Tutto quello che siamo.

di delilahs
(/viewuser.php?uid=252968)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tutto quello che siamo. ***
Capitolo 2: *** Lasciamoci vivere. ***
Capitolo 3: *** Bastardi senza gloria. ***



Capitolo 1
*** Tutto quello che siamo. ***



Tutto quello che siamo.









































"Possibile che in un intera classe non ci sia uno stramaledettissimo accendino?" 
Alcuni ragazzi si girarono a guardarla. Il più vicino ridacchiò. Lei gli rivolse un sorrisetto furbo, scrollò le spalle e si accodò alla fila di ragazzi che scendevano per le scale. Rise con una ragazza, scuotendo la testa. I piercing che aveva all'orecchio tintinnarono, e qualche ciocca cadde dalla coda di cavallo dalle punte nere.  I vestiti neri e il jeans blu ne fasciavano la figura sottile.
"Non dovresti fumare, Kate. Hai solo quindici anni." la canzonò il suo amico, nel tono che sapeva farla impazzire.
"Io fumo quello che cazzo mi pare, Castle." rispose lei a tono, affiancandosi a lui. Il ragazzo rise, poi scesero insieme a tutti gli altri. Mentre i compagni più palestrati iniziavano a tirare palloni di gomma ovunque, le ragazze e Castle uscirono. Lui si fermò prima a salutare un'amica di un paio d'anni più grande, mentre Kate continuò imperterrita verso il muricciolo scarno che delimitava l'edificio.
Mentre Rick parlava con la ragazza, Kate si limitò a ciondolare. Lui la fissava da lontano, mentre l'altra parlava. Ad un certo punto Jesse si fermò. Osservò l’amico, che aveva lo sguardo perso nel vuoto. Seguì la traiettorie e incontrò con lo sguardo una ragazzina esile e vestita di nero, con i capelli legati e uno zaino sulle spalle di una band metal che lei odiava.
"Ti piace?" chiese, curiosa, mentre tirava fuori un accendino di seconda mano e si accendeva una sigaretta. Tirò fuori uno sbuffo di fumo. "Ancora non ci hai provato con lei, huh?"
"É lesbica."
"È quello che dicono." la ragazza si sistemò meglio la borsa. "Ma tu mica ti rassegni."
"Non capisco cosa vuoi dire." sviò l'altro, osservando la ragazza che camminava senza meta, irritata per non poter accendere la sua sigaretta.
"KATE!" urlò il ragazzo, attirando la sua attenzione. Lei vide la ragazza che fumava accanto a lui. Le si illuminarono gli occhi. Lui sorrise, mentre Jesse scuoteva la testa.
Portò le mani davanti alla bocca, accendendo una sigaretta immaginaria. Il suo dito schioccò.  “Ti serve un accendino?” chiese, sottovoce. Kate sorrise, allungando il passo verso di lui.













 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Lasciamoci vivere. ***

























































"Kate, uccidimi." 
"Potrei anche farlo se non mi passi quella busta di patatine." Il ragazzo sbuffò, allungando la mano per raggiungere il tavolino.
"Ughh" si lamentò, cadendo a peso morto dal divano dove erano seduti "Nah. Troppo lontano." rinunciò.
La ragazza rise sarcastica, e si allungò afferrando la busta con la mano tesa. Castle si ritrovò a fissare una parte di lei che non avrebbe affattodisprezzato, in circostanze più favorevoli.
"Se non togli gli occhi da tu-sai-cosa te li tolgo con le mie mani." disse, minacciosa. Avvicinó il volto a quello del ragazzo, sorridendo sorniona. "E fidati." esaló sulle sue labbra "Li potrei mettere in un posto dove non li troveresti." concluse. Castle si risistemó sul divano, stravaccato sui cuscini.
"Non ti facevo così pudica." commentò, lanciando il quaderno dall'altro lato della stanza.
"Non sono pudica. Sono impegnata, é diverso." replicò lei mordicchiando una penna.
"Huh, davvero? E questo lui sa del tuo peircing all'ombelico?" 
"Lui non so. Lei, sicuramente. È difficile non notarlo." constatò tranquilla. Lui la guardò sorpreso.
"Lynn. Si chiama Lynn." continuó poi, pescando una patatina dalla busta.
"Allora é vero." disse lui, tormentandosi il piccolo tatuaggio sul collo. "Che sei lesbica."
"Sbagliato di nuovo, Castle. Non sono lesbica." fece un sorrisetto, guardandolo di sottecchi.
"Allora cosa sei?"chiese lui di nuovo, appoggiandosi ad un gomito per guardarla meglio.
"Perché stiamo discutendo dei miei gusti sessuali? L'argomento mi infastidisce."
"Woah, Beckett che mostra un sentimento. Mi sto commuovendo, davvero." scherzò lui, poggiandosi teatralmente una mano sul cuore. Lei scosse la testa e gli diede un pugno che per poco non lo stese, poi rivolse di nuovo lo sguardo al quaderno di chimica.
"Hai ragione, non é così importante..." iniziò lui, alzando gli occhi al cielo.
"Finalmente."
"...com'è questa Lynn?" sogghignó.
"Ma mi prendi per il culo?"
"No!" si raddrizzò. "Sono serio. Come tuo migliore amico nonchè sacco da box da ben quattro anni, voglio assicurarmi che questa ragazza sia una persona adatta."
"Secondo me vuoi solo sapere se é scopabile." Lanciò anche lei via il quaderno, colpendo il muro. 
"Ti lascerò nel dubbio, Katie." Rise. Lei scosse la testa, poi tornó seria.
"Facciamo così, Rick." si avvicinò a lui. "Io ti presento Lynn a patto che tu non faccia commenti idioti."
"Ma così mi privi della mia anima!" poi notó lo sguardo della compagna. "Ok, mi impegneró. A patto che tu mi dica esattamente cosa sei."
"Abbastanza masochista da frequentare un delinquentello come te?''
"Ah ah. Intendevo l'orientamento sensuale. Sessuale! Scusa." ridacchiò.
"Diciamo che non sono lesbica. Sono una bisessuale disinvolta." rispose lei.
"Per favore." grugnì Castle, trattenendo una risata. "Non usare mai quel termine davanti ai miei genitori."














 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Bastardi senza gloria. ***




Bastardi senza gloria.


































La scia di fumo si alzava lenta dal mozzicone arancione scuro, disegnando macabri ghirigori nell'aria. Elle sospirava con la sigaretta tra i denti, cacciando nuvole di fumo che si affannavano nell'aria. Il grigio della cenere si contrapponeva al rosso delle sue labbra, che si muovevano mentre parlava. Le spirali di catrame si flettevano nella luce offuscata del giorno, subito spazzate via dal vento che ringhiava selvaggio. Le chiome degli alberi sembravano danzare, ricreando fruscii che tenevano compagnia alla ragazza e alla sua amica. 
Kate schioccò le dita, gettando il mozzicone monco della sigaretta nel tombino davanti a loro. La volta celeste rombava sopra di loro, e le nuvole ombreggianti attendevano minacciose. La ragazza più giovane si alzò, raccogliendo lo zaino nero scaraventato ai suoi piedi. Era ricoperto di borchie e di scritte, e pesava veramente troppo. 
"Mi sa che vado." annunciò poi, poggiando una mano sul braccio della ragazza. Lei annuì, mentre l'altra si avviava verso la discesa ripida che portava alla scuola.
Mentre scendeva il cellulare le vibrò in tasca. Lo prese controvoglia, osservando l'ora di sfuggita. Segnava le 7:58, e sotto quei numerini lo schermo era illuminato da una faccina vivace, accompagnato da uno slang. 
"Chiamami." recitava il messaggio. Il mittente era il delinquente, o come Kate chiamava il suo migliore amico. Staccò l'applicazione e inserì la tastiera. Esitò, con i polpastrelli fermi sul tasto verde. Sbuffò, inserendo il numero. Attese, finché dall’altro lato non rispose una voce roca.
“Che vuoi?” chiese la ragazza, con tutta la naturalezza di questo mondo.
“E’ più quello che non voglio, cara la mia Kate.” Iniziò il ragazzo. Lei se lo immaginò a gesticolare. “Non voglio assolutamente entrare. Non ne ho voglia. Mi rompo le palle.” Aspettò. “Ti va di unirti a me?”
“Cristo, se ci becca quella di storia siamo fregati, lo sai?” replicò Kate, corrucciando le sopracciglia.
“Tanto vale correre il rischio, tanto prendo quattro lo stesso. Dai, Beckett. Andiamo in città, prendiamo un gelato, un caffè..”
“Fumiamo…”
“Soprattutto quello.” Assentì divertito l’altro. “E magari ci divertiamo pure.”
La ragazza sospirò, il suo cervello che lavorava frenetico. Lei non voleva saltare la scuola, almeno non quel giorno. Non aveva compiti. Non aveva interrogazioni. Aveva studiato, più o meno. Che senso aveva?
“Dai, Katie.” Pregò Rick dall’altro lato della cornetta. Solo il fatto del nomignolo fece sorridere la ragazza. Si fermò in mezzo al marciapiede, e scalciò un sassolino con la scarpa. Si morse le unghie, poi pesò lo zaino e annuì tra sé.
“Mhh, ok.” Disse. Il ragazzo esultò. “Ma ad una condizione.”
“Tutto quello che vuoi, mia regina.”
“Mi devi comprare le sigarette.” Annunciò, godendosi il tono di superiorità.
“Kate. Sei una drogata.”



























 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2611807