se fosse stato ieri le parole di quel
Dottore, parole che erano state interrotte dalla successiva rigenerazione.
“Ti ho deluso?” aveva chiesto
John, con un pizzico di timore.
Lei aveva sorriso prima di baciarlo a lungo
sotto lo sguardo della sua famiglia.
“No, saràfantastico!”
NdA: Avete gli occhi a cuoricino? Ho pensato che
sarebbe stato bello rivedere Nine perché Rose è stata amata dal Dottore sin da
allora. E poi mi sembrava il posto adatto per il matrimonio del secolo.
Il prossimo capitolo On one
of theirbirthdaysè il mio preferito quindi siete
avvisati sin da ora per la dose di flungst che
troverete. Al prossimo venerdì… e grazie a Tennant e
ad Alicew in wonderland che
mi seguono sempre!
“Mi dicichesenso
ha?E poi perché oggi?” Rose
aveva ascoltato la madre senza mai perdere la pazienza, dopotutto le aveva già
spiegato quali era le sue intenzioni e perché volesse
festeggiare il compleanno di John. Non era così semplice da capire per gli
altri, ma a lei era sembrato naturale preparare una torta di compleanno per suo
marito. Qualcosa le diceva che nessuno l’aveva mai fatto per lui ed era ora che
anche lui potesse essere festeggiato come un uomo qualsiasi.
Quel giorno si era svegliata con una fitta al petto, una tristezza
all’altezza del cuore che non si era riuscita a spiegare e, mentre si preparava
per andare ad aiutare la madre, aveva capito che era collegata a John, e a
quello strano sogno che aveva fatto.
Arrivata al cospetto della madre aveva
annunciato che avrebbe preparato una torta per suo marito, perché doveva essere
così.
Era il primo Gennaio e Rose aveva deciso che quel giorno sarebbe
stato il compleanno di John.
Quando si presentò nella camera da giochi con la torta, dove John
si era rintanato con Tony e Abigail, rimase quasi
abbagliata dal sorriso che le rivolse.
“Buon compleanno, amore mio.”
Lui le aveva rivolto uno strano sguardo prima di spegnere l’unica
candelina.
Abigail aveva
emesso un piccolo strillo, mentre Tony si era avvicinato alla sorella. “Perché non ci hai detto che era il suo compleanno? Avrei
potuto preparare anch’io qualcosa! Ora devo fare tutto in
fretta, uffa…”
“Non importa, Tony. Lo
farai il prossimo anno.” aveva detto Rose con dolcezza.
Tony era uscito lo stesso, pronto a costruire qualcosa per il suo
adorato zio, lasciando sola la famiglia Smith.
“Non guardarmi così.” aveva detto Rose, completamente imbarazzata.
“Hai fatto una torta per me, anche se non è il mio compleanno.”
Prima di parlare, si allungò verso di lui per baciarlo e finalmente
sentì scomparire quella brutta sensazione. “Ho pensato che sarebbe stato bello
festeggiarlo oggi, il giorno in cui ci siamo incontrati per la prima volta.”
“Guarda che ricordi male, Rose.” aveva protestato lui.
“Sssh. Baciami e stai zitto. Oggi festeggi
i tuoi trenta anni e indovina qual è il tuo regalo?”
“Trenta? Venticinque non sarebbe meglio?”
“Non ti ho forse ordinato di baciarmi?” aveva continuato Rose,
senza smettere mai di sorridere. “Primo Gennaio 2005 quando mi hai augurato
buon anno di fronte a casa mia.”
E finalmente John capì perché quel mattino si era svegliato in
lacrime.
Lui era
andato oltre. Senza Rose.
“Auguri, John.”
“Ti amo, Rose Tyler.”
Avrebbe vissuto quella vita dicendoglielo ogni giorno, senza
bruciare stelle o pianeti.
L’avrebbe
fatto per lui.
NdA: Eccomi, eccomi! Ho avuto il caos
a lavoro e non ho avuto un attimo di tregua per postare.
Spieghiamo la flash: mi sono ispirata ad alcune storie
che ho letto su Efp incentrate proprio sul nuovo
ricordo di Rose, visto che Ten va a trovarla prima di rigenerarsi proprio il 1
Gennaio 2005 e che quindi Rose lo incontrerebbe prima, e a City Hunter (il
manga) in cui Kaori assegna come data di compleanno
proprio il giorno in cui si sono incontrati e dicendogli anche gli anni che
avrebbe festeggiato. Insomma, mi sono fatta ispirare dalle mie letture!
Il
prossimo capitolo sarà sempre venerdì prossimo e visto che
lo sto riscrivendo venticinquemila volte spero di arrivare ad una stesura
decente. Pregate per me.
Quando Tony aveva parlato dell'iniziativa scolastica ai suoi
genitori e sentito che non potevano parteciparvi per un importante convegno che
avrebbe avuto luogo proprio in quel giorno, si era arrabbiato e rattristito
allo stesso tempo. Avrebbe tanto voluto vedere i suoi recitare nell'aula di
arte insieme ai padri e alle madri dei suoi compagni di scuola, ma non era
riuscito a fargli cambiare idea.
“Proponilo a tua sorella e a John,” gli
aveva detto sua madre e lui si era illuminato subito, perché non era una
cattiva idea e quando questi avevano acconsentito, lui aveva alzato in aria i
suoi pugnetti.
A scuola, non aveva fatto altro che parlare della bravura di Rose
e di suo zio e immaginando l'invidia degli altri. Fu solo quando lesse il
copione e la parte destinata a John che iniziò ad avere qualche dubbio e per
precauzione decise di tacere.
Si erano presentati nell'aula e John aveva un enorme sorriso, visto che secondo i suoi racconti, non recitava dai tempi in
cui aveva aiutato un certo Shakespeare.
“Quale sarà la mia parte?” aveva chiesto.
“Si tratta di una rivisitazione del Mago di Oz,” aveva iniziato a spiegare. “Ti ricordi che c'è una strega
cattiva? Be', hanno deciso di sostituirlo con un alieno. Ecco, tu sarai
l'alieno.”
“Quindi sarò me stesso, fantastico! E
dimmi cosa farò? Salverò il mondo? Oppure farò qualcosa di ancora
più eroico? Sarò sicuramente un alieno forte, bello e coraggioso!”
“Vorrai conquistare la Terra e getterai tutti nel panico, finché
lei,” disse indicando la mamma di Susan Bright, una donna abbastanza robusta e parecchio bassa,
“riuscirà a sconfiggerti.”
Rose aveva iniziato a ridere per
l'assurdità. “Insomma, quello che fai sempre. E io chi
sarò?”
“Tu sarai un albero di mele. Erano finite le parti da assegnare,
mi dispiace.”
“Starai scherzando? Non ci
penso proprio! John, andiamo a protestare,” era
insorta la ragazza, decisa a recitare e non a stare ferma in mezza al
palcoscenico.
“Sssh, non andremo da nessuna parte noi,
non voglio perdere la mia parte. Sarai una bellissima
pianta, ne sono certo.”
“Sei sicuro che ti piaccia la parte, John?” aveva chiesto Tony,
temendo la sua reazione.
“Hai detto che ci tieni, giusto?”
“Sì, ovvio.”
“Si va in scena, gente!” aveva esclamato John, con una mezza
giravolta. “Rose, hai bisogno di prepararti per la tua parte, non dimenticare
l’importanza delle mele. Se vuoi posso aiutarti…”
“Hai per caso intenzione di dormire in balcone, amore? Potrei aiutarti in
questo.”
Fu solo quando vide suo zio, vestito e truccato di verde con delle
bizzarre antenne sulla testa, fingere di venire
sconfitto da quell'assurda e grassoccia maga, che capì quanto fosse fortunato.
Non quanto Rose che, dimenticata in un angolo, recitava la sua parte di melo.
NdA: Ho scritto due versioni di
questa shot e devo dire che sono entrambe orribili.
Mi sono davvero impegnata per regalarvi una flash all’altezza
di quella precedente e niente, un blocco completo mi ha impedito di scrivere
una flash che mi piacesse. Metteteci poi gli impegni di lavoro e il fatto che
non riesca ad accendere il pc la sera e forse mi
capirete. Quindi, vi chiedo scusa per questoobrobio e per fortuna la prossima flash è fluffosa e mi piace parecchio! Al prossimo venerdì.
Edit 14/12/14: Se volete leggere la seconda versione, la trovate nella risposta alla recensione di Alice! A quanto pare lei ha preferito la seconda... il sondaggio è aperto!
Di
norma quando si verificava qualcosa di anormale in
casa Tyler, la colpa era sempre di John che si ostinava a usare l’enorme villa
come base per i propri esperimenti. Perché usare il laboratorio al Torchwood quando le migliori idee gli venivano sotto la
doccia? L’impulso era, poi, troppo forte per bloccarlo e quindi finivano per
eliminare ogni traccia della fantasia esplosiva ogni
qualvolta succedeva.
Quel
pomeriggio però John era andato di fretta nel suo ufficio, dopo essere stato
chiamato da un’arrabbiata Donna Noble che l’aveva
ricoperto di insulti per qualcosa che lui aveva fatto
e che, ovviamente, non ricordava. Aveva salutato tutti ed era uscito di casa, lasciando Rose e Tony in cucina alle prese con la
torta che stavano preparando. Avevano infatti deciso
di fare una sorpresa a Jackie e, armati di tutta la loro fantasia, si erano
ripromessi di creare qualcosa che avrebbe lasciato la madre a bocca aperta.
Il
dolce era quasi finito e Abigail stava ammirando il
tutto dalla sua postazione sul tappeto. Ogni tanto si alzava cercando di
muovere qualche passo, appoggiandosi ai mobili accanto.
Di
certo il cacciavite sonico non doveva trovarsi là, visto che avevano deciso di
togliere tutti gli oggetti alla portata di Abigail
per evitare qualche incidente domestico.
Di
certo Rose non si aspettava che sua figlia lo prendesse e lo sapesse usare,
come se avesse fatto solo e soltanto quello in quei suoi dieci mesi.
Quando
però aveva sentito quelsuono era stato già troppo tardi.
Abigail non era così diversa dal padre e, visto
che lui non era lì, aveva deciso di puntarlo alla torta che, improvvisamente,
si era animata.
Tony
e Rose si erano allontanati di scatto dalla torta al cioccolato che aveva
iniziato a parlare, minacciandoli di mangiarli subito se non gli avessero
consegnato la panna.
Armata
di tutta la pazienza possibile, quella che aveva acquisito in tutti quegli anni
con John, aveva preso in braccio sua figlia – che anziché essere spaventata,
batteva le manine –
e pronunciato un’unica parola in direzione di
Tony.
“Corri!”
Se
anche qualcuno avesse avuto qualche dubbio su a chi assomigliasse Abigail, quel pomeriggio ne ebbe l’assoluta certezza.
NdA: -1!
Penultimo capitolo a voi e che dire se non cheAbigail è fantastica? Ho voluto creare una
flash in cui fosse lei la protagonista e non potevo che renderla simile al
padre! Che dite, è una degna erede del Dottore?
Prossimo e ultimo capitolo venerdì prossimo. Già mi
manca questa raccolta, sigh!
Tutto
era iniziato quando Jackie aveva chiesto loro di
portare Abigail con sé al party dei Jefferson per
mostrare a tutte le amiche quanto fosse bella la sua nipotina.
Non
si erano mai allontanati dalla figlia, soprattutto da quando avevano traslocato
in una casa tutta per loro, ma comprendevano quanto mancasse la bambina a
Jackie. Per questo motivo avevano acconsentito alla richiesta della donna.
Ci
sarebbe stato più tempo per sistemare i libri nei ripiani della nuova libreria,
aveva pensato John.
Ci
sarebbe stato tempo per stare insieme dopo un’infinità di tempo, aveva pensato
Rose mentre entrava in salotto e strappava un libro dalle mani di suo marito.
E
John, povera vittima di un lupo cattivo,
non aveva potuto fare altro che firmare la sua resa, baciando la torturatrice
come desiderava. Dopotutto quella poteva essere un’ottima occasione per
ritrovare l’intimità che cercavano di avere da mesi,
ma con la bimba così piccola non era stato mai possibile.
“Divano
o letto?” aveva chiesto Rose con un sorriso malizioso.
Di
certo non si aspettava di venir sollevata di peso
prima di essere poggiata delicatamente sul tavolo. “John!”
Tutte
le sue proteste erano passate in secondo piano quando lui era sceso a baciarle
il ventre, facendola impazzire come solo lui sapeva fare.
Aveva allungato una mano verso di lui, desiderando il contatto con tutta se
stessa.
“John,
sei bollente.” Era stato il suo commento.
“Chissà
come mai…”
“No,
sul serio. Stai scottando!” Si era sollevata e sfiorato la fronte del marito
con le sue dita fresche. “Hai la febbre alta.”
“Non
morirò mica, Rose. Continuiamo…
maledizione che prurito!” aveva parlato, cominciando a grattarsi le gambe,
quasi scorticandosi la pelle. “È tutto il giorno che non mi dà tregua,
devo aver toccato qualcosa che mi ha irritato.”
Rose
aveva però capito cosa affliggesse John e, con molta
calma, aveva cominciato a riabbottonarsi la camicia.
“Ferma, che fai? Ora passa, te lo
giuro.” L’aveva supplicato lui. Chissà quando sarebbe capitata un’altra
occasione.
“Credo
che Tony ti abbia trasmesso la varicella, invece.”
“Io
sono un Signore del Tempo, non può essere perché…”
Si
era interrotto improvvisamente e, per un attimo, Rose si spaventò della sua
reazione.
“John?”
Dalla voce di Rose trapelava tutta la sua preoccupazione.
“Rose?”
“Ti
senti bene?”
“Grattami,
grattami la schiena!”
Sarebbe
passata un’altra eternità prima di avere la casa
libera, ma a Rose non importava, troppo impegnata a bloccare suo marito e i
suoi tentativi di strapparsi le pustole. Non poteva desiderare di essere in un
posto diverso: lì, con un John alle prese con la sua
prima vera malattia, in una casa che non aveva le mille stanze del Tardis e di cui avrebbero pagato il mutuo per almeno
trent’anni. No, non poteva desiderare una vita migliore di quella.
The end
NdA: Buone feste a tutti voi Whovians! Anche questa mia raccolta si è
conclusa e come TARDIS mi mancherà tremendamente. Come farò senza questa
pazza famiglia? Anche se Abigail non esiste e di Tony
sappiamo pochissimo, tutti mi mancheranno senza alcuna eccezione.
A rendere
speciali queste flash siete stati voi: Jaybree, Gully, Aly, Ail, Sunrise,
MusicDanceRomance, Missgenius,
WendyWho, che avete letto
e riso con me, dandomi preziosi consigli. Non smetterò di scrivere in questo fandom, ho giusto un paio di storie in cantiere, quindi
stay tuned e alla prossima avventura. Grazie di
tutto!