The Black Parade Is BACK

di Bbpeki
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. ***


CAPITOLO 1.

 

Che palle. Pensai io, la ragazza mora seduta nella penultima fila di una squallida classe con le pareti dipinte di un colore indefinito, tra vomito e marroncino chiaro, e l’aria pesante di anidride carbonica. Che vorrebbe poter tirare fuori il telefono e ascoltarsi qualcosa, ma la stronza-occhio di lince della prof la beccherebbe subito. 

Sospirando guardo l’altoparlante (così vecchio che aveva di sicuro visto tutte e due le Guerre Mondiali) immaginando che, per magia, cominciasse a far suonare Teenagers della mia band preferita: i My Chemical Romance. Sorrido appena, pensando allo stupore della Megera se fosse davvero successo.

Dopo mezz’ora di straziante agonia (sul serio, esiste una materia più odiosa di chimica?!) la bidella entrò con passo strascicato senza neanche bussare.

“Smith, c’è qualcuno che si chiama così?” Chiede con voce annoiata. Sobbalzai appena: è il mio nome (sono italoamericana, il mio nome è Elena Smith…lo so, è un nome di merda, prendetevela coi miei!)

“Sì, sono io” Dico alzando timidamente la mano. La bidella mi guarda con i piccoli occhi semi affondati nel grasso e nel disgusto

“C’è un signore che vuole vederla” Chi cazzo vuole vedermi? Mio padre è a Londra per lavoro. 

Un po’ dubbiosa seguo il passo lento della vecchia mentre la Megera torna a blaterale. Scendo le scale, impaziente di vedere il misterioso ‘’tizio’’

Vicino all’ingresso vedo un tipo con una felpa blu e dei jeans sbiaditi che non avevo mai visto.

“Ciao, io credo che tu sei Elena, vero?’’ Mi dice stentatamente. Sorridendo, un po' malignamente per il suo italiano, gli dico che sono bilingue e che può parlarmi in inglese. Sembra stupito (e seccato) ma continua, stavolta in inglese

“Mi è stato detto di darti questa” Mi dice con tono di importanza porgendo una lettera completamente bianca, senza indirizzo o altri segni.

“Da chi ti è stato detto?” Chiedo, diffidente, senza prendere la lettera. Sbuffa spazientito e mi risponde che non può dirmelo, poi guarda l’orologio.

“Porca puttana! Tra poco parte il mio aereo! Non posso spiegarti sappi solo che sei una ragazza fortunata” Mi butta la busta tra le mani ed esce correndo.

“Finito?” Mi chiede la voce annoiata della bidella. Annuisco e la seguo in classe.

Appena entrata arrossisco sentendo ventisei sguardi su di me. Cercando di non fare altre figure di merda torno al mio posto.

“Chi era?” Mi chiede Maria, la ragazza che siede dietro di me: una delle mie poche amiche.

“Un tizio che non ho mai visto prima, mi ha dato una busta o lettera da parte di qualcuno Corruga la fronte

“Molto strano”

“A chi lo dici”

“Allora, la apri sta’ lettera?” Perché no, vediamo cosa c’è sotto. Strappo la busta e prendo il foglio con il seguente testo:

 

“Ciao,

Qualche mese fa hai partecipato a un sondaggio su Internet: “Do you think My Chemical Romance will come back?” in cui hai dichiarato, esprimendo la tua sincera opinione, che pensavi: “Yes”.

Ora, devi sapere che quel sondaggio era stato indetto dagli stessi MCR, ogni persona che ha risposto affermativamente è invitata al concerto di ritorno dei MCR, a Jersey City. In oltre c’è la possibilità di vincere un concorso (ci si può anche ritirare) per fare in tour di ritorno dei MCR!

Il tour durerà un anno, quindi le si chiede di portare con se al concerto (i cui data, ora e luogo preciso saranno specificati alla fine di questa missiva) l’occorrente in caso di vittoria (valige ed effetti personali). I quali saranno presi in custodia prima dell’inizio del concerto. 

 

Le auguriamo di vincere.

 

Cordiali saluti.

My Chemical Romance”

 

Sotto c’è scritto data, ora e luogo del concerto e allegati un biglietto aereo per Jersey City e un biglietto per il concerto.

Sono scioccata e non mi accorgo neanche che calde lacrime d felicità che solcano il mio viso finché Maria mi chiede se sto bene. Le sorrido, raggiante come poche volte.

“Mai stata meglio! Questo è il giorno più bello della mia vita!” Sgrana gli occhioni castani vedendomi così estasiata

“Davvero? Posso leggere la lettera-miracolosa-della-felicità?” Titubante gliela porgo. Legge velocemente e mi fissa un po’ preoccupata

“Sei sicura che non sia uno scherzo o roba simile?” Annuisco e le mostro i biglietti. Si mordicchia il labbro, non ancora convinta

“Sicura che i tuoi ti lasceranno andare?” Sbuffai

“Ho diciotto anni non possono impedirmelo!”

“E gli esami?” Cazzo! Mi sono scordata della maturità! (ecco l’effetto che fa la felicità). Ricontrollo la data. Il mio cuore fa l’ennesima capriola all’indietro del giorno: era una settimana dopo la fine di tutti gli esami, CHE CULO!

“È dopo la fine!” Esclamo, urlacchiando, proprio mentre la campanella di fine scuola suona, quindi la prof si limita ad un’occhiataccia che non vedo neanche: sto camminando chilometri sopra il cielo per la felicità! 

 

***

 

Mentre torno a casa comincio ha pensare a come dirlo a mia madre. Ora sì che ho una paura fottuta: mia madre sà essere una piovra appiccicosa che ti tiene a casa fino al matrimonio!

Faccio un respiro profondo mentre prendo le chiavi e le giro nella serratura.

“Ciao mamma! Sono tornata!” Urlo

“Ciao amore, vieni che è quasi pronto!” Mi urla di rimando la voce di mia madre. Poso lo zaino in camera mia e mi dirigo verso la cucina

“Com’è andata a scuola oggi?” Mi domanda. Ecco: è arrivato il momento fatidico. Deglutisco

“Bene, senti mamma ti devo dire qualcosa di molto importante” Mi fisso incuriosita e un po’ preoccupata.

“Emmh, un signore ha chiesto di vedermi mentre ero a lezione” Alza immediatamente il capo, preoccupata. Me lo aspettavo, tuttavia comincio a tormentarmi la collana di Doctor Who come ogni volta che sono nervosa o a disagio.

“E che voleva?” Mi domandò un po’ brusca

“Solo darmi questa lettera” Risposi porgendole il fatidico scritto. Lo apre e lo legge attentamente sgranando gli occhi. Poi mi guarda con dolcezza

“Elena, tesoro, sai che si tratta di uno scherzo, vero?” Anche questa me l’aspettavo, infatti tiro fuori prontamente i biglietti, che sono sottoposti a un attento esame da parte sua.

“Hai intenzione di andarci?” Mi chiede con un filo di speranza in un' affermazione negativa che mi irrita. Davvero crede che mi lascerei sfuggire un opportunità simile? Non che creda che la vittoria sia così a portata di mano ma almeno per il concerto ne vale assolutamente la pena.

“Certo: è dopo gli esami ed è già stato pagato quasi tutto, tranne l’hotel. Non vedo perché non dovrei andarci” Strinse le labbra, non le era mai piaciuto l’attaccamento che ho per i My Chemical Romance. Specie da quando ho iniziato a vestirmi quasi solo di nero e ha mettermi tanta matita nera. Diceva che ero strana e “emo”

“Certo certo, è solo che non mi sento sicura ha lasciarti andare da sola così lontano” Modalità piovra is on. Alzo gli occhi al cielo.

“Mamma, ce la posso fare anche da sola: ho diciotto anni non sono una bambina!” Continua a fissarmi preoccupata

“Ci penseremo su, va bene?” Mi dice. Sbuffo un poco

“Su, vai a lavarti le mani” Mi alzo e vado in bagno.

Mangiamo parlando di futilità, poi passai il pomeriggio sull'ennesima versione di greco.

La sera discuto con mio padre al telefono della “Questione concerto”, come l’ha soprannominata mia madre. Lui è d'accordo a patto che telefoni, o scriva, ogni giorno.

Mi addormento cullata dalle note di Welcome to The Black Parade pensando che la Parata Nera è finalmente tornata.

 

 

 

 

 

Note Inutili

 

Premetto che io odio i nuovi personaggi, ma questa idea mi tormentava…

È una slash Frerard come avrete notato, quindi nessuna sdolcinata storia d’amore het. 

Tutto è ambientato nel 2019 (perché 2019? È la teoria di una mia amica…). 

Un muffin per tutti quelli che commenteranno

Bbpeki

P.S I MCR non mi appartengono non ci guadagno nulla, questo vale per questo capitolo e per i secoli dei secoli amen, okay ovvietà dette mi dileguo

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. ***


Capitolo 2.    

 

Finalmente sto per dare l’ultima risposta dell’ultima domanda dell’ultimo maledettissimo esame!

Risposi e mi congedarono, sentendomi finalmente libera! Riprovai la sensazione di star comminando a chilometri sopra il mondo! E pensare che mancavano sette (anzi sei, perché il biglietto era prenotato con un giorno di anticipo) insignificanti giorni al Grande Giorno. 

***

Furono sei giorni di preparativi, lacrime e preoccupazione. Tutti, a turno, furono sull’orlo di un collasso nervoso. 

La notte della partenza non dormii, ovviamente, ma la passai parlottando con Francesca, la mia migliore amica, finché non esaurii i soldi. Allora passai il resto della notte leggiucchiando uno di pochi libri che avevo deciso di non portare. 

La mattina mi “alzai” alle 6, il mio volo era alle 10:30 (Quindi se fossimo arrivati in anticipo l’aereo sarebbe arrivato alle 11:30 e se fossimo arrivati in ritardo alle 10:30 precise sarebbe stato in volo, secondo la filosofia della sfiga).

Non feci colazione, avevo lo stomaco chiuso e se avessi mangiato qualcosa mi sarebbe scattata una fame nervosa. E non ci tenevo a sfondarmi di biscotti per poi vomitarli nel momento meno opportuno. 

Quelle poche ore mi parvero un eternità, vagavo per casa come un’anima in pena.

Alla fine arrivammo all’aeroporto in anticipo di 10 minuti. 

Mi voltai emozionata e spaventa verso la mia famiglia e Francesca, abbracciai tutti e promisi che sarei tornata presto.

Presi un respiro profondo. Ero completamente sola, era ora di comportarmi da vera donna.

Dopo aver quasi preso l’aereo sbagliato per due volte (maledetti facchini incapaci di dare informazioni esatte!) riuscii ha salire sul mio. 

Con un sospiro mi lascia cadere sul mio posto, per fortuna vicino al finestrino. Ero esausta, tra la notte insonne e lo stress emotivo/psicologico dell’ultimo periodo non avevo più energie. 

Dopo il decollo mi misi le mie adorate cuffie e mi addormentai sulle note di Cancer.

Mi svegliai che mancavano ancora due ore (e coi Metallica che pulsavano nelle orecchie), le passai leggendo e guardando fuori dal finestrino.

Dopo esser scesa controllai l’indirizzo dell’hotel a cui avevo prenotato e mi ci diressi con lo stomaco ancora sull’aereo e il cuore che batteva fortissimo. 

Dopo che mi fui persa cinque volte trovai il mio maledettissimo hotel. Mi diedero la chiave della camera e mi potei finalmente sedere sul letto comodo, ero di nuovo esausta. 

Feci una doccia veloce e mi raggomitolai tra le lenzuola, dopo aver risposto a tutti i messaggi di mia madre e mio padre. 

Mi stesi meglio, sembrava un sogno: I MyChem erano tornati (ma senza far trapelare nulla) e io avrei assistito alla loro prima nuova live. Sorridendo misi la sveglia alle 4… Sì, sono pazza, ma voglio essere davanti! Vederli bene! 

Cercando di non pensare all’indomani (o avrei fatto un’altra notte in bianco) mi addormentai.

 

***

 

All’alba ero pronta. Alzarsi era stata un impresa titanica ma dopo una doccia fredda ero sveglia…più o meno.

Lasciai l’hotel e cercai un bar aperto (trainando la mia valigia, per fortuna non troppo grande), non trovandolo (ovviamente, visto che erano le 4:30 del mattino!). 

Tenendo i riflessi pronti (perché era pur sempre una grande città americana di buonissimo mattino) ma non incontrai nessuno tranne un cane spelacchiato e una donna con gli abiti stropicciati e il trucco sbavato.

Riuscii, per qualche miracolo, ad arrivare al luogo del concerto. Diedi la mia roba a un tizio praticamente in coma mi diressi verso l’entrata.

Erano le 5:00, ma davanti all’ingresso mi accorsi che c’era almeno una trentina di persone accampate davanti. Mi misi in coda pensando, per confortarmi, che ero una buona corritrice. Mi sedetti dietro una tenda nera da cui veniva un lieve russare.

Per tenermi in sveglia (visto che non mi ero neanche presa uno schifo di caffè) tirai fuori il libro che mi ero portata e iniziai a leggere, era Carte in tavola di Agatha Christie. 

“Caffè?” Mi chiese una voce femminile dopo il mio millesimo sbadiglio. Mi voltai, una ragazza coi capelli tinti di nero con le punte rosso fuoco (fighissimi!) mi porgeva una tazza di caffè.

“Grazie” Dissi un po’ sorpresa prendendo la tazza. Scosse le spalle

“Figurati, stavi cascando dal sonno e oggi abbiamo bisogno di forze” Disse con un sorriso che ricambiai cominciando a sorseggiare il caffè, non era così disgustoso. 

“Allora, abbiamo ancora secoli di attesa davanti quindi ti va di parlare un po’?” Mi chiese con un sorriso aperto. Tipico feeling tra Killjoys 

“Okay, tanto non abbiamo molto da fare” 

Si chiamava Jessica ed era simpatica. Passammo un bel po’ di tempo a parlare, poi si aggiunsero anche altre ragazze nelle vicinanze. Mi sentivo un po’ strana: da una parte ero felice di poter parlare con qualcuno di Loro (i MCR). Ma in un certo senso quelle ragazze sarebbero potuti diventare ostacoli nella mia corsa verso il palco… conclusi che avrei fatto meglio a non pensarci e divertirmi.

Quando arrivò l’or(d)a di pranzo lottammo per tenere i nostri posti, poi (dopo varie crisi isteriche da parte di fan arrivate dalla…Polinesia credo…) ci sistemammo per mangiare.

Verso il calare della sera diventammo tutti più inquieti e distaccati.

Arrivarono le 7, i cancelli si sarebbero aperti alle 8.

Ora ero così nervosa che credevo che i miei succhi gastrici stessero corrodendo il mio stomaco.

Alle 7:58 non volava una mosca stavamo tutti guardando i cancelli, spaventando i bigliettai: probabilmente credevano che sarebbero morti nella nostra furia.

Preparai il biglietto, ero pronta allo scatto della mia vita.

Finalmente i cancelli si aprirono, corsi in avanti urtando chiunque. Arrivai finalmente al bigliettaio che, tremante di paura sotto il mio sguardo da psicopatica, mi strappò il biglietto. Allora iniziò la vera corsa.

Corsi più veloce che potevo spintonando e venendo spintonata da chiunque. Entrai nel salone o quel che era e corsi come una lepre. Arrivai, per qualche grazia divina, in seconda fila con davanti a me solo una ragazza neanche troppo alta, che culo! 

La sala si riempì, la temperatura andò alle stelle. 

Il palco era in ombra, riuscivo a malapena a distinguere i profili degli strumenti e dei tecnici che si muovevano sul palco. 

Ogni minuto era un secolo e il mio stomaco si stava attorcigliando sempre di più, sentivo il cuore battermi in gola. 

Dopo anni e anni, credo, vedemmo, nell’ombra, delle figure familiari armeggiare con gli strumenti. Trattenni il fiato. Non ci credo! Sono proprio davanti a Ray! Ahh non vedo l’ora di vederlo scatenarsi con la sua chitarra! Cercavo di non guardare Gerard o sarei svenuta seduta stante! 

Finalmente udimmo al voce del Dr. Death uscire dagli altoparlanti. Unimmo le nostre voci in un unico grido. E poi arrivò, quella frase che dava il via a tutto:

KILLJOYS, MAKE SOME NOISE!!” E allora i Killjoys urlarono con tutta la loro voce. 

La ragazza di fronte a me si era un po’ spostata (non si sà bene come e sinceramente non ce ne frega) e ne avevo approfittato: ero in prima fila!! 

Urlavo ogni parola e sentivo la gola scorticarsi poco poco ma non mi importava che domani non sarei riuscita a parlare, volevo solo vivere ogni istante. Non credo di aver sentito il mio cuore battere così forte, potrei giurare che andava a ritmo con la canzone. Non ci potevo credere, erano lì, davanti a me! Avevo davanti Ray Toro che si stava scatenando in un assolo fantastico e la voce di di Gerard Way che mi ammattiva l’udito e il cervello. Sentivo la mia stasa cassa toracica vibrare come un amplificatore quando si alza troppo il volume

La canzone finì, ero sudata marcia ed eravamo solo al primo brano. 

Gerard prese il microfono, dovetti guardarlo. Dio, fu come ricevere un pugno di consapevolezza, la consapevolezza che lui era lì, vivo e reale. Aveva i capelli neri sparati in tutte le direzioni, jeans neri strettissimi, i suoi amati anfibi lucidi lunghi fino al ginocchio. Sopra, una giacca di pelle con sotto una canottiera/maglietta, nera. Tutto nero! Tranne la sua pelle, era davvero bianchissima e spiccava in mezzo a quel colore scuro. Intorno agli occhi un po’ di matita. Quindi dovetti trattenere gli ormoni e cercare di mantenere un po’ di dignità e non fissarlo sbavado come una psicopatica (è la seconda volta che mi do della psicopatica da sola…forse dovrei vedere uno psicologo)

“SALVE A TUTTI!! NOI SIAMO I MY CHEMICAL…”  Puntò il microfono verso di noi

“ROMANCE!!!” Urlammo in coro. Ci sorrise.

“Allora? Siete pronti a ripartire?!” Altro urlo

“Bene! Perché non abbiamo intenzione di fermarci!” Urlo di gioia.

“Spero che vi sia piaciuto il concorso che abbiamo indetto, ma ne parleremo dopo. ORA! Alzate le braccia al cielo!” Alzammo le braccia al cielo sentendo i colpi di cannone mente le luci diventavano rosse, non ci voleva una fangirl per capire quale fosse la prossima canzone! Poi Gerardo cominciò a  chiamare sua madre, una delle cose più fighe e inquietanti che abbia mai visto, cominciavo anche a spaventarmi quando fece il suo fantastico sorriso da psicopatico made-Way spalancando gli occhi. 

Iniziò ha cantare e…beh la sua voce mi riempiva la mente e i sensi. Con NA NA NA ero troppo occupata a dimenarmi e a cantare per percepire a fondo queste sensazioni. Ma ora sentivo la sua voce graffiante, chiara ma allo stesso tempo sporca di dolore e, in questa canzone, un pizzico di follia. Mi arrivava dritta nell’anima, accoltellandomi l’anima con le sue parole piene di significati. Se sentirlo nelle live su YouTube era emozionante averlo davanti era…una bomba atomica. E io mi sentivo un reattore nucleare carico di energia, sarei andata avanti tutta la vita ascoltando la sua voce.  

 

Alla fine di Mama ero, se possibile, ancora più fradicia di sudore e forse anche un po’ lessata. Grazie, fiamme, che spuntate sempre al momento giusto!

Ma non feci in tempo a riprendere fiato che…Gerard si distese sul palco, nella penombra…

Oh per St. Jimmy! So benissimo che canzone è, ricordo anche la prima volta che l’ho sentita! La vidi in una live (su YouTube, ovviamente) all’Hurricane Festival del 2011!! Gerard si era disteso come ora! Oddio… No! 

Gerard prese a sfiorarsi sensualmente (troppo! Era semplicemente illegale!) e a giocherellare con il bordo della maglia…causando una sovrapproduzione e di ormoni tra la folla (e sul palco, molto probabilmente, uffa non vedo Frankie). Dopo pochi secondi, si alzò e cominciò ha cantare… Indovinato? DESTROYA, esatto. Allora il mio animo di slasher tornò alla vita. Cominciai ha osservare Frank. Si muoveva come un indemoniato ma era tutto normale, però notai che lanciava, ogni tanto, delle occhiate “particolari”  a Gerard, quelle che urlano ho una voglia fottuta di scoparti!! E non sembrava che Gerard ne fosse infastidito (ovviamente si era accorto che Frankie lo guardava come se volesse fotterlo li sul palco), anzi. Ad un certo punto (più precisamente mentre stava gemendo sul microfono) Gerard si avvicinò al chitarrista nano e gli gemette nell’orecchio e…oh! Dio Gee! Dove stanno andando quelle manaccie! E per finire, quando si allontanò leccò in modo osceno l’orecchio di Frank.

Ma per pietà divina verso i nostri ormoni anche DESTROYA finì.

 

Ero fradicia neanche stessi facendo la doccia, felice che credevo di star per volare e spiaccicata contro quelle maledette sbarre di ferro da un esercito di fan. Cercavo di respirare mentre loro facevano una “pausa” per bere. Dio! Siamo solo alla terza canzone e già sto per svenire!

EVERYBODY!” Urla “Come state? Perché io ho voglia di fare un vecchio nostro classico, because…I’M NOT OKAY!!” Urla da parte della folla. Partirono le prime note di chitarra, Ray muoveva il suo fungo di capelli a tempo. Poi Gerard cantò. 

Ho sempre amato I’m Not Okay  la voce di Gee è ancora più incazzata del solito e mi ha aiutato moto ascoltarla durate i primi anni di liceo. I’m not okay è un po’ come casa, la conoscono tutti e quando la senti ti vengono in mente i bei vecchi tempi… 

Si avvicina il trust me, arriva il turno di Frank, ruba il microfono a Gee e

“TRUST ME” Mi sento realizzata! Ma Oh per la our Lady of Sorrows!, FRANK! Il mosto puccettoso chitarrista ha appena ricambiato il favore di prima leccando, o meglio: scopando con la lingua, l’orecchio della nostra sassy divah!  Questi due sta’ notte scopano, sicuro come la morte! 

Gerard continua a cantare ma sembra “distratto” da un certo chitarrista che ha deciso di accoppiarsi con la sua chitarra…mentre la suona… guardandolo come prima…Gerard, Frank vi giuro che se scopate sul paco nessuno si scandalizza, anzi, c’è gente (io) che aspetta questo momento da anni! 

Purtroppo anche I’m Not Okay finisce e le luci calano fino a spegnersi, sento grida di disapprovazione. 

Poi, nel buio, una nota di pianoforte. Una semplice nota che mi fa accapponare la pelle, mi fa venire gli occhi lucidi e battere forte il cuore. Una singola nota che che può cambiare completamente il mio umore, da triste a…euforica! Tutti sanno che canzone è. È Lei l’unica e sola. L’inno dei dannati, il nostro Inno

When I was…a young boy, my father took me into the city…to see a marching band…“  Cantammo tutti insieme, i My Chemical Romance, noi…sembrava che il mondo, l’universo, cantasse! Non c’era una persona che non urlasse, perché è il nostro inno, il nostro ritorno. La Black Parade era tornata, è l’Universo doveva saperlo! Pelle accapponata nonostante il caldo quasi insopportabile e il sorriso più bello della mia vita sulle labbra. La musica, le parole mi entravano in testa, mi facevano vibrare la cassa toracica così forte da scuotermi anche il cuore. La mia anima cantava non più la mia voce e sì, in quel momento mi sono sentita invincibile, inarrestabile, completa, con la consapevolezza che se il mondo fosse caduto noi saremo andati avanti, se foosi morta in quel momento la mia memoria sarebbe andata avanti.

Cantai così forte che credo di essermi strappata una corda vocale e di aver sputato sangue ma non mi importa. La Parade è stato l’apice, Dopo questo, posso morire in pace. Per tutta la durata della canzone tenni la mano destra sul cuore, per me non è una canzone, è l’inno della mia vita

“BECAUSE WE ARE THE BLACK PARADE AND WE’LL NEVER EVER CAN DIE AND WE ALWAYS KEEP RUNNING!!”  Urlò Gerard dopo il gong. 

Ma non era finita, no. Stava arrivando, sentivo le prime note. Era lei, la prima canzone che ho sentito dei MCR, la prima volta che ho sentito le parole di Gee (anche se erano nella cover di Glee): SING. 

Credo che stanotte dormirò bene, mi sto muovendo e sto cantando come mai in vita mia. La potenza delle emozioni che mi stanno pervadendo è devastante e la cosa mi piace dannatamente tanto, mi annoto mentalmente di andare a ogni singola live che faranno.
E poi sopraggiunge, dopo un crescendo di emozione, la frase che mi ha dato un calcio in culo più di una volta e mi ha fatto correre avanti quando credevo che sarei morta, che mi sarei fermata…

“KEEP RUNIN’ ” 

No-comment…..il mio cervello è morto per sovraccarico di emozioni troppo forti per essere elaborate. Sono euforica, non sto pensando a niente. Il mondo non esiste, esiste solo la bolla di pura emozione in cui sono inglobata. Ho un sorriso ebete in faccia ma al momento non mi importa. 

Sento delle note dure di chitarra, dure e familiari che mi scaldano il sangue. No, davvero? SING è la prima loro canzone che ho sentito, ma Dead!, invece, è la la prima volta che ho sentito la voce di Gerard e le chitarre di di Ray e Frank, e…loro insomma! Non me le possono mettere vicine! 

Quanto amo questa canzone! E cattiva, amara, ironica e divertente. E l’assolo di Ray…credevo di morire! Era meraviglioso vederlo lì, davanti ai miei occhi. Ero a bocca aperta.  E poi, ci ha fatto un sorrisone! Era felicissimo di essere lì, si capiva. 

Mentre Frank…ogni scusa per spalmarsi addosso a Gerard! E nessuna scusa per buttasi a caso (i contro membri della band) sul pavimento! Però Dio come suonava! Ci metteva tutta la sua passione, si trovava nel suo ambiente, lo si notava dai sorririsi-uccidi-fangirl che rivolgeva alla folla. Erano di nuovo insieme, più forti che mai, ciò che non ci ha ucciso ci ha fortificato

Dopo Dead! il palco torna in buio, vedo vagamente la sagoma di Ray prendere una chitarra acustica, che succede? 

Torna la luce, Ray è seduto su uno sgabello con la chitarra, acustica, in mano. Suona le prime note. È Disenchanted, la canzone che mi ha fatto capire che non potevo vivere senza di loro. La voce di Gerard è dolce, confortevole e non mi va di macchiarla con le mie grida insulse quindi sto in silenzio, chiudo gli occhi e mi faccio cullare. Triste ma dolce, disincantata, appunto. Mi calma sempre, non so perché ma ha questo  effetto su di me. Nei periodi bui o stressanti la ascoltavo sempre prima di andare a dormire.

Solo quando la musica cessa li riapro, il palco è di nuovo  al buio. 

Poi si accende un cono di luce al centro del palco e le note malinconiche di Cancer si spandono nell’aria calda e pesante. Adoro Cancer, è non è triste, è più che triste. È così amara e disperata ma accetta anche la morte quindi rimane una sorta di rabbia triste e composta, come quando si parte per un lunghissimo viaggio e bisogna salutare il luoghi familiari. Semplicemente stupenda, ma tutti sappiamo che è l’inizio della fine. Non voglio andarmene, vorrei stare spiaccicata tra questa sbarra di metallo e la calca sudaticcia alle mie spalle per l’eternità! Ma purtroppo il tempo è crudele.

Alla fine Gee (con fare molto divoso) cerca, abbastanza inutilmente, farci stare un po’ in silenzio e canta l’ultimo “you” prolungandolo. Sono io o ci vuole far soffrire ricordandoci la live a New Mexico? Perché ha fatto gli stessi movimenti! Ovviamente ci spelliamo le mani a furia di applaudire. Ma sta arrivando il colpo di grazia

Now I know…” Famous Last Words…l-lei…sento la rabbia, l’amarezza e la paura di questa canzone scorrermi nelle vene come eroina e provocarmi effetti analoghi

‘Cause I see you lying next to me, with words I thought I’d never speak…awake and unafraid…asleep or deeaad!” Siamo tutti impazziti, Gerard è a quattro zampe sul pavimento e canta che quasi gli scoppia un polmone, troppe sigarette. Ray fa l’assolo di chitarra più figo dell’ultimo decennio. Frank si sta rotolando per terra come se avesse la convulsioni, suonando come se il destino dell’Universo dipendesse da quello…o come se stesse scopando…dipende…

“I’m not afraid to keep on living, l’m not afraid walk this word alone, honey if you stay I’ll be forgiven, nothing you could say can stop me going home” Credo che ogni Killjoys dovrebbe tatuarsela da qualche parte, io personalmente, se avessi il coraggio, mi tatuerei tutto il testo sulla schiena, tanto ce le ho già incise nell’anima quelle parole.

Ma purtroppo ogni cosa bella è destinata a finire… 

“Siete pronti per un ultima canzone?!” Un urlo. Sì! C’è ancora una canzone! 

“Questa canzone vi ha ha lasciati tristi e soli, colpa nostra, ma ora è tornata per farvi urlare!! Questa canzone si chiama…Helena”  No, non possono mettere questa canzone! Perché  è la canzone con cui hanno chiuso e fa ancora fottutamente male, nonostante tutto. Ed essendo io masochista è anche la mia preferita…

Long ago…”  È potente, forte, colpisce esattamente dove fa più male. La voce di Gearad è intrisa di odio e rancore. Soffre, soffre come Billie Joe quando canta Wake Me Up When September Endes, con la differenza che Helena è dura, Gerard accusa sua nonna di averlo lasciato solo, e quasi la odia per questo.

Questa canzone è nera di odio e rossa di passione, è una pugnalata al cuore in una notte senza luna. 

Purtroppo inizia a sfumare e alla fine finisce, con un trionfo chitarra e batteria 

“LADIES AND FUCKING GENTLEMAN!! WE ARE MY CHEMICAL ROMANCE!!! GRAZIE A TUTTI! VI AMIAMO TUTTI!!”  Gerard si asciugò il sudore e ci sorrise (facendo morire qualcuno, io, d’infarto). 

Il buio tornò sul palco. 

Avevo bisogno di aria, sentivo la gambe molli come budino e lo stomaco tornava a esibirsi come contorsionista. La bocca arida e le mani fredde, Jesus mi sembrava di essere tornata a qualche settimana prima, quando dovevo dare l’orale. Nel nervosismo presi, ovviamente, a torturare la collana di Doctor Who

Il momento fatidico si avvicinava…Dio se ero nervosa.

Sul palco, intanto, alcuni tecnici stavano sistemando una…una boccia su palco…?D’accordo, sono i MCR non ci si dovrebbe stupire più di nulla, no?

Dopo un’eternità le luci si riaccesero, avevano tolto tutti gli strumenti e al centro c’era la suddetta boccia, piena di bigliettini. 

“Ladies and gentleman! È ora della verità! Chi verrà con noi in tour?” Disse Gerard entrando sul palco seguito da Frank, Ray, Mikey e Bob. 

“Chi avrà questa possibilità? ” Continuò tra le nostre grida. Si mise l’indice sulle labbra per intimare silenzio che faticò a scendere ma che, alla fine, calò. 

“Grazie. Dunque! Su ogni vostro biglietto c’erano delle cifre ripetute su i due lati, una ve l’hanno strappata all’entrata, l’altra c’è la dovreste avere voi. Bene, in questa boccia ci sono tutti i vostri biglietti strappati, coi numeri. Ora pescheremo un biglietto a caso e la persona che avrà lo stesso numero sarà il vincitore o la vincitrice” Sorrise sadicamente mentre si avvicinava con lentezza alla boccia. Intanto litigavo coi miei jeans per far uscire il mio biglietto. Era vero, sul mio c’era scritto 254996. La mano di Gerard affondava lentamente nel mare di carta, frugando come se desse cercando qualcosa, stronzate voleva solo vederci in preda all’ansia. Un’attesa straziante tirò fuori un pezzo di carta, trattenni il fiato. Gli altri componenti lo lessero, silenziosamente, sopra le spalle di Gerard. 

“E il vincitore è il numero:…2” Okay, stai calma, è solo il tuo primo numero non è possibile che sia il tuo biglietto “…5” Mantieni la calma non è il tuo non è il tuo “…4” Non è possibile “…9” È uno scherzo “…9” Ora dirà un altro numero e mi metterò a piangere “….6!” 

…..Come?!

 

 

N.d

Hello! Spero che non sia così orrendo! 

Ora ho un paio di precisazioni: dunque, in questa ff nessuno è sposato e non ci sono bambini. Perdonatemi, ma mi sentirei un po’ in colpa, visto che è una Frerard. 

Bob c’è perché…don’t know è venuto fuori da solo! (lol) 

Ringrazio le brave persone che hanno messo sta’ cosa tra preferite/ricordate e ringrazio ancora di più  Rage_ che ha recensito *distribuisce muffin*

Detto questo vi lascio in pace e se mi lasciate una recensioncina non morite di cancro.

Al prossimo capitolo

Bbpek

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Capitolo 3
*** Capitolo 3. ***


Capitolo 3.

 

Rimango ferma immobile. Non.Ci.Credo. È solo un maledettissimo sogno! Tra qualche minuto mamma mi sveglierà urlando che sono in ritardo per l’orale. 

Dopo qualche secondo  Frank prende il microfono dalle mani di Gerard

“Su, non essere timido! Mica mordiamo!” A quel punto mi muovo. ‘Fanculo se è un sogno, non mi voglio più svegliare. Alzo timidamente la mano e urlo

“Sono io il 254996!” E per la prima volta nella mia vita incrocio lo sguardo con Gerard Way…

***

La folla è in tumulto, speriamo che il vincitore non sia nelle ultime file o sarà un casino! Sento una voce che urla, in mezzo al brusio indistinto. Abbasso lo sguardo. Incrocio lo sguardo con gli occhi castani di una ragazza in prima fila, alla mia sinistra. Faccio cenno al tizio della sicurezza che va' dalla ragazza e le controlla il biglietto

“È lei!” Mi urla. Nella sala scende un po’ di silenzio. Con difficoltà la vincitrice riesce a uscire dai cancelli che tengono imprigionata la folla. 

La osservo attentamente: avrà circa diciott’anni, capelli castani scompigliati che le arrivano un po’ sotto le spalle. Occhi castani dietro un paio di occhiali con le lenti leggermente appannate. Barcolla un po’, forse l’emozione e la stanchezza per il concerto. 

Si avvicina con occhi sgranati e increduli, tipici di chi crede di star sognando. Sorrido appena, non è un sogno, bambina, e te ne accorgerai…

 

***

 

Oh mio Dio! Sono sul palco! A meno di due metri dai My Chemical Romance! Dio sto per svenire, ormai non mi sento più le gambe. Ovviamente sto torturando la mia adorata collana, sono stranervosa con tutti quegli occhi addosso! La maggior parte mi sta incenerendo con lo sguardo, lo sento (lo farei anch’io se…beh se non fossi qui).Trovo il coraggio di alzare lo sguardo, Gerard mi sorride lievemente. Stranamente riesco a salire sul palco senza svenire e sono lì, a trenta insignificanti centimetri che mi dividono dalle persone che mi hanno salvato la vita…ecco ora creperò sul palco!

“Allora, come ti chiami 254996?” Mi chiede Frank gentilmente. Sorrido imbarazzata e cerco di ricordarmi il mio nome

“Elena” Credo di vedere un lampo dentro gli occhi color verde/oro/castano/chisseneferga di Gerard, ma è solo un istante.

“Quindi sei italiana?” Respira Ele, respira

“A dire il vero sono italoamericana, ma sono venuta dall’Italia” Wow ho detto una frase i senso compiuto! Mi sento realizzata!

“Mh, okay. Allora, le sorprese per te non sono finite, abbiamo ancora un regalo per te!”

Okay, ora so che è un sogno, indubbiamente. 

“Davvero?! Cosa?!”

“Eseguiremo un brano a tua scelta da Conventional Weapon in versione acustica!” W-O-W! Non mi voglio svegliare mai più! Mh…cosa posso far suonare? 

Ripenso a tutti i titoli che mi vengono in mente. Penso subito a un titolo, la canzone che mi fa soffrire di più, che mi fa montare la rabbia e la frustrazione insieme alla tristezza. Che mi ha fatto piangere. Che me li ha fatti quasi odiare, la canzone con cui ho scoperto del loro scioglimento. Si fa sentire la mia parte vendicatrice, che subito perde il sopravvento. Sì, ho deciso. Li farò soffrire un attimo, farli sentire in colpa, almeno per una volta. E poi vorrei far pace con quella bellissima canzone.

Li guardo negli occhi uno ad uno, accusandoli di tutto il mio dolore.

“The Light Behind Your Eyes” È una sfida. Ora sono incazzata, tutto il rancore che mi porto, ci portiamo, dentro da anni reclama il suo sangue. Il vedo tremare, uno a uno anche se per un istante. E tutti abbassano lo sguardo, davanti alle mie mute accuse.

Ray, Frank, Bob e Mikey si preparano a suonare e Gerard riprende il microfono. Appena comincia a cantare sento un nodo alla gola e le lacrime chiedere di uscire per rigare il viso e darmi sollievo, come ogni volta che sento quelle note maledette.

Se ascoltarla a casa, con le cuffie o sullo stereo, è un dolore fisico, ascoltarla in live quasi mi uccide. Perché è il loro addio, sono le ultime parole e fanno male. Per tutti questi anni ho mantenuto la mia promessa: non ho mai pianto, tranne la prima seconda volta che l’ho ascoltata, subito dopo aver saputo dello scioglimento. Sono sempre stata in bilico, con il nodo alla gola, un peso insostenibile sul petto e il mio cuore che voleva ancora battere. Fargliela cantare è un modo per farli sentire in colpa. 

Arriva l’ultima nota, resisto all’impulso di mettermi a singhiozzare. Aspetto che Gerard saluti il pubblico e poi scendiamo dal parco. Dietro le quinte è dominio dei tecnici e c’è un viavai di gente. 

Prendo un respiro profondo e ricaccio indietro le lacrime, non ho il diritto di essere triste, anzi, dovrei essere la persona più felice della Terra! Mi faccio un sorriso di incoraggiamento.    

Mi giro verso di loro, c’è un silenzio imbarazzato. 

“Beh, benvenuta tra noi!” Ha interrompere il silenzio è Frank. Alzo gli occhi al cielo

“Non sapevo teneste anche un circolo di alcolisti anonimi” Cerco di rompere il ghiaccio, sono una fangirl davanti ai propri idoli non ho dignità da perdere. Per fortuna suscito un minimo di ilarità.

“Vieni, ti facciamo vedere il posto” Disse Ray. Li seguii fuori.

Ovviamente c’erano mezzo milione di fan pronte a uccidere pur di avere una foto, sono sicura che sarei stata tra queste se Dio, Buddha o Babbo Natale non avesse deciso di farmi diventare fortunata. Sorrido felice senza accorgermene. 

Milleduecentonovantatré fangirl dopo riusciamo finalmente a entrate nel tourbus. È piccolo, incasinato con l’aria satura di anidride carbonica, sudore e caffè. 

“Ah divano, scomodo, divano” Sospirò Frank buttandosi sul divano, appunto.

“Beh non c’è molto da far vedere: lì c’è la cucina, anche se è perfettamente inutile visto che ci fermiamo a ogni Starbuks sulla nostra strada, e non!”  Disse l’afro guardano male Gerard che si era elegantemente scatafasciato sul divano, praticamente incollato a Frank…il mio animo fangirl già sente qualcosa…

Il moro alzò pigramente la testa

“È stato solo un piccolo cambio di programma, avevo bisogno di caffè e tu sai come divento quando ho bisogno di caffè…”

“Sì lo sappiamo Gee, diventi una quindicenne, isterica, incinta, con le mestruazioni” Bofonchia Frank tra i cuscini del divano. Risi

“Siete completamente andati…”

“Lo prendiamo per un complimento!” Urlò (senza motivo vi sto che eravamo neanche a due metri di distanza) Mikey dal bagno. 

“Emh ho una domanda” Dissi alzano la mano come se fossimo di seconda elementare

“Dì pure” Disse Gerard con quei grandi occhioni verdi…

“Well…dove dormo?” Ci fu un attimo di silenzio. Non ci credo, si sono dimenticati! Che pensavano che fossimo, noi (disgraziatissimi) fan, dei soprammobili? 

E dopo il silenzio fu caos…

“Possiamo fermarci in un hotel”

“Ma che sei scemo, Mikey? Come facciamo coi tempi? Abbiamo date da rispettare!”

“E se le dessi la mia brandina?” 

“Vuoi davvero dormire sul divano, Frank? Lo stesso divano su cui tu e Ge-“ Si girarono tutti verso di me. Se quello che penso è vero avrò la certezza che il mio aereo precipitato e che ora sono in Paradiso

“Sì, Mikey? Su cui Frank e Gerard fanno cosa?” Ho un’ aria da maniaca psicopatica, sicuro! Mikey sbianca e guarda, nel panico, Gerard e Frank che lo guardano con sguardi del tipo: di-una-fottuta-parola-e-ti-uccideremo-lentamente.

Ehm… g-giocano a…a scarabeo….” Attimo WTF?! Per tutti, Mikey incluso. 

“G-già…giusto…” Disse Frank, convincete come me come fotomodella.

“Chi ha fame?!” Proruppe Bob per spezzare il silenzio imbarazzante. Eh no, Bobby! Non  me il lascio scappare! Sono sicura che il Frerard è reale! Ma voglio la conferma dalla loro bocca!

“IO” Urlano in coro i piccioncini

“Nononononono, nessuno fa nulla finché non mi spiegate bene la storia di Way e Iero su quel divano!” Credo che se gli sguardi uccidessero sarei già morta per mano di Gerard e Frank

“Non c’è nessuna storia su quel divano, okay?”

“Davvero, Ray? Allora non avrai problemi a dormirci sopra per una notte” Un sorriso maligno si dipinge sulla mia faccia. Sono un essere malvagio, lo so, ma voglio scoprire se ho, abbiamo, ragione su quei due. E poi lo sanno tutti: mai mettersi tra una fangirl e la sua OTP. 

Il chitarrista riccio sbianca. Guarda alternativamente tutti i membri della band che lo guardano come per dire arrangiati, coglione.

“N-no”

“Bene! Allora prendo il tuo letto, ti va bene, no?” Cedi cedi cedi e dimmi che quei due scopano come ricci e che si amano!

“Sì, va bene…ma solo UNA notte” Dannazione! Avrei giurato che avrebbe ceduto e avrebbe parlato! Ma troverò il modo di scovarli, dovessi aspettare tutta la vita!

“Ora che avete finito questa messinscena possiamo mangiare? Io ho veramente fame!” Borbottò il batterista. Andò a ficcare il naso nel frigo 

“Abbiamo latte, pizza fredda di qualche sera fa, una mela ghiacciata e…Frank! Quante volte ti devo dire che la verdura non la devi prendere!” Il chitarrista non rispose, troppo occupato a giocherellare con il capelli sudati del cantante…non è successo niente un corno! 

“Avete del gelato?” Chiesi timidamente

“Mh…no ma abbiamo dei cereali e cibo cinese probabilmente radiottivo” Storsi un po’ il naso

“Dammi la mela, grazie” Bob mi lanciò una mela rossa venata di verde congelata, sorrisi pensando a Amy…

Provai a morderla ma i denti scivolarono sulla superficie dura, cazzo era un pugno di ghiaccio. Guardai male il frutto

“Secondo voi le mele vanno in microonde?” 

“Non credo…forse dovresti aspettare o facciamo saltare in aria il tourbus” Mi rispose Ray

La porta si aprì ed entrò Brian, il loro manager.

“Ciao, tu devi essere la vincitrice. Ho qui i tuoi bagagli e…beh trova un posto dove tenerli. Ho anche cibo più o meno commestibile” Disse mostrandomi i miei bagagli e un enorme busta piena di cibo cinese/giapponese. Presi le valige e la busta

“Grazie. Mi chiamo Elena, comunque”
“Lo so, ho assistito allo show. Immagino che te sappia chi sono io quindi saltiamo convenevoli inutili. Ora devo fare una telefonata. Che Dio ti assista con queste pesti” Risi ma credo fosse serio…

“Ragazzi! Ho cibo commestibile” Perché sono così scema? Quegli animali mi hanno letteralmente travolta “Ragazzi! Siete mediamente sopra i trent’anni e io ne ho diciotto da poco più di due mesi! Un minimo di attenzione che mi spezzo!” Si scusarono e si allontanarono un po’. Posai le buste e ci sedemmo in cerchio passandoci il cibo. Gerard si alzò e si fece un caffè. Come riesca a bere caffè e a mangiare cibo cinese rimane tutt’ora un mistero per l’umanità. Quando si risedette mi fissò con i suoi occhi verdi. Occhi che sapevo avevano visto morte e sangue, che esprimevano la sua nera anima da poeta e la sua brillante intelligenza in un miscuglio di colori su cui però prevaleva sempre quel verde. 

“Vediamo un po’…se devo passare un anno con qualcuno devo sapere chi è…apparentemente sei una ragazza normale ma c’è una luce dietro i tuoi occhi, come quella di una candela…” Non c’era una domanda esplicita, ma c’era il bisogno di una risposta
“È una luce che mi aveva abbandonata, cinque anni fa, quando scoprii, ascoltando una canzone che parlava di addii, che la mia band preferita era morta” Mantenevo il suo sguardo, perdendomi in quel colore solo suo. Non mi accorsi che era calato un silenzio strano. E pensare che cinque minuti prima Mikey e Bob si lanciavano sushi

“Perché The Light Behind You Eyes?” 

“Per recuperare la mia luce… e per vendicarmi” Sorrise appena

“Three Cheers For Sweet Revenge…”
“È il mio album preferito…”
“Non ne dubitavo…” Toccò a me sorridere 

“Allora” Disse rilassandosi “Chi ascolti a parte questi cinque poveri idioti?”

“Adoro gli Avenged Sevenfold, i Fall Out Boy, i Panic! At The Disco e i Green Day. Ma anche Pink Floyd, Guns ’N’ Roses, Iron Maiden, Metallica, AC/DC. U n po’ anche i Queen e Pantera” Annuì, approvando.

“Sembri sveglia e ti affidi ai messaggi giusti, sboccerai ragazza” Arrossii fino alla radice dei capelli, era il miglior complimento che qualcuno mi avesse mai fatto, e per di più era stato Gerard Way, non il primo idiota per strada, a farmelo. Non mi ero mai sentita così lusingata.

“Dunque…da quanto ci segui” Chiese ancora prendendo un sorso d’acqua. Niente alcool

“Dal 2014, avevo tredici anni” Mi fissò ancora più intensamente

“Quindi hai diciotto anni…”

“Già…esattamente come avevi progettato” Sgranò gli occhi

“Cosa?” Dalla faccia che fece pensai che forse Michela si era sbagliata con quella sua teoria
"Non importa" Fece spallucce

“Canzone preferita?” Continuò il moro. Mi sentivo un po’ (tanto) in soggezione da quella sequela di domande

“Non saprei…forse Helena…oppure The Sharpest Lives…o SING…o Dead!  Maledizione, non lo so!Abbassò lo sguardo sorridendo alla mia pena per una domanda in apparenza così semplice.

“Già…forse la mia è Helena…” Senza nemmeno sapere da dove veniva tutta quella sfrontatezza gli presi una mano e lo guardai negli occhi

“Mi dispiace…mi dispiace così tanto” Sussurrai. Oh per St Jimmy sto tenendo la mano a Gerard Arthur Way! Tolsi immediatamente la mano e abbassai gli occhi. Mi sento come se avessi offeso un potentissimo dio. Non posso farci niente, provo troppo rispetto per Gerard. 

Sembra sorpreso e mi sorride

“Grazie” Ha gli occhi lucidi ma dopo aver sbattuto le palpebre un paio di volte sono tornati normali, però…leggo della malinconia appena celata dalla apparente allegria

“Sarai stanca, meglio se vai a letto, dev’esser tardi” In effetti non mi reggevo in piedi. Controllai l’ora dal telefono: era passata la mezzanotte. 

Svogliatamente aprii la valigia e riuscii a trovare il pigiama e lo spazzolino.

Uscita dal bagno minuscolo andai verso le cuccette

“Ray! Qual è la tua?” 

“Quella in basso a sinistra, difronte a quella di Frank” La trovai e mi distesi sulla brandita, come al solito mi misi le cuffie e abbassai il volume, misi la playlist dei Green Day (tanto per variare un po’) e mi addormentai sulla stupenda voce di Billie Joe che cantava Hitchin a Ride.  

 

N.d

Non ho nulla da dire. Salvo che una recensione non fa schifo a nessuno (positiva o negativa che sia)

Bye

Bbpeki

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