The alternative 74th Hunger Games. di Roulette (/viewuser.php?uid=579501)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Mietitura. ***
Capitolo 2: *** Le visite ***
Capitolo 3: *** Viaggio verso Capitol City ***
Capitolo 4: *** Presentazione dei Tributi e Arrivo a Capitol City ***
Capitolo 5: *** Preparazione alla sfilata ***
Capitolo 6: *** La sfilata ***
Capitolo 7: *** Sono già morto ***
Capitolo 8: *** Primo giorno d'Addestramento ***
Capitolo 9: *** La sfida ***
Capitolo 10: *** Senza-voce ***
Capitolo 11: *** Ferro rovente ***
Capitolo 12: *** L'idea ***
Capitolo 13: *** L'intervista ***
Capitolo 14: *** Se solo ci fossimo fatti ascoltare.. ***
Capitolo 15: *** Radure e fiumi. ***
Capitolo 16: *** Torneremo insieme ***
Capitolo 17: *** Forse, va bene così. ***
Capitolo 18: *** La stella più piccola. ***
Capitolo 19: *** Sono stato io. ***
Capitolo 20: *** Lingue di fuoco. ***
Capitolo 21: *** Tramonto di sangue. ***
Capitolo 1 *** La Mietitura. ***
Un vento caldo soffia tra le baracche del Giacimento del Distretto 12.
Migliaia di teste scure fissano il palco al centro della piazza, di fronte al Palazzo di Giustizia.
Sul palco, una donna sta picchiettando con l'indice il microfono e di tanto in tanto sussurra 'Si sente?' ai Pacificatori ai suoi piedi.
Effie Trinket, capelli bianco perla tirati in su da chissà quanta lacca, rossetto rosa abbinato al fiore che porta in testa, una giacca viola piena di nastri e fiocchetti, sta tentando di non fare una brutta figura davanti al suo Distretto, quello che ogni anno le consegna due tributi, un maschio e una femmina, che puntualmente non fanno ritorno.
Mi guardo intorno, ragazzini di ogni età che si tengono per mano, nella disperata ricerca di confortarsi l'un l'altro, penso per la millesima volta agli Hunger Games.
Alla loro crudeltà, a come ogni anno li fanno sembrare una grande festa, si, perchè a Capitol City tutto è una grande festa.
Con lo sguardo accarezza tutti i loro visi spenti, spaventati, ognuno di loro potrebbe finire sul quel palco e, successivamente, a morire nell'Arena.
Il mio sguardo si ferma su una ragazza, Katniss Everdeen, la conosco da più di quattro anni e ogni volta che la osservo bene noto sempre qualcosa di diverso, qualche particolare che non avevo mai colto bene, i suoi occhi grigi, i suoi lneamenti, la sua bocca.
Non riesco ad incrociare il suo sguardo, sta fissando sua sorella, Primrose, è il suo primo anno da 'sorteggiabile', Katniss la guarda rassicurante, le sussurra qualcosa.
Anche io ho qualcuno da rassicurare.
Sposto lo sguardo un pò più indietro, mi acorgo che il filamto sui Giorni Bui è partito.
Rory è lì, tremante e appena si acorge che lo sto fissando mi manda uno sguardo atterrito, cerco di fare come Katniss, ma non sono proprio la persona indicata.
'Ho paura' formula mio fratello con le labbra.
Se Rory dovesse essere sorteggiato, cosa farei io?
Cosa sarei disposto a fare per salvare mio fratello?
Il suo nome è una sola volta nella boccia, in confronto al mio che si ripete quarantadue volte non è un granchè.
Uno.
Quarantadue.
Due numeri tanto distanti.
Ma le probabilità a volte giocano brutti scherzi.
Ritorno a guardare Katniss, e mi accorgo di avere due persona da voler proteggere.
Katniss.
Così bella. Non si è mai accorta di quello che provo per lei.
Finalmente si accorge del mio sguardo e mi regala un timido sorriso.
-Non trovate sia fenomenale?- Dice Effie con le lacrime agli occhi.
Nessuno risponde.
-Bene.- Fa lei ricomponendosi -Siamo qui oggi per sorteggiare un giovane uomo e una giovane donna che avranno l'onore di rappresentare il proprio Distretto nei settantaquattresimi Hunger Games!-
Il modo in cui scandisce la parola onore mi fa rabbrividire.
Cosa c'è di onorevole nell'uccidere altre persone?
Uccidere.
Una parola che mi fa rabbrividire.
Certo, io e Katniss uccidiamo ogni giorno animali andando a caccia.
Ma uccidere animali per sfamarsi è diverso.
-Come sempre, prima le signore!- Esclama Effie entusiasta immergendo la mano nella grande boccia di vetro davanti a sè.
La mano danza tra i candidi foglietti bianchi, tra quei foglietti c'è il nome di Prim, e in molti altri di quei foglietti c'è il nome di Katniss.
Non voglio neanche pensarci.
Non farlo, Gale.
Quando Effie estrae la mano vedo tutte le ragazzine trattenere il respiro.
Su quel foglietto potrebbe esserci chiunque, persino Prim.
Vedo Katniss guardare verso sua sorella, con uno sguardo rassicurante.
Nonostante tutto, Katniss pensa prima a sua sorella che a sè.
Effie si schiarisce la gola con due colpetti di tosse.
-Leevy Hampson!- Annuncia fiera.
Vedo Katniss tirare un sospiro di sollievo, guardare verso sua sorella e sorriderle.
Anche io non posso che essere tranquillo, Katniss e Prim sono salve.
Poi ripenso a mio fratello.
Non sono del tutto tranquillo.
Katniss sorride anche a me e non posso fare altro che restituirle uno sguardo felice.
-Su, Leevy, sali.- Dice la capitolina battendo lievemente le mani.
Una ragazza sbuca dal gruppo delle sedicenni, capelli color grano, occhi grigi.
Cammina lentamente, guardandosi intorno spaventata.
Una volta su Effie le fa delle domande, alle quali la ragazza risponde timidamente.
Forse la conosco, è la figlia di un minatore e ogni tanto aiutava sua madre nella vendita delle stoffe giù al Forno.
Io e Katniss l'abbiamo vista qualche volta, ma essendo timida non ci ha mai rivolto la parola.
-Che ragazza adorabile!- Commenta la nostra acompagnatrice.
-Bene, credo sia il momento di estrarre il nome del giovane uomo!-
Ancora una volta la sua mano si avvicina alla boccia, questa volta sono i ragazzi a trattenere il fiato.
Sta volta il mio sguardo è tutto per Rory, lo scorgo tremare.
'Non avere paura' riesco a formulare la frase con le labbra, ma il mio fratellino non smette di tremare.
Gli occhi grigi di mio fratello sono spalancati e hanno un barlume di terrore, mi ricorda gli occhi dei conigli intrappolati tra le mie trappole, degli occhi che aspettano una morte certa.
Rory non morirà.
Lo ripeto a me stesso, come un ordine.
La capitolina estrae un foglietto bianco e lo srotola.
Le sue labbra si schiudono per leggere il nome.
Le orecchie mi fischiano, mi accorgo che anche io sto tremando.
Il fischio si interrompe appena in tempo per sentire il nome del Tributo di quest'anno.
-Rory Hawthorne.-
*ANGOLO DELL'AUTRICE*
Ciao a tutti, spero che il capitolo vi sia piaciuto, è decisamente corto, avevo intenzione di scriverlo più lungo, ma perferisco bloccarlo ora perchè mi piace creare suspance.
Ok, lo sapete tutti cosa accadrà dopo, ma boh, fatemi credere che sarete sorpresi nel prossimo capitolo.
Volevo chiedervi di recensire, perchè le recensioni mi spingono a continuare, sto pensando di scrivere questa storia da un pò, ma prima volevo prendere un pò di familiarità con il sito.
Fatemi sapre cosa ne pensate, se secondo voi scrivo bene. Non fa niente se le recensioni sono corte, a me basta sapere che qualcuno legge la mia storia.
Accetto tutte le recensioni negative e neutre, purchè non troppo offensive :)
PS. C'è un altro utente del sito che descrive gli Hunger Games in cui viene sorteggiato Rory, ma mi sono informata e ho scoperto che lei (o lui) descrive le emozioni di Katniss al Distretto e la sua storia con Peeta.
Io ho intenzione di descrivere i Giochi di Gale.
Mancherà anche a me la nostra Ragazza di Fuoco, ma per questa storia non c'è D:
Ok, basta, vi sto scocciando ^^
Vi chiedo ancora di recensire, uccidetemi, sì. Perchè secondo me come iniziò non è un granchè.
Ok, basta ciao.
Un abbraccio,
Roulette. |
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Capitolo 2 *** Le visite ***
Non colgo subito il significato vero di quelle parole, sento la testa girarmi, un masso mi cade sullo stomaco, sento il mio respiro farsi affannato.
Perché?
Ho passato tutto il mio tempo a prendere tessere per permettere alla mamma, a Vick, a Posy e a Rory di poter mangiare, sopravvivere in un Distretto sfruttato.
Ho passato tutto il tempo a rischiare la mia vita tra i boschi, certo, Cray sapeva benissimo quello che facevamo, ma se un giorno gli fosse venuta voglia di punirci?
Se avesse trovato dei fornitori migliori di me e Katniss?
Ho passato tutto il mio tempo a cercare di proteggere Rory, a non fargli prendere le tessere, ero sicuro che in questo modo sarebbe stato al sicuro, che in questo modo sarebbe riuscito ad avere tutto, perché io sono il suo fratello maggiore.
Perché da quando mio padre morì sono io a procurare cibo alla famiglia, sono io portare qualcosa a casa, sono io, Gale, a dover essere in pericolo.
Sono io a dover rischiare la vita.
Sono io a doverlo proteggere.
Quando finalmente la mia mente riordina le emozioni riesco a vedere Rory camminare terrorizzato verso il palco, Effie gli tende la mano con un sorriso.
Sono io a doverlo proteggere.
-Rory!- Urlo.
Tutti si girano verso di me.
Katniss è lì, con le lacrime agli occhi.
Mi sussurra ‘Non farlo’
Scusa, Katniss.
Inizio a correre verso di lui.
Un gruppo di Pacificatori crea un muro tra me è mio fratello.
-Mi offro volontario!- Urlò con la voce più sicura che riesco a fare.
-Mi offro volontario come Tributo.-
Rory sgrana gli occhi.
-Che dici Gale?!- Mi urla.
Io corro verso di lui, chiudo le mie braccia sulla sua schiena.
Lo sento singhiozzare.
Non ce la fa più, scoppia in un pianto isterico.
-Rory, va a casa.- Gli ordino.
-No, Gale!- Mi urla con un tono che non ho mai sentito. –Non voglio, ritira quello che hai detto!-
Katniss si avvicina e prende Rory per le spalle.
Lui inizia a scalciare e urlare contro di me.
Katniss mi guarda, intensamente, per un istante, prima che un Pacificatore la allontani ancora stretta a Rory.
-Non ci credo!- Cantilena Effie. –Abbiamo un volontario!-
Poi inizia a sussurare frasi tipo ‘Quale onore!’ ‘Non ci posso credere!’ fingendo di piangere.
-Vieni caro.- Mi dice porgendomi la mano.
Io salgo sul palco e lì su mi rendo conto di quello che ho fatto.
E mi sento bene.
Ecco cosa sei disposto a fare per lui, Gale.
Ripeto a me stesso.
Mi sono consegnato a Capitol City, mi sono consegnato tra le braccia della morte.
Da lassù guardo ancora una volta Katniss, sta piangendo.
Mi sento bene, Katniss piange per me.
Devo dirglielo. Devo dirle quello che provo.
Durante le visite, glielo dirò.
Lo prometto a me stesso.
Rory è ancora tra le braccia di Katniss, piange anche lui.
Morirò.
Ma prima di farlo dirò a Katniss quello che provo, dirò a Rory che gli voglio bene. Quando avrà l’età giusta andrà a caccia con Katniss.
Ma le tessere.
No.
Le tessere non le prenderà mai.
Katniss glielo impedirà.
-Ci scommetto il cappello che quello è tuo fratello.- Mi dice Effie battendo convulsivamente le mani.
-Si.- Riesco a sussurrare vago.
-Bene! Benissimo!- Strilla lei in preda all’euforia.
-Stringetevi le mani cari.-
Mi giro, e guardo negli occhi la figlia della venditrice di stoffa.
Leevy.
Non avevo mai sentito il suo nome.
I suoi occhi grigi mi fissano, non c’è nulla di cattivo in quegli occhi.
Non è cattiva. Ma non posso fidarmi.
Le tendo la mano e lei la afferra senza stringere troppo.
La sua presa e debole, come il suo carattere.
Poi ci voltiamo entrambi e due Pacificatori ci spingono nel Palazza di Giustizia.
Mi portano in una stanza grigia, dove mi siedo su un letto.
Tiro un sospiro.
Sono un Tributo degli Hunger Games.
Gli Hunger Games. Quelli che odiavo tanto, quelli che mi ero ripromesso di far cadere, un giorno.
Ed eccomi qui, una pedina dei loro giochi.
La porta si spalanca e Rory, Vick, Posy e la mamma irrompono nella stanza.
-Tre minuti.- La voce fredda del Pacificatore fa scoppiare in lacrime la mamma.
-Non piangere.- Le sussurro abbracciandola.
-Gale, tronerai, vero?- La voce di Vick ci interrompe.
Io lo prendo in braccio e lo stringo forte.
-Certo che tornerò, per voi.-
Rory sta in disparte, con le braccia incrociate a fissare il pavimento.
-Rory…- Sussurro.
-Perché l’hai fatto?- Mi dice.
-Rory, senza il tuo perdono non ce la faccio a vincere.-
Lui corre verso di me e mi getta le braccia al collo, piangendo.
-Posy, quando tornerò ti comprerò il peluche che volevi, promesso.-
Anche lei piange e mi abbraccia.
Quando il Pacificatore torna per farli uscire riesco a sussurrare alla mamma una frase.
‘Non farli morire’
La porta si chiude.
Poco dopo si riapre e due occhi grigi compaiono.
Katniss.
Corro verso di lei e non posso fare a meno di abbracciarla.
Lei affonda il volto nell’incavo del mio collo bagnandomi la maglietta con le sue lacrime.
Inspiro il suo profumo per l’ultima volta.
-Gale.- Mi dice –Tu sai cacciare, ok?-
Scuoto il capo fissando il vuoto.
-Katniss, io caccio gli animali. Qui si tratta di persone.-
-Non è poi tanto diverso.-
Quelle parole mi lasciano un vuoto dentro.
Ad un certo punto mi ricordo.
-Katniss…- Inizio.
-Che c’è?-
Io ti amo.
Forza, Gale.
Sono solo tre parole.
Mi sento così stupido, ho avuto tutto il tempo del mondo per rivelarglielo.
Ora non ne ho più. Probabilmente è l’ultima volta che la vedrò.
Dai, Gale.
-Io tornerò. Per voi.-
Non ce l’ho fatta.
Katniss mi sorride e mi si getta al collo per l’ultima volta.
-E io sarò qui ad aspettarti.-
Il Pacificatore me la porta via.
Sono un codardo.
Le lacrime mi rigano il volto.
Mi getto a terra, davanti alla porta chiusa, Katniss se n’è andata per sempre.
-Io ti amo, Katniss.-
Sono in ritardo, ormai se n’è andata.
Non saprà mai cosa provavo mentre ero con lei.
I sorrisi che mi dedicava, che mi facevano andare fuori di testa.
La volta in cui l’ho portata in spalla quando si è slogata un ginocchio.
Tutte le volte in cui, insieme abbiamo trascorso le giornate tra i boschi.
Gli unici luoghi dove ci sentivamo vivi.
Addio, Katniss. Sei stata la cosa più bella che mi sia mai capitata.
Ciao lettori e lettrici!
Grazie delle precedenti recensioni, mi siete stati tutti d'aiuto, mi avete dato tutti un consiglio e spero di aver rispettato le vostre aspettative in questo capitolo.
Grazie ancora a tutti.
Ok, ieri ho visto Catching Fire ed è... INCREDIBILE.
Non riesco a descriverlo a parole, ma ci proverò, è un film pazzesco, i personaggi sono quasi tutti come me li immaginavo (Tranne Plutarch dovrei dire) e l'arena è... rappresentata benissimo, ho pianto quando è morta Mags, quando è morta Wiress, quando Katniss piange per Prim e sono morta di risate quando Johanna si spoglia in ascensore e Katniss fa una faccia epica.
Ok, basta, sto degenerando, vi do un ultimo consiglio (anche se credo sarà inutile) GUARDATELO. <3
Un abbraccio,
Roulette. |
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Capitolo 3 *** Viaggio verso Capitol City ***
Non piangere Gale.
Strizzo gli occhi per ricacciare le lacrime che stanno per rigarmi il volto.
L’ultima cosa che voglio è mostrarmi debole.
Faccio appena in tempo a trattenermi perché poco dopo un Pacificatore irrompe nella stanza.
-E’ ora di andare.-
Lo seguo fino al Salone del Palazzo di Giustizia, dove una Effie visibilmente impaziente ci informa che c’è un’auto sul retro che ci attende.
Leevy ha gli occhi arrossati dal pianto e continua a strofinarseli con le mani.
Deve aver lasciato molte persone, perché le sue visite sono durate di più delle mie. A scuola sedeva sempre accanto alla figlia del venditore di verdure, Sarah e con loro c’erano sempre un mucchio di ragazzi.
Scommetto che Sarah era nel gruppo delle sue visite.
Io, prima di conoscere Katniss, passavo il tempo da solo.
Ogni tanto mangiavo con Lucas, il figlio del capo dei minatori, finchè suo padre non litigò con il mio, e lì si interruppero tutti i nostri rapporti. Durante la Mietitura l’ho visto.
Mi fissava con uno sguardo triste, suo padre lo costrinse ad allontanarsi da me.
Leevy, invece, ha sempre avuto persone accanto.
Saliti sull’auto Effie inizia descriverci con la sua voce acutissima tutte le comodità, o i ‘comfort’ (come li chiama lei) di Capitol City.
-E poi, non potete immaginare!- Tira un grande respiro –L’albergo dove alloggerete è FA-VO-LO-SO!-
-Non solo avrete la posibilità di passare i giorni dell’addestramento in un’attico super esclusivo, m potrete soprattutto godere di tutti i privilegi della attico, insomma, voi…-
Volto il capo verso Leevy, sta fissando un punto indefinito sotto di se.
Improvvisamente provo un profondo dispiacere per lei.
Io, in fondo, sono abituato ai boschi, alla vita selvaggia.
Ma lei.
Lei non l’ho mai vista camminare da sola, passava il tempo ad aiutare la madre nel lavaggio delle stoffe, nella vendita e nell’esposizione.
Qualche volta era in piazza con Sarah o qualche altra ragazza del Distretto.
Non ce la vedo nell’Arena.
-Non credi anche tu, James?-
La voce di Effie interrompe i miei pensieri.
-Gale.- Ribatto.
-Oh, si Gale…- Fa una faccia dispiaciuta, che un secondo dopo si trasdorma in un enorme sorriso –Eccoci al treno!- Trilla entusiasta.
Davanti a noi si spalancano le porte del veicolo che ci condurrà a Capitol City.
Durante i 10 metri di tragitto furgone-treno un miliardo di flash ci invade. Microfoni si fanno spazio a spintoni tra il mucchio di giornalisti capitolini accorsi solo per un’intervista esclusiva ai Tributi del 12.
‘Volontario!’ mi chiamano.
‘Che onore! Era tuo fratello giusto? Spiegaci di più’.
Un flash dritto in faccia mi fa strizzare gli occhi.
-Oh insomma!- Sbotta Effie –Fateci passare! Dannazione!-
Quando finalmente entriamo nel treno ho la testa che mi gira per le chiacchiere di Effie e i flash dei giornalisti.
Mi getto su una poltrona e chiudo gli occhi.
-Bene cari!- Inizia Effie – Alle 20:00 ci sarà la cena, mentre per le 23:00 dovreste essere entrambi a letto, domani sarà una giornata importante! Giungeremo a Capitol City!-
Dopo una pausa la sento sospiare –Vado a cercare Haymitch.-
La testa mi pulsa ancora così inizio a massaggiarmi le tempie.
Quando apro gli occhi Leevy è seduta accanto a me e fissa il finestrino.
Quando si accorge che mi sono sollevato si ricompone un po’.
-Scusa- Balbetta –Ti.. Ti ho svegliato?-
-No…- Le dico –Non stavo dormendo.
-Secondo te… Com’è Haymitch?- Mi chiede con un leggero rossore sulle guance.
-Non ne ho la più pallida idea, spero solo che non sia un completo idiota, come il mentore del 7- Sorrido.
Sorride anche lei.
Non ci credo, ha riso.
-Io ho… Un po’ paura…- Mi rivela.
-Di cosa?-
-E se dovessi stargli antipatica?- Mi dice –Insomma… Il mentore deve aiutarci e dovremmo avere un buon rapporto con lui…-
Inizia a fissarsi le scarpe e a percorrere con il dito tutti gli intrecci filamentosi del morbido velluto dei divanetti.
-A me stai simpatica.-
Non l’avessi mai detto.
Alla mia affermazione un rossore la invade ed è costretta a tossicchiare per allontanare la mia attenzione da lei.
-Gra… Grazie.- Balbetta, per poi ricominciare a fissare i paesaggi che scorrono veloci attraverso i grandi finestrini del treno.
Le poltrone in velluto rosso non sono nulla in confronto ai tavoli a rotelle accantonati alle pareti.
Sopra di loro sono esposti una varietà di dolci e alcolici che basterebbero a sfamare la mia famiglia per tre giorni.
Ripenso alla piccola Posy, se avesse avuto di fronte una tale quantità di dolci sarebbe scoppiata di gioia.
Posy.
Rory.
Vick.
Katniss.
Dalla velocità di questo affare deduco che ormai dovrei essere lontanissimo da loro.
Ecco di nuovo le lacrime spingere il mio canale lacrimale per cercare di uscire.
No, Gale.
Tornerai da loro.
Ce la puoi fare.
Penso a Leevy.
Come farò ad ucciderla? Così indifesa, timida. Che si scioglie per un complimento banale quanto ‘Sei simpatica’.
Insomma, non posso farlo. Nessuno potrà mai fare del male ad una ragazza talmente fragile.
Incrocio le braccia e decido di dedicarmi alla stessa attività di Leevy.
Ad un certo punto la porta del vagone si spalanca e un uomo, biondo e barcollante, irrompe nella stanza. E’ sulla trentina, camicia imbrattata di qualcosa di liquido, negli occhi ha un non so chè di strano, come se stesse per fulminarci entrambi.
Si dirige sicuro verso il carrello degli alcolici e versa del liquido bianco dentro un bicchiere.
Io e Leevy restiamo zitti.
L’uomo ha un aria familiare, mentre riattappa la bottiglia e svuota in gola il suo bicchiere.
E’ Haymitch Abernathy, il nostro mentore.
Evidentemente anche Leevy lo capisce perché fa uno sguardo preoccupato.
-Beh?- Chiede Haymitch –Cos’ho di tanto interessante?-
Lei distoglie lo sguardo, ma io continuo a fissarlo.
-Tu sei il nostro mentore.- Gli dico.
-Mhh, abbiamo un ragazzo molto perspicace quest’anno!- Fa in tono ironico riempiendo di nuovo il bicchiere, sta volta con un liquido castano chiaro.
La cosa mi da fastidio. Perfetto, un mentore alcolizzato.
Ecco perché il Distretto 12 non ha mai registrato record in fatto di vincite.
-Secondo me non dovresti bere così tanto.- Gli dico in tono di sfida.
-Beh, sicuramente sarebbe più interessante che conversare con te.-
Mi fa salire i nervi.
-Tu non dovresti aiutarci?- Mi alzo in piedi mettendomi proprio di fronte a lui.
-E tu non dovresti portare un po’ di rispetto?-
Ho una voglia incredibile di mollargli un pugno.
-Beh, abbiamo pochi giorni prima di andare a morire nell’Arena, signor Abernathy- Gli dico –Quindi devi darci qualche consiglio.-
-Beh- Mi imita lui –Partite col presupposto che una volta che sarete nell’Arena, io non potrò fare nulla per salvarvi. Inutile dare la colpa a noi mentori, quando i Tributi sono dei buoni a nulla.-
Sta volta devo trattenermi con tutto me stesso dal mollargli un pugno.
Lo immobilizzo contro il muro facendo cadere il suo bicchiere, lui mi spinge a terra.
-Mhh, mi ero sbagliato sul tuo conto. Non sei così tanto intelligente, fossi in te userei di più il cervello.-
Riafferra la bottiglia di prima e prende un nuovo bicchiere.
-E adesso devo anche riempirmi di nuovo il bicchiere.-
Resto a terra a fissarlo.
-Credo che andrò alla cabina bar.-
Haymitch si allontana lasciandomi a terra.
-Gale…- Mormora Leevy.
-Sto bene, vado a fare una doccia.-
Esco dalla stanza con una tale rabbia che potrei buttare giù tutto il treno.
Chi diavolo è lui per trattarci in questo modo? Ma in un certo senso ha ragione, devo usare il cervello, non mi conviene mettermi contro il mio mentore. Anche perché io e Leevy dovremo condividerlo e sarà lui a scegliere chi vive e chi muore.
Mi dirigo verso l’ultimo vagone, troverò da solo la mia stanza. Forse sta sera perlerò con Haymitch, magari mi scuserò anche.
Non so.
L’unica cosa che figura nella mia mente, in questo momento è Rory che mi piange in braccio e Katniss che se ne va, inconsapevole del mio amore per lei.
Ciao a tutti!
Innanzitutto voglio ringraziare i 4 utenti che hanno aggiunto la storia tra le seguite! Insomma, mi fa molto piacere sapere che la seguite e che vi interessa.
Come sicuramente avrete notato ho aggiornato più tardi delle altre volte, per via di alcuni impegni (SCUOLA, SCUOLA, SCUOLA.)
Grazie mille a tutti, sono contentissima che a qualcuno la mia storia piaccia.
Spero che il capitolo via sia piaciuto, se l'avete trovato un pò noioso vi chiedo scusa, perchè a me lo sembra molto. Volevo chiarire qualcosa sul carettere di Leevy e allo stesso tempo far incontrare i due terremoti Gale e Haymitch.
Nel prossimo capitolo ci sarà l'arrivo a Capitol City!
Un abbraccio a tutti, grazie mille per il supporto che mi date!
Roulette. |
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Capitolo 4 *** Presentazione dei Tributi e Arrivo a Capitol City ***
Haymitch è seduto a capotavola, accanto a lui Effie, Leevy e poi io, gli altri tre posti sono vuoti.
Due uomini, un ventina d’anni, ci stanno servendo uno stufato che mi fa pensare a quello che Sae La Zozza serviva a me e Katniss quando pranzavamo insieme al Forno.
Seduti al bancone a discutere sui pregi della selvaggina, dopo una giornata passata nei boschi.
Una domanda prende forma nella mia mente.
Come sarà l’Arena?
Mi sento oppresso negli spazi angusti e non riesco a stare tranquillo senza la certezza che da un momento all’altro posso correre tra i boschi.
E se l’arena fosse un deserto?
Come resisterei?
Impazzirei, come la ragazza che vinse qualche anno fa, Annie Cresta, del 4.
-Allora?- La voce roca di Haymitch mi fa rinsavire.
-Cosa?- Chiedo confuso.
-Lo vuoi o no il dessert?-
-No…-
I due senza-voce si allontanano.
Leevy è seduta accanto a me, sta facendo roteare il cucchiaio nella zuppa di verdure che non ha ancora toccato, pensa a qualcosa.
Gli occhi grigi fissi sul bicchiere di cristallo pieno d’acqua.
-Allora!- Fa Effie contenta –Domattina saremo a Capitol City, un po’ d’allegria!-
Nessuno la degna di una risposta.
Dopo cena siamo tutti su un divanetto nero lucido a fissare il grande televisore che sta trasmettendo le repliche delle Mietiture negli altri Distretti.
Per il Distretto 1 ci sono due ragazzi abbastanza robusti, ovviamente entrambi volontari, Marvel e Lux.
Per il Distretto 2 altri due volontari, altri due Tributi robusti, altri due Favoriti: Cato e Clove.
I due del 3, invece, sono entrambi dodicenni e tremanti, malnutriti e spaventati. Il genere di Tributi che non ucciderei mai, il ragazzo indossa due occhiali a fondo di bottiglia che sono stati chiaramente aggiustati con del nastro adesivo perché si reggono a malapena.
Il Distretto 4 ci presenta lo stesso spettacolo dell’1 e del 2, ragazzi forti e ben nutriti che si azzuffano per raggiungere il palco. Mi chiedo come facciano.
A voler morire.
Perché se sopravvivi agli Hunger Games sei morto lo stesso.
Per il Distretto 5 due ragazzi di 14 e 16 anni sono estratti, entrambi hanno uno sguardo intelligente, astuto. La ragazza ha un non so chè di strano, sembra… una volpe, scopro poco dopo il suo nome: Finch.
Forse sono i suoi capelli rossi a farmela associare all’animale, ma in ogni caso ha il volto appuntito, proprio come quello di una volpe.
Il ragazzo, invece, si chiama Lincan.
I due Tributi del 6 hanno entrambi 16 anni, la ragazza, Saya, sembra molto decisa, capelli neri, occhi chiari.
Il ragazzo, Brendan, ha i capelli chiarissimi, che sotto il sole cocente del Distretto 6 sembrano quasi bianchi.
I Distretti 7, 8, 9 e 10 hanno tutti Tributi dai 14 ai 17 anni, non sembrano tanto mal ridotti, devo stare attento a loro.
Nel Distretto 11 vengono sorteggiati due Tributi completamente diversi. Lei piccola, 12 anni, corpo esile e sguardo spaventato, ma con un tocco di determinazione, è sveglia. Si chiama Rue.
Lui alto e robusto, occhi scuri e fisico palestrato. E’ una montagna che cammina. Si chiama Tresh.
Per ultimi, dopo un commento di Caesar ecco apparire gli occhi di Leevy che fissano il palco spaesati, mi volto verso di lei e noto che mi sta guardando. Appena i nostri sguardi si incrociano abbassa il volto e arrossisce un po’.
Eccomi, che urlo alle telecamere che mi offro volontario. Guardarmi da un’altra prospettiva mi fa apparire molto più sicuro di quello che ero. Nell’inquadratura si nota chiaramente il mio sguardo verso Katniss.
Dopo il commento di Caesar, che non fa altro che definirmi ‘Il ragazzo del 12 più coraggioso che abbia mai visto’, Haymitch spegne il televisore.
-Allora…- Inizia –Qualche idea sui Tributi di quest’anno?-
Leevy prende la parola timidamente –La ragazza del 2 è spaventosa…-
-I ragazzi del 2 fanno parte dei Favoriti, Tributi che si allenano dalla tenera età e si preparano già da settimane per essere volontari.-
Non era la risposta che aspettava, perché ora Leevy è più preoccupata di prima.
-E che mi dici dei due del 5?- Gli chiedo. –Sembrano svegli.-
-Si- Fa Haymitch –Ma se non mostrano un po’ di forza bruta i Favoriti non li accoglieranno mai nel loro gruppo.-
-Oh, a porposito.- Il nostro mentore si batte una mano sulla fronte –Non fate dimostrazioni di voi stessi durante gli allenamenti. Serviranno solo a ricevere una proposta dai Favoriti, e se non accettate sarete il loro primo bersaglio. Allenatevi nelle tecniche di sopravvivenza, saranno molto più utili. Domattina valuteremo le vostre abilità.-
Haymitch da sobrio è molto più piacevole di quello che pensassi.
-Si è fatto tardi e domani sarà una giornata impegnativa, quindi cercate di dormire un po’.-
-La collana della mentore del 6 era davvero stupenda.- Il commento di Effie manda tutti a letto.
Passo la nottata senza chiudere occhio. Verso le 6:00 riesco a sonnecchiare un po’, per poi essere svegliato da Effie alle 7:30.
Irrompe nella stanza e inizia ad urlare qualcosa sul nostro programma, così mi sollevo e le chiedo di uscire per potermi cambiare.
Se ne va un po’ offesa.
Dopo la colazione abbondante a base di latte, miele e dolci a forma di corno ripieni di panna, siamo tutti pronti per la prima apparizione a Capitol City.
-Mi raccomando, un bel sorriso.- Fa Effie emozionata.
-Per questa volta ha ragione, sorridere e farsi piacere dalle telecamere è l’unico modo per ottenere sponsor.- Le fa eco Haymitch.
Non ho alcuna intenzione di sorridere ad un gruppo di folli che non vedono l’ora di conoscere i ragazzi che manderanno al macello.
Effie ci posiziona di fronte alle porte del treno, in modo che quando saranno aperte la prima cosa che Capitol City vedrà saranno due ragazzi felici e sorridenti che non vedono l’ora di farsi conoscere.
Una cosa rivoltante.
Una volta posizionati inizia a dare indicazioni per far apparire la cosa più ‘scenica’, mi volto verso Leevy e noto che sta leggermente tremando.
Un sonoro crock ci fa intuire che le porte stanno per aprirsi.
-Un bel sorriso.- Ripete la nostra capitolina.
La luce del giorno mi invade e mi fa chiudere gli occhi per un secondo.
Appena mi abituo li schiudo e rivolgo uno sguardo alla mia compagna di Distretto. Sta tremando.
Non riesco a vederla così, mi ricorda troppo i giorni in cui mio fratello Vick era avvolto in una misera coperta, a tremare per il freddo e per la febbre troppo alta.
Io e Katniss cacciavamo il doppio e lei, di nascosto, lasciava a mia madre un po’ di selvaggina o medicine in più, perché quelle che portavo io non bastavano.
Quel senso di impotenza che provavo nel vedere mio fratello appassirsi, mentre la neve cadeva e io non riuscivo a catturare neanche uno scoiattolo.
Così, dopo aver sbattuto un paio di volte gli occhi la mia mano guizza verso la sua e la afferra.
Al contatto con me Leevy si gira e mi guarda interrogativa. Reggo lo sguardo sorridendole.
Ha bisogno di sostegno e voglio aiutarla.
Guardo dritto davanti a me senza lasciarle la mano.
E così, insieme e uniti, facciamo ingresso nella città che ospiterà gli Hunger Games.
Ciao a tutti!
Grazie mille a chi ha inserito la storia nelle seguite, a chi recensisce ogni capitolo e anche a chi legge in silenzio, dai.
Come avrete notato ho aggiunto un 'banner', mi è sembrata una buona idea, mi sa di copertina per il mio libro.
Vabbè, che sia uno schifo lo so da me, non sono brava a modificare foto, così ne ho presa una, ho messo qualche effetto e aggiunto una scritta in Paint. Niente di chè.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, scusate se è un pò sciapo, ma volevo farvi conoscere i Tributi, a proposito, ho inventato alcuni nomi così da far interagire Gale anche con altri personaggi che non siano gli stessi del libro.
Se vi va, lasciate una recensione :)
Un abbraccio e al prossimo capitolo. Weeeh *Alla DanieleDoesn'tMatter*
DanieleDoesn'tMatter Roulette. |
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Capitolo 5 *** Preparazione alla sfilata ***
Come diavolo ci sono finito qui?
È l’unica cosa a cui riesco a pensare disteso a faccia in su sul morbido lettino della stanza di preparazione.
Ricordo che io e Leevy abbiamo percorso il corto tragitto stazione-auto e un mare di flash ci ha invasi, qualcuno ridacchiava, qualcun altro sussurrava ‘Che carini!’, credo che non abbiano ben compreso il significato del mio gesto.
Insomma, vederla tremare mi ha fatto fare un movimento involontario. O forse non del tutto?
Non lo so. Fatto sta che appena saliti in macchina non le ho lasciato la mano finchè non mi ha rivolto uno sguardo.
Le nostre strade si sono separate appena entrati in un alto Palazzo, un Pacificatore mi ha scortato a destra, un altro l’ha condotta a sinistra.
Mi ha detto ‘Sdraiati’ e poi è uscito. Suppongo di dover aspettare che arrivi qualcuno.
Ho ragione, un rumore simile a risolini mi fa capire che quel qualcuno è arrivato.
O forse dovrei dire quei qualcuno.
-Ciao Gale!- Mi saluta affettuosamente uno dei tre strani capitolini che mi appaiono davanti. Il suo tono è così confidenziale che pare ci conosciamo da sempre. Quando in realtà non l’ho mai visto in vita mia.
-Io sono Lucifer- Si presenta.
Lo guardo bene, è basso e tozzo, indossa una parrucca bianco brillante, così come i suoi denti sicuramente sbiancati chirurgicamente.
Sul volto ha dei tatuaggi bianchi e grigi e del colore intorno agli occhi. Le sue labbra sono grigio chiarissimo.
Indossa una giacca brillante con su incastonati migliaia di piccoli brillantini.
Il pantalone di tela grigia è l’unica cosa ‘normale’ che ha addosso.
-E loro sono Melissa e Blisser- Fa ancora indicando le due donne ridacchianti accanto a lui.
Credo siano gemelle perché hanno praticamente gli stessi occhi e la stessa bocca e indossano lo stesso abito pomposo smanicato con un colletto altissimo. Solo che di colore diverso.
Per la prima è rosso, per l’alta azzurro.
In faccia hanno gli stessi tatuaggi.
-Dal vivo sei molto meglio.- Mi dice la rossa mangiandomi con gli occhi.
Il modo in cui enfatizza la parola molto mi fa rabbrividire.
-Oh, smettila Melissa!- Sbotta l’azzurra.
Lucifer inizia a dare ordini alle gemelle e mi chiede di togliermi tutto ciò che ho addosso.
Decido di ascoltare senza obiezioni, in modo che questa tortura finisca il prima possibile. Vedendo il mio imbarazzo Blisser mi fa uno sguardo tenero per poi pronunciare: -Voi ragazzi del 12 siete così carini!-
Poi tutti e tre iniziano a ciarlare su quanto sarà emozionante la sfilata e a fare pronostici e paragoni con quella dell’anno scorso.
Vestiti da minatori e con un piccone in mano. Che emozione.
-Allora, quindi quello era tuo fratello, vero?- Mi dice ad un certo punto Lucifer.
-Si…- Gli rispondo.
-Che onore! Come pensi sarà il tuo vestito?-
Il fatto che abbiano cambiato completamente discorso da un momento all’altro mi lascia interdetto.
-Non lo so… Un vestito da minatore?- Non posso evitare di mettere un po’ di ironia nella mia risposta. Si offenderanno, ma a vederli è umanamente impossibile non prenderli un po’ in giro.
La loro reazione mi è completamente inaspettata. Scoppiano a ridere.
Riiniziano a chiacchierare e cinguettare su quanto sia alla moda la parrucca di Effie, così decido di restare zitto finchè non la faranno finita.
Quando non ho niente da fare sono costretto a pensare. Così penso a Rory e al resto della famiglia.
Katniss si starà prendendo cura di loro, è sicuro, ma se non dovesse farcela da sola? Insomma io l’ho completamente abbandonata, lasciata sola.
Ma ne è valsa la pena per salvare Rory. Io tornerò da loro.
Io amo Katniss. Lo stare lontano da lei mi fa stare male. Ripenso a quando mi accorsi davvero di amarla, eravamo al Forno e Darius la stava stuzzicando punzecchiandole la guancia con la sua stessa treccia. Continuava a proporle di scambiare un coniglio per un suo bacio.
Darius è troppo grande per Katniss. Era la mia misera giustificazione per essere tremendamente geloso, ma ragionandoci meglio ho capito davvero il motivo della mia gelosia.
Il mio pensiero passa a Leevy, indifesa, debole, timida. Non riesco a non prenderla in simpatia, non riesco a non desiderare ardentemente di proteggerla.
Ma visto che dall’arena uscirà solo una persona (Se si può definire ‘persona’ chi sopravvive) devo decidere in fretta cosa fare.
-Va bene!- Annuncia Blisser dopo una quantità di tempo indefinita. –Credo che tu sia pronto per andare da Portia!-
Mi avvolgono in un accappatoio morbido e mi spingono in un’altra stanzetta dove dovrei incontrare la mia stilista.
La stanza è piccola e scura e su una parete c’è uno specchio grande quanto la parete. L’unico specchio che avevamo in casa era un quadratino di venti centimetri per lato.
Osservo la mia immagine riflessa.
Mi hanno lasciato i capelli bagnati, aspettano il responso di Portia. Sulla mia faccia hanno applicato un inchiostro nero e rosso creando motivi di fiamme tra gli occhi e gli zigomi.
-Cia Gale.- Una voce soave mi fa voltare verso la porta, alla quale davo le spalle. Non posso fare a meno di confrontare il saluto con quello di Lucifer, questo è più rispettoso, quasi amichevole, ma non troppo.
-Ciao.- Rispondo alla mia stilista.
-Il tuo è stato un gesto davvero onorevole.- Mi dice facendomi voltare.
-Grazie…- Bofonchio.
-Io sono Portia e sarò la tua stilista, ma credo che questo te lo abbiano già accennato quei tre.- Mi dice indicando la porta con il pollice.
Annuisco.
Portia non sembra quasi una capitolina. I lunghi capelli scuri le ricadono sulla schiena e sembrano del tutto naturali. Forse il suo aspetto è tradito dai tatuaggi che partono dal volto fino al braccio destro e dalla sua pelle scurissima.
-Va bene, quest’anno abbiamo un abito diverso dagli altri, Gale.- Mi informa sollevando una scatola di cartone da terra.
-Niente più abito da minatore?-
-Niente più abito da minatore.- Afferma per poi estrarre dalla scatola un gilet nero e un paio di pantaloni dello stesso colore.
-Io e Cinna abbiamo ideato questo completo in modo che sia del tutto sicuro, non preoccuparti.-
Lo osservo. Non c’è niente di pericoloso in una giacca nera.
Mi aiuta ad idossarlo e mi accorgo che non è neanche tanto scomodo.
-Purtroppo non posso attivarlo qui, ma più o meno a metà sfilata devi schiacciare questo pulsante qui.- Mi indica un punto sotto il gomito. –Cinna lo avrà sicuramente spiegato anche a Leevy.-
-Cosa succederà?- Le chiedo.
-Se te lo dicessi, che sorpresa sarebbe?- Mi domanda accennando un sorriso. Mi piace Portia, non è invadente come i capitolini e neanche troppo loquace.
-Ora dovrai sorbirti qualche altra oretta con i preparatori per farti sistemare i capelli.-.
Mi viene da ridere. Non ho mai pensato ai miei capelli mentre ero al Giacimento. Quando mi facevo il bagno li lasciavo asciugarsi da soli. Alcune volte uscivo persino con la testa bagnata.
L’unica ragazza con cui passavo il tempo era Katniss e non credo le siano mai interessati i miei capelli.
Portia mi riconduce da loro con un ‘Buona Fortuna’ e chiude la porta dietro di sé.
Il gruppetto eccitato mi prende per un barccio e saltellando mi guida verso una sedia.
Alla fine trovano un accordo sistemando i miei capelli allo stesso e identico modo in cui li avevo prima, solo un po’ scompigliati.
-Avrai un’aria selvaggia!- Esclama entusiasta Lucifer.
-Ma sexy!- Aggiunge Melissa.
Dopo aver cinguettato un po’ sul quanto io sia stupendo mi lasciano finalmente andare.
Portia mi accompagna in una grande stanza dove sono riuniti tutti i Tributi e finalmente riesco a vederli tutti.
Dal vivo hanno tutti un aspetto migliore, che ovviamente è ritoccato dagli stilisti.
Il mio occhio cade su un gruppetto di ragazzi muscolosi e in forma. Eccoli, i Favoriti.
Ciao a tutti cari lettori e lettrici!
Prima di iniziare con l'angolino dell'autrice voglio ringraziare con tutto il cuore i 3 utenti che hanno inserito la storia fra le preferite, i 5 che la seguono e colui o colei che l'ha inserita tra le ricordate!
Sono felicissima che la storia piaccia!
Bene, per quanto riguarda questo capitolo voglio informarvi che il costume non sarà lo stesso di Katniss e Peeta, diciamo che ho fatto una piccola modifica, così da non rendere davvero tutto uguale.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, ho voluto descrivere i preparatori e la stilista, che nel libro vengono solo nominati.
Bene, grazie a tutti coloro che recensiscono e, se vi va, lasciatemi una recensione per farmi sapere che ve ne pare.
Grazie lo stesso a tutti.
Quella scema dell'autrice Roulette. |
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Capitolo 6 *** La sfilata ***
Stanno insieme, a chiacchierare sui modi migliori di uccidere ragazzini. Ragazzini senza nessuna colpa.
Quanto li odio. Quanto odio Capitol City.
Ho una voglia incredibile di vedere il presidente Snow, non l’ho mai visto di persona e questo è un bene, perché se lo facessi non so se riuscirei a controllarmi.
Mi ha tolto tutto. Mi ha tolto Katniss e la mia famiglia e ha fatto lo stesso con gli altri ventitrè Tributi.
Dei passi dietro di me mi fanno voltare.
Leevy e il suo stilista Cinna mi si parano davanti.
-Ciao, io sono Cinna.- Mi porge la mano con uno sguardo pacato.
Qualcuno lo chiama e ci lascia soli.
Osservo bene Leevy. Ha un abito nero come il mio, ma ovviamente da ragazza. Lungo e senza maniche.
I suoi capelli sono stati lasciati così come li aveva, forse più arricciati. E’ davvero bella.
Ma non mi sogno nemmeno di dirglielo, non voglio mandarla in tilt prima della sfilata.
Mi limito a commentare con un: -Ti sta bene l’abito.-
-Anche a te.- Ovviamente il suo rossore non manca mai.
-Com’è Cinna?-
-Molto gentile, mi piace, non è come…- Abbassa la voce – I preparatori.-
Mi viene da ridere. Solo pensare al gruppetto dei tre capitolini è esilarante.
-Anche per me è lo stesso.- Le rispondo picchiettandomi una tempia con l’indice.
Lei sorride per poi cambiare espressione.
Una ragazza si sta avvicinando al nostro carro.
-Ciao.- Mi fa amichevole.
Capelli scuri, occhi chiari.
Non ho idea di chi sia, né di perché si sia presentata.
-Ciao…- Risponde Leevy anche se sono sicuro che il saluto fosse rivolto a me.
-Sono Saya, del 6- Continua la ragazza, sta volta lanciando un’occhiata alla mia compagna di Distretto.
Continuo a fissarla, che diavolo vorrà dai ragazzi del 12, quelli che non vincono mai?
-E voi dovreste essere Gale e…- Si interrompe per pensare –Lana?-
-Leevy.- La correggo. –Cosa c’è?-
-Niente, volevo fare conoscenza.- Sorride compiaciuta.
Fare conoscenza con una ragazzina tremante e un ragazzo con problemi di autocontrollo. Beh, quelli del 6 non sono mai stati tanto intelligenti.
-Perché proprio con noi?- Le chiedo.
Lei si avvicina al mio orecchio e mi sussurra: -Un volontario dal Distretto 12 dev’essere un ragazzo speciale.- Allontana la sua bocca e si allontana accennado un saluto.
Leevy solleva un sopracciglio. –Che simpatica.- Fa ironica.
Mi stupisce setire dell’ironia da parte sua.
Haymitch ci araggiunge con un bicchiere in mano.
-Sorridete e fate i carini, stiamo per iniziare.-
Si, certo. L’ultima cosa che farò davanti a Capitol City è sorridere e fare il carino.
Leevy potrebbe farlo. Lei è timida e impacciata e farà tenerezza a tutti.
Ma io no. Non ci penso nemmeno.
Saliamo sul carro e aspettiamo che gli altri escano, siamo gli ultimi. –Sorridi.- Dico a Leevy.
Lei mi rivolge un timido sorriso –Sorridiamo.-
-Scordatelo.-
-Gale, è per gli sponsor.- Cerca di convincermi, ma non ci riuscirà.
-Sta tranquilla.- Non ci sono motivi per stare tranquilli, quindi tronco la frase così.
I cavalli iniziano ad avanzare, stiamo per uscire. Le luci dei riflettori mi fanno abbassare lo sguardo, siamo su una strada in cemento larga quasi cinque metri.
Sui due lati ci sono gradinate piene di capitolini urlanti. Sono tutti vestiti in modo vistoso. Qui a Capitol City l’aspetto esteriore è ciò che conta.
Vorrei scendere ed andarmene. E mandare all’aria la loro bellissima sfilata. Sento la rabbia che sale. Come si può acclamare un gruppo di ragazzini che stanno per andare a morire? Ma soprattutto come si può, alla fine, acclamare colui o colei che è sopravvissuto, magari uccidendo?
Leevy già sorride, ma io non lo farò. Non ho nulla per cui sorridere, perciò perché dovrei farlo?
I cavalli avanzano per un po’, il pubblico ruggisce dalle gradinate. Acclamano anche il mio nome, ma non li degno di uno sguardo.
Passiamo davanti al Palazzo di Snow.
Coriolanus Snow. Lo odio. Con tutto il cuore.
Vorrei colpirlo ora con una freccia come facevo con gli scoiattoli insieme a Katniss.
Vorrei scappare tra i boschi in questo esatto momento e urlare con tutta la voce che ho in gola, sapendo nessuno può sentirmi.
Vorrei guardare Katniss, seduto sulla nostra roccia, mentre colpise uno scoiattolo in un occhi con la precisione che solo lei mette in quello che fa.
Vorrei guardare il cielo. Vorrei stare disteso sulle foglie secche.
Ma la sola cosa che vedo è un uomo che ride compiaciuto. Consapevole di aver ripetuto i suoi Giochi mortali.
Non posso correre da nessuna parte. Sono intrappolato già nell’Arena.
Leevy mi scrolla leggermente, dobbiamo attivare i costumi.
Schiacciamo insieme il pulsante sotto il gomito e dalla folla si solleva un boato.
La stoffa nera inizia a consumarsi come mangiata dal fuoco e viene man mano sostituita da uno strato di fumo grigio. Quando l’ultimo brandello di stoffa è stato consumato accade una cosa completamente inaspettata.
Esplodiamo.
O meglio un mucchio di pezzetti roventi viene sparato verso il pubblico. Alcuni si spostano, altri li acchiappano con le mani. Altri ancora restano impalati con la bocca spalancata.
Ovviamente sono finti, ma al pubblico è piaciuto.
Ormai i nostri abiti sono stati rimpiazzati da una nuvola di fumo grigio che ha la loro stessa forma. L’effetto è certamente migliore di un gilet nero.
Distretto 12, i ragazzi esplosivi.
Così ci acclama il pubblico ripetendo il commento di Caesar Flickerman.
E per un momento desidero che quell’esplosione fosse stata vera e che avesse colpito tutta Capitol City. Ma soprattutto Snow.
La folla è in delirio. Non guardano altro che noi.
Leevy è visibilmente imbarazzata da tutte le attenzioni che le rivolgono, ma io non muovo un muscolo.
I cavalli ci conducono verso le porte del Palazzo D’Addestramento.
Sento le voci dei capitolini prima che le porte si chiudano del tutto.
-Meraviglioso! Meraviglioso!- Strilla Effie venedoci a prendere.
-Cosa c’è di meraviglioso nel compiacere persone affamate di spettacolo?- Faccio atono.
-Beh, per tua informazione siete stati i preferiti.- Mi dice facendo fare una piroetta a Leevy. –Soprattutto tu, cara.-
I nostri abiti sono ancora fatti di fumo, ma è talmente denso da non spargersi. Lo tocco. E’ quasi solido. Non è fumo vero, ovvio.
Osservo gli stendardi di Capitol City che abbelliscono la sala. Lo stemma rosso è ovunque.
Penso ancora a quanto tutto sia inutile. Tanto moriremo.
Poi ci penso bene, tutto questo potrebbe finire. Ma qualcuno deve fare qualcosa.
Una nuova consapevolezza prende forma dentro di me.
Vincerò.
Tornerò a casa.
E lì ribalterò Capitol City.
Ciao a tutti!
Allora, un GRAZIE enorme a tutti. A chi ha recensito, a chi ha inserito la storia tra le preferite, tra le seguite e tra le ricordate!
Prima di tutto vi chiedo scusa per aver sbagliato dall'inizio il cognome di Gale. Che non è Hawthrone, come dicevo io, ma Hawthorne.
Scusate anche se nei capitoli precedenti Gale era un pò diverso da come è realmente, ma comunque era spaventato dall'idea di far parte degli Hunger Games.
Ho cercato di renderlo più 'focoso' in questo capitolo e di far emergere il suo fuoco, appunto.
Vi prometto una cosa, questo sarà l'ultimo capitolo schematico, dal prossimo non saranno più una successione di eventi, scuate ancora.
Beh, spero che questo vi sia piaciuto, ho fatto interagire i ragazzi con la ragazza del 6, che certamente ha qualcosa in mente.
Ok, è tutto.
Fatemi sapere cosa ne pensate. Oh, avrei una domanda, se vi va di rispondere.
Secondo voi i capitoli sono troppo corti?
Me lo sono sempre chiesto e vorrei sapere un vostro parere.
Un abbraccio.
Roulette |
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Capitolo 7 *** Sono già morto ***
Dopo la sfilata ci riuniamo tutti nell’appartamento assegnato a me e Leevy. Effie non fa che ripetere quanto l’attico sia stupendo e Haymitch si fionda sul frigo-bar.
La mia stanza è enorme, ha le pareti rosso scarlatto e una pulsantiera attaccata al letto. Schiaccio con l’indice un bottone e le pareti scarlatte scompaiono, al loro posto si proietta l’immagine di un deserto di ghiaccio.
Sembra tutto così reale, riesco quasi a percepire il freddo dei ghiacciai.
Spengo subito la pulsantiera e mi siedo sul letto.
Domani ci sarà la prima giornata di Addestramento, avrò l’occasione di scoprire e studiare le abilità degli altri Tributi, ma Haymitch ci ha detto di non fidarci.
Alcuni si fingono deboli ed indifesi, per poi trasformarsi in macchine da guerra una volta nell’Arena.
Do un’occhiata all’orologio da parete attaccato al muro, ho un po’ di tempo per fare una doccia.
A casa avevamo una tinozza che riempivamo d’acqua e ci lavavamo lì. Alcune volte per risparmiare la mamma faceva fare il bagno insieme a Posy e Vick.
Entrare nella spaziosissima doccia mi fa una sensazione strana.
C’è un piccolo schermo al lato dove si può regolare la temperature dell’acqua. La scelgo freddissima.
Almeno così posso sentirmi a casa.
L’acqua che mi scorre sulla testa mi fa riflettere, la sento insinuarsi tra gli occhi, nelle pieghe dei miei zigomi e lungo il collo, è una sensazione piacevole.
Fin’ora mi sono prefissato due obbiettivi: tornare a casa e proteggere Leevy, ma è impossibile raggiungerli entrambi.
Inizio a grattare via i tatuaggi dalla mia faccia. Il ragazzo esplosivo, ecco come mi chiamavano.
Il pensiero di tutte quelle parrucche colorate che acclama il mio nome mi fa ancora infuriare. Non voglio essere acclamato, perché non c’è nulla di onorevole nel morire. Nel far soffrire famiglie intere.
Esco dalla doccia e mi avvolgo in un accappatoio azzurro.
Effie mi chiama dal corridoio per la cena così mi vesto e scendo.
-Hey, ragazzo esplosivo!- Mi saluta Haymitch.
Mi siedo e affondo il cucchiaio nella zuppa che ci hanno preparato.
-Avresti potuto sorridere un po’, eh?- Mi fa stappando una bottiglia.
-Oh, beh, per quale motivo avrei dovuto farlo? Per compiacere un gruppo di sadici color arcobaleno?-
-Senti!- Sbotta lui –Smettila con questi discorsi da moralista, ora il tuo unico pensiero dev’essere salvarti le penne e l’unico modo per farlo è compiacere un gruppo di sadici arcobaleno!-
Sento di nuovo la rabbia salire, è come se un fuoco mi divorasse dentro e mi offuscasse la mente.
Stringo forte la mano fino a sbiancarmi le nocche.
-Tu lo sai cosa significa veder morire tuo figlio? Tu lo sai come viviamo noi nel Distretto mentre i Giochi sono in corso?!- Il mio tono si alza di colpo.
Leevy mi guarda preoccupata, forse è l’unica in questa stanza che può capirlo.
-Da dove pensi che venga io, eh? Da Marte?- Mi dice Haymitch alzando il tono. –Eppure sono qui, caro il mio ragazzo esplosivo, e se non mi ascolti non potrai mai fare lo stesso.-
-Non ho nessuna intenzione di stare alle regole di Capitol City! Noi siamo molti più di loro, perché nessuno fa nulla?!-
-Gale, calmati.- Mi dice Portia in tono pacato.
-No. Io voglio che i Giochi siano cancellati!-
-Cosa puoi fare tu contro Capitol City?!- Mi dice Haymitch.
Nulla.
Lo so.
Da solo non posso fare nulla, ma qui nessuno ha il coraggio di fare qualcosa.
Anche se avessi tutto lo spirito di ribellione di questo mondo, senza il coraggio degli altri Distretti, da solo, non combinerei nulla.
La rabbia è talmente tanta che sento le mie membra fremere, sento i muscoli irrigidirsi.
-Perché nessuno ha il coraggio di fare nulla?!- Il mio braccio si solleva, per poi scagliarsi con forza contro un bicchiere e frantumarlo.
Schegge di vetro si spargono su tutto il tavolo, Effie manda un gridolino e Haymitch fa un verso scocciato.
Mi alzo e vado in camera. Ho ancora la mano sanguinante e qualche scheggia conficcata nella carne.
Alzo di scatto la levetta del lavandino e un getto d’acqua fredda fuoriesce a pressione. Muovo la mano sotto l’acqua e un po’ di sangue si versa nello scarico.
Sto solo peggiorando la mia situazione. Se Haymitch mi odia non mi salverà. E se Haymitch non mi salva io muoio.
Quando il flusso si interrompe un po’ vado a stendermi sul letto. Cosa posso fare?
Non posso salvare tutti e due.
Se salvassi Leevy non rivederi più gli occhi grigi di Katniss, ma se non lo facessi non potrei tornare a casa senza un senso di colpa che mi divorerebbe poco a poco.
Io sono già morto, perché se non muori nell’Arena sei morto dentro lo stesso.
Qualcuno bussa alla porta. –Vattene Portia.-
-Non sono Portia…- La voce gentile di Leevy mi raggiunge come una carezza. –Posso entrare?-
Lei sa come mi sento, è l’unica che lo sa.
-Va bene.- Acconsento.
Spinge lentamente la porta e sbuca con in mano una valigetta bianca e un vassoio d’argento.
-Ho portato qualcosa per la tua mano.- Mi fa indicandola con un cenno della testa.
-La mia mano non ha null…- Il mio sguardo cade sulla mia maglietta imbrattata di sangue.
Leevy me la prende delicatamente e arrossisce un po’ al contatto. –Non dovresti ferirti prima dell’Addestramento…-
Inizia a sfilare i frammenti di vetro, non fa tanto male.
Le sue mani si muovono con delicatezza, forse sono i suoi modi gentili a farmi percepire di meno il dolore.
-Te la cavi con l’infermieria?- Le chiedo.
-Per niente- Sorride un po’ –Ma non è molto difficile estrarre delle schegge e mettere un po’ di disinfettante…-
-Io non ne sono capace.- Le dico rilassando i muscoli del viso e curvando la bocca in un sorriso.
-Oh, beh, tu sai fare molte altre cose…- Mi dice –Al Forno ti vedevo sempre con Katniss Everdeen…-
Allora sa della mia caccia con Katniss? Beh, non importa.
Anche io la vedevo sempre al Forno, ma non le ho mai parlato.
-Si, anche io… Con tua madre.-
-Ma quindi tu e Katniss…?- Arrossisce e china la testa sopra la mia mano.
-Oh no.- Mi affretto a dire –Siamo solo… amici.-
-Si… No… Hem…- Inizia a balbettare –Era per sapere… Se hai qualcuno che ti aspetta a casa…-
-Tu? Hai qualcuno che ti aspetta?- Le chiedo senza alcun secondo fine.
-La mia… Famiglia. Mia madre e i miei fratelli.- Mi dice chinandosi a prendere una benda.
Non voglio chiederle di suo padre. Quando lo chiedono a me fa sempre male.
Inizia ad avvolgere la mia mano con il tessuto morbido e immacolato della garza.
-Non frequenti molto il mercato, vero?- Mi chiede.
Beh, no. Io e Katniss frequentavamo molto più il Forno. Il mercato nero.
Quello legale lo frequentano solo le famiglie più benstanti. Per quanto si possa essere benestanti nel Distretto 12.
-No, non proprio.-
Fa un verso di approvazione e stringe un po’ la benda. Faccio uno scatto involontario per il lieve dolore.
-Scu… Scusa.- Mi dice allentando. –Perdonami.-.
-Tranquilla.- Le rispondo.
Quando mi lascia la mano la apro e la chiudo più volte.
-Per essere una che non se la cava, sei brava.- Le dico con il tono più amichevole che riesco a fare. Non ne sono capace, faccio quasi ridere.
-Oh, ti ho preso queste.- Scopre il piatto sul vassoio e me lo porge –Patate dolci, sono deliziose.-.
È davvero una ragazza gentile. –Grazie.
-Prego…- Si siede su una poltrona accanto al letto.
Un ricordo mi riaffiora. Io e Katniss stavamo tornando dopo una battuta di caccia e l’ho vista camminare vicino alla recinzione, dietro le case.
Quella zona non è molto frequentata, ci abita solo il vecchio Craig.
-Hey- Le dico –Tu abitavi accanto alla casa del capo dei Pacificatori, Craig?-
Lei ha un sussulto, sgrana gli occhi.
-No… No.- Si solleva dalla poltrona, raccoglie gli oggetti della valigetta bianca e rimette tutto in ordine –Io vado, si è fatto tardi.- Apre la porta e fa per uscire.
-Ciao.- Mi saluta.
-Ciao.- Le rispondo.
Rimango un po’ spiazzato. Se n’è andata di colpo, come se avessi detto qualcosa di sbagliato.
Affondo la testa nel cuscino.
La chiacchierata con Leevy non ha fatto altro che confondermi ancora di più. Ora è sicuro che non la ucciderò, né la lascerò morire.
Io devo tornare a casa. Dalla mia famiglia e da Katniss.
Io devo distruggere Capitol City e i Giochi, devo trovare un modo di salvare me e Leevy.
Potrei convincere tutti a rifiutarsi di combattere. No, ci ucciderebbero tutti lo stesso e farebbero vincere il loro preferito.
Non si può scappare dal Centro di Addestramento, ci sono campi di forza ovunque.
Solo nell’Arena si potrà fare qualcosa.
Mi manca la mia famiglia. Mi manca la risata di Posy che mi faceva svegliare la mattina.
Mi manca persino l’arroganza di Rory, il suo coraggio. Era diventato grande.
Ma non abbastanza da partecipare agli Hunger Games.
Penso a loro, prima di addormentarmi, prima di sprofondare in un incubo.
Ciao!
Aggiorno ora perchè ho poco tempo libero prima dell'invasione dei parenti.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, ho cercato di non creare, con la mia storia, una successione di eventi, ma di inserire anche piccoli spazi nei quali parlo di spezzoni di giornate.
Spero soprattutto di aver accontentato le vostre richieste di far riemergere il fuoco di Gale, e spero di esserci riuscita discretamente.
Approfitto dell'occasione per augurare Bone Feste a tutti e, se non dovessi aggiornare prima, buon Anno Nuovo!
Visto che sono stata così dolce da augurarvi Buone Feste, mi lasciate una recensione?
Un abbraccio,
Babba Roulette. |
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Capitolo 8 *** Primo giorno d'Addestramento ***
Gale, tu devi tornare.
Sto correndo verso di lei, con tutte le forze che mi restano.
Sono coperto di ferite e la sabbia mi acceca. Urlo il suo nome.
Cosa ci fa nell’Arena? L’hanno fatto perché vogliono farmi soffrire? Si, vogliono che io perda.
Ma devo salvarla, devo portarla via di qui.
Katniss!
Sta ridendo.
No, non sta sorridendo. Non ha sul volto il suo sorriso. Quello che solo lei ha.
No. Sul volto ha un ghigno maligno.
Le note della sua risata terrificante mi riempiono le orecchie, non vedo più nulla, la tempesta di sabbia imperversa.
Katniss!
Corro, lei resta ferma, ma non la raggiungo mai.
Di colpo la sua risata si trasforma in un urlo agghiacciante. Il suo volto si trasforma, i suoi capelli neri si schiariscono, gli occhi grigi restano gli stessi.
Non sto correndo più verso Katniss, ma verso Leevy.
Un serpente sbuca dalla sabbia. E’ molto più grande di un serpente. Ha la testa più schiacciata e un colorito nero pece.
Inizia ad avvolgere Leevy. No, devo salvarla. Corro, ma non posso fare niente. Cado a terra, non vedo più nulla, ma l’udito non mi inganna. L’urlo di Leevy viene soffocato dalle spire del serpente.
Mi sveglio di soprassalto.
Sto sudando freddo e mi tremano le mani.
Fuori è ancora buio.
Appoggio la schiena al muro e fisso le lenzuola azzurre. Non riuscirò a prendere sonno.
Rimango in quella posizione per qualche ora, la mia mente è ocupata solo dall’immagine terribile del serpente che uccide Leevy e dell’Arena coperta di sabbia.
Un timido raggio bianco fa capolino dalla finestra. Mi alzo e mi vesto.
Ho ancora un leggero tremolìo alla mano.
Quando scendo sono già tutti a tavola. Dopo aver fatto colazione Haymitch ci accompagna verso le Sale di Addestramento.
-Allora, ricapitolando: Non date spettacolo delle vostre abilità, o i Favoriti vi punteranno.- Inizia.
-Non fiondatevi sulle armi, la sopravvivenza è il passo più importante.-
Dice qualcos’altro, ma non lo ascolto, sono troppo sconvolto per il sogno.
La sabbia, i serpenti, il deserto.
Non sopravviverei nemmeno un’ora a tutto ciò.
Le porte dell’Ascensore si spalancano di fronte ad una stanza enorme.
Le colonne grige che la sorreggono servono anche a seprare i diversi stend. Do un’occhiata, ci sono quelli per l’utilizzo delle armi e quelli per l’apprensione di tecniche di sopravvivenza.
Stranamente i Favoriti non sono impegnati nello sfoggiare le proprie capacità.
Faccio ruotare lo sguardo, no, eccoli. Sono tutti riuniti attorno ad una pedana rialzata, dove una donna sta facendo un discorso.
Faccio un passo, ma la mano di Leevy mi trattiene, sempre con il suo frare delicato e gentile.
-Gale…- Ha un lieve fremito alla voce –E’.. E’ successo qualcosa sta notte?-
Come fa a sapere del sogno?
-Si… Scusa.. Forse mi hai sentito urlare sta notte.-
Lei mi fissa negli occhi. Intensamente, come non ha mai fatto prima.
-Si.. Urlavi il nome di Katniss… e…- Abbassa lo sguardo –E… Dopo un po’ anche il mio.-
-Scusa, non volevo…-
-No no, non mi hai svegliata, anch’io sono rimasta sveglia tutta la notte.-
-Allora! Volete sbrigarvi?!- Urla uno degli addestratori.
Ci avviciniamo alla pedana rialzata e l’addestratrice inizia a parlare di quanto sia importante apprendere le tecniche di sopravvivenza, in quanto le morti naturali sono le più frequenti.
Ovviamente i Favoriti non le danno retta, infatti appena ci lascia andare sono i primi ad occupare gli stend delle armi.
Leevy si dirige verso la postazione per l’accensione del fuoco. Io so già farlo, così vado verso quella sulla mimetizzazione.
I due ragazzini del 3 sono accovacciati l’uno accanto all’altra e passano le dita dentro tutti i barattoli di colore per creare una sorta di marrone corteccia.
-Che diavolo fai!- Urla il ragazzo –Se ci metti il giallo diventa verde!-
-Oh, sta zitto Mort, siamo qui per imparare!- Ribecca la ragazza.
Una ragazzina gracile si sta dipingendo la faccia di verde e prova ad accostarla ad un cespuglio per confrontare il colore.
Guardo la sua tuta, sulla spalla c’è un 7 bianco cucito.
Provo anch’io a mimetizzarmi come un albero, ma con scarsi risultati.
Passo qualche ora a cercare di imparare qualcosa, ma dopo poco ci rinuncio.
Do una veloce occhiata alla Sala alla ricerca dei capelli dorati di Leevy.
Eccola, è alla postazione dell’arrampicata, sta parlando con qualcuno.
Un ragazzi dai capelli corvini, sui 16 anni. Le mostra come mettere le mani quando ci si deve arrampicare.
Mi avvicino. –Ciao Gale!- Mi saluta lei. –Sto imparando un po’ d’arrampicata.-
-Ciao.- Fa il ragazzo –Sono Dajan, Distretto 7.-
I suoi occhi sono di un colore azzurro chiarissimo, quasi grigio.
-Dajan mi dà una mano- Fa Leevy dopo aver chiesto ‘Va bene qui?’.
-Oh, va bene, allora.- La mia voce ha un tono leggermente ironico che non volevo assumesse.
-Tu dove vai?-
-Credo andrò al tiro con l’arco..-
-Va bene- Sorride.
Mi dirigo verso la postazione del tiro con l’arco, in fila c’è una ragazza bionda, distretto 1.
Perfetto, una favorita.
Quando arriva il mio turno non mi impegno un granchè, meglio ascoltare i pochi consigli che Haymitch ci lascia.
Quando esco il mio occhio cade su un piccolo stend, non c’è nessuno.
La cosa che mi colpisce subito è il fatto che sia pieno di corde, fili di ferro e di nylon.
Uno stend sulle trappole.
Mi ci fiondo subito e inizio a passare le dita su tutti i tipi di filo che ci sono. Io, nel Distretto usavo quello classico che trovavo al Forno, niente di chè.
Il mio dito passa su un filo e sento un picolo bruciore. Una gocia di sangue lo sporca.
-Quello è tagliente, per usarlo devi girarlo nel verso opposto.- Una voce mi fa voltare.
Saya, la ragazza del 6 mi si para davanti.
-Oh, grazie, ma lo sapevo già.-
Odio quando le persone mi dicono cosa fare. Sulle trappole, poi, che sono la mia specialità.
-Va bene, ragazzo esplosivo.- Mi incita.
Giro il pezzo di filo e inizio a maneggiarlo. Lo avvolgo intorno al ramo di un albero lì accanto e inizio ad annodarlo su sé stesso.
Movimenti meccanici che ho impressi nella mente già dai 6 anni.
Quando ho finito mi volto verso Saya, è ancora qui.
Ha in mano una palla di pelo. Credo fosse una sorta di manichino a forma di coniglio.
Lo lancia verso la trappola con una precisione incredibile e quetsa scatta in alto.
Il manichino viene fatto a pezzi dal filo.
La testa pelosa rotola accanto ai miei piedi.
-L’avevo detto che eri speciale.- Sorride lei.
Mi volto verso gli altri stend. Tutti si sono riuniti attorno a me.
Il ragazzo biondo del 2 fa un cenno compiaciuto con la testa.
Non date prova delle vostre abilità.
Non ho ascoltato nemmeno quello.
E adesso ne pago le conseguenze.
Ciao Lettori!
Ok, scusatemi infnitamente per il ritardo, è che con la mia testa di legno mi sono dimenticata di dirvi che partivo per le vacanze di Natale e non portavo il computer con me.
Potete benissimo sguinzagliarvi contro gli ibridi! ahah
Va bene, spero che il capitolo vi sia piaciuto. Sono contentissima, perchè la ragazza che mi aveva lasciato la recensione negativa la ha tolta, quindi significa che la storia le è piaciuta e di conseguenza che sono migliorata!
Sono feliceissima per questo!
Il capitolo è un pò più corto degli altri, ma qui si fa la conoscenza di un nuovo personaggio, Dajan.
Scusate per gli errori di battitura che sicuramente ci saranno, ma non faccio in tempo a rileggere.
Grazie a tutti per le recensioni e grazie a che avrà il buon cuore di lasciarne una!
La testa di legno, Roulette. |
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Capitolo 9 *** La sfida ***
Il mio sguardo guizza verso Leevy. Ha gli occhi pieni di preoccupazione.
Quasi tutti i tributi sono riuniti intorno allo stend, Saya sta sorridendo con le braccia incrociate, -Non pensavo che il 12 potesse sfornare gente del genere, mi stupisci.-
Resto ancora fermo. Sono spacciato.
-Hey, Cato. L’hai visto?- Fa la favorita del 2 rivolta al suo compagno.
Lui va un verso di approvazione, sorridendo verso di me.
Resto ancora fermo, gli occhi fissi sul filo grigio tutto arrotolato ai piedi dell’albero, Saya si avvicina al mio orecchio con le lebbra –Voglio allearmi con te, ragazzo esplosivo, ci stai?-
Non le rispondo, guardo ancora a terra. Non avevo mai creato una trappola tanto brutale. Decapitare la preda decisamente non era nei miei standard.
Mi limitavo a catturarla tenendola tesa ad un altezza tale da non consentire ai predatori di rubarmela, per poi stordirla con un bastone.
La mia mente va a quando io e Katniss facevamo il giro per controllare le trappole.
Le dispiaceva sempre un po’ quando dovevo colpire i conigli che non morivano da soli. Non che a me non dispiacesse, ma non lo davo a vedere.
Insomma, quando ci sono da sfamare due famiglie, quattro bambini in tutto, non si può farsi prendere dai sentimentalismi.
Tutto ciò mi fa un po’ pensare agli Hunger Games, non posso provare pietà per nessuno.
No, già mi stanno cambiando. Non sei così, Gale. Svegliati.
-Va bene, mi risponderai domani, ok?- Mi fa ancora Saya, per poi allontanarsi mandandomi un bacio.
Non so per quanto tempo sono rimasto a fissarmi gli scarponi imbottiti per l’allenamento.
La folla si è sfoltita e Leevy è riuscita a raggiungermi scansando delicatamente tutti.
-Gale, va tutto bene.- Mi dice prima ancora che possa guardarla in volto.
Ha gli occhi un po’ lucidi. –Cosa voleva Saya?-
-Niente.- Le mento –Si è congratulata ancora per le mie abilità.-
-Gale..- La sua voce ha un lieve tremore. Non è capace di assumere un tono autoritario. –E’ tutto ok, i favoriti sono via, insomma a loro servono solo tributi che sappiano utilizzare le armi, con la testa di legno che si ritrovano, credono che l’importante sia quello!-
Mi sorride debolmente. Prova a tirarmi su, ma lo so che appena metterò piede fuori dallo stend mi invaderanno, mi chiederanno di fare un’alleanza e io rifiuterò e diventerò automaticamente il loro primo bersaglio.
È così che funziona.
Nel pomeriggio i favoriti ancora non si sono visti.
Forse Leevy, ha ragione, forse davvero non gli interesso.
Passo accanto allo stend per imparare da accendere un fuoco, i ragazzini del 3 sono entrambi accucciati davanti a un mucchieto di pietre e cenere tentando disperatamente di scaturire qualche scintilla.
-Se la smettessi di soffisare sul mio fuoco mentre parli, forse riusciremmo a cavarne qualcosa!- Si lamenta il ragazzo.
-Io non soffio quando parlo!- Fa la ragazzina, visibilmente offesa.
-Lo stai facendo ancora! Guarda!-
Mi accuccio due postazioni lontano da loro, ma riesco comunque ad ascoltare le loro parole.
-Mort, parliamo di cose più serie…- Inizia la ragazza in tono grave –Come pensi di fare a… uscire?-
Uscire?
Uscire da dove? Dal Centro di Addestramento?
No, è impossibile, c’è un campo di forza fatto apposta.
-Jade… Crates ci ha spiegato tutto… Non ricordi quei lunghi discorsi sui campi di forza? Ho già pronto un materiale fantastico…-
Mort si schiarisce la gola –Beete mi ha aiutato a prepararlo, possiamo farcela.-
Vogliono uscire da dove? Dal Centro di Addestramento?
Un pensiero mi attraversa la mente.
Non vorranno mica uscire… Dall’arena?
Leevy mi si avvicina cautamente.
-Ciao, stai imparando ad accendere un fuoco?- No, in realtà sto origliando la conversazione di due tredicenni con fin troppa fantasia.
-Si..-
-Oh.. Hem, se ti va…- Fa un sguardo un po’ imbarazzato –Dajan… Si è offerto… Di… Di aiutarci…-
-Di aiutarci?- Faccio. Non voglio alleanze con tipi come lui, l’ho visto fare a pezzi un manichino con l’ascia, aveva un espressione per niente triste, anzi. I suoi occhi si sono infiammati dopo aver decapitato il manichino con un solo colpo.
-Si, ci insegna quel che sa fare… Sai, arrampicarsi, usare l’ascia, or…-
-Non mi interessano le abilità del tuo nuovo amico.- Faccio in tono sprezzante, forse troppo.
Beh, in verità dovrebbero. Conoscere i punti deboli dei miei nemici è il primo passo per farli fuori.
Lei fa una faccia imbarazzata.
-Io credevo… Potesse importarti qualcosa… Fa niente, allora.-
Se ne va.
Raggiunge il ragazzo del 7 e lui, sorridente come sempre, le mostra le posizioni fondamentali per impugnare un’ascia.
Il Secondo giorno d’allenamento fila tutto liscio. Nessun favorito si fa vivo, forse Leevy aveva davvero ragione.
I ragazzini del 3 fabbricano con un filo, Leevy non mi dice niente per tutta la giornata, passa il tempo a sorridere e ringraziare Dajan per l’aiuto.
Io non ho bisogno di aiuto.
I favoriti stanno scherzando accanto allo stend sull’utilizzo di spade e archi.
Noto un ragazzino tremante e con grosse occhiaie nere, sta accovacciato vicino ad un albero cospargendosi la faccia di fango.
I capelli neri gli fluiscono ribelli fino sugli occhi.
Noto il numero bianco sulla sua tuta: 6.
Il compagno di distretto di Saya. E’ da lei lasciarlo lì, senza aiutarlo.
-Ciao.- Gli faccio nel tono più cordiale che riesco a produrre.
-Ciao..- La sua voce è tremante, mi ricorda quella di Leevy.
-Perché non utilizzi le tempere che ci dà lo stend? Insomma, il fango è più scuro della corteccia dell’albero..-
-Avevo intenzione di schiarirlo con qualcos’altro..- Mi dice –E poi le tempere mica le avremo nell’Arena.-
Ha ragione.
-Mi chiamo Gale.- Gli faccio.
-Richard- Mi tende la mano e la sringo.
Un fischio ci fa intuie la fine dell’Addestramento di oggi.
Ci solleviamo e ci dirigiamo verso la porta per uscire.
Sento dei passi dietro di me, è il ragazzo del 2, mi pare si chiami Cato.
-Hei, ragazzo esplosivo.- Mi si para daventi.
Eccolo, ora mi proporrà l’allenaza. Sento il sangue gelarmi nelle vene.
Trattengo gli spasmi di tremore che stanno per invadermi. Bravo, Gale, procurati una bella condanna a morte ancora prima di entrare nell’Arena.
-Beh, sai… Volevamo chiederti…- Inizia facendo roteare sul’indice la punta della sua lancia –Se ti va di unirti a noi.-
Sono morto.
-E se rifiutassi…- Inizio pacato –Cosa succederebbe?-
Odio quando la gente cerca di spaventarmi, e sicuramente questo idiota non ci riuscirà.
-Beh… Saresti la mia prima vittima.- Dice tranquillo e sorridente.
La sua strafottenza mi fa salire i nervi.
Va bene, Cato. Vediamo chi vince.
-Se non sarò prima io ad ucciderti.-
La sua bocca ha una live inclinazione, che subito si corregge.
-Mi stai sfidando, 12?- Mi dice sprezzante.
-Direi proprio di si.-
-Va bene, allora ci vediamo nell’Arena.- Mi dice accennando un sorriso –Anche se ci resterai per poco.-
Resto fermo a riuginare sulle mie parole, ho appena detto ad un favorito che voglio ucciderlo.
Ma quello che mi spaventa di più è che… Non me ne pento per niente.
Ciao a tutti!
Grazie per continuare a seguirmi nonostante sia una perfetta idiota, che aggiorna ogni morte di Snow (?).
Ok, perdonatemi, ma la scuola mi ha travolta come gli uccelli della storia di Silente996 hanno travolto la mia Arany.
Ok, sto per piangere, parliamo d'altro.
Gale si è cacciato in un bel casino.
Fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo e se, secondo voi l'idea dei due ragazzini del 3 è troppo banale, accettot tutte le recensioni, purchè non offensive.
Grazie ancora per continuare a seguirmi e recensirmi!
Un abbraccio
Roulette in lacrime. (Aranyyyy ç___ç) |
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Capitolo 10 *** Senza-voce ***
Cato si è allontanato a testa alta, per lui sono già morto, gli serviva solo una ragione per prendersela con me.
Ruoto gli occhi, la sala è quasi vuota, tutti si dirigono verso il padiglione per la cena. Leevy sta ancora chiacchierando con quel Dajan e Richard, il ragazzino del 6 si sta dirigendo verso le porte dell’uscita.
Manca qualcuno all’appello.
Una mano mi sfiora la spalla, mi volto. Saya. Ecco chi mancava.
-Allora..- Mi fa sorrdiente –Hai deciso?-
Sollevo un sopracciglio, interrogativo.
-Oh, parlo dell’alleanza testone!- Scoppia a ridere e punta ancora una volta i suoi occhi chiarissimi sui miei.
-Ah…- Inizio a balbettare. –Hem.. Veramente..-
-Ancora non ci hai pensato.- Mi dice con tenerezza –Va bene, allora me lo farai sapere domani.-
Si allontana sempre sorridendomi.
Non so se voglio allearmi con lei. Certo, sarebbe una buona idea, visto che sa usare la lancia meglio di chiunque conosca, ma credo che non piaccia molto a Leevy..
Beh, però lei sicuramente si sarà alleata con quel Dajan, anche se a me non sta per niente simpatico!
Che m’importa, domani le dirò di si. Magari sarà lei a far fuori Cato.
Stranamente Leevy è rimasta nella sala senza la sua guardia del corpo. Ci siamo solo noi due.
Dopo quello che le ho detto oggi non credo abbia molta voglia di parlare, ho ragione. Esce difilato senza nemmeno guardarmi.
Haymitch ci chiede com’è andata, -Allora, Gale, i favoriti si sono fatti vedere?-
-Si..-Rispondo vago.
Leevy fa una faccia preoccupata, che cerca goffamente di nascondere con una maschera di indifferenza.
-Oh, bene, dicci tutto.- Fa Effie con interesse.
-Mi hanno chiesto di unirmi a loro.- Rispondo secco.
Glielo dico?
-E tu…?-
-E io… Ho rifiutato…-
Haymitch è visibilmente irritato dalle miei frasi monosillabiche.
-Gale, cosa hai detto ai Favoriti?-
Se devo morire,meglio far sapere al mio mentore il perché.
-Io… Ho promesso al ragazzo del 2 di ucciderlo.-
In tutta la stanza regna il silenzio. Leevy solleva il capo e mi guarda negli occhi, riconosco una punta del suo sguardo preoccupato, non è brava a fingere.
Haymitch sembra impassibile, Effie si porta una mano sul volto, sconsolata.
Inizio a grattare il tessuto del divano.
-TU COSA?- Fa Effie con una vocina talmente stridula da farmi sussultare.
-Mi aveva sfidato.- Rispondo semplicemente –Quei favoriti si credono talmente importanti da potersi prendere gioco degli altri.-
-Leevy!- Strilla la capitolina voltando il capo –Tu dov’eri mentre lui faceva questa bravata?-
-Lei era troppo impegnata a perdersi negli occhi di quello del 7.- Le parole escono da sole dalla mia bocca. Ma cosa mi prende? Potrei morire e mi metto a fare l’offeso.
Non posso essere geloso di Leevy, insomma, io amo Katniss.
Leevy spalanca la bocca di colpo –No… I… Io…-
-Non cambiare discorso!- Mi urla Effie –Haymitch, non gli dici niente, tu?-
-Cosa dovrei dirgli?- Dice lui scrollando le spalle –Anche a me stanno sulle scatole i favoriti.- Si volta verso di me –Bravo ragazzo!- Mi sorride.
Leevy si alza di scatto e si chiude nella sua stanza, Haymitch si dirige verso il frigo bar e Effie se ne va borbottando.
Alla televisione stanno dando un filmato sui Giorni bui, simile a quello che mandano prima della mietitura.
Resto solo, un senza-voce sta fermo sulla porta, nel caso voglia qualcosa.
Ha i capelli ramati e due occhi neri scurissimi.
-Di che distretto eri?- Gli chiedo quasi senza guardarlo. Capisce che mi riferisco a lui e mi fissa.
Solleva tre dita.
Distretto 3.
Prendo un foglio e una penna dal tavolino accanto al televisore. –Sai scrivere?-
Annuisce quasi impercettibilmente.
Gieli porgo e mi guarda un po’ stupito. –Puoi sederti qui.- Gli dico indicandogli una sedia –Come ti chiami?-
La penna scorre piano sul foglio. La sua mano trema un po’, è da molto che non fa qualcosa di normale, come scrivere.
Le lettere sul foglio candido compongono la parola ‘Lucius’.
-Io sono Gale.- Mi presento. Lui fa un cenno, come volesse dire ‘Lo so già’.
-Lucius…- Inizio piano –Se ti va… Potresti dirmi perché sei un senza-voce?-
I suoi occhi neri si spalancano. Solleva l’indice e lo punta verso lo schermo piatto del televisore.
Ha partecipato alla rivolta dei Giorni Bui? No, è stata soppressa settantaquattro anni fa e lui non deve avere più di trent’anni.
-Ti sei ribellato in qualche modo?- Gli chiedo preoccupato.
Fa un leggero cenno con la testa.
Allora è così che vanno a finire le persone che cercano di ribellarsi a Capitol City?
-Eri nell’Arena quando ti sei ribellato?-
Non voglio fare il terzo grado ad un senza-voce, ma sono sicuro che se chiedessi queste cose ad Effie mi direbbe come minimo che Lucius era stato trasformato in un senza-voce per aver compiuto crimini di stato.
-Cosa ci fai tu qui?- Un Pacificatore irrompe nella stanza e solleva Lucuis dalla sedia con uno strattone.
-Sono stato io.- Mi alzo in piedi –Gli ho… Chiesto di portarmi un the come lo facciamo nel Distretto 12 e gli stavo spiegando la ricetta.-
Il Pacificatore mi guarda con sospetto. –Va a dormire, ragazzo, lo prenderai domani il the.-
Si allontana, sempre tenendo Lucius stretto nella sua morsa.
Mi sollevo con riluttanza e decido di andare a letto anch’io.
Tra le coperte lussuose del Centro di Addestramento mi metto a riflettere sulla storia di Lucius. E’ stato trasformato in un senza-voce per essersi ribellato.
Non so cos’abbia fatto, ma so cosa significa ribellarsi.
E’ tutto ciò che sto facendo io adesso. Non sorridere, rispondere male, sfidare i Favoriti.
Non è così che dovrebbero andare le cose. Eppure sono tanto sbagliate.
Costringere 24 ragazzini ad uccidere in un Arena è sbagliato.
Mostrare alle loro famiglie come i loro figli vengono dilaniati è sbagliato.
Rendere il tutto una cosa eclatante sotto forma di reality show è sbagliato.
Ma io, in fondo, chi sono, contro Capitol City?
Un ragazzo troppo irruento. Se dovessi fare qualcosa di stupido finirei come Lucius. Maltrattato e strattonato.
Senza voce. Senza la forza di urlare a tutti quanto tutto sia un enorme sbaglio.
Forse dovrei davvero restare zitto e lasciare che le cose scorrano davanti a me.
Quando finalmente chiudo gli occhi i brutti pensieri non mi abbandonano.
Sono fermo, intorno a me passano capitolini colorati. Cappelli con piume e rossetti colorati dominano.
Di fornte a me ci sono Katniss, Leevy e la mia famiglia. Li stanno torturando, incidono tagli profondi sui loro corpi con un coltello.
Il liquido vermiglio scorre sul pavimento.
Vorrei correre da loro. I miei muscoli si tendono fino allo sfinimento.
Niente da fare, non riesco a muovermi. Apro la bocca per urlare, ma ne esce un suono strozzato, quasi animalesco.
Sono anch’io un senza-voce. Incapace di fermare il mondo che scorre davanti a me.
Mi sveglio di soprassalto. Sto sudando freddo.
Ciao lettori!
Allora, vi spiego subito il motivo del mio tanto precoce aggiornamento (?), visto che avevo già finito di scrivere e siete stati tanto cari da lasciarmi ben 8 recensioni (vi adoro), ho deciso di ringraziarvi in questo modo.
Quindi, oltre al consueto ringraziamento, vi chiedo se secondo voi va bene la lunghezza del capitolo. Insomm, non è che io voglia farli corti, ma i momenti di suspance arrivano sempre presto e devo troncarlo là ahah
In ogni caso, spero che il capitolo vi piaccia.
Grazie a chi recensirà e anche a chi segue la storia in silenzio.
Un abbraccio,
Roulette che vi cuole bene (?).
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Capitolo 11 *** Ferro rovente ***
Getto lo sguardo sul display accanto al letto: le tre e ventisette.
Visto che sicuramente non prenderò sonno decido di andare nel salotto dove ho 'chiacchierato' con Lucius.
Mi sollevo dal letto, il buio pesto mi penetra nelle ossa, sento ancora il verso gutturale del me senza-voce del sogno, entro in bagne e mi spruzzo in faccia un getto d’acqua gelata.
Attraverso il corridoio in punta di piedi, se dovessi svegliare Effie o Haymitch mi intimerebbero sicuramente di tornare a letto, e non mi va di restare senza far niente.
Quando sto fermo, immobile, mi sento come se stessi sprecando del tempo. Nel Distretto dormivo pochissimo, e la cosa mi andava più che bene.
Non c’era mai da star fermi con una famiglia sulle spalle.
Mi siedo sul divanetto di velluto e do una rapida occhiata alla stanza, un mucchietto di cassette impilate sul tavolino accanto al televisore mi saltano subito all’occhio.
Mi avvicino e leggo il cartellino applicato sulle cassette. ‘Mietiture 74esimi Hunger Games’, ‘Sfilate 74esimi Hunger Games’, ‘Mietiture 73esimi Hunger Games’ eccetera.
Sono tutte repliche degli show sempre presentati da Caesar Flickerman.
Ad un certo punto una cassetta cade e attira la mia attenzione, sul cartellino è riportata la scritta ‘50esimi Hunger Games’ la rigiro tra le mani e solo in un secondo momento noto il piccolo foglietto attaccato subito sotto il cartellino ‘Vincitore: Haymitch Abernathy’
I Giochi di Haymitch?
Resto fermo qualche secondo, indeciso.
Li guardo? Mi sarebbe utile capire bene la tattica del mio mentore, ma forse è una cosa personale, che non vuole sia scoperta.
Magari ha ucciso tutti. In fondo, lui ha vinto i 50esimi Hunger Games, dove, se non sbaglio, era applicato il regolamento speciale. Furono estratti, quindi, il doppio dei tributi.
La sua tattica dev’essermi utile. Vorrei svegliare Leevy per invitarla a guardarla con me, ma non mi va di disturbarla, gliela mostrerò dopo l’Addestramento.
Do un’occhiata alla ricerca del mangiacassette, ma non c’è niente del genere. Dove devo inserire questa roba?
Noto un piccolo pulsante rosso, d’istinto lo schiaccio e un raggio azzurrognolo investe la cassetta.
Lo schermo si accende e compare la faccia ritoccata di Caesar Flickerman. Era molto più giovane, si nota. Indossava un completo acqua marina e (come di consueto) parrucca e rossetto abbinati.
Parlava a voce alta e descriveva le scene che si susseguivano nel riquadro accanto a lui.
Dev’essere un riassunto veloce dopo la vincita di Haymitch perché nel giro di tre scene è già finito il primo giorno.
Riconosco subito il mio mentore, i suoi capelli biondissimi. A quanto pare si alleò con una ragazza, una certa Maysilee.
L’Arena in cui era capitato dimezzò i Tributi nel giro di tre giorni. Dall’aspetto sembrava un campo fiornito e ricco di flora e fauna.
Ma ogni cosa lì dentro era letale. I frutti erano velenosi e gli animali pericolosi e mortali.
La sua alleata Maysilee riuscì a fabbricarsi una cerbottana che impregnò di veleno.
Haymitch camminava e camminava. Disse di cercare i confini dell’Arena.
Quando rimasero in pochi i due sciolsero l’alleanza.
Haymiych resta sul bordo dell’Arena. Un dirupo.
Beh, come cosa ha senso, se qualcuno cerca di uscire deve solo gettarsi tra le braccia della morte.
Innervosito lancia un sasso giù dal dirupo e si siede a terra.
Resta fermo. Io non me la prenderei tanto comoda, appena sciolta un alleanza io cercherei un posto dove nascondermi, o dove poter attaccare i favoriti senza pericolo.
Ad un certo punto si volta di scatto. Il sassolino ha compiuto il tragitto inverso, come pinto da qualcuno giù dal dirupo.
Ne lancia altri e quelli tornano indietro proprio come il primo.
Sul volto gli si disegna un sorriso intelligente.
Un campo di forza! Haymitch ha scoperto qualcosa. Ha pianificato qualcosa.
Intanto la sua compagna, Maysilee è morta e in Arena sono rimasti in due, lui e una favorita del Distretto 1, che lo insegue armata di un’ascia.
Quando raggiungono il dirupo sono entrambi feriti. La ragazza getta la sua ascia verso Haymitch, ma lui la evita facendola finire nel dirupo.
Ho capito!
La ragazza sorride con un ghigno. Haymitch morirà da solo, anche senza colpirlo.
Ma ad un certo punto l’ascia ricompare, la ragazza non ha il tempo di stupirsi che la sua testa viene presa in pieno dalla scure.
Crolla a terra e il colpo di cannone decreta la vittoria del ragazzino del 12.
Poi ci sono commenti ed interviste ad Haymitch e qualche scena della sua alleanza con Maysilee.
Lo schermo si annerisce, ma io resto a fissarlo come imbambolato.
Haymitch ha usato l’Arena come arma!
Haymitch ha vinto grazie a Capitol City, e loro ne staranno ancora rodendo!
Haymitch è come me!
-Sono proprio un genio, eh?-
Mi volto di scatto e lui è lì. Appoggiato con una mano alla porta.
-Scus… scusa.-
-Oh, fa niente.- Dice noncurante – Non hanno mai mandato queste scene più di due volte.-
-Haymitch tu…- Sorrido –Li hai fatti passare per degli idioti!-
-Insomma, non si aspettavano che qualcuno avesse potuto usare il loro letale Campo di forza come un’arma!-
Sorride anche lui –Il bello della diretta.-
Adesso forse ho un’idea vera del mio mentore.
E’ proprio come me.
-Ascoltami, Gale.- Mi dice serio –Non fare stupidaggini là dentro…-
-E chi me lo impedisce?- Dico –Se escogito qualcosa simile alla tua trovata, non potranno farci nulla, e potrò mostrare la fragilità interna di Capitol City!-
-La prima cosa a cui devi pensare ora, è a salvarti la pelle.-
Scoppio a ridere. Non riesco a pensare che Haymitch li abbia messi nel sacco con tanta facilità.
Intanto Leevy si è svegliata e ci ha raggiunti in salotto.
-Cosa succede?- Chiede con la voce impastata dal sonno.
-Guarda.- Le dico riavvolgendo il nastro e mostrandole le ultime scene.
-Haymitch ha utilizzato il campo di forza come arma, prendendosi gioco di Capitol City!-
Anche Leevy sembra esserne divertita.
Intanto anche Effie si è svegliata, sento i suoi passi lungo il corridoio e la vediamo sbucare da dietro il muro con indosso una vestaglia da notte rosa piena di strass.
-Cosa state facendo qui?- Chiede nervosa –Ma vi siete accorti di che ore sono?-
Mi volto verso l’orologio a muro. Segna le quattro e dodici del mattino.
-Tanto vale restare svegli a questo punto.- Dice Haymitch con un’alzata di spalle.
-MA SEI IMPAZZITO?- Tuona Effie –Domani sarà l’ultimo giorno di Addestramento, i ragazzi devono riposare!-
Detto questo ci afferra per un braccio e chi chiude nelle rispettive stanze con un ‘Dormi’.
Non mi riesce difficile farlo, sono talmente stanco che appena appoggio la testa sul comodo guanciale sprofondo in un sonno, per fortuna, per questa volta, senza incubi.
Mi sveglio qualche ora dopo, Effie sta sbraitando contro Haymitch.
Mi ifnilo una t-shirt e un pantalone leggero e scendo per fare colazione. Sono già tutti a tavolo.
-Buongiorno, pronto per l’ultimo Addestramento?- Mi fa Haymitch sorseggiando qualcosa da una bottiglia.
-Strano che sia tanto gentile.- Sbuffo –E’ già sbronzo di prima mattina?-
Effie fa un verso scocciato e mi versa del latte. –Oggi pomeriggio ripasseremo le battute per l’intervista.-
Bevo il latte tutto d’un sorso –Io vado di sopra a mettere la tuta.- Infilo in bocca un biscotto di cioccolato –Ci vediamo all’Addestramento.- Dico a Leevy, ma lei non mi risponde.
Un senza voce mi si avvicina prima di potermi alzare. Fa per versarmi altro latte e solleva un sopracciglio.
Lo guardo bene in volto. Occhi ambrati, capelli castani.
Dove sono quegli occhi neri, che mi hanno copito tanto ieri?
Non è Lucius.
-Dov’è Lucius?-
Haymitch mi guarda e abbassa lo sguardo.
-Dov’è Lucius?- Ripeto lentamente.
-Gale..- Inizia lui.
-COSA GLI HANNO FATTO?- Mi sollevo sbattendo una mano sul tavolo e il latte vola dalle mani del nuovo senza-voce.
Sento le membra fremere, non so se questa volta riuscirò a controllarmi.
-Ieri avete parlato, ai senza-voce è proibito avere rapporti con i Tributi.- Inizia Haymitch –Non possono influenzarvi.-
-INFLUENZARCI?!- Questa volta ho davvero bisogno di prendere a pugni qualcosa. Stringo forte i pugni fino a conficcarmi le unghie nella carne.
Faccio un respiro profondo –Dov’è?-
-Ieri sono venuti a prenderlo, per…-
-Per..?-
-Per… Giustiziarlo.-
Quelle parole mi colpiscono il cuore come una freccia infuocata.
Lucius. Giustiziato per aver comunicato con me.
Per colpa mia, per avergli chiesto cose che interessavano solo a me.
Inizio a correre verso la camera. Non riesco nemmeno a piangere, ho troppa rabbia in corpo.
Sbatto la porta con forza. Ho voglia di urlare.
Inizio a prendere a pugni il muro fino a farmi sanguinare le nocche.
Mi appoggio al muro respirando rumorosamente.
Do le spalle alla porta e la sento schiudersi lentamente. Giuro che se è Haymitch gli rifilo un pugno sul naso.
Qualcuno si ferma alle mie spalle.
Mi volto e mi ritrovo due occhi azzurri e lucidi che mi fissano. Non dice niente, ma si avvicina e si mette in punta di piedi per potermi raggiungere in altezza.
Le sue braccia si chiudono dietro il mio collo e appoggia la testa sul mio petto.
Rimaniamo zitti per un po’.
Il contatto con il suo corpo tremante mi dà tranquillità.
E’ una sensazione strana, come ritrovarsi in una cella frigorifera dopo aver passato una settimana sotto il sole del deserto.
Mi sento come un ferro rovente immerso in una tinozza d’acqua gelata.
Forse non ne sono tanto sicuro, ma mi sento bene.
Sento pian piano i muscoli rilassarsi. Lei resta ferma a stringermi, senza parlare.
Il mio petto si solleva e si riabassa sempre più lentamente.
Sono calmo, ora. Ho solo voglia di ringraziarla.
Quando sono deciso a farlo lei si stacca e mi guarda dispiaciuta. Poi corre di sotto senza dire nulla.
Resto fermo ancora un po’, non la seguo.
Mi sarebbe piaciuto averla accanto ancora per un po’.
Ciao a tutti!
Bene, il capitolo è lungo quasi il doppio degli altri e come potete vedere ci ho inserito anche un pò di Gaevy (?)
Allora, assodiamo una cosa. Io sono una fan incallita di Katniss/Gale (Ora non so come chiamarla, Everhorne o Galniss), però, visto che il far andare Katniss e Gale agli Hunger Games è un'idea già presa, ho deciso di inserire la docile Leevy.
Però non so. Io li vedo bene insieme perchè sono come il fuoco e l'acqua. Diversi, ma che si completano a vicenda.
Va bè, non so come si evolverà la cosa, quindi meglio lasciar correre la storia ahah.
Per quanto riguarda la storia di Lucius, scusate se sembrerà un pò forzata, ma volevo far trasparire la durezza e severità di Capitol City.
Bene, grazie per coloro che mi seguono sempre, e perdonatemi se non rispondo ancora alle recensioni (Lo farò appen pubblicato il capitolo).
Mi sembra sia tutto.
Al prossimo capitolo!
Roulette
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Capitolo 12 *** L'idea ***
La giornata d’Addestramento è andata abbastanza bene. Richard mi ha mostrato la sua abilità nel riconoscere i funghi buoni da quelli cattivi e Saya non s’è fatta viva.
Manca qualche ora alla fine, così decido di passarle allenandomi principalmente con le armi.
Il programma è stato buono: due giorni di sopravivevenza e uno interamente dedicato a tiro con l’arco, lancia e –forse- trappole.
Dopo l’abbraccio di sta mattina Leevy non mi parla. Non capisco cos’ha. Non mi parla, mi abbraccia, continua a non parlarmi.
Scaccio via questo pensiero dalla mente. Ho cose ben più importanti a cui pensare.
Mi dirigo verso la postazione di lotta con la lancia, Richard è a quella di tiro con l’arco. Aspetto il mio turno e quando tocca a me impugno la lancia con la mano destra. E’ ben bilanciata per me. Ho visto la ragazzina dell’8 impugnarla e cadere a terra sbilanciata dal peso.
I Favoriti hanno iniziato a ridere e lei stava per scoppiare in lacrime.
Il lucido metallo grigio mi rinfresca la mano. Prendo una bella rincorsa e la scaglio con tutta la forza che ho contro un bersaglio rosso a qualche metro di distanza.
Manco di poco il centro.
Bel risultato, sì. Posso stare tranquillo, ho già minacciato di morte i Favoriti, quindi posso sfoggiare liberamente le mie abilità.
Ci provo ancora, poi attivo i bersagli mobili. Mi trovo bene, ne ho mancati solo due su sette.
Cato continua a guardarmi con gli occhi infuocati, mi divertirò.
Dopo lo stend sull’utilizzo di un gladio –sono negato-, mi siedo alla postazione delle trappole. Finalmente mi sento a casa.
Torno con la mente ai boschi, i boschi miei e di Katniss. Dove passavo ore a fabbricare con del filo scadente.
A pensarci, quando creo una trappola, è l’unico momento in cui riesco a star fermo, ma soprattutto in cui la mia mente riesce a star ferma.
Non penso a nulla. Mi concentro sul filo. Lo faccio passare intorno alla dita, lo annodo, lo stringo. E il tempo passa.
Richard viene a sedersi accanto a me.
-Ehi.- Mi dice guardando il filo, poi spalanca gli occhi stupito.
Mi viene da ridere –Mai vista una trappola?-
-Direi di no.. Nel nostro distretto non ci lasciavano mai entrare nei boschi..-
Beh, sì. Nel Distretto 6 i Pacificatori saranno di sicuro più duri del vecchio Cray.
-Cosa facevi nel tuo Distretto?- Gli chiedo tentando di sciogliere un nodo che si era formato sul filo metallico.
-Guardavo il cielo.-
Lo guardo bene e noto dai suoi occhi corvini che non sta scherzando. Non ce lo vedo Richard a guardare il cielo, sembra così cupo.
-Guardavi il cielo?-
-Sì.- Dice fissandosi le scarpe –Io avrei voluto studiare. Capire i suoi segreti, mi sono sempre chiesto, cosa ci sia nel cielo?-
Nel cielo.
-Nel cielo ci sono le nuvole, e più su i pianeti.- Gli spiego riuscendo finalmente a spigliare il nodo.
-I pianeti? E cosa sono?- Mi chiede sollevando il capo scuro.
-I pianeti sono… Altri mondi. Noi siamo sulla Terra, ma ce ne sono altri otto.-
Lui spalanca la bocca.
La campanella segna la fine dell’ultima giornata.
-Gale, prometti di parlarmene se…- Dice titubante.
Ci solleviamo da terra quasi nello stesso momento.
-Te ne parlerò. Non è una promessa, ma una certezza.- Gli tendo la mano –Alleati?-
Lui sembra stupito, ma stringe la mano tremando un po’.
Mentre ci muoviamo verso le sale mi trovo faccia a faccia con Leevy.
-Allora? Siamo alleati?- Le chiedo freddamente.
Sembra titubante, si strofina nervosamente le mani ed ha una faccia talmente triste che sembra poter scoppiare a piangere da un momento all’altro.
-Ho già un alleato…- Dice senza guardarmi in faccia.
Oh, bene. Che se ne vada con Dajan, allora. Io starò con Richard e Saya.
Mi volto e me ne vado. Le sento sussurrare qualcosa, ma non credo nenanche di averlo udito davvero.
Scusa.
La preparazione all’intervista l’abbiamo svolta separatamente, io con Haymitch e Leevy con Effie.
-Ascolta, ho una proposta da farti.- Mi dice in tono serio.
-Ti ascolto.-
-In questi giorni ho partecipato a qualche festa organizzata da Capitol City e ho potuto parlare con alcuni sponsor..- Inizia stappando una bottiglia –Mi hanno riferito che a Capitol City si stanno facendo tutti delle idee su una probabile coppia.-
-Una probabile coppia?- Chiedo stupito. –Ora tutti gli sponsor punteranno su quella.-
-Già, bravo.- Fa versandosi il liquido in un bicchiere di vetro smerigliato –Agli sponsor piacciono le coppiette.-
-Si, ma perché me lo stai dicendo?- Gli chiedo scocciato. –Dovresti insegnarmi qualcosa da dire per farmi piacere dal pubblico.-
-Vuoi sapere il perché?- Manda giù un grande sorso dal bicchiere –Perché la coppietta in questione siete tu e Leevy.-
Sgrano gli occhi e per poco non cado dalla sedia. -Io e Leevy?-
-Ci senti, ragazzo?- Mi fa appoggiando il bicchiere sul tavolo.
Non ho mai pensato a Leevy come possibile fidanzata, insomma, non ho mai visto in lei più di un’amica.
-Ma non è vero.- Replico puntando gli occhi in quelli azzurri di Haymitch.
-Non importa, Gale!- Si solleva dalla sedia in preda all’euforia –Il pubblico adora Leevy, la sua timidezza e la sua spontaneità.-
Cammina verso il tavolino degli alcolici –Cosa che ovviamente non vale per te.-
Sbuffo.
-Tutti chiacchieravano su una vostra possibile relazione..-
Mi sale la rabbia. Noi andiamo a morire e Capitol City pensa a una relazione! Non c’è posto per i sentimenti nell’Arena. O uccidi o muori.
-Ma almeno ne avete parlato a Leevy?- Gli chiedo.
-Mhh..- Si siede davanti a me –No.-
-Dato che al pubblico piace la sua naturalezza, se le chiedessimo di fingere la cosa potrebbe risultare sospetta. E’ per questo che conto su di te.-
-Dovrei ingannarla, quindi?- Non ce la farei a prendere in giro una ragazza dolce come lei.
-Pensa se una ragazza timida ed impacciata ricevesse una dichiarazione d’amore. La scena sarebbe quel genere di scene che appassiona Capitol City.- Beve ancora un sorso svuotando il bicchiere.
-E se Leevy mi dicesse di no?-
-Secondo te una ragazza timida come lei avrebbe il coraggio di rispondere?- Mi chiede –E poi ho intenzione di articolare la cosa in un modo diverso.- Versa ancora del liquore nel bicchiere –Ora Effie starà riempiendo la sua testolina bionda di un sacco di consigli sulle buone maniere, la staranno trasformando in una ragazzina acqua e sapone, che piace a Capitol City, quindi svolgerà la sua intervista così come le ha insegnato quella là.-
-Sì, e perciò..?- Gli chiedo alzando la testa. Haymitch beve tutto il liquore in un colpo solo.
-Perciò.. Sarai tu a dichiararlo alle telecamere durante la tua intervista. Allora, te la senti?-
-No.- La mia bocca si muove da sola.
Non riuscirei mai a prendere in giro Leevy, anche se…
-Senti, ti do del tempo per pensarci. Mi basta una tua parola per fare in modo che tu e Leevy diventiate i beniamini di Capitol City.-
Si solleva e mentre versa altro liquore, barcollando si dirige verso la sua stanza.
La seconda parte della giornata l’ho passata con Effie. Hanno deciso di giocare su una personalità spiritosa, ma sexy.
Non ci riuscirò.
I Preparatori mi hanno ‘maneggiato’ per quasi un’ora.
-Sei perfetto!- La voce di Lucifer mi tuona nelle orecchie e Melissa e Blisser battono le mani soddisfatte.
Mi guardo allo spechio. Indosso un abito rosso fuoco che scintilla sotto una giacca grigio fumo. Sembra lo stesso tessuto degli abiti della sfilata.
Mi hanno lasciato i capelli così come sono, con l’aggiunta di uno spray che mi rende leggermente arricciati.
Portia mi accompagna in una piccola sala. Leevy è già arrivata, sta seduta su una sedia a guardarsi le scarpe.
Quando mi sente arrivare solleva il capo per un istante, poi lo riabbassa.
Non l’hanno cambiata di molto. Poco trucco e un lungo abito bianco, con delle pietre rosse, che sembrano fiammelle.
In testa ha una ghiarlanda dello stesso colore.
Non posso far altro che pensare che se la cambiassero la sua bellezza ne sarebbe intaccata.
Mi siedo dall’altra parte della stanza e solleviamo la testa nello stesso momento quando lo schermo attaccato alla parete si illumina di colpo e compare il volto di Caesar Flickerman, sta volta in tinta viola scuro.
Osservo lo schermo. I Favoriti si mostrano tutti spavaldi. Cato fa anche un riferimento alla nostra ‘chiacchierata’.
Saya, la ragazza del 6 indossa un abito azzurro ed è abbastanza carina. Le hanno lasciato i capelli sciolti e non sembra quasi la ragazza sicura che ho conosciuto durante l’Addestramento.
Quando entra Richard indossa una giacca nera, dello stesso colore dei suoi occhi. Lui l’hanno lasciato lo stesso. Taciturno e riflessivo. Non riesco mai a capire cosa provi.
Le sue iridi sono talmente scure che si confondono con le pupille. Sembra sempre un po’ triste.
Il segnale acustico segna la fine dei suoi tre minuti.
Entra la ragazza del 7, molto determinata a vincere.
Dopo di lei fa il suo ingresso il ragazzo del 7: Dajan. I suoi occhi azzurri sono stati messi in risalto da alcuni tatuaggi neri sopra gli zigomi.
Mentre parla si capisce meglio che persona è, gentile e docile.
Proprio mentre sta per uscire Effie e Haymitch irrompono nella stanza. –Allora! Tra poco tocca a voi!- Trilla Effie eccitata.
E tra consigli finali e storielle divertenti di Haymitch – che secondo lui servono ad allentare la tensione – arriva il turno di Leevy.
Attraversa la piccola porta ed entra dietro le quinte.
-E adesso accogliamo la ragazza del Distretto 12, dolce come una brezza estiva! Leevy Hampson!-
Lei muove qualche passo verso il presentatore sgranando gli occhi verso la folla urlante. E’ visibilmente spaventata.
Caesar si solleva dalla sedia e prende delicatamente la mano della mia compagna di Distretto stampandole sopra un bacio.
Il pubblico esplode in un applauso.
-Allora, Leevy, come ti è sembrata Capitol City?- Le chiede con un sorriso a trentadue denti facendola accomodare sulla sedia accanto alla sua.
Lei guarda il pubblico e ha un forte tremore alle mani e alla bocca.
Dai, parla Leevy.
-M.. Mi è piaciuta molto.- Dice lei sorridendo debolmente –Soprattutto i dolci.-
Dal pubblico si solleva un verso di approvazione.
-Mhh, i dolci.- Dice Caesar facendo scoppiare a ridere gli spettatori –E il tuo preferito qual è?-
-La torta di mele con miele e panna è la mia preferita.-Dice lei sorridendo.
-Beh, direi che si vede.- Fa lui sollevandosi dallo schienale. Poi solleva le braccia in segno di resa –E non intendo dire che sei grassa!-
Ancora una volta il pubblico si sbellica dalle risate.
-Allora, Leevy.- Dice Caesar piegando la schiena in modo da avvicinarsi di più alla sua interlocutrice, -Come ti sei sentita durante la Mietitura?-
Lei lo fissa con uno sguardo triste, che di finto e preparato non ha proprio nulla. –Ero… Sollevata.-.
Il pubblico sta in silenzio, in attesa della motivazione di tale risposta.
-Se avessero estratto mia sorella io… Non so cosa avrei fatto.-
A questo punto i capitolini iniziano a battere freneticamente le mani e qualcuno si commuove anche.
Caesar le stringe la mano. –Ho capito.- Dice –Quindi c’è solo lei ad aspettarti al Distretto?-
-Sì.- Dice lei senza pensarci un secondo –E mia madre.-
Altri applausi accompagnano il segnale acustico che annuncia la fine della sua intervista.
Il pubblico le applaude freneticamente. Ha fatto colpo.
La vedo uscire attraverso le tende ancora tremante, mentre esce fa un piccolo inchino in segno di gratitudine e questo alza notevolmente la considerazione che i capitolini hanno di lei.
Faccio un grande respiro. Tocca a me.
Haymitch mi da una pacca sulle spalle. –Mi raccomando, stendili tutti.-
Entro nella piccola sala per poi essere condotto dietro le quinte. La voce di Caesar mi raggiunge subito.
-Ed ora, dulcis in fundo, Gale Hawthorne, il ragazzo esplosivo!-
(Perdonatemi per la grafica dell'angolo dell'autrice, ma questo editor fa i capricci sta mattina, uff. Non mi fa inserire il colore e le dimensioni anche se ci ho provato da Word.)
Ciao a tutti lettori!
Grazie a tutti coloro che seguono e recensiscono la mia storia! Sono contenta del ‘successo’ che ha ottenuto, che sincermente non mi aspettavo.
Allora, ho qualche annuncio da farvi:
a) Sotto consiglio di OdairIsAllINeed, vi annuncio che la alla fine del prossimo capitolo ci sarà l’Inizio dei Giochi!
b) Ho deciso di allungare i capitoli (sotto consiglio di molti direi) quindi d’ora in poi saranno tutti di questa lunghezza.
Bene, credo sia tutto.
Se il capitolo vi è piaciuto fatemelo sapere con una recensione qua sotto e non là sopra (Feel like Doesn’t Matter)
Un bacio!
Weather_ (Ex Roulette) che ha seriamente bisogno di un medico.
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Capitolo 13 *** L'intervista ***
Attraverso il piccolo
tragitto compreso tra
le
quinte e il palcoscenico. Un piede dopo l’altro. La luce dei
riflettori mi
colpisce in faccia. Al centro c’è Caesar, che mi
fa segno di accomodarmi
dicendo qualcosa.
Il pubblico urla e
batte le mani con foga.
Rosso dappertutto. Gli stendardi di Capitol City.
Mi siedo e guardo
verso il pubblico. Non
smettono di urlare il mio nome.
Sono qui, davanti
a loro, una parola sbagliata
potrebbe costarmi l’abbandono degli sponsor e, quindi, la
vita.
-Allora, Gale.-
Caesar inizia a parlare –Ti
piace Capitol City?-
-Non è
male.-
Dipendo dagli sponsor.
-Ne sono onorato.-
Risponde il presentatore
per poi darmi una pacca sulla schiena. –Allora, ti abbiamo
visto durante la
sfilata. Una cosa fantastica, il vostro vestito. Come ti setivi?-
Cerco di ricordare
cosa diavolo c’era scritto
sul cartoncino viola di Effie.
-Tu come ti
saresti sentito pensando che una
folata di vento ti avrebbe potuto lasciare completamente nudo?-
Sia il pubblico
che Caesar scoppiano in una
fragorosa risata, che mi permette di riordinare le idee per qualche
secondo.
Io dipendo
dagli sponsor.
Io. Gale
Hawthorne. Dipendo da qualcuno.
Io. Che ho passato
una vita a proteggere la
mia famiglia.
Erano loro a
dipendere da me.
E adesso sono io,
a dovermi rendere patetico
per salvarmi la pelle.
-Ok, torniamo
seri, Gale.- Fa Caesar
saddrizzandosi sulla poltroncina rossa. –Durante la Mietitura
ti abbiamo visto
guardare insistentemente verso la zona delle ragazze,
c’è qualcuno che ti
aspetta?-
Mi tremano le
mani. Ma non dalla paura, dalla
rabbia.
Come fanno loro a
spere di Katniss?
Beh, non gli
darò questa soddisfazione.
-No no, Caesar.-
Dico in tono piatto –Non c’è
nessuno, davvero.-
-Sicuro?- Fa lui
cantilenando un po’.
-Sì.-.
Io. Che ho passato
la vita a preoccuparmi per
qualcuno, devo abbassarmi a fare qualche moina per ricavare qualche
sponsor.
-Allora, la
domanda è d’obbligo.- Caesar si
solleva in piedi –Ti abbiamo visto molto affiatato con Leevy,
la ragazzina del
tuo Distretto. Sin dal primo giorno. C’è qualcosa
tra di voi?-
Mi dispiace,
Capitol City. Ma non sarò una
marionetta dei vostri amati Giochi. Se devo morire morirò da solo.
Con la
consapevolezza di essere morto ancora
essendo Gale Hawthorne.
Mi dispiace,
Capitol City, ma ancora non siete
riusciti a cambiarmi.
-No, Caesar, siamo
solo ottimi amici.-
Lui sbuffa un
po’ simpaticamente.
-Va bene, ragazzo
esplosivo- Ammicca –Tutto
può cambiare, no?-
Lo fisso dritto
negli occhi.
-Tutto, ma non io.-
Il segnale
acustico squilla acuto.
Il pubblico
applaude, ma hanno tutti la faccia
di un assetato a cui è stata negata l’acqua.
Esco a testa alta.
Gale Hawthorne, da
vivo o da morto, uscirà
dall’Arena ancora intero. Uscirà
dall’Arena come Gale Hawthorne.
-Sei davvero un
idiota.-
-Non mi pare che a
te sia servito simulare una
stupidaggine del genere per uscire vivo, no?-
Haymitch cammina
avanti e indietro per la
stanza. Si sfrega le mani nervosamente.
-Avevi una
possibilità di salvarti e l’hai
sprecata così. Complimenti.-
-Sai, credo di
riuscire a vincere anche con le
mie sole forze.- Lo guardo dritto in faccia, lo stesso sguardo che ho
rifilato
a Caesar.
-Non fare quella
faccia. Mi viene voglia di
prenderti a schiaffi.-
-Fallo.- Continuo
a fissarlo –Oramai è fatta,
non posso più cambiare le cose. Domani entrerò in
quell’Arena e morirò felice
di essere restato quello che sono.-
Sbatte un pugno
sul tavolo facendo saltare
posate e bicchieri.
Effie e Leevy sono
in stanza. Presto
ariveranno.
-Va bene, fai le
tue scelte.- Dice sedendosi
–Il mio compito era insegnarvi a sopravvivere e
l’ho fatto. Ho cercato di
aiutarti, ma hai bellamente ignorato tutto.-
Quando siamo tutti
a tavola Effie si
congratula con entrambi per le interviste.
-Gale, ti sei
salvato con la battuta sul
fumo.- Mi dice prendendo una sorso di zuppa.
-Che mi avevi
scritto tu.- Aggiungo.
-Leevy, il
pubblico ti adora, avrai tutti gli
sponsor dalla tua parte.-
Lei annuisce
debolmente fissando il piatto di
zuppa che resta integro sotto la sua testa.
-Io vado a letto.-
Dico alzandomi –Domani
dovremo svegliarci presto, no?-
Effie annuisce e
me ne filo in stanza.
Mi accascio sul
letto.
Ho ignorato
bellamente gli aiuti di Haymitch, come ha detto lui.
Ma in fondo, se ho
salvato mia madre e i miei
fratelli dal moire di fame più di una volta, posso riuscire
a evitare a me
stesso di morire, no?
E’ stato
un bene allearmi con Saya. Sa usare
l’ascia, ed è meglio averla come alleata che come
nemica.
Richard. Richard,
invece, devo proteggerlo.
Mi ricorda
dannatamente Rory.
Una volta abbiamo
avuto una conversazione
simile, sulle stelle.
Richard e Saya.
Non mi fido tanto di lei, ma
non posso lasciarla a piede libero.
Se le cose
dovessero prendere una brutta
piega…
Cosa farei?
Ucciderla?
Non se ne parla
nemmeno.
Scappare?
Forse, ma sarebbe
da codardo. Ho combattuto
tanto per non apparire un codardo, non posso rovinare tutto
così.
Domani
entrerò nell’Arena.
Domani
inizierà la caccia di Cato.
Cato
l’animale che non vede l’ora di infilzare
le prede con la sua lancia scintillante.
Cato la besta, che
quando mi avrà preso non mi
lascerà morire così. No.
Lui mi
farà soffrire.
Lui mi
farà rimangiare le parole che gli ho
sputato in faccia durante l’Addestramento.
E lì.
In quel preciso istante apparirò un
debole.
Cato ride e io
tremo.
Cato ride e io
muoio.
Cato vince e io
rimango un debole. Che ha
pregato il suo carnefice di risparmiarlo.
L’erba
fredda è l’unica cosa piacevole di
quella notte.
Corro, sento il
suo fiato dietro di me.
Un fiato
animalesco.
Corro.
Barcollo.
Inciampo.
Cado.
L’animale
mi afferra.
La sue testa
risplende dorata. I suoi occhi
sono rosso cremisi.
Inizia a mordermi
la faccia, staccando qualche
pezzo di volto.
Ride e intanto la
sua lingua mi accarezza la
guancia, che già sento essere masticata tra le sue fauci.
Mi stai sfidando
12?
E’ la
voce di Cato, che ride e stacca pezzi di
carne dalla mia faccia.
Sei davvero
squisito.
Un crock
secco mi colpisce con un dolore lancinante.
Sto urlando.
Di dolore.
Di rabbia.
Mi ha staccato un
braccio.
Sto ancora
urlando. Ma non sono nell’Arena.
Sono nel letto
dell’appartamento, madido di
sudore.
Sono in un letto.
Non sono
nell’Arena.
Cato non
è qui.
Cato non
è una besta.
Io non ho paura di
lui.
Qualcuno bussa
alla porta.
-Sono Leevy.- Dice
dall’altra parte.
Mi sollevo e le
apro.
-Gale, va tutto
bene?- Ha gli occhi sbarrati e
ansima. Negli occhi ha una preoccupazione mai vista.
-Sì,
grazie.-
Mi guarda
dall’alto al basso.
-Sei sicuro? Se
vuoi posso…-
-No no.-
Le mani le
fremono. Mi guarda per un istante,
poi abbassa lo sguardo.
Sento le sue
membra fremere. Sta per fare
qualcosa, ma si trattiene. Si volta e se ne va.
Chiudo la porta e
torno a letto.
Non sono nemmeno
sicuro di averla vista
davvero.
Sono talmente
stanco che torno a dormire.
E ricado negli
incubi.
Dopo colazione ci
siamo riuniti in salotto.
Stiamo per partire.
Effie piange e
abbraccia entrambi.
-Ragazzi, io..
Sarete sempre nel mio cuore.-
Non sta fingendo,
lo so.
Anche io mi sono
affezionato a lei.
Haymitch stringe
Leevy fra le braccia. –Sei
una ragazza stupenda, e gentilissima.-
Lei arrossisce ed
Effie la afferra
stringendola.
Nessuno finge.
Haymitch mi
dà una pacca.
-Vinci, ragazzo
esplosivo.- Mi sussurra. –Io
tifo per te.-
La sua confessioni
mi lascia a bocca aperta.
Io non ho mai
ascoltato quello che mi ha
detto. E ora…
Cinna e Portia
vengono a prenderci.
Sararnno loro ad
accompagnarci alle cabine.
Il viaggio dura
quasi mezz’ora.
Mentre siamo
sull’hovercraft ci infilano un
ago nel barccio per inserirvi un rilevatore.
Saremo
continuamente sotto sorveglianza.
Come carcerati,
dei quali l’unico peccato
commesso è stato essere nati.
Ragazzi, che in
fondo non vogliono uccidere.
Ma tutte queste
belle parole non contano nulla
nell’Arena. Si disfano come un castello di carte.
-Gale, tu
vincerai.- Portia è in piedi davanti
a me.
-Come
sarà l’Arena?- Le chiedo con il cuore
che mi matrella in petto.
-Sicuramento non
una landa ghiacciata.- Mi
dice.
Indosso una giacca
di pelle e dei pantaloni di
tela.
-Portia.. Io ho
rifiutato gli sponsor.-
-Sapevo che
l’avresti fatto.- Mi chiude la
giacca attorno al torace. –Vincerai lo stesso.
Perché hai qualcosa che loro non
hanno, l’integrità.
Tu sei e resterai
Gale.-
60 secondi.
Stringo la mia
stilista tra le braccia e la
sento singhiozzare lievemente.
Sto tremando e
sento i palmi delle mani
sudare.
Il mio cuore batte
talmente forte che potrei
morire qui. Ora.
-Non scendere
dalle pedane prima dei sessanta
secondi, o ti faranno saltare in aria.-
Continuo ad
abbracciarla.
-Gale, tu
vincerai.- Mi ripete. E la sua voce
mi rimane in testa.
20 secondi
-Grazie.- Le
sussurro ancora stringendola.
Mi aggrappo a lei,
come se non volessi andare.
Ma devo vincere.
Per lei.
Per Haymitch.
Per Effie.
10 secondi
Per la mia
famiglia.
Per Katniss.
5 secondi. Entrare
nelle cabine.
Mi volto e saluto
Portia.
Il mio piede entra
nella cabina. Il mio peso
si sposta.
Sono dentro.
Felici Hunger
Games, Gale, e possa la buona
sorte sempre essere a tuo favore.
Oramai non ci
credo più.
Ciao
lettori!
Scusate
per il ritardo nell’aggiornare, ma alcune
volte mi viene in mente di abbandonare la storia.
Spero
solo che l’inizio dei Giochi mi farà tornre la
voglia, chissà!
Grazie
a tutti per le recensioni e per l’appoggio
dimostratomi.
Come
ho già detto, nel prossimo capitolo descriverò il
primo giorno alla Cronucopia. E visto che, quindi, non averò
più schemi da
rispettare, la lunghezza dei capitoli potrebbe variare.
Spero
che il capitolo vi sia piaciuto!
Un
abbraccio,
alla
prossima!
PS. Nel
caso a qualcuno sia sfuggito ho cambiato il nickname da Roulette a
Weather_
|
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Capitolo 14 *** Se solo ci fossimo fatti ascoltare.. ***
Sento
il mio respiro farsi affannato.
La
pedana si solleva. Portia mi guarda attraverso
la cabina.
Le
rivolgo uno sguardo spaventato, è
probabilmente la prima volta che lo faccio.
Lei
è lì, ferma. Non prova pena per me, è
per
questo che è la persona che più vorrei accanto in
questo momento.
Lentamente
la sua immagine scorre verso il
basso.
Troppo
in basso.
Non
c’è più.
Per
qualche secondo resto al buio, poi il
primo raggio di sole mi acceca.
Luce
biancastra.
Non
fa particolarmente freddo, né
particolarmente caldo, niente landa ghiacciata o deserto.
Sento
il cuore martellarmi nel torace, schiudo
leggermente gli occhi.
La
prima cosa che vedo è un verde a me
familiare.
Alberi.
Giro
la testa verso destra. Un bosco.
Sono
a casa.
A
sinistra c’è un torrente che si collega ad
un fiumiciattolo.
Al
centro, spicca imponente un grande corno
dorato, la Cornucopia.
60
secondi
Sono
in un bosco, l’arena è un enorme
boscaglia.
Sono
cresciuto tra i boschi. Non sarebbe
potuto capitarmi di meglio.
Le
cime degli alberi si piegano leggermente
sospinte dal vento.
Devo
decidere in fretta cosa fare.
50
secondi
Correre
alla Cornucopia e aggiudicarmi le armi
migliori?
Sono
veloce e anche abbastanza…
No.
Se
andassi alla Cornucopia sarei costretto a
uccidere.
40
secondi
Richard.
Devo
trovarlo.
Scorro
i volti degli altri tributi alla
ricerca dei suoi occhi corvini.
Nei
loro volti vedo solo paura.
Animali
braccati e chiusi in trappola.
Un
manto di capelli ribelli, eccolo.
Sta
tremando, fa dei respiri lunghi e
profondi.
Lo
raggiungerò appena ne avrò l’occasione.
30
secondi
Leevy.
Mi
volto istintivamente.
E’
distante tre pedane da me.
Gli
occhi vuoti, le mani che tremano in preda
al panico.
Se
non torna in sé potrebbe restare lì ferma
senza scappare.
20
secondi
Sono
nell’Arena.
Appena
le mine saranno disattivate andrò a
recupaerare Richard e correremo a nord, verso la boscaglia.
Il
torrente e la Cornucopia saranno
sicuramente invasi dai favoriti.
Respiro
cercando di calmarmi.
Sto
tremando come una foglia.
10
secondi
Penso
a mia madre, a Rory, a Vick, a Posy.
I
loro sorrisi, erano così sinceri.
Così
rari, ma al contempo facili da suscitare.
Bastava
una storiella sulle stelle per Rory,
qualche carezza per Vick e un po’ di solletico per Posy.
Sento
la gola bruciarmi e chiudersi.
Devo
pensare ad altro, ma purtroppo la mia
mente raggiunge immediatamente Katniss.
La
sua voce, il suo sorriso.
5
secondi
Ancora
una volta penso agli Hunger Games.
Ora
che ci sono dentro non sono più la stessa
cosa.
Da
casa li vedevo sbagliati e disumani. Ora è
diverso.
E’
una cosa impensabile.
Vite
sacrificate per il divertimento della
massa.
Se
solo avessimo avuto il coraggio di farci
ascoltare.
4
secondi
Forse
avremmo evitato tutto questo.
3
secondi
E
va bene, Capitol City.
2
secondi
Sono
qui.
1
secondo
E
forse, anche se morirò. Non riuscirete mai
ad uccidere il mio spirito immortale.
Il
segnale acustico mi rimbomba in testa.
Il
cuore batte fortissimo.
I
muscoli tesi scattano come una molla.
Sto
correndo.
Corro
verso la Cornucopia, ma non ho
intenzione di entrarvi.
Il
cuore mi batte fortissimo, è come se
volesse uscirmi dal petto e scappare via da tutto questo.
Manca
poco, infatti, al momento in cui non mi
servirà più.
Per
uccidere non occorre avere un cuore.
Corro.
Vedo
Cato sorpassarmi dall’altro lato
dell’Arena.
Appena
raggiunta la Cornucopia si impossessa
di una lancia e inizia a brandirla ridendo.
Cambio
direzione di scatto, sul lato ovest ci
sono un mucchio di zaini sparsi.
Gli
altri favoriti gli vanno incontro saltando
e urlando di gioia, la Cornucopia è loro.
La
ragazza del 4 raccoglie un arsenale di
coltelli. In volto ha un sorriso troppo vero. E’ davvero
felice di avere
occasione di uccidere tutta questa gente.
Intravedo
uno zaino nero a pochi passi da lei,
se sono abbastanza veloce riesco ad afferrarlo. Accellero la corsa e mi
piego
verso destra per prenderlo con un braccio.
Ci
sono quasi, è mio.
Qualcosa
mi sfiora l’orecchio e lo sento
fichiare mentre si allontana.
Il
sangue mi bagna la parte destra del volto,
mancava poco che restassi senza udito.
Qualcuno
ha cercato di colpirmi con una
freccia. Non mi volto nemmeno e corro verso il centro della lotta per
cercare
Richard. Non lo vedo.
Tutt’intorno
ragazzi cercano di accaparrarsi
qualcosa, mentre i favoriti si lanciano alla carica per cercare di
uccidere più
gente possibile.
E’
terribile.
Scaccio
dalla mente questi pensieri, l’ultima
cosa che voglio è avere una crisi di nervi ora.
Mentre
corro verso il lato est del campo una
scena mi scorre di lato.
Il
tributo dell’1 è in piedi di fronte ad un
ragazzino, capelli scuri, occhiali. Lo vedo estrarre la lancia.
Negli
occhi azzurri dietro gli spessi occhiali
del ragazzo del 3 si intravede una scintilla, si volta di scatto, ma la
lancia
è più veloce di lui.
Lo
trafigge dalla schiena allo stomaco e lui
stramazza al suolo.
Il
sangue si espande sull’erba e Marvel, così
si chiama il favorito dell’1, estrae la lancia ridendo.
Non
ne sono sicuro, ma mi pare di sentirlo
sussurrare –Meno uno.-
Il
primo colpo di cannone risuona nell’Arena.
Vedo
la ragazza del 5 scappare verso il bosco,
mi volto e do un ultima occhiata al ragazzino che è appena
morto.
Io
l’ho visto morire. Davanti ai miei occhi.
Non
ho fatto nulla.
Mi
sento uno schifo.
-Gale,
togliti da lì!- Una voce autoritaria mi
fa rinvenire.
Una
voce che non riesce mai ad assumere quel
tono, Leevy.
Mi
afferra per la giacca e mi tira a sé. Riesco
a restare in piedi e incorcio gli occhi azzurri della mia compagna.
-Mi
sa proprio che devo farvi fuori entrambi.-
Sorride il ragazzo del 4. Solleva la spada e nei suoi occhi leggo
un’espressione divertita.
Afferro
Leevy per un braccio e la spingo
indietro, facendola cadere. La spada si abbassa violentemente e faccio
in tempo
a ripararmi con lo zaino, si sente un rumore metallico. Devo avere
qualcosa là
dentro, che mi ha evitato di perdere una mano.
Il
ragazzo si sbilancia e finisce a terra, il
gladio vola a qualche metro di distanza.
-Corri!-
Urlo alla mia compagna e mi getto a
recuperare la spada.
Il
favorito si lancia sull’arma e per poco non
si trafigge da solo. Qualcuno dietro di me mi lancia un coltello e per
la
seconda volta vengo mancato per un pelo.
Per
fortuna i favoriti di quest’anno non hanno
una buona mira.
Il
coltello si conficca nella terra e faccio
in tempo a sfilarlo e correre verso la zona est. Sta volta non
c’è più la
confusione iniziale e riesco a incorciare Richard quasi subito. Anche
lui ha
uno zaino e un coltello in mano.
-Andiamo.-
Riesco a dire.
A
terra ci sono ragazzi e ragazze in pozze di
sangue.
I
favoriti hanno decimato i tributi.
Mi
volto verso la Cornucopia, Cato ha legato
un ragazzino ad un palo di legno.
I
suoi occhi neri sono rigati dalle lacrime,
sta implorando aiuto.
La
sua voce acuta e i suoi occhi in lacrime mi
muovono qualcosa dentro.
Sto
per voltarmi, ma Richard mi tira giù e ci
troviamo entrmbi a terra, nascosti da un folto cespuglio al margine
della
radura.
-Dobbiamo
andarcene, prima che prendano anche
noi.- Mi dice fissandomi con i suoi occhi color pece.
In
questo momento dovrei essere io quello che
gestisce la situazione, ma se non ci fosse stato Richard starei
già correndo da
Cato. “Ehi, sto venendo da solo, così ti rendo
più facile il compito di farmi a
fette.”
Mi
stringe il braccio. –Ora ce ne andremo,
okay?-
Mi
sollevo lentamente, devo riordinare le
idee.
La
radura è una pozza di sangue.
Rosso
ovunque.
Sto
per voltarmi, ma noto che il ragazzino
urla ancora.
Cato
impugna la spada e con un semplice
movimento laterale del polso gli taglia di netto la testa, che rotola
ai suoi
piedi.
Negli
occhi ancora il terrore.
Sbatte
una volta le palpebre, poi i suoi occhi
restano vuoti.
-Andiamocene.-
Dice Richard con il tono più
autorevole che riesce ad avere.
Abbiamo
deciso di camminare verso nord. Di
solito l’acqua si trova in cima alle colline, così
abbiamo iniziato a salire.
-Gale,
stai bene?-
Ho
le mani che tremano e gocce di sudore mi
bagnano le tempie.
Non
è per la stanchezza, ma per la rabbia.
-Sì.-
Rispondo.
Continuiamo
a camminare per un po’, abbiamo
deciso di restare affiancati, almeno finchè la strada non si
stringerà.
Tutt’intorno
alberi.
Non
ho visto ancora nessun animale.
-Fermiamoci
e apriamo gli zaini, va bene?-
Dico a Richard.
-Certo.-
Ci
arrampichiamo su un albero e Richard
dimostra di essere davvero bravo in questo genere di cose.
Un
ramo abbastanza spazioso ci accoglie,
riesco a vedere il percorso sotto di noi, ma siamo nascosti dalle fitte
foglie
larghe come una mano di Richard.
Non
credo esista un albero del genere.
Dev’essere qualcosa creato da Capitol City.
Ci
sfiliamo gli zaini e ne ispezioniamo in
contenuto.
In
quello di Richard c’è una bustina di
strisce di carne secca euna torcia elettrica con batterie di ricambio.
Nel
mio una borraccia –vuota-, un pacchetto
rosso, una coperta di pile e un coltello da caccia lungo quasi venti
centimetri.
Ha
il manico rivestito di pelle e una piccola
ammaccatura sul lato destro, la parte superiore è seghettata
e quella inferiore
ha una lama affilatissima.
Dev’essere
stato lui a salvarmi la vita.
Nel
pacchetto ci sono delle palline scure simili
a chicchi di grano.
Hanno
un odore acre, non è caffè.
-Non
mi fido di mangiarli.- Decreto chiudendo
il pacchetto. –Se troveremo un uccello li faremo assaggiare
prima a lui.-
Richard
annuisce e riuniamo tutto in un solo
zaino.
Metto
il coltello nella fodera e lo aggancio
alla cinta. Richard fa lo stesso.
-Quel
coltello è utilissimo!- Esclama senza
alzare il tono della voce.
-Già.-
Annuisco –Andiamo a cercare l’acqua,
ora.-
Scendiamo
entrambi e mi propongo di fare il
primo turno per lo zaino.
Il
sole è ancora pieno in cielo, abbiamo
abbastanza tempo prima di iniziare a sentire la gola secca.
Camminiamo
per un po’, un piede davanti
all’altro.
Non
parliamo per molto tempo.
Una
volta trovata l’acqua il secondo problema
sarà dove passare la notte, a patto che la troveremo entro
oggi.
Abbiamo
una coperta, ma non credo basti a
coprire entrambi, e poi io passerò la notte sveglio a fare
la guardia.
E’
stato un bene trovare un alleato… Anche se
è piccolo, Richard è veloce e sveglio,
è sopravvissuto da solo al Bagno di
sangue.
Percepisco
una fitta al petto, come se avessi
dimenticato qualcosa.. Lo zaino è a posto, Richard mi
cammina a fianco.
Mi
sforzo di ricordare.. Ma certo! Saya!
Mi
sono dimenticato dell’alleanza con lei!
Dannazione.
Devo
cercarla, prima che inizi lei a
cercare noi.
Le
dirò che non l’ho vista e un branco di
favoriti mi è venuto contro, quindi sono stato costretto a
scappare.
In
effetti, però, davvero non l’ho vista.
Dev’essersene andata subito.
Chissà
se anche lei sarà..
Frush
Un
rumore mi fa sobbalzare.
Afferro
il coltello e lo sfilo dalla fodera.
Proveniva
dai cespugli. Il cuore inizia a
martellarmi in petto e il respiro si fa affannato.
Richard
è dietro di me, anch’egli con il
coltello in mano.
Il
rumore si intensifica e per un secondo mi
sento in punto di morire.
Un
uccello scuro spunta dal folto degli alberi
e punta in alto sbattendo le ali.
Crollo
a terra e faccio un respiro lungo.
Restiamo
seduti per un po’, il tempo di
recuperare un battito regolare.
-Cavolo.-
Sospira Richard.
-Dai,
alziamoci, dobbiamo trovare questa
dannata acqua.- Gli dico sorridendo. –Sta sera continueremo
il discorso sulle
stelle.-
Il
moro scatta in alto e annuisce euforico.
–Okay, andiamo allora!-
Sorride
e aumenta il passo.
Gocce
di sudore gli imperlano il volto, ma non
si ferma.
Sono,
ormai, ore che camminiamo e ancora non
si è visto nemmeno un goccio d’acqua.
Richard
ha le labbra secche e il suo passo è
notevolmente diminuito.
-Va
bene, basta così.- Gli dico.
Il
sole sta scomparendo. Ci siamo mossi a nord
per tutto il giorno, ma non me la sento di cambiare direzione,
è come se dietro
ogni cespuglio ci sia lo specchio d’acqua che cerchiamo.
E’ come se fossi a due
passi dal trovarlo.
-No,
Gale, continuiamo.- Mi dice.
-Per
oggi va bene così.- Gli indico un albero
lì vicino. –Tra poco farà buio ed
è meglio accamparsi.-
Lui
annuisce e ci arrampichiamo.
Il
ramo è quasi più spazioso del precedente,
sembra quasi che gli alberi siano fatti apposta per permettere ai
tributi di arrmpicarcisi.
Rimuovo subito quel pensiero dalla testa.
Capitol
City non creerebbe mai qualcosa per
aiutarci.
Lascio
che Richard si appoggi al tronco
dell’albero e srotolo la coperta.
-Domani
mi metterò d’impegno e catturerò
qualche uccello, va bene?-
Richard
solleva la schiena –Certo, e io
inflzerò qualche altro animale.- Sorride.
Apro
la zip dello zaino e estraggo la busta di
carne secca. Due striscette per ciascuno dovrebbero bastare, ne
estraggo
un’altra per Richard e poi chiudo tutto.
-Gale,
grazie.- Mi dice Richard chinando la
testa.
-Per
cosa?-
-Per
avermi preso come alleato. Sarei moro
subito, altrimenti.-
-No,
io sarei morto.- Gli rispondo.
Lui
arrossisce un po’ ripensando a sé stesso
come grande, che protegge me, il piccolo.
Il
sole è ormai scomparso del tutto.
Le
stelle proiettano una luce fioca.
Il
mio compagno sta staccando con i denti un
pezzo di carne.
-Va
bene, prima lezione del maestro
Hawthorne.- Annuncio fiero.
Indico
la stella più luminosa –Quella è la
stella Polare. Inica sempre il nord.-
Lui
spalanca la bocca. –Quindi..-
Un
suono acuto lo interrompe. L’inno di
Capitol City risuona nell’Arena.
-Che
succede?- Chiede impaurito.
Fisso
il cielo e un volto pallido ci scruta
senza una precisa espressione. Riconosco la montatura grigia dei suoi
occhiali.
Sotto spicca la scritta ‘Distretto 3’.
Altri
volti si susseguono a intervalli brevi.
La
ragazza del 4, il ragazzo del 5, il
ragazzo dell'8, entrambi quelli del 10 e la ragazzina dell’11.
Riconosco,
tra i volti, gli occhi spenti del
ragazzino decapitato.
L’inno
conclude e la luce si spegne.
Ho
tenuto il conto dei tributi morti. Sono
sette.
-Gale,
sono…- Inizia Richard –I tributi…
morti?-
-Sì.-
-Saya
è viva… e… anche la ragazza del tuo
distretto.- Mi fa notare.
Sì,
è vero. Leevy è con Dajan, spero la
protegga, almeno lui.
Non
mi fido molto di quel tipo, ma non ha una
faccia cattiva.
Mi
accorgo che la busta di carne è ancora
fuori dallo zaino, così affondo la mano per nascondere la
carne, ma le mie dita
toccano qualcosa di freddo.
Cosa
può essere? I coltelli li abbiamo già
presi.
Tasto
l’oggetto e estraggo la mano per vedere
di cosa si tratta.
La
luce dell stelle fa una fioca luce, ma
riesco a capire cos’ho in mano.
Non
ci
posso credere.
Ciao lettori!
Aggiorno presto perchè non vedevo l'ora di farvi leggere la
prima giornata. Non c'è molta azione, ok, ma comunque
è il punto di vista di Gale.
Se avessi descritto tutte le morti dei poveri sette tributi sarebbe
stato più in stile interattiva.
Ok, ho deciso una cosa: alla fine di ogni capitolo farò una
scaletta delle morti (Questo è in stile interattiva,
sì.), quindi iniziamo subito:
Jade, la ragazza del
distretto 3
Ocean, la ragazza del distretto 4
Cameron, il ragazzo del distretto 5
Il ragazzo del distretto 8 (Al quale non ho trovato un nome)
Entrambi i ragazzi del 10
Rue, la ragazza (l'amore) del distretto 11
Ecco, ora potete
benissimo uccidermi per aver ucciso Rue.
No, scherzi a parte. L'ho uccisa perchè volevo dare spazio
ad altri personaggi di interagire nella storia, in fondo se avessi
riutilizzato Finch, Tresh e Rue sarebbe stata una copia mal fatta del
successo di Suzanne *^*
Bene, mi dileguo.
Se il capitolo vi è piaciuto (o se amate Gale alla follia o
se volete progettare una rivolta contro Weather_) lasciatemi una
recensione.
Al prossimo (Dove vi prometto di mettere più azione, forse.)
Weather_ che fugge in un altro paese.
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Capitolo 15 *** Radure e fiumi. ***
Un
filo metallico!
-Richard!-
Mi volto verso il mio alleato
–Questo era nel tuo zaino?-
Stava
giocherellando con un pezzetto di legno,
ma si volta immediatamente. –No..-
Sono
euforico.
Le
trappole sono la cosa che mi riesce meglio
e se inizio a piazzarne qualcuna domattina abbiamo un pranzo assicurato.
Richard
sorride intendendo le mie intenzioni,
poi la sua bocca si spalanca in uno sbadiglio.
-Meglio
se riposi un po’ora. Abbiamo camminato
un sacco e per sta notte faccio io la guardia.- Gli sorrido
–Appenderò qualche
favorito a testa in giù con questa.- Sollevo un pollice e mi
volto.
-Gale.-
Mi dice da dietro.
-Sì?-
-Anch’io
voglio fare la guardia. Svegliamo tra
qualche ora.- Mi dice con gli occhi che già gli si chiudono.
-Certo.-
Rispondo con scarso entusiasmo.
Non
lo farò, infatti. Ha bisogno di dormire,
la giornata di oggi è stata sfiancante persino per me,
figuramoci per un
piccoletto come lui.
È
così simile a Rory…
Si
avvolge nella coperta azzurra di pile e si
lega all’albero con una corda che stava attaccata allo zaino.
Dopo
meno di un minuto sta già dormendo.
Non
emette alcun suono e ciò mi porta a
tastargli il petto più volte con la paura che muoia
soffocato. Sembra quasi non
respiri…
Non
avrei dovuto portarlo con me.
Non
so davvero cosa fare. Domani dovrò
assolutamente trovare l’acqua. Anche se non lo da a vedere
Richard ha una sete
assurda.
Le
labbra secche sembrano quasi cadere a
pezzi. Le spaccature arrivano fin dentro.
Sto
a cavalcioni sul ramo, il coltello e il
filo in mano. Un coltello non basta a difendersi. Ne abbiamo solo tre.
Magari
potrei lanciare quello che ho rubato alla ragazza del 4, ma se non
dovessi
colpire il bersaglio saremmo completamente senza difesa.
Devo
assolutamente trovare un arma a lunga
gittata o una spada.
Per
quasi un’ora resto fermo a fissare l’erba
scura, illuminata solo dalla fioca luce della Luna. “Non
è la vera Luna” penso
“Hanno falsificato pure quella.”.
E’
troppo scura per essere vera.
Un
fruscìo mi fa voltare. Richard mi porge la
coperta.
In
mano il coltello risplende, gran parte
delle sue occhiate sono sparite.
-Tocca
a me, ora.-
Come
avrà fatto a svegliarsi?
-Riposati,
domani dobbiamo assolutamente tr…-
-Gale.-
Mi dice serio –Voglio fare il mio
turno, è giusto così.-
Regge
il mio sguardo serio.
Afferro
la coperta e gli lascio occupare il
mio posto a cavalcioni sul ramo.
Non
dormirò, non posso lasciare che resti
senza protezione.
La
coperta è caldissima, non sento quasi il
freddo del vento che sferza contro le foglie dei rami.
Richard
mi da le spalle e fissa il cielo.
È
davvero fissato. Non diventerà mai uno
scienziato.
Per
Capitol City siamo tutti uguali. Macchine.
Il
calore della coperta mi avvolge.
Spalanco
gli occhi.
Dannazione!
Mi sono addormentato!
Il mio sguardo guizza verso il ramo. Richard non
c’è.
Il
mio cuore inizia a martellare e le mie mani
si agitano. Mi sciolgo subito e sposto in fretta la coperta.
-Gale!-
La voce di Richard mi chiama
dall’alto.
Sollevo
il capo, è a cavalcioni su un ramo
poco più in alto del nostro, in mano tiene un agglomerato di
rami marrone
scuro.
-Che
diavolo ti salta in mente?- Gli dico
senza alzare troppo il tono, lui si mette il gomitolo di rami sotto il
braccio
e scivola giù calandosi dal ramo.
Atterra
con un tonfo leggero. Dev’essere
abituato ad arrampicarsi.
-Guarda
qui!- Mi dice euforico.
Inizia
a spostare i rametti del gomitolo
finchè non si intravede una macchiolina bianca, che ben
presto si trasforma in
un ovale biancastro e lucido.
Spostando
altri rami ne spuntano altri due,
tre.
-Abbiamo
il prnazo!- Mi dice porgendomi il
nido.
Certo,
non è carne, ma in ogni caso abbiamo
qualcosa da mettere sotto i denti.
Richiudiamo
tutto dentro gli zaini e ci
attacchiamo i coltelli alla cintura.
Ai
piedi dell’albero faccio il punto della
situazione.
-Andiamo
ancora un po’ verso nord, se troviamo
l’acqua facciamo rifornimento e poi ci troviamo un bel posto
dove accamparci.-
Richard
annuisce e inizia a camminare.
L’aria
fresca ci impedisce di sudare troppo,
anche se non abbiamo un bel niente da smaltire.
Sento
le labbra secche e la gola mi brucia.
E’
faticoso anche parlare, stiamo zitti per un
bel po’.
Richard
non ce la fa più, ma non abbiamo
camminato nemmeno tre ore. Pian piano le gambe mi si fanno pesanti.
Lui
trascina i piedi, passa continuamente la
lingua sulle lebbra, ma quelle restano secche e disidratate.
Non
riesco nemmeno ad inghiottire.
Ad
un certo punto sento un tonfo.
Richard
è inciampato.
-È
tutto ok.- Dice con la voce secca, poi
tossicchia.
Non
ce la faccio a vederlo così. Cosa sto
combinando?
Lo
sto lasciando morire.
Mi
piego accanto a lui e lo sollevo sulle mie
spalle.
-No
Gale… Ce la faccio.- Gli occhi sono
socchiusi.
Cerca
di dimenarsi, ma lo tengo per i fianchi.
Cammino
per un’altra ora, poi sono sfinito
anch’io.
Ci
sediamo all’ombra di un albero.
Raccolgo
qualche rametto secco e inizio a
sfregarne uno per accendere un fuoco. Cerco di fare esattamente come
l’istruttore durante l’Addestramento.
Richard
sembra essersi un po’ ripreso.
-Gale,
scusami, sono solo un peso.- Dice tutto
d’un fiato.
Mi
volto e gli sorrido.
-Se
fossi stato un peso ora cosa staremo
friggendo qua su?-
Su
una pietra piatta sfrigolano le uova. Per
fortuna ci vogliono pochi minuti perché siano abbastanza
cotte da poter essere
mangiate, così spengo tutto.
-Non
avendo utilizzato foglie secche non c’è
stato molto fumo, ma potrebbero averci visto.- Dico a Richard mentre
lui divora
il suo uovo.
-Dobbiamo
filarcela in fretta.-
Un
uccello nero attraversa il cielo da nord a
sud e si appoggia ad un ramo bassissimo, potrei benissimo colpirlo con
le mie
mani.
Faccio
segno a Richard di stare fermo ed
estraggo il coltello dal suo fodero.
È
quello adatto ad essere lanciato. Stretto e
lucente.
Con
un piccolo movimento del polso il coltello
vola in direziona del pennuto e nell’esatto istante in cui
colpisce il suo
petto un urlo agghiacciante rompe l’aria, seguito
immediatamente da un colpo di
cannone.
L’urlo
era abbastanza lontano, ma sono sicuro
si sia trattato di un agguato dei favoriti.
Faccio
segno a Richaed di arrampicarsi e corro
a recuperare l’uccello con ancora il petto squarciato dal
coltello.
Lo
seguo in fretta e saliamo finchè non siamo
talmente in alto da non essere visti.
Lui
si appoggia ad un ramo con il fiatone.
Appoggio
l’uccello e dal becco cade una goccia
d’acqua.
Acqua.
-Richard.-
Lo chiamo sottovoce e gli indico il
becco umido.
“Veniva
da nord” mimo con le labbra.
Il
suo sorriso si accende.
Dal
folto degli alberi sbuca un ragazzo.
Capelli
scuri, occhi chiari.
E’
Dajan!
Quel
bastardo. Dov’è Leevy?
Aspetto
ancora un po’ con il fiato sospeso.
Lei non compare.
Dajan
si volta più volte a destra e a
sinistra, poi scompare dall’altro lato del bosco.
Ripenso
all’urlo che abbiamo sentito prima.
Non
era la voce di Leevy, ne sono sicuro.
Ma
se mi sbagliassi?
Sarà
stato lui ad uccidere la ragazzina di
prima?
Richard
legge la preoccupazione nei miei
occhi. –Sta tranquillo.- Mi sussurra. –Aspettiamo
ancora un po’ qui, se non
compaiono favoriti ce ne andiamo a nord.-
È
incredibile come i ruoli di chi aiuta e chi
viene aiutato si invertano tanto in fretta tra me e questo ragazzino.
Rimaniamo
in attesa per un po’.
Alla
fine decidiamo di scendere.
Richard
ha ancora le labbra secche, ma la
speranza di trovare acqua qui vicino gli ha dato forza.
L’uccello
aveva ancora il becco umido, ciò
significa che l’acqua non dev’essere lontana.
Iniziamo
a tagliare dei rami che sporgono sul
percorso finchè ne cade uno e un raggio di sole ci colpisce
in faccia.
Un’ampia
distesa d’acqua ci si apre davanti.
Le
rocce grige sporgono dal lato destro e un
fiumiciattolo sfocia da sinistra andando ad infittirsi nel bosco.
A
Richard si illuminano gli occhi.
Corre
verso la riva del laghetto e si tuffa in
acqua con tutta la testa.
-Ehi,
aspetta almeno che rimpia la borraccia!-
Gli dico ridendo.
Mi
accovaccio e immergo più volte la borraccia
nell’acqua limpida e fresca.
La
porgo a Richard e lui la tracanna senza
nemmeno prendere fiato. Quando si accorge di quello che fa si stacca
subito.
–Scusa.-
La
sua faccia. Gli occhi bassi e le labbra
serrate dall’imbarazzo.
È
così simile a Rory..
Scoppio
a ridere e anch’io bevo tutto il contenuto
della borraccia.
Beviamo
finchè la sete non scompare del tutto,
poi riempio la borraccia fino all’orlo e la richiudo nello
zaino.
Richard
sospira ed estrae il filo dallo zaino.
Mi guarda divertito e me lo lancia.
Lo
afferro al volo.
-Addentriamoci
di più, troppo vicino all’unica
fonte d’acqua è pericoloso..- Gli dico iniziando a
camminare.
Dopo
un po’ ci blocchiamo in una piccola
radura. C’è un albero abbastanza spazioso per la
notte e l’acqua è vicinissima.
Inizio
a modellare e annodare il filo. Le mie
mani si muovono meccanicamente.
In
pochi minuti ho già piazzato la trappola.
Ne
creo altre tutt’intorno. Sono molto grandi
e il filo è abbastanza spesso. Possono sollevare anche un
uomo.
-Rich
sta attento alle trappole.- Gli dico
ancora chinato –Le ho piazzate tutt’intorno.-
Con
il dito percorro il perimetro della
radura.
-Oh,
va bene.-
Ci
appoggiamo all’albero.
-Allora-
Si volta verso di me –Dove sono i
favoriti?-
-Non
saprei, dovremmo percorrere il perimetro
del laghetto, loro devono essere dall’altro lato.-
-Beh.-
Fa lui –Abbiamo un punto di
riferimento.-
Prendo
una boccata d’aria.
Beh,
non avevo pensato ai favoriti come
priorità.
-Oh,
giusto.- Sembra capire i miei pensieri
–Vuoi trovare la ragazza…-
Abbasso
lo sguardo –Ma no… è che…-
-La
nostra accompagnatrice dice che gli
sponsor vi amano, perché non vi siete alleati?-
Non
mi va di raccontargli che Leevy mi ha
scaricato per Dajan –Non siamo riusciti ad incontrarci alla
Cornucopia.-
-Oh…-
Annuisce e china il capo.
Restiamo
a riposare sotto l’albero finchè un
uccello attraversa il cielo proiettando un ombra che guizza veloce
verso ovest.
-Allora..-
Richard inizia a sfregarsi le mani –Io
vad…-
frush
Si
sente un rumore secco provenire dalla parte
a nord della radura.
Conosco
benissimo quel rumore, è il rumore di
una trappola a rete che è scattata.
Richard
mi sguarda con gli occhi spalancati e
appoggio un indice sulle labbra.
Mi
sollevo lentamente senza produrre il minimo
rumore, dopo anni di esperienza stando accuattato dietro ai cespugli mi
riesce
davvero bene.
Richard
resta seduto e io impugno il coltello
e mi dirigo verso il rumore.
La
vegetazione copre una buona parte della
scena, ma quando mi avvicino riesco a scorgere quello che sta
succedendo. Una
ragazza trattiene il fiato e tenta di rompere le maglie della rete.
Si
dimena, ma con grazia, riesce a non
produrre il minimo rumore.
Leggo
il numero sulla sua tuta: 9. Grano e
frumento.
Impreca
sotto voce, ma continua a tentare di
segare i filamenti. I capelli color cioccolato sembrano appena
pettinati, gli
occhi dello stesso colore sono ridotti a fessure.
Faccio
un passo e lei solleva il capo.
Appena
incrocia il mio sguardo sussulta e
inizia a tremare.
Le
mani si muovono freneticamente sulle
maglie, trema e di tanto in tanto si gira a guardarmi.
Resto
fermo per un po’, poi mi avvicino.
Sollevo
il coltello.
La
ragazza continua a muovere avanti e
indietro il coltello cercando di rompere la rete e scappare, ma non ci
riuscirà, il tessuto è fatto apposta.
Il
mio braccio cala verso il basso e sento lo
squarcio aprirsi.
Ciao lettori!
Spero che il capitolo vi
sia piaciuto! Perdonatemi per l'attesa, ma sto lavorando a un'idea su
un'interattiva che tra poco inizierò, per ora non
voglio dirvi nulla, non vorrei che poi tutto si rivelasse un buco
nell'acqua ahah
Ok, il nostro ragazzone ha trovato l'acqua e può finalmente
fare quello che sa fare meglio yu-huu!
Non è morto nessuno per ora, quindi niente scaletta.
Ci si legge al prossimo, allora!
Un abbraccio,
Weather_ la prevedibile.
|
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Capitolo 16 *** Torneremo insieme ***
Il
tonfo del suo corpo a terra.
Lascio
cadere il coltello.
La
ragazza si mette in piedi in un secondo, la
rete oscilla lentamente con lo squarcio a lato.
-Dovresti
affilare quel coltello.-
Che
cosa stupida da dire.
Di
tutta risposta lei mi guarda intensamente e
con uno sguardo percepisco tutta la sua gratitudine, poi mi da le
spalle e
fugge nel fitto degli alberi.
Resto
fermo per qualche minuto, gli occhi
rivolti verso l’erba che ha schiacciato correndo.
Non
sono riuscito ad ucciderla, anche se la
avevo davanti agli occhi. Avrei potuto lasciarla lì a morire
di fame, o fare in
modo che finisse in mano ai favoriti, un tributo in meno da
fronteggiare.
Ma
invece no, io non l’ho uccisa.
L’ho
liberata, tra l’altro.
Richard
accorre, sento il rumore dei suoi
passi provenire dalla radura.
-Gale
che è success…- Si blocca a guardare la
rete squarciata e il mio coltello a terra. Ansima, ha il fiatone.
-Avevo
preso un coniglio, ma mentre aprivo la
rete per ucciderlo mi è scappato.- Una scusa per niente
convincente.
Non
ci crede, lo leggo nei suoi occhi. Un
cacciatore capace di fabbricare trappole mortali si fa scappare un
coniglio,
una cosa ridicola.
Ansima
ancora e mi squadra da capo a piedi.
-Okay.-
Risponde scrollando le spalle.
Sollevo
lo sguardo, è quasi sera.
-Vado
a controllare le trappole tutt’intorno,
che ne dici di iniziare ad accendere un fuoco?- Propongo.
-Certo.-
-Oh.-
Lo ammonisco –Ricordati di usare solo
rami secchi, e niente foglie, fanno solo fumo.-
Lui
fa una specie di saluto militare
sgangherato e si mette a cercare rametti.
Non
lo lascio solo, ovvio. Sarò al confine
della radura, lo terrò costantemente sott’occhio.
Le
foglie scricchiolano sotto i miei piedi. Il
sole che sta per calare proietta ombre deformi sul terriccio scuro.
Le
prime tre trappole erano tutte vuote,
quelle intorno alla trappola a rete anche, per fortuna a ovest sono
riuscito a
rimediare due lepri.
Penso
al terrore negli occhi della ragazza
mentre mi avvicinavo.
Credeva
davvero che l’avrei uccisa?
Se
devo morire, morirò senza aver ucciso
nessuno. Ma il problema è che io non voglio morire.
Se
mi trovassi alla fine con Richard, cosa
farei?
Siamo
solo al secondo giorno, certo, ma prima
o poi dovrò pur trovare un modo per vivere e lasciar vivere
Richard… e Leevy.
L’aria
fresca della sera mi accarezza i
capelli.
Ho
concluso il giro da un pezzo, ma me ne sto
seduto su una roccia. E tremendamente simile a quella sulla quale stavo
seduto,
con Katniss affianco.
Giro
di trappole, pietre grandi e piatte. È
tutto così simile a casa.
Ma
a casa non si deve uccidere. A casa non ci
si trova di fronte a una ragazzina terrorizzata che scappa vedendoti.
Il
sole non è ancora scomparso all’orizzonte,
perciò mi alzo con riluttanza a mi dirigo verso la radura.
Richard
ha acceso un fuocherello e ha
sollevato una pietra piatta con dei bastoni. Il fumo si schiaccia
contro la
parete di roccia e si disperde tutt’intorno quasi
impercettibilmente.
Solleva
la mano.
-Come
diavolo…-
-Non
chiedermelo..- Risponde –Non so, lo
faceva mio padre al distretto quando portava a casa la carne e
accendeva il
camino. Non avendo la cappa il fumo si disperdeva e potevamo
semplicemente
aprire e finestre e farlo uscire. Non si vede quasi.-
Appoggio
una mano sulla sua testa e gli arruffo
i capelli.
Una
cosa che facevo sempre a Rory quando
portava a casa un bel voto o mi dava una mano a portare in casa la
legna.
Lui
sorride. –Allora, cosa hai preso?-
Gli
mostro con orgoglio le due lepri e in un
secondo fabbrico uno spiedo per arrostirne una. L’altra la
mangeremo domani.
-Abbiamo
anche un uccello qui.- Mi dice sollevando
il pennuto. Bene, il cibo non ci manca.
-Se
hai fame puoi arrostirlo.- Gli dico
girando lo spiedo.
Un
pezzo di coniglio dorato ci compare davanti
e sento quasi la salivazione del mio alleato aumentare.
-No,
no.- Risponde –Meglio non mangiare troppo
oggi, e trovarci senza cibo domani.-
Sorrido
e gli lancio una striscetta di carne
secca, che ingurgita tutta intera, quasi senza masticare.
-Hai
fatto in fretta a trovare la legna e
costruire lo spargi-fumo, eh.- Gli dico mentre la carne sfrigola.
-L’abitudine,
nel nostro distretto produciamo
carta e raccogliamo legname, sì, ma non ci lasciano prendere
nemmeno un ciocco.
Dovevamo accontentarci dei rametti secchi ai margini del bosco.- Inizia
ad
appuntire un bastoncino col suo coltello –Se eri abbastanza
fortunato da non
trovare Pacificatori a fare la guardia.-
Insomma,
niente in confronto al vecchio Cray,
che addirittura mercanteggiava con noi.
Richard
inizia a raccontarmi aneddoti
divertenti su boscaioli che cadevano dagli alberi, senza farsi male, e
ragazzi
che arrostivano conigli ancora vivi, che appena sentivano il calore gli
saltavano addosso graffiandogli la faccia.
Quando
mi volto verso il coniglio allo spiedo
è già bello dorato.
-Gnam.-
Esclama Richard mentre stacco un pezzo
di coscia e gliela porgo.
Affondo
i denti nella tenera carne ed è come
tornare al mio distretto. L’unto che cola sulle labbra, il
calore e la
croccantezza della carne appena cotta.
Spengo
le braci con un piede e copro tutto con
erba e terriccio.
La
notte sta per calare e Richard è
stanchissimo.
Abbiamo
acqua e provviste a sufficienza, così
inizio a spiegare al mio compagno il piano di domani.
Trovare
Leevy
vorrei dire, ma non
posso costringere Richard ad allontanarsi da questo posto
così sicuro per un
mio stupido capriccio.
-Andiamo
a vedere come se la passano i
favoriti.- Riassumo alla fine.
Lui
mi guarda con tenerezza. – Lo so che vuoi
trovare Leevy, quindi possiamo andarci.-
Rimango
quasi a bocca aperta.
-N..
No…- Rispondo con imbarazzo –E comunque
non voglio che ti allontani da questa radura.-
-Va
bene, allora io vado a vedere cosa fanno i
favoriti e tu cerchi la tua amica, no?-
-No.-
Rispondo secco. –Credi che ti manderò in
mano a quello scimmione di Cato? Scordatelo.-
-Dai,
Gale. Me la caverò…- Fa un tono un po’
cantilenato, come un bambino che vuole che il fratello gli compri un
pacchetto
di caramelle.
-No,
niente da fare.-
-Voglio
rendermi utile.- Dice serio –Sono
bravo ad arrampicarmi, credo di avertelo già dimostrato.
Salirò talmente in
alto che nemmeno King Kon-Cato riuscirà a raggiungermi.- Mi
viene quasi da
ridere.
Il
genere di battute che farebbe Rory.
Sbuffo
–Va bene, ma ti voglio qui nel giro di
un’ora.-
Sorride
anche lui e mi tira una pacca sulla
spalla.
Intanto
il cielo si è scurito.
Chiudiamo
tutto nello zaino e ci appostiamo su
un ramo, non si sa mai.
Anche
se ho dovuto dividere la carne con
Richard non ho fame. Lui sta con la schiena contro il tronco
dell’albero a
intagliare il suo pezzetto di legno.
Sta
iniziando a prendere forma, si riconoscono
due bitorzoli all’estremità e un piccolo
rigonfiamento a lato.
-Che
cos’è?- Gli chiedo facendo un cenno verso
la sua scultura, se così la si può chiamare.
-Oh,
nulla.- Se la caccia in tasca e chiude il
coltello. Passa le mani sui pantaloni e spazza via i pezzi di legno che
si
erano accumulati sulle sue gambe.
Quando
ha finito fa un lungo sbadiglio.
-Mi
sa che sta notte farò il turno tutto
solo..- Gli dico provocandolo.
-No,
no!- Si affretta a rispondere –Ce la
faccio a restare sve…- Sbadiglia ancora.
Trattengo
una risata –Beh, si vede.-
-Sta
zitto.- Dice mentre i suoi occhi si
chiudono da soli. –E sta pronto per quando ti darò
il cambio..-
-Certo
signor Vogliorestaresveglioanchesemuoiodistanchezza..-
Non
mi risponde, si è già addormentato.
Estraggo
la corda dallo zaino e gliela lego
alla vita, la serata è freddissima, così lo
avvolgo nel plaid quasi due volte.
Sotto
quella coperta ci entrerebbero benissimo
due me.
Bevo
un sorso d’acqua dalla borraccia, mentre
fisso l’erba scura che oscilla sospinta dal vento freddo.
L’inno
di Capitol City parte e un paio di
occhi chiari mi fissa inespressivo. La ragazza del 7.
Penso
a Dajan, anche lui del 7.
Se
si è preso la briga di portare con sé Leevy,
avrebbe anche potuto proteggere la sua compagna di Distretto.
La
musica si interrompe, Richard dorme ancora.
Dorme tanto profondamente che non l’ha minimamente
infastidito.
La
sera è così stanco che non riesco a
insegnargli quello che voleva sapere. Povero ragazzo, spero che domani
andrà
tutto bene.
Non
sono per niente sicuro di volerlo lasciare
così, ma ha bisogno che qualcuno gli dimostri fiducia, come
Rory quando lo
lasciavo libero di andare a prendere la legna accanto la casa di
Katniss, anche
se sono sicuro che il suo unico interesse in quei momenti fosse Prim.
Il
vento freddo mi fa quasi cadere dal ramo.
Se mi addormento come ho fatto ieri sarà un disastro, devo
restare sveglio.
Dei
passi rimbombano dall’altro lato
dell’albero. Mi sposto lentamente sul ramo e sporgo la testa
per sentire
meglio.
-…
non credi?- Fa la voce di una ragazza.
-No.-
Questa la riconosco, è Cato. –Se
troviamo la ragazza del suo distretto ci arriviamo prima, no?-
-Ma
chissà dove sarà.- Dice un altro ragazzo.
Mi
sporgo ancora di più e sta volta vedo tutto
con chiarezza.
I
favoriti camminano compatti a qualche metro
dal nostro albero. Cato è in testa al gruppo e risponde agli
altri senza
nemmeno guardarli in faccia.
Il
ragazzo con i capelli ramati, distretto 4,
sta accanto a lui e obbietta qualsiasi cosa propongano gli altri.
-Forse
è per questo che la stiamo cercando?-
Ribatte la ragazza del distretto 1 con un tono scocciato.
-Shh.-
Cato zittisce tutti con un gesto della
mano. –Ho sentito un rumore.-
Il
ragazzo dell’1, quello che ha ucciso il
ragazzino del 3, scuote la testa come se quella scena si fosse ripetuta
già una
decina di volte prima.
Mi
schiaccio contro il tronco dell’albero e
trattengo il respiro.
Cato
guarda verso di noi e ho il terrore che
scorga Richard, o che lui si svegli e faccia rumore.
Passano
i secondi. Mi sembrano ore.
-Andiamocene,
non era niente.- Conclude
voltandosi.
-Come
sempre.- Borbotta Marvel.
Si
allontanano.
Ed
è lì che realizzo cosa stanno facendo.
Cercano
Leevy.
Avrei
voglia di scendere e inseguirli, ma poi
sarei costretto a vedermela con cinque favoriti armati fino ai denti,
solo con
un coltello per giunta.
Meglio
di no.
Il
cuore mi martella nel petto. Se dovessero
trovare Leevy io… Non lo so, non so cosa farei.
È
così frustrante sapere che c’è un
gruppo di
assassini che cerca la persona a cui tieni di più, senza che
tu possa fare
nulla.
Io
che ho sempre avuto tutto sotto controllo.
Non posso restare qui.
Se
ci fosse stato solo Cato sarei sceso. Ma
loro sono in cinque e io in uno.
Mi
volto verso Richard. I favoriti sono
lontani.
Il
vento soffia con più delicatezza, non sento
più freddo.
Passo
tutta la notte così. Immobile.
L’unico
organo che rimane attento e teso è
l’orecchio. Un colpo di cannone e sarà tutto
finito.
La
luce arriva prima del previsto, ma forse è
solo un’impressione.
Richard
ha dormito molto, e io per niente, ma
sono felice che si sia ripreso un po’.
Quando
mi volto mi accorgo che è già sveglio.
Ha la corda in mano e lo zaino che gli penzola da un braccio.
-Gale,
io vado.-
Non
mi oppongo.
Sarà
che mi fido di lui, sarà che ho davvero
bisogno di trovare Leevy. Ma lo
lascio andare.
-Tornerò,
ci vediamo qui al tramonto.- Mi
dice, poi si avvicina a me e mi cinge i fianchi con le sue esili
braccia.
Posy
mi abbracciava sempre, ma questa volta è
diverso.
Sebbene
il mio cuore sia stretto in una morsa
di preoccupazione e paura, l’abbraccio di Richard mi fa
sentire meglio, ma
forse è solo un’impressione.
Si
volta e mi lascia lo zaino.
Salta
su un ramo e ne afferra uno con due
braccia e con un’incredibile forza si tira su e scompare tra
il fogliame dei
pini.
Faccio
un grande respiro e salto giù dal ramo.
I
favoriti si sono diretti a est, decido di
mettermi sui loro passi.
Riuscirò
a ritrovare la radura, se mi muovo
senza cambiare bruscamente direzione mi basterà ripercorrere
il tragitto al
contrario.
Metto
lo zaino in spalla e faccio una promessa
a me stesso: entro il tramonto Leevy sarà qui.
Con
me.
Ciao lettori!
Prima di tutto vi
chiedo scusa per l'attesa, ma vi spiegherò meglio nel
prossimo capitolo.
Ho cambiato angolo
dell'autrice per farvi capire che ho modificato il capitolo, a causa
dell'errore che ho commesso scrivendo che non c'erano morti.
Quindi, eccovi di
seguto la scaletta delle morti:
La ragazza del distretto 7.
Bene, mi pare
sia tutto.
Il prossimo
capitolo arriverà a breve.
Perdonatemi per
l'attesa.
Weather_
|
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Capitolo 17 *** Forse, va bene così. ***
È
quasi un’ora che cammino.
Non
ho rallentato il passo né mi sono fermato
nemmeno una volta. La voglia di trovare Leevy è troppo forte
in me.
Inizio
a pentirmi di aver lasciato Richard da
solo, se gli accadesse qualcosa io…
Mi
compare in mente l’immagine di Marvel che
infilzava il petto del ragazzino alla Cornucopia.
Mi
fermo di colpo e scuoto la testa per
riprendermi.
Se
mi metto a pensare a tutti finisco male.
Richard se la caverà, me l’ha promesso.
Stringo
nella mano il coltello e faccio un
respiro profondo.
Continuo
a camminare, nella mia mente si
alternano le immagini della mia famiglia, il mio cuore aumenta i
battiti quando
il mio cervello mi proietta in testa l’immagine di Katniss.
Dei nostri boschi.
A
quest’ora avrà già trovato qualcun
altro con
cui andare a caccia.
Ripenso
alla prima volta che ci siamo
incontrati, quando credevo volesse rubare dalle mie trappole.
Oppure
a quel giorno, in cui si slogò una
caviglia e io la portai attraverso gli alberi, fino a casa. Con il
terrore che
qualcuno potesse vederci.
Non
l’ho mai abbandonata.
Sono
stati questi Giochi a farlo. È stata
Capitol City a farlo.
Le
membra mi fremono e mi viene voglia di
prendere a pugni qualcosa.
Ad
un certo punto il mio sguardo si ferma su
un piccolo pezzetto di stoffa verde.
Mi
avvicino e lo raccolgo cautamente, la prima
cosa che ci hanno insegnato all’Addestramento è
stata di non fidarsi di nulla
di tutto ciò che si trova nell’Arena.
Esamino
il pezzetto da vicino e mi accorgo di
una cosa. Non si tratta di un pezzo di stoffa, ma di fili
d’erba intrecciati e
resi resistenti. Evidentemente il pezzo si è spezzato da
qualcosa di più
grande.
Il
mio cuore manca un battito.
So
benissimo chi è l’unica persona capace di
creare una cosa del genere. L’unica persona con un precisione
tale da
realizzare un lavoro così accurato.
Inizio
ad aumentare il passo verso il fitto
degli alberi.
Sto
quasi correndo.
Il
mio battito cardiaco si fa più intenso,
mentre sposto con forza i rami che mi bloccano il passaggio.
Alberi,
probabilmente abeti, creano una sorta
di passaggio e noto che non ho mai visto una zona del genere, dove
diavolo mi
sono cacciato?
Cammino,
passo dopo passo, per quasi mezz’ora.
Di
Leevy nemmeno l’ombra.
Inizio
a pensare di aver sbagliato strada e mi
maledico mentalmente per aver lasciato Richard da solo.
I
ricordi di Rory iniziano a pulsarmi in testa
e li scaccio via risollevandomi.
Mi
spazzolo i pantaloni e faccio uno schema
mentale.
Se
ripercorro il tragitto al contrario mi
ritroverò nella radura e potrò andare a ripescare
il mio alleato.
Faccio
un respiro profondo, quando un altro
pezzetto di erba intrecciata riflette un flebile raggio di sole.
Scatto
verso il punto in cui l’ho visto e lo
afferro in un secondo.
Sto
andando verso la direzione giusta.
Mi
rimetto in cammino. Il sole è quasi al
centro del falso cielo dell’Arena. Un vento mi scompiglia i
capelli e l’odore
del bosco infonde in me una sensazione di forza. Insomma, in
quest’Arena gioco
in casa, i boschi sono la mia casa.
Tengo
il coltello stretto in mano, quando un
vociare forte mi rimbomba nelle orecchie.
Il
mio battito aumenta e afferro il primo ramo
che trovo e mi tiro su.
I
Favoriti sbucano da un cespuglio.
Sono
solo in quattro: Cato, Marvel, la ragazza
del 2 e il ragazzo del 4.
-Cato,
dove si va, ora?- Chiede Marvel
giocherellando con la punta del suo coltello.
-Verso
ovest, ho visto del fumo sta mattina.-
Risponde lui senza guardarlo.
La
ragazza del 2 fa un verso di piacere –Finalmente
qualcuno da fare a pezzetti, ero in astinenza.-
Il
gruppo scoppia a ridere, tutti tranne Cato.
-Forza,
andiamo.- Li esorta lui e scompaiono
dall’altro lato del sentiero.
Un
brivido mi percorre la schiena.
Se
Leevy fosse davvero dove credo che sia,
dovrebbero già averla vista.
Ma
forse è un bene che non sia successo.
Aspetto
ancora qualche minuto e mi lascio
cadere sul tenero terriccio.
Stringo
le cinghie dello zaino e mi rimetto in
cammino.
Mentre
cammino penso a cosa farò quando
troverò Leevy e soprattutto a come
la
troverò.
Se
quel bastardo di Dajan l’ha lasciata da
sola ci dev’essere un motivo. Magari ha una ferita profonda e
lui la da già per
spacciata. Ma perché diavolo Haymitch non le manda qualcosa?
Insomma,
lei dovrebbe avere sponsor a palate.
È
dolce, gentile, adorabile. Capitol City si è
innamorata di lei, e allora perché non fa nulla?
Ma
queste sono solo supposizioni, dovrei
pensare, piuttosto, a cosa fare se non la
trovassi.
Mi
sono ripromesso di farlo, ma sta sera devo
tornare da Richard, non posso lasciarlo solo.
Vorrei
sapere come sta, avremmo dovuto…
Un
lamento mi interrompe.
È
una voce dolce e pacata, quasi
impercettibile.
Lascio
cadere lo zaino per essere più libero
nei movimenti e inizio a correre. Sto facendo un sacco di rumore, ma in
questo
momento non m’importa.
Il
cuore mi rimbomba in petto e ho il fiatone
in meno di tre secondi.
Raggiungo
un tronco scuro adagiato a terra
orizzontalmente, il muschio lo ricopre nella parte destra, e so che
quello è il
nord.
Non
mi sono spostato molto, dopotutto.
Corro
attorno al tronco e quello che vedo dall’altro
lato mi fa crollare a terra.
Una
ragazza dai capelli castano chiaro sta
seduta con le palpebre chiuse.
Le
labbra secche sono leggermente schiuse e
emettono deboli respiri. La giacca scura e tutta sporca di fango e le
braccia
sono adagiate sul ventre senza peso.
Il
volto e le mani sono impolverate e ferite
in più punti, il cerchietto sulla spalla indica il numero
del suo Distretto di
appartenenza.
12.
-Leevy.-
La chiamo debolmente.
Vederla
così mi fa quasi venire da piangere,
ma in un secondo tutta la mia tristezza di trasforma in rabbia.
Odio
puro verso l’essere che l’ha abbandonata
qui in queste condizioni.
Lei
apre un occhio lentamente e le lacrime
iniziano a bagnarle gli zigomi.
Le
sfioro una guancia incrostata di fango e
noto che scotta terribilmente.
-Gale…-
Mi dice con una voce roca che non
sembra la sua.
Un
fuoco mi nasce dentro. Mi viene voglia di
sollevarmi e correre.
Correre
finchè non trovo Dajan e piantargli il
coltello in testa.
Le
mani iniziano a tremarmi e lei appoggia il
suo piccolo palmo sulla mia gamba.
Un
senso di calma mi invade. È incredibile l’effetto
che il suo semplice tocco riesce a farmi.
La
guardo negli occhi. I suoi occhi azzurri
come il cielo.
Non
il cielo che Capito, City ci ripropone in
questa Arena mortale.
Un
cielo vero, libero, che nessuna recinzione
può impedirci di osservare.
Le
accarezzo i capelli e le appoggio le labbra
sulla tempia.
Sento
un nuovo fuoco nascermi dentro, una cosa
diversa. Vederla così mi ha distrutto, voglio farmi
perdonare per averla
abbandonata.
Sì,
perché sono stato io a non portarla con me
e a lasciarla nelle mani di Dajan.
Il
mio volto si muove da solo, mi accorgo di
quello che sto facendo solo quando le mie labbra sono sulle sue.
Sto
baciando Leevy.
Sento
il suo profumo mascherato dall’odore di
fango e lei appoggia le mani sul mio petto.
Resto
così per un po’, poi la stringo tra le
mie braccia.
Le
sue lacrime mi bagnano la maglietta e mi
accorgo di quello che dovrei fare davvero.
-Leevy,-
Le dico dolcemente –Aspetta qui, vado
a prendere dell’acqua.- Ho lasciato lo zaino qualche passo
più indietro.
-Io
non mi muovo da qui.- Mi risponde
accennando un sorriso.
Arrossisce
un sacco, ma il fango maschera gran
parte della sua pelle.
Solo
l’averla toccata in treno l’ha fatta
arrossire.
Quello
che ho appena fatto l’avrà distrutta.
Corro
più in fretta che posso e torno da lei
in un minuto.
Fa
per sollevarsi, la le spingo il petto e la
faccio riappoggiare al tronco.
-Ci
sono io, ok?-
Apro
lo zaino e estraggo la borraccia piena d’acqua.
-Piano..-
Le dico porgendogliela e lei inizia
a bere lentamente, come le ho detto di fare.
Mi
strappo un pezzo di maglietta e la bagno
con un po’ d’acqua.
Lei
mi guarda interrogativa e io le passo il
pezzo di stoffa sul viso, lavando via i pezzi di fango.
-Mi
dici cosa ti è successo?- La felicità di
averla trovata è troppo forte e per un po’ si
sovrappone alla rabbia verso
Dajan.
È
ancora debole e mi guarda senza espressione.
-Ho
la febbre, Gale.- Tossisce un po’.
-Quando
Dajan l’ha capito, mi ha detto di
aspettarlo, perché sarebbe andato a prendere
dell’acqua o qualcosa per me, ma
da lì non l’ho più visto.-
La
rabbia mi monta dentro.
-No,
aspetta.- Dice debolmente –Non è stato
lui a lasciarmi così…- Tossisce. –Sono
io che mi sono mossa per andare a
cercarlo, sono caduta un paio di volte, ma mi sono fermata qui
perché non
riuscivo più ad alzarmi…-
La
guardo.
-Gale,
Dajan ha rischiato la vita due volte
per cercare di nascondermi dai Favoriti e li ha portati sulle sue
tracce per
allontanarli da me.-
Non
ci credo.
È
inutile, non ci credo.
Quell’idiota
l’ha lasciata qui.
-Certo,
perché lasciarti sola in queste
condizioni è proprio un’idea geniale, degna di
lui.-
Sarcasmo.
Non
va bene.
Lei
chiude gli occhi e fa un respiro profondo.
Basta,
Gale.
Sto
facendo la figura del ragazzo geloso.
-Andiamocene
di qui.- Le dico addolcendo il
tono.
Lei
fa per alzarsi e poi crolla a terra.
Rido
nervosamente.
La
cingo per la vita e me la carico sulle
spalle.
-Gale…-
Non la posso vedere ma scommetto che
sta arrossendo.
-Shh…-
Inizio
a camminare verso la radura.
Sorrido.
La
sento tesa, come se il contatto con me la
innervosisse.
Insomma,
la sto solo tenendo in braccio, che c’è
di male? Nel Distretto avrà sicuramente avuto dei ragazzi
attorno, no?
Non
mi riconosco.
A
cosa diavolo sto pensando?
-Gale…-
Mi chiama da dietro le mie spalle.
-Che
c’è?- Le chiedo piano.
-Grazie…-
Non
rispondo, ma di nuovo le mie labbra si
piegano in un sorriso.
Non
riesco a non paragonarla a Katniss.
Quando
portavo lei sulle spalle era tutto
diverso. Sapevo che una volta a casa sarebbe scesa da sola e si sarebbe
medicata.
Sapevo
che Katniss sarebbe stata in grado di
badare a sé stessa.
Con
Leevy è diverso.
Mi
sento in dovere di proteggerla.
Devo
starle
accanto.
Devo
tenerla
sulle spalle per evitare che si sforzi.
Con
lei è tutto nuovo.
Sono
abituato alla sensazione che provo quando
sono con Katniss. Mi sento bene, libero, sicuro.
Con
Leevy mi sento in tutt’altro modo.
Lo
stare bene c’è, ma provo dell’altro.
La
sensazione non sapere mai cosa fare, la
sensazione di avere paura di fare troppo,
di spezzarla come un rametto.
Vederla
così, inerme, sulle mia spalle, mi fa
sentire bene.
So
che ora è qui, davvero.
Il
suo respiro mi scalda l’orecchio.
La
testa appoggiata sulla mia spalla.
Stiamo
camminando da quasi un’ora, ma non
sento la stanchezza.
Forse
sto bene così. Nonostante mi trovi in un’Arena
piena di assassini e pericoli ovunque, so che ora ho la situazione
sotto
controllo.
Ho
Leevy e Richard.
Ho
accanto le due persone che mi ero
ripromesso di salvare.
E
forse va bene così.
Saranno
già passate le tre e inizio a
riconoscere qualche elemento della zona della radura.
-Siamo
quasi arrivati.- Le sussurro anche se
probabilmente non mi sentirà.
Sono
sfinito, ma Leevy è talmente minuta che
il suo peso è irrilevante.
Ho
bisogno di bere, non mi va di fermarmi,
potrei svegliarla, ma sono vicinissimo alla radura, quindi posso anche
fare uno
strappo alla regola.
Appoggio
Leevy a un tronco con la delicatezza
con cui assemblo una trappola e estraggo la borraccia dallo zaino.
Bevo
un sorso e poi mi siedo a guardarla.
Trema
un po’ per la febbre, allora mi sfilo la
giacca e gliela chiudo sulle spalle.
Il
rumore della zip la sveglia.
-Gale..
che sta…?-
-Siamo
quasi arrivati.-
Strizza
gli occhi e mi fissa la maglietta
strappata.
Un
rumore dal fitto degli alberi mi fa
rinvenire.
Un
ruggito.
Il
terrore mi invade.
Prendo
Leevy e in un secondo me la carico in
spalla.
Devo
pensare velocemente a cosa fare.
Osservo
gli alberi tutt’intorno.
Sono
bassi, possiamo arrampicarci, ma come
faccio con lei?
Il
ruggito si fa più vicino, così corro verso
l’albero più vicino.
Sento
di nuovo il ruggito, sta volta proprio
dietro di me, mi volto e a qualche metro da noi vedo una creatura
spaventosa.
Un
orso dalla pelliccia nero pece.
No,
non è un orso.
Il
muso è allungato e pieno di ferite e sangue
rappreso, gli occhi rossi iniettati di sangue mi fissano.
Il
corpo è massiccio quanto due orsi bruni e
gli artigli ricordano vagamente quelli di un’aquila.
Non
è un orso, è un ibrido.
Nei
suoi occhi riconosco uno sguardo che mi
colpisce al cuore come una freccia.
È
Cato.
Sento
ancora le sue parole “Ti
ucciderò, 12”.
Dev’essere
arrivato quel momento.
Inizia
a muoversi verso di me.
Non
posso lasciare Leevy a terra, ma lei fa
qualcosa che mi lascia allibito.
Scende
dalle mie spalle e corre verso l’albero
–Muoviti!- Mi esorta.
Si
vede che sta facendo uno sforzo
incredibile.
L’ibrido
percepisce il suo movimento e corre
verso di lei.
Non
ce la farà ad arrampicarsi, è troppo
lenta.
In
un secondo nella mia testa vedo l’immagine
di Leevy strappata via dall’albero dagli artigli
dell’ibrido e i suoi denti che
lacerano la sua carne.
Devo
salvarla.
Faccio
una cosa incredibilmente stupida.
Cato,
credo che siamo all’epilogo. Puoi
benissimo uccidermi, ora.
Corro
verso l’orso e mi butto tra le sue zampe
con il coltello in mano.
Morirò.
Morirò.
Morirò.
Rivedo
le scene dei miei sogni, Cato che mi
rincorreva e mi uccideva lentamente.
Ho
paura.
Se
devo morire lo farò per questo.
Ripenso
agli occhi di Katniss e al suo
sorriso, ma l’ultima immagine che mi rimane nella mente prima
di toccare la
pelliccia scura dell’ibrido è il colore degli
occhi di Leevy.
Ciao lettori!
Allora, un enorme SCUSA per l'attesa.
Ma lasciate che vi spieghi tutto con calma.
Lo so, sono stata scorretta nei vostri confronti, ma ero piena di
impegni, scrivere era diventata una forzatura per me, ero quasi
obbligata a farlo.
E questo, secondo me, non adava bene.
Io adoro scrivere, fare la scrittrice è il mio sogno, e
quindi voglio che sia una cosa spontanea, che mi esce da dentro.
Continuare i capitoli era quasi stancante.
Non volevo che avesse questo effetto su di me, quindi ho deciso di
smettere per un pò.
Mi sono riposata e sono fiera di ammettere che oggi, continuare a
scrivere, è stata una mia necessità.
Sono felice che finalmente abbia ripreso a scrivere e devo ammettere
che mi siete mancati.
Spero che continuerete a seguire la storia nonostante questa pausa
inaspettata.
Ringrazio Silente996 per avermi spiegato bene quello che non andava
più negli ultimi capitoli, ed eccovi, dunque, il mio
diciassettesimo capitolo.
Spero mi perdoniate.
PS. Ho corretto il capitolo precedente, dove mi ero dimenticata di
annunciare la morte della ragazza del distretto 7, quella a cui
apparteneva l'urlo, insomma.
Grazie a tutti coloro che continueranno a seguirmi e che l'hanno fatto
fin'ora.
Sono tornata soprattutto per voi.
Weather_ (che non vede l'ora di sapere cosa ne pensate del capitolo di
oggi.)
(e che vi ama alla follia)
|
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Capitolo 18 *** La stella più piccola. ***
Cozzo
contro la
pancia dell’ibrido e mi giro verso l’albero dove
Leevy si sta arrampicando.
Non
posso fermare l’orso,
ma rallentarlo sì.
Chiudo
gli occhi.
Ripenso
ai boschi
del mio distretto, così diversi da quelli di
quest’Arena.
Ripenso
alla mia
famiglia, a mia madre, che dovrà crescere da sola Rory, Vick
e Posy, che da
quando se n’è andato papà ha stretto i
denti e ha cercato di svolgere qualsiasi
lavoro, anche degradante, pur di far condurre ai suoi figli una vita
decente.
Non
potremmo mai condurre
una vita decente finché Capitol City continua a prendersi
gioco delle nostre
vite.
La
colpa è anche
nostra, che lasciamo che ci prendano la vita dalle mani.
La
colpa è anche
nostra, perché facciamo in modo che ci lascino morire.
Perché ci lasciamo
morire.
Spalanco
gli occhi e
stringo nelle mani il coltello.
In
un secondo sento
l’urlo di Leevy e una zampa enorme copre il sole oscurandomi
la vista.
La
sento poggiarsi
sulla mia schiena e iniziare a fare pressione.
Colpisco
l’ibrido
con il coltello, ma è tutto inutile, è una lama
troppo corta per raggiungere un
qualche organo vitale, purché ce ne siano.
Sento
gli artigli
affondare nella carne della schiena, mi spezzerà le ossa.
Chiudo
gli occhi.
Di
colpo l’ibrido si
ritrae e fa qualche passo indietro.
Qualcosa
di
luccicante spunta dalla parte sinistra del suo petto, una lancia!
Rido
nervosamente.
Gli
artigli d’aquila
dell’ibrido non sono riusciti ad affondare abbastanza da
uccidermi, ma la
schiena mi fa comunque male.
Resto
fermo per un po’,
imbambolato.
-Muoviti!-
Sento una
voce chiamarmi da dietro il corpo dell’orso, -Che fai
lì impalato?!-
Sfilo
la lancia
insanguinata e corro verso l’albero, una figura femminile mi
corre accanto.
La
tuta stracciata e
logora mostra chiaramente un numero: 9.
Corre
con i capelli
castani al vento e mi incita urlando.
Sono
ancora confuso.
Mi
davo per morto, e
ora sto correndo verso la salvezza con una ragazza.
Ci
arrampichiamo in
fretta, l’ibrido sta ancora riprendendosi, ma non gli resta
ancora molto da
vivere, la ragazza che l’ha trafitto ha mirato al cuore.
Leevy
è a metà
tronco, stava scendendo.
-Sali!-
Le ordina la
tributa del 9 e lei, con gli occhi ancora umidi, annuisce e utilizza
quel poco
di energie che le sono rimaste per arrampicarsi fino al primo ramo
spazioso.
Si
accovaccia con la
schiena contro il tronco e ansima per lo sforzo.
La
ragazza del 9 sfila
dalla schiena un’altra lancia e la tiene stretta in mano,
come per proteggersi
da eventuali attacchi.
-Ora
siamo pari,
12.- Mi dice fissandomi, -Sono Arany, piacere.-
Mi
porge la mano e
gliela stringo.
-Gale.-
Ho
ancora gli occhi
sgranati.
Lo
sforza della
salita mi ha sfinito, la schiena mi sanguina e mi brucia in tutta la
sua
estensione.
-Tu
come ti chiami?-
Chiede Arany voltandosi verso Leevy.
-Leevy.-
Risponde
lei.
-Come
diavolo siete
combinati?- Ci guarda attentamente.
-È
davvero un’idea
geniale andarsene a zonzo per l’Arena senza uno straccio di
arma decente.- Mi
dice con sarcasmo.
-Puoi
tenerti la
lancia, ma avete bisogno di medicine, fammi vedere la schiena.- Mi
ordina.
Odio
essere
comandato a bacchetta.
-Senti,-
Le dico –Grazie
per l’aiuto, ma sono capace di badare a me stesso.-
Mi
sorride
divertita.
-Non
voglio allearmi
con voi, ma sarebbe scorretto lasciarvi qua su in queste condizioni.-
Si scosta
una ciocca di capelli dal viso –Vi seguivo da un
po’, e ho notato che stavi
portando Leevy sulla schiena, come hai intenzione di fare, ora?-
Non
so davvero che
rispondere.
Mi
ha messo nel
sacco, dannazione.
-Non
lo so, ma posso
farcela anche senza di te.-
-Non
sono una
bambolina, eh.- Interviene la mia compagna di Distretto con un tono
nervoso.
Mi
stupisco nel
sentirle dire una cosa del genere.
-Posso
camminare
anche da sola, mi sono riposata abbastanza.-
-Uh,
come siamo
decisi.- Sorride Arany, -Va bene, allora. Arriviamo prima al punto in
cui vi
rifugiate, e poi me ne vado.-
-E
chi mi dice che
non vuoi arrivare fin lì, ucciderci e prendere tutto quello
che abbiamo?-
Replico ferreo.
-Se
avessi voluto
ucciderti l’avrei fatto già da un po’.-
Sorride di nuovo. –Voglio solo
ripagarti al meglio per non avermi uccisa ieri.-
Leevy
mi guarda
interrogativa.
Mi
sollevo e una
fitta alla schiena mi fa traballare.
-Scendiamo.-
Dico.
L’orso
è a terra
senza vita, non c’è nessun pericolo per ora.
Camminiamo
in fila,
Io per primo, poi Leevy, poi Arany.
“Vi
copro le spalle”
ha detto.
Due
colpi di cannone
di seguito mi fanno sussultare.
Sento
il battito
aumentare e penso a Richard.
Ho
sprecato
tantissimo tempo, gli ibridi l’avranno sorpreso alla radura?
O
saranno stati i
Favoriti?
Inizio
a tremare.
-C’è
qualcosa che
non va?- Mi chiede Leevy da dietro.
-No,
niente.-
Rispondo freddo.
In
poco tempo siamo
alla radura, eravamo abbastanza vicini.
La
schiena mi fa
male, ma faccio comunque uno scatto verso il centro del nostro rifugio.
-Richard!-
Lo
chiamo.
Nessuna
risposta.
Inizio
a tremare
ancora più forte.
-Ehi,
non mi
ringrazi neanche, Gale?- Mi ammonisce Arany.
La
vado accanto con
gli occhi ancora freddi.
-Grazie.-
Le dico –Ora
puoi andare.-
Mi
sorride e ci
saluta con la mano, per poi scomparire tra gli alberi.
-Gale,
mi dici cosa
sta succedendo?- Mi chiede Leevy ancora ansimando.
Chiamo
ancora
Richard, ma niente.
Muovo
lo sguardo da
un ramo all’altro cercando il mio alleato.
Una
figura salta giù
da un albero, traballando un po’ nell’atterraggio.
È
Richard.
Tiro
un sorriso di
sollievo.
-Cavolo,
vuoi
davvero fami morire?- Gli dico.
Sorride
e lascia
cadere un arco e una faretra che aveva tra le mani.
Sgrano
gli occhi. –E
questo dove diavolo…?-
-Ce
l’aveva la
ragazza del 2.- Mi dice con la voce un po’ stanca
–Sono riuscito a
prenderglielo dopo che l’ibrido l’ha uccisa.-
Abbassa
lo sguardo.
Sorrido
e afferro l’arco.
-Lei
chi è?- Mi
chiede sollevando il coltello e corrugando le sopracciglia.
-Leevy.-
Sorride
e si rilassa
–Oh, io sono Richard.- Le porge la mano e lei risponde la
saluto.
-Va
bene, allora io
vado a fare il giro delle trappol…- Mi guarda la schiena.
-Ehi,
che ti è
successo?-
-Una
storia lunga…-
Rispondo vago. –Non sono ferite profonde, si rimargineranno.
Vado a metterci
dell’acqua, ok?-
Richard
annuisce e
si dirige verso i cespugli zoppicando un po’.
Guardo
Leevy e la
porto verso un tronco, per appoggiarsi.
-Prendo
dell’acqua
così puoi riposare anche tu, ok?-
Annuisce
e faccio
per andarmene.
-Aspetta.-
Mi ferma –Non
ti sembra che Richard avesse qualcosa di strano?-
Mi
acciglio –Cosa intendi?-
-Non
hai notato?
Zoppicava e teneva una gamba dei pantaloni sollevata e rimboccata,
l’altra che
copriva la gamba. E poi guarda lì.-
Mi
indica il punto
in cui Richard è atterrato, qualcosa di rosso crea una
pozzanghera. Sangue.
Un
vento fresco
soffia tra le cime degli alberi e le stelle sono già
visibili, la sera sta
calando.
Corro
verso i
cespugli, mentre un dolore lancinante mi percorre la schiena.
-Richard!-
Lo
trovo appoggiato
a un tronco, la testa scura piegata all’insù,
fissando il cielo.
-Cavolo,
che stelle,
stasera.-
-Richard,
che ti
succede?-
Sta
volta tiene
tutte e due le gambe del pantalone rimboccate, e quello che vedo al suo
piede
sinistro mi fa saltare un battito.
Un
graffio parte dal
polpaccio e scende verso la caviglia. Il tallone è talmente
mal messo che si
riesce quasi a vedere l’osso.
Mi
tappo la bocca
per non vomitare.
-Quella
è la Stella
Polare, vero?- Solleva un indice tremante.
-Richard,
ascolta.-
La voce mi si spezza –Sistemeremo anche questo, ok?-
-Sì,
è quella.- Si
risponde da solo sorridendo –Gale, ma quando si muore si va
in cielo, no?
Quindi posso vedere le stelle da vicino.-
-Non
Richard!- Sto
urlando –No! Non morirai!- Gli prendo il volto tra le mani
–Guardami! Non
morirai!-
-Vorrei
poterlo
raccontare anche a te, ma tu vincerai, Gale.-
Le
lacrime mi rigano
il viso.
Indica
una stella
piccola, ma abbastanza luminosa. –Come si chiama quella?-
-Non…
Non lo so.-
Sto piangendo, ora.
-Facciamo
che da
oggi in poi quella stella si chiamerà Richard, ok?- Sorride
debolmente.
-Richard…-
Non posso
fare più niente. Sta morendo dissanguato.
-Grazie,
Gale.-
Ansima. –Io ti… ti voglio bene.-
Un
colpo di cannone
mi risuona nelle orecchie.
Urlo.
Mi
sollevo di scatto
e inizio a prendere a pugni un tronco.
Non
me ne frega
niente del dolore o del fatto che ci scoprano.
Colpisco
il tronco
fino a scortecciarlo, finché non ho le nocche insanguinate.
Ripenso
al suo
sorriso, a quando cercava di mostrarsi più forte di quanto
non fosse, a quando
gli spiegavo le stelle e al suo sogno di diventare uno scienziato.
Tutto
infranto.
Tutto
distrutto dal sadismo
di Capitol City.
Non
c’è spazio per i
sogni in questo mondo, adesso lo so.
Urlo
ancora, sta
volta di rabbia e colpisco con più forza il tronco.
Un
colpo per Capitol
City, che ogni anno permette questo gioco al massacro.
Un
colpo per gli
ibridi, che gli hanno squarciato il piede.
Un
colpo per me
stesso, perchè ho permesso che questo accadesse.
Un
colpo per
Richard, che si è abbandonato alla morte.
Un
colpo per questo
cielo finto, che mi soffoca ogni giorno di più.
Tue
braccia calde mi
cingono la vita. –Gale, basta così.-
L’hovercraft
compare
dalle cime degli alberi e vedo il suo corpo fragile e minuto
sollevarsi, verso
il cielo.
È
quello che voleva.
Vedere
le stelle.
Leevy
abbassa lo
sguardo e io mi dirigo verso il centro della radura.
Sento
ancora un
dolore immenso, ma non viene dalla schiena.
Mi
ero completamente
dimenticato delle mie ferite.
Mi
siedo contro un
tronco e Leevy si accuccia a qualche metro di distanza, mi sarebbe
piaciuto a
verla accanto, ma forse capisce che voglio stare solo.
Si
alza di colpo e
viene a sedersi accanto a me –Gale io…-
-Grazie.-
Le
rispondo.
Annuisce
e mi porge
una striscia di carne secca. –Devi mangiare qualcosa, vado a
prendere l’acqua…-
-Resta
qui.- La
interrompo prendendola per mano e tirandola giù.
Si
siede accanto a
me e mangiamo piano la carne.
Non
ce la faccio a
piangere, anche sta volta la rabbia accavalla qualsiasi sentimento io
riesca a
provare.
La
notte ci
circonda, sento i grilli frinire.
Il
vento di prima si
è fermato. L’aria è immobile.
-Senti
Gale…- Inizia
–Mentre eravamo davanti all’ibrido…-
Fa
un respiro –Eri terrorizzato…
Cosa hai visto nei suoi occhi?-
Sollevo
lo sguardo.
Quindi anche lei ha visto qualcosa negli occhi dell’ibrido.
-Io…-
Non le dirò
che ho visto Cato, –Ci ho visto semplicemente gli occhi di un
orso, perché?-
Fissa
l’erba fredda
sotto di sé e non risponde.
-Tu
cosa hai visto?-
Le chiedo.
-Un
Pacificatore.-
Risponde secca.
Un
Pacificatore?
Allora significherà di sicuro che negli occhi
dell’ibrido vedevamo la nostra
paura più grande.
Chissà
cosa ci avrà
visto Richard, in quegli occhi.
E
poi perché Leevy
dovrebbe avere paura dei Pacificatori? Certo, nel nostro distretto
erano loro a
far rispettare le regole, ma non sono mai stati particolarmente
violenti.
Sua
madre gestiva la
bancarella dei tessuti, molte donne compravano da lei, suo padre
lavorava in miniera
insieme al mio, ma il giorno dell’esplosione era a casa con
la febbre.
I
Pacificatori
maltrattavano la sua famiglia? Perché avrebbero dovuto?
-Gale,
si sta
facendo scuro…- Mi dice –Dovremmo…
andare. Dov’è che dormivate tu… e
Richard?-
Una
fitta al cuore
mi colpisce.
Mi
sollevo e un
verso di dolore mi esce dalle labbra.
Leevy
scatta in
piedi e mi sorregge.
Ci
arrampichiamo
sull’albero e srotolo la coperta.
-Gale,
fammi vedere
la tua ferita…- Mi dice calma.
-Non
è niente.-
Rispondo mentre estraggo la corda dallo zaino.
-Per
favore.-
Continua. –È passato un sacco da quando te la sei
procurata e non l’hai ancora
nemmeno disinfettata.-
Vi
giro e esamino la
ferita meglio che posso. Toccandomi la schiena sento la carne ancora
fresca
aperta e incrostata di sangue.
La
maglietta a
brandelli.
Leevy
si toglie la
giacca e me la porge.
Non
fa molto freddo
e dopo aver mangiato ed essersi riposata la mia compagna di distretto
sembra
rinata.
Mi
sfilo la maglia e
mi siedo di fronte a lei, mostrandole la schiena.
-E
queste sarebbero
ferite non profonde?- Mi chiede con una nota di tristezza nella voce.
–Serve un
disinfettante e delle bende, poi le ferite si rimargineranno, ma se non
facciamo
nulla potrebbe infettarsi e…-
Mi
volto –Ehi, va
tutto bene. Ci penseremo domani.-
-No.-
Risponde
decisa, poi il suo tono vacilla –Cioè..
Io… Non voglio correre il rischio.-
-Almeno
lascia che
ci metta dell’acqua ora…- Mi dice fissando la zona
scura ai piedi dell’albero.
La
verità è che so
che mi farà male.
Le
porgo la
borraccia e utilizza la mia maglietta a brandelli come pezza.
Delicatamente
passa
la maglietta su tutti graffi e io stringo i denti per non urlare.
-Leevy..-
Riesco a
dire –Perché… hai paura dei
Pacificatori.-
Non
risponde.
Scommetto che sta arrossendo.
-Non
è importante…-
Mi risponde.
Quindi
è vero che è
questa la sua paura.
Decido
di non rispondere,
non voglio insistere.
Di
colpo il cielo si
illumina, l’inno di Capitol City parte, seguito, ovviamente,
dalla lista dei
Tributi caduti.
Il
primo volto che
compare è una ragazza con due occhi chiari e una chioma
biondissima, sotto la
foto spicca la scritta “Distretto 1”.
La
ragazza alla
quale Richard ha rubato l’arco.
Ma
soprattutto, una
Favorita.
Il
secondo volto mi
guarda con una nota d’astuzia. Due occhi corvini e un manto
fittissimo di
capelli neri perennemente scompigliati.
Richard.
Mi
guarda per un po’,
e vorrei che il suo volto restasse così, impresso nel cielo
per sempre, per
ricordarmi che c’era.
Poi
scompare e il
cielo mostra il volto dell’ultimo Tributo, un ragazzone di
pelle scura,
Distretto 11.
Il
cielo torna
scuro, e noto, lassù, una piccola stella che fa un sacco di
luce.
Facciamo
che da oggi in poi quella stella si chiamerà
Richard, ok?
Piccolo,
ma che
aveva un sacco di voglia di vivere.
Sospiro,
poi Leevy
mi porge la giacca e me la chiudo fino al collo.
-Gale…-
Non
sto piangendo.
-Mettiti
sotto le
coperte, il primo turno lo faccio io.-
Voglio
restare solo,
a fissare la piccola stella accanto al Carro Minore.
Sai
che c’è Richard?
Se
nessuno fa
qualcosa, sarò io a farlo.
Quest’anno
sarò io a
vincere. Ma non perché sopravvivrò per ultimo.
In
quel caso è
sempre Capitol City a vincere, perché non esistono
vincitori, solo
sopravvissuti.
Quest’anno
vincerò, perché
ho intenzione di cambiare le regole.
Ciao lettori!
Volevo ringraziare tutti per le recensioni al capitolo precedente e
rassicurare coloro che non hanno fatto in tempo a lasciarmene una.
Sinceramente mi piace ricevere recensioni per sapere cosa ne pensate,
non per la popolarità o chissà che altro!
Comunque, ecco la scaletta di questo capitolo:
Lux, la ragazza del
Distretto 1
Tresh, il ragazzo del Distretto 11
Richard (potete piangere, ok) l'adorabile ragazzino del Distretto 6
Bene,
grazie a tutti coloro che recensiranno, anche se questo capitolo mi
è uscito un pò male, devo ammetterlo.
Spero che il prossima sarà migliore.
Ho citato la frase del libro "Non esistono vincitori, solo
sopravvissuti" perchè fa sempre il suo bell'effetto, spero
non vi abbia dato fastidio.
Allora, alla prossima!
Weather_
|
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Capitolo 19 *** Sono stato io. ***
Quando
mi sveglio un
raggio di luce mi colpisce in un occhio e noto due occhi azzurri che mi
fissano.
Appena
si accorge
che sono cosciente Leevy distoglie lo sguardo e arrossisce.
-Buongiorno.-
Mi
sollevo e un vento fresco mi accarezza i capelli. L’odore
delle foglie non è
mai stato così intenso.
Devo
essermi
addormentato e Leevy avrà preso il mio posto nel turno di
guardia.
-Ti
ho… preparato
questa.- Mi porge qualcosa di banco e molle, un pezzo di uovo.
-G…Grazie.-
Mi
accascio contro
il tronco dell’albero e mangio in silenzio. Incredibile la
tensione che si è
creata.
Ieri
è stata una
giornata talmente piena di eventi, che non ho ancora assimilato tutto.
Ricapitolando,
ho
trovato Leevy, l’ho baciata.
Mi
volto verso di
lei, se ne sta con la testa abbassata in silenzio a mangiare il suo
pezzo di
uovo.
Ho
incontrato Arany,
la ragazza del 9 che mi ha salvato dall’ibrido con gli occhi
di Cato, sono
tornato e… Richard è morto.
Una
fitta mi
colpisce il petto.
No,
basta. Devo
farmene una ragione una volta per tutte.
Richard
è morto.
Merda.
Mi
accorgo di aver
finito dopo qualche minuto.
Leevy
sta seduta a
osservare le cime degli alberi, dandomi le spalle. Se continuiamo
così non
riusciremo più a parlare, sembriamo due pezzi di ghiaccio.
Sollevo
la testa
tendendo il collo. Come diavolo posso iniziare? “Ehi, scusa
se ti ho baciata. Ma
sta tranquilla, moriremo qui, quindi niente passeggiate
romantiche.”.
-Lee..Leevy…-
Non
si volta nemmeno
–Che c’è?-
-Io…
ehm…- Cosa
diavolo sto facendo? –Io volevo…-
Si
volta, i suoi
occhi sono arrossati, non so dire se per un recente pianto o per il
sonno.
-Senti…
dovresti
riposare.- Dico alla fine.
Do
due colpetti
sullo spazio di tronco accanto a me e lei, riluttante si solleva
trascinando la
coperta.
Si
appoggia e sento
la tensione dei suoi muscoli. –Senti… è
da un po’ che volevo chiederti… cosa ci
hai visto tu negli occhi dell’ibrido?-
I
suoi occhi
diventano di ghiaccio e il suo volto perde ogni espressione.
–Non ci ho visto
niente.-
-Non
ci credo.-
Azzardo.
Si
volta dal lato
opposto. –Scusa… sono stanca morta.-
Si
accorge di aver
detto qualcosa di sbagliato –No, ehm… se dobbiamo
andare…-
-No,
no.-
Si
volta di nuovo e
sospira.
Resto
fermo a
guardarla per un po’, cosa diavolo mi succede?
Resto
così fermo per
quasi mezz’ora, penso a Richard e alla mia famiglia, a tutte
le persone che
staranno guardando i miei Giochi. A Katniss… cosa
penserà Katniss?
Un
colpo di cannone
mi fa sobbalzare, Leevy si sveglia di colpo.
-Andiamocene.-
Dice
mentre rimette tutto apposto.
Scendiamo
in fretta
e un altro colpo di cannone ci scuote.
-Che
diavolo…?-
Leevy si sta mordendo le labbra.
-I
Favoriti si
scatenano.-
Corriamo
per un po’,
finché non sento un rumore troppo vicino.
-Giù!-
Sussurrò alla
mia compagna, e insieme spariamo tra i cespugli.
Il
rumore si fa
vicino, troppo.
-Resta
qui.- Ordino
a Leevy.
Mi
avvicino ad un
albero altissimo, non ho intenzione di arrivare in cima, voglio solo
controllare se i Favoriti sono nei paraggi.
Inizio
ad
arrampicarmi, Leevy fa per seguirmi, ma la blocco con un gesto della
mano.
Ci
sono delle rocce
accanto alle radici che fuoriescono dal terreno, non è una
zona vicino alla
radura, o per lo meno non ci sono mai stato.
Inizio
a salire.
Le
foglie sono ampie
e color verde chiarissimo, non credo che esista un albero del genere.
Tutta
queste cose
false, inesistenti
dell’Arena mi
opprimono.
Salgo
abbastanza in
alto e mi sporgo per controllare, un errore grosso.
-Eccoti,
ragazzo
esplosivo!- Sento una voce familiare, Marvel, il ragazzo
dell’1.
Merda.
Cosa
faccio adesso?
Sono
bravo nell’arrampicata,
meglio salire. Quando non riuscirà più a vedermi
si arrenderà.
Lo
sento arrivare ai
piedi dell’albero e il mio cuore inizia ad aumentare il
battito.
-Dove
vai? Cato
vuole che ti porti da lui!- Mi urla in tono cantilenante.
Leevy,
ti prego, non
fare cose stupide.
Inizio
ad
arrampicarsi anche lui, è lento, potrei farcela ad arrivare
in alto.
-Lo
sai che quando
il tronco finirà ti ucciderò, sì?-
Lo
sento ridere. Non
è una risata di gioia, come quella di Katniss o Leevy.
Sta
ridendo di
follia.
Follia
omicida.
Continuo
a salire.
Devo
pensare a cosa
farò una volta in cima, salterò verso
l’altro albero?
Potrei
cadere, e
allora non avrà nemmeno bisogno di trafiggermi con la sua
lancia.
No,
no.
Lo
sento lanciare
qualcosa giù e per un secondo penso sia il suo corpo.
No,
ha lasciato
cadere la lancia.
Lo
rallentava. Ora
mi sta raggiungendo sul serio.
Inizio
ad ansimare e
l’adrenalina mi scorre nelle vene e sento un brivido lungo la
spina dorsale.
-Farò
con il
coltello.- Sorride.
Siamo
ancora
abbastanza lontani, ma sono salito davvero in alto.
Un
passo falso e per
me è la fine.
Continuo
a salire,
nonostante il dolore alle braccia si sia fatto insopportabile. La
schiena mi
brucia incredibilmente, la tensione dei muscoli fa riaprire le ferite e
il
sudore cola dentro i graffi provocandomi un dolore indescrivibile.
-Cavolo,
ragazzo
esplosivo, Cato mi ha detto di portarti vivo, ma se fai così
mi costringi a
farti fuori!-
Vorrei
chiudergli
quella fogna con un calcio.
Devo
pensare in
fretta.
Potrei
saltare sull’albero
accanto e calarmi giù. Questo è l’unico
punto in cui è possibile saltare e
Marvel dovrà salire ancora un po’ per raggiungerlo.
Sto
fermo per
qualche secondo e quel poco tempo mi è fatale.
Un
altro colpo di
cannone mi fa tremare.
Marvel
è
vicinissimo.
Gli
basterebbe darmi
una spinta e farmi cadere giù.
Ricomincio
a salire,
ma il dolore alla schiena mi rallenta un sacco, Marvel è
vicino.
Non
posso più
saltare, devo cercare di rallentarlo.
Sono
quasi in cima.
Stacco
qualche
rametto e glielo getto in faccia. Scoppia a ridere. –Ma dai,
credi di riuscire
a fermarmi con questi trucchetti del cazzo?-
La
sua voce mi fa
infuriare.
Mi
blocco di colpo.
Mi
raggiunge, è qui.
Tende
una mano –Uh,
ti sei arre…-
Gli
calpesto la mano
con lo scarponcino e fa giusto in tempo ad aggrapparsi con
l’altra.
-Cosa
diavolo fai?!
Ti ammazzo!- Urla in preda al terrore.
È
lo stesso che mi
sto chiedendo anch’io.
Inizio
a sudare
freddo. –Marvel io…-
-Aiutami!-
Urla con
tutto il fiato che ha in gola. –Perché?!
Perché non siete mai soddisfatti di
me, eh?- Solleva lo sguardo e si rivolge al cielo. –Spero ora
siate contenti.-
Tendo
una mano, se
riesco ad afferrarlo eviterà di cadere.
Mi
tendo il più
possibile e sento le ferite della schiena aprirsi e sanguinare. Stringo
la mascella.
Non
ci…
La
sua mano si
stacca e lo vedo precipitare nel vuoto.
Cade
e la nebbia lo
avvolge.
Il
terrore nei suoi
occhi mi pervade e per un minuto resto immobile.
Tutto
tace, sento
quasi il rumore delle sue ossa che si frantumano. L’ho ucciso
io.
L’ho
ucciso io.
Il
colpo di cannone
arriva, ma non lo sento. Ho il volto bagnato.
Sono
un assassino.
Uno
sporco assassino
creato da Capitol City.
Io
non posso vincere
gli Hunger Games.
Ho
ucciso una
persona. Merda, non si tratta di animali da mangiare. Ho ucciso una
persona.
Non
vincerò.
La
mia mente si
muove da sola, penso di volerla fare finita. In fondo non si
può vincere in
due, e se c’è qualcuno che deve farlo voglio
proprio che sia Leevy.
Stacco
una mano.
Morirò
come lui, con
lui.
-Gale!-
Una voce mi
fa rinvenire.
Una
testa bionda sbuca
tra la nebbia. Sale con fatica.
-Stai
fermo.- Mi
ordina.
-Leevy,
non voglio
più…-
-Se
ti lasci cadere
lo farò anch’io, vedi.- Stacca una mano.
Piange
anche lei, ma
per me. –Gale, adiamocene di qui.-
I
suoi occhi si
fanno gonfi e pieni di lacrime. –Gale, ti prego.-
Marvel
aveva una
famiglia, proprio come me.
-Sono
un assassino.-
-Gale,
ti prego.- Ripete.
Mi
calo giù
lentamente, lei mi guarda costantemente.
Il
corpo di Marvel
giace tra le rocce. La testa è spaccata in due e il liquido
vermiglio sporca
tutto il terreno. Ha ancora gli occhi aperti, in volto un espressione
di odio e
terrore.
Chiudo
forte gli
occhi. Non lo dimenticherò, quello sguardo.
-Gale…-
Leevy mi
prende la mano e mi stringe a sé. –Ce ne dobbiamo
andare, adesso.-
Cammino,
ma la mia
mente è altrove. Non sento più il bisogno di
vivere.
Lo
sguardo di Leevy
mi ha riportato alla realtà prima di buttarmi di sotto,
prima. Stava piangendo
per me, per colpa mia.
La
maglietta è tutta
sporca di sangue.
Se
non le dico
nulla, magari morirò anch’io.
-Gale…-
Mi chiama.
Mi
volto. –Non…
farlo mai più.-
Le
labbra pallide le
tremano convulsivamente e fa uno strano verso, come se stesse per
scoppiare.
Cosa
ci sta facendo
l’Arena?
Sono
diventato un
assassino ora. Io… gli ho schiacciato la mano per
rallentarlo? Non ne sono più
sicuro.
Io
volevo ucciderlo.
Io
non merito di…
Leevy
mi tocca la
spalla e mi guarda, ha ancora le lacrime agli occhi. –Non
farlo mai più.-
Ripete.
Mai
più.
Camminiamo
per quasi
due ore. Senza parlare.
Qualsiasi
cosa
volessi dirle, l’ho dimenticata.
Gli
occhi vuoti e la
testa spaccata in due di Marvel mi riempiono la mente.
Arriviamo
alla
radura e Leevy mi fa appoggiare la schiena contro un tronco, poi mi
sfila la
maglietta. Cosa sta facendo?
La
guardo. È completamente
rossa.
-Uhm…
avevo ragione…-
Abbassa lo sguardo –Devi… devi curarti le
ferite…- Parlare sembra impossibile
per lei. È come se si fosse dimenticata anni e anni di
scuola al distretto.
-Vado
a…- Le prendo
un braccio, non so cosa mi succede.
Vorrei
restasse qui.
-Io…
non…- Non
riesce a formulare una frase compiuta. Mi dispiace vederla
così, ma non riesco
a parlare. Ho paura di scoppiare se lo faccio.
Le
sue labbra
tremolano livemente, non sta per scoppiare a piangere, è
come se avesse… paura
di me.
Sono
un assassino,
in fondo, è ovvio che abbia paura di me. Io… non
so cosa mi è successo là
sopra, se dovesse accadere di nuovo con Leevy, cosa farei?
-E
quindi… ecco cosa
fai mentre sono via, eh?-
Mi
volto di scatto
verso la voce che ha parlato da dietro un albero.
È…
Ciao lettori!
Perdonatemi per il ritardo, ma la scuola mi sta travolgendo e i
compiti, quest'ultimo mese, si sono triplicati.
Il capitolo l'ho scritto tutto oggi, spero non sia uscita la schifezza
che mi sembra.
Spero di essere riuscita a trasmettervi le emozioni che prova Gale in
questa situazione.
La consueta scaletta la scrivo domani, visto che la sera non
è ancora arrivata.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Lasciatemi una recensione se vi
va!
Alla prossima, allora!
Weather_
|
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Capitolo 20 *** Lingue di fuoco. ***
È
Saya.
I
capelli castani
ondeggiano sospesi dal vento.
-Cavolo,
tesoro. Ti
lascio solo un momento e mi fai questo?-
Non
riesco proprio a
capire. –Che cosa…?-
Leevy
si allontana.
–Senti… io vado… a prenderti qualcosa
per curare le ferite…-.
“Non
lasciarmi solo
con questa qui!” vorrei
urlarle, ma
non lo faccio.
Appena
Leevy è
abbastanza lontana Saya si avvicina. –Ti pare il modo di
presentarti di fronte
a una ragazza?- Il suo tono perennemente ironico mi snerva.
Estraggo
la lancia e
la tengo a distanza.
-Ehi,
che fai?- Mi
chiede sorridendo, per niente spaventata.
Evidentemente
non è
a conoscenza del fatto che si trova di fronte a un assassino. Il corpo
di Marvel
mi compare di nuovo nella mente e un dolore alla testa mi fa piegare in
due.
Serro
la mascella e
mi risollevo.
-Ecco,
se avessi
voluto ti avrei ucciso adesso, dinamite.-
Si spolvera i pantaloni e si avvicina lentamente abbassando la punta
della
lancia. –Così va meglio.-
Vorrei
chiederle
cosa diavolo ci fa qui.
-La
tua… amica…-
Pronuncia questa parola come si
stesse riferendo a un insetto che le sta camminando sulla testa
-… non è stata
proprio intelligente a lasciarti solo. Fammi vedere la
schiena…-
-Senti…
scusa se non
ho potuto incontrarti mentre eravamo alla Cornucopia ma…-
Ripenso a Richard,
che mi ha trascinato via prima di buttarmi a capofitto contro un gruppo
di Favoriti
troppo forte per me.
Se
non ci fosse
stato lui sarei morto di sicuro.
-…un
gruppo di
Favoriti ci ha puntato e…- Mi prende la mano.
-È
tutto ok, ora ci
sono, no?- Lo dice sorridendo. Non è un sorriso genuino come
quelli di Leevy,
non riesco proprio ad inquadrarlo.
La
mia compagna
torna con in mano un mucchio di foglie, una borraccia piena
d’acqua e dei
viticci.
Ci
osserva con
un’espressione strana, poi poggia tutto a terra e mi chiama.
–Forza, dobbiamo
curare quei tagli.-
Saya
resta in piedi,
con le braccia conserte e la schiena appoggiata al tronco di un albero.
Resto
fermo mentre
Leevy mi aiuta ad alleviare un po’ il dolore che mi
perseguita. Non sono sicuro
di riuscire a pensare a quei tagli senza ricordarmi di…
No,
Gale. Smettila.
Mille
domande mi
tornano in mente. Prima di tutto, perché Saya si
è fatta viva solo ora.
Non
credo abbia
passato tutti questi giorni -quanti saranno, tre? Quattro?- a cercare
me e
Richard. Non sono sicuro di potermi fidare del tutto di lei, anche se
le devo
la vita di Richard, se fossi riuscito a proteggerlo ora non saremmo in
questa
situazione.
Leevy
passa una mano
su uno dei miei graffi e sussulto senza accorgermene.
–Scu… scusami.-
È
sempre molto tesa.
Questo è un’altra delle mie domande. Ha paura di
me? Perché?
Sono
sicuro che
tutto ciò sia collegato a quello che ha visto negli occhi
dell’ibrido, ma non
vuole dirmi cosa.
E
poi, perché si è
affidata completamente a Dajan? Perché non ha pensato di
fare alleanza con me,
il suo compagno di distretto?
Si
è gettata senza
pensarci due volte nell’ignoto di incontrare un alleato che
avrebbe potuto
ucciderla, e poi ha paura del contatto con le mie mani.
La
testa mi pulsa
incredibilmente e il sole sta leggermente scomparendo dalla volta
dell’Arena.
-Dovremmo
trovare un
posto dove andare…- Sussurra Saya con la testa sollevata
verso le cime degli
alberi.
Le
sto dando le
spalle e lancio a Leevy uno sguardo d’intesa. Non le
dirò che è questo il posto
in cui stiamo, nel caso dovesse rivelarsi una trappola, non avremmo
completamente bruciato l’opportunità di rifugiarci
alla radura.
-Conosco
un posto
dove possiamo accamparci, vi faccio strada.-
Faccio
in modo di
camminare in mezzo a Leevy e Saya, nel caso accadesse qualcosa non
riuscirebbe
a raggiungere la mia compagna di distretto.
Sto
camminando senza
una meta precisa, ma raggiungo uno spazio abbastanza ampio, con un
albero alto
quasi sette metri.
-Andiamo
lassù.-
Indico un ramo abbastanza spazioso e faccio andare Saya per prima.
-Ancora
non riesci a
fidarti di me, eh?- Sorride prima di tirarsi sul ramo con un movimento
rapido.
È incredibile nell’arrampicata, proprio come
Richard.
Ci
sistemiamo e mi
siedo verso l’esterno per fare il primo turno.
–Dinamite, sei esausto. Il primo
turno lo faccio io.- Dice Saya.
-No,
voglio…-
-Insisto.-
Ribatte
sorridendo.
Non
mi fido per
niente, quindi decido che rimarrò sveglio anch’io,
finché non sarà il mio
turno.
Prendo
la coperta e
mi lego al tronco, accanto a Leevy. Non c’è molto
spazio, è l’unico posto dove
possiamo sistemarci, ma siamo abbastanza lontani da Saya.
-Domani
vedremo cosa
fare…- Le sussurro.
-Se
ci arriviamo, a
domani.- Ribatte.
Si
stringe la corda
e appoggia la testa al tronco, fissando le stelle.
-Leevy…
devi dirmi
cosa hai visto negli occhi dell’ibrido.- Cambio completamente
argomento
lasciandola spiazzata.
-Non…-
-Posso
aiutarti.- La
interrompo avvicinandomi.
L’agitazione
la
coglie ancora una volta e mi allontano di nuovo. I suoi occhi iniziano
ad
arrossarsi e trattiene un singhiozzo.
-Gale…
ci ho visto…-
Prende un respiro. –Pacificatori.-
Corrugo
la fronte.
Pacificatori?
–Che
signifi…-
-Non
voglio
parlarne, scusa…-Sta piangendo sul serio,ma non riesco a
vederla perché si
volta dal lato opposto.
Avvicino
la bocca al
suo orecchio, è una cosa un po’ strana, ma se
è l’unico modo per farla sentire
al sicuro ci voglio provare.
-Io
sono qui, nessun Pacificatore
verrà a
prenderti.-
-Tu
non capisci…-
Sussura con la voce strozzata, senza voltarsi.
L’inno
di Capitol
City ci interrompe e tutti e tre solleviamo la testa per osservare i
volti dei
caduti. Saya se ne sta in silenzio all’apice del ramo, non
sembra invogliata a
farci a pezzettini.
Il
volto di Marvel è
il primo. Distolgo lo sguardo e un coniato di vomito mi sale dalla gola
ripensando alla scena della sua morte.
Segue
la ragazzina
del 3. Ripenso ai discorsi che faceva con il suo compagno.
Volevano
scappare
dall’Arena. Uscire di qui.
Impossibile,
non si
può sfuggire alla furia dei Giochi. Nessuno può
scappare né sopravvivere senza
uccidere.
Nessuno.
Il
ragazzo del 9 mi
fissa con degli occhi vuoti. Il compagno di Arany.
L’ultimo
volto è
quello del ragazzo del 5.
Quattro
morti, oggi.
Uno
di loro l’ho
ucciso io.
Giro
la testa verso
Saya. Sta con la testa chinata, sembra stia ridendo.
No,
impossibile. Il
contrario.
Si
strofina gli
occhi con la manica della giacca e si volta quasi impercettibilmente a
guardarmi. Vedo i suoi occhi per un attimo, ma basta per capire che
stava
piangendo.
Per
Richard.
Non
ho ancora
intenzione di addormentarmi, non ce la faccio proprio a fidarmi di lei.
Quello
che ho visto
mi ha assicurato che non mi trovo di fronte a un mostro, ma la prudenza
non è
mai troppa. Inspiro l’aria fredda della notte, non ho
più addosso la coperta,
Leevy è ancora girata dal lato opposto al mio, ma non riesco
capire se sia
sveglia o no.
Il
volto di Marvel
mi compare in mente ancora una volta e ho la certezza che questa
nottata non
passerà tanto facilmente, non mi sbaglio.
I
tuoni mi
rimbombano nelle orecchie. Vedo tutto scuro.
Quando
apro gli
occhi noto le cime degli alberi che si muovono da una direzione
all’altra come
lingue di fuoco. Fa caldo.
Marvel
è proprio
sotto di me, lo guardo intensamente, non è lui. È
un ibrido, questo è sicuro.
Ha gli occhi color rosso fuoco che sembrano liquefarsi da dentro
l’incavo che
contiene le orbite.
Mi
guarda, per quanti
suoi occhi lo permettano.
In
volto ha una
smorfia di dolore, come se qualcuno lo stesse trafiggendo con un ago
infuocato.
Gli
alberi intorno a
me iniziano a cambiare colore, passano dal verde al giallognolo, il
colore
della muffa.
Sto
sudando, fa un
caldo tremendo. Gli occhi di Marvel colano via e lasciano spazio a due
solchi
scuri e sporchi di sangue, voglio andarmene, ma non sento
più il tronco sotto i
piedi. Sono di nuovo sull’albero altissimo, dove mi
arrampicai mentre scappavo
da lui.
Ride,
nonostante gli
angoli della bocca contratti dal dolore.
Non
riesco a mollare
la presa, gli alberi, intanto sono diventati arancioni, sento la
corteccia
bruciare e i nervi mandano al mio cervello l’impulso di
aprire i palmi.
Niente
da fare, sono
bloccato.
La
bocca di Marvel
si ingrossa, fino a diventare una specie di tunnel, che si apre sotto i
miei
piedi. Gli alberi si trasformano letteralmente in lingue di fuoco e
sento la
carne delle mani bruciare, e il fuoco raggiungermi le ossa.
Urlo
più dal dolore
che dalla paura.
Finché
le mie mani
non saranno cenere dovrò restare qui appeso, ma quando
questo accadrà cadrò
dritto nel tunnel oscuro.
Un
urlo squarcia la
notte.
Leevy
mi sta
guardando e mi tiene la testa fra le mani.
-Ehi,
tutto
apposto?- Mi chiede con l’aria di qualcuno che sta per
scoppiare a piangere.
-Dinamite,
che
succede?- La voce di Saya mi riporta alla realtà, fin quando
c’era Leevy, mi
sarei benissimo potuto trovare in un sogno.
Sollevo
di scatto le
mani e le apro e chiudo più volte per controllare che siano
intatte.
Leevy
si è già
seduta accanto a me, mentre Saya resta in piedi.
Sembrano
entrambe
preoccupate. –Sto bene.- Dico.
Leevy
va a sedersi
alla postazione della guardia, ha fatto cambio con Saya.
–Faccio io…- Mi
sollevo e prendo il posto della mia compagna di distretto.
Ha
gli occhi
stanchi, dev’essere stata seduta per un bel po’.
-Sei
sicuro?-
-Sì.-
Mi
siedo e inizio a
fissare l’erba, mi godo il fresco venticello che spira tra le
foglie. Non ho
mai desiderato di sentire freddo tanto intensamente come lo desidero
ora.
Passo
tutto il turno
a pensare a Richard, a ricordare i bei momenti passati insieme.
Non
so se voglio che
Saya resti, vederla mi ricorda lui.
Do
uno sguardo alla
ragazze addormentate contro il tronco dell’albero.
Così, Saya mi sembra solo
una ragazza docile. I Giochi cambiano tutti.
Di
colpo, la mia
mente si concentra su Leevy.
Pacificatori.
Di
solito era sempre
là intorno che la vedevo, intorno alla casa di Craig, il
capo dei Pacificatori
del nostro Distretto.
Forse
la
picchiavano.
No,
impossibile. Non
aveva mai un livido quando la incontravo. Almeno, non che sia visibile.
Ripenso
ad un
episodio che mi è rimasto impresso nella mente da quando
l’ho rincontrata alla
Mietitura.
Una
sera stavo
facendo il controllo delle trappole da solo, Katniss era malata e
quindi
provvedevo a portare un po’ di selvaggina anche a lei.
È
stata una delle
rare volte in cui mi lasciava solo. Anche con la febbre, cacciavamo
sempre
insieme, ma quella volta sia Prim che sua madre l’avevano
barricata in casa; si
era beccata un’influenza, e già era difficile
curarla in quello stato, se
avesse preso ulteriormente freddo sarebbe stato un guaio.
Stavo
andando al
Forno, ma per caso passai accanto a casa di Leevy, vicino alla zona
della
baracca di Craig. Una donna sulla cinquantina, vestita di bianco le
stava
parlando.
Non
ricordo le
parole, ma diceva qualcosa simile a “Ancora per un
po’.” O “Non devi farlo per
forza.”.
Leevy
la guardò con
uno sguardo che in quel momento mi risultò incomprensibile,
ma quando la porta
si chiuse e lei rimase fuori, si voltò e trattenne le
lacrime con tutte le sue
forze.
Si
stava dirigendo
verso il lato opposto al mio, ma appena notò la mia presenza
accellerò il passo
e sparì dietro il bianco morto delle baracche.
C’è
qualcosa di
strano in lei, qualcosa che è sicuramente legato alla sua
paura.
Le
prime luci dell’alba
mi illuminano il volto e noto uno stormo di ghiandaie volare sopra la
mia
testa.
La
notte mi sembra
essere durata molto più del solito.
Gli
Strateghi stanno
cercando di farci impazzire, stravolgono lo scorrere del tempo, le
condizioni
metereologiche, il territorio.
-Buongiorno.-
Saya
si siede accanto a me e mi porge un frutto giallo e grande quanto
un’arancia.
-Che
cos’è?- Chiedo
schivo. Non mi farò avvelenare così facilmente.
-Qualcosa
per voi.-
Sorride, poi alza il pollice destro e indica qualcosa di argenteo che
Leevy sta
cercando di liberare dall’intricato gomitolo di rami che lo
avvolge. È un
paracadute.
-Sponsor?-
Chiedo.
Saya
solleva le
spalle e da un morso al suo frutto. Mi alzo e vado ad aiutare Leevy a
raccogliere il paracadute.
Appena
mi avvicino e
tendo i muscoli lei si ritrae un po’.
-Dormito
bene?-
Chiedo senza staccare lo sguardo dal paracadute avvolto dai rametti.
-S..
Sì…- Stacca un
ramo con le mani e riesce a liberare la cesta dalla quale abbiamo preso
i
frutti.
La
esamino. Ce ne
sono cinque. Un foglietto bianco attira la mia attenzione.
A
caratteri neri
compaiono le lettere “Ce
l’hai fatta! –H”.
Ce
l’hai fatta a
fare cosa? Salvare Leevy? Uccidere Marvel? Allearmi
con Saya?
Sono
successe tante
di quelle cose, che davvero non lo so.
Mi
siedo accanto a
Saya e inizio a mangiare il frutto.
Ha
un sapore dolce,
e appena lo ingoio sento una scarica che mi percorre le vene,
è come se fosse
impregnato di sostanze energetiche.
Leevy
sta mangiando
il suo frutto-energetico, mentre raccoglie corda e coperta e chiude
tutto nello
zaino.
-Dobbiamo
andare a
vedere che combinano i Favoriti.- Saya prende la parola con la bocca
ancora
piena, e la sua voce mi fa ridere.
Nessuno
obietta,
quindi sorride e da un altro morso.
-E
una volta là?-
Domando.
-Gli
facciamo il
culo.- Sorride ancora.
Leevy
mastica
silenziosamente il suo boccone e non prende parte al discorso.
–Hai delle
armi?-
-Ovvio.-
Estrae un
coltello dalla cintura. È lungo due volte la mia mano e non
ha un’aria molto
amichevole.
-Scendiamo.-
Ordino
caricandomi lo zaino in spalla.
L’aria
si è fatta
calda, strano. Poco fa tirava vento, mentre ora è scomparso
del tutto.
La
mia teoria sul
farci impazzire non è del tutto errata, allora.
-Gale,
dobbiamo fare
un inventario sugli oggetti che abbiamo, dammi una mano.- Fa Saya una
volta
scesi. –Tu puoi andare a riempire la borraccia, il fiume
è qui vicino.-.
Lancia
la borraccia
a Leevy, che la afferra di mala voglia.
Non
è molto lontano,
posso lasciarla andare.
-Mettiamoci
qui.-
Indica un posto ai piedi dell’albero, e mentre Leevy scompare
tra i tronchi
scuri, sento che il caldo si sta facendo davvero opprimente.
Ciao
lettori!
Scusate se il capitolo è un pò povero di azione,
ma non proccupatevi, nel prossimo ce ne sarà un bel
pò.
Volevo ringraziare tutti coloro che recensiscono e che seguono la
storia, sono contenta che piaccia e che abbia ricevuto un numeor tanto
alto di apprezzamenti.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, e vi lascio con qualche
domanda.
Secondo voi, cosa è successo a Leevy?
Ora, sono sicura che un certo utente capirà, dato che una
storia simile la conosce già, ma comunque spero di stupirvi
tutti quando lo rivelerò, anche se molti di voi avranno
fatto due più due molto prima che Gale riesca ad arrivaci,
qul testone.
In ogni caso, grazie ancora a tutti!
Al prossimo capitolo, allora.
Weather_
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Capitolo 21 *** Tramonto di sangue. ***
Sollevo
il capo.
Nuvole
bianche e filamentose si muovono lentamente
spinte dal vento, che mi scompiglia i capelli, ma nonostante la lieve
frescura
che esso porta, sto sudando.
Fa
davvero caldo.
-Che
diavolo è ‘sto caldo improvviso!- Si lamenta Saya
mentre apre la cerniera dello zaino. Si passa una mano tra i capelli
castani e
poi la affonda nella tela scura.
Mi
appoggio a un tronco e faccio un lungo respiro,
questa afa mi infonde un senso di pigrizia, ho voglia di accovacciarmi
a terra
e dormire. Dormire finché questo inferno non sarà
finito.
Un
rumore mi fa sollevare lo sguardo.
Tutto
succede nel giro di qualche secondo. Una ragazza
dai tratti marcati e dalla pelle scurissima sbuca fuori da un cespuglio
con in
mano un coltello e si fionda contro Saya. Lei fa in tempo ad estrarre
una
lancia e trafiggerla prima che riuscisse solamente a toccarla.
Il
corpo della ragazzona cade a terra senza vita.
–Come…-
Un
colpo di cannone risuona nell’Arena.
–Principiante…-
Commenta la ragazza del 6.
Come
ha potuto uccidere qualcuno così, a sangue
freddo? Se io, che ho colpito Marvel per farlo cadere, ho avuto gli
incubi per
tutta la notte, cosa starà provando lei?
Devo
imparare a non stupirmi più di nulla in questa
dannatissima Arena. La morte non deve essere più un problema
per nessuno.
Saya
si accovaccia di nuovo come se nulla fosse e
estrae dalla zaino la busta di carne secca che mangiai con Richard, il
ricordo
mi provoca una fitta al cuore. –Uh-uhh. Questi volevi
tenerceli nascosti?-.
-Non
li apro da quando Richard…- Mi interrompo e la
guardo. Sentire il suo nome ha colpito anche lei, nonostante tutto era
il suo
compagno di distretto.
Si
solleva dallo zaino e mi raggiunge, piazzandosi di
fronte a me. –Gale io… non ti ho ancora
ringraziato per averlo tenuto con te…-.
Parla
con un tono roco e pacato, che non le
appartiene. –Salvato?- Chiedo –È morto
per colpa mia!-.
Batto
un pugno contro il tronco dell’albero e le
ferite che avevo sulle nocche si aprono.
Il
caldo, che prima era fastidioso, adesso è davvero
soffocante. La mia maglietta è tutta bagnata di sudore, e
Saya si è legata i
capelli.
-Gale,
tu non centri. Qui dentro sono queste le
regole.- Appoggia una mano sul mio petto e si avvicina pericolosamente.
-Le
regole?!- Chiedo alzando la voce.
Sento
un forte odore di bruciato che mi pizzica l’interno
del naso.
-Io…
volevo solo ringraziarti e dirti che in ogni caso
la colpa non è tua.- Ho ancora la mente annebbiata, mi
accorgo di quello che
sta succedendo solo quando è troppo tardi per farlo.
Saya
mi sta baciando. In un secondo la spingo all’indietro
e sento la traiettoria semicircolare di una lama tagliarmi lievemente
una parte
della gola.
La
ferita è superficiale, un taglietto.
-Cosa
diavolo..?!-
Saya
è a terra e ride. –Cavolo, non sei così
stupido
come pensavo!-
Una
lancia vola dalla mia destra e si conficca nella
coscia della ragazza del 6. La sua risata si trasforma in un grido di
dolore.
-Andiamocene!-
Urla Leevy. Afferro la lancia e lo
zaino ancora aperto e inizio a correre.
L’erba
sotto i nostri piedi scricchiola come stessimo
camminando su vetri rotti. Leevy ha uno sguardo serio e impassibile.
Quando
siamo lontani abbastanza ci fermiamo.
-Co..
cosa hai visto?- Chiedo ansimando per la corsa.
-Abbastanza.-
Risponde lei secca.
Si
siede a terra e si volta dal lato opposto al mio. –Che
significa abbastanza?- Riesco a dire tra un ansimare e
l’altro.
-Significa
abbastanza, Gale.-
-Mi
dispiace.-
Risponde
con uno sbuffo di scherno.
-È...
È stata lei ad avvicinarsi a me! Stava anche per
farmi saltare la testa!- Sollevo la testa in segno di resa e osservo il
cielo:
onde di afa distorcono le nubi e l’odore di bruciato si fa
più intenso.
-Già,
peccato che ci abbia provato dopo almeno tre
minuti che eravate attaccati.- Risponde atona la mia compagna di
distretto.
-Ti
da fastidio?-
-Figurati
se mi da fastidio..- Risponde arrossendo un
po’.
Di
colpo una colonna di fumo nerissimo sale al cielo,
non è il genere di fumo che produrrebbe un fuocherello da
campo.
-Saya!-
-Io
vado alla radura, ci vediamo lì.- Leevy capisce le
mie intenzioni e si allontana.
Le
afferro la mano per fermarla. –Scusa..-.
Si
libera con uno strattone e si dirige verso la zona
Sud.
Inizio
a correre come non ho mai fatto prima, non so perché
lo sto facendo, ma sono sicuro che nelle sue parole c’era
almeno un tono di
verità. Non posso lasciarla morire, non ci riesco.
Rivedo
il volto di Richard, che mi sono fatto sfuggire
dalle mani come una farfalla. Capace di arrivare in cielo, ma al
contempo
fragile e minuta.
Stringo
i pugni: non permetterò che accada di nuovo.
Quando
arrivo, un tronco enorme e infuocato blocca
quasi tutto il passaggio. Decido di aggirarlo passando dietro un
mucchio di
alberi dal tronco largo e spazioso. Il calore mi fa sudare.
Di
colpo è come tornare nel sogno, fuoco e orbite
bruciate. Penso allo stato in cui troverò Saya, se la
troverò tutta intera.
Scuoto
forte la testa e cerco di scavalcare un tronco
rovente che mi porta direttamente al centro della zona in cui mi
trovavo a “fare
l’inventario” qualche minuto prima.
Un
tronco grande e rovente taglia a metà la zona di
erba mezza carbonizzata, le fiamme non lo avvolgono, ma uno strato di
corteccia
bruciata e fumante lo ricopre in tutta la sua lunghezza; è
così grande che
quasi non vedo la figura che si muove sotto di esso.
La
metà di un volto arrossato sta fermo, con le
palpebre chiuse, poco sotto sbucano un braccio e una gamba pieni di
segni di
scottatura.
-Saya…-
Volevo urlare, ma vederla in quello stato mi
ha fatto strozzare la voce in gola.
L’occhio
che riesco a vedere si apre e una pupilla
scura e dilatata mi fissa. –Uh, ciao Gale.-
La
sua voce è bassissima, non riesco ad avvicinarmi,
il tronco mi fa da barriera. Devo saltarlo.
-Non
ci provare!- Mi dice come capendo le mie
intenzioni. –Se ci provi finirai arrosto, come me..-.
Sorride
a metà. Riesco finalmente a proferire parola:
-Sta ferma, te lo tolgo di dosso.-
Scoppia
a ridere in tono roco. –Allora non mi ero
sbagliata a reputarti un idiota. Prima tento di sgozzarti, e poi vieni
pure a
salvarmi?-
-Lo
so che non l’avresti fatto.-
-Non
mi conosci.- Sorride debolmente.
-Leevy
mi ha detto che siamo stati attaccati per quasi
tre minuti, l’ho realizzato dopo, per questo non ti ho
spostata prima.- Faccio
un respiro –Se avessi voluto davvero uccidermi, avresti
potuto farlo in tutto
quel tempo. Hai aspettato che ti scansassi per ferirmi lievemente.-
Ride
di nuovo. –Sei un bel ragazzo, è stato piacevole
baciarti.-
-Dimmi
il perché.- Mentre parliamo mi avvicino sempre
di più. Non ho intenzione di lasciarla qui.
–Perchè volevi che scappassimo, perché
non ci hai uccisi?-.
-Perché
la tua amica mi ha colpita, altrimenti ti
avrei finito in quel momento.- Risponde senza perdere il suo sorriso
scaltro.
Nonostante tutto sta sorridendo, mi sta sfidando.
-Stai
mentendo.-.
-Vediamo
se ci arrivi da solo, allora.-.
Mi
arrampico su un albero ancora integro. Salto giù e
mi ritrovo davanti a lei. –Che stai facendo? Non vedi in che
stato sono?-.
La
osservo. Devo trovare un bastone per sollevare il
tronco, lo userò come leva.
-Sto
morendo, idiota. Ho qualche costola incrinata e
sicuramente braccio e gamba rotti, anche se riuscissi a salvarmi, cosa
avresti
intenzione di fare per curarmi?-
-Troverò
un modo..- Ho la voce spezzata. –Ora dimmi la
verità. Tu hai ucciso così in fretta la ragazza
anche se non avresti voluto,
per dare un segnale a Leevy, che era al lago. Farla arrivare in tempo
per
scappare con me e lasciarti sola. Il fatto che volevi uccidermi era
solo un
diversivo.- Faccio un grande respiro. Il tronco scuro che la sovrasta
è circondato
da alberi carbonizzati, trovare un bastone qua introno non
sarà facile.
Il
tramonto manda bagliori rosa pastello sul suolo
scuro.
-Che
cosa avevi in mente?!- Chiedo alzando la voce.
Non posso fare nulla, è frustrante.
-All’inizio
volevo ucciderti, sì, ma dopo tutto ciò
che è successo con Richard mi sei piaicuto, Gale.- Tossisce
–Ma ora non pensare
che mi dichiarerò, non sono una femminuccia idiota. Sei
sexy, tutto qui.-
-Vado
a cercare un bastone.- Mi volto, ma la sua voce
mi blocca. –Il tramonto, bel momento per morire, dai.-
-Che
diavolo dici?! Ti tirerò fuori da lì.-
-Gale,
grazie ancora per Richard, io non credo sarei
stata in grado di aiutarlo.- Mi guarda e di colpo tira fuori la lingua
e le sue
mascelle si chiudono intorno ad essa. Se la taglia di netto?
-Che
fai?!- Sto urlando, mentre le lacrime mi bagnano
il volto. Mi guarda con i suoi occhi scaltri, mentre il sangue le
inonda il
mento.
Oh
mio
Dio, di nuovo.
-Saya,
dovevo salvarti!- Mi guarda ancora, sta volta
ha lo stesso sguardo di quando mi disse Non
è colpa tua.
Mi
stringo la testa tra le mani.
Sono
fermo, mentre lei sta morendo dissanguata.
Fa
un cenno con la testa verso la zona dove sono
venuto. È chiaramente un Vattene.
Mi
avvicino a lei, ho il volto bagnato dalle lacrime.
I suoi occhi scuri e penetranti si stanno chiudendo, sta morendo
davanti ai
miei occhi. –Scusa..- Sussurro prima di lasciarle un bacio
sulla fronte sudata
e piena di escoriazioni.
Sto
correndo, verso Leevy, l’unica persona cara che mi
è rimasta qua dentro, e so che non lascerò che
riaccada quello che ho appena
vissuto. So che la prossima volta non starò fermo a
piangere, come un idiota.
So
che la prossima volta al posto di Saya, Richard,
Marvel, ci sarò io.
Un
colpo di cannone risuona ed è come se avesse mirato
al mio cuore.
La
trovo appoggiata a un tronco, quando mi vede
tornare solo si avvicina e mi abbraccia, senza dire parole.
-Lei…
voleva che ce ne andassimo insieme, non aveva
intenzione di uccidermi, Leevy io non sono capace di fare un cazzo. Non
riesco
nemmeno a proteggere le persone che voglio tenere accanto, capisci?
Davvero,
non…- Oltre ogni previsione mi tappa la bocca, con la sua.
Mi
sta baciando di sua spontanea volontà.
Non
dura molto, senza dire niente si allontana e si
ferma ai piedi di un albero, non si volta: -Riposati.-.
Mi
siedo a terra, ma non voglio dormire, intanto un
altro colpo di cannone ci scuote.
-Dobbiamo
parlare…- Le dico, -Io non capisco cosa…-.
-Neanch’io,
ma visto che moriremo sto cercando di fare
tutto quello che non ho mai avuto il coraggio di fare..- Mi interrompe
senza
guardarmi. –Scusa me sembro troppo…- Non sa cosa
dire, le mancano le parole.
-Non
sei troppo
in nulla. Lo so che ho ucciso Marvel, ma… hai paura che
accada anche con te?-
-Cosa?!-
Drizza di colpo la schiena e mi guarda con
gli occhi sbarrati.
Anche
lei è sudata come me per la temperatura, che non
accenna a scendere.
Il
suo tono docile non è cambiato, ma sembra davvero
sconvolta. –Tu… tu pensavo questo?-.
-Ogni
volta che mi avvicinavo eri sempre sulla
difensiva, io…-.
Fa
un respiro. –Gale, ci siamo visti un paio di volte
prima degli Hunger Games, dov’è succeso?-, mi
parla in tono calmo.
-Nella
zona a ovest, intorno la casa di Cray, il capo
dei Pacificatori…- Rispondo vago.
-Già,
e la mia paura sono i Pacificatori, fai due più
due..-
Di
colpo mi sento un completo idiota. Ho sempre avuto
la testa piena di pensieri su tutto quello che è successo,
ma non mi sono mai
accorto di quello che avevo davanti agli occhi.
-Leevy…-
-Non
dire niente, non è importante. Ora capisci il
perché
di tutto quello che faccio?- Sta piangendo.
Si
prende la testa fra le mani e si alza. –Voglio
stare un po’ da sola, non seguirmi..-.
Sale
sull’albero con movimenti lenti, abbastanza in
alto perché non possa vederla.
Leevy
era una ragazza che si vendeva ai Pacificatori.
Appoggio
la testa al tronco dell’albero. No l’ho mai
capito, e per colpa della mia stupidità lei ha dovuto anche
ripensarci.
L’ho
sempre vista come un ragazza pura, timida.
Gli
Hunger Games, Capitol City, i distretti. Tutto ci
distrugge dentro e fuori.
Richard
voleva studiare le stelle, Marvel voleva
rendere fieri i propri genitori, Saya voleva una vita tranquilla,
voleva
proteggere i suoi amici.
Adesso
più che mai voglio che tutto finisca, ma in
fondo Haymitch ha ragione.
Cosa
può
fare un ragazzo contro un intero Stato?
Cosa
succede lì, a Capitol City, che noi non possiamo
vedere?
Dall’esterno
l’Arena è una corazza invalicabile, dove
una sola persona può uscire viva, ma tutto ha un punto
debole.
Mi
sollevo e mi siedo sull’erba, lontano dall’albero.
Tutto
ha
un punto debole.
Ciao lettori!
Scusate per il tempo che vi ho fatto aspettare prima di pubblicare il
capitolo, ma davvero, gli impegni scolastici si stanno facendo
soffocanti!
Fortunatamente questi giorni resterò a casa
perchè la mia scuola ospita i seggi elettorali, quindi
avrò tempo per scrivere e portanrmi avanti con i capitoli.
Ho un'idea sul finale, ma credo che sarà uno schifo, quindi
cercherò di "sgrezzarla"!
Per la gioia di "qualcuno" (coff coff) ha inserito un bel pò
di Geavy, spero di non aver esagerato, però!
E quindi, dopo aver conosciuto il lato romantico di Saya vi saluto, e
vi do appuntamento al prossimo capitolo!
PS. Sì, ho cambiato di nuovo nickname per la gioia di chi
deve ricordarseli tutti.
Harusame (Ex Weather_)
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