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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. The zoo. ***
Capitolo 2: *** 2. "Are you afraid of me?" ***
Capitolo 3: *** 3. "I know who you are." ***
Capitolo 4: *** 4. 'Good breakfast' ***
Capitolo 5: *** 5. Prospect Park. ***
Capitolo 6: *** 6."Oh my God, you?" ***
Capitolo 7: *** 7. "Welcome back dude." ***



Capitolo 1
*** 1. The zoo. ***


1. THE ZOO






 
*Bi-Bip* *Bi-Bip* *Bi-Bip*

Sono duecentodue dollari e venti, prego.
Cara scusa potresti pagare tu intanto che io imbusto?” Mi chiese mia madre.
Va bene.” Risposi tirandole fuori il portafogli dalla borsa.
Dopo aver pagato mi girai verso mia madre per controllare la sua goffa situazione nell’imbustare gli interminabili prodotti e decisi di darle una mano.
Finito di imbustare ci dirigemmo alla macchina e caricammo le buste.
Duecentodue dollari per la spesa, cavolo, il mondo sta andando proprio…
Mamma!” La interruppi, “Finiscila con questa storia del mondo che va a rotoli! Se tu ogni tanto controllassi cosa metti nel carrello, anzi, nei carrelli, ti accorgeresti che il prezzo è sempre più che giusto rispetto alla quantità di roba inutile che acquisti.” La sgridai.
Mah, sciocchezze! Non si può far pagare così tanto per la spesa.” Rispose lei chiudendo la portiera del portabagagli.
Sai come la penso mamma, tu esageri sempre.
Salii in macchina sbattendo lo sportello, mia madre è esasperante.
Salì in macchina anche lei allacciandosi la cintura e dopo riprese:
E tu sai come la penso io Au, il mondo sta andando a rotoli.” Disse sospirando “E’ la verità.
Se lo ripeti un’altra volta giuro che scendo dalla macchina e vado a piedi” Le dissi ridacchiando.
E poi..” Ficcai la mano nella borsa frugando tra la roba in cerca delle cuffiette “Questa frase non ha senso…
Sei troppo giovane per capirla Au, lascia stare” Disse dandomi un paio di buffetti sulla guancia.
Ecco, anche questa frase non ha senso, come si fa ad essere troppo giovani per capire una frase così stupida?” Dissi distrattamente mentre scorrevo la lista di canzoni sul cellulare.
Sei tu che sei stupida, non la frase!” Disse ridendo.
Sbuffai. “Pensa a guidare che è meglio” Dissi. Mi fece l’occhiolino.


Ci fu silenzio durante tutto il tragitto per casa. Io e la mia famiglia abitiamo lontano dal centro della città. Non fraintendetemi, New York è pazzesca, è una città invidiata da tutti ma per un certo senso sono contenta di non stare nella zona centrale, piena di casino.


Siamo a casa!” Urlò mia madre invano.
Papà ha portato Piper, Dylan e Eva al parco. Scusa, mi sono dimenticata di dirtelo” Dissi timidamente.


La nostra è una famiglia molto unita e piena d’amore. I miei si sono fidanzati all’età di quattordici anni e ancora si amano alla follia, ancora sembrano così giovani nel loro modo di essere, di volersi bene, li invidio tantissimo. A volte noto dei piccoli gesti che per me significano veramente amarsi; papà spesso si sveglia alle cinque, esce a comprare dei fiori alla mamma e le prepara la colazione, poi fa lui al posto suo qualche faccenda di casa e le lascia poi godere la giornata con noi ragazzi. Spesso i miei fratelli si annoiano a tenerle compagnia, e non li biasimo, ma io faccio sempre uno sforzo perché so che le fa piacere. La mamma invece a volte organizza la serata tipo di papà, un po’ di birra, panini, vari dolci e una partita di baseball, non importa quanto vecchia sia la replica, è il pensiero che conta. I miei genitori sembrano usciti da un libro, così come i miei nonni, e a sentire i miei parenti, anche i nonni dei miei nonni. Ma io?


Ha portato anche Tetriw?” Mi chiese.
Penso di si, perché? Non è in casa?” Iniziai a preoccuparmi.
Se fosse stato in casa lo avremmo già visto, non credi?” Mi disse lei raggiungendo la cucina.
"Giusto…"


Tetriw è il nostro cane ormai da più di sette anni. E’ un meticcio, penso sia il mix di due dei cani più belli mai nati, perché è veramente spettacolare, ma non si riesce a capire neanche una delle sue origini. Come stazza, è più simile ad un cavallo che ad un cane, ha il pelo lungo e coloratissimo, gli occhioni da cerbiatto e la pancia a macchie. Ha un carattere forse molto migliore di quello di alcuni umani che conosco, ma in fondo, io i veri
cani li ho sempre visti a due zampe. Io e mio padre lo trovammo per strada tornando da scuola, pioveva tantissimo e lui lo fece venire con noi.

-

Intorno alle otto tornò il resto della famiglia.
Eccoci, siamo tornati!” Strillò mio padre dall’ingresso.
Si urla, in questa casa, sempre e comunque.
Anche quando ascolto la musica ad un volume altissimo in camera mia, sento gli urli dal piano di sotto di chi rientra a casa, chi avverte che è pronto a tavola, chi schiamazza, chi ride.
Tirai un sospiro di sollievo appena sentii abbaiare e decisi di correre giù dal mio cagnolone.
Ehy, batti il cinque campione!” Gridò mio padre a mio fratello ridacchiando.
Togli quella mano a paletta papà, sei imbarazzante” Quasi lo ignorò.
Ehy perché sei scortese con tuo padre?” Chiese mia madre.
Mi mette in imbarazzo, oggi al parco…” “Ahh, sciocchezze figliolo.” Lo interruppe papà.
Allora? Che si mangia?” Chiese mio padre a mia madre dandole un dolce bacio sulle labbra.
Perfetto, qui nessuno mi ascolta più, che famiglia disponibile!" Strillò mio fratello correndo in camera sua.
Fred, cosa è successo al parco con Dylan?” “Niente. Lo sai com’è fatto, sta crescendo. Problemi tra padre e figlio, niente che non possa risolvere con una chiacchierata tra uomini.” La tranquillizzò.
Va bene, prendimi l’acqua per favore tesoro, tu Audrey chiama gli altri che è pronta la cena.
D’accordo.” Risposi.


In famiglia quando mangiamo, io non parlo mai, mi piace ascoltare. In più sento sempre storie diverse, dai problemi seri, come le bollette, il lavoro e le varie spese dei miei alle litigate continue dei miei fratelli per futili motivi. In realtà mi piace anche mangiare, quindi ho sempre la bocca piena e non saprei mai di cosa parlare.


Allora Audrey, dov’è che vai con la scuola domani?” Mi chiese mio padre addentando il pane.
Allo zoo” Risposi secca.
Sentii qualche risatina dalla parte del tavolo dove sedevano i miei fratelli e alzai gli occhi al cielo.
Non ti ci avevamo mai portato da piccola?” Continuò lui.
Mhh, no, non credo, o almeno non me lo ricordo
Beh sarà interessante, no?” Si intromise mia madre.
Interessantissimo!” Disse mio fratello scoppiando poi a ridere ancora con il boccone di pasta in bocca.
Stai zitto tu, e manda giù il boccone prima di aprire la bocca, maiale!” Sputai seccata.
Audrey, per favore!” “Mamma lo sai che mi da fastidio quando fa così” Dissi lanciandogli un’occhiata fulminate.
Non ne vedo il motivo poi, io penso sia interessante vedere gli animali, dal più al meno comune, no?” Mio padre riprese.
Io invece trovo ridicolo che portino quelli dell’ultimo anno allo zoo ad osservare gli animali invece che ad un museo magari più adatto per dei ragazzi della loro età.” Ecco Piper, mia sorella. Frequenta la mia stessa scuola, sta al primo anno ma è la classica ragazzina in cerca di attenzioni che va dietro alle mode per stare al passo con le persone popolari. Ridicola.
Non la penso affatto così.” Partì a razzo mia madre “Il bioparco è un luogo interessantissimo a mio parere.
Può essere interessante quanto ti pare ma visitarlo con la scuola per me non ha senso.” Ci fu silenzio.
Insomma, voglio dire, ormai gli insegnanti non sanno più che farci fare. Ma fanno sul serio? Dovrebbero aiutarci a superare gli esami ed invece ci portano allo zoo a vedere le mucche e le galline, ci hanno preso per stupidi ragazzini? Ora tutti a scuola parlano di noi sfigati che invece di andare a Los Angeles a fare lo stage, andiamo un pomeriggio allo zoo, dove l’età media dei visitatori è circa sui sei anni, senza offesa, Dylan.” Conclusi.
Ne ho quasi undici, idiota.
Mhmh si certo, tutto quello che vuoi.” balbettai ignorando la sua linguaccia.
Beh il bioparco ha un che di scientifico, no? Ci sarà una guida che vi spiegherà diverse cose, credo. Ed ora come ora sono contento che ti ci portino, dato che pensi seriamente che ci siano mucche e galline.” Disse mio padre facendomi l’occhiolino.
La mia sorellina Eva rovesciò poi l’acqua per terra, così asciugammo il tutto e concludemmo la cena nel più totale silenzio.


6:00 a.m.
*Buongiorno ascoltatori di Radio 509, oggi sembra ci sia bel tempo ma il meteo potrebbe variare nel pomeriggio, per ora vi propongo qualche hit del momento per svegl -BIP*
Odio la mia sveglia.
Mia madre l’ha impostata apposta sul calane radio perché sa benissimo che non sopporto svegliarmi la mattina sentendo le cazzate che dice quel tizio, così mi alzo dal letto e la spengo subito.
Solo al pensiero che quel giorno l’avrei dovuto passare allo zoo a vedere gli animali insieme a quella matta della prof. di scienze mi veniva da vomitare. Avevo una voglia irrefrenabile di rimettermi a letto, sotto le coperte.
Superai l’istinto di tornare a dormire ed iniziai a prepararmi.
Mentre sceglievo i vestiti pensai ‘Cosa si indossa per andare allo zoo?’ poi scoppiai a ridere da sola alla mia stessa domanda.
Misi un paio di jeans color verde militare, una magliettina grigia, una felpa nera e le mie Vans bordeaux.



*Bloop*
Afferrai il cellulare e vidi la notifica di un nuovo messaggio dalla mia migliore amica:

Da: Lydia
-(Buon)giorno! Sei pronta per questa giornata super divertente allo zoo? Porta anche un bigliettino di ringraziamento alla Smith per questa bella batosta ma al posto di ‘XOXO’ mettici ‘Vaffanculo’ -

Risi da sola alle sue parole.
Lydia è una grande fan di Los Angeles e quando ha scoperto che la Smith per un suo capriccio con la preside non ci ha voluti portare ha fatto lo ‘Sciopero del sorriso’, così è come lo ha chiamato lei. In pratica ha tenuto il broncio per una settimana, Lydia è terribile in queste situazioni. Tutti gli alunni non l’hanno presa bene questa cosa, ma lo stage non era obbligatorio e non stiamo molto simpatici alla Smith. Non so come, ma io finisco sempre nella ‘Classe peggiore della scuola’.

A: Lydia
-Mhh, il sarcasmo è nell’aria vedo hahaha-

Posai il telefono e scesi a fare colazione.
Trovai mia madre che puliva la cucina. Mia madre vedrebbe sporca anche una casa fatta di saponette. Cosa c’è da pulire alle sei e mezzo di mattina?
Giorno.” Dissi giusto per educazione
Buongiorno tesoro.” Disse lei sorridendomi.
Poi continuò “Senti…” “No, non so quando tornerò a casa questa sera.”
Ah ok, e…” “No, non so come penso di tornare a casa, probabilmente mi farò dare un passaggio da Lydia.” Vivo con mia madre da così tanto tempo che ormai è diventata prevedibile.
Mi dispiace tanto che non possiamo venire a prenderti questa sera, ma lo sai, stiamo dai nonni e…
Tranquilla, te l’ho detto, tornerò con Lydia o al massimo prenderò un taxi.” Dissi masticando il cornetto.
Mi raccomando, fai attenzione, lo sai come sono le strade qui, poi ci sono molte brutte persone e…
...E il mondo sta andando a rotoli?” Conclusi togliendomi le briciole dalla bocca ridacchiando.
Lei sorrise, “Anche, ma stavo per dire che sarà buio, quindi sii prudente.”
Certo.” Mi alzai e mi diressi in camera.
Divertiti!” Sentii.
Si, come no!” Risposi in lontananza ridendo.

Preparai la borsa, mi truccai velocemente ed uscii di casa.
Mentre aspettavo il pulmino della scuola mi arrivò un altro messaggio.

Da: Lydia
-No, altro che sarcasmo, la puzza di mucca è nell’aria, la sento già da qui, pensa che tanfo che sarà allo zoo-

A: Lydia
-Hahaha mio padre dice che le mucche non ci saranno, quindi se senti puzza probabilmente è l’odore della Smith. Poi chiamalo ‘Bioparco’, ha più classe e mi da meno l’idea di gita per bambini -

Da: Lydia
-Bella lo chiamo come vuoi ma per me sempre uno sporco zoo rimane hahaha-

Arrivò il pulmino e mi misi ad ascoltare la musica fino all’arrivo a scuola.
Scendendo iniziai a cercare Lydia, è abbastanza semplice da trovare, ha dei lunghissimi capelli rossi naturali, è alta, ed ha un corpo fantastico. E’ bellissima.
Mi trovò prima lei e raggiungemmo il pullman che ci avrebbe portati allo zoo davanti all’entrata della scuola. Inutile dire che ridevano tutti.
Che giornata di merda.

Allora ragazzi, da questa parte prego! Ora faremo l’appello e poi vi daremo le targhette con il nome” Urlò la Smith.
A giudicare dall’espressione di ogni studente, la giornata non si sarebbe conclusa allegramente. La cosa in realtà, mi divertiva.
Divertiti allo zoo!” Mi disse mia sorella sarcasticamente contornata da piccole ochette che ridacchiavano.


La ignorai completamente.
Hey Puckett, ti fai prendere per il culo da una ragazzina?
Tutti sghignazzarono.
Vi presento Jack, Jack Cox. Non saprei come altro presentarlo se non ‘Il bulletto della classe’. Si crede più simpatico di quello che in realtà è ma io lo considero solo un povero sfigato, considerando il fatto che fino all’anno scorso ci provava con me; io non gli ho mai dato corda e quindi per orgoglio adesso mi prende di mira perché non vorrebbe mai risultare debole, soprattutto per colpa di una ragazza.
E’ mia sorella, idiota.” Risposi cercando di sembrare il meno interessata possibile alla sua affermazione.
Wohoh, quindi, ti fai prendere per il culo dalla tua sorellina? Ma dai, mi sei calata Puckett, molto più in basso di dove già stavi.” Disse venendomi vicinissimo, quasi petto a petto.
Non mi interessa. E non mi interessi tu, quindi levati.” Dissi ormai già stanca di quella conversazione.
Oh, altrimenti che fai? Mi fai menare dalla tua sorellina? Che paura!” Disse con voce cupa avvicinandosi sempre di più.
Restai in silenzio e tenni il suo sguardo.
Poi prese il mio mento, lo alzò leggermente e a bassa voce mi disse “Che c’è Puckett? il cagnolone ti ha mangiato la lingua?
Una volta ero a fare una passeggiata con Tertiw e lo incontrai con i suoi amici. Per scherzare iniziarono a lanciargli dei sassi, quindi adesso ha alcune cicatrici sulle zampe.
Sentendo quelle parole sbottai “Levati dal cazzo Jack!
Gli diedi uno spintone con forza, non avrei sopportato di stare così vicina a lui per altro tempo.

Ragazzi, da questa parte, ora farò l’appello e quando chiamerò il vostro nome verrete avanti e prenderete il vostro cartellino.
Giusto per informarla prof, oggi è assente solo Puckett.” Disse Jack appoggiandosi al pullman sorridendo.
Lo lasci stare, io sono presente.” Affermai andandole vicino.
Ah perfetto signorina Puckett, tieni il tuo cartellino e sali sul pullman.” Feci segno a Lydia di sbrigarsi a prendere il cartellino, così avrei fatto meno fatica a tenerle libero il posto vicino a me.
Restai sola nel pullman per diversi minuti prima che gli altri iniziarono a prendere posto e mi chiesi perché. Arrivò Lydia vicino a me “Che schifo i pullman.”
Lydia a te fa schifo tutto.”  Risposi ridendo
Ma guarda, è pieno di gomme da masticare appiccicate ovunque, cartacce e varie schifezze.
E questo è il motivo per cui abbiamo pagato solo quattro dollari per il trasporto direi.
Annuì, “C’è sempre un lato positivo.
Pensalo anche per lo zoo allora, ti vedo molto nervosa” Lei rise.
Non sono nervosa, è solo che non vedo l’ora che finisca questa giornata."

L’altoparlante gracchiò e tutti si tapparono le orecchie.
*Partiremo tra un minuto quindi allacciate le cinture e restate ai vostri posti*
Prendi le cuffiette, adesso.” Mi disse Lydia.
Agli ordini.


-


Arrivammo dopo parecchio tempo.
Scendendo sentii qualcuno dire “Ahh il famoso zoo nel Bronx, figo.
Cosa c’era di così entusiasmante? Io vivo nel Bronx, ma per mia fortuna, nella zona meno malfamata, per quanto possa non esserlo.
Au te facevi prima a farti trovare davanti all’entrata.” Disse Lydia ridendo.
Non dirmelo.
Hey Puckett, forse faresti meglio a…” “Hey Cox, tu faresti meglio a farti due calcoli, dato che dici che la mia sola presenza ti irrita ma continui a chiamarmi. Lasciami in pace, schifoso.” Mi rigirai soddisfatta.
Sentii lui e i suoi amichetti ridermi dietro.
Lasciali stare, li trovo ridicoli" Mi consolò Lydia.
Chiedo perdono.” Disse superandomi e dandomi una spallata, poi cominciò a camminare al contrario
Volevo solo informarla che si è persa un pezzo per strada, signorina.” Poi si rigirò e continuò a ridere con il resto della classe.
Non vorrei che si fraintendesse, io e gli altri compagni abbiamo un bellissimo rapporto, ma quando ci si mette Jack è tutto più complicato. Lui fa così con tutti, quindi non mi faccio problemi.
Continuai a camminare quando Lydia mi disse “Au, girati.”
Mi voltai confusa, e vidi per terra a pochi metri da me la mia roba.
Cazzo, avevo chiuso male la borsa e non mi ero accorta che mi era caduto tutto.
Corsi a raccogliere i miei effetti e raggiunsi il gruppo insieme a Lydia.
Carini gli assorbenti con i fiorellini.” Disse lei divertita.
Stai zitta.” Risposi cercando di non ridere.

Ragazzi noi abbiamo già il biglietto, quindi seguitemi, da questa parte!” Strillò la Smith mentre si sbracciava davanti all’ingresso.


11:12 a.m.
Ormai era quasi un’ora che stavamo girando tra le gabbie ed io e Lydia ci stavamo dilettando a contare gli sbadigli dei nostri compagni classe.

Mentre osservavamo i leopardi Lydia parlò senza pensare:
Prima o poi ci faranno mangiare, spero.
Lydia guarda che puoi mangiare quando vuoi” Dissi divertita.
Si e dove lo prendo il cibo? Me lo invento? Poi io vorrei sedermi comunque, non ce la faccio più.
Quanto sei pigra.” Risi.
No! Lo farei volentieri se non si parlasse di animali.
Uff. Non so neanche che ore sono.
Hey, chiedilo a lui!” Mi disse facendomi l’occhiolino, seguii il suo dito e notai che indicava un ragazzo con la divisa dello zoo che maneggiava alcuni attrezzi vicino alla gabbia.
Perché dovrei chiederlo a lui che sta lavorando, quando ho altre ventuno persone che conosco davanti a me?” Chiesi confusa.
Scoppiò a ridere “Perché è carino.
E.. quindi?
Tu dormi, datti una svegliata Au!" Mi sgridò.
La guardai stranita, “Lascia stare, sei troppo timida, non lo faresti mai.”
Penso lo abbia detto di proposito, mi conosce troppo bene e sapeva che avrei risposto a tono.
Questo lo dici tu, cosa scommettiamo?” Dissi con aria di sfida.
Quanto la fai lunga! Devi chiedergli l’ora non devi torturarlo, fallo e basta.
Le feci la linguaccia e mi incamminai verso di lui, “Scusami...
Lui girò giusto la testa. Cavolo, era carino sul serio.
Sai per caso che ore sono?” Chiesi poi con la voce peggiore che avessi.
Lui si voltò del tutto, abbassò leggermente gli occhiali da sole sul naso con una mano, li rimise davanti agli occhi e sorrise.
Che carino.
Poi partì “Scusami...” Il sorriso svanì velocemente, “Io starei lavorando.” Disse con l’aria più arrogante di sempre.
Feci involontariamente una faccia di disprezzo. Forse non poi così involontariamente.
Che antipatico, gli avevo solo chiesto l’ora.
Non volevo fare una figura di merda, altrimenti Lydia mi avrebbe derisa a vita dandomi della ‘Polla dall’animo molliccio’ come fa sempre.
Decisi di rispondergli, odio gli arroganti; era decisamente lì per ripulire la gabbia dell’animale, così dissi “Beh non si direbbe, non stai facendo poi un così bel lavoro.” e feci un cenno con la testa verso la gabbia, sporchissima.
Feci un ghigno e tornai da Lydia, che stava comprando da mangiare, senza neanche guardare la sua reazione.
Ben fatto, Audrey’ Pensai.





Spazio Autore

Per iniziare, vorrei dire che sono abbastanza soddisfatta del primo capitolo, non per il contenuto, ma per la scarsissima quantità di tempo che ho impiegato a scriverlo.
Sembrerà buffo ma mi è venuta l'ispirazione andando allo zoo con la mia migliore amica. Eravamo senza idee divertenti per trascorrere una giornata in un modo un pò meno monotono del solito e per tutto il pomeriggio continuavamo a ridere del fatto che eravamo state veramente delle disperate per decidere di andarci davvero, quindi mi è saltata in mente questa strana idea. In realtà dal primo capitolo non si capisce tutto molto bene ma già nel secondo alcune cose si chiariranno.
Non so, non ho molto da dire, spero solo che la storia piaccia perchè essendo partita da un flash realmente accaduto mi sentirei molto motivata.
Per qualsiasi cosa potete trovarmi su twitter (@kidravhlJ), ma potete anche chiedere alla mia migliore amica Aurora, (@marieauhl) dato che questo account in realtà è suo.
Colgo l'occasione qui per ringraziarla perchè mi aiuta a postare i capitoli e soprattutto mi da molti consigli.

Un bacio, Giorgia :)

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Capitolo 2
*** 2. "Are you afraid of me?" ***


2. "ARE YOU AFRAID OF ME?"
 









Mi sedetti accanto a Lydia.
Allora?” Disse mentre masticava un panino stracolmo di maionese. “Che vi siete detti?” Continuò.
Mah, niente di che.” Risposi con tono indifferente.
Che vuol dire? Gli hai almeno parlato? Se non gli hai parlato sei una polla dall’animo molliccio, ti avverto. Quindi attenta a come rispondi.” Disse seria facendomi ridere.
Si, gli ho parlato.” Dissi.
E…? Ma per la miseria, vuoi spiegarti?” Disse infine esasperata.
Beh non mi ha risposto. Cioè, intendo, non ha risposto alla mia domanda, ma mi ha risposto, e non è stato carino.”
Spiegati.”
Raccontai a Lydia la scena. Lei mi fissava con gli occhi interessati mentre annuiva masticando.


-


Che stronzo.” Concluse lei.
Già, morale della storia? Avevo ragione io, e… non ti darò mai più ascolto, e… ora devi offrirmi un panino.” Sorrisi soddisfatta.
No! Ti ho spinta ad essere meno timida! Di lui non ci interessa, chissà quanti altri ragazzi migliori ci saranno, ma chiusa una porta si apre un portone.” Mi disse compiaciuta.
Va bene, è tutto molto interessante quello che stai dicendo ma il panino me lo offri lo stesso.”
Piccola infame” Balbettò prendendo il portafoglio.


Mentre ero in fila al chiosco dei panini, un buffo carrellino con scritto ‘Il pasto delle scimmie evolute’, pensai al ragazzo della gabbia dei leopardi. Mi chiesi più che altro, se il problema fosse il mio o il suo. Ero stata io ad aver detto qualcosa di sbagliato o é il suo carattere ad essere freddo e chiuso?
Non che mi interessasse di lui ovvio, neanche sapevo il suo nome, ma era comunque un’informazione utile per sapere come vanno i miei rapporti con gli sconosciuti, o come aveva detto Lydia, la mia battaglia contro la timidezza.


Prego.” Disse un ragazzo molto giovane di colore da dietro il carretto.
Emh, cosa sarebbe il ‘Panino della giraffa’?” Chiesi stranita.
E’ un panino con insalata, pomodori e salsa di tonno.” Rispose sorridendo.
Ok allora lo prendo.
Mentre afferrava il panino mi disse “Ma come? Una bella ragazza come te si merita il ‘Panino del leone’!” Disse ridacchiando.
Quella conversazione nata casualmente stava iniziando a diventare imbarazzante. Che diavolo era il ‘Panino del leone’?
Sbirciai con la coda dell’occhio gli ingredienti dal cartello dietro la sua testa; era un panino con la cotoletta ed il formaggio.
Con quale criterio si attribuisce una persona agli ingredienti di un panino? Avrei voluto saperlo ma non mi sarei mai azzardata a chiederglielo, così annuii e basta, afferrando il mio panino giraffesco.


Mi stavo dirigendo nuovamente da Lydia, quando mi fermai e tornai al chiosco per chiedere anche una bottiglietta d’acqua, sperando che il ragazzo non avesse fatto altre battutine come che una bella ragazza si meriterebbe un bicchierone di Coca-cola.
Tentai di aprire la bottiglietta d’acqua con fatica usando la mano libera e l’ascella. Che ragazza goffa che sono.
Ma che ragazza agile che sei, Puckett!” Disse Travis, un amico di Jack.
Ecco, perfetto.
Risero praticamente tutti.
Riuscii ad aprirla facendo finta di non aver sentito niente e quando stavo per iniziare a bere andai casualmente a sbattere contro uno dei famosi bimbi di sei anni che popolavano quel posto ed il suo grossissimo e sgocciolante gelato marrone finì metà per terra e metà sulla mia gamba. Almeno le Vans si salvarono.
Il bambino corse via spaventato e Lydia corse in mio aiuto.
Ok, tranquilla, puliamolo con il fazzoletto e poi versiamoci l’acqua, si asciugherà subito.
Così facemmo.


-


Ora sembra che qualche animale mi abbia pisciato sulla gamba, fantastico! Che giornata di merda.” Dissi scandendo bene e separando tra di loro le ultime quattro parole.
Nah, dai, sciocchezze. Neanche si nota!” Disse Lydia cercando di essere convincente.
Ragazzi, venite! Guardate come danno da mangiare ai leopardi!
Mi avvicinai, d'altronde il biglietto d’ingresso lo avevo pagato per un motivo.


Notai il ragazzo dell’ora che armeggiava della carne cruda dietro una grata nella gabbia.
Non aveva un’aria allegra, sembrava quasi annoiato.
Aprì dei cancelletti nella gabbia a vetri e lui e i quattro leopardi si trovarono senza alcuna separazione tra di loro.
A tutti sfuggi un “Ohh!” di suspance.
Guardai il cartello di informazioni fuori dalla gabbia a vetri e lessi giusto l’ultima frase della descrizione.


|Da sempre il leopardo non ha un buon rapporto con l’uomo.|


Piuttosto scontata come affermazione.
Il mio sguardo tornò sul ragazzo, poi scivolò sugli animali che iniziarono a camminare in tondo affamati.
In quel momento, sperai che lui sapesse esattamente cosa fare, ma a giudicare dalla sua espressione calma e rilassata, non era la prima volta che lo faceva.
Prese la carne e si avvicinò agli animali, poi si fermò, immobile, e li fissò tutti e quattro negli occhi.
Lì ebbi l’occasione di esaminarlo per bene.
Non era altissimo, era magro, ma aveva una corporatura muscolosa. Aveva i lineamenti del viso regolari ed i capelli di un biondo scuro, un po’ spettinati.
Non portava più gli occhiali, forse per evitare controversie con gli animali durante il contatto visivo, ma ero troppo lontana per osservare il colore dei suoi occhi.
 Ad un tratto si mosse di scatto poggiando a terra la carne e correndo dietro un’altra grata, chiudendo gli animali in quella che probabilmente era la zona dove si cibavano.
Poi si asciugò il sudore sulla fronte con il polso e fece un respiro profondo.
Però, agile il ragazzo.” Disse Lydia annuendo.
Già…” Risposi senza aggiungere altro.


Continuai a fissarlo dall’altra parte del vetro, era un soggetto interessante da osservare.
Si lavò le mani con la pompa dell’acqua e prese una paletta.
Uscì dal retro della gabbia e si fece spazio tra i ragazzi, che si aprirono tutti spaventati lasciando un passaggio, un po’ tipo Mosè con le acque, ma un dipendente del bioparco con i miei stupidi compagni di classe.
Si fermò davanti alla colata di gelato marrone sulla parte asfaltata del percorso tra le gabbie e iniziò a toglierla con la paletta.
Lo stavano ancora tutti fissando, magari pensando che avrebbe potuto fare un’altra azione eroica mentre ripuliva la mia colata di cioccolato. La stoltaggine.
La Smith richiamò l’attenzione “D’accordo ragazzi, la pausa pranzo è finita da un pezzo e qui non c’è più niente da vedere, proseguiamo da questa parte.
Tutti si incamminarono e seguirono la professoressa, ma io rimasi lì, a fissarlo, immobile.
Rimase nella gabbia tutto il tempo quando lo osservai  mentre dava da mangiare agli animali, quindi vuol dire che quando mi sbrodolai con il gelato del bambino, lui stava guardando.
Tra tutte le scene a cui avrebbe potuto assistere, ha scelto proprio quella più imbarazzante.
Che giornata di merda.’ Pensai per l’ennesima volta nel giro di poche ore.
Il ragazzo si alzò e voltandosi mi trovò da sola, cogliendomi mentre lo guardavo alle sue spalle.
Mi fissò negli occhi, con uno sguardo che non faceva passare nessun tipo di emozione. Uno sguardo neutro.
Riuscii a tenere il mio fisso solo per pochi secondi e poi abbassai la testa, lasciando che passasse a pochi centimetri da me.
Poi mi guardai intorno e realizzai che la mia classe si era allontanata, così iniziai a correre nell’unica direzione che aveva preso la Smith.


Cercai a passo veloce in ogni vialetto del percorso tra le gabbie degli animali, senza trovare nessuna traccia dei miei compagni.
Cazzo, mi ero persa nello zoo proprio come succede ai bambini.
Cercai ancora per quella che a me sembrò mezz’ora la mia classe, poi mi decisi a chiedere l’ora ad una signora con una bambina.
Erano più o meno le quattro e mezza, il che vuol dire che avevo passato, non mezz’ora, non tre quarti d’ora, ma ben un’ora a cercare gli altri.
E’ il bioparco più grande di New York, non so su quanti ettari di terreno di estende, ma so che è davvero enorme. Mi sembra giusto perdersi, sono giustificata.
E poi io ho un talento innato per questo genere di cose, riesco a perdermi anche in casa mia.
Ricordai che alle quattro e un quarto avremmo dovuto assistere ad uno spettacolo alla laguna delle foche.
Presi una mappa dello zoo da una delle cassette nelle quali erano infilate e mi incamminai.
Di passaggio, vidi da lontano la gabbia dei leopardi e sbuffai al pensiero di aver girato in tondo per più di un’ora.
Raggiunsi la laguna delle foche ed entrando riconobbi subito l’orrenda faccia della Smith e accanto Lydia, che quando mi notò mi sventolò il braccio da lontano.


-


Ma dove diavolo sei stata fino ad adesso, si può sapere?” Mi chiese quasi urlando.
Appena sistemata al mio posto risposi “Scusa, mi ero persa.”
Oh signore, ti avrò chiamata un centinaio di volte, perché non mi hai risposto?
Eh beh io non avev… Cazzo, la borsa! Devo averla dimenticata alla gabbia dei leopardi! Tienimi il posto, torno subito.” Feci per alzarmi.
Tu non vai da nessuna parte!” Mi afferrò per il braccio. “Non per perderti di nuovo.
Lydia, tu non capisci, nella borsa ho tutto. Il cellulare, il portafoglio, le chiavi di casa ed il resto della roba. Sono fortunata se la trovo ancora lì. Tranquilla, la gabbia dei leopardi è qui vicino, l’ho vista mentre venivo.
Rimase ferma per qualche secondo, forse a riflettere, poi reagì.
Va bene.” Mollò il mio braccio, “Ma fai in fretta, lo spettacolo sta per finire.”
Certo.


Uscendo da quel posto imprecai ad alta voce. Non mi sono goduta niente di quel pomeriggio, avevo camminato da sola tutto il tempo senza dare neanche un minimo sguardo agli animali in cerca dei miei compagni, ed ora che li avevo trovati, ero costretta a tornare al punto di partenza. E avrei dovuto anche farlo di corsa.
Che giornata di merda.


Il cielo iniziava a scurirsi e mi stava salendo l’ansia per la mia borsa. Ora che ci penso, era quasi impossibile che io la ritrovassi lì. Dannazione.


Giunta al chiosco vicino ai leopardi, iniziai a cercare.
Il ragazzo dei panini non c’era più, quindi non avrei neanche potuto chiedere a lui della mia borsa.
Non mi arresi, feci in modo di essere il più positiva possibile e mi auto-convinsi che la mia borsa era lì, da quelle parti.


*Attenzione, informiamo i visitatori che il parco chiude alle diciotto, per la salute degli animali che hanno bisogno di un meritato riposo. Consigliamo pertanto di iniziare ad incamminarsi sulla strada per l’uscita. Grazie.*


Vaffanculo!” Urlai tirando un calcio al muretto sul quale avevo mangiato il panino con Lydia poche ore prima.
Che giornata di merda!” Continuai. Diedi un pungo ad un cartello con scritto: ‘Vietato dar da mangiare agli animali
Animali del cazzo! Zoo del cazzo!” Mi sedetti per terra, stanca.
Meritato riposo eh!?” Continuai “Hanno anche bisogno di riposo dopo che hanno dormito tutto il giorno!
Realizzai che stavo ormai parlando da sola e che era inutile continuare.


Cominciava a fare freddo ed il cielo si faceva sempre più cupo.
Persi la cognizione del tempo, seduta per terra, ormai quasi al buio e scoppiai a piangere a causa di quella situazione snervante.


Fin da quando ero piccola, ho questa strana abitudine di scoppiare a piangere quando sono in difficoltà, sono sotto pressione o sotto stress o quando mi sento nervosa.
 
Ero affamata e soprattutto stanca, così mi addormentai.
L’ultima cosa che pensai fu ‘Che giornata di merda, cazzo.






-






Hey! Hey! Riesci a sentirmi?” Sentii strillare.
Lentamente aprii gli occhi, ma li richiusi di colpo quando un faro di luce mi penetrò la cornea.
Sbattei un po’ le palpebre, lasciano abituare i miei occhi a quella fastidiosissima luce e vidi in lontananza una figura su un segway.
Tentai di tirarmi su, almeno seduta.


Tutto bene?” Urlò la figura.
Non riuscivo a connettere. Come, quando e perché ero finita lì? E soprattutto, lì dove?
Dov’ero precisamente?
La luce si abbassò e la figura scese dal segway e mi venì incontro. Si fermò davanti a me e si inginocchiò, poi riaccese la luce, che ora vedevo  provenire da una torcia.
Perché non rispondi? Riesci a sentirmi?” Mi chiese con un tono di voce calmo.
Era il ragazzo dell’ora.
Certo che ti sento, perché non dovrei?” Dissi stropicciandomi gli occhi.
Ah beh non lo so, sei come una figura morta sdraiata per terra nel bioparco del Bronx ben un’ora e mezza dopo l’orario di chiusura e non reagisci al richiamo della tua specie, che spero sia quella umana, altrimenti dovremmo tenerti qui per sempre. Quindi boh, fai tu.” Rispose lui, calmo, sempre con quello sguardo neutro.
Sarcastico, mi piace.
Il sarcasmo intendo, mi piace il sarcasmo.
Come ci sono finita qui?” Gli chiesi.
Questa è la domanda che dovrei fare io a te, e ponendomela tu mi cogli di sorpresa. Se vuoi posso inventarmi io una risposta per te ma non so quanto possa esserci utile.
Cercai di non ridere, per non sembrare troppo contenta di quella situazione.
Vieni, ti aiuto ad alzarti.” Mi tirò su e mi uscì un esile “Grazie.
Non rispose.
Riesci a camminare?
Credo di si.”
Riesci a stare in piedi?
Si
Bene, allora seguimi.”
Mi fece salire sul segway e lui salì dietro di me.
Reggiti qui, e non spostare il peso del corpo.” Mi disse serio.
Va bene.
Non rispose.




-




Quindi stavi solo dormendo.” Affermò lui.
Ero seduta su quel tavolo con una coperta sulle spalle in quell’appartamentino da un po’ ma mi chiesi solo in quel momento cosa diamine ci facevo ancora lì, “Non sei svenuta, giusto?
Si, ricordo ora che stavo cercando la mia borsa da quelle parti e non la trovavo
Si bloccò per un secondo e corrugò le sopracciglia pensieroso.
Era bellissimo.
Stavo per parlare di nuovo quando lui scattò e sparì nella stanza accanto.
Sbucò dopo pochi attimi con la mia borsa nella mano sinistra.
Sgranai gli occhi. “E’ questa la tua borsa?” Chiese alzando il braccio con cui la teneva.
Si! Oddio, non me l’hanno rubata! Grazie al cielo!” Scesi dal tavolo, afferai la borsa e cominciai a controllare se dentro c’era tutto.
Le ho ridato la borsa che conteneva metà della sua vita e lei ringrazia il cielo…” Disse borbottando tra sè e sè avvicinandosi al tavolo dov’ero seduta pochi attimi prima.
Come dici scusa?” Chiesi, anche se avevo sentito benissimo.
Si fermò e si voltò. “Dico che dovresti ringraziare me, e non il tuo cielo.
Rimasi ferma, con la bocca semiaperta a causa della sua arroganza.
Emh, si, lo stavo per fare. Se mi avessi dato giusto, non so, cinque secondi in più?
Non fare la preziosa, dovresti dirmi grazie per molte cose oggi.” Disse distrattamente con un tono minaccioso.
Ovvero?” Chiesi incuriosita.
In attesa della sua risposta incrociai le braccia. Ero davvero curiosa.
Beh per cominciare…” Si girò verso di me ed indicò la borsa con la mano e con un cenno di testa mentre alzò velocemente le sopracciglia, “La tua borsa.”
E fin qui ci siamo, po…” “Seconda cosa…” Mi interruppe, “Se ora sei qui al riparo e non più sdraiata per terra sull’erba vicino ad una gabbia di quattro leopardi iraniani, penso sia merito mio. Si, ne sono quasi del tutto certo.
Stavo per parlare di nuovo quando riprese, “Poi, potrebbe uscirti un misero grazie per aver ripulito la tua sbobba di merda e, o,” Fece con le dita il segno di una barra tra la ‘e’ e la ‘o’ “…cioccolato da terra questa  mattina.”
Non penso di doverti delle scuse per quello, è il tuo lavor…” “Non è il mio lavoro, io non pulisco i viali di questo posto, ne tantomeno gli escrementi nelle gabbie degli animali, se è questo quello che hai cercato di farmi capire sempre questa mattina.”
E come mai hai pulito il gelato allora?” Chiesi petulante.
Per farti un favore.” Disse venendo vicinissimo a me, “Per farti un fottuto favore.
Piano piano si allontanò di nuovo e iniziò a fasciarsi una mano.
Sarebbe rimasto lì tanto, perché sulla tua gamba è venuto via in un attimo immagino ma ovviamente per terra…
Presi la mia borsa e camminai veloce verso la porta, stanca di sentirlo parlare di me in quel modo. Chiunque lui fosse.
Hey dove pensi di andare?” Disse tranquillo continuando a fasciarsi la mano.
Via. Non ti conosco e non mi lascio parlare in questo modo in faccia da un’estraneo.”
Va bene, vai allora, se proprio non vuoi restare.” Disse senza neanche guardarmi.
Decisi di seguire le sue parole e non me lo feci ripetere due volte, aprii la porta ed uscii.
Ma dove cazzo ero?
Era tutto buio, faceva freddo e non sapevo dove andare.
Bussai alla porta che avevo appena sbattuto. Non rispose nessuno. Bussai ancora. Niente.
Sbuffai e realizzai che chiunque fosse quel ragazzo, non mi avrebbe riaperto la porta, così mi sedetti per terra e dopo qualche istante la maniglia della porta scattò permettendomi di farmi rientrare.
Mi insulta pesantemente e si lamenta della mia poca riconoscenza nei suoi confronti, però mi fa rientrare in casa sua. Sempre che lo fosse.
Era davanti ad uno schermo molto grande e lo fissava attentamente. Lasciai cadere per terra la borsa e al rumore si voltò e fingendo un finto sorriso esclamò “Oh! Sei già di ritorno? Hai fatto presto!
Il sorriso svanì in un secondo, esattamente come aveva fatto quella mattina.
Lo ignorai e piano piano mi incamminai verso di lui.
Posso chiederti una cosa?” Dissi appena giunta al suo fianco.
No” Rispose subito lui.
Feci gli occhi al cielo. Che nervi. Iniziai a mordermi il labbro in una situazione di imbarazzo e rabbia.
Passò un minuto o due e lui continuava a fissare lo schermo.
Poi con un movimento veloce chiuse la schermata con il mouse.
Dovevo controllare le videocamere in ogni gabbia e dovevo sentire se c’erano rumori ambigui, avevo bisogno di silenzio.” Disse serio.
Mhh..” Mi rosicchiai il labbro e abbassai lo sguardo quando notai che il suo era posato sul mio. Poi cominciai ad abbassare anche la testa e mi massaggiai la nuca.
Lo sentii sospirare rumorosamente, poi si avvicinò a me e si appoggiò al muro.
Dimmi.” Incrociò le braccia.
Alzai subito la testa per iniziare a parlare prima che potesse cambiare idea.
Siamo ancora allo zoo giusto?” “Si.”
Mhh..” Feci di nuovo.
Era questo che volevi sapere?” Continuò lui.
No, volevo sapere anche se…” “No, troppo tardi, mi hai già chiesto una cosa.”
Ma io…” “Hey, sto scherzando.” Disse ridacchiando.
Rimasi in silenzio perché non avevo ben capito cosa intendeva.
Dai, dimmi. Che volevi chiedermi?” Continuò lui ridacchiando.
Adesso aveva ripreso a camminare verso il tavolo iniziale.
Volev… Ecco, io, volevo sapere se potevi dirmi…”
Continua, ti prego, è interessante.” Disse serio, cercando di non ridere.
Feci un respiro profondo.
Volevo sapere se potevi dirmi chi sei.” Dissi tutto d’un fiato cercando di non sembrare scortese.
Voglio dire, io ero ospite a questa che sembrava essere casa sua e gli chiedevo pure chi era.
Anche il minimo accenno di sorriso, quello che tentava di nascondere, sparì di nuovo. Strinse la mascella e sciolse le braccia che teneva incrociate al petto.
Lì ebbi paura della sua possibile reazione e quando fece un passo avanti, io ne feci subito uno indietro, toccando il muro con la schiena. Cazzo.
Mentre camminava verso di me, cercai di riformulare la frase:
Cioè intendo, cioè, almeno… giusto il nome, ecco.” Dissi balbettando.
Nel frattempo era arrivato davanti a me.
Rimase a fissarmi negli occhi per qualche secondo.
Non avevo ancora notato il colore dei suoi, prima di allora.
Erano di un color nocciola, con delle venature miele. Molto classici direi, ma belli. Belli veri.
Piegò la testa da un lato e i muscoli del suo viso si rilassarono.
"Justin. Lieto di conoscerti." Disse.
Guardai in basso, verso il suo braccio che era teso verso di me.
Gli strinsi la mano.
"Audrey, altrettanto lieta.
Deglutii rumorosamente.
Audrey eh?” Disse sciogliendo la stretta di mano e facendo un passo indietro squadrandomi.
Mhh, Audrey posso chiederti io una cosa ora?” Continuò lui.
Ma certo.” Risposi.
Per caso, hai paura di me?










Spazio autore




Hey! Ecco il secondo capitolo.
Ho iniziato a scriverlo alle dieci di sera ed ho finito alle sette di mattina senza chiudere occhio.
Non giudicatemi,non riuscivo a dormire pensando che avrei dovuto finire di scrivere hahaha.
Ho fatto in modo di rendere la storia subito più interessante mettendo dei dialoghi tra Justin e Audrey il prima possibile, così da invogliarvi un pò di più a continuare eheh.
Non ho più nient'altro da aggiungere, spero vi piaccia!
Recensite in molti!


Un bacio da Giorgia e Aurora!


Ricordo che potete trovarci su twitter per qualsiasi cosa:
Giorgia, @kidravhlJ
Aurora, @marieauhl

 

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Capitolo 3
*** 3. "I know who you are." ***


3. I KNOW WHO YOU ARE.



Restai in silenzio a lungo. Come lui.
Avevo paura di lui? Non la sapevo la risposta, così è quello che decisi di dirgli.
Non lo so. Dovrei?” Dissi alzando le sopracciglia.
Annuì, come se avesse fatto apposta quella domanda per trarre delle strane conclusioni dalla risposta.
Probabilmente, ad un tipo come lui non serve ascoltare le parole per capire, bensì il tono di voce.
Avrei potuto mentigli, ma lo avrebbe capito. In ogni caso, sia le mie parole, che il mio tono di voce, furono estremamente confusionali.
Non lo so. Dovresti?” Disse imitando la mia espressione con le sopracciglia alzate.
Potresti dirmi adesso dove vuoi andare a parare o hai in programma di continuare così a lungo?” Dissi incrociando le braccia al petto e piegando la testa da un lato.
Accennò un piccolo sorriso, mi diede le spalle iniziando a camminare lentamente verso il tavolo guardandosi i piedi.
Si appoggiò ed alzò di nuovo la testa, questa volta il sorriso ancora c’era.
Beh…” Disse in modo un po’ sospirato, poi afferrò un mazzo di chiavi posato al centro del tavolo ed iniziò a giocarci.
Dovrei chiederlo io a te forse. Sei tu che non hai risposto alla mia domanda.” Mi indicò con una delle chiavi del mazzo alla parola ‘Tu’.
Lo vidi sorridere sotto i baffi e di conseguenza abbassare la testa, nella speranza di non farmelo notare.
Era carino però.
Ma non è vero! Ho risposto alla tua domanda.” Risposi.
Non nel modo in cui volevo io. Alle mie domande si risponde solo con ‘Si’ o ‘No’.” Disse scuotendo la testa, come per dire che non poteva farci niente, così era.
Avanzai un pochino verso di lui, “Beh allora la prossima volta dovrai essere più chiaro, prima di aprire bocca.” Dissi con un sorriso finto.
Aveva un’espressione giocosa in viso, e questo mi tranquillizzò.
Venne di nuovo vicino a me. Sempre più vicino. Vicinissimo.
Fece per parlare, quando gli squillò il cellulare.
Lui sospirò e continuando a tenere lo sguardo fisso nei miei occhi, tirò fuori il cellulare dalla tasca posteriore dei suoi pantaloni, per poi scorrere un dito sullo schermo.
La suoneria cessò.
Prese a camminare velocemente per casa “Dannazione.” Disse a bassa voce, ma non così bassa da impedirmi di sentire. “Fottuta scimmia del cazzo.” Borbottò afferrando alcuni oggetti qua e là.
Poi prese il mazzo di chiavi e si diresse alla porta.
Aspetta!” Urlai, “Dove stai andando?” Chiesi.
Senza dargli neanche il tempo di rispondere, continuai “Vengo con te.
Non volevo restare in quel luogo da sola per tempo indeterminato.
Non penso proprio.” Disse lui serioso.
Perché? Dove devi andare? Potrei darti una mano.
Rimase in silenzio, a riflettere.
Ti prego.” Aggiunsi.
Va bene, prendi la torcia vicino all’armadio e sbrigati.
Non me lo feci ripetere due volte, così la afferrai ed uscii dalla porta con lui.

Accendila.” Mi disse quando iniziò ad aumentare il passo.
Lui accese la sua.
Come mai non hai risposto al cellulare prima?” Chiesi per sciogliere il ghiaccio.
Lui non sembrava in procinto di risponde, così continuai “Magari era importante, voglio dire, chi lo sa se…” “Non sono cazzi tuoi.” Mi interruppe in modo brusco.
Non era una chiamata comunque.” Continuò, “Era una sveglia.”
Apprezzai il suo tentativo di addolcire la sua risposta arrogante con una giusta spiegazione.
Perché? Dove stiamo andando? Che devi fare?” Chiesi di nuovo; ma lui non rispose.
Continuavo a camminare dietro di lui, con il fiatone.
Possiamo fermarci un attimo?” Chiesi dopo un po’,  appoggiandomi alle ginocchia.
Ma lui non si fermò, non rispose e non si voltò.
Almeno la premura di dire “No.”.
Si fermò davanti ad una gabbia, sentivo dei versi di scimmia, ma non riuscivo a vederle, era buio.
Aprì una porta sul retro, “Tieni.” Mi disse porgendomi la sua torcia.
Tu resta qui e non ti muovere.” Riprese.
Così feci.
Passati diversi minuti eccolo tornare vicino a me. Portava in braccio una scimmia di dimensioni piccolissime, un cucciolo credo,  con una sorta di… pannolino? Era possibile? Le scimmie indossano qualche tipo di indumento? Cazzo, mi sono persa qualche passaggio nel mondo animale.
Forse è il motivo per il quale ora sono chiusa in uno zoo con uno sconosciuto; il karma.
La piccola scimmietta tremava, così lui iniziò a tranquillizzarla coccolandola.
La mise poi su un bancone, tolse quello che a me sembrava un pannolino e iniziò a maneggiare degli utensili.
Notai che afferrò una siringa con un ago veramente lungo contenente un liquido spaventosamente verde acceso.
Rabbrividii a causa della mia nota paura degli aghi; e così, anche la scimmietta, che iniziò ad agitarsi.
Lui la ignorò, la fermò con la mano e avvicinò la siringa alla pelle dell’animaletto, che continuava ad agitarsi terrorizzata.
Aspetta!” Dissi facendolo voltare.
Che stai facendo? Non vedi che la fai star male?” Dissi in preda al panico per l’animale.
Che brutta scena. Mi sembrava di stare in un ansiosissimo film horror, in uno zoo, di notte, con un ragazzo spettrale e per di più, anche stronzo, mentre stava per infilzare con una siringa una scimmietta indifesa davanti ai miei occhi.
Potrei consigliare questa storia a Lydia, potrebbe usarla come trama per uno dei film che farà se intraprenderà la sua bramata carriera nel mondo del cinema.
Lydia.
Chissà dov’era in quel momento. Non ebbi tempo di riflettere perché Justin  posò la siringa velocemente e altrettanto di fretta  si avvicinò a me, lasciando solo un centimetro di distanza tra i nostri nasi.
Aveva un’espressione infuriata.
La faccio stare male? Eh? E’ questo che pensi?
Feci un passo indietro intimorita. Woh, che testa calda.
Non risposi, per non peggiorare la situazione.
Recuperò il passo che io avevo fatto all’indietro, tornando ad un centimetro di distanza da me.
Il suo respiro era estremamente veloce e pesante. A vista d’occhio si notava il suo petto gonfiarsi e sgonfiarsi velocemente.
Pensi che mi piaccia farlo? Eh? Pensi che sia contento di farlo?” Continuò.
Si allontanò in modo brusco ed iniziò a girare nervosamente in tondo nella stanza accarezzandosi la nuca.
Poi si fermò, e diede un pugno potentissimo ad un armadietto di legno. Scatenando il timore di tutte le scimmie nella gabbia accanto, che iniziarono ad emettere strani versi.
Respirò profondamente e poi riprese calmo “Lei starà male se non lo faccio, e non il contrario. Capito? E’ malata ed io non posso farci proprio niente.” Riafferrò la siringa, facendo allarmare di nuovo la scimmietta.
 Velocemente fece entrare l’ago nella cute della scimmia e strizzò gli occhi, come se non volesse guardare la scena.
Dopo l’iniezione la scimmietta si calmò. Lui prese un altro di quegli strani pannolini da una busta e iniziò ad infilarlo.
Come mai porta un pannolino?” Chiesi cambiando discorso.
E’ per la sua cura. La sua malattia prevede cure sotto antibiotico, il liquido che le ho iniettato, e quell’antibiotico ha diversi effetti collaterali. In questo caso l’incontinenza.
Capisco. Le sta bene però.” Dissi ridacchiando mentre lui la sollevava prendendola tra le sue braccia.
Torno subito, tu non muoverti.” Mi disse. Poi sparì dietro la porta da cui era riapparso precedentemente.
Iniziai a guardarmi intorno nell’attesa quando sentii qualcuno parlare a bassa voce, così riaccesi la torcia e la puntai nella direzione da cui proveniva la voce.
Rimasi colpita dalla scena che vidi. Era Justin con in braccio la scimmietta che la accarezzava tranquillizzandola. La lasciò vicino ad un alberello e si incamminò nuovamente vicino alla stanza dov’ero io.
Per evitare di metterlo in imbarazzo spensi la torcia di nuovo così da non farlo sospettare di aver visto la scena.
Andiamo.” Mi disse serio.
Uscimmo dalla gabbia che lui chiuse a chiave e riprendemmo la strada di ritorno.


-


Ma sei reale tu?” Mi disse Justin ridacchiando, interrompendo il silenzio.
Eh?” Dissi io riprendendomi dal mio stato di trance seduta su un divanetto a fissare il vuoto. A pensare al vuoto.
No dico, sei umana?” Ripeté lui, questa volta ridacchiando di più.
Perché?” Risposi divertita.
Sai almeno dove siamo?” Disse questa volta ridendo.
Mhh nel bioparco di New York, nel Bronx. Giusto?” Risposi incerta.
Lui rise di nuovo. “No intendo, dove sei adesso. Cos’è questo posto.
Mi guardai intorno. “In effetti… no.” Dissi imbarazzata.
Non sei neanche un minimo preoccupata per questa tua scomoda situazione?” Disse curioso, ma sempre sorridente.
Che intendi?” Dissi.
Intendo, non hai una famiglia da avvertire? Degli amici? I tuoi compagni di classe ad esempio, non si sono ancora accorti che non sei tornata con loro? O la tua amichetta rossa con cui stavi oggi magari. Non sai dove ti trovi, con chi ti trovi e per quanto tempo ci resterai, ma non ti occupi minimamente di informare qualcuno.”
Rimasi a riflettere.
Si, ho una famiglia.” Dissi poi ridendo.
Lui alzò le sopracciglia divertito, per farmi continuare.
Ma sono le otto e mezza e a quest’ora ancora non sono tornati a casa perché cenano dai nonni. Non sanno che non sono a casa.
E non ti hanno chiamata per sapere se sei rientrata?” Chiese lui.
Probabilmente si, ma non ho il carica batterie del telefono ed evito di farlo scaricare inutilmente. Sai, vorrei conservare un po’ di batteria per quando mi lascerai andare.” Dissi con un sorriso furbo.
Cosa?” Scoppiò a ridere, “No aspetta, pensi che io ti abbia tipo rapita?” Poi riprese a ridere.
Beh che ne so, mi hai chiesto se so dove mi trovo, ma non mi hai dato la risposta, per quanto ne so, potresti essere anche un assassino, o un pedofilo o…” “Non mi sembri così giovane, se fossi stato un pedofilo, non avrei rapito te. Però si, potrei essere un assassino.” Disse con uno sguardo cupo, spero per scherzo.
Aveva anche un coltello in mano, quindi il cuore iniziò a pulsarmi più forte.
Restai in silenzio. “Comunque fammi un favore, controlla il tuo telefono.” Disse di spalle mentre tagliuzzava del cibo.
Feci come mi aveva chiesto.
Afferrai il cellulare nella borsa e lo sbloccai.

Notifiche-

Messaggi:

Da Mamma ☺
Ore 4:00 p.m. – Hey Audrey! Come va la visita? Ti stai divertendo? Se non ti si scarica prima il cellulare, mandami un messaggino quando stai lasciando lo zoo, così sarò più tranquilla. Un bacio xo.

Da Lydia ☺
Ore 4:40 p.m. -Dove sei? Avevi detto che saresti tornata subito!
Ore 4:57 p.m. -Dove cazzo sei? Lo spettacolo è finito, ora stiamo andando al museo zoologico e dopo torniamo a casa perché il parco chiude!
Ore 5:06 p.m. -Perché non rispondi?
Ore 5:10 p.m. -Vaffanculo
Ore 5:15 p.m. - Faresti meglio a farti trovare all’uscita dello zoo per tempo o la Smith se ne andrà senza di te cogliona
Ore 5:36 p.m. - Ma dove cazzo sei? Hanno appena detto agli altoparlanti che il parco tra poco chiude e dovremmo incamminarci all’uscita!
Ore 5:55 p.m. - Cazzo la Smith se ne sta andando!
Ore 5:56 p.m. - Non ha fatto l’appello perché Cox gli ha detto che eravamo tutti presenti, vaffanculo
Ore 5:57 p.m. - Le ho detto che manca un’alunna ma lei mi ha risposto pensa che io le stia facendo perdere solo tempo
Ore 6:01 p.m. - Audrey ho il telefono scarico, sta morendo, corri prima che il pullman parta o dovrai restare qui
Ore 6:02 p.m. - O dovunque tu sia…

Facebook Messenger:

Viola Tander: Audrey sono Lydia, mi si è scaricato il telefono e Viola mi ha prestato il suo, il pullman è partito, avverto i tuoi?
Viola Tander: Vaffanculo Audrey sono preoccupata!
Viola Tander: Audrey rispondimi cazzo!

Twitter:

@xViola_Tander: @AuuPuckett  sono sempre Lydia, rispondi su Facebook o ai messaggi appena leggi questo tweet.


Cazzo…” Dissi guardando lo schermo del cellulare.
Tua madre?” Disse lui da lontano.
No, non penso che lo sappia lei, mi ha mandato solo un messaggio alle quattro. E’ Lydia, la mia amica.” Risposi.
Ah allora hai qualche amico che tiene a te.” Disse.
Simpatico.” Dissi facendo una smorfia. “Comunque…” Continuai, “Tu sei strano.
Ritornai sul divanetto con il mio cellulare tra le mani.
Non parlò, così parlai io di nuovo.
Cioè, prima mi strilli in faccia e poi ti preoccupi per me, non sei normale.” Dissi ridacchiando.
Sospirò e si girò, “E’ che odio fare certe cose e quando qualcuno mi mette sotto pressione non reggo.”
Certe cose cosa? Cos’è che fai esattamente? Hai detto di non pulire le gabbie ma non mi hai detto cosa fai in realtà.” Chiesi.
Sono il guardiano notturno, diciamo. Ma lavoro anche di giorno, mi occupo della cura degli animali e di farli mangiare.” Disse lui, un po’ distrattamente.
E come mai hai scelto questo lavoro se odi fare quelle cose?” Stava per parlare quando continuai.
Forse è perché ti pagano bene.” Dissi ridacchiando.
Non mi pagano. E non l’ho scelto io questo lavoro.” Disse serioso, girandosi di nuovo verso il bancone.
Tornai seria. “Cosa intendi?” Chiesi.
Restò qualche secondo in silenzio, poi parlò: “L’ha scelto il giudice, e lo Stato. Non io.”
Non capisco. Lo Stato…” “Si, lo Stato. Il tuo schifosissimo Stato, mi ha obbligato a farlo.”
Ma in che senso? Che voleva dire? E poi, non era di New York?
Potresti spiegarti meglio? Non so di cosa parli.”
Tempo fa, per molto tempo, ho procurato con la mia crew molti danni alla città. Danni inteso come distruzione di vari edifici e beni immobili, muri imbrattati ed una lista infinita di atti vandalici. Continuavamo perché la polizia non riusciva a trovarci, e questa cosa ci piaceva. La città aveva paura di noi e non conosceva neanche le nostre facce. La gente si svegliava la mattina e accendeva subito la TV per sentire se al telegiornale veniva detto qualcosa su di noi. Un giorno ci trovarono. Io ero il punto fisso nella crew, per questo, presero me. Mi dissero che avrei dovuto ripagare tutto. Così venni condannato al risarcimento dei danni mediante servizio gratuito presso l’amministrazione statale, dato che non avevo i soldi a sufficienza.”
Lo guardai stranita.
In pratica…” Continuò, intuendo la mia confusione, “Quando non hai denaro a sufficienza per risarcire dei danni, lo Stato ti permette di non pagare la sanzione in denaro, ma fornendo lavoro, quindi diventando un dipendente dello Stato. Dai il tuo contributo in modo diverso.”
E come funziona?” Chiesi.
Beh, ti danno una lista di lavori come dipendente dello Stato, il numero dei lavori dipende dalla gravità della legge infranta. Ti danno un tot di tempo ad ogni mestiere, che può essere una settimana, come possono essere due mesi. Viene deciso dallo Stato in base alla necessità che ha quel determinato campo di lavoro di assumere nuovi dipendenti. Durante questo tempo, dovrai svolgere quel lavoro, per forza, gratuitamente.”
Dev’essere straziante.
Si, lo è.” Disse lui secco. “Odio questo posto.”
Ti danno qualche possibilità di scambiare un lavoro? Magari con altri che…” “No, non si può. Puoi solo scegliere in quale ordine svolgerli, se hai fortuna.” Disse lui.
Tu hai scelto?
Si. Ho scelto questo per primo, perché il proprietario di questo posto è mio zio. Pensavo che essendo suo nipote, avrebbe chiuso un occhio su certi regolamenti e mi avrebbe lasciato un po’ più libero.
Ma?” Chiesi.
Ma niente. Mi sbagliavo perché io e mio zio non abbiamo mai avuto un buon rapporto. Mi disse solo che invece di farmi spalare la merda degli animali, mi avrebbe affidato il compito di curarli, perché sapeva bene che tanto la merda non l’avrei pulita. In ogni caso, secondo me c’era qualcosa di sadico nel suo incarico. Mi ha messo a saziare i leoni il primo giorno di lavoro senza averne mai visto uno dal vivo.”
Rimasi un po’ a riflettere. Questa storia mi sembrava di averla già sentita. Indagai.
In tutto questo…” Dissi, “Ho alcune domande da farti.”
Mhh, sembra quasi un gioco, poi sembra divertente dato che non riesci a tenere chiusa la tua bocca pettegola ed impicciona, spara.
Sorrisi con uno sguardo deciso, non so perché, lo presi come un complimento.
Ma sappi che non mi piace parlare di questa cosa, quindi vacci piano.” Disse per precauzione.
Ok, allora, da quanto ho capito, non sei di New York, giusto?” Chiesi.
No, non sono di qui.” “E di dove sei?” Dissi quasi interrompendolo prima che potesse finire di parlare.
Vengo dal Canada, Ontario.” “Come mai ti sei trasferito qui?” Dissi sempre quasi interrompendolo.
Per la scuola, mia madre mi mandò qui perché la scuola dei miei sogni si trovava proprio al centro di New York.”
Mhh, e dimmi, quale sarebbe questa tua scuola dei sogni?” Dissi ridacchiando.
L’istituto d’arte Andy Warhol di New York.” Rispose.
Wohoh,bene, un artista.” Dissi iniziando a girargli intorno mentre lui stava fermo in piedi e mi seguiva con lo sguardo.
Si tirò su le maniche velocemente e potei notare bene le sue braccia completamente tatuate. Aveva molti tatuaggi, non solo sulle braccia.
E dimmi, come ha fatto un artista Canadese come te a farsi scoprire dalla polizia di New York dopo essere rimasto così tanto senza farti trovare?
La mia ragazza.” Disse lui.
Mi fermai dal camminare. Una ragazza? Aveva una ragazza? Oh. Ah.
Il sorriso mi sparì dalla faccia in modo estremamente veloce, non so per quale assurdo motivo.
La mia ex ragazza; confessò lei tutto alla polizia.” Poi continuò prima che io potessi aprire bocca, “No so dove, come, quando e perché. Quindi non chiedermelo. L’ultima volta che l’ho vista, stavamo ancora insieme. Lo venni a sapere in seguito.
Tutto tornava nella mia mente.

-
Flashback.

*Notizia dell’ultimo minuto, hanno trovato finalmente il leader del gruppo di ragazzi che ultimamente ci sta rovinando la città, i cosiddetti ‘Da Crew’ . A confessare è una ragazza, Miriam McCloude, che afferma di conoscere molto bene il ragazzo, di nome Justin Drew Bieber. Non tutti i membri della crew sono stati trovati, ma la polizia si sta dando da fare per trovarli.
Ora passiamo al meteo…
*
Mamma, pensi che troveranno gli altri ragazzi?” Chiese Piper.
Penso di si cara, gliela faranno pagare.” Rispose lei.
-
Sapevo chi era.
Restammo in silenzio a lungo.
Beh? Non hai altre domande da farmi?” Chiese lui.
No, io so chi sei.” Dissi fissando il vuoto.
 “Eh?” Chiese.
Ho detto, che so chi sei.”
Cosa?” Chiese di nuovo.
Scusa sei cerebroleso?
N-no. Cioè… spiegati.” Disse balbettando.
Tu sei Justin Bieber, giusto?
Non rispose e corrugò le sopracciglia.
*Ding* Suonò un elettrodomestico dalla cucina.
Lui si allontanò in silenzio, lasciandomi lì, in piedi.
Dovevo prendere il suo silenzio come un ‘si’?
*Bloop* *Bloop* *Bloop* *Bloop*
Sentii il suono di tanti messaggi arrivarmi tutti insieme.
*Bloop* *Bloop* *Bloop* *Bloop*
Corsi dal cellulare, sul divanetto.

Notifiche-

Da: Lydia ☺
-Oh mio Dio sei stata online poco fa!
-Oh ma rispondimi!
-Dove sei?
-Cosa fai?
-Sei viva?
-Ti ammazzo appena ti rivedo sappilo
-Sempre che ti rivedrò mai…
- ☺


Notai il ‘Sta scrivendo…’ in alto e prima di subito la fermai.

A: Lyida ☺
-Calma! Eccomi, sono viva haha
Da: Lydia ☺
-Ma sei matta? E’ tutto il giorno che ti cerco e tu rispondi così? Che cazzo ti ridi cogliona?
A: Lydia ☺
-Scusa, ho preso solo poco fa il cellulare.
Da: Lydia ☺
-Ma dove sei?
A: Lydia ☺
-Allo zoo
Da: Lydia ☺
-Che cosa? Scusa dove sei? Ripetilo di nuovo perché mi sembra di aver letto ‘zoo’
A: Lydia ☺
-Si, sto allo zoo. Sono rimasta chiusa dentro. Stavo cercando la borsa e non la trovavo, poi sinceramente non ricordo bene cosa è successo, penso di essermi addormentata perché poi mi ha svegliato il ragazzo dell’ora alle sette e mezza.
Da: Lydia ☺
-Ma come cazzo hai fatto ad addormentarti in uno zoo? Ma non c’era nessuno lì vicino a te? E poi oddio sei con lui adesso? Dove state? Rispondi a tutto, sbrigati!
A: Lydia ☺
-Non lo so! Ti ho detto che non ricordo bene cosa è successo, non c’era nessuno, per questo è strano. Si, sono con lui da quasi due ore, credo in casa sua, e vorrei spararmi.
Da: Lydia ☺
-Senti, facciamo così, chiamai e spiegami tutto per bene.
A: Lydia ☺
-No! Non posso! Non posso parlare al telefono, sentirebbe tutto!
Da: Lydia ☺
-Ma vive nello zoo? Ma che cazzo…
A: Lydia ☺
-Lydia non lo so, non so niente, penso sia l’appartamento che danno al custode. Non so dove mi trovo e per quanto dovrò restarci. Non chiedermelo più.
Da: Lydia ☺
-Okok, hai avvertito i tuoi?
A: Lydia ☺
-No, non so come dirglielo. Poi ancora non sono tornati a casa di sicuro, cenavano dai nonni, ricordi? Mia madre mi ha mandato solo un messaggio verso le quattro con scritto di avvertirla quando tornavo dallo zoo se non mi si scaricava il cellulare, quindi avrà pensato che la batteria sia morta durante la visita.
Da: Lydia ☺
-Non puoi prenderla così alla leggera Audrey, tra poco saranno a casa!
A: Lydia ☺
- Mhh ma non potemmo dire che mi fermo a dormire da te per questa notte?
Da: Lydia ☺
-No Audrey non se ne parla, e se poi non è solo per questa notte? Io non voglio avere brutti ruoli in questa storia, meglio non inventare cazzate e dire la verità.
A: Lydia ☺
-Tu non dire niente, lasciamo che tornino a casa e vediamo come reagiscono.
Da: Lydia ☺
-MA SEI MATTA?! VUOI RESTARE LI PER SEMPRE? MANCO SAI DOVE TI TROVI E CI VUOI RESTARE?!


Sentii il rumore di un piatto sbattere sul tavolo, così scattai e vidi Justin mentre si sedeva sulla sedia ed iniziava a mangiare qualcosa.

A: Lydia ☺
-Senti io devo andare, ci sentiamo dopo.
Lasciai il cellulare lì e iniziai a camminare verso il tavolo. Non vidi niente oltre che al suo piatto.
Ed io?” Dissi abbastanza timidamente.
Tu cosa?” Domandò poggiando la forchetta.
Cioè…” “Io non cucino per le donne.” Mi interruppe lui.
Che cosa? Ma era serio?
Beh, in questo caso non si tratta di cucinare per una donna, si tratta di preparare anche la minima cosa, un semplice panino ad esempio, per una persona che è ospite a casa tua per una sera.” Dissi con tono infuriato.
*Bloop* *Bloop*
Sentii dal divanetto.
E se permetti…” Dissi tornando dal cellulare a mettere la modalità silenziosa,  “Si tratta anche di rispetto ed educazione.” Incrociai le braccia al petto tornando al tavolo.
Questa non è casa mia, e non è casa tua. Se vuoi qualcosa da mangiare te la fai.”Rispose con aria indifferente.
Avresti potuto almeno fare il gesto carino di chiedermi se avevo fame, così, giusto per non essere del tutto maleducato.” Dissi portando le braccia in aria.
Oh Cristo, ma perché la stai facendo così lunga? Eri impegnata a mandare messaggi e non volevo disturbarti.” Si giustificò. Inutilmente. Che scusa era? Ero ‘impegnata’ a mandare messaggi? Poteva chiedermelo benissimo.
Era un ragazzo orribile sotto questo punto di vista. All’inizio era davvero maleducato, poi si dimostrò più simpatico, o almeno, più disponibile. Ma la verità è che era scortese e maleducato, come avevo dedotto in principio. In fondo, è la prima impressione quella che conta.
Neanche il più egoista tra gli egoisti non avrebbe preparato qualcosa per una ragazza ospite.
Ma lui, in silenzio, l’aveva fatto. Era vero, forse ero esagerata, ma io sono cresciuta con i miei genitori, che oltre ad essere estremamente gentili tra di loro, mi hanno sempre insegnato le buone maniere ed in casa nostra, ci sono regole di buona condotta che vengono sempre rispettate.
Va bene. Tanto non ho fame.” Dissi camminando a passo veloce verso un’altra stanza a caso.
Passando afferrai il telefono.
Entrai in quella che avrebbe dovuto essere la sua stanza, dato che trovai subito un letto alla mia destra, dove mi sedetti velocemente.
Sbloccai nuovamente in cellulare e notai che era tardissimo, erano quasi le nove e quaranta.
Poi guardai le notifiche.

Messaggi-

Da: Lydia ☺
Ore 9:26 p.m. - No tu non vai proprio da nessuna parte, parliamone! Che dirai ai tuoi?
Ore 9:27 p.m. - Dove devi andare di così importante dai? Sto cercando di aiutarti Audrey!

Quelli erano probabilmente i due messaggi che sentii mentre stavo sgridando Justin. Ma dopo aver messo la modalità silenziosa, continuò.

Da: Lydia ☺
Ore 9:28 p.m. - No senti devi rispondermi
Ore 9:31 p.m. – Dai!!!!
Ore 9:32 p.m. – Quanto sei cocciuta.
Ore 9:37 p.m. – CAZZO AUDREY MI HA CHIAMATA TUA MADRE, DICE CHE NON RISPONDI AL TELEFONO E NEANCHE AI MESSAGGI, ORA STA CHIAMANDO LO POLIZIA PER METTERSI IN CONTATTO CON LO ZOO!

Sgranai gli occhi ed iniziai a preoccuparmi.

4 chiamate perse da: Mamma ☺

Da: Mamma ☺
Ore 9:33 -Audrey dove sei? Perché non rispondi al telefono? Sono preoccupata!

Erano tornati a casa. Oh merda.

*Driiin* *Driiin*
Sentii dalla stanza accanto. Era il telefono.
 “Cazzo” Dissi, chiudendo gli occhi.






Spazio Autore

Hey! Ecco anche il terzo capitolo.
Allora, per cominciare vorrei dire che non sono convintissima per alcune cose, ma non ci sono altri modi per farle accadere considerando cosa dovrà succedere nei prossimi capitoli, quindi mi accontento.
Dall'altra parte invece sono contenta perché è venuto un capitolo lunghissimo. Ho avuto alcuni problemi in realtà, però ora rileggendolo un'infinità di volte l'ho modificato ed ho la coscienza a posto hahaha.
Dal prossimo capitolo inizieranno ad accadere dei fatti più importanti, ho già molte idee quindi penso di aggiornare presto.
Come al solito non ho molto da dire, spero che vi piaccia (e non deludetemi, recensite in molti! haha).
Vi informo che ho cambiato nick, non sono più @kidravhlJ, ma @IoveyouJ. La prima lettera del nick è una 'i' maiuscola e non una 'l', quindi per cercarmi dovete scriverlo in quel modo haha.
Aurora invece è sempre @marieauhl

Un bacio da entrambe!

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Capitolo 4
*** 4. 'Good breakfast' ***


4. ‘GOOD BREAKFAST’




Pronto?” Sentii.
Si, sono io.” Continuò.
Chi parla?
La polizia?
Ah, si.
Abbastanza.
Passò qualche secondo. Avrei voluto sentire cosa diceva l’altra persona dall’altra parte della cornetta.
Si.
Mhmh.
Si è qui.”
Descriverla? Emh, vediamo, è abbastanza alta, poi ha un bel corpo, cioè..
Balbettò un pochino facendomi sorridere “… E’ magra, normale, poi ha i capelli lunghi e scuri, scurissimi, neri credo.
No, no sono mossi, abbastanza. Voglio dire, ha dei boccoli alla fine quindi…
Ok, poi, è abbastanza chiara di carnagione, ma non troppo, cioè non è scura… No dimentichi quest’ultima frase, ha la pelle normale.
Ridacchiai sentendolo andare nel panico durante la mia descrizione.
Poi ha gli occhi grigi, di un grigio abbastanza scuro, ma non troppo e…
Ah, ok. Si, si chiama Audrey, del cognome non lo so.
Alle sette e mezza circa, dormiva per terra.
I genitori? D’accordo.
Va bene, grazie.
Anche a lei, buonanotte.”
Ci fu silenzio.
Decisi di alzarmi e tornare da lui per chiedere spiegazioni.
Chi era?” Dissi sapendo già la risposta.
La polizia, l’hanno contattata i tuoi genitori. C’è stato un incidente e le strade sono bloccate, ti potranno venire a prendere domani mattina.
Dovrò dormire qui?
No, nella teca degli alligatori.” Disse lui con sarcasmo. Spero.
Rimasi in silenzio alzando gli occhi al cielo.
Si, qui.” Riprese notando che aspettavo una risposta seria.
Cazzate.” Risposi secca.
Scusa?” Chiese lui.
Stai dicendo solo cazzate. I miei non mi lascerebbero mai restare in uno zoo per la notte.” Dissi dopo aver pensato ai loro caratteri. Soprattutto a quello di mio padre.
Pensa quello che vuoi.” Disse alzandosi e posando il piatto vicino al lavandino.
Sospirai e mi buttai di nuovo sul divanetto.
A che ora mi verranno a prendere?” Chiesi ansiosa.
All’apertura del parco.” Mi rispose mentre sciacquava il piatto.
Alle nove?” Gli domandai.
No, a mezzanotte.” Rispose, sempre con sarcasmo.
Alzai gli occhi al cielo di nuovo e questa volta sospirai più profondamente.
Restai in silenzio. Camminando in giro per casa mi disse:
Ti conviene andare a dormire adesso, hanno detto che quando il parco aprirà saranno già fuori dal cancello.
Rimasi ancora in silenzio. Era impossibile che i miei avessero veramente deciso di lasciarmi lì a dormire.
Puoi dormire sul letto se vuoi. Non ci dormo quasi mai tanto.
E dove dormirai tu scusa?” Chiesi imbarazzata. Non volevo creare problemi.
Sul divano, ci dormo quasi sempre, ho varie cose da controllare durante la notte.
Va bene.” Dissi alzandomi lentamente dirigendomi verso la stanza.
Allora… buonanotte.” Dissi spostandomi i capelli da un lato giunta davanti alla porta della camera.
Buonanotte.” Disse distrattamente lui mentre controllava le telecamere sullo schermo.
Stavo per chiudere la porta quando mi parlò di nuovo.
Ti conviene dormire così vestita, perché non ho molte cose da darti dato che…” “No tranquillo, dormirò così.” Dissi interrompendolo e chiudendo velocemente la porta.
Per carità. Non sia mai. Già dormivo nel suo letto, non avrei mai osato indossare dei suoi vestiti.
In più, penso gli sia costato parecchio orgoglio anche solo pronunciarla quella frase. Meglio non complicare le cose.
Mi misi a letto, sotto le coperte ed iniziai a pensare a cos’era successo nelle ore precedenti.
Che giornata di merda.
*Bloop* sentii.
Non ce la facevo più a leggere messaggi. In più quel suono, aveva interrotto i miei pensieri, così afferrai il cellulare e lo spensi.
In seguito, mi rigirai dall’altra parte e mi addormentai.


-


Hey! Audrey! Sei sveglia?” Sentii.
Mhh, ora si.” Dissi sbadigliando.
Scusa se ti ho svegliata.” Disse Justin a bassa voce.
Ma che ore sono?” Gli chiesi sbadigliando di nuovo.
Neanche le sei.” Rispose lui.
Oddio, cosa vuoi da me alle sei?” Domandai preoccupata.
Niente, ho solo pensato che dato che la tua esperienza qui nello zoo non è stata come credevi, voglio dire, non hai visto niente, ti avrebbe fatto piacere accompagnarmi.
Oh signore, accompagnarlo? Alle sei di mattina? Io dormo. Alle sei di mattina non accompagnerei nessuno da nessuna parte.
Dove?” Chiesi stropicciandomi gli occhi.
Lo vedrai.
Digli di no’ Pensai.
Mhh…” ‘Digli di no!
Ok.” ‘Dannazione!
Lui accennò un sorriso e poi disse “Perfetto, seguimi.
Mentre mi infilavo le scarpe riflettei sulla mia scarsa capacità di resistergli. E… quante ore erano che lo conoscevo? Neanche dodici.
Allora? Sei pronta? Sbrigati.” Disse già sulla porta.
Non posso svegliarmi ed essere pronta entro cinque minuti. Ero avvantaggiata considerando che avevo già i vestiti e che non avevo bisogno di truccarmi. I trucchi in realtà, li avevo portati. Ma ciò che mi mancava erano le salviettine struccanti.
So che non c’è niente di peggio dell’andare a dormire truccate, ma non potevo farci proprio niente.
Presi la borsa e ci misi dentro il cellulare, poi mi diressi verso di lui ed uscimmo insieme.
Fuori c’era quella luce giallina che solo pochi hanno la fortuna di vedere la mattina. Meravigliosa, a mio parere.
Giornate come quella mi mettono serenità. Sono quelle giornate che ti fanno credere di essere belle indipendentemente da quello che succede.
E’ vero che il bel tempo mette di buon umore, almeno per me.
Camminavamo da un po’ quando Justin si decise a fermarsi.
Era sempre così silenzioso e misterioso.
LA CASA DELLE FARFALLE’ Lessi scritto sopra le nostre teste.
Il sole si stava alzando proprio in quei minuti, quasi lo potevamo vedere alzarsi a vista d’occhio.
Mi fermai a fissarlo, mentre era concentrato nell’aprire varie serrature.
Con tutto il disprezzo che provavo per il suo carattere, dovevo ammettere che non avevo mai visto un ragazzo più bello di lui.
Probabilmente esisteva ma, io non lo avevo mai visto.
E in quel momento, non me ne fregava proprio niente delle altre persone.
Decisi di accendere di nuovo il cellulare, dato che dopo qualche ora sarei dovuta tornare a casa con i miei.
Lui aprì la porta e feci subito un passo indietro vedendo l’enorme immagine di un insetto verde gigantesco.
Gli insetti sono la mia più grande fobia fin da quando ero piccola. Dal moscerino allo scarafaggio. Non li sopporto, e nella maggioranza, li trovo inutili.
Senza contare il fatto, che fanno estremamente schifo.
A volte sento dire ‘Ma come fai ad odiare le coccinelle? E le farfalle? Sono bellissime!
No. Non lo sono. Per me no.
Non so, probabilmente se avessi saputo prima che mi avrebbe portata in quel posto, avrei rifiutato.
Ma mi basta guardarlo per capire che invece, avrei acconsentito lo stesso.
Hey io non so se voglio entrare.” Dissi grattandomi in braccio.
Lui si girò verso di me. “Perché?” Chiese corrugando le sopracciglia.
Eh, vedi, io e gli insetti non andiamo molto d’accordo.” Risposi abbassando lo sguardo.
Lui ridacchiò, mi prese per il braccio e mi trascinò dentro.
Ma le farfalle non sono come gli altri insetti, sono molto più belle.” Disse camminando.
Camminavamo in un labirinto. Era un labirinto formato da muri di cartone con delle immagini di vari insetti e delle spiegazioni molto dettagliate.
Non so se rendo l’idea, ma per me era come trovarsi senza ossigeno.
Ho davvero una fobia esagerata.
Arrivammo alla fine del percorso, dove si trovava una cupola di vetro molto grande che faceva entrare tutta la luce chiara del sole che stava ancora sorgendo.
La filtrava quasi come farebbe un prisma. Si vedevano perfettamente i fasci di luce penetrare dentro dalle vetrate.
Quando aprirò la porta dovrai entrare il più velocemente possibile, per evitare che scappino, ok?” Mi disse lui.
Aspetta, cos’è che non deve scappare?” Quasi non feci in tempo a finire la frase che lui mi prese di nuovo per il braccio e ci chiuse dentro.
Come posto, era bellissimo, aveva qualche albero, non molti a dir la verità, ma tutti ben ricoperti di fiori. Poi molti cespugli ed una fontana piccolissima al centro.
Il cuore iniziò a battermi fortissimo. Non capivo cosa c’era in quella cupola, non vedevo niente se non piante.
L’ansia prese l’avvento su di me.
Lentamente, iniziai a camminare con le mani in tasca verso il centro, alla fontana, guardandomi attentamente intorno con gli occhi strizzati.
Ricordai il cartello fuori, che nominava le farfalle.
Probabilmente erano quelle che non avrebbero dovuto scappare. Ma dov’erano?
C’era silenzio. Quasi più di quello che avrei potuto avere durante il sonno.
Mi girai da Justin, che era appoggiato al vetro con le mani in tasca mentre mi guardava. Aveva un raggio di luce sparato in faccia, ma non portava gli occhiali da sole, quindi teneva gli occhi strizzati.
Il sole la mattina è micidiale.
Aveva un ciuffo dei suoi capelli spettinati che gli ricadeva sulla fronte.
Dove sono?” Gli chiesi da lontano, sentendo l’eco.
Cercale.” Disse lui sorridendo sotto i baffi.
Immaginate il posto più spettacolare che voi abbiate mai visto e teletrasportatevi dentro. Non vi verrebbe mai di cercare le creature che più vi spaventano.
Perché rovinare quel posto in quel modo?
Emh, preferirei lasciarle nascoste.” Dissi ridacchiando.
Lui scosse la testa ridendo ed iniziò a camminare seguendo le vetrate della cupola con le mani in tasca.
Mi fissava. “Perché?” Mi chiese.
Non lo so, non mi piacciono.” Dissi massaggiandomi la nuca a testa bassa.
Continuavo a restare ferma, alla fontana, seguendolo con lo sguardo mentre mi girava attorno.
Questo lo dici perché non le hai mai viste.” Disse lui sorridendo sempre sotto i baffi.
Ma dov’erano? Io non ne vedevo neanche una.
Decisi di cercarle di nuovo, restando lì al centro, dove potevo vedere bene tutto.
Ma io le ho viste le farfalle.” Dissi chinandomi concentrata. “Molte volte.” Aggiunsi.
Scoppiò a ridere vedendomi impegnata a cercare senza sosta.
L’eco era fastidioso. C’era una pessima acustica.
Si ma queste sono diverse.” Disse lui.
Aveva quasi fatto il giro completo della cupola.
Beh allora dimmi come sono fatte, dammi un indizio.” Continuai mentre frugavo tra le foglie.
Lui rise, “Sarebbe inutile, non le troverai mai così.” Affermò.
Allora cercale con me.” Gli dissi tornando in piedi.
Sarebbe lo stesso inutile.” Disse. Corrugai le sopracciglia e piegai la testa da un lato, confusa.
Aveva terminato il giro, e si trovava ora davanti ad una grossa leva rossa.
Vedi Audrey, Questa farfalle sono speciali…” Tirò la leva verso il basso con forza e prese a camminare verso di me. “Loro si nascondono.” Continuò. Fino a qui, ci ero arrivata.
Si fanno vedere solo se nell’aria c’è una grossa percentuale di vapore acqueo.
Alle sue parole, iniziai a percepirlo sulla mia pelle.
Lui raggiunse la fontana, vicino a me.
Usai la mia mente da ragazza dell’ultimo anno per cercare di capire cosa stava succedendo. Arrivai alla conclusione corretta, ovvero che tirando quella leva, aveva attivato un meccanismo nella cupola, in grado di formare il vapore acqueo velocemente.
Lui mi guardò e scoppiò a ridere.
Cosa c’è?” Dissi.
No, dico davvero, cosa c’è di così divertente?” Gli chiesi mentre lui continuava a ridere.
Lui mi si avvicinò piano piano, alzò il braccio, mi mise la mano tra i capelli e la tirò fuori con una piccolissima farfalla dalle ali trasparenti sul dito.
Il mio cuore iniziò a battere velocemente e tirai un urletto nascondendo la faccia nelle mani.
Lui rise di nuovo. “Ti fanno così paura?
Si.” Dissi secca ancora con la faccia coperta dalle mani.
Una volta liberato il mio viso, riaprii gli occhi e vidi tutta la cupola piena di farfalline svolazzanti.
Oh mio Dio.” Dissi rimanendo con la bocca aperta.
Chiudi la bocca, se te ne entra una dentro non la trovi più.” Disse serio.
La chiusi velocemente e lo guardai terrorizzata.
Stavo scherzando.” Mi disse lui ridacchiando.
Ma tutte queste piccole bastarde, dov’erano prima quando le cercavo?” Gli chiesi scrollandomi via di dosso quelle che mi si poggiavano sui vestiti.
Beh, loro funzionano un po’ come i camaleonti. Si mimetizzano. Anche in volo, riescono a non farsi vedere. Con il vapore acqueo non riescono più a cambiare colore, per questo le vedi.” Si girò verso di me ed io deglutii rumorosamente.
Dai non sono così male.” Mi consolò lui. Aveva ragione in effetti.
Ne prese una e me la lasciò svolazzare intorno.
In quel momento pensai davvero che qualche farfalla mi fosse entrata in bocca e che avesse in qualche modo raggiunto lo stomaco.
Iniziai a camminare in giro per la cupola sfiorando le farfalle una ad una con il dito. Le guardavo svolazzare via appena le toccavo, provocando al mio passaggio un movimento circolare di ogni piccola creatura.
La luce del sole passava attraverso le loro ali trasparenti e sulla parte murata della cupola, dove era situata la porta, venivano riflesse solo le venature delle ali, che si muovevano lentamente.
Io queste farfalle non le ho mai viste.” Affermai.
Certo che no, sono originarie dell’Amazzonia, ci sono pochissimi esemplari ancora e noi ne abbiamo parecchi. Le ha regalate uno scienziato a mio zio due anni fa quando morì. Disse che le voleva donare al bioparco per farle ammirare da tutti a patto che venissero trattate con la massima cura. Per questo c’è quell’impianto .”
Presi la macchinetta fotografica ed iniziai a scattare foto all’aria.
Sono bellissime.” Dissi incantata. “Ma in foto non rendono.
Lo so.” Rimasi in silenzio a fissarle, anche con un raggio di luce in faccia.
Dobbiamo andare.” Disse lui alzando nuovamente la leva.
Il vapore acqueo iniziò a cessare piano piano ed io lo seguii verso la porta.
Prima di chiuderla, mi girai un’ultima volta per vederle scomparire di nuovo nella natura artificiale.


-


Tornati all’appartamento, restammo in silenzio per un po’.
Tu puoi rimetterti a dormire se vuoi, hai ancora tempo.” Mi disse lui. “Sono ancora le sette e un quarto.” Aggiunse.
Tu dove vai?” Gli chiesi.
In giro, devo svegliare gli animali.” Rispose prendendo un borsone.
Vengo anche io.” Dissi alzandomi velocemente dal divanetto su cui mi ero seduta rientrando.
No, rischierai di non fare in tempo per le nove.” Disse mentre prendeva vari oggetti e li metteva nel borsone.
Non me ne fregava proprio niente. Ai miei non era fregato niente di venirmi a prendere, e a me non fregava niente di andarmene, a quel punto.
Rimettiti a dormire.” Mi ripeté lui. Avevo sonno. Avevo davvero sonno, e probabilmente, si vedeva.
Se vuoi, ti avverto quando sto per uscire.” Disse andando in cucina.
Magari, grazie.” Lui annuì ed io tornai nel letto, convinta di poterlo salutare una volta per tutte.


-


*Bloop* *Bloop* *Bloop* *Bloop*
Mi risvegliò il suono dei messaggi provenienti dal cellulare nella borsa.
Così lo presi e saltai giù dal letto appena lessi l’ora.
Le otto e mezza, cazzo.
Ma Justin?
Corsi fuori dalla stanza e mi avvicinai al tavolo grattandomi la testa in modo goffo.
Sopra c’era una tazza vuota bella grossa ed un cornetto.
Vicino alla tazza c’era un cartone di latte.
Mi avvicinai ancora di più.
Misi la mano nella tazza e afferrai il biglietto che c’era all’interno.

‘Buona colazione.’

Quel biglietto era una cazzata.
Mi aveva detto che mi avrebbe svegliata, l’aveva detto lui, non io.
Stavo per andarmene, quindi non l’avrei più rivisto.
E poi, sbaglio o lui non cucinava per le donne?
Non mi ero mai sentita così delusa e triste. A breve sarebbero tornati i miei ed io non avevo ancora salutato il ragazzo che mi aveva tenuta ospite per quasi un giorno intero.
Non riuscivo a smettere di pensare al possibile motivo per il quale non mi aveva svegliata.
Invece di quel biglietto insulso, avrebbe potuto almeno lasciami scritto se dovevo chiudere a chiave, e soprattutto, dov’era la chiave.
O se c’era bisogno che rifacessi il letto.
O se avessi dovuto cercarlo.
O se sarebbe tornato.
O se si sarebbe fatto trovare all’ingresso per salutarmi.
Mi aspetto forse troppo dalle persone? Non penso.
Pretendo un minimo di gentilezza nei miei confronti.
In realtà, non sono stata per niente male e considerando il suo carattere, mi sembrava quasi un’impresa da parte sua avermi fatta sentire a mio agio. Mi sarebbe piaciuto dirglielo.
Mi sarebbe piaciuto conoscerlo meglio.
Ma ovviamente, mi sveglio sempre all’ultimo momento. Letteralmente direi.
Era tardissimo.
Tentati di aggiustarmi il trucco con le dita davanti allo specchio del bagno.
Che schifo, Justin mi aveva vista in quelle orrende condizioni quella mattina.
Non mi sorprende che mi abbia lasciata così con quell’indifferenza.
Tornai dal mio cellulare per leggere i messaggi che mi avevano svegliata.

Da: Mamma ☺
-Audrey siamo qui fuori!
-Appena apre il parco, esci e vai a sinistra. Ci troverai all’ufficio informazioni.
-Non perderti questa volta, magari…
-E vedi di non addormentarti durante il percorso, grazie.


Ma che le prendeva? Perchè era così allegra e tranquilla?

Mi sedetti sul divanetto, ed aspettai.
Mi guardavo intorno.


-


*La signorina Audrey Puckett è desiderata all’ingresso, grazie.*
Sentii. Erano passate le nove da dieci minuti.
Presi la mia borsa, raggiunsi la porta, poi mi girai e controllai per l’ultima volta quell’appartamento vuoto, rosicchiandomi le unghie.
Mi soffermai sul tavolo, con sopra ancora la tazza ed il cornetto. Li fissai. Mi iniziai a morsicchiare il labbro sempre guardandoli attentamente.
Presi una penna dalla mia borsa, che lascia poi cadere per terra e mi diressi dal tavolo.
Afferrai il biglietto e scrissi sul retro.
Scusa, non mi piace il latte.’ Aggiunsi uno smile, poi cambiai idea e lo cancellai scarabocchiandoci sopra.
Velocemente presi il cornetto e corsi via vicino alla porta, dalla mia borsa.
Poi, finalmente uscii.
Addentai quella delizia al cioccolato e chiusi gli occhi per il piacere. Era estremamente buono.
Poi ripresi coscienza di me stessa quando un forte odore di escrementi mi passò sotto il naso.
Oh, dimenticavo dove mi trovavo.
Non si può mangiare il cioccolato nel posto in cui l’unico odore che si può sentire è quello di merda.

Misi in bocca il cornetto e lo strinsi con i denti, facendolo rimanere lì.
Avevo bisogno delle mani libere per farmi uno chignon spettinato.

*Attenzione, la signorina Audrey Puckett è desiderata all’ingresso, i suoi genitori la stanno aspettando impazienti, grazie.*

Hey! Quanta fretta! Datevi tutti una calmata’ Pensai.
Non volevo lasciare quel posto ed anche se avessi voluto, non sapevo come arrivare all’ingresso.
Fortunatamente, trovai la pila di cartine dello zoo a pochi metri da me, così ne presi una ed iniziai a seguire il percorso.
Sapere che lui era ancora lì, sicuramente a meno di un chilometro di distanza da me, mi faceva venire voglia di trasgredire qualsiasi regola e correre a cercarlo.


-


Mentre camminavo, notai da lontano, un ragazzo con la divisa dello zoo, che si trovava alla gabbia dei leopardi e maneggiava degli utensili. Era di spalle.
Rimasi a fissarlo da lontano. Ricominciai a mordicchiarmi il labbro, poi guardai la cartina, riguardai lui e poi di nuovo la cartina.

*Attenzione, ci rivolgiamo di nuovo alla signorina Audrey Puckett chiedendole di recarsi al più presto all’ingresso, grazie.*

A quelle parole, chiusi gli occhi e sospirai profondamente ormai innervosita. Poi li riaprii e gettai a terra la cartina. “Al diavolo.” Dissi iniziando a correre nella direzione della figura in lontananza.

Hey!” Urali mentre correvo, “Hey! Justin!
Ma non si girava. Cercai di frenarmi un po’ prima di lui ma calcolai male le distanze e gli finii addosso.
Chi è Justin?” Disse il ragazzo girandosi.
Non era lui, cazzo.
Oh, emh..” Feci un passo indietro e mi strinsi lo chignon che avevo in testa. “Io.. ecco…” Non riuscivo a parlare per via del fiatone che avevo. “Beh.. scusi, ho sbagliato persona.” Conclusi.
Mhh.” Mi scrutò. “Sei la ragazza che stanno chiamando da mezz’ora all’ingresso?” Mi chiese.
Eh, si, sono io.” Dissi ancora con il fiatone. “Ma credo di essermi persa, non so, non capisco bene le cartine.
Vieni, ti ci accompagno io.” Disse ridacchiando ed avvicinandosi ad un piccolo go-kart
Montai sopra ed in cinque minuti arrivai all’ingresso.
Vedi i tuoi genitori?” Mi chiese lui facendomi scendere.
Rimasi a fissare l’area intorno a me con una mano sulla fronte a pararmi gli occhi dal sole.
Si, eccoli!” Risposi indicandoli e poi sventolando il braccio per farmi notare.
Iniziai a camminare insieme a lui verso di loro.
Eccola qui! Tu devi essere Audrey!” Disse un uomo sulla cinquantina, biondo finto e pieno di bubboni in faccia.
Si signore.” Dissi mettendomi dietro le orecchie dei ciuffi di capelli.
Sono il proprietario dello zoo.” Disse porgendomi la mano.
Oh, molto piacere.” Risposi stringendogliela.
Tu che ci fai qui Josh?” Disse rivolgendosi al ragazzo che mi aveva accompagnato.
Niente, io sono arrivato poco fa.” “Bravo, torna a lavoro allora.” Disse serio quasi interrompendolo.
Così fece.
Si voltò nuovamente verso di me. Poi sorrise.
Di solito non vengo mai al parco, gestisco gli affari dall’ufficio di casa mia, ma sapendo cosa era successo ad un mio visitatore, mi sono sentito in dovere di venire a porgerle me mie scuse per questo incidente.” Il suo alito era pestilenziale.
E pensare, che quell’essere identificabile era imparentato con un ragazzo come Justin.
Non si preoccupi signore, è stata solo una mia distrazione e poi un susseguirsi di eventi.” Dissi trattenendo il respiro per il suo alito.
Esatto, per questo sono venuto per assicurarmi che mio nipote, il ragazzo con cui sei stata mentre eri chiusa dentro, si sia comportato in modo corretto. Se così non fosse, sappi che ne pagherà le conseguenze oggi stesso, dato che è il suo ultimo giorno.” Mi disse lui.
Che cosa? Ultimo giorno? Significava che il tempo del lavoro come dipendente dello zoo terminava quel giorno?
N-no, cioè, lui… è stato molto gentile nei miei confronti. Mi sono trovata bene, la ringrazio.
Mhh, d’accordo allora.” Disse massaggiandosi la pancia. “Alla prossima signori!” Disse ai miei.
E’ stato un piacere.” Rispose allegramente mio padre.
Poi l’uomo scomparì nella biglietteria.
Facciamo finta che tutto questo non sia mai successo Audrey.” Disse seria mia madre.
Abbassai la testa. Evidentemente quella simpatia era solo nei messaggi.
Scusami, io…” “Noi non siamo arrabbiati perché sei rimasta chiusa dentro. Può succedere, anche se avresti dovuto essere più attenta. Siamo arrabbiati perché hai cercato di tenerci nascosto tutto. Avresti dovuto chiamarci subito, non avresti dovuto aspettare che lo scoprissimo noi. Avresti potuto essere in situazioni più pericolose.” Disse mio padre con uno sguardo freddo.
Mhh.. hai ragione. Ma non è successo. Ora sono qui no?” Dissi sorridendo innocentemente, sperando di riuscire a farla franca o di cambiare discorso.
Loro mi ignorarono, giustamente.
Salimmo in macchina ed io pensai subito ad afferrare il mio cellulare.
Non controllai neanche i messaggi, scrissi subito a Lydia.

A: Lydia ☺
-Sono finalmente in macchina e sto tornando a casa.

Dopo aver premuto invio, mi ritrovai a pensare di nuovo a Justin ed a come avrei ricordato per tutta la vita il giorno in cui durante una ridicola gita scolastica, mi persi e rimasi chiuda dentro ad uno zoo, passando una notte con un ragazzo come lui.

*Bloop*

Da: Lydia ☺
-Amen. Hai molte cose da dirmi.
A: Lydia ☺
-Più di quante tu possa mai immaginare Lydia.

Bloccai il cellulare.
Dopo, caddi nel sonno più profondo.











Spazio autore


Ecco anche il quarto capitolo! 
Ammetto, di non essere molto soddisfatta della seconda metà quanto lo sono della prima, ma non posso farci niente. D'altronde,  alcune cose devono accadere per forza nella storia. Vabbe, passiamo alle cose serie hahaha non ci penso neanche a lasciarvi immaginare Audrey a vostro piacimento eheh. Mi dispiace di averla descritta solo al quarto capitolo (magari distruggendo le figure di molte delle vostre Audrey immaginarie haha) ma volevo farla descrivere da Justin e mi ci è voluto un pò per arrivare alla polizia hahaha.
Spero vi piaccia! Aggiungo che sono contenta di alcune recensioni che ho ricevuto, quindi continuate a recensire perchè mi motivate tantissimo :)


Come sempre, per ogni cosa mi trovate su twitter @IoveyouJ.
Potete chiedere anche ad Aurora, @marieauhl.




Un bacio!

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Capitolo 5
*** 5. Prospect Park. ***


5. PROSPECT PARK.




Erano le sette di sera ma non avevo proprio nessuna voglia di stare a casa. Il che era strano dato che ero stata chiusa in uno zoo per un giorno intero.
Forse questa mia improvvisa voglia di uscire era dovuta al fatto che in casa mia tutti mi facevano venire voglia di strapparmi i capelli.

-

10:37 a.m.
Siamo a casa ragazzi!” Urlò mia madre entrando.
Nessuno rispose. “C’è nessuno?” Strillò.
Passai davanti al salotto e vidi Dylan mentre giocava ad un videogioco cruento.
Hey, mamma ti sta chiamando, si risponde, maleducato.” Gli dissi.
Lui mise pausa al gioco e si girò verso di me. “Ti sei divertita con gli animali tutta la notte eh? Che avete fatto? Vi siete annusati il culo a vicenda?” Io alzai gli occhi al cielo e cominciai a salire le scale.
Lo sentii scoppiare a ridere. “Dai, dimmi, che avete fatto? Avete mangiato un po’ di fieno?” Urlò dal piano di sotto. “O… non so, cos’è che mangiano le scimmie? Le banane? Avete mangiato quelle?” Continuava a ridere, così decisi di ignorarlo.
Mi avviai verso la porta del bagno, la aprii e ci trovai Piper che stava per aprirla da dentro, con il cellulare in mano.
Oh.” Disse venendomi addosso e così alzando lo sguardo dallo schermo. “Hey!” Mi disse sorridendo.
Almeno qualcuno di allegro, o meglio, cortese.’ Pensai.
Allora? Spiegami sorellona, come si fa ad addormentarsi in uno zoo? Devo fare un tema per lunedì e vorrei una storia divertente e ridicola da raccontare.” Disse lei con aria petulante.
Oh piantala. E poi, non lo faresti mai.” Dissi cercando di auto-convincermi.
E perché no? Tanto ormai a scuola lo sanno tutti.” Concluse tornando in camera sua ridendo mentre scriveva un messaggino.

-

Diciamo solo, che non mi avevano accolta bene.
Ragazzi!” Sentii chiamare dalla cucina. “E’ pronta la cena!
L’ultima volta che avevo cenato lì, avevamo parlato per tutto il tempo di come sarebbe stata la mia gita allo zoo e diciamo che quella volta avevamo sempre argomenti simili di cui parlare. Non mi andava proprio.
In più, non avevo fame, pur avendo digiunato la sera prima allo zoo. Il che era strano. Certo avevo fatto colazione con il cornetto che mi aveva lasciato Justin, ma a pranzo avevo mangiato solo un po’ di insalata.
Misi in carica il cellulare, che si era scaricato ore prima. Non avevo avuto il coraggio di leggere un’altra ondata di messaggi, che fossero di Lydia o di altri. Poi scesi giù.
All’inizio della cena parlarono i miei dei problemi della casa. Verso la fine restammo tutti in silenzio, sentivo i miei fratelli ridere tra di loro e lanciarsi occhiate strane. Probabilmente i miei gli avevano vietato di parlare di me e della mia esperienza ma non gli avevano vietato di ridacchiare.
Dovreste smetterla di ridere per ogni cosa, e crescere, per una volta. Non c’è niente di divertente.” Dissi alzandomi e tornando in camera mia.
Presi il cellulare.

A: Lydia :)
-Domani ci vediamo. Senza discussioni.
Aspettai qualche secondo prima di ricevere la sua risposta.
Da: Lydia :)
-Certo, ma nel pomeriggio. La mattina devo accompagnare mia madre non ho capito dove…
A: Lydia :)
- Hahahaha va bene, ci sentiamo domani. Buonanotte :)
Da: Lydia :)
- Notte!!

Fissai il cielo a lungo quella sera. Seduta sul letto a gambe incrociate.
Pensavo al fatto che ogni volta che mi succede qualcosa di interessante, deve finire subito. Ventiquattro ore prima esatte, mi trovavo con un ragazzo che avevo trovato interessante fin dal primo secondo, da soli, noi due.
Dopo quasi un’ora di pensieri, crollai.


-


Presi il cellulare e guardai l’ora. Cazzo, le due e quarantasei. Ero super in ritardo.
Sono una ritardataria senza alcuna speranza, quindi ormai le persone che mi conoscono ci sono abituate. Il problema è mio. Non voglio avere sempre l’ansia del tempo.
Finii di prepararmi in fretta e furia, scavalcando il cane che girava per casa guardandomi con fare giocoso.
Solitamente, se calcoliamo circa un quarto d’ora di tempo che uso per prepararmi, il cinquanta percento, lo impiego a truccarmi. Non vorrei che si fraintendesse, mi trucco pochissimo, ma ci metto tantissimo, perché mi piace essere precisa. Forse è per questo che faccio sempre tardi.
Una regina non è mai in ritardo, sono gli altri che sono in anticipo.’ Beh, eccomi, sono io.
No Tetriw, non adesso.” Gli dissi mentre lui mi fissava fuori dalla porta del bagno con una pallina gommosa in bocca. “Non posso proprio, mi dispiace.” Dissi grattandogli un pochino la testa di passaggio.
Sono in ritardo, come al solito.” Dissi prendendo la borsa velocemente. “Ma questo lo sai già credo, sono sempre in ritardo no?” Dissi esasperata. Poi risi da sola. Stavo davvero parlando con il mio cane?
Mi avvicinai alla porta di casa. “Lo dico per chi c’è…” Urlai prendendo le chiavi “Certo, chi non c’è non c’è e non lo potrà mai sapere ma… Comunque, io sto uscendo, torno questa sera!” Conclusi chiudendo la porta. La nostra casa è grande e non sai mai chi è uscito o chi è dentro. Così parli per tutti, almeno sei sicura che ti sentono. Semplice.
Penso di essere una delle poche persone della mia scuola che ogni mattina, arriva dal Bronx.
La mia scuola è situata nel centro di Brooklyn e ci vuole un bel po’ per arrivarci, usando la metro.
Sentii la mia fastidiosissima suoneria del telefono.
Lydia :), scorrere lo schermo per sbloccare.’ Lessi scritto.

Pronto Lydia?” Dissi correndo verso i tornelli della metro.
Hey, dove sei?” Mi chiese.
Sto per salire sulla metro, una quarantina di minuti massimo e sarò lì.” Risposi.
Oh signore, sbrigati, io esco di casa ora.” Disse lei.
“Va bene, arrivo.” Dissi agganciando la conversazione.
Maledetta Lydia e la sua casa a Brooklyn.
Maledetta fino ad un certo punto, la mia è molto più grande.
Rimasi seduta sulla metro, guardavo le persone che salivano e scendevano.
Sono una persona che osserva.
Guardai di nuovo l’orologio, le quattro. Dovevo arrivare per le quattro e mezza al Prospect Park, dove avevo appuntamento con Lydia.

-

Arrivai quasi in tempo.
Da: Lydia :)
-Dove sei?
A: Lydia :)
-Sono appena arrivata.
Da: Lydia :)
-Perfetto, vediamoci alla solita panchina.

-

Oh, ma guarda un po’ chi si rivede!” Disse ridendo lei.
Piantala, già è tanto che non mi ha sbranato un animale selvatico li dentro.” Risposi abbracciandola.
Ah, sappi che non me lo dimenticherò mai. Poi, mi hai fatta preoccupare! Ore e ore senza rispondere ai messaggi!” Disse lanciando le braccia in  aria.
Si ma tu, da brava amica, avresti dovuto aspettarmi lì fuori, o avresti almeno dovuto fermare il pullman bloccando l’autista.” Dissi.
Pensi che non lo abbia fatto?” Chiese accendendosi una sigaretta, “E’ la Smith, dai lo sai com’è fatta. Quando verrà a sapere la verità forse si sentirà in colpa, chi lo sa.” Disse lei buttando fuori una nuvoletta di fumo dalla bocca.
Forse.” Risposi.
Vuoi?” Mi disse aprendomi il pacchetto.
No. Non posso, lo sai.” Lei alzò gli occhi al cielo.
Te e la danza. Stai proprio fuori Au.” Disse ridacchiando.

-

Ballo da quando sono piccola. Mi madre mi aveva iscritta al corso di hip-hop all’età di sei anni.
Più tardi, quando iniziai a diventare brava, decisi di iscrivermi al corso di break dance, ma in quello, ancora non sono molto brava. Ho sempre visto i ballerini di break dance come degli svalvolati assurdi. Svalvolati, ma bravi, estremamente bravi.
Pratico danza a livello agonistico praticamente, non posso permettermi di fumare. Avevo iniziato, tempo fa, ma durante le prove mi mancava il fiato.
Se vuoi entrare nella crew, non puoi essere così stanca solo alle prove.” Mi disse l’insegnante. Così, smisi. Ci tengo tantissimo a la mia salute. Non per me, non per gli altri, ma per la danza.

-

Non offendere me e la mia passione.” Dissi evidenziando bene il ‘non’.
Ma chi ti offende?” Disse ridendo, “Fai come vuoi.” Continuò.
Rimasi in silenzio a fissarla divertita.
Insomma, non hai niente da raccontarmi?” Mi disse. Poi mi fece l’occhiolino.
Mhh, non saprei, già sai che ho dormito nel bioparco di New York, vero? No perché, non ho altri eventi importanti successi nelle ultime ore, mi dispiace. Dovrai basarti solo su questo per ora, ma mi impegnerò e vedrò di rimanere chiusa in altri posti assurdi se vuoi.” Lei rise.
Sai cosa intendo, di che avete parlato te e quel ragazzo dello zoo?” Continuò.
Rimasi a bocca aperta. “Che cosa? Ma fai sul serio? Io mi addormento in uno zoo, vicino a dei leopardi, per terra, di sera, e tu cosa fai? Mi chiedi del ragazzo che mi ha svegliata? Sei incredibile.” Dissi dandole una botta sul braccio.
Si, lo so, sono sempre stata incredibile.” Disse vantandosi giocosamente.
Piantala o ti prendo la sigaretta e te la spengo in fronte.” Lei continuò a ridere. “E comunque… Non so, è un soggetto interessante, mi sono trovata bene.” Dissi un po’ malinconica.
Mhh…” Fece lei.
Si beh ma tanto, ormai…” Dissi alzando le spalle.
Non essere negativa, magari lo rincontri. Potremmo decidere spontaneamente di tornare allo zoo noi due.” Propose con furbizia.
Nah, non saremmo credibili. In più, ieri era il suo ultimo giorno. Chissà adesso dove dovrà lavorare.” Mi guardò confusa.
E’ uno di quei dipendenti dello Stato che devono risarcire i danni. A proposito, ti ricordi tempo fa, di quella crew di ragazzi di ci rovinarono la città? Penso sia lui il ragazzo che presero per questo genere di pagamento.
Quel Justin… Bieber tipo, no?” Chiese lei.
Si, cioè, non so se è lui, ma penso proprio di si.
Allora lascialo perdere, ti porterebbe solo problemi.
Rimasi a riflettere.
Comunque…” Disse lei lentamente. “Voglio lasciare Chuck.” Riprese tutta d’un fiato.
Che cosa?” Urlai. Lei si morse il labbro.
No!” Continuai, “Non se ne parla proprio! Non di nuovo!
Si ma…” “No! Lydia ti metto le mani addosso e ti faccio male se lo lasci di nuovo. Voi vi amate, vi sposerete, ed avrete tanti bellissimi bambini. E uno scoiattolo giapponese.” Conclusi.
Eh?” Fece lei.
Beh, anche un cane va bene… se proprio non ti piace lo scoiattolo…” Lei scoppiò a ridere.
Non lo so, vedi io…” “Dai, dimmi quale stupida incertezza hai questa volta, coraggio.”

-

Lydia Sullivan e Chuck Miller. Una coppia storica.
Stanno insieme da cinque anni. Se non si contano tutte le volte che lei lo ha lasciato.
Lui è più grande di lei di quattro anni, ma stanno benissimo insieme. Sono davvero una coppia fantastica, ma lei sembra non accorgersene.
O almeno, si diverte a giocare con il povero cuore di Chuck, che ogni volta che viene scaricato, fa di tutto per riprendersela.
Tornano sempre insieme alla fine. Lydia sa benissimo che lui la ama, ha solo paura.

-

Ecco vedi, non si tratta di un’incertezza questa volta…” Dice sempre così.
Lui mi ha tradita.” Concluse.
Che cosa?
Scusa? E’ uno scherzo?” Chiesi sgranando gli occhi.
Mai successo in cinque anni.
No, non lo è. L’ho presa malissimo ieri sera quando l’ho saputo, me lo ha detto Freizer. Lo sai, lui vede e sente tutto. Ma già adesso sto meglio. Forse doveva andare così.
No, non penso Lydia. Prova a parlarci.” Cercavo di convincerla.
Scusa per avertelo detto solo adesso, ma ieri sera, quando ne volevo parlare, non eri in linea.” Disse triste
Si, volevo staccare un po’ il filo e riposare il cervello per una sera.”
Dovrei farlo anche io.” Disse aspirando per l’ultima volta. Poi gettò a terra il filtro.

Restammo un’ora e mezza circa a parlare di lei e Chuck e di come la loro storia si era evoluta in cinque anni. Lui le aveva sempre perdonato tutto, forse anche lei avrebbe dovuto perdonarlo.
Ma prima, magari, parlargli?
Che ore sono?” Gli chiesi.
L’ora che tu inizi ad incamminarti verso la metro, o arriverai domani a casa.” Mi rispose sorridendo.
Che palle il Bronx.” Dissi alzandomi e pulendomi il pantaloni con la mano.
Le panchine al Prospect Park sono peggio dei bidoni della spazzatura.
Eh! Il famoso Bronx!” Strillò Lydia.
A tutti voi nel parco!” Continuò salendo sulla panchina in piedi. “Vi avverto, questa ragazza, viene dal Bronx!” Strillò indicandomi. “E’ una cattiva ragazza!” Continuò. Rideva così tanto che piano piano la sua pelle diventò rossa.
La gente che passeggiava si girò a guardare la scena.
Ma che sei matta?” Le dissi a bassa voce sgranando gli occhi. “Mi stai facendo fare una figura di merda, scendi subito, ci guardano tutti.” Iniziai a tirargli la maglietta da sotto per farla scendere.
Poi la presi direttamente dal braccio e la trascinai giù.
Un giorno di questi, sputtanerò io a te. Tieniti pronta.” Dissi ridendo.
Non ne avresti il coraggio Audrey, non farmi ridere.” Rispose lei con una fintissima aria da arrogante.
Insieme, siamo due idiote.
Ti accompagno alla metro.” Mi disse Lydia prendendomi sotto braccio.
Ah che amica gentile!” Dissi scherzando.
Non fare la simpaticona con me.” Disse lei spingendomi mentre continuava a ridere.
Ma la smetti di parlare? La tua voce è irritante.” Dissi alzando gli occhi al cielo in modo giocoso.
Ma brutta stronza, come ti permetti?” Disse ridendo.
Lydia Sullivan.” Disse una voce maschile in modo calmo e soprattutto, con una piccolissima pausa tra le due parole. Ci girammo entrambe.
Che piacere rivederti.” Continuò.
Era un ragazzo molto alto ed abbronzato, con i capelli scuri. La prima cosa che si nota guardandolo, probabilmente sono le sue fossette.
Guardai Lydia andare nel panico davanti a quella figura maschile, evidentemente non si ricordava neanche chi fosse quel ragazzo. Cosa che sembrava essere estremamente contraria per lui, che andò vicino a darle due bacini sulle guance. Quando lo vidi avvicinarsi a me per fare la stessa cosa pensai che in realtà probabilmente era il suo carattere ad essere così estroverso.
Allungò la mano, “Daniel, Daniel Anderson.” Mi disse sorridendo. Io gli strinsi la mano, “Audrey Puckett, molto piacere.
Qui invece, vidi Lydia illuminarsi sentendo il suo nome.
Il piacere è tutto mio.” Disse baciandomi la mano che ancora gli stavo stringendo.
Hey, non ci allarghiamo…’ Pensai.
Daniel! Oddio, non ti avevo riconosciuto!” Disse lei sorridendo.
Non so come hai fatto tu a riconoscermi, è passata un’infinità di tempo…” Disse imbarazzata, facendomi ridere.
Beh, alta, capelli rossi, occhi verdi, linguaggio inappropriato, ho pensato ‘hey, questa dev’essere Lydia.” Disse ridendo.
Lydia rise istericamente, ma la risata isterica di Lydia può essere classificata in diversi modi.
In quel contesto, o era in imbarazzo, o la battuta non le aveva fatto davvero ridere.
Per quanto mi riguarda, io ero per la seconda, ma non avevo riso lo stesso.
Non mi ricordavo che fossi di Brooklyn, Daniel, mi fa piacere.” Continuò lei.
Si mi sono trasferito qui da poco in effetti.” Disse ridacchiando. “Io sto bene, adesso ho trovato un piccolo lavoretto e, beh… me la cavo. Tu? Come stai?” Chiese.
Oh no. Alzai gli occhi al cielo. Stava per iniziare una di quelle conversazioni imbarazzanti che si fanno quando rincontri un amico dopo tanto tempo, ed io ci ero rimasta intrappolata dentro. Ma non avrebbe potuto salutarla circa due minuti più tardi? Così almeno avrei fatto in tempo a salire sulla metro.
Tutto bene dai. Sto cercando anche io lavoro, nel mondo del cinema. Chuck mi sta dando una mano. Chuck, te lo ricordi? Chuck Miller, il mio ragazzo.” Disse lei ormai coinvolta nella conversazione.
Sentirla dire ‘Il mio ragazzo’ e ‘Chuck’ nella stessa frase mi rassicurò. E’ un po’ lunatica a volte.
Oh si, certo. Wow, state ancora insieme? E’ tanto tempo ormai.” Disse annuendo in segno di approvazione.
Emh, si… in teoria si. E’ un storia complicata in realtà, vedi…” La fermai in tempo, per evitare di farla continuare. Sa agganciarsi ad ogni persona per piagnucolare.
Si, non è il caso di parlarne adesso, direi.” Lanciandole uno sguardo di intesa. “Considerando soprattutto che ore sono…” Le dissi cercando di farle capire che ero in ritardo.
Si, emh, Audrey ha ragione. Anche io sono un po’ in ritardo e dovrei andare… magari un giorno di questi potremmo vederci, così, tanto per risentire un vecchio amico.” Propose lui.
Emh, certo, domani, io, Audrey ed il nostro gruppo di amici abbiamo un appuntamento al cinema.” Disse lei convinta. Chi? Cosa? Dove? Come? Quando? Perché? Eh? Sgranai gli occhi e aggrottai le sopracciglia. Quale appuntamento?
Niente di che ovvio, e soprattutto, niente di estremamente ufficiale o formale. Se ti fa piacere, puoi venire con noi. Almeno ti fai dei nuovi amici in zona.” Disse sorridendo.
Non la stavo capendo affatto, giuro.
Oh. Si, si cioè… mi farebbe piacere.” Disse guardandomi e sorridendomi. “Viene anche lei giusto?” Disse facendomi l’occhiolino.
No! Io non vengo! Non sapevo neanche di cosa stavano parlando.
Si, certo.” Disse lei.
Allora ci sarò di sicuro.” Ridacchiò. “Così magari avrò l’onore di parlarle, dato che sembra che oggi non ne abbia proprio voglia.” Disse sorridendomi.
Ricambiai il sorriso, ma molto infastidita.
E’ che sono molto, molto, molto…” Dissi allungando ogni volta di più la parola. “In ridardo.” Conclusi guardando Lydia. Poi gli sorrisi di nuovo.
Va bene, ha ragione. Dobbiamo andare.” Disse Lydia. “Ci vediamo domani alla quindicesima Court Street alle sette e un quarto, non fare tardi.”
Non faccio mai tardi, ricordi?” le disse cominciando a camminare ridendo.
Si, come no.” Rispose lei in lontanaza.
Ma si può sapere che ti sei fumata? Era una normale sigaretta quella di prima vero? Che cazzate ti inventi? Di che parlavi? Lydia ti avverto non mettermi in mezzo a…” “Rilassati, Audrey. So quello che faccio e…” “No, non mi pare proprio.” La interruppi.
Senti…” Mi disse fermandomi dal camminare afferrandomi il braccio.
E’ carino, simpatico e non è un criminale traditore, ne tantomeno uno stupratore. Sai quanto è difficile trovare un ragazzo con questi requisiti?” Mi disse.
Beh per te è molto semplice, non devi neanche cercare.” Dissi sarcasticamente alzando le braccia in aria.
Non mettere in mezzo Chuck, lui ed io ora…” “Io? Sono io che lo metto in mezzo? Gli hai detto che stai ancora con lui. E glielo hai detto tu, lui non ti aveva chiesto proprio niente.” Le dissi, cercando di farla ragionare. Lei alzò gli occhi al cielo e prima che potesse ricominciare a parlare ripresi.
E poi, gruppo di amici? Che ne sai che gli altri possono? Guarda, ti sei messa nei casini da sola. Manderai a monte tutto e farai una figura di merda con il tuo nuovo principe azzurro.” Le dissi.
Audrey, calmati, è solo…” “No, non mi calmo Lydia,sei una stupida incosciente e devo essere io a pensare a te. Fai come vuoi, ignora Chuck, ma poi non dire che ha sbagliato quando la stessa cosa la stai facendo tu a lui.” La sgridai.
Audrey dai, l’ho solo invitato al cinema, e non saremo soli. Non sono un’ipocrita.” Si difese.
Che ne sai che gli altri sono liberi domani?” Dissi incrociando le braccia al petto.
Lo so e basta, è lunedì, non sabato. Poi mi bastano tre o quattro persone, mica tutti e dieci. Non ti inventare scuse dai, ti stai preoccupando troppo.” Mi disse ridacchiando.
Ti odio.” Le dissi cercando di trattenere le risate.
Lo so, ora vai a casa che è tardi o tua madre ti cucina per cena e poi come faccio io domani al cinema senza la mia spalla?” Disse facendomi ridere.
Finiscila, ora vado.” Dissi dandole un bacio sulla guancia.
Mi diede una pacca sul culo quando cominciai a camminare.
A domani, troietta!” Disse ridendo da lontano.
Scoppiai a ridere ma non mi voltai, così, giuro per non fare una figura di merda davanti a tutta la metro.
Che polla che sono.



Spazio autore

Ed ecco anche il quinto capitolo!
Ollellè ollallà! Allora, parto con i commenti.
Mi manca tantissimo scrivere di Justin e Audrey, ma torneranno, tranquille haha.
Poi, volevo chiarire una cosa, 'Piper' è un tipico nome americano e non si legge come è scritto, si legge tipo 'paiper', lo dico perchè molte davvero lo leggono in quel modo ed è ridicolo hahaha.
Poi, passiamo ad altre cose, personalmente, amo il personaggio di Lydia, per ora più di quello di Audrey, perchè è un po' moscia in questi capitoli. Ma poi si rianimerà tantissimo come personaggio, dal prossimo.
Ci sono nuovi personaggi in questo capitolo ma non ho molto altro da dire, è un capitolo di transito.
Bene, per ora è tutto. Spero che vi piaccia, recensite!
P.s. ho cambiato di nuovo nick hahaha, lo cambio spesso quindi dovrete abituarvi. Ora sono @Califorhia Chiedete anche ad Aurora se volete (@Marieauhl), che in questo capitolo mi ha dato un sacco di consigli.
 

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Capitolo 6
*** 6."Oh my God, you?" ***


6. 'OH MY GOD, YOU?'






 *Driiin* 
Il suono della campanella é irritante. Non c'é niente di più fastidioso, anche se trovo meno fastidioso quello della campanella della fine delle lezioni che quello dell'inizio, logicamente.
Iniziai a cercare Lydia, mi sembrava strano che non fosse davanti al cancello d'ingresso. Ambiguo, Lydia é sempre in orario.
"Mi stavi cercando per caso?" Sentii dopo un ticchettio sulla spalla.
Mi voltai, "Oh, Lydia! Hai chiesto agli altri del cinema?" Dissi.
"Non ci hai dormito la notte vero?" Disse ridendo. "Comunque no, sono appena arrivata." Continuò, prendendomi sotto braccio.
Appena varcata la soglia dell'ingresso, eccoli lì.
Lasciate che ve li presenti.
C'é Zack Billow; il mitico Zack, a mio parere il più simpatico e forse anche il più carino del gruppo. Quando sono giù di morale, lui ha il compito di farmi tornare il sorriso.
Alla sua sinistra, Theo. Theo Baker é afro-americano. All'inizio lo guardavamo tutti con invidia perché i suoi genitori vinsero un mucchio di dollari ad un quiz televisivo, ma conoscendolo, si é rivelato simpaticissimo e soprattutto molto umile.
Poi c'é Elliot Cook. La tipica brava ragazza del Texas, bionda, con gli occhi azzurri. É davvero bella. Non fraintendete, non sono una di quelle persone che ha come prototipo di bellezza i capelli biondi e gli occhi chiari, ma devo dire, che lei li porta benissimo. La cosa che forse mi piace di più di Elliot, é che il suo stile texano si nota un sacco, per come si veste. É difficile non farsi inglobare nelle mode di New York e mantenere il proprio stile.
A questo ci pensa anche Freizer. Lui vede e sente tutto. Non so come fa. Sa sempre le nuove notizie e i gossip. In questo é anche peggio delle ragazze, che per quanto riguarda le altre, é tuttodire. 
Io non amo spettegolare, non amo i pezzegolezzi e non amo chi spettegola.
Freizer ha origini tailandesi, é altissimo e magrissimo, in più é rasta, il che, lo caratterizza molto. 
Ecco arrivare dagli armadietti Trent Clark, molto carino, moro con gli occhi verdi, intelligente e pieno di furbizia.
Va molto bene a scuola ma non penso sia per lo studio.  Lui e Zack sono molto amici e finiscono sempre in vicepresidenza insieme. Diciamo che sanno come divertirsi.
Arriva Colysia dai bagni. Colysia Lee é indiana ma vive a New York da una vita ormai e si é integrata benissimo. Americana doc. Non so cos'altro dire di lei se non che é estremamente bella. Non é timida per niente, ma parla poco, dice che le piace ascoltare.
Infine c'é il biondo dagli occhi blu, il nostro Owen. Owen Murphy, che probabilmente stava già in mensa. Pensa sempre al cibo, e dopo averci pensato, lo mangia. Raramente ho conosciuto persone come lui. In realtà, andiamo molto d'accordo, anche io sono una fan sfegatata dei McDonald’s e del cibo in generale. Sarei grossa come lui se non ballassi. Gli vogliamo un sacco bene ed é un bene che viene spontaneo, perché é veramente un amore di ragazzo e soprattutto é simpaticissimo.
In più ci siamo io e Lydia. Direi che si, siamo un bel gruppo e me ne posso vantare.
Hey ragazzi!” Dissi.
Stavano parlando tra di loro. Si girarono tutti insieme.
Ciao Audrey!” Dissero in coro, poi si rigirarono e continuarono a parlare.
Emh, ciao… di che state parlando di così tanto importante da non potermi salutare come si deve?” Dissi furba scompigliando i capelli a Zack.
Della signorina Adams.” Mi rispose lui.
Perché? Che è successo?” Chiese Lydia.
Ciao Lydia!” Dissero di nuovo in coro, quasi sentendosi obbligati.
Lei ridacchiò alla scena e si sistemò la borsa sulla spalla.
Ah non si sa. E’ proprio per questo che ne stavamo parlando. Sembra che sia finita in ospedale.” Disse Freizer.
Oh, ma come mi dispiace!” Esclamò Lydia, ovviamente con sarcasmo. Poi sbuffò soffiandosi via un ciuffo di capelli rossi da davanti alla faccia. “Per tutte le volte che mi ha fatta mandare dalla preside dovrebbe restarci almeno tre mesi.” Disse incrociando le braccia.
La signorina Adams è la bidella del nostro piano, e per quanto riguarda me e Lydia, della nostra classe. Ha la sua scrivania proprio davanti alla porta. Penso sia una povera donna frustrata, scarica tutti i suoi nervi sugli alunni. Pensiamo che il suo stress sia dovuto al fatto che conduce una vita veramente triste. Le è morto il marito anni fa, ed il suo unico figlio è scappato di casa. In più a lavoro la odiano tutti.
Come sei crudele Lydia.” Dissi ridendo.
Si ma Lydia augura le peggio sciagure, io non vorrei mai averla come nemica.” Aggiunse Trent ridendo.
Infatti, caro signor Clark…” Rispose lei camminando verso di lui con le braccia ancora incrociate, “Non mi sembra di esserti nemica.” Disse con un sorriso furbo.
Così sembra.” Concluse lui ridendo.
Ragazzi! Ma che ci fate ancora fuori dalle vostre aule? La campanella è suonata da un pezzo!” Strillò una bidella a me sconosciuta.
Si stiamo andando!” Rispose Elliot alzando gli occhi al cielo. Poi si rigirò da noi.
Ma se non sopporti i ragazzi che cazzo ci vieni a fare a lavorare in una scuola? Che nervi.” Aggiunse scostandosi la frangetta bionda da un lato.
Non lo so ma sono tutti così, anche gli insegnanti o la preside stessa.” Riprese Freizer.
Iniziammo ad incamminarci ognuno verso la propria aula quando Lydia parlò.
Ah, ragazzi!” Si voltarono.
A ricreazione vi devo chiedere una cosa, ci vediamo in mensa.” Poi si guardò intorno, “Dov’è Owen?” Chiese.
L’ho visto andare al bar prima.” Rispose Colysia.
Scontato. “Ok, avvertite anche lui se lo vedete. Freizer pensaci tu, hai biologia con lui adesso no?
Si ci penso io, tranquilla.
Ragazzi andate subito in classe!” Ricominciò la signora.
Si!” Strillò Zack da lontano. “Ci sto andando ok? Ci sto entrando adesso, datti una calmata e prenditi una camomilla, Cristo. E vai a pulire i cessi che sono una merda.” Continuò. Entrammo nelle aule ridendo a causa sua.
Ci vediamo dopo in vicepresidenza, signor Billow.
Sbuffò.


-


Quindi, se calcoliamo la radice quadrata del risultato, possiamo ricavare il primo numero, quello da cui siamo partiti…
Il professore parlava ormai da quasi un’ora. Niente di meno interessante della sua spiegazione, a mio parere.
Non c’era un solo alunno che stava ascoltando, neanche uno. Me compresa.
Ascoltavo solo qualche frase per vedere se stava parlando sempre dello stesso argomento.
Ptsss! Ptsss!” Mi voltai da Lydia che mi lanciò un bigliettino.
Era una caricatura del professore con dei fumetti. Frasi di Lydia che potevo capire solo io. Cose da migliori amiche.
Allora se noi prendiamo il prodotto…” *Driiiin*
Ci alzammo tutti di scatto e in una frazione di secondo fummo tutti fuori dall’aula.
Io e Lydia ci dirigemmo verso la mensa, dove trovammo tutti i nostri amici seduti ad un tavolo.
Hey, grazie per i posti.” Dissi sedendomi.
Mhh.” Fece Zack masticando un panino.
Ma come fai a mangiare un panino del genere a quest’ora?” Gli chiesi.
Mh, il cibo, è buono.” Disse mentre masticava. “Non si rinuncia al cibo.” Continuò dopo aver mandato giù il boccone.
Owen gli batté il cinque.
Lydia li guardò con aria schifata, poi parlò. “Passando alle cose serie…” Disse lanciando un’occhiata divertente a Zack, “Oggi verrete tutti al cinema sulla quindicesima Court Street alle sette e un quarto. Senza discussioni.” Disse compiaciuta.
Ah beh, bel modo di convincerli.” Dissi ridendo.
Emh, ok. Ma perché?” Chiese Colysia.
Così, per stare insieme.” Disse con un sorriso innocente.
C’è qualcosa sotto.” Freizer affermò.
Si, ha incontrato un suo vecchio amico e l’ha invitato ad andare al cinema, ma per non rischiare di farlo sembrare un appuntamento formale, ha detto che sarebbe stata con degli amici.” Dissi addentando una mela. Lei mi guardò male ed io le feci la linguaccia.
Comunque, ragazzi, è importante che veniate, vi prego.” Disse sbattendo le ciglia da cerbiatto che si ritrova.
Io ci sto.” Disse Zack dando un colpo al tavolo con la mano.
Si anche io.” Disse Colysia.
Penso di venire anche io.” Continuò Elliot.
Poi Trent, “Si vengo anche io.”
Anche io ragazzi.” Continuò Owen.
"Io pure." Disse poi Theo.
Allora mi aggrego.” Concluse Freizer.
Lydia si girò verso di me, “Visto? Che vuoi che abbiano da fare questi sfigati il lunedì sera?” Disse scherzosamente.
Hey, hey. Andiamoci piano con gli insulti, io potrei rifiutare eh.” Disse Zack.
Allora rifiuta.” Disse lei alzando le spalle.
Non sarebbe la stessa cosa senza di me ragazzi, ammettetelo.” Disse atteggiandosi.
Insieme ci alzammo ignorandolo e ci sedemmo ad un altro tavolo.
Hey ma… va bene, resterò qui a mangiare. Da solo.” Continuavamo a ridere. “Davvero, non mi da fast…
*Driiiin* “Ciao Zack.” Dicemmo con fare annoiato passandogli davanti e lui scoppiò a ridere.
 Le lezioni terminarono normalmente.
Hey pranzi da me?” Mi propose Lydia, “Altrimenti dovrai riprendere la metro questa sera, ti risparmio il tragitto.” Continuò.
Umh, ok. Aspetta che avverto i miei.” Afferrai il telefono.
Ma non ce n’è bisogno, guarda, lì c’è tua sorella, dillo a lei.” Disse indicandola.
Così la avvertii.


-


6:30 p.m.
Dovremmo iniziare a prepararci.” Mi disse Lydia guardandosi allo specchio.
Ero sbragata sul suo letto e giocavo ad uno stupido giochino al suo cellulare.
Dovremmo? Io sto apposto così, sei te che devi farti bella.” Risposi ridendo, “Comunque, non mi hai ancora detto chi è quel Daniel, come lo conosci?” Chiesi.
Eh, veniva in palestra con me, mentre io pattinavo, lui faceva nuoto.”
-
Lydia è un mito a pattinare. Pratica pattinaggio artistico da quando era piccola ed ha fatto alcune piccole gare. Vinte tutte ovviamente.
-
Non me ne hai mai parlato però.” Dissi.
Non me lo hai mai chiesto.” Mi fece l’occhiolino, “Come sto così?” Fece un giretto su se stessa.
Stai bene, lasciati così.” Le dissi.
Dai spicciati, ci vuole un po’ per arrivare al cinema.”


-


Ma dove sei? Si può sapere?” Chiese Lydia al telefono davanti al cinema. Parlava con Zack.
Metti il vivavoce.” Le dissi.
Mi sono perso, credo.” Rispose ridacchiando.
Che cosa?!” Urlò Lydia. “Stai scherzando?” Continuò.
No io…” “Ma non è possibile!” Lo interruppe. “Dove sei?” Sbottò arrabbiata.
All’inizio della via avevo letto 'Castel Street’.” Rispose.
Bene, se continui dritto arrivi a casa di Elliot se prendi la settima a destra, chiamala e chiedile se è ancora a casa. E sbrigati, sono le sette.” Disse furiosa. Poi agganciò.
Sbuffò. Ancora nessuno era arrivato e il film sarebbe iniziato dopo mezz’ora.
Mi metteva ansia vedere Lydia così ansiosa.
Continuava a fare avanti e indietro davanti all’entrata del cinema.
Arrivò Daniel, in perfetto orario. Sette e un quarto, non un minuto in meno, non uno in più.
Ci salutò cordialmente e ci chiese dov’erano gli altri, facendo innervosire Lydia ancora di più.
Arrivarono tutti per le sette e venti più o meno.
Amen!” Urlò Lydia. “Siete in ritardo, tutti quanti.” Continuò.
Va bene, ma ora sono qui. Quindi è tutto ok.” Dissi sorridendo cercando di calmarla.
Ragazzi, vi presento Daniel. Daniel, loro sono Elliot, Owen, Freizer, Theo, Zack, Trent e Colysia.” Fece Lydia.
Beh? Che film si vede?” Disse Owen sciogliendo il ghiaccio.
O ‘Love is like a game’ che è una sorta di commedia, o ‘Upstairs’ che penso proprio sia un horror.
No!” Disse Zack alzando le mani e facendo un passo indietro, “Se vediamo l’horror io mi ritiro.
Ci girammo a guardarlo.
No ragazzi davvero, io mi cago sotto, non si scherza su queste cose.” Qualcuno sghignazzò.
Zack non puoi essere così spaventato dai, sei con un gruppo di amici, ci si diverte.” Dissi ridendo.
Non ci penso proprio. Guarda, ti giuro prendo il biglietto per la commedia ed entro da solo a vederla.” Continuò.
Non fare lo sfigatello Zack.” Disse Theo ridendo.
Ah quindi ora è deciso che si vede ‘Upstairs’? Bastardi, nessuno ha ancora dato il proprio parere, lo fate solo per darmi fastidio. Vi odio.” Continuò.
Zack ti prego, ti stiamo aiutando a dare una botta di adrenalina alla tua vita.” Disse Elliot ridendo.
Elliot, non me ne frega un cazzo della botta di adrenalina. Io mi piscio sotto.” Tutti risero.
La cosa divertente, non era tanto quello che diceva Zack, ma il fatto che lo diceva da serio.
Ragazzi sul serio, se vedete l’horror io aspetto al bar per tutto il film, lo giuro.” Disse piantando i piedi.
Ok, non vedremo ‘Upstairs’ Zack, ora falla finita di fare il ragazzino.” Alle parole di Lydia lui si tranquillizzò.
Lo fai tu il mio biglietto? Io vado un attimo in bagno prima dell’inizio del film.” Dissi a Lydia porgendole il portafoglio.
“Ok, fai veloce però.”
Ho sempre trovato rivoltanti i bagni nei posti pubblici, soprattutto qui a New York. Per carità.
Mentre tornavo dai miei amici, rallentai il passo, camminando a ridosso del muro.
Osservavo le enormi locandine di tutti i film, così, tanto per tenermi aggiornata.
Le guardavo attentamente, forse anche troppo; non avevo molta voglia di tornare dai miei amici, ero un po’ giù di morale quel pomeriggio e non avevo capito perché. Probabilmente, per via del ciclo.
Non mi sarebbe dispiaciuto restare fuori, al bar, come aveva detto Zack.
Camminavo così lentamente, che quasi sembrava che stessi ferma.
Indecisa su quale film vedere, signorina?” Mi sentii sospirare all’orecchio con tono un po’ divertito.
Persi qualche battito per lo spavento, poi mi girai di scatto con una mano sul cuore.
Oh mio Dio, tu?” Feci sgranando gli occhi.
Mi balenò per un attimo l’immagine di quando lo avevo visto per la prima volta, allo zoo. Era Justin.
Lasciai i miei pensieri girovagare liberi nella mia mente.
Era il suo nuovo lavoro? Aveva la maglietta con il nome del cinema, quindi supposi di si.
Ma che lavoro era? Che c’entrava con i suoi tipi di lavori?
Lui alzò le sopracciglia divertito. “E’ proprio un vizio quello che hai di non rispondere.” Disse. Ricordai il suo strano desiderio di ricevere sempre un ‘si’ o un ‘no’ alle sue domande.
Non risposi, ero troppo impegnata a rincorrere i pensieri nella testa per lasciare uscire quello giusto dalla bocca. Avrei potuto farmi scappare qualcosa che invece sarebbe dovuto restare nel mio cervello.
Beh…” Disse lui iniziando ad allontanarsi da me, “In tal caso, io ti consiglio questo qui.” Disse passando davanti ad una locandina con scritto ‘La nostra percentuale’ indicandola.
Ancora non ero riuscita ad aprire bocca, piegai la testa da un lato. Volevo esaminarlo, per convincermi del tutto che fosse lui.
Notai che si stava facendo sempre più lontano da me.
Aspetta…” Dissi. Lui si girò lentamente. Non sapevo cosa dire, lo avevo fermato per non farlo andare via, ma non avevo pensato a niente da dirgli. Così mi buttai.
Perché?” Chiesi con fare curioso, balbettando un po’.
Sorrise sotto i baffi. “Perché ha un finale triste e dato che mi sembra molto triste che una ragazza come te sia venuta al cinema da sola ho pensato che ti avrebbe fatto piacere vederlo.” Disse cercando di non ridere tra sé e sé.
Raddrizzai la schiena impettita, “Ma… io non sono da sola.” Dissi convinta e confusa allo stesso tempo.
Sono con i miei amici.” Continuai, sicura di me.
Questo particolare non mi interessa però.” Disse alzando le spalle e scuotendo la testa.
Che nervi.
Beh, a me si. Ed ora scusami, ma dovrei tornare da loro.” Dissi incamminandomi alla biglietteria, superandolo.
Ma era possibile? Tra tutti i posti, tra tutti i giorni, tutte le ore, i bagni, i cinema e soprattutto,  tra tutte le persone di New York, proprio lui? Lì? In quel momento? In quell’istante?
Audrey! Eccoti, ti eri persa nel cesso? Ci hai messo un po’ a ritrovare la strada per la biglietteria direi.” Disse Trent ridendo.
Scusatemi, ho incontrato… una persona e, niente. Non è ancora iniziato il film, no?” Risposi cambiando discorso.
No, ma inizierà a breve. Entriamo.
La sala era bella, piccola, ma molto, molto bella.
Partì subito una musica ansiosa e Zack iniziò a masticare i pop corn più rumorosamente del dovuto.
Ragazzi, ripetetemi che film stiamo per vedere per favore.” Disse lui fissando lo schermo. Qualcuno sghignazzò.
La musica si fece sempre più inquietante. “Ragazzi ditemelo adesso.” Disse nervoso.
La scritta ‘Upstairs’ apparve scritta sullo schermo e Zack rovesciò tutti i pop corn per terra alzandosi in piedi.
No! Io vi meno.” Urlò. “A tutti, ve lo giuro.” Continuò.
Ridendo qualcuno disse “Dai Zack siediti.” Trascinandolo seduto.
No io esco.” Continuò.
Tutti risero. “Ragazzi sono serio, ho paura.
Non puoi aver paura sul serio Zack, hai quasi vent’anni.” Rispose ridendo.
Io non ho paura, io mi piscio addosso Theo, è diverso.
Mi girai da Lydia, per vedere come stava prendendo la scenata di Zack, ma la vidi appiccicata a Daniel e quella scena mi diede fastidio.
Tutta colpa del ciclo, giusto?
Mi alzai ed uscii dalla sala e passando, Zack mi fermò, “Hey, dove stai andando?” Disse a bassa voce.
Fuori, vuoi che ti prendo altri pop corn?” Gli chiesi.
No, ti accompagno.” Accettai, considerando le sue condizioni
Uscimmo dalla sala senza farci notare dagli altri.
Lui tirò un respiro di sollievo, “Finalmente.” Disse ridacchiando.
Piantala.” Dissi ridendo.
Poi guardai il bancone del bar e subito dopo notai Justin, che vi era dietro. Era il barista quindi? Il barista del cinema? Ma come li danno questi lavori? E’ passato dall’allevatore di leoni e leopardi al barista del cinema a Court Street?
Hey Zack.” Dissi richiamando la sua attenzione.
Si?” Rispose girandosi verso di me.
Lo vedi il ragazzo dietro il bancone del bar?” Gli chiesi sempre tenendo fisso lo sguardo.
Emh, si.” Rispose.
Se ti dico una cosa su di lui, prometti di non dirla agli altri?” Domandai guardandolo.
Questa cosa non la sa neanche Lydia?” Disse curioso.
No. Almeno, non tutta.” Risposi.
Allora è seria, dimmi.” Disse ridacchiando.
Prima promettimelo.” Dissi facendo un passo indietro.
Giuro.” Rispose mettendo la mano sul cuore.
Tu sai che sono rimasta chiusa nello zoo vero?” Domandai.
Certo.” Disse scoppiando a ridere.
Sai anche che sono stata con un ragazzo quella notte, giusto?” Continuai.
Tornò un pochino più serio “Mhh, si, mi sembra di si.
E se ti dicessi che quel ragazzo con cui sono stata chiusa nello zoo una notte appena due giorni fa scarsi, ora è quello che si trova dietro a quel bancone?” Dissi alzando le sopracciglia con le braccia incrociate.
Lui ridacchiò. “Che c’è da ridere?” Chiesi.
Beh, è questa la cosa che neanche Lydia sa? Guarda che lei sa benissimo che sei stata chiusa con un ragazzo nello zoo.” Rispose scuotendo la testa.
La cosa che lei non sa…” Dissi, “E’ che lui è qui.”
Perché? Dovrebbe saperlo?” Rispose lui.
Beh, ‘dovrebbe’ no, ma so che si incazzerebbe se non lo facessi.” Dissi.
Lui annuì. “Ma… perché questa cosa è così importante?” Gli diedi una botta al braccio.
Sei proprio un amico inutile.” Dissi ridacchiando.
Ma che ho detto?” Rispose lui ridendo.
Quando parli con me dovresti ragionare con la mente di una ragazza.” Risi un pochino.
Si Audrey ma te non sei una normale ragazza. Io non ragiono neanche con la mia di mente, figuriamoci se posso arrivare a ragionare con quella di una ragazza.” Mi rispose.
Io scoppiai a ridere. “Non so, mi interessa. Ma né fisicamente, né caratterialmente. Solo come soggetto, è interessante.” Dissi mentre lo guardavo aspettare che un bicchiere di Coca-Cola si riempisse, appoggiato dietro il bancone.
Non trovi?” Dissi rivolgendomi a lui.
Lui sgranò gli occhi, alzò e le spalle e scosse la testa. “Per carità di Dio, mi metti in difficoltà con questa domanda.” Sbuffai divertita.
Chiedigli tu i miei pop-corn.” Disse convinto.
Sorrisi con furbizia e poi presi a camminare verso il bancone.
Emh…” Mi schiarii la gola appena arrivata al bancone. Lui si girò.
Ero estremamente in imbarazzo ma non avevo motivo di esserlo.
Lui appoggiò le braccia al tavolo dietro di lui e alzò le sopracciglia per farmi continuare. Era molto serioso.
Vorrei dei pop-corn medi, grazie” Dissi balbettando un po’.
Si girò in silenzio ed afferrò il cartoncino. Sembrava stanco.
Mentre lo riempiva, di spalle parlò.
Che c’è? Non ti piace il film che state vedendo?” Disse.
Non è quello, è che i pop-corn di prima sono caduti e…” “Non è la domanda che ti ho fatto io.
Rimasi a riflettere sulla sua domanda e poi risposi sicura di me, “Non proprio, per me ed il mio amico laggiù è indifferente. Cioè a lui proprio non piace, a me…” “Avresti dovuto fidarti del mio consiglio.” Mi disse porgendomi il cartone.
Feci un smorfia e presi il cartone velocemente. “E perché? L’ultima volta che ho riposto fiducia nelle tue parole sono rimasta fregata.” Dissi voltandomi e tornando nella direzione di Zack dopo aver lasciato i giusti soldi sul bancone.
Ho avuto i miei motivi per farlo.” Disse uscendo da dietro il bancone. “Non mi andava di svegliarti se…” “Ma eri stato tu a propormelo!” Dissi alzando le braccia in aria.
Ma come ci ero finita a parlare nel bar di un cinema con un ex allevatore di animali con cui avevo passato una notte al bioparco?
Scossi la testa confusa. “Scusa, ma poi, tu si può sapere che ci fai qui?” Chiesi curiosa.
Io ci lavoro.” Disse nervoso.
Sbaglio o dovevi svolgere servizi per lo Stato? Il cinema non mi sembra dello Stato, in più…” “Il bar lo è.”
Cosa?” Dissi.
Il bar prima era dello Stato, poi ci hanno costruito il cinema intorno ed è diventato praticamente patrimonio del cinema. Contrattualmente, il bar rimane dello Stato.”
Ma come fa un bar ad essere dello Stato?” Chiesi.
Sinceramente, non lo so, sono la persona meno indicata per spiegarti certe cose.”  Rispose lui accarezzandosi la nuca.
Annuii, “Ma sarà comunque un lavoro di pochissimi giorni, non era neanche nella lista.” Disse. “E’ un po’ un lavoro di transito.
Annuii di nuovo. Poi credendo finita ormai la nostra conversazione, lentamente mi rigirai per tornare da Zack che stava guardando la scena da lontano con aria confusa.
Hey, dimentichi qualcosa?” Disse lui da dietro le mie spalle.
Stavo per girarmi arrabbiata, spiattellandogli un ‘Non credo di doverti ringraziare per quello che è il tuo dovere fare.’ Ma mi girai in silenzio e lo vidi dietro il bancone appoggiato con i gomiti e dei soldi nella mano sinistra.
Non lo prendi il resto?” Mi disse.
Strano, ero sicura di avergli dati i soldi giusti.
Ero ormai lontana, e se non me ne ero accorta all’inizio della differenza dei soldi, probabilmente, era minima, così risposi alzando le spalle, “Ah, non importa.
Poi ritornai in sala con Zack ed iniziammo a chiaccherare tra di noi perché il film a lui faceva paura e a me non interessava.
Dopo una quarantina di minuti, mi resi conto che uno dei motivi per i quali ero uscita precedentemente dalla sala, era il mio bisogno di cambiarmi l’assorbente. Così corsi velocemente di nuovo verso il bagno.
Passai nuovamente davanti al bar. Devo ancora imparare a non schifarmi del secchio che trovo nei gabinetti dei bagni pubblici però, ci sto lavorando.
Uscendo mi sistemai i capelli.
Troppo pauroso il film?” Disse Justin ridacchiando da dietro il bancone.
Mai una volta che tiene la bocca chiusa però.
Eh?” Mi girai, “Ah, no, cioè dovevo…
E’ la seconda volta che vai in bagno nel giro di un’ora e poi resti fuori dalla sala.” Disse lui.
Ma mi spiava?
Si da il caso che io abbia altre urgenze, in più, ho perso circa metà film e non capisco niente.” Dissi incrociando le braccia.
Anzi, sono una grande fan dei film horror, per questo, non sopporto quelli di scarso livello.” Continuai.
Tu? Una fan dei film horror?” Disse scoppiando a ridere.
Che c’era di divertente? Era vero.
Si, io.” Dissi infastidita.
Ma dai, non farmi ridere. La coraggiosa ragazza che strilla e fa casino per una punturina ad una scimmietta.” Continuò.
Quello non si chiama avere coraggio, quello si chiama fobia degli aghi. E’ diverso.” Dissi avvicinandomi.
Quindi, mi stai dicendo che invece il coraggio ce l’hai?” Rispose con un ghigno venendo più vicino anche lui.
Si, molto.” Dissi. Non era una bugia.
Allora, se sei così coraggiosa come dici di essere, ce la fai a mollare i tuoi amici qui nel cinema per seguirmi?” Disse venendo petto a petto.
Che cosa?










Spazio autore


Hey! Postato anche il sesto capitolo!
Parto subito con i commenti.
Allora, innanzitutto ci ho messo un po', ma non per la lunghezza o per la difficoltà del capitolo, anzi; più che altro non ho avuto alcuni problemi con la mia vita privata sentimentale hahaha.
Se sono di cattivo umore non riesco a scrivere, scusatemi. In realtà questo dovrò perfezionarlo perchè so che non devo lasciare che queste cose compromettano il mio impegno costante ma per ora non posso farci niente Un altro problema è stato il tempo che ho avuto a disposizione. So che non vi interessa della mia vita ma volevo informarvi del fatto che io ballo tutti i giorni, come Audrey in effetti hahahaha quindi siccome faccio corsi importanti, i tempi di lezione sono molto lunghi e quindi il mio tempo libero diminuisce.
La differenza di tempo da un capitolo all'altro forse questa volta si è notata di più perchè ho iniziato questa storia durante le vacanze e scrivevo ogni giorno, anche di notte. Ora invece con la scuola è tutto più complicato e lo sarà fino alla fine di questa tortura. "E' maggio, studenti fatevi coraggio!".

Passiamo ai commenti della storia ora haha, sono contenta del capitolo per quanto mi riguarda.
Ogni amico di Audrey descritto nel capitolo è un personaggio esistente del mondo dello spettacolo, ma dato che personalmente quando leggevo fanfiction non mi dispiaceva immaginarmi i personaggi da sola, questa volta ho preferito fare giusto delle descrizioni molto basiche lasciandoveli figurare a modo vostro. Se li volete sapere basta che me lo dite nelle recensioni!
Sui fatti del capitolo non ho molto da dire come sempre perchè non riesco ad auto-commentarmi, a questo ci pensa Aurora. Colgo l'occasione per dire che mi ha dato molte idee anche questa volta.
Per qualsiasi cosa, potete trovarci ad entrambe su twitter, @Califorhia e @Marieauhl


P.s. Vi consiglio di passare a leggere questa fanfiction "Pact of love" di una ragazza che conosco (Giulia alias jacksonrauhl) che a mio parere scrive davvero bene. Merita molto.


Un bacio da Giorgia e Aurora!









 

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Capitolo 7
*** 7. "Welcome back dude." ***


7. "WELCOME BACK DUDE."





Seguirlo?’ Pensai ‘Ma dove?
I secondi passavano velocemente ed il silenzio dominava tra di noi.
Non potevo dire si. Non potevo dire no.
Decisi di esporre la mia insicurezza, “E dove?” Chiesi.
Ridacchiò un pochino. “Una ragazza coraggiosa questa domanda non l’avrebbe fatta.
Non puoi pretendere un mio si ad una domanda così vaga.” Dissi mettendomi un ciuffo di capelli dietro l’orecchio.
Confido nel tuo coraggio.” Disse venendomi vicinissimo.
Beh, almeno lui.
Dalla sala sentii un rumore e delle grida. Poi delle risate. Mi ricordai subito dei miei amici, e per quanto lui mi avesse proposto di non avvertirli di niente e di allontanarmi da loro, non lo avrei mai fatto. Non per me è chiaro, per loro; si sarebbero preoccupati troppo.
Ne sono lusingata, ma temo di dover rifiutare.” Dissi facendo un passo indietro.
Il suo sguardo concentrato svanì, “Peccato.” Disse alzando le spalle.
Spense la luce al bar e staccò la spina ad ogni cosa.
Incrociai le braccia e spostai il peso su una gamba, fissando il pavimento con la bocca semiaperta.
Rimasi qualche istante a pensare, con i capelli che nel frattempo, avevano raggiungo la mia faccia a causa della mia posizione dalla testa bassa.
Beh…” Disse lui afferrando la giacca di pelle appesa dietro alla macchina dei pop-corn, “Ci vediamo in giro, Audrey.” Contiuò infilandosela.
Dove vai scusa?” Gli chiesi aggrottando le sopracciglia.
Via.” Rispose distrattamente.
Ma come? Il cinema è ancora aperto e…” “Il bar no. Te l’ho detto, il cinema ha orari diversi dal bar, sono due cose diverse. Poi da quello che so, i bar dei cinema chiudono sempre mezz’ora prima della fine dell’ultimo spettacolo.” Mi rispose serio.
Dissi solo “Ah..” annuendo con imbarazzo.
Lui si infilò un cappellino nero di lana, si girò ed iniziò a camminare verso la porta. Aprendola, voltandosi, dal vetro mi fece l’occhiolino e poi un cenno con la testa per salutarmi.
Io rimasi lì. Esattamente lì, nello stesso punto preciso dove poco prima mi aveva chiesto di trasgredire per una sera ogni tipo di regola che mi ero posta.
Ho sempre fatto fatica a prendere delle decisioni. Penso troppo, e quello che penso, è sempre controproducente.
Sono una frana a scegliere per me stessa, ho sempre bisogno del parere degli altri. Ho sempre bisogno di qualcuno che mi dica qual è la cosa giusta da fare e quale quella sbagliata, qualcuno che mi insegni come essere autonoma.
Ma così, non va bene.
Guardai l’orologio. Le otto e trentadue minuti.
Tornai a fissare il vuoto.
Respirai profondamente, poi chiusi gli occhi e pensai a tutte le volte che, non ascoltando me stessa, avevo fatto la cosa giusta e quando nella mia mente vidi che le scene che scorrevano erano numerose, mi decisi.
Vaffanculo a tutto e tutti.
Mi sistemai la borsetta, mi scostai i capelli dietro le spalle ed iniziai a correre fuori dal cinema.
Uscendo dalla porta iniziai a guardarmi in giro e poi ripresi a correre verso destra, dove era andato lui.
Era la seconda volta che mi ritrovavo a correre dietro a Justin. E lasciatemelo aggiungere, invano.
Lui non c’era più, ormai, sarebbe già dovuto essere arrivato molto lontano dal cinema.
Dopo varie centinaia di metri di corsa, mi fermai per riprendere fiato.
Chissà dov’è arrivato’ Pensai.  Non sapevo neanche che mezzo aveva, con una macchinona sportiva nel tempo che ci avevo impiegato a correre, lui sarebbe potuto arrivare fino a casa mia e sarebbe potuto anche tornare indietro.
Stupida, idiota, cocciuta e incosciente.
Si era fatto ormai buio, avevo perso tutte le speranze.
Si può essere così polla?

Improvvisamente dei rumori sopra la ma testa interruppero i miei pensieri.
Alzai di scatto lo sguardo, che si puntò un tetto del palazzo alla mia destra.
C’era un ragazzo su uno skate che faceva qualche salto da un palazzo all’altro.
Rimasi a guardarlo a bocca aperta. Poi mi vide, si fermò e scoppiò a ridere.
Andavi da qualche parte?” Mi sentii dire dall’alto.
Si sporse un pochino e la luce del lampione lo illuminò perfettamente.
Il fatto che avevo incontrato per caso Justin ben tre volte in meno di cinque giorni in una città così grande mi spaventava un pochino. Mi incuriosiva però.
Sono sempre stata veloce a correre ma non mi sentivo così soddisfatta da tempo.
In realtà le forze oscure che mi avevano fatto esplodere un polmone durante la mia corsa mi stavano iniziando a trinciare la milza, quindi la scena di me, appoggiata ad un lampione, tutta sudata e con il fiatone non dava molto l’idea di una ragazza niente male nella corsa.
Emh, eh, si...” Dissi sistemandomi un attimo.
Lui rise di nuovo, afferrò lo skate e saltò giù dal palazzo con un un’agilità ed una leggerezza incredibile.
Mi spaventai un attimo nella frazione di secondo prima che i suoi piedi toccassero il pavimento, forse immaginandomi il rumore dell’atterraggio o le sue ossa rotte seguite dalle mie grida e poi dal suono delle sirene dell’ambulanza. Si, sono una persona abbastanza pessimista e negativa.
E sentiamo, dove andavi di bello?” Mi disse camminando verso di me con un ghigno. Sapeva la risposta.
Veramente, ti stavo cercando.” Dissi con un tono vago.
Lui alzò le sopracciglia stupito, “Oh, mi stavi cercando?!” Disse, poi scoppiò a ridere.
Evidentemente, non era davvero stupito. “E come mai mi stavi cercando?” Rispose appoggiandosi con la schiena al lampione, tenendo lo skate con il piede per terra.
Perché mi ritengo una ragazza coraggiosa.” Dissi sicura di me con un sorriso compiaciuto.
Lui annuì lentamente e poi guardò per terra, dove il suo piede stava giocando con la tavola dello skate.
Non fece altro.
Lo esaminai per bene. Ma dove lo aveva preso lo skate?
E…” Continuai io, pensavo che le mie intenzioni fossero chiare ma evidentemente non ero abbastanza credibile, così iniziai per spiegargliele meglio “Quindi, siccome tu…” “Si, ti avevo chiesto se volevi seguirmi.” Mi interruppe allontanandosi dal lampione.
Esatto.” Risposi.
Beh allora seguimi.” Mi disse lui salendo sullo skate.
Eh? Aspetta ma io non ho uno skate! Dove vai?” Gli dissi muovendomi qualche passo in avanti velocemente. Poi mi fermai, faceva freddo e avevo lasciato ovviamente la mia giacca nel cinema, sul sedile.
Lui rallentò, ma non si fermò. Voltò solo la testa, “Perché? Ci sapresti andare?” Disse un po’ divertito, forse intuendo la risposta.
Ce lo avevo lo skate, ma non avevo mai trovato nessuno disposto ad insegnarmi.
Mi morsi il labbro, lasciando intendere la risposta. Poi alzai le spalle, “Meglio di niente, no?
Lui scosse la testa ridacchiando.
Lo faceva spesso, come se fossi un soggetto particolarmente divertente.
Tranquilla, non andrai a piedi.” Mi disse fermandosi, aspettando che lo raggiungessi.
Presi a correre verso di lui.
Scese dallo skate, con il piede lo fece scattare in aria e lo afferrò. Mise la mano dietro la mia schiena per un attimo per incitarmi a muovermi ed iniziamo a camminare molto velocemente.
Che cazzo stavo facendo? Dove cazzo stavo andando? Con ci cazzo ci stavo andando?
Non mi dirai mai dove stiamo andando vero?” Dissi con il fiatone dopo un po’.
Scosse la testa divertito.
Ma è un posto pericoloso?” Gli chiesi preoccupata.
Raggiungemmo la strada e lui inizio a guardarsi intorno con fare molto attento.
Mhh, un pochino forse.” Disse completamente distratto. Concentrato a guardare i mezzi sfrecciare sull’asfalto.
Mise di nuovo la mano dietro la mia schiena spingendomi verso la strada.
Cosa? Che vuol dire ‘forse’?” Dissi. Niente da fare, aveva la testa da un’altra parte.
Poi guardò a sinistra verso alcune macchine che stavano arrivando e sorrise soddisfatto allo loro vista.
Non lo stavo capendo affatto.
Beh, forse il tragitto lo è un po’ di più.” Mi disse spingendomi sulla strada ridendo.
Cosa? Oddio spiegati!
Tieni questo.” Continuò ad alta voce continuando a guardare le macchine attento. Mi porse lo skate e lo guardai confusa.
Veloce!” Mi urlò, così lo afferrai.
In una frazione di secondo mise il braccio intorno alla mia vita, avvolgendo completamente il mio corpo, ed al passare di un camion lunghissimo saltò e si aggrappò ad un grosso tubo di metallo verso la fine, sulla destra.
Il tassista nel taxi dietro al camion suonò il clacson sbandando un po’.
Strillai fortissimo nascondendo la faccia contro il suo petto con gli occhi strizzati.
Lui scoppiò a ridere con gusto.
Fammi scendere! Adesso!” Urlai.
Ma io dico, come cazzo ti viene in mente?” Continuai.
No dico davvero, fammi scendere da qui!” Dissi ancora guardando l’asfalto che sembrava muoversi all’indietro sotto i miei piedi.
Lui continuava a ridere.
Detto molto sinceramente, vedere il suo sorriso da così poca distanza e sentire la sua risata abbastanza forte da poterla percepire nel suo petto mentre usciva dalla sua bocca era una sensazione incredibilmente rilassante, con effetto calmante immediato.
Dai marciapiedi, le persone si giravano  a guardarci. Una dietro l’altra.
Hey, mamma guarda quei ragazzi!” Disse un bimbo tirando la gonna alla madre.
Oh, screanzati!” Urlò un vecchietto dal marciapiede opposto.
Hey guardate quei due!” Strillò una ragazza ai suoi amici indicandoci.
Lui continuava a ridacchiare soddisfatto. Io ero non terrorizzata, di più.
Per ricapitolare la situazione, mi trovavo praticamente in braccio ad un ragazzo assolutamente matto che a sua volta era aggrappato al tubo posteriore di un camion merci in corsa per le strade di Brooklyn mentre tutta New York, al nostro passaggio, ci indicava come fossimo animali dello zoo. Esempio perfettamente perfetto. In tutto questo, la meta? Ancora sconosciuta.
Non è così male dai” Disse lui ridacchiando.
Che cosa?!” Gli urlai in faccia. “Non è così male?!” Continuai, “Scherzi? Quando scenderemo da questo coso ti strozzerò!” Conclusi.
Lui rise, “Sbaglio o eri una ragazza coraggiosa?” Mi disse.
Io penso che tu ancora non abbia capito il vero significato di quell’espressione. Non è il fatto di avere o non avere coraggio, mi hai fatta saltare su un camion in corsa da un momento all’altro senza neanche avvertirmi, hai seri problemi!” Lo sgridai.
Probabilmente, tra qualche istante mi ringrazierai.” Disse guardando lontano con lo sguardo.
Era incredibilmente bello ed il suo atteggiamento più disponibile mi denudava completamente di ogni forma di repulsione che avevo per i tipi chiusi e stronzi come lui.
In quel momento, soffrivo il freddo, la paura e l’ansia come mai prima ma mi sentivo completamente viva, dalla punta delle dita dei piedi alle punte dei capelli, che svolazzavano nell’aria in maniera del tutto irregolare.
Alla vista di New York, di sera, piena di luci ma non di colori, piena di vita, piena di gente, piena di vento, di bellezza, direttamente dal retro di un camion in passaggio sul ponte di Brooklyn il mio cuore si fermò per qualche istante. Avvertii la pelle d’oca, dovuta al freddo, certo; ma anche al luogo che vedevo in quel momento con i miei occhi da un posto così insolito.
Ero passata numerose volte sul ponte di Brooklyn in macchina, ma non l’avevo mai sentito così vivo come in quel momento. Lo sentivo dal vivo, lo sentivo come lo sentono gli uccelli quando ci volano sopra. Sentivo la mia città come dovrebbe essere sentita da tutti, perché quella meraviglia dovrebbe essere goduta da ogni persona.
Guardai in basso, i miei piedini in punta di piedi sul bordo di un’asse di metallo vicini ai suoi, grandi, in perfetto equilibrio. E poi guardai di nuovo l’asfalto che sembrava sabbia, e guardai le macchine che sembravano piccole e la luna che sembrava grande; ed il suo sorriso, che sembrava vero.
Ti piace?” Mi chiese sempre tenendomi con il braccio.
Woh..” Dissi ridacchiando, “Si, molto.” Continuai abbassandomi i capelli che mi svolazzavano in faccia.
Lui alzò la testa verso l’alto e fece un urlo disumano, quasi come un ululato. Il suono rimbombò per diversi istanti.
Scoppiai a ridere, poi mi aprii con il corpo verso la strada ed urlai anche io, con meno potenza.
Nah, prova più forte.” Disse ridendo, poi strillò di nuovo, più forte di prima.
Ma ci guardano tutti!” Gli dissi.
E lascia che guardino.” Mi rispose.
Rimasi in silenzio qualche istante, mi sporsi un pochino dal camion. Stavamo per raggiungere la fine del ponte e non mi sarebbe mai capitata di nuovo un’occasione simile.
Mi rigirai come ero prima, presi fiato e urlai con tutta la potenza e tutta la voce che avevo dentro.
La fine dell’urlo fu come sfumata dalla mia risata isterica.
Di nuovo, vai!” Di disse lui ridendo.
Urlammo insieme, poi il ponte terminò ed il camion girò verso destra, sempre costeggiando il fiume.
Passammo veramente tanto tempo su quel camion ed iniziavo davvero a sentire il bisogno di coprirmi, stavo congelando.
Riconobbi alcuni quartieri passando per le varie strade che prese il camion. Dove stavamo andando? Ero stata stupidamente pazza a seguirlo, ma ne era valsa la pena.
Non mi ero mai sentita così bene in una situazione così scomoda e terrorizzante.
Il cellulare mi aveva squillato più volte da quando avevo lasciato il cinema, ma non volevo e non potevo rispondere.
Mi sentivo abbastanza al sicuro con lui, non mi sembrava un pazzo senza cervello di cui non potersi fidare.
Più o meno. Pazzo si, senza cervello anche, ma di cui potersi fidare. Mi sbagliavo? Il suo braccio era stato a proteggermi per tutto il tempo e considerando che mi trovavo appesa ad un super camion merci, più al sicuro di così non si poteva.
Allora, Audrey…” Mi disse tranquillo, come se fosse la giusta circostanza per iniziare una normale conversazione amichevole.
Come hai detto che fai di cognome?” Chiese.
Non l’ho detto.” Risposi.
Corrugò le sopracciglia confuso.
E’ Puckett il mio cognome.” Continuai.
Audrey Puckett?” Disse ridacchiando.
Emh, si…” Risposi guardandomi intorno un po’ preoccupata.
Quanto ancora saremmo dovuti restare lì sopra? Non stavo di certo comoda, soprattutto con il suo skate in mano.
Perché?” Chiesi curiosa, “Che c’è da ridere?” Dissi.
Boh, non lo so. Suona strano, mi piace.” Concluse poi lui annuendo.
Stavo per aprire di nuovo bocca quando mi interruppe, “Ok, tra poco dovrai saltare insieme a me.”
Cosa? Ma chi è che guida? Non si è accorto che due esseri umani gli sono saltati sul camion e sono rimasti appesi per tipo mezz’ora? Che razza di gente che guida per New York.” Dissi sconcertata.
Che ti credi? Sono tutti così qui, te lo assicuro.” Non era la prima volta che faceva una follia di quel genere, ovviamente.
Ok, pronta?” Mi disse.
No.” Risposi spaventata.
Perfetto. Ora!” Mi urlò.
In realtà, non saltai per niente, mi lasciai cadere addosso a lui a peso morto. Povero, mi sentii un po’ in colpa, ma d'altronde, era lui che mi aveva trascinato in una situazione come quella. Probabilmente abbiamo due concetti di ‘coraggio’ diversi. In realtà, a quando ne so, abbiamo concetti diversi per molte cose, ma lo trovo lo stesso la persona più interessante che io abbia mai conosciuto.
Tutto ok?” Mi chiese aiutandomi ad alzarmi da terra.
Si, più o meno.” Dissi pulendomi i pantaloni con le mani.
Lui prese il suo skate. “Siamo arrivati?” gli chiesi.
Non c’era niente lì. O almeno, niente di interessante.
Si sentiva solo della musica ad altissimo volume.
Quasi.” Disse lui.
Ero sicurissima di trovarmi nel Bronx di nuovo, si capiva benissimo.
Avevo veramente freddo ma in quel momento ero troppo curiosa ed ansiosa per pensarci.
Iniziò a camminare molto velocemente scatenando ancora di più la mia curiosità.
La musica si fece sempre più forte, mi piaceva in realtà. Aveva proprio un bel beat.
Insomma Audrey, quanti anni hai?” Mi disse con aria un po’ superiore.
Quasi diciotto.” Risposi a bassa voce.
Non hai neanche diciotto anni?” Mi disse lui stupito.
Non sapevo se prendere il suo tono come un complimento o no.
Emh, si…” Dissi in imbarazzo, “Perchè?” Continuai.
Sei piccola.” Mi rispose lui, in modo un po’ dispregiativo.
Perché? Tu quanti anni hai?” Gli chiesi sempre seguendolo.
Io?” Mi domandò indicandosi, “Venti.” Mi rispose.
Restai in silenzio. “Quasi ventuno.” Riprese imitandomi
Ah.
Quindi, sei… diciamo, al quarto anno, giusto?” Mi disse un po’ buttando a caso.
Mhh, in teoria.” Gli risposi con il fiatone da dietro.
Ed in pratica?” Mi domandò girando un po’ la testa.
In pratica, sono un anno avanti, quindi sto all’ultimo anno.” Risposi facendo una goffa corsetta raggiungendolo.
All’ultimo anno eh.” Disse squadrandomi un pochino, “Ultimo anno di quale scuola?” Continuò.
Che interrogatorio ansioso.
Vado alla 'St Joseph High School’.” Risposi.
La 'St Joseph High School? Quella a Brooklyn?” Mi disse quasi urlando.
Emh, si…” Ero totalmente in imbarazzo.
La situazione tra noi due si era completamente ribaltata nel giro di pochissimi minuti. Non avrei mai voluto che si creasse imbarazzo tra di noi. Poi, per la miseria, ce ne vuole a creare imbarazzo parlando di scuola. Forse, non era l’argomento a rendermi nervosa, bensì lui stesso.
Perché?” Gli chiesi curiosa. La conosceva?
Lui non rispose ovviamente per via della musica che era ormai assordante.
Arrivammo davanti ad un muro di mattoni altissimo con dei graffiti coloratissimi, ma non capivo bene cosa c’era scritto.
Posò lo skate a terra. “Quello lo lasci lì?” Gli chiesi indicandolo. Quasi strillai.
Lui lo guardò un attimo, poi tornò con lo sguardo su di me ed alzò le spalle. “Si.” Disse tranquillo.
Ma così te lo ruberanno!”  Gli dissi.
Nah, cazzate. Non ci viene nessuno qui.” Mi disse mettendo le mani sul muro.
Beh, non mi sembrava, era pieno di casino dall’altra parte dei mattoni.
Vieni.” Mi disse facendomi cenno di avvicinarmi a lui e di conseguenza al muro.
No aspetta, che devo fare? Devo scavalcare il muro?” Dissi un po’ preoccupata.
No, se vuoi puoi passarci attraverso, ma ti avverto, solo pochi ne sono capaci. Se riesci a passarlo volando sarebbe meglio, però qui da noi ci accontentiamo.” Mi disse con sarcasmo.
Da noi? Noi chi?
Sbuffai.
Allora? Ti decidi a venire?” Mi disse. Così mi avvicinai.
Misi le braccia intorno al suo collo, poi poggiai il piede sul suo ginocchio e aiutandomi con la spinta che mi aveva lasciato da sotto lui, mi sedetti in cima al muro.
Rimasi incantata.
Era l’inizio di una strada, stracolma di persone che ballavano a gruppetti, si sfidavano. Noi, nella danza, le chiamiamo ‘Jam’. La musica era fortissima, c’erano delle cassa veramente grandi nel posti più impensabili. Da sopra il muro, riuscivo a vedere tutto alla perfezione. Ogni muro, cancello, asse o trave di legno o di qualsiasi materiale era ormai ricoperto da disegni e scritte. Murales coloratissimi e bellissimi.
Vedevo gente disegnare per terra, creare capolavori, imbrattare ogni cosa e trasformarla in qualcosa di nuovo. In qualcosa di meglio. Ero sempre stata affascinata da questo genere di cose.
Nel giro di qualche secondo, Justin salì e scese dall’altra parte del muro. “Dai salta.” Mi disse, “Ti prendo.”
Non ho bisogno che tu mi prenda.” Dissi ridacchiando, ad alta voce.
Fai come vuoi.” Disse indietreggiando. Presi coraggio e saltai giù.
Come mai ancora non ero mai venuta a sapere dell’esistenza di un posto del genere? Era pazzesco.
Era pieno di fumo, quasi come nebbiolina, ma si poteva vedere benissimo. In effetti, non mi sembrava un posto così sicuro. Più che sicuro, a norma. Vedevo molta gente radunata a gruppetto a fumare erba, agli angoli dei muri o dietro grandi oggetti.
Mi sentivo molto fuori luogo e poco a mio agio a camminare tra quella gente in quel posto. Non avevo l’abbigliamento adatto ad una gitarella nel Bronx, nella zona di fama mondiale per essere la più malfamata di New York. E sinceramente, neanche la voglia adatta.
In quella circostanza, mi sentii in dovere di restare appiccicata a Justin, perché per quanto lui fosse lugubre e misterioso, non mi avrebbe mai potuto spaventare più di quel posto.
Fu proprio in quel momento, camminando tra gente sconosciuta in un luogo sconosciuto insieme ad uno sconosciuto, che inizia a provare vera e propria paura.
Ma cosa mi era venuto in mente? Ero stata una stupida, ed ero rimasta intrappolata in una situazione pericolosa.
Volevo tornare a casa.
Ma volevo tante cose in quel momento e non poteva pensare a quella che aveva meno probabilità di avverarsi.
Eppure, per quanto avessi voluto essere da qualsiasi altra parte, lo trovavo sempre più incredibile come posto.
Trovavo incredibile il fatto che ancora esiste gente con una passione, che si nasconde dietro un muro per coltivarla.
E’ vero, non ero stata prudente nel cacciarmi in quel casino, ma se non l’avessi fatto, quel posto sarebbe rimasto per sempre nei miei sogni più remoti.
Esitai un attimo prima di tirare fuori il cellulare dalla tasca, qualcuno in quel postaccio avrebbe potuto rubarmelo dalle mani nel giro di pochi istanti, poi mi decisi e lo afferrai tenendolo stretto con due mani.
Tra le notifiche lessi una serie infinita di messaggi da parte di tutti i miei amici. Non ebbi il coraggio di aprirli, ovviamente avrei letto solo cose come ‘Ma dove sei?’ ‘Ma sei sparita?’ ‘Ma sei matta?’ ‘Rispondi!’ ed anche peggio. Mi avrebbero di sicuro fatta sentire in colpa. Invece no, volevo restare lì, anche tremando dal freddo e dalla paura, per vedere come la situazione in quel luogo si sarebbe evoluta.
Passando tra la gente notai un Justin allegrissimo. Si atteggiava come se quel pezzo di strada chiusa da un muro fosse casa sua, e quei matti scatenati che si ostinavano a saltare da un muro all’altro fossero i suoi familiari.
Wohoh! Ma guardate chi è tornato!” Disse un ragazzo di colore vestito con una tuta molto larga ed una catena al collo con un simbolo strano. Era pieno di anelli, era un tipo assai curioso.
Justin ridacchiò e gli porse il pugno, si salutarono in modo molto strano. Uno di quei saluti con le mani che spesso vedo fare ad alcuni ragazzi a scuola. Ma loro, in confronto, sono dilettanti.
Si è sentita molto la mia mancanza eh.” Rispose Justin sempre ridacchiando.
Più o meno fratello, non montarti la testa.” Gli rispose dandogli delle pacche sulla spalla.
Ma insomma ragazzi vi dico che è tornato Justin e voi ve ne state li a fare i coglioni?” Strillò il ragazzo.
Justin Bieber ragazzi, Justin Bieber è tornato!” Continuò.
Era lui Justin Bieber. Mi diedi una pacca sulle spalle da sola mentalmente come ricompensa delle mie indagini. Ero sorpresa, mi ero ricordata di una cosa successa parecchio tempo prima ed io sono nota per la mia scarsa memoria.
Justin sembrava divertito dalla scena, quasi mi sembrava comportarsi in modo vanitoso.
Intanto io ero lì, assistendo alla scena nella più totale invisibilità. Si era dimenticato che dietro di lui c’era ancora la ragazza che si era trascinato dietro su un camion fino a li?
 In realtà, questa costa stava iniziando a preoccuparmi. Se avessi perso di vista Justin, non sarei più potuta tornare a casa.
Piombarono dall’alto alcuni ragazzi che si erano lanciati da un palazzo, altri arrivarono da lontano sullo skate.
A turno Justin li salutò tutti con qualche pacca sulla spalla o battendo loro il cinque o il pugno.
Ben tornato amico.” Gli disse un ragazzo poi alla fine.
Grazie Mike.” Gli rispose.
Rimasi tutto il tempo lì, in silenzio, senza mai essere menzionata.
Non capivo molto cosa significava il fatto che il suo era un ritorno. Dove era stato? E per quanto tempo? In quel momento mi sentivo come se avessi voluto sapere ogni cosa di lui. Partendo dal principio.
Insomma che hai fatto di bello Bieber?” Disse un ragazzo sedendosi su un muretto, “Hai familiarizzato con le scimmie? E con i cammelli? Ah, e gli elefanti?” Disse ridendo.
Stai zitto Kevin.” Sputò Justin. Poi scoppiò a ridere.
Ragazzi è stato un inferno. C’era una puzza di merda peggiore di quella di Cody.” Continuò, tutti risero.
Mi venne da ridere anche a me, ma non sapevo chi era questo Cody, quindi sarei stata fuori luogo se mi fossi fatta sentire.
Beh, tanto ancora nessuno mi aveva notata.
Ragazzi non vorrete davvero sentire le storie di Bieber sugli animaletti dello zoo, vero?” Intervenne un altro ragazzo.
Oh dai non fare lo stronzo Jim.” Rispose una ragazza di colore.
Tutti ridacchiarono.
Justin iniziò a tenere il tempo della musica sotto muovendo la testa.
Ti sei arrugginito un po’ eh Bieber.” Disse un altro ragazzo ridacchiando.
Io?” Chiese lui, poi con tono vanitoso continuò “Mai.” Disse iniziando a muoversi di più.
Andiamo Bieber è il meglio che sai fare?” Rispose il ragazzo di prima cominciando a fare dei passi di danza.
In pochi istanti, mi ritrovai davanti ad una sfida di danza, iniziata così, per caso. Come piace a me.
Alzate la musica ragazzi!” Urlò il ragazzo di colore. “Le cose si fanno serie qui.” Disse ridacchiando.
Piano piano si formarono i due gruppi ed io venni trascinata dal flusso di gente del gruppo di Justin.


-


Spiegato in poche parole, una jam è una sfida di ballerini. Viene chiamata più comunemente ‘cerchio’ perché i due o più gruppi partecipanti di dispongono a cerchio e, a turno, un ballerino da ogni gruppo va al centro improvvisando. Nel frattempo, deve scegliere un avversario in particolare e lo deve sfidare.
Di solito si scelgono persone che si ritengono allo stesso livello, per questo, ci vuole molta autostima.
Le jam sono cose serie nella danza, bisogna conoscere a fondo il proprio stile per poterne fare una.
Non c’è un vero e proprio vincitore perché non c’è un giudice che decide chi vince e chi perde. Sono gare che si fanno solo per il gusto di ballare. Come dovrebbe essere e come è iniziato.
E’ proprio a New York, nel ghetto, che è iniziata la danza di strada. Siamo stati noi a crearla, molti ormai ce l’hanno rubata, storpiandola e modificandola a loro piacimento; ma noi, sappiamo com’è davvero.
Sappiamo cosa vuol dire ballare sui marciapiedi, sui muri, sui palazzi, sulle macchine. Sappiamo cosa vuol dire allestire tutto anche nel bel mezzo di un prato. Partendo dai ragazzi che giravano per il Bronx con la radio su una spalla e con la sigaretta in bocca.
Il mio ‘noi’ è molto generico in realtà. Molti New Yorkesi non sanno cosa voglia dire ballare per strada, compresa me. Non mi era mai successo, avevo sempre ballato nella sala prove. E lì, in quel momento, mi sembrava tutto troppo surreale.


-


Stavo vedendo gente davvero brava su quella pista. Li guardavo per la maggior parte con invidia perché molti passi che io provavo da tempo, a loro venivano con una facilità da lasciare a bocca aperta.
In tutto questo, mi ero accorta solo in quel momento, mentre lo vedevo fare strani passi contorti, che Justin era un ballerino.
Non mi aveva mai neanche accennato della sua passione per la danza, nelle tre volte che ci eravamo visti.
Ripensando a com’era allo zoo, non me lo sarei mai immaginato in questo modo.
Ricevetti qualche spintone e qualche gomitata da qualcuno, c’era veramente tanta gente ed ero finita indietro, molto indietro. Non riuscivo a vedere neanche mettendomi in punta di piedi.
Justin era al centro che girava sulla testa.
Per evitare danni, mi allontanai dalla cerchia di gente e mi appoggiai ad un muretto non molto lontano.
Lì iniziai a pormi qualche domanda.
Come ci sarei tornata a casa?
E quando?
E con chi?
E che avrei detto ai miei amici?
E ai miei genitori?

Come al solito, la mia stupidità aveva avuto la meglio su di me.
A cacciarmi nei casini, ero bravissima.
Afferrai il cellulare, sempre tenendo d’occhio la cerchia di ragazzi a pochi metri da me.
Sapevo già di essere nei guai, non mi servivano i messaggi di Lydia o dei miei amici a ricordarmelo, così guardai solo l’ora e, anche se molto tentata, bloccai lo nuovamente lo schermo senza leggerli.
Erano le dieci e quarantadue.
Sbloccai di nuovo lo schermo per abbassare la luminosità del display, dato che la batteria dura circa una frazione di secondo.
Alzai di scatto lo sguardo dal telefono appena sentii delle urla di gioia e guardai in direzione del gruppo.
Probabilmente, qualcuno aveva vinto.
Preoccupata, iniziai a cercare Justin tra la folla.
Ero molto seccata dal suo comportamento. Voglio dire, se ti prendi la responsabilità di portare con te una persona che ti ha dato fiducia, in un posto a lei sconosciuto, dovresti tenerla d’occhio. Invece, nessuno di era ancora accorto della mia presenza, ed iniziavo a pensare che lo avesse fatto apposta.
Per quanto avessi voluto vederlo il meno possibile in quel momento, insistetti nel cercarlo, perché senza di lui, non sarei potuta tornare a casa.
Riflettendoci, in realtà, non mi dava molto l’idea di uno che mi avrebbe riaccompagnata.


-


Allora?” Mi disse Justin allegro, poggiandosi al muro con la schiena vicino a me.
Aveva un po’ il fiatone.
Mantenni la mia aria seccata.
Allora cosa?” Gli risposi osservando il cellulare, senza neanche degnarlo di uno sguardo.
Ti è piaciuto?” Disse lui divertito.
Mhh, mi è piaciuto cosa?” Risposi facendo finta di essere stata distratta per tutto il tempo.
Il mio sguardo era ancora sullo schermo del cellulare.
Come? Vuoi dire che non hai visto niente?” Mi chiese un po’ incredulo.
Forse si, forse no.” Dissi alzando le spalle.
Non puoi portarmi in un posto e dimenticarti della mia esistenza. Mi ero messa nei guai solo per seguirlo.
Senza contare poi come me lo aveva fatto raggiungere quel posto. Sarei potuta restarci secca sotto le ruote di quel camion.
Era un pazzo.
Ma mi piacciono i pazzi, e mi piaceva lui.
Lascia stare, non avresti capito niente di cosa stava succedendo.” Disse ridacchiando e scuotendo la testa.
Fece per allontanarsi di nuovo, quando alzai subito lo sguardo che era rimasto sul cellulare per tutto il tempo.
Che cosa?’ Pensai.
Oh, se quello era ciò che pensava, era lui a non aver capito niente.





















Spazio autore




Settimo capitolo!
Allora, premetto che verrà uno spazio autore più lungo del capitolo praticamente hahaha
Ho molte cose da dire. Innanzitutto, mi scuso per il ritardo. Riconosco di averci messo troppo tempo a postare questo capitolo, pur avendo dato ad alcune persone diversi giorni di scadenza che non ho mai rispettato. Diciamo che spero non capiti più, ma sono giustificata. Come ho detto la scorsa volta, questo periodo per noi studenti è micidiale. Ho tantissime cose da studiare, ripassare e recuperare. Oltre alla scuola, che occupa la maggior parte delle mie ore durante la giornata, ho anche la danza, che per me è praticamente a livello agonistico. Aggiungo che sabato 17 maggio ho avuto una gara a cui ho partecipato con la crew del gruppo della mia palestra, quindi non solo ho avuto il sabato occupato, ma abbiamo dovuto anche fare delle ulteriori prove che mi hanno tenuta occupata altri giorni.
Comunque, abbiamo vinto! Woohohhh!
Per giustificare il mio ritardo dico anche che ormai ho tutto lo stress dell'anno sulle spalle e spesso, quando ho un attimo di tempo libero, mi butto sul letto o sul divano e mi addormento tipo un ghiro per poi risvegliarmi ad orari indecenti, faccio schifo, lo ammetto hahaha.
Il capitolo, in realtà, era pronto e finito già da circa una settimana, ma mi mancavano giusto le ultime frasi che mi servono per concludere che sono quelle che poi mi aiutano ad iniziare il capitolo seguente. Poi anche Aurora, che mi aiuta in tutto ciò che riguarda l'estetica finale del capitolo, non è stata sempre disponibile (considerando che me la sono anche trascinata alla gara per fare il tifo dagli spalti haha)
Parlando dei fatti nel capitolo, ho così tante cose da dire che non so da dove cominciare. Premetto che ho fatto del mio meglio per quanto riguarda un consiglio che mi è stato dato da alcune di voi. Mi è stato detto di aggiungere più descrizioni da parte di Audrey, più pensieri. Ci ho provato, ma a me risulta ancora un po' difficile non conoscendo ancora del tutto il personaggio. Probabilmente più in avanti con la storia sarà più semplice. Questo era per quanto riguarda la tecnica, invece, per la storia, so di aver cambiato di molto l'ambientazione e soprattutto la grafica alla narrazione, ma avverto che sarà un continuo cambio di scena da qui in avanti.
Sono contenta del feeling che c'è tra Audrey e Justin quindi sono molto motivata eheh!

Vi ringrazio tantissimo per le recensioni che lasciate che mi fanno continuare la storia, soprattutto quelle tecniche che mi danno consigli. Penso sia tutto haha
Per ogni cosa, come al solito potete trovarmi su twitter @Califorhia, ma potete chiedere anche ad Aurora, @Marieauhl, che mi ha dato molti consigli anche per questo capitolo.

-Un bacio, Giorgia! :)




 

 

















 

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