Who's that baka?

di Gretel85
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Come Adamo ed Eva. ***
Capitolo 2: *** Un sogno che si avvera è straordinario, colora il mondo di opportunità. ***
Capitolo 3: *** La caccia allo zuccherino. ***
Capitolo 4: *** Due parole con l'eroe, la fortuna dell'amante. ***
Capitolo 5: *** Il principe perde il pelo, il lupo la pazienza. ***
Capitolo 6: *** Chi ha paura del lupo cattivo? ***
Capitolo 7: *** Le romanticamente assurde idee di matrice Kasumiana. ***
Capitolo 8: *** Questione di punti di vista. ***
Capitolo 9: *** Cascasse il cielo. ***
Capitolo 10: *** Who's that baka? ***



Capitolo 1
*** Come Adamo ed Eva. ***


Mi vendo,
la grinta che non hai.
In cambio del tuo inferno,
ti do due ali, sai!
Mi vendo,
un'altra identità.
Ti do quello che il mondo…
distratto non ti dà.

(Renato Zero – Mi vendo.)

 


 

*Ma tu guarda quante sciocchezze mi tocca stare a sentire...*

Pensoso e polemico nei confronti dell'ennesima lezione di filosofia, Ranma guardava di sottecchi il professore declamare con eccessivo e non corrisposto entusiasmo i capisaldi della teoria di tale Jung, un filosofo occidentale, sulla doppiezza dell'animo umano. Non capendo proprio dove il docente volesse andare a parare, trovava la lezione di una noia mortale. Spostando lo sguardo alla sua destra, ebbe modo per un istante di sbirciare la sua fidanzata.

*Secchiona...* Sbuffò divertito notando la velocità con cui la matita di Akane si spostava sul quaderno. Altre due parole e si sarebbe addormentato, ma l'improvviso brusio di voci intorno a lui ridestò immediatamente la sua attenzione. Tutti i suoi compagni ridacchiavano imbarazzati, scambiandosi incomprensibili battutine. Poiché il suo istinto da artista marziale non falliva mai, decise di mettersi prontamente all'ascolto.

E un attimo dopo arrossì.

-Non ridete, ragazzi!- Brontolò il professore leggermente offeso. -È un discorso serio ed importante.- Continuò iniziando a camminare per la classe e sottolineando le sue parole con ampi gesti delle braccia. -Ogni uomo conserva in sé un aspetto femminile; lo fa perlopiù in modo del tutto inconscio, ma questo aspetto c'è, non lo si può negare ed è quello che Jung chiama “anima”.-

Il professore ora si era fermato a pochi passi da lui e per quanto cercasse di fare il vago, Ranma si trovò a desiderare con tutto se stesso di possedere una pala per scavarsi una fossa sotto al banco e fuggire da quella situazione incredibilmente imbarazzante che si era venuta a creare.

Anima o Ranko che fosse, lui con quella parte femminile ci conviveva ogni giorno, altro che inconscio!

*Ci mancava pure il filosofo che parla dei miei problemi!* Strinse con forza il pugno sul banco tentando inutilmente di ignorare il calore diffuso sul retro della nuca che gli stava mandando a fuoco il cervello. Ne era certo. Akane lo stava guardando e forse aveva un'espressione divertita dipinta sul viso. Ogni tanto quella ragazza gli dava l'impressione di poter leggere dentro di lui; le sue debolezze rischiavano di renderlo un libro aperto per lei e questo no, non poteva decisamente permetterlo. Fortunatamente il resto della classe non stava badando a lui e alla sua espressione evidentemente corrucciata. Tutt'altro. I ragazzi si indicavano a vicenda lanciandosi frecciatine al limite dell'imbecillità, mentre gli squittii delle ragazze stavano raggiungendo livelli da inquinamento acustico.

-E tuttavia.- Riprese a fatica il professore, lievemente esasperato ma abituato a reazioni di quel genere. -È vero anche il contrario.- In un attimo calò il silenzio.

-Anche le donne conservano in sé una componente maschile: il cosiddetto “animus”. E quindi...-

E quindi fu costretto nuovamente ad interrompersi.

-Saotome....- Digrignò. -Che cosa c'è da ridere adesso?-

Ranma prese fiato cercando di tornare rapidamente serio. Non ce l'aveva proprio fatta a trattenersi; quasi con sollievo aveva accolto quella seconda parte della spiegazione ed era scoppiato a ridere coprendo così il rumore di matita spezzata poco dietro di lui.

-Ehm...mi scusi, professore! Non volevo interromperla.- Scattò in piedi facendo un piccolo inchino. -È solo che questa teoria mi trova perfettamente d'accordo! Soprattutto la seconda parte...- Gli occhi chiusi e il fare solenne, Ranma si schiarì la voce.

Il professore incredulo di fronte a tanto apparente interesse decise di dargli corda.

-Eh? Ah! Beh, bene, bene. Puoi spiegarti meglio?- Lo incitò sistemandosi inutilmente gli occhiali sulla punta del naso.

Ranma annuì compostamente portandosi pollice e indice al mento. Sembrava fare sul serio.

-Sicuro. Ecco, vede, credo che questo signor Jung abbia proprio ragione. Almeno fino a quando non dice che l'animus nelle ragazze è inconscio e nascosto. Infatti, e le assicuro parlo per esperienza personale, conosco una ragazza che è un vero maschiaccio, violenta e per niente car...-

Un secondo dopo sfoggiava un pesante banco di legno e metallo delicatamente adagiato sul capo.

-...ina!-

-Ranma, sei un idiota!-

-E questa ne è la prova...- Concluse il ragazzo tamburellando scocciato le dita sul pavimento e indicando con l'altra mano la furia sopra di lui.

Appena un istante di perplessità e il professore si riprese schiarendosi la voce. Per una volta ci aveva quasi sperato.

-Saotome? Tendo?-

-Sì, professore?- Cinguettò la ragazza con squisita gentilezza.

Le mani umilmente incrociate dietro la schiena, Akane era lo specchio dell'innocenza.

-FUORI!- Strillò a pieni polmoni il pover'uomo.

-Fantastico...- Sbuffò Ranma seguendo la fidanzata verso la porta, il banco ancora sulla testa.

-E mi raccomando...- Li ammonì ulteriormente.

-Sì, sì, lo so.- Con un debole gesto della mano, Ranma lo interruppe nuovamente.

-Due secchi io, uno lei.-


 

* * *


 

-Ahhhh! Finalmente anche questa giornata è finita!- Si stiracchiò il giovane camminando in bilico sulla sua recinzione preferita.

-E sai che sforzo! È tutta colpa tua, Ranma! Abbiamo perso due ore di lezione e siamo stati buttati fuori dalla classe perché come al solito non sai tenere quella boccaccia chiusa!-

-Pff! Guarda che il mio era un intervento serio! Dillo piuttosto che ti brucia. La verità fa male, cara mia, non è vero?-

-Ah sì?- Ferma in mezzo alla strada Akane ruotò lentamente il capo verso di lui.

Ranma deglutì spaventato. Già si aspettava di scorgere sul volto di lei quello sguardo omicida che ogni volta gli faceva rimpiangere di essere venuto al mondo. Ma quando al suo posto individuò due belle labbra arricciate con sarcasmo ebbe, se possibile, ancor più paura.

-Guarda che mi sono accorta del fumo uscire dalle tue orecchie quando il professore parlava dell'aspetto femminile nascosto in ogni uomo...- Insinuò tutto di un fiato la ragazza, l'espressione del viso rilassata. Quasi divertita.

Anche troppo per i suoi gusti e in un attimo Ranma balzò accanto a lei. -Cosa vorresti dire, mostro?-

Inclinando dolcemente la testa da un lato, Akane sorrise.

-Chi? Io? Niente! Hai la coda di paglia, per caso?- E una gioiosa risata si impossessò definitivamente del suo bel viso.

-Non. Sei. Per. Niente. Carina!- Ma non era vero. Quando rideva era semplicemente adorabile.

Quando fuggiva? Pure.

-Ehi aspetta, vieni qui!- Prese a rincorrerla il ragazzo.

-Prendimi se ci riesci!- Lo sbeffeggiò l'altra deliziosamente allegra.

Evitando di risponderle per risparmiare fiato, Ranma sorrise. Aveva un debole per le sfide.

Aveva un debole per lei.

Certo però che quando ci si metteva quell'omaccione mancato della sua fidanzata era davvero veloce. Improvvisamente fu costretto a frenare sui talloni la propria corsa e fece appena in tempo a svoltare l'angolo, quando....

Niente. Akane era sparita.

Al suo posto, a pochi metri da lui, faceva bella mostra di sé un modesto banchetto di cianfrusaglie, dietro al quale un ambiguo vecchietto presentava ad un pubblico visibile solo a lui gli ultimi ritrovati dell'inutilità.

-Fatevi avanti, signore e signori!- Come una majorette si dimenava con un sottile e nodoso bastone in mano. -Solo per voi e solo per oggi, i migliori intrugli anti-tutto provenienti direttamente dalle lontane e misteriose terre della Cina! Ehi tu, giovane!- Si fermò di colpo, indicando Ranma.

-Sì, proprio tu, dimmi che problema hai e troveremo una soluzione!-

-Eh? Io? Ma io non ho problemi!- Riprendendo fiato con le mani appoggiate sulle ginocchia, Ranma si voltò a rispondere allo strano individuo, fissandolo con la stessa espressione con cui si guardano i matti. Ma il vecchietto era un osso duro.

-Oh...andiamo! Tutti abbiamo delle difficoltà o dei segreti, coraggio! Problemi di studio? Concentrazione? Prestanza fisica?-

-Ehi senti un po', ma ti sembro un rammollito, per caso?-

-Ahhhh! Eh eh eh...Ho capito tutto!- Continuò l'anziano portandosi un dito alla tempia. -Si tratta forse di...problemi d'amore? A me puoi dirlo, sai? Pensa, proprio oggi mi è arrivato un potente infuso in grado di...- Sorrise mellifluo in un mare di rughe rischiando così di far venire un infarto per la paura al giovane col codino.
Che lo interruppe subitamente.

-A...A...Amore? Ma come ti permetti? E poi fatti gli affari tuoi, io ti saluto!-

-No, no, no! E dai, aspetta!- Lo frenò l'anziano zompettando verso di lui ed assumendo subito dopo un fare solenne ed inquietante. Per quanto scocciato e perplesso, Ranma doveva ammettere di essere incuriosito dallo strano essere e si avvicinò nuovamente al banchetto.

*Tanto ormai Akane sarà già a casa....* Sospirò.

-Io leggo nei tuoi occhi una profonda disperazione, ragazzo. C'è qualcosa che ti turba profondamente, come una maledizione... o qualcosa del genere!-

-Ma non mi dire?- Con un gesto di stizza e quasi deluso Ranma fece per andarsene di nuovo.

-E ora perché te ne vai, giovanotto? Non ho forse detto di avere con me i migliori ritrovati della medicina assurdo-magico-cinese? Magari c'è qualcosa che fa al caso tuo...eh eh eh!-

Come una bella statuina di gesso, Ranma si bloccò immediatamente. -Hai detto...cinese?-

Il vecchio annuì con fare sempre meno disinteressato. -Sì giovanotto, ho detto ci-ne-se. Dimmi il tuo problema e vedremo se possiamo trovare una soluzione, eh eh eh!-

-E va bene...- Ranma si avvicinò nuovamente al banchetto con il fare e il tono di chi sta più che altro per proporre una sfida. *Dice troppi “eh eh eh” per i miei gusti, ma voglio proprio vedere...*

-Allora?- Lo incitò il vecchietto.

Ranma arrossì. -Allora diciamo che, sempre che tu ne sia in grado, mi servirebbe qualcosa per liberarmi di una parte di me...- Disse tutto di un fiato e con tono meno spavaldo del solito.

-Mmm...E dimmi, di cosa vorresti liberarti di preciso? Me lo devi dire se vuoi il mio aiuto.- Prese nel frattempo a frugare tra le sue mille ampolle colorate.

*Accidenti...* Sollevando gli occhi al cielo, Ranma arrossì vistosamente prima di sussurrare al limite dell'udibile: -della mia par...t...fe...mi..ile...-

-Ah, della tua parte femminile, benissimo. Prendi quest'ampolla, giovanotto, è quel che fa per te.- Neanche il giovane lo avesse urlato al microfono, il vecchio aveva capito perfettamente. Ma ormai non aveva più alcuna importanza.

-Di...dice davvero?-

-Ma naturalmente. Bevila tutta di un fiato e i tuoi problemi svaniranno all'improvviso, eh eh eh!-

-Ma...ma...ma....- Prese a balbettare Ranma, prima di abbandonarsi definitivamente ad una spaventosa espressione euforica. -Ma è fantastico! Non mi trasformerò più in una ragazza!!-

Senza nemmeno avere cura di chiedere quali possibili effetti collaterali avrebbe potuto avere un simile intruglio bluastro, afferrò immediatamente la fiala dalle mani del vecchio, lieto come non mai di vedere la fine dei suoi problemi farsi sempre più vicina.

La buona educazione però ancora non lo aveva abbandonato. O quasi.

-Ma dimmi, vecchio. Cosa vuoi in cambio di questa?- Si voltò sospettoso e la sua espressione si fece ancora più sorpresa nel momento in cui si accorse che del vecchio e del suo banchetto non vi era più alcuna traccia.

La fiala però era vera. Era nelle sue mani! Sorrise scrutando il cielo farsi sempre più scuro e minaccioso. Avrebbe cominciato a piovere a momenti.

*Perfetto! Quale migliore occasione per testare subito le parole di quel mercante...* Saltellando allegro, corse a rifugiarsi sotto una tettoia.

Un ultimo sguardo alla brillante fiala scura come l'inchiostro e, staccandone il tappetto di sughero con i denti, si svuotò tutto il contenuto direttamente in gola.

-Eh eh eh...- Fu l'ultima cosa che gli parve di sentire, prima di percepire nettamente uno strappo all'altezza delle costole che lo costrinse a piegarsi in due dal dolore.


 


 

* * *


 

Buonasera a tutti :) Eccomi nuovamente qui con un'idea che già da un po' mi frullava in mente. Non sarà cosa particolarmente lunga. Ma nemmeno troppo breve. Oh insomma, ancora non lo so :) Ma se avrete voglia e piacere di leggerla e/o farmi sapere cosa ne pensate, ve ne sarò come sempre immensamente grata. Buona serata a tutti!

Gretel.

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Capitolo 2
*** Un sogno che si avvera è straordinario, colora il mondo di opportunità. ***


L'indirizzo ce l'ho,

rintracciarti non è un problema.

Ti telefonerò,

ti offrirò una serata strana...

(Renato Zero – Triangolo)

 



 

-Sono tornato!- Esordì Ranma spalancando le porte della veranda di casa Tendo. Era zuppo fino al midollo, infreddolito e si sentiva alquanto strano. Ma era un uomo al cento per cento e nessuno avrebbe potuto dire il contrario.

Il suo sogno si era finalmente avverato.

Quasi avesse colto inconsciamente la differenza, la fidanzata spalancò i begli occhi color nocciola. -Ranma...- Seduta alla tavola già apparecchiata per la cena e insieme al resto della famiglia, compreso quell'insopportabile suino domestico comodamente stretto al suo petto, Akane lo guardò con un misto di curiosità ed apprensione. O almeno così notò Ranma compiaciuto.

Incurante della pozza d'acqua ai suoi piedi, si fece avanti e prese posto come d'abitudine accanto a lei. -Buona sera, Akane.-

Quel saluto, più caldo e galante del solito o del dovuto, gli fece subito guadagnare uno sguardo porcino carico d'odio da parte del rivale.

-Ti sembra questa l'ora di rincasare, figlio degenere? Si può sapere cosa hai fatto fino a quest'ora, eh?- Lo afferrò per il bavero Genma interrompendo l'insolito quadretto.

Per qualche secondo Ranma rimase immobile e pensoso. Se avesse dovuto raccontare per filo e per segno cosa gli era successo nelle ultime ore, effettivamente non avrebbe saputo dare una risposta precisa. Il vecchio mercante però se lo ricordava eccome. Così come la magica fiala che lo aveva finalmente privato della sua maledizione. Ripensandoci, ricordava anche di aver provato un forte dolore all'altezza dello sterno e, anche se gli costava moltissimo ammetterlo, doveva aver perso i sensi perché quando si era risvegliato in mezzo alla strada era ormai già buio.

*Ma chi se ne importa!* Si disse, prima di liberarsi con un gesto secco dalla stretta paterna e replicare con la consueta squisita cortesia alla domanda del genitore.

-Non ci arrivi da solo, brutto idiota?-

-Eh?-

-Guardami. Anzi, guardatemi tutti!- Con smodato protagonismo si alzò in piedi, cercando lo sguardo di Akane su di sé. -Sono fradicio, ho preso tutta l'acqua di Nerima e...-

-Oh! Che i Kami ci proteggano dalla katana di tua madre!- Piegato in ginocchio, le mani giunte in preghiera, Genma aveva già le lacrime agli occhi. -Cosa mi tocca sentire? Ranma! Non ti ho certo cresciuto come una donnicciola che rimpiange di aver dimenticato l'ombrello a casa!-

Accarezzandosi con pollice e indice il mento, il giovane si chiese come potesse suo padre sfoggiare senza alcun ritegno una tale mancanza d'acume.

-Non è possibile...ma ci sei o ci fai? Non lo vedi che sono ancora un ragazzo, razza di stupido?-

-Tu...tu...tu...- Solo allora a Genma si incantò il nastro, segno che finalmente l'informazione aveva raggiunto il suo cervello. E non solo il suo.

-Che cosa?- Un coro di voci accompagnò pertanto l'incredibile scoperta.

Anche Soun scoppiò a piangere e a dire cose senza senso. Ma questa non era una novità.

-È meraviglioso figliolo! L'amore fa proprio miracoli!-

-Già. E se ora non vi dispiace...- Continuò il giovane con il codino sedendosi nuovamente. -Avrei fame anche io.-

Tuttavia Genma non aveva alcuna intenzione di lasciar cadere il discorso e, afferrato velocemente un bicchiere d'acqua, ne versò il contenuto direttamente sulla testa bruna del ragazzo.

Che rimase tale.

-Come diamine hai fatto, Ranma?-

-Ma dico, ti sei bevuto il cervello per caso?-

-Dimmi come hai fatto!-

-Non sono affari che ti riguardano, papà!-

-Brutto ingrato che non sei altro! Come sarebbe a dire “non sono affari che ti riguardano?”-

-Oh...sono così felice per te, Ranma!- Quasi fosse la cosa più normale del mondo, la dolce Kasumi si sbrigò a passargli una ciotola di riso, mentre Nabiki continuava a spiarlo di sottecchi, indecisa se abbandonarsi alla disperazione dovuta alla drastica riduzione che tale cambiamento avrebbe comportato alle sue entrate mensili, o meno.

Appollaiato su una pila di cuscini dello stesso colore del suo immancabile tutino, Happosai, i lucciconi agli occhi, iniziò comprensibilmente a lagnarsi.

-Vi prego ditemi che non è vero! Sniff! Sniff! Cosa vi ha fatto di male questo piccolo ed innocente vecchietto per privarlo della compagnia di quella graziosa bambolina...buahhh!-

-Oh, nonnino, coraggio, non faccia così. Vedrà che le passerà...- Gli si accostò Kasumi con il solito fare materno e comprensivo che avrebbe ridato fiducia a chiunque. E difatti riuscì nel suo intento. Un secondo dopo, con rinnovata energia, Happosai saltellò sul tavolino e, portandosi subito vicino a Ranma, prese a tirargli tutti i liquidi presenti sulla tavola. Salsa si soia compresa.

Più vedeva che il giovane non si trasformava più la sua ira aumentava esponenzialmente.

-Ranma! Hai fatto una cosa gravissima e io te la farò pagare cara!- Era fuori di sé.

Anche troppo per i gusti del ragazzo. Intrappolandogli con abilità il volto appuntito tra le due bacchette, Ranma se ne liberò un secondo dopo.

-Piantala e sparisci, vecchio maledetto!- Fu l'ultima cosa che gli disse prima di scaraventarlo con un calcio nell'alto dei cieli.

-Troverò un cura, Ranma! Stanne certo....!-

*Sì, come no?*

Solo tre ciotole di riso più tardi, Akane ritrovò la parola. Per tutto il tempo in cui lui aveva provveduto a riempire il suo stomaco, infatti, lei era rimasta a fissarlo come shockata. Sbattendo le palpebre due-tre volte si riprese. E finalmente grugnì.

-Vorresti essere tanto gentile da dirci almeno come hai fatto?-

Anche il piccolo P-chan comprensibilmente fremeva.

Sbattendo la ciotola di riso sul tavolo e pulendosi la bocca con il palmo della mano, Ranma prese a fissarla con un'insistenza quasi imbarazzante e nessuno poté credere alle proprie orecchie quando, invece di risponderle con la consueta acidità degna di un albero di cedro, lo sentirono rivolgersi a lei con le seguenti parole: -Lo sai che sei molto carina a preoccuparti per me, Akane? Ma stai tranquilla è tutto a posto. E poi, in fondo, l'importante è il risultato, no?- Si indicò fiero battendosi il palmo destro sui pettorali. Un suo vanto da sempre.

*Ma che diavolo sta dicendo?* Sembravano chiedere gli occhi di lei, mentre osservavano la mano del ragazzo scivolare dal petto per trovare posto, pochi secondi dopo, sulla sua guancia bollente, in quello che aveva tutta l'aria di essere un gesto di incredibile affetto e confidenza. Al di là dello sguardo sorpreso di Akane e dell'evidente rossore sulle sue guance, anche le reazioni degli altri furono immediate.

-Finalmente ti sei deciso, Ranma!- Insinuò Nabiki con la solita malizia sorseggiando rumorosamente una bevanda in lattina dall'odore dolciastro.

-Ma che dolce...- Si portò una mano al viso Kasumi.

Al signor Tendo, però, l'ultimo sorso di birra fresca andò talmente di traverso da uscirgli anche dal naso. -Ti sei dimenticato come si beve per caso?- Cartello alla mano, o meglio alla zampa, la zuppa e pelosa forma animale di Genma lo guardò perplessa.

Digrignando i denti come impazzito, P-chan si divincolò dalla stretta della sua dolce Akane per dirigersi galoppando in direzione del bagno e anche la ragazza, decisamente imbarazzata, colse l'occasione per levare le tende.

Ranma era così sicuro di sé. Così pieno di sé. Così...non in sé. Qualcosa in quella situazione non le quadrava, né tanto meno le piaceva.

-Ma dove vai, P-chan?- Fece per inseguirlo, ma qualcuno la trattenne per il polso.

-Ma dove vai tu, Akane?- E da quando Ranma sapeva tirare fuori una voce tanto profonda e calda con lei? Ah! Saperlo.

-Io...io sono stanca, me ne vado a letto. Buonanotte.-

-Mmmm. E va bene...- Sotto lo sguardo interrogativo di tutti, anche Ranma si alzò in piedi. Le mani incrociate dietro la testa e uno scintillio allusivo nello sguardo, sorrise.

-Andiamo a dormire, Akane. Ci penso io a farti rilassare...-

Se solo due secondi prima Soun aveva rischiato di affogare nella sua stessa bevanda, ora era il turno delle bacchette infilate nel naso.

Uno stupore ancora più grande si dipinse sul volto di Akane; la lieve stretta di lui intorno al suo polso, le aveva procurato più di un brivido, doveva ammetterlo, ma questo era davvero troppo. Stringendo forte i pugni, lasciò che la sottile aura blu anticipasse la sua reazione e, voltandosi di scatto verso il fidanzato, gli puntò un indice contro il petto.

-Ehi aspetta un attimo! Dov'è che pensi di andare tu?-

-In camera tua, mi pare ovvio, no?-

-C...ch...che cosa?-

Aggrappato al pelo dell'amico, il signor Tendo saltò su tutte le furie.

-Ma insomma, Saotome! Vuoi dire qualcosa? Contieni tuo figlio!-

-Bo...bo...!-

-Concordo, papà, non sta affatto bene...-

-Kasumi sei noiosa. Io mi sto divertendo da matti!-

-Ma hai sempre parlato di eredi e...-

Immediatamente Genma fu costretto a nascondere l'ultimo cartello dietro la schiena, prima che l'amico glielo facesse ingoiare.

-Un conto è non tirarsi i tavoli dietro, Genma, un conto è questo!- E con l'indice tremante Soun indicò i due giovani.

Akane, le spalle ormai al muro, guardava Ranma con un misto di imbarazzo, rabbia e preoccupazione. Davanti a lei, il ragazzo l'aveva dolcemente intrappolata appoggiando entrambe le mani sul muro. Uno sguardo accattivante, carico di desiderio e semplicemente incontenibile.

Ad ogni battito di palpebre, Ranma sembrava aver fretta di divorare con gli occhi ogni centimetro del suo corpo. Erano talmente vicini che Akane poteva scorgere la propria espressione, timida e contrariata, negli occhi di lui. E non solo quella.

Nel suo stesso riflesso, contornato di blu, percepiva tutto l'ardore e la voluttà con cui il ragazzo desiderava risvegliare in lei sensi assai più appaganti della semplice vista.

-Non sia mai che un tesoro come te faccia brutti sogni e non abbia nessuno accanto pronto a rassicurarla, non credi?- Se ne uscì tutto di un fiato il ragazzo, piegando il volto leggermente e avvicinandolo pericolosamente a quello di lei.

-Ranma, ma ti sei bevuto il cervello? Se è uno scherzo, piantala immediatamente!- Sibilò Akane, distogliendo lo sguardo rossa in volto. Ma l'orecchio che gli aveva così offerto divenne innocente cassa di risonanza per le ultime parole che si sarebbe aspettata di sentire da lui.

-Uno scherzo? E perché dovrei scherzare, Akane? In fondo siamo fidanzati. Mi amareggia molto questa tua reazione. Significa che...non sono stato abbastanza bravo ad insegnarti cos'è l'amore.-

-L'a...l'amore?- Annaspò l'altra in cerca di aria. Improvvisamente la temperatura in quella stanza era diventata inaccettabile anche per il mese di febbraio.

-Saotome! Fai qualcosa!!!- Continuava a starnazzare su e giù per la stanza il povero Soun, ormai in preda ad una crisi isterica.

-Bo..bo...!-

-Ma prometto di recuperare presto.- Concluse il ragazzo sfiorando con entrambe le labbra la morbida guancia di lei.

Un secondo dopo, però, Ranma non c'era più e Akane fu finalmente libera. Libera di respirare, di sentire freddo e soprattutto di portarsi una mano al petto, cercando inutilmente di frenare i battiti del proprio cuore. Come tutti gli altri presenti nella stanza, si ritrovò quindi a fissare Ranma bloccato a terra da una furia vestita color senape e prato.

-Tu non le insegnerai proprio niente, maiale!- Non a torto, Ryoga era fuori di sé. Per fortuna aveva fatto appena in tempo ad intervenire altrimenti chissà cosa sarebbe successo.

-Ah! Strano che sia proprio tu a tirare in mezzo i maiali, P-chan!-

-Chi è che hai chiamato “P-chan”?-

-Prova a indovinare...-

Rotolando su e giù per la stanza, i due presero a darsela di santa ragione.

-Stai zitto, depravato! Come ti sei permesso di insidiare verbalmente la dolce Akane?-

-Insi...cosa?-

-Di provarci, caprone! E levati che puzzi di salsa di soia da far schifo!- Invertendo nuovamente le posizioni Ryoga si ritrovò però suo malgrado viso a viso con il rivale. Con fare più cospiratorio poi proseguì. -E soprattutto, come diamine hai fatto ad annullare la tua maledizione?-

-Ah, ora capisco...E tu spiegami, Ryoga, come lo sai?-

-Eh?-

-Già come fa a saperlo? Non c'era fino a poco fa...- Commentò puntualissima Nabiki. Ma erano tutti troppo presi per badare a lei.

-Sei. Un. Idiota. P-chan.-

-Dovresti vergognarti, Ranma!- Si riprese l'altro coprendo con il suo intervento l'ennesimo insulto/verità. -Provarci spudoratamente in quel modo e tutto per infilarti sotto alle sue coper....- Ma il poveretto fu costretto a bloccarsi nuovamente. Qualcosa gli diceva che toccare quell'argomento non gli sarebbe servito a nulla, anzi.

-Bravo, vedo che ti rendi conto da solo delle idiozie che ti escono di bocca. Tra le altre cose Akane è la mia fidanzata, quindi vedi di sparire.-

-Ranma, ma che sciocchezze vai dicendo? E comunque io sono qui, eh?- Si sbracciava nel frattempo ed inutilmente la ragazza, nascondendo molto bene un sottile compiacimento.

Ma i due ragazzi ignorarono completamente anche lei.

-Sc...scusa, come hai detto?- Ryoga era allibito e preoccupato. Il suo rivale era sempre stato uno zotico ignorante, questo sì. Ma così sfacciato nel lasciarsi guidare dai più bassi istinti no davvero.

-Hai capito bene, Ryoga! Vatti a fare un giro che è meglio!-

-Non ci sperare nemmeno, pervertito!- E si lanciò nuovamente su di lui.

Nel frattempo nel resto della stanza era il caos più totale. Soun aveva evidentemente intenzione di inondare l'intera abitazione, blaterando frasi senza senso su una certa incolumità da preservare per la figlia minore. Tra un “bo, bo!” e l'altro, Genma si dondolava sulla schiena nella sua forma animale, indubbiamente la preferita quando voleva evitare di essere messo in mezzo.

Infine, intimando ai due capofamiglia di fare silenzio per garantirsi una migliore registrazione, Nabiki, telecamera alla mano, si godeva lo spettacolo ingozzandosi di Popcorn.

-Kasumi, mi porti un'altra lattina?- Richiamò la sorella dalla cucina.

Pochi istanti dopo, la maggiore delle Tendo fece la sua apparizione sulla porta con una lattina in mano.

E un'espressione decisamente indecifrabile sul viso.

-Akane, al telefono. È...- Disse quasi con un filo di voce. -È per te...-

Il caos era tale che nessuno aveva sentito l'apparecchio squillare. Ma tutti percepirono l'incertezza nel tono di voce della dolce Kasumi e si fermarono di colpo.

-Chi può essere a quest'ora?- Chiese Ranma, il pugno destro ancora comodamente incastrato nella guancia di Ryoga.

E Akane, che non aveva mai visto la sorella tanto turbata e confusa, ci mise un attimo a raggiungere la colonnina di legno posta in ingresso. L'intera famiglia ovviamente alle spalle, deglutì incerta prima di accostarsi la lucida cornetta nera all'orecchio.

Un secondo di silenzio. Poi prese fiato.

-Pronto?-


 

 

 

* * *

Ovviamente il titolo di questo capitolo non è farina del mio sacco. Non vi ricorda niente? Vi dico solo che questa settimana sono in modalità “nostalgia per gli anni '80” ;)

Ancora grazie a tutti coloro che spenderanno parte del loro tempo per leggere anche questo secondo capitolo e/o lasciarmi un commentino in proposito. Buona domenica a tutti.

Gretel


 


 

 

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Capitolo 3
*** La caccia allo zuccherino. ***


Al secondo piano di una modesta villetta con giardino la giovane signora Mariko in Shimizu si godeva l'ennesima puntata di un inutile programma canoro. Avvolta nella sua discutibile vestaglia rosa, i bigodini in testa e un calice di vino in mano, non aveva alcuna intenzione di alzarsi dal divano.

Tuttavia, spostando rapidamente lo sguardo avanti e indietro, dalla finestra al televisore, si scoprì gradualmente distratta ed insofferente. La curiosità di sapere cosa diamine stesse succedendo in strada in quel momento, doveva ammetterlo, se la stava divorando. Raramente, infatti, i tranquilli vicoli di Nerima avevano assistito ad un tale baccano alle dieci di sera. Adottando l'inconfondibile tono lamentoso, nasale e strascicato delle grandi occasioni, decise quindi di avvalersi del supporto del marito, comprensibilmente addormentato dall'altro lato del divano.

-Toshiiio....Toshiiio...- Lo richiamò con voce affatto flautata.

-Uh? Eh? Chi è? Uff...Si può sapere che c'è, Mariko?-

-Ma non senti che putiferio in strada? Presto, vai a vedere!-

-Ma perché non ci va tu scusa? Cioè, fammi capire, mi hai svegliato per...-

-Toshio, ma metti che è qualche malintenzionato! Ti sembra carino proporre a tua moglie di affacciarsi?-

Senza rispondere ed estremamente di malavoglia il ragazzo si alzò dal divano. Aveva perso.

Giunto mollemente alla finestra e scostata la tendina, rimase qualche istante in silenzio, profondamente perplesso.

Inspiegabilmente tutto ad un tratto il sonno gli era passato.

-Ma chi diavolo sono...?- Sussurrò impressionato.

Un attimo dopo uno spostamento d'aria alle sue spalle lo fece trasalire.

-Secondo te è una parata in costume, Toshio?-

-ARGHH! Per tutti i Kami, Mariko! Ma non avevi paura dei malintenzionati?- Un colorito verdastro dipinto sul volto, il povero ragazzo cercò di eliminare velocemente le ottave di troppo dal proprio tono di voce. -E comunque non dire sciocchezze. Non sono previste festività questo mese!-

-Allora forse fanno le prove.-

-Tsz! Sei proprio ingenua, mia cara. Ma non importa, hai fatto bene a svegliarmi.- Spalancò la finestra con fare serio, responsabile, adulto. -Tutto questo rumore per strada a quest'ora è inaccettabile.-

-Toshio!- Gli occhi sgranati per lo stupore, per un attimo la moglie lo guardò con rispetto ed apprensione. -Addirittura il suicidio! Che uomo tutto di un pezzo ho sposato!- Si complimentò fintamente colpita, prima di scolarsi l'ultimo goccio di bianco nel bicchiere.

-Ma quale suicidio e suicidio, Mariko! Stai a vedere!- E sporgendosi dal davanzale si portò le mani al viso, a mo' di megafono. -Volete fare silenzio laggiù? Qui c'è gente che domani lavora!- Gridò dietro ad un polverone rumoroso, ormai lontano ed ignaro del suo atto eroico.

-Ahahah! Hai visto? Gliene ho proprio dette due, eh? -

-Oh, Toshio...- Sospirò la moglie, avviandosi verso il divano barcollando leggermente.

-Non fosse per il tuo impeto e la tua originalità, sarei già ubriaca di noia.-


 

* * *

Lui chi è?

Come mai l'hai portato con te?

il suo ruolo mi spieghi qual è ?

io volevo incontrarti da sola, semmai!

(Renato Zero - Triangolo)


 


 

-Insomma Akane, si può sapere chi era?-

Nessuna risposta.

Akane correva a perdifiato e Ranma, diversi passi dietro di lei, non poteva fare altro che osservarla di spalle e reprimere un crescente senso di fastidio. Tutto quel che sapeva era che, sì e no trenta secondi dopo aver risposto al telefono, la sua fidanzata si era fiondata immediatamente di fuori e senza fornire a nessuno una spiegazione valida per il suo atteggiamento, aveva cominciato a correre come in trance. E ovviamente come un fulmine. Aggrottando le folte sopracciglia, si scoprì fortemente contrariato. Akane sembrava ansiosa e distratta. Non gli aveva detto niente. Non lo aveva nemmeno degnato di uno sguardo.

-Ci siamo quasi!- La sentì dire più che altro a se stessa.

Svolta a destra, poi a sinistra, poi di nuovo dritto.

*Accidenti!* Strinse forte i pugni Ranma, mentre cercava, non senza sforzo, di tenere il passo della ragazza. Di certo non era così che aveva immaginato la sua prima sera da uomo. Ma prima che potesse nuovamente tentare di chiedere delucidazioni, Akane lo interruppe bruscamente.

-E comunque non dovevi disturbarti, Ranma. Potevo andare benissimo da sola.- Di male in peggio.

-Hai sentito? Puoi anche tornare a casa!- Le fece eco l'eterno disperso.

-Maledetto, Ryoga! E tu mi spieghi cosa ci fai qui?- Nel voltarsi leggermente verso il rivale, però, il più grande artista marziale di sempre rischiò di inciampare su se stesso per la sorpresa.

A ben vedere, Ryoga non era l'unico ad averli seguiti. Svariati metri dietro di loro un chiassoso polverone gli faceva da scia.

-Huff...puff! Certo che tua figlia ha proprio l'argento vivo addosso, Tendo!-

-Ahahah! È tutto merito degli allenamenti con il suo paparino, Saotome!-

-Ah, beh! Se lo dici tu!-

-Probabilmente avrò...huff...sentito male, Saotome. Stai forse insinuando qualcosa?-

-Cosa vorresti dire, Tendo? Vuoi forse insinuare che sto insinuando? Puff...-

-Ma non sia mai! Mi era solo parso...-

-E comunque dicevo...dicevo per dire. Mi sembri un po' affaticato, ecco tutto...-

-Af...affaticato? Ma se sono fresco come una rosa! Eh eh eh! Non si vede, forse?-

-Una rosa, eh? E dimmi un po', non è forse sudore quello sulla tua fronte, vecchio mio?-

-Sai una cosa, Saotome? Non mi sembra che tu stia correndo molto più veloce, lo sai?-

In effetti, a forza di punzecchiarsi e lanciarsi sguardi di fuoco, i due padri impiccioni avevano rallentato e di molto la loro già provata andatura.

-Mio padre ha ragione, signor Genma.- Concluse annoiata Nabiki, comodamente aggrappata alla schiena del padre di Ranma, l'immancabile telecamera ancora accesa. -Avanti, cerchi di recuperare! Se rallenta un altro po', rischio di perdermi la parte migliore!-

-Huff...non potevi allenarle tutte e tre le tue figlie già che c'eri, Tendo?-

-Papà, sei sicuro che io non sia un peso?- Lievemente preoccupata per l'incerto passo paterno, Kasumi sedeva composta su una seggiolina di bambù dotata di due bretelline per portare a spasso i bambini.

-Ma cosa dici, bambina mia, il tuo papà è sempre il più forte! Ahahah! E poi, se non ci fossi tu! Non è così, Saotome?-

-Amico mio, hai perfettamente ragione!- Lo assecondò Genma, il pensiero già rivolto ai deliziosi avanzi della cena che lo attendevano in frigo per lo spuntino di mezzanotte.

-Oh! Ma che gentili! Una bella passeggiata notturna è proprio quello che ci vuole. Volete un po' di tè?- Sorrise felice la maggiore delle Tendo tirando fuori dal nulla un vassoio con due bollenti tazze fumanti.

In quel mentre, però, un'ombra scura e rotonda si lanciò su di lei come una saetta.

-Ma cosa...?-

Un attimo dopo la stessa ombra correva accanto a suo padre, dopo aver sgraffignato senza alcuno sforzo una delle due tazze di tè.

-Kasumi, tu sì che sai fare felice un povero anziano, eh eh eh!-

-Nonnino, anche lei qui?-

-Non vorrei contraddirla, maestro, ma credo che quella tazza fosse per me!-

-Tu taci, vergogna delle arti marziali e continua a correre. Le tue figlie hanno ragione, vi siete rammolliti, tutti e due! In ogni caso mi fa piacere vedervi impegnati in un allenamento di livello superiore. Il ratto delle fanciulle è sempre stata una mia specialità, eh eh eh!-

-Grazie, maestro, grazie! È un onore per noi...ehi aspetta un momento! Ha detto “ratto delle fanciulle?”-

-Credo proprio di sì...-

-Maestro, ma come si permette!- Troppo tardi.

-Siete lenti come due lumaconi! Ahahah!- Superando agilmente i due allievi, in quattro balzelli Happosai aveva già raggiunto la testa dell'insolito gruppo di corridori.

-Pesca grossa, pesca grossa! Dimmi un po', Ranma, ti sei finalmente deciso a venire a caccia con me? Allora è vero quel che dicevi poco fa! Sei diventato un vero uomo, eh?-

-Levati di torno, vecchiaccio! Non ti è bastato il viaggetto di prima?-

-Ma c'è anche Akanuccia! -Ignorando completamente il giovane, lo sguardo di Happosai si illuminò di colpo e, battendo le mani come un bambino il giorno di Natale, prese a saltellare in modo ancor più fastidioso. -Che bello, che bello! Tutti insieme a caccia di zuccherini! Un sogno che si avvera! Finalmente avete capito cosa prova un povero vecchio prossimo alla morte e avete deciso di esaudire il suo ultimo desiderio e...-

-Ti ho detto di sparire!- Non era serata per ignorare Ranma in quel modo.

E proprio per lanciare il vecchio stile palla da baseball il più lontano possibile da loro, per poco Ranma non andò a sbattere contro Akane che aveva appena inchiodato davanti ad un luogo a lui ben noto.

-Voi rimanete un momento qui, per piacere.- Ordinò la ragazza ancora di spalle e senza alcun indugio si avviò all'interno del parco.

Ovviamente le sue parole sortirono l'effetto contrario. Nessuno intendeva perdersi nemmeno un momento dell'incontro di Akane con il misterioso autore della telefonata. Uno ad uno, amici e familiari iniziarono a pedinarla, chi nascosto tra i cespugli, chi come Ranma e Ryoga, tra gli alberi. Tutti si appropinquarono verso la radura, sede del parco giochi, dove Akane era attesa da qualcuno. Qualcuno che comodamente seduto sull'altalena, produceva nel silenzio un continuo cigolio metallico. Non appena gli sguardi dell'invisibile pubblico si posarono sulla figura di Akane, immobile in piedi, e su quella della ragazza graziosamente seduta sull'altalena di fronte a lei, tutti ebbero un sussulto.

Per poco Ryoga non rischiò di precipitare addosso al rivale. -Mio dio, Ranma... ma quello...voglio dire quella....- Deglutì tremante. - Quella sei tu!-

-Non ti sfugge proprio niente, P-chan!- Lo scansò l'altro, teso come una corda di violino.

*Che diavolo sta succedendo? Chi diavolo è quella ragazza? Io non...non posso essere io!*

Un pugno in testa lo ridestò. -Non azzardarti mai più a chiamarmi “P-chan”, idiota! Vuoi piuttosto spiegarmi cosa significa tutto questo?-

-Tzs! Probabilmente è solo Ken, il combattente imitatore, che è tornato a trovarci!-

Ma tutto di quella situazione sembrava suggerirgli il contrario. Decise quindi di avvicinarsi. Doveva sentire, vedere e soprattutto capire. Seguito di ramo in ramo dall'immancabile eterno disperso, si bloccò solo quando la voce di Akane, pochi metri sotto di lui, lo travolse con tutta la sua carica di incredulità.

-Ma com'è possibile...?-

-Uh?- Per un istante la ragazza col codino spalancò i begli occhi naturalmente truccati di lilla. Forse si aspettava una reazione diversa da parte della ragazza. Un filino più entusiasta, diciamo. Abbassando lo sguardo tristemente, accarezzò la sottile velina intorno al mazzo di rose scarlatte che aveva portato con sé.

-No, ascolta, io non intendevo...- Si corresse subito la piccola Tendo.

-No, ascolta tu, Akane. Perdonami, sono un disastro e...-

-Ranma...-

-Fammi finire, per piacere. Sono stato sempre una tale delusione con te che ora non puoi credere ai tuoi occhi. Eppure è così...- Allargò le braccia in segno di resa, recuperando un sorriso tenero e timido. -Ti ho chiesto un appuntamento, tu sei venuta di corsa e non sai quanto questo mi renda felice.- Si illuminò ancora di più, strappando un mezzo sorriso anche alla sua interlocutrice.

E proprio abbandonando di scatto l'altalena per dirigersi verso di lei, si sorprese e non poco nel ritrovarsi improvvisamente davanti un ragazzo alto e prestante. Lo sguardo minaccioso da bullo di strada.

-Non ti azzardare a fare un altro passo verso Akane! Ti ho riconosciuto! Tu sei Ken, il combattente imitatore!-

-Ranma, ti avevo detto di non intervenire!- Protestò la fidanzata sbuffando scocciata e incrociando le braccia.

La rossa davanti a lui si accigliò. -So perfettamente a chi ti riferisci, ma ti sbagli se pensi che io sia lui. Tu piuttosto, chi diavolo sei?-

-Eh?- E anche Akane non poté fare a meno di sgranare i begli occhi color nocciola.

Posti uno di fronte all'altro, il ragazzo e la ragazza con il codino si fronteggiavano con lo sguardo.

Una fitta di gelosia, fastidiosa come una lama di ghiaccio infilzata tra le costole, aveva sorpreso Ranma ragazzo al solo sentire la sua versione femminile rivolgersi alla fidanzata con tanta franchezza ed onestà. E un pensiero, per quanto istantaneo, si era fatto strada nel suo cervello.

*Perché io no?*

-Una domanda effettivamente legittima, Saotome, tu che ne pensi?- Intervenne Soun alle loro spalle grattandosi il mento.

-Direi di sì...- Annuì l'amico sbigottito.

-Allora? Si può sapere chi sei?- Insisté nuovamente la ragazza con il codino.

-Spero di avere portato una cassetta di scorta, il nastro sta per finire!!- Trillò stridula Nabiki, più agitata del normale.

-Ma vogliamo scherzare?- Sbottò tutto insieme Ranma ragazzo voltandosi verso la compagnia ormai uscita allo scoperto. Poi rivolgendosi apertamente alla fidanzata continuò. -E anche tu, Akane, l'hai chiamata “Ranma” poco fa. Possibile che non ti sia accorta della differenza?-

-Possibile che tu debba sempre fare la figura dello stupido, Ranma?- Lo rimbeccò acida la ragazza, ma anche la rossa insieme a loro aveva ancora qualcosa da dire.

-Ehi bello, stammi un po' a sentire. Non so chi tu sia, ma il mio nome è Ranma Saotome. Come altro avrebbe dovuto chiam...ehi, aspetta un attimo. Akane, sbaglio o poco fa hai chiamato “Ranma” anche questo ragazzo?-

-Eh già!- Sorrise innocente la ragazzina col caschetto.

Sbattendosi il palmo destro sulla fronte, Ranma si lasciò cadere a terra. -Non ci sto capendo nulla!-

-Nemmeno io.- Concordò la sua sensuale versione femminile.

-Non so perché ma non sono affatto stupita.- Commentò una voce dietro la telecamera.

-Ma è semplice, Ranma.- Stranamente comprensiva Akane gli si accostò inginocchiandosi. -Quando oggi sei tornato a casa ci hai detto di aver trovato un modo per annullare la tua maledizione, giusto?-

Il ragazzo annuì, lanciando una rapida occhiata alla mano di lei, caldamente appoggiata sulla sua spalla.

-Ecco, beh, forse non hai eliminato del tutto la parte femminile che è in te.- Era arrossita.

Perché era arrossita?

E perché lui se ne sentiva improvvisamente attratto come una calamita?

Quella vicinanza...non gli faceva bene. Il mondo spariva, i problemi pure, l'altra ragazza...quale ragazza?

Le labbra di lei...

-Cosa vorresti dire, Akane?- Occhi negli occhi, ancora un soffio e avrebbe sfiorato il naso di lei.

Reprimendo l'istinto di uccidere che non aveva mai avuto, Ryoga gli prese il volto fra le mani, voltandolo di scatto come un abile chiropratico verso una direzione decisamente lontana dalla bocca della dolce Akane.

-Sta parlando di lei, idiota!-

-Ah.-

-Ma quindi questo significa che...ho due figli ora!-

-Oh oh oh! Non è meraviglioso, Saotome? Un figlio maschio e ora anche una figlia femmina! Un dono del cielo! Che padre fortunato! Buahhh!- Si congratulò commosso il suo amico.

-Sai che bel regalo! Una bocca in più da sfamare...-

-Nabiki, non essere maleducata!- La redarguì la sorella maggiore sconcertata, prima di esibire nuovamente l'immancabile sorriso. - Sarà come avere un'altra sorella!-

-Aaaaah! Grazie! Grazie! Siete tutti tanto gentili!-

-Guarda che non siamo mica a teatro che devi inchinarti in continuazione.- Seduto a terra con un broncio assai poco promettente, Ranma continuava a squadrare da capo a piedi colei che fino a poche ore prima era stata una parte di sé. -E comunque, sarà! Io continuo ad avere i miei dubbi!-

-Dai, Ranma. Non fare il bambino...- Lo canzonò allegra la fidanzata.

-Ma che ragazzo scontroso che sei, Ranma 2! Meno male che ci siamo separati!- Lo sbeffeggiò anche la rossa.

-Ran...Ranma 2?- Si risentì subito il ragazzo.

-Beh, non ha tutti i torti. Come faremo a distinguerli se hanno lo stesso nome?-

-Una bella domanda in effetti! Tu cosa ne pensi, Saotome?-

-È compito fondamentale di un padre scegliere il nome per il proprio figlio. L'ho fatto una volta, lo farò una seconda!-

-Parole sante, amico. Sapevo che non ti saresti tirato indietro. Prenditi tutto il tempo che ti serve, ma sappi che per qualsiasi cosa puoi contare su di me.- Lo spronò con viva partecipazione il capo famiglia Tendo.

-Mmmm. Fatemi pensare.- Serissimo, le braccia conserte, Genma chiuse gli occhi per alcuni istanti, dava l'impressione di essere davvero in procinto di dover decidere le sorti dell'umanità. Tutti lo fissavano in fremente attesa.

Ad un tratto alzò lo sguardo verso i due figli e portandosi una mano dietro la nuca non si trattenne più. Aveva pensato abbastanza.

-Beh, in fin dei conti, mi sembra che Ranma 1 e 2 suoni meno complicato del previsto, ahahah!-

Riavutosi da un momentaneo shock, Soun provò a farlo ragionare.

-Eh eh eh! Ma Saotome, non ti sembra...-

-Per me va bene!- Acconsentì la rossa, sorridendo allegra nella perplessità generale.

E Ranma non voleva essere da meno. -Guarda che c'ero prima io! Ranma 1 sono io, è chiaro?-

-Come ti pare, trecciolino, come ti pare...-

-Chi hai chiamato “trecciolino”?-

-Vanno già d'amore e d'accordo, non trovate?-

-Se lo dici tu, Kasumi.- Comprensibilmente Nabiki nutriva dei dubbi su quanto affermato dalla sorella.

-Beh, direi che ora possiamo anche andare a casa, no?- Akane fece per avviarsi, ma ancora una volta si sentì trattenere per il polso, un tocco decisamente più delicato e gentile rispetto al precedente.

-Come desideri, Akane. Ora che è tutto chiaro però potresti farmi un favore?-

-Uhm? Certo, dimmi pure Ranma...2.- E un inebriante profumo l'avvolse nella sua proibita freschezza.

-Accettale, ti prego...-

-Ma...g...grazie...-

Incapace di distogliere lo sguardo dal mazzo di rose fra le sue braccia, Akane si lasciò guidare da Ranma 2 verso l'uscita del parco, dove gli altri già li attendevano, desiderosi, Genma e Soun soprattutto, di tornare presto a casa e brindare tutta la notte alla salute dei due fratelli Saotome.

-Non senti anche tu questa puzza di bruciato?-

-Eh? Io non sento niente, Akane. Ahahah!-

 

Dondolandosi avanti e indietro sull'altalena, Ryoga attese con calma.

Un minuto. Due. Poi tre. Quindi si schiarì la voce.

-Ranma?-

-Grrrrr....-

-Ranma?-

-Grrrrr....-

-Ranma?-

-Che diavolo vuoi, Ryoga?-

-Niente. Credo che tu stia andando a fuoco.- Commentò serafico osservando il rivale ancora accucciato a terra a pochi metri da lui.

-Non mi interessa!- Sbuffò il ragazzo, alzandosi in piedi con il fumo che gli usciva dalle orecchie. Era davvero furioso. E confuso. E geloso. Non capiva. Sembrava che tutti si fossero messi d'accordo per fargli un terribile scherzo. E va bene che le stranezze erano di casa al dojo Tendo, ma proprio non riusciva a condividere l'entusiasmo con cui gli altri, Akane in prima linea, avevano accolto la nuova arrivata. Quel mazzo di rose poi....

-Io sono figlio unico! Unico, capisci?- Sbottò nuovamente aggrappandosi alla casacca del povero Ryoga.

-Come ti pare. Comunque mi sa che il tuo alter ego è più in gamba di te, lo sai?- Continuò a stuzzicarlo l'altro, una volta tanto confortato dalle palesi manifestazioni di gelosia del suo rivale.

-Ma si può sapere da che parte stai, maiale? E...uh? Ma dove sono andati tutti?-

-Si sono avviati verso il dojo da almeno cinque minuti.-

-E perché non mi hai avvisato, brutto idiota? Corri!-

Letteralmente trascinato per la manica, Ryoga si ritrovò ad effettuare il percorso a ritroso semplicemente volando. Ranma riprese fiato solo quando, svoltato l'ennesimo angolo, ritrovò l'allegra e chiassosa comitiva.

*A quanto pare anche il vecchiaccio si è unito a loro...*

-Zuccherino, non sai quanto il cuore di questo povero vecchio sia felice di rivederti! Quel cattivone di Ranma ci ha fatto prendere un bello spavento, eh? Prometti che mi farai compagnia stanotte?-

-Uh?-

-Lasciala in pace, Happosai. Ranma 2, se ti va, stanotte puoi dormire in camera mia, che ne pensi?-

-Grazie, Akane. Sei sempre così gentile...-

*Ak...Akane sempre gentile? Dormire in camera sua?*

-Akane, aspetta! Ma sei stup...cieca forse?- La richiamò Ranma 1, ma erano tutti troppo presi per fare caso a lui.

-Senti, senti...mi sa che per stanotte la prima “lezione” è saltata, o sbaglio?- Quasi tutti.

Appoggiato ad un muretto, senza nemmeno accorgersene Ranma iniziò a sperimentare un nuovo passatempo. Lo sgretolamento del mattone con una sola mano.

-Ryoga caro, lo vuoi un consiglio da amico?- Sibilò scrocchiandosi le dita.

-Io e te non siamo amici.-

-Fossi in te però lo accetterei...-

-Se proprio non ne puoi fare a meno...-

-Bravo.-

-Allora?-

-Comincia

          a

                   correre!-

 

 

 

* * *

 

Lo so, lo so! Sono molto in ritardo rispetto a quanto inizialmente previsto, ma finalmente ce l'ho fatta a pubblicare questo terzo capitolo! È un capitolo di passaggio, me ne rendo conto, ma spero vi sia piaciuto e vi prometto che per il prossimo aggiornamento non dovrete attendere molto. Grazie come sempre a tutti voi che leggete e/o commentate. Siete sempre tanto gentili! Un forte abbraccio virtuale.

Gretel.

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Capitolo 4
*** Due parole con l'eroe, la fortuna dell'amante. ***


The night is young and you're so beautiful
Here among the shadows beautiful lady
Open your heart

the sea is set the breezes sing of it
Can't you get into the swing of it
Lady... whe
n do we start?

When the lady is kissable
And the evening
is cool
Any dream is permissible
In the heart of a fool

 

(Robin Hood – Men in Tights soundtrack – The night is young and you're so beautiful.)

 

 

 

 

Era ormai giunta mezzanotte e, seduto sul tetto di un dojo abbastanza noto a Nerima, un ragazzo con il codino e dall'aspetto sudato ed impolverato contava, suo malgrado, i danni arrecati al suo fisico atletico e prestante.

Uno. Due. Tre.

Tre lividi, l'ultimo sul costato.

-Ihhhhh! Mamma che male!- Piegandosi in due per il dolore, Ranma constatò che anche quella volta ci era andato giù pesante con Ryoga e che il suo rivale non era stato da meno. Anzi. Per quanto in vena di fare lo spiritoso quella sera, l'eterno disperso si era dimostrato un avversario più che valido.

-Accidenti a te, maiale!- Sbuffò a braccia conserte inspirando l'aria fredda della notte a pieni polmoni.

-Mi chiedo dove sia andato a finire...- In effetti, dopo aver combattuto, distrutto i muretti di cinta di mezza Nerima e divelto tegole di alcuni tetti innocenti, Ranma aveva perso di vista il suo antico avversario. Per un po' aveva anche provato a cercarlo, ma poi, rassegnato all'ennesimo auto-smarrimento del suo miglior nemico, si era avviato desolato ed affaticato verso casa.

-E come al solito vedrai se non è colpa mia!- Grugnì polemico, pensando al momento in cui Ryoga gli sarebbe riapparso davanti, ombrello alla mano, deridendolo e accusandolo di vigliaccheria per aver abbandonato lo scontro.

Per un istante sorrise, in fondo quel matto senza un briciolo di orientamento sapeva sempre come distrarlo. Un secondo dopo, però, si accigliò nuovamente.

A giudicare dal rumore e dagli schiamazzi, il festino a base di Saké ed infime battutine organizzato al primo piano di casa Tendo e che vedeva come immancabili protagonisti suo padre, Soun e Happosai, era destinato a durare ancora a lungo. Festeggiavano, ridevano, brindavano...in onore suo e di quella Ranma 2 che proprio non poteva digerire.

-Ranma 2....- Ancora non poteva crederci. A dirla tutta, però, non era tanto la presenza di una parte di sé in carne ed ossa in giro per casa a sconvolgerlo; non era la prima volta che si sdoppiava.

No. Strinse i pugni.

Quello che davvero non riusciva a sopportare, concepire ed accettare era il modo in cui tutti, ma soprattutto Akane, avevano reagito all'assurda novità.

*“Ma come sei gentile!” “Perché non dormi con me?”*

*Ma dico, stiamo scherzando?* -Akane, sei proprio una stupida!- Sbottò alzandosi in piedi, il volto arrossato tradiva una certa frustrazione.

-Ah, è così eh? E pensare che sono venuta fino a qui per vedere come stai!-

-A...A...Akane!- Si girò di scatto scorgendo anche nel buio l'inconfondibile aura celestina di lei.

-Beh, se questa è l'accoglienza, direi che sto sprecando il mio tempo. Tolgo il disturbo, buonanotte!-

-Akane, aspetta!- E in due passi le fu accanto.

-Perché dovrei, scusa?-

-Scusami per prima. Non parlavo con te.-

-Ma parlavi di me o sbaglio?-

-Sì, ma...e comunque non è bello origliare le conversazioni degli altri!-

-Gli assurdi monologhi, vorrai dire!-

-Quello che è! Piuttosto Ranma 2, dov'è?-

-Visto che ci tieni tanto a saperlo, si sta facendo il bagno. Le abbiamo preparato un futon in camera mia. Almeno per stanotte possiamo sistemarci così e....- Sentendosi afferrare con forza la mano, si bloccò e alzò lo sguardo ancora indispettito verso quello del ragazzo.

Anche se appena rischiarato dalle luci della strada, Ranma scorse subito il sorriso di Akane.

Il più bello del mondo, certo. Ma in quel frangente, anche il più pericoloso.

-Ora ho capito...- Sibilò appena. -Ranma, tu sei geloso! Tu sei geloso di tua sorella!-

-Io...io geloso? Non sono affatto geloso di mi...di quella. E poi non è mia sorella, mettitelo bene in testa!-

-Uff, quanto la fai lunga! Si può sapere cosa ti è preso oggi?-

-Cosa è preso a me? Cosa è preso a te, semmai! Possibile che per voi sia tutto normale? Non sappiamo chi sia quella ragazza e cosa ci faccia qui e tutti a festeggiarla e ad accoglierla in casa come se ci fosse sempre stata! No, dico, ascolta tu stessa!- E tacque un istante permettendo alla ragazza di sporgersi leggermente dal tetto e godere al meglio della discutibile mescolanza di versi di ebbra poesia che giungevano dal piano di sotto.

 

-Ah! Quant'è bella figliolanza che raddoppia tuttavia!-

-Un solo bicchiere non è abbastanza!-

-Riempi anche il mio, suvvia!-

-Al futuro che luminoso ci si prospetta!-

-E sia! Brinderemo fino al mattino!-

-Con pizzi e merletti per il mio zuccherino!-

 

E giù a ridere.

 

Disgustato rabbrividì. -Allora? Ti sembra normale?-

Sospirando la piccola Tendo chiuse gli occhi. -Accidenti, Ranma, hai ragione. Una notte di queste finiremo con il trovarci la polizia all'ingresso.-

-Ma non è questo il punto, Akane! Ascoltami...-

-No, ascolta tu, Ranma. Io capisco che tu possa sentirti confuso. Ma è chiaro che Ranma 2 sia quella parte di te che hai deciso di eliminare. Dovresti vergognarti, non pensi a quello che prova lei? Al suo stato d'animo?-

No, doveva ammetterlo, non ci aveva pensato.

-E poi...perché ancora non ci hai detto come e perché hai eliminato la tua maledizione?-

Chiudendo gli occhi, Ranma sospirò e si lasciò cadere sulle tegole umide accanto a lei, anche se, a dire il vero, quello sarebbe stato il momento perfetto per tagliare la corda come suo solito.

Non poteva, non voleva, non doveva raccontare dell'incontro con il mago/mercante.

Per tre anni il suo essere a tutti gli effetti un mezzo uomo era stata la sua croce, il suo supplizio, la sua vergogna, la sua umiliazione. Il suo alter ego femminile era stata una sua debolezza.

Il motivo per cui se ne era voluto liberare, pure.

Mai e poi mai avrebbe ammesso di essere un debole con lei.

E tuttavia, l'improvviso odore di mandorla e fiori che il vento portò via dai capelli della ragazza, gli fece tornare improvvisamente una gran voglia di mostrare un altro tipo di debolezza.

Quella principale, la più devastante. Quella per lei.

-Akane, io...- Si accostò di più alla ragazza allungando un braccio dietro la sua schiena e sfiorandone la sottile stoffa del pigiama. -Io....-

-Sì?- Si voltò di scatto la ragazza, incastonando uno sguardo ingenuo e curioso nei suoi occhi.

Possibile non si rendesse conto del terribile effetto che ogni volta gli faceva?

-Io...io...-

-Sì?-

-Io non me lo ricordo! Ahahah!-

-Sgrunt! E pensi che io ti creda, forse?- Abbassò lo sguardo. Era arrabbiata, tremava e, conoscendola, stava per esplodere.

L'indice di lui la sorprese e la distolse da qualsiasi proposito.

Appoggiato il polpastrello sulla sua fronte, Akane percepì tutta la studiata ed eccitante lentezza con cui un dito può scorrere lungo un profilo. Come una piuma bollente, scorreva tra gli occhi, lungo il naso, prima di arrivare -ed indugiare appena- a sfiorarle il labbro superiore prima, quello inferiore poi, esplorandone morbidezza e consistenza. Continuando a scivolare, quel dito si fermò quindi appena sotto il suo mento per portare a termine la missione che si era prefissato fin dall'inizio.

Sollevare delicatamente e nuovamente il volto di lei alla stessa altezza di quello di lui.

L'ennesimo brivido la fece tornare in sé. -Che...stai facendo, Ranma?-

Inspiegabilmente, però, non sembrava avere alcuna voglia di muoversi.

-Anche se con il broncio sei adorabile, non ti arrabbiare, sono sincero.- Mentì sfoderando un irresistibile sorrisetto sghembo. -Te lo dirò, non appena ricorderò quel che mi è capitato. Promesso.- Aggiunse infine sussurrando l'ultima parola a un soffio dalle sue labbra.

-Ranma...-

-E ora dimmi, Akane...sei proprio sicura stanotte di voler dorm...aaaargh!-

 

-Ah! Eccoti qui, figliolo!- Esordì Genma alle loro spalle.

-Ci stavamo giusto chiedendo dove foste finiti tutti quanti! Perché non venite a brindare giù con noi? La notte è giovane, la notte è giovane! Ahahah!-

E le voci dabbasso sembravano voler confermare le sue parole.

 

-La notte è giovane e io canto in riva al mar!!-

-Una volta conoscevo una cornacchia -hic!- più intonata di te, Soun!-

-Lei è proprio un tesoro, maestro! Si faccia abbracciare...hic!-

 

-Ehi! Aspettate un momento! Non avrò per caso interrotto qualcosa?- Insinuò malizioso.

-No.- Sbuffò il ragazzo con fare assai poco credibile. -Non potevi scegliere momento migliore, papà!-

-Assolutamente, signor Genma. Stavo giusto per andare a dormire.- Si alzò di scatto la piccola Tendo prendendo le dovute distanze dall'imbarazzante situazione.

-Ma...Akane...-

-Buonanotte, a domani!- E sparì.

-Uff...'notte.-

-Allora, figliolo? Non dici niente al tuo papà? Non sei orgoglioso di me? Ora hai anche una sorella!-

-Papà?-

-Eh?-

-Ti ricordo che tu non hai fatto proprio niente per averla. E poi non è mia sorella e tu sei fin troppo ubriaco!-

-Ranma, Ranma...possibile che abbia messo al mondo un figlio tanto insensibile? I figli sono una benedizione del cielo! Come capitano, capitano! Ahahah!- Si sedette accanto a lui.

-Ah sì, eh? E sentiamo, da quando in qua tu saresti un padre tanto affettuoso ed interessato?-

A quelle parole il volto di Genma si fece subito serio e commosso.

-Ascoltami bene, Ranma. Lo so che in passato la nostra vita non è stata affatto semplice. Ti ho portato via con me e cresciuto nelle condizioni più dure che un bambino possa immaginare...sniff! Ma l'ho fatto per il tuo bene, devi credermi! Era il mio modo di dimostrare il mio amore paterno...sniff!-

-Hai finito?-

-Oh ma insomma, Ranma! Non pensi neanche a tua madre? La potrai rincontrare, sarà fiera di avere finalmente un figlio maschio al cento per cento e noi non dovremo temere più nulla!-

-Certo che ci ho pensato, cosa credi? Idiota!- Ed era vero.

La possibilità di incontrare finalmente sua madre e di non deluderla in alcun modo era stata il motivo principale che lo aveva portato a fidarsi di quel pazzo vecchietto.

-Vedi, Ranma, a volte nella vita capitano cose il cui significato momentaneamente ci sfugge, ma avvengono sempre per un motivo. L'arrivo di Ranma 2 nelle nostre vite è uno di questi. Prima o poi capirai qual è il suo compito nella tua esistenza e sono certo che lo apprezzerai. -

-Papà...- Raramente aveva sentito uscire dalla bocca del padre pensieri tanto ispirati.

-Ti ricordi cosa ti dicevo sempre da bambino? La storia del pomodoro e della saggezza?- Continuò l'altro, lo sguardo della malinconia rivolto alle stelle.

-Uh? Francamente no...-

-La conoscenza è sapere che un pomodoro è un frutto.-

-E la saggezza?- Chiese davvero interessato.

-La saggezza...-

-...?-

- Beh, la saggezza è sapere di non doverlo mettere nella macedonia! Ahahah!*-

-Grrr....- Ma la sua risata non fu contagiosa.

-Mi dici questo cosa diamine c'entra ora???- E sollevandolo di peso, Ranma lo rispedì al piano di sotto dai suoi compagni di bevute.

Il respiro affannato, si accasciò nuovamente sulle tegole.

-Al diavolo anche lui! Ci sarà un motivo perché ora ho tanti problemi, no?-

 

-Ti riferisci forse a me?-

-Ma cos...?- E ancora una volta si girò di scatto. Sembrava che tutti quella sera si fossero accordati per fargli prendere un colpo.

-Sì, sono io: il tuo alter ego, la tua non sorella, la tua odiosa controparte femminile...e posso continuare all'infinito se vuoi.-

-Scusa, non pensavo avessi sentito. Sono...sono solo confuso.-

-Sì, lo so.- Gli rispose la ragazza fin troppo comprensiva. -Sono una parte di te in fondo, no? Non scusarti. A me non dispiace dopo tutto. Finalmente ho la possibilità di farmi una vita tutta mia.-

-Mmm. Mi hanno detto che stanotte dormirai con Akane...- Fece il vago.

-Sì, Kasumi mi ha preparato il futon. È proprio un angelo quella ragazza.-

-È vero...- E per la prima volta le sorrise sincero.

In fondo quella Ranma 2, forse, non era poi tanto male.

-Ma sì, vi divertirete e immagino che fra ragazze avrete molte cose da raccontarvi...- La buttò lì. Purtroppo non aveva molte altre cose da dirle.

-Eh? Mi stai prendendo in giro?-

-Ma no! Sai prima mi sono un po' arrabbiato perché a dire il vero avevo altri programmi per questa notte, ma tutto sommato non c'è niente di male a dormire fra ragazze e a proposito, puoi stare tranquilla, Happosai sarà troppo ubriaco per venirvi a disturbare, ahahah!-

-Ci mancherebbe! Akane è la mia fidanzata, deve solo provare ad avvicinarsi!-

*Alt!!*

-Sc...scusa, puoi ripetere?-

-Mmm? Cosa?-

-Akane...la tua fidanzata?- *Le rose, la gentilezza, l'appuntamento al parco...!*

Velocemente Ranma fece due più due.

-Beh sì, direi proprio di sì. Sono o non sono Ranma Saotome?-

-Aspetta! Aspetta! Aspetta! Io sono Ranma Saotome, io sono il fidanzato di Akane e poi, perdonami, ma tu sei una ragazza e, per quanto ne so io, non mi sembra che Akane abbia mai...-

-Ahahah! Eh...Ranma, Ranma...sapevo che sarebbe andata a finire così, lo sai?- Lo interruppe l'altra estremamente divertita.

Anche troppo.

-Si può sapere cosa c'è da ridere ora?-

-Posso dirti una cosa che tante volte hai detto anche tu e che fin troppo bene dovresti sapere?-

-E sarebbe?-

-Io...sono...un...- E gli fece cenno di avvicinarsi.

Incuriosito Ranma avvicinò il suo orecchio alla bocca di lei, rischiando così, una manciata di secondi dopo, di rimanere sordo.

-Ragazzo!!!-

 

-Ahhh! Ma sei impazzita, forse?-

-Affatto.-

-E che significa che tu sei un ragaz...??- E voltandosi rimase di sasso nel trovarsi di fronte ad una perfetta e assolutamente virile copia di se stesso.

-Quello che ho detto.- Continuò Ranma 2 appoggiando dietro di sé l'immancabile teiera.

-Ti sei separato da me, dalla tua maledizione giusto? Ma per essere una maledizione, io sono anche il suo contrario e per piacere non chiedermi se c'è una logica in quanto ti ho appena detto, perché non lo so. Però come vedi posso essere un ragazzo in piena regola. In pratica sono te uomo e donna, un Ranma al cento per cento.-

-Un...un...un...Ranma al cento per cento?- Balbettò Ranma 1.

-Sì, mentre tu ora sei solo un parte del tutto; non la trovi una cosa un po' paradossale? In me sono esaltate qualità che tu solo lontanamente immaginavi di possedere o che più che altro ti vergognavi di tirare fuori al punto tale da volerle estirpare da te come un'erbaccia. Complimenti! Ci sei riuscito, direi!-

-E ora? Che cosa intendi fare?-

-Quello che tu evidentemente non sei mai stato in grado di fare. Passerò quel che resta della notte con Akane e prima che il sole faccia capolino all'orizzonte avrò rubato dalle sue labbra quel bacio che da tanto tempo desideriamo darle.-

-Ah! Non credo a una sola parola di quello che dici! Ma poi ti senti come parli? Sei più smielato di Kuno, non funzionerà mai con lei!- E su tutte le furie, Ranma 1 si alzò in piedi.

-Sei proprio sicuro? Dovresti prendere lezioni da me, invece!- Si vantò l'altro passandosi una mano fra i capelli. -L'importante non è tanto cosa si dice, ma chi lo dice!-

-Grrr...sai una cosa? Comincio seriamente a dubitare che tu sia mai stata o stato una parte di me!-

-E fai male! Sei troppo sicuro di te. Vogliamo scommettere?-

-Per me va bene. Scommettiamo che fra meno di due minuti sarai lassù a far compagnia alle stelle?-

-Andata.- Gli offrì la mano. -Ma prima...permettimi una precauzione!-

 

* * *

 

Legato ed imbavagliato come un salame Ranma 1 rifletteva rannicchiato sul tetto. Per come quel bellimbusto che portava il suo stesso nome lo aveva conciato due minuti prima, ora non aveva più alcun dubbio. Era troppo forte e abile per non essere un altro se stesso. *Accidenti a me!* Non poté fare a meno di pensare. In fondo se Ranma 2 era una parte di sé apparentemente più sofisticata e scaltra e soprattutto a piede libero in casa Tendo, era tutta colpa sua.

Per qualche istante non tentò nemmeno di liberarsi. Era certo che a breve avrebbe sentito nell'ordine: uno strillo, un vetro rotto e le inutili suppliche di un uomo volante e malmenato risvegliare l'intera città.

Quando trascorsi altri due minuti si rese conto di aver smesso di respirare, tanta era l'ansia per l'inutile attesa, prese a divincolarsi come un ossesso, urlando contro il pezzo di stoffa il nome della fidanzata.

*Trascorrerò la notte con lei...ruberò dalle sue labbra il bacio che da tanto tempo desideriamo darle...*

*Non sei che una copia riuscita male!*

-Non te lo permetterò, maledetto!- Si ripromise saltando in piedi e stracciando con la sola forza delle braccia nodi e funi. Senza indugiare oltre si calò rapido dal tetto, direzione: la finestra di Akane. Ormai si era fatto tardi, forse lei stava già dormendo o forse...

No. La luce era ancora accesa e, per sua “fortuna”, le tende non erano nemmeno tirate.

Sarebbe stato probabilmente opportuno spiarla senza farsi vedere e acquattarsi lateralmente sul cornicione e poi...

Ma fu un'inutile premura perché, calatosi a testa in giù, Ranma si scoprì incapace di muoversi, i muscoli atrofizzati, cuore compreso.

Gli occhi spalancati, fissava se stesso esaudire il suo sogno più grande.

In piedi al centro della stanza, lui, o meglio l'altro, stringeva a sé e con indicibile delicatezza un'Akane incredibilmente emozionata ed affatto ostile.

Le dita di Ranma 2, lunghe e forti come le sue, erano amabilmente incastrate tra i morbidi e corti capelli della ragazza.

Un istante dopo, socchiusi gli occhi, le sue labbra avevano decisamente invaso quelle calde e sconosciute di lei.

Era un'immagine che nella sua staticità rasentava la perfezione e Ranma, dall'altro lato del vetro, si accorse troppo tardi di aver chiuso anche lui gli occhi e di aver iniziato a sfiorarsi con indice e medio le proprie labbra. Era strano ed inspiegabile quello che stava provando. Era come se potesse percepire anche lui il calore e l'intensità di quel contatto e stava seriamente rischiando di perdersi in un oscuro ed appagante turbinio di sensazioni mai provate. Sensazioni che in quel preciso istante -lo sapeva bene- purtroppo non gli appartenevano.

 

Sentendosi improvvisamente osservato, riaprì gli occhi.

A pochi centimetri da lui, Ranma 2 lo guardava estremamente divertito, nascondendo la sua inopportuna presenza alla vista di Akane.

Salutandolo con la mano afferrò la tenda e la chiuse, non prima di avergli augurato, o almeno questo a Ranma 1 sembrò di leggere dal suo muto labiale, una strafottente “buonanotte”.

*Che tu sia maledett...ooooo!* Fece appena in tempo a pensare prima di perdere puntualmente l'equilibrio e precipitare di sotto.

 

-Ahi...che male!- Si lamentò supino, il volto rivolto alle stelle.

Non poteva crederci, non stava capitando a lui. No, davvero. La sola idea di vedere Akane baciata da un altro gli aveva sempre fatto attorcigliare lo stomaco dal nervoso, è vero.

Ma questo non aveva niente a che vedere con quello a cui aveva appena assistito! Era un po' come se l'avesse baciata lui, eppure sapeva che non era così e ciò lo rendeva incredibilmente depresso. I poveri ciuffi d'erba intorno a lui ebbero probabilmente la peggio. E tuttavia, non appena si rese conto che qualcuno aveva spento la luce in camera di Akane, scattò sull'attenti, le mascelle serrate da far male e due ciuffi d'erba ancora stretti fra i pugni. Era ora di finirla con la rasatura del prato.

-E va bene, brutta copia che non sei altro...è la guerra che vuoi? È la guerra che avrai!- Sibilò a denti strettissimi prima di dirigersi come una furia dentro casa e quindi dritto al piano di sopra.

 

* * *

 

 

 

 

Sono cattiva? Sì lo sono, lo so :D Ma per oggi vi lascio così. Allora che ne pensate? Ve lo aspettavate che Ranma 2 potesse all'occorrenza essere anche uomo? E, sottolineo, che uomo? Perché anche con lui mica ho finito, eh? Siamo solo agli inizi, eheheh! (Oh cielo, sono diventata peggio di Happosai!)

Comunque alcune di voi, ne sono certa, ci erano arrivate e ora si entra nel vivo.

Il brano citato all'inizio appartiene alla colonna sonora di una dei migliori demenzo-film di sempre: Robin Hood - Men in Tights o Un uomo in calzamaglia, di cui ovviamente consiglio almeno una visione al mese per scaricare ogni tensione.

*La perla di saggezza di Genma (pomodoro e conoscenza) non è farina del mio sacco, ma del rugbista irlandese Brian O'Driscoll. Diamo a Cesare quel che è di Cesare.

Come sempre vi ringrazio per la pazienza e l'affetto con cui seguite questa mia nuova storiella. Mi sto divertendo tanto a scriverla e spero si noti ;) Un bacione a tutti e una buonissima domenica!

Gretel.

 

 

 

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Capitolo 5
*** Il principe perde il pelo, il lupo la pazienza. ***


Superando ed ignorando deliberatamente l'allegro vociare ancora proveniente dal soggiorno, in un attimo Ranma si ritrovò alla base delle scale. Lo sguardo basso e la mascella contratta, prese a salire i gradini a due a due, eccitato e al contempo inquieto. Cosa doveva fare?

*Arrivare davanti alla porta di Akane e probabilmente buttarla giù.* Gli rispose una maschia vocina dentro di sé.

Bene. Perfetto.

*E poi?* Si bloccò. *Che accidenti faccio se...* Un attimo di distrazione ed un'irruzione improvvisa di possibili sviluppi, vivide ricostruzioni e pensieri degni di censura sfondò con estrema facilità le porte della sua mente, costringendolo a scuotere energicamente il capo e a fermarsi a sette gradini dalla cima delle scale.

-Ranma...-

Ovvero a sette gradini da lei.

-A...Akane!-

-Che ci fai tu qui?- Si chiesero a vicenda. Di sfuggita la ragazza spostò rapidamente lo sguardo a destra e a sinistra, come se qualcosa non le quadrasse completamente.

Ma Ranma non lo notò nemmeno. -Dove dovrei essere, scusa?- Sbuffò salendo altri due gradini e notando solo troppo tardi il rossore sulle guance di lei farsi più evidente, l'emozione impadronirsi del suo viso e l'espressione, dapprima sorpresa, distendersi in un caldo sorriso.

-Ma Ranma, mi hai appena detto di dover andare al bagno...per questo non mi aspettavo di trovarti qui.- Lo rimproverò lei quasi dolcemente scendendo un altro gradino.

-Ti...ti ho appena detto...- Sussurrò come un pappagallo il ragazzo, totalmente rapito dalla luce negli occhi di lei e accorciando di un altro gradino la distanza fra loro. -Il bagno, sì, certo...

-Già. Io vado a farmi un bicchiere di latte caldo.- Ancora un gradino. -Senti, piuttosto, hai visto Ranma 2? È da quando è andata a farsi il bagno che è sparita. Non le avrai detto qualcosa di cattivo, vero?- Di fronte a quella parlantina leggermente agitata, Ranma sorrise.

Finalmente, dopo secondi di tentativi andati a vuoto, la lampadina nel suo cervello si era accesa. Akane non sapeva della maledizione trasmessa a Ranma 2, credeva di aver baciato Ranma 1 e, cosa ancora più importante, non sembrava affatto dispiaciuta.

-No...- Mentì, nuovamente sicuro di sé. -Non l'ho proprio vista.-

Nascondendo una mano dietro la schiena, chiuse a fatica in un pugno quella che avrebbe potuto essere una carezza. Ora che lei era così vicina, non poteva, non ancora almeno, lasciarsi trasportare eccessivamente da quelle fantasie che da quando si era sdoppiato sembravano non volerlo abbandonare nemmeno un minuto.

Ah! Come sarebbe stato semplice sfuggire da quella situazione nascondendosi dietro ad un'elaborata e raffinata lista di insulti strafottenti e menzogneri! Perché ora non riusciva più a farlo? Dove accidenti era andato a cacciarsi il suo proverbiale autocontrollo?

-Oh, beh, magari è già in camera che mi aspetta.- La voce di lei lo richiamò alla realtà. Amaramente constatò che, approfittando del suo momento di distrazione, la ragazza lo aveva superato velocemente raggiungendo il fondo delle scale.

-Buonanotte, Ranma. A domani...- Un ultimo raggiante sorriso e scappò via.

 

Lanciando una rapida occhiata alla nota paperella gialla che contrassegnava la camera della fidanzata, Ranma si fiondò quindi nella stanza riservata a lui e a suo padre.

*Ti sbagli, Akane.* Sorrise iniziando a slacciarsi freneticamente i bottoni della casacca.

*A tra poco...*

 

 

* * *

 

 

-Ecco fatto! Così dovrebbe stare tranquillo per un bel po'!- Si disse Ranma qualche minuto dopo, osservando con soddisfazione la sedia abilmente incastrata sotto la maniglia della porta del bagno.

-Sogni d'oro, brutta copia.- Sghignazzò avviandosi poi con circospezione verso la stanza della fidanzata.

Svoltato l'angolo però si fermò di colpo. Ne era certo: quando prima era salito in camera sua, la porta della camera di Akane non era socchiusa. La ragazza doveva averlo preceduto.

-Oh beh...pazienza! Addio effetto sorpresa!- Sospirò scomparendo un istante dopo nell'intrigante buio di quella stanza.

-Akane...? Akane, sei ancora sveglia?- Bisbigliò dirigendosi a tentoni verso il letto e pregando di non trovare nessun ostacolo che potesse in qualche modo rovinargli l'entrata in scena.

Raggiunto l'obiettivo, si lasciò scivolare su un fianco sdraiandosi di spalle rispetto alla parete e, per qualche secondo, attese paziente che i suoi occhi si abituassero al buio. Quando infine riuscì a scorgere la piccola e morbida figura di lei accoccolata su un fianco, il viso rivolto verso di lui, rimase senza fiato.

Ma non senza parole.

-Ma come? Ti sei già addormentata?- La stuzzicò divertito con voce più bassa e gutturale del solito. Emozionato, prese quindi a sfiorare con la punta delle dita la coperta, delicatamente adagiata sul corpo di Akane. Raggiunto quello che doveva essere il ginocchio, si fece coraggio e con lenti movimenti circolari iniziò a risalire con infinita lentezza lungo i fianchi di lei.

-Mmm...- Mugolò tutto ad un tratto la ragazza.

E Ranma si rese conto di aver smesso persino di respirare. Il desiderio se lo stava mangiando vivo, ma non poteva arrendersi in modo tanto brutale al più eccitante di tutti gli istinti. Voleva il sorriso, il calore e il profumo di lei impressi su di sé e, se possibile, per tutta la notte.

Ma, prima di ogni altra cosa, voleva il suo consenso.

Abbassando lo sguardo verso il proprio petto, si scoprì ad escogitare disperatamente un modo per contenere il proprio cuore, improvvisamente fortemente stressato per via di quella piccola mano che si era appena posata alla sua altezza.

Era caldissima.

O forse era lui ad essere bollente.

-Ti facevo molto più audace, Ranma.- Appena un sussurro, sensuale ed impastato.

Oh, sì. Decisamente era lui che stava andando a fuoco.

-Oh, beh, è che...-

-Che c'è? Non mi vuoi più?-

*Il consenso, il consenso! Pensa al consenso!* Tentò invano di distrarsi.

-Ho capito, hai già cambiato idea...-

Ok, consenso ottenuto.

-Che cosa?- Sorrise il ragazzo afferrando dal fianco di lei la coperta e scaraventandola a terra.

-Ma dico, sei impazzita per caso?- E in meno di un secondo le saltò addosso.

Click.

-Brava...accendi la luce. Voglio vedere i tuoi occhi gridare il mio nome quand....aaargh!-

Quasi avesse appena visto un mostro, Ranma si staccò immediatamente dal dolce abbraccio, raggiungendo a furia di scalciare prima il fondo del letto e poi direttamente il pavimento.

-Ahahah! Scherzetto! Spiacente, baby, non sei il mio tipo! Ihihih!- Ridacchiò la rossa, la mano ancora stretta intorno al pulsante dell'abat-jour.

-Tu...tu...che cosa diavolo ci fai tu qui?-

-Che cosa ci fai tu nel letto di Akane, piuttosto? Ah, ho capito! Hai perso la scommessa e avevi voglia di recuperare, eh? Dai, coraggio, a me puoi dirlo! Ahahah!-

-Che schifo! Io...io...- Si rialzò in piedi come una furia. Come diavolo si era permessa di fargli uno scherzo del genere? -Io ti ammazzo!-

-E allora prendimi se ci riesci!- Iniziò a provocarlo Ranma 2 saltando da una parte all'altra della stanza.

-Fermati e fatti strozzare!-

-Ahahah! Dai, vieni a vedere come i miei occhi gridano il tuo nome, trecciolino!-

-Stai zitta!- E finalmente riuscì ad afferrarla per una caviglia trascinandola a terra sotto di sé.

-Ehi! Aspetta un secondo!- Si incupì improvvisamente Ranma 2 scansando per un pelo un primo pugno di Ranma 1. -Ti sembra un comportamento da uomo affrontare una ragazza con la violenza?-

Parole dure ma che ebbero il loro effetto.

Immobile, il pugno ancora a mezz'aria, il ragazzo rimase per un momento di sasso. Era vero. Lui non aveva mai alzato un dito su una ragazza, che accidenti gli era preso ora?

-Scu...scusa, io...- Ma fu appena un istante. -Ehi, ti stai prendendo forse gioco di me?- Tornò subito minaccioso afferrandola per le bretelle della canottiera uguale alla sua. -Tu non sei una ragazza! Non provarci nemmeno a farmi sentire in colpa!-

-Ops! Devo essermi confuso! Mi hai fatto sentire così “donna” poco fa...ahahah!-

-Grrrr.....io...-

-Ma cosa...!-

-Uh...?- Voltandosi di scatto verso la porta, i due Ranma impallidirono contemporaneamente.

Akane, quella vera, era tornata e, un fumante bicchiere di latte fra le mani, li guardava allucinata reggendosi a stento contro lo stipite.

-Rrrrrrranma! Che cosa significa questo caos in camera mia?-

-Akane, non è come pensi, ti posso spiegare!- Esordì spontaneamente Ranma 1, fermo ancora a cavalcioni sul suo apparentemente innocente alter ego.

-Cosa c'è da spiegare? Mi hai forse preso per una stupida? Lascia andare subito Ranma 2! Pensavo l'avessi accettata, che avessi un po' più di buon senso, ma evidentemente mi sbagliavo. Non cambi mai, dovresti vergognarti!-

-E tu invece dovresti ascoltarmi una volta tanto.- Scattò in piedi il ragazzo.

-Oh, Akane, meno male che sei intervenuta! Pensa, voleva ammazzarmi!- Piagnucolò la rossa rifugiandosi dietro la piccola Tendo e abbracciandole tremante la vita.

-Hai visto cosa hai fatto? E io che pensavo che tu...che tu...-

-Hai pensato male, ma non nel senso che credi!- Fu l'ultima frase che Akane sentì prima di caricare il potente sinistro in direzione del viso di lui.

Riaprì gli occhi, già velati di lacrime, solo quando si rese conto che non solo il suo pugno era andato a vuoto, ma che Ranma 1, a un palmo dal suo viso, le aveva afferrato il polso destro portandoglielo dietro la testa.

Incapace di muoversi, Akane abbassò lo sguardo, sgranando shockata i begli occhi.

Il suo latte era finito tutto per terra. O, beh, quasi tutto.

-E adesso voltati, per piacere...- La invitò Ranma 1, lasciandole andare il polso. Ma non ce ne fu bisogno. Strette ancora intorno alla sua vita e assolutamente ben visibili, due braccia grandi, robuste e da ragazzo non sembravano volerla lasciar andare.

-Oh...- Lasciando cadere il bicchiere, che Ranma 1 recuperò prontamente, Akane afferrò le dita che ancora la stringevano e senza nemmeno voltarsi verso Ranma 2, con un gesto secco si liberò da quell'abbraccio che fino a poco prima aveva creduto e sperato fosse quello di una donna.

Si sentiva sciocca, presa in giro e umiliata.

Aveva dato fiducia a Ranma 2...e Ranma 1? Da quanto lo sapeva? Ma soprattutto: quale dei due era stato a baciarla?

Alzando lo sguardo verso entrambi, sussultò. Non poteva crederci, erano veramente identici.

Due ragazzi mezzi svestiti, alle due di notte e in camera sua.

-Adesso hai capito?-

-Ak..Akane, io...io...mi dispiace! Ascolta, posso spiegarti...-

Ma la ragazza, incapace di distinguerli e di decidere chi spedire per primo al di fuori dell'atmosfera, prese fiato ed aprì la porta.

Un istante dopo l'unico ed indubbiamente il più funzionale allarme di casa Tendo si era appena attivato.

 

* * *

 

 

Il giorno seguente, la noiosa e placida atmosfera che normalmente aleggia nelle case la domenica mattina aveva contagiato tutte le silenziose abitazioni del quartiere di Nerima.

Tutte tranne una.

-E dai, Akane, mangia qualcosa!-

-Grazie, Kasumi, ma non ho appetito stamattina.-

-Quindi, se ho capito bene, Ranma 2 è in grado anche di trasformarsi in un ragazzo.- Fintamente disinteressata Nabiki addentò un altro biscotto. -Mi sembrava strano che per una volta la situazione si fosse risolta in modo relativamente normale. Tu cosa ne pensi, Akane?-

-Per quel che mi interessa!- Le rispose acida la piccola Tendo distogliendo lo sguardo da quello intenso e nervoso del fidanzato accanto a lei.

-Quindi ora hai deciso di non parlarmi più?-

-Umpf! Vuoi che ti parli? Bene! Allora fammi un piacere...- Si alzò di scatto afferrando dalle mani di Kasumi la ciotola di riso che doveva essere per lei e sbattendola con tutta la sua forza davanti al viso di Ranma 1. -...strozzati!-

-L'isteria ti dona, lo sai?-

-Che cosa hai detto?-

-Io? Niente!-

-Ripetilo se hai il coraggio!-

 

-Ohohoh! E così ora ho due figli maschi! Non è fantastico, Tendo? Ogni giorno una novità, ahahah!-

-Ehm, sì, non dico di no, Saotome.- Concordò Soun, ripiegando il giornale e rivelando così un'espressione in realtà assai contrariata. -Tuttavia, Ranma, anche se Akane è la tua fidanzata e un giorno sarete sposati, non posso accettare comportamenti tanto disinvolti ed equivoci sotto il mio tetto di notte! È chiaro?-

-Ma si può sapere cosa c'entro io?-

-Tu dimmi solo se hai capito, ragazzo!-

-Sì! Sì! Per carità!- Le trasformazioni in Oni del futuro suocero avevano sempre il potere di mandargli il riso di traverso.

-Mi sembra giusto, papà, ma ora calmati, per piacere.-

-Kasumi, per una volta ti devo dare ragione. Sei più rosso di un pomodoro, papà!-

-Oh, suvvia, Tendo, non ti scaldare tanto! Il mio ragazzo, anzi, i miei ragazzi hanno certamente imparato la lezione e non lo faranno più. Non è vero, Ranma? Ahahah! Del resto anche noi alla loro età...Eh? Eh?-

-Oh, beh sì, forse hai ragione, Saotome! Ahahah!-

 

-Si può sapere cos'è tutto questo baccano? La mia povera testa...-

-Oh, buongiorno, nonnino. Che cosa le è successo?-

-Che cosa mi è successo? Se solo scopro chi mi ha bloccato stanotte dentro al bagno...! Sono stato costretto a dormire dentro la vasca e stamattina ho tutte le ossa a pezzi!-

-Ehm ehm...non sarà piuttosto che ieri sera ci sei andato giù pesante con l'alcool, Happosai?-

-Vuoi forse farmi credere che tu non ne sai niente, Ranma?-

-Perché? Dovrei?-

 

-Ad ogni modo, Saotome. Ora il problema si pone nuovamente: come faremo a distinguere Ranma 1 e Ranma 2?-

-Secondo me, invece, il problema è un altro.- Intervenne nuovamente Nabiki. -Chi sarà il fidanzato di Akane e quindi l'erede della palestra?- Come al solito l'osservazione più arguta era spettata a lei.

-Oh, per la miseria! A questo non avevo affatto pensato! Beh, immagino sarà Akane a dover scegliere, no? Per me è uguale; tu che ne dici, Saotome?-

-Sì, amico Tendo. Credo sia proprio la soluzione migliore, ahahah!-

-Ehi, voi due! Non mi sembra di aver mai detto di...-

-Anche secondo me è la soluzione migliore.-

Voltandosi di scatto verso l'autore dell'ultimo commento, Akane rimase a bocca aperta, improvvisamente incapace di controbattere. Fermo in piedi davanti all'ingresso del soggiorno c'era lui. Ranma 2.

Un paio di jeans nuovi ed una camicia nera appena sbottonata al collo gli conferivano l'aspetto di un ragazzo qualsiasi, vestito in modo semplice, ma non trascurato. Il fatto che all'interno di quei vestiti nuovi ci fosse un fisico modellato da anni di duro allenamento avrebbe reso la sua apparizione un evento per qualsiasi donna. Ciò che più sembrò turbare e al contempo affascinare la piccola Tendo, però, furono i capelli. Un Ranma senza codino non lo aveva mai immaginato, ma doveva ammettere che quel taglio gli donava. Al posto della lunga chioma spesso costretta nella famosa treccia, Ranma 2 sfoggiava ora un taglio corto, ma non troppo. Morbide ciocche gli sfioravano appena il collo e nell'insieme -arrossì al solo pensiero- era davvero, davvero bellissimo.

-I miei c...capelli...- Balbettò sconcertato Ranma 1, portandosi istintivamente le mani al proprio codino ancora fermo al suo posto.

-Ah però!- Commentò Nabiki, appena appena stupita, mettendo subito mano all'immancabile taccuino perennemente nascosto sotto al tavolo e pronto ad ogni evenienza.

Era ora di mettersi al lavoro.

-Buongiorno, Ranma 2, vuoi un po' di riso?-

-Sì, grazie, Kasumi. Poi se non vi dispiace, vorrei dirvi due parole.- E sedendosi vicino ad Akane, le rivolse un'occhiata talmente mortificata e dolce che la ragazza non poté far a meno di abbassare immediatamente lo sguardo, imbarazzata come non mai.

*Patetico... * Un particolare che ovviamente non sfuggì a Ranma 1.

-Sono molto dispiaciuto per quanto successo questa notte. Nemmeno io sapevo di poter tornare uomo inizialmente. E comunque ve lo avrei detto stamattina.-

*Tzt! Bugiardo!*

-Ho pensato di cambiare un po' il mio aspetto per aiutarvi a distinguerci meglio. Spero non vi dispiaccia.-

*I miei capelli! Ti sei tagliato i miei capelli!!*

-Affatto. Solo una curiosità: dove hai rimediato quei vestiti?- Chiese spontaneamente Nabiki guadagnandosi immediatamente un'inaspettata occhiataccia da parte di Akane. -Che c'è? Non ho detto niente di male, sono informazioni essenziali queste!-

-Beh, ecco...- E a salvare Ranma 2 dall'imbarazzante domanda intervenne a sorpresa la dolce Kasumi.

-Stamattina presto Ranma 2 mi aspettava sveglio in cucina e mi ha chiesto di tagliarli i capelli. Dopodiché gli ho prestato dei soldi per andarsi a comprare dei vestiti che gli piacessero e lo facessero sentire diverso. Ho fatto male?-

-Kasumi!!!- Gioì il signor Tendo in un impeto di patetica ed ingiustificata commozione. -Se non ci fossi tu, questa casa andrebbe a rotoli! Buahh!- Come dargli torto?

Tornato poi improvvisamente serio, si rivolse alla figlia minore additandola. -Bene, allora è deciso! Akane, sta a te scegliere, figlia mia! Per me vanno bene tutti e due!-

Ma alle parole del padre, il dolce viso della ragazza si indurì nuovamente.

-Tutto questo è semplicemente ridicolo...- Sibilò, aumentando poi esponenzialmente il tono di voce. -Io dovrei scegliere? Fra un bugiardo ed un approfittatore? Grazie, papà! Sarà davvero difficile!- Sbottò alzandosi in piedi e guadagnando velocemente l'uscita.

-Ma bambina mia...-

-Con permesso, vado ad allenarmi.-

 

* * *

 

 

Nascosto sul tetto, Ranma 1 non l'aveva persa di vista nemmeno un istante. Accucciata vicino ad un albero, l'espressione del viso indecifrabile, Akane non sembrava avere particolare voglia di andarsi ad allenare.

-Toc! Toc! C'è qualcuno?- Bisbigliò Happosai accanto a lui.

-Umpf! Se non la pianti immediatamente di bussarmi in testa con quella pipa...si può sapere chi ti ha detto di seguirmi?-

-Uh! Uh! Uh! Dì un po', hai visto come se lo stava squadrando a tavola? Sveglia, Ranma! Dobbiamo fare qualcosa! Alleiamoci contro di lui o Akane ci darà il benservito!-

-Non sono cieco e comunque si può sapere da quando in qua tu avresti qualche speranza?-

-Ranma, Ranma, sei proprio un bambino, fattelo dire! Da sempre le giovani donne subiscono il fascino degli uomini maturi, lo sai? Il “maestro d'amore e la sua giovane allieva” costituisce una delle tipologie di coppia più durature nel tempo e...-

-Bleah! Ti prego risparmiami che ho appena mangiato! E poi un conto sono gli uomini maturi, un conto le vecchie mummie avvizzite come te! Ci hai mai pensato?-

-Attento, Ranma, potrei offendermi. Ti ho già chiesto se per caso sai chi possa avermi rinchiuso dentro al bagno stanotte?-

-Sì e ti ho già detto che non ne so nulla!- Mentì di nuovo. -E ora smettila di sibilarmi nell'orecchio che mi fai il solletico, vecchiaccio!-

-Toh! Guarda un po' chi arriva!-

-Eh?-

-Ah! Questo è uno spettacolo che non voglio perdermi per nulla al mondo, eheheh!-

 

-Akane, ti stavo cercando. Posso parlarti un minuto?-

-Cosa c'è, Ranma 2? Non ti basta avermi presa in giro in quel modo? Non ti sei divertito abbastanza?- Si alzò in piedi la ragazza fronteggiandolo con lo sguardo.

-Non mi sono affatto divertito e non era mia intenzione prenderti in giro, Akane, devi credermi!-

*Sì, come no?* Grugnì Ranma 1 ripensando ad una certa scommessa.

-Ah no? Ma voi davvero pensate che io sia tanto stupida? Dimmi un po'...- Si avvicinò estremamente pericolosa.

-Akane...-

-Chi diamine ti credi di essere?- Con la solita grazia lo afferrò quindi per il bavero della camicia nuova; in condizioni normali lo avrebbe fatto volare molto volentieri chissà dove. Ma nella vita, si sa, è questione di attimi e in quell'istante qualcosa la distolse definitivamente dal portare a termine il tuo proposito.

Sarà stata la vicinanza al viso di lui, il raggio di sole che schiarì improvvisamente quelle iridi blu cobalto screziandole d'argento oppure, più semplicemente, la risposta che lui senza alcuna esitazione le diede.

-Solo un ragazzo perdutamente innamorato di te.-

 

-E poi...scusa, c...cosa hai detto?-

 

*C...che diamine ha detto?*

*Eheheh! Chiudi quella bocca, pivello, ti ci entreranno le mosche...*

 

-Akane, io ti amo. Te l'ho già detto ieri e te lo ripeto oggi. Non c'è inganno nel mio cuore e il bacio che ti ho dato ieri notte è stata la cosa più bella che mi sia capitata. Sono un bugiardo, hai ragione, perché ti ho mentito per tutto questo tempo su quello che provavo per te. E sono anche un approfittatore, perché troppo a lungo ho abusato della tua pazienza senza mettere i miei sentimenti nero su bianco. Ma per me esisti solo tu e ti prometto che se sceglierai me, tutto cambierà e mai e poi mai ti farò pentire della tua scelta.-

-Ranma 2, io...-

-No, ti prego. Non devi rispondermi ora, Akane. Ho promesso a Kasumi che mi sarei sdebitato con lei andando a fare la spesa stamattina. Tu promettimi solo che ci penserai.-

-Io...-

-...-

-Io...s...sì...-

-Akane, posso parlarti un momento in cucina?-

-A...arrivo, Kasumi...-

-A dopo, dai.- Le sorrise il ragazzo, dileguandosi poi con un salto oltre il muro di cinta.

 

 

Clap! Clap! Clap!

 

-Bravo! Davvero bravo! Non trovi anche tu, Ranma? Oh, andiamo! La vogliamo chiudere quella bocca, sì o no?-

-Grrr...-

-Ecco, così, bravo!-

-Grrr...-

-Poi non dirmi che non te lo avevo detto! Allora sei pronto per mettere in atto questo piano?-

A quelle parole Ranma scattò in piedi, lo sguardo da folle e le nocche dei pugni bianche da far paura.

-Certo che sono pronto, cosa credi?-

-Bene! È così che ti voglio, ragazzo! -

-E lo sai qual è la prima cosa che puoi fare, Happosai?-

-Avanti dimmi, sono tutto orecchi!-

 

-Sparire!!- E con un calcio lo rispedì al di là delle nuvole.

 

 

* * *

 

 

Sedute al tavolo della cucina le due sorelle Tendo attendevano che la minore desse loro una risposta.

-Insomma, Akane, che cosa pensi di fare?-

-Io...sinceramente non lo so, Nabiki.- Sospirò la ragazza.

-È normale, Akane.- Le sorrise con dolcezza Kasumi. -L'arrivo di Ranma 2 in questa casa è cosa talmente recente...eppure è evidente che entrambi tengono molto a te. So che la scelta è difficile, ma mi raccomando, cerca di non giocare con i loro sentimenti ed essere il più chiara ed onesta possibile. Soprattutto con te stessa.-

-Sentimenti? Ma...ma quali sentimenti?- Si indispettì subito la piccola Tendo. -Vi ricordo che qui quella ad essere stata presa in giro fino ad ora sono stata solo io! Non ho alcuna intenzione di scegliere proprio niente in questo momento!-

-Non essere testarda. Se ti diciamo queste cose è perché ti vogliamo bene e sappiamo quanto sia difficile per te.-

-Uh?-

-Ma certo, sorellina! È talmente palese! Se vuoi un consiglio che ti cost...ehm, che per una volta ti darò gratis solo perché sei mia sorella...- Si corresse subito la mezzana sotto il severo sguardo della maggiore. -Segui il tuo istinto, non è poi così difficile. Sono due gocce d'acqua, ma non potrebbero essere più diversi. Insomma, devi scegliere fra il principe e il lupo.-

-Il principe e il lupo...hai detto?-

-Esattamente. Quando Ranma ha trovato il misterioso rimedio che lo ha privato della sua maledizione, ha eliminato anche quella parte di sé, posata, arguta e romantica che, per quanto raramente, di tanto in tanto emergeva. Ranma 2 è proprio quello. L'aspetto più dolce e nobile del sentimento che Ranma già da prima provava per te. Ma insomma, non l'hai visto anche a colazione? Ogni volta che ti guarda gli brillano gli occhi! Lui è il principe.-

-E...e...Ranma 1...?-

-E Ranma 1...Ehm, Kasumi, per piacere, puoi tapparti le orecchie un minuto?-

-Oh andiamo, Nabiki!-

-Fai come ti pare. Beh, Ranma 1 è il lupo, mi sembra ovvio. Altrimenti detto, sorellina, lui è il cacciatore, l'uomo, il desiderio, la gelosia, il possesso e tutto ciò che potrebbe renderlo finalmente il degno erede di Happosai...-

-Ok, ho capito, ho capito!-

-Sì, ma aspetta non ho finito. Lui è il lupo e tu, Akane, sei la sua preda. Non hai visto come ogni volta che ti guarda sembri volerti mangiare con gli occhi?-

-Ma che dici, Nabiki!-

-Puoi non crederci se vuoi, ma come vedi non dovrebbe essere troppo difficile per te scegliere. Quale Ranma vuoi? Cosa vuoi da lui? Prendi una decisione e il gioco è fatto.-

-Io davvero...Kasumi, tu che dic...eh?!-

 

-Lallallà! Lallallà!- Accanto a lei, canticchiando un motivetto infantile, Kasumi aveva continuato per tutto il tempo e pelare patate, preservando la propria innocenza con due canovacci abilmente infilati nelle orecchie.

-Io lo sapevo che non avrebbe retto.- Fece spallucce Nabiki.

 

* * *

 

-Il principe e il lupo, eh?- Rimasto nascosto per tutto il tempo in corridoio, accanto alla porta della cucina, Ranma aveva origliato con estremo interesse l'intera conversazione fra sorelle.

Sfregandosi le mani, si appiattì contro il muro solo quando Akane apparve oltre la tendina.

-Vado in palestra ad allenarmi. A dopo!-

*Uff...per fortuna non mi ha visto!* Sospirò di sollievo seguendo con lo sguardo la corsa della fidanzata verso l'esterno. -Molto bene...-

Giunto anche lui all'ingresso del dojo, sorrise beffardo. *Il principe ha perso il pelo, ma il lupo ha perso la pazienza.*

 

Un istante dopo Ranma muoveva il primo passo dentro la grande sala, avendo cura di chiudere completamente la porta dietro di sé.

*E ora a noi due, Akane.*

 

* * *

 

 

Accidenti che parto! Scusate, lo so che è un capitolo lunghissimo, ma non mi andava assolutamente di dividerlo in due parti. L'ho letto e riletto tante di quelle volte oggi da saperlo ormai a memoria. Spero di non aver lasciato refusi o orrori di vario genere. Grazie come sempre a chi passerà di qui, lettori o (sempre graditissimi) recensori. :D Un bacione grande!

Gretel  

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Capitolo 6
*** Chi ha paura del lupo cattivo? ***









All I know is that to me
you look like you're having fun
open up your loving arms
watch out here I come

 

You spin me right round
baby right round
like a record baby right round

round round

(Dead or alive – You spin me around - like a record)

Fanart by Aron_oele 
 

 

Certo di aver ben chiuso alle sue spalle la porta scorrevole del dojo ed appoggiato ancora contro di essa, Ranma si fermò un secondo a riflettere sul da farsi. Le mani dietro la schiena, da sotto la morbida frangia i suoi occhi si strinsero in uno sguardo acuto e penetrante. Lei era lì, al centro della sala, e nemmeno si era accorta del suo ingresso, troppo presa com'era a fare stretching a terra.

La scena cui aveva assistito poco prima in giardino lo aveva a dir poco sconvolto, per non parlare di quel “sì” appena sussurrato dalla fidanzata che gli aveva tolto il fiato. Il solo fatto che lei potesse aver preso in considerazione l'eventualità di una scelta e aver promesso a quel damerino imbellettato che ci avrebbe pensato gli faceva ribollire il sangue nelle vene.

*Ma che diamine c'è da pensare?* Si chiese stringendo forte i pugni. Altro che pretendenti! Nel giro di ventiquattro ore il suo alter ego era riuscito a diventare il suo più temibile rivale.

Eppure per un attimo non poté fare a meno di chiedersi se fosse proprio la sua “brutta” copia a costituire il suo principale nemico e a complicargli tanto le cose o piuttosto la sua proverbiale incapacità di esprimersi. Quest'ultima, doveva ammetterlo, ultimamente era persino peggiorata.

Davvero non sapeva darsi una risposta, ma di una cosa era certo: lo invidiava.

Da morire.

Quella dichiarazione, quelle promesse, quelle parole che appartenevano solo ai più reconditi meandri del suo cuore erano state svelate da Ranma 2 con tale leggerezza che ora si sentiva come derubato di un prezioso tesoro. Un tesoro che era stato la sua forza, la sua ragione di vita, il segreto che per tante notti lo aveva aiutato ad accedere al mondo dei sogni con il sorriso sulle labbra.

Sorrise amaramente.

Lei era venuta a sapere tutto, ma non da lui.

Le sue capacità dialettiche, ora che anche quell'ultimo briciolo di anima e di delicatezza sembrava averlo abbandonato, non sarebbero state affatto comparabili con quelle dell'altro.

Ma in fondo lui non era mai stato bravo con le parole, giusto?

Insomma, deglutì, forse suo padre non aveva tutti i torti. Forse davvero l'arrivo di Ranma 2 nella sua vita aveva un senso. Probabilmente si sarebbe trattata della sfida più ardua di sempre, ma ce la doveva fare, doveva sconfiggerlo sul piano a entrambi più caro. Alzò lo sguardo muovendo i primi passi verso l'ignara fidanzata.

*Non me la farò portare via tanto facilmente!*

 

Un lieve scricchiolio delle assi di legno la fece voltare immediatamente.

-Siamo distratte stamattina...- Muovendo scalzo due passi verso di lei, Ranma uscì dal cono d'ombra che lo nascondeva, rivelando così la sua presenza al debole calore del sole che filtrava da una finestra.

Percepì chiaramente lo sguardo di lei tramutarsi all'istante da sorpreso ad accigliato. Akane aveva colto al volo il suo sguardo di sfida e l'ingenuità con cui di scatto si era alzata in piedi, quasi fosse pronta a difendersi da un attacco, lo fece sorridere ancora di più. Non le sarebbe servito a molto.

-Mi sto solo riscaldando...- Si giustificò imbronciata, le mani sui fianchi.

-Da mezzora?-

-E tu che ne sai?-

Senza distogliere lo sguardo da lei avanzò di altri tre passi. Improvvisamente la figura di Akane gli apparve piccola, leggera ed indifesa. S'irrigidì.

Queste osservazioni non preannunciavano niente di buono. *Non adesso!* S'impose.

-È semplice. È da mezzora che ti osservo.- Rispose secco.

-Ti sei messo anche a spiare adesso? Che cosa vuoi, Ranma?-

-Secondo te?- Il tono eccessivamente accattivante e rivelatore con cui se ne uscì e il conseguente sguardo allucinato di lei gli fecero chiudere gli occhi per un istante. *Idiota!* Volentieri si sarebbe dato un pugno in faccia da solo. Possibile che non riuscisse più a trattenersi?

-Non farti strane idee, Akane. Sono qui solo per allenarmi.- Cercò di recuperare immediatamente iniziando a sbottonarsi lentamente la casacca.

-Umpf! Non fartele tu, piuttosto! Fai pure quello che devi fare. Io vado a correre.- Gli rispose con scocciata sufficienza. Cercando di superarlo sulla destra, la ragazza mantenne lo sguardo basso. Rossa in volto ed inspiegabilmente accaldata, non osava guardarlo negli occhi.

Spiandone compiaciuto l'andatura nervosa con la coda dell'occhio, in quel momento Ranma prese una decisione.

La parola amore e tutti i suoi derivati rientravano nel suo vocabolario, sì, ma non in quello d'alta frequenza. Mai sarebbe stato in grado di battere sullo stesso piano il suo smielato rivale.

Esteticamente due gocce d'acqua, certamente erano molto simili, ma i loro modi di esprimere lo stesso sentimento non avrebbero potuto essere più diversi.

Schioccò le dita come in preda alla più folgorante delle illuminazioni.

Ecco a cosa gli era servito assistere a quella scenetta da telenovela anni ottanta!

Lui l'avrebbe conquistata in un altro modo, quello più semplice per lui, quello dell'istinto, degli sguardi e del contatto, quello dei fatti e non parole, quello del “ti voglio” per dirti che “ti amo”.

 

Lasciando cadere la casacca a terra si voltò quindi di scatto verso di lei. Ora sapeva cosa fare e soprattutto come portare a termine il suo proposito soddisfacendo al contempo la sua irrefrenabile voglia di averla sempre più vicina.

-Perché invece non ci alleniamo insieme?- La buttò lì con noncuranza.

-Eh?- Nel voltarsi e trovarselo di fronte a petto nudo, Akane sgranò impercettibilmente i grandi occhi. -Come hai detto, scusa?-

-Beh, ti lamenti sempre che non voglio allenarmi con te e che non ti prendo mai sul serio! Oggi però ho cambiato idea, perché non mi metti alla prova?- Godendo del sottile disagio di lei, prese a darle più spazio, dirigendosi di spalle e con calma, le mani incrociate dietro la nuca, verso l'altro lato della palestra. Sapeva come farla sfogare. Sapeva anche che non gli avrebbe mai risposto di no.

-Mi stai forse sfidando?- Appunto.

-Hai forse paura?-

-Paura di chi? Di te? Smettila di dire sciocchezze e fatti sotto!-

-Molto bene, questa è l'Akane che conosco!- Si voltò sorridendo e acquistando immediatamente la sua stessa posizione di attacco.

Di fronte a tanta spontaneità anche Akane sorrise. Questo era il Ranma che lei conosceva.

O che almeno credeva di conoscere.

L'atmosfera era infatti tesa, per niente giocosa, il silenzio assoluto.

-Hai forse cambiato idea, Ranma?- Sbottò Akane qualche minuto dopo. Qualcosa non quadrava.

Per tutta risposta il ragazzo rimase in silenzio e iniziò a muoversi lateralmente, in circolo, un passo dopo l'altro, senza levarle mai gli occhi di dosso. Proprio quegli occhi che fino a pochi minuti prima le erano parsi ridenti e divertiti, ora la stavano studiando con la stessa famelica intensità con cui si attende la portata principale.

Impossibile non ripensare alle parole di Nabiki. Impossibile rimanere ferma ad attendere il suo inesorabile arrivo. Impossibile non sentirsi in gabbia. Doveva reagire.

Le gambe improvvisamente pesanti come il piombo, Akane tentò quindi di imitarlo, muovendo poco dopo i primi tremanti passi lungo l'invisibile circonferenza che si era creata fra loro.

Osservando ad ogni giro l'inevitabile e progressiva riduzione del diametro che li separava, Ranma sorrise. Una volta tanto Nabiki Tendo ci aveva preso. Lui era il lupo, il cacciatore e nessuno avrebbe mai capito quanto quegli istanti lo stessero mandando in estasi.

-Si può sapere che diavolo stai facendo? Ti diverte tanto prendermi in giro?- Ormai a tre metri l'uno dall'altro, Akane non era riuscita più a trattenersi. Era così maledettamente evidente che ansia e inquietudine se la stessero divorando. Aveva bisogno delle sue parole, di una sua qualsiasi reazione per sentirsi forse meno preda e più parte del gioco.

E Ranma decise che per il momento l'avrebbe accontentata.

-Potrei chiederti la stessa cosa.-

-Che cosa vuoi dire?-

Meno di due metri all'impatto.

-Questa storia di me e Ranma 2. L'ho visto baciarti in camera tua l'altra notte e l'ho visto dichiararsi in una sequenza di insopportabili smancerie poco prima in giardino. Vuoi forse negarlo?-

-Quindi è vero, mi stai spiando! Ma non hai un minimo di ritegno?-

-Ti sbagli, l'altra notte cercavo Ranma 2 per chiarire e ho assistito a quella scena stucchevole.- Mentì angelico. -E stamattina, beh, perdonami, Akane, ma non è colpa mia se vi siete messi a scambiarvi promesse d'amore eterno in giardino e in pieno giorno! Chiunque avrebbe potuto vedervi!-

-Io non ho fatto proprio un bel niente, Ranma! Che c'è? Sei forse geloso?- Era una domanda che adorava porgli quando discutevano, ma questa volta la risposta di lui ebbe il potere di sorprenderla e farle passare la voglia di respirare.

-Ti piacerebbe, eh? Lo vedi che ho ragione, Akane? In fondo tutta questa vicenda ti diverte, non negarlo...- Neanche lui sapeva perché se ne fosse uscito con un pensiero tanto assurdo quanto specchio delle sue più profonde paure, ma non gli importava. Lo sguardo di lei, ora colmo d'ira e frustrazione, lo avrebbe ripagato di tutto.

Meno di un metro. Possibilità di scampo: zero.

-Tu...tu...davvero pensi questo di me?-

E infatti il primo schiaffo lo colse in pieno. Neanche cercò di scansarlo, tanto desiderava sentire su di sé tutto il male che lui con le sue stupide parole le aveva appena inferto. Quel male testimone di un sentimento ancora forte e radicato in lei.

-Io ti odio, Ranma! Sei sempre il solito idiota!- E allo schiaffo iniziarono a seguire pugni e calci, forti certo, ma assai poco calibrati. Scansarli gli risultò fin troppo facile.

Osservandola mentre accecata d'ira tentava in tutti i modi di non abbandonarsi alle lacrime sfogandosi su di lui, Ranma non poté fare a meno di avvertire nella voce della ragazza una nota spezzata. Non sarebbe durata a lungo.

Ancora un calcio a vuoto.

-Tu pensi che per me sia facile, vero?- Gridava.

-Che per me sia divertente?- E poi un pugno.

-E invece è tutta colpa tua! Mi andavi beniss....- Ma non terminò la frase, preferendo infierire con il consueto stile. -Sei un idiota!- Riprese. -Non...non hai capito niente, Ranma! Niente!-

Le forti braccia conserte e gli occhi chiusi, il ragazzo scansò un ultimo affondo, incerto e tremante come lo sguardo di lei.

Inspirando profondamente, spalancò quindi gli occhi, seri, profondi, quasi offesi.

E la gelò sul posto.

-Ti sbagli, Akane. Sei tu quella che non ha capito nulla.- Grugnì.

Senza darle il tempo di replicare si avventò su di lei, badando ad attaccarla solo per finta, ben sapendo che in quello stato lei non sarebbe stato assolutamente in grado di scansare il suo pugno più leggero.

Afferrandole entrambi i polsi, le costrinse le braccia dietro la schiena.

Sollevandola di peso e nonostante le proteste, la intrappolò quindi con decisione spalle al muro, non prima di averle messo una sua mano dietro la nuca per evitarle di farsi male.

Bloccandole con il corpo ogni via di uscita, le concesse lo spazio di un secondo per riprendere fiato ed alzare la testa.

-Presa.- Sussurrò un istante prima di fiondarsi ad intrappolare anche le sue labbra.

La stretta intorno ai polsi di lei, i loro corpi perfettamente aderenti, le fronti bollenti e madide di sudore a contatto. Tutto gli trasmise in quel momento le emozioni e palpitazioni che anche la ragazza volente o meno stava provando. Niente di paragonabile a ciò che aveva provato quando aveva visto l'altro Ranma baciarla. Il cuore gli batteva ora così forte nelle orecchie da far quasi male e mai avrebbe immaginato che quella fonte inesauribile di scortesie che era la bocca della sua fidanzata, potesse rivelarsi una parte del suo corpo tanto morbida ed appetibile.

Solo quando la necessità di respirare divenne condizione necessaria alla sopravvivenza, si staccò e comunque a malincuore.

-Allora?- Il fiato corto, riaprì gli occhi sfoderando un sensuale ghigno di pura soddisfazione. -C'è ancora bisogno di scegliere, Akane?-

Inaspettatamente, però, del dolce sorriso che si aspettava di trovare sul viso di lei non vi era la benché minima traccia. Nello scorgere in fondo ai suoi occhi un fuoco di ira violenta ed omicida, persino Ranma ebbe un istante di esitazione. Ma fu appena un attimo.

-Sgrunt! C...come ti sei permesso?- Sibilò la ragazza, lo sguardo a terra.

-Come accidenti ti sei permesso??- Ripeté più forte alzando di scatto la testa per guardarlo dritto negli occhi. -Lasciami andare immediatamente, razza di pervertito!- Ma dimenarsi era inutile.

-E va bene, Akane.- Si agitò Ranma stringendola ancora più a sé. -Se ancora non ti è chiaro il messaggio, te lo ripeto...-

La ragazza si bloccò, terrorizzata da un misto di ansia ed eccitazione.

Cosa aveva intenzione di fare quel pervertito del suo fidanzato? Baciarla di nuovo? Non volessero i Kami! Oppure sì?

Ma accarezzandole il viso con gli occhi, Ranma inclinò leggermente il capo, sporgendosi verso di lei e portando la bocca all'altezza del suo orecchio. Respirò quindi profondamente, regalandole, ne era certo, più di un brivido. E poi deglutì.

-Sono geloso.- Sussurrò con voce roca dopo diversi istanti di esitazione.

-No, non è vero.- Si corresse subito dopo. -Sono tremendamente geloso. E vederti così timida, remissiva e...e dolce sotto lo sguardo di un altro mi fa letteralmente impazzire...-

Quanta fatica gli fosse costato dire quelle poche parole solo lui poteva saperlo. Rimase immobile trattenendo il respiro.

-Oh Ranma...-

Lentamente risollevò quindi lo sguardo, pronto a trovarsi davanti quello di lei, finalmente sorridente, caldo e luminoso come una giornata d'estate. Sorrise anche lui. In fondo non se l'era cavata poi tanto male, no?

-E dimmi anche un'altra cosa...- Continuò la ragazza con tono estremamente calmo e dolce.

-S..sì?-

E in un nanosecondo quello stesso sorriso si tramutò in una smorfia di odio puro.

-Che bisogno c'era di fare tutta questa scena?- Facendo leva sulle sue stesse braccia, ancora incastrate nella stretta di lui, le bastò spiccare un piccolo salto per piantargli entrambe le ginocchia nello stomaco e farlo quindi volare con un calcio qualche metro lontano da lei.

Finalmente libera, gli rivolse un ultimo sguardo di fuoco. -E non ti azzardare a provarci mai più!- Una soddisfatta linguaccia e si diresse verso la porta con passo affatto leggiadro borbottando come una pentola in ebollizione.

-Ma cosa ho fatto di male ora?- Piegato in due a terra, Ranma continuò a spiarla di traverso, tutto sommato conscio e rincuorato dal fatto che, se avesse voluto, Akane avrebbe potuto liberarsi di lui ben prima.

-Ma che...che diavolo?- La sentì protestare e lesto si rimise a sedere come se nulla fosse.

-È inutile, Akane.- Sorrise di fronte al suo sguardo interrogativo. -La porta è chiusa e indovina? La chiave è nella tasca dei miei pantaloni.-

-Che cosa? Lo sapevo che eri un maniaco depravato, ma non fino a questo punto! Dammi subito quella chiave e fammi uscire di qui, Ranma!-

-Ancora una volta ti sbagli, non ho intenzione di fare niente.- Proseguì l'altro non del tutto certo della sua stessa affermazione e invitandola a sedersi di fronte a lui.

-Se la vuoi, prima devi rispondermi ad una domanda molto semplice. Ci stai?-

-Uff...E va bene, sarebbe? Ma non osare avvicinarti!- Prese posto di fronte a lui.

Suo malgrado il ragazzo annuì. -Beh, ecco, io vorrei sapere...-

-Allora?-

-E non essere impaziente, Akane!-

-Ho capito, ma non ho tutto il giorno! Allora?-

-Che cosa provi per Ranma 2? Perché gli hai detto che ci penserai? Cosa ci trovi in quel pagliaccio...- Si sfogò tutto d'un fiato.

-Ma queste...queste sono tre domande, Ranma!- Lo stuzzicò l'altra improvvisamente sottilmente divertita.

-Tu prova a rispondere almeno a una se ci riesci, Akane!- Sbuffò l'altro, rosso in viso come poche altre volte.

-E va bene, va bene, non ti arrabbiare! Sei proprio certo di volerlo sapere?-

-Mai stato più convinto...- Ma non era vero.

-Ecco vedi...- Si portò un indice alla guancia con fare pensoso e misterioso. -Non è semplice risponderti. Per certi aspetti credo che siate molto simili...-

-Beh, non direi visto quello che ha combinato al mio codino!-

-Non fare il bambino, Ranma.- Le scappò un sorriso davvero spontaneo. -Sai che non parlo di questo.-

-E allora?-

-Insomma, siete entrambi irriverenti, testardi, certamente coraggiosi, ma...- Esitò appena. -Ma è quando si tratta di me che diventate due persone completamente differenti e questo punto, sarò sincera Ranma, mi mette in grandi difficoltà.-

-Eh?-

Fu un colpo al cuore. Allora Akane faceva sul serio!

-Quello che voglio dire è che in te come in lui ci sono caratteristiche di quello che tu eri prima, aspetti della personalità che si sono divisi e questo non renderà il compito che quello sciagurato di mio padre mi ha affidato affatto semplice, anzi...-

-Ma...m...ma io non sono mai stato così!- Sbottò il ragazzo indicando un punto invisibile al di fuori del dojo.

-Non è vero, Ranma, e lo sai. Va bene, d'accordo, forse non sarai mai stato un tipo romantico da passeggiata nel parco mano nella mano...-

-Ah! Quando lo dico io, no eh?-

-Fammi finire, per piacere. Però ci sono stati dei momenti in cui anche tu mi hai guardato con gli stessi occhi con cui mi ha guardata oggi Ranma 2...-

-Ci credo, siamo uguali!-

-Non fare lo stupido! Lo sai che intendo altro!-

-Se erano rose e poesie che cercavi, potevi esserti messa con Kuno già da tempo ed evitarmi tanti guai con quell'imbecille, non credi?-

-E tu non credi forse che certe volte dovresti azionare il cervello prima di aprire bocca? E poi non è tanto ciò che si dice, ma chi lo dice a fare la differenza, sai?-

Ancora quella dannata frase.

-E tu? Cosa vedi nei miei occhi?- Le chiese quindi a bruciapelo fissandola con intensità.

-D...d...desiderio e voglia di vincermi a tutti i costi...- Arrossì abbassando lo sguardo, senza ottenere però l'effetto forse sperato.

-Bene, basta così.- Ranma si alzò di scatto, incupito. Un rumore metallico ai piedi della ragazza precedette di poco le successive parole di lui. -Quelle sono le chiavi, sei libera di andare.-

-Ma...Ranma!-

-Akane, se pensi che io faccia tutto questo per me stesso o per una pura questione di onore, non hai davvero capito niente di me.-

Era terribilmente ferito.

-Ma non era questo che intendevo!-

-Ne sei certa? Non è che ci sia poi molto da interpretare!-

-Invece dico sul serio. Scusami, sono davvero confusa e...- Lo afferrò per il polso costringendolo a girarsi.

Se c'era una cosa che Ranma non avrebbe mai potuto sopportare era vedere una ragazza piangere per lui. Se poi si trattava di Akane, la questione prendeva tutta un'altra piega. Un frustrante senso di panico ed angoscia lo attanagliava e il desiderio di abbracciarla prevaleva su tutto.

E quindi l'abbracciò.

Non che Akane stesse piangendo in quel momento, ma questo è un altro discorso.

-E va bene, Akane. P...posso chiederti solo una cosa?- Sussurrò fra i suoi capelli.

-Che cosa?-

-Prometti anche a me che ci p...penserai?-

Staccandosi dalla stretta del fidanzato per guardarlo meglio negli occhi, Akane sorrise intenerita. -Ci penserò...- Annuì.

Era bella. Troppo per gli occhi di un uomo solo.

-E per quanto riguarda lui...- Chiese ancora un po' titubante, incapace di distogliere lo sguardo da quelle labbra così invitanti ed improvvisamente troppo vicine alle sue.

-Lui...- Le rispose.

-Lui?- Chiese di nuovo.

-...-

-Lui è qui!- Grugnì dall'esterno una voce fin troppo familiare.

-Ma cosa...?-

Un crack di legno spezzato, un tonfo sordo e un'enorme nuvola di polvere segnarono l'improvvisa e shockante interruzione di quello che avrebbe potuto essere un fantastico preludio per...

Al solo pensiero e alla vista di Ranma 2, la cui statuaria ed elegante figura si ergeva ora all'ingresso del dojo, o quel che ne rimaneva, i pugni di Ranma 1 si strinsero come non mai.

E l'odiato gemello non era nemmeno solo.

-Figliolo! Ma l'abbiamo fatta nuova un mese fa, che bisogno c'era di buttarla giù?- Piagnucolava Soun di fronte ai resti polverizzati della porta.

-Ranma 2...-

-Papà!-

-Eh eh eh! Non badate a noi, ragazzi! Fate pure con comodo!- Sghignazzò Genma.

-Che ti avevo detto, Akane?-

-Ci stavamo solo allenando, Nabiki!- Provò a giustificarsi la diretta interessata prendendo subito le dovute distanze dal fidanzato.

Drin! Drin!

-Ni Hao, Lanma!- Parcheggiando delicatamente la propria bicicletta sulla testa di Genma, una nota cinesina schizzò cinguettante all'interno del dojo.

-Levati di mezzo, Shampoo! Che cosa significa questa storia, Ran-chan?-

-Shampoo! Ucchan! Che...che cosa ci fate qui?-

-Gliel'ho detto io!- Sorrise con soddisfazione l'eterno disperso appoggiato allo stipite dell'ingresso.

-Ma tu guarda...il maiale viaggiatore ha ritrovato la via!-

-Stai zitto, Ranma! Non solo sei miseramente fuggito con la coda tra le gambe durante il nostro ultimo scontro, ora ti permetti anche di intrappolare la piccola Akane per mettere in atto i tuoi propositi più oscuri e perversi. Non avrei mai creduto fossi capace di tanto! Se sei un uomo, combatti!- Lo afferrò per la casacca.

-Ryoga, ma che...?- Ma gli fu impossibile finire la frase. Usato come zerbino dalle due accanite pretendenti, l'eterno disperso si ritrovò improvvisamente stesso a terra. Destino voleva che le due signore avessero diritto di precedenza.

-Allola, Lanma?-

-Mi scoccia ammetterlo, ma la gatta morta ha ragione. Vogliamo una spiegazione, Ran-chan!-

Al solo sentir parlare di gatti, Ranma dovette fare affidamento a tutto il suo scarso autocontrollo per non perdere i sensi e per lo sforzo, improvvisamente gli venne un'idea.

-Oh, beh. A quanto pare Ryoga vi ha già detto tutto, no?- Tirò fuori dal nulla un microfono. -Sì è vero, mi sono sdoppiato e il risultato è sotto gli occhi di tutti.- Spostò lo sguardo su un Ranma 2 improvvisamente meno sicuro di sé. -Guardate il mio gemello, i suoi capelli corti, gli abiti nuovi...è davvero bello e aitante, non trovate? E forte, prestante, muscoloso, insomma il sogno proibito di ogni giovane donna in circolazione!-

-Ranma, ma ti sei bevuto il cervello, per caso?-

-Lasciami fare, Akane...-

-Non so perché, sorellina, ma non sono del tutto sicura che stia parlando dell'altro Ranma...-

-Tu dici?-

In ogni caso funzionò.

Dopo un attimo di perplessità le due rivali si guardarono, avevano avuto la stessa idea.

Abbandonando contemporaneamente lo spazio vitale di Ranma 1, in meno di un secondo si ritrovarono a strattonare a destra e a sinistra il povero Ranma 2.

-È velo! Due Lanmi al plezzo di uno! Ola ho solo l'imbalazzo della scelta! Lanma 2, mi plometti che qualsiasi cosa succeda non lottelete fino alla molte pel me? Non potlei mai peldonalmelo!-

-Ma non essere ridicola! Come se tu potessi avere una qualche speranza! Diglielo Ran-chan 2, diglielo che sono io la tua fidanzata carina!-

-Sgrunt! Non pelmettelò mai che i miei Lanmi finiscano nelle spile di una cuoca di telza categolia!-

-Che cosa hai detto? Ma ti senti quando parli? Tu e le tue zuppe! Lo sanno anche i muri che è solo glutammato!-

-Argh! Limangiati subito quello che hai detto, blutta spatolona!!-

Apparentemente incapace di proferire parola, Ranma 2 rischiò seriamente lo stiramento di entrambe le braccia. Questo almeno fino a quando non incontrò lo sguardo crudelmente divertito del suo doppio. Ranma 1, finalmente libero, osservava soddisfatto il suo operato, mentre accanto a lui la piccola Tendo sembrava quasi shockata.

Insopportabile.

*Ahahah! Te l'ho fatta, damerino! Così impari la prossima volta a...*

*Mi dispiace per te, ma non credo proprio!*

*Eh?*

-Permettete una parola, signore?- Tentò quindi di intervenire Ranma 2.

-Lascialo, è mio!-

-Come osi?-

-Ho detto: “permettete una parola, signore??”-

-Eh? Sì, tesoluccio?- Miagolò la cinese allentando la presa.

-Posso avere la vostra cortese attenzione un momento? Bene. Io sono terribilmente dispiaciuto, ma per quanto lusinghiere siano le vostre attenzioni nei miei confronti, mi trovo nella spiacevole situazione di dovervi mettere al corrente della verità: io non le merito.-

-C...cosa vuoi dire, Ran-chan 2?-

-Quello che ho detto, Ukyo. Io non merito le vostre attenzioni né il vostro sentimento e questo perché il mio cuore è già da tempo impegnato...-

-Non dilmi che tu...- Gettando una rapida occhiata verso Akane, Shampoo la sorprese ad abbassare lo sguardo, evidentemente colpevole e imbarazzata.

-Accidenti, com'è difficile...- Si voltò il ragazzo verso il muro dando prova di notevoli capacità recitative. -Io...vi prego di non avercela troppo con me, ma non desidero continuare ad illudervi in modo tanto vigliacco. Spero possiate prima o poi perdonarmi.-

Silenzio.

*Ma...ma...ma....ma...*

-Uh uh! Accidenti, è proprio in gamba! Non trovi anche tu, Ranma?-

-Grrrr, ancora qui sei, Ryoga? Te lo ripeto per l'ennesima volta: ma da che parte stai?-

 

Colpite dalle parole di Ranma 2, le due storiche pretendenti lo fissavano ora tra il mesto e l'allucinato, quasi commosse dalla sincerità e dalla cortesia che il giovane senza codino gli aveva riservato nel distruggere il loro sogno d'amore.

-Ho capito, Lanma 2...-

-A questo punto l'unica cosa da fare è...- Si scambiarono uno sguardo d'intesa.

-Akane!- E in un lampo le due ragazze le furono accanto spingendola poco dopo fra le braccia di Ranma 2, già aperte e pronte ad accoglierla.

-Sapete? Siete proprio una bellissima coppia!- Sorrideva felice la cuoca.

-Già! Auguli e figli maschi!- Si complimentò anche Shampoo facendo l'occhiolino.

-Ti sono mancato, cara? Perdonami se ti ho lasciato tanto sola...-

-Ma veramente io...-

-Lasciala andare immediatamente!- Ruggì Ranma 1 in maniera spaventosa a pochi metri da loro.

 

-Ecco che va a fuoco di nuovo!-

-Lo vedo, Ryoga. Senti, mi terresti un attimo la telecamera?-

-Uh? Sì...perché?-

-Che domande, scatto delle foto! Questo sarà il miglior reportage della storia!-

 

-Ti ho detto di levarle quelle mani di dosso, bastardo!- Ranma 1 prese la rincorsa, pronto a spedire all'altro mondo l'indesiderato ospite. Ma ormai era troppo tardi. Le braccia abilmente bloccate, era in trappola.

La solita trappola umana di irrimediabilmente incondizionato, ora più che mai inopportuno e ovviamente non corrisposto amore.

-Ma Lanma, tu ora hai me!-

-Ti sbagli, carina! Ha me!-

-No, me!-

-Ho detto me!-

Fanart by Spirit 99



-Ahhhhrg! Se è un incubo, vi prego svegliatemi!-

L'inquinamento acustico era ormai giunto a livelli di guardia e, a dire il vero, non solo per colpa della componente giovanile.

-Buahhh! La mia povera palestra!-

-Eh già, amico Tendo. Questa faccenda dello sdoppiamento di Ranma si sta rivelando più complessa del previsto.-

-Ma va?- Sbottò l'altro aggrappandosi al collo dell'amico. -Lo sai, Saotome? Non ti facevo tanto perspicace!-

-Eheheh! Lo so, sono doni di natura...Cough! Cough!-

Solo una persona avrebbe potuto trasformare quel caos in silenziosa e sconcertante perplessità.

E quella persona decise di palesarsi proprio in quell'istante.

-Papà, signor Genma, scusate l'interruzione...-

-Kasumi?-

-Sono venuta solo per dirvi che se volete, il tè è pronto!-

-...-

-...-

-Uffa...Kasumi, hai interrotto tutto sul più bello!- Si lamentò la mezzana.

-Oh, mi dispiace! Però se avete la pazienza di seguirmi di là, credo di aver appena avuto un'idea per risolvere questa situazione!- Sorrise la maggiore delle Tendo, gentile e luminosa come il sole alle sue spalle. Impossibile dirle di no.

Pochi minuti dopo il nutrito gruppo di familiari, amici, gemelli diversi e rivali di vario genere si avviava verso la veranda di casa Tendo. I loro volti esprimevano, a seconda dei casi, interesse, curiosità, frustrazione, disagio e ira repressa. Mentre camminavano, Ranma 1 si trovò improvvisamente a sostenere con la coda dell'occhio lo sguardo di Ranma 2. Scambiandosi con lui una frecciata d'odio, un ultimo pensiero attraversò la sua mente.

*Non finisce qui, brutta copia!*

E aveva ragione.


* * *

 

 

Ed eccoci giunti anche alla fine di questo capitolo. Troppo lungo come sempre, ma spero vi sia piaciuto ugualmente. Questa volta non posso non rivolgere subito subito un ringraziamento particolare a Aron_oele e a Spirit 99. Le meravigliose fan art presenti in questo aggiornamento sono opera loro ed hanno costituito per me una doppia, fantastica ed inaspettata sorpresa ricevuta in settimana. Ragazze mie, avete un talento pazzesco e anche se ve l'ho detto e ridetto in privato, vi ribadisco volentieri il concetto anche qui: grazie infinite e di cuore! Mi avete resa davvero felice!! :D Alla fine le ho pubblicate insieme, perché entrambe erano troppo pertinenti con quanto volevo raccontare in questo capitolo.

In ogni caso non meno sincero è il ringraziamento anche per tutti voi che continuate a seguirmi e, in particolare, a farmi sapere la vostra opinione in merito. Il vostro entusiasmo, i vostri commenti e spunti, sono sempre preziosissimi per me. Insomma, un bacione a tutti e buona domenica! :D

Gretel.

Ps. So di essere un po' indietro con le recensioni e di essere un filino sparita :( Chiedo perdono a tutte voi e vi prometto che mi farò sentire il prima possibile!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** Le romanticamente assurde idee di matrice Kasumiana. ***


Where is the man who carries the key?
(Please say it's me my dear Marian, Marian)
(Cathy Dennis & Lance Ellington – Marian/ Robin Hood Men in Tights Soundtrack)

 

 

 

-Una chiave?- Chiese stupito il piccolo gruppo riunito intorno alla tavola del soggiorno, mentre Kasumi sorrideva composta e tutti la guardavano, curiosi di saperne di più. Incapace di trattenere ancora a lungo la propria impaziente natura, Ranma 1 cercava di fare il vago sorseggiando il suo tè e studiando più o meno intensamente la fremente curiosità dipinta sui volti altrui. Trovandosi a capotavola fra Ryoga e il suo detestabile gemello, osservò, non senza una punta di compiacimento, che non aveva nemmeno bisogno di voltarsi per cogliere le reazioni della fidanzata, seduta di fronte a lui, dall'altro lato del tavolo.

Inarcò un sopracciglio. Alla vista della misteriosa chiave, Akane era semplicemente sbiancata.

Eppure l'oggetto in questione sembrava piuttosto innocuo, se non addirittura banale.

-Ma non fatevi ingannare dal suo aspetto.- Iniziò a spiegare Kasumi quasi a voler rispondere ai suoi pensieri. -Quella che vedete non è una comunissima chiave. Certo, è particolarmente antica, la superficie di bronzo col tempo si è rovinata molto e quel dente solo che caratterizza la sua scanalatura potrebbe far pensare ad un oggetto facilmente duplicabile e ad una serratura altrettanto facile da scassinare. E tuttavia, non è così.-

-Che significa, Kasumi?-

*Che significa, Kasumi?* Si chiese anche Ranma 1 scimmiottando infastidito la garbata richiesta del suo alter ego. *...idiota!* Lo sfidò con lo sguardo.

*Cafone!* Sembrò rispondergli l'altro.

-È semplice, ragazzi, questa chiave non apre nessuna porta.-

-Come sarebbe a dire che non apre nessuna porta?- Sbottò Ryoga, appoggiando con forza la propria tazza di tè sul tavolo.

*Ed ecco un altro principe delle uscite intelligenti...*

-Figliola, non sarà per caso...?-

-Sì, papà, è proprio quella chiave.-

-Insomma, volete spiegarci meglio? Cosa significa questa storia, Ran-chan?-

-Perché lo chiedi a me, scusa?-

-Ve lo spiego io.- Con grande sorpresa di tutti, la piccola Tendo prese parola, afferrando la chiave dal centro del tavolo e stringendola per un attimo al petto.

Dapprima incantato, Ranma 1 si ritrovò ad osservare sbalordito quel gesto tanto intimo quanto dolce.

Quindi decisamente infastidito, notò che il suo alter ego stava facendo altrettanto.

Per qualche istante Akane rimase in silenzio, intenta a fissare l'oggetto sul palmo della mano, accarezzandone il passachiave a forma di cuore.

Un particolare che Ranma 1 non aveva notato fino a quel momento.

-Credevo di averla persa...- La sentì sussurrare.

-Quindi questa chiave ti appartiene, Akane?- Senza rendersene conto le sue labbra avevano formulato una domanda degna delle precedenti quanto ad ovvietà.

La ragazza annuì. -Vedete, quando ero piccola ero una bambina davvero vivace, le mie ginocchia erano spesso sbucciate e i vestitini sporchi di terra...-

-Non stento a cledello!- Fu il bisbiglio caustico della solita cinesina, volutamente ignorato da tutti.

-Certo, un po' mi dispiaceva non essere come tutte le altre bambine, sempre femminili ed aggraziate, mai un capello fuori posto, mentre io...-

-...tu preferivi giocare alla lotta con i maschi, sì, posso confermare.- Concluse per lei Nabiki con nostalgica acidità e l'ombra di un sorriso sulle labbra.

-Oh, bambina mia! Sei sempre stata l'orgoglio del tuo papà!!! Buahhh!-

-Su, su, coraggio Tendo, non fare così!-

Akane sorrise e Ranma 1 la imitò. Era evidente che, nonostante tutto, quello fosse un ricordo piacevole per la sua fidanzata. Che però, subito dopo, si incupì.

-Tuttavia, un giorno scoprii che una delle mie compagne di classe aveva organizzato una piccola festa a casa sua e aveva invitato tutte le bambine della classe tranne me.- Chiuse gli occhi sospirando rassegnata e sorrise mestamente. -Evidentemente non ero abbastanza carina per loro....-

Sollevando invece i propri occhi al cielo, Ranma 1 inspirò profondamente. Se in quell'istante avesse potuto esprimere un desiderio, avrebbe di certo chiesto di poter tornare indietro nel tempo, a tutte le volte che le aveva dato del maschiaccio violento, che le aveva detto di non essere affatto carina e che nessuno avrebbe mai voluto stare con lei.

Improvvisamente distratto da una violentissima aura distruttiva, si voltò verso l'eterno disperso. *Ma tu guarda questo scemo... * Non poté fare a meno di pensare divertito, osservando i pugni chiusi del suo antico rivale stretti e tremanti sulle ginocchia. *Starà di certo pensando qualcosa del tipo “maledetta bambina che hai fatto soffrire la mia dolce Akane, preparati a morire!”* Sorrise.

La realtà dei fatti, però, lo ricondusse velocemente ai pensieri di poco prima. Lui non era meno colpevole di quella bambina, anzi.

*E il premio “Baka dell'anno” va a...* Pensò mentre si serviva un'altra tazza di tè ormai freddo dalla caraffa e prima di accorgersi della fugace occhiata lanciatagli da Ranma 2. Anche il suo gemello doveva avere avuto gli stessi auto-colpevolizzanti pensieri.

*Sì, ma infatti, aspetta un attimo, non sono l'unico che deve farsi un esame di coscienza qui!*

*Fossi in te, non ne sarei tanto sicuro.* Gli rispose l'altro con uno sguardo talmente serio da far male. Ogni eventuale e successiva diatriba mentale fu però interrotta da Akane che, nuovamente serena, riprese a raccontare la storia della chiave misteriosa.

-In quell'occasione e per consolarmi di quanto successo, la mamma mi regalò questa chiave che aveva comprato da poco ad un mercatino di antiquariato. Mi disse che mi avrebbe portato fortuna perché era diversa da tutte le altre chiavi, non avendo nessuna serratura da aprire, e quindi doveva essere speciale...- Leggermente imbarazzata per aver rivelato a tutti il dolce quanto privato ricordo, si affrettò a cambiare argomento. - Ma dove l'hai ritrovata, Kasumi?-

-Stamattina, in soffitta e per puro caso.-

-Una stolia davvelo toccante. Ma se non aple nessuna polta è una chiave totalmente inutile, no?-

-Già, è come una porta senza maniglia.- Commentò ingenuamente pratica anche Ukyo, ben lontana però dalle sottili insinuazioni della rivale cinese.

-Non dite sciocchezze, che ne volete sapere voi? E poi ci sono anche le porte scorrevoli, non è così?- S'infervorò l'eterno disperso scattando in piedi e suscitando un sussulto di perplessità in tutti i presenti.

-Lo sai, Ryoga? A volte mi chiedo se ci sei o ci fai...-

-Umpf! Cosa ne può sapere una persona rozza come te, Ranma?-

-Di cosa? Delle porte scorrevoli?-

-No, ignorante! Del linguaggio metaforico! Il mio continuo vagabondare mi ha insegnato molto...-

-Il tuo continuo perderti, vorrai dire!-

-Non offenderti Ryoga, ma in effetti non era un granché come metafora...- Fece spallucce anche Nabiki provocando l'immediato rossore sul volto del povero ragazzo.

Qualcuno totalmente disinteressato agli infantili dissapori dei due, però, interruppe la scenetta sul più bello. -Io invece trovo che questa chiave sia molto carina, Akane. Se tua madre te l'ha regalata come porta fortuna, dovresti indossarla.-

-Lo credi davvero, Ranma 2?-

-Ma certo, Akane...- Le rispose quello infondendole con un sorriso un'improvvisa e imbarazzante sensazione di calore.

Di fronte al rossore sul volto della sorella e su quello, di ben altra origine, sulle guance del primo cognato, Nabiki decise di intervenire di nuovo. Manovrare a piacimento le conversazioni era una sua specialità fin all'infanzia.

-Scusate se mi intrometto di nuovo, ma questo cosa c'entra con la scelta di chi sarà il fidanzato di Akane?-

-Già, figliola, in effetti anche io non ho ben capito il tuo piano.-

-Ve lo spiego subito, papà.- Riprese Kasumi, avvicinandosi con calma alla sorella minore e prendendole le mani fra le sue. -Akane, io capisco perfettamente quanto per te sia difficile fare una scelta, per questo credo che sia giunto il momento di affidarsi al destino.-

-Al...al destino?-

-Esattamente. Da questo momento in poi hai tre ore di tempo per nascondere questa chiave in un luogo segreto e speciale per te. Il primo a trovarla e a riportartela, entro la mezzanotte di oggi, sarà colui che davvero merita l'accesso al tuo cuore.-

-M...ma Kasumi, tu pensi davvero che...funzionerà?- Domandò imbarazzata. E se non la dovesse trovare nessuno? Sembrava invece chiedere il suo sguardo preoccupato.

-Stai tranquilla, Akane, funzionerà. Fidati di me.-

Perplessa e molto poco convinta Akane sorrise incerta. Non era da lei affidare il proprio destino a sciocchezze del genere, ma doveva ammettere che in quel momento non era assolutamente in grado di prendere una decisione e fare così contento suo padre. Chissà, forse la chiave della mamma le avrebbe portato davvero fortuna...

-Kasumi, hai proprio avuto una fantastica idea! Tu non trovi, Saotome?-

-Ahahah! Sicuro, Tendo! Finalmente abbiamo la soluzione e forse già entro sera potremo buttare giù qualche bozza per il matrimonio dell'anno, eh?-

-Oh sì, amico mio! C'è così tanto da pianificare! La cerimonia, il nido d'amore...la culla!-

-Quale culla? Le culle vorrai dire! Gli eredi potrebbero essere più di uno, non credi?-

-Eh sì! Hai ragione! Saremo nonni in tempi record!Ahahah!-

-Ehi voi due, ma la smettete di ridere? Siete ridicoli e sembrate ubriachi già di prima mattina. E poi fossi in voi non ci conterei troppo...-

-Uh? Perché dici così, Nabiki?-

-Voi due...voi non pianificherete un bel niente, è chiaro?-

-Eccoti accontentato, papà.-

-Ma Akane...-

-Niente “ma”. Andrò a nascondere questa chiave e faremo come dice Kasumi, ma poi non voglio sentir parlare di alcun matrimonio. Sono troppo giovane e poi...-

-Sono perfettamente d'accordo con Akane. Dovreste piantarla di pianificare le nostre vite.-

-Ranma 2...-

Di fronte all'ennesimo e compiaciuto stupore negli occhi della fidanzata, Ranma 1 si rese conto che era decisamente ora di dire qualcosa. *Se questo damerino continua a fare interventi tanto opportuni mi toccherà strozzarlo nel sonno...*.

-Ehm, ehm! Senti un po', io davvero non so dove tu pensi di andare con questo atteggiamento da primo della classe, antipatico e saccente, ma chi ti dà la certezza che è della tua vita che si stia parlando?-

-E va bene, “fratellino”, visto che ci tieni tanto, per ora facciamo finta che si stia parlando anche di te, ok? Poi ne riparleremo stasera. Ma se io sono il quattrocchi della situazione, non sperare di ricevere da me alcun suggerimento.- Lo avvertì Ranma 2, ravvivandosi con una mano la frangia.

-Ti illudi se credi che chiederò mai il tuo aiuto...e non chiamarmi mai più fratellino che mi si attorciglia lo stomaco!-

-Scommettiamo, “fratellino”?-

Ok, quando è troppo è troppo.

Afferrata la propria tazza di tè, ormai gelido, in un secondo Ranma 1 ne svuotò il contenuto sulla testa del fastidioso interlocutore. -Scommettiamo che la pianti, femminuccia?-

-Ma che fai? Sei impazzito?-

-Ops! Scusami tanto, cara, mi è scappata la tazza di mano...-

-Grrr...io ti...!-

-L'incanto della natura, il mistero affascinante che l'avvolge sono forse l'unica chiave di cui disponiamo per cercare di aprire la porta che ci separa dalla verità...-

-E ora chi diavolo è che blatera versi non suoi a quest'ora*?-

-Indovina un po', papà?-
-K...Kuno?-
-Kasumi, prendi un'altra tazza. L'invasato con i soldi è già qui. In anticipo rispetto al solito, direi...-

-Maledetto! Lo hai fatto apposta!- Tremò di rabbia Ranma 2 sgattaiolando a nascondere le sue fattezze femminili alle spalle dei due padri.

-Chi? Io?- Sorrise beffardo l'altro. *..Sì....*

 

-Buongiorno padre, perdonatemi se mi presento al vostro cospetto senza nemmeno farmi annunciare come si conviene, ma appena ho saputo del torneo che si svolgerà oggi e che vede come ambito premio il cuore della vostra preziosa figlia minore, mi sono precipitato senza indugio alcuno.-

-Ma di quale torneo stai parlando, giovanotto? E soprattutto, da quando in qua io sarei tuo padre?-

-Lo sarete presto. Non appena condurrò vostra figlia all'altare più sfarzoso e ricco dell'intero Giappone e...-

-Piantala, Kuno!- Lo zittì Akane con una sonora martellata in testa. -Non ci badare, papà. Piuttosto, Nabiki, tu ne sai qualcosa per caso?-

-Mmm? Perché mi guardate tutti così? Dovreste essere felici per me, finalmente ho ritrovato l'altra ricetrasmittente che credevo di aver perso chissà dove.- Si inchinò con ostentata indifferenza a raccogliere il walkie talkie dalle mani di Tatewaki, ancora semi svenuto a terra.

-Nabiki!-

-E dai sorellina, non ti arrabbiare. Vuoi o non vuoi scoprire chi è degno del tuo cuore? Non vorrai davvero che sia tutto troppo semplice, no?-

-Beh, ecco io...- Ma due forti braccia intorno a lei le impedirono di continuare.

-Akane Tendo, mia inebriante rosa purpurea di Nerima, presto saremo liberi di vivere il nostro amore e nessun ostacolo interferirà più fra i nostri giorni felici e le nostre notti d'infinita passione!-

-Ihhhrgh! Mi viene da vomitare!-

-Fossi in te, terrei quelle mani a posto, Kuno.-

-Ignobile Saotome, come osi inquinare con la tua presenza l'aura dolce ed innocente della piccola Akane?- Non senza difficoltà, Ranma 1 si era inserito fra la fidanzata e la nobile piovra.

*Dolce e innocente?*- Dì un po', sei certo di non aver sbattuto la testa da piccolo, Aristocrat?-

-Sgrunt! Che cosa vorresti dire, Ranma?-

-Piuttosto, ti sei già dimenticato della tua ragazza con il codino?- Continuò il ragazzo ignorando la protesta di Akane dietro di lui, nonché il suo pugno in testa.

Il volto di Kuno s'illuminò ancora di più.

-La ragazza con il codino? Certo che no, come potrei? Come osi chiedermi di lei, Saotome? Che le hai fatto? È forse qui, anche lei vittima di un tuo qualche raggiro?-

-Certo che è qui ed è anche impaziente di vederti, Kuno. Vieni fuori, cara, non fare la timida!- Si rivolse poi al suo alter ego, svelandone apertamente il precario nascondiglio.

-Ragazza con il codino! Ragazza con il codino! Oh, ragazza con...eh?-

-Aaargh!Accidenti a te, Kuno, così mi soffochi!-

-Oh, ma...ma questo è...questo è meraviglioso!-

-Oh! E ora cosa gli prende?-

-Se lo sapessi, sarei già ricca e famosa, te lo posso assicurare, Kasumi.- Rispose a suo modo la mezzana intenta a fare foto.

-Ragazza “senza” il codino il tuo tentativo di tagliarti i capelli come la dolce Akane Tendo per piacermi ancora di più mi commuove e colpisce. Non dovevi farlo per me, tesoro!-

-E chi ti dice che l'ho fatto per te, idiota!- Protestò l'altra cercando di divincolarsi.

-Può il cuore di un uomo sopportare una tale dose di amore incondizionato? Oh sì che può! Ragazza senza il codino, Akane Tendo, io deterrò entrambe le chiavi dei vostri cuori!!!!- Esplose di gioia il Senpai stringendo le due fanciulle a sé. Ma durò poco.

-Comincia con il sopportare questo allora!- Gli saltarono in testa Ranma e Ryoga stendendolo nuovamente al tappeto.

Nabiki sospirò. Il suo servizio fotografico era finito ancor prima di iniziare.

-Se l'è giocata male. E sì che lo avevo avvertito!-

-Bleah...che schifo!-

-Allora, com'è un abbraccio di Kuno, “brutta copia”?-

-Te la farò pagare molto cara, “fratellino”! Vedremo chi riderà alla fine e...arrrrgh!-

-E ora che succede?-

-Bentornato, maestro, anche lei qui!- Si inchinarono subito piagnucolanti i due adulti di casa.

-Ma buongiorno, sederino del mio cuore!-

-Staccati subito dal mio didietro, vecchiaccio!- Blu di vergogna, la povera Ranma 2 sembrava sul punto di esplodere.

-Mi dispiace, bambolina, ma per quanto mi stia sforzando il tuo morbido fondoschiena non ne vuole proprio sapere di lasciarmi andare.-

-Mollami pervertito! Mollami, ho detto!-

-Fossi matto! E poi ho sentito tutto e anche io ho intenzione di partecipare alla caccia al “tesoro”, eheheh! Akanuccia, non ti preoccupare, stasera sarò tutto tuo!-

Di fronte alla penosa scena e inorridita da quanto appena affermato dal vecchiaccio, la piccola Tendo decise di darci un taglio. -Kasumi, presto, dell'acqua calda!-

-E sentiamo, da quando in qua ti interessa quello che fa il vecchiaccio con il mio ex-corpo?-

-Ma non hai un cuore, Ranma? Non lo vedi che Ranma 2 è in difficoltà? Prima Kuno, poi Happosai, ed è tutta colpa tua che gli hai tirato il tè addosso! Sarai soddisfatto ora!-

-E figuriamoci se non ci andavo di mezzo io! E va bene, dai qua...- Sospirò il ragazzo rassegnato quanto scocciato, afferrando la teiera dalla mani di Kasumi e ponendo fine ai tormenti del suo gemello.

-Uffa, ridatemi la mia bambolina!!!-

-Ora va meglio?- Chiese quindi fintamente interessato al suo alter ego, letteralmente fumante d'ira.

-Non aspettarti un grazie...-

-Tranquillo, non ci contavo.-

 

-Bene, Akane. Credo che sia giunto il momento per te di andare. Hai ancora due ore e mezzo di tempo, noi ti aspetteremo qui.-

-D'accordo, Kasumi. A dopo.- E stringendo la preziosa chiave tra le mani, la minore uscì rapidamente di scena dalla porta principale.

-Cerca di non metterci troppo tempo, abbiamo altre cose da fare oggi!- Le ricordò Ukyo ad alta voce.

-Già, ben detto!- Le fece eco anche Shampoo.

-Ehi voi due, a meno che anche voi non vogliate partecipare alla conquista del cuore di mia sorella, nessuno vi obbliga a restare qui, lo sapete?-

-La tua schiettezza mi commuove, Nabiki Tendo...-

-Io non ci penso ploplio ad abbandonale il campo! Il Lanma che limallà libelo salà il mio sposo e io ho il dilitto di contlollale che tutto si svolga secondo delle legole plecise...-

-Ma non farmi ridere! Da quando tu saresti una che segue le regole, Shampoo? E poi chi ti dice che il Ranma libero sceglierà proprio te?-

-Ma è semplice spatolona, perché se tu sei calina, io sono semplicemente bella e poi non puzzo di flitto come te!-

-Ma come osi, brutta strega?-

-E non è nemmeno mezzogiorno...- Sospirò gelida Nabiki, ingoiando la prima aspirina della giornata.

 

* * *

 

Il silenzio.

 

Il silenzio non è semplicemente l'assenza del più insignificante ronzio, la calma, la quiete, l'assoluta immobilità. Il silenzio è anche la condizione ideale in cui l'uomo, chiudendo gli occhi, riesce a pregustare ogni istante di quello che prima o poi sarà della sua vita e ad ergere pietra dopo pietra la dimora già di per sé colossale del proprio ego. Desideri e spesso idealizzati ricordi costituiscono la sua materia prima, al pari di calce e mattone, e le torri s'innalzano svettando verso un cielo sempre limpido. La costruzione avanza, non si scava ma si erge e la fatica non si sente perché tutto è estremamente leggero, facile e sopportabile, nella nostra mente.

E si continua senza sosta, sorridendo come ebeti nel buio che ci si è creati a mo' di barriera dal mondo reale, fino a che il respiro non si fa impalpabile, il castello diventa aria e l'uomo scivola nel sogno. Incrociando ovviamente le dita perché sia finalmente quello giusto.

Questo può succedere quando il silenzio è assoluto. Ma non è il nostro caso.

Sdraiato a pancia in su, Ranma 1 riaprì infastidito un occhio. Stava ripensando ad Akane e a quanto avvenuto poco prima nel dojo. Sorrise, ancora emozionato e frastornato dal vivido ricordo delle sensazioni provate.

   Fan Art di Spirit99

 

Eppure qualcosa lo infastidiva profondamente e non si trattava del ticchettio dell'orologio sulla parete, il quale peraltro gli ricordò proprio in quell'istante che la fidanzata era via da appena venti minuti.

*Accidenti!* Sbuffò rotolandosi su un fianco. Evidentemente sperava fosse passata almeno un'ora. Ma non era tanto quello il problema. A disturbarlo maggiormente in quel momento era la totale mancanza di concentrazione. Quest'ultima sembrava infatti sparita, felicemente salpata verso altri lidi, non prima di aver lasciato un souvenir a tutti i presenti tranne che a lui.

Con la coda dell'occhio osservò distrattamente Ryoga. L'eterno disperso, in ginocchio e con lo sguardo fisso verso il laghetto, sembrava più che concentrato e deciso a non lasciarsi sfuggire l'occasione della vita. Davanti ad Akane non aveva potuto dire niente, ma era chiaro che avrebbe approfittato della situazione e tentato il tutto per tutto. E sì che probabilmente si sarebbe perso due metri dopo l'uscita dal portone del dojo e al solo pensiero Ranma sorrise divertito. *Ryoga non saprebbe trovare nemmeno la via del bagno, figuriamoci la chiave del cuor...*

Si bloccò a metà frase. Davvero stava per dire “la chiave del cuore di Akane?“. Sì, davvero.

Perché in fondo l'antico oggetto, riportato alla luce da chissà quale anfratto della soffitta, era presto diventato simbolo di un gioco che più passavano i minuti e meno gli sembrava tale. Si incupì.

Forse stava prendendo troppo sul serio quella che in fondo non era che una caccia al tesoro.

Peccato che il tesoro fosse d'inestimabile valore e più cercava di concentrarsi meno riusciva ad immaginare dove Akane avrebbe potuto nascondere la chiave. La sola idea di non essere lui a trovarla entro la mezzanotte gli provocò un brivido. Decise di continuare a guardarsi intorno, tanto per distrarsi, e subito una perplessa gocciolina di sudore scivolò lungo la sua fronte.

Di fronte a lui, Kuno aveva appena finito di lucidare la sua spada e da qualche secondo aveva preso a mimare con convinzione un discorso di estrema importanza. Nonostante le sue parole non fossero udibili, il labiale era fin troppo chiaro e i gesti scattanti e sgraziati parlavano per lui. Quando poi lo vide inginocchiarsi ed alzare le braccia in piena adorazione di una qualche divinità, per poco non scoppiò a ridere. Kuno stava chiedendo la mano di Akane. Era talmente sicuro di vincere che già faceva le prove per il dopo. *È proprio un idiota...* Distolse rapidamente lo sguardo, concentrandosi quindi sulle presenze femminili nella stanza. Le sue due spasimanti, la cuoca sognatrice e l'amazzone ribelle, sedute una di fronte all'altra, continuavano ciclicamente a guardarsi in cagnesco, per poi ignorarsi subito dopo, per poi tornare a lanciarsi sguardi di fuoco e quindi nuovamente ad ignorarsi. Il tutto sotto lo sguardo apparentemente indifferente, ma sempre vigile di Nabiki, la regina del controllo.

*Ma le ciglia non le sbattono mai?* Si chiese ingenuamente. Nonostante la rivalità, era palese che entrambe avrebbero collaborato nel mettergli i bastoni fra le ruote durante la sua ricerca e questo lo innervosì. Non avrebbe permesso a nessuno di ostacolarlo nella sua corsa al cuore di Akane. Si voltò quindi di scatto e rimase di sasso.

Zompettando a destra e a sinistra, ma soprattutto sulla testa del povero Soun, Happosai chiedeva incessantemente ai suoi due allievi “allora, come mi sta? Come mi sta?“

Si riferiva ovviamente al vestito che aveva indosso. Un abito da sposo probabilmente antecedente, per stile e conservazione delle stoffe, all'arrivo degli europei in Giappone.

-B...benissimo, maestro! Le dona proprio...eheheh!-

*Umpf...Akane non sa cosa rischia...* Si disse tra il serio e il faceto, ma ciò che vide infine, sdraiandosi nuovamente a terra, ebbe il potere di stupirlo ancora di più.

Proprio di fronte a lui, sulla destra, seduto con la schiena appoggiata al muro, c'era Ranma 2. Ma non lo stava guardando, anzi, a dire il vero, il suo gemello non guardava nessuno. I gomiti sulle ginocchia, le dita tra i capelli, si era chiuso completamente in se stesso. Pensava, rifletteva e probabilmente stava arrivando a conclusioni migliori delle sue che fino a quel momento aveva perso tempo a guardare gli altri. Ancora una volta si trovò ad invidiarlo.

Uno che a parole era in grado di toccare tanto profondamente l'animo della sua fidanzata, doveva conoscerla davvero bene e forse già sapeva in quale luogo la ragazza avrebbe nascosto la chiave.

Al pari di Kuno, anche Ranma 2 era probabilmente certo di vincere, lo percepiva dalla sua aura e per un attimo accarezzò caldamente l'idea di estorcergli il frutto dei suoi ragionamenti a suon di pugni. Ma in fondo tutto questo era ridicolo. Ranma 2 non era che una parte di sé, di quelle qualità che per lui erano sempre state solo un difetto da nascondere, frutto di imbarazzo e debolezza.

Fu un attimo e il rimpianto lo travolse in pieno. Se solo quel maledetto giorno non avesse accettato la magica offerta del vecchio mercante...

Alzò lo sguardo appena in tempo per vedere tutti quanti scattare in piedi, gli sguardi rivolti verso la maggiore delle Tendo che aveva appena fatto il suo ingresso in soggiorno.

Con l'allegra calma che da sempre la contraddistingueva, Kasumi aveva appena detto qualcosa, qualcosa di molto importante, ma che a lui era giunta come ovattata, tanto assordante era il rumore del proprio cuore.

-Akane è tornata, potete andare.-

E in un attimo fu il caos. Anche Ranma 1 si alzò in piedi e per un istante incrociò lo sguardo di sfida del suo gemello, così forte e sicuro di sé. Non riuscì a sostenerlo troppo a lungo; sapeva che i suoi occhi riflettevano un senso di amara sorpresa.

Il tempo per pensare era finito e lui lo aveva usato malissimo.

 

* * *

 

 

*La citazione di Kuno appartiene a Romano Battaglia, Storia di Settembre.

E finalmente, è proprio il caso di dirlo, riesco a pubblicare anche questo aggiornamento. Perdonate il ritardo, so che non c'è molta azione e di essermi concentrata su una singola scena che si svolge all'interno del soggiorno di casa Tendo. E tuttavia mi serviva un po' di tempo e battute per chiarire alcuni aspetti ed inserire anche Kuno e Happosai nella vicenda. Spero comunque vi sia piaciuto. Che ne pensate della trovata di Kasumi? Funzionerà? :D Ormai non manca molto alla fine. Teoricamente due, al massimo tre capitoli. Anche questa volta un ringraziamento specialissimo va a Spirit99, per la straordinaria fan art di questo capitolo!! :D Non ci sono parole... è davvero pazzesca! Pur riferendosi alla scena del dojo del capitolo precedente, è perfetta anche qui visto che (e questo Spirit non lo sapeva) avevo già scritto la parte in cui Ranma ricorda emozionato gli eventi di poco prima. ;) Grazie mille di cuore cara, è stata una sorpresa bellissima!

Come sempre un grazie gigantesco a tutti voi che leggete e commentate con tanto affetto e puntualità. Siete meravigliose e anche se non faccio mai nomi (ma recupererò a fine storia) sapete a chi mi riferisco e al fatto che senza di voi e al vostro prezioso supporto e riscontro, questa passione per la scrittura non sarebbe mai diventata tanto forte ed importante per me.

Un bacio grande e buon week end di vacanza a tutti!

Gretel   

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Capitolo 8
*** Questione di punti di vista. ***


E qui dall'altra parte siamo noi
incerti ed affannati siamo noi
violenti ed impacciati siamo noi
che non ne veniamo mai
a capo, mai a capo...
Noi sicuri e controllati siamo noi
convinti e indaffarati siamo noi
che non ne veniamo mai a capo
mai a capo...

(E. Bennato - Le ragazze fanno grandi sogni.)

 

 

Appena qualche secondo per mettere a fuoco la situazione e guardarsi intorno che già tutti si erano dileguati. Rimasto solo, Ranma si rese conto di non avere la più pallida idea di dove cominciare a cercare e si maledì per aver perso tutto quel tempo dietro alle vivide ricostruzioni del bacio con Akane. Per non parlare del frutto delle sue elucubrazioni mentali simpaticamente rivolte ai quattro avversari. Minuti preziosi del tutto sprecati.

Fissando una microscopica briciola sul pavimento, probabilmente un residuo dell'ennesimo snack dolce di Nabiki, inspirò quanto più fiato possibile, per poi ricacciarlo tutto fuori in uno sfogo autocritico assai raro per lui.

-Accidenti a me! Ma quando imparerò a farmi gli affari miei?-

-Va tutto bene, Ranma?-

-Arrrgh!-

-Scusami, non volevo spaventarti.-

-Nnn...no, scusami tu, Kasumi, è...è che pensavo di essere solo.-

-Sei sicuro che sia tutto a posto? Gli altri sono già andati tutti.-

-Sì, ho notato.- Sbuffò scocciato. -È che questa storia mi convince davvero poco! Non capisco perché quella stupida abbia accettato di prestarsi a questo gioco! Che diavolo ne so io di dove è andata a nascondere quella chiave?-

-Oh! E io che pensavo fosse semplice...- Stupita e dispiaciuta, la sua interlocutrice lo fissava, quasi preoccupata.

-Semplice, hai detto?- Vacillò.

-Ma certo, Ranma!- Si riprese subito la maggiore delle Tendo, iniziando ad interrogarlo come una maestrina elementare. -Che cosa ho detto di fare ad Akane?-

-Di nascondere la chiave in un luogo segreto e...speciale per lei.-

-Esattamente, Ranma.- Si complimentò. -E allora?-

-E allora...?- Ripeté a pappagallo.

-E allora ti vuoi dare una mossa, Ranma?- Gli strillò in un orecchio suo padre, apparso dal nulla e ovviamente armato di megafono. -Si può sapere che ci fai ancora qui? Ah! Che vergogna! Che disonore! Ti vedesse tua madre!-

-Grrr...! Mi vuoi spiegare una buona volta cosa ho fatto di male per avere un padre come te???- E ancora mezzo assordato dalle amorevoli urla paterne, Ranma lo afferrò per il bavero del Gi, spedendolo a darsi una rinfrescata insieme alla carpa di casa.

-E non provare mai più a coinvolgere mia madre!-

-Tuo padre però ha ragione, Ranma.-

Trasalì.

-Se vuoi recuperare quella chiave sarà il caso che tu ti dia una mossa.-

Viso a viso con il padre di Akane, Ranma ebbe il tempo di notare il minaccioso tic al baffo, solitamente inconfondibile sintomo di una trasformazione a lui poco gradita. Non sentendosela di affrontare nuovamente la versione Oni del suo “forse quasi futuro suocero”, decise che era giunta l'ora di darsi da fare e levare le tende.

-Eh eh eh! E va bene, ho capito, Soun. Vado, vado subito!-

Le ultime parole che sentì prima di svoltare l'angolo e ritrovarsi in corridoio lo fecero sussultare di nuovo.

La voce era ancora quella calda e dolce di Kasumi. -Pensa Ranma, devi solo pensare...-

-È una parola! Io non sono nella testa di Akane!- Sbuffò alzando le spalle. -A proposito...chissà dove si è andata a cacciare?-

In effetti non aveva più visto la sua fidanzata da quando era uscita con la chiave in mano. Era in casa? Era riuscita? Scrollò il capo. Cercando di concentrarsi nuovamente sul significato delle parole di Kasumi, si rese conto di aver già salito, del tutto inconsciamente, i primi due gradini della scala che portava al secondo piano. Quello delle camere da letto. Quello della stanza di Akane.

 

* * *

 

-Ma certo!- Sorrise schioccando le dita come folgorato da un'illuminazione geniale. -La sua stanza!- Per quale ragazza non sarebbe un luogo segreto e speciale? Eccessivamente animato da tale convinzione, Ranma si precipitò quindi in direzione dell'ultima camera in fondo al corridoio.

In un attimo afferrò la maniglia e spalancò la porta, il sorriso di chi ha già la vittoria in tasca.

-Stai a vedere che sembrava una ricerca tanto difficile e invece...- E invece dovette ingoiare amaramente l'ultima parola e constatare, strabuzzando gli occhi, che la sua fantastica intuizione era stata tutto fuorché originale.

-Ma...ma cosa diavolo è successo qui?- Si chiese stupito e con la mascella che quasi toccava terra.

La bella cameretta, sempre pulita ed ordinata, era ora solo un pallido ricordo. Le lenzuola sgualcite, i cuscini per aria, i cassetti aperti, il loro contenuto ancora a terra. Non c'era cosa che non fosse stata toccata, spostata, scoperta. E questo inaspettatamente lo fece tremare di rabbia. Chi diavolo si era permesso di violare in modo tanto sfacciato la camera di Akane?

L'anta ancora aperta dell'armadio e un fastidioso quanto persistente gridolino estasiato al suo interno gli fornirono la risposta su un piatto d'argento.

-Happosai! Dovevo immaginarlo!- Inveì scoprendo il nascondiglio del suo maestro.

Accoccolato all'interno del primo cassetto, quello della biancheria intima, l'anziano pervertito sembrava avere tutta l'intenzione di affogare in quel mare di stoffe leggere, segrete e profumate di fiori. -Cuoricini miei!- Delirava ammaliato. -Non abbiate paura. Ora che vi ho finalmente scoperti, il vostro paparino non vi abbandonerà mai più...eheheh!-

-Ma non ti vergogni, vecchio maniaco?-

-Si può sapere cosa vuoi, Ranma?- Scattò su a sedere Happosai, serissimo, le braccia conserte, un reggiseno ancora in testa.

-Dì un po', sei tu l'autore di questo disastro?-

-Come osi rivolgerti con questo tono al tuo maestro? Se tu mi avessi dato ascolto fin dall'inizio, ora non saremmo in questa situazione, lo sai benissimo!- Oh, sì. Sapeva perfettamente di aver preso sottogamba l'intera vicenda. E proprio per questo saltò su tutte le furie.

-E mi spieghi questo cosa c'entra con il fatto che ti sei rinchiuso nel cassetto di Akane?-

-Uh? Ma mi sembra evidente, no? È una caccia al tesoro e io ho trovato il mio, non sono stato bravo? E poi il fine giustifica i mezzi, non lo sai pivello? Ahahah!-

-Piantala, pervertito che non sei altro! E smettila di strusciarti quelle cose sul viso!- Provò quindi ad attaccarlo ma inutilmente. Un agile balzello sul suo capo e il maestro si era già sposato sulla scrivania. -Ranma?-

-Eh?-

-Si chiamano mutandine! Forza, ripeti con me: mu-tan-di-ne! Non è difficile!-

-Grrrr...hai proprio deciso di farmi arrabbiare, eh?- Paonazzo in volto per l'indesiderata lezione sul lessico del perfetto depravato, Ranma si avventò su di lui, iniziando a rincorrerlo per tutta la stanza.

-Stai fermo, vecchiaccio!-

-Io ti sto solo dando una lezione, sei tu che non lo hai ancora capito!-

-Sei solo un pagliaccio con tendenze viziose!-

-E va bene, ho capito. Ti sei arrabbiato perché temi voglia tenere tutto con me! Ma ti sbagli. So essere anche una persona generosa, sai? E per dimostrarti che dico la verità, tieni! E non essere troppo avido: una mutandina oggi, un intero caveau di zuccherini domani! Eheheh!-

-Sgrunt! Ma che razza di insegnamento è?-

-E non la stringere troppo, altrimenti poi ti toccherà stirarla e dubito tu ne sia capace!-

-Ma di che diavolo parl....Arrrgh! Maledetto vecchio!- Il fumo che gli usciva dalle orecchie, Ranma iniziò a correre avanti e indietro per la stanza, quasi quello slip che stringeva nel pugno non ne volesse sapere di staccarsi dal palmo della mano. -Io non ho fatto niente! Io non c'entro niente! Non è come sembra...!- Strillava come un'aquila. E si tranquillizzò soltanto quando, riposto lo scottante oggetto nel cassetto e chiuse le ante dell'armadio alle sue spalle, si fermò un secondo a riprendere fiato.

-La sai una cosa? Sei una delusione grandissima, Ranma.-

-Tu...tu...decrepito maiale...-

-Eppure anche tu sei qui e quindi abbiamo avuto la stessa idea, Ranma. Però ne hai di strada da fare prima di diventare un grande estimatore come me...eheheh!-

-Non ti permettere, maledetto! Io non sono come te!-

-Ma che brutta cera, ragazzo! Dovresti fare come il sottoscritto e imparare a goderti la vita, ahahah!-

-Te la do io la vita, vieni subito qui!-

Afferrato parte del suo prezioso bottino, però, Happosai non gli diede alcuna soddisfazione ed evitando agilmente il suo attacco, si diede a ciò che indubbiamente gli riusciva meglio.

La fuga per tetti. -Non credo proprio, ciao ciao!-

-Non mi sfuggirai per sempre, vecchiaccio!- Gli gridò dietro Ranma, sbracciandosi furioso dal davanzale della finestra. Quindi voltandosi di nuovo, inspirò profondamente. Era meglio sparire e di corsa. Se qualcuno, non sia mai Akane stessa, lo avesse trovato lì, sarebbe stato di certo accusato di essere l'autore di quel caos. *Almeno è chiaro che la chiave non si trova qui.* Concluse amareggiato, prima di prendere anche lui la comoda via della finestra e sparire con un balzo fra le fronde dell'albero.

 

* * *

 

Nascosto e accucciato su un grosso ramo, le mani fra i capelli, pensava.

-E adesso che faccio? Dove vado?- O almeno ci provava.

Più pensava, meno agiva e meno agiva più iniziava a sentirsi depresso.

Un crack alle sue spalle lo fece voltare immediatamente. -Problemi, Ran-chan?-

-A sei tu, Ukyo...che ci fai qui?-

-Ehi, non con troppo entusiasmo, mi raccomando!- Gli strappò un sorriso. -Sapevo che ti avrei trovato ancora nei paraggi.- Sorrise quindi anche lei, come a dirgli “io sì che ti conosco bene”. -C'è forse qualcosa che non va?-

-Eh? E perché scusa? Cosa te lo fa pensare?-

-Beh...per esempio il fatto che stai prendendo a capocciate il tronco di questa povera pianta da almeno cinque minuti?-

Ranma deglutì imbarazzato. Lei lo aveva visto. Apparentemente, però, non c'era rimprovero nella voce della sua amica di sempre, probabilmente divertita alla vista della sua fronte arrossata.

E per un attimo si vergognò di aver pensato male di lei. Ukyo non era come Shampoo, era una persona onesta e trasparente, non si sarebbe mai approfittata della situazione e forse, lo avrebbe persino aiutato. Accidenti, doveva essere messo proprio male per arrivare a pensare una cosa del genere! Sbuffò.

Ma poi decise per una volta di calare, almeno parzialmente, la maschera da “supereroe che non ha bisogno di nessuno”. -Il fatto è che...non so proprio dove andare a cercare.- Disse tutto di un fiato distogliendo lo sguardo.

-Parli della chiave, giusto?- Sedendosi accanto a lui, Ranma non poté fare a meno di percepire un insopportabile carico di mestizia in quella domanda solo apparentemente innocente.

-Già...- E per un po' non fu in grado di dire altro. Forse non era stata una buona idea aprirsi con la sua amica d'infanzia il cui affetto per lui si era dimostrato più volte tutt'altro che disinteressato.

D'un tratto la bella cuoca ruppe il silenzio. -Ti interessa proprio tanto trovarla?-

E voltandosi di scatto verso di lei, per un attimo Ranma si ritrovò a sgranare gli occhi. Non tanto per la domanda che gli aveva posto o per Ukyo in sé per sé. Ma per quell'atmosfera che si era venuta a creare, i colori, i profumi, il vento fra i capelli di lei. Se solo si fosse sforzato un po' di più, di certo avrebbe colto il segnale che il suo cuore gli stava inviando.

E invece rispose precipitoso con un'altra domanda. -Tu dove la nasconderesti?-

-Davvero lo vuoi sapere?-

-Sì, certo...- La incoraggiò sadico e fintamente ingenuo. Gli dispiaceva averla coinvolta in quel modo, ma aveva davvero bisogno che qualcuno gli desse uno spunto.

-Mmm, lo sai che non ci avevo mai pensato? Non è per niente facile...-

-E dai Ucchan, fai uno sforzo!-

-Beh, naturalmente penso che la nasconderei in un posto speciale...-

-Tipo?-

-Beh, ecco, io...ma insomma, ti sembrano domande da farsi ad una fanciulla??- Sbottò la delicata donzella, quasi urlando e nascondendo pudicamente il rossore del volto con le mani.

-Ma che ho detto, scusa?-

-Niente, niente! Lascia stare!-

-E dai, confessa, Ucchan, dove nasconderesti questa chiave...?- Si avvicinò di più a lei con fare eccessivamente carino. E sì, stava facendo decisamente lo spaccone e ne era perfettamente cosciente. Se Akane lo avesse visto così vicino a Ukyo probabilmente l'avrebbe freddato con un colpo alla fronte, stile mattatoio. Ma era necessario. *Il fine giustifica i mezzi...* Si ripeté le parole del maestro, mentre cercava di convincere con gli occhi l'amica a confidarsi.

Di fronte a lui, la bella cuoca, romantica e sognatrice come poche altre persone al mondo, lo fissava paralizzata dall'emozione.

-Io...io la...-

-Sì?-

-...la nasconderei in un okonomiyaki speciale, preparato con le mie mani, ingredienti freschissimi e con sopra scritto il nome di...- Ma il borbottio di uno stomaco vuoto interruppe la sua confessione bruscamente.

-Un okonomiyaki hai detto?- Perplesso e imbarazzato Ranma si portò entrambe le mani all'addome. Ora che ci pensava non aveva nemmeno pranzato e al solo sentir pronunciare il nome della specialità dell'amica d'infanzia, gli era venuta l'acquolina in bocca. Già, la specialità della piccola Ukyo. Quegli okonomiyaki che quando era bambino aveva confessato al padre, furbo ricattatore, gli piacevano più della cuoca stessa. E purtroppo per Ukyo, le cose crescendo non erano affatto cambiate.

-Non dirmi che ti è venuta fame?-

-Eh...eheheh! Sai com'è...ma che ore sono?- Provò a schermirsi cambiando argomento.

-Saranno le quattro ormai e...e ora dove vai, Ran-chan?-

Sceso dall'albero con un agile balzo, Ranma la salutò impaziente, senza nemmeno voltarsi.

-Perdonami, Ukyo, ma devo proprio scappare adesso, grazie comunque!-

-Oh accidenti! Non ti ho nemmeno detto che nome ci avrei scritto sopra...- Sospirò rassegnata la ragazza, ingenuamente convinta che ci fosse ancora bisogno di ribadire un concetto ormai fin troppo chiaro.

 

* * *

 

-Accidenti, ho perso tantissimo tempo!- Si rimproverò Ranma correndo su e giù per il giardino e cercando tra i cespugli, sotto ai massi e persino nel celebre laghetto, che tante volte lo aveva visto protagonista di indesiderate e quanto mai violente rinfrescate. Ma niente.

Della chiave nemmeno l'ombra.

*Un posto speciale...un posto speciale...* Si ripeteva come un mantra ricordando le parole tutto sommato preziose di Ukyo e Kasumi. Giunto nei pressi del dojo, si bloccò interdetto.

La palestra di casa Tendo costituiva a tutti gli effetti un luogo chiave del suo fidanzamento con Akane. Nel dojo avevano “amichevolmente” combattuto pochi minuti dopo il suo arrivo in quella casa, quando Akane ancora lo credeva una donna. Sempre lì si erano quasi baciati poco tempo dopo, per non parlare del matrimonio fallito e dell'assai più piacevole incontro/scontro di quella mattina. Al solo pensiero di quella pelle morbida sotto le sue dita e a quel bacio, così caldo e rassicurante, per un attimo non sentì più il cuore battergli nel petto. Inebriato di ricordi, sorrise sicuro, spalancando la porta della palestra. Senza nemmeno notare che qualcuno nel frattempo l'aveva risistemata.

-Dovessi scardinare tutto il pavimento...uh?- Ma una lunga spada sotto al mento lo zittì.

-Ranma Saotome, sospettavo che il tuo scarso intuito, nonché mancanza di originalità, ti avrebbero condotto fin qui, ma ti illudi se speri che ti permetterò di mettere sottosopra questo sacro tempio d'amore da me appena risistemato e sapientemente ristrutturato...-

-Levati di mezzo, Kuno. È solo una palestra e soprattutto non è casa tua!-

-Nemmeno la tua, se è per questo, pidocchio! E così sei curioso, eh? Come darti torto! E va bene, ti concederò il privilegio di dare un'occhiata alla sorpresa che ho preparato per la mia futura sposa. Nulla è mai troppo per la mia dolce Akane...- E così dicendo, l'erede della nobile famiglia dei Kuno si fece da parte, permettendogli l'accesso a quella che una volta era stato un luogo di allenamento.

-Ma...per tutti i Kami! Che diamine è successo qua dentro?-

-Non trattenere la tua ammirazione, ti prego. Il design di interni è sempre stato il mio forte...-

-Ma è..è...-

-Sì, lo so, non ci sono parole. Non c'è cosa che il mio talento e il mio denaro non possano fare.-

-Ma...ma è semplicemente orribile! Hai un pessimo gusto, lo sai? Ahahah!-

Scoppiò in una fragorosa risata il giovane Saotome di fronte a quella molteplicità di colori, candele profumate, palloncini, palle da discoteca, enormi elefanti di giada, fiori finti e una riproduzione in scala 1:1 e in marmo rosa del Portogallo del giovane Aristocrat.

-Come osi rivolgerti a me con questo tono di superiorità, ignobile moscerino? La tua ignoranza in materia di decorazioni ed estetica è un insulto continuo alle bellezze del mondo. Quando la dolce Akane vedrà la sorpresa che ho preparato per lei rimarrà semplicemente estasiata.-

-Secondo me invece le prenderà un colpo!-

-Che cosa hai detto? Ripetilo se hai il coraggio!-

-Senti piuttosto, che diavolo stai facendo qua dentro e perché avresti ridotto la palestra in una mostra permanente del Kitsch?-

-Ah! La durezza del tuo comprendonio e carenza di sensibilità sono sempre affascinanti, Saotome. Saresti una cavia interessante da analizzare.- A gambe incrociate, gli occhi socchiusi, il Senpai si mise quindi seduto al centro della grande stanza. -Te l'ho detto. Sto aspettando che il fiore dell'amore sbocci nel cuore di quest'uomo, così perfetto eppure così incompleto senza la sua regina accanto...-

-Bah. Se lo dici tu. E la chiave, scusa?- Chiese a bruciapelo mentre con noncuranza continuava la sua ricerca sbirciando sotto ai tavoli e tra i festoni.

-La chiave non è che un simbolo, ultimo degli stolti. Sarà lei stessa a portarmela qui, smaniosa com'era di avere una scusa per rompere quell'inutile sceneggiata che è stata il fidanzamento con te.

Povera piccola, dolce Akane. Se solo penso a quante notti avrà inzuppato il suo cuscino di lacrime, pregandomi con la mente e con il cuore di farmi avanti e dissipare una volta per tutte le grigie nubi che fino ad ora hanno avvolto la sua candida esistenza...ma ancora qualche ora e finalmente avrà la felicità che merita!-

-Sì sogna, sogna pure con comodo, Kuno!-

-E questa notte, dopo aver celebrato come tradizione vuole il nostro fidanzamento in compagnia di amici e parenti, saranno lenzuola di seta scarlatte le uniche testimoni di una fusione di anime e corpi senza precedenti.-

-Senti un po'...non è che il tè che hai bevuto era per caso drogato?-

-Ahahah! La tua sfacciataggine nel voler celare il tuo morboso ed insulso interesse per la mia futura consorte è talmente evidente da farmi quasi pena, Saotome. Eppure la prima volta che si siamo incontrati hai detto che potevo anche tenermela. Ti sei persino preso l'ardire di riferirti a lei chiamandola “pollastrella”...o hai forse osato dimenticarlo?-

E va bene, era un megalomane arricchito che credeva tutti ai suoi piedi, ma evidentemente, tutto si poteva dire di Kuno tranne che non avesse buona memoria. Ranma si bloccò all'istante, ancora arrampicato sul muro, intento a ricercare la preziosa chiave dietro l'altarino della palestra. No che non l'aveva dimenticato il suo primo incontro con il fantomatico “tuono blu”, già precedentemente “meteora”, dell'istituto superiore Furinkan. Era accaduto il primo giorno di scuola quando, pur trovandola una ragazza molto carina e dalla forza bruta quanto interessante, di certo non nutriva ancora per Akane il sentimento e l'attrazione che l'avrebbe trasformata nel giro di poco tempo nella sua principale ragione di vita.

All'epoca gli era sembrata la cosa più giusta da dire in sua difesa a quello squinternato di Tatewaki , soprattutto per un nuovo arrivato come lui. Mentre ora...

Sorrise divertito. Era stato proprio un idiota. Ma quand'è che si era accorto di essere attratto da lei? Quando era successo? Doveva ammettere di non averci mai pensato e tuttavia, improvvisamente, un fugace pensiero gli illuminò il volto.

-Se solo ci ripenso, mi ribolle il sangue nelle vene, Saotome. Quello fu un affronto che a ben vedere andrebbe punito in maniera esemplare.- Continuava il Senpai come se nulla fosse. -Ma sarò magnanimo e ti concederò ancora un giorno di tempo. Non desidero insozzare questo luogo puro e di attesa e poi...- Alzandosi in piedi, Kuno decise che era giunta l'ora di congedare lo sgradito ospite. Ci rimase molto male, quindi, quando, voltandosi, si accorse di essere rimasto solo.

 

* * *

 

Il parco...

Il parco.

Il parco!

 

Era l'unica parola che la sua mente riusciva a formulare in quel momento, mentre sfrecciava alla velocità della luce, l'espressione entusiasta di chi sta per afferrare la felicità a piene mani. Certo, il parco era un luogo abbastanza grande, ma non si sarebbe perso d'animo. Se solo lui si fosse ricordato il dove e il quando aveva sentito per la prima volta il proprio cuore battere più forte per il suo maschiaccio, di certo è lì che avrebbe nascosto la chiave del proprio cuore. E ne era certo, Akane doveva aver pensato altrettanto. E poi si sa, le donne fanno più caso a certe cose!

Ma perché proprio il parco? Non lo sapeva di preciso, ma qualcosa gli suggeriva di seguire il suo istinto e basta. In fondo era stato proprio quello il luogo in cui per la prima volta, anche se per errore, le aveva confessato di amarla. Oh beh, all'epoca intendeva fare uno scherzo a Nabiki, è vero, e quando aveva scoperto di aver stretto tra le braccia, con una forza ed un ardore che mai si sarebbe immaginato di avere, la ragazza di cui era in realtà perdutamente innamorato, si era trasformato in una perfetta copia di se stesso. Ma di sale.

*Che figura...* Scosse il capo mentre correva, ripensando imbarazzato a quel momento tanto fastidiosamente emozionante. Poi però lei aveva sorriso di fronte a quel mazzo di rose scarlatte, comprate per un'altra, e gli aveva regalato il più bel pomeriggio della sua vita.

Il loro primo, unico, vero appuntamento. Per sbaglio.

Sì -si disse convinto- la chiave doveva essere assolutamente lì, da qualche parte.

*Ma dove?* Si grattò il capo, un filino scoraggiato, mentre riprendeva fiato all'ingresso del parco cittadino.

-Non importa, la troverò, Akane. Stanne certa!- E fece per muovere il primo passo in direzione del grande viale alberato, quando rischiò il soffocamento immediato.

-Amole, finalmente ti ho tlovato!! Ma dove stai andando? Il mio listolante è nell'altla dilezione...-

-Sh...Shampoo! Che accidenti ci fai tu qui?- *Ci mancava anche l'altra matta, ora!*

-Che c'è, Lanma? Non sei contento di vedelmi?- Lo stuzzicò lei, mentre, avvinghiata a lui, con l'indice gli disegnava cuoricini sul petto.

-N...no, non è questo, è che...-

-Ho capito, sei ancola alla licelca di quella chiave inutile. Ti piacelebbe sapele dove si tlova, velo?-

-Eh? Tu lo sai forse? Se lo sai, devi dirmelo, Shampoo!- Le chiese con fin troppa foga liberandosi dall'abbraccio killer di lei.

-Non così in fletta, Lanma...- Lo sfidò la cinesina incrociando le braccia al petto e mettendo in mostra la sensuale figura.

-Va bene, ho capito!- Sbuffò. -Cosa vuoi in cambio?-

-Pelchè la celchi? Non dilmi che ti intelessa così tanto il cuole di lagazza violenta?-

-Eh? Beh, ecco...-

-Allola?-

-Ma cosa vai a pensare, Shampoo? Io con quel maschiaccio violento e privo di sex appeal? Ma non scherziamo!- Si fece schifo. Mentire gli riusciva sempre troppo bene, anche e soprattutto se Akane non era presente. -Mi conosci, no? Adoro le sfide e non intendo perdere questa per nessun motivo!-

-Oh, amole! Lo sapevo che non avevi occhi che pel me! E va bene, la tua Shampoo ti aiutelà volentieli!-

-Davvero?-

-Palola di amazzone...- Fece l'occhiolino.

-Allora? Dov'è? Dov'è?-

-Non essele impaziente, pelò! Te lo dilò solo se tu mi filmi questa...-

-E che accidenti è?-

-Una plomessa sclitta. Io ti aiuto a tlovale quella chiave, ma tu stasela devi uscile con me, plendele o lasciale!-

-Prendo, prendo!- Si affrettò il ragazzo disperato non appena sentì l'orologio del parco battere le sei. Tanto bugia più, bugia meno...

-Ecco, tieni, hai avuto quello che volevi, no? E ora dimmi, dove si trova questa dannata chiave?-

-Allola, ascoltami bene, Lanma...- E accostandosi all'orecchio di lui, la ragazza gli fornì precise indicazioni per concludere con successo la caccia al tesoro.

 

* * *

 

-A più taldi, Lanma! Mi falò bella solo pel te!- Lo salutò a lungo la cinesina mentre si allontanava sulla sua bicicletta, il prezioso contratto stretto al petto. -Ciao, ciao!-

-Ciao, ciao!- Le rispose il ragazzo sorridendo come un automa.

Akane aveva ragione. Era davvero un cretino.

Come gli era saltato in mente di firmare quel pezzo di carta? Prevedeva grossi guai...

Ma non era il momento di pensarci, doveva sbrigarsi a trovare quella chiave e subito! Senza indugiare oltre entrò nel parco dirigendosi di corsa verso la radura delle rose, luogo scelto da Akane, almeno a detta di Shampoo, come nascondiglio per la preziosa chiave.

-Dovessi potare tutti i cespugli con i denti...- Ma per l'ennesima volta le parole gli morirono in gola. Giunto in prossimità della romantica e profumata radura, un grugnito di rabbia repressa ed improvvisa paura, gli uscì dal petto.

-No...non è possibile!-

Con un pugno colpì il tronco di un povero albero. Doveva sfogarsi, doveva capire e probabilmente accettare il fatto che qualcuno fosse giunto lì prima di lui. Con lo sguardo tremante si ritrovò a fissare quella che una volta era stata una cornice naturale probabilmente perfetta per qualsiasi appuntamento d'amore. E ora? Buche a terra, alberi divelti, petali calpestati. In pratica non era più una radura, bensì uno spiazzo tanto grande da poterci costruire un campo da calcio.

-E ora...che faccio?- Cadde in ginocchio, lo sguardo vitreo e disperato. Incredibile come un solo istante possa farci precipitare nel più terribile degli incubi ad occhi aperti.

Aveva perso. Lui, il suo odioso gemello, era arrivato prima, ne era certo. Era l'unica persona che non aveva incontrato, che aveva osservato riflettere attentamente in soggiorno e che probabilmente era giunto alla giusta conclusione ben prima di lui.

Di lui che si era abbassato a cercare nell'intimità di Akane come un Happosai qualsiasi, a illudere la romantica innocenza della migliore amica per estorcergli qualche informazione che potesse compensare la sua mancanza di sensibilità ed acume, a deridere il Senpai per le sue strampalate idee niente affatto dissimili dalle sue e infine a vendersi come un oggetto alla migliore e sensuale offerente incontrata per strada.

Forse era giusto che fosse andata così.

Akane non meritava di stare con uno come lui.

Eppure questo pensiero, semplice e finalmente sincero, non gli diede alcun sollievo. Anzi. Al solo pensarla d'ora in avanti stretta tra le braccia del suo perfetto alter ego, affondò le unghie nel terreno con odio. -È finita...- Bisbigliò disperato.

-...è finita...- Gli confermò anche il vento ribadendo il concetto come un'insopportabile eco.

Ma incurante dell'insolito fenomeno fisico, Ranma continuò a maledirsi. -Perché non ci ho pensato prima?- E anche stavolta il vento gli rispose con un lamento.

-Perché mi perdo sempre?- Ma del tutto diverso.

-Perché mi perd...eh?- Fece per ripetere il ragazzo quando si accorse che qualcosa non tornava.

-Come si può essere tanto sfortunati?- Ancora quella voce e non era la sua.

Lamentosa. Afflitta. Incredibilmente depressa e deprimente. Sembrava provenire da sottoterra. E poteva appartenere solo ad una persona.

Alzandosi di scatto in piedi, Ranma si diresse fino al bordo della buca più grande.

-Ma che diavolo...- Come aveva fatto a non notarla prima? Altro che buca! Quello era un cratere di dimensioni spaventose! E al centro di esso, steso a terra e ridotto uno straccio sporco di terra, c'era lui. L'eterno disperso. Pallido, smagrito e più triste che mai. Un residuo di rosa a un solo petalo ancora stretta tra le mani.

Come aveva potuto dimenticarsi di lui? Sorrise tirando più di un sospiro di sollievo.

-Povero me...- Delirava invece il poveretto senza più forze.

-Ryoga, si può sapere cosa stai facendo laggiù?-

-Oh, sei tu Ranma...adesso ho anche le visioni...perché la tua immagine deve tormentarmi anche nel momento dell'estremo saluto, perché?- Continuò a lamentarsi debolmente dal fondo della fossa che si era scavato da solo.

-Ma tu guarda che idiota...- Lo osservava Ranma accucciato con il mento appoggiato su una mano. -E come al solito mi toccherà perdere tempo per tirarti fuori dai guai!- E in un attimo lo raggiunse per caricarselo sulle spalle.

-Che destino crudele. Neanche a Hokkaido posso trovare finalmente la pace che merito!-

-Ma quale Hokkaido e Hokkaido, stupido suino! Neanche fossi partito due giorni fa!-

-Stai dicendo che non siamo a Hokkaido? Non sei un orribile parto della mia mente sofferente?-

-Certo che no, Ryoga! E comunque bel ringraziamento per chi ti sta portando in salvo. Per tua informazione siamo nel parco di Nerima e guarda che hai combinato!-

Lasciandosi alle spalle quel luogo di distruzione ed esplosioni d'ira, Ranma fece rapidamente due considerazioni. Con tutte quelle buche se ci fosse stata una chiave sarebbe saltata fuori. E quindi Shampoo gli aveva mentito. Sai che novità? Ma ancora una volta lui c'era cascato con tutte le scarpe.

-Non ho chiesto il tuo aiuto, lasciami andare, Ranma!-

-E stai buono un attimo!- Lo rimproverò l'altro, scaricandolo sul tetto di una casa, al sicuro da ogni sospetto. -Insomma, dì un po', Ryoga, avevi voglia di darti al giardinaggio o di farti arrestare per devastazione del suolo pubblico?-

-Sempre gentile, eh? Ma che ne vuoi sapere tu dei tormenti di un uomo...-

-E sentiamo, tu saresti un grande esperto? Non fai altro che perderti!-

-È proprio quello il mio tormento più grande, Ranma, possibile che tu non capisca proprio niente?- Si sfogò il compagno delle medie, evidentemente stanco e provato.

-Pensavo ti piacesse viaggiare, visitare nuovi luoghi, conoscere persone...-

-Che fai, mi prendi in giro? Sai benissimo che il destino mi ha reso un viaggiatore incapace di ritrovare la via di casa ed è tutta colpa tua!-

-E io che c'entro, scusa?-

-Ah, ma certo. Fa pure come se non lo sapessi. Non avevo nemmeno tredici anni quanto mi hai costretto a partire e poi a seguirti fino in Cina per onorare l'impegno del nostro scontro che tu, codardo, come sempre hai disertato. Per tre anni non ho fatto che perdermi e trascorrere notti al freddo e al gelo, solo e chissà dove. Tutte le mie sventure hanno avuto origine da te, Ranma. Il mio continuo peregrinare, la mia maledizione e ora....anche Akane. Ti ho già detto che tu non la meriti?-

-Un milione di volte.- *E dopo una giornata come questa comincio anche a temere che tu abbia ragione, maledetto suino...* -Ma cosa c'entra lei adesso?-

Ryoga sospirò. Sembrava in procinto di rivelargli chissà che cosa.

-Sapevo che non avrei mai trovato la chiave del suo cuore, non ho mai avuto nemmeno la pretesa di ambire a tanto. Potrei partire altre mille volte alla ricerca di me stesso e del coraggio di dichiararle definitivamente quello che provo per lei, ma so che ogni volta il destino beffardo mi ricondurrà qui e sarà sempre troppo presto per me, per dirle quello che provo e per essere certo di non subire un rifiuto.-

A bocca aperta Ranma lo ascoltava rapito. Mai Ryoga si era aperto tanto con lui.

-Questa volta però era una ricerca diversa, una sfida, avevo un obiettivo concreto da scovare ed ero certo di potercela fare. Ero certo di batterti una volta per tutte! Per questo quando poco fa ho pensato di essermi perso di nuovo, ho avuto la sensazione che tutto fosse finito. Per sempre.-

-Capisco cosa intendi...- Gli scappò detto.

-Davvero? Io non credo, Ranma. Come puoi essere tanto ipocrita e crudele da dirmi una cosa del genere? Proprio tu che gli strumenti per ritrovare quella chiave ed essere felice li hai sempre avuti a portata di mano? Ah! Mi fai ridere...- Lo rimproverò aspramente.

Mentre osservava il sole iniziare la sua discesa oltre l'orizzonte, Ranma optò per il silenzio. Davvero non se la sentiva di replicare ad osservazioni tanto giuste quanto crudeli.

Ma poi ebbe un'idea. -Senti, visto che sei in vena di confidenze, Ryoga, mi spieghi...quand'è che ti sei accorto di...beh, sì, insomma...di esserti innamorato del maschiaccio?-

-Non osare parlare di Akane in questi termini! E poi non sono affari che ti riguardano, Ranma.-

*Sempre il solito osso duro!* Ma stavolta non si sarebbe arreso.

-Ho capito...non te lo ricordi. Non c'è mica niente di cui vergognarsi, sai?-

-Eh? Ma come ti permetti? Certo che me lo ricordo, razza di stupido!-

-E allora?-

-Ah! Non credevo che il tuo ossessivo interesse per il pettegolezzo fosse tanto peggiorato. Sei peggio di una donnicciola...-

-Sgrunt! Ho detto “allora”?- Lo incitò l'altro con meno calma di prima.

-E va bene, visto che ci tieni tanto, te lo dirò.- E la sua espressione sottilmente divertita si fece nuovamente seria ed ispirata. -Anche se sotto forma di P-chan, non dimenticherò mai quella sera, la prima volta che mi sono intrufolato per sbaglio in casa Tendo e lei mi ha scoperto. Ero bagnato, ferito, ma lei non ha avuto paura. Mi ha preso, sorriso e stretto a sé...-

 

-...-

A quelle parole Ranma era impallidito.

 

Neanche se ne era accorto, ma il cuore aveva preso a battergli furiosamente nel petto, come se cercasse di pompare più sangue possibile al cervello e farglielo adoperare in modo corretto.

E finalmente, dopo qualche istante, ecco un ricordo. Vago. Lontano. Suo.

*Mi raccomando, tieniti stretta a me...* Quel ricordo.

Capelli ancora lunghi, mossi dal vento fra le fronde degli alberi, il calore di un abbraccio, l'imbarazzo di un cuore decisamente troppo rumoroso ed emozionato. No aspetta.

Due cuori. Il suo e quello di...

*Akane!*

-E quella è stata la prima volta in cui ho sentito qualcosa di speciale per lei. Improvvisamente non ero più solo, qualcuno finalmente mi amava e non sai quante volte ho desiderato...-

-C...cosa...?-

-Poter ricambiare il calore della sua stretta con braccia umane e sussurrarle fra i capelli...Ak...ahia!- Un comignolo in testa impedì all'eterno disperso di narrare oltre le sue bollenti fantasie.

-Ehi non prenderci gusto! Non ti ho chiesto di entrare nei particolari, maiale!-

-Fermati, bastardo! Dove accidenti vai, adesso?-

-A recuperare quella chiave, P-chan! Tu piuttosto cerca di non perderti di nuovo!- Lo canzonò Ranma, iniziando a saltare di tetto in tetto, per poi scattare lungo i vicoli, dietro le case, in equilibrio sulla famosa rete...

Nulla poteva più fermarlo. Se solo ci avesse pensato prima. Se solo si fosse preso da subito la briga di vedere le cose da un'altra prospettiva, ovvero la sua e quella del suo stesso cuore, forse a quest'ora avrebbe conquistato già da un pezzo quello ben più importante e prezioso di lei.

Un ultimo salto e scavalcò agilmente il cancello chiuso dell'istituto.

Gli ultimi cento metri di corsa non respirò nemmeno.

Se fosse giunto troppo tardi, non se lo sarebbe mai perdonato.

 

* * *

Buongiorno e buon sabato a tutti! Ed eccoci alla fine anche di questo lungo, lunghissimo capitolo. Come avrete capito siamo agli sgoccioli, ma ancora non so se il prossimo sarà l'ultimo o il penultimo capitolo. Avrei voluto persino raccontarvi di più in questo aggiornamento, ma poi mi sono accorta di aver già scritto troppo....abbiate pietà e perdonatemi :(

Come sempre e con tanto affetto vi ringrazio infinitamente per essere giunti anche stavolta fino alla fine del capitolo e spero tanto sia stato di vostro gradimento :D

Piccolo indovinello. Avete capito a quale momento si riferisce Ranma e dove si sta dirigendo? Sì, vero? Baci baci a todos! :D  

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Capitolo 9
*** Cascasse il cielo. ***


I still believe in your eyes
I just don't care what
You have done in your life
Baby I'll always be here by your side
Don't leave me waiting too long
Please come by...

 

...I still believe in your eyes;
There is no choice,
I belong to your life
Because I will live
To love you someday;
You'll be my baby
And we'll fly away
And I'll fly with you.

 

(Gigi D'Agostino - L'amour toujours- I'll Fly with You)

 

 

 

 

Nulla poteva più fermarlo...

 

Un ultimo salto e scavalcò agilmente il cancello chiuso dell'istituto.

Gli ultimi cento metri di corsa non respirò nemmeno.

Se fosse giunto troppo tardi, non se lo sarebbe mai perdonato.

E tuttavia ad un certo punto fu costretto a frenare la propria corsa. Le mani appoggiate sulle ginocchia, respirava a fatica. Ma i polmoni caldi e dolenti non gli impedirono di soffocare un grido non appena alzò lo sguardo e si ritrovò il volto insolitamente illuminato dagli ultimi raggi del sole. -Dannazione!- Si lasciò cadere a terra, privo di ogni energia.

Con atroce crudeltà la sua mente gli restituì quindi un ricordo, quasi completo, degli eventi di quel giorno di circa tre anni prima. Ryoga e la sua ira, i panini alla minestra che non esistono, quell'ombrello pesantissimo, le bandane taglienti come spade e poi lui e Akane, la fidanzata che non aveva chiesto né desiderato. Lei che voleva aiutarlo, ma poi era inciampata. Sì, era inciampata e si era storta la caviglia. E poi un salto, un volo, un abbraccio. L'aveva stretta a sé. E l'atterraggio tutto sommato non era stato dei peggiori, sul ramo di “quel” grande albero. Lì, per la prima volta, lui aveva sentito il suo profumo, il suo calore, la tenace costanza e generosità della sua anima, il suo stesso carattere e tempra, rinchiusi però in un corpo così diverso dal suo, così meraviglioso da fargli desiderare ardentemente di non sciogliere quell'abbraccio mai più. E sempre lì, il cuore che gli batteva all'impazzata, per la prima volta si era innamorato di lei e, ne era certo, lei aveva fatto altrettanto. Subito dopo avevano ricominciato a litigare, lei aveva pianto per lui, lo aveva schiaffeggiato, gli aveva mentito per la prima volta.

“Non mi preoccuperò mai più per te...”

*Bugiarda...* Sorrise amaramente.

E poi quella dannata lama, che lui stesso aveva contribuito a deviare, in un attimo l'aveva privata dei suoi lunghi capelli, del suo vanto, delle sue certezze, della sua vita prima di lui. Nulla sarebbe stato più come prima e probabilmente entrambi già lo sapevano.

Da quel momento in poi, ogni giorno, ogni diverbio, ogni avventura sarebbero stati per lui occasione per apprezzare ed accettare quell'ironia della sorte che lo aveva sbattuto lungo un percorso già tracciato per il suo cuore, prima ancora che avesse coscienza di averne uno. Fino a quando, chissà quando, non aveva pienamente realizzato che in quel cammino, parallelo a quello di lei, le sue gambe si muovevano da sole, correvano per lei, saltavano con lei.

Volavano persino, se necessario.

Non c'era mai stato nessun filo a dirigerlo come una marionetta. E tutto quel teatro, quella finzione, non era stata a beneficio di nessuno. Nemmeno di lui, che troppo a lungo aveva tenuto chiuso il sipario, precludendosi da solo la possibilità di vedere e comprendere l'unica fondamentale verità della sua esistenza.

Un vero, autentico baka, non c'è che dire.

Contro ogni previsione dettata dal concetto di virilità che gli era stato imposto, si fece pena da solo. Impossibile non abbandonarsi allo sconforto. Ora ricordava. Ora sapeva. Ma se solo il destino non fosse stato tanto ingiusto con la sua mente, si sarebbe ricordato ben prima anche di un altro piccolo particolare di quel giorno. Un particolare per il quale doveva ringraziare l'impazienza di Ryoga e l'ennesima bandana affilata.

Erano quasi tre anni che quell'albero non c'era più.


 

* * *


 

-Immaginavo te lo fossi dimenticato...- Una voce, quella voce, lo destò immediatamente dai suoi tristi pensieri. Tentando di darsi un contegno, si alzò lentamente, per poi voltarsi di scatto. L'espressione non prometteva niente di buono.

-E tu che ci fai qui?- Con voce carica d'odio reagì all'elegante apparizione del suo alter ego. Al contrario di lui, Ranma 2 sorrideva tranquillo e fresco come una rosa. Di certo non doveva aver speso troppe energie alla ricerca della chiave, pensò, e un barlume di speranza si fece largo nel suo cuore.

-Sono solo venuto a vedere a che punto eri con la tua ricerca visto che si sta facendo buio.-

-Ma quanta gentilezza, sono commosso!-

-E poi..- Incrociò le braccia dietro la testa iniziando a camminare su e giù. -Sono venuto a dirti che puoi anche smettere di cercare, fratellino, la sfida è finita...- E voltandosi completamente verso di lui, rivelò un particolare luccicante appeso al collo.

-E io ho vinto.-

-...-

-Già.- Quando si dice la speranza è l'ultima a morire...

-Dov...come accidenti hai fatto a trovarla? Dov'era?- Pur scandendo a fatica le ultime parole, Ranma 1 non riuscì a trattenere la curiosità. I pugni stretti da far male tremavano visibilmente lungo i suoi fianchi. Sapeva che non sarebbe riuscito a trattenersi a lungo. Di fronte a lui, il suo nobile riflesso lo sfidava con occhi calmi, carichi di una fiducia e di una bellezza che in quel momento non gli appartenevano più.

-Vedila così, Ranma...-

E a sentirsi chiamare per nome, deglutì. Improvvisamente l'intera vicenda stava prendendo una piega terribilmente seria e definitiva che non gli piaceva per niente. E poi quegli occhi puntati su di lui...

-Troppo tardi sei arrivato qui, alla fine del tuo percorso. Hai indugiato, perso tempo e con eccessiva lentezza hai preso coscienza dei ricordi e dei pensieri che alla fine ti hanno portato, sì, nel luogo giusto, ma nel momento sbagliato.-

-Ma di che accidenti stai parlando?-

-È inutile fingere con me, lo sai. Io sono te e abbiamo gli stessi pensieri, gli stessi ricordi, le stesse emozioni e poi il tesoro...- Continuò serio stringendo forte la piccola chiave al collo. -Il tesoro non era che il premio per chi avesse dimostrato maggiormente coraggio nell'affrontare lungo il percorso le proprie ombre.-

-Vuoi parlare chiaro che non capisco una virgola di quello che stai dicendo, dannazione!-

-Ma guarda come ti sei ridotto...- Lo commiserò additandolo. -E sì che una volta eravamo una cosa sola. E se le cose fossero rimaste così, ti saresti di certo ricordato subito del giorno in cui ci innamorammo di lei, così come del fatto che quell'albero non esiste più da tempo.-

-Come fai ad esserne tanto certo? Ma insomma chi ti credi di essere, eh? - Soffiò acido, senza prendere fiato. Improvvisamente si sentiva nudo, disarmato, era solo, in balia di un se stesso in carne ed ossa che, se aveva capito bene, lo stava per privare delle due cose a lui più care.

La propria essenza. L'amore di lei.

Con sforzo sovrumano lottò contro la sua stessa mente, nel tentativo di preservare un brandello di razionale consapevolezza che lo distogliesse dal voler credere ardentemente di essere nei panni dell'altro. Un irritante crampo all'addome, fisico sintomo di un ben più profondo e crescente senso di colpa, lo costrinse a chiudere gli occhi.

La risposta dell'altro glieli fece riaprire colmi di livore.

-Ancora non l'hai capito? Eppure mi sembrava di avertelo già detto! Io sono te ad un livello superiore. Sono il meglio di te, della tua anima, delle tue qualità e di quella sensibilità che hai ripudiato sgraffignando quella fiala l'altro ieri.- Si esibì Ranma 2 in un'ulteriore, odiosa ed approfondita spiegazione.

-Va bene, va bene, ho capito. Datti meno arie! Quindi la chiave era davvero qui, eh?-

-Esattamente e sai, devo proprio ammetterlo, mi ha stupito vederti arrivare, anche se dopo un considerevole numero di ore...-

-E perché mai, se posso saperlo?-

-Perché questo ricordo non appartiene a te, Ranma, bensì a me.-

-Uh?- Ora sì che le aveva sentite davvero tutte.

-Lo vedi quante cose hai dimenticato?- Lo rimproverò l'altro, sinceramente amareggiato. -In quell'occasione ti eri trasformato in donna, ricordi? E come ti ho già detto, con quel tuo gesto avventato dell'altra sera, non solo ti sei sbarazzato in un sorso della nostra scomoda maledizione, ma anche completamente dell'essenza, delle peculiarità e dei ricordi della tua anima, della tua parte sensibile, insomma, a costo di ripetermi, della tua parte migliore. Ma in fondo è ciò che volevi, no? E poi...-

-E poi...?-

-E poi, insomma, tu eri la mia ombra da sconfiggere per arrivare alla chiave, è naturale che non potessi essere tu a trovarla, no?- Concluse Ranma 2 sbuffando annoiato, come se tutto quello che aveva appena detto fosse una palese ovvietà. Sorrise, di fronte all'espressione allucinata del suo fratellino. Probabilmente lo credeva un pazzo, ma non gli importava.

-Sc...scusa, come hai detto? Io sarei la tua ombra?- Appunto.

-Sei pentito, eh?-

-...-

-...-

Ranma 1 sospirò e a domanda non seguì risposta. Solo un'occhiata dapprima imbambolata, poi di puro astio e infine un sorriso sprezzante e di scherno.

Per un attimo c'era quasi cascato.

-Ma senti senti...la sai tu una cosa, invece? Non credo ad una sola parola che hai detto! Ti ho dato sufficiente tempo per prendermi in giro, ma stasera, cascasse il cielo, non sarai tu a tornare da lei con quella chiave, ti è chiaro questo, vero?- Ringhiò tutto d'un fiato assumendo una posizione d'attacco che lasciava poco spazio all'immaginazione. E alle alternative.

Un sospiro rassegnato gli fece eco. -Sapevo che avresti reagito così, sei proprio banale!-

-Ah sì, eh? E allora se sei migliore di me, smettila di parlare e affrontami una volta per tutte!-

Un provocatorio gesto della mano e lo invitò a farsi sotto.

-Se questo è l'unico modo che conosci, ti accontenterò.- Un sorriso ambiguo ancora dipinto sul volto, Ranma 2 prese a sfilarsi con calma la camicia nuova. Forse non voleva sciuparla. O forse, come ben più malignamente pensò Ranma 1, voleva solo mettere in evidenza il tesoro conquistato e il modo in cui la lunga catenina e l'agognato pendente risaltavano prepotentemente brillanti sui suoi stessi pettorali, proprio lì, vicino al cuore.

Insopportabile.

-Adesso basta, mi hai stancato!- E in un attimo di follia passò all'attacco.

La sua tecnica delle castagne era inarrestabile. L'omonima versione modificata? Praticamente invincibile. Colpi del leone, uragani della tigre, oltre ai sempre classici calci e pugni, si susseguirono senza sosta per svariati minuti. Ma nessuno dei suoi infallibili attacchi sembrava voler andare a segno.

Non solo il suo alter ego gli sfuggiva come un ombra, ma lo scansava, evitava i suoi colpi senza alcuna fatica.

Lo umiliava. -Sei lento...lento, Ranma! Che ti succede?-

-Piantala di dire il mio nome! Già su di te è insopportabile, detto da te è ancora peggio! Perché non rispondi ai miei attacchi piuttosto? Hai forse paura?-

-Io? E di chi? Di te? Ma non farmi ridere. Almeno ora sai cosa si prova a combattere con chi non ti prende mai sul serio...-

-Non. Ti. Permettere!- Ruggì inspirando quanta più aria possibile. Ora sì che ne aveva bisogno.

-Non sopporti le verità, eh? La tua mancanza di altruismo è persino peggiore di quanto immaginassi...- Un altro colpo abilmente scansato.

-Piantala! Ti ho già detto che non credo ad una sola parola di quel che mi hai detto!-

-Che tu ci creda o meno, mi è completamente indifferente, sai?-

-E allora dimmi, se l'albero non esiste più, dove diamine hai trovato quella chiave?-

-Oh finalmente! Temevo non me lo avresti più chiesto...proprio non ci arrivi, eh?-

-Smettila con questi indovinelli e rispondi!-

-...-

Fu un attimo.

E per seguire lo sguardo sfacciatamente allusivo dell'odiato gemello, Ranma 1 distolse il proprio.

Umana distrazione, verrebbe da dire.

-Gliel'ho data io, Ranma.-

Nonché amara, amarissima sorpresa.


 

* * *


 

-Ak...arrrgh!-

E il suo stesso pugno, il colpo più forte del suo già di per sé ricco repertorio, ben piazzato al centro dell'addome, gli spezzò il fiato. Un secondo dopo era a terra.

Sconfitto.

Finito.

Come mai prima di allora.

-Akane...-

Sopra di lui, vuote e ben note parole d'insopportabile commiserazione accompagnarono i primi istanti di dolore.

-Non c'era bisogno di colpirlo così...-

-Hai ragione, scusami...-

Lentamente e di malavoglia riaprì quindi gli occhi, nonostante tutto lui era pur sempre Ranma Saotome e non sarebbe rimasto a terra a farsi divorare dalla sua stessa polvere. Senza dire una parola, si rialzò in piedi, prima un ginocchio, poi l'altro, cercando invano di recuperare tutte le sue forze per far fronte allo spettacolo che di lì a poco i suoi occhi avrebbero dovuto sopportare.

Ma quando si voltò verso la coppia che quell'assurda caccia al tesoro aveva infine decretato vincitrice, non si sorprese nel rendersi conto che nemmeno fra un milione di anni sarebbe stato pronto a vedere Akane al fianco di un altro. Che era lui. E tuttavia non era lui.

Si morse il labbro inferiore. Gli avessero offerto in quel momento un bicchiere di cicuta, l'avrebbe accettato volentieri.

-Posso chiederti perché...?- Inspirò profondamente. -Perché gli hai dato quella chiave?- Chiese tutto di un fiato alla ragazza di fronte a lui, cercando con scarso successo di ignorare lo sguardo del suo alter ego, disteso, come un mare piatto ed argenteo, ma fiero, superiore, vincente.

La risposta che Akane gli diede, quelle poche semplici parole, non le avrebbe dimenticate mai più.

-Perché lui mi ha trovata per primo, Ranma.-

La guardò dritto negli occhi, così profondi e già brillanti. La sua Akane, sempre la solita.

Tale padre, tale figlia.

A fatica si trattenne dall'imitarla. -Che significa, Akane...?-

-Significa che questo è il primo luogo che ho pensato e poiché l'albero non c'era più, ho deciso di mettermi qui ad aspettare. Ho telefonato da una cabina a Kasumi e le ho detto di mentire e di dirvi che ero tornata. In realtà, sono sempre stata qui e Ranma 2 mi ha trovata quasi subito.-

*Sei sempre stata qui...* All'inizio e alla fine di tutto.

-Ranma 2 mi ha raccontato tutto.- Continuò la ragazza solo apparentemente calma. -Della magica fiala del mercante, del tuo desiderio di annullare la maledizione...- Si avvicinò pericolosamente a lui e gli appoggiò una mano sul cuore. Quegli occhi, ora davvero pieni di lacrime, facevano male. -Perché lo hai fatto, baka?-

Tornò a sentirsi bambino, con quel nodo alla gola che proprio non ne voleva sapere di tornare da dove era venuto. Non le rispose direttamente, ma si schermì dietro ad un mezzo, inutile sorriso.

-Ma dai, Akane...N...non vorrai davvero...dannazione, è solo una chiave!- Quasi urlò. Ma più apriva bocca, meno credeva alle sue stesse parole.

-Mi dispiace, Ranma.- E lei era triste, sconsolata, forse delusa, ma indubbiamente sincera. Si staccò da lui, tornando al fianco dell'altro, muto ed impassibile spettatore di quell'assurda situazione.

-Avevo bisogno di capire, di avere delle risposte e lui...lui me le ha date.- E non si stava giustificando.

*No...*

-Mi dispiace...-

-...-

*No...*

-Ci vediamo, Ranma!- Lo salutò senza alcun intento provocatorio il suo perfetto alter ego.

*No...*

E presa in braccio Akane, la strinse forte a sé, ben comprendendo lo stato d'animo della ragazza in quel momento.

Una rincorsa, un salto sul muro di cinta, uno più in alto in direzione di un'abitazione, e poi di tetto in tetto sempre più lontano, lì dove il cielo si fa scuro e brilla la prima stella della sera.

Per qualche istante Ranma rimase immobile e li osservò volare via insieme, come se nulla fosse, come se ciò non lo toccasse minimamente.

Uniche testimoni della sua tempesta interiore, due righe sottili di pelle più scura, che partivano dagli occhi per poi scorrere lungo il volto e giù fino al mento, costantemente alimentate dalla consapevolezza di essere solo. Stavolta per davvero.


 

Qualche istante dopo, la sensazione che il terreno gli stesse per franare sotto ai piedi, lo colse di sorpresa.

*Ma che diavolo sto facendo?* Si riscosse, asciugandosi il viso.

Quanto vantaggio intendeva dare a quel damerino?

-Non me la farò portare via tanto facilmente...- In fondo se l'era ripromesso.

E come se non avesse fatto altro negli ultimi venti minuti, iniziò a correre. Alla velocità della luce.

 

* * *

Non doveva perdere tempo. Non poteva perderli di vista. Non voleva perdere lei.

E più correva, più se ne convinceva. Lei sarebbe sempre stata parte della sua vita, non l'avrebbe lasciata a nessuno, tanto meno ad un altro sé dai modi gentili, garbati, in pratica assurdi. Senza nemmeno guardare dove atterrava, saltava, correva, volava per lei, per raggiungerla, per stringerla ancora, per farsi perdonare, per farsi amare. Al diavolo il mago-mercante, Ranma 2, le sue stesse e assai scarse capacità intuitive. Akane aveva ragione. La chiave del cuore di Akane era lui, la sua stessa coscienza, le risposte che lei chissà da quanto tempo attendeva.

Che stupido era stato a non capirlo prima.

Doveva raggiungerla e poi avrebbe finalmente trovato il modo, il coraggio, le parole per convincerla a tornare sui suoi passi. In fondo Ranma 2 non era che una proiezione di sé, indubbiamente migliorata e perfetta, ma Akane non si sarebbe mai innamorata di lui, del Ranma originale, senza quei difetti che tanto la facevano arrabbiare, ridere, intristire, emozionare.

-Sì.- Si convinse e senza indugiare un solo istante, continuò a correre a perdifiato fra una siepe, un muro, un tetto, fino a quando, alzando lo sguardo verso l'alto, non se li vide sfrecciare a meno di venti metri da lui. Ce l'aveva quasi fatta, ma se solo non si fosse soffermato ad analizzare minuziosamente quanto forte fosse la stretta delle braccia dell'odiato gemello intorno al corpo di Akane, probabilmente avrebbe fatto in tempo ad evitare...

-Ohhhh!- Un urlo, un tonfo e una caduta. L'ennesima.

-Oh, accidenti! Signora...mi scusi, mi scusi tanto! Si è fatta male?- L'aiutò a rialzarsi velocemente, augurandosi di non aver ferito la malcapitata e preoccupandosi di continuare a seguire con lo sguardo le due figure, sempre più lontane.

Tanto era preso che non si accorse nemmeno che la figura davanti a lui, un po' spettinata e provata, lo stava fissando. Uno sguardo dolce, malinconico, stupito. In sostanza indescrivibile. Solo quando spostò nuovamente lo sguardo sul volto della donna, i suoi nervi già eccessivamente tesi, saltarono completamente.

-Ma...mamma...- E non riuscì più a trattenersi.

-Oh...Ranma! Figlio...figlio mio, sei davvero tu...?-

-Sì...- Ebbe appena il tempo di dire con un filo di voce, prima di stringerla con forza fra le sue braccia. Felice come non era da tempo.

-Oh Ranma!-

-Sì mamma, sono io...- Ma per quanto grande e sincera fosse l'inaspettata gioia nel suo cuore, non riuscì tuttavia a nascondere un filo d'incertezza in quanto appena affermato.

-Ranma...Ranma...io, io quasi non ci speravo più! Il mio bambino! Il mio bambino...- Si commuoveva Nodoka sulla sua spalla, ormai ampia e forte. -Fatti vedere come sei cresciuto...! Che bel ragazzo che sei diventato! Sono così fiera di te, figlio mio...non sai quanto ho sognato questo momento!- Lo supplicava in lacrime, ansiosa di un sua reazione.

Ma Ranma non rispondeva. In silenzio la guardava, osservava l'espressione di sua madre, incredula, accaldata, felice come forse non era più stata da quando suo padre l'aveva portato via da lei. E lui sentiva che in quel momento avrebbe tanto voluto essere lo specchio della sua gioia e invece...si vergognò. Gli ultimi deboli raggi di sole facevano ormai da cornice ai bei capelli castano scuro di Nodoka e gli ricordavano ogni singolo istante che quella probabilmente era davvero la fine di tutto.

Poteva dispiacersi per questo? Poteva incolpare del suo ritardo l'ultimo, ennesimo, dolce imprevisto?

Ovviamente no. Se tutto era finito, era solo colpa sua e tuttavia, mentre con un gesto lento quanto spontaneo sollevava un mano per accarezzare quel volto piccolo e morbido davanti a sé, un brivido lo scosse. E dal fondo dei suoi occhi, apparentemente lieti e sereni, un notevole quantitativo di lacrime, amare e troppo a lungo trattenute, iniziò la sua lenta ed inarrestabile fuoriuscita verso l'esterno. Pensava di averne versate abbastanza, ma evidentemente si sbagliava.

Il suo sogno più grande si era avverato, mentre l'incubo più grande stava avendo luogo.

E lui non ci poteva fare niente. Sarebbe stato troppo per chiunque, anche per lui.

A vederlo in quello stato, Nodoka si asciugò una lacrima, sottilmente stupita, in realtà intimamente compiaciuta. -Ranma...figlio mio, anche io sono tanto felice di vederti, ma addirittura piangere in questo modo...non che ci sia niente di male, intendi bene...!- Lo stuzzicò, sorridendo divertita, facendolo trasalire.

Solo in quell'istante il ragazzo si ricordò dell'enorme katana sulle spalle della donna e del timore che a lungo lo aveva accompagnato nei suoi incubi, di non apparire mai troppo virile e uomo agli occhi di lei. E ora che la maledizione non era più un problema ci si metteva un senso di incompletezza di ben altra e confusa natura a trasformarlo in risibile oggetto di disperata debolezza. Sì asciugò in fretta ed inutilmente il viso.

-Che cosa ti succede, Ranma?- Lo rimproverò teneramente.

-Io...non è niente, sono solo felice di rivederti, mamma...-

-Non mentirmi, per piacere.- Lo zittì, con la dura dolcezza che solo una madre può avere quando inizia a sospettare che il proprio figlio sia diventato un uomo per davvero e teme di essere esclusa dai segreti del suo cuore. -È vero, ti ho lasciato andare via con tuo padre e anche se so, oggi a a maggior ragione, di averlo fatto per il tuo bene, non me lo perdonerò mai.- Gli pose le mani sulle guance e con un tocco estremamente gentile dei pollici fece del suo meglio per asciugarle.

Quanto le era mancato quel gesto.

-Ma tu sei mio figlio, Ranma. Io sento che mi stai nascondendo qualcosa, ti prego, dimmi, cosa c'è che non va?-

-Io...io non lo so...mamma...- Quanto gli era mancata quella parola. Sospirò guardando altrove.

Ma sua madre non aveva alcuna intenzione di lasciarlo andare. Doveva dire qualcosa, inventarsi qualcosa, altrimenti quello sguardo, preoccupato quanto inquisitorio, e quelle sottili dita che ancora gli accarezzavano volto, lo avrebbero fatto crollare definitivamente.

-Ecco, beh, forse ho appena perso...perso qualcosa di molto importante e non so come fare...- Lo aveva detto tutto d'un fiato. Aveva parlato di lei, di se stesso, del suo problema, della sua paura di non essere infallibile e aveva fatto tutto questo senza nominare nessuna di queste cose e, soprattutto, senza per questo sentirsi meno forte o virile.

Riabbassando quindi lo sguardo verso quello della madre, si sorprese e non poco nel vederlo illuminato di un sorriso tanto benevolo e soddisfatto da allargargli il cuore.

-E allora vai...- Lo incoraggiò stringendolo a sé un'ultima volta.

-Ma...ma ormai...-

-Non è mai troppo tardi, Ranma. Ricordatelo sempre.- Lo interruppe nuovamente con pazienza. Non importava cosa gli fosse capitato, non poteva nemmeno saperlo, eppure lei lo spronava, lo spingeva ad andare, gli infondeva coraggio e riponeva in lui quel tipo di fiducia, così incondizionata, come solo un'altra donna nella sua vita fino a quel momento aveva saputo fare.

La sua fidanzata. Solo la parola gli mancava ora enormemente.

Osservando le ombre della sera avanzare sui tetti di Nerima, ormai silenziosi e deserti, abbassò di nuovo lo sguardo ancora incerto.

-Ma...aaargh!-

-Se ti ho detto che non è troppo tardi, non lo è, Ranma, è chiaro?- Gli sorrise Nodoka con meno calma di prima, brandendo con la mano destra l'immancabile arma e tamburellandone impaziente la lama sul palmo sinistro.

Che donna!

-Sì! Sì! Sì! Mamma, chiarissimo!- Un sorriso in sua difesa, le mani avanti, Ranma indietreggiò appena. Così, giusto per precauzione.

-Bene, tesoro. E allora muoviti!-

E com'è ovvio, non se lo lasciò dire una seconda volta.


 

* * *

 

E buongiorno a tutte! Chiedo scusa per il ritardo, ma vi prometto che il prossimo capitolo non tarderà tanto ad arrivare! E chiedo perdono anche per la piega inaspettatamente disco che musicalmente parlando questo capitolo ha preso. Non ho resistito e l'ho scritto così, con Gigi D'Agostino tutto il tempo in cuffia. La musica ci stava troppo...sorry ;) Ormai conosco ogni singolo accordo di questa canzone. E voi direte, sai che vi vuole? In effetti..ma veniamo a noi, che è meglio! Capitolo meno comico, anzi per niente, ma necessario e mi auguro vi sia piaciuto :) Era questo che avevate pensato? O vi aspettavate un altro tipo di sviluppo? In ogni caso la storia non è ancora finita, eh? :D Se avete tempo e voglia aspetto con ansia le vostre opinioni in merito ;) Sapete quanto ogni volta mi faccia estremamente piacere leggere i vostri meravigliosi commenti!! (Tu poi, Ele, lo sai benissimo, ormai! Ahahaha!) Un forte abbraccio a tutti e grazie in anticipo per essere arrivati fin qui! A presto, lo prometto! :D


 


 

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Capitolo 10
*** Who's that baka? ***


 Fan Art di Spirit99.
Capitolo 7 e la reazione di Ryoga: 
 “maledetta bambina che hai fatto soffrire la mia dolce Akane, preparati a morire!”  
 



Vorrei che tu venissi da me in una sera d'inverno e, stretti insieme dietro i vetri, guardando la solitudine delle strade buie e gelate, ricordassimo gli inverni delle favole, dove si visse insieme senza saperlo. Per gli stessi sentieri fatati passammo infatti tu ed io, con passi timidi, insieme andammo attraverso le foreste piene di lupi, e i medesimi genii ci spiavano dai ciuffi di muschio sospesi dalle torri, tra svolazzare di corvi. Insieme, senza saperlo, di là forse guardammo entrambi verso la vita misteriosa, che ci aspettava. Ivi palpitarono in noi per la prima volta pazzi e teneri desideri. "Ti ricordi?" ci diremo l'un l'altro, stringendoci dolcemente, nella calda stanza, e tu mi sorriderai fiduciosa mentre fuori daran tetro suono le lamiere scosse dal vento.

(Dino Buzzati – Inviti Superflui. Racconto tratto da “La boutique del mistero”).


 

 

 

*Akane...* Lungo quel buio labirinto di vicoli e stradine che conosceva a memoria si muoveva rapido come un'ombra. Le fredde luci bianche dei lampioni ne segnavano di tanto in tanto il passaggio, inaspettate compagne di un battito cardiaco accelerato ed una mente meno confusa di prima. Ranma correva, lontano dalla madre che aveva sempre sognato di rivedere e anche se sapeva che era sciocco pensarlo, ancora sentiva quegli occhi su di sé. Occhi pazienti, dolci quanto severi, lo avevano accompagnato, quasi minacciato di riprendere la sua strada, qualunque fosse la meta.

*E così lui ti ha trovata per primo, eh? Bene...- Sorrise sicuro. -Io sarò il secondo, ma il migliore, te lo prometto...*

Senza perdersi d'animo aveva già percorso tutte le vie del quartiere, perlustrato ogni angolo, assottigliato lo sguardo là dove si era reso necessario, pregando vivamente di non scorgere mai nell'oscurità di certi anfratti una piena realizzazione di alcune remote fantasie, suo malgrado ora elette a più grandi paure.

Senza riflettere si addentrò quindi nel parco abbandonato, silenzioso, cupo. Gli enormi crateri, segno inconfutabile del passaggio di un Ryoga disperato, erano ovviamente ancora lì.

Di Akane però nessuna traccia. Del suo alter ego tanto meno.

*Anche qui niente...* Sbuffò.

Lo smascheramento di un felino tra i cespugli lo costrinse poco dopo ad abbracciare in stato di shock un tronco, miagolando aiuto per almeno cinque minuti.

L'avvicinarsi furtivamente al rifugio d'amore di una coppietta, intenta a sbaciucchiarsi su una panchina, lo rese bersaglio invece di una notevole e forse meritata lista d'improperi.

E mentre se la dava a gambe imbarazzato, gli epiteti poco cortesi di un certo Toshio e i lamenti nasali di una certa Mariko gli rimbombarono nelle orecchie.

*Pervertito a me??* Turbato, contrariato e anche un po' affaticato non se ne capacitava. -Ma come si permettono? Perché non le vanno a fare a casa loro certe cose?- Si chiese, rendendosi conto solo in quel momento di quanto logica e dolorosa per la sua gelosia fosse quella stessa affermazione.

*E va bene, Ranma...* Inspirò mestamente e, sforzandosi non poco, prese a dirigersi con meno fretta di prima verso il luogo in cui probabilmente erano già in atto i festeggiamenti per il fidanzamento dell'anno. Anche in quel caso non si sarebbe arreso, era davvero pronto a tutto.

O almeno così credeva.

Giunto all'ingresso del dojo, infatti, non fece in tempo ad aprire il robusto portone di legno, che esso si spalancò da solo, rivelando dall'altra parte una cospicua presenza di persone a lui note che lo attendevano. Presumibilmente per i più assurdi e svariati motivi.

Sbiancò.

Tanto per cominciare, suo padre, evidentemente già alticcio, gli venne incontro agitando ventagli celebrativi di dubbio gusto.

-Ranma! Oh figliolo, era ora! Hai trovato la chiave? Eh? L'hai trovata? Eh?-

-Ma dov'è la mia bambina? Dov'è Akane? Non è con te?-

Con le unghie e con i denti Ranma si aggrappò allo stipite tentando di non crollare emotivamente di fronte ad un'accoglienza tanto “calorosa”.

-Veramente...no...Soun...-

-Non vorrai dirmi che è sparita, Ranma, vero?-

-Sparita...?-

-Eh già. Dì un po', Ranma, tu non ne sai niente per caso?-

-Ma io...- *Maledetta serpe...*

Non voleva di certo ammettere la sconfitta davanti a tutti. A tutti quei matti, per essere precisi.

Accigliato, si apprestò saggiamente ad indietreggiare.

-Buahhhh! Akane, bambina mia, dove sei???-

-Cosa dovrebbe sapele il mio Lanma? Tesoluccio, gualda come mi sono fatta bella per il nostlo appuntamento!-

-Ran-chan! Mi devi una spiegazione! Cos'è questa storia che le hai dato un appuntamento, eh?-

-Ranma Saotome! Che cosa hai fatto alla dolce Akane Tendo e alla ragazza senza il codino? In quale luogo oscuro, frutto delle tue depravate fantasie, le hai celate al mio sguardo e alla mia protezione? Rispondi, è un ordine!-

-Papà, signor Genma, la cena è pronta!-

-Ranma! Non ti posso lasciare solo due minuti che il primo che passa viene e si porta via la dolce Akane! E tu cosa fai? Pensi solo a tornare a casa per riempirti lo stomaco, vero? Preparati a morire!-

-Ehi, guarda che “il primo che passa” in fondo sarei io!- Reagì finalmente il ragazzo, divincolandosi offeso dalla presa dell'eterno disperso. E poi sorrise.

Quel Ryoga...contro ogni logica doveva sempre trovare un motivo per avercela con lui.

Annaspando in cerca di aria e di una soluzione, si rese conto di essere indietreggiato a sufficienza e, di fronte all'urlante valanga umana di fronte a lui, decise che era ora di fare un altro giro. Si tappò le orecchie, girò i tacchi e per l'ennesima volta in quella lunga, lunghissima giornata riprese a correre. Tanto nessuno lo ascoltava. Ma non si stupì del fatto che tutti lo stessero inseguendo.

-Ranma, buahhh, fai qualcosa, buahhh!-

-Figlio degenere...!-

-Amole, ma dove vai?-

-Torna subito qui...!-

-Mi devi una spiegazione!-


 

-E così hai perso, eh?-

Al suo fianco una gracchiante voce fuori dal coro lo fece sussultare.

-Eh? E che cosa te lo fa pensare, brutto vecchiaccio?- Sbraitò nervoso al suo interlocutore in tutino, fazzoletto annodato sotto al naso e grosso foulard verde scuro sulle spalle. Zompettando in equilibrio sul muro, Happosai seguiva parallelo e divertito il percorso del giovane allievo, sebbene il suo obiettivo fosse più che altro una lunga serata a caccia di pizzi e merletti...

-Ahahah!- Scoppiò a ridere di fronte all'ingenua domanda del ragazzo. -Sarò anche vecchio, Ranma, ma come vanno a finire certe cose ancora me lo ricordo, sai? E poi se tu avessi trovato la chiave, a quest'ora Akanuccia sarebbe con te, no? E invece mi sa proprio che il tuo alter ego ti ha battuto su tutta la linea, non è vero?-

-Sgrunt! Fai poco lo spiritoso se ci tieni a quella vecchia pellaccia! Almeno tu sei l'unico ad averci pensato...sembra che agli altri sia sfuggito completamente di mente che Akane potrebbe essere con lui!- Rifletté sottolineando volutamente il condizionale.

-Mmm...forse perché tutti si aspettavano che fossi tu a trovarla...- E per un attimo Ranma credette seriamente che il maestro stesse dicendo qualcosa di sensato. Fu costretto a ricredersi.

-Comunque non ti abbattere, ragazzo! Se vuoi, tieni, ti regalo uno dei reggiseni di Akane! E poi non dirmi che non sono generoso!-

-Aaargh! E non lo voglio! Riprenditelo!- E come una patata bollente o un testimone da staffetta, in un attimo rispedì al mittente il morbido capo intimo.

-Umpf! Solo tu puoi trattare male un gioiellino così prezioso, Ranma! Prima le mutandine, poi il reggiseno...ma che vergogna che sei!-

-Perché invece non mi fai il piacere e sparisci, maniaco?-

-Peccato! Volevo giusto invitarti ad una gran battuta di caccia, eheheh! Ti risolleva l'umore, sai?-

-Bellissimo, guarda, fa come se avessi accettato, ma purtroppo ho altro da fare, grazie!-

-Come vuoi...pivello...come vuoi! Non sai cosa ti perdi! Ahahah!-

Ma parlare e correre contemporaneamente dopo una giornata del genere cominciava a privarlo seriamente di fiato ed energia. Svoltando l'ennesimo angolo, Ranma si liberò dell'inopportuna presenza del suo maestro, che tranquillamente aveva preso la solita strada del furto, ma non riuscì a seminare il caotico polverone che impetuoso continuava ad inseguirlo, adorarlo e minacciarlo.

*Accidenti...possibile che non si possa mai avere un momento di pace? E anche tu, Akane, ma dove ti sei cacciata?* Sfruttando al limite le ultime forze, accelerò il passo e, non visto, saltò oltre un muro di cinta, quello del retro di casa Tendo.

Due salti ed era sul tetto. Si fermò a riprendere fiato.

Asciugandosi il sudore sulla fronte, alzò lo sguardo al gelido cielo stellato, unico testimone del suo immenso vuoto interiore di quel momento.

*E poi...perché te ne sei andata?*

Ma si diede un pugno in testa da solo. Che domanda sciocca, lo sapeva bene il perché! Akane era sparita, sparita con quell'altro, Ranma 2. E se si fosse rivelata una persona pericolosa? Se tutto quell'essere gentile e garbato non fosse stata che una maschera e Akane fosse in pericolo? Chi l'aveva spinta tra le sue braccia? Lui e soltanto lui.

Se le fosse successo qualcosa...scoppiò a ridere.

-Ma chi voglio prendere in giro...?- Evidentemente stava impazzendo.

Ranma 2 era davvero il meglio di sé -considerò torturandosi il mento- e non solo non avrebbe alzato un dito contro Akane, ma l'avrebbe resa felice; le avrebbe detto e dato tutto quello che lei desiderava e meritava. Lui invece cos'era ormai? L'ombra di se stesso. Uno scarto. L'avanzo.

Aveva voluto perdersi e infine aveva perso tutto.

-Ma si può essere più idioti?- Gridò alla notte. E per un attimo rimase in silenzio, quasi si aspettasse una risposta da quell'interlocutrice tanto fredda e indifferente. Ricadde seduto sulle tegole umide, la testa fra le mani. Fino all'ultimo aveva davvero sperato di poter porre rimedio al terribile errore commesso solo due sere prima, di trovare Akane, parlarle, dirle tutto quel che aveva dentro. Già. Ma cosa aveva dentro?

“Dovresti prendere lezioni da me!” Si ricordò del primo consiglio di Ranma 2. E capì. Lui aveva bisogno della chiave per arrivare al cuore di Akane e al contempo la chiave era lui. Lui e ovviamente quell'altro damerino del suo odiato gemello. Insieme, un'unica persona, come una volta. Si sorprese nel sentirsi ridere sommessamente. Se le cose stavano così, allora sì che tutto era perduto...

Ma proprio in quell'istante, come per uno scherzo crudele, un'eco lontana nella sua mente gli suggerì una piccola frase, semplice semplice. Una verità, diciamo. Quella che, forse, se avesse avuto l'occasione, avrebbe scelto finalmente di raccontarle.

*Non sono niente senza te. Non mi lasciare mai...*

Scosse il capo ad occhi chiusi.

*Non sono niente senza te...* Ancora una volta.

*Non mi lasciare mai...*

Finché esternare quelle parole inespresse non divenne un'impellente necessità.

-Akane...non mi lasciare...-

-Non lo farei mai.- Lo consolò un vento caldo alle sue spalle mozzandogli il fiato.

Che cosa era stato? Il suo cuore copriva ogni rumore...

Incapace di voltarsi, fece appena in tempo ad abbassare lo sguardo, sentendo materializzarsi un lieve peso al collo, come quello di un ciondolo di metallo.

Brillante, solo per lui.

Qualcosa gli sfiorò la mano e inspirando quanto più fiato possibile, si voltò.


 

* * *


 

La luce...il volto di lei...il bianco...e ancora il volto di lei...le guance accaldate...la preoccupazione negli occhi...

Gli girava la testa.

-Ma...- Che fosse lei a fargli questo effetto?

-Ranma...- Sì, doveva essere così. Di scatto si avvicinò afferrandola per le spalle.

-Io non sono...-

-Cosa?-

-Non sono...- Deglutì vistosamente.

-Cosa, Ranma...?-

-Non sono...sul...tetto?- Un filo di delusione attraversò gli occhi della piccola Tendo, ma fu appena un istante. Era troppo sollevata per badarvi.

-No, Ranma, siamo in infermeria, a scuola. Le lezioni sono finite da un pezzo e...- Due lacrime calde e sincere le rigavano il volto, si era davvero spaventata. -Scusami...- Bisbigliò distogliendo lo sguardo da quello ancora confuso e fin troppo vicino di lui. -Sono stata una sciocca a tirarti quel banco in testa, è colpa mia se ora sei qui. Perdonami, Ranma...-

Ma Ranma non poteva rispondere, avendo smesso di respirare già da qualche secondo.

Stordito dall'enorme senso di sollievo che in un attimo le parole di lei avevano cominciato ad infondergli, lasciò che le sue labbra si increspassero in un sorriso quasi ebete.

Un sogno e niente più. Solo di questo si era trattato.

E ora Akane era lì e senza alcun timore dimostrava chiaramente di essersi preoccupata per lui e tanto anche. Al di là della fasciatura in testa, non si era mai sentito meglio in vita sua.

Sospirò felice.

*Non sai quante cose hai da farti perdonare, maschiaccio...* E in un attimo gli venne un'idea.

Accarezzandole le guance, roventi nonostante il pianto, le asciugò le lacrime con i pollici; un gesto spontaneo, sì, ma anche improvvisamente imbarazzante non appena si rese conto di quanto morbida e soprattutto reale fosse quella pelle sotto alle sue dita.

Imponendosi la calma si portò il bel volto più vicino al suo.

-Posso chiederti una cosa, Akane?- Solo così scoprì che la ragazza aveva smesso di respirare.

-Dimmi...-

-Sai dirmi per caso dove posso trovare...-

-...-

-Ranma 2?-

-R...Ra...- Si schiarì la voce. -Ranma...2?- Sussurrò a denti stretti la fidanzata impallidendo del tutto.

*Bene...come previsto...* Compiaciuto, inarcò un sopracciglio. A malincuore si staccò da lei, alzandosi in piedi sul lettino in preda ad un attacco di esibizionismo da cella d'isolamento.

-Ma sì, dai, Ranma 2, il mio bellissimo alter ego dai capelli corti, o forse...- Si zittì.

-Cosa?-

-Shhh!...Aspetta un attimo!-

-Cosa??-

-Mi stai...mi stai forse dicendo che posso diventare ancora una donna? È questo che mi stai dicendo, Akane?-

-Oh Kami! Ma che ti prende ora, Ranma?- Indietreggiò la ragazza, spaventata dallo sguardo folle e fondamentalmente inquietante del suo fidanzato.

-La mia versione femminile con i capelli rossi, hai presente?- Incalzava l'altro gesticolando esageratamente.

Aggrappandosi con forza al lettino dell'infermeria, Akane si tirò dietro tutto il lenzuolo, ritrovandosi pochi istanti dopo a terra. I begli occhi sgranati, non riusciva a crederci...

-Certo che ho presente, ma di che diavolo stai parlando? Ch...chi...chi è Ranma 2...?- E non era ancora tutto.

Rovesciatasi addosso il primo bicchiere d'acqua a portata di mano, la rossa aveva preso a saltellare su e giù per la stanza. -Che bello! Posso ancora trasformarmi! Oddio guardami, guardami, Akane! Non sono semplicemente perfetta?- La finestra, le asettiche e lucide mattonelle, un piccolo specchietto posto sopra il lavabo...ogni superficie era buona per riflettersi, tastarsi dappertutto e considerare, tra un sorriso smagliante e l'altro, che a discapito delle apparenze, tutto in lui era cambiato quel giorno.

-Ran...ma...ti prego...- Lo supplicò l'altra coprendosi il volto. E tuttavia, dita forti quanto sottili intorno ai suoi polsi le imposero di guardare.

-Guardami, Akane! Ho tutto, non mi manca niente! Evviva!!!- Gioì Ranma a seno scoperto.

-Oh Kami! Che cosa ho fatto...?- Del tutto inorridita si divincolò dalla presa, non voleva vederlo ridotto in quello stato. Accucciata a terra, si coprì di nuovo il volto con le mani. Se fosse stato necessario avrebbe sradicato il lavandino della stanza e glielo avrebbe dato in testa.

Magari avrebbe funzionato...

Peccato che il lavandino in quel momento fosse occupato e l'acqua, che scrosciava a fiumi, non le fece presagire nulla di buono.

-E poi all'occorrenza...ta daaaaa! Di nuovo uomo! Non è fantastico, Akane? Akane, ma non mi ascolti? Non sei felice per me?-

-È impazzito! È andato! Cosa dirò a casa adesso?-

-Yahooo! Uomo più bello del mondo, sì lo so, grazie, sono io... e poi...donna più bella del mondo, sì, sono sempre io, ahahah! E poi...uomo...donna...uomo...!-

Toc. Toc. Toc.

D'istinto Ranma si voltò verso la porta, ma nessuno aveva bussato.

-Che qualcuno mi aiuti...!- Piagnucolava ancora la ragazza dietro di lui.

Voltandosi verso la fidanzata s'intenerì e chiuse l'acqua. Tanto era presa a far risuonare ritmicamente la propria testa contro il pavimento che nemmeno si accorse di averlo accanto, accucciato alla sua stessa altezza.

Una mano tra la fronte e la dura mattonella attutì l'ultimo toc.

-Ehm, ehm! Hai intenzione di distruggere a testate l'intero istituto o hai finito?-

La ragazza si risollevò a guardarlo.

-Eh?- Era uno spettacolo. La fronte arrossata, gli occhi sgranati, insomma, una maschera di lacrime e stupore.

Ranma scoppiò a ridere. -Ahahah! Ci sei cascata! E dai, stavo scherzando, sto benissimo!-

-D...dici davvero?-

-Mai stato meglio, giuro! Ti stavo solo prendendo in giro!- Le sorrise, mentre scorgeva già le prime avvisaglie di un'aura bluastra che tanto gli era mancata. Ma stavolta non si sarebbe fatto trovare impreparato.

-E...ma...ma ti sembrano questi scherzi da fare, brutto stupido che non sei altro???- Gridò puntuale la fidanzata.

-Sgrunt! E ti sembra un banco di legno e metallo un oggetto da tirare in testa?-

-Per tua informazione se tu non mi avessi dato del maschiaccio violento davanti a tutti facendomi vergognare come al solito...-

-Ho fatto il tuo nome per caso?- Ribatté serio e tranquillo mentre si riabbottonava la casacca. Ci era riuscito. L'aveva lasciata senza parole.

-Umpf...Andiamo a casa che è meglio...-

-Ma sì, andiamo...tra le altre cose ho una fame che non ci vedo!-

-Possibile che tu non faccia altro che pensare ad ingozzarti?-

-Chissà di chi è la colpa se oggi non ho mangiato niente!-

-Che fai, ricominci, baka?-

E spenta la luce dell'infermeria, si avviarono verso l'uscita.


 

* * *

-Ahhhh! Finalmente anche questa giornata è finita!- Si stiracchiò il giovane camminando in bilico sulla sua recinzione preferita.

-E sai che sforzo! Hai perso due ore di lezione e sei rimasto a ronfare beatamente sulla barella dell'infermeria fino a quest'ora...una vera fatica, davvero! Un altro po' e sarei stata costretta a chiamare a casa...-

-Ti ricordo che...-

-Risparmia il fiato, Ranma. Lo so perfettamente che cosa vuoi dirmi. Ti ho già chiesto scusa mi pare, no? E poi...-

-Uh?-

-Non mi hai ancora risposto...chi diavolo è Ranma 2?-

-Ma niente, Akane. Devo aver fatto un sogno oggi, mentre ero svenuto, ma non chiedermi cosa ho sognato perché non me lo ricordo già più...- Mentì allegro.

-Mmm. Peccato, avrei potuto aiutarti ad interpretarlo...-

-Oh scusami se ho dimenticato i tuoi oscuri poteri da strega! A quando la prossima edizione del libro delle ombre?-

-Idiota! Parlo della lezione del professore Nakamura; oggi ci ha spiegato delle cose davvero molto interessanti...-

-Immagino...com'è andata a finire poi quella storia dell'anima e dell'animale in ognuno di noi?-

-Anima e animus, Ranma! Sei proprio senza speranza! Oh, beh, comunque dopo che ti hanno portato via il prof. ha approfondito un'altra teoria di Jung molto famosa.-

-Cioè?-

-Ha parlato degli archetipi.-

-Arco...eh?-

-Archetipi, Ranma. Sono dei personaggi universali e mitici che fanno parte del nostro inconscio, sebbene alcuni siano più forti e prevalenti e diano forma al nostro carattere rendendoci diversi. Gli archetipi li puoi ritrovare nei personaggi delle fiabe e delle leggende e, ancora oggi, scrittori e sceneggiatori di tutto il mondo li riprendono per inserirli nelle loro storie, dar modo ad ogni lettore o spettatore di identificarsi con almeno un personaggio ed avere quindi maggiore successo...-

-Sembra interessante...- Commentò poco convinto e proiettandosi con il pensiero già a casa e più precisamente a tavola.

-Lo è. In ogni caso, tutti questi personaggi sono presenti in ognuno di noi come aspetti nascosti della nostra personalità e sai quando vengono fuori?-

-Cos'è? Mi stai forse interrogando, maschiaccio?- Sorrise divertito portandosi con un salto accanto a lei.

-Nei sogni, baka che non sei altro! Ma non leggi mai? Eppure questa l'avevo già sentita persino io!-

-Bah...se per letture intendi quei quattro rotocalchi patinati tutti rosa e profumati di tua sorella, no mi dispiace!-

-Scemo! Parlo di libri, libri veri! Ma non la trovi una cosa estremamente affascinante?-

-Mmm? Beh, sì...certo...insomma quali sarebbero questi fantomatici archetipi?-

La ragazza sorrise, emozionata per la richiesta. E Ranma non poté fare a meno di notarlo. Certo che a volte bastava proprio poco...

-Allora, vediamo se me li ricordo tutti...dunque, sì, c'è l'innocente, un po' romantico e sognatore, che rappresenta il primo stadio del nostro sviluppo interiore e solitamente è un personaggio che ci riporta alla nostra infanzia.-

-Mmm...ok...e fuori uno.-

-Subito dopo c'è l'orfano, colui che ha perso l'innocenza a causa di una qualche perdita importante nella sua vita. Le evoluzioni dell'orfano che desidera riscattare questa perdita sono generalmente tre.-

-Devo prendere appunti, prof.?- Scherzò facendo finta di scrivere con una penna invisibile sul palmo della propria mano.

-Fai poco lo spiritoso, Ranma. La prossima settimana c'è il compito in classe, quindi cerca di ricordare quello che ti dirò, altrimenti sarai costretto a cavartela da solo in compagnia del tuo cervello e del povero libro di scuola. O forse li hai già venduti entrambi al mercatino del “mai usato prima”?

-Uff...sempre carina tu, eh? E va bene, dai, spiegami questa teoria super avvincente e senza la quale non posso vivere!-

-Allora, dicevo...c'è l'orfano che si appiglia a ciò che ha perduto prendendone gradualmente ruolo e funzione e questo personaggio dall'animo tanto gentile ed altruista si evolve nell'archetipo dell'angelo.-

-Mmm.- La guardò di sottecchi, qualcosa non quadrava.

-Ci sono poi orfani che invece non si arrendono all'idea di essere rimasti tali e canalizzano la propria collera verso gli altri diventano abili manipolatori. E infine ci sono orfani che tentano di farsi avanti nella vita lottando e contando solo sulle proprie forze. Questi ultimi sono quelli che accedono spesso all'archetipo successivo, quello del guerriero o eroe.-

Ok, improvvisamente il discorso si era fatto interessante, doveva ammetterlo.

-E...roe, hai detto?-

Akane sorrise, non si aspettava tanta attenzione.

-Già. L'eroe è colui che ha bisogno di mostrare di valere qualcosa attraverso atti di coraggio, il che va anche bene, però...-

-Però?-

-Però poi ha paura di apparire debole e quindi risulta spesso un tipo arrogante. Insomma, è uno che ha sempre bisogno di avere una sfida davanti per dimostrare di valere qualcos...oh!- Si bloccò.

-Eh? E ora che c'è? P...p...perché mi guardi così?-

-Ma sai che come personaggio ti calza a pennello? Ahahah!-

-Grrr! Sempre spiritosa! E dimmi, esiste per caso anche l'archetipo del maschiaccio privo di fascino?-

-Dì un po', Ranma...vuoi arrivare vivo a domani?-

-Umpf...per oggi ho già dato, mi sembra. Vai avanti...-

-Davvero ti interessa?-

-Ma sì...un argomento come un altro...-

-E poi...vediamo...ah sì! Poi c'è il mio preferito: il viaggiatore! Il vagabondo che è mosso dall'ossessione di cercare qualcosa, ma in realtà è solo alla ricerca del proprio io...non la trovi una figura incredibilmente attraente?-

-E perché mai quel maiale sarebbe il tuo preferito, scusa?- S'impuntò e lei gli sorrise, deliziosamente malefica.

-Ma quale maiale, Ranma? Di cosa parli?-

-Lascia perdere. Vai avanti...il fascino del suino, ma dimmi tu...-

-Ehm...un altro archetipo è l'amante, ovvero il giovane, lo sposo, il principe...insomma, colui che ama e non ha paura di dirlo.- Aveva detto tutto d'un fiato e subito era arrossita.

-Ahahah! Spero che sul libro non sia scritto così, Akane! Parli come la cartomante di un canale regionale!- Un piccolo crack al cuore gli aveva nel frattempo spezzato il fiato, ma questo Ranma lo tenne per sé.

-Vai a dirlo al professore se ne hai il coraggio! Sono parole sue, sai?-

-Sarà...-

-E comunque ognuno di questi personaggi può avere anche un risvolto negativo. Per esempio il personaggio dell'amante al femminile può dare origine sia alla principessa delle fiabe da trarre in salvo, sia ad un'infima seduttrice che si abbasserebbe a tirare fuori tutti i trucchetti che conosce pur di ottenere ciò che vuole. Non ti ricorda nessuno per caso?-

-Dovrebbe?-

-E figuriamoci! Sto solo sprecando fiato. È inutile parlare di filosofia o psicologia con uno che ha la sensibilità di un pezzo di coccio!-

Ranma sorrise e non rispose. Aveva invece l'impressione di aver capito molto di più di quanto lei credesse. Non che Akane potesse sapere il contenuto del suo sogno, ma comunque glielo stava facendo apposta. Si stavano parlando, raccontando e sfidando su un piano fin troppo noto ad entrambi.

-Cerca di aprire bene le orecchie che non ho voglia di ripeterti la lezione a casa. Un altro archetipo è quello del sovrano, che teoricamente è un aspetto positivo, ma che spesso è anche terribilmente negativo e dà luogo a personaggi arricchiti, superficiali e megalomani.-

-E dal dubbio gusto in fatto di arredamento...- Completò in un sussurro.

-Mmm?-

-Niente, non farci caso. Considerazioni personali...- Ma l'espressione divertita tradiva un'emozione incontenibile. Quante cose gli erano improvvisamente più chiare...

Certo, l'idea che un piccolo Kuno si annidasse dentro di lui lo disturbava e non poco. Fortuna che emergeva solo nei sogni, si consolò. In ogni caso e per una volta stava davvero apprezzando una lezione che non fosse di educazione fisica e questo Akane non poté fare a meno di notarlo.

-Sei strano oggi. Forse sarà meglio passare dal dottor Tofu prima di andare a casa.-

-Ma come faccio a convincerti che sto bene?-

-Mah...se lo dici tu. Comunque, tanto per concludere il discorso, alla fine dell'ora il professore ha accennato anche ad una serie di archetipi per le figure più anziane, come ad esempio il padre saggio che può essere tanto buono, quanto eccessivamente severo o tradizionalista; il folle o giullare, ovvero l'anti-saggio per eccellenza, che adora rompere le regole e trascorre l'intera esistenza divertendosi alle spalle degli altri; la grande madre, un archetipo potentissimo, primordiale e ambivalente, che sa essere tenera e terribile al tempo stesso...e infine c'è il mago, colui che fa accadere le cose e ha come obiettivo quello di realizzare i sogni.-

-Ma non mi dire?- Sempre meglio. Di questo passo avrebbe preso il massimo dei voti al compito. -Senti, ma tornando all'eroe...-

-Ti interessa solo quello, eh?-

-No, no...anche l'amante, non le ho capite bene come figure...- Era sincero.

-Beh, in effetti sono tra le più complesse. All'inizio l'eroe lotta solo per se stesso, il desiderio di essere sempre migliore di qualcun altro lo porta ad essere solo, è incapace di dialogare...insomma, è il lupo delle favole, l'insidia, la gelosia, l'ombra. L'amante invece è un guerriero di livello superiore, con intenti altruistici e migliore sotto ogni aspetto.-

*Perché lui mi ha trovata per primo...*

-Non so perché ma questa non mi suona nuova.- Commentò acido, ma Akane lo ignorò.

-A volte capita di sognare un'avventura e l'eroe, ovvero colui che sogna, comincia il proprio viaggio alla ricerca di qualcosa. Con il supporto dell'angelo e l'amante come modello da perseguire, l'eroe scopre il desiderio di evolversi e diventare anche lui un guerriero superiore. Riconoscere e sconfiggere la propria ombra in un sogno è segno di crescita interiore, lo sai, Ranma? Oltre che l'unico modo per arrivare al tesoro...-

-Eh? Aspetta un attimo! Hai detto “tesoro”?-

-Sì, perché?-

-Senti, ma...e questo tesoro che cosa rappresenta veramente?-

La risposta di lei non lo sorprese.

-Beh, da quanto ho capito il tesoro in un sogno può essere rappresentato da una persona o da un oggetto, ma nella fattispecie non è nessuna delle due cose. Il tesoro è la nostra identità completa, quello che Jung chiama il “sé unitario”. L'obiettivo del viaggio è scoprire chi siamo, in base a ciò o chi amiamo. Io lo trovo un concetto bellissimo...non credi anche tu?- Si voltò.

-Ranma...?- Era sparito. -Ma dove sei andato a cacciarti adesso, baka?-

 

 

* * *

 

Ma il suddetto baka non era molto distante.

Pochi metri prima, infatti, aveva scorto in una stradina laterale una figura piccola e stravagante, a lui purtroppo nota. Un vecchietto per essere precisi. Un Happosai si sarebbe potuto dire, se non fosse stato per i lunghi capelli e la folta barba bianca che gli ricoprivano quasi del tutto il viso.

Allegro saltellava sul suo banchetto, tentando invano di attirare l'attenzione dei passanti. Avvicinandosi cauto, Ranma tirò un sospiro di sollievo. L'umile venditore, tanto simile a quello del suo ultimo sogno, non vendeva che inutili cianfrusaglie del secolo scorso. Quel genere di cose che, come scritto a matita sopra un pezzetto di cartone, spacciava per antichità.

-Posso fare qualcosa per lei?- Lo accolse felice.

Accidenti, lo aveva beccato. E sì che generalmente Ranma cercava di tenersi accuratamente alla larga da individui del genere proprio per evitare discussioni inutili. Tanto non aveva mai un soldo in tasca.

-Beh, ecco...veramente io...- Principiò imbarazzato.

-Ho capito, ho capito! Le serve un vecchio pomello privo di vite? Una forchetta in argento senza manico? Un bricco sbeccato del settecento? Una bombola del gas vuota? Ho tutto, sa?-

-No, guardi, forse non ci siamo capiti, io...-

-Cliente difficile, eh? Bene, aspetti e vedrà!- E con un tonfo che sollevò un quantitativo di polvere allarmante per qualsiasi allergico, sbatté con forza sul tavolino quello che forse era stato il primo vassoio della storia. -Allora, che gliene pare?-

-Be...bello...bellissimo...- Si sforzò di dire osservando allucinato un rettangolare piatto in metallo tutto incrostato ed ossidato. -Però, il fatto è che...-

-Ohhhh...ho capito ora...!-

-Eh? Davvero?-

-Oh sì, i miei occhi ci mettono un po', ma alla fine capiscono sempre cosa vogliono i miei clienti...eheheh!-

*Ma perché, ne ha?* Non poté fare a meno di pensare Ranma, riferendosi tanto ai clienti, quanto agli invisibili occhi del mercante, evidentemente molto ben nascosti da barba e sopracciglia.

-Lei sta cercando qualcosa di particolare, lo sento...ma dove l'ho messa...accidenti...era qui un attimo fa!- Si inchinò appena un istante per cercare meglio sotto al banchetto e per un secondo Ranma pensò seriamente di darsela a gambe. Quale occasione migliore? Già.

-Trovata!-

Ma ciò che vide gli spezzò il fiato e come pietrificato si scoprì incapace di muoversi.

-La chiave...- Balbettò.

Il vecchio leggermente preoccupato per la reazione fin troppo stupefatta del giovane si accigliò. Che lo stesse prendendo in giro?

-Beh, è una chiave, sì, ma niente di speciale...- Ma non era vero. Quella era la chiave. Identica a quella del suo sogno. Brillava più di quanto lui ricordasse, lucida, senza un graffio, con il passante a forma di cuore e un sottile nastro blu oltremare intorno. Avrebbe dato non sapeva nemmeno lui cosa per averla.

-Allora? Le piace?-

-Quanto...quanto vuole per quella?- Si trovò disperato a cercare anche la più piccola monetina nelle pieghe delle tasche.

Il vecchio sorrise. -Se vuole, gliela regalo...non è un pezzo particolarmente pregiato. Pensi che doveva essere il doppione di un'altra chiave e invece è stata fatta male e non apre nessuna porta...-

A quelle parole il volto del ragazzo si illuminò ancora di più.

-Davvero me la regalerebbe?-

Il vecchio annuì. -Ma sì, la prenda pure. Le porterà fortuna...- Concluse, mentre iniziava a disfare il proprio banchetto; il sole volgeva ormai al tramonto, era ora di tornare a casa.

*Questo è certo...* Pensò Ranma, mentre fra le mani stringeva un grande, apparentemente inutile, ma preziosissimo tesoro.

Dopo aver ringraziato a lungo il generoso mercante fece per avviarsi nuovamente verso casa. Ormai Akane doveva averlo dato per disperso. Ma prima, si voltò ancora una volta.

-Posso farle un'ultima domanda?-

-Uh?-

-Ma lei viene spesso qui con il suo banchetto?-

-Ma certo.- Borbottò allegro quello, caricandosi tutto sulle spalle e avviandosi per la propria strada.

-Ogni volta che qualcuno ha bisogno di me, eheheh!-

*Non si affatichi troppo allora, mi raccomando!* Rise fra sé e sé Ranma, non del tutto sicuro di aver capito il significato di quelle parole. Una voce poco distante lo riportò subito con i piedi per terra.

-Ranma! Ma insomma, dove ti sei cacciato? Se ti trovo...giuro che...-

Rabbrividì.

 

* * *

 

Sotto il peso degli anni e delle cianfrusaglie che ancora si ostinava a tentare di vendere, il vecchio mercante camminava lungo la scia di un ultimo raggio di sole. Era certo di aver fatto una buona azione, questo il suo cuore gli diceva e anche se non ci aveva ricavato nulla, non gliene importava poi molto.

Svoltando l'angolo in direzione del ponticello, si soffermò intenerito a guardare due giovani perdersi l'uno negli occhi dell'altro.

Tremavano, vibravano, sussultavano insieme.

Erano uno spettacolo di imbarazzi, silenzi e gesti impacciati che allargava il cuore.

 

-Se ti piace, puoi tenerla.- Gli parve di sentire.

Sorrise distogliendo lo sguardo.

-Sai, c'è una cosa che vorrei dirti...-

E continuando a sorridere, riprese il proprio cammino, abbandonando i due sconosciuti alle conseguenze delle loro emozioni.

Qualsiasi cosa quel semplice oggetto significasse per loro, lui era contento.
 

Fan Art di Spirit99

 

Stars shining bright above you;
Night breezes seem to whisper 'I love you'.
Birds singing in the sycamore tree.
Dream a little dream of me.

(The Papas and the Mamas – Dream a little dream of me).

 

 

Fine.

 

 

* * *

 

Un giorno qualunque di un mese qualsiasi di troppi anni fa il mio prof. di filosofia, a seguito di una lezione non troppo dissimile da quella descritta nel primo capitolo, ci diede come compito quello di individuare una storia o un film, animato o meno, in cui gli archetipi di Jung fossero ben evidenti, spiegando ovviamente i motivi della propria scelta. Io portai questo. Non questa ff, ben inteso, ma quello che secondo me era un esempio più che evidente e anche divertente dell'altrimenti interessante quanto ammuffita teoria scolastica. Il mondo di Nerima. Inutile dire che il mio prof non sapeva nemmeno di cosa stessi parlando e presi un 6 striminzito, sulla fiducia e tanto per. Due anni fa, tornando a scuola per il quarantennale dell'istituto e una festa di ritrovo di ex studenti (non vi sto a dire la tristezza a palate), ritrovai il mio prof. Diventato nel frattempo nonno di gente ggggiovane (con otto G) aveva avuto modo di vedersi un paio di puntate del meraviglioso anime che tutte ci appassiona e mi ha dato ragione. Con soli 10 anni di ritardo, ma è stata una bella soddisfazione visto che non se l'era dimenticato quello stupido compito. Da questo ricordo e da un paio di letture recenti (Jung e Buzzati) è nata questa storiella, senza pretese come sempre, ma che tanto mi sono divertita a scrivere.

E proprio per tutto l'affetto e l'entusiasmo che mi avete dimostrato anche in questa storia, voglio ringraziarvi come si deve. Prima di tutto un grazie gigantesco e sentito a tutti voi che avete letto, seguito, ricordato o preferito questa storia. Il vostro supporto, anche se “silenzioso” è sempre fondamentale e dà la giusta carica a chi (e non parlo solo di me) scrive solo per passione e nei ritagli di tempo :) Ma sarei ingiusta se non rivolgessi un ringraziamento tutto speciale a coloro che con tanta pazienza e simpatia mi hanno sempre seguita, spronata e rallegrata con i loro stupendi commenti. E mi riferisco ad esempio a Vale/Violet, la mia autrice del cuore, le cui recensioni alle quattro del mattino passeranno alla storia prima o poi ;) E poi a Spirit99 e Aron_oele, ragazze siete uniche e sapete bene quanto sia bello per me ricevere i vostri commenti ma in questo caso il ringraziamento è doppio e sapete bene perché. Le vostre meravigliose doti artistiche hanno dato semplicemente vita a questa storia e per tutto questo io non vi sarò mai abbastanza grata!!! Per il sogno...beh ci avevate preso e non siete le sole. Fin dall'inizio ho cercato di buttarvi qualche parolina strategica circa l'atmosfera onirica in cui tutto si svolgeva, un po' speravo di farvela fino alla fine, ma nulla sfugge al vostro attentissimo occhio :D E lo stesso vale per te, carissima Pia. Le tue “intuizioni” ed impellenti curiosità sono state davvero dolcissime e mi ha fatto un piacere immenso vedere con quanta partecipazione stessi aspettando questo finale, grazie! Spero di non averti delusa ;)

Un grazie di cuore va ovviamente anche a Faith84, Antonella84, Lallywhite e Maymell :) Ragazze, con le vostre parole mi regalate sempre momenti emozionanti e ricchi di spunti ed allegria, siete davvero preziose e fondamentali!

Grazie infinite anche a voi, Icy_londoner, Biba89 e Xingchan, per avermi onorato con i vostri punti di vista, gli incoraggiamenti e mille stimoli. Non sapete nemmeno quanto le vostre recensioni mi siano state d'aiuto in qualche momento di terribile mancanza di ispirazione :D

Infine un mega grazie anche a Memole82, InuAra, Edvige-Hoshi e Lillixsana che avete trovato il tempo e la voglia di lasciarmi, a seconda dei casi, più di un pensiero, conferma e apprezzamento.

Un forte abbraccio a tutti voi, spero tanto che il finale sia stato di vostro gradimento e alla prossima!

Gretel.

 

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