Fairy, where are you going?

di DDimples
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Gatti blu e capelli rosa ***
Capitolo 3: *** Dannata la mia abitudine di fermarmi nei vicoli ***
Capitolo 4: *** Con le mani nel sacco! ***
Capitolo 5: *** Strani, ma simpatici. ***
Capitolo 6: *** Quel simbolo di colore rosa. ***
Capitolo 7: *** Missioni e stress ***
Capitolo 8: *** Pioggia d'agosto ***
Capitolo 9: *** Solo un biglietto nella notte ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


-Cos’è questa storia?- L’investigatore batté la mano sul tavolo infuriato.
-S..sono spiacente signore ma…-
-Che significa che è finito il caffè?-
-Che nell’ultima settimana ne avete consumato tantissimo e che adesso…le scorte sono finite.-
-Beh provvedi a comprarne altro.-
-Ma signore, sono le otto, quasi tutti i negozi sono chiusi.-
-Oh…come devo fare con te!- L’investigatore si coprì il volto con le mani, e appoggiò i gomiti sulla scrivania, sbuffando. –Non sei neanche capace di tenere il conto di queste piccole cose…va beh…lasciamo stare. Vattene a casa, ora, devo finire di mettere a posto alcune cose, e poi, finalmente, potrò andarmene a casa anch’io.-
Ma l’uomo, che evidentemente era il suo segretario, non si mosse.
-Beh, che ci fai ancora qui? Ti ho detto di andartene a casa!-
-Si, certo…ma…c’è un’ultima cosa!-
-Ancora? E cosa c’è adesso?-
-Circa cinque minuti fa si è presentato un uomo, tutto infuriato, che voleva vederla. Ho insistito sul fatto che fosse impegnato e che non potesse ricevere visite e sono riuscito a trattenerlo. Ma mi ha lasciato questa busta da farle vedere. Mi ha detto che è una richiesta per un caso, e che troverà tutte le informazioni in quella busta.-
-E dimmi…- Disse l’ispettore accarezzandosi la sua barbetta corta. –Chi era il mittente.-
-Un nobile, un certo signor Heartphilia…-
Il mio sangue si gelò nelle vene. Cosa si era inventato ora? Mi acquattai sempre di più sotto la finestra, rinunciando a guardare dentro, e mi misi solo in ascolto.
-Cosa?- La voce dell’investigatore si era fatta tesa. –E…dimmi gli hai risposto male? Spero tu l’abbia trattato divinamente! Quello ci mette un battito di ciglia a farci fuori. È un mostro.-
Era sempre un piacere ascoltare le descrizioni che facevano su mio padre. Il fatto che lo ritenessero così crudele mi dava solo la conferma del fatto che era un uomo disgustoso. Da quando mia madre era morta lui era diventato tutt’altro che un padre in pieno lutto pronto a star vicino a sua figlia, ma soltanto una persona scontrosa ed arrogante.
-Certo che l’ho trattato bene, signore.-
-Mhh, sarà meglio. Adesso va davvero a casa.-
-Ma…a dire il vero sarei curioso di sapere cosa c’è in quella busta…-
-E va bene, apriamola.-
Sentii un rumore di carta strappata, e poi silenzio per un bel po’.
-Mmmh. Un caso bello e complesso, e chi se lo immaginava…-
-Cosa è successo signore?-
-A quanto pare sta cercando una persona.-
-Davvero, e chi?-
-Beh… è strano…-
Quell’investigatore dei miei stivali non si muoveva a parlare. Stavo sudando per l’ansia, e per l’attesa snervante. Era una cosa che detestavo. Non riuscivo ad aspettare più, e così, pian piano, ritornai con gli occhi sulla finestra, e fissai di nuovo l’interno. Per prima cosa controllai gli sguardi dei due uomini all’interno della stanza, per essere sicura che non guardassero la finestra. Per fortuna l’investigatore aveva gli occhi fissi sul foglio e l’altro lo stesso, per cercare di leggere controluce cosa c’era scritto. L’assistente però, non riusciva a vedere. La carta che usava mio padre era troppo spessa. La usava perché era costosa, e secondo lui, era un buon modo per affermare la sua autorità e la sua ricchezza, spedire lettere con una carta così pregiata. Semplicemente, la riteneva un buon modo per concludere affari.
L’investigatore era di spalle alla finestra, e così, io riuscivo a vedere la lettera. Purtroppo però era troppo lontano, e la scrittura di mio padre, incomprensibile già di suo, mi sembrava soltanto dei disordinati punti neri. Non avevo risolto niente, stavo solo rischiando. Finché, l’investigatore, per far capire all’assistente chi era la persona ricercata, non tirò fuori una foto, e la sbatté sul tavolo.
Nell’istante in cui lo fece io la vidi, e il mio sangue si gelò. Per qualche istante rimasi ferma, immobile, terrorizzata. Poi qualcosa dentro di me si mosse, e d’istinto mi riabbassai, nascondendomi il più possibile.
-Ecco, questa è la persona che sta cercando…sua figlia, Lucy Heartphilia!-
 

                                                                             

                                    
                                                                  
                                                                          *

Alloooraaa. Come avrete capito questo è un prologo, quasi un'introduzione, quindi è corto e con poche spiegazioni. Vedrete che pian piano tutto si farà più chiaro. E gli altri personaggi arriveranno, don't worry! Cercherò di sar spazio a quasi tutti i personaggi, non mi limiterò solo ai protagonisti. Alcune cose sono un po' riprese dalla storia originale, altre tutte inventate da me. E' la mia prima fanifc su Anime/Manga, quindi lo stile è un po' diverso, ma spero che si addica comunque. Aspetto recensioni! 

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Capitolo 2
*** Gatti blu e capelli rosa ***


Cominciai a correre il più veloce possibile. Il perché mi trovassi sotto quella finestra era un mistero anche per me, mi ero fermata casualmente, poi avevo sentito il nome di mio padre, e dopo mi ero accorta che stava cercando me.
Mi tremavano le gambe e correre era difficile, ma dopotutto dovevo aspettarmelo che mio padre avrebbe provato a ricercarmi. Corsi a più non posso per un sacco di tempo, fino a che, esausta, non mi riparai in un vicolo, e mi misi a sedere a prendere fiato.
Feci il punto della situazione. A Magnolia, la città che mi ero posta come meta, mancava ancora abbastanza, non ci sarei potuta arrivare quella notte, nemmeno correndo per tutta la strada. Tirai fuori dalla tasca una mappa del regno del Fiore, e notai che forse entro la mattina sarei potuta arrivare ad un’altra città. Si chiamava Hargeon, ed era una città portuale nota per il turismo. Mi fissai quella come meta intermedia, dove avrei potuto riposare un po’ e poi ripartire alla volta di Magnolia. Presi il mio zaino e guardai al suo interno. Di provviste ne avevo abbastanza e di soldi pure. Non avrei avuto problemi, ne ero convinta.
Eppure, dentro di me c’era una paura che non riuscivo a spiegarmi. Forse era una semplice nostalgia di casa, della mia bella camera, delle mie comodità…No! Basta! Era il momento di cambiare. Fairy Tail era il mio obbiettivo, nient’altro. Entrare in quella gilda era sempre stato il mio sogno.
Mentre mi riposavo e riprendevo fiato per la corsa di prima, mi misi a frugare dentro lo zaino, per controllare di aver preso tutto. E in effetti, c’era tutto. Mi meravigliai di me stessa, di essere riuscita a ricordarmi di prendere tutto, compreso il mio libro, che da tempo stavo portando avanti. Mi era quasi venuta l’ispirazione per scrivere un po’, ma mi bastò alzare un attimo gli occhi dal foglio per capire che quello non era il posto giusto per scrivere. Rinfilai tutte le cose nello zaino alla rinfusa, e poi mi preparai per ripartire.
Miao.
Un miagolio improvviso mi fece sobbalzare. Alla mia sinistra era apparso improvvisamente uno strano gatto azzurro, dallo sguardo innocente ed ebete, e mi stava fissando intensamente. Quel gatto non era normale, c’era in lui qualcosa di strano, me lo sentivo. E poi, parliamoci chiaro, quante volte voi nella vostra vita avete incontrato un gatto azzurro?
-Ciao bello!- Dissi accarezzandolo lentamente. –Puoi capirmi?-
Il micione si limitò a fare le fusa, e lo presi come un buon segno. Forse mi capiva.
-Senti, visto che sei della zona, sai dirmi quanto è lontana Hargeon? Forse puoi accompagnarmi…-
-Ma stai parlando con un gatto?-
La voce che sentì non veniva dal gatto, ma da dietro di me. E poi non sembrava una voce da gattino dallo sguardo ebete, sembrava, anzi no, era una voce di ragazzo.
-Ehi! Dico a te, bionda! Stai parlando con un gatto?! Te ne sei resa conto?-
La voce era diventata strafottente, e la cosa non mi piaceva. Mi voltai per rispondere a tono, ma mi trovai a fissare il ragazzo che avevo di fronte. Se il gatto era strano lui lo era di più.
-Eh…no, non stavo parlando con il gatto!-
-Ma ti ho visto!-
-Stavo parlando fra me e me’-
-E stavi dicendo a te stessa di accompagnarti a Hargeon?- Inarcò un sopracciglio incredulo.
-Oh, e va bene stavo parlando con il gatto. Mi sembrava un gatto strano.-
-Tu sei strana!- Rise.
-Ah io?-
-Beh…-
-Ti sei guardato allo specchio ultimamente?-
-Si stamattina, e ho notato di essere molto bello.-
-Oh, per favore… senti vado piuttosto di corsa!-
-Perché tanta fretta?-
-Perché ti interessa?-
-Vorrei solo sapere cosa ci fai da queste parti a quest’ora di sera, tutta sola, rintanata in un vicolo…e poi, non sai nemmeno come arrivare alla città più vicina!-
-Certo che ci posso arrivare!-
-Davvero, e come?-
-Si chiama: “seguire le cartine”-
-E che ci fai qui?-
-Ma fatti gli affari tuoi!-
-Cercavo di essere gentile, pensavo ti fossi persa, piccolina…-
-A dire il vero sono scappata di casa.-
-Ma davvero?- Il suo sorriso scomparve, sulla sua faccia comparve quasi odio. –Sei stupida!-
-Come prego?-
-Avevi una casa e l’hai lasciata?-
-Il motivo per cui sono scappata non sono affari tuoi. E con questo, con te ho chiuso. Devo andare, non ho tempo da perdere con te e con uno stupido gatto!- Non si offese affatto per le mie parole, ma al contrario ritirò fuori il sorriso che aveva perso prima.
-In ogni caso, io so dov’è Hargeon, e potrei accompagnarti.-
-No grazie, non mi serve l’aiuto di un narcisista dai capelli rosa.-
Il ragazzo mi fissò con i suoi grandi occhi scuri, in maniera così intensa che mi fece venire i brividi. Era vestito con un gilet a maniche corte completamente sbottonato sul davanti, pantaloni corti e degli strani sandali. Ma la cosa più fuori luogo era la sciarpa bianca che portava al collo.
-E va bene.- Disse chiudendo gli occhi e incrociando le braccia al petto. –Fa’ come ti pare. Ci si vede!-
-Oh, spero di no!- Si voltò di spalle e si avviò fuori dal vicolo, ignorando del tutto la mia affermazione e facendomi un saluto con la mano. Aveva quasi girato l’angolo quando si fermò un momento e il gatto lo raggiunse.
-Ah, e comunque, il gatto si chiama Happy. E parla!- Mi sorrise strafottente e sparì dalla mia vista.
 
 
Cominciai a calciare tutte le lattine e le cartacce che trovavo lungo la strada. Come aveva osato quel ragazzino strafottente prendermi in giro? E soprattutto come mai mi ero lasciata prendere in giro così! Dalla rabbia che avevo non sentivo nemmeno la stanchezza, ed in poco tempo arrivai a Hargeon. Era appena passata mezzanotte quando riuscì a trovare una stanza a poco prezzo dove alloggiare per una notte. Mi feci una doccia perché era la cosa che più desideravo in quel momento, e passai un’ora circa, sotto l’acqua bollente anche per sbollire la rabbia che ancora avevo. Quando ebbi finito mi stesi sul letto, fra le lenzuola che profumavano di lavanda, e scrissi un po’, come era mio solito fare. Quando decisi che era il momento di dormire e spensi tutte le luci, la mia mente si risvegliò improvvisamente e cominciai a pensare intensamente a tutto quello che mi era successo durante il giorno. A partire da dopo pranzo, quando avevo raccolto il mio coraggio ed avevo fatto la mossa decisiva della mia vita: ero scappata di casa. Mi ricordai che era bene che non mi fermassi in un posto troppo a lungo, perché mio padre aveva ingaggiato un investigatore per riacciuffarmi. Ma non sarebbe dovuto succedere, no, no! Sarebbe stata una sconfitta troppo grossa.
Poi, continuando a pensare, inevitabilmente, ritornai con la mente su quel ragazzo, e mi resi conto, che non l’avrei mai potuto dimenticare. Non so perché ma la sua faccia, mi era rimasta simpatica e allo stesso tempo mi aveva invitato ad una sfida. Ero sicura che anche lui fosse convinto che ci saremo rincontrati. Lo sapevamo entrambi. Oh, si ci saremo rivisti, e quello sarebbe stato il momento della mia vendetta. Faceva lo strafottente? Bene, e io gliel’avrei fatta pagare.
Con questo pensiero riuscì a scacciare la rabbia, e cominciai a desiderare che il nostro incontro avvenisse presto. Poi, pian piano, il sonno vinse su tutti i sentimenti che provavo, e tranquillamente mi addormentai.
Feci un sogno alquanto strano, movimentato, in cui vidi mio padre, l’investigatore e tutta la servitù che c’era a casa mia, e mi sentì soffocare. Cercavo di correre ma non ci riuscivo, inciampavo e non riuscivo ad alzarmi. Mio padre mi raggiungeva, e se non mi fossi alzata sarei rimasta con lui per sempre, ma non ci riuscivo, il mio corpo me lo impediva. Allora mi trascinavo in avanti, con le braccia, verso una figura che sembrava la mia salvezza, aveva dei capelli strani, spettinati, e poi…poi la raggiungevo…e quando gli afferravo la caviglia per chiedergli aiuto, questo si girava e mi rivolgeva una semplice frase:
-Tu sei strana!-
Mi alzai di scatto, sudata, e arrabbiata ancora con il ragazzo. Mi aveva dato della strana pure in sogno! Pian piano mi calmai, e tornai alla realtà. Attraverso le tende, nella stanza, filtravano già i primi raggi del sole. Mi affacciai alla finestra e notai che era l’alba. Tantissime barche di pescatori partivano dal porto per andare verso il largo, e per cominciare una quotidiana giornata di pesca. Le strade ancora erano deserte, o almeno quelle due che riuscivo a vedere io dalla finestra.
Era ancora troppo presto per alzarsi, mi sentivo piena di forze, ma sapevo che ne avrei risentito più tardi. Decisi di ritornarmene a letto e riprovare a dormire. Quel giorno sarei dovuta arrivare a Magnolia e presentarmi a Fairy Tail, non potevo di certo farlo con un aspetto cadaverico!
Mi distesi e chiusi gli occhi, cercando di dimenticare l’incubo di prima.
Toc-Toc.
Qualcuno bussò alla porta, e mi colse di sorpresa. Non mi aspettavo che nessuno bussasse. Cercai di essere prudente e invece di affacciarmi mi avvicinai alla porta e basta.
-Chi è?- chiesi con un filo di voce.
-Signorina Heartphilia…- Era la padrona.
-Si?-
-Mi dispiace disturbarla a quest’ora…sa io detesto recare fastidio ai miei clienti, ma c’è un urgenza.-
-E cioè?-
-Beh ecco…c’è una persona che la sta cercando urgentemente, e ecco…-
-Poche chiacchere! Si sposti! Ho fretta.- Riconobbi questa voce da uomo. Era L’investigatore. –Lucy, esci devo parlarti.- Disse mentre bussava forte, e io mi allontanavo lentamente dalla porta e cominciavo a raccattare la mia roba. “Lo zaino, lo zaino… dove diavolo ho messo lo zaino! Ah eccolo…ah il mio diario…”
-Sto perdendo la pazienza!- Continuò l’investigatore. “Dove diavolo ho messo i miei vestiti? Eccoli, in bagno li avevo lasciati, dannazione! Bene, maglietta...”
-Non costringermi a sfondare la porta!- “Gonna…”
-Signore, sarà anche un investigatore, ma non le permetto di invadere la privacy dei miei clienti!-
“…gli stivali…oh andiamo! Ah! Eccoli sotto al letto!”
Sentii dei rumori forti, probabilmente l’investigatore stava provando a sfondare la porta. Mi misi lo zaino in spalla e raggiunsi la finestra, ma prima mi preoccupai di lasciare dei soldi per pagare il conto della stanza. Aprii i vetri, e un’ondata di aria frizzante mi avvolse, mettendomi di buon umore nonostante fossero le sei di mattina e avessi un investigatore alle calcagna. Guardai sotto. Ero al secondo piano, ed era un bel volo ma considerato che sotto c’era un tendone sarei potuta atterrare sul morbido.
-Eccola!- L’investigatore aveva sfondato la porta e stava per afferarmi per un braccio.
“Questa è la tua occasione, Lucy, se non scappi adesso non ce la farai più.” Pensai. “Fallo per il tuo sogno, per Fairy Tail”.
Respirai forte e saltai.
 
 
 


 

                                                                                 *
Bene, ecco il primo capitolo. Non ho molto da dirvi in questo piccolo angolo autrice, se non grazie a chi lascerà una recensione e buona lettura! Naturalmente accetterò anche le critiche, per poter migliorare. Grazie mille in anticipo e buna lettura. :)

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Capitolo 3
*** Dannata la mia abitudine di fermarmi nei vicoli ***



Premetto subito che descrivere i combattimenti, per me (e forse anche per altri), è la cosa più difficile. Non so se con questo capitolo riuscirò a trasmettervi le immagini che avevo io nella mia testa mentre scrivevo. Spero di si. Bene, stavolta ho fatto questo 'angolo autrice' all'inizio per scusarmi in anticipo se i combattimenti non vi piacessero...(Ma così ci hai spoilerato che ci sono dei combattimenti! Eh lo so, ma come potevo fare? Dovevo dirlo!). Okay, scappo e vi lascio alla storia. 
Grazie in anticipo a chi recensirà. 


                                                                                       *


Mi sentivo come quando combinavo guai da bambina. Magari rubavo un po’ di caramelle a mio padre, anche se sapevo che lui mi avrebbe sgridato tanto, se mi avesse scoperto, e mi sentivo furtiva, in gamba, trasgressiva delle regole. Poi passavano le ore, e mi sembrava che mio padre s’insospettisse sempre di più, e ogni volta che mi guardava mi trapassava con lo sguardo. Più passava il tempo e più mi pentivo di averlo fatto, nonostante una parte di me cercasse di convincermi che era la cosa giusta da fare per crescere. Ma alla fine, la parte con il senso di colpa prevaleva. Cominciavo a domandarmi cosa avessi fatto, mi sembrava la cosa più grave del mondo, e allora piangendo, andavo da mia madre a chiedergli di rimettere apposto le cose. E lei lo faceva. Potevo sempre contare su di lei. Ma stavolta no. Stavolta ero sola, e non potevo tornare indietro.
Mi riparai dietro un muro, sperando di aver seminato l’investigatore. Era da un sacco di tempo che stavo scappando, avevo quasi raggiunto Magnolia. Mi esaminai il braccio sinistro. Aveva preso una strana curvatura, dopo la caduta, e mi faceva un male cane. Naturalmente, data la mia fortuna, mi ero rotta un braccio. Il dolore quasi mi mozzava il respiro, e stanca com’ero, mi feci prendere dalla disperazione. Mi accasciai al suolo, con le spalle al muro, e non riuscì più a trattenere le lacrime. Cos’avevo combinato? Dov’ero finita? E perché mio padre mi dava questa caccia così sfegatata? Stavolta non avevo nessuno che potesse risolvere la mia situazione, stavolta non avevo nessuno che ascoltasse la Lucy presa dai sensi di colpa, che si pentiva di ciò che aveva fatto. Ebbi quasi la tentazione di arrendermi all’investigatore e lasciare che tutto tornasse alla normalità. Provai a pensarci. Io che tornavo piangendo e a capo basso da mio padre per sperare nel suo perdono. Mai e poi mai! Non lo avrei fatto! Cercai di cacciarmi dalla testa quel pensiero, o altrimenti sarei dovuta andare a raccattare il mio orgoglio sottoterra fra i topi. Pensai anche a quello strano ragazzo dai capelli rosa. Che sarebbe successo se lo avessi rincontrato? “Oh, eccola qui! La ragazza scappata di casa, che infrange le regole, è tornata a capo basso da suo padre!” No, no! Non so perché ma quel ragazzo mi aveva dato un coraggio e una voglia di continuare uniche. Forse, nonostante mi avesse preso in giro e mi avesse fatto arrabbiare mi aveva aiutato molto. Si avrei dovuto continuare!
-Ah finalmente ti ho trovato!-
Sobbalzai mentre la faccia dell’investigatore era sbucata da dietro il muretto. Più che dietro un muro mi ero rintanata in un vicolo cieco. Dannata la mia abitudine di fermarmi nei vicoli! Erano sempre luoghi di spiacevoli incontri. Scattai in piedi e mi ricacciai dentro le lacrime che avevano provato ad uscire.
-Senti, non mi va di rincorrerti ancora, coraggio, arrenditi, tanto non ce la puoi fare a sfuggirmi!-
-Questo lo dice lei! E poi perché tutta questa confidenza? Mi dia del lei, non sono di certo sua figlia!-
-No, ma per me sei solo una mocciosetta di poco valore! Riportarti indietro mi farà guadagnare un bel po’ di soldi… -
-Che uomo vile…tutto per i soldi?-
-Sono un bel gruzzoletto, sai? Sarà il tuo paparino a sborsarli, così finalmente anch’io potrò godermi un bel po’ di ferie e soprattutto, potrò comprarmi così tante scorte di caffè da non rimanerne mai senza!- Sbraitò, mentre diceva l’ultima frase. Ok, in stranezza questo batteva anche quello con i capelli rosa e il gatto azzurro.
-Più che del caffè le servirebbe della camomilla.-
-Sta zitta! Forza! Non costringermi a metterti delle manette.-
-Oh non avrà bisogno delle manette! Può tenersele! E adesso mi faccia passare!-
-Non se ne parla!-
-Bene, se l’è cercata!- Senza pensarci due volte, più decisa che mai, afferrai il mio mazzo di chiavi e ne presi una di quelle dorate. –Apriti porta d’oro del Cancro! Cancer!- Lo spirito stellare che avevo evocato, partì subito all’attacco, ma l’investigatore sembrò non spaventarsi nemmeno un po’. In un lampo, un muro di ferro comparse davanti a lui e respinse il colpo.
-Credevi davvero di potermi sorprendere usando la magia?- Disse con un tono sprezzante. –Beh, invece anch’io ne sono dotato, e a quanto pare, sono più forte di te! Posso creare oggetti di ferro a mio piacimento. Sarà impossibile per te battermi.-
-Questo è tutto da vedere.- Ribattei io arrabbiata.
-Perdonami!- Mi disse con uno sguardo colpevole il mio spirito stellare dopo essere stato scaraventato con violenza qualche metro più indietro.
-Non preoccuparti! Adesso puoi andare.- Lo spirito ripartì. I suoi attacchi non funzionavano, ci voleva un’altra strategia. –Apriti porta d’oro del toro! Taurus!-
Ed ecco che apparve uno degli spiriti stellari fisicamente più forti. Taurus. Era un minotauro con la pelle bianca a chiazze nere, stile mucca, che brandiva continuamente un’enorme ascia quasi sempre inutilizzata.
-Lucy!- S’inginocchiò davanti a me. Ma perché doveva fare tutte le volte così?!
-Taurus, il tuo obbiettivo è quel tipo!- Gli dissi indicando l’investigatore. –Devi sconfiggerlo.-
-Sei ferita?- Sembrò che gli uscisse il fumo dalle narici, non appena vide il mio braccio rotto. –Quello ha osato toccare il tuo fisico impeccabile? La pagherà cara!- Si lanciò sull’investigatore con una forza mostruosa, e quello, questa volta si trovò un po’ in difficoltà, ma riuscì comunque a bloccare il colpo dopo aver formato uno scudo. Era così concentrato su Taurus che se avessi mirato alle gambe non averi avuto intoppi. Presi la frusta che portavo sempre con me per sicurezza, e con un movimento deciso del mio braccio funzionante, riuscì ad intrappolare le gambe dell’investigatore. Lo guardai in faccia, ma non era affatto spaventato, sul suo volto c’era un sorriso maligno.
-Non hai proprio capito con chi hai a che fare tu…- Creò una lama ben appuntita con la mano destra, e Taurus, purtroppo, se ne accorse troppo tardi. Quell’uomo riuscì a ferirlo ad un braccio, e lui indietreggiò urlando. Basta! Non potevo più mettere a rischio inutilmente la vita dei miei spiriti, era il momento di farlo rientrare! E così feci. Rimanemmo soltanto io, l’investigatore, e una frusta che andava dalla mia mano alle sue gambe.
-Ormai hai perso.- Disse soddisfatto l’investigatore, abbassando la lama verso la mia frusta. L’avrebbe tagliata. Ormai era finita. I miei due spiriti stellari più forti erano quasi stati messi fuori combattimento, ed io, con un braccio fuori uso, non avrei potuto fare granché. Non mi restava che scappare, ma ero in un vicolo cieco. Forse avrei potuto fargli perdere l’equilibrio e passargli accanto il più veloce possibile. Si questa era l’unica soluzione. Tirai con tutta la forza che avevo in un solo braccio, ma lui opponeva resistenza. Era la fine. Se si fosse liberato da quella frusta, non ci sarebbe stato più niente da fare. Era così vicino a tagliarla, così tanto, troppo, vicino…e cadde a terra, stordito.
Si, improvvisamente l’investigatore si accasciò al suolo, probabilmente aveva appena ricevuto una botta da qualche parte. Dietro di lui era comparsa una figura, che pian piano si fece avanti.
-Va tutto bene?- Domandò il mio salvatore.
-Si, si…- Mi limitai a dire mentre studiavo la persona che mi si stava avvicinando. Era un ragazzo alto, dai capelli scuri e gli occhi blu. Indossava dei pantaloni lunghi verdi, e una camicia bianca un po’ sbottonata sul davanti. Sorpassò l’investigatore senza evitare di tirargli un calcio e mi arrivò praticamente davanti.
-Perché quel tizio ti dava fastidio?- Mi chiese gentilmente.
-Oh, beh è una lunga storia…in ogni caso grazie!-
-Figurati, non avrei potuto sopportare di vedere un uomo che importuna una ragazza, è un gesto da vigliacchi!-
-Ti devo la vita, come posso sdebitarmi?-
-Oh non preoccuparti, non mi devi niente.- Mi studiò attentamente, mettendomi molto in soggezione. –Il tuo braccio…è stato lui?-
-No…beh cioè…diciamo che mentre scappavo da lui ho dovuto saltare da una certa altezza, e…questo è il risultato-
-In ogni caso hai bisogno di cure! Vieni ti accompagno all’ospedale della città.- Fece per girarsi ma si bloccò immediatamente con un’espressione di sofferenza nel volto.
-Ehi! Che ti succede?- Gli domandai preoccupata. Ma lui non mi rispondeva, e si guardava il fianco destro. Abbassai lo sguardo anch’io e vidi la sua camicia macchiarsi di sangue, mentre delle gocce cadevano a terra.
-Ti sei messo contro la persona sbagliata, ragazzo!- Ghignò l’investigatore, mentre con il gomito sinistro si puntellava per arrivare più in alto, e nella mano destra teneva la stessa lama che aveva usato per colpire Taurus conficcata nel fianco di quel ragazzo dai capelli neri.
-Ti sei ripreso brutto bastardo!- Disse il mio salvatore a denti stretti per il dolore, mentre si girava lentamente. Poi, raccolse tutta la forza che aveva e colpì l’investigatore con un calcio, così violento che riuscì a liberarlo dalla mia frusta e a spingerlo verso il mare, dove, dopo aver vacillato un po’, cadde nel mare privo di sensi.
-Adesso sei tu che hai bisogno di cure!- Dissi al mio salvatore sostenendolo con un braccio solo mentre cadeva in avanti.
-No, no, tranquilla!- Si appoggiò a me e lentamente si rimise in piedi. Si poggiò una mano sulla ferita, stava per fare qualcosa, ma io non lo vidi. Quel momento fu interrotto da una voce alle mie spalle.
-Si può sapere che diavolo hai combinato, idiota?-
 
 
 
                                                                              


 

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Capitolo 4
*** Con le mani nel sacco! ***




Una ragazza dai capelli rosso scarlatto si fece avanti, senza nemmeno considerarmi, teneva gli occhi puntati sul ragazzo dai capelli scuri. Era alta, indossava degli stivali ed una corta gonna blu, mentre nella parte superiore del corpo indossava un’armatura. Aveva due grandi occhi marroni, e oggettivamente, nel complesso, il suo viso era bellissimo.
-Ma dov’eri finito?- Disse rivolta al ragazzo.
-Non mi pare che siano affari tuoi.- Rispose lui continuando a tenersi la mano sulla ferita.
-Come hai fatto a conciarti in quel modo?-
-Uno stronzo mi ha pugnalato da dietro.-
-E per quale motivo?-
-Perché gli ho tirato un cazzotto, e perché evidentemente mi mettevo nel mezzo fra lui e la sua preda!-
-La sua preda?-
-Lei.- Il ragazzo mi indicò con un cenno della testa, poi, mentre la ragazza mi stava cominciando a studiare, perse completamente le forze e cadde in avanti e la ragazza si affrettò a riprenderlo prima che toccasse terra.
-Bene, lui lo prendo io!- La ragazza fece per sparire, poi mi osservò attentamente. –Tu hai bisogno di qualcosa? Vedo che il tuo braccio è messo male, vuoi che ti accompagni all’ospedale?-
-Oh, no, no…grazie! Preoccupati per lui, è messo peggio di me!-
-Fidati, ha passato di peggio, non gli succederà niente.-
-Beh, in ogni caso è meglio se viene curato. Io posso cavarmela.-
-Sei di qui?-
-No, ma…-
-Hai un posto dove stare?-
-Beh…devo cercarlo ma, non preoccuparti, troverò qualcosa!-
-Sicura, altrimenti…-
-No, no grazie! Voglio arrangiarmi da sola. È una mia sfida personale questa, ti chiederei di non intralciarla.-
-Bene, allora in bocca al lupo per la tua sfida personale. Vedrai che prima o poi ci rincontreremo, se hai intenzione di fermarti qui. Comunque più vanti si trova una città che si chiama Magnolia. Non è per niente lontana, e per certi aspetti, è meglio di questa. È meno pericolosa e più ospitale.-
-Grazie dei suggerimenti, li seguirò!- Dissi sorridendo, e aspettando di salutarla con la mano mentre girava l’angolo. Ma non girò l’angolo, scomparve lì sul posto, in pochi istanti, lasciandomi di stucco. Allora era una maga?!
 
Non so come, ma riuscii a raggiungere l’ospedale. Più che altro mi trascinai, fino all’ospedale. Dopo che mi ebbero ingessato il braccio avrebbero preferito trattenermi lì anche la notte, ma dissi di stare bene e che avrei preferito tornarmene a casa. Anche se casa non ce l’avevo. Mi incamminai verso Magnolia, dopo aver mangiato un po’, e in poco tempo, nel primo pomeriggio la raggiunsi. Cominciai a cercare qualche annuncio di qualche casa che affittavano, qualche appartamento, monolocale, qualsiasi cosa, bastava che ci fosse un letto! Ero talmente stanca che facevo fatica a tenere gli occhi aperti, ma strinsi i denti e continuai a cercare. Per fortuna divina trovai un appartamento a settantamila jewel, e decisi, dopo averlo visto, che era un prezzo più che ragionevole.
Non esitai a prepararmi un bagno di acqua calda, e mi ci immersi fino al mento, mentre nella mia testa continuavano a scorrere immagini di tutta quella interminabile giornata. Sopratutto pensavo a quel ragazzo che mi aveva salvato, rischiando la sua vita, ed era stato anche ferito. Mi sentii tremendamente in colpa. E poi... Quella ragazza dai capelli rossi...con un modo di avanzare deciso, sembrava non potesse mai dubitare di sé, e desiderai tanto essere come lei. Era matura, bella, e sapeva farsi rispettare. Insomma, fra una storia e l'altra, passai quasi due ore dentro quella vasca di acqua bollente, che alla fine era tutt'altro che calda. Mi asciugai con tutta la tranquillità del mondo e mi infilai il mio pigiama rosa. Non me ne importava un accidente se erano le sette di sera. Ero così distrutta che avevo già deciso che non avrei cenato. Mi sdraiai sul letto sfogliando le pagine del mio libro ancora in fase di lavoro, e mentre ero con la penna in mano pronta a scrivere due righe, le mie palpebre si fecero pesanti, e crollai addormentata con la faccia sui fogli.
 
-Dannazione, no!- Una voce femminile mi svegliò dal mio sonno. Scattai subito a sedere, portandomi dietro due o tre fogli. Cercai di capire da dove veniva quella voce,e mi resi conto che veniva da fuori. Andai verso la finestra, mentre mi staccavo i fogli ancora appiccicati alla faccia, che per la mia felicità mi avevano lasciato una guancia completamente nera. Guardai fuori. La prima cosa che mi colpì furono i raggi del sole, che quasi mi accecarono, e poi pian piano, cominciai anche a mettere a fuoco tutte le altre cose.
Vidi una giovane donna, probabilmente quella che aveva appena parlato, dai capelli castani, con indosso un costosissimo abito. Era molto simile a quelli che mio padre mi faceva sempre indossare, per questo riconobbi subito il suo valore. La donna era arrabbiata e stava sbraitando, per quanto una donna dell’alta società potesse permetterselo.
-Si rende conto di cosa ha fatto?- La donna inveiva contro una figura incappucciata, che aveva un arco ed una faretra piena di frecce nere, e teneva al guinzaglio un mastino napoletano. Il cane, del tutto a suo agio con un metro di bava che gli colava dalla bocca, aveva l’aria di essersi appena svegliato, e si guardava annoiato intorno, senza muovere nemmeno un muscolo.
-Sono spiacente…- Rispose la figura incappucciata, che dalla voce capì che era un ragazzo. –Non l’avevo vista, e probabilmente, nemmeno il mio cane l’aveva notata.-
-Uff…si certo! Fatto sta che questo è un vestito costosissimo! E me lo ritrovo coperto di bava di cane!-
-Come le ho già detto le porgo tutte le mie scuse, sarei lieto se le accettasse.-
-Oh, accetterò le scuse, ma non bastano! Lavare questo vestito costa caro, e lei mi dovrà pagare!-
-Non ho molti soldi con me…- Il ragazzo continuava a mantenere la calma, e sotto sotto, aveva una nota d’ironia, come se stesse sogghignando.
-Non m’interessa! Non mi costringa ad andare a cercare le autorità locali.-
Il ragazzo, del tutto tranquillo le si avvicinò, quasi volesse confidargli un segreto, e dall’alto intravidi che sorrideva, mentre sotto il suo ghigno, nel mento, appariva una cicatrice ad “x”.
-Adesso sta facendo un po’ troppo casino…per un po’ di bava di cane.- Mise una mano, coperta da un guanto, davanti alla faccia della donna, e in pochi istanti, questa diventò pallidissima, per poi cadere a terra e non muoversi più.
Mi sentii gelare il sangue. Avevo appena assistito ad un omicidio. Quel ragazzo misterioso fece per alzare la testa, probabilmente si sentiva osservato. Con uno scatto mi ritirai dalla finestra, con il cuore che mi batteva forte in gola, sperando che non mi avesse notata. Aspettai qualche minuto, cercando di riportare il battito alla normalità, anche se dopo quello che avevo visto era impossibile. Dopo un po’ mi riavvicinai cautamente alla finestra, e vidi che il ragazzo era sparito. Decisi che era meglio scendere e cercare aiuto, con la speranza che la donna non fosse proprio morta. Magari era vicino alla morte ma era ancora salvabile. Mi vestii alla velocità della luce e poi raggiunsi la porta. Lentamente, e dico molto, ma molto lentamente aprì un po’ la porta, per controllare che il tizio misterioso non ci fosse più veramente, e per fortuna, mi accorsi che non c’era. Tutta tremante mi avvicinai alla donna, bianca come un lenzuolo. Oddio. Era morta. Mi avvicinai il più possibile a lei in cerca di un qualche battito, ma tutto taceva. Era una visione orribile. Era una cosa terribile. Chi era quell’uomo? Come aveva fatto? E io cosa veri fatto? La risposta alla mia ultima domanda, arrivò velocemente. Oh anche troppo velocemente!
-Bene, bene…colta con le mani nel sacco!- L’uomo che era apparso davanti a me aveva lo stesso sguardo dell’investigatore che mi aveva dato la caccia il giorno prima, solo che era più giovane. Ma era lui, il suo assistente, quello che sfortunatamente, quella sera, non era voluto tornare a casa presto, ed aveva visto la mia foto. Il problema, però, adesso era un altro. –Non sei una semplice ragazzina scappata di casa, sei pure un’assassina!-
-No!-Scattai in piedi, allontanandomi dal corpo, come se volessi allontanarmi da tutta questa incasinata storia. –No, si sbaglia! Io ho visto dalla finestra di casa mia l’omicidio! Non sono coinvolta…l’assassino era…un tipo con un cappuccio, un tipo veramente strano!-
-Si, certamente, dicono tutti così…-
-Ma no! Le sto dicendo la verità! Indossava un mantello verde scuro, con un cappuccio, aveva un arco ed una faretra con delle frecce nere…e poi vediamo…una cicatrice sul mento! Una cicatrice ad “x”! E poi teneva al guinzaglio un mastino napoletano, un cane grande, grigio…-
-So cos’è un mastino napoletano, ma non è quello il punto. Il punto, è che sei stata colta nella scena del delitto, e questa è una scusa più che sufficiente per sbatterti in cella! Così finalmente potrò vendicarmi di quello che hai fatto al mio capo!- Disse tirando fuori un paio di manette e avvicinandosi a me in corsa.
-Non si avvicini nemmeno!- Gli urlai mirando un calcio dritto nei gioielli di famiglia. Colpito e affondato! L’assistente crollò a terra pietosamente. Lezione numero uno: Mirate ai gioielli di famiglia, e anche l’uomo più potente del mondo crollerà. Non importa quale uomo ti trovi davanti. Tu mira lì!
Cominciai a correre il più lontano possibile, mentre quello, ancora agonizzava a terra. Corsi velocemente, stringendo i pugni, come se potesse essere la soluzione giusta per cancellare le cose. Quell’investigatore avrebbe parlato. In poco tempo sarei stata pure ricercata per omicidio. Ma come mi ero cacciata in un guaio così?
Raggiunsi un prato, un po’ più isolato dalla città, dove non passava un’anima viva. Forse perché ancora era presto. Cominciai a calciare sassi, arrabbiatissima. Era tutta colpa di mio padre! Perché?! Perché doveva rovinare sempre tutto?! Essere spregevole! Se fosse rimasto nel suo io avrei potuto vivere tranquillamente, invece mi ritrovavo con un braccio rotto, accusata di omicidi, e braccata in ogni dove. Magari sarei anche potuta tornare da lui a dirgli come stavano le cose, o scrivergli una lettera, avrei potuto farlo, certo! Ma in quel momento decisi che con me aveva chiuso. Non sarei mai potuta tornare da mio padre. Ormai le cose stavano così, avevo preso la decisione di scappare di casa e dovevo accettare le conseguenze e prendermi le mie responsabilità. Ma perché aveva fatto questo? Perché aveva ingaggiato perfino un investigatore? Perché a me non poteva mai andare bene niente, ecco!
Tutto il nervosismo che avevo mi stava tornando in su e provocando dolore allo stomaco, e mi accorsi che in qualche modo avrei dovuto buttarlo fuori. Mi accertai che non ci fosse nessuno intorno a me, mi tolsi le mani dai capelli (Che altrimenti dalla rabbia me li sarei strappati), alzai le braccia al cielo e urlai.
Cercai di buttar fuori tutta la mia ansia, paura, preoccupazione, arrabbiatura, e qualsiasi altro sentimento che m’impedisse di stare bene.
Mi sentii meglio, più leggere, più libera. Ma, purtroppo, fu un gesto davvero idiota. Mi pentii troppo tardi di ciò che avevo fatto.
Sentii un CLANG metallico alle mie braccia e poi una voce disgustosa che mi sibilava nell’orecchio.
-Grazie per aver urlato. È stato facile rintracciarti. Sai, sei molto stupida, per essere una Heartphilia!-
 
 
 







Yeeeees, I'm here! Questo è il terzo capitolo. Non siate ansiosi di vedere i membri della gilda, tutto a tempo debito. E poi vedrete che dal prossimo capitolo... things will change! Ok, smetto di far finta di sapere l'inglese.
Forse questo capitolo come stile non si addice molto a Fairy Tail, ma mi andava di incasinare un po' la storia, e così ho fatto. Qualcosa in più è sempre meglio di qualcosa in meno, no?
Bene, ho parlato troppo. Grazie in anticipo a chi recensirà. 
Au revoir! (Adesso fai pure finta di sapere il francese? -.-')


 

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Capitolo 5
*** Strani, ma simpatici. ***



Conoscete la sensazione che si ha quando si combina un disastro? Beh, io si. In quel momento era quello che provavo, mentre avevo un paio di manette e uno stupido assistente mi trascinava tramite quelle. Volevo reagire, con un calcio o qualcosa di simile, ma mi chiedevo dove sarei scappata. Quell’uomo, usando un po' d'astuzia, mi stava trascinando per delle vie secondarie, anzi, ancora meno che secondarie, un labirinto di piccole strade che sembrava non avere un senso. Rimanere lì però aveva ancora meno senso, pensai, non appena riacquistai un po' di lucidità, dopo lo sconforto. Dove sarei potuta scappare? Destra? Sinistra? Boh, una direzione valeva l'altra a questo punto. Avrei dovuto correre mooolto velocemente, in una direzione a caso.
Mentre mi scervellavo penosamente su quale vicolo prendere, mi resi conto che questa storia sarebbe finita in modo diverso. Diciamo, sarebbe finita un po’ più tragicamente per tutti e due.
Sentii ringhiare dietro la mia schiena, e d’istinto, sia io che l’assistente, ci voltammo. Un cane grigio, enorme e grinzoso stava dietro di noi, e fissandoci con enormi occhi ci mostrava i denti affilatissimi. Riconobbi all’istante quel cane. Era di quel ragazzo misterioso che aveva ucciso quella donna. Per qualche istante il sangue mi si gelò. Quell’assassino era nei paraggi? Forse voleva far fuori anche me, perché si era reso conto che avevo assistito alla scena? Rabbrividii, però pensai, che forse se quel pazzo fosse apparso avrei avuto abbastanza prove per scagionarmi dall’accusa per omicidio. Si, non sarebbe stato tanto male. Solo che quel ragazzo non appariva, e il problema cominciava a diventare un altro. Quel cane stava avanzando minacciosamente verso di noi, e in più mi accorsi che aveva alcune piccole differenzuccie, rispetto a quando lo avevo visto la prima volta. Aveva perso completamente quell’aria assente e svogliata, ma poi c’era anche un altro, particolare. Era diventato grande quanto un armadio a due ante. Era cresciuto il doppio in qualche ora.
-Tu…tu ti intendi di cani?- Mi chiese l’assistente, parandosi dietro a me e usandomi come scudo.
-No, e non posso nemmeno far niente con le mani legate! Mi liberi, almeno!-
-Non posso! Potrei perderti, e perdere la carriera.-
-E in questo momento la sua stupida carriera è più importante di due vite umane?- Gli urali arrabbiata. Mossa alquanto sbagliata. Il tono di voce alto fece innervosire il cane.
-Almeno spero che abbia intenzione di fare qualcosa lei!- Dissi quasi sottovoce, ma era inutile. Il cane stava quasi per azzannarci, era vicinissimo e con la bocca spalancata.
-Oh, certo che ho intenzione di fare qualcosa!- Mi spinse ancora più vicino al cane e si buttò di lato per salvarsi. Io consapevole che non sarei riuscita a scappare, mentre il cane si buttava su di me, d’istinto mi voltai, chiudendo gli occhi e  preparandomi al peggio.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
“Menomale che i cani non sanno calcolare bene le distanze!”. Dissi fra me e me, mentre il mastino che si era buttato su di me per azzannarmi era riuscito solo a stringermi un po’ il braccio ed ad incastrare in uno degli incisivi inferiori le mie manette. Mi faceva un po’ male il braccio rotto, che era praticamente fra i suoi denti, ma per il momento ero viva.
il cane spalancò la bocca infastidito cercando di sfilarsi le manette dai denti, ma non ci riusciva. Poi gli balenò una luce folle negli occhi, sembrò che volesse scuotere la testa, e a quel punto per me sarebbe stata la fine. Ma non lo fece. Per mia fortuna qualcosa distolse la sua attenzione dalle mie manette incastrate fra i denti.
Apparvero due persone davanti a me, quasi improvvisamente. Il cane chiuse la bocca per ringhiare, ed io con tutta calma cercavo di disincastrare le manette. C’ero quasi riuscita, bastava solo che il cane aprisse la bocca. Ma non lo avrebbe fatto per il momento, no di sicuro. Era troppo impegnato a ringhiare. Così, mi concentrai sulle figure appena comparse, nella speranza che mi potessero salvare. Erano vecchie conoscenze. Il tizio strano dai capelli rosa, e il ragazzo dai capelli scuri, quello che mi aveva salvato. In meno di un giorno si era già ristabilito, a quanto sembrava. Era a petto scoperto e all'altezza della ferita aveva delle fasciature bianche. Mentre lo osservavo notai una cosa strana sul petto, nella parte destra. Era una ferita? Noo, era di colore blu scuro. Era tipo un tatuaggio... Oddio. Avevo capito che segno era. L'altro invece era sempre uguale, tranne che per un piccolo, piccolissimo particolare. La sua mano stava andando a fuoco.
-La...la tua mano..- Accennai, ricordandomi più tardi che in realtà se c'era una mano che mi doveva preoccupare era la mia, stretta in una morsa di una sottospecie di mastino napoletano. Il ragazzo con i capelli rosa mi ignorò e si rivolse al suo compagno.
-Che dici gli diamo una bella lezione a quel bestione?-
- Ci puoi scommettere!- Rispose l'altro mentre poggiava una mano serrata in un pugno su l'altra aperta. –Facciamo così, tu prendi il cane, io la ragazza!-
-Certo…ehi!- Il tizio dai capelli rosa fece sparire le fiamme dalla sua mano e guardò l’altro interdetto. –Come sarebbe, tu la ragazza e io il cane?-
-Tu vai addosso al bestione e io porto via la ragazza!-
-Eh, no! Io la ragazza, tu il cane!-
-IO la ragazza, e TU il cane!-
Stavano davvero litigando su una cosa così idiota. “Certo, certo, litigate pure, c’è soltanto una specie di mastino napoletano che mi sta tenendo per il gesso del braccio rotto. Sta scegliendo semplicemente con quale salsa condirmi prima di mangiarmi, ma voi continuate, certo!”
-Ehi! Sentite prendete tutti e due il cane o portatemi via da qui…come vi pare, ma aiutatemi!- Gli urlai mentre si stavano per scagliare gli incantesimi fra loro.
-Ok! Allora siamo d’accordo!- Urlarono all’unisono. –Io la ragazza, tu il cane!-
Avevo già capito che sarebbe finita male, così mi abbassai, e ciò mi provocò un dolore fortissimo al braccio che era ancora intrappolato nella bocca del cane. Chiusi gli occhi per sopportare il dolore, e poi improvvisamente, mi sentii liberata da quella stretta morsa. Fui spinta in avanti, e non riuscii a riprendere l’equilibrio, ma prima che toccassi terra delle braccia forti mi afferrarono. Riaprii gli occhi e mi trovai fra le braccia del ragazzo dai capelli scuri. Wow! Evidentemente mi aveva vinto lui. Guardai dietro di me e vidi l’altro ragazzo, con ancora le fiamme nel palmo della mano, che se ne stava in piedi accanto al cane. Quest’ultimo era a terra, che guaiva pietosamente, agitandosi, ed aveva metà corpo congelato e metà che stava andando a fuoco. Non so con quali forze, ma quella bestia si alzò e scappò nella direzione opposta, sparendo dalla nostra vista, anche se un latrato tremendo ci fece capire che era arrivato lontano.
-Grazie mille.- Dissi rimettendomi in piedi. Il ragazzo dai capelli scuri andò dall’assistente dell’investigatore, che era ancora a terra terrorizzato. Gli piantò un piede sul petto e lo costrinse a stendersi per terra.
-Tira fuori le chiavi!- Gli intimò, mentre l’assistente, tremolante tirava fuori le chiavi.
Il ragazzo dai capelli rosa gliele strappò di mano.
-Ti conviene scappare!- Disse il ragazzo dai capelli scuri togliendo il piede dal suo petto. -E chiuderemo un occhio.- Quello se ne andò con la coda tra le gambe, come solo un vigliacco può fare.
-Grazie mille!- Dissi al ragazzo dai capelli rosa che mi stava liberando dalle manette.
-Allora sei riuscita ad arrivare ad Hargeon?- Mi disse con un sorriso.
-Si ce l'ho fatta!- risposi un po' seccata. Poi cambiai tono, non era il caso di fare l'arrabbiata con due persone che mi avevano salvato la vita. -Credo, che siamo partiti con il piede sbagliato!- Dissi girandomi verso di lui e porgendogli la mano da stringere. -Piacere, Lucy!-
-Natsu!- Il ragazzo sorrise e strinse la mia mano.
-Gray!- Disse l'altro avvicinandosi a me e stringendo anche lui la mia mano.
-Come va la ferita?- Chiesi, presa completamente dai sensi di colpa.
-Oh, non é niente, già passata!- Rispose.
-Allora è a lei che hai salvato la vita!- Disse Natsu sorridente, mentre gli tirava una pacca affettuosa sulla schiena, ma con molta imbranataggine proprio sulla ferita. Gray soffocò un gemito di dolore, e cercò di far finta di niente solo per rimanere coerente all'affermazione di prima. Tornai ad osservare quel simbolo che aveva sul petto dalla parte destra, e mi resi conto che non c'erano dubbi su cosa fosse.
-Quindi sei un mago di Fairy Tail?- dissi sorridendo. Gray mi annuii con la testa.
-Anch'io lo sono!- Disse l'imbranato dai capelli rosa.
-Tu?- Inarcai un sopracciglio. Per tutta risposta lui si girò da un lato e si strappò la corta manica destra rivelando il marchio di Fairy Tail in rosso. -Wow!- Dissi sorpresa, ma contenta.
Natsu mi sorrise, in maniera solare, e sentii dentro di me una fonte di calore che si accendeva e mi riscaldava, facendomi sentire come non mi ero mai sentita a casa mia.
Poi sul suo volto scomparve il sorriso, e cadde sulle ginocchia stringendosi le mani sullo stomaco mentre quest'ultimo brontolava rumorosamente.
-Che cos'hai?- Chiesi preoccupata.
-È che sono un po' di giorni che non mangiamo!- Disse Gray abbassando lo sguardo e stringendo anche lui una mano sopra lo stomaco.
-E perché?- Domandai.
-Beh, le ultime missioni non sono andate tanto bene!- Disse Natsu debolmente.
-Già, chissà come mai!- Gray guardò storto l'amico, che però, si sentiva così debole da non riuscire nemmeno a ribattere.
-E non potete chiedere aiuto alla vostra gilda?-
-Non siamo proprio i tipi che vanno a chiedere l'elemosina-
-Ohh mamma mia! Bene, ho capito, in questo caso vi offrirò qualcosa io!-
-Ti abbiamo appena detto che non accettiamo elemosina!- Ribatté Gray.
-Allora mettiamola così: "voglio ringraziarvi di avermi salvato la vita, e sdebitarmi con un pranzo." Vi piace di più?-
-Beh, messa così...- Gray non ci pensò tanto. -Non possiamo rifiutare!- Si piegò e si passò un braccio di Natsu attorno al collo, e lo aiutò a stare in piedi. Poi, pian piano ci avviammo in cerca di un ristorante.
Mentre camminavo, rassegnata, alzai gli occhi al cielo. Ma con che persone ero capitata?! Certo, che erano proprio strani questi di Fairy Tail. Strani, si! Ma simpatici.








Eccomi! ^^
Scusate per l'assenza, ma ero in gita con la scuola, eh beh... non ho avuto molto tempo per scrivere. 
Spero che vi piaccia anche questo capitolo. Grazie in anticipo a chi recensirà :)
A presto. ^^

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Capitolo 6
*** Quel simbolo di colore rosa. ***



-Quindi tu vuoi unirti a Fairy Tail?-
-Mangiare e parlare per te sono due cose troppo difficili da fare separatamente?!- Dissi scocciata mentre mi pulivo un po’ di ramen arrivato nella mia fronte direttamente dalla bocca di Natsu. Gray accanto a me sospirò e guardò il cielo esasperato.
-E tu non hai idea di che vuol dire averlo come compagno di missione!-
-Già, non mi avete ancora spiegato cosa avete combinato.-
-Beh praticamente lui ha distrutto tutto!- Disse Gray indicando Natsu.
-Quindi è stata tutta colpa sua?- Meravigliata mi resi conto che Natsu non stava ribattendo.
-No che non lo è stata!- Ecco, aveva intenzione di ribattere, solo che questa volta aveva avuto la decenza di aspettare di finire il boccone. –Io volevo solo bruciare quel piccolo cumulo di paglia.-
-Già, peccato che fosse circondato da altra paglia e fieno e che sono altamente infiammabili!-
-Beh, sai com’è, volevo creare un diversivo per scappare dall’oste della locanda al quale TU avevi rubato la biancheria ad asciugare per non rimanere completamente nudo!-
-Aspetta, tu ti sei spogliato completamente?- Chiesi guardando sospetta Gray.
-Non ne avrei avuto bisogno se tu non avessi prodotto tutto quel caldo per sconfiggere un solo mago! Già sai che non sopporto il caldo, se me lo metti anche intorno…mi hai praticamente circondato di fiamme!-
-Okay…- Li fermai in tempo prima che quei due cominciassero a picchiarsi. –Non è stata una grande descrizione, ma non ritorniamoci sopra! Cambiamo argomento, per favore.-
-Già. Rispondi alla domanda che ti ho fatto prima. Vuoi entrare a Fairy Tail?- Chiese insistente Natsu.
-Beh…-Mi presi qualche momento per rispondere. Insomma, era sempre stato il mio sogno, avrei dovuto dirglielo? Non aveva importanza, la risposta era si comunque. –Si.-
Quei due ragazzi mi sorrisero, in un modo veramente bello, il sorriso di Gray era quasi seducente, potrei dire, ma quello di Natsu fu quello che mi colpì di più. Come prima sentì di nuovo una fiamma che si accendeva dentro di me e mi faceva sentire un calore simile a quello che mi faceva sentire mia madre. Ricambiai il sorriso, e mi sentii veramente bene.
 
-Lasciatemi dire due semplici parole: Siete un disastro!-
-Veramente sono tre.-
-Zitto Gray, non cambiare argomento.- Un vecchietto alto almeno quanto un tappo di sughero più uno sputo, stava seduto sul bancone della gilda a gambe incrociate, occhi infuocati e un boccale di birra in mano che però non beveva da quando avevamo varcato le soglie della gilda. All’inizio si erano ammutoliti tutti, e mi fissavano, cosa che mi mise piuttosto in imbarazzo, poi, dopo che il vecchietto aveva esordito con queste tre (secondo lui due) parole, tutti erano tornati a parlare e ai loro affari, senza degnarci più nemmeno di uno sguardo. –Siete spariti per giorni, per svolgere un semplice incarico ad Hargeon, che non solo non avete portato a termine, ma avete anche recato danni al mittente della richiesta. Tu, Gray hai rubato tutta la biancheria e i vestiti dell’oste. C’era veramente bisogno?- Gray si limitò ad un alzata di spalle. –E tu Natsu! Hai bruciato quasi tutta la locanda! Ti sembra un buon lavoro?-
-È stato solo un incidente!- Si limitò a dire Natsu sbuffando.
-E poi, ho mandato Erza a cercarvi, ed è tornata qui più infuriata che mai perché…-
-E-E-Erza infuriata?- Natsu impallidii, mentre a Gray si rizzarono tutti i capelli sulla testa.
-Come dicevo…-Il vecchietto fece un breve colpo di tosse per ritornare al suo discorso, scocciato che fosse stato interrotto. –È tornata qui dicendo che con voi non voleva più aver niente a che fare, perché è impazzita per cercare Natsu e che poi non lo ha nemmeno trovato!-
-Erza è arrabbiata con me?- Natsu impallidii sempre di più.
-Uh, uh! Qui qualcuno si è cacciato in guai seri, eh fiammifero! Adesso te la vedrai con lei!- Lo prese in giro Gray, con un sorriso strafottente. Perché ne avevano così paura. Chi era?
-E, poi, Gray, ha detto di te.-
-Di…di…di…di me?- Il sorriso sparì dalle labbra di Gray, e cominciò a impallidire anche lui.
-Si, che ti sei cacciato nei guai, che eri ferito, e che sei scappato dall’ospedale un’ora dopo che ti avevano appena medicato. Ha detto che sei un testardo e che lei non voleva interessarsi più alle vostre faccende.-
-Vedi nonnetto? Queste sono le conseguenze di aver mandato noi due in missione insieme!- Disse Natsu, riacquistando un po’ di autorità.
-Per una volta, concordo con lui.- Disse Gray.
Il vecchietto sospirò e puntò gli occhi al cielo.
-Natsu!- Una piccola voce solare ed allegra arrivò da dietro di me. Poi sentii un certo movimento dietro di me, e feci la giusta cosa di spostarmi un po’, appena in tempo per vedere un batuffolo celeste dotato di ali che mi sfiorava ad una velocità impressionante e si gettava su Natsu. Quest’ultimo sorrise e si lasciò abbracciare.
-Happy! Mi dispiace se ci siamo persi di vista, è stata colpa di Gray.-
-No che non lo è stata!- Ribatté Gray accanto, guardando storto Natsu.
-Sono tornato alla gilda perché non sapevo che cosa fare, vi avevo perso…- La cosa che si era fiondata su Natsu era il gatto che mi aveva fatto fare una figura da idiota ad Hargeon, ed adesso, oltre che avere conferma del fatto che sapesse paralare, potevo notare anche che quel gatto aveva due ali sulla schiena e poteva volare. Oh, si proprio cose da tutti i giorni.
-Ciao!- Mi salutò. –Vuoi ancora che ti accompagni ad Hargeon?- Disse sorridendo.
-Oh, adesso ti ci metti anche tu! Comunque avevo ragione io! Tu parlavi!-
-Aye!- Disse sorridendo e svolazzandomi intorno. –Io sono Happy!-
-Lucy.- Risposi. Non riuscii a fare a meno di sorridere davanti alla sua sconfinata dolcezza.
-Natsu! Gray!- Una voce forte e determinata arrivò dalla porta. Guardai in quella direzione, e in contro luce vidi una figura in armatura dai capelli lunghi. Dietro di me Natsu e Gray cominciarono a balbettare e ad allontanarsi.
-Si…beh, noi abbiamo molto da fare oggi.- Disse Gray.
-Già…- Lo assecondò Natsu. Poi, tutti e due si diedero alla fuga, mentre ormai la figura che ci aveva quasi raggiunto aveva lasciato libera la porta d’ingresso. Era la donna dai capelli scarlatto che avevo incontrato ad Hargeon, quella che aveva portato via Gray svenuto, quella ragazza bella e autoritaria. Chiuse gli occhi e abbassò la testa come per contenere la rabbia e non dare in escandescenza. Poi quando la rialzò sul suo volto comparve un sorriso.
-Bene, quindi era questa la tua sfida personale?- Mi disse sorridendo.
-Beh, si- Risposi.
-Piacere, io sono Erza!-
-Lo avevo sospettato dal modo in cui hanno reagito qui due. Comunque io sono Lucy!-
-Bene, adesso se vuoi scusarmi, ho una faccenda da risolvere!-
Non feci in tempo a dire “Ma certo, vai pure” che quella si era già lanciata all’inseguimento di Natsu e Gray, con una spada in mano e uno sguardo da far veramente tremare un gigante.
-E così tu vorresti entrare a Fairy Tail, eh?- Il vecchietto mi guardò da sopra il boccale con un sopracciglio inarcato.
-Beh, io si…- Dissi abbassando lo sguardo, perché il suo mi stava facendo sentire insicura. Ma quel vecchietto rimase in silenzio per lungo tempo, fino a che non scoppiò in una fragorosa risata.
-Benvenuta, allora! Io sono il master Makarov!- Poi, senza aspettare una risposta si rimise a bere, e non mi degnò più di uno sguardo. Anzi, nessuno lì mi stava degnando di uno sguardo. Rassegnata mi guardai intorno, e notai gruppi di gente, chi parlava , chi rideva, chi beveva, e chi faceva a botte. Ma lì dentro sembrava non scandalizzare nessuno, anzi sembrava una cosa normalissima.
-Non farci caso, qui dentro funziona così – Una voce femminile mi fece riscuotere. Mi guardai intorno per capire chi avesse parlato. Da una parte c’erano tutti  i membri della gilda che facevano i loro affari, e nessuno mi degnava, dall’altra il master attaccato al boccale. Dietro di me c’erano altre persone a bere, e una in particolare mi colpì che teneva in mano un barile intero. Non poteva provenire da dietro. Mi rigirai in avanti e mi rimisi alla ricerca.
-Ehi, sto parlando con te!- Quella voce di nuovo! Mi girai, e vidi la stessa scena di prima. Eppure la voce veniva da dietro di me, veniva da quel barile. Ma no, mi sbagliavo.
-Ma insomma, ti vuoi girare?!- Questa volta mi girai in tempo. In tempo per vedere la persona che reggeva quel barile, posarlo e fissarmi. Era una ragazza dai capelli castani e occhi color indaco, quasi più tendente al viola che al blu, e uno sguardo serio e penetrante. Indossava un bikini, sotto era coperto da dei pantaloni, ma sopra mostrava tutto il suo fisico perfetto. All’altezza dell’ombelico riportava il simbolo di Fairy Tail.
-Scusami.- Dissi sorridendo e mettendomi a sedere vicino a lei. –Non riuscivo a capire da dove veniva la voce.-
-Vabbé non importa.- Sorrise. –Io sono Cana-
-Lucy.- Dissi ricambiando il sorriso, e stringendole la mano.
-Vuoi entrare in Fairy Tail?-
-Si, sono venuta qui per questo.-
-Beh, allora benvenuta in questa gabbia di matti! Quelli là sono tutti strani!- Mi sorrise, indicando il gruppo dei maghi che facevano a botte, fra i quali molto probabilmente c’erano rientrati anche Natsu, Gray ed Erza. Poi, con tutta naturalezza, riprese il barile in mano e si rimise a scolarlo. La osservai un po’ sconvolta.
-Loro sono strani, eh?- Non mi sentii nemmeno.
-Non sarai membro ufficiale finché non avrai il timbro però.- Disse Cana tranquillamente, dopo essersi scolata tutto il barile. –Appena trovo Mira, aspetta…dove sarà finita? Mira!-
-Cosa c’è?- Una voce delicata e gentile provenne dal fondo del bancone.
-Vieni qua, e porta il timbro! Abbiamo una new entry!- Disse Cana ad alta voce. La ragazza che rispondeva al nome di Mira si avvicinò con un sorriso stampato sul volto. Aveva i capelli chiarissimi e occhi di un azzurro sorprendente.
-Benvenuta!- Mi disse allegramente, poi mi mostrò cosa teneva in mano. –Questo è il timbro magico di Fairy Tail. Il nostro riconoscimento. Dove lo vuoi?-
Avevo sempre sognato di avere quel simbolo in una qualche parte del corpo. Però non ci potevo mettere tanto a rispondere. Così gli porsi la prima parte del corpo che mi venne in mente, la mano destra.
-Qui?-
-Si!- Risposi. Mira mi sorrise, poi mi poggiò il timbro sulla mano destra.
E in quell’istante, il mio sogno si realizzò, in quel istante fui felice. Non capita a tutti di realizzare i sogni. Beh a me è successo, quando sulla mia mano apparve quel simbolo di colore rosa.
Membro di Fairy Tail.
 
 
 









Eccomi qua, scusate per l'assenza. Beneee, abbiamo finito con la parte introduttiva, da qui comincierà la vera e propria storia, con... beh...con alcuni cambiamenti.
Grazie a tutti quelli che seguono la storia e sopratutto a chi la recensisce.
Love you all! **

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Capitolo 7
*** Missioni e stress ***



-Nemmeno uno! Accidenti nemmeno un incarico!- Studiai con attenzione la bacheca, ma non riuscivo a trovare niente in cui non dovessi rischiare la vita.
-Ma che dici Lucy, è piena di annunci!- Mi disse Happy svolazzandomi intorno.
-Questo lo so, ma vorrei un incarico in cui non debba rischiare la vita.-
-Allora hai sbagliato gilda!- Disse tutto allegro.
-Qual è il problema?- Natsu si avvicinò a noi con lo zaino pronto.
-Lucy ha paura di andare in missione!-
-Non è che ho paura!- Dissi riprendendo Happy. –E tu dove vai?-
-Ah, non lo so! Adesso sceglierò una missione!- Disse Natsu avvicinandosi alla bacheca.
-Ed hai già lo zaino pronto, complimenti.-
Natsu rimase un po’ in silenzio a studiare gli annunci, poi si voltò e mi guardò sorridendo.
-Perché non vieni con me?- Mi chiese. Non avevo idea che quello sarebbe stato un momento importante, il momento in cui sarebbe nato un team che ancora oggi…
 
 
 
 
-Allora quando finirai il tuo romanzo?-
Con la sua voce Gray mi fa riscuotere, e lo vedo sbucare da dietro il foglio che stavo rileggendo, mi guarda con un sopracciglio inarcato e mi sputa il fumo della sigaretta in faccia.
-Da quando hai iniziato a fumare?- Dico guardandolo sconcertata.
-E tu da quando hai iniziato a rompere i coglioni?- Dice senza battere ciglio. Levo lo sguardo da lui che mi fa solo innervosire e guardo altrove. Mi ricordo dove sono, questa è casa mia! Perché loro sono qui?!
-Da quando voi vi siete insediati a casa mia!- Lo guardo malissimo. –E tu smettila di fumare qui dentro!-
-Lucy è sclerotica!- Happy mi svolazza intorno ribadendomi questo concetto. Se non la smette lo afferro per la coda e lo lancio dalla finestra
-No che non lo sono!- Dico urlandogli contro. Pessima mossa.
-Uh uh, qui qualcuno è nervosetto.- Natsu fa capolino dalla porta del bagno.
-Non lo sarei se voi non foste in casa mia!- Mi alzo dal tavolo e mi metto le mani nei capelli, con la rabbia che mi sta per esplodere. –E tu che ci facevi in bagno?- Urlo a Natsu dopo aver constatato che è appena uscito dal bagno.
-Beh, cosa vuoi che ci facessi in bagno!-
Mi mordo le mani per fermare un’imprecazione.
-Perdonaci Lucy, è tutta colpa nostra. Ho tradito la fiducia di un’amica.- Erza se ne esce con i suoi discorsi filosofici.
-No, Erza, non sei tu il problema.- Dico rimettendomi a sedere sulla scrivania e nascondendo la testa fra le mani.
-Ultimamente ti vedo più nervosa Lucy, sicura che vada tutto bene?- Mi chiede Erza.
-Ah, non lo so proprio.- Mento, so benissimo il perché di questo nervosismo.
-Comunque, siamo venuti qui per proporti una missione!-
-Adesso non ho voglia, siamo appena tornati da Edolas, abbiamo appena rischiato di restare bloccati in un mondo parallelo insieme a tutta la città, e voi adesso parlate di lavoro! Ma non vi riposate mai?-
-Beh vedi è stato il master a proporci per questa missione, non potevamo di certo rifiutare.-
-Non è che l’ultima volta che il master ci abbia proposto sia andata una meraviglia.- Dico ricordandomi la storia del Nirvana.
-Ma che dici!? È andato tutto bene, abbiamo fermato il Nirvana!-
-Già, abbiamo solo rischiato di morire, ma sciocchezze!- Dico ironizzando.
-E daaaaai, Lucy! Non fare l’antipatica. Non farti pregare!- Natsu mi s’inginocchia davanti e mi fa gli occhi dolci e, accanto a lui, Happy lo imita.
-E va bene! Se me lo chiedete così.- Dico sospirando. Ma perché mi lascio convincere ogni volta, perché?
-Bene, partiremo fra qualche giorno!- Mi rassicura Erza. L’idea di avere qualche giorno mi solleva.
-Ma perché fra qualche giorno?- Mmmmh. Ma perché non sto zitta. Mi vorrei prendere a schiaffi da sola, devo stare attenta, altrimenti quel qualche giorno si trasforma in qualche minuto.
-Capisco che tu abbia voglia di partire subito.- Dice Erza solennemente, fraintendendomi, ovviamente. –Ma il master deve finire di sistemare alcune cose prima di mandarci, deve ottenere più informazioni. È un lavoro di classe S.-
Mentre impallidisco all’idea della missione di classe S, gli altri mi salutano e vanno verso le scale.
-Ci vediamo alla gilda più tardi!- Dice Natsu.
-A dopo!- Dice Gray, spegne la sigaretta e la lascia cadere a terra, sul mio pavimento.
-Ah, adesso smetti di fumare?!- Dico arrabbiata, ma hanno già chiuso la porta alle loro spalle, se ne sono andati. Finalmente sono sola. Ignoro la sigaretta a terra perché altrimenti mi sale un nervoso che nemmeno riesco ad immaginare, apro le finestre per far andar via la puzza di fumo e poi mi sdraio sul letto. Sono le dieci di mattina e già sono stressata, non posso andare avanti così. Vorrei portare avanti il mio libro, ma non ho quasi più tempo. Cavoli, sono rimasta ancora alla mia prima settimana in gilda! Ancora ho da raccontarne delle belle! È successo di tutto qui, ninna nanne maledette, mostri congelati, battaglie di gilda, incantesimi che ti ribaltano la coscienza, draghi finti, città risucchiate da varchi, morti che tornano in vita…
 
 
-Ehi Lucy!- Una voce femminile mi fa riscuotere. Devo essermi addormentata. Mi affaccio alla finestra, e vengo colpita dal sole di mezzogiorno. Poi metto a fuoco sulla figura che mi ha chiamato.
-Cana!- Dico sorridendo e salutandola. –Che ci fai qui?-
-Beh, non ti ho vista stamani in gilda, ero venuta a controllare che fosse tutto ok!-
-Si, si, tranquilla! Ho dormito un po’ di più, tutto qui!-
-Che fai, vieni a pranzo in gilda?-
-Pranzo?-
-È quasi l’una, Lu!-
-Okay, arrivo. Aspettami scendo!- Sono già vestita, almeno su questo posso risparmiare tempo. In un batter d’occhio esco di casa, e raggiungo Cana, che mi accoglie con un sorriso calorosissimo. Ci incamminiamo verso la gilda, lei parla un po’, ed io annuisco sorridendo, ma non dico niente, non mi va di parlare.
-Lucy?- Cana si ferma e mi guarda perplessa.
-Mmmh?- Io a testa bassa continuo a camminare.
-Che ti prende?-
-Niente, sono solo un po’ troppo nervosa ultimamente, troppo stressata.-
-E perché?-
-Non lo so…-
-Si certo.- Gli occhi di Cana mi penetrano e mi arrivano fino al cuore. Con lei non riesco a mentire.
-Beh, un po’ è la verità! Non sono sicura di saperlo con certezza. Sono così da quando siamo tornati da Edolas.-
Riprendiamo a camminare, e Cana mi guarda e sorride divertita.
-Cosa ci trovi di tanto divertente?- Dico scocciata.
-Da quando siamo tornati noi, o da quando è tornata lei da Edolas?-
Sospiro, quella deve avermi letto nel pensiero.
-E va bene, hai vinto tu. Si penso sia per quello!-
-Ah, Bingo!- Dice Cana sorridendo.
-Non c’è niente per cui essere allegri!- Dico scocciata.
-Ma davvero, piccola Lucy innamorata/gelosa?-
-Non sono gelosa!-
-Ma se quando vedi Lisanna la fulmini con lo sguardo.-
-Io non ce l’ho con Lisanna.-
-Ce l’hai con Lisanna quando si avvicina a Natsu, giusto…-
-E smettila di parlare a voce alta, siamo quasi alla gilda.-
-Prima o poi verrà fuori Lucy!-
-Ma stai scherzando! Guarda che non sono innamorata, è solo una gelosia di amicizia, tutto qui.-
-Se, se..- Inarca un sopracciglio e mi guarda, senza risparmiarsi un sorrisetto ironico.
Quando entriamo dentro la gilda nessuno ci degna minimamente di un singolo sguardo, perché sono tutti impegnati ad ingozzarsi, compresi Natsu, Happy, Gray, Erza, Gajil, Lily e Juvia (che invece di mangiare sta sbavando per Gray) che sono seduti allo stesso tavolo.
-Oh ciao Lucy, ciao Cana!- Ci dice Natsu con il boccone in bocca, notandoci solo quando ci avviciniamo al tavolo. -Quando siete arrivate?-
-Sei senza speranza!- Dico mentre mi lascio cadere in uno dei posti liberi e Cana nell'altro.
-Passato il nervoso?- Dice Gray timidamente, aspettandosi un’ occhiataccia o addirittura un piatto in faccia.
-Si.- Rispondo sorridendo, e Gray rilassa i muscoli e fa un sospiro di sollievo
-Avete sentito parlare di quella missione di classe S?- Dice Gajil tutto eccitato sbattendo il bicchiere sul tavolo, mentre io, annoiata comincio a rubare patatine dal suo piatto, tanto lui è troppo emozionato per accorgersene.
-Ce ne sono tante di missioni di classe S!- Dice Erza, disinteressata. Per lei missioni di classe S sono di routine.
-Si, ma non avete fatto caso che il master si tiene quel manifesto sotto gli occhi da giorni?-
-Si ci abbiamo fatto caso!- Dico, mentre ingoio l’ennesima patatina.
-Probabilmente è qualcosa di importante, e il master sta pensando a chi affidarla…che dite…-
-No!- Rispondiamo tutti in coro. –Non ha scelto te!-
L’entusiasmo di Gajil si spegne, e così si accorge che gli sto finendo le patatine.
-Ehi!- Esclama arrabbiato, prende il piatto e lo allontana da me.
-Ma è ovvio che non sceglie te! Sceglierà me!- Natsu attira l’attenzione su di se. Perfetto, Gajil è di nuovo distratto. Posso mangiare patatine.
-Vorrai dire noi!- Dice Gray alludendo al nostro team.
-Aye!- Dice Happy contento.
-Si esatto! Ha ragione il ragazzo in mutande.- Natsu scatta in piedi con la mano infuocata.
-Non chiamarmi ragazzo in mutande.- Interviene Gray scocciato.
-Vi dico che invece sceglierà me!- Dice Gajil piantando i pugni sul tavolo e alzandosi al pari di Natsu.
-Ehi ragazzi!-
-Wendy, Charle!- Le salutiamo calorosamente, tranne quei tre che sono a guardarsi con occhiate fulminanti fra di loro.
-Perché non siete venute a pranzo con noi?-  Domanda Erza gentilmente.
-Oh scusateci.- Dice Wendy mortificata. –Eravamo al tavolo con il master, Lisanna e…-
-Tranquille!- Gli dico sorridendo. –Non era un rimprovero.-
-Cos’hanno quei tre?- Chiede Charle notando Gray, Gajil e Natsu.
-Oh niente, sono presi dai soliti e inutili battibecchi.- Dice Cana prima di scolarsi un barile di sake.
-Oh…Avete saputo che Gildarts è partito?-
-Davvero, quando?- Chiede Erza.
-Questa mattina!-
-Per cosa?- Chiedo io.
-Per quel lavoro di classe S! Quello che il master teneva sott’occhio da tempo!-
Non so come ma quella frase arriva anche a quei tre, che improvvisamente si lanciano verso Wendy.
-Cosa?!- Chiedono tutti e tre all’unisono.
-Io…ehm…mi ha detto così il master…non c’entro niente.- Dice Wendy difendendosi.
Tutti e tre sospirano e si rimettono a sedere sconsolati, ed è allora che Gajil si accorge delle patatine scomparse.
-La vuoi smettere?- Mi dice irritato, portando via il piatto con le due patatine rimaste.
-Forza ragazzi, consolatevi!- Dice Mira portando un vassoio carico di onigiri e posandolo al centro del tavolo. –Non era alla vostra portata, dopotutto non siete ancora maghi di classe S. Mangiateli, offre la casa, se così si può dire. Insomma, è gratis!- Finisce la frase sorridendo, e poi si allontana.
-Voglio essere mago di classe S!- Dice Natsu sconsolato, con la testa appoggiata al tavolo, mentre con gli occhi fa un pensierino sugli onigiri.
Mentre si lanciano tutti sul vassoio, io mi avvicini ad Erza per parlarle.
-Ma allora, quell’incarico di cui stavi parlando…-
-Pare sia quello che ha affidato a Gildarts. Evidentemente ha preferito affidarlo a lui.- Dice quasi offesa. –Siamo fuori! Ma non preoccuparti, troveremo un altro incarico velocemente.-
-Non era quello che intendevo, non m’interessa un’altra missione…-
-…E ce ne sono anche di classe S, e perché no, potremmo fare uno di quelli…anche se con voi…comunque ce ne sono altri difficili tipo quello…- Niente da fare, è partita.
Mi metto a mangiare onigiri in completo silenzio, mentre la solita confusione domina dentro quelle quattro mura. Anche al nostro tavolo sono rinate discussioni inutili, e poi alla confusione si unisce altra gente. Lisanna ci raggiunge al tavolo, e si mette a sedere sulla panca fra Natsu e Gray, e comincia a ridere a scherzare insieme a noi.
Staccati un po’ bella. È il mio primo pensiero quando è appiccicata a Natsu. Ma che sto pensando? Sono solo seduti vicini, non è niente. Anche se sono parecchio vicini, troppo. Cana sospira e poi mi guarda con compassione. Ma io non cerco compassione, non la voglio da nessuno, io voglio solo... ah, ma cosa mi è preso? Non lo so forse è meglio se mi schiarisco le idee.
-Io vado a fare due passi…- Dico alzandomi, anche se pochi mi considerano, dato che sono tutti impegnati a fare altro. –Tanto per digerire il pranzo…-
Non ho bisogno di digerire il pranzo, dato che ho mangiato dieci patatine e un onigiri, ma voglio andare via da lì per qualche istante.
-Se vuoi vengo con…- Cana mi vuole raggiungere, ma io accelero, senza ascoltarla e cercando di lasciarla indietro, adesso non voglio nessuno. Lei interpreta quello che le voglio dire, perché rimane dov’è e fa finta di niente. Menomale che tu mi capisci, Cana. Mi dirigo verso la porta senza degnare nessuno di uno sguardo, e poi esco fuori. Respiro bene l’aria di fuori, mentre m’incammino, per riempirne i polmoni, e mi allontano sempre di più dalla gilda.
Ma che mi sta succedendo? Ah non ci capisco più niente. Per il momento meglio limitarmi a camminare, senza pensieri senza preoccupazioni.
-Lucy!- Mi dice una voce, che mi afferra delicatamente per un braccio e mi fa girare. –Aspetta, non andare via.-
 
 
 
 









Ebbene si, ho cambiato un po' stile. Spero che comunque vi piaccia.
Scusate per la lunga attesa, ma è stato un periodo veramente soffocante. E adesso, per farmi perdonare, mi è presa la pazza idea di pubblicarvi un piccolo spoiler sul capitolo dopo. Cercherò di farlo anche nei prossimi capitoli. 
 


Spoiler:

-Perché…perché mi stai dicendo tutte queste cose?- Dico quasi sottovoce. Silenzio, lungo silenzio. Silenzio che trafigge, silenzio che uccide.
-Per renderti felice.-
Ho quasi le lacrime agli occhi, ma non capisco perché. È come se mi stesse trasmettendo infelicità.
-E perché vuoi rendermi felice?- Dico con la voce che trema.

 

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Capitolo 8
*** Pioggia d'agosto ***



Mi giro, lo osservo. Perché lui mi ha fermata?
-Gray!- Esclamo sorpresa.
-Perché te ne sei andata così?-
-Te l’ho detto, volevo digerire il…-
-Solo un’idiota ci sarebbe cascato.-
-Oh, bene. Grazie di avermelo detto, adesso va meglio. Bene, ciao!- Dico sarcastica voltandomi.
-E dai Lucy, aspetta! Che ti succede?-
-Niente!- E m’incammino, avanti. Cosa ne vuol sapere lui?
-Non volevi che fossi io a fermarti, vero?- Gray continua, con la testa bassa.
-Come?- Mi giro e lo osservo, incredula.
-Volevi che fosse Natsu a venire a fermarti.-
-Ma che stai dicendo!- Dico arrabbiata, ma lui ignora la mi affermazione.
-Dopotutto come ho detto, solo un’idiota sarebbe cascato nella tua bugia, ma Natsu è un idiota, quindi pensa veramente che tu sia uscita a fare due passi per digerire.- Mi guarda e sospira. -Non devi arrabbiarti. Lui è semplicemente infantile, lui non sa cosa sia l’amore, non lo conosce, non lo prova. E se anche ne prova un po’ non è di certo per Lisanna, e di questo stanne pur certa. Lui in questo momento non riesce a percepirlo, ma dentro il suo cuore c’è, e sta provando a venire fuori. E lo sta facendo per te.-
Queste parole mi avvolgono il cuore, e me lo riscaldano. Il mio adesso è caldo, forse brucia, ma quello della persona davanti a me, in questo momento, è freddo avvolto dal ghiaccio. Lo osservo incantata. Perché mi sta dicendo tutte queste cose? Rimaniamo un po’ in silenzio, ed io arrossisco nel pensare a tutte queste cose che ha appena detto Gray.
-Perché…perché mi stai dicendo tutte queste cose?- Dico quasi sottovoce. Silenzio, lungo silenzio. Silenzio che trafigge, silenzio che uccide.
-Per renderti felice.-
Ho quasi le lacrime agli occhi, ma non capisco perché. È come se mi stesse trasmettendo infelicità.
-E perché vuoi rendermi felice?- Dico con la voce che trema.
Apre la bocca, inspira. Sta per dirmi qualcosa, ma il suo sguardo fiero ed orgoglioso non riesce a sostenere il mio. I suoi occhi si abbassano, guardano altrove, e la sua bocca si chiude, segregando con se quelle parole. Si volta, e a testa bassa, Gray se ne va.
Potrei fermarlo, richiamarlo, farlo tornare indietro…ma non lo faccio. Non voglio, meglio che quelle parole restino per sempre chiuse, che non escano mai.
D’improvviso la mia infelicità sparisce, e ritorno normale, e mentre lo guardo andare via, sopra di noi il cielo, già coperto da nuvoloni grigi, comincia a far cadere acqua.
Una pioggia d’agosto, che per quanto possa essere calda, non scioglierà mai la morsa di ghiaccio rinchiusa in quel corpo.
 
 
 
 

Cammino per tutto il giorno, non faccio altro, non ho bisogno di fare altro. Arrivo a casa mia e resto lì tutto il tempo, e per cena prendo qualcosa al volo ad un locale vicino casa. Mi faccio un bagno lungo e porto avanti un po’ il mio libro. Si, in questo momento è proprio quello che mi ci vuole. Cerco di dimenticare tutto quello che mi è successo nella giornata, e distraendomi con le mie piccole cose ci riesco, fino a che non arriva il momento di andare a letto. Spenta la luce e chiuso gli occhi mille pensieri mi affollano la mente. Natsu, Gray, i loro comportamenti. Mi giro e rigiro nel letto, cercando di pensare ad altro. Cavoli, ma queste lenzuola sono davvero ruvide! O almeno lo sono per me, abituata ai soffici letti di casa Heartphilia. A quanto apre ogni tanto anch’io tiro fuori il mio piccolo lato viziato. Già, casa. Chissà cosa starà facendo mio padre a quest’ora? Sono convinta che ora che è stato privato di tutte le sue ricchezze si è messo a lavorare sodo. O almeno spero.
Il pensiero di mio padre non mi aiuta certo a trovare sonno, e allora mi agito ancora di più, e alla fine concludo che questa non è la nottata giusta per dormire.
Esco di casa e mi rimetto a camminare, cosa che ho fatto tutto il giorno, solo che stasera ho una meta ben precisa: la gilda. Voglio andare lì e svagarmi un po’, senza pensare ad amore, gelosia, sentimenti non corrisposti o altri problemi mentali. Voglio andare lì ed essere la Lucy di sempre in una Fairy Tail di sempre.
Fuori per strada non c’è un anima viva, penso sia l’una di notte, e la cosa non mi spaventa per niente. Nessuno tocca noi di Fairy Tail, perché anche se la vittima è indifesa, sanno benissimo che c’è un’intera gilda pronta a vendicarla. Cammino tranquilla sotto la luna piena che compare in cielo e che si riflette nelle pozze sul terreno. I nuvoloni neri carichi di pioggia sono spariti, e adesso posso vedere le stelle, belle, infinite…mi danno un senso di pace, mi sono sempre piaciute.
Arrivata alla gilda vedo una scena alquanto sconfortante, alla faccia del “vado alla gilda per distrarmi”. C'é silenzio. Il master dorme di gusto sul bancone, senza evitare di russare, e Mira sta pulendo il bancone tutt'intorno a lui.
-Ciao Lucy!- Mi saluta sottovoce sorridendomi, poi si volta e si mette a pulire gli scaffali dietro il bancone.
Cana è addormentata su uno dei tavoli, con in mano una bottiglia di sake, e accanto a lei, Macao e Wakaba fanno lo stesso. Gray é disteso sul pavimento, con un occhio nero che dorme profondamente, ma la cosa piú strana é Natsu che inspiegabilmente dorme appoggiato sopra di lui con il sangue al naso.
-Ma che diavolo é successo qui?- Dico perplessa.
-Hanno fatto a botte e gli altri hanno bevuto!-
-Non é quella la cosa strana, é Natsu appoggiato a Gray!-
-Beh, diciamo che mentre facevano a botte da ore, per non so quale scommessa, sono crollati addormentati uno sopra l'altro.- Risolto il mistero sconvolgente mi rendo conto che a parlare è stato Jet. A sedere, con il cappello sulla testa, lo sguardo che fissa il bicchiere di sake intorno al quale tiene una mano e lo gira un po' per poi lasciarlo fermo, alzare lo sguardo e fissarmi.
-E tu che ci fai qui?- Mi chiede.
-Beh non riuscivo a dormire e sono venuta alla gilda.-
-Ah!- Si mette a riguardare il suo sake. Io mi siedo davanti a lui, perché accanto a lui, sulla destra, Droy gli sta dormendo addosso, appoggiato ad una spalla.
-Che cos'hai?- Gli chiedo. É troppo pensieroso per essere Jet, troppo silenzioso. Insomma, parliamone, di solito lui e Droy saltellano urlando il nome di Levy.
-Uh?- Solleva lo sguardo assente dal bicchiere e mi guarda come se si fosse dimenticato della mia presenza. -Niente, niente.-
Non ho molta confidenza con Jet, anzi punta. Perciò resto zitta e mi guardo intorno in cerca di una scusa che ci faccia parlare. Mira é assorta nel pulire e nel riordinare tutto il casino e non ci degna nemmeno di uno sguardo. Un rumore cattura la mia attenzione, e mi accorgo di Natsu che sta balbettando qualcosa nel sonno. All'inizio sono solo parole confuse, balbettii senza senso, poi comincia a ripetere una parola che diventa pian piano più chiara. E la ripete, la ripete.
Lucy.
Inevitabilmente un rossore mi colora le guance, e lo continuo a fissare con dolcezza anche quando smette di ripetere il mio nome.
-Vedrai che se è vero amore sboccerà!-
-Eh?- Dico confusa scattando sulla difensiva e diventando sempre più rossa. Perché Jet se n'é uscito con questa frase?
-Natsu. Ti piace no?-
-No! Ma cosa te lo fa pensare?- Non mi risponde, inarca un sopracciglio.
-Lucy non lo nascondi.- Sospiro, ormai lui l’ha capito.
-È così evidente?- Chiedo preoccupata.
-Per me si.-
-Che vuol dire per te?-
-Hai il mio stesso sguardo, quando…quando…- Abbassa la testa e non finisce la frase. Stringe ancora di più la mano intorno al bicchiere.
-Jet…-
-…quando guardo Levy.-
-No, aspetta. A me non sembra di mettermi a saltare, urlare, o farmi venire gli occhi a cuore mentre sbavo.-
-Ah, ma lascia perdere quello. Quello è per scherzo. Lo faccio perché mi lascio trascinare da Droy-
-Lui non è come te?-
-A lui non interessa una ragazza in particolare, è molto donnaiolo. È una specie di Loki meno attraente.- Sorride e guarda il suo amico. Si prendono in giro continuamente, ma fra loro due c’è un legame che nessuno sarebbe capace di dividere, forse nemmeno Levy.
-Non sapevo che tu fossi così innamorato.-
-Lo sono fin da quando ero piccolo. Non posso farci niente, è più forte di me. Per questo ho capito che ti piace Natsu, quando lo guardi hai il mio stesso sguardo di quando osservo Levy, e se vedi Lisanna hai la stessa espressione che ho io quando mi appare davanti Gajil. Ma noi non possiamo farci niente, sai? Levy non mi ha mai considerato più di un amico, e da quando è arrivato quel drago di ferro non ha occhi altro che per lui. Hai mai fatto caso agli occhi di lei quando lo fissa? Brillano. Come brillano i tuoi quando guardi Natsu. Il linguaggio degli occhi è difficile da capire. Io ho imparato in tutti questi anni, perché cercavo sempre di tradurre negli occhi di Levy un sentimento corrisposto. Ma i suoi occhi, non hanno mai brillato per me.-
Restiamo in silenzio. Non ho idea di che cosa dirgli, non pensavo che dietro ad una persona così allegra e spensierata, si nascondesse una sofferenza per amore che va avanti da tempo, non sapevo si nascondesse una persona così profonda capace di guardare al di là delle apparenze.
-Anche i suoi occhi brillano però.- Riprende improvvisamente.
-Eh?-
-Gli occhi di Natsu, quando guardano te.- Sorrido timidamente e divento sempre più rossa, e lui mi sorride da amico. –Tu hai più speranze di me. Non lasciartelo scappare, non perderlo.-
Rimaniamo in silenzio per tanto tempo, scambiandoci solo qualche occhiata di tanto in tanto. Poi mi viene in mente un atroce pensiero, il pensiero di essermi scordata di precisare qualcosa d’importante. E spero che non sia troppo tardi.
-Jet…-
-Mmh?- Alza la testa dopo essere tornato a fissare il suo bicchiere.
-Non lo dirai a nessuno, vero?-
Mi sorride. –Aspettavo che me lo dicessi.-
-E?-
-Terrò la bocca chiusa, naturalmente. Se tu farai altrettanto.-
-Ci puoi contare.- Gli faccio l’occhiolino.
-Bene.- Si alza in piedi senza badare minimamente a Droy, che automaticamente si distende sulla panca, sbattendo una testata sul legno duro, ma non si sveglia. -Io vado.-
-Dove te ne vai?- Dico spaventata all’idea di rimanere di nuovo da sola e di farmi riassalire da mille pensieri.
-A fare l’unica cosa che mi riesce, a correre. Almeno in quello non ho rivali.-
Mi sorride e si sistema il cappello, mentre io lo guardo con un velo di tristezza. Si avvia verso la porta, e allunga una mano verso la maniglia, ma non è lui ad aprire la porta.
-Levy!- Esclama Jet, imbarazzato per trovarsela davanti all’improvviso, così vicina, dopo aver passato tutto il tempo a parlare di lei. Ma poi l’imbarazzo passa, perché si rende conto che c’è qualcosa di strano in lei. Anch’io mi alzo e raggiungo Jet alla porta, che guarda sconvolto la Levy davanti a sé.
Con il fiatone, i capelli sciolti e spettinati, vestita con un pigiama lilla i cui pantaloni sono infilati in malo modo nei suoi piccoli stivali, e la cosa peggiore è il suo sguardo di paura e disperazione che ha stampato in volto.
-Levy che succede?- Dico preoccupata.
-Levy rispondici!- Quasi urla Jet, mentre la piccola maga è impegnata a riprendere fiato. Ci guarda quasi colpevole, prende fiato e parla.
 


-Wendy…Wendy è sparita!-
 
 
 
 













Beh, non ho grandi cosa da dire, penso che il testo dica tutto.
Scusate, stvolta niente mini spolier del capitolo successivo, perchè devo ancora modificare troppe cose.
Quindi, grazie in anticipo a chi leggerà, e a chi recensirà. A presto! ^^

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Capitolo 9
*** Solo un biglietto nella notte ***




-Sono stata una vigliacca. Sono un’idiota.- Levy si mette le mani nei capelli spettinati, e guarda in basso, con gli occhi lucidi di lacrime.
-Non dirlo neanche per scherzo!- Jet le cinge le spalle e poi l’abbraccia. Li guardo, e per un momento sento che Jet è felice. Non lo è per la scomparsa di Wendy, ma lo è perché può sentire per un po’ il calore di Levy sulla sua pelle, può sentire il suo profumo, può toccarle i morbidi capelli. E lei si lascia abbracciare, perché è completamente presa dallo sconforto.
-Smettila di darti la colpa!- Dice Erza, in piedi sulla porta della camera di Wendy. Siamo lì, io, Jet, Levy, Mira, ed Erza. Anche Charle è sparita. La camera è devastata, mobili sotto sopra, il letto ribaltato, libri aperti e sparsi sul pavimento, tutti i vestiti di Wendy fuori dall’armadio…
-La mia stanza è accanto alla sua!- Dice Levy, asciugandosi le lacrime. –Ho sentito l’urlo di Wendy, ma avevo paura… ho aspettato un attimo, poi mi sono fatta coraggio e sono andata alla porta, ma era chiusa… io non ce la facevo a sfondarla, così ho chiamato Erza, ed abbiamo trovato…questo… sono stata un’idiota!-
-Levy, non è colpa tua. Un po’ di paura è normale. Dopotutto saranno stati solo pochi secondi di esitazione!- Dice Mira.
-Che per Wendy e Charle sono stati fatali…-
-Non dire così!- Mi avvicino a Levy e le faccio alzare la testa, e lei mi guarda, colpevole. –La ritroveremo! Siamo Fairy Tail! Non permettiamo a nessuno di far del male ai nostri compagni! Vedrai, andrà tutto bene!- Le sorrido, e lei si asciuga le lacrime, annuisce e ricambia il sorriso.
-Wendy! Charle! Wendy!- Sentiamo la voce di Macao seguita da quelle di Gray e di Cana, che stanno setacciando il giardino intorno al dormitorio femminile, aiutati dal commando del dio del fulmine e Elfman, mentre Lisanna, Juvia e Laki stanno setacciando gli interni. Natsu e Gajil, grazie ad Happy e Lily stanno sorvolando la città e dintorni, mentre Wakaba, Droy, Alzack, Bisca e tutti gli altri sono sparsi per la città. Il master è rimasto in gilda, per non lasciarla completamente indifesa.
-Avete trovato niente? Qualche indizio, qualche traccia?- Juvia si affaccia dalla porta.
-No, ancora no.- Rispondo sospirando. –Voi?-
-No niente. Juvia è mortificata.- Dice a testa bassa.
-Non preoccuparti, torna dalle altre!- Dice Erza. –Se troviamo qualcosa ve lo facciamo risapere.-
-Allora, ricapitoliamo…- Dico mettendomi le mani nei capelli, attorno alla testa. –Tu hai sentito urlare, e poi sono passati un po’ di secondi.-
-Ho sentito dei rumori devastanti, e mi sono avvicinata alla porta della camera, ma era chiusa a chiave.- Continua Levy.
-E poi sei andata a chiamare Erza.-
-Esatto.-
-E quando avete aperto la porta…-
-Tutta la stanza com’è adesso.-
Mentre gli altri continuano a ragionare su cosa possa essere successo, faccio un giro della stanza. Osservo il letto spostato, i vestiti sparsi per terra, e lascio scorrere il mio sguardo fino alla finestra. Ed é li che qualcosa cattura la mia attenzione. È un foglio. Di norma sarebbe giusto chiamare gli altri, ma sento che c'é qualcosa che me lo impedisce, e poi capisco perché.
-Trovato niente?- La voce di Erza mi fa riscuotere. Dannazione! Adesso che scusa invento? Non posso dire di quel foglietto. Ma é qualcun'altro a rispondere per me.
-No, niente...- É la voce sconsolata di Gray, che entra dentro la stanza. Evidentemente era rivolta a lui quella domanda. -Ma Fried e Bixlow sono scesi più nel fitto del bosco, speriamo che trovino qualcosa almeno loro...-
Erza lo fissa in silenzio, poi accenna ad aprire bocca. -Come ti sei fatto quell'occhio nero?-
Come? Aspetta, ti sembra questa la cosa più opportuna da dire? Comunque, Gray cade in totale imbarazzo.
-Beh... abbiamo trovato... dei... dei maghi.... e... - Sta inventando scuse.
-È stato Natsu, non è vero?- Erza inarca un sopracciglio divertita.
-No! Non mi lascio di certo colpire da Natsu!-
-Se, se... Certo! Ammettilo, hai fatto a botte e hai perso!-
-Ma no!-
E quei due continuano a discutere su una cosa così stupida, in un momento come questo. Poi però mi metto a rifletterci su. Erza sa benissimo come si è procurato quell'occhi nero, perché gliel'ha già chiesto, e lui prima, in malo modo, lo ha ammesso senza scendere nei dettagli. Ma allora perché ne stanno riparlando? Poi guardo Levy e capisco. Nonostante gli occhi gonfi di lacrime sta sorridendo a quell'inutile battibecco. Lo fanno per lei, per tirarla su di morale.
Ma è naturale, è così che facciamo, noi di Fairy Tail.
Torno a concentrarmi sul pezzetto di carta che c'è sulla finestra, mentre quei due continuano a battibeccare. Non posso mostrarlo agli altri per un semplice motivo, sul foglio ci sono due lettere: L e H. Okay, io non sono paranoica, ma se a voi capitasse di trovare su un foglio le iniziali del vostro nome e cognome non v'insospettireste? Date le circostanze io si, quindi prendo il foglio e lo apro. Pessima mossa. Certo, scopro qualcosa, ma il mio cuore si ferma negli istanti in cui leggo quella lettera.
 
Lucy Heartphilia, so chi sei, so che nove mesi fa mi hai visto uccidere quella donna a sangue freddo. Ero riuscito a scaricare la colpa su di te, ma alla fine per colpa di quello stupido cane, quell'assistente dei miei stivali ha fatto due conti e ha capito che ero io il colpevole. Così, dopo aver ucciso il cane (opera che avevate già iniziato tu e i tuoi amichetti), mi sono dovuto sbarazzare dell'assistente. Ma la mia vita è peggiorata, adesso mi perseguitano, sono un noto ricercato fuori da Magnolia. Voi, nella vostra stupida città vivete pure tranquilli, ignari di tutto, tanto fra poco il caos si scatenerà, e sarà la fine anche per voi.
Ho preso io la tua amichetta e la sua gatta, per ordine del mio capo. Ma tranquilla, ci serve viva... Almeno per un po'. Il mio capo non sa che ti ho lasciato questa lettera, ma tu parla pure, mostra pure questa lettera, così i tuoi amici vedranno come gli hai nascosto tutte queste cose.
Forza, venite a salvare le vostre amichette, tanto sarete distrutti. Vi spezzeremo le ali, piccole fatine! Dove credi di andare, fata?
Hai rovinato la mia vita, e io rovinerò la tua.
 
Firmato con una x. Nient'altro. Mi tremano le mani, e mi manca il respiro. Quel tizio con la cicatrice a forma di x sul mento mi ha seguita, osservata, e sa dove vivevo, chi sono i miei amici... e adesso ha Wendy. Quello psicopatico! Allora quella volta, quando abbiamo sentito il guaito del cane c'era anche lui! Era lui che lo aveva fatto fuori! E poi aveva anche ammazzato quell'assistente dell'investigatore... è un killer. E adesso ce l'ha con me. Io ormai avevo dimenticato tutta quella storia di quell'omicidio della donna, e non avevo mai raccontato niente a nessuno di Fairy Tail, non mi sembrava una buona cosa da raccontare. Come posso adesso spiegare tutto?
Stringo il foglio fra le mani, nervosa, impaurita, ma purtroppo questo genera rumore.
-Lucy! Hai trovato qualcosa?- Erza interrompe la sua litigata con Gray, che adesso si è spostata su tutt'altro argomento.
-Uh?- Mi volto infilando il foglio in tasca, e noto che improvvisamente tutta l'attenzione dei presenti è rivolta su di me. -No, purtroppo no.-
-Ah... non arriveremo mai a niente così. Recuperiamo gli altri e torniamo in gilda.- Dice Erza avviandosi verso le scale. -Parliamo con il master.-
-Ha ragione.- Dice Mira uscendo anche lei dalla stanza, seguita da Gray.
Io annuisco, ma sono ancora preoccupata per la lettera che ho visto.
-E voi?- Mi volto a guardare Jet e Levy. Lui la tiene ancora abbracciata, ma ad un certo punto lei si alza e si allontana dal letto, senza considerare Jet, che rimane per qualche istante deluso.
-Voi andate ragazzi, io vi raggiungo fra un po’.- Dice Levy. –Mi do una sistemata e vengo.-
È ancora in pigiama, ha ancora un po’ del trucco rimasto che è colato, i capelli scompigliati e soprattutto ha una faccia sconvolta.
-Vuoi che ti aspetti qui fuori?- Dice Jet premuroso. –Non vorrei che ti accadesse qualcosa!-
-No, no vai pure, grazie!-
-Sicura?- Dico io. –Insomma, rimanere proprio qui da sola… forse è meglio se Jet ti aspetta, lo dirò io agli altri che ci raggiungete fra un po’.-
-No, grazie mille! Preferisco starmene da sola per un po’. Ma grazie comunque. Ci vediamo in gilda fra un po’!- Sorride e scompare nella stanza accanto. Abbasso lo sguardo, perché non voglio cercare quello di Jet, e la mia vista viene colpita da qualcosa di luccicante che è per terra.
-Ma questo… - Dico raccogliendolo. –È il braccialetto di Mira! Quando lo ha perso?-
-Boh, evidentemente prima.-
-Grazie, fin qui c’ero arrivata.- Dico sarcastica, infilandomi il braccialetto in tasca.
-Dai, andiamo!-
Io e Jet silenziosamente ci avviamo per le scale, e notiamo che Erza ha già radunato tutti gli altri e sono andati via.
-Grazie, comunque.- Dice Jet a testa bassa. –Per averla provata a convincere.-
-Comunque… sorrideva!- Dico sperando di tirargli su il morale.
-Ma i suoi occhi non brillavano.-
-Ma non potevano brillare in una situazione simile… insomma hai visto come si sente, è semplicemente sconvolta.-
-Non c’entra niente. Per me non brilleranno mai.-
 
 
 
-Mmmh, capisco.- Dice il master cupo, a testa bassa, a sedere sul bancone con le gambe incrociate.
-Come possiamo fare? Non abbiamo punti indizi! Non sappiamo da dove partire!- Dice Erza preoccupata.
-Natsu e Gajil non hanno visto niente?-
-Niente.- Dice il dragon slayer di ferro mentre entra in gilda, seguito da Natsu e i due exceed, si mette a sedere e piazza le gambe su un tavolo. –Abbiamo guardato dappertutto, ma non c’è traccia della mocciosa!-
-Vorrei sapere chi ha osato farci uno scherzo così stupido!- Dice Natsu infuriato.
-Temo non si tratti di uno scherzo, Natsu.- Dice Gray sconsolato.
-Master, che possiamo fare?- Chiede Mira.
-Lasciatemi riflettere!- Dice il master alzando una mano. –Cercate di riposarvi in queste poche ore della notte che rimangono, e io intanto ci penserò su, e cercherò di capire chi è stato.-
Pian piano ci avviamo all’uscita della gilda, chi verso la sua casa, e chi verso il dormitorio. Non so quanti di noi riusciranno a chiudere occhio, però. Quando ho già camminato un pezzetto, e mi infilo le mani in tasca mi rendo conto di essermi dimenticata di qualcosa.
-Il braccialetto di Mira!- Esclamo, tirandolo fuori. Non mi sembra che lei sia uscita con noi, probabilmente è ancora in gilda, così me ne torno lì.
Quando arrivo e apro la porta è tutto spento, tranne una luce dal piano di sopra.
-Mira-san?- Dico a bassa voce, ma nessuno mi risponde. Eppure Mira è ancora qui. Sul bancone ci sono ancora un sacco di cose nel mezzo, e lei non le lascia mai. Rimette sempre tutto a posto e pulisce tutto. Così decido di lasciargli il braccialetto sopra il bancone.
Faccio per andarmene quando delle voci, provenienti dal piano di sopra, mi bloccano e mi spingono ad andare a curiosare.
-Le avevo detto di non affidare quella missione a Gildarts! Lui ci sarebbe servito qui! Adesso è impossibile ritrovarlo!- È la voce di Mira, arrabbiata.
-Smettila di arrabbiarti con il master!- Dice Erza. –Non ha senso.-
-Il master sapeva che c’erano delle strane cose in movimento ultimamente. Quel pazzo si è mosso ancora, probabilmente è lui che ha rapito Wendy.-
-Hai ragione Mira, sono stato un’idiota.- Sento dire dal master. Comincio a salire le scale pian piano, cercando di non far rumore, e poi mi acquatto sugli ultimi scalini per non farmi vedere e continuo ad ascoltarli, mentre osservo la conversazione di quei tre.
-E quindi? Cosa pensa di fare adesso?- Domanda Erza.
-Non posso di certo andare e dichiarare guerra ad un nobile così di punto in bianco!-
Nobile?! Questa parola comincia a frullarmi per il cervello.
-E quindi?-
-E quindi la fermo passare come missione!- Dice il master.
-Volete attaccare un nobile, e farla passare come missione?- Chiede Mira stupita.
-Esatto! Una missione di classe s!-
-Da affidare a?-
-Te, Erza, senza alcun dubbio. Sei la maga più forte della gilda in questo momento.-
-Io da sola non sono capace di niente.- Dice abbassando lo sguardo.
-Ma con Natsu e Gray si, vero?-
-Li ritiene capaci di questo compito?- Domanda Mira.
-Natsu ha una forza nascosta, e quando vuole, può essere anche più potente di me. La sua determinazione e i suoi sentimenti non hanno uguali.- Dice Erza.
-E Gray? Può farcela?- Aggiunge Mira.
Il master sospira.
-Gray… non ha mai fatto azioni eccezionali, ma solo perché non ne ha avuto l’occasione. Si dimostrerà all’altezza, vedrai.-
-Verrà anche Lucy con noi?- Domanda Erza.
-Ma certo. Io intendevo tutto il vostro team. Perché?-
-Beh, perché…-
Appena sento il continuo della frase, d’istinto indietreggio. Voglio scendere le scale ed andarmene, ma purtroppo produco rumore. Erza scatta in piedi, e allarmata va verso le scale e si affaccia. Ma quando lei lo fa, io ho già raggiunto il portone. Esco per strada e comincio a correre verso casa mia, e mentre la vista mi si appanna per il sudore e l’eccessiva corsa che sto facendo, mi torna in mente la frase che ha detto Erza.
“Lucy nasconde qualcosa. Ho paura che c’entri qualcosa con tutta questa faccenda. Lucy mi è sembrata sospetta.


















Eccomi qua, dopo tanto tempo a pubblicare il capitolo successivo. Vi prego non odiatemi, ma tanto lo capirete anche voi, la scuola uccide. D:
Bene, la storia si intreccia e si complica, vecchie conoscenze che tornano... eh eh. Basta, non aggiungo altro. Ah, e mi rimangio l'idea dello spoiler a fine capitolo, lo pubblicherò solo le ne sento il bisogno. (Si, come frase non ha senso.) 
Ah, aggiungo che non sono sicura che siano passati nove mesi dall'inizio della storia, ho tirato un po' ad indovinare.

Vabbè. Grazie in anticipo a chi recensirà, e chi mi ha seguita fino a qui, aspettando pazientemente. 
Ciao, belli! ^^ :)

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