Ricomiciare da zero..

di Selena990
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - Si riparte! (POV Moon) ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 - Nuovi incontri - Passion ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 - Si riparte! (POV Moon) ***


Capitolo 1
Moon

Here I stand
Helpless and left for dead
Close your eyes
So many days gone by
Easy to find what's wrong
Harder to find what's right
I believe in you, I can show you
That I can see right through all your empty lies
I won't stay long in this world so wrong
Say goodbye
As we dance with the Devil tonight
Don't you dare look at him in the eye
As we dance with the Devil tonight
Trembling
Crawling across my skin
Feeling your cold dead eyes
Stealing the life of mine
I believe in you, I can show you
That I can see right through all your empty lies
I won't last long in this world so wrong
Say goodbye
As we dance with the Devil tonight
Don't you dare look at him in the eye
As we dance with the Devil tonight
Hold on, hold on
Say goodbye
As we dance with the Devil tonight
Don't you dare look at him in the eye
As we dance with the Devil tonight
Hold on, hold on

Breaking Benjamin – Dance with the devil
 
 
Risvegliarsi con questa musica ad alto volume nelle orecchie dopo aver passato la notte insonne, è un inferno. Ordino ai miei muscoli indolenziti di muoversi e mi metto in piedi a fatica. Come cavolo fa mia sorella ad ascoltare quelle cavolate? E soprattutto alle 6.. Dico SEI di mattina!
Esco dalla mia stanza e entrò in quella adiacente senza nemmeno bussare. Mia sorella non si accorge di nulla. Continua a cantare a squarcia gola distesa sul letto matrimoniale.
“Passion!!” la richiamo togliendole le cuffie dalle orecchie. Mi guarda spaesata, all’improvviso scatta a sedere e prova a mettersi in piedi, ma dato che non mi ha dato il tempo di spostarmi, io cado all’indietro e lei scivola con la schiena giù dal letto, trascinando con se anche il suo coniglietto di peluche preferito.
“Ma che cavolo fai?” mi grida contro mentre si rimette in piedi. Mi guarda torva e fa un piccolo broncio mordicchiandosi le labbra. Io, che sono ancora distesa, scoppio a ridere. La sua espressione la rende ridicola e molto infantile. Mi tira un cuscino sulla testa così sono costretta a rotolare via per schivarla. Scatto in piedi e afferro un secondo cuscino e diamo inizio ad una battaglia all’ultima piuma.
“Ragazze! E’ pronta la colazione!” grida mia zia dalle scale, che si trovano dal lato opposto rispetto alla mia stanza. Ridendo mi dirigo verso le scale, però prima che varca la soglia della porta mia sorella salta sulla mia schiena, facendomi cadere per la seconda volta.
“Hey!” dico cercando di togliermela di dosso invano. Cerco di divincolarmi, ma lei mi blocca un braccio mentre con l’altro mi fa il solletico.
“Nooooo! Bastaaaa!” urlo con le lacrime agli occhi tra le risate. Poi semplicemente mi ritrovo di nuovo libera, ecco qui che mia cugina ci separa per l’ennesima volta.
“Elines, ma fatti i cavoli tuoi una volta tanto!” sbotta irritata Passion mentre io mi rimetto in piedi. Elines con le braccia conserte squadra mia sorella: “Dato che avete svegliato mezzo vicinato sono fatti miei!” La fulmina con lo sguardo e poi scende giù facendo ondeggiare i suoi meravigliosi capelli argentei. Io e Passion ci guardiamo e ridiamo non appena nostra cugina scompare dalla nostra vista.
“Non ha proprio senso dell’umorismo quella!” dice Passion, io mi avvicino e le do un bel pizzicotto sul braccio. “Ahi!” fa lei massaggiandoselo. Sorriso maligna e le dico: “Dark, fa la brava! Sai che è inutile continuare a prenderla in giro per questa cosa! Tanto lo sai che non ha speranze!” le faccio l’occhiolino e corro subito giù prima che lei possa controbattere. 
“Moonstar!” urla indignata. Lei odia quando le si danno ordini, è una ragazza molto suscettibile e con un umorismo un po’ macabro. Mi siedo a tavola ignorandola e con un “Buongiorno” generale inizio a mangiare la mia zuppa con latte e cereali.
Passion arriva dopo una decina di minuti. Indossa un pantaloncino di jeans molto corto, che io considero meno coprente di una culotte, una canottiera bianca con un cardigan nero corto e delle convers grigio perla. I suoi capelli castani sono liberi di scendere in lunghi e morbidi boccoli, fino sul fondoschiena. I suoi occhi verdi sono nascosti da un paio di occhiali da sole all’ultimo grido e ha il rossetto di un rosso fuoco. Aveva solo un anno in meno a me, però sembrava lei quella maggiore. Io non mi sarei mai sognata di vestire in quel modo provocante. Non che mia sorella sia una poco di buono, solo che le piace essere al centro dell’attenzione. E’ uno dei pochi momenti in cui è sopportabile.
Mia zia, una donna esuberante e vivace dai capelli rosa e un ridicolo costume da fata – non ho mai capito il perché di questa cosa, ma non me ne vergogno come Elines e Passion, la trovo una cosa simpatica, e poi non mi importa di ciò che la gente pensa – le prepara la colazione, mentre Elines scuote la testa disapprovando la mise di mia sorella.
Elines è due anni più vecchia di me, frequenta il secondo anno di università nella facoltà di medicina. Ha gli occhi di un azzurro intenso, da sembrare quasi fluorescenti e i capelli argentei, lisci e lunghi fino alla vita. Indossa un lungo abito che le aderisce alle sue floride forme, come una seconda pelle. E’ verde acqua con dei rimami sul corpetto con la scollatura a cuore e la gonna larga lunga fino al ginocchio. Indossa delle scarpe col tacco nere ed è truccata in modo sobrio. Mia cugina è la tipica studentessa modello, diligente, intelligente e bella. Come ha detto quella rompiscatole di sorella che mi ritrovo, lei non ha alcun senso dell’umorismo e non sa cosa voglia dire la parola divertimento. Per noi è stato anche uno shock scoprire che è fidanzata da 3 anni, con un ragazzo di nome Natha-qualcosa, che per ironia della sorte è anche il segretario delegato del mio nuovo liceo. Mi chiedo sempre che tipo di uomo possa sopportare una donna fredda come lei. Pass si è divertita a disegnare un ritratto di questo tipo ed è uscito fuori una specie di Godzilla in forma umana, in altre parole un uomo molto, ma molto disperato.
Io e Passion siamo americane, e fino a 3 mesi fa vivevamo felicemente a Boston con i nostri nonni e mio zio Frank. Mio padre David è in prigione da quando io ho l’età per imparare a camminare e mia madre è morta di parto dando alla luce mio fratello Mikael, che ha 15 anni. Lui è rimasto a Boston con lo zio, dopo l’incidente, mentre io e mia sorella siamo qui dall’altra parte del mondo, in un piccolo paese della Francia di cui non riesco nemmeno a pronunciare il nome. Mia zia Caroline è la sorella di mia madre, Sharon, si è trasferita in Francia per seguire il suo amore a soli 18 anni. Inutile dire che si è dimostrata il suo più grande sbaglio della vita.
“Moon!” mi richiama zia Carol per la terza volta, riscuotendomi dai miei pensieri. “Perché ti sei legata i capelli? E poi il tuo primo giorno di scuola! E anche l’ultimo!” mi guarda contrariata. La zia è una parrucchiera molto famosa qui, ed anche se è partite da sotto lo zero, ora è al top della sua carriera ed è felicemente fidanzata con il suo compagno Alain. Come avete potuto capire, tutti mi chiamano Moon o Moonstar. Vi starete chiedendo, ma che razza di nome è? Il mio vero nome è Luna Stella Taylor. Mia nonna, una cara vecchietta italiana tutto pepe, mi ha sempre chiamata Moon o Star, convinta che, siccome Luna e Stella sono due parole italiane, in americano è giusto tradurle con le loro equivalenti, così ha iniziato a chiamarmi in questo modo. E siccome è molto contagiosa, tutti hanno iniziato a chiamarmi così, tanto che mi sembra strano adesso se qualcuno usa la versione corretta del mio nome.
“Moon!” ridacchio, questa è la quinta volta. Mi alzo senza risponderle e vado in bagno a guardami allo specchio. Ho i capelli biondi legati in una coda di lato, la frangetta copre tutta la fronte le  sopracciglia, la dovrei tagliare. Indosso un jeans nero con le catene ad un lato, un top grigio tempesta semplice e una giacchetta nera. Calzo i miei stivaletti preferiti in pelle nera, con le borchie sull’orlo.
Sento bussare alla porta. “Muoviti lumaca! Dobbiamo andare! Mica vuoi fare ritardo il primo giorno di scuola?”
Sospiro e mi faccio coraggio Forza Moon! oggi inizia il tuo ultimo anno! Cerco di convincermi che andrà tutto bene, ma in realtà ho paura, molta ma molta paura. Ho paura di questi cambiamenti improvvisi. Tutto il mio vecchio mondo è crollato ed ora devo iniziare tutto da capo. Cosa mi aspetterà?
Un forte rumore contro la porta mi convince ad uscire.
“Era ora!” sbotta irritata Passion. Io la ignoro e vado direttamente verso la macchina.
Il tragitto è breve e siamo immerse nel silenzio. Mia sorella non lo ammetterà mai, ma prova i miei stessi sentimenti. Però è per lei che siamo qui, nella vecchia casa soffriva troppo. Arrivate scendiamo e salutiamo con la mano Elines che parte a tutta velocità. Passion si avvicina per prima al cancello e legge ad alta voce l’insegna “Dolce Amoris.. Dolce Amoris? Ma che razza di nome del c**** è?” scoppia a ridere mentre io sogghigno. Ha perfettamente ragione, anche se poteva risparmiarsi quella volgarità. Entriamo e osserviamo la struttura del liceo: un grande edificio rosa! Lo guardo scioccata. Non ci posso credere ai miei occhi, non ho mai pensato che potesse esistere una scuola rosa! Certo che questi francesi sono molto strani, non mi sorprende che mia zia abbia i capelli rosa!
Passion rimane pietrificata. Lei odia il rosa. Ridendo le do una pacca sulla schiena per consolarla e la trascino all’interno. Ovviamente anche le pareti sono rosa, con gli armadietti di un viola che va nel blu, non so esattamente che tonalità sia. La mia ‘adorata’ sorella è diventata bianca come un lenzuolo. Ridacchio tra me e me, è buffo sapere che renderla in quello stato è uno stupido colore per femminucce. Sentiamo il suono della campanella, gli studenti che corrono per i corridoi scompaiono in un secondo. Io e Passion ci guardiamo confuse, mi guarda come per dire ‘che hanno da correre tutti?’ e io le rispondo con uno sguardo da ‘non vedi che è l’ultima campanella? Sono iniziate le lezioni cretina!’
Mi dirigo lungo il corridoio e mia sorella mi segue sbuffando. Stiamo cercando la sala delegati, perché mia cugina mi ha detto che lì che devono andare i nuovi studenti. Dopo aver girato un’ora a vuoto per il liceo, che è grandissimo, ci ritroviamo davanti ad una porta con una targhetta con su scritto ‘Sala delegati’.
“E che cavolo!” esclama Passion. Per una volta condivido la sua irritazione: abbiamo girato a vuoto per più di un’ora nel liceo quando la sala delegati era proprio a 10 passi dall’altro lato dell’ingresso.
“Dark!” la richiamo e lei apre la bocca per controbattere, ma prima che possa farlo la porta si apre ed esce una ragazza dai capelli castani e dei profondi occhi blu, ed è vestita peggio di Elines. Passion la squadra con aria di superiorità, io ormai ci sono abituata, ma per gli altri è molto fastidioso. Infatti la ragazza prima di allontanarsi con dei fascicoli in mano la squadra in malo modo. Fulmino Passion con lo sguardo e busso alla porta che si è di nuovo richiusa.
“Avanti” risponde una voce maschile. Abbasso la maniglia e apro la porta.
“Buongiorno. Io sono Luna Taylor e lei mia sorella Passion Taylor, siamo delle nuove studentesse” parlo a nome di entrambe, in queste occasioni non bisogna mai dare la parola alla rompiscatole, se no sono guai seri.
“Ma certo, entrante, io sono Nathaniel, il segretario delegato. La preside vorrebbe parlarvi, vi sta aspettando nel suo ufficio, però prima Passion dovrebbe portare una sua fototessere e pagare la rata dell’iscrizione.” Dice un bel ragazzo che si trova dietro una grande scrivania. E’ biondo con dei bellissimi occhi dorati, in un certo senso mi assomiglia molto e la cosa mi sconcerta non poco. Indossa una camicia bianca con una cravatta blu. Dal suo tono di voce posso dire per certo che un tipo disponibile e cordiale, probabilmente uno studente modello. L’ho riconosciuto, è il ragazzo di Elines! Quando me ne rendo conto guardo Passion e lei mi conferma la stessa cosa. La nostra cuginetta ha buon gusto! Ecco spiegato il grande mistero!
“Dark perché non hai…” non finisco nemmeno la frase che un ragazzo dai capelli rosso fuoco, identico al rossetto di Passion, mi spintona verso una delle poltrone messe davanti alla scrivania.
“Castiel!” lo sgrida il biondo. Il rosso, vestito con una maglia con un logo, mi sembra di un gruppo che ascolta mia sorella, un giubbino di pelle e pantalone nero, ride davanti alla smorfia di Nathaniel.
Passion ride. La guardo scuotendo la testa. Non la capirò mai.. penso sconsolata.
“Castiel va fuori, dopo mi occuperò di te, ora ci sono due nuove studentesse di cui devo occuparmi.” Dice indicandoci. Il rosso si gira verso di noi, non mi degna nemmeno un’occhiata, invece si mangia letteralmente con gli occhi Passion, che gli sorride sensuale e..
“Bleach!” dico senza nemmeno rendermene conto ad alta voce. Passion ridacchia e Castiel mi degna ‘finalmente’ del suo sguardo indagatore. Mi guarda torvo: “Mocciosa ti conviene mantenere le distanze da me.” Poi se ne va. Io lo guardo confusa, e quella da dove esce? Passion intanto ride come una pazza. Nathaniel la sguarda con un misto di confusione e apprezzamento.. E quale ragazzo non guarda mia sorella in quel modo? Lei è praticamente perfetta. Il biondo tossisce per richiamare la nostra attenzione. Da qui io e mia sorella ci separiamo. Dato che per me è tutto sistemato, mi viene indicato di dirigermi nell’ufficio della preside, infondo al corridoio e poi nella 5E, la stessa classe di Nathaniel, mentre Passion deve andare a casa a prendere quelle fototessere. La saluto con la mano, mentre lei mi guarda con un misto di irritazione e disperazione. Mi dirigo nell’ufficio della preside.
Busso e aspetto. “Avanti” Apro la porta e mi ritrovo in un ufficio rosa confetto con tutti ritratti di un cane, mi ricorda molto l’ufficio della professoressa Umbridge di Harry Potter e ‘ordine della fenice, solo che qui parliamo di un solo cane, e questa è una malattia, ma almeno le foto non sono animate come quelle dei gatti del film – provo un grande sollievo per questo.
La preside è una vecchina grassoccia con i capelli argentei, però per la vecchiaia, ma miracolosamente senza rughe. Ha una gonna e una giacca rosa come le pareti e gli occhiali dello stesso colore. Secondo me questa donna è malata di rosa.
Mi da il benvenuto, mi fa i complimenti per mio rendimento scolatisco degli anni scorsi e mi dice che spera che darò il meglio di me anche quest’ultimo anno di scuola. Annuisco e poi le mi mostra il mio orario, dove si trova la mia aula e mi congeda in modo sbrigativo, dicendo che deve ancora parlare con mia sorella e fare altre cose da ‘preside’, però prima mi esonera dal frequentare le lezioni oggi, essendo già il momento della ricreazione. Saluto educatamente e me ne vado a casa. La zia non c’è, come anche Elines che è in città e di Passion nessuna traccia. Così decido che sono libera di dedicarmi a una delle mie passioni! Prendo la console e inizio a giocare ad Assassin’s Creed! Come è bella la vita!




Angolo autrice: Salve ragazzi! Questa è la mia prima FF su Dolce Flirt, ed è la prima volta dopo tanto tempo che scrivo. So che non è un granchè, e se state leggendo queste righe vuol dire che avete letto il primo capitolo, e di questo vi ringrazio di cuore *-*
Spero che nonostante tutto sia di vostro gradimento, e se volete lasciare qualche recenzione ne sarò onorata, anche se è una critica, le accetto tutte :)
Grazie per aver letto alla prossima :*

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 - Nuovi incontri - Passion ***



Capitolo 2
Passion

 “E che cavolo!” esclamo indispettita. Ho girato per più di un’ora in quel liceo invano con mia sorella e ritornate davanti all’ingresso che cos’abbiamo trovato? Quella stupida sala delegati dei miei stivali!
Ma è mai possibile che queste cose capitano sempre a me? Penso sconsolata. Già la giornata è incominciata nei modi peggiori. Mi sono svegliata alle 5 di mattina in preda allo stesso incubo. E’ proprio vero che non si può scappare dal passato, che ti insegue fino a logorarti del tutto, facendoti impazzire di dolore e rimpianto.
Mia sorella mi rimprovera per il mio linguaggio ‘inadeguato’, come se lei fosse una santarellina. Pff! Ma non scherziamo! Sto per ribattere quando una ragazza bruna esce dalla sala delegati con dei fascicoli in mano. Mi squadra dalla testa ai piedi con un’aria di disgusto misto a invidia. Poi rivolge lo stesso sguardo indagatore a mia sorella. Moon ovviamente non se ne rende conto, quella ragazza è proprio cieca certe volte! Guardo la brunetta con aria di superiorità, lei sa perfettamente che io sono molto meglio di lei esteticamente, e scommetto che sono anche più intelligente. Dal mondo in cui è vestita deve essere una ragazza per bene, probabilmente una studentessa modello. Noto di sfuggita un braccialetto con il suo nome, c’è scritto ‘Melody’. La ragazza se ne va muovendosi con tutta la grazia di cui è capace.
Moon, ignorando la ragazza, bussa alla porta ed entra dopo essere stata invitata. La seguo in silenzio, un po’ curiosa di vedere a chi apparteneva quella voce. Un ragazzo biondo, diciottenne, sta seduto dietro la scrivania. Indossa una camicia bianca e una cravatta blu.
Sulla scrivania vi sono molti fascicoli, tra cui quello mio che è messo in bella mostra. Le pareti sono grigio chiaro, ad un lato c’è l’archivio, che è enorme, dall’altro un’ampia finestra che si affaccia sull’ingresso della scuola. Moon ci presenta, e non mi lascia nemmeno il tempo di aprire la bocca. Ogni santa volta la stessa storia! Solo perché sono un po’ sboccata non vuol dire che non sappia comportarmi bene!
“Ma certo, entrante, io sono Nathaniel, il segretario delegato. La preside vorrebbe parlarvi, vi sta aspettando nel suo ufficio, però prima Passion dovrebbe portare una sua fototessera e pagare la rata dell’iscrizione.” Si presenta cordialmente il biondino.
Lo guardo sorpresa. Il segretario delegato so che è il fidanzato di quella anti-divertimento di mia cugina. Io e Moon abbiamo fatto un disegno qualche tempo fa su come doveva essere. Ovviamente, ho pensato, deve essere uno sgorbio e molto, ma molto disperato per fidanzarsi con la glaciale Elines. Ma questo ragazzo è proprio bello! E non ha per niente l’aspetto di un ragazzo disperato. Avrebbe potuto avere tutte le ragazze che voleva!
Questo o è matto da legare, oppure lo bisogna solo santificare!
Dice che devo completare la mia inscrizione. Accidenti! Me ne sono completamente dimenticata!
Moon mi guarda confusa e capisco che sta per farmi una domanda, non ci vuole un genio a capire quale, ma non fa in tempo. Viene infatti spintonata via da un ragazzo dai capelli color fiamma, sembra che un barattolo di ketchup gli sia caduto in testa. Istintivamente afferro mia sorella per un braccio impedendole di cadere.
Il nuovo arrivato, di nome Castiel a sentire Nathaniel, e il signor ‘Matto da legare’ iniziano a bisticciare. Rido vedendo la smorfia che fa il biondino, poi il rosso si rende conto che siamo anche noi presenti. Mi guarda dalla testa ai piedi fissandomi soprattutto le gambe nude e il seno prosperoso. Gli sorrido come faccio con tutti i ragazzi. Mi diverto a stuzzicarli, e poi dalla maglia che indossa capisco che il ragazzo ha degli ottimi gusti in fatto di musica.
Mia sorella emette un verso di disgusto. Castiel la guarda e le intima che deve stargli alla larga, poi gira sui tacchi e se ne va. Io ridacchio per la reazione di Moon, e sono felice che il ragazzo se ne sia andato, oggi non sono dell’umore per giocare.
Moon saluta cordialmente Nathaniel e se ne va via, facendomi cenno che ci saremo viste direttamente stasera a casa. Appena Moon chiude a porta guardo il fidanzatino pazzo -  si ho deciso che da adesso in poi sarà il pazzo Nathaniel, dato che sono sicura che non possa esistere una persona sana, e anche ‘santa’, che per qualsiasi motivo possa fare questa pazzia -  e gli chiedo che cosa manca.
“Devi pagare la quota di inscrizione e darmi una tua fototessera.” Dice senza mai guardarmi, ho notato infatti che fa di tutto per evitarlo, sia in viso che sul resto del mio corpo, come se fossi un mostro, o una tentazione troppo forte.
Uomini! penso con disgusto. Prendo i soldi dallo zaino e anche una fototessera. Mi guarda un po’ sorpreso.
“Sono sempre fornita per ogni evenienza” dico facendo spallucce. Lui annuisce e completa i moduli.
“Bene, sei ufficialmente una studentessa del Dolce Amoris! Ora puoi andare dalla preside, se ha bisogno di aiuto non esitare a chiedere” dice sorridendo, ma il suo sguardo mi trapassa.
“Tranquillo, Nath, non c’è ne bisogno. Ho già la tua amata ragazza  che mi ha detto tutto ciò che mi interessa, ci vediamo ‘cugino’” ridacchio e gli faccio l’occhiolino. Lui arrossisce e mi guarda basito.
“Tu sei la cugina di Elines?” mi chiede sorpreso. Scuoto la testa e rido. Lo saluto con la mano ed esco dalla sala delegati. Mi dirigo verso l’ufficio della preside. Però non c’è nessuno. Sbuffo e cerco di pensare, dov’è può essere la preside?
La risposta arriva da sola, sotto forma di un urlo che emana una punizione ad un allievo. Mi dirigo verso il luogo dove proviene la voce e scorgo la figura di una donna paffuta, abbastanza anziana, che sgrida il rosso di prima.
La preside si gira verso di me appena sente i miei passi -  ha un udito al di poco spaventoso quella vecchietta!
“E lei cosa fa qui? E’ lei artefice di quella… di quella cosa?” sbraita indicando un graffito sul muro, affianco al bagno delle ragazze.
“C-cosa?” la guardo confusa. Dall’aspetto non avrei mai detto che quella vecchia potesse nascondere un diavolo! E già! Sembra essere posseduta da un demone.
“Vecchia rimbambita! Non è stata lei, e nemmeno io. Lo vuole capire o no?” dice spazientito il ragazzo che sorride beffardo.
“Lei è sospeso con obbligo di frequenza per tutto il resto dell’anno! E dovrà ringraziare solo i suoi genitori se non la espello dalla scuola!” dice ad un tratto calma e con un sorriso sul viso paffutello da incutere timore, poi mi guarda con fare sospettoso.
“Non sono stata io, ho appena finito di ultimare la mia inscrizione!” mi difendo dal suo sguardo indagatore.
“Ah! Quindi lei è Passion Taylor” mi dice sorridendo come fa mia nonna quando da piccola mi voleva dare un bel regalo. “Mi segua, le devo assolutamente parlare” si dirige verso il suo ufficio.
“Complimenti per il tuo spettacolino, signor cosparso di ketchup, ma è un peccato che tu non sia l’autore di quel graffito, è davvero ben fatto.” Gli dico e poi giro sui tacchi intenta a seguire la preside, senza aspettare una sua risposta.
Entro nell’ufficio e mi siedo su suo invito su una delle poltrone messe davanti alla scrivania. Noto che ha parecchie foto di un cane, che d’altronde dorme anche sulla sedia girevole della preside. Quest’ultima lo accarezza facendo attenzione a non svegliarlo.
“Non è un amore?” mi chiede guardandolo con affetto.
“E’ molto carino.” Mi costringo a dire. Io odio i cani, mi fanno paura anche uno piccolo come questo qui.
“Bene, signorina Taylor” pronuncia male il mio cognome con quel suo accento francese molto marcato, mentre io non ho difficoltà ad emulare l’accento di un’altra lingua diversa da quella mia nativa “ oggi è esonerata dalle lezioni, dato che siamo arrivati all’ora di pranzo, spero che lei si comporti bene e che non ne combini un’altra delle sue, come nella sua ultima scuola.
Però le devo fare anche le mie condoglianze, sua zia mi ha raccontato tutto quello che ha passato, quindi sarò magnanima con lei, ma l’avverto. Una sola bravata grave e farò in modo che qui in Francia non sia la più benvenuta, ci siamo intese?” mi guarda minacciosa.
Annuisco arrendevole, a me sinceramente non poteva fregare di meno quello che voleva fare! Certo che non avevo intenzione di finire di nuovo dei guai! Però non è certo per paura di quello che può farmi questa vecchia! Semplicemente non voglio rivivere quell’esperienza!
La preside continua a parlare, ma io non l’ascolto, annuisco solo quando vedo che si ferma per sapere la mia risposta. “Bene, sono felice che ci siamo capite, signorina, spero che lei e sua sorella sarete all’altezza d vostra cugina, ora può andare, arrivederci!” mi congeda frettolosamente.
  Io la saluto e corro letteralmente fuori da quella scuola, sono sopravvissuta al mio primo giorno, urrà!
Non avendo voglia di tornare a casa decido di andare a fare shopping. Mi dirigo al centro commerciale e passo le due ore successive a comprare biancheria intima, un abito nuovo, due jeans e vari top e maglie. Prendo qualcosa anche per mia sorella e per Elines. Verso le cinque del pomeriggio sono stanca di girovagare per i negozi così ritorno a casa con il bus.
Lì mi siedo vicino a un ragazzo con i capelli neri che gioca con una PSP -  so cos’è quell’aggeggio solo perché mia sorella ne possiede uno identico -  che non si rende conto nemmeno della mia presenza. Non lo guardo più di tanto e indosso le mie auricolari ascoltando “Hero” dei Skillet.
“Hey dolcezza!” sento che mi chiamano. Uffa! Abbasso il volume della musica e mi giro a guardare chi mi ha chiamato. Un ragazzo con i capelli azzurro vivo e gli occhi di uno strano viola-rosa mi guarda agitando la mano e sorridendo come un ebete.
“Io sono Alexy! E questo affianco a te il mio gemello Armir!” si presenta con esuberante gioia. Lo guardo un po’ stranita e sbotto un secco “Ciao”.
Lui non se la prende per il mio modo brusco di salutarlo, anzi, mi assilla di domande: “Sei nuova, no ti ho mai visto da queste parti! Come ti chiami? Di dove sei? Frequenti anche tu la mia scuola? Il Dolce Amoris? Quanti anni hai? E dove hai preso quelle convers? Io non riesco a trovarle di quel colore, sono stupende!” dice tutto d’un fiato. Io sbatto gli occhi assimilando tutto ciò che mi ha detto in giro di due secondi. Poi scoppio a ridere.
“Sono Passion” gli porgo la mano sorridendo “Sono americana, si frequento quell’odioso liceo e per le scarpe, mi dispiace, l’ho prese a Boston prima di partire” ridacchio.
“Sei di Boston? Wow! Quanto vorrei poter andare in America! E cosa ci fa una di Boston in questo paese?” mi chiede curioso.
“Cose che non ti riguardano” sorride benevola. Mi osserva attentamente, ma tutto quello che vedo è solo curiosità.
“Sei gay?” gli chiedo a brucia pelo. Il ragazzo moro smette di giocare e mi guarda male. “Ma fatti i fatti tuoi ragazzina!”
Alexy sorride: “Si, Passion. Armir torna a giocare con quella stupida console! Tanto a te che ti frega?” Armir lo guarda male e i due iniziano a bisticciare. Io mi rimetto le cuffie e faccio finta di nulla. Osservo con la coda dell’occhio i due ragazzi. Sono davvero identici, tranne che per il colore dei capelli e gli occhi, e il modo di vestire.
Il moro ha gli occhi azzurri e indossa una maglia con non so come chiamarlo – gilè (?) -,  un paio di pantaloni neri e un foulard viola. L’altro ha abiti sgargianti e un paio di cuffie enormi appese al collo. Sembrano simpatici, almeno nell’aspetto, ma non sopporto la gente troppo assillante. Arrivata alla mia fermata prima di scendere li saluto con un bacio sulla guancia ad entrambi.
Il moro -  mi sembra si chiami Arsid o Armid -  mi guarda scioccato, mentre Alexy mi sorride dicendo che ci saremo visti domani a scuola.
Entro in casa e butto tutte le buste sul divano.
“Moon!” chiamo mia sorella ma nessuna risposta, ma sono sicura al cento per cento che sia a casa. Salgo di sopra e la trovo che dorme sul letto di camera sua con la PSP in mano. Scuoto la testa, ha una vera mania per i videogiochi, fortuna che è abbastanza intelligente da giocare solo nei momenti liberi!
La copro con una coperta e le tolgo la console dalle mani, spegnendola e mettendola sul comodino.
Poi torno di sotto a prendere le buste e nell’ora successiva sistemo tutti gli acquisti, anche per Elines e Moon. Poi inizio a preparare la cena. Alle otto in punto mangio da sola. Mia zia mi ha inviato un messaggio che dice che farà tardi ed Elines rimane in città per il resto della settimana per gli esami del primo trimestre.
Lavo i piatti e metto nel microonde la cena per le altre. Poi prendo la borsa ed esco per una passeggiata serale nel parco vicino casa. Mi piace stare all’aria aperta e l’oscurità mi è sempre stata amica, sin da bambina.
Una volta arrivata mi siedo sulla panchina vicino alla grande quercia del parco e guardo il firmamento del cielo. C’è un silenzio e una pace senza precedenti, sorrido malinconica perdendomi nei miei pensieri.
Scatto in piedi non appena odo l’abbaiare di un cane, inseguito dal suo padrone. Il cane si avvicina a me ringhiando e io per la paura salto sulla panchina e gli ringhio contro.
Una ristata cristallina e maschile si leva nell’aria. Mi volto a guardare il ragazzo che l’ha emessa e mi trovo davanti il rosso di stamattina.
“Ma guarda chi si vede! Sei proprio una fifona! Damon non ti avrebbe attaccato se con un mio ordine” ride.
“Bel nome per la tua bestiaccia, non potevi trovarne uno più adatto!” sorrido. Lui ricambia beffardo e prende Damon per il collare.
“Ahahah! Andiamo ragazzina! Non avrai sul serio paura?” mi prende in giro. Io scendo giù dalla panchina, sicura che non lo libererà.
“No signor ketchup, e aggiungerei anche peperoncino, signor ketchup piccante.” Ridacchio.
“E non sai quanto!” mi dice sensuale. “Chi si vanta in realtà è solo un pallone gonfiato.” lo prendo in giro e me ne vado ridendo mentre lui mi urla dietro che non ho il coraggio di provare a vedere chi ha ragione. Mi volto vicino al cancello e gli grido: “Con piacere dolcezza! Quando magari gli asini voleranno e tu sarai diventato un figo! Allora ne riparleremo!” e ritorno a casa.
Mi butto sul letto e mi addormento senza aver nemmeno le forze per indossare gli indumenti per la notte.

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