Highway to Hell

di Lylawantsacracker
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I'm on the highway to hell ***
Capitolo 2: *** Fade to black ***
Capitolo 3: *** Please don't take my sunshine away ***
Capitolo 4: *** I want to hide the truth, I want to shelter you ***
Capitolo 5: *** In the depths of a mind insane ***
Capitolo 6: *** Brother try and hope to find ***
Capitolo 7: *** Faith and Misery ***
Capitolo 8: *** I'll never lose affection for people and things that went before ***
Capitolo 9: *** The moment to fight ***
Capitolo 10: *** Hallelujah ***



Capitolo 1
*** I'm on the highway to hell ***


Dean rimase qualche secondo con lo sguardo fisso sul soffitto, immobile. Poi sollevò il busto, gli occhi ancora neri e vuoti. Allungò le mani davanti a sé, muovendo leggermente le dita; le osservò con attenzione, come se non le avesse mai viste prima. Si guardò intorno. Si trovava nella sua stanza al vecchio bunker degli Uomini di Lettere; davanti a lui c'era Crowley, che lo guardava con un'espressione stranita. Il Re dell'Inferno sembrava quasi intimorito. Dean sorrise ironicamente.

Si alzò, continuando a sorridere. Sentiva ancora una grande, immensa rabbia dentro di sé; ma non capiva perché prima la considerasse in qualche modo negativa. Ora poteva sfruttarla al meglio; aveva così tante possibilità che gli si aprivano davanti! Si sentiva una persona completamente nuova. Era forte, adesso. Era potente.

- Dean. - disse Crowley, esistante.
- Crowley. - rispose il cacciatore con sarcasmo, dandogli una pacca sulla spalla. Lo sorpassò, mentre gli occhi tornavano del solito colore verde.
- Ehi, scoiattolo, dove vai? Devo mostrarti la tua nuova dimora. - commentò Crowley con un sorriso divertito.
Dean si voltò, confuso. - Cosa?
- All'Inferno, mio caro demone da strapazzo.

Con uno schiocco delle dita del Re degli Inferi,  si trovarono subito lì.
L'Inferno era un luogo tetro ed immerso nelle fiamme, pieno di anime sofferenti. Le loro urla di dolore provocarono a Dean brividi lungo la schiena. Brividi di piacere.
- Ah. Gran bello spettacolo. - commentò con voce bassa e roca.
Crowley lo guardò con aria paterna. - Lo sapevo, il vecchio scoiattolo se n'è andato. - sorrise. - Benvenuto a bordo, Dean.
Dean notò immediatamente l'anima di una giovane ragazza avvolta dalle fiamme. Qualcosa, nel suo sguardo, gli ricordava il fratello più giovane. 
Crowley seguì il suo sguardo.

- Ah, vedo che hai notato Samantha. Ha venduto la sua anima per salvare la sua sorellina più piccola, che stava per morire di leucemia. Ti ricorda qualcosa? - disse, ironico. - È una nuova arrivata, proprio come te.
Dean la osservò a lungo, gustandosi il suo evidente dolore, poi le se avvicinò con calma. - Hai bisogno di aiuto? - chiese in tono mellifluo.
Samantha lo guardò con disperazione. - Sì, ti prego. Tirami fuori di qui, ti prego, ti prego.
- Oh, poverina. Ridotta ad implorare pietà ad un demone... - sussurrò Dean, sfiorandole il viso, mentre lei rabbrividiva. - Ma hai scelto tu di venire qui, da quanto mi risulta.
- Ti prego, aiutami. - ripeté Samantha con le lacrime agli occhi.
- Certamente. È il mio mestiere.

Lo sguardo di Dean si fece improvvisamente feroce; iniziò a dilaniarle la carne, aiutandosi con la Prima Lama. La ragazza urlò dal dolore, mentre Dean continuava ad accoltellarla, ebbro di piacere.
Crowley osservava quell'insolito spettacolo, impressionato. Non era sicuro che gli piacesse; ma era anche vero che un paio d'ore prima si era drogato di sangue umano, e quindi non pensava lucidamente. Rifletté su come recarsi all'Inferno strafatto non fosse proprio una buona idea.
Dean intanto continuava a divertirsi con l'anima della povera ragazza. Aveva abbandonato l'arma millenaria, ed ora la torturava con le mani e le unghie, dotate di una nuova forza.

- Urla, Sammy, urla. Non ti aiuterà nessuno. - esclamò con un'espressione folle in volto.
La calciava, la stringeva, la graffiava; stava riducendo quell'anima a brandelli.
- Sam, non ti salverò più. Non ti salverò mai più. - continuò alzando il tono di voce, mentre rideva istericamente.
"Ecco." pensò il Re dell'Inferno. "In qualche modo l'Alce c'entra sempre."
- Tuo fratello non c'è più, Sammy. Sei solo! Sei completamente solo! - urlò, continuando a ridere follemente. - Non c'è neanche Cas, è imprigionato per sempre!
Dopo un istante si fermò, abbandonando l'espressione divertita. Si osservò le mani insanguinate, che ora tremavano visibilmente.
Guardò Crowley con occhi vuoti, dopodiché tornò al bunker, nella sua stanza.
- Beh, per oggi l'allenamento è finito. - disse Crowley fra sé e sé, sarcastico.

Tornato nella sua stanza, Dean vi trovò Sam, che camminava avanti e indietro. Quando Sam lo vide, lo osservò con aria stupita.
- Cosa...? - disse, precipitandosi verso di lui e stringendolo. Dean non ricambiò l'abbraccio, completamente assente. - Sei vivo, sei ancora vivo! Come hai fatto ad apparire così dal nulla?
Poi notò la Prima Lama che Dean teneva ancora in mano, grondante sangue. Si allontanò da lui, con espressione incerta. - Che cosa hai fatto, Dean?
Dean lo ignorò, avviandosi verso l'armadio. Tirò fuori una sacca ed iniziò a riempirla di vestiti, selezionandoli a casaccio dal guardaroba. - Me ne vado, Sammy.
Sam sembrava sempre più confuso. - Maledizione, che cosa diavolo stai facendo? Mi dai una spiegazione?

Il fratello inspirò profondamente, e voltò il viso verso di lui, fissandolo dritto negli occhi. Sbatté piano le ciglia, e questi diventarono neri in un istante. Le sbatté di nuovo e tornarono normali. Sam aprì la bocca, arrabbiato, ma Dean lo interruppe. - Prima che tu mi chieda chi sono, e cosa ci faccio in questo corpo, ti dico che sono davvero Dean. Il Marchio mi ha trasformato in un demone, e devo dire che non è così male. - disse tranquillamente. Gli mostrò il tatuaggio antipossessione ancora sul petto.
Ora Sam aveva un'espressione piena di orrore sul volto. Non sapeva cosa dire, non sapeva cosa fare; suo fratello era diventato un demone, alla fine. Gli effetti del Marchio erano stati più gravi di quanto avesse mai immaginato.
Cercò di dire qualcosa, ma non trovava le parole. - Possiamo sistemare le cose... - balbettò poco convinto.

Dean si mise la borsa in spalla, oltrepassandolo. Una volta sull'uscio si voltò.
- No, Sam, mi dispiace. Ormai non sono più tuo fratello. Mi piace uccidere, ed è quello che continuerò a fare. - disse, guardandolo quasi con compatimento. - Non darti troppo da fare per fermarmi. Non sono un demone qualunque.
- E allora perché non uccidi anche me, se non sei più mio fratello? - urlò Sam, furioso. Non ci credeva, non credeva alla scena a cui stava assistendo. Non poteva finire così.
Dean distolse lo sguardo, irritato. - Non mi interessa ucciderti.
- E a Cas non ci pensi? Non te ne frega più nulla neanche di lui?
Il fratello si irrigidì visibilmente. - Castiel è rinchiuso nelle celle del Paradiso insieme a Gadreel, e probabilmente ci resterà per sempre. - gridò di rimando. - Anche se me ne fregasse, pensi che cambierebbe qualcosa? No. Quindi continuerò a fare quello che mi interessa, sperando di imbattermi in Metatron. La mia vendetta sarà perfetta.

Sam era quasi sull'orlo delle lacrime. - Dean, puoi farti curare. Puoi tornare umano. Ti ricordi le Prove? Potremmo tentare, come abbiamo fatto con Crowley.
Dean lo guardò, indifferente al suo tono di supplica. - Il problema è che non mi interessa. - disse con freddezza. Poi svanì nel nulla.

Sam si mise le mani tra i capelli, in preda alla disperazione. Cominciò a prendere a calci il letto, urlando dalla rabbia.
Non era possibile che fossero arrivati a quel punto. Non era possibile che Dean fosse diventato una di quelle fottute creature.
- CASTIEL! - iniziò ad urlare. - CASTIEL! So che rispondi solo alle preghiere di Dean, ma Dean adesso è fottuto! È un fottutissimo demone! Mi senti? Dimmi che non sei in una di quelle gabbie, e vieni qui, ti prego.
Continuò ad implorare per ore, ma Castiel non apparve.

Era rimasto solo.





















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Sì, fa un po' schifo, ma avevo bisogno di scrivere qualcosa per riprendermi dalla puntata. ç_ç
In ogni caso, lo so che il comportamento di Dean è piuttosto altalenante ed incoerente; l'ho reso così, perché penso che al suo risveglio da demone le sue emozioni e sentimenti siano piuttosto confusi.
Vabbè, se volete fatemi sapere cosa ne pensate :)

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Capitolo 2
*** Fade to black ***


"Life, it seems, will fade away
Drifting further every day
Getting lost withing myself
Nothing matters, no one else

i have lost the will to live
Simply nothing more to give
There is nothing more for me
Need the end to set me free."





Sam entrò in un tunnel di orrore e disperazione. Diventò l'ombra di se stesso. Passava intere giornate sul divano a bere fino allo sfinimento. Sfogliava ogni giorno l'album che conteneva le foto di quando lui e Dean erano piccoli; sfiorava il bordo delle foto, con le lacrime che gli scendevano lungo le guance. Dean aveva sempre fatto così tanto per lui; così tanti sacrifici non riconosciuti, soprattutto da loro padre John. Sam se n'era andato a Stanford, dicendo di sentirsi in trappola in quella famiglia, ma quello che aveva sofferto di più era stato Dean. John lo aveva sempre trattato in modo orribile. Forse era il suo volto delicato, tanto somigliante a quello di Mary, a farlo andare fuori di testa.
In ogni caso, malgrado i problemi e e le sofferenze, Dean aveva sempre tirato avanti, cercando di rendere l'infanzia di Sam più felice possibile. E Sam invece? Lui non aveva nemmeno provato a tirarlo fuori dal Purgatorio, tempo prima, pensando solo alla sua vita. Sam provò disgusto verso se stesso. Certo, Dean aveva sbagliato nel farlo possedere senza il suo consenso; ma l'aveva fatto per disperazione, per salvargli la vita. Odiava ogni singola fibra di se stesso. Stava diventando più simile a suo fratello di quanto non lo fosse mai stato.
Aveva smesso di pregare Castiel. Era imprigionato in Paradiso, e lui non avrebbe potuto fare niente per cambiare la situazione. Allo stesso modo, non
avrebbe potuto aiutare Dean. Si sentiva inutile e arrabbiato; non poteva fare nulla per le due persone che per lui avevano fatto di tutto.

Ci aveva provato, comunque. Aveva provato ad evocare Dean, vista la sua nuova condizione di demone. Ma non ci era riuscito. Non era un demone ordinario; aveva il Marchio di Cain. Probabilmente una semplice evocazione non sarebbe bastata.
Sam era come morto, morto dentro; non provava più interesse nel vivere. Ogni tanto si chiedeva perché non la facesse finita e basta, e ogni giorno trovava sempre meno motivazioni. Non era in pace neanche durante la notte; continuava a sognare Dean con gli occhi neri e vuoti, che massacrava lui e Castiel sorridendo.
La sua sopportazione si faceva sempre più scarsa. Bramava la morte, la fine delle sofferenze. Guardava con morbosità il rasoio con cui si faceva la barba, desiderandolo premuto sulle sue vene. Ma doveva davvero finire così? Dopo tutto quello che avevano fatto insieme? Non se la meritavano, un po' di felicità?

Sam, dopo tre mesi passati nella depressione più nera, decise di evocare Crowley. Si chiese perché non ci avesse pensato prima.
Crowley apparve. Notò di essere intrappolato e sbuffò, irritato, ma poi vide Sam. I capelli in disordine, le profonde occhiaie e la barba incolta lo facevano sembrare un'altra persona.
Il Re degli Inferi apparve sinceramente dispiaciuto. - Alce. - disse piano.
- Saltiamo i convenevoli, stupido pezzo di merda. Devi riportare Dean com'era prima. - disse Sam guardandolo con odio.
- Non posso, Dean. Mi dispiace davvero.
Sam gli lanciò un getto di acqua santa sul volto, facendolo urlare. - Non dire che ti dispiace, stronzo. Sei tu che l'hai messo in questo casino, di proposito.
Crowley sospirò. - Ne sono cosciente, Alce. Ma ti giuro che non sapevo di questa storia. Il fatto che Cain fosse diventato quello che è dopo essersi pugnalato con la Prima Lama era solo una leggenda. Non avevo idea che fosse vera, Sam, credimi.
- Crederti? - rise Sam, sprezzante. - E perché mai? In ogni caso, anche se tu non stessi mentendo, devi aiutarmi. Anche se immagino che non ne abbia voglia, visto che ora hai un nuovo migliore amico.
- Su questo hai completamente torto. - disse Crowley, stanco. - Lo vedo solo ogni tanto, giù all'Inferno, ma non è che ci frequentiamo molto. Lo preferivo quand'era il caro, vecchio scoiattolo.
- Ah sì, è diventato troppo potente per te, forse? - commentò l'altro con sarcasmo.
- Non è quello il motivo. Sicuramente è il sangue umano che mi dà alla testa, ma non ho troppa voglia di assistere alle cose che combina laggiù.
Sam si irrigidì. - E quali sarebbero, queste cose?
Il Re degli Inferi scosse la testa. - Meglio che ti risparmi i dettagli, Sam. Comunque ti aiuterò. Bisogna andare da Cain, e fin qui ci siamo, posso farlo facilmente. Però il problema sarà convincere Dean.
- Come faccio a sapere che lo farai?
Crowley alzò le spalle. - Non lo sai. Devi solo fidarti.
Sam sbuffò, ironico.
- Chi è che ti ha avvisato che eri posseduto da un fottuto angelo? - continuò Crowley stizzito.
Sam lo osservò per qualche momento, poi grattò il bordo della trappola.
- Ciao, Alce. Ci sentiamo. - disse il Re, e si congedò con uno schiocco di dita.

Sam andò in cucina a prendere una birra dal frigo. Poi si sedette al tavolo del salone.
Pensò a quello che aveva detto Crowley. "Non ho troppa voglia di assistere alle cose che combina laggiù." Ricordò quello che gli aveva detto Dean appena uscito dall'Inferno anni prima, riguardo le torture che aveva cominciato ad infliggere alle anime, e a quanto gli fosse piaciuto.
Con uno scatto di rabbia, gettò la birra già mezza vuota a terra, urlando dalla frustrazione. Iniziò a prendere a calci tutto ciò che gli capitava davanti agli occhi. Buttò giù i libri dagli scaffali, rivoltò le sedie; era distrutto. Non riusciva ad accettare la situazione. Sperò che l'aiuto di Crowley valesse qualcosa.

 




Dean, intanto, alternava la tortura delle anime negli Inferi agli omicidi degli umani, come passatempo. In un impeto di umanità, subito dopo essere andato via dal bunker, si era trasferito in un motel, dove aveva sistemato le sue cose. Come ai vecchi tempi in cui lui e Sam andavano a caccia. Ogni tanto si fermava, e l'odio verso se stesso lo travolgeva. In quei momenti pensava a Sam e Castiel, e giurava che non avrebbe continuato. Ma poi ricominciava sempre, dopo poco tempo.
Adesso questi momenti di pentimento si facevano via via più rari, ed iniziava a gustarsi sempre di più gli orrori che infliggeva. Era piuttosto compiaciuto anche dal timore che leggeva negli occhi di Crowley; era più potente di lui, e più crudele. Dean, però, non aveva intenzione di rubargli il trono infernale. Almeno per il momento. Se l'avesse voluto, gliel'avrebbe soffiato senza sforzarsi troppo.

Tutto quello di cui aveva bisogno era torturare le sue vittime. Era felice di poter scaricare l'odio di una vita in quelle misere, patetiche creature urlanti.

Spesso, in una sorta di perverso divertimento, si vestiva da agente dell'FBI e faceva finta di indagare nei vari casi in giro per l'America, come ai vecchi tempi. Dopo, quando entrava a casa delle famiglie delle vittime col pretesto di fare delle domande, iniziava il divertimento. Prima cominciava descrivendo i dettagli più cruenti delle morti delle vittime, devastando le famiglie già sofferenti, e poi le torturava. Le riduceva a pezzi, le graffiava, le mutilava. Per lui erano come pupazzi di plastilina.
Tre mesi dopo la sua dipartita dal bunker, era in New Jersey ad "indagare" ad un caso di omicidio di una bambina. Da quello che aveva capito, col suo vecchio istinto da cacciatore, era opera di un fantasma, ma non gli importava. Voleva solo provocare più dolore possibile.
Bussò alla porta della casa degli Spencer, famiglia della vittima. Gli venne ad aprire una donna di mezz'età dall'aria provata.
- Salve. - disse Dean con falsa gentilezza. - Sono venuto qui per indagare sull'omicidio di sua figlia.
- Ma ci sono già due agenti. - disse la donna, perplessa.
Dean le sorrise. - Beh, uno in più non può far male, no?
Dopo qualche momento di esitazione, la donna lo fece entrare. Sul divano del soggiorno, su cui l'ingresso si affacciava, erano seduti i Ghostfacers che lo fissavano.
Dean li guardò con perplessità per un istante, poi sorrise. - Ciao ragazzi. Quanto tempo, eh?
- Ehi, di questo caso ce ne occupiamo noi. - esclamò Harry irritato.
- Sì, certamente. Siete dei professionisti, voi. - replicò Dean divertito. Poi si rivolse alla donna che sedeva sulla poltrona davanti a loro. - Ci dica, signora Spencer. Ha notato qualcosa di strano nei giorni prima che sua figlia Mindy venisse brutalmente uccisa?
La signora Spencer sussultò. - No, niente. Era tutto normale quel giorno. Dopo averla riaccompagnata a casa dopo la scuola, sono andata a fare la spesa. Poi quando sono rientrata ho visto la mia bambina accasciata a terra, morta. - disse, con le lacrime agli occhi. Iniziò a dondolarsi, mentre singhiozzava disperatamente.

Dean stava per scoppiare a ridere davanti a quella visione, ma si trattenne. Assunse un'aria contrita. - Mi dispiace. Immagino cosa deve aver provato, nel vedere la sua piccola bambina sgozzata e con le membra sparse sul pavimento. - disse piano. La signora Spencer emise un gemito disperato. Dean continuò, implacabile. - Tutto quel sangue, tutto quell'orrore... dev'essere stato uno spettacolo terribile.
Ed iniziò a dare pacche sulla schiena della donna, lanciando un'occhiataccia a Dean. - Sai, fose dovresti essere meno esplicito.
In quel momento il marito della donna rientrò in casa. Era basso e minuto, ed aveva la stessa aria stanca della moglie.
- Salve, lei dev'essere il signor Spencer. - disse Dean alzandosi per stringergli la mano. - Stavo giusto parlando di quanto sia stato terribile trovare Mindy sgozzata sul pavimento, con tutte le budella di fuori.
Il signor Spencer impallidì. - Non c'è bisogno di descrivere la scena con così tanta vividezza, agente.
Harry si alzò, ponendosi davanti a Dean. - Cosa caspita ti prende? Il tuo atteggiamento non è affatto professionale! Forse dovresti lasciare questo caso a chi è più esperto!
- Già. Non ce l'hai un po' di umanità? - intervenne Ed.

Dean parve pensarci un po' su, con aria divertita. Poi i suoi occhi diventarono completamente neri. - In effetti l'umanità è l'unica cosa che mi manca. -disse tranquillamente. Poi afferrò Harry per il collo, e lo mandò a sbattere contro il muro, facendogli perdere i sensi.

Ed e gli Spencer urlarono. Cercarono di fuggire, ma Dean aveva bloccato la porta.
- Che inizino le danze. - sussurrò.
- Chi sei? Cosa ne hai fatto di Dean? - urlò Ed singhiozzando terrorizzato.
Dean lo guardò impietosito. - Caro Ed, sono io. - disse mostrandogli il tatuaggio sul collo, come aveva fatto con Sam. Ed urlò dall'orrore, mentre Dean lo afferrava per il colletto.
- Ti ho mai detto che tu e il tuo compare siete parecchio irritanti? - disse, avvicinando il volto a quello del ragazzo spaventato. - Forse è ora di finirla.
Tirò fuori la Prima Lama, e la passò sul collo di Ed, lentamente, in piena estasi. Si godette l'orrore che gli riempiva gli occhi, e la vita che ben presto svanì da essi. Il sangue iniziò a sgorgare copioso, schizzando il volto di Dean, che gettò Ed a terra come un giocattolo rotto.
Si voltò. Sul divano, immobili dal terrore, c'erano ancora i due Spencer. Dean si gettò sull'uomo mingherlino, e gli torse il collo senza troppi sforzi, con una sola mano.

La signora Spencer andò a chiudersi in bagno. Dean rise con disprezzo. Notò il vecchio camino all'angolo della stanza, con l'attizzatoio poggiato sopra. Posò la Prima Lama sul divano, con delicatezza. Con quell'affare si sarebbe divertito ancora di più.
Si mise l'attizzatoio in spalla, e si avviò lentamente verso il bagno, attraversando il corridoio. - Tutto lavoro e niente svago rendono Jack un ragazzo annoiato*. - disse ad alta voce, sorridendo. Ripeté la stessa frase più volte, finché arrivò finalmente davanti alla porta del bagno. Bussò piano, poi iniziò a colpirla con l'attizzatoio.
Sentì la signora Spencer urlare. Dean, dopo essersi divertito a scheggiarla, scardinò la porta con una sola mano. - Ecco Johnny!* - urlò, ridendo follemente.

La donna era rannicchiata all'angolo vicino il gabinetto, terrorizzata. Dean iniziò a colpirla con l'attizzatoio, macchiando di sangue i sanitari, finché non sentì il suo cranio rompersi. Soddisfatto, tornò in salone. Notò che Harry aveva ripreso i sensi, e che si guardava intorno con orrore. Dean lo colpì all'addome con una forza tale che l'attizzatoio lo attraversò da parte a parte. Poi si sedette sul divano, accanto al corpo dell'uomo che aveva ucciso. Assaporò l'odore metallico e acre del sangue che si era diffuso nella stanza, in preda al piacere.

"È meglio del sesso, cazzo." pensò, inclinando la testa all'indietro sullo schienale del divano. Chiuse gli occhi. Pensò a come Castiel e Sam avrebbero reagito davanti a quel macabro scenario. A come avrebbero reagito sapendo che aveva ucciso quei sempliciotti dei Ghostfacers, che erano irritanti, ma che non avevano mai fatto nulla di male.

Riaprì gli occhi, e si osservò le mani sporche di sangue. Ricordò improvvisamente le parole di Castiel, il giorno in cui si erano incontrati. "Sono quello che ti ha afferrato stretto e salvato dalla perdizione". Non avrebbe più potuto salvarlo, adesso. Era lontano, troppo lontano da lui per poterlo fare. Ma Dean non sapeva se glielo avrebbe permesso, stavolta. Anche se Castiel fosse stato libero, lui avrebbe comunque mantenuto le distanze. Era sporco, era impuro; non avrebbe voluto rischiare di fargli del male. Era lo stesso motivo per cui si era allontanato da Sam.

Le lacrime iniziarono a scorrere sul suo viso sporco di sangue. Credeva di aver rimosso completamente il suo lato umano, ma era troppo presto. Ci sarebbe voluto ancora molto tempo perché ci riuscisse.
Si odiava. Odiava provare ancora sentimenti, odiava voler ancora bene a Sam e Castiel.
Sapeva che non avrebbe potuto salvarsi in alcun modo, per questo voleva reprimere tutto ciò che lo legava a loro. Si sentiva disgustoso e letale.
Si sentiva veleno. **










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* Entrambe citazioni del film Shining di Stanley Kubrick, tratto dal romanzo di Stephen King. Personalmente non mi è piaciuto molto, ma ho adorato la straordinaria interpretazione di Jack Nicholson. 
Quando mi è venuta in mente l'idea di citare le frasi che il suo personaggio dice mi sono gasata tantissimo ahah *v* (sadismo mode on)
Inoltre il nostro caro Dean era un fan di questo film e dell'attore stesso, quindi mi sembrava quasi dovuto fare riferimenti del genere u.u
**  Come dice lui stesso nella 9x10, Road Trip. 

Lo so che ho aggiornato troppo presto, forse, ma questa storia mi sta prendendo parecchio *v*
Ah, la canzone all'inizio è Fade to Black dei Metallica. 
Spero non vi dispiaccia, al prossimo capitolo :)

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Capitolo 3
*** Please don't take my sunshine away ***


"You are my sunshine, my only sunshine
You make me happy when skies are grey
You'll never know dear how much I love you
Please don't take my sunshine away."








"Anche lui è morto." In quel momento, qualcosa dentro di Castiel si spezzò per sempre.
L'uomo per cui aveva combattuto, per cui si era ribellato, era stato ucciso da quella specie di parodia di angelo che si ritrovava davanti. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per rendere Dean felice; purtroppo, la felicità non era mai stata destinata ad essere posseduta dal tormentato cacciatore.
Sapeva che non l'avrebbe più rivisto. Ne era certo. Entrare in possesso del Marchio di Cain aveva fatto sì che le porte del Paradiso non si sarebbero mai aperte per Dean Winchester.
Castiel fece imprigionare Metatron, sebbene pensasse non fosse una soluzione sufficiente. Avrebbe voluto distruggerlo, strappargli ogni lembo di pelle dal corpo. Voleva farlo soffrire come soffriva lui per la perdita di Dean. Sapeva, però, che così non avrebbe ottenuto nulla. Massacrare Metatron non avrebbe riportato indietro Dean, per quanto avesse potuto sollevarlo sul momento.

 

***

 

Castiel non scendeva sulla Terra ormai da mesi. Non poteva affrontare un mondo in cui Dean Winchester non esisteva più. Aveva sentito Sam pregarlo, una volta. La sua grazia indebolita non aveva permesso di afferrare le parole, ma credeva che avesse a che fare con la morte di Dean. Sam era rimasto solo, adesso, e probabilmente aveva bisogno di conforto. Castiel si era sentito un egoista e un codardo; solo che non ci riusciva, non riusciva a tornare nel bunker. C'erano troppi ricordi legati a Dean.
Si dava da fare, però. Si stava occupando del rientro delle anime in Paradiso, quelle rimaste in sospeso per così tanto tempo. Con un sorriso triste aveva notato Kevin. Un'altra delle tante vittime in quella brutta storia.
Intanto, la sua grazia rubata gli dava sempre più problemi. Si stava indebolendo, e lui con essa. Se l'avesse trattenuta troppo a lungo sarebbe morto a causa sua.
Per questo motivo alcuni angeli avevano offerto la loro, accettando volontariamente di diventare umani.
- Castiel, accetta i nostri doni. La nostra grazia sarà più utile a te che a noi. Sei il nostro capo. - gli avevano detto.
- Non sono un capo. Sono solo un semplice angelo. - aveva ripetuto stancamente, per l'ennesima volta. Poi aveva accettato a malincuore.
Iniziò a prendersi sempre più tempo per stare da solo, isolandosi dagli altri angeli. Questi lo lasciavano in pace, comprensivi. Castiel aveva rinunciato a loro pur di salvare quell'umano, e capivano che il dolore per la sua perdita era qualcosa che non avrebbero mai potuto comprendere.
Tre mesi dopo la morte di Dean, Castiel si trovava nel suo Paradiso preferito, il martedì pomeriggio di un uomo autistico. Era un grande giardino fiorito, in cui l'uomo correva inseguendo un aquilone.*

Hannah apparì all'improvviso con aria preoccupata.
- Castiel, lo so che ultimamente vuoi stare da solo, e lo comprendo. Ma sulla Terra c'è una situazione tale da richiedere il nostro intervento, e credo che abbiamo bisogno di te.
Castiel la guardò con aria assente. - Cosa succede?
- È già da un po' di tempo che si sente di massacri atroci compiuti da demoni. - disse agitata. - Ma il numero delle vittime che non hanno stretto patti sta diventando decisamente troppo alto. Dobbiamo intervenire.
Castiel strinse gli occhi, perplesso. - Pensi che Crowley c'entri qualcosa? Non mi sembra più il tipo da uccidere così indiscriminatamente, senza alcun patto. Almeno adesso che è drogato di sangue umano.
- Infatti non crediamo sia il Re dell'Inferno a fare tutto questo. Crediamo sia un altro demone, ben più potente. Dovremmo scendere sulla Terra insieme, Castiel.
Castiel abbassò lo sguardo. - Lo sai che non posso. - mormorò.
Hanna gli mise una mano sulla spalla, guardandolo comprensiva. - Fratello, devi farlo. Molta gente sta morendo, non possiamo chiudere gli occhi. Dovresti vedere il modo in cui sono ridotte le vittime... - disse rabbrividendo. - Per favore.
L'altro sospirò. - Va bene. Andiamo subito, allora?
Hannah annuì. - Sì, ti porto nella casa delle ultime vittime.
Si materializzarono in una via piena di villette a schiera. Si diressero in quella davanti a loro.
All'interno c'erano alcuni agenti della polizia.

- Scusate, l'accesso alla scena del crimine è proibito. - disse subito un poliziotto dall'aria burbera, ma il suo collega lo fermò.
- Tranquillo Charlie, sono con noi. Sono agenti dell'FBI.
Il poliziotto guardò l'impermeabile di Castiel con disapprovazione, ma non disse nulla, e si allontanò.
- Daniel. - lo salutò Castiel.
Daniel sorrise. - Sono contento di rivederti quaggiù, Castiel. Io ho deciso di utilizzare quest'uomo come tramite in modo da poter infiltrarmi senza problemi.
La scena era piuttosto macabra. Castiel si chinò sulla pozza di sangue vicino il ragazzo sgozzato brutalmente.
- È successo da poco, vero? - mormorò. Poi osservò la vittima, e la riconobbe. Era Ed dei Ghostfacers, che aveva incontrato una volta. Si sentì dispiaciuto per la fine che aveva fatto. A poca distanza c'era anche Harry, e un uomo a cui era stato torto il collo.
L'intenso odore di zolfo non lasciava spazio a dubbi; era opera di un demone.
- Cosa ne pensi? - chiese Hannah.
Castiel scosse la testa. - Non lo so, sorella. Non so proprio da dove cominciare.
- Sai, abbiamo notato che questo demone va ad infierire su famiglie segnate da gravi omicidi.
- Una specie di sciacallo, quindi. - rispose lui pensieroso. - Forse dovremmo tenerle tutte sotto controllo.
Hannah sgranò gli occhi. - Ma sono innumerevoli!
Castiel ci pensò su. - Forse prima dovrei consultare Crowley. Magari ne sa qualcosa.
Svanì, lasciando Hannah da sola con Daniel e gli altri agenti.
Si materializzò nel luogo isolato più vicino, il cimitero locale.
- Crowley. - disse ad alta voce. - Mi devi delle spiegazioni.
Il demone apparì poco dopo, con aria segnata. Era sudato, con gli occhi stralunati; non pareva in gran forma.
- Castiel. - disse con voce roca. - Sono venuto solo perché mi hai chiamato tu. Ero nel bel mezzo di una sessione intensa di iniezione di sangue umano.
- Non mi interessa cosa stavi facendo. - rispose Castiel, gelido. - Voglio solo sapere se sai qualcosa di questo demone che se ne va in giro a compiere razzie in maniera indiscriminata.
Crowley sospirò, abbassando lo sguardo. - Sono un demone, Castiel, ma credimi, non vorrei proprio darti questa notizia.
Castiel lo osservò con gli occhi ridotti a fessure, in silenzio.
- Forse faresti meglio a seguirmi.

Si ritrovarono subito all'Inferno. Castiel si guardò intorno confuso. L'ultima volta che c'era stato era quando aveva salvato Dean Winchester dall'eterna perdizione. Il pensiero gli fece sentire un doloroso nodo in gola.
Crowley si incamminò tra le anime urlanti, avvolte dalle fiamme. Poi si fermò.
- Guarda tu stesso. - disse scansandosi, per far vedere a Castiel che gli stava dietro.

Davanti a loro c'era Dean che dilaniava un'anima incatenata, ridendo follemente. Avvertendo una presenza alle sue spalle, si voltò. I suoi occhi incrociarono subito quelli di Castiel. Si fermò, rimanendo completamente immobile. Avvertì un'ondata di sentimenti contrastanti.

Un urlo nacque nell'angelo, un urlo che non arrivò alla bocca, serrata per l'orrore. Indietreggiò, tremando visibilmente. Gli occhi dell'ex cacciatore erano del solito verde, ma lui riusciva a vedergli l'anima. Era un'anima nera, nera come la notte più cupa. Ogni singola cellula di lui bruciava, gridava, voleva andarsene da quel posto e dimenticare quello che aveva appena visto. - Non posso salvarti. - disse con voce rotta. Poi iniziò a gridare, frustrato. - Non posso salvarti, non posso più salvarti, Dean!
- Hai ragione, Cas. Ma stai pure tranquillo, non ho intenzione di essere salvato. - disse Dean con un sorriso crudele.
Castiel continuava a tremare. - Dean... - mormorò pianissimo.
Dean rise, sprezzante, mentre i suoi occhi diventavano neri. - Dean è morto.
Svanì, lasciando dietro di sè solo l'anima che stava ancora gemendo per il dolore.

L'angelo si mise le mani tra i capelli, gemendo allo stesso modo, ma per un dolore diverso.
L'aveva perso. Era vivo, eppure l'aveva perso. Il Marchio gliel'aveva portato via per sempre.
- Non posso salvarlo! - riprese ad urlare, piangendo. Poi la sua voce si fece un sussurro. - Non posso salvarlo... Non posso più salvarlo...
Crowley assisteva alla scena in completo silenzio. Poi fece un respiro profondo. - Castiel, ho parlato da poco con l'Alce. Gli ho detto che avrei cercato Cain, in modo da salvare Dean.
Castiel lo guardò allibito. - E perché mai lo faresti?
- Questo Dean non piace molto neanche a me, se devo essere sincero. Sta esagerando.
Castiel prese un respiro profondo. - Bene. Lo cercheremo insieme.
- Per adesso ci penso io. Tu vai dall'Alce. Non ha nessuno che lo controlli. - disse il Re degli Inferi scuotendo la testa. - Si sta lasciando andare parecchio. Va' da lui.**
Sam. Castiel non ci aveva pensato. In quel momento si rese conto che Crowley aveva ragione.
- Va bene, Crowley. Ma solo per il momento. - replicò. Svanì nel nulla un istante dopo.

 

Trovò Sam steso sul divano, con una birra in mano e lo sguardo perso nel vuoto. Si precipitò da lui.
- Sam? - disse scuotendolo.
Sam si riprese all'istante, osservandolo con stupore, mentre poggiava la birra a terra. - Cas? Cosa... Cosa ci fai qui? Non eri imprigionato in Paradiso?
L'angelo si sedette sul bordo del divano, sospirando. - Non sono mai stato imprigionato, Sam. O meglio, lo sono stato per qualche ora al massimo, insieme a Gadreel. Lui si è poi sacrificato, dimostrando la nostra onestà. Tutti gli angeli si sono schierati nuovamente al mio fianco, e abbiamo imprigionato Metatron. Ora ti chiederai perché non ho risposto alle tue preghiere tempo fa. Ebbene, sono stato un egoista. Non ho sentito quello che mi stavi dicendo, visto la mia grazia allora debole, ma credevo che avessi bisogno di un po' di supporto dopo la morte di Dean. Certo, ora lo so che non è morto, ma allora ero convinto che lo fosse. Sono stato un vigliacco, davvero. Non riuscivo a rimettere piede sulla terra; ero talmente preso dal mio dolore da non pensare al tuo. Mi dispiace, Sam.
Il cacciatore gli mise una mano sulla spalla con aria comprensiva. - Ehi, Cas, tranquillo. In ogni caso mi dispiace che tu non le abbia sentite; ti avevo praticamente urlato che Dean era un demone. Ti saresti evitato tre mesi in cui l'hai creduto morto.
- La situazione attuale non è affatto migliore, Sam. - rispose Castiel, nascondendosi il volto tra le mani. - Ho sempre cercato di salvarlo. Ma adesso non posso.
- Ce la faremo, in qualche modo. Vedrai. - replicò il cacciatore, incoraggiandolo. - Ci tireremo fuori anche da questo casino.
Castiel sospirò. - Tu non l'hai visto, Sam. O meglio, non hai visto la sua anima. La sua anima era così bella, così luminosa, prima. Era così pura, sebbene segnata da tanto, troppo dolore. Adesso invece... - disse. La sua voce si spezzò, mentre chiudeva gli occhi. - Ora è oscura, tetra, come le profondità più lontane degli Inferi. È un'anima da incubo.
Sam rimase senza parole. - Davvero...È davvero messo così male?
- Già. Mi dispiace, Sam. Mi dispiace così tanto. - rispose l'angelo con gli occhi lucidi. Poi si fece più deciso. - Ma sai una cosa? Ci proverò con tutte le mie forze. Proverò a salvarlo, giuro su mio Padre. Sono disposto anche a morire. So che è impossibile, ma ci devo provare.
- Lo so, Castiel. Lo sono anch'io. - disse Sam, sospirando. - Cos'ha fatto quando ti ha visto?
- Si è fermato, e mi ha guardato. Poi ha sorriso ironicamente, dicendo che non voleva essere salvato. Ha detto anche che Dean è morto.
Sam sospirò. - Si è fermato da cosa?
Castiel esitò. - Stava torturando un'anima. - disse poi, sfuggendo lo sguardo di Sam. Questi strinse gli occhi inorridito.
- Immaginavo. - disse semplicemente. Poi prese un sorso di birra dalla bottiglia che aveva ripreso da terra. Si incupì. - Sai cosa farebbe nostro padre John? Lo ucciderebbe senza esitare.
- Lo so. È quello che farebbe anche Dean stesso, se fosse in sé.
-Già. Ma io non potrei mai farlo. Lo riporteremo indietro, Cas, costi quel che costi.
Castiel annuì. Era pronto a fare qualsiasi cosa.
Dean sarebbe tornato da loro, in un modo o nell'altro.































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* Mi sono ricordata di Castiel nella 6x20, "The Man Who Would Be a King", in cui dice questa cosa c:
** Crowley che si preoccupa per Sam può apparire un po' OOC, ma ho considerato il fatto che è sotto l'effetto del sangue umano, e che comunque ha sempre provato un'attenzione speciale nei confronti del nostro caro Alce (forse è una mia impressione, ma boh)

Mi è presa la fissazione di mettere le canzoni a inizio capitolo. Questa comunque è You are my sunshine di Johnny Cash, che mi dà un sacco di Destiel feels *muore male*. Infatti l'ho utilizzata in un'altra Destiel che sto scrivendo e che non ho ancora pubblicato, in maniera mooolto più drammatica.
Masochismo is the way.
Vabbé, bando alle ciance, spero che non vi siate annoiati troppo. Fatemi sapere cosa ne pensate se vi va :)
 

 

 

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Capitolo 4
*** I want to hide the truth, I want to shelter you ***


"When you feel my heat
Look into my eyes
It's where my demons hide
It's where my demons hide
Don't get too close, it's dark inside
It's where my demons hide
It's where my demons hide"




 


Castiel rimase al bunker per cena, quella sera. Certo, non aveva bisogno di mangiare, ma voleva fare compagnia a Sam. Era preoccupato per lui.I due mangiarono i loro sandwich in silenzio, sul grande tavolo del soggiorno. Erano entrambi persi nei loro pensieri. O meglio, nel loro unico pensiero; Dean.

​Improvvisamente apparve Crowley, con l'aria piuttosto provata e una bottiglia di rum in mano. Probabilmente il sangue umano stava facendo ancora effetto. Si accomodò sulla sedia vicino a Sam. Lui e Castiel lo guardarono perplessi.
- Ovviamente non c'è mai nulla di facile, oh no. - sospirò il Re, dopo aver preso una lunga sorsata dalla bottiglia già mezza vuota. - Se vi interessa, Cain è sempre nella sua adorabile casa ad amoreggiare con le sue api.
Lo sguardo di Sam si fece attento. - Quindi? È disposto a chiamare Dean e riprendersi il Marchio?
- Certo. È un uomo di parola, a quanto pare. Aveva detto a Dean di tornare quando lui l'avesse chiamato e di restituirgli il Marchio. E così ha fatto. Lo ha chiamato centinaia di volte, ma la nuova versione malefica del nostro Scoiattolo non si è mai fatta viva. Mi sa che il tuo caro fratellino ci ha preso gusto a recitare il suo nuovo ruolo, Alce.
Sam gli lanciò un'occhiataccia, non aprezzando affatto il suo sarcasmo.
Castiel si passò una mano sulla fronte, sospirando. - Dobbiamo fare qualcosa. Dobbiamo convincerlo. Da qualche parte, dentro di lui, c'è ancora il vecchio Dean. O almeno lo spero.
Crowley lo guardò con compassione. - Io non ne sarei così sicuro, angioletto. In ogni caso, sono venuto qui per un motivo. Abbiamo trovato il modo per evocarlo, ma ci servite voi due.
Schioccò le dita, non dando neanche il tempo ai due amici di rispondere, e si ritrovarono immediatamente nel soggiorno della casa di Cain. Il demone era comodamente seduto sulla poltrona, a braccia conserte. Sul tavolino davanti a lui c'era un foglio che sembrava una vecchia pergamena.
- E così un demone, un angelo e un umano entrano in casa del Padre dell'Omicidio. Sembra l'inizio di una brutta barzelletta. - esordì con un sorrisetto. Poi si fece serio. - Lasciando da parte le battute, conosco l'incantesimo per evocare Dean e tutti gli ingredienti necessari. Tuttavia non sono completamente sicuro che funzioni, visto che nessuno mi ha mai evocato.
- Ci proveremo comunque. - replicò Castiel stancamente.
Cain gli lanciò un'occhiata piena di tristezza. - Devi tenerci molto, vero? Spero che Dean non commetta il mio stesso errore.
Castiel e Sam lo guardarono con aria interrogativa, ma Cain rimase in silenzio.
- Quindi quale sarebbe il modo per evocare Dean? – chiese Sam, fremendo d'impazienza.
Cain si sporse dalla poltrona per prendere il foglio dal tavolino. - Ecco. Questa pergamena ha più o meno la mia età, se non più vecchia. Ci sono scritti tutti gli ingredienti e le formule necessarie per evocare Dean. In poche parole, prima di tutto bisogna disegnare una normale trappola per demoni, e posizionare le candele accese ai lati, ma al centro della stella si deve raffigurare il Marchio, con la miscela di ingredienti scritta qui sopra. - disse. Iniziò a leggere la pergamena, traducendo direttamente dal latino. - Per evocare un demone potente, bisogna mescolare zolfo in polvere, essenza di anice stellata, il sangue del consanguineo a cui il demone è più legato, e il sangue della persona amata.
Crowley ridacchiò, guardando Castiel con la coda nell'occhio, mentre si accomodava sul vecchio divano. - I primi ingredienti ce li abbiamo già. Per i secondi, abbiamo bisogno di voi.
Castiel iniziò a disegnare silenziosamente la trappola sul pavimento, servendosi del pennarello che Cain gli aveva dato. Sam iniziò a disporre le candele intorno alla trappola e ad accenderle, mentre Cain usciva dal salone.
Il demone tornò poco dopo con una ciotola in mano, piena della miscela incompleta. Senza dire nulla la porse a Sam, che tirò fuori il coltello di Ruby dalla tasca dei jeans e si fece un profondo taglio sull'avambraccio, facendo gocciolare il sangue all'interno del recipiente. Castiel fece lo stesso, poi si chinò sulla trappola per disegnarvi il Marchio al centro. Restituì la ciotola a Caino, che iniziò a leggere dalla pergamena l'antico incantesimo in latino.
Mentre recitava la formula, le finestre si spalancarono all'improvviso, mentre raffiche di vento inodavano la casa.
- Ma guarda te che regina del dramma. - borbottò Crowley divertito.
Cain tacque. Dopo qualche istante, Dean apparì, con la Prima Lama grondante sangue in una mano. Quando si accorse di non potersi liberare dalla trappola, si infuriò. - Ma che diamine? - gridò, poi sollevò lo sguardo. Vide subito Sam e Castiel, e la sua rabbia si attenuò per trasformarsi in qualcosa di più amaro. Incrociò lo sguardo di Sam. Vi lesse una disperazione che non aveva mai visto prima, nonostante tutto quello che il fratello aveva passato nel corso della sua vita.
Dean rise, sprezzante, cercando di ignorare la morsa che gli attanagliava lo stomaco. - E così siete riusciti ad intrappolarmi. Ma bravi. Cosa volete farmi, la predica? - disse sarcastico, incrociando le braccia sul petto. Poi guardò Crowley con astio. - Oh, il buon vecchio Re collabora con loro per farmi cambiare atteggiamento? Che carino. Forse il sangue umano ti ha dato alla testa. O forse hai paura che possa diventare troppo potente per te.
Crowley si limitò ad alzare gli occhi al cielo e a fargli una smorfia infantile.

Cain si pose davanti a Dean, mantenendo una certa distanza. Dean pensò che, anche senza Marchio, il Padre dell'Omicidio avesse un'aria imponente.
"Ma chi se ne frega" pensò. "Finché il Marchio ce l'ho io, sono il demone più potente qui dentro."
- Dean, non abbiamo intenzione di farti una predica che non ascolterai. Devi ridarmi il Marchio, altrimenti puoi anche rimanere qui per sempre. Penso che sarebbe un po' noioso, non trovi? - disse tranquillo. - Ma prima di cominciare, vuoi sapere cosa serviva all'incantesimo perché funzionasse? Il sangue di un consanguineo a cui si è più legati e quello della persona amata. Ma la cosa più importante era che i sentimenti verso di loro fossero ancora attuali. In caso contrario, quelle formule sarebbero state solo parole al vento, e niente di più.
Dean lo guardò con odio. - Tu non sai cosa provo, quindi chiudi quella cazzo di bocca.
- Ti sbagli, Dean. Io so benissimo cosa provi. Quindi lasciati aiutare, e ridammi indietro ciò che era mio.
- E se non volessi farlo? - disse l'altro demone con aria di sfida.
- Dean, per favore. Sei ancora tu, lo so. - intervenne Sam, supplicandolo.
Dean evitò il suo sguardo, mantenendolo fisso su Cain. - Lascia perdere, Sammy.
Castiel, intanto, osservava Dean in silenzio. Iniziò ad avvicinarglisi. Sam tentò di bloccarlo, osservando ansioso la Prima Lama. Il gesto non sfuggì a Dean, che nonostante tutto si sentì quasi ferito. Castiel ignorò il cacciatore, continuando ad avvicinarsi.
- Dean. - sussurrò, ormai vicinissimo al demone. I loro nasi quasi si sfioravano.
- Castiel, dopo tutti questi anni ancora non hai imparato la definizione di spazio personale? Fammi respirare, Cristo. - disse l'altro in un tono forzatamente sprezzante, mettendo più distanza possibile tra lui e l'angelo.
Castiel rimase in silenzio, e gli accarezzò piano la guancia con la mano. Dean sussultò al contatto. - Levati. Mi dai fastidio. - disse Dean ferocemente. Odiava essere intrappolato in quel dannato posto, odiava dover affrontare Castiel, Sam e le parole di Cain.
- Non ho intenzione di farlo. - rispose l'angelo, dolcemente. Poi all'improvviso lo abbracciò, cogliendo Dean alla sprovvista.
- Castiel, lasciami. - disse con durezza, cercando di divincolarsi. Provò a spingerlo via con tutte le sue forze, ma Castiel lo strinse ancora più forte. La Prima Lama, intanto, scivolò via dalla sua mano.
- Castiel, muovi quel cazzo di culo piumato lontano da me! Non me ne frega più un cazzo di te, è chiaro? - urlò nuovamente il demone, la voce spezzata dalla rabbia.
Castiel si accorse del tremore violento di Dean. - Lo so che ci sei ancora, lì dentro. - disse piano, affondando la testa nell'incavo del suo collo.

Dean cedette, suo malgrado, lasciandosi sfuggire un sospiro angosciato. Si abbandonò definitivamente al calore del'abbraccio di Castiel. Si aggrappò letteralmente a lui, come se stesse per cadere, stringendo le mani sporche di sangue al suo impermeabile. Inspirò l'odore dell'angelo. Odorava di tutto ciò che amava. Un odore che avrebbe voluto sentire per sempre.
Dean era terrorizzato. Non avrebbe dovuto lasciarsi andare alle emozioni, o queste lo avrebbero distrutto. - Cas, lasciami. Ti prego. - implorò.
- Sei ancora tu, dopotutto. - gli sussurrò Castiel all'orecchio mentre continuava a tenerlo stretto, dandogli i brividi. Dean pensò che fosse ridicolo; una stupida sensazione umana. - Ti salverò, Dean Winchester.

Dean si riscosse all'improvviso. - No! - urlò, spingendo Castiel via, istintivamente. Castiel, colto di sorpresa, inciampò e cadde per terra. Dean lo guardò amareggiato. - No, Cas. Non mi interessa essere salvato, e non voglio che tu lo faccia. Non un'altra volta. Non andrai in rovina per causa mia, è chiaro? Io non sono più il Dean a cui... a cui volevi bene. - disse in tono acceso, mentre raccoglieva la Prima Lama da terra - Lasciatemi andare, porca puttana!
- Puoi scordartelo. - intervenne Sam. - Sistemeremo le cose, come sempre. Sei mio fratello, e ti riporterò indietro.
Dean gli lanciò un'occhiataccia. - Non eri dello stesso parere quando mi sono fatto il culo per salvarti la vita, mi pare.

Cain, intanto, lo fissava intensamente. - Dean, ti do solo un consiglio. Lasciati salvare. Non fare il mio errore. Io non mi sono lasciato salvare da Colette, e sai che fine ha fatto a causa mia. È da un secolo che mi tormento ogni giorno.
- E cosa c'entra tua moglie in tutto questo? - chiese l'ex cacciatore con espressione inferocita.
Crowley alzò gli occhi al cielo, mentre Cain gli lanciava un'occhiata eloquente. - Mi stai davvero facendo questa domanda, Dean? - disse. Sospirò. - Non devo neanche chiedertelo. Avevo sentito di questa tua... esitazione ad accettare i tuoi stessi sentimenti, ma qui si tratta di negare l'evidenza. In ogni caso, per risponderti, ti dico che Colette era tutto il mio mondo. Ero perso, ero corrotto; poi ho incontrato lei. Mi ha quasi salvato. La mia ira le ha impedito di farlo del tutto; però mi ha cambiato in meglio. Lei mi faceva sentire completo. Mi faceva sentire umano. Ti ricorda qualcosa?
Dean rimase in un silenzio carico di rabbia. Intanto stava cercando di grattare con la mente i bordi della trappola per demoni.
- Dean, non mi ignorare. Lo sai benissimo che mi riferisco al tuo angelo Castiel. Ne parlano tutti, sai? Demoni, angeli, mostri... Non è il segreto che tu pensi che sia.
L'epressione di Dean si fece ancora più feroce, quasi bestiale. - Non parlare di cose che non ti riguardano. - disse piano, la voce tremante dalla rabbia. - Tu non sai niente, niente, dei miei sentimenti per Cas, capito? Quello che provo per lui sono solo cazzi miei, figlio di puttana.
Castiel lo guardava addolorato. Dean, intanto, era quasi riuscito a cancellare uno dei bordi della trappola.
Cain si rese conto di quello che stava facendo, e con uno scatto improvviso balzò su di lu, afferrandogli il braccio proprio nel momento in cui Dean ci era riuscito. - Il Marchio sarà anche tuo, ma il vecchio Cain conosce ancora qualche trucchetto. Sono il Padre dell'Omicidio, ricordalo. Non te ne andrai senza avermelo restituito.
Dean lo guardò, gelido. - Se è per questo, anch'io ne conosco qualcuno.
Sollevò la Prima Lama in alto, e prima che l'antico demone se ne accorgesse, Dean lo colpì al collo. Gli staccò la testa di netto, uccidendolo allo stesso modo in cui si uccidevano i vampiri. La testa cadde sul pavimento con un tonfo, mentre il sangue iniziava a zampillare dal corpo decapitato.
Dean sorrise crudelmente, col solito brivido di piacere lungo la schiena. Si era scrollato di dosso le sensazioni di prima, quelle sensazioni così pateticamente umane. Uccidere gli piaceva da morire, e lo avrebbe fatto per l'eternità.
Sam e Castiel lo osservavano con orrore.
- Dean! - lo chiamò Sam con voce rotta dalle lacrime.
Non poteva accettare che Dean rimanesse così per sempre. Non sopportava vedere quell'espressione di folle piacere sul volto di suo fratello. Di quel fratello che l'aveva amato, protetto, cresciuto. Che aveva fatto sempre di tutto per salvarlo.
Sam si sentiva inutile e impotente. - Dean! - esclamò di nuovo, quasi implorandolo.
Dean svanì, senza neanche guardarli.

Crowley intanto rimaneva in silenzio in disparte, ancora impressionato, sebbene fosse ormai abituato alla ferocia di Dean.
Sam si voltò verso di lui, guardandolo pieno di rabbia. - È tutta colpa tua, pezzo di merda. L'hai messo tu in questo casino. - gridò.
Si gettò su di lui, con il coltello di Ruby in mano. Crowley lo mandò a sbattere contro il muro, sbuffando quasi annoiato. Sam si pulì il rivolo di sangue che gli colava dalla bocca con la manica. - Sei un pezzo di merda, e rimarrai per sempre un pezzo di merda. Giuro che quando questa storia finirà ti verrò a cercare e ti ucciderò.
Crowley sospirò, seccato. - Così mi ferisci, Alce. Lo sai che non è colpa mia. Cioè, è colpa mia se ha il Marchio, ma non credevo che andasse a finire così. Pensavo che avrebbe ucciso Abbadon per poi correre dritto da Cain per restituirglielo, e così saremmo vissuti tutti felici e contenti. Mi dispiace, credimi.
Sam rise con ironia, mentre si rialzava da terra. - Ma non prendermi in giro. Sarai anche strafatto di sangue umano, ma non credo ad una sola parola quando dici che ti dispiace.
- La volete smettere? - sbottò Castiel irritato, facendo voltare Sam e Crowley. - Non è questo il punto, adesso.
L'angelo si avvicinò alla testa di Cain, e la fece ricongiungere al corpo con un gesto della mano. Osservò i suoi occhi chiari fissi nel vuoto, con tristezza. Aveva provato un rispetto istintivo verso di lui, ed era sinceramente dispiaciuto per la fine che aveva fatto.
Prese il suo corpo privo di vita tra le braccia e lo portò nel giardino, seguito silenziosamente da Crowley e Sam. Si avvicinò agli alveari delle api di cui il demone si occupava con cura, e in un istante scavò una tomba, sollevando la terra con un lieve movimento della mano.
Vi lasciò cadere il corpo del demone con delicatezza, e ripose la terra nella buca con lo stesso gesto.
- Mi dispiace. - disse piano. - Vorrei augurarti di rivedere finalmente Colette, ma temo che questo non sia possibile, visto che non puoi accedere al Paradiso. Sto iniziando a pensare che il sistema che abbiamo lassù non sia completamente giusto.
Sam, malgrado la tristezza che aveva colpito anche lui, si fece prendere dalla curiosità. - Cas, ma quando gli angeli e i demoni muoiono, dove vanno esattamente?
L'angelo si voltò verso di lui e alzò le spalle. - Non ne ho idea, Sam. Come sai bene, io sono già morto, ma non ricordo nulla del periodo in cui lo sono stato. Comunque sono convinto che dovremmo far accedere in Paradiso chi se lo merita, punto, indipendentemente dal fatto che sia umano o no.
Crowley annuì in segno di approvazione. - Già. Mi ci vedo bene in Paradiso, circondato da un coro di angeli in veste bianca e con l'aureola.
Sam sbuffò, roteando gli occhi. - Come no, perché tu te lo meriti, vero? - disse divertito.
Dopo qualche istante, Castiel mise una mano sulla spalla di Sam, stringendogliela. - Sam, salveremo tuo fratello. Te lo prometto.
Sam gli rivolse un sorriso triste, senza dire niente.

Castiel, Sam e Crowley restarono così, in silenzio, osservando le api che volavano inquiete sopra la tomba del loro vecchio padrone.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 








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Ho voluto dare una degna sepoltura a Cain, mi piace tanto come personaggio. Per questo mi sto odiando da morire ç_ç Se gli sceneggiatori della serie fanno la stessa cosa, giuro che protesto.

Insomma, viva Cain e la sua favolosa barba.

 

In ogni caso, un grazie di cuore a tutti quelli che seguono questa schifezza ^^
Per me è davvero importante.
Spero che questo capitolo non vi sia dispiaciuto troppo.

Il titolo e la citazione all'inizio sono tratte dalla canzone Demons degli Imagine Dragons.

 

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Capitolo 5
*** In the depths of a mind insane ***


Graze the skin with my finger tips
The brush of dead cold flesh pacifies the means
Provocative images delicates features so smooth
A pleasant fragrance in the light of the moon

Dance with the dead in my dreams
Listen to their hallowed screams
The dead have taken my soul
Temptation's lost all control









Dean stava sprofondando sempre di più nel suo abisso personale. Aveva ripreso a cacciare creature sovrannaturali; si divertiva di più, considerando il fatto che gli davano più filo da torcere.
Rideva dei loro innumerevoli tentativi di combatterlo, di restare in vita. Godeva della paura che vedeva nei loro occhi quando stava per ucciderli, ormai ridotte a innocue creature.
Quindi massacrava indiscriminatamente umani, licantropi, vampiri, ogni essere vivente su cui riusciva a mettere le mani. Affondava le mani nel loro sangue, ne inspirava l'odore, ebbro di piacere perverso.
A volte, suo malgrado, pensava allo sguardo smarrito di Castiel, al dolore di Sam, e una morsa dolorosa gli stringeva il cuore. Ma quello faceva parte degli effetti collaterali delle azioni che compiva.
Per Dean la tortura era come l'eroina; in un un primo momento era in piena estasi, era quasi meglio di un orgasmo. Ma poi, svanita l'adrenalina iniziale, il dolore si faceva strada dentro di lui, rendendolo intorpidito e confuso. Era il momento in cui i suoi residui di umanità si facevano sentire e lo facevano a pezzi.
Ripensava spesso alle parole del Padre dell'Omicidio. "Lei mi faceva sentire completo. Mi faceva sentire umano. Ti ricorda qualcosa?". Effettivamente, Dean provava qualcosa di simile per Castiel. Stava iniziando solo adesso ad affrontare la vera natura dei suoi sentimenti, sebbene non riuscisse ancora ad accettarla del tutto.
Non si era dimenticato dei sogni che faceva da umano. Di quando sognava le mani di Castiel che lo sfioravano nei punti più delicati, dei baci che gli dava con le sue labbra screpolate. Non si era dimenticato del turbamento che provava al risveglio, e di come cercasse di reprimere tutte quelle immagini e sensazioni considerate inopportune. Lui aveva sempre voluto mantenere il rapporto con Castiel così com'era, senza complicazioni inutili. Era quello che si ripeteva ogni giorno, mentre cercava di dimenticare quello che aveva sognato. Castiel era un angelo e lui era umano, come avrebbe potuto funzionare? Inoltre, non aveva il coraggio di mettere in discussione la sua tanto ostentata eterosessualità.
Ora tutte quelle paranoie gli sembravano solo complete idiozie. Quando l'angelo l'aveva stretto a sé, lui si era sentito il vecchio Dean. Il vecchio, vulnerabile Dean Winchester. Aveva provato di nuovo quella sensazione di sicurezza che Castiel gli aveva sempre dato, una sicurezza che non aveva mai avuto con nessun altro in vita sua.
Ma il fatto che Cain ne parlasse così, senza problemi, lo mandava in bestia. I suoi sentimenti verso l'angelo erano solo affari suoi. Non era disposto a condividerli con nessuno, nemmeno con Castiel stesso; specialmente adesso che era una creatura infernale. L'aveva già rovinato abbastanza. Dopo tutto quello che l'angelo aveva fatto per lui, il miglior modo per ripagarlo era stargli il più lontano possibile.
Lo stesso valeva per Sam. L'aveva protetto per una vita intera, ma adesso doveva cavarsela da solo. Lui doveva solo stargli lontano; era pericoloso, era veleno. Sperava con tutto il cuore che il fratello riuscisse ad essere felice anche senza di lui. Anzi, forse la sua assenza gli avrebbe facilitato il compito. Forse avrebbe trovato una ragazza, una brava ragazza con cui essere felice, e il dolore sarebbe svanito, prima o poi.

 

Col passare del tempo, tuttavia, questi momenti di rimpianto si facevano sempre più rari, e Dean smise definitivamente di pensare a quello che si era lasciato dietro. Continuava semplicemente a macchiarsi del sangue di anime innocenti col sorriso sulle labbra, senza più lasciarsi andare al dolore una volta finito.
Intanto l'estate stava passando in fretta. In una fresca serata d'inizio settembre, Dean si trovava nel grande parco nazionale di Yellowstone, che si estendeva in ben tre stati americani. Avendo al suo interno una fauna numerosa, Dean sapeva che era terreno di caccia per i lupi mannari più "moderati", quelli che non si nutrivano di carne umana.
Appoggiò pigramente la schiena ad un pino, sfiorando la Prima Lama con la punta delle dita quasi con una sorta di affetto. Osservò distrattamente la grande luna piena che si stagliava in alto nel cielo, contornata da una manciata di stelle.
Sentì un rumore di foglie spezzate poco lontano da lui. Sorridendo tranquillamente, si rese invisibile all'istante, mentre il suo sguardo si faceva attento.
Qualche secondo dopo vide un cervo passargli davanti, mentre qualcosa lo inseguiva. Poco dopo, una ragazza gli balzò addosso, atterrandolo. Con le sue fauci animalesche iniziò a lacerare la carne del giovane animale, cercando di farsi largo verso il suo cuore.
Dean si rese nuovamente visibile, tenendo la Prima Lama ben stretta nel suo pugno.
- La tua dieta non comprende umani, giusto? Ma che cagnolino docile. - disse il demone con voce bassa e roca.
La ragazza si voltò inferocita, i corti capelli biondi sporchi di sangue e la bocca spalancata.
La sua espressione aggressiva si trasformò in puro terrore quando notò gli occhi neri di Dean. Emise uno squittio spaventato e corse via, abbandonando l'animale morente a terra.
Dean si materializzò davanti a lei, trattenendola per un braccio. - Credi davvero che ti lascerò scappare? - le chiese con gli occhi ridotti a fessure e un mezzo sorriso.
- Lasciami, razza di abomio! - esclamò lei con le lacrime agli occhi.
Dean si lasciò andare ad una risata, una risata gelida e priva di vita. - Ehi, ti sei vista le zanne ultimamente? Non credo di essere l'unico abominio qui, mi dispiace. - disse. Le strinse il volto con la mano, facendola gemere dal dolore. - Addio giovane lupo, i Lannister ti mandano i loro saluti.*
La ragazza urlò e Dean affondò la Prima Lama nel suo stomaco, godendo del sangue che iniziò subito a sgorgare dalla ferita.
Dean estrasse la lama, facendo cadere la ragazza agonizzante a terra. Continuò a guardarla dritta negli occhi finché la vita non svanì da essi.
- Kate!** - urlò qualcuno alle sue spalle, che stava evidentemente correndo. - Cosa cazzo le hai fatto, stronzo?
Dean si voltò annoiato, e si ritrovò davanti il buffo viso di Garth, anch'esso dotato di fauci. La sua espressione infuriata lasciò il posto alla sorpresa. Notò il cadavere della ragazza ed iniziò a tremare.
- Dean... ma cosa? - disse con voce rotta - Kate è mia amica! Stava cacciando con me... Non è un pericolo per gli umani. Avrai notato che stava inseguendo un cervo... è qui vicino.
- Lo so, caro Garth. È un piacere rivederti, comunque. - rispose l'altro con un sorriso falso.
Garth lo fissò allibito. - Cosa cazzo ti prende, Dean? Non è il momento di scherzare! Perché l'hai uccisa?
Dean, intanto, fischiettava innocentemente. - Mah, non c'è un motivo preciso, Garthie. Mi annoiavo. - disse mentre i suoi occhi diventavano neri per l'ennesima volta.
Garth balzò all'indietro, lo sguardo allarmato. - E tu chi saresti? Come hai fatto a possedere Dean? Pensavo fosse protetto.
Il demone sorrise crudelmente, aprendosi la camicia e mostrando a Garth il tatuaggio ancora intatto. - Non mi ha posseduto nessuno, Garth. Sei un po' indietro con la storia, temo, ma in ogni caso sono diventato un demone. Pensa un po' la vita, eh?
Garth intanto scuoteva la testa, indietreggiando. - Non ci credo. Non puoi essere Dean.
Dean sbuffò, alzando gli occhi al cielo. Si alzò la manica, mostrandogli l'infame Marchio che gli segnava l'avambraccio. - Ecco, guarda tu stesso. In poche parole dovevo uccidere una puttana demone di nome Abbadon, ma era potente e ho dovuto ottenere questo, cioè il Marchio di Caino. Ci sono riuscito, ma tra una cosa e un'altra mi hanno ucciso, ma questo segno mi ha trasformato in demone dopo la mia morte. Contento adesso?
- Non credo proprio. - replicò Garth con lo sguardo pieno d'odio, mentre tirava fuori una bottiglietta dalla tasca. L'aprì e gettò l'acqua contenuta sul volto di Dean, che stava diventando sempre più impaziente.
- L'acqua santa non mi fa nulla, Garth, mi dispiace per i tuoi sforzi. - disse il demone, divertito. - Dai, spiegami come un demone possa possedere il mio corpo con questo tatuaggio ancora intatto.
Garth esitò. - Non so, magari sei talmente potente che i tatuaggi antipossessione non ti fanno alcun effetto.
Dean alzò le mani. - Ok, come vuoi. Ora vado, mi stai annoiando parecchio.
Si voltò. Stava per svanire, quando Garth gli saltò alle spalle.
Dean si rigirò immediatamente, strinse istintivamente la Prima Lama, e in un attimo l'affondò nella carne di Garth. Questi cadde in ginocchio, mentre un rivolo di sangue iniziava a colargli dalla bocca.
Si aggrappò con le ultime forze alla giacca di Dean. - Dean, ti prego, combatti quest.. - iniziò a dire, ma il demone gli diede un pugno sul naso.
Garth si accasciò a terra, con la mano intenta a coprire la ferita. Ma questa era troppo profonda, e il sangue non smetteva di scorrere.
Dean inclinò leggermente la testa di lato, quasi in una buffa imitazione di Castiel. - Mi dispiace, ma mi stavi troppo addosso. Buona permanenza in Purgatorio, Garth.
Calciò il corpo agonizzante del lupo mannaro, mentre la vita svaniva anche da lui.

 


***

 

 

Castiel, dopo la morte di Cain, andò in Paradiso. La situazione si stava facendo più regolare; gli angeli avevano già svolto la parte più difficile della riorganizzazione delle anime.
Si diresse subito da Hannah, di cui aveva imparato a fidarsi molto più che degli altri.
- Hannah, ho delle brutte notizie. - disse, stanco. - Seguimi.
Si materializzarono nello scenario preferito di Castiel. Quest'ultimo si stese sull'erba ad occhi chiusi.
Hannah lo scosse per una spalla, preoccupata. - Castiel, cosa succede?
Castiel si sollevò, tenendosi le ginocchia tra le braccia. - Dean. Non è morto. È molto peggio. - disse stringendo gli occhi. - Dopo che Metatron l'ha ucciso, il Marchio lo ha mantenuto in vita rendendolo un demone. È stato lui a fare tutti quei casini giù alla Terra, ultimamente.
Hannah lo guardò addolorata. - Mi dispiace, fratello. Mi dispiace tanto. - disse. Poi, inaspettatamente, lo abbracciò.
Dopo un attimo di sorpresa Castiel ricambiò il suo abbraccio in silenzio.
- Cosa posso fare per aiutarti? - chiese Hannah con premura.
Castiel sorrise amaramente. - Non credo che puoi fare niente, Hannah, ma ti ringrazio. Temo di non poter fare nulla neanch'io. L'unica possibilità era quella di far prendere a Cain il Marchio con la forza, e ci siamo quasi riusciti. Dean, purtroppo, non solo è riuscito a scappare, ma ha anche ucciso Cain stesso. E con lui ha ucciso l'ultima possibilità di essere salvato. - mormorò. Si passò una mano tra i capelli angosciato. - È questo il problema, Hannah. Lui non vuole essere salvato. Ma devi credermi se ti dico che è ancora lui, dopotutto. Per questo mi fa male sapere che forse non riuscirò mai a salvarlo.
Hannah gli posò una mano sul braccio. - Castiel, in qualche modo troveremo una soluzione, va bene? Ora dovremmo informare i nostri fratelli.
Fu quello che Castiel fece. Li chiamò, riunendoli tutti in quel grande giardino.
- Fratelli, vi ho riunito qui oggi per informarvi dell'identità del demone che sta causando tanti problemi sulla Terra. - disse in tono funereo. - È Dean Winchester. Dopo essere stato ucciso da Metatron, il Marchio l'ha reso un demone, e sta diventando ogni giorno più potente.
Gli angeli rimasero in silenzio, tutti con lo stesso sguardo mortificato. Sapevano dell'importanza che aveva Dean per Castiel, e immaginavano come una cosa del genere lo potesse distruggere.
- Cosa possiamo fare per fermare la situazione? - chiese un angelo dall'aria intimorita.
Castiel rispose che non ne aveva idea al momento, e ripeté quello che aveva detto ad Hannah sulla morte di Cain.
- Sai, Castiel. - disse un altro angelo con prudenza. - Forse, se non c'è modo di fermarlo, dobbiamo ucciderlo.
- NO! - urlò Castiel stringendo i pugni, facendo sussultare i presenti. - No, Arariel. Nessuno ucciderà Dean, è chiaro?
Un angelo dall'aria burbera sbuffò. - Non avevi detto che non sei il leader, qui dentro? Quindi non puoi darci ordini.
Castiel sospirò stancamente. - Hai ragione, Samael. Vi chiedo solo un po' di tempo. Rifletteteci, intanto.
- Va bene, Castiel. Se entro qualche mese non è cambiato nulla, mi riserverò il diritto di farlo fuori. Non voglio che si pensi che noi angeli siamo dei codardi.
Alcuni angeli annuirono discretamente in segno d'approvazione.
Castiel si voltò, incamminandosi lontano dai suoi fratelli.
- Abbiamo trovato una soluzione in fretta, a quanto pare.
Hannah gli andò dietro. - Mi dispiace, Castiel. Ti aiuterò in tutti i modi possibili.
- Grazie di nuovo, Hannah. - rispose Castiel cupamente. - Ma ora come ora, non ho idea di cosa possiamo fare. Spero che ci venga in mente qualcosa prima che gli altri gli diano la caccia.
 







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* Riferimento al Trono di Spade, o Cronache del Ghiaccio del Fuoco. Quello, insomma.
Credete che il fatto che Dean adesso è un demone possa fermare i suoi soliti riferimenti alla pop culture? Non penso prorio, ha.
** La ragazza della puntata Bitten dell'ottava stagione.
*voce di Katy Perry* Ho ucciso Garth e mi è piaciuto.
No, non è vero, mi odio per questo.
Ma ciò dimostra che Dean sta diventando sempre più... demone. Cosa succederà nei prossimi capitoli? Lo scopriremo solo vivendo,
Ok, sono cosciente del fatto che sto parlando da sola, e che probabilmente nessuno segue più questa robaccia che sto scrivendo, ma mi serve èwè 
Ë più uno sfogo personale, diciamo, per non tormentarmi nell'attesa della nuova (e ultima, sob) stagione.
Grazie di cuore a tutti quelli che continuano a seguire quest'obbrobrio. 

p.s: La canzone di questo capitolo è Dead Skin Mask degli Slayer.
 

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Capitolo 6
*** Brother try and hope to find ***


You were always so far away
I know that pain and I won't run away
Like I used to do

Pictures in a box at home
Yellowing and green with mold
So I can barely see your face
Wonder how that color taste






Quell'estate fu terribile per Sam. La peggiore che avesse vissuto fino a quel momento.
Dopo la morte di Cain, Castiel l'aveva scortato al bunker per poi svanire subito dopo.
Sam sapeva che doveva andare in Paradiso per cercare aiuto ed informare gli altri della situazione, ma non se la sentiva a restare solo. Ovviamente, non l'aveva detto a Castiel.
Quindi aveva passato la serata nel solito stato, senza cenare e scolando una bottiglia di birra scadente dopo l'altra. Voleva evitare di pensare a quello che era successo; e il risultato fu, naturalmente, che ci pensò l'intera serata.
Aveva probabilmente appena perso suo fratello per sempre, ma non riusciva a capacitarsene.
Non poteva finire così. Avevano passato così tante cose insieme, e oltrepassato qualsiasi ostacolo. C'erano stati momenti di forte discordia, era vero, come in quell'ultimo periodo; ma insieme erano sempre stati invincibili. Sam non era mai stato un ottimista, ma credeva che quello fosse semplicemente troppo. Si ripeteva che una via d'uscita doveva pur esserci.
Sapeva che non era così, lo sapeva benissimo. Ma aveva bisogno di raccontare qualche bugia a se stesso pur di sopravvivere.
Gli mancavano i vecchi tempi. Le cose non erano mai state semplici per lui, Dean e Castiel, ma almeno erano uniti. Loro tre contro il mondo, se lo ricordava bene.
L'angelo tornò al bunker il giorno dopo con l'aria piuttosto provata.
Si diresse subito in camera da letto di Sam, dove lo trovò steso sul letto profondamente addormentato. Non si era nemmeno svestito, la sera prima.
Castiel lo scosse. - Sam. - disse stanco. - Sam.
Sam si voltò e si alzò sulla schiena, con lo sguardo ancora offuscato. - Ehi, Cas, dimmi. - disse con voce impastata dal sonno.
Castiel sospirò, mentre si accomodava sul bordo del letto. - Ho delle brutte notizie da darti, Sam. Ho informato i miei fratelli riguardo Dean, come tu sai, ma non l'hanno presa troppo bene.
Sam lo guardò con attenzione. - Cos'hanno intenzione di fare? - chiese preoccupato.
Castiel si scrutò le mani, evitando lo sguardo del cacciatore. - Mi hanno dato un'ultimatum, ecco. Se non riusciamo a... salvarlo entro qualche mese, loro cominceranno a dargli la caccia. E non sono proprio sicuro che Dean sia immune alle spade angeliche.
Sam si passò una mano tra i capelli, nervoso, rimanendo in silenzio.
- Mi dispiace, Sam. Sono stato ingenuo. Avrei dovuto tenere il segreto, almeno per il momento.
- Non ti preoccupare. Troveremo una soluzione, vedrai. - mormorò l'altro poco convinto.
Sam iniziò presto a sfogliare libri su libri in cerca di qualcosa di utile, ma i suoi sforzi restavano inappagati.
I giorni passavano e la situazione rimaneva invariata. Castiel trascorreva la maggior parte del tempo via, cercando di trovare una soluzione insieme all'angelo Hannah. Gli aveva detto di rimanere al bunker, lui si sarebbe fatto sentire.
Ormai l'unica compagnia di Sam era Crowley, che ogni tanto si materializzava senza essere invitato, e beveva superalcolici insieme a lui. Sam non l'apprezzava particolarmente, ma almeno non era solo.

Un piacevole, piccolo cambiamento ci fu quando Charlie e Dorothy tornarono dal mondo magico di Oz.
Sam stava sorseggiando l'ennesimo bicchiere di rum in salone, mentre cercava invano di concentrarsi sul libro che stava leggendo.
- Sam! - urlò Charlie, facendolo sussultare. Il cacciatore alzò lo sguardo e rimase sorpreso alla vista dell'amica e di Dorothy che si tenevano per mano. Fece un gran sorriso dopo tanto tempo e si alzò. Charlie corse verso di lui e lo strinse forte, mentre Dorothy gli sorrideva timidamente.
- Siete tornate. - mormorò il cacciatore continuando a sorridere.
- Cavoli, Sam, mi sei mancato! Dov'è quell'altro deficiente? - chiese la ragazza entusiasta.
Sam sciolse l'abbraccio, mentre il sorriso scompariva dal suo volto. Stava per spiegarle la situazione, quando Castiel apparve all'improvviso. L'angelo osservò le due ragazze con curiosità.
Charlie lo riconobbe subito, sebbene non l'avesse mai incontrato. Corse a stringergli la mano, sentendosi un po' in soggezione.
- Tu devi essere Castiel, vero? Cavoli, non ho mai incontrato un angelo in vita mia. - disse sorridendogli. Castiel sorrise di rimando davanti all'entusiasmo della ragazza, e le strinse la mano con delicatezza.
Charlie fece un cenno alla compagna. - Dorothy, questo è Castiel, il ragazzo di Dean. O il futuro ragazzo di Dean, non ho idea di quale sia la situazione attuale, ma spero che quell'idiota di
Dean si sia sbloccato perché non smetteva mai un secondo di parlare di te.
Castiel e Sam si scambiarono un'occhiata addolorata, e Dorothy lo notò subito. Mise una mano sulla spalla di Charlie, che continuava a parlare allegramente.
Sam tossì. - Ehm, Charlie, ci sono stati alcuni cambiamenti... piuttosto negativi. - mormorò. Indicò le sedie alle due ragazze, facendo cenno di accomodarsi. - Sedetevi, vado a prendervi qualcosa da bere. Vi vanno bene un paio di birre?
- Alla grande. - rispose Charlie mentre Dorothy annuiva, ma senza l'allegria di prima. Stava iniziando a preoccuparsi.
Sam andò in cucina e tornò con un paio di bottiglie in mano, mentre Castiel iniziava a raccontare loro gli eventi degli ultimi mesi, dopo essersi seduto davanti a loro.
Una volta finita la spiegazione, Charlie e Dorothy avevano entrambe delle espressioni piuttosto scioccate. Scolarono le loro bibite in poche, lunghe sorsate.
Charlie si prese la testa tra le mani. - Ah, scusate per prima. Blatero sempre nei momenti meno opportuni, che idiota.
Castiel le mise una mano sulla sua con delicatezza, per confortarla. - Non potevi saperlo, tranquilla. - disse. Poi si alzò. - Sam, visto che sei in compagnia, raggiungo Hannah.
Non stiamo facendo molti passi avanti, ma ci stiamo provando.
- Ma cosa state facendo di preciso, si può sapere? - chiese Sam leggermente esasperato. Aveva già ripetuto mille volte quella domanda.
L'angelo scosse la testa e svanì nel nulla. Sam sospirò e bevve l'ultima sorsata di rum dal suo bicchiere.
- Sapete, è piuttosto difficile stare da solo questi ultimi tempi. È una cosa che non riesco a sopportare, tanto da accettare addirittura la compagnia di Crowley. - disse, ridendo con amarezza. - Per questo Castiel cerca di trovare il tempo per starmi vicino. Vorrei aiutarlo nella ricerca di qualcosa che possa salvare Dean, ma ho capito che non sarei molto utile, a quanto pare. Quindi me ne sto qui, a sfogliare centinaia di libri sperando invano di trovare qualcosa in grado di salvare mio fratello.
Charlie gli strinse una mano. - Sam, noi siamo qui, se vuoi.
- Già, c'è molto spazio qui dentro, potremmo restare qui e aiutarti con le ricerche. Cosa ne pensi? - azzardò Dorothy con un mezzo sorriso.
Sam lo ricambiò pienamente. - Sarebbe fantastico. Sembre che non sia un fastidio, ovviamente. - disse dopo un istante di silenzio.
Charlie gli diede un buffetto sul volto. - Ma dai. Ti faremo divertire. Che ne dici di una bella maratona di Star Wars stasera? Ho già istruito Dorothy a riguardo.
Sam scoppiò a ridere. Quella ragazza era una forza della natura. - Assolutamente sì. Ma ditemi, com'è stato il vostro soggiorno ad Oz? Mi pare di capire che state insieme adesso.
Charlie prese una mano di Dorothy e la baciò con tenerezza. - Già. Abbiamo vissuto delle belle avventure laggiù, e poi ci siamo ritrovate l'una tra le braccia dell'altra chissà come.


Il tempo iniziò a trascorrere più velocemente con loro due in casa. Charlie era la solita burlona e lo faceva sorridere come non faceva da tanto tempo, durante le loro ricerche e i loro momenti di svago. Dorothy era più riservata ma altrettanto gradevole, e metteva tutto il suo impegno per aiutarlo. Sam era loro profondamente grato.
C'era stata una notte memorabile in cui avevano deciso di guardare tutti i film di Harry Potter di fila (malgrado Charlie esprimesse spesso il suo disappunto per le scelte dei registi) quando Crowley si materializzò all'improvviso, per poi unirsi a loro come se nulla fosse. Dimostrò di apprezzare particolarmente Voldemort e i Mangiamorte. Ovviamente.
Tuttavia i tre amici dedicavano sempre meno tempo ai divertimenti per concentrarsi sulle ricerche.
Purtroppo, però, non riuscirono a trovare nulla che potesse servire allo scopo.
Per Castiel fu lo stesso.
Il tempo ormai era quasi terminato, e l'ora della caccia stava per scoccare.

 


***

 

Dean guardò il cadavere di Garth per qualche secondo, poi si allontanò.
Il demone rimase nel parco, passeggiando tranquillamente e osservando la grande luna che lo illuminava. Si ricordò le parole di Crowley, e sorrise.
"Ascoltami, Dean Winchester, quello che stai provando adesso non è morte, è vita. Un nuovo tipo di vita. Apri gli occhi, Dean, vedi quello che io vedo, senti quello che io sento. Andiamo a ululare alla luna."
Alla fine aveva ululato davvero a quella fottuta luna. Crowley però non sembrava averlo apprezzato; forse pensava che avesse ululato troppo.
Dean ridacchiò al pensiero. Ormai era tardi. Ormai nessuno avrebbe più potuto fermarlo.
Ripensò al corpo senza vita del licantropo che una volta era suo amico, incupendosi nuovamente.
Garth lo aveva infastidito. Se l'avesse lasciato in pace l'avrebbe probabilmente risparmiato, era troppo mite e docile da poter costituire un qualche divertimento.
Ecco, in effetti Dean si sentiva annoiato. La caccia di quella sera l'aveva lasciato insoddisfatto; era stata troppo semplice, troppo veloce.
Guardò distrattamente i geyser in lontananza eruttare vapore candido, mentre accarezzava nuovamente la Prima Lama con la punta delle dita. Quell'arma millenaria era diventata ormai parte di lui, la parte che più amava e rispettava.
Chiuse gli occhi, appoggiandosi con la schiena al tronco di un vecchio pino, mentre una fresca brezza gli sfiorava il volto e gli uccelli notturni cantavano la loro melodia.
Sentì qualcosa muoversi tra la vegetazione e aprì immediatamente gli occhi, attento.
- Tu devi essere Dean Winchester. - disse una profonda voce femminile poco lontana da lui, mentre la sua proprietaria si faceva avanti.
Aveva lunghi capelli biondi che le arrivavano alla vita e splendenti occhi scuri. Indossava un vestito perlaceo, lungo fino ai piedi.
Dean strinse la Prima Lama, gli occhi ridotti a fessure. Malgrado l'aspetto da fanciulla innocente, Dean riusciva a percepire la sua vera natura. Era un angelo.
- Cosa vuoi, troia piumata? - disse con voce roca e aggressiva.
Gli occhi dell'angelo lampeggiarono divertiti. - Non è questo il modo di rivolgersi ad un angelo, sai? - disse lei ironicamente, mentre si avvicinava sempre di più.
Ormai era ad un passo da Dean, che le puntava la Prima Lama contro lo stomaco, guardandola fisso negli occhi. Ma lei non sembrò preoccuparsene.
- Ti ho visto mentre Castiel rinunciava a tutti noi, un enorme esercito angelico, per te. - continuò. - Per un umano qualsiasi. Bah, chissà cosa gira per la testa a mio fratello. Però devo dire che questo nuovo status di demone ti rende più affascinante, sai? Più sexy.
- Cosa vuoi? - ripeté Dean spazientito, mentre l'angelo avvicinava pericolosamente il volto. Affondò leggermente la Prima Lama nella sua carne come avvertimento, facendola gemere.
Nonostante ciò, lei sorrise. - Siamo aggressivi eh? Mi piace. Comunque, su in Paradiso ti stanno dando la caccia. L'avrebbero fatto anche prima, ma per rispetto di Castiel hanno deciso di aspettare qualche mese, per dargli il modo di salvarti. - disse con aria di scherno, ridendo all'ultima frase. - Come se fosse possibile. La tua anima è una delle più oscure che abbia mai visto, credimi. In ogni caso, come è ovvio, il tempo è scaduto e i miei fratelli si stanno preparando.
Dean non apprezzò il riferimento a Castiel, ed era pronto a trafiggerla con la Prima Lama. Non prima, però, di aver compreso le sue intenzioni.
- E perché mai me lo staresti dicendo? - disse feroce.
L'angelo alzò le spalle. - Sono curiosa di vedere che succede. Io non mi schiero mai. E poi ho un debole per i demoni cattivoni come te. - disse maliziosa. Poi, all'improvviso, gli afferrò la nuca e lo baciò quasi con violenza. Lui rimase un istante immobile, ma poi ricambiò il bacio con altrettanta aggressività.
- Ci vediamo, bello. - gli sussurrò all'orecchio, poi svanì, lasciando solo una traccia di profumo floreale dietro di sé.
Dean abbassò la Prima Lama inaspettatamente inutilizzata, e rifletté. In effetti in quel periodo aveva provato spesso la sgradevole sensazione di essere costantemente osservato, sebbene non fosse mai riuscito ad individuare la fonte.
Se tutto ciò era vero, doveva armarsi. E lui sapeva bene cosa fare.
Aveva intenzione di procurarsi un esercito.
Col sorriso sulle labbra, svanì anche lui.

Era giunta l'ora di parlare a Crowley di un cambio di regime.














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Capitolo un po' spensierato. Quasi. (?) Boh.
Comunque non illudetevi, muahaha.
Non so che dire, spero di non avervi annoiato e che la storia continui a interessarvi ^^
Fatemi sapere cosa ne pensate, se vi va.

Un grazie di cuore a tutti quelli che la seguono, mi fa davvero piacere :)


La canzone di questo capitolo è Brother degli Alice in Chains.

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Capitolo 7
*** Faith and Misery ***


Hear the sound of the pouring rain
Coming down like an Armageddon flame
The shame, the ones who died without a name
Hear the dogs howling out of key 
To a hymn called "Faith and Misery"







Dean osservava la notte stellata dalla grande finestra lì accanto, mentre la donna posava la testa sul suo petto. Una bottiglia di champagne mezza vuota e due bicchieri rovesciati spiccavano sul tavolino dall'altra parte della stanza.

- Uhm, non male. - disse la donna, che aveva lunghi capelli ricci e la pelle scura. - Per essere un neodemone sai proprio come dare piacere ad una di vecchia data come me.
Ridacchiò piano, sfiorandogli con le lunghe unghie laccate di rosso il tatuaggio sul suo petto.
Dean sorrise, mentre gli occhi rimanevano però vuoti.
- Anche tu non sei affatto male, Jade. Anzi, a dirla tutta è stata una delle scopate migliori della mia vita. Ora capisco che gusto ci provava mio fratello a sbattersi Ruby. - rispose stiracchiandosi, voltando leggermente il viso per dare un'occhiata alla sua fedele arma. La Prima Lama era lì, poggiata sul comodino di legno pregiato.
- Hai convinto anche gli altri demoni ad unirsi a te in questo modo? - gli sussurrò lei all'orecchio, mentre la sua mano iniziò a sfiorargli tutto il corpo, arrivando fino all'inguine.
Dean rise. - No, non sono così troia.
Si irrigidì quando la mano di Jade si fermò finalmente dov'era diretta, iniziandosi a muovere con frenesia.
Una volta finito, Dean si alzò. - Jade, se fosse per me continueremmo tutta la notte, ma devo fare una chiacchieratina con Crowley. Pensa di essere ancora il re, povero illuso.
Si alzò, allontanadosi dal letto.
- Dove vai? - chiese Jade in tono pigro, la testa appoggiata al gomito.
- Vado a farmi una doccia. So che non ne ho bisogno, ma è una sensazione piacevole. - rispose l'altro alzando le spalle.
Si diresse a piedi scalzi nell'ampio bagno, mentre lei continuava a divorarlo con gli occhi.
Jade si rigirò sul letto, ad occhi chiusi. - Chi l'avrebbe mai detto, a letto con uno dei fratelli Winchester, ha!
Dean, intanto, si gustava il getto d'acqua bollente sulla sua pelle. Quella temperatura avrebbe arrossato la pelle di qualsiasi essere umano, ma per lui era solo un piacevole e leggero torpore.
Si avvolse un telo bianco intorno ai fianchi dopo esserselo passato su tutto il corpo per asciugarsi, e tornò nella stanza da letto. Aprì l'armadio in silenzio, esaminando il guardaroba del ricco imprenditore a cui era in teoria riservata la stanza.
Si infilò una camicia bianca ed un paio di jeans firmati, guardandosi allo specchio.
"Niente male. " pensò. "Non sembro neanche io".
- Jade, senti, dovrei fare una chiamata. Sai cosa intendo.
Lei lo fulminò con lo sguardo. - Ma che stronzo, questo tramite mi piace un sacco, lo sai! Non puoi chiamare Crowley al telefono?
Dean sbuffò. - No, non ho il cellulare. Dai, ci sono un sacco di persone in giro. Non mi va di ammazzare qualcuno a caso, voglio una cosa silenziosa e veloce.
Materializzò un coltello affilato tra le mani, e con un rapido gesto della mano lo passò sulla gola della donna. Jade gli lanciò un ultima occhiata furiosa, poi uscì da quel corpo in una nuvola di fumo nero che svanì nella notte fuori dalla finestra.
La donna prese a rantolare agonizzante, mentre Dean riempiva una coppa incisa con segni in lingue sconosciute.
Si accomodò sul lussuoso divano nella stanza adiacente, poggiando la coppa tra le sue gambe.
- Crowley, sono io. Raggiungimi al più presto. Devo parlarti di una cosa importante.
Dopo qualche istante di silenzio, il sangue all'interno del recipiente prese ad agitarsi.
Il demone sarebbe arrivato a momenti.
Dean attirò a sé la bottiglia di champagne e i due bicchieri, ripulendoli con uno schiocco di dita.
Crowley apparì qualche istante dopo, l'espressione stravolta.
- Accomodati pure. - disse Dean tranquillamente, indicandogli la poltrona vicino al tavolino basso.
Crowley obbedì senza fiatare, mentre l'altro demone gli versava lo champagne nel bicchiere senza neanche toccare la bottiglia.
Dean accavallò le gambe, sorseggiando il liquido pallido. - Allora, Crowley. Avrei dovuto chiamarti prima, ma ho deciso di dare la precedenza al mio nuovo esercito, ecco.
- Di che parli? - disse il demone, scettico, osservandolo con prudenza.
- Già, forse è troppo presto perché tu abbia notato il comportamento un po' particolare dei cari demoni in questi ultimi giorni. In ogni caso, sono al mio servizio adesso. Ti ho convocato per avvisarti del cambio di regime.
Il bicchiere di Crowley cadde a terra, frantumandosi in mille pezzi. La sua epressione passò dallo stupore alla rabbia in un millesimo di secondo. - Cosa? 
- Già. - replicò Dean con indifferenza. - Si dà il caso che gli angeli mi stanno dando ufficialmente la caccia, quindi avevo bisogno di un po' di appoggio. Qualcuno che mi aiutasse a farli fuori.
- E cosa hai promesso loro per ottenerlo? - chiese Crowley a voce bassa, cercando di mantenere la calma.
- Di poter prendere le anime prima dei dieci anni contrattuali dei patti, di poter liberare i loro istinti indiscriminatamente qui sulla terra... giusto un paio di cose per farli divertire.
Crowley lo fissò schifato. - Avrai pure usurpato il titolo di re, ma non lo sarai mai. Sei solo un macellaio da quattro soldi, dov'è la tua integrità?
- Ma che dolce, fa il santarellino adesso. - replicò Dean, ridendo sprezzante. - Sveglia, Fergie*. Siamo nel 2014, l'integrità è così fuori moda! Ti do una scelta: tornare tranquillamente a fare il demone degli incroci, o opporti a me. Se scegli quest'ultima però ci saranno delle conseguenze, sappilo.
Crowley si alzò, indignato. - Ho davvero scelta? - disse con rabbia. - Tranquillo, non mi ribellerò. Cercherò solo di starti alla larga il più possibile. Ah, e non chiamarmi più Fergie, cretino.
Svanì in un istante. Dean sorrise tra sé e sé, soddisfatto.
Prese un'ultima sorsata di champagne dal bicchiere, poi lo posò sul tavolo e si alzò.
Tornò nella stanza da letto, dando un'occhiata veloce al cadavere sul letto.
Non gli importava di ripulire, ci avrebbe pensato il ricco proprietario.
Magari lo avrebbero addirittura incolpato, e questo lo divertiva.
Dean prese la Prima Lama dal comodino, e svanì anche lui.

 

 

Crowley si materializzò nel bunker, dopo aver passato una buona oretta in un pub a bere. In preda alla furia, iniziò a prendere a calci tutto ciò che trovava, urlando insulti e imprecazioni.
Dorothy scese immediatamente, in pigiama e imbracciando un fucile, mentre Charlie la seguiva confusa nel suo maglione sformato. Allo stesso tempo, un Sam confuso e assonnato si precipitò in salone con nulla addosso se non i pantaloni del pigiama.
- Crowley, cosa cazzo succede? - chiese allibito, mentre il demone buttava i libri giù dagli scaffali.
Dorothy premette il grilletto, facendo accasciare il demone a terra. - Quei libri sono preziosi, razza di mostriciattolo da strapazzo. - disse a denti stretti.
Crowley si rialzò, una mano premuta sul petto. - Fanculo, troia.
Sam si massaggiò gli occhi. - Vogliamo tutti darci una calmata, per favore? - disse ad alta voce. Si accomodò al tavolo, facendo cenno agli altri di fare altrettanto.
- Allora, Crow, vuoi dirci perché diamine ti metti a fare tutto questo casino nel cuore della notte? - chiese Charlie in tono lamentoso, reprimendo a fatica uno sbadiglio.
Crowley rimase in silenzio, limitandosi a materializzare una bottiglia di whiskey tra le sue mani ed iniziando a berla tutta di un fiato.
Sam lo fissava perplesso. - Crowley?
Il demone parve accorgersi solo in quel momento della presenza di Sam. - Wow, Sam. Dovresti andare in giro a petto nudo più spesso. - disse brillo con un sorriso malizioso, ammirando gli addominali scolpiti del cacciatore.**
Sam incrociò le braccia, assumendo un'espressione irritata. - Basta con le cazzate, vuoi dirci che diamine sta succedendo?
- Sono tornato ad essere un fottuto commerciante, ecco cosa sta succedendo. - sibilò Crowley a denti stretti. - Dean è il nuovo re dell'Inferno, ragazzi miei.
Ci fu un istante di silenzio allibito.
- Dean... Re dell'Inferno? - ripeté Charlie scioccata.
- Già. - sospirò il demone. - A quanto pare è a conoscenza del fatto che gli angeli vogliono dargli la caccia, e ha deciso di arruolare i demoni come suo esercito personale, promettendogli più libertà di massacro qui sulla terra. Preparatevi, sta per arrivare una guerra coi fiocchi.
Sam, intanto, rimaneva in silenzio, completamente inorridito. Si passò una mano sulla fronte, socchiudendo gli occhi. - Dobbiamo assolutamente avvertire Cas.
Prese il cellulare, digitando il suo numero. Castiel aveva promesso che si sarebbe fatto sentire e avrebbe portato il suo sempre con sé. Tuttavia, non lo sentiva da giorni. L'angelo gli aveva mandato un unico messaggio con scritto che aveva trovato una buona strada verso la soluzione.
Com'era prevedibile, scattò la segreteria telefonica.
- Ehi, Cas, sono io. Senti, devi venire qui al bunker il più presto possibile. Ho delle pessime notizie da darti... Notizie che riguardano Dean. Ci vediamo, vieni presto, mi raccomando. - disse agitato.
Riagganciò il telefono, posandolo sul tavolo.
Si passò le mani sulle braccia per riscaldarsi, rabbrividendo. - Va bene, ormai si è capito che non torneremo a dormire. Vado a mettermi qualcosa addosso.
- No, non farlo, lasciami qualche distrazione. - replicò Crowley con un sorrisetto.
Sam lo fulminò con lo sguardo, poi salì in camera sua.
- Dio, manchiamo qualche mese e guarda un po' che succede? - esclamò Charlie sbuffando. - Dorothy, torniamocene ad Oz.
- Sembra un'ottima idea. - si intromise Crowley, bevendo l'ultimo goccio dalla bottiglia. - Mi unisco a voi, tanto qui non ho più nulla da fare.
Dorothy sospirò in silenzio, tamburellando con le dita sul vecchio tavolo. - Ed io che pensavo che una volta tornata qui il maggiore dei miei problemi sarebbe stato abituarmi al ventunesimo secolo.
Sam tornò con una camicia di plaid addosso, una bottiglia di vecchio rum e quattro bicchieri tra le braccia.
- Ottima idea, Alce. - commentò Crowley. - Davvero un'ottima idea.
- Ehi, vedi di non finirlo tutto. - esclamò Dorothy burbera.
I quattro rimasero in silenzio a sorseggiare il liquore, ognuno perso nei propri pensieri.

 

Castiel apparì nel bunker circa un paio d'ore dopo. Guardò incuriosito i quattro riuniti intorno al tavolo.
- Ehilà, angioletto! - esclamò Crowley, che ormai era rosa acceso. - Ti conviene sederti, perché quello che stiamo per dirti non ti piacerà affatto.
L'angelo si accomodò accanto a Sam, che lo guardò con aria contrita. Il cacciatore prese un respiro profondo. - Cas... In poche parole Dean sa che i tuoi fratelli stanno cominciando a dargli la caccia, per questo si è dichiarato nuovo re dell'Inferno. Ha attirato tutti i demoni a sé promettendo loro la possibilità di fare un po' più come vogliono, ecco. Praticamente sono il suo esercito, adesso, e se ne servirà per uccidere gli angeli. A quanto pare sta per scoppiare una guerra.. - disse tutto d'un fiato.
Castiel si accasciò sulla sedia. - Quindi il tempo si restringe sempre di più, bene. - sussurrò, prendendo con noncuranza il bicchiere di Sam e bevendone il contenuto. - Comunque io ed Hannah siamo finalmente riusciti a scoprire un altro modo per poter curare Dean.
Rimasero tutti senza fiato. Avevano ormai perso le speranze a quel punto.
- È una tavoletta. Dettata da Dio in persona. Ne siamo venuti a conoscenza quasi per caso. Il problema è che non abbiamo idea di dove si trovi attualmente. Ovviamente abbiamo interpellato Metatron nelle celle del Paradiso, ma pare non sapere niente. - continuò. Poi esitò un istante. - E credetemi, siamo stati molto persuasivi.
- Cavoli. - esclamò Charlie. - Ci avevo quasi sperato.
- Non sappiamo neanche dove cercare, purtroppo. - disse Castiel sospirando. - Ci faremo venire in mente qualcosa. Più il tempo passa, più il pericolo di una guerra incombe su di noi. Mi farò sentire.

Castiel svanì, in un fruscio di impermeabile. Sperava ardentemente che Dean non fosse a conoscenza di quella maledetta tavola, perché se fosse stato così non l'avrebbero mai trovata, probabilmente.

 

 

 

 

 

 







---------------------------------------------
* Il vero nome di Crowley è Fergus, non potevo resistere.
** Crowley ha una cotta per Sam e nessuno potrà mai convincermi del contrario, ahah.
Ok, ok, scusate il ritardo. 
È un po' un capitolo filler, lo so, non succede niente ç_ç
In quanto alla scena iniziale, beh, conoscendo Dean, sono abbastanza convinta che da demone si darebbe sicuramente alla pazza gioia, oltre a torturare anime eccetera.
Ok, spero non vi siate annoiati troppo.

La canzone è Holiday dei Green Day

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Capitolo 8
*** I'll never lose affection for people and things that went before ***


There are places I'll remember
All my life, though some have changed
Some forever, not for better
Some have gone and some remain
All these places have their moments
With lovers and friends I still can recall
Some are dead and some are living
In my life, I've loved them all





L'angelo stava sorseggiando tranquillamente il suo ultimo drink superalcolico sulla limpida spiaggia hawaiana, mentre un avvenente ragazzo abbronzato gli massaggiava la schiena.
Se fosse stato per lui, avrebbe continuato quella vita per sempre. Sole, mare, cibo delizioso, gente sexy; era tutto ciò di cui aveva bisogno. Tuttavia, aveva una brutta sensazione.
Voleva tornare in America giusto per controllare che stesse andando tutto bene. E poi, beh, doveva ammetterlo; sentiva un po' la mancanza di quei due idioti dei fratelli Winchester.
Quindi si alzò dal lettino e salutò il ragazzo con un bacio, poi si appartò in un punto isolato e svanì.

 

 

Sam stava guardando pigramente la seconda stagione di Orphan Black in tv, cercando di distrarsi un po' da quella brutta situazione.
Charlie e Dorothy erano andate a fare una piccola gita fuori città, sarebbero tornate il giorno dopo, probabilmente. Avevano bisogno di stare da sole ogni tanto, Sam lo capiva benissimo.
All'improvviso la tv cambiò canale automaticamente. Apparve una ragazza a petto nudo e in mutandine striminzite che si rotolava mugolando sul letto dalle lenzuola rosso scuro.
Sam afferrò subito il telecomando; in quel momento non era proprio dell'umore giusto per guardare un porno. Pigiò un pulsante ma non successe nulla. La ragazza intanto iniziò a gemere rumorosamente, la mano infilata nella biancheria.
Il cacciatore premette un altro pulsante, e la scena sparì, lasciando solo la sigla di Casa Erotica su tutto lo schermo.
Sam sospirò e incrociò le braccia. Stava per alzarsi e spegnere la tv, quando la schermata lasciò il posto ad una scena che lo lasciò a bocca aperta.
La ragazza era parecchio impegnata sul cavallo dei pantaloni di un uomo baffuto e coi capelli tirati all'indietro. Solo che non era un uomo qualsiasi. A dire il vero non era affatto un uomo; era Gabriel. Gabriel l'arcangelo, il finto trickster, quello che per stare dalla loro parte si era fatto uccidere dal fratello Lucifer. Quello che aveva lasciato loro un messaggio tramite un DVD porno.
L'arcangelo mantenne lo sguardo fisso sulla telecamera per tutto il tempo, mentre la bocca della ragazza iniziava a muoversi sempre più velocemente.
"Sto guardando una pornostar praticare del sesso orale ad un angelo, bene" pensò Sam allibito, sentendosi a disagio. Sembrava che Gabriel stesse guardando proprio lui.
Quando fu tutto finito l'arcangelo si riabbottonò i pantaloni e sorrise.
- Ti sono mancato, Sam?*- disse, e la tv si spense.

Sam rimase seduto sul divano in silenzio. Non riusciva a credere a quello che aveva visto.
- Sammich Sammich caro, quanto mi sei mancato.
Sam sobbalzò violentemente e voltò la testa di lato, ritrovandosi davanti Gabriel (fortunatamente privo di baffi).
Rimase a fissarlo a bocca aperta senza dire una sola parola.
L'arcangelo ridacchiò, poi l'osservò con sguardo avido. Fece un verso d'apprezzamento.
- Ma guardati. Ti sei fatto parecchio sexy, vedo.
Sam si sentì in imbarazzo. - Pensavo giocassi per l'altra squadra, Gabriel. - disse tossicchiando.
- Bello mio, io gioco per tutte le squadre. Secondo te ad un angelo cosa gliene frega dei generi? Per me se una persona è sexy, ci sto. Io ragiono così.**
Il cacciatore agitò le mani come per troncare il discorso. - Va bene, non è quello il punto adesso. Come diamine fai ad essere vivo? E per quale motivo non ti sei fatto più sentire?
- Non si inganna il trickster, ricordalo sempre Sammich. - replicò l'altro sorridendo. Poi si rabbuiò per un momento. - Diciamo che per qualche motivo ho perso la memoria e l'ho ritrovata solo poco tempo fa. Ecco, è per questo che non sono corso da voi per aiutarvi con tutta quella storia dell'Apocalisse.
In ogni caso tu sei ancora tutto intero e fuori dalla gabbia, quindi credo che sia andato tutto a buon fine, giusto? Cassie come sta? È riuscito a prendersi il culo di tuo fratello?
S
am scoppiò in una breve risata alla solita insolenza dell'arcangelo, malgrado la situazione attuale.
Iniziò a spiegargli in breve quello che era accaduto negli ultimi anni.
-... e quindi il Marchio ha trasformato Dean in un demone. Ha già ucciso parecchi essere umani innocenti. Alcuni li conoscevamo, come i Ghostfacers e Garth. Beh, lui non era proprio un essere umano, ma era nostro amico. Garth è morto qualche giorno fa, domani ci sono i funerali. - disse in tono addolorato, mentre Gabriel lo ascoltava in religioso silenzio. – È riuscito ad uccidere lo stesso Cain con le sue mani. Abbiamo scoperto, però, che c'è un altro modo per curarlo, è scritto su una tavoletta dettata da Dio in persona. Castiel la sta cercando, ma il problema è che nessuno ha idea di dove si trovi.
Gli altri angeli, invece, hanno iniziato a dargli la caccia. Pare che ci sia una guerra in arrivo.
Gabriel aveva un'aria serissima in volto.
- Cazzo Sam, che situazione di merda. - disse alzandosi dal divano. - Forse è meglio che raggiunga Castiel.
Sam lo trattenne di istinto per un braccio, mentre fuori iniziava a piovere. - Aspetta Gabriel, non sai nemmeno dove si trovi. Sono le due di pomeriggio, Castiel ha detto che per le tre sarebbe stato qui per aggiornarmi. Vuoi che ti offra qualcosa? - chiese in tono gentile. - Non mi hai nemmeno detto cosa hai fatto per tutto questo tempo.
Gabriel lo guardò con curiosità. - Come mai tutta questa gentilezza, Sammich? - gli chiese sorridendo. - Ma sì, mi tratterrò qui in attesa del mio caro fratellino. Ce l'hai dei lecca lecca?
Sam sorrise per un momento, ricordandosi della sua folle passione per i dolci ultradiabetici.
- Credo di averne un paio stagionati da qualche parte, vado a cercarli.
Gabriel scosse la testa ridacchiando. - Nah, non ti preoccupare.
Schioccò le dita ed un paio di lecca lecca enormi comparvero tra le sue mani. Ne passò uno a Sam, che lo accettò divertito.
- Allora. - esordì l'arcangelo ritornando serio. - È proprio una brutta faccenda. Ma vedrai, ce la faremo a trovare quella fottuta tavoletta. Comunque lo sapevo che Dean avrebbe combinato qualche cazzata prima o poi. Scusa se te lo dico, ma tuo fratello è sempre stato un po' imbecille
Sam rise amaramente, abbassando lo sguardo.
- Lascia che ti dica una cosa, Sammich. - continuò Gabriel succhiando il lecca lecca rumorosamente. - Tu sei sempre stato il mio Winchester preferito.
L'altro si rigirò il dolce tra le mani con un sorrisetto. - Ah sì? Per questo mi hai fatto assistere alla morte di Dean centinaia di volte?
Gabriel roteò gli occhi. - Ma dai, stai ancora pensando a quel martedì? Sì, lo so, ho esagerato.
- "Esagerato" è dir poco. - replicò Sam, assaggiando finalmente il suo dolce. - Comunque, beh, è stato tanto tempo fa, ti perdono. Anche perché ora sto passando molto di peggio.

All'improvviso sentirono la porta al piano di sotto aprirsi.
- Probabilmente sono Charlie e Dorothy, con questa pioggia saranno dovute tornare indietro. - spiegò Sam. - Scendiamo giù.
Gabriel lo seguì in silenzio per le scale.
Charlie e Dorothy stavano sistemando i cappotti all'appendiabiti, contrariate e un po' infreddolite.
- Porco cazzo, volevamo fare solo un pic nic in santa pace, per prenderci un attimo una pausa! - sibilò Charlie irritata. Alzò lo sguardò e notò Sam e Gabriel.
- Ragazze, questo è l'arcangelo Gabriel. A quanto pare, ehm, è vivo. - esordì Sam.
Dorothy andò a stringergli la mano esistante, mentre Charlie restò a bocca aperta. - Quell'arcangelo Gabriel? Quello dell'annunciazione?
L'angelo ridacchiò. - Già, ma non ti immagini nemmeno come sia andata in realtà.
Stava per iniziare a raccontare, ma Sam lo fulminò con lo sguardo. - Gabriel, non è davvero il momento per i discorsi religiosi.
Charlie intanto si era ripresa, e si avvicinò all'angelo. - Wow, è stranissimo incontrarti dal vivo. Cioè, ho letto praticamente tutto di te nella serie di Supernatural. - disse con aria da fan.
Sam le lanciò un'occhiataccia, mentre Gabriel sorrideva.
- Che c'è? - gli chiese lei. - L'ho letta a scopo puramente informativo.
- Lascia perdere. - replicò l'altro scuotendo la testa. - Vado a prendere qualche birra, voi intanto sedetevi.

 

Quando Castiel arrivò al bunker vide Sam, Charlie e Dorothy che chiacchieravano annoiati. Poi notò Gabriel e rimase completamente basito.
Gabriel si alzò con un gran sorriso in volto. - Ehi fratellino! È da un sacco che non ci si becca, eh? - disse stringendolo.
Castiel non ricambiò l'abbraccio, non credendo a quello che vedeva. - Non puoi essere reale. Scommetto che sei un'allucinazione come l'ultima volta.
Gabriel si staccò da lui e lo guardò perplesso, mentre Sam si alzava.
- Di quale allucinazione parli? - chiese il cacciatore stranito.
- Tempo fa Metatron mi ha tratto in inganno facendomi credere che Gabriel fosse ancora vivo, in modo da raggiungere il suo scopo.
- Cassie, ti assicuro che sono io in carne ed ossa. Metatron è imprigionato, no? Così mi ha detto Sam.
Castiel esitò un istante, poi strinse nuovamente Gabriel a sé. - Scusami. È solo che quella volta sono rimasto terribilmente deluso. Bentornato fratello.
- Oh, ora sì che ci siamo. - rispose l'arcangelo dandogli leggere pacche sulla schiena.
Poi si riaccomodarono al tavolo.
- Castiel, avete scoperto qualcosa su quella tavoletta? - chiese Dorothy, che era rimasta in silenzio fino a quel momento.
L'angelo sembrò scoraggiato. - Nulla di nulla. Ci hanno detto che forse era sepolta nel fondo del fiume Congo, ma l'abbiamo perlustrato tutto e non c'era nulla.
Charlie sputacchiò la birra che stava bevendo dalla sorpresa. - Mi stai dicendo che avete cercato lungo tutto il fondo del fiume più profondo al mondo?!
Castiel alzò le spalle, non capendo cosa ci fosse di così strano. - Sì.
- Wow.
- Quindi siamo di nuovo al punto di partenza, giusto? - intervenne Sam deluso.
- Già. - rispose l'amico mortificato.
Gabriel parve riflettere tra sé e sé.
- Cassie, che ne dici se ti do una mano? Sono più anziano e più esperto di te, sai? - disse sorridendo.
Castiel lo guardò male. - Non dirlo come se fossi un ragazzino alle prime armi. Comunque sì, a me ed Hannah il tuo aiuto potrebbe essere molto utile.
- Hannah, quella ragazzina? - ridacchiò l'arcangelo. - Ma dai, vai in giro con i poppanti? Però non era così male, devo ametterlo. Quindi siamo d'accordo, vengo a fare da balia a voi due?
Castiel si alzò sbuffando. - Dai, muoviamoci. Forse il tuo aiuto può portare a qualcosa di buono.
- Ma dai, così presto? Non ho nemmeno finito la mia birra!
Il fratello gli lanciò un'occhiata eloquente e Gabriel si alzò sospirando.
- Okay, ragazzi, ci si vede.
I due svanirono in una frazione di secondo.
- Speriamo che l'aiuto di Gabriel serva davvero a qualcosa. - mormorò Sam, dopo aver bevuto l'ultima sorsata di birra. 














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* Sì, lo ammetto, mi sono ispirata all'ultima puntata di Sherlock quando Moriarty dice "Did you miss me?" in tv. :'D
** La sessualità degli angeli in Supernatural mi fa abbastanza ridere. Cioé, quanto può essere ridicolo il fatto che degli esseri non umani e ultramillenari siano eterosessuali? Il mio headcanon è che molti di loro siano pansessuali (come Gabriel in questa ff) o asessuali. 


Comunque scusate per questo capitolo un po' monotono, ma l'ho voluto dedicare tutto al ritorno di Gabriel (all'inizio comprendeva anche il punto di vista di Dean, ma l'ho tolto).
Mi ricordo che Richard Speight Jr ha detto che, nonostante la comparsa di Gabe nella nona stagione fosse solo un trucco di Metatron, probabilmente l'arcangelo è ancora vivo (e mi sono aggrappata a queste parole con tutta la forza che mi è rimasta ha)

La canzone è In my life dei Beatles, perdonatemi ma non riuscivo a trovare una che fosse perfettamente azzeccata çç

Inoltre scusatemi per questo immenso ritardo, ma questi giorni avevo davvero la testa da un'altra parte ;.;

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Capitolo 9
*** The moment to fight ***


A warning to the prophet
To the liar, to the honest
This is war




Dean sorseggiava un bicchiere di vino rosso nel grande salone della villa, mentre udiva urla provenire dal piano di sopra. Sorrise tra sé e sé.
-Luke, cerca di non strapazzare troppo Abigail. Ci serve viva. - disse ad alta voce, terminando il vino rimasto nel bicchiere di cristallo. Lo poggiò sul tavolino in quercia davanti al divano di velluto blu su cui sedeva.
Le urla terminarono dopo qualche istante. Un uomo apparve in cima alle scale, scendendo poi lentamente. Aveva le mani macchiate di sangue. Alla vista di Dean sorrise con rispetto.
Dean si alzò sorridendo di rimando. - Allora, qualche novità, Luke?
Luke annuì. - Sì. La puttanella ha deciso di smettere di fare i capricci e collaborare senza più intralci.
- Bene. È quello che le conviene fare, giusto?
Senza aspettare una risposta, si avviò al piano superiore. Camminò lungo il corridoio e entrò nella seconda stanza a destra.
Era un grande studio, dal pavimento in parquet scuro e le pareti interamente coperte da immense librerie. Dietro alla grande scrivania in noce c'era una ragazza dai capelli castani e voluminosi ridotta piuttosto male, intenta a scrutare la tavoletta di pietra davanti a sé. Era ammanettata alla sedia e non poteva alzarsi.
Dean sorrise alla vista del sangue che le ricopriva buona parte del volto. Diede una veloce occhiata alle manette.
- Devi andare in bagno? - le chiese con falsa premura, avvicinandosi.
Lei lo fulminò con lo sguardo. - Fottiti.
Dean roteò gli occhi - Abigail, Abigail cara. Sei proprio una profeta irascibile, te l'hanno già detto? - disse con voce bassa e roca. - Forse pensi di poter fare la troietta strafottente perché sai che dobbiamo mantenerti in vita. Ma dopo il trattamento che Luke ti ha riservato sai anche che possiamo sgualcirti e rivoltarti come un guanto, giusto? Vuoi che ti dia una ripassatina io, così da poter capire meglio il concetto?
Un lampo di paura attraversò gli occhi grigi della ragazza, che chinò il capo. - Chiedo umilmente scusa.
Dean ridacchiò. - Bene, questo è lo spirito giusto. - disse avvicinandosi ancora di più, in modo da poter osservare la tavoletta. Era così vicino che quasi sentiva la ragazza tremare. - Ora dimmi quello che sei riuscita a decifrare fino ad ora.
- Non molto. Questa roba è parecchio difficile. - replicò Abigail col tono più deciso possibile. - In ogni caso, fino adesso sono riuscita a capire che parla di qualcosa come una certa quantità del "sangue delle persone care"... Forse capirei meglio se mi dicessi qual è il senso generale della tavoletta.
Dean le diede una pacca sulla schiena, facendola sussultare. - Ben fatto, Abbie. Per aver scoperto di essere una profeta da appena una settimana, te la stai cavando bene. Comunque no, non ti serve saperlo. - disse soddisfatto. Tirò fuori un fazzoletto candido dalla tasca dei pantaloni e glielo poggiò sulla scrivania. - Pulisciti quel faccino, coperta di sangue non sei proprio il massimo della bellezza.
Si allontanò dalla scrivania per dare un'occhiata ai libri. Non era mai stato un tipo che leggeva tanto. Ogni tanto leggeva qualcosa e gli faceva piacere farlo, ma non al livello di suo fratello Sam.
Si ricordava che da piccolo la lettura gli piaceva molto, ma ogni volta che il padre lo beccava con un libro tra le mani lo rimprovevava intimandogli di smettere di "perdere tempo". Sorrise tra sé e sé, mentre passava una mano su un antico volume leggermente impolverato.
Gli sarebbe piaciuto che il padre fosse stato ancora vivo, in quel momento, solo per gustarsi l'espressione di angoscia e di terrore che avrebbe avuto nel ritrovarselo davanti. Il suo obbediente, coraggioso figlio trasformato in quello che odiava di più.
Abigail ogni tanto alzava lo sguardo inquieta, mentre continuava a decifrare la tavoletta.
Era ancora confusa per tutta quella storia. Era successo tutto così in fretta. Una settimana prima non aveva ancora idea di tutto quello che le stava per accadere.
Quel sabato sera si stava preparando per andare ad un appuntamento con la sua ragazza, Marie, senza alcun pensiero per la testa. Aveva appena iniziato il college, la madre aveva finalmente trovato il compagno giusto, e le cose con Marie andavano alla grande.
Quella sera, però, non ci fu alcun appuntamento. Un paio di bruti dagli occhi neri erano piombati in camera sua e l'avevano afferrata, per poi materializzarsi all'interno di quell'enorme villa in campagna. La prima cosa che aveva visto era Dean che la osservava divertito e le spiegava la situazione.
Dean aveva trovato la tavoletta qualche giorno prima di rapire la ragazza. Si era armato. Si era informato. Lui e gli altri demoni avevano già massacrato una gran quantità di angeli minori. E i traditori, ovviamente. Quelli che nonostante tutto erano ancora dalla parte di Crowley.
In ogni caso, la tavoletta era stata ritrovata grazie alle informazioni estorte agli angeli con la tortura, in un'antica grotta a Gerusalemme. "Probabilmente per qualche stupido significato mistico" aveva pensato Dean. Ne era venuto a conoscenza quasi per caso.
L'avrebbe probabilmente distrutta alla fine, ma era curioso di sapere cosa vi fosse scritto sopra. Dopotutto era l'unica "cura" rimasta per lui, a quanto pareva.
- Bene, Abbie cara. Continua a lavorare. - si congedò con un sorriso ipocrita. Appena uscito dalla stanza si sentì chiamare dal piano di sotto. Sospirando, si avviò verso l'atrio.
Si ritrovò davanti a due demoni incatenati e una donna dall'aria elegante e raffinata, la cui natura si capiva dai suoi occhi completamente neri.
- Bela.
Bela sorrise leggermente. - Dean. Ho catturato questi due piccoli sporchi traditori con le mie mani.
Dean gettò un'occhiata ai due demoni a terra e sputò loro addosso. - Alec, portali nelle segrete e falli cantare. - disse a voce alta senza nemmeno voltare lo sguardo, e un uomo robusto li prese e li trascinò via.
- Allora. - continuò, rivolgendosi a Bela. - Qualche novità sul fronte angeli?
Lei, intanto, lo scrutava dall'alto in basso. - Accidenti, Dean. Ti invidio proprio sai? - esclamò ignorando la domanda. - Tu hai potuto tenerti il tuo corpo, mentre io ho dovuto rinunciare al mio, che era tanto attraente.
Dean roteò gli occhi, poi si soffermò sui capelli folti e biondi della ragazza, e gli occhi tornati del loro colore chiaro*. - Dai, Bela, non lamentarti. Non ti è andata così male. Ora passiamo alle questioni serie.
- Io, Jade e gli altri abbiamo fatto fuori circa cinque angeli oggi. Nulla di che, non erano angeli paricolarmente importanti, purtroppo. Abbiamo ricevuto una soffiata. Quei due traditori stavano parlando con degli angeli, stavano sicuramente passando loro informazioni. Sembra che Crowley sia collaborando con quei coglioni piumati, che tristezza. - disse tranquillamente. Poi la voce si fece più esitante - Poi ad un certo punto abbiamo visto Gabriel, sembra che sia ancora vivo. E con lui c'era Castiel...
Dean si irrigidì. - Continua.
- Beh, sta bene... solo che stava per attaccarci. Ho dovuto farlo. - replicò Bela quasi implorante.
Gli occhi del cavaliere infernale si ridussero a fessure. Si avvicinò a Bela, che indietreggiò improvvisamente intimorita. - Cosa hai dovuto fare, Bela? - sibilò stringendo i denti.
- L'ho colpito. Non forte, però, credo sia ancora vivo. - rispose lei abbassando lo sguardo.
La mano di Dean le strinse il collo e la sbatté contro il muro accanto alla porta d'ingresso. I suoi occhi si fecero subito neri, lampeggianti d'ira. - Ah, tu credi che sia ancora vivo? Puttana di merda, ho detto a tutti di non toccare né lui né Sam, e tu hai disobbedito come se nulla fosse! - urlò infuriato.
La lasciò andare, facendola cadere per terra. Le diede un calcio, respirando pesantemente.
- Vaffanculo, Bela. - continuò. - Un altro passo falso e sei fottutamente morta.
Bela si ripulì il sangue che le colava dal naso. Parve ritrovare un po' di coraggio. - Ci hai sempre detto di non far loro del male, ma perché? Non dimmi che ci tieni ancora?
Dean sussultò. - Non sono tenuto a spiegarti le mie ragioni, cagna. - esclamò furioso. - Ma oggi sono magnanimo. Non voglio che facciate loro alcun male perché li ucciderò, al momento giusto. - disse gelido. Poi si voltò, spalancò la grande porta in legno antico e uscì, richiudendola poi rumorosamente.

 

 

Castiel arrancò all'interno del bunker, sorretto da Gabriel, l'impermeabile macchiato di sangue. Poi perse conoscenza, venendo prontamente afferato dal fratello.
- Ehi, ehi. - esclamò Sam allarmato, accorrendo subito in suo soccorso, mentre Dorothy e Charlie si avvicinavano preoccupate. Lo prese per un braccio e guardò Gabriel. - Forse è meglio portarlo in stanza di Dean.
Gabriel lo scansò. - Lascia fare a me. - disse, salendo le scale con Castiel tra le braccia.
Sam e le due compagne lo raggiunsero subito.
- Cosa diamine è successo? - esclamò Dorothy, incrociando le braccia sul petto.
Gabriel sospirò. - Ci siamo incontrati con dei sostenitori di Crowley che facevano le spie nel nuovo esercito di Dean per suo conto. Sono riuscito a fermargli il sangue ma l'hanno ferito al fianco con una spada angelica, è meglio che stia a riposo per un po'.
- La tavoletta. - mormorò Castiel affannato, dopo aver ripreso conoscenza. - Dean ha la tavoletta.
Piombò un silenzio di tomba nella stanza. Lo sguardo di Sam era angosciato, mentre Charlie si grattava l'avambraccio in preda all'agitazione.
Dorothy era serissima. - Quindi non c'è alcuna speranza di ritrovarla, giusto?
Castiel scosse la testa mortificato, poi gemette dal dolore.
- Castiel, riposati. Non fare sforzi. - gli intimò Sam.
Gabriel, intanto, guardava tutti con sguardo funereo. - Quei due demoni, Max e Aleida, stavano per comunicarci il luogo in cui risiedono, quando altri demoni ci sono piombati addosso infuriati. Probabilmente avevano capito i loro intenti.
- E adesso che si fa? - chiese Charlie con voce tremante.

Era passato un mese dall'inizio della nuova guerra tra angeli e demoni. Lei, Dorothy e Sam cercavano di mantenere la calma, andando a caccia per cercare di fare qualcosa di buono, salvare vite. Sam si era opposto all'idea di avere le due ragazze come compagne, ma Charlie e Dorothy non avevano accettato obiezioni.
Era andata piuttosto bene, a dirla tutta. Avevano distrutto un covo di vampiri e ucciso un paio di djinn. Ma gli adepti di Dean erano in giro e si facevano notare. Sam non poteva restare con le mani in mano.
Lui, Charlie e Dorothy erano andati sulle tracce di un demone che aveva massacrato una famiglia a Detroit, e per poco Charlie non ci aveva rimesso la pelle. Per fortuna il demone non era uno dei più svegli, e Sam era riuscito a sorprenderlo alle spalle. Ma Charlie era rimasta gravemente ferita.
Castiel non aveva abbastanza energia da poterla guarire, ma Gabriel sì, ed era proprio quello che aveva fatto. Castiel si era infuriato, dando loro degli incoscienti, facendosi promettere che se ne sarebbero stati buoni e tranquilli finché tutta quella faccenda non fosse finita.

 

Ci fu nuovamente un istante di silenzio carico di tensione.
- Dobbiamo scoprire il luogo in cui si trovano tutti e poi andarci, non c'è altra soluzione. - affermò Gabriel in tono cupo. - Purtroppo non sappiamo di chi doverci fidare. Hanno fatto già fuori quattro delle migliori spie. Dobbiamo rivolgerci a Crowley.
Sam annuì e afferrò il telefono. Compose il numero dell'ex re infernale, 666**, e aspettò. Dopo qualche istante, Crowley rispose.
- Alce. - proclamò con voce suadente. - Che piacere sentirti.
Sam roteò gli occhi e sospirò. Spiegò brevemente la situazione a Crowley, che rimase un momento in silenzio.
- Che scocciatura, cazzo. - esclamò poi- Quei due erano i migliori che avevamo. Comunque non erano gli unici, tranquilli. Ora vedo di informarmi e poi vi raggiungo per elaborare un piano.
Sam non fece in tempo a rispondere che Crowley aveva già agganciato. Scrollò le spalle e ripose il cellulare nella tasca dei jeans. Comunicò quello che il demone gli aveva detto agli altri, e si accomodò sul bordo del letto, presto seguito dagli altri.
Rimasero in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri.
Crowley si materializzò un paio d'ora dopo, l'aria esausta.
- Bene. Ce l'ho fatta. So dove si trovano. - disse incrociando le braccia. - Escogitiamo questo diamine di piano e facciamola finita.














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* L'ho immaginata come l'attrice Amber Heard
** come mostra il telefilm stesso ^^
  Quasi un mese di ritardo, mi scuso tantissimo.
È solo che è stato un periodo un po' tremendo per me, soprattutto quest'ultima settimana.
Spero di essermi fatta perdonare con questo capitolo, ci si becca al prossimo :)
La canzone è This is War dei 30 seconds to Mars.

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Capitolo 10
*** Hallelujah ***


Maybe there's a God above
Through you he tried to teach me love
A long and winding road that led me to you
Don't think I've abandoned hope
Still I'll hang onto this rope
I won't let go till I find our Hallelujah


 

Abigail era china sulla tavoletta di argilla, in preda alla rabbia più cieca. In quel momento sarebbe dovuta essere a casa a studiare con Marie, a fare progetti per il suo futuro, non in quella gelida e sudicia grotta a collaborare ai piani di un demone. Si promise che gliel'avrebbe fatta pagare. Si sarebbe vendicata, in qualche modo.
Ma continuò a decifrare quei dannati ideogrammi, illegibili per chiunque altro. Ce l'aveva quasi fatta.

 

Castiel e Gabriel si guardarono con serietà. Stava per calare la sera, e loro erano a pochi passi di distanza dalla villa. Il suo interno era illuminato, ma non sembrava esserci molta attività all'interno. Osservarono con ansia Crowley avvicinarsi alla porta d'ingresso, a passo lento e guardingo.
L'ex re infernale bussò tre volte.
Si ritrovò davanti Bela Talbot, la cui espressione si fece subito gelida. - Ma guarda te chi si rivede.
- Sono venuto a parlare di affari. - rispose Crowley nel suo solito tono gelido e calmo, sebbene stesse pensando che quello era uno dei peggiori piani mai escogitati. A dire il vero non era neanche un vero e proprio piano.
Bela lo squadrò dall'alto in basso. Esitò un istante, poi si scansò per farlo entrare. - Ok. Sentiamo cos'hai da dire.
Si accomodarono sul divano nell'ampio salone, a distanza di sicurezza.
- Non che abbia qualcosa contro di te, Bela... Ma preferirei parlare con quello che comanda qui dentro, sai com'é.
Bela gli lanciò un'occhiataccia e con un gesto della mano gli torse il collo. Crowley imprecò, ma si trattenne dal reagire. - Bada a come parli, idiota. - disse secca. - Comunque Dean non è qui al momento. Quindi o parli con me, o niente.
- Dean è qui, invece. - disse Dean mentre entrava nella stanza. Si avvicinò a Bela e Crowley scrutando quest'ultimo con attenzione. - Ed è decisamente curioso di sentire quello che hai da dire.
Crowley deglutì. Il nuovo re infernale aveva un'aria piuttosto minacciosa.
- Sono venuto qui per... per collaborare.

 

Abigail era ancora china sulla vecchia scrivania di legno marcio, intenta a decifrare la tavoletta. La testa le faceva terribilmente male e la sua vista stava iniziando ad offuscarsi. Era stanca. Tutta quella situazione le sembrava così terribilmente irreale. In effetti la stava prendendo anche troppo bene, in fin dei conti chi si aspettava che il mondo a cui era abituata fosse abitato da demoni e creature malvage? Quelle cose accadevano solo nei film horror di cui lei e Marie erano appassionate. Marie. Abigail si chiedeva come stesse in quel momento, cosa stesse facendo. Erano ormai passati tre mesi.
Alzò di scatto la testa, sentendo strani rumori. Nulla era diverso. Le fredde pareti della grotta in cui si trovava erano uguali a prima. Si risistemò sulla scomoda sedia in ferro arruginito e chinò nuovamente la testa, cercando di concentrarsi. Le mancavano solo poche righe. Sperava che sarebbe riuscita a comprendere quello che c'era scritto una volta terminata la traduzione, visto che così com'era non aveva molto senso.
Un altro rumore. Alzò di nuovo la testa e per poco non urlò.
Davanti a sé c'era un uomo dall'aria stanca e da un lungo impermeabile sgualcito.

Abigail strinse gli occhi. Era sicuramente uno di quei demoni, visto che era praticamente apparso dal nulla. L'uomo le se avvicinò piano. Lei lo osservava guardinga.
- Ciao. - disse lui in tono amichevole ma cauto. - Io sono Castiel, un angelo del Signore.
Malgrado la situazione poco piacevole, Abigail non poté fare a meno di scoppiare a ridere. Quello decisamente non se lo aspettava.
-
 Quindi esistono anche gli angeli adesso? - chiese poi con un sorrisetto divertito.
- Sì. - rispose Castiel con calma, annuendo. - Ma non c'é tempo di parlarne in questo momento. Dobbiamo uscire di qui il prima possibile.
Abigail lo squadrò. - E come faccio a sapere che stai dicendo la verità e non sei un demone bastardo come gli altri?
Castiel sospirò. - Non lo sono. Voglio solo sapere il contenuto della tavoletta per poter guarire Dean senza la sua collaborazione. Devi fidarti. Il tuo aiuto sarebbe davvero importante.
- Beh, ho altra scelta? - sbuffò Abigail. Come se fosse stata libera di rifiutare.
Castiel inclinò leggermente la testa di lato, perplesso. - Non ti sto obbligando, Abigail. Sto solo chiedendo il tuo aiuto. - disse piano. - Non sono un demone.
La ragazza esitò un momento. - Come hai fatto a sapere che mi avevano rinchiuso in questo posto? - chiese con sincera curiosità. In effetti Dean l'aveva rinchiusa in tutta fretta e in gran segreto, non rivelando la sua posizione neanche ai collaboratori più fidati.
- Ho i miei informatori. Ora andiamo. - la esortò Castiel con impazienza.
Abigail gli passò la tavoletta. Si alzò dalla scomoda vecchia sedia di metallo e si apprestò a seguirlo.

All'improvviso, però, si ritrovarono circondati dalle fiamme. Abigail si strinse a Castiel istintivamente, spaventata.
Castiel, intanto, osservava in silenzio la figura che si era materializzata al centro della caverna, stringendo leggermente la tavoletta a sé.
Dean battè piano le mani, con la Prima Lama sporca di sangue stretta in una di esse, e un ghigno malvagio sul volto.
- Peccato, tigre. Ce l'avevi quasi fatta. Peccato che non puoi battere il Re dell'Inferno.
Castiel lo fulminò con lo sguardo. - Olio sacro incendiario mentre eri invisibile, eh? Una mossa poco onesta.
Dean scoppiò in una risata fragorosa. - Sveglia, angioletto, ti sei forse dimenticato che sono un demone? - lo schernì. Poi si fece improvvisamente serio. - Ora consegnami quella tavoletta e ti faccio uscire di qui.
Castiel non si mosse di un millimetro. Dean alzò gli occhi al cielo e attirò Abigail a sé con un rapido gesto della mano. La ragazza gemette spaventata, mentre la stretta di Dean intorno al suo collo si faceva soffocante.
- Dammi la tavoletta, Castiel. - ripeté Dean lentamente, scandendo bene le parole. - Dammi la tavoletta e non torco il collo alla ragazza, e poi amici come prima.
- Noi non siamo amici. - replicò Castiel, gelido. - Tu non sei Dean Winchester, il Dean a cui volevo bene. Sei solo un involucro vuoto e crudele.
Scese il silenzio. Dean, suo malgrado, non poté fare a meno di assumere un'espressione ferita. Lasciò andare Abigail, che dobo avergli affibbiato una coraggiosa gomitata nello stomaco andò a ripararsi dietro di Castiel, e alzò le mani in segno di resa.
- Come vuoi tu. Stavo solo scherzando. - disse Dean ostentando un tono annoiato. - Comunque, vedo che non hai intenzione di cosegnarmi quella maledetta cosa. Cosa vuoi che facciamo, allora? Giochiamo a twister? Facciamo le parole crociate? Ci scontriamo in una battaglia rap?
Castiel rimase impassibile, per nulla divertito, ma gli si avvicinò leggermente. Aveva notato che le sue parole avevano colpito in qualche modo Dean; forse c'era ancora speranza.
- Dean. - disse in un tono adesso pieno di calore. - Smettila. Lasciati curare.
Il demone rimase a fissarlo stupito per qualche secondo, poi scoppiò a ridere. - Ma dai, Castiel. Lo sai anche tu che stai solo sprecando tempo. Non c'è alcun bisogno di "guarirmi". Che divertimento ci sarebbe se no?
- So che non lo pensi davvero. - rispose Castiel guardandolo con serietà.

Dean ridacchiò sarcastico. - Ne sei così sicuro? Wow, angioletto, sei fottutamente ingenuo, cazzo. - disse sprezzante. - Non capisci. Amo essere un demone. Amo sentire le anime gemere e implorare mentre le squarcio con le mie mani. Due giorni fa, per esempio, ho riscosso l'anima di un padre di famiglia che aveva venduto l'anima per, se non sbaglio, sposare la donna che amava. Cristo, gli umani sono proprio degli imbecilli. In ogni caso, era a casa a festeggiare il compleanno della figlia, compleanno che ho un po' rovinato, soprattutto per colpa dei miei adorati segugi infernali. E dire che i cani non mi sono mai piaciuti. Beh, era solo per fare scena, però. Non potevo lasciare a loro il divertimento di farlo a pezzi, cosa che ho fatto io con l'aiuto della mia fidata Prima Lama. Avresti dovuto sentire come urlava. Sembrava un maiale durante la macellazione.
Il racconto e la delizia sul volto di Dean fecero rabbrividire Castiel, inorridito. Stava per ribattere, quando si sentì improvvisamente libero. L'espressione di Dean si trasformò in una maschera di rabbia. Castiel si voltò. Il fuoco era scomparso, ed Abigail era in piedi con un'espressione trionfante sul volto e un secchio arrugginito tra le mani.

- Piccola stro.. - sputò Dean, e stava per avventarsi su di lei quando Castiel gli si parò davanti.
Dean indetreggiò. Non aveva intenzione di colpire Castiel; non ancora, per lo meno.
- Wow, non sapevo che un olio magico del genere si spegnesse con un po' di stupida acqua. - disse Abigail con sarcasmo. - Sei stato troppo premuroso nel darmi dell'acqua con cui dissetarmi questi giorni, Dean.
Il demone la fissava con odio. Castiel lo guardò.
- Beh, dobbiamo salutarci Dean. - disse. Si avvicinò ad Abigail per poter smaterializzarsi insieme a lei, ma Dean le fece perdere i sensi con un rapido gesto della mano, mandandola a sbattere contro le pareti della cella, e si avventò su Castiel.
Questi si dimenò ma non riuscì a liberarsi dalla stretta di Dean. Il demone era incredibilmente forte.
Dean strinse il collo di Castiel con la mano che tringeva la Prima Lama, mentre con l'altra cercò di sfilargli la tavoletta dalle mani, ma non c'era nulla da fare. Castiel era debole e la grazia che aveva in corpo non era la sua, ma era sempre uno degli angeli più potenti.
Castiel riuscì finalmente a liberarsi e cadde a terra dallo sforzo. Si rialzò in fretta.
Stava per svanire, ma Dean, in quella frazione di secondo, riuscì a precederlo.
Dean gli si avventò addosso con una furia cieca, istintiva, e affondò la Prima Lama nello stomaco di Castiel, che spalancò gli occhi azzurri. Da questi e dalla bocca uscì una luce bianca e si accasciò a terra.
Il demone si rese conto di essersi spinto troppo in là. Si inginocchiò e prese Castiel tra le braccia, in preda all'orrore. L'angelo era ancora cosciente, ma la grazia presa in prestito era svanita. Ora era umano, e quella ferita era ancora più letale, adesso. Guardava Dean con tristezza, mentre quello lo stringeva delicatamente.
- Cas... - mormorò Dean tremando visibilmente, estraendo piano la Prima Lama dalla ferita sgorgante sangue e tamponandola come meglio poteva con la mano. - Non...non volevo farti questo. Scusami...Sono un mostro, lo so. Ma ti prego, non morire. Per favore Cas..
Lo sguardo di Castiel traboccava perdono. Sollevò debolmente una mano e accarezzò il volto di Dean, che socchiuse gli occhi al suo tocco.
- Non ti preoccupare, Dean. Veglierò su di te. - sussurrò in tono rassicurante. - Olani hoath ol.
Poi chiuse gli occhi, e il respiro già debole si fermò definitivamente.

Dean continuava a premere la ferita istericamente, come se fosse servito a qualcosa. Ormai era intriso del sangue del suo vecchio amico. - No. - disse con voce rotta. - No, no, no.
Lasciò la presa su Castiel, che rimase a terra disteso, e si alzò. Iniziò a camminare avanti indietro, le mani sporche di sangue sul volto segnato dal dolore.
- NO! - urlò a pieni polmoni.
Aveva ucciso Castiel. Il suo timore più grande si era avverato. Aveva ucciso il compagno di tante sfortune, tante avventure passate insieme. Aveva ucciso colui che l'aveva salvato dall'inferno, colui che l'aveva sempre messo al primo posto. Colui che aveva abbandonato un esercito di angeli, di suoi fratelli, per potergli stare accanto.
Il dolore era insopportabile. Non era più abituato ad una pena del genere; era decisamente umana.
Dean prese a pugni le pareti della grotta fino a scorticarsi le mani. Non c'era niente che avrebbe potuto fare per salvare Castiel. Era troppo tardi.
Dopo un breve istante di riflessione cambiò idea. Forse sì, c'era qualcosa che in effetti poteva fare.
Si inginocchiò accanto al corpo già freddo dell'angelo, e mise con delicatezza le mani sulla ferita, ormai priva di sangue da versare. In fondo era un demone. E non uno qualsiasi; aveva il potere di Caino, il Padre dell'Omicidio, il Cavaliere Infernale. Se potevano riuscirci gli angeli, perché non poteva riuscirci lui? Avrebbe riportato Castiel in vita, in qualche modo.
Concentrò tutto il suo potere sulle mani, ma non riuscì a sortire alcun effetto. Castiel restava inerme. Forse i demoni non erano capaci di fare del bene.
Dean provò per ore, impiegando tutta la forza che aveva. Ben presto il sangue iniziò a uscirgli dal naso e dagli occhi, in una sorta di pianto inquietante. Bloccò un conato di vomito e finalmente si rialzò, asciugandosi il volto.
Aveva fallito miseramente. Non c'era alcun modo di riportare in vita Castiel. Stava per andarsene, quando si ricordò della tavoletta. Era accanto a Castiel, macchiata del suo sangue.
Dean l'afferrò e la getto a terra, urlando dalla frustrazione, rompendola in mille pezzi.
Poi svanì, sentendosi come se avesse lasciato una parte d'anima dietro di sé.

 

Castiel aprì gli occhi, confuso, e si mise a sedere. Il pavimento era sporco di sangue, ma lui stava bene. Abigail era ancora priva di sensi, appoggiata alla parete della grotta.
Non c'era alcuna traccia di Dean.
Intanto, l'angelo dai capelli color sabbia che aveva assistito a tutto l'accaduto, nascosto, si rese visibile.
- Samael. - disse Castiel sorpreso. - Cosa ci fai qui?
- Colpo di fortuna, fratello. - rispose l'altro in tono mellifluo.

Castiel lo guardò perplesso.
- Ti ho riportato in vita, Castiel. - spiegò Samael, mentendo spudoratamente. - Ho visto Dean ucciderti. Non credo ci sia più speranza di riportarlo indietro.
Castiel scosse la testa. - Ti sbagli... Prima che morissi mi ha tenuto stretto a sé, chiedendomi perdono.
Samael ostentò sorpresa. - Non che io ricordi, mi dispiace. Forse stavi avendo delle allucinazioni; è comprensibile, visto che stavi morendo, e lo stavi facendo da umano.
Castiel si sentì crollare. Si alzò piano, mentre una sensazione di vuoto lo invadeva.
- Dobbiamo ucciderlo, Castiel. Il vero Dean è scomparso per sempre.
L'altro annuì. - Lo so.
Samael reprimette un sorriso trionfante. - Bene. Dobbiamo trovare qualcuno che ti ceda la sua grazia, però.
Castiel sospirò e scosse la testa. - No, Samael. Portami al bunker, per favore. Voglio lasciarmi la mia vecchia vita alle spalle.
Samael annuì, e dopo che Castiel ebbe preso Abigail tra le braccia, svanirono nel nulla.





















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Scusate. Davvero.
Non so cosa dire.
Mi dispiace tantissimo per il ritardo, perché il fatto che ci siano persone che leggano le mie storie mi rende davvero felice, e farle aspettare così tanto mi fa davvero sentire in colpa. Non ho smesso di pensarci un attimo questi tre mesi, ma fino ad un paio di settimane fa non riuscivo a toccare niente che riguardasse Supernatural. Non sopporto più quella serie tv ed ho un bruttissimo rapporto con essa al momento. Non sto neanche guardando la decima stagione.
All'inizio di questa fanfic ero ancora abbastanza ingenua e avevo deciso di scriverla più simile alla serie tv stessa possibile, e si è rivelata una scelta poco saggia. Rimpiango molte cose che ho scritto ma non posso cancellarle.
In ogni caso scusate ancora, sto scrivendo questo capitolo da due settimane ma avevo davvero un blocco enorme, spero non faccia troppo schifo.
Scusate ancora.
- Lyla

La canzone è Plead the Fifth di sunnySniper su soundcloud. Sentitela, è bellissima e scritta apposta per la destiel :)

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