The alternative 74th Hunger Games.

di Roulette
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Mietitura. ***
Capitolo 2: *** Le visite ***
Capitolo 3: *** Viaggio verso Capitol City ***
Capitolo 4: *** Presentazione dei Tributi e Arrivo a Capitol City ***
Capitolo 5: *** Preparazione alla sfilata ***
Capitolo 6: *** La sfilata ***
Capitolo 7: *** Sono già morto ***
Capitolo 8: *** Primo giorno d'Addestramento ***
Capitolo 9: *** La sfida ***
Capitolo 10: *** Senza-voce ***
Capitolo 11: *** Ferro rovente ***
Capitolo 12: *** L'idea ***
Capitolo 13: *** L'intervista ***
Capitolo 14: *** Se solo ci fossimo fatti ascoltare.. ***
Capitolo 15: *** Radure e fiumi. ***
Capitolo 16: *** Torneremo insieme ***
Capitolo 17: *** Forse, va bene così. ***
Capitolo 18: *** La stella più piccola. ***
Capitolo 19: *** Sono stato io. ***
Capitolo 20: *** Lingue di fuoco. ***
Capitolo 21: *** Tramonto di sangue. ***



Capitolo 1
*** La Mietitura. ***


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Un vento caldo soffia tra le baracche del Giacimento del Distretto 12.
Migliaia di teste scure fissano il palco al centro della piazza, di fronte al Palazzo di Giustizia.
Sul palco, una donna sta picchiettando con l'indice il microfono e di tanto in tanto sussurra 'Si sente?' ai Pacificatori ai suoi piedi.
Effie Trinket, capelli bianco perla tirati in su da chissà quanta lacca, rossetto rosa abbinato al fiore che porta in testa, una giacca viola piena di nastri e fiocchetti, sta tentando di non fare una brutta figura davanti al suo Distretto, quello che ogni anno le consegna due tributi, un maschio e una femmina, che puntualmente non fanno ritorno.
Mi guardo intorno, ragazzini di ogni età che si tengono per mano, nella disperata ricerca di confortarsi l'un l'altro, penso per la millesima volta agli Hunger Games.
Alla loro crudeltà, a come ogni anno li fanno sembrare una grande festa, si, perchè a Capitol City tutto è una grande festa.
Con lo sguardo accarezza tutti i loro visi spenti, spaventati, ognuno di loro potrebbe finire sul quel palco e, successivamente, a morire nell'Arena.
Il mio sguardo si ferma su una ragazza, Katniss Everdeen, la conosco da più di quattro anni e ogni volta che la osservo bene noto sempre qualcosa di diverso, qualche particolare che non avevo mai colto bene, i suoi occhi grigi, i suoi lneamenti, la sua bocca.
Non riesco ad incrociare il suo sguardo, sta fissando sua sorella, Primrose, è il suo primo anno da 'sorteggiabile', Katniss la guarda rassicurante, le sussurra qualcosa.
Anche io ho qualcuno da rassicurare.
Sposto lo sguardo un pò più indietro, mi acorgo che il filamto sui Giorni Bui è partito.
Rory è lì, tremante e appena si acorge che lo sto fissando mi manda uno sguardo atterrito, cerco di fare come Katniss, ma non sono proprio la persona indicata.
'Ho paura' formula mio fratello con le labbra.
Se Rory dovesse essere sorteggiato, cosa farei io?
Cosa sarei disposto a fare per salvare mio fratello?
Il suo nome è una sola volta nella boccia, in confronto al mio che si ripete quarantadue volte non è un granchè.
Uno.
Quarantadue.
Due numeri tanto distanti.
Ma le probabilità a volte giocano brutti scherzi.
Ritorno a guardare Katniss, e mi accorgo di avere due persona da voler proteggere.
Katniss.
Così bella. Non si è mai accorta di quello che provo per lei.
Finalmente si accorge del mio sguardo e mi regala un timido sorriso.
-Non trovate sia fenomenale?- Dice Effie con le lacrime agli occhi.
Nessuno risponde.
-Bene.- Fa lei ricomponendosi -Siamo qui oggi per sorteggiare un giovane uomo e una giovane donna che avranno l'onore di rappresentare il proprio Distretto nei settantaquattresimi Hunger Games!-
Il modo in cui scandisce la parola onore mi fa rabbrividire.
Cosa c'è di onorevole nell'uccidere altre persone?
Uccidere.
Una parola che mi fa rabbrividire.
Certo, io e Katniss uccidiamo ogni giorno animali andando a caccia.
Ma uccidere animali per sfamarsi è diverso.
-Come sempre, prima le signore!- Esclama Effie entusiasta immergendo la mano nella grande boccia di vetro davanti a sè.
La mano danza tra i candidi foglietti bianchi, tra quei foglietti c'è il nome di Prim, e in molti altri di quei foglietti c'è il nome di Katniss.
Non voglio neanche pensarci.
Non farlo, Gale.
Quando Effie estrae la mano vedo tutte le ragazzine trattenere il respiro.
Su quel foglietto potrebbe esserci chiunque, persino Prim.
Vedo Katniss guardare verso sua sorella, con uno sguardo rassicurante.
Nonostante tutto, Katniss pensa prima a sua sorella che a sè.
Effie si schiarisce la gola con due colpetti di tosse.
-Leevy Hampson!- Annuncia fiera.
Vedo Katniss tirare un sospiro di sollievo, guardare verso sua sorella e sorriderle.
Anche io non posso che essere tranquillo, Katniss e Prim sono salve.
Poi ripenso a mio fratello.
Non sono del tutto tranquillo.
Katniss sorride anche a me e non posso fare altro che restituirle uno sguardo felice.
-Su, Leevy, sali.- Dice la capitolina battendo lievemente le mani.
Una ragazza sbuca dal gruppo delle sedicenni, capelli color grano, occhi grigi.
Cammina lentamente, guardandosi intorno spaventata.
Una volta su Effie le fa delle domande, alle quali la ragazza risponde timidamente.
Forse la conosco, è la figlia di un minatore e ogni tanto aiutava sua madre nella vendita delle stoffe giù al Forno.
Io e Katniss l'abbiamo vista qualche volta, ma essendo timida non ci ha mai rivolto la parola.
-Che ragazza adorabile!- Commenta la nostra acompagnatrice.
-Bene, credo sia il momento di estrarre il nome del giovane uomo!-
Ancora una volta la sua mano si avvicina alla boccia, questa volta sono i ragazzi a trattenere il fiato.
Sta volta il mio sguardo è tutto per Rory, lo scorgo tremare.
'Non avere paura' riesco a formulare la frase con le labbra, ma il mio fratellino non smette di tremare.
Gli occhi grigi di mio fratello sono spalancati e hanno un barlume di terrore, mi ricorda gli occhi dei conigli intrappolati tra le mie trappole, degli occhi che aspettano una morte certa.
Rory non morirà.
Lo ripeto a me stesso, come un ordine.
La capitolina estrae un foglietto bianco e lo srotola.
Le sue labbra si schiudono per leggere il nome.
Le orecchie mi fischiano, mi accorgo che anche io sto tremando.
Il fischio si interrompe appena in tempo per sentire il nome del Tributo di quest'anno.
-Rory Hawthorne.-


*ANGOLO DELL'AUTRICE*
Ciao a tutti, spero che il capitolo vi sia piaciuto, è decisamente corto, avevo intenzione di scriverlo più lungo, ma perferisco bloccarlo ora perchè mi piace creare suspance.
Ok, lo sapete tutti cosa accadrà dopo, ma boh, fatemi credere che sarete sorpresi nel prossimo capitolo.
Volevo chiedervi di recensire, perchè le recensioni mi spingono a continuare, sto pensando di scrivere questa storia da un pò, ma prima volevo prendere un pò di familiarità con il sito.
Fatemi sapre cosa ne pensate, se secondo voi scrivo bene. Non fa niente se le recensioni sono corte, a me basta sapere che qualcuno legge la mia storia.
Accetto tutte le recensioni negative e neutre, purchè non troppo offensive :)
PS. C'è un altro utente del sito che descrive gli Hunger Games in cui viene sorteggiato Rory, ma mi sono informata e ho scoperto che lei (o lui) descrive le emozioni di Katniss al Distretto e la sua storia con Peeta.
Io ho intenzione di descrivere i Giochi di Gale.
Mancherà anche a me la nostra Ragazza di Fuoco, ma per questa storia non c'è D:
Ok, basta, vi sto scocciando ^^
Vi chiedo ancora di recensire, uccidetemi, sì. Perchè secondo me come iniziò non è un granchè.
Ok, basta ciao.
Un abbraccio,
Roulette.

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Capitolo 2
*** Le visite ***


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Non colgo subito il significato vero di quelle parole, sento la testa girarmi, un masso mi cade sullo stomaco, sento il mio respiro farsi affannato.
Perché?
Ho passato tutto il mio tempo a prendere tessere per permettere alla mamma, a Vick, a Posy e a Rory di poter mangiare, sopravvivere in un Distretto sfruttato.
Ho passato tutto il tempo a rischiare la mia vita tra i boschi, certo, Cray sapeva benissimo quello che facevamo, ma se un giorno gli fosse venuta voglia di punirci?
Se avesse trovato dei fornitori migliori di me e Katniss?
Ho passato tutto il mio tempo a cercare di proteggere Rory, a non fargli prendere le tessere, ero sicuro che in questo modo sarebbe stato al sicuro, che in questo modo sarebbe riuscito ad avere tutto, perché io sono il suo fratello maggiore.
Perché da quando mio padre morì sono io a procurare cibo alla famiglia, sono io portare qualcosa a casa, sono io, Gale, a dover essere in pericolo.
Sono io a dover rischiare la vita.
Sono io a doverlo proteggere.
Quando finalmente la mia mente riordina le emozioni riesco a vedere Rory camminare terrorizzato verso il palco, Effie gli tende la mano con un sorriso.
Sono io a doverlo proteggere.
-Rory!- Urlo.
Tutti si girano verso di me.
Katniss è lì, con le lacrime agli occhi.
Mi sussurra ‘Non farlo
Scusa, Katniss.
Inizio a correre verso di lui.
Un gruppo di Pacificatori crea un muro tra me è mio fratello.
-Mi offro volontario!- Urlò con la voce più sicura che riesco a fare.
-Mi offro volontario come Tributo.-
Rory sgrana gli occhi.
-Che dici Gale?!- Mi urla.
Io corro verso di lui, chiudo le mie braccia sulla sua schiena.
Lo sento singhiozzare.
Non ce la fa più, scoppia in un pianto isterico.
-Rory, va a casa.- Gli ordino.
-No, Gale!- Mi urla con un tono che non ho mai sentito. –Non voglio, ritira quello che hai detto!-
Katniss si avvicina e prende Rory per le spalle.
Lui inizia a scalciare e urlare contro di me.
Katniss mi guarda, intensamente, per un istante, prima che un Pacificatore la allontani ancora stretta a Rory.
-Non ci credo!- Cantilena Effie. –Abbiamo un volontario!-
Poi inizia a sussurare frasi tipo ‘Quale onore!’ ‘Non ci posso credere!’ fingendo di piangere.
-Vieni caro.- Mi dice porgendomi la mano.
Io salgo sul palco e lì su mi rendo conto di quello che ho fatto.
E mi sento bene.
Ecco cosa sei disposto a fare per lui, Gale.
Ripeto a me stesso.
Mi sono consegnato a Capitol City, mi sono consegnato tra le braccia della morte.
Da lassù guardo ancora una volta Katniss, sta piangendo.
Mi sento bene, Katniss piange per me.
Devo dirglielo. Devo dirle quello che provo.
Durante le visite, glielo dirò.
Lo prometto a me stesso.
Rory è ancora tra le braccia di Katniss, piange anche lui.
Morirò.
Ma prima di farlo dirò a Katniss quello che provo, dirò a Rory che gli voglio bene. Quando avrà l’età giusta andrà a caccia con Katniss.
Ma le tessere.
No.
Le tessere non le prenderà mai.
Katniss glielo impedirà.
-Ci scommetto il cappello che quello è tuo fratello.- Mi dice Effie battendo convulsivamente le mani.
-Si.- Riesco a sussurrare vago.
-Bene! Benissimo!- Strilla lei in preda all’euforia.
-Stringetevi le mani cari.-
Mi giro, e guardo negli occhi la figlia della venditrice di stoffa.
Leevy.
Non avevo mai sentito il suo nome.
I suoi occhi grigi mi fissano, non c’è nulla di cattivo in quegli occhi.
Non è cattiva. Ma non posso fidarmi.
Le tendo la mano e lei la afferra senza stringere troppo.
La sua presa e debole, come il suo carattere.
Poi ci voltiamo entrambi e due Pacificatori ci spingono nel Palazza di Giustizia.
Mi portano in una stanza grigia, dove mi siedo su un letto.
Tiro un sospiro.
Sono un Tributo degli Hunger Games.
Gli Hunger Games. Quelli che odiavo tanto, quelli che mi ero ripromesso di far cadere, un giorno.
Ed eccomi qui, una pedina dei loro giochi.
La porta si spalanca e Rory, Vick, Posy e la mamma irrompono nella stanza.
-Tre minuti.- La voce fredda del Pacificatore fa scoppiare in lacrime la mamma.
-Non piangere.- Le sussurro abbracciandola.
-Gale, tronerai, vero?- La voce di Vick ci interrompe.
Io lo prendo in braccio e lo stringo forte.
-Certo che tornerò, per voi.-
Rory sta in disparte, con le braccia incrociate a fissare il pavimento.
-Rory…- Sussurro.
-Perché l’hai fatto?- Mi dice.
-Rory, senza il tuo perdono non ce la faccio a vincere.-
Lui corre verso di me e mi getta le braccia al collo, piangendo.
-Posy, quando tornerò ti comprerò il peluche che volevi, promesso.-
Anche lei piange e mi abbraccia.
Quando il Pacificatore torna per farli uscire riesco a sussurrare alla mamma una frase.
Non farli morire
La porta si chiude.
Poco dopo si riapre e due occhi grigi compaiono.
Katniss.
Corro verso di lei e non posso fare a meno di abbracciarla.
Lei affonda il volto nell’incavo del mio collo bagnandomi la maglietta con le sue lacrime.
Inspiro il suo profumo per l’ultima volta.
-Gale.- Mi dice –Tu sai cacciare, ok?-
Scuoto il capo fissando il vuoto.
-Katniss, io caccio gli animali. Qui si tratta di persone.-
-Non è poi tanto diverso.-
Quelle parole mi lasciano un vuoto dentro.
Ad un certo punto mi ricordo.
-Katniss…- Inizio.
-Che c’è?-
Io ti amo.
Forza, Gale.
Sono solo tre parole.
Mi sento così stupido, ho avuto tutto il tempo del mondo per rivelarglielo.
Ora non ne ho più. Probabilmente è l’ultima volta che la vedrò.
Dai, Gale.
-Io tornerò. Per voi.-
Non ce l’ho fatta.
Katniss mi sorride e mi si getta al collo per l’ultima volta.
-E io sarò qui ad aspettarti.-
Il Pacificatore me la porta via.
Sono un codardo.
Le lacrime mi rigano il volto.
Mi getto a terra, davanti alla porta chiusa, Katniss se n’è andata per sempre.
-Io ti amo, Katniss.-
Sono in ritardo, ormai se n’è andata.
Non saprà mai cosa provavo mentre ero con lei.
I sorrisi che mi dedicava, che mi facevano andare fuori di testa.
La volta in cui l’ho portata in spalla quando si è slogata un ginocchio.
Tutte le volte in cui, insieme abbiamo trascorso le giornate tra i boschi.
Gli unici luoghi dove ci sentivamo vivi.
Addio, Katniss. Sei stata la cosa più bella che mi sia mai capitata.


Ciao lettori e lettrici!
Grazie delle precedenti recensioni, mi siete stati tutti d'aiuto, mi avete dato tutti un consiglio e spero di aver rispettato le vostre aspettative in questo capitolo.
Grazie ancora a tutti.
Ok, ieri ho visto Catching Fire ed è... INCREDIBILE.
Non riesco a descriverlo a parole, ma ci proverò, è un film pazzesco, i personaggi sono quasi tutti come me li immaginavo (Tranne Plutarch dovrei dire) e l'arena è... rappresentata benissimo, ho pianto quando è morta Mags, quando è morta Wiress, quando Katniss piange per Prim e sono morta di risate quando Johanna si spoglia in ascensore e Katniss fa una faccia epica. 
Ok, basta, sto degenerando, vi do un ultimo consiglio (anche se credo sarà inutile) GUARDATELO. <3
Un abbraccio,
Roulette.

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Capitolo 3
*** Viaggio verso Capitol City ***


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Non piangere Gale.
Strizzo gli occhi per ricacciare le lacrime che stanno per rigarmi il volto.
L’ultima cosa che voglio è mostrarmi debole.
Faccio appena in tempo a trattenermi perché poco dopo un Pacificatore irrompe nella stanza.
-E’ ora di andare.-
Lo seguo fino al Salone del Palazzo di Giustizia, dove una Effie visibilmente impaziente ci informa che c’è un’auto sul retro che ci attende.
Leevy ha gli occhi arrossati dal pianto e continua a strofinarseli con le mani.
Deve aver lasciato molte persone, perché le sue visite sono durate di più delle mie. A scuola sedeva sempre accanto alla figlia del venditore di verdure, Sarah e con loro c’erano sempre un mucchio di ragazzi.
Scommetto che Sarah era nel gruppo delle sue visite.
Io, prima di conoscere Katniss, passavo il tempo da solo.
Ogni tanto mangiavo con Lucas, il figlio del capo dei minatori, finchè suo padre non litigò con il mio, e lì si interruppero tutti i nostri rapporti. Durante la Mietitura l’ho visto.
Mi fissava con uno sguardo triste, suo padre lo costrinse ad allontanarsi da me.
Leevy, invece, ha sempre avuto persone accanto.
Saliti sull’auto Effie inizia descriverci con la sua voce acutissima tutte le comodità, o i ‘comfort’ (come li chiama lei) di Capitol City.
-E poi, non potete immaginare!- Tira un grande respiro –L’albergo dove alloggerete è FA-VO-LO-SO!-
-Non solo avrete la posibilità di passare i giorni dell’addestramento in un’attico super esclusivo, m potrete soprattutto godere di tutti i privilegi della attico, insomma, voi…-
Volto il capo verso Leevy, sta fissando un punto indefinito sotto di se.
Improvvisamente provo un profondo dispiacere per lei.
Io, in fondo, sono abituato ai boschi, alla vita selvaggia.
Ma lei.
Lei non l’ho mai vista camminare da sola, passava il tempo ad aiutare la madre nel lavaggio delle stoffe, nella vendita e nell’esposizione.
Qualche volta era in piazza con Sarah o qualche altra ragazza del Distretto.
Non ce la vedo nell’Arena.
-Non credi anche tu, James?-
La voce di Effie interrompe i miei pensieri.
-Gale.- Ribatto.
-Oh, si Gale…- Fa una faccia dispiaciuta, che un secondo dopo si trasdorma in un enorme sorriso –Eccoci al treno!- Trilla entusiasta.
Davanti a noi si spalancano le porte del veicolo che ci condurrà a Capitol City.
Durante i 10 metri di tragitto furgone-treno un miliardo di flash ci invade. Microfoni si fanno spazio a spintoni tra il mucchio di giornalisti capitolini accorsi solo per un’intervista esclusiva ai Tributi del 12.
‘Volontario!’ mi chiamano.
‘Che onore! Era tuo fratello giusto? Spiegaci di più’.
Un flash dritto in faccia mi fa strizzare gli occhi.
-Oh insomma!- Sbotta Effie –Fateci passare! Dannazione!-
Quando finalmente entriamo nel treno ho la testa che mi gira per le chiacchiere di Effie e i flash dei giornalisti.
Mi getto su una poltrona e chiudo gli occhi.
-Bene cari!- Inizia Effie – Alle 20:00 ci sarà la cena, mentre per le 23:00 dovreste essere entrambi a letto, domani sarà una giornata importante! Giungeremo a Capitol City!-
Dopo una pausa la sento sospiare –Vado a cercare Haymitch.-
La testa mi pulsa ancora così inizio a massaggiarmi le tempie.
Quando apro gli occhi Leevy è seduta accanto a me e fissa il finestrino.
Quando si accorge che mi sono sollevato si ricompone un po’.
-Scusa- Balbetta –Ti.. Ti ho svegliato?-
-No…- Le dico –Non stavo dormendo.
-Secondo te… Com’è Haymitch?- Mi chiede con un leggero rossore sulle guance.
-Non ne ho la più pallida idea, spero solo che non sia un completo idiota, come il mentore del 7- Sorrido.
Sorride anche lei.
Non ci credo, ha riso.
-Io ho… Un po’ paura…- Mi rivela.
-Di cosa?-
-E se dovessi stargli antipatica?- Mi dice –Insomma… Il mentore deve aiutarci e dovremmo avere un buon rapporto con lui…-
Inizia a fissarsi le scarpe e a percorrere con il dito tutti gli intrecci filamentosi del morbido velluto dei divanetti.
-A me stai simpatica.-
Non l’avessi mai detto.
Alla mia affermazione un rossore la invade ed è costretta a tossicchiare per allontanare la mia attenzione da lei.
-Gra… Grazie.- Balbetta, per poi ricominciare a fissare i paesaggi che scorrono veloci attraverso i grandi finestrini del treno.
Le poltrone in velluto rosso non sono nulla in confronto ai tavoli a rotelle accantonati alle pareti.
Sopra di loro sono esposti una varietà di dolci e alcolici che basterebbero a sfamare la mia famiglia per tre giorni.
Ripenso alla piccola Posy, se avesse avuto di fronte una tale quantità di dolci sarebbe scoppiata di gioia.
Posy.
Rory.
Vick.
Katniss.
Dalla velocità di questo affare deduco che ormai dovrei essere lontanissimo da loro.
Ecco di nuovo le lacrime spingere il mio canale lacrimale per cercare di uscire.
No, Gale.
Tornerai da loro.
Ce la puoi fare.
Penso a Leevy.
Come farò ad ucciderla? Così indifesa, timida. Che si scioglie per un complimento banale quanto ‘Sei simpatica’.
Insomma, non posso farlo. Nessuno potrà mai fare del male ad una ragazza talmente fragile.
Incrocio le braccia e decido di dedicarmi alla stessa attività di Leevy.
Ad un certo punto la porta del vagone si spalanca e un uomo, biondo e barcollante, irrompe nella stanza. E’ sulla trentina, camicia imbrattata di qualcosa di liquido, negli occhi ha un non so chè di strano, come se stesse per fulminarci entrambi.
Si dirige sicuro verso il carrello degli alcolici e versa del liquido bianco dentro un bicchiere.
Io e Leevy restiamo zitti.
L’uomo ha un aria familiare, mentre riattappa la bottiglia e svuota in gola il suo bicchiere.
E’ Haymitch Abernathy, il nostro mentore.
Evidentemente anche Leevy lo capisce perché fa uno sguardo preoccupato.
-Beh?- Chiede Haymitch –Cos’ho di tanto interessante?-
Lei distoglie lo sguardo, ma io continuo a fissarlo.
-Tu sei il nostro mentore.- Gli dico.
-Mhh, abbiamo un ragazzo molto perspicace quest’anno!- Fa in tono ironico riempiendo di nuovo il bicchiere, sta volta con un liquido castano chiaro.
La cosa mi da fastidio. Perfetto, un mentore alcolizzato.
Ecco perché il Distretto 12 non ha mai registrato record in fatto di vincite.
-Secondo me non dovresti bere così tanto.- Gli dico in tono di sfida.
-Beh, sicuramente sarebbe più interessante che conversare con te.-
Mi fa salire i nervi.
-Tu non dovresti aiutarci?- Mi alzo in piedi mettendomi proprio di fronte a lui.
-E tu non dovresti portare un po’ di rispetto?-
Ho una voglia incredibile di mollargli un pugno.
-Beh, abbiamo pochi giorni prima di andare a morire nell’Arena, signor Abernathy- Gli dico –Quindi devi darci qualche consiglio.-
-Beh- Mi imita lui –Partite col presupposto che una volta che sarete nell’Arena, io non potrò fare nulla per salvarvi. Inutile dare la colpa a noi mentori, quando i Tributi sono dei buoni a nulla.-
Sta volta devo trattenermi con tutto me stesso dal mollargli un pugno.
Lo immobilizzo contro il muro facendo cadere il suo bicchiere, lui mi spinge a terra.
-Mhh, mi ero sbagliato sul tuo conto. Non sei così tanto intelligente, fossi in te userei di più il cervello.-
Riafferra la bottiglia di prima e prende un nuovo bicchiere.
-E adesso devo anche riempirmi di nuovo il bicchiere.-
Resto a terra a fissarlo.
-Credo che andrò alla cabina bar.-
Haymitch si allontana lasciandomi a terra.
-Gale…- Mormora Leevy.
-Sto bene, vado a fare una doccia.-
Esco dalla stanza con una tale rabbia che potrei buttare giù tutto il treno.
Chi diavolo è lui per trattarci in questo modo? Ma in un certo senso ha ragione, devo usare il cervello, non mi conviene mettermi contro il mio mentore. Anche perché io e Leevy dovremo condividerlo e sarà lui a scegliere chi vive e chi muore.
Mi dirigo verso l’ultimo vagone, troverò da solo la mia stanza. Forse sta sera perlerò con Haymitch, magari mi scuserò anche.
Non so.
L’unica cosa che figura nella mia mente, in questo momento è Rory che mi piange in braccio e Katniss che se ne va, inconsapevole del mio amore per lei.

Ciao a tutti!
Innanzitutto voglio ringraziare i 4 utenti che hanno aggiunto la storia tra le seguite! Insomma, mi fa molto piacere sapere che la seguite e che vi interessa.
Come sicuramente avrete notato ho aggiornato più tardi delle altre volte, per via di alcuni impegni (SCUOLA, SCUOLA, SCUOLA.)
Grazie mille a tutti, sono contentissima che a qualcuno la mia storia piaccia.
Spero che il capitolo via sia piaciuto, se l'avete trovato un pò noioso vi chiedo scusa, perchè a me lo sembra molto. Volevo chiarire qualcosa sul carettere di Leevy e allo stesso tempo far incontrare i due terremoti Gale e Haymitch.
Nel prossimo capitolo ci sarà l'arrivo a Capitol City!
Un abbraccio a tutti, grazie mille per il supporto che mi date!
Roulette.

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Capitolo 4
*** Presentazione dei Tributi e Arrivo a Capitol City ***


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Haymitch è seduto a capotavola, accanto a lui Effie, Leevy e poi io, gli altri tre posti sono vuoti.
Due uomini, un ventina d’anni, ci stanno servendo uno stufato che mi fa pensare a quello che Sae La Zozza serviva a me e Katniss quando pranzavamo insieme al Forno.
Seduti al bancone a discutere sui pregi della selvaggina, dopo una giornata passata nei boschi.
Una domanda prende forma nella mia mente.
Come sarà l’Arena?
Mi sento oppresso negli spazi angusti e non riesco a stare tranquillo senza la certezza che da un momento all’altro posso correre tra i boschi.
E se l’arena fosse un deserto?
Come resisterei?
Impazzirei, come la ragazza che vinse qualche anno fa, Annie Cresta, del 4.
-Allora?- La voce roca di Haymitch mi fa rinsavire.
-Cosa?- Chiedo confuso.
-Lo vuoi o no il dessert?-
-No…-
I due senza-voce si allontanano.
Leevy è seduta accanto a me, sta facendo roteare il cucchiaio nella zuppa di verdure che non ha ancora toccato, pensa a qualcosa.
Gli occhi grigi fissi sul bicchiere di cristallo pieno d’acqua.
-Allora!- Fa Effie contenta –Domattina saremo a Capitol City, un po’ d’allegria!-
Nessuno la degna di una risposta.
Dopo cena siamo tutti su un divanetto nero lucido a fissare il grande televisore che sta trasmettendo le repliche delle Mietiture negli altri Distretti.
Per il Distretto 1 ci sono due ragazzi abbastanza robusti, ovviamente entrambi volontari, Marvel e Lux.
Per il Distretto 2 altri due volontari, altri due Tributi robusti, altri due Favoriti: Cato e Clove.
I due del 3, invece, sono entrambi dodicenni e tremanti, malnutriti e spaventati. Il genere di Tributi che non ucciderei mai, il ragazzo indossa due occhiali a fondo di bottiglia che sono stati chiaramente aggiustati con del nastro adesivo perché si reggono a malapena.
Il Distretto 4 ci presenta lo stesso spettacolo dell’1 e del 2, ragazzi forti e ben nutriti che si azzuffano per raggiungere il palco. Mi chiedo come facciano.
A voler morire.
Perché se sopravvivi agli Hunger Games sei morto lo stesso.
Per il Distretto 5 due ragazzi di 14 e 16 anni sono estratti, entrambi hanno uno sguardo intelligente, astuto. La ragazza ha un non so chè di strano, sembra… una volpe, scopro poco dopo il suo nome: Finch.
Forse sono i suoi capelli rossi a farmela associare all’animale, ma in ogni caso ha il volto appuntito, proprio come quello di una volpe.
Il ragazzo, invece, si chiama Lincan.
I due Tributi del 6 hanno entrambi 16 anni, la ragazza, Saya, sembra molto decisa, capelli neri, occhi chiari.
Il ragazzo, Brendan, ha i capelli chiarissimi, che sotto il sole cocente del Distretto 6 sembrano quasi bianchi.
I Distretti 7, 8, 9 e 10 hanno tutti Tributi dai 14 ai 17 anni, non sembrano tanto mal ridotti, devo stare attento a loro.
Nel Distretto 11 vengono sorteggiati due Tributi completamente diversi. Lei piccola, 12 anni, corpo esile e sguardo spaventato, ma con un tocco di determinazione, è sveglia. Si chiama Rue.
Lui alto e robusto, occhi scuri e fisico palestrato. E’ una montagna che cammina. Si chiama Tresh.
Per ultimi, dopo un commento di Caesar ecco apparire gli occhi di Leevy che fissano il palco spaesati, mi volto verso di lei e noto che mi sta guardando. Appena i nostri sguardi si incrociano abbassa il volto e arrossisce un po’.
Eccomi, che urlo alle telecamere che mi offro volontario. Guardarmi da un’altra prospettiva mi fa apparire molto più sicuro di quello che ero. Nell’inquadratura si nota chiaramente il mio sguardo verso Katniss.
Dopo il commento di Caesar, che non fa altro che definirmi ‘Il ragazzo del 12 più coraggioso che abbia mai visto’, Haymitch spegne il televisore.
-Allora…- Inizia –Qualche idea sui Tributi di quest’anno?-
Leevy prende la parola timidamente –La ragazza del 2 è spaventosa…-
-I ragazzi del 2 fanno parte dei Favoriti, Tributi che si allenano dalla tenera età e si preparano già da settimane per essere volontari.-
Non era la risposta che aspettava, perché ora Leevy è più preoccupata di prima.
-E che mi dici dei due del 5?- Gli chiedo. –Sembrano svegli.-
-Si- Fa Haymitch –Ma se non mostrano un po’ di forza bruta i Favoriti non li accoglieranno mai nel loro gruppo.-
-Oh, a porposito.- Il nostro mentore si batte una mano sulla fronte –Non fate dimostrazioni di voi stessi durante gli allenamenti. Serviranno solo a ricevere una proposta dai Favoriti, e se non accettate sarete il loro primo bersaglio. Allenatevi nelle tecniche di sopravvivenza, saranno molto più utili. Domattina valuteremo le vostre abilità.-
Haymitch da sobrio è molto più piacevole di quello che pensassi.
-Si è fatto tardi e domani sarà una giornata impegnativa, quindi cercate di dormire un po’.-
-La collana della mentore del 6 era davvero stupenda.- Il commento di Effie manda tutti a letto.
Passo la nottata senza chiudere occhio. Verso le 6:00 riesco a sonnecchiare un po’, per poi essere svegliato da Effie alle 7:30.
Irrompe nella stanza e inizia ad urlare qualcosa sul nostro programma, così mi sollevo e le chiedo di uscire per potermi cambiare.
Se ne va un po’ offesa.
Dopo la colazione abbondante a base di latte, miele e dolci a forma di corno ripieni di panna, siamo tutti pronti per la prima apparizione a Capitol City.
-Mi raccomando, un bel sorriso.- Fa Effie emozionata.
-Per questa volta ha ragione, sorridere e farsi piacere dalle telecamere è l’unico modo per ottenere sponsor.- Le fa eco Haymitch.
Non ho alcuna intenzione di sorridere ad un gruppo di folli che non vedono l’ora di conoscere i ragazzi che manderanno al macello.
Effie ci posiziona di fronte alle porte del treno, in modo che quando saranno aperte la prima cosa che Capitol City vedrà saranno due ragazzi felici e sorridenti che non vedono l’ora di farsi conoscere.
Una cosa rivoltante.
Una volta posizionati inizia a dare indicazioni per far apparire la cosa più ‘scenica’, mi volto verso Leevy e noto che sta leggermente tremando.
Un sonoro crock ci fa intuire che le porte stanno per aprirsi.
-Un bel sorriso.- Ripete la nostra capitolina.
La luce del giorno mi invade e mi fa chiudere gli occhi per un secondo.
Appena mi abituo li schiudo e rivolgo uno sguardo alla mia compagna di Distretto. Sta tremando.
Non riesco a vederla così, mi ricorda troppo i giorni in cui mio fratello Vick era avvolto in una misera coperta, a tremare per il freddo e per la febbre troppo alta.
Io e Katniss cacciavamo il doppio e lei, di nascosto, lasciava a mia madre un po’ di selvaggina o medicine in più, perché quelle che portavo io non bastavano.
Quel senso di impotenza che provavo nel vedere mio fratello appassirsi, mentre la neve cadeva e io non riuscivo a catturare neanche uno scoiattolo.
Così, dopo aver sbattuto un paio di volte gli occhi la mia mano guizza verso la sua e la afferra.
Al contatto con me Leevy si gira e mi guarda interrogativa. Reggo lo sguardo sorridendole.
Ha bisogno di sostegno e voglio aiutarla.
Guardo dritto davanti a me senza lasciarle la mano.
E così, insieme e uniti, facciamo ingresso nella città che ospiterà gli Hunger Games.

Ciao a tutti!
Grazie mille a chi ha inserito la storia nelle seguite, a chi recensisce ogni capitolo e anche a chi legge in silenzio, dai.
Come avrete notato ho aggiunto un 'banner', mi è sembrata una buona idea, mi sa di copertina per il mio libro.
Vabbè, che sia uno schifo lo so da me, non sono brava a modificare foto, così ne ho presa una, ho messo qualche effetto e aggiunto una scritta in Paint. Niente di chè.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, scusate se è un pò sciapo, ma volevo farvi conoscere i Tributi, a proposito, ho inventato alcuni nomi così da far interagire Gale anche con altri personaggi che non siano gli stessi del libro.
Se vi va, lasciate una recensione :)
Un abbraccio e al prossimo capitolo. Weeeh *Alla DanieleDoesn'tMatter*
DanieleDoesn'tMatter Roulette.

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Capitolo 5
*** Preparazione alla sfilata ***


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Come diavolo ci sono finito qui?
È l’unica cosa a cui riesco a pensare disteso a faccia in su sul morbido lettino della stanza di preparazione.
Ricordo che io e Leevy abbiamo percorso il corto tragitto stazione-auto e un mare di flash ci ha invasi, qualcuno ridacchiava, qualcun altro sussurrava ‘Che carini!’, credo che non abbiano ben compreso il significato del mio gesto.
Insomma, vederla tremare mi ha fatto fare un movimento involontario. O forse non del tutto?
Non lo so. Fatto sta che appena saliti in macchina non le ho lasciato la mano finchè non mi ha rivolto uno sguardo.
Le nostre strade si sono separate appena entrati in un alto Palazzo, un Pacificatore mi ha scortato a destra, un altro l’ha condotta a sinistra.
Mi ha detto ‘Sdraiati’ e poi è uscito. Suppongo di dover aspettare che arrivi qualcuno.
Ho ragione, un rumore simile a risolini mi fa capire che quel qualcuno è arrivato.
O forse dovrei dire quei qualcuno.
-Ciao Gale!- Mi saluta affettuosamente uno dei tre strani capitolini che mi appaiono davanti. Il suo tono è così confidenziale che pare ci conosciamo da sempre. Quando in realtà non l’ho mai visto in vita mia.
-Io sono Lucifer- Si presenta.
Lo guardo bene, è basso e tozzo, indossa una parrucca bianco brillante, così come i suoi denti sicuramente sbiancati chirurgicamente.
Sul volto ha dei tatuaggi bianchi e grigi e del colore intorno agli occhi. Le sue labbra sono grigio chiarissimo.
Indossa una giacca brillante con su incastonati migliaia di piccoli brillantini.
Il pantalone di tela grigia è l’unica cosa ‘normale’ che ha addosso.
-E loro sono Melissa e Blisser- Fa ancora indicando le due donne ridacchianti accanto a lui.
Credo siano gemelle perché hanno praticamente gli stessi occhi e la stessa bocca e indossano lo stesso abito pomposo smanicato con un colletto altissimo. Solo che di colore diverso.
Per la prima è rosso, per l’alta azzurro.
In faccia hanno gli stessi tatuaggi.
-Dal vivo sei molto meglio.- Mi dice la rossa mangiandomi con gli occhi.
Il modo in cui enfatizza la parola molto mi fa rabbrividire.
-Oh, smettila Melissa!- Sbotta l’azzurra.
Lucifer inizia a dare ordini alle gemelle e mi chiede di togliermi tutto ciò che ho addosso.
Decido di ascoltare senza obiezioni, in modo che questa tortura finisca il prima possibile. Vedendo il mio imbarazzo Blisser mi fa uno sguardo tenero per poi pronunciare: -Voi ragazzi del 12 siete così carini!-
Poi tutti e tre iniziano a ciarlare su quanto sarà emozionante la sfilata e a fare pronostici e paragoni con quella dell’anno scorso.
Vestiti da minatori e con un piccone in mano. Che emozione.
-Allora, quindi quello era tuo fratello, vero?- Mi dice ad un certo punto Lucifer.
-Si…- Gli rispondo.
-Che onore! Come pensi sarà il tuo vestito?-
Il fatto che abbiano cambiato completamente discorso da un momento all’altro mi lascia interdetto.
-Non lo so… Un vestito da minatore?- Non posso evitare di mettere un po’ di ironia nella mia risposta. Si offenderanno, ma a vederli è umanamente impossibile non prenderli un po’ in giro.
La loro reazione mi è completamente inaspettata. Scoppiano a ridere.
Riiniziano a chiacchierare e cinguettare su quanto sia alla moda la parrucca di Effie, così decido di restare zitto finchè non la faranno finita.
Quando non ho niente da fare sono costretto a pensare. Così penso a Rory e al resto della famiglia.
Katniss si starà prendendo cura di loro, è sicuro, ma se non dovesse farcela da sola? Insomma io l’ho completamente abbandonata, lasciata sola.
Ma ne è valsa la pena per salvare Rory. Io tornerò da loro.
Io amo Katniss. Lo stare lontano da lei mi fa stare male. Ripenso a quando mi accorsi davvero di amarla, eravamo al Forno e Darius la stava stuzzicando punzecchiandole la guancia con la sua stessa treccia. Continuava a proporle di scambiare un coniglio per un suo bacio.
Darius è troppo grande per Katniss. Era la mia misera giustificazione per essere tremendamente geloso, ma ragionandoci meglio ho capito davvero il motivo della mia gelosia.
Il mio pensiero passa a Leevy, indifesa, debole, timida. Non riesco a non prenderla in simpatia, non riesco a non desiderare ardentemente di proteggerla.
Ma visto che dall’arena uscirà solo una persona (Se si può definire ‘persona’ chi sopravvive) devo decidere in fretta cosa fare.
-Va bene!- Annuncia Blisser dopo una quantità di tempo indefinita. –Credo che tu sia pronto per andare da Portia!-
Mi avvolgono in un accappatoio morbido e mi spingono in un’altra stanzetta dove dovrei incontrare la mia stilista.
La stanza è piccola e scura e su una parete c’è uno specchio grande quanto la parete. L’unico specchio che avevamo in casa era un quadratino di venti centimetri per lato.
Osservo la mia immagine riflessa.
Mi hanno lasciato i capelli bagnati, aspettano il responso di Portia. Sulla mia faccia hanno applicato un inchiostro nero e rosso creando motivi di fiamme tra gli occhi e gli zigomi.
-Cia Gale.- Una voce soave mi fa voltare verso la porta, alla quale davo le spalle. Non posso fare a meno di confrontare il saluto con quello di Lucifer, questo è più rispettoso, quasi amichevole, ma non troppo.
-Ciao.- Rispondo alla mia stilista.
-Il tuo è stato un gesto davvero onorevole.- Mi dice facendomi voltare.
-Grazie…- Bofonchio.
-Io sono Portia e sarò la tua stilista, ma credo che questo te lo abbiano già accennato quei tre.- Mi dice indicando la porta con il pollice.
Annuisco.
Portia non sembra quasi una capitolina. I lunghi capelli scuri le ricadono sulla schiena e sembrano del tutto naturali. Forse il suo aspetto è tradito dai tatuaggi che partono dal volto fino al braccio destro e dalla sua pelle scurissima.
-Va bene, quest’anno abbiamo un abito diverso dagli altri, Gale.- Mi informa sollevando una scatola di cartone da terra.
-Niente più abito da minatore?-
-Niente più abito da minatore.- Afferma per poi estrarre dalla scatola un gilet nero e un paio di pantaloni dello stesso colore.
-Io e Cinna abbiamo ideato questo completo in modo che sia del tutto sicuro, non preoccuparti.-
Lo osservo. Non c’è niente di pericoloso in una giacca nera.
Mi aiuta ad idossarlo e mi accorgo che non è neanche tanto scomodo.
-Purtroppo non posso attivarlo qui, ma più o meno a metà sfilata devi schiacciare questo pulsante qui.- Mi indica un punto sotto il gomito. –Cinna lo avrà sicuramente spiegato anche a Leevy.-
-Cosa succederà?- Le chiedo.
-Se te lo dicessi, che sorpresa sarebbe?- Mi domanda accennando un sorriso. Mi piace Portia, non è invadente come i capitolini e neanche troppo loquace.
-Ora dovrai sorbirti qualche altra oretta con i preparatori per farti sistemare i capelli.-.
Mi viene da ridere. Non ho mai pensato ai miei capelli mentre ero al Giacimento. Quando mi facevo il bagno li lasciavo asciugarsi da soli. Alcune volte uscivo persino con la testa bagnata.
L’unica ragazza con cui passavo il tempo era Katniss e non credo le siano mai interessati i miei capelli.
Portia mi riconduce da loro con un ‘Buona Fortuna’ e chiude la porta dietro di sé.
Il gruppetto eccitato mi prende per un barccio e saltellando mi guida verso una sedia.
Alla fine trovano un accordo sistemando i miei capelli allo stesso e identico modo in cui li avevo prima, solo un po’ scompigliati.
-Avrai un’aria selvaggia!- Esclama entusiasta Lucifer.
-Ma sexy!- Aggiunge Melissa.
Dopo aver cinguettato un po’ sul quanto io sia stupendo mi lasciano finalmente andare.
Portia mi accompagna in una grande stanza dove sono riuniti tutti i Tributi e finalmente riesco a vederli tutti.
Dal vivo hanno tutti un aspetto migliore, che ovviamente è ritoccato dagli stilisti.
Il mio occhio cade su un gruppetto di ragazzi muscolosi e in forma. Eccoli, i Favoriti.

Ciao a tutti cari lettori e lettrici!
Prima di iniziare con l'angolino dell'autrice voglio ringraziare con tutto il cuore i 3 utenti che hanno inserito la storia fra le preferite, i 5 che la seguono e colui o colei che l'ha inserita tra le ricordate!
Sono felicissima che la storia piaccia!
Bene, per quanto riguarda questo capitolo voglio informarvi che il costume non sarà lo stesso di Katniss e Peeta, diciamo che ho fatto una piccola modifica, così da non rendere davvero tutto uguale.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, ho voluto descrivere i preparatori e la stilista, che nel libro vengono solo nominati.
Bene, grazie a tutti coloro che recensiscono e, se vi va, lasciatemi una recensione per farmi sapere che ve ne pare.
Grazie lo stesso a tutti.
Quella scema dell'autrice Roulette.

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Capitolo 6
*** La sfilata ***


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Stanno insieme, a chiacchierare sui modi migliori di uccidere ragazzini. Ragazzini senza nessuna colpa.
Quanto li odio. Quanto odio Capitol City.
Ho una voglia incredibile di vedere il presidente Snow, non l’ho mai visto di persona e questo è un bene, perché se lo facessi non so se riuscirei a controllarmi.
Mi ha tolto tutto. Mi ha tolto Katniss e la mia famiglia e ha fatto lo stesso con gli altri ventitrè Tributi.
Dei passi dietro di me mi fanno voltare.
Leevy e il suo stilista Cinna mi si parano davanti.
-Ciao, io sono Cinna.- Mi porge la mano con uno sguardo pacato.
Qualcuno lo chiama e ci lascia soli.
Osservo bene Leevy. Ha un abito nero come il mio, ma ovviamente da ragazza. Lungo e senza maniche.
I suoi capelli sono stati lasciati così come li aveva, forse più arricciati. E’ davvero bella.
Ma non mi sogno nemmeno di dirglielo, non voglio mandarla in tilt prima della sfilata.
Mi limito a commentare con un: -Ti sta bene l’abito.-
-Anche a te.- Ovviamente il suo rossore non manca mai.
-Com’è Cinna?-
-Molto gentile, mi piace, non è come…- Abbassa la voce – I preparatori.-
Mi viene da ridere. Solo pensare al gruppetto dei tre capitolini è esilarante.
-Anche per me è lo stesso.- Le rispondo picchiettandomi una tempia con l’indice.
Lei sorride  per poi cambiare espressione.
Una ragazza si sta avvicinando al nostro carro.
-Ciao.- Mi fa amichevole.
Capelli scuri, occhi chiari.
Non ho idea di chi sia, né di perché si sia presentata.
-Ciao…- Risponde Leevy anche se sono sicuro che il saluto fosse rivolto a me.
-Sono Saya, del 6- Continua la ragazza, sta volta lanciando un’occhiata alla mia compagna di Distretto.
Continuo a fissarla, che diavolo vorrà dai ragazzi del 12, quelli che non vincono mai?
-E voi dovreste essere Gale e…- Si interrompe per pensare –Lana?-
-Leevy.- La correggo. –Cosa c’è?-
-Niente, volevo fare conoscenza.- Sorride compiaciuta.
Fare conoscenza con una ragazzina tremante e un ragazzo con problemi di autocontrollo. Beh, quelli del 6 non sono mai stati tanto intelligenti.
-Perché proprio con noi?- Le chiedo.
Lei si avvicina al mio orecchio e mi sussurra: -Un volontario dal Distretto 12 dev’essere un ragazzo speciale.- Allontana la sua bocca e si allontana accennado un saluto.
Leevy solleva un sopracciglio. –Che simpatica.- Fa ironica.
Mi stupisce setire dell’ironia da parte sua.
Haymitch ci araggiunge con un bicchiere in mano.
-Sorridete e fate i carini, stiamo per iniziare.-
Si, certo. L’ultima cosa che farò davanti a Capitol City è sorridere e fare il carino.
Leevy potrebbe farlo. Lei è timida e impacciata e farà tenerezza a tutti.
Ma io no. Non ci penso nemmeno.
Saliamo sul carro e aspettiamo che gli altri escano, siamo gli ultimi. –Sorridi.- Dico a Leevy.
Lei mi rivolge un timido sorriso –Sorridiamo.-
-Scordatelo.-
-Gale, è per gli sponsor.- Cerca di convincermi, ma non ci riuscirà.
-Sta tranquilla.- Non ci sono motivi per stare tranquilli, quindi tronco la frase così.
I cavalli iniziano ad avanzare, stiamo per uscire. Le luci dei riflettori mi fanno abbassare lo sguardo, siamo su una strada in cemento larga quasi cinque metri.
Sui due lati ci sono gradinate piene di capitolini urlanti. Sono tutti vestiti in modo vistoso. Qui a Capitol City l’aspetto esteriore è ciò che conta.
Vorrei scendere ed andarmene. E mandare all’aria la loro bellissima sfilata. Sento la rabbia che sale. Come si può acclamare un gruppo di ragazzini che stanno per andare a morire? Ma soprattutto come si può, alla fine, acclamare colui o colei che è sopravvissuto, magari uccidendo?
Leevy già sorride, ma io non lo farò. Non ho nulla per cui sorridere, perciò perché dovrei farlo?
I cavalli avanzano per un po’, il pubblico ruggisce dalle gradinate. Acclamano anche il mio nome, ma non li degno di uno sguardo.
Passiamo davanti al Palazzo di Snow.
Coriolanus Snow. Lo odio. Con tutto il cuore.
Vorrei colpirlo ora con una freccia come facevo con gli scoiattoli insieme a Katniss.
Vorrei scappare tra i boschi in questo esatto momento e urlare con tutta la voce che ho in gola, sapendo nessuno può sentirmi.
Vorrei guardare Katniss, seduto sulla nostra roccia, mentre colpise uno scoiattolo in un occhi con la precisione che solo lei mette in quello che fa.
Vorrei guardare il cielo. Vorrei stare disteso sulle foglie secche.
Ma la sola cosa che vedo è un uomo che ride compiaciuto. Consapevole di aver ripetuto i suoi Giochi mortali.
Non posso correre da nessuna parte. Sono intrappolato già nell’Arena.
Leevy mi scrolla leggermente, dobbiamo attivare i costumi.
Schiacciamo insieme il pulsante sotto il gomito e dalla folla si solleva un boato.
La stoffa nera inizia a consumarsi come mangiata dal fuoco e viene man mano sostituita da uno strato di fumo grigio. Quando l’ultimo brandello di stoffa è stato consumato accade una cosa completamente inaspettata.
Esplodiamo.
O meglio un mucchio di pezzetti roventi viene sparato verso il pubblico. Alcuni si spostano, altri li acchiappano con le mani. Altri ancora restano impalati con la bocca spalancata.
Ovviamente sono finti, ma al pubblico è piaciuto.
Ormai i nostri abiti sono stati rimpiazzati da una nuvola di fumo grigio che ha la loro stessa forma. L’effetto è certamente migliore di un gilet nero.
Distretto 12, i ragazzi esplosivi.
Così ci acclama il pubblico ripetendo il commento di Caesar Flickerman.
E per un momento desidero che quell’esplosione fosse stata vera e che avesse colpito tutta Capitol City. Ma soprattutto Snow.
La folla è in delirio. Non guardano altro che noi.
Leevy è visibilmente imbarazzata da tutte le attenzioni che le rivolgono, ma io non muovo un muscolo.
I cavalli ci conducono verso le porte del Palazzo D’Addestramento.
Sento le voci dei capitolini prima che le porte si chiudano del tutto.
-Meraviglioso! Meraviglioso!- Strilla Effie venedoci a prendere.
-Cosa c’è di meraviglioso nel compiacere persone affamate di spettacolo?- Faccio atono.
-Beh, per tua informazione siete stati i preferiti.- Mi dice facendo fare una piroetta a Leevy. –Soprattutto tu, cara.-
I nostri abiti sono ancora fatti di fumo, ma è talmente denso da non spargersi. Lo tocco. E’ quasi solido. Non è fumo vero, ovvio.
Osservo gli stendardi di Capitol City che abbelliscono la sala. Lo stemma rosso è ovunque.
Penso ancora a quanto tutto sia inutile. Tanto moriremo.
Poi ci penso bene, tutto questo potrebbe finire. Ma qualcuno deve fare qualcosa.
Una nuova consapevolezza prende forma dentro di me.
Vincerò.
Tornerò a casa.
E lì ribalterò Capitol City.

Ciao a tutti!
Allora, un GRAZIE enorme a tutti. A chi ha recensito, a chi ha inserito la storia tra le preferite, tra le seguite e tra le ricordate!
Prima di tutto vi chiedo scusa per aver sbagliato dall'inizio il cognome di Gale. Che non è Hawthrone, come dicevo io, ma Hawthorne.
Scusate anche se nei capitoli precedenti Gale era un pò diverso da come è realmente, ma comunque era spaventato dall'idea di far parte degli Hunger Games.
Ho cercato di renderlo più 'focoso' in questo capitolo e di far emergere il suo fuoco, appunto.
Vi prometto una cosa, questo sarà l'ultimo capitolo schematico, dal prossimo non saranno più una successione di eventi, scuate ancora.
Beh, spero che questo vi sia piaciuto, ho fatto interagire i ragazzi con la ragazza del 6, che certamente ha qualcosa in mente.
Ok, è tutto.
Fatemi sapere cosa ne pensate. Oh, avrei una domanda, se vi va di rispondere.
Secondo voi i capitoli sono troppo corti?
Me lo sono sempre chiesto e vorrei sapere un vostro parere.
Un abbraccio.
Roulette

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Capitolo 7
*** Sono già morto ***


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Dopo la sfilata ci riuniamo tutti nell’appartamento assegnato a me e Leevy. Effie non fa che ripetere quanto l’attico sia stupendo e Haymitch si fionda sul frigo-bar.
La mia stanza è enorme, ha le pareti rosso scarlatto e una pulsantiera attaccata al letto. Schiaccio con l’indice un bottone e le pareti scarlatte scompaiono, al loro posto si proietta l’immagine di un deserto di ghiaccio.
Sembra tutto così reale, riesco quasi a percepire il freddo dei ghiacciai.
Spengo subito la pulsantiera e mi siedo sul letto.
Domani ci sarà la prima giornata di Addestramento, avrò l’occasione di scoprire e studiare le abilità degli altri Tributi, ma Haymitch ci ha detto di non fidarci.
Alcuni si fingono deboli ed indifesi, per poi trasformarsi in macchine da guerra una volta nell’Arena.
Do un’occhiata all’orologio da parete attaccato al muro, ho un po’ di tempo per fare una doccia.
A casa avevamo una tinozza che riempivamo d’acqua e ci lavavamo lì. Alcune volte per risparmiare la mamma faceva fare il bagno insieme a Posy e Vick.
Entrare nella spaziosissima doccia mi fa una sensazione strana.
C’è un piccolo schermo al lato dove si può regolare la temperature dell’acqua. La scelgo freddissima.
Almeno così posso sentirmi a casa.
L’acqua che mi scorre sulla testa mi fa riflettere, la sento insinuarsi tra gli occhi, nelle pieghe dei miei zigomi e lungo il collo, è una sensazione piacevole.
Fin’ora mi sono prefissato due obbiettivi: tornare a casa e proteggere Leevy, ma è impossibile raggiungerli entrambi.
Inizio a grattare via i tatuaggi dalla mia faccia. Il ragazzo esplosivo, ecco come mi chiamavano.
Il pensiero di tutte quelle parrucche colorate che acclama il mio nome mi fa ancora infuriare. Non voglio essere acclamato, perché non c’è nulla di onorevole nel morire. Nel far soffrire famiglie intere.
Esco dalla doccia e mi avvolgo in un accappatoio azzurro.
Effie mi chiama dal corridoio per la cena così mi vesto e scendo.
-Hey, ragazzo esplosivo!- Mi saluta Haymitch.
Mi siedo e affondo il cucchiaio nella zuppa che ci hanno preparato.
-Avresti potuto sorridere un po’, eh?- Mi fa stappando una bottiglia.
-Oh, beh, per quale motivo avrei dovuto farlo? Per compiacere un gruppo di sadici color arcobaleno?-
-Senti!- Sbotta lui –Smettila con questi discorsi da moralista, ora il tuo unico pensiero dev’essere salvarti le penne e l’unico modo per farlo è compiacere un gruppo di sadici arcobaleno!-
Sento di nuovo la rabbia salire, è come se un fuoco mi divorasse dentro e mi offuscasse la mente.
Stringo forte la mano fino a sbiancarmi le nocche.
-Tu lo sai cosa significa veder morire tuo figlio? Tu lo sai come viviamo noi nel Distretto mentre i Giochi sono in corso?!- Il mio tono si alza di colpo.
Leevy mi guarda preoccupata, forse è l’unica in questa stanza che può capirlo.
-Da dove pensi che venga io, eh? Da Marte?- Mi dice Haymitch alzando il tono. –Eppure sono qui, caro il mio ragazzo esplosivo, e se non mi ascolti non potrai mai fare lo stesso.-
-Non ho nessuna intenzione di stare alle regole di Capitol City! Noi siamo molti più di loro, perché nessuno fa nulla?!-
-Gale, calmati.- Mi dice Portia in tono pacato.
-No. Io voglio che i Giochi siano cancellati!-
-Cosa puoi fare tu contro Capitol City?!- Mi dice Haymitch.
Nulla.
Lo so.
Da solo non posso fare nulla, ma qui nessuno ha il coraggio di fare qualcosa.
Anche se avessi tutto lo spirito di ribellione di questo mondo, senza il coraggio degli altri Distretti, da solo, non combinerei nulla.
La rabbia è talmente tanta che sento le mie membra fremere, sento i muscoli irrigidirsi.
-Perché nessuno ha il coraggio di fare nulla?!- Il mio braccio si solleva, per poi scagliarsi con forza contro un bicchiere e frantumarlo.
Schegge di vetro si spargono su tutto il tavolo, Effie manda un gridolino e Haymitch fa un verso scocciato.
Mi alzo e vado in camera. Ho ancora la mano sanguinante e qualche scheggia conficcata nella carne.
Alzo di scatto la levetta del lavandino e un getto d’acqua fredda fuoriesce a pressione. Muovo la mano sotto l’acqua e un po’ di sangue si versa nello scarico.
Sto solo peggiorando la mia situazione. Se Haymitch mi odia non mi salverà. E se Haymitch non mi salva io muoio.
Quando il flusso si interrompe un po’ vado a stendermi sul letto. Cosa posso fare?
Non posso salvare tutti e due.
Se salvassi Leevy non rivederi più gli occhi grigi di Katniss, ma se non lo facessi non potrei tornare a casa senza un senso di colpa che mi divorerebbe poco a poco.
Io sono già morto, perché se non muori nell’Arena sei morto dentro lo stesso.
Qualcuno bussa alla porta. –Vattene Portia.-
-Non sono Portia…- La voce gentile di Leevy mi raggiunge come una carezza. –Posso entrare?-
Lei sa come mi sento, è l’unica che lo sa.
-Va bene.- Acconsento.
Spinge lentamente la porta e sbuca con in mano una valigetta bianca e un vassoio d’argento.
-Ho portato qualcosa per la tua mano.- Mi fa indicandola con un cenno della testa.
-La mia mano non ha null…- Il mio sguardo cade sulla mia maglietta imbrattata di sangue.
Leevy me la prende delicatamente e arrossisce un po’ al contatto. –Non dovresti ferirti prima dell’Addestramento…-
Inizia a sfilare i frammenti di vetro, non fa tanto male.
Le sue mani si muovono con delicatezza, forse sono i suoi modi gentili a farmi percepire di meno il dolore.
-Te la cavi con l’infermieria?- Le chiedo.
-Per niente- Sorride un po’ –Ma non è molto difficile estrarre delle schegge e mettere un po’ di disinfettante…-
-Io non ne sono capace.- Le dico rilassando i muscoli del viso e curvando la bocca in un sorriso.
-Oh, beh, tu sai fare molte altre cose…- Mi dice –Al Forno ti vedevo sempre con Katniss Everdeen…-
Allora sa della mia caccia con Katniss? Beh, non importa.
Anche io la vedevo sempre al Forno, ma non le ho mai parlato.
-Si, anche io… Con tua madre.-
-Ma quindi tu e Katniss…?- Arrossisce e china la testa sopra la mia mano.
-Oh no.- Mi affretto a dire –Siamo solo… amici.-
-Si… No… Hem…- Inizia a balbettare –Era per sapere… Se hai qualcuno che ti aspetta a casa…-
-Tu? Hai qualcuno che ti aspetta?- Le chiedo senza alcun secondo fine.
-La mia… Famiglia. Mia madre e i miei fratelli.- Mi dice chinandosi a prendere una benda.
Non voglio chiederle di suo padre. Quando lo chiedono a me fa sempre male.
Inizia ad avvolgere la mia mano con il tessuto morbido e immacolato della garza.
-Non frequenti molto il mercato, vero?- Mi chiede.
Beh, no. Io e Katniss frequentavamo molto più il Forno. Il mercato nero.
Quello legale lo frequentano solo le famiglie più benstanti. Per quanto si possa essere benestanti nel Distretto 12.
-No, non proprio.-
Fa un verso di approvazione e stringe un po’ la benda. Faccio uno scatto involontario per il lieve dolore.
-Scu… Scusa.- Mi dice allentando. –Perdonami.-.
-Tranquilla.- Le rispondo.
Quando mi lascia la mano la apro e la chiudo più volte.
-Per essere una che non se la cava, sei brava.- Le dico con il tono più amichevole che riesco a fare. Non ne sono capace, faccio quasi ridere.
-Oh, ti ho preso queste.- Scopre il piatto sul vassoio e me lo porge –Patate dolci, sono deliziose.-.
È davvero una ragazza gentile. –Grazie.
-Prego…- Si siede su una poltrona accanto al letto.
Un ricordo mi riaffiora. Io e Katniss stavamo tornando dopo una battuta di caccia e l’ho vista camminare vicino alla recinzione, dietro le case.
Quella zona non è molto frequentata, ci abita solo il vecchio Craig.
-Hey- Le dico –Tu abitavi accanto alla casa del capo dei Pacificatori, Craig?-
Lei ha un sussulto, sgrana gli occhi.
-No… No.- Si solleva dalla poltrona, raccoglie gli oggetti della valigetta bianca e rimette tutto in ordine –Io vado, si è fatto tardi.- Apre la porta e fa per uscire.
-Ciao.- Mi saluta.
-Ciao.- Le rispondo.
Rimango un po’ spiazzato. Se n’è andata di colpo, come se avessi detto qualcosa di sbagliato.
Affondo la testa nel cuscino.
La chiacchierata con Leevy non ha fatto altro che confondermi ancora di più. Ora è sicuro che non la ucciderò, né la lascerò morire.
Io devo tornare a casa. Dalla mia famiglia e da Katniss.
Io devo distruggere Capitol City e i Giochi, devo trovare un modo di salvare me e Leevy.
Potrei convincere tutti a rifiutarsi di combattere. No, ci ucciderebbero tutti lo stesso e farebbero vincere il loro preferito.
Non si può scappare dal Centro di Addestramento, ci sono campi di forza ovunque.
Solo nell’Arena si potrà fare qualcosa.
Mi manca la mia famiglia. Mi manca la risata di Posy che mi faceva svegliare la mattina.
Mi manca persino l’arroganza di Rory, il suo coraggio. Era diventato grande.
Ma non abbastanza da partecipare agli Hunger Games.
Penso a loro, prima di addormentarmi, prima di sprofondare in un incubo.

Ciao!
Aggiorno ora perchè ho poco tempo libero prima dell'invasione dei parenti.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, ho cercato di non creare, con la mia storia, una successione di eventi, ma di inserire anche piccoli spazi nei quali parlo di spezzoni di giornate.
Spero soprattutto di aver accontentato le vostre richieste di far riemergere il fuoco di Gale, e spero di esserci riuscita discretamente.
Approfitto dell'occasione per augurare Bone Feste a tutti e, se non dovessi aggiornare prima, buon Anno Nuovo!
Visto che sono stata così dolce da augurarvi Buone Feste, mi lasciate una recensione?
Un abbraccio,
Babba Roulette.

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Capitolo 8
*** Primo giorno d'Addestramento ***


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Gale, tu devi tornare.
Sto correndo verso di lei, con tutte le forze che mi restano.
Sono coperto di ferite e la sabbia mi acceca. Urlo il suo nome.
Cosa ci fa nell’Arena? L’hanno fatto perché vogliono farmi soffrire? Si, vogliono che io perda.
Ma devo salvarla, devo portarla via di qui.
Katniss!
Sta ridendo.
No, non sta sorridendo. Non ha sul volto il suo sorriso. Quello che solo lei ha.
No. Sul volto ha un ghigno maligno.
Le note della sua risata terrificante mi riempiono le orecchie, non vedo più nulla, la tempesta di sabbia imperversa.
Katniss!
Corro, lei resta ferma, ma non la raggiungo mai.
Di colpo la sua risata si trasforma in un urlo agghiacciante. Il suo volto si trasforma, i suoi capelli neri si schiariscono, gli occhi grigi restano gli stessi.
Non sto correndo più verso Katniss, ma verso Leevy.
Un serpente sbuca dalla sabbia. E’ molto più grande di un serpente. Ha la testa più schiacciata e un colorito nero pece.
Inizia ad avvolgere Leevy. No, devo salvarla. Corro, ma non posso fare niente. Cado a terra, non vedo più nulla, ma l’udito non mi inganna. L’urlo di Leevy viene soffocato dalle spire del serpente.
 
Mi sveglio di soprassalto.
Sto sudando freddo e mi tremano le mani.
Fuori è ancora buio.
Appoggio la schiena al muro e fisso le lenzuola azzurre. Non riuscirò a prendere sonno.
Rimango in quella posizione per qualche ora, la mia mente è ocupata solo dall’immagine terribile del serpente che uccide Leevy e dell’Arena coperta di sabbia.
Un timido raggio bianco fa capolino dalla finestra. Mi alzo e mi vesto.
Ho ancora un leggero tremolìo alla mano.
Quando scendo sono già tutti a tavola. Dopo aver fatto colazione Haymitch ci accompagna verso le Sale di Addestramento.
-Allora, ricapitolando: Non date spettacolo delle vostre abilità, o i Favoriti vi punteranno.- Inizia.
-Non fiondatevi sulle armi, la sopravvivenza è il passo più importante.-
Dice qualcos’altro, ma non lo ascolto, sono troppo sconvolto per il sogno.
La sabbia, i serpenti, il deserto.
Non sopravviverei nemmeno un’ora a tutto ciò.
Le porte dell’Ascensore si spalancano di fronte ad una stanza enorme.
Le colonne grige che la sorreggono servono anche a seprare i diversi stend. Do un’occhiata, ci sono quelli per l’utilizzo delle armi e quelli per l’apprensione di tecniche di sopravvivenza.
Stranamente i Favoriti non sono impegnati nello sfoggiare le proprie capacità.
Faccio ruotare lo sguardo, no, eccoli. Sono tutti riuniti attorno ad una pedana rialzata, dove una donna sta facendo un discorso.
Faccio un passo, ma la mano di Leevy mi trattiene, sempre con il suo frare delicato e gentile.
-Gale…- Ha un lieve fremito alla voce –E’.. E’ successo qualcosa sta notte?-
Come fa a sapere del sogno?
-Si… Scusa.. Forse mi hai sentito urlare sta notte.-
Lei mi fissa negli occhi. Intensamente, come non ha mai fatto prima.
-Si.. Urlavi il nome di Katniss… e…- Abbassa lo sguardo –E… Dopo un po’ anche il mio.-
-Scusa, non volevo…-
-No no, non mi hai svegliata, anch’io sono rimasta sveglia tutta la notte.-
-Allora! Volete sbrigarvi?!- Urla uno degli addestratori.
Ci avviciniamo alla pedana rialzata e l’addestratrice inizia a parlare di quanto sia importante apprendere le tecniche di sopravvivenza, in quanto le morti naturali sono le più frequenti.
Ovviamente i Favoriti non le danno retta, infatti appena ci lascia andare sono i primi ad occupare gli stend delle armi.
Leevy si dirige verso la postazione per l’accensione del fuoco. Io so già farlo, così vado verso quella sulla mimetizzazione.
I due ragazzini del 3 sono accovacciati l’uno accanto all’altra e passano le dita dentro tutti i barattoli di colore per creare una sorta di marrone corteccia.
-Che diavolo fai!- Urla il ragazzo –Se ci metti il giallo diventa verde!-
-Oh, sta zitto Mort, siamo qui per imparare!- Ribecca la ragazza.
Una ragazzina gracile si sta dipingendo la faccia di verde e prova ad accostarla ad un cespuglio per confrontare il colore.
Guardo la sua tuta, sulla spalla c’è un 7 bianco cucito.
Provo anch’io a mimetizzarmi come un albero, ma con scarsi risultati.
Passo qualche ora a cercare di imparare qualcosa, ma dopo poco ci rinuncio.
Do una veloce occhiata alla Sala alla ricerca dei capelli dorati di Leevy.
Eccola, è alla postazione dell’arrampicata, sta parlando con qualcuno.
Un ragazzi dai capelli corvini, sui 16 anni. Le mostra come mettere le mani quando ci si deve arrampicare.
Mi avvicino. –Ciao Gale!- Mi saluta lei. –Sto imparando un po’ d’arrampicata.-
-Ciao.- Fa il ragazzo –Sono Dajan, Distretto 7.-
I suoi occhi sono di un colore azzurro chiarissimo, quasi grigio.
-Dajan mi dà una mano- Fa Leevy dopo aver chiesto ‘Va bene qui?’.
-Oh, va bene, allora.- La mia voce ha un tono leggermente ironico che non volevo assumesse.
-Tu dove vai?-
-Credo andrò al tiro con l’arco..-
-Va bene- Sorride.
Mi dirigo verso la postazione del tiro con l’arco, in fila c’è una ragazza bionda, distretto 1.
Perfetto, una favorita.
Quando arriva il mio turno non mi impegno un granchè, meglio ascoltare i pochi consigli che Haymitch ci lascia.
Quando esco il mio occhio cade su un piccolo stend, non c’è nessuno.
La cosa che mi colpisce subito è il fatto che sia pieno di corde, fili di ferro e di nylon.
Uno stend sulle trappole.
Mi ci fiondo subito e inizio a passare le dita su tutti i tipi di filo che ci sono. Io, nel Distretto usavo quello classico che trovavo al Forno, niente di chè.
Il mio dito passa su un filo e sento un picolo bruciore. Una gocia di sangue lo sporca.
-Quello è tagliente, per usarlo devi girarlo nel verso opposto.- Una voce mi fa voltare.
Saya, la ragazza del 6 mi si para davanti.
-Oh, grazie, ma lo sapevo già.-
Odio quando le persone mi dicono cosa fare. Sulle trappole, poi, che sono la mia specialità.
-Va bene, ragazzo esplosivo.- Mi incita.
Giro il pezzo di filo e inizio a maneggiarlo. Lo avvolgo intorno al ramo di un albero lì accanto e inizio ad annodarlo su sé stesso.
Movimenti meccanici che ho impressi nella mente già dai 6 anni.
Quando ho finito mi volto verso Saya, è ancora qui.
Ha in mano una palla di pelo. Credo fosse una sorta di manichino a forma di coniglio.
Lo lancia verso la trappola con una precisione incredibile e quetsa scatta in alto.
Il manichino viene fatto a pezzi dal filo.
La testa pelosa rotola accanto ai miei piedi.
-L’avevo detto che eri speciale.- Sorride lei.
Mi volto verso gli altri stend. Tutti si sono riuniti attorno a me.
Il ragazzo biondo del 2 fa un cenno compiaciuto con la testa.
Non date prova delle vostre abilità.
Non ho ascoltato nemmeno quello.
E adesso ne pago le conseguenze.

Ciao Lettori!
Ok, scusatemi infnitamente per il ritardo, è che con la mia testa di legno mi sono dimenticata di dirvi che partivo per le vacanze di Natale e non portavo il computer con me.
Potete benissimo sguinzagliarvi contro gli ibridi! ahah
Va bene, spero che il capitolo vi sia piaciuto. Sono contentissima, perchè la ragazza che mi aveva lasciato la recensione negativa la ha tolta, quindi significa che la storia le è piaciuta e di conseguenza che sono migliorata!
Sono feliceissima per questo!
Il capitolo è un pò più corto degli altri, ma qui si fa la conoscenza di un nuovo personaggio, Dajan.
Scusate per gli errori di battitura che sicuramente ci saranno, ma non faccio in tempo a rileggere.
Grazie a tutti per le recensioni e grazie a che avrà il buon cuore di lasciarne una!
La testa di legno, Roulette.

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Capitolo 9
*** La sfida ***


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Il mio sguardo guizza verso Leevy. Ha gli occhi pieni di preoccupazione.
Quasi tutti i tributi sono riuniti intorno allo stend, Saya sta sorridendo con le braccia incrociate, -Non pensavo che il 12 potesse sfornare gente del genere, mi stupisci.-
Resto ancora fermo. Sono spacciato.
-Hey, Cato. L’hai visto?- Fa la favorita del 2 rivolta al suo compagno.
Lui va un verso di approvazione, sorridendo verso di me.
Resto ancora fermo, gli occhi fissi sul filo grigio tutto arrotolato ai piedi dell’albero, Saya si avvicina al mio orecchio con le lebbra –Voglio allearmi con te, ragazzo esplosivo, ci stai?-
Non le rispondo, guardo ancora a terra. Non avevo mai creato una trappola tanto brutale. Decapitare la preda decisamente non era nei miei standard.
Mi limitavo a catturarla tenendola tesa ad un altezza tale da non consentire ai predatori di rubarmela, per poi stordirla con un bastone.
La mia mente va a quando io e Katniss facevamo il giro per controllare le trappole.
Le dispiaceva sempre un po’ quando dovevo colpire i conigli che non morivano da soli. Non che a me non dispiacesse, ma non lo davo a vedere.
Insomma, quando ci sono da sfamare due famiglie, quattro bambini in tutto, non si può farsi prendere dai sentimentalismi.
Tutto ciò mi fa un po’ pensare agli Hunger Games, non posso provare pietà per nessuno.
No, già mi stanno cambiando. Non sei così, Gale. Svegliati.
-Va bene, mi risponderai domani, ok?- Mi fa ancora Saya, per poi allontanarsi mandandomi un bacio.
Non so per quanto tempo sono rimasto a fissarmi gli scarponi imbottiti per l’allenamento.
La folla si è sfoltita e Leevy è riuscita a raggiungermi scansando delicatamente tutti.
-Gale, va tutto bene.- Mi dice prima ancora che possa guardarla in volto.
Ha gli occhi un po’ lucidi. –Cosa voleva Saya?-
-Niente.- Le mento –Si è congratulata ancora per le mie abilità.-
-Gale..- La sua voce ha un lieve tremore. Non è capace di assumere un tono autoritario. –E’ tutto ok, i favoriti sono via, insomma a loro servono solo tributi che sappiano utilizzare le armi, con la testa di legno che si ritrovano, credono che l’importante sia quello!-
Mi sorride debolmente. Prova a tirarmi su, ma lo so che appena metterò piede fuori dallo stend mi invaderanno, mi chiederanno di fare un’alleanza e io rifiuterò e diventerò automaticamente il loro primo bersaglio.
È così che funziona.
 
Nel pomeriggio i favoriti ancora non si sono visti.
Forse Leevy, ha ragione, forse davvero non gli interesso.
Passo accanto allo stend per imparare da accendere un fuoco, i ragazzini del 3 sono entrambi accucciati davanti a un mucchieto di pietre e cenere tentando disperatamente di scaturire qualche scintilla.
-Se la smettessi di soffisare sul mio fuoco mentre parli, forse riusciremmo a cavarne qualcosa!- Si lamenta il ragazzo.
-Io non soffio quando parlo!- Fa la ragazzina, visibilmente offesa.
-Lo stai facendo ancora! Guarda!-
Mi accuccio due postazioni lontano da loro, ma riesco comunque ad ascoltare le loro parole.
-Mort, parliamo di cose più serie…- Inizia la ragazza in tono grave –Come pensi di fare a… uscire?-
Uscire?
Uscire da dove? Dal Centro di Addestramento?
No, è impossibile, c’è un campo di forza fatto apposta.
-Jade… Crates ci ha spiegato tutto… Non ricordi quei lunghi discorsi sui campi di forza? Ho già pronto un materiale fantastico…-
Mort si schiarisce la gola –Beete mi ha aiutato a prepararlo, possiamo farcela.-
Vogliono uscire da dove? Dal Centro di Addestramento?
Un pensiero mi attraversa la mente.
Non vorranno mica uscire… Dall’arena?
Leevy mi si avvicina cautamente.
-Ciao, stai imparando ad accendere un fuoco?- No, in realtà sto origliando la conversazione di due tredicenni con fin troppa fantasia.
-Si..-
-Oh.. Hem, se ti va…- Fa un sguardo un po’ imbarazzato –Dajan… Si è offerto… Di… Di aiutarci…-
-Di aiutarci?- Faccio. Non voglio alleanze con tipi come lui, l’ho visto fare a pezzi un manichino con l’ascia, aveva un espressione per niente triste, anzi. I suoi occhi si sono infiammati dopo aver decapitato il manichino con un solo colpo.
-Si, ci insegna quel che sa fare… Sai, arrampicarsi, usare l’ascia, or…-
-Non mi interessano le abilità del tuo nuovo amico.- Faccio in tono sprezzante, forse troppo.
Beh, in verità dovrebbero. Conoscere i punti deboli dei miei nemici è il primo passo per farli fuori.
Lei fa una faccia imbarazzata.
-Io credevo… Potesse importarti qualcosa… Fa niente, allora.-
Se ne va.
Raggiunge il ragazzo del 7 e lui, sorridente come sempre, le mostra le posizioni fondamentali per impugnare un’ascia.
 
Il Secondo giorno d’allenamento fila tutto liscio. Nessun favorito si fa vivo, forse Leevy aveva davvero ragione.
I ragazzini del 3 fabbricano con un filo, Leevy non mi dice niente per tutta la giornata, passa il tempo a sorridere e ringraziare Dajan per l’aiuto.
Io non ho bisogno di aiuto.
I favoriti stanno scherzando accanto allo stend sull’utilizzo di spade e archi.
Noto un ragazzino tremante e con grosse occhiaie nere, sta accovacciato vicino ad un albero cospargendosi la faccia di fango.
I capelli neri gli fluiscono ribelli fino sugli occhi.
Noto il numero bianco sulla sua tuta: 6.
Il compagno di distretto di Saya. E’ da lei lasciarlo lì, senza aiutarlo.
-Ciao.- Gli faccio nel tono più cordiale che riesco a produrre.
-Ciao..- La sua voce è tremante, mi ricorda quella di Leevy.
-Perché non utilizzi le tempere che ci dà lo stend? Insomma, il fango è più scuro della corteccia dell’albero..-
-Avevo intenzione di schiarirlo con qualcos’altro..- Mi dice –E poi le tempere mica le avremo nell’Arena.-
Ha ragione.
-Mi chiamo Gale.- Gli faccio.
-Richard- Mi tende la mano e la sringo.
Un fischio ci fa intuie la fine dell’Addestramento di oggi.
Ci solleviamo e ci dirigiamo verso la porta per uscire.
Sento dei passi dietro di me, è il ragazzo del 2, mi pare si chiami Cato.
-Hei, ragazzo esplosivo.- Mi si para daventi.
Eccolo, ora mi proporrà l’allenaza. Sento il sangue gelarmi nelle vene.
Trattengo gli spasmi di tremore che stanno per invadermi. Bravo, Gale, procurati una bella condanna a morte ancora prima di entrare nell’Arena.
-Beh, sai… Volevamo chiederti…- Inizia facendo roteare sul’indice la punta della sua lancia –Se ti va di unirti a noi.-
Sono morto.
-E se rifiutassi…- Inizio pacato –Cosa succederebbe?-
Odio quando la gente cerca di spaventarmi, e sicuramente questo idiota non ci riuscirà.
-Beh… Saresti la mia prima vittima.- Dice tranquillo e sorridente.
La sua strafottenza mi fa salire i nervi.
Va bene, Cato. Vediamo chi vince.
-Se non sarò prima io ad ucciderti.-
La sua bocca ha una live inclinazione, che subito si corregge.
-Mi stai sfidando, 12?- Mi dice sprezzante.
-Direi proprio di si.-
-Va bene, allora ci vediamo nell’Arena.- Mi dice accennando un sorriso –Anche se ci resterai per poco.-
Resto fermo a riuginare sulle mie parole, ho appena detto ad un favorito che voglio ucciderlo.
Ma quello che mi spaventa di più è che… Non me ne pento per niente.

Ciao a tutti!
Grazie per continuare a seguirmi nonostante sia una perfetta idiota, che aggiorna ogni morte di Snow (?).
Ok, perdonatemi, ma la scuola mi ha travolta come gli uccelli della storia di Silente996 hanno travolto la mia Arany.
Ok, sto per piangere, parliamo d'altro.
Gale si è cacciato in un bel casino.
Fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo e se, secondo voi l'idea dei due ragazzini del 3 è troppo banale, accettot tutte le recensioni, purchè non offensive.
Grazie ancora per continuare a seguirmi e recensirmi!
Un abbraccio
Roulette in lacrime. (Aranyyyy ç___ç)

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Capitolo 10
*** Senza-voce ***


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Cato si è allontanato a testa alta, per lui sono già morto, gli serviva solo una ragione per prendersela con me.
Ruoto gli occhi, la sala è quasi vuota, tutti si dirigono verso il padiglione per la cena. Leevy sta ancora chiacchierando con quel Dajan e Richard, il ragazzino del 6 si sta dirigendo verso le porte dell’uscita.
Manca qualcuno all’appello.
Una mano mi sfiora la spalla, mi volto. Saya. Ecco chi mancava.
-Allora..- Mi fa sorrdiente –Hai deciso?-
Sollevo un sopracciglio, interrogativo.
-Oh, parlo dell’alleanza testone!- Scoppia a ridere e punta ancora una volta i suoi occhi chiarissimi sui miei.
-Ah…- Inizio a balbettare. –Hem.. Veramente..-
-Ancora non ci hai pensato.- Mi dice con tenerezza –Va bene, allora me lo farai sapere domani.-
Si allontana sempre sorridendomi.
Non so se voglio allearmi con lei. Certo, sarebbe una buona idea, visto che sa usare la lancia meglio di chiunque conosca, ma credo che non piaccia molto a Leevy..
Beh, però lei sicuramente si sarà alleata con quel Dajan, anche se a me non sta per niente simpatico!
Che m’importa, domani le dirò di si. Magari sarà lei a far fuori Cato.
Stranamente Leevy è rimasta nella sala senza la sua guardia del corpo. Ci siamo solo noi due.
Dopo quello che le ho detto oggi non credo abbia molta voglia di parlare, ho ragione. Esce difilato senza nemmeno guardarmi.
 
Haymitch ci chiede com’è andata, -Allora, Gale, i favoriti si sono fatti vedere?-
-Si..-Rispondo vago.
Leevy fa una faccia preoccupata, che cerca goffamente di nascondere con una maschera di indifferenza.
-Oh, bene, dicci tutto.- Fa Effie con interesse.
-Mi hanno chiesto di unirmi a loro.- Rispondo secco.
Glielo dico?
-E tu…?-
-E io… Ho rifiutato…-
Haymitch è visibilmente irritato dalle miei frasi monosillabiche.
-Gale, cosa hai detto ai Favoriti?-
Se devo morire,meglio far sapere al mio mentore il perché.
-Io… Ho promesso al ragazzo del 2 di ucciderlo.-
In tutta la stanza regna il silenzio. Leevy solleva il capo e mi guarda negli occhi, riconosco una punta del suo sguardo preoccupato, non è brava a fingere.
Haymitch sembra impassibile, Effie si porta una mano sul volto, sconsolata.
Inizio a grattare il tessuto del divano.
-TU COSA?- Fa Effie con una vocina talmente stridula da farmi sussultare.
-Mi aveva sfidato.- Rispondo semplicemente –Quei favoriti si credono talmente importanti da potersi prendere gioco degli altri.-
-Leevy!- Strilla la capitolina voltando il capo –Tu dov’eri mentre lui faceva questa bravata?-
-Lei era troppo impegnata a perdersi negli occhi di quello del 7.- Le parole escono da sole dalla mia bocca. Ma cosa mi prende? Potrei morire e mi metto a fare l’offeso.
Non posso essere geloso di Leevy, insomma, io amo Katniss.
Leevy spalanca la bocca di colpo –No… I… Io…-
-Non cambiare discorso!- Mi urla Effie ­–Haymitch, non gli dici niente, tu?-
-Cosa dovrei dirgli?- Dice lui scrollando le spalle –Anche a me stanno sulle scatole i favoriti.- Si volta verso di me –Bravo ragazzo!- Mi sorride.
Leevy si alza di scatto e si chiude nella sua stanza, Haymitch si dirige verso il frigo bar e Effie se ne va borbottando.
Alla televisione stanno dando un filmato sui Giorni bui, simile a quello che mandano prima della mietitura.
Resto solo, un senza-voce sta fermo sulla porta, nel caso voglia qualcosa.
Ha i capelli ramati e due occhi neri scurissimi.
-Di che distretto eri?- Gli chiedo quasi senza guardarlo. Capisce che mi riferisco a lui e mi fissa.
Solleva tre dita.
Distretto 3.
Prendo un foglio e una penna dal tavolino accanto al televisore. –Sai scrivere?-
Annuisce quasi impercettibilmente.
Gieli porgo e mi guarda un po’ stupito. –Puoi sederti qui.- Gli dico indicandogli una sedia –Come ti chiami?-
La penna scorre piano sul foglio. La sua mano trema un po’, è da molto che non fa qualcosa di normale, come scrivere.
Le lettere sul foglio candido compongono la parola ‘Lucius’.
-Io sono Gale.- Mi presento. Lui fa un cenno, come volesse dire ‘Lo so già’.
-Lucius…- Inizio piano –Se ti va… Potresti dirmi perché sei un senza-voce?-
I suoi occhi neri si spalancano. Solleva l’indice e lo punta verso lo schermo piatto del televisore.
Ha partecipato alla rivolta dei Giorni Bui? No, è stata soppressa settantaquattro anni fa e lui non deve avere più di trent’anni.
-Ti sei ribellato in qualche modo?- Gli chiedo preoccupato.
Fa un leggero cenno con la testa.
Allora è così che vanno a finire le persone che cercano di ribellarsi a Capitol City?
-Eri nell’Arena quando ti sei ribellato?-
Non voglio fare il terzo grado ad un senza-voce, ma sono sicuro che se chiedessi queste cose ad Effie mi direbbe come minimo che Lucius era stato trasformato in un senza-voce per aver compiuto crimini di stato.
-Cosa ci fai tu qui?- Un Pacificatore irrompe nella stanza e solleva Lucuis dalla sedia con uno strattone.
-Sono stato io.- Mi alzo in piedi –Gli ho… Chiesto di portarmi un the come lo facciamo nel Distretto 12 e gli stavo spiegando la ricetta.-
Il Pacificatore mi guarda con sospetto. –Va a dormire, ragazzo, lo prenderai domani il the.-
Si allontana, sempre tenendo Lucius stretto nella sua morsa.
Mi sollevo con riluttanza e decido di andare a letto anch’io.
Tra le coperte lussuose del Centro di Addestramento mi metto a riflettere sulla storia di Lucius. E’ stato trasformato in un senza-voce per essersi ribellato.
Non so cos’abbia fatto, ma so cosa significa ribellarsi.
E’ tutto ciò che sto facendo io adesso. Non sorridere, rispondere male, sfidare i Favoriti.
Non è così che dovrebbero andare le cose. Eppure sono tanto sbagliate.
Costringere 24 ragazzini ad uccidere in un Arena è sbagliato.
Mostrare alle loro famiglie come i loro figli vengono dilaniati è sbagliato.
Rendere il tutto una cosa eclatante sotto forma di reality show è sbagliato.
Ma io, in fondo, chi sono, contro Capitol City?
Un ragazzo troppo irruento. Se dovessi fare qualcosa di stupido finirei come Lucius. Maltrattato e strattonato.
Senza voce. Senza la forza di urlare a tutti quanto tutto sia un enorme sbaglio.
Forse dovrei davvero restare zitto e lasciare che le cose scorrano davanti a me.
Quando finalmente chiudo gli occhi i brutti pensieri non mi abbandonano.

Sono fermo, intorno a me passano capitolini colorati. Cappelli con piume e rossetti colorati dominano.
Di fornte a me ci sono Katniss, Leevy e la mia famiglia. Li stanno torturando, incidono tagli profondi sui loro corpi con un coltello.
Il liquido vermiglio scorre sul pavimento.
Vorrei correre da loro. I miei muscoli si tendono fino allo sfinimento.
Niente da fare, non riesco a muovermi. Apro la bocca per urlare, ma ne esce un suono strozzato, quasi animalesco.
Sono anch’io un senza-voce. Incapace di fermare il mondo che scorre davanti a me.
 
Mi sveglio di soprassalto. Sto sudando freddo.

Ciao lettori!
Allora, vi spiego subito il motivo del mio tanto precoce aggiornamento (?), visto che avevo già finito di scrivere e siete stati tanto cari da lasciarmi ben 8 recensioni (vi adoro), ho deciso di ringraziarvi in questo modo.
Quindi, oltre al consueto ringraziamento, vi chiedo se secondo voi va bene la lunghezza del capitolo. Insomm, non è che io voglia farli corti, ma i momenti di suspance arrivano sempre presto e devo troncarlo là ahah
In ogni caso, spero che il capitolo vi piaccia.
Grazie a chi recensirà e anche a chi segue la storia in silenzio.
Un abbraccio,
Roulette che vi cuole bene (?).

 

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Capitolo 11
*** Ferro rovente ***


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Getto lo sguardo sul display accanto al letto: le tre e ventisette.
Visto che sicuramente non prenderò sonno decido di andare nel salotto dove ho 'chiacchierato' con Lucius.
Mi sollevo dal letto, il buio pesto mi penetra nelle ossa, sento ancora il verso gutturale del me senza-voce del sogno, entro in bagne e mi spruzzo in faccia un getto d’acqua gelata.
Attraverso il corridoio in punta di piedi, se dovessi svegliare Effie o Haymitch mi intimerebbero sicuramente di tornare a letto, e non mi va di restare senza far niente.
Quando sto fermo, immobile, mi sento come se stessi sprecando del tempo. Nel Distretto dormivo pochissimo, e la cosa mi andava più che bene.
Non c’era mai da star fermi con una famiglia sulle spalle.
Mi siedo sul divanetto di velluto e do una rapida occhiata alla stanza, un mucchietto di cassette impilate sul tavolino accanto al televisore mi saltano subito all’occhio.
Mi avvicino e leggo il cartellino applicato sulle cassette. ‘Mietiture 74esimi Hunger Games’, ‘Sfilate 74esimi Hunger Games’, ‘Mietiture 73esimi Hunger Games’ eccetera.
Sono tutte repliche degli show sempre presentati da Caesar Flickerman.
Ad un certo punto una cassetta cade e attira la mia attenzione, sul cartellino è riportata la scritta ‘50esimi Hunger Games’ la rigiro tra le mani e solo in un secondo momento noto il piccolo foglietto attaccato subito sotto il cartellino ‘Vincitore: Haymitch Abernathy’
I Giochi di Haymitch?
Resto fermo qualche secondo, indeciso.
Li guardo? Mi sarebbe utile capire bene la tattica del mio mentore, ma forse è una cosa personale, che non vuole sia scoperta.
Magari ha ucciso tutti. In fondo, lui ha vinto i 50esimi Hunger Games, dove, se non sbaglio, era applicato il regolamento speciale. Furono estratti, quindi, il doppio dei tributi.
La sua tattica dev’essermi utile. Vorrei svegliare Leevy per invitarla a guardarla con me, ma non mi va di disturbarla, gliela mostrerò dopo l’Addestramento.
Do un’occhiata alla ricerca del mangiacassette, ma non c’è niente del genere. Dove devo inserire questa roba?
Noto un piccolo pulsante rosso, d’istinto lo schiaccio e un raggio azzurrognolo investe la cassetta.
Lo schermo si accende e compare la faccia ritoccata di Caesar Flickerman. Era molto più giovane, si nota. Indossava un completo acqua marina e (come di consueto) parrucca e rossetto abbinati.
Parlava a voce alta e descriveva le scene che si susseguivano nel riquadro accanto a lui.
Dev’essere un riassunto veloce dopo la vincita di Haymitch perché nel giro di tre scene è già finito il primo giorno.
Riconosco subito il mio mentore, i suoi capelli biondissimi. A quanto pare si alleò con una ragazza, una certa Maysilee.
L’Arena in cui era capitato dimezzò i Tributi nel giro di tre giorni. Dall’aspetto sembrava un campo fiornito e ricco di flora e fauna.
Ma ogni cosa lì dentro era letale. I frutti erano velenosi e gli animali pericolosi e mortali.
La sua alleata Maysilee riuscì a fabbricarsi una cerbottana che impregnò di veleno.
Haymitch camminava e camminava. Disse di cercare i confini dell’Arena.
 Quando rimasero in pochi i due sciolsero l’alleanza.
Haymiych resta sul bordo dell’Arena. Un dirupo.
Beh, come cosa ha senso, se qualcuno cerca di uscire deve solo gettarsi tra le braccia della morte.
Innervosito lancia un sasso giù dal dirupo e si siede a terra.
Resta fermo. Io non me la prenderei tanto comoda, appena sciolta un alleanza io cercherei un posto dove nascondermi, o dove poter attaccare i favoriti senza pericolo.
Ad un certo punto si volta di scatto. Il sassolino ha compiuto il tragitto inverso, come pinto da qualcuno giù dal dirupo.
Ne lancia altri e quelli tornano indietro proprio come il primo.
Sul volto gli si disegna un sorriso intelligente.
Un campo di forza! Haymitch ha scoperto qualcosa. Ha pianificato qualcosa.
Intanto la sua compagna, Maysilee è morta e in Arena sono rimasti in due, lui e una favorita del Distretto 1, che lo insegue armata di un’ascia.
Quando raggiungono il dirupo sono entrambi feriti. La ragazza getta la sua ascia verso Haymitch, ma lui la evita facendola finire nel dirupo.
Ho capito!
La ragazza sorride con un ghigno. Haymitch morirà da solo, anche senza colpirlo.
Ma ad un certo punto l’ascia ricompare, la ragazza non ha il tempo di stupirsi che la sua testa viene presa in pieno dalla scure.
Crolla a terra e il colpo di cannone decreta la vittoria del ragazzino del 12.
Poi ci sono commenti ed interviste ad Haymitch e qualche scena della sua alleanza con Maysilee.
Lo schermo si annerisce, ma io resto a fissarlo come imbambolato.
Haymitch ha usato l’Arena come arma!
Haymitch ha vinto grazie a Capitol City, e loro ne staranno ancora rodendo!
Haymitch è come me!
-Sono proprio un genio, eh?-
Mi volto di scatto e lui è lì. Appoggiato con una mano alla porta.
-Scus… scusa.-
-Oh, fa niente.- Dice noncurante – Non hanno mai mandato queste scene più di due volte.-
 -Haymitch tu…- Sorrido –Li hai fatti passare per degli idioti!-
-Insomma, non si aspettavano che qualcuno avesse potuto usare il loro letale Campo di forza come un’arma!-
Sorride anche lui –Il bello della diretta.-
Adesso forse ho un’idea vera del mio mentore.
E’ proprio come me.
-Ascoltami, Gale.- Mi dice serio –Non fare stupidaggini là dentro…-
-E chi me lo impedisce?- Dico –Se escogito qualcosa simile alla tua trovata, non potranno farci nulla, e potrò mostrare la fragilità interna di Capitol City!-
-La prima cosa a cui devi pensare ora, è a salvarti la pelle.-
Scoppio a ridere. Non riesco a pensare che Haymitch li abbia messi nel sacco con tanta facilità.
Intanto Leevy si è svegliata e ci ha raggiunti in salotto.
-Cosa succede?- Chiede con la voce impastata dal sonno.
-Guarda.- Le dico riavvolgendo il nastro e mostrandole le ultime scene.
-Haymitch ha utilizzato il campo di forza come arma, prendendosi gioco di Capitol City!-
Anche Leevy sembra esserne divertita.
Intanto anche Effie si è svegliata, sento i suoi passi lungo il corridoio e la vediamo sbucare da dietro il muro con indosso una vestaglia da notte rosa piena di strass.
-Cosa state facendo qui?- Chiede nervosa –Ma vi siete accorti di che ore sono?-
Mi volto verso l’orologio a muro. Segna le quattro e dodici del mattino.
-Tanto vale restare svegli a questo punto.- Dice Haymitch con un’alzata di spalle.
-MA SEI IMPAZZITO?- Tuona Effie –Domani sarà l’ultimo giorno di Addestramento, i ragazzi devono riposare!-
Detto questo ci afferra per un braccio e chi chiude nelle rispettive stanze con un ‘Dormi’.
Non mi riesce difficile farlo, sono talmente stanco che appena appoggio la testa sul comodo guanciale sprofondo in un sonno, per fortuna, per questa volta, senza incubi.
 
Mi sveglio qualche ora dopo, Effie sta sbraitando contro Haymitch.
Mi ifnilo una t-shirt e un pantalone leggero e scendo per fare colazione. Sono già tutti a tavolo.
-Buongiorno, pronto per l’ultimo Addestramento?- Mi fa Haymitch sorseggiando qualcosa da una bottiglia.
-Strano che sia tanto gentile.- Sbuffo –E’ già sbronzo di prima mattina?-
Effie fa un verso scocciato e mi versa del latte. –Oggi pomeriggio ripasseremo le battute per l’intervista.-
Bevo il latte tutto d’un sorso –Io vado di sopra a mettere la tuta.- Infilo in bocca un biscotto di cioccolato –Ci vediamo all’Addestramento.- Dico a Leevy, ma lei non mi risponde.
Un senza voce mi si avvicina prima di potermi alzare. Fa per versarmi altro latte e solleva un sopracciglio.
Lo guardo bene in volto. Occhi ambrati, capelli castani.
Dove sono quegli occhi neri, che mi hanno copito tanto ieri?
Non è Lucius.
-Dov’è Lucius?-
Haymitch mi guarda e abbassa lo sguardo.
-Dov’è Lucius?- Ripeto lentamente.
-Gale..- Inizia lui.
-COSA GLI HANNO FATTO?- Mi sollevo sbattendo una mano sul tavolo e il latte vola dalle mani del nuovo senza-voce.
Sento le membra fremere, non so se questa volta riuscirò a controllarmi.
-Ieri avete parlato, ai senza-voce è proibito avere rapporti con i Tributi.- Inizia Haymitch –Non possono influenzarvi.-
-INFLUENZARCI?!- Questa volta ho davvero bisogno di prendere a pugni qualcosa. Stringo forte i pugni fino a conficcarmi le unghie nella carne.
Faccio un respiro profondo –Dov’è?-
-Ieri sono venuti a prenderlo, per…-
-Per..?-
-Per… Giustiziarlo.-
Quelle parole mi colpiscono il cuore come una freccia infuocata.
Lucius. Giustiziato per aver comunicato con me.
Per colpa mia, per avergli chiesto cose che interessavano solo a me.
Inizio a correre verso la camera. Non riesco nemmeno a piangere, ho troppa rabbia in corpo.
Sbatto la porta con forza. Ho voglia di urlare.
Inizio a prendere a pugni il muro fino a farmi sanguinare le nocche.
Mi appoggio al muro respirando rumorosamente.
Do le spalle alla porta e la sento schiudersi lentamente. Giuro che se è Haymitch gli rifilo un pugno sul naso.
Qualcuno si ferma alle mie spalle.
Mi volto e mi ritrovo due occhi azzurri e lucidi che mi fissano. Non dice niente, ma si avvicina e si mette in punta di piedi per potermi raggiungere in altezza.
Le sue braccia si chiudono dietro il mio collo e appoggia la testa sul mio petto.
Rimaniamo zitti per un po’.
Il contatto con il suo corpo tremante mi dà tranquillità.
E’ una sensazione strana, come ritrovarsi in una cella frigorifera dopo aver passato una settimana sotto il sole del deserto.
Mi sento come un ferro rovente immerso in una tinozza d’acqua gelata.
Forse non ne sono tanto sicuro, ma mi sento bene.
Sento pian piano i muscoli rilassarsi. Lei resta ferma a stringermi, senza parlare.
Il mio petto si solleva e si riabassa sempre più lentamente.
Sono calmo, ora. Ho solo voglia di ringraziarla.
Quando sono deciso a farlo lei si stacca e mi guarda dispiaciuta. Poi corre di sotto senza dire nulla.
Resto fermo ancora un po’, non la seguo.
Mi sarebbe piaciuto averla accanto ancora per un po’.

Ciao a tutti!
Bene, il capitolo è lungo quasi il doppio degli altri e come potete vedere ci ho inserito anche un pò di Gaevy (?)
Allora, assodiamo una cosa. Io sono una fan incallita di Katniss/Gale (Ora non so come chiamarla, Everhorne o Galniss), però, visto che il far andare Katniss e Gale agli Hunger Games è un'idea già presa, ho deciso di inserire la docile Leevy.
Però non so. Io li vedo bene insieme perchè sono come il fuoco e l'acqua. Diversi, ma che si completano a vicenda.
Va bè, non so come si evolverà la cosa, quindi meglio lasciar correre la storia ahah.
Per quanto riguarda la storia di Lucius, scusate se sembrerà un pò forzata, ma volevo far trasparire la durezza e severità di Capitol City.
Bene, grazie per coloro che mi seguono sempre, e perdonatemi se non rispondo ancora alle recensioni (Lo farò appen pubblicato il capitolo).
Mi sembra sia tutto.
Al prossimo capitolo!
Roulette


 

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Capitolo 12
*** L'idea ***


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La giornata d’Addestramento è andata abbastanza bene. Richard mi ha mostrato la sua abilità nel riconoscere i funghi buoni da quelli cattivi e Saya non s’è fatta viva.
Manca qualche ora alla fine, così decido di passarle allenandomi principalmente con le armi.
Il programma è stato buono: due giorni di sopravivevenza e uno interamente dedicato a tiro con l’arco, lancia e –forse- trappole.
Dopo l’abbraccio di sta mattina Leevy non mi parla. Non capisco cos’ha. Non mi parla, mi abbraccia, continua a non parlarmi.
Scaccio via questo pensiero dalla mente. Ho cose ben più importanti a cui pensare.
Mi dirigo verso la postazione di lotta con la lancia, Richard è a quella di tiro con l’arco. Aspetto il mio turno e quando tocca a me impugno la lancia con la mano destra. E’ ben bilanciata per me. Ho visto la ragazzina dell’8 impugnarla e cadere a terra sbilanciata dal peso.
I Favoriti hanno iniziato a ridere e lei stava per scoppiare in lacrime.
Il lucido metallo grigio mi rinfresca la mano. Prendo una bella rincorsa e la scaglio con tutta la forza che ho contro un bersaglio rosso a qualche metro di distanza.
Manco di poco il centro.
Bel risultato, sì. Posso stare tranquillo, ho già minacciato di morte i Favoriti, quindi posso sfoggiare liberamente le mie abilità.
Ci provo ancora, poi attivo i bersagli mobili. Mi trovo bene, ne ho mancati solo due su sette.
Cato continua a guardarmi con gli occhi infuocati, mi divertirò.
Dopo lo stend sull’utilizzo di un gladio –sono negato-, mi siedo alla postazione delle trappole. Finalmente mi sento a casa.
Torno con la mente ai boschi, i boschi miei e di Katniss. Dove passavo ore a fabbricare con del filo scadente.
A pensarci, quando creo una trappola, è l’unico momento in cui riesco a star fermo, ma soprattutto in cui la mia mente riesce a star ferma.
Non penso a nulla. Mi concentro sul filo. Lo faccio passare intorno alla dita, lo annodo, lo stringo. E il tempo passa.
Richard viene a sedersi accanto a me.
-Ehi.- Mi dice guardando il filo, poi spalanca gli occhi stupito.
Mi viene da ridere –Mai vista una trappola?-
-Direi di no.. Nel nostro distretto non ci lasciavano mai entrare nei boschi..-
Beh, sì. Nel Distretto 6 i Pacificatori saranno di sicuro più duri del vecchio Cray.
-Cosa facevi nel tuo Distretto?- Gli chiedo tentando di sciogliere un nodo che si era formato sul filo metallico.
-Guardavo il cielo.-
Lo guardo bene e noto dai suoi occhi corvini che non sta scherzando. Non ce lo vedo Richard a guardare il cielo, sembra così cupo.
-Guardavi il cielo?-
-Sì.- Dice fissandosi le scarpe –Io avrei voluto studiare. Capire i suoi segreti, mi sono sempre chiesto, cosa ci sia nel cielo?-
Nel cielo.
-Nel cielo ci sono le nuvole, e più su i pianeti.- Gli spiego riuscendo finalmente a spigliare il nodo.
-I pianeti? E cosa sono?- Mi chiede sollevando il capo scuro.
-I pianeti sono… Altri mondi. Noi siamo sulla Terra, ma ce ne sono altri otto.-
Lui spalanca la bocca.
La campanella segna la fine dell’ultima giornata.
-Gale, prometti di parlarmene se…- Dice titubante.
Ci solleviamo da terra quasi nello stesso momento.
-Te ne parlerò. Non è una promessa, ma una certezza.- Gli tendo la mano –Alleati?-
Lui sembra stupito, ma stringe la mano tremando un po’.
Mentre ci muoviamo verso le sale mi trovo faccia a faccia con Leevy.
-Allora? Siamo alleati?- Le chiedo freddamente.
Sembra titubante, si strofina nervosamente le mani ed ha una faccia talmente triste che sembra poter scoppiare a piangere da un momento all’altro.
-Ho già un alleato…- Dice senza guardarmi in faccia.
Oh, bene. Che se ne vada con Dajan, allora. Io starò con Richard e Saya.
Mi volto e me ne vado. Le sento sussurrare qualcosa, ma non credo nenanche di averlo udito davvero.
Scusa.

La preparazione all’intervista l’abbiamo svolta separatamente, io con Haymitch e Leevy con Effie.
-Ascolta, ho una proposta da farti.- Mi dice in tono serio.
-Ti ascolto.-
-In questi giorni ho partecipato a qualche festa organizzata da Capitol City e ho potuto parlare con alcuni sponsor..- Inizia stappando una bottiglia –Mi hanno riferito che a Capitol City si stanno facendo tutti delle idee su una probabile coppia.-
-Una probabile coppia?- Chiedo stupito. –Ora tutti gli sponsor punteranno su quella.-
-Già, bravo.- Fa versandosi il liquido in un bicchiere di vetro smerigliato –Agli sponsor piacciono le coppiette.-
-Si, ma perché me lo stai dicendo?- Gli chiedo scocciato. –Dovresti insegnarmi qualcosa da dire per farmi piacere dal pubblico.-
-Vuoi sapere il perché?- Manda giù un grande sorso dal bicchiere –Perché la coppietta in questione siete tu e Leevy.-
Sgrano gli occhi e per poco non cado dalla sedia. -Io e Leevy?-
-Ci senti, ragazzo?- Mi fa appoggiando il bicchiere sul tavolo.
Non ho mai pensato a Leevy come possibile fidanzata, insomma, non ho mai visto in lei più di un’amica.
-Ma non è vero.- Replico puntando gli occhi in quelli azzurri di Haymitch.
-Non importa, Gale!- Si solleva dalla sedia in preda all’euforia –Il pubblico adora Leevy, la sua timidezza e la sua spontaneità.-
Cammina verso il tavolino degli alcolici –Cosa che ovviamente non vale per te.-
Sbuffo.
-Tutti chiacchieravano su una vostra possibile relazione..-
Mi sale la rabbia. Noi andiamo a morire e Capitol City pensa a una relazione! Non c’è posto per i sentimenti nell’Arena. O uccidi o muori.
-Ma almeno ne avete parlato a Leevy?- Gli chiedo.
-Mhh..- Si siede davanti a me –No.-
-Dato che al pubblico piace la sua naturalezza, se le chiedessimo di fingere la cosa potrebbe risultare sospetta. E’ per questo che conto su di te.-
-Dovrei ingannarla, quindi?- Non ce la farei a prendere in giro una ragazza dolce come lei.
-Pensa se una ragazza timida ed impacciata ricevesse una dichiarazione d’amore. La scena sarebbe quel genere di scene che appassiona Capitol City.- Beve ancora un sorso svuotando il bicchiere.
-E se Leevy mi dicesse di no?-
-Secondo te una ragazza timida come lei avrebbe il coraggio di rispondere?- Mi chiede –E poi ho intenzione di articolare la cosa in un modo diverso.- Versa ancora del liquore nel bicchiere –Ora Effie starà riempiendo la sua testolina bionda di un sacco di consigli sulle buone maniere, la staranno trasformando in una ragazzina acqua e sapone, che piace a Capitol City, quindi svolgerà la sua intervista così come le ha insegnato quella là.-
-Sì, e perciò..?- Gli chiedo alzando la testa. Haymitch beve tutto il liquore in un colpo solo.
-Perciò.. Sarai tu a dichiararlo alle telecamere durante la tua intervista. Allora, te la senti?-
-No.- La mia bocca si muove da sola.
Non riuscirei mai a prendere in giro Leevy, anche se…
-Senti, ti do del tempo per pensarci. Mi basta una tua parola per fare in modo che tu e Leevy diventiate i beniamini di Capitol City.-
Si solleva e mentre versa altro liquore, barcollando si dirige verso la sua stanza.

La seconda parte della giornata l’ho passata con Effie. Hanno deciso di giocare su una personalità spiritosa, ma sexy.
Non ci riuscirò.
I Preparatori mi hanno ‘maneggiato’ per quasi un’ora.
-Sei perfetto!- La voce di Lucifer mi tuona nelle orecchie e Melissa e Blisser battono le mani soddisfatte.
Mi guardo allo spechio. Indosso un abito rosso fuoco che scintilla sotto una giacca grigio fumo. Sembra lo stesso tessuto degli abiti della sfilata.
Mi hanno lasciato i capelli così come sono, con l’aggiunta di uno spray che mi rende leggermente arricciati.
Portia mi accompagna in una piccola sala. Leevy è già arrivata, sta seduta su una sedia a guardarsi le scarpe.
Quando mi sente arrivare solleva il capo per un istante, poi lo riabbassa.
Non l’hanno cambiata di molto. Poco trucco e un lungo abito bianco, con delle pietre rosse, che sembrano fiammelle.
In testa ha una ghiarlanda dello stesso colore.
Non posso far altro che pensare che se la cambiassero la sua bellezza ne sarebbe intaccata.
Mi siedo dall’altra parte della stanza e solleviamo la testa nello stesso momento quando lo schermo attaccato alla parete si illumina di colpo e compare il volto di Caesar Flickerman, sta volta in tinta viola scuro.
Osservo lo schermo. I Favoriti si mostrano tutti spavaldi. Cato fa anche un riferimento alla nostra ‘chiacchierata’.
Saya, la ragazza del 6 indossa un abito azzurro ed è abbastanza carina. Le hanno lasciato i capelli sciolti e non sembra quasi la ragazza sicura che ho conosciuto durante l’Addestramento.
Quando entra Richard indossa una giacca nera, dello stesso colore dei suoi occhi. Lui l’hanno lasciato lo stesso. Taciturno e riflessivo. Non riesco mai a capire cosa provi.
Le sue iridi sono talmente scure che si confondono con le pupille. Sembra sempre un po’ triste.
Il segnale acustico segna la fine dei suoi tre minuti.
Entra la ragazza del 7, molto determinata a vincere.
Dopo di lei fa il suo ingresso il ragazzo del 7: Dajan. I suoi occhi azzurri sono stati messi in risalto da alcuni tatuaggi neri sopra gli zigomi.
Mentre parla si capisce meglio che persona è, gentile e docile.
Proprio mentre sta per uscire Effie e Haymitch irrompono nella stanza. –Allora! Tra poco tocca a voi!- Trilla Effie eccitata.
E tra consigli finali e storielle divertenti di Haymitch – che secondo lui servono ad allentare la tensione – arriva il turno di Leevy.
Attraversa la piccola porta ed entra dietro le quinte.
-E adesso accogliamo la ragazza del Distretto 12, dolce come una brezza estiva! Leevy Hampson!-
Lei muove qualche passo verso il presentatore sgranando gli occhi verso la folla urlante. E’ visibilmente spaventata.
Caesar si solleva dalla sedia e prende delicatamente la mano della mia compagna di Distretto stampandole sopra un bacio.
Il pubblico esplode in un applauso.
-Allora, Leevy, come ti è sembrata Capitol City?- Le chiede con un sorriso a trentadue denti facendola accomodare sulla sedia accanto alla sua.
Lei guarda il pubblico e ha un forte tremore alle mani e alla bocca.
Dai, parla Leevy.
-M.. Mi è piaciuta molto.- Dice lei sorridendo debolmente –Soprattutto i dolci.-
Dal pubblico si solleva un verso di approvazione.
-Mhh, i dolci.- Dice Caesar facendo scoppiare a ridere gli spettatori –E il tuo preferito qual è?-
-La torta di mele con miele e panna è la mia preferita.-Dice lei sorridendo.
-Beh, direi che si vede.- Fa lui sollevandosi dallo schienale. Poi solleva le braccia in segno di resa –E non intendo dire che sei grassa!-
Ancora una volta il pubblico si sbellica dalle risate.
-Allora, Leevy.- Dice Caesar piegando la schiena in modo da avvicinarsi di più alla sua interlocutrice, -Come ti sei sentita durante la Mietitura?-
Lei lo fissa con uno sguardo triste, che di finto e preparato non ha proprio nulla. –Ero… Sollevata.-.
Il pubblico sta in silenzio, in attesa della motivazione di tale risposta.
-Se avessero estratto mia sorella io… Non so cosa avrei fatto.-
A questo punto i capitolini iniziano a battere freneticamente le mani e qualcuno si commuove anche.
Caesar le stringe la mano. –Ho capito.- Dice –Quindi c’è solo lei ad aspettarti al Distretto?-
-Sì.- Dice lei senza pensarci un secondo –E mia madre.-
Altri applausi accompagnano il segnale acustico che annuncia la fine della sua intervista.
Il pubblico le applaude freneticamente. Ha fatto colpo.
La vedo uscire attraverso le tende ancora tremante, mentre esce fa un piccolo inchino in segno di gratitudine e questo alza notevolmente la considerazione che i capitolini hanno di lei.

Faccio un grande respiro. Tocca a me.
Haymitch mi da una pacca sulle spalle. –Mi raccomando, stendili tutti.-
Entro nella piccola sala per poi essere condotto dietro le quinte. La voce di Caesar mi raggiunge subito.
-Ed ora, dulcis in fundo, Gale Hawthorne, il ragazzo esplosivo!-


(Perdonatemi per la grafica dell'angolo dell'autrice, ma questo editor fa i capricci sta mattina, uff. Non mi fa inserire  il colore e le dimensioni anche se ci ho provato da Word.)

Ciao a tutti lettori!
Grazie a tutti coloro che seguono e recensiscono la mia storia! Sono contenta del ‘successo’ che ha ottenuto, che sincermente non mi aspettavo.
Allora, ho qualche annuncio da farvi:
a) Sotto consiglio di OdairIsAllINeed, vi annuncio che la alla fine del prossimo capitolo ci sarà l’Inizio dei Giochi!
b) Ho deciso di allungare i capitoli (sotto consiglio di molti direi) quindi d’ora in poi saranno tutti di questa lunghezza.
Bene, credo sia tutto.
Se il capitolo vi è piaciuto fatemelo sapere con una recensione qua sotto e non là sopra (Feel like Doesn’t Matter)
Un bacio!
Weather_ (Ex Roulette) che ha seriamente bisogno di un medico.

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Capitolo 13
*** L'intervista ***


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Attraverso il piccolo tragitto compreso tra le quinte e il palcoscenico. Un piede dopo l’altro. La luce dei riflettori mi colpisce in faccia. Al centro c’è Caesar, che mi fa segno di accomodarmi dicendo qualcosa.
Il pubblico urla e batte le mani con foga. Rosso dappertutto. Gli stendardi di Capitol City.
Mi siedo e guardo verso il pubblico. Non smettono di urlare il mio nome.
Sono qui, davanti a loro, una parola sbagliata potrebbe costarmi l’abbandono degli sponsor e, quindi, la vita.
-Allora, Gale.- Caesar inizia a parlare –Ti piace Capitol City?-
-Non è male.-
Dipendo dagli sponsor.
-Ne sono onorato.- Risponde il presentatore per poi darmi una pacca sulla schiena. –Allora, ti abbiamo visto durante la sfilata. Una cosa fantastica, il vostro vestito. Come ti setivi?-
Cerco di ricordare cosa diavolo c’era scritto sul cartoncino viola di Effie.
-Tu come ti saresti sentito pensando che una folata di vento ti avrebbe potuto lasciare completamente nudo?-
Sia il pubblico che Caesar scoppiano in una fragorosa risata, che mi permette di riordinare le idee per qualche secondo.
Io dipendo dagli sponsor.
Io. Gale Hawthorne. Dipendo da qualcuno.
Io. Che ho passato una vita a proteggere la mia famiglia.
Erano loro a dipendere da me.
E adesso sono io, a dovermi rendere patetico per salvarmi la pelle.
-Ok, torniamo seri, Gale.- Fa Caesar saddrizzandosi sulla poltroncina rossa. –Durante la Mietitura ti abbiamo visto guardare insistentemente verso la zona delle ragazze, c’è qualcuno che ti aspetta?-
Mi tremano le mani. Ma non dalla paura, dalla rabbia.
Come fanno loro a spere di Katniss?
Beh, non gli darò questa soddisfazione.
-No no, Caesar.- Dico in tono piatto –Non c’è nessuno, davvero.-
-Sicuro?- Fa lui cantilenando un po’.
-Sì.-.
Io. Che ho passato la vita a preoccuparmi per qualcuno, devo abbassarmi a fare qualche moina per ricavare qualche sponsor.
-Allora, la domanda è d’obbligo.- Caesar si solleva in piedi –Ti abbiamo visto molto affiatato con Leevy, la ragazzina del tuo Distretto. Sin dal primo giorno. C’è qualcosa tra di voi?-
Mi dispiace, Capitol City. Ma non sarò una marionetta dei vostri amati Giochi. Se devo morire morirò da solo.
Con la consapevolezza di essere morto ancora essendo Gale Hawthorne.
Mi dispiace, Capitol City, ma ancora non siete riusciti a cambiarmi.
-No, Caesar, siamo solo ottimi amici.-
Lui sbuffa un po’ simpaticamente.
-Va bene, ragazzo esplosivo- Ammicca –Tutto può cambiare, no?-
Lo fisso dritto negli occhi.
-Tutto, ma non io.-
Il segnale acustico squilla acuto.
Il pubblico applaude, ma hanno tutti la faccia di un assetato a cui è stata negata l’acqua.
Esco a testa alta.
Gale Hawthorne, da vivo o da morto, uscirà dall’Arena ancora intero. Uscirà dall’Arena come Gale Hawthorne.
 
-Sei davvero un idiota.-
-Non mi pare che a te sia servito simulare una stupidaggine del genere per uscire vivo, no?-
Haymitch cammina avanti e indietro per la stanza. Si sfrega le mani nervosamente.
-Avevi una possibilità di salvarti e l’hai sprecata così. Complimenti.-
-Sai, credo di riuscire a vincere anche con le mie sole forze.- Lo guardo dritto in faccia, lo stesso sguardo che ho rifilato a Caesar.
-Non fare quella faccia. Mi viene voglia di prenderti a schiaffi.-
-Fallo.- Continuo a fissarlo –Oramai è fatta, non posso più cambiare le cose. Domani entrerò in quell’Arena e morirò felice di essere restato quello che sono.-
Sbatte un pugno sul tavolo facendo saltare posate e bicchieri.
Effie e Leevy sono in stanza. Presto ariveranno.
-Va bene, fai le tue scelte.- Dice sedendosi –Il mio compito era insegnarvi a sopravvivere e l’ho fatto. Ho cercato di aiutarti, ma hai bellamente ignorato tutto.-
Quando siamo tutti a tavola Effie si congratula con entrambi per le interviste.
-Gale, ti sei salvato con la battuta sul fumo.- Mi dice prendendo una sorso di zuppa.
-Che mi avevi scritto tu.- Aggiungo.
-Leevy, il pubblico ti adora, avrai tutti gli sponsor dalla tua parte.-
Lei annuisce debolmente fissando il piatto di zuppa che resta integro sotto la sua testa.
-Io vado a letto.- Dico alzandomi –Domani dovremo svegliarci presto, no?-
Effie annuisce e me ne filo in stanza.
Mi accascio sul letto.
Ho ignorato bellamente gli aiuti di Haymitch, come ha detto lui.
Ma in fondo, se ho salvato mia madre e i miei fratelli dal moire di fame più di una volta, posso riuscire a evitare a me stesso di morire, no?
E’ stato un bene allearmi con Saya. Sa usare l’ascia, ed è meglio averla come alleata che come nemica.
Richard. Richard, invece, devo proteggerlo.
Mi ricorda dannatamente Rory.
Una volta abbiamo avuto una conversazione simile, sulle stelle.
Richard e Saya. Non mi fido tanto di lei, ma non posso lasciarla a piede libero.
Se le cose dovessero prendere una brutta piega…
Cosa farei?
Ucciderla?
Non se ne parla nemmeno.
Scappare?
Forse, ma sarebbe da codardo. Ho combattuto tanto per non apparire un codardo, non posso rovinare tutto così.
Domani entrerò nell’Arena.
Domani inizierà la caccia di Cato.
Cato l’animale che non vede l’ora di infilzare le prede con la sua lancia scintillante.
Cato la besta, che quando mi avrà preso non mi lascerà morire così. No.
Lui mi farà soffrire.
Lui mi farà rimangiare le parole che gli ho sputato in faccia durante l’Addestramento.
E lì. In quel preciso istante apparirò un debole.
Cato ride e io tremo.
Cato ride e io muoio.
Cato vince e io rimango un debole. Che ha pregato il suo carnefice di risparmiarlo.
L’erba fredda è l’unica cosa piacevole di quella notte.
Corro, sento il suo fiato dietro di me.
Un fiato animalesco.
Corro.
Barcollo.
Inciampo.
Cado.
L’animale mi afferra.
La sue testa risplende dorata. I suoi occhi sono rosso cremisi.
Inizia a mordermi la faccia, staccando qualche pezzo di volto.
Ride e intanto la sua lingua mi accarezza la guancia, che già sento essere masticata tra le sue fauci.
Mi stai sfidando 12?
E’ la voce di Cato, che ride e stacca pezzi di carne dalla mia faccia.
Sei davvero squisito.
Un crock secco mi colpisce con un dolore lancinante.
Sto urlando.
Di dolore.
Di rabbia.
Mi ha staccato un braccio.
 
Sto ancora urlando. Ma non sono nell’Arena.
Sono nel letto dell’appartamento, madido di sudore.
Sono in un letto.
Non sono nell’Arena.
Cato non è qui.
Cato non è una besta.
Io non ho paura di lui.
Qualcuno bussa alla porta.
-Sono Leevy.- Dice dall’altra parte.
Mi sollevo e le apro.
-Gale, va tutto bene?- Ha gli occhi sbarrati e ansima. Negli occhi ha una preoccupazione mai vista.
-Sì, grazie.-
Mi guarda dall’alto al basso.
-Sei sicuro? Se vuoi posso…-
-No no.-
Le mani le fremono. Mi guarda per un istante, poi abbassa lo sguardo.
Sento le sue membra fremere. Sta per fare qualcosa, ma si trattiene. Si volta e se ne va.
Chiudo la porta e torno a letto.
Non sono nemmeno sicuro di averla vista davvero.
Sono talmente stanco che torno a dormire.
E ricado negli incubi.
 
Dopo colazione ci siamo riuniti in salotto.
Stiamo per partire.
Effie piange e abbraccia entrambi.
-Ragazzi, io.. Sarete sempre nel mio cuore.-
Non sta fingendo, lo so.
Anche io mi sono affezionato a lei.
Haymitch stringe Leevy fra le braccia. –Sei una ragazza stupenda, e gentilissima.-
Lei arrossisce ed Effie la afferra stringendola.
Nessuno finge.
Haymitch mi dà una pacca.
-Vinci, ragazzo esplosivo.- Mi sussurra. –Io tifo per te.-
La sua confessioni mi lascia a bocca aperta.
Io non ho mai ascoltato quello che mi ha detto. E ora…
Cinna e Portia vengono a prenderci.
Sararnno loro ad accompagnarci alle cabine.
Il viaggio dura quasi mezz’ora.
Mentre siamo sull’hovercraft ci infilano un ago nel barccio per inserirvi un rilevatore.
Saremo continuamente sotto sorveglianza.
Come carcerati, dei quali l’unico peccato commesso è stato essere nati.
Ragazzi, che in fondo non vogliono uccidere.
Ma tutte queste belle parole non contano nulla nell’Arena. Si disfano come un castello di carte.
 
-Gale, tu vincerai.- Portia è in piedi davanti a me.
-Come sarà l’Arena?- Le chiedo con il cuore che mi matrella in petto.
-Sicuramento non una landa ghiacciata.- Mi dice.
Indosso una giacca di pelle e dei pantaloni di tela.
-Portia.. Io ho rifiutato gli sponsor.-
-Sapevo che l’avresti fatto.- Mi chiude la giacca attorno al torace. –Vincerai lo stesso. Perché hai qualcosa che loro non hanno, l’integrità. Tu sei e resterai Gale.-
60 secondi.
Stringo la mia stilista tra le braccia e la sento singhiozzare lievemente.
Sto tremando e sento i palmi delle mani sudare.
Il mio cuore batte talmente forte che potrei morire qui. Ora.
-Non scendere dalle pedane prima dei sessanta secondi, o ti faranno saltare in aria.-
Continuo ad abbracciarla.
-Gale, tu vincerai.- Mi ripete. E la sua voce mi rimane in testa.
20 secondi
-Grazie.- Le sussurro ancora stringendola.
Mi aggrappo a lei, come se non volessi andare.
Ma devo vincere.
Per lei.
Per Haymitch.
Per Effie.
10 secondi
Per la mia famiglia.
Per Katniss.
5 secondi. Entrare nelle cabine.
Mi volto e saluto Portia.
Il mio piede entra nella cabina. Il mio peso si sposta.
Sono dentro.
Felici Hunger Games, Gale, e possa la buona sorte sempre essere a tuo favore.
Oramai non ci credo più.
 
Ciao lettori!
Scusate per il ritardo nell’aggiornare, ma alcune volte mi viene in mente di abbandonare la storia.
Spero solo che l’inizio dei Giochi mi farà tornre la voglia, chissà!
Grazie a tutti per le recensioni e per l’appoggio dimostratomi.
Come ho già detto, nel prossimo capitolo descriverò il primo giorno alla Cronucopia. E visto che, quindi, non averò più schemi da rispettare, la lunghezza dei capitoli potrebbe variare.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto!
Un abbraccio,
alla prossima!
PS. Nel caso a qualcuno sia sfuggito ho cambiato il nickname da Roulette a Weather_

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Capitolo 14
*** Se solo ci fossimo fatti ascoltare.. ***


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Sento il mio respiro farsi affannato.
La pedana si solleva. Portia mi guarda attraverso la cabina.
Le rivolgo uno sguardo spaventato, è probabilmente la prima volta che lo faccio.
Lei è lì, ferma. Non prova pena per me, è per questo che è la persona che più vorrei accanto in questo momento.
Lentamente la sua immagine scorre verso il basso.
Troppo in basso.
Non c’è più.
Per qualche secondo resto al buio, poi il primo raggio di sole mi acceca.
Luce biancastra.
Non fa particolarmente freddo, né particolarmente caldo, niente landa ghiacciata o deserto.
Sento il cuore martellarmi nel torace, schiudo leggermente gli occhi.
La prima cosa che vedo è un verde a me familiare.
Alberi.
Giro la testa verso destra. Un bosco.
Sono a casa.
A sinistra c’è un torrente che si collega ad un fiumiciattolo.
Al centro, spicca imponente un grande corno dorato, la Cornucopia.
 
60 secondi
 
Sono in un bosco, l’arena è un enorme boscaglia.
Sono cresciuto tra i boschi. Non sarebbe potuto capitarmi di meglio.
Le cime degli alberi si piegano leggermente sospinte dal vento.
Devo decidere in fretta cosa fare.
 
50 secondi
 
Correre alla Cornucopia e aggiudicarmi le armi migliori?
Sono veloce e anche abbastanza…
No.
Se andassi alla Cornucopia sarei costretto a uccidere.
 
40 secondi
 
Richard.
Devo trovarlo.
Scorro i volti degli altri tributi alla ricerca dei suoi occhi corvini.
Nei loro volti vedo solo paura.
Animali braccati e chiusi in trappola.
Un manto di capelli ribelli, eccolo.
Sta tremando, fa dei respiri lunghi e profondi.
Lo raggiungerò appena ne avrò l’occasione.
 
30 secondi
 
Leevy.
Mi volto istintivamente.
E’ distante tre pedane da me.
Gli occhi vuoti, le mani che tremano in preda al panico.
Se non torna in sé potrebbe restare lì ferma senza scappare.
 
20 secondi
 
Sono nell’Arena.
Appena le mine saranno disattivate andrò a recupaerare Richard e correremo a nord, verso la boscaglia.
Il torrente e la Cornucopia saranno sicuramente invasi dai favoriti.
Respiro cercando di calmarmi.
Sto tremando come una foglia.
 
10 secondi
 
Penso a mia madre, a Rory, a Vick, a Posy.
I loro sorrisi, erano così sinceri.
Così rari, ma al contempo facili da suscitare.
Bastava una storiella sulle stelle per Rory, qualche carezza per Vick e un po’ di solletico per Posy.
Sento la gola bruciarmi e chiudersi.
Devo pensare ad altro, ma purtroppo la mia mente raggiunge immediatamente Katniss.
La sua voce, il suo sorriso.
 
5 secondi
 
Ancora una volta penso agli Hunger Games.
Ora che ci sono dentro non sono più la stessa cosa.
Da casa li vedevo sbagliati e disumani. Ora è diverso.
E’ una cosa impensabile.
Vite sacrificate per il divertimento della massa.
Se solo avessimo avuto il coraggio di farci ascoltare.
 
4 secondi
 
Forse avremmo evitato tutto questo.
 
3 secondi
 
E va bene, Capitol City.
 
2 secondi
 
Sono qui.
 
1 secondo
 
E forse, anche se morirò. Non riuscirete mai ad uccidere il mio spirito immortale.
 
 
Il segnale acustico mi rimbomba in testa.
Il cuore batte fortissimo.
I muscoli tesi scattano come una molla.
Sto correndo.
Corro verso la Cornucopia, ma non ho intenzione di entrarvi.
Il cuore mi batte fortissimo, è come se volesse uscirmi dal petto e scappare via da tutto questo.
Manca poco, infatti, al momento in cui non mi servirà più.
Per uccidere non occorre avere un cuore.
Corro.
Vedo Cato sorpassarmi dall’altro lato dell’Arena.
Appena raggiunta la Cornucopia si impossessa di una lancia e inizia a brandirla ridendo.
Cambio direzione di scatto, sul lato ovest ci sono un mucchio di zaini sparsi.
Gli altri favoriti gli vanno incontro saltando e urlando di gioia, la Cornucopia è loro.
La ragazza del 4 raccoglie un arsenale di coltelli. In volto ha un sorriso troppo vero. E’ davvero felice di avere occasione di uccidere tutta questa gente.
Intravedo uno zaino nero a pochi passi da lei, se sono abbastanza veloce riesco ad afferrarlo. Accellero la corsa e mi piego verso destra per prenderlo con un braccio.
Ci sono quasi, è mio.
Qualcosa mi sfiora l’orecchio e lo sento fichiare mentre si allontana.
Il sangue mi bagna la parte destra del volto, mancava poco che restassi senza udito.
Qualcuno ha cercato di colpirmi con una freccia. Non mi volto nemmeno e corro verso il centro della lotta per cercare Richard. Non lo vedo.
Tutt’intorno ragazzi cercano di accaparrarsi qualcosa, mentre i favoriti si lanciano alla carica per cercare di uccidere più gente possibile.
E’ terribile.
Scaccio dalla mente questi pensieri, l’ultima cosa che voglio è avere una crisi di nervi ora.
Mentre corro verso il lato est del campo una scena mi scorre di lato.
Il tributo dell’1 è in piedi di fronte ad un ragazzino, capelli scuri, occhiali. Lo vedo estrarre la lancia.
Negli occhi azzurri dietro gli spessi occhiali del ragazzo del 3 si intravede una scintilla, si volta di scatto, ma la lancia è più veloce di lui.
Lo trafigge dalla schiena allo stomaco e lui stramazza al suolo.
Il sangue si espande sull’erba e Marvel, così si chiama il favorito dell’1, estrae la lancia ridendo.
Non ne sono sicuro, ma mi pare di sentirlo sussurrare –Meno uno.-
Il primo colpo di cannone risuona nell’Arena.
Vedo la ragazza del 5 scappare verso il bosco, mi volto e do un ultima occhiata al ragazzino che è appena morto.
Io l’ho visto morire. Davanti ai miei occhi.
Non ho fatto nulla.
Mi sento uno schifo.
-Gale, togliti da lì!- Una voce autoritaria mi fa rinvenire.
Una voce che non riesce mai ad assumere quel tono, Leevy.
Mi afferra per la giacca e mi tira a sé. Riesco a restare in piedi e incorcio gli occhi azzurri della mia compagna.
-Mi sa proprio che devo farvi fuori entrambi.- Sorride il ragazzo del 4. Solleva la spada e nei suoi occhi leggo un’espressione divertita.
Afferro Leevy per un braccio e la spingo indietro, facendola cadere. La spada si abbassa violentemente e faccio in tempo a ripararmi con lo zaino, si sente un rumore metallico. Devo avere qualcosa là dentro, che mi ha evitato di perdere una mano.
Il ragazzo si sbilancia e finisce a terra, il gladio vola a qualche metro di distanza.
-Corri!- Urlo alla mia compagna e mi getto a recuperare la spada.
Il favorito si lancia sull’arma e per poco non si trafigge da solo. Qualcuno dietro di me mi lancia un coltello e per la seconda volta vengo mancato per un pelo.
Per fortuna i favoriti di quest’anno non hanno una buona mira.
Il coltello si conficca nella terra e faccio in tempo a sfilarlo e correre verso la zona est. Sta volta non c’è più la confusione iniziale e riesco a incorciare Richard quasi subito. Anche lui ha uno zaino e un coltello in mano.
-Andiamo.- Riesco a dire.
A terra ci sono ragazzi e ragazze in pozze di sangue.
I favoriti hanno decimato i tributi.
Mi volto verso la Cornucopia, Cato ha legato un ragazzino ad un palo di legno.
I suoi occhi neri sono rigati dalle lacrime, sta implorando aiuto.
La sua voce acuta e i suoi occhi in lacrime mi muovono qualcosa dentro.
Sto per voltarmi, ma Richard mi tira giù e ci troviamo entrmbi a terra, nascosti da un folto cespuglio al margine della radura.
-Dobbiamo andarcene, prima che prendano anche noi.- Mi dice fissandomi con i suoi occhi color pece.
In questo momento dovrei essere io quello che gestisce la situazione, ma se non ci fosse stato Richard starei già correndo da Cato. “Ehi, sto venendo da solo, così ti rendo più facile il compito di farmi a fette.”
Mi stringe il braccio. –Ora ce ne andremo, okay?-
Mi sollevo lentamente, devo riordinare le idee.
La radura è una pozza di sangue.
Rosso ovunque.
Sto per voltarmi, ma noto che il ragazzino urla ancora.
Cato impugna la spada e con un semplice movimento laterale del polso gli taglia di netto la testa, che rotola ai suoi piedi.
Negli occhi ancora il terrore.
Sbatte una volta le palpebre, poi i suoi occhi restano vuoti.
-Andiamocene.- Dice Richard con il tono più autorevole che riesce ad avere.
 
Abbiamo deciso di camminare verso nord. Di solito l’acqua si trova in cima alle colline, così abbiamo iniziato a salire.
-Gale, stai bene?-
Ho le mani che tremano e gocce di sudore mi bagnano le tempie.
Non è per la stanchezza, ma per la rabbia.
-Sì.- Rispondo.
Continuiamo a camminare per un po’, abbiamo deciso di restare affiancati, almeno finchè la strada non si stringerà.
Tutt’intorno alberi.
Non ho visto ancora nessun animale.
-Fermiamoci e apriamo gli zaini, va bene?- Dico a Richard.
-Certo.-
Ci arrampichiamo su un albero e Richard dimostra di essere davvero bravo in questo genere di cose.
Un ramo abbastanza spazioso ci accoglie, riesco a vedere il percorso sotto di noi, ma siamo nascosti dalle fitte foglie larghe come una mano di Richard.
Non credo esista un albero del genere. Dev’essere qualcosa creato da Capitol City.
Ci sfiliamo gli zaini e ne ispezioniamo in contenuto.
In quello di Richard c’è una bustina di strisce di carne secca euna torcia elettrica con batterie di ricambio.
Nel mio una borraccia –vuota-, un pacchetto rosso, una coperta di pile e un coltello da caccia lungo quasi venti centimetri.
Ha il manico rivestito di pelle e una piccola ammaccatura sul lato destro, la parte superiore è seghettata e quella inferiore ha una lama affilatissima.
Dev’essere stato lui a salvarmi la vita.
Nel pacchetto ci sono delle palline scure simili a chicchi di grano.
Hanno un odore acre, non è caffè.
-Non mi fido di mangiarli.- Decreto chiudendo il pacchetto. –Se troveremo un uccello li faremo assaggiare prima a lui.-
Richard annuisce e riuniamo tutto in un solo zaino.
Metto il coltello nella fodera e lo aggancio alla cinta. Richard fa lo stesso.
-Quel coltello è utilissimo!- Esclama senza alzare il tono della voce.
-Già.- Annuisco –Andiamo a cercare l’acqua, ora.-
Scendiamo entrambi e mi propongo di fare il primo turno per lo zaino.
Il sole è ancora pieno in cielo, abbiamo abbastanza tempo prima di iniziare a sentire la gola secca.
Camminiamo per un po’, un piede davanti all’altro.
Non parliamo per molto tempo.
Una volta trovata l’acqua il secondo problema sarà dove passare la notte, a patto che la troveremo entro oggi.
Abbiamo una coperta, ma non credo basti a coprire entrambi, e poi io passerò la notte sveglio a fare la guardia.
E’ stato un bene trovare un alleato… Anche se è piccolo, Richard è veloce e sveglio, è sopravvissuto da solo al Bagno di sangue.
Percepisco una fitta al petto, come se avessi dimenticato qualcosa.. Lo zaino è a posto, Richard mi cammina a fianco.
Mi sforzo di ricordare.. Ma certo! Saya!
Mi sono dimenticato dell’alleanza con lei!
Dannazione.
Devo cercarla, prima che inizi lei a cercare noi.
Le dirò che non l’ho vista e un branco di favoriti mi è venuto contro, quindi sono stato costretto a scappare.
In effetti, però, davvero non l’ho vista. Dev’essersene andata subito.
Chissà se anche lei sarà..
Frush
Un rumore mi fa sobbalzare.
Afferro il coltello e lo sfilo dalla fodera.
Proveniva dai cespugli. Il cuore inizia a martellarmi in petto e il respiro si fa affannato.
Richard è dietro di me, anch’egli con il coltello in mano.
Il rumore si intensifica e per un secondo mi sento in punto di morire.
Un uccello scuro spunta dal folto degli alberi e punta in alto sbattendo le ali.
Crollo a terra e faccio un respiro lungo.
Restiamo seduti per un po’, il tempo di recuperare un battito regolare.
­-Cavolo.- Sospira Richard.
-Dai, alziamoci, dobbiamo trovare questa dannata acqua.- Gli dico sorridendo. –Sta sera continueremo il discorso sulle stelle.-
Il moro scatta in alto e annuisce euforico. –Okay, andiamo allora!-
Sorride e aumenta il passo.
Gocce di sudore gli imperlano il volto, ma non si ferma.
 
Sono, ormai, ore che camminiamo e ancora non si è visto nemmeno un goccio d’acqua.
Richard ha le labbra secche e il suo passo è notevolmente diminuito.
-Va bene, basta così.- Gli dico.
Il sole sta scomparendo. Ci siamo mossi a nord per tutto il giorno, ma non me la sento di cambiare direzione, è come se dietro ogni cespuglio ci sia lo specchio d’acqua che cerchiamo. E’ come se fossi a due passi dal trovarlo.
-No, Gale, continuiamo.- Mi dice.
-Per oggi va bene così.- Gli indico un albero lì vicino. –Tra poco farà buio ed è meglio accamparsi.-
Lui annuisce e ci arrampichiamo.
Il ramo è quasi più spazioso del precedente, sembra quasi che gli alberi siano fatti apposta per permettere ai tributi di arrmpicarcisi. Rimuovo subito quel pensiero dalla testa.
Capitol City non creerebbe mai qualcosa per aiutarci.
Lascio che Richard si appoggi al tronco dell’albero e srotolo la coperta.
-Domani mi metterò d’impegno e catturerò qualche uccello, va bene?-
Richard solleva la schiena –Certo, e io inflzerò qualche altro animale.- Sorride.
Apro la zip dello zaino e estraggo la busta di carne secca. Due striscette per ciascuno dovrebbero bastare, ne estraggo un’altra per Richard e poi chiudo tutto.
-Gale, grazie.- Mi dice Richard chinando la testa.
-Per cosa?-
-Per avermi preso come alleato. Sarei moro subito, altrimenti.-
-No, io sarei morto.- Gli rispondo.
Lui arrossisce un po’ ripensando a sé stesso come grande, che protegge me, il piccolo.
Il sole è ormai scomparso del tutto.
Le stelle proiettano una luce fioca.
Il mio compagno sta staccando con i denti un pezzo di carne.
-Va bene, prima lezione del maestro Hawthorne.- Annuncio fiero.
Indico la stella più luminosa –Quella è la stella Polare. Inica sempre il nord.-
Lui spalanca la bocca. –Quindi..-
Un suono acuto lo interrompe. L’inno di Capitol City risuona nell’Arena.
-Che succede?- Chiede impaurito.
Fisso il cielo e un volto pallido ci scruta senza una precisa espressione. Riconosco la montatura grigia dei suoi occhiali. Sotto spicca la scritta ‘Distretto 3’.
Altri volti si susseguono a intervalli brevi.
La ragazza del 4, il ragazzo del 5, il ragazzo dell'8, entrambi quelli del 10 e la ragazzina dell’11.
Riconosco, tra i volti, gli occhi spenti del ragazzino decapitato.
L’inno conclude e la luce si spegne.
Ho tenuto il conto dei tributi morti. Sono sette.
-Gale, sono…- Inizia Richard –I tributi… morti?-
-Sì.-
-Saya è viva… e… anche la ragazza del tuo distretto.- Mi fa notare.
Sì, è vero. Leevy è con Dajan, spero la protegga, almeno lui.
Non mi fido molto di quel tipo, ma non ha una faccia cattiva.
Mi accorgo che la busta di carne è ancora fuori dallo zaino, così affondo la mano per nascondere la carne, ma le mie dita toccano qualcosa di freddo.
Cosa può essere? I coltelli li abbiamo già presi.
Tasto l’oggetto e estraggo la mano per vedere di cosa si tratta.
La luce dell stelle fa una fioca luce, ma riesco a capire cos’ho in mano.
Non ci posso credere.

Ciao lettori!
Aggiorno presto perchè non vedevo l'ora di farvi leggere la prima giornata. Non c'è molta azione, ok, ma comunque è il punto di vista di Gale.
Se avessi descritto tutte le morti dei poveri sette tributi sarebbe stato più in stile interattiva.
Ok, ho deciso una cosa: alla fine di ogni capitolo farò una scaletta delle morti (Questo è in stile interattiva, sì.), quindi iniziamo subito:

Jade, la ragazza del distretto 3
Ocean, la ragazza del distretto 4
Cameron, il ragazzo del distretto 5
Il ragazzo del distretto 8 (Al quale non ho trovato un nome)
Entrambi i ragazzi del 10
Rue, la ragazza (l'amore) del distretto 11

Ecco, ora potete benissimo uccidermi per aver ucciso Rue.
No, scherzi a parte. L'ho uccisa perchè volevo dare spazio ad altri personaggi di interagire nella storia, in fondo se avessi riutilizzato Finch, Tresh e Rue sarebbe stata una copia mal fatta del successo di Suzanne *^*
Bene, mi dileguo.
Se il capitolo vi è piaciuto (o se amate Gale alla follia o se volete progettare una rivolta contro Weather_) lasciatemi una recensione.
Al prossimo (Dove vi prometto di mettere più azione, forse.)
Weather_ che fugge in un altro paese.

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Capitolo 15
*** Radure e fiumi. ***


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Un filo metallico!
-Richard!- Mi volto verso il mio alleato –Questo era nel tuo zaino?-
Stava giocherellando con un pezzetto di legno, ma si volta immediatamente. –No..-
Sono euforico.
Le trappole sono la cosa che mi riesce meglio e se inizio a piazzarne qualcuna domattina abbiamo un pranzo assicurato.
Richard sorride intendendo le mie intenzioni, poi la sua bocca si spalanca in uno sbadiglio.
-Meglio se riposi un po’ora. Abbiamo camminato un sacco e per sta notte faccio io la guardia.- Gli sorrido –Appenderò qualche favorito a testa in giù con questa.- Sollevo un pollice e mi volto.
-Gale.- Mi dice da dietro.
-Sì?-
-Anch’io voglio fare la guardia. Svegliamo tra qualche ora.- Mi dice con gli occhi che già gli si chiudono.
-Certo.- Rispondo con scarso entusiasmo.
Non lo farò, infatti. Ha bisogno di dormire, la giornata di oggi è stata sfiancante persino per me, figuramoci per un piccoletto come lui.
È così simile a Rory…
Si avvolge nella coperta azzurra di pile e si lega all’albero con una corda che stava attaccata allo zaino.
Dopo meno di un minuto sta già dormendo.
Non emette alcun suono e ciò mi porta a tastargli il petto più volte con la paura che muoia soffocato. Sembra quasi non respiri…
Non avrei dovuto portarlo con me.
Non so davvero cosa fare. Domani dovrò assolutamente trovare l’acqua. Anche se non lo da a vedere Richard ha una sete assurda.
Le labbra secche sembrano quasi cadere a pezzi. Le spaccature arrivano fin dentro.
Sto a cavalcioni sul ramo, il coltello e il filo in mano. Un coltello non basta a difendersi. Ne abbiamo solo tre. Magari potrei lanciare quello che ho rubato alla ragazza del 4, ma se non dovessi colpire il bersaglio saremmo completamente senza difesa.
Devo assolutamente trovare un arma a lunga gittata o una spada.
Per quasi un’ora resto fermo a fissare l’erba scura, illuminata solo dalla fioca luce della Luna. “Non è la vera Luna” penso “Hanno falsificato pure quella.”.
E’ troppo scura per essere vera.
Un fruscìo mi fa voltare. Richard mi porge la coperta.
In mano il coltello risplende, gran parte delle sue occhiate sono sparite.
-Tocca a me, ora.-
Come avrà fatto a svegliarsi?
-Riposati, domani dobbiamo assolutamente tr…-
-Gale.- Mi dice serio –Voglio fare il mio turno, è giusto così.-
Regge il mio sguardo serio.
Afferro la coperta e gli lascio occupare il mio posto a cavalcioni sul ramo.
Non dormirò, non posso lasciare che resti senza protezione.
La coperta è caldissima, non sento quasi il freddo del vento che sferza contro le foglie dei rami.
Richard mi da le spalle e fissa il cielo.
È davvero fissato. Non diventerà mai uno scienziato.
Per Capitol City siamo tutti uguali. Macchine.
Il calore della coperta mi avvolge.
 
Spalanco gli occhi.
Dannazione! Mi sono addormentato!
Il mio sguardo guizza verso il ramo. Richard non c’è.
Il mio cuore inizia a martellare e le mie mani si agitano. Mi sciolgo subito e sposto in fretta la coperta.
-Gale!- La voce di Richard mi chiama dall’alto.
Sollevo il capo, è a cavalcioni su un ramo poco più in alto del nostro, in mano tiene un agglomerato di rami marrone scuro.
-Che diavolo ti salta in mente?- Gli dico senza alzare troppo il tono, lui si mette il gomitolo di rami sotto il braccio e scivola giù calandosi dal ramo.
Atterra con un tonfo leggero. Dev’essere abituato ad arrampicarsi.
-Guarda qui!- Mi dice euforico.
Inizia a spostare i rametti del gomitolo finchè non si intravede una macchiolina bianca, che ben presto si trasforma in un ovale biancastro e lucido.
Spostando altri rami ne spuntano altri due, tre.
-Abbiamo il prnazo!- Mi dice porgendomi il nido.
Certo, non è carne, ma in ogni caso abbiamo qualcosa da mettere sotto i denti.
Richiudiamo tutto dentro gli zaini e ci attacchiamo i coltelli alla cintura.
Ai piedi dell’albero faccio il punto della situazione.
-Andiamo ancora un po’ verso nord, se troviamo l’acqua facciamo rifornimento e poi ci troviamo un bel posto dove accamparci.-
Richard annuisce e inizia a camminare.
L’aria fresca ci impedisce di sudare troppo, anche se non abbiamo un bel niente da smaltire.
Sento le labbra secche e la gola mi brucia.
E’ faticoso anche parlare, stiamo zitti per un bel po’.
Richard non ce la fa più, ma non abbiamo camminato nemmeno tre ore. Pian piano le gambe mi si fanno pesanti.
Lui trascina i piedi, passa continuamente la lingua sulle lebbra, ma quelle restano secche e disidratate.
Non riesco nemmeno ad inghiottire.
Ad un certo punto sento un tonfo.
Richard è inciampato.
-È tutto ok.- Dice con la voce secca, poi tossicchia.
Non ce la faccio a vederlo così. Cosa sto combinando?
Lo sto lasciando morire.
Mi piego accanto a lui e lo sollevo sulle mie spalle.
-No Gale… Ce la faccio.- Gli occhi sono socchiusi.
Cerca di dimenarsi, ma lo tengo per i fianchi.
Cammino per un’altra ora, poi sono sfinito anch’io.
Ci sediamo all’ombra di un albero.
Raccolgo qualche rametto secco e inizio a sfregarne uno per accendere un fuoco. Cerco di fare esattamente come l’istruttore durante l’Addestramento.
Richard sembra essersi un po’ ripreso.
-Gale, scusami, sono solo un peso.- Dice tutto d’un fiato.
Mi volto e gli sorrido.
-Se fossi stato un peso ora cosa staremo friggendo qua su?-
Su una pietra piatta sfrigolano le uova. Per fortuna ci vogliono pochi minuti perché siano abbastanza cotte da poter essere mangiate, così spengo tutto.
-Non avendo utilizzato foglie secche non c’è stato molto fumo, ma potrebbero averci visto.- Dico a Richard mentre lui divora il suo uovo.
-Dobbiamo filarcela in fretta.-
Un uccello nero attraversa il cielo da nord a sud e si appoggia ad un ramo bassissimo, potrei benissimo colpirlo con le mie mani.
Faccio segno a Richard di stare fermo ed estraggo il coltello dal suo fodero.
È quello adatto ad essere lanciato. Stretto e lucente.
Con un piccolo movimento del polso il coltello vola in direziona del pennuto e nell’esatto istante in cui colpisce il suo petto un urlo agghiacciante rompe l’aria, seguito immediatamente da un colpo di cannone.
L’urlo era abbastanza lontano, ma sono sicuro si sia trattato di un agguato dei favoriti.
Faccio segno a Richaed di arrampicarsi e corro a recuperare l’uccello con ancora il petto squarciato dal coltello.
Lo seguo in fretta e saliamo finchè non siamo talmente in alto da non essere visti.
Lui si appoggia ad un ramo con il fiatone.
Appoggio l’uccello e dal becco cade una goccia d’acqua.
Acqua.
-Richard.- Lo chiamo sottovoce e gli indico il becco umido.
“Veniva da nord” mimo con le labbra.
Il suo sorriso si accende.
Dal folto degli alberi sbuca un ragazzo.
Capelli scuri, occhi chiari.
E’ Dajan!
Quel bastardo. Dov’è Leevy?
Aspetto ancora un po’ con il fiato sospeso. Lei non compare.
Dajan si volta più volte a destra e a sinistra, poi scompare dall’altro lato del bosco.
Ripenso all’urlo che abbiamo sentito prima.
Non era la voce di Leevy, ne sono sicuro.
Ma se mi sbagliassi?
Sarà stato lui ad uccidere la ragazzina di prima?
Richard legge la preoccupazione nei miei occhi. –Sta tranquillo.- Mi sussurra. –Aspettiamo ancora un po’ qui, se non compaiono favoriti ce ne andiamo a nord.-
È incredibile come i ruoli di chi aiuta e chi viene aiutato si invertano tanto in fretta tra me e questo ragazzino.
Rimaniamo in attesa per un po’.
Alla fine decidiamo di scendere.
Richard ha ancora le labbra secche, ma la speranza di trovare acqua qui vicino gli ha dato forza.
L’uccello aveva ancora il becco umido, ciò significa che l’acqua non dev’essere lontana.
Iniziamo a tagliare dei rami che sporgono sul percorso finchè ne cade uno e un raggio di sole ci colpisce in faccia.
Un’ampia distesa d’acqua ci si apre davanti.
Le rocce grige sporgono dal lato destro e un fiumiciattolo sfocia da sinistra andando ad infittirsi nel bosco.
A Richard si illuminano gli occhi.
Corre verso la riva del laghetto e si tuffa in acqua con tutta la testa.
-Ehi, aspetta almeno che rimpia la borraccia!- Gli dico ridendo.
Mi accovaccio e immergo più volte la borraccia nell’acqua limpida e fresca.
La porgo a Richard e lui la tracanna senza nemmeno prendere fiato. Quando si accorge di quello che fa si stacca subito. –Scusa.-
La sua faccia. Gli occhi bassi e le labbra serrate dall’imbarazzo.
È così simile a Rory..
Scoppio a ridere e anch’io bevo tutto il contenuto della borraccia.
Beviamo finchè la sete non scompare del tutto, poi riempio la borraccia fino all’orlo e la richiudo nello zaino.
Richard sospira ed estrae il filo dallo zaino. Mi guarda divertito e me lo lancia.
Lo afferro al volo.
-Addentriamoci di più, troppo vicino all’unica fonte d’acqua è pericoloso..- Gli dico iniziando a camminare.
Dopo un po’ ci blocchiamo in una piccola radura. C’è un albero abbastanza spazioso per la notte e l’acqua è vicinissima.
Inizio a modellare e annodare il filo. Le mie mani si muovono meccanicamente.
In pochi minuti ho già piazzato la trappola.
Ne creo altre tutt’intorno. Sono molto grandi e il filo è abbastanza spesso. Possono sollevare anche un uomo.
-Rich sta attento alle trappole.- Gli dico ancora chinato –Le ho piazzate tutt’intorno.-
Con il dito percorro il perimetro della radura.
-Oh, va bene.-
Ci appoggiamo all’albero.
-Allora- Si volta verso di me –Dove sono i favoriti?-
-Non saprei, dovremmo percorrere il perimetro del laghetto, loro devono essere dall’altro lato.-
-Beh.- Fa lui –Abbiamo un punto di riferimento.-
Prendo una boccata d’aria.
Beh, non avevo pensato ai favoriti come priorità.
-Oh, giusto.- Sembra capire i miei pensieri –Vuoi trovare la ragazza…-
Abbasso lo sguardo –Ma no… è che…-
-La nostra accompagnatrice dice che gli sponsor vi amano, perché non vi siete alleati?-
Non mi va di raccontargli che Leevy mi ha scaricato per Dajan –Non siamo riusciti ad incontrarci alla Cornucopia.-
-Oh…- Annuisce e china il capo.
Restiamo a riposare sotto l’albero finchè un uccello attraversa il cielo proiettando un ombra che guizza veloce verso ovest.
-Allora..- Richard inizia a sfregarsi le mani –Io vad…-
frush
Si sente un rumore secco provenire dalla parte a nord della radura.
Conosco benissimo quel rumore, è il rumore di una trappola a rete che è scattata.
Richard mi sguarda con gli occhi spalancati e appoggio un indice sulle labbra.
Mi sollevo lentamente senza produrre il minimo rumore, dopo anni di esperienza stando accuattato dietro ai cespugli mi riesce davvero bene.
Richard resta seduto e io impugno il coltello e mi dirigo verso il rumore.
La vegetazione copre una buona parte della scena, ma quando mi avvicino riesco a scorgere quello che sta succedendo. Una ragazza trattiene il fiato e tenta di rompere le maglie della rete.
Si dimena, ma con grazia, riesce a non produrre il minimo rumore.
Leggo il numero sulla sua tuta: 9. Grano e frumento.
Impreca sotto voce, ma continua a tentare di segare i filamenti. I capelli color cioccolato sembrano appena pettinati, gli occhi dello stesso colore sono ridotti a fessure.
Faccio un passo e lei solleva il capo.
Appena incrocia il mio sguardo sussulta e inizia a tremare.
Le mani si muovono freneticamente sulle maglie, trema e di tanto in tanto si gira a guardarmi.
Resto fermo per un po’, poi mi avvicino.
Sollevo il coltello.
La ragazza continua a muovere avanti e indietro il coltello cercando di rompere la rete e scappare, ma non ci riuscirà, il tessuto è fatto apposta.
Il mio braccio cala verso il basso e sento lo squarcio aprirsi.


Ciao lettori!

Spero che il capitolo vi sia piaciuto! Perdonatemi per l'attesa, ma sto lavorando a un'idea su un'interattiva che tra poco inizierò, per ora non voglio dirvi nulla, non vorrei che poi tutto si rivelasse un buco nell'acqua ahah
Ok, il nostro ragazzone ha trovato l'acqua e può finalmente fare quello che sa fare meglio yu-huu!
Non è morto nessuno per ora, quindi niente scaletta.
Ci si legge al prossimo, allora!
Un abbraccio,
Weather_ la prevedibile.

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Capitolo 16
*** Torneremo insieme ***


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Il tonfo del suo corpo a terra.
Lascio cadere il coltello.
La ragazza si mette in piedi in un secondo, la rete oscilla lentamente con lo squarcio a lato.
-Dovresti affilare quel coltello.-
Che cosa stupida da dire.
Di tutta risposta lei mi guarda intensamente e con uno sguardo percepisco tutta la sua gratitudine, poi mi da le spalle e fugge nel fitto degli alberi.
Resto fermo per qualche minuto, gli occhi rivolti verso l’erba che ha schiacciato correndo.
Non sono riuscito ad ucciderla, anche se la avevo davanti agli occhi. Avrei potuto lasciarla lì a morire di fame, o fare in modo che finisse in mano ai favoriti, un tributo in meno da fronteggiare.
Ma invece no, io non l’ho uccisa.
L’ho liberata, tra l’altro.
Richard accorre, sento il rumore dei suoi passi provenire dalla radura.
-Gale che è success…- Si blocca a guardare la rete squarciata e il mio coltello a terra. Ansima, ha il fiatone.
-Avevo preso un coniglio, ma mentre aprivo la rete per ucciderlo mi è scappato.- Una scusa per niente convincente.
Non ci crede, lo leggo nei suoi occhi. Un cacciatore capace di fabbricare trappole mortali si fa scappare un coniglio, una cosa ridicola.
Ansima ancora e mi squadra da capo a piedi.
-Okay.- Risponde scrollando le spalle.
Sollevo lo sguardo, è quasi sera.
-Vado a controllare le trappole tutt’intorno, che ne dici di iniziare ad accendere un fuoco?- Propongo.
-Certo.-
-Oh.- Lo ammonisco –Ricordati di usare solo rami secchi, e niente foglie, fanno solo fumo.-
Lui fa una specie di saluto militare sgangherato e si mette a cercare rametti.
Non lo lascio solo, ovvio. Sarò al confine della radura, lo terrò costantemente sott’occhio.
Le foglie scricchiolano sotto i miei piedi. Il sole che sta per calare proietta ombre deformi sul terriccio scuro.
Le prime tre trappole erano tutte vuote, quelle intorno alla trappola a rete anche, per fortuna a ovest sono riuscito a rimediare due lepri.
Penso al terrore negli occhi della ragazza mentre mi avvicinavo.
Credeva davvero che l’avrei uccisa?
Se devo morire, morirò senza aver ucciso nessuno. Ma il problema è che io non voglio morire.
Se mi trovassi alla fine con Richard, cosa farei?
Siamo solo al secondo giorno, certo, ma prima o poi dovrò pur trovare un modo per vivere e lasciar vivere Richard… e Leevy.
L’aria fresca della sera mi accarezza i capelli.
Ho concluso il giro da un pezzo, ma me ne sto seduto su una roccia. E tremendamente simile a quella sulla quale stavo seduto, con Katniss affianco.
Giro di trappole, pietre grandi e piatte. È tutto così simile a casa.
Ma a casa non si deve uccidere. A casa non ci si trova di fronte a una ragazzina terrorizzata che scappa vedendoti.
Il sole non è ancora scomparso all’orizzonte, perciò mi alzo con riluttanza a mi dirigo verso la radura.
Richard ha acceso un fuocherello e ha sollevato una pietra piatta con dei bastoni. Il fumo si schiaccia contro la parete di roccia e si disperde tutt’intorno quasi impercettibilmente.
Solleva la mano.
-Come diavolo…-
-Non chiedermelo..- Risponde –Non so, lo faceva mio padre al distretto quando portava a casa la carne e accendeva il camino. Non avendo la cappa il fumo si disperdeva e potevamo semplicemente aprire e finestre e farlo uscire. Non si vede quasi.-
Appoggio una mano sulla sua testa e gli arruffo i capelli.
Una cosa che facevo sempre a Rory quando portava a casa un bel voto o mi dava una mano a portare in casa la legna.
Lui sorride. –Allora, cosa hai preso?-
Gli mostro con orgoglio le due lepri e in un secondo fabbrico uno spiedo per arrostirne una. L’altra la mangeremo domani.
-Abbiamo anche un uccello qui.- Mi dice sollevando il pennuto. Bene, il cibo non ci manca.
-Se hai fame puoi arrostirlo.- Gli dico girando lo spiedo.
Un pezzo di coniglio dorato ci compare davanti e sento quasi la salivazione del mio alleato aumentare.
-No, no.- Risponde –Meglio non mangiare troppo oggi, e trovarci senza cibo domani.-
Sorrido e gli lancio una striscetta di carne secca, che ingurgita tutta intera, quasi senza masticare.
-Hai fatto in fretta a trovare la legna e costruire lo spargi-fumo, eh.- Gli dico mentre la carne sfrigola.
-L’abitudine, nel nostro distretto produciamo carta e raccogliamo legname, sì, ma non ci lasciano prendere nemmeno un ciocco. Dovevamo accontentarci dei rametti secchi ai margini del bosco.- Inizia ad appuntire un bastoncino col suo coltello –Se eri abbastanza fortunato da non trovare Pacificatori a fare la guardia.-
Insomma, niente in confronto al vecchio Cray, che addirittura mercanteggiava con noi.
Richard inizia a raccontarmi aneddoti divertenti su boscaioli che cadevano dagli alberi, senza farsi male, e ragazzi che arrostivano conigli ancora vivi, che appena sentivano il calore gli saltavano addosso graffiandogli la faccia.
Quando mi volto verso il coniglio allo spiedo è già bello dorato.
-Gnam.- Esclama Richard mentre stacco un pezzo di coscia e gliela porgo.
Affondo i denti nella tenera carne ed è come tornare al mio distretto. L’unto che cola sulle labbra, il calore e la croccantezza della carne appena cotta.
Spengo le braci con un piede e copro tutto con erba e terriccio.
La notte sta per calare e Richard è stanchissimo.
Abbiamo acqua e provviste a sufficienza, così inizio a spiegare al mio compagno il piano di domani.
Trovare Leevy vorrei dire, ma non posso costringere Richard ad allontanarsi da questo posto così sicuro per un mio stupido capriccio.
-Andiamo a vedere come se la passano i favoriti.- Riassumo alla fine.
Lui mi guarda con tenerezza. – Lo so che vuoi trovare Leevy, quindi possiamo andarci.-
Rimango quasi a bocca aperta.
-N.. No…- Rispondo con imbarazzo –E comunque non voglio che ti allontani da questa radura.-
-Va bene, allora io vado a vedere cosa fanno i favoriti e tu cerchi la tua amica, no?-
-No.- Rispondo secco. –Credi che ti manderò in mano a quello scimmione di Cato? Scordatelo.-
-Dai, Gale. Me la caverò…- Fa un tono un po’ cantilenato, come un bambino che vuole che il fratello gli compri un pacchetto di caramelle.
-No, niente da fare.-
-Voglio rendermi utile.- Dice serio –Sono bravo ad arrampicarmi, credo di avertelo già dimostrato. Salirò talmente in alto che nemmeno King Kon-Cato riuscirà a raggiungermi.- Mi viene quasi da ridere.
Il genere di battute che farebbe Rory.
Sbuffo –Va bene, ma ti voglio qui nel giro di un’ora.-
Sorride anche lui e mi tira una pacca sulla spalla.
Intanto il cielo si è scurito.
Chiudiamo tutto nello zaino e ci appostiamo su un ramo, non si sa mai.
Anche se ho dovuto dividere la carne con Richard non ho fame. Lui sta con la schiena contro il tronco dell’albero a intagliare il suo pezzetto di legno.
Sta iniziando a prendere forma, si riconoscono due bitorzoli all’estremità e un piccolo rigonfiamento a lato.
-Che cos’è?- Gli chiedo facendo un cenno verso la sua scultura, se così la si può chiamare.
-Oh, nulla.- Se la caccia in tasca e chiude il coltello. Passa le mani sui pantaloni e spazza via i pezzi di legno che si erano accumulati sulle sue gambe.
Quando ha finito fa un lungo sbadiglio.
-Mi sa che sta notte farò il turno tutto solo..- Gli dico provocandolo.
-No, no!- Si affretta a rispondere –Ce la faccio a restare sve…- Sbadiglia ancora.
Trattengo una risata –Beh, si vede.-
-Sta zitto.- Dice mentre i suoi occhi si chiudono da soli. –E sta pronto per quando ti darò il cambio..-
-Certo signor Vogliorestaresveglioanchesemuoiodistanchezza..-
Non mi risponde, si è già addormentato.
Estraggo la corda dallo zaino e gliela lego alla vita, la serata è freddissima, così lo avvolgo nel plaid quasi due volte.
Sotto quella coperta ci entrerebbero benissimo due me.
Bevo un sorso d’acqua dalla borraccia, mentre fisso l’erba scura che oscilla sospinta dal vento freddo.
L’inno di Capitol City parte e un paio di occhi chiari mi fissa inespressivo. La ragazza del 7.
Penso a Dajan, anche lui del 7.
Se si è preso la briga di portare con sé Leevy, avrebbe anche potuto proteggere la sua compagna di Distretto.
La musica si interrompe, Richard dorme ancora. Dorme tanto profondamente che non l’ha minimamente infastidito.
La sera è così stanco che non riesco a insegnargli quello che voleva sapere. Povero ragazzo, spero che domani andrà tutto bene.
Non sono per niente sicuro di volerlo lasciare così, ma ha bisogno che qualcuno gli dimostri fiducia, come Rory quando lo lasciavo libero di andare a prendere la legna accanto la casa di Katniss, anche se sono sicuro che il suo unico interesse in quei momenti fosse Prim.
Il vento freddo mi fa quasi cadere dal ramo. Se mi addormento come ho fatto ieri sarà un disastro, devo restare sveglio.
Dei passi rimbombano dall’altro lato dell’albero. Mi sposto lentamente sul ramo e sporgo la testa per sentire meglio.
-… non credi?- Fa la voce di una ragazza.
-No.- Questa la riconosco, è Cato. –Se troviamo la ragazza del suo distretto ci arriviamo prima, no?-
-Ma chissà dove sarà.- Dice un altro ragazzo.
Mi sporgo ancora di più e sta volta vedo tutto con chiarezza.
I favoriti camminano compatti a qualche metro dal nostro albero. Cato è in testa al gruppo e risponde agli altri senza nemmeno guardarli in faccia.
Il ragazzo con i capelli ramati, distretto 4, sta accanto a lui e obbietta qualsiasi cosa propongano gli altri.
-Forse è per questo che la stiamo cercando?- Ribatte la ragazza del distretto 1 con un tono scocciato.
-Shh.- Cato zittisce tutti con un gesto della mano. –Ho sentito un rumore.-
Il ragazzo dell’1, quello che ha ucciso il ragazzino del 3, scuote la testa come se quella scena si fosse ripetuta già una decina di volte prima.
Mi schiaccio contro il tronco dell’albero e trattengo il respiro.
Cato guarda verso di noi e ho il terrore che scorga Richard, o che lui si svegli e faccia rumore.
Passano i secondi. Mi sembrano ore.
-Andiamocene, non era niente.- Conclude voltandosi.
-Come sempre.- Borbotta Marvel.
Si allontanano.
Ed è lì che realizzo cosa stanno facendo.
Cercano Leevy.
Avrei voglia di scendere e inseguirli, ma poi sarei costretto a vedermela con cinque favoriti armati fino ai denti, solo con un coltello per giunta.
Meglio di no.
Il cuore mi martella nel petto. Se dovessero trovare Leevy io… Non lo so, non so cosa farei.
È così frustrante sapere che c’è un gruppo di assassini che cerca la persona a cui tieni di più, senza che tu possa fare nulla.
Io che ho sempre avuto tutto sotto controllo. Non posso restare qui.
Se ci fosse stato solo Cato sarei sceso. Ma loro sono in cinque e io in uno.
Mi volto verso Richard. I favoriti sono lontani.
Il vento soffia con più delicatezza, non sento più freddo.
Passo tutta la notte così. Immobile.
L’unico organo che rimane attento e teso è l’orecchio. Un colpo di cannone e sarà tutto finito.
La luce arriva prima del previsto, ma forse è solo un’impressione.
Richard ha dormito molto, e io per niente, ma sono felice che si sia ripreso un po’.
Quando mi volto mi accorgo che è già sveglio. Ha la corda in mano e lo zaino che gli penzola da un braccio.
-Gale, io vado.-
Non mi oppongo.
Sarà che mi fido di lui, sarà che ho davvero bisogno di trovare Leevy. Ma lo lascio andare.
-Tornerò, ci vediamo qui al tramonto.- Mi dice, poi si avvicina a me e mi cinge i fianchi con le sue esili braccia.
Posy mi abbracciava sempre, ma questa volta è diverso.
Sebbene il mio cuore sia stretto in una morsa di preoccupazione e paura, l’abbraccio di Richard mi fa sentire meglio, ma forse è solo un’impressione.
Si volta e mi lascia lo zaino.
Salta su un ramo e ne afferra uno con due braccia e con un’incredibile forza si tira su e scompare tra il fogliame dei pini.
Faccio un grande respiro e salto giù dal ramo.
I favoriti si sono diretti a est, decido di mettermi sui loro passi.
Riuscirò a ritrovare la radura, se mi muovo senza cambiare bruscamente direzione mi basterà ripercorrere il tragitto al contrario.
Metto lo zaino in spalla e faccio una promessa a me stesso: entro il tramonto Leevy sarà qui.
Con me.
Ciao lettori!
Prima di tutto vi chiedo scusa per l'attesa, ma vi spiegherò meglio nel prossimo capitolo.
Ho cambiato angolo dell'autrice per farvi capire che ho modificato il capitolo, a causa dell'errore che ho commesso scrivendo che non c'erano morti.
Quindi, eccovi di seguto la scaletta delle morti:
La ragazza del distretto 7.
Bene, mi pare sia tutto.
Il prossimo capitolo arriverà a breve.
Perdonatemi per l'attesa.
Weather_

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Capitolo 17
*** Forse, va bene così. ***


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È quasi un’ora che cammino.
Non ho rallentato il passo né mi sono fermato nemmeno una volta. La voglia di trovare Leevy è troppo forte in me.
Inizio a pentirmi di aver lasciato Richard da solo, se gli accadesse qualcosa io…
Mi compare in mente l’immagine di Marvel che infilzava il petto del ragazzino alla Cornucopia.
Mi fermo di colpo e scuoto la testa per riprendermi.
Se mi metto a pensare a tutti finisco male. Richard se la caverà, me l’ha promesso.
Stringo nella mano il coltello e faccio un respiro profondo.
Continuo a camminare, nella mia mente si alternano le immagini della mia famiglia, il mio cuore aumenta i battiti quando il mio cervello mi proietta in testa l’immagine di Katniss. Dei nostri boschi.
A quest’ora avrà già trovato qualcun altro con cui andare a caccia.
Ripenso alla prima volta che ci siamo incontrati, quando credevo volesse rubare dalle mie trappole.
Oppure a quel giorno, in cui si slogò una caviglia e io la portai attraverso gli alberi, fino a casa. Con il terrore che qualcuno potesse vederci.
Non l’ho mai abbandonata.
Sono stati questi Giochi a farlo. È stata Capitol City a farlo.
Le membra mi fremono e mi viene voglia di prendere a pugni qualcosa.
Ad un certo punto il mio sguardo si ferma su un piccolo pezzetto di stoffa verde.
Mi avvicino e lo raccolgo cautamente, la prima cosa che ci hanno insegnato all’Addestramento è stata di non fidarsi di nulla di tutto ciò che si trova nell’Arena.
Esamino il pezzetto da vicino e mi accorgo di una cosa. Non si tratta di un pezzo di stoffa, ma di fili d’erba intrecciati e resi resistenti. Evidentemente il pezzo si è spezzato da qualcosa di più grande.
Il mio cuore manca un battito.
So benissimo chi è l’unica persona capace di creare una cosa del genere. L’unica persona con un precisione tale da realizzare un lavoro così accurato.
Inizio ad aumentare il passo verso il fitto degli alberi.
Sto quasi correndo.
Il mio battito cardiaco si fa più intenso, mentre sposto con forza i rami che mi bloccano il passaggio.
Alberi, probabilmente abeti, creano una sorta di passaggio e noto che non ho mai visto una zona del genere, dove diavolo mi sono cacciato?
Cammino, passo dopo passo, per quasi mezz’ora.
Di Leevy nemmeno l’ombra.
Inizio a pensare di aver sbagliato strada e mi maledico mentalmente per aver lasciato Richard da solo.
I ricordi di Rory iniziano a pulsarmi in testa e li scaccio via risollevandomi.
Mi spazzolo i pantaloni e faccio uno schema mentale.
Se ripercorro il tragitto al contrario mi ritroverò nella radura e potrò andare a ripescare il mio alleato.
Faccio un respiro profondo, quando un altro pezzetto di erba intrecciata riflette un flebile raggio di sole.
Scatto verso il punto in cui l’ho visto e lo afferro in un secondo.
Sto andando verso la direzione giusta.
Mi rimetto in cammino. Il sole è quasi al centro del falso cielo dell’Arena. Un vento mi scompiglia i capelli e l’odore del bosco infonde in me una sensazione di forza. Insomma, in quest’Arena gioco in casa, i boschi sono la mia casa.
Tengo il coltello stretto in mano, quando un vociare forte mi rimbomba nelle orecchie.
Il mio battito aumenta e afferro il primo ramo che trovo e mi tiro su.
I Favoriti sbucano da un cespuglio.
Sono solo in quattro: Cato, Marvel, la ragazza del 2 e il ragazzo del 4.
-Cato, dove si va, ora?- Chiede Marvel giocherellando con la punta del suo coltello.
-Verso ovest, ho visto del fumo sta mattina.- Risponde lui senza guardarlo.
La ragazza del 2 fa un verso di piacere –Finalmente qualcuno da fare a pezzetti, ero in astinenza.-
Il gruppo scoppia a ridere, tutti tranne Cato.
-Forza, andiamo.- Li esorta lui e scompaiono dall’altro lato del sentiero.
Un brivido mi percorre la schiena.
Se Leevy fosse davvero dove credo che sia, dovrebbero già averla vista.
Ma forse è un bene che non sia successo.
Aspetto ancora qualche minuto e mi lascio cadere sul tenero terriccio.
Stringo le cinghie dello zaino e mi rimetto in cammino.
Mentre cammino penso a cosa farò quando troverò Leevy e soprattutto a come la troverò.
Se quel bastardo di Dajan l’ha lasciata da sola ci dev’essere un motivo. Magari ha una ferita profonda e lui la da già per spacciata. Ma perché diavolo Haymitch non le manda qualcosa?
Insomma, lei dovrebbe avere sponsor a palate.
È dolce, gentile, adorabile. Capitol City si è innamorata di lei, e allora perché non fa nulla?
Ma queste sono solo supposizioni, dovrei pensare, piuttosto, a cosa fare se non la trovassi.
Mi sono ripromesso di farlo, ma sta sera devo tornare da Richard, non posso lasciarlo solo.
Vorrei sapere come sta, avremmo dovuto…
Un lamento mi interrompe.
È una voce dolce e pacata, quasi impercettibile.
Lascio cadere lo zaino per essere più libero nei movimenti e inizio a correre. Sto facendo un sacco di rumore, ma in questo momento non m’importa.
Il cuore mi rimbomba in petto e ho il fiatone in meno di tre secondi.
Raggiungo un tronco scuro adagiato a terra orizzontalmente, il muschio lo ricopre nella parte destra, e so che quello è il nord.
Non mi sono spostato molto, dopotutto.
Corro attorno al tronco e quello che vedo dall’altro lato mi fa crollare a terra.
Una ragazza dai capelli castano chiaro sta seduta con le palpebre chiuse.
Le labbra secche sono leggermente schiuse e emettono deboli respiri. La giacca scura e tutta sporca di fango e le braccia sono adagiate sul ventre senza peso.
Il volto e le mani sono impolverate e ferite in più punti, il cerchietto sulla spalla indica il numero del suo Distretto di appartenenza.
12.
-Leevy.- La chiamo debolmente.
Vederla così mi fa quasi venire da piangere, ma in un secondo tutta la mia tristezza di trasforma in rabbia.
Odio puro verso l’essere che l’ha abbandonata qui in queste condizioni.
Lei apre un occhio lentamente e le lacrime iniziano a bagnarle gli zigomi.
Le sfioro una guancia incrostata di fango e noto che scotta terribilmente.
-Gale…- Mi dice con una voce roca che non sembra la sua.
Un fuoco mi nasce dentro. Mi viene voglia di sollevarmi e correre.
Correre finchè non trovo Dajan e piantargli il coltello in testa.
Le mani iniziano a tremarmi e lei appoggia il suo piccolo palmo sulla mia gamba.
Un senso di calma mi invade. È incredibile l’effetto che il suo semplice tocco riesce a farmi.
La guardo negli occhi. I suoi occhi azzurri come il cielo.
Non il cielo che Capito, City ci ripropone in questa Arena mortale.
Un cielo vero, libero, che nessuna recinzione può impedirci di osservare.
Le accarezzo i capelli e le appoggio le labbra sulla tempia.
Sento un nuovo fuoco nascermi dentro, una cosa diversa. Vederla così mi ha distrutto, voglio farmi perdonare per averla abbandonata.
Sì, perché sono stato io a non portarla con me e a lasciarla nelle mani di Dajan.
Il mio volto si muove da solo, mi accorgo di quello che sto facendo solo quando le mie labbra sono sulle sue.
Sto baciando Leevy.
Sento il suo profumo mascherato dall’odore di fango e lei appoggia le mani sul mio petto.
Resto così per un po’, poi la stringo tra le mie braccia.
Le sue lacrime mi bagnano la maglietta e mi accorgo di quello che dovrei fare davvero.
-Leevy,- Le dico dolcemente –Aspetta qui, vado a prendere dell’acqua.- Ho lasciato lo zaino qualche passo più indietro.
-Io non mi muovo da qui.- Mi risponde accennando un sorriso.
Arrossisce un sacco, ma il fango maschera gran parte della sua pelle.
Solo l’averla toccata in treno l’ha fatta arrossire.
Quello che ho appena fatto l’avrà distrutta.
Corro più in fretta che posso e torno da lei in un minuto.
Fa per sollevarsi, la le spingo il petto e la faccio riappoggiare al tronco.
-Ci sono io, ok?-
Apro lo zaino e estraggo la borraccia piena d’acqua.
-Piano..- Le dico porgendogliela e lei inizia a bere lentamente, come le ho detto di fare.
Mi strappo un pezzo di maglietta e la bagno con un po’ d’acqua.
Lei mi guarda interrogativa e io le passo il pezzo di stoffa sul viso, lavando via i pezzi di fango.
-Mi dici cosa ti è successo?- La felicità di averla trovata è troppo forte e per un po’ si sovrappone alla rabbia verso Dajan.
È ancora debole e mi guarda senza espressione.
-Ho la febbre, Gale.- Tossisce un po’.
-Quando Dajan l’ha capito, mi ha detto di aspettarlo, perché sarebbe andato a prendere dell’acqua o qualcosa per me, ma da lì non l’ho più visto.-
La rabbia mi monta dentro.
-No, aspetta.- Dice debolmente –Non è stato lui a lasciarmi così…- Tossisce. –Sono io che mi sono mossa per andare a cercarlo, sono caduta un paio di volte, ma mi sono fermata qui perché non riuscivo più ad alzarmi…-
La guardo.
-Gale, Dajan ha rischiato la vita due volte per cercare di nascondermi dai Favoriti e li ha portati sulle sue tracce per allontanarli da me.-
Non ci credo.
È inutile, non ci credo.
Quell’idiota l’ha lasciata qui.
-Certo, perché lasciarti sola in queste condizioni è proprio un’idea geniale, degna di lui.-
Sarcasmo.
Non va bene.
Lei chiude gli occhi e fa un respiro profondo.
Basta, Gale.
Sto facendo la figura del ragazzo geloso.
-Andiamocene di qui.- Le dico addolcendo il tono.
Lei fa per alzarsi e poi crolla a terra.
Rido nervosamente.
La cingo per la vita e me la carico sulle spalle.
-Gale…- Non la posso vedere ma scommetto che sta arrossendo.
-Shh…-
Inizio a camminare verso la radura.
Sorrido.
La sento tesa, come se il contatto con me la innervosisse.
Insomma, la sto solo tenendo in braccio, che c’è di male? Nel Distretto avrà sicuramente avuto dei ragazzi attorno, no?
Non mi riconosco.
A cosa diavolo sto pensando?
-Gale…- Mi chiama da dietro le mie spalle.
-Che c’è?- Le chiedo piano.
-Grazie…-
Non rispondo, ma di nuovo le mie labbra si piegano in un sorriso.
Non riesco a non paragonarla a Katniss.
Quando portavo lei sulle spalle era tutto diverso. Sapevo che una volta a casa sarebbe scesa da sola e si sarebbe medicata.
Sapevo che Katniss sarebbe stata in grado di badare a sé stessa.
Con Leevy è diverso.
Mi sento in dovere di proteggerla.
Devo starle accanto.
Devo tenerla sulle spalle per evitare che si sforzi.
Con lei è tutto nuovo.
Sono abituato alla sensazione che provo quando sono con Katniss. Mi sento bene, libero, sicuro.
Con Leevy mi sento in tutt’altro modo.
Lo stare bene c’è, ma provo dell’altro.
La sensazione non sapere mai cosa fare, la sensazione di avere paura di fare troppo, di spezzarla come un rametto.
Vederla così, inerme, sulle mia spalle, mi fa sentire bene.
So che ora è qui, davvero.
Il suo respiro mi scalda l’orecchio.
La testa appoggiata sulla mia spalla.
Stiamo camminando da quasi un’ora, ma non sento la stanchezza.
Forse sto bene così. Nonostante mi trovi in un’Arena piena di assassini e pericoli ovunque, so che ora ho la situazione sotto controllo.
Ho Leevy e Richard.
Ho accanto le due persone che mi ero ripromesso di salvare.
E forse va bene così.
 
Saranno già passate le tre e inizio a riconoscere qualche elemento della zona della radura.
-Siamo quasi arrivati.- Le sussurro anche se probabilmente non mi sentirà.
Sono sfinito, ma Leevy è talmente minuta che il suo peso è irrilevante.
Ho bisogno di bere, non mi va di fermarmi, potrei svegliarla, ma sono vicinissimo alla radura, quindi posso anche fare uno strappo alla regola.
Appoggio Leevy a un tronco con la delicatezza con cui assemblo una trappola e estraggo la borraccia dallo zaino.
Bevo un sorso e poi mi siedo a guardarla.
Trema un po’ per la febbre, allora mi sfilo la giacca e gliela chiudo sulle spalle.
Il rumore della zip la sveglia.
-Gale.. che sta…?-
-Siamo quasi arrivati.-
Strizza gli occhi e mi fissa la maglietta strappata.
Un rumore dal fitto degli alberi mi fa rinvenire.
Un ruggito.
Il terrore mi invade.
Prendo Leevy e in un secondo me la carico in spalla.
Devo pensare velocemente a cosa fare.
Osservo gli alberi tutt’intorno.
Sono bassi, possiamo arrampicarci, ma come faccio con lei?
Il ruggito si fa più vicino, così corro verso l’albero più vicino.
Sento di nuovo il ruggito, sta volta proprio dietro di me, mi volto e a qualche metro da noi vedo una creatura spaventosa.
Un orso dalla pelliccia nero pece.
No, non è un orso.
Il muso è allungato e pieno di ferite e sangue rappreso, gli occhi rossi iniettati di sangue mi fissano.
Il corpo è massiccio quanto due orsi bruni e gli artigli ricordano vagamente quelli di un’aquila.
Non è un orso, è un ibrido.
Nei suoi occhi riconosco uno sguardo che mi colpisce al cuore come una freccia.
È Cato.
Sento ancora le sue parole “Ti ucciderò, 12”.
Dev’essere arrivato quel momento.
Inizia a muoversi verso di me.
Non posso lasciare Leevy a terra, ma lei fa qualcosa che mi lascia allibito.
Scende dalle mie spalle e corre verso l’albero –Muoviti!- Mi esorta.
Si vede che sta facendo uno sforzo incredibile.
L’ibrido percepisce il suo movimento e corre verso di lei.
Non ce la farà ad arrampicarsi, è troppo lenta.
In un secondo nella mia testa vedo l’immagine di Leevy strappata via dall’albero dagli artigli dell’ibrido e i suoi denti che lacerano la sua carne.
Devo salvarla.
Faccio una cosa incredibilmente stupida.
Cato, credo che siamo all’epilogo. Puoi benissimo uccidermi, ora.
Corro verso l’orso e mi butto tra le sue zampe con il coltello in mano.
Morirò.
Morirò.
Morirò.
Rivedo le scene dei miei sogni, Cato che mi rincorreva e mi uccideva lentamente.
Ho paura.
Se devo morire lo farò per questo.
Ripenso agli occhi di Katniss e al suo sorriso, ma l’ultima immagine che mi rimane nella mente prima di toccare la pelliccia scura dell’ibrido è il colore degli occhi di Leevy.

Ciao lettori!
Allora, un enorme SCUSA per l'attesa.
Ma lasciate che vi spieghi tutto con calma.
Lo so, sono stata scorretta nei vostri confronti, ma ero piena di impegni, scrivere era diventata una forzatura per me, ero quasi obbligata a farlo.
E questo, secondo me, non adava bene.
Io adoro scrivere, fare la scrittrice è il mio sogno, e quindi voglio che sia una cosa spontanea, che mi esce da dentro.
Continuare i capitoli era quasi stancante.
Non volevo che avesse questo effetto su di me, quindi ho deciso di smettere per un pò.
Mi sono riposata e sono fiera di ammettere che oggi, continuare a scrivere, è stata una mia necessità.
Sono felice che finalmente abbia ripreso a scrivere e devo ammettere che mi siete mancati.
Spero che continuerete a seguire la storia nonostante questa pausa inaspettata.
Ringrazio Silente996 per avermi spiegato bene quello che non andava più negli ultimi capitoli, ed eccovi, dunque, il mio diciassettesimo capitolo.
Spero mi perdoniate.

PS. Ho corretto il capitolo precedente, dove mi ero dimenticata di annunciare la morte della ragazza del distretto 7, quella a cui apparteneva l'urlo, insomma.

Grazie a tutti coloro che continueranno a seguirmi e che l'hanno fatto fin'ora.
Sono tornata soprattutto per voi.

Weather_ (che non vede l'ora di sapere cosa ne pensate del capitolo di oggi.)
(e che vi ama alla follia)

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Capitolo 18
*** La stella più piccola. ***


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Cozzo contro la pancia dell’ibrido e mi giro verso l’albero dove Leevy si sta arrampicando.
Non posso fermare l’orso, ma rallentarlo sì.
Chiudo gli occhi.
Ripenso ai boschi del mio distretto, così diversi da quelli di quest’Arena.
Ripenso alla mia famiglia, a mia madre, che dovrà crescere da sola Rory, Vick e Posy, che da quando se n’è andato papà ha stretto i denti e ha cercato di svolgere qualsiasi lavoro, anche degradante, pur di far condurre ai suoi figli una vita decente.
Non potremmo mai condurre una vita decente finché Capitol City continua a prendersi gioco delle nostre vite.
La colpa è anche nostra, che lasciamo che ci prendano la vita dalle mani.
La colpa è anche nostra, perché facciamo in modo che ci lascino morire. Perché ci lasciamo morire.
Spalanco gli occhi e stringo nelle mani il coltello.
In un secondo sento l’urlo di Leevy e una zampa enorme copre il sole oscurandomi la vista.
La sento poggiarsi sulla mia schiena e iniziare a fare pressione.
Colpisco l’ibrido con il coltello, ma è tutto inutile, è una lama troppo corta per raggiungere un qualche organo vitale, purché ce ne siano.
Sento gli artigli affondare nella carne della schiena, mi spezzerà le ossa.
Chiudo gli occhi.
Di colpo l’ibrido si ritrae e fa qualche passo indietro.
Qualcosa di luccicante spunta dalla parte sinistra del suo petto, una lancia!
Rido nervosamente.
Gli artigli d’aquila dell’ibrido non sono riusciti ad affondare abbastanza da uccidermi, ma la schiena mi fa comunque male.
Resto fermo per un po’, imbambolato.
-Muoviti!- Sento una voce chiamarmi da dietro il corpo dell’orso, -Che fai lì impalato?!-
Sfilo la lancia insanguinata e corro verso l’albero, una figura femminile mi corre accanto.
La tuta stracciata e logora mostra chiaramente un numero: 9.
Corre con i capelli castani al vento e mi incita urlando.
Sono ancora confuso.
Mi davo per morto, e ora sto correndo verso la salvezza con una ragazza.
Ci arrampichiamo in fretta, l’ibrido sta ancora riprendendosi, ma non gli resta ancora molto da vivere, la ragazza che l’ha trafitto ha mirato al cuore.
Leevy è a metà tronco, stava scendendo.
-Sali!- Le ordina la tributa del 9 e lei, con gli occhi ancora umidi, annuisce e utilizza quel poco di energie che le sono rimaste per arrampicarsi fino al primo ramo spazioso.
Si accovaccia con la schiena contro il tronco e ansima per lo sforzo.
La ragazza del 9 sfila dalla schiena un’altra lancia e la tiene stretta in mano, come per proteggersi da eventuali attacchi.
-Ora siamo pari, 12.- Mi dice fissandomi, -Sono Arany, piacere.-
Mi porge la mano e gliela stringo.
-Gale.-
Ho ancora gli occhi sgranati.
Lo sforza della salita mi ha sfinito, la schiena mi sanguina e mi brucia in tutta la sua estensione.
-Tu come ti chiami?- Chiede Arany voltandosi verso Leevy.
-Leevy.- Risponde lei.
-Come diavolo siete combinati?- Ci guarda attentamente.
-È davvero un’idea geniale andarsene a zonzo per l’Arena senza uno straccio di arma decente.- Mi dice con sarcasmo.
-Puoi tenerti la lancia, ma avete bisogno di medicine, fammi vedere la schiena.- Mi ordina.
Odio essere comandato a bacchetta.
-Senti,- Le dico –Grazie per l’aiuto, ma sono capace di badare a me stesso.-
Mi sorride divertita.
-Non voglio allearmi con voi, ma sarebbe scorretto lasciarvi qua su in queste condizioni.- Si scosta una ciocca di capelli dal viso –Vi seguivo da un po’, e ho notato che stavi portando Leevy sulla schiena, come hai intenzione di fare, ora?-
Non so davvero che rispondere.
Mi ha messo nel sacco, dannazione.
-Non lo so, ma posso farcela anche senza di te.-
-Non sono una bambolina, eh.- Interviene la mia compagna di Distretto con un tono nervoso.
Mi stupisco nel sentirle dire una cosa del genere.
-Posso camminare anche da sola, mi sono riposata abbastanza.-
-Uh, come siamo decisi.- Sorride Arany, -Va bene, allora. Arriviamo prima al punto in cui vi rifugiate, e poi me ne vado.-
-E chi mi dice che non vuoi arrivare fin lì, ucciderci e prendere tutto quello che abbiamo?- Replico ferreo.
-Se avessi voluto ucciderti l’avrei fatto già da un po’.- Sorride di nuovo. –Voglio solo ripagarti al meglio per non avermi uccisa ieri.-
Leevy mi guarda interrogativa.
Mi sollevo e una fitta alla schiena mi fa traballare.
-Scendiamo.- Dico.
L’orso è a terra senza vita, non c’è nessun pericolo per ora.
Camminiamo in fila, Io per primo, poi Leevy, poi Arany.
“Vi copro le spalle” ha detto.
Due colpi di cannone di seguito mi fanno sussultare.
Sento il battito aumentare e penso a Richard.
Ho sprecato tantissimo tempo, gli ibridi l’avranno sorpreso alla radura?
O saranno stati i Favoriti?
Inizio a tremare.
-C’è qualcosa che non va?- Mi chiede Leevy da dietro.
-No, niente.- Rispondo freddo.
In poco tempo siamo alla radura, eravamo abbastanza vicini.
La schiena mi fa male, ma faccio comunque uno scatto verso il centro del nostro rifugio.
-Richard!- Lo chiamo.
Nessuna risposta.
Inizio a tremare ancora più forte.
-Ehi, non mi ringrazi neanche, Gale?- Mi ammonisce Arany.
La vado accanto con gli occhi ancora freddi.
-Grazie.- Le dico –Ora puoi andare.-
Mi sorride e ci saluta con la mano, per poi scomparire tra gli alberi.
-Gale, mi dici cosa sta succedendo?- Mi chiede Leevy ancora ansimando.
Chiamo ancora Richard, ma niente.
Muovo lo sguardo da un ramo all’altro cercando il mio alleato.
Una figura salta giù da un albero, traballando un po’ nell’atterraggio.
È Richard.
Tiro un sorriso di sollievo.
-Cavolo, vuoi davvero fami morire?- Gli dico.
Sorride e lascia cadere un arco e una faretra che aveva tra le mani.
Sgrano gli occhi. –E questo dove diavolo…?-
-Ce l’aveva la ragazza del 2.- Mi dice con la voce un po’ stanca –Sono riuscito a prenderglielo dopo che l’ibrido l’ha uccisa.-
Abbassa lo sguardo.
Sorrido e afferro l’arco.
-Lei chi è?- Mi chiede sollevando il coltello e corrugando le sopracciglia.
-Leevy.-
Sorride e si rilassa –Oh, io sono Richard.- Le porge la mano e lei risponde la saluto.
-Va bene, allora io vado a fare il giro delle trappol…- Mi guarda la schiena.
-Ehi, che ti è successo?-
-Una storia lunga…- Rispondo vago. –Non sono ferite profonde, si rimargineranno. Vado a metterci dell’acqua, ok?-
Richard annuisce e si dirige verso i cespugli zoppicando un po’.
Guardo Leevy e la porto verso un tronco, per appoggiarsi.
-Prendo dell’acqua così puoi riposare anche tu, ok?-
Annuisce e faccio per andarmene.
-Aspetta.- Mi ferma –Non ti sembra che Richard avesse qualcosa di strano?-
Mi acciglio –Cosa intendi?-
-Non hai notato? Zoppicava e teneva una gamba dei pantaloni sollevata e rimboccata, l’altra che copriva la gamba. E poi guarda lì.-
Mi indica il punto in cui Richard è atterrato, qualcosa di rosso crea una pozzanghera. Sangue.
Un vento fresco soffia tra le cime degli alberi e le stelle sono già visibili, la sera sta calando.
Corro verso i cespugli, mentre un dolore lancinante mi percorre la schiena.
-Richard!-
Lo trovo appoggiato a un tronco, la testa scura piegata all’insù, fissando il cielo.
-Cavolo, che stelle, stasera.-
-Richard, che ti succede?-
Sta volta tiene tutte e due le gambe del pantalone rimboccate, e quello che vedo al suo piede sinistro mi fa saltare un battito.
Un graffio parte dal polpaccio e scende verso la caviglia. Il tallone è talmente mal messo che si riesce quasi a vedere l’osso.
Mi tappo la bocca per non vomitare.
-Quella è la Stella Polare, vero?- Solleva un indice tremante.
-Richard, ascolta.- La voce mi si spezza –Sistemeremo anche questo, ok?-
-Sì, è quella.- Si risponde da solo sorridendo –Gale, ma quando si muore si va in cielo, no? Quindi posso vedere le stelle da vicino.-
-Non Richard!- Sto urlando –No! Non morirai!- Gli prendo il volto tra le mani –Guardami! Non morirai!-
-Vorrei poterlo raccontare anche a te, ma tu vincerai, Gale.-
Le lacrime mi rigano il viso.
Indica una stella piccola, ma abbastanza luminosa. –Come si chiama quella?-
-Non… Non lo so.- Sto piangendo, ora.
-Facciamo che da oggi in poi quella stella si chiamerà Richard, ok?- Sorride debolmente.
-Richard…- Non posso fare più niente. Sta morendo dissanguato.
-Grazie, Gale.- Ansima. –Io ti… ti voglio bene.-
Un colpo di cannone mi risuona nelle orecchie.
Urlo.
Mi sollevo di scatto e inizio a prendere a pugni un tronco.
Non me ne frega niente del dolore o del fatto che ci scoprano.
Colpisco il tronco fino a scortecciarlo, finché non ho le nocche insanguinate.
Ripenso al suo sorriso, a quando cercava di mostrarsi più forte di quanto non fosse, a quando gli spiegavo le stelle e al suo sogno di diventare uno scienziato.
Tutto infranto.
Tutto distrutto dal sadismo di Capitol City.
Non c’è spazio per i sogni in questo mondo, adesso lo so.
Urlo ancora, sta volta di rabbia e colpisco con più forza il tronco.
Un colpo per Capitol City, che ogni anno permette questo gioco al massacro.
Un colpo per gli ibridi, che gli hanno squarciato il piede.
Un colpo per me stesso, perchè ho permesso che questo accadesse.
Un colpo per Richard, che si è abbandonato alla morte.
Un colpo per questo cielo finto, che mi soffoca ogni giorno di più.
Tue braccia calde mi cingono la vita. –Gale, basta così.-
L’hovercraft compare dalle cime degli alberi e vedo il suo corpo fragile e minuto sollevarsi, verso il cielo.
È quello che voleva.
Vedere le stelle.
Leevy abbassa lo sguardo e io mi dirigo verso il centro della radura.
Sento ancora un dolore immenso, ma non viene dalla schiena.
Mi ero completamente dimenticato delle mie ferite.
Mi siedo contro un tronco e Leevy si accuccia a qualche metro di distanza, mi sarebbe piaciuto a verla accanto, ma forse capisce che voglio stare solo.
Si alza di colpo e viene a sedersi accanto a me –Gale io…-
-Grazie.- Le rispondo.
Annuisce e mi porge una striscia di carne secca. –Devi mangiare qualcosa, vado a prendere l’acqua…-
-Resta qui.- La interrompo prendendola per mano e tirandola giù.
Si siede accanto a me e mangiamo piano la carne.
Non ce la faccio a piangere, anche sta volta la rabbia accavalla qualsiasi sentimento io riesca a provare.
La notte ci circonda, sento i grilli frinire.
Il vento di prima si è fermato. L’aria è immobile.
-Senti Gale…- Inizia –Mentre eravamo davanti all’ibrido…-
Fa un respiro –Eri terrorizzato… Cosa hai visto nei suoi occhi?-
Sollevo lo sguardo. Quindi anche lei ha visto qualcosa negli occhi dell’ibrido.
-Io…- Non le dirò che ho visto Cato, –Ci ho visto semplicemente gli occhi di un orso, perché?-
Fissa l’erba fredda sotto di sé e non risponde.
-Tu cosa hai visto?- Le chiedo.
-Un Pacificatore.- Risponde secca.
Un Pacificatore? Allora significherà di sicuro che negli occhi dell’ibrido vedevamo la nostra paura più grande.
Chissà cosa ci avrà visto Richard, in quegli occhi.
E poi perché Leevy dovrebbe avere paura dei Pacificatori? Certo, nel nostro distretto erano loro a far rispettare le regole, ma non sono mai stati particolarmente violenti.
Sua madre gestiva la bancarella dei tessuti, molte donne compravano da lei, suo padre lavorava in miniera insieme al mio, ma il giorno dell’esplosione era a casa con la febbre.
I Pacificatori maltrattavano la sua famiglia? Perché avrebbero dovuto?
-Gale, si sta facendo scuro…- Mi dice –Dovremmo… andare. Dov’è che dormivate tu… e Richard?-
Una fitta al cuore mi colpisce.
Mi sollevo e un verso di dolore mi esce dalle labbra.
Leevy scatta in piedi e mi sorregge.
Ci arrampichiamo sull’albero e srotolo la coperta.
-Gale, fammi vedere la tua ferita…- Mi dice calma.
-Non è niente.- Rispondo mentre estraggo la corda dallo zaino.
-Per favore.- Continua. –È passato un sacco da quando te la sei procurata e non l’hai ancora nemmeno disinfettata.-
Vi giro e esamino la ferita meglio che posso. Toccandomi la schiena sento la carne ancora fresca aperta e incrostata di sangue.
La maglietta a brandelli.
Leevy si toglie la giacca e me la porge.
Non fa molto freddo e dopo aver mangiato ed essersi riposata la mia compagna di distretto sembra rinata.
Mi sfilo la maglia e mi siedo di fronte a lei, mostrandole la schiena.
-E queste sarebbero ferite non profonde?- Mi chiede con una nota di tristezza nella voce. –Serve un disinfettante e delle bende, poi le ferite si rimargineranno, ma se non facciamo nulla potrebbe infettarsi e…-
Mi volto –Ehi, va tutto bene. Ci penseremo domani.-
-No.- Risponde decisa, poi il suo tono vacilla –Cioè.. Io… Non voglio correre il rischio.-
-Almeno lascia che ci metta dell’acqua ora…- Mi dice fissando la zona scura ai piedi dell’albero.
La verità è che so che mi farà male.
Le porgo la borraccia e utilizza la mia maglietta a brandelli come pezza.
Delicatamente passa la maglietta su tutti graffi e io stringo i denti per non urlare.
-Leevy..- Riesco a dire –Perché… hai paura dei Pacificatori.-
Non risponde. Scommetto che sta arrossendo.
-Non è importante…- Mi risponde.
Quindi è vero che è questa la sua paura.
Decido di non rispondere, non voglio insistere.
Di colpo il cielo si illumina, l’inno di Capitol City parte, seguito, ovviamente, dalla lista dei Tributi caduti.
Il primo volto che compare è una ragazza con due occhi chiari e una chioma biondissima, sotto la foto spicca la scritta “Distretto 1”.
La ragazza alla quale Richard ha rubato l’arco.
Ma soprattutto, una Favorita.
Il secondo volto mi guarda con una nota d’astuzia. Due occhi corvini e un manto fittissimo di capelli neri perennemente scompigliati.
Richard.
Mi guarda per un po’, e vorrei che il suo volto restasse così, impresso nel cielo per sempre, per ricordarmi che c’era.
Poi scompare e il cielo mostra il volto dell’ultimo Tributo, un ragazzone di pelle scura, Distretto 11.
Il cielo torna scuro, e noto, lassù, una piccola stella che fa un sacco di luce.
Facciamo che da oggi in poi quella stella si chiamerà Richard, ok?
Piccolo, ma che aveva un sacco di voglia di vivere.
Sospiro, poi Leevy mi porge la giacca e me la chiudo fino al collo.
-Gale…-
Non sto piangendo.
-Mettiti sotto le coperte, il primo turno lo faccio io.-
Voglio restare solo, a fissare la piccola stella accanto al Carro Minore.
Sai che c’è Richard?
Se nessuno fa qualcosa, sarò io a farlo.
Quest’anno sarò io a vincere. Ma non perché sopravvivrò per ultimo.
In quel caso è sempre Capitol City a vincere, perché non esistono vincitori, solo sopravvissuti.
Quest’anno vincerò, perché ho intenzione di cambiare le regole.

Ciao lettori!
Volevo ringraziare tutti per le recensioni al capitolo precedente e rassicurare coloro che non hanno fatto in tempo a lasciarmene una.
Sinceramente mi piace ricevere recensioni per sapere cosa ne pensate, non per la popolarità o chissà che altro!
Comunque, ecco la scaletta di questo capitolo:

Lux, la ragazza del Distretto 1
Tresh, il ragazzo del Distretto 11
Richard (potete piangere, ok) l'adorabile ragazzino del Distretto 6

Bene,
grazie a tutti coloro che recensiranno, anche se questo capitolo mi è uscito un pò male, devo ammetterlo.
Spero che il prossima sarà migliore.
Ho citato la frase del libro "Non esistono vincitori, solo sopravvissuti" perchè fa sempre il suo bell'effetto, spero non vi abbia dato fastidio.
Allora, alla prossima!

Weather_

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Capitolo 19
*** Sono stato io. ***


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Quando mi sveglio un raggio di luce mi colpisce in un occhio e noto due occhi azzurri che mi fissano.
Appena si accorge che sono cosciente Leevy distoglie lo sguardo e arrossisce.
-Buongiorno.- Mi sollevo e un vento fresco mi accarezza i capelli. L’odore delle foglie non è mai stato così intenso.
Devo essermi addormentato e Leevy avrà preso il mio posto nel turno di guardia.
-Ti ho… preparato questa.- Mi porge qualcosa di banco e molle, un pezzo di uovo.
-G…Grazie.-
Mi accascio contro il tronco dell’albero e mangio in silenzio. Incredibile la tensione che si è creata.
Ieri è stata una giornata talmente piena di eventi, che non ho ancora assimilato tutto.
Ricapitolando, ho trovato Leevy, l’ho baciata.
Mi volto verso di lei, se ne sta con la testa abbassata in silenzio a mangiare il suo pezzo di uovo.
Ho incontrato Arany, la ragazza del 9 che mi ha salvato dall’ibrido con gli occhi di Cato, sono tornato e… Richard è morto.
Una fitta mi colpisce il petto.
No, basta. Devo farmene una ragione una volta per tutte.
Richard è morto.
Merda.
Mi accorgo di aver finito dopo qualche minuto.
Leevy sta seduta a osservare le cime degli alberi, dandomi le spalle. Se continuiamo così non riusciremo più a parlare, sembriamo due pezzi di ghiaccio.
Sollevo la testa tendendo il collo. Come diavolo posso iniziare? “Ehi, scusa se ti ho baciata. Ma sta tranquilla, moriremo qui, quindi niente passeggiate romantiche.”.
-Lee..Leevy…-
Non si volta nemmeno –Che c’è?-
-Io… ehm…- Cosa diavolo sto facendo? –Io volevo…-
Si volta, i suoi occhi sono arrossati, non so dire se per un recente pianto o per il sonno.
-Senti… dovresti riposare.- Dico alla fine.
Do due colpetti sullo spazio di tronco accanto a me e lei, riluttante si solleva trascinando la coperta.
Si appoggia e sento la tensione dei suoi muscoli. –Senti… è da un po’ che volevo chiederti… cosa ci hai visto tu negli occhi dell’ibrido?-
I suoi occhi diventano di ghiaccio e il suo volto perde ogni espressione. –Non ci ho visto niente.-
-Non ci credo.- Azzardo.
Si volta dal lato opposto. –Scusa… sono stanca morta.-
Si accorge di aver detto qualcosa di sbagliato –No, ehm… se dobbiamo andare…-
-No, no.-
Si volta di nuovo e sospira.
Resto fermo a guardarla per un po’, cosa diavolo mi succede?
Resto così fermo per quasi mezz’ora, penso a Richard e alla mia famiglia, a tutte le persone che staranno guardando i miei Giochi. A Katniss… cosa penserà Katniss?
Un colpo di cannone mi fa sobbalzare, Leevy si sveglia di colpo.
-Andiamocene.- Dice mentre rimette tutto apposto.
Scendiamo in fretta e un altro colpo di cannone ci scuote.
-Che diavolo…?- Leevy si sta mordendo le labbra.
-I Favoriti si scatenano.-
Corriamo per un po’, finché non sento un rumore troppo vicino.
-Giù!- Sussurrò alla mia compagna, e insieme spariamo tra i cespugli.
Il rumore si fa vicino, troppo.
-Resta qui.- Ordino a Leevy.
Mi avvicino ad un albero altissimo, non ho intenzione di arrivare in cima, voglio solo controllare se i Favoriti sono nei paraggi.
Inizio ad arrampicarmi, Leevy fa per seguirmi, ma la blocco con un gesto della mano.
Ci sono delle rocce accanto alle radici che fuoriescono dal terreno, non è una zona vicino alla radura, o per lo meno non ci sono mai stato.
Inizio a salire.
Le foglie sono ampie e color verde chiarissimo, non credo che esista un albero del genere.
Tutta queste cose false, inesistenti dell’Arena mi opprimono.
Salgo abbastanza in alto e mi sporgo per controllare, un errore grosso.
-Eccoti, ragazzo esplosivo!- Sento una voce familiare, Marvel, il ragazzo dell’1.
Merda.
Cosa faccio adesso?
Sono bravo nell’arrampicata, meglio salire. Quando non riuscirà più a vedermi si arrenderà.
Lo sento arrivare ai piedi dell’albero e il mio cuore inizia ad aumentare il battito.
-Dove vai? Cato vuole che ti porti da lui!- Mi urla in tono cantilenante.
Leevy, ti prego, non fare cose stupide.
Inizio ad arrampicarsi anche lui, è lento, potrei farcela ad arrivare in alto.
-Lo sai che quando il tronco finirà ti ucciderò, sì?-
Lo sento ridere. Non è una risata di gioia, come quella di Katniss o Leevy.
Sta ridendo di follia.
Follia omicida.
Continuo a salire.
Devo pensare a cosa farò una volta in cima, salterò verso l’altro albero?
Potrei cadere, e allora non avrà nemmeno bisogno di trafiggermi con la sua lancia.
No, no.
Lo sento lanciare qualcosa giù e per un secondo penso sia il suo corpo.
No, ha lasciato cadere la lancia.
Lo rallentava. Ora mi sta raggiungendo sul serio.
Inizio ad ansimare e l’adrenalina mi scorre nelle vene e sento un brivido lungo la spina dorsale.
-Farò con il coltello.- Sorride.
Siamo ancora abbastanza lontani, ma sono salito davvero in alto.
Un passo falso e per me è la fine.
Continuo a salire, nonostante il dolore alle braccia si sia fatto insopportabile. La schiena mi brucia incredibilmente, la tensione dei muscoli fa riaprire le ferite e il sudore cola dentro i graffi provocandomi un dolore indescrivibile.
-Cavolo, ragazzo esplosivo, Cato mi ha detto di portarti vivo, ma se fai così mi costringi a farti fuori!-
Vorrei chiudergli quella fogna con un calcio.
Devo pensare in fretta.
Potrei saltare sull’albero accanto e calarmi giù. Questo è l’unico punto in cui è possibile saltare e Marvel dovrà salire ancora un po’ per raggiungerlo.
Sto fermo per qualche secondo e quel poco tempo mi è fatale.
Un altro colpo di cannone mi fa tremare.
Marvel è vicinissimo.
Gli basterebbe darmi una spinta e farmi cadere giù.
Ricomincio a salire, ma il dolore alla schiena mi rallenta un sacco, Marvel è vicino.
Non posso più saltare, devo cercare di rallentarlo.
Sono quasi in cima.
Stacco qualche rametto e glielo getto in faccia. Scoppia a ridere. –Ma dai, credi di riuscire a fermarmi con questi trucchetti del cazzo?-
La sua voce mi fa infuriare.
Mi blocco di colpo.
Mi raggiunge, è qui.
Tende una mano –Uh, ti sei arre…-
Gli calpesto la mano con lo scarponcino e fa giusto in tempo ad aggrapparsi con l’altra.
-Cosa diavolo fai?! Ti ammazzo!- Urla in preda al terrore.
È lo stesso che mi sto chiedendo anch’io.
Inizio a sudare freddo. –Marvel io…-
-Aiutami!- Urla con tutto il fiato che ha in gola. –Perché?! Perché non siete mai soddisfatti di me, eh?- Solleva lo sguardo e si rivolge al cielo. –Spero ora siate contenti.-
Tendo una mano, se riesco ad afferrarlo eviterà di cadere.
Mi tendo il più possibile e sento le ferite della schiena aprirsi e sanguinare. Stringo la mascella.
Non ci…
La sua mano si stacca e lo vedo precipitare nel vuoto.
Cade e la nebbia lo avvolge.
Il terrore nei suoi occhi mi pervade e per un minuto resto immobile.
Tutto tace, sento quasi il rumore delle sue ossa che si frantumano. L’ho ucciso io.
L’ho ucciso io.
Il colpo di cannone arriva, ma non lo sento. Ho il volto bagnato.
Sono un assassino.
Uno sporco assassino creato da Capitol City.
Io non posso vincere gli Hunger Games.
Ho ucciso una persona. Merda, non si tratta di animali da mangiare. Ho ucciso una persona.
Non vincerò.
La mia mente si muove da sola, penso di volerla fare finita. In fondo non si può vincere in due, e se c’è qualcuno che deve farlo voglio proprio che sia Leevy.
Stacco una mano.
Morirò come lui, con lui.
-Gale!- Una voce mi fa rinvenire.
Una testa bionda sbuca tra la nebbia. Sale con fatica.
-Stai fermo.- Mi ordina.
-Leevy, non voglio più…-
-Se ti lasci cadere lo farò anch’io, vedi.- Stacca una mano.
Piange anche lei, ma per me. –Gale, adiamocene di qui.-
I suoi occhi si fanno gonfi e pieni di lacrime. –Gale, ti prego.-
Marvel aveva una famiglia, proprio come me.
-Sono un assassino.-
-Gale, ti prego.- Ripete.
Mi calo giù lentamente, lei mi guarda costantemente.
Il corpo di Marvel giace tra le rocce. La testa è spaccata in due e il liquido vermiglio sporca tutto il terreno. Ha ancora gli occhi aperti, in volto un espressione di odio e terrore.
Chiudo forte gli occhi. Non lo dimenticherò, quello sguardo.
-Gale…- Leevy mi prende la mano e mi stringe a sé. –Ce ne dobbiamo andare, adesso.-
Cammino, ma la mia mente è altrove. Non sento più il bisogno di vivere.
Lo sguardo di Leevy mi ha riportato alla realtà prima di buttarmi di sotto, prima. Stava piangendo per me, per colpa mia.
La maglietta è tutta sporca di sangue.
Se non le dico nulla, magari morirò anch’io.
-Gale…- Mi chiama.
Mi volto. –Non… farlo mai più.-
Le labbra pallide le tremano convulsivamente e fa uno strano verso, come se stesse per scoppiare.
Cosa ci sta facendo l’Arena?
Sono diventato un assassino ora. Io… gli ho schiacciato la mano per rallentarlo? Non ne sono più sicuro.
Io volevo ucciderlo.
Io non merito di…
Leevy mi tocca la spalla e mi guarda, ha ancora le lacrime agli occhi. –Non farlo mai più.-
Ripete.
Mai più.
Camminiamo per quasi due ore. Senza parlare.
Qualsiasi cosa volessi dirle, l’ho dimenticata.
Gli occhi vuoti e la testa spaccata in due di Marvel mi riempiono la mente.
Arriviamo alla radura e Leevy mi fa appoggiare la schiena contro un tronco, poi mi sfila la maglietta. Cosa sta facendo?
La guardo. È completamente rossa.
-Uhm… avevo ragione…- Abbassa lo sguardo –Devi… devi curarti le ferite…- Parlare sembra impossibile per lei. È come se si fosse dimenticata anni e anni di scuola al distretto.
-Vado a…- Le prendo un braccio, non so cosa mi succede.
Vorrei restasse qui.
-Io… non…- Non riesce a formulare una frase compiuta. Mi dispiace vederla così, ma non riesco a parlare. Ho paura di scoppiare se lo faccio.
Le sue labbra tremolano livemente, non sta per scoppiare a piangere, è come se avesse… paura di me.
Sono un assassino, in fondo, è ovvio che abbia paura di me. Io… non so cosa mi è successo là sopra, se dovesse accadere di nuovo con Leevy, cosa farei?
-E quindi… ecco cosa fai mentre sono via, eh?-
Mi volto di scatto verso la voce che ha parlato da dietro un albero.
È…

Ciao lettori!
Perdonatemi per il ritardo, ma la scuola mi sta travolgendo e i compiti, quest'ultimo mese, si sono triplicati.
Il capitolo l'ho scritto tutto oggi, spero non sia uscita la schifezza che mi sembra.
Spero di essere riuscita a trasmettervi le emozioni che prova Gale in questa situazione.
La consueta scaletta la scrivo domani, visto che la sera non è ancora arrivata.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Lasciatemi una recensione se vi va!
Alla prossima, allora!

Weather_

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Capitolo 20
*** Lingue di fuoco. ***


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È Saya.
I capelli castani ondeggiano sospesi dal vento.
-Cavolo, tesoro. Ti lascio solo un momento e mi fai questo?-
Non riesco proprio a capire. –Che cosa…?-
Leevy si allontana. –Senti… io vado… a prenderti qualcosa per curare le ferite…-.
“Non lasciarmi solo con questa qui!” vorrei urlarle, ma non lo faccio.
Appena Leevy è abbastanza lontana Saya si avvicina. –Ti pare il modo di presentarti di fronte a una ragazza?- Il suo tono perennemente ironico mi snerva.
Estraggo la lancia e la tengo a distanza.
-Ehi, che fai?- Mi chiede sorridendo, per niente spaventata.
Evidentemente non è a conoscenza del fatto che si trova di fronte a un assassino. Il corpo di Marvel mi compare di nuovo nella mente e un dolore alla testa mi fa piegare in due.
Serro la mascella e mi risollevo.
-Ecco, se avessi voluto ti avrei ucciso adesso, dinamite.- Si spolvera i pantaloni e si avvicina lentamente abbassando la punta della lancia. –Così va meglio.-
Vorrei chiederle cosa diavolo ci fa qui.
-La tua… amica…- Pronuncia questa parola come si stesse riferendo a un insetto che le sta camminando sulla testa -… non è stata proprio intelligente a lasciarti solo. Fammi vedere la schiena…-
-Senti… scusa se non ho potuto incontrarti mentre eravamo alla Cornucopia ma…- Ripenso a Richard, che mi ha trascinato via prima di buttarmi a capofitto contro un gruppo di Favoriti troppo forte per me.
Se non ci fosse stato lui sarei morto di sicuro.
-…un gruppo di Favoriti ci ha puntato e…- Mi prende la mano.
-È tutto ok, ora ci sono, no?- Lo dice sorridendo. Non è un sorriso genuino come quelli di Leevy, non riesco proprio ad inquadrarlo.
La mia compagna torna con in mano un mucchio di foglie, una borraccia piena d’acqua e dei viticci.
Ci osserva con un’espressione strana, poi poggia tutto a terra e mi chiama. –Forza, dobbiamo curare quei tagli.-
Saya resta in piedi, con le braccia conserte e la schiena appoggiata al tronco di un albero.
Resto fermo mentre Leevy mi aiuta ad alleviare un po’ il dolore che mi perseguita. Non sono sicuro di riuscire a pensare a quei tagli senza ricordarmi di…
No, Gale. Smettila.
Mille domande mi tornano in mente. Prima di tutto, perché Saya si è fatta viva solo ora.
Non credo abbia passato tutti questi giorni -quanti saranno, tre? Quattro?- a cercare me e Richard. Non sono sicuro di potermi fidare del tutto di lei, anche se le devo la vita di Richard, se fossi riuscito a proteggerlo ora non saremmo in questa situazione.
Leevy passa una mano su uno dei miei graffi e sussulto senza accorgermene. –Scu… scusami.-
È sempre molto tesa. Questo è un’altra delle mie domande. Ha paura di me? Perché?
Sono sicuro che tutto ciò sia collegato a quello che ha visto negli occhi dell’ibrido, ma non vuole dirmi cosa.
E poi, perché si è affidata completamente a Dajan? Perché non ha pensato di fare alleanza con me, il suo compagno di distretto?
Si è gettata senza pensarci due volte nell’ignoto di incontrare un alleato che avrebbe potuto ucciderla, e poi ha paura del contatto con le mie mani.
La testa mi pulsa incredibilmente e il sole sta leggermente scomparendo dalla volta dell’Arena.
-Dovremmo trovare un posto dove andare…- Sussurra Saya con la testa sollevata verso le cime degli alberi.
Le sto dando le spalle e lancio a Leevy uno sguardo d’intesa. Non le dirò che è questo il posto in cui stiamo, nel caso dovesse rivelarsi una trappola, non avremmo completamente bruciato l’opportunità di rifugiarci alla radura.
-Conosco un posto dove possiamo accamparci, vi faccio strada.-
Faccio in modo di camminare in mezzo a Leevy e Saya, nel caso accadesse qualcosa non riuscirebbe a raggiungere la mia compagna di distretto.
Sto camminando senza una meta precisa, ma raggiungo uno spazio abbastanza ampio, con un albero alto quasi sette metri.
-Andiamo lassù.- Indico un ramo abbastanza spazioso e faccio andare Saya per prima.
-Ancora non riesci a fidarti di me, eh?- Sorride prima di tirarsi sul ramo con un movimento rapido. È incredibile nell’arrampicata, proprio come Richard.
Ci sistemiamo e mi siedo verso l’esterno per fare il primo turno. –Dinamite, sei esausto. Il primo turno lo faccio io.- Dice Saya.
-No, voglio…-
-Insisto.- Ribatte sorridendo.
Non mi fido per niente, quindi decido che rimarrò sveglio anch’io, finché non sarà il mio turno.
Prendo la coperta e mi lego al tronco, accanto a Leevy. Non c’è molto spazio, è l’unico posto dove possiamo sistemarci, ma siamo abbastanza lontani da Saya.
-Domani vedremo cosa fare…- Le sussurro.
-Se ci arriviamo, a domani.- Ribatte.
Si stringe la corda e appoggia la testa al tronco, fissando le stelle.
-Leevy… devi dirmi cosa hai visto negli occhi dell’ibrido.- Cambio completamente argomento lasciandola spiazzata.
-Non…-
-Posso aiutarti.- La interrompo avvicinandomi.
L’agitazione la coglie ancora una volta e mi allontano di nuovo. I suoi occhi iniziano ad arrossarsi e trattiene un singhiozzo.
-Gale… ci ho visto…- Prende un respiro. –Pacificatori.-
Corrugo la fronte.
Pacificatori? –Che signifi…-
-Non voglio parlarne, scusa…-Sta piangendo sul serio,ma non riesco a vederla perché si volta dal lato opposto.
Avvicino la bocca al suo orecchio, è una cosa un po’ strana, ma se è l’unico modo per farla sentire al sicuro ci voglio provare.
-Io sono qui, nessun Pacificatore verrà a prenderti.-
-Tu non capisci…- Sussura con la voce strozzata, senza voltarsi.
L’inno di Capitol City ci interrompe e tutti e tre solleviamo la testa per osservare i volti dei caduti. Saya se ne sta in silenzio all’apice del ramo, non sembra invogliata a farci a pezzettini.
Il volto di Marvel è il primo. Distolgo lo sguardo e un coniato di vomito mi sale dalla gola ripensando alla scena della sua morte.
Segue la ragazzina del 3. Ripenso ai discorsi che faceva con il suo compagno.
Volevano scappare dall’Arena. Uscire di qui.
Impossibile, non si può sfuggire alla furia dei Giochi. Nessuno può scappare né sopravvivere senza uccidere.
Nessuno.
Il ragazzo del 9 mi fissa con degli occhi vuoti. Il compagno di Arany.
L’ultimo volto è quello del ragazzo del 5.
Quattro morti, oggi.
Uno di loro l’ho ucciso io.
Giro la testa verso Saya. Sta con la testa chinata, sembra stia ridendo.
No, impossibile. Il contrario.
Si strofina gli occhi con la manica della giacca e si volta quasi impercettibilmente a guardarmi. Vedo i suoi occhi per un attimo, ma basta per capire che stava piangendo.
Per Richard.
Non ho ancora intenzione di addormentarmi, non ce la faccio proprio a fidarmi di lei.
Quello che ho visto mi ha assicurato che non mi trovo di fronte a un mostro, ma la prudenza non è mai troppa. Inspiro l’aria fredda della notte, non ho più addosso la coperta, Leevy è ancora girata dal lato opposto al mio, ma non riesco capire se sia sveglia o no.
Il volto di Marvel mi compare in mente ancora una volta e ho la certezza che questa nottata non passerà tanto facilmente, non mi sbaglio.
 
I tuoni mi rimbombano nelle orecchie. Vedo tutto scuro.
Quando apro gli occhi noto le cime degli alberi che si muovono da una direzione all’altra come lingue di fuoco. Fa caldo.
Marvel è proprio sotto di me, lo guardo intensamente, non è lui. È un ibrido, questo è sicuro. Ha gli occhi color rosso fuoco che sembrano liquefarsi da dentro l’incavo che contiene le orbite.
Mi guarda, per quanti suoi occhi lo permettano.
In volto ha una smorfia di dolore, come se qualcuno lo stesse trafiggendo con un ago infuocato.
Gli alberi intorno a me iniziano a cambiare colore, passano dal verde al giallognolo, il colore della muffa.
Sto sudando, fa un caldo tremendo. Gli occhi di Marvel colano via e lasciano spazio a due solchi scuri e sporchi di sangue, voglio andarmene, ma non sento più il tronco sotto i piedi. Sono di nuovo sull’albero altissimo, dove mi arrampicai mentre scappavo da lui.
Ride, nonostante gli angoli della bocca contratti dal dolore.
Non riesco a mollare la presa, gli alberi, intanto sono diventati arancioni, sento la corteccia bruciare e i nervi mandano al mio cervello l’impulso di aprire i palmi.
Niente da fare, sono bloccato.
La bocca di Marvel si ingrossa, fino a diventare una specie di tunnel, che si apre sotto i miei piedi. Gli alberi si trasformano letteralmente in lingue di fuoco e sento la carne delle mani bruciare, e il fuoco raggiungermi le ossa.
Urlo più dal dolore che dalla paura.
Finché le mie mani non saranno cenere dovrò restare qui appeso, ma quando questo accadrà cadrò dritto nel tunnel oscuro.
 
Un urlo squarcia la notte.
Leevy mi sta guardando e mi tiene la testa fra le mani.
-Ehi, tutto apposto?- Mi chiede con l’aria di qualcuno che sta per scoppiare a piangere.
-Dinamite, che succede?- La voce di Saya mi riporta alla realtà, fin quando c’era Leevy, mi sarei benissimo potuto trovare in un sogno.
Sollevo di scatto le mani e le apro e chiudo più volte per controllare che siano intatte.
Leevy si è già seduta accanto a me, mentre Saya resta in piedi.
Sembrano entrambe preoccupate. –Sto bene.- Dico.
Leevy va a sedersi alla postazione della guardia, ha fatto cambio con Saya. –Faccio io…- Mi sollevo e prendo il posto della mia compagna di distretto.
Ha gli occhi stanchi, dev’essere stata seduta per un bel po’.
-Sei sicuro?-
-Sì.-
Mi siedo e inizio a fissare l’erba, mi godo il fresco venticello che spira tra le foglie. Non ho mai desiderato di sentire freddo tanto intensamente come lo desidero ora.
Passo tutto il turno a pensare a Richard, a ricordare i bei momenti passati insieme.
Non so se voglio che Saya resti, vederla mi ricorda lui.
Do uno sguardo alla ragazze addormentate contro il tronco dell’albero. Così, Saya mi sembra solo una ragazza docile. I Giochi cambiano tutti.
Di colpo, la mia mente si concentra su Leevy.
Pacificatori.
Di solito era sempre là intorno che la vedevo, intorno alla casa di Craig, il capo dei Pacificatori del nostro Distretto.
Forse la picchiavano.
No, impossibile. Non aveva mai un livido quando la incontravo. Almeno, non che sia visibile.
Ripenso ad un episodio che mi è rimasto impresso nella mente da quando l’ho rincontrata alla Mietitura.
Una sera stavo facendo il controllo delle trappole da solo, Katniss era malata e quindi provvedevo a portare un po’ di selvaggina anche a lei.
È stata una delle rare volte in cui mi lasciava solo. Anche con la febbre, cacciavamo sempre insieme, ma quella volta sia Prim che sua madre l’avevano barricata in casa; si era beccata un’influenza, e già era difficile curarla in quello stato, se avesse preso ulteriormente freddo sarebbe stato un guaio.
Stavo andando al Forno, ma per caso passai accanto a casa di Leevy, vicino alla zona della baracca di Craig. Una donna sulla cinquantina, vestita di bianco le stava parlando.
Non ricordo le parole, ma diceva qualcosa simile a “Ancora per un po’.” O “Non devi farlo per forza.”.
Leevy la guardò con uno sguardo che in quel momento mi risultò incomprensibile, ma quando la porta si chiuse e lei rimase fuori, si voltò e trattenne le lacrime con tutte le sue forze.
Si stava dirigendo verso il lato opposto al mio, ma appena notò la mia presenza accellerò il passo e sparì dietro il bianco morto delle baracche.
C’è qualcosa di strano in lei, qualcosa che è sicuramente legato alla sua paura.
Le prime luci dell’alba mi illuminano il volto e noto uno stormo di ghiandaie volare sopra la mia testa.
La notte mi sembra essere durata molto più del solito.
Gli Strateghi stanno cercando di farci impazzire, stravolgono lo scorrere del tempo, le condizioni metereologiche, il territorio.
-Buongiorno.- Saya si siede accanto a me e mi porge un frutto giallo e grande quanto un’arancia.
-Che cos’è?- Chiedo schivo. Non mi farò avvelenare così facilmente.
-Qualcosa per voi.- Sorride, poi alza il pollice destro e indica qualcosa di argenteo che Leevy sta cercando di liberare dall’intricato gomitolo di rami che lo avvolge. È un paracadute.
-Sponsor?- Chiedo.
Saya solleva le spalle e da un morso al suo frutto. Mi alzo e vado ad aiutare Leevy a raccogliere il paracadute.
Appena mi avvicino e tendo i muscoli lei si ritrae un po’.
-Dormito bene?- Chiedo senza staccare lo sguardo dal paracadute avvolto dai rametti.
-S.. Sì…- Stacca un ramo con le mani e riesce a liberare la cesta dalla quale abbiamo preso i frutti.
La esamino. Ce ne sono cinque. Un foglietto bianco attira la mia attenzione.
A caratteri neri compaiono le lettere “Ce l’hai fatta! –H”.
Ce l’hai fatta a fare cosa? Salvare Leevy? Uccidere Marvel? Allearmi con Saya?
Sono successe tante di quelle cose, che davvero non lo so.
Mi siedo accanto a Saya e inizio a mangiare il frutto.
Ha un sapore dolce, e appena lo ingoio sento una scarica che mi percorre le vene, è come se fosse impregnato di sostanze energetiche.
Leevy sta mangiando il suo frutto-energetico, mentre raccoglie corda e coperta e chiude tutto nello zaino.
-Dobbiamo andare a vedere che combinano i Favoriti.- Saya prende la parola con la bocca ancora piena, e la sua voce mi fa ridere.
Nessuno obietta, quindi sorride e da un altro morso.
-E una volta là?- Domando.
-Gli facciamo il culo.- Sorride ancora.
Leevy mastica silenziosamente il suo boccone e non prende parte al discorso. –Hai delle armi?-
-Ovvio.- Estrae un coltello dalla cintura. È lungo due volte la mia mano e non ha un’aria molto amichevole.
-Scendiamo.- Ordino caricandomi lo zaino in spalla.
L’aria si è fatta calda, strano. Poco fa tirava vento, mentre ora è scomparso del tutto.
La mia teoria sul farci impazzire non è del tutto errata, allora.
-Gale, dobbiamo fare un inventario sugli oggetti che abbiamo, dammi una mano.- Fa Saya una volta scesi. –Tu puoi andare a riempire la borraccia, il fiume è qui vicino.-.
Lancia la borraccia a Leevy, che la afferra di mala voglia.
Non è molto lontano, posso lasciarla andare.
-Mettiamoci qui.- Indica un posto ai piedi dell’albero, e mentre Leevy scompare tra i tronchi scuri, sento che il caldo si sta facendo davvero opprimente.

Ciao lettori!
Scusate se il capitolo è un pò povero di azione, ma non proccupatevi, nel prossimo ce ne sarà un bel pò.
Volevo ringraziare tutti coloro che recensiscono e che seguono la storia, sono contenta che piaccia e che abbia ricevuto un numeor tanto alto di apprezzamenti.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, e vi lascio con qualche domanda.
Secondo voi, cosa è successo a Leevy?
Ora, sono sicura che un certo utente capirà, dato che una storia simile la conosce già, ma comunque spero di stupirvi tutti quando lo rivelerò, anche se molti di voi avranno fatto due più due molto prima che Gale riesca ad arrivaci, qul testone.
In ogni caso, grazie ancora a tutti!
Al prossimo capitolo, allora.

Weather_

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Capitolo 21
*** Tramonto di sangue. ***


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Sollevo il capo.
Nuvole bianche e filamentose si muovono lentamente spinte dal vento, che mi scompiglia i capelli, ma nonostante la lieve frescura che esso porta, sto sudando.
Fa davvero caldo.
-Che diavolo è ‘sto caldo improvviso!- Si lamenta Saya mentre apre la cerniera dello zaino. Si passa una mano tra i capelli castani e poi la affonda nella tela scura.
Mi appoggio a un tronco e faccio un lungo respiro, questa afa mi infonde un senso di pigrizia, ho voglia di accovacciarmi a terra e dormire. Dormire finché questo inferno non sarà finito.
Un rumore mi fa sollevare lo sguardo.
Tutto succede nel giro di qualche secondo. Una ragazza dai tratti marcati e dalla pelle scurissima sbuca fuori da un cespuglio con in mano un coltello e si fionda contro Saya. Lei fa in tempo ad estrarre una lancia e trafiggerla prima che riuscisse solamente a toccarla.
Il corpo della ragazzona cade a terra senza vita. –Come…-
Un colpo di cannone risuona nell’Arena. –Principiante…- Commenta la ragazza del 6.
Come ha potuto uccidere qualcuno così, a sangue freddo? Se io, che ho colpito Marvel per farlo cadere, ho avuto gli incubi per tutta la notte, cosa starà provando lei?
Devo imparare a non stupirmi più di nulla in questa dannatissima Arena. La morte non deve essere più un problema per nessuno.
Saya si accovaccia di nuovo come se nulla fosse e estrae dalla zaino la busta di carne secca che mangiai con Richard, il ricordo mi provoca una fitta al cuore. –Uh-uhh. Questi volevi tenerceli nascosti?-.
-Non li apro da quando Richard…- Mi interrompo e la guardo. Sentire il suo nome ha colpito anche lei, nonostante tutto era il suo compagno di distretto.
Si solleva dallo zaino e mi raggiunge, piazzandosi di fronte a me. –Gale io… non ti ho ancora ringraziato per averlo tenuto con te…-.
Parla con un tono roco e pacato, che non le appartiene. –Salvato?- Chiedo –È morto per colpa mia!-.
Batto un pugno contro il tronco dell’albero e le ferite che avevo sulle nocche si aprono.
Il caldo, che prima era fastidioso, adesso è davvero soffocante. La mia maglietta è tutta bagnata di sudore, e Saya si è legata i capelli.
-Gale, tu non centri. Qui dentro sono queste le regole.- Appoggia una mano sul mio petto e si avvicina pericolosamente.
-Le regole?!- Chiedo alzando la voce.
Sento un forte odore di bruciato che mi pizzica l’interno del naso.
-Io… volevo solo ringraziarti e dirti che in ogni caso la colpa non è tua.- Ho ancora la mente annebbiata, mi accorgo di quello che sta succedendo solo quando è troppo tardi per farlo.
Saya mi sta baciando. In un secondo la spingo all’indietro e sento la traiettoria semicircolare di una lama tagliarmi lievemente una parte della gola.
La ferita è superficiale, un taglietto.
-Cosa diavolo..?!-
Saya è a terra e ride. –Cavolo, non sei così stupido come pensavo!-
Una lancia vola dalla mia destra e si conficca nella coscia della ragazza del 6. La sua risata si trasforma in un grido di dolore.
-Andiamocene!- Urla Leevy. Afferro la lancia e lo zaino ancora aperto e inizio a correre.
 
L’erba sotto i nostri piedi scricchiola come stessimo camminando su vetri rotti. Leevy ha uno sguardo serio e impassibile.
Quando siamo lontani abbastanza ci fermiamo.
-Co.. cosa hai visto?- Chiedo ansimando per la corsa.
-Abbastanza.- Risponde lei secca.
Si siede a terra e si volta dal lato opposto al mio. –Che significa abbastanza?- Riesco a dire tra un ansimare e l’altro.
-Significa abbastanza, Gale.-
-Mi dispiace.-
Risponde con uno sbuffo di scherno.
-È... È stata lei ad avvicinarsi a me! Stava anche per farmi saltare la testa!- Sollevo la testa in segno di resa e osservo il cielo: onde di afa distorcono le nubi e l’odore di bruciato si fa più intenso.
-Già, peccato che ci abbia provato dopo almeno tre minuti che eravate attaccati.- Risponde atona la mia compagna di distretto.
-Ti da fastidio?-
-Figurati se mi da fastidio..- Risponde arrossendo un po’.
Di colpo una colonna di fumo nerissimo sale al cielo, non è il genere di fumo che produrrebbe un fuocherello da campo.
-Saya!-
-Io vado alla radura, ci vediamo lì.- Leevy capisce le mie intenzioni e si allontana.
Le afferro la mano per fermarla. –Scusa..-.
Si libera con uno strattone e si dirige verso la zona Sud.
Inizio a correre come non ho mai fatto prima, non so perché lo sto facendo, ma sono sicuro che nelle sue parole c’era almeno un tono di verità. Non posso lasciarla morire, non ci riesco.
Rivedo il volto di Richard, che mi sono fatto sfuggire dalle mani come una farfalla. Capace di arrivare in cielo, ma al contempo fragile e minuta.
Stringo i pugni: non permetterò che accada di nuovo.
 
Quando arrivo, un tronco enorme e infuocato blocca quasi tutto il passaggio. Decido di aggirarlo passando dietro un mucchio di alberi dal tronco largo e spazioso. Il calore mi fa sudare.
Di colpo è come tornare nel sogno, fuoco e orbite bruciate. Penso allo stato in cui troverò Saya, se la troverò tutta intera.
Scuoto forte la testa e cerco di scavalcare un tronco rovente che mi porta direttamente al centro della zona in cui mi trovavo a “fare l’inventario” qualche minuto prima.
Un tronco grande e rovente taglia a metà la zona di erba mezza carbonizzata, le fiamme non lo avvolgono, ma uno strato di corteccia bruciata e fumante lo ricopre in tutta la sua lunghezza; è così grande che quasi non vedo la figura che si muove sotto di esso.
La metà di un volto arrossato sta fermo, con le palpebre chiuse, poco sotto sbucano un braccio e una gamba pieni di segni di scottatura.
-Saya…- Volevo urlare, ma vederla in quello stato mi ha fatto strozzare la voce in gola.
L’occhio che riesco a vedere si apre e una pupilla scura e dilatata mi fissa. –Uh, ciao Gale.-
La sua voce è bassissima, non riesco ad avvicinarmi, il tronco mi fa da barriera. Devo saltarlo.
-Non ci provare!- Mi dice come capendo le mie intenzioni. –Se ci provi finirai arrosto, come me..-.
Sorride a metà. Riesco finalmente a proferire parola: -Sta ferma, te lo tolgo di dosso.-
Scoppia a ridere in tono roco. –Allora non mi ero sbagliata a reputarti un idiota. Prima tento di sgozzarti, e poi vieni pure a salvarmi?-
-Lo so che non l’avresti fatto.-
-Non mi conosci.- Sorride debolmente.
-Leevy mi ha detto che siamo stati attaccati per quasi tre minuti, l’ho realizzato dopo, per questo non ti ho spostata prima.- Faccio un respiro –Se avessi voluto davvero uccidermi, avresti potuto farlo in tutto quel tempo. Hai aspettato che ti scansassi per ferirmi lievemente.-
Ride di nuovo. –Sei un bel ragazzo, è stato piacevole baciarti.-
-Dimmi il perché.- Mentre parliamo mi avvicino sempre di più. Non ho intenzione di lasciarla qui. –Perchè volevi che scappassimo, perché non ci hai uccisi?-.
-Perché la tua amica mi ha colpita, altrimenti ti avrei finito in quel momento.- Risponde senza perdere il suo sorriso scaltro. Nonostante tutto sta sorridendo, mi sta sfidando.
-Stai mentendo.-.
-Vediamo se ci arrivi da solo, allora.-.
Mi arrampico su un albero ancora integro. Salto giù e mi ritrovo davanti a lei. –Che stai facendo? Non vedi in che stato sono?-.
La osservo. Devo trovare un bastone per sollevare il tronco, lo userò come leva.
-Sto morendo, idiota. Ho qualche costola incrinata e sicuramente braccio e gamba rotti, anche se riuscissi a salvarmi, cosa avresti intenzione di fare per curarmi?-
-Troverò un modo..- Ho la voce spezzata. –Ora dimmi la verità. Tu hai ucciso così in fretta la ragazza anche se non avresti voluto, per dare un segnale a Leevy, che era al lago. Farla arrivare in tempo per scappare con me e lasciarti sola. Il fatto che volevi uccidermi era solo un diversivo.- Faccio un grande respiro. Il tronco scuro che la sovrasta è circondato da alberi carbonizzati, trovare un bastone qua introno non sarà facile.
Il tramonto manda bagliori rosa pastello sul suolo scuro.
-Che cosa avevi in mente?!- Chiedo alzando la voce. Non posso fare nulla, è frustrante.
-All’inizio volevo ucciderti, sì, ma dopo tutto ciò che è successo con Richard mi sei piaicuto, Gale.- Tossisce –Ma ora non pensare che mi dichiarerò, non sono una femminuccia idiota. Sei sexy, tutto qui.-
-Vado a cercare un bastone.- Mi volto, ma la sua voce mi blocca. –Il tramonto, bel momento per morire, dai.-
-Che diavolo dici?! Ti tirerò fuori da lì.-
-Gale, grazie ancora per Richard, io non credo sarei stata in grado di aiutarlo.- Mi guarda e di colpo tira fuori la lingua e le sue mascelle si chiudono intorno ad essa. Se la taglia di netto?
-Che fai?!- Sto urlando, mentre le lacrime mi bagnano il volto. Mi guarda con i suoi occhi scaltri, mentre il sangue le inonda il mento.
Oh mio Dio, di nuovo.
-Saya, dovevo salvarti!- Mi guarda ancora, sta volta ha lo stesso sguardo di quando mi disse Non è colpa tua.
Mi stringo la testa tra le mani.
Sono fermo, mentre lei sta morendo dissanguata.
Fa un cenno con la testa verso la zona dove sono venuto. È chiaramente un Vattene.
Mi avvicino a lei, ho il volto bagnato dalle lacrime. I suoi occhi scuri e penetranti si stanno chiudendo, sta morendo davanti ai miei occhi. –Scusa..- Sussurro prima di lasciarle un bacio sulla fronte sudata e piena di escoriazioni.
 
Sto correndo, verso Leevy, l’unica persona cara che mi è rimasta qua dentro, e so che non lascerò che riaccada quello che ho appena vissuto. So che la prossima volta non starò fermo a piangere, come un idiota.
So che la prossima volta al posto di Saya, Richard, Marvel, ci sarò io.
Un colpo di cannone risuona ed è come se avesse mirato al mio cuore.
La trovo appoggiata a un tronco, quando mi vede tornare solo si avvicina e mi abbraccia, senza dire parole.
-Lei… voleva che ce ne andassimo insieme, non aveva intenzione di uccidermi, Leevy io non sono capace di fare un cazzo. Non riesco nemmeno a proteggere le persone che voglio tenere accanto, capisci? Davvero, non…- Oltre ogni previsione mi tappa la bocca, con la sua.
Mi sta baciando di sua spontanea volontà.
Non dura molto, senza dire niente si allontana e si ferma ai piedi di un albero, non si volta: -Riposati.-.
Mi siedo a terra, ma non voglio dormire, intanto un altro colpo di cannone ci scuote.
-Dobbiamo parlare…- Le dico, -Io non capisco cosa…-.
-Neanch’io, ma visto che moriremo sto cercando di fare tutto quello che non ho mai avuto il coraggio di fare..- Mi interrompe senza guardarmi. –Scusa me sembro troppo…- Non sa cosa dire, le mancano le parole.
-Non sei troppo in nulla. Lo so che ho ucciso Marvel, ma… hai paura che accada anche con te?-
-Cosa?!- Drizza di colpo la schiena e mi guarda con gli occhi sbarrati.
Anche lei è sudata come me per la temperatura, che non accenna a scendere.
Il suo tono docile non è cambiato, ma sembra davvero sconvolta. –Tu… tu pensavo questo?-.
-Ogni volta che mi avvicinavo eri sempre sulla difensiva, io…-.
Fa un respiro. –Gale, ci siamo visti un paio di volte prima degli Hunger Games, dov’è succeso?-, mi parla in tono calmo.
-Nella zona a ovest, intorno la casa di Cray, il capo dei Pacificatori…- Rispondo vago.
-Già, e la mia paura sono i Pacificatori, fai due più due..-
Di colpo mi sento un completo idiota. Ho sempre avuto la testa piena di pensieri su tutto quello che è successo, ma non mi sono mai accorto di quello che avevo davanti agli occhi.
-Leevy…-
-Non dire niente, non è importante. Ora capisci il perché di tutto quello che faccio?- Sta piangendo.
Si prende la testa fra le mani e si alza. –Voglio stare un po’ da sola, non seguirmi..-.
Sale sull’albero con movimenti lenti, abbastanza in alto perché non possa vederla.
Leevy era una ragazza che si vendeva ai Pacificatori.
Appoggio la testa al tronco dell’albero. No l’ho mai capito, e per colpa della mia stupidità lei ha dovuto anche ripensarci.
L’ho sempre vista come un ragazza pura, timida.
Gli Hunger Games, Capitol City, i distretti. Tutto ci distrugge dentro e fuori.
Richard voleva studiare le stelle, Marvel voleva rendere fieri i propri genitori, Saya voleva una vita tranquilla, voleva proteggere i suoi amici.
Adesso più che mai voglio che tutto finisca, ma in fondo Haymitch ha ragione.
Cosa può fare un ragazzo contro un intero Stato?
Cosa succede lì, a Capitol City, che noi non possiamo vedere?
Dall’esterno l’Arena è una corazza invalicabile, dove una sola persona può uscire viva, ma tutto ha un punto debole.
Mi sollevo e mi siedo sull’erba, lontano dall’albero.
Tutto ha un punto debole.

Ciao lettori!
Scusate per il tempo che vi ho fatto aspettare prima di pubblicare il capitolo, ma davvero, gli impegni scolastici si stanno facendo soffocanti!
Fortunatamente questi giorni resterò a casa perchè la mia scuola ospita i seggi elettorali, quindi avrò tempo per scrivere e portanrmi avanti con i capitoli.
Ho un'idea sul finale, ma credo che sarà uno schifo, quindi cercherò di "sgrezzarla"!
Per la gioia di "qualcuno" (coff coff) ha inserito un bel pò di Geavy, spero di non aver esagerato, però!
E quindi, dopo aver conosciuto il lato romantico di Saya vi saluto, e vi do appuntamento al prossimo capitolo!
PS. Sì, ho cambiato di nuovo nickname per la gioia di chi deve ricordarseli tutti.

Harusame (Ex Weather_)

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