My walls were up, and you broke them down.

di Mokusha
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** OS1 - Coniglio di pezza ***
Capitolo 2: *** OS2 Vieni Qui ***
Capitolo 3: *** FF 3 - Pagine ***
Capitolo 4: *** Bacio alla fragola ***
Capitolo 5: *** OS 5 - Lights will guide you home ***



Capitolo 1
*** OS1 - Coniglio di pezza ***


 
OS 1: "Coniglio di Pezza"

[Raiting: Verde | Fluff, Comico | Daddy!Jared + Shanina] 

 
 
Papi?”
Jared si sporse oltre il bancone della cucina.
Shanina lo guardava, con la spazzola in mano. I lunghi capelli rossi le ricadevano disordinatamente sulla camicetta della divisa.
 
“Mi abbottoni le maniche?” disse, avvicinandoglisi.
Jared guardò nervosamente l'orologio.
Erano in ritardo.
In un fottuto ritardo per l'esattezza.
Marie non c'era, era a Boston, per quattro giorni a frequentare un corso di aggiornamento. Aveva iniziato a studiare giornalismo poco dopo la nascita della bambina, ma quella era la prima volta che si trovavano a casa loro due soli.
La ragazza gli aveva più volte proposto di chiedere ad Emma di passare almeno la mattina per dargli una mano a prepararla per l'asilo, ma lui si era categoricamente rifiutato, profondamente ferito nell'orgoglio: era perfettamente in grado di prendersi cura di sua figlia da solo.
“Certo, tesoro. Dai qua.”
“Papi?”
“Dimmi”
“Hai lasciato di nuovo le salviette vicino al fuoco. Si stanno bruciando. E si sta bruciando anche il latte” lo avvertì la bimba, indicando i fornelli.
Jared si voltò di scatto.
“Cazzo!” imprecò, precipitandosi a spegnere il gas e annegando le salviette bruciate nel lavello.
“Papà!” esclamò Shaninia “Hai detto la parola con la 'c'!”
“No amore, papà non ha detto cazzo.”
“L'hai ridetto!” ridacchiò la bimba “Mamma dice che puoi dirlo solo quando sei sul palco.”
“Infatti, amore, papà ha detto cappero. Cappero.”
 
“Non lo dico alla mamma.”  sorrise, porgendogli la spazzola “Mi pettini? Con le codine?”
Jared guardò la figlia come se gli avesse chiesto di andare in Europa a nuoto.
Riguardò l'orologio.
Erano davvero in un fottutissimo ritardo.
Sospirò. Prese la spazzola, tenendola come se fosse una bomba innescata che avrebbe potuto esplodergli in mano da un momento all'altro.
Guardò perplesso la bambina, che aspettava paziente.
“Papi, forse possiamo chiamare zia Emma e...”
“No! No, non chiameremo Emma. Ci penso io.”
Tornò a guardare l'orologio. Portare la bimba a scuola in orario era ormai una battaglia persa. Avrebbe dovuto accadere almeno venti minuti prima.
“Nina, sai cosa ti dico? Oggi niente asilo, stai a casa con me e giochiamo assieme, vuoi?”
Lei lo fissò. La somiglianza con Marie era impressionante. La piccola era praticamente la miniatura della madre, ma gli occhi erano i suoi.
La stessa forma. Lo stesso identico colore. La stessa intensità. La stessa capacità di indagare, di spogliare, di trasmettere emozioni e celarle allo stesso tempo.
Per Jared guardare la figlia negli occhi era come guardarsi allo specchio. Uno specchio che non gli mentiva mai, e che non sempre era gentile con lui.
“Ma” cominciò la piccola “Non si può. Oggi è mercoledì. Bisogna andare all'asilo.” gli spiegò seria, quasi come se fosse lui il bambino. “Bisogna.”
Bene.
Sua figlia di quattro anni era più giudiziosa di lui, che aveva bigiato non appena ne aveva avuto l'occasione e che i pochi giorni che si era sforzato di andare a scuola, li aveva passati nell'ufficio del preside.
“Beh, oggi possiamo rompere le regole. Un giorno senza asilo.”
La bambina ci pensò su per qualche istante. Poi si illuminò.
“Okay!” sorrise “Possiamo giocare alle signore? E alle principesse? E...”
“Possiamo giocare a quello che vuoi. Ma prima è meglio se proviamo a preparare di nuovo la colazione, cosa dici?”

Dopo essere riuscito, non senza una certa soddisfazione  a nutrire Nina senza dare alle fiamme tutta la California, e aver dovuto buttare solo un pentolino di acciaio ormai carbonizzato, Jared la lasciò libera di sfogare la fantasia su di lui, accettando di farsi truccare ed ingioiellare come le “vere signore”. Lasciò che la figlia lo vestisse con le più strambe diavolerie che riusciva a ripescare dalla sua Scatola dei Travestimenti, e quando Shanina volle giocare alle Principesse accettò senza protestare troppo di fare la parte della Fata Buona e che il ruolo del Principe Azzurro vennisse affidato  Mr. Coniglio.
“Nina, hai voglia di colorare?” le propose ad un certo punto “Coloriamo assieme?”
“Va bene” acconsentì la bimba, dopo un momento. Lei rifletteva sempre su tutto. “Cosa coloriamo?”
“Cosa ne dici dei disegni di papà?”
“Okay!” disse, correndo ad aprire l'armadio dei colori “Nonna Connie mi ha regalato i pennarelli nuovi! Guarda! Tu puoi usare questi qui vecchi, ma se qualcuno è scarico ti presto i miei.”
Jared ridacchiò tra sé e sé.
“Okay, tesoro, quale vuoi colorare?”
“Io voglio Grampa.”
“Eccolo qui.”
“E tu quale colori? Boobs? Mamma dice che il tuo preferito è Boobs perché...”
“No! Mamma si sbaglia. Il mio preferito è Boo. Non Boobs. Vedi? Sto colorando Boo.”
La bambina lo fissò di nuovo.
“Mmmh.” disse infine senza sembrare molto convinta. “Ma, papi?”
“Sì, tesoro?”
“Ma questi disegni li hai fatti quando avevi quattro anni?”
 
 
 

___________________________________________________________________________________________________________________


“Papi?” sussurrò la piccola.
Si alzò in punta dei piedi allungò una manina e toccò la spalla del padre.
“Papi?” ripeté, questa volta un po' più forte.
Jared aprì gli occhi, e sbatté le palpebre un paio di volte. Gli ci volle un po' per mettere a fuoco la figura che era accanto al letto. Fare il padre a tempo pieno era un ottimo rimedio contro l'insonnia.
“Che c'è, nanerottola?”
“E' Mr. Coniglio.” borbottò lei. “Non riesco a trovarlo.”
Il labbro inferiore cominciò a tremarle. “Si è nascosto.”
Jared si tirò su a sedere, accendendo la luce.
“Sssh, non piangere Nina. Sono sicuro che Mr. Coniglio non può essere lontano. Vieni, andiamo a cercarlo.”
La bimba si aggrappò al mignolo del padre e lo seguì fin nella sua stanza.
“Papi? Credi che il Mostro dei Calzini abbia rapito Mr. Coniglio?”
L'uomo la guardò con un sorriso e scosse la testa.
“Certo che no. Il Mostro dei Calzini si prende i calzini.”
Si inginocchiò vicino al letto della bambina, sollevò le coperte e sbirciò sotto.
“Eccolo qui.” disse, porgendole il suo peluche.
La bimba sorrise, abbracciandolo e accoccolandosi contro il papà.
“Grazie papi! La prossima volta lo puoi fare tu il Principe Azzurro.”
Jared la strinse e le schioccò un bacio.
“Papi?”
“Sì?”
“Posso dormire con te?”
Jared sospirò. Le capacità di persuasione della figlia erano di gran lunga superiori alle sue.
Le sorrise.
“Ma certo.”
“Può venire anche Mr. Coniglio?”
“Mr. Coniglio è il benvenuto, tesoro. Vieni qui" rispose, prendendosela in braccio.
La bimba poggiò la testa sulla sua spalla e lasciò che la portasse nella camera matrimoniale.
Si raggomitolò contro di lui, tenendo sempre il mignolo del papà tra le sue manine.
“Papi? Ma il Mostro dei Calzini non ruba mai i tuoi perché sono brutti?”






Carissimi!
Eccomi qui, a sorprendere anche me stessa.
Non avevo in programma di riprendere questi personaggi, ma mi mancavano moltissimo, quindi ho ceduto.
Premetto da subito che questa sarà una raccolta di storie, i capitoli riguarderanno gli stessi personaggi, ma avranno una trama slegata l'uno dall'altro. Si tratteranno vari generi e raitings che verranno specificati all'inizio di ogni capitolo.
Per le new entry, di Jared e Marie si racconta in questa storia qui: 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=845692&i=1
Spero che questa idea vi piaccia, che vi piaccia questo capitolo con Leto daddy full time. (Non durerebbe più di un giorno, lo so. Però non ho resistito *-*)
Fatemi sapere cosa ne pensate, ogni giudizio è bene accetto, potete tranquillamente dirmi che dovrei darmi all'ippica, se è questo che pensate ;)
Vi mando un abbraccione!

 

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Capitolo 2
*** OS2 Vieni Qui ***


OS2: Vieni Qui

[Raiting: Arancione | Lime, Fluff | Jared/Marie]


Marie scese dal taxi e si precipitò sul vialetto d’ingresso. A pochi passi dalla porta la ragazza rallentò.
I suoi impegni di lavoro ultimamente l’avevano tenuta lontano dalla sua famiglia un po’ troppo spesso per i suoi gusti, e non vedeva l’ora di tornare a casa. Tuttavia non aveva intenzione di irrompere in salotto e far notare subito a Jared quanto le fosse mancato, ben consapevole che, come al suo solito, non avrebbe perso l’occasione di usare le sue emozioni contro di lei.
Aprì piano la porta, ed entrò nel soggiorno.
Jared era seduto sul divano, le dava le spalle, la televisione era accesa.
In dieci anni che lo conosceva, la ragazza non aveva mai avuto l’onore di vederlo spaparanzato davanti alla TV. Avvicinandosi un po’ notò che aveva il suo vecchio blocco degli appunti posato sulle ginocchia.
Sorrise e si fermò a guardarlo: naturalmente non stava prestando la minima attenzione al programma che stavano trasmettendo.
“Ti ho sentita scendere dal taxi, correre nel vialetto d’ingresso e rallentare poco prima
della porta. Adesso mi stai fissando, avverto la tua presenza ed è inquietante.”
Marie scoppiò a ridere, si avvicinò a lui e lo abbracciò da dietro, posandogli il mento sulla spalla. Lui voltò la testa e le baciò una guancia.
“Bentornata.” le disse “Non serve tutta questa messinscena per fingere che non ti sia mancato.”
“Tu dovresti fare a meno di fingere che io non ti sia mancata, Leto.”
Jared rise.
“Dov’è Nina?” chiese Marie.
“Dalla nonna.” rispose Jared “Qualcuno della crew ce l’ha accompagnata oggi pomeriggio.”
Marie si irrigidì.
“Non voglio che mia figlia sia affidata a ‘qualcuno della crew’” borbottò. Fece per sciogliere l’abbraccio ed indietreggiare, ma lui la trattenne.
“Lo so sciocca, stavo scherzando. L’ho portata io poco fa. Mamma dice che stasera la tiene a dormire.”
“Mhh.” fece Marie, voltandosi verso di lui. La punta del naso della ragazza sfiorava la pelle del collo dell’uomo. “Quindi siamo solo noi due?”
Jared annuì.
“Hai in mente qualcosa di particolare per questa serata?” domandò lei.
“Beh, per cominciare” spiegò “Potresti venire qui e salutarmi come si deve.”
Marie non se lo fece ripetere due volte, si sfilò le ballerine e scavalcò il divano, mettendosi a cavalcioni su di lui.
Gli prese il volto tra le mani e chinò il viso per incontrare le sue labbra.
Le mani di Jared premevano sulla sua schiena, in modo da poterla tenere stretta contro il proprio petto.
Non era il tipo da manifestare apertamente i propri sentimenti, ma il modo in cui la accoglieva quando mancava da casa era la sua maniera di dirle che era contento di rivederla.
La aiutò a sfilarsi la giacca, mentre continuava a baciarla.
Le mani di lui sulle sue braccia nude le facevano venire i brividi. Il cuore della ragazza accelerava sempre di più, si strinse a lui ancora più forte, mentre Jared aumentava l’intensità del bacio.
L’uomo si sfilò la t-shirt e prese a spogliarla, finché lei gi faceva scottare la pelle con le proprie labbra.
All’improvviso, si ritrovarono a fissarsi, a parlarsi con gli occhi, a trasmettersi mute emozioni.
Le dita di Jared sfiorarono delicatamente la cicatrice sulla spalla della ragazza.
Marie vide chiaramente il suo sguardo incupirsi.
Gli accarezzò una guancia, dolcemente.
Il modo in cui l’amore che provava per lui le si sprigionava dentro aveva ancora il potere di farle male al cuore.
La spinse delicatamente verso il divano, sovrastandola. I fianchi della ragazza si sollevarono istintivamente, andando incontro a quelli dell’uomo.
Le labbra di lui si posarono sulla spalla ferita di lei, all’inizio, percorrendo quella sottile striscia bianca di baci quasi impercettibili, poi sempre più fameliche, angustiate.
I movimenti del suo bacino seguivano il ritmo delle sue labbra, una mano era aggrappata all’altra spalla della ragazza, la stringeva talmente forte che la ragazza pensò che sarebbe riuscito a trapassarla.
Jared gemette, Marie ansimava.
C’era qualcosa di terribilmente struggente nel modo in cui stava facendo l’amore con lei, quella sera, lei poteva percepirlo, nonostante la violenza con cui stesse assecondando i suoi istinti.
Il culmine si sprigionò simultaneamente nelle vene di entrambi, Jared si scostò quasi bruscamente dalla ragazza, che gli si accoccolò contro, senza fiato.
Rimase in silenzio, giocherellando con i capelli di Marie.
Dopo un po’ lei sollevò lo sguardo verso di lui. La sua espressione era seria, pensierosa, quasi afflitta.
Marie si tirò su in ginocchio.
“Ehi.” mormorò, dolce. “Cosa c’è?”
Jared scosse la testa.
“Jared.” lo chiamò Marie, accarezzandolo. “Cosa c’è che non va?”
Lui sospirò, e a Marie si strinse il cuore.
“Oggi sono cinque anni.” rispose, infine.
“Cinque anni?” domandò Marie, spaesata.
“Cinque anni da quella.” spiegò lui, indicando distrattamente la spalla della ragazza.
Oh.” riuscì a dire sommessamente lei.
Cinque anni prima, in quella stessa data, era rimasta coinvolta in una sparatoria in un parco di New York, dopo che lui l’aveva cacciata di casa quando aveva scoperto che era incinta.
Marie sapeva quanto i sensi di colpa per i suoi gesti, per le sue scelte sbagliate lo tormentassero, schiacciandolo e angosciandolo.
“E’ solo una cicatrice, amore. E’ guarita.”
“Non è solo una cicatrice.” sottolineò. 
Marie sospirò.
“Jared, perché non ti sei ancora perdonato?”
Lui rise amaramente.
“Dico sul serio.” continuò lei. 
“Perché mi torna spesso in mente come ti ho trattata.” spiegò “E non capirò mai come tu abbia potuto amarmi lo stesso e continuare a farlo.”
“Ma Jared!” esclamò lei “Io non ti amo lo stesso. Io ti amo e basta, perché è così. Perché ho un milione di motivi per farlo, e nessuno per smettere. Quanto puoi essere testardo per non essere ancora riuscito a capirlo?”
Lui la guardò, e si strinse nelle spalle.
“E togliti quell’espressione da funerale dalla faccia, ti sembra il modo di darmi il bentornato, questo?”
Lui rise.
“Vedi di rimediare, e anche in fretta.” lo canzonò allegramente lei.
Jared rimase a guardarla per qualche istante.
Un sorriso non tardò ad allargarsi sul suo volto, raggiungendo anche i suoi occhi.
Allargò le braccia.
“Vieni qui.”




Scritta di getto (e si vede).
Ma insomma, questa raccolta é fatta apposta per questo tipo di racconti, quindi portate pazienza, e assecondatemi :')
Ringrazio Giulia, che si é presa la briga di recensire, e anche le care anime che hanno aggiunto la raccolta alle preferite/seguite.
Un grazie va anche ai lettori silenziosi. (non siate timidi, so che ci siete :D)
Un abbraccio, alla prossima!
(sentitevi liberi di prenderla come una minaccia, sì :3)


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Capitolo 3
*** FF 3 - Pagine ***


FF 3: "Pagine"

[Rating: Verde | Introspettivo, Fluff  | Jared/Marie]


Jared la osserva.
E' acciambellata sul divano, sta leggendo un libro.
Il cucchiaio che stringe in mano va e viene dalla vaschetta di gelato posizionata tra loro due.
Jared la osserva e lei non se ne accorge.
Continua a leggere, assorta. Gustandosi vaniglia, cocco e cioccolato.
Jared vorrebbe rubarglieli dalle labbra.
La osserva.
La studia.
Vede la sua espressione cambiare, mentre i suoi occhi scorrono tra le pagine di quel libro, divorando le parole che ci sono scritte sopra.
Ora sorride, ora si incupisce, ora sussulta appena, ma a lui non sfugge.
Adesso non gli sfugge più niente.

Jared la osserva, e si pone milioni di domande.
Si chiede se lei sia felice, si chiede cosa stia provando, mentre si ciba di emozioni.
Il labbro inferiore è leggermente sporco di cioccolato.
Istintivamente, Jared, passa la lingua sul proprio.
Vorrebbe baciarla.
Respirarne l'amore, i sogni, la vita.
La osserva e non riesce a distogliere lo sguardo.
Lei lo ama.
E Jared si chiede perché. Perché, perché, perché.
Perché così tanto, perché così intensamente, perché lui.
La osserva, e si domanda quanti nodi di lacrime abbia ingoiato, quante volte abbia dovuto sopportare il dolore bruciante di un cuore spezzato.
Jared la osserva, e la ama, la ama davvero, il suo cuore si allarga tutto e si riempie di così tante emozioni da fargli quasi male.
L'amore gli toglie il fiato.
Jared sospira, Marie alza gli occhi dal libro, e subito cerca cielo, oceano e ghiaccio.

Sorride.

Jared sente le orecchie scottare – grazie a Dio non ho ancora tagliato i capelli – pensa, perché sì, Jared arrossisce, e si sente minuscolo davanti ad un amore così sconfinato.

 

“Me ne leggi un po' ad alta voce?”





 

Flash Fiction così a caso, sto aspettando che Nowvideo mi carichi lo streaming di Supernatural e che il gelato che ho tirato fuori dal freezer si sghiacci quel tanto che basta da poter essere mangiabile, ed è venuta fuori 'sta cosa.

Volevo ringraziare tantissimo chi ha recensito, leggervi è una gioia, e anche tutte le persone che hanno aggiunto la raccolta ai preferiti/seguiti. Non mi aspettavo così tanti fedeli disciepoli. Rigrazio anche i lettori silenziosi, e ricordo loro che se vogliono lanciarmi i pomodori marci, possono farlo ;)


Alla prossima!

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Capitolo 4
*** Bacio alla fragola ***


OS 4: "Bacio alla fragola"

[Rating: Verde - Fluff, Comico - Jared/Nina/Marie]

Jared sussultò quando il corpo bagnato e freddo di Marie premette contro la propria pelle scaldata dal sole.
Mugugnò qualcosa di incomprensibile, riguardo a quanto non si sentisse vittima di indegne ingiustizie. Lei ridacchiò divertita, e lo liberò da quella dolce tortura, tornando a stendersi sul suo asciugamano.
Jared si tirò su a sedere.
“Sei gelida.”
“Si chiama oceano.” spiegò candidamente Marie “E poi quanto la fai lunga, Jared, è agosto e siamo in spiaggia, che vecchio che sei. Continua così e tua figlia ti chiamerà nonno.”
La ragazza si sporse verso di lui, che si preparò ad accogliere le sue labbra, ma lei, svelta, gli rubò il cappello di paglia che indossava e lo calò sulla propria testa.
“E per favore, se puoi, evita di metterti questo coso quando sei con me.”
“Ehi, ehi.” protestò Jared, prendendosi, senza troppi complimenti, il bacio che - secondo lui - gli spettava di diritto. “Il mio cappello è bellissimo.”
“Spostati, mi fai ombra” scherzò lei, spingendolo via.
“Non mi piacciono per niente le tue maniere di oggi, signorina, ne pagherai le conseguenze, considerati avvertita.” puntualizzò lui, resistendo alle mani leggere della ragazza che premevano sulla sua spalla.
Gli occhi di Jared non lasciarono più scampo a quelli di Marie, che pregò che il suo volto non la tradisse, sforzandosi di rimanere impassibile.
Lui sorrise, sulle sue labbra.
“Lo ammetto, sono particolarmente grato al fatto di essere ancora capace di farti arrossire. E’ una cosa che mi da una certa… soddisfazione.” soffiò.
Marie avrebbe voluto replicare che la percepiva benissimo, la sua soddisfazione, invece se lo scrollò di dosso con un risolino.
“Calma i bollenti spiriti della tua andropausa, Leto, tua figlia potrebbe arrivare da un momento all’altro.”
“Mmmh,” sospirò Jared, arrendendosi “Riprenderemo questo discorso più tardi.”

Rivolse lo sguardo verso la riva dell’oceano.
Nina, i capelli legati in due lunghe trecce che Jared definiva 'trappole per poveri padri', stava giocando sul bagnasciuga. Constance le stava mostrando come far volare l’aquilone che avevano costruito, mentre un bimbo moretto teneva saldamente la manina della figlia, e le faceva assaggiare il suo cono gelato.
Un momento.
Cosa ci facevano le zampacce di quel moccioso sulla sua bambina?
“Marie. Chi è quello che sta addosso a Nina?” domandò.
La ragazza si sporse oltre la spalla dell’uomo per vedere meglio.
“Oh.” rispose “Quello è Chris, un suo amichetto.”
“Beh.” fece Jared “Non mi sta bene che nostra figlia vada in giro ad assaggiare il cono gelato dei sui amichetti, come li chiami tu.”
La mano della ragazza cozzò contro il petto dell’uomo che gemette sorpreso.
“Jared!” lo riprese lei “Ti rendi conto di quello che hai detto?” - Marie faticava a rimanere seria -  “Vecchio maniaco disgustoso!”.
“Cosa?” chiese Jared confuso “Io… Non… Non intendevo alludere a… Oh.”
La risata di Marie risuonò allegra.
“Aspetta, lasciami godere del tuo momento di imbarazzo.”
“Beh, insomma” borbottò Jared “Quel Chris avrà almeno sette anni, Nina ne ha solo quattro.”
“Confido nel fatto che Connie non la lasci scappare su una Harley Davidson con indosso solo un paio di shorts e un giubbino di pelle per andarsi a tatuare da un messicano.”
Jared sbuffò.
“Amore, è solo un bimbo.” gli disse dolcemente Marie. “Stanno giocando insieme in spiaggia, niente di più.”
“Ad ogni modo mia figlia non uscirà con nessun ragazzo fino ai trentacinque anni. E non esiste che indossi shorts o giubbini di pelle.”
“Certo tesoro, come vuoi tu.” sorrise Marie “Come se tu fossi in grado di negarle qualcosa, mh?”
Lui non rispose, sapendo che la ragazza aveva colto nel segno.
Shanina avrebbe potuto domandagli la luna e lui molto probabilmente avrebbe trovato il modo di andargliela a prendere. Sua figlia l’aveva completamente fottuto.
Non che fosse una marmocchia viziata, Marie non voleva di certo ritrovarsi, tra qualche anno, con un’adolescente in crisi ormonale, viziata, e soprattutto una Leto, in giro per casa. Aveva giurato che se mai fosse capitato l’avrebbe mandata in un covo di metallari in Svezia fino alla maggiore età.
Semplicemente, Nina, aveva conquistato irrimediabilmente il cuore di suo padre, e quando le aveva entrambe attorno - Marie e la nanetta - Jared si sentiva completamente fregato.

Adesso Nina aveva smesso di giocare e stava saltellando verso di lui, che aprí le braccia per accoglierla. La piccola gli posò sulle labbra un appiccicoso bacio alla fragola.
“Papi, vieni a costruire un castello di sabbia con me?”
“Va bene tesoro, prendi quello che ci serve e andiamo. Hai abbastanza conchiglie per decorarlo?”
La bimba annuì, mostrandogli il secchiello pieno.
“Gioca anche Chris con noi” trillò, prima di correre via verso la riva.
Jared fece una smorfia e si voltò verso Marie, che scoppiò a ridere.
“E sia.” brontolò, seguendo la figlia.

Ti tengo d’occhio, Chris.



Muahahahhaha, eccomi qui.
Ogni tanto riesco ad uscire dall'angst e a scrivere qualcosa di più leggero. (e inutile, lo so.)
Leto, che adorabile padre rompicoglioni :')

Ad ogni modo, lasciate che vi ringrazi per l'affetto dimostrato a questa raccolta smauca, un grazione enormissimo a chi recensisce, aggiunge ai preferiti/seguiti e anche a chi legge in silenzio. 
Volevo dirvi, se avete qualche promt da proprormi, o c'è qualche episodio particolare che vorreste venisse raccontato nei prossimi capitoli, lasciatelo pure detto nei commenti, io sarò più che felice di accontentarvi e voi mi darete qualche nuova idea ;)
Altra cosa: se c'è qualcuno che non ha una beata minchia da fare, e proprio non può fare a meno di volere un po' di bene a questa famiglia, e magari è bravo a disegnare, potrebbe mica produrre qualche fan-art? (oddio, "fan"...)
Mi fareseste piangere tanti unicorni arcobaleno *-*
(Non so se ho scritto 'ste note in italiano, perdonatemi, ho caldo.)

Un abbraccione a tutti,

Mokusha.


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Capitolo 5
*** OS 5 - Lights will guide you home ***


OS 5 "Lights will guide you home"

[Rating: Verde | Fluff, Comico, Introspettivo | Jared/Marie/Nina/Chris + James]

Premessa: Siccome è passata un’eternità dallo scorso aggiornamento, e questa OS ha molto a che fare con la precedente, vi lascio un piccolo riassunto, nel caso non abbiate voglia di prendervi la briga di rileggerla: Jared, Marie e la figlioletta Shanina, quattro anni, stanno passando un pomeriggio sulla spiaggia. Nina fa amicizia con un bambino un po’ più grande di lei, Chris, e non appena li vede giocare assieme, ovviamente, quell’idiota di un Leto da di matto per la gelosia. Fine riassunto, e buona lettura. Ci si vede giù in fondo ;)


Jared sogghignò, lanciando un’occhiataccia al metro e novanta di ragazzone che gli stava davanti, che subito arrossì, abbassando lo sguardo e grattandosi nervosamente la nuca.
Mettere Chris a disagio era sempre stato uno dei suoi passatempi preferiti, sin da quando era solo un bambino di sette anni che giocava sulla spiaggia con Nina, e man mano che cresceva era diventato sempre più piacevole, e soprattutto necessario, in particolar modo da quando lui e la figlia avevano dato vita al suo peggiore incubo decidendo di uscire insieme.
Insieme.
Come una coppietta.
Puah.
Orrore.
Tragedia.
Affronto. Terribile, terribile, tragico affronto.
A Jared prudevano le mani ogni volta che ci pensava, e fortunatamente quei due erano sempre guardati a vista, non esisteva di lasciare la sua bimba sola con un tipo del gen..
“Chris! Vieni, entra tesoro, non far caso a Jared, Nina scenderà a momenti.” 
Ecco.
Ecco.
Come al solito Marie scombinava i suoi piani, alleandosi con il nemico.
Con il nemico.
“Ehm.” si schiarì la voce il ragazzo “Grazie, ma posso aspettare anche qui fuori, non voglio disturbare…”
“Su non dire sciocchezze, entra! E tu Leto, smettila di guardarlo così, non ti hanno insegnato che non si fissano le persone?”
Jared grugnì qualcosa in risposta e, suo malgrado, mostrò con un cenno il divano a Chris, che lo raggiunse senza protestare troppo.
Il ragazzo stava giusto chiedendosi se il padre di Nina avesse il porto d’armi, quando la sua voce lo fece sussultare.
“Da quanto hai la patente, Mason?”
Mai una volta che lo chiamasse per nome.
“Tre anni, signore.” rispose timidamente.
“Mai commesso infrazioni?”
“No, mai signore.”
“Incidenti?”
“No signore, neanche uno.”
“Bevi?”
“Non se devo guidare, signore.”
“Fumi?”
“Negativo.”
Jared lo fissò, alzando un sopracciglio, e Chris arrossì di nuovo.
“…signore” aggiunse subito dopo.
“Mmmmh.” mugugnò l’altro.
Dannazione. Dannazione. Quel Chris sembrava proprio un bravo ragazzo, ma doveva pur esserci qualcosa.
“Ti diplomerai a giorni, non è così?”
Era una serata di fine maggio, Chris era venuto a prendere Nina per portarla al ballo di fine anno, l’ultimo per lui.
“E’ corretto, signore.”
“E che progetti hai per il tuo futuro?”
Il ragazzo deglutì.
“Sono stato ammesso alla facoltà di Legge a Yale, signore.”
Jared avrebbe voluto dare di matto Possibile che non ci fosse la minima, insignificante bazzecola negativa su Christopher Mason?
Evidentemente no.
Strinse le labbra e incrociò le braccia, riprendendo a fissare la propria vittima in silenzio.
Un silenzio a dir poco imbarazzante per il povero ragazzo, che pregava affinché Nina si sbrigasse a scendere per fuggire via da quella casa e non metterci mai più piede.
Fortunatamente, di lì a poco la ragazza comparve sulle scale, e non appena Jared la vide, si rilassò.
Niente da fare.
Quando guardava sua figlia metteva sempre su un’espressione da pesce lesso, era più forte di lui.
Dannazione.
Nina era stupenda, ma per lui lo era sempre, anche quando era sporca di colore a tempera fino a sopra i capelli, dopo una giornata passata a disegnare fumetti e a vantarsi di essere molto più brava di lui, avendo completamente ragione.
Allegra, testarda, ambiziosa, sensibile e maledettamente ostinata, innamorata dell’arte fino allo strenuo, a sedici anni, Shanina era l’orgoglio del padre, che avrebbe voluto, e potuto, offrirle il mondo, ma Marie era come un falco, ed era stata categorica sul viziare la figlia il meno possibile. Le era stato insegnato che i sogni vanno conquistati, ottenuti con le proprie forze e con il proprio lavoro. E Jared pensava che quella giovane donna, con i riccioli rossi raccolti sulla nuca, avvolta in una nuvola di chiffon azzurro fosse il suo capolavoro indiscusso.
Chris si alzò, accogliendola con in bacio sulla guancia, e subito l’uomo si ridestò dal suo idillio, riservandogli un’occhiataccia degna di un assassino seriale.
Marie, che li aveva raggiunti, gli assestò una gomitata nelle costole.
“Ahi!” si lamentò, sottovoce. “Perché sei cattiva con me?”
“Smettila, Leto.” sibilò lei “Per avere cinquantasette anni sei fastidiosamente infantile.”
“Non sono infantile” protestò “Sono solo protettivo con mia figlia.”
Infantile” ribadì Marie sorridendo “E geloso, perché il ragazzo di tua figlia è più maturo di te.”
Jared si zittì Ma solo per un momento.
“Questo è inesatto, signorina.”
“Allora smettila.”
“No.”
“Lo vedi che sei infantile?”
“Io…”
“Faresti meglio ad andare in cucina ad aiutare James con il progetto di scienze.”
“Ci andrò più tardi.”
“Leto, hai promesso a tuo figlio di sette anni che avresti colorato i suoi pianeti di polistirolo con lui.”
“Ci andrò non appena Nina sarà uscita. Io mantengo sempre le mie promesse.” borbottò, guardandola, mentre un sorriso sornione si allargava sul suo volto.
Marie alzò gli occhi al cielo, e poi rise.
“Non credere di averla vinta guardandomi così.”
“Io vinco sempre guardandoti così.”
Marie scrollò le spalle, sbuffando sconfitta, suo malgrado.

“Scusate, voi due.” li richiamò Shanina “Noi stiamo per uscire.”
La madre sorrise, abbracciandola.
“Divertiti amore, non badare a papà. Passate una bella serata e non fate troppo tardi.” si raccomandò, strizzando l’occhio ai due ragazzi.
Jared posò le mani sulle spalle della figlia.
“Nina…”
“Papà, non cominciare.” rise la ragazza.
“Non comincio, ma…”
“Invece stai cominciando, di nuovo.”
“Okay, okay, sto cominciando, è solo che…”
“Quanto la fai lunga, neanche fosse la mia prima uscita di sera.”
“Hai ragione, ma Nina…”
“Leto!” lo richiamò Marie “Lascia uscire tua figlia.”
Jared sospirò.
“Okay. Non bere. Non prendere cose strane. Non lasciare il bicc…”
“Sì, papà, non sono mica lo zio Shannon.*” replicò la ragazza.
“Touchè.” si arrese lui. “Okay, allora divertiti tesoro.” disse, allacciandole la stola leggera “Ti voglio bene.”
“Ti voglio bene anche io papi.”
Nina si allungò a posargli un bacio sulla guancia, prese Chris per mano e si avviò verso la porta.
Il giovane ragazzo aveva quasi tirato un sospiro di sollievo quando la voce di Leto lo freddò.
“Hai un’occasione Mason! Una sola!”
“Non la deluderò, signore.” fece in tempo a balbettare, prima che Shanina lo salvasse chiudendosi la porta alle spalle.


“Sei incredibile!” trillò Marie, mentre Jared si sedeva accanto al figlio minore. “Non fai altro che terrorizzare quel povero ragazzo, e questa è la loro prima uscita da soli. Non potevi essere un po’ più gentile?”
“No.” borbottò, afferrando una sfera di polistirolo a caso e iniziando a dipingerla di rosso. “Non potevo. E se quel tipo si azzarda a…”
“Papà…” cominciò James, guardandolo al di del suo ciuffo di capelli castani, attraverso gli occhiali.
“…non riportarla a casa esattamente come gliel’ho affidata, ad esempio in lacrime, o ubriaca, o…”
“Papi…”
“…con odore di marijuana addosso, o con qualche graffio, o svestita, o peggio…”
“Papà?”
“…incinta, io…”
“Mio dio!” sbottò Marie esterrefatta “Quanti telefilm per adolescenti disagiate hai guardato?”
“…giuro che non gliela farò passare liscia a quello la, dovrà passare sul mio cadavere prima di…”
“Mamma potresti dire a papà che…”
“Smettila Leto, come se tu fossi stato uno stinco di santo alla loro età. Ora calmati o ti verrà un ictus.”
“E’ proprio per questo che lo dico, non farei mai e poi mai uscire mia figlia con il mio me stesso diciannovenne, e smettila di farmi passare per un vecchio rimbambito.”
“Fortunatamente Chris è molto diverso dal tuo te stesso diciannovenne, e poi io non ti faccio passare per un vecchio rimbambito.”
“Ma sempre diciannovenne è. E sai cosa c’è nella testa dei diciannovenni? E sì, che mi hai trattato come un vecchio rimbambito, prima hai sottolineato che ho cinquantasette anni e hai detto che mi verrà un ictus.”
“Papà!”
“Ma tu hai cinquantasette anni, e ti ho detto che ti verrà un ictus perché sei tutto agitato e ti stai comportando come un idiota.”
“E agli idioti vengono gli ictus?”
Marie lo fissò, facendo una smorfia. Il suo sguardo però, si intenerì subito. I suoi occhi, persi nel loro passatempo preferito, studiavano il viso del compagno. Jared era invecchiato, non dimostrava ancora la sua età, ma le rughe attorno agli occhi si erano fatte più marcate, donando ai suoi lineamenti una sorta di dolcezza e saggezza che le facevano sempre stringere il cuore.
Ovviamente bastava che aprisse bocca  perché il palco crollasse subito.
Ma lei lo amava. 
Moltissimo.

“Sentiamo, grande esperto, cosa ci sarebbe nella mente dei diciannovenni?” lo istigò.
“Beh.” fece lui, tutto impettito “Non è ovvio?” domandò.
Lei lo guardava, fintamente ingenua.
“Il sesso, no?” sibilò.
“Ah, guarda Leto. Quello è semplicemente nella testa degli uomini, non importa quanti anni abbiano.”
“Questo non è assolutamente vero!” ribatté.
Marie alzò un sopracciglio, squadrandolo.
“La vecchiaia ti rende anche falso.”
Jared si arrese.
“Okay, okay, forse è vero. Per qualcuno.”
La compagna lo guardò di sottecchi.
“Okay. E’ vero per me Anche per me. Per la maggior parte di noi.”
“Ascolta, Jared, se Nina vuole vivere la sua prima volta con un ragazzo che le vuole bene e a cui tiene, credo possa essere libera di farlo, alla sua età.”
“E’ troppo piccola.”
“Ha quasi diciassette anni, con i tempi che corrono, siamo già troppo fortunati.”
“Vuoi che tua figlia perda la verginità nei bagni della scuola durante il ballo di fine anno perché ha quasi diciassette anni?”
“Cristo, no!” esclamò Marie esasperata “Non ho detto questo! Certo che non voglio succeda così, ma sto dicendo che Nina è matura, è una bella ragazza, è responsabile ed è molto affezionata a Chris. Prima o poi succederà!”
“Meglio poi!”
“Dio quanto sei insopportabile! Mi sembra naturale che non accadrà stasera!”
“Come fai a dirlo?”
“Papi, per favore, mi puoi ascoltare solo..”
“Perché conosco mia figlia, e conosco Chris! Nessuno di loro due è il tipo da fare sesso la prima sera che escono assieme da fidanzatini.”
“Fidanzatini! Sesso! Basta, ti prego, non voglio più sentire niente, fingi che sia sordo, ti prego! Abbi pietà di me.” frignò l’uomo, accasciandosi sul tavolo coprendosi le orecchie con le mani.
“Quanto si sciocco, amore.” disse Marie a fior di labbra, accarezzandogli i capelli. “James, tesoro, vado a prepararti il bagno, okay?” disse poi.
Il bambino annuì, guardando la madre con aria confusa.
Toccò il gomito del padre.
“Papi?”
Jared, finalmente si degnò di stare a sentire il figlio.
“Dimmi, ometto.”
“Hai colorato la mia Terra di arancione e hai staccato un anello di Saturno. Ora dovrò rifarli.”
Leto fissò il pasticcio che aveva combinato.
“Hai ragione, Jamie, scusami. Per questa volta rimedierò io mentre la mamma ti aiuta con il bagno, okay?”
Il piccolo annuì.
“Ma, papà?” chiese.
“Sì, tesoro?”
“Cosa vuol dire che Nina farà sesso stasera?”

- - - 

Dopo che James accettò di andare a dormire, non prima di essersi assicurato che il padre non demolisse una volta per tutte il suo progetto di scienze, Jared chiuse di scatto il libro che stava leggendo e scattò in piedi, facendo strisciare la sedia sul pavimento.
Marie sussultò.
“Sei impazzito? Così svegli il bambino!”
“Senti, io vado alla scuola di Nina a dare un’occhiata.”
“Sì, sei impazzito.” sentenziò Marie.
“Non mi vedrà!”
“Non hai niente di meglio da fare? Non lo so, andare a Hollywood, qualche presentazione, intervista, programmare le vacanze, scrivere qualche canzone, provare qualche nuova scaletta, finire di leggere il tuo libro?”
“No, stasera…”
“Vai a trovare Shannon, o chiediamo a lui e a Constance di passare per un gelato, non ti pare una buona idea?”
“No, voglio solo andare a controllare…”
“No, Leto, nemmeno per sogno, tu non andrai a rovinare la serata a tua figlia.”
“Ma non si accorgerà nemmeno che sono stato lì! La festa è nel cortile, no? Starò in macchina e darò solo un occhiata.”
“Come i maniaci. Ho sempre sospettato che lo fossi. E poi ti preoccupi dei bravi ragazzi che frequenta tua figlia. Se si accorge che sei lì, non ti parlerà mai più, e io di certo non ti difenderò…”
“Ti prego, Marie…”
“…Anzi, non ti parlerò più nemmeno io.”
“Solo cinque minuti, amore, ti prego.”
“Non puoi usare ‘amore’ e quella faccia per convincermi, è giocare molto sporco, e lo sai, Leto, non ci andrai, e non si discute. Smettila. Trovati qualcos’altro da fare.”
“Ti prego…” Jared le prese le mani, cercando il suo sguardo “…amore?”
Marie si morse un labbro per non ridergli in faccia.
Si divincolò scherzosamente da lui.
“E va bene!” concesse, esasperata “Ma se non torni entro mezz’ora te ne pentirai amaramente, te lo prometto.”
Lui sorrise, le posò un bacio veloce sulle labbra.
“A dopo!” la salutò, afferando la giacca “Vedi quante ragioni ci sono per stare con te, tesoro?”
“Sparisci!” mugugnò lei.

“Peggio dei bambini.” sospirò Marie, accoccolandosi sul divanetto in veranda.”Peggio dei bambini, idiota e pure stronzo.”

- - - - - 

Jared era in macchina, appiattito contro il sedile.
“Allora, la vedi? E sta giù!”
“Jared.” sbuffò Shannon spazientito “Come faccio a guardare e stare giù? Si è fatto buio e ci vedo poco o niente. E a stare qui in macchina a spiare dei liceali mi fa sentire un maniaco. Torniamo indietro?”
Il minore si irritò.
“Anche tu con questa storia del maniaco. Non fare tanto il moralista, sarebbe ridicolo da parte tua.”
“Se tu la smettessi di fare il paranoico, io non dovrei sottolineare l’ovvio.”
“Non c’è nessun ovvio. Smettila. Non ce ne andremo fino a quando non avrò visto Nina.”
“Sarò felice di stare a guardare mentre Marie ti farà a pezzi, sai?”
Jared stava per replicare, quando una sconvolta Nina, in lacrime, uscì come una furia dal cancello principale della scuola, a pochi passi dalla macchina del padre, si lasciò scivolare contro il muro che costeggiava il perimetro del cortile, nascondendosi il volto tra le mani.
Shannon non fece nemmeno in tempo a pensare alla frase da dire per impedire al fratello di scaraventarsi giù dall’auto, che questi era già accanto alla figlia.
“Nina!” gridò, abbassando sia al suo livello, prendendola per le spalle e cominciando a scrollarla. “Nina, stai bene? Cos’è successo? Nina, guardami.”
Il maggiore, che aveva pensato bene di rimanere in macchina, si godeva tranquillo l’attacco isterico del fratello.
“Nina!”
La ragazza sollevò lo sguardo, spaventata e confusa. Spalancò gli occhi quando mise a fuoco la figura del padre, e a giudicare dall’espressione che le si dipinse sul volto, Jared era certo che l’avrebbe insultato senza mezzi termini, e per un attimo avrebbe tanto voluto aver dato retta a Marie.
Poi però la figlia gli si buttò tra le braccia, riprendendo a singhiozzare.
L’uomo rimase di sasso, e di nuovo, avrebbe voluto dar retta alla compagna, indeciso tra il non aver mai avuto l’idea di andare a controllare e l’impulso di entrare e strozzare chiunque gli capitasse a tiro.
Strinse a sé la sua bambina.
“Nina” disse, con un tono apparentemente più tranquillo, mentre dentro di sé si scatenava un inferno di emozioni e ansie che avrebbe fatto impallidire Lucifero in persona.
“Calmati, tesoro. Sei ferita?”
La ragazza scosse la testa, senza staccarsi dal padre.
“Ti hanno offesa? Stai male?”
Nina continuò a negare.
“Ti ha chiesto di fare qualcosa che non volevi fare?”
“No.” bisbigliò lei, seppellendo ancora di più il visto nell’abbraccio nel padre.
“Amore, mi stai facendo venire un infarto, per favore, potresti dirmi cos’è successo che ti fa stare così male?”
“E’… Chris.” singhiozzò la ragazza. “Avevi ragione ad essere duro con lui, è… E’ uno stronzo.”
Jared si irrigidì, ma la figlia lo strinse ancora più forte, così si costrinse a rilassarsi almeno un po’.
“Cos’ha fatto, tesoro?”
Shanina fece un respiro profondo.
“Me lo avevano detto tutti che un senior non esce con una del terzo anno, perché loro sono interessanti ad altro, e ci vedono come delle bambine, e vogliono usarci e basta, e…”
“E…” la incitò Jared, sentendosi ormai prossimo all’icuts che Marie gli aveva preannunciato poco prima.
“…E niente, io non ho dato retta a nessuno perché conosco Chris da anni, e pensavo lui mi volesse bene davvero, e che fosse diverso, mica come eri tu papà….”
Leto ignorò l’allusione. “Ma?”
“Ma niente, sembrava tutto molto bello, lui è stato gentile con me come sempre, e poi…”
“Poi?”
“Poi io sono andata un attimo al bagno, e quando sono tornata, lui..”
“Lui?”
“Lui era tutto appartato con una biondona alta un metro e ottanta e…”
“Biondona altra un metro e ottanta?”
Shanina si staccò dal padre quel tanto che le bastava per guardarlo in faccia.
“Papà!” esclamò indignata.
“Ehi, ehi, tesoro, tranquilla, non dicevo mica in quel senso.”
La ragazza sospirò frustrata, ma non rinunciò al suo rifugio tra le braccia del padre.
“Erano vicini, molto vicini, sembravano così… in confidenza. Lui le parlava all’orecchio e lei rideva e io mi sono sentita così…. Piccola, e umiliata, e fuori posto, e odio questo ballo, voglio tornare a casa.”
“Nina, ascoltami.” disse Jared, sollevandole dolcemente il viso.
Il trucco si era sciolto sulle sue guance, sembrava più bambina, indifesa e triste di quando non fosse, gli occhi azzurri, enormi e umidi.
“Ascolta, tesoro, so che non sono mai stato davvero gentile con Christopher, ma questo è esattamente quello da cui avrei voluto proteggerti.”
“Lo so papà, avrei dovuto ascoltarti e non uscirci.”
“No, Nina, non avresti dovuto dare retta alle paranoie del tuo vecchio. Hai ascoltato il tuo istinto, il tuo cuore. E questo non vuol dire che sei autorizzata a fare tutto ciò che ti pasta per la testa, Nina, ovviamente hai delle regole da rispettare. Ma devi vivere le tue esperienze, amore, e venire al ballo con il tuo ragazzo è una di queste. E anche esserne delusa, purtroppo. Vedi, tesoro, io vorrei darti il mondo, perché sei la creatura che amo di più in tutto quanto l’universo, ma vorrei anche proteggerti dallo stesso mondo che vorrei regalarti, ma non posso. E per un padre come me. Beh, diciamo pure per me, non potere è frustrante. E mi comporto come un idiota, come dice mamma.”
La ragazzina ridacchiò, sommessamente.
“Ma Nina, non voglio essere un ostacolo per te, per le tue esperienze. Voglio che tu viva. E purtroppo devo accettare di vederti soffrire, se voglio vederti vivere. Perché, amore, è triste ma la vita è piena di delusioni, e tu lo sai già molto bene. Ma non ci si abitua mai a viverle. Bruciano sempre, e ti lasciano a terra per un po’. Ma non devi mai lasciarle vincere, okay? Perché i brutti momenti, il cuore spezzato, il dolore, i tradimenti, le delusioni, fanno parte della vita, ma non sono la vita stessa, hai capito tesoro? E non importa quanto qualcuno sia importante per te, nessuno, nessuno, nessuno, è degno di farti sentire piccola, inadeguata o umiliata. Nessuno può calpestarti, okay piccola? Perché tu sei brillante, piena di talento, forte e meravigliosa. E non lo dico solo perché sono tuo padre. A volte noi uomini ci mettiamo molto a vedere le cose come stanno. Siamo lenti. E stupidi. Soprattutto a vent’anni. Ma anche a quaranta. E a cinquantasette. Ma tesoro, se c’è una cosa che posso prometterti, è che non importa quante volte la vita ti farà a pezzi. Io ti vorrò sempre, sempre, sempre un bene enorme ed infinito, e niente potrà mai impedirmi di correre da te e provare ad aggiustarti. Okay? Te lo prometto.”
Nina aveva smesso di disperarsi, le lacrime le luccicavano ancora sul viso, aveva stretto a sua volta il padre in un abbraccio.
“Sono così felice che tu sia il mio papà.” sussurrò “Ti voglio tanto bene.”
Jared la baciò, e le sorrise.
“Allora, vuoi ancora tornare a casa?”
Lei si schiarì la voce.
“No, credo che passerò il resto della serata con le mie amiche.”
“Okay, tesoro. Chiamami se avete bisogno di un passaggio a casa.”
“Grazie di essere stato invadente e paranoico, papi.”
“Non c’è di che scimmietta.” le disse in rimando, facendole l’occhiolino “Quando vuoi.”

Jared non era ancora salito in macchina, quando Chris, concitato e confuso, seguito da una ragazza dai capelli lunghi e biondi, decisamente più grande di lui, si precipitò fuori dal giardino scontrandosi con Shanina.
“Lasciami stare, Chris.”
“No, Nina, aspetta, non hai capito, io…”
“Beh, non mi interessa capire, lasciami in pace.”
“Ma Nina!”
“Mason” tuonò Jared “Mia figlia ha detto che vuole essere lasciata in pace. Riesci a comprendere?”
Christopher impallidì notevolmente.
“Signor Leto, con tutto il dovuto rispetto, e gliene porto moltissimo, vorrei tanto che Shanina mi ascoltasse, perché c’è stato un malinteso.”
“Sentiamo allora!” sbottò la ragazza.
“Nina, lei è April…”
“Chris…”
“…mia cugina.2
Shanina arrossì violentemente.
“Ah. Tua… cugina.” balbettò la ragazza, stringendo imbarazzata la mano che la bionda le porgeva.
“Sì. Lei vive a San Francisco, e visto che si trovava in città stasera, ha pensato di venirmi a portare i biglietti per quella mostra a cui tenevi tanto. Quella che si terrà lì ad agosto.”
“Quella esaurita da mesi? Quella a cui anche mio padre voleva andare ma nemmeno lui ha trovato i biglietti?”
“Sì, quella. Lei ci lavora, e le sono saltati fuori due biglietti. Io mi trasferirò dopo poche settimane e avevo pensato che sarebbe stato carino andarci insieme… Ma se preferisci andare con tuo padre i biglietti sono vostri.”
Nina scosse la testa incredula, tirò Chris in un abbraccio e gli stampò un bacio a fior di labbra.
“Oh, cretino che non sei altro, certo che ci verrò con te! Sei il migliore Chris!”
Jared si schiarì la voce e la figlia lo guardò.
“Beh, magari non proprio il migliore. Ma hai buone chance per il secondo posto.” sorrise.
“Mi dispiace che Chris ti abbia fatto arrabbiare per colpa mia, Nina. Se solo l’avessi immaginato io…”
Nina arrossì di nuovo, stringendosi nelle spalle.
“E’ tutto a posto adesso.” biascicò, imbarazzata.
“Torniamo dentro?” domandò il ragazzo. Shanina guardò di nuovo il padre, che annuì, sorridendole, e si avviò tirandosi dietro Chris verso l’ingresso del giardino.
“Mason!” lo chiamò Leto, appena prima che entrasse. La ragazza proseguì, e lui si voltò verso suo padre.
“Ottima idea, Christopher.” disse. Il ragazzo si rilassò appena. “Ma ti tengo comunque d’occhio.”
Chris deglutì.
“Certo che sì, signore.”
Jared ridacchiò e si infilò in macchina.
“Cos’hai da ridere come un idiota?” gli domandò Shannon.
L’altro non rispose, e sempre ridacchiando, si mise a guidare verso casa.

-- -- -- -- --


Jared si svegliò di soprassalto.
Marie era china si di lui, che gli toccava dolcemente una spalla.
Nina, un fagottino di quattro anni, era addormentata sul suo petto, i riccioli rossi ad incorniciarle il viso, la pelle lievemente abbronzata dalla giornata passata in spiaggia.
Era stato solo un sogno.
Era ancora piccola, era ancora sua, tutta sua.
Lui era ancora tutto il suo mondo, le braccia tra cui si addormentava, la voce che la cullava, l’uomo che la proteggeva.
Era lì, completamente abbandonata contro di lui, serena, al sicuro, persa nei suoi sogni di bimba.
“Ehi.” sussurrò Marie, carezzandogli dolcemente una guancia.
Lui la lasciò fare, beandosi di quel contatto più a lungo del normale.
“Tutto bene? Scusa se ti ho svegliato, credo stessi sognando, eri agitato, ma sorridevi. Ti dispiace se metto giù Nina?”
Jared scosse la testa, aiutando Marie a mettere a letto la bimba
“Hai fatto bene a svegliarmi.” le disse, prendendole un polso e tirandola sulle sue ginocchia, facendole prendere il posto della figlia.
“Era un brutto sogno?”
“No.” soffiò lui, sulle sue labbra “Non era brutto. Ma preferisco quello che posso vedere qui, ora.”
Marie sorrise, felice.
“Anche io.”






*Shannon, perdonami. Non ti voglio male. Prendiamola in ridere tutti quanti, su. Te lo sei un po’ meritato ziotto. Ti vogliamo bene lo stesso. ;D

Spazio Autrice: Non. Ci. Credo Sono tornata. Probabilmente non ci state credendo nemmeno voi. Probabilmente mi tirerete addosso pomodori marci e mi punirete e non mi recensirete mai più per aver fatto passare così tanto tempo.
Lavoravo su questo aggiornamento da mesi. M E S I.  E proprio non volva uscire come volevo io. Poi oggi ho preso a scrivere e non mi sono più fermata. E mi sono divertita. Un sacco. E mi sono sciolta. Tantissimo. Leto padre dell’anno. Del secolo. Di tutti i tempi. Cazzate, semmai il padre dell’anno sono io, muahahahahahahahah.
However, ringrazio già da ora chiunque avrà la bontà d’animo di lasciarmi un piccolo parere su questa OS, chi la leggerà, chi si divertirà, e chi mi tirerà addosso le noci di cocco.
Come in quella precedente, vi dico che se avete qualche prompt, situazione, spunto di cui vorreste leggere e in cui vorreste vedere implicata questa famigliola, non avete che da suggerire, io cercherò di accontentarvi tutti, tempo e ispirazione permettendo. Lo prometto.
Magari tardi, ma arrivo.
Il prompt del ballo scolastico mi era stato proposto da @giofromearth, ciao! Spero tu legga, e soprattutto spero di aver soddisfatto le tue aspettative, ecco ;)
Un abbraccio grande, alla prossima.

Mokusha.

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