Eravamo Sole e Pioggia

di ChristieCharles
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una giornata di pioggia ***
Capitolo 2: *** Piacere di conoscerti ***
Capitolo 3: *** Ci vediamo sabato! ***



Capitolo 1
*** Una giornata di pioggia ***


















Era iniziato con un giorno di pioggia.

Una di quelle giornate in cui non riuscivo ad evitare le lacrime.

Chiusa nella mia solitudine mi rintanavo in un angolo dietro casa.

Tu eri solito passare da quelle parti per correre, ti avevo visto qualche volta. Frequentavamo la stessa scuola, ma non la stessa classe. Ti conoscevo di vista insomma.

Ti sei avvicinato come se fossimo stati amici da tanto tempo

-Hai litigato con qualcuno?- mi hai chiesto.

Ho alzato la testa con gli occhi ancora rossi e umidi e ho fatto segno di no

-Sto male e basta.- ho aggiunto forse con un tono troppo acido.

Tu però non eri un tipo che si scoraggiava, non lo sei mai stato.

-Dove hai male di preciso? Forse posso aiutarti.- hai detto sorridendo.

Di solito non ridevo alle battute, ma quella volta mi venne spontaneo sorridere. Incoraggiato dal mio sorriso ti sei seduto accanto a me, contro quello stupido muretto dietro casa mia.

-Ho male al cuore.- ho detto tristemente.

-Ho capito! Hai avuto problemi con un ragazzo...- hai detto con tono scherzoso. Ho riso di nuovo, avevo capito che volevi solo provare a farmi stare meglio.

-Non importa...- ho detto in tono evasivo -Comunque grazie per l'interessamento.- ho aggiunto in tono più cordiale. -Sempre disponibile.- hai detto con fare teatrale.

In quel momento ha iniziato a piovere. Non ti sei preoccupato della pioggia e nemmeno io. Eri impegnato a sorridermi e a contagiarmi con la tua allegria. Mi hai dato la tua felpa per potermi riparare un po' e poi sei corso via sotto la pioggia. Credo che tu me l'avessi lasciata a posta quella felpa, una scusa bella e buona per parlarci di nuovo. Sono tornata in casa e non ho fatto altro che pensare al nostro breve incontro. Ho deciso in quel momento che avrei imparato ad usare le scuse per poterti incontrare ancora.

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Capitolo 2
*** Piacere di conoscerti ***


Ho perso un'intera giornata a cercarti nei corridoi della scuola. Avevo la tua felpa stretta tra le mani ed ero determinata a restituirtela. Era la mia scusa per poter parlare con te. Ti ho trovato. Ho scoperto che eri due classi più avanti di me ed eri con i ragazzi popolari. Io ero sempre stata un'emarginata, così ho rinunciato a parlarti. Mi sono avvicinata e ti ho riconsegnato la felpa come se fosse stata un pacco o una semplice penna.
-Ciao!- hai esclamato sorridendo appena fui abbastanza vicina, sembravi davvero felice. I tuoi amici intorno a te ridacchiavano indicandomi, ma tu non ci facevi caso. Ti ho ringraziato mentalmente per questo. Me ne sono andata con lo sguardo basso e la coda tra le gambe, avevo sperato di poterti parlare.
-Aspetta! Qualcosa non va?- hai detto dietro alle mie spalle.
Ho accelerato il passo e sono scomparsa dal corridoio, contro ogni mia aspettativa mi hai seguito.
-Che cosa è successo? Speravo di poterti parlare di nuovo.- hai detto con tono sorpreso. Ero delusa, non sapevo cosa fare.
-Io... Sono un'emarginata, tu stai con i popolari. I tuoi amici stavano ridendo di me. Non credo che possiamo parlarci molto.- ho detto come se fosse stata la giustificazione più ovvia della terra.
-Non capisco. Non esistono regole su chi può o non può parlare con me... I miei amici sono solo prevenuti nei tuoi confronti. Dopo tutto non ti conoscono e a dir la verità nemmeno io.- hai ribattuto convinto. Io ho disteso le spalle e ti ho guardato negli occhi -Per iniziare ci presentiamo?- ho chiesto speranzosa. Hai sorriso, di nuovo.
-Piacere, io sono Alex. Qual è il vostro nome adorabile fanciulla?- hai chiesto facendo un ampio inchino.
-Io sono Christie, molto lieta.- ho detto imitandoti.
-Non sei italiana?- hai chiesto sorpreso.
-Solo in parte...- ho detto. Non mi è mai piaciuto dover dire a tutti che sono per metà straniera.
-Allora Christie perdoni la maleducazione dei miei amici?- -Certo, mi dispiace di aver subito condannato il loro comportamento.- ho risposto mentre la campanella suonava -Ora devo andare, ma tutti i giorni passo da dove ci siamo incontrati verso le cinque. Posso sperare di rivederti?- mi hai chiesto speranzoso -Può darsi...- ho detto evasiva sfoggiando il mio miglior sorriso. Ti sei allontanato di nuovo.
Questa volta non c'era bisogno che mi lasciassi qualcosa da usare come scusa.
 

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Capitolo 3
*** Ci vediamo sabato! ***


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Per un mese non mi azzardai ad uscire di casa.

Guardavo il muretto sul retro da dietro le tende della mia stanza e tu ogni giorno eri lì ad aspettarmi.

Arrivavi alle cinque in punto, anche se pioveva, grandinava o nevicava, tu eri lì e rimanevi fino alle sette e mezza. Non ho mai capito, neanche in seguito, perché tu fossi così ostinato a volermi rivedere.

Mi decisi a scendere un pomeriggio per aspettarti.

Come sempre alle cinque sei arrivato. Appena mi hai visto hai sfoderato un grande sorriso e mi hai salutato.

-Finalmente ti trovo!- hai esclamato

-Scusa, ma ho avuto da fare e non avevo tempo per stare qui fuori a far nulla...- ho mentito lo so, ma non sapevo cosa dirti, come giustificarmi.

-Non importa. Come stai?- hai detto forse sperando di evitare l'argomento

-Sto bene, grazie. Tu mi sembri un po' pallido piuttosto- ho detto un po' preoccupata dal tuo colorito

-No, è normale. Sono sempre così...- non ero convinta della tua risposta, infatti scoprii in seguito che con tutta la pioggia, la neve e il freddo che avevi preso ti eri ammalato. Nonostante avessi la febbre eri uscito lo stesso per venire sotto casa mia e anche se non volevi farmelo notare stavi per crollare. Non volevo insistere e feci finta di niente.

-Ok, se lo dici tu... Ti volevo chiedere se uno di questi giorni ti andrebbe di incontrarci, magari non qui.- proposi: speravo di poterti parlare in un posto che non fosse casa mia, non mi piaceva l'idea che qualcuno che mi conosceva ti potesse vedere. Non mi vergognavo, semplicemente non volevo.

-Sì, d'accordo! Va bene sabato ai giardini pubblici? Se vuoi potremmo anche mangiare un gelato o...-

-Va benissimo!- ti interruppi. Non volevo essere brusca, ma avevo sentito una macchina parcheggiare nel vialetto.

Non so come, ma hai capito subito che qualcosa non andava e con un sorriso rassicurante e un "ci vediamo sabato allora!" ti sei congedato.

Corsi in casa più veloce che potei, appena in tempo per vedere mia madre entrare dalla porta.

Non ti aveva visto e questo mi sollevò enormemente: se fosse successo avresti passato grossi guai ed era l'ultima cosa che volevo.

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