Better part of me

di logansderp_
(/viewuser.php?uid=452038)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Last night in LA ***
Capitolo 2: *** Feeling alive ***
Capitolo 3: *** Bravery ***
Capitolo 4: *** Why so unlucky? ***
Capitolo 5: *** Friends? ***
Capitolo 6: *** What the hell? ***
Capitolo 7: *** Happiness ***
Capitolo 8: *** Questions ***
Capitolo 9: *** I can be just Logan ***
Capitolo 10: *** Goodbye for now ***
Capitolo 11: *** Back home ***
Capitolo 12: *** Meeting ***
Capitolo 13: *** Was she there? ***
Capitolo 14: *** Disappointed ***
Capitolo 15: *** NYC ***
Capitolo 16: *** I love you ***
Capitolo 17: *** You're beautiful ***
Capitolo 18: *** Better part of me. ***



Capitolo 1
*** Last night in LA ***


Non so per quanto tempo rimasi chiuso nel bagno, ma dovevano essere passati almeno venti minuti, perché sentii la voce un po’ irritata di Dean che mi chiamava dall’altra stanza, e mi diceva di sbrigarmi perché il concerto iniziava alle 9, e mancava meno di mezz’ora. Ero già vestito e pronto per andare da dieci minuti, ma mi ero fermato a pensare, cosa che mi riusciva bene solo con il silenzio.

Avevamo programmato quel concerto da mesi, i The Killers sono una delle tante band che Dean ed io adoriamo, perciò mi decisi ad uscire dal bagno e mettere da parte i miei pensieri, quella serata sarebbe stata fantastica eppure mi mancava qualcosa. Salimmo sull’auto, io mi misi al volante mentre Dean chiamava gli altri; quella sera saremmo stati gli stessi di sempre, Io, Dean e sua sorella Olivia, mio fratello Lucas e Daniel. Arrivati al locale dove la band suonava, aspettammo che arrivassero tutti gli altri e finalmente, dopo un quarto d’ora fummo al completo. Il locale era pieno di gente, volti conosciuti di attori ed altri artisti che salutai, e volti sconosciuti, quelli che considero più misteriosi ed affascinanti.

Cioè mi spiego, siccome la mia vita non è quello che si può definire normale dal momento che dovunque vado sono sempre riconosciuto da fan o colleghi o chicchessia, a volte mi fermo a pensare, guardando i volti della gente comune, a come dev’essere uscire con i propri amici senza interferenze di alcun genere.

Comunque, il concerto è iniziato e devo dire che mi stavo davvero godendo la serata con i miei amici, ridendo scherzando ed anche cantando talvolta spezzoni delle canzoni che ci piacevano di più. Queste sono le cose che ti fanno davvero sentire vivo. A concerto finito, c’era il caos per uscire dal locale dall’ingresso principale, quindi Dean mi chiamò e disse:-Logan, qui è un casino, seguimi!-. E mi condusse sul retro.
Usciti dal locale dalla porta sul retro Daniel, un po’ sbronzo a dire la verità, ed ancora stordito dalla musica ad alto volume mi prese per le spalle e mi gridò:- E ADESSO CHE SI FA? IO SONO ANCORA CARICO-. Risi e gli risposi:- Adesso si va a casa amico, perché tu sei sbronzo e io devo alzarmi presto-. Era la verità, il pomeriggio dopo sarei dovuto partire per Vancouver, per girare il nuovo film di Percy Jackson ed ero molto eccitato, anche perché avrei passato molto tempo con… I miei compagni del cast.

Accompagnai Dean e Olivia a casa, mentre Lucas cercava di calmare Daniel e lo riportava a casa sua. Arrivai a casa sfinito, ma anche contento perché mi ero divertito quella sera ed iniziai a prepararmi per la notte quando mi arrivò una chiamata. Guardai l’orologio: erano le 2 e mezzo del mattino, chi diavolo chiamava a quell’ora? Guardai il numero e comparve il nome sul display ‘Alex’.
Un po’ confuso risposi:
- Ehm… Alex? Tutto bene?- chiesi.
- Ehi, Logan! Si, ehm… Tutto bene! Tu?- rispose lei un po’ imbarazzata.
- Si, tutto bene. Come mai chiami a quest’ora? Cioè, non disturbi ovviamente ma…- mi interruppe - Oh, ma no niente, volevo solo ehm… Sapere se per domani è tutto okay-.
- Si ma certo, passo a prenderti alle 5 e andiamo all’aeroporto, okay? Il nostro volo parte alle 6, sarà un viaggio molto lungo- risposi.
-Bene, perfetto. A domani allora ehm… Buonanotte Logan.-
Cercai di darle la buonanotte, ma attaccò prima che io potessi dire qualsiasi cosa. A dire il vero trovavo strana quella chiamata, io ed Alex ci eravamo visti quella mattina dopo quasi due mesi per organizzare il viaggio e tutto il resto. Ma allo stesso tempo ero… Compiaciuto dal fatto che mi avesse chiamato perché… Beh si era da un po’ di tempo che spesso mi trovavo a pensare a lei. Mi infilai nel letto, e affollato da tanti pensieri ci misi un po’ ad addormentarmi, ma alla fine il sonno prese il sopravvento.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Feeling alive ***


Erano le 6 in punto quando mi svegliai. Dovevo svegliarmi presto, ma non così presto! Non riuscivo a dormire, per cui scesi in cucina e feci colazione con dei pancake e del latte, con calma. Non avendo niente da fare, preparai i bagagli per quel pomeriggio, e uscii. Verso le sette e mezzo ero già in strada, anche se non sapevo neanche dove andare.

Camminai per qualche isolato e poi decisi di andare da Starbucks, era vicino, e mi andava un caffè. La mattina presto non c’è quasi mai tanta gente, infatti i tavoli occupati erano solo due. Al tavolo che di solito occupavo io era seduta una ragazza dai capelli scuri e la pelle chiara. L’altro tavolo invece era occupato da alcuni ragazzi che facevano colazione; la ragazza rigirava tra le mani la tazza del caffè e guardava assente fuori dalla vetrina. La guardai per qualche istante, poi distolsi gli occhi ed ordinai il mio caffè sedendomi distrattamente ad un tavolo vicino al bancone. La ragazza mi incuriosiva, perché era totalmente persa nei suoi pensieri e beh, diciamo che anche l’occhio vuole la sua parte… Era anche molto carina.

Cercavo di non guardarla, ma non ci riuscivo, e alla fine lei se ne accorse. Mi aspettavo che mi prendesse per maniaco o altro, invece mi sorrise e senza che me ne accorgessi, anche io mi aprii in un sorriso. Sorprendendomi ulteriormente, si alzò e venne accanto a me. E notai i suoi occhi, erano verdi, di un verde scuro ed intenso.

-Ciao- sorrise.

Ricambiai il sorriso e risposi:- Ciao, come va?-.

-Oh, tutto bene ero uscita a fare due passi e avevo voglia di un caffè- mi disse.

-E parli sempre con gli sconosciuti?- risposi, e iniziai a bere il mio caffè.

Lei si accigliò, era davvero carina, e rispose:- A dire la verità no, non so neanche perché ti sto parlando-.

-Oh beh, forse non dovresti-.

- Già, forse-  rispose, ma non si alzò.

E così iniziammo a conversare, mi riusciva facile parlare con lei, con quella perfetta sconosciuta. Scoprii che si chiamava Sophie, che  aveva la mia età, e che viveva a Los Angeles da soli due mesi e non aveva molti amici. Le piaceva la musica, il caffè e i libri. Mi sentivo bene, ridevamo e parlavamo tranquillamente, dopo tanto tempo mi sentivo vivo, stavo parlando con una persona che non sapeva chi fossi. Erano le undici, e mi arrivò una chiamata. Di nuovo sul display comparve ‘Alex’. Il mio stomaco fece una capriola perché si, mi ero trovato bene con Sophie ma Alex… Era Alex. Risposi.

-Ehi Alex, buongiorno! Tutto pronto per il viaggio?-.

-Si, tutto pronto, non vedo l’ora! Senti, ti va se ci vediamo per pranzo?-.

Rimasi per un attimo pietrificato e guardai Sophie, poi risposi:- Ma si, si certo. Sushi?-. proposi

-Sushi- confermò, e giurai che stesse sorridendo.

-Bene, passo a prenderti fra un’ora. A dopo, Alex!- riattaccai, con il sorriso sulle labbra.

Sophie mi guardò interrogativa e chiese:- Un tuo amico?- ed io, confuso com’ero risposi una cosa tipo:- Uhm? Oh si-. Mi ripresi e le dissi:- Scusa Sophie, mi ha fatto davvero piacere conoscerti ma adesso devo andare-. Lei annuì, ma prese un tovagliolo e ci scarabocchiò qualcosa, poi me lo diede. –Chiamami- mi disse e sorrise. Ricambiai il sorriso, piegai il tovagliolo e lo misi nella tasca dei jeans; poi uscii e tornai a casa per prepararmi a pranzare con Alex.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Bravery ***


Mi sentivo uno stupido. Ero lì davanti al guardaroba senza sapere cosa indossare per il pranzo con Alex e io non mi preoccupavo MAI di come dovevo vestirmi. Quella ragazza mi mandava in confusione.

Quando mi dissi davvero che stavo facendo lo stupido, infilai i jeans e la mia maglietta dei Beatles, presi le mie cuffie e mi avviai verso la macchina. Solo che la macchina non c’era… “Lucas” pensai, stringendo i denti. Con tutti i giorni che c’erano proprio quel giorno doveva decidere di usare la mia macchina?! Comunque, l’hotel di Alex distava solo pochi isolati, forse avrei dovuto rinunciare al sushi ma andava bene. Misi le cuffie e mi avviai verso l’hotel. Arrivai, e trovai Alex che mi aspettava sotto il tendone; quando la vidi, mi aprii in un sorriso e il mio stomaco fece una capriola. Mi vide, e si allargò nel suo sorriso, che mi mozzò il fiato: era bellissima. Aveva raccolto i capelli scuri in una coda, aveva un paio di pantaloncini di Jeans ed una canotta blu notte.

Mi avvicinai:- Ehi Alex!- le dissi sorridendo.

-Ciao, testa d’alghe- disse, poi si portò una mano alla fronte – ups, no scusa. Questa devo tenermela per domani!-. Rise, ed io con lei.

- Allora, mio fratello ha rapito la mia macchina, quindi dobbiamo andare a piedi, il che vuol dire niente sushi- le dissi e lei inclinò il capo.

-Oh, no. Io sono venuta solo per il sushi, e noi mangeremo il sushi!- rispose guardandomi sarcastica.

Non riuscivo a sopportare quello sguardo a lungo, i suoi occhi erano bellissimi ma mi costrinsi a rispondere:- Solo per il sushi?! Mh-mh- le dissi spavaldo ed aggiunsi scettico- Beh allora… Camminiamo per dodici isolati?-

Lei annuì e disse:- Un po’ di movimento ci farà bene!-.

Era per questo che mi piaceva, riusciva a trovare sempre il lato positivo delle cose, ma io sapevo che non saremmo stati tranquilli fino al ristorante, qualcuno ci avrebbe riconosciuto e disturbato. Ed infatti durante la strada, dovemmo fermarci più di una volta per firmare autografi e fare fotografie; cioè, è bello avere dei fan, ma io volevo il mio sushi e anche stare da solo con Alex. Finalmente arrivammo e ci sedemmo ad un tavolo; presero le nostre ordinazioni ed aspettammo.

-Stai benissimo oggi, Alex- le dissi con un sorriso.

Lei si illuminò ma arrossì anche un pochino e rispose:- Oh grazie, te l’ho già detto che adoro la tua maglietta?-.

Rise poi aggiunse con una smorfia–Appena arrivati a Vancouver dovrò tingere i capelli, mi dirai ancora che sto benissimo?-

Alzai un sopracciglio, usava un tono quasi sarcastico, e mi limitai a sorriderle perché in quel momento arrivarono le nostre ordinazioni.
Il sushi fu fantastico, e io ed Alex parlammo un po’ del viaggio e del film, entrambi eravamo eccitati all’idea di rivedere i nostri compagni e di girare il secondo film della saga. Parlammo anche di ciò che avevamo fatto la sera prima e nel mattino, ma io omisi l’incontro con Sophie, e forse fu questo il mio grande errore.

Ci alzammo da tavola, erano le 2, ed avevamo ancora un paio di cose da sistemare prima del viaggio che fatte insieme richiedevano più tempo, quindi la riaccompagnai al suo hotel. Mi fermai sulla soglia e lei si girò per salutarmi inchiodandomi con i suoi occhi. Tutti questi anni, ed io ancora non riescivo a guardarla negli occhi per più di qualche secondo, ma quella volta era diverso. Quella volta i miei occhi cercavano i suoi ed entrambi avevamo lo stesso desiderio; io mi avvicinai lentamente senza staccare gli occhi dai suoi fino a quando non fummo così vicini che io potei sentire i battiti lievemente accelerati del suo cuore. Sorrisi nel sentire quel suono, e poi la baciai. Forse se lo aspettava, forse no, fatto sta che lei rispose al bacio ed io ero felice, felice più di quanto lo fossi mai stato in realtà.

Probabilmente entrambi lo aspettavamo da un sacco, perché non so quanto tempo rimanemmo così, il tempo aveva smesso di correre e sentivo solo lei, le sue labbra morbide contro le mie e nient’altro. Nient’altro aveva importanza. La sentii sorridere, e ci separammo, entrambi un po’ imbarazzati, ma felici come non mai.

Ci salutammo, ed io rimasi qualche minuto lì in trance prima di incamminarmi ancora imbambolato e sorridente verso casa mia. Avevo baciato Alex, dopo tutto questo tempo, ne avevo avuto il coraggio. Più ci pensavo, più mi sembrava assurdo, più il mio sorriso si allargava.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Why so unlucky? ***


Ancora non riuscivo a credere a ciò che avevo appena fatto, ne ero felice, ed anche un po’ spaventato ma andava benissimo così. Riuscii a tornare a casa tutto intero nonostante fossi totalmente distratto, ed iniziai a spogliarmi, dovevo mettere a lavare quei jeans perché non li avrei portati con me.
Come di consueto, vuotai le tasche e ne uscirono un dollaro… Ed un tovagliolo con un numero scarabocchiato sopra. Cavolo. Mi ero totalmente dimenticato di Sophie. Ma dopo ciò che era successo con Alex… Beh diciamo che non avevo nessuna intenzione di mandare all’aria quello che c’era con lei, qualunque cosa fosse. Quindi gettai il tovagliolo, senza neanche guardare il numero e continuai nei miei preparativi per la partenza.

Erano quasi le cinque, e stavo aspettando che Dean mi venisse a prendere con la sua auto per andare poi a prendere Alex. Quando arrivò gli raccontai tutto ciò che era successo, e lui ne fu entusiasta: a quanto pare avevamo dei fan anche tra i nostri amici. Quando arrivammo da Alex, per fortuna Dean si ricompose, ma non potè fare a meno di lanciare occhiatine e mollare qualche battutina qua e là.

-Ehi Alex, come mai non hai il rossetto? Cos’è, qualcuno te l’ha “tolto”?-  ridacchiò. Io lo fulminai con lo sguardo, anche perché quella sua battuta quasi non aveva senso.

Ma Alex sorrise maliziosa e rispose –Forse-.

Finalmente arrivammo all’aeroporto prendemmo i bagagli e salutammo Dean, che per tutta risposta urlò – Non mi combinate guai voi due, camere separate-. Mi voltai ed anche a quella distanza potevo vedere che rideva. Sospirai, e sorrisi ripromettendomi che al mio ritorno avremmo fatto i conti, e poi seguii Alex, che rideva, fino al check-in.

Arrivati al nostro Gate, incontrammo Brandon e Leven che avrebbero viaggiato con noi. Brandon si era fatto molto più alto dall’ultima volta che l’avevo visto, ci salutammo con un abbraccio e poi salutai Leven, un po’ meno calorosamente. Non perché non mi piacesse, ma la conoscevo da appena due settimane, quando i produttori ce l’avevano presentata… E poi c’era Alex, e non conoscevo ancora il suo lato geloso, ma mancava molto poco.

-Ehi Logan, come va tra te ed Alex?- mi chiese Brandon sottovoce mentre le ragazze parlavano tra di loro.

-Diciamo che va- e gli sorrisi.

Lui annuì e sorrise, ma non aggiunse altro, anche se sono sicuro sarebbe tornato su quell’argomento, quindi tornammo dalle ragazze. Eravamo tutti e quattro abbastanza in sintonia, mi trovavo bene con loro e ne ero felice, dato che in mezz’ora saremmo partiti per un viaggio che ci avrebbe visti insieme per un bel po’ di tempo.

 E poi la nostra armonia, la mia armonia fu spezzata quando mi sentii chiamare.

-Logan? Sei tu? Ciao! Sono Sophie, ricordi?- mi disse una voce che non riconobbi subito.

Mi voltai e vidi che Sophie si stava avvicinando. Oh-oh. Si certo, non l’avevo chiamata ed avevo gettato il suo numero nella spazzatura, ma non avevo detto ad Alex di lei, non credevo l’avrei rivista.

-Oh ehm… Ciao Sophie. Questi sono ehm, i miei amici Alex, Brandon e Leven-. Le risposi, notevolmente in imbarazzo.

Lanciai un’occhiata ad Alex, ma la trovai impassibile.

Brandon si avvicinò immediatamente e si presentò. Lei salutò tutti ed io chiesi: -Cosa ci fai qui?-.

Sophie sembrava confusa e mi disse:- Oh, sto aspettando un’amica-. E poi accennando ad Alex:-Lei è il tuo amico Alex?- mi chiese scettica.

Alex si accigliò e la guardò:- Amico?- poi guardò me e disse – Logan, chi è la tuaamica?- pronunciò l’ultima parola con un tono pericoloso, i suoi occhi lampeggiavano.

-Lei ehm, non è nessuno. Cioè voglio dire, è Sophie, l’ho conosciuta questa mattina da Starbucks, ma…- dissi ma Sophie mi interruppe:- Ma non mi hai chiamata-.

-Già beh, mi dispiace io… Ero impegnato.- le risposi.

Alex lanciò uno sguardo ad entrambi incrociò le braccia, e si avviò verso l’aereo senza voltarsi, senza dire una parola, ma sapevo che in aereo ne avremmo parlato, ed ero pronto. Il nostro volo sarebbe partito in cinque minuti, dovevo sbrigarmi.

Brandon e Leven salutarono Sophie, e seguirono Alex. Io la guardai e le dissi:- Mi dispiace, davvero. Tu sei carina e mi sono trovato bene con te ma…- mi interruppe di nuovo –Ma a te piace quella ragazza, ed io ho appena rovinato tutto, vero?-.

Non annuii, rimasi in silenzio. E poi le dissi:- Senti io adesso devo andare, o perderò il volo. Beh… Buona giornata.

Lei mi fermò:- Aspetta, questo è il mio numero dato che… Beh hai perso il tovagliolo a quanto pare. Se ti serve un’amica, chiama pure-.

Io volevo andare da Alex e spiegarle tutto, ma non volevo essere scortese. Presi il foglio e dissi:- Oh si, ora devo andare. Ciao.-

E corsi in aereo, pensando a quanto fossi sfortunato. Una città così grande, e lei doveva essere lì proprio in quel momento?!

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Friends? ***


Salii sull’aereo ed andai al mio posto. Ovviamente, io ero seduto vicino ad Alex mentre Brandon e Leven erano qualche posto più avanti. Ma trovato il mio posto, dove avrebbe dovuto esserci Alex, trovai Brandon seduto ad ascoltare musica. Piuttosto deluso mi sedetti e diedi dei colpetti a Brandon che si tolse le cuffie.

-Ehi, dov’è Alex?- gli chiesi.

-Oh, è seduta con Leven, a me non andava di toglierti la possibilità di parlarle, sai. Ma quelle due hanno iniziato a blaterare sul ‘sono cose da ragazze’ e ‘non puoi capire’ ed iniziavano a far paura, quindi mi sono adattato-

Parlò così in fretta che quasi non riuscii a capire quello che diceva. Ma una cosa era chiara, per il momento Alex non voleva parlarmi, forse aveva bisogno di sfogarsi prima tra amiche. Sperai che non fosse in collera, perché non ne aveva alcun motivo, era lei che volevo, non Sophie. Sophie era carina, simpatica e tutto il resto ma non poteva sostituirla. No, non poteva.

Dato che Brandon aveva rimesso le cuffie, le misi anch’io e dopo un po’ mi appisolai. Non so dopo quanto tempo sentii che qualcuno era in piedi di fianco a me, e sentii Brandon alzarsi. Alex era arrivata. Aprii gli occhi e la guardai; lei stava guardando fuori dal finestrino allora decisi che sarei stato io a fare il primo passo, dopotutto era stato un mio errore, se così si può definire.

-Alex?- la chiamai.



-Mmh?- rispose lei voltandosi, e guardandomi negli occhi, il che non mi aiutò molto.

-Alex, senti mi dispiace. Mi dispiace non averti detto di Sophie, ma non l’ho fatto perché dopo il nostro pranzo e dopo… Dopo quel bacio, non mi sembrava affatto importante, ci ho parlato una volta sola e…-

-Dispiace anche a me.- mi interruppe.

La guardai a dire la verità un po’ sconcertato, ma attesi che concludesse. Le dispiaceva di cosa?

-Mi dispiace, perché la mia reazione è stata un po’ esagerata. Insomma, noi non stiamo neanche insieme e io non ho il diritto di prendermela per questo. Tu invece hai il pieno diritto di uscire, conoscere altre ragazze e parlarci liberamente. Quindi, amici come prima e facciamo finta che non sia successo niente okay?-.

Non sapevo se l’idea mi andasse o no. “Amici” non era ciò che volevo. Eppure risposi egualmente con un secco ‘Okay’ ed il resto del viaggio andò tranquillo, chiacchierammo un po’ soprattutto riguardo al film che stavamo andando a girare.

Ma anche se ero eccitato almeno quanto lei per via del film, la mia mente vagava alla conversazione di prima. Mi aveva detto che avevo tutto il diritto di conoscere altre ragazze, e questo dovrebbe suonarmi fico. Eppure perché quando sto con lei è come se non esistessero “altre ragazze”?

Ripensai anche a quel “amici come prima” e “facciamo finta che non sia successo niente” e sperai vivamente che non intendesse fingere che il nostro bacio non ci fosse stato.

Finalmente io avevo preso coraggio e l’avevo baciata, e lei far finta che non fosse accaduto?!

Mi accorsi che dormivo solo quando mi sentii chiamare da Alex, l’aereo era atterrato ed eravamo arrivati a Vancouver. Misi le cuffie al collo e mi preparai a scendere, e ad incontrare le fan che ci attendevano in aereoporto.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** What the hell? ***


La mattina dopo mi svegliai nella mia stanza d’albergo. Tra tutto il cast e la troupe, avevamo occupato l’intero piano. La mia stanza comunicava con quella di Brandon come immagino anche quelle di Alex e Leven che erano proprio di fronte alle nostre; quella mattina avevamo l’incontro con il regista ed il resto del cast ed avremmo conosciuto l’altro co-protagonista, di lui sapevo solo che si chiamava Douglas. Speravo fosse un tipo apposto.
Mi vestii ed uscii dalla camera per andare a fare colazione. Nello stesso momento anche Alex uscì dalla sua stanza ed io la salutai.

-Buongiorno Alex, dormito bene?- chiesi per rompere il ghiaccio.

-Ehi buongiorno. Si abbastanza, e tu?- rispose; notai che aveva gli occhi molto assonnati.

-Bene anche io. Allora… Aspettiamo gli altri per andare a fare colazione?-.

-A dire la verità io credo che siano già andati, ho bussato alla porta di Leven e non rispondeva-. Mi disse.

-Oh bene, cioè, volevo dire andiamo allora?-. Lei sorrise ad annuì, ed io le feci segno di andare.

In effetti, trovammo Leven e Brandon nella sala, ci sedemmo con loro e facemmo colazione.
 
L’incontro con il regista, Thor, si svolse nella sala conferenze dell’hotel e devo dire che andò bene. Salutai qualche vecchio compagno della troupe, e ne conobbi di nuovi. Tutti si mostrarono gentili e disponibili, e il regista mi piaceva molto, aveva fatto uno di quei discorsi d’ispirazione ed aveva fatto davvero un’ottima impressione su tutti.

Thor si avvicinò e notai che un ragazzo alto lo seguiva.

-Ehi Logan, questo è Douglas Smith, lavorerete insieme-. Mi disse Thor e a questo punto il ragazzo si fece avanti.

-Ciao, a quanto pare siamo fratelli-. Mi porse la mano e sorrise.

Ricambiai il sorriso :- Ehi, si pare proprio di si-.

-Logan, perché non presenti Douglas al resto del cast?- mi chiese Thor.

-Ma certo, vieni andiamo gli altri ti piaceranno-.

E guidai Douglas fuori, dove Alex Leven e Brandon stavano chiacchierando.

Arrivammo dagli altri e presentai a tutti Douglas. Furono molto carini con lui, e questo mi fece piacere perché quel tipo mi piaceva.
Douglas prese a parlare con Leven e Brandon che volevano conoscerlo meglio ed io presi da parte Alex, perché durante tutto l’incontro nella sala conferenze, i miei occhi cercavano sempre i suoi ed io mi ero deciso a parlarle, e a chiarire questa cosa degli ‘amici’

-Alex, io ti devo parlare- iniziai.

-Certo, di cosa vuoi parlare?- mi guardò con aria interrogativa.

-Beh volevo parlarti di n..-

-Alex! Dobbiamo andare, ricordi?- mi interruppe Leven da lontano.

-Oh, Logan scusami, ma devo andare. Poi ne parliamo okay?- mi disse, e se ne andò.

Mi chiesi cosa dovesse fare, ma poi non ci pensai più perché comunque mi aveva detto che ne avremmo parlato, e quindi tornai dagli altri.
Brandon e Leven andarono dal resto della troupe, e rimasi da solo con Douglas. Parlammo un po’ di lui, era molto eccitato per questo film. Poi però mi disse qualcosa mentre parlavamo del film,  che mi fece d’un tratto irrigidire nei suoi confronti.

-Sono davvero eccitato. Sarà un’esperienza bellissima, e quelli del cast sono fantastici-

-Già, vero? Sono incredibil-. A dire la verità volevo tagliare corto ma il ragazzo non ne voleva sapere.

-Si, soprattutto Alexandra. Sai, mi piace molto. Spero di riuscire a conoscerla meglio. Tu cosa ne pensi?- mi guardò, sperando in una geniale e sicura risposta, mentre tornavamo dentro.

Io mi fermai e balbettai:- Non le piacciono i tipi alti-.
Lui mi guardò con aria strana, probabilmente mi riteneva un invasato e non gli avrei potuto dare torto. Così andai avanti, e tornai nella mia stanza.

Non le piacciono i tipi alti? Ma che diavolo di risposta era? E perchè a quel tipo doveva interessare Alex proprio adesso?
 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Happiness ***



Passai un po’ di tempo nella mia camera, ascoltai un po’ di musica, mi cambiai e scesi per il pranzo. Vidi Brandon e Douglas seduti allo stesso tavolo e perlustrai la sala per vedere dove fossero Alex e Leven, ma non le trovai, così raggiunsi i ragazzi.

Douglas stava parlando a Brandon di lui. Douglas era nato in Canada, a Toronto aveva 27 anni e quando arrivai stava parlando di suo fratello. Entrambi mi videro arrivare, e io li salutai.

-Ehi ragazzi-. Dissi e sorrisi ad entrambi, anche se per Douglas mi venne un po’ meno naturale.

-Ehi, Logan lo conosce mio fratello- disse, guardando Brandon e poi me con un sorriso.

Sinceramente, non avevo idea di chi fosse suo fratello e così dissi:-Ehm, davvero?- un po’ confuso.

Douglas mi guardò, ancora sorridente:- Ma si, mio fratello è Gregory, Gregory Smith. Avete recitato insieme in “The Patriot”- mi disse.

-Oh! E’ tuo fratello? Ma certo, lo ricordo. Non so perché non vi ho collegati prima, ma sai ero molto piccolo e quindi non ricordo tutto nel dettaglio. Ma che coincidenza!- ero sinceramente stupito da quella cosa, perché ricordavo che suo fratello mi piaceva, e in effetti anche lui.

Poi all’improvviso, mentre Douglas e Brandon ancora parlavano li interruppi.

-Ehi, ma sapete dove sono le ragazze? Qui in sala non ci sono-. Chiesi

-In effetti no, non le vedo da stamattina dopo l’incontro-. Mi disse Brandon e Douglas, che stava mangiando, annuì per dire che neanche lui le aveva viste.

E poi, vidi Leven che entrava nella sala con un’altra ragazza bionda, e mi parve strano. Insomma, lei ed Alex ultimamente sembravano parecchio unite, erano andate via insieme ma Alex non c’era.

Abbassai gli occhi sul mio piatto, e addentai del pane per aprire lo stomaco. Nel frattempo Leven era quasi arrivata al tavolo ed alzai lo sguardo per salutarla. Dovetti mettere una mano davanti alla bocca per evitare di sputacchiare il pane dappertutto per lo stupore. Si insomma sarebbe stato imbarazzante, non so se mi spiego.

Quella ragazza bionda con Leven… Quella era Alex. Quel giorno in cui… Siamo andati a pranzo insieme mi aveva accennato che avrebbe tinto i capelli, e mi ricordo quello che mi disse “Mi dirai ancora che sto benissimo?”. Adesso avevo la risposta. Non stava solo benissimo, era… Perfetta, non ho altre parole per descriverla.

Lo era sempre è vero, ma quando la vidi il mio cuore mancò praticamente un battito e beh, fu anche un po’ imbarazzante per via del pane.

Leven e Alex si sedettero al tavolo. Entrambe sorridevano.

-Alex, wow, sei bellissima!- disse Douglas, stupefatto.

-Oh, grazie!- Alex sembrava davvero lusingata, e gli rivolse un sorriso raggiante.

Poi guardò me e il suo sorriso divenne quasi provocatorio, immaginai ricordasse anche lei quello scambio di battutine durante il pranzo qualche giorno prima.

Così, le dissi, sorridendo di rimando:- Stai benissimo-. E lei mi sorrise, uno di quei suoi sorrisi che ti fanno quasi dimenticare come ti chiami.

Il resto del pranzo andò bene, chiacchierammo tranquillamente. Ma i miei occhi tornavano sempre a lei, come facevano sempre. E questa volta anche i suoi mi cercarono, e i nostri sguardi si incontrarono un paio di volte.

Ero felice, perché quello scambio di battute e quegli sguardi mi fecero rassicurare. Tra noi c’era ancora quel qualcosa che c’era stato durante quel bacio. E ne fui entusiasta.

Quella sera avremo girato la prima scena. Io ero eccitatissimo, per Alex, per il film, e per tutto ciò che mi stava accadendo. E speravo  durasse a lungo.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Questions ***


Tornare su quel set fu fantastico, lavorare con Alex, Brandon, Leven e tutti gli altri.

Inoltre la sera dell’inizio delle riprese incontrai Jake, che non vedevo da tantissimo tempo. Ci salutammo ed anche lui come Brandon mi chiese di Alex.

-Allora amico, come va con Alex?- mi chiese sorridendo.

-Beh, direi che va bene. Abbiamo avuto un po’ di problemi… Ma ci siamo baciati- gli dissi, ed il mio sorriso si allargò.

Jake ne fu entusiasta.

-Ma dai, davvero? E com’è andata?- chiese quasi più eccitato di me all’idea. Quasi.

-E’ stato grandioso. Ma d’altra parte è Alex, non credo potesse andare diversamente- ammisi.

E come Brandon, non volle sapere ogni dettaglio, anche perché dovevamo andare al trucco e cominciare le riprese.

Il resto della settimana fu grandioso, adoravo quel film, adoravo il cast e tutto era perfetto. L’unica cosa era che con tutto il lavoro che avevamo da fare ero sempre sfinito e non avevo avuto tempo di parlare con Alex.

Ma quel sabato avevamo tutto il pomeriggio e la serata libera, per cui era il momento giusto. Dopo le riprese tornai in camera per darmi una ripulita e poi andai a bussare alla porta di Alex. Solo che Alex non c’era.

Io però ero intenzionato a parlarle così andai da Leven, per vedere se era lì, e bussai.
La porta si aprì e Leven mi salutò e sorrise.

-Ehi Logan, ciao. Come mai qui?- mi chiese.

Io ricambia il sorriso –Ehi, ciao! E’ che Alex non è nella sua stanza ed io vorrei parlarle. E’ qui con te?-.

Leven passò dal sorriso ad un’espressione piuttosto imbarazzata.

-Ehm, no mi dispiace. Lei non c’è-. Mi disse notevolmente a disagio.

-Oh… E sai dov’è?-.

Lei storse la bocca, forse non voleva dirmelo ed io non capivo perché.

-Lei… E’ uscita a fare una passeggiata per Vancouver con…-Si interruppe e mi guardò.

Io mi bloccai, con chi era? Avevo una mezza idea, e se non mi sbagliavo adesso allora mi ero sbagliato riguardo ai tipi alti.

-Beh Logan lei è con Douglas, lui è venuto qui e l’ha invitata ad uscire per una passeggiata e lei… beh ha accettato come puoi vedere-.

Sospetto confermato. Lo sapevo, ma fu comunque un pugno nello stomaco.

Farfugliai un ‘grazie’ poco convinto e mi avviai verso l’esterno. Avevo voglia di stare da solo, e camminare.

-Sono sicura che sono solo amici- mi urlò Leven dalla soglia della camera, un po’ turbata.

Ma era davvero così? Per Douglas sicuramente no.

Ma perché aveva accettato? Forse lo considerava davvero solo un amico. Ma se non era così, perché proprio adesso? Avevo avuto il coraggio di baciarla, avevamo superato la ‘storia’ di Sophie e adesso questo.

Era destino che la nostra storia dovesse essere così, forse. Forse non eravamo fatti l’uno per l’altra. Ma se è così, se è sbagliato e non deve accadere, perché mi fa sentire così bene?

Con tutte queste domande e la confusione, mi avviai verso il centro di Vancouver intenzionato a distrarmi tra la folla del sabato sera, i negozi, e la vita di città.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** I can be just Logan ***


Feci un giro per il centro di Vancouver ed arrivai su un viale costeggiato di negozi e gremito di gente.  Mentre passeggiavo immerso nei pensieri sentii una voce chiamarmi.

-Ehi Logan!-

Ebbi un flashback ed un brivido. Sophie che mi chiamava esattamente nello stesso modo all’aeroporto, più o meno una settimana prima. Ma non poteva essere lei, non poteva capitare DI NUOVO per caso. Nell’ultima settimana mi era capitato di pensare a lei qualche volta, e soprattutto negli ultimi minuti, dopo aver saputo di Alex e Douglas.

Mi girai, lentamente.

Non era Sophie. Era Allie, la ragazza di Jake. Ed infatti eccolo lì qualche passo dietro di lei che mi salutava. Avrei dovuto sentirmi sollevato, giusto? A me piaceva Alex. Eppure, non mi sentivo sollevato. Quando vidi i capelli biondi di Allie e capii che non era Sophie, rimasi… Deluso. E non mi spiegavo il perché! Dopo quel giorno all’aeroporto io avevo deciso di lasciarla stare, di concentrarmi su Alex perché era LEI quella che volevo. Eppure eccomi qua.

Tirai su un sorriso, ricambiai il saluto e loro mi raggiunsero.

-Ehi ciao ragazzi! Allie, è bello vederti- le dissi.

-Grazie, anche per me! E dov’è Alex?- mi chiese. Lei ed Alex si frequentavano, erano buone amiche.

-Ehm… Lei dovrebbe essere qui in giro con.. Con Douglas- lanciai un’occhiata a Jake, che mi guardò comprensivo.

-Oh… Con Douglas?- disse Allie. Il suo sguardo tradiva curiosità ma anche lei si dimostrò dispiaciuta per me.

Jake guardò alle mie spalle e poi fece scivolare il suo sguardo su di me e mi fece un cenno.

Io mi girai a guardare e vidi Alex e Douglas che arrivavano. Lei stava ridendo. Io mi girai di nuovo verso Jake ad Allie, che salutava Alex.

-Ragazzi io devo andare, ci vediamo- dissi.

-Aspetta Logan, lì ci sono Alex e Douglas, potremmo uscire tutti insieme!- mi disse Allie. Io presi a camminare, e le dissi svelto.

-Si mi piacerebbe, ma avevo appuntamento con Brandon ed ora devo proprio andare. Magari un’altra volta. Ci vediamo ragazzi- e me ne andai.

Non avevo assolutamente intenzione di restare lì a guardare, non mi guardai neanche indietro e tornai all’hotel.

Sulla sedia vicino al letto della mia stanza c’erano ancora i jeans che avevo messo per andare all’aeroporto. Li fissai, sapendo che se avessi fatto ciò a cui stavo pensando avrei praticamente rovinato tutto con Alex. Insomma, io non sapevo neanche se lei e Douglas uscivano effettivamente insieme, erano usciti una sola volta e probabilmente erano amici.

Forse ero diventato paranoico. Anzi quasi sicuramente e non so perché lo feci.

Ma poi ripensai ad Alex che rideva con Douglas, ripensai al nostro bacio, a Sophie, a come mi ero sentito con lei e a come mi ero sentito quando Leven mi disse di Alex e Douglas, e lo feci.
Svuotai le tasche dei jeans e trovai quello che stavo cercando: il biglietto di Sophie. Da quel giorno non l’avevo mai guardato, né tirato fuori.

C’era scritto ‘chiamami questa volta’ e il suo numero. Aveva una bella grafia.

Presi il telefono e feci il suo numero. Il telefono squillò due volte e poi mi rispose.

“Pronto?”

“Ehi ciao Sophie… Sono Logan. Ti ricordi?”

“Mmmh… Logan, Logan. Ci siamo incontrati ieri al club?”

Rimasi un po’ sconcertato.

“Ehm… No, ci siamo conosciuti una settimana fa da Starbucks”

“Spiacente, non ricordo” sentii una risata soffocata.

“Sophie?”

“Okay, d’accordo. Ti prendevo in giro. Ovvio che mi ricordo di te, finalmente hai chiamato!”

“Si scusami se non l’ho fatto prima ma ero… Impegnato”

“Con la tua amica?”

“Si, beh no, cioè, lavoravo”

“ooh capisco. Tu lavori?”

“Si io sono… Lavoro per un’agenzia”

“Oh forte! Beh, tutto bene lì a Vancouver immagino. Per quanto tempo rimarrai?”

“Credo qualche mese, ho molto lavoro da fare”

“Così a lungo? Mh, bene. Senti io adesso devo andare ma dobbiamo assolutamente sentirci di nuovo okay? Ho bisogno di un amico, mi ha fatto molto piacere sentirti”

“Ho bisogno di un’amica anche io. Ha fatto piacere anche a me, ci sentiamo Sophie”

“Certo, a presto!”

Riattaccai. Avevo davvero bisogno di un’amica, e lei era la persona giusta. Forse sbagliavo a non dirle chi ero ma diamine! Era una di quelle poche persone che potevano apprezzarmi per ciò che ero davvero e non per quello che facevo. Per lei ero solo Logan, non Logan Lerman l’attore. E questo mi piaceva.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Goodbye for now ***


Ero a Vancouver da un mese ormai, e le riprese del film stavano andando più che bene. Il tempo libero lo passavo con gli altri membri del cast, inclusa Alex, mangiando soprattutto, ma anche andando un po’ in giro per la città.
I rapporti fra me e Alex non sono quello che si definisce “tesi”, per niente. Eravamo amici, tutto era tornato come prima; ma poi, era mai cambiato qualcosa?

Alex trascorreva del tempo con Douglas, ma non sembrava interessata a frequentarlo oltre l’amicizia e questo mi rassicurò molto devo dire. La maggior parte delle volte era la solita Alex con lui, con me e con tutti, la ragazza solare e bellissima di sempre. Sul set lei e Douglas erano divertenti, hanno anche improvvisato un balletto, e ci siamo divertiti molto tutti quanti.

Per quanto riguarda me, mi stavo divertendo. Non ero molto felice di come le cose stessero andando tra me ed Alex, però in compenso sentivo molto Sophie. In quel periodo avevamo parlato molto, specialmente di lei e della sua vita, volevo conoscerla meglio.
 
Quel sabato era l’ultimo che avremmo passato a Vancouver prima della settimana di pausa che ci avevano concesso. Mi svegliai presto e mi vestii con calma.

Uscito dalla camera trovai già Alex davanti alla sua porta.

“Buongiorno” le dissi con un sorriso

“Ehi Logan, buongiorno” mi rispose, e ricambiò il sorriso

“Dove sono gli altri?” le chiesi guardandomi intorno.

“Credo che Brandon stia ancora dormendo, io sto aspettando Leven” mi disse

“Mh, credo di doverlo svegliare, dobbiamo partire prima di pranzo”

“Ah a proposito di questo. Io non vengo con voi oggi” mi disse abbassando un po’ lo sguardo

Non so perché ci rimasi male, forse perché speravo che una volta arrivati a Los Angeles, magari le cose sarebbero potute cambiare. Beh, speranza svanita.

“Come? Perché?” le risposi notevolmente deluso.

“Beh, io torno a New York. E’ da un po’ che non vedo i miei, così vado a trovarli”

Oh, già.

“Ah, certo si. Va bene. Allora io vado a svegliare Brandon, ci vediamo a colazione”. Feci per andarmene

“Veramente, io parto tra un’ora… Quindi ehm, ci vediamo tra una settimana”

A quel punto mi avvicinai e la guardai negli occhi. Ripensai a quando avevo fatto lo stesso sotto al tendone del suo hotel, e mi avvicinai ancora. Lei mi guardò, ed io sostenni il suo sguardo anche se il mio cuore mi impediva di mantenere la calma, stava quasi uscendo dal petto.

Sfiorai le sue labbra con le mie, ma in quel momento Leven uscì dalla sua stanza ed io mi allontanai di scatto.

Lei ci guardò, aveva un’espressione così dispiaciuta che stavo quasi per andare da lei a consolarla. Quasi.

“Oh dio, scusatemi!” gridò, e si richiuse nella sua stanza.

Alex sorrise ed andò a ripescare Leven.

Quando entrambe uscirono dalla stanza io ero ancora lì, e Leven mimò con le labbra “mi dispiace tanto” così le feci un cenno, per dire che era tutto okay.

“Beh, ci vediamo Logan” mi disse Alex con un sorriso.

Ricambiai il sorriso incerto, ma non dissi niente. Non volevo che se ne andasse, ma non sapevo che dire. Quando se ne andarono, feci crollare le spalle ed andai a svegliare Brandon.

Lui si vestì in fretta e mi raggiunse a colazione, dove gli raccontai quello che era… quasi successo con Alex.

“Oh amico, mi dispiace. Ma ehi, staremo via solo una settimana quindi su con la vita!”

In effetti, quel pensiero mi rallegrò un po’. Era solo una settimana, e giurai a me stesso che ci sarei riuscito la prossima volta.

Finimmo la colazione e poi andammo a fare un ultimo giro per Vancouver prima di partire con Douglas e Jake. Jake sarebbe rimasto lì con Allie, mentre Douglas sarebbe tornato a Toronto.

Douglas doveva partire a minuti, quindi ci salutò ed andò via.

Mentre passeggiavamo Jake si fermò, e ci guardò con un sorriso raggiante.

“Ragazzi, devo dirvi una cosa” ci disse, e sembrava davvero felice

“Ho intenzione di chiedere ad Allie di sposarmi” annunciò, e prese l’anello dalla tasca.

“Ma è fantastico, vieni qui!” Disse Brandon al culmine della felicità e lo abbracciò

Io mi allargai in un sorriso, non potevo crederci. Ero felicissimo per loro.

“Cavolo Jake, è magnifico. Congratulazioni!” e lo abbracciai anche io.

Continuammo a parlare di questo ed andammo a festeggiare in un bar. Poi io e Brandon ci accorgemmo dell'orario, lasciammo Jake davanti all’hotel e ci preparammo ad andare all’aeroporto. Tutto sommato ero felice di andare a casa per un po’, e quella giornata non era andata tanto male.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Back home ***


Leven ci raggiunse all’aeroporto, a quanto pare non avrebbe accompagnato Alex come pensavo; durante tutto il check-in, ed anche in volo continuò a scusarsi con me per quello che aveva interrotto quella mattina.

Alla fine, risi e le dissi:

“Sul serio Leven, non ti preoccupare”

“Ma c’eri così vicino! Ho rovinato un momento…”

“Smettila un po’ di scusarti, Logan avrà altre occasioni o se le creerà” disse Brandon e mi strizzò un occhio.

Gli sorrisi, perché era la verità. Non avevo intenzione di mollare.

Alla fine Leven cedette, ed arrivammo a Los Angeles verso sera. L’unica cosa che volevo era tornare a casa mia, nel mio letto e rivedere i miei amici. Salutai Brandon e Leven all’uscita dell’aeroporto, dato che avevamo destinazioni diverse, e chiamai un taxi.

Durante il tragitto dall’aeroporto a casa chiamai Dean, e lo invitai a venire da me. Avevo un paio di cose da dirgli e mi andava di passare la serata con il mio migliore amico.

Arrivai a casa, mio fratello non c'era, mi buttai sul divano con le cuffie ed aspettai che Dean arrivasse. Finalmente il campanello suonò ed andai ad aprire

“Ehi amico, mi sei mancato!” mi salutò lui, e mi abbracciò

“Ehi, anche tu! Tutto bene?” gli dissi.

“Si qui solita vita. Dimmi tu piuttosto, come stanno andando le riprese?” sembrava curioso, ma io sapevo che non era davvero quello di cui voleva parlare, glielo leggevo in faccia. Ci conoscevamo da troppo tempo. Ma non dissi niente ed aspettai che ci arrivasse.

Ci sedemmo al tavolo della cucina e iniziai a raccontargli.

“Oh amico, il film sta andando alla grande, abbiamo un cast magnifico”

“Certo, immagino. Non vedo l’ora di vederlo. Alloooora, come sta Alex?” mi chiese con un sorriso furbo.

Ecco, ci siamo.

“Beh, Alex sta bene. Ma è tornata a New York dai suoi genitori per questa settimana”

“Tutto bene tra di voi?”

“Beh, no… E poi si, e poi no di nuovo.  Però ieri tutto è tornato a filare liscio. Nel senso che ho provato a baciarla.” Confessai.

“Provato? Cioè non ci sei riuscito?” mi chiese.

“Beh, non esattamente. Diciamo solo che siamo stati interrotti” feci un mezzo sorriso al ricordo.

“Oh ce la farai. Allora, che si fa stasera?” cambiò argomento, e gliene fui grato.

“Breaking Bad e poi si esce? Questa città mi è mancata” dissi con una nota di nostalgia nella voce

“Certo, chiamo Dan e poi vado al computer. Tu prepara i pop-corn” mi disse, e si avviò nell’altra stanza.

Sorrisi, ed andai a preparare i pop-corn.

Fu una serata fantastica, io e Dean adoravamo Breaking Bad, e quando finì uscimmo.

Era sera, ma misi il cappello e gli occhiali da sole, quella sera non volevo essere riconosciuto da nessuno, volevo semplicemente uscire con i miei amici, come uno normale.
Incontrammo Daniel e Brooke davanti ad un pub, ed andammo tutti insieme a prendere Olivia. Passammo una bellissima serata, ridendo, andando in giro e dicendo cavolate. Insomma, una normale serata con gli amici, come tutti.

Quando tornai a casa, trovai anche mio fratello, addormentato sul divano. Lo svegliai e lui mi salutò.

“Ehi fratello, tutto bene? Devi raccontarmi tutto!” mi disse con un sorriso

Gli raccontai per filo e per segno del film, del cast, ed anche di Alex.

“E questo è tutto, sono felice di essere a casa anche solo per una settimana” sorrisi.

“Oh si? Allora sarai felice di sapere che domani Lindsey e i boss vengono qui, riunione di famiglia” disse,  fingendo una smorfia di terrore.

Risi, e gli diedi la buonanotte. Ero impaziente di ritrovare la mia camera, il mio letto e le mie cose. Mi misi a letto e presi il telefono.

Non c’erano nuovi messaggi, né chiamate. Pensai per un attimo di andare su twitter, era da un po’ che non ci entravo. Ma poi il numero di Alex, che avevo tra i rapidi, mi balenò davanti e quindi decisi di scriverle un messaggio.

A New York erano le 4 del mattino, quindi sapevo che non mi avrebbe risposto. Ma lo mandai lo stesso.

“Ehi Alex, tutto bene? Com’è andato il viaggio?”

Posai il telefono, e non appena chiusi gli occhi mi addormentai.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Meeting ***


Quella mattina mi svegliai, e controllai il cellulare. Erano le 9, non c’era nessun messaggio da parte di Alex ed un po’ ci rimasi male.

Mi vestii in fretta ed andai in cucina. Trovai un biglietto di mio fratello che diceva

“Sono andato in palestra, Lindsey mamma e papà arrivano all’ora di pranzo. Lucas”

‘Fantastico’ pensai. Non vedevo i miei da un po’, ed ero felice che sarebbero venuti. Presi una fetta di pane tostato, le mie cuffie ed uscii a fare due passi.

Camminai per un po’ tra le strade già affollate di Los Angeles, e poi mi arrivò la chiamata di Dean.

“Ehi amico, dove sei?”

“Sono in giro, mi andava di fare due passi. Sei ancora a casa?”

“Si, ma tra un po’ volevo andare in quel negozio di musica ricordi? Ti va di accompagnarmi?”

“Certo, per mezzogiorno però devo esser… Oddio!” mi interruppi, perché andai a sbattere contro qualcuno, e lo feci cadere.

Ero totalmente distratto.

“Mi dispiace tanto, ti sei fatta male?” chiesi preoccupato

“Ehi Logan? Sei ancora lì? Che succede?” sentii la voce di Dean al telefono.

“Dean aspetta, devo chiudere. Ci vediamo tra un po’” e misi giù.

“Aspetta ti aiuto” dissi alla ragazza, che si voltò a guardarmi con un’espressione irritata.

La sua espressione passò dall’irritazione alla sorpresa

“Logan?” mi chiese aggrottando le sopracciglia.

E poi mi accorsi chi era. E rimasi di stucco anche io.

“Sophie? Sei tu?”

“Si! Ma a cosa stavi pensando mentre camminavi!” mi disse, di nuovo irritata.

“Oh, mi dispiace, scusami. Ero al telefono.” Ed indicai il cellulare.

Mi accorsi che ero sulla strada dello Starbucks, dove poco più di un mese prima avevo incontrato Sophie, ed inarcai le sopracciglia

“Ma tu vivi di Starbucks?” le chiesi con un sorrisetto

“Forse” mi rispose altezzosa. “Piuttosto, tu cosa ci fai qui? Non dovresti essere in Canada a lavorare?”
chiese curiosa.

“Oh si, ehm, ho una settimana di pausa, sono arrivato ieri”

Oh beh, grazie per avermi avvisata allora. Devo andare, ciao” mi disse, e fece per andarsene.

Mi sentii in colpa. Ma Sophie quel giorno era proprio l’ultimo dei miei pensieri dopo quello che era quasi successo con Alex

“Ehi Sophie, aspetta. Mi dispiace ma… Vedi sono stato molto occupato e il giorno della partenza è stato un casino… Mi dispiace”

La sua espressione si addolcì un po’.

“Oh, e va bene non fa niente. Beh adesso hai da fare? Potremmo prenderci un caffè, come ai vecchi tempi”

“Ehm, adesso dovrei andare, un mio amico mi ha chiesto di accompagnarlo in un posto. Possiamo vederci domani, da Starbucks?” chiesi con un sorriso.

Ricambiò il sorriso e disse “A domani allora, alle 9?”

“Ci sarò, e questa volta prometto di non venirti addosso” dissi ridendo

“Sarà meglio” rise, si voltò ed andò via.

Mi incamminai verso casa di Dean, con la musica nelle orecchie. Poi all’improvviso il telefono squillò. Era un messaggio di Alex.

Il mio cuore mancò un altro battito. Quella ragazza prima o poi mi avrebbe provocato danni permanenti, ne ero sicuro.

Aprii il messaggio e lessi.

“Ehi Logan, è un po’ strano essere a casa e non avere te e gli altri del cast tutti i giorni davanti agli occhi sai? Però sto bene. New York mi era mancata. Tu stai bene? Salutami Dean e tua sorella, quando li vedi”

Sorrisi, e risposi in fretta.

“Già è strano anche per me non averti davanti tutti i giorni ma si, tutto bene anche qui. Gli altri saranno felici di sapere che li saluti, li incontrerò entrambi tra un po’.”

Avrei voluto scriverle dell’altro… Tipo che non era solo strano non averla con me, ma che mi mancava anche.
Erano passati solo due giorni, e mi mancava. Ed ero felice di sapere che anche per lei era strano, e credevo o almeno speravo di mancarle.

Pensai a lei per tutto il tragitto fino a casa di Dean.

Dean uscì, prese la macchina e mentre andavamo al negozio gli dissi:

“Alex ti saluta”

“Oh, grazie. Dille che la saluto anche io appena puoi” rispose con un sorriso.

“Certo… E… Oggi ho incontrato Sophie”

“Sophie? Quella ragazza di Starbucks?” mi chiese inarcando un sopracciglio

“Si, quella. Domani andiamo a colazione insieme” gli dissi

Dean parve un po’ sorpreso, si voltò a guardarmi per un secondo e disse.

“E che mi dici di Alex?”

Alex?

“Cosa?” chiesi un po’ confuso.

“Oh andiamo Logan. Sai che sarà gelosa se lo viene a sapere, vuoi rovinare di nuovo tutto?” mi disse.

Rimasi spiazzato. Lo guardai leggermente accigliato e replicai:

“Ehi, andiamo a colazione. Non sto andando a sposarla. E poi io e Sophie siamo solo amici, non vedo dove sia il problema” dissi.

“Come vuoi” rispose Dean. Fermò la macchina ed entrammo nel negozio.

Sapevo cosa provavo. Io e Sophie eravamo solo amici, niente di più. Non capivo cosa stesse pensando Dean, ma per tutto il tempo che passammo insieme mi lanciava occhiate di traverso, come se sapesse qualcosa che io invece ignoravo.

Questo atteggiamento mi irritò un po’ ma non lo diedi a vedere. Dean mi portò a casa, dove trovai già i miei genitori e mia sorella. La felicità di riavere tutti lì mi fece dimenticare tutto il resto.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Was she there? ***


Quel giorno parlai molto con Lindsey, mia sorella, di Alex e di Sophie: ci teneva a restare aggiornata sulla mia vita sentimentale.

Quando le dissi che la mattina dopo avrei visto Sophie, Lindsey reagì come Dean, ma un po’ più esageratamente, lei era molto legata ad Alex.

“Cosa?! Esci con Sophie? Ma io credevo che ti piacesse Alex, e poi questa Sophie neanche sai chi è!”

“Ehi calmati, come ho già detto a Dean CI VADO SOLO A COLAZIONE. Ma che vi prende? Non posso  più avere amiche solo perché mi piace Alex?” risposi, irritato.

Si ma… Dai non è una buona idea!” disse e si morse il labbro guardandomi preoccupata.
“Lindsey, sul serio. Cosa c’è che non va!”

“Io… Ecco in realtà non dovrei dirtelo, l’ho promesso”

“Dirmi cosa Lindsey?” Mi accigliai, c’era qualcosa che mi stava nascondendo.

“Oh e va bene. Devo dirtelo per forza a questo punto. Alex viene a Los Angeles”

Rimasi spiazzato.

“Ma lei mi aveva detto che avrebbe trascorso tutta la settimana a New York, adesso perché ha cambiato id….”

“Perché vuole vedere te, idiota!” mi disse impaziente.

“Oh, beh si ma… Perché non mi ha detto niente? E quando vuole venire?”

“Domani!” disse  “Ti sembra il caso di uscire con questa Sophie adesso?”

“Beh ma io… Non me la sento di disdire” dissi

“Allora non so come aiutarti” mi disse, acida. E andò nel soggiorno da Lucas.

Rimasi seduto sul letto a pensare per un po’. Alex voleva vedermi, e sarebbe venuta a Los Angeles il giorno dopo. Mi mancava terribilmente, ed erano solo un paio di giorni che non la vedevo, il pensiero che meno di ventiquattr’ore dopo l’avrei rivista mi rendeva euforico e felice.

Però d’altra parte non potevo bidonare Sophie così, quindi presi una decisione. Presi il telefono e la chiamai.

“Pronto?”

“Sophie? Sono Logan. Senti, tu sei libera tra un paio d’ore?”

“Ehi ciao, si sono libera, perché?”

“Beh ecco siccome domani ho un altro.. impegno, mi chiedevo se volessi anticipare ad oggi”

“Si va bene, tra due ore da Starbucks allora?”

“Veramente pensavo più a quel locale vicino Starbucks, per te va bene?”

“Certo a più tardi” disse e mise giù.

Due ore dopo salutai i miei, li avrei rivisti per tutta la settimana dato che decisero di fermarsi, e dissi a Lucas e Lindsey che sarei andato in quel locale con Dean. Non volevo che sapessero di Sophie, perché avrebbero solo complicato le cose.

Aspettai davanti al locale e pochi minuti più tardi arrivò anche Sophie.
Sorrise e ricambiai il sorriso.

“Ehi logan, come va?”

“Tutto bene,entriamo?”

“Si, certo.”

Fu una serata piacevole, ricordai quanto mi trovassi bene con Sophie tanto che il tempo volò. Ma il mio pensiero vagava ogni tanto, quando c’erano piccole pause di silenzio, ad Alex, ripercorreva i momenti passati con lei e quel “quasi bacio” di pochi giorni prima. Ad un certo punto pensai anche di vederla uscire dal locale, ma di bionde ce n’erano tante, forse troppe a Los Angeles, ed io la vedevo in tutte perché mi mancava.

“Beh, adesso si è fatto un po’ tardi” disse Sophie guardandomi

“Oh si, certo. Vuoi che ti accompagni?”

“Si, grazie” disse con un sorriso.

Camminavamo tranquilli tra le strade affollate, parlando come avevamo fatto tutta la sera quando sentii una voce eccitata dietro di me

“Oddio! Tu sei Logan Lerman?”

Mi voltai, e vidi un paio di ragazzine che mi fissavano, al settimo cielo.
“Ehm, si sono io” dissi con un sorriso. Poi il sorriso mi si spense e guardai Sophie che mi guardava interrogativa: lei non sapeva chi ero.

“oooh! Oddio possiamo fare una foto? Ti prego!” mi chiese una delle due

“Uhm… Si certo” risposi, non volevo deluderle.

“Ho visto tutti i tuoi film, sei un attore fantastico!”

“Oh grazie mille. Adesso devo proprio andare” dissi con un sorriso timido e mi voltai ad affrontare Sophie, che aveva uno sguardo tra l’interrogativo il sorpreso e l’arrabbiato.

“Ci credi? Logan Lerman ed Alexandra Daddario nella stessa serata!” sentii dire a quelle ragazze. Mi voltai di scatto ma le ragazze erano andate via.

“Tu sei un attore?” mi chiese Sophie accigliandosi

“Ehm si… Da quando ero piccolo.”

“Oh, quindi sei famoso. E mi hai detto cavolate per tutto questo tempo? Bene, fantastico” girò sui tacchi ed andò via.

“Sophie aspetta, mi dispiace!”ma non si fermò imprecai, ma non le andai dietro.

Stavo pensando a ciò che aveva detto quella ragazza “Logan Lerman e Alexandra Daddario nella stessa serata”.
Alex era lì?
 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Disappointed ***


Mi avviai verso casa felice. Alex era lì, quelle ragazze l’avevano incontrata. Ma io non potevo, perché non avrei dovuto saperlo. Eppure fu difficilissimo non prendere il telefono, molte volte feci il numero e poi lo cancellai.

C’era una cosa che non capivo però. Los Angeles è una città grande, e né io né Alex eravamo soliti frequentare
quella zona… Quindi lei cosa ci faceva lì?
Ci rimuginai sopra ma non dovetti attendere molto la risposta. Il cellulare squillò, ed io lo presi in fretta pensando fosse Alex. Guardai il display e lessi “Lindsey”
Un po’ irritato risposi.

“Che c’è Lind…”

“IDIOTA! Ti avevo detto di non uscire con Sophie!”

“Ehi calmati! Come l’hai saputo e soprattutto qual è il problema?”

“Qual è il problema? Il problema è che Alex è venuta prima, ha chiesto di te ed io le ho detto dov’eri! E poi poco fa mi ha chiamato, dicendo che ti aveva visto con una ragazza”

Mi bloccai.

“Cosa? Alex… Alex mi ha visto con Sophie?”

“SI! Ed è intenzionata a partire per New York, di nuovo e subito. Veniva qui solo per te, idiota.” E riattaccò.

Rimasi lì, fermo dov’ero. Quella ragazza bionda… Quella ragazza che mi era sembrata Alex era davvero lei. Ed io mi sentivo un vero schifo.

Mi sedetti su una panchina e presi la testa tra le mani. Alex era volata da New York solo per me, ed io non me l’ero sentita di disdire il mio appuntamento con Sophie? Con una sconosciuta? Ma che diavolo mi prendeva?

Potevo provare a fermarla all’aeroporto, spiegarle tutto. Controllai i voli per New York, il primo sarebbe stato di lì ad un’ora. Non potevo farcela, quelle scene finivano bene solo nei film, e per quanto mi piacciano i film, quella era la vita
vera.

Tornai a casa, sperando di non trovare mia sorella che sicuramente avrebbe continuato ad insultarmi non appena avessi varcato la soglia. Per fortuna, trovai solo mio fratello addormentato sul divano. Quello lì era perennemente stanco.

Andai in camera, mi misi nel letto ma non dormii. Continuai a pensare a quanto fossi stato stupido, a come mi sentii io quando Alex era uscita con Douglas. Come avevo potuto farle questo quando io stesso avevo provato cosa significava?

Pensai di chiamarla, ma non potevo dire quello che dovevo dirle a parole e comunque era in volo. Sapevo solo che
non potevo più aspettare, avevo aspettato a sufficienza.

Ero stanco di quella situazione, dovevamo chiarire una volta per tutte.

Mi alzai, presi il computer e prenotai un biglietto per New York, il primo della mattina, poi tornai a letto e finalmente mi addormentai.


POV ALEX

Ero sull’aereo, con la testa poggiata al finestrino. Non piangevo, e non avrei pianto. Sentivo solo tanta delusione perché pensavo che tra me e Logan ci fosse davvero qualcosa, forse mi ero sbagliata. Forse dopo tutte le difficoltà, dopo tutto quello che era successo a Vancouver lui si era stancato.
Se solo avesse saputo che lasciai perdere Douglas solo per lui, se solo avesse saputo quello che provavo davvero forse non si sarebbe allontanato.

La nostra relazione è sempre stata confusa, ma non perché i nostri sentimenti fossero confusi, semplicemente perché nessuno dei due aveva mai parlato chiaro. E questo era il risultato. Mi trovavo sull’aereo per la seconda volta in un giorno. Ero andata lì a Los Angeles solo per lui e l’avevo trovato con un’altra, in un locale, da soli. Non doveva stupirmi tanto, non stavamo insieme.

Mi chiesi cosa stesse pensando lui in quel momento, perché sicuramente aveva ormai saputo da Lindsey che ero stata lì.

Quando l’aereo atterrò non accesi il telefono, tornai semplicemente a casa ed andai a dormire, silenziosamente per non svegliare gli altri. Solo poche ore e mi avrebbero assediata di domande per sapere come mai ero già lì, ma avevo bisogno prima di dormire e scivolai subito nel sonno.

“Alex?” chiese una voce

“Mmh?” risposi, ed aprii gli occhi mettendo a fuoco Catherine.

“Alex, che ci fai già qui? Non eri da Logan?”

Mi alzai.

“Già, bella storia. Facciamo colazione? Poi ti racconto giuro” le risposi

Adoravo i pancakes, ma quella mattina non li gustai. Raccontai tutto a mia sorella che credendo di farmi sentire meglio cominciò ad apostrofare Logan ma la bloccai.

“E’ colpa mia. Cioè, è colpa di entrambi. Non ci siamo mai chiariti e io non avevo nessuna esclusiva, come del resto non ce l’ha lui”

Catherine non rispose ma mi guardò ansiosa.

“Sto bene. Io e lui siamo amici, lo siamo da tre anni ormai e stiamo girando un film insieme. Dimenticherò tutto questo facilmente” riuscii a mettere insieme un sorriso.

“Ti va di uscire un po’? Siamo a New York, questa è la città giusta per dimenticare!” disse lei

Risi.

“Ma certo” dissi, e corsi a prepararmi. Non mi sarei buttata giù così, non per una cosa che non era mai davvero iniziata.

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** NYC ***


POV Alex

Cavolo, quanto adoravo quella città. New York poteva davvero farti dimenticare ogni cosa, anche solo camminando per quelle strade piene di vita, è una città così dinamica che ogni problema ti sembra così piccolo in confronto a tutto ciò che succede ogni giorno per quelle vie.
Catherine fece di tutto per farmi distrarre, e per buona misura ci riuscì. Girammo per negozi, andammo a Times Square, a Central Park, e in altri milioni di posti così che per l’ora di pranzo ero già esausta.

Chiamammo alcuni amici e pranzammo con loro in un locale piuttosto affollato. Notai che oltre al solito gruppo di amici c’erano altre persone. Catherine chiamò un ragazzo alto e ben piazzato e lo fece sistemare vicino a me.

“Alex, questo è Jason, Jason, questa è mia sorella Alex” ci presentò. Io la avvelenai con un’occhiataccia, sapevo cosa stava cercando di fare.

Il ragazzo mi sorrise, grattandosi la testa un po’ imbarazzato, e poi mi tese la mano.

“Piacere Alex” disse, e ricambiai il sorriso

“Piacere mio, Jason giusto?” replicai e il ragazzo annuì.

“Beh fate amicizia, io vado a chiamare un cameriere. Ci stanno mettendo una vita” disse Catherine e si allontanò.

Il ragazzo mi sorrise di nuovo imbarazzato

“Mi dispiace per mia sorella lei… Ehm, sta solo cercando di farmi sentire meglio” dissi a mo’ di scusa.

“Oh figurati, meglio per cosa? Se posso chiedere”

“No niente… Niente di importante” dissi irrigidendomi un tantino.

Jason doveva essersene accorto, perché cambiò argomento, coinvolgendo anche gli altri, cosa di cui fui davvero grata.

Mi divertii molto con gli altri, ed anche Jason era un tipo molto simpatico e carino. Quando uscimmo dal ristorante, si avvicinò a me, che stavo parlando con una mia amica del film e di Vancouver

“Ehi” disse, la mia amica si voltò, mi lanciò un’occhiata ed andò via con un sorrisetto. Imprecai sottovoce e poi risposi al saluto.

“Ti va se andiamo a bere qualcosa ehm, stasera?” chiese, puntellandosi su un piede.

Era MOLTO in imbarazzo, ed io non ero da meno.

“Ehm… Stasera?” esitai. Dopo quanto era successo nelle ultime ventiquattr’ore avevo davvero voglia di uscire con un ragazzo?

La risposta era no. Ma Jason era carino, e non mi andava di lasciarlo così senza neanche dargli una chance, ma era troppo presto.

“Senti, tu sei molto simpatico, ma adesso non è il momento giusto, cioè… Oggi non è il caso. Ma magari possiamo scambiarci i numeri, non si sa mai che il momento arrivi, giusto?” dissi sorridendo incoraggiante, sperando di non averlo offeso.

Si allargò in un sorriso, e mi diede il suo numero.

Poi salutai tutti, anche Catherine. Avevo voglia di passeggiare un po’, magari poi tornare a casa e chiamare Allie. Mi mancava ed avevo bisogno di parlarle, non la vedevo da quel giorno in cui mi aveva detto che si sarebbe sposata, con Jake, e chiesto di farle da damigella.

Il ricordo mi fece sorridere, mentre passeggiavo. Si, dovevo chiamarla, magari anche senza accennare alla faccenda di Logan.

Le mandai un messaggio.

“Skype tra mezz’ora?”

La risposta arrivò quasi subito

“Pensavo fossi morta, certo! :-)

Mi avviai verso casa, e ci arrivai in 10 minuti. Non c’era nessuno. Mi spogliai e misi il pigiama, anche se era solo il tardo pomeriggio. Mi armai di gelato e computer e mi misi sul divano in salotto.

Quasi subito mi arrivò la chiamata di Allie.

“Ehi damigella!” esclamò raggiante

“Ehi promessa sposa!” replicai ridendo

“Non ci siamo più sentite dopo che hai lasciato Vancouver! Allora come va?” mi chiese

“Si beh sono stata un po’ impegnata, mi dispiace! Ma va tutto bene, e lì? Come sta Jake?”

“Non preoccuparti capisco, e qui va alla grande” disse e poi rivolta verso un punto davanti a lei “Tu come stai Jake? Fai ciao ad Alex!” esclamò e girò il computer verso Jake che mi salutò con la mano

“Ehi Jake, sei in forma” dissi con un sorriso.

“Come sempre” replicò spavaldo e scoppiai a ridere.

Poi apparve di nuovo Allie.

“Beh cosa fai stasera? Follie a New York City?”

“Oh no, stasera affogherò nel gelato al cioccolato, vedi?” le mostrai la vaschetta.

“Interessante, quello finisce sui fianchi però. Sicura che vada tutto bene” disse un tantino accigliata

“Si, alla grande” dissi e presi una cucchiaiata più grande del normale.

Allie sorrise, poco convinta e fece per parlare ma ad un tratto qualcuno suonò alla porta.

“Ehi Allie aspetta un attimo, suonano al campanello” dissi, lasciai il computer ed andai ad aprire la porta, con una vaschetta di gelato in mano, il pigiama e le pantofole pelose. Sembravo una bambina.

Notai che fuori aveva iniziato a piovere, e il tizio o la tizia al campanello era insistente

“Un attimo!” esclamai ed aprii la porta.

Rimasi di stucco.

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** I love you ***


POV LOGAN

Partii senza dire niente a nessuno, non avevo bisogno di altre persone che mi dicessero quanto fossi stato stupido, ci pensavo già da solo. E poi se fosse andata a finire male, se fosse stato troppo tardi, non avevo voglia di sentirmi dire da mia sorella “te l’avevo detto”.

Il volo fu tranquillo, nessuno mi riconobbe e ne fui lieto, non ero affatto dell’umore. Tutto ciò che volevo fare era andare da Alex, spiegarle tutto, dirle cosa provavo per lei perché ero stanco di fraintendimenti e incomprensioni, era semplicemente troppo.

Quando atterrai ero nervosissimo, era tardo pomeriggio e l’aeroporto era affollato di uomini d’affari, famigliole in viaggio, coppie in partenza per vacanze romantiche, il solito clima da aeroporto. Notai con sollievo che non c’erano fan o paparazzi, nessuno sapeva che ero lì, ma abbassai comunque il berretto sugli occhi un po’ di più e camminai a testa bassa cercando di rimanere anonimo e mischiarmi tra la folla. La parte negativa? Essere da solo mi portava a pensare, continuavo ad incolparmi continuavo a maledire la mia ingenuità.

Arrivai fuori dall’aeroporto ed imprecando mi accorsi che stava piovendo, e i taxi che aspettavano fuori erano già tutti occupati. Aspettai la successiva ondata di taxi, ma tardavano ed io non ce la feci più. Mi avvolsi la sciarpa e mi strinsi nel cappotto, avviandomi verso casa di Alex, pregando di trovare nel frattempo un taxi libero.
Finalmente riuscii a fermare un taxi, e vi salii. Casa di Alex distava ancora un po’, quindi mi misi ad ascoltare la musica e a guardare la gente sotto la pioggia che si affrettava a trovare un riparo. Adoravo New York anche sotto la pioggia, ha qualcosa di magico quella città.

Dissi all’autista di fermarsi a qualche metro dalla casa di Alex, pagai ed uscii sotto la pioggia battente. La luce era accesa, feci un respiro profondo e iniziai a salire gli scalini. Allungai un braccio per bussare il campanello, e mi sbilanciai contro la porta, bussando un altro paio di volte prima di cadere di peso sugli scalini ed atterrare come un idiota sull’ultimo, imprecai. La porta si aprì. Sull’uscio c’era Alex, in pigiama, una vaschetta enorme di gelato al cioccolato e… pantofole a forma di animale? La guardai, sorridendo della sua espressione perplessa, era bellissima.

POV ALEX

Lì per terra come un idiota c’era Logan, bagnato dalla testa ai piedi e con un sorriso che mio malgrado era bellissimo. Nonostante il mio cuore stesse uscendo dal petto, cercai di mascherare quanto felice fossi di vederlo e invece mi accigliai.

Lui si alzò, e salì gli scalini, sempre sorridendo. Non poteva sorridere, io ero arrabbiata con lui, e la parte non mi riusciva bene se lui sorrideva.

Si fermò a qualche passo da me.

“Ciao” disse senza smettere di sorridere.

“Cosa ci fai qui?” gli chiesi cercando di sembrare brusca, ma non credo di averlo convinto. Mi guardava dritto negli occhi, incatenandomi con lo sguardo.

“Mah niente, facevo una passeggiata per New York e mi trovavo sulla strada” disse

Alzai gli occhi al cielo.

“Sul serio Logan, perché sei venuto?”

“Perché mi sento uno schifo. Dovevo parlarti” disse, e lottai per non cedere e abbracciarlo all’istante, vidi nei suoi occhi che era sincero, ma doveva soffrire un po’.

“Parlare di cosa?” chiesi

Di quello che hai visto, di noi, di quello che provo per te. So che sei arrabbiata, mi sono comportato da idiota. Ma ti giuro, che le mie intenzioni non erano cattive. Non farei mai niente per ferirti spero tu lo sappia questo. Non potrei neanche se volessi” rispose, non sorrideva più. Aveva un sguardo ferito ma deciso.
Non risposi, in attesa che continuasse. Lui mi guardò, poi si avvicinò.

Mi guardò intensamente negli occhi e a me tornò in mente quella volta davanti al mio hotel a Los Angeles, sembrava passata una vita ma il suo sguardo non era cambiato affatto. Mi guardava con quei suoi occhi blu e tutto era chiaro. Non c’erano più dubbi, basta incomprensioni, eravamo solo lui ed io, e ciò che provavamo l’uno per l’altra.

Non protestai quando mi prese dolcemente la testa tra le mani e mi baciò. Le sue labbra erano decise e dolci sulle mie, rimasi basita per un attimo, poi ricambiai il bacio e lo strinsi in un abbraccio. Entrambi lo avevamo aspettato tanto. La pioggia continuava a battere imperterrita ma a nessuno dei due importava.

Logan si allontanò, e incatenò di nuovo i suoi occhi ai miei.

“Ti amo, ti ho sempre amata” mi disse

Mi aprii in un sorriso

“Ti amo anche io”

Rimase a guardarmi per qualche secondo, poi mi strinse forte e mi baciò ancora, sorridendo sulle mie labbra.
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** You're beautiful ***


POV LOGAN

Era stato uno dei momenti più belli della mia vita. Avevo detto tutto ad Alex, e c’era stato quel bacio, c’è una parola che è al di sopra di perfetto? Perché quella non basta.
Io ed Alex eravamo fradici, così entrammo in casa prendemmo degli asciugamani e passammo il resto della serata sul divano ad asciugarci di fronte al camino.

Alex aveva la testa appoggiata sulla mia spalla, le gambe sul divano e le braccia intorno alle ginocchia. Io ero seduto normalmente, e sorridevo alla vista del suo pigiama.

“Hai un pigiama… interessante” dissi ridendo                                      

Lei arrossì un po’ e mi diede un pugno sul braccio

“Si beh la mia serata era programmata diversamente, non mi aspettavo di trovare un salame a terra sugli scalini di casa mia” disse spavalda.

“Oh e le pantofole? Dovresti uscirci, non c’è gara” dissi controllando a malapena il sorriso che mi spuntava sul viso.

“Piantala!” disse.

“Sei bellissima” replicai e si girò a guardarmi.

Sorrideva, e i suoi occhi, già ipnotici senza quella luce che avevano in quel momento, mi fissarono.
Le alzai il mento con una mano e la baciai ancora mentre lei stringeva le braccia a me, abbandonando le ginocchia, che scivolavano dal divano in pelle.
La sentii scivolare sempre di più e l’afferrai ridendo prima che cadesse. Lei si sistemò con le gambe sulle mie.

Entrambi stavamo ancora ridendo, e ci guardavamo negli occhi, senza nessun motivo preciso. Avevamo aspettato così tanto, avevamo avuto così tanti dubbi che i nostri occhi, che per anni avevamo tentato di tenere lontani ora si attraevano come calamite, come se sapessero di non avere più ostacoli.

“Domani dobbiamo partire” disse d’un tratto Alex, la testa appoggiata sul mio petto e la mia mano ad
accarezzarle i capelli.

Sospirai.

“E’ già finita?”

“Eh già, ma c’è un lato positivo” disse

“Ah si? E qual è?” risposi stando al gioco.

“Finalmente rivedrò Douglas”

Mi accigliai, mi aspettavo tutt’altra risposta. Sentii la sua testa muoversi nel tentativo di sopprimere una risata ma stetti al gioco ancora un po’

“Oh si, in effetti quel ragazzone è proprio quello giusto per te, quando torniamo vi offro una cenetta, ti va?”

Lei si girò, vide la mia espressione che probabilmente era ancora accigliata e scoppiò a ridere, il che non aiutò la mia forza di volontà.

Mi aprii in un sorriso al suono della sua risata, e la baciai.

POV ALEX.

“Alex? Alex svegliati” sentii la voce di Cat chiamarmi

Aprii gli occhi e trovai un braccio accanto a me. Rimasi un attimo confusa, poi ricordai tutto della sera precedente, alzai lo sguardo e vidi Logan addormentato accanto a me, con un braccio a cingermi le spalle.

“Cat?” dissi un po’ confusa

“Alex avete il volo tra due ore, fareste meglio a sbrigarvi” disse.

“Oh, giusto. Grazie Cat”

“Figurati, fate in fretta io adesso devo uscire”

Mi alzai, attenta a non svegliare Logan e abbracciai mia sorella per salutarla.

Lei andò verso la porta la aprì e poi si girò verso di me.

“Siete proprio carini insieme” disse con una risatina gettando uno sguardo a Logan, ancora addormentato

Risi.

"Ti racconterò tutto promesso" la salutai e mi misi a preparare la colazione. Mentre ero concentrata sui fornelli, sentii i passi di Logan sempre più vicini e mi girai, trovandomelo ad un palmo dal naso.

“Buongiorno” dissi

Mi prese la testa tra le mani e mi baciò dolcemente.

“Buongiorno” disse anche lui sorridendo. “Che si mangia?”

“Cosa? Pensi stia preparando la colazione anche a te?” dissi alzando un sopracciglio

Parve confuso, e sorrisi. “Pancakes”.

Mangiammo in fretta, ed andai a preparare i bagagli mentre Logan si cambiava.
Un’ora dopo eravamo all’aeroporto, pronti a partire per il Canada ancora.

POV LOGAN.

Eravamo sul volo per Vancouver, stavo leggendo un libro quando Alex mi interruppe.

“Dobbiamo dirlo a tutti?” chiese

“Dire che cosa?”

“Lo sai che cosa”

Le rimandai uno sguardo confuso. In realtà sapevo benissimo di cosa stavamo parlando, ma volevo sentirlo da lei.
Parve capire ciò che stavo cercando di fare, perché serrò la mascella imperterrita.

“Se intendi dire a tutti che quell’idiota di Logan ha detto alla ragazza che gli piace da 4 anni che la ama beh, accomodati pure”

Rise.

“Naaah teniamoli sulle spine, è più divertente”

“Concordo” dissi e le presi una mano, dandole un rapidissimo bacio.

Alzò un sopracciglio “cos’era quello?” disse, si allungò verso di me e mi diede un bacio come si deve.

Sorrisi.

Quel soggiorno a Vancouver stava per diventare molto, molto più piacevole.

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Better part of me. ***


POV ALEX
Eravamo a Vancouver da una settimana ormai, e né io né Logan avevamo detto ad anima viva di quello che c’era stato tra noi, né avevamo intenzione di farlo.

Non so perché, forse volevamo proteggere quella nostra piccola realtà ancora per un po’; forse non eravamo ancora pronti a permettere ad altre persone di entrarvi, avevamo bisogno di un po’ di intimità, di qualcosa che doveva essere solo nostra.

E nasconderlo fu facile. Passavamo la maggior parte del giorno col resto del cast, come se niente fosse cambiato. Ma in realtà tutto era cambiato. Capitava spesso che i miei occhi incontrassero i suoi e chi vi rimanessero incollati. Ma tutto ciò non era sospetto, io e Logan avevamo passato gli ultimi quattro anni a scambiarci occhiate furtive, che di certo non passavano inosservate agli occhi delle persone che ci stavano vicino.

Ma loro non coglievano la sfumatura diversa che brillava nei nostri occhi questa volta. Nessuno avrebbe potuto.

Passavamo molto tempo da soli, e le cose andavano sempre meglio eravamo felici, finalmente felici e liberi di provare ciò che sentivamo dentro, di amarci come avevamo sempre voluto.

Ci avevano dato il giorno libero, e i ragazzi volevano fare un giro in città. Io e Logan però rifiutammo, entusiasti all’idea di avere un intero giorno solo per noi.

“Sicuri di non voler venire?” chiese Douglas guardando prima me, poi Logan.

“Sicuri” disse lui e mi lanciò un’occhiata.

Douglas fece spallucce e si avviò con Jake Brandon e Leven verso il centro.

“Prima o poi dovremo dirglielo” feci notare a Logan.

Sorrise.

“Glielo diremo, poi” disse, mi prese la mano e mi guidò verso il salottino riservato alla nostra ala dell’hotel.

Ci sedemmo su uno dei divanetti ed iniziai a giocare con il laccio della sua felpa, persa nei miei pensieri.

“A cosa pensi?” mi chiese lui.

“Niente” risposi, con un sorriso.

“Mh-mh” disse lui e mi trascinò sulle sue gambe, strappandomi una risata.

Mi guardò. “Adoro questo”

“Cosa?” chiesi confusa.

“Il suono della tua risata” rispose.

Sorrisi e lo baciai, ancora seduta sulle sue gambe, stringendolo.

Ci stavamo ancora baciando quando qualcuno si schiarì la gola.

Io e Logan sussultammo, separandoci.

Mi voltai e vidi Bradon e Leven sulla porta. Entrambi avevano dei sorrisi stampati sulla faccia.

Vidi Brandon fare l’occhiolino fare a Logan, che rise di gusto. Mi alzai e mi sedetti affianco a Logan, che mise un braccio intorno alle mie spalle.

Lo guardai, era totalmente rilassato e sorridente, il che strappò un sorriso anche a me nonostante l’imbarazzo.

“Cosa ci fate voi qui, non eravate in centro?” chiesi rivolgendomi a Leven.

Ci stavamo annoiando” disse Leven cercando di cancellare il suo sorriso senza successo.

“Quindi… state insieme?” chiese Brandon con una risatina.

Leven gli mollò una gomitata tra le costole.

“AHI! E questo per cos’era?”

Scoppiai a ridere e mi limitai a fare spallucce.

 
POV LOGAN.

Eravamo sul mio letto. Alex aveva la testa sul mio petto, ed io l’abbracciavo accarezzandole i capelli biondi.

“Sai, forse ti preferivo mora” le dissi.

La sentii ridere, poi mi mollò un pugno sul petto.

“Questo perché non mi hai visto con i capelli viola. Ero davvero sexy” disse lei e scoppiai a ridere.

“Non ho dubbi” le dissi.

Lei si voltò verso di me, ed io la baciai, stringendola forte, quasi a farle male. Ma lei non si lamentò, e mi strinse.

“Ti amo” le sussurrai.

Mi baciò ancora prendendomi il viso tra le mani delicate.

“Ti amo anch’io”

Quel momento era così perfetto, così giusto, che sarei voluto rimanere così con lei per sempre.

Finchè saremmo rimasti insieme, quel momento non sarebbe mai finito, e fui grato di questo.

“Sei la parte migliore di me” le dissi.

La baciai. Il cuore a mille, gli occhi che si cercavano sempre, e quella felicità che nessuno avrebbe potuto mai strapparci. Quella felicità che per lungo tempo entrambi avevamo soppresso e che adesso era libera di riempire le nostre giornate. La felicità che rendeva qualsiasi cosa migliore quando lei era con me.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1914494